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Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

4 May 2014

 

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Topolino è un cartone, invece Superman esiste davvero”. Uno dei ragazzini nel film “Stand by me”

Sì alle cellule per Sofia, ma che non siano quelle della Stamina, ma staminali di laboratori autorizzati”. Un giudice. [1].

Può sembrare un’insolente presunzione nei confronti della natura, il pretendere di sapere ciò che essa può fare e ciò che essa non può fare. Quanto meno, c’è il rischio di essere brutalmente smentiti, prima o poi, dai fatti. Ma le forme dei viventi non si fanno e non si disfano a capriccio. (…) Ecco dunque dove possiamo rivolgere la nostra attenzione, nell’indagine sui confini tra le forme possibili e le forme impossibili: a quelle leggi, o regole, della cui esistenza cominciamo a sospettare quando le nostre attese vengono così clamorosamente smentite.” A. Minelli. [2]. ccc

1. Bait and switch

L’11 aprile 2014, al Circolo della Stampa di Milano, ho assistito alla presentazione del libro dell’on. Paola Binetti e della giornalista Francesca Lozito “Il caso Stamina e la prova dei fatti”, Magi, 2014. E’ il secondo libro che critica Stamina, dopo quello di Corbellini et al. [3]. A presentazione finita mi sono diretto verso Piazza Duomo, riflettendo sulla presentazione; e su come mentre io aspettavo, per commentare per esteso gli sviluppi del caso Stamina [4], che Guariniello concludesse finalmente la sua indagine, le forze che hanno favorito Stamina fossero già passate alla “fase 2”. Pensavo al parallelismo fatto durante la presentazione del libro da Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, tra la sua associazione e Stamina, in merito alla leucodistrofia metacromatica; e su come tale parallelismo andrebbe svolto in termini diversi, portando a conclusioni molto diverse, del genere di quelle esposte qui, non lusinghiere per Telethon. Sulla strada che congiunge Piazza S. Babila a Piazza Duomo ho trovato, circondato da un capannello di curiosi, una specie di santone che, apparentemente in violazione delle leggi della fisica e dei parametri della fisiologia, da seduto ne sorreggeva senza sforzo con un braccio solo un altro, che stava appollaiato, assorto ma comodo, su un cuscino che poggiava su pallone da calcio; che poggiava sul tronco di bambù retto con nonchalance dal primo santone (v. foto). Lo spettacolo mi ha riportato dai pensieri sulla varietà degli alleli del gene che codifica per l’arilsolfatasi A, l’enzima che è carente nella leucodistrofia metacromatica, al tema di base, la facilità con la quale abili illusionisti possono mostrarci come vere cose impossibili.

Cosa intendo per “fase 2”? Per me Stamina è la componente bait di una frode istituzionale di tipo bait and switch. Per “istituzionale” intendo che è stata condotta con i mezzi e la gestione delle istituzioni dello Stato; anche se, come spesso è accaduto nei cosiddetti delitti di Stato, per conto di interessi esterni allo Stato; probabilmente con una cabina di regia “remota” alla quale lo Stato ha solo obbedito. E’ istituzionale anche perché contribuisce a far divenire una determinata entità, le cure con staminali, un’istituzione sociale, una presenza culturale che viene percepita dal pubblico come una componente naturale e necessaria del panorama sociale.

Quel genere di frodi che nei paesi anglosassoni sono note al pubblico e a magistrati e avvocati come frodi bait and switch, “esca e  scambio”, consistono nell’attirare il pubblico con un’offerta allettante, per poi deviare l’interesse così creato verso un altro prodotto, che era quello che dall’inizio si voleva smerciare. La forma più semplice è quella degli “articoli civetta” con i quali si attirano i clienti per poi vendere loro prodotti più costosi. Stamina è stata l’esca che è servita a creare e sollevare speranze e aspettative sulle staminali. Ora, dopo averle dato il via libera e averla pubblicizzata, si passa alla fase 2, lo switch, lo scambio. Nel quale la domanda così indotta viene deviata verso i prodotti primari, le staminali ufficiali. Che sono un’altra frode, ma a favore del grande business internazionale. Nella fase 1 Stamina ha fatto da esca, ed è stata lanciata e favorita. Ha creato un potenziale mercato. Ora nella fase 2 Stamina serve, come avevo  previsto [5], da falso standard, per fare apparire le staminali ufficiali come la risposta corretta e credibile alla domanda di cure con staminali che è stata suscitata da Stamina stessa. Comincia quindi la sua damnatio, che sarà probabilmente parziale, e più che altro verbale, con tanto fumo e poco arrosto, perché tra compari si finge di litigare e di picchiarsi ma non ci si fa male davvero.

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2. La terza campana

Questo è uno dei tanti casi dove il trucco sta principalmente nel convincere il pubblico a considerare solo l’alternativa presentata, solo le due campane. Ma, soprattutto su questioni politiche, se due litigano chiassosamente, oltre che considerare come sono distribuiti tra di loro torti e ragioni bisognerebbe considerare se i due non siano d’accordo, e se non si tratti di una manfrina che hanno concordato per convincere gli astanti. Un esempio di tale callidissimo stratagemma, che ad alcuni sembrerebbe così inusitato e diabolico da bollarlo come concepibile solo da una mente ottenebrata dai fumi del “complottismo”, è ne “I soliti ignoti” di Monicelli, dove Ferribbotte e Salvatori importunano per strada la servetta; poi Gassman “Peppe er pantera” interviene a difenderla in modo da conquistarsene la fiducia, mettendo in fuga i pappagalli a sganassoni. Le false dispute instaurano falsi dilemmi. E più sono teatrali meglio ci riescono. I falsi duelli, v. Forza Italia e il PD, sono inscenati di continuo, e l’accettarli come veri, scegliendo per l’ennesima volta di parteggiare per l’uno o l’altro dei due contendenti, tacciando di “complottismo” chi avanza dubbi di combine, non depone a favore della vigoria intellettuale del pubblico.

In medicina il falso dilemma, il falso duello tra terapie dilettantesche e terapie scientifiche è particolarmente convincente. Cosa è saggio scegliere come terapia per dimagrire, tra lo “scioglipancia” di Vanna Marchi e le indicazioni dietetiche provenienti dalla ricerca medica ufficiale? Non c’è dubbio che quella di Vanna Marchi sia una truffa.  E, rispetto a Vanna Marchi, la dietologia basata sulla ricerca medica ufficiale sembra rock-solid. Ma è una fallacia logica e cognitiva inferire che la dietologia “scientifica” sia seria in base alla sua comparazione con una truffa. Dare fiducia alle indicazioni della dietetica ufficiale basandosi su questo confronto non è realmente saggio, perché trascura la terza campana: in questo caso, i vizi della ricerca dietetica ufficiale. Di recente un editoriale sulla implausibilità dei risultati di tale ricerca [6] ha portato a una discussione tra medici sulla prevalenza di rubbish, cioè di spazzatura, nella ricerca scientifica ufficiale sulle diete [7].

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3. La terza campana sulle staminali. Onnipotenza e impossibilità

Il frastuono su Stamina copre ancora di più il silenzio della terza campana sulle staminali, cioè la critica razionale e scientifica alla teoria che la scienza ufficiale presenta al pubblico con la complicità dei media. Ne presento qui un assaggio.

La teoria che le cellule staminali possano essere usate a fini terapeutici per ricostituire parti di organi parenchimatosi, es. cuore, fegato, rene, sistema nervoso centrale, etc., viene presentata al pubblico dalla scienza (v. es. Nature [8]) in una versione semplificata ed edulcorata che sta alla realtà come una favola a lieto fine per bambini sta alla vita, tacendo dei formidabili ostacoli che la impediscono. Analogamente, per capirsi, al concetto di xenotrapianto, di sostituzione degli organi umani danneggiati con quelli di animali, che è elementare e intuitivo, prescientifico; ma che, la scienza ci dice, è impedito da barriere di compatibilità immunologica. La natura consente alcune varianti morfologiche, ma ne proibisce altre. Così che esistono varianti “legali” e varianti “inesistenti”; la natura può consentire varianti radicali del Bauplan, del “progetto”; e impedire modifiche che ci paiono minime, così che il loro perseguimento porterebbe a danni e deficit gravi e letali. E’ legale che nascano vitelli – o bambini – a due teste, o, tramite interventi di laboratorio, insetti con in testa un paio di zampe al posto delle antenne; ma è inesistente, è impossibile, una scolopendra con un numero pari di zampe; 22 paia anziché 21 [2].

Con le staminali, il pubblico crede che si stia parlando di una possibile terapia, mentre si tratta di un’ipotesi di ricerca di base, estremamente azzardata, per quanto non scartabile a priori ed esaltante per il ricercatore. Un’ipotesi però modificata e distorta per farla sembrare molto più realizzabile di quanto non sia. Non c’è una vera e propria teoria scientifica di come si possa ottenere a fini terapeutici un fenomeno che è di tipo fisiologico durante lo sviluppo, ma che nella vita post-uterina non avviene nei termini desiderati, che sono anzi fisiologicamente impediti da meccanismi specifici. La teoria ufficiale, amplificata dalla disputa su Stamina, è una “just so story”. Una teoria puerile, rispetto alla ancora inestricabile complessità dei fenomeni biologici ad essa sottesi; e probabilmente volutamente puerile, dovendo essere venduta al grande pubblico; un esempio di teoria scientifica ufficiale marketing-oriented.

La teoria ufficiale delle staminali permette di fare credere che sia possibile riuscire a trattare la materia vivente come la creta con la quale Dio plasmò l’Uomo secondo il Genesi. Le conoscenze scientifiche disponibili mostrano che invece vi è una situazione concettualmente analoga a quella dei quanta per la struttura atomica: solo alcune configurazioni sono possibili. Solo alcuni tragitti di sviluppo sono consentiti, e solo in alcuni periodi della vita dell’organismo. Invece di supporre l’onnipotenza, occorrerebbe prendere atto del carattere discontinuo, discreto, dei percorsi e degli esiti dei processi di crescita tissutale. Per la teoria ufficiale invece, non esiste l’impossibile. Questo può andare bene come motto per gli alpini, ma è falso nella rigenerazione dei tessuti. Quelle delle staminali del midollo osseo, e dei pochi altri distretti dove si sono ottenuti alcuni risultati reali, cute e cornea, non sono induzioni in situ di rigenerazione ma, sul piano biologico, trapianti (ciò è irrilevante sul piano della normativa e delle leggi, nazionali o UE), a volte preceduti da una fase di amplificazione in laboratorio, di cellule che già fisiologicamente esplicano efficaci funzioni staminali nell’adulto, in tessuti non rigidamente strutturati o a struttura semplice. Non autorizzano estrapolazioni sulla fattibilità per altri distretti a dinamica cellulare diversa e ad anatomia microscopica complessa. Lo studio scientifico di eventuali applicazioni mediche delle staminali su organi parenchimatosi dovrebbe essere centrato meno sulla semplice mimesi di ciò che avviene nelle fasi di sviluppo dell’organismo, e più sui limiti che oggi vengono taciuti, sui vincoli biologici, che impediscono tali fenomeni nell’adulto; sul loro studio, su come tentare di superarli, su come trovare l’eccezione consentita. Dovrebbe basarsi sulla consapevolezza dell’improbabilità dell’impresa; non su una hubris che vorrebbe essere prometeica e poi deve appoggiarsi a “Le Iene” di Berlusconi.

I vincoli di biologia dello sviluppo (v. l’aureo libro di Minelli [2]), di omeostasi tissutale, e anatomici, che dovrebbero obbligatoriamente essere discussi e studiati come il nucleo centrale dell’ipotesi e del programma di ricerca [9] sono tralasciati dagli addetti ai lavori, e non sono resi noti al pubblico. Al contrario, alle staminali, cellule che producono altre cellule, vengono attribuite proprietà che non hanno: quelle relative all’organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento, che invece sono proprietà “di rete”, distribuite anche ad altre cellule e a fattori umorali. Il tema della complessità dei sistemi biologici, dell’auto-organizzazione e delle proprietà emergenti, che dovrebbe essere ineludibile dato l’oggetto di studio, spicca per la sua assenza; complice anche l’interesse ideologico a ignorare in biomedicina tali temi, che rendono più difficile l’ideazione di ipotesi terapeutiche, per limitarsi a un meccanicismo e riduzionismo estremi, che invece si confanno alle necessità commerciali. ”La modulazione degli elettroliti nel corpo è regolata non dalla ma attraverso la ghiandola surrenale”  fa osservare ai giovani scienziati Medawar [10]; analogamente, i tessuti e gli organi non sono prodotti dalle cellule staminali ma sono ottenuti attraverso le cellule staminali. Sembra che gli scienziati senior abbiano scordato questi canoni elementari. Le staminali partecipano; le capacità di organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento non risiedono esclusivamente nelle staminali, e non sono loro proprietà intrinseche e immutabili, ma dipendono strettamente dal milieu e dalla cronologia; dallo stato fisiologico di crescita e di differenziamento del tessuto. Questa regolazione è presente anche nei tessuti dell’adulto, dove blocca la libera crescita, pena il cancro. Implicite nella corrente concezione delle proprietà delle cellule staminali terapeutiche sono alcune delle caratteristiche che formano l’insieme distintivo delle cellule tumorali: una autosufficienza nei fattori di crescita, la cooperazione con le cellule non-proliferanti, l’insensibilità ai fattori di anti-crescita normalmente presenti nei tessuti  [11].

I fenomeni della morfogenesi sono affascinanti, per quanto intimidiscano per la loro complessità, ben diversa dagli schemetti “for dummies” propinati al pubblico; ma non c’è nulla di particolarmente “magico”, o anche solo di particolarmente importante, nelle staminali. Le staminali sono solo dei componenti di un sistema integrato; sistema dal quale emergono effetti meravigliosi. Sarebbe come, per intendersi, attribuire la cupola del Brunelleschi a chi posava i mattoni e impastava la malta. Ma qui non c’è nessun architetto né muratore: la focalizzazione sulle staminali è un esempio del panglossismo [12] e del determinismo che caratterizzano una ricerca biomedica al servizio del profitto, che deve produrre oggetti ben identificabili, che possono essere oggetto di brevetto e possono essere confezionati e venduti. Un riduzionismo biologico che ripete l’ideologia già vista, fallimentare sul piano terapeutico, e ora in corso di revisione, del determinismo genetico, che assegna al gene un ruolo onnipotente, e promette di ottenere grandi risultati agendo sui meccanismi fittizi che così può disegnare. Un riduzionismo che si accorda e si compenetra con la cultura liberista corrente [13].

Non si impara dalla storia, la storia recente, e si è quindi condannati a ripeterla. Lo hype (uno di quei termini della lingua dei colonizzatori che conviene imparare) sulle staminali ufficiali ripropone in una nuova variante la distorsione ideologica e l’inganno attuati con le mirabolanti promesse sulla terapie geniche. “Per 20 anni i genetisti hanno fatto un sacco di promesse sui risultati che avrebbero potuto ottenere. Pochi sono stati raggiunti e alcuni non lo saranno mai. E’ stato detto che le 4 lettere del codice genetico sono H, Y, P e E, e coloro che forniscono assistenza medica dovrebbero capire che il business della biologia molecolare è abile nel propagandare la sua merce non meno di qualsiasi altro business” ha scritto nel 2000 un genetista in un rapporto, che il tempo non ha smentito, rivolto a “policymakers” della sanità [14]. Ma quando si tratta di promesse fiabesche sulla medicina, come i bambini per le fiabe il pubblico, la classe dirigente e gli intellettuali scientifici non si saziano di sentirne di vecchie e di nuove.

Un recente precedente della versione “pulp” delle staminali, cioè di Stamina, è la “clonazione raeliana”, una teoria che comprendeva astronavi aliene, e che appare avere dato credibilità per contrasto alle affermazioni ufficiali sulla clonazione, mentre impazzava la “pecora Dolly”. Affermazioni ufficiali su risultati sperimentali della ricerca “seria” – anche di premi Nobel –  che, alla luce dell’analisi di competenti genetisti, appare improbabile siano stati davvero ottenuti [15]. Terze campane che sono rimaste lettera morta. I raeliani per la clonazione, e Stamina per le staminali, sono intervenuti come buffoni di corte che stabilizzano distraendo. Distraendo da quello che avrebbe dovuto essere il punto numero uno, la fattibilità tecnica. E’ interessante che in entrambi i casi la questione pregiudiziale della fattibilità sia stata aggirata e offuscata, prima che dalla farsa dei raeliani e di Vannoni, da un’accanita discussione sui risvolti bioetici delle due promesse, con alte grida di non-eticità; discussione che in entrambi i casi ha portato gli spettatori a dare per acquisita la fattibilità (v. infra).

L’avere elevato le cellule staminali a “master cells” [16] o “mattoni magici” [17] è anche un caso di quelli che chiamo “aristotelismo scientista” e “aracnismo”, che sconfinano nell’animismo e quindi nel magico [18]. Per “staminali” oggi si intende “cellule che possono riparare i tessuti di organi parenchimatosi a fini terapeutici”; un’entità ipotetica, e fino a prova contraria dell’ipotetico dell’irrealtà. Si intende, con un antropomorfismo, una “cellula-muratore”, così come nell’antropomorfismo sul sistema immunitario ci sono le “cellule-soldato” che ci difendono. Le cellule sarebbero come individui, con un identità ben definita, e le staminali sarebbero una specie cellulare speciale, individui speciali; starebbero alle altre cellule come gli elfi alle persone comuni. Il biochimico De Luca si vanta di insegnare agli studenti che la cellula staminale – una cellula “semplice”, poco differenziata, primitiva – “è una Ferrari”, e come una Ferrari che esce dal box correrà ovunque [19]. Verrebbe da rispondere che le staminali, o meglio i processi dei quali nella rappresentazione abusiva ufficiale le staminali sono portatrici, non vanno ovunque, non corrono sull’acqua e non scalano le vette per poi ridiscendere dall’altra parte, come si promette; sono mezzi che possono muoversi solo sulla rete stradale, che percorrono obbedendo al guidatore e nel rispetto dei segnali e delle regole del codice della strada, fino a quando, nell’adulto, vengono fermate oppure vengono fatte immettere in un circuito e lì fatte girare.

Le cifre che compongono i numeri telefonici sono “potenti” e a potenza decrescente. Quando si solleva la cornetta si possono chiamare centinaia di milioni di utenti. A mano a mano che si immettono le cifre, questa potenza diminuisce, fino a ridursi a 0 dopo l’ultima cifra. Quella delle cifre dei numeri telefonici è una potenza posizionale. Non è una potenza intrinseca: non è che se si ripete la prima cifra in fondo al numero si torna ad avere la scelta che si aveva con quella cifra. Invece, in una specie di elenco dei personaggi, di mitologia, le staminali sarebbero dei minuscoli demiurghi di varia “potenza”: “totipotenti”, “pluripotenti”, “multipotenti”, “unipotenti”; che bisogna solo convincere a esercitare per noi i loro poteri; scambiando, con un legerdemain semantico, il potenziale aristotelico, l’uovo che è in potenza gallina, con il potere demiurgico di fare di una gallina una supergallina, dagli organi sempre rinnovabili. Ciò è in accordo con l’attuale tendenza della medicina di offrire all’individuo il potere di abbattere le frontiere biologiche entro le quali siamo confinati; di superare la nostra impotenza. Promessa che non può essere mantenuta ma può essere proficuamente commercializzata. In generale, le staminali che appaiono produrre tessuti e organi mostrano questa capacità in quanto determinate dall’ambiente interno e dalla fase biologica, dal luogo e dal tempo, non per una loro caratteristica intrinseca forte. Non hanno i poteri autonomi che questa specie di vitalismo hi-tech attribuisce loro, e che ne farebbero cellule eccezionali. Anche nel loro caso “l’esistenza precede l’essenza”. Come per qualsiasi altro tipo cellulare, vale per la definizione delle staminali, sulla loro natura ed identità, il detto di Ortega Y Gasset “io sono io più la mia circostanza, e se non salvo questa non mi salvo nemmeno io”.

Invece di ricorrere alla costruzione di uno standard negativo con questo sconcio baccano sulla pelle dei bambini malati, la patente scientifica le staminali terapeutiche avrebbero potuto ottenerla splendendo di luce propria, mostrando i risultati sperimentali palpabili, anatomici, che promettono; le ricerche mostrano invece risultati che sono oltre che modesti e dubbi, indiretti e ambigui: vale anche per loro l’osservazione di Zola su Lourdes, “Vedo stampelle ma non protesi” [4]. La biologia dello sviluppo e del differenziamento, mentre è sottoposta a vincoli, ha allo stesso tempo una notevole fluidità combinatoria. Come mostra anche la teratologia, consente un grande numero di varianti non fisiologiche; alcune delle quali possono essere usate per simulare la rigenerazione promessa. E’ dall’Ottocento che l’embriologia sperimentale mostra fenomeni mirabili, sorprendenti. E non è difficile fare esprimere in laboratorio ad alcuni tipi cellulari alcuni dei caratteri di altri tipi, o ottenere da alcuni tessuti altre forme con alcune delle caratteristiche di tessuti diversi da quelli di origine; ciò avviene anche in quel caos cellulare che è il cancro. Anche il cancro, che parassita l’organismo e alla fine uccide l’ospite e con esso sé stesso, ha una sua legalità sul piano delle crescita dei tessuti. Non tutto ciò che è possibile “plasmare” è di valore terapeutico; tra le varianti che possono avere luogo, quelle di valore terapeutico corrispondono a un minuscolo, ipotetico, sottogruppo (fig.). Non si dovrebbe quindi dichiarare automaticamente che tali effetti hanno un potenziale terapeutico, giocando sull’equivoco antropomorfo delle cellule come individui. Invece queste dimostrazioni, questi esercizi, vengono poi spacciati, con la complicità dei media, come ricostruzione in laboratorio di organi e tessuti. Si batte tanto sul “rigore”, limitandosi in realtà a quello sulle GMP, sulle ricette di preparazione, un aspetto necessario ma secondario rispetto al problema, mentre si trascura di stabilire standard interpretativi degli esperimenti, come fu fatto nel 1890 (e ancora prima) tramite i postulati di Koch per l’identificazione degli agenti eziologici delle malattie infettive. Il postulato in vigore è “tutto fa brodo”, in nome della “speranza”; in realtà, del business. Vannoni ha portato alle estreme conseguenze queste gravi omissioni e storture. La Binetti, portavoce dei preti, che la sanno lunga e vogliono far presente ai soci coi quali partecipano a determinate imprese che se aderiscono non è perché sono fessi, ha commentato che, lungi dall’accettare Stamina, “avremmo addirittura bisogno di maggior rigore scientifico” sulle staminali ufficiali.

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Fig. Diagramma di Venn e diagramma ad albero che mostrano il sottogruppo ipotetico dei fenomeni di rigenerazione a valore terapeutico (?T) e le entità, reali o immaginarie, che possono essere confuse o fatte passare per esso. Il rettangolo rappresenta l’insieme C dei fenomeni di rigenerazione concepibili mentalmente. E’ diviso in due gruppi principali: Legali (L) e Impossibili (I). Ti: terapeutici ma impossibili. Int: impossibili non terapeutici. Ld: legali ma dannosi. Ln: Legali non dannosi. Lnt: legali e non dannosi ma terapeuticamente inefficaci.

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Sarebbe quindi intellettualmente onesto, ed eticamente doveroso trattandosi di medicina, distinguere per i risultati degli esperimenti sulle staminali tra effetti di livello biologico, reali e comuni, ma non applicabili sul piano pratico, ed effetti di livello terapeutico, ipotetici e improbabili (fig.). E stabilire standard per discernere tra i due tipi di risultato sperimentale. Con una metafora, giocare con la variabilità di sistemi combinatori quali sono i meccanismi dello sviluppo e del differenziamento è come giocare al Totocalcio per un singolo giocatore. Gli effetti di livello terapeutico equivalgono a vincere, pronosticando correttamente 13 o 14 esiti. L’ottenere effetti di livello biologico è come fare 7 o 8: non è difficile, e sembra un risultato col suo peso, un passo avanti che porta non molto lontano dalla meta vincente; ma in realtà è dovuto in larga parte alla natura del sistema in esame e a leggi statistiche, e non autorizza a dire che il giocatore è a pochi passi dall’ottenere il jackpot. Anche se così sembra, tanto che questi “risultati promettenti” spingono a continuare a giocare e a predire che la vittoria arriverà.

“Staminali” è ormai un termine deviato, frutto di una scienza deviata. Non si riferisce, nel dibattito corrente, alle corrispondenti entità biologiche, “pezzi” tra i tanti del “meccanismo” di un orologio liquido emerso dal caso; ma a entità biologiche fantastiche, chimere immaginarie ottenute dall’uomo mediante un collage di parti reali. Aggiunge un’altra pagina, moderna, all’antico atlante che contiene anche l’ippogrifo, l’equino che vola. Vannoni ha ottenuto credito usando senza mezze misure, con le esagerazioni iperboliche dell’imbonitore anziché col contagocce dello scienziato prezzolato, tale deviazione, che ha trovato già pronta, non ha creato. Si è impossessato, si è lasciato che si impossessasse, di un Campo dei Miracoli non suo, e del raccolto in zecchini. Ma lo restituirà ai legittimi truffatori più fertile di come lo abbia trovato.

Si vede come, prima di testare l’efficacia terapeutica delle staminali sugli umani, andrebbe dimostrata su animali la possibilità di ottenere nella realtà gli effetti terapeutici postulati (non una loro simulazione tramite effetti biologici, come si è detto). Prima di applicarla su umani e prima di prospettarla al pubblico come terapia andrebbe provata su animali la fattibilità biologica: la possibilità, che per principio non si può scartare, ma che contrasta con quanto è già noto e viene taciuto, che i semplici effetti terapeutici predetti e desiderati (non un loro simulacro sul quale gridare al miracolo) si verifichino [4]; senza un eccesso di effetti negativi. Se si volesse tagliare la testa al toro, bisognerebbe tagliare la coda al gatto; e vedere se ricresce con le staminali.

Questi temi potrebbero e dovrebbero essere sviluppati per decine di pagine, per ricondurre l’ipotesi staminali dal ruolo che usurpa di “speranza”, dal ruolo di speranza come prodotto da inscatolare, prezzare e immettere sul mercato, a quello che dovrebbe esserle proprio: di ipotesi scientifica speranzosa, ma lontana da applicazioni pratiche, da sviluppare in silenzio nelle sedi della ricerca scientifica, e coi suoi modi. Ma non è questo ciò che avviene.

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4. Fermate quel batacchio

Il pubblico, e anche a volte chi ha responsabilità sul caso Stamina, neppure sa che esiste una terza campana; la critica viene silenziata, a livello accademico e “operativo”. Occorre distinguere, come per la mafia e il terrorismo, tra il negativo e il proibito [20]. Il negativo, qui Stamina, viene presentato ed evidenziato, a tinte forti; perché deve recitare il ruolo del Cattivo nel copione. Così gli si permette di emergere e affermarsi, prima di contrastarlo. Il proibito invece è tabù; è fuori dalla trama della rappresentazione, e la danneggerebbe; viene pertanto represso. Si cerca di distruggerlo, o di incapsularlo facendolo apparire come marginale e deviante. Si spendono energie e risorse, e si commettono reati e azioni ignobili, per fare in modo che la propaganda, come Stamina, che gioca la parte di “dissidenza”, e le ricorrenti notizie di “successi” della ricerca ufficiale sulle staminali, occupino completamente l’orizzonte mediatico, sottraendo alla vista del pubblico la critica razionale al progetto delle staminali terapeutiche.

Le fonti accreditate che dovrebbero suonare la terza campana, es. gli specialisti di biologia dello sviluppo, stanno al contrario saltando sul carrozzone. Le promesse sulle staminali terapeutiche sono per molti specialisti non come avere azzeccato un sistema vincente al Totocalcio ma come un biglietto vincente della lotteria che è stato regalato: un’occasione insperata per passare da una posizione periferica (dignitosa) a una ribalta (sporca) che conferisce prestigio, denaro e potere. La British Society of Developmental Biology nel 2013 discuteva se cambiare il proprio nome in “British Society of Developmental and Stem Cell Biology”  [21].

Che io sappia, l’unico esperto che nel denunciare la frode di Stamina ha mosso alcune critiche parallele anche alle staminali ufficiali è stato il prof. Paolo Bianco [22]. Bianco, esperto di staminali mesenchimali, non muove critiche radicali alla teoria ufficiale sulle staminali terapeutiche, ma ammette che si sta esagerando. Nota che “accade che sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo si possano leggere editoriali che argomentano della capacità di cellule ossee di guarire o silenziare tutto ciò che è compreso tra l’autismo e l’incontinenza urinaria, passando per infarti e ictus, Parkinson e SLA. Naturalmente non è così”. Illustra come “alcuni ‘scienziati’ fanno esattamente ciò che Stamina fa senza osservare le regole”, a fini di lucro; così che “la battaglia di Stamina era la loro battaglia: liberarsi di lacci e lacciuoli regolatori, e aprire il mercato”. Per Bianco vi è una alleanza tra Stamina, una quota di mele marce della ricerca ufficiale e alcuni affaristi, contro un sistema sano. Probabilmente è il massimo che si può dire da una cattedra universitaria di medicina senza avere guai, e non volendo segare il ramo sul quale si è seduti.

Sulle staminali, che ormai non sono più primariamente un argomento scientifico, essendo state trasformate in un fenomeno sociale ed economico, la critica tecnica e politica all’ipotesi di base non ha cittadinanza; il suo posto è fuori dal consesso civile, come un’attività marginale e trascurabile, polemica, di bastian contrario, e che è lecito allontanare con attacchi ad hominem. Come per altre teorie biologiche di comodo sulle quali si istituiscono enormi mercati biomedici, tale critica da fonti accreditate avrebbe effetti poco salutari sulla carriera, o sulla sopravvivenza professionale, di chi la muovesse. Così ci si imbatte in dichiarazioni contorte dei biologi dello sviluppo sullo “ottimismo”, sulle “speranze”, mentre tra le righe si legge che sanno bene che il progetto finge di ignorare difficoltà che appaiono insormontabili.

La critica è una componente obbligata della ricerca; è “la madre della metodologia”, è stato scritto. Invece per “metodo scientifico” – che nella sua forma genuina è dato da un’impostazione mentale scientifica piuttosto che essere un decalogo di regole meccaniche [23] – gli zeloti delle staminali ufficiali intendono “liturgia davanti alla quale è sacrilego non tacere e inchinarsi”. In campo biomedico i teorici della “evidence based medicine”, considerando che “le affermazioni ingannevoli sui trattamenti sono frequenti”, richiedono che le affermazioni scientifiche debbano essere sottoposte a “sfide energiche e ripetute”: se resistono le si può considerare “abbastanza affidabili” [24]. Nella realtà avviene che l’evidenza che si vuole mostrare, anche se falsa, venga esaltata al parossismo e protetta, e che quella contraria sia censurata. Per poi dire con sussiego e condiscendenza che “l’evidenza scientifica mostra …”. Come per certi esiti elettorali, si tratta di una “evidenza scientifica” ottenuta con i brogli, la corruzione, e anche con i mazzieri di giolittinana memoria. Stamina, che farebbe ridere se non facesse piangere, prende anche il posto delle sfide autentiche. Per asserzioni come quelle sulle staminali vengono sguinzagliati sgherri di vario genere per proteggere il prodotto da critiche; i guastafeste vengono pugnalati nell’ombra mentre brillano i fuochi d’artificio di campagne come Stamina.

In Italia, dove tra gli articoli della Costituzione applicati all’incontrario c’è anche quello sulla libertà della scienza, le forze che occupano le istituzioni si occupano servizievoli anche di reprimere tali critiche tecniche. Si arriva a ricorrere a una costante pressione fatta di minacce, boicottaggi, ricatti, danneggiamenti “di avvertimento”, costruzione di “incidenti” incresciosi volti a mettere in cattiva luce la persona da zittire. I macchinari che dietro le quinte danno luogo a queste spettacolari campagne di disinformazione hanno aspetti inquietanti, che andrebbero messi in luce. Le campagne propagandistiche sono agite da forze abituate a imporre con la forza la loro volontà, che hanno dimestichezza nell’uso illegale ma protetto e impunito della violenza; che può traboccare, come mostra il caso Pantani [25]. Qui la violenza è stata in primis sui pazienti e le famiglie, usati senza scrupoli. Ma non solo. Posso testimoniare che ad es. i Carabinieri, che pubblicamente hanno sollevato il caso mettendo in luce le pecche di Stamina coi NAS, sottobanco, con strutture che ho soprannominato “nuclei pro sofisticazioni”, si occupano di evitare che la critica sia alle staminali qua staminali. Mediante la tecnica di “alternare la repressione con la provocazione ed il depistaggio” che è attribuita ai ROS [26]; (che non è escluso non si interessino anche di questa, tra le trame di potere che curano). I CC, coi loro cugini del Viminale, i delinquenti più appariscenti del caso Stamina li perseguono per finta, i responsabili principali li tengono in palma di mano, e a coloro che svelerebbero la frode rendono la vita impossibile. Alle campane terze viene impedito di suonare, e le si danneggia in modo che il loro suono sia comunque quello fioco e sgradevole, stralunato e inattendibile, di una campana fessa.

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5. Stamina come esca

La terza campana consentirebbe di inquadrare la disputa. Le staminali appaiono come la risposta ad un quesito. Non il quesito ”qual è la linea di ricerca scientifica migliore nell’interesse dei pazienti?”. Ma: “quale prodotto medico conviene che la ricerca sviluppi per massimizzare i profitti?”. I due quesiti non coincidono, ma divergono. Da un lato autentici balzi in avanti nel campo della cura  delle comuni patologie sono difficili, e legati a tempi lunghi che sono l’opposto dei tempi degli investitori. Dall’altro, la medicina conserva la sua antica anima irrazionale, che oggi ha la forma di una fede di tipo superstizioso nella scienza, e che consente facili promesse. Le staminali fanno parte dei “superfarmaci dell’immortalità” [27]. Promettono la resurrezione degli organi su questa terra. Che dal punto di vista biologico è ancora più difficile che ricostruire ex novo un intero individuo; ma che come concetto fa presa sulle masse, alle quali appare chiaro e netto come lo fu secoli fa la pretesa alchemica di trasmutare il piombo in oro. Binetti non ha torto parlando dello “Strano fascino delle cellule staminali”. Stamina è servita ad accrescere tale fascino, che la ricerca ufficiale sfrutta a fini di profitto; anziché “decostruirlo” spiegando i termini reali della biologia delle staminali.

Stamina ha permesso di fare le promesse da imbonitore, false e assurde, ma gradite al pubblico, sulle staminali, richieste dal business delle staminali ufficiali; senza comprometterlo, ma anzi, col successivo switch, accrescendone la credibilità. La millanteria sfrontata di Stamina dà nerbo, sul piano della propaganda, a un’ipotesi scientifica guascona ed esangue, e così a un progetto industriale disonesto; dotando la medicina scientifica, delicata e limitata, delle possenti leve antropologiche della medicina tradizionale, di inganno e di autoinganno consolatori. Con Stamina, tutti hanno appreso che ci sono delle cellule che sarebbero in grado di ricostituire qualunque tessuto. Vannoni avrebbe tuttalpiù corso un po’ troppo; ma viene dato per scontato che la pelle dell’orso può essere messa in commercio; che le staminali possono dare vita alla medicina rigenerativa, attualmente una medicina in cerca di autore, una delle entità satelliti delle staminali che sono state fatte passare dall’immaginario alla realtà con un fiat, nominandole. Con Stamina è stata costruita una ontologia, una descrizione della realtà naturale e sociale che include le staminali come potente fonte di speranza. E sono stati ovviamente creati un mercato e una domanda.

Stamina contribuisce anche alla ontologia generale della medicina orientata al profitto. Supporta la credenza nella medicina dei miracoli, e rende inattuale la voce della saggezza sul dovere etico e politico di assicurare in primo luogo ai malati tutta l’assistenza utile, possibile e collaudata, invece di negargliela sperperando le risorse in truffe (a favore degli amici) avendoli illusi con false speranze [28]. Nella spesa sanitaria, i trattamenti con promesse di risultati miracolosi dovrebbero costituire un capitolo opzionale, a priorità minore rispetto alle cure di base; si fa invece in modo che siano “l’unica speranza”, la sola carta da giocare per i pazienti e i familiari disperati; mentre con altre informazioni, e con giubilo, vi puntano gli operatori finanziati privati. E’ come se il denaro dei lavoratori prelevato e accantonato per le pensioni fosse usato per giochi speculativi su junk bonds, promettendo pensioni d’oro per tutti.

Il clima culturale favorisce quello che il fisico Feynman ha chiamato “cargo cult”; il culto, in realtà retrogrado, dell’innovazione. “Non ho più voglia di morire” recita la maglietta dei supporters di Stamina. Davanti a tanta gigioneria, Binetti ha buon gioco nell’osservare gravemente che nel terzo millennio si pensa che “non ci si possa più ammalare di questo o di quello e tanto meno morire”; tralasciando che il cattolicesimo, e gli investimenti clericali sulla biomedicina, si basano sulla sollecitazione degli stessi sentimenti in forme più larvate ed elaborate. Stamina supporta la conflazione tra ricerca biomedica e medicina, due attività complementari ma molto diverse tra loro e in parte contrastanti. Oggi si spera nei miracoli medici della “scienza”, sperando che risultati strabilianti siano ottenuti senza sforzo e in un baleno, schioccando le dita. Il business che domina la medicina ufficiale vuole siano diffuse queste idee infantili, della scienza come magia, sulle quali specula non meno dei piccoli imbroglioni che hanno animato la truffa-esca di Stamina.

Nota Binetti nel suo libro che Stamina ha anche preparato il terreno alla “medicina partecipativa”; dove il pubblico viene coinvolto, viene chiamato a giudicare e scegliere dal Ponzio Pilato di turno. “Oggi la gente vuole capire e vuole sentirsi protagonista, vuole partecipare efficacemente ai processi che la riguardano” scrive la Binetti. In un’abile e perversa parodia di democrazia [29], la gente viene adulata e circuita, e viene manovrata come strumento delle frodi a suo danno. Umberto Ambrosoli, uno dei relatori della presentazione, ha evidenziato quanto riporta il libro della Binetti: il Comitato Nazionale di Bioetica suggerisce di applicare un “consenso sociale informato”; cioè l’uso della piazza, manipolata dai media e dal marketing, per fare passare l’approvazione di nuovi prodotti medici.

Vannoni, come un magliaro al quale siano stati conferiti pieni poteri, mentre tiene segreta la “terapia” insiste per una “sperimentazione”, usurpando anche quest’altro termine: diffonde così anche l’ideologia della ricerca di massa e permanente voluta dal business; dove la medicina è in continua ebollizione, col pubblico come cavia. E col pubblico che “partecipa”; facendogli credere di partecipare, mentre in realtà lo si pilota come un bambino su questioni tecniche complesse. Stamina ha contribuito a imprimere nelle concezioni degli strati più ingenui, e più vasti, della popolazione, un panorama ontologico della medicina che è il più favorevole al continuo lancio di nuovi prodotti, anche se dannoso per la tutela della salute. I ceti colti e semicolti, che hanno una certezza ferrea che vi sia solo l’alternativa scolastica tra ciarlataneria e scienza, e che a Stamina si oppongono, completano il danno, accettandola come falso standard. Uno standard negativo, come lo scioglipancia per la dietetica; che porta a propugnare le staminali ufficiali con uno scorretto sillogismo disgiuntivo.

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6. Stamina come standard negativo

Durante la presentazione è intervenuta la Presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia De Biase. Ha detto che lo Stato ha riacchiappato il caso a tempo e lo ha ricondotto su binari normali. In realtà, lo Stato, dopo un vergognoso via libera da Banana Republic, ottenuto l’effetto bait, l’effetto propaganda con l’esca Stamina, è passato allo switch. Lo switch ha a sua volta due componenti. La prima, di conferma della parte di propaganda ottenuta con l’esca: che le staminali possano funzionare viene dato per scontato. La seconda, di sconfessione dell’esca, come mezzo inadeguato, per sostituirla con la frode primaria nel perseguire gli stessi fini e nel prolungare le stesse tematiche ideologiche. Non si contestano le staminali, ma l’eresia di Vannoni. NAS e magistrati accusano di laboratori negli scantinati, ma non sembrano chiedersi quanto è serio, quanto è interessato, chiunque parla oggi da qualsiasi laboratorio o cattedra di una cosa del livello dei miracoli compiuti da Cristo nel Vangelo, cioè la ricostituzione del tessuto nervoso, come fanno entrambe le parti. Non solo si dimentica che le staminali non hanno l’essenza loro arbitrariamente attribuita; ma si dimentica che in medicina l’efficacia e la sicurezza devono precedere la qualità. La versione ufficiale dà molto peso alle “Good manifacturing practices”: le staminali devono essere correttamente prodotte, dalle cell factories (in Italia ce ne sono già 13). Normalmente prima si inventa un prodotto e poi si allestisce la sua produzione industriale. Qui abbiamo delle factories, dei costosissimi “stabilimenti industriali”, con severi disciplinari di preparazione di un prodotto miracoloso, prima che l’efficacia del prodotto sia stata mostrata. Un’industria tessile che produce per tutti i vestiti nuovi dell’imperatore. Si dovrebbe piuttosto parlare di “Good magic”: la critica consentita e propagandata contro Stamina rafforza nel pubblico questa falsa impressione, che basti preparare le staminali per bene per ottenere le magie che di loro si raccontano.

Il governo istituisce una commissione scientifica per valutare Stamina, riconoscendo così implicitamente che se si pronuncia la parola “staminali” si è ipso facto in ambito scientifico. Per la Binetti Stamina corrisponderebbe a una di quelle asserzioni che i logici chiamano “gappy”. Non una truffa da manette, ma una “verità gappy”. Ci sarebbero quindi, tra i gap, le lacune, parti valide. Un poco come vendere ciambelle intascando gli euro dei clienti e non dando loro nulla, ma sostenendo che si consegnano ai clienti ciambelle, che però sono al momento geometricamente degenerate, col diametro del buco pari al diametro della ciambella; e che si è ottimisti sull’ottenere un miglior rapporto tra i due diametri in futuro…. .

In precedenza si è litigato su se è etico usare staminali ottenute da embrioni, o bisogna limitarsi a quelle da adulti. Una manfrina bioetica, che ha indotto a credere che le staminali possano funzionare [30]. Con lo stesso meccanismo, quello della presupposizione, dell’entimeme, della “loaded question”, della domanda suggestiva, ponendo la scelta tra Vannoni e Cattaneo, tra quale dei due sia quello cui conviene affidarsi, si induce a dare per scontata l’idea suadente e meravigliosa che le staminali possano funzionare. Anche la bioetica dà una mano alle grandi frodi della medicina.

La scienza ufficiale delle staminali è ipocrita nell’accusare di marketing Vannoni. Vannoni, esperto di marketing, è una parte della imponente campagna di marketing a favore delle staminali ufficiali. Se le terapie con staminali ufficiali funzionassero come promettono, i loro risultati spazzerebbero via in un attimo questo ciarpame. Ma non solo i risultati tangibili [4] non si sono visti, per quanto vengano periodicamente annunciati con le acrobazie e i trucchi congiunti ricercatori-giornalisti, un duo che ricorda quello dei santoni visti in Corso Vittorio terminata la presentazione del libro della Binetti; ma vi sono serie ragioni per temere che i risultati promessi non vi saranno. Il simulacro ha i piedi di argilla; le notizie su risultati scientifici fraudolenti, su risultati gonfiati, che accompagnano la ricerca sulle staminali terapeutiche dall’inizio, si vanno accavallando. Allora invece di usare il discorso scientifico per valutare quanto si fa credere al pubblico, scelta che sarebbe controproducente sul piano che conta, quello del marketing, si mette accanto all’ipotesi dei luminari, dei Nobel (categoria già diverse volte smentita in passato), un fantoccio (uno spaventapasseri, dicono gli anglosassoni), una cosa ancora più folle, rispetto alla quale l’ipotesi con la corona d’alloro fa bella figura. Dopo che ci si è addentrati per quattro passi nel delirio con Stamina, fare due passi indietro sembra un ritorno alla ragione e alla serietà scientifica.

La ciarlataneria rozza di Stamina permette per confronto di fare passare la figura dello scienziato per quella del mago. Vannoni è un mago; o forse è un impostore e allora i maghi veri sono gli scienziati. La ricerca non più come tentativo razionale, spesso votato all’insuccesso, ma come potere sovrannaturale, che attraverso le sue arti, incomprensibili ai non iniziati, ottiene risultati che ricalcano i desideri umani. Si chiede una alfabetizzazione scientifica per combattere casi come Stamina; ma si vuole una forma di indottrinamento allo scientismo che è essa stessa una forma di fideismo irrazionale [23]. L’educazione per una cittadinanza responsabile dovrebbe essere sia ai princìpi della scienza, sia alla sociologia della scienza; inclusa la consapevolezza degli interessi in gioco nella ricerca biomedica, e dei mezzi, spesso spregiudicati come quelli di altre attività economiche, e anche di più, impiegati per soddisfarli.

Stamina sta anche introducendo l’idea che i risultati terapeutici delle staminali, che per loro natura dovrebbero essere eclatanti, tangibili [4], devono essere valutati con lo stesso metro delle terapie tradizionali: non i risultati risolutivi promessi, come es. a suo tempo quelli della penicillina per la polmonite, o dell’antisepsi per la febbre puerperale, ma i miglioramenti putativi e incrementali dei nuovi prodotti odierni, da estrarre con le potenti tecniche statistiche dei trial, che per la loro natura di strumenti ad alta sensibilità, e grazie ad aggiustamenti di comodo, possono facilmente dar luogo a falsi positivi [4]. In nome della cautela scientifica, della sobrietà dopo la sbornia, i risultati eclatanti promessi verranno sostituiti da altri più modesti, di livello comparabile a quello dei farmaci oggi in uso per le stesse patologie; risultati parziali, probabilistici, sfumati, continuamente rivisti e rimpastati, che come per i farmaci convenzionali è possibile mostrare di avere ottenuto con le consuete routine delle manipolazioni della ricerca clinica e di base. Del resto, i confronti con standard relativi invece che assoluti sono anche uno dei tanti trucchi per ingigantire surrettiziamente rischi e benefici in epidemiologia clinica.

Stamina non è stata l’irruzione della follia nel tempio della Scienza, ma una carnevalata criminale che consente di fare passare come serie le funeste buffonate in camice bianco della ricerca e della medicina ufficiali. Stamina è una caricatura che precede l’originale. Presentata al pubblico per  introdurre l’originale. Una caricatura delle storture delle staminali ufficiali. A partire dalla teoria di base, apodittica, reticente, distorta e vaga sul piano ufficiale e misteriosa e demenziale per Stamina; passando per la sperimentazione, esoterica, gracile, e gonfiata tramite i media per la ricerca ufficiale – e a volte ritirata in quanto manipolata – e segreta, inesistente, diffusa con sistemi da fiera di paese e palesemente truffaldina per Stamina. A guardarli bene in faccia, i due avversari si somigliano. Nella scelta comune a entrambi di partire dal più difficile, la ricostituzione del tessuto nervoso, altamente irrazionale sul piano scientifico, ma che offre oltre una dozzina di vantaggi sul piano della frode e del marketing [4]. Nella scelta comune a entrambi di concentrarsi sulle malattie rare, irrazionale [13], ma funzionale al nuovo corso dell’industria medica, che vuole occuparsi di questo settore, frammentario ma non piccolo; e che può servire da porta d’accesso per l’introduzione di nuovi prodotti nel mercato delle malattie comuni, aggirando con una combinazione di escamotage i criteri più stringenti previsti per l’approvazione all’uso per le malattie comuni. Entrambi i duellanti parlano molto di curare i bambini, emotivamente più convincenti, quando il bersaglio al quale si punta (voce che circola tra i medici) sono le malattie neurologiche dell’anziano, il mercato più redditizio. I bambini malati servono a introdurre l’idea-truffa, seducente e totalmente irrealistica, dell’eterna giovinezza tramite la rigenerazione di organi e tessuti. Alla sfacciata venalità di Vannoni, che ha portato molti a paragonarlo a Vanna Marchi (e Vannoni si è affidato allo stesso avvocato della Marchi, non ritenendo evidentemente ciò inopportuno), corrisponde, resa rispettabile dalla storiella dei ricercatori galileiani e dei medici animati da sacra fiamma, la bramosia di profitto felpata e in giacca e cravatta dei pescecani del business liberista. Il principio è il medesimo: i tentativi terapeutici fatti sotto il segno della (falsa) speranza e della (falsa) scienza si pagano profumatamente. Come dimostrano i prezzi stratosferici e gli effetti marginali o negativi di quei nuovi farmaci “innovativi” che l’industria vuole sfornare a getto continuo [31].

D’altro canto, la ricerca ufficiale, mossa anch’essa dal marketing, ha preso a imitare i santoni di Stamina, e a convergere verso questo ibrido di scienza e superstizione; con il presidente del comitato scientifico nominato dal ministero della sanità, Ferrari, nanotecnologo, ricercatore e businessman nel campo biomedicale, che, da capo della commissione che dovrebbe valutare scientificamente l’efficacia della terapia, si mette a fare l’assistente spirituale dei familiari dei malati, che dice di voler ascoltare anche per quanto riguarda l’efficacia della terapia. La sensazione è quella di una gabbia di matti: quasi come se davanti al caso di un soggetto che crede di essere Napoleone si chiamasse, per valutarne le affermazioni, un esperto di storia militare e questi sostenesse di essere il duca di Wellington. Ferrari, criticato da parte dell’ortodossia, es. Garattini, ha raccolto le lodi della Binetti, che sostiene che il vaso di Pandora di Stamina ha però permesso di liberare la speranza. Stamina ha in realtà permesso di sdoganare, a beneficio del grande business del quale Ferrari è espressione, l’uso illecito delle false speranze in medicina, con ricatti da strozzini del dolore e della  paura.

Stamina fa sembrare per confronto elevata l’ufficialità che scimmiotta; che spesso non raggiunge il mediocre, sul piano intellettuale ed etico. Con la fase switch, molti possono rifarsi una verginità a poco prezzo, semplicemente esprimendo sdegno per Stamina. Di Stefano, il presidente dell’Ordine dei medici di Brescia, che prima ha favorito l’introduzione di Stamina nel SSN come componente del comitato etico del locale ospedale, parla ora della “pochezza” di Stamina. E loda come nobili partigiani della medicina, che hanno il coraggio di opporre un’obiezione di coscienza, i medici che prima, come dipendenti del SSN, hanno applicato la “terapia” Stamina e che ora cercano di non subirne le conseguenze.

Può darsi che qualcosa dell’esca venga lasciato; sia per continuare ad alimentare le suggestioni magiche a beneficio delle staminali ufficiali, sia per ragioni di segmentazione di mercato. Le “terapie” come Stamina sono per i semplici, i presuntuosi ingenui che si formano su “Le iene”. Quelli che Hazlitt ha descritto ne “L’ignoranza delle persone istruite” – un saggio che ogni tanto rileggo a scopo profilattico – sceglieranno le staminali di Cattaneo, quelle della scienza con la “s” maiuscola.

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7. Lo scontro e la confluenza tra ciarlataneria mesmerista e scientismo asimoviano Il 23 aprile 2014, mentre scrivevo questo articolo, il PM Guariniello ha mandato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a Vannoni e a una ventina di persone. L’accusa principale è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa; accusa non infondata, tutt’altro. Ma Stamina è stata una truffa di appoggio alla truffa maggiore, che trarrà giovamento dall’esecrazione e da eventuali condanne. I media hanno riportato la notizia enfatizzando il punto dove Guariniello parla di malati indebitamente trasformati in cavie. Nello scrivere ciò, il magistrato riporta a sua volta il parere del Comitato scientifico ministeriale. E il parere del comitato riflette lo schema esposto qui: si accusa Vannoni di incompetenza, frettolosità e sciatteria nell’uso di mezzi potenzialmente idonei, da introdurre con sistemi scientifici. In realtà quella di Vannoni è ciarlataneria, non sperimentazione su umani. La sperimentazione richiede un solido razionale e un accurato disegno, del tutto assenti nel caso di Stamina; e gravemente carenti nella ricerca ufficiale sulle staminali [4].

Stamina ha fatto peggio che usare i pazienti come cavie. Li ha usati come uccelli da richiamo, perché attirassero l’attenzione e commuovessero con il loro dolore, i loro pianti, urla e proteste. E li ha usati come ostaggi, per continuare a praticare la frode e a svolgere così il suo ruolo di esca e di falso standard, esercitando ricatti morali. E’ la medicina ufficiale che, manovrata dal business, sta andando, con la deregolamentazione dei criteri per l’immissione di farmaci nell’uso clinico, verso i pazienti come cavie. Es. con l’off-label [32], la manomissione degli standard sui trial [4], i farmaci col triangolo nero. Anche qui, Stamina favorisce l’interesse dell’ufficialità sulle staminali, che è di saltare alla sperimentazione clinica senza adeguati riscontri preliminari [4]. E l’interesse generale alla “medicina traslazionale” cioè al trovare la via più spiccia per passare dal laboratorio al mercato, senza un adeguato rispetto dei vincoli di efficacia e sicurezza [33]. Interesse che viene perseguito con una molteplicità di mezzi, anche usando l’appello ad populum mentre ci si appella alla “scienza”. L’argomento fallace sarà “Gli imbroglioni di Stamina pretendono di sperimentare sull’uomo, invece la ricerca ufficiale fa ciò solo quando sussistono i prerequisiti”. (V. epigrafe).

Stamina non è sperimentazione ma è ciarlataneria; ciarlataneria pilotata, e di quella forma particolare che fa un uso ciarlatanesco di acquisizioni scientifiche. Può essere detta “ciarlataneria mesmerista” dal mesmerismo del 700, che faceva un uso ciarlatanesco delle allora recenti acquisizioni scientifiche, sostenendo di poter curare le malattie agendo sul “magnetismo animale”; in pratica un pretesto per pratiche ipnotiche basate sulla suggestione [34]. Anche Mesmer come Vannoni rifiutò di rivelare i segreti delle sue “scoperte”; e fu sbugiardato da una commissione, nominata dal re, di scienziati veri (incluso Lavoisier). Che però evitarono, è stato osservato, di rilevare che l’effetto placebo sul quale Mesmer si basava era sfruttato anche dalla medicina ufficiale, e di estendere ad essa lo scetticismo  [35]. I commenti di quella commissione voluta da Luigi XVI appaiono comunque più seri di quelli delle nostre attuali commissioni governative; che neppure avrebbero dovuto essere istituite per una cosa come Stamina. Osserva Stengers [36] che la commissione nel Settecento anticipò quelli che sono princìpi della ricerca medica moderna, stabilendo che “la guarigione non prova nulla” [in corsivo nel testo] e che anzi “il ciarlatano è ormai definito come colui che rivendica come prova le guarigioni”. Bisognerebbe avere presente questo principio, e spiegarlo al pubblico, per i vari casi come Stamina (effetto placebo, eterogeneità delle patologie – e a volte anche delle pseudopatologie – incluse sotto la stessa etichetta diagnostica, fluttuazioni nell’andamento della malattia, effetti aspecifici delle cure, regressione verso la media, bias nella valutazione degli effetti per mancanza di cieco e per altri fattori, etc.); e bisognerebbe averlo presente anche per i tanti casi dove risultati clinici iniziali sono annunciati come “breakthroughs” che permettono di passare subito alla commercializzazione.

La ciarlataneria mesmerista si è attaccata alla scienza moderna come una remora agli scafi delle navi, sfruttando l’alone di mistero e il senso del meraviglioso che emana da tante acquisizioni scientifiche autentiche. A differenza delle superstizioni degli antichi sulle remore, aiuta la navigazione anziché ostacolarla, sul piano dell’interesse. Ancora oggi è frequente sentire maghi, fattucchiere e guaritori parlare di “bioenergetica”, di applicazioni all’uomo di questa o quella teoria fisica o biologica, di “campi biomagnetici”, “medicina quantica”, stimolazione delle difese immunitarie col potere della mente o con rimedi naturali, etc.; ed esibire macchinari dall’aspetto scientifico tra i parafernali che usano per impressionare i clienti. Regolarmente su “Striscia la notizia” vengono trionfalmente smascherati impostori del genere; e vengono comparati alla medicina ufficiale, che invece sarebbe immune da qualunque trucco e disonestà.

Le autorità perseguono questi pesci piccoli, che spesso sono autori di frodi parassitarie, frodi sulle grandi frodi istituzionalizzate della medicina. Come del resto ha fatto Vannoni reinterpretando la frode delle staminali. Ma le grandi frodi istituzionali della medicina invece vengono favorite dai magistrati [37, 38]. La magistratura tende anzi a dettare regole che favoriscono le frodi istituzionalizzate; “ruolo di supplenza della politica in campo bioetico”, l’ha chiamato il segretario dell’ANM, Carbone. Stamina è stata usata come benchmark negativo in questo senso. Es. stabilendo, mentre la si indagava per truffa, l’esistenza di un “diritto alla speranza” che ha portato i magistrati ad autorizzare, ed imporre, la terapia Stamina, e quindi a maggior ragione consentirà le frodi mediche ufficiali basate su questo genere di strozzinaggio dei sentimenti ai danni di chi è in una condizione di estrema vulnerabilità. L’attività giudiziaria contro Stamina, doverosa ma tardiva e flebile, aiuta lo switch, e inoltre salverà la faccia a una magistratura che ha avuto un ruolo non secondario nella fase bait della frode. Servirà anche per rafforzare il monopolio della medicina ufficiale sulle pratiche di cura e sulle relative frodi; analogamente a come in passato streghe e mammane furono osteggiate dal potere costituito su richiesta della medicina ufficiale con motivazioni “illuministe”, ma in realtà per ragioni corporative, di competizione per i clienti [39].

D’altro canto, le posizioni ufficiali sulle staminali terapeutiche, che hanno interesse ad accusare Vannoni di sperimentazione abusiva su umani anziché di ciarlataneria, a loro volta sfruttano indebitamente le acquisizioni scientifiche autentiche. Non sono scienza, ma scientismo; una particolare forma di scientismo che si può chiamare “scientismo asimoviano”. Da Asimov, scrittore di fantascienza che sfruttava le sue solide conoscenze scientifiche (era docente universitario di biochimica). Asimov ha anche scritto pseudo-articoli scientifici, articoli che sembrano tratti da una rivista scientifica, e richiedono conoscenze scientifiche per essere letti, ma sono fantascienza [40]. Sono contenuti e discussi in un volume della American Chemical Society dove si mostra come sia possibile comporre fantascienza usando elementi scientifici autentici e a volte non banali [41].

I due contendenti in realtà convergono, da fronti opposti, in una fusione di scienza e ciarlataneria, in una mistura le cui giuste dosi sono stabilite dal business. Che vuole una contaminazione reciproca tra immaginario fantascientifico e scienza. Descrive questo fenomeno ideologico anche un libro di Magaudda [42], che prende in esame il caso delle nanotecnologie, che sono insieme alle staminali un altro macrosettore sul quale l’industria e la finanza stanno facendo forti puntate; e sono il campo di attività di quel Ferrari che abbiamo già incontrato alla testa del Comitato scientifico ministeriale su Stamina; CEO e scienziato, ma con una sensibilità verso gli stati psicologici dei malati e dei loro parenti che sarebbe più appropriata per i seguaci di Mesmer. Il libro della Binetti, svolgendo una tesi guarnita secondo l’uso clericale di affermazioni valide e di spessore, ma essenzialmente distorta, va in questa stessa direzione simoniaca, della medicina come magia quotata in Borsa.

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8. L’eversione di Stato al tempo del liberismo: dalle bombe alle frodi mediche Il caso Stamina non è “la cartina di tornasole della tragica condizione di declino culturale in cui versa l’Italia”, declino che la porterebbe a non affidarsi ciecamente all’ufficialità per l’introduzione di terapie cosiddette “innovative” [3]. Stamina è servita proprio per poter avanzare affermazioni del genere, che aggraveranno la situazione e sono esse stesse manifestazioni di imbarbarimento. Una barbarie che si ripulisce e impone standard barbari [43]. Il caso mostra i danni del liberismo, della sua presa di possesso della medicina e degli Stati nazionali. Mostra i danni di una medicina che diviene il settore economico di maggior successo tra quelli legali, al costo di divenire il settore dell’economia legale più corrotto, dove si studia come comporre grandi frodi sempre nuove e istituzionalizzarle. Mostra i danni che gli italiani subiscono e subiranno dalla perdita di sovranità, dall’accettare che i poteri dello Stato siano retti da soggetti non all’altezza e desiderosi di servire poteri maggiori vendendo il Paese.

Chi occupa lo Stato vuole essere giudicato, come ha notato Debord, in base non ai princìpi, a standard positivi, es. i valori costituzionali, ma in base ai “nemici”; a standard negativi come la mafia e il terrorismo, che lo Stato spesso favorisce per poter meglio praticare quell’eversione di Stato e quella mezza mafia che  danneggiano i cittadini non meno del terrorismo e dei mafiosi [44]; e che sono all’opera anche in questo caso. Una analoga tecnica del falso standard, dello standard negativo, oggi, al tempo del liberismo scatenato, viene usata dallo Stato per fare da imbonitore ai prodotti del business privato; il ruolo che l’attuale assetto prevede per ciò che resta degli Stati nazionali [45]. Stamina appare essere un esempio delle manipolazioni per portare il destino economico dell’Italia nella direzione decisa altrove [46, 47]. Dove la medicina avrà sempre maggior peso, e ne avranno quindi le sue frodi; con i malati, e il pubblico, come materia prima.

Anche nel caso Stamina, come per le operazioni nelle quali i terroristi sono stati per un periodo lasciati agire e aiutati, anziché essere subito fermati, dietro agli apparenti errori, incertezze, incompetenze, irresolutezze, ingenuità, appaiono operare – per conto di interessi sovranazionali – strutture prive di scrupoli che sanno quello che devono fare; e che pilotano i crimini delle istituzioni, o li commettono direttamente. Dall’esacerbare il dolore di pazienti e famiglie, illudendoli e tentandoli, facendo loro intravedere una possibile via di salvezza e offrendo loro una via di sfogo con l’attivismo, ponendo su di loro ulteriori pesi, in modo che le loro grida smuovano il pubblico. Al sabotare terze campane che guasterebbero la frode.

Schematicamente, una frode come Stamina si può considerare come composta da tre elementi e tre processi. Gli elementi sono l’esca (Stamina), la frode primaria o contropacco (le staminali ufficiali), e la terza campana (la critica razionale). I processi sono la propaganda di base, che lanciando l’esca instaura una costellazione di credenze e aspettative. Lo switch, una propaganda aggiuntiva che condannando l’esca confrontandola col contropacco mette il mercato creato con l’esca a disposizione del contropacco. E la censura, che in tutte le fasi impedisce che la terza campana guasti l’imbroglio.

La sequenza esca-scambio riesce a dare una spiegazione dei misteri, le costanti ambiguità, le doppiezze, i cambi di casacca del caso Stamina. Spiega come una ciarlataneria folle abbia avuto il via libera nel SSN e sia stata considerata ai massimi livelli dello Stato. Spiega perché i magistrati – un focolaio di corruzione quando sono in gioco grandi interessi sovranazionali – si siano sbracciati per farla introdurre, mentre altri magistrati la indagavano come truffa, ma molto lentamente, lasciando che quanto seminava attecchisse. E’ coerente con una serie di clamorosi interventi dei magistrati su temi medici, che finiscono col favorire grandi affari illeciti creando l’ontologia culturale distorta favorevole alle frodi [48]. Spiega perché a Brescia il rettore dell’università, Pecorelli, medico e “barone” universitario tra i più potenti in Italia, non abbia impedito la pratica di una terapia crassamente antiscientifica nel locale ospedale che fa da policlinico universitario, del quale è il ras, mentre allo stesso tempo la combatteva come presidente dell’AIFA [49]. Perché i preti abbiano sobillato malati e pubblico su Stamina, sull’esca, pur avendo benedetto le staminali “scientifiche” con Ratzinger [50] (e appoggiato quelle “antisistema” di Vannoni con Bergoglio [51]). Ora con la Binetti arrivano alla sintesi preordinata, con un’opposizione a Stamina “ferma” sul piano “scientifico” ma aperta alle suggestioni irrazionali di Stamina. Spiega l’andamento bifasico di altre forze, come i grillini, o Il Fatto Quotidiano, che prima partecipano al lancio di Stamina e poi la criticano a favore delle staminali ufficiali. Induce a classificare tra gli abusi commessi dal Quirinale contro la Costituzione e a danno del popolo anche la creazione di una figura specularmente opposta a Vannoni, ma in realtà complementare, con la nomina ingiustificata della Cattaneo a senatrice a vita mentre furoreggiava Stamina. E così via.

Personalmente, vedo anche la censura della terza campana, e vedo quindi come le autorità e i vari poteri dello Stato, uno Stato privatizzato, facciano non due ma tre giochi, avendo anche questo terzo ruolo, di protezione della immonda farsa dalle voci critiche. C’è la manovalanza, che commette atti illegali impunemente. In alcuni casi appare avere legami o una distanza minore di quanto si supporrebbe con gli ambienti dei servizi. Gli accordi atlantisti contro il “bioterrorismo” del Civile di Brescia [52]. L’avventurosa attività di Andolina in missioni umanitarie in teatri di guerra e in intrighi internazionali dove sono stati coinvolti i servizi [53], incongrua rispetto a quella di genio del laboratorio; un profilo che per alcuni suoi punti contribuisce, insieme ad altri, a far sì che la vicenda Stamina faccia venire alla mente la figura di Cagliostro; come fa venire alla mente un’altra icona massonica, il Ballo Excelsior. Ma andrebbe considerata anche la criminalità di Stato che sorregge gli attori visibili. Qui non si tratta di medicina, diritto, buon governo, etica, scienza, misericordia, democrazia; ma di loro caricature, agitate da una mafia con la divisa dello Stato che briga nella maniera più bassa per ottenere vantaggi aiutando affari criminali sui malati e sulla paura della malattia. E dietro alla facciata dei toni agostiniani della Binetti, delle sue osservazioni talora apprezzabili, opera il pugnale dei gesuiti. L’Italia descritta da Pasolini, “ridicola e sinistra” e governata da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue”.

Brescia, 4 maggio 2014

ccc

Note

1. Angelici L. Sì alle cellule, no alla Stamina. Corriere della Sera, 29 dic 2012.

2. Minelli A. Forme del divenire. La biologia evoluzionistica dello sviluppo. Einaudi, 2007.

3. Capocci M Corbellini G. Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza. Codice, 2014.

4. La paranza delle staminali. Il palpabile e il tangibile. In preparazione.

5. La frode delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

6. Ioannidis J P A. Implausible results in human nutrition research. BMJ, 2013. 347: f6698.

7. Lehman R. Is dietary research largely rubbish? Doc2doc, 25 nov 2013.

8. McKay R. Stem cells – hype and hope. Nature, 2000. 406: 361.

9. Appunti sulle frodi concettuali delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/appunti-sulle-frodi-concettuali-sulle-staminali/

10. Medawar P B. Consigli a un giovane scienziato. Bollati Boringhieri,1981.

11. Hanahan D Weinberg R A. The Hallmarks of Cancer. Cancer, 2000. 100: 57.

12. Gould S Lewontin R.The spandrels of San Marco and the Panglossian paradigm: a critique of the adaptationist programme, Proceedings of the Royal Society of London, 1979. B 205: 581.

13. Testart J. La vita in vendita. Biologia, medicina, bioetica e il potere del mercato. Landau, 2004.

14. Jones S. Genetics in medicine: real promises, unreal expectations. Milbank Memorial fund, 2000. Reperibile su internet.

15. Sgaramella V. Nobel a Gurdon e Yamanaka. Scienza in rete, Gruppo 2003, 16 ott 2012. | Buiatti M. Il benevolo disordine della vita. UTET, 2004.

16. Stem cells: what they are and what they do. Mayo Clinic staff. Reperibile su internet.

17. Danton. I “magici mattoni della vita” Lab. Il mondo del laboratorio, mar-apr 2013. | Borselli L. La cura protezionista. Il biologo Angelo Vescovi spiega perchè il new deal americano sulle staminali non serve alla medicina ma a Wall Street. Reperibile su internet.

18. I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

19. Costa R, Capocci M. Le cellule staminali dal laboratorio alla clinica: dialogo con due protagonisti. In: Le cellule della speranza, cit.

20. Giancarlo Caselli e i Notav. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

21. Stem cells in developmental biology: a debate at the BSDB. Martinez-Arias Lab. Dept of Genetics. University of Cambridge. 25 marzo 2013.

22. Bianco P. L’ ”affare Stamina”: diario dell’attacco politico-commerciale alla medicina in Italia. In: Le cellule della speranza, cit.

23. Bauer H H. Scientific literacy and the myth of the scientific method. University of Illinois Press, 1992.

24. Evans I, Thornton H, Chalmers I. Come sapere se una cura funziona. Il Pensiero Scientifico, 2007.

25. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

26. Comidad. Il Veneto tra il mito della secessione e la realtà della delocalizzazione. 10 aprile 2014.

27. Hall S. I superfarmaci dell’immortalità. Come l’industria mondiale si prepara a sfidare il tabù della morte e a prolungare illimitatamente la nostra vita. Pref. di S. Garattini. Orme, 2003.

28. Callahan D Nuland S. The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

29. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/

30. La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale. https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

33. I trucchi della medicina traslazionale. https://menici60d15.wordpress.com/2014/01/12/i-trucchi-della-medicina-traslazionale/

34. Fuso S. La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi. Carocci, 2013.

35. Wootton D. Bad medicine. Doctors doing harm since Hippocrates. Oxford University Press, 1996.

36. Stengers S. Medici e stregoni. Manifesto per la psicopatologia scientifica. Il medico e il ciarlatano. Boringhieri, 1995.

37. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

38. Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

39. Ehrenreich B English D. For her own good. 150 years of experts advice to women. Doubleday, 1978.

40. Asimov I. The Endochronic Properties of Resublimated Thiotimoline. Astounding science fiction, 1948.

41. Stocker J H , ed. Chemistry and science fiction. American Chemical Society, 1998.

42. Magaudda P. Innovazione Pop. Nanotenologie, scienziati e invenzioni nella popular culture. Il Mulino, 2012.

43. La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

44. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

45. Klein N. Shock economy. Rizzoli, 2007.

46. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

47. Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

48. La responsabilità ontologica dei magistrati nella frode medica strutturale. Il caso dell’Avastin per uso oftalmico. Lettera ai PM Rossi e Pesci, 7 aprile 2014. In: Nuove P2 e organi interni. Cit.

49. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

50. Second international conference Regenerative medicine: a fundamental shift in science and Culture. The Vatican, april 11-13, 2013. | Smith R Trafny T Gomez M. The healing cell: how the greatest revolution in medical medicine is changing your life. With a message from Pope Benedict XVI. Ctr Street, 2013.

51. Bellelli A. Il papa e Stamina: la cura percepita. Il Fatto Quotidiano, 13 dic 2013.

52. Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

53. Altamura M. Oriano Mattei: “Le verità di Pollari”. Rinascita, 13 luglio 2007.

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8 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Martelli “Stamina: a Brescia riprendono le infusioni, il direttore dell’Aifa minaccia le dimissioni”

A tutti i magistrati del caso Stamina andrebbe fatto presente che sono coinvolti in una frode “bait and switch” (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”); attuata usando i pazienti come pedine sacrificabili. Frode che sta evolvendo in un noto schema di marketing basato sull’illusione cognitiva scientificamente descritta detta “effetto di dominanza asimmetrica”, o “decoy effect”; nel quale Stamina è il decoy, le staminali ufficiali sono il prodotto da lanciare, e la critica razionale e onesta al progetto delle staminali terapeutiche il “prodotto” da eliminare. Ma appare inutile e rischioso esporre tali ragionamenti a magistrati che nell’investire di poteri straordinari Andolina dicono di non sapere che è accusato di truffa per avere già esercitato quelle stesse attività.

Suona un pò buffo che l’ingiunzione provenga da Pesaro: i marchigiani hanno fama di essere mediamente gente cauta e moderata. Ma l’impressione che si tratti di un colpo di testa è sbagliata. Non so se i magistrati siano marchigiani, ma certo non corrono il rischio di sollevare nei loro confronti quell’ostilità che costò cara a un grande Italiano proveniente dalla provincia di Pesaro, Enrico Mattei. Che invece era uno “anomalo”, che non attaccava il cavallo dove vuole il padrone. Stamina è un caso di virulentazione del crimine per via giudiziaria, e di marketing giudiziario, nell’ambito di un intrigo servendo il quale si ottiene anzi la benevolenza di chi muove i fili.

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@ dalfattopassiamoaifatti.  “Chi vende farmaci e cure”, cioè le multinazionali farmaceutiche e altri giganteschi soggetti economici, è proteso alla “innovazione” cioè a immettere sul mercato nuovi prodotti, a maggior valore aggiunto. Sfruttando la circostanza che nella società attuale la gente sembra non stancarsi mai di chiedere nuovi farmaci sempre più meravigliosi. L’idea delle staminali panacea non l’ha inventata Vannoni; lui piuttosto la propaganda. Se fossi al posto dei magistrati, sarei interessato a conoscere cosa sa Vannoni, esperto di marketing, di tecniche di marketing come l’introduzione di prodotti decoy per influenzare i consumatori a favore di altri prodotti; dato che Stamina appare avere una funzione di questo genere.

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Novartis, generosità o secondi fini?”

Monocalpo: Nella Sua ultima asserzione del soprastante intervento, Lei afferma perentoriamente che senza difensori della scienza come me, non ci sarebbe stato il caso Stamina. Mi stupisca: mi spieghi il perché. Le prometto che la leggerò davvero con attenzione e senza pregiudizi.

@ Monocalpo. In generale, questa retorica bolsa e pomposa sulla scienza rende la scienza stessa fragile e manipolabile. Manipolabile il più della volte dall’industria medica, ma anche da uno scalzacani come Vannoni. Che in realtà, come spiego, è strumento di grandi interessi, che hanno permesso la sua incredibile ascesa. Se si fanno i santoni della scienza, poi non ci si deve meravigliare se arriva la concorrenza dei santoni esperti di marketing. Date le speranze messianiche, la propaganda massiccia e la censura sulle staminali ufficiali, a Vannoni è bastata la formula magica “staminali” per fare calare le brache anche a chi non era direttamente compromesso. Se invece vi fosse stato un approccio critico e scettico a questo hype sulle staminali ufficiali, Vannoni sarebbe subito apparso per un profittatore.

La alfabetizzazione scientifica deve riguardare anche la consapevolezza dei forti limiti della ricerca (consapevolezza sul campo; non come giaculatoria astratta), e anche le pesanti distorsioni economiche e sociali. Il decantato “metodo scientifico”, che, ci dicono diversi epistemologi, è un mito nella forma in cui lo si presenta, è nel migliore dei casi una grammatica, una sintassi. Necessaria, ma insufficiente. Non basta parlare in italiano corretto: bisogna vedere cosa si dice. Invece spesso il mitico “metodo“ non diviene che un grammelot usato per truffare.

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@ PLM2. Se c’è chi vende alberi degli zecchini, lo Stato che invece di arrestarli subito istituisce una commissione scientifica per vedere se quegli alberi fruttificano oro, non sta bloccando la frode: sta aiutando future frodi di alberi degli zecchini “scientifici”. La tua è la velina ministeriale. Chi sta in alto (esecutori, comunque), politici, medici, magistrati, hanno permesso e favorito che “cure” palesemente ciarlatanesche entrassero nel SSN, per propagandare le staminali. Hanno permesso e favorito che pazienti e genitori venissero crudelmente illusi, e aizzati, che il pubblico fosse disinformato, diseducato e disorientato. Ora, quando bisogna lanciare le staminali ufficiali paragonandole a quelle di Vannoni, chi sta in alto sta trascinando la cosa il più possibile: più pende più rende, in termini di propaganda; e c’è da salvare i colleghi di casta e compari nel raggiro, i medici di Brescia, dipingendoli come eroici “disobbedienti” alla truffa quando ne sono stati parte fondamentale. Così oggi 24 giu 14 abbiamo allo stesso tempo un’accusa per truffa e ordini dei tribunali di Pesaro e Venezia di proseguire la truffa. Però chi dice questo è affetto da turbe psichiche, secondo quelli come te, che in un Paese serio dovrebbero essere interrogati dai magistrati sui motivi del loro accanimento diffamatorio; e sui loro rapporti con “chi sta in alto”, e con chi trarrà soldi e prestigio da questa truffa a danno della salute, della serenità e degli averi dei cittadini.

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17 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Contro Stamina, lo Stato siamo noi”

Sarebbe interesse del pubblico conoscere la differenza tra truffe di offerta e truffe di implementazione in medicina. I palazzinari che vendevano appartamenti senza impianto idraulico, coi rubinetti posati ma senza tubi dietro, attuavano una truffa di implementazione. L’offerta di una casa non è in sé fraudolenta. Vendere sulla carta la macchina del tempo che rende immortali è invece una truffa di offerta. Stamina è entrambe le cose. Implementa come con i rubinetti dei palazzinari un’offerta fraudolenta; offerta – va notato – che è quella data dalle promesse dell’ufficialità sulle staminali. Accusando Stamina considerandola esclusivamente come una truffa di implementazione si conferisce credibilità alla più generale truffa di offerta. E’ come perseguire la truffa della macchina per l’immortalità accettando la fattibilità: contestando solo che dietro al pannello coi bottoni e le lucette non c’è niente, non l’offerta in sé, che viene così “sdoganata”. Da qui buona parte dei paradossi del caso. Se ben presentate, le truffe di offerta della medicina acquistano facilmente grande credibilità e autorevolezza; e rendono tantissimo. A Brescia mentre per medici del suo ospedale universitario viene chiesto il rinvio a giudizio per Stamina l’università celebra, col ministro della sanità Lorenzin, il progetto “Health & Wealth” : l’esplicita ricerca del profitto tramite la medicina. Progetto che verrà favorito dallo sbugiardare, ma solo parzialmente, Stamina; e da manovre affini.

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3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, gli esperti bocciano il metodo Vannoni: “No alla sperimentazione” “

L’Accademia Francese delle Scienze rifiutò di prendere in considerazione invenzioni di macchine di moto perpetuo già dal 1775, quando la termodinamica doveva ancora essere scoperta. Alessandro Manzoni che la credenza che la peste fosse trasmessa dagli untori era un’assurdità e un’isteria collettiva lo comprese prima che sorgesse la moderna microbiologia. Nel 2014, per dichiarare che con l’acqua sporca non si ricostituisce il tessuto nervoso ci sono invece voluti studi di scienziati che hanno richiesto mesi, con un ritardo che ha causato danni incalcolabili a pazienti e cittadini. Ma qui bisognava fare attecchire nel pubblico l’idea che se si pronuncia la parola magica “staminali” allora può darsi che il miracolo promesso avvenga. E quindi, invece dell’arrivo del brigadiere e dell’appuntato dietro immediata telefonata al 112, per decidere c’è voluta una causa di beatificazione. Che, dopo anni, ha dato esito negativo, ma legittima il futuro riconoscimento di santi autentici; senza aureola ma con la fustella e un numero elevato di cifre ad indicare il prezzo.

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3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, Lorenzin: “No a sperimentazione. Metodo che equivale alla cura dei maghi” “

Stamina è una truffa “a cera persa”. Costituisce la meravigliosa statua in cera di un sogno di libertà dalla malattia. Ora, dopo che si è lasciato per anni che il pubblico la ammirasse, è stata ricoperta da un involucro di argilla, di fango rappreso, e la cera viene sciolta ed evacuata. Al suo posto resta lo stampo, cavo, del sogno delle staminali. Verrà riempito con la colata di bronzo fuso delle staminali ufficiali, che non hanno altrimenti le caratteristiche materiali per poter reggersi da sole ed essere commercializzate onestamente (v. “Stamina come esca per frodi della medicina ufficiale”). O con altre bronzee “innovazioni”. Stamina è una truffa preliminare: l’opera d’arte finale verrà dopo. E’ una truffa ma anche un’operazione di marketing, tramite la quale non ci si limita ad agire sul mercato, ma si crea un nuovo mercato: così come la statua di cera serve a dare forma a un vuoto. Purtroppo il “rapporto tra giustizia e scienza” del quale parla il ministro diviene come animato dallo spirito di Benvenuto Cellini, quando i committenti di questi grandi e tozzi bidoni sulla salute sono quelli di colossali forze economiche.

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19 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, commissione Sanità del Senato: “Via libera fu errore del Parlamento” “

Nessun errore. Un consumato mestiere, o un istintivo servizio al potere, da parte di medici, politici, magistrati, forze di polizia, media. Un’operazione in due tempi che istituzionalizza una truffa; con la quale si trasforma la speranza, impalpabile come gli altri contenuti del vaso di Pandora, in un lucroso prodotto commerciale, che si può inscatolare e prezzare. Prima, dando il via libera a Stamina, e fingendo di credergli, e dandogli pubblicità, si è trasformata nei consumatori la riposta speranza di immortalità nella speranza esplicita in una entità materiale, che ora tutti conoscono: le cellule staminali. Poi, sconfessando chi ha liberamente venduto questo fumo nelle piazze e nelle fiere, e riservandone la produzione agli scienziati seri e al grande capitale, lo si trasforma in un bene scarso, e in un bene economico rispettabile, che può entrare a testa alta e con tutti gli onori nel circuito legale. A beneficio dei pochi che lo producono, commercializzano e sostengono; dei “ricchi che rubano”, applicando un’espressione di Travaglio.

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4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

Parlare di “trionfo della scienza” perché finalmente si sono fermati soggetti “in divisa da ladro”, e gli è pure stato dato un paterno scappellotto, è come dare una cattedra di fisica per chiara fama a chi risponde “ma va la’ ” a quelli che credono che si possano piegare i cucchiai col pensiero. La corrotta ricerca biomedica ha bisogno di essere definita a contrario, non per i propri comportamenti e meriti, ma facendola apparire come baluardo all’oscurantismo; questo connubio teatrale, dopo tanto torpore, di “giustizia e scienza” appare piuttosto essere la manifestazione di una sotterranea intesa tra magistratura e grande business biomedico. Del resto lo Stato occupato dai corrotti si giova dall’essere definito non per la sua aderenza alla Costituzione, ma come l’opposto del terrorismo e della mafia; che quindi quando occorre aiuta sottobanco. Analogamente, prima di fare la faccia severa lo Stato ha permesso per molti anni a una volgare truffa di spacciare le sue assurdità ai malati e ai familiari. E – cosa perfino peggiore, ma che viene taciuta – di impiantare così nel pubblico aspettative false ma sentite sulla cura delle malattie; di rendere “regnant social expectations” (Callahan) le promesse irrazionali della scienza ufficiale sulle staminali; a vantaggio di quegli affari illeciti, troppo grandi e sofisticati per essere semplicemente definiti ciarlataneria, che i nostri magistrati, candidi come colombe, identificano con la “scienza”.

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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14 aprile 2015 Blog de Il Fatto Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio. Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

@ Gianni Monroe. Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

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6 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, no della Cassazione al metodo di Vannoni: “Nessuna validità scientifica” “

Consideriamo tre tipi di banconote: quelle autentiche; quelle ben contraffatte, così da sembrare vere; e quelle contraffatte in maniera pedestre, es usando una fotocopiatrice, facilmente riconoscibili come false. Chiamare “tecnicamente imperfetto”, come ha fatto la Cassazione, il ridicolo trattamento Stamina è un po’ come chiamare “tecnicamente imperfette” le banconote grossolanamente contraffatte con una fotocopiatrice. E’ un abbassare lo standard a favore delle contraffazioni ben fatte; che appare essere una delle finalità di questa truffa di Stato a favore del business farmaceutico, che calpesta gli interessi dei pazienti e del pubblico. Truffa che vede le posizioni dei magistrati aderire fedelmente al copione, dalle turbinose giravolte delle prime fasi alla precisione millimetrica del presente denouement.

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7 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina,”Vannoni è genio ma criminale” il pm chiede due anni per truffa”

La “genialità” di Vannoni è un’altra di quelle giustificazioni della magistratura che ricordano il passo del Manzoni “gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse…”. In effetti la ciarlataneria, che venne definita da un osservatore “ars turpissima sed profunda” – due secoli prima di Galilei – una volta che sia smascherata a volte appare ingegnosa, e profonda nel suo toccare i giusti tasti psicologici.

Ma lo Stato non è un villico ingenuo o una massaia smarrita: dovrebbe sapervi resistere senza difficoltà, e proteggere i cittadini bloccandola sul nascere. Invece ne è complice. Vannoni è stato solo un buon “con artist” che, con le spalle coperte, ha eseguito un copione scritto da altri. Copione al quale anche coloro che avrebbero dovuto fermarlo si sono fedelmente attenuti, come bravi attori o docili burattini.

Non è la presunta diabolicità di chi ha interpretato la parte del protagonista, che è proprio quella dell’irresistibile ciarlatano, che spiega come il marketing abbia potuto raggiungere questi livelli di criminalità. Ma è il marciume delle istituzioni, che sempre più vendono i cittadini a grandi interessi privati; in questo caso prestandosi ad una farsa propagandistica sulle staminali.

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@ Chiara Lestuzzi. Non mi sembra il caso di alzare la voce. Di “QUESTO” processo se ne occuperanno quelli come lei. Di fatto qui, commentando l’articolo, si parla della figura di Vannoni, che è indissolubilmente legata all’affare Stamina, e di come essa sia stata plasmata dai magistrati, insieme ai media. E anche, visto che lei è di quelli che tendono a ridurre il reale al giudiziario, di QUEI mancati procedimenti della magistratura che hanno permesso e favorito la resistibile ascesa di questo “genio”.
Per valutare ciò che i magistrati fanno e non fanno relativamente a un problema, in questo caso Vannoni, credo che sarebbe appropriato applicare quella che in statistica si chiama media armonica pesata.

@ Chiara Lestuzzi. La sorte di Vannoni è secondaria. Siamo nell’era del capitalismo cognitivo: su alcuni temi lo schema “guardie e ladri”, con i mariuoli che scappano col malloppo da una parte e i carabinieri coi baffoni che li inseguono dall’altra non è adeguato. L’azione giudiziaria, male impostata e opportunamente modulata, può divenire strumento di convincimento di massa; di costruzione di un’ontologia, cioè di credenze condivise che percepiamo come la realtà. Anche a favore di interessi che comportano gravi lesioni dei diritti umani e costituzionali. Segnalo il post “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale” nel mio sito.

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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10 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di ItaliaDallEstero “Legge Stabilità: il caso Stamina non ci ha insegnato niente”

Il caso Stamina è un esempio di “bayesanesimo fraudolento”: non ci sono sufficienti prior, sufficienti evidenze precliniche che giustifichino test su umani, cioè la sperimentazione clinica con staminali per le malattie neurodegenerative (una passeggiata, con RCT che sono plasmabili come il pongo). I prior, le credenze a priori, sono stati costruiti sollevando aspettative con la lunga telenovela Stamina, grazie a medici, politici, magistrati, media. Sono prior non scientifici, ma emotivi e culturali. Che ora, fatta fuori Stamina, vengono messi a frutto a beneficio della ricerca “vera” cioè del business.

Il caso Stamina è anche un esempio di molinismo scientista. Nelle Lettere Provinciali Pascal si oppone al molinismo dei gesuiti, volto a giustificare i peccati dei più forti. Anche dove i loro teologi sostengono che non vi sia truffa dei maghi e degli astrologi se questi sono abili e diligenti nelle loro arti: “diligentia a mago apposita est pretio aestimabilis”. Invece della invereconda truffa Stamina, una sofisticata manipolazione con tutti i crismi dell’attuale “rigore scientifico”.

Il resto, se a dettare lo sviluppo della speculazione debbano essere direttamente gli investitori tramite “la scienza”, come vuole Nature; o se debbano esservi una opzione preferenziale dei preti, che ci hanno messo le mani con il ricercatore di mons. Paglia, e una lasagna per i politici, è una questione di spartizione del grisbi.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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2 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Margottini “Corsi de il Fatto Quotidiano: da Human Technopole a Xylella, per le inchieste scientifiche serve metodo”

censurato

Alla giornalista Margottini, laureata in matematica, segnalo che spesso il giornalismo scientifico e le frodi a fini di lucro della biomedicina sono intimamente legati in uno schema che chiamo “bayesanesimo fraudolento”, riconducibile al teorema di Bayes. Le probabilità a priori di ottenere un dato risultato, cioè la valutazione della plausibilità biologica delle possibili vie sulla base di ciò che si conosce, sono sostituite dallo scegliere ipotesi che si conformino alle aspettative a carattere magico del pubblico, distorcendo ad hoc la teoria; e dal farle sembrare raggiungibili attraverso campagne mediatiche. Ciò è facilitato dall’impostazione empirista che considera i trial clinici – facilmente manipolabili – non una verifica ma la fonte unica di verità. Il caso Stamina mostra come politici, giornalisti e magistrati si occupino di gonfiare le probabilità a priori; così da indirizzare la ricerca e aumentare artatamente la valutazione positiva a posteriori del raggiungimento di effetti clinici*. Rendendo in questo modo “entrenched” quelle che poi si rivelano, come era prevedibile, “underperforming big ideas”**, criticate come pericolosamente viziate da aspettative fideistiche perfino dalla servizievole FDA ***.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Sul mio sito.
**Joyner et al. What happens when underperforming big ideas in research become entrenched? JAMA, 28 lug 2016.
***Marks et al. Clarifying stem-cell therapy’s benefit and risks. NEJM, 30 nov 2016.

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17 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Politi “Papa Francesco, 80 anni amari. In Vaticano è sempre più sotto attacco”

Il papa ieri nel circondarsi di bambini malati, seguiti al Bambin Gesù, si è soffermato sulla piccola Noemi, ora in lista d’attesa per una terapia sperimentale dell’opedale pediatrico vaticano; mettendole in testa la sua papalina. E’ toccante, ma il cappello papale non è il rifugio più sicuro per un bambino malato. E’ invece un ottima copertura per forze che nella ricerca amorale del profitto si comportano come orchi. Nel 2013 papa Francesco aveva usato Noemi per patrocinare Stamina*. Collabora così ad un’operazione di diseducazione e regressione culturale: la traslazione della medicina verso il magico, con la medicina ristretta a quella “scientifica”, in realtà commerciale e corrotta, magia buona, e alle medicine “antisistema”, in realtà ciarlataneria classica aggiornata, magie dubbie o cattive. Un riarrangiamento analogo a quello già architettato nel ‘600 per legittimare la magia dai gesuiti contro i quali si scagliò Pascal nelle Lettere Provinciali. Lunga e sana vita a Bergoglio, come a chiunque. Ma bisognerebbe considerare anche la salute e la longevità delle persone comuni e dei bambini vittime di operazioni che sotto mentite spoglie sono più vicine, nelle finalità, nelle pratiche e nei tradimenti istituzionali, all’Argentina di Videla o alla Sicilia del cardinale Ruffini che al Vangelo.

*Stamina, il Papa un giorno intero al fianco di Noemi, in attesa di nuove cure. Corsera Brescia, 6 nov 2013.

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10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Terapia genica, Luigi Naldini: “Così l’esistenza di molti bambini è cambiata in meglio”

@ Beta. Lei non vede i gravi pericoli della operazione malattie rare; e neppure la corruzione diffusa nella ricerca, ammessa pure da molti ricercatori. Sapesse quante cose avvengono a sua insaputa. Credo che prima di accusare di “complottismo” bisognerebbe considerare il concetto di “crimine dall’alto”, una generalizzazione della “eversione dall’alto” di Gramsci e dei “ricchi che rubano” di Travaglio. Sull’innocenza dell’establishment biomedico su Stamina, in questi giorni si addebita alla “psicosi” del pubblico la corsa indiscriminata al vaccino antimeningococco dopo che si è sollevata la paura per una pseudoepidemia costruita ad arte. Questo mostrare indignazione o sconcerto per ciò che si è suscitato lo chiamo “i rimproveri della maitresse”. Sono d’accordo con lei che molte persone si approfittino di gente disperata per lucrare.

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4 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Autismo, tumori e disabilità: quanto influisce l’inquinamento sulla nostra salute?

Ricordo il dr. Marfella, che dice di essere schierato dalla parte dei cittadini, a fianco al Procuratore generale di Brescia a una conferenza dove si lanciavano allarmi sui danni alla salute da inquinamento nel bresciano, accomunandolo alla Terra dei Fuochi. Platea di studenti, cioè di minori, scelta a mio parere imprudente, per non dire censurabile*. Marfella accosta l’inquinamento anche alla ”epidemia” di autismo; schierandosi a fianco all’ufficialità, incluso Mattarella, in un’operazione di creazione di malattia per via culturale. La bufala dell’epidemia di autismo da vaccini serve da standard negativo per fare sembrare scientifiche le manipolazioni sull’autismo dell’ufficialità; come Stamina al confronto fa sembrare credibili le promesse fantasiose dell’ufficialità sulla rigenerazione del tessuto nervoso. La chemio, fallimentare, viene valutata paragonandola alla follia del metodo Hamer. Su questo sito M. Mirabella, che ha gravi responsabilità per forme di deleteria pubblicità direct-to-consumer mascherate da divulgazione, sembra un difensore dell’onestà scientifica, essendo mostrato a sbeffeggiare una “raeliana”. Il dibattito è coartato a magia bassa contro magia alta. Per un esempio di terza campana, v. autismo in “Primo non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie”, Boringhieri. L’autore dopo avere diretto la nosografia psichiatrica ufficiale ne è divenuto un critico.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

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31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

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22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

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23 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “5s-Lega, Travaglio: “Conte? Chiarisca suo curriculum. Vedo molti cani da riporto trasformarsi in cani da guardia””

Ieri 22 maggio 2018 il Congresso USA ha approvato la legge “Right to try” voluta da Trump, contro il parere – fondato, anche se sua volta non disinteressato – delle società scientifiche; variante del “diritto alla libertà di cura” del quale Giuseppe Conte è paladino. Il “diritto a tentare”, è stato osservato, “esporrà pazienti vulnerabili al rischio di seri danni, incluso il morire prima e in maniera più dolorosa” (M.A. Carome, Public Citizen). Frenerà anche la ricerca di cure efficaci, sviluppate con criteri scientifici, o meno antiscientifici, a danno dei futuri pazienti. Mentre favorirà indebitamente il business. Il cambio di vocazione evidenziato da Travaglio è reciprocante: è vero che i cani da riporto ora fanno i cani da guardia. Ma quelli che si presentano come cani da guardia rivelano inquietanti congruenze con i soliti Melampo, il cane da guardia che nel libro di Collodi era d’accordo con le faine.

@ flamenco. L’angoscia per familiari malati la conosciamo tutti. Anche la pulsione a tentarle tutte è un pensiero domestico, familiare a tutti noi. Oggi però, nel terzo millennio, le conoscenze acquisite mostrano che legalizzando i tentativi disperati si crea una situazione che chiamo di “efficienze divergenti”: diminuisce l’efficienza delle cure e del trovare cure più efficaci, e aumenta l’efficienza economica, il profitto. Un affossare sempre più nella condizione di ‘vinti’ i malati, e incamerare sempre più soldi dall’altro lato. La via relativamente più efficace, e quindi la più etica, è quella razionale, anti-istintiva, non quella emotiva, che viene sollecitata ad arte e infiorettata da speculatori senza cuore.

Il problema oggi è se i governanti rappresentano il popolo o il potere. Si può fare a meno di valutare la buona fede di un candidato alla guida del paese. Lasciando ciò al frate confessore. Al cittadino è sufficiente il fenomeno, cioè l’aderenza di fatto del candidato a potenti ideologismi (appoggiati anche con mezzi criminali, posso dire) a vantaggio del potere e a danno del popolo.

Il “diritto a tentare”, argomento che fu di Berlusconi, è un pessimo affare anche in campo politico. Come in medicina, dovrebbe piuttosto vigere lo “aviation model”. Le cure e il governo del Paese dovrebbero avere garanzie tendenti a quelle che si hanno salendo su un aereo che non cadrà, e non essere esperimenti sulla pelle della popolazione.

@ elpolloloco91. Legga meglio, ho scritto che è paladino della libertà di cura. Come è chiaro dall’averla portata ad argomento nel perorare un’istanza che andava a favore di un “diritto” a che i contribuenti finanzino le truffe mediche più volgari. Dall’essersi speso nella creazione di strutture di sostegno e propaganda a favore di questo “diritto”. E dal fatto che, cattedratico, ha portato argomentazioni giuridiche a sostegno; assai deludenti. Come del resto tanti magistrati, ha ritagliato un facile caso iperuranio ignorando incredibilmente di stare ricalcando un argomento capzioso, a favore di colossali interessi illeciti del mondo terreno della malattia e dell’economia; di stare cucendo una veste giuridica, perché abbiano forza di legge, su slogan probabilmente usciti dalle grandi agenzie di public relation.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sla, “i trapianti di cellule staminali umane cerebrali sono sicuri e si potranno fare in numero illimitato””

Uno studio fase I non può provare l’ipotesi di efficacia, salvo risultati eclatanti (come i miracoli promessi per le staminali); ma può contraddirla, e questo studio appare come una falsificazione dell’ipotesi sperimentale di efficacia terapeutica. Dire che il risultato è positivo perché il trattamento non ha peggiorato la malattia, che ha proseguito il suo corso uccidendo il 60% dei soggetti selezionati, e dire che il trapianto si potrà fare illimitatamente quando per ottenere ciò che ad essere ottimisti è un intervento inutile si sono scartati 1002 pazienti su 1020 (il 98%), è un esempio di ‘research spin’, di presentazione capziosa dei risultati. Lo studio appare viziato anche riguardo all’endpoint primario della sicurezza. La mancanza di peggioramento in soggetti con tessuto nervoso già distrutto dalla malattia non prova che l’iniezione di staminali nelle corna anteriori del midollo spinale (luogo della patologia) sia sicura, come invece scrivono gli autori. Se si vuole verificare se un intervento potenzialmente demolitivo su linee telefoniche non causa danni non è un buon disegno (similmente agli studi affetti da ‘immortal time bias’) considerarne l’effetto aggiuntivo su linee telefoniche già abbattute da una bufera.

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20 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eleonora Bottaro morta di leucemia, i genitori condannati per aver rifiutato la chemioterapia. La madre: “Rifarei tutto””

Sentenze del genere sarebbero benefiche se la medicina e la magistratura operassero, al contrario di ciò che avviene, in modo da separare nettamente le cure oneste e razionali da quelle disoneste e irrazionali. Né la diffidenza per l’oncologia ufficiale né gli avvisi contro le terapie alternative sono infondati. Nel buon governo sia cure pazzoidi come quella Hamer, sia cure “scientifiche” in realtà volte al profitto a danno del paziente sono bandite. Nel cattivo governo si lasciano entrambe e si fa credere – anche con una magistratura troppo credulona o troppo amichevole col business biomedico che sfruttando una eccezione manda un messaggio generale – che il discrimine sia tra le cure alternative, che sono palesemente sballate, e cure ufficiali, che non sono razionali e oneste come dicono, arrivando a usare come moltiplicatore di profitto i pesanti effetti avversi. Le persone, se lasciate senza guida onesta, e indotte a credere alla “libertà di cura”, la perniciosa illusione – voluta dal business e propagandata qui dai magistrati – di poter scegliere da sé, nel tentativo di trovare una via si alterneranno tra la padella e la brace; perdendo le parti valide della medicina ufficiale; o cadendo in cure ufficiali inefficaci e pesanti. Il pubblico dovrebbe rifiutare la “libertà” di scegliersi il guaritore, e con essa il caveat emptor, e pretendere invece una unica medicina cui potersi affidare, onesta e razionale, depurata da predatori e commensali grandi e piccoli.

22 giugno 2019

La sentenza è arrivata nella “giornata nazionale” delle leucemie. Una condanna della magistratura è un efficace strumento di marketing e propaganda (Jasanoff); meglio, di persuasione, data la minaccia che contiene. Il giorno dopo a Torino i medici del Civile di Brescia sono stati assolti in secondo grado dalle già annacquate accuse per Stamina. Il comportamento consapevole dei luminari di uno dei maggiori policlinici universitari d’Italia non è stato meno ciarlatanesco, cialtronesco, malintenzionato e dannoso dell’inganno nel quale si sono ficcati i genitori puniti a Padova. Ma Stamina, patrocinata dall’avvocato oggi premier Conte, è la versione italiana di una frode propagandistica* in atto anche in USA e altrove; alla quale magistrati di tutta Italia hanno partecipato. Il procuratore di Milano Greco ha espresso stupore per lo scandalo CSM, aggiungendo che “i magistrati del Nord” quelle cose non le fanno. Al Nord diversi medici e magistrati si limitano al gioco grande, i servigi ai massimi poteri; blindati da rischi, date le protezioni sia occulte sia ideologiche. Chissà se il PM Greco, esperto di reati finanziari, ignora anche che le manipolazioni della medicina come queste hanno una natura, e una struttura, finanziaria. Frodi quotate in Borsa, che sfruttano la copertura e la libertà di azione della medicina; la più bassa espressione delle arti della finanza, per il sangue di cui grondano e per il volume.

*v. ‘Stamina come esca per le frodi della medicina commerciale’.

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8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

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Blog de Il Fatto

14 gennaio 2020

Commento al post di M. Martucci “Cellulare e tumori, una sentenza conferma il nesso. E ora la posta in gioco è sempre più alta

Il settore biomedico è il più corrotto (Braithwaite, Gotzsche); la medicina, col suo potere persuasivo come pratica antropologica e l’intricato versante tecnico rende facile e sicuro nascondere danni reali e inventarne di falsi. Non si dice al pubblico del previsto “tsunami of iatrogenic harm” (Mandrola) da app mediche degli smartphone*; mentre si agita un rischio cancro aiutando così sia le sovradiagnosi di cancro a fini di lucro, sia interessi extramedici.

Impressiona come e quanto i magistrati siano partecipi. Es. a Brescia e Torino oltre a decretare un nesso cellulari-neoplasie sono già stati determinanti per Stamina, la truffa pro Pharma**, modulando il loro intervento massimizzando l’effetto disinformativo a danno della tutela della salute e coprendo le spalle ai responsabili istituzionali.

Disgustato, anche dalla promiscuità dei magistrati, mi rifugio nelle letture sulle buone pratiche di ricerca. Ma non c’è scampo: il libro di A. Field ‘An adventure in statistics’, Sage 2016, considera la sentenza nostrana sul cancro da cellulari -“In October 2012 Italy’s highest civil court supported Innocente Marcolini’s claim…. “ – per spiegare il metodo scientifico. Come esempio negativo. Il nesso che la nuova sentenza conferma è quello tra magistrati e medicina fraudolenta.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

bobovitz: “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”
Sinceramente, hai mai pensato di consultare uno bravo?

@ bobovitz. Un modo per vendere un prodotto che non funziona è raffrontarlo con uno ancora peggiore. Ciò è stato fatto per le promesse miracolistiche sulle staminali ufficiali, facendo spuntare e crescere versioni cialtronesche di cure miracolose con staminali; in USA si sono registrati tanti casi. In Italia abbiamo avuto Stamina. Non credo che uno psichiatra onesto considererebbe questa tesi motivo per intraprendere cure. Stamina è stata lanciata a Brescia dal più grande ospedale pubblico, sede universitaria, della regione modello per la sanità; essendo il rettore dell’Università di Brescia, Pecorelli, presidente dell’ente per il controllo scientifico dei farmaci, l’AIFA. Forse uno bravo vedrebbe comportamenti psicotici nelle istituzioni responsabili. Lasciando da parte la psichiatria, “tu sei matto” è l’argomento dei borsaioli colti in flagranza.

bobovitz: Vedo che non hai seguito la vicenda Stamina (o l’hai seguita ma non l’hai capita), motivo per cui passo oltre.

@ bobovitz. Capire una truffa è decostruirla e ricomporla (ci si riesce se si possiedono sufficienti conoscenze sul merito e le circostanze). Il primo passo è proprio non accettare la storia che presenta. Storia che a volte ha più di un livello. Es. non credere all’imbonitore che per accattivarsi la fiducia sbugiarda, dicendo il vero, un astante che in realtà è il suo compare. Ma queste cose non le devo certo spiegare a te.

15 gennaio 2020

Commento al post di L. Gaita “Cellulari e tumori, gli scienziati discutono su sentenza. Polichetti (Iss): “Studi non sufficienti per un verdetto così”. L’Isde: “Nessun stupore””

Uno dei criteri classici di causalità in epidemiologia (Bradford Hill) è la presenza di correlazione dose-risposta. Es. più sigarette si fumano più aumenta il rischio di cancro del polmone. Qui abbiamo, nella comunicazione al pubblico, una correlazione inversa. Si tace degli effetti cancerogeni accertati da radiazioni EM ad alta energia, quelle da TAC*, ionizzanti, capaci di alterare il DNA; e della insufficiente attenzione a questo pericolo nel prescrivere esami radiologici**. Mentre si cerca a tutti i costi di fare figurare un simile effetto, nonostante l’evidenza cercata e non trovata, delle radiazioni a bassa energia. L’inversione della correlazione dose-risposta può essere considerata come indice di disinformazione. Qui è associata al silenzio anche sui danni autentici da cellulari, quelli iatrogeni da app mediche***. Quel che è peggio alimenta l’allarmismo che favorisce le lucrose sovradiagnosi di cancro. Mette la credibilità delle sentenze al servizio del perverso marketing biomedico; e scredita una magistratura già collusa rispetto ad una ricerca biomedica che il business, dopo averla resa strumento di frode, vuole sia riconosciuta come supremo legislatore e suprema magistratura.

*Overall Cancer Incidence 24% Greater for Those Exposed to CT in Childhood or Adolescence. BMJ, 2013.
** Personalized and Conscientious Medical Imaging. To Image or Not to Image. Jama, 2017.
*** Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

18 gennaio 2020

Commento al post di P. Gentilini “Cellulare e tumori, la sentenza di Torino è una pietra miliare. Per me una boccata d’aria”

Gli ideali vanno a male, e il liberismo accelera la putrefazione. Es. da Gramsci a Renzi. Gotzsche, parlando della degenerazione della Cochrane, da lui cofondata e che oggi l’ha espulso, riporta come ogni singola ONG crescendo finisca con l’operare in maniera diametralmente opposta ai fini per cui fu fondata. Da Tomatis – pure lui cacciato da ciò che fece grande – che combatté la cancerogenesi da prodotti industriali, ai “medici per l’ambiente” che non fanno pulizia in casa propria, la medicina, ma usano l’inquinamento come spauracchio per aumentare la sporcizia domestica delle sovradiagnosi di cancro. Il livello di conflitto di interesse e di corruzione in medicina è da non credere, dice Gotzsche nel descriverlo. Ma magistrati che parlano di conflitti di interesse qui mi ricordano, oltre a Manzoni “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti”, Iago che dice a Otello “Guardatevi dalla gelosia, mio signore”: ne osservo da anni gli interventi in campo biomedico, e posso mostrare come nelle operazioni di suggestio falsi e suppressio veri a favore del business biomedico ci si tuffino e ci sguazzino. Anche in questo caso, dove mentre si dice di opporsi alla corruzione ci si arrampica sui vetri per lanciare un allarme inconsistente che favorisce le sovradiagnosi di cancro e depista dai cancri veri da radiazioni ionizzanti da esami radiologici e dai danni iatrogeni da app biomediche degli smartphone.

@ Valter Fiore. Lo spiega es. il cardiologo Mandrola*, che in precedenza ha definito uno “tsunami of iatrogenic harm” gli effetti da attendersi da app mediche. V. anche Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

E sui cancri dalle radiazioni ionizzanti delle TAC non necessarie? La testimonianza giurata di non conoscenza da parte di una persona competente come lei è effetto dell’impostazione commerciale, che fa intraprendere e diffondere le cosiddette ‘fishing expeditions’ per acchiappare una pagliuzza essendo omertosi sul pilone da viadotto appenninico.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018. Screening for Atrial Fibrillation Comes With Many Snags. JAMA, 7 ago 2018.

@ Valter Fiore. I wearables e la relativa disinformazione aggiungono, sfruttando la ‘gizmo idolatry’, un ulteriore livello di generatori di sovradiagnosi e quindi di danni iatrogeni alla salute; la cui responsabilità piuttosto che agli ipocondriaci va addossata agli organi regolatori, e a chi ne intasca i benefici, medici “scocciati” inclusi. Le CT scan inutili non sono solo uno spreco. Causano malattia e uccidono, per cascade effects da incidentalomi e anche per effetto diretto provocando cancri. La medicina difensiva è una scusa, e un illecito*, per giustificare gli interessi di lucro di una medicina che è tutta privata, nelle impostazioni e nella dottrina: anche la medicina pubblica oggi è il terminale pubblico di una medicina privata. Le indicazioni e le prassi sono dettate, complici i politici (e magistrati), dal business; che ne raccoglie i profitti, anche indebiti, tramite il prelievo fiscale**. Da qui la recente simpatia per la medicina “pubblica” dei pescecani del business biomedico. “Fishing expedition” in biomedicina è un termine dispregiativo che indica il cercare di produrre risultati a tutti i costi; con mezzi scorretti come l’abuso delle subgroup analysis e il p-hacking. Lei applica la comune confusione tra exploratory e confirmatory research, che è come fare passare la raccolta di voci su eventuali reati per il verdetto di condanna della Cassazione.

*V. La medicina difensiva come scusa e come illecito.

**V. Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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25 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, trapianto di staminali cerebrali umani in 15 pazienti. In valutazione effetti terapeutici”

“Scevra da qualunque problematica etica o morale” ? L’elenco di tali problematiche è in realtà lungo. Es.:

1 Conflicts of interests: “Potential profits from stem cell interventions are massive, and may incentivize investigators to overstate successes or underreport adverse events”.
2 Informed consent: Once stem cells are implanted, patients cannot be guaranteed the right to leave a trial, due to possible migration and growth of cells.
3 Risk-benefit Ratio: Benefits unclear from current animal model studies, risks include both those of surgery and of the stem cells themselves.
4 Patients are also vulnerable to sensational claims made in the media by proponents of stem cell interventions.*

5 Uno dei temi tipicamente evitati dai bioeticisti: l’etica della plausibilità biologica. E’ improbabile che una patologia progressiva, a localizzazione multifocale e imprevedibile, nel più denso, intricato e irrecuperabile dei parenchimi possa curarsi con un trapianto. E’ invece plausibile che le definizioni di comodo e le fluttuazioni della sclerosi multipla facciano figurare successi spuri.

6 La pratica letteralmente criminale di eliminare le voci di dissenso tecnico. La “purezza” vantata richiama le frequentazioni del suo certificatore, il rappresentate del Vaticano Paglia, con il rappresentante dei magistrati Palamara; e ambienti connessi.

* Ethical clinical translation of stem cell interventions for neurologic disease. Neurology, 2017.

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13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

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2 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Stamina 2, assolto in appello il pediatra Marino Andolina: “Non sono felice, penso a tutti i morti” “

Sarà contento tra gli altri “l’antisistema” Ingroia, che lo candidò 1. Andolina, in armonia con la concezione della legalità di ambienti ai quali è legato 2, affermava che “chi si oppone alla terapia Stamina va perseguito per legge” 3. E’ stato accontentato, applicando “codici” di quelli da loggia trapanese: chi è stato fermato è chi ha indicato la mano dei grandi interessi della biomedicina in una ciarlataneria da due soldi trascinata per anni e anni da medicina ufficiale, magistratura e media 4. Così come non è stato senza conseguenze – conseguenze di natura simile a quelle che hanno lasciato Messina Denaro imprendibile per 30 anni – indicare alla magistratura che l’avere permesso la truffa Stamina nel più grande ospedale della Lombardia, dominus il capo dell’AIFA che portò da Washington gli ordini sui vaccini, ha rilevanza per la localizzazione nello stesso distretto di Corte d’appello dell’anomalo picco di mortalità del 2020 che è servito da giustificazione delle leggi marziali irrazionali e nefaste; e per la nomina di Crisanti, Imperial college, a consulente dei PM 5. Certe scelte di consulenti, es. Tumbarello, parlano più delle sentenze.

1 Gli strani “compagni di letto” di Ingroia.
2 Truffa Staminali, Andolina “ho lavorato per i servizi segreti”. Giornale di Brescia 25 mag 2021.
3 BresciaToday 17 feb 2013.
4 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
5 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Inchiesta sui tamponi rapidi, a processo ex primario e la dg dell’Azienda Zero (Regione Veneto)

C’è un’analogia con lo schema Stamina*: si persegue un illecito per avvalorarne un altro, ufficiale, preso come standard corretto; preso apoditticamente allora, e contro l’evidenza a posteriori oggi. Qui lo standard da mantenere sacro è la nefasta versione Imperial College-Crisanti su come contrastare la pandemia recludendo il Paese in un sanatorio; con le misure dettate da Crisanti in Veneto messe a fare da falsa riprova rispetto alla strage in Lombardia orientale causata dalla poca fede nel Verbo, sempre secondo il copione**. Standard che dati i morti che sono serviti alla sua dimostrazione dovrebbe essere oggetto di indagine, di una magistratura che invece lo dà per sacro dall’inizio, partecipando così a una manipolazione dove tutte le parti istituzionali sono pupi e servono la stessa morale della storia.

Ho appena finito di leggere “I soldi della P2. Sequestri, casinò, mafie e neofascismo: la lunga scia che porta a Licio Gelli” (A. Beccaria, F. Repici, M. Vaudano; 2021, editoriale il Fatto quotidiano). Descrive come la magistratura ha “dragged her feet”, favorendo l’impunità sui mandanti dell’uccisione di un suo valoroso esponente, Bruno Caccia. E aiuta a comprendere la reale consistenza della magistratura davanti ai delitti commissionati da mandanti di massima scala.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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4 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Francesco su Rai 1: “Le apparizioni della Madonna? Non sempre sono vere”. È la prima volta nella storia che un Pontefice è ospite in uno studio tv” “

I miracoli sono un’immagine platonica netta e ben delineata, che siamo predisposti ad accettare come vera: wishful thinking. Esprimono una concezione poco rispettosa della divinità, dipingendola come una specie di capobastone o di politico locale che può salvare o no a seconda di quanto lo si prega.

Tra le incongruenze logiche, una divinità farebbe in modo di mostrare come inequivocabile il suo intervento. Non ci dovrebbe essere bisogno di accertamenti, commissioni, etc. Si ricorre allora a trucchi da imbonitore. Incluso quello dello standard negativo: riconoscendo per truffaldine sceneggiate del genere di Trevignano si legittima il potere di dichiarare miracoli “veri”. Come ribadisce qui Bergoglio.

Lo standard negativo è usato anche per i miracoli laici. Ricordo i cori degli ultrà del Brescia con lanci di bengala davanti al duomo pro Stamina, la truffa grossolana che ha legittimato le promesse di miracolo delle staminali ufficiali; sulle quali anche il clero ha interessi. C’è il wishful bias anche per i miracoli laici: il presidente della Corte d’appello che ha lasciato impunito l’inoculo della ridicola truffa Stamina nel SSN ha di recente ammonito contro l’accusare i medici senza avere le competenze tecniche; e allo stesso tempo li ha lodati come magnifici per il covid, nonostante le caratteristiche iatrogene della strage covid locale, mostrando di sentenziare a sentimento, come minimo.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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23 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni Covid per ottenere il green-pass: la Procura di Ravenna chiede il rinvio a giudizio di 227 persone”

In Svezia tali accuse sono impossibili, in assenza dei ricatti mafiosi di Stato (senza che si siano verificate le sciagure minacciate da Mattarella e c. per giustificarli). I giudici svedesi hanno invece condannato a 2.5 anni un luminare italiano, Macchiarini (The deadly legacy of a stem cell charlatan. BMJ, 21 giu 2023).

In Italia i magistrati sono zelanti nel punire chi elude l’esproprio del proprio corpo, e assolvono i luminari che hanno introdotto la ciarlataneria Stamina (1) nel SSN agli Spedali Civili di Brescia (assolsero anche Macchiarini). Non solo. Il presidente della stessa corte che ha assicurato l’impunità alla ciarlataneria bresciana sulle staminali – e presidente di Magistratura democratica – propugna una “vicinanza” tra magistrati e medici (2). Come Nordio (3). Non solo. Magistrati e forze di polizia perseguitano, con sistemi che dovrebbero essere materia per le loro DDA, chi denuncia frodi ufficiali “deadly” come quelle di Macchiarini e Stamina e quelle deadly sul covid.

I nostri magistrati sono attratti dalla capacità di trasformare il crimine di alto bordo in legge data da una medicina zombie, catturata dal peggior liberismo. Ma per contribuire alla metamorfosi, con un diritto zombie, non per opporvisi.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
2 Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.
3 Processi, più tutele ai medici. Nordio: filtro come per i giudici. Corsera, 19 ott 2004.

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13 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Travolge il barista con l’auto ad Alba: “Sei vaccinato”. Ora è indagato per tentato omicidio: il video”

Oltre che definire i torti e le circostanze, si dovrebbe considerare tra le ipotesi che questo scontro tra due dissennati – e altri che forse seguiranno – che nella forma in cui è riportato dai media fa da bilanciamento alle infamie provax, sia stato più o meno indotto, se non concordato. Come ai tempi, che ci si illude siano passati, degli “opposti estremismi” pilotati dal Viminale. Ho un filmato di quando sono stato gratuitamente aggredito e ferito a colpi di rastrello nell’entrare a casa. Mostra che uno degli aggressori dice di avere avuto istruzioni dai CC su come agire. Non ho reagito, evitando la rissa. Ho solo chiamato il 118. Aspetto ancora spiegazioni da magistratura, CC e Comune di Brescia (dopo l’accaduto, e dopo fanali spaccati e auto graffiata, gli aggressori hanno sostenuto che quello non fosse suolo pubblico, in quanto il Comune l’avrebbe affidato a loro; nonostante non vi fosse alcun cartello; quando chiedo di nuovo spiegazioni mi arrivano multe anomale, sanzioni costruite ad arte, etc.). In quel periodo avevo descritto come Stamina fosse una frode grossolana, come al Civile di Brescia l’avessero immessa nel SSN per propagandare le grandi promesse sulle staminali ufficiali, e come la magistratura reggesse il gioco.

Purtroppo, con l’operazione covid, nella quale sono implicati, i magistrati hanno preso la mano, insieme ai giornalisti, nel burocratizzare il loro ruolo, assumendo veline da Minculpop come verità acquisita e procedendo di conseguenza.

@ Hobbes. Quanti ricordi, eh? A proposito di città del Piemonte, ci sono equivoci peggiori. Es. tra il tartufo fungo e il tartufo tipo umano: “Tempo d’esami. Tema in classe «Descrivete la differenza fra il tartufo di Alba e il tartufo di Molière»” (Marcello Marchesi).

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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Vedi anche:

28 novembre 2023. Due giorni in Questura. L’affinità tra la Sindaco di Brescia Castelletti e la Vicepresidente del Senato Ronzulli. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Quando la frode sta nel respingere i miracoli

I rintocchi funebri del marketing medico

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica

 

La legalità come finestra

1 May 2014

29 aprile 2014

Blog di A. Giannuli

Commento al post di S. Palidda “Gli abusi delle forze di polizia e la “civilizzazione della guerra”

 

Mi pare che ci sia un interesse politico di intimidire i cittadini mostrando loro che le forze di polizia sono capaci di commettere azioni violente e illegali; esibendo casi eclatanti, come i pestaggi mortali di soggetti indifesi. Ma gli abusi e le soverchierie sono di vario genere, e spesso restano sotto l’orizzonte mediatico. Parlando di abusi di polizia, e di abusi della magistratura, trovo utile il concetto di legalità non come soglia ma come finestra. Lungo un asse verticale di comportamenti a valore etico e politico crescente, polizia e magistratura si occupano di mantenere i comportamenti dei singoli e della popolazione tra due limiti, quello inferiore, che corrisponde a ciò che comunemente si intende per soglia di legalità, e quello superiore, sopra il quale i comportamenti, positivi o encomiabili sulla carta, lo sono un po’ troppo nella realtà, e vanno quindi fermati, perché contrari all’assetto generale della società e della economia. Presidiando la soglia inferiore e quindi proteggendoci dai “ladri”, “guardie” e magistrati ottengono da noi legittimità e consenso; proteggendo la soglia superiore ottengono i favori dei poteri forti.

Il concetto che polizia e magistratura si occupano anche di reprimere, con abusi, omissioni, parzialità, false rappresentazioni dei fatti e altri mezzi obliqui, comportamenti in sé eccessivamente onesti o eccessivamente consequenziali rispetto ai valori costituzionali, aiuta a spiegare molte loro posizioni. Linearizzando quella che Palidda chiama “l’anamorfosi dello Stato di diritto”, si potrebbero costruire grafici qualitativi delle finestre di legalità per ogni settore di attività, caratterizzandoli per livello medio e ampiezza della finestra. Io lo vedo nel mio settore, la medicina, un settore di primaria importanza dell’economia che deve il suo successo economico in gran parte all’uso di suggestioni antropologiche che spesso sono indistinguibili dalla truffa, e che quindi necessita di impunità e di repressione del dissenso per operare e crescere. In questo campo la finestra è spostata verso il basso e ha una soglia superiore bassa, così che crimini di alto livello sono attivamente protetti e favoriti da polizia e magistratura. Anche perseguitando chi denuncia; quelli che nel 1956 Calamandrei, nell’arringa difensiva per Danilo Dolci, chiamò “insopportabili importuni”.

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

15 March 2014

14 marzo 2014

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Tahir, Maidan, Caracas, Taksim, Atene, forconi, indignados, Ows… ma che movimenti sono?”

Il prof. Giannuli mette in guardia dal credere che i sommovimenti che a orologeria si presentano nel mondo siano frutto solo dei servizi: che si limiterebbero a innescare le polveri. Questo è un truismo: non si può fare il pane senza la farina, e la qualità del pane dipende dalla farina di cui di dispone. E certe ricette peggiore è la qualità degli ingredienti meglio riescono. Ricordo, bambino, a Siena, allo Stellino, su un muro una scritta i cui caratteri erano più alti di me: “CALABRESI ASSASSINO”. Restò lì per mesi. I senesi sono gente tranquilla; ma tanti di loro, come in tutta Italia, fecero come fa un carico libero nella stiva, che più la nave si inclina più la fa sbandare. Mi chiedo a volte come si creò una mobilitazione, che raccolse gente semplice, i tanti immancabili conformisti e opportunisti, ma anche intellettuali sinceri e di valore, contro Calabresi, instaurando il clima che portò all’omicidio. La risposta che mi do è che siamo in una condizione di minorità, prima di tutto conoscitiva, su questi meccanismi.

Mi pare, in termini aristotelici, che il prof. Giannuli evidenzi un po’ troppo le cause materiali e formali a scapito delle cause efficienti e finali. Non seguo molto la politica internazionale, ma ho occasione di osservare, e toccare con mano, fatti nostrani che mi danno un’idea di come certe sommosse possano essere sollevate. Vedo nel mio campo, la medicina, come sia possibile tramite i media, e istituzioni compiacenti, creare delle contese, dove si individua un male, a volte vero a volte immaginario, e si spinge l’opinione pubblica a combatterlo, ma in nome di una soluzione che è ciò che il potere voleva ottenere, e che è un altro male, a volte peggiore (Ilva, elettrosmog, Stamina, Avastin-Lucentis, etc; v. il mio sito). Vedo come in Italia ciò sia al servizio di un lento movimento eversivo che porterà la medicina ad essere un’attività industriale fondamentale, con i corpi dei cittadini che faranno sempre più da materia, prima, cioè da supporto per consumare in maniera pretestuosa prodotti e servizi medici inutili e nocivi.

Vedo anche su scala minima, a Brescia dove vivo, come la pratica di creare dal nulla tensioni e bersagli, e di orientare le une verso gli altri, sia nella città che si dice ferita dalla strage un’attività strutturata e vigorosa, che si avvale di tecniche di guerra psicologica sofisticate, e dell’opera illegale, oltre che dei servizi, delle istituzioni “in chiaro”, che sono affiancate ai servizi nella subordinazione a quei poteri dei quali i servizi sono il braccio. E di come sia facile servirsi del “carico libero”, le persone comuni; cioè di come con le masse popolari, analogamente alle masse fisiche nella stiva di una nave, si possa allestire un sistema a feedback positivo, dove togliendo alcuni fermi, ungendo qualche rotella, assestando qualche spinta, si può fare lentamente inclinare una situazione e tenerla “ingavonata”, o arrivare a provocare un naufragio.

Parlare del ruolo di zavorra libera delle persone comuni, e di quello poco appariscente ma determinante di istituzioni “pulite” nei disegni eversivi geopolitici o economici, a cominciare dal rimaneggiamento in corso nel nostro Paese, richiede più coraggio e impegno intellettuale che l’attribuire tutto a potentissime e arcane strutture segrete che dominerebbero il mondo, o ai soliti “spezzoni deviati”. O a vaghe combinazioni di servizi e volontà popolare. La gente, inclusa quella che riveste cariche pubbliche, è quella che è: manipolabile, toccando le corde giuste. Ma sull’arte e sui mezzi della manipolazione, e sulle responsabilità colpose e dolose di coloro che istituzionalmente l’eversione dovrebbero prevenirla e non aiutarla, sappiamo molto poco. Gli specialisti dovrebbero studiare questi aspetti, come una causa primaria, anziché minimizzarli come un fattore tra gli altri.

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26 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Parigi, la Marsigliese è un inno alla guerra. Possiamo usarlo come ‘canto della libertà’?

“Al suono della Marsigliese ridotti da cittadini a ostaggi

La colonna sonora della scorsa settimana è stata l’inno della Marsigliese, suonato in tutte le salse ed in tutte le occasioni; ciò, si è detto, per “solidarietà” nei confronti del popolo francese. In realtà la riproposizione dell’inno della Rivoluzione Francese del 1789 ha finito per assumere una valenza simbolica molto più profonda, ed anche molto meno rassicurante.
La Rivoluzione Francese, almeno ai suoi inizi, aveva proposto un’idea di cittadino non come semplice soggetto di diritti e doveri, ma come vera e propria funzione della Repubblica. In tale concezione, il cittadino si poneva come controllore assiduo della legalità e della legittimità degli atti del governo e dell’amministrazione. Già nei decenni successivi questo ideale si annacquava tramite la mediazione della stampa, che trasformava la cittadinanza in “opinione pubblica”, la cui presunta funzione di controllo diventava così controllabile.
Gli avvenimenti di queste ultime settimane configurano un modello di potere addirittura opposto a quello del 1789, dato che il cittadino si ritrova retrocesso al ruolo nemmeno di suddito, ma di ostaggio da parte di un potere che pretenderebbe di porsi come protettore e difensore di una popolazione che esso stesso minaccia con le sue proprie iniziative spericolate.” (Da: Comidad, 26 nov 2015).

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v. anche:

Giustizia per Piazza Loggia
Milizie bresciane
Nuove P2 e organi interni
Il tolemaicismo politico
La corruzione ghibellina di magistratura e polizia

Bayes. Il verosimile e il plausibile

13 March 2014

11 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Casa Colosseo, Scajola “inconsapevole”. La cricca “voleva condizionarlo”

La formazione delle conoscenze è modellizzata nel teorema di Bayes; dove si distingue tra “verosimiglianza” e “plausibilità”. Forse tale distinzione andrebbe adottata anche nella valutazione degli illeciti “a insaputa”. La plausibilità riguarda le conoscenze a priori; la verosimiglianza quella sulle nuove informazioni che ad essa si aggiungono. Anche una verosimiglianza elevata della tesi innocentista può portare al falso se poggia su una plausibilità bassa, ed è affiancata da una buona verosimiglianza dell’ipotesi opposta (qui che Scajola sapesse che stava comprando al 35% del prezzo). La plausibilità è data dalle conoscenze a priori di Scajola: sui prezzi delle case che cercava e sulla possibilità di ricevere favori per corromperlo o condizionarlo. Ammettiamo, per non offenderlo, che la plausibilità che non sia uno sprovveduto e sia consapevole di quanto costano le case di lusso, e delle insidie della politica, sia del 99%. Traduciamo il “non inverosimile” della sentenza in un 30% di probabilità che a una sua ignoranza sui prezzi e le trappole si sia aggiunto un ulteriore disinteresse sulla convenienza dell’acquisto; e in un generoso 50% la verosimiglianza che, pur scafato, non si sia accorto di un regalo da 1.1 milioni di euro. La probabilità che Scajola, ministro dell’Interno, sia così fuori dal mondo resta dello 0.6 percento. In questi termini, come cittadini si è legittimati a continuare a non credergli, e a dubitare della sentenza.

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Applichiamo invece probabilità realistiche. Probabilità che Scajola sappia quello che fa quando acquista una casa e tratta affari che lo espongono al rischio di ricatti: 99.9%. Probabilità che, essendo uno distaccato dalle cose materiali, si sia inoltre fatto grossolanamente ingannare in questo caso: 10%. Probabilità che pur essendo accorto come crediamo sia, abbia agito col candore di Heidi come dice: 1 su 1000. Le probabilità che Scajola, sprovveduto o adeguato, fosse in buona fede, assommano comunque allo 0.1%. Le probabilità che ci abbia marciato sono del 99.8%. I magistrati non dovrebbero usare la “verosimiglianza” come passepartout retorico. Davanti a proteste di verosimiglianza dovrebbero considerare anche la plausibilità, e il rapporto tra di loro.

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13 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Vannucci “Casa al Colosseo: magari Scajola sapeva di non sapere

Le signore esperte, come quelle che tengono una rubrica di consigli nei giornali femminili, spiegano alle ragazze che ancora non lo sapessero che accettando da un uomo facoltoso il regalo di un gioiello di valore, regalo fatto apparentemente senza ragione proporzionata, accettano anche di dargli accesso a quel loro “gioiello”. Nei manuali di “business ethics” statunitensi è descritta la tecnica del regalo per creare un’obbligazione, e come occorra sottrarvisi se si vuole restare integri (McKay Q. The bottom line on integrity. Gibbs Smith, 2004); e questo noi, forti della antica cultura italica, e non digiuni delle pratiche avvolgenti da sottobosco, quando non paramafiose, non abbiamo bisogno di apprenderlo dai libri degli americani. Non è improbabile che uno Scajola non sapesse che i doni, soprattutto alcuni, poi esigono una contropartita? Vedi nel mio sito “Bayes. Il verosimile e il plausibile.”

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27 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ciccozzi “Sentenza Grandi Rischi: sacralità della scienza o impunità istituzionale?”

La sensibilità è la capacità di riconoscere i positivi; la specificità, di riconoscere i negativi. Per ragioni culturali e di interesse, in medicina vige una falsa sensibilità della diagnosi: i medici, il pubblico e i magistrati considerano più grave l’omessa diagnosi che il falso positivo. Oltre alle procedure diagnostiche anche la ricerca è tarata e distorta verso il falso positivo.Tutto ciò, dannoso per il paziente e fatto a fini di lucro,è imputabile anche a una carenza di ragionamento bayesiano, che è fondamentale in una scienza onesta e nelle oneste decisioni cliniche.

Questo processo invece è su un caso di falsa specificità, di specificità falsamente elevata, della diagnosi. I magistrati di primo grado hanno applicato un corretto ragionamento bayesiano; dando una lezione di scienza ai fan della scienza. Molti scienziati, o perché punti sul vivo due volte, nell’interesse corporativo e nella dottrina, oppure perché poco intelligenti, rispondono confondendo tra il non poter prevedere il verificarsi del terremoto per carenza di sensibilità dei mezzi disponibili, e il prevedere il suo non verificarsi da falsa specificità, il falso negativo deliberato, da cattivo uso volontario delle conoscenze e informazioni.

Si invoca da più parti, nella ricerca biomedica, di recuperare il valore perduto del dato negativo. Se i giudici tenessero duro sarebbero benemeriti anche perché riaffermerebbero la pari dignità epistemologica ed etica del dato negativo.

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@ Paolo uno. L’arroganza, che fa dire “è così e basta”, della quale lei è un esempio in formato mignon, gioca dei brutti scherzi quando, abituati a fare i prepotenti con le persone, si pensa di potere prendersi certe libertà anche con la probabilità, che è un cattivo cliente.

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@ Paolo uno. Lei mostra così tanto impegno nel buttarla in caciara da portarmi chiedere se il suo sia un hobby o un’occupazione.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Tipaldo “Commissione Grandi Rischi, quando la scienza trema /2”

Per Tipaldo l’accertamento del nesso causale è stato scientificamente carente: mancano tra l’altro studi statistici sulla popolazione per poter dire che le vittime siano state influenzate dalla rassicurazione. E’ un’applicazione della “sottodeterminazione delle ipotesi” (Duhem), con la quale si possono sempre negare perfino proposizioni scientifiche. L’usò anche il vescovo di Padova, rifiutando di guardare nel cannocchiale di Galilei sostenendo che le macchie lunari dovevano essere un artefatto da strumento difettoso. E qui non si tratta di scienza. Ma di una comunicazione tecnico-istituzionale al pubblico. Alla quale va applicato il livello di determinazione proprio di tali comunicazioni. Altrimenti si può sostenere che mancano le audiometrie che mostrino che le vittime non avessero problemi di udito, e così via; e nessuna comunicazione sarebbe mai colpevole (specie se le vittime non possono più parlare). Mi pare un riaffermare il diritto di alcuni al libero uso del latinorum scientifico. La “scienza” – la scienza cortigiana – trema, ma di rabbia, perché è stata messa in dubbio la sua superiorità, che ora subito riafferma sfondando il buon senso e prendendo per il collo il diritto. Tribunali a parte, è chiaro che sono state fatte cose da galera. Per interessi particolari, pensando che ciò che era possibile non si sarebbe verificato, si è scelto di non dire la verità: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero” (Stevenson).

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@ G. Tipaldo. Ho letto. Lei nella valutazione degli effetti delle informazioni sulla popolazione non fa uso della statistica, ma del lirismo, quando si tratta degli allarmi di Giuliani: “grida in una fertile oasi mediatica” “ordigno mediaticamente caricato”. Lei aggiunge che quindi è da ritenere “razionalmente comprensibile” il comportamento di Bertolaso. Non mi pare. Se non si è d’accordo con gli allarmi di un outsider, posizione legittima, è razionale, ed obbligatorio per legge ed etica, ignorarli in sede di valutazione dei rischi e delle conseguenti indicazioni sulla sicurezza alla popolazione. Non è razionale e comprensibile, né legale o etico falsare valutazione e informazione sulla sicurezza per screditare l’intruso; puntando, come se si stesse giocando a un gioco d’azzardo, sulla non occorrenza dell’evento. Giuliani potrà essere discutibile, ma gli esperti e chi rappresentava lo Stato e doveva tutelare i cittadini si sono dimostrati incoscienti e meschini.

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@ Ricercatore italiano.

“Nonostante quello che dicono i giornali, e le loro mamme, molti ricercatori sono stupidi” (Jim Watson).

“Ho leccato il sedere quando c’era da leccarlo”: Enzo Boschi. (La Stampa, 8 set 2008). Il suo maestro o il suo modello, immagino, ricercatore italiano.

Non conosco Boschi. Credo che sia tecnicamente competente; che qui è un’aggravante. Ma conosco l’ambiente dei baroni. E, cosa ancor meno gradevole, la composizione umana dei loro codazzi. Che comprendono gente pronta a insultare con battute da piazzista chi presenta argomenti: priva di rispetto anche per la propria funzione. Le sue esibizioni da ricercatore, quale lei dice di essere, sono utili per capire come sono andate le cose. Lei coi suoi interventi rappresenta bene la figura del portaborse, dove l’insulto gratuito e cialtronesco è un aspetto di una medaglia che sull’altra faccia ha virtuosismi di lingua da schioccatore di Brisighella. Quelli come lei così fanno carriera, e occupato un posto degno del volume di elio che li riempie poi fanno danni; come quelli del genere di cui si tratta qui.

Non sono nella carriera accademica, né mai ci sarò. Non si preoccupi. Chi si dovrebbe preoccupare è il contribuente, se i suoi soldi vanno a pagare come ricercatori scientifici ricercatori della pagnotta come lei.

Poveri morti dell’Aquila. Non solo le abitazioni, ma anche le istituzioni dovrebbero essere antisismiche, invece che essere fatte del materiale che lei così bene rappresenta.

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Censurato. @ Paolo Uno. No, ma mi interesso dei rapporti tra scienza, malaffare e istituzioni. Posso chiederle chi è il suo datore di lavoro (come troll)?

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2 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Margottini “Corsi de il Fatto Quotidiano: da Human Technopole a Xylella, per le inchieste scientifiche serve metodo”

censurato

Alla giornalista Margottini, laureata in matematica, segnalo che spesso il giornalismo scientifico e le frodi a fini di lucro della biomedicina sono intimamente legati in uno schema che chiamo “bayesanesimo fraudolento”, riconducibile al teorema di Bayes. Le probabilità a priori di ottenere un dato risultato, cioè la valutazione della plausibilità biologica delle possibili vie sulla base di ciò che si conosce, sono sostituite dallo scegliere ipotesi che si conformino alle aspettative a carattere magico del pubblico, distorcendo ad hoc la teoria; e dal farle sembrare raggiungibili attraverso campagne mediatiche. Ciò è facilitato dall’impostazione empirista che considera i trial clinici – facilmente manipolabili – non una verifica ma la fonte unica di verità. Il caso Stamina mostra come politici, giornalisti e magistrati si occupino di gonfiare le probabilità a priori; così da indirizzare la ricerca e aumentare artatamente la valutazione positiva a posteriori del raggiungimento di effetti clinici*. Rendendo in questo modo “entrenched” quelle che poi si rivelano, come era prevedibile, “underperforming big ideas”**, criticate come pericolosamente viziate da aspettative fideistiche perfino dalla servizievole FDA ***.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Sul mio sito.
**Joyner et al. What happens when underperforming big ideas in research become entrenched? JAMA, 28 lug 2016.
***Marks et al. Clarifying stem-cell therapy’s benefit and risks. NEJM, 30 nov 2016.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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8 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Fascismo, prof. Barbero: “Non può tornare, ma Italia è piena di fascisti in fondo al cuore. Ghigliottina? Certa gente se la meriterebbe”

E’ piacevole ascoltare questo medievalista dotato di una spiccata verve. Sui terrapiattisti “imbecilli” dovrebbe ricordarsi della “ars turpissima sed profunda” dei cerretani (Teseo Pini). E del “pons asinorum”, la prova che nel Medioevo fu considerata separare intellettualmente i capaci dagli inadatti (asini): la dimostrazione secondo Euclide del teorema dell’uguaglianza degli angoli alla base di un triangolo isoscele. Oggi la soglia è stata drasticamente abbassata: se sai che non è vero che la Terra è piatta (tesi questa predicata da Paneroni, che ne ricavò, sotto il fascismo, un ricovero coatto in manicomio) sei istruito e razionale, e capisci e apprezzi la scienza. Il liberismo, che nella sua ricerca forsennata del profitto corrompe le cose migliori per impossessarsi della loro credibilità, lusinga così schiere di ignoranti, e di stupidi, affinché riconoscano come fonte indiscutibile di verità una scienza che il liberismo vuole in catene; una scienza snaturata, che proclama ciò che detta il suo padrone. “Corruptio optimi pessima”. C’è anche il rischio che a cadere sotto la lama che Barbero immagina torni a sibilare siano, se non quelle di nuovi Lavoisier, le teste sbagliate; tra gli sghignazzi delle tricoteuses, orgogliose per aver passato brillantemente il pons asinorum che i cerretani del politically correct pongono per accattivarsi il favore dei polli da spennare.

@ fuzzylogic. E’ più appropriata la distinzione tra sensibilità e valore predittivo. “Se sei istruito e razionale, sai che la Terra è piatta” non è proprio “giusto” avendo l’ambizione di progettare un pons asinorum. E’ formalmente corretto, ma è incompleto. E’ un testa a sensibilità elevata, che considera l’alta proporzione di quelli che sanno che la terra non è piatta tra i razionali e intelligenti; ma che trascura che è elevata anche la proporzione di quelli che lo sanno tra coloro che non sono intelligenti e razionali. Un “ponte” simile ha un basso valore della grandezza valida, il valore predittivo, cioè la proporzione di chi è intelligente e razionale tra quelli che sanno che la Terra non è piatta. E’ quindi da non costruire e se costruito da abbattere e ricostruire con un disegno completamente diverso. Più che con il 5° teorema del 1° libro degli Elementi di Euclide considerato da Ruggero Bacone ha affinità coi falsi certificati di partigiano che si vendevano a guerra finita. I test clinici ad alta sensibilità e a insufficiente valore predittivo, che producono come questo del terrapiattismo molti falsi positivi, sono tra i prodotti smerciati dalla scienza tarocca che ha interesse a propalare la scemenza di considerare le scemenze dei terrapiattisti come criterio negativo di scientificità.

 

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8 September 2013

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

Appello al Popolo

8 settembre 2013

AlfonsoJpg

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I principi e le regole della democrazia sono estranei alla natura del popolo italiano […]. La gran massa degli italiani è individualista e politicamente irresponsabile e si preoccupa soltanto dei suoi problemi economici più urgenti. Mussolini aveva ragione a dire che gli italiani sono sempre stati povera gente.

L’ambasciatore britannico presso il Vaticano. Novembre 1943. [1]

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Non dico certo che i mafiosi e chi si occupa di combatterli siano in media sullo stesso piano, né che svolgano complessivamente le stesse attività, né che operino in modi perfettamente sovrapponibili; ma sono convinto che buona parte della mafia e dell’antimafia, con tutte le profonde differenze, siano nello stesso contenitore, o nella stessa cassetta degli attrezzi, che ha sul coperchio una Rosa dei Venti. Quest’estate consideravo gli aspetti costanti e le differenze di comportamento nei miei confronti delle forze di polizia nei distretti antimafia di Brescia e di Cosenza; le stesse forze che regolarmente compaiono sui media per aver eseguito brillanti operazioni antimafia. Quando ogni estate scendo in Calabria sono un poco come quel personaggio di un film, emigrato in USA, al quale l’unica cosa che mancava dell’Italia erano i fumetti di Tex Willer: riconosco comportamenti a carattere mafioso da parte delle istituzioni dello Stato per averli sperimentati a Brescia, dove l’iconografia accettata, secondo la quale la città sarebbe virtuosa, e solo vittima della mafia, paradossalmente permette una ancor maggior tranquillità agli esecutori.

La medicina è un campo nel quale imbrogliare è sia facile, sia altamente redditizio; la medicina “scientifica” non è affatto a prova di frode, e può esserne strumento; occorrerebbero controlli specifici sull’onestà delle cure. In Italia, la penetrazione delle grandi frodi mediche organizzate da multinazionali e poteri finanziari internazionali viene favorita, oltre che dai politici, da magistratura e forze di polizia, che stanno fornendo tale controllo di legalità, ma alla rovescia, perseguitando con modi obliqui chi si oppone alle frodi; in modo da proteggerle. Del resto, la tolleranza e la connivenza di magistratura e polizia caratterizzano la storia della mafia nella fase del dopoguerra.

Mentre riflettevo su ciò, ho letto la notizia delle celebrazioni ufficiali a Gela per l’anniversario dell’invasione della Sicilia nel 1943 [2]. Così mi è venuta in mente la vignetta che riporto, disegnata sul posto da un celebre cartoonist dell’esercito USA, che partecipò allo sbarco in Sicilia e alla campagna d’Italia [3,4]. Mi ha colpito, qualche giorno dopo, anche la diagnosi psichiatrica del prof. Andreoli sugli italiani [5]. Tra quegli stessi italiani, in un Paese che ne vede da secoli e secoli di ogni colore, ora va di moda considerare come una patologia mentale, detta “complottismo”, l’idea che i potenti, nel curare i propri interessi, non si astengano dal tramare a loro vantaggio e a danno dei sottomessi. I complotti, i machiavelli, gli arcana imperi, anche quando sono reali, sono solo metà della storia dei mali che affliggono la nazione; l’altra, quella più terribile [6], e che li rende possibili, è il cattivo assetto psicologico, intellettivo e morale delle masse, il loro presuntoso servilismo, la loro furbesca ignoranza [7].

I media mainstream nazionali non hanno trovato nulla di rilevante nella celebrazione di un evento che portò a quella che è stata chiamata “la morte della patria”, a lutti e sciagure che squassarono il Paese, ad un asservimento che dura tutt’ora. Né gli italiani hanno protestato per la squallida festa, tenuta, con la scusa dell’antifascismo, allo scopo di adulare i vincitori del cataclisma dell’estate ’43; mentre brindavano o si stracciavano le vesti sulla condanna – consentita e voluta dai poteri sovranazionali – di Berlusconi, e discutevano sulle presunte “liste di proscrizione” di magistrati. Magistrati e Berlusconi starebbero conducendo un duello all’ultimo sangue. Ma nessuno si farà male [8]; a parte il popolo, che vuole credere alla sceneggiata, seguendo il principio “gioca con i fanti ma lascia stare i santi”.

Ho già commentato su questa celebrazione [9]. L’hanno contestata sul posto i No-Muos, che hanno ricevuto dal governatore antimafia Crocetta l’accusa di essere infiltrati dalla mafia. Dopo un repentino voltafaccia sulla questione del Muos, Crocetta ha citato la sorte di Enrico Mattei; ma semmai sarebbe stato più appropriato citare quella di Pio La Torre, che si oppose alla base NATO di Comiso, e fu ucciso dalla mafia; con armi inconsuete per dei mafiosi, in dotazione all’esercito USA. Crocetta avrebbe dovuto citare anche i tanti compagni di partito che, abbandonati La Torre e altri comunisti siciliani al loro destino di morte, con gli yankee hanno fatto carriera; come Napolitano, che il giorno dell’assassinio si trovava in USA. Cereghino e Fasanella commentano il rapporto dell’ambasciatore UK sul carattere degli italiani osservando che Mattei fu eliminato avendo provato a emancipare i connazionali dal loro stato di “povera gente” [1]. Sia Mattei, sia La Torre, grandi Italiani, che sapevano a cosa si esponevano, erano privi di quell’arte circense dimostrata da Crocetta nel combattere per finta le pretese statunitensi e allo stesso tempo sostenerle fino a celebrare l’anniversario di un’invasione straniera a danno di quella che dovrebbe essere la sua nazione.

Crocetta si vanta di essere un nemico della mafia, e allo stesso tempo, come pressoché tutta l’intera classe dirigente, come tanti antimafiosi, considera gli americani in Italia una benedizione. Ingroia, per esempio, non contento di essere un ferro di lancia della lotta alla mafia, della quale conoscerà i meccanismi profondi, quando ancora magistrato ha tentato la carta della politica si è espresso, assumendo la foggia di un vaporoso piumino, a favore dell’aumento di investimenti USA in Italia [10]. Ma anche il campo avversario è su posizioni fortemente filoamericane; anche i mafiosi considerano gli USA una provvidenza. I rapporti tra gli USA e la mafia non sono quelli ostili tra i Liberatori e i malvagi, ma tra un protettore-mandante e un esecutore [11]. Anche la mafia deve guardare con interesse a investimenti USA come una base militare, che in passato hanno significato per lei appalti e scambi di favori. Il PM Palermo, che indagava su traffici di armi, fu sfrattato dalla base NATO nella quale alloggiava, prima di subire l’attentato.

Sia i mafiosi, sia le forze che dicono di contrastare la mafia, sono postulanti dell’amico americano, e favoriscono il suo radicamento e consolidamento militare, politico ed economico sul territorio. Abbiamo un’antimafia che combatte la mafia, o dice di combatterla, mentre si prostra ai superiori della mafia.

La mafia è sì una realtà terribile come si dice, e anche più; ma molto diversa dal film, centrato sui pochi eroi autentici, che viene propinato da RAI, Mediaset e altri media in infusione continua, e che gli italiani, vigliaccamente, accettano. Oltre ad un antagonismo, esiste una convergenza tra mafia e antimafia: nell’essere entrambe subordinate ai poteri atlantici, e nell’operare a loro favore [12], venendone protette e favorite. Una convergenza contingente, di potere, rafforzata in molti casi da una parentela culturale, di mentalità e di stili. Una convergenza di entità tra loro indipendenti; ma, insieme a questo comune tropismo, appaiono esistere anche canali orizzontali, dati dai servizi e da corpi speciali di polizia, che collegano i due fronti, quello delle masserie, o del jet set mafioso, e quello delle divise e delle toghe.

Il risultato è un pool comune di effetti eversivi prodotti dalla mafia e dalle forze deputate a combatterla, ottenuti con mezzi diversi, ma comunque a favore del patron che dal ’43 non se ne è più andato, avendo innestato nel Meridione, sul ceppo mafioso originario, la mafia dei grandi traffici di droga e armi e quella terroristica degli omicidi politici. Ma mentre i guasti della mafia abbiamo per lo meno imparato a riconoscerli, quelli praticati da coloro che hanno il crest della DIA alle spalle della scrivania passano per legalità. Questo concetto della convergenza in alto di mafia e antimafia – che per me è in primo luogo una constatazione empirica – consente di spiegare più facilmente, in accordo col principio di parsimonia delle ipotesi, non solo la storia infinita della mafia; e della lotta alla mafia, questa tela di Penelope a favore dei Proci; ma anche le altre disgrazie del Paese, alle quali dietro l’alibi della lotta alla mafia le istituzioni statali danno il loro appoggio.

Non credo sia ormai onesto né serio analizzare la mafia e l’antimafia omettendo di considerare il livello sovranazionale – nei suoi due aspetti politico e dei poteri economici e finanziari – che le accomuna; di come e quanto questo livello controlli o influenzi entrambe le parti. Ma il carattere degli italiani è quello della vignetta, e del servo encomio di 70 anni dopo. I fascisti, che dovevano fermare gli invasori sul “bagnasciuga” [battigia], ci misero poco a sostituire l’orbace e gli alalà. Già nel 1947, protetti da Viminale, Vaticano e democristiani, sono di nuovo in armi in Sicilia, stavolta a Portella della Ginestra, dotati di lanciagranate di fabbricazione USA, nel ruolo di killer di connazionali inermi per conto dell’OSS; un contadino li sente gridare “hurrah”.

I comunisti nostrani mainstream hanno voluto darsi più tempo nel mettersi al servizio dello star spangled banner e poi dei poteri globalisti, ma hanno fatto danni anche peggiori; ora che hanno gettato la maschera, ciò dovrebbe essere palese. La lotta alla mafia è “imenopoietica”: rigenera verginità. Fa sempre presa la retorica di coloro che, mentre scalano poltrone che sono inaccessibili a chi non abbia ricevuto il pass dei poteri che manovrano anche la mafia, sventolano le immagini sempre più gualcite dei Caduti che la mafia l’hanno combattuta davvero; di Quelli che l’hanno combattuta in prima linea avendo alle spalle un vuoto, o un’ostilità, non meno paurosi del fronte nemico.

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I poteri innominati

I politici, che il popolo si è dato, non sono i soli responsabili; ma tra i compiti del loro lavoro, che assume sempre di più carattere postribolare, c’è anche quello di fare da parafulmine, attirando su di loro tutte le accuse (senza ovviamente pagare). Alzare lo sguardo, andare oltre le colonne d’Ercole dei legami tra mafia e politici nazionali, è difficile come salire su una montagna sempre più ripida. Viene evitato l’argomento, fondamentale, della subordinazione delle forze di polizia e della magistratura ai successori dei Liberatori del ‘43, e della conseguente esecuzione di operazioni illegali e dannose per il Paese, delle complicità e connivenze.

Il livello sovranazionale è al di fuori del discorso consueto: quando si tocca questo tasto il fiume di parole sulla mafia, alla quale in alcune librerie è espressamente dedicata una sezione degli scaffali, diviene un rivoletto impercettibile. La mole dei commenti ortodossi sulla mafia rappresenta a mio parere uno dei casi principali di “tolemaicismo”: lo spiegare fenomeni che hanno radici sovranazionali in termini esclusivi di dinamiche nazionali, ricorrendo a tortuose ed elaborate versioni pur di evitare di citare gli agenti esterni [13].

La mafia è il Negativo, che viene esaltato nel discorso ufficiale; i suoi burattinai sono il Proibito [14], del quale non bisogna parlare. Analogamente a quanto avviene nella ricerca medica attuale, dettata dall’industria, sulla mafia si sviscerano ad nauseam sempre gli stessi temi, ma è proibito considerarne altri. Il livello sovranazionale, il suo legame con la mafia da un lato e i suoi referenti istituzionali, magistrati e polizia in particolare, dall’altro, sono un argomento che dovrebbe emergere quanto meno sul piano dell’inferenza logica; ma non fa parte del discorso, dell’imponente discorso, sulla mafia, che anzi lo oscura. E’ tra le cose che è difficile anche solo nominare; e che non vanno nominate e non devono avere nome.

Comprendo meglio oggi perché Manzoni volle chiamare “l’innominato” uno spietato signorotto locale; una scelta all’apparenza troppo enfatica, da feuilleton. Col suo estro finissimo che lo portava disegnare i casi della vita con un’esattezza pari a quella di una macchina di precisione, Manzoni, consapevolmente o meno, ha così rappresentato il fenomeno dell’istituzionalizzazione dell’oppressione e dell’iniquità, per il quale certi poteri, certi crimini, vengono accettati dal popolo – da un popolo debole e adatto a essere soggiogato – come dati di fatto, come strutture fisse che trascendono la dimensione personale e danno forma alla realtà, e come tali sono intoccabili. Divengono istituzioni, cioè “abitudini di pensiero” (T. Veblen), che non sono oggetto di discussione, così come non si discute, e a volte neppure si nomina, ciò che è sacro; e che impongono regole, leggi, alle quali sono i fatti (cioè le interpretazioni della realtà) a doversi adattare, ha scritto Veblen.

Chiamando “innominato” un brigante divenuto castellano, che dalla cima del poggio “come l’aquila dal suo nido insanguinato” “non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto”, Manzoni dà un’allegoria dell’istituzionalizzazione del crimine, che si fa potere supremo e si spersonalizza; che, da potere militare, si fa cielo sotto il quale condurre la propria vita, per gli abitanti della vallata. Nella realtà, questi poteri non si convertono, ma fanno convertire il popolo, facendosi considerare entità sovraterrene. Si dice “poteri forti”, locuzione insoddisfacente, che in effetti si espone alla critica di essere generica; li si potrebbe chiamare poteri anonimi; o meglio, “poteri innominati”.

Invece, andrebbe riconosciuto e detto a chiare lettere che vi è un livello sovranazionale che controlla sia la mafia, sia le istituzioni che conducono la lotta alla mafia; che la mafia in Italia è solo una delle due ganasce asimmetriche di una tenaglia di sfruttamento, tenuta da una mano che è quella di giganteschi interessi globali; che non solo la mafia ma anche la cronicizzazione della guerra alla mafia, questo stato di eccezione permanente [15], pone un pericolo per i cittadini, permettendo l’avverarsi, nel campo dell’antimafia, del sogno mafioso dell’oppressione che si fa Stato e norma. Che si fa istituzione politica e, ancor prima, istituzione antropologica. La paura, il terrore, vanno sullo sfondo; l’asservimento e il danno diventano una componente dell’ordine naturale del mondo, e non provocano paura né dolore.

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La paura teologica della mafia e la paura rimossa dello sfruttamento

Così che, ad esempio, mentre condanniamo sprezzanti i Meridionali che accettano la cultura mafiosa, troviamo normale pagare il pizzo, quel pizzo istituzionalizzato che è ciò che in parte sono diventate le imposte e tasse, ad un picciotto – che è solo l’esattore – che si chiama Stato. E troviamo naturale la frattura tra un popolo sfruttato, e tenuto nelle condizioni adatte a questo fine, e governanti che fanno i baroni ma dicono di essere lo Stato. Stato al quale pensiamo di dovere devozione perché ci protegge impedendo ai mafiosi di venire a bussare alla porta di casa a chiederci soldi. Stato la cui seconda carica è attualmente ricoperta dal già Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, difensore, e possibile successore, del viceré USA Giorgio Napoletano.

Gli psicologi sociali distinguono paure primarie, realistiche per una data epoca storica, e paure secondarie, che sono “‘spostamenti’ volti a fornire obiettivi credibili su cui sia possibile scaricare l‘angoscia” [16]. In passato erano molto diffuse paure secondarie come quelle su streghe, Satana, etc. La Chiesa tentò di trasformare queste paure viscerali in paure teologiche, “indicando di volta in volta alcuni obiettivi … su cui la comunità cristiana poteva incanalare le paure primarie “ [16]. Oggi il potere eleva una paura primaria, la mafia, fenomeno temibile ma umano (G. Falcone) a paura teologica, a ipostasi del Male, per stornare da sé sentimenti di avversione e anzi ottenere consenso. Anche in questo caso Manzoni, delicato cantore della provvidenza divina e anatomista del Male umano, viene in aiuto, nel brano dove, con l’ampollosa prosa marinista di quando il dominatore era la Spagna, alla criminalità viene attribuita una natura infera, sulla base dell’incapacità della “antimafia” di allora – anche allora lodatissima – di sconfiggerla.

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.” (Promessi sposi)

Le tasse sono state per secoli una delle grandi paure delle popolazioni, accanto alle pestilenze e alla fame [16]. Noi moderni in genere non percepiamo questa paura. Col nuovo corso di spoliazione associato alla crisi economica, la paura delle tasse torna di fatto ad essere giustificata; ma viene spostata su altri oggetti, come la mafia, che inducono all’obbedienza, e alla gratitudine, verso chi raccoglie il pizzo istituzionalizzato.

Le tasse c’è chi cerca di evaderle, c’è chi sbuffa e mugugna nel pagarle, ma non suscitano paura (con rilevanti eccezioni). E’ vero che in condizioni di giustizia non ci dovrebbe essere nessuna paura delle tasse. In una repubblica che funzioni, pagare le giuste imposte e tasse, che mandino avanti la macchina sociale, dovrebbe essere, oltre che un ovvio dovere, quasi un piacere. Ma le tasse fanno parte di un obbligo binario: vanno in coppia con l’obbligo di chi le esige di destinarle esclusivamente al bene dei cittadini [17]. Oltre all’evasione fiscale, quella di chi non versa, va riconosciuta e condannata l’esistenza di una immane “diversione fiscale”, nella quale chi manovra lo Stato “succhia” dal fondo nel quale affluisce il denaro versato dai cittadini, avendo creato canali effluenti, che a loro volta si suddividono in rami a favore del proprio gruppo, di amici, soci e clienti (che spesso sono anche evasori); e non ultimo, tutt’altro, a favore dei poteri sopranazionali che ci stanno strozzando.

Né si nota che i pulpiti dai quali provengono le prediche sul dovere di non evadere sono quelli di chi attua la diversione fiscale o ne beneficia [17]. Chi evade per principio è moralmente malato; ma non è psicologicamente sano il cittadino che, per ingenuità, indifferenza o rassegnazione, non sente l’urto della natura vessatoria delle tasse attuali. In tanti le tasse inique non evocano il sentimento di paura che si proverebbe per il ceffo che si presentasse alla propria attività e obbligasse a versare una quota per un servizio di “protezione”. Né la paura che si dovrebbe provare per il furto alla luce del sole che impoverisce; per il “perché sono il leone” fatto legge dello Stato; per la sopraffazione soffocante da parte del potere legale. Non si prova la paura che innesca la reazione fisiologica di allarme “fight or flight”, “combatti o fuggi”, che è preludio alla presa di coscienza e alla reazione politica.

Oggi, anche mantenendo la mafia e agitandola come uno spauracchio, gestito da quella che chiamo la metamafia, la mafia sulla mafia, la mafia sulla minaccia mafiosa [18], il principe riesce a farci pagare le tasse in eccesso; senza che neppure percepiamo l’imposizione, in aggiunta alle tasse dovute, di balzelli illegittimi e odiosi, le sovrattasse a beneficio di banche, speculatori, tangentisti, poteri esteri, clero e parassiti laici. Una tassazione di tipo medievale a fronte di una crescente disoccupazione e di un arretramento generale del Paese; e di servizi pubblici non di rado carenti o scadenti. Mentre ci accingiamo a pagare di tasca nostra senza fiatare quote crescenti di sanità, istruzione e pensioni; servizi che dovrebbero essere finanziati, come sarebbe sacrosanto, da una equa tassazione.

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Piduisti e “atlantically correct”

E, almeno nel caso della medicina, servizi – pubblici o privati – non di rado fraudolenti; e protetti con sistemi mafiosi da coloro che dicono di essere prosecutori dell’opera di Falcone e Borsellino e dei poliziotti e CC uccisi perché troppo bravi nella lotta alla mafia. Quest’altra funzione delle forze che esibiscono il distintivo antimafia e parlano tanto di mafia è un aspetto, oltre che della tradizione di doppiezza delle forze di polizia, degli eccellenti – e riservati – rapporti tra magistratura e grandi gruppi finanziari, tra magistratura e poteri globalisti [19]. Mentre combattono stancamente la mafia, e avvalendosi di questa copertura, sottobanco le istituzioni deputate alla legalità vanno verso il modello che vede messe sul mercato le loro prerogative, come servizi di protezione a grandi interessi privati [20].

Magistrati e forze di polizia aiutano le grandi frode mediche non solo con la repressione del dissenso, ma anche partecipando a campagne di propaganda e indottrinamento [21,22]. La diade mafia/antimafia ne copre un’altra più profonda: quella tra filoamericani, o filoliberisti, piduisti e filoamericani e filoliberisti “atlantically correct”. I piduisti sono l’ala militare, più dura, che gestisce affari come stragi, terrorismo, mafia, censura a favore delle frodi.

Gli “atlantically correct” portano avanti le tesi politiche e ideologiche desiderate dagli USA e dai grandi poteri finanziari e industriali. Tesi che sembrano progressiste e sono a favore di interessi usurai; confusione questa frequentissima in campo medico [23]. Tra di loro vi sono anche persone oneste e di valore in buona fede; vengono quindi scambiati, dalla gente affamata di capi, per genuini progresssisti che vogliono il bene del popolo. A volte gli atlantically correct sono sinceri oppositori dei piduisti; salvo poi lavorare con altri mezzi per lo stesso Mangiafuoco. Fungono da opinion leader del progressismo consentito in Italia, e quindi diffuso tra i concittadini istruiti dell’Alfonso della vignetta; il progressismo che va a sedere in parlamento, e che contribuisce a dare alla sedicente sinistra quel suo timbro falso, occupandosi di temi costruiti a tavolino, o secondari, rispetto ai veri problemi del Paese.

Questa distinzione spiega perché il cacciatore di mafiosi Ingroia ha dato una mano all’operazione Stamina [24], che andrà a confluire in una diversione, fraudolenta ma istituzionalizzata, di spesa sanitaria a danno della popolazione da fare invidia a quei mafiosi conclamati che si sono occupati di ospedali. O perché certi magistrati fanno spot per l’introduzione di pratiche mediche che sfociano in responsabilità penali [9]; come Gherardo Colombo, per altri versi stimabile, che scoprì le liste della P2, o parte di esse, e oggi per la gioia dei piduisti attuali propaganda, non si sa a quale titolo, la “prevenzione” medica, cioè gli screening [25], quando in tutto il mondo occidentale essi sono ormai oggetto di una massa di critiche anche ufficiali che li indicano come pericolosi per la salute e truffaldini [26]. O perché Nando Dalla Chiesa, decano dell’antimafia civile, anziché applicare gli strumenti di sociologo che studia i rapporti tra società e crimine alla grande operazione di pubbliche relazioni sulle staminali [27], fa il lirico su Elena Cattaneo [28], contribuendo a preparare il terreno per la nomina di questa a senatore a vita, un altro atto del Viceré configurabile come anticostituzionale; e sicuramente dannoso i cittadini, in questo caso sotto il profilo della tutela della salute [29].

O perché i magistrati in Lombarda, nei libri che scrivono per avvertire i cittadini sui pericoli mafiosi che rischierebbero di corrodere “le fondamenta della città” se magistratura e corpi speciali di polizia non li contrastassero valorosamente, includono il capitolo del racket dei parcheggi dei bibitari [30]; ma lasciano mano libera, da 20 anni, all’instaurazione, anche con mezzi illegali, di una medicina liberista anch’essa annoverabile tra i monopoli criminali, con un giro d’affari e un’incidenza negativa sulla società di molti ordini di grandezza superiore a quello dei panini al volo; e che resta tale anche al netto delle infiltrazioni ndranghetiste.

La lotta ai confratelli ndranghetisti dei politici lumbard, e ai fondi neri, è anzi un esempio del sistema metamafioso. Certo, avere amministratori della sanità mafiosi è toccare il fondo; ma si ha l’impressione, tolta la feccia ndranghetista e tangentista, di avere un sistema sanitario pulito e valido, per la soddisfazione degli atlantically correct. Invece ciò che resta è ciò che si voleva ottenere dall’inizio, una medicina tecnocratica a vantaggio del grande capitale (che non vuole dare ai piccoli forchettoni locali, e ai medi delinquenti, fette più grandi di quelle necessarie [31]). Una medicina che antepone il profitto alla tutela della salute, arrivando a propagandare assiduamente interventi iatrogeni come quelli raccomandati da Gherardo Colombo (e protetta dalle intemperanze dei guastafeste dai sicari dell’ala piduista; mentre gli atlantically correct sono troppo occupati a togliere le mani della mafia dalle piadine; o atlanticamente giustificano quest’uso mafioso del potere legale). La ndrangheta qui è un falso standard, uno standard negativo, a favore di una illegalità istituzionalizzata [18]; analogamente a Stamina rispetto al lancio delle staminali “scientifiche” [24]. Una situazione che ha analogie con la storia sul contrabbando di sigarette nel capitolo primo de “La bolla di componenda” di Camilleri. Questo quadro consente di non interrogarsi troppo a lungo sui meriti filosofici o intellettuali di uno dei più rappresentativi magistrati della Lombardia, al quale la rivista Foreign Policy ha conferito il titolo di “top global thinker” [32]. Porta però ad altri interrogativi sul riconoscimento. Del resto, non è una novità che gli angloamericani controllino l’Italia anche attraverso la selezione della classe intellettuale e la manipolazione cuturale [1,33].

A una conferenza ho sentito un giurista distinguere tra associazioni a delinquere nelle quali sia i fini sia i mezzi sono illeciti, es. il pizzo mafioso, e quelle dove i fini sono leciti e i mezzi illeciti, es. l’ottenere un appalto di un opera pubblica con minacce mafiose. Credo che andrebbe individuato un terzo tipo di associazione a delinquere, non meno pericoloso, che mediante mezzi in sé leciti ottiene fini illeciti; è il territorio delle frodi mediche strutturali, e degli intellettuali, politici, magistrati, amministratori, professionisti “atlantically correct”.

Le associazioni a delinquere del terzo tipo a loro volta si distinguono in volontarie, quando i soci sanno a che gioco stanno giocando, ed emergenti, dove i vari partecipanti non lo sanno o rifiutano di ammetterlo a sè stessi, e il carattere delinquenziale è una proprietà emergente del sistema. Frequenti le forme miste, in varie combinazioni. Appare che uno dei compiti principali dell’ala piduista sia proprio di favorire, anche con la violenza e il delitto, e insieme a una poderosa macchina propagandistica, tali associazioni a delinquere, creando le condizioni, il clima sociale, il modello di realtà adatti. Gli atlantically correct a volte sono in mala fede; altre volte applicano dosi massicce di falsa coscienza; altre ancora non sembra si rendano conto che se possono esporre le loro tesi e ottenere vasto consenso è anche perché vi è il ramo piduista che si occupa di facilitargli il lavoro, sopprimendo in vari modi le voci contrarie e conformando la realtà in modo da fargli trovare la via spianata.

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In parole povere, anche grazie a un processo di epurazione dei pochi Italiani che volevano fare le cose sul serio, le istituzioni dello Stato sono per la maggior parte occupate da ruffiani, che ci vendono; però con sistemi sofisticati, non immediatamente riconoscibili. Inoltre, sono ruffiani di alto bordo in un paese che pullula di ruffiani, e pertanto sui loro affari coi poteri sovranazionali non devono temere denunce o critiche più di quanto debba temerne dai compaesani, per i suoi contatti con qualche ufficiale della NATO, un capomafia in uno di quegli sperduti paesini del Sud che sono permeati della subcultura che accetta la mafia; paesini che, a detta della vulgata ufficiale, sarebbero sorgente di un’energia criminale così elevata da irradiare di Male l’intero pianeta.

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8 set 2013

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Note

  1. Cereghino M J. Fasanella G. Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio in Italia. Chiarelettere, 2011.

  2. 70 anni fa lo sbarco alleato, Gela ricorda con Crocetta e Thorne. AGI, 10 lug 2013.

  3. La caricatura internazionale durante la II guerra mondiale. De Agostini, 1971.

  4. Bill Mauldin. Wikipedia.

  5. Purgatori A. Il professor Vittorino Andreoli: “L’Italia è un Paese malato di mente. Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti”. Huffington Post, 6 ago 2013.

  6. Il terzo livello. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/05/il-terzo-livello/

  7. Paranoia e ebefrenia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/24/paranoia-e-ebefrenia/

  8. I magistrati e l’effetto Bokassa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

  9. Celebrazioni dell’estate 2013. In: Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

  10. Dinucci M. L’arte della guerra. Gli ologrammi della politica. Il Manifesto, 13 marzo 2013.

  11. Cosa Nostra: la legione sicula della CIA. Blog di A. Carancini, 11 gen 2011.

  12. La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

  13. Il tolemaicismo politico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/04/il-tolemaicismo-nella-storia-contemporanea-italiana/

  14. Giancarlo Caselli e i No-Tav. Il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

  15. Antimafia e cultura dell’emergenza. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/28/antimafia-e-cultura-dellemergenza/

  16. Oliverio Ferraris A. Psicologia della paura. Bollati Boringhieri, 1998.

  17. Le tasse come obbligo binario. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/le-tasse-come-obbligo-binario/

  18. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

  19. Giannuli A. Ma sono proprio le toghe rosse i nemici di Berlusconi? 1a puntata. 12 ago 2013. La metamorfosi della magistratura e il tormentone delle toghe rosse. 2a puntata 15 ago 2013. Sito web di A. Giannuli.

  20. Cavallaro L. Il modello mafioso e la società globale. Manifestolibri, 2004.

  21. Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

  22. Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

  23. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

  24. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

  25. De Felice D. Gherardo Colombo e “le regole” in sanità. Il Fatto quotidiano, 28 maggio 2013.

  26. Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/

  27. La frode delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

  28. Commento al post di N. Dalla Chiesa “La ricercatrice in lotta contro la danza più infelice del mondo” Il Fatto quotidiano, 24 febbraio 2013. Censurato. In: Gli strani “compagni di letto” di Ingroia, cit.

  29. In preparazione.

  30. Gennari G. Le fondamenta della città. Come il Nord Italia ha aperto le porte alla ‘ndrangheta. Mondadori, 2013.

  31. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

  32. I mafiosi filantropi e la Lombarda non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

  33. Saunders F. S. Who paid the piper? The CIA and the Cultural Cold War. Granta, 1999.

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14 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.A. Mazzola “C’eravamo tanto Amato”. Censurato

Giuliano Amato e la meritocrazia mafiosa

@ m.l. audit. Grazie per la segnalazione del libro di Barrotta sulla meritocrazia. Segnalo il mio articolo “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”, reperibile su internet. Le capacità individuali vengono citate non solo in maniera distorta; le si cita solo quando fa comodo. In un ambiguo intervento sull’ineluttabilità della mafia (Mafia, Amato: ormai è diventata economia. ADN Kronos, 28 apr 2007) l’uomo per tutte le stagioni oggi messo a fare il giudice costituzionale, che allora reggeva gli Interni, ha affermato: “Noi possiamo decapitare la mafia, ma è un organismo che ha una capacità di riprodursi, che forse null’altro in Italia ha in egual misura”.

La mafia come l’Idra di Lerna, o come l’invertebrato che da lei prende il nome? Quando ghigliottinarono Lavoisier fu detto che era bastato un secondo per tagliare una testa come la sua, ma sarebbero occorsi cento anni per averne un’altra. Non è vero che è possibile rimpiazzare a ripetizione un capo in grado di condurre una cosca con un altro delinquente. Se si tolgono di mezzo gli ufficiali dell’esercito dei gangster, questo verrà sconfitto; se si vuole sconfiggerlo. Allo stesso modo, e lo stiamo vedendo, se si eliminano magistrati antimafia valenti e valorosi, non sarà facile sostituirli.

E questo può essere detto di tutte le altre attività di tipo dirigenziale o intellettuale. Quando conviene ai poteri che servono, i dr sottile sostituiscono l’ideologia del merito con visioni egualitaristiche della natura umana altrettanto mitologiche.

[Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito]

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21 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. V. Rizzo “Antimafia, io ghost writer della della spektre mafiosa” del 21 settembre 2013

Non conosco i siti nisseni dei quali parla il Procuratore Lari, che può darsi che abbia ragione. In questo campo si entra in un gioco di specchi dove diventa aleatorio orientarsi. Ma credo che ci siano validi motivi per criticare l’antimafia, cosa che faccio da diversi anni (v. i miei interventi sui blog, come il recente “La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato”, raccolti in “I professionisti della metamafia”, reperibili su internet).

Sono d’accordo col magistrato sul rischio di nuovi attentati. Questo timore deriva da considerazioni astratte, da un esperimento mentale. Immaginiamo che gli omicidi dei valorosi combattenti antimafia non siano avvenute. Che visione avremmo della lotta alla mafia? Una visione fallimentare. Una tela di Penelope a favore dei Proci. Le uccisioni di personalità sono fondamentali nel modello mafia-antimafia che tratteggio nei miei post. Può darsi che con la crisi economica la gente si avveda di come l’antimafia possa essere funzionale al sistema di sfruttamento. E che quindi occorra un boost, del sangue vero per continuare a fare andare la macchina scenica. Ne seguiranno celebrazioni barocche a non finire e tutto resterà come prima. Possono colpire qualcuno senza grandi meriti, o anche chi sia davvero in prima linea. In modo da educarne cento, e da rinnovare l’alibi all’antimafia che distoglie dallo sfruttamento e lo legittima, e alla vigliaccheria degli italiani che accettano tutto questo.

F. Pansera

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19 setttembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Buccinasco, la ‘ndrangheta torna a sparare. Vittima costretta a lasciare la Lombardia” del 18 settembre 2013

L’intimidazione tra delinquenti avviene ad aprile, ma la notizia viene riportata ad ottobre: quando si sarebbe dovuto comunicare che i colpevoli sono stati condannati. ”Le potenti cosche di Platì”, ammesso che di loro si tratti, continuano a imperversare. Mantenere in vita la mafia, e colorare a tinte forti anche episodi minori come questo, fa comodo, mentre il Paese viene depredato. Lo spauracchio della mafia e la lotta alla mafia servono anche come giustificazione, diversivo e copertura ai piduisti delle forze di polizia, agli “atlantically correct” della magistratura e dei media, e ai tanti lazzari, la gente comune al servizio del potere, che in Lombardia non sono meno frequenti che nelle regioni che oggi corrispondono al Regno delle due Sicilie.

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Spezzano della Sila, 28 ottobre 2013

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Dott. Gianni Speranza

Sindaco di Lamezia Terme

Via Sen. Arturo Perugini

88046 Lamezia Terme

Procuratore della Repubblica

Lamezia Terme

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Dott. Domenico Prestinenzi

P. Repubblica

88046 Lamezia Terme

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racc rr online

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Offerta di donazione di beni inutilizzabili a causa di furto e danneggiamento a scopo intimidatorio

Ieri domenica 27 ottobre 2013, intorno alle ore 7:30 circa, in località Felicetta (Sambiase), giunto col fratello della mia compagna nel piccolo oliveto che possiedo, abbiamo scoperto che qualcuno aveva portato via le 4 reti che avevamo lasciato il giorno precedente. Il furto delle reti, acquistate alcuni giorni prima per 123 euro, combinato con il giorno festivo del 1 novembre e con l’improcrastinabile ritorno a Brescia, dove risiedo, mi impedisce di la raccolta delle olive delle 22 piante rimanenti.

Il gesto va ad aggiungersi, casualmente, ad altre forme, sgradevoli e caricaturali ma prive di conseguenze pratiche, di scoraggiamento e dissuasione rispetto alla mia intenzione di curare personalmente il piccolo fondo (un terzo di ettaro); con qualche scenetta nei giorni precedenti che a me, figlio di lametini ma cresciuto fuori dal Sud, è sembrata tratta da un film sulla mafia rurale, e vagamente comica nel suo carattere surreale. Non credo che la mafia vera e propria c’entri qualcosa.

Appare ora evidente, fin troppo, la volontà di provocare e demoralizzare. Non so se il prossimo passo sarà il furto delle olive, che peraltro non potrà passare inosservato dato che la zona è frequentata, oppure se ci si limiterà a quanto fatto. Ma ciò che mi preoccupa non è tanto il danno materiale, né quello che appare come il movente ovvio e immediato.

In concomitanza con l’accaduto si è tenuta a Lamezia una “festa” contro le intimidazioni mafiose. Poche ore prima del furto avevo scritto sul post “Calabria, record di amministratori minacciati. Avviso pubblico va a Lamezia.” de Il Fatto quotidiano, il seguente commento:

Solidarietà agli amministratori locali calabresi oggetto di intimidazioni e minacce da parte di “enclavi affaristico-mafiose-criminali”. Speriamo che le “enclavi” criminose vengano finalmente distrutte. E anche che gli amministratori lombardi e calabresi smettano di usare i dipendenti pubblici per molestie e stalking paramafiosi contro singoli invisi a potentati economici globali. Alla “festa” [sic] antimafia sarà presente il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Minniti, con delega ai servizi segreti. Nella mia esperienza personale, l’antimafia dei sindaci lombardi e calabresi è vicina a Cossiga, già presidente onorario dell’ICSA, il centro di “Intelligence culture” fondato dall’on. Minniti, piuttosto che a Falcone e Borsellino. Appaiono esserci, dietro alle declamazioni di facciata, convergenze, affinità e collegamenti tra la mafia e questa antimafia; così che l’unica vera enclave è quella entro la quale vengono confinati gli onesti. Una enclave ideale, perché con attenzioni come questa dello stalking municipale si ha cura di disperderli e isolarli.

(Il commento, e la presente lettera, verranno aggiunti al post “La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato” sul mio sito https://menici60d15.wordpress.com/).

La coincidenza, che come innumerevoli altre dello stesso genere sembra una risposta di scherno e di intimidazione, mi ha fatto pensare di offrire al Comune di Lamezia a titolo gratuito le olive che mi è stato impedito di raccogliere. Invito quindi il Comune a fare raccogliere liberamente le olive rimaste nell’appezzamento di mia proprietà e a sfruttarle come crede. In base a quanto già ottenuto delle altre 25 piante, la raccolta persa corrisponde a circa 200 litri di olio. Estremi catastali: [omissis].

In generale, il rimettere agli enti locali o allo Stato i beni “confiscati” dalle mafie o da altri prevaricatori, o oggetto di gesti di boicottaggio e di sfregio da parte di poteri affini alle mafie, mi pare possa essere una extrema ratio per resistere in modo civile alle arti del sopruso.

Sia che il sopruso nasca dai ambienti rozzi e grossolani che cercano di arraffare quanto più possono, sia che muova, con cadenza prevedibile e implacabile, dai settori più raffinati delle istituzioni, quelli che sono all’interfaccia tra Stato e poteri forti sovranazionali. E’ mia convinzione che i due mondi non siano così distanti né così separati come si crede; e che le moltitudini di “lazzari”, le persone comuni che quando richieste fanno da piccola manovalanza ai disegni inconfessabili del potere, costituiscano una delle principali variabili nascoste e trascurate quando si parla di corruzione o di mafi

Distinti saluti

Dr Francesco Pansera

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Dr F. Pansera

Via Tosetti 30

25124 Brescia

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Il 29 ottobre 2013, il giorno dopo aver spedito via internet la lettera al sindaco e alla procura di Lamezia, ho ricevuto questa email:

From: bartoloiamonte@libero.it <bartoloiamonte@libero.it>

Subject: RE: Salut

To: Me <menici60g15@gmail.com>

ciao, in 2 settimane ho perso 8 chili, provalo gratuitamente http :ly/1ay4SQz

Da Bartolo Iamonte, che fa parte dell’omonima ‘ndrina ed è stato condannato in via definitiva per reati di mafia. In effetti da meno di un mese sto cercando di dimagrire, e la raccolta manuale delle olive, forzosamente interrotta, stava, incidentalmente, contribuendo a ciò. Ma questo Iamonte non poteva saperlo; né si giustifica il tono confidenziale, come tra due persone che si conoscano e siano in contatto. Non sentivo Iamonte, che non ho mai incontrato, da 4 anni, quando, nel maggio 2009, avendo egli letto miei interventi sul blog “Uguale per tutti” del magistrato Felice Lima, mi aveva mandato alcune email (usando il Lei) sulla sua condizione di -a suo dire- ingiustamente condannato, che lo avrebbe accomunato a me (che di condanne giudiziarie formali non ne ho mai ricevute).

Questo e altri fatti anomali e inquietanti avvenuti subito dopo aver spedito la lettera mi confermano di essere oggetto dell’opera di mobbing e intimidazione di apparati che si potrebbero chiamare “Nuclei pro Sofisticazioni”; che favoriscono e proteggono le grandi frodi mediche strutturali con operazioni di discredito e guerra psicologica verso chi vi si oppone. “Nuclei” che sono collegati alla “antimafia di giorno”: l’antimafia che di giorno combatte i mafiosi e di notte lavora per i poteri forti che controllano anche la mafia. E che è in buoni rapporti con quello che dovrebbe essere il fronte nemico, così che all’occorrenza i mafiosi possono essere affiancati alle persone “perbene” per dare una mano a certe onorate attività dell’antimafia e delle altre istituzioni “pulite”.

Contemporaneamente all’email di Iamonte ho ricevuto la segnalazione di un articolo di Antimafia 2000, e ho inviato la seguente email:

Questa è una e-mail di contatto dal sito http://www.antimafiaduemila.com/ inviata da:

Francesco Pansera <menici60d15@gmail.com>

Spezzano Sila, 29 ott 2013

Egregia redazione di Antimafia 2000

oggetto: antimafia e staminali.

Vedo che vi interessare alle staminali: oggi 29 ott 2013 avete pubblicato l’articolo pro-Stamina “Legalità e terapia con cellule staminali” di Andolina. Sui rapporti tra antimafia e staminali vi segnalo i miei post: “Gli strani “compagni di letto” di Ingroia :

https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

e “La convergenza di mafia e antimafia.Pizzo mafioso e pizzo di Stato” :

https://menici60d15.wordpress.com/2013/09/08/la-convergenza-di-mafia-e-antimafia-pizzo-mafioso-e-pizzo-di-stato/

sul mio sito https://menici60d15.wordpress.com/

Altri miei post sull’argomento:

I professionisti della metamafia

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

La frode delle staminali

https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

Buon lavoro

Francesco Pansera

menici60d15@gmail.com

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14 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Borromeo “Papa Francesco, il pm Gratteri: “La sua pulizia preoccupa la mafia”

@ Palermitano. Dunque, a quanto lei dice, dopo quello che ha detto Gratteri chi critica le notizie apologetiche sul papa è complice morale dei mafiosi. Certo che anche Gratteri, trovandosi dalla sua parte, si ritrova con compagni coi quali non si desidererebbe di vedere un magistrato.

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18 novembre 2013

Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Lapertosa “Rifiuti tossici, allarme pediatri: “Rischio cancro inaccettabile. Incidenza alta” “

Non è così semplice come mostrano i media; non è così cinematografico, coi buoni che combattono i cattivi. L’inquinamento è un grave pericolo per la salute, riconosciuto, ma vi sono altri pericoli, nascosti e contrari al senso comune, che sono potenziati dal battage sull’inquinamento. Le cose possono essere ancora più sudice di come vengono presentate; la camorra può essere usata come “forcone” per spingervi verso “angeli” in camice bianco che angeli non sono. State attenti su questi allarmi, per voi e per i vostri figli, perché oltre ai cancri da inquinamento ambientale e da cancerogeni nei prodotti di consumo ci sono anche i falsi cancri da sovradiagnosi. (V. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

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1 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Accusata di truffa e peculato, la paladina dell’antimafia Rosy Canale torna in libertà”

L’ambiguità di tanta antimafia non dovrebbe essere ridotta a questa grottesca storia alla Alberto Sordi. Il refrain della lotta ai mafiosi da film fa dimenticare che esiste una mafia legale, che prospera indisturbata, e che nonostante quanto va dicendo non è affatto incompatibile con la mafia da 41 bis. “I gruppi clientelari-mafiosi illegali trovano il loro vivaio più opportuno ove è presente il sistema clientelare-mafioso legale” (Danilo Dolci). Ciò vale sia per la Calabria che la Lombardia, dove gruppi clientelari-mafiosi legali operano protetti da magistratura e forze di polizia; e dichiarandosi nemici dei loro affini illegali possono svolgere più agevolmente le loro attività clientelari-mafiose. Prima che la contrapposizione tra mafia e antimafia si dovrebbe considerare la distinzione tra mafia illegale e mafia legale. E quando chiunque si presenta come antimafia bisognerebbe sempre considerare se è dell’antimafia che davvero si oppone alla mafia o se è di quella funzionale alla mafia legale.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Massoneria al voto, con lo spettro della ‘ndrangheta”

Da “Mafia come ordinamento giuridico”. In: S. Lupo. Storia della mafia. Donzelli, 1996:

La relazione tra mafia e massoneria va al di là dell’occasionale presenza di qualche boss tra i liberi muratori.
Tra mafia e massoneria c’è un legame storico, oltre che funzionale.
Dal concetto massonico di ““umanità”” deriva quello camorristico di ““umiltà””, vale a dire subordinazione ai voleri dell’organizzazione; da qui, attraverso la conversione della ““l”” in ““r”” tipica del dialetto siciliano, verrebbe al parola “”omertà””.

V. anche: “Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato”. M. Guarino. Donzelli, 2004, dove si usa il termine ““massomafia””.

““Il piduismo ha permeato di sé buona parte della massoneria italiana, come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. “ A. Cordova. Da ““Occhio alla P3””. In: “F. Forgione, M Mondani. Oltre la cupola. Massoneria mafia politica. Rizzoli, 1994. Libro sui legami massoneria-ndrangheta.

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27 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Senato, Raffaele Cantone presidente dell’Autorità anticorruzione”

La corruzione è di due tipi. Quella tangentista, volgare (bribery) rivolta verso il basso, che munge i cittadini per fare cassa. E quella eversiva, di alto bordo, nella quale politici, magistrati, amministratori piegano i loro compiti e i loro interventi agli interessi dei poteri forti; creando una legalizzazione di forme di sfruttamento. La nomina di Cantone è una garanzia contro la corruzione del primo tipo, quella dei taglieggiamenti tramite la pubblica amministrazione, delle mazzette e dei favori; che è dannosa per noi, e che i poteri che beneficiano della corruzione del secondo tipo hanno interesse a ridimensionare, non per ragioni di equità e giustizia ma per sostituirsi ad essa nello sfruttamento dei cittadini.

La nomina non è invece rassicurante rispetto alla corruzione eversiva, quella che beneficia poteri che i magistrati appaiono voler compiacere. Poteri che stanno ottenendo una istituzionalizzazione dello sfruttamento (privatizzazione dei servizi, decime camuffate da imposte, deregolamentazione a favore delle frodi in medicina e nei consumi, etc.). Poteri dei quali non si parla ma che, come l’attuale crisi economica mostra, costituiscono per il cittadino un pericolo non inferiore a quello dei forchettoni e dei mafiosi, dei quali si parla in continuazione. Con Cantone si riduce la possibilità che un Cicciotto e Mezzanott venga a bussare alle nostre porte. Ma temo che aumenti quella che a bussare sia l’ufficiale giudiziario.

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@ Giovanni Pozzi. Mi sembra che tu rappresenti quelli che quando qualcuno mette in dubbio i facili schemetti della propaganda, con lo sceriffo che combatte i cattivi, reagiscono come se gli si spegnesse di colpo la tv proprio mentre il film era allo “arrivano i nostri”. Buona visione e buon Renzi.

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4 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Borsellino, il pm Gozzo: “Magistrati e antimafia facciano autocritica ”

Sull’assassinio di Borsellino con i quattro agenti della scorta ancora non è stata fatta chiarezza. Il PM Gozzo chiede “cosa non ha funzionato”, in questi 20 anni di depistaggi: polizia, magistratura, controlli disciplinari e penali, Csm, la dottrina, la libera stampa. Immaginiamo un orologio le cui lancette girino alla corretta velocità angolare, ma in senso antiorario. Non è che quell’orologio “non funziona”: funziona al contrario. Quando certe “mamme”, che possono contare su esecutori obbedienti sia nella mafia che tra quelli che dovrebbero combatterla, ordinano di eliminare qualcuno, l’orologio istituzionale gira al contrario. Funzionando come un orologio svizzero.

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9 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ‘Oppido, inchino al boss. “Identificati tutti i portatori della statua della Madonna” ‘

“La mafia è una montagna di m…” diceva Peppino Impastato. La definizione andrebbe aggiornata: “La mafia è una montagna di m… che viene messa in evidenza per nascondere le montagne di m… che stanno nelle istituzioni”. (E ora anche il clero sta usando la mafia per distrarre dai propri letamai). Ci stanno togliendo tutto, non diversamente dai mafiosi, tramite gli abusi di chi occupa lo Stato; ma in tanti si consolano con queste gag cinematografiche, con queste co-produzioni Stato-mafia che i mafiosi e gli antimafiosi sfornano meglio di Cinecittà ai tempi d’oro.

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Pochi minuti dopo avere postato il commento sopra, mi è arrivata una email senza senso di una persona che non conosco, ma che so essere stata condannata per ndrangheta; e che si era già fatta viva quando l’anno scorso postai su Il Fatto un commento sui rapporti ambigui tra amministrazioni locali calabresi, antimafia e servizi. Se le cose non stessero come le descrivo sopra, denuncerei l’invio della email ai Carabinieri o alla magistratura, come gesto intimidatorio. A Oppido Mamertina si sono avvicendate diverse mafie; da quelle rurali e primitive descritte da don Luca Asprea ne “Il previtocciolo” a quelle che sono in ottimi rapporti con strutture i cui dipendenti, che dicono di operare contro la mafia, ricevono stipendi dallo Stato.

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10 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ‘ Oppido, il maresciallo: “La ‘ndrangheta forma odiosa di sopraffazione” ‘

A me preoccupano i carabinieri che come questo maresciallo parlano (su Facebook) di “dietrologia”; loro sono maestri nell’arte di nascondere il Proibito (il Male che deve restare segreto) dietro al Negativo (il Male che viene esposto e additato). I CC tendono a essere tazza e cucchiara con tutte le forme del potere. Non siamo più ai tempi di Impastato, che vedeva i CC passeggiare a braccetto, letteralmente, coi mafiosi; oggi più di allora la sopraffazione non è solo mafia, come si vuole far credere. Forse ci si accorgerà dello scopo di queste sceneggiate alla maresciallo Rocca tra qualche anno, quando gli oppidesi, come gli abitanti di Cogne, di Figline Valdarno e del resto d’Italia, con tante tasse e poco lavoro invece che pagare il pizzo ai mafiosi dovranno pagare altro denaro a privati per avere sanità, istruzione e pensioni; e i CC che faranno la guardiania al business. Business, e forma odiosa di sopraffazione, che già oggi i Carabinieri stanno sottobanco collaborando a impiantare; con metodi degni dei CC che depistarono le indagini sull’omicidio di Impastato, imbrattandone la figura. Forse tra qualche anno ci si accorgerà di come i governanti demolivano i diritti costituzionali mentre venivamo distratti con favolette come questa: che la minaccia sono gli inarrestabili mafiosi delle processioni della Madonna di Oppido Mamertina; e che i CC sono lì apposta per proteggerci.

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@ Montalbano. Lei fa appello a un sentimento del quale si parla poco, e che qui viene sfruttato: la voglia inappagata di normalità, di buona convivenza, di poter avere il piacere di tributare a qualcuno il suo per aver fatto bene. La provo anch’io. Può accadere che ci siano comportamenti del genere, anche di singoli Carabinieri, nella vita normale. Ma qui stiamo parlando di una notizia pubblica, di un’operazione simpatia a favore dei CC sfruttando una cosa come la mafia. Mesi fa ho risposto a un articolista de Il Fatto, noto scrittore di mafia, che sempre a proposito di Oppido diceva che i calabresi sono geneticamente animali (perchè hanno dovuto adattarsi a un territorio dove ci sono montagne e fiumare…). Con questa storia che il Male sta tutto nei mitici paesini calabresi si sta facendo della mafia sulla mafia. Qui si è trascinato nel fango un intero paese per raccontare una storia che non solo è costruita, ma copre realtà e problemi ben più gravi.

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@ Annamaria Zerbi. Il carabiniere si è comportato come gli hanno ordinato i suoi superiori. E evidentemente sia lui che i suoi superiore hanno scoperto nel 2014 che a Oppido esistono manifestazioni culturali della mafia, anche durante la processione della Madonna; e nel 2014 sono intervenuti. A viale Romania, nella mia esperienza personale, per la Lombardia e per la Calabria sono più interessati a servire i poteri forti, e a sfruttare la paura della mafia a questo fine, che a estirpare la mafia. E non si comportano affatto bene.

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@ Montalbano. Lei fa appello a un sentimento del quale si parla poco, e che qui viene sfruttato: la voglia inappagata di normalità, di buona convivenza, di poter avere il piacere di tributare a qualcuno il suo per aver fatto bene. La provo anch’io. Può accadere che ci siano comportamenti del genere, anche di singoli Carabinieri, nella vita normale. Ma qui stiamo parlando di una notizia pubblica, di un’operazione simpatia a favore dei CC sfruttando una cosa come la mafia. Mesi fa ho risposto a un articolista de Il Fatto, noto scrittore di mafia, che sempre a proposito di Oppido diceva che i calabresi sono geneticamente animali (perchè hanno dovuto adattarsi a un territorio dove ci sono montagne e fiumare…). Con questa storia che il Male sta tutto nei mitici paesini calabresi si sta facendo della mafia sulla mafia. Qui si è trascinato nel fango un intero paese per raccontare una storia che non solo è costruita, ma copre realtà e problemi ben più gravi.

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@ kiniko. Quando si tratta di criminalità al servizio del potere, come è la mafia, più che ringraziare bisogna ricordare commossi e riverenti quelli che sono morti combattendola. Che sono andati avanti senza avere le spalle coperte. E che sono stati eliminati anche per dare l’esempio a quelli che invece fanno in modo di campare 100 anni, e pretendono pure l’inchino, come mi dice lei. Posso testimoniare della loro complicità. “Le salmerie sopravvivono” diceva uno che di guerra se ne intendeva.

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@ superC. Lo diceva anche G. Falcone: per essere presi sul serio bisogna farsi ammazzare? Ci ho pensato a lungo, e la risposta che mi sono dato è che la la sincerità di intenti dell’antimafia è verificabile dal comportamento verso altre forme di criminalità: i poteri forti, i potentati locali, gli abusi delle ammninistrazioni dello Stato. A me pare, soprattutto per esperienza personale, che Italia ci sia quella che chiamo l’antimafia de “i ragazzi di Cucarasi”; dal titolo di un racconto di G. Fusco. Cioè che con la scusa della lotta alla mafia altre forme di criminalità vengano lasciate libere di agire. E così non si vince nè la mafia nè il resto, che non sarebbe da meno.

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@ Annamaria Zerbi. Presumo che sia andata così, per 2 ragioni. Da un lato, il fatto, subito ripreso dai media, che sarebbe potuto accadere da quando è in vigore questo asserito “inchino”, segue di pochi giorni l’intervento del papa sulla mafia, ed è stato seguito dall’intervento del vescovo, che ha sospeso le processioni. Come ho scritto, anche il clero ora si rifà una verginità e si dà un alibi sfruttando la mitologia per la quale la casa dove abita il Male sono i paesini calabresi, così come la casa degli dei greci era il Monte Olimpo; in modo da distogliere l’attenzione dai suoi lati bui, o inferi.

Inoltre, da molti anni ho modo di toccare con mano come i CC si danno la briga, evidentemente perché così ordinati, di commettere atti che non vanno nella direzione della lotta al crimine, ma in quella della protezione di interessi forti, interessi così potenti che possono avvalersi ora della mafia ora dello Stato. In Calabria vedo come a volte non sia possibile distinguere, per chi è inviso a tali interessi, tra atti intimidatori di CC e di forze dello Stato collegate, dei massoni e dei mafiosi. Per esempio, vorrei sapere da dove è partita l’inquietante email, a firma di un condannato per ndrangheta, che mi è arrivata nei minuti intercorsi tra quando ho postato il primo commento su questo episodio e la sua pubblicazione. Commento dove ho scritto che la mafia è una montagna di m…, come diceva Impastato, che viene messa in evidenza per coprire le montagne di m… delle istituzioni.

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@ Annamaria Zerbi. Davanti a un orologio a cucù che funziona, si presume che al suo interno operi il meccanismo di un orologio. Se su qualsiasi notizia riportata dai media per interpretarla si dovesse avere sempre la certezza di livello giudiziario su ogni dettaglio, né io né lei né nessun cittadino comune potremmo commentare alcuna notizia (né i media potrebbero riportarla).

Le sono vicino per il coraggioso grido sulla mafia “di m…”, ma non siamo a Cinisi negli anni ’70, a cento metri da Badalamenti. Oggi strillare così, al sicuro, in qualche happening antimafia, fa solo fare bella figura. Se però lei aggiunge che si parla sempre di Osso e Mastrosso, si parla così tanto di mafia che la fiction e la cronaca si mescolano (come in questo caso); però non la si debella, e nel frattempo governo, polizia e magistrati, tutti presi dalla mafia, lasciano commettere, o aiutano attivamente, il tale crimine y, a favore della multinazionale x, che provocherà ai cittadini il danno z, (v. il mio sito), allora può darsi che venga a trovarsi in cattive acque. Se dice che mentre stiamo a occhi sgranati al televisore a goderci l’ennesimo reality sulla mafia ci svaligiano la casa con l’aiuto dello Stato, può darsi che venga vista come una persona che non vuole ragionare. E se insiste i messaggi diverranno puntuali come un cucù svizzero. E le arriveranno anche da chi meno se lo aspetterebbe se fosse vero ciò che si dice sull’impegno delle “istituzioni” per la legalità.

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13 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Mafia: la solitudine di Tiberio, imprenditore che osò resistere al pizzo”

Siamo nella società dello spettacolo, dove occorre che la gente veda determinate entità, e non ne veda altre. Al potere occorre che il pubblico veda la presenza costante della mafia; un mascherone mostruoso che gli serve, oltre che come strumento, come diversivo e come spauracchio per ottenere consenso mentre opera forme di sfruttamento di portata non inferiore. Si usano, per convincere, narrazioni dickensiane come questa. Che distolgono dal fatto che in silenzio, in forme meno crude, tanti si trovano nelle stesse condizioni di questa persona, ad opera non della mafia ma dello Stato; che paghiamo un pizzo legale quando ci viene imposto di pagare sempre più tasse per le quali riceviamo sempre meno servizi, così che dobbiamo dare altri soldi ancora. L’imprenditore reggino deve impersonare un ruolo, a sue spese; poi magari interverrà a risolvere il caso lo Stato-fatina, lo stesso che ha creato la situazione da incubo, e che la sta sfruttando a fini propagandistici. Mille chilometri a Nord di Reggio Calabria, a Brescia, è in corso un’altra recita di Stato, col caso Stamina. Anche questa a favore di grandi interessi, di grandi forme di sfruttamento a danno dei cittadini, con i poteri dello Stato come macchinisti teatrali. E anche in quel caso, usando singoli come attori involontari, e facendone carne da cannone.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post  ‘Oppido, don Rustico: :”Non capisco la Dda. Arresti non servono. Così si criminalizza” ‘

Ma non vi pare costruita questa commedia? Col prete che fa di tutto per farsi dare del mafioso, che si erge a contraddire il papa, il vescovo, l’opinione pubblica, le autorità, su una cosa come la mafia? E’ più probabile che il prete stia facendo da spalla. Come in un programma Mediaset. Se i mafiosi causano interazioni “mafiogene” con la popolazione, che li si tolga dalla loro sfera di influenza antropologica: che non siano permessi arresti domiciliari nel loro paese di origine, ma solo altrove; che le famiglie mafiose siano tolte dai loro paesi e disperse, separandone i componenti in luoghi diversi. Ma lo scarmazzo inconcludente sulla mafia è metamafia, è mafia sulla mafia. Conviene al potere, e anche ai preti, accentrare l’attenzione sulla mafia: per far dimenticare, e per fare accettare, che la maggior parte degli italiani il pizzo lo paga non ai mafiosi come quelli dell'”inchino”, ma, attraverso lo Stato, ai poteri forti (incluso il clero); e che da questi, prima che dalla mafia, subisce soprusi, angherie, perdita di diritti, ingiustizie. Poteri che del resto all’occorrenza possono servirsi per i lavori sporchi di quei mafiosi che a parole condannano. Ora preferiscono usarli come alibi, diversivo e spauracchio, per tenere sottomessa la popolazione: un uso mafioso della lotta alla mafia. Pensare che i mali d’Italia provengano dai 5000 abitanti di Oppido Mamertina, o dai 500 di San Procopio, è da stupidi e da vigliacchi.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Cattolicesimo e mafie: la Madonna di Oppido Mamertina e degli italiani”

Piero Chiara racconta di un salumaio che sotto il fascismo quando un funerale passava davanti alla sua bottega usciva, si faceva il segno della croce, poi il saluto fascista e infine col braccio teso si inchinava ai familiari del defunto. I calabresi, vae victis, devono fare da capro espiatorio per un servilismo che molti di loro ben rappresentano, ma che è nazionale ed è in primo luogo di quelli che dovrebbero dare l’esempio. Ogni 28 maggio a Brescia assisto alla cerimonia per la strage impunita del 1974; e ai contorcimenti retorici coi quali mentre la si condanna si evita di dire chi furono i mandanti sovranazionali, ripetendo anzi la versione dei mandanti che si trattò di una strage “fascista”, essendo fascisti gli esecutori. Non un inchino, ma un bacio osceno ai poteri che gli “antifascisti” servono tutto l’anno. Del resto, del ruolo di tali poteri nel conferire alla mafia quell’invincibilità che dovrebbe fare ricordare il brano di Manzoni sull”inferno d’atti tenebrosi” i primi a non parlarne sono proprio gli “antimafia”. Il Paese intero è stato venduto ai poteri forti, e più che di inchino si deve parlare di alto tradimento. A tutti i livelli, leccare, vendersi, è normale. Vi è quindi una generale esigenza di ripulirsi, di rivalersi proiettando sdegno e disprezzo verso il servilismo degli altri. Da qui il coro contro i paesini calabresi, un bersaglio conveniente per le istituzioni e per i milioni di italiani a schiena curva.

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@ Roberto Magri. Come dice un’espressione che sentii da un ebreo, lei è di quelli che pensano che la loro m… non puzza. In Italia sia i “fascisti” sia i “comunisti” fanno a gara a leccare i poteri forti. I suoi “comunisti” non sono comunisti: sono “fighetti moramente più spregevoli dei berlusconiani” scrive oggi un noto commentatore di sinistra a proposito di Milano. E si stanno vendendo il Paese, Nord e Sud, quanto i berlusconiani e i mafiosi, oltre che insieme a loro. Mi risulta che i massoni lombardi (magari con la tessera da comunisti) siano in ottimi rapporti con quelli calabresi; e che insieme facciano danno, per rafforzare il loro parassitismo. Vedo che l’impunità giudiziaria che c’è in Lombardia per le prodezze dei massoni (o dei clericali) rivaleggia con quella che c’è in Calabria. Non vedo emuli di Alessandrini o di Galli. La vostra “diversità” rispetto alla mafia si rivela anche dal genere di calabresi che piace alla dirigenza lombarda, e dalla resistenza che hanno trovato i mafiosi nella loro penetrazione. I Calabresi hanno mille torti, ma non hanno bisogno di denigrare altri gruppi per definirsi; non vanno in giro a vantarsi di essere superiori per poi, “cercando il business”, servire come camerieri, e come tirapiedi, quelli che gli hanno messo le bombe in piazza. La mafia se la tengono stretta i tanti come lei che ne hanno bisogno per coprire i loro reati e le loro infamie mentre “cercano il business”. A proposito di figli, cercate voi di non venderveli “cercando il business”, con l’inquinamento che vi sommerge, con le diagnosi di cancro taroccate, o con operazioni da gente votata al male come la pagliacciata Stamina a Brescia sulla pelle dei malati.

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23 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato il boss Iamonte. “Aveva un rilevatore di microspie”

“I magistrati di Reggio Calabria l’hanno definita “la tecnica del continuo orecchio teso della cosca Iamonte che gode “della complicità o contiguità con ambienti istituzionali”. La famiglia mafiosa di Melito Porto Salvo sarebbe stata in grado di accedere ad informazioni a carattere riservato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.”

“Deus sive natura” diceva Spinoza. Ci sono situazioni “panmafiose” nelle quali al malcapitato verrebbe da dire “ndrangheta sive servizi”; o “mafia sive Viminale”. Sia in Calabria, dove possono sbucare fuori rinomati soggetti del paese più a Sud della penisola, sia ai piedi delle Alpi, dove i locali parlano lumbard e credono di essere persone perbene, che non fanno nulla di grave facendo certi piacerini a uomini “delle istituzioni”.

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14 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Sla: Luciano, ‘camminatore di domande’ contro la malattia”

Ci si sente bene, ci si sente nobili e generosi donando per una giusta causa. Donando al PCI, si è visto come è andata a finire. Allora si diceva “per la causa”. La causa, le ingiustizie sociali, era giusta; ma i dirigenti, ultimo dei quali Renzi, hanno pensato ad altro. Anche con la ricerca sulla SLA è quanto meno superficiale pensare che se “la causa” è giusta lo sono anche i mezzi e i fini. E’ preoccupante che, per una malattia refrattaria alle terapie, si stia puntando sulla ricerca della diagnosi precoce; che suona come una cosa buona, e a volte lo è, ma è anche uno dei cavalli di battaglia delle frodi mediche, permettendo di diagnosticare una malattia con metodi indiretti, senza il quadro che la definisce, e poi sostenere di averla guarita quando in realtà la malattia non c’era. Se i nuovi farmaci verranno sperimentati, come già ci si prefigge, su queste forme “precoci”, si sarà allestito il meccanismo che potrà ripetere quello che è già accaduto, e descritto in letteratura, con la diagnosi precoce del cancro; che ha portato a milioni di false diagnosi mentre il cancro autentico continua a uccidere. Media e opinionisti stanno favorendo un aggiramento della razionalità: le secchiate e i casi commoventi permettono di saltare dall’emotivo dei buoni sentimenti all’esoterico degli studi “scientifici”, evitando la fase intermedia delle valutazioni tecniche ed etiche sulle strade da imboccare; che sono lasciate agli interessi del business anziché a quelli dei pazienti.

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27 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Abati “Poste Italiane “segnalata” nell’inchiesta sulla “banca della ‘ndrangheta” in Brianza”

Ho l’impressione che notizie sulla mafia come questa mentre svelano nuovi scenari li coprono e li proteggono, dandone una versione attenuata e sfocata. Mi fanno pensare ad una versione aggiornata del Mito della caverna di Platone. Ombre, colorate, ma pallide rispetto a una realtà molto più netta. Personalmente ho sperimentato comportamenti che mi portano a ritenere che vi siano legami tra, da un lato, dirigenti di questo ente, e dall’altro quegli apparati verso i quali tanti delinquenti di alto bordo, e anche la mafia, hanno motivi di gratitudine; apparati composti dai servizi e da quella fetta delle istituzioni – non diciamo quanto larga – che è marcia.

Considerare che tali apparati siano all’opera per sorreggere – tra il resto – le mafie, invece di fermarsi ai manovali, alla nota di colore del postino “punciuto”, può rendere comprensibile l’apparente invincibilità delle mafie. Permette di superare la tesi “marinista” dell’antimafia ufficiale. Quella che in pratica spiega tale ”invincibilità” parafrasando il passo del Manzoni “Gli amplissimi Senatori quali stelle fisse …”; e che trasforma così in una misteriosa entità connaturata alla vita quello che è un fatto umano (G. Falcone). Un fatto composto da tanti ingranaggi che considerati singolarmente sono semplici e miserabili. Composto anche da gente normale, come uno sportellista o un direttore delle Poste. Gente normale; povera gente, che – a tutti i livelli – si vende per un tozzo di pane.

Francesco Pansera

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28 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “La ‘nuova mafia’ al Nord: meno padrini doc e più area grigia”

La lotta alla “nuova mafia” al Nord servirà, non diversamente dalla lotta alla vecchia mafia, come diversivo per lasciare indisturbata la libera commissione di reati legati all’economia legale. Es. , a Brescia, i reati di supporto allo sfruttamento della medicina, come i reati di supporto all’operazione Stamina, o di supporto alla manipolazione in senso affaristico delle relazioni tra inquinamento e cancro. Senza lo spauracchio affascinante della mafia, vecchia o nuova, reale o inventata, o gonfiata, o virulentata, o contraffatta chiamando “mafia” la delinquenza comune, in un’area come Brescia sarebbe più difficile giustificare omissioni, connivenze e complicità istituzionali, quando non la gestione diretta, per frodi, illeciti e crimini che non sono riconosciuti ma causano alle persone danni non meno gravi di quelli mafiosi. E che producono anch’essi ingenti profitti; ma in soldi puliti “ab initio”, senza necessità di riciclaggio. Denaro che, riversandosi in casse pulite poi probabilmente permetterà, restituendo il favore, di riciclare anche i guadagni mafiosi. Un gioco della parti, dove malviventi meridionali e ora anche locali vengono messi su un palcoscenico sotto i riflettori a interpretare sé stessi affinché altri loro pari, che non dicono né “mixxxia” né “pxxa” ma hanno un eloquio forbito, o quasi, e stanno in platea in prima fila, possano apparire come persone perbene; benefattori e difensori della legalità, al di sopra di ogni sospetto.

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5 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Politica, sanità, imprese: in Lombardia la ‘ndrangheta si piglia tutto”

Non è vero che nella Sanità lombarda la ndrangheta si pigli tutto. Si prende la sua fetta; che le viene accordata anche perché con la sua immagine tenebrosa permette di tenere nell’ombra le fette altrui. Es. quelle per il caso Stamina, col quale, in un gioco di omissioni e di interventi parziali da parte delle istituzioni, si sta creando sul nulla un mercato falso ma miliardario, che consentirà un altro sciacallaggio legalizzato sulle malattie. Non è detto che lo yacht dei mafiosi sia quello più lungo e lussuoso, in quel porto delle nebbie che è la sanità lombarda. E bisognerebbe guardare anche ai panfili di forze insospettabili, come quelle che stanno reggendo il gioco Stamina, e che appaiono più brave a fermare, con metodi mafiosi, chi svela i grandi affari, criminali ma legalizzati, nella sanità lombarda, che ad acchiappare quegli ndranghetisti che indicano come il solo grande focolaio di corruzione.

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25 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Medicina ‘umana’ a tempo determinato: la storia di Ketti”

Secondo l’articolo, e lo IEO, il “clinical decision making” è questione di psicologia e buoni sentimenti. Non di scelte razionali, a volte controintuitive, e contrarie agli interessi del business. Così la cura degli aspetti psicologi diviene il lubrificante delle frodi. Secondo l’articolo, medico e paziente puntano entrambi verso la stessa direzione, quella del benessere del paziente. Non vi è nessun conflitto di interessi. Che non è molto diverso dal dire “la mafia non esiste”: il problema dei trattamenti non necessari o dannosi prescritti , secondo i voleri di grandi interessi economici, a scapito del paziente e a beneficio del medico, è riconosciuto, ed è gigantesco. Lo stesso giorno, Maroni, presidente di Reg. Lombardia, loda lo IEO come “modello innovativo” che pratica i principi di “una sana gestione privata”. E’ questa convergenza dell’adamantino antimafia Dalla Chiesa con Maroni, ambiguo sulla mafia, che dovrebbe essere esaminata, anziché ripetere il ritornello ossessivo su Maroni che si sbagliava o mentiva nel dire che in Lombardia la mafia non c’è. La mafia c’è, e – anche grazie alla provocatoria uscita di Maroni – accentrando l’attenzione sulla mafia si tengono nascoste altre aree di grande criminalità. E le si aiuta; al prof. Dalla Chiesa, sociologo, consiglio, quando vuole parlare di medicina, di posare il violino e leggere prima libri sull’argomento scritti da suoi colleghi accademici, es. “What if medicine disappeared” di Markle e McCrea.

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6 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Celestini “Leonard Peltier, 39 anni in carcere. Bastano?”

Ammesso che sia questo il vero soggetto dell’articolo, nulla da dire sul caso di Leonard Peltier, che non viene esposto nell’articolo e sul quale non saprei esprimere un giudizio. Come critica dell’ergastolo, mi sembra rilevante quella di Foucault, che ha scritto che Cesare Beccaria ha proposto di sostituire la morte con la schiavitù perpetua. La speculazione di Veronesi, e la relativa marchetta pubblicitaria sulle staminali, per la quale i mafiosi ergastolani diverrebbero persone oneste nel lungo periodo perché il cervello verrebbe negli anni sostituito e modificato dalle cellule staminali, è sgangherata sul piano scientifico, o anche solo sul piano del buon senso. Ha piuttosto una sua coerenza sul piano pratico, perché sia gli affari della mafia sia il business del cancro, e quello delle staminali, e in generale della medicina commerciale, sono collegati a doppio filo a potenti oligarchie, che investono con successo in entrambi i rami. Sono quindi tra loro meno lontani e incompatibili di quanto i diversi contesti e modi di operare non facciano credere; avendo in comune anche protezioni da parte delle stesse istituzioni dello Stato.

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17 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “Reggio Emilia, commissione Antimafia: “Qui ‘ndrangheta pronta a usare armi” “

La scorsa estate, a un convegno in Sila, l’ho sentita spiegare che “i mafiosi sono vispi” (furbi, nella parlata toscana). Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ora fa osservare che i gangster hanno i mitra. Senza questa differenza gli ndranghetisti in oggetto non si distinguono sostanzialmente dagli altri gruppi affaristici che gravitano attorno alle istituzioni. Se l’antimafia può affermare che ci sono mafiosi con arsenali e pronti a sparare, a questi mafiosi si potrebbe anche togliere le armi, avendo centinaia di migliaia di persone stipendiate per fare il poliziotto: questa affermazione ricorda quella per la quale a Palermo le forze di polizia sapevano che era arrivato il tritolo per Borsellino; mentre non si sapeva, evidentemente, come fare a evitare la strage. Ma occorre dipingere la ndrangheta come un esercito straniero; come l’armata di Serse capace di oscurare il sole con le sue frecce, se ci si vuole presentare come i 300 di Leonida. Per continuare, forti di questa patente eroica, ad appoggiare affari di livello non diverso di quelli intessuti dalla ndrangheta in Emilia. E anche operazioni “altro dito, stessa mano”: non molto lontane da quelle della mafia che spara a bersagli politici su mandato, posso dire, ricordando quando la Bindi è stata ministro della sanità.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

@ Andrea. Veramente scrivi di peggio: “il liberismo o il nulla”. Tu ricalchi le posizioni dell’industria farmaceutica anche in questo: nello “ontologizzare” le sue condotte illecite.“There in no alternative” è una frase della Thatcher; “Business ontology” è stata chiamata (Fisher). Già Max Weber diceva: “L’odierno ordinamento capitalistico è un enorme cosmo, in cui il singolo viene immesso nascendo, e che è a lui dato, per lo meno in quanto singolo, come un ambiente praticamente non mutabile, nel quale è costretto a vivere”. Chi presenta sistemi di sfruttamento enormi, truffaldini e sanguinosi propri di questo periodo storico come la volta celeste sopra di noi, allo stesso tempo ci promette l’emancipazione dalla condizione mortale tramite la medicina. Io al contrario penso che si possa e si debba contrastare i mali causati dall’uomo per avidità e desiderio di potere, come questa forma di crimine organizzato, prima di tentare di imporre sulla Natura l’artificialità senza limiti che ci piacerebbe. Anche per questo ammiro la figura di Falcone, che davanti a un altro totem presentato come una deità invincibile, la mafia, diceva che è un fatto umano e che avrà una fine.

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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24 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, condannato per la Diaz ora è il numero due dell’Antimafia: “Come si fa a dire che l’Italia è cambiata?””

Non c’è contraddizione tra il dirigente di polizia responsabile di vili pestaggi a freddo di pacifici manifestanti e il prode paladino antimafia. E’ piuttosto errata la premessa che tutto ciò che porta l’etichetta “antimafia” sia libero e buono. L’antimafia di chi è stato eliminato fisicamente sparandogli alle spalle o col tritolo non è la stessa di quella degli allineati e coperti, dei carrieristi e degli imboscati. Gli eroi uccisi dell’antimafia sono più degli epurati che non, come si vuole far credere, campioni rappresentativi dell’antimafia. Semplificando, l’Italia non è un paese indipendente, e i pupari che con una mano controllano i mafiosi con l’altra controllano l’antimafia. Operazioni sporche, come atti di violenza eclatanti che condizionano il corso politico, o l’eliminazione di soggetti scomodi, possono essere assegnate alla mafia o alle istituzioni che si fregiano del titolo di antimafia; a seconda delle circostanze.
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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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Ved anche:

Medicina e rischio democratico

 

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v. anche:

Milizie bresciane

Il magistrato e gli stregoni

15 April 2013

Appello al popolo

Riporto un mio commento alla proposta del prof. A. Giannuli di sostenere la candidatura del procuratore Raffaele Guariniello a Presidente della Repubblica [1].

ccc

L’onestà personale e l’indisponibilità a partecipare ai giochi sporchi del potere sono condizioni necessarie per la carica di Capo dello Stato. Averle soddisfatte, con Guariniello, avrebbe già del miracoloso; ma sarebbe sufficiente? Chi è nella stanza dei bottoni deve conoscere gli intricati circuiti che arrivano e partono dalla console: a quali effetti paradossali può dare luogo pigiando comodamente un bottone.

Per esempio, nel caso Stamina i magistrati hanno buttato olio sul fuoco di una guerra tra maghi, sostenendo fortemente entrambe le parti; ma guardandosi dal riconoscerla come una manfrina. In queste ore, Balduzzi ha aperto la strada alle terapie pseudoscientifiche, sostenute da Celentano e Gina Lollobrigida (e da Grillo); affidando la verifica delle cure Stamina agli stessi Spedali Civili di Brescia che le praticano, che è come affidare una perizia giudiziaria all’indagato (non è la prima volta che l’ospedale di questa città di galantuomini assediata dalla mafia ottiene una tale prova di fiducia). Anche l’altro versante, sostenuto dall’azione in sé meritoria di Guariniello, il versante della scienza “post-accademica” [2] cioè tecnicamente competente ma aggiogata a esigenze di profitto, sta come prevedevo [3,4] raccogliendo i frutti del rito tribale: allo stesso tempo è partita in Italia la prima sperimentazione clinica al mondo per la cura con staminali della paralisi sopranucleare progressiva, una malattia rara, che si manifesta clinicamente anche con parkinsonismo, presentata dai media come “una forma grave di Parkinson”.

Questa sperimentazione ufficiale parte sulla stessa onda delle aspettative create col caso Stamina, ma ha tutte le carte a posto. L’obiettivo che si pone è altrettanto ambizioso di quelli della ditta indagata da Guariniello per truffa e associazione a delinquere: al confronto della ricostituzione dei circuiti neuronali, l’ottenere la ricrescita dei capelli nei calvi, o una terza dentizione nell’età adulta, dovrebbero essere giochi da ragazzi. Appare che entrambe le attuali scuole italiane sulle terapie con staminali condividano alcune peculiarità. Non solo i dulcamara ma anche gli scienziati accreditati preferiscono partire dal più difficile, e dal meno facilmente verificabile, anziché andare per gradi cominciando con modelli più semplici e di facile valutazione. Così che anche per terapie ufficiali con staminali come questa vale il commento di Emile Zola a Lourdes davanti agli ex-voto: “Vedo stampelle ma non protesi”.

Finirà che la gente dovrà continuare a pagarsi, come prima e più di prima, sia la dentiera, sia, se malattie neurologiche la rendono non autosufficiente, buona parte dell’assistenza per disabili. I fondi pubblici saranno stati allocati nelle costosissime terapie ufficiali che soddisfano quello che i magistrati pro-Stamina hanno chiamato “il diritto alla speranza”; inclusa la speranza degli investitori di fare soldi sfruttando la credulità popolare con la complicità di chi occupa lo Stato. E c’è il rischio che i beneficati debbano per di più fronteggiare anche qualche tumore impiantato con le staminali.

I magistrati che si tuffano in queste grandi operazioni di marketing biomedico sostenute dallo Stato, che si addentrano nell’antro dello stregone e danno credibilità ad apprendisti o a maestri, mi paiono a loro volta, nel migliore dei casi [5], colpiti da un sortilegio: magistrati “brain in a vat”. Processano, secondo coscienza e secondo il diritto, gli input che vengono fatti giungere loro; input che però non descrivono la realtà, ma ne danno una rappresentazione di comodo.

Un presidente “brain in a vat” (si potrebbero fare anche altri nomi), manipolabile ma non venduto, che serve il potere solo se convinto, è all’atto pratico molto diverso, o molto meglio, dei presidenti burattino? Forse sì; ma anche un ipotetico presidente “brain in a vat”, ancorché onesto, non ci basterebbe per uscire dalla fossa nella quale ci siamo cacciati seguendo i film avvincenti che ci vengono fatti percepire come se fossero la realtà.

1. Giannuli A. Per il nuovo Presidente della Repubblica: torno a proporre Raffaele Guariniello. Blog di Aldo Giannuli, 10 aprile 3013.

2. Ziman J. Real Science. Cambridge University Press, 2000.

3. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

4. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale. https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

5. La corruzione ghibellina di magistratura e polizia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/

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Blog di A. Giannuli

Commento al post “Per il nuovo Presidente della Repubblica: torno a proporre Raffaele Guariniello” del 10 aprile 3013

Nell’odierna medicina commerciale l’ambivalenza dei processi biologici si fonde con l’ambiguità della politica; nella “biopolitica” – dove come ha scritto Agamben sbiadiscono le distinzioni tra destra/sinistra, pubblico/privato etc.- mentre ciò che appare viene percepito in termini elementari e manichei, buono/cattivo, la realtà sottostante, quella di un sistema complesso, fa sì che spesso gli effetti di interventi “moralizzatori” siano del tutto diversi da quelli previsti. Pareto ha distinto tra verità, efficacia e utilità di un’ideologia. Il dr Guariniello, insieme ad altri magistrati, offre buon materiale per discutere la natura ideologica di teorie mediche presentate come dogmi al pubblico. Permette di illustrare con esempi (v. il mio sito) come interventi giudiziari apparentemente progressisti e controcorrente, e quindi persuasivi per l’opinione pubblica, “efficaci” secondo Pareto, siano in realtà espressione di ideologie false, o solo parzialmente vere, e lanciate in quanto utili ai poteri economici piuttosto che al popolo che sembrano difendere.

Una nozione che è applicabile anche alla chiusura dell’Ilva di Taranto, dove, in obbedienza a interessi economici e politici, si sta passando dal cancro nascosto al cancro inventato; come mi riprometto di scrivere; non appena riuscirò ad accumulare il fiato necessario date le attenzioni di altri fedeli servitori dello Stato, che un tempo si occupavano di attività che il prof. Giannuli studiava e oggi sono d’accordo con Guariniello su importanti temi di salute pubblica.

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17 aprile 2013

Blog de Il Fatto 

Commento al post “Staminali, Nature: “No a malati come cavie. Italia ascolti monito” ” del 16 aprile 2013

Al convegno vaticano criticato dalla rivista inglese ha aderito Sir JB Gurdon, Nobel 2012 per le sue ricerche sulle staminali. Contemporaneamente al convegno, in USA esce un libro dal titolo “The healing cell: how the greatest revolution in medical history is changing your life” che esalta le promesse scientifiche sulle staminali. E’ scritto da un prete, una dottoressa-businesswoman e un giornalista medico, con forti legami con l’establishment biomedico USA; prefazione di Benedetto 16°. In questo imbroglio, i preti e gli scientisti anglosassoni sono molto più vicini e solidali di quanto Nature, coi suoi toni indignati, non voglia far credere. E’ piuttosto una manfrina tra compari per fare passare il business delle staminali creando aspettative con tecniche di propaganda mediatica. I preti la buttano sull’etica astratta e sul sentimentale; gli scientisti sul metodo scientifico e i regolamenti, che garantirebbero la verità essendo a prova di frode (ma non lo sono, tutt’altro). Gli spettatori ruspanti scelgono la ciarlataneria strappalacrime della Stamina; quelli che si sentono intellettuali e laici, le boriose frodi dell’attuale ricerca biomedica commerciale. L’apparente scontro tra i discepoli di san Francesco e gli adoratori di Newton, i toni roboanti dei due “contendenti”, coprono l’avida ricerca del profitto e la carenza di progressi rilevanti, di prospettive terapeutiche reali, di scienza e di onestà che accomunano entrambi.

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Blog di A. Giannuli

Commento al post “Cucchi, gli operai di Terni e la corporazione giudiziaria” del 7 giu 2013

@ Leonilde. La medicina sta prendendo il posto dell’industria come forma di sfruttamento; spesso a scapito della salute. Credo che sulla posizione della magistratura davanti a reati contro la salute sarebbe salutare non credere alle favole, ma recuperare il concetto marxiano di “sovrastruttura”; sembra che i primi ad averlo dimenticato siano quelli di provenienza comunista.

Le ingiustizie e i reati contro la salute vengono perseguiti se e quando conviene al capitale; altrimenti sono coperti e protetti; in alcuni casi, impedendo a chi si oppone non solo di lavorare, ma di campare. Se possibile, date le attenzioni che i tutori della legalità mi riservano, preparerò un scritto per illustrare il complesso di motivi utilitaristici che ritengo abbiano portato a sdoganare, dopo tanto tempo, la tossicità dell’amianto, consentendo l’azione giudiziaria, comunque meritoria (ma non assolutoria); e come contemporaneamente nuovi danni alla salute siano attivamente promossi e aiutati mediante un’attività criminale delle istituzioni, magistratura compresa.

Sono d’accordo sui rischi di strumentalizzazione delle richieste di controllo dell’operato dei magistrati (il controllo dovrebbe essere in primo luogo preventivo, penso: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/). E sulla necessità di tutelare l’indipendenza della magistratura; sia dalle forze esterne, sia dalle pratiche venderecce interne.

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24 giugno 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “SLA, “i primi test con cellule staminali cerebrali sono positivi” del 24 giugno 2013

Spendido. Ormai la SLA e altre malattie neurologiche hanno i giorni contati: è scientifico. Va però ricordato il contributo di preti, magistratura, forze di polizia, politici, amministrazioni locali, giornalisti, e tanta altra parte della meglio società a questa grande impresa, “la più grande rivoluzione nella storia della medicina, che cambierà la vostra vita”, come dice il titolo di un recente libro USA sul tema; prefato da Ratzinger quando era ancora papa. Conoscendo questo Lavoro, oscuro ma prezioso, di sostegno agli Scienziati, non mi sorprende che l’Italia primeggi nel campo delle staminali: le doti di abnegazione e insieme di acume intellettuale, di severo rigore, dura fatica e felice creatività, onestà cristallina, coraggio, tenacia e indipendenza di giudizio, di culto del diritto e amore per l’umanità tutta di cui lo Stivale è pieno sono esattamente ciò che occorre per risolvere un problema come quello posto dalla geniale idea di curare le patologie del tessuto nervoso con cellule staminali. Che il mondo sappia, e si inchini riconoscente. Noi non abbiamo solo la mafia; abbiamo pure quest’altro genere di onorevoli associazioni.

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13 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Di Grazia “Stamina bocciata, chi è il ciarlatano e chi il genio?” del 12 ottobre 2013

Se si vuole vendere come miracoloso un prodotto che non funziona, un modo per farlo è mandare avanti un compare che faccia il ciarlatano: che ne presenti una versione ancora più scombinata, e che con grandi promesse crei un’aspettativa nel pubblico. Per poi farlo sbugiardare da un venditore credibile, un dottore, uno scienziato, che correggendo gli errori (in realtà inseriti apposta) sembrerà presentare una versione valida del prodotto; che altro non è che il prodotto originale.

La domanda dovrebbe essere chi sono i furbi e chi i fessi. I furbi sono quelli che hanno montato questo finto litigio tra compari, col quale si sono lanciate come possibili e imminenti terapie che sul piano tecnico sono estremamente improbabili. Da quelli che nelle istituzioni hanno dato spazio e visibilità a un Vannoni, a Napolitano che nomina senatore a vita a credito, per futuri altissimi meriti, la Cattaneo; passando per i magistrati e i giornalisti.

I fessi sono quelli che accettano il falso dilemma. Sia i “masscult” che credono che Vannoni sia un genio filantropo osteggiato dall’establishment; sia i “midcult” che ragionano che siccome Vannoni è un ciarlatano allora le staminali della vera Scienza potranno soddisfare promesse fantascientifiche come quella di ricreare il tessuto nervoso.

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@ Ander Elessedil. Tanti come te affermano: a) che l’introduzione di nuove terapie avviene solo su criteri scientifici; b) che è ”impossibile” frodare nella ricerca clinica in quanto la riproducibilità è usata per verificare l’efficacia e prevenire le frodi; c) che la ricerca sulle staminali è indifferente al clamore mediatico.

Si tratta di posizioni molto molto ingenue, che scambiano il catechismo con la realtà. Gli stessi addetti ai lavori ammettono che le cose spesso non vanno così; e ci sono tanti scandali a confermarlo. In questo caso la scienza è spudoratamente al servizio del marketing. Con Vannoni, e con le continue passerelle mediatiche degli scienziati, si è introdotto un bias nella ricerca, che vizierà ipotesi, finanziamenti e interpretazioni. Si dovrebbe ormai prevedere anche un “cieco” delle aspettative, proibendo questi clamori, volendo essere davvero scientifici.

Prevedere futuri successi medici (e dargli un seggio in senato) è antiscientifico (e opposto al principio costituzionale di tutela della salute).

La stessa puerile teoria delle staminali come “mattoni magici” calpesta la “textbook science”, ciò che già si sa sulla biologia dello sviluppo. Come è stato osservato, con le staminali basterebbe usare modelli animali, per applicare ciò che dici; invece sia Vannoni che gli “oppositori” vogliono subito passare all’uomo, e al più difficile (e meno facilmente verificabile): il tessuto nervoso; come a Lourdes, dove Zola osservò che vedeva “stampelle ma non protesi”.

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@ Ander Elessedil.

1) La medicina attuale bara sul metodo scientifico. Per esempio: Elshaug AG, et al. Over 150 potentially low-value health care practices: an Australian study. Med J Aust 2012; 197: 000-000. doi: 10.5694/mja12.11083.

2) “è assurdo” non è un argomento.

3) Nominare senatore a vita non chi ha ottenuto grandi risultati ma chi propugna terapie non dimostrate è dannoso per i cittadini; e probabilmente anticostituzionale, creando il merito anziché riconoscerlo e viziando la ricerca medica con pregiudizi che potranno riflettersi negativamente su efficacia e sicurezza delle terapie. Parlare di antipatia personale è di bassa lega come del resto il tuo tono.

4) Antiscientifico è parlare a priori di futuri successi. Un’ipotesi comunque deve essere coerente coi dati noti; se non lo è in partenza è capzioso sostenere che occorre attendere il responso de “la Scienza” per criticarla.

5) L’articolo de Il Fatto che citi è un esempio deontologicamente censurabile di cattivo giornalismo medico, che lascia intravedere risultati senza reali basi.

Grazie per il consiglio di leggere; non posso ricambiarlo perché da come ragioni mi pare tu appartenga alla categoria di quelli che non traggono beneficio dagli studi. Beneficio in termini intellettuali. Poi su come rimediare la pagnotta ognuno si regola come crede e come può.

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@ Ander Elessedil. Lo stesso Garattini considera che su 8500 farmaci solo un centinaio sia davvero utile. Sul metodo scientifico in medicina vedo che tu a Vannoni avete idee molto molto vicine: è scientifico, e sacro, quello che pare a voi.

Sul tuo giudicare come assurdo che il caso Stamina sia un marketing stunt che deve surrogare l’inconsistenza scientifica delle staminali, mi pare che tu come tanti associ un’eccessiva fantasia sulle potenzialità delle staminali a un atteggiamento bigotto su come va avanti la scienza medica.

La nomina di un senatore a vita, “per incoraggiamento” (G. Napolitano), che incide su un campo scientifico e medico (e su un grosso business) in fieri riguarda certo la Costituzione.

Non bisogna essere né ottimisti né pessimisti nel comunicare i risultati al pubblico. Bisogna dire la verità e non creare false speranze imbastendo favolette a proprio vantaggio.

La sperimentazione non è un rito che ha la sua efficacia nell’essere celebrato. Mostrami tu che le staminali risolvono una perdita di tessuto cerebrale nell’animale e poi ne riparliamo. E non leggere troppo.

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@ Ander Elessedil. Sei tu che confondi medicina e scienza. Gli errori sistematici nella pratica medica non sono “scienza”, come sventatamente affermi. Sono colpe, frodi o omicidi. Le persone non sono cavie.

Sì, tutti complici, allineati e coperti, di un modesto sistema per sbarcare il lunario, come in altri campi di una medicina resa ipertrofica a gracile dalla ricerca esasperata del profitto.

Ovviamente la mossa quirinalizia a te sta bene.

La favoletta è comunicare al pubblico di poter ricostruire tessuti stabili come cuore e cervello a fini terapeutici, tacendo dei vincoli biologici che ostacolano il progetto e in assenza di risultati sperimentali sufficienti.

Lo affermo ancora: non si dovrebbe passare all’uomo senza prima avere prove solide su animali. Ma si è sviluppata un’arte, detta “ricerca traslazionale”, per saltare da dati di laboratorio insufficienti alla clinica. Arte che include cose come la libera uscita a Vannoni, la nomina a senatrice di Cattaneo, il tuo atteggiamento borioso e sguaiato e sapessi quanto altro ancora.

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@ Ander Elessedil. Non basta che una terapia sia sostenuta da basi scientifiche. Le basi devono essere valide. Lo screening per il cancro della prostata ha “basi scientifiche” secondo la tua definizione. Per il direttore scientifico dell’American Cancer Association, Brawley, “ha una probabilità 50 volte maggiore di rovinarti la vita che di salvartela”. Sì, sto parlando anche di omicidio. E non è certo la prima volta che il male nasce dalla mediocrità che esemplifichi.

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@ Ander Elessedil. In medicina quello che è valido oggi può essere superato domani; ma, sul piano etico, non può essere riconosciuto come nocivo domani; come invece sta avvenendo in tanti casi. E a ciò, e ai conseguenti omicidi, portano visioni paranoidi come la tua di una medicina come pura pratica scientifica.

Vuol dire che se si dice alla popolazione sana di eseguire un programma di screening, bisogna essere certi dei benefici. Non si può dire 30 anni dopo “Ci siamo sbagliati, la Scienza ci ha parlato ancora e ora sappiamo che fa più male che bene”.

La paranoia è una diagnosi psichiatrica. Bisognerebbe evitare di affibbiare diagnosi psichiatriche a quelli con cui si discute. Nel tuo caso non dirò che sei sociopatico ed ebefrenico. Ma che non brilli per onestà e vigore intellettuale.

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@ Ander Elessedil. Non è stato affatto un processo “scientifico dalla prima all’ultima fase.”. Le manipolazioni (inclusi gli attacchi ad personam verso chi le denunciava) non si contano (Gotzsche. Mammography screening. Radcliffe 2012). E’ stato un enorme business che si è impadronito della scienza e le ha fatto produrre le pezze d’appoggio. La Scienza poi serve anche come alibi: chi non se ne fida è paranoico, secondo certi suoi chierici. Per te la scienza sono gli articoli scientifici coi grafici e le tabelle. Un’idea chiara, ma falsa.

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@ Ander Elessedil. Essendoci già state delle frodi e manipolazioni, – strutturali, non semplicemente di singoli – che hanno causato danni rilevanti, non è spropositato chiedersi se la cosa si ripete con le attuali promesse sulle staminali. Non è blasfemo. Non corrono “anni-luce” tra le frodi dell’altro giorno e l’oggi. Un anno luce sono oltre 9400 miliardi di Km; è vero, il tuo non è un eufemismo; è un’altra cosa. Mostri bene come proclamandosi sacerdoti della scienza se ne possa fare l’uso più disinvolto e sgangherato. Mostri come la scienza venga usata come foglia di fico per un sostanziale laissez-faire nel business sanitario.

E confermi quanto dico sul caso Stamina: tu e gli altri propagandisti delle staminali siete facilitati nello spararle così grosse dal paragone con Vannoni sul piano etico e scientifico; paragone che è stato imposto con un caso costruito a forza. Rispetto a lui potete fare una certa figura. Ma rispetto agli standard veri, dovete ringraziare la generale corruzione dei poteri dello Stato.

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@ Ander Elessedil. La burocrazia nella ricerca medica serve più da barriera al mercato che come controllo etico. Se lavori scientifici mostrano che la medicina non rispetta gli standard scientifici ai quali dice di attenersi, la cosa resta, anche se tu decidi che la prova è inammissibile.

Stamina è magia; praticata nel secondo miglior ospedale d’Italia, secondo la classifica Agenas. Per maggiori dettagli v. “Gli strani ‘compagni di letto’ di Ingroia” e “La frode delle staminali”, nel sito che porta il mio nome. Anche la versione ufficiale comunicata al pubblico sulle staminali è magia, rispetto alle conoscenze di biologia dello sviluppo. La prima è magia alla Wanna Marchi; la seconda ricorda i racconti di fantascienza di Asimov, che era anche docente universitario di biochimica.

Riguardo alle mie “paranoie”, prendo atto che sei tra quelli che emettono di queste diagnosi. Sul tuo status di anticomplottista volontario e non pagato, guarda, lo dico senza ironia, lo dico letteralmente, che esiste un mercato per questo servizio alle imprese.

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@ Ander Elessedil. Quello che ti posso dare, in cambio della promessa di non ammorbarmi ulteriormente, è il consiglio di imparare a distinguere tra normativo e descrittivo. Per te i comitati etici chiamandosi così sono etici, la burocrazia deve proteggere il cittadino e quindi lo protegge, etc. Per le tue aspirazioni a ricevere uno stipendio da quelli che beneficiano della tua opera indefessa, buona fortuna.

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@ Ander Elessedil. Anche come buttafuori sei parecchio gracilino. Chissà, un domani, con le staminali…

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@ alienMIT. Chi teorizza che sia un’idea inconcepibile, da burlare come stortura mentale, la possibilità che il potere inganni i cittadini, non sembra avere reazioni cutanee marcate; è del genere che non arrossisce.

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@ Darsch. Gli anticomplottologi sono dei ruffiani senza vergogna. Così è più chiaro?

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@ Darsch. Nuove professioni e antichi mestieri: l’anticomplottista.

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@ Darsch. Bene, lei “adora” individuare “menti piccole”, e farle “scaldare”. E paragona questo piacere a quello che trae dall’osservare le lampade al plasma.

E’ utile cominciare a delineare i tratti caratteriali di quella particolare varietà di prosseneta che è l’anticomplottista; cioè chi, per calcolo o per inclinazione naturale, tende ad ottenere meriti presso il potere attaccando sul piano personale quelli che ritengono di avere compreso alcuni inganni del potere e comunicano al pubblico le loro tesi.

Gli attacchi consistono principalmente nello spiegare le teorie “complottiste” come manifestazioni di gravi disturbi mentali, principalmente la paranoia (patologia che può giustificare un TSO); o come espressioni di una carenza intellettiva e morale tale da giustificare il disprezzo. Sono accompagnati da atteggiamenti altezzosi e provocazioni. Gli attacchi hanno un potenziale intimidatorio e una carica pedagogica; anche sul pubblico, che viene educato a scegliere le idee non in base al merito, ma alla popolarità; e a coltivare non il dubbio, ma il gregarismo.

Continui pure, e se vuole mi parli ancora di lei. Quando ha cominciato? Come si è associato alla compagnia delle staminali?

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@ Darsch. Raccolgo i miei post sul mio sito, menici60d15. C’è una pagina “la frode delle staminali”. Io non sostengo nessun “magico guaritore”: ma che in questa vicenda il più pulito – che resta da individuare – ha la rogna.

Complimenti per la bella vita. Finora ha commentato che dico supercazzole, che ho una mente piccola e facile da destabilizzare, e mi ha falsamente attribuito un sostegno a “magici guaritori” (chi, Vannoni o Cattaneo?). Me lo vuole mostrare un pensiero suo sul tema, cioé la vicenda Stamina? Se non è troppo fuori tema.

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@ Darsch. Un anticomplottista puro. Solo fango, senza infingimenti. Signor Darth lei rappresenta una importante risorsa per la ricerca scientifica sul ruffianesimo. Sul marketing ha ragione. In letteratura si registrano altri casi di discussioni pseudo-bioetiche montate ad arte, a suon di milioni di dollari, da ditte di pubbliche relazioni pagate da case farmaceutiche per fare apparire efficaci terapie che non lo erano (Eichacker et al. Surviving sepsis – practicing guidelines, marketing campaigns and Ely Lilly. NEJM, 2006. 335: 16.). Speriamo che la magistratura continui a dormire, altrimenti addio vita beata.

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Non mi attribuisca una fiducia nella magistratura che non ho affatto. “Contestiate”? Quando ci si trova contro certe mafie si è soli. Io ho citato la magistratura dopo che nei miei scritti ho prodotto evidenze che avrebbero già dovuto dare luogo a un suo intervento. E, comportamenti mafiosi delle istituzioni permettendo, ho intenzione di produrne ancora: questa storia delle staminali è un giacimento, non d’oro, non di platino, ma del materiale del quale sono fatti i sogni degli uomini, e i disegni degli strozzini, sulla medicina.

Lei invece la cita in risposta, un po’ come come quei signori che replicano “Vada dal magistrato” (N. Dalla Chiesa, Manuale del perfetto mafioso). Ieri 15 ott c’è stata una telefonata di solidarietà del papa a dei malati che vogliono le terapie Stamina.

Quali che siano gli esiti delle loro eventuali indagini, su un campo sul quale si stende l’ombra della bandiera di interessi economici abituati a spadroneggiare senza temere la nostra magistratura, spero una cosa. Vedo che lei si è già messo a puntare la parola “marketing”. Esistono delle ditte di pubbliche relazioni (multinazionali, non piccoli studi professionali come Vannoni), che nel lanciare prodotti medici “blockbuster” impostano campagne di marketing basate sulle
tecniche amorali e a volte immorali della persuasione pubblicitaria; l’immagine popolare della “Scienza” viene ampiamente sfruttata a questi fini. Spero che per lo meno i magistrati non concedano a voi anticomplottisti anche di far passare quest’altra realtà come i fantasmi di menti malate.

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Vediamo un po’. “Complesso” del “Super eroe”. Mi ci sono trovato; pensi che credevo che la medicina e la ricerca medica mi mettessero al riparo dalle porcherie del mondo. Non saranno piuttosto ad essere delle “mezze pialle” quelli come lei, capaci di diffamare e insultare per pagine e pagine coloro che sostengono tesi che ostacolano affari illeciti, senza parlare mai del merito delle tesi?

Al mondo ci sono anche diverse persone semplicemente oneste; certo che chi fa un lavoro come il suo tende psicologicamente a negare che ciò sia possibile e che sia una forma di normalità.

Non mi pare di esercitare alcun brigantaggio; se resisto ai tanti malfattori di passo, spesso stipendiati con denaro pubblico, è grazie al disgusto che mi danno. Su Vannoni, non cambi le carte in tavola: sta semmai dalla sua parte, non dalla mia. L’immagine popolare della scienza, ridotta a un fumetto per accalappiare clienti, l’hanno resa malconcia quelli dell’associazione della quale lei fa parte, non io.

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7 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di U. Bardi “Ricerca: troppe leggi (non fisiche) rovinano la scienza” del 7 novembre 2013

Il metodo Stamina è sì da “Italia dei pifferai”, come lei, docente di chimica, lo definisce; ma ciò anche perché è servito da catalizzatore alla frode ufficiale sulle staminali, quella della ricerca ufficiale, che anche grazie a Stamina può per confronto atteggiarsi a scienza seria mentre fa promesse strabilianti e ingiustificate (v. La frode delle staminali http://menici60d15.wordpress.c… su http://menici60d15.wordpress.c…. Il caso Stamina si può paragonare anche a quelle reazioni chimiche che la natura o l’uomo accoppiano ad altre che altrimenti non potrebbero avvenire. Sarebbe anche utile richiamare il carattere combinatorio e multifattoriale, e le proprietà emergenti, dei processi chimici, come antidoto alla favola preformista di una “potenza” intrinseca delle cellule staminali. Le leggi, o i vincoli, della biologia dello sviluppo che imporrebbero di non lanciare promesse messianiche sulle staminali non sono rispettati da nessuna delle 2 scuole “neoalchemiche”, Vannoni e scienza ufficiale, che dandosi battaglia stanno assieme lanciando il business delle staminali. Lo Stato fornisce un servizio completo, dalla promozione di Stamina a quella della ricerca “invece” seria con la senatrice a vita per meriti futuri, alla repressione del dissenso. In questo business tecnologico, di leggi giuridiche e di diritto degni di questo nome non ci sono che quantità omeopatiche.

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4 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, il Tar accoglie ricorso Vannoni contro nomina comitato scientifico”

Le staminali di Vannoni e di alcuni magistrati sono il Pacco. Le staminali della sen. Cattaneo e di altri magistrati sono il Contropacco.

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4 dicembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post di D. Pretini “Senatori a vita, Forza Italia fa rinviare la convalida: “Chiarire i loro meriti” “

Paragonare le nomine per merito al livello medio del Pdl è come paragonare B. a Bokassa e concludere che è un filantropo. Cambiano i personaggi, ma la telenovela continua, sotto la stessa regia. Elena Cattaneo non ha ottenuto risultati scientifici che possano essere definiti “altissimi meriti”. Ha però “meriti” politici: rappresenta il futuro dell’Italia, quello di un Paese de-industrializzato, in mano a potentati economici esteri, dove è centrale per l’economia la medicina, con le sue frodi, come quelle basate sulle promesse di resurrezione dei tessuti a struttura complessa mediate le staminali. Promesse tanto seducenti quanto assurde, e nocive per la tutela della salute. Come senatrice a vita, sganciata dal controllo popolare, potrà operare in tale senso; tra gli applausi degli astuti italiani che pensano che la Cattaneo li farà vivere 100 anni, così come hanno pensato che B. li avrebbe arricchiti.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

Parlare di “trionfo della scienza” perché finalmente si sono fermati soggetti “in divisa da ladro”, e gli è pure stato dato un paterno scappellotto, è come dare una cattedra di fisica per chiara fama a chi risponde “ma va la’ ” a quelli che credono che si possano piegare i cucchiai col pensiero. La corrotta ricerca biomedica ha bisogno di essere definita a contrario, non per i propri comportamenti e meriti, ma facendola apparire come baluardo all’oscurantismo; questo connubio teatrale, dopo tanto torpore, di “giustizia e scienza” appare piuttosto essere la manifestazione di una sotterranea intesa tra magistratura e grande business biomedico. Del resto lo Stato occupato dai corrotti si giova dall’essere definito non per la sua aderenza alla Costituzione, ma come l’opposto del terrorismo e della mafia; che quindi quando occorre aiuta sottobanco. Analogamente, prima di fare la faccia severa lo Stato ha permesso per molti anni a una volgare truffa di spacciare le sue assurdità ai malati e ai familiari. E – cosa perfino peggiore, ma che viene taciuta – di impiantare così nel pubblico aspettative false ma sentite sulla cura delle malattie; di rendere “regnant social expectations” (Callahan) le promesse irrazionali della scienza ufficiale sulle staminali; a vantaggio di quegli affari illeciti, troppo grandi e sofisticati per essere semplicemente definiti ciarlataneria, che i nostri magistrati, candidi come colombe, identificano con la “scienza”.

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14 aprile 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio.
Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

@ Gianni Monroe. Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

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17 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Epatite C: pm indaga sui fondi non ricevuti dalle Regioni per pagare farmaco”

Nella storia dell’epatite C è costante, fin dalla nascita, lo squilibrio tra l’esilità e le anomalie delle evidenze scientifiche da un lato e dall’altro la brillantissima performance economica, mediata da un massiccio uso del marketing e da straordinarie fortune politiche. Vi è già stato, in altri paesi, un ruolo determinante dei giuristi nella “costruzione della malattia tramite la legge”, è stato scritto a proposito della strana natura di questa entità nosologica. Il farmaco per il quale il PM Guariniello ora indaga per omissione di cure, “la cura da 1000 dollari a pillola” è così costoso da essere in grado, è stato osservato, di mandare in bancarotta l’intero sistema sanitario, e non solo quello italiano. Comunque stiano le cose sull’onestà dell’offerta di cure, e su eventuali complicità istituzionali, visto che questa azione giudiziaria incide così profondamente in campo politico, condizionando l’allocazione delle risorse pubbliche destinate al diritto alla tutela della salute, andrebbe chiesto al PM Guariniello, e agli altri magistrati che volessero emularlo, di presentare gli elementi sui quali basano l’assunto che il farmaco è appropriato ed efficace; e la convinzione che il farmaco sia così appropriato ed efficace che i termini del suo uso vadano imposti dalla magistratura.

@ Elisabetta Picchietti. Un conto è esigere dallo Stato la miglior tutela possibile della salute, un altro è accettare che questa richiesta venga orientata a favore degli interessi dell’industria e della finanza. IL PPI (patient and public involvement) è una strategia per la commercializzazione e la privatizzazione della medicina – dettata da istituzioni come l’OCSE, la Banca Mondiale, la UE – che contrariamente alle apparenze va contro gli interessi dei pazienti e del pubblico (Tritter J et al. Globalization, markets and healthcare policy. Routhledge, 2009.).

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20 giugno 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Dalla Prima alla Seconda Repubblica in Italia”

In medicina è detto “never events” quel genere di errori che non dovrebbero accadere mai: amputare la gamba sana invece che quella in cancrena, somministrare a Tizio le cure destinate a Caio, lasciare un tampone nell’addome, etc. In campo politico e amministrativo ci sono never events che sono indice non di negligenza ma di dolo. E che si spiegano con la subordinazione dei poteri dello Stato a poteri economici sovranazionali. Es. l’avere lasciati indisturbati i black bloc a Genova [1].

E’ stato un never event anche l’aver fatto passare nel SSN e sui media, per anni, la ciarlatanesca e spudorata “terapia” Stamina, ignorando le pur tenui barriere “scientifiche”; e superando le barriere politiche, molto più robuste, per le quali se a politici, clero, polizia, magistrati non sta bene in Italia non si può neppure attraversare liberamente la strada. Un “errore” incredibile, che trova la sua spiegazione in un’operazione di marketing di magistratura, polizia, politica (non senza l’ombra dei sevizi) a favore del business biomedico [2]. In questi termini sono spiegabili anche altri interventi di magistratura e polizia, come la distruzione di Pantani [3] o l’intervento forte e tardivo sui veleni dell’ILVA [4]. Attualmente ci sono gli estremi per sostenere che abbiamo i CC e Guariniello (che il prof. Giannuli vorrebbe al Quirinale) che esercitando l’azione penale spingono a favore di quella che può essere la maggiore singola truffa a danno del contribuente e del cittadino, le terapie a colpi di centinaia di milioni di euro per l’epatite C.

Osservando questi fenomeni, sono giunto alla conclusione che in campo medico magistrati e forze di polizia operano, ancor più dei politici, a favore di interessi illeciti del business medico [5]. Una tesi che trova riscontro in quella di Giannuli per la quale la globalizzazione neo liberista comporta una “alleanza diretta tra il potere finanziario e gli apparati tecnici dello stato (polizia, magistratura, servizi segreti) e confina il potere politico ad una funzione meramente servente” in un “nuovo blocco storico che indichiamo come “l’alleanza tra la spada e la moneta” “.

Restano nascoste sotto alle concezioni ingenue e rassicuranti su medicina, magistrati e polizia le conseguenze negative dei servigi resi dalla penna e dal manganello a poteri che, paragonabili a organizzazioni mafiose [6], determinano come curare le malattie. Mentre la gravità delle conseguenze dovrebbe portare a identificare in questi rapporti patologici tra potere giudiziario e moneta medica un pericoloso focolaio di corruzione.

1 Fracassi F. G8 Gate. Alpine studio, 2011.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. *
3 Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. *
4 Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato. *
5 Nuove P2 e organi interni. *
6 Gotzsche P. Deadly Medicines and Organised Crime. Radcliffe, 2013.

*nel mio sito.

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25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

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24 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Guariniello, il pool su lavoro e salute continua senza di lui. Spataro apre bando per coordinatore”

Il 5 dicembre scorso a un convegno con Guariniello un magistrato ha paragonato gli inquinatori a chi intossica gli altri fumando in ascensore. Il fumo è un importante agente cancerogeno per chi fuma; occorre riflettere sul perché chi lo dimostrò, Doll, sia stato lautamente pagato sottobanco per 20 anni dall’industria chimica. Il fumo passivo invece appare essere un rischio gonfiato (Penston, Stats.con). Così si addossano su un solo cancerogeno anche colpe non sue, distogliendo dagli altri; mostrando solo il fumo si scarica la responsabilità sul pubblico (il cancro colpa dei “lifestyles”). Si contribuisce alla paura che spingerà verso il controverso screening per il cancro del polmone, che può divenire una forma legalizzata di ciò che Brega Massone ha fatto in maniera spudorata.

Occupandosi di salute un magistrato può ottenere insieme la gratitudine di potenti interessi illeciti e il plauso del pubblico. Se volesse farlo sine spe avrebbe vita dura. Dovrebbe essere consapevole del rischio di strumentalizzazione; di come reti patogene complesse possono paradossalmente essere mantenute e aggravate considerando ed esagerando solo alcuni dei nodi (o inventandone); che a lanciare l’allarme solo su Scilla, l’inquinamento, si spinge la gente nella Cariddi delle sovradiagnosi. Che vi sono sforzi per ottenere la “cattura normativa” da parte di grandi interessi, e anche la “deep capture”, la cattura culturale, così che chi controlla finisce per lavorare per il controllato.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio

17 February 2013

 

15 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commenti al post “Roche e Novartis, danni a sistema sanitario per 400 milioni. Istruttoria Antitrust” del 15 febbraio 2013

censurato

ccc

Giorgio Muccio: 

Sono l’avv che ha presentato l’esposto all’antitrust ed aggiungo che il DL balduzzi art11 comma 3 e4 avrebbe posto rimedio ma x l’insipienza/incompetenza di buona parte dei ns parlamentari (nn tutti) tali commi sono stati eliminati. Chissà come mai?
Inoltre il 3 di dicembre novartis ha chiesto l’estensione di lucentis per tutte le patologie oculari. Ciò comporterà una spesa dell’Italia di 650 milioni di € l’anno. Urge quindi una revisione della legge DiBella (prevista nn per ragioni di appropriatezza clinica ma x contenimento della spesa farmaceutica).
Come candidato del MoVimento 5stelle mi impegno in questo senso e credo che nn sarà un problema convincere gli altri (quelli dell’Emilia Romagna ne sono già a conoscenza e sono già convinti)

menici60d15:

@ Giorgio Muccio.

Contestare un cartello sul caso Avastin-Lucentis mi pare meritorio; e questa iniziativa italiana potrebbe essere di esempio per gli altri Stati. Purché non vada a finire come chiede l’avvocato Giorgio Muccio, candidato del M5S, che ha presentato un esposto all’Antitrust, ma che in accordo con gli altri esponenti del M5S chiede in pratica l’estensione dell’off-label; ciò è invece servire gli interessi rapaci e immorali delle multinazionali farmaceutiche. L’off-label, lo dovrebbe suggerire il buon senso e i casi in USA lo dimostrano, non porta a un contenimento, ma ad un incremento della spesa farmaceutica; oltre che a danni alla salute dei cittadini, da prescrizioni inappropriate e da spreco di risorse:

Sulle regole per la Roche
http://menici60d15.wordpress.c…

Giorgio Muccio:

Odio quando mi si mette in bocca quello che non ho detto: REVISIONE NON VUOL DIRE ELIMINAZIONE. Cmq sicuramente nn faremo discutere la proposta di modifica alla commissione attività produttive e alla commissione affari sociali come avvenuto nel caso della conversione del DL Balduzzi (in quest’ articolo è venuta fuori solo la metà del burridume).
Il principio cui fare riferimento è quello sancito dalla sentenza della corte Costituzionale 151/09 (che ho ottenuto io sulla Legge 40/04) che sancisce l’alleanza terapeutica di medico e paziente temperata dalla necessità di contenimento delle spese…. COME PERALTRO AFFERMERà SEMPRE LA CORTE COSTITUZIONALE chiamata a decidere dal TAR Emilia-Romagna sul ricorso presentato da Novartis contro la Regione Emilia-Romagna.
IN OGNI CASO LA DISCIPLINA DELL’OFF-LABEL COSì COME è ADESSO HA I GG CONTATI.

menici60d15, censurato da Il Fatto:

@ Giorgio Muccio.

Avvocato non alzi la voce, non cambi le mie parole e chiami le cose col loro nome. L’off-label, la deregolamentazione delle prescrizioni, è un male per il cittadino, e patrocinandolo lei, come avvocato o come parlamentare, di fatto lavora per le multinazionali. Lei dice che “il principio cui fare riferimento è quello dell’alleanza terapeutica sancito dalla sentenza dello Corte costituzionale 151/09”. Non ho trovato nella sentenza da lei citata l’espressione “alleanza terapeutica”; che comunque non c’entra nulla con l’off-label e coi cartelli delle multinazionali; se non per favorire illeciti.

La “alleanza terapeutica” è un concetto della psicoanalisi; mutuato in medicina per ragioni ideologiche: per evitare le responsabilità del rapporto principale-agente tra medico e paziente; e per dare una copertura rispettabile alla forte dipendenza psicologica del paziente nei confronti del medico; dipendenza che favorisce abusi di potere, e andrebbe ridotta anziché stimolata. E’ vero che magistrati e avvocati fanno spesso riferimento a questa “alleanza”, ma fanno male. I giuristi non dovrebbero fare assurgere uno slogan commerciale a principio giuridico, e sarebbe una mostruosità inserirlo nell’ordinamento:

I giornalisti e il mal di schiena

menici60d15:

Oggi 17 feb 2013 in Svizzera una deputata socialista, Sommaruga, ha criticato la liquidazione di 60 milioni di euro che la Novartis verserà al presidente dimissionario Vasella. Da noi, a una settimana dalle elezioni politiche del feb 2013, Il Fatto Quotidiano diretto da Padellaro censurando un mio post non permette di contestare nel merito, come contrarie agli interessi dei cittadini e favorevoli a quelle delle multinazionali come la Novartis, le posizioni su temi di politica sanitaria di G. Muccio, avvocato grillino che parla già come se fosse in Parlamento a comandare. Ciò per di più su una questione, che l’avv. Muccio segue anche in veste professionale, sulla quale sono in corso procedimenti della magistratura amministrativa e dell’Antitrust. Credo che il Movimento 5 stelle – e Il Fatto – siano portatori di forme nuove dell’inveterato costume di servire il potere, non migliori di quelle dei politici vecchio stile che indicano come il male da estirpare.

3.1.10

Giorgio Muccio:

Ho fatto avviare un procedimento sanzionatorio da 400 milioni di € nei confronti di 2 multinazionali. Ho segnalato che con l’attuale sistema l’Italia spenderà 650 milioni di € l’anno solo x il lucentis e mi si accusa di volere un sistema che fa il gioco delle multinazionali, nel momento in cui dico che il sistema attuale va cambiato.
Siamo al ridicolo.
Nel caso nn lo sapessi sui forum del fatto nn si può fare copia incolla. Se vuoi lo puoi fare sulla mia bacheca FB che è aperta a tutti. Purché nn si insulti.
Ps sono decimo al senato quindi è improbabile che entri ma la situazione cambia poco.
Pps se entro, x regole ns (certo nn praticate da altri), i rapporti professionali cessano e x chiarezza nn mi occupo di quello del TAR e quindi avanti la Corte Costituzionale. La regione Emilia-Romagna ha i suoi avv…. Nn certo del Movimento.

menici60d15, censurato da Il Fatto:

Avv. Muccio, lei e il Fatto censurate le obiezioni di merito e rispondete alle proteste per averle censurate; “ridicolo” è come ve la cantate e ve la suonate. Non l’ho insultata, e se davvero l’avessi fatto non dovrebbe avere difficoltà come avvocato a rispondermi. Lei appoggia la sua azione professionale e politica al blog de Il Fatto, ma censura le critiche che non le fanno fare bella figura; e così facendo protegge la manfrina su Avastin-Lucentis, che potrà avere sulla sanità pubblica effetti negativi peggiori di quello che lei si vanta di avere contrastato. Non so di quale copia incolla stia parlando: il suo comportamento è scorretto anche nel ricostruire i fatti.

Sullo off-label e la “alleanza terapeutica” media e commentatori in Italia diffondono concezioni gravemente distorte. Censurando il minimo intervento che denuncia ciò, si favorisce l’equivoco e l’inganno. Cercherò di fare conoscere per altre vie al pubblico e a chi ha responsabilità giudiziarie, amministrative e politiche quanto lei e Il Fatto ritenete di nascondere ai lettori. Per ora rilevo che come M5S non cominciate affatto bene; mostrando di praticare l’arte dello spacciare come cosa buona ciò che va a danno dei cittadini; e di estendere la mancanza di democraticità e di discussione che sono interne al “movimento” alla discussione politica pubblica e alla tanto celebrata “rete”.

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Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Collevecchio “Super poliziotti o capi popolo? No grazie, non voto” del 19 febbraio 2013

19 febbraio 2013

Credo si abbia il dovere non di votare, ma di esercitare i diritti elettorali: non possiamo votare come ci pare, ma abbiamo un preciso dovere di votare candidati adatti. Non abbiamo il diritto di votare bauscia, quisling, ruffiani, faccendieri, mangioni, mezzecalze, fiancheggiatori della mafia, etc. Non è lecito, e non è neanche accorto: nomineremmo amministratore dei nostri beni un noto truffatore?

Né le elezioni sono una fiera di beneficenza, dove comunque qualcosa bisogna acquistare anche se tutta la merce è scadente. Se si ritiene che i candidati siano tutti inadeguati, credo che occorra restituire la scheda elettorale:

No Dal Molin ~ Elezioni: “Pesélo, paghélo, impichélo”

https://menici60d15.wordpress.com/2007/05/13/no-dal-molin-elezioni-“peselo-paghelo-impichelo”/

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20 febbraio 2013

adesso si aveva già l’impressione che la minaccia venisse sostituita dalle parole molli dell’usuraio: “Ma se hai firmato tu stesso? Non lo vedi? E’ tanto chiaro! Devi fare come diciamo noi, perché, guarda la cambiale! La tua volontà è uguale alla nostra.”  (Il Gattopardo, sull’introduzione delle votazioni con l’annessione).

“Legittimazione” è il nome del gioco; al potere importa poco chi vuoi eleggere, chi credi di scegliere; gli interessa avere col voto, qualunque voto, la tua firma di accettazione del sistema. Restituendo la scheda elettorale allo Stato si dice al potere “non avete la mia [la nostra] legittimazione”. E’ una dichiarazione di sfiducia che pesa più dei roboanti ma innocui Vaff…  di Grillo; solo, richiede al singolo un pelo in più di coraggio di quello che occorre per applaudire nella folla un comico appassionato di tematiche sociali e quindi votare gli sconosciuti graditi a Casaleggio.

Ritirare in questo modo civile, ma fermo, la legittimazione popolare fino a quando non si recupera il livello della decenza, non stare al gioco, è un atto di disobbedienza che dà il senso che si è raggiunto un limite. Chi comanda preferirebbe a ciò i voti al M5S o a Ingroia; che come i Garibaldini stanno salvando i gattopardi. Restituire la scheda è un modo per chiedere un reset etico, mettendo in mora il sistema; comunque più dignitoso che il firmare l’ennesima cambiale in bianco per paura di esporsi, per poi pigolare di essere stati ingannati.

molto colto e totalmente avulso dalla realtà

questo il problema di molta cultura di opposizione in  italia:
utopisti quando dovrebbero essere pragmatici
e realisti e cinici quando dovrebbero essere utopisti e sognatori

favoriscono ciò che avversano in un masochismo incredibile
che se la conta e se la mena

menici60d15:

20 febbraio 2012.

@ Maurizio De Gregorio. A peccare di distacco dalla realtà sono piuttosto i populisti. Il consenso e la fiducia degli italiani verso il regime all’entrata in guerra erano altissimi. Mussolini aveva parlato di “Foresta di 8 milioni di baionette bene affilate e impugnate da giovani intrepidi e forti”; disse anche “Spezzeremo le reni alla Grecia”. Mandò 32 battaglioni contro i 52 greci, che combattevano in casa per difendere la loro terra; le buscammo. Churchill commentò “l’ultimo popolo d’Europa ha battuto il penultimo”. Non si può fare la guerra con le battute a effetto.

Dove sono le truppe del M5S? Gli esperti di economia, di amministrazione, dei vari settori tecnici, etc. Si può mai sapere chi sono, che faccia hanno, quali esperienze, quali capacità, quali modelli di società e di Stato hanno i futuri nuovi parlamentari e possibili governanti? Votare senza discutere dei signor nessuno da catapultare in prima linea sarebbe il nuovo che spazza via la corruzione? Non sto certo paragonando Grillo a Mussolini; ma gli entusiasti che lo vedono come il salvatore degli italiani ricordano i loro nonni che osannavano Mussolini in Piazza Venezia, pendendo dalle sue labbra, pensando che avremmo vinto la guerra come gli antichi romani; e che la patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina.

siamo nel 2013 e continuare a parlare di quasi un secolo fa è indice dell’arretratezza della cultura italiana.

negli anni 20 era tutto un fiorire di ideologie, l’epoca dell’ideologismo
ora stiamo entrando da alcuni decenni ( dal 68 in poi) in una epoca post ideologica

coscienza interiore, risveglio interiore, ecologia, coscienza globale, democrazia diretta sono i nuovi temi che che si stanno imponendo.

Grillo ha successo per tanti motivi, tra cui:
1) per la forza e la corenza della sua linea politica proposta sinora senza gravi pecche o contraddizioni
2) per l’incapacità di molti altri di produrre aggragazione in politica, la solita cosa italiana, metti 5 persone intorno a un tavolo e inizieranno a litigare
3) perchè propone una sintesi di molte sedimentazioni delle culture di oppsizione
4) perchè il grado di marciume del sistema è massimo e conivolge tutti quelli della politica tradizionale
irrimediabilmente compromessi.

Quindi se si è pratici e realisti il Movimento 5 Stelle è una possibilità e una speranza insieme.
I paragoni con il passato sono fuorvianti, esiste certo una risonanza di alcune forme ma più che altro per il problema della arretratezza culturale italiana.

Non metto in croce chi fa qualcosa per cambiare, casomai lo aiuto

domani si vedrà

menici60d15, censurato da il Fatto:

21 febbraio 2013.

@ Maurizio De Gregorio. Veramente l’episodio che riporto è avvenuto 8 anni prima della nascita di Grillo. Indice di arretratezza culturale è il non avere memoria, non apprendere dagli errori di chi ci ha preceduto; la sicumera di chi sbuffa offeso se gli si mostra la pagina di un libro e pensa di avere capito tutto avendo sentito 2 ore di Grillo. Comunque si potrebbe fare il paragone con il consenso tributato alle sparate di Berlusconi o di Bossi; o alla retorica “compagna” della sinistra.

Grillo penso abbia successo perché spesso (non sempre) considera problemi autentici e sostanziali, sollevando e mostrando qualche badilata della tanta cacca che sommerge il Paese; perché adula l’elettore e gli prospetta una “rivoluzione” in pantofole; e perché segue il corso globalista, di riduzione dei corrotti poteri politici locali a favore dei corrotti poteri sovranazionali.

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22 feb 13

La censura a catechismo

Per lasciarne traccia a futura memoria, ho segnalato all’Ordine dei giornalisti con quali metodi deontologicamente scorretti e politicamente antidemocratici sta venendo favorito il “successo” del M5S alle imminenti elezioni da parte dei giornalisti de Il Fatto. E’ infatti la terza volta in pochi giorni che nella discussione con un esponente del M5S vengono censurate le mie repliche, lasciando senza giustificazione l’ultima parola al politico (v. “Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio”  nel mio sito menici60d15).

Così il Fatto costruisce un catechismo a domanda e risposta, come il Compendio del catechismo preparato dall’allora cardinale Ratzinger; dove le varie obiezioni sollevate dai lettori a un potere politico, in questo caso il M5S, vengono consentite, ma le spiegazioni del politico non ammettono repliche. Il dialogo autentico viene così sostituito da ciò che i preti chiamano “forma dialogica”, che sembra un dialogo ma è un indottrinamento.

Il Fatto e i grillini tendono ad associare il rifiuto della scheda elettorale a posizioni anarchiche. Ma, come nel mio caso, vi è anche un rifiuto borghese verso un sistema politico fascistoide; nel quale Il Fatto e il movimento di Grillo sono più integrati di quanto ciò che viene fatto leggere nei loro blog possa far credere.

Francesco Pansera

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Brescia, 21 febbraio 2013

Al presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti

Dr. Enzo Iacopino

Via Parigi 11

00185 Roma

Oggetto: manipolazione “catechistica” in campagna elettorale.

Segnalo che Il Fatto, diretto da Antonio Padellaro, nel suo blog online, a pochi giorni dalle elezioni, sistematicamente permette critiche ai “grillini”, ma censura le risposte di chi ha sollevato le critiche. Ciò mi è successo per tre volte nel giro di pochi giorni, su due differenti argomenti, criticando un candidato e un attivista (V. allegato post “Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio” sul mio sito).

Questa tecnica del consentire obiezioni ma lasciare l’ultima parola al politico censurando le repliche si può chiamare “catechistica”, perché porta alla formazione di una specie di catechismo del movimento politico, con le domande e le risposte; un po’ come il Compendio preparato dall’allora card. Ratzinger. Le varie obiezioni sollevate dai lettori a un potere politico, in questo caso il M5S, vengono consentite, ma le spiegazioni del politico non ammettono repliche. Anzi, chi critica viene così esposto a commenti diffamatori senza potere rispondere. Il dialogo autentico viene così sostituito da ciò che i preti chiamano, a proposito del loro Compendio del catechismo, “forma dialogica”; che sembra un dialogo ma è un indottrinamento. Qui per di più chi legge ha l’impressione che si tratti di un libero dialogo, e che il politico abbia l’ultima parola in virtù del merito di ciò che dice.

Segnalo questo perché penso valga la pena di riconoscere questa forma di censura e manipolazione, relativa alla asserita libertà della “rete”. Credo andrebbe stabilito il principio che se un giornale consente una discussione coi lettori sul web, allora dovrebbe attenersi a un obbligo di correttezza, e non manipolarla a piacimento escludendo alcuni interventi in modo orientare nella direzione desiderata le opinioni dei lettori. Ciò soprattutto su temi oggetto di contenziosi giudiziari, di rilevanza politica come la tutela della salute, la spesa sanitaria, le elezioni, e che riguardano gli interessi milionari di soggetti potenti come le multinazionali; come si può vedere da quanto allego. Questa è la 25° volta che Il Fatto censura senza giustificazione un mio commento (v. “Commenti censurati da Il Fatto” sul mio sito).

Inoltre, va registrato con quali metodi deontologicamente scorretti e politicamente antidemocratici sta venendo favorito il successo elettorale del M5S dai giornalisti de Il Fatto.

Distinti saluti

Francesco Pansera

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23 aprile 2013

Blog Come Don Chisciotte

Commento al post di V. Lo Monaco “Ma la rabbia dov’è finita?” del 23 aprile 2013

Sembra che il grillismo stia funzionando come barriera di protezione del sistema. Come imbottitura, che assorbe lo scontento popolare e lo devia facendolo sfogare in un innocuo spettacolo pieno di suono e di furia.

O Grillo o la lotta armata? Speriamo che non ci pensi qualche ufficio affari riservati a conferire credibilità a questa alternativa falsa e ignorante. Grillo sta diventando una comoda giustificazione all’analfabetismo politico, alla codardia e alla subordinazione volontaria. Sono invece da apprezzare quel 50% di friulani che alle elezioni regionali di due giorni fa, senza tante chiacchiere, hanno speso i loro diritti elettorali astenendosi, e ponendo così una democratica mozione di sfiducia verso la cricca che ci sta svuotando le tasche. Forse è stato solo un calcolo egoistico a muoverli; ma in ogni caso non votando hanno avuto la serietà, la forza e la dignità di rispondere con un “no” alla richiesta di firmare la liberatoria con la quale ai parassiti che usurpano le istituzioni viene riconosciuta legittimità democratica.

La differenza non è tra “conformisti” e “ribelli”, ma tra eterodirezione e dissenso popolare. La maggioranza degli italiani ha creduto al fascismo, e poi alla DC; non c’è voluto molto a Berlusconi e alla Lega a convincerli; ci sono voluti decenni perché la parte più scaltra cominciasse a sospettare, essendo rimasti in mutande, che i “comunisti” forse non stanno proprio dalla parte del popolo, ma sono in affari con quell’altra. Oggi con Grillo si accetta l’ennesimo prodotto confezionato, protestando la sua genuinità perché incontra il favore dell’elettorato. L’analisi, anche quando è minuziosa, resta olfattiva: l’odore ancora una volta è buono. Chi nota che gli ingredienti sono scadenti o pessimi viene severamente bollato con le etichette più pesanti. Fatevi quest’altra scorpacciata. Buona fortuna.

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2 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Stamina: l’audizione in Regione e l’affondo di M5S”

La contraddizione è più apparente che reale; perché né i 5 Stelle né Stamina sono così contrapposti all’establishment come si vuole fare apparire. In breve, Stamina è servita a fare propaganda alle staminali ufficiali, alle quali ora deve lasciare spazio. Stamina è una truffa così sfrontata da fare sembrare credibili e fondate al confronto le promesse terapeutiche miracolose delle staminali ufficiali; che sono anche loro un bluff. I 5 Stelle sono stati coerenti nel sostenere i grandi interessi retrostanti: prima aiutando a montare il caso appoggiando Stamina, e poi, attaccando Stamina, nel ri-orientare le aspettative così suscitate verso le staminali “serie”. Né sono stati gli unici, in questa truffa di Stato. I grillini e le altre forze, come la magistratura, che hanno assunto posizioni contraddittorie sono coerenti nel farsi i loro interessi servendo interessi illeciti di poteri forti.

Sarebbe ora che anche gli italiani crescessero e imparassero a riconoscere tale coerenza, smettendo di bersi le scazzottate (es. PD contro Berlusconi) che vengono regolarmente inscenate per plasmare l’opinione pubblica. E che imparassero a considerare la possibilità che i due contendenti operino assieme verso lo stesso fine: se uno è un truffatore non è detto che chi sembra opporglisi fieramente (ma a guardare bene lo favorisce) sia automaticamente onesto; può essere un compare, altrettanto disonesto, che trae credibilità dal litigio.

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7 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Novartis-Roche: chi guadagna sulla salute dei cittadini?”

Le truffe sono due, ingegnosamente accoppiate. Una è quella, ora nota, della falsa differenziazione dei 2 farmaci. L’altra è quella ideologica del sostenere che l’azienda è il contraente forte: “il farmaco è suo e fa quel che vuole” (D. Minerva); incluso non metterlo in commercio se non le conviene. Quindi lo Stato, invece di governare e dire all’azienda produttrice “il tuo è un trucco illegale, fammi l’Avastin in preparazione per uso oftalmico” dovrebbe eludere le leggi stabilite dall’industria, favorendo l’off-label; andando così verso la deregolamentazione dei farmaci già approvati per altro uso, che mette a rischio la salute e aumenta la spesa sanitaria e i profitti aziendali.

E’ pericoloso e ingannevole presentare come rimedio agli abusi l’off-label, che è la base per forme di comparaggio sistematico con giri di affari di decine di miliardi di euro (Big pharma often commits corporate crime, and this must be stopped. BMJ 2012;345:e8462), e porta a sovraprescrizioni che hanno provocato morti di pazienti

Con Avastin-Lucentis Big Pharma ha fatto come quei tassisti che fanno il giro lungo per far pagare la corsa più del dovuto. La multa ha anche il merito di mettere in luce una pratica scorretta. Ma aprire all’off-label sull’onda del caso sarebbe come sostenere che per assicurare che i tassisti seguano il percorso più breve occorre prevedere per loro deroghe al rispetto delle precedenze e dei semafori; e che così il servizio migliorerà.

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Giorgio Muccio:

Noi abbiamo avuto una discussione tempo fa sulla questione off-label in cui mi accusavi di promuovere l’off-label e mi accusavi di fare il gioco delle multinazionali (xchè non ti sei andato a leggere gli art. 11 comma 3 e 4 del Decreto Balduzzi 1 non convertiti). Spero di averti smentito.
Il 16 maggio la Corte Costituzionale potrebbe risolvere il problema dando agli enti erogatori dei farmaci (Stato Regioni) la facoltà di chiedere la registrazione facendo diventare “on” quello che prima era “off”.

PS Basta stabilire la tariffa sulla base di quanto dice il navigatore satellitare all’inizio della corsa invece che il tassametro.

@ Giorgio Muccio. Non vi è stata discussione, ma censura, perché – sotto elezioni politiche – le mie risposte, e quindi le mie critiche alle posizioni del m5s sono state censurate da il Fatto (v. Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio). Ora non vedo in cosa mi avresti smentito. Spero che tu non voglia ricominciare coi toni urlati dell’altra volta.

Il paragone del basarsi sui dati del navigatore satellitare per stabilire la tariffa del tassista sarebbe simpatico se non avesse due difetti: a) nella realtà spesso il dato, cioè la possibilità materiale di estendere correttamente l’uso, non è disponibile; questa dell’Avastin è una eccezione (che si strumentalizza per farla divenire regola). Ma spesso si va a braccio, basandosi su pareri di esperti che si è visto sono di routine p-a-g-a-t-i dalle multinazionali (bada che se insisti a trascurare ciò so io a chi rivolgermi: ai grillini, che queste cose le denunciano…). b) come annunci, la tendenza all’opposto è risolvere imboccando comunque un senso vietato, ma facendo rovesciare la freccia che lo indica ai vigili urbani in modo da fare sembrare la cosa legale. O mettere segnali mobili, che si possono togliere o invertire a seconda di chi passa. Così come la segnaletica è necessaria ma non sufficiente alla sicurezza stradale, non è salutare ridurre i problemi dell’off-label, che sono primariamente medici, e tecnici, a un gioco di commi, di leggi, di atti burocratici, mettendo in secondo piano la sostanza.

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Giorgio Muccio:

1)Pecchi di logica: come ho fatto a risponderti se eri censurato?
2)Spero di averti smentito circa il fatto di essere al servizio delle multinazionali del farmaco sulla base di quello che proponevo.
Al resto risponderò con i fatti nei prossimi mesi.

@ Giorgio Muccio. 1) Pecco di logica “mucciana” (e quindi mentirei). Ma contra factum non valet argumentum. Le mie risposte a te non sono state pubblicate, e per lasciare memoria dell’accaduto l’ho segnalato a suo tempo all’Ordine dei giornalisti (cfr. I grillini al servizio del capitalismo predatorio). La cosa è inoltre dimostrabile con le copie di quanto postato e quanto scomparso.

2) Questo è un altro dei casi, es. quello in corso di Stamina (v. La truffa delle staminali, sul mio sito), nel quale si favoriscono grandi interessi illeciti in medicina montando uno scandalo, anche giudiziario, con un “malamente” al quale si contrappongono i “buoni”. Il malamente cattivo lo è davvero (le multinazionali, Stamina); ma la soluzione presentata dai “buoni” è in realtà ciò verso cui i grandi interessi illeciti volevano andare a parare.

Si combatte un male a favore non del suo opposto, la cosa giusta, ma di uno dei suoi contrari, un altro male. Le allucinanti pretese di Vannoni (prima lanciato poi attaccato dai grillini) danno credito alla truffa delle promesse terapeutiche infondate delle “rigorose” staminali ufficiali. I trucchi su Avastin portano a presentare la pratica corruttrice dell’off-label come un liberatore dalla corruzione. Questi scandali sono un’occasione irresistibile: permettono di presentarsi come paladini del bene e allo stesso tempo servire il potere. Il M5S e la magistratura agiscono come minimo in termini troppo superficiali rispetto al loro ruolo dichiarato.

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28 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Caso Novartis-Roche: ministro Lorenzin vuole intervenire?”

“Con tutto il dovuto rispetto, questa commissione e questo Congresso saltano quando l’industria farmaceutica gli dice “salta”: si precipitano ad approvare la legislazione quando l’industria medica vuole che passi una certa legislazione”. Deputato USA Sherrod Brown, 2002 (Washington Post, 7 marzo 2002).

Il parlamentare dell’Ohio la fa semplice, ma In Italia sono più furbi; a volte si mettono d’accordo sul dare gli ordini all’incontrario. Così, se l’industria vuole che il personale politico salti, deve dire “non saltate” e loro saltano, obbedendo mentre fingono di opporsi. In questo modo, con questa storia dell’Avastin, stanno introducendo l’off-label, una deregolamentazione che aumenterà i profitti, metterà a rischio la salute dei cittadini, favorirà la corruzione dei medici e degli amministratori, e aumenterà la spesa, incluso lo “out-of pocket” (di tasca propria); fingendo di opporsi allo strapotere di Big Pharma, e di legiferare a favore della tutela della salute e della razionalizzazione della spesa.

Giorgio Muccio:

Come spiegato dal AGCM l’off-label crea concorrenza e quindi diminiusce i profitti non il contrario, per il resto concordo.

@Giorgio Muccio. Segnalo a lei, e, se è vero quanto le attribuisce, alla AGCM, “Regulatory Actions on the Off-Label Use of Prescription Drugs: Ongoing Controversy and Contradiction in 2009 and 2010” Fairman e Curtiss, JMCP 16: 629, 2010; che mostra quanto sia risibile parlare diminuzione dei profitti per una pratica che le industrie premono affinché sia allargata, perché crea “tremendous” incrementi delle vendite; e parlare di concorrenza per un sistema che è la quintessenza della negazione della regolazione tramite il mercato, e che in USA è perciò sotto la costante attenzione del Dipartimento di Giustizia, con multe che ammontano a miliardi di dollari. E di come sia stato specioso prendere a pretesto l’Avastin, sul quale è stato applicato uno spudorato double-standard: mentre viene discriminato per l’uso off-label oftalmico è stato indebitamente permesso come off-label antitumorale – costosissimo – nonostante i pareri tecnici contrari.

E di come la discussione avrebbe dovuto riguardare i ben noti gravi rischi dell’off-label per la salute dei pazienti; e per la spesa. In Italia invece abbiamo avuto propaganda e censura; le istituzioni e le forze politiche hanno fatto da commedianti e da picciotti, recitando il ruolo loro assegnato nella sceneggiata; ingannando i cittadini spacciando un caso particolare per quello generale, stravolgendo e occultando i termini reali della questione; mentre tenevano a bada chi denunciava questa corruzione di alto bordo.

Giorgio Muccio:

La legge DiBella dice che perchè possa essere utilizzato l’Off-label ci debbono essere 3 requisiti: 1) il consenso del paziente all’uso off-label 2) pubblicazioni scientifiche che provino l’efficacia dell’off-label 3) che non ci siano on-label per la stessa patologia. NON VEDO QUINDI COME POSSA ESSERE UTILIZZATO UN OFF-LABEL (PIù COSTOSO) DI UN ON-LABEL (MENO COSTOSO), visto che la sua critica si concentra sui costi.
NB LA PARTICOLARITà DEL caso Avastin è tale in quanto 1) Avastin si è dimostrato tanto efficace da essere rimborsato dal SSN, fintanto che non è stato autorizzato Lucentis 2) L’OMS dice di utilizzare Avastin nonostante ci sia Lucentis autorizzato.
3) Avastin costa 1/60 di Lucentis. ….. per tralasciare tutto quanto emerso nel procedimento davanti all’AGCM.

@ Giorgio Muccio. Lei non vede, o dice di non vedere, l’evidenza. Legga l’articolo che le segnalo. E’ lei che si concentra sui costi, non io, che guardo all’aspetto medico. La realtà non la creano le leggi, ma i fatti, ed è un fatto, universalmente noto, oltre che prevedibile, che l’off-label porti ad aumentare la spesa da un lato e i profitti dall’altro. Anche su un piano logico, i 3 requisiti di legge che cita non impediscono che si introducano nuovi utilizzi off-label di un farmaco a vantaggio di chi lo vende. A parte il fatto che appare che, come già avviene all’estero, ci si voglia accontentare di molto meno che di una “provata efficacia” (nel qual caso sarebbe più semplice e vantaggioso per tutti dichiarare approvato l’uso); basterà qualche pezza d’appoggio confezionata ad hoc e qualche parere “indipendente” di incorruttibili esperti. Il caso Avastin oftalmico appare sempre più come un cavallo di Troia per introdurre la deregolamentazione voluta dall’industria.

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8 aprile 2014

Giorgio Muccio: Ho letto. La questione è permettere solo a casi come Avastin, che ha 3 studi di grandi dimensioni a sostegno dell’equivalenza per efficacia e sicurezza, verificati dall’OMS.
Non si tratta di fare una nuova regola (che peraltro cozzerebbe con direttiva europea) ma di fare l’eccezione alla regola che già c’è, in modo da evitare distorsioni come quella di Avastin.
PS molto utile l’articolo perchè ora capisco alcuni doc. depositati nel procedimento dell’AGCM…. x poco ancora riservati.
:-)

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27 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “M5S, Grillo: “Prima d’incontrare la finanza, la mafia aveva una sua morale” “

La mafia è, ed è sempre stata, “una montagna di m. “. Viene in genere trascurato che è solo una delle vette di un’intera catena montuosa di poteri associati, che comprende i poteri economici e i poteri corrotti dello Stato: la mafia viene dipinta come un Kilimangiaro nero e le altre vette come colline rosa. Il duo Grillo-Casaleggio agita questioni vere ma non le rende più chiare, e aiuta a tenerle confuse: qui sulla mafia ha esagerato nel correggere l’orografia, e ha invertito i colori. Le altezze sono simili, e il colore vero è lo stesso, sui generis, per tutte le cime.

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12 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post d P. Gomez “Corruzione, Re Giorgio Napolitano è nudo. Davanti ai vescovi”

Presepio 2014. Sono nudi anche i vescovi. Ma chiedere di riconoscere che sono nudi sia il bue, sia l’asinello che viene detto cornuto dal bue, e anche il bambin gesù – Grillo, mandato dal padre a salvare la mangiatoia, e scaldato dal fiato dei due grossi animali, sarebbe pretendere troppo dagli italiani. Per di più sotto Natale.

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[in risposta a: Nicoletta: “Ma hai già cominciato a bere dal mattino? Datti una regolata”] Eliminato insieme ai commenti ingiuriosi ai quali rispondeva.

No, è che pensavo a quelli che credono che i preti possano fare la morale sulla corruzione; e a quelli che credono che siccome Grillo ha scoperto che in Italia c’è la corruzione, allora obbedendo a lui e a Casaleggio hanno modo di fare valere la superiorità morale che si sentono dentro. E mi sono venute alla mente metafore zoomorfe. Mi dispiace di avere così urtato la vostra sensibilità.

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@ dinamo62. Parafrasi per dinamo62 e c. Napolitano accusa genericamente di eversione chi è stomacato dalla classe dirigente, ma rappresenta lui stesso una forma di eversione dall’alto. I vescovi fingono di contrastarlo condannando la corruzione, malcostume del quale sono tra i maggiori responsabili e beneficiari. Tutti e due con questo battibecco contribuiscono a fare credere che la soluzione sia Grillo, che raccogliendo i voti dei semplici e dei presuntuosi e riducendo quindi il non voto salverà il sistema caro a Napolitano e ai vescovi. Tanti italiani sono incapaci di istanze autenticamente popolari: sono incapaci di concepire la politica come altro che parteggiare per uno o per l’altro dei potenti sul palcoscenico; e basta poco per ottenere il loro appoggio. Condividono in realtà le idee di Napolitano, che sia eversivo non mettersi comunque sotto a figure di potere, anche nel contestare gli abusi del potere.

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15 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “‘Catturandi’, come si arresta un latitante. Anche Messina Denaro”

Non so se il libro sia classificabile come saggio, o come fiction. O forse come test diagnostico, perché il proporre la tesi che davvero forze di polizia e magistratura non siano riusciti, nonostante sinceri e lodevoli sforzi, a prendere Messina Denaro in 22 anni è un test per valutare il grado di dabbenaggine dell’italiano medio. O meglio per confermare il suo brillante tasso di omertà rispetto alle mafie di Stato, alle quali fa comodo avere dei Baubau a piede libero per potersi presentare come protettori mentre esercitano indisturbati i loro non lodevoli affari.

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@ Massimiliano. C’è una certa affinità tra i 5 stelle e queste latitanze di decenni che invece di far vergognare vengono esibite come titoli di merito. Anche il Movimento 5 stelle a parole fa fuoco e fiamme, e si autoincensa definendosi difensore dei sacri princìpi; e anche lui poi, entrato in massa nel Palazzo, nei fatti si distingue per stare immobile come una lucertola al sole rispetto ai nuclei dai quali emanano i mali del Paese; legittimando un sistema politico e istituzionale marcio; e permettendogli non solo di riprodursi, ma di progredire nel suo sgretolare la nazione. Ed entrambe le trionfanti ritirate raccolgono il consenso dei cittadini che sono disposti a fare le barricate; se non piove.

@ Cosimocs. Il “mio” PD? I massocomunisti? Quando mostravo come siano i primi venduti, i piddini mi rispondevano che allora ero di Forza Italia: siete appena arrivati e anche voi non sapete concepire la politica al di fuori del vostro giro. Chi vi critica non può che essere un sostenitore di un altro membro del club. Invece di fare sceneggiate, urlare vaffa, saltare sui banchi come scimmie, e poi leccare compunti quelli della sceneggiata Messina Denaro – ciò su cui ho commentato; invece di raccontare la favoletta dei “fedeli servitori dello Stato“ che rischiano la vita contro la mafia, scambiando l’eccezione per la prassi, scambiando i pochi che credendoci ci hanno rimesso la vita con i tanti che ci fanno carriera; invece di aggiungere l’altra trita e perniciosa favoletta della “moralità della mafia“ (Il Fatto, 27 ott 14; M5S Grillo: “Prima di incontrare la finanza la mafia aveva una sua morale”). Invece di fumetti per zuzzurelloni, invece di aggiungere retorica a retorica, invece di cliccare a comando sentendosi come se si stesse premendo il grilletto del mitra, un’opposizione seria esporrebbe al popolo i reali rapporti di forza tra delinquenza mafiosa, i poteri forti che sostenendola la fanno sembrare invincibile, e i poteri dello Stato che la strumentalizzano e la usano come manovalanza, alibi e diversivo per le loro imprese criminali.

@ Cosimocs. No, mi bastano. Mi bastano per confermare il vuoto – o peggio – che c’è dietro la tipica superficialità presuntuosa che manifesti coi tuoi toni. Ho già scritto di come agitando la mafia al Nord, le istituzioni, e i grillini di rincalzo, favoriscano altre forme di criminalità non meno gravi, lasciandole libere di commettere gli illeciti che sostengono l’introduzione del modello liberista al Nord. O aiutandole. Mi riferisco in particolare alla sanità. V. il ruolo dei grillini nel caso Stamina o nel caso Avastin-Lucentis, sul mio sito.

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29 dicembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Avastin-Lucentis: nel 2016 avremo una nuova legge sui limiti ai farmaci?”

@ Domenico De Felice. La pagina linkata al sito del Senato riporta solo gli estremi del disegno di legge, s2174, presentato dalla senatrice Montevecchi, cofirmatari Taverna, Donno, Santangelo, Airola, Moronese, Paglini, tutti del M5S. Nel “fascicolo iter” in pdf non c’è alcun testo. Stampando l’intera scheda si trova : “Testi disponibili: nessun testo disponibile”. Il suo articolo presenta la proposta di legge come l’arrivo di un sospirato progresso, ma non dice espressamente di che si tratta; sembra di intuire, dai suoi precedenti interventi, che si vogliano allentare i limiti all’impiego off-label dei farmaci. Sarebbe possibile per cortesia, per venire incontro al cittadino poco pratico, avere un link diretto al testo del disegno di legge? O anche averne un riassunto, con un commento che spieghi i suoi effetti pratici, in modo da potere valutare quanto buona sia la buona notizia?

@ Domenico De Felice. Il link al video non l’ho trovato nel suo articolo, ma ho trovato il video su Youtube. Inviterei i parlamentari M5S a rilasciare senza ritardi al pubblico anche il testo delle proposte legislative che dicono di presentare in favore dei cittadini; nel 2006 Grillo ha fatto un post di una mia lettera sull’inceneritore di Brescia all’ASM, oggi A2A, che verteva proprio su questo dare la notizia senza i documenti relativi. Nel video Paola Taverna chiede i commenti e l’aiuto del pubblico. L’off-label è un grosso favore al business farmaceutico; aumenta la spesa farmaceutica, mentre espone il pubblico a gravi rischi. Il caso particolare dell’Avastin-Lucentis fa da cavallo di Troia. L’uso off-label dello stesso Avastin per il cancro metastatico della mammella è stato portato a esempio di deregulation nociva per il pubblico: Darrow JJ et al. New FDA Breakthrough-drug category-Implications for patients. N Engl J Med 2014; 370: 1252.

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22 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “M5s, Di Maio elenca tra le lobby anche quella “dei malati di cancro”. Polemiche, poi le scuse”

Di Maio o chi gli scrive i testi è slittato dal concetto di lobby a quello contiguo di “stakeholder”, “azionista” e in senso lato “portatore di interessi”. Per il liberismo la proprietà di un’azienda che inquina è uno stakeholder insieme ai cittadini esposti, allo Stato, ai dipendenti, etc. Questo ambiguo porre sullo stesso piano, come partizioni di una stessa torta, interessi eterogenei viene applicato anche in medicina. Il cancro avrebbe per stakeholder il malato, i curanti, le ditte farmaceutiche e gli altri fornitori, i ricercatori, etc. L’interesse del malato alle cure migliori non è più privilegiato, ma compete con altri interessi, in conflitto. Gli stakeholder forti possono aumentare il rendimento delle loro “quote” es. sovradiagnosticando, cronicizzando, prescrivendo cure inutili e dannose che richiederanno altre cure, ottenendo dallo stato l’abbassamento dei criteri di approvazione di nuovi farmaci. In pratica un “furto di utilità” a danno del malato. E’ un po’ come dire che la lepre e la volpe che la vuole per cena sono entrambe stakeholders della vita della lepre. E parlare di lobby delle lepri. Di Maio accomuna le volpi del lobbismo affaristico ai malati-lepre. Ciò suona strampalato da noi, ma è routine nella malsana polita sanitaria USA. I 5 Stelle contendono ai PD i favori dei poteri liberisti; praticando in forme nuove la tecnica collaudata di presentarsi agli elettori come dei Don Chisciotte e poi muoversi nel Palazzo come Sancho Panza.

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6 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di PRESSapoco “Screening neonatale, votata la legge ma nessuno deve saperlo”

Le malattie rare consentono di vendere farmaci costosissimi aggirando i già corrivi controlli standard *. Es. è stata appena approvata una terapia per l’ADA Scid, presentata come un successo italiano. Non è stato detto che costerà 665000$ a paziente. Né che avere dubbi sull’efficacia è lecito**, e quindi doveroso (ma poco salutare, dato il sistema di protezione mafiosa istituzionale per questi affari). Gli screening neonatali sono funzionali al business nascente delle malattie rare. Molte malattie genetiche e metaboliche non hanno meccanismi patogenetici semplici e netti, come invece viene fatto credere al pubblico: al dato di laboratorio considerato marker positivo può non corrispondere un futuro sviluppo di malattia, o la malattia può essere espressa in forma lieve. Gli screening possono sia allargare la quota di bambini etichettati come malati e quindi il volume di affari, sia simulare una parziale efficacia dei farmaci, data in realtà dai casi che comunque sarebbero rimasti asintomatici o avrebbero sviluppato forme lievi. E’ uno schema già rodato con gli screening per il cancro. Toglierebbe denaro al SSN per la routine regalandolo alle case farmaceutiche. L’aspetto peggiore è che creerebbe piccoli malati.

* “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: deregulation under the guise of earlier access. 16 ott 2015, Joint briefing paper. Prescrire.org
** Garde D. There’s a possible cure for ‘bubble boy’ disease. It will cost $665,000. Statnews, 3 ago 2016.

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21 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, anche l’Anac contro Marra: “Conflitto d’interessi sul fratello. E la Raggi doveva esonerarlo dalle decisioni””

C’è un problema di “epistemic reliance”, “fiducia epistemica”. Noi sentiamo Grillo, sentiamo i 5S, denunciare il malaffare; ci si allarga il cuore e crediamo che i 5S siano tutt’altra cosa dal sistema che condannano con voce tonante. Il grosso, grossissimo guaio è che c’è un problema nascosto di fiducia epistemica mal riposta anche sull’ANAC, che ha un progetto sinergico con AIFA per il “fast track”, l’approvazione abbreviata dei nuovi farmaci. Una forma di corruzione istituzionalizzata non meno dannosa per i cittadini della corruzione con mazzette dei palazzinari romani. Un watchdog dei diritti dei cittadini competente, incisivo e non ambiguo (come purtroppo non sono i 5S), il National Center for Health Research, ha parlato di “McDrugs”, e di come “fast drugs can be more dangerous than fast food”. Ma il renziano Cantone – magistrato – invece di avvisare dei danni e dei pericoli del fast track, riportati anche da studiosi della corruzione*, collabora al programma obamiano di deregolamentazione dei farmaci, ponendo così l’anticorruzione al servizio della corruzione legalizzata.

*Light DW et al. Institutional corruption and the pharmaceutical industry. Journal of Law, Medicine and Ethics. Fall 2013.

23 dicembre 2016. Fonte: quotidianosanità.it. “Da Ministero e Anac arriva Fast Track per sperimentazioni più veloci e sicure”. Scaricato il 19 dic 2016. A quattro giorni di distanza, la notizia non risulta essere riportata da altre fonti internet. Può darsi che l’articolo riporti erroneamente “ANAC” invece di “AIFA” nel comunicare nel titolo e nel testo che “è nato il fast track, un progetto sinergico di ANAC e Ministero della salute”. L’eventuale errore non è a oggi corretto. Anac collabora alla realizzazione dei progetti di AIFA e Min. Salute, come riferisce anche l’articolo. Non risulta abbia sollevato obiezioni sul fast track, esponendone la natura corrutiva, o i rischi di corruzione. L’articolo prende spunto dalla IX Conferenza Nazionale sui Dispositivi medici. La conferenza ha tenuto a battesimo il fast track italiano. Il sito della conferenza non riporta la presenza di Anac. Riporta la compresenza e la convergenza di controllati e controllori, incluso il comandante dei NAS.

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10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Terapia genica, Luigi Naldini: “Così l’esistenza di molti bambini è cambiata in meglio”

Il “gerrymandering” che enfatizza le malattie rare – citate da Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno – permette dietro all’immagine sacra del bambino malato manovre speculative dello stesso livello di quelle dei salvataggi bancari a spese dei cittadini (e della stessa radice; non sorprende che sia sostenuto dalle banche); ma più gravi, dato il loro impatto negativo sulla salute. Permette infatti approvazioni con controlli ridotti, e di vendere quindi farmaci dall’efficacia terapeutica nulla o dubbia (ma non privi di effetti avversi) applicando il “premium pricing”. Coartando il concetto di malattia rara tende ad estendersi alle malattie comuni, con sotterfugi come il “salami slicing”, aggirando così i controlli e i limiti anche per la massa dei pazienti. Elementi fondamentali dello schema sono la definizione di malattia e di nuovi sottogruppi tramite biomarker e la “diagnosi precoce”, che inevitabilmente porteranno a sovradiagnosi (che permettono di presentare “risultati” terapeutici). La politica e l’informazione invece di fermarsi ai buoni sentimenti da talk show dovrebbero considerare che il combinato di attenzione sproporzionata, propaganda, manipolazione della nosologia e deregolamentazione non porti a un “cambiamento dell’esistenza di molti bambini” – e anche di molti adulti – in peggio, con un bilancio complessivo negativo per la collettività.

Herder M. What is the purpose of the Orphan Drug Act? PLoS Med, 2017. 14; e1002191. E citazioni.

@ Beta. Quanto dico dell’attuale distorsione della ricerca sulle malattie “rare” è il trasferimento sul piano politico di critiche e allarmi lanciati da esperti, anche da Brussels, su una nuova direzione impostata dalle multinazionali farmaceutiche globalmente. Partita dagli USA (anche tramite l’ODA), riguarda anche la UE, es reg. 141/2000*. Telethon, dopo avere spinto per la promessa sostanzialmente mancata – come era prevedibile – della terapia genica, ora ha aggiunto esplicitamente il tema delle malattie rare. Sempre con la formula della propaganda mediatica che strumentalizzando il dolore supporta una ricerca tanto sofisticata quanto basata su presupposti e catene di assunti errati o fragili. E’ stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”. L’Italia non appare estranea alla nuova strategia. Es. la scelta da piano industriale dei politici (5S in testa) di allargare gli screening neonatali obbligatori per le malattie rare, portandoli a 40, senza indicare le malattie; non partendo quindi dalla singola patologia e dal bilancio della validità e utilità dei test. E’ già avvenuto che premure preventive portino a fatturati astronomici per chi vende e ad un forte aumento delle persone, qui bambini, falsamente etichettate come malate, senza che i benefici promessi si avverino.

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Commento al post di S. Palmisano del 4 maggio 2017 “Cellulari e tumori, chi ne studia la correlazione sia super partes”

@ Sp1959. 5 giorni dopo Ivrea anche a Firenze (studio avv. Bonafede, deputato 5stelle; giudice Nuvoli) la magistratura ha riconosciuto che l’uso del cellulare può provocare tumori del sistema nervoso. Non si tratta dunque di un fake a sostegno del business oncologico e giudiziario: è la terza sentenza del genere e quindi, soddisfacendo il Principio del Campanaio (1), è stato raggiunto l’elevato livello di rigore tipico dei contributi della magistratura alla medicina. Il Principio del Campanaio è applicato dalla scienza ufficiale del più alto livello di reputazione, es. nella ricerca oncologica (2), che magistrati e forze di polizia considerano fonte di verità, immune da interessi di parte o illeciti, e difendono come giannizzeri.

1 ”In The Hunting of the Snark di Lewis Carroll, il Campanaio dice: «Tutto quello che ti dico tre volte è vero».” (L’errore del campanaio. In: Follie e inganni della medicina. Skrabanek P. McCormick J. Marsilio, 1992).

2 “Some non-reproducible preclinical papers had spawned an entire field, with hundreds of secondary publications that expanded on elements of the original observation, but did not actually seek to confirm or falsify its fundamental basis. More troubling, some of the research has triggered a series of clinical studies — suggesting that many patients had subjected themselves to a trial of a regimen or agent that probably wouldn’t work. “ Begley CG, Ellis LM. Raise standards for preclinical cancer research. Nature, 2012.483;531.

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4 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ambrosi “Cancro al seno, parlano 200 donne malate: “Non siamo fighe, siamo rottami. Chiediamo una miglior qualità della vita (e una comunicazione giusta)””

In Francia una commissione, che ha compreso cittadini, nominata dal ministero della sanità, ha chiesto l’abolizione o la riduzione dello screening per il cancro della mammella e uno stop alla disinformazione e propaganda (Barratt A et al. Reform of the National Screening Mammography Program in France. JAMA, 30 ott 2017). In Italia si cerca all’opposto di espandere il business. Anche con l’estetizzazione della pesante e dolorosa esperienza del cancro. La presidente dell’Associazione Italiana Oncologia, Stefania Gori, ha lodato la Toffa. Per una voce di donna, con diagnosi di cancro della mammella, che denuncia queste tecniche di vendita avvilenti e disoneste: Ehrenreich B. Smile or die. How positive thinking fooled America & the world. Granta, 2010.

Rivolgersi a Bergoglio come avvocato è finire in ore leonis, perché il clero promuove il business del cancro, al quale partecipa. Ma gli italiani, diceva Montanelli, “vogliono fare la rivoluzione coi carabinieri”. E infatti anche la scelta dello “antisistema” M5S, che ha appena vinto le elezioni, del generale dei CC della Terra dei fuochi al ministero dell’ambiente va nel verso del favorire il business del cancro insieme agli spot della Mediaset di Berlusconi su come è fico avere il cancro e alle bugie sul cancro del governo Renzi (v. La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide).

@ boboviz. La commissione non comprendeva solo comuni cittadini. Le sue conclusioni sono simili a quelle espresse nel 2014 dal medical board svizzero. Sono il primo a criticare l’inserimento dei cittadini nelle valutazioni tecniche; è una tattica della medicina commerciale e delle sue manipolazioni, come ho già scritto, anche su questo blog (citando Tritter et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routledge, 2010). Il coinvolgimento dei cittadini è giustificato in situazioni estreme. Va riconosciuto che anche l’idea alla Burioni di un “magistero scientifico”, cioè che la competenza da sola sia sufficiente è una favola ingannevole: “l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” (V. Pareto).

Io ho scritto, come ho fatto su altri aspetti, come dietro a posizioni che superficialmente appaiono a tutela della salute i 5S servano grandi interessi illeciti, insieme ad altri poteri; qui nel cavalcare gli allarmi gonfiati sulle epidemie di cancro da sversamenti della Terra dei fuochi. “L’accenno ai poteri dei 5S di fermare il cancro”, parto della tua mente, è in effetti da manuale di psicologia clinica; o da manuale di tecniche di caciara. Come lo è l’attribuirmi posizioni che sono quelle della tua parte e affermazioni opposte a ciò che scrivo.

@ boboviz. Occorrono semplicemente persone sia competenti sia oneste; e una politica che se ne avvalga. La medicina non è autonoma: riflette il livello di civiltà della società che la esprime. Se la società è corrotta, la medicina sarà corrotta. Se il politico tipo è uno come te, dai modi boriosi e dalle funzioni servili, la medicina sarà quella viziata o fraudolenta imposta dal business. Inevitabilmente. Ciò non toglie che le aberrazioni vadano denunciate.

La diffidenza sui 5S nasce dall’osservarli. Es: “Di Maio e la lobby dei malati di cancro”. Posizione confermata da molte analisi di terzi, es. “Consulente Intelligence Nato: Ecco perché il potere ha fabbricato i 5 Stelle”. Informare per resistere, 28 set 2017. Dopo la P2 dei tempi di Andreotti e Cossiga, il ventennio del piduista di Arcore, il viceré Napolitano, il circolo massonico di Renzi, in tempi di crisi un fan club di inadeguati, inquadrati in una ferrea organizzazione top-down, guidati con strumenti di marketing professionali, a differenza dei tentativi grassroot che il sistema fa restare microscopici o stronca, sboccia sul letame dei partiti e diviene il primo partito; sulla parola, per avere svelato che i politici fanno schifo e promesso soldi gratis. Sospettare che chi ci mette in padella provveda anche alla brace dev’essere un’altra delle sindromi descritte nei manuali di psichiatria che tieni a portata di mano.

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22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

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23 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “5s-Lega, Travaglio: “Conte? Chiarisca suo curriculum. Vedo molti cani da riporto trasformarsi in cani da guardia””

Ieri 22 maggio 2018 il Congresso USA ha approvato la legge “Right to try” voluta da Trump, contro il parere – fondato, anche se sua volta non disinteressato – delle società scientifiche; variante del “diritto alla libertà di cura” del quale Giuseppe Conte è paladino. Il “diritto a tentare”, è stato osservato, “esporrà pazienti vulnerabili al rischio di seri danni, incluso il morire prima e in maniera più dolorosa” (M.A. Carome, Public Citizen). Frenerà anche la ricerca di cure efficaci, sviluppate con criteri scientifici, o meno antiscientifici, a danno dei futuri pazienti. Mentre favorirà indebitamente il business. Il cambio di vocazione evidenziato da Travaglio è reciprocante: è vero che i cani da riporto ora fanno i cani da guardia. Ma quelli che si presentano come cani da guardia rivelano inquietanti congruenze con i soliti Melampo, il cane da guardia che nel libro di Collodi era d’accordo con le faine.

@ flamenco. L’angoscia per familiari malati la conosciamo tutti. Anche la pulsione a tentarle tutte è un pensiero domestico, familiare a tutti noi. Oggi però, nel terzo millennio, le conoscenze acquisite mostrano che legalizzando i tentativi disperati si crea una situazione che chiamo di “efficienze divergenti”: diminuisce l’efficienza delle cure e del trovare cure più efficaci, e aumenta l’efficienza economica, il profitto. Un affossare sempre più nella condizione di ‘vinti’ i malati, e incamerare sempre più soldi dall’altro lato. La via relativamente più efficace, e quindi la più etica, è quella razionale, anti-istintiva, non quella emotiva, che viene sollecitata ad arte e infiorettata da speculatori senza cuore.

Il problema oggi è se i governanti rappresentano il popolo o il potere. Si può fare a meno di valutare la buona fede di un candidato alla guida del paese. Lasciando ciò al frate confessore. Al cittadino è sufficiente il fenomeno, cioè l’aderenza di fatto del candidato a potenti ideologismi (appoggiati anche con mezzi criminali, posso dire) a vantaggio del potere e a danno del popolo.

Il “diritto a tentare”, argomento che fu di Berlusconi, è un pessimo affare anche in campo politico. Come in medicina, dovrebbe piuttosto vigere lo “aviation model”. Le cure e il governo del Paese dovrebbero avere garanzie tendenti a quelle che si hanno salendo su un aereo che non cadrà, e non essere esperimenti sulla pelle della popolazione.

@ elpolloloco91. Legga meglio, ho scritto che è paladino della libertà di cura. Come è chiaro dall’averla portata ad argomento nel perorare un’istanza che andava a favore di un “diritto” a che i contribuenti finanzino le truffe mediche più volgari. Dall’essersi speso nella creazione di strutture di sostegno e propaganda a favore di questo “diritto”. E dal fatto che, cattedratico, ha portato argomentazioni giuridiche a sostegno; assai deludenti. Come del resto tanti magistrati, ha ritagliato un facile caso iperuranio ignorando incredibilmente di stare ricalcando un argomento capzioso, a favore di colossali interessi illeciti del mondo terreno della malattia e dell’economia; di stare cucendo una veste giuridica, perché abbiano forza di legge, su slogan probabilmente usciti dalle grandi agenzie di public relation.

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20 dicembre 2018

Blog de il Fatto

Commento al post di T. De Marchi “Angelo Tofalo indossa la tuta da Top Gun e annuncia: l’F-35 è irrinunciabile”

L’arte di cantare che si sta “ridendo in faccia a Monna morte ed al destino” mentre ci si sta calando le brache. Spiace anche per quei militari davvero coraggiosi e leali alla bandiera.

Nel paese dei preti arraffoni sotto le pelli d’agnello, dei bauscia che trascinano l’Italia verso il postribolo mentre recitano di amarla, dei “disinistra” che si rivelano essere come i porci di Orwell, dei furbi di paese che fanno tanto fumo per mangiarsi l’arrosto, bisognerebbe avere sempre presente il commento di un personaggio di Fellini: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto”. Il M5S è l’esempio più recente della mai appresa differenza tra esca e amo: tra un appetitoso boccone e un gancio d’acciaio con punta ad arpione. La differenza tra retorica e pratica. Tra “Se il destino è contro di noi, peggio per lui” e il motto che Longanesi diceva andrebbe scritto nel bianco del tricolore: “Tengo famiglia”. Nella mia esperienza, tra il “pugnale in mezzo ai denti/in uno contro venti” e le audaci operazioni di stalking di corpi armati dello Stato in venti contro uno per procacciarsi la pagnotta servendo gli affari criminosi dei big shots.

cawdor: Stai poco bene? Deliri.

@ cawdor. Può darsi. Quando sento il passaggio dei 5S dal “no agli F-35” al loro sottosegretario alla difesa e carabiniere parà che spiega che gli F-35 vanno acquistati e com’è bello volare sugli F-35 mi appare, invece che le immagini di repertorio su El Alamein, la scena alla quale assistei tanti anni fa su un Pilatus, di uno che rifiutò di lanciarsi. Stropiccio gli occhi, ma vedo Otello Celletti, il vigile di Sordi, che in tribunale spiega di avere scambiato “sbronzo” per “str..” e elogia il sindaco che aveva denunciato (Vittorio De Sica). Chiudo gli occhi, mi concentro, ma mi appaiono Stanlio e Ollio che nell’andarsene dalla Legione straniera cantano e ballano “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Tu che sei pratico di pensiero lucido, dimmi: è grave?

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6 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Attilio Manca, Napolitano spieghi perché si interessò alla morte dell’urologo di Provenzano”

e al post di M. Lanaro “Borsellino, De Raho: “Agenda rossa sparita? Momento oscuro della nostra democrazia. Oggi mafie più insidiose di allora””

“Se ci sono state entità esterne che sono intervenute [1993], questo lo si scoprirà [2019]”. L’affermazione del capo dell’antimafia De Raho per me conferma quanto ho appena postato su Bonafede e Morra: “E’ quanto meno ingenuo scrivere che il ministro Bonafede e il presidente della commissione parlamentare antimafia Morra “si stanno muovendo in totale discontinuità con chi li ha preceduti”. “La speranza che venga fatta luce su incredibili segreti di Stato va rafforzandosi”. Va rafforzandosi negli ingenui, che non considerano la possibilità – concreta, per chi conosca la friendliness di Bonafede e dell’antimafia per chi tira i fili – che si tratti della consueta, collaudata, sempre ripetuta prassi del “pipelining”, nella quale sono versati politici e magistrati, che consiste in una sistematica sfasatura: ci si occupa di “segreti di Stato” che si è lasciato non chiariti o si è aiutato decenni prima per crearsi un alibi sulle infamie attuali alle quali ci si prostituisce. Napolitano bisognava evitarlo e fermarlo prima che facesse danni. Ma l’escamotage è prima lasciare fare e poi ergersi alti e nobili verso il passato remoto; per continuare a voltare le spalle al presente, e favorirlo. Le vergogne di ieri divengono le medaglie di oggi, a coprire nuove vergogne.”

@ Edison2. Veramente io le cose le ho scritte prima; inclusa la sventura Napolitano, e la collaborazione di Bonafede alla disinformazione imposta dal potere quando faceva l’avvocato a Firenze. Ma voi avete il monopolio dell’opposizione dura e pura. Altro che chiacchiere. Basta guardare i 5S al governo. E’ sicuramente una mia impressione errata, ma nel pugno chiuso proteso dal ministro Toninelli dal banco del governo mi è parso di intravedere un leccalecca. Prima il pugno chiuso, poi la rosa nel pugno, ora il leccalecca. La mafia e le complicità schifose sono quelle di sempre; la novità è l’utilizzo di ragazzini smaniosi anziché dei quaquaraqua adulti.

@ Edison2. E’ stata tutta la scena, del titolare di un ministero che dai banchi del governo fa un gesto gigionesco, da quindicenne elettrizzato, a darmi un senso di incredulità, a farmi chiedere se avevo visto bene. Siete voi il brutto film.

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29 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Beppe Grillo annuncia: “Ho deciso di partecipare al convegno dei terrapiattisti perché sono cervelli che non fuggono” cambiato dopo il commento in “Beppe Grillo annuncia partecipazione al convegno dei terrapiattisti, l’organizzatore Favari: “Per me il M5s è influenzato dalla Cia”

Per fare sembrare decenti i parlamentari democristiani e socialisti, e anche altri, giovò il confronto con l’onorevole Staller; Cicciolina, che per soldi faceva in pubblico sesso torrido, e ne parlava in maniera monocorde, fatta eleggere in parlamento da quell’altro falso antisistema e anticonformista dei poveri, Pannella. Analogamente, per lanciare lo scientismo come ideologia del potere, e per fare sentire intelligenti i fresconi che scambiano la scienza corrotta, e la sua nefasta pretesa di porsi come fonte suprema di verità e di morale, per la scienza onesta e disinteressata, il social marketing ha dovuto abbassare la rappresentazione dell’oscurantismo rispetto al quale “scegliere” “La Scienza” al livello di macchiette uscite da “Quelli della notte” e “Indietro tutta”.

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2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “2 giugno, Roberto Fico. Festa dedicata a tutti, anche ai migranti e ai rom”

Purtroppo, purtroppo per loro, il sentimento repubblicano degli italiani è debole; e le parole dell’alta carica grillina, che invitano al party anche l’immigrazione immessa a forza – con la Marina militare che fa gli sbarchi alla rovescia – rafforzano l’interpretazione del 2 giugno come la festa degli imboscati strutturati tramite lo Stato, senza altra bandiera che quella dei propri interessi.

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6 agosto 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Bella “Omeopatia e pseudoscienze, dai temi di questo blog è nato un libro. E spero vi sia utile”

Un libro del genere, per di più da parte di un deputato 5S, per me è utile come conferma della tesi dello “standard negativo liberista”. Il neoliberismo ha la necessità di rendere presentabili posizioni che non lo sono. Per farlo ricorre alla loro valutazione rispetto a standard negativi, a posizioni ancora peggiori, invece che a standard positivi, come è ad es. la Costituzione. Si vuole vendere la speranza di cellule magiche, le staminali, capaci di ricostruire tessuti a piacimento, addirittura parti di cervello ? Invece di comunicare come l’ipotesi si stia rivelando underperforming si lancia una truffa da Vanna Marchi, Stamina, che eccita le aspettative e rispetto alla quale l’ufficialità ben figura. Le strutture mafiose della società legale – non ultime quelle del business biomedico – sono protette e rese presentabili esaltando la criminalità mafiosa e il “contrasto” ad essa, in realtà tiepido. La pratica e la ricerca medica, piegate a interessi commerciali, ritrovano la verginità morale paragonandosi alla ciarlataneria tradizionale. Lo standard negativo è tra le tecniche giustificative classiche degli abusi di potere; è stata descritta da Pascal nell’ottava delle sue Lettere Provinciali (v. ‘La polarizzazione gesuitica’, nel mio sito). In politica, 5S e Salvini si basano sullo standard negativo. La tecnica necessita di una censura che restringa agli occhi del pubblico l’alternativa tra lo standard negativo, il pessimo, la spalla, e il male che si vuole promuovere.

@ Marco Bella. Forse il mio stile non è sufficientemente chiaro, ma lei, onorevole Bella, sembra interessato non a capire ma a respingere e screditare: nella risposta che si è preso la briga di dare a un commento “incomprensibile” non c’è una singola parte che non sia polemica o che riguardi il merito. Anch’io dovrei ringraziarla, per dare esempio dell’operazione gesuitica che descrivo. I 5S hanno monopolizzato il dissenso; sembra che la corruzione e i mali d’Italia li abbiano scoperti loro, e che solo loro possano definirli. La critica fuori dal loro ambito è errata, irrealistica, incomprensibile, etc. Come il fare notare che la bufala dell’omeopatia non autorizza, sul piano logico e su quello fattuale, la sua conclusione che occorre pertanto avere fiducia nella corrotta medicina ufficiale – es. lo “scientifico” progetto Interceptor patrocinato dal ministero della Sanità a guida 5S (Giulia Grillo).

Barthes ha descritto così quest’uso dello “incomprensibile”: “Io che faccio il mestiere d’intelligente, non ci capisco nulla; ora voi, non diversamente, non ci capirete nulla; questo vuol dire che siete intelligenti quanto me”. Lei fa il suo mestiere di deputato 5S di mantenere il sistema, facendo sentire intelligenti quelli che amano i facili schemi a puntini numerati che gli presentate per riportarli all’ovile, cioè alle urne; ed escludendo bollandole come fuori dal discorso le voci che lo metterebbero a rischio.

@ Alessandro Firpo. L’invitare ad avere fiducia nella medicina ufficiale, che si occupa della salute incamerando denaro del contribuente per oltre 100 miliardi di euro/anno “ha poco o punto a che fare con la politica”; se un libro denuncia alcune frodi e loda chi ne pratica altre, non meno gravi, osservare che sta servendo le seconde è fuori tema; ed è da maleducato rilevare che chi ne scrive in un libro è un parlamentare, di un movimento che si presenta come critico del sistema. Se il grillino medio accetta questi suoi strilli, per citarne solo tre, mi rincuora che non capisca quanto scrivo: forse è un problema di ricezione, difficilmente risolvibile. Grazie per l’esibizione da troll in pronto appoggio al deputato della Repubblica.

@ Marco Bella. Onorevole, ma sei sicuro che quelle che SPIEGHI (sic) siano LE frodi, e non solo le piccole, classiche frodi, che prendi come argomento per spingere verso una medicina ufficiale che non è proprio candida ? Ci sono innumerevoli esempi. Non so, chi scrive libri sulle frodi mediche e siede in Parlamento saprà che la magistratura sta decidendo su cosa fare per il più citato, pluridecorato ricercatore biomedico italiano, trovato a fare il photoshop alle elettroforesi. O che in queste ore il CEO di Novartis, Vas Narasimhan, è sotto accusa in USA per avere coperto la falsificazione dei risultati di ricerca della sua ditta su una costosissima terapia genica in corso di approvazione. E’ encomiabile che si riveli che le boccette d’acqua con elaborate etichette non curano le malattie. Ma, consentimi, non che se ne deduca che quindi le fiale con nomi impronunciabili da 100000 euro della medicina ufficiale sono Scienza garantita. Soprattutto se si è deputati; e per di più di un partito che sembra specializzato nel servire il potere fingendo di combattere l’ingiustizia. Altrimenti dovremmo considerare che Berlusconi sia un cristallino paladino dell’onestà, migliore perfino di voi 5S, dati i piccoli imbrogli che Striscia la Notizia svela ogni sera. PS: per favore, a proposito del “potere di farsi domande”, reggi i troll.

@ rispettare la legge e Bene. Sostenere che le cure mediche sono un libero prodotto di mercato, da prendere o lasciare a proprio giudizio e a proprio rischio – mentre si sta parlando di frodi mediche – è in contraddizione già col primo dei due propositi del suo lungo nickname.

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11 marzo 2022
Blog de Il Fatto
Commento al post di M. Bella “Green pass, perché è difficile sostenere che sia ancora uno strumento adeguato”

CENSURATO

Per quanto tardivo e annacquato, un discorso che in regno cecorum suona ragionevole e coraggioso, echeggiando timidamente quanto nel resto del mondo è stato già riconosciuto e tradotto senza storie in revoca delle misure, ancorché blande. Ma comunque un discorso ingannevole: i politici sono bifronte, e le due facce sono diverse tra loro. Questa del 5S Bella è la faccia verso il gregge. Quella verso il potere, che è quella che conta, è la faccia con le gote marcate del 5S Sileri, rappresentativa del partito che gabbati gli elettori mantiene e stira verso l’infinito le imposizioni orwelliane della medicina dei banchieri. Imposizioni lesive della salute e distruttive per la società e l’economia.

Di concerto con l’accademico pontificio Ricciardi, la faccia vera di Bergoglio. Una faccia espressiva, cinematografica; da domenicano che nella sala delle torture con malcelato piacere ordina al boia un giro di corda in più. Avrebbe potuto recitare ne “Il nome della rosa”, oltre che come fece ne “L’ultimo guappo”.

E con una magistratura che permette e favorisce la riscrittura in termini mafiosi della Costituzione, con l’obbedienza al ricatto mafioso come dovere e obbligo del cittadino; avendo verso il potere la faccia del suo già portavoce degli interessi di categoria Palamara. Mentre mostra al volgo una faccia severa incorniciata tra quelle di eroi antimafia coi quali ha poco a che fare.

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4 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Cafiero de Raho, primo ingresso alla Camera da deputato M5s: “Il mio primo impegno? Va sanata l’incertezza sull’ergastolo ostativo””

Il neo parlamentare che nell’ottobre 2022 si fa intervistare davanti al retro di Montecitorio ben mascherinato, dando con questo inchino il buon esempio ai cittadini, è De Raho, importante figura della lotta perenne a una mafia perenne; ora, non sorprende, propagandista del degrado perenne* in nome di un’epidemia perenne.

Poco prima di essere eletto ha detto “proteggeremo i cittadini dalla ndrangheta”. Io non voglio la protezione dai “protettori” della ndrangheta. Voglio che la mafia non sia elevata a entità ontologica, e sia eliminata. Voglio essere difeso da tutte le forme di predazione, dal pizzo in bolletta come dal pizzo chiesto da tangheri porta a porta. Mentre l’antimafia stabile complementare alla mafia fissa è un alibi e diversivo per servire altre mafie, quelle del jab for job, delle epidemie gonfiate e del pizzo in bolletta. L’alleggerimento dell’ergastolo ostativo va nella direzione di proseguire il sistema di controllo e sfruttamento mafia-antimafia proprio dell’Italia; prosecuzione sulla quale sono tutti d’accordo.

Medici e scienziati di altri paesi, di una pasta diversa di quelli mostrati sui media, chiedono che la politica sanitaria abbia come obiettivo la salute complessiva, invece di concentrarsi su una singola malattia, oggi il covid: anche la “lotta” limitata alla mafia di ndrina, cosca etc. è un modo obliquo per servire il male.

*Masks do more harm than good. Ineffectual and psychologically malignant. Gruppo Hart, 8 giugno 2022.

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7 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Balzano “Per me un governo che non regge senza ministri filo Usa o Ue è una stortura del sistema”

Il 3 ottobre 2023, su La7, trasmissione Dimartedì, Davigo ha affermato che “i giudici sono prima di tutto giudici della UE e poi giudici del loro Paese”. Davanti a milioni di spettatori. E nessuno ha detto niente. Il pesce puzza anche dalla coda. Tutto quello che sanno fare gli italiani è accettare, per avere l’alibi alla loro pecoraggine, qualche falso Masaniello mediatico, lanciato loro dal potere che dovrebbero contestare, da applaudire fino a quando puntualmente li tradirà, e verrà sostituito da uno nuovo.

@ doctor no:

Di Maio è un caso palese; oggi. Lo descrissi come un sola che lavora per il potere quando era ancora soffuso dell’alone eroico di Grillo*. Mie osservazioni su come i 5S fanno passare per opposizione al potere il trasformare in legge interessi illeciti del potere sono state censurate da Il Fatto**. (Anni prima mi aveva chiamato Casaleggio, che fece di un mio scritto sugli inceneritori l’argomento di un post di Grillo). Il punto è che gli italiani, litigiosi tra loro, verso il potere non provano altro che paura e speranza di favori; e non concepiscono altra opposizione alle sue prevaricazioni che applaudire figure che vengono loro presentate come salvifiche. Illudendosi di farsi i fatti propri senza impicciarsi di come i potenti si fanno i loro. Un aspetto costante è l’orizzontalizzare, il ricondurre l’oppressione dall’alto a una lotta tra gruppi dello stesso livello, es. tra 5S e gli altri partiti; gruppi che inscenano scontri, dando l’impressione di un contrasto dove vi è una gara all’asservimento. Il pubblico del resto vuole essere ingannato, e così sollevato dalla responsabilità personale di opporsi a chi lo opprime e lo deruba.

Di Maio e la lobby dei malati di cancro. Il paziente come stakeholder Sito menici60d15, 2016.
** Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio . 2013, Ib.

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7 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Balzano “Per me un governo che non regge senza ministri filo Usa o Ue è una stortura del sistema”

Il 3 ottobre 2023, su La7, trasmissione Dimartedì, Davigo ha affermato che “i giudici sono prima di tutto giudici della UE e poi giudici del loro Paese”. Davanti a milioni di spettatori. E nessuno ha detto niente. Il pesce puzza anche dalla coda. Tutto quello che sanno fare gli italiani è accettare, per avere l’alibi alla loro pecoraggine, qualche falso Masaniello mediatico, lanciato loro dal potere che dovrebbero contestare, da applaudire fino a quando puntualmente li tradirà, e verrà sostituito da uno nuovo.

@ doctor no:

Di Maio è un caso palese; oggi. Lo descrissi come un sola che lavora per il potere quando era ancora soffuso dell’alone eroico di Grillo*. Mie osservazioni su come i 5S fanno passare per opposizione al potere il trasformare in legge interessi illeciti del potere sono state censurate da Il Fatto**. (Anni prima mi aveva chiamato Casaleggio, che fece di un mio scritto sugli inceneritori l’argomento di un post di Grillo). Il punto è che gli italiani, litigiosi tra loro, verso il potere non provano altro che paura e speranza di favori; e non concepiscono altra opposizione alle sue prevaricazioni che applaudire figure che vengono loro presentate come salvifiche. Illudendosi di farsi i fatti propri senza impicciarsi di come i potenti si fanno i loro. Un aspetto costante è l’orizzontalizzare, il ricondurre l’oppressione dall’alto a una lotta tra gruppi dello stesso livello, es. tra 5S e gli altri partiti; gruppi che inscenano scontri, dando l’impressione di un contrasto dove vi è una gara all’asservimento. Il pubblico del resto vuole essere ingannato, e così sollevato dalla responsabilità personale di opporsi a chi lo opprime e lo deruba.

Di Maio e la lobby dei malati di cancro. Il paziente come stakeholder Sito menici60d15, 2016.
** Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio . 2013, Ib.

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v. anche:

Lo Stato canaro, i polli di Renzo e il bait-and-switch

Sulle regole per la Roche

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

Di Maio e la lobby dei malati di cancro. Il paziente come stakeholder

Il tolemaicismo politico

4 February 2013

4 febbraio 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “La difficile partita del Quirinale” del 4 febbraio 2013

Postato il 4 feb 2013 e accettato il 7 feb 2013

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Il tolemaicismo nella storia contemporanea italiana

Ora, quando si saprà, o meglio, si dirà, tutta intera la verità del potere di questi anni, sarà chiara anche la follia dei commentatori politici italiani e delle élites colte italiane. E quindi la loro omertà.

Pasolini, 1976

La minuziosa previsione del prof. Giannuli sui bizantini giochi politici tra partiti che porteranno all’elezione del prossimo capo dello Stato permette di presentare un concetto, quello di “tolemaicismo”, che ho di recente usato in un commento su Ingroia, censurato, nel blog de Il Fatto (in: La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/). Chiamo tolemaicismo, in analogia alla teoria geocentrica dell’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo, la pratica di ricondurre a dinamiche esclusivamente – o prevalentemente – interne fatti nazionali che sono in realtà determinati da poteri esteri, come gli USA, la Nato, la finanza internazionale, etc. Ci limitiamo qui al tolemaicismo “descrittivo”, che interpreta gli eventi; ma si potrebbe parlare anche di quello “materiale”, che orchestra determinati eventi in modo che risultino da fattori nazionali.

Le ipotesi su chi sarà il prossimo capo dello Stato ne sono un esempio. Penso che un metodo da non trascurare dovrebbe essere il considerare cosa imporrà lo ”italian desk” a Washington, e come si esprimerà Palazzo Margherita, cioè l’ambasciata USA. O anche guardare ai profili dei papabili in base ai requisiti dal punto di vista USA. Se sono filostatunitensi come Saragat, e Napolitano, “il mio comunista preferito” per Kissinger. Se hanno dato prova di fedeltà collaborando alla sistemazione di qualche italiano sgradito. Cossiga diceva che lui e i DC avevano ucciso Moro; intendendo di avere causato la morte di Moro indirettamente, come effetto collaterale previsto ma non voluto, e per una scelta autonoma, di difesa dello Stato; mentre fu una responsabilità di tipo diretto, e in esecuzione di volontà esterne. Ci si dovrebbe anche chiedere qual è il reale nesso tra Banca d’Italia o burocrazie bancarie internazionali e la carica istituzionale garante del sistema democratico. Il prof. Giannuli rinvia a tale questione, considerando tranquillamente Draghi come il candidato della Merkel; che verrebbe eletto come ripiego, per una “patta” tra i partiti.

Va notato che Tolomeo non era un cretino, ma un ingegno superiore, scopritore di formule trigonometriche usate ancor oggi. E che il suo modello degli epicicli, mentre è falso sul piano fisico, ha in alcuni casi un buon potere predittivo; era capace di produrre previsioni sul moto dei pianeti più accurate di quello copernicano, ai tempi di Galilei. Il tolemaicismo politico è una forma elaborata di omertà, che ha raggiunto in Italia livelli sofisticatissimi, divenendo una vera e propria attività intellettuale, e anche lavorativa, in diversi casi. Es. la dottrina della mafia come il primo potere forte avverso al paese: dove si è omertosi su chi comanda davvero, e lo si serve, combattendo l’omertà sulla mafia; che è un potere criminale, per quanto forte, comunque subalterno a chi comanda davvero, che viene usato sul piano politico come il mammasantissima usa i suoi stessi picciotti per spaventare e fare chiedere protezione. La mafia andrebbe piuttosto vista come i picciotti non dichiarati dei poteri forti (La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/ I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/). L’omertà tolemaica dei politici, dei magistrati, della classe dirigente e degli intellettuali si congiunge con quella del popolo, che istintivamente comprende che può dire peste e corna dei fanti ma deve lasciare stare i santi.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico”
“Il tolemaicismo politico”

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1 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Marcelli “Sentenza Diaz: Cantone chiarisca le sue posizioni”

@ michele o pazzo. “Tolemacismo” si riferisce al geocentrismo, basato sui modelli – o sui teoremi – dell’ottimo matematico Tolomeo; contrapposto al modello eliocentrico copernicano (v. articolo). E’ una metafora per indicare una sofisticata forma di omertà, tipica di intellettuali e “istituzioni”, della quale lei fa sfoggio. Che è pure una forma di servilismo, dove a volte gli esecutori arrivano ad addossarsi anche le responsabilità dei mandanti (confidando comunque, e non a torto, nella comprensione dei magistrati). Appare che lei, Cantone e magistrati affini, gli eroi in divisa torturatori di ragazzini inermi, stiate tutti da una stessa parte. Che è quella giusta, dice lei. Il “partito americano”, dico io. A parte i differenti giudizi, l’identificazione del vostro gruppo è già un risultato condiviso, del quale possiamo accontentarci, su questi argomenti così gravi.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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29 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage Borsellino, i boss accusati da Scarantino chiedono i danni allo Stato”

Ma sono davvero così misteriosi i mandanti primi? “E’ delitto di mafia? Tutti dicono così. Ma è intelligente cercare anche altre piste. E’ prudente toccare anche altri tasti. E’ saggezza investigativa affacciarsi anche su altre sponde. Mafia, terrorismo e destabilizzazione potrebbero andare a braccetto in cupa sinistra convivenza.” Luigi Bommarito, arcivescovo di Catania, 25 giugno 1992.

Chiamo “tolemaicismo politico” (v. mio sito) lo spiegare i misteri d’Italia in termini interni, nazionali, negando o minimizzando i poteri sovranazionali come NATO e USA. Un aspetto dell’analogia è la forza gravitazionale. Identificata da Newton nel ‘700, con la sua legge fenomenologica, rafforzò il modello eliocentrico; ma i meccanismi di questa forza restano tuttora da definire con sicurezza. Stare sul pero sui poteri sovranazionali perché non si hanno evidenze specifiche sufficienti è un po’ come esitare ad abbandonare il modello geocentrico perché i meccanismi della forza gravitazionale non sono accertati.

La “forza gravitazionale” della grande massa che tiene l’Italia come satellite invece agisce, di continuo, e i signori prefetti, i signori ufficiali dei CC, i signori questori, i signori procuratori e giudici ne sono tramite; non solo in casi eccezionali, ma anche nella routine codarda e miserabile dell’asservimento; che li pone, come questo ribaltamento delle parti mostra, due tacche sotto la criminalità mafiosa.

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17 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Omicidio Biagi, pena ridotta di 10 mesi all’ex Br Boccaccini. Il figlio Lorenzo: “Mi fa molta rabbia, prendo atto” “

jav2. ogni tanto pensi anche a quello che ha fatto suo padre… [commento più votato, con 10 like]

@ jav2. Anche nell’omicidio Biagi compaiono complicità di Stato e brigatisti che fanno da ponte coi servizi*. L’omicidio annunciato e lasciato commettere ha educato giuslavoristi e legislatori ad essere diligenti nei compiti di dettato dei poteri forti sulle leggi sul lavoro. Anche grazie ai “lavoratori” che non concepiscono altro che il loro interesse immediato. Non pensando che sia nel loro interesse, che sia indispensabile, tutelare lo Stato e la nazione. Es. impedendo condizionamenti tramite l’assassinio politico, che si tradurranno in danni anche alle condizioni di lavoro, come è avvenuto. Con l’omicidio si è sfruttato, oltre che una classe dirigente che vende il Paese – magistratura non ultima – quello che chiamo ‘il canone italiano’ della gente comune: l’essere aggressivi coi propri pari e connazionali e codardi con il potere. L’attuale stato del lavoro in Italia sotto il tallone liberista mostra l’inefficacia del canone; dello scannarsi tra connazionali e leccare il potere. Chi, invece di scagliarsi contro l’ucciso pensando all’abbonamento allo stadio perso per colpa sua, volesse cominciare, nel suo interesse, ad alzare la testa, può leggere il primo capitolo de ‘Il golpe inglese’, ‘E Churchill ordinò: insabbiare il delitto Matteotti’ (Cereghino e Fasanella, Chiarelettere, 2011) su come gli inglesi armarono con documenti Matteotti contro Mussolini e armarono la mano fascista che l’uccise.

*Dezzani F. Omicidio Marco Biagi: il terrorismo di Stato tra noi. 4 marzo 2015.

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26 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Depistaggio di Stato, ma 25 anni prima di piazza Fontana. Carlo Lucarelli lo racconta su FQMillenniuM in edicola”

Per non dire dell’affaire Putifarre. La moglie, narra la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di stuprarla dopo che Giuseppe le aveva resistito. Casi storici nostrani sono in “In pessimo Stato”, O. Lupacchini; da leggere. Altri paesi hanno antologie simili. Da noi si pratica un equivalente intellettuale dell’astronomia tolemaica: contorsioni per attribuire all’indubbia tradizione locale, quindi primariamente a mandanti interni, i crimini usati per controllare l’Italia; da forze sovranazionali tuttora attive, che contano, primo dei “misteri”, su una classe dirigente collaborazionista. Su Il Fatto del 20 ott 2019, pg. 11, un articolo su Piazza Fontana: “Noi sappiamo”. “Basta con la retorica dei misteri d’Italia”. Più giù: [dei pochi processi sulle stragi risoltisi con condanne] “mancano i mandanti, alcuni degli esecutori, molti dei complici”. L’autore è Barbacetto, uno dei migliori giornalisti italiani, che ha dei meriti quanto a denunce. E’ del 16 dicembre 1969, 4 giorni dopo la strage, il rapporto del SID che dice che era stata realizzata da terroristi neri con l’appoggio della CIA. Il “mistero”, ovvero ciò che viene negato nel discorso pubblico, è che “siamo un protettorato USA” (Maletti). A pg. 10, a fianco al “Noi sappiamo”, articolo sui rapporti tra Berlusconi e Capaci messi in luce dal PM Tescaroli. Ma non si parla della pista USA: “Capaci, Luca Tescaroli: un atto terroristico-eversivo di una strategia più ampia”. S. Zecchi, Euronews, 26 maggio 2019.

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6 dicembre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Genova, morto l’ex magistrato Mario Sossi: fu sequestrato dalle Brigate Rosse per 33 giorni”

Franceschini ha anche detto che su Sossi lo Stato pilotò le BR come con Moro. Risulta un progetto dei servizi per uccidere Sossi simulando un tentativo di liberazione. Tra i rapitori un infiltrato del Viminale, Marra.

Mario Sossi, 1974, durante il sequestro: “… Opportunisti, sfruttatori , manutengoli, ruffiani e vigliacchi, fanno vita comoda e nessuno li va a rapire. Per di più, qualcuno di essi ha la sfrontatezza di recitare la miserabile commedia del cittadino intransigente”! […] Una scelta “équipe” di psichiatri e psicologi, guidati dall’ineffabile P.E.T. [Taviani], ha sentenziato che, se non sono pazzo , poco ci manca; sono pazzo quel tanto che occorre per falsare il significato delle parole che dirò se uscirò di qui … “

Mario Sossi, 1979: “Poiché sono assolutamente convinto del carattere artificioso della guerriglia rivoluzionaria nostrana, non ho il minimo dubbio nell’individuare gli strateghi di queste operazioni in agenti segreti di potenze straniere”

A chi non appartenga alle categorie enumerate da Sossi, e non abbia altri deficit, queste righe del giudice dicono sul doppio Stato – anche su quello attuale – più di tanti libri e convegni.

@ Antandra. Andrebbe chiesto a Il Fatto. In effetti Franceschini, intervistato da Fasanella, ha raccontato in un libro (“Che cosa sono le BR”, postfazione del giudice Priore) come sia stato eseguito una sorta di trapianto di testa delle BR. Le vecchie BR furono decapitate da CC e servizi, e la vecchia testa, che già era manovrabile e bacata, fu sostituita con una nuova perfino peggiore totalmente controllata dallo Stato. Penso occorra ascoltare ogni fonte disponibile, senza considerarne nessuna come certa; né i terroristi che ci hanno ripensato, né i familiari, a volte fagocitati dal sistema come lo fu a suo tempo la vedova Matteotti (v. “La sindrome di Peppa nei familiari delle vittime”) né gli esperti, che non sono infallibili e, con un numero di lodevoli eccezioni, cucinano versioni ad usum delphini, praticando quello che chiamo il tolemaicismo (v. “Il tolemaicismo politico”), lo spiegare l’eversione in termini prevalentemente nazionali. Non sono un esperto, e i miei interessi e competenze sono diversi, ma ritengo di essere testimone diretto di alcune cose; quello che vedo è che le stagioni del terrorismo sono state solo una forma contingente del dominio sull’Italia, che continua dopo l’alibi della Guerra fredda con mezzi non vistosi, potendo contare per le necessarie attività eversive sul repertorio umano descritto da Sossi. Attività che includono il mantenimento, tramite epurazioni, di una classe dirigente e di istituzioni adatte.

@ Antandra. Anch’io considero Sergio Flamigni una risorsa preziosa. Barbacetto è ottimo come capacità professionali, ma come si vede qui per il rapimento del giudice Sossi, una storia torbida che getta luce sulle forze che percorrono l’ltalia, e quindi anche sul nostro travagliato presente, su questi argomenti un grande giornale alla ribalta come il Fatto non può scrivere che 2+2=4.

@ Antandra. Sì, da noi si è sviluppata l’arte di parlare di fatti gravi evitando le verità indicibili. Qui si è aggirato l’indicibile del caso Sossi rivolgendosi a un ex-terrorista che altrove ha effettivamente contribuito alla verità; ma riportando solo del suo “dialogo” con la persona che teneva prigioniera tenendogli una pistola alla tempia. Si può tacere la verità che si fa mostra di gridare anche facendo parlare un esperto, che dall’alto del suo sapere dia un taglio obliquo alla ricostruzione, cesellando dottamente su aspetti vividi ma secondari mentre lascia in ombra la cupa sostanza. Molto usato, in terra di preti, è sostituire al popolo come parte lesa dei delitti politici volti a tenerlo asservito e sfruttato i familiari delle vittime, col loro dolore che li rende incontestabili, e che in buona fede possono ripetere le versioni aggiustate (e perfino in certi casi trarne credibilità e vantaggi indebiti). I familiari messi a occupare oltre al loro anche il posto del popolo come richiedenti giustizia esonerano un popolo poco propenso a fronteggiare poteri forti e cattivi. Le vittime dirette, i testimoni di grado zero, se morti non parlano, e se vivi si fa in modo di screditarli, anche facendo leva sulla loro condizione psicologica, quella di chi è nelle mani di cialtroni con la pistola, come si fece con Sossi e con Moro.

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20 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Bova “Borsellino quater, i giudici: “Nella strage di via d’Amelio possibili interessi convergenti di gruppi di potere estranei a Cosa nostra”

A quanto riporta Il Fatto questa di oggi è una “sentenza anfibologica”. “I giudici hanno escluso responsabilità dei poteri forti sovranazionali”. Falso: citano la presenza di appartenenti ai servizi, notoriamente subalterni ai detti poteri; convergenze, meglio “intersecazioni di convergenze” (possibili) con gruppi di potere estranei a Cosa nostra (non specificati), “coni d’ombra” (parziali). “I giudici hanno riconosciuto mandanti sovranazionali”. Falso: “tragico delitto di mafia dovuto ad una ben precisa strategia del terrore adottata da Cosa nostra”; la mafia come causa necessaria e sufficiente.

“lo scopo finale dello stragismo-terrorismo è un profitto economico che, forse all’insaputa dei «badilanti» del terrore, avvantaggia i «padrini» come in Cile e in Iraq e in molti altri paesi.”(G. Maletti (SID, Andreotti, P2), aprile 2020, in “L’inchiesta spezzata di Pasolini” S. Zecchi). Un modello “copernicano” con la mafia come badilante di poteri esteri dei quali l’Italia è un satellite, appare rozzo rispetto a questo lavoro di bulino dei giudici; ma forse non è peggiore di quello canonico “tolemaico”, che pone al centro forze nazionali, e qui considera i mafiosi come primum movens, proseguendo, dopo il lavoro di zappa con Scarantino, la blindatura sull’input mortifero dei poteri – attorno ai quali il pianetino Italia orbita – capaci di sovvertire dal Cile all’Iraq.

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21 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Borsellino quater, su via D’Amelio restano molte ombre ma la trattativa Stato-boss non c’entra”

Escludere una trattativa Stato-boss appare essere un merito della sentenza. E’ del tutto inverosimile che lo Stato – che tenne fermo Moro mentre lo assassinavano, col refrain della “fermezza” – venga costretto da quattro caprari col mitra a trattare con loro. Ma in quei mesi si consumò, su più livelli, un accomodamento dello Stato con ben altri poteri*, che manovravano per i loro disegni sia caprari sanguinari che compìti magistrati. E ancora li manovrano. Si dice “gettare il bambino con l’acqua sporca”. Insieme all’acqua sudicia e le bolle di sapone con le quali lo si è mascherato non bisogna fare sparire dalla ricostruzione il mostro.

*F. Dezzani. Alle radici dell’infamante Seconda Repubblica: il biennio 1992-1993.

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12 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza Fontana, il Senato twitta la relazione degli ex Msi che rilancia la pista anarchica. Fratoianni: “Oltraggio, fu attentato fascista””

Fu, come si dice, una “strage di Stato”. Ma si dovrebbe dire “strage di Stato commissionata”. Meglio, “strage di Stato commissionata e lasciata impunita”*. Meglio ancora, “strage di Stato commissionata, lasciata impunita e con perenne copertura istituzionale dei mandanti con attribuzione di tutte le responsabilità agli esecutori”. Gli italiani avrebbero da guadagnare, soprattutto oggi, per ciò che attiene al loro futuro, dal superare il timore reverenziale e riconoscere sia il ruolo dei pupari stranieri**, sia – non meno deleteria – la viltà dei burattini istituzionali; invece di accettare, facendosene partecipi, il solito teatrino depistante e autoassolutorio fasci-compagni.

*Salvini G. La maledizione di Piazza Fontana. 2019.
** Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy. 2002.

13 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza Fontana, Mattarella: “Processi hanno lasciato verità non pienamente svelate. Ma emerge la matrice eversiva neofascista””

La matrice eversiva fu atlantica. La sua manovalanza neofascista emerse già al tempo delle calunnie del questore Guida. Che, ho sentito a una conferenza dalla figlia di Pinelli, era stato addetto al confino quando era nella polizia fascista. E’ vero che c’è dai tempi del fascismo di cento anni fa un filo ininterrotto delle infamie; sia nero, rosso, bianco o altro il colore che assume nei vari tratti. Vige il “tolemaicismo” sui misteri d’Italia, cioè il mettere al centro delle ricostruzioni fattori interni, torturando fatti e logica. I post fascisti reggono il gioco ai “glaxocomunisti”, che si rifanno una verginità gridando alle camice nere, mentre servilmente evitano così la visione corretta, “l’eliocentrismo” nel quale l’ltalia è un satellite di poteri esteri, che ne determinano il corso, con i vari mezzi del potere; es. usando cialtroni rossi o neri come pedine. Questa mistificazione, dettata dai mandanti, è anch’essa una prosecuzione in altre forme di quegli anni che si dicono passati; e che invece servirono tra le altre cose a sostituire una classe politica, quella dei Moro, dei Mattei, dei La Torre, che manteneva il senso degli interessi nazionali con una i cui componenti gareggiano nel fare i tirapiedi ai poteri che ordinarono le bombe nell’Italia prospera di allora e che oggi ordinano gli inoculi dietro ricatto del fascismo dei banchieri, nell’Italia tornata terra di conquista.

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11 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Giangiacomo Feltrinelli morì 50 anni fa: su quel mistero un documento getta una luce sinistra”

Avevo 8-9 anni quando nel 1968 uscì il film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?”, di E. Scola, 1968. A Siena sentii una conversazione su come il film contenesse uno sfottò di un ricco editore di sinistra irrequieto e con smanie guerrigliere. Fecero il nome, ma allora non mi diceva nulla e non lo ricordo con sicurezza. Memorabile la scena di Sordi, l’editore, col ragioniere e la guida scalcagnata che sparano al “simba” accucciato; il leone dopo che hanno spadellato, da breve distanza – non hanno “cogliuto bbuono o tiro” secondo la canzone – si alza dignitosamente e se ne va sparendo nella boscaglia, come scocciato; Sordi, che aveva fantasticato del resoconto del faccia a faccia con la belva nel salotto romano: “Questa non la raccontiamo”.

Circa 30 anni dopo, a Brescia, intorno alla fine degli anni ’90, andai a sentire una conferenza di Inge Feltrinelli. Al momento delle domande le chiesi un ricordo di Leo Szilard. Lei si mostrò sorpresa e mi chiese come facessi a sapere della sua amicizia – quanto aveva 21 anni – col grande fisico. Ne avevo letto in USA; nellla biogradfia di Szilard “Genius in the shadows. The man behind the bomb” (W. Lanouette, con Bela Szilard. Pref. di Jonas Salk. Scribner, 1992). Il libro racconta come Szilard fosse controllato dai servizi USA, e come la sua figura venne offuscata.

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17 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Strage di Capaci, esposti a Milano i resti dell’auto della scorta di Falcone. La vedova Montinaro: “Dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità”

Fu uno dei crimini di obbedienza – obbedienza ai voleri dei poteri forti – che butterano la storia dell’Italia repubblicana. Questo spiega perché “dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità” mentre la teatralità abbonda. Cosa rappresenta quell’ammasso di lamiere informe.

Chi conosce in prima persona l’obbedienza ai mandanti delle stragi che è prevalente nelle stesse istituzioni che si fanno fregio dei Caduti vi vede una spoglia spolpata. Spolpata di meriti e valori altrui per tirare a campare.

Ma a tutti i cittadini che non siano pavidi può ormai apparire come la magniloquenza e l’insistenza delle istituzioni nell’accostarsi a eroismi e sacrifici altrui servano a nascondere il servilismo verso i poteri forti che allora ordinarono le stragi e oggi chiedono altre libbre di carne.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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29 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Trattativa Stato-mafia, per noi familiari delle vittime quegli imputati non sono eroi”

Massimo rispetto per i familiari delle vittime. Commento le loro posizioni solo nella dimensione pubblica delle stragi. Né conosco a fondo i fatti. Però osservo, in ambiti che conosco abbastanza bene, che istituzioni, forze di polizia, PA, magistratura, e purtroppo anche la società civile premono per spiegare in termini nazionali, endogeni, atti criminali imposti da fuori. Dei quali i responsabili italiani sono solo esecutori; figure non diaboliche ma miserabili. Lo chiamo “tolemaicismo”: il modello geocentrico riusciva a rappresentare il moto dei pianeti, ma a costo di contorsioni acrobatiche*. La riduzione forzata al livello nazionale genera labirinti di specchi che tengono al sicuro il male. Es. si additano soggetti che hanno responsabilità vere, ma con accuse distorte; fino al grottesco**. Se si vuole la verità, in un ambito dove il coraggio non si spreca, bisogna, incuranti dei don Abbondio che strillano al complottismo, considerare un modello copernicano, dove gli esecutori sono delinquenza locale protetta, e i “deviati” sono ruffiani al servizio del “motore primo”. Che è dato dai poteri sovranazionali dalla massa molto più grande che impongono la rotta al Paese; anche con la violenza, con la quale inoltre selezionano la classe dirigente eliminando esemplarmente i tipi umani di valore ed elevando i mediocri e i debosciati, fino a farne modelli da imitare.

*Il tolemaicismo politico.
**Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020.

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12 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “54 anni fa la Strage di Piazza Fontana: un sanguinoso fil rouge unisce i 5 attacchi del 12 dicembre”

G. Salvini con A. Sceresini. La maledizione di Piazza Fontana. L’indagine interrotta. I testimoni dimenticati. La guerra tra i magistrati. Chiarelettere, 2019.

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Piazza Fontana, Sala alla commemorazione: “A Milano fascisti e nazisti, vecchi e nuovi, non devono avere spazio””

La “matrice fascista” è un falso e un alibi. I fascisti sono stati causa intermedia, cioè sciagurati esecutori, mediante i servizi. La matrice, cioè i mandanti, la causa necessaria, è la mamma atlantica. Che oggi sindaci “antifascisti” lombardi non sono secondi a nessuno nel servire. Una causa necessaria resa sufficiente dall’acquiescenza e complicità delle istituzioni, le stesse che ipocritamente “chiedono giustizia tutti gli anni”.

@ Il figlio del grigio: “Involontariamente ci hai preso”. Non è farina del mio sacco. Ci sono serie ricostruzioni di studiosi, magistrati e giornalisti – di una realtà complicata, ma la cui essenza è sintetizzabile in poche righe – e sono in molti a sapere. E non è involontario, il rompere un’omertà fifona. Da re nudo, da segreto di Pulcinella, su qualcosa di molto grave e molto importante, un po’ difficile da riconoscere ma che non è rocket science. V. L’omertà manzoniana su Moro. Sito menici60d15 (“può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo”). Il problema sono anche gli italiani, che stanno al gioco, e sono pronti a combattere a parole fascisti e mafiosi, purché non si scherzi “con i santi”. V. Il tolemaicismo politico; e L’orizzontalizzazione, ib.

@ Il figlio del grigio: Potresti cominciare da “Trame atlantiche” S. Flamigni; “The puppetmasters. The political use of terrorism in Italy” P. Willan; “Gli eserciti segreti della NATO” D. Ganser; “Dietro tutte le trame” Tamburino G.”; “The Jakarta method. Washington’s anticommunist Crusade &amp; The Mass Murder Program That Shaped Our World” Bevins V. Date le tue simpatie clericali, i libri di Casarrubea sugli inizi in Sicilia nel dopoguerra, nei quali si staglia la collaborazione del Vaticano; che prosegue. Ho già citato “La maledizione di Piazza Fontana” di G. Salvini, da leggere sia in sé, sia come omaggio all’autore, che va in pensione in questi giorni, essendo stato avversato all’interno di una magistratura che quelli che non stanno al gioco li prende come propri simboli ma non certo come modello. Di scritti ce ne sono tanti. Come per tante altre letture, il passettino, minimo, per distillare la morale ce lo deve mettere il lettore.

@ Ierre: La letteratura è abbondante. Es. G. De Lutiis. I servizi segreti in Italia, 2010. Piazza Fontana vi è citata 64 volte, e non in termini positivi per i servizi.

Questo mostrarsi meravigliati mi ricorda un episodio del mese che passai in Israele in uno scambio studentesco. Sentivo spesso dei boati (probabilmente i jet militari che superavano la barriera del suono, poi ho ricostruito). Ne chiesi ai medici dell’ospedale di Kfar Saba che mi ospitava come studente di medicina. Ma caddero dalle nuvole. Un giorno a mensa, a tavola con altri tre medici, si sentì un boato fortissimo. Ebbi come l’impressione che la minestra tremasse nel piatto. “Ecco, questi boati. Li avete sentiti?” I tre medici si scambiarono un impercettibile sorriso e risposero “no”. Ma forse, trattandosi non di fedeltà alla propria nazione ma del suo opposto, è più appropriato il paragone con la scenetta boccaccesca di donne infedeli che colte in flagrante non solo negano, ma proseguono l’atto.

@ Ierre: Sono noti, e se anche non lo fossero resterebbe la responsabilità della struttura nell’ingranaggio. Alcuni sono stati condannati. Il citato libro di De Lutiis ha 15 pagine di indice dei nomi. Che ricorrono in tanti altri libri. O es. nelle liste note P2. In testa alla prima pagina, seconda colonna, “Allavena Giovanni”. L’ultimo nome, dopo Zorzi Delfo, è “Zvi Zamir”, capo del Mossad. Il libro ha anche un appendice con le liste dei responsabili dei vari servizi. Bisognerebbe semmai conoscere di più su quelli odierni. I nomi restano nell’ombra rispetto alle responsabilità un po’ per la natura segreta; un po’ per l’impunità loro garantita; un po’ perché sono in fondo mezze figure, esecutori di ordini sovranazionali più prossimi ad addetti al capestro con lo stipendio ministeriale il 27 che a James Bond. A “Un giorno in pretura” sentii una PM citare Nietzsche : “l’assassino non è all’altezza del suo gesto”. Penso lo stesso dei quadri – servizi, polizie in divisa, magistrati, politici, amministratori, omini comuni – che si prestano a tanti di questi crimini. A tante operazioni sanguinose e abiette di condizionamento del Paese verso il basso; che non appartengono solo a un passato concluso, sul quale si dibatte senza fine e si inscenano cerimonie bolse mentre si commettono tradimenti nel presente. Es. parlando di amministratori lombardi, bipartisan, e di papaveri assortiti a Roma: Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15.

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v. anche:

Il vero terrapiattismo

L’orizzontalizzazione

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

Il canone italiano

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

29 January 2013

Blog  Appello al popolo

GraficiAmgen

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Una rivista di quella intellighenzia di sinistra che è stata così severa su Pantani, “Diario” di Enrico Deaglio, ha pubblicato un articolo nel quale si chiama in causa Sartre, e quel che è peggio Tocqueville, per incensare Armstrong (Browning F. Quando Jean-Paul e Alexis videro Lance pedalare. Diario, 99, 2005). […] Sarebbe utile fare un parallelo tra la vicenda mediatica fatta subire a Pantani e quella costruita sul rivale Armstrong, testimonial dell’efficacia delle terapie oncologiche, figura vittoriosa, non stroncata ma rafforzata dalle accuse di doping. F. Pansera, 16 gennaio 2008, lettera ai Procuratori della Repubblica Branca e Guariniello uuu uuu uuu

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Che ci fosse del losco nelle accuse a Pantani lo scrissi per la prima volta 10 giorni dopo la sua morte, il 24 febbraio 2004, in una lettera ai PM Guariniello, Bocciolini e Gengarelli, intitolata “Eterogenesi dei fini e ambiguità nell’azione pubblica dei magistrati in campo sanitario: il caso della lotta al doping e della morte di Pantani”. Dal mio punto di osservazione, il caso Pantani, e quello di Armstrong, sono da inscrivere in una più ampia azione di marketing volta a promuovere il consumo di massa di farmaci e di altri prodotti medici agendo sul sistema culturale. Nell’ultima parte del 2012 c’è stato il colpo di teatro della rivelazione ufficiale del doping di Armstrong. Ed è accaduto qualcosa nel retroscena: è comparsa una pubblicazione scientifica che mostra che non ci sono presupposti teorici, né prove scientifiche solide, che indichino che l’EPO abbia proprietà “ergogeniche”, cioè che funzioni come doping [1]. Se l’EPO non funziona, se anche l’arcirivale era dopato (e non solo con EPO, probabilmente, ma anche con qualcosa di più efficace) credo ci si debba chiedere: ma allora, per cosa è morto Pantani? Riassumo, rivedendolo e aggiornandolo, quanto scrissi, nel 2004 e nel 2008, ai magistrati.

Sulla morte del “Pirata” esistono teorie “complottiste”, alcune delle quali prese peraltro in considerazione a suo tempo dalla magistratura, che appaiono per lo più come esagerazioni sensazionalistiche e forse depistanti. Accetto la tesi che Pantani facesse uso di EPO. Ma non quella che sia stato il farmaco a fare di lui un campione: l’EPO era largamente usato tra i concorrenti; e l’efficacia dell’EPO nel migliorare la performance atletica allo stato è da ritenersi nulla [1]. Non trovo elementi sufficienti per credere che qualcuno lo abbia materialmente ucciso quella notte nel residence; ma appare chiaro che sia stato spinto verso quel bordo dell’esistenza oltre il quale c’è il baratro; spinto, penso, anche volontariamente, oltre che da coloro che hanno responsabilità colpose poco nobili. La vicenda appare sistematicamente intessuta con enormi interessi economici, che sarebbe omissivo trascurare come irrilevanti. Interessi del genere di quelli che portano Big Pharma a spendere 53 miliardi di dollari all’anno nei soli USA per il marketing.

Presento quindi un’interpretazione, basata su esperienze personali oltre che su un’analisi, che potrà essere bollata anch’essa come “dietrologica” dagli anticomplottologi di mestiere o volontari. Trovo sensate e plausibili le tesi di Stefano Anelli, alias John Kleeves, un politologo indipendente che tentò di avvisare Pantani sulle forze che l’avevano preso di mira [2]. Kleeves vede un complotto USA nella caduta in disgrazia di Pantani, e lo collega all’ascesa di Armstrong, attribuendo il movente a una generale volontà di propaganda culturale degli USA in Europa. Gli USA hanno storicamente strutture governative, integrate col loro apparato bellico, dedicate alla promozione della loro immagine nel mondo, come, durante la Guerra Fredda, l’USIS, nata dallo Psychological Warfare Branch [3]. Statunitensi ed europei non condividono gli stessi sport popolari; Armstrong, capitano di una squadra statunitense, diventando il numero uno di uno sport europeo sarebbe servito ad aumentare le nostre simpatie e la considerazione verso gli USA; a riconoscerli come i più forti senza vederli come estranei.

Ciò potrebbe avere favorito, secondo quanto ha scritto Anelli, la nostra approvazione e partecipazione militare alle guerre che gli USA perennemente muovono verso il malcapitato popolo di turno quando i mezzi economici e quelli a bassa intensità non sono ritenuti adeguati a soggiogarlo; o quando gli serve una guerra. Anelli osserva che Armstrong si è presentato non con una squadra sponsorizzata come di consueto da un privato – es. la “Mercatone Uno” – ma con lo US Postal Service, che è un’agenzia del governo USA. Armstrong ha avuto alle spalle la potenza USA. Anelli considera che quindi il suo doping probabilmente era espressione dei migliori laboratori e delle migliori conoscenze. La tesi di Anelli combacia col quadro che presento qui. E’ molto probabile che il doping di Armstrong non sia stato l’EPO, come invece dichiara.

Kleeves-Anelli è morto in circostanze tanto allucinanti e folli, secondo la versione data dai giornalisti, quanto sono pacati e lucidi i suoi scritti di critica agli USA, es. “Un paese pericoloso”. Scritti reperibili su internet, che consiglio, trovandoli più interessanti e attendibili delle rivelazioni di figure di “perseguitati” ufficiali come Assange [4]. Anelli e io, Francesco Pansera, che come lui conosco gli USA anche per averci vissuto e non sembro stare affatto in simpatia a quei poteri che Anelli ha ben individuato, indipendentemente abbiamo scritto, tra le altre cose, interpretazioni complementari su Pantani. Anelli non ha mai saputo della mia esistenza, e io ho saputo della sua solo dopo la morte.

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La lotta al doping come propaganda: farmaci-medicina, farmaci-amuleto e farmaci-talismano

Rispetto al gigantesco business dei farmaci, il doping rappresenta solo una piccola parte degli illeciti e dei danni legati ai farmaci; la iatrogenesi è oggi una delle maggiori minacce alla salute. Enfatizzando la lotta al doping si deviano l’attenzione del pubblico e le risorse dello Stato rispetto ai problemi e ai crimini più gravi relativi ai farmaci. Ma la lotta al doping, che ha ricevuto un forte impulso col caso Pantani, paradossalmente è anche una forma di propaganda per i farmaci.

Come è stato osservato la scientificità che la medicina ha conquistato non ha scacciato il pensiero magico che la pervade fin dalla sua origine; e l’ha sotto importanti aspetti potenziato. Nel pensiero magico una medicina, una pozione miracolosa, cura e guarisce; un amuleto preserva dai mali; un talismano potenzia le normali capacità. Ci sono farmaci-medicina, quelli di uso clinico, che tolgono la malattia; farmaci-amuleto, come i vaccini, o la chemioprevenzione, o la proposta della “polypill” che da sola preverrebbe tutte le comuni patologie cardiovascolari dell’invecchiamento [5]. E farmaci-talismano, come appunto il doping, che permettono di compiere imprese eccezionali donando la forza e lo spirito che fanno ottenere soddisfazioni, vittoria, denaro, gloria, fama. Elevandolo a talismano, il farmaco non è più, come dovrebbe essere, un rimedio contro quella avversità che è la malattia grave; è una dotazione permanente dell’uomo moderno di successo. Un modello che è particolarmente efficace nella cultura USA; ma che ha attecchito ormai anche da noi, insieme agli altri elementi della colonizzazione culturale.

E’ conveniente per le case produttrici che il farmaco sia visto, oltre che come una medicina, che si prende quando si è malati, come un amuleto e come un talismano, che si portano sempre addosso, ovvero si assumono anche da sani, meglio se a vita. Tale concezione culturale stimola la domanda di farmaci, rafforza l’accettazione reverenziale delle prescrizioni, dei prezzi, dei proclami di efficacia e sicurezza, e allarga il mercato, dai malati verso l’intera popolazione. I pubblicitari, che conoscono le strutture mentali sulle quali fanno leva, per non dire che conoscono i loro polli, prevedono nel loro codice di autodisciplina che la pubblicità su prodotti medicinali e terapie non deve “indurre a ritenere che il medicinale o il trattamento curativo possano migliorare il normale stato di buona salute”. Le notizie sul doping aggirano questo divieto etico generale, introducendo la credenza che i farmaci possano conferire uno stato di supernormalità. Il doping mostra come il farmaco dà successo, fa vincere.

I’EPO ha una doppia applicazione; prima che essere un farmaco-talismano è un farmaco-medicina, essendo usato per curare le anemie, principalmente quelle di pazienti nefrologici e oncologici. Un cattivo farmaco terapeutico con una nutrita “fedina penale”, come si dirà. La figura di Armstrong associa il farmaco-medicina – chemioterapia e farmaco biotech – alla forza e alla riuscita. La sua fondazione oncologica, dopo essere stata intitolata a lui stesso, Armstrong (che in inglese suona come “Fortebraccio”), ora, dopo le ammissioni di doping – con EPO – si chiama “Livestrong”. Un nome che riecheggia uno degli slogan pubblicitari dell’EPO per uso clinico: “Strength for life”. Il farmaco fa vivere, e fa vivere da forte. L’EPO è particolarmente adatto a questa propaganda; un farmaco sofisticato, modernissimo, che arricchisce la persona di sangue; “il sugo della vita”, il liquido speciale ricco di valenze simboliche e magiche [6].

Quella del farmaco come talismano, dell’oggetto la cui efficacia è simbolica e non reale, è una delle metafore che, formulate per facilitare l’espressione di un concetto, poi si scoprono essere non meri paragoni figurati o analogie, ma descrizioni abbastanza aderenti alla realtà. Risulta infatti che il talismano che ha portato Pantani alla rovina non funzioni sul piano biologico. Da una recente valutazione qualitativa condotta da un gruppo di farmacologi olandesi [1] emerge che non esiste evidenza scientifica che l’EPO ricombinante (prodotta cioè con tecniche di ingegneria genetica) potenzi la prestazione atletica dei ciclisti ad alta performance. Gli autori esaminano inoltre approfonditamente sul piano fisiologico e farmacologico la possibilità teorica che l’EPO possa funzionare come dopante negli atleti, e concludono che tale possibilità teorica non c’è o non potrebbe essere che molto limitata. La loro analisi teorica mostra anche possibili effetti peggiorativi sulla performance. Inoltre, notano, gli effetti avversi sono stati trascurati; nonostante ci siano stati diversi casi di decessi di atleti attribuiti all’EPO. Tutto ciò è sconcertante rispetto alla storia ufficiale, ma coerente col quadro qui esposto. Del resto, le credenze dei nostri tempi sull’efficacia come dopante dello stimolatore della produzione di globuli rossi sono una curiosa inversione della credenza, che ha occupato i due millenni precedenti, che cavare il sangue sia efficace nel curare le malattie [7].

La cultura del doping aiuta anche la diffusione della cultura delle droghe stimolanti; es. la cocaina, il business di quella ndrangheta che si dice di voler combattere. Il PM Scarpinato ha parlato di doping sociale adatto a una società darwiniana, commentando il forte incremento dell’uso di cocaina nel primo decennio del millennio. Ci sono rapporti che segnalano la diffusione del “doping per il cervello”, cioè dell’uso di “smart drugs” nelle università [8]. Certe produzioni intellettuali fanno sospettare che ci sia questo uso, ma che sia un’arma a doppio taglio; che potrebbe, piuttosto che fare raggiungere la genialità, rendere formidabile la cretinaggine.

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Sport e marketing oncologico

Insieme a una funzione ideologica generale sui farmaci, questa vicenda ne ha una di pubblicità specifica per l’EPO. Il colossale spot pubblicitario fatto con il suo uso come dopante, la narrazione mediatica a tutti nota che ruota attorno ai suoi poteri talismano, è solo una parte della storia di questo farmaco. La storia del maggior successo economico della puntata giocata da industria e finanza sulle biotecnologie farmaceutiche. Un falso successo, sostenuto dallo hype mediatico sulle biotecnologie come futura radiosa era della farmacologia; una dottrina millenarista, nata negli ambienti finanziari non meno che nei laboratori, i cui limiti, e quindi i cui fallimenti sul piano clinico, erano del resto prevedibili fin dall’inizio per elementari ragioni biologiche [9]. Mediante le notizie sul doping, noi associamo l’EPO alla potenza, sia pure ottenuta illecitamente; nella realtà clinica quella dell’’EPO è una storia dove regnano avidità, sofferenza e morte.

Un storia “sordida”, così è stata definita [10]. Che coincide con la nascita e l’ascesa della Amgen, la casa produttrice, la più grande ditta di biotech al mondo. Una catena di liti per i brevetti, di altri trucchi di marketing, di persecuzione dei whistlebowers cioè di coloro che, interni al sistema, hanno denunciato le irregolarità, di prezzi gonfiati rispetto ai costi di ricerca e sviluppo, di rimborsi ottenuti pagando i politici grazie ai quali – succede anche in USA – si sono ottenuti profitti privati spropositati con il denaro pubblico destinato alla sanità. Nel 2002, mentre Pantani andava alla deriva, producendo l’EPO la Amgen, anche grazie alla propaganda così ottenuta, fatturava 5 miliardi di dollari. Denaro per la maggior parte dei contribuenti USA; con profitti di circa un terzo, una performance eccellente.

U. Veronesi si è espresso a favore della liberalizzazione dell’EPO come dopante. La sua posizione mostra come gli oncologi siano per la somministrazione dell’EPO a tutta cannella. Come al solito, le rivelazioni della dannosità del farmaco sono arrivate successivamente ai profitti. Dopo 20 anni di profitti favolosi, ad uso clinico consolidato, si è “scoperto” che l’EPO aumenta sì l’ematocrito, ma non c’è evidenza valida – analogamente al suo uso come doping – che dia benefici alla maggior parte dei pazienti con insufficienza renale cronica, mentre ci sono dati che indicano che sia dannoso [11]. Si è inoltre accertato che l’EPO non riduce ma aumenta la mortalità nei malati di cancro [12]. Un trial su dializzati e uno su pazienti con cancro della mammella hanno dovuto essere interrotti perché l’elevazione dell’ematocrito era associata a incrementi della mortalità e di eventi cardiovascolari. Ciò per la sua capacità di provocare tromboembolie, e nei pazienti oncologici, si ritiene, per un complesso di effetti che include la stimolazione della crescita tumorale, data la sua natura di fattore di crescita.

L’EPO andrebbe comunque accuratamente dosato, su pazienti accuratamente selezionati. Al contrario, la Amgen ha pagato centinaia di milioni di dollari ai medici perché ne massimizzassero il consumo tramite le prescrizioni, e i nefrologi e gli oncologi ne hanno imbottito quanti più pazienti possibile, provocando così morti in nome del profitto [13,14]. I due grafici all’inizio [14] mostrano l’andamento nel tempo delle spese di lobbying per l’EPO, che hanno raggiunto i 16.3 milioni di dollari all’anno nel 2007, e il correlato incremento dei dosaggi, che sono arrivati a triplicarsi. L’EPO è il capostipite dei farmaci ingiustificatamente costosi e allo stesso tempo inefficaci e nocivi, che sono uno dei tanti regali dell’evoluzione del liberismo sfrenato.

Ottenere l’EPO ricombinante è stato in sé un notevole risultato scientifico (raggiunto grazie a un importante lavoro di ricerca preliminare finanziato con denaro federale, cioè pubblico [9]); ma la proteina non dà al paziente i vantaggi terapeutici sperati; dà comunque a chi l’ha sviluppata e agli investitori i profitti agognati, perché sulla scienza è stata innestata la frode, appoggiata dalla corruzione, dalla disinformazione e dalla violenza. La commistione variegata di scienza e crimine, espressione della corrupio optimi del liberismo [15], è frequente nell’attuale medicina. Gli autori del lavoro sull’inefficacia dell’EPO nel ciclismo agonistico osservano che il suo uso come dopante è simile ai casi – frequenti – di uso clinico di farmaci non basato su prove sperimentali di efficacia. Nella biomedicina attuale il livello di rigore delle prove di efficacia richiesto per la prescrizione dei farmaci varia dalla coercizione autoritaria all’anarchia e alla superstizione, in funzione del profitto [15-17].

L’EPO, “un paradigma per l’industria farmaceutica” secondo uno dei suoi promotori, lascia dietro di sé una stria di sangue. La forza simboleggiata da Armstrong è in realtà quella dell’homo homini lupus. O meglio, la forza per la quale chi è in condizione di necessità e debolezza, il dializzato o l’ammalato di cancro allo stadio avanzato, è una preda; la forza di canidi più vicini allo sciacallo che al lupo.

Armstrong si è anche presentato come colui che ha vinto il cancro prima di vincere le corse. La sua figura associa terapie oncologiche e successo. Non viene detto che il tumore del quale era affetto, quello del testicolo, ha alti tassi di guarigione, perfino quando dà metastasi; costituendo una delle poche eccezioni e non la regola di un’oncologia sostanzialmente fallimentare sul piano terapeutico, più brava a sfruttare il cancro come risorsa economica che a curarlo.

Visto il generale carattere altamente fraudolento di tutta questa storia, e considerando gli interessi medici che tale frode è andata a favorire, non sarebbe fuori luogo avere riserve sulla caratterizzazione della neoplasia (tumore a cellule germinali nonseminomatoso, misto, stadio III): un piccolo aggiustamento, es. sulla componente coriocarcinomatosa, può aver aiutato a fare apparire il risultato terapeutico più brillante. Resta singolare che Armstrong sia stato colpito proprio da una delle pochissime neoplasie che fanno fare bella figura alla chemioterapia e agli oncologi.

Anche dopo l’apparente caduta, Armstrong continua a essere utile al business oncologico. In Italia la sua immagine viene usata per favorire la manovra attualmente in corso di estensione del business del cancro agli adolescenti, una classe di età particolarmente sensibile al richiamo delle figure sportive. Lo US Preventive Service Task Force ha concluso che lo screening per il cancro del testicolo non dà benefici, anche in considerazione della curabilità di questo tipo di tumore; a rigor di logica, la guarigione di Armstrong dovrebbe mostrare proprio questo. Ma gli screening tumorali sono una miniera d’oro, e Armstrong è quindi citato al contrario, per supportare messaggi come “l’autopalpazione può salvare i maschi” [18]: oncologi e altri soggetti economici interessati discutono pubblicamente se Armstrong resta un grande, essendo “riuscito a dare voce agli adolescenti malati di tumore” o se sono da preferirgli i calciatori della serie A, testimonial della campagna “Non fare autogol”, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica per sensibilizzare gli adolescenti al rischio cancro [19]. Credendo alle storie e agli slogan della pubblicità medica, che li vogliono attirare nelle trappole della falsa “prevenzione”, le persone, minori e adulti, rischiano di farlo davvero l’autogol, come sta venendo ammesso anche da fonti ufficiali le più ortodosse [20].

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Il braccio muscoloso e quello focomelico della giustizia

I magistrati hanno una posizione rispetto al business medico che chiamo di commensalismo [21]: fanno parte della stessa classe sociale e siedono sul piano culturale e istituzionale alla stessa mensa con coloro che mettono in atto le frodi mediche strutturali; condividono con loro, oltre che privilegi, i presupposti ideologici ammanniti dal padrone di casa insieme al buon cibo. In questo caso la cultura del farmaco; il farmaco come oggetto magico di potente efficacia, invariabilmente onesto e prezioso quando lo si usa in obbedienza ai poteri che lo generano.

In casi come questo la magistratura si attiene a quello che appare come un canovaccio già scritto, recitando una parte prestabilita nella rappresentazione dello spettacolo della medicina. Quando si occupa di notizie biomediche scottanti – e a maggior ragione se ci sono di mezzo gli USA – la magistratura configura una giustizia dalle braccia fortemente asimmetriche. Se il copione prevede che debba intervenire adopera il suo braccio forte, dalla muscolatura ipertrofica e allenata quanto quella di un campione di atletica pesante. Quando avrebbe il dovere di mostrare, perseguendole, le truffe, le violenze e gli strazi degli affari voluti dai poteri che serve, adopera l’altro braccio, il braccio di un focomelico: un povero abbozzo inutilizzabile.

In questi casi la magistratura perseguita e non persegue. Esattamente l’opposto di quanto affermò uno dei PM che si occuparono di Pantani, che, forse per un meccanismo di difesa psicologico, disse che “l’autorità giudiziaria persegue, non perseguita”.

Un famoso medico così integrato nel sistema da divenire ministro della sanità ha proposto di liberalizzare l’EPO per il doping; su Pantani però lo Stato ha lanciato “blitz” di Carabinieri e ha impegnato sette Procure. La contraddizione è solo apparente, come si vede qui. Occupandosi accanitamente di ciò che oggi appare come un “reato impossibile” vista l’inefficacia dell’EPO, e che è sempre stato marginale rispetto alla massa di reati riguardanti i farmaci, la magistratura ha fatto scoppiare uno scandalo che ha lanciato in campo mediatico il messaggio del farmaco-talismano. A tante paia di orecchie non adeguatamente separate tra loro da tessuto nervoso è arrivato il messaggio “prendi la pillola e diventi forte come Pantani”.

Inoltre, togliendo di mezzo Pantani si è dato spazio alla leggenda di Armstrong, venuto dall’America a vincere in Francia alla maniera di Asterix, e come Asterix grazie a magiche pozioni. Si sapeva che anche Armstrong fosse dopato; come gli altri; probabilmente in realtà meglio degli altri visto chi aveva alle spalle, come nota Kleeves. Può darsi che Pantani costituisse un ostacolo insormontabile anche per l’apparato farmacologico che sosteneva Armstrong, e che per questo si sia ritenuto di farlo eliminare. Tolto il rivale, in modo da favorire le credenze sui farmaci-talismano, la voce fatta trapelare che gli impressionanti successi di Armstrong fossero dovuti al doping favoriva anch’essa l’ideologia del farmaco. Ma ad Armstrong, il campione superbo quanto la nazione che ha rappresentato, la giustizia non ha fatto nulla.

Fino al 2012, quando la narrazione sulle vittorie di Armstrong viene chiusa in modo da sfruttarla ulteriormente (con un “fuoco d’artificio finale” come in altri scandali sportivi, hanno commentato alcuni bloggers). A carriera conclusa e a risultato propagandistico – politico e commerciale – ottenuti, Armstrong, ricco e famoso, viene dopo tanti anni smascherato e squalificato a vita dalla giustizia sportiva USA (dall’agenzia antidoping). Il “duro” mostra ora il suo lato umano, come in una soap che si rispetti. Armstrong ha raccontato in TV, in uno degli show più seguiti, di avere usato sostanze dopanti, anzi di avere usato l’EPO, e altri farmaci; reo confesso, caso mai i capa tosta si ostinassero a non credere che è tutto merito dei farmaci. Armstrong ha pianto, ha parlato della mamma, dei figli, del piacere dell’onestà, etc. Ha suscitato negli spettatori sentimenti edificanti, completamente diversi dal “gotcha!” del 1999 sul piccolo italiano imbroglione. Recita il mea culpa e sta trattando, da pari a pari, una resa; ha offerto, pare, 5 dei suoi 100 milioni di euro. Una smentita che è una notizia data per la seconda volta. Si ristabilisce tardivamente una “verità” nota – che poi verità non è – ma la morale non cambia, e si rafforza: i farmaci fanno vincere e portano in alto.

Tutti sanno dell’EPO come dopante, che rende potenti; che non sia in realtà un farmaco miracoloso che rende campioni lo sanno in pochi; e pochi sanno della sua inefficacia nell’uso clinico, dei soldi ai politici, dei comparaggi, e delle morti di pazienti. Né la magistratura italiana ha voluto indagare seriamente sulle gravi manipolazioni riguardanti l’uso clinico dell’EPO, anche quando ciò è stato – dal sottoscritto – ad essa segnalato, insieme alle manipolazioni per un altro prodotto analogo, sempre della stessa casa produttrice, la Amgen. E’ interessante che il magistrato al quale fu assegnato il caso che avrebbe dovuto portarlo ad occuparsene diede invece la caccia a ciclisti e calciatori dopati; e che sia stato tra gli imputati nelle accuse di traffico di droga a carico dei capi dei Carabinieri del ROS, accuse dalle quali i suoi colleghi l’hanno assolto.

Tutti sanno che Pantani sarebbe morto per overdose di cocaina. E’ stata invece fatta sparire dalla ricostruzione mediatica la presenza sul luogo della morte di una confezione del farmaco Surmontil, un simpaticomimetico come la cocaina, che ha un meccanismo di azione analogo a quello della cocaina, è più della cocaina in grado di provocare morte, e agisce in sinergia con la cocaina, potenziandone gli effetti. Non è frequente che una overdose di cocaina arrivi a uccidere un soggetto giovane e sano; mentre gli antidepressivi triciclici, la famiglia della quale il Surmontil fa parte, sono uno dei maggiori agenti causali delle morti per overdose da sostanze ad azione farmacologia.

Sarebbe stato ragionevole considerare anche gli effetti sinergici del Surmontil; ma la droga che si compra in farmacia è sacra, così tutta la colpa è stata data alla droga che si compra per strada. Il perito – di area massonica – al quale la magistratura ha affidato la ricostruzione per spiegare la morte ha in pratica considerato che Pantani abbia assunto un fustino di cocaina, mentre l’antidepressivo, “cugino” della cocaina sul piano farmacologico, più pericoloso, ma con una reputazione di medicina rispettabile, è stato tolto di scena.

Acqua in bocca anche sul possibile ruolo indiretto degli psicofarmaci che Pantani assumeva, che potrebbero avere indotto crisi psicotiche e comportamenti autolesionistici. La magistratura sempre più spesso scrive pagine tecniche di medicina, legittimando tesi che favoriscono infondatamente interessi illeciti, anche quando sembrano andare nel verso opposto [22]; oppure conferisce autorevolezza a perizie mediche che postulano l’impossibile quando occorre che non si faccia troppa chiarezza sui gravi reati, passati e futuri, di imputati privilegiati, come la polizia [23]. Invece sul rapporto causale tra psicofarmaci e atti di violenza, es. in riferimento ai casi di omicidio-suicidio, un campo che rientra pienamente nelle sue competenze e nei suoi doveri, dove sarebbe importante indagare e fare giustizia a tutela della salute pubblica, la magistratura si fa i fatti suoi, non disturbando così uno dei maggiori settori del mercato farmaceutico. Gli antidepressivi sono “la gallina dalla uova d’oro” dell’industria farmaceutica, nota l’autore di un recente articolo sul British Medical Journal nel descrivere come siano sovraprescritti, come le prescrizioni e il consumo continuino a crescere, e come siano poco o nulla efficaci. Neanche le molecole sono tutte uguali davanti alla legge.

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Lo sport per propagandare l’hi-tech biomedico

Come prevedevo nella lettera ai PM del 2004, lo sport viene sempre più usato per propagandare il business medico presso il grande pubblico. Lo sport non solo appassiona in sé, ma attira come condizione di super-salute; come stato simbolico del corpo che non solo è sano, ma dà successo, permettendo di raggiungere grandi mete.

Al di là del caso EPO, c’è una tendenza generale di sfruttamento dello sport a fini di marketing biomedico. In occasione delle Olimpiadi di Pechino e di Londra gli esperti e i dirigenti internazionali dell’antidoping hanno lanciato sgomenti l’allarme sul “doping genetico” e il “doping con staminali”, che produrrebbero atleti “geneticamente modificati”. Pura fantascienza, volta a fare credere al pubblico che le biotecnologie biomediche possano ottenere quei fantastici risultati promessi e sbandierati, a priori estremamente improbabili, che finora non si sono visti.

Un altro tema è quello degli atleti con protesi, come Pistorius, che è stato ammesso a gareggiare con atleti sani. L’invalido che supera i normali grazie ad un artifizio tecnologico. Queste storie ci mostrano una tecnologia che è capace non solo di supplire alle funzioni perse, ma di fare dell’uomo un superuomo, un uomo-macchina, verso il cyborg; un altro passaggio dai prodotti-medicina a quelli talismano, che propaganda l’hi-tech biomedico, la magia quotata in borsa.

Propaganda utile in particolare per quell’hi-tech che ha maggior necessità di una stampella pubblicitaria date le scarse possibilità reali, come le promesse di una “medicina rigenerativa” mediante cellule staminali; che aggiungono al loro vastissimo carnet di favole propagandistiche [24] quella di poter dare luogo a superatleti. Paradossalmente, l’hi-tech biomedico, che dovrebbe essere il campo delle tecnologie più avanzate, è il luogo della maggiore convergenza tra scienza e ciarlataneria, in forme sofisticate.

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La Gladio della medicina e la medicina dei Carabinieri e delle Questure

Qualche anno fa a Brescia a una conferenza pubblica la persona considerata l’addetto stampa della Gladio, alzatasi dal pubblico, ha parlato delle necessità di controllare le notizie sulla salute, affermando che su Cernobyl dovettero intervenire esercitando una censura per evitare di allarmare l’opinione pubblica. A parte le tante riserve sul merito, non si comprende, a prima vista, cosa possa interessare di un problema di salute pubblica a una struttura paramilitare segreta che ha fornito pazienti e salme a ospedali e cimiteri.

Ma in effetti le strutture “deviate” si occupano anche di medicina, ed è verissimo che si occupano di censura su temi di salute pubblica. Non però per il bene della popolazione, ma per servire gli interessi dei proprietari – che non sono i medici – di un settore che occupa una posizione centrale nell’attuale sistema economico. Un settore, l’industria medica, con la particolare caratteristica di avere una grande componente irrazionale, che fa sì che la pratica si conformi facilmente a credenze e manipolazioni psicologiche. Un campo adatto a operazioni di disinformazione mediatica e guerra psicologica; che pur non essendo materiali come una bomba o un proiettile possono avere effetti materiali pesanti sulla popolazione e sui singoli. Nel caso del business biomedico, abbiamo i professionisti dell’inganno che aiutano e difendono un’industria largamente basata sull’inganno.

Appare esservi una specie di Gladio medica, dipendente naturalmente dai servizi USA, che si occupa di operazioni come queste, nell’interesse della industria medica globale, manipolando l’opinione pubblica, sviando autorità vogliose di farsi sviare, screditando e mettendo a tacere voci scomode e di denuncia. Forse sono le stesse strutture degli Anni di Piombo, che oggi, caduto il Muro e instauratosi il cosiddetto “capitalismo cognitivo” hanno trovato nuovi compiti, che permettono loro di continuare a lavorare per le necessità dei poteri sovranazionali. I magistrati sono integrati con tali forze, fornendo il braccio grosso o quello offeso a seconda della necessità. E tali forze hanno buon gioco in un Paese molle, in un Paese di povera gente dove vige l’omertà e serpeggia un’istintiva collaborazione verso le scorrerie e gli omicidi del potere [25].

Non viene apprezzato quanto oggi Viminale e Viale Romania si occupino di medicina e la condizionino, sfruttando il loro potere di polizia. Ci si preoccupa giustamente di Eurogendfor, dei CC che diverranno una polizia al di sopra della legge e al servizio dei banchieri, delle multinazionali, degli USA; non si considera che affidare ai CC, tramite i NAS, il controllo sui farmaci di concerto con l’AIFA, come ha stabilito un recente accordo [26], oltre ad essere inappropriato su un piano di principio non è differente in alcuni casi chiave dall’affidare la tutela della salute prevista dalla Costituzione a qualcuna delle multinazionali di pubbliche relazioni alle quali le case farmaceutiche commissionano campagne di promozione, o di disinformazione sanitaria; o dall’affidarla a dei contractors, dei sicari al soldo di case farmaceutiche.

Non sappiamo tutto, ma si può dire che a Pantani è stato fatto peggio che ucciderlo. E’ stato patologizzato, cioè gravemente destabilizzato sul piano psichico; con la pressione giudiziaria, la gogna mediatica, la stigmatizzazione e – da non sottovalutare – gli psicofarmaci. Non approfondisco qui il tema della patologizzazione, materiale e surrettizia [27], che oltre a essere orribile e disgustoso in sé, ha oggi rilevanza per la reale natura dei rapporti tra controllo del Paese, eversione e istituzioni, a cominciare dalle forze di polizia e inclusa la magistratura; e potrebbe avere stretti legami con diversi inspiegabili episodi di violenza e terrorismo che si stanno susseguendo, tra i quali non si può escludere la morte di Anelli.

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Distrutto ma non vinto

Le idee camminano sulle gambe degli uomini, secondo la frase di Nenni amata da Giovanni Falcone. Anche i movimenti, simili a quelli di zolle tettoniche, degli interessi impersonali e molto grandi che hanno ucciso Pantani sono resi possibili da persone in carne ed ossa. L’immagine di Pantani continua a spiccare; a quello luminoso delle salite si è aggiunto uno sfondo livido composto di smorte passioni umane. La speranza dei ruffiani e il servilismo sadico dei tirapiedi, le due principali categorie di addetti al mostruoso macchinario ai cui ingranaggi Pantani è stato dato in pasto. La schadenfreude dei mediocri che si appagano nel vedere la persona superiore che cade. Una nazione che si abbandona alla dominazione USA; nella quale persone invise all’occupante come Anelli e Pantani non hanno più garanzie che Renzo Tramaglino. Lo zelo verso il potere e verso i crimini del potere; ci sono stati parecchi scandali internazionali sul doping, ma l’Italia può fregiarsi di meriti particolari: ha lanciato l’EPO nello sport, col gruppo di Conconi, e nel mettere in scena lo spettacolo ha fatto a pezzi per davvero un suo campione.

Le drug whores della professione medica. La presunzione di chi senza esserne capace vorrebbe fare grandi cose e per questo ricorre al doping o alla droga. Le parole di disprezzo e compatimento degli ipocriti passati dalla bandiera rossa alle stelle e strisce; quando si sono precipitati a dire che non era un vero campione ma solo un truffatore, è di sé stessi che parlavano. Il telespettatore che risponde agli stimoli visivi in maniera prevedibile come un topo di laboratorio, per il quale i campioni sono immagini costruite a tavolino alla Armstrong. La meschinità dei tanti figuranti che per un panino si prestano a inscenare quanto occorre a queste operazioni. Il commensalismo dei magistrati, pronti a dare corpo a uno script pubblicitario come a non vedere reati gravi fino a farsene complici.

Tanti lo ricordano con affetto e ammirazione, perché Pantani non era solo un campione sul piano atletico; era nato col carattere del campione. Disarcionato e trascinato nel fango, ha recuperato la grandezza proseguendo la discesa, attraversando il dolore fino a giungere alla dimensione tragica che lo ha riportato, per altra via, a quello che era il suo posto.

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Note

[1] Heuberger et al. Erythropoietin doping in cycling: lack of evidence for efficacy and a negative risk-benefit. Br J Clin Pharmacol, 2012. doi: 10.1111/bcp.12034.

[2] Kleeves J. Sport e politica: la morte di Pantani. 3 luglio 2004. Reperibile su internet.

[3] Tobia S. Advertising America. The United States Information Service in Italy (1945-1956).

[4] Da quali minacce va protetta la Glaxo. https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

[5] O’Riordan M. One pill cure them all: single-drug polypharmacy in cardiovascular disease. Heartwire, 28 set 2012. [6] Camporesi P. Il Sugo della vita. Simbolismo e magia del sangue. Garzanti, 1997.

[7] Il salasso ieri e oggi e la sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[8] Doping per il cervello, è boom nelle università. GSK informa, 26 feb 2010.

[9] Le Fanu J. The rise and fall of modern medicine. Carroll and Graf, 1999. Cap. The brave new world of the new genetics, sez. Genetic engineering, penultimo paragrafo.

[10] Goozner M. The $800 million pill. The truth behind the cost of new drugs. University of California press, 2005.

[11] Jacques et al. Decision memo for erythropoiesis stimulating agents (ESAs) for treatment of anemia in adults with CKD including patients on dialysis and patients not on dialysis (CAG-00413N). Centers for Medicare & Medicaid Services, 16 giu 2011.

[12] Bohlius et al. Recombinant human erythropoiesis-stimulating agents and mortality in patients with cancer: a meta-analysis of randomised trials. Lancet, 2009. 373: 1532.

[13] Berenson A. Pollack A. Doctors reap millions for anemia drugs. NY Times, 9 mag 2007.

[14] Whoriskey P. Anemia drugs made billions, but at what cost? Washington Post, 20 lug 2012.

[15] La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

[16] L’irresponsabilità della medicina in franchising. https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

[17] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[18] Martinella V. “L’autopalpazione può salvare i maschi”. Corriere della Sera, 6 luglio 2012.

[19] Cuppini L, Martinella V. Lance Armstrong e la lotta al cancro. “Ha sbagliato, resta un grande esempio”. Corriere della Sera, 12 ottobre 2012. Massi C. Armstrong, ancora supereroe anti-cancro?. Il Messaggero, 14 ott 2012.

[20] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce. https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[21] “A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.” (I commensali al tavolo di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V).

[22] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[23] Le perizie ballistiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

[24] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[25] Il terzo livello. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/05/il-terzo-livello/

[26] Sanita’: Aifa-Nas, nasce la “superagenzia” italiana del farmaco. AGI, 17 dic 2012.

[27] Patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale. In: Leopardi, Unabomber e altri eversori https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

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20 giugno 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Farmaco per bambini contraffatto, appello dei carabinieri: “non usate Ozopulmin” ” del 19 giugno 2013

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L’ozopulmin, mentre può avere effetti nocivi anche seri, non è un farmaco di provata efficacia, e non ci sono molte ragioni per pensare che possa essere utile sul piano biologico. E’ un farmaco ormai marginale, di una classe in via di eliminazione. La frode, la mancanza di principio attivo, può essere paradossalmente vantaggiosa, se il composto che lo sostituisce non ha a sua volta effetti avversi.

Tanti altri pericoli, e tanti altri inganni, anche molto più gravi, riguardanti farmaci ai bambini, restano ben coperti; questo “appello dei CC” a non usare l’Ozopulmin senza principio attivo sembra uno spot costruito per introdurre i CC come autorità sanitaria (CC e AIFA hanno di recente siglato un accordo per formare assieme una “superagenzia”).

A molte persone, buoni spettatori del maresciallo Rocca e di Don Matteo – e buoni consumatori di pillole – piacerà questo poliziesco, e l’idea che veicola dei Carabinieri che proteggono la gente anche in campo farmacologico; e piacerà l’idea complementare che il problema sono i farmaci taroccati, mentre quelli autentici fanno bene. A me no: i NAS vanno bene per i pesci piccoli, come questi; ma è poco salutare, in tema di medicina, affidarsi ai CC, che stanno dalla parte delle multinazionali e delle banche; in maniera così radicale che a chi è di ostacolo ai grandi affari, non candidi, del business medico ufficiale, i CC appaiono come una milizia al servizio di tali interessi.

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14 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Pagani e A. Scanzi “Pantani, 10 anni dopo. Mura: “Quando morì, pensai di lasciare Repubblica”

Gianni Mura definisce due schieramenti su Pantani: quelli del ““drogato”” e quelli del ““complotto cosmico””. E si tira fuori da entrambi, dice. Non dubito del suo dispiacere, e va apprezzato l’interesse per la figura di Pantani, ma vorrei osservare che ridurre tutto a un esercizio di barocco lombardo, nello stile di Gianni Brera, su Pantani come caso umano, addossandogli ancora, stavolta coi toni del compianto, la responsabilità della sua distruzione, può configurare uno di quei casi nei quali il rifuggire da due estremismi è istituirne un terzo. Si fa l’esempio dei due gruppi che sostengono l’uno, che la Terra giri da Est a Ovest, e l’altro che giri da Ovest a Est; chi, scuotendo il capo, abbraccia la via di mezzo vuole una Terra immobile. La Terra invece gira, in un verso definito; e ciò che la fa girare, a parte il momento angolare, è il denaro. Non è questione di ““complotti”” ma di non coprirsi come sempre occhi orecchie e bocca davanti ai grandi interessi economici e politici di poteri forti; e lasciare così che altri casi sciagurati avvengano, altri danni siano prodotti. Danni che possono riguardarci non solo come spettatori, ma come vittime: v. ““Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico””, reperibile su internet.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico” “Il tolemaicismo politico”

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21 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Travaglio “Marco Pantani, le nuove inchieste e quell’ematocrito fuorilegge già nel 1995”

Anch’io, per quanto esposto da Travaglio, penso che Pantani abbia usato l’EPO. Credo però non sia irrilevante l’analisi di alcuni farmacologi, che mostrano che non ci sia evidenza scientifica che l’EPO funzioni come dopante, e che ci siano ragioni teoriche per dubitare fortemente che possa funzionare (Heuberger et al. Erythropoietin doping in cycling: lack of evidence for efficacy and a negative risk-benefit. Br J Clin Pharmacol, 2012. doi: 10.1111/bcp.12034.). Ciò, e la “fedina” dell’EPO come farmaco clinico, la sua storia di marketing, che un libro ha definito “sordida” (Goozner M. The $800 million pill. The truth behind the cost of new drugs. U of California Press, 2005.), imporrebbero di considerare un filone che è stato ignorato dagli inquirenti professionisti e dilettanti (v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). L’ho esposto precedentemente a questa nuova “rumba” mediatico-giudiziaria; pensando che fosse ormai calato il silenzio su una storia che a mio parere è comunque sordida. Ora c’è questo nuovo polverone che, tramite l’esagerazione, potrebbe fare in modo di perpetuare la confusione, e di continuare a tenere oscurate realtà meno romanzesche e maggiormente legate ai soldi. Travaglio può insegnare come possa accadere che mentre scorrono fiumane di inchiostro e rotolano valanghe di faldoni giudiziari su versioni fantasiose ma accettabili per il potere, altre ricostruzioni più fondate ma non “politically correct” restino inesplorate.

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@ Bedrosian Baol. La medicina che si dice scientifica in realtà punta molto sull’eterno desiderio di affidarsi a “maghi”. Il caso Pantani ha contribuito ad alimentare nel pubblico il pensiero magico sui farmaci.

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23 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ziliani “Marco Pantani con ematocrito alto nel ’98. Ma fu cacciato il gregario Forconi”

@ Giorgio Vittori. Lei sostiene che “la risposta al doping è assolutamente individuale” e “imprevedibile” al punto di poter fare di un atleta modesto un campione assoluto, che surclasserebbe gli atleti che al netto del doping gli sarebbero superiori, e nonostante che si dopino anche loro. Basandosi su questo modello, sostiene che Pantani non aveva meriti personali ma “faceva rendere al meglio le pratiche truffaldine che utilizzava per vincere” (qui non è chiaro se le “faceva rendere” per costituzione, o se lei voglia dire che era particolarmente abile nel doparsi). E’ una tesi interessante, anche per la ricostruzione delle motivazioni, o dei moventi, sia della tenacia delle accuse mosse a Pantani sia della veemenza delle espressioni di disprezzo nei suoi confronti. Combacia inoltre con il crescente interesse delle multinazionali farmaceutiche (e dei loro reparti di marketing) alla variabilità individuale nella risposta terapeutica ai farmaci. Lei presenta le sue affermazioni in tono molto sicuro; addirittura chiama “ignorante” chi non le considera assodate. Può dare qualche fonte sulla asserita estrema variabilità, su questi effetti esplosivi in soggetti predisposti, della risposta ergogenica all’EPO, e al doping in generale? Come spiega che Pantani abbia vinto il Giro d’Italia dilettanti nel 1992, e avendo già collezionato altri successi, prima cioè di quando si ritiene abbia cominciato ad assumere EPO?

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12 marzo 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Strage Piazza della Loggia, perquisizioni del Ros per cercare foto e documenti”

I giornali riportano che la morte di Pantani è ora attribuita dalla perizia disposta dalla magistratura anche agli psicofarmaci, oltre che alla cocaina; è quanto avevo scritto, spiegandolo estesamente, agli inquirenti 11 anni fa, nella racc. r/r del 3 giugno 2004 al GIP Mussoni e al PM Gengarelli (v. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). Oggi perquisizioni dei ROS per la strage di P. Loggia del 1974. Mi pare ci sia un caratteristico “pipeline giudiziario”, che ritarda l’accertamento della verità per poi ripescarlo molti anni dopo, a giochi fatti, in modo da non occuparsi di attività “delicate” attuali; o in alcuni casi di occuparsene, ma all’incontrario…

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5 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, pm chiede archiviazione. La madre Tonina: “Ora inizia la guerra” “

Tra i commentatori de Il Fatto ce n’è uno, “Otello”, che sostiene che bisogna maggiormente temere non i delinquenti, ma gli “onesti”. Mi sembra di capire che per “onesti” intenda quelle figure, soprattutto istituzionali, che sono comunemente considerate tali; e che pertanto automaticamente vengono contrapposte a mafiosi, corrotti, violenti etc. Mi sono una volta scontrato aspramente con lui (tende a parteggiare per il clero; al quale invece la sua teoria calza a pennello); ma questo è un caso dove penso si potrebbe dargli ragione. La distruzione di Pantani non è stata questione di killer, ma di rinomate istituzioni dello Stato, che sono attentissime nel servire i desiderata, e quindi gli interessi, di poteri forti. I desiderata su quale visione del mondo e delle cose vada data all’opinione pubblica, es. conformando ad essa l’azione giudiziaria; e i desiderata di soffocamento di realtà sgradite, con omissioni di atti di ufficio, parzialità, autentiche persecuzioni. La morte di Pantani appare essere stata un effetto collaterale di questo marketing di Stato a favore di interessi privati illeciti; di questo plasmare, mediante il potere legale dello Stato, una “realtà” fittizia a favore del big business. Con conseguenze che non sono meno gravi per il popolo, non sono meno criminali, dei killer misteriosi immaginati nel residence dalla madre di Pantani. (V. nel mio sito: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico).

@ A mia volta sono sorpreso dall’estrema facilità con la quale si scrive senza leggere o senza saper leggere. Dove ho scritto che Pantani era una minaccia, come Mattei, per i poteri forti? Consapevole che attribuzioni di responsabilità vanno supportate, ho segnalato nel commento un mio articolo. Le costava così tanta fatica leggerlo? Contiene informazioni di tipo fattuale, che restano fuori dal rimestare lo stesso pastone al quale lei partecipa. Es. che ad un’analisi scientifica l’EPO è risultato non efficace come dopante. E’ un particolare trascurabile? E che l’EPO ha in campo medico una storia, descritta da altri, di “complotti” – la parola con la quale vi riempite la bocca – a fini di profitto; “complotti” che hanno compreso corruzione, falsi attestati di efficacia, marketing spregiudicato, e pazienti uccisi per avidità, con sovraprescrizioni. Nell’articolo, del 2013, è anche anticipato quanto la Procura dice solo ora: che la morte non è dovuta alla sola cocaina, e che lo psicofarmaco considerato vi ha avuto un ruolo importante. Io questo lo scrissi ai PM nel 2004, venendo ignorato. Forse tra qualche altro decennio la magistratura vorrà considerare pure gli altri elementi; che continua a omettere, a sentire le dichiarazioni del PM sui media. Per ora resto un “complottista”, secondo i tanti che fanno consapevolmente disinformazione; e per i “nowhere man”, quelli che mentre non sono ben orientati nello spazio chiamano “complottista” chi presenta una possibile mappa.

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14 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo “Marco Pantani, detenuto intercettato: “La camorra gli fece perdere il Giro d’Italia ’99” “

I magistrati, che con il Pantani vivo furono degli inquisitori implacabili e rigidi, sembrano diventati dei creduloni di bocca buona.

A una conferenza (10 dic 2010) ho sentito Salvatore Borsellino spiegare come “La gente ancora crede che Borsellino sarebbe stato ucciso dalla mafia”. La mafia è una gran comodità per il potere; soprattutto per le espressioni del potere più insospettabili. Ci sono elementi per considerare che la camorra sia una “patsy”, che distoglie e rassicura il pubblico sulle colpe istituzionali: vedi “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.” In questi casi i magistrati divengono creduloni; come è avvenuto nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio.

@ Blackimp. Qui abbiamo addirittura una mafia astratta, non provata per ammissione del magistrato. Ma guai a dubitarne, altrimenti si minimizza la mafia; e quindi si è suoi complici. Invece, è proprio con l’attribuire tutto alla mafia che si minimizza “lo sterco”. Le mafie sono solo una parte dello sterco; e fanno da parafulmine al resto. Grazie anche ai coraggiosi come te che “o la mafia o i templari e i marziani”.

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8 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, il pusher in commissione Antimafia: “Non si è suicidato, è stato ucciso. Doveva darmi 20mila euro ma sono spariti” “

L’altro ieri sull’omicidio di Piersanti Mattarella si è dato spazio al parere di Giusva Fioravanti; che in un paese libero sarebbe al “fine pena mai” effettivo. Oggi su Pantani si fa concionare uno spacciatore dagli scranni dell’antimafia, alla destra del presidente. Tutto può essere, ma colpisce come l’ipotesi omicidio di mafia, con la sua sproporzione tra evidenze scarse e larga diffusione mediatica, sia privilegiata rispetto ad altre meno facili, ma più fondate approfondendo; come la morte in conseguenza di altri delitti o l’induzione al suicidio (v. ‘Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico’). Il Fatto ha ricordato che Sciascia chiamò “confortevoli” le ipotesi che riconducevano l’omicidio di Mattarella esclusivamente alla mafia. Attribuire il male invincibile ai tagliagole di paese rassicura il popolo rispetto all’idea di essere sotto una spietata tirannide economica. La mafia è la sentina nella quale occultare l’indicibile; e una funzione dell’antimafia istituzionale appare essere quella di coprire i crimini della mafia alta coi crimini della mafia bassa. Soprattutto un’antimafia diretta da Morra, in ottimi rapporti con affiliati all’Ordine del Santo Sepolcro, organizzazione paramassonica vaticana, che ha avuto esponenti come B. Contrada, Gelli, Marcinkus, e nel suo piccolo il prefetto Paola “Scarpetta” Galeone (quella alla quale si imputa in pratica di avere ripulito quanto restava nel piatto con una scarpetta da 700 euro).

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Brescia, 29 novembre 2021
Dr. ssa Elisabetta Melotti
Procuratore della Repubblica
Rimini

prot.procura.rimini@giustiziacert.it

La censura del gatto e la volpe su Antimafia e caso Pantani al tempo del Covid

Allego un mio commento e lo scambio con un troll, ai cui insulti pro Big Pharma è stata lasciata l’ultima parola, sulla notizia di una nuova apertura delle indagini su una pista mafiosa per la morte di Pantani. Desidero lasciare memoria di una censura a miei commenti sul caso Pantani. Non per la forma vile e boriosa, nulla di particolare per me, immerso nel bagno di illegalità ipomafiosa (vedi “L’ipomafia”; questo e gli articoli citati sono nel mio sito menici60d15) generato e alimentato da magistratura e forze di polizia. Ma per ciò di cui è indice, soprattutto oggi, al tempo della “epidemia ircocervo”, con caratteristiche mai viste nella storia, che giustificano una curva di gravità delle “misure”, cioè l’abrogazione di diritti umani e costituzionali, che continua a crescere indisturbata dopo venti mesi.

-Rispetto a quanto scrissi in “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico” la versione ufficiale ha poi corretto il tiro, includendo gli psicofarmaci, che avevo indicato essere stati grossolanamente omessi, tra le cause di morte. Resta costante, e riceve un “booster” al tempo del covid l’allontanare la ricostruzione dagli interessi del business farmaceutico. Questo nuovo capitolo su Pantani aggiorna le manipolazioni e le frodi biomediche del passato a quelle odierne, dove l’industria farmaceutica è assurta a dio dell’Olimpo. Non sorprende che a farlo sia l’Antimafia.

-Come dico da anni (La metamafia; Un certificato di decenza per le attività antimafia; L’ipomafia; L’eccezionalismo su fascismo, mafia e covid, in preparazione), l’antimafia appare essere il complementare della mafia nell’ambito di un meccanismo di potere. Nella mia esperienza quando i poteri che dominano l’Italia vogliono ottenere un certo risultato, come tagliare la testa di qualcuno che intralcia crimini come quelli in oggetto, possono affidare il compito sia agli assassini della mafia, sia ai ruffiani e imboscati senza onore e senza dignità che dicono di combattere la mafia. (Digitare anche “Morra” e “Cavalieri del Santo sepolcro” nella casella di ricerca del mio sito menici60d15). Sull’assassinio morale di chi si oppone e denuncia non solo si omette di indagare; si lascia mano libera ai killer, e si partecipa, mentre si inscenano storie fumetto sulla mafia onnipotente. La selezione inversa, l’epurazione degli onesti e capaci ad opera dell’ipomafia istituzionale è una componente del risultato che si erge tetro e pauroso davanti a noi in questi mesi col covid.

-Questa funzione servente delle istituzioni ha avuto e ha rilevanza anche per la distruzione di Pantani e i successivi depistaggi. Ci sono analogie col caso Kercher, che in questi giorni si perfeziona con la liberazione precoce di uno dei responsabili del ributtante assassinio; quello che ha fatto da pecora. Il magistrato Mignini disse che il suo lavoro di PM si svolse sotto i riflettori degli States. Certi potenti tagli di luce e di ombre possono fare apparire colori che non ci sono, sostituendosi a quelli autentici che non devono apparire. I mafiosi, che a volte neppure ricordano tutti i loro crimini per quanti ne hanno commessi – e che hanno legami col mondo ambiguo dei servizi – possono fare da pecora. Oggi, coi riflettori dei poteri forti puntati sul covid, si sta agevolando il lavoro della Procura di Bergamo con la pecora della farsa Zambon-OMS del mancato piano pandemico per la strage del 2020 in Lombardia (Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale). So per esperienza come sotto certi gelidi raggi appare in trasparenza la colonna vertebrale, con la sua debole consistenza, di quelli che esibiscono la foto di Falcone o Borsellino o il ritratto di Salvo D’Acquisto che offre il petto. Per non parlare di quelli che dicono di concepire la medicina come un sacerdozio. Col covid la loro debolezza di rachide sta avendo effetti deleteri sull’intera nazione.

-I magistrati, per nulla estranei alle responsabilità su Pantani insieme a quelli che le sofisticazioni sulla sanità dovrebbero combatterle, hanno il supporto di amici curiae come questo squallido troll, che imbevono di veleni la ricostruzione di una morte che fu dovuta ad azioni imbevute di veleno. E’ singolare che scrive subisca – grazie a una magistratura fantoccio – un trattamento di assassinio morale che include pesanti forme di guerra psicologica, volto a fiaccarlo e delegittimarlo, di provenienza istituzionale; quando chi aveva presentato tesi compatibili su Patani, Stefano Anelli, è scomparso in circostanze eccezionali che hanno preso la forma del massimo discredito.

-La tecnica di routine vile e miserabile di intervenire per insultare pubblicamente chi riporta notizie di reato a comento di indagini e poi ottenere la censura della risposta (La censura del gatto e la volpe, in Commenti censurati da Il Fatto; Entomologia forense: l’infestazione da troll delle notizie di reato) è indice del mutato ruolo del giornalismo, che, già asservito al business medico, ne sta diventando strumento senza anima (v. O’ Neill. Big Media is turning into Big Brother. Spiked, 9 nov 2021; From news and entertainment to Government propaganda; HART, 23 nov 2021).

Distinti saluti

Francesco Pansera

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22 novembre 2021
Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, riaperta di nuovo l’inchiesta sulla morte dopo le audizioni in Antimafia: i pm di Rimini indagano per omicidio”

La mafia è una montagna di m. che, vistosa com’è, viene usata – oltre che come manovalanza per gli affari più sporchi – per nascondere dietro di essa le inconfessabili infamie prodotte dall’asservimento di chi occupa le istituzioni a poteri sovranazionali. Il ripescaggio dei sospetti di omicidio mafioso, che allontanerà ulteriormente dalle responsabilità superiori *, ha una sua attualità, come alibi e diversivo, e forse anche come depistaggio, riguardando il caso Pantani l’asservimento ai poteri del business farmaceutico. E’ attuale visto come i politici stanno abusano del potere dello Stato a beneficio di detti poteri. E visto che i magistrati ricordano nella difesa della Costituzione, massacrata a beneficio di detti poteri, le capitolazioni senza combattere del passato. Dalla Marcia su Roma all’8 settembre, alla caduta della Repubblica di Venezia descritta da Nievo. Alla difesa di Roma dai francesi della nobiltà papalina ne Il marchese del Grillo, dove “Io so io” si tinge la faccia di sangue per far credere di avere fatto qualcosa, per poi accogliere gli invasori.

*Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

Max Costantini:
Dopo tutto sto pistolotto filo complottista, in buona sostanza contro Big Pharma, permettimi una domanda: quando ti ammali come ti curi?
1) con erbe e preparati galenici venduti al mercato nero?
2) hai uno sciamano di fiducia?
3) vai in farmacia con la ricetta medica e compri medicinali prodotti guarda un pò da Big Pharma?

@ Max Costantini: Come dico nell’articolo che cito, l’episodio della morte di Pantani è inseribile nel quadro della massiccia propaganda culturale pro farmaci, che attribuendo al farmaco poteri magici e assegnandogli un ruolo dominante nel trattamento medico porta a sproloqui come i tuoi. Propaganda culturale che ha spianato la via all’attuale operazione covid. Le responsabilità per la morte di Pantani vanno cercate anche in un apparato statale docile nel servire tale propaganda – magistrati e polizie non ultimi – e nel creare quindi dei riprogrammati mentali come te. Responsabilità che si possono tenere nascoste anche grazie al paravento della mafia di cosca – che ci si guarda dall’eliminare, con un’antimafia che somiglia al vaccino per il covid, sacro mentre non estingue il problema e permette l’emergenza infinita.

Max Costantini:
L’unico che ha fatto uno sproloquio, al solito contro l’industria del farmaco sei stato. Dopo averlo letto, ammetto con un pizzico di ironia ti ho posto una domanda. Mi rispondi al limite dell’insulto, senza poi entrare nel merito delle domande che ti ho fatto, che restano ironiche e continui a sproloquiare contro Big pharma con una strizzatina d’occhio ai no vax, che probabilmente ti annoverano tra le proprie fila. Mi resta il dubbio quando stai male come ti curi?

@ Max Costantini: Per eventuali lettori, non per te, dico le condizioni iniziali. Davanti alla malattia – quelle vere, e quelle tarocche, in genere da sovradiagnosi, che nella medicina commerciale sono una buona fetta – si è come davanti a un territorio pericolosissimo da dover attraversare. Una giungla con belve, insetti mortali, trappole, precipizi, etc. Occorre una guida. Ma le guide ufficiali sono corrotte, e pensano a spennarti, anche a costo della tua pelle. Fare da sé, o scegliere a proprio giudizio una guida alternativa (“libertà di cura”) non è meno rischioso. L’unica soluzione sicura è che nella giungla della malattia non viga la legge della giungla, ma che lo Stato garantisca guide affidabili. Es. esperti hanno proposto che le terapie non siano quelle liberamente offerte dall’industria, dietro alla maschera oscena che usurpa il nome di “scienza” (con la quale sempre più il business definisce la malattia in funzione di pillole e fiale da propinare), ma vengano commissionate dallo Stato. E da questo verificate. Utopia, con una classe dirigente venduta. Bisogna barcamenarsi. Riconoscendo come banditeschi criteri come il tuo “O mangi la minestra o salti la finestra”, che echeggia la lista di opzioni in un manuale di marketing degli ospedali cattolici USA (1 Only known option. 2 Top-of-mind option. 3 Acceptable option. 4 Best Option. 5 Only acceptable option)*. Ciò che ripeti è nel campo della biocriminologia, più che della medicina.

*MacStravic. Marketing religious health care.

Max Costantini:
Ti faccio i complimenti per la dotta citazione. Ma resta il punto, dopo lo sproloquio e la citazione, quindi farina non del tuo sacco, come e dove ti curi? Bellissime queste menate, ma la domanda è semplice. La mia era partita in modo ironico, ma visto che ti incaponisci infilando addirittura citazioni da un testo del secolo scorso, la risposta, più semplice del testo che citi, e che con buona probabilità non hai letto, è questione di principio.

@ Max Costantini, Censurato da Il Fatto:
Sì, in effetti il testo sul marketing degli ospedali cattolici, del 1987, la cui lettura fu abbastanza sconvolgente, con Bergoglio è divenuto superato. Ora è peggio. Vedi “Quando è Pietro che si associa a Simon mago” sul mio sito. (Non che l’altro compare, quello “laico”, sia migliore). Inutile citarti il classico lavoro di Domenighetti, che mostra che i medici si fanno sottoporre a interventi chirurgici meno della popolazione generale. Regolandomi su quello che so sulla medicina e sui medici sono arrivato alla soglia della terza età in buona salute, e senza dare soldi a purgantieri e private equities. Preferirei avere di chi fidarmi; i troll molesti come te ricordano che genere di guida riceverei.

Più che ironia, il tuo disprezzo è autorassicurazione. Comprensibile, visto che le idee storte che covi oltre a danneggiare la società sono punizione a sé stesse. Ne ho visti diversi di agenti e difensori della medicina fraudolenta che sono rimasti vittima della medicina carnivora che per interesse o stupidità propagandavano. Del resto, siamo al tempo nel quale, secondo ciò di cui tu sei una goccia – e grazie ai nostri formidabili giuristi – la condizione di default del cittadino è divenuta quella del paziente, che deve accettare “responsabile“ e grato misure e trattamenti medici (v. “L’esproprio della salute da parte della medicina dei banchieri”. Nel mio sito). Pensa a curarti e lasciami stare.

Max Costantini, aggiunto il 25 novembre, due giorni dopo la censura:
Quindi alla fine, visto che al di là di sproloqui contro big pharma, citando addirittura testi americani del secolo scorso, che sicuramente non hai letto, non sei stato capace di fare le due cose più semplici: cogliere e mantenere il tono ironico del mio primo commento, e da ultimo ancora più semplice rispondere e basta. Continua così duro e puro.

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17 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Marco Pantani, la commissione: “Mafia? La pista resta aperta. Sulla squalifica verità non soddisfacenti, ora Procura faccia chiarezza” “

“accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini sinché si riducessero a levigatissimi scheletri anonimi. (Il Gattopardo).

“a giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.” (I Promessi Sposi).

Nell’Italia odierna la mafia ha come il pozzo de Il Gattopardo molteplici funzioni. Anche questa, di occultare le reali responsabilità di crimini commessi su commissione tramite lo Stato, attribuendoli ad essa. Funzione di “pecora”, nel gergo criminale, che i criminali della mafia accettano, come indica il loro utilizzo come manovalanza in omicidi eccellenti. Morra, l’antimafia amico dei Cavalieri del Santo Sepolcro*, la congrega implicata in sanguinose trame piduiste e mafiose ai tempi nei quali ne faceva parte Bruno Contrada, rappresenta bene un’antimafia adatta a queste operazioni.

Vedi: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

* Il Manifesto 25 feb 2016. “Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche”.

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14 feb 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fulghesu “Marco Pantani e il viaggio dell’Eroe: a 20 anni dalla morte il ricordo dei successi e del coraggio in ogni ripartenza”

Non fu omicidio diretto, per ciò che è noto, ma per gli elementi disponibili – e tenuti coperti – fu una grande vigliaccata collettiva*. Il servilismo cieco e pronto, quello delle istituzioni e dei media per primi, ebbe come esito il dare in pasto un campione a interessi che vanno a nostro danno. Celebrarlo da morto addirittura come “eroe” permette di autoassolversi e di tacere che nell’Italia protettorato, perfino in campo sportivo, l’aria che si respira non è salubre per figure eminenti, che emergano dalla mediocrità, la rendano apparente stagliandosi su di essa, e trascinino gli altri ad emanciparsene.

* Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Stokasto. Ti sei dimenticato il Midazolam. Di prenderlo…tre volte al giorno.

@ Stokasto: Stokasto, grazie a te che mostri il livello umano che ha risucchiato Pantani. In UK hanno almeno un parlamentare non allineato, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sull’uso omicida del midazolam nell’operazione covid*. Da noi passa per coraggioso antisistema Cappato, un altro promotore del marketing farmaceutico; e promotore dell’uso omicidiario del midazolam e c.; i cui seguaci usano rodomontate di questo livello. Magistrati e Cappato boys recitano lo stesso copione di marketing sulla morte facile**; date le responsabilità dei magistrati nella fine di Pantani*** non mi stupisce questa convergenza tra troll pro-pharma e ricostruzione giudiziaria vuota.

* Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. 2 mar 2023.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
*** Per cosa è morto Pantani, cit.

 

 

Il publication bias del blog de Il Fatto

18 December 2012

18 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Travaglio “Qualche risposta e una proposta” del 17 dicembre 2012

Cancellato due volte

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Il Fatto offre al pubblico un luogo di discussione politica. Ciò è meritorio, ma è anche una responsabilità: se si fanno passare solo alcune voci si falsa la discussione e conseguentemente il giudizio dei lettori. Io raccolgo tutti i miei commenti cancellati da il Fatto in un elenco sul mio sito:
http://menici60d15.wordpress.c…

Invito gli altri a fare lo stesso, riportando i loro commenti sforbiciati da Il Fatto in un proprio sito. Sarebbe utile se dei blogger organizzassero siti sui quali sia possibile postare le campanelline che non hanno potuto fare sentire il loro tintinnio nel blog de Il Fatto. Mettendo in rete i commenti che Il Fatto non pubblica si eviterà che informazione e opinioni potenzialmente utili siano totalmente sommerse. Inoltre, comparando il detto e il non detto, si potrà comprendere se e quanto la principale arena allestita sull’area progressista è in pendenza, essendo inclinata verso determinati interessi.

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Il commento è stato invece accettato dai moderatori sul post di B. Tinti “Con Monti per un governo di salute pubblica”, che non ha attinenza diretta col tema della censura de Il Fatto. La redazione appare seguire un criterio di rilevanza inversa.

Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito

10 December 2012

Appello al Popolo

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Il merito, qualunque genere di merito, non esiste altro che per convenzione. (…) Che merito ha la mosca di avere sei zampe là dove il ragno ne ha otto? Maffeo Pantaleoni, Erotemi, 1925.

Il metro di valutazione [nel settore primario e secondario], per l’operaio e per il contadino, è facile, quantitativo: se la fabbrica sforna tanti pezzi l’ora, se il podere rende. (…) Nei nostri mestieri [terziari] è diverso, non ci sono metri di valutazione quantitativa. (…) Come si può valutare un prete, un pubblicitario, un PRM? (….) No, non abbiamo altro metro se non la capacità di ciascuno di restare a galla, e di salire più su, insomma di diventare vescovo. In altre parole, a chi scelga una professione terziaria o quartaria occorrono doti di tipo politico. La politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere. L. Bianciardi, La Vita Agra.

La trasformazione dell’Italia in un Paese “ordinato secondo i criteri del merito e della gerarchia” “per l’esclusivo bene del popolo”. Licio Gelli

Ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani, come scopo della vita, il successo (…) Infatti un uomo che ha avuto successo è colui che molto riceve dai sui simili, incomparabilmente di più di quanto gli sarebbe dovuto per servigi da lui resi a costoro. Il valore di un uomo, tuttavia, si dovrebbe giudicare da ciò che egli dà e non da ciò che egli riceve. A. Einstein

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Secondo il governo, i problemi del lavoro sono le pretese dei giovani, che si devono mettere in testa che la stabilità del lavoro è finita, che essere disoccupati è normale, che accettare qualsiasi condizione è doveroso. Per ribadire ciò, ai giovanotti è stato fatto osservare che sono sfigati (Martone), fermi al posto fisso (Cancellieri), choosy (Fornero), e ora viziatelli troppo abituati a cercare vie dorate sempre secondo il Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità Elsa Fornero, che ha preso a cuore questa campagna di moralizzazione. E’ come ne “Il marchese del Grillo”, ma non solo per la battuta famosa; anche per la scena dove il marchese, nel suo palazzo, stanco di lanciare frutta agli accattoni postulanti al cancello, comincia a tirargli pigne: non è che quegli italiani che hanno accettato il sistema clientelare non si meritino di essere presi a pesci in faccia dai politici, ora che i nodi stanno venendo al pettine.

E non è che non ci sia una non trascurabile parte di verità nelle accuse; ma la parte più veritiera sta proprio sullo stesso pulpito dal quale proviene la predica. Per il sottosegretario Martone gli studenti che a 28 anni non si sono ancora laureati sono sfigati; nessuna precisazione sulle diverse tipologie di fuoricorso. L’università di massa amplifica il fenomeno sociale indicato da Medawar – e prima di lui da Salvemini – nel quale alcuni vengono istruiti al di sopra della loro intelligenza; ma un sottosegretario di Stato che si esprime con tale rozza albagia mostra di essere anche lui un “pompato”, in questo non diverso da chi presume troppo di sé percorrendo un corso di studi per i quali non è adatto. Martone è divenuto ordinario a 29 anni, ma per il rotto della cuffia, con un concorso più simile all’esame di uno sfigato raccomandato al quale i professori non mancano di fare notare che il 18 gli viene regalato, che all’abbraccio a un “giovane maestro” (Martone e il concorso (non-sfigato), Il Fatto, 25 gen 2012). E’ figlio di un alto magistrato che tra gli incarichi accumulati ha avuto quello di presidente dell’ANM, l’associazione di categoria dei magistrati, una casta tra le più forti, che vive ai piedi del trono. Il padre evidentemente ha insegnato al figlio il suum cuique tribuere: i modi ossequiosi sono per i potenti, quelli cortesi per gli altri gentiluomini di corte, mentre la plebe va trattata per quella che è.

Abbiamo poi il figlio del Ministro dell’Interno Cancellieri, Peluso, che ha ricevuto 3.6 milioni di euro per abbandonare una nave che sta affondando, della quale era ufficiale, cioè direttore finanziario, la Fondiaria assicurazioni. Una buonuscita di 3 annualità dopo 14 mesi di lavoro. Soffermarsi sulla notizia di questo trattamento potrebbe aiutarci a progredire nella comprensione dell’oscuro fenomeno dei prezzi esosi e sempre crescenti delle polizze per rc auto. Il figlio non è rimasto tuttavia disoccupato; Telecom, della quale conosciamo da utenti il culto dell’efficienza, si è subito accaparrata un manager che ha dimostrato di sapere generare denaro praticamente dal nulla. Solo i maligni direbbero che si tratta di un caso di “mamager”, con la “m” in mezzo. E sarebbe antipolitica fare illazioni su come questi cadeaux da parte di privati possano spingere la mamma a sdebitarsi, coi soldi nostri, quando siede al Viminale, o coi colleghi a Palazzo Chigi. Resta però la sensazione di essere presi tra due fuochi, tra “pubblico” della madre e il privato del figlio; tra le imposte e tasse con le quali il governo della mamma ci toglie denaro per darlo agli speculatori finanziari e i taglieggiamenti di aziende come quella del figlio.

La figlia della Fornero, giovane professoressa universitaria con 102 pubblicazioni. Sono tante; forse troppe. Un ricercatore anziano, quando da studente ero interno in un laboratorio, diceva che a lavorare bene di ricerche scientifiche di laboratorio non si riuscirebbe a pubblicarne più di una all’anno. Erwin Chargaff, nel lamentarsi dell’eccesso di pubblicazioni scientifiche (che è spinto anche dalle case editrici) osservò che il ricercatore in carriera pubblica molto ma metà di ciò che pubblica è robaccia; solo che non si capisce quale metà. Alcune università USA chiedono ai candidati ai posti di professore di presentare soltanto le loro principali 5 o 10 pubblicazioni.

La figlia invece ha invece scelto la via italiana delle pubblicazioni a palate; e, di riflesso, il costume italiano di affollare le pubblicazioni di autori. Una volta un avvocato, abituato a vedere il figlio che pubblicava come autore unico, osservò che le pubblicazioni presentate dagli altri candidati a un concorso pubblico per assistente ospedaliero più che titoli di merito scientifico erano attestati di iscrizione a cooperative: per fare una cooperativa occorrevano allora almeno 9 persone, e le pubblicazioni che si presentano ai concorsi spesso hanno elenchi degli autori chilometrici. Forse il numero sufficiente a fondare una cooperativa stabilito nel Codice Civile fino al 2001 potrebbe essere preso come livello di guardia, almeno in campo universitario, nella valutazione dei titoli esibiti da chi vuole dimostrare la propria eminenza intellettuale. A meno di non cominciare ad assegnare cattedre a cooperative di ricercatori invece che a singoli.

Le pubblicazioni in cooperativa possono essere segno di vari vizi che dovrebbero essere incompatibili con la posizione di professore universitario; tra i quali il conformismo. Le due professioni inamovibili, magistrato e professore universitario, non dovrebbero essere occupate da conformisti. Calamandrei ha scritto che il conformismo è la peggiore sciagura per i magistrati. I magistrati, in particolare quelli di Magistratura Democratica, hanno illustrato con esaustiva precisione come la meritocrazia applicata alle promozioni dei magistrati possa divenire strumento di controllo politico; sull’abuso delle valutazioni da parte dei poteri forti a fini di discriminazione in altre professioni hanno un atteggiamento molto più aperto, e perfino collaborativo.

Per i professori, valgono le parole che Brecht ha messo in bocca a Galilei: “Non credo che la pratica della scienza possa essere disgiunta dal coraggio. (…). Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, e ogni nuova macchina non sarà fonte che di triboli per l’uomo. (…) [Con scienziati conformisti] il massimo in cui si può sperare è una progenie di gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per qualsiasi scopo”. In tutti i campi, la differenza tra il conformismo e la ruffianeria verso il potere può facilmente annullarsi. Questo brano da La Vita di Galilei andrebbe citato quando gli scienziati piagnucolano di subire le persecuzioni di Galilei essendosi comportati nel modo per il quale i membri della Commissione Grandi Rischi sono stati condannati in primo grado.

Le 102 pubblicazioni su Pubmed della scienziata che ha avuto la fortuna di essere figlia della severa ma giusta castigatrice dei costumi hanno in media 10.4 autori (deviazione standard 5.9); sembra che in questo la brillante rampolla dell’elite sia stata democratica, e anzi collettivista, avendo seguito la via della mutualità. Es. l’articolo più recente, novembre 2012, riporta gli autori: D’Arena, Gemei, Luciano, D’Auria, Deaglio, Statuto, Bianchino, Grieco, Mansueto, Guariglia, Pietrantuono, Martorelli, Villani, Del Vecchio e Musto. La spiegazione consueta è che l’elevato numero di articoli e l’elevato numero di autori sono un riflesso della complessità e quindi dell’alto valore della ricerca, oggi che la ricerca non è più la scienza ottocentesca dei pochi scienziati solitari etc. Ma il cittadino potrebbe allora chiedere su quale criterio è stata, così speditamente, assegnata una tenured professorship, finanziata con denaro pubblico, a una delle tante formichine della ricerca moderna. L’interpellata ha risposto agli attacchi che per lei parla il curriculum; il quale è un elenco di riconoscimenti, ma è opaco rispetto il merito; sarebbe meglio indicasse quali vittorie scientifiche le hanno fatto compiere una rapida carriera da tenente a generale come nell’esercito napoleonico, dove c’era il bastone di maresciallo nello zaino di ogni soldato.

Da quello che ho trovato, la ricercatrice è stata coautrice di pubblicazioni “dalle quali si evince un notevole apporto personale”; non dice di più il giudizio di idoneità per il posto di professore associato, che ha conseguito presso la Facoltà di psicologia dell’Università di Chieti-Pescara. All’Università di Torino, l’università del cui corpo docente fanno parte i genitori, è arrivata essendovi chiamata; dalla facoltà di medicina. Il presidente della commissione che ha stilato il giudizio in Abruzzo, Piazza, genetista di alto livello, è lo stesso professore di Torino nel cui dipartimento la studiosa è rimbalzata, come una palla che va in buca dopo un preciso tiro di sponda.

Che cosa ha scoperto, cosa ha fatto personalmente, di così notevole da convincere addirittura l’università italiana, che negò una cattedra anche a Rubbia, a ritenere che occorresse farla professore al più presto? E’ curioso come beneficiati e difensori della meritocrazia siano restii a entrare nel merito circa i meriti riconosciuti. Usano invece esibire quelli che sono considerati gli indicatori del merito, come il CV e la lista delle pubblicazioni. E’ la medesima filosofia concettuale dei markers clinici, indicatori predittivi, diagnostici, prognostici e terapeutici; che è un’altra disgrazia sotto mentite spoglie che sta per abbattersi sull’ignara popolazione, sui malati e sui sani. Sta per prendere il posto, o per affiancarsi, a quella degli screening di massa; probabilmente una disgrazia ancora peggiore. Non si considera più la realtà, ma ciò che si stabilisce siano i segni della realtà. La medicina, come le regole del merito, si semiotizza. Non è difficile comprendere quali occasioni di frode offra il passaggio dalle cose ai segni delle cose; anche senza citare U. Eco, che dice che la semiotica, la scienza dei segni, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire.

Le pubblicazioni della ricercatrice mostrano che ha partecipato a lavori di equipe sulla caratterizzazione di alcuni recettori di membrana, tra i tanti presenti sulla superficie dei leucociti; molecole come le tante altre alle quali la ricerca si sta sforzando di appiccicare il più possibile, senza lasciarsi impressionare dalla realtà, valore clinico, e quindi valore economico, facendole considerare dei markers clinici o dei recettori per farmaci immunologici. La ricerca alla quale la figlia si è aggregata è rigorosamente mainstream, è sull’asse centrale del fiume, dove la corrente è più veloce. Ed è una minuscola tessera della rivoluzione semiotica in corso nella biomedicina, una fase di evoluzione di una medicina fraudolenta e sfruttatrice; ma non sono sicuro che questo la professoressa Silvia Deaglio lo sappia; e non credo che se lo sapesse sarebbe così choosy da evitare nel suo lavoro di collaborare al disegno generale, o di contrastarlo.

La Deaglio ha raggiunto la posizione di professore universitario occupandosi di ricerche tali da non permetterle, neppure una sola volta su 102 pubblicazioni, di pubblicare da sola, di fare sentire la sua voce da solista invece di cantare nel coro. Penso si possa escludere che la figlia della Fornero sia capace di produrre a getto continuo idee che mobilitano all’istante dozzine e dozzine di ricercatori, come si potrebbe ingenuamente evincere dall’elenco dei suoi articoli, e dalla posizione accademica ottenuta; un portento che al confronto un’altra coppia di accademiche madre-figlia, Maria e Irene Curie, sembrerebbero due mezze calzette. Anzi, dato che entrambi i genitori della genetista sono anch’essi professori universitari il confronto andrebbe fatto con il trio Curie, includendo il marito e padre Pierre Curie; tutti e tre premi Nobel di indiscutibile valore. Anche il marito di Irene ottenne un meritato Nobel; a riprova che, ovviamente, sono possibili cluster familiari legittimi; ma da non confondere con le cliques familistiche. Si è fatto osservare, a difesa della giovane, che i genitori sono cattedratici in campi diversi, insegnando a economia. Ma la differenza è minore di quanto si possa pensare; la biomedicina è ormai una branca dell’economia; e non dell’economia pulita.

Oggi i risultati delle sperimentazioni biomediche sono regolarmente seguiti sul Wall Street Journal, avendo ripercussioni sui titoli in Borsa. In USA i ricercatori da tempo vengono indagati per insider trading; di recente la Security and Exchanges Commission, la Consob statunitense, ha comunicato che l’FBI ha arrestato per insider trading un neurologo che sperimentava un farmaco per l’Alzheimer. Del resto la studiosa si occupa di un recettore sul quale si sta sviluppando un farmaco che probabilmente, se approvato, come altri farmaci oncologici della sua classe sarà inutile al paziente, senza essere innocuo; ma che gli analisti finanziari prevedono già che, efficace o no, genererà fatturati miliardari, avendo già reso decine di milioni di dollari per la vendita della licenza. Le ricerche della figlia inoltre ricevono finanziamenti anche da una banca; ad essere picky, la stessa dove la mamma è stata vicepresidente; ma ciò non dovrebbe distrarre dagli stretti rapporti tra banche e business biomedico.

Sul tema del rapporto tra ricerca biomedica e denaro può dire qualcosa anche Barbara Ensoli, una dei tanti coautori della figlia della Fornero, anche lei con una lista di pubblicazioni sia lunga che larga su riviste prestigiose. La Ensoli, ricercatrice di successo come la figlia della Fornero, e anche di più, ha ottenuto decine di milioni di finanziamenti pubblici per una ricerca sullo sviluppo di un vaccino antiAIDS che si sta rivelando un colossale fallimento; secondo Agnoletto, che auspica l’intervento della magistratura, il prevedibile fallimento di una ricerca fine a sé stessa, cioè fine ai finanziamenti; ma che, come mostrano anche le migliaia di citazioni dei suoi articoli, ha creato un volume di affari, dando lavoro, lavoro scientifico prestigioso, ad un largo giro di persone; inclusi alcuni familiari della Ensoli.

La denuncia di Agnoletto è appoggiata da Robert Gallo, che ha scritto la prefazione al libro di Agnoletto “AIDS, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli). Agnoletto ha riportato sul sito di Grillo che Gallo ha ritenuto fin dall’inizio privo “di un grammo di logica e di dati” il presupposto della sperimentazione cominciata 15 anni prima dalla Ensoli. Coloro che a suo tempo valutarono il merito del progetto non se ne accorsero? E’ interessante che Grillo, che si è fatto la fama di antisistema anche schierandosi contro l’establishment dell’AIDS, diffondendo la denuncia di Agnoletto ora si trovi dalla parte del numero uno di quell’establishment, Gallo; il quale a sua volta fu accusato di misconduct, in pratica di furto, sulla identificazione dell’HIV come agente dell’AIDS, e sul relativo brevetto. Fu assolto dopo un accordo tra Reagan e Chirac. Duesberg, che nega la validità della scoperta della quale Gallo si è appropriato, ha commentato che Gallo, ottenuta visibilità in questo modo, ha attirato nel campo dell’AIDS una scia di ricercatori carrieristi; anche perché dal giorno del proclama di Gallo sull’avere isolato il virus dell’AIDS, il plagio di un falso, i finanziamenti governativi USA divennero abbondanti per chi seguiva quella linea e si chiusero per gli altri. La Ensoli ha lavorato per 12 anni nel laboratorio di Gallo, nella mecca della ricerca biomedica, i National Institutes of Health di Bethesda; lì ha imparato come rubare agli dei il fuoco per darlo all’umanità. Sembra l’intreccio di una soap opera o il retroscena di un congresso della vecchia DC, ma questi sono gli esponenti di punta di un settore di ricerca di punta, la creme de la creme; un esempio del distillato ottenibile con le dure regole meritocratiche vigenti nella “comunità scientifica” internazionale.

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“Meritocrazia” è in realtà la parodia liberista del merito. Nei paesi anglosassoni significa che il potere fa in modo che il posto vada al più adatto, indipendentemente – o quasi – da rapporti o interessi personali. Indipendentemente, va notato, da valutazioni etiche, per come le si intende comunemente. Ma non indipendentemente da valutazioni politiche. Diversi incarichi vanno effettivamente ai migliori nel senso alto della parola; ma, nei campi dove corrono grandi interessi, come la medicina, anche se occorre un posto di professore per una manipolazione ideologica, per una frode concettuale o materiale, per mantenere uno stato di cose iniquo ma generatore di immensi profitti, anche in questo caso si sceglie effettivamente il più adatto a tale scopo; il più intelligente, preparato, creativo, infaticabile, amorale, servile, falso e spregiudicato; anche se è uno sconosciuto senza appoggi appena arrivato dall’altra parte del mondo.

Nella mia esperienza in USA, che ha incluso alcune delle stesse istituzioni dove si è perfezionata la figlia della Fornero (dove sono andato, e da dove sono tornato, in circostanze totalmente diverse), nel corpo docente, che includeva alcuni italiani, pur tra lotte e intrighi accademici erano assenti quei grossolani casi di raccomandazioni filiali così frequenti da noi; tranne che per un caso, “the glaring exception” commentò una collega inglese mentre parlavamo delle differenze tra Europa e USA. Era il direttore di un dipartimento di un’istituzione for profit affiliata; il quale, come è tipico di tanti raccomandati, forse per reazione alle chiacchiere sul suo conto, o perché non avendo conosciuto la fatica non la rispettava, e per ottenere come poteva il rispetto che ai suoi colleghi veniva tributato per le loro capacità, era anche il più “cattivo” e temuto dagli specializzandi.

C’erano invece tra i visitatori dall’estero italiani figli di genitori influenti, a volte figli di baroni universitari; persone di capacità normali, senza infamia e senza lode, non particolarmente portate per la ricerca né appassionate, che facevano il loro stage per formare i titoli previsti per il rilascio del posto sotto casa che gli era tenuto in caldo in Italia. E che avrebbero docilmente diffuso, a volte dall’alto di qualche cattedra, gli insegnamenti di stampo liberista al loro ritorno in patria; una tecnica di conquista economica descritta da Naomi Klein in “Shock Economy”. Il libro della Klein mostra che è una tecnica che storicamente fa parte di un insieme che ha compreso l’assassinio, nei giorni successivi al golpe in Cile dell’11 settembre 1973, degli altri medici che con Allende avevano attuato la sovranità sanitaria nel loro Paese, puntando su una medicina sociale e abbattendo l’importazione e il consumo di farmaci; e quindi i profitti delle multinazionali farmaceutiche. Il New England Journal of Medicine, la cui direzione era a pochi passi dai centri di Harvard per i quali sia la figlia della Fornero sia io siamo passati, pubblicò un editoriale che in pratica dice che quei medici se l’erano cercata (Jonsen et al., 1974; a commento di un articolo sulla stessa rivista che aveva illustrato i meriti del sistema sanitario socialista smantellato da Pinochet). Editoriale intitolato “Doctors in politics: a lesson from Chile”.

La meritocrazia liberista, dove il merito è stabilito dall’alto, può comportare anche l’eliminazione attiva, in modi diversi, di soggetti non graditi, “immeritevoli” rispetto alla hidden agenda. Discriminandoli e delegittimandoli; fino all’assassinio morale, facendoli figurare come elementi indegni, professionalmente e moralmente. Nei casi più molesti e pervicaci, magari come soggetti mentalmente disturbati; magari come potenziali terroristi [1]. Si trascura che in Italia quei poteri che vogliono la meritocrazia hanno ottenuto una selezione della classe dirigente; tramite l’eliminazione fisica di soggetti altamente meritevoli, o eccezionali, che avremmo dovuto tenerci stretti; usando i servizi e i terroristi come longa manus; e tramite le “lezioni” che le uccisioni costituiscono, facendo leva sul nostro individualismo di povera gente. Mentre sono stati aiutati altri soggetti, che è stato calamitoso avere nei posti di comando e che invece abbiamo accettato, spesso festosamente; fino ai governanti di oggi, nominati d’imperio, che, come ci meritiamo, ci sbeffeggiano mentre ci vendono.

Nei vari centri USA che ho conosciuto non ho trovato figli di madri famose o di genitori influenti tra i docenti, ma il comportamento di diversi di loro portava al contrario a pensare che fossero, metaforicamente, figli di madre ignota; tecnicamente bravi e quindi pericolosi. Nelle università e nei centri di ricerca statunitensi dove ci si occupa di ricerche finalizzate al profitto – il modello verso il quale l’università italiana sta strisciando – è comune la figura dello scienziato selezionato in base al merito strumentale, che è sia bravo, sia un ragguardevole “figlio di …”, il cui accesso alla direzione della ricerca ad elevato valore pubblico dovrebbe essere sconsigliato per ragioni di salute pubblica. Può darsi che al successo che il finanziere Sindona riscosse in USA, dove tenne anche conferenze in importanti università, abbiano contribuito le sue capacità di problem-solving matematico, che si dice fossero non comuni.

Il merito strumentale, la selezione del personale che non è ad personam, ma persegue un forma di efficienza per soddisfare un diverso calcolo egoistico, noi provinciali li scambiamo per equità, favoleggiando degli USA e di altri paesi come dell’Eldorado della Giustizia Lavorativa. E siamo pronti ad applaudire e ad indignarci per i nostos, i ritorni dei “cervelli in fuga” [2]; che a volte dovrebbero invece fare ricordare le conseguenze sull’Italia del rimpatrio di Lucky Luciano e degli altri indesiderati dagli USA negli anni ’50, perché sono utilizzati come strumento di colonizzazione, per l’introduzione di prodotti commerciali o di ideologie funzionali al business.

Da noi siamo agli inizi; l’antico malcostume si fonde col nuovo in ibridi grotteschi. La “meritocrazia” da noi attualmente non è neppure merito strumentale, ma la caricatura del merito. In essa il successo dovrebbe essere funzione del talento e di altre doti; in realtà vale la funzione inversa. Prescrive formalmente la regola che si va avanti se si è bravi; ma funziona in realtà secondo la regola che se si è avanti allora vuol dire che si è bravi. Non sempre naturalmente, ma spesso sono altri i determinanti effettivi del successo. E vale l’opposto: se si è discriminati si è dei perdenti, degli sfigati tanto presuntuosi quanto inetti; il danno e lo stigma.

Sul piano politico, da noi oggi meritocrazia non vuol dire come dice l’etimologia “il governo di chi merita”, ma che chi comanda va considerato il più meritevole. L’ultima posizione che ricordo della sinistra istituzionale contro la meritocrazia è quella di un articolo di Bruno Trentin sull’Unità del 13 lug 2006, “A proposito di merito”, dove si analizza sul piano storico la meritocrazia e la si riconosce come uno strumento del potere, concludendo che il concetto di merito sul lavoro è divenuto sinonimo di obbedienza. Già nell’Unità del 22 gen 2007 si leggeva un articolo dal seguente incipit: “Meritocrazia. E’ racchiusa in una parola la rivoluzione che Fabio Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca, racconta in videochat ai lettori de L’Unità, intervistato dal direttore Antonio Padellaro”. Un altro punto sul quale la “sinistra” si è trovata d’accordo con Berlusconi, che si è espresso anche lui sulla necessità di introdurre la meritocrazia nell’università; e che ha portato esempi pratici alle donne in cerca di fortuna di come se sono brave possono aggiungere il laticlavio al loro guardaroba.

E’ una riedizione della vecchia storia che la posizione sulla scala sociale sarebbe determinata dalle capacità intellettuali. Ora possono cadere le maschere, e si ravvivano forme di classismo che non si erano mai spente. In risposta a Fornero e c. , coloro ai quali viene riconosciuto alto ingegno per il loro alto lignaggio potrebbero essere chiamati marchesini, dalla poesia del Belli:

A dì trenta settembre il marchesino,
D’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
Diè nel castello avito il suo gran saggio,
Di toscan, di francese e di latino.

Ritto all’ombra di un feudal baldacchino,
Con ferma voce e signoril coraggio,
Senza libri provò che paggio e maggio
Scrivonsi con due g come cugino.

Quinci, passando al gallico idïoma,
Fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
E Rome è una città simile a Roma.

E finalmente il marchesino Eufemio,
Latinizzando esercito distrutto,
Disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.

(Il saggio del marchesino Eufemio, 1834)

Le espressioni sprezzanti verso i giovani, ai quali è stata tolta la prospettiva di una vita serena e completa, lanciate da questo governo di servitorelli, di abusivi raccomandati dalla finanza internazionale, non sono che l’accentuazione di uno degli aspetti peggiori del tradizionale sistema della raccomandazione: i raccomandati e chi li sostiene hanno spesso un atteggiamento scostante e altezzoso, simile a quello dei rinnegati, coi quali hanno in comune necessità psicologiche di autogiustificazione, e coi quali a volte hanno anche qualche parentela morale. Un atteggiamento che vuole sottolineare una incolmabile differenza; come se chi sta in alto per privilegio e chi sta in basso per discriminazione appartenessero a due razze diverse, o addirittura a due diverse specie biologiche. Anche in questa concezione c’è a volte del vero; ma in termini diversi da quelli delle fantasie che si rapprendono nelle menti dei suprematisti nostrani.

Ho l’impressione che, così come le buffonate e le prostitute di Berlusconi sono state preparatorie alle misure del governo Monti, che al confronto sembra serio perché non fa avanspettacolo e non dà luogo a notizie da rivista del barbiere, parimenti la diffusione di questi scandaletti, di questi sketch che farebbero ridere se non ci danneggiassero, servirà a introdurre una maggiore quota di merito strumentale, che sembrerà merito vero rispetto al nepotismo.

* * *

La meritocrazia è un modo col quale il potere ordina gerarchicamente la società. Non solo la ordina stabilendo gerarchie, ma la “pettina”: orienta i singoli verso il potere, verso il suo benevolo giudizio; così come “le freccette”, i vettori, di un campo di forze attrattivo puntano tutti, dalle loro diverse posizioni, a un centro di attrazione fisso. In ciò non solo è antidemocratica, ma corrode il popolo stesso, atomizzandolo, trasformandolo da comunità di soggetti che interagiscono in una massa di individui o di frammenti eterodiretti. Per non parlare degli effetti sull’entità che brulica sotto il belletto dell’espressione “comunità scientifica”.

Si possono distinguere due correnti, non separate, della meritocrazia; la “meritocrazia dei figli di” e la “meritocrazia dei marchesini” ne sono i rispettivi esempi paradigmatici. Una, misconosciuta, derivata dall’utilitarismo anglosassone, è quella che premia effettivamente una forma di merito, il merito strumentale. Nel merito strumentale sono i mezzi che giustificherebbero moralmente il fine. Per esso vale quanto osservato da D. Fisichella: “Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. (…) l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” [3]. Una meritocrazia che degenera sino a ricordare la scena, ne I Soliti Ignoti, della lezione tenuta da Totò, con una pacata verve professorale, sulla tecnica di scassinamento delle casseforti.

L’altra, che invece è ben nota, è quella del merito-grazia, un po’ calvinista e un po’ da Roma papalina, che taglia corto stabilendo che se uno ha successo è segno che è un predestinato, o che così vuole Dio che lo sa Lui quello che deve fare. In genere il potere vuole nei posti direttivi una quota sufficiente di un mix delle due varietà: “figli di” o altri portatori di merito strumentale, e marchesini o nobiltà di mestolo. Mentre sopravvalutiamo acriticamente il merito dei primi, i secondi ci appaiono, dal nostro punto di vista, come dei privilegiati; ma non va dimenticato che sono allo stesso tempo dei clientes, per quanto d’alto bordo; sono lì per dire sempre yes.

Si parla così tanto di meritocrazia, e dei complessi metodi che consentirebbero misure quantitative del merito, che ci stiamo scordando cosa è il merito, nella sua essenza classica, non distorta da ideologie politiche. Il merito non è quello degli esempi dei casi di ricercatori contemporanei e altre persone di successo esaminati qui. Non è neppure identificabile con genuine capacità intellettuali né con le abilità umane nelle loro varie declinazioni: già Aristotele nell’Etica Nicomachea osserva che “l’incontinenza”, la mancanza di saggezza, è compatibile con la scienza; e che tale mancanza di saggezza è compatibile anche con l’abilità. La scienza e l’abilità infatti prescindono dal fine buono. Mentre la saggezza è “la capacità di congiungere una premessa universale concernente il fine buono con una premessa particolare concernente i mezzi adeguati ad esso” [4]. Questo è il migliore principio che conosco al quale conformare i criteri per valutare il merito delle attività intellettuali, o tentare una valutazione.

Come i meriti esaltati dalla meritocrazia, questo merito, il merito classico, è anch’esso frutto di un criterio convenzionale. Ma un criterio naturale; basato su elementi etici, principalmente quello dell’utilità per la comunità delle capacità della persona, delle sue qualità e di ciò che con esse produce o di ciò che può produrre se gli viene consentito. Un merito che ci si può fare riconoscere portando la nostra povera merce non davanti alla ratio, a una razionalità che è bounded, limitata dati i nostri limiti cognitivi e limitata deliberatamente del potere. Ma davanti alla phronesis, la saggezza, nella quale la ratio è necessariamente ma solo parzialmente inclusa. Il merito rispetto alla capacità di usare mezzi particolari, e i corretti mezzi particolari, per un’utilità universale, come posto da Aristotele. Un criterio molto diverso da quello top-down, che discende dall’alto, che assegna il merito a capacità e doti che servono utilità particolari, non sempre lecite né sempre coerenti con l’utilità sociale: che è il criterio del merito strumentale, il massimo che l’ideologia della meritocrazia può offrire, quando non dà luogo a farse sguaiate e indecenti; o a pratiche di selezione tramite eliminazione delle quali è specialista Licio Gelli, e in generale la massoneria, che sono altri propugnatori della meritocrazia.

Il merito così inteso è una particolare forma di valutazione etica. Guarda ai vantaggi che le qualità dell’individuo offrono alla comunità. Non ci si dovrebbe vergognare di sostenere che il merito lavorativo va valutato secondo l’etica pubblica. Credo, a proposito del merito accademico, che sia da guardare con sospetto la produzione scientifica di quegli studiosi che la vantano dicendo che è “avalutativa”. Per diversi motivi. Intanto un conto è sforzarsi di essere oggettivi, un altro è riuscirci. Poi, la pretesa, comune a tante ideologie di diverso segno, di essere “scientifici” finge di non sapere che la teoria, inclusa la teoria politica, inevitabilmente permea di sé qualsiasi lavoro scientifico, accademico o intellettuale. Inoltre, la circostanza che un dato risultato sia oggettivo tende ad essere indebitamente usata come motivazione per imporre che il risultato non sia sottoposto a una valutazione delle sue valenze etiche, sociali ed economiche. Infine, oggi l’oggettività scientifica è piuttosto intersoggettività, accettazione da parte di altri soggetti, come ha mostrato Ellul. E’ accettazione tra pari, a cominciare dai professori universitari; gli effetti politici dei loro giudizi sono un’ulteriore ragione per la quale i professori dovrebbero essere selezionati nell’interesse del popolo; mentre spesso vengono nominati dall’alto, dai veri detentori della sovranità, e lavorano per loro.

Vi è anche chi sostiene che il merito non esiste, o che comunque tutti dovrebbero ricevere lo stesso trattamento. Questa posizione, che si sentiva ai tempi del ’68, ha il pregio di mostrare gli eccessi e le aberrazioni nel riconoscimento del merito e del suo compenso nella meritocrazia, e di come si manipoli il merito per eliminare quella pari dignità umana che va riconosciuta a tutti. Ma, considerando contro i fatti che tutti abbiano le stesse capacità, o che la società umana possa funzionare senza alcuna forma di compenso, di facilitazione o di garanzia in cambio del talento, dell’impegno e dell’assunzione di responsabilità utili alla società, è un’esagerazione di segno opposto che porta a sua volta, tramite il livellamento, a forme di discriminazione alla rovescia. Accettato che debba essere riconosciuto il merito, il passo successivo è prendere atto del problema del criterio. I criteri per la valutazione del merito e dei benefici da riconoscergli possono essere visti come algoritmi, dei quali possono essercene innumerevoli. Non procura nulla di buono ai più l’algoritmo della meritocrazia liberista che porta alle stelle alcuni, ai quali magari andrebbero posizioni molto più modeste, o che dovrebbero addirittura essere puniti, mentre all’estremo opposto incarica gli uffici affari riservati del Viminale di neutralizzare altri che avrebbero dei meriti ma secondo un diverso algoritmo, di carattere non gradito al potere.

La diade “particolare/universale” è un elemento chiave, oggi mortificato, per la valutazione del merito accademico e professionale (e che andrebbe recuperato anche in politica). Nel valutare il merito si deve porre attenzione a quali sono i reali destinatari dei vantaggi che produce. Ma la riduzione al particolare opera negativamente non solo sui fini ma anche al livello tecnico, quello dei mezzi. Spesso in medicina, col riduzionismo, si pretende che i risultati scientifici non solo siano immuni da valutazioni etiche sulle loro applicazioni, ma che siano adottati trascurando altri oggettivi aspetti materiali che modificherebbero o capovolgerebbero quel giudizio valoriale positivo che si dà per scontato. Mentre allargando la visuale, su un piano scientifico, divengono evidenti pecche gravi che dovrebbero impedire l’introduzione del ritrovato.

Invece l’oggettività puntiforme è il sigillo sacro che apre tutte le porte. Sono oggettive le statistiche per le quali il carcinoma del collo dell’utero è il secondo tumore più frequente nella popolazione femminile mondiale. E’ un dato che viene ripetuto dagli esperti e diffuso dai media, per propagandare il vaccino contro l’HPV, le cui basi sarebbe lungo criticare; ma il dato altrettanto oggettivo che in Italia, analogamente ad altri Paesi avanzati, questo tumore rappresenta solo lo 0.6% della mortalità per tumore tra le donne viene taciuto nel fare pubblicità al lucroso vaccino; al quale vanno così attenzione e risorse sproporzionate, nonostante che la sua efficacia nel prevenire il cancro non sia scientificamente dimostrata, e che sia prevista in grado non più che parziale dalle stesse fonti che lo hanno prodotto e approvato; e che vi siano ragioni biologiche per ritenere a priori che tale efficacia non possa essere che nulla – come per il vaccino antiHIV della Ensoli secondo Gallo, che però parla solo ora – secondo scienziati critici come Duesberg, che ha denunciato ciò prima che il vaccino antiHPV fosse sviluppato. Considerando questi elementi, i meriti del vaccino, di chi lo sviluppa e di chi lo promuove appaiono sotto una luce diversa.

Nella meritocrazia della biomedicina si riconosce come merito anche un merito che non solo è limitato al piano tecnico, ma che ha per oggetto informazioni tecniche che quando non sono false sono monche e distorte, ottenute usando lo stesso piano tecnico come un letto di Procuste. Si finisce così per riverire come meritori autentici illeciti o crimini; la cui copertura intellettuale è secondaria. Della definizione aristotelica andrebbe evidenziata la condizione che essa pone dell’adeguatezza tecnica dei mezzi, non meno di quella dell’universalità dei fini etici. Ci sono anche un’etica dei mezzi intellettuali, un’etica delle metodologie, un’etica della conoscenza, che sono state estromesse dalla giuria del merito.

* * *

In USA c’è una comune espressione rivelatrice della cultura del lavoro nel liberismo: to become a success, diventare un successo. (C’è anche l’espressione rat race, per definire la corsa al successo lavorativo, e l’alienazione che provoca). Fanno credere alla gente che il successo sia tutto, per poi lasciarla ormai con un pugno di mosche. Il lavoro serve a sopravvivere; e il problema dei più, nonché sceglierlo, è di trovarne uno o conservarlo. Volendosi impegnare nell’ottenere una posizione di qualità, volendo investire nella carriera, o volendo resistere all’oppressione tramite il ricatto occupazionale, si potrebbe considerare l’opzione di essere choosy, anzi rigidi, guardando al merito del lavoro oltre che ai propri meriti. Rigidi verso sé stessi, non eccedendo i propri limiti, cioè cercando solo lavori nei quali si è certi di potere assolvere il dovere di essere competenti, attivi, e responsabili verso gli altri. E rigidi verso il mercato, escludendo lavori o compiti che comportano disvalori rispetto all’etica pubblica o individuale, a cominciare da quelli che li comportano occultamente; e rifiutando forme e prassi lavorative che non rispettano la dignità personale del lavoratore; mettendo così in mora il sistema. Per pagarsi questo lusso, che i figli di ministri non possono permettersi, occorre essere più easy, più accomodanti (ma non rinunciatari) sul resto, come le proprie aspirazioni, che spesso sono drogate dai messaggi di una società basata sui consumi. Non si diventerà big shots, pezzi da novanta, non si avrà vita facile, ma si resterà umani; e si contribuirà ad abbassare, verso il popolo, l’attuale baricentro della piramide sociale.

[1] Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

[2] Vendola e il nostos del professore. https://menici60d15.wordpress.com/2010/01/26/vendola-e-il-nostos-del-professore/

[3] D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997.

[4] Berti E. Aristotele. Sei, 1992.

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14 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.A. Mazzola “C’eravamo tanto Amato”. Censurato

Giuliano Amato e la meritocrazia mafiosa

@ m.l. audit. Grazie per la segnalazione del libro di Barrotta sulla meritocrazia. Segnalo il mio articolo “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”, reperibile su internet. Le capacità individuali vengono citate non solo in maniera distorta; le si cita solo quando fa comodo. In un ambiguo intervento sull’ineluttabilità della mafia (Mafia, Amato: ormai è diventata economia. ADN Kronos, 28 apr 2007) l’uomo per tutte le stagioni oggi messo a fare il giudice costituzionale, che allora reggeva gli Interni, ha affermato: “Noi possiamo decapitare la mafia, ma è un organismo che ha una capacità di riprodursi, che forse null’altro in Italia ha in egual misura”.

La mafia come l’Idra di Lerna, o come l’invertebrato che da lei prende il nome? Quando ghigliottinarono Lavoisier fu detto che era bastato un secondo per tagliare una testa come la sua, ma sarebbero occorsi cento anni per averne un’altra. Non è vero che è possibile rimpiazzare a ripetizione un capo in grado di condurre una cosca con un altro delinquente. Se si tolgono di mezzo gli ufficiali dell’esercito dei gangster, questo verrà sconfitto; se si vuole sconfiggerlo. Allo stesso modo, e lo stiamo vedendo, se si eliminano magistrati antimafia valenti e valorosi, non sarà facile sostituirli.

E questo può essere detto di tutte le altre attività di tipo dirigenziale o intellettuale. Quando conviene ai poteri che servono, i dr sottile sostituiscono l’ideologia del merito con visioni egualitaristiche della natura umana altrettanto mitologiche.

[Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito]

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4 dicembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post di D. Pretini “Senatori a vita, Forza Italia fa rinviare la convalida: “Chiarire i loro meriti”

Paragonare le nomine per merito al livello medio del Pdl è come paragonare B. a Bokassa e concludere che è un filantropo. Cambiano i personaggi, ma la telenovela continua, sotto la stessa regia. Elena Cattaneo non ha ottenuto risultati scientifici che possano essere definiti “altissimi meriti”. Ha però “meriti” politici: rappresenta il futuro dell’Italia, quello di un Paese de-industrializzato, in mano a potentati economici esteri, dove è centrale per l’economia la medicina, con le sue frodi, come quelle basate sulle promesse di resurrezione dei tessuti a struttura complessa mediate le staminali. Promesse tanto seducenti quanto assurde, e nocive per la tutela della salute. Come senatrice a vita, sganciata dal controllo popolare, potrà operare in tale senso; tra gli applausi degli astuti italiani che pensano che la Cattaneo li farà vivere 100 anni, così come hanno pensato che B. li avrebbe arricchiti.

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16 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Letta “Elkann e gli altri: il partito dei Bamboccioni”

Enrico Verga contrappone alle parole di Elkann, Martone, Fornero etc. sui giovani che sarebbero disoccupati per colpa loro una speranza in Renzi. Ma Renzi simboleggia un cambiamento gattopardesco, e probabilmente un peggioramento: una parziale transizione dai raccomandati ““marchesini”” ai raccomandati ““figli di””: v. ““Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”,” reperibile su internet.

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12 febbraio 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di E. Murgese ““Respinto a Medicina a Milano, oggi sono a Oxford. Il problema dell’Italia? I fondi”

La radioterapia è in uso dal 1896, e di cancro si continua a morire. Non è la strada giusta, e bisognerebbe cercare nuovi mezzi terapeutici. Invece si prevede una forte espansione della radioterapia in futuro; grazie agli “assetati di successo” come si definisce questo ricercatore, che pur essendo laureato in fisica non sembra avere presente il concetto di miglioramento asintotico di una terapia che ha limiti intrinseci di efficacia. E grazie alla superficialità del pubblico, che anziché appassionarsi a questi “Dagli Appennini alle Ande” dovrebbe badare al suo interesse es. in materia di cura del cancro, e guardare al merito delle ricerche, che non vanno necessariamente a suo vantaggio ma di sicuro vanno a vantaggio di interessi privati.

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25 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Giannuli “Meritocrazia”

Si ritiene che Michael Young, laburista, avesse intenti satirici nel coniare l’espressione “meritocrazia”; v. “L’inganno della meritocrazia” di M. Boarelli, in Lo straniero, aprile 2010. Quello che scrisse in senso ironico e beffardo è stato preso sul serio dai liberisti. Il tema si presta ad equivoci. Un altro è quello sui “figli di”. Occorre distinguere tra la meritocrazia dei figli di papà, frequente da noi, e la meritocrazia di stampo anglosassone dei figli di buona donna; v. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/12/10/choosy-marchesini-e-figli-di-la-differenza-tra-meritocrazia-e-merito/

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10 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Libertà, giustizia e merito si trovano solo nell’isola di Utopia”

Nicola Fusco. C’è anche chi ha avuto il coraggio di argomentare che questo stato di cose sia quello ottimale, per la prosperità di una società… avrà sicuramente letto “La favola delle api”…

@ Nicola Fusco. “Queste lucide analisi [di Mandeville, su una asserita dannosità delle virtù civiche] confermano il ruolo sovversivo che George Orwell attribuiva alla ‘common decency’. Spiegano anche perché tutti i poteri del secolo hanno dovuto unirsi in una nuova santa alleanza per liquidarla: la Sinistra e gli stalinisti attraverso l’intervento dello Stato, la Destra e i liberali attraverso il mercato, i fascisti per principio.” (Michea JC. L’insegnamento dell’ignoranza. Metauro, 2004).

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2 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Concorsi truccati, un grande classico. Quando il trombato era Giambattista Vico”

Piero Chiara commenta che il freddo di Vatolla, “nel Cilento nevoso”, forse ha aiutato Vico nelle sue meditazioni. Che oggi vengono riportate in sofisticati testi anglosassoni di semiotica. Bartolo Nigrisoli, chirurgo di guerra, estraneo ai servilismi e agli intrighi dei Balanzone, uno dei pochi professori che preferirono perdere la cattedra piuttosto che giurare fedeltà al fascismo, raccontava di come il prof. Rummo avesse copiato pari pari dalla tesi di laurea di Codivilla. Codivilla non disse nulla; intervenne rivendicando il suo anni dopo, quando Rummo si scagliò pubblicamente contro un terzo medico, Moscatelli, che aveva plagiato ciò che lui Rummo aveva rubato a Codivilla. Di aneddoti sulle miserie accademiche ce ne sono tanti. Ma converrebbe non scordare che in Italia gli scandali, le tangentopoli, esplodono, dopo decenni di impunità, quando arriva l’ordine di sostituire una mafia vecchia con una nuova. I magistrati sembrano avere una particolare destrezza nel perseguire le gaglioffate giuste al momento giusto. Il nepotismo, il clientelismo, possono essere sostituiti non dal merito ma dalla meritocrazia strumentale: dove a fare il professore di diritto tributario va il più abile nel curare gli interessi delle banche. O nelle cattedre mediche il più brillante nell’eseguire il copione delle multinazionali farmaceutiche. Con una censura non meno ferrea delle voci sgradite. V. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.

Il prof. Bellelli osserva che comunque l’Italia si colloca ottava in una classifica della ricerca internazionale basata sulle citazioni. Questi indici, più appropriati come misura del conformismo, sono criticati per la varietà di storture che generano. Inclusa la capacità di creare gli inciuci* nei quali noi italiani, forse a torto, siamo considerati i primi; di certo non siamo gli ultimi arrivati. Inoltre la ricerca internazionale, metro di paragone per Bellelli, in campo biomedico è così sana che si discute su se ad essere falsi sia la maggioranza dei risultati di ricerca, secondo il celebre articolo di Ioannidis (oltre 5000 citazioni…), o “solo” una bella fetta dalle dimensioni da definire. Gli argomenti di Bellelli costituiscono un esempio, una trasposizione al tema della selezione degli universitari, di temi importanti per la biologia e la clinica delle malattie che la pletorica ricerca ufficiale, imbrigliata, accantona, e copre con sofismi standard: l’assenza di “gold standard” di malattia solidi e la loro sostituzione con surrogati non validi; e il disprezzo, la svalutazione, per il fenotipo della malattia, per ciò che accade, sostituiti in nome dell’oggettività da indici pseudoquantitativi o esoterici test di laboratorio, che suonano scientifici ed essendo complicati intimidiscono, ma troppo spesso sono un latinorum ad hoc.

*Greenberg SA. How citation distortions create unfounded authority: analysis of a citation network. BMJ, 2009.

@ Andrea Bellelli. Non è questione di nazioni, ma di tipi umani. Non sono contento. Non si considera abbastanza ciò che il dr. Lupacchini evidenzia, che gli effetti delle epurazioni, della selezione inversa della classe dirigente, quali che siano la sua provenienza e le modalità, dagli omicidi politici “eccellenti” degli anni passati a silenziose eliminazioni per via burocratica, li scontiamo tutti.

@ Giacomo Mulas. “Esagerazioni”? Con un mercato globale dei farmaci sul milione di milioni di euro/anno, e in crescita incessante, è più facile che siano invece i suoi beneficiari a minimizzare ciò che è così smisurato che non si può negarlo del tutto. Il praticare una forma tradizionale di malaffare non impedisce di aggiungervi una forma più moderna, e di fonderle. (Io poi commentavo l’uso di questa aggiunta come elemento a discolpa dell’uso privato delle assunzioni nell’università pubblica). Credo anzi che il fattore sovranazionale sia al centro dei motivi che sottendono lo scandalo: i signorotti dello Stivale capiranno l’antifona, e compiaceranno l’impero il più possibile per cercare di mantenere l’ereditarietà dei feudi minori. Col risultato, che già c’è posso testimoniare, di un “lussureggiamento degli ibridi” tra la corruzione italica e quella d’importazione. Del resto, il ceppo nostrano della mafia è stato potenziato dal patrocinio di poteri esteri. Rileggendo il suo commento, con passi logici come “la corruzione generalizzata della ricerca non è minimamente un problema italiano perché non riguarda solo l’Italia” un altro esempio che mi viene alla mente è quello di Stanlio e Ollio: grazie al doppiaggio di Sordi e Zambuto la versione italiana fa ridere ancora di più dell’originale in inglese.

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28 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dal Corno “Carriere, lo studio: “La fortuna conta più del talento. Per questo i mediocri battono chi ha maggiori abilità””

La fortuna può essere apparente, derivando da altre capacità. Napoleone per assegnare un incarico di comando chiedeva del militare: “E’ fortunato ?”. Pasteur diceva che il caso aiuta la mente preparata. Ma, con tutto il rispetto per l’arduo modello statistico dei fisici catanesi, “ho avuto fortuna” è anche una delle spiegazioni tipiche dei raccomandati. Il concetto di fortuna che sbaraglia il talento dovrebbe essere preso con le molle nella vita pratica. A volte la fortuna è un eufemismo per altri fattori. Non andrebbe trascurato (anche nei modelli statistici) il concetto di puntualità della fortuna per alcune persone di successo, bene esposto da un altro siciliano, acuto osservatore del mondo: “Due anni dopo la fuga di don Calogero con Bastiana lo hanno trovato morto sulla trazzera che va a Rampinzeri, con dodici lupare nella schiena. Sempre fortunato don Calogero, perché quello stava diventando importuno e prepotente.” (Il Gattopardo).

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6 febbraio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di M. Del Corno ” “La tirannia del merito”, nel libro di Michael Sandel tutti gli inganni e i pericoli della meritocrazia”

Il merito è il criterio valido quando comprende le doti morali oltre alla competenza e alle capacità. La meritocrazia è l’ideologia per la quale il comandare, il privilegio, l’arricchimento, sono meritati per definizione. Occorre distinguere nettamente tra merito e meritocrazia*. Altrimenti si può benissimo avere contemporaneamente meritocrazia e soppressione del merito vero. Lo mostra il pendolo della politica che ci passa sibilando davanti oscillando tra i due nuovi poli: demagoghi e tecnocrati. Tecnocrati ultra-competenti, ultra-competenti anche nel confezionare cravatte e applicarcele. Demagoghi di vario genere, rozzi, mediocri, a volte incapaci totali, figure appaganti per i mediocri e i presuntuosi, ma anche loro obbedienti ai burattinai. Con nel mezzo figure di politici tradizionali che, poco rassicuranti, e a volte agghiaccianti, sono i generatori del moto pendolare.

*Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito. (2012).

 

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Vedi anche:

La selezione avversa

La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati

Vendola e il nostos del professore

Pienza e la nuova Pienza

Il paradosso dei monatti

La mano da baciare

8 December 2012

7 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commenti al post della redazione “Crisi di governo, Financial Times: “Monti non si comprometta con Berlusconi” del 7 dicembre 2012

Parzialmente censurati

ccc

Obbedire al Financial Times non porterà a cose migliori che l’aver dato retta a B.

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Siamo vicini alle elezioni, e riappare d’incanto il gioco del “male minore”: “meno male che Silvio c’è” dovrebbero dirlo Monti e Bersani, che così possono apparire appunto come “il male minore”. Ma la scelta del “male minore” può essere valida purchè si tratti di scegliere tra due mali non coordinati tra loro. Tra bad cop e good cop, o tra il mafioso che brucia la vigna e quello che subito dopo compare per offrire protezione al danneggiato, non è uno scegliere tra due mali il minore; è cascare in un gioco delle parti. E anche in campo politico Berlusconi più che il male maggiore appare oggi come un babau agitato per spingerci a votare il personale già designato dall’alto.

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Berlusconi è un problema, ma è il solo problema? E se cominciassimo a vederci gli interessi nostri per conto nostro, invece di farceli dire dal Financial Times?

Antonio Eleuteri:  Allora assicuriamoci che i berluscones lobotomizzati non vadano a votare.

@ Antonio Eleuteri. Poco fa in aula Bersani ha detto che l’IMU che stiamo per pagare sotto il governo Monti è una tassa di Berlusconi e non di Monti. Non credo che chi sostiene Monti o Bersani, e quindi crede a un’affermazione del genere, sia cerebralmente molto diverso da chi ha creduto in B.

Marysassary:Decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, in materia di Disposizioni in materia di federalismo Fiscale Municipale. artt. 7, 8, 9.
Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nº 67 del 23 marzo 2011[

Chi governava nel marzo 2011?
Monti ne ha anticipato l’introduzione dal 2014 al 2012.

@Marysassary. E quindi Monti, che ha approvato e aggravato, non è responsabile in concorso, ma è il contrario di B.

Lello74: nessuno ha detto questo………marysassari ti ha dato la prova che tu hai sparato una cretinata……….
e tu continui……qua qua qua

@ Lello74. A Pippo, che chiede per i banchieri il pizzo del 5%, subentra Pluto, che lo porta al 6%. Se si fa notare che non è vero che bisogna avere fiducia in Pluto contro il perfido Pippo, arriva Lello74 che ti dice che sei un cretino e fa la voce grossa: qua qua. Va a ballare il Pulcino Pio.

Lello74, aggiunto dal Il Fatto come replica, non prevista dall’algoritmo di Disqus:

non ti ho dato del cretino… anche se da come scrivi, verrebbe la tentazione …

@Lello 74, commento ex novo. Censurato da Il Fatto.

Io invece penso che dietro ad attegiamenti come il tuo, lecchino verso la grande finanza e di spocchia arrogante verso chi non striscia, ci siano scarse risorse. Resto dell’idea che gli elettori di Bersani hanno sostanziali affinità con gli elettori di Berlusconi.

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Commento ex novo censurato

Vedo che Il Fatto permette che chi esprime un’opinione contro un articolo riceva in risposta un puro insulto, creando addirittura spazio apposito nonostante la serie delle risposte sia finita; mentre non consente di rispondere alle ingiurie e al dileggio, censurando la risposta postata ex novo. Il mio commento che le responsabilità dell’ IMU sotto Monti siano anche di Monti, e che non sia saggio seguire le indicazioni del Financial Times su quali governanti eleggere, mi sono valse questo trattamento.

Credo che il male degli italiani sia il concepire la politica come la ricerca di una mano di potente da baciare, ieri Berlusconi, oggi direttamente la finanza internazionale, invece di esprimere propri rappresentanti. Potente che poi, come dovrebbe essere ovvio, non fa il loro interesse, ma il proprio e li sfrutta. Promuovendo tale costume fino ad arrivare a questi bassi trucchetti, il Fatto tradisce sia la deontologia professionale, sia l’immagine con la quale si vuole presentare agli italiani; e mostra di praticare quel vizio che un giornale veramente progressista dovrebbe combattere.

Francesco Pansera

Cancellieri

29 November 2012

29 novembre 2012

Sito Don Chisciotte

Commento al post di C Bertani “Lettera aperta al ministro dellinterno Anna  Maria Cancellieri” del 28 novembre 2012

Con questa compita e “fiduciosa” letterina al ministro del Viminale si amplifica l’effetto intimidatorio della notizia dell’incredibile aggressione gratuita dei poliziotti a Welponer. E Anna Maria Cancellieri, fin da quando era prefetto, ne sa qualche cosa sull’arte dell’intimidazione obliqua a favore dei rapaci poteri che le hanno fatto fare carriera.

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29 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Beccaria “Politicamente Scorretto contro le mafie. Lucarelli ospita il ministro Cancellieri” del 29 ottobre 2012

La lotta alla mafia come forma di spettacolo e di intrattenimento. Abitua alla convivenza con la mafia e aiuta a lasciare in ombra altre forme di grande criminalità, legate all’economia. Non mi stupisce la partecipazione del ministro Cancellieri.

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25 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Castigliani “Mafia al Nord, Cancellieri: “Abbiamo fatto miracoli, ma no al Monti bis” (video)” del 25 novembre 2012

Non credo che la  mafia la Nord sia un fenomeno primario, cioè che i mafiosi abbiano “conquistato” il Nord con le loro sole forze; ma che sia un fenomeno derivato: gli è stato permesso dallo Stato di insediarsi. La mafia costituisce un ottimo alibi, anche per le istituzioni che dovrebbero tutelare la legalità, per lasciare operare indisturbate e favorire altre forme di grande criminalità, come la criminalità economica istituzionalizzata, che ci sta impoverendo peggio della mafia.

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26 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di A67 “Il Ministro Cancellieri incontra padre Maurizio Patriciello” del 26 ottobre 2012

Nella mia esperienza, se un comune cittadino denuncia alla magistratura le angherie della polizia, poi dovrà aspettarsi ritorsioni; spesso nella forma di un raddoppio di quanto ha denunciato. Qui il ministro dell’Interno in persona riceve il povero prete oltraggiato, leccando il clero; e il giornalista lecca entrambi. E la gente comune? “Nessuno completamente innocente, tutti egualmente colpevoli” secondo il giornalista; una filosofia da prete e da questurino che ricalca antichi detti della malavita, e favorisce la malavita.

Inoltre in un articolo dove si plaude alla cerimonia di penitenza dello Stato per avere osato rimbrottare un prete che aveva omesso il cartiglio onorifico a un prefetto, il prete viene qualificato come “Padre”. La direzione e la redazione de Il Fatto dovrebbe considerare di adottare la politica editoriale di chiamare i preti con titoli come “don” o tutt’al più “reverendo”, invece di lubrificare queste studiate moine tra il manganello e l’aspersorio.

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@ Salvatore Legnante. Né la distanza tra Stato e grande criminalità, né la distanza tra Stato e clero, né quella tra clero e grande criminalità sono ampie quanto dovrebbero essere nell’interesse del cittadino. Così non solo in Campania ma in tutta Italia, inclusa Brescia dove Cancellieri è stata prefettto, i preti vengono identificati con lo stato, e le guerre alla criminalità non si vincono mai, mentre chi le “combatte” accumula potere e si arricchisce parallelamente al grande crimine.

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23 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fondiaria, buonuscita di 3,6 milioni per il figlio del ministro Cancellieri” del 22 ottobre 2012

@ Marinos. Anche chi accettta un governo nel quale il ministro dell’Interno riceve per suo figlio milioni di euro in regalo da potenti gruppi finanziari non è molto furbo.

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Intanto la Dialogo assicurazioni del gruppo Sai mi ha aumentato il prezzo annuale della RC auto del 25%, invece di ridurlo, non avendo avuto sinistri. Tra le imposte e tasse con le quali il governo della mamma ci toglie il denaro per darlo agli speculatori finanziari, e i taglieggiamenti che l’azienda assicurativa del figlio del ministro opera direttamente, non si sa chi sia più onesto. Questa coppia madre-figlio simboleggia l’associazione tra pubblico e privato, che è più vorace del pubblico e del privato da soli. I “sit-in e le manifestazioni per liberare i luoghi della democrazia” lasciano il tempo che trovano. Occorre focalizzarsi su obiettivi concreti e ben definiti; potremmo partire da qui: formiamo un movimento contro le tariffe-furto delle assicurazioni.

§ § §

@ Lela. Si è vero, se non si sa cosa è un cartello, cioè l’accordo tra le ditte per tenere alti i prezzi, si fa prima ad andare in un movimento di quelli esistenti che si occcupano di cambiare il mondo e continuare a essere depredati.

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25 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Nicita “La differenza tra merito e ‘me-lo-merito’ ” del 25 novembre 2012

Il figlio del ministro Cancellieri ha ricevuto 3.6 milioni di euro per abbandonare una nave che sta affondando, della quale era ufficiale, cioè direttore finanziario, la Fondiaria Assicurazioni. Oltre alla differenza tra “merito” e “me-lo-merito” bisognerebbe considerare altre differenze, come quella tra “maNager” e “maMager”.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011.

Censurato.Pubblicato qui il 17 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

I professionisti della metamafia

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

I buchi neri

27 November 2012

23 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Feltri “La domenica va dove ti porta la Tamaro” del 23 novembre 2012

Credo che sia più sano per lo spirito e per il portafoglio non accettare che anche il proprio tempo libero venga colonizzato dal grande business. L’attrazione esercitata dai centri commerciali mi sembra quella del Paese dei Balocchi di Pinocchio, dove si entra persone e si esce ciuchi.

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Aveva ragione Piero Chiara: il “Servitevi da soli” dei supermarket è un segno di disprezzo.

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@ Uva63. Collodi mette in guardia; anche contro gli omini “teneri e untuosi” che dietro ai modi carezzevoli sono dei violenti sanguinari. La storia delle forze che stanno dietro ai centri commerciali, la scarsa distanza, come per il conduttore del carro per il Paese dei balocchi, tra promesse luccicanti e violenza, deve ancora essere scritta; nonostante nei centri commerciali sia possibile incrociare i maggiori magistrati della città; che forse sono troppo presi con la mafia e il terrorismo per occuparsene.

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@ Zaffarallo. Se è per questo, in USA facevo la spesa nei drugstore alle 11 di sera, non avendo altro tempo. Ma nei centri commerciali il necessario e il vacuo sono mescolati; come nei vecchi casini dove non c’erano confini chiari tra necessità e vizio. La domenica la gente dovrebbe riposarsi, non essere obbligata a completare il ciclo economico come un criceto sulla ruota.

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18 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Stinco “Ikea, scontri tra facchini e polizia. Due i feriti lievi (video)” del 18 dicembre 2012

Censurato lasciando le repliche ai miei commenti

@ Guest, rimosso. “Guerra tra poveri”?  Questo è uno scontro tra  un gigante economico e dei magazzinieri. Che avrebbe dovuto essere prevenuto da sindacati e istituzioni. I poliziotti, da quelli che guadagnano 1500 euro al mese a quelli che ne guadagnano 50000, stanno dalla parte dei soldi. Posso testimoniare che l’Ikea va a braccetto con la polizia, praticando tecniche di provocazione che poi danno lavoro ai poveri in divisa.

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@ AndreaBB. I commessi Ikea sono assunti per una quota nel comune che ha permesso la costruzione del centro. E’ facile pensare che siano soggetti raccomandati; anche a giudicare dai comportamenti di frequente supponenti coi clienti e servili con la direzione. Andrebbero studiati gli effetti antropologici dei centri commerciali su popolazioni come quella di Roncadelle, nel bresciano, che è un paesino gonfio di centri commerciali, dai quali assorbe denaro e una mentalità deteriore.

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@ Ciro di Persia. E’ esperienza diretta. E se ci fossero dei magistrati meno “global thinker” sarebbe una denuncia penale. Lei a quanto dice sta all’Ikea; non mi è nuovo il suo atteggiamento da dipendente che sta dalla parte del padrone. Soprattutto nella grande distribuzione, il rapporto di lavoro ha assunto un carattere corporativo, per il quale multinazionali e istituzioni possono usare i dipendenti per operazioni extracontrattuali che, ripeto, dovrebbero andare all’attenzione della magistratura. In un mondo organizzato in filiere di sfruttamento, arriverà anche il suo turno; i 1800 euro che guadagna come carrellista sono molto meno di quanto occorrerebbe a giustificare il suo tono compiaciuto.

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27 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Merico ” “La Coop siamo noi”, lavoratrici scrivono alla Littizzetto: “Non arriviamo a 700 euro”” del 26 novembre 2012

@ Callisto 8. Anche a me risulta che ci sia un interesse della ditta a selezionare per fare le cassiere donne che hanno l’animo, se non i costumi sessuali, della prostituta. Lo stesso criterio appare essere applicato al personale maschile. Vogliono persone in sintonia con i valori della dirigenza.

Francesco Pansera

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@ rantolo. Alla Coop l’unica cosa di sinistra che è rimasta è la retorica; dietro alla quale si commettono atti che solo chi ha l’animo di una prostituta può commissionare o eseguire senza vergognarsi.

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@ reta. Io vorrei poter andare dove ritengo opportuno senza essere molestato. A Esselunga, nel cui consiglio di amministrazione attualmente siede un ex vicecomandante generale dell’arma, i carabinieri mi hanno invitato a non andare, se non volevo incontrarli ogni volta che ci mettevo piede. La crisi economica e la crisi dei valori stanno portando a questo fenomeno della selezione del personale in base a criteri morali perversi. Andrebbe riconosciuto che a volte resta disoccupato chi non è adatto a un sistema corrotto. Invece di fare gli offesi occorrerebbe riconoscere il problema e non fare “marchette”, marchette metaforiche, che non sono meno gravi di quelle altre.

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@ rantolo. E’ roba da denuncia penale, non da esempio. Peccato che un importante procuratore anni fa abbia detto, commentando un discorso di Dino Greco (che, come qualche altro alto magistrato, frequenta la mia stessa Coop), che l’effervescente retorica dell’allora segretario della CGIL gli aveva fatto venire “i brividi”. Per ora tocca commentare le osservazioni altrui sugli aspetti più convenzionali della vendita di ciò che non si dovrebbe vendere.

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18 giugno 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Dedicato a quelli a cui piace tanto la nostra magistratura di cui difendono la fiera indipendenza…” del 18 giugno 2013

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Sfruttatori e privilegiati

Secondo Augè i centri commerciali sono “nonluoghi”. Nella mia esperienza sono non luoghi anche rispetto allo Stato di diritto: appaiono esserci intese sottobanco, per nulla pulite, tra grande distribuzione e forze di polizia. Con la scusa della sicurezza, sono porti franchi dove è ad esempio possibile praticare impunemente molestie e provocazioni su soggetti che vanno destabilizzati. I magistrati, come è prassi, davanti ai grandi interessi e agli affari sporchi della polizia assumono una posizione a dir poco compiacente. Tale atteggiamento di favore, questo spalleggiare gli sfruttatori da parte dei privilegiati, potrebbe aver contribuito alla condanna dell’anziana.

Ma vogliamo dire qualcosa, oltre che sui privilegiati, i magistrati, come giustamente fa Giannuli, anche sui supermercati? Sono pratici; ma, ottenuta una posizione quasi monopolistica e di cartello, vendono a prezzi alti cibo mediocre, cibo che non sa di nulla e induce a mangiarne sempre di più, spingendo allo stesso tempo verso costumi alimentari dannosi, con quello che ne consegue per la salute (Il rimprovero della maitresse. In: https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/ ).

La pagliuzza dell’anziana viene portata, con successo, davanti alla magistratura; le loro pratiche commerciali irresponsabili (per non parlare dell’evasione fiscale), il dissesto del tessuto sociale che provocano (e i lavoretti sporchi per gli uffici affari riservati), vanno lisci. I centri commerciali stanno anzi assumendo atteggiamenti arroganti e autoritari, tipici di chi sfrutta da una posizione di forza una massa di pecoroni; godendo in ciò dell’appoggio delle forze di polizia, e della magistratura. Assistiamo al pugno di ferro con le ottantenni mentre Esselunga va a scempiare Mantova e Palazzo Tè; e Coop “la rossa” si allea a CL, con la quale condivide lo stesso livello etico. Il supermarket, lo scintillante antro delle sirene del consumismo, andrebbe riconosciuto come luogo di potere ostile al cittadino.

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La grande distribuzione vuole vendere anche i farmaci da banco e quelli senza obbligo di prescrizione. I sondaggi mostrerebbero che la possibilità di aggiungere le pillole nel carrello della spesa passando dalla “parafarmacia” del supermarket piace alla maggioranza della gente; che la scambia per una iniziativa “etica”, a favore del popolo; anche perché così la presentano i DS e la COOP. Forse piacerebbe di meno se venisse adeguatamente spiegato che questi non sono sempre farmaci “leggeri”, coi quali si va sul sicuro. Alcuni tra i più comuni, gli anti-infiammatori non steroidei, sono responsabili, tra i vari effetti avversi gravi possibili, anche di ictus e infarti.

Dietro al banco dei surgelati, farmaci pericolosi in libera vendita. In corsia 7, una vecchia si frega una bottiglia di liquore e un pacco di biscotti. Davanti al silenzio – e alla censura, con la complicità dei magistrati – sulla barbarie di prodotti capaci di rendere invalidi e di uccidere venduti a ignari acquirenti come caramelle, insieme alle caramelle, è sconfortante sentire disquisire su quanto è stato giusto applicare il processo penale, la pressa da 100 tonnellate – che quando servirebbe per i casi davvero gravi si inceppa – a un furto da 20 euro commesso da una donna di 80 anni.

Non ha rubato pane, ma generi voluttuari. Nel romanzo di Mauriac “La farisea” l’autore riesce, probabilmente proprio grazie alle sue posizioni cattoliche, a far sprigionare dalle pagine la morbosità del moralismo. In un episodio la protagonista, giudice inflessibile delle altrui debolezze, osserva indignata che una coppia di indigenti ha speso parte del denaro che lei gli elargisce nel noleggio di un pianoforte; che non sanno neppure suonare. Li umilia, e poi se ne pente procurandosi ulteriori fremiti spirituali.

In questo modo il supermarket, il capannone dei sogni, dove l’immaginario e le merci si incontrano, allarga i suoi confini annettendo nuovi territori, e rafforza antichi paletti; in nome del bene, ma sbagliando i punti cardinali, e moltiplicando certezze sbagliate.

Il liberismo mentre uccide la politica risparmia il diritto, e ne fa un suo strumento; in un assetto innaturale che genera risultati grotteschi e tende a istituzionalizzare il crimine del potere. I magistrati, nella mia esperienza, si prestano volentieri.

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19 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga criticata per apertura a Mantova. Risponde regalando buoni spesa da 30 euro”

Piero Chiara ha scritto che il “servitevi da soli” dei supermarket è segno di disprezzo. Anche questo buono spesa per 30 euro, elargito ai mantovani per ottenerne il consenso su uno scempio urbanistico, è un gesto che tradisce arroganza. Bernardo Caprotti, che si fa passare per mecenate e ha ricevuto lauree ad honorem, non è migliore di Achille Lauro, che a Napoli regalava pacchi di pasta, zucchero e farina in cambio di voti. E chi si fa comprare, cambiando idea perché gli è stata regalata una mezza busta di spesa a 70 km di distanza, non sta messo meglio di quei napoletani ai quali Lauro dava una scarpa prima delle elezioni e l’altra a voto avvenuto.

Francesco Pansera

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24 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Paolini “Follonica, due donne frugano tra la merce fallata. Gli addetti le rinchiudono, le filmano e le deridono”

Una scena da bassofondo, tra le zingare che strillano e chi si diverte a tenerle in gabbia. Mostra il retro del supermarket. Nel grande magazzino si soddisfano le pulsioni primarie dei clienti, ma dietro le apparenze lustre e gli inviti suadenti tutto è in vendita, tutto ha una marchetta con il prezzo. Gli addetti sono spesso quello che ci si può aspettare in un posto del genere.

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30 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Grosseto, chiusero due rom in un gabbiotto: licenziati due dipendenti Lidl”

Ma insomma. Ci derubano tramite le tasse e ci tolgono i servizi essenziali, e facciamo finta di niente. Disoccupazione, degrado sociale, libero magna magna, mantenimento di giovani bighelloni stranieri, in un Paese che sta scivolando verso un passato che sembrava solo un ricordo, e tutti fermi, a parte un generico mugugno. Se non resta neppure che rivalersi su due donne, per di più ladruncole e zingare, e fare vedere su di loro quanto si è tosti, che vita è? A onor del vero, quando i reati e le vigliaccate hanno per mandante un ministero che sta su uno dei 7 Colli, anche quello un covo di fegatacci, l’impunità è assicurata, e non solo i commessi hanno mano libera nello sfogare la frustrazione per le loro carenze, ma il management della grande distribuzione non ha difficoltà a collaborare.

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25 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “Coronavirus, l’assalto ai supermercati e l’atavico terrore della pancia vuota”

L’ammirazione per Manzoni aumenta ripensando alla sua descrizione sicura e attuale degli effetti psicologici della peste del ‘600; un’analisi basata sulle conoscenze del primo Ottocento, prima delle scoperte di Pasteur e di Koch. “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”. La sollecitazione di paure irrazionali sempre più diviene strumento di potere; mentre i cavalieri dell’apocalisse effettivi oggi hanno facce accattivanti, come quelle degli spot pubblicitari dei supermercati. I supermercati sono le cattedrali del cibo industriale, di quel processed food il cui impatto negativo sulla salute e sulla longevità dell’intera popolazione è tenuto nascosto, e viene lasciato libero di fare danni*. Il contrario delle notizie e degli interventi sul Coronavirus.

*Gotzsche PC. Survival in an overmedicated world.

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27 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sansa “Coronavirus, qualcuno si ricorderà dei cassieri dei supermercati?”

Stamane sulla RAI hanno mostrato Cordero di Montezemolo che esortava ad affidarsi alla scienza contro il virus. Il Fatto a febbraio ha riportato che PM contestano all’illuminato filantropo di avere dissipato seicentomila euro Alitalia in gozzoviglie. All’una su RAI 3 il mellifluo Paolo Mieli ha ricapitolato la vicenda del generale Bellomo, un eroe vero. Il tema della selezione avversa della classe dirigente è stato abilmente evitato, e si è attribuito alla situazione politica contingente il comportamento vile degli italiani nel lasciare senza fiatare che venisse giustiziato. Nel pomeriggio Ferruccio Sansa canta l’eroismo delle cassiere. Che tra i vari meriti sanitari hanno anche quello di scaccolarsi puntualmente, da anni, quando passano la spesa di un medico del quale si occupano gli stessi apparati che stanno gestendo questa epidemia, di cui la città lombarda dove abito rappresenta uno dei maggiori focolai. Dall’1/1/2020 al 3/3/2020, ultima volta che ci sono stato, non hanno mai saltato. Su Google Drive ho una raccolta di foto di cassiere con le dita ostentatamente nel naso, in bocca, nel cavo ascellare, sul pavimento, nel cestino della spazzatura, etc. nel maneggiare gli alimenti che compro. Potrebbe appoggiare la concessione di medaglie al valore, a loro, alle ditte, al prefetto e agli altri organizzatori, da parte di Mattarella. Non mi stupirei se in serata venisse trasmessa una storia con un mafioso che salva una bambina in crisi respiratoria da Coronavirus.

Bertrand Einstein. peccato, avevi iniziato bene prendendotela con Motezemolo e Mieli, privilegiati e sempre in prima fila a pontificare. Poi te la sei presa con ste disgraziate che fanno un lavoro alienante e sottopagato ed ora – come se nn bastasse – rischiano molto più della media delle persone. Prova tu a stare otto ore in un posto di lavoro dove non puoi nemmeno alzarti (spesso i capi cronometrano addirittura le loro soste bagno) senza poterti gattare il naso o l’ascella se tu prude. Se non è del tutto igienico, pazienza, forse dovresti fare un giro in qualche azienda di prodotti alimentari e vedere quali sono gli standard delle cose che mangi

Censurato @ Bertrand Einstein.

Chi ha i soldi, inclusi i CDA delle GDO miliardarie responsabili di questi reati miserabili, lo sa che “gli operai sono anche peggio di noi” (G. Gaber). Se tu conoscessi le frodi mediche che voi crumiri morali servite, e che mansueti subirete. Ai prossimi gesti fissi delle cassiere – e dei loro direttori – mi pulirò sul posto della loro saliva, muco, sudore o sporco del pavimento o spazzatura, con fogli di carta con le facce di noti monsignori bioeticisti e magistrati anticorruzione dei quali la catena ha sponsorizzato le conferenze. Ieri su il Fatto c’è stato un coro di fischi contro Zanda, che propone di ipotecare Montecitorio dato lo strozzamento dell’economia. E’ la profezia di Moro, “il mio sangue ricadrà su di voi”, che si compie. Moro lo disse ai colleghi, ma vale per l’intera popolazione. Zanda è stato il portavoce di Cossiga durante e dopo l’uccisione di Moro. Se la gente guarda solo al suo particolare e non si cura della civitas, delle epurazioni di chi farebbe i suoi interessi; se permette che chi ha tradito sia premiato; che alle alte cariche dello Stato vengano messi debosciati, e nelle istituzioni fantocci, ruffiani e venduti; se vi prostituite per due lire partecipando all’assassino morale di soggetti non graditi a grandi affari criminali, poi avrete l’impatto della selezione avversa che favorite. Es. Zanda, che forse sta partecipando a un secondo golpe dopo quello del 1978, e i soldi agli usurai li darà non vendendo il Colosseo ma togliendoli ai cittadini.
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[Vedi: 3 marzo 2020. il sigillo presidenziale. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella]

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9 Ottobre 2020. Raffinatezza intellettuale e profondità culturale della Brescia di Emilio Del Bono e della TIM di Salvatore Rossi. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

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17 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Galeotti ““Nei supermercati ingressi liberi e nessuno segue le regole: rischiamo il contagio e tanti colleghi muoiono. Per non perdere il posto i diritti vanno in secondo piano” “

Grande distribuzione, sindacati, manager, cassiere. Alimenti di qualità mediocre a prezzi sostenuti. Vendere, vendere, vendere. Il pabulum adatto alla proliferazione del virus sterminatore. Non quello vero, quello politico, che deve impestare la vita quotidiana delle persone in ogni suo interstizio per estrarne soldi e potere.

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7 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Green pass, l’ad di Conad: “I dipendenti non vaccinati vadano in aspettativa non retribuita” “

Francesco Pugliese, cavaliere del lavoro (Mattarella). Presidente di GS1 e ADM, associazioni di categoria. Ha firmato un libro dal tema a impronta etica e progressista: “Tessiture sociali”. Insieme ad Aldo Bonomi, sociologo, il cui nome notoriamente ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, nelle analisi sul ruolo dei servizi e dei suoi infiltrati, e sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo e di interessi stranieri*. Ne parla in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi, il fascista condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia.

La connessione col mondo dei burattinai, dei giochi di specchi, degli omicidi di Stato, aiuta a spiegare l’aut aut. Che probabilmente è volto a intimidire, sia per spingere alla vaccinazione; sia per indurre a sottomissione la forza lavoro, e selezionare informalmente i dipendenti tra i più deboli quanto a doti morali e intellettuali. Un’altra radice è la mentalità nazionale prevalente. Montanelli diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi carabinieri. E’ vero, e non solo. Questo farsi la propria legge sull’onda dell’operazione covid e dire “non siamo noi che ti ricattiamo minacciandoti di toglierti il lavoro se non ti fai bucare, sei tu che rinunci a campare” è un esempio di come tanti italiani non si lasciano scappare l’occasione di fare i mafiosi coi carabinieri.

*es. G. Barbacetto. Il grande vecchio. 2009.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

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v. anche:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/17/salsa-cilena-allesselunga/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/24/le-magie-dellesselunga/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/la-famiglia-ikea/

La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

21 October 2012

Appello al popolo 21 ottobre 2012

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La barbarie è l’assenza di standard a cui appellarsi” (Ortega y Gasset)

Gli standard […] non riguardano tanto le abilità, o l’uniformità, quanto la ridefinizione dell’autonomia del paziente. In breve, riguardano la creazione di nuovi mondi” (S. Timmermans e M. Berg [1])

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E’ in discussione alle Camere il decreto-legge n 158 sul riordino della Sanità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 13 settembre 2012, detto “decreto Balduzzi” dal nome del ministro della salute del governo Monti. Il decreto è stato criticato sotto vari profili, da voci che sono espressione degli interessi dei gruppi e corporazioni che siedono alla tavola della sanità. Non si discute invece di diversi punti del decreto che riguardano più direttamente il cittadino, essendo accomunati da due caratteristiche: appaiono agli occhi del pubblico come misure ragionevoli e utili, che migliorano la tutela della salute; invece costituiscono un pericolo per la salute e un danno economico, contenendo una carica iatrogena e provocando una indebita diversione di fondi pubblici a soggetti privati. Considero qui l’art. 3, dove definisce il rapporto tra responsabilità professionale del medico e linee guida cliniche. Altri punti del decreto che sembrano vantaggiosi per il cittadino ma sono svantaggiosi sono gli articoli sui farmaci innovativi, quello sulle prescrizioni off-label (che pare verrà cancellato), sulle “ludopatie” e sulle medicine alternative.

Art. 3 del decreto, comma 1: “Fermo restando il disposto dell’articolo 2236 del codice civile, nell’accertamento della colpa lieve nell’attivita’ dell’esercente le professioni sanitarie il giudice, ai sensi dell’articolo 1176 del codice civile, tiene conto in particolare dell’osservanza, nel caso concreto, delle linee guida e delle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.”

La norma “rende più serena l’attività del professionista sanitario”, ha commentato il ministro, e associazioni di categoria hanno riconosciuto che è un primo importante passo. Credo debba essere spiegato come invece dal punto di vista del pubblico la norma dovrebbe essere causa di preoccupazione. Discuto quindi le linee guida cliniche sotto il profilo medico e politico. La norma è stata più volte modificata, prima e dopo la pubblicazione del decreto, per il quale il governo si dice intenzionato a porre il voto di fiducia. Mentre pubblico questo commento la bozza di legge considera che il medico che si attiene alle linee guida non sarà punibile per colpa lieve in sede penale, ma sarà possibile chiedere i danni in sede civile, dove il magistrato dovrà tenere conto dell’aderenza alle linee guida. Le considerazioni, non tecniche, sugli aspetti giuridici sono pertanto rinviate a dopo che il Parlamento avrà deciso la forma definitiva e convertito il decreto in legge.

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1. L’utilità delle linee guida

In una delle intercettazioni di Brega Massone, il chirurgo della casa di cura S. Rita di Milano, una dottoressa gli fa osservare che ha operato un paziente per un piccolo nodulo polmonare senza attendere il controllo a tre mesi previsto dalle linee guida. In un’altra, Brega Massone incarica il collega Marco Pansera (nessun nesso, o meglio nessuna parentela con chi scrive, che è pure lui un altro dottor Pansera) di reperire delle linee guida per allegarle alla memoria difensiva. Questa apparente contraddizione illustra come le linee guida cliniche (LGC) [2,3] abbiano un carattere ambiguo e relativo. Il primo punto è prendere atto di tale ambivalenza. Non ci sono attualmente metodi formali che di per sé assicurino qualità ed onestà delle cure. Come è stato osservato [4] nella pratica le LGC possono essere benefiche per il paziente o altamente dannose e lo stesso si può dire della loro sostituzione col giudizio soggettivo del medico.

Che il medico nella pratica quotidiana non abbia libertà professionale assoluta ma segua determinati standard, e debba rispondere dei danni causati da deviazioni arbitrarie da tali standard, è un concetto sia persuasivo sia fondato. Le LGC sono uno degli aspetti principali del processo di standardizzazione della medicina. L’utilità dell’introduzione di forme di standardizzazione in medicina si può vedere da alcune fasi della sua storia [1]. Uno dei padri nobili è stato l’inglese Cochrane. Catturato dai tedeschi nella II Guerra mondiale, unico medico militare in un campo di prigionia con 20000 internati, osservò che dei prigionieri affidati alle sue cure ne morivano molti di meno di quanto egli si aspettasse dati la durezza delle condizioni e gli scarsi mezzi a disposizione. Dopo la guerra comparò la mortalità con quella di un secondo campo di prigionia; ne dedusse che gli interventi medici inappropriati possono causare più danno che l’assenza di cure. Nel 1972 pubblicò “Effectiveness and efficiency”, molto citato dai fautori delle LGC; ma spesso a sproposito, perché il libro contesta l’uso di pratiche mediche prive di reale efficacia, mentre oggi come si vedrà le LGC sono usate per trattare senza necessità decine di milioni di persone.

Si deve alla volontà di standardizzare la medicina per ragioni organizzative, e anche per ragioni commerciali, l’introduzione nel corso del Novecento della moderna cartella clinica, la cui utilità è palese (e che oggi sta venendo distorta con l’introduzione della cartella elettronica). Wennberg ha mostrato la necessità di standardizzazione per evitare l’effetto “Dr Knock” [5], evidenziando la sconcertante variazione geografica in USA nell’utilizzo di risorse mediche. Variazione correlata non alle necessità della popolazione, né alle caratteristiche urbane o rurali dell’area, ma all’offerta di servizi medici: dove c’erano più chirurghi i cittadini venivano operati molto più frequentemente; se in un’area era presente un centro specializzato, es. in angiografie, lì l’incidenza della relativa patologia, la cardiopatia ischemica da curare con bypass, si impennava. E’ impensabile una buona politica sanitaria che non si avvalga di forme di standardizzazione, inclusa la standardizzazione clinica. Un esempio attuale di LGC utili sono alcuni “bundles of care”, che sono delle checklist, delle liste di controllo, ma basate esclusivamente su evidenze scientifiche robuste [6], la cui applicazione nella pratica ospedaliera su presentazioni cliniche specifiche appare poter ridurre la mortalità [7] evitando dimenticanze ed errori.

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2. Linee guida mertoniane e linee guida commerciali

L’altro genitore della standardizzazione in medicina, la ricerca del profitto, è tanto dissoluto quanto il primo è virtuoso. La standardizzazione ha una natura prettamente industriale, tayloristica, ed economica, burocratico-contabile. L’economia si è impossessata della medicina, come settore altamente redditizio ed espandibile a dismisura. Come si vedrà le LGC sono uno strumento naturale per conformare la medicina al profitto. E’ notorio, è ammesso e discusso anche nelle sedi ufficiali, che le commissioni che preparano le LGC sono spesso composte o pesantemente infiltrate da esperti che sono emissari di interessi economici, dai quali gli esperti ricevono denaro, partecipazioni azionarie o altri benefici, e ai quali spesso devono la loro carriera [8]. Una corruzione che può riguardare anche i funzionari pubblici che sviluppano le LGC amministrative, in base alle quali lo Stato acquista ed eroga prodotti medici [9]. La contropartita ovviamente è il favorire il consumo dei prodotti degli “sponsor” (parola che in inglese significa anche “padrino”). Un caso che è emerso, quello dell’impegno e delle risorse investite dalla Eli Lilly per manomettere i bundles of care del trattamento dello shock settico allo scopo di imporre il suo farmaco Xigris, permette di vedere nel dettaglio come ciò avvenga [10].

Nel 2001 la FDA approvò lo Xigris, sulla base di un solo trial clinico; ponendo però riserve sulla sua efficacia, e la raccomandazione di ottenere studi di conferma e eseguire test aggiuntivi. Data questa incertezza le vendite non raggiunsero le aspettative dell’azienda, che erano tra i 300 e i 500 milioni di dollari all’anno. La Eli Lilly si rivolse allora a una ditta di pubbliche relazioni, la Belsito & Company. Fu finanziata, con diversi milioni di dollari, una campagna di marketing che durò anni, articolata in 3 fasi: 1) campagna di sensibilizzazione per definire la necessità di trattare la sepsi; 2) sviluppo di LGC addomesticate; 3) inserimento delle LGCc nei performance bundles coi quali le assicurazioni pagano i trattamenti medici. Ci si avvalse di prestigiose società scientifiche; “11 società scientifiche 11” furono citate tra i “promotori”; mentre fu omesso il rifiuto dell’appoggio della Infectious Diseases Society of America, motivato dalle metodologie falsate e dal conflitto di interesse. La Eli Lilly finanziò i lavori di sviluppo delle LGCc, elargendo inoltre denaro ad personam agli esperti. Dalle LGCc risultarono, senza fondamento, punteggi elevati allo Xigris e più bassi ad altri trattamenti concorrenti come gli antibiotici e la somministrazione di fluidi. Quando due studi clinici dovettero essere interrotti perché il farmaco causava un eccesso di emorragie, gli esperti trascurarono l’informazione. Un terzo studio clinico, che mostrò che il rischio di emorragia era maggiore di quanto si riteneva, fu citato nella documentazione senza alcun commento. Si riuscì a fare inserire le LGCc in un performance bundle, omettendo i dati sui rischi di emorragia.

Parallelamente furono messe in atto diverse attività di supporto: lobbying politico, coinvolgimento di associazioni non profit “watchdog” sulla qualità delle cure, creazione e distribuzione di un periodico sul tema. Due di queste manovre collaterali sono particolarmente interessanti. Essendo il farmaco costoso, si fece spargere la voce che non ce n’era a sufficienza per tutti i pazienti: i medici stavano venendo “sistematicamente forzati” a decidere a chi concedere la vita e chi lasciare morire. In realtà, la casa farmaceutica non riusciva a venderne abbastanza, e il farmaco aumentava le probabilità di decesso. Lanciare l’allarme scarsità è una collaudata tecnica di marketing. Enzo Biagi ha scritto che alcuni personaggi pubblici gli ricordavano i venditori di bomboloni della riviera romagnola, che in spiaggia gridavano “Vado via!” ma restavano sempre lì. E’ interessante comparare l’episodio, e i fenomeni di accaparramento e incetta durante la guerra, con gli odierni allarmi sulla scarsità di farmaci, in particolare quelli oncologici, che sono tanto costosi quanto in genere scarsamente efficaci.

Non contenta, la Eli Lilly organizzò una task force di clinici e bioeticisti, previo finanziamento di 1.8 milioni di dollari, perché ponzasse sull’ardua questione del razionamento delle cure all’interno delle unità di terapia intensiva. Questa tattica mostra un aspetto non conosciuto della bioetica: il suo utilizzo, o la sua prostituzione, a fini propagandistici. Discutendo dei risvolti etici, spesso inventati o fortemente esagerati, di un nuovo ritrovato, si può fare credere, per entimema, per presupposizione, che il prodotto è efficace; si sta usando questa tecnica di disinformazione per le cellule staminali, mediante la diatriba “etica” tra staminali embrionali e adulte, e relativa sceneggiata “clericali contro positivisti” [11].

L’influenza dell’industria sulle LGC è in parte formalizzata. Alcuni protocolli per la preparazione delle LGC, come quello del NICE inglese, prevedono esplicitamente la partecipazione dell’industria. In USA metà del budget per l’approvazione dei farmaci da parte dell’ente governativo, la FDA, è fornita dalle industrie farmaceutiche: i funzionari addetti ricevono metà del loro stipendio dai postulanti che sottopongono i prodotti da valutare; il governo federale rifiuta di pagarli interamente coi suoi fondi. In Texas, essendo governatore G. W. Bush, lo sviluppo delle LGC statali per il trattamento dei disturbi psichiatrici fu ufficialmente finanziato dalle case farmaceutiche; le LGCc che ne risultarono davano larga priorità al trattamento farmacologico.

Preso atto di “con chi si ha a che fare” occorre premunirsi. Il primo passo è la verifica del livello linguistico. “Standard” già nell’etimologia rinvia al potere: viene da stendardo, il vessillo intorno al quale si radunavano le truppe in battaglia. A volte si tratta, se è una guerra, di una giusta guerra contro l’oscurantismo e lo sfruttamento. Le “linee guida” però, come si vede e come si vedrà da altri esempi, non necessariamente guidano verso la giusta meta ma possono sviare e condurre sulla cattiva strada. Appare chiaro che “linee guida” è una espressione a pelle d’agnello sotto la quale possono nascondersi lupi. Conviene quindi distinguere tra “linee guida cliniche mertoniane” (LGCm), che osservano i principi classici dell’etica scientifica, come quelli enunciati da R.K. Merton; e “linee guida cliniche commerciali” (LGCc), che dicono di seguirli ma servono in realtà fini commerciali. Con LGC senza aggettivi si indicheranno le linee guida in generale. Qualcuno potrebbe commentare che allora si dovrebbero distinguere anche le “LGCp”, “linee guida cliniche politiche”, che cercano un realistico compromesso tra etica ed esigenze dell’economia; ma a me pare più interessante esaminare come il termine, il concetto e la pratica siano stati sovvertiti.

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3. La corruptio optimi nel liberismo

Occorre una breve digressione sull’origine dell’ambivalenza che connota le LGC. Il capitalismo, e ancor più la sua attuale forma, il liberismo, non si limita a fare soldi, ma aggredisce le istituzioni sociali per plasmarle ai suoi scopi. Nel fare ciò, corrompe alcune istituzioni che sono ottime; con gli effetti descritti da Illich, che cita spesso il “Corruptio optimi pessima” (Gregorio Magno): l’Ottimo una volta corrotto si tramuta nel pessimo. Il liberismo nella sua corsa cieca a volte ignora istituzioni sociali ottime, le travolge e le rovina. Ma appare che il liberismo punti anche deliberatamente all’Ottimo per farlo proprio e corromperlo, come strategia di potere. Avvalersi dell’Ottimo è vantaggioso. Il male tramite l’Ottimo corrotto è molto più insidioso da riconoscere e contrastare che il male palese.

Se si dice di agire in nome della Democrazia e della Libertà ci sarà un’esitazione in chi si oppone; passerà del tempo prima di rendersi conto che i concetti nobili di democrazia e libertà sono ridotti a forma, e a slogan per predare e opprimere. Quale modo migliore di praticare l’ingiustizia e lo sfruttamento che affidarne l’allestimento e la gestione proprio alla Sinistra, depositaria storica degli ideali di giustizia sociale, come è squallidamente avvenuto in Italia. La scienza offre la descrizione più profonda del mondo materiale, e ci dà informazioni che permettono di allontanarci dalle brutalità dello stato di natura, e di fare luce anche sul mondo non materiale superando così credenze oscure e superstizione; le sono state affidate sofisticazioni e frodi commerciali su larga scala, e la si sta trasformando sempre più in una specie di religione gnostica al servizio del business. Ci rivolgiamo alla medicina perché ci sollevi dall’angoscia davanti la malattia che ci colpisce o ci spaventa. Questa attività lavorativa che si presenta come animata dallo spirito del Buon Samaritano è stata valorizzata come il migliore terreno per praticare il marketing, approfittando senza pietà della posizione di debolezza e vulnerabilità di chi chiede aiuto, fino a fare di un importante servizio tecnico ed etico un pilastro che troneggia al centro dell’economia; fino a far passare un servizio di supporto alla vita per la fonte della sopravvivenza; con la bioetica, lo studio dei principi morali applicato agli interventi della medicina e della scienza sull’uomo, che invece di contrastare l’immoralità le fa da compare.

Il liberismo invade le istituzioni sociali e ne cattura la parte migliore, l’Ottimo, ma quando può non lo distrugge: piega la potenza dell’Ottimo ai suoi fini. Ne fa un ostaggio, col quale si fonde in un corrotto e complicato oggetto ibrido. Non è vero che “è tutto un magna magna”; è peggio. La frode pervade il sistema molto più di quanto si pensi: ma le varie frodi si notano poco perché si mimetizzano, essendo strettamente legate all’Ottimo, in nuovi composti sociali. Se siamo timidi di fronte alle manipolazioni del liberismo è anche perché mentre “miriamo” ci accorgiamo che sparando potremmo colpire le istituzioni ottime o buone nelle quali le sue frodi sono intessute, istituzioni delle quali non possiamo fare a meno. Bisogna distinguere, discernere, districare, in faticose analisi che, ammesso che arrivino a essere ascoltate, difficilmente faranno presa sulle menti continuamente lavate dalla propaganda mediatica.

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4. Le LGCc e il patto simbiotico medicina-economia

Anche nel caso delle LGCc non si è trattato di una semplice annessione. Le pittoresche commissioni di scienziati e saggi a libro paga sono solo il mezzo di un arrangiamento più ampio; il conflitto d’interesse, generalizzato, dei singoli, è la manifestazione di un conflitto d’interesse strutturale, insanabile fino a quando non interverranno decisioni politiche. Le LGCc mostrano come tra medicina ed economia si sia stabilita quella forma di simbiosi, di mutualismo finalizzato al parassitismo, che si riscontra nei rapporti tra mafia e imprenditori, o tra poteri globalisti e caste nazionali. Da un lato, con le LGCc i medici perdono autonomia, e lavorano per il business. Le LGCc servono a ricattarli: l’aderenza alle LGCc viene usata per valutare la “qualità” (altro Ottimo corrotto dal liberismo) della prestazione professionale. In USA, tramite sistemi come il pay-for-performance, non osservare le LGCc significa guadagnare meno, non fare carriera o perdere il lavoro. In Italia la medicina è di tipo pubblico; ci sono comunque “obiettivi di produttività” che si avvalgono di LGCc, e ora anche il decreto Balduzzi va verso l’americanizzazione prevedendo che i medici siano periodicamente valutati in base a linee guida. Anche da noi si sta costituendo, o rafforzando, un omologo sistema ricattatorio a favore di privati, tramite lo Stato, ora anche con la minaccia/beneficio giudiziaria del decreto Balduzzi; un altro caso di trasformazione dello Stato in vassallo e gendarme di poteri sopranazionali.

D’altro canto le LCGc forniscono ai medici una protezione, che assicura alla categoria grandi vantaggi economici e sociali. Le LGCc demarcano quella che è stata chiamata “la giurisdizione professionale” [1]. Sono una barriera monopolistica, come “le regole dell’arte” delle antiche corporazioni; solo, negoziate con gli sponsor, che ne dettano l’orientamento generale e le parti essenziali. Proteggono il sistema da eccessi destabilizzanti (vedi il caso S. Rita), mantenendo la frode al valore ottimo, l’ottimo non etico ma economico, che come per i prezzi è quello che approssima ma non oltrepassa il massimo che la Domanda può sostenere. Conferiscono una patente di immunità per atti privi di reale giustificazione che possono provocare lesioni anche mortali; possono essere citate a discolpa in sede giudiziaria. Inoltre, come ha mostrato uno studio su medici della previdenza sociale olandese [1] le LGC, con la loro aura di scientificità e oggettività conferiscono legittimazione, credibilità e prestigio alla professione. Le LGCc sono infatti molto usate in oncologia, dove, tolti i “successi” sui falsi cancri da sovradiagnosi, per i quali si riesce a salvare una buona percentuale di sani (non tutti, data la tossicità delle terapie), i progressi reali, sul cancro vero, sono stati vergognosamente scarsi [12]; e dove i farmaci sono particolarmente costosi.

Le LGCc sono spesso enfaticamente definite dai commentatori medici “una camicia di forza”. Per come sono strutturate sono una misura autoritaria che previene la critica e il pensiero indipendente. Portano ad un’alienazione professionale simile a quella dell’artigiano mutato in operaio descritta da Marx. Agiscono da camicia di forza per i medici che non vogliano lavorare per il business, ma sono al contrario un mezzo che permette al medico di scatenarsi nella ricerca furiosa del profitto; una misura costrittiva che libera la pazzia morale facendola figurare come condotta doverosa improntata a prudenza e rigore. Sono una gabbia che impedisce di uscire e protegge dall’esterno, che si è avuto cura di rendere confortevole: appellandosi a valori come l’autonomia professionale e la deontologia, e a realtà come la variabilità biologica e clinica, si fa in modo, come si vedrà, che le LGCc, una volta espletata la loro funzione di deterrente/incentivo per il consumo di prodotti medici e di protezione, non siano d’impaccio o di imbarazzo, ma lascino spazio arbitrario al medico. Si consente che il medico trascuri le indicazioni delle LGCc, come molto spesso avviene, purché egli ne colga lo spirito, che è quello di orientare i consumi nella direzione indicata. Gli effetti negativi di questa componenda tra i due poteri vengono ovviamente scaricati sui cittadini. Per i quali le LGCc sono a volte un editto di condanna.

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5. Le LGCc e la iatrogenesi pilotata

Mentre in Italia col decreto Balduzzi gli emissari del boss entravano, cordialmente accolti, nello studio del medico e gli facevano un discorsetto, in USA veniva pubblicato, con una certa risonanza, un articolo che denuncia i danni alla salute derivanti dall’applicazione delle LGCc nella medicina di famiglia. Hunt et al. [13] considerano il drammatico aumento di diagnosi e terapie per le condizioni croniche in USA. La spesa per i farmaci è aumentata di 6 volte dal 1990. Il 45% degli statunitensi ha almeno una diagnosi di malattia cronica. L’11% della popolazione e il 40% degli ultra sessantenni assume 5 o più farmaci. Le reazioni avverse ai farmaci sono triplicate tra il 1995 e il 2005, fino a divenire la quarta causa di morte. Considerando le terapie per l’ipertensione arteriosa e il diabete [14, 15], gli autori spiegano così questo andamento: le LCGc portano a trattare molte più persone abbassando le soglie diagnostiche e prescrivendo terapie farmacologiche; in USA hanno portato a trattare 10 milioni di persone in più per il diabete e 22 milioni in più per l’ipertensione; persone che avendo valori prossimi alla norma da un lato traggono minore beneficio dai farmaci, dall’altro sono più esposte ai danni da sovratrattamento (es. ipotensione, ipoglicemia). Gli altri effetti avversi dei farmaci, es. disturbi gastrici e respiratori, divengono pure molto più frequenti nella popolazione, e portano ad altre terapie farmacologiche. La polifarmacia, l’assunzione di più farmaci, che interagendo moltiplicano gli effetti avversi, espone i pazienti ad una terza categoria di danno e a ulteriori cure. E’ il circolo vizioso, che gli autori chiamano “prescription cascade”, “prescrizioni a cascata” o “cascata terapeutica”, tipico della medicina commerciale [15].

Le LGC sono sostenute tramite finanziamenti agli esperti da un’industria farmaceutica che spende nei soli USA circa 53 miliardi di dollari all’anno per il marketing. In USA le LGCc sono imposte e incentivate usandole come criterio di valutazione del lavoro dei medici, e mediante sostanziali premi in denaro per i medici che le seguono, ovvero rispondono a deviazioni marginali dei valori degli esami di laboratorio prescrivendo terapie farmacologiche aggressive. Le assicurazioni private dunque appaiono integrate nel sistema, promuovendo ciò che a prima vista avrebbero interesse a limitare. Ma non c’è vera contraddizione, perché questo sistema iatrogeno è il motore dell’espansione della medicina dalla quale ricavano immensi profitti. Gli autori lo dicono tra le righe, presentando il modello qualitativo della “Legge dei benefici inversi”: all’abbassarsi delle soglie lungo la distribuzione di frequenza non solo aumenta rapidamente il numero di pazienti, ma aumentano i danni iatrogeni, mentre i benefici si riducono (fig. 1).

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Figura 1. Da Hunt et al. [13]. La curva a campana rappresenta la distribuzione del valore della glicemia nella popolazione. All’abbassarsi della soglia diagnostica mediante LGCc (linee verticali tratteggiate) un maggior numero di persone risulta incluso nel gruppo dei soggetti da curare, aumentano i danni e si riducono i benefici.

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Figura 2. Espansione del mercato medico tramite LGCc. La curva a campana rappresenta la distribuzione di frequenza in una popolazione dei valori di un ipotetico esame di laboratorio. Le linee punteggiate sono le soglie di trattamento stabilite da LGCc e da LGCm. La retta è data da un indice di danno iatrogeno, equivalente al numero medio per paziente di prodotti medici consumati a causa degli effetti iatrogeni delle cure prescritte in base ai valori dell’esame. La curva più ripida, data dal prodotto tra la distribuzione di frequenza e la funzione della retta del danno, mostra l’incremento del mercato indotto dalle LGCc (frecce; v. testo). Area ombreggiata: mercato con LGCm. Area tratteggiata: mercato con LGCc.

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Con la fig. 2 mostro un esempio schematico dell’importanza strategica delle LGCc per il profitto e del loro conseguente utilizzo come strumento, sulla base di quanto evidenziato da Hunt et al. Le LGCc abbassando le soglie moltiplicano la quota di popolazione trattata (freccia a). Mediante la prescrizione di cure iatrogene moltiplicano ulteriormente la popolazione trattata, trasformandola in una popolazione teorica, la cui unità non è più il paziente ma il paziente-farmaco (freccia b). Premono infine affinché il mercato così creato sia pienamente sfruttato (freccia c). Il grafico mostra come le LGCc, tramite aggiustamenti diagnostici poco vistosi, e scelte terapeutiche “ragionevoli”, ottengano effetti economici di grande portata, disegnando una configurazione altamente vantaggiosa per il business, nella quale i profitti aumentano di molte volte rispetto a quelli ottenibili con LGCm. Ciò al costo di diagnosticare falsamente condizioni morbose su larghe fasce di popolazione, e di renderle davvero malate, riproducendo in termini moderni l’antica sinergia della medicina con la malattia [16].

Il grafico mostra anche quanto sia vantaggioso economicamente puntare sui sani: l’effetto perverso si basa principalmente sul trattamento dei sani, che sono molto più frequenti dei malati e risentono maggiormente degli effetti iatrogeni diretti, da abbassamento dei valori del parametro fisiologico. Le LGCc giocano un ruolo chiave di moltiplicatore: piccole variazioni degli standard permettono di catturare larghe fette di popolazione, secondo una funzione di tipo esponenziale. Le LGCc sono flessibili e versatili, e possono essere impiegate per la creazione di meccanismi di massimizzazione del profitto diversi da quello mostrato qui. Come, alcuni segnali lo fanno pensare, avverrà negli anni futuri.

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6. LCGc e spesa sanitaria

Le LGCc sono uno dei fattori determinanti dell’incremento della spesa sanitaria. Un genere di aumento che all’analisi dei dati non porta, come invece si tende a credere, a miglioramenti della salute della popolazione, ma appare peggiorarla [17]. Le LGCc infatti inducono cure inutili, che hanno effetti iatrogeni generatori di altri costi; comportano inoltre un elevato costo opportunità, lasciando scoperti servizi medici utili. Le LCGc vengono anche usate da enti di controllo per limitare la spesa. Ma con criteri che non vanno necessariamente a vantaggio del cittadino. Gli sprechi indotti dal complesso medico-industriale sono associati a risparmi altrettanto immorali. La medicina dev’essere esaustiva e esclusiva: deve trattare tutte le malattie e solo le malattie. Le LCGc hanno un ruolo importante nel disassare la medicina rispetto a questo standard, producendo una medicina che cura anche senza necessità ciò che è economicamente conveniente e trascura l’assistenza che sarebbe utile al paziente ma non conviene. L’esempio tipico è il paziente operato senza necessità, sulla base di LGCc ufficiali, e poi dimesso troppo in fretta dopo l’intervento, per fare posto ad un altro, con l’avallo di altre LGCc; una catena di montaggio che necessita di pezze d’appoggio giustificative e di un sistema di standard di controllo. In un sistema a sanità pubblica come quello italiano, le LGC spingono per una medicina fuori centro dove lo Stato paga per trattamenti inutili e dannosi, finanziati aumentando le tasse, e allo stesso tempo obbliga il cittadino a sborsare di tasca propria, direttamente o tramite assicurazioni private, per l’assistenza non coperta o non disponibile nella pratica. Assistenza anch’essa regolata da LGCc. Andrebbe inquadrata in questo scenario l’associazione tra il decreto Balduzzi e i tagli ai finanziamenti della sanità pubblica, come quello previsto dalla concomitante “legge di stabilità”.

Si sta tentando di introdurre, superando gli ostacoli costituiti dai dati e dalle analisi che lo sconsigliano, lo screening per il cancro del polmone; così che gli interventi “alla S. Rita”, in forme meno estreme ma molto più diffuse nella pratica clinica, divengano legali, e, venendo codificati in LGCc, perfino meritori o obbligati secondo il decreto Balduzzi. Il caso Ilva cade a fagiolo per spingere il pubblico in questa direzione. Nessuna voce si alza per mettere in guardia da un nuovo screening che viene presentato come un altro Progresso benemerito guidato dalla Scienza. Di quelli che sono addentro, diversi sanno di queste manipolazioni e tacciono, per interesse, o per timore di ritorsioni. Alcuni non sanno, in buona fede, in genere associata a superficialità. Altri in falsa coscienza non vogliono sapere, per quieto vivere o sete di guadagno o entrambe. Hunt at al. nel loro studio su un piccolo campione hanno trovato che un 7% dei medici metteva in dubbio le indicazioni delle LGCc, esponendosi così di persona. Il 67% dei medici ha dichiarato che le applica perché convinto del loro valore scientifico; una credenza largamente condivisa dal pubblico. Ma la scientificità delle LCGc e della ricerca sulla quale poggiano è tutt’altro che scontata.

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7. L’antiscientificità delle LCGc

Le LGCc sono il terminale del sistema della “Evidence based medicine” (EBM). Nell’entrare nel Dipartimento di ostetricia e ginecologia del San Francisco General Hospital gli specializzandi ricevono le seguenti indicazioni: “L’opinione clinica ha uguale peso qualunque sia il rango di chi la esprime. Noi valutiamo le opinioni in base a quanto sono supportate dall’evidenza scientifica, non secondo il prestigio di chi le propone”. I neolaureati appena arrivati sono incoraggiati a contestare le decisioni cliniche di qualunque docente, se hanno recuperato dalla biblioteca o da internet una pubblicazione che sostiene una tesi diversa [1]. (Naturalmente i medici, dal direttore all’ultimo assistente, hanno l’esperienza, la posizione e non di rado la carognaggine per rintuzzare gli attacchi e difendere la gerarchia, che con stili diversi resta ferrea in USA e da noi). Questo aizzare alla rivolta, un esempio di distruzione di valori tradizionali nel liberismo, mostra il carattere ideologico della EBM.

L’EBM è una versione della filosofia empirista, che prende un grano di diamante, la constatazione e la affermazione dell’impossibilità del progresso della conoscenza scientifica senza sperimentazione, e lo trasforma in un grosso pezzo di carbone, sostenendo in pratica che conta solo il risultato dei trial clinici pubblicati, che parlano da soli per bocca dell’alto clero scientifico. E’ un poco la parodia delle definizioni operative della fisica, dove con cautela da un fenomeno, accertato con sicurezza sperimentalmente, si deriva la definizione di una grandezza o di una legge. Qui l’avere pubblicato dei dati consente di precipitarsi a stipulare i criteri ufficiali, di portata generale, sul trattamento delle malattie. Si tratta di dati statistici, prodotti da specialisti che “stringono al laccio di una formula, e strozzano, dati sperimentali o epidemiologici che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza” (Tomatis). Il timore reverenziale verso i numeri [18] – e la loro connotazione magica agli occhi di molti [19] – fa apparire come oro colato qualsiasi panzana; similmente a quanto avviene per l’econometria, anch’essa uno strumento del liberismo. L’interpretazione critica, la plausibilità, la comparazione con gli aspetti fisiopatologici, l’umile buon senso, le proposte alternative, la segnalazione di rischi trascurati, vengono guardati come attentati al rigore scientifico, per non parlare della valutazione socioeconomica, cioè la valutazione della consonanza degli studi scientifici e delle LGCc con grandi interessi di parte.

L’insopprimibile incertezza insita nel trattamento della malattia intesa come entità biologica viene così non ridotta ma amplificata. La medicina è oggi inscritta in un “probabilistic framework”, al quale siamo ormai abituati, che consente un gioco di rimandi all’infinito; come nel gioco delle cocuzze, ma vertiginoso. Lo studio A mostra un aumento della sopravvivenza di 8 mesi nei pazienti per la patologia K con il farmaco x; no, lo studio B dice che è di 1 anno nel 40% dei pazienti e gli effetti collaterali sono ridotti del 30% rispetto ai farmaci della generazione precedente. Lo studio C segnala che però compaiono altri gravi effetti avversi nel 5% dei casi; lo studio D dice che data la limitata efficacia di x occorre guardare al nuovo promettente farmaco y, ingiustamente accusato di essere un ammazzacristiani, e che invece, se somministrato insieme al farmaco z, potrebbe, per alcune sottopopolazioni di pazienti, nel 37% dei casi… In questo modo il “progresso” tende ad assumere un carattere ciclico piuttosto che lineare. Ogni rimescolata del calderone, ogni giro di giostra, sono vantaggiosi per l’industria e la Borsa, provocando una continua immissione di nuovi prodotti commerciali. Questo processo, che usurpa il nome di “innovazione”, non è invece vantaggioso per i malati e il pubblico. Le LGCc, periodicamente aggiornate, cristallizzano, nella forma opportuna, i passaggi principali, dando la fallace impressione di offrire un punto fermo rispetto a questo continuo turbinio.

Non conta, o non conta quanto dovrebbe, visto che la riproducibilità è alla base del metodo sperimentale, se, come si è visto per lo Xigris, il trial è uno solo; e di provenienza sospetta, e se in seguito altri trial lo contraddicono. Fonti ortodosse riconoscono che le frodi nel lavori scientifici stanno aumentando; dal 1976 al 2007 sono divenute circa 9.6 volte più frequenti, secondo una stima basata sugli articoli ritirati [20]. Non solo le commissioni che preparano le LGCc, ma anche gli studi clinici sui quali le commissioni si basano sono anch’essi largamente controllati dall’industria tramite i finanziamenti e la selezione politica degli addetti. E’ noto che nei trial si può, senza arrivare a ricorrere alla falsificazione massiccia dei dati, fare apparire un effetto che non c’è mediante una serie di espedienti [21]. Le LGCc recepiscono fin troppo prontamente “l’innovazione” industriale, ma bloccano le proposte innovative indipendenti, e ritardano così il progresso scientifico [4]. Non contano i problemi dei trial di validità esterna e di eterogeneità, clinica e biologica, della popolazione dei pazienti. La pubblicazione, basata su un trial, di LGCc dell’American College of Cardiology che prescrivevano l’uso dello spironolattone per lo scompenso cardiaco è stata associata a un aumento di 4 volte di questo uso del farmaco; e a un aumento più che quadruplo dei ricoveri per elevazione del potassio ematico, causato dal farmaco, in assenza di riduzione della mortalità per tutte le cause. Le LCGc di ospedali pubblici statunitensi per lo screening del cancro del colon hanno forzato questi esami su pazienti affetti da comorbidità gravi, scoraggiando i medici ad esercitare il giudizio clinico per quei casi nei quali i rischi dello screening erano minori dei potenziali benefici [22].

Non contano le critiche accese e motivate che qualche volta salgono dalla base dei medici e ricercatori, talora anche nei confronti di LGCc emesse dalle sedi più prestigiose [23,24]. La dottrina della EBM nega esplicitamente valore all’esperienza clinica personale. In medicina l’esperienza da sola è insufficiente e pericolosa, ma associata ad altre forme di conoscenza di fatto ha un valore, che a volte nella pratica è preponderante. Un studio inglese ha rilevato un aumento di mortalità del 6% nei pazienti ammessi in ospedale il primo mercoledì di agosto, primo giorno di lavoro per gli junior doctors appena abilitati [25]; che sono allo stesso livello di quelli che all’arrivo al San Francisco General Hospital vengono istigati a disprezzare l’esperienza clinica altrui. Le LCGc si appropriano della parte critica del processo scientifico, quella basata sul pensiero indipendente; parte critica che la ricerca basata sulla EBM ha già minimizzato. Alla fine in queste che dovrebbero essere la celebrazione dell’oggettività non contano nemmeno i trial e gli altri dati oggettivi, ma pesa il giudizio soggettivo. Ci sono stati casi di procedure estremamente invasive e pesanti che si sono subito affermate come “buona pratica”, prima di dover essere ritirate data la dannosità, es. il trapianto di midollo osseo più chemioterapia per il cancro della mammella negli anni Novanta [3]. Uno studio pluriennale pubblicato del luglio 2012 ha rivelato che la “buona pratica accreditata” finora indiscussa della prostatectomia per il cancro localizzato della prostata, che è tra le diagnosi di cancro più frequenti negli uomini, non dà vantaggi di sopravvivenza rispetto all’astensione terapeutica [26]. Il risultato, che riguarda un intervento invalidante, praticato negli anni su alcuni milioni di persone, ha lasciato “ammutoliti” gli urologi del convegno dove è stato presentato, hanno riferito i giornali che hanno riportato la notizia (si è evitato di darle risalto). Il risultato era prevedibile se si fosse considerata la biologia di questo cancro, gli interessi economici, le evidenti forzature e manipolazioni, il dovere di non nuocere [12]. Tutti elementi che le LCGc trattano al contrario di come si deve fare.

Tra le critiche ufficiali alle LGCc [27] c’è questa non distinguere con sufficiente chiarezza tra dati scientifici e opinioni personali degli esperti (v. “Indiani Pima contro Rancho Bernardo” in [15]). Le opinioni di questi integerrimi probiviri sono riunite in un accordo, il “consensus”; che poi a volte non è neppure un consenso perché la decisione finale è l’opinione dell’esperto che “grida di più”, è stato osservato [28]; come accadeva nel sistema politico spartano, ma qui ha la voce più grossa chi ha alle spalle gli interessi maggiori. In pratica, si calpestano i principi della corretta metodologia scientifica dopo essersene proclamati alti custodi. La scienza non è democratica, in quanto non decide in base alla maggioranza o altri rapporti di forza; ma è democratica in quanto consente a tutte le posizioni legittime di esprimersi e misurarsi, rifiutando il principio di autorità. Nelle LCGc si fa l’opposto.

A questo proposito, non si può tacere che accanto al publication bias, l’occultamento dei risultati sgraditi o la loro soppressione preventiva finanziando solo gli studi desiderati e i ricercatori fidati, opera una forma autentica e criminale di repressione del dissenso. Nell’Italia di Monti e Balduzzi, di Cancellieri, Manganelli e Gallitelli, di Vietti e Sabelli, e dei loro predecessori, si fornisce aiuto istituzionale a queste macro-frodi; inclusa l’eliminazione della dissidenza tecnica radicale; mediante forme sistematiche di boicottaggio, discredito, guerra psicologica e intimidazione. Operazioni che rappresentano l’introduzione in Italia, terra dove storicamente il potere “ha la mano pesante” coi dissidenti (Ferrarotti), di quella proscrizione non dichiarata, descritta da Tocqueville, che in USA colpisce chi si pone contro il senso comune che lega potere e popolo [29]. Tecniche che si avvalgono di strumenti moderni, di respiro e qualità militare; e provengono dall’Atlantico, come le LGCc, la EBM e gli altri artifici ideologici, funzionali ai poteri globalisti, che proteggono. Applicate in Italia con la solita servile complicità e connivenza anche dalle istituzioni “non deviate”; le stesse che vediamo esibirsi e accampare meriti in occasione delle commemorazioni degli omicidi politici e delle stragi (impunite) che nei decenni precedenti furono ordinati da quelle stesse forze che oggi ordinano l’eliminazione di alcune voci che possono denunciare la frode biomedica strutturale. Uno dei tanti angoli sordidi del retrobottega dove il liberismo prepara i prodotti che esporrà luccicanti nella sua vetrina. In questo caso, apponendo il cartellino “Scienza medica”.

Ironia delle ironie, gli standard costituiti dalle LGCc non sono essi stessi standardizzati. Di LGCc ce n’è una moltitudine. Un medico ha commentato che “la cosa buona di questi standard è che ce ne sono così tanti tra i quali scegliere” [1]. LGCc sono emesse da società scientifiche e di categoria, da strutture governative e internazionali, da enti locali, ospedali, compagnie di assicurazione. Esistono agenzie nazionali che dovrebbero valutarle e selezionarle. In Italia c’è il Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma come si vede dal decreto Balduzzi nei fatti si lascia libertà di scelta. In pratica ognuno può fare come vuole purché stia al patto di base. Questo “politeismo” frustra la natura stessa degli standard e ne contraddice il fine dichiarato, mostrando come in realtà essi debbano servire come filtro, per bloccare o fare passare modulando a seconda della convenienza, e debbano pertanto alternare “rigore” a lassismo. Accade che le LGCc vengano bellamente ignorate, senza conseguenze, quando decretano una certa limitazione del consumo di un prodotto medico, per problemi di sicurezza ed efficacia che riguardano una procedura che è già un caso di sovratttamento [30]; o per fare posto a un nuovo prodotto più remunerativo, come è avvenuto per il Pap test [31] dopo l’introduzione del vaccino contro l’HPV e il relativo test. La parodia [15] scivola verso la farsa quando si invitano i medici a valutare essi stessi le LGCc, e al loro interno i gradi di evidenza che queste presentano, e considerare quali LGCc applicare e fino a che punto.

Ci si lamenta da più parti di una medicina che la scienza avrebbe reso disumanizzante. Queste voci non si solleverebbero davanti a una medicina scientifica che offrisse solo vantaggi, per quanto limitati. Il problema della EBM è che fa un uso in larga parte retorico e strumentale della scienza e della tecnologia, applicandole in forme mistificatorie e parziali. La EBM non ha inventato il metodo scientifico ma lo ha distorto in una teologia nella quale si è “scientifici” a metà, la metà che fa comodo; “scientifici” fino a quando non si acchiappa il dato che conviene e poi dogmatici. Andrebbe invece recuperato un genuino spirito scientifico. Andrebbero eliminati i corollari dell’EBM contro altre forme razionali di conoscenza: è scientifico non trascurare nella ricerca e non ignorare nell’analisi gli aspetti fisiopatologici. E’ scientifico non ignorare o sopprimere l’evidenza scientifica e l’analisi critica che confliggono con gli interessi commerciali. E’ scientifico non usare indicatori di comodo, come i “surrogate endpoints”, ma indicatori degli esiti reali delle terapie e degli interventi sulla popolazione che le LGC vengono a costituire [32]. E’ scientifico non scartare a priori ma prendere in considerazione e valutare con criteri oggettivi l’esperienza sul campo dei clinici. E’ scientifico avvalersi, come ipotesi, e come elementi di giudizio nella aree di incertezza, degli input provenienti dalla base professionale, inclusi i singoli medici; e anche degli input provenienti dai pazienti (evitando però la “medicina partecipativa”, un altro ingannevole schema di marketing); aspetti questi ultimi che il sistema di preparazione delle LGC del NICE inglese ammette in certa misura. E’ scientifico non fingere che non esistano influenze commerciali e politiche, ufficiali e coperte, ma dichiararle esplicitamente. E’ scientifico schermare la preparazione delle LCG da queste influenze [33].

L’aspetto che, a parere di chi scrive, più radicalmente contrasta con la buona pratica scientifica e tecnologica riguarda la mancanza di controllo integrato nel disegno del quale le LGCc sono una componente; e in particolare la mancanza di un adeguato feedback negativo. Richiede una trattazione a parte lo spiegare come le LGCm dovrebbero essere parte di un sistema di controllo, progettato ab initio per funzionare come un feedback negativo, integrato nel sistema clinico, da solo o accoppiato a feed forward. Il sistema attualmente è piuttosto disegnato per agire come un feedback positivo, un amplificatore [15]; e la norma del decreto, e la sua futura applicazione da parte dei magistrati, va in questa direzione. Il sistema delle LGCc, che incide sulla salute dell’intera popolazione, ha meno controlli di sicurezza di un autolavaggio a gettone. Non c’è un efficiente sistema di correzione, e neppure di “spegnimento” in caso di errore grave. Per come è configurato, genera errori colossali e oscillazioni paurose, che non vengono corretti efficacemente; solo in alcuni casi, con molto ritardo, ci sono ripensamenti, spesso dovuti a motivazioni politiche [12], come quello per la prostatectomia, e per gli screening oggi messi in discussione sul piano ufficiale come quelli per il cancro della mammella e della prostata. Errori che hanno significato innumerevoli terapie farmacologiche e interventi chirurgici pesanti, inutili e gravemente dannosi. Occorre chiedersi come mai queste notizie di “contrordine” vengano accolte dal pubblico con indifferenza, e su quali meccanismi generali si basi l’accettazione culturale delle LGCc.

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8. Le LGCc come atto linguistico perlocutorio

Le LGCc si presentano come criteri indiscutibili, o comunque autorevoli, in quanto “oggettivi”. Nel suo studio sulla retorica del quantitativo, Porter [34] distingue tra oggettività “meccanica”, come quella es. di un algoritmo per preparare le LGC, e oggettività “disciplinare”, legata all’appartenenza a un gruppo che possiede competenze specialistiche. Ammesso che si possa parlare di oggettività per documenti che arrivano a configurare responsabilità di una gravità incalcolabile, occorre riconoscere che dietro le sembianze di oggettività “meccanica” opera una “oggettività disciplinare”. Espressione questa del resto ossimorica, contenendo la contraddizione tra professionalismo e verità oggettiva, e tra professionalismo e etica. Gli esempi visti permettono comunque di farsi un’idea su come qualificare l’oggettività delle LGCc.

La forza culturale delle LGC è piuttosto una forza pragmatica: sono atti linguistici performativi, di una particolare potenza trattandosi di atti perlocutori medici; potenza ora aumentata dalla trascrizione in una norma dello Stato (che come si dirà date le sue implicazioni ha pure essa un particolare carattere perlocutorio, verso i medici, che travalica quello proprio della legge). Se un medico dice “ fai così o morirai” non sta dando solo delle direttive; oppure se dice “la scienza mostra che chi non fa così muore”, non emette solo una semplice descrizione del mondo: il messaggio arriverà a colpire i piani psicologici profondi del destinatario, che si preoccuperà, a volte perfino se ha ricevuto informazioni affidabili che le indicazioni del medico non sono corrette. Anche il pubblico, inclusi i magistrati, non rimarrà insensibile. Non va dimenticato che la medicina è, non da ieri, una pratica antropologica, che come la magia sua consorella si affida in buona parte al potere della parola. La parola emessa da una fonte medica credibile pesa come piombo, anche se in realtà la densità dei concetti tecnici che esprime non è superiore a quella della paglia. Chi si accinge a “tener conto” delle LGCc dovrebbe tenere conto pure di questo.

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9. La barbarie in loden

La barbarie è l’assenza di standard ai quali appellarsi. Il sociologo dell’economia Thorstein Veblen ha descritto come sotto la patina di civilizzazione del businessman resti il barbaro. Con la modernità la barbarie si avvale di standard; la barbarie si ripulisce e impone standard barbari. In questo modo non solo non ci sono veri standard ai quali appellarsi, ma si viene invitati a conformarsi civilmente ai falsi standard vigenti. (Un altro standard perverso è la mafia, che come standard negativo giustifica la massa dei crimini istituzionali non strettamente mafiosi; inclusi i crimini della medicina commerciale, e le relative complicità istituzionali [35]).

Gli standard, e quei particolari standard che sono le leggi, creano mondi. Se sono standard barbari, creeranno mondi barbari, non importa quanto sofisticati e a tinte sobrie. Critichiamo “il sistema”, ma è il mondo stesso che viene cambiato alterando gli standard. Le LCGc, e il loro enforcement tramite leggi come questo decreto, definiscono un mondo nuovo. Un mondo nel quale il potere froda, sfrutta, e danneggia la salute senza dover ricorrere a truffe rozze e ributtanti come quelle della S. Rita, e con profitti maggiori. Le LGCc non definiscono solo un genere di medicina, ma un genere di paziente. Un paziente in batteria (che resterà tale anche nell’incipiente “medicina personalizzata”).

Il liberismo annette grande importanza alla costruzione di una realtà sociale rispetto alla quale esso sia naturale e legittimo; dove le sue depredazioni appaiano come manifestazioni del giusto ordine delle cose. Il decreto Balduzzi riunisce due poteri capaci di creare nuove realtà, gli standard clinici e l’esercizio della giurisdizione. In un’altra corruptio optimi, anche ai magistrati il liberismo chiede di collaborare alla costruzione del nuovo mondo. Una richiesta alla quale i magistrati si conformano, nonostante che il progetto non sia quello del mondo disegnato dalla Costituzione.

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Seconda parte: L’irresponsabilità della medicina in franchising

https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

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Note

[1] Timmermans S, Berg M. The gold standard. The challenge of evidence-based medicine and standardization in health care. Temple University Press, 2003.

[2] Medical guidelines, Wikipedia.

[3] Jacobson J O, et al. Evidence-based medicine: do clinical practice guidelines contribute to better patient care ? Medscape Hematology-Oncology. 3 settembre 2009

[4] Loewy E H. Ethics and evidence-based medicine: is there a conflict? Medscape General Medicine 2007. 9: 30.

[5] Bamforth I. Knock: a study in medical cynicism. BMJ, 2002. 28: 14.

[6] Haraden C. What is a bundle. Institute for healthcare improvement, 26 aprile 2011.

[7] Robb E. et al. Using care bundles to reduce in-hospital mortality: a quantitative survey. BMJ 2010. 340; c1234.

[8] Vedi: [13]. Citazioni 14, 43, 44 in [13]. Dictating doctors’ orders; in: Abramson J. Overdosed America. Harper Perennial, 2004.

[9] Petersen M. The pharmaceutical business over human kind: making drugs, shaping the rules. New York Times, 1 febbraio 2004.

[10] Eichacker P Q et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.

[11] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[12] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[13] Hunt et al. The changing face of chronic illness management in primary care: a qualitative study of the underlying influences and unintended outcomes. Annals of Family Medicine, 2012. 10: 452.

[14] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[15] Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[16] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[17] Cost-effectiveness and opportunity costs. In: Kaplan R M. Disease, diagnoses and dollars. Copernicus books, 2009.

[18] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[19] Neumayer P. Guarire con i numeri. Efficaci e straordinari metodi di guarigione: da Fibonacci a Grabovoi. Macrolibrarsi, 2012.

[20] Borenstein S. Study: fraud growing in scientific research papers. Bioscience technology online, 1 ottobre 2012.

[21] Smith R. Medical journals are an extension of the marketing arm of pharmaceutical companies. PLoS Medicine, 2005. 2: e138.

[22] Krawitz R L et al. Evidence-based medicine, heterogeneity of treatment effects, and the trouble with averages. Milbank Q, 2004. 82: 661.

[23] Woodman R. Open letter disputes WHO hypertension guidelines. BMJ, 1999. 318; 893.

[24] Concerned scientists dispute new cholesterol-lowering guidelines. Statin drug treatment carries great risk, few benefits. The International Network of Cholesterol skeptics. Agosto 2004.

[25] Jen M H et al. Early in-hospital mortality following trainee doctors’ first day at work. PLoS ONE, 2009. 4: e7103.

[26] Wilt et al. Radical prostatectomy vs. observation for localized prostate cancer. NEJM, 2012. 367: 203.

[27] Trustworthy clinical guidelines. Editoriale. Ann Int Med, 2011. 154: 774.

[28] Wickers AJ. Guidelines panel recommends approach of loudest member. Medscape news, 16 marzo 2012.

[29] Ocone C. La democrazia in America di Tocqueville. Appello al Popolo, 30 settembre 2012. http://www.appelloalpopolo.it/?p=7443

[30] Miller R. Survey shows variance of opinion on PCI appropriateness. Artwire, 29 marzo 2011.

[31] S. Fox. Annual cervical cancer screening persists despite guidelines. Medscape news, 18 agosto 2011.

[32] Kaplan R M. The Ziggy theorem: toward an outcomes-focused health psychology. Health Psychology, 1994. 13: 451.

[33] Restoring the integrity and purpose of medical research. In Abramson J. Overdosed America. Cit.

[34] Porter T M. Trust in numbers. The pursuit of objectivity in science and public life. Princeton University Press, 1995.

[35] I professionisti della metamafia.

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

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31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

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v. anche:

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

L’Italia cartografica

22 September 2012

22 settembre 2012

Blog Uguale per tutti

Commento al post di M. Travaglio “Democratica ma anche no” del 21 settmembre 2012

 

Gli abitanti di “Flatland” (Abbott) vivono in un mondo a 2 dimensioni. Una sfera che attraversa il loro mondo gli appare come l’inopinata comparsa sul territorio di un cerchio che aumenta di diametro e poi si riduce, fino a sparire altrettanto misteriosamente. Travaglio parla di muri, ma sembra che in Italia ci sia una visione bidimensionale: si scotomizza l’influenza e il peso determinante di poteri sovranazionali in questioni come la mafia (La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione del Paese a poteri extra-nazionali ? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/). Come i flatlanders vedono una circonferenza che varia dove in realtà c’è il passaggio di una sfera, noi vediamo in chiave nazionale, in interpretazioni ricche di colore ma piatte, eventi come la mafia, il terrorismo e anche Tangentopoli che invece devono gran parte della loro forza a impulsi extra-nazionali, con finalità ed effetti diversi o perfino opposti rispetto a ciò che sembrano.

Oggi si agita la questione della trattativa. Da tanti anni mi chiedo perché la magistratura non ha fatto chiarezza sulle stragi del ‘92, e se è stato normale, e se i magistrati hanno trovato normale, che alla vicepresidenza del CSM siano andati Rognoni e Mancino, ministri dell’Interno in anni di eversione “di Stato”; Stato che a sua volta appare avere obbedito a poteri ad esso superiori. Anche questo scontro, portato all’incandescenza dai media, tra Procura di Palermo e Quirinale, questa eco dopo 20 anni degli sconvolgimenti del ’92, potrebbe in futuro rivelarsi come la manifestazione ai nostri occhi dell’attraversamento del Paese da parte di oggetti la cui dimensione non riusciamo a concepire o non vogliamo concepire.

I magistrati e il consenso

14 September 2012

13 settembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lillo “Trattativa Stato-mafia, Sabelli: “Firme? la magistratura non ha bisogno di consenso” del 12 settembre 2012

Censurato da Il Fatto

La barbarie è l’assenza di standard a cui si può fare appello” (Ortega y Gasset). Dicendo che il magistrato “non deve cercare il consenso e non deve temere il dissenso della piazza” il presidente del sindacato di categoria dei magistrati esprime un concetto alto e di importanza vitale: la magistratura deve operare e giudicare in base a uno standard fisso – la legge che discende dalla Costituzione – e non in base agli umori popolari; anche se questi fossero “maggioranza”. Purtroppo vedo che, per lo meno nel mio campo, la medicina, i magistrati – di qualsiasi fazione – tendono a soddisfare il consenso popolare o perfino a crearlo, favorendo così grandi interessi illeciti, che spesso corrispondono a ciò che, a suo discapito, la gente fortemente vuole.

I cittadini dovrebbero tenere bene a mente il principio enunciato dal dr Sabelli, generalizzato a tutti i poteri che possono influenzare la magistratura. Sia come antidoto alle voci suadenti delle forze che, siccome manovrano l’opinione pubblica, hanno interesse a far credere al popolo che la sua opinione è infallibile e sacra; e spesso lo convincono a preferire i Barabba. Sia per riflettere sull’enorme beneficio derivante dall’avere un potere di controllo che operi in base a standard, “invariante” rispetto alle pressioni dell’economia, alle minacce della violenza, alle mistificazioni della propaganda. Sia per ricordarsene quando i magistrati dei quali l’ANM cura gli interessi calpestandolo esercitano la barbarie.

Il Terzo livello

5 September 2012

4 set 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Caso Alpi, la madre di Ilaria: schifata dalla giustizia italiana” del 3 set 2012

Due concetti semplici e ardui, fondamentali, estrapolati dalle dichiarazioni fatte il 3 set 12 da due familiari di persone eliminate perché invise ai poteri forti. Luciana Alpi:  “Sono schifata perché la giustizia in questo Paese non esiste”. Nando Dalla Chiesa: “ma mai potevo pensare […] che potessero ucciderlo. Ho capito con gli anni che un assassinio può essere firmato, ma la gente può anche rifiutarsi di leggere quella firma e cercare altrove le ragioni. Così avvenne per mio padre”.

I “cattivi”, i killer e i servizi, sono solo il primo livello del sistema di epurazione; non potrebbero operare se non potessero contare in anticipo sul secondo livello, quello delle varie forme di cooperazione istituzionale, della magistratura e delle forze di polizia in divisa, oltre che dei politici e dei burocrati; un livello che assicura che per questo genere di reati non esista Stato di diritto, e ci sia il meno possibile verità. Poi c’è il terzo livello, il più terribile, e il più efficace: quello della gente comune. Che, omertosa e servile, è pronta a credere alle versioni di comodo e a sostenerle; ma rifiuterà di prendere in considerazione le responsabilità del potere vero; cercherà anzi di acquisire meriti presso i mandanti, nelle forme più vili. Non riusciremo a contrastare le forze che ordinano delitti politici se non supereremo i tabù che impediscono di considerare le gravi responsabilità dei “buoni”: le istituzioni “non deviate”, i magistrati e il popolo.

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8 luglio 2012

Blog de Il Fatto

Commenti al post di L. Mazzetti “Manganelli, le scuse non bastano” dell’8 luglio 2012

Lo “anche se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” vale anche per la gente, pronta ad accettare mezze verità e capri espiatori sui crimini di Stato per poter continuare a praticare il servilismo verso il potere. Mazzetti scrive che rimane il dubbio che i responsabili della Uno bianca siano stati coperti dalla polizia. Ad essere accusato di ciò, anche formalmente, fu in particolare Chiusolo, che ha preso il posto di uno degli epurati dei fatti di Genova come capo dell’anticrimine. Un’inchiesta penale lo prosciolse. La sua figura appare più vicina a quella di De Gennaro, anch’egli prosciolto dai magistrati, per il G8, che a quella di poliziotti capaci e fedeli alla Repubblica come Emilio Santillo, allontanato dal comando dell’antiterrorismo quando si doveva lasciare che Moro fosse assassinato. I magistrati ci hanno messo 11 anni a rimuovere, a reati prescritti, alcuni dei responsabili. Ma la “società civile” non si cura di avere nuovi funzionari che garantiscano contro il terrore e l’eversione dall’alto. Né in questa decade ha fatto nulla su identificabilità della polizia alle manifestazioni e il reato di tortura. E’ più comodo indignarsi guardando il film “Diaz” e ripetere il mantra che la colpa alla fine è dei soliti politici, come il mignottaro di Arcore e la sua corte. Poi, se come appare stia già avvenendo prenderanno piede nuove forme, adatte ai tempi, di controllo mediante la violenza e la mistificazione, ricominceranno borbottii e geremiadi.

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@ Giulioterzo. Quando avremo una polizia democratica e non più fascista? Forse quando i cittadini avranno il coraggio di pensare che le forze di polizia sono così principalmente in quanto strumenti in mano a poteri sovranazionali come la NATO, e oggi anche la UE; e non solo perché culturalmente discendenti dalla scuola di Arturo Bocchini e di Mario Roatta.

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6 luglio 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Nominati nuovi vertici della Polizia: Chiusolo alla DCa e Pellizzari allo SCO” del 6 luglio 2012

Ho saggiato di persona, quando era Questore a Brescia, i metodi di Gaetano Chiusolo, cognato di Pierferdinando Casini. Per esempio, per anni non sono potuto entrare in librerie né biblioteche senza essere intercettato all’entrata, o all’uscita, o all’entrata e all’uscita da auto della polizia. Mi pare abbia una concezione dello Stato, dei poteri che sovrastano lo Stato e della convivenza civile e democratica affine a quella dei colleghi che va a sostituire.

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15 luglio 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Ravera “G8, finalmente giustizia per il sangue delle vetrine” del 15 luglio 2012

Secondo la Ravera, siccome i poliziotti invece di fermare i Blac Bloc si sono rivalsi sui pacifici e inermi occupanti della Diaz, allora non è equo condannare chi se l’è presa col G8 distruggendo la proprietà privata che gli capitava a tiro. Due errori non fanno una cosa giusta, e due strabismi non si compensano a vicenda. In tema di comparazioni, e di guardare dritto, nulla da dire su come la magistratura sta trattando i Notav? L’indignazione e la protesta per il comportamento della magistratura andrebbero rivolte verso le sostanziali coperture per le mani libere lasciate ai Black bloc, per le torture a freddo di innocenti alla Diaz e Bolzaneto:

Il commensalismo dei magistrati

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/29/il-commensalismo-dei-magistrati/

E oggi andrebbe esercitata per la persecuzione dei Notav:

Giancarlo Caselli e i Notav: il negativo e il proibito https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Piuttosto che per i volenterosi figuranti che consapevolmente o meno si sono prestati ad animare i disordini di Genova sotto la regia della polizia, alimentando la tradizione della violenza insensata che il potere suscita e pilota a piacimento per crearsi un alibi alla repressione delle istanze di giustizia e democrazia:

La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi

https://menici60d15.wordpress.com/2008/04/05/la-coltivazione-della-vilta-giuliani-e-bagnaresi/

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17 lug 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Innocenzi “#Federico 25, per una legge contro la tortura” del 17 lug 2012

Non dovrebbe essere difficile, dato il clamore mediatico sul caso Aldrovandi e sugli altri simili, raccogliere 50000 firme. Ma, invece di fare scrivere da esperti e persone informate disegni di legge su tortura e identificabilità della polizia, e raccogliere le firme per proporli per iniziativa popolare, come previsto dalla Costituzione, si chiede, come previsto da Internet, di firmare online per una generica supplica al ministro della polizia perché faccia fare una legge che controlli gli abusi che provengono dal suo stesso ministero. Una legge di controllo scritta da chi dovrebbe essere controllato.

Come madre alla quale è stato strappato un figlio, che ha lottato con successo perché il caso venisse a galla, Patrizia Moretti può dire e fare ciò che vuole, e non si può che rispettarla. Come attivista politico appare un asset della finta sinistra e dei preti, le forze che la sostengono, maestri nell’arte di favorire il potere simulando un’opposizione di comodo, che è inconsistente anche se raccoglie consenso; a partire dal consenso dei tanti che vogliono fare gli “impegnati” e allo stesso tempo tenersi buono chi comanda. Se volete aiutare chi come me subisce gli abusi di polizia e la collegata connivenza della magistratura, firmate per buone leggi di iniziativa popolare, se chi ne ha la possibilità volesse fare sul serio e le proponesse. Ma non per operazioni gattopardesche come questa.

http://menici60d15.wordpress.c.

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21 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Todde “L’Agenzia del Farmaco vieta l’Avastin, rimedio contro la cecità” del 20 ottobre 2012

@Sonia Martino. Lei tocca un punto importante. E’ vero che non ci si può occupare di tutto: si dovrebbero però delegare persone degne e competenti, e a guardare i nostri politici e funzionari ciò non è accaduto. Il popolo, che può essere considerato come un’istituzione, è anch’esso colpevole del presente stato di cose. Inoltre, se da cittadini si sceglie di occuparsi di un tema, si ha l’obbligo di non essere superficiali: molto del “dissenso” è preconfezionato, e serve a pilotare l’opinione pubblica verso obiettivi fissati in partenza. Così quando si lanciano temi come questo la protesta popolare fa pensare a quei balli caraibici di gruppo, nei quali le figure di libertà e spensieratezza della danza sono ripetute all’unisono come in un plotone militare.

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23 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Psicologia, il maltrattato che diviene maltrattante”

E’ vero che il male può corrompere anche la vittima, come hanno osservato Manzoni e Primo Levi. D’altra parte, gli italiani sono bravissimi nell’arte di don Abbondio di trovare nella vittima colpe che giustifichino la loro viltà e complicità. E’ stato fatto anche con Moro.

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4 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Psicologia sociale: il familismo amorale nell’Italia di oggi”

L’analisi statunitense è di parte e incompleta. Il familismo amorale c’è; un testo fondamentale per la comprensione dell’Italia è la difesa di Giuda da parte di Troisi in Ricomincio da tre (Youtube). Ma deriva dalla mancanza di comprensione dell’interesse pubblico come interesse privato: in un popolo il cui orgoglio è stato dilavato da secoli di dominazioni, e indottrinato dai preti a litigare coi fanti e leccare i santi se si vuole sopravvivere, il singolo non capisce che è in primis proprio interesse avere una sfera pubblica sana. Che se si lascia uccidere Mattei, e gli altri epurati, poi si vivrà peggio. La legge accettata è quella dei rapporti di forza; e si accetta la società ordinata secondo la gerarchia effettiva che ne deriva. La politica è sostituita dalla speranza individuale del vassallaggio: che servendo un potente si diverrà signori, anche microscopici, ricevendo un piccolo feudo. Ciò è diffuso da Domodossola a Lampedusa, dal magazziniere raccomandato alle alte cariche atlantiste. I nostri “potenti” sono per lo più povera gente che ha ottenuto di divenire grande feudatario, vendendosi pezzo dopo pezzo il Paese. Al Nord si sottomettono a padroni più forti. Sembrano puliti perché – in cordate clientelari – servono i poteri globalisti senza volto, i poteri “innominati”, più che il piccolo viscido galantuomo di paese. In questa corsa al padrone i terroni settentrionali non fanno meno danni di quelli doc, e se siamo dove siamo lo si deve anche a loro.

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@ A. Bellelli. Ho letto il libro. Interessante, anche se prende in esame un paese “spaventosamente povero”, con un alto tasso di mortalità e problemi di denutrizione, dove nessuno dei 2000 abitanti ha una propria automobile. Ma non mi pare che l’autore consideri la “mancanza di comprensione dell’interesse pubblico come interesse privato”. Considera invece la mancanza di una espansione dell’interesse privato nel pubblico, sempre su base egoistica e familistica (l’ottenere prestigio, soddisfazioni), che è una cosa diversa dal sospendere l’egoismo e curare l’interesse pubblico per non subire un danno. Banfield (che cita Milton Friedman tra i riferimenti metodologici della sua analisi sulle possibilità di sviluppo economico di una popolazione straniera) auspica tale espansione affinché favorisca lo sviluppo economico. Questa espansione l’abbiamo avuta, la crescita c’è stata, le condizioni materiali di vita sono migliorate; tutti vogliono essere qualcuno e “realizzarsi”, le strade sono intasate di auto e le arterie di placche ateromasiche; ma il familismo amorale è rimasto. E si è forse aggravato; come Banfield riconosceva sarebbe potuto accadere, nel chiedere di uscire dal familismo pigiando sul pedale del familismo. L’interesse privato ha già invaso il pubblico, con effetti misti e a volte disastrosi. Noi, trascurando di tutelare la sfera pubblica, paghiamo sempre più tasse per arricchire dei privati mentre i beni pubblici che le tasse dovrebbero finanziare ci vengono tolti.

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Che nel bianco della bandiera nazionale andrebbe scritto “Tengo famiglia” Longanesi lo ha detto ancora prima, o senza avere letto la descrizione di Banfield (1955); che è più vicina alla Lucania di C. Levi o alla Calabria di Alvaro che all’Italia di 60 anni dopo. E una tale bandiera rappresenta l’intero territorio. Quando vivevo in USA ho sentito diverse volte questa tesi dell’Italia del Sud arretrata e familista rispetto al Nord “calvinista” e progredito; e ho potuto osservare che per maggior senso civico si intendeva una maggiore aderenza ai dettami liberisti. Declinati comunque all’italiana. Non ci sono solo i don Ciccio Mazzetta; anche i Perego padani e i burocrati romani tengono famiglia. Dimmi chi voti e ti dirò che idea hai del bene pubblico; e a giudicare dalla scarsa o assente correlazione tra la qualità degli eletti e la loro provenienza regionale, lo spirito civico, che in effetti storicamente era più vivo in alcune aree, come quelle che hanno conosciuto i Comuni, si è disciolto sotto l’effetto corrosivo e omologante del liberismo, lasciando poco più che una maschera. La cui consistenza posso tristemente apprezzare, frequentando sia la Lombardia che la Calabria, e constatando direttamente, con tutto il rispetto per il venerabile studio di Banfield, insieme alle differenze le affinità, le convergenze e i legami inconfessabili tra le due popolazioni rispetto alla sottomissione a chi comanda; e rispetto alla conseguente amoralità pubblica.

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6 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Mondello “Stacchio, per il benzinaio solidarietà 2.0: #iostoconstacchio (storify)”

Una gran massa di italiani ha i testicoli retrattili come le “corna” delle lumache: si esaltano al pensiero di sparare a un delinquente se questi è uno zingaro, ma quando vengono derubati alla grande dai potenti, da chi sta portando il Paese indietro di decenni, stanno muti e con gli occhi bassi.

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@ Gilly. Gilly, che estroflessione. Ritorna in te. Nel mio piccolo, non mi faccio voler bene da chi vi offre il pappone dello “spara allo zingaro”. Denuncio reati poco noti commessi da potenti; e, non meno importante, non seguo i pecoroni.

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13 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Massari “Poste, rivolta sindacale per gestione del caso trucchi su qualità: “Dirigenti salvati, lavoratori affondati” “

Il popolo è spesso migliore dei suoi governanti; ma è demagogia sostenere che la plebe dei raccomandati e degli imboscati, dei lazzari e dei servitori del più forte, sia migliore dei suoi capi; e che non ne sia complice. I “lavoratori” delle Poste non sono in genere di una pasta migliore dei “dirigenti”. Tanti illeciti non potrebbero essere commessi senza questa omogeneità morale e culturale tra chi architetta e chi esegue.

@ Stefano Frigerio. E’ giusto sottolineare le gravi responsabilità del popolo; ogni popolo ha i governanti che si merita, si dice. Ma oltre alle responsabilità “bottom up” sono trascurate anche quelle “top down”, cioè la corruzione dall’alto della gente comune, che si lascia convincere ad abbandonare i valori tradizionali per scimmiottare – stupidamente – la spregiudicatezza di chi comanda; pensando sia vantaggioso fare il cinico che pensa solo a sé stesso. In realtà danneggiandosi, contribuendo a degradare il tessuto sociale nel quale vive; e perdendo la sua anima e la sua dignità, rimanendo così senza difese rispetto al potere. Come mostra il caso dei dipendenti delle Poste, arroganti e pronti agli abusi, che ora si squalificano, e favoriscono quindi ulteriori privatizzazioni del servizio, frignando e ricattando per avere un’estensione dell’impunità riservata ai loro capi.

@ Paolo. Questa è la cosiddetta “Nuremberg defense”, la “difesa di Norimberga”, lo “obbedivo agli ordini” estesa dai gerarchi ai sottoposti. Che può portare a conseguenze gravi anche in questa versione all’amatriciana, dove non si rischia il plotone di esecuzione, come immaginerebbe Fantozzi (a parte che anche il soldato ha l’obbligo di disobbedire agli ordini se criminali). Un rimpallo che poi esita nella solita assoluzione generale. L’eroismo, la santità, non sono richiesti; non c’entrano nulla, e non andrebbero sciupati in queste storie ignobili, che ne fanno retoriche della vigliaccheria. Qui non si tratta di essere Enrico Toti o Salvo D’Acquisto. C’entra invece la grande nemica, del liberismo come della invereconda “sinistra”: la decenza. Che pure ha un costo. E’ richiesta la responsabilità individuale del cittadino; che può essere un soldato semplice, ma non un servo. Il lavoro non è una trincea, ma neppure il seggiolone dove si riceve la pappa. Alcune cose non si fanno e basta, se si vuole continuare a potersi guardare allo specchio. E si possono non fare anche se non si è nati col cuore di leone; tanto più quando si è in tanti, e organizzati in un sedicente sindacato.

@ Paolo. Forse è meglio lasciare perdere i paragoni coi soldati della Brigata Catanzaro o con i marinai della corazzata Potemkin. Io pratico quanto dico, e parlo perché sono in condizioni di poter dire la mia sul tema; non perché sia un eroe o sia afflitto da un adamantino senso del dovere, ma perché sono delicato di stomaco; e perché comprendo che non si tratta di “concetti nobili ed elevati”, di ”teoria”, quanto di una questione pratica, che è anche di convenienza personale, oltre che di dignità. Negli uffici postali mi capita spesso di sentire, dopo la prima mezzora di attesa, la gente inveire. Al vicino di fila che si rivolge a me lamentandosi rispondo che l’impiegato postale riceverà a sua volta disservizi in ospedale o al pronto soccorso, negli uffici amministrativi e giudiziari, nei trasporti. Per le persone comuni, la decenza, il non fare i furbi, l’esigere di svolgere un lavoro corretto ed efficiente, è in primo luogo una convenzione vantaggiosa per sé stessi.

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20 febbraio 2016

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Lo scandalo sanità in Lombardia, la fatina dei denti e i controllori puniti”

@ giancarlo4601. “Viva la magistratura ora e sempre” perché fa un centesimo del suo dovere? Una della radici della corruzione è proprio il desiderio di tanti di trovarsi un qualche potere protettore.

21 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Mackison “Scandalo sanità Lombardia, l’ex primario di Niguarda: “Nel 2006 la mia denuncia finita nel nulla” “

Così come la magistratura colpì il malaffare politico, con Mani Pulite, solo quando il farlo coincise con interessi non amichevoli di poteri forti sul Paese, la magistratura appare permettere, favorire o perseguire selettivamente illeciti in campo medico, d’intesa col Viminale, secondo una funzione ricalcata su quella degli interessi dei poteri forti, come le multinazionali farmaceutiche e i grandi investitori in campo biomedico.

21 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gaudenzi “Scandali Lombardia: da Chiesa a Rizzi, nel paese dove i condannati processano i giudici”

E’ segno dello scarso senso civico degli italiani che solo i disonesti critichino la magistratura. Quando pizzicati, e con accuse false o strumentali, che costringendo a respingerle aiutano a far passare sotto silenzio le magagne vere della magistratura, servizievole verso i poteri che affossano l’ltalia.

22 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Appalti sanità: “Italia seconda più a rischio in Europa per corruzione e mafia” “

“Nella sanità quasi mai le forniture sono vinte da aziende straniere. E’ sintomo di frodi e collusioni”. Avoglia se ci sono frodi e collusioni in quella mangiatoia a cornucopia che la medicina è stata fatta diventare. Frodi secondarie, su forniture che spesso a loro volta costituiscono esse stesse una frode, la frode primaria, non andando nell’interesse del paziente ma di chi produce e commercia i beni e i servizi. La frode medica primaria, che ha i ”pregi” della legalità formale e della rispettabilità esteriore, non è una nostra creazione: diffusa nei paesi industrializzati, l’abbiamo prevalentemente importata. Impiantandoci sopra la corruzione tradizionale degli appalti e altri imbrogli. Le aziende straniere vogliono entrare anche nei settori mantenuti dal malaffare nostrano; col loro sistema della frode primaria, integrato nell’economia legale e culturalmente mimetizzato come “scienza”; e rendendo la corruzione ad esso funzionale.

I succhiasangue nostrani vengono quindi svergognati. Si può essere contro Tano Badalamenti perché si è contro la mafia, come Peppino Impastato; ma si può essere contro Badalamenti perché si vuole impossessarsi del suo business, come Bernardo Provenzano. La distinzione, che sarebbe fondamentale, tra opposizione morale e take-over fra bande è tenuta fuori dal discorso mediatico, e giudiziario, sulla delinquenza e la corruzione. Così il correre in soccorso della banda più forte viene presentato come istanza etica.

@ Giovanna Maggiani Chelli. Interessante. Non stento a credere che lo stato parallelo, e quindi anche i suoi fiduciari della malavita, oggi abbiano mandato di interessarsi anche della destinazione dei circa 110 miliardi di euro/anno della sanità. Potrebbe per cortesia dare indicazioni bibliografiche su queste rivelazioni di “collaboratori di giustizia” ?

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17 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Voto, suffragio universale e democrazia ‘borghese’ di Manzoni” “

Manzoni sarà stato paternalista, o elitista; ma voleva che alla lettura del romanzo fosse abbinata quella de La colonna infame, che mostra quanto buon padre possa essere il potere. Oggi il grande capitale facendo credere alla gente che è libera di pensare e di scegliere imbriglia l’immensa forza bruta della stupidità di massa. In medicina ai mali del paternalismo si è sostituita, o meglio affiancata, una pretesa autonomia del paziente che “permette ai medici di scapolare dal dovere di base che è sempre stato di perseguire il bene del paziente”*. In USA si stanno indebolendo i regolamenti di controllo sulla sicurezza dei farmaci in nome delle “libere” “scelte” dell’individuo; si approvano prodotti pericolosi affermando che ci si è conformati al livello di rischio voluto dai pazienti. Per poi imporre paternamente compliance, ovvero obbedienza, ai pazienti. L’attuale manipolazione scientifica delle masse ricorre a qualsiasi ideologismo e al suo contrario (Napolitano con la sua storia rappresenta bene questo eclettismo). Credo che il superamento del paternalismo vada cercato nel rifiutare i falsi padri imposti dall’alto ma eleggere se possibile chi ci governi come un buon padre. L’agghiacciante attuale arco politico dimostra che purtroppo il popolo non è affatto bravo in questo, che corrisponde a una forma alta di democrazia rappresentativa.

*Loewy EH. In defense of paternalism. Theor Med Bioeth 2005. 26: 445.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Bisbiglia “Parentopoli Atac Roma, 150 a rischio licenziamento: “Privi di requisiti” Sindacati: “Responsabilità di altri” “

Adesso abbiamo anche i raccomandati a loro insaputa. Con la differenza che dare del corrotto ai politici fa parte del discorso permesso, ma pochi hanno il coraggio di riconoscere il carico di corruzione, i guasti alla vita civile, generati dalle congreghe di clientes che hanno avuto il posto di autista o di spazzino.

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21 aprile 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ferrero “L’Anpi ha completamente ragione: la Resistenza italiana non si può paragonare a quella ucraina”

Non sono paragonabili, ma sono entrambe figlie di posizioni false e autolesioniste. Gli italiani accettarono il fascismo che violento e cialtrone mosse guerra contro nazioni bellicose essendo impreparato e accodandosi alla follia nazista. Dopo l’8 settembre si pose a molti il dilemma dello scambiare nemico e aggregarsi sottomessi al vincitore. Gli ucraini hanno accettato lo zelenskismo, il fare da stato fantoccio suicida. Per il piacere degli USA si sono prestati a rendersi una minaccia per una nazione molto più forte, fino a farsi attaccare. Ora hanno il dilemma di difendere la propria terra essendosela prima venduta e combattendo una guerra altrui in casa propria e con la certezza di sconfitta.

L’ANPI ha evitato la vergogna di unirsi allo zelenskismo nostrano. Ma dovremmo riflettere sulle conseguenze tragiche, per noi nel ‘43, per gli ucraini oggi, di accettare per viltà, ruffianeria, indifferenza, corruzione, le posizioni “furbe” in realtà false e dannose, dei capi. Ieri il fascismo, oggi lo zelenskismo. Non esistono poteri buoni; invece di servire gli uni o gli altri, e invece di bersi la retorica fascio-clericale, trombona e ignorante, che si traduce nell’eseguire l’ordine di “reagire” evirandoci economicamente, dovremmo riconoscere come primo dovere quello della nostra salvezza e sicurezza nello scontro tra i potenti litiganti. E solo dopo esserci messi al sicuro lavorare – ma seriamente – per la pace degli altri, anche a costo di sacrifici.

@ Matteo Sivestrini. “Adesso sta a vedere che il cretino sono io” (De Curtis). Mi rifaccia questa sparata il 9 maggio, quando commemoreranno Aldo Moro, uno di quelli eliminati – tramite gli immancabili traditori e idioti – da chi vuole farci vivere “in un modo aperto e libero”. Con politici come lui PdC o PdR, invece dei campioni attuali, non faremmo la guerra di liberazione tagliandoceli.

@ Matteo Sivestrini. Martinazzoli, abile affabulatore, parlò di “inattualità” di Moro. Forse vivo mentalmente in un mondo inattuale, dove “libertà” non significa piegarsi al potente di turno e servirlo (oggi gli USA; domani chissà) e per il resto cercare di fregare i propri pari. Lei vive nel fumetto con sangue vero delle versioni ufficiali, dove le BR erano “samurai invincibili”. Aldo Moro era un DC, uno scaltro curiale portato al compromesso. Ma non era lontano dall’utopia borghese di una società equilibrata, inattuale e invisa al liberismo non meno del libro dei sogni dei comunisti. Moro, tanto di cappello, era il contrario dei buffoni che a parole sono dei Che Guevara e poi a stipendio ottenuto fanno gli sciuscià. Teneva all’Italia come entità autonoma e libera, e questo ha segnato la sua eliminazione esemplare. Tramite le BR, sciagurati ometti anti-italiani, proprio come la sciagurata masnada per la quale lei interviene, che oggi pratica quello che chiamo il “caetanismo”, l’aberrazione che può degenerare nello zelenskismo. Es. l’influenza del Centro Studi americani di Via Caetani – è davanti al muro esterno della sede del Centro che fu parcheggiata la Renault 4 – nell’orientare, tolti di mezzo gli “inattuali” e promossi gli yes-men, le nuove politiche sanitarie, senza precedenti, senza legalità, senza razionalità e iatrogene. Uniche per l’Italia, una forma di barbarie hi-tech che giusto un bravo scolaretto come lei può vedere come “occidentali”.

@ Ground 01. A me non fanno paura i mostri come Goebbels, che sono rari. A me fanno paura le masse che facilmente li seguono. Es. Why did so many German doctors join the Nazi Party early. International Journal of Law and Psychiatry, 2012. Uno storico tedesco, Kellerhoff, sostiene che la forza principale che ha portato all’Olocausto è stata la peer pressure. Le greggi di pecore, quelle sono sempre attive, cioè pronte a obbedire.

@ Snorri. Legga meglio che c’è. E legga meglio anche sulle cause; a meno di non fare come quegli attaccabrighe che grossi e minacciosi mettono il loro naso a 1 cm dal tuo e ti dicono “ti ho toccato? Che vuoi, se mi tocchi ti meno”. Una variante è che a provocare è uno piccolo, con dietro uno grosso che aspetta di accorrere in soccorso. Veda un po’ di trovare anche qualcosa sul ruolo di paciere degli anglo-americani, che smentirebbe definitivamente le calunnie che li dipingono come guerrafondai. Anche se Il Fatto di oggi riporta del generale Bertolini, già dei parà, ambiente che un poco ho conosciuto da civile e che non mi è parso spiccasse per bolscevismo, irenismo e amletismo, “gli USA tengono in ostaggio la pace”; “se il negoziato non c’è perché gli USA non lo vogliono, la guerra va avanti chissà quanto. E questa è una cosa spaventosa”.

@ Matteo Sivestrini. Le ho lette tutte, e non vi ho trovato nulla sugli USA che trattengano la loro “bald eagle”. Fu detto che la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai generali. C’è da chiedersi se una cosa seria come l’informazione va lasciata a giornalisti e commentatori, perché per l’Ucraina alcuni nostri generali si stanno mostrando, nel dare punti di vista e informazioni, più seri e ponderati di tanti uomini di penna, che invece ricordano la poesia di Trilussa “L’eroe ar caffè”, 1916.

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CENSURATO

3 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”

Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.

Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.

Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).

[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.

Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]

3 settembre 2022

Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”

Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.

Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.

@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.

@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.

La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.

La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali ?

28 July 2012

Comunicato il 23 luglio 2012 a “Appello al popolo”. In attesa di pubblicazione

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”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”

Manzoni, I Promessi sposi.

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Sul blog de il Fatto il 19 luglio scorso è apparso un post su un plagio, fin troppo palese, di Saviano [1]. Ho postato il seguente commento:

Nel Giulio Cesare di Shakespeare la folla vuole linciare i congiurati. Vede Cinna e vuole ucciderlo. Ma non è Cinna il congiurato, è Cinna il poeta. “Ammazziamolo lo stesso, ha scritto brutte poesie”. Simmetricamente, la folla continuerà a osannare Saviano anche quando i suoi plagi sono ostentati, perché è Saviano, lo scrittore antimafia. Oggi si celebra Borsellino, in uno di quei riti tribali italici dove si venerano figure eccezionali dopo aver lasciato che fossero uccise, per ottenere un trasferimento simbolico del loro valore a coloro che sono servi dei poteri che vollero quelle eliminazioni. Sarebbe ora di non seguire la folla, lasciare perdere Saviano, pensare in silenzio a Borsellino, e considerare che, invece di eradicare la mafia e passare a occuparsi dei maggiori problemi del Paese, di altre forme di grande criminalità altrettanto dannose che ci stanno togliendo il futuro, sulla mafia chi occupa lo Stato ha costruito una metamafia, che gli permette di continuare a praticare il peggiore malaffare:

I professionisti della metamafia

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

Mi è stato risposto:

Sudlander. “il problema non è criticare saviano, ma avere l’ossessione di criticare saviano che è un aberrazione esattamente come il santificarlo.

il 90% delle critiche a saviano si possono riassumere in: è un ebreo, è diventato ricco, dice cose che tutti sanno. le prime 2 non mi sembrano dei reati, la terza non è vera e anche se fosse vera c’è differenza tra banalità e bugia.il restante 10% sono critiche estetiche al suo primo libro (ok qualcuno credeva che fosse il nuovo pasolini? o forse ha il dovere di esserlo?)

tu dici di lasciar perdere saviano? ecco iniziamo a non dare attenzione ad ogni virgola che scrive sopratutto se,con molta probabilità,dietro questa notizia del plagio non c’è nessun reale plagio.

(per piacere pubblicatelo)

il 20 luglio ho replicato:

“Non critico certo che sia ebreo; anche se non andrebbe ignorato cosa hanno fatto a un oppositore extrasistema, critico di Saviano, Arrigoni:

I precedenti di Arrigoni

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/15/i-precedenti-di-arrigoni/

Né che sia arricchito; anche se non andrebbe ignorata la differenza tra chi opponendosi viene distrutto dallo Stato e chi ne ottiene benefici. Ho già scritto di apprezzare Gomorra sul piano estetico e informativo; anche se un libro da treno non andrebbe scambiato per un capolavoro, e l’attenzione che gli si presta mi pare espressione di “Un’antimafia di Stato vanitosa e sbadata dove la fanfara è la prima arma”:

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell%E2%80%99anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

Io critico che ci si consoli con le storie di mafia mentre la frode diviene sistema, crescono le tasse e si privatizzano i servizi pubblici (penso al mio campo, la medicina); a favore di forze che possono contare sia sulla mafia sia sulle istituzioni corrotte. La mafia è un male ma non è l’unico male; è come una tra le vette dell’Himalaya, non come un Kilimangiaro solitario. Non viene abbattuta, ma è usata per distrarre, impaurire, esigere il pizzo del consenso, giustificare omissioni e complicità. Il cittadino medio deve temere per la sua vita e i suoi beni più la criminalità economica alla quale le istituzioni ci stanno vendendo, che i “Cicciotto e mezzanotte”. “

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Ma Il Fatto, apparentemente per una catena di insormontabili difficoltà informatiche, non ha pubblicato la mia risposta, né mi ha dato su ciò le spiegazioni che gli ho chiesto. Il Fatto in precedenza ha censurato altri miei commenti [2], compresi alcuni riguardanti lo stesso argomento [3].  Ciò ha rafforzato le mie convinzioni “eretiche” su mafia e antimafia. La concezione corrente della mafia si basa su tre postulati impliciti, che ci appaiono ovvi e indiscutibili, e che respingo ad un analisi razionale come inverosimili e contrari all’evidenza. Il postulato di invincibilità, per il quale è normale che se qualche decina di viddani di Corleone o di tamarri di qualche sperduto paesino dell’Aspromonte decidono di divenire una potenza mondiale non c’è niente che possa fermarli. Il postulato di sovranità, per il quale la mafia è un’entità autonoma e indipendente, non sottomessa ai poteri che potrebbero annientarla senza grande sforzo. Il postulato di nazionalità, che è di portata generale venendo applicato anche ad altre piaghe del Paese, che considera che in Italia la mafia deve il suo successo ad appoggi politici – e dei servizi – esclusivamente nazionali, cioè italiani, a loro volta sovrani, che resistono a qualsiasi stagione e a qualsiasi forza contraria.

Anche le idee sulla genesi della attuale mafia sembrano chiare e da condividere ma non lo sono. Nel marzo scorso a una conferenza a Brescia il procuratore Prestipino, chiedendosi come si è arrivati a questo punto, ha detto che gli interessa maggiormente quello che c’è da fare per contrastare questo fenomeno criminale, piuttosto che la storia di come siamo arrivati alla situazione attuale; invitando a guardare al “bicchiere mezzo pieno”, i passi avanti ottenuti e i successi conseguiti; es. oggi non ci sono più, tra gli ndranghetisti di spessore condannati, latitanti; anche se nel frattempo la ndrangheta si è estesa al Nord. Il magistrato antimafia ha fatto notare che la mafia è quanto meno coeva alla formazione dello Stato unitario, e ha influenzato il Paese lungo la sua storia da allora ai nostri giorni. E’ per questa circostanza che, ha aggiunto, è da disapprovare l’uso della parola “emergenza”; a me invece questa emergenza perenne sulla mafia suona falsa e antidemocratica per altri motivi [4]. Il sistema mafioso col suo doppio aggancio al territorio e al potere costituito ha una sua compiutezza sociologica, che lo rende particolarmente temibile e porta ad annoverarlo tra i modelli fissi che in forme diverse si presentano nel corso storico, in luoghi e tempi diversi, quando l’humus antropologico è adatto e le circostanze lo permettono; ma nonostante ciò la mafia meridionale in Italia avrebbe potuto essere tra i tanti fenomeni che si sono conclusi. La nazione e lo Stato oggi sono, anche se non tanto quanto dovrebbero essere, molto più forti e consapevoli di quelli dell’Italia rurale dei tempi di Palizzolo o del prefetto Mori. La continuità della mafia mi pare artificiale, e la sua permanenza un anacronismo deliberato, che a sua volta ha frenato la crescita dell’Italia.

Mi pare che la mafia storica –  su un isola sulla quale già prima dell’Unità l’Inghilterra poneva particolare attenzione militare e commerciale –  sia stata mantenuta in vita e virulentata dagli USA, che, conoscendone il ramo statunitense, ne compresero le potenzialità intrinseche e se ne servirono, come avevano fatto in precedenza politici italiani, come instrumentum regni; prima per lo sbarco in Sicilia del 1943; poi per fare della Sicilia la “49° stella” di fatto, cioè un protettorato USA al centro del Mediterraneo, spezzando le istanze di libertà con le uccisioni di sindacalisti, il bandito Giuliano, la strage di Portella. Pio La Torre, politico intransigente che si opponeva alla base NATO di Comiso, fu ucciso dalla mafia con armi in dotazione all’esercito USA (quel giorno il suo compagno di partito Napolitano si trovava a Manhattan). Il potere mafioso è rifluito dai potenti USA al vecchio ceppo primario, rinvigorendolo e probabilmente salvandolo; gli furono conferiti, dagli arcana imperii, anche tramite la massoneria, incarichi come il narcotraffico, il traffico d’armi, di capitali, il condizionamento della vita politica nazionale, omicidi politici e stragi terroristiche; insieme a un’ampia impunità nei suoi delitti di routine, dal racket allo sfruttamento degli appalti pubblici.

Negli ultimi decenni, con lo scatenarsi dei poteri economici e finanziari globali, e soprattutto dopo la caduta del Muro, la nuova mafia è stata usata come stampella antimodernista del liberismo, assegnandole un ulteriore compito. Abituata a operare nell’ombra e con discrezione, è divenuta spettacolare, ostentando la propria ferocia; desiderosa di alleanza con lo Stato, per un periodo questa criminalità astuta e cauta gli ha mosso guerra; da argomento tabù è stata fatta diventare una delle maggiori icone nazional-popolari. Mediante questa mutazione operativa e culturale si è attuata un’opera di mistificazione che favorisce il dominio e la spoliazione della nazione. Se si vuole conquistare un paese si possono corrompere alcuni suoi “generali” (come si fece letteralmente coi generali borbonici nel 1860; e come appare si sia fatto in Libia e si stia facendo in Siria). I nostri “generali” al 99% sono a buon mercato; ma per conquistare o tenere sottomesso un paese occidentale moderno è preferibile operare in modo più sofisticato, in modo da non alienarsi il consenso popolare. Dei vari fronti dai quali il Paese è attaccato, si può mediante un’opera di corruzione e disinformazione fare concentrare le difese su di un singolo fronte; avendo così mano libera sugli altri fronti.

La mafia, nonostante la mitologia della quale è ammantata, che ci viene ripetuta incessantemente da innumerevoli film, manifestazioni, dibattiti etc., di per sé sarebbe rispetto allo Stato un nemico relativamente debole, che potremmo stroncare in poco tempo; volendolo. Invece viene protetta, virulentata, e quindi additata come il Male ontologico, il Male metafisico, in modo che l’attenzione e gli sforzi si concentrino contro di essa. Ottenendo così una diversione, di forze e dell’attenzione dell’opinione pubblica, e allo stesso tempo un alibi per le impunità e i servigi che la nostra ruffianissima classe dirigente assicura ai poteri extranazionali; oltre che un alibi per un diverso e più noto capitolo di corruzione, quello delle ruberie, concussioni e clientelismi mafiosoidi per la propria fazione. Una classe dirigente che così facendo ottiene allo stesso tempo credibilità presso la cittadinanza opportunamente sensibilizzata. La forza attuale della mafia è esterna ad essa (N. Dalla Chiesa), ma risiede prima che nella società e la politica nazionali, come giustamente si dice, in centri di potere che le travalicano, sui quali rigorosamente si tace. Falcone sentì la necessità di affermare che la mafia è un fenomeno umano. Oggi è nell’immaginario collettivo “opus diaboli”, la sua essenza satanica manifestandosi nel fatto che nonostante tante battaglie non venga sconfitta. E’ come l’Uomo nero per un bambino, e chi occupa lo Stato ci dà protezione in cambio del pizzo della sottomissione. Da qui la necessità di costruire eroi, appropriandosi della figura di quelli veri, come i magistrati e altri combattenti autentici osteggiati in vita e mandati a morire, i mafiosi di fronte e i collusi alle spalle; e costruendone di artificiali come Saviano o altri. Intanto, mentre guardiamo rapiti il serial pluridecennale che ci propina, chi ci ha imposto Berlusconi, D’Alema, Napolitano, Monti, etc. ci fa svaligiare la casa.

Ci sono guerre che al potere conviene non vincere (un’altra, che conosco da medico e ricercatore, è quella contro il cancro). Sul piano tattico, la mafia è tenuta sotto controllo, in modo che operi e se ne rilevi la presenza ma il suo potere non cresca all’infinito. Si ha cura di preservare la versione ufficiale sulla sua natura. La magistratura “atlantista e berlingueriana” [5] ha pestato l’acqua nel mortaio sulle cause prime e le finalità di fatti gravissimi; riproposti in continuazione all’attenzione del pubblico mentre il Paese regredisce; con ricostruzioni diverse ma mai conclusive: le stragi di venti anni fa che, dietro a versioni di copertura come quella dello Stato che spaventato tratta coi mafiosi che vogliono un alleviamento del carcere duro, ebbero un ruolo basilare nella realizzazione delle volontà atlantiche di allora sul Paese.

Sul piano strategico, per l’Italia concentrarsi sulla mafia in una eterna guerra di logoramento, invece di schiacciarla e passare agli altri fronti, è un esporsi ulteriormente indebolita ai poteri che si vogliono appropriare della nazione. La cosa più triste in tutto ciò è che ci si avvale anche di capacità e di energie di persone in buona fede, nelle istituzioni e nel popolo, dissipando risorse che sarebbero preziose su posizioni che sono sguarnite; dove grandi forme di criminalità dei colletti bianchi sono libere di depredare, dando luogo alle spoliazioni delle quali percepiamo l’esistenza, come quelle che si stanno manifestando nell’attuale crisi economica; e ad altre che la grande maggioranza delle persone non è neppure consapevole di subire, come le frodi mediche strutturali. Avvalendosi degli idealisti e degli onesti, non consapevoli dell’eterogenesi dei fini, l’antimafia è divenuta inoltre una piccola industria, che accanto a una parte operativa consente a diversi di acchiappare qualche vantaggio, costruire carriere, emulare Impastato su palcoscenici sicuri; e tende perciò a perpetuarsi e a perpetuare l’ideologia che la regge.

Ora si è sostituita come prima mafia Cosa nostra con la ndrangheta, e lanciata la mafia al Nord. Gli ndranghetisti avrebbero colonizzato il Settentrione, secondo la Direzione nazionale antimafia e all’unisono Mario Draghi, grand commis della dissoluzione della sovranità nazionale a beneficio delle banche e delle multinazionali; una specie di Spedizione dei Mille da Sud verso Nord, improbabile ma efficace quanto quella delle Camice rosse [6]; non sarebbero serviti a fermarla i tanti anni di esperienza accumulati nella lotta alla mafia al Sud, e le risorse allocate a questo scopo. A pensarci bene, la vulgata di come estese attività mafiose si siano insediate e si estendano al Nord è un insulto all’intelligenza, e l’averlo permesso, per ciò che è vero, e pure per ciò che è esagerazione, un insulto alla memoria dei valorosi caduti combattendo la mafia. Posso testimoniare che in Lombardia e anche in altre regioni le stesse istituzioni che si fanno belle con l’antimafia – magistratura, forze di polizia, sinistra debenedettina, politici locali di ogni colore, sindacati, clero etc. – sono i migliori agenti delle forze neoliberiste extranazionali che ci stanno sottoponendo a uno sfruttamento di tipo coloniale, che sta portando una quota crescente di una popolazione laboriosa e creativa a condizioni di vita stentate. Forze che anche al Nord si avvalgono, con la zelante manovalanza delle istituzioni e degli autoctoni, di metodi mafiosi. Per la società civile, sarebbe ora di combattere la mafia chiedendo di vincerla finalmente e di finirla, questa guerra.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note

[1] Ecomafia 2012, la prefazione di Saviano troppo “simile” al capitolo di Terzian. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/19/rapporto-ecomafia-2012-nella-prefazione-di-saviano-troppe-analogie-con-capitolo/297662/#disqus_thread

[2] menici60d15. Commenti censurati da “Il Fatto”.

https://menici60d15.wordpress.com/commenti-censurati-da-il-fatto/

[3] Ndrangheta e privatizzazione della sanità. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

Antimafiosi. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/antimafiosi/

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

Segnalazione del post: “Giancarlo Caselli e i No-Tav: il negativo e il proibito” su post pro Caselli di Gomez, Travaglio, Dalla Chiesa. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Contro la legalizzazione della mafia. In: https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

[4] Antimafia e cultura dell’emergenza. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/28/antimafia-e-cultura-dellemergenza/

[5] Blog di A. Carancini. Vent’anni dalla morte di Borsellino? Dalla mafia mi guardo io… 20 luglio 2012

[6] Italia.150 anni di conquiste fiat. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

v. anche i link nei post citati

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21 ottobre 2014

Blog dei Il Fatto

Commento al post ” Concussione, Scarpinato: “Le legge Severino riduce le pene e crea omertà ”

I libri e gli interventi di Scarpinato suscitano stima. Per questo anni fa gli mandai copia di una relazione sui nuovi interessi di uno dei protagonisti della “Storia segreta della Sicilia” (Casarrubea), Mike Stern, che da giovane gestì Salvatore Giuliano e da anziano ha partecipato alle frodi mediche strutturali. Un campo dell’“osceno” (Scarpinato), le frodi mediche legalizzate, che a mio parere i magistrati aiutano a tenere fuori scena, e a prosperare. Favoriti in ciò anche dall’essere concentrati sulla mafia. Mi ha fatto piacere che usiamo la stessa espressione, “linea Maginot”, riferendoci alla lotta alla mafia. Con valore diverso però: “Si costruisce, in un cantiere perenne che è una perenne ossessione estetica come la chiesa di Gaudì, questa linea Maginot contro la mafia, e si lascia che venga aggirata in mille modi.”. Comunemente, “linea Maginot” è una metafora per un’opera di difesa imponente nella quale si sono riversate tutte le energie, che poi viene aggirata dal nemico, anche per la sua incompletezza. Forse Scarpinato, che scrive benissimo, vuole invece riferirsi a quelle valutazioni storiografiche che le riconoscono parziale efficacia; trasformando la critica in lode. Come è successo alla parola “meritocrazia”, che fu coniata in senso ironico e spregiativo. Ma forse sbagliamo tutte due, perché la mafia è una quinta colonna; o una delle quinte colonne, di quei poteri economici per i quali l’Italia è tornata ad essere terra di conquista.

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Ved anche:

Medicina e rischio democratico

 

Il commensalismo dei magistrati

29 May 2012

27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlamento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

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Blog de “Il fatto” 

Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova.   Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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6 luglio 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Nominati nuovi vertici della Polizia: Chiusolo alla DCa e Pellizzari allo SCO” del 6 luglio 2012

Ho saggiato di persona, quando era Questore a Brescia, i metodi di Gaetano Chiusolo, cognato di Pierferdinando Casini. Per esempio, per anni non sono potuto entrare in librerie né biblioteche senza essere intercettato all’entrata, o all’uscita, o all’entrata e all’uscita da auto della polizia. Mi pare abbia una concezione dello Stato, dei poteri che sovrastano lo Stato e della convivenza civile e democratica affine a quella dei colleghi che va a sostituire.
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8 luglio 2012 

Blog de Il Fatto 

Commenti al post di L. Mazzetti “Manganelli, le scuse non bastano” dell’8 luglio 2012

Lo “anche se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” vale anche per la gente, pronta ad accettare mezze verità e capri espiatori sui crimini di Stato per poter continuare a praticare il servilismo verso il potere. Mazzetti scrive che rimane il dubbio che i responsabili della Uno bianca siano stati coperti dalla polizia. Ad essere accusato di ciò, anche formalmente, fu in particolare Chiusolo, che ha preso il posto di uno degli epurati dei fatti di Genova come capo dell’anticrimine. Un’inchiesta penale lo prosciolse. La sua figura appare più vicina a quella di De Gennaro, anch’egli prosciolto dai magistrati, per il G8, che a quella di poliziotti capaci e fedeli alla Repubblica come Emilio Santillo, allontanato dal comando dell’antiterrorismo quando si doveva lasciare che Moro fosse assassinato. I magistrati ci hanno messo 11 anni a rimuovere, a reati prescritti, alcuni dei responsabili. Ma la “società civile” non si cura di avere nuovi funzionari che garantiscano contro il terrore e l’eversione dall’alto. Né in questa decade ha fatto nulla su identificabilità della polizia alle manifestazioni e il reato di tortura. E’ più comodo indignarsi guardando il film “Diaz” e ripetere il mantra che la colpa alla fine è dei soliti politici, come il mignottaro di Arcore e la sua corte. Poi, se come appare stia già avvenendo prenderanno piede nuove forme, adatte ai tempi, di controllo mediante la violenza e la mistificazione, ricominceranno borbottii e geremiadi.
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@ Giulioterzo. Quando avremo una polizia democratica e non più fascista? Forse quando i cittadini avranno il coraggio di pensare che le forze di polizia sono così principalmente in quanto strumenti in mano a poteri sovranazionali come la NATO, e oggi anche la UE; e non solo perché culturalmente discendenti dalla scuola di Arturo Bocchini e di Mario Roatta.
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19 luglio 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post “Processo Ros, assolto ex pm Conte Generale Ganzer rinuncia a prescrizione” del 18 luglio 2012
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“L’Italia è un paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”.(Pasolini)
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4 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ganzer e i suoi “spregiudicati per fuoco sacro”. Attenuanti per lunghezza processo”

Ecomostro: “Mi piace molto il passaggio logico “nel […] agire con […] indifferenza rispetto a […] legge […] hanno ritenuto, pur nella consapevolezza […] di cadere nell’illegalità, di poter […] ottenere […] prevenzione dei reati”… cioè, sostanzialmente, detto in altre parole, “hanno sì commesso reati; però mentre lo facevano pensavano che così facendo avrebbero prevenuto la commissione di reati”… proprio un bel principio, che ci può portare molto lontano…”
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@ Ecomostro: E’ il genere di logica che a me ricorda quella dei gesuiti contro la quale si scaglia Pascal nelle Provinciali: “…cerchiamo di mettere in pratica il nostro metodo di ‘dirigere l’intenzione’, che consiste nel proporsi per fine delle proprie azioni un oggetto permesso. Non che, per quanto è in nostro potere, noi non cerchiamo di distogliere gli uomini dalle cose proibite; ma, quando non possiamo impedire l’azione, purifichiamo per lo meno l’intenzione; e così correggiamo il vizio del mezzo con la purezza del fine.” Un’impostazione che, come mostra Pascal, alla bisogna permette di giustificare moralmente l’omicidio per futili motivi e quello a tradimento, il furto, la frode, l’usura, la calunnia e quant’altro.
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Lettera al presidente dall’ANM 

Brescia, 28 mag 2012

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”

(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

Con tutte le infamie commesse dalla magistratura e dalle forze di polizia nei miei confronti, a danno mio ma non solo mio, che non mi sia arrivata la ricevuta di ritorno della racc. spedita oltre un mese fa al giudice Platè (v. sopra “La corte dei miracoli bresciana dopo l’assoluzione per la strage”) dovrebbe essere l’ultima delle mie preoccupazioni. E’ già successo per molte altre denunce che le ricevute di ritorno sparissero; si è semplicemente riaffermato il principio che non posso spedire liberamente corrispondenza. Come è prassi, alla protesta è seguito un aggravio dei comportamenti denunciati: i postini sono divenuti una presenza fissa tra le comparse che inscenano atti di stalking.

L’episodio merita di essere notato per due motivi. Uno riguarda il livello di corruzione e il livello qualitativo della magistratura; i livelli intrinseci, al netto di altri fattori di malagiustizia. I magistrati attribuiscono la mediocre e talora pessima qualità del servizio giudiziario alle leggi sbagliate, alla carenza di dotazioni, a deficit organizzativi e alle responsabilità di poche “mele marce”, elementi senza dubbio reali. Però questa libertà di boicottaggio e provocazione è indipendente da tali fattori: l’episodio, solo uno tra gli innumerevoli atti di abuso, molestia e provocazione commessi impunemente, indica un atteggiamento collusivo della magistratura. Una magistratura che non sa garantire al cittadino che se questi scriverà a un magistrato quanto invia verrà correttamente recapitato; una magistratura che consente che l’abuso de “l’iniquo che è forte” venga reiterato nel comunicarlo a un giudice, è una magistratura che non ha rispetto di sé stessa; e che non si classificherebbe molto bene nella famosa graduatoria de “Il giorno della civetta”.

Il secondo aspetto è quello dei legami tra magistratura e terrorismo di Stato. Non è la prima volta che resto sorpreso dall’alone di pochezza e ambiguità che scopro attorno a un magistrato che si è occupato della Strage di Piazza Loggia del 1974, e che quindi dovrebbe essere un avversario di certi poteri. Questo ennesimo microepisodio, un momento in un continuum di abusi, è un esempio di un complesso di tecniche ben definite di boicottaggio, mobbing, discredito, logoramento e provocazione che sono espressione di nuove forme di controllo antidemocratico. E che sono probabilmente derivate da un’unica matrice che si occupa anche – si va facendo sempre più chiaro [*] – di nuove tecniche di terrorismo false flag o pilotato. Andrebbe riconosciuto che la magistratura non si è limitata a mantenere impunito post factum il terrorismo di ieri, ma lascia libera di agire, e aiuta nei suoi primi passi, l’opera di allestimento di nuove forme di “eversione dall’alto” mediante la creazione surrettizia o materiale di una devianza, l’imposizione di uno stigma su soggetti da eliminare dalla vita civile, e la diffusione dei corrispondenti modelli culturali nell’opinione pubblica.

La questione decontestualizzata appare bagatellare e segue a ruota l’assoluzione per la Strage (e avviene mentre a Brindisi sembra riapparire la strategia della tensione ma il PM, lupus in fabula, attribuisce subito la bomba a qualche singolo arrabbiato col mondo); mostra una delle strategie dei magistrati per togliersi d’impaccio, e anzi acquisire meriti presso i don Rodrigo, quando i don Rodrigo che dovrebbero fare stare a dovere sono soggetti come la NATO, gli USA, i loro manutengoli delle forze di polizia, etc. : i magistrati tendono a porre i reati fuori dalla loro portata, mediante l’estremizzazione e la minimizzazione. In casi come la Strage, lasciano crescere lo scandalo provocato dal reato – reato che aveva tra i suoi fini proprio quello di incidere sull’opinione pubblica – fino a che il fatto appare tanto enorme da giustificare in qualche modo sul piano umano la loro defezione. All’opposto in altri casi, come il mio, vedono solo singoli attimi isolati di una dinamica complessiva, rappresentandoli come di poco o nessun conto e non meritevoli perciò di considerazione; il padrone di casa, com’è suo interesse, li favorisce in questo loro applicare la fallacia del sorite, procedendo quando possibile a piccoli passi.

Con mezzi del genere i magistrati mantengono la posizione di rispettoso commensale davanti ai poteri che, nel perseguire grandi interessi economici e politici, ordinano le operazioni di omicidio politico e di psyop di vario tipo, quelle clamorose dei decenni precedenti e quelle apparentemente meno cruente di oggi.

Copia della presente viene inviata come racc. online (se i vari convitati me lo permettono) a Rodolfo Sabelli, presidente dell’ANM. Senza ricevuta di ritorno.

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Leopardi, Unabomber e altri eversori.

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/27/il-pendolo-di-foucault-e-il-generatore-di-kelvin/

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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Brescia, 9 luglio 2012

Nicoletta Paris
Direttore della filiale di Brescia
Poste Italiane
Via L. Gambara 10
25121 Brescia
racc. rr online

Violenza privata Poste Italiane

Direttrice Paris

Il 25 giu 2012 Poste Italiane mi ha comunicato tramite lettera – non firmata – che dal 2 luglio il mio conto corrente viene bloccato, venendomi impedito di effettuare operazioni di sportello, per carenza di informazioni relative alle norme della prevenzione dei reati di riciclaggio. La lettera dice che il blocco è inevitabile, precisando che potrò sanare la presunta “irregolarità” solo dopo che sarà scattato il blocco e non prima. Irregolarità che è inesistente e inventata: ho rilasciato, quando mi sono state richieste, cioè l’anno precedente, le informazioni a riguardo; non ho da allora effettuato alcuna operazione superiore al ritiro di poche centinaia di euro. Sul conto è depositata una somma non superiore a quella che occorre all’acquisto di un’auto di classe media.

Questo illecito sequestro di denaro, il più recente anello di una catena di abusi, segue la pubblicazione della descrizione di altre scorrettezze gratuite di Poste Italiane nei miei confronti. E segue la pubblicazione di altri miei post e commenti sgraditi a grandi interessi, tanto illeciti quanto potenti. Abusa delle norme antiriciclaggio a chiaro fine di ritorsione, provocazione, insulto e intimidazione. Mostra il vigente regime di legalità inversa, dove perfino le misure di lotta al crimine sono sfruttate per commettere illeciti; e mostra il relativo capovolgimento dei ruoli tra le persone oneste e coloro che, pur occupando cariche rilevanti, sostanzialmente sorreggono il loro percorso di vita con espedienti.

Poste italiane non ha né reale necessità né titolo per farmi ripetere quanto ho già dichiarato nel nov 2011 sulle norme antiriciclaggio; né tanto meno per confiscare a sua discrezione il mio denaro ponendo condizioni arbitrarie per restituirlo. Comunque, constatando come non sia infondata la convinzione che Poste Italiane ostenta di poter tafanare, vessare e danneggiare liberamente e a oltranza, accetto di ripetermi, se questa è la condizione ricattatoria per tornare a poter disporre del mio denaro.

Ma non verrò come vorreste impormi in un ufficio postale per rappresentare questa farsa. Rivolgetemi le domande sulla dichiarazione antiriciclaggio per iscritto e risponderò per iscritto tramite raccomandata. Penso che quest’altra vostra guapperia (non firmata) sia sufficiente: non intendo accettare che ad essa si aggiungano ulteriori offese, molestie e provocazioni, prevedibili in base all’esperienza pregressa, come piazzate, urti di facchini, addetti allo sportello che si puliscono il naso con le dita prima di porgermi i moduli etc. In luglio e settembre sono contattabile al seguente indirizzo email: hropan@tin.it

Francesco Pansera

La presente è aggiunta al post “Il commensalismo dei magistrati” sul mio blog menici60d15, dove commento sulla partecipazione di Poste italiane alle operazioni di mobbing, stalking e quant’altro di cui sono oggetto.

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v. il post Patologia e malattia delle istituzioni dell’8 ottobre 2013.

V. anche:

Il populismo cortigiano

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Terrorismo multipronged ?

19 May 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “L’attentato di Brindisi” del 19 mag 2012

Come il prof. Giannuli, davanti a questo fatto abbandono le remore metodologiche e dico anch’io la mia. Anzi, in parte l’avevo già detta:

“C’è la possibilità che questo governo “Vaticano-Loggia Continua”, che dovrà raccogliere quanto Berlusconi ha seminato, si avvalga di un qualche ritorno del terrorismo? Come standard negativo dal quale trarre credibilità, legittimità e consenso:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

(Blog di Aldo Giannuli – Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011))

“Vedo che tra i compiti del ministero attualmente diretto da [Cancellieri] c’è anche questo, di educare il popolo ad accettare le ruberie, gli abusi, le frodi, le violenze “legali” dei poteri forti dell’economia; educarlo a convincersi che quelle dei banchieri o degli assicuratori non sono ingiustizie e soperchierie che il cittadino ha il diritto e il dovere di contrastare, ma una realtà immodificabile; che non accettare è vano e stolto, e può anche essere pericoloso per il cittadino, esponendolo a rappresaglie. Educare il popolo a credere che gli unici grandi attentatori alla convivenza civile e alla giustizia sono la mafia e il terrorismo. Questo caso di estorsione, piccolo, ma sfacciato quanto una richiesta di pizzo, è un esempio dell’applicazione del principio che il Ministero degli interni difende a mano armata, e promuove con una zelante attività “pedagogica”. (Email a un importante manager italiano, il giorno prima della bomba ai liceali a Brindisi).

D’altra parte, analisi di esperti, come Giannuli qui, e Comidad sulla gambizzazione dell’AD di Ansaldo nucleare (Attentati false flag, attentati true flag e attentati flagless, 5 mag 2012), indicano per questi attentati con la didascalia (pistola Tokarev, Scuola Morvillo Falcone) anche un’altra pista non così ovvia: quella della predazione del pesce grande a danno del pesce medio; ipotizzando scenari che hanno evidenti analogie con quello degli attentati che nei primi anni Novanta aiutarono la transizione politica voluta dai poteri extranazionali. Le due ipotesi non sono incompatibili: gli attentati potrebbero essere operazioni “multipronged”, cioè “a più punte” (come le punte di un forcone); mentre non si può dire nulla sugli esecutori materiali, sembra di intravedere alcuni dei rebbi, cioè parte della molteplicità dei fini.

1) Siamo ai tempi nei quali i barbari ci chiedono sempre più oro, e lo pesano con bilance truccate; non c’è da stupirsi che per prevenire o reprimere malcontento e esitazioni aggiungano all’altro piatto il peso della spada. Quindi, le solite bombe pedagogiche, rivolte a noi Ciccioformaggio, cioè al popolo che non ha il coraggio neppure di parlare, per spingerlo a stringersi spaventato, sottomesso e riconoscente alle istituzioni corrotte che lo derubano e lo vendono; e che lo proteggono dall’uomo nero: la mafia, il terrorismo politico, qualche spostato. Dopo l’eruzione esplosiva, parte come al solito la colata di retorica che spazzerà via qualsiasi reazione democratica seria.

2) Inoltre, un messaggio ai Manutengoli, cioè la classe dirigente, perché da un lato continuino imperterriti a salassarci per loro conto, ma dall’altro si accontentino della paga e delle commissioni, stiano al loro posto e cedano qualche altro osso. Due giorni prima della bomba a Brindisi c’è stata una reazione dell’ABI, con toni fermi che è insolito sentire da istituzioni italiane, all’attacco straniero contro le banche italiane, e la Consob ha convocato Moody’s. “Un’aggressione, “all’Italia, alle sue imprese, alle sue famiglie, ai suoi cittadini”, che conferma il ruolo di “destabilizzazione” delle agenzie di rating con i loro giudizi “parziali e contraddittori” “ (M. Meggiolaro, Il Fatto).

3) Con l’occasione, anche un messaggio contro le Impurità della magistratura, con un attentato pochi giorni prima della ricorrenza dell’assassinio a Capaci di un magistrato di eccezionale spessore. Un’intimidazione verso eventuali elementi che invece di servire i padroni del mondo vorrebbero fare i magistrati. Perché si fermino, o comunque non passi per la testa alla massa dei loro colleghi di imitarli, o di muovere qualche passo in quella direzione. A proposito di “anarchici informali”, una curiosità: tra le motivazioni del premio che l’FBI ha conferito a De Gennaro c’è quella di essere stato un “consigliere informale” degli ambasciatori USA in Italia.

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Blog Il Corrosivo

Commento al post di M Cedolin “Bomba a Brindisi, utilità della tensione” del 19 mag 2012 

Segnalo il post “Terrorismo multipronged ?” sull’attentato avvenuto nella città che è il porto d’imbarco per la Grecia:

Terrorismo multipronged ?

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Chiesa “Il tempo dei Breivik” del 21 mag 2012 

Così se uno dà segni di insofferenza ai  taglieggiamenti legali eseguiti mediante il potere dello Stato, o con la complicità dello Stato, a favore di interessi privati; se uno non è sufficientemente mansueto nell’accettare di venire derubato di denaro buono ricevendo in cambio servizi mediocri o pessimi, quando ci sono; allora potrebbe essere classificato come un potenziale terrorista. Se uno dà in smanie per il pizzo legale eccessivamente pesante, per torti (o provocazioni) subiti da un potere che non lo fa campare; e,  come Renzo quando andava da Azzeccarbugli, a vederlo pare un matto, allora potrebbe essere uno che, nelle parole del PM Di Napoli “ce l’ha col mondo”, e quindi è capace di mettere le bombe.  Una tesi a dir poco azzardata (ma non è escluso che la “conferma” ad affermazioni così perentorie venga a posteriori) ma che è quella delle “istituzioni”, e che fa comodo alle “istituzioni”. La si potrebbe ribaltare considerando che la sua introduzione e diffusione sia una delle molteplici finalità dell’attentato di Brindisi; e anche di altri, come quelli di questi mesi verso Equitalia:

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

Forse siamo “Al tempo dei Breivik” nel senso che ora ci si avvarrà di spostati più o meno autentici per tenere buono il popolo bue con la minaccia del terrorismo; anzi con la minaccia di essere etichettato come potenziale sovversivo, se non si sta zitti e chini nel farsi togliere diritti e opportunità, e se non ci si presenta a richiesta coi soldi in bocca. Un terrorismo che dà la possibilità di eliminare voci scomode trattandole come potenziali focolai generatori di crimini efferati. Che la tesi sviluppata da Giulietto Chiesa vada a sovrapporsi a quella delle “istituzioni”, che hanno una pratica pluridecennale nel terrorismo pilotato, potrebbe essere una coincidenza dovuta a grande capacità e grande onestà intellettuali; ma anche no.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Lo “spostato” non fa più notizia” del 27 mag 2012

Nuovi terrorismi e sensibilità letterarie dei Carabinieri

Se avessi velleità accademiche, se fosse questo il mio campo e se non avessi altro a cui badare rivendicherei di essere stato in Italia il primo, o tra i primi, a indicare questa nuova forma di terrorismo, e a darne un’interpretazione, prima che avvenissero i fatti ai quali viene comunemente legata:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/ (2010)

Oggi, con gli inquirenti che parlano come prima ipotesi di attentatore isolato che “odia il mondo” per la bomba a Brindisi (e poi nascondono il braccio), si può dire che il concetto sia stato ormai efficacemente inoculato nell’opinione pubblica; tanto da “non fare più notizia”. Diversi commentatori anche progressisti, come G. Chiesa, hanno dato il loro profondo contributo all’affermazione culturale del tema del terrorismo alla “se perdo la pazienza mi scatta la iulenza”:

Terrorismo multipronged ?

Terrorismo multipronged ?

Sempre su “il Fatto” la scrittrice Lidia Ravera ha sostenuto (“Il massacro senza ragione di una persona “normale”) la tesi nella sua forma forte, per la quale anche una persona normale può lanciare una bomba a casaccio, es. contro delle ragazzine, senz’altra motivazione che un generico ma smisurato odio. Il più votato dei commenti al suo articolo online: “Avvisate gli investigatori! la Ravera ha risolto il caso: l’assassino è un uomo normale. Si dia inizio alla caccia. Avvisate anche la comunità scientifica, il tratteggio della patologia criminale è servito: è un portatore sano di odio. Sicuramente misogino.”

Non si può dire che questo e altri crudeli sbeffeggiamenti la Ravera non se li sia meritati. Ha perso un’occasione; gli scrittori, esperti di sentimenti e passioni, potrebbero dare un loro contributo sull’argomento distinguendo i concetti che si sta tentando di unificare in un grottesco e immondo pastone. Potrebbero trattare di una distinzione preliminare fondamentale: quella tra l’odio endogeno, che nasce da oscure alchimie interiori, e l’odio indotto, che porta qualunque persona, se sufficientemente esasperata, a rispondere a sua volta con una zampata agli animali che non smettono di tormentarla. Possono sviluppare il tema di come evitare di accettare lo scambio che coloro che vogliono indurre l’odio, persone animate da un’aggressività ferina, miserabili da compiangere, cercano di ottenere tra loro e chi riceve le loro persecuzioni; nel tentativo di appropriarsi di qualità e virtù delle quali sono sprovvisti.

Gli scrittori possono specificare quali sono le abissali differenze tra le dinamiche della ribellione sociale, di chi si dipinge la faccia e grida “Si se ‘ntosta a nervatura mett’a tutt’e ‘nfaccia o muro”, e quelle, precise come un congegno a orologeria, del terrore senza volto seminato dal potere. Possono raccontare come a volte si assecondino e incoraggino le reazioni all’ingiustizia per poterle meglio reprimere. Possono raccomandare la cultura come antidoto, indicando come avere letto qualche libro non alla moda, pensare contro l’opinione corrente, discutere contro sé stessi, aiuti a non cadere nella trappola. Potrebbero spiegare che chi si consuma sui libri e critica la follia umana come Leopardi – quel loro collega – è l’antitesi del terrorista; ed è tra i bersagli di chi confeziona il terrorismo e dei fiancheggiatori.

Questa concezione per la quale chiunque è sospettabile di essere un terrorista, soprattutto se è scontento, protesta o critica, nuova nella declinazione, che è adatta ai tempi, ma in fondo non una novità storica nella sostanza, ha un’evidente dimensione narrativa; credo sia interessante a questo proposito considerare il variegato rapporto che quelli che dovrebbero fermare la nuova minaccia, cioè i Carabinieri, hanno con la narrativa e le lettere. Nelle fiction sui CC si dà un’immagine dei custodi dell’ordine edulcorata e gigionesca fino allo stomachevole, che fa pensare a gusti letterari fanciulleschi; del resto, la figura di terrorista che è stata abbozzata dai commenti ai fatti di sangue recenti e pregressi è degna dei copioni su don Matteo e il maresciallo Frassica.

E’ opinione comune, rafforzata dalle barzellette, che i Carabinieri parlino male e scrivano male. Allo stesso tempo, sembra diano un’importanza perfino eccessiva alla forma. Sfogliando un libro di quiz per l’esame di ammissione a sottufficiale dei CC ho visto che ricorrevano le domande sui plurali dei nomi composti (“pescespada”, “cassaforte”), una delle parti più arzigogolate e noiose della grammatica italiana; pedanteria lievemente sadica, da caserma. I peggiori sono quelli che, intervistati da qualche emittente locale, si esprimono con termini inutilmente ricercati, e non appropriati, per fare vedere che non sono solo abili investigatori e uomini d’azione.

D’altra parte, i CC a volte fingono un’ignoranza che non hanno; per fare calare le difese all’interlocutore, o per fare passare per colpa ciò che è dolo. Il prof. Giannuli pochi giorni fa ha tacciato di inettitudine il ministro Cancellieri per le indagini sull’attentato di Brindisi; ma a volte fa comodo ai poliziotti “play dumb”, come il commissario di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970), che storpia volutamente “via del Tempio” in “via del Tempo” dopo avere dato del cretino a un suo sottoposto per lo stesso errore. Così facendo si può meglio sostenere, ad esempio, che per “Gradoli” si intendeva in buona fede il paesino vicino al lago di Bolsena, non la via di Roma dov’era il covo dei brigatisti che ebbero parte nell’esecuzione di Moro; nonostante che proprio in via Gradoli il Sisde e anche il capo della polizia Parisi avessero intestati alcuni appartamenti.

Gli ufficiali dei Carabinieri che si occupano di analisi del crimine o di redigere comunicati si esprimono in buon italiano, presentando a volte, come i professionisti di altri campi, concetti istruttivi. Ma non sono solo gli alti gradi quelli dai quali si può apprendere. Piero Chiara, un maestro del narrare e dell’uso dell’italiano, dopo avere elencato i grandi scrittori dai quali ha imparato l’arte aggiunge: “Ma c’è stata una schiera di scrittori involontari che ho preso in considerazione durante gli anni nei quali ho lavorato nell’Amministrazione della giustizia: quella dei marescialli dei carabinieri. Ho letto migliaia di verbali nei quali uomini semplici e pieni del senso della realtà si studiavano di riferire i fatti nel modo più chiaro possibile. I marescialli dei carabinieri non facevano riflessioni né si abbandonavano a introspezioni psicologiche: riferivano puramente e semplicemente. Mi sono capitati sotto gli occhi dei piccoli capolavori di narrativa, dai quali ho imparato a raccontare vedendo nella mente i fatti come in un film e studiandomi di tradurli in parole semplici e precise”.

Tornando agli emuli di Breivik e di Kaczynzki, credo non sia irrilevante che i Carabinieri, nella loro rivista “il Carabiniere”, direttore il Comandante generale dell’arma, abbiano 15 anni fa ospitato un saggio (“Vi racconto Lord Jim”, Il Carabiniere, dic 1997) dell’italianista statunitense TJ Harrison, l’autore secondo il quale oggi un Leopardi, date le sue critiche, andrebbe considerato come un potenziale Unabomber (v. Leopardi, Unabomber…, cit.). Queste del pazzo furioso o del savio impazzito che ricorrono alle bombe per esprimersi, del normale che fa una strage gratuita, o dell’emarginato che avendo perso la fiammella della speranza perde anche quella della ragione, sono narrazioni che per andare in scena necessitano di violenze sanguinose e di forme meno evidenti ma anch’esse gravi di violenza illecita. Corrono su binari fissi allestiti già da diversi anni, imposti dai massimi poteri e sorretti com’è tradizione da complicità dei poteri dello Stato; credo, sulla base di quanto ho visto coi miei occhi, che siano narrazioni eversive che, per quanto contrastino col “senso della realtà” di un qualsiasi bravo maresciallo, e per quanto servano a costruire una diversa e ingiusta realtà sociale, le forze di polizia nazionali non possono che ripetere, astenendosi dall’applicare il loro sapere, se non per arricchirle e renderle più credibili; obbedendo agli ordini, nello spirito dell’allievo che deve conoscere che le parole “il capostipite”, “il caposquadra”, “la capoclasse”, “la capocuoca” seguono ciascuna una diversa regola per la formazione del plurale.

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@Giannuli. No, “Il Carabiniere “ non ha pubblicato il saggio ““Leopardi, Unabomber” di TJ Harrison, Dip. di italianistica, Columbia university, e Istituto italiano di cultura, New York, 1999. (Un’istituzione piuttosto diversa da com’era ai tempi di Prezzolini; una delle tappe delle visite ad limina dei personaggi italiani in cerca della benedizione USA, come Vendola). E’ consultabile in: Giacomo Leopardi: Poeta e filosofo , ed. Alessandro Carrera (Firenze: Cadmo, 1999), pp. 51-60. L’arma dei Carabinieri ha però mostrato interesse per questo singolare autore, Harrison, che su Il Carabiniere ha trattato il tema di Lord Jim, di Conrad. Harrison ha anche nel suo curriculum l’intervista televisiva “Mussolini’s Secret War”, one-hour documentary for The History Channel, 2001, che pure potrebbe interessarle.

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Blog Il Corrosivo

Commento al post “Berremo anche questa?” del  7 giu 2012

Devo difendere magistratura e forze di polizia: una telenovela non si giudica dalla prima puntata.

Terrorismo multipronged ?
https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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10 lug 2012 

Blog Il Corrosivo

Commento al post “L’anticiclone brucia le prove” del 9 lug 2012 

Dopo il “paradosso di Gettier” del PM Dinapoli che subito dopo l’attentato dice che è stato uno che ce l’ha col mondo e poi viene arrestato uno che dice che ha messo la bomba perché ce l’aveva col mondo; dopo “la fiaccola sotto il moggio” di un asserito attentato “dimostrativo” non percepibile come tale dal destinatario; è arrivata l’autocombustione notturna, in un centro di polizia, a distruggere reperti; o forse solo a  proseguire la catena di messaggi anomali. A questo punto, non dovrebbe stupire che quest’altra esplosione venga attribuita all’anticiclone Caronte, che come mostra il grafico di Cedolin proviene da Sud; sciarada per sciarada, una “Corrente del Sud”, Southstream in inglese.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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8 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Bomba contro magistrato a Mantova, un arresto: “Ripicca per furto impunito” del 7 novembre 2012

Dopo Vantaggiato, un’altra bomba dai moventi ufficiali flosci; e per di più messa da un poliziotto. Nella notte dell’attentato, il 4 luglio, Independence day, in USA si tengono dei grandiosi spettacoli di fuochi d’artificio. Data la soggezione delle forze di polizia italiane agli americani, forse qualcuno è stato particolarmente influenzato e ha voluto fare i botti qui da noi.

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23 aprile 2013

Blog Come Don Chisciotte

Commento al post di V. Lo Monaco “Ma la rabbia dov’è finita?” del 23 aprile 2013

Sembra che il grillismo stia funzionando come barriera di protezione del sistema. Come imbottitura, che assorbe lo scontento popolare e lo devia facendolo sfogare in un innocuo spettacolo pieno di suono e di furia.

O Grillo o la lotta armata? Speriamo che non ci pensi qualche ufficio affari riservati a conferire credibilità a questa alternativa falsa e ignorante. Grillo sta diventando una comoda giustificazione all’analfabetismo politico, alla codardia e alla subordinazione volontaria. Sono invece da apprezzare quel 50% di friulani che alle elezioni regionali di due giorni fa, senza tante chiacchiere, hanno speso i loro diritti elettorali astenendosi, e ponendo così una democratica mozione di sfiducia verso la cricca che ci sta svuotando le tasche. Forse è stato solo un calcolo egoistico a muoverli; ma in ogni caso non votando hanno avuto la serietà, la forza e la dignità di rispondere con un “no” alla richiesta di firmare la liberatoria con la quale ai parassiti che usurpano le istituzioni viene riconosciuta legittimità democratica.

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30 aprile 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Cosa c’è dietro l’attentato di Roma?” del 29 aprile 2013

Il gesto di Preiti è come una ciliegia candita che, caduta per caso non si sa da dove, centra esattamente il suo posto sulla torta. Ha consentito ai politici – e ai poliziotti – la violenza concettuale per la quale se mentre ti strangolano protesti sei un violento verbale che istiga a spargere sangue. Le tremebonde masse italiane saranno ancora più caute nel lamentarsi; mentre una piccola minoranza potrà essere spinta a emulare il gesto, giustificando così la repressione, e confermando il concetto che dire “i ladri sono ladri” è irresponsabile e violento.

Andrebbe sottolineato che non bisogna imitare Preiti, ma neppure lasciarsene intimidire: assolutamente no alla violenza, ma no anche al voler fare la rivoluzione coi Carabinieri, come diceva Montanelli. O all’affidare la rivoluzione a Eurogendfor. Andrebbe superata l’illusione dell’ammutinamento della Corazzata Potemkin, delle forze di polizia che si mettono dalla parte del popolo. Sembra che quando sono in gioco grandi interessi, come il saccheggio del Paese, i Carabinieri e le altre forze di polizia rispondano a poteri superiori, e siano cani da guardia dei politici che tengono al guinzaglio i loro padroni.

L’attentato, com’è come non è, può costituire un messaggio anche per figure di potere, oltre che uno spot per il popolo bue. Verso le teste di legno che stavano giurando a Palazzo Chigi, ricordando loro qualche cosa; e anche verso frange oneste, o tentate dall’onestà, delle istituzioni, della magistratura, o delle stesse forze di polizia: se cedi alla debolezza di fare il tuo dovere può sempre esserci una scheggia impazzita, un calabrese di ritorno, che arriva e ti spara.

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5 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Alessandria, esplosione in cascina disabitata: 3 pompieri morti e 3 feriti. Procuratore: “Atto doloso, abbiamo trovato timer e bombola gas”

Giustizia per Piazza Loggia

17 April 2012

 

Segnalato sul sito di Aldo Giannuli

nei commenti al post “Sentenza di Brescia e giustizia in Italia: ne vogliamo parlare?” del 17 apr 2012

Strage impunita? Tranquilli, ci faranno un bel filmone che in un piacevole dopocena appagherà l’anelito democratico dei più; pure meglio di una sentenza. Non state a guardare il capello.

Per quelli che invece pensano che quando succedono queste cose la campana suona per tutti, e sono disposti a considerare altre versioni oltre a quelle che hanno libero corso, una testimonianza sul servilismo di forze di polizia, magistratura, sinistra e gente comune rispetto ai poteri che allora vollero la bomba e che oggi continuano ad essere serviti in altri crimini:

Giustizia per Piazza Loggia

Giustizia per Piazza Loggia

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Se x+2=3x, quanto vale x? Vale 1. E se x+2=x+3, quanto vale x? Non c’è soluzione. E’ un’equazione impossibile. Lo stesso avviene con la giustizia. Un’azione giudiziaria è come un’equazione nella quale l’incognita x sono le responsabilità penali. Come per quegli oggetti potentissimi che sono le equazioni, si tende a credere che la giustizia sia sempre in grado di dare un risultato significativo; tutto sta nel riuscire a ottenerlo. Ma anche nella giustizia ci sono equazioni impossibili, che per loro natura non possono dare risultato; che corrispondono a situazioni nelle quali la responsabilità, l’incognita, sta su entrambi i membri dell’equazione, a sinistra e a destra del segno uguale, e non ci sono termini aggiuntivi che possano permettere di portarla da un lato solo, lasciando la soluzione dall’altro lato.

L’espressione “strage di Stato” è una di quelle che sono meno coraggiose di quanto sembrano. Nasconde il fatto che lo Stato non ha neppure agito in maniera autonoma, per quanto perversa, ma è stato strumento di poteri sovranazionali, interessati a tenere lo Stato e la nazione in una condizione di subalternità, influenzandone la politica interna. Parimenti il corollario, espresso da Sciascia, “lo Stato non può processare sé stesso” sembra un’affermazione forte, mentre è una descrizione affievolita di una realtà nella quale lo Stato non può processare – e neppure nominare – i mandanti che serve, prima di non poter processare sé stesso come esecutore. Dipingere poi la strage come opera di fascisti, che furono solo la bassa manovalanza, contrapposti ai nobili antifascisti, che con gli angloamericani hanno sempre avuto un rapporto a dir poco ambiguo, è un ulteriore passo verso la mistificazione.

Non da commentatore né tanto meno da esperto di terrorismo, ma da parte lesa e testimone, desidero lasciare memoria della mia esperienza. A Brescia, per chi è nel mirino dei poteri forti, sembra quasi di stare in una dependance della vicina base Nato di Ghedi; con comando USA e personale italiano. Gli stessi poteri esteri che vollero la strage del 1974 oggi comandano a bacchetta, e continuano ad essere serviti nei loro disegni, aggiornati ai tempi, ma sempre eversivi, violenti e antidemocratici, dalle istituzioni, con in testa le forze di polizia e la magistratura. Quelle che dovrebbero essere le parti “non deviate” dello Stato invece di tutelare la legalità, la democrazia, i principii costituzionali, collaborano coi “deviati” per soffocare voci sgradite, e nel compito di rappresentare il dissenso democratico su temi inconfessabili come devianza potenzialmente pericolosa, da reprimere. Le pratiche della liquidazione politica di determinati soggetti e della costruzione di una tensione che giustifichi abusi e reati non si avvalgono più di armi che provocano emorragia acuta, ma proseguono mediante forme di violenza subdola. Poteri esteri serviti dai politici, il postcomunista ora filoUSA e filosionista sindaco Corsini non meno dell’attuale sindaco Paroli, berlusconiano, che ha avuto incarichi presso la Nato. Serviti da quelli che della vendita del Paese hanno da secoli fatto un mestiere, i preti. Serviti dalla sinistra migliorista e da quella “radicale” e dai sindacati, forze per le quali ogni anniversario della strage è il giorno della ricrescita della “verginità antifascista”, da investire 365 giorni all’anno per compiacere anche in maniera inqualificabile le forze che nel 1974 si avvalsero dell’esplosivo.

Serviti da una borghesia di arricchiti che non hanno perso il terrore della fame. Fino alla larga platea di gente comune, che approva istintivamente qualsiasi cosa vada verso il ricevere più soldi, fino ai facchini che non sono molto diversi dalle alte cariche nel vendersi vilmente al più forte. Una gerarchia di caporali, coinvolti in ciò che a gran voce chiedono sia perseguito. Chi commette o favorisce reati commissionati dalle forze che fecero mettere le bombe non troverà colpevoli per le bombe; mentre i processi a salve lunghi quarant’anni, le commemorazioni, le montagne di retorica gli serviranno da alibi; sul terrorismo è nata una florida industria della chiacchiera e dello spettacolo.

A Brescia volendo si potrebbe osservare l’operato di apparati “deviati” e gli aiuti e l’impunità di cui godono non a posteriori, ma “in diretta”, secondo l’espressione di Borsellino sulla mafia. Molti di quelli che si dicono vittime, molti di quelli in prima fila ai funerali o sul palco in piazza, sono in realtà legati direttamente o indirettamente agli apparati che un tempo facevano mettere le bombe, da rapporti che arrivano alla complicità. Sul piano morale, come traditori, sono più in basso dei mandanti che sono senza scrupoli nel curare i loro interessi. Le stragi hanno avuto la complicità trasversale della classe dirigente, che le ha sfruttate; ma sono state anche un chiamare il bluff della popolazione, sul suo dirsi nazionalista, se di destra, votata alla libera e serena convivenza se di centro, o erede dei partigiani se di sinistra, davanti alle sirene del benessere che chi con una mano ha sguinzagliato i bombaroli presentava con l’altra. E’ incredibile cosa è disposta a fare la gente per qualche soldo, come si venda la carica di elettore e di cittadino responsabile per un piatto di lenticchie. Questo fattore, la carota accoppiata alla bastonata, non andrebbe omesso. L’equazione era impossibile fin dall’inizio, e oggi lo è forse più di allora.

Non è vero quanto hanno commentato i PM, che “ormai è una vicenda che va affidata alla storia, più che alla giustizia”: c’è una continuità di comportamenti istituzionali, e anche personali, tra quanto avvenne nel 1974 e quanto è avvenuto dopo e avviene oggi. E’ vero che non è cosa per la giustizia, intesa come la nostra magistratura; è vero che è un caso ormai storico; ma è un caso nel quale la storia si fonde con la politica dei nostri giorni; o meglio con la non-politica dei nostri giorni. Questo Stato, coi suoi poteri e con la mentalità fascistoide radicata nelle masse, è mutatis mutandis un analogo, che dura da decenni, del governo di Vichy. Procedimenti giudiziari e sentenze come questi sono anche un modo dei magistrati per farlo presente e ribadirlo per ciò che attiene all’esercizio della giustizia.

Come dissi in occasione dell’assoluzione di 1° grado (*), una condanna di comodo, che avrebbe dato l’impressione di una giustizia lenta e parziale, ma comunque possibile, sarebbe stato peggio. I magistrati hanno rispettato l’equazione impresentabile che modellizza la realtà, quella che comprende anche le loro connivenze e complicità; non hanno forzato soluzioni false. Ad un’analisi politica l’assoluzione può essere anche letta come una condanna: come un’ammissione di correità per una classe dirigente della quale i magistrati sono parte pregiata; e come un gesto di disprezzo per il popolo, i cui umori mediamente sono molto più vicini di quanto non si dica all’operato collaborazionista dei magistrati, che oggi viene additato con sdegno.

Francesco Pansera

* https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/23/brescia-non-solo-bombe/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Bolognesi “Piazza della Loggia: non è mistero, ma segreto” del 19 apr 2012

C’è il segreto di chi copre perché non si veda, ma c’è anche l’omertà di chi si copre gli occhi per poter dire che non ha visto; c’è anche l’omertà e la connivenza delle istituzioni “pulite”, dei quadri intermedi e delle persone comuni, non diversamente dalla mafia al Sud, nel dare appoggio ai poteri che vollero la bomba e oggi spadroneggiano. Le responsabilità non sono state solo in alto, e focali; ma sono state e sono diffuse, distribuite e trasversali, se non universali, comprendendo anche settori insospettabili, e il popolo:
http://menici60d15.wordpress.c…
Giustizia per Piazza Loggia

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@Rama.  Io di ricordi così ne ho a dozzine, e non sempre erano gente che si diceva di destra; la mentalità fascistoide, come osservò Gobetti, è nella biografia della nazione. Ricordo, a un incrocio davanti a un’edicola di giornali dove un tempo c’era un tabellone de l’Unità, e dove spesso incrociavo la polizia, una persona parlare della strage subita come di un titolo di merito;  un salvacondotto per fare quello che conveniva al suo gruppo. Anche la contabilità dei morti e dei danni causati dal sistema di potere del quale le stragi sono stato un drammatico episodio è diversa e maggiore di quella delle versioni ufficiali; né è chiusa, come si sostiene. Rimane coperta grazie al luridume fascista e al fetido gioco degli ipocriti, che ci ha portato alla condizione attuale.

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20 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza della Loggia, pg: “Annullare assoluzioni. Maggi ideatore e mandante”

Un altro processo servirà a pronunciare ciò che non può essere detto, o piuttosto ad aggiungere qualche altra carriolata di carte sul tumulo della verità? A prolungare gli effetti perversi della bomba, a fornire ancora alibi e coperture? Vivo a Brescia da 20 anni, e non smetto di restare sorpreso, e disgustato, dalla contiguità e collaborazione delle istituzioni che a parole condannano la strage con i mandanti; che non sono gli utili idioti che i poteri forti hanno protetto, dopo averli utilizzati per l’esecuzione materiale. Ogni 28 maggio, giornata delle elaborate celebrazioni per la strage impunita, mi viene dato modo di ricordare le parole del Generale Dalla Chiesa, su come la prima corona di fiori ai funerali delle vittime di mafia sia quella dei mafiosi responsabili. E quelle di Pasolini su come la strage sia servita – e a questo serve anche oggi – “a ricostituirsi una verginità antifascista”,”con l’aiuto e l’ispirazione della CIA”. La strage non è solo impunita sul piano giudiziario; la sua matrice infame e ributtante resta ancora sommersa, mentre continua ad operare indisturbata, venendo anzi aiutata dalle istituzioni legali. Nascosta ma non remota, come una rete sotterranea sotto le strade della città.

Francesco Pansera

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21 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza Loggia Brescia, Cassazione annulla assoluzioni Maggi e Tramonte”

Posso testimoniare che i magistrati oggi sono estremamente accomodanti con le forze che allora furono mandanti della strage (i mandanti veri, “atlantici”, non gli sciagurati che furono usati). Per me è preoccupante sentire che si loda la magistratura per il nuovo processo, perché le fornirà un alibi per continuare ad essere accomodante. Certo, è difficile non sperare nella giustizia. Ma è da lodare una magistratura che produce questi risultati? Coi potenti gli italiani sono affetti dalla sindrome di Lucia Mondella: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Così oggi molti esaltano la magistratura perché promette di partorire un topolino dopo una gestazione che è arrivata al quarantesimo anno; quando ci si dovrebbe mettere le mani nei capelli.

Francesco Pansera

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Agosti “Strage di piazza della Loggia, lettera agli innocenti”

Dopo mezzo secolo suonate l’adunata per andare a cercare i mandanti della strage. Vivo a Brescia, che quando sono in gioco interessi USA sembra una dependance della vicina base NATO-USA. Vengono in mente quei baroni scozzesi di “Braveheart” che chiamavano a raccolta contro gli occupanti inglesi e sottobanco si erano venduti ad essi. A2A, la partecipata del Comune, che ogni volta che su Il Fatto commento gli interventi di Mattarella manda puntualmente le macchine spazzatrici a sfilarmi accanto sollevando lerciume mentre cammino, chiede la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. Anche Mattarella, da decenni uomo di fiducia “su cui puntare” come presidente secondo un ambasciatore USA in Italia (La Stampa, 20 giu 2017), necessita di alibi per la sua fedeltà atlantica. Così, col machiavellismo e le capacità recitative che nella nostra classe dirigente occupano il posto di doti più pregiate, verranno prolungate la sacralità e la pompa che rivestono scelte di campo non molto eroiche.

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Beccaria “Piazza della Loggia: le coperture istituzionali, la P2 e i rischi per la democrazia”

Lewontin, genetista di Harvard, è ricorso a un approccio che chiama “dialettico”* per mostrare l’erroneità delle manipolazioni concettuali della genetica. Il determinismo semplicistico fa da base alla “new genetics”**, presentata come un trionfo della medicina ma in realtà una sua degenerazione commerciale. Sulla quale, tra parentesi, Brescia si è buttata a pesce, scoprendosi una vocazione accademica quando la medicina è divenuta un modo facile di arricchimento per chi non abbia troppe ubbie etiche e assilli epistemologici. Lewontin mostra come il suddividere gli oggetti di natura in classi separate e distinte porti a non cogliere aspetti critici e travisare; insieme al suddividere bisogna considerare la possibile “interpenetrazione degli opposti”. Lewontin sostiene l’applicazione del suo metodo anche al campo politico, inclusa la politica imperialista USA*. A Brescia di interpenetrazione tra chi si presenta come offeso dalla bomba e chi da allora continua a dare ordini ce n’è tanta. La strage di quel 28 maggio 1974, dove la distinzione tra i corpi dilaniati da una parte e gli uccisori dall’altra fu orribilmente netta, viene esibita, a volte col suo contorno torbido di allora, per nascondere e favorire il più vasto campo di legami e complicità di oggi; che riguardano affari inconfessabili come quelli sulla salute.

*Levins R, Lewontin R. The dialectical biologist. Harvard Univ Press, 1985.
**Le Fanu J. Rise and fall of modern medicine. Hachette, 2011.

 

 

 

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v. anche:

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin

27 March 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Un altro spostato: l’eccidio di Tolosa” del 27 mar 2012 

Casseri, che si occupava di occultismo e teorie fasciste, campi che mi provocano l’orticaria, prima di morire ha accusato di plagio, con argomenti che non appaiono palesemente infondati, Umberto Eco, per “Il cimitero di Praga”, romanzo storico su occultismo e servizi segreti. Eco in precedenza aveva scritto “Il pendolo di Foucault”. Il pendolo di Foucault, comune nei musei di storia naturale, appartiene a quella classe di esperimenti fisici affascinanti, dove un apparecchio rilevatore di estrema semplicità svela la presenza di grandi forze naturali. Eco, “la pietra di Pappagone della cultura italiana” nella definizione di Marcello Marchesi, non si è fatto scappare il sottile senso del meraviglioso che emana dall’esperimento del fisico francese.

Il prof. Giannuli, nel considerare il caso Casseri e gli altri simili avvenuti in pochi mesi, ci ricorda giustamente che il metodo scientifico parte dalle ipotesi, e che qui siamo su “thin ice”. A volte si sa così poco che occorre un lavoro preliminare alla formulazione di ipotesi. Davanti a questi strani casi di “pazzia politica” credo che la prima ipotesi debba essere quella generalissima e altamente astratta di una black box: l’ipotesi che esistano dei meccanismi per produrre questi fenomeni, dei metodi a noi sconosciuti. Abbiamo cioè un problema di ingegneria inversa: data una scatola nera con certo output, cosa c’è dentro? Per tentare di risolvere un simile problema occorre studiare, prima di formulare ipotesi specifiche.

Se avessi il compito e il potere di indagare su queste schifezze – e se gli uffici del servizi non volessero confidarmi cosa sanno su queste cose – chiederei per es. ad uno storico del terrorismo e dei servizi come il prof. Giannuli di riscrivere una storia del terrorismo in Italia impostandola sotto il profilo della manipolazione dei terroristi neri e rossi da parte dei servizi. Di quali mezzi, di quali leve, di quali analisi, di quali risorse, di quali espedienti si sono serviti per le operazioni false flag? Quanto vi è stato di spontaneo, quanto di pilotato, quanto la mano dei servizi è intervenuta direttamente, e soprattutto, quali sono state le forme miste negli atti di terrorismo ?

Inoltre chiederei a uno psichiatra esperto di metodi di condizionamento mentale una relazione sulle tecniche psicologiche, farmacologiche, organizzative, con le quali si possono ottenere dati comportamenti. Nel frattempo leggerei, cautamente e con scetticismo, la letteratura corrispondente a quella delle due relazioni. Quindi cercherei di incrociare le due fonti, nella speranza di trovare un appiglio di una qualche consistenza che permetta di fare luce, o di formulare un’ipotesi, sul principio, o sui meccanismi, sui quali si basa il funzionamento della scatola nera che oggi sembrerebbe avere preso il posto delle operazioni degli Anni di piombo. (Chiederei anche i motivi e i mandanti di alcuni comportamenti ad alcune istituzioni dello Stato, e della città dove abito).

Può darsi che le sconcertanti notizie sui casi di strage, e forse anche quelle su alcuni tragici suicidi, rispecchino la nostra ignoranza e minorità rispetto ad alcune moderne tecnologie del potere, davanti alle quali siamo come dei primitivi davanti a un accendino, o a una radio. Può darsi che questi fatti terribili siano la forma estrema e rara di metodi di condizionamento e manipolazione diffusi, che più spesso prendono forme meno intense; si dovrebbe studiare l’esistenza di altre forme mirate ma meno cruente o incruente; ad esempio, esiste oggi, io ritengo, un pesante “mobbing di Stato” (commissionato, come altri delitti dell’Italia repubblicana) teso a condizionare chi ne è oggetto; fino a considerare le forme che sfociano nel condizionamento ideologico e culturale di massa coi media, “banale” forse, ma non da sottovalutare, viste le follie collettive cui storicamente può portare e sta portando.

Riguardo a ciò, nel brainstorming, o nel libero inventare, sui numerosi diversi congegni che ipoteticamente potrebbero stare nella scatola nera, si potrebbe immaginare tra i tanti anche qualche analogo psicologico del generatore di Kelvin; un apparato, la cui spiegazione si può trovare su internet, che è un altro di quegli oggetti scientifici che sono sbalorditivi per noi laici, per la semplicità con la quale ottengono effetti di larga scala. Nel generatore di Kelvin si riesce a produrre grandi differenze di potenziale, anche superiori ai diecimila volt, facendo gocciolare l’acqua da due taniche in due secchi, col solo fare passar le gocce attraverso due collari metallici collegati per via incrociata all’acqua dei secchi. Fino a che scoccano scintille tra gli elettrodi montati sui due secchi; inaspettatamente e come dal nulla agli occhi degli astanti, che pensano a qualche dispositivo elettrico nascosto che invece non c’è.

La generazione di alta tensione con mezzi elementari si trova non di rado in elettrostatica; e non è da confondere con una generazione sostenuta di corrente elettrica. L’accrocco comunque mostra, per metafora, come a volte bastano mezzi minimi e ingredienti in sé leciti e insospettabili per evocare potenti forze naturali; come disponendo in un certo sapiente ordine oggetti semplici e comuni e lasciando andare le cose sia possibile creare il fuoco con l’acqua; come con delle innocue goccioline, goccia a goccia, si può ottenere un accumulo di energia, fino a che alla fine non è che il vaso trabocca; ma parte una forte scarica elettrica; che in alcuni casi potrebbe incendiare del combustibile che qualcuno potrebbe avere messo a distanza utile.

La sinistra radicchiale

26 March 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Perchè sono comunista” del 26 mar 2012

“C’è sempre un puro più puro…” diceva Nenni. Quello che accomuna i comunisti ai peggiori capitalisti, e ai tanti opportunisti che stanno tra i due, è la bugia e l’omertà sul valore sociale ed etico del lavoro; non del lavoro come impiego e fonte di reddito, naturalmente; ma sul valore etico e sociale di ciò che viene prodotto. Per esempio, come ho osservato in questo sito (*), si auspica che la medicina divenga sempre più “motore della crescita del reddito e dell’occupazione”. Conoscendo questo settore dall’interno, vedo che l’enorme espansione e il successo economico della medicina sono il risultato di frodi strutturali, che tolgono sistematicamente, legalmente, sia salute sia denaro alle persone; ma alimentano così sia la speculazione finanziaria sia, in senso letterale, le famiglie dei portantini. Non ci sono forze politiche che contestino questa via cannibalistica al capitalismo.

La causa della crisi, crisi che prende forme primariamente economiche ma non è solo economica, risiede solo in parte nel fattore che, grazie soprattutto ai comunisti, di solito si indica, il capitale; ha le sue spore nascoste, o meglio taciute, anche nel lavoro; che grazie soprattutto ai comunisti è sacro e immune da critiche sulle sue conseguenze etiche e politiche. Il capitalismo ha così nel comunismo la sua cintura protettiva, consistendo quella che si presenta come un’opposizione radicale nel non chiedere al leone altro che di essere un po’ meno leonino nella spartizione delle prede: l’obiettivo presente, fatte salve le belle chiacchiere sul sole dell’avvenire che dovrà sorgere, è di “rifondare il patto sociale tra capitale e lavoro “ per “un sistema sociale un po’ più equilibrato”.

Io apprezzo la profondità di certe analisi marxiste; non contesto certo a nessuno il diritto di chiamarsi comunista e di professare qualsiasi dottrina; né di sostenere che posizioni come le mie sono utopiche, errate, etc. Solo rilevo questa consuetudine, comune a tante forze politiche, di presentarsi per gli autentici oppositori radicali quando si è un barbacane del sistema, un antemurale che protegge il capitalismo dal cambiamento radicale. Non si tratta di essere più puri dei puri; è valido in questo caso ciò che osservava Pascal sul radicalismo relativo, di come un moderato che non segua una deriva estremista appaia lui estremista: “Quando tutto si muove in modo uguale, in apparenza non si muove niente, come su una nave. Quando tutti vanno verso la dissolutezza, sembra che nessuno ci vada. Colui che si ferma mette in evidenza l’esagerazione degli altri, come se fosse un punto fisso.”

Questo per me è radicalismo, oggi: riconoscere che si sono spostate abnormemente le coordinate dell’etica pubblica e contestare ciò. Chi è portatore di questa soverchia “purezza”- anche se le sue posizioni sarebbero non troppo lontane da quelle di un ipotetico democristiano, o di un repubblicano, onesti – non “epura i meno puri”, come invece diceva Nenni; ma viene epurato lui. E i bravi sedicenti comunisti, forse anche per rinsaldare il patto sociale e riequilibrare la loro busta paga, spesso non si fanno pregare per svolgere quest’altro lavoretto extra per il nemico capitalista.

* https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

@ Valter Martinelli. E’ fin da bambino, nella rossa Siena degli anni ’60, molto prima di internet, che mi trovo male a discutere coi “compagni” che mettono le loro attività di disturbo al servizio di ciò che dicono di combattere. Il tema è la strage di Brescia, non le persecuzioni – accertate – di Stalin verso gli ucraini. Comunque lei nel tema rientra indirettamente, con la sua petulanza scorretta e fastidiosa che mentre agita la bandiera rossa serve chi volle le bombe. Un tipo umano non raro, nel ramo di parabola dai Gramsci e i Pio La Torre ai Napolitano, ai massocomunisti, e infine ai massoni e basta; che viene trascurato nelle ricostruzioni quando invece ha giocato un ruolo importante nelle disgrazie e nei tradimenti dell’Italia repubblicana. Grazie per la sua testimonianza. Continui pure ad esibirsi.

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5 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marche, il provveditore che esalta la guerra in una lettera agli studenti. Anpi: “Retorica bellicista che non stimola conoscenza critica” “

“Dalle pagine di Gabriele d’Annunzio, così cariche di sapori, afrori, colori e suoni, esala spesso l’odore della morte, che per il poeta è un profumo, quasi il risvolto o la sublimazione della sua sessualità. Il folklore mussoliniano ne dedusse un armamentario funebre, fiorito di teschi, fiamme e camicie nere con contorno di riti altrettanto mortuari come il famoso appello: «Camerata Tal dei Tali!», al quale il coro degli accompagnatori rispondeva: «Presente», e che diede luogo, nel ventennio nero, al romanesco improperio malaugurante: «Te possano chiamà presente».” (Piero Chiara).

Mentre la gente si lascia ubriacare di paura, e l’Italia viene tradita e strozzata, il logoro siparietto del battibecco sul folklore mussoliniano tra i sedicenti patrioti e quelli che la guerra all’invasore la fanno alla playstation – entrambi bene imboscati – aiuta a nascondere l’avverarsi della previsione “Se i fascisti dovessero mai tornare tra noi, non avranno più la camicia nera o bruna,ma il camice bianco” (Citato in Jean-Claude Michea, Il nostro comune nemico,2017).

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22 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ravenna, decine di nostalgici ricordano il gerarca Ettore Muti. A pochi metri antifascisti cantano Bella Ciao”

Ricordo, in vecchio articolo di “Storia illustrata”, che per la sua uccisione si usò l’espressione “un cespuglio sparò”. Mi colpì l’espressione vivida, fuori luogo nella ricostruzione di un omicidio. Poi ho trovato che è una espressione di Montanelli in “XX Battaglione eritreo” (1936). Quell’altro triste personaggio, Badoglio, aveva incaricato i carabinieri. Nella mia esperienza, i prefetti, e le prefettesse, proseguono a tutt’oggi la tradizione di operazioni sporche, sopprimendo certe voci ed esaltandone altre, impunemente, per come richiesto da chi sta in alto. Il prefetto non avrebbe dovuto autorizzare, per di più sotto elezioni, la celebrazione di un simbolo della politica ottusa, violenta e antidemocratica. Ma così, oltre a strizzare l’occhio agli amici nostalgici, si consente ai servitori del fascismo dei banchieri di rabberciare una irrecuperabile verginità antifascista con la solita stanca sceneggiata in costume.

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5 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““La tua rivoluzione è stata la mia”. Polemica su Di Cesare per il post su Balzerani (poi cancellato). Rettrice La Sapienza: “Sconcerto””

Si possono esecrare le tesi di un intellettuale che sostenga la lotta armata, ma comunque rispettarlo. E’ invece disgustoso che – bene imboscata nello Stato con una cattedra universitaria – si elogi il terrorismo pilotato. Tramite il terrorismo affidato ai vari Moretti*, il compagno della Balzerani, si è soggiogato il Paese, si sono eliminati leader che lo volevano libero, si è selezionata una classe dirigente di servi. Disgustoso è il narcisismo del fiancheggiare l’oppressore e presentarsi come fiancheggiatore della ribellione all’oppressione (vale anche per i post-fascisti).

Donatella Di Cesare ha pubblicato “Immunodemocracy. Capitalist asphyxia” una critica addomesticata dell’operazione covid che vorrebbe sostituirsi a quella – per me altamente valida – di Agamben (vergognosamente attaccato, anche su questo sito). Il saggio è stato subito pubblicato dalla Massachussetts Institute of Technology Press. Toni Negri, promotore del terrorismo con legami con figure sinistre del capitalismo, fu pubblicato dalla Harvard University Press. A Cambridge, Massachussets (Boston), trovano porte aperte e così legittimazione e prestigio autori italiani che si appropriano di critiche antisistema, le deformano e le indirizzano in forme che ne permettono un utilizzo strumentale da parte del potere che dicono di combattere.

*S. Flamigni. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

@ MARCOBASTA: Non metto in discussione il diritto di salutare sul piano umano anche il peggior delinquente. Ma si ha anche il diritto di osservare che riconoscendo con l’occasione dignità alle “idee” di un doppio gioco, sanguinoso, preparato a tavolino in qualche think tank di oltre oceano, condotto per stupidità o scelleratezza, che ha portato alla decadenza invece che alla crescita, ci si esibisce nell’arte del servire il padrone fingendosi ribelli.

Come in tutte le storie di ambiguità e doppiezza, “una parola” non basta. Ci sono abbondanti evidenze che ci fosse anche cattiva fede. E protezione. Es. “stella a sei punte” Moretti. Nella migliore delle ipotesi, “ci credevano” come utili idioti. Gli intellettuali servirebbero a questo, a riconoscere i cattivi insegnamenti. Es. Pasolini: “Essi credono di spezzare il cerchio e invece non fanno altro che rinsaldarlo”.

Avremmo bisogno di un’autentica sinistra progressista, e di un’autentica destra conservatrice. Invece appare che siano permesse solo caricature, vuote dietro alle sparate, e accomunate dal servire i poteri che nel 1978 manovravano i terroristi improvvisati, resi “samurai invincibili”, e che oggi non ne hanno neppure bisogno, essendo sufficiente il personale politico ottenuto anche con via Fani, via Caetani, etc.

@ MARCOBASTA: Prima l’ha “salutata” lodandone i deliri e lo sfacelo provocato, poi si è retratta, come il cucù degli orologi svizzeri. Non ha neppure tenuto il punto, ma ha nascosto il braccio. Va bene la lotta armata, ma anche i contributi INPS….

L’espressione sui samurai è di Tobagi: “non sono samurai invincibili”. Tobagi fu ucciso da dei figli di papà, al solito protetti. Non è “fare i samurai” fare i sicari – e le patsy, i prestanome – essendo un terminale di apparati delle maggiori potenze politiche e militari, servendole in quello che voi dovreste riconoscere come “imperialismo”. E’ invece simile alla viltà degli squadristi, che attaccavano in venti contro uno. Si sono spente le voci equilibrate, come Moro e Tobagi, si sono eliminati coraggiosi autentici, da Bellomo a Rossa a Borsellino a Calipari, e si dà spazio a sguaiataggini servili e incoscienti con ritrazione incorporata. In Italia pure terroristi e annessi tengono famiglia, e sono raccomandati.

La corruzione ghibellina di magistratura e polizia

24 March 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “La corruzione come l’infiltrazione mafiosa. Così la prefettura potrà sciogliere il Comune” del 24 mar 2012

Credo che questa misura vada vista nell’ambito della guerra che “l’Impero”, cioè i poteri forti sovranazionali, sta facendo ai “Baroni”, cioè i potentati locali, per aumentare la propria quota nella spartizione dello sfruttamento della nazione.

Purtroppo prefetture e uffici giudiziari sono ghibellini: mentre (ora) contrastano i furfanti della corruzione “baronale”, quella delle mazzette, allo stesso tempo favoriscono e aiutano la corruzione “imperiale”, quella di alto livello, che rapina e danneggia i cittadini mediante taglieggiamenti e frodi che vengono istituzionalizzate, divenendo legge scritta, o legge di fatto.

V. “L’Impero e i Baroni” in: La UE come mostro adescatore: la proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Compagno Ferrero, come si fa a dire: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura…”? ” del 23 mar 2012

Sul Procuratore Caselli e i NOTAV segnalo il post:

https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Credo che la magistratura condivida col Ministero degli interni una inclinazione che per comodità potremmo chiamare “ghibellina”:

“L’Impero e i Baroni” in

La UE come mostro adescatore: proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

Le forze progressiste, oltre a combattere i soprusi dei “baroni” (a la Berlusconi), dovrebbero per lo meno riconoscere l’esistenza entro le istituzioni dello Stato di una corruzione “ghibellina” (a la Monti), che combatte la corruzione delle mazzette e dei magheggi, ma nell’ambito di un appoggio alla guerra che l’impero sta facendo ai baroni per soppiantarli come attore principale nello sfruttamento della nazione. Purtroppo la sinistra nostrana è la prima a correre in soccorso dell’“Impero”; e questo può contribuire a spiegare perché Ferrero esprima così tanta fiducia nella magistratura.

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7 ottobre 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Calabria, vedova Fortugno condannata per truffa, falso e abuso a due anni” del 6 ottobre 2012

L’omicidio Fortugno ha contribuito a lanciare la ndrangheta come prima mafia sul palcoscenico mediatico. La biasimevole nomina della vedova a deputato ha potenziato l’effetto. Ora che l’effetto è stato ottenuto, la condanna della Laganà aiuta la campagna contro la corruzione, cioè la campagna contro la corruzione dei baroni locali e a favore della corruzione dell’impero globalista. Una corruzione quest’ultima che comporta una politica sanitaria liberista che non è più etica della politica sanitaria “morotea”, che il Dr Fortugno mi pare rappresentasse.

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16 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Tinti “Con Monti per un governo di “salute pubblica”” del 16 dicembre 2012

Speriamo che questa presa di posizione di Tinti, che rappresenta la magistratura progressista, serva ad aprire gli occhi ai tanti affetti da magistratofilia. I magistrati vengono osannati perché perseguono i mafiosi e ogni tanto i mangioni nostrani. Ma c’è un’altra corruzione, che ci danneggia non meno della mafia e dei tangentisti, che si potrebbe chiamare “il livello atlantico”: quella a favore di poteri globalisti, delle oligarchie anglosassoni, dei banchieri e delle loro lobbies a Bruxelles. E di questa corruzione i magistrati, insieme agli pseudoavversari DS, sono più alleati che nemici.

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18 dicembre 2012

Blog Don Chisciotte

Commento al post di M. Dinucci “Vedi Napoli e poi muori” del 18 dicembre 2012

De Magistris, magistrato passato alla politica, offre Napoli come base strategica alla Nato, chiedendole di vigilare sul mondo. La magistratura è femmina: va col vincitore, e si innamora del vincitore. Sarebbe bene aprire gli occhi sulla magistratura atlantista, che sta passando dall’influenzare la politica al gestirla direttamente, come fiduciaria dei poteri forti sovranazionali.

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@ Gratis. Ripetere la dottrina Nato non è dire frasi di circostanza. De Magistris è un altro magistrato che passato alla politica si rivela deludente: mutatis mutandis, non è diverso da te che corri in soccorso alla Nato. C’è modo e modo di stare sotto un dominio straniero, e il tuo non è di quelli più dignitosi. Dici che bisogna accettare la Nato senza fiatare perché c’è da tanto tempo. Forse da quando sei nato “nire nire”? A volte basta solo na guardata…

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Il problema non è solo la l’Italia nella Nato, ma la Nato nell’Italia. La Nato è il braccio armato di poteri che condizionano pesantemente il Paese; e condizionano negativamente le nostre esistenze: il lavoro, la salute, i servizi pubblici, le tasse, etc. Dovremmo rendercene conto, valutare come cittadini ed elettori il grado di atlantismo dei nostri politici e magistrati (a partire da quelli che si presentano come progressisti), e regolarci di conseguenza nell’appoggiarli o votarli. Altrimenti continueremo ad avere carrieristi che si votano al santo giusto, raggiungono posizioni di potere e poi collaborano al nostro sfruttamento, che è ciò che sta avvenendo.

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@ Fedeledellacroce. Un conto è essere un Paese occupato (anche se non proprio “militarmente a tutti gli effetti” come dici), un altro è abbandonarsi all’occupante.

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20 dicembre 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Chi, attacco alla Boccassini: dal mozzicone a terra alle calze a righe” del 20 dicembre 2012

Nonostante che le colpe di B siano un argomento così trattato che per alcuni è divenuto un mestiere, non si parla di uno dei peggiori danni inflitti da B. al Paese: l’instaurazione di standard negativi sui quali comparare gli altri attori pubblici. Così come Bersani, Grillo o Monti sembrano grandi statisti se paragonati a B., la Boccassini rifulge rispetto alle frivole stupidaggini di Signorini. Si potrebbero usare misure astronomiche: la Boccassini è 10 anni-luce sopra Signorini. Questa posizione rispetto a un intrattenitore mondano non ci dice in sé dove stia la Boccassini rispetto alla giustizia; a sua volta, pur avendo alcuni meriti, potrebbe trovarsi a 100 anni-luce dalla posizione di stella polare dove la pone la stampa che osanna i magistrati come salvatori dell’Italia. L’operato dei magistrati andrebbe valutato non relativamente a personaggi negativi, ma rispetto a standard fissi, non escluso lo stato di legalità e di giustizia del territorio sul quale operano. E in Lombardia, oltre alla ndrangheta e alle prostitute di B. , ci sono altre forme di criminalità, istituzionalizzata, che passano sotto silenzio; e che operano senza timore della magistratura, ma anzi guardano ad essa come ad una sicurezza.

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22 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Imperato “”la morale della telefonatina” del 22 dicembre 2012

Secondo il PM Imperato i magistrati sono “lo specchio della società”, e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il magistrato, membro del CSM, trova normale, “ovvio”, che i magistrati siano un campione rappresentativo della società, anziché un gruppo selezionato, che ha il ruolo, retribuito, di non comportarsi come tutti, e di fare in modo che le persone non si conformino all’andazzo generale, ma a standard prestabiliti. Questa è una concezione indulgente sulle responsabilità dei magistrati, secondo la quale quando si tratta di doveri i magistrati vanno visti come il resto della società. Magari il male fosse solo questo, e fosse solo questione di “telefonatine”. I magistrati sono lo specchio non della società, ma della classe dirigente; che include quelli che “le occasioni che fanno l’uomo ladro” se le cercano, quelli che frequentano gli arcana più laidi delle tecniche del potere, e i tanti che vedendo ciò stanno zitti.

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10 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commenti al post di M. Imperato “Antimafia, toghe e politica” del 10 gennaio 2013

Bisognerebbe dire al dr Ingroia di andare da un magistrato, se avrà tempo, quando finita la campagna elettorale dall’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi tornerà a Mondello o al Lido di Ostia: un PM che indaga sulle stragi e ripete lo “Io so” di Pasolini, che lo pronunciò – 38 anni prima – da intellettuale, a me fa venire in mente quello che il perfido imprenditore (Paolo Stoppa) nel film “La mazzetta” dice al piccolo faccendiere napoletano (Nino Manfredi): “avvocato, se necessario le mando un avvocato”.

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@ Eunice. Non credo che sia la criminalità organizzata che ha preso il potere, ma forze economiche e politiche sovranazionali, che si avvalgono tra l’altro anche della mafia; forze sulle quali tutti, arancioni compresi, muti sono. Il suo peana mostra come Ingroia, al quale anch’io istintivamente guardavo con ammirazione e stima, sia ormai una figura carismatica; e gli eroi ognuno se li sceglie secondo i suoi gusti. A me piace molto il motto della Amerigo Vespucci: “Non chi comincia ma quel che persevera”; e un magistrato che abbandona a metà un procedimento fondamentale, concludendo il suo lavoro con uno “Io so”, e va dall’altro lato dell’oceano con un altro compito, e appena sbarcato da lì fa campagna elettorale in Italia, mi provoca effetti diversi da quelli che suscita ai tanti come lei. Forse anche perché tocco con mano come quelle forze criminali che andrebbero contrastate siano libere di spadroneggiare, e vedano la magistratura più come un asset che come un nemico. Vorrei meno parole e più sostanza. Ma ho l’impressione che tra il dire e il fare ci sia di mezzo l’Atlantico; Il Nord Atlantico in particolare.

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@ Eunice. Ho vissuto a Brescia, città che ha legami con istituzioni Nord Atlantiche. Che la natura sia meravigliosa al punto da simulare la magia è un profondo tema epistemologico (cfr. “La realtà è magica” R. Dawkins, Mondadori); ma è fuori luogo che un chirurgo, aperto l’addome del paziente, si fermi a contemplare e dica “Che cos’è la macchina umana”, come fa Totò-chirurgo in “Totò diabolicus”. Lo “Io so” di Pasolini nel ‘74, quando nessuno capiva cosa davvero accadendo, fu una delle poche esternazioni coraggiose, alte e autentiche in questo paese di tromboni e trombette. Lo “Io so” di Ingroia oggi è inquietante. Ingroia fa lo storico e l’intellettuale quando dovrebbe proseguire il suo lavoro di magistrato, ma quando si tratta di parlare dei fattori sopranazionali (es. chi poteva organizzare il golpe al quale accenna) non ne parla applicando il livello di rigore della prova giudiziaria. Inoltre, procedimenti giudiziari che certificano che vi sono stati allucinanti abusi del potere dello Stato ma non arrivano a tradursi nelle conseguenti sanzioni – penso anche all’omicidio Aldrovandi – possono avere come effetto collaterale una valenza intimidatoria nei confronti della popolazione e dei pochi che fanno il loro dovere.

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@ Eunice. Non credo che i mafiosi siano samurai invincibili, ma delinquenza organizzata virulentata e protetta dallo Stato su mandato di forze internazionali; non mi trovo a mio agio a discutere con chi come lei crede alla dottrina ortodossa sulla natura della mafia e, salvo eccezioni, della lotta alla mafia: ”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.” (Manzoni). A Brescia, come in Lombardia, fiorisce una degenerazione maligna dell’antimafia, che chiamo “metamafia”, nella quale le istituzioni usano la mafia come spauracchio, alibi e diversivo per mantenere credibilità e legittimazione mentre, servendo quegli stessi poteri che danno ordini alla mafia, commettono o favoriscono crimini che non sono meno ignobili e miserabili di quelli dei mafiosi.

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@ Eunice. “La mafia non esiste” lo dicevano politici e magistrati fino agli anni Sessanta. Ora invece l’omertà si declina dicendo “esiste solo la mafia”. Non perda tempo con crisi economica indotta, disoccupazione, pizzo tramite le tasse, privatizzazione di sanità e scuola, taglio delle pensioni, assenza di prospettive per i giovani, impoverimento economico e morale del Paese, la frode eretta a pilastro del sistema economico, etc. Pensi a Osso, Mastrosso e Carcagnosso, alle gesta di Scarpuzzedda e di Cicciotto e mezzanotte, alla puncitina, a come quando la mafia decide di conquistare il mondo, passando per Garbagnate, non ci sia nulla da fare, etc. . Buona visione a Voi partigiani; almeno fino a quando non vi porteranno via anche il televisore.

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@ Beppe A. Parlamentari provenienti dalla magistratura potrebbero, in linea di principio, essere utili, o preziosi, come legislatori. Ma abdicare alla funzione e ai poteri di controllo di legalità per andare a fare il guru di una minoranza raccogliticcia e impotente, la solita sinistra “radicale” istituzionale che parla come Don Chisciotte e agisce come Sancho Panza, rastrellare consensi da iniettare in un sistema politico fantoccio, mi pare in linea con il generale asservimento “a testa alta” della magistratura verso i poteri liberisti. La magistratura appare ereditare la parte di opposizione “pulita” che nella fictio democratica della Prima repubblica toccò al PCI atlantista di Berlinguer. Temo, per esperienza personale, che, come per il PCI di allora, anche persone pulite contribuiranno a legittimare il luridume politico; e quello giudiziario.

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@ Beppe A. Non mi permetto di dirti come votare. Personalmente credo si abbia il dovere non di votare, ma di esercitare i diritti elettorali: non possiamo votare come ci pare, ma abbiamo un preciso dovere di votare candidati adatti. Non abbiamo il diritto di votare bauscia, quisling, ruffiani, faccendieri, mangioni, mezzecalze, fiancheggiatori della mafia, etc. Non è lecito, e non è neanche accorto: nomineremmo amministratore dei nostri beni un noto truffatore? Né le elezioni sono una fiera di beneficenza, dove comunque qualcosa bisogna acquistare anche se la merce è scadente. Se i candidati sono tutti insufficienti, credo che occorra restituire la scheda elettorale: No Dal Molin. Pesélo, paghèlo, impichélo.  http://menici60d15.wordpress.c…

Nel caso dei candidati magistrato ha luogo il “paradosso astronomico”: Ingroia è, rispetto es. a Berlusconi e al campionario di cui sopra, 10 anni-luce più in alto; ma questo non vuol dire che sia vicino alla posizione di stella polare dove lo pone la propaganda. Sembra che il potere con le elezioni non voglia che esprimiamo nostri rappresentanti, ma che votando chiunque da una rosa da lui designata lo legittimiamo. Questa inversione del processo elettorale, che cambia il voto in un televoto, genera mostri, e non andrebbe accettata. Dovremmo applicare nei confronti del potere meno “speranza”; e più diffidenza, “il mezzo di difesa della democrazia che accomuna tutte le persone sensate” secondo Demostene.

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20 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “Caro Ingroia, non servono altre commissioni parlamentari” del 20 gennaio 2013

La signora Maggiani Chelli ha ragione. In genere le commissioni parlamentari d’inchiesta sono un espediente dei politici per approdare a poco o nulla. E il leader di Rivoluzione civile ha precedenti: ha già trovato il modo per estromettere il valoroso PM che ha condotto le indagini dal processo sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”. Un processo che ha evidente rilevanza per la verità sulle stragi del ’93.

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Il passaggio di Ingroia dall’esercitare la giurisdizione sulle stragi di 20 anni prima al prospettare una futura commissione politica d’inchiesta viene visto come un avanzata dai suoi fan, ma credo costituisca una notizia incoraggiante per la manovalanza e i quadri dell’eversione di Stato.

F. Imposimato, nel presentare “La Repubblica delle stragi impunite”, nov 2012: “La struttura politico militare che ha commesso le stragi da Piazza Fontana a via D’Amelio è intatta ed anzi si è rafforzata. E dunque il pericolo del ripetersi di stragi come strumento di lotta politica esiste ed è grave. Dietro c’è come sempre l’ombra sinistra della politica e dei poteri economici e finanziari, quelli che fanno capo a gruppi insospettabili con la testa fuori dall’Italia.”.

Se siamo a questo punto è anche perché siamo dei pecoroni. Esprimiamo una magistratura che è in media molle sui crimini di quei poteri politici, economici e finanziari; fino ad esserne in alcuni casi complice, posso testimoniare. Esprimiamo inoltre una “società civile” tanto pavida quanto vanagloriosa, pronta a vestire i panni del rivoluzionario, del partigiano, del combattente etc. mentre studia i più elaborati compromessi per evitare di indisporre il nemico. Così accade che una figura simbolo della magistratura marci come un generale alla testa dei suoi uomini in direzione diversa da quella che porta al fronte, tra due ali di “impegnati” che lo acclamano e si uniscono alle truppe.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di L. De Carolis “Rivoluzione civile, Ingroia e la grana dell’impresentabile” del 27 gen 2013

Pochi sanno della disinformazione, dello stravolgimento della realtà, dei giochi delle parti in corso per propagandare le terapie con staminali, che sono molto lontane dal poter dare i risultati promessi, come la rigenerazione del tessuto nervoso; sia nelle loro sgangherate versioni “dissidenti”, alle quali anche Ingroia sta conferendo visibilità e credibilità, sia in quelle ufficiali, che trarranno beneficio dalla caciara apparendo oneste e plausibili al confronto.

Non ci si rende conto della gravità della candidatura di Andolina nella lista Ingroia. E’ una notizia sinistra e rivoltante, ma molto interessante per la comprensione dei rapporti tra magistratura e poteri occulti, delle complicità della magistratura nella frode medica strutturale, e della reale funzione della lotta alla mafia nel sistema di potere che domina l’Italia. E anche, absit iniuria, dei meccanismi della credulità popolare in tema di medicina. Invece di sognare di essere salvati da Ingroia o Grillo o da chi altro, da Andolina o Guariniello, gli elettori dovrebbero preoccuparsi delle pericolose frodi di Stato sulle quali si sprecano i soldi per la sanità.

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Blog de Il Fatto

Commento al post “Ilda Boccassini contro Antonio Ingroia: “Lui come Falcone? Come si permette” del 29 gennaio 2013

Ingroia, che ha avuto un incarico dall’ONU, la stessa organizzazione che ne diede uno al figlio di Licio Gelli, e Boccassini, considerata tra i 100 maggiori “global thinker” mondiali dalla rivista “Foreign policy”, sono allo stesso, altissimo, livello. Ingroia mentre fa ancora parte della magistratura candida Andolina, meritatamente indagato per truffa e associazione a delinquere. Andolina fa da compare nella frode delle terapie ufficiali con le staminali, generando aspettative nel pubblico e conferendo credibilità alle terapie “scientifiche” per contrasto. Gli imbrogli delle terapie ufficiali vengono invece protetti, oltre che manu militari dalla polizia, dai magistrati sobri e rigorosi dei quali Boccassini è un simbolo, che non vedono le frodi e le violenze sulle quali tali terapie si basano, avendo ben altro da perseguire, come la ndrangheta e casi di prostituzione minorile. Una costellazione di astri di prima grandezza.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “Boccassini vs Ingroia, sarà colpa della politica?” del 30 gennaio 2013. Censurato.

Non è strano questo sgradevole contrasto tra Ingroia e Boccassini? La stranezza è un portato del “tolemaicismo”, ovvero l’interpretare i fatti italiani in chiave esclusivamente locale, escludendo fattori esteri. Che converrebbe invece considerare, anche in questo scontro tra Aiace e Ulisse per le armi di Falcone. Ingroia ha svergognato i politici nazionali, che i poteri forti vogliono ridimensionare, con lo “io so”, ma poi a metà lavoro ha fatto le valige per la terra dei Maya, troncando così un tema, le stragi, che porterebbe a livelli che vanno oltre quello dei politici locali, verso i poteri sovranazionali. L’ONU, che gli ha fornito un intermezzo prima del suo ingresso in politica, dove sta modificando gli equilibri, è la stessa organizzazione che diede un seggio al figlio di Gelli.

Certo Ingroia non l’ha imparato da Borsellino a candidare, essendo ancora magistrato, un inquisito come Andolina. Che non è solo l’artefice ma anche il compare di una truffa per il lancio delle terapie con staminali: gioca il ruolo del ciarlatano a favore delle terapie ufficiali, che sono altrettanto inefficaci, e otterranno così domanda e credibilità. Le frodi mediche strutturali sono protette dalla magistratura, che lascia fare sui reati dei poteri sopranazionali, come quelli di Big Pharma, con la scusa che c’è da badare alla ndrangheta, o alle malefatte di B.; ciò può spiegare perché alla Boccassini la rivista “Foreign Policy” ha conferito il titolo di “top global thinker”.

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@mondoallarovescia. E’ difficile seguire un discorso su ciò di cui non si parla. In generale, sì, di fatto le Procure e altri uffici giudiziari conformano la loro azione a interessi illeciti delle multinazionali farmaceutiche, modulando interventi e omissioni. Vedi ad es:

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Nel caso delle staminali, ho intenzione di scrivere estesamente su come stia avvenendo qualcosa di simile a Brescia, col caso Stamina.

Occorre distinguere tra “negativo” e “proibito”. La magistratura combatte il negativo, che viene altamente pubblicizzato, come la ndrangheta, ma non il proibito, che non deve esistere nel discorso pubblico. Il titolo di grande pensatore globale a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che di fatto fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti della mafia, e non meno nocive per il cittadino.

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Alcuni economisti ultraliberisti sostengono che molte attività considerate ignobili – usuraio, ricattatore, spacciatore, poliziotto corrotto, chi sfrutta il lavoro minorile etc. – sono in realtà eroiche, perché forniscono servizi economici richiesti. Tra queste, un autore (Block W. Defending the undefendable. Ludwig von Mises Institute, Alabama, 2008) cita anche il “medical quack” il ciarlatano (accanto al “pimp”, il lenone). Per motivi che ho tentato di segnalare agli elettori su questo blog (ma il mio commento è stato rimosso), candidando Andolina Ingroia, e Rifondazione comunista, si mostrano più vicini a queste teorie dei seguaci di Milton Friedman che alle sane idee di Borsellino sui requisiti dei candidati. Del resto Ingroia non è l’unico magistrato a considerare l’illegalità non come una soglia, ma come una finestra; dove solo alcuni reati, quelli messi bene in vista, vanno perseguiti; mentre altri ancora più gravi ma non visibili vanno tenuti nascosti, tollerati, e anche attivamente favoriti; come la frode medica strutturale ed i reati che l’accompagnano.

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@peppefer. ”C’è un giudice a Berlino” (Cicchitto, piduista e berlusconiano, su una sentenza a favore di Andolina). Spero che questo serva a chiarire a cosa accomuno quelli sulle sue posizioni. Grazie per riconoscere che apparteniamo a categorie diverse.

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Blog de il Fatto

Commento al post “Cellule staminali, giudici autorizzano cura compassionevole per bimba di 5 anni” del 31 gennaio 2013

I giudici, in questo caso quelli di Crotone, sono troppo modesti. Il merito di avere coraggiosamente lanciato, contro ogni apparente ragionevolezza, la terapia con staminali per una patologia come il morbo di Niemann Pick, naturalmente a scopo compassionevole e non certo per fare soldi, va a loro non meno che ai “centri d’eccellenza internazionale” che renderebbero secondo il ricorrente “pleonastico” illustrarne la giustificazione razionale. E’ una nuova brillante forma di validazione delle cure che potrebbe essere chiamata “a simmetria centrale”, essendo costituita da una legittimazione reciproca tra due argomenti ad auctoritatem. La disposizione delle due autorità, medica e giudiziaria, tra di loro ricorda infatti quelle figure a simmetria centrale come il simbolo buddista dello yin-yang. Più qualche aiutino del genere di quelli per i quali vanno rinomati posti come Cutro; mentre viene ingiustamente trascurato come è a Brescia che li si usa efficacemente contro chi disturba questo genere di progressi scientifici ed etici.

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Di parassiti che prosperano vendendo fumo e speculando sulle disgrazie altrui – come in questo caso – non ci sono solo i preti. I popoli possono essere narcotizzati con le religioni tradizionali, ma anche con forme magico-religiose travestite da “scienza”. Gruppi cattolici hanno manifestato davanti ai tribunali perché queste cure fossero applicate. Quando c’è da mangiare abusando della credulità popolare nessuno della brigata manca all’appello. I preti sulle staminali sono come i comunisti di Berlusconi, che secondo lui mangerebbero i bambini quando invece pranzano e cenano assieme.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Cosa penso davvero di Ingroia e del suo progetto politico” del 1 febbraio 2013 censurato

La prospettiva di un politico pulito attrae chi vorrebbe un’Italia pulita. Ma non credo che Ingroia rappresenti una vera svolta rispetto a quei mediatori del parassitismo che sono le altre liste. Mi permetto di consigliare cautela; perché Ingroia non si è ancora tolto la toga, e non è ancora entrato in Parlamento, che ha già candidato un soggetto come Andolina, che non solo è inquisito per truffa e associazione a delinquere a danno di malati, ma è implicato in una operazione inqualificabile, a favore di grandi interessi industriali e finanziari, che si avvale, tra gli altri appoggi, di quel genere di strutture “deviate”, o meglio devianti, che nei decenni precedenti si sono occupate in maniera criminale e funesta di magistrati come Paolo Borsellino.

Lo si associa a figure che furono un’eccezione rispetto alla media dei colleghi; ma di fatto nella scelta dei candidati mostra di esercitare il peggiore vizio della corporazione che l’ha espresso, favorendo intrighi e manipolazioni che esiteranno in forme particolarmente gravi di parassitismo del potere a danno dei cittadini. L’entusiasmo acritico non è un buon antidoto al cinismo gretto. Il sogno non interrompe l’inganno, ma può prolungarlo. Anche senza puntare il dito verso Ingroia quando lo elogiano persone da ascoltare come Salvatore Borsellino, non bisognerebbe dimenticare che sono all’opera menti un po’ più raffinate delle nostre; e, ho l’impressione, di quella dello stesso Ingroia.

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24 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Giulietti “Le famiglie dei magistrati ringraziano Berlusconi” del 24 febbraio 2013

C’è anche chi ringrazia entrambi gli attori del siparietto allestito dai giornalisti: sia il piduista Berlusconi frequentatore di mafiosi, sia la magistratura che si fa bella con le vittime delle epurazioni che lei stessa ha permesso col suo atteggiamento cortigiano verso quei poteri forti che dominano il Paese, e che possono decidere e commissionare omicidi eccellenti e stragi.

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Blog de Il Fatto

Commento al post  di M. Zavagli “Ferrara, Grasso: ‘Stipendio giusto da parlamentare è di 5-7mila euro’ ” del 5 ottobre 2013

Prima di chiedersi quanto pagarli, si dovrebbe valutare quanto valgono coloro che occupano le posizioni di parlamentare o magistrato. Mi chiedo spesso qual è il valore in euro di un parlamentare, di un’alta carica dello Stato, di un PM, di un giudice, per poteri forti come le multinazionali farmaceutiche. E se chi occupa quelle cariche vale quella somma di denaro, dal punto di vista dei cittadini, col non favorire quegli interessi che l’hanno determinata e servire invece gli interessi del popolo.

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13 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Tinti “Giustizia o verità, sbagliare è umano”

Ho sentito anni fa il dr. Tinti a una conferenza a Borgosatollo, e mi pare di ricordare che considerasse il caso Tortora un errore giudiziario. Ora omette questo elemento nella sua analisi, che mostra 2 simmetrie che mi sembrano da correggere. Una è quella tra gradi di giudizio: sarebbero equivalenti, almeno il 1° e 2°, quanto a ricerca di verità. Come la partita di andata e quella di ritorno. In effetti pare anche a me che sia così di fatto; che vi sia una loro “parallelizzazione”; che spesso serve a favorire una data sentenza senza perdere la faccia, o per altri giochi. Sarebbe utile definire le loro funzioni in modo che siano genuinamente sequenziali, e non si possa dire come fa Tinti: aveva ragione il 1° grado o il 2°?

Inoltre mentre si chiede come quel governatore romano “cos’è la verità?” l’ex PM ignora le influenze esterne, rispetto alle quali il processo sarebbe quindi simmetrico. Se la “verità processuale” risulta costantemente deviata, rispetto alla verità sostanziale, a favore di potenti piccoli e grandi, allora non solo “la verità rivelata”, ma anche la fiducia nel sistema giudiziario e oltre un certo limite quella nei magistrati diventano “per i credenti”.

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@ Iachi. No, io credo che dovendo scegliere tra gli abissi epistemologici della “non conoscibilità della verità sostanziale”, che lei sostiene, e la circostanza terra terra che anche i magistrati “difendono il loro salario dall’inflazione”, sia più sostanziale la seconda via.

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@ Iachi. Io seguo gli interventi della magistratura su questioni mediche, e noto la apparente credulità della magistratura su questioni – in realtà commerciali – come le staminali. Mi pare curioso che mentre si attribuisce alla “scienza” un potere cognitivo portentoso e immediato, sulle verità su fatti umani, quelle che un PM, o un maresciallo dei CC o un ispettore di polizia che sanno il loro mestiere possono nella gran parte dei casi ottenere o approssimare, si diventi dei pensosi filosofi, e si reciti “l’ignorabimus”. Vedo che spesso i giudici decidono in base alla “verosimiglianza” come criterio estetico, quando non dovrebbero, e trascurano la veromisiglianza bayesiana, cioè le probabilità a priori, quando dovrebbero tenerne conto. Sono d’accordo con le sue conclusioni: se è come dice lei, che “la verità non esiste”, allora si è autorizzati e in certi casi tenuti a giudicare sistematicamente le decisioni dei giudici.

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@ Iachi. Non è troppo serio essere creduloni sul raggiungimento di verità sulla natura, e invocare Godel o Heisemberg sull’accertamento della verità su fatti umani. Soprattutto se si fa il magistrato. Il magistrato che facesse discorsi come i suoi mi ricorderebbe Totò chirurgo che davanti all’addome che ha aperto esclama “che cos’è la macchina umana”.

Filosofi quando conviene, poi. Non si può mettere in croce un innocente, o un perseguitato, e servire Barabba, con la massima superficialità, e poi lamentarsi accorati dei limiti metafisici della conoscenza. I magistrati ritengo traggano prestigio dalla loro capacità di raggiungere la verità su fatti umani. Nel momento in cui si dice che la verità non esiste, che la loro è una valutazione di plausibilità e verosimiglianza, e alla fine li si lascia fare come loro conviene, ci si pone di fatto al di fuori dei valori che lei elenca. Anche se li si usa come scudo, o come carapace.

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@ Iachi. Grazie per l’affermazione “un giudizio senza prove e dimostrazioni è una opinione e come tale è aria fritta: sono gli argomenti e le dimostrazioni che come tali danno loro consistenza e peso.” E’ esattamente, quello, dimostrabile per tabulas, che a volte fanno i magistrati, a favore di grandi interessi. Mi fa piacere che ora stia tentando di dare una definizione di verità, che prima considerava inesistente. La verità non viene prodotta, ma raggiunta. Invece di “una tesi che regga alle verifiche” le propongo la definizione classica di ”adequatio rei et intellectus”. Sa, col criterio di resistenza alle verifiche si può sempre incaricare qualche magistrato di fermare, abusando del proprio potere, chi potrebbe mostrare la falsità di certe tesi care a grandi interessi.

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@ Iachi. Scusi, non è lei che ha scritto sopra: “Non è poi così abissale, in realtà è semplicissimo: la “Verità” non esiste, esiste solo la verosimiglianza, la plausibilità e i giudici decidono in base a questa. ”. Il mio pensiero negativo sulla magistratura deriva da constatazioni empiriche. Volendo trovare un punto d’incontro, lei paragona l’operato dei giudici al dibattito culturale. E’ così, ma non dovrebbe essere così. Le decisioni dei giudici, date le loro conseguenze sulla persona e sulla società, dovrebbero appartenere ad un livello superiore, paragonabile a quello per i calcoli della struttura di un ponte o degli elementi scientifici per l’applicazione di cure mediche. Io ho un’impressione vicina alla sua, che a volte i giudici impugnino la loro penna con la leggerezza, interessata, di tanti critici letterari o cinematografici. Ma la vita di una persona non è un film.

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@ Iachi. Credo che dal diritto possano venire ottimi insegnamenti metodologici per la ricerca scientifica, che attualmente ha un’impostazione empirista e quindi anti-razionalista. Questa della verità diversa a seconda dell’iniziale maiuscola o minuscola mi pare appartenga però alla retorica giudiziaria. La verità è bene considerarla la verità per corrispondenza tra mente e cosa, che è unica, prima di addentrarsi in disquisizioni epistemologiche.

La plausibilità è un concetto diverso: una affermazione plausibile può essere vera o falsa. Nella ricerca medica, la plausibilità biologica è uno degli indizi (criteri di Bradford Hill) per stabilire un rapporto causale (criterio importante, e spesso volutamente trascurato quando si devono lanciare promesse di “wonder drugs”, es le staminali). Sono sicuro che sulla plausibilità i giuristi possono dire cose più utili che mescolarla e confonderla, erroneamente, con la “verità”.

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@ Iachi. Un asino che vola non è implausibile. E’ impossibile. Haldane, matematico e biologo, calcolò che un angelo, per come viene raffigurato nell’ iconografia religiosa, per poter volare dovrebbe avere muscoli pettorali spessi oltre un metro, e essere scheletrico. Chiamare “verità” la circostanza che le cose stanno in realtà come si pensa o come si afferma che stiano è una definizione ”autoreferenziale” ? E’ preoccupante questa ostilità verso il concetto di verità e verso il buon senso. Se i magistrati la pensano come lei, questo spiega tante cose.

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@ Iachi. Dalla plausibilità al posto della verità a “mutazioni genetiche che dotano della possibilità di eludere la forza gravitazionale” (pensi che io evito espressioni come “è nel suo DNA”, conoscendo le fantasticherie alle quali dà luogo il determinismo genetico). Passando per la realtà che non esiste in sé, ma è conseguenza del suo essere ricercata. Complimenti anche a lei: certo che ne ha di ottave lo strumento che lei riesce a suonare. Mi auguro però che non sia questo il genere di “musica” delle aule dei tribunali.

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26 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Discriminati di Stato, una legge per sanare le disuguaglianze tra gli ufficiali dell’Arma”

Sarebbe interessante conoscere e comparare i tassi di obbedienza massonica nei due gruppi.

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16 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tangentopoli, l’eterna corruzione italiana. Incontro a Milano con i magistrati del pool”

Tangentopoli è un esempio della differenza, sempre presente ed eternamente ignorata nella politica italiana, tra ““il contrario”” e ““l’opposto””. L’opposto di un male è un bene; ma il contrario di un male può essere un altro male. L’opposto dei tangentisti di allora è uno Stato retto da politici integri. Invece abbiamo avuto il contrario dei tangentisti della Prima repubblica: i forchettoni della seconda repubblica, che oltre a mangiare hanno svenduto l’Italia. E non abbiamo imparato nulla, perchè continuiamo con una costanza che ha del demenziale a confondere i nuovi “contrari” con “l’opposto”; salutando nuovi mali come ciò che ci salverà dai mali attuali. Per i rapporti tra la magistratura di Mani pulite e organi diplomatici e servizi USA, v. “Capitalismo predatore”, Amoroso B., Perrone N. Castelvecchi, 2014.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Corruzione, che passione!

@ clack. La corruzione è un cancro; ma non consiste solo nelle mazzette e nei favoritismi. C’è anche la corruzione che consiste nello svendere il Paese e i suoi cittadini a interessi esterni; in genere in cambio di privilegi, e potere sui concittadini, piuttosto che di denaro. Una corruzione che è anche eversione e tradimento. Ci sono quelli che praticano entrambe le forme; e quelli che, praticando solo la corruzione di tipo eversivo, che passa inosservata, pretendono di essere considerati dei Catone della pubblica moralità. Tipico di questi corrotti-traditori è lo sfascismo, il premiare e incoraggiare nei fatti il malcostume per il quale a parole si stracciano le vesti. In modo da favorire il fallimento del Paese e quindi la sua vendita a prezzi d’occasione.

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21 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza Loggia Brescia, Cassazione annulla assoluzioni Maggi e Tramonte”

Posso testimoniare che i magistrati oggi sono estremamente accomodanti con le forze che allora furono mandanti della strage (i mandanti veri, “atlantici”, non gli sciagurati che furono usati). Per me è preoccupante sentire che si loda la magistratura per il nuovo processo, perché le fornirà un alibi per continuare ad essere accomodante. Certo, è difficile non sperare nella giustizia. Ma è da lodare una magistratura che produce questi risultati? Coi potenti gli italiani sono affetti dalla sindrome di Lucia Mondella: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Così oggi molti esaltano la magistratura perché promette di partorire un topolino dopo una gestazione che è arrivata al quarantesimo anno; quando ci si dovrebbe mettere le mani nei capelli.

Francesco Pansera

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27 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Senato, Raffaele Cantone presidente dell’Autorità anticorruzione”

La corruzione è di due tipi. Quella tangentista, volgare (bribery) rivolta verso il basso, che munge i cittadini per fare cassa. E quella eversiva, di alto bordo, nella quale politici, magistrati, amministratori piegano i loro compiti e i loro interventi agli interessi dei poteri forti; creando una legalizzazione di forme di sfruttamento. La nomina di Cantone è una garanzia contro la corruzione del primo tipo, quella dei taglieggiamenti tramite la pubblica amministrazione, delle mazzette e dei favori; che è dannosa per noi, e che i poteri che beneficiano della corruzione del secondo tipo hanno interesse a ridimensionare, non per ragioni di equità e giustizia ma per sostituirsi ad essa nello sfruttamento dei cittadini.

La nomina non è invece rassicurante rispetto alla corruzione eversiva, quella che beneficia poteri che i magistrati appaiono voler compiacere. Poteri che stanno ottenendo una istituzionalizzazione dello sfruttamento (privatizzazione dei servizi, decime camuffate da imposte, deregolamentazione a favore delle frodi in medicina e nei consumi, etc.). Poteri dei quali non si parla ma che, come l’attuale crisi economica mostra, costituiscono per il cittadino un pericolo non inferiore a quello dei forchettoni e dei mafiosi, dei quali si parla in continuazione. Con Cantone si riduce la possibilità che un Cicciotto e Mezzanott venga a bussare alle nostre porte. Ma temo che aumenti quella che a bussare sia l’ufficiale giudiziario.

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@ Giovanni Pozzi. Mi sembra che tu rappresenti quelli che quando qualcuno mette in dubbio i facili schemetti della propaganda, con lo sceriffo che combatte i cattivi, reagiscono come se gli si spegnesse di colpo la tv proprio mentre il film era allo “arrivano i nostri”. Buona visione e buon Renzi.

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10 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Expo 2015, card. Parolin: “Corruzione male del mondo. Non abbassare la guardia” “

“Lotta alla corruzione” vuol dire “centralizzazione e legalizzazione della corruzione”. I piccoli feudatari, i tangentisti, i forchettoni, vanno ridimensionati, lasciando loro solo una ragionevole commissione. La corruzione, istituzionalizzata tramite lo Stato, deve andare principalmente a beneficio dei poteri forti come multinazionali, nazioni egemoni, banche, Vaticano. Il clero si unisce ai magistrati e alle forze di polizia in quest’opera di riforma della ripartizione dei territori e della spartizione degli utili tra gangster.

Come già fece con Tangentopoli, il pubblico applaude i “liberatori”, illudendosi che l’attacco alla mafia perdente andrà a suo vantaggio.

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19 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Scontro procura di Milano: Bruti-Robledo, caso chiuso, problemi aperti”

Nel 1991 Cossiga inviò i blindati dei CC davanti alla sede del CSM a scopo intimidatorio. Il CSM resistette. Attaccabilissimo quanto a pratiche clientelari, il CSM era tuttavia inattaccabile sui principi, ha commentato Romano Canosa. Oggi con Napolitano e Vietti siamo messi peggio di allora; i blindati non servono, basta un portalettere.

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29 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Pellizzetti “Riforma del Senato: Camera dei Lord, Rotary o massoneria?”

Le istituzioni di copertura

Pellizzetti si avventura, con la verve che gli è propria, nel concetto di “istituzioni di copertura”: che si presentano come istituzioni democratiche, ma sono in realtà il braccio istituzionale di interessi particolari. La massoneria, certo. Ma questa a sua volta è un corpo intermedio, composto per lo più da persone il cui rapporto tra ambizioni e meriti ricalca la distribuzione dei pesi in un misirizzi. A dettare gli ordini non sono conciliaboli di incappucciati, ma i grandi interessi senza volto dell’economia globale; che i misirizzi incappucciati fiorentini, lombardi, calabresi, etc. servono, per tornaconto.

Altre istituzioni, oltre a quelle del governo e del parlamento, si stanno avviando a divenire mera copertura quando sono in gioco grandi interessi. Es. in medicina forze di polizia e magistratura stanno operando, in maniera non meno spregiudicata e abusiva di quella dei politici, al servizio della trasformazione richiesta da grandi interessi liberisti. (Es. l’operazione Stamina: v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

Se, come gli verrebbe spontaneo, il cittadino ossequioso dello Stato di diritto riconosce come legittime le istituzioni di copertura, si sottomette in realtà ai poteri retrostanti. Se le disconosce, non accettando questo sovvertimento dell’ordine democratico, può essere incasellato lui come eversore; come un ribelle, un anarchico. E può quindi essere perseguito con mezzi legali; intrecciati ai sistemi massonici.

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13 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stipendi forze dell’ordine, l’annuncio di Alfano: “Trovata soluzione al problema” “

Dimmi chi ti paga, e quanto, e ti dirò a chi sei leale. Nella mia esperienza, le forze di polizia sono leali non alla Costituzione, ma ai poteri forti che, non contenti delle razzie degli scorsi decenni, stanno dando corso all’opera conclusiva di sovversione istituzionale. Così che mentre la gente stringe la cinghia i “soldati”, cioè gli “assoldati” del pletorico e ambiguo esercito delle polizie chiedono e ottengono un “sovrassoldo”, la loro porzione di bottino, per continuare a collaborare nello spolpamento del Paese.

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14 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Premio Campiello, vince a sorpresa “Morte di un uomo felice” di Giorgio Fontana”

C’è una scissione tra la magistratura letteraria e quella reale. Chissà se invece di mostrarci sempre magistrati-San-Giorgio a caccia del drago qualcuno scriverà su come un Paese che consente che vi sia un’amministrazione della giustizia di routine, la giustizia per le persone comuni, così inefficiente che la disonestà ne risulta premiata è un Paese dove si coltiva la gramigna. Chissà se ci sarà mai uno scrittore – magari uno dei tanti magistrati che si cimentano con la pagina bianca – che anziché l’ennesima variazione, letterariamente più o meno felice, sul cliché del magistrato che combatte i Cattivi, scriva sugli attuali ottimi rapporti tra la magistratura e i poteri economici e finanziari che allora si avvalsero anche dei terroristi per tenere in pugno l’Italia, per spaventare e per eseguire epurazioni; e ai quali oggi non occorrono più quegli sciagurati, bastandogli schioccare le dita perché i poteri dello Stato obbediscano. Chissà se ci sarà chi si avvalga della forma romanzo non per nascondere l’allargamento del fossato tra il potere giudiziario e il popolo, ma per “sfrondare gli allori”, es. mettendo in luce le conseguenze che tali rapporti, tali collaborazioni, stanno avendo sul destino del Paese.

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26 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Berlusconi, il condannato tratta con i sindacati di polizia a nome di Renzi”

Ma perché, con chi dovrebbero trattare i sindacati di polizia per questo trattamento di favore? Nell’attuale sfascio da basso impero, sono pretoriani che vogliono più soldi per continuare a fare i guardiani dello sfruttamento e proteggere i privilegiati dagli sfruttati. Un altro aspetto della privatizzazione dello Stato. Con B. si intenderanno benissimo. Quelli del M5S reggono il gioco eccependo che chi fa l’accordo ha la cravatta che non si intona con la giacca e la camicia, mentre trascurano che ha anche il sedere scoperto.

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@ gian. Certa gentaccia i poliziotti preferiscono evitarla: tengono famiglia. Qui si tratta di rimediare qualche carta da 100 euro in più assicurando l’appoggio ad un altro tipo di grande criminalità; e B., sommo esperto di favoritismi tramite leggi ad hoc e uomo di mondo, (peraltro non estraneo ad ambienti mafiosi) è l’interlocutore giusto.

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@ gian. Padrino, addirittura. Non esageriamo. B. ha dimostrato di essere un signore; uno che quando c’è da mettere mano al portafoglio per pagare che so, un magistrato, non sta a lesinare il centesimo. Per molte persone, e anche per molti poliziotti, quando si è così ricchi e munifici non si può essere che persone perbene, ci mancherebbe altro. E anche se stavolta pagherà con soldi nostri, lo farà con lo stesso impeto di generosità che gli è proprio.

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25 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Corruzione, delibera di Cantone su ordini professionali: “No incarichi a politici” “

Credo che il messaggio sia che le lobby nazionali, corrotte e arroganti, devono fare spazio lungo la mangiatoia ai poteri sovranazionali. Troveranno un accordo, e avremo altre bocche, dai denti aguzzi, da sfamare. Anzi, si stanno già mettendo d’accordo, applicando l’abuso di potere degli ordini professionali a interessi di livello globale. Nel mio caso, avendo denunciato gravi illeciti in campo medico, e continuando a farlo, sono tenuto dall’Ordine dei medici sotto procedimento disciplinare, con motivazioni false, illegittime e grottesche, da 14 mesi: non mi sono presentato a difendermi, ma il verdetto viene rinviato e ritardato sine die. Ciò sta favorendo la prosecuzione degli abusi la cui denuncia a CC e prefettura ha avuto per risposta l’apertura del procedimento. Questo da un presidente dell’Ordine provinciale che ha concorso personalmente, insieme a diversi suoi colleghi amici, a una delle frodi che denuncio. Sulla quale, molto nota, a giorni si aprirà un processo, ma di incerto significato e con un taglio parziale che ignora gli interessi più grossi. Il caso mostra che per gli Ordini, e anche per la magistratura, CC e prefetture “dat veniam corvis, vexat censura columbas”, quando certe “mamme” chiamano. Non sarebbe la prima volta che la lotta ai corrotti, in sé sacrosanta, si risolve in un peggioramento, vedi Tangentopoli. E’ necessario che tutto cambi affinché tutto resti come prima. Cantone, che ha scritto un libro intitolato “I Gattopardi”, dovrebbe saperlo.

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2 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. D’Onghia “Morte Cucchi, “i pestaggi di Stato” e le condanne dei pochi che hanno pagato”

Questi episodi, dove i poliziotti picchiano a piacere e i magistrati confermano che possono farlo, sono visti come aspetti di privilegio e impunità. Credo debbano essere visti anche come intimidazioni funzionali allo sfruttamento. Noi pensiamo che magistrati e poliziotti si frappongano tra chi vive onestamente e il crimine. Ma appare che ad essere in mezzo siamo noi, polli da spennare, tra la mafia da un lato e polizia e magistrati dall’altro. Con casi come questi, che i media riportano ampiamente, veniamo “convinti” a temere lo Stato; e quindi a stare buoni e farci tosare come pecore e imbrogliare come scemi dalla squallida classe “dirigente” che permettiamo occupi lo Stato; e che così arricchisce sé stessa e i poteri maggiori ai quali ci vende.

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3 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cucchi, sindacato Sappe querela sorellella Ilaria: “Istiga all’odio e al sospetto”. Titolo poi cambiato in: ” Cucchi, Pignatone “rivedrà gli atti” ma elogia i pm. Famiglia: “Abbiamo perso tempo”

“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.” Credo che questa definizione “(legge Rognoni La Torre) possa avere rilevanza per comprendere quanto sta accadendo e viene pubblicizzato dai media, e cioè la catena di morti innocenti dove appaiono evidenti responsabilità istituzionali, che però vengono negate dai giudici, con sentenze che sollecitano la tracotanza del braccio armato dello Stato; mentre chi governa si occupa di cedere il controllo di attività economiche a terzi, privatizzando servizi pubblici, e di fare loro realizzare profitti e vantaggi ingiusti.

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16 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Tinti “Processo L’Aquila e Tor Sapienza: Giudici, processi e isterie collettive”

Il diritto, in sé, è una cosa seria. Tinti fa bene a ricordarci che siamo ignoranti in materia (a volte anche a nostro svantaggio). E che questa nostra ignoranza può causare gravi danni. Però è anche vero che i magistrati, che non in futuro come preconizza – o minaccia – Tinti, ma da sempre a volte danno ragione al più forte, su questa ignoranza ci marciano: “-Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis,…- cominciava Don Abbondio, contando sulle punta delle dita. -Si piglia gioco di me? Interruppe il giovine – Che vuol ch’io faccia del suo latinorum? -Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa.”.

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@ Stefano Mencarelli. Il tema della partecipazione della nostra magistratura, così “atlantically correct”, negli affari più gravi e oscuri della storia del Paese, tema che non riguarda solo la mafia, né solo singoli magistrati, merita di essere considerato a parte.

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7 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Padellaro “Enzo Tortora, chi ne usa e ne abusa”

Tortora non è stato ancora pienamente riabilitato: filibustieri in processione possono oscenamente accostare il loro nome al suo. Marcello Fiori ha buon gioco nel far notare che il PM che lo accusa è lo stesso che accusò ingiustamente Tortora perché dice una cosa vera, anche se non è vero che lui e il suo caso siano comparabili a quelli di Tortora. Sono contrario a leggi, come quella recente sulla responsabilità civile dei magistrati, che consentano di esercitare pressioni sulla magistratura, e in funzione della propria potenza. Dovrebbero però esserci altre forme di controllo. Il non prendere provvedimenti interni contro i magistrati che si rendono responsabili di gravi danni ai cittadini ha una valenza discriminatoria a favore dei potenti. Il coordinatore dei club Forza Italia può lanciare questa stoccata, quando forse avrebbe di che stare zitto. Per un semplice cittadino, la magistratura che si lecca i baffi dopo essersi mangiata Tortora è una magistratura che fa paura. I potenti vorrebbero una magistratura al guinzaglio. Ma la magistratura, mentre negozia coi poteri forti, è più interessata ad apparire come un Moloch che come la moglie di Cesare agli occhi del popolo, dal quale dovrebbe trarre legittimità.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bergamo, induzione indebita e peculato: indagato il questore Dino Finolli”

Il Fatto riporta che alla notizia che il loro questore è indagato perché sospettato di avere favorito la dilazione di un versamento al fisco, i poliziotti della Questura sono rimasti choccati, e più di uno si è sentito male ed è tornato a casa. Si potrebbe considerare la reazione come indice di una visione dei “Buoni e Cattivi” irrealistica, schematica e eccessivamente lusinghiera verso la propria categoria. Ma è il segno di un cuore puro. Meglio non fare soffrire i poliziotti rivelando loro cosa altro fanno, routinariamente, i dipendenti del Viminale, cioè i poliziotti stessi, nel distretto di Corte d’appello di Brescia senza tema che la magistratura crei noie. Dato questo amore virginale dei questurini per la legalità, qualcuno di loro incanutirebbe di colpo.

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25 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “25 Aprile: “Da Mussolini ai delatori, il fascismo fu complice dello sterminio degli ebrei” “

Il libro di Levis Sullam, sui danni provocati allora dall’aggregazione di quei mucchietti di viltà e grettezza che sono gli animi dei delatori, gli animi dei persecutori per interesse, si potrebbe regalarlo a diverse persone che oggi occupano le stesse cariche pubbliche citate nell’articolo, e che sono i discendenti morali di quei questori, ufficiali dei CC, prefetti, magistrati, etc. che allora si macchiarono di questo abominio. Oggi servono nuovi padroni, nuovi fascismi, con metodi più subdoli, in funzione di scopi diversi; non ci sono vagoni piombati che vanno verso l’annientamento morale e fisico. Ma sotto nuovi panni e nuovi modi l’animo torpido ma tenace del delatore, l’animo del caporale, resta lo stesso; e con esso la sua carica distruttiva del vivere civile e la sua potenzialità di morte, alle quali settanta anni fa fu permesso di dispiegarsi in forma completa.

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12 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Biagi, prescritti De Gennaro e Scajola. ‘Si confrontino con loro coscienze’ “

Credo che sarebbe più dignitoso e utile se si riconoscesse apertamente che la magistratura non ha la possibilità – né in generale ha la voglia – di perseguire i crimini commessi dai circoli di potere superiori. Fino a quando si tratta di mafiosi che bruciano i santini e sciolgono le vittime nell’acido, o di mangioni filmati mentre intascano la busta coi contanti, e fino a quando si tratta di dipingere mafiosi e mangioni come dei Satana in persona, ai quali i magistrati si oppongono come strenui difensori dei cittadini, è un conto. Ma quando si tratta del Satana vero, coi suoi tirapiedi istituzionali (o mafiosi), dei crimini politici che da decenni servono a tenere soggiogato il Paese, i magistrati molto spesso guardano altrove o si limitano a fingere di interessarsi. O peggio, a volte attuano comportamenti che appaiono consonanti con la volontà dei mandanti, contribuendo a isolare la vittima prima dell’esecuzione e lasciandosi facilmente “depistare”.

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5 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Marcelli “Lavoro, la salute dei poliziotti va tutelata”

“deve essere riconosciuto il loro diritto a rifiutarsi a prestare servizi in violazione della legge, a tutela non solo della loro salute e sicurezza ma anche della democrazia, della libertà e della vita di tutti i cittadini.”. Secondo il giurista Marcelli ai poliziotti verrebbe negato il diritto di rifiutarsi di prestare servizi in violazione della legge e a danno della democrazia, della libertà e della vita dei cittadini. Io pensavo che avessero non il diritto, ma il dovere di non eseguire gli ordini di commettere illegalità. Ritengo comunque che se uno è un uomo il diritto naturale di non commettere atti immorali lo ha comunque, e lo deve esercitare comunque.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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1 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Modena, il sindacalista arrestato: “Hanno voluto incastrarmi. A quell’incontro non dovevo esserci””

Trappole del genere, che fanno un uso criminale della legge, non possono essere messe in atto dove ci sia una magistratura come si deve, che eserciti un effetto deterrente con la sua presenza, creando nei disonesti e nei funzionari deviati la consapevolezza che se ricorressero a questi mezzi sarebbe fatta chiarezza sulle loro trame e verrebbero svergognati e adeguatamente puniti. Invece, se la magistratura è debole, coloro che condividono con la mafia l’arte di intorbidire le acque, mascariare e intimidire avranno campo libero.

Ci sono poi anche casi di persecuzione politica, di corruzione a favore di grandi interessi, dove la magistratura è collusa, e chi dovrebbe tutelare la legalità rilascia licenze di delinquere; assicurando impunità, partecipando alle manipolazioni, e arrivando a istruire su come commettere reati e farla franca.

@ Recobino. Con una semplicità pari a quella che ci vede lei, può essere una montatura. In un sistema sano, l’accertamento solido dei fatti dovrebbe prevenire l’instaurare una situazione di dubbio estremo, che non si limita all’innocenza o alla colpevolezza, ma dove dall’esterno non si sa se il soggetto sia colpevole o vittima. E la sorte del soggetto non dovrebbe dipendere da chi ha partecipato alla produzione della situazione ambigua, ma dovrebbe essere valutata da inquirenti e giudici terzi. Dovrebbe essere fatta chiarezza: una giusta condanna per calunnia, a carico o del sindacalista accusato o di chi l’accusa, dovrebbe in ogni caso venire emessa.

@ Silmarille. No, non ha preso la busta da quel che si vede nel video (diffuso senza audio). Gli inquirenti avrebbero dovuto accertare come si sono svolti i fatti e il loro significato in maniera sicura prima di arrestarlo e precipitarsi a dipingerlo sui media come un sindacalista corrotto. Non conosco la realtà dei Cobas e dei loro nemici. Intervengo per portare una testimonianza. Nella mia esperienza: a) l’emettere un giudizio, da parte dell’autorità, basandosi su dati incerti e parziali, rinunciando a ottenere e considerare informazione facilmente disponibile, è indice di cattiva fede; b) le forze di polizia a volte organizzano macchinazioni contro chi è inviso a poteri forti, e possono contare su una magistratura che gli copre le spalle e li aiuta.

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17 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ilaria Alpi, la madre: “Basta iniziative. Io umiliata e offesa da formali ossequi di chi ha operato per occultare la verità””

Solidarietà alla madre di Ilaria Alpi. Ricusare la giustizia dei tribunali a volte è l’unica via che resta per tutelare la verità e il principio di giustizia. Rinunciò a difendersi, revocando il mandato ai legali, Danilo Dolci, querelato da Bernardo Mattarella. Rifiutò di comparire in aula, con motivazioni che lo esposero all’accusa di oltraggio alla corte, Domenico Marotta, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, persona di stampo ben diverso da quello di alcuni altri suoi successori; vittima di un’operazione che è stata giustamente definita “una vergogna della magistratura”*.

Per chi da decenni ordina i delitti più gravi, quelli commessi per mantenere il Paese sottomesso, tra i quali l’eliminazione di persone di valore e preziose per il Paese; per chi fa stroncare l’esempio dato da persone come Alpi, Dolci, Marotta, la magistratura non è un deterrente e a volte è una risorsa. In Italia in genere soltanto delinquenti e disonesti considerano, per ovvie ragioni, la magistratura come fonte di male. E’ indice dello scarso senso civico degli italiani – e del loro scarso coraggio davanti al potere – il non includere la magistratura, nei suoi rapporti con i poteri forti, tra i focolai di corruzione che determinano i mali perenni della Repubblica e ora il declino della nazione.

*Russo L Santoni E. Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia. Feltrinelli, 2010.

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12 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, esplosione in strada davanti alle Poste. “Non si esclude la pista anarchica””

Il ministero delle Poste a suo tempo faceva parte del comitato della Presidenza del consiglio per la “difesa psicologica”. Chissà quale contorto ragionamento ha portato gli anarchici a vedere oppressione nel ritirare e consegnare, sia pure con la notoria sciatteria, lettere e pacchi. Ma di sicuro verrà trovato un movente che sembrerà uscito dalla penna di Bakunin; mentre non credo che la magistratura inquirente, per non parlare di CC e PS, prenderebbe in considerazione la tesi che le Poste attuali collaborano con quegli apparati che tradizionalmente si occupano di pilotare l’opinione pubblica pilotando bombaroli e terroristi; e che oggi si occupano anche di swapping tra onestà e crimine, ovvero di dipingere chi è di intralcio a grandi affari illeciti (anche se di idee moderate e borghesi) come un deviante; e chi pratica i grandi affari illeciti come vittima da proteggere.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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17 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove”

S. Palidda, studioso del controllo di polizia, usa l’espressione “anamorfosi dello Stato di diritto” per indicare l’applicazione abnorme e omissiva delle norme a favore di interessi particolari. Come nelle anamorfosi ottiche, disegni deformi e irriconoscibili proiettati sullo schermo visibile al pubblico acquistano forma compiuta e presentabile. Hanno carattere di anamorfosi anche le innumerevoli ricostruzioni delle stragi dove è costante lo schema “l’impegno dei magistrati e investigatori non è mai mancato ma…” ma ci sono stati diabolici depistaggi. Credo che nessuna ricostruzione che voglia essere onesta e approfondita possa eludere il tema dell’applicazione del “codice atlantico”, delle connivenze e complicità di magistrati, forze di polizia e notabili locali alle operazioni sotto l’egida della Rosa dei Venti. Ieri e oggi. Il tribunale di Brescia ha da poco assolto un medico per avere incassato, quando era il rettore, lo stipendio di primario senza andare al lavoro: perché l’università e l’ospedale glielo hanno lasciato fare*. Una motivazione che suona farsesca al lettore comune. Un ragionamento giuridico che sa di anamorfosi, di mappatura di altre ragioni, riconducibili, per chi conosca gli affari che prosperano impuniti a Brescia, al ruolo dell’allora rettore di portaordini di Washington. Ordini che oggi riguardano operazioni mediche come Stamina e i vaccini imposti.

*M. Toresini. Corsera, 15 lug 2017.

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14 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, il capo della polizia revoca la destituzione di Bruno Contrada: avrà stipendi arretrati con interessi”

Credo che il provvedimento sia da classificare insieme alle scarcerazioni e alla sistemazione lavorativa dei terroristi usati come sicari negli anni di piombo. Ovvero nell’ambito delle protezioni, incluse ripulitura di immagine e trattamento previdenziale, degli addetti alle corde e alle ruote utilizzati per il controllo del Paese. E che la sbadataggine della magistrato Accardo sia in linea con i comportamenti della grande maggioranza della magistratura quando certe mamme chiamano.

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19 novembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Barbara D’Urso accolta dalla polizia col picchetto d’onore nella Questura di Milano”

Barbara D’Urso e le forze di polizia esercitano di concerto un’importante funzione: la costruzione a favore di grandi interessi privati della realtà sociale, cioè della percezione condivisa della realtà sulla quale si basano le pratiche sociali. A favore di grandi interessi che a volte, es. nel caso dei prodotti medici quotati in Borsa, contengono una componente criminale. Una costruzione della realtà dettata da affari illeciti di alto livello, ottenuta sia tramite attività propagandistiche di manipolazione mediatica; sia tramite attività coperte di repressione del dissenso, che nella PS hanno preso il posto di quelle di quando il Viminale pilotava il terrorismo. Il servire in ruoli diversi gli stessi poteri può spiegare l’omaggio delle forze dell’ordine alla celeberrima presentatrice. Rincuora leggere commenti indignati, ma la polizia può contare sui tanti italiani pronti a credere che un funzionario di polizia sia simile a figure eccezionali immaginarie come il commissario Montalbano e gli altri poliziotti delle fiction; o reali come Boris Giuliano, Pasquale Juliano, Emilio Santillo. Piuttosto che essere, più probabilmente, un genere di persona più affine a Bruno Contrada; o a Barbara D’Urso, come questo episodio mostra.

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27 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Berlusconi da Fazio a Che tempo che fa: “Non fossi candidabile ho pensato al generale dell’Arma Gallitelli”

Gallitelli, che è stato il degno vice del generale Delfino, è quello che ci vuole per completare l’opera di svendita e degrado della nazione condotta dal compare di Dell’Utri.

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Commento al post di R. Colella “Perché Silvio Berlusconi ha proposto Leonardo Gallitelli come candidato premier”

I CC dal dopoguerra sono strumento, anche in operazioni inconfessabili, degli stessi poteri forti sovranazionali che con la stagione delle bombe lanciarono B. nella politica italiana. L’Italia, “paese ridicolo e sinistro” retto da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue” (Pasolini) viene controllata tramite la selezione di una classe politica pagliaccesca; forse si mandano in scena i fidati macchinisti perchè lo spettacolo è arrivato ad essere così disgustoso per molti elettori che occorre qualche maschera che sembri seria.

@ josephdredd. Non sto “accusando esattamente”. La Rosa dei Venti ha diverse punte … Le accuse esatte – e vere – dovresti chiederle a chi riceve un buono stipendio per difendere il Paese. Come tanti, so, perché “non è poi così difficile”, che, mentre hanno svolto compiti esecutivi, le bombe non possono essere farina del sacco delle figure plautine messe lì a fare da classe dirigente. Né credo alla sanguinosa pagliacciata della “arte e fattura diabolica” (Manzoni) che spiegherebbe la potenza eccezionale della malavita mafiosa, malavita anch’essa sponsorizzata dai poteri forti. Quando coloro dai quali dovrebbero provenire “accuse esatte” non hanno vergogna a farsi sponsorizzare da un personaggio con la storia di B, non devono esserci remore nell’usare il proprio giudizio e rifiutare le farsesche versioni ufficiali coi loro scenari di cartone; e nello spiegarsi ciò che accade guardando a forze reali come quelle della NATO, in grado di condizionare le sorti di intere nazioni, anche con interventi di “guerra a bassa intensità”, e note per praticare, anche nel nostro Paese, queste attività.

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27 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, promosso a questore il poliziotto che accusò i no-global di aver ucciso Carlo Giuliani”

Del neo questore Lauro non sappiamo molto. Sappiamo, dall’episodio di Piazza Alimonda dove accusò subito i manifestanti di avere ammazzato loro, “pezzi di m.”, Giuliani, che tende a giungere a conclusioni frettolose nelle indagini. Ma forse non è così: ha invece mostrato il pregio, dal punto di vista di chi seleziona la classe dirigente italiana, di essere prontissimo nel mistificare. La tecnica dello scambiare le parti tra aggressore e vittima si può fare risalire alla moglie di Putifarre, che, racconta la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di farle violenza non essendo riuscita a sedurlo. Nel 1947 il mafioso Ofria, braccio destro del massone Soresi, partecipò ad un assalto con mitra e bombe a mano contro una sede del PCI. Vi furono morti e feriti. Uno dei feriti colpì a sua volta Ofria con un colpo di pistola. Il commissario capo di Polizia di Partinico, Agnello, scagionò Ofria inserendolo nell’elenco degli aggrediti. Impastato fu assassinato dalla mafia in modo da essere poi fatto passare per un dinamitardo da inquirenti predisposti a questo falso. Posso testimoniare che anche oggi i pezzi di m. veri delle istituzioni nell’eseguire l’atto di proscrizione decretato dai loro padroni verso qualcuno troppo onesto per le loro attività fanno di tutto per costruirgli una figura di deviante, di soggetto da controllare, tramite provocazioni e costruzione di false prove.

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4 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Macerata, Grasso: “Se fomenti il razzismo, uno che spara lo trovi. Solidarietà Forza nuova? Oltre ogni limite””

L’opposizione è di massa, e gli italiani nel complesso non hanno tra i loro peccati quello di sentirsi un popolo superiore. Per molti, l’opposizione non è dovuta, come sostiene Grasso, al colore della pelle, che anzi rassicura e placa. Se fossero scandinavi i tanti che bighellonano a nostre spese per strada, questa violenza imposta dal potere apparirebbe più netta, e l’opposizione sarebbe uguale, o forse più netta e forte, libera dall’equivoco razziale. “Uno che spara lo trovi”. Le parole del titolo attribuite a Grasso andrebbero lette come un’ammissione. I politici sanno come falsare i termini, fomentando la feccia. “So dunque che gli uomini al potere continueranno a organizzare altri assassini e altre stragi, e quindi a inventare i sicari fascisti: creando cosi una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno.” (Pasolini, 1975). Oggi un Traini cade come il cacio sui maccheroni per fare passare per civiltà il fascismo globalista dell’immigrazione forzosa, e per dare del razzista a chiunque si opponga a questo moderno cugino del razzismo, sul quale i Grasso e le Boldrini basano le loro tristi fortune.

@ Guido Guber. A proposito di “fornire la pistola”, com’è che a un borderline esaltato, a un disoccupato che ha dato segni di squilibrio comportamentale, a uno con un tatuaggio nazistoide sulla faccia, è stata lasciata una Glock? La “Magistratura” “ritiene” di indagare anche su questo aspetto? Traini è un fascista, e i fascisti non solo sono violenti, ma, quel che forse è perfino peggio, sono gregari. Com’è, come non è, il “cane sciolto” ha fatto come al solito quello che voleva il potere. In modo da permettere a quelli come te di accusare di appoggio al fascismo quelli come me (e con noi Pasolini). Così non si parla del nocciolo della questione: lo scafismo. Per il quale chi sale su un barcone acquista uno status speciale che impone attenzioni e cure particolari, a scapito delle moltitudini sfruttate e oppresse che si lascia dietro, e a scapito delle popolazioni costrette a fargli spazio e mantenerlo. Lo scafismo appartiene alla stessa famiglia del razzismo. Il razzismo sostiene che ci sono, costituzionalmente, gruppi umani superiori e inferiori, da ordinare gerarchicamente; lo scafismo predica non l’uguaglianza, ma l’interscambiabilità, un’altra aberrazione, per la quale il posto su questa terra di qualunque persona comune può essere concesso a piacimento dal potere a chiunque altro, in modo da ottenere una configurazione etnica conforme a un disegno imposto dall’alto. Quest’altra violazione dei diritti umani la state facendo passare per “civiltà”.

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21 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, “A morte le guardie”: imbrattata con svastiche la targa di via Fani a Roma. Famigliari vittime: “Vergognoso””

Nell’agosto 2014, a Celico (Cs), ho ascoltato una conferenza pubblica di Francesco Bruno, il criminologo legato ai servizi che in caso di liberazione avrebbe dovuto “prendersi cura” di Moro, dato il disturbo psichiatrico che era stato diagnosticato a Moro per spiegare quanto scriveva (Ippolito: roba da psichiatri stalinisti. Corsera, 1 dic 1993). Alcune affermazioni di Bruno estranee al tema della conferenza (che era quello delle persone che si perdono nei boschi) hanno rafforzato la convinzione che gli apparati incaricati di coprire con manipolazioni l’eliminazione di Moro siano ancora in piedi. L’uccisione degli agenti di scorta può avere un legame con quanto il giudice Lupacchini riporta sul comportamento delle volanti di polizia nell’attentato alla sinagoga di Roma dell’ottobre 1982 (“Il lodo Moro”. In: In pessimo Stato. Koinè, 2014). Ma anche con l’allontanamento di un dirigente di polizia fedele e abile come Santillo dalle indagini su quel colpo di mano che frantumò quanto restava dell’indipendenza dello Stato; e con la volontà di creare un alibi agli aiutanti del boia, permettendogli di mostrare dei loro caduti come segno di merito. Credo che lo squallido imbrattamento, con gli insulti vili agli agenti uccisi, nel corso di una campagna orchestrata di riesumazione, more democristiano, del pericolo di fascismi e opposti estremismi, contempli anche questo ultimo scopo, sull’immagine pubblica degli odierni tirapiedi.

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23 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Ulivieri “Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa”

Un altro fattore, meno noto, soprattutto da noi, ma più incisivo e maggiormente comprovato, che spiega questi incrementi di incidenza “stepwise” di tumori come melanoma cutaneo, carcinoma del rene, della tiroide, della mammella, è la sovradiagnosi. Una caratteristica delle sovradiagnosi di cancro è che si alimentano con gli allarmi sulla presenza di fattori cancerogeni sul territorio; e, una volta innescate, si autoalimentano con l’aumento spurio di incidenza e il conseguente rinnovato allarme. Sarebbe interessante conoscere l’opinione riguardo a questo aspetto, messo un po’ in ombra dall’emergenza sul flagello delle Terre dei Fuochi, dei magistrati noti al pubblico per il loro impegno nel contrastare (soprattutto tramite clamorose indagini; meno in termini di condanne) i reati su rifiuti e discariche in quanto cause delle riportate epidemie di cancro; come Sandro Raimondi. Comunque, nella sfortuna a Brescia è sorta una laboriosa industria della diagnosi e della cura del cancro; che si avvale del prezioso concorso, nella sua meritoria opera a tutela della salute, delle Istituzioni preposte alla legalità: prefettura, questura, comando CC, assessorato e comando polizia municipale. E non ultimi ma primi i servitori dello Stato con la toga che hanno intitolato il palazzo di giustizia di Brescia all’insigne giurista e tra i fondatori della P2 storica Giuseppe Zanardelli.

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9 luglio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ginambartolomei “Xenofobia e reati d’odio, la Procura di Torino: priorità ai fascicoli, pool di pm ad hoc e no archiviazione facili”

La parte buona, da accettare senza riserve, del pronunciamento del procuratore Spataro è data dal suo dissuadere dal commettere reati e atti incivili verso gli immigrati. Trascendere, abbandonarsi a scorrettezze (come fanno anche gli immigrati; a volte usati come provocatori e stalker dalla polizia, posso testimoniare) sarebbe un degradarsi. E anche un auto-sconfiggersi, cadendo in una trappola; si può temere che a sostegno dei diktat e degli insulti pro sbarchi compaiano delitti di utili idioti verso gli occupanti, come già accaduto a Macerata. La parte cattiva è l’appoggio politico del magistrato agli sbarchi decisi da chi manovra il traffico, cioè a una violenza contro il popolo, i cui mandanti ultimi appaiono essere gli stessi poteri che ci hanno dato – con la complicità dello Stato – la stagione del terrorismo e la mafia perenne. in Italia il servizio giustizia non funziona e a volte funziona a rovescio; ma la magistratura si sveglia, dispiega una voce chiara e forte e dà “lezioni di civiltà giuridica “ agli altri paesi quando c’è da legare il cavallo dove vuole il padrone a danno del popolo. A Lecco un magistrato ha disposto che gli appartamenti pignorati agli italiani morosi fossero assegnati a richiedenti asilo. Chissà se un giorno gli italiani si accorgeranno da che parte stanno regolarmente i magistrati quando il tallone di ferro dei poteri forti preme sui cittadini.

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ccc

v. anche:

La decenza precede la santità

I crimini di controllo e il loro carattere continuativo e moltiplicativo

La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

Brescia non solo bombe

La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

I depistaggi a stupro continuato

Corruzione “qui tam” e sfruttamento

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

Patologia e malattia delle istituzioni

La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

I magistrati e l’altra corruzione. In: L’irresponsabilità della medicina in franchising

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Apoptosi della sinistra e magistratofilia

Nuove P2 e organi interni

I magistrati e gli USA

L’omertà e le complicità nazionali nelle epurazioni USA

La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica

Radiotossicità mafiosa e legale

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

Massoni e legalità

Rispetto della Storia nell’azione giudiziaria

Reati contro l’economia

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa

I professionisti della metamafia

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti

Quando “less is more”

La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”

La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado

Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili

I 18 anni di Noemi e la nascita della sanità integrativa La magistratura come cuscinetto

La UE come mostro adescatore: proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

15 March 2012

Blog  Appello al popolo

15 mar 2012

Due mesi fa, su una rivista della Società europea di biologia molecolare due ricercatori, la norvegese Wickson e l’inglese Wynne, hanno paragonato la natura di una proposta legislativa della Commissione europea (CE) alla rana pescatrice abissale [1]; è quel pesciaccio, che vive negli strati marini profondi, dove la luce solare non arriva, che pare disegnato da un caricaturista per quanto è brutto e per come rappresenta il predatore astuto (e anche la dabbenaggine delle sue vittime). Ha una enorme bocca, sproporzionatamente grande rispetto al corpo in alcune specie, orlata di lunghi denti aghiformi. Dalla testa gli protrude un filamento che porta un’esca luminescente. In quei neri abissi, nella zona “abissopelagica”, gli organismi ci vedono poco, quando non sono del tutto ciechi. Quelli che percepiscono la luce dell’esca ballonzolante le si avvicinano, senza vedere a cosa è attaccata, e finiscono inghiottiti nella bocca spalancata del predatore.

Il lysenkismo della CE

Ho apprezzato la metafora del mostro che è inguardabile e che però riesce ad attrarre le sue prede, conoscendo la propensione del pubblico a prestare consenso alle frodi che provengono dalle oscure profondità del big business sopranazionale, riguardanti la cura delle malattie [2]. I due ricercatori sono ricorsi all’immagine della rana pescatrice per mostrare come una riforma UE in discussione, a prima vista attraente, sia realtà una trappola e una mostruosità: la recente proposta della CE di non consentire agli Stati nazionali di avanzare obiezioni di carattere scientifico sulle importazioni di cibo geneticamente modificato, né sugli organismi e le coltivazioni geneticamente modificate; in particolare, sulla loro sicurezza e sui danni che possono provocare alla salute e all’ambiente.

Questi argomenti scientifici verrebbero riservati alla preposta agenzia UE, che diviene quindi l’unica fonte qualificata a esprimere pareri scientifici recepibili sede legislativa UE; gli Stati potrebbero avanzare sugli OGM solo obiezioni di altro genere: sociali, economiche, di politica interna, etc. (v. l’articolo [1], reperibile su internet, per i dettagli e un’analisi critica). Il perseguimento della centralizzazione in sede comunitaria dell’analisi scientifica dei rischi degli OGM si basa su presupposti confusi, falsi e contradditori, affermano giustamente i due ricercatori.

Il Parlamento europeo ha proposto emendamenti che eliminano questo diktat; non conosco l’evoluzione più recente dell’iter legislativo, se e quanto questa misura draconiana verrà bocciata o addolcita; i media, anche quelli “progressisti”, e forse quelli “progressisti” ancor più degli altri, stanno attenti a non farci sapere nulla di queste cose, mentre ci martellano e ci distraggono con le solite questioni di cortile, le solite miserie nostrane, o sempre nuove scempiaggini: argomenti come la denuncia di questa singolare limitazione agli Stati fanno parte del Proibito [3]. In ogni caso, resta il fatto che la CE vorrebbe fare un solo boccone di una serie di capisaldi di civiltà, giustizia e razionalità, che riguardano la salute delle persone e la tutela dell’ambiente oltre che gli interessi economici degli Stati nazionali; con un notevole danno per le popolazioni. Mediante una misura che è rivelatrice dei reali princìpi ispiratori della politica comunitaria.

Sul versante scientifico, la restrizione della CE non rispetta le norme di comunitarismo e universalismo dell’etica della ricerca. Questa reductio ad unum della consulenza scientifica, ottenuta lasciando parlare solo gli scienziati di corte, per ora sugli OGM, e, una volta fatto passare il principio, magari anche su altri campi, come le cure mediche o le grandi opere, non rispetta il metodo scientifico, che è basato sul confronto tra ricercatori diversi. E in un campo, quello dell’analisi scientifica del rischio, che è tra i più incerti, indeterminati e controversi; e tra i più esposti a influenze politiche ed economiche e conseguentemente ad analisi e interpretazioni di parte. Un settore che spesso dà luogo a diatribe che si trascinano per molti anni, dove in effetti si spererebbe che la scienza desse risposte univoche; che è cosa molto diversa da una scienza che parla con una voce sola, la voce del padrone.

Sul versante politico, la pretesa della CE non rispetta la più elementare decenza. Secondo la CE ora i popoli non dovrebbero essere liberi neppure più di proteggersi dai rischi alla salute e all’ambiente, ma dovrebbero accettare prodotti sapendo che sono nocivi. La CE non rispetta la libertà politica, impedendo a un’entità politica – a Stati nazionali, non alla giunta di Roccacannuccia – di scegliere, tra quelli legittimi, gli argomenti che giudica appropriati. Non rispetta il corretto rapporto tra scienza e politica, dove non può essere “accountable” una scienza volta alla “non accountability” politica; e non lo rispetta fingendo di ignorare come gli argomenti etici, e anche quelli sociali o politici, sono, nell’analisi del rischio, inestricabilmente intrecciati a quelli scientifici.

L’Olimpo dal quale dovrebbero discendere sugli abitanti di Europa le pure e imparziali verità scientifiche non è altro che l’EFSA, che ha sede a Parma. Un ente tutt’altro che indipendente, da sempre fortemente favorevole al cibo e alle coltivazioni OGM, e da anni per questo criticato da associazioni watchdog [4-6]; con un curriculum, che si sta aggiornando in queste settimane, di denunce e reprimende che lo vedono con le mani nella marmellata: esperti che dirigono potenti associazioni di categoria dell’industria alimentare, o che lavorano per le industrie che dovrebbero controllare; adozione degli stessi criteri di valutazione tossicologica scelti per convenienza dall’industria; decisioni su prodotti sui quali, più ancora che gli OGM, non si dovrebbe scherzare, come i pesticidi, prese sulla base di studi sponsorizzati dall’industria, mentre, antiscientificamente, studi indipendenti vengono ignorati; norme di abbattimento dei controlli, scappatoie, e innalzamento delle concentrazioni di sicurezza a favore dell’industria. Si parla di una sua riforma …

L’EFSA è così responsabile e rigorosa che ha anche appoggiato con affermazioni false che ha poi dovuto ritirare l’introduzione in commercio di prodotti OGM contenti geni che conferiscono resistenza a antibiotici di primaria importanza per l’uso medico, esponendo così le popolazioni a un rischio di diffusione della resistenza a tali antibiotici (la patata Amflora per la produzione industriale di amido e, con gli scarti di questa produzione, come mangime per animali). L’EFSA appare come un modello di cattiva scienza, al servizio di interessi parte. Secondo la CE l’oste, oltre ad avere l’esclusiva sui controlli antisofisticazioni di legge sul suo vino, non potrebbe neppure venire contestato, essendo stabilito che il suo Verbo è assoluto.

I soloni della CE mostrano una superbia e un’esaltazione che raggiunge il ridicolo. Allestiscono una scenetta dove la UE è rappresentata da un austero scienziato che ascolta, paziente, ma fermo, gli Stati nazionali che si presentano coi farfugliamenti di fricchettoni alla Verdone di “Un sacco bello” sull’amore per la natura, o le recriminazioni interessate e miopi di villici gretti e ignoranti nemici del progresso, o le superstizioni di donnicciole spaventate da dicerie metropolitane sui rischi del cibo industriale.

La proibizione ha anche un valore simbolico, che è umiliante per gli Stati. La notizia è un dato a favore di quanto dice Ida Magli, che parla di dittatura europea, di mostruosità del progetto UE, e sostiene che la sua unica finalità è l’eliminazione degli Stati nazionali. Questi fondamentalisti dei cavoli loro vogliono addirittura sancire l’inferiorità intellettuale rispetto all’Impero [7] di intere nazioni, le stesse che con tutte le loro colpe hanno fatto la Civiltà occidentale. Nazioni che hanno fatto anche la storia della scienza, che un tempo dicevano sciovinisticamente cose come “la chimica è una scienza francese”, adesso dovrebbero stare zitte e col cappello in mano mentre le buone forchette di Parma (l’EFSA) gli fanno la lezione.

E se non rispettano intere comunità nazionali, possiamo farci il conto di quanto importi dei singoli individui a questi emissari dei grandi poteri economici e finanziari. E’ una conferma che alla CE non sono interessati alla salute, al benessere e alla prosperità delle popolazioni, quanto agli interessi di chi trae profitto da quelle popolazioni.

Questa trovata ricorda il caso Lysenko (che pure riguardava l’agronomia) in URSS sotto Stalin: la manipolazione della scienza, e l’imposizione di tale scienza manipolata da parte dello Stato. Ora si vuole qualcosa di simile in Occidente, e a livello sovranazionale, contro gli Stati. L’impossessarsi della scienza per farne un instrumentum regni è in tempi moderni tentazione di tutti i poteri forti. Il caso mostra l’imperversare dello scientismo, che nel sistema neoliberista degenera nell’opposto della scienza autentica: una forma di Sacro sul quale fondare il potere tecnocratico. Uno stravolgimento e una corruzione della scienza che guasta e discredita questa preziosa risorsa intellettuale dell’umanità.

L’Impero e i Baroni

L’uso strumentale di argomenti scientifici in politica economica internazionale non è una novità, ma finora ha interessato la competizione tra attori economici e quindi quella tra Stati. Lorenzo Tomatis ha scritto di come in materia di regolamenti internazionali sui cancerogeni per un certo periodo le industrie più forti volevano che fossero privilegiati i dati sperimentali rispetto a quelli epidemiologici: i dati sperimentali portavano più di quelli epidemiologici all’eliminazione di sostanze in uso nell’industria, imponendo quindi una riconversione che solo le industrie forti potevano sostenere, e che aveva quindi come conseguenza la sparizione o l’asservimento delle industrie piccole e medie. (Oggi i poteri forti fanno largo uso dei “dati” epidemiologici, più facilmente manipolabili e, date le difficoltà pratiche, meno facilmente replicabili e quindi meno facilmente smentibili; così che accade che un cattedratico di biochimica citi come risolutivi a favore del dogma HIV-AIDS dati epidemiologici anziché sperimentali [8]). La novità è che ora la scienza, o meglio la retorica pseudoscientifica, è messa al servizio della centralizzazione dell’economia, e anche al servizio della centralizzazione delle frodi a fini di profitto.

Oltre che come volto a soggiogare e svilire gli Stati, a impedirgli di difendere i loro legittimi interessi, l’intendimento della CE va visto nell’ambito della guerra dell’Impero ai Baroni. Il contrasto sotto gli occhi di tutti, ma tabù, tra da un lato l’Impero, che ha la sua testa, o la principale tra le sue teste, in USA (e questo caso lo conferma [9]); cioè i poteri forti della globalizzazione che si stanno impossessando dell’Europa; come le grandi banche, le multinazionali, i poteri finanziari, i poteri militari. Impero del quale la CE non è che uno dei tentacoli politici, per quanto importante. E dall’altro lato i Baroni, i tanti piccoli e medi potentati locali che un tempo, tramite il potere degli Stati nazionali, regnavano non formalmente ma di fatto sui rispettivi feudi, nell’ambito di un complesso gioco di alleanze ed equilibri tra di loro; come i partiti, i gruppi di interesse, le caste; il clero, un principato tra i più potenti. Soprattutto nel caso dell’Italia, con la secolare attitudine dei suoi abitanti a stare sotto qualche potentato grande o piccolo, la guerra riguarda i diritti di sfruttamento sui sudditi, che l’impero vuole per sé, riducendo, se non abolendo, il potere dei baroni.

Ad esempio, prima gli agricoltori o i proprietari dell’industria alimentare locali potevano rivolgersi, per la tutela dei loro interessi, non sempre coincidenti con gli interessi del popolo, al politico del partito giusto, previo pagamento di una quota al partito, agli amici e perché no anche al politico stesso, che avrebbe difeso e promosso i loro interessi in sede legislativa nazionale, e anche internazionale; magari appoggiandosi secondo convenienza ad argomenti “scientifici”. Non va dimenticato che anche le politiche statali nazionali possono essere corrotte; per non parlare della ricerca scientifica che, indipendentemente dalla UE, riguardi temi rilevanti per grandi interessi economici. I baroni contano ancora qualcosa; il peso degli interessi locali dell’agricoltura e dell’industria alimentare non è stato ancora del tutto cancellato. Misure come questa tolgono potere ai baroni per darlo agli “imperiali” come le multinazionali.

Una lotta che vede un’inclinazione ghibellina della nostra magistratura [3,10,11], che identifica la corruzione con l’endemica corruzione esercitata dai baroni, seguendo i dettami di “Transparency international”, e la combatte; meritoriamente; ma che davanti a forme superiori di corruzione e malaffare, quelle relative all’impero, è, almeno in campo biomedico, muta come una trota e cieca come un pesce abissopelagico; quando non le aiuta attivamente.

Mussolini, che in precedenza aveva detto “il razzismo è roba da biondi”, poi su pressione di Hitler impose le infami leggi razziali, con relative teorie d’appoggio sulle razze biologiche umane. Bottai, considerato tra i gerarchi più colti e intelligenti, commentò “perché sparare con un cannone per uccidere un uccellino?”, “il problema degli ebrei esiste ” ma “si poteva risolverlo con piccoli atti amministrativi”. Anche la proposta della CE di impedire per legge agli Stati nazionali obiezioni scientifiche sugli OGM è roba da biondi, da anglosassoni (o anche da germanici), che hanno questa tendenza a formalizzare il sopruso e l’imbroglio, a renderli direttamente legge scritta; es. con la legalizzazione delle lobbies (la cui introduzione in Italia è auspicata da illuminati magistrati nostrani, allo stesso tempo cantori di “Mani pulite” [10]; l’EFSA è stata anche accusata di essere un trampolino per il lobbying, dati i passaggi, tipici del lobbismo, di suoi controllori alle dipendenze dei controllati come lobbisti UE [4]). Invece in un paese cattolico e con una tradizione giuridica come il nostro si preferisce il sistema alla Bottai, quello di non mettere direttamente nero su bianco, inequivocabili, l’infamia o l’inganno troppo grossi, ma di fare la legge prima facie presentabile, ma predisposta all’infamia e alla strumentalizzazione, e poi escogitare caso per caso come aggirarla o sfruttarla con piccole mosse, salvando le apparenze e facilitando la corruzione baronale.

Del resto i due poteri in parte si contrastano, ma in parte si sostengono e cooperano, trovando accordi spartitori. All’Impero un po’ di corruzione locale, ridimensionata e rispettosa dei suoi interessi, serve comunque per scopi amministrativi e come lubrificante per la sua macchina; né i baroni possono minimamente sognare attualmente di potersi liberare dell’Impero. La cooperazione ha ragione d’essere soprattutto in Italia, dove la classe “dominante”, o subdominante – a cominciare dal clero –  ha una storica tradizione compradora, cioè di mediatrice di forme di sfruttamento del Paese da parte di poteri esteri; badando ai suoi interessi, conformandosi al periodo storico, cercando di trovare accordi con gli invasori di turno e per il resto impipandosene altamente del bene della nazione [12].

Ida Magli si è chiesta stupita come è stato possibile ottenere un così totale  “addomesticamento delle scienze umane” all’ideologia necessaria al progetto UE [13]. Posso risponderle che, per quel che riguarda le scienze biomediche in Italia, oltre all’inganno, alla propaganda, alla corruzione, all’istituzionalizzazione del sopruso, si è ricorsi, al fine di ottenere la selezione voluta dai poteri dei quali la CE è braccio politico, a epurazioni col sistema Bottai di soggetti che non si facevano addomesticare, e rischiavano di traviare gli altri col loro esempio.

La vendita di singoli cittadini è preliminare alla vendita di cittadini in massa; è un servizio che i baroni della ricca (finora) e molle provincia italica hanno svolto e svolgono per l’Impero, con una perizia e un’affidabilità testimoniate dall’appoggio che hanno fornito alle eliminazioni cruente, che hanno avuto luogo fin dalla nascita della Repubblica, di soggetti invisi ai poteri esteri egemoni. Un’onorata società composta da magistrati, politicanti, amministratori pubblici, antichi corpi di gendarmi che stanno passando armi e bagagli sotto la bandiera della gendarmeria europea, e servizi, si occupa di neutralizzare voci che intralcerebbero il disegno dell’Impero, soffocandole e screditandole, applicando gli insegnamenti dell’illustre fascista, aggiornati ai mezzi offerti dal progresso.

L’esca nel buio

Questo caso conferma come l’Unione europea contrariamente al nome abbia una natura litica: come non unisce le forze per costruire una più ampia e forte entità politica, ma dissolve strutture politiche e sociali, principi non negoziabili, sistemi culturali, diritti e regole fondamentali, sciogliendo gli Stati e le comunità nazionali in una poltiglia adatta a essere sfruttata. Questa non è un’unione, ma l’unificazione a un omogenato. Non sappiamo come andrà a finire; non si può escludere che il progetto UE data la sua natura strumentale rientri, una volta che ci avrà resi sufficientemente poveri e soli. Noi credevamo – peccando di superficialità, commenterebbe da antropologa Ida Magli [13] – a questa affascinante storia dell’unire i popoli europei, dell’affratellarci superando l’ostilità che ha portato a scannarci tra di noi per tanti secoli, per raggiungere la pace e la prosperità. In realtà, davanti al progetto reale di unione europea e alle sue tante manifestazioni siamo come la preda nel buio davanti all’esca del mostro abissale. Questa unione europea non unisce ma dissolve.

Dobbiamo essere grati a chi ci avverte dell’abbaglio, e a coloro che, come gli animatori di questo sito, oltre a informarci studiano possibili vie d’uscita e ce le indicano. Ma il mostro adescatore è l’intero sistema neoliberista, con le sue tante trappole composte da seduzioni luccicanti collegate a mandibole che si serrano automaticamente. Il fenomeno della bioluminescenza accomuna la rana pescatrice abissale alle lucciole. Le lucciole sono quasi scomparse, cacciate dall’inquinamento. Aggiornando il proverbio ai tempi, stiamo attenti a non prendere esche luminescenti per lanterne.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note 

1. F. Wickson, B. Wynnie. The anglerfish deception. EMBO reports. 12 Jan 2012. Reperibile su internet.

2. menici60d15. La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/01/la-generosita-del-governo-monti-e-del-suo-elettorato-virtuale-verso-le-multinazionali-farmaceutiche/

3. menici60d15. Giancarlo Caselli e i No-TAV: il negativo e il proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

4. Conflicts on the menu. A decade of industry influence at the European Food Safety Authority (EFSA). Corporate Europe observatory e Earth open source. Reperibile su internet.

5. G. Paglino. “Mancanza di indipendenza e conflitto di interessi”. L’Efsa nel mirino delle associazioni. Il Fatto quotidiano 6 mar 2012.

6. G. Monastra. La questione OGM. Circoli Nuova Italia. 11 apr 2010. Reperibile su internet.

7. Uso lo steso termine, ma per fini che non hanno nulla a che fare con quelli del libro “Impero” di Toni Negri; edito, andrebbe notato, dalla Harvard university press.

8. menici60d15. Aids: negazionisti vs. non-riproducibilisti. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/26/aids-negazionisti-vs-non-riproducibilisti/

9. A. Pisanò. Pressioni americane sull’Europa per introdurre colture Ogm. Il Fatto quotidiano. 9 mag 2011.

10. menici60d15. I magistrati business friendly e la mafia come sineddoche tendenziosa

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

11. menici60d15. Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

12. menici60d15. C’è la parola: compradora.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

13. Ida Magli. La dittatura europea. BUR, 2010.

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Blog di A. Giannuli

Commento al post “Contro la legge sul negazionismo” del 18 ottobre 2013

Mi associo. In questo modo poi accade che “I vincitori sono padroni anche della verità” (Primo Levi). Segnalo il post “La UE come mostro adescatore. La proibizione agli stati nazionali di presentare argomenti scientifici”*, su un altro tentativo di imbavagliare ope legis la libertà di dissenso, addirittura a livello di sovranità nazionale. Ci sarebbe molto da dire anche sui metodi informali, o meglio coperti, già affidati sottobanco ai “questurini e magistrati” (e agli uffici affari riservati) coi quali le istituzioni dello Stato praticano a favore di potenti interessi privati la censura e la repressione del dissenso in campi come la medicina.

Nel post osservo che proprio le “verità scientifiche” di Stato, col manifesto degli scienziati razzisti, facilitarono la persecuzione degli ebrei. Queste operazioni discriminatorie attraggono cialtroni e vili; ma risucchiano anche studiosi e intellettuali di valore. Ad aderire successivamente al manifesto vi furono persone come Piero Bargellini, Giovanni Gentile, Giovannino Guareschi, Giovanni Papini, Ardengo Soffici. Sarà quindi meritevole se gli storici riusciranno a tenere almeno il loro campo in carreggiata.

Francesco Pansera

*https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/15/la-ue-come-mostro-adescatore-proibizione-agli-stati-nazionali-di-presentare-argomenti-scientifici/

 

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30 marzo 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Colluto “Xylella, studio Efsa: “E’ la causa del disseccamento degli olivi del Salento”

Se lo dice l’EFSA…

Sicurezza alimentare, bufera sull’Efsa. Scoppia un caso per conflitto d’interessi. Il quotidiano Le Monde apre un caso sull’agenzia europea: “Chi deve controllare ha lavorato per anni come consulente per i grandi colossi industriali”. Il Fatto, 31 gen 2012.

“Mancanza di indipendenza e conflitto di interessi”. L’Efsa nel mirino delle associazioni. Un rapporto stilato dalle associazioni Corporate Europe Observatory e Earth Open Source denuncia i conflitti d’interesse dei membri dell’EFSA e ripetuti favoritismi nei confronti delle multinazionali. Il Fatto, 6 mar 2012.

Concerns about the political use of their opinions have been expressed by members of the EFSA themselves. According to the report, this situation is due to the close ties between “certain members” of the GMO panel and the giants of biotechnology, led by the panel’s chairman, Harry Kuiper. Kuiper is the coordinator of Entransfood, a project funded by the European Union to “facilitate market introduction of GMOs in Europe, and therefore bring the European industry in[to] a competitive position.” In that capacity, he is a participant in a working group that includes Monsanto and Syngenta. Robin MM The world according to Monsanto, 2012.

“WE WERE PRESSURED BY INDUSTRY TO HIJACK SCIENCE”. This is the candid confession of Dr. Herman Koeter, head of the European Food Safety Authority, after resigning from the corrupted agency. B. Martini, 5 set 2011.

@ ogeid3. Così? Monbiot G. The fake persuaders. Corporations are inventing people to rubbish their opponents on the internet. The Guardian, 14 mag 2002.

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23 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, commissario Ue: “Gli Stati hanno la responsabilità morale di immunizzare i bambini se i loro genitori non lo fanno””

Dove trovare ormai cimiteri affollati di tombe di bambini morti secoli fa, che quell’organizzazione benefica che è la UE esorta a visitare? Ce ne sarà forse rimasto qualcuno; ma è un’immagine da feuilleton, scelta perché commuove, e blocca la ragione. “… a Napoli muoiono troppi bambini. Quando muore un bambino i suoi parenti gettano, dietro il carro bianco che si allontana, manciate di confetti. Rimbalzano e rotolano sulla strada, questi confetti di qualità scadente, porosi e grigiastri: innumerevoli coetanei del defunto accorrono e si accapigliano per raccoglierli, lasciando lembi di camicia e di pelle nella zuffa; ridenti e furiosi non sentono la morte che li chiama e li conta come la chioccia fa con i pulcini, ma sono pieni della necessaria dimestichezza con lei”. (G. Marotta. L’oro di Napoli, 1947). Nel modello della transizione epidemiologica in Europa le grandi epidemie sono dal ‘700 gradualmente scomparse, e la mortalità da malattie infettive è calata fino a crollare, col crescere del reddito e con il miglioramento delle condizioni di vita. La crescente tendenza allo sfruttamento, orchestrata tramite la UE, non va nel verso della tutela della salute. Oggi l’insidia alla salute dei bambini costituita dalle bugie della propaganda e dall’asservimento al business dei politici e dei burocrati può portare a un regresso, come sta avvenendo in vari aspetti della vita civile, anche in campo sanitario.

Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito

23 February 2012

Sottoposto  a Appello al popolo il 23 feb 2012 e lì pubblicato il 27 feb 2012

“… questi episodi mi ricordano i familiari dei camorristi che circondano le auto delle forze dell’ordine per impedire gli arresti dei loro congiunti” Giancarlo Caselli, 20 feb 2012, sulle contestazioni alla carcerazione dei NO-TAV

Il cardinale Giulio Mazzarino, reggente di Francia, scrisse che se un governante vuole colpire legalmente un soggetto che non ha colpe deve prima fare punire ingiustamente una persona cara al soggetto, più volte, per poi prendere a pretesto le sue crescenti proteste e recriminazioni, i “trascorsi di lingua” così suscitati, per accusarlo e punirlo.

In questi giorni infuria lo scambio di accuse tra i NO-TAV e il Procuratore di Torino Caselli in merito alla carcerazione di attivisti NO-TAV e della conseguente contestazione di Caselli. Caselli sostiene che lo si vuole zittire, e fa intendere di percepire in questi atti l’atmosfera prodromica di un possibile nuovo terrorismo. Sull’altro fronte, viene accusato di servire i poteri forti abusando del potere giudiziario. Credo che questo caso mostri le conseguenze della differenza tra “il Negativo” e “il Proibito” [1].

Andrebbe riconosciuto che lo Stato combatte e reprime due entità diverse: quelle negative e quelle proibite. Le attività proibite non devono apparire sulla scena pubblica; anche e soprattutto se sono positive; come, in questo caso della lotta alla TAV, la lotta ai soprusi degli insaziabili predatori e speculatori istituzionali. Le attività negative sono attività illecite reali, ufficialmente combattute, ma in realtà entro certi limiti permesse, perché svolgono alcuni ruoli inconfessabili funzionali agli arcana imperi; e perché è utile mostrarle al popolo come il Nemico che lo minaccia. Al contrario delle attività proibite, che non devono neppure esistere agli occhi dei cittadini, e la cui repressione deve avvenire il più possibile in forme coperte, alla lotta alle attività negative viene data pubblicità. Ad esempio trafficare in droga è un’attività altamente illegale e del tutto negativa, ma non è davvero proibita: si mostrano i successi dei sequestri, ma il traffico non viene eradicato. La mafia è da noi il massimo della negatività; se ne parla in continuazione in tutte le salse, le librerie e le cineteche hanno settori ad essa dedicati; perché non è proibita, e anzi è stata ed è favorita; la mafia svolge varie funzioni criminali e politiche, e ora, soprattutto nella sua “inarrestabile” espansione al Nord, serve da alibi a classe dirigente, politici, magistratura e forze di polizia per trascurare i reati del crimine istituzionalizzato [2]. Incluse speculazioni e saccheggi come questo della TAV.

Il Proibito positivo va represso e nascosto; non deve apparire. Quando ciò non sia possibile, uno dei modi di reprimere il Proibito positivo è di trasformarlo in Negativo, in un’entità visibile, ma che l’opinione pubblica riconosce come negativa, dando quindi pieno consenso allo Stato nella sua repressione. Per gli oppositori di penna isolati, li si può fare passare per pazzi, irresponsabili, visionari, potenziali criminali. Il terrorismo è stato un altro grande Negativo. Non è un segreto che il terrorismo degli Anni di piombo sia stato favorito e pilotato dallo Stato; che in questo modo ha raccolto consenso mentre, con l’alibi della lotta al terrorismo, evitava di considerare richieste politiche magari a volte discutibili, ma legittime e pacifiche, di progresso sociale. Ex chaos ordo. Oppure si può esaltare un Negativo per nascondere un altro Proibito: non si parla che delle infiltrazioni al Nord della mafia, ormai un’entità non umana ma demoniaca a credere a quanto si dice sulla sua inarrestabilità, e intanto si lascia che la sanità compia la sua evoluzione liberista, che comporta crimini non inferiori a quelli dei mafiosi (a volte in società con la mafia); a volte usando la mafia come spauracchio per favorire gli interessi della privatizzazione della sanità [3]. La mafia viene rappresentata come un Kilimangiaro solitario, non come una tra le vette della catena himalaiana della criminalità e dello sfruttamento nella quale è integrata.

Essendomi occupato di frodi mediche strutturali, come i sistemi per lucrare legalmente sulle malattie falsificando la dottrina, o diagnosticandole falsamente, ho conosciuto personalmente le tecniche che magistrati, forze di polizia e altri galantuomini praticano, e le pagine di infamia che scrivono, per trasformare il Proibito in Negativo, a spese della persona da censurare.

I NO-TAV della Val di Susa sono un caso particolare, un’eccezione nel desolante panorama di inerzia popolare e di movimenti fintamente opposti al potere: non solo hanno toccato un tema autentico e proibito, di elevato valore etico e politico, ma sono stati capaci di renderlo pubblico, e di riscuotere il sostegno o l’approvazione di una larga quota della cittadinanza. Credo che sia in corso un tentativo da parte dello Stato di trasformare la lotta alla TAV, questa inaccettabile comparsa del Proibito sul palcoscenico mediatico, in un Negativo, esecrato dall’opinione pubblica.

Una delle attività delle forze di polizia appare essere quella della provocazione volta a tal fine. Posso testimoniare quanta scienza, quanto innato talento, quanta cura, quante risorse vengono spese in questo che è un vero e proprio compito istituzionale non scritto (nel quale la magistratura appare a volte stare – consapevolmente – a disposizione della polizia, anziché dirigerla). La carcerazione dei NO-TAV appare allora come una provocazione giudiziaria che sfrutta la precedente provocazione di polizia; come un altro gradino di un’escalation volta a convertire il Proibito in Negativo. La polizia non è una banda di teppisti, anche quando si comporta come se lo fosse (diversi di loro senza grande sforzo per immedesimarsi nella parte); e non lascia molto al caso; i gesti di violenza, sfregio, e provocazione in Val di Susa devono essere stati pianificati per innescare una reazione. Che ha portato alla situazione attuale. Anche l’inclusione tra i carcerati di due madri di famiglia incensurate e di una persona con stampella riporta ai sistemi del cardinale Mazzarino di cui in epigrafe. Io li conosco bene.

I NO-TAV della Val di Susa sono gente onesta, decisa e che sa quello che fa, dalla quale c’è da imparare. Se posso permettermi un’opinione, direi loro di stare attenti a non essere sospinti sul piano inclinato del Negativo. Credo non sia affatto un caso che si siano trovati a essere accusati di non rispettare proprio il Procuratore Caselli: Caselli non è uno qualsiasi, ma è tra i viventi forse la massima figura simbolo della lotta al Negativo da parte dello Stato, per la sua attività contro mafia e terrorismo. In questo si è dimostrato persona credibile e di valore, una specie di generale che sta in trincea. Capace di fronteggiare, da uomo di legge, persone che avevano commesso decine di omicidi, o potenti come Contrada e Dell’Utri. Non si può che ringraziarlo e rispettarlo per questo (tenendo presente che la sua carriera non è esente da ombre). Anche se non andrebbe scordato che lo Stato lascia incancrenire Negativi come la mafia e a suo tempo il terrorismo, dipingendoli come invincibili, quando gli fa comodo. Oltre a questo, quello che appare certo su Caselli è che è una persona di elevato spessore, “tosta”, forse fin troppo, che è svilente attaccare con mezzi beceri. Rattrista vederlo oggi come il castigamatti dei NO-TAV; una congiuntura che mi porta a fantasticare che, forse, tra le finalità dell’atto giudiziario c’è anche quella di evitare al movimento guai e accuse molto più gravi.

I rapporti di Caselli, rappresentante di punta della magistratura, col mondo dei poteri forti sono un altro discorso. Ricordo le sue lodi, che mi parvero eccessive, sulla figura di Gianni Agnelli, l’alleato di Kissinger e di Gelli. La lotta verso certe fazioni, Andreotti, il “cardinale reggente” al quale gli USA vollero assestare un colpo, e Berlusconi, che nonostante il suo livello di onestà e sottomissione non è sufficientemente gradito all’alta finanza, non permette di escludere suoi buoni rapporti con altre fazioni. Mi colpirono mesi fa i suoi commenti riguardo all’azione della Procura di Torino su tangenti sulla fornitura di pannoloni e altri illeciti analoghi: “un’operazione chirurgica contro fatti specifici” su un corpo altrimenti sano. Nella sanità c’è tanto di quel marcio che le tangenti sui pannoloni sono poca cosa; lì, volendo operare nell’interesse dei cittadini, ci sarebbe da spalare con la vanga o le ruspe, non da incidere col bisturi del chirurgo; la bassa corruzione, Negativo, si innesta su un forte elemento strutturale, la cui denuncia è Proibito, e sul quale la magistratura appare sorda, cieca, muta e anzi compiacente; un elemento strutturale che può trarre vantaggio dal contrasto al sistema delle tangenti [4,5].

Anche la lotta all’amianto, che Caselli ha citato a sostegno nel suo attacco a chi lo contestava, andrebbe vista in una prospettiva meno romantica. E’ doveroso plaudire alle condanne dei responsabili (per quanto saranno probabilmente simboliche). Ma non va taciuto che l’amianto, oggi entrato a far parte del Negativo, è stato a lungo un tema proibito. Un killer noto da decenni che è stato lasciato agire per decenni, perché allora così conveniva agli interessi economici (complice anche la sinistra in nome della tutela dell’economia e del lavoro). Sembra che oggi sia arrivata l’ora di sfruttarlo non più “a mettere”, come prodotto, ma “a levare” tramite il grande business della bonifica, che beneficerà di questa pubblicità. Prima la vita e poi la borsa. Mentre si lasciano agire altri agenti cancerogeni noti e controllabili, ma il cui abbattimento ostacolerebbe il business; ad esempio, si sta zitti e non si fa nulla sui tanti cancri provocati dalle vagonate di esami radiologici non necessari, eseguiti per ragioni non tecniche ma commerciali.

Togliere le intercettazioni non è proprio come “pretendere che i medici rinuncino alle radiografie, alle TAC, alle risonanze magnetiche”, come ha dichiarato Caselli. D’accordo sull’importanza fondamentale delle intercettazioni; ma i lucrosi esami di imaging con radiazioni ionizzanti stanno facendo nell’omertà generale delle istituzioni quello che è stato lasciato fare all’amianto in passato, e andrebbero urgentemente ricondotti a livelli appropriati. Paragone infelice, che riassume bene l’orientamento della magistratura sul Negativo e sul Proibito. Forse sarà piaciuto ad alcuni molto in alto; gli stessi che si fregano le mani vedendo che l’Italia (dati 2008) è equipaggiata (coi soldi dei contribuenti) con una densità di apparecchi per TAC e risonanze magnetiche tra le più alte in Europa, superiore, e a volte doppia o tripla, rispetto a paesi come Germania, Francia, Inghilterra, Danimarca, Svizzera.

Quindi credo che si dovrebbe evitare di distrarsi, focalizzando la protesta su un’icona sacra come Caselli, non volendo essere trascinati nel Negativo. Diversi commentatori hanno buttato benzina sul fuoco. Oggi meno il NO-TAV si occupa di Caselli, che del resto non ha fatto tutto da solo, meglio è. Dove i provvedimenti giudiziari fossero giusti, questo aiuterà il movimento, depurandolo dai violenti e inducendolo a non seguire derive suicide; va riconosciuto che un movimento come il NO-TAV può attrarre facinorosi, i migliori alleati della reazione che li incoraggerà a fare i loro numeri; che ci possono essere inevitabilmente errori davanti a soprusi e provocazioni continui. Va ricordato che l’avere subito abusi non assolve penalmente dall’averli commessi. E’ illusorio pretendere che non ci si sporcherà lottando contro una bestia, che non si verrà in qualche misura corrotti a propria volta dal Male che si subisce; ma bisogna cercare di limitare questo danno. Anche se suscita qualche perplessità la versione della polizia e di Caselli, che fa sembrare i valsusini più temibili dei Gurkha delle valli nepalesi.

Dove gli interventi giudiziari sono infondati, o eccessivi, o strumentali come autorevolmente sostenuto dal magistrato Pepino, sarebbe meglio limitarsi a mostrare le vittime innocenti che lo Stato mercenario fa nella difesa di interessi illeciti; denunciando le appaiate omissioni sulle violenze, quelle sì autentiche, della polizia; denunciando la manovra di provocazione, il tentativo di criminalizzare il movimento. Senza permettere che l’ingiustizia faccia perdere di vista l’aspetto pregiato, e inaccettabile per il potere, della protesta; il Proibito di una  popolazione che difende la sua terra dalla rapacità proterva e distruttrice dei poteri forti. Aspetto che invece deve restare sempre in primo piano.

Non  bisogna accettare che un problema eminentemente politico, e vergognoso per i politici, sia trasformato dallo Stato in uno di ordine pubblico o peggio di terrorismo o di attacco allo Stato. A Caselli, che come è lecito interviene spesso nel dibattito pubblico, si può educatamente e fermamente chiedere, in nome dei suoi meriti, cosa fa la magistratura, che vede un disegno organizzato nelle violenze, contro i reati individualmente commessi dalle forze di polizia contro i NO-TAV; e cosa fa la magistratura rispetto al disegno eversivo di provocazione mediante la violenza verso i NO-TAV. E cosa ne pensa lui come commentatore e opinion-maker sui temi della giustizia. Bisognerebbe anche chiedere, non si sa a chi, se è deontologicamente corretto che un Procuratore che ha fatto eseguire carcerazioni (peraltro assai discutibili) nei confronti di esponenti di un movimento politico per presunti reati commessi nell’ambito dell’attività politica, poi non eviti situazioni di contestazione, ma vi risponda, spendendo il suo prestigio di magistrato in espressioni smodate (comportamenti da famiglie di camorristi, responsabili di situazioni gravi e allarmanti dalle conseguenze imprevedibili) che discreditano tale movimento agli occhi dell’opinione pubblica. Ma non è a Caselli, o solo a Caselli, ma a tutta la classe di governo, che va chiesto perché lo sventramento di un territorio viene protetto manu militari contro la fiera opposizione dei suoi abitanti; perché lo Stato fa la guerra a chi vuole salvare la propria casa e la propria famiglia da un atto vandalico titanico, che spacca le montagne e squarcia il fondovalle senza altra utilità che quella di permettere a dei piccoli parassiti di appropriarsi del denaro altrui.

Nella contestazione alla magistratura di Torino c’è una certa ingenuità; ci si indigna perché la magistratura sta dalla parte dei prepotenti. I tanti anni di Negativo politico pernicioso, grottesco e sguaiato con Berlusconi, e il relativo martellante impegno (verbale) per la giustizia quando spadroneggiava il Capo che i saggi italiani si sono dati, impegno di colpo ammansitosi davanti all’imposizione di Monti, sono serviti a fare dimenticare che non esistono poteri buoni; che anche la magistratura storicamente fa comunque parte della corte del potere, e che non è identificabile nel suo complesso con le figure di alcuni suoi rari esponenti (che forse non ci meritavamo) che si sono immolati per la giustizia. Un conto è combattere alcune forme di corruzione, di crimine, quelle negative, deputate a rappresentare il Male; un altro è combatterle tutte, incluse quelle più forti che è proibito considerare. La magistratura, dietro alla lotta al Negativo, alla mafia, a Berlusconi, alla lotta alla corruzione o meglio alla bribery, cioè alla corruzione e concussione mediante denaro, tra funzionari pubblici e imprenditori, o tra funzionari e cittadini, sta aiutando ciò di cui è proibito occuparsi: la corruzione, spesso senza versamento di denaro, tra poteri dello Stato e poteri forti; attuando orientamenti “business friendly”[4-6], dove la corporazione si assicura i propri spazi alleandosi ai poteri più forti, in genere sopranazionali, talora favorendo forme di corruzione che superano la bribery, e portano all’istituzionalizzazione del crimine, come nel caso dell’americanizzazione della sanità e delle speculazioni sulle grandi opere. Tra i suoi meriti, la lotta dei NO-TAV può avere quello di fare aprire gli occhi sulla posizione della magistratura rispetto a pezzi sulla scacchiera che non appaiono nella versione mediatica semplificata “poteri buoni-contro-poteri cattivi”. Il merito di indurre a una visione della magistratura più realistica e matura, in un Paese dove non ci sono solo i personaggi mafiosi da film o le prostitute di Berlusconi, e relativi magistrati eroici o inflessibili, ma anche problemi ordinari, per i quali i tempi dei procedimenti giudiziari non di rado si possono misurare in lustri.

La magistratura inoltre, come la polizia, ha una natura di istituzione ibrida [7]: contemporaneamente svolge un servizio indispensabile – per il quale come istituzione va tutelata – e serve il potere; il caso di Caselli mostra come criticarla fondatamente sia impegnativo e delicato come il gioco dei bastoncini dello Shangai. Stretta tra la necessità di essere credibile e quella di mantenere il suo spazio tra gli altri poteri, la corporazione, che data la sua attività conosce bene la natura umana e la sua debolezza, non persegue né esclusivamente la giustizia, né solo i propri interessi, ma compie scelte politiche, a volte molto complesse; e a volte inique, dove la difesa della giustizia diviene un ostaggio per praticare l’ingiusto; così che c’è il rischio attaccandola di buttare il bambino senza avere eliminato l’acqua sporca. Questo caso mostra anche come l’azione repressiva dello Stato possa indirettamente aiutare il movimento, se ben sfruttata, evitandogli di imboccare strade sbagliate, e mostrando da che parte sta lo Stato, o meglio da che parte sta chi lo occupa, in nome del popolo.

Dobbiamo sostenere i NO-TAV da questo subdolo attacco, col consenso. Si sta avvicinando la dichiarazione dei redditi: perché non fare in modo da poter destinare il quattro per mille ai NO-TAV? Occorre inoltre fare una scelta netta di rifiuto della violenza. Per ragioni se non altro tattiche: si hanno davanti forze molto più forti. Vogliono che il movimento si lanci a testa bassa contro un muro; è la testa che si rompe, diceva Gramsci. Non solo, ma si hanno davanti forze più scaltre di noi, nei loro machiavellismi; forze che vogliono trascinare nel Negativo i NO-TAV, questo Proibito che rischia di divenire incontenibile, che rischia di svegliare un popolo di abulici dalla loro accettazione di soprusi e sfruttamenti, mostrandogli come si può reagire. Senza violenza non vuol dire senza forza: bisogna essere incudine e non martello. Cioè attuare forme di resistenza e di protesta non violente, mettendo in conto che non sarà una gloriosa passeggiata, ma si prenderanno ingiustamente tanti colpi, in senso figurato o anche fisico. Occorre a questo proposito temere le infiltrazioni, e il regalo di “alleati” che sarebbe meglio non avere. Le carcerazioni potrebbero essere l’inizio di una guerra di logoramento e di una campagna di discredito, che sono più pesanti da sopportare di quanto non si creda. Oppure potrebbero essere in programma azioni violente da parte della polizia, con gli arresti, le accuse di violenza  e quelle di avere minacciato Caselli che servono a preparare l’opinione pubblica. Non si può escludere che sia da temere qualche atto terroristico partorito come in passato da qualche ufficio affari riservati, con la manovalanza dei soliti cialtroni disgraziati (cosa quest’ultima che sono sicuro Caselli non voglia, e che forse potrebbe voler fare in modo di evitare). Non bisognerebbe perdere mai di vista che si sta combattendo per una causa giusta e nobile, che lo Stato vuole mantenere proibita tentando di trasformarla in qualcosa di negativo, non essendo riuscito stavolta a soffocarla.

Pubblicato anche su https://menici60d15.wordpress.com/

1. Il negativo e il proibito https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/04/il-negativo-e-il-proibito/

2. I professionisti della metamafia https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

3. Ndrangheta e privatizzazione della sanità https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

4. La magistratura di fronte alle frodi mediche di primo e secondo grado https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

5. Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti https://menici60d15.wordpress.com/2010/02/27/1322/

6. I magistrati business friendly e la mafia come sineddoche silenziosa https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

7. Le istituzioni ibride https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/istituzioni-ibride/

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Blog de Il Fatto

Segnalo il post “Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito”:

Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito

Segnalazione censurata dai post:

“La pericolosa stupidità dei blitz anti-Caselli” di P. Gomez 21 feb 2012

“No Tav, le minacce non sono libertà di pensiero” di F. Rossi 22 feb 2012

“Il Procuratore Pippo” M. Travaglio 22 feb 2012

“Un odio che sa di muffa” N. Dalla Chiesa, 23 feb 2012

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Blog Il Corrosivo

Commento del 27 feb 2012 al post di M. Cedolin “Che mondo è?”

Onore a Luca Abbà. Quasimodo ha cantato dei giovani crocifissi ai pali del telegrafo durante la Resistenza. Oggi i migliori tornano a salire sulla croce per la nostra ignavia.

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9 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tav, Erri De Luca rinviato a giudizio per istigazione a delinquere”

La Tav è una forma di parassitismo. Si buca la Terra come un verme scava nella mela, e si tolgono risorse ad altri uomini, distruggendole irreversibilmente, per accumulare altro denaro. Sarebbe ora di rendersi conto che la magistratura non è fatta di eroi popolari, ma serve, con i propri, i grandi interessi dei poteri forti. Ma le posizioni di De Luca mi stanno antipatiche. Invitare all’azione fisica contro forze materialmente soverchianti è la ricetta per la sconfitta. E’ come dare testate al muro, diceva Gramsci: è la testa che si rompe. E’ un invito prima di ogni altra cosa stupido, che porta a finire in trappole catastrofiche, trascinando con sé le buone ragioni della lotta. Penso agli sciaguratissimi sobillatori della lotta armata, che servì a stabilizzare il sistema, e a fare giustiziare alcuni dei pochi esponenti di valore della classe dirigente, educando gli altri. All’invito accettato ad “assaltare” la zona rossa al G8, andando a giocare ai “guerriglieri” a un summit di superpotenze che non hanno avuto scrupoli nello sporcarsi le mani di sangue bombardando civili inermi per perseguire disegni di dominio. Il boicottaggio deve essere morale e politico.

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12 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Marietti “Tav, io sto con Erri De Luca”

All’articolista il procedimento giudiziario contro De Luca ricorda l’arresto per chi vendette un libro di Ginsberg. Anche a me, ma per ragioni diverse. Se un autore viene ostentatamente messo sotto accusa dal potere, non è detto che ciò che dice sia valido. I poeti della beat generation aiutarono a scardinare il vecchio ordine, ma favorirono l’instaurarsi dell’attuale pensiero unico consumista, non migliore. Le banalità di De Luca sul sabotare spingono a fare ciò che il potere vuole il movimento faccia per sconfiggerlo. Nè significa che l’autore sia davvero inviso al potere. In USA i comizi di Ginsberg a platee di accannati, insieme al guru dell’LSD Leary, venivano mostrati in diretta ai giovani dalle tv nazionali. Lotta continua, il giornale di De Luca, era stampato a Roma da una tipografia di proprietà di uomini della CIA. State tranquilli che De Luca non andrà in galera; forse ci andrà qualche ingenuo che gli crede. Cercate di non appoggiarvi a figure carismatiche più o meno autentiche, ma di reggervi sulle vostre gambe. Almeno, cercate di non farvi imporre come al solito i vostri capi, i vostri leader, dagli avversari.

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@ Cristiana_c. Gentile Cristiana, lei chiede che interesse poteva avere un’organizzazione anticomunista come la CIA a stampare un giornale di comunisti arrabbiati. Forse alla CIA erano scemi, o cavallereschi. O volevano boicottare i “commie” inserendo volutamente errori tipografici. Es. stampando “i compagni si devono scoglionare lungo il percorso del corteo” invece che “i compagni si devono scaglionare…” (la battuta, sull’obbedienza al Partito dei comunisti degli anni ’50, è di Guareschi). Oppure erano interessati a strumentalizzare la sinistra estrema; volevano un caos dal quale estrarre l’ordine che faceva loro comodo. La domanda da porsi in questi casi dovrebbe essere: e se i fessi fossimo noi? Marco Boato disse che comunque non interferivano e facevano prezzi molto buoni.

Se vuole approfondire, ed evitare così questa ambiguità tipica dei movimenti italiani (favorita dalla bellettristica barricadera), la vicenda è esposta nel libro “Il pistarolo” di Marco Nozza, che ho letto di recente grazie a un articolo di Barbacetto su Il Fatto. Segnalazione per la quale sono grato, perché anch’io, con lo scetticismo e il distacco che derivano da qualche anno e qualche esperienza specifica in più, cerco figure positive, e Nozza, giornalista investigativo con un’impostazione filologica, un’ottima penna ma che andava al sodo, un vero “watchdog” della democrazia, è stato, tra tanti retori ed esteti, una delle non molte voci critiche capaci e genuine, da prendere ad esempio.

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@ Bat 21. Lei confonde il rischio di farsi infiltrare con il lasciarsi infiltrare e magari la voglia di farsi infiltrare. Confonde l’infiltrazione con la permeabilità. Ma è possibile che in Italia perfino quando si dice di essere disposti a lottare fino alla morte contro il sistema, a compiere gesti estremi, abbracciando ideologie estreme, poi si riesca sempre ad infilare un qualcosa per compiacere il potente di turno? A scapito del Paese e di quelli che ci credono davvero. A parte De Luca, che quantomeno fornisce la retorica per questa insormontabile tendenza a giocare la parte voluta dal potere, in Italia sono ruffiani pure i terroristi; ci sono lecchini pure tra gli estremisti.

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@ Bat12. E’ lasciandosi “esfiltrare” che i quaquaraquà della BR hanno dato una mano a sistemare il democristiano meno preferito da Kissinger? E’ per questo che hanno ucciso persone di valore, lasciando il campo libero ai peggiori? Curioso che cerchiate di zittire chi vi critica mentre indicate De Luca come vittima di repressione. Già avete ricominciato a decidere chi può dire cosa? Può parlare solo De Luca e i suoi fan? Nonostante il danno che avete fatto, avete la stessa boria di allora. Si vede che sentite che potete ancora essere utili a coloro dai quali vi fate “esfiltrare”.

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@ Bat21. Caro signore, in effetti stavo per prendere una cantonata. Mi accingevo a dirle che gli ex sessantottini come lei parlano con l’albagia tipica di chi ha le spalle coperte, che li accomuna ai funzionari di polizia o di prefettura quando abusano del loro potere per proteggere interessi illeciti dei potenti. Invece lei è proprio, mi dice, un ex appartenente alle FA, che ha combattuto il terrorismo. A me risulta che le forze di polizia abbiano favorito il terrorismo, prima di smorzarlo quando non serviva più (le stragi e gli omicidi politici sono stati passati ai mafiosi). E ridicola mi suona questa sua pretesa di esserne totalmente fuori. Non mi meraviglia che difenda a spada tratta De Luca, catalizzatore di quei sentimenti irrazionali che permettono ai suoi colleghi di pilotare le cose nel senso voluto, di occupare così il proprio tempo e così giustificare lo stipendio, lasciando impuniti altri reati, quelli dei potenti, e anzi favorendoli. Né che lei trovi affinità con lui, mentre si scaglia verso un borghese come sarei io. Anche per me, come per lei, il giudizio umano su polizia e cantori ufficiali della lotta armata, su chi gioca su due tavoli, che stia nella squadra delle guardie o in quella dei “ribelli”, è simile. Su quello che faccio io, si informi dai suoi colleghi presso la Questura o il Comando CC o la Prefettura di Brescia, che, nonostante la carenza di mezzi, mi seguono con tanta attenzione.

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@ Bat 21. Per ora no. Sono sufficienti i contractors delle FA come lei. 1200 euro al mese sono pochi per chi rischia quotidianamente la vita…

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@ Carlo Pifferi. Non ho detto che i poeti beat abbiano favorito il consumismo, ma che ci fosse un interesse a usarli, a dare loro visibilità, a farne dei miti, es. con l’episodio del libraio arrestato, contro il vecchio ordine per instaurarne uno nuovo. A mia volta sono d’accordo con lei sulla differenza tra quei sinceri “poeti maledetti” e certi “millelirici” italiani, e sullo stato attuale dell’intellighenzia italiana. Anche l’arte e la cultura sono controllate. Facendo a meno di star come Saviano, Servillo, Sorrentino, De Luca, lei non perde molto, e forse ci guadagna. Qui comunque sarà meglio limitarsi alle idee politiche, senza confonderle col valore artistico.

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@ Carlo Pifferi. Mi riferisco al nuovo ordine culturale, funzionale al corso economico. Della strumentalizzazione a favore di una società edonista ha scritto tale Pasolini. “Era giusto che noi ricorressimo alla ragione per sconsacrare tutta la merda che i clerico-fascisti avevano consacrato. Dunque era giusto essere laici, illuministi, progressisti a qualunque patto”. [Ma oggi il nuovo potere] “si è valso proprio delle nostre conquiste mentali di laici, di illuministi, di razionalisti, per costruire la propria impalcatura di falso laicismo, di falso illuminismo, di falsa razionalità. Si è valso delle nostre sconsacrazioni per liberarsi di un passato che, con tutte le sue atroci e idiote consacrazioni, non gli serviva più”.

Le segnalo “La cultura del narcisismo – l’individuo in fuga dal sociale in un’epoca di disillusioni collettive” di C. Lasch, 1979. A proposito del culto di De Luca, e degli altri “Io sto con (x)”, nel libro si legge: “I narcisisti, dice Kernberg, “si entusiasmano spesso per qualche eroe o qualche individuo eccezionale” e ” ‘si vivono’ come parte di quella persona eccezionale”. Vedono l’individuo da loro venerato “semplicemente come un prolungamento di loro stessi”.” Io faccio presente il rischio che si sfrutti questa tendenza per orientare il movimento Notav in direzioni, come quelle delle quali De Luca è propagandista, che permetteranno di vincerlo neutralizzandone la carica morale e criminalizzandolo. Ma sembra che dica cose dell’altro mondo.

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@ Carlo Pifferi. I valsusini stanno combattendo, con una notevole determinazione, per la loro terra. Qui non è che gli costruiscono solo nel “backyard”. Gli stanno togliendo la terra da sotto i piedi. La loro terra, che un poco è anche nostra, trattandosi di Italia.

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@ Carlo Pifferi. Le famiglie legate alla ndrangheta credo siano, per lo Stato, una specie protetta; quanto e più dei camosci e degli stambecchi. Se la loro attività criminale si estinguesse, sarebbe una liberazione per i cittadini ma un guaio per tanti “uomini delle istituzioni”: perché le ndrine forniscono un alibi allo Stato, alle forze di polizia e alla magistratura per fingere di non vedere certi crimini legati agli interessi dei poteri forti, con la scusa che si è impegnati contro questa entità che dicono invincibile; e permettono di commettere parzialità, abusi, omissioni, provocazioni, manipolazioni, reati gravi a favore degli stessi poteri, traendo legittimità e credibilità dalla lotta contro i demoni devoti alla Madonna di Polsi. Mafie e terrorismo favoriscono i crimini di Stato. Sembra che qualcosa di simile stia avvenendo anche in Val di Susa. (Ecco perché penso che i Notav dovrebbero evitare le tentazioni come quelle offerte dalla “persecuzione” di De Luca). Lei, che dice di appartenere ai meglio informati, e senz’altro è dalla parte dei più danarosi e dei più armati, non ha mancato di condire le sue affermazioni, per il resto tanto smodate quanto apodittiche, con la lotta alla ndrangheta. A me pare che la lotta alla mafia sia degenerata al punto che con essa si giustificano le peggiori cose. Dirsi contro la mafia è diventato un comodo camouflage per quelli che sono i meglio informati su come farsi i propri interessi a danno degli altri.

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2 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Festa dell’Unità a Genova: spinte e urla contro la Tav e il procuratore Caselli”

Disturbando un loro raduno non solo si è commessa una scorrettezza. Si è data loro l’occasione di atteggiarsi a vittime, quando, nella mia esperienza in Lombardia e in Calabria, gli ex comunisti stanno dimostrando pochi scrupoli nei comportamenti bulleschi, violenti e ricattatori per proteggere i loro interessi, e anche grandi interessi illeciti. Sembra che quel che gli è rimasto del comunismo siano le pratiche staliniste. Anche Giancarlo Caselli però, che fa lezione agli italiani contro la cultura mafiosa, dovrebbe evitare di avallare, con la sua presenza, i comportamenti dei DS. Anni fa, a una sua conferenza a Brescia (dalle “suore poverelle”), arrivato il giro delle domande una donna anziana gli espose un suo caso personale, protestando di essere vittima di comportamenti “mafiosi” da parte dell’amministrazione locale. Caselli all’apparenza non capì la questione, e le rispose continuando a parlare della lotta alla mafia meridionale. Sembra che a forza di occuparsi dei delinquentacci della mafia questi grossi magistrati abbiano perso la percezione della “lex mafiosa” che sovrasta la vita di tante persone comuni; legge imposta non da mafiosi ma dai politici corrotti e dai corrotti che occupano le varie amministrazioni dello Stato. Caselli dovrebbe capire che verso le persone comuni, o non protette, la mentalità e i comportamenti dei DS spesso non differiscono da quelli di soggetti in odore di mafia; coi quali i DS a volte sono in affari; mentre tuonano contro la mafia.

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24 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Corruzione, le parole del Papa e i politici sordi”

Il papa certamente sa parlare. Le sue prediche contro la corruzione possono avere un peso. Ma sono parole, che hanno effetti molto deboli. Sull’altro piatto della bilancia, abbiamo un clero che ha informato della sua cultura la nazione. La loro concezione gerarchica della società e quella per la quale lo Stato è subordinato a poteri etici, cioè ai preti, il loro paternalismo e particolarismo, il perdono come opzione al bisogno, la crudezza dei rapporti di forza dietro l’ipocrisia barocca, il criterio mafioso per il quale nulla spetta ma tutto è grazia concessa dall’alto, hanno fatto dell’Italia una nazione nella quale la corruzione è intessuta intimamente nella società. La massa degli italiani non sa, sinceramente, cosa voglia dire essere cittadini, e i vantaggi, oltre che i limiti, che ciò comporta. Anche se quando vuole la descrive magistralmente, il clero è più fonte di corruzione che opposizione ad essa. Le società calviniste invece, con la loro idea del successo come segno della predestinazione, inducono a forme diverse di corruzione, che istituzionalizzano, rendono legale, lo sfruttamento, del quale la corruzione nostrana è solo una declinazione. Sembra che i magistrati siano solidali col papa per passare anche da noi dalla corruzione “tridentina” a quella luterana, come vogliono le forze della globalizzazione. Purtroppo probabilmente il risultato sarà un ibrido delle due, con i preti e i magistrati custodi, come sempre, del nuovo assetto.

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14 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

 (Cancellato da Il Fatto) Leonardo Ceppa : “cupi interessi dei poteri forti”. il mondo capovolto del vecchio marx diventa qui slogan anticapitalistico-fondamentalistico, denuncia pregiudiziale, fantasmatica, psicotica. urge ricovero alla neuro.

 (Cancellato da Il Fatto) @ Leonardo Ceppa. Io sarei di idee borghesi; non è che se uno è contrario ai “ricchi che rubano” (Travaglio) è “marxista”. Sulla proposta di TSO, uhm, “Leonardo Ceppa”. Strano ossimoro. Da quello che scrive, lei è più la solita ceppa … che un nuovo Leonardo.

 (Cancellato da Il Fatto) Leonardo Ceppa: menici60d15? perbacco.

 (Cancellato da Il Fatto) @ Leonardo Ceppa. Se non altro non sono uno che non sa fare altro che dare dello psicotico da ricoverare a chi critica il potere. I Notav stanno forse avendo “alleati” dei quali sarebbe meglio facessero a meno. Ma anche Caselli non ci fa una bella figura, con fiancheggiatori del suo calibro.

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@ Alzappone1. Forse prima che a me converrebbe rivolgersi alle opere degli autori che ho citato: Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Braithwaite J. Corporate crime in the pharmaceutical industries. Sempre che non si sia di quelli come lei, che ho l’impressione facciano meno fatica a scrivere che a leggere. Sulle sue lodi di una mia presunta grandezza, quelli che usano il suo argomento mi ricordano una vignetta di Altan. Un bambino al padre: “Papà, non sono degno di te”. Il padre: “allora sei proprio l’ultima m.”.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

P.S. @ Alzappone. Quanto affermi su P. Gotzsche e J. Braithwaite è falso; v. le relative voci su Wikipedia, e il libro “Mammography Screening: truth, lies and controversy”. Braithwaite, criminologo, (“ruthless bastards”) è uno studioso di livello internazionale e del tutto “mainstream”; es. nel suo curriculum vi è anche una laurea honoris causa dell’Università cattolica di Lovanio. Nella prefazione al libro di Gotzsche sulla corruzione della ricerca biomedica, Richard Smith, già editor del BMJ, scrive, a proposito degli studi di Gotzsche sui danni della mammografia e sulla cattiva scienza che li ha resi possibili, e a proposito degli attacchi e scorrettezze che Gotzsche ha ricevuto in risposta, “Peter’s view might now be called the orthodox view”. Sono ricercatori stimati, che hanno cariche e riconoscimenti importanti; non “hanno idee” ma presentano corposi cataloghi di casi documentati dai quali hanno derivato le loro conclusioni sull’inquinamento della biomedicina. Sono così noti e preparati che li si può solo pugnalare alle spalle; come fai con le tue invenzioni denigratorie. Questo post, di Gian Carlo Caselli, è su “La storia riscritta dagli squadristi”. Noi siamo finiti a parlare d’altro, di “scienza”; ma tu rientri bene in argomento, col tuo uso pronto e deciso della menzogna per dipingere come estremisti sconclusionati e velleitari tutti coloro che si oppongono agli interessi e ai crimini dei poteri forti.

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29 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Corradino “Libertà di espressione: c’è De Luca e De Luca”

Credo che siano entrambi, il maneggione di pochi scrupoli e l’agitatore sessantottino, funzionali al sistema di potere. Sono la versione riadattata ai tempi di due figure che in passato si contrapponevano come le travi e i puntoni della stessa capriata. Il governatore reincarna il democristiano vecchio stampo, appalti e raccomandazioni. L’intellettuale viene eletto a simbolo di coscienza civile dimentichi della scia di sangue e delle deviazioni del Paese generati, a vantaggio dei poteri forti, dal gruppo dei cattivi capi del quale faceva parte alcuni decenni fa. Entrambi a loro modo sinceri nel servire in ruoli diversi lo stesso controllatissimo copione; che polarizza il consenso prevedendo da un lato il sistema tribale dell’affarismo e delle briciole clientelari; dall’altro il tranello della lotta violenta per contrastare la violenza del potere.

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2 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Catania “Cannabis, l’ex maresciallo della Guardia di Finanza che la usa contro la sua patologia: “Avevo dolori cronici, sono rinato. Sia legale””

Questo ex maresciallo della Finanza, che fa notare i benefici dell’avere sottufficiali accannati, descrive la cannabis come acqua di Lourdes. E ottenibile come il basilico con la piantina sul balcone. Una visione così distorta, naive ed estrema – ma diffusa nel pubblico* – da invitare a citare i pericoli e i danni dell’assunzione della sostanza, come l’induzione di psicosi **. La “sintesi”, cioè l’andare a parare, potrà essere quella di avere un popolo di rintontiti legalizzando l’uso di versioni sintetiche, come propugna la Open Foundation di Soros ***. A beneficio delle case farmaceutiche; alle quali i vertici mafiosi di alto livello, approdati all’alta finanza, che ambiscono a ripulirsi e legalizzarsi, non sono certo ostili… .

Nella mia esperienza i vertici di viale XXI Aprile non sono da meno dei cugini di viale Romania e del Viminale nel servire la suggestio falsi dettata dal business biomedico (e anche nel fornire servizi di suppressio veri a detto business). Sulla diffusione delle droghe, c’è il precedente dell’Operazione Blue Moon.

* Americans’ View of Marijuana Is Rosy, and Unscientific. Reuters, 24 lug 2018. – Smoke and Mirrors: Is Marijuana Actually Medicinal? Medscape, 18 apr 2018.
** Cannabinoids in Medicine: Limitless Hope or Hype? Medscape, 12 mag 2022.
*** Savioli S. ONG, il cavallo di Troia del capitalismo globale. 2018.

@ Alex Cece. Tu se non sbaglio sei entusiasta sia delle libere canne che delle pere a mRNA di Draghi, Speranza e compagnia. Che vuoi, c’è una tradizione di complottisti che vedono il male in nobili battaglie progressiste. Es. quell’acido di Tocqueville, che in “Democracy in America” parla delle “ready-made opinions for the use of individuals,who are thus relieved from the necessity of forming opinions of their own”. Le opinioni ready-made, le opinioni precotte, come questa del libero stordirsi come vuole il potere, passando pure per spiriti liberi, o quella del farsi siringare a comando, passando per persone mature e responsabili, sono così comode. Quale mente malata può credere che chi ordina queste campagne d’opinione non voglia il nostro bene? I fatti mostrano il contrario. Non fare caso ai seccatori complottisti. Libere canne e obbedienza vaccinale, all’apparenza contrastanti, sono due temi della stessa agenda farmacologica, accomunati dalla volontà di controllare i pecoroni. Oops; scusa. Non farci caso. Fumaci su; e pensa alla quarta dose. E alle successive.

@ Alex Cece. I danni sociali da alcool o altre sostanza psicotrope non giustificano l’aggravamento della situazione con la cultura dello spinello. Sì, mi sono interrogato sull’opposizione al tabacco – che è realmente nocivo alla salute fisica. Osservo che la sua soppressione come sostanza psicotropa va di pari passo con la spinta verso gli psicofarmaci, generalmente inefficaci, addictive e nocivi (il cui consumo è in continuo aumento) – e verso le canne.

Mazzucco è volenteroso ma spesso impreciso ed esagerato sui temi medici.

La libertà tu la intendi come “fare come mi pare”. E’ giusto chiedere di poter disporre del proprio corpo. Ma come cittadino, lavoratore (e guidatore) hai la responsabilità sociale, cioè verso gli altri, di essere lucido e responsabile. Ci sono già troppa indifferenza, disimpegno e menefreghismo per incrementarli per via farmacologica. Dici di essere libero, ma ripeti il catechismo del potere: chi non accetta il pensiero precotto è “complottista”; sì alle canne, sì ai vaccini.

La cultura dello spinello è la cultura dell’individualismo servile. Come confermano i tuoi strilli e improperi da bambino al quale è stato tolto il ciucciotto. I romani chiamavano il vino “la mammella dei vecchi”. Anche con le canne siamo a livello orale: un “pacifier” (il ciucciotto in inglese), nell’ambito del processo di regressione infantile delle masse.

 

@ Alex Cece. Appare sia mantenuta una forma di equilibrio, che è in corso di modifica, tra droghe e farmaci. Tendo a “speculare”, come dicono gli anglosassoni quando l’analisi – su dati, non su fantasie – non gli piace; l’impellenza di capire, capire per migliorare, mi porta a costruire degli strumenti concettuali, delle categorie. Es. distinguo tra “negativo” e “proibito” stabiliti dal potere. Le droghe, o es. la mafia che le commercia, sono negativo, venendo così finora considerate, ma non sono proibito, essendo mantenute presenti nella vita reale; è possibile che le droghe siano state rese illegali senza che il loro consumo venga stroncato anche per creare una scarsità e produrre un mercato, controllato; e a fini di controllo sociale, come dicevo. E che la mafia di cosca venga mantenuta sia perché conduce servizi come il traffico di droga sia perché come spauracchio aiuta a coprire forme più sottili di predazione, legalizzate e istituzionalizzate. Chi la mafia la vuole annientare, o si oppone ai disegni del business farmaceutico nelle sue varie forme, è proibito: viene stroncato e non appare sulla scena.

Solidarietà e vicinanza, se mi permetti, per la situazione personale che esponi. Ma consentimi anche di farti notare che la libertà sta in alto, e bisogna arrampicarsi per raggiungerla. Mentre quelli che sono presentati come scivoli verso la libertà, qui gli scivoli dati dalle sostanza psicotrope, portano giù, in situazioni che sono il contrario della vita libera.

Dittatura a stampo e medicina

23 January 2012

Blog Appello al popolo

Pubblicato col titolo “Sovranità sanitaria”

Postato su questo sito il 16 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

I tempi mostrano come la democrazia possa degenerare in una “dittatura a stampo”: una forma di governo dove da un lato la democrazia politica è di facciata, e gli interessi reali del popolo sono violati, ma d’altro canto il potere conserva un consenso popolare imponendosi il vincolo di adattarsi allo “stampo” degli istinti profondi e degli umori del popolo; conformando ad esso la propria signoria invece di forzarla, e cercando semmai di farlo divenire per quanto possibile complementare al proprio volere tramite la manipolazione ideologica e mediatica. La medicina, alla quale ci si affida come un tempo alla religione, è uno dei campi dove la dittatura a stampo, efficace in sé oltre che adatta al governo dei mercanti, ha potuto maggiormente calzare, plasmare e quindi sfruttare la volontà popolare. In aderenza alle pulsioni e credenze del pubblico in tema di salute, opportunamente stimolate e pilotate, la medicina è stata trasformata in uno dei maggiori settori dell’imprenditoria liberista; un settore parassitario dove la Domanda è facilmente regolata da un’Offerta senza scrupoli, e sul quale si è sovrapposta l’economia fittizia della speculazione finanziaria.

Noti economisti auspicano che la quota sanità del PIL salga al 20%; ciò è ottenibile, ma sarebbe una disgrazia, perché già oggi per far diventare la medicina un motore di crescita economica la si è gravemente inquinata con deviazioni e con pratiche fraudolente; così che non fornisce ciò che potrebbe dare mentre storna risorse e crea danni iatrogeni. Ad esempio, la “prevenzione” oggi non consiste nell’assicurare un ambiente salubre, condizioni di vita equilibrate e cibi genuini, alla luce delle conoscenze biomediche; ma in trattamenti medici di massa ai sani mediante costosi programmi di screening, l’inutilità e la dannosità dei quali sta venendo riconosciuta in diversi casi anche in sedi ufficiali. Si favorisce la cronicizzazione delle malattie, per trasformarle in rendite assicurando il maggior consumo di costose scatolette di farmaci proclamati efficaci, e si lascia alle famiglie la gran parte di carichi sanitari essenziali come le cure odontoiatriche e l’assistenza ai non autosufficienti. E’ anche possibile che, ridotta la democrazia reale al lumicino, i futuri sviluppi, che potrebbero includere una maggiore privatizzazione della sanità, si avvalgano di forme più tradizionali di autoritarismo, per giungere allo “Stato terapeutico” preconizzato da alcuni commentatori. I meccanismi coi quali il potere ottiene ciò sono oscurati da fattori psicologici e tecnici, potenziati dalla propaganda e dalla censura; ma gli effetti negativi sono percepiti da una quota crescente di cittadinanza.

Le forze liberiste nel perseguire lo sfruttamento della medicina si sono poste il problema di geometria istituzionale: “volendo impossessarci del governo della medicina, come massimizzare la sua distanza dai due centri naturali di controllo democratico, lo Stato e il territorio ?”. Lo hanno risolto ottenendo dai politici la sovraordinazione della UE allo Stato e la devoluzione della sanità alle Regioni. La UE considera apertamente la medicina come un settore economico strategico, la cui tutela consente deroghe ai diritti fondamentali; spodesta un governo centrale occupato da politici “cùpidi di servilismo”. Le Regioni, ricettacolo di corrotti, traducono in interventi legislativi e amministrativi gli interessi dei poteri forti della sanità a livello locale. Anche se da solo non è sufficiente, e il servizio pubblico non sempre è superiore all’iniziativa privata, è necessario che sia lo Stato nazionale, al servizio razionale delle necessità e richieste delle realtà locali, a controllare la medicina. Ciò renderà possibile l’intervento più urgente, quello di emancipare i cittadini dalla loro condizione di stampo del potere mediante una corretta informazione; sollecitando in loro il meglio, anziché il peggio come fa la dittatura a stampo; in modo che sappiano ciò che devono pretendere dalla sanità e ciò che non possono chiederle.

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L’inquinamento come capro espiatorio

Grazie Tonguessy. Il post è la copia conforme di una proposta che ho mandato, da esterno, a Stefano D’Andrea per l’atto costitutivo dell’associazione “Sovranità”. E’ quindi succinto, e mette diversa carne al fuoco. In particolare spero che verrà approfondito il concetto della degenerazione della democrazia in “dittatura a stampo”.

La medicina può dare indicazioni fondamentali alla prevenzione: lo studio del mesotelioma e di altre patologie polmonari ha mostrato che occorre evitare di inalare fibre d’amianto. Il tema delle malattie causate dal capitalismo è un tema classico della sinistra, che ha raggiunto il suo apice intorno agli anni Settanta, quando si ascoltavano medici e scienziati di valore come Maccacaro, Tomatis, Lewontin. Poi però il capitalismo è andato avanti: la malattia da epifenomeno del sistema economico è divenuta una sua risorsa, da sfruttare; e da proteggere
https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

La sinistra invece è andata indietro: non solo non si è sviluppata e diffusa nei militanti l’analisi del nuovo fenomeno, ma i temi classici di sinistra sono stati prostituiti alla propaganda capitalista. Certo che lo smog fa male a bambini e adulti. Ma all’inquinamento vengono addossate anche le responsabilità dolose della medicina, impresentabili, come le sovradiagnosi; e con questi allarmi si innescano meccanismi che possono portare a un peggioramento della situazione, e a un incremento del business:
https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

Secondo l’OMS Italia è il paese con maggiore incidenza al mondo di diagnosi di tumore nei bambini. Credo che tale record non sia dovuto tanto a un effetto cancerogeno straordinariamente rapido e potente delle nostre polveri sottili, quanto al ruolo di fattori umani, inclusa la misera abilità nazionale nel cambiare le carte in tavola con un po’ di retorica.

Su sovradiagnosi, sovratrattamenti, iatrogenesi, i pediatri stanno zitti, pur essendo questo un tema che li riguarda direttamente, preferendo puntare l’indice sui tubi di scappamento e le ciminiere. In USA la prevalenza di asma pediatrico è più che raddoppiata in 15 anni, dal 1980 al 1996. Si è poi assestata, sembra, in concomitanza di una variazione nei criteri di definizione nei questionari; ma le visite ambulatoriali – e con esse fatturati, redditi e rendite – hanno continuato a crescere; le visite si sono triplicate nel periodo dal 1989 al 2005. Il trend è comune ai paesi industrializzati.

E’ difficile pensare che lo smog non vi abbia alcun ruolo. Ci sono però altri fattori plausibili – e più facili da controllare che non lo smog – che vengono lasciati in ombra: es. gli allergeni nei prodotti di consumo. E i farmaci: alcuni studi indicano che gli antibiotici nel primo anno di vita, e il paracetamolo, la familiare tachipirina, aumentano nei bambini il rischio di sviluppare l’asma in seguito. Il mercato globale dei farmaci per l’asma ha superato i 15 miliardi di dollari all’anno, e continua a crescere. Gli antiasmatici sono essenzialmente dei sintomatici, i cui effetti iatrogeni impongono spesso altre cure. L’asma è un grosso mercato in crescita; che viene favorito indicando il pericolo di asma ai genitori apprensivi; non c’è invece troppo interesse a fermarlo con strozzature alla fonte, agendo sulle cause evitabili.

Mentre serve da capro espiatorio e da argomento di propaganda per gli aspetti meno presentabili della medicina e del liberismo, l’inquinamento viene a sua volta coperto nelle sue reali responsabilità enfatizzando il ruolo dei “lifestyles”, cioè alla fine dando la colpa alla vittima:
https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/30/il-pornografico-e-l’osceno/

Riguardo all’acuta osservazione di Marx Groucho sui posteri, l’occuparsi di chi verrà dopo mi pare un principio morale prezioso, che contribuisce a dare senso alla vita, e che, volendo sviluppare una religiosità laica, può prendere il posto della Speranza cattolica e della promessa di vita eterna.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Giannella “Bambini malati per lo smog: cercasi volontari ” de 25 gen 2011

Complimenti alla Facoltà di medicina dell’Università di Milano, ai suoi clinici, biostatistici, bioeticisti che insegnano agli studenti a fare ricerca in questo modo. Per una critica dell’assunto che sia nel miglior interesse dei bambini e dei genitori focalizzare l’attenzione sull’inquinamento tra i fattori causali dell’asma, v.:

http://www.appelloalpopolo.it/…

(Blog “Appello al popolo”. Post “Sovranità sanitaria”. Commento n. 2.)

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Mazzella “L’Europa perde raccolto e salute. Grazie America ” del 16 feb 2012

“Non so più er ghepardo de na vorta”. “Sarà sto buco de l’azoto” (Supercafone, Er piotta, battuta finale).

Su Il Fatto Gian Luca Mazzella si chiede se il record di incidenza di diagnosi di tumori infantili in Italia non sia da attribuire all’inquinamento da eccesso di ozono. E’ prassi attribuire l’aumento di diagnosi di tumori infantili all’inquinamento. Ma ci sono altri fattori antropici, ancor meno confessabili, che non dovrebbero essere nascosti dietro agli allarmi sull’inquinamento:

Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
http://menici60d15.wordpress.c…

L’inquinamento come capro espiatorio. In: Dittatura a stampo e medicina
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@produttore. Il fatto che l’OMS (la cui credibilità ha ricevuto di recente un duro colpo a seguito della notizia che il suo allarme di pandemia mondiale da virus H1N1 è stato determinato dal pagamento di tangenti da parte delle ditte produttrici di vaccini agli scienziati dell’OMS) includa l’inquinamento tra le varie possibili cause di incremento di diagnosi di tumori infantili non consente di tacere sulle sovradiagnosi di tumore, un’entità ben nota agli addetti – e a chi vuole lucrare sulla medicina – ma tenuta nascosta al pubblico.

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@produttore. “Ripeto, i tumori infantili sono attribuiti proprio all’inquinamento”. L’incremento di diagnosi di tumori infantili è stato giustificato al pubblico attribuendolo all’inquinamento. Si tende a fare passare questa ipotesi per certezza ripetendola, come fa lei; trascurando fattori ancora meno presentabili come le sovradiagnosi.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Mingazzini ” Tumori in saldo ” dell’8 mar 2012

Questa dell’inquinamento dell’aria come Grande causa dell’incremento dei tumori nei bambini e del tasso di morbosità generale è la tesi politically correct, inculcata dai media. Una versione semplicistica che protegge fattori iatrogeni e interessi economici impresentabili:

Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
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L’inquinamento come capro espiatorio. In: Dittatura a stampo e medicina
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I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

20 December 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato.

pubblicato su questo sito il 17 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

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20 dicembre 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Chi, attacco alla Boccassini: dal mozzicone a terra alle calze a righe” del 20 dicembre 2012

Nonostante che le colpe di B siano un argomento così trattato che per alcuni è divenuto un mestiere, non si parla di uno dei peggiori danni inflitti da B. al Paese: l’instaurazione di standard negativi sui quali comparare gli altri attori pubblici. Così come Bersani, Grillo o Monti sembrano grandi statisti se paragonati a B., la Boccassini rifulge rispetto alle frivole stupidaggini di Signorini. Si potrebbero usare misure astronomiche: la Boccassini è 10 anni-luce sopra Signorini. Questa posizione rispetto a un intrattenitore mondano non ci dice in sé dove stia la Boccassini rispetto alla giustizia; a sua volta, pur avendo alcuni meriti, potrebbe trovarsi a 100 anni-luce dalla posizione di stella polare dove la pone la stampa che osanna i magistrati come salvatori dell’Italia. L’operato dei magistrati andrebbe valutato non relativamente a personaggi negativi, ma rispetto a standard fissi, non escluso lo stato di legalità e di giustizia del territorio sul quale operano. E in Lombardia, oltre alla ndrangheta e alle prostitute di B. , ci sono altre forme di criminalità, istituzionalizzata, che passano sotto silenzio; e che operano senza timore della magistratura, ma anzi guardano ad essa come ad una sicurezza.

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8 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “lda Boccassini, giusto celebrarla ma deve ancora chiarire quel buco investigativo”

Ho avuto modo di chiedermi quale sia lo status previsto per la magistratura negli accordi segreti USA-Italia da Cassibile in poi. Sarei grato a chi mi indicasse informazioni e studi sull’argomento. Stefania Limiti nell’evidenziare un aspetto rivelatore elegantemente glissa su valutazioni estetiche e morali delle recenti esternazioni della Boccassini circa un legame sentimentale con Falcone. Ma i due temi appaiono collegati, perché per praticare la doppia lealtà essendo energici sia nell’una che nell’altra, il che a volte coincide col servire efficacemente i mandanti e perseguire validamente gli esecutori materiali, occorrono tipi umani particolari; dai particolari profili psicologici, dove convivano vitalità e rassegnazione. E questa uscita non necessaria – e deprimente – sugli abbracci con Falcone è anch’essa rivelatrice per comprendere, attraverso una delle sue figure più rappresentative, il ruolo della magistratura nella storia contemporanea dell’Italia. Inclusi i criteri di selezione esterni – che hanno avuto nell’uccisione di magistrati la loro manifestazione estrema – coi quali si è dato forma all’attuale magistratura.

Patologizzazione surrettizia e materiale

15 December 2011

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti ?” del 14 dic 2011

Postato su questo sito il 15 feb 2012  causa boicottaggio Telecom

Il prof. Giannuli vede un possibile fattore causale comune tra le stragi del norvegese Breivik e quelle avvenute nelle stesse ore ieri a Liegi e Firenze. Mi pare significativo che Breivik abbia citato l’Unabomber statunitense, portatore di un messaggio ideologico molto diverso, come ispiratore. Sulle ultime due stragi e la loro coincidenza – e sulle reazioni, come quella a cacio sui maccheroni di Sofri – sono possibili diverse ipotesi; questi episodi (come pure alcuni strani suicidi) spingono ad una serie di congetture che gli esperti dovrebbero studiare. Può essere utile, in questo bell’argomento di come la caratteriopatia sociopatica di chi ha potere possa usare come arma la psicosi, la distinzione tra patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale, che ho considerato a proposito dell’Unabomber del NordEst:

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Nella patologizzazione surrettizia si fa figurare come pazzo chi non lo è. Con la simulazione, come forse è avvenuto nel caso dell’Unabomber del NordEst. O con la calunnia; spesso aiutata da torti e provocazioni che provocano comportamenti rappresentabili come disturbati; così come ad un osservatore esterno doveva sembrare un matto Renzo Tramaglino mentre, roteando le braccia, e con esse i capponi che teneva in mano, andava dall’Azzeccagarbugli.

Non è così difficile simulare l’opera di un pazzo; o applicare l’etichetta di pazzo. In USA mi è stato insegnato che nella diagnosi microscopica dei tumori occorre tener presente che se si esaminano le cellule normali ad ingrandimento troppo elevato si tende a vederle come cancerose. Riflettei che avviene lo stesso con gli umani; Basaglia ha detto che “da vicino nessuno è normale” e lo “scrutiny” è elencato tra i sistemi per mobbizzare i whisteblowers. Benigni nel “Il mostro” fa dell’umorismo sulla pratica della parafrasi psichiatrica di comportamenti normali, e di come questa provochi un circolo vizioso. Gli effetti di stigma di questa forma di patologizzazione, e le forme illegali di controllo che spesso l’accompagnano, sono favoriti dalle ricorrenti notizie di stragi commesse da folli: tra le numerose valenze di queste notizie c’è anche quella di favorire la patologizzazione surrettizia di chi è inviso al potere.

Nella patologizzazione materiale gesti folli possono essere ottenuti “eccitando e incanalando i nuclei psicotici di qualche sventurato” (cit.). C’è una letteratura complottista, e anche mi pare una più attendibile, su queste pratiche. Anche qui è possibile una similitudine con la biologia dei tumori. La cancerogenesi appare essere un fenomeno “multistep”, avviene cioè per stadi. Fattori mutageni diversi possono agire sul DNA: quando la somma dei danni multipli raggiunge una soglia si ha la trasformazione neoplastica. Analogamente, in un soggetto predisposto, che ha già salito per cause diverse alcuni gradini della scala verso la psicosi, stimoli successivi, applicati in maniera deliberata e mirata, possono portare alla psicosi franca o innescare una crisi psicotica. Sono anche possibili giochi e intrecci tra le due forme di patologizzazione.

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Il fattore psicofarmaci evidenziato da Nicola Mosti è uno di quelli che hanno un rapporto efficacia/attenzione altamente favorevole dal punto di vista di chi potrebbe organizzare tali atti. Gli psicofarmaci sono tra i determinanti strutturali invisibili dell’attuale società. I magistrati tendono ad evitare l’argomento, nonostante abbia pesante rilevanza in gravi reati contro la persona. Otto anni fa segnalai rispettosamente l’utilità che la magistratura se ne occupasse al Procuratore Guariniello, specializzato in inchieste sulla sanità, che ha condotto diverse importanti indagini, e attualmente sta conducendo un’indagine sull’ingannevolezza delle affermazioni circa la capacità della Crescina di fare tornare il capillizio a precedenti splendori. Ne scrissi a proposito del caso Pantani:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

Ma il ruolo degli psicofarmaci in esplosioni inattese di violenza non è nella fitta agenda degli interventi dei magistrati sulla medicina:

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti. Par. 17. https://menici60d15.wordpress.com/2010/02/27/1322/

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Nella cassetta delle ipotesi non può mancare la “patsy”, il capro espiatorio al quale attribuire l’esecuzione, e da esibire ai media, mentre la strage è stata materialmente compiuta da altri, da soli o in concorso con la patsy. Come è avvenuto per Lee Oswald, incastrato per l’assassinio di JFK; e, secondo le recenti ricostruzioni, anche per la strage di Portella della Ginestra, dove la patsy era il bandito Giuliano con la sua banda. C’è chi pensa che l’esperienza di Portella sia stata applicata a Dallas. Si è ipotizzato che Breivik sia una patsy consapevole.

Anche in altri fatti di terrorismo, come la dinamica del rapimento in Via Fani dello statista che non piaceva a Kissinger, e la successiva gestione, sembra possibile sospettare che vi siano stati più esecutori con piani diversi. Per diversi omicidi politici, la mafia può essere stata una patsy dalle mani insanguinate. Per es. quello di Pio La Torre, nemico vero della mafia ma anche severo oppositore delle basi USA in Italia; ucciso con un’arma in uso non ai mafiosi, ma all’esercito USA. La patsy può anche essere immaginaria; una figura fantomatica creata dai servizi, come ritengo potrebbe essere l’Unabomber nostrano. Anche la Nave dei veleni di Cetraro, che denunciai come bufala prima degli accertamenti, ha alcune caratteristiche della patsy.

C’è un ampio spazio, che non bisognerebbe scavalcare a “Ponte sullo Stretto”, tra i rettiliani e le labirintiche ambiguità di quelli che dovrebbero tutelare la legalità ma non si capisce da che parte stanno, o meglio lo si capisce ma si fa fatica a crederlo; o tra gli arcana imperii supertecnologici e i puttana imperii dei comunisti della varietà apprezzata da Kissinger, ai quali fa comodo una riesumazione del fascismo squadrista per fingersi di sinistra.

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11 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Medicina difensiva: l’intervento psichiatrico deve svolgere un ruolo di controllo sociale?”

Casolari, medico psicoanalista, riferendo delle sue esperienze nel campo lascia pensare che i magistrati possano permettere, e talora favorire, l’uso della psichiatria come arma offensiva tramite la scusa della “medicina difensiva”. E’ interessante, anche per ragioni di ricostruzione storica. In Italia si è dato del pazzo perfino a Moro – mentre si evitava di farlo tornare a casa – mediante le valutazioni diagnostiche “nauseanti” [1] di Ferracuti, “collaboratore del Sisde in Italia e agente della CIA” [2]. Il segretario della ANM, Ippolito, definì come “un’ignominia degna della psichiatria stalinista” il trattare Moro come un soggetto bisognoso di trattamenti psichiatrici nel caso di una sua liberazione; piano che invece secondo Cossiga era stato preparato d’intesa con la magistratura. I magistrati smentirono indignati. Andrebbe notato che da parte di psichiatri e di altre figure dotate di potere amministrativo non solo il prestarsi a dichiarare falsamente malata di mente una persona, es. per screditare un testimone, ma anche il prestarsi a minacciarla di farla dichiarare pazza, per esercitare su di essa pressioni indebite, es. per intimidire un testimone, è una forma di violenza subdola e grave.

1 Nese M. Guerzoni: “In quella riunione decisero che era pazzo”. Corriere della Sera, 1 dicembre 1993.
2 Lupacchini O. In pessimo Stato. Koinè, 2014.

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17 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di Laura Quarà – Area pro labour – giuristi per il lavoro “Colleghi difficili e vita d’ufficio: ecco cosa fare in caso di conflitto sul lavoro”

Ridurre, come fa qui questa esperta, i contrasti sul lavoro alla dimensione psicologica e caratteriale – considerando addirittura disturbi della personalità “non conclamati” – favorisce, nelle forme più accese della universale lotta per l’interesse, il victim blaming e la patologizzazione della vittima. Lo mostra il caso estremo dei ‘whistleblower’ in ambito lavorativo, che studi riportano essere esposti al vedersi applicare false diagnosi psichiatriche che spiegano le loro denunce come frutto di disturbo mentale. L’analisi psicologica non è sminuita dall’essere subordinata al ‘reality check’, e non esenta dal guardare ai profili di correttezza ed equità e dal restarvi ancorati. Una impostazione equilibrata dovrebbe prima verificare la realtà dei fatti, il merito delle accuse che le parti si rivolgono, le circostanze e gli interessi materiali in gioco, e poi compararli con le rimostranze e i comportamenti e valutarne eventuali posizioni psicologiche distorte, infondate o esorbitanti. Se si parte dalle carenze affettive nell’infanzia e non si guarda mai all’osso conteso o predato, si può finire col fornire una vidimazione paludata allo scorretto (o al narcisista…) che di chi reagisce ai suoi soprusi o rivela i suoi illeciti dice “è pazzo”, e cerca di provocarne reazioni interpretabili secondo il catalogo che questa consulente sfodera subito: fobie, proiezioni, manie di persecuzione etc.

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Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

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6 dicembre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Genova, morto l’ex magistrato Mario Sossi: fu sequestrato dalle Brigate Rosse per 33 giorni”

Franceschini ha anche detto che su Sossi lo Stato pilotò le BR come con Moro. Risulta un progetto dei servizi per uccidere Sossi simulando un tentativo di liberazione. Tra i rapitori un infiltrato del Viminale, Marra.

Mario Sossi, 1974, durante il sequestro: “… Opportunisti, sfruttatori , manutengoli, ruffiani e vigliacchi, fanno vita comoda e nessuno li va a rapire. Per di più, qualcuno di essi ha la sfrontatezza di recitare la miserabile commedia del cittadino intransigente”! […] Una scelta “équipe” di psichiatri e psicologi, guidati dall’ineffabile P.E.T. [Taviani], ha sentenziato che, se non sono pazzo , poco ci manca; sono pazzo quel tanto che occorre per falsare il significato delle parole che dirò se uscirò di qui … “

Mario Sossi, 1979: “Poiché sono assolutamente convinto del carattere artificioso della guerriglia rivoluzionaria nostrana, non ho il minimo dubbio nell’individuare gli strateghi di queste operazioni in agenti segreti di potenze straniere”

A chi non appartenga alle categorie enumerate da Sossi, e non abbia altri deficit, queste righe del giudice dicono sul doppio Stato – anche su quello attuale – più di tanti libri e convegni.

@ Antandra. Andrebbe chiesto a Il Fatto. In effetti Franceschini, intervistato da Fasanella, ha raccontato in un libro (“Che cosa sono le BR”, postfazione del giudice Priore) come sia stato eseguito una sorta di trapianto di testa delle BR. Le vecchie BR furono decapitate da CC e servizi, e la vecchia testa, che già era manovrabile e bacata, fu sostituita con una nuova perfino peggiore totalmente controllata dallo Stato. Penso occorra ascoltare ogni fonte disponibile, senza considerarne nessuna come certa; né i terroristi che ci hanno ripensato, né i familiari, a volte fagocitati dal sistema come lo fu a suo tempo la vedova Matteotti (v. “La sindrome di Peppa nei familiari delle vittime”) né gli esperti, che non sono infallibili e, con un numero di lodevoli eccezioni, cucinano versioni ad usum delphini, praticando quello che chiamo il tolemaicismo (v. “Il tolemaicismo politico”), lo spiegare l’eversione in termini prevalentemente nazionali. Non sono un esperto, e i miei interessi e competenze sono diversi, ma ritengo di essere testimone diretto di alcune cose; quello che vedo è che le stagioni del terrorismo sono state solo una forma contingente del dominio sull’Italia, che continua dopo l’alibi della Guerra fredda con mezzi non vistosi, potendo contare per le necessarie attività eversive sul repertorio umano descritto da Sossi. Attività che includono il mantenimento, tramite epurazioni, di una classe dirigente e di istituzioni adatte.

@ Antandra. Anch’io considero Sergio Flamigni una risorsa preziosa. Barbacetto è ottimo come capacità professionali, ma come si vede qui per il rapimento del giudice Sossi, una storia torbida che getta luce sulle forze che percorrono l’ltalia, e quindi anche sul nostro travagliato presente, su questi argomenti un grande giornale alla ribalta come il Fatto non può scrivere che 2+2=4.

@ Antandra. Sì, da noi si è sviluppata l’arte di parlare di fatti gravi evitando le verità indicibili. Qui si è aggirato l’indicibile del caso Sossi rivolgendosi a un ex-terrorista che altrove ha effettivamente contribuito alla verità; ma riportando solo del suo “dialogo” con la persona che teneva prigioniera tenendogli una pistola alla tempia. Si può tacere la verità che si fa mostra di gridare anche facendo parlare un esperto, che dall’alto del suo sapere dia un taglio obliquo alla ricostruzione, cesellando dottamente su aspetti vividi ma secondari mentre lascia in ombra la cupa sostanza. Molto usato, in terra di preti, è sostituire al popolo come parte lesa dei delitti politici volti a tenerlo asservito e sfruttato i familiari delle vittime, col loro dolore che li rende incontestabili, e che in buona fede possono ripetere le versioni aggiustate (e perfino in certi casi trarne credibilità e vantaggi indebiti). I familiari messi a occupare oltre al loro anche il posto del popolo come richiedenti giustizia esonerano un popolo poco propenso a fronteggiare poteri forti e cattivi. Le vittime dirette, i testimoni di grado zero, se morti non parlano, e se vivi si fa in modo di screditarli, anche facendo leva sulla loro condizione psicologica, quella di chi è nelle mani di cialtroni con la pistola, come si fece con Sossi e con Moro.

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Blog de Il Fatto

11 dicembre 2022

Commento al post ““Benvenuti all’inferno, qui sono tutti ladri. Mi tengono senza luce per sparare in tranquillità”. I deliri online del killer di Roma contro i vicini”

Sarebbe interessante sapere come è stato possibile che abbia potuto, per di più coi precedenti noti ai CC, avere accesso ad un poligono di tiro; ad una Glock calibro 9; e portarsela via. Come con una bicicletta a noleggio a Villa Borghese. La tragedia è avvenuta in un genere di ambienti dove a volte malaffare borghese e uffici insospettabili ma equivoci si incontrano.

12 dicembre 2022

Commento al post di S. Montanari “Strage a Roma: quando rancore e risentimento ti portano a uccidere”

Il giorno prima della strage ho inconsapevolmente usato una delle espressioni del blog dell’assassino*. La giustizia deve servire “ne ad arma veniant”. Ma magistrati e forze di polizia hanno di fatto due funzioni: giurisdizionale e ontologica. La giurisdizionale: ergastolo, siamo d’accordo. La funzione ontologica, cioè di costruzione della realtà sociale e culturale, è falsa e perversa, essendo quella di dare vesti presentabili al “vassallismo”. Una gerarchia di feudi, dai maggiori, come la magistratura, che serve l’imperatore coonestando un’ontologia medica criminale*, ai valvassini di provincia cui viene lasciato parassitare usando i codici.

L’ontologia giudiziaria prevede, con la complicità degli psichiatri, di circoscrivere a malattia endogena lo sbroccare sotto le vessazioni protette dei vari feudi. Un apice dell’ontologia è che il mero non accettarle è segno di latente furia omicida, stigma che giustifica discriminazione e controllo. La Glock da asporto al poligono è coerente con la costruzione di tale apice.

Mandai a De Raho, DNA, un resoconto di come aggressioni condominiali – con istruzioni dei CC per l’impunità, nelle parole dei bastonatori – siano studiate per provocare e svilire, e favorire quindi impunità su grandi crimini delegittimando denunce. Ora parlamentare potrebbe occuparsene, se gli avanzasse tempo dalla missione di presentare i magistrati come emuli di Falcone e Borsellino.

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica . Sito menici60d15.

12 dicembre 2022

Commento al post di L. Casolari “Strage in condominio, questi casi non sono rari ma i servizi psichiatrici in Italia sono in difficoltà”

Una settimana fa su il Fatto Tescaroli ha ricordato il caso Vitale, il primo pentito di mafia, le cui accuse vere furono ignorate mentre fu, non senza fondamento, ricoverato in manicomio. Uscito, gli spararono. Siamo il paese dove si è arrivati senza problemi al livello cloaca di chiamare Moro impazzito per ciò che scriveva mentre lo si teneva fermo in balia dei sicari. Esiste anche la patologizzazione interessata, per giustificare carognate, viltà, ruberie, violenze, vessazioni, censure, omissioni e favoritismi giudiziari.

Bisognerebbe – ad essere onesti e professionali – includerla nella diagnosi differenziale. Considerando ovviamente le forme miste. Mentre suona interessato correre a chiedere più fatturato per gli psichiatri e ignorare che è comunque prevenzione l’impedire situazioni scatenanti tramite la giustizia amministrata lealmente dallo Stato. Tutt’altro: appare che la prassi sia procedere, forti di impunità, ad esasperare ad arte, in modo da poter chiamare folle la vittima. Sembra che si privilegi il prendere, il succhiare, il togliere a proprio vantaggio, soldi, potere, reputazione, da parte di amministratori, politici, magistrati, psichiatri. A oltranza. A questo soggetto, senza dubbio non equilibrato, ciò che è stato dato è incredibilmente una pistola di grosso calibro con la quale rafforzare la narrazione gaglioffa e miserabile che gli abusi protetti e favoriti da chi dovrebbe impedirli non esistono e chi se ne lamenta è un pazzo pericoloso.

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

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vedi:

10 febbraio 2023. Restituzione della scheda elettorale, elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023.
Tumbarello e Crisanti. Il supporto dei magistrati alla grande criminalità biomedica al tempo della gloriosa cattura di Messina Denaro. In: Milizie bresciane

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “l caso di Paul Seung e la psicosi paranoica: quali sono i segnali d’allarme da non sottovalutare”

Viene nascosto che la diffidenza verso il potere è un valore. La si accosta invece alla follia violenta; e una classe dirigente debosciata fa presto a misclassificarla, criminalmente, come sintomo di pericolo dal quale proteggersi.

“tutti questi mezzi di difesa sono frutto del lavoro umano e richiedono una spesa; ma ve ne è uno che accomuna per natura le persone sensate, che è valido e garantisce la salvezza per tutti, specialmente per i governi democratici rispetto a quelli tirannici. Di che si tratta? Della diffidenza. Proteggetela, attaccatevi ad essa, se la conserverete non avrete a subire alcun male.”. Demostene, IV sec. AC.

“Lance DeHaven-Smith, a professor of Public Administration and
Policy at Florida State University and author of Conspiracy Theory in
America, argues that a suspicious attitude toward government is crucial to maintaining our democracy and supported by the realistic view of mankind and the potential for political corruption and misconduct foreseen by The Founders in the Declaration of Independence.

Labeling someone who is suspicious of criminal wrongdoing at the
highest levels of government a “conspiracy theorist” effectively frames them as paranoid crazies whose arguments should be rejected out of hand, a convenient way of avoiding rebuttal with evidence”. Stiles M. One idea to rule them all. Reverse engineering American propaganda, 2022.

Della dark triad – narcisismo, machiavellismo, sociopatia – diffusa tra capi e sergenti, non si parla.

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13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

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15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “Difendo le psicologhe di Alessia Pifferi: indagare due professioniste è un atto violento”

E’ interessante, per chi non ha competenze specifiche, che un soggetto affetto da gravissimo deficit intellettivo come la Pifferi sappia usare correttamente i congiuntivi. E allora? Anzi. Si approfitti della presenza di Nordio come Guardasigilli per sancire formalmente il diritto di psichiatri, psicologi, forze di polizia, magistrati, etc. all’insindacabilità, cioè al falso ideologico, nel definire il carattere, la morale, le capacità di una persona. Basta con i sotterfugi indecorosi come quelli per i camorristi*, o per tenere Moro nelle mani dei sicari, o per respingere come inattendibili le denunce di reati ai quali lo Stato collabora.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Per la prima volta nero su bianco tutti i come e tutti i perché la criminalità organizzata strumentalizza la malattia mentale e le perizie psichiatriche per ottenere benefici di ogni genere. Una forma pericolosissima di «mafia dei colletti bianchi» che rischia di mettere seriamente in discussione il concetto stesso di giustizia. Castelvecchi, 2017.

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4 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lasciò morire di stenti la figlia, lo psichiatra: “Alessia Pifferi visse maternità come obbligo o fatica””

Mentre Santalucia, ANM, in queste ore si indigna sul test psicoattitudinale ai magistrati, e su una loro profilazione psichiatrica, i magistrati appaiono possibilisti con gli avvocati sull’uso nei procedimenti della perizia psichiatrica come jolly, come “Matta”.

Dalle lettere di Moro prigioniero Ferracuti, P2 e agente CIA, diagnosticò un disturbo psichiatrico. Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento in caso di liberazione (Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993). Cossiga non è fonte attendibile, ma i magistrati appaiono approvare l’uso della psichiatria per affari indicibili. Come in altri casi, in questo abboccamento tra magistrati e avvocati si avverte una “fistola” tra narrazione, l’arma degli avvocati, e evidenza, il dovere dei magistrati.

Oggi su Il Fatto il gen. Jucci sulla distruzione di Moro: “purtroppo ci sono stati italiani che hanno operato seguendo le loro indicazioni [degli USA] per obiettivi che forse non dovevano essere né fatti né pensati”. “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002). Oggi più di allora il parere pseudoscientifico è pomposo alibi a pavidità e tradimento. Come è avvenuto per il covid.

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5 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Maddalena “Con i test psicoattitudinali si indebolisce la figura del magistrato e si infrange la Costituzione”

In “Primo, non curare chi è normale” lo psichiatra Frances – in precedenza tra i redattori del DSM che critica – denuncia come l’abuso della psichiatria possa servire a normalizzare la popolazione, a omologarla rendendola uniforme con un profilo fissato dal potere. Il danno delle valutazioni sullo stato mentale è anche questo, selezionare magistrati conformisti, che accettano le false narrazioni ufficiali come “fatti” (es. covid); oltre a quello di dichiarare pazzo chi individua reati di poteri intoccabili (un’infamia alla quale non sono estranei).

Per di più i magistrati di professione valutano il profilo psicologico e umano di chi hanno davanti. E attenti come sono alla carriera, anche quello dei colleghi. (E’ inquietante che con queste capacità si siano dati Palamara a rappresentarli…). Quindi sono in grado di individuare e fermare, volendolo, derive di colleghi.

D’altra parte la pretesa di nessuna sostanziale accountability rispetto all’esterno è insostenibile. In teoria e data la realtà. Un rimedio potrebbe essere adottare il principio dei gangster italoamericani*: associare le nomine a dei garanti. Chi nomina deve in certa misura, entro l’ambito costituzionale, rispondere di deviazioni del nominato. Si può immaginare con quale entusiasmo la proposta** – da estendere al resto delle alte cariche della PA – verrà accolta da cordate e capicordata.

* Fusco G.C. Gli indesiderabili. Sellerio, 2003.
** La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frodina “Test psicoattitudinali ai magistrati, il governo va fino in fondo: lunedì la norma in Cdm. L’Anm: “Sconcerto, disegno contrario alla Costituzione””

“Semerari c’è sempre. Se indagato, viene assolto. Anche dopo mesi di carcere per la strage di Bologna. È un professionista stimato, temuto e riverito, il perito più richiesto dai magistrati e allo stesso tempo il criminologo di fiducia della banda della Magliana e di Luciano Liggio, della camorra e dell’eversione nera.” “Un giorno un invito a casa di un magistrato, quello successivo al matrimonio di Renato Vallanzasca. Questo è Aldo Semerari”.*

La “verifica della salute mentale” è un attrezzo piduista. Roba da Semerari e Ferracuti*. Ma i magistrati non sono estranei al piduismo, né a questa sua particolare infamia. Alla quale ora rischiano di venire a loro volta esposti dopo che l’hanno favorita e mentre continuano a favorirla in combutta con il peggio del peggio.

*D. De Rosa. La mente nera. Un cattivo maestro e i misteri d’Italia: lo strano caso di Aldo Semerari. Sperling e Kupfer, 2014.

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25 marzo 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Test psicoattitudinali agli aspiranti magistrati: al Csm togati e laici di Pd e M5s chiedono una discussione urgente. Martedì la norma in Cdm”

“carabinieri che tentarono di accreditare Peppino Impastato come una persona instabile sul piano psichico”. Subranni: “Purtroppo la signora Piraino [vedova di Borsellino, che riferì che il marito le aveva detto che Subranni era punciuto] non sta bene in salute. Forse un Alzheimer, non so quando cominciato” (Il Fatto, 25 marzo 2024, “Morto Antonio Subranni, l’ex generale dei Ros dei Carabinieri”). I gendarmi sono usi a questi mezzi molto poco onorevoli quando li chiama Mangiafuoco.

Con le valutazioni dello stato mentale si può facilmente invertire la realtà, fino a mascherare adducendo tare della vittima l’eliminazione di chi denuncia il crimine protetto dallo Stato; e mandare liberi killer di camorra e della banda della Magliana. Le valutazioni mentali sono, usando un termine della genetica, entità per loro natura pleiotropiche: servono da strumenti di verità e giustizia come da strumenti di falso e di crimine. E di selezione dei più smidollati intellettualmente e moralmente. Chi dettò il piano Gelli lo sapeva. Lo sanno bene anche i magistrati, i maghi del pleiotropismo, che non vogliono bere la medicina che vedono somministrare da farabutti e prescrivono essi stessi.

 

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Vedi anche:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

 

 

La misura e il metro

25 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Imperato “Un magistrato su misura, di chi?” del 25 nov 2011

“La mafia è quando un cretino diventa procuratore capo“ (‘Tre dita’ Coppola, citato da G. Falcone)

 “E’ caratteristico dell’attuale psicopatia dei politici che scelte pubbliche gravemente delinquenziali coesistano con comportamenti privati corretti” (trad. da A. Comfort, Authority and delinquency). E viceversa: Cavour era un femminiere abbastanza squallido ma non un forchettone che badava ai suoi interessi. Negli ultimi decenni la distinzione tra giudizio politico e personale è stata al contrario sfumata; e la correlazione tra comportamento politico e personale è stata esagerata ad arte. In questo modo il gossip o le accuse su reati scandalistici distraggono dalla criminalità politica. In Italia molto hanno fatto i magistrati, concentrandosi sui risvolti penali della presunta satiriasi di Berlusconi; oggi il giudizio politico continua ad andare ad escort con le lodi alla sobrietà personale di Monti.

I magistrati quindi non dovrebbero lamentarsi per Napolitano che vuole imporgli “rigore nel costume”. Il nuovo intervento legislativo dell’ex PCI, esponente di poteri sopranazionali che del resto i magistrati tengono molto a tenersi buoni, riflette una tendenza globale. Ricordo intorno al 1996 sul Lancet un editoriale che proponeva test psicologici per i magistrati; e il piano di rinascita di Gelli cita il ritorno alla selezione per merito.

Questa di misurare chi è più adatto è un’idea ottima che contiene un punto debole pessimo: il metro può essere manipolato dal potere; in modo da ottenere una selezione avversa di soggetti accomodanti coi forti, già perseguita in Italia con l’assassinio esemplare di magistrati valorosi. In USA c’è la sospetta proposta di selezionare gli studenti di medicina sulla base dei tratti psicologici. In Italia alla selezione dei medici danno un mano i magistrati, che su ciò potrebbero accampare meriti davanti ai poteri rappresentati da Napolitano.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

A nome di chi ancora crede nella sanità?

22 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Francesca Moccia “A nome di chi ancora crede nella sanità” del 22 nov 2011

Francesca Moccia, coordinatrice del “Tribunale per i diritti del malato” chiede al Ministro della salute del governo Monti di difendere la Sanità pubblica; e lamenta che si deve “aspettare fino a 12 mesi per una mammografia”.

Chi pensa che lo screening mammografico salvi dal cancro ha buone ragioni per essere ottimista: questa pratica, la cui propaganda in questi giorni un USA viene criticata nelle sedi più ortodosse, sotto titoli come “Stop ‘selling’ cancer screening”, verrà favorita dal nuovo governo “tecnocratico”, che su questo punto non sarà un castigatore dei costumi ciellino-formigoniani.

Se invece si è disposti a prestare ascolto alla concezione per la quale la sanità – pubblica o privata – dovrebbe curare il cancro, anziché continuare a sfruttarlo con sistemi non esattamente limpidi avendone fatto un settore di punta dell’economia; se non si condivide la visione riportata nel sito del PD, per la quale “la sanità è un fattore di sviluppo per il Paese”, ma si ritiene che la sanità, almeno quella pubblica, debba essere un servizio, che spende le risorse disponibili nel miglior interesse dei pazienti, allora consiglio di leggere “The NHS breast screening programme needs independent review” British medical journal, 25 ott 2011; dove una donna, Susan Bewley, professore universitario di ostetricia, con una storia familiare positiva e multipli fattori di rischio per il cancro alla mammella, spiega i motivi scientifici per i quali ha rifiutato lo screening mammografico che le è stato offerto.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/teenage-cancer/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-lotta-ai-contronimi-ideologici-prevenzione/

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@alexei. Io invece mi sono chiesto perché, con tutti i problemi autentici, l’articolo della dirigente di “Cittadinanzattiva” evidenzi in grassetto “aspettare fino a 12 mesi per una mammografia”. Perché in un paese che pullula di mammografi si diffonde in continuazione la stessa storia che le mammografie sono troppo poche? Perchè non si parla di pinzillacchere come le critiche sulla loro scarsa utilità o dannosità; non si parla dell’inefficacia o dannosità delle costosissime terapie oncologiche; dell’impoverimento cui vanno incontro molti malati di cancro nel tentativo, spesso inutile e controproducente, di guarire? E di come, con la privatizzazione della sanità, il burden cancer, il carico di cancro, non diminuirà, ma il suo incremento sarà una provvidenza per gli investitori, che lo tradurranno in una ulteriore moltiplicazione della spesa? O magari, per prendere un altro argomento citato dal Tribunale, i “10 mesi per una TAC”, perché tribunali dei diritti e giornalisti stanno zitti sugli allarmi lanciati anche dall’ortodossia in merito all’eccessivo uso delle TAC, che esponendo a radiazioni ionizzanti sta contribuendo all’ incremento dei casi di cancro?

Contestare argomenti non graditi come irrilevanti nelle denunce sulla sanità non è solo “un limite”; è favorire una forma di censura, molto usata dai media, e da chi ha interessi personali su temi pubblici, che è la censura per tematizzazione. Per quale si parla ad nauseam di alcuni aspetti, che finiscono per essere identificati con il problema, mentre altri sono tabù, e suonano quindi come non pertinenti. E guarda caso gli argomenti propagandati sono le “carenze” di quei servizi che portano soldi a chi li vende, il fornisce e li sostiene; e gli argomenti proibiti i danni che questa inflazione di servizi a scapito di altri più utili causa ai cittadini.

Del resto, fanno così anche i magistrati veri:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/10/radiotossicita-mafiosa-e-legale/

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@alexei. Di che regione è la ASL che non concede la mammografia preventiva in tempi brevi? Perché, pensi invece c’è chi si lamenta delle sollecitazioni che riceve dalle ASL lombarde per fare la mammografia (v. La criminale medicalizzazione del corpo delle donne. Blog “agorà di cloro”, 13 nov 2011). Immagino che quindi per lei sarebbe del tutto fuori luogo parlare, in tema di problemi della sanità, di quanto bisogna aspettare, data l’allocazione delle risorse distorta a favore degli squali della salute, per avere le comuni cure odontoiatriche in cambio delle tasse pagate. O di quanto si deve sborsare se si ha in famiglia una persona affetta da demenza senile.

Ho l’impressione che lei sia tra coloro che tendono a confondere i problemi della sanità con gli interessi di chi trae guadagno dalla sanità. Credo che sostenere che l’allocazione delle risorse in sanità che obbedisca a criteri etici e razionali anziché speculativi, corporativi o sindacali non c’azzecca coi problemi della sanità sia peggio che un limite; ma è interessante, perché la forma alla medicina la dà il pubblico. Abbia fiducia che col nuovo corso il desiderio di ricevere da sani una periodica dose di radiazioni ed eventualmente un intervento chirurgico inutile o dannoso sarà esaudito (quello di sottrarsi realmente al rischio del cancro credo di no). E la verranno a cercare a casa, come già avviene nelle regioni a sanità civile come la Lombardia; dove infatti nel 2007 i tassi di diagnosi di cancro della mammella standardizzati per età nel 2007 sono risultati 110/100000 contro i miseri 74/100000 della arretrata Calabria. Solo, poi non bisognerebbe fare il piagnisteo quando si hanno problemi di salute seri e si viene lasciati a sbrogliarsela da soli.

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@alexei. “Non fare nessuna distinzione tra tempi di attesa” per i servizi utili, che non vengono forniti – favorendo così i privati – perché le risorse sono sprecate nell’inutile e nel dannoso, e i tempi di attesa per una “diagnostica di massa forse inutile se non addirittura pericolosa” [sue parole]? Immagino che prima di chiedere una summa in 2000 caratteri dello sterminato campo delle frodi mediche strutturali, e dare voti anziché argomentare, dovrebbe chiarirsi un po’ le idee.

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@alexei. Le frodi strutturali in effetti sono il nucleo portante, e trascurato, del malaffare medico. Ma sfortunatamente i ministri queste cose non le ascoltano, anzi: vedi quanto sta emergendo in questi giorni (ma dopo che non è più ministro) sui rapporti d’affari tra l’allora ministro Fazio e il bancarottiere Verzè. Per di più, gli enormi interessi in gioco, che ogni anno spendono cifre astronomiche in marketing e appoggi politici, riescono a lasciare tutto com’è; anche avvalendosi di quelli come lei, che tutto fanno per non chiarire, lanciando attacchi personali a chi denuncia ciò che va taciuto, mentre fingono di denunciare chissà quali scandali.

La richiesta di giustizia

15 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento  al post di M. Viroli “Gli italiani? Realisti miserabili” del 15 nov 2011

Ritorno ai principii? Finalmente:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/05/la-fallacia-delle-regole/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/08/obbedienza-alle-regole-e-obbedienza-delle-regole/

Anche se in tempi un po’ sospetti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-riesumazione-dell’etica/

La forma nostrana di potere, pontificia, predica magistralmente la virtù mentre pratica la perversione. Viroli e Magris per i miei gusti sono tra i suoi migliori “domenicani”; le loro parole sono spesso un balsamo e una guida. I due vengono attaccati su questo blog come teorici privilegiati, ma sarebbe ora di non tacere più sul popolo come istituzione corrotta. Aveva ragione De Filippo:“La gente fa paura”.

Credo ci sia un punto che possa testare la buona fede delle due parti, e portare ad una convergenza: la instancabile e continua richiesta di giustizia, dati i principii, nei casi concreti. Che non è rivolgersi al magistrato, e può consistere nel rinunciare a farlo:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/31/“se-la-canaglia-impera-la-patria-degli-onesti-e-la-galera”/

Chi parla di principii da una cattedra ben incistata nell’establishment sarà credibile se sfrutterà le sue notevoli capacità intellettuali per chiedere giustizia riguardo a casi concreti: le tante forme dell’istituzionalizzazione della predazione da parte del potere sulle persone comuni.

Chi tira ogni giorno la carretta non dovrebbe scordare che chiedere giustizia per ciò che subisce non è solo un dovere civico, ma è l’unica arma pratica per non essere completamente sopraffatto da chi comanda; che fare proprio il cinismo dei potenti e cercare solo di integrarsi nello status quo, perdere la capacità di riconoscere l’ingiustizia che si subisce o si vede (e anche quella che si pratica) e rinunciare a reagire, non è da furbi. Lo dimostra la situazione nella quale, nonostante i loro pregi, gli italiani sono riusciti a farsi incastrare come imbecilli.

La scomparsa dei Calamandrei

5 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Truzzi “Calamandrei, educazione italiana” del 5 nov 2011

Le sue parole, che emanano il “fresco profumo di libertà”, erano consentite negli anni del Dopoguerra. Oggi Calamandrei va bene come santo laico, al quale accendere una candela per poi voltarsi, tornare nel mondo alleggeriti da sensi di colpa e continuare a peccare contro l’etica pubblica con rinnovato vigore.

Persone come lui, o anche solo persone normali che seguono istintivamente la direzione che magistralmente indicava e descriveva, oggi possono essere attivamente eliminate, sul piano morale quando non fisico, da apparati dedicati. Con meccanismi che ottengono una selezione avversa della classe dirigente, inclusa del resto l’estinzione dei veri azionisti; che assegnano valore alle persone secondo una scala invertita, per poi fare in modo che tale perversa falsa misura si avveri. Come un processo dove la sentenza viene emessa per prima, e poi il procedimento e la realtà vengono ad essa adattati col dolo e la violenza, potrei dire a Calamandrei se fosse vivo.

Apparati ai quali non è estranea la magistratura, che anche in questo più che i suoi elogi merita la sua diagnosi di conformismo e di letargia morale. Oggi un Calamandrei verrebbe classificato come “un insopportabile importuno”, cioè un rompiscatole, se non peggio. Calamandrei contrastò ai suoi tempi tali capovolgimenti, ormai istituzionalizzati:

“[L’arcivescovo di Palermo Ruffini nel 1964] denunciò una diabolica congiura mediatica mirante a calunniare la Sicilia; una congiura che aveva tre teste. … Danilo Dolci … Giuseppe Tomasi di Lampedusa … e la mafia, la quale, affermava Ruffini, non era niente di grave”. J. Dickie, Cosa nostra. Storia della mafia siciliana, 2005.

“Sono insopportabili questi importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità”. P. Calamandrei, arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

(da: https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/)

Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”

27 October 2011

Blog Metilparaben

Commento al post “Minerva comincia col riprendersi le parole (e vi invita a fare altrettanto)” del 27 ott 2011 

Nel sito della Dante Alighieri ho cercato di propormi come “custode” della parola “prevenzione”. Ma non la considerano tra le parole da proteggere. Eppure è una parola che da benemerita è divenuta pericolosissima. E’ di questi giorni la notizia della proposta, abbastanza allucinante, di estendere ai preadolescenti maschi il vaccino HPV, autorevolmente criticato anche dall’ortodossia (v. “Dalla parte delle bambine”, documentario della tv svizzera); e per il quale occorre dubitare che sia anche solo teoricamente in grado di prevenire il carcinoma della cervice uterina:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/liceita-giuridica-del-battesimo-dei-neonati/

Si sta affermando finalmente che lo screening per il cancro della mammella non salva sostanzialmente vite, ma aumenta il peso del cancro diagnosticandolo precocemente o falsamente (Welch, Frankel, Likelihood that a woman with screen-detected breast cancer has had her “life saved” by that screening. Arch Int Med, oct 24, 2011). Da noi invece si cerca di espandere la frode alle donne giovani e alle adolescenti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/teenage-cancer/

Gran parte di ciò è stato ottenuto con il misnomer “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “Azione diretta a impedire il verificarsi o il diffondersi di fatti non desiderati o dannosi” (Devoto-Oli) e invece nella pratica significa l’opposto, medicalizzazione iatrogena della popolazione sana:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/25/anche-gli-psicologi-vogliono-le-spadare/

“Prevenzione” è così divenuta un “contronimo”, una di quelle parole che racchiudono due significati diametralmente opposti, spesso a causa di manipolazioni ideologiche. (V. “contronimi” nel mio sito). E’ un dato di fatto che attualmente per “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “evitare di doversi curare da malati” si intende “sottoporsi a interventi medici da sani”; sottoponendosi a trattamenti che comunque li si voglia valutare di fatto esulano dal significato originario. Inviterei la Dante Alighieri e gli altri che hanno a cuore la lingua e la sua funzione sociale a considerare anche l’adulterazione della parole comuni; e in particolare la formazione di contronimi ideologici. Per ora, invito a riflettere sulle parole profetiche di Maccacaro, caso raro di medico e comunista che ci credeva davvero:

La diagnosi precoce, il check-up, gli screenings di laboratorio, i test multifasici: tutte queste cose che sono assordantemente propagandate e reclamizzate, […] sono assolutamente inefficaci e inopportune per la tutela della salute […]. La loro reale funzione è quella di tranquillante sociale, compiuta col dépistage di qualche “vero” malato organico (cancro, diabete, eccetera il cui destino resterà purtroppo immodificato) per dare agli innumerevoli altri la falsa rassicurazione necessaria al prolungamento nel tempo del loro possibile sfruttamento.

La vera medicina preventiva […], l’unica che abbia senso e verità, non è quella che il capitale ci propone ma quella cui il capitale si oppone. E’ la medicina che rintraccia le cause patogene e le elimina invece di trattenersi agli effetti e mascherarli con la finzione del loro riconoscimento precoce. Però se le cause sono nel modo di produzione, nella gestione sociale, nella costrizione di vita che il capitale ha imposto ed impone, cioè se il capitale è – come è – esso stesso patogeno, potrà mai combattere contro di lui e per l’uomo la medicina che si è fatta mediatrice del suo comando sull’uomo?” (In: Francese D. Sanità SPA, 2011).

Le magie dell’Esselunga

24 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco “Cocaina e banane, trovati 25 chili di droga tra i bancali dell’Esselunga” del 24 ott 2011

Strane cose accadono all’Esselunga. Ora i 25 kg di cocaina tra le banane. E dire che la ditta è strettamente sorvegliata dalle forze dell’ordine. Per esempio, dopo aver postato questo:


https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

e questo:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/17/salsa-cilena-allesselunga/

mi ci sono voluti 41 tentativi, nell’arco di un mese (mentre negli stessi giorni, vedo, avveniva il contrabbando di cocaina) per riuscire a compiere le poche centinaia di metri da casa all’Esselunga di via Volta a Brescia senza incrociare almeno un’auto di polizia. Per poi subire il solito comportamento gratuitamente provocatorio all’interno del grande magazzino. Oggi, appena pochi minuti prima di leggere l’articolo de Il Fatto, essendo passato in auto lì vicino, ho goduto della scorta di una Land Rover dalla Polizia provinciale, lo stesso modello di auto e lo stesso corpo di cui riferisco nel primo post, che mi si è messa dietro seguendomi a lungo per poi svoltare per una stradina che porta all’Esselunga.

Quasi sicuramente combinazioni prive di significato; oppure, dato il loro sapore onirico, opera del mago burlone sapientemente descritto da Tornatore nella sua recente apologia cinematografica dell’Esselunga. Oppure forse, attorno a forti realtà imprenditoriali come Esselunga le categorie onesti/criminali/tutori della legalità, presentate dai media e dalle forze di polizia, e sancite – o coonestate – dalla magistratura, e accettate come ovvie e naturali dal pubblico, sono solo parzialmente sovrapponibili a quelle reali; così che i ruoli e le alleanze reali sono talora opposti a quelli apparenti. I magistrati, inclusi quelli che si occupano di mafia, dovrebbero avere presente che vi sono oltre a quelle riconosciute anche forme sommerse di grande criminalità; e la possibilità che, come ho scritto più volte, con l’alibi della lotta alla criminalità si commettano reati non meno gravi.

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@Ecomostro. I fatti oggetto di denuncia si distinguono principalmente in veri o falsi, non in realistici o irrealistici. Io ho i filmati dei passaggi delle auto di polizia. (Né ci vuole molto, con la video sorveglianza, a fare eseguire un passaggio a una pattuglia al bisogno). Contra factum non valet argumentum. Argomento peraltro fallace: possono benissimo esserci fatti veri che suonano irrealistici. Se una denuncia venisse negata a priori perché secondo i gusti di qualcuno, o il sentire comune, non suona realistica, i critici cinematografici potrebbero fare le veci dei PM. Capisco che quanto denuncio possa essere accolto con perplessità. Però conoscere la differenza tra vero e verosimile fa parte del’abc del cittadino consapevole. Negare sicuri un abuso non conoscendo i fatti perché non corrisponde ai canoni Mediaset e Rai di rappresentazione del crimine è invece l’attività preferita dei boccaloni. Il “realistico” spesso non è che un nome rispettabile per “conformismo” e bigotteria. Io ad esempio ho forti dubbi che alla polizia manchi la benzina, visto che non mi riesce di uscire senza incrociarla. E la storia d’Italia è costellata di fatti “irrealistici”, inclusa l’invincibilità della mafia:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

Un piccolo test. Poniamo che sia stata commessa una strage terroristica nella piazza principale di Brescia, diciamo nel 1974. E diciamo che oggi, ottobre 2011, si attenda l’anno prossimo per un’altra tornata del relativo processo. E’ “realistico” che un processo per un fatto tanto grave si estenda al quinto decennio dalla commissione del reato, diverse epoche storiche e politiche dopo? Per me è un esempio della normale assurdità in cui viviamo. Di sicuro, è lo stesso ambiente dove avvengono i fatti che riporto; dei quali probabilmente dovrei discutere solo con chi non consideri “realistici” i tempi – e gli esiti – dei processi sul terrorismo.

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@ecomostro. Quello che non capisco io è come non ci possano essere eccezioni al “continuo via vai” in quel tratto; a Lei succede di incontrare senza eccezioni un’auto della Polizia ogni 500 metri ? E le capita di essere urtato al supermarket dallo stesso dipendente nello stesso punto per 4 volte consecutive?

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@n di zorro. Per proseguire il tuo “brainstorming”, forse non si sono lasciati scappare un quarto di quintale di coca; potrebbero anche averlo lasciato arrivare. Senza offesa. Le forze di polizia hanno precedenti di tutto rilievo nel doppio gioco sulla droga e nel non farsi scappare affari di droga (Ros di Bergamo); nel provocare e reprimere a fini di controllo politico (secondo gli insegnamenti di Cossiga); e nel pilotare l’eversione (attività sulla quale sono state scritte centinaia di pagine). E da quei professionisti che sono riescono a fare queste cose contemporaneamente senza fatica. Non come te che devi sforzarti per emettere contemporaneamente fesserie e insulti.

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@xenomars. A me pare che la polizia, e i servizi, siano anche troppo amici di Esselunga; e che abbiano una tendenza ad allestire insieme falsi scenari. (E che la Coop sia rivale in affari, ma non avversario ideologico di Esselunga, facendo parte dello stesso sistema).

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@pombo. Non mi seguono, si fanno vedere. Lo stalking Esselunga è cominciato a fine 2006, quando scrissi al comandante della municipale, promosso vicecomandante a Milano, e al difensore civico comunale, un magistrato emerito, commentando sulla circostanza, che è durata per tutto il 2006, per la quale ogni volta che entravo o uscivo da una biblioteca o da una libreria di Brescia incrociavo, senza eccezioni, un auto della polizia municipale, CC, PS, etc. E a volte sia quando entravo che quando uscivo.

Questo è l’esergo della lettera del 2006:

Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia…
(I Promessi Sposi. Commento sul modo dei bravi di farsi riconoscere dall’abito, dal portamento e dall’esibizione delle armi.)

L’accompagnamento culturale ha smesso di essere al 100%, ed è cominciato quello al supermarket; che è tenace e duraturo. Può darsi che a loro, e mi sa pure a te, siano più congeniali le banane che i libri.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di J. Piromallo “Trash-chic, dalle ‘nonne con le palle’ a Mr Esselunga: l’elogio dell’altra giovinezza”

Data la gerontocrazia italiana, è più facile leggere “slurpate” di ottuagenari, o nonagenari, che non le storie di vecchi mal vissuti che hanno condotto il Paese allo sfascio. “Mr Esselunga” è un grosso bottegaio che ha un’esatta percezione delle circostanze; ed è servile o tracotante a seconda del caso. Colluso con uno Stato corrotto (e con un vice comandate generale dei CC nel consiglio di amministrazione), è stato capace di bassezze da taverniere per compiacere i poteri maggiori ai quali deve la sua fortuna. E’, al netto delle adulazioni che compra, privo di qualsiasi visione che non si riferisca al proprio interesse. Può essere dipinto come grande uomo o grande imprenditore solo dai furbastri che si accodano ai Berlusconi, ai Gelli, ai Caprottti, fiutando istintivamente dei capibranco della loro stessa specie.

*  *  *

1 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ferrucci “Bernardo Caprotti, patron Esselunga: “Expo, sì a Coop e Farinetti. Noi fuori”

Caprotti è “calvinista” quanto un capomandamento al Sud è protettore delle vedove e degli oppressi. E chi crede a queste sviolinate è come quei paesani smidollati che si convincono che il capomafia sia un protettore dei deboli.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali

22 October 2011

Blog de “Il Fatto”

Commento al post di A. Pisanò “Corte di Giustizia europea, no ai brevetti sugli embrioni umani” del 22 ott 2011

Sono almeno 40 anni che si annuncia la venuta dell’era della produzione di organi e tessuti mediate staminali. Un’idea affascinante; ma il gap tra sogno e risultati pratici resta oceanico, mentre al business occorrono risultati commerciabili. Non importa però che siano reali; trattandosi di medicina, basta dare l’impressione che ci siano. La bioetica, giovane disciplina ancillare al business, serve anche a fornire tale falsa impressione. Il litigio accanito su una carta inscenato tra il mazziere del gioco delle tre carte e il suo compare che si finge uno del pubblico dà agli astanti l’impressione che il gioco sia equo e ci sia per loro una possibilità di vincere. La bioetica assolve spesso lo stesso ruolo: allestendo una diatriba etica, fa sembrare vero l’entimeme dell’esistenza delle cure oggetto di discussione, o della possibilità di ottenerle in tempi brevi. Qui il gioco è quello delle staminali, e mazziere e compare sono i laici e i cattolici. Già 20 anni fa un famoso bioeticista, Kaplan, affrontò il caso, che ancora oggi è prematuro tanto quanto è contorto, di una donna che voleva farsi inseminare artificialmente dal padre, affetto da Alzheimer, per ottenere cellule embrionali con le quali curarlo. Il moralista non si chiese se tale questione non assomigliasse a quelle prove ontologiche che vorrebbero provare l’esistenza di qualcosa, in genere onnipotente, considerandone gli attributi; e se la questione, stante l’impossibilità materiale allo stato di curare l’Alzheimer con le staminali, non appartenesse alla categoria dei sofismi che rispondono in primis a esigenze ideologiche di interesse e di potere.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

I magistrati favoriscono il business delle staminali dando una mano a entrambi gli attori in questa recita, e tenendo a bada i guastafeste.

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@Precisa. Grazie. Andrebbe riconosciuto che la bioetica può avere un fine propagandistico, che segue le leggi del marketing, o delle pubbliche relazioni. Può creare aspettative, e può contribuire a creare un prodotto che è una merce virtuale, fatto solo di aspettative, speranze e false impressioni. Cioè una truffa. Qui siamo a distanze astronomiche dagli impressionanti effetti terapeutici della penicillina sulla polmonite lobare.

Penso che, se davvero si fosse in grado di rigenerare strutture anatomiche con le staminali embrionali, i cattolici, che sono animati da un attaccamento sano, e talora fin troppo viscerale, a questa valle di lacrime, e che hanno avuto un papa che si fece iniettare cellule fetali di agnello nel tentativo di ritardare il redde rationem con Colui del quale era vicario, troverebbero in un lampo buonissime giustificazioni teologiche per usarle.

Dall’altro versante, la sentenza dei giudici della Corte europea toglierà molti “laici” dall’imbarazzo, permettendo di sostenere che se non ci sono stati i risultati promessi è perché, cedendo alle ingerenze clericali, si è penalizzata la ricerca sugli embrioni; dando così nuovo impulso alle interminabili recriminazioni tra “laici” e “cattolici”, la macchina del fumo; fumo che viene poi venduto a peso d’oro.

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Blog “Appello al popolo”

Commento al post “15 ottobre: un punto di vista diverso” del 23 ott 2011 

@Stefano. Segnalo un altro caso di falso dilemma impostato e imposto dal potere (con la complicità dei magistrati) partecipando al quale come “sinistra” si ottiene il doppio vantaggio di fare bella figura apparendo come progressisti e di intascare benefici per la manovalanza fornita alle frodi e alla violenza del potere:
https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

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22 agosto 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “E’ tempo di staminali ?” del 21 agosto 2012

L’atrofia muscolare spinale colpisce anche i cani e i gatti. Si sono individuati modelli animali della patologia (Zanotelli et al. Fund Neurol, 2010. 25:73). Al di là della decisione specifica sul caso della piccola Celeste, caso che data la risonanza sta diffondendo presso il pubblico notizie che appaiono infondate e dannose, la magistratura potrebbe disporre di fare eseguire  verifiche sperimentali su animali delle affermazioni miracolistiche della Stamina foundation. Tali prove sarebbero anche nell’interesse dei pionieri, che si dicono osteggiati da “Big pharma” e sono attualmente accusati di truffa e associazione a delinquere. Si potrebbe anche testare la terapia su cani da laboratorio ai quali sia stata praticata una sezione del midollo spinale.

Purtroppo, conoscendo di persona i metodi criminali e miserabili coi quali a Brescia si protegge il business delle staminali, un mega business che nonché essere avversato gode di appoggi impensabili, in quartieri insospettabili, credo che si voglia andare nel verso opposto a quello della chiarezza, e anzi fare caciara per ottenere degli spot mediatici sulle staminali, dove quel che più conta è il clamore. Queste notizie scandalistiche creano in ogni caso speranze e aspettative; che saranno soddisfatte da susseguenti studi “seri” che presenteranno risultati, e relativi prodotti commerciali, meno eclatanti ma comunque ragguardevoli… Le staminali in carenza di risultati reali hanno bisogno di dosi particolarmente elevate di manovre mistificatorie e di propaganda; queste si scientifiche.

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@Marco Biti.

Anche l’opposizione alla sperimentazione animale può essere funzionale agli interessi dell’industria farmaceutica, permettendo di presentare prodotti “scientifici” saltando i controlli; come mostra questo caso della Stamina Foundation, che si sta sviluppando a Brescia parallelamente alla vicenda di Green Hill:

Sperimentazione animale: uno spoglio etico
http://menici60d15.wordpress.c…

Riguardo all’illusione di Vita eterna, c’è chi pensa di ottenerla tramite farmaci; ma sembra che a loro volta alcuni attivisti facciano dell’animalismo un culto, a giudicare dall’irrazionalità, dalla veemenza, e dal sovvertimento della scala tradizionale dei valori.

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27 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. De Carolis “Rivoluzione civile, Ingroia e la grana dell’impresentabile” del 27 gen 2013

Pochi sanno della disinformazione, dello stravolgimento della realtà, dei giochi delle parti in corso per propagandare le terapie con staminali, che sono molto lontane dal poter dare i risultati promessi, come la rigenerazione del tessuto nervoso; sia nelle loro sgangherate versioni “dissidenti”, alle quali anche Ingroia sta conferendo visibilità e credibilità, sia in quelle ufficiali, che trarranno beneficio dalla caciara apparendo oneste e plausibili al confronto.

Non ci si rende conto della gravità della candidatura di Andolina nella lista Ingroia. E’ una notizia sinistra e rivoltante, ma molto interessante per la comprensione dei rapporti tra magistratura e poteri occulti, delle complicità della magistratura nella frode medica strutturale, e della reale funzione della lotta alla mafia nel sistema di potere che domina l’Italia. E anche, absit iniuria, dei meccanismi della credulità popolare in tema di medicina. Invece di sognare di essere salvati da Ingroia o Grillo o da chi altro, da Andolina o Guariniello, gli elettori dovrebbero preoccuparsi delle pericolose frodi di Stato sulle quali si sprecano i soldi per la sanità.

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29 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ilda Boccassini contro Antonio Ingroia: “Lui come Falcone? Come si permette” del 29 gennaio 2013

Ingroia, che ha avuto un incarico dall’ONU, la stessa organizzazione che ne diede uno al figlio di Licio Gelli, e Boccassini, considerata tra i 100 maggiori “global thinker” mondiali dalla rivista “Foreign policy”, sono allo stesso, altissimo, livello. Ingroia mentre fa ancora parte della magistratura candida Andolina, meritatamente indagato per truffa e associazione a delinquere. Andolina fa da compare nella frode delle terapie ufficiali con le staminali, generando aspettative nel pubblico e conferendo credibilità alle terapie “scientifiche” per contrasto. Gli imbrogli delle terapie ufficiali vengono invece protetti, oltre che manu militari dalla polizia, dai magistrati sobri e rigorosi dei quali Boccassini è un simbolo, che non vedono le frodi e le violenze sulle quali tali terapie si basano, avendo ben altro da perseguire, come la ndrangheta e casi di prostituzione minorile. Una costellazione di astri di prima grandezza.

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30 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “Boccassini vs Ingroia, sarà colpa della politica?” del 30 gennaio 2013

censurato

Non è strano questo sgradevole contrasto tra Ingroia e Boccassini? La stranezza è un portato del “tolemaicismo”, ovvero l’interpretare i fatti italiani in chiave esclusivamente locale, escludendo fattori esteri. Che converrebbe invece considerare, anche in questo scontro tra Aiace e Ulisse per le armi di Falcone. Ingroia ha svergognato i politici nazionali, che i poteri forti vogliono ridimensionare, con lo “io so”, ma poi a metà lavoro ha fatto le valige per la terra dei Maya, troncando così un tema, le stragi, che porterebbe a livelli che vanno oltre quello dei politici locali, verso i poteri sovranazionali. L’ONU, che gli ha fornito un intermezzo prima del suo ingresso in politica, dove sta modificando gli equilibri, è la stessa organizzazione che diede un seggio al figlio di Gelli.

Certo Ingroia non l’ha imparato da Borsellino a candidare, essendo ancora magistrato, un inquisito come Andolina. Che non è solo l’artefice ma anche il compare di una truffa per il lancio delle terapie con staminali: gioca il ruolo del ciarlatano a favore delle terapie ufficiali, che sono altrettanto inefficaci, e otterranno così domanda e credibilità. Le frodi mediche strutturali sono protette dalla magistratura, che lascia fare sui reati dei poteri sopranazionali, come quelli di Big Pharma, con la scusa che c’è da badare alla ndrangheta, o alle malefatte di B.; ciò può spiegare perché alla Boccassini la rivista “Foreign Policy” ha conferito il titolo di “top global thinker”.

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@mondoallarovescia. E’ difficile seguire un discorso su ciò di cui non si parla. In generale, sì, di fatto le Procure e altri uffici giudiziari conformano la loro azione a interessi illeciti delle multinazionali farmaceutiche, modulando interventi e omissioni. Vedi ad es:

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

Nel caso delle staminali, ho intenzione di scrivere estesamente su come stia avvenendo qualcosa di simile a Brescia, col caso Stamina.

Occorre distinguere tra “negativo” e “proibito”. La magistratura combatte il negativo, che viene altamente pubblicizzato, come la ndrangheta, ma non il proibito, che non deve esistere nel discorso pubblico. Il titolo di grande pensatore globale a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che di fatto fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti della mafia, e non meno nocive per il cittadino.

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Alcuni economisti ultraliberisti sostengono che molte attività considerate ignobili – usuraio, ricattatore, spacciatore, poliziotto corrotto, chi sfrutta il lavoro minorile etc. – sono in realtà eroiche, perché forniscono servizi economici richiesti. Tra queste, un autore (Block W. Defending the undefendable. Ludwig von Mises Institute, Alabama, 2008) cita anche il “medical quack” il ciarlatano (accanto al “pimp”, il lenone). Per motivi che ho tentato di segnalare agli elettori su questo blog (ma il mio commento è stato rimosso), candidando Andolina Ingroia, e Rifondazione comunista, si mostrano più vicini a queste teorie dei seguaci di Milton Friedman che alle sane idee di Borsellino sui requisiti dei candidati. Del resto Ingroia non è l’unico magistrato a considerare l’illegalità non come una soglia, ma come una finestra; dove solo alcuni reati, quelli messi bene in vista, vanno perseguiti; mentre altri ancora più gravi ma non visibili vanno tenuti nascosti, tollerati, e anche attivamente favoriti; come la frode medica strutturale ed i reati che l’accompagnano.

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@peppefer.  “C’è un giudice a Berlino” (Cicchitto, piduista e berlusconiano, su una sentenza a favore di Andolina). Spero che questo serva a chiarire a cosa accomuno quelli sulle sue posizioni. Grazie per riconoscere che apparteniamo a categorie diverse.

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1 febbraio 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Cellule staminali, giudici autorizzano cura compassionevole per bimba di 5 anni” del 31 gennaio 2013

I giudici, in questo caso quelli di Crotone, sono troppo modesti. Il merito di avere coraggiosamente lanciato, contro ogni apparente ragionevolezza, la terapia con staminali per una patologia come il morbo di Niemann Pick, naturalmente a scopo compassionevole e non certo per fare soldi, va a loro non meno che ai “centri d’eccellenza internazionale” che renderebbero secondo il ricorrente “pleonastico” illustrarne la giustificazione razionale. E’ una nuova brillante forma di validazione delle cure che potrebbe essere chiamata “a simmetria centrale”, essendo costituita da una legittimazione reciproca tra due argomenti ad auctoritatem. La disposizione delle due autorità, medica e giudiziaria, tra di loro ricorda infatti quelle figure a simmetria centrale come il simbolo buddista dello yin-yang. Più qualche aiutino del genere di quelli per i quali vanno rinomati posti come Cutro; mentre viene ingiustamente trascurato come è a Brescia che li si usa efficacemente contro chi disturba questo genere di progressi scientifici ed etici.

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Di parassiti che prosperano vendendo fumo e speculando sulle disgrazie altrui – come in questo caso – non ci sono solo i preti. I popoli possono essere narcotizzati con le religioni tradizionali, ma anche con forme magico-religiose travestite da “scienza”. Gruppi cattolici hanno manifestato davanti ai tribunali perché queste cure fossero applicate. Quando c’è da mangiare abusando della credulità popolare nessuno della brigata manca all’appello. I preti sulle staminali sono come i comunisti di Berlusconi, che secondo lui mangerebbero i bambini quando invece pranzano e cenano assieme.

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@ Stefano Mori.  Nel lavoro citato (“Neural stem cell implantation extends life in Niemann–Pick C1 mice”. Journal of applied genetics 48 (3): 269–72.) si ammette che il danno neurologico e il decadimento fisico non sono stati migliorati dall’intervento. Ciò dovrebbe impedire di parlare di effetto terapeutico. Produrre princisbecco, unendo nelle corrette proporzioni rame, zinco e stagno, è un onesto esercizio di metallurgia. Sostenere che si è fatto un passo avanti verso la generazione di oro, o che si ha la formula per generare oro, invece è cosa diversa.

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@ Stefano Mori. Segnalo a lei e ad altri interessati la raccolta di commenti “La fallacia esistenziale nel dibattito bioetica sulle staminali”:
http://menici60d15.wordpress.c…

e anche un editoriale sul Lancet, uscito oggi, intitolato “What is the purpose of medical research? “ 2 feb 2013 381: pag. 347, dove si dice che lo scopo della ricerca biomedica non è più quello di avanzare la conoscenza per il bene della società, trovando modi di prevenire e trattare le malattie, ma quello di fare soldi, anzi di essere un “motore economico” per le nazioni. E si invita a fermarsi, riflettere, e invertire la degenerazione.

4.2.3

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2 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Cosa penso davvero di Ingroia e del suo progetto politico” del 1 febbraio 2013

censurato

La prospettiva di un politico pulito attrae chi vorrebbe un’Italia pulita. Ma non credo che Ingroia rappresenti una vera svolta rispetto a quei mediatori del parassitismo che sono le altre liste. Mi permetto di consigliare cautela; perché Ingroia non si è ancora tolto la toga, e non è ancora entrato in Parlamento, che ha già candidato un soggetto come Andolina, che non solo è inquisito per truffa e associazione a delinquere a danno di malati, ma è implicato in una operazione inqualificabile, a favore di grandi interessi industriali e finanziari, che si avvale, tra gli altri appoggi, di quel genere di strutture “deviate”, o meglio devianti, che nei decenni precedenti si sono occupate in maniera criminale e funesta di magistrati come Paolo Borsellino.

Lo si associa a figure che furono un’eccezione rispetto alla media dei colleghi; ma di fatto nella scelta dei candidati mostra di esercitare il peggiore vizio della corporazione che l’ha espresso, favorendo intrighi e manipolazioni che esiteranno in forme particolarmente gravi di parassitismo del potere a danno dei cittadini. L’entusiasmo acritico non è un buon antidoto al cinismo gretto. Il sogno non interrompe l’inganno, ma può prolungarlo. Anche senza puntare il dito verso Ingroia quando lo elogiano persone da ascoltare come Salvatore Borsellino, non  bisognerebbe dimenticare che sono all’opera menti un po’ più raffinate delle nostre; e, ho l’impressione, di quella dello stesso Ingroia.

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7 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di  F. Marcelli “Crozza chiedi scusa ad Andolina, ma pubblicamente!” del 7 febbraio 2013

Con Andreotti, appoggiato dal PCI, gli Italiani hanno perso le libertà democratiche. Con Berlusconi, appoggiato dai post-PCI, la decenza e il decoro. Monti, aiutato dai DS, gli ha tolto i soldi. Ora, con “politici” come questi che vogliono imporre l’introduzione di terapie strampalate e lucrosissime tramite le candidature elettorali e a colpi di querela, agli italiani verrà tolta la salute (sempre con i comunisti a fare da spalla).

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@ Giuseppe Marcantonio. Misuratela tu (ma non esagerare). Conosco le frodi mediche. Si comincia col misurare la temperatura e si finisce con terapie da 80000 euro a ciclo….

Del resto, come si guadagnano il lauto stipendio quelli che ottengono il posto di parlamentare se non come in questo caso, inscenando una manfrina sulle staminali, un’operazione demagogica che si volgerà a favore di Big Pharma, e che per il cittadino avrà effetti non meno dannosi del pizzo e delle violenze della mafia. A proposito, su 160 commenti 0 di grillini.

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17 aprile 2013

Blog de Il Fatto 

Commento al post “Staminali, Nature: “No a malati come cavie. Italia ascolti monito” ” del 16 aprile 2013

Al convegno vaticano criticato dalla rivista inglese ha aderito Sir JB Gurdon, Nobel 2012 per le sue ricerche sulle staminali. Contemporaneamente al convegno, in USA esce un libro dal titolo “The healing cell: how the greatest revolution in medical history is changing your life” che esalta le promesse scientifiche sulle staminali. E’ scritto da un prete, una dottoressa-businesswoman e un giornalista medico, con forti legami con l’establishment biomedico USA; prefazione di Benedetto 16°. In questo imbroglio, i preti e gli scientisti anglosassoni sono molto più vicini e solidali di quanto Nature, coi suoi toni indignati, non voglia far credere. E’ piuttosto una manfrina tra compari per fare passare il business delle staminali creando aspettative con tecniche di propaganda mediatica. I preti la buttano sull’etica astratta e sul sentimentale; gli scientisti sul metodo scientifico e i regolamenti, che garantirebbero la verità essendo a prova di frode (ma non lo sono, tutt’altro). Gli spettatori ruspanti scelgono la ciarlataneria strappalacrime della Stamina; quelli che si sentono intellettuali e laici, le boriose frodi dell’attuale ricerca biomedica commerciale. L’apparente scontro tra i discepoli di san Francesco e gli adoratori di Newton, i toni roboanti dei due “contendenti”, coprono l’avida ricerca del profitto e la carenza di progressi rilevanti, di prospettive terapeutiche reali, di scienza e di onestà che accomunano entrambi.

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6 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sperimentazione e modelli computerizzati: se il biologo si chiama computer” del 5 maggio 2013

Anche  i modelli matematici applicati alla medicina vengono deformati dalle pressioni commerciali. La biomatematica può spiegare che “La norma della crescita biologica è quella esponenziale. Una casa cresce per accrezione: i mattoni che rappresentano le unità di incremento non crescono essi stessi. Ma la caratteristica centrale della crescita biologica è che ciò che è formato dalla crescita è esso stesso a sua volta capace di crescere” (P. Medawar). Ciò aiuta a comprendere come il trapianto di midollo osseo, dove cellule staminali producono – come avviene fisiologicamente – centinaia di milioni di cellule isolate al giorno, non autorizza alla metafora del muratore, nella quale cellule staminali sarebbero capaci di rimpiazzare i “mattoni” perduti nei parenchimi e nei tessuti strutturati a popolazione cellulare stabile o perenne.

Su questo principio basilare si tace, per non guastare la piazza al business delle staminali. Altre volte invece si vorrebbe soppiantare la sperimentazione, oggi scomoda per il business, col computer. Pretesa che ricorda un errore del grande biomatematico D’Arcy Thompson. Dimostrò matematicamente che nella gallina la peristalsi foggia l’uovo in modo che il polo ottuso stia davanti rispetto al moto. L’uovo esce in effetti così; solo, studi radiografici hanno poi mostrato che in realtà l’uovo procede nell’ovidotto col polo acuto avanti, e si capovolge poco prima della deposizione.

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v. anche:

Cerca “staminali” nel sito.

Lo sport per propagandare l’hi-tech biomedico. in: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

Linee guida mertoniane e linee guida commerciali. In: La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

16 October 2011

Due analisi riservate sui Black bloc e su coloro che, tutto al contrario, civilmente manifestano contro le banche con la benedizione di Mario Draghi:

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Blog “Appello al popolo”

Commento al post “15 ottobre: un punto di vista diverso” del 17 ott 2011  

Beati i Black bloc, che vengono lasciati liberi di sfasciare tutto senza ombra di poliziotto attorno: a me per riuscire ad andare a comprare il pane all’Esselunga vicino casa senza incrociare auto delle forze di polizia, l’ultima volta ci sono voluti numero quarantuno tentativi, eseguiti in 11 giorni, nell’arco di un mese. Avendo la sorte di essere oggetto di un assillante e ostentato stalking di polizia, con associate provocazioni in borghese per giustificarlo e connivenze della magistratura perché resti impunito, forse vedo i fatti del 15 ottobre sotto una prospettiva un po’ deformata. Sono consapevole che suoni come una delirante calunnia sostenere che storicamente in Italia la violenza politica più cieca e insensata è salvo eccezioni pilotata dal Viminale e da Viale Romania, e dagli annessi servizi, che a tale fine con consumato mestiere infiltrano i gruppi adatti, e sobillano e lasciano liberi di agire i peggiori cialtroni, per poi presentarsi come paladini della legalità, in modo da preservare lo statu quo. Ma, tendendo ormai a vedere polizia dappertutto, aggiungo che ad essere manovrati non sono stati solo i facinorosi: il corteo può essere considerato come composto al 100% da infiltrati. Secondo me, oltre ai Black bloc, ai quali la polizia ha affidato in subappalto delicati compiti politici, anche i manifestanti pacifici sono riconducibili alla polizia: in quanto carabinieri spirituali. Chi, obbedendo agli ordini mediatici, si dichiara “indignato” per ciò che Altan raffigurerebbe come un ombrello piantato nel suo didietro, e rafforza l’espressione del suo sdegno con una educata camminata di gruppo in una bella ottobrata romana, è l’omologo civile dei CC delle barzellette.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/29/le-ragioni-per-non-votare/

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Il ritorno dei samurai angolo via Labicana

Caro Stefano, a me fa molto piacere avere trovato persone che, da un percorso diverso, sono giunte, in forma più strutturata, ai miei stessi ideali di Giustizia sociale, Sovranità nazionale e Indipendenza. Anche se ammiro e supporto il voler tradurre tali ideali in azione politica concreta, non sono d’accordo nel credere che il popolo possa fare suo, con la necessaria intensità, un tale progetto politico. Lo si vede in questi giorni. Il potere fa fatti; il popolo non fa niente. Non i manifestanti violenti, col fuoco di paglia dei loro capriccetti futili e funzionali all’oppressione. Non gli indignati obbedienti, ai quali vanno bene tutti i politici, e l’attuale sistema, e qualsiasi ideologia, se assicurano il potere d’acquisto per i consumi e il quieto vivere. Forse questi nostri ideali sono un po’ come quelli di certi rivoluzionari risorgimentali, che non piacevano in primis a coloro che i rivoluzionari pensavano di emancipare.

Riguardo all’azione politica, fa molto poco anche quella. Pur nel mio pessimismo, penso che si dovrebbero chiedere le dimissioni del ministro dell’interno, per le sue evidenti responsabilità, se non altro omissive (ma non credo solo omissive), nell’accaduto (e magari organizzare una manifestazione a tale fine). E si dovrebbero chiedere indagini giudiziarie sulle responsabilità delle forze di polizia. O anche in questa (per me del tutto inverosimile) incapacità di controllare e fermare un pugno di ragazzini nel cuore di Roma non si vede nulla di colpevole? Invece tale elementare risposta politica non solo non c’è un 20% che la chiede, ma non c’è nessuno. Se si vuole conquistare il popolo, bisognerebbe mostrargli i valori di pregio che un movimento come il tuo può offrire: la tensione a vedere le cose chiaramente e il retto rispondere. La radicalità della ragione e la sostanzialità dell’azione contro la hubris mediatica.

Trovo deprimente che, dopo le centinaia di morti e i danni alla nazione causati dalla strategia della tensione, la gente comune, e anche chi “should know better”, continuino ad accettare, come per un riflesso automatico, lo stesso schema narrativo di quella che è la solita farsa. Che andrebbe chiamata dei “samurai invincibili”, secondo l’espressione di Tobagi. E alla quale il pubblico partecipa prendendo la parti ora dell’uno ora dell’altro degli attori, con pensosi distinguo ma in maniera prevedibile quanto per una sceneggiata napoletana.

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Stefano, il commento di Buzz che tu approvi mi sembra, per le parti che riesco a capire, un insieme di affermazioni sussiegose, apodittiche e sbagliate. “Partire dagli effetti per dedurne [inferire] una causa”, essendo note alcune premesse, come quella storicamente accertata dell’esistenza dell’eversione di Stato, non è “scientificamente scorretto”: si chiama “abduzione”, operazione che si fa coincidere con la generazione creativa di ipotesi scientifiche che consente il progresso della conoscenza sulle cause dei fenomeni. Ma qui non accorre grande creatività. E d’altro lato, dopo 70 anni di storia della Repubblica, parlare con cipiglio di dietrologia, pigrizia intellettuale, tesi comode, incapacità di apprendere dalla storia, gravi errori metodologici etc contro chi fa notare che esiste la strategia della tensione, richiede capacità e “metodi” che sono lieto di non possedere.

Quanto affermi sull’inizio di un nuovo periodo storico e su ciò che sono stati questi anni mi pare invece molto interessante. Ma non contrasta con quanto dico: il potere può avere anzi un interesse ancora maggiore a intervenire con l’esibizione mediatica di violenza pilotata, per orientare l’opinione pubblica contro possibili forme di violenza spontanea o politicamente organizzata, per spingere verso forme di protesta votate al fallimento, e per favorire leggi e prassi repressive.

Tornando all’epistemologo Buzz, c’è una fallacia gigantesca ed esiziale, che tutti tendiamo a commettere: di accettare l’assunto implicito che il ristretto ventaglio di opzioni che ci viene presentato dal potere e dai media esaurisca le possibilità. Oggi accettando il falso dilemma Indignados o Black bloc. I primi mosci e inconcludenti, gli altri finti e insensati. Se ci si fa dettare dal padrone, che ci mostra due scelte apparentemente opposte, la strategia per uscire dalla subalternità, la vittoria non è proprio assicurata. Lo spettro, sia dell’esistente che del potenziale, è molto più ampio: c’è la violenza che cova di chi è veramente oppresso, e che non si limiterebbe all’innocua Cinecittà dell’altro giorno; c’è la rabbia di chi non sfila a comando ma non ce la fa più e voterebbe qualcuno più serio delle attuali maschere della politica. Ci sono i modi nuovi, inediti da scoprire urgentemente – questa sì è pigrizia, oltre che errore politico madornale – di opporsi efficacemente al potere; senza cadere né nella trappola di chi ti vuole addormentare dandoti ragione a chiacchiere, né in quella che ti incita a fermare un Frecciarossa in corsa a spallate.

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Blog de “Il Fatto”

Commento al post di Travaglio “Prendo le distanze” del 20 ott 2011

Scusi Travaglio, ma qui si stanno prendendo le distanze anche dalla legalità. A proposito della mescolanza di farsa e tragedia in Italia (Pasolini, oggi citato per la sua difesa dei poliziotti, andrebbe citato per “L’Italia è un Paese ridicolo e sinistro. I suoi governanti sono maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”); perché non chiedere le dimissioni di Maroni, per non avere saputo controllare e fermare un pugno di scemotti che ha guastato una manifestazione politica? E chiedere alla magistratura di indagare su responsabilità, che appaiono palesi, delle forze di polizia, sempre che il tema “poppe e natiche frequentate da B.” le lasci un po’ di spazio? C’era un giornalista, Tobagi, che contestava il dogma dell’invincibilità dei manovali del caos, ma purtroppo l’hanno ammazzato:

Il ritorno dei samurai angolo V. Labicana. In: https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/informazioni-riservate-su-black-bloc-e-indignati/

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Segnalato su:

Blog di A Giannuli

post “La manifestazione di Roma: solito dejavu?” del 15 ott 2011

Comunicato del SIU* n. 1

Colendissimo Signor Lunnai

Due documenti riservati su Black bloc e Indignati, che mi auguro non cadano nelle mani di complottomani e dietrologi:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Suo fratello in Iside

Clisma 4

Guardia scelta del SIU*

* Scatorchiano Intelligence Unit.

e post ” Ancora su Piazza San Giovanni” del 18 ott 2011:

Riguardo ai consigli di Cossiga nel 2008:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/10/29/incudine-e-non-martello/

Blog “L’aria che tira” di M. Cedolin 

Post “Dietro il fumo dei lacrimogeni e delle camionette che vanno a fuoco, c’è una società in cancrena” del 21 set 2011:

C’è una fallacia gigantesca ed esiziale, che tutti tendiamo a commettere: accettare l’assunto implicito che il ristretto ventaglio di opzioni che ci viene presentato dal potere e dai media esaurisca le possibilità. Oggi accettando il falso dilemma Indignados o Black bloc. I primi mosci e inconcludenti, gli altri finti e insensati. Se ci si fa dettare dal padrone, che ci mostra due scelte apparentemente opposte, la strategia per uscire dalla subalternità, la vittoria non è proprio assicurata. Lo spettro, sia dell’esistente che del potenziale, è molto più ampio: c’è la violenza che cova di chi è veramente oppresso, e che non si limiterebbe all’innocua Cinecittà dell’altro giorno; c’è la rabbia di chi non sfila a comando ma non ce la fa più e voterebbe qualcuno più serio delle attuali maschere della politica. Ci sono i modi nuovi, inediti da scoprire urgentemente – questa sì è pigrizia, oltre che errore politico madornale – di opporsi efficacemente al potere; senza cadere né nella trappola di chi ti vuole addormentare dandoti ragione a chiacchiere, né in quella che ti incita a fermare un Frecciarossa in corsa a spallate.

In:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Blog Metilparaben

Post “I garantisti delle leggi speciali” del 20 ott 2011 

Gatta ci cova…

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/informazioni-riservate-su-black-bloc-e-indignati/ 20 ottobre 2011 17:09

Blog Dietro il sipario

Post “Gli Indignados, strumenti inconsapevoli del Lucis Trust” dell’8 nov 2011

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

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Segnalazioni censurate: 

Blog de Il Fatto:

Post di P. Ojetti “La legge Irreale” del 17 ott 2011:

Ecco fatto. Bravi:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Post di Claudio Fava “Le leggi liberticide non servono” del 18 ott 2011:

I comportamenti liberticidi servono:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Post della Redazione “Roma, cortei in centro vietati per un mese. Solo “una manifestazione statica” per la Fiom” del 17 ott 2011:

C’è qualcosa che non quadra…

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

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3 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “No Expo, Milano in piazza per ripulire città dopo i black bloc. Il sindaco Pisapia: “No a ogni sopruso e violenza””

Conoscendo i costumi di ASM in materia di soprusi e violenza, e i suoi legami con gli specialisti del false flag, capisco quanto facciano comodo i fantomatici (*) black bloc a quelli come Pisapia.

* Fantomatico: che sfugge misteriosamente a ogni identificazione (Devoto Oli).

@ mariel_3. La spazzatura è il vostro mestiere.

@ ididit4love. E’ tipico di certi ambienti istituzionali: “si lavano dalla melma detergendosi con altra melma” (Eraclito). Si sbiancano del loro fascismo coi black bloc nerovestiti.

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4 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Liuzzi “No Expo: Milano due giorni dopo. Una lezione di civiltà”

Luciano Bianciardi “milanese” di adozione? “Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.”

Bianciardi nel 1953 si batté contro la legge-truffa. Oggi quelli che sarebbero i suoi concittadini ignorano la legge-truffa di Renzi per occuparsi di questa storiella edificante per preadolescenti non troppo svegli. Forse Bianciardi era un anarchico, un anticonformista. Ma lui era una persona seria, che si occupava di cose serie; alieno dalle buffonate come questa, dove si è lasciato che si sporcasse per poter dire di essere puliti.

*  *  *

@ Emiliano Rossi. Sì, sembra che questo del “fare pulizia” sia un tema caro ai fascisti, o comunque a chi è su posizioni autoritarie. Ci sono tanti esempi. Dopo l’8 settembre il “Lustige Blatter” di Berlino pubblicò una vignetta dove una mano con una spazzola con la svastica toglie il fango che copre lo stivale Italia; con la dicitura “Via la feccia!”. Pare che i torturatori della dittatura argentina degli anni Settanta cospargessero di saponata per pavimenti i prigionieri legati alle brande per poi passarli con lo spazzolone. A proposito della città che il 23 marzo 1919 diede, con l’adunata di Piazza San Sepolcro, il battesimo al fascismo – e a proposito di “psyops” – c’è da dire che aziende che si occupano di rifiuti legate al Comune di Milano e al Comune di Brescia hanno questo costume squadrista, cioè violento e vile, dell’uso metaforico e “suprematista” del pulire. Pulire meritoriamente la società come si puliscono le strade; una “pulizia” che consente la “cosificazione” delle persone. L’innalzarsi trattando altri esseri come cose è una delle componenti del carattere fascista. Può darsi inoltre che in questi soggetti, e nei loro complici e mandanti, sia all’opera il meccanismo di difesa della formazione reattiva, data un’implicita consapevolezza della sporcizia che hanno dentro, e delle montagne di letame che creano nella loro ricerca ossessiva di denaro e sicurezza.

@ Emiliano Rossi. A volte. Bisogna vedere caso per caso, rifiutando formule a priori di qualsiasi segno. Va riconosciuto che “pulire” può essere un eufemismo ideologico, come “pacificare” o “uomo d’ordine” o anche ”liberismo”; nel gergo della malavita meridionale, “pulizzare” significa assassinare. O può indicare semplicemente la funzione igienica ed estetica, socialmente utile. L’ambiguità della figura del pulitore è rappresentata dalla parola inglese “scavenger”, che denomina sia lo spazzino, chi tiene pulita la città, che gli animali saprofagi, come la iena, lo sciacallo, l’avvoltoio. Dalle parti di Pisapia ci sono grosse aziende per le quali valgono entrambe le accezioni.

@ Emiliano Rossi. Se sei interessato, c’è il classico “Purity and danger” della sociologa M. Douglas, su come ottenere sacralità dallo sporco. Un tema che nella Lombardia ciellina-piddina ha una rilevanza generale.

@ Emiliano Rossi. Prego. Questo scaricare le colpe della politica su misteriosi imbrattatori dei muri di Milano riporta a un famosissimo precedente; e agli sfoghi di Renzo all’osteria della luna piena. Vedi se ti vuoi segnare pure questa.

@ Emiliano Rossi. A scuola spesso si fanno studiare, pedantemente, cose buone ma inadatte a dei ragazzi. Col risultato di “vaccinare” contro il sapere. I romanzi letti dopo che un po’ si è conosciuto la vita sono un’altra cosa. A rileggerli liberamente da grandi “i promessi” non sono pesanti, consolano e aiutano a capire. La buona letteratura ha anche un valore pratico: rende “scafati” sulle fregnacce narrative di bassa lega che ci propina la propaganda.

La decrescita degli altri

15 October 2011

Blog de il Fatto

Commento al post di Fabio Balocco “La responsabilità personale” del 14 ott 2011 

Non vorrei che, nel paese dei preti e dei sacrestani, questo appello alla responsabilità personale, in sé sacrosanto, e che penso di applicare, divenisse un “victim blaming”:

“La decrescita degli altri

 Bisogna stare attenti affinché l’augurabile programma di decrescita economica non sia confuso con quello di “decrescita”, cioè di impoverimento, dei ceti medi e bassi da aumentato sfruttamento in un sistema altrimenti immutato. Se viene cooptato dai nostri politici, questo appello alla decrescita corre il concreto rischio di trasformarsi nello “accettate con letizia di stringere la cinghia mentre noi e i poteri che rappresentiamo continuiamo ad abbuffarci a vostre spese e a fare danno al pianeta meglio di prima”. A una declamazione astratta sulla virtù dell’austerità e i mali del consumismo, che riproponga quella di Enrico Berlinguer del 1977 che Lanza cita, si può associare un appoggio pronto, cieco e assoluto alle vie più turpi per proseguire la crescita economica “legale”:

 https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

Da un lato dobbiamo ammettere che la colpa è anche nostra; fino a che le cose andavano bene il modello consumistico ha calzato a pennello i valori della maggioranza delle persone. “Il popolo”, la “Ggente”, dovrebbe sedere accanto a Berlusconi e ai suoi soci di sinistra nel gabbione degli imputati. Dall’altro esiste anche una dimensione irriducibilmente politica di questo sistema basato sullo sfruttamento: chi ci governa, a destra e a sinistra, ha speso le sue notevoli doti a favore di un modello che è intrinsecamente sociopatico. Anche lì, davanti a politici che rappresentano non lui ma gli interessi che ci hanno condotto in questa situazione, l’individuo oltre che battersi il petto e risparmiare sull’acqua del water può fare attivamente la sua parte:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/29/le-ragioni-per-non-votare/

I magistrati e gli USA

8 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

Nella sua intemerata per difendere il suo clan in un caso dove certo il sistema giudiziario non ha brillato, come quello Knox-Sollecito, Costa ha ragione quando dice che a volte il pubblico è una bestia. Il fatto è che i magistrati, in casi dove poteri forti esercitano la loro influenza, non appaiono migliori del volgo, ma una sua espressione ripulita, che nella baraonda ci sguazza:

I magistrati e gli USA

Anch’io nel mio campo, la medicina, vedo come spesso siano sbagliate, distorte, assurde le pretese del pubblico; ma quelle proposte sfuocate e spesso controproducenti nascono da una percezione intuitiva negativa sulla medicina che non è infondata. Penso che se la medicina fosse onesta e pulita tali proteste mal dirette in gran parte controproducenti rientrerebbero, e tra quelle restanti verrebbero riconosciute e isolate quelle sbagliate.

Che l’avvocato Costa e i magistrati che difende facciano la loro parte per assicurare una giustizia imparziale, equa e efficiente, e vedranno che la gente non tenterà di indossare i loro roboni settecenteschi e i berretti col pon pon. Una giustizia che abbia il carattere della linearità. Per es. se davvero non si vogliono polveroni e cicaleccio, basterebbe, non dico invertire il rapporto capovolto tra effetto e causa, riportandolo alla sua forma naturale, ma almeno accorciare i tempi, attualmente di 3 mesi, tra la sentenza, che è una conclusione, e le motivazioni, che dovrebbero essere le premesse della conclusione stessa. A costo di posticipare la sentenza. Una giustizia che, esposte le conclusioni, ci mette un altro quarto di anno per esporre come ha raggiunto le premesse, e come da esse abbia inferito le conclusioni, mentre fuori il pubblico rumoreggia e straparla, non può dirsi estranea alla caciara, per quando solenni siano le pose che assume.

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La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa
http://menici60d15.wordpress.c…

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

27 gen 11 h 17:10

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Sito de L’Espresso

Commento all’articolo di P. V. Buffa “Così torturavamo i brigatisti” del 5 apr 2012

Sul fatto che i poliziotti, col coraggio dello sciacallo, quando non corrono rischi commettano abusi e i magistrati li coprano, non ho dubbi. Soprattutto se ci sono di mezzo interessi USA. Ciò che è sicuramente vero in questa storia è che polizia e magistratura di nascosto praticano e favoriscono forme abbiette di crimine a favore di interessi USA. Ciò che è sicuramente falso è l’implicazione che lo facciano solo per fini in sé leciti, e solo nei confronti di chi delinque.

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20 dicembre 2011

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato.

ccc

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

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29 maggio 2012
Blog de “Il fatto”
Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova. Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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1 agosto 2012

Blog “Come don Chisciotte”

Commento al post “A Taranto via l’ILVA per far posto alla NATO” del 31 luglio 2012

Non conosco questo caso; la tesi è analoga a quella che vede i procedimenti giudiziari sulla radioattività al poligono di Quirra come funzionali alla speculazione edilizia:

Commento di Robi al post di G. Paglino “Quirra, la commissione del Senato: “Chiudere e riconvertire il poligono” su Il Fatto del 31 mag 2012; e risposta a Robi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

Credo che l’onnipotenza della NATO, e la complicità della magistratura con la NATO e in generale con le volontà degli USA, siano fattori tanto fondamentali quanto trascurati tra quelli che determinano il destino del Paese. Purtroppo gli italiani sbraitano contro i pupi, come i politici ladri che eleggono, ma sono omertosi sui “pezzi da novanta”, cioè sul potere vero e i suoi crimini.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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@ DiogeneBright. Hai ragione, chi si occupa delle finanze di una multinazionale in USA è come un venditore di palloncini da noi. A proposito di mestieri usuranti, che voi pannelliani facciate i galoppini degli USA anche nel caso Kerchner è un indizio utile alla ricostruzione storica, mettendo da parte le risultanze giudiziarie.

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26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ G. Amendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

*  *  *

31 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Sollecito al congresso dei Radicali: “Il carcere è una scuola di reclutamento per la mafia” “

Se possiamo ricevere l’edificante predicazione di questo nobile difensore degli oppressi dobbiamo ringraziare i radicali panneliani, che hanno a preso a cuore il suo caso; proprio come nel 1987 presero a cuore quello di un’altra limpida figura vittima del Moloch giudiziario, Licio Gelli. E dobbiamo ringraziare quell’altra forza politica altrettanto sensibile alle brezze atlantiche, la magistratura, che nella persona del giudice Claudio Pratillo Hellman ha avuto la felix culpa di impedire, con un ragionamento da manuale – da manuale degli errori di ragionamento quantitativo in ambito giudiziario* – l’acquisizione di informazioni di conferma che ci avrebbero fatto correre il rischio sciagurato di essere privati della voce di questo apostolo del Bene.

* The Case of Meredith Kercher: The Test That Wasn’t Done. In: Schneps L, Colmez C. Math on trial. How Numbers Get Used and Abused in the Courtroom. Basic Books, 2013.

@ Flipper. Sia la materia tecnica – il calcolo delle probabilità – sia la gravità di ciò che è in gioco, le responsabilità sullo sgozzamento di una ragazza per motivi abbietti, non si prestano ai riassunti. Posso però mandare copia del capitolo in oggetto a chi me lo richieda, alla email: menici60d15@gmail.com.

@ The Marvelous. Ho assistito in un altro caso celebre alla riduzione deliberata – e non giustificata, se non con argomenti di comodo – dell’informazione di laboratorio disponibile, a favore dei colpevoli, con l’avallo della magistratura. Uno statistico ha chiamato “pruning”, “potatura”, questo ridurre lo spazio degli eventi, cioè il modello a priori di realtà oggetto del giudizio. “Potare” i fatti, rinunciandovi, o distruggendoli, o ignorandoli (quando non mettendo a tacere voci scomode con sistemi piduisti) può essere indice di cattiva fede, costituendo sistema di manipolazione molto efficace. Come alterazione delle premesse, (ubiquitaria nella medicina commerciale) il pruning è potente e poco vistoso.

Mi “rassegno” a vedere che Sollecito, Gelli, la Cassazione che ha assolto Sollecito (e che in precedenza ha giudicato la P2 non pericolosa), i radicali e altri che stanno facendo di Sollecito una guida etica stiano dalla stessa parte, che passa per essere quella giusta ma non è la mia. In questi giorni si sta celebrando Pasolini. Che scrisse: “contro gli uomini politici si scrive … tutti abbiamo il coraggio di parlarne perché sono cinici, furbi … e grandi incassatori” ma sui “magistrati tutti stanno zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché?” Credo che le responsabilità dei magistrati nell’imprimere al Paese la cattiva rotta che sta percorrendo, la consonanza dei loro atti con gli interessi di poteri extraistituzionali, siano fortemente sottovalutate.

@ The Marvelous. Se si vuole criticare i magistrati è utile distinguere, come è stato proposto per i medici, tra “output” ovvero ciò che producono, e “throughput” ovvero il lavoro che vi mettono. Il loro output, la “produzione” di giustizia, è spesso insoddisfacente. E non è che a un throughput intenso e sofisticato corrisponda necessariamente un buon output. Non conosco il diritto (ma conosco gli interventi business-friendly dei magistrati in medicina); vedo da tanti anni come in medicina spesso throughput mastodontici ed esoterici portino ad output nulli, nocivi o disonesti. Conosco bene questi appelli a chinare il capo davanti a formule liturgiche. Qui però lo stesso operato tecnico dei giudici è stato riportato in un libro specialistico, non di diritto, ma di matematica applicata in contesti giudiziari, come esempio di errore madornale.

Non sono per partito preso contro i magistrati; e temo la Cariddi di chi li vuole imbrigliati a tirare il carro del potere non meno della Scilla dei loro abusi corporativi. A volte ho difeso le loro sentenze, es. quelle di condanna per le false rassicurazioni “scientifiche” sul terremoto dell’Aquila, prima che venissero ribaltate, date le pressioni, di portata internazionale. Lei chiama in causa la sua esperienza. Potei parlare della mia; per la quale posso affermare con sicurezza, pur non essendo laureato in astrofisica, che i magistrati, quando si sono certi interessi e certe pressioni, tendono a dire che a mezzogiorno è buio.

@ The Marvelous. o non conosco il diritto, e dico che la sentenza di primo grado per il terremoto dell’Aquila condannava, giustamente, i responsabili per le loro rassicurazioni, consapevolmente forzate. Condannava per gli effetti tragici di una sconsiderata hubris burocratica che portò a credere di poter fare i prepotenti anche con la probabilità; un’entità che noi umani maneggiamo male, e va quindi trattata con la massima circospezione. Lei che il diritto lo conosce risolve sostenendo che la sentenza era “un obbrobrio” che condannava un “mancato allarme”, affermazione calunniosa verso quei magistrati. Io non conosco il diritto – disciplina che rispetto e ammiro – e considero nel caso Kercher il tema della rinuncia all’aumento del valore predittivo con la ripetizione di un test. Lei che lo conosce ripete il tema abusato dei singoli magistrati che sono uomini come tutti, e che quindi nel loro lavoro sono come dei reucci, e possono essere preda di passioni, miserie, etc. Per me i magistrati, categoria da selezionare tra gli “aristoi”, ricevono un consistente stipendio statale come corrispettivo per l’esercizio della loro funzione in maniera imparziale; formano una struttura, pagata dai contribuenti, e vanno valutati come componenti di tale struttura, e insieme alla struttura che li integra e li governa. Credo proprio che parliamo di due discipline diverse. E che gli “opportuni distinguo” che lei afferma di riuscire a fare siano troppo “opportuni”. Arrivederci.

@ The Marvelous.Ma io non ho parlato di “chi” debba valutare i magistrati. Ho detto “come” andrebbero valutati, chiunque li valuti e in qualunque sede, osservando che è scorretto accettare di considerarli tanti singoli reucci, secondo il luogo comune del “i magistrati sono uomini come tutti” che lei ripete, quando sono parte di una struttura, espressione di una istituzione. E sono pagati per comportarsi come ci si aspetta da un magistrato.

Non studio le “388 pagine” della sentenza dell’Appello perché non sono in grado di valutarle. Infatti al tempo dell’assoluzione qui su Il Fatto (8 ott 2011) mi sono astenuto dall’unirmi ai tanti che criticavano la sentenza; ma ho riportato la mia esperienza personale, conforme a precedenti storici, del trattamento di favore che i voleri USA, anche illeciti, ricevono dai magistrati; e di come le perizie siano spesso manipolate. Un argomento, una sentenza, è come un recipiente, che può essere solidissimo, ad un esame lungo e accurato come quello che lei mi invita a compiere, sul 99,9% della sua superficie. Ma se ha un buco alla base perderà non lo 0,1% dell’acqua, ma molto di più, fino al 100%. Un buco del genere l’ho trovato, casualmente, nel libro che cito sul ragionamento probabilistico in campo giudiziario. Se le 13 pagine della trattazione non sono troppo poche per Lei, gliene posso mandare copia. Arrivederci.

@ The Marvelous. Io parlavo dell’umanità del giudice come giustificazione al suo arbitrio. Penso sia preferibile che i giudici non siano esposti ai possibili ricatti di chi è forte, con l’estensione della responsabilità civile; però dovrebbero essere controllati seriamente all’interno; e dovrebbero esserci misure preventive, a partire dalla selezione, che deve essere continua, e dall’obbligo di rimanere estranei a gruppi di potere, cordate, etc. Non cause di routine contro i giudici, ma espulsioni di routine via CSM.

I magistrati, come ha scritto un magistrato, Edoardo Mori, sono partecipi del gioco delle perizie. Es. ho visto che “sanno che le perizie sono sempre di parte” eppure, o per questo, affidano la perizia della Procura proprio al professore di medicina legale dello stesso policlinico dove sono accaduti gli atti (gravissimi e ignobili) che andrebbe indagati.

Non racconti a me che i giudici motivano le sentenze. Firmano atti con conseguenze equivalenti ad una proscrizione, capovolgendo sentenze minuziosamente motivate, senza un rigo di motivazione, quando si tratta di fare un altro piacerino alle stesse forze interessate all’assoluzione della Knox. Ovviamente giustificando la laconicità con il genere di inattaccabili spiegazioni procedurali delle quali lei è maestro.

Prendo atto che per lei non ci sono state parzialità dei giudici. La invito a non fare come i prelati che si rifiutarono di guardare nel cannocchiale di Galilei, e leggere il libro che segnalo. Arrivederci.

@ The Marvelous. In medicina la grande maggioranza delle diagnosi si fa sulla base della storia clinica. Qui la “storia clinica”, fino alla sentenza di 1° grado, portava a ritenere che i due fossero colpevoli. Certo, il giudizio d’appello può, come a volte indagini supplementari nella diagnosi clinica, ribaltare il primo giudizio. Ma è singolare che ciò sia stato ottenuto bloccando un test di laboratorio utile e forse dirimente. Mi sono imbattuto nella descrizione come errore della rinuncia alla ripetizione dell’esame del DNA occupandomi della rinuncia ad acquisire dati disponibili da parte di chi deve giudicare in uno stato di incertezza: diagnosi cliniche, progetti di ricerca; o decisioni giudiziarie. La riduzione selettiva dell’informazione è un potente bias, che può avere natura anche volontaria e illecita. Es. il publication bias a favore dell’industria biomedica, che ha contribuito a fare denunciare da esperti come falsi la maggioranza dei risultati della ricerca biomedica. Lei risponde che solo i giuristi possono giudicare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici. Sarebbe precluso al profano sostenere che vi è sostanziale differenza tra l’affermare positivamente che non ci sono rischi sismici e il mancare di prevedere un terremoto Questo suo volere estromettere la critica su aspetti tecnici non giuridici, per annetterseli come territorio giuridico, mi pare anch’esso una forma di quella potatura dell’informazione che è cattivo segno quanto a ricerca disinteressata della verità.

@ The Marvelous. Se uno fa una fesseria o una manipolazione extragiuridica, poi non può appellarsi alle competenze giuridiche per conferirle una immunità. Il diritto è una cosa, i fatti un’altra. Questa pretesa che la ricostruzione giudiziaria della realtà non sia criticabile, se non da giuristi, è ridicola e perniciosa.

Io la sentenza l’ho letta appena me l’ha segnalata. (Un altro motivo di perplessità è il “corax” – argomento tipico delle difese – per il quale se il coltello in oggetto fosse l’arma del delitto non sarebbe stato conservato dall’omicida). Legga lei una buona volta come il magistrato abbia impedito la conferma del test che mostra il DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, e come questo costituisca un errore, diritto o non diritto.

Faccio inoltre presente che in un caso come questo, dove il risultato, “l’output” che conta, l’individuazione e la condanna di tutti i colpevoli, è stato mancato, atteggiamenti di sicumera sull’asserito buon esito dell’azione giudiziaria sono fuori luogo. Stiamo comunque parlando di un fallimento della giustizia. E i fallimenti, lei lo sa, possono avere varia natura. Arrivederci.

@ The Marvelous. Bene, ormai lei è in arringa. Non sono io ad argomentare a tesi. Solo pochi appunti. Davanti a un risultato che non può essere casuale, il profilo fedele del DNA di Meredith sulla lama del coltello di Sollecito, si rinuncia ad aumentare il valore predittivo del test. E’ falso quanto lei afferma, che la contaminazione della lama del coltello col DNA di Meredith “si è stabilita”: nella sentenza della Cassazione è meramente ipotizzata la possibilità, in astratto.

Vero è che a indagini in più punti “maldestre”, si sia combinata, come il cacio sui maccheroni, una “acribia” da inquisitori domenicani dei giudicanti; che davanti a un profilo del DNA sulla lama del coltello di Sollecito sovrapponibile al DNA di Meredith con una probabilità che il reperto sia casuale così bassa da essere trascurabile, modificano la teoria delle probabilità, almeno quella che deriva dagli assiomi di Kolmogorov, evitando così di rafforzare il significato del test, qualunque fosse il risultato; e che danno agli avvocati difensori il destro di asserire falsamente che “si è stabilita la contaminazione” applicando la teoria della sottodeterminazione di Duhem; teoria con la quale si può negare a piacimento la certezza di qualsiasi osservazione, es. classico anche che le immagini nel cannocchiale di Galilei fossero vere. Interessante, in questa epistemologia giuridica, pure il concetto che se un test va a sfavore dell’assistito non si dice “positivo” ma “preordinato”. Buon lavoro.

@ The Marvelous. Troppo buono. Ma non dovrebbe essere motivo di riflessione e allarme una contrapposizione tra scienza e diritto nella valutazione di prove scientifiche fondamentali?. In realtà, oltre alla scienza e al diritto ha agito la tecnica delle strategie di comunicazione; che condizionano pesantemente la ricerca biomedica; e anche il diritto, vedo. La ditta Gogerty and Marriott, di Seattle, della quale si è servita la famiglia Knox, ha curato in particolare il punto dolente del DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, seminando a riguardo sui media falsità, in base alle quali si sono diffamati gli investigatori, dipinti come degli stupidi per questo reperto (Schneps e Colmez, cit.). Falsità del genere di quelle, comprensibili, degli avvocati della difesa: il DNA in oggetto non era “alterato” né “sovrapposto” né “contraddittorio”; e il test non si è voluto ripeterlo. Al contrario, i giudici, e con loro i periti ai quali si sono appoggiati nel cancellare la prova, non spiegano come sia risultato l’elettroferogramma di Meredith dalla lama del coltello di Sollecito; forse consapevoli che contra factum non valet argumentum, e che argumenta presentabili non ce ne sono. Spiace che tra le due, la scienza e la propaganda commerciale, il diritto dei magistrati, il diritto che i magistrati adottano in questi casi, sia entrato in sintonia più con la seconda che con la prima (Schneps e Colmez, cit.). Arrivederci.

@ The Marvelous. Il coltello con l’impronta genetica di Meredith sulla lama è stato trovato nell’abitazione di Sollecito. Lei, che conosce l’ambiente dall’interno, dice che i magistrati inquirenti sono stati degli incapaci, mentre i giudici di Cassazione sarebbero esenti da colpe, e “tutto quadra” in quanto asseriscono. Anni fa ho osservato, a proposito di altri fatti, che in medicina a volte alcuni leader di consumata esperienza praticano la “negazione del conseguente”, che ha la forma logica: “A”; “se A allora B”; quindi “non B”; e che consiste nello svelare o dimostrare una cosa grave, per poi non trarne le necessarie conclusioni sulle responsabilità ma al contrario negarle con un escamotage preordinato. In pratica un dire “mostro ciò di cui sei colpevole e ti assolvo con un cavillo”. Una cosa del genere può accadere anche in sede giudiziaria, e anche in Cassazione. Ebbe questa forma quello che fu detto “un paradosso del diritto”, l’assoluzione nel dopoguerra degli assassini dei fratelli Rosselli, stigmatizzata con parole di fuoco da Salvemini, attuata dai magistrati giocando sulle motivazioni, con una palese contraddizione tra le risultanze del processo e la sentenza (Franzinelli M. I tentacoli dell’Ovra. Boringhieri 1999).

@ The Marvelous. A mia volta posso citare come tante storture e frodi della ricerca biomedica siano determinate da premesse e scelte inziali errate. Errori che si potevano e si dovevano evitare, ma erano e sono vantaggiosi sul piano del profitto. A volte riconosciuti, dopo decenni. Qui appare che ci sia stato quel fenomeno detto del “suicidio” dell’azione giudiziaria, che è stata fatta andare male (con una “sciatteria” nelle indagini, con un “rigore” ingiustificato alla fine). Non penso si possano ignorare gli USA; la cui ombra – lo dico anche per esperienza diretta – porta i magistrati, per non parlare delle forze di polizia, ad applicare un “Codice Atlantico”; che non ha nulla a che vedere col genio leonardesco.

@ The Marvelous. Dai magistrati e dagli altri inquirenti come cittadino non mi aspetto che prima operino in modo da lasciarsi dipingere dalla stampa internazionale come dei cialtroni, e poi all’opposto applichino un “rigore” così estremo da venire riportato in un testo internazionale come esempio di errore di ragionamento che fa perdere a un procedimento giudiziario la possibilità di fare luce e quindi giustizia. La variabilità degli standard giudiziari qui ha compreso entrambe le codine patologiche di una gaussiana o altra curva già troppo poco puntuta.

Sulla “spe et metu”, che, io lo vedo, animano i magistrati, ma che, dice lei, il diritto rifiuta di considerare perché non sono dimostrabili, e non sono dimostrabili perché non misurabili (!); ciò va ad aggiungersi, come il contributo di un giurista, alle perle sull’uso retorico della misura, frequente in campo scientifico. Attualmente, o nel delirio attuale, si vogliono usare i cani per diagnosticare “scientificamente” il cancro e altre malattie con l’olfatto, sulla base di studi quantitativi *. (Sta collaborando all’impresa anche il Centro militare veterinario del nostro esercito). Chissà, forse allora si potrebbero fare annusare oltre che le urine dei pazienti anche quelle dei magistrati, per verificare, con standard che dovrebbero essere adeguati anche al diritto, il loro stato psicologico.

* Trained Dogs Sniff Out Thyroid Cancer With High Accuracy. Medscape, 9 marzo 2015.

@ The Marvelous. Che alle mie critiche, e alle critiche di altri che cito, al brillante procedimento giudiziario sull’assassinio di Meredith si risponda con una diagnosi psichiatrica rivela il valore di quel “diritto” che è il suo strumento, e che a quanto dice condivide con i magistrati. E che a mio parere, senza dubbio manifestazione della mia attuale condizione di “pazzo visionario”, non ha interrotto la violenza vile subita da Meredith ma ne è stato un prolungamento.

@ The Marvelous. Può aggiungere tutto il fragore bandistico, gli insulti e le insolenze che vuole, ma in questa vicenda continua a sentirsi, al posto della voce amica della giustizia, il parlottio degli scellerati e degli iniqui.

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2 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Adriana Faranda a corso di formazione per magistrati. Che protestano: “Assurdo” “

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. “Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio”. (Sergio Flamigni, La tela del ragno e Convergenze parallele).

La Faranda alla scuola dei magistrati? L’ambiguità della situazione riflette l’ambiguità della grande maggioranza dei burocrati giudiziari, che mentre vanno dicendo di essere colleghi di Alessandrini e Occorsio stanno invece allineati e coperti rispetto ai poteri che muovevano i fili allora e continuano a muoverli oggi. E’ una presenza proficua per i giovani giureconsulti: li aiuta ad apprendere l’arte di articolare le categorie reali con le categorie dichiarate, che sono tra loro opposte e incompatibili. Ed e’ istruttivo anche per il pubblico.

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21 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piercamillo Davigo: “Magistrati uccisi? È accaduto perché chi delinque ha trovato sponde in alcuni apparati dello Stato” “

Credo che per molti dei magistrati che sono stati uccisi – col supporto logistico dei servizi – il movente ultimo sia stato quello di epurare ed educare la classe dirigente di una nazione subalterna. Come per altri omicidi politici, la caratteristica che ha fatto del magistrato un bersaglio è stata una spontanea indipendenza rispetto a quei poteri forti sovranazionali che controllano il Paese; e che in genere possono contare su una magistratura compiacente.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

Giuramenti deontologici

28 September 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Stefano Corradino “Giuriamo contro il bavaglio” del 28 set 2011. Censurato

Essendomi laureato in medicina alla Cattolica, non ho prestato il Giuramento di Ippocrate, originariamente rivolto agli dei: i preti vogliono chi si giuri solo sulle loro parole e i loro libri. Del resto, del Giuramento di Ippocrate nei fatti se ne stropicciano quasi tutti, dato ciò che è divenuta la medicina:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

I giornalisti poi concorrono attivamente a tale spergiuro:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-giornalisti-e-il-mal-di-schiena/

Quindi sono scettico sul giuramento che i giornalisti per bocca di Stefano Corradino propongono in analogia con quello Ippocratico. E’ in realtà limitativo dell’art. 21 della Costituzione, e della libertà di espressione e di informazione, difendendo solo la loro categoria di professionisti deputati all’informazione; composta da un nucleo castale, da una folla di aspiranti alla casta, e da un’esigua minoranza di voci libere e coraggiose che non di rado campano male o non campano (e vengono esibite dagli altri per fare bella figura). I giornalisti protestano poco o nulla sul bavaglio ai bloggers associato al bavaglio ai giornalisti. I bloggers costituiscono una concorrenza, e quel che è peggio una spina nel fianco esponendo ciò che i giornalisti non dicono:

https://menici60d15.wordpress.com/commenti-censurati-da-il-fatto/

Come i magistrati con l’indipendenza della magistratura, al diritto sancito dall’art. 21 i giornalisti associano la facoltà di non ottemperare allo speculare dovere; che è ciò che dovrebbe distinguere i professionisti, ammesso e  non concesso che sia lecito avere un albo chiuso di “informatori”. Questi giuramenti etici di ordini professionali ricordano quello dei professori dell’università di Salamanca, che giurano sul libro aperto, simbolo di conoscenza, e sul libro chiuso simbolo di omertà.

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Commento allo stesso post, accettato

No, chi si assume l’onore e l’onere di formare l’opinione pubblica, chi diffonde le notizie che contribuiscono a costruire la realtà sociale, ha oltre al diritto costituzionale di informare anche il dovere etico di informare. Un famoso direttore del New York Times diceva che “In alcune circostanze, il silenzio è una bugia”.

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Blog L’AntiComunitarista

Commento al post “Comunicato sindacale USICWeb  – Comunicato Unione Sindacale dei Comunicatori Web – Post a rete unificata #noleggebavaglio” del 28 set 2011

Mi associo alla protesta. Chi scrive sulla rete deve assumersene la responsabilità, ma esistono già le leggi sulla diffamazione e la calunnia. I blog sono un corpo estraneo rispetto alla tradizione culturale autoritaria e chiesastica italiana, e queste norme liberticide sono la manifestazione di una reazione di rigetto che covava già da tempo:

“Fosse per l’Italia, neppure ci sarebbe bisogno di un giro di vite sul web contro il partito dell’odio e dell’invidia. Il web è piombato sull’Italia come un oggetto fantascientifico proveniente da un altro pianeta; dipendesse da noi, trasformato in carrozzone pubblico al servizio di interessi privati, sarebbe stato imbrigliato da un pezzo; aprire un sito per il semplice cittadino sarebbe più difficile che ottenere il porto d’armi; e la rete non andrebbe molto oltre Radio Maria, i reality, C’è posta per te, le previsioni del tempo, le ricette, il calcio, la pubblicità palese e redazionale, es. i siti di educazione alla salute e sul corretto uso dei farmaci, pluralistiche rappresentanze di partiti e forze sindacali, etc.; l’angolo più estremista, luogo di feroci duelli tra bloggers, nell’ambito di quanto consentito dai moderatori, sarebbe il sito di Fabio Fazio.”

(https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/)

Forse si sta approfittando del declino di Berlusconi per addossare a lui una volontà censoria che è diffusa. Purtroppo c’è una convergenza di interessi contro i blog; anche da parte di forze che dovrebbero stare a fianco dei blogger nella difesa della libertà di informazione:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/28/giuramenti-deontologici/

Le perizie ballistiche

25 September 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “Magistrati alzatevi. Stavolta gli imputati siete voi.” del 24 set 2011

Le perizie ballistiche

Mi fa piacere che il giudice Mori citi il principio euristico del rasoio di Occam: l’ho citato anch’io settimane fa in una lettera al presidente di una Corte d’appello nel denunciare le manipolazioni giudiziarie di una perizia che ha deciso un importante processo. I magistrati ottengono perizie addomesticate non solo per sostenere l’accusa, come dice il giudice Mori, ma anche per favorire colpevoli eccellenti. Perizie che a volte sostengono tesi demenziali e grottesche, ma vengono protette dalle critiche con sistemi massonico-mafiosi.

L’autopsia di Ketha Berardi, la bambina morta nel 1999 in seguito alla contesa tra dibelliani e l’oncologia ortodossa, non mostrò ciò che ci si aspettava, un organismo invaso dal tumore, ma un corpo devastato dalle terapie, con un midollo osseo svuotato; nonostante i media nazionali avessero detto al pubblico che la leucemia aveva addirittura invaso l’addome. I disturbi addominali erano dovuti a una colite neutropenica da chemio, incredibilmente non riconosciuta e mal curata, anello di una catena di equivoci che portò al decesso. Per nascondere ciò, i periti del PM – tra cui i medici legali che lavoravano per lo stesso ospedale e nella stessa università dei responsabili –  sostennero che se il cancro non si vedeva è perché era oscurato dal cancro stesso. Come la nebbia di Milano in “Totò Peppino e la malafemmina”: non la si vede perché quando c’è la nebbia non si vede. Qui bisognava proteggere i grandi interessi dell’oncologia ortodossa, e allo stesso tempo la tesi solo apparentemente contraria, la perniciosa “libertà di cura”, che in pratica vuol dire marketing diretto tra industria e pazienti. Andava nascosta la circostanza che la bambina aveva pienamente ragione a fuggire da giudici e CC che su mandato dei medici la braccavano con la siringa in mano; andavano nascosti gli effetti avversi di farmaci lucrosi ma dannosi, come il G-CSF. E andava aiutato lo sviluppo economico di quel pinnacolo di civiltà e scienza che è diventata l’oncologia pediatrica: https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/ .

Nel caso di Pantani, il perito (un massone) ha attribuito le cause del decesso alla sola cocaina. Non si è parlato del Surmontil, un farmaco trovato nella stanza dove il campione è morto, che appartiene ad una classe, quella degli antidepressivi triciclici, che risulta al primo posto in una graduatoria delle cause di morte per overdose da farmaci negli USA. Il rapporto dose letale / dose efficace di queste medicine è ben peggiore di quello della cocaina, con la quale condividono il meccanismo d’azione generale e con la quale interagiscono in maniera sinergica. Ma nello strano accanimento giudiziario e mediatico contro il fuoriclasse è rimasto costante il messaggio che i farmaci non fanno che bene: l’EPO (un farmaco pericoloso, usato criminalmente anche nella clinica, ma “raccomandato”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/ )

è stato presentato come un farmaco-talismano, che potenzia le normali capacità. Mentre quando si sarebbe dovuto parlare come concausa, forse determinante, di un farmaco che si vende in farmacia, il Surmontil, usato per curare la tossicodipendenza, che come molti farmaci può aggravare ciò che dovrebbe curare, silenzio. Non ha invece avuto problemi di doping, o meglio problemi giudiziari e di immagine per il doping di cui faceva uso l’eroe che ha preso il posto di Pantani, lo statunitense Lance Armstrong. Vittorioso anche sul cancro. Il cancro del testicolo, un’eccezione ai generali insuccessi dell’oncologia che è stata fatta passare per regola.

Nel caso Aldrovandi, la Corte d’appello di Bologna ha confermato sulla parola, senza uno straccio di evidenza, l’interpretazione di un luminare di una fotografia che mostrerebbe un ematoma nella parete del cuore non notato dai periti all’autopsia. Non vedere un ematoma, anzi due, che affiorano dalla parete del cuore all’autopsia mentre si sta cercando la causa di morte è come non vedere un’incudine mentre si setaccia un cumulo di paglia cercando un ago, ma il perito (passato dalla difesa all’accusa per nobili ragioni di coscienza) è stato dipinto dai magistrati come un sapiente: una fonte primaria di conoscenza. Dati sperimentali dimostrano che per ottenere una simile lesione agendo a contatto diretto col cuore occorre una pressione equivalente a una tonnellata e 4 quintali a decimetro quadrato. Bisogna essere Hulk per sviluppare questa forza manualmente, e ottenerla agendo dall’esterno; e anche Silvan, per riuscire a mantenere allo stesso tempo la parete toracica e la colonna vertebrale intatte, che è, per capirsi, come fracassare il regalo in un uovo di Pasqua comprimendo l’uovo ma senza romperlo. Qui i giudici proteggono come al solito i poliziotti, applicando la regola che per mano dei colleghi di Montalbano e del maresciallo Rocca i cittadini innocenti muoiono per incredibili e imprevedibili cause accidentali; non per un pestaggio bestiale. Si è difeso, aumentandolo, anche il fumo attorno all’asfissia da compressione, una causa di morte che non deve apparire in forma piana perché è associata a manovre di contenzione e forme di tortura da parte di polizia e infermieri. Sul piano ideologico, i giudici servono il principio della scienza ad auctoritatem; e della validità dell’imaging e del virtuale in medicina, che ha causato e causerà più morti di una guerra con le sovradiagnosi; oltre a produrre montagne di soldi.

Sembra che nelle perizie mediche giudiziarie sia possibile osservare il peggio del potere giudiziario e del potere medico, che proteggendosi a vicenda ed entrambi coperti dal latinorum tecnico gettano la maschera e si abbandonano a forme orgiastiche di abuso di potere. Purtroppo in Italia i magistrati o sono demonizzati dai malfattori istituzionali che vorrebbero mano libera, oppure vengono dipinti dai lecchini “progressisti” come i Buoni che ci proteggono. I magistrati non scippano le vecchiette, e tranne rare eccezioni non prendono bustarelle. Deve esserci tra loro una quota, non preponderante, che svolge il suo dovere correttamente e in silenzio (e che forse un popolo cialtronesco come il nostro neppure si merita). Ma il cittadino che vuole esercitare il potere di controllo democratico dovrebbe tenere ben presente che non esistono poteri buoni; e che quando sono in gioco gli interessi di poteri forti i magistrati per lo più tendono a ritornare alla posizione naturale, accucciandosi ai piedi del trono; e possono fare imbrogli e partecipare a trame che nei meccanismi e negli effetti non sono diversi da quelli dei Cattivi come la banda Berlusconi o la borghesia mafiosa.

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@sal. Esperimenti hanno mostrato che il cuore suino, che è paragonabile a quello umano, ha uno stress di rottura di 14 kg/cm^2 (Seki S, Iwamoto H. J Trauma, 1998. 45: 1079). In un decimetro quadrato, un’area dell’ordine di grandezza dell’area di compressione esercitata da una o più persone sul dorso di un soggetto prono a terra, ci sono 100 centimetri quadrati. (14 kg/cm^2) x 100 cm^2= 1400 kg = 1 tonnellata e 4 quintali (per ottenere la pressione utile di 14 kg/cm^2 esercitando una compressione su 4 decimetri quadrati occorrono 5 tonnellate e 6 quintali). E’ da notare che tale valore di pressione rientra nel range di pressioni che si sviluppano nei cilindri di un motore di automobile in moto: 10-60 kg/cm^2. Infatti gli ematomi del cuore si osservano in vittime di schiacciamenti del torace, dove hanno agito pesi rilevanti o energie elevate, es. da incidente automobilistico.

Con questo ematoma della parete cardiaca a torace integro ottenuto manualmente il perito e i magistrati hanno in pratica scritto una nuova, inverosimile, pagina di nosografia; non si capisce come mai tale evenienza non si verifichi nelle tante compressioni del torace da manovre rianimatorie, nelle quali può accadere di provocare fratture costali, e dove non c’è la colonna vertebrale di mezzo. Per spiegare i presunti ematomi il perito ha aggiunto alla pressione esterna quella arteriosa; ma questa, considerando una pressione arteriosa di 200 mmHg, equivale a circa 2 etti e 65 grammi per cm^2, un valore trascurabile, oltre 53 volte inferiore al carico di rottura.

Invece di introdurre questa acrobatica teoria dell’ematoma, che poi sarebbe andato a interrompere il fascio di His, sarebbe bastato considerare che la compressione toracica da immobilizzazione su Aldrovandi e lo stato di soffocamento sono stati comprovati da testimonianze, che ci sono segni autoptici di asfissia, e che “Kneeling on the chest or any other form of chest compression during restraint is now accepted as being potentially fatal, and both the police and the prison service in the UK teach their officers of the risks of such pressure.” (Sheperd R. Simpson’s forensic medicine, 2003. Capitolo sulle asfissie).

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Guai a mancare di rispetto

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Zavagli “Gaffe di Cancellieri sul caso Aldrovandi. Insorge la famiglia del ragazzo” del 23 giu 2012 

Allo stesso tempo la Cancellieri dice “guai a mancare di rispetto e fiducia nella magistratura”. Il giorno della sentenza della Cassazione, tornando a casa ho avuto la scorta di una pantera della polizia, F4406, guidata da una donna, che per 5 minuti e qualche chilometro ha fatto la mia stessa strada dietro di me. Ore prima, accanto al tribunale, a una pantera della polizia era seguito un SUV che nell’entrare nel parcheggio del tribunale mentre attraversavo la strada mi ha puntato, costringendomi ad arretrare per non essere investito; poi è passata un’auto dei CC.

La violenza fisica come quella subita da Aldrovandi ha la proprietà di essere chiara. E’ stata poi protetta in sede giudiziaria da atti che sembrano una cosa e sono l’opposto. Come la perizia che vede su fotografia ematomi della parete cardiaca da compressione manuale, diagnosi inedita e assurda che permette di evitare di fare chiarezza su queste morti per asfissia tipiche delle morti da contenzione:

Le perizie ballistiche

Lo stesso perito ha attribuito la morte di Giuseppe Uva a aritmia da prolasso della mitrale, condizione quest’ultima nota per essere una “non malattia”, diagnosticabile in 1 persona su 20. E’ anche per perizie come queste che la magistratura viene difesa dalla polizia; con discorsi e gesti ambigui, più da clan alleati che da istituzioni di uno Stato democratico.

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Blog “Uguale per tutti”

Commento al post di Grazia Fenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granché vestita! ” del 26 set 2011

Davanti ai crimini del potere tanti magistrati, che dicono di indossare la toga di Falcone e Borsellino, sotto la loro toga portano la zimarra di Azzeccagarbugli:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

Le perizie ballistiche

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog di Panorama

Commento all’articolo della redazione “Da Perugia ad Avetrana: la debacle della scientifica” del 14 ott 2011

Può anche esserci un interesse della polizia a fare apparire le sue indagini scientifiche come opera di imbranati fantozziani; cfr. la perizia genetica della Polizia scientifica sulle macchie di sangue nell’assassinio dell’ispettore Donatoni in “Mistero di Stato” di M. Almerighi.

http://menici60d15.wordpress.c&#8230;..llistiche/

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12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riccardo Magherini, medici legali [della Procura]: “Asfissia provocata da modalità di arresto e cocaina”

Sulla morte da “sindrome da excited delirium” – una entità nosologica la cui esistenza è controversa, e che è sospettata di avere una natura “politica”, avendo tra le sue singolarità l’essere fortemente associata a casi “politici”, in particolare gli interventi della polizia – segnalo il commento giornalistico “Death by excited delirium: diagnosis or coverup?” (Morte da excited delirium: diagnosi o insabbiamento? ) di Laura Sullivan, feb 26, 2007. Reperibile su internet.

Questa sindrome viene spesso considerata insieme alla asfissia da compressione nei casi di morte in custodia; ma mentre lo “excited delirium”, che trasferisce almeno parte delle responsabilità alla vittima, è una patologia “raccomandata”, che viene portata in primo piano, nonostante la sua fumosità, o forse proprio per questa sua capacità nebbiogena, dell’asfissia da compressione – che rimanda all’immagine efferata del “burking” – si parla malvolentieri, e si tende a minimizzarne il ruolo causale, nonostante che spiegherebbe in maniera chiara diversi di questi decessi, o forse proprio per questo. In ogni caso, dovrebbe essere interesse degli agenti di polizia non montare sul torace dei fermati stesi a terra, a maggior ragione se i fermati sono agitati o appaiono avere problemi di salute.

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9 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Max Brod “Riccardo Magherini, familiari consegnano bossolo alla procura. Oggi prima udienza”

Michele: “Appurare la verita’ non vuol dire proporre tesi fantascientifiche”

@ Michele.  Questo bisognerebbe dirlo ai magistrati, che ammettono nel processo un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”, e le fanno assumere una posizione centrale.

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6 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D Lucca “Caso Cucchi, tutto sbagliato fin dall’inizio”

@ Andrea Bellelli. Credo che vi sia stato un concorso di cause, a cascata, all’interno di una cornice di comportamenti illeciti. E che con queste cause si faccia un gioco delle tre carte; per di più spingendo il pubblico a puntare tutto sulla carta sbagliata (ma con un forte effetto intimidatorio) enfatizzando eccessivamente le percosse. Entrato vivo, uscito morto, maltrattato, picchiato secondo diversi testimoni, non curato in ospedale, non credo che si tratti di un caso “atipico”, ma di un caso censurato -nella ricostruzione- per proteggere i responsabili.

Tutt’altro che censurato mediaticamente. Cade a fagiolo la cadenza in questi ultimi anni di diverse notizie di cronaca analoghe. L’orrore associato all’impunità crea una “forza di intimidazione del vincolo associativo” mentre chi occupa lo Stato si occupa di cedere “il controllo di attività economiche” e di “realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Per conoscere la verità di livello giudiziario dei meccanismi della morte occorre andare nei dettagli. E non è detto che basti leggere i referti autoptici. Ho assistito all’autopsia di un altro caso mediatico, anni fa, e ho visto con quanta tranquilla semplicità un perito scelto dalla Procura l’ha manipolata, favorendo i responsabili, che erano anche i suoi colleghi di ospedale; ospedale del quale era la massima autorità medico legale. E quali misure “extragiudiziali” – e anche “extralegali” – sono state prese per mettere tutto a tacere.

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25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

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15 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Giuseppe Uva, carabinieri e poliziotti assolti. I giudici: “Niente percosse su di lui” “

Il prolasso della valvola mitrale è una diagnosi gonfiabile. Una “overlap syndrome”, cioè basata su una condizione che il più delle volte non è che una variante normale, la cui presenza e rilevanza vengono falsamente ingigantite [1]. E’ stata usata dai consulenti e dagli avvocati di una casa farmaceutica per confondere le acque sui danni mortali causati da un farmaco [2]. In Italia ai tempi della leva obbligatoria era tra le diagnosi di comodo per farsi riformare. Oggi spiega come mai Uva sia morto in coincidenza con una nottata in caserma nonostante risulti, secondo i magistrati, che nessun CC né poliziotto gli abbia torto un capello.

Cosa devono avere visto e sentito le pareti di certe stanze. “Ogni carcere che gli uomini costruiscono / è fatto con mattoni di vergogna” (O. Wilde). Ma vale anche per alcuni altri edifici costruiti in nome della giustizia.

1 Quill TE et al.. The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse. Gen Intern Med, 1988. 3: 267.

2 Mundy A. Dispensing with the truth. The victims, the drug companies, and the dramatic history behind the battle over Fen-Phen. St. Martin’s Press, 2001.

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1 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti in appello due carabinieri e sei poliziotti. Erano imputati per omicidio e sequestro di persona”

La sentenza implica che giudici e imputati appartengano alla stessa classe di persone; e c’è da crederci.

@ Roberto Frison. Fatemi capire voi: come mai non va bene convenire coi giudici sul giudizio morale implicito sugli imputati derivante dalla sentenza di assoluzione? Ho solo dedotto una conseguenza logica della sentenza: per quanto riguarda l’accusa e il giudizio, la corte e gli imputati appartengono allo stesso genere di persone. Ho evitato commenti senza dubbio azzardati, di tipo estetico, che so, che il giustificare la trasformazione di una persona da sana a morta dopo un passaggio di alcune ore in caserma con spiegazioni tipo “excited delirium syndrome”, la fantomatica “sindrome” inventata apposta, e puntualmente invocata anche in Italia, per sottrarre poliziotti e complici al dover rispondere di fattori causali più semplici e concreti, non consente quell’abbandono incondizionato ai pronunciamenti dei magistrati che invece voi esigete quando vi fa comodo; o che il giustificarla con il prolasso della mitrale, la diagnosi comodo di chi voleva evitare la naja, evoca appunto l’immagine di imboscati, di renitenti, di “Ragazzi di Cucarasi’ (vedi “Le rose del ventennio”, G. C. Fusco) più che quella di Salvo D’Acquisto che presenta il petto al plotone di esecuzione o di Emilio Alessandrini che sorride dalle gigantografie esibite nei palazzi di giustizia.

@ SuperC. Grazie per la segnalazione dell’articolo sul parricidio da parte del testimone. Conferma il quadro alternativo a quello ufficiale: se non si fosse trattato di marginali, di persone allo sbando, gli agenti sarebbero stati più corretti e contenuti. Credo che ci siano tanti CC e poliziotti che davanti a due cialtroni avvinazzati che fanno cagnara in strada siano in grado di riportare l’ordine senza violenza fisica né spreco di carta, inchiostro e altre risorse. Riservando le maniere bellicose a un altro genere di soggetti.

“In practice, a great deal of police work is mundane and not directly crime related. Research studies have consistently shown that a high proportion of police time is actually spent carrying out tasks that do not involve crime control – for example, calming disturbances, negotiating conflicts and responding to a wide range of emergencies (…). Indeed, many classic studies of the police role in the 1960s and 1970s in the United States (…) and in Britain (…) point to the service elements in police work and the role of the police as a twenty-four-hour ‘social service’(…).( Carrabine E et al. Criminology. A sociological introduction. Routledge, 2009).

La morte in seguito a un fermo di polizia di uno che schiamazzava rafforza l’impressione che ce ne siano troppi che al solo pensiero di fronteggiare dei delinquentacci veri soffrano di imbarazzanti cali del controllo sfinteriale, e compensino facendo gli uomini di panza sui deboli e gli emarginati.

@ SuperC. Non stavano brandendo scimitarre contro i CC. L’omicidio è avvenuto dopo gli abusi di polizia, commesso da chi ne era l’unico testimone diretto, ago della bilancia della sorte degli imputati. E’ nell’ordine delle cose che abbia luogo prima il delitto e poi il castigo. Ma la sequenza si può invertire. In generale, non andrebbe trascurato che CC e polizia quando commettono qualche abuso grave, quando la fanno troppo sporca, possono mettere in opera meccanismi di profezia che si autoavvera per cercare – a volte riuscendoci se trovano punti deboli in soggetti predisposti – di scaricare responsabilità e discredito sulla vittima. A volte, io lo posso testimoniare, in maniera premeditata, ab initio, cioè commettendo abusi gratuiti su un soggetto ignaro e perfettamente a posto prevedendo di innescare uno stato di cose confuso dal quale pescare, con un po’ di buona volontà da parte dei loro amici – e affini – con la toga da magistrato, la giustificazione al loro operato e l’affossamento della vittima.

@ SuperC. Accettare il risultato dei procedimenti giudiziari come un dato di fatto, una realtà immutabile. Potrei essere d’accordo, per motivi diversi: quando la magistratura è collusa, è inutile e dannoso insistere nel “chiedere giustizia”, e riconoscerle così legittimità. Non conosco il mondo giuridico, e potrei sbagliare, ma credo che sarebbe cosa buona anche una riduzione dei gradi di giudizio, che dilatando i tempi e mescolando le acque annacquano le responsabilità dei magistrati, e rallentano l’esistenza di chi incolpevole deve attraversare i territori dei Ghino di Tacco della legge. Per alcuni reati, come reati infamanti delle forze di polizia, o i crimini commessi servendo i voleri dei poteri sovranazionali, sarebbe più onesto abolire formalmente il diritto di chiedere giustizia, invece di inscenare procedimenti che coonestano le sopraffazioni.

@ SuperC. Davanti al fatto del filmato su Youtube che mostra il modo col quale il pm Abate interroga Biggiogero, e davanti al fatto di questo articolo: Quill TE et al. “The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse.” J Gen Intern Med 1988. 3: 276, sulla spiegazione accampata per dare conto di una morte improvvisa in custodia in circostanze che non appaiono affatto limpide, non c’è bisogno del permesso della legge per pensarla diversamente. La prima giustizia è la verità; e questa la si può cercare anche al di fuori e contro un sistema che, con pessimi precedenti, stavolta produce l’interrogatorio di Abate e appioppa come causa di morte una diagnosi che in ambiente medico era spesso oggetto già tanti anni fa di gomitate e strizzatine d’occhio.

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1 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, i giudici d’appello: “Non si può sostenere nesso causale tra condotta imputati e morte”

Ex falso quodlibet.

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30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

@ Matteo Rossi. “The data supporting it is tenuous. I think excited delirium is often used as a catch-all to explain in-custody deaths,” said Indiana University cardiologist Dr. Douglas Zipes, who testifies on behalf of clients suing Taser International.” Il delirio da cocaina è una cosa (e dovrebbe essere un motivo di cautela in più per non fare di un fermo la cattura di una bestia da parte di cacciatori di frodo); la morte da excited delirium un’altra. Anche se hanno nomi simili. E’ come confondere “Via del Tempio” con “Via del Tempo” (il commissario che “plays dumb” in ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’; il film prodotto da Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata). O come confondere il paesino di Gradoli con Via Gradoli durante il sequestro Moro. In medicina questi slittamenti e scambi con i nomi sono frequentissimi; ma alla lunga non è un così buon affare giocare su queste cose come crede chi vi partecipa e ne intasca i vantaggi immediati. La medicina ambigua e falsa difesa e imposta dai questurini e dai signori con la toga dello Stato ricadrà anche su loro stessi e sulle loro famiglie.

@ Matteo Rossi. La presunta morte da exicted delirium non è quella da attacco cardiaco da “eccesso di cocaina”. “High blood concentrations of cocaine cannot in themselves be the mechanism of death in excited delirium syndrome, as the concentrations of cocaine in these cases is similar to those in asymptomatic recreational users. 12,17,18.In fact, deaths attributed to cocaine, whether they are or are not associated with excited delirium syndrome, have cocaine levels in the blood that overlap those using cocaine but who die of trauma with cocaine an incidental finding 17”. Di Maio e Di Maio, Excited delirium syndrome, CRC, 2006. E’ il libro di riferimento su questa diagnosi di comodo. Lo acquistai al tempo del caso Aldrovandi, quando questa scusa di ordinanza per nascondere l’asfissia e gli effetti emodinamici dell’immobilizzazione del torace fu pure tirata fuori. Se vuoi posso prestartelo, affinché tu lo lega e regga questa foglia di fico almeno in maniera coerente. Stamane, dopo avere postato il commento sulla circolare che interrompe il “nei secoli a nostra insaputa” e sulle manipolazioni sulla terra dei fuochi, i carabinieri hanno fatto una comparsata all’uscita di casa. Per la consegna potresti incaricare loro, mister onestà intellettuale.

Matteo Rossi: Peggio che disonestà intellettuale… tu sei un autentico paranoico. 

@ Matteo Rossi. Ricambio il profilo psicologico. A me pare che vi manchi ciò che occorre a combattere i crimini dei poteri forti come quelli insiti nell’attuale medicina. E che certi vostri accanimenti nella bassezza servano, oltre che ad acquisire benemerenze presso quei poteri forti, anche a compensare la frustrazione derivante da inconfessabili carenze e agenesie.

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25 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “I gemelli rapinatori protetti dal loro Dna: “È troppo simile, difficile distinguerli. Dobbiamo assolverli””

I gemelli identici sono discriminabili dalle impronte digitali (1,2). L’articolo non considera i polpastrelli coi loro dermatoglifi, saltando dal taglio dei capelli e i tatuaggi al DNA. Ciò è in linea con l’attuale ideologia medica, nella sua svalutazione del fenotipo (3) ed esaltazione della biologia molecolare. Ideologia che i magistrati e le forze di polizia – che sui media appaiono più cattolici del papa (4,5) nel culto monoteistico del DNA – abbracciano spesso, con un trasporto eccessivo, apparentemente incuranti dei suoi risvolti affaristici, opachi e fraudolenti.

1 Srishari SN et al. Discriminability of fingerprints of twins. Journal of Forensic Identification, 2008. 58: 109.

2 Xunqiang et al. Fingerprint Recognition with Identical Twin Fingerprints. Plos One, 2012. 7: e35704.

3 Il disprezzo per il fenotipo. Sito menici60d15.

4 Cale CM. Forensic DNA evidence is not infallible. Nature, 2015. 526: 611.

5 Ackerman JP et al. The Promise and Peril of Precision Medicine: Phenotyping Still Matters Most. Mayo Clin Proc, 2016. 91: 1606.

@ Mario Ambrosini. Che i guanti siano una barriera insormontabile all’identificazione lo pensano i malviventi nel loro “false sense of protection” (1); ed esperti nostrani di indagini giudiziarie scientifiche, ai quali in risposta al loro sarcasmo sulla imbattibilità dei guanti andrebbe consigliato di rivolgersi a esperti di indagini giudiziarie scientifiche (1). Ed anche a esperti di indagini giudiziarie generali, che magari non sanno niente di loci ipervariabili e microsatelliti, e sono ignoranti sull’attuale dogma che il DNA sia l’unico marker identificativo, e di come siano gradite e ricompensate le storie persuasive (2) che aiutano il business – e le sue frodi – presentando il DNA come ‘verità cosmica’ (3); ma come tanti loro colleghi non considerano l’uso di guanti una fortezza inespugnabile davanti alla quale guardare con sufficienza chi non getta immediatamente la spugna; e si muovono, capaci di ottenere campioni di impronte digitali o altri semplici marker fenotipici collegati all’autore del crimine col lavoro investigativo, invece di mostrarsi delusi e cogitabondi come il pensatore di Rodin sullo sgabello del laboratorio.

1 Glove prints. Wikipedia, 26 gennaio 2019.

2 Rothenberg KH The drama of DNA: Narrative genomics. 2014 Oxford University Press.

3 Roof J. The poetics of DNA. 2007 Univ of Minnesota Press.

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13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

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15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “Difendo le psicologhe di Alessia Pifferi: indagare due professioniste è un atto violento”

E’ interessante, per chi non ha competenze specifiche, che un soggetto affetto da gravissimo deficit intellettivo come la Pifferi sappia usare correttamente i congiuntivi. E allora? Anzi. Si approfitti della presenza di Nordio come Guardasigilli per sancire formalmente il diritto di psichiatri, psicologi, forze di polizia, magistrati, etc. all’insindacabilità, cioè al falso ideologico, nel definire il carattere, la morale, le capacità di una persona. Basta con i sotterfugi indecorosi come quelli per i camorristi*, o per tenere Moro nelle mani dei sicari, o per respingere come inattendibili le denunce di reati ai quali lo Stato collabora.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Per la prima volta nero su bianco tutti i come e tutti i perché la criminalità organizzata strumentalizza la malattia mentale e le perizie psichiatriche per ottenere benefici di ogni genere. Una forma pericolosissima di «mafia dei colletti bianchi» che rischia di mettere seriamente in discussione il concetto stesso di giustizia. Castelvecchi, 2017.

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4 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lasciò morire di stenti la figlia, lo psichiatra: “Alessia Pifferi visse maternità come obbligo o fatica””

Mentre Santalucia, ANM, in queste ore si indigna sul test psicoattitudinale ai magistrati, e su una loro profilazione psichiatrica, i magistrati appaiono possibilisti con gli avvocati sull’uso nei procedimenti della perizia psichiatrica come jolly, come “Matta”.

Dalle lettere di Moro prigioniero Ferracuti, P2 e agente CIA, diagnosticò un disturbo psichiatrico. Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento in caso di liberazione (Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993). Cossiga non è fonte attendibile, ma i magistrati appaiono approvare l’uso della psichiatria per affari indicibili. Come in altri casi, in questo abboccamento tra magistrati e avvocati si avverte una “fistola” tra narrazione, l’arma degli avvocati, e evidenza, il dovere dei magistrati.

Oggi su Il Fatto il gen. Jucci sulla distruzione di Moro: “purtroppo ci sono stati italiani che hanno operato seguendo le loro indicazioni [degli USA] per obiettivi che forse non dovevano essere né fatti né pensati”. “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002). Oggi più di allora il parere pseudoscientifico è pomposo alibi a pavidità e tradimento. Come è avvenuto per il covid.

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v. anche:

Il paradosso dei monatti

Patologizzazione surrettizia e materiale

 

 

 

Liceità giuridica del battesimo dei neonati

22 September 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento censurato al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011

Il dr Liberati da giurista si chiede come si possa addebitare una colpa, e irrogare una scomunica, per aver rifiutato il battesimo che si è ricevuto inconsapevolmente a pochi mesi di vita. Cosa pensano i giuristi della liceità di porre una persona in questa trappola, e in generale in una condizione di appartenente a una religione, avvalendosi – o approfittando – del suo stato di neonato incapace di intendere e volere? Una affiliazione che per di più comporta forme di obbedienza, di accettazione di istruzioni, e comporta la possibilità di ricevere sanzioni. Si potrebbe obiettare su basi giuridiche alla liceità di battezzare i minori, anche se i genitori lo desiderano ?

Ma queste sono questioni teoriche. Non si sfugge al Doppio cielo con un tratto di penna:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/il-doppio-cielo/

E la vera scomunica, lo acquae et igni interdictio, spesso inflitta ed eseguita da preti e massoni a braccetto, è per chi è blasfemo verso il dio Quattrino e i suoi sacerdoti.

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Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento  al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011. Accettato.

Potrebbe essere utile comparare queste osservazioni sul battesimo di minori con l’appello recentissimo, del 6 set 2011, dell’arcivescovo di Los Angeles Gomez al governatore della California Brown per non fare passare una legge che prevede che i minori vengano vaccinati contro lo HPV anche senza il consenso dei genitori. La legge è voluta da Big pharma; e la capacità del vaccino di prevenire il carcinoma della cervice potrebbe essere paragonata a quella del battesimo di liberare dal peccato originale (cfr. Duesberg P. “Virus che causano il cancro della cervice” in “AIDS il virus inventato”; lettura raccomandata ai genitori che devono decidere se fare vaccinare le loro figlie). Sembra che le due chiese, quella di San Pietro e la nuova che promette la salvezza su questa terra, si contendano il diritto di mettere il loro marchio sui pargulos. Ma ho motivo di ritenere che queste comparazioni non siano gradite nel blog del dr Liberati su Il Fatto:

Liceità giuridica del battesimo dei neonati

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27 giugno 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Aborto, riti religiosi “per bimbi mai nati” anche senza il consenso dei genitori” del 27 giugno 2013

Antigone viene ricordata perché, sfidando la legge, volle dare umana sepoltura al fratello. Al contrario, preti e clericali riescono, sgusciando tra le maglie della legge, e favoriti da istituzioni compiacenti, a usare il rito funebre per offendere e umiliare le donne che hanno ritenuto di dover strappare da loro un figlio. Comunque una struttura sanitaria che si presta a tale gioco contravviene al dovere di rispettare la serenità e l’equilibrio psichico dei pazienti: se accettano di farle abortire, sono tenuti a non dare luogo a queste farse indegne. Il fatto che una donna abortisca non implica che sia indifferente alla sorte dei resti, e che non debba riguardarle se queste finiscono in mani interessate; mani che passano il resto del giorno a contare il frusciante, cioè le banconote, che ottengono con tristi manipolazioni come questa.

*  *  *

@gce. Siete voi che rovistate ossessivamente nel dolore e nelle disgrazie della gente per trovare qualche appiglio su cui speculare.

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I preti si mettono a guardia della vita degli altri, all’entrata e all’uscita. Come doganieri ai quali va pagato un dazio. Il caso è pittoresco, ma non è più grave ciò che fanno, ed è accettato, sui bambini che nascono, facendo leva sui genitori? Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Riti religiosi “per bimbi mai nati”, dopo 24 ore i genitori non hanno più diritti” del 27 giugno 2013

Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

Le tasse come obbligo binario

22 September 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’arcivescovo di Bologna Caffarra: “E’ un obbligo morale pagare le tasse”” del 21 set 2011

Sono d’accordo col cardinale: pagare le tasse è un obbligo morale; in uno Stato sano dovrebbe quasi essere un piacere, una benedizione, dati i servizi che assicura. Dove dissento è nel considerare quest’obbligo spaiato. Credo che alcuni obblighi morali siano binari, essendo costituiti – come le forze in natura – da coppie; ci hanno abituati a considerarlo naturale, ma è in realtà artificioso e scorretto considerare solo un elemento della coppia di obblighi. Anche l’obbligo di pagare le tasse; che fa coppia con l’obbligo di bene amministrare le tasse: quello di amministratori e governanti di usare quel denaro nel miglior interesse dei cittadini; e di non intascarlo o farlo intascare agli amici o a poteri maggiori. Il prelievo tramite la forza e l’autorità morale dello Stato sta invece divenendo, con questi governi corrotti, un astuto metodo per sifonare denaro al popolo a favore dei grandi poteri parassiti (e qui l’esortazione del clero suona decisamente interessata).

Condannare l’evasione è giustissimo. Ma è ingiusto quando si omette, cosa che avviene regolarmente, che le tasse vanno tanto pagate dai contribuenti quanto onestamente amministrate da coloro che ne dispongono. Oppure quando la simmetria viene sostituita, come fa il cardinale cambiando abilmente il soggetto dalle tasse alle persone, con un richiamo generico agli amministratori a non lasciare che si perda nel loro foro interiore la coscienza di essere “servitori” del “bene comune”. Questo considerare sempre un solo piatto della bilancia – quello estremamente concreto del “pagate” – e di ignorare l’altro o metterci vuota retorica anziché pari sostanza, sa di ricatto morale a sostegno di una truffa. Qui la Chiesa, abituata alle decime, e a “bilanciare” l’oro con qualche elemosina, pratica l’opzione per i potenti e per le cose terrene, che è quella che le è più congeniale.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/08/obbedienza-alle-regole-e-obbedienza-delle-regole/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Corrias “Se per la Chiesa l’Ici val bene anche un Silvio” del 22 set 2011

Può darsi che il clero stia solo temporeggiando per attendere il momento giusto per mollare B. Ma il problema delle tasse è più ampio, e non andrà via con Silvio; forse verrà aggravato dai nuovi reggenti, e il clero si prepara anche a questo. Segnalo il post “Le tasse come obbligo binario” a proposito della recente esortazione del cardinale Caffarra a pagare le tasse:

Le tasse come obbligo binario

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Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Bellavite “Beni della Chiesa: un’altra gestione è possibile” del 7 ott 2011

“Monaci, preti e polli non furono mai satolli”:

Le tasse come obbligo binario

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4 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Crisi, qualche proposta: una ‘legge Bergoglio’ anticorruzione e una ‘patrimoniale zero’ ” del 4 novembre 2013

Lo Stato non impedisce l’evasione fiscale, e il rappresentante di “Cittadinanzattiva” propone di combatterla tassando ulteriormente i cittadini, con una patrimoniale da applicare secondo un criterio regressivo rispetto al reddito. Chi è a basso reddito ma ha qualche casa, magari ereditata, viene classificato insieme ai grandi evasori da stanare. Lo Stato è strutturato in modo da favorire la corruzione e il privilegio, e il rappresentante di “Cittadinanzattiva” propone di combattere ciò affidandosi ai disegni del capo dei preti, coloro che di tale sistema parassitario sono tra i principali beneficiari. Accettare queste visioni sembra piuttosto un assumere posizioni di “cittadinanza passiva”.

Andrebbe invece riconosciuto che all’evasione fiscale è stata affiancata la “diversione fiscale”: le tasse in quota crescente non vanno in servizi pubblici ma tornano ad essere usate, come avveniva in antico, per arricchire i potenti depredando il popolo per via legale. E andrebbe riconosciuto che bisogna smettere di tutelare e incrementare l’immenso patrimonio dei preti a spese dei cittadini comuni.

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18 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ue, dopo polemiche Juncker scrive a Renzi: “Tra priorità lotta a evasione” “

L’evasione fiscale è un crimine; colpisce che a chiedere di combatterla sia chi pratica la diversione fiscale, che è un altro crimine che consiste nel rubare tramite le tasse. Legalmente e su larga scala, fino a mettere in ginocchio interi popoli (v. Ferrero P. La truffa del debito pubblico).

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9 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mattarella: “Chi evade le tasse sfrutta chi le paga. È una cosa davvero indecente. Problema anche di norme, interventi e controlli”

Chi evade ruba agli altri; è un ladro, ma è suo collega, moralmente e nel parassitare il patto sociale, chi nelle istituzioni si assicura la poltrona regalando denaro pubblico a privati e usando quindi il potere di prelievo dello Stato per taglieggiamenti legalizzati. La stortura dell’evasione si raccorda con quella della diversione, per la quale i soldi delle tasse vengono dirottati nelle tasche di privati invece che in servizi pubblici; es. costosissimi farmaci inutili o dannosi spacciati per miracolosi*. Le tasse comportano due obblighi, quello di versarle e quello di amministrarle onestamente, che sono funzionalmente congiunti e vanno considerati insieme. “Le istituzioni” si limitano ad additare indignate l’indecenza di quelli ai quali permettono di sbafare senza pagare, essendo mute sull’altra, collegata, che tonnellate di oro consegnato dai cittadini allo Stato vengono ripagate con manciate di perline e specchietti. Un ulteriore motivo per interrompere l’evasione fiscale è che chi ruba con l’evasione probabilmente è meno disposto a farsi derubare con la diversione fiscale; togliendo il parassitismo in entrata aumenterebbe la pressione contro il parassitismo in uscita.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 9 nov 2016. Wieseler B et al. New drugs: where did we go wrong and what can we do better? BMJ, 10 lug 2019.

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19 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Coronavirus, Papa: “Non sprechiamo questi giorni difficili, ritroviamo piccoli gesti concreti. Ringrazio chi si spende per gli altri”

Mio padre mi raccontò di quando, procuratore alle Imposte, rappresentando lo Stato in Commissione tributaria contro un monastero, prima della seduta disse al magistrato presidente della commissione che, trattandosi di pii monaci, si poteva cercare nei limiti della legge di aiutarli. L’abate però accolse la proposta di accomodamento sdegnato, con espressioni insultanti: non voleva pagare una lira. Il presidente guardava mio padre sogghignando e annuendo, come per dire “hai visto”. I preti culturalmente le tasse non le vogliono pagare; vogliono incassarle, come ai bei tempi. La medicina finanziata dai contribuenti è un modo ideale per arricchirsi, speculando sulla paura e spacciando per “salvavita” prodotti raffazzonati e pericolosi*. Che non pagare le tasse sia un delitto “è evidente”. E’ meno evidente, e questo il papa lo sottace, che il prelievo fiscale a favore di una medicina fraudolenta è pure un delitto – ed è peccato – a danno anch’esso della salute, e legalizzato.

Mio padre mi diceva anche che il potere politico voleva usare gli accertamenti per favorire amici e colpire avversari; posso testimoniare che chi si oppone alle frodi mediche istituzionalizzate che succhiano i soldi del contribuente a favore di privati, laici e preti, riceve un trattamento persecutorio che gli fa pagare ancora più tasse di quelle previste, già strozzinesche rispetto ai servizi forniti.

*Joseph A. With faster drug approvals, taxpayers could be left to foot the bill. Stat, 13 gennaio 2017.

Istituzioni ibride

22 September 2011

Blog  Il Corrosivo di Marco Cedolin

Commento al post “Quali sono i veri poliziotti?” del 22 set 2011

La polizia, che è fatta di Italiani, manifesta davanti a Montecitorio perché è voltagabbana: ha fiutato il vento e si stacca dal signorotto in disgrazia che prima ha aiutato con tutti i mezzi a spadroneggiare; e anzi gli va contro. Il Griso quando Don Rodrigo si ammala prende le distanze e poi lo tradisce accordandosi coi monatti, noterebbe qualcuno. Come fa spesso, Cedolin coglie un punto nodale: I poliziotti sono onesti e benemeriti lavoratori o sgherri del potere? Credo che il dilemma sia insolubile, posto così. Per trovare le coordinate che Cedolin giustamente chiede occorre superare le dicotomie semplici, e ammettere che alcune grandi istituzioni etiche, come la polizia, sono intrinsecamente ibride: hanno una funzione sociale positiva, ma anche una insopprimibile componente oscura. Un miscuglio, nel quale il primo aspetto, al quale ascrivere comportamenti corretti e esempi luminosi, viene sfruttato dal secondo, che si fa scudo dei casi nobili di aderenti all’istituzione che sono stati uccisi, che a volte sono casi di epurazione.

Come la salute, l’ordine quando c’è non si nota. Ci dimentichiamo che se non siamo in un Far West è perché c’è il lavoro delle forze di polizia. Non si può fare a meno di tale servizio pubblico. Questa azione però è carente là dove sarebbe più necessaria, come le aree del Sud dove la mafia è forte; e per i crimini dei colletti bianchi;  e solo chi ci è passato in prima persona può sapere quanto possono essere vendute le forze di polizia (soprattutto, posso dire, quando servono i poteri forti, come quelli che hanno commissionato gli omicidi politici); e quali reati possono impunemente commettere, quali abissi di infamia possono raggiungere; con la connivenza e a volte la complicità attiva della magistratura, altra istituzione ibrida.

La polizia dovrebbe difendere i cittadini: in realtà tende ad esercitare una protezione, arbitraria ed ineguale a seconda del cittadino, e che si riserva di ritirare a piacimento, regolandosi sulle convenienze e gli interessi in gioco, analogamente alla protezione mafiosa. Per il cittadino comune, la protezione si paga col pizzo della sottomissione al potere, che ha nei poliziotti i suoi campieri. Bisogna fuggire sia il rifiuto ideologico dell’istituzione, sia la tentazione di porvi cieca fiducia, come la propaganda martellante e la pavidità del cittadino medio spingono a fare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/14/vogliono-i-poliziotti/

Ma da cittadini repubblicani occorre guardarla con distacco, esercitando il controllo democratico e pretendendo che nei suoi comportamenti si avvicini a ciò che dovrebbe essere, se vuole essere riconosciuta come istituzione, e non come una banda di soggetti descritti nel canto della mala:

“Prima faceva il ladro / e poi la spia / adesso è delegato di polizia”.

Quello dei Notav, in un’Italia piena di finte proteste pilotate dal potere, è un raro caso di lotta popolare genuina, e di risonanza nazionale, contro i soprusi del potere. Quindi sono in gioco non solo le grandi ruberie sull’Alta velocità, ma anche il principio che la gente deve stare buona mentre viene derubata; questo rifiuto di massa ad essere defraudati di beni essenziali è inaccettabile per la tirannia che aleggia dietro alla fictio democratica. Occorre che i resistenti della Val di Susa stiano attenti, perché se da un lato si cercherà di addormentare la protesta, dall’altro si farà di tutto per dipingerla come opera di violenti, esaltati, etc. E i poliziotti, che davanti a terroristi veri non brillerebbero, quando si tratta di bastonare brave persone divengono guerrieri implacabili e audaci.

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Grazie Marco. E’ vero che la polizia è immersa in una rete di relazioni istituzionali, che ne condizionano il comportamento;  e come altri poteri dello Stato è subordinata a forze come gli USA, le oligarchie finanziarie, il Vaticano. L’assorbimento, del quale parli, è un fenomeno passivo; ma le forze di polizia brillano anche di luce propria. Andrebbe forse maggiormente riconosciuto il ruolo attivo, silenzioso e sottovalutato, delle forze di polizia nel determinare la politica italiana, al livello intermedio del quale fanno parte. La difesa manu militari degli interessi illeciti del business medico è a mio parere un esempio di questa cogestione attiva. La gente non lo sa, ma la medicina che ha e che avrà

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

è una medicina imposta coi questurini e i militari dal budriere bianco; e anche con forme più sofisticate di poliziotto.

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Blog “Conflitti e strategie”

Commento al Post di Gianni Petrosillo “Dateci un taglio” del 23 set 2011

Questa immagine della polizia esasperata che assalta il Palazzo ricorda gli ammutinati della Corazzata Potemkin; e chi ci crede dovrebbe stare a sentire Fantozzi…

Non so quanto sia sincero questo attrito tra La Russa e i poliziotti, che di fatto ha gettato l’amo di una polizia che sta al fianco dei cittadini esasperati dal Palazzo, e non di fronte a difesa del Palazzo con i randelli e con gli uffici riservati; ma anche se lo fosse, non mi sembra quello tra un fascista e onesti lavoratori esasperati …

Istituzioni ibride

Radiotossicità mafiosa e legale

10 September 2011

Blog “L’anticomunitarista”
Commento al post “On. Torazzi, Lega Nord: “I magistrati meridionali favoriscono la mafia” del 7 set 2011.

Dall’articolo della Stampa del 10 set 11, citato dall’anonimo lombardo n.65 come “ennesimo episodio” che dimostrerebbe che la sopravvivenza della mafia è dovuta a insufficiente indipendenza dallo Stato. Titolo: “La galleria radioattiva ecco le prove dell’orrore”.Testo: “Senza alcuna pretesa di scientificità…”; “…0,41 millisievert [/ora] non è indice di pericolosità.”; “Resta il dubbio se possa essere un piccolo indizio.

Tutti sanno di ndrangheta e radiazioni cancerogene, e a parte Cetraro potrebbe esserci del vero. Ma dovrebbero sapere anche che con una TAC si assorbono, ufficialmente, 5-10 millisievert; o anche il doppio o più ancora in realtà; che il rischio di cancro da radiazioni ionizzanti da imaging medico, che la FDA ha classificato tra i cancerogeni, è a vita e si cumula nel tempo; che le stime ufficiali, quelle mostrabili al pubblico, attribuiscono alle radiazioni mediche il 2-3% dei cancri. (D.A. Johnson, CT Radiation and cancer risk, Medscape, 26 apr 2011). Equivalenti a 5000-7500 nuovi casi all’anno in Italia. E che tale esposizione deriva da esami clinici che a volte possono essere molto utili, ma spesso non lo sono affatto, venendo effettuati per fare soldi, avendo indotto il pubblico ad accettarli e pretenderli senza reale giustificazione.

Mafiosi, CC PS etc., magistrati, servizi, leghisti, benpensanti, preti, sindacalisti, politici “di sinistra”, giornalisti, bloggers non si risparmiano per esaltare l’esposizione a radiazioni cancerogene possibilmente causata dagli ndranghetisti; e allo stesso tempo per nascondere l’esposizione certa dovuta al business medico; risultato quest’ultimo che è ottenuto anche con tecniche censorie mafiose. Lo Stato conta poco. A manovrare i mafiosi, e insieme a loro anche tanti antimafiosi, sono poteri ad esso superiori; che ottengono che gli orrori autentici, e se non basta quelli inventati, della mafia, distolgano dagli orrori della criminalità economica istituzionalizzata.

 

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18 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi e Lombardia, mal comune ‘sommo gaudio’ per chi le governa”

Seguendo il costume diffamatorio lanciato da Burioni, Marfella chiama “medici no-tox, pericolosissimi e antiscientifici” quelli che sollevino dubbi sulla natura causale della sua asserita correlazione tra eccessi di diagnosi di cancro e inquinamento. Identificare la correlazione con la causalità è non da medici ignoranti, ma da ignoranti tout court (1).

Tra gli sfaceli causati dalla mafia – e tra i motivi per i quali non viene eliminata – c’è che dicendo di contrastarla ci si pone nella posizione migliore per praticare affari affini. L’antimafioso scienziato poi ha la doppia aureola. Ma attribuire l’incremento di diagnosi del cancro della tiroide solo a Carmine Schiavone nascondendo l’allarme mondiale su come sia facile sovradiagnosticarlo, tanto che si vuole togliergli il termine ‘cancro’ per casi comuni, è più una prosecuzione che un contrasto dell’opera della camorra. Giusto parlare della cancerogenesi chimica. Ma limitarla all’inquinamento ambientale tacendo dei cancerogeni nei prodotti di consumo, es. la correlazione col cibo industriale dei supermarket (2), è da “medici miasmatici”, che descrivendo il cancro come una fatalità impalpabile spingono la gente verso le frodi dell’oncologia e coprono responsabilità di commerci legali nell’esposizione a cancerogeni.

1 Utts J. What Educated Citizens Should Know About Statistics and Probability. The American Statician, 2003. 57: 74.

2 Fiolet T. et al Consumption of ultra-processed foods and cancer risks. BMJ, 2018. 360: k322.

@ Antonio. Le segnalo i paragrafi 4 (significatività statistica) e 9 (variabilità) dell’articolo sull’alfabetizzazione statistica. Di quello di cui parla “solo lei” si parla sempre, gonfiandolo all’inverosimile: l’inquinamento ambientale, elevato a causa unica e infinitamente potente di cancro. Di altri fattori si tace, e li si nasconde: la correlazione alimenti industriali/cancro; la sequenza allarme cancro/sovradiagnosi. Un recente lavoro mostra come l’incidente nucleare di Fukushima abbia causato alle tiroidi di minori, via allarme, sovradiagnosi di cancro, e non come si temeva cancri da radiazioni. Lei dà per certo che il criminale abbandono di materiali medici radioattivi stia facendo una strage; non dice nulla sui danni certi da radiazioni a bruciapelo da esami radiologici facili. Uno studio mostra come le TAC nei bambini triplichino il rischio di leucemia e tumore al cervello. Un sospetto di cancro indotto dai suoi allarmi sregolati può trasformare un bambino sano in un malato di cancro autentico da radiazioni mediche.

Lei si fa un vanto del gridare; ma in Italia i toni forti si usano per le fogne che stanno in basso, facili da riconoscere, come la criminalità. Contemporaneamente ci si mette a disposizione delle fogne che stanno in alto, legali e riverite. Legga Gigerenzer, tedesco, noto scienziato cognitivo e statistico, che riporta la sua furiosa litigata con uno stimato dentista per evitare una “banale” radiografia alla figlia (Risk savvy. How to make good decisions).

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4 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Boero “Navi dei veleni: il caso di Otranto raccontato da Maritati è più attuale che mai”

Un altro magistrato scrittore* pugliese e eletto nei DS; come Carofiglio che in tv chiama chi non si vaccina “free-rider”; “scrocconi”, spiega Parenzo col quale fa un duo.

La lotta al potere può essere dal basso, genuina, o top-down, indotta dal potere per suoi disegni. (Un concetto utile per il caso Lucano). Conosciamo tutti i rischi che ci vengono rappresentati con le storie sulle “navi dei veleni”. Mentre non si parla dei rischi del benzene che con la benzina “verde” ha sostituito il piombo tetraetile. La tossicità ematopoietica, la capacità di provocare leucemia mieloide acuta e altre gravi malattie**. Lo respiriamo ogni giorno, ignari, imbevuti della propaganda giuliva su distributori e auto; mentre abbiamo viva l’immagine dell’ombra tenebrosa della mole di una nave sul fondo del mare.

Così pericoli alla salute in atto e diffusi vengono nascosti, stornando l’attenzione su aspetti ad alto impatto narrativo che non mettono in crisi il sistema. E che hanno il vantaggio aggiuntivo della paura che, depurata da responsabilità, viene diffusa perché spinga verso il business della biomedicina, come quello delle sovradiagnosi di cancro, altro tabù che viene favorito da questi allarmi strategicamente piazzati.

Nell’attività giurisdizionale, politica, autoriale, i magistrati tendono ad alimentare le denunce top-down e a soffocare quelle bottom-up.

*I magistrati scrittori. Sito menici60d15.
** Benzene. In: Casarett and Doull’s, Toxicology, the basic science of poisons, 2019.

Vedi il susseguente scambio con troll in : I magistrati scrittori

Le ragioni per non votare

29 April 2011

Blog di Daniela Gaudenzi su Il Fatto et al.

Commento al post “Amministrative: bisogna andare a votare” del 29 apr 2011 et al.

Alcuni manuali di marketing della medicina spiegano che non è necessario per un ospedale essere buono in sé: è sufficiente essere il meno peggio nell’area. L’accettazione di un analogo ricatto in politica ci ha portato alla situazione attuale. Credo che il voto vada dato solo a chi dà garanzia di essere un valido rappresentante del popolo; non al più sorridente tra i kapò o al più drammatico tra i clown. Se si individuano  come amministratori da scegliere candidati che si reggono sulle proprie gambe, li si voti. Altrimenti ha un pieno significato politico ritirare il voto, restituendo la scheda elettorale. Ciò che a loro importa è avere la legittimazione del voto; per il resto potete votare Grillo, Rauti, chiunque. Penso che il popolo sovrano abbia il dovere di ritirare tale legittimazione a gente palesemente prostituita, che dice che è qualunquista dire “tanto sono tutti uguali” ma si differenzia essenzialmente nella forma di prostituzione e nella clientela. Come è stato detto “Con la m. non si costruisce”. Vinceranno gli altri, i pessimi? E’ meglio avere per caporale un nemico dichiarato (che ha ottenuto il potere con una procedura contestata in massa con l’astensione) che un falso amico. Si sproloquia di rivoluzione armata, e mancano i modesti livelli di testosterone sufficienti a dire “No” l’unica volta che per esigenze di copione viene chiesto il nostro parere. Una raccomandata  per restituire la tessera elettorale al Quirinale costa pochi euro. Se votate rappresentanti di qualità scadente che danneggeranno la comunità, o se anche solo li legittimate partecipando alle elezioni, ne diverrete complici, e dovrete essere additati come causa dei problemi che dopo condannerete con elaborati piagnistei:

https://menici60d15.wordpress.com/2007/05/13/no-dal-molin-elezioni-“peselo-paghelo-impichelo”/

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Commento al post di Gianfranco Mascia “Manifestare non basta. Andiamo a votare” del 15 mag 2011. Censurato.

Qualunque cosa fate, sia “muovere il culo” come dice Mascia e andare a votare; oppure non obbedirgli e non andare, non perché pesanti di deretano ma per preservarvelo, il didietro:

Le ragioni per non votare

https://menici60d15.wordpress.com/2007/05/13/no-dal-molin-elezioni-“peselo-paghelo-impichelo”/

dovete assumervi la responsabilità personale – il merito o la colpa – del futuro politico che ne deriverà.

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Commento al post de Il Fatto ” Umbria, arrestato Orfeo Goracci vicepresidente del consiglio regionale” del 14 feb 2012

@unknow. Andando a votare attualmente non si elegge “chi si vuole”, ma chi vogliono loro. Restituendo la scheda elettorale non si legittimano i governanti, ma si ritira loro una legittimazione popolare che non meritano. Il diritto a criticare i governanti semmai lo perde moralmente chi prima legittima questo teatrino andando a votare e poi mugugna.

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21 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Todde “L’Agenzia del Farmaco vieta l’Avastin, rimedio contro la cecità” del 20 ottobre 2012

@Sonia Martino, in risposta allo sfogo O.T. sull’impossibilità di votare candidati onesti. Credo che votando si eserciti una magistratura; e che pertanto non si possa votare come ci pare, ma si abbia un preciso dovere di votare candidati adatti. Non abbiamo il diritto di votare mignottari, ruffiani, faccendieri, forchettoni, mezzecalze, fiancheggiatori della mafia, etc., per limitarsi agli esempi più plateali. Non è lecito, e non è neanche accorto: nomineremmo amministratore dei nostri beni un noto truffatore? Gli eletti non devono essere personaggi da televoto, né rispecchiare l’elettorato, ma essere i migliori. Le elezioni non sono una fiera di beneficenza, dove comunque qualcosa bisogna acquistare anche se la merce è scadente: se i candidati sono tutti insufficienti, credo che occorra restituire la scheda elettorale.

No Dal Molin – Elezioni: “Pesélo, paghélo, impichélo”

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23 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Regionali, urne flop: in Emilia Romagna e Calabria l’affluenza si ferma al 40%”

Il dovere non è di votare qualcuno comunque, ma di esercitare il compito di cittadino elettore. Tale dovere elettorale lo si esercita anche rifiutando di partecipare a elezioni farsa. Se la scelta data è tra un soggetti che si ritengono tutti infedeli al popolo e inadeguati, il dovere dell’esercizio dei diritti elettorali diviene il dovere di non votarne nessuno. E’ legittimando degli indegni che si perde il diritto di lamentarsi dopo.

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27 aprile 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Turrini “Sondaggi elettorali, astensionismo oltre il 70% a Bologna. E Merola non convince”

Bisogna distinguere tra il dovere del cittadino di esprimere un parere politico tramite le elezioni e un presunto obbligo di scegliere entro la rosa dei candidati. Il dovere elettorale non è di votare comunque. Se i candidati sono tutti dannosi, se corrispondono a variazioni interne allo stesso partito unico, come era unico il partito alle elezioni sotto il fascismo, il dovere elettorale lo si esercita correttamente non votandone nessuno. Sul banco di un alimentarista in un grande mercato all’aperto del Nord c’erano tre cartelli affiancati: “Mezzano saporito”, “Bastardo di Asiago”, “Puzzone di Moena”; tre diverse qualità di formaggio. Se è alle elezioni che la “scelta” è tra un mezzano, un bastardo o un puzzone, l’elettore ha il dovere, oltre che il diritto, di non legittimarne nessuno come governante o amministratore.

@ Pino di A. Credo sia meglio non entrare nella cabina, e restituire formalmente il documento elettorale.

@ Alessandro F. La scelta reale è tra avere governanti non desiderati avendo acconsentito, oppure avendoli rifiutati. Governare come dici con il 12% dei consensi elettorali è comunque governare da sfiduciati; anche guardando come fai tu solo agli effetti immediati, questo non sentire il solito “come è buono lei …” almeno non li renderà più baldanzosi e sicuri di impunità. E’ anche una questione di dignità personale, che poi ha pure un valore pratico: verso chi non ha votato non si potranno usare “…le parole molli dell’usuraio: Ma se hai firmato tu stesso. Non lo vedi? tutto chiaro. Devi fare come diciamo noi, perché, guarda la cambiale: la tua volontà è uguale alla mia.” (Lampedusa, Il Gattopardo. Sui brogli elettorali nel plebiscito dell’annessione).

@ Alessandro F. Senza contare che se non si esercita il sacro dovere del Voto, se si voltano da ingrati le spalle ai Sacerdoti della democrazia che ci colmano di, ci colmano di, ora non mi viene la parola, il cielo diverrà nero, la terra tremerà, e le due Torri di Bologna oscilleranno pericolosamente. Guai a voi o empi, se commetterete quest’atto sacrilego.

@ Alessandro F. Rifiutarsi di votare a proprio danno per te è “scegliere di non agire”. Non firmare il contratto che ti porge un truffatore è mostrare di “avere come scopo nella vita il potersi lamentare”. Nel ’48 i democristiani si avvalsero dello slogan di Guareschi “Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin, no!”. Ora tu ricorri a un altro argomento di sapore pretesco, dicendo che chi rifiuta di votare deve farsi un esame di coscienza; e se questa non risultasse pulita, come è secondo te probabile visto il suo comportamento irresponsabile e criticone, deve andare a votare. Complimenti per questo tuo modo di celebrare la Resistenza. Prima i galoppini elettorali lavoravano per un singolo partito; ora per il solo votare, perché l’elettore firmi il registro del seggio e entri in cabina, perché in effetti è questo ciò che conta per i candidati e per i loro padrini e padroni: avere uno straccio di legittimazione elettorale per poi eseguire il mandato dei poteri superiori dei quali costituiscono il personale politico.

@ Alessandro F. Le scale di moralità lei hai inserite tu, e ci piazzi le persone come ti fa comodo. E’ gratuita la tua insistita associazione tra non voto e necessità di farsi un esame di coscienza. Il non calare le brache davanti ai malintenzionati non richiede particolari riflessioni spirituali. Considera ciò nel tuo esame di coscienza serotino, e poi parlane al confessore o al guru. Chi non vota non è per questo motivo niente di speciale, ma perlomeno ha salito il primo gradino della saggezza: quello del non danneggiarsi da solo, dando retta ai discorsi degli imbonitori. E il primo gradino della decenza, non concedendo il suo appoggio politico a persone indegne.

@ Alessandro F. Non votando si compie un gesto politico di rifiuto dell’attuale offerta di governo. E’ già qualcosa. Prima di fare gol bisogna smettere di fare autogol. I “politici” sono interessati a poter dire di avere avuto legittimazione elettorale, mentre riconoscono di fatto un obbligo di mandato al contrario, verso i poteri forti dai quali dovrebbero proteggerci col potere che viene loro conferito con le elezioni; e tu lavori per loro con le tue interpretazioni di comodo, le tue fughe verso i massimi sistemi celesti per giustificare le meschinerie terrene. Non è che se meni il can per l’aia devo venirti dietro. Buona serata (e non scordare l’atto di dolore).

@ Michele Bassan. Si è creduto che siccome Grillo come uomo di spettacolo è stato un critico del potere sincero e dirompente, un movimento politico derivato avrebbe avuto le stesse caratteristiche. Nei fatti, il M5s ha ampiamente dimostrato di essere funzionale al sistema, fornendo una opposizione così ricca di contenuti e di azioni da portare a chiedersi se si tratti di manichini che imitano esseri umani, o di esseri umani che cercano di restare immobili come manichini. Il M5s, del quale sono noti i legami coi poteri che dice di combattere, raccoglie i voti degli ingenui e dei superficiali che pensano di fare la rivoluzione col dito, cliccando (a comando); e aiuta così a mascherare il distacco tra il popolo e il governo di Vichy che ci viene imposto. Non abbiamo un’alternativa che ci rappresenti davvero. Dobbiamo aprire la bocca in prima persona per dire “no”, oppure chinare la testa e partecipare alla pantomima a nostro danno.

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 31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Discorso di fine anno di Mattarella: “Ragazzi del 1999 andranno a votare, quelli del 1899 in guerra: ricordiamocelo”

I ragazzi del 1999 e gli altri giovani possono fare tre cose alle elezioni. a) Buttare via il diritto elettorale, non votando e pensando ad altro, social, videogames, partite di calcio etc. b) Andare a votare, anche per sentirsi adulti, e così legittimare – qualunque marionetta votino – una classe politica che riconosce obbligo di mandato verso i poteri che sfruttano l’Italia, e che condanna i giovani non privilegiati a ingiustizie e al rischio di perdersi. c) Constatare che stanno venendo mandati al macello, come un secolo prima i ragazzi mandati, in una guerra inutile, dalle trincee del Carso contro le mitragliatrici al grido di “Avanti Savoia”; e, valutata l’universale inaffidabilità dell’offerta, esercitare responsabilmente il diritto-dovere elettorale rifiutandosi di andare al seggio a esprimere una preferenza, quando la scelta è tra fare decidere del proprio futuro a Vanna Marchi o al mago Otelma o a qualche nuovo ambiguo imbonitore, che dice che lui non è come Vanna e Otelma ma mostra già preoccupanti capacità illusionistiche, e fili che ne dirigono i movimenti. I giovani rifiuterebbero così non la politica e la democrazia, ma la loro sostituzione con sceneggiate dal canovaccio imposto. Chiedendo al contrario di avere politici che non recitino ma rappresentino davvero le loro giuste istanze. Saltando fuori dalla trincea per esordire nella vita adulta con un “No” agli inganni del potere e non con un “signorsì” suicida; come combattenti, non come carne da cannone.

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17 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Elezioni, Travaglio: “M5s? Almeno non ruba. Su questione morale si è dimostrato diverso da altri partiti””

Meglio un Re Travicello che un Re Serpente, dicevano Fedro e Giusti. Ma, dato che oggi questi “re” sono in ogni caso personale politico dei poteri forti, la sostituzione delle serpi con i travicelli non contrasterà lo sfruttamento della nazione, a danno dei comuni cittadini, e forse lo favorirà ulteriormente. Di candidati al trono degni, che evitino al cittadino non ammanicato di votare a proprio danno, non se ne parla.

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21 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Perotti “Elezioni, manca la visione di un’altra vita. E il coraggio di proporla. Il 4 marzo non voterò”

Credo che occorra distinguere tra il dovere di votare e un asserito dovere di scegliere comunque tra i candidati. Il voto è un dovere; in nome della democrazia e del realismo politico andrebbe esercitato, votando lo schieramento che si sente più vicino, anche se tra i contendenti non vi è nessuno che corrisponde al proprio desiderio di rinnovamento radicale. Ma se la scelta è tra un ladro, un impostore e un clown non vi è un dovere di scegliere. Soprattutto se i candidati mostrano tutti, sia il vecchio ladro e il consumato ipocrita, sia il giovane guitto che inscena il numero già visto e rivisto del nuovo pulito che si opporrebbe al vecchio marciume, di essere attaccati a fili che fanno capo allo stesso puparo; così che eleggiamo non rappresentanti ma sergenti, o capibaracca. Anzi, il rifiutare di scegliere, e quindi non votare, può essere un modo di esercitare il dovere del voto più limpido del consueto accettare di legittimare una finzione non democratica, dandosi scuse e giustificazioni sempre più striminzite. Non si cambierà il mondo, non ci si potrà illudere che il gesto non venga a sua volta strumentalizzato e non favorisca alcuni; ma si potrà dire “non in mio nome”, rifiutando calcoli più o meno illusori da tavolino del tresette nella bettola. Ci si guadagnerà in dignità, e forse, non mostrandosi pecoroni ai quali si può fare tutto dopo averli circuiti con quattro chiacchiere, anche sul piano pratico, del trattamento da parte di chi comanda.

@ r. strauss. Ci sono già degli addetti che si occupano professionalmente della censura delle critiche espresse dagli “apoti”. Grazie per concedermi di rifiutare di firmare, scegliendo tra l’essere governato da Otelma o da Vanna Marchi, la carta dove accetto comunque la legittimità di entrambi come legislatori e amministratori della terra dove vivo. Ma perché solo a condizione che poi io non possa parlare sulle malefatte del vincitore? Se uno respinge una truffa poi non può contestarne gli effetti che subisce perché altri invece l’hanno resa efficace accettandola? Credo che discutendo di questioni politiche, anche in senso ampio, si dovrebbe dichiarare come si è votato. Lei chi ha votato? Chi ha avallato un sistema che ci ha dato Berlusconi come rinnovamento dopo Mani Pulite e Renzi come rimedio a Berlusconi, chi come Blanche Du Bois in “Un tram che si chiama desiderio” si affida sempre alla “kindness of strangers” sperando nel cavaliere di turno, a questo giro gli improbabili e ambigui 5S, non credo possa dire a nessuno (se non a sé stesso) “Hai scelto così? Ora stai zitto”. A dire il vero io mi lamento in primo luogo di come le persone servilmente e contro il loro stesso interesse continuino a favorire la qualità indecente dell’offerta politica.

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22 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Consulta, presidente: “Dj Fabo, no ad accanimento contro vita e morte”. E sul voto: “Astenersi è inaccettabile””

Votare nel senso di esprimere tramite le elezioni il proprio giudizio su come vada condotta la nazione è un dovere. Votare nel senso di avere l’obbligo di scegliere sempre e comunque tra i candidati è una truffa, se i candidati, imposti dall’alto, sono tutti indegni; se sono i diversi personaggi della stessa opera dei pupi. In questo caso il rifiutarsi di sceglierne uno, e il dichiarare inaccettabili le false alternative, col non votare, è un’espressione legittima del proprio giudizio politico, in un sistema dove la democrazia non sia una finzione. Un ex presidente della Corte, Zagrebelsky, abile oratore, ha considerato il paradosso della folla che preferisce Barabba a Gesù. Un altro guaio è quando i Ponzio Pilato ci indicano con tono grave l’obbligo etico di scegliere tra Barabba e Gambadilegno. Sembra, anche riguardo all’introduzione imposta dal liberismo della regolazione delle morti, che i giudici della suprema Corte, che annoverano tra loro Giuliano Amato, più che di conformare alla Carta Costituzionale le leggi che le stanno sotto si occupino di adattare la costituzione reale alle leggi che le stanno sopra.

 

 

 

“Io non m’impiccio coi ragazzi”

19 April 2011

Blog di Sergio Caserta su “Il Fatto”

Commento al post “Arrigoni, martire non per tutti” del 18 apr 2011  

Sergio Caserta, esperto di marketing, vendoliano, che attribuisce l’assassinio di Arrigoni ad Hamas e dintorni, osserva giustamente che mentre lodano i militari morti in missione, le autorità, ipocritamente, parlano poco di Arrigoni. Il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Valotto, ha avuto la buona grazia di lodare il pacifista Arrigoni; accomunandolo ai soldati per l’impegno e il coraggio; e forse  accomunato anche dall’esposizione a forme volontarie e subdole di quello che i militari chiamano fuoco amico.

Non è del tutto vero che le altre autorità staranno zitte; è come per il terrorismo: se si tratta di commemorare genericamente, ponendosi in prima fila ai funerali per “rifarsi una verginità” (Pasolini), allora partecipano e pontificano; ma se c’è il rischio di dover sentire che la responsabilità è di forze come gli USA e Israele, allora le nostre autorità, quelle che si riempiono la bocca di Stato di diritto, o Resistenza, o Patria; le polizie che proteggono i cittadini dai delinquenti piccoli, e aiutano quelli grossi; i preti che si atteggiano convinti a mezzi Dio; i politici e amministratori che credono di avere le palle perché litigano con la voce grossa mentre studiano come meglio vendersi, tutti quanti, cambiano faccia. Come la cambiò Azzeccagarbugli:

“Che mi venite a rompere il capo con queste fandonie? …Andate, andate; non sapete quel che dite; io non m’impiccio coi ragazzi”.

Come Azzeccagarbugli, siedono “in atto di rispetto il più puro, il più sviscerato” alla tavola degli occupanti; e nonché della loro ipocrisia, bisognerebbe parlare del loro costume di vendere gli italiani dello stampo di Arrigoni:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/15/i-precedenti-di-arrigoni/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

I “Preambula fidei” di San Tommaso e quelli di De Mattei e Carancini

16 April 2011

Blog di Andrea Carancini
Commento del 16 apr 2011 al post “Sbagliata la petizione contro Roberto De Mattei” del 16 apr 2011 . Cancellato senza avviso al 25 apr 2011

La tesi di De Mattei non è illogica: è infatti esente da vizi logici evidenti. Come quella di quel pastore anglicano che cercò di contestare l’evoluzione dicendo che i reperti fossili ce li aveva messi Dio stesso, che li aveva creati fossili fin dall’inizio: i ragionamenti religiosi hanno spesso logicità, cioè coerenza interna, e a volte sono ingegnosi.

Ma quanto afferma De Mattei non è razionale; le affermazioni sulle cause dei fenomeni naturali si richiede siano di carattere scientifico per essere considerate razionali; e per essere di carattere scientifico devono essere almeno “falsificabili”, secondo la nota espressione di Popper. La tesi che Dio faccia provocare terremoti, osserva Carancini, non è “dimostrabilmente falsa”; nel senso che non è possibile dimostrarne la falsità; ma questo è esattamente il criterio generalmente stabilito per considerare un assunto non assurdo, o privo di valore o di significato, ma estraneo al discorso scientifico.

E siccome si sta parlando di terremoti è impressionante che un alto funzionario dell’istituto pubblico che dirige anche la ricerca sul tema indulga in spiegazioni causali non falsificabili. Le spiegazioni non falsificabili di disgrazie sono tipiche di maghi, fattucchiere e profittatori vari; il clero stesso è prudente nel dosare questo strumento di persuasione. Attribuire una natura divina alle calamità naturali non lascia sperare che si farà tutto il possibile per prevenire gli strazi e i danni che provocano, e per porvi rimedio. Non si vorrebbe percepire una morbosa approvazione per le sciagure in chi avrebbe l’incarico di contrastarle.

Oltre a ciò va rilevata una carica di fanatismo che allontana ancor più le affermazioni di De Mattei dalla razionalità (e anche dalla carità): per es. per De Mattei il terremoto sarebbe anche segno della misericordia divina, perché, pur meritando noi di venire uccisi, essendo peccatori, Dio ci risparmia. Questo più che razionale suona come indice di una mentalità sadica e prevaricatrice. E’ da notare che sul sito “Pontifex”, dove si sono minacciate azioni legali a difesa di De Mattei (citando anche miei passi), nel post “Riflessioni su catastrofi e castighi” si afferma, a proposito dello Tsunami del 2004 nel Sud Est asiatico, che:

“purtroppo, anche molti uomini di Chiesa hanno detto che non era certamente da considerarsi come un castigo. Ora è innegabile che il “turismo sessuale”, che si commetteva in molti di quei luoghi, è proibito dalla legge di Dio; basta leggere la Bibbia (sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) per rendersi conto che Dio non transige su certi comportamenti.”

Cioè Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni. Se questa è razionalità, è una razionalità che darebbe tanto lavoro a uno psicanalista.

Sono comunque d’accordo che una petizione contro De Mattei sia errata; in sé, perché per principio non si può votare l’ostracismo verso il singolo che esprime opinioni; sia perché avvantaggerebbe l’altra chiesa, quella scientista; che poi col clero è in buoni rapporti d’affari; affari seri che spesso beneficiano di queste baruffe per i gonzi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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Blog di Andrea Carancini
Commento non pubblicato con la motivazione di essere inerente a un commento ritirato

Ho ricevuto il seguente interessante commento email (del quale posso esibire copia):

“Non tutto ciò che è razionale è scientifico, almeno rispetto alla percezione comune di ciò che è scientifico. Di sicuro, quanto detto da De Mattei non solo non è irrazionale ma è coerente con il concetto cattolico di razionalità, che ha sempre postulato la CONOSCIBILITA’ di Dio tramite la conoscenza della natura. La logica dei ciarlatani non può certo essere paragonata a quella di un S. Tommaso.
Nessuno si può permettere di tacciare di ciarlatanismo i preambula fidei di S. Tommaso. Per me la discussione finisce qui.”

Ritengo utile rispondere:

I Preambula fidei del tredicesimo secolo dell’Aquinate non sono “ciarlatanismo”; ma non sono neppure i criteri sui quali si basa la ricerca scientifica nel mondo. Alcuni, come la prova “ex fine” dell’esistenza di Dio sono tipi di ragionamento esplicitamente negati dalla metodologia scientifica ufficiale. Secondo il criterio di falsificabilità cui si attiene universalmente la ricerca scientifica per essere riconosciuta tale, quanto dice il vicedirettore del CNR De Mattei dei terremoti non è razionale; è libero di dirlo ovviamente, ma si tratta di affermazioni non compatibili con una posizione di dirigente di ricerca.

Francesco Pansera

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v. anche:

Il primo Stato

I preti sciamani furbi

Radiazioni: spauracchi e trappole vere

14 April 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “I bambini atomici” del 13 apr 2011

Quando avevo circa 27 anni, 1-2 anni dopo Chernobyl, lavoravo saltuariamente nell’ambulatorio della direzione generale dell’ENEL (un appalto sontuoso a un tale, che non ci pagava, se non dopo 6-8 mesi e lunghe insistenze, le 60milalire/giorno pattuite). Fuori a volte c’erano i manifestanti contro il nucleare; e io, che ero non meno candido di quanto Freda dice dei suoi vent’anni, mi meravigliavo di come fossero tollerati, e anzi trattati amichevolmente nonostante le pesanti accuse che gridavano contro l’ENEL e i suoi capi.

Il 10 mag 2009, a Brescia, dopo una conferenza pubblica di uno studioso degli Anni di piombo, nel dibattito – saremo stati non più di una quindicina di spettatori – si è alzato Francesco Gironda, che ha detto di avere lavorato come “addetto stampa” di Gladio. Ha raccontato che dopo Chernobyl gli storni cadevano a mucchi nel suo giardino; e che dovere dello Stato “parallelo” è stato quello di tenere, responsabilmente, nascosta la notizia, che avrebbe provocato il panico. Questo per dire che tali notizie vengono considerate e manipolate (quando non create) dai famosi “servizi”. Che oggi si occupano meno di bombe e più di business, non ultimo il business della medicina.

Come osserva giustamente Freda, la notizia su Chernobyl fu tutt’altro che nascosta. Sono altre le notizie mediche che i colleghi di Gironda fanno in modo non emergano. Fa bene Freda, col suo fiuto, a non bersi le notizie mediche di fonti di parte come Repubblica; ma si tratta di un gioco di specchi complicato. Da un lato le radiazioni possono fare molto male, facilmente e in modo del tutto inapparente (e questa non è che una delle ragioni per opporsi al nucleare); dall’altro la loro grave pericolosità viene sia esagerata a dismisura, sia ferreamente censurata a seconda della convenienza; es. si sollecitano paure agitando fantasmi di radiazioni inesistenti, ma che paradossalmente, spingendo a fare accertamenti per la paura di essersi presi il cancro, tra i danni che provocheranno avranno quello di un aumento di esposizione alle radiazioni “buone”: le radiazioni mediche, che non sono affatto buone. Tutti sanno della “nave dei veleni” radioattiva di Cetraro, una brutta operazione di disinformazione (come scrissi prima che cominciassero le verifiche); ma ci si guarda dall’informare adeguatamente il pubblico sul rischio cancerogeno concreto derivante dal cumulo degli effetti degli esami radiografici o con isotopi radioattivi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

In USA tutti sanno di Three miles Island, ma le cardio TAC “preventive”, che è stato calcolato provocano 75 nuovi casi cancro ogni 50000 soggetti, vengono pubblicizzate da cartelloni con l’immagine di un bambino che dice che per la Festa del papà regalerà al babbo una cardio TAC. L’allarme montante sulla radioattività dal Giappone potrebbe preludere a un nuovo allarme su un aumentato rischio di cancro e sulla necessità di farsi controllare; in particolare per alcuni tumori, come quello alla tiroide. Segnalo anche un altro mio commento, che include considerazioni sul cancro della tiroide, e sulla sua sovradiagnosi:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/25/opere-e-omissioni-2/

La sinistra smagnetizzata

3 April 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento del 3 apr 2011 al post “Berlinguer e la strage di Brescia: anche questa volta Vinciguerra non ha parlato a vanvera” del 3 apr 2011. Rimosso senza avviso il 24 apr 2011

Non sono un esperto di strategia della tensione né un appassionato dei Misteri d’Italia, ma penso di essere un testimone. Quanto dice Vinciguerra corrisponde alla mia esperienza personale a Brescia. Da medico, ritengo che oggi i servizi, caduto il pericolo -o lo spauracchio- dell’URSS si occupino maggiormente di temi industriali ed economici, e in particolare di medicina: di proteggere le sue frodi e il suo sviluppo economico da critiche. Questa attività viene svolta a Brescia, sotto direzione USA naturalmente; e quello che mi ha spiazzato è quanto essa possa contare sull’appoggio delle istituzioni dello Stato, polizia, magistratura, amministrazioni (nonché del Vaticano); e anche sulla collaborazione della “sinistra”. All’inizio è stato difficile rendersi conto e accettare che quelle forze della sinistra, quelle stesse persone, che si sono stracciate le vesti, e si sono fatte belle, piangendo la Strage, sono attive e scattanti nel collaborare coi servizi e con altri pezzi di Stato per soddisfare gli attuali voleri criminosi di quegli stessi poteri che nel ’74 vollero la bomba. Capisco come quanto dico possa sembrare folle; è sembrato così anche a me per lungo tempo. Desidero ringraziare coloro che come Vinciguerra e Carancini forniscono informazioni che alleviano la penosa sensazione di irrealtà e smarrimento davanti ai comportamenti in fondo miserabili di coloro che uno considererebbe le forze pulite.

Francesco Pansera

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/21/la-leonessa/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/23/brescia-non-solo-bombe/

Vinciguerra mi pare nel giusto anche quando parla della strumentalizzazione dei familiari delle vittime:

https://menici60d15.wordpress.com/2009/01/02/la-sindrome-di-peppa-nei-familiari-delle-vittime/

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Blog di Elisabetta Reguitti su Il Fatto

Commento del 23 apr 2011 al post “Adro ha bisogno di un sindaco come Lancini?”

La notizia, comunica indignata la giornalista de Il Fatto Elisabetta Reguitti, è che la CGIL ha denunciato per peculato il sindaco di Adro perché ha usato la carta del Comune per inviare ai cittadini lettere che attaccano la CGIL. Credo che la magistratura bresciana, che non ha risorse per occuparsi dei reati dei maggiorenti bresciani, non si risparmierà su questo fatto gravissimo.

Vivo a Brescia, e conosco purtroppo sia il comportamento della Lega, sia quello della CGIL bresciana, sia quello del prefetto Brassesco Pace. Per me l’immagine per la quale vi è una forte contrapposizione tra loro è una colossale cantonata o un falso gigantesco, indegno di un giornale di punta dei progressisti. Ritengo piuttosto che queste baruffe, come quella sulla pagliacciata dei soli delle Alpi di Adro, siano fumo negli occhi; che nasconde una sostanziale intesa di fondo, prioritaria rispetto alla rivalità per il potere; secondo una consolidata tecnica che ho paragonato al gioco tra “il bianco e l’augusto”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

Una tecnica che ha a Brescia una scuola di prim’ordine, che ha poco da invidiare alla “falsa politica” dei mafiosi meridionali, e che protegge manovre non meno gravi di quelle della mafia convenzionale; manovre di tenore ben diverso dall’uso illegittimo di qualche foglio di carta intestata del Comune:

La sinistra smagnetizzata

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Blog Barbaranotav

Commento al post “La guerra in Libia non esiste per la marcia Perugia Assisi che parla di lavoro” del 26 set 2011

In genere questi ipocriti di professione quando dovrebbero parlare di problemi interni come la seria difesa dei diritti dei cittadini e del lavoro, parlano invece di questioni internazionali, di massimi sistemi, delle donnine di B. etc.; e quando, marciando per la pace, dovrebbero parlare della guerra d’aggressione in atto a Sud di Lampedusa, e del nostro ruolo di ascari in questa guerra coloniale, allora parlano di questioni interne come il lavoro. Da molti anni la “sinistra” è servizievole, fino alla complicità in operazioni ignobili e gravi reati, con quelle forze straniere che hanno seminato zizzania insanguinando il nostro Paese con le stragi e gli omicidi politici

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

Forze che ora hanno seminato zizzania in uno stato sovrano per poi invaderlo, massacrando innocenti. E che sono il braccio armato di quei poteri che stanno depredando il Paese e che condizionano, menomandola, la vita quotidiana dei cittadini. Grazie a Barbara e agli autori riportati per avere indicato in maniera netta e forte il gesuitismo della “sinistra”. Una sinistra che di radicale ha solo la doppiezza.

Giornalisti e mafia a Brescia

2 April 2011

Blog di Giorgio Meletti su il Fatto

Commento al post “L’ordine dei giornalisti e la libertà” del 2 apr 2011

Tolstoj diceva che i giornalisti sono prostitute intellettuali. Con tutto il rispetto per il Grande russo, non posso seguirlo su posizioni tanto radicali: alcuni giornalisti mostrano gravi lacune di cultura generale, e sono sgrammaticati.

Mesi fa a una guardia giurata di una ditta bresciana saltò la mosca al naso, e sparò un colpo in testa a un ragazzo disarmato. Scrissi una riga di commento all’articolo online di “Brescia oggi” del 15 nov 2011 che riportava l’accaduto: “Se Tizio spara in testa a Caio, non è corretto usare il termine “sparatoria”, come hanno fatto Brescia Oggi e Teletutto”. In precedenza avevo scritto un breve commento sul blog di Beppe Grillo:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/14/nobili-battaglie-e-quieto-vivere-a-brescia-nel-nov-2010/

Il giorno dopo: a) “Brescia oggi” titolò “La sparatoria di Sarezzo”; b) le pattuglie dei vigilantes della “Città di Brescia” colleghi dell’omicida cominciarono a sbucarmi davanti come mosche quando uscivo. Durò qualche giorno. Non che lo stalking di polizia sia per me un’evenienza eccezionale.

Della sorte del ragazzo, dato allora per non ancora morto, i media non hanno detto più nulla secondo Google. Né è concepibile che parlino della mafia bresciana; quella che, forte dell’appoggio delle istituzioni dello Stato, si sente libera di intimidire con personale armato un cittadino che parla troppo. (Prefetto: Brassesco Pace. Sindaco: Paroli. Procuratore della Repubblica: Pace).

A quanto vedo, con l’iscrizione all’ordine si può meglio impossessarsi non solo dell’attività di denuncia civile, per poi essere omertosi; ma addirittura del linguaggio, distorcendolo in modo da favorire nella maniera più servile le viltà e i reati del potere e dei suoi bravacci. “Brescia oggi” sarà tra i media che ora gridano alla “colonizzazione” mafiosa della Lombardia; ma forse gli ndranghetisti hanno da imparare dai bresciani.

Copia viene inviata al Pres. dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia

Il celibato dei magistrati

1 April 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento al post “Io giudice  irresponsabile” dell’1 apr 2011

Credo sia giusto che l’attività dei magistrati abbia un margine di non punibilità giudiziaria delle responsabilità colpose maggiore di quello di altre professioni. Questa immunità però dovrebbe essere bilanciata, oltre che da un efficace sistema interno di punizioni e ricompense, dal divieto di legge di appartenere a gruppi di interesse, e da sanzioni severe ed effettive per chi viola la regola. Non è interesse dei più deboli avere un magistrato timoroso o ricattabile rispetto ai potenti; ma lo è ancor meno una magistratura che da un lato ha poco da temere per le conseguenze dei suoi atti, dall’altro “collabora” con la massoneria:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/11/massoni-e-legalita/

Massoneria, partiti, gruppi religiosi, organizzazioni sindacali, cliques informali, cordate etc. dovrebbero essere per i magistrati come le mogli per i preti. Lo status di magistrato non può contemplare solo le diversità vantaggiose, ma deve ammettere anche quelle pesanti. Oggi in certe città del Nord, dove si freme di sdegno al solo sentire nominare la mafia, può accadere che consorterie locali facciano precedere alla commissione di alcuni reati l’avvertenza che tanto possono contare su magistrati “allineati”; e magari facciano apparire come per caso qualche magistrato in carne e ossa a sostegno dell’avvertimento.

La proibizione “enforced” all’appartenenza a gruppi, per quanto poco naturale, soprattutto in un paese di clan, o di bande, come il nostro, accrescerebbe inoltre la credibilità e il prestigio della magistratura. E in certi casi eviterebbe che sia l’imputato o il danneggiato a dovere fornire, portandosele da casa, la dignità e la decenza necessarie all’amministrazione della giustizia delle quali a volte le corti sono sprovviste:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/31/“se-la-canaglia-impera-la-patria-degli-onesti-e-la-galera”/

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@AndreaC. Non è che possa spingere la metafora alla castrazione dei magistrati… Quello che vorrei dire è che nel caso dei magistrati, date le caratteristiche di “terzietà”, e la gravità delle conseguenze del loro lavoro, anziché un controllo mediante sanzioni a posteriori il grosso del controllo dovrebbe avvenire a monte, essere cioè di natura essenzialmente preventiva. Si porta in genere l’esempio delle professioni liberali: ma anche lì, non è che convenga molto, es. per la chirurgia, “prendere l’uomo per quello che è, lasciargli la massima libertà” e poi una volta sventrati chiedergli di essere risarciti per come nuovi. Meglio un’oncia di prevenzione che il giudizio sui giudici, che porta alle conseguenze logiche della “regressio ad infinitum”; e che per chi non ha a disposizione una muta di legulei può portare alle conseguenze pratiche del “vediamo questo stupido dove vuole arrivare”.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Daria Lucca “Nitto Palma vuole che i giudici paghino” del 12 ott 2011. Censurato. Pubblicato il 14 ott 2011.

In una democrazia dove nessuno è al di sopra della legge, coloro che esercitano il controllo di legalità, i magistrati, è bene che entro certi limiti non paghino per gli errori, se commessi in autentica buona fede; però in una democrazia laica dove nessuno è al di sopra dell’etica, e nessun potere va sottratto al sistema di controlli, di pesi e contrappesi, bisognerebbe anche impedire ai magistrati  di mettere a reddito tale impunità:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Daria Lucca “Nitto Palma vuole che i giudici paghino” del 12 ott 2011. Censurato.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

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10 giugno 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post ” Per un dibattito sulla riforma della giustizia” 

Uno dei segni dell’inconsistenza e della sventatezza degli italiani come cittadini è l’aver lasciato la critica della magistratura ai delinquenti e ai corrotti. I cittadini dovrebbero vigilare, e prendere posizione, in modo da poter contare su una magistratura che sia organizzata e funzioni in maniera tale da dover essere giudicata il meno possibile:

Il celibato dei magistrati

Il celibato dei magistrati

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7 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Padellaro “Enzo Tortora, chi ne usa e ne abusa”

Tortora non è stato ancora pienamente riabilitato: filibustieri in processione possono oscenamente accostare il loro nome al suo. Marcello Fiori ha buon gioco nel far notare che il PM che lo accusa è lo stesso che accusò ingiustamente Tortora perché dice una cosa vera, anche se non è vero che lui e il suo caso siano comparabili a quelli di Tortora. Sono contrario a leggi, come quella recente sulla responsabilità civile dei magistrati, che consentano di esercitare pressioni sulla magistratura, e in funzione della propria potenza. Dovrebbero però esserci altre forme di controllo. Il non prendere provvedimenti interni contro i magistrati che si rendono responsabili di gravi danni ai cittadini ha una valenza discriminatoria a favore dei potenti. Il coordinatore dei club Forza Italia può lanciare questa stoccata, quando forse avrebbe di che stare zitto. Per un semplice cittadino, la magistratura che si lecca i baffi dopo essersi mangiata Tortora è una magistratura che fa paura. I potenti vorrebbero una magistratura al guinzaglio. Ma la magistratura, mentre negozia coi poteri forti, è più interessata ad apparire come un Moloch che come la moglie di Cesare agli occhi del popolo, dal quale dovrebbe trarre legittimità.


“Se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”

31 March 2011

ccc

Guareschi, commentando il suo rifiuto nel 1943 dell’offerta di collaborare con nazisti e fascisti e scegliere invece di finire nello Stalag come lavoratore schiavo:

Per rimanere liberi bisogna a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione.

Nel dopoguerra, alle prese non più con le barbare SS ma con il plurisecolare gesuitismo italiano, coi maestri di doppiezza, con i confezionatori di piattini verso chi non serve strisciando il potente di turno, gli fu più difficile evitare di essere sporcato. Cadde nella pania di quelli che combattono gli “importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità” P. Calamandrei, arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

Guareschi rinunciò all’appello nonostante risulti gli fosse stata assicurata da Scelba l’assoluzione in secondo grado per insufficienza di prove. Dolci in risposta al comportamento di parte dei magistrati rinunciò a difendersi da una querela di Mattarella padre, del quale aveva descritto le pesanti collusioni mafiose. Due figure perseguitate in odium fidei. In odio a quella fede che riconosce che ci sovrasta un piano superiore, ma gli assegna i doveri verso gli altri, invece che farlo occupare da un Dio che viene mosso dai preti come un burattino, o da ideologie posticce di ogni genere – oggi è in voga la dea Natura dell’ecologismo elitista – volte a soverchiare e parassitare.

 

31 marzo 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento al post “Giovannino Guareschi, o la patria degli onesti”

No, niente Appello. Qui non si tratta di riformare una sentenza ma un costume

Guareschi

Giovannino Guareschi, con la sua penna leggera e acuminata di umorista e galantuomo, è una di quelle figure che danno ristoro e indicano la via “se la canaglia impera”. Il suo caso mostra quanto sia sottovalutato il costume delle nostre classi dirigenti di vendere l’Italia e gli italiani a interessi esteri:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

E quali sentimenti omicidi possano nutrire i preti e i loro agenti verso la gente che vogliono dominare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

Vorrei accostare a Guareschi Domenico Marotta, già direttore dell’Istituto superiore di sanità; un italiano di valore che stava rendendo grandi servigi all’Italia quando fu messo in galera dai DC e dai magistrati a beneficio dei padroni esteri. Guareschi rifiutò di ricorrere in appello e di chiedere la grazia; Marotta, alto burocrate, rifiutò di presentarsi ai giudici. Di recente c’è stato un altro caso di disconoscimento a proprie spese del potere giudiziario con Parmaliana. Quando impera la canaglia, bisogna difendersi non davanti ai magistrati, ma difendere sé stessi e la società dai magistrati.

Qui tam pro domino rege https://menici60d15.wordpress.com/2010/03/27/qui/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/04/30/il-ladro-e-il-viandante/

§ § §

19 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “”Elezioni rimandate? Grillo: “Una farsa, ma non muoio neanche se mi ammazzano” del 19 dicembre 2012

La battuta “non muoio neanche se mi ammazzano” è di Guareschi, uno di quegli italiani galantuomini che pagarono per essersi opposti al sistema; l’archivio delle loro frasi celebri è molto consultato da quelli che opponendosi al sistema fanno carriere strepitose.

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17 maggio 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Cade l’accusa di terrorismo ai no Tav: ottima notizia, però …”

Il libro “Bombardate Roma!” di M. Franzinelli, appena uscito, mostra in maniera cogente che le lettere, pubblicate da Guareschi, con le quali De Gasperi avrebbe invitato gli Alleati a bombardare Roma, erano un falso. Franzinelli critica come frutto di una “impronta complottistico-dietrologica”, le posizioni di chi, come Giannuli, ha considerato autentiche le lettere. Il caso risale al 1954; l’analisi di Franzinelli è arrivata 60 anni dopo. Accettando la ricostruzione di Franzinelli, credo ci sia ancora molto da commentare su questa che a me pare un’altra “destabilizzazione per stabilizzare”; mi riprometto di scriverne. La magistratura non fece chiarezza, ma proseguì lo svolgimento di quella che oggi Franzinelli mostra essere stata una trama preordinata. Un intrigo che a mio modesto parere non è stato ancora del tutto sviscerato, né collocato nel suo ambito storico e politico autentico.

Le responsabilità furono tutte scaricate sull’unico che non aveva la rogna, Guareschi, che fu colpito con la stessa violenza voluttuosa con la quale il disonesto si vendica in maniera formalmente legale del galantuomo, cogliendolo in castagna dopo averlo fatto cadere in un tranello. Lo scambiarsi di posto, il far passare chi non è come loro per ciò che loro sono, e mettersi dalla parte di quella “legalità” che disprezzano e calpestano, è la mira costante dei ruffiani; che sono il tipo umano più trascurato e più comune della nostra classe dirigente, selezionata in modo da purificarla da soggetti come Guareschi.

Ha ragione Giannuli quando dice che bisogna sbarazzarsi delle “mitologie” sulla magistratura, e considerare il suo ruolo di forza di potere; oggi, il ruolo della magistratura nell’ambito dei processi di globalizzazione, dove la guerra è per i soldi prima che per territori. Lo mostrano il caso TAV, e anche il caso Stamina:

https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/

https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Ai Notav, e a chi è oggetto delle operazioni poliziesche e repressive che la magistratura favorisce con azioni o omissioni, ricordo come nel perseguire intenti buoni ci si debba guardare dal farsi attirare in imboscate dagli scellerati di professione dei quali il trono si circonda. E ricordo una riflessione di Guareschi in carcere:

…Io mi sento come chi sta nella stiva di una nave che affonda. Se anziché essere “ai ferri” io mi trovassi sul ponte, niente muterebbe nella sostanza. […]. O si cambia l’equipaggio e si chiude la falla, o la barca andrà a fondo”.

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@ Germano Germani. I bombardamenti di obiettivi civili e gli eventuali tradimenti sono una cosa, le presunte lettere un’altra. Articolare le due cose è impegnativo. Es. le lettere con gli inviti vaticani a bombardare Roma sono datate gennaio 1944; nel febbraio 1944 gli Alleati ridussero in macerie, con un bombardamento aereo che non aveva motivazioni tattiche dicono gli esperti, l’abbazia di Monte Cassino.

Di Franzinelli mi colpì, anche per la qualità storiografica, “Un dramma partigano “, sulla storia dell’assassinio in terra bresciana del ten. colonnello Raffaele Menici. Non credo che i suoi libri siano soldi sprecati, come non lo sono i libri del prof. Giannuli, anche se non bisogna giurare sulle parole di nessun maestro.

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@ davidem. Sì, si esagera e si va nell’off-topic se dal “rema” che ho presentato, la condanna di Guareschi per diffamazione, si passa ai bombardamenti, e ci si dilunga su questi, fino a prendere il posto del “tema”; che è e resta l’insufficiente consapevolezza di come “l’azione giudiziaria in Italia non rispetti il Tempo ma obbedisca ai tempi”, così che i magistrati “mentre coi loro interminabili procedimenti non rispettano il Tempo, quello della vita delle persone, ossequiano la Storia, conformando ad essa la loro azione” (https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/).

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29 agosto 2015

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Le morti opportune nella storia d’Italia.”

L’intellettuale come bayesiano

Che la morte di Valerio Borghese, pur simulando un caso di morte “opportuna”, sia stata invece una morte naturale non è un caso bizzarro. Mette in luce un aspetto costitutivo di una potente leva intellettuale, che, per interessi ideologici, viene svalutata. (Soprattutto in medicina, dove la sua applicazione alla ricerca è chiesta da un crescente numero di scienziati, preoccupati dalla degenerazione a fini di profitto della “evidence based medicine”). Il ragionamento bayesiano, che permette di risalire alla probabilità delle cause dalla probabilità degli effetti. La stranezza e la puntualità di tante, davvero tante morti “strane”, unita alla massa delle informazioni sui “misteri d’Italia”, ha portato all’inferenza inversa che fossero in realtà omicidi mascherati; parallela a quella che alcuni omicidi, come quello di Moro o di Borselllino, avessero mandanti e motivazioni diverse da quelle ufficiali, i terroristi e la mafia essendo manovrati.

La capacità istintiva di ragionare per gli innaturali schemi bayesiani è un dono, proprio dell’intellettuale autentico. E’ descritta, in fondo, inconsapevolmente da Pasolini: “io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.

Il teorema di Bayes legittima questa abilità, e incoraggia lo sforzo e il coraggio che richiede; e la disciplina, ricordandoci che esistono però i falsi positivi (es. la morte di Borghese); che restano un trabocchetto anche quando si è metodologicamente sulla strada giusta, che è comunque stretta, ardua e incerta. Un errore facilitato dalla tendenza generale a commettere l’errore cognitivo (chiamato anche “prosecutor’s fallacy”, la “fallacia del PM”) di prendere la probabilità degli effetti date le cause (la probabilità del mal di testa dato un tumore cerebrale, elevata) per la probabilità corretta, quella delle cause dati gli effetti (la probabilità di un tumore cerebrale data una cefalea, bassa). Un errore al quale si viene inoltre esposti dalla debolezza, presente anche nei migliori, dell’essere sedotti dalle idee che riusciamo a raggiungere.

Guareschi e Sciascia sono due casi di intellettuali veri, capaci di ragionare in modo bayesiano; che supportarono notevoli risultati bayesiani con esempi (test) errati: con brutti falsi positivi. Il concetto di Guareschi dei governanti che ci vendono a poteri esteri, e quello di Sciascia de “l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando.” sono autentici, e sarebbero stati preziosi, e lo sarebbero ancora di più oggi, in un Paese che non fosse così pervaso da viltà intellettuale a tutti i livelli, e quindi pronto a buttare il bambino con la scusa dell’acqua sporca. In un certo senso questi fondamentali concetti politici – collegati tra loro, come aspetti diversi di uno stesso potere – “sono stati suicidati” anch’essi. Col piattino fatto a Guareschi tramite le false lettere di De Gasperi e i coordinati interventi selettivi, omissivi e censori dei bravi magistrati (cfr. M. Franzinelli, Bombardate Roma!). E con i gradini perennemente insaponati degli ambienti “perimafiosi”, che portarono Sciascia a prendere come esempio proprio uno dei pochi magistrati fuori posto, uno dei pochi che non stava al gioco ma si batteva davvero, e che anche per questa sua superiore diversità fu poi eliminato.

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8 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Pier Paolo Pasolini: di quale verità è morto veramente”

E’ come se ci fosse una formula. Quando alcune variabili, personali e ambientali, immesse nella formula, portino il calcolo della formula a superare un determinato valore, si viene eliminati. Un termine della formula rappresenta ciò che si fa. Pasolini da intellettuale, Occorsio da magistrato, stavano portando alla luce centri di potere criminale occulto. Un altro dei termini della formula è dato da ciò che si è. Credo che il fatto di rappresentare tipi antropologici proibiti, da epurare e da marchiare come modelli funesti, sia stato tra i moventi di molti omicidi eccellenti; un fattore strategico distinto dalla necessità contingente di eliminare una figura “pericolosa”; anche se associato a tale necessità. Pasolini era un intellettuale vero; “bayesiano”, come ho descritto altrove, cioè capace di inferire conoscenza su fatti non noti raccogliendo e selezionando fatti noti e comparando le due categorie di dati. Inoltre era un “parresiasta”, uno che diceva in maniera chiara e penetrante cose scomode e importanti. Occorsio come altri magistrati uccisi era uno dei “Capaci”: integerrimi, coraggiosi, abili. Credo che anche questo rappresentare tipi antropologici proibiti abbia avuto un peso nel decidere gli omicidi; che erano anche volti a plasmare i valori e la classe dirigente secondo un modello di società subalterna. Così che sulle varietà umane indesiderate, da estirpare, da estinguere, da scoraggiare, è stato imposto un sigillo di proibizione colpendo i maggiori esempi.

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11 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Sacchetti “La Rabbia di Guareschi e Pasolini. Un documentario eretico

Mi pare ambiguo ricordare gli “eretici”, in realtà quelli che non abiurarono, come affetti da “rabbia, sinonimo di frustrazione” per la colonizzazione culturale. Rappresentano piuttosto coloro che restano saldi nei propri riferimenti valoriali invece di convertirsi all’istante alla religione dei nuovi padroni. E’ costume vestirsi dei meriti dei dissidenti celebrandoli, in una ipallage: “documentario eretico”. Sarebbe utile, anche se meno piacevole, disegnarli per negativo, descrivendo l’infido pastone italiano sul quale si stagliano. Per Pasolini, la doppiezza dei “disinistra”, che con la loro asserita “diversità” già allora ammiccavano sottobanco ai poteri ai quali oggi sono pubblicamente prostituiti. E la doppiezza del clero, che ha sfruttato le inquietudini religiose dell’artista per le scenografie con le quali copre i suoi affari, mentre il suo braccio politico, Andreotti, disse che “se l’era cercata”. Per Guareschi l’opportunismo della magistratura, l’azione giudiziaria a diavoletto di Maxwell, che punì solo l’unico in buona fede della manovra straniera contro De Gasperi (Colonia Italia. Cereghino e Fasanella. Chiarelettere); sventando l’attacco, ma guardandosi dal praticare la prima giustizia, il ristabilire la verità intera. La magistratura invece scaricando tutto su chi era per altri versi un altro obiettivo dei mandanti collaborò con loro, nell’epurazione di quelli renitenti all’asservimento.

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30 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Nardacchione “Danilo Dolci e la disobbedienza civile nonviolenta, dagli anni ’50 ad oggi: “Fare presto (e bene) perché si muore”

Per rifarmi la bocca ho riletto uno scritto di Dolci, sul sistema clientelare-mafioso legale. Un passo può essere utile a coloro che appoggino l’immigrazione forzosa in buona fede, credendo alle figure autorevoli e ai tanti agitatori che la presentano come motivata da scopi etici:

‘Tanto i mafiosi come i politici del sistema si stimano necessari all’ordine pubblico, locale e/o internazionale. “L’omertà è una qualità indispensabile per un mafioso” come per un giudice, un militare, un “politico” che voglia “fare carriera”. Come i delinquenti comuni più capaci e decisi non hanno alcuna possibilità di conoscere i segreti dell’organizzazione mafiosa, similmente – se pur diversamente – gli attivisti politici di base ignorano i traffici illegali e le trame segrete dei loro condottieri; e cosi i funzionari dello Stato ignorano le decisioni segrete (talora determinanti in micidiali forme) dei massimi boss politici che si atteggiano, melliflui o tronfi, a espressione della volontà popolare.’ (In: Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta, 2010).

Tanto più utile al giorno d’oggi, quando la criminalità del potere ha assunto forme “post-moderne”, ovvero appiccica – come in questo caso – icone etiche tradizionali sui propri disegni. Così che abbiamo la mafia post-moderna, che gestisce l’antimafia e chiede che nelle scuole sia insegnata la legalità (il caso Montante), e la tratta di esseri umani post-moderna che batte sullo spacciarsi per umanitarismo e nonviolenza.

@ Brodo. Non so chi sia la persona che, unica, a lei fa venire in mente quanto Dolci indica. A me fa venire in mente tutto il baule dei pupi, nessuno escluso, e i vari gruppi di fan che parteggiano per questo o quel paladino. Nelle stesse pagine sul sistema mafioso legale Dolci descrive la sua denuncia come mafioso di Mattarella padre; sarebbe interessante compararla con le posizioni istituzionali attuali, che dietro coperturte come la sagoma di Dolci non sono così lontane dalle posizioni dei notabili siciliani di allora, asservite ai poteri superiori e sprezzanti del popolo.

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7 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mediterranea, il capitano della nave Alex: “Un agente piangeva mentre controllava i documenti. Un altro ci ha ringraziato””

Accettare questo invito grottesco alla lacrimuccia non è solo ingenuità; è anche un segno della debolezza verso le figure di autorità che gli italiani scontano sulla loro pelle. Forse ci saranno poliziotti ipersensibili e dai rubinetti facili; ma in genere in questi casi vale quello che scrisse Celine della borghesia, “impassibile e piagnucolosa”, a seconda della convenienza personale, e quindi anche a seconda di ciò che il copione del potere prescrive. La consolidata ruffianeria delle forze di polizia e della magistratura verso i poteri forti è tra i principali fattori nascosti per i quali l’Italia non è un Paese per onesti. Ruffianeria verso i poteri forti che include la collaborazione ai soprusi abusando del potere istituzionale, e, come in questo caso, partecipazione alle narrative volte a fare passare per uno stato di cose normale o lodevole lo sfruttamento. “Salvarne” uno e sommergere cento persone comuni, italiani e stranieri, nell’impassibilità complice delle quinte colonne.

@ Stendhal. Credo che il tipo umano che oggi serve il potere dando del nazista a chi si oppone all’immigrazione forzosa sia lo stesso, sia il discendente morale di quello che allora serviva il potere nella caccia agli ebrei; che collabora con il più forte, privo di vergogna. Il tipo umano del delatore. “Se tutte le città d’Italia avessero fatto come Sarzana il fascismo non sarebbe passato”: Sandro Pertini. A proposito di forze di polizia, a Sarzana i carabinieri bloccarono i fascisti; oggi gli stipendiati di polizia calano le brache recitando queste farse patetiche. Se Vittorio Emanule III, detto Sciaboletta, avesse firmato il decreto d’assedio non saremmo caduti nel baratro del fascismo. Se avessimo la spina dorsale per esercitare il modesto sforzo occorrente a fermare l’immigrazione forzosa, come fanno altre nazioni, eviteremmo danni futuri. Se non lasciassimo campo libero ai ruffiani, agli intriganti con la tonaca, ai gauleiter, agli sciaboletta ai quali va bene che si affoghino neri per esercitare il ricatto morale per il quale gli unici da soccorrere, gli unici infelici sulla faccia della terra sarebbero i giovanotti con le treccine che hanno pagato il biglietto per il passaggio sui barconi, potremmo vivere meglio noi e fare qualcosa di buono per chi ha davvero bisogno nei paesi svantaggiati.

@ Stendhal. Non è plausibile che masse di persone paghino un lungo viaggio per andare a farsi internare volontariamente in lager allucinanti dai quali poi, se sopravvissuti, tentare di fuggire. Ricorda quel che racconta Woody Allen, di quando faceva telefonate oscene a una donna; e di come le facesse “collect” a carico del destinatario, e la donna le accettasse sempre. Non cito Woody Allen perché sono favorevole alla causa degli ebrei di New York. E Woody Allen non mi piace molto. Però la battuta è buona. Se cito una descrizione della borghesia di Celine, questo le darebbe il diritto di attriburmi sentimenti nazisti e da sterminatore di ebrei? Humani a mi nihil alienum puto. Cerco di riconoscere e prendere il buono tra un mare di paccottiglia e di veleni; anche se la fonte ha idee politiche o finalità lontane dalle mie. Quelli che parlano come lei, applicando le suddivisioni puerili tra martiri, demoni e santi tracciate dalla propaganda, cercano di racimolare una pagnotta, raccogliendo e lanciando qualsiasi spazzatura. Invece di organizzare ronde per il controllo del linguaggio e dei sentimenti altrui vedete di mettere mano a ciò che è racchiuso nei vostri sepolcri imbiancati.

@ Stendhal. La pietà e la solidarietà false imposte dagli strozzini tramite mezzani sviliscono i loro corrispettivi autentici. Per non parlare di quelli che di mestiere dicono di essere portavoce della divinità, e indossati paramenti di genere insultano coloro che resistono ai loro raggiri come fanno indovini e fattucchiere. La prostituzione di valori etici e religiosi a interessi di potere non è pietà o solidarietà. È santimonia, che già prima di Cristo era riconosciuta come rivoltante: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini”. Cicerone.

@ Stendhal. Segua lei il mio consiglio, ceda l’armamentario a qualche emulo di Otelma e bussi al portone del luogo che meglio può accoglierla: la più vicina casa circondariale.

@ Stendhal. Spiace sempre per una persona al gabbio. Comunque la pena deve comprendere anche la riabilitazione; alla quale lei può avvicinarsi considerando questa notizia edificante del 7 luglio 2019, dei poliziotti che scoppiano in lacrime davanti alla flotta delle Ong; e la notizia di ieri, 8 luglio, l’assoluzione definitiva dei CC per l’omicidio di Giuseppe Uva. Rifletta e mediti su di esse, come farebbe per parabole evangeliche, le compari, con la sua intensa spiritualità. Si ponga come astri che guidano il cammino fulgidi esempi come questi del Vero e del Buono – ce ne sono tanti – li assimili, aiutato dalla Fede, e vedrà che si troverà pronto a rioccupare senza dover temere nulla il suo posto nella società dei liberi.

@ Stendhal. La compartimentazione, indispensabile alla vita e ubiquitaria nelle strutture biologiche, è un valore; contrariamente a quanto sostiene chi dice “ponti non muri”, come Bergoglio; o come il presidente dell’associazione USA delle case farmaceutiche, che ha spacciato per un creare “ponti” (Holmer AF. Direct-to-Consumer Prescription Drug Advertising Builds Bridges Between Patients and Physicians. JAMA 1989. 281. 380) l’induzione della domanda di farmaci tramite pubblicità (Hollun MF. Direct-to-Consumer Marketing of Prescription Drugs. Creating Consumer Demand. JAMA, ivi) sostanzialmente fraudolenta. Quindi plaudo alla sua asserita voglia di frapporre una barriera tra quelli come me e quelli come voi. Come commentò Guareschi dopo essere stato fatto cadere in un intrigo vero tramite un intrigo falso, “Se la canaglia impera il posto degli onesti è la galera”. Certo, i ser Ciappelletto e i frate Cipolla possono giocare sulla confusione tra chi è la canaglia e chi l’onesto; Pinocchio, incarcerato perché vittima, sarebbe rimasto in carcere nonostante l’amnistia se non si fosse dichiarato malandrino. Ma la segregazione di due classi antitetiche è già una forma di ordine. Però non sciupi tutto con i suoi rosari; l’importante è che rimaniamo dai lati opposti delle sbarre.

@ Stendhal. La lascio alle “pure gioie ascose” del suo cenobio.

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8 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, Cassazione conferma assoluzione di poliziotti e carabinieri. Famigliari: “Ricorso a Corte europea””

Sentenze come questa e come quelle a favore di Ciontoli incoraggiano appartenenti ai corpi armati dello Stato a chiudere la bocca tramite l’eliminazione fisica a coloro verso i quali sono stati commessi gravi abusi. Con ricostruzioni false e irragionevoli che ripetono e certificano versioni difensive false e irragionevoli la magistratura non solo lava il fango con altro fango; ma incoraggia i suoi protetti a lavarsi dal sangue con altro sangue.

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24 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ercolani “Montanelli: imperfetta è la statua, l’imbrattatore e un’umanità bisognosa di piedistalli”

La vernice è quella del potere, che Montanelli serviva; col ’68 si fece spazio all’individualismo e all’edonismo; ora si usano i bacchettoni a comando per imporre la dittatura del politically correct. Una vernice che aggiunge un altro strato alle ambiguità di una figura complessa. Testimone del secolo, la sua scrittura era essenziale e precisa come la lama del più temibile spadaccino. Sostenitore di poteri che manovravano chi gli sparò. Virtuoso dell’arte del conformismo controcorrente (“Troppo facile, Indro/ scriver Controcorrente / traendo dal cilindro /quel che pensa la gente.” G. Calcagno ). Nei suoi scritti ha sputato sulla tomba di Moro e messo in manicomio chi sosteneva che Mattei fosse stato ucciso; ha invitato a votare DC come se vivere nel tanfo sia inevitabile. Ma intuì la degenerazione della Seconda Repubblica e ci avvisò. Già fascista. Ma meno fascista dentro di tanti altri. Esibì la bruttura del mondo raccontando del sesso tra lui soldato invasore e una bambina. Sarebbe stato meglio ricordarlo senza statua. Del resto Sordi, al quale qui è paragonato, grande attore, ha sì spiegato l’italiano mediocre; ma lo ha anche scusato, abbellito e fatto accettare. Guareschi lo definì “la diffamazione vivente dell’italiano”. Di tipi “sordiani” ne abbiamo troppi; abbiamo capito; Sordi è l’ultimo da mettere su un piedistallo per additarlo ai bambini. Due uomini da rispettare e apprezzare per ciò che hanno dato; senza venerarli, dato quanto hanno tolto.

@ tiepolo veneziano111. 1500 caratteri. Mi colpì anche il modo col quale faceva a pezzi Giordano Bruno. Ho conservato un ritaglio: “E si creò un campione del libero pensiero”. Corsera, 26 nov 1996. Una omelia da domenicano contro il peccato più grave: non chinare il capo all’autorità; non essere come i personaggi di Sordi. Bisognerebbe però allora citare anche la sua meritoria, anche se a detta degli esperti con non pochi errori, divulgazione della storia d’Italia. Poi c’è “Addio Wanda”, brillante nella forma, squallidotto nell’apologia della prostituzione; con “ragazze che muoiono sulle spiagge, vergini sì ma da una parte sola”. L’ho omesso anche perché gli aizzerebbe contro le erinni femministe, che lo punirebbero oltre le sue colpe. Il pamphlet mostra una volontà di “epater” che forse può spiegare il suo racconto della dodicenne africana. Montanelli era essenzialmente un giornalista, un ibrido ben riuscito tra un intellettuale e un guitto, che affascinava anche i lettori come me che ne riconoscevano bugie e manipolazioni. Forse l’errore è pretendere che un giornalista sia anche un eroe e un parresiasta – questo bisogna essere per scrivere certe verità in Italia – come pure ce ne sono stati.

@ tiepolo veneziano111. Eh sì. Da bambino negli anni ’60, guardando i buoi accosciati nelle stalle del senese, mi colpiva il contrasto tra la bellezza maestosa del bianco immacolato dell’ampio manto e le larghe macchie di letame che lo insozzavano. E’ spesso così anche per gli uomini di valore. Poi ci sono bovi nei quali la quota del letame è il 100% o subtotale …

@ tiepolo veneziano111. E’ proprio vero. Io lo dico sempre che il problema è che c’è una insufficiente distanza morale, una troppo simile visione del mondo e del modo di starci, tra chi spala il letame e un procuratore generale. Forse in Italia lo abbiamo scordato, cosa sia una classe dirigente degna. E le canonizzazioni di Montanelli e Sordi contribuiscono a tenerci nell’oblio.

Per restare nel campo dei grandi ruminanti domestici, questo caso appartiene alle situazioni che chiamo “a corna di vacca maremmana”; nelle quali si fronteggiano solo i due corni estremi, e la vera vittima sono le virtù medie. Così che gli sproloqui dei politically correct e dei neocon occupano la scena, e la misura e la decenza ne stanno ai margini, e sembrano loro posizioni strambe e oltranziste. Ambo i corni naturalmente sono attaccati a testoni e a corpaccioni che tirano il carro dello stesso vincitore.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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vedi anche:

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

I conti di Ambrosoli e quelli di Carancini. In: L’uso del fisco nell’eversione di Stato settembre 2020.

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20 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Nordio: “Sindaci Pd sono venuti in processione da me per abolizione abuso d’ufficio”. Poi attacca intercettazioni e paragona Meloni a De Gasperi”

De Gasperi fu il firmatario dell’ignobile Protocollo italo-belga “Uomo-carbone”. Di lui, che l’aveva fatto condannare per diffamazione (v. “Se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”), Guareschi nella sua autobiografia scrisse:

“Non voglio rivangare vecchie storie che sono diventate polvere di tribunale e di galera: Dio sa come effettivamente sono andate le cose e questo mi tranquillizza in pieno.

Né voglio rivedere posizioni che non possono essere mutate in quanto assunte per solo suggerimento della coscienza.

Voglio soltanto rendere omaggio alla verità e riconoscere che, al confronto dei campioni politici d’oggi, De Gasperi era un gigante.”

Dato ciò che i politici dei nostri giorni, bipartisan, commettono e occultano* – con la magistratura che fornisce i coperchi alle loro pentole – il paragone con De Gasperi va fatto col metro di Guareschi, agnello tra i lupi, piuttosto che con quello cortigiano dei Nordio.

* Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE.

 

Quando è lo stupido che guarda alla luna

30 March 2011

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “La luna e il dito. Della primavera araba e della nostra inadeguatezza” di A. Rivera del 30 mar 2011

Boh. E gli interessi dei Liberatori? Come l’energia, forse a partire da quella solare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/29/energia-solare-e-take-over-della-libia/

Il contrasto alla Cina; l’estensione alla sponda nordafricana dell’economia di mercato occidentale (penso anche al mercato della medicina; anche in relazione alla spinta per la “civilizzazione” della nostra sanità meridionale, e ai delitti forse non solo mafiosi che l’hanno accompagnata).

“Primavera araba”? O forse voglia dei fiumi di latte e miele e delle urì sempresane del nostro Paradiso consumista; a costo di sostituire a dei vistosi dittatori locali le ombre dei poteri stranieri, seguendo il nostro fulgido esempio di asservimento (tanta sinistra per prima) agli USA & c. ?

L’epiteto di stupido affibbiato a chi non accetta le razioni di verità del comando militare Alleato – chi le cucina in mille salse invece è un vero intellettuale di sinistra – fa riflettere che forse in certi casi è il babbeo (o il furbo) che guarda la luna quando gliela indicano; mentre occorrerebbe studiare meglio il ditino, e guardare in faccia il suo possessore.

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27 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione l’ex governatore Roberto Maroni e Augusta Iannini (moglie di Vespa)”

Lo “Oltre la cupola” di Lombardia. Dove non c’è un Agostino Cordova da fermare, come fece la Iannini da magistrato per i fratelli calabresi. Oggi il Fatto cartaceo pubblica un fotomontaggio con Maroni e Alfano in camice bianco. Si potrebbe aggiungervi Luciana Lamorgese: l’attuale ministro dell’Interno prosegue il compito dei due predecessori di fornire a questi affari (e a pesci dell’industria biomedica ancora più grandi; come quelli che faranno miliardi col covid) un servizio di guardiania; analogo a quello del quale si dotavano i baroni siciliani, e altrettanto efficiente.

@ unatarmaalleterme. E’ sicuro che nominare nella sanità convenzionata, cioè pagata con denaro pubblico, due ex ministri degli interni, e un magistrato che ha tolto dai guai le reti massonico-mafiose individuate a suo tempo dal Procuratore Agostino Cordova, non debba riguardare i cittadini ? Nella mia esperienza tali sinecure sono gli esiti visibili di una rete sotterranea piduista, cioè di una mafia di Stato, responsabile di cose indicibili in medicina. (Un’altra manifestazione è stata il record mondiale negativo della Lombardia nella crisi covid). Se non vuole credere a me, c’è un’ampia casistica di danni da “revolving doors”, i passaggi da controllori di Stato a controllati, in medicina. Il discorso della luna e del dito è valido quando a indicare la luna è “il saggio”. Se la indica un imbroglione, lo stupido guarda la luna nel cielo, mentre è proprio al dito, e alla faccia del suo proprietario, che bisogna guardare. Es. le revolving doors sono riportate tra le cause dell’immissione nella pratica clinica di farmaci oncologici costosissimi, inefficaci e dannosi*. Giudichi lei se ciò ci riguarda o meno come cittadini.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 2016. 355: i5792.

Energia solare e take-over della Libia

29 March 2011

Blog di Dario Bressanini su Il Fatto

Commento al  post “Energia sostenibile senza aria fritta” del 29 mar 2011

“Vivere delle rinnovabili di altri paesi?

Se il Mediterraneo diverrà un’area di cooperazione o di scontro nel 21° secolo sarà di importanza strategica per la nostra sicurezza comune. J Fisher, Ministro degli esteri tedesco, 2004”

Titolo ed epigrafe del cap. 25 di “Sustainable energy – without the hot air.” Versione 3.5.2, 2008 di DJC MacKay, Chief scientific advisor del Dip. dell’energia UK. Reperibile su internet.

Il cap. illustra che nel deserto nordafricano si potrebbero installare impianti solari capaci di risolvere il difficile problema energetico europeo, inclusi i risvolti ecologici. Dal testo, le tabelle e i grafici si evince che la Libia è il paese ideale per la vicinanza, la bassissima densità di popolazione, l’elevata quantità di energia potenzialmente ottenibile.

cap. 30, sez. “tirate le somme”:

“Siamo realistici. Proprio come la Gran Bretagna, l’Europa non può vivere delle sue rinnovabili. Se il fine è quello di svincolarsi dai carburanti fossili, l’Europa necessita del nucleare, oppure dell’energia solare del deserto di altri popoli, o di entrambi.”

Sul piano politico, mentre il coriaceo Gheddafi potrebbe essere un problema per tale progetto, un governo fantoccio renderebbe la Libia una “sandbox” perfetta per lo sfruttamento energetico occidentale. Può essere utile annotare che lo scatolone libico è pieno di energia che non è solo quella del petrolio, e potrebbe essere un’area di fondamentale importanza per l’approvvigionamento di energia dell’Europa. Può darsi che la contabilità di MacKay spieghi anche l’intervento in Libia; di sicuro l’attacco è coerente con la filosofia riflessa da MacKay:

“La crescita è uno dei principi della nostra società: la gente diventa più ricca e quindi può giocare con più gadgets. La domanda per videogames ancora più superlativi…” (cap. 22).

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/20/l’obesita-energetica/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/23/la-retorica-quantitativa/

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Blog di Giulietto Chiesa su Il Fatto

Commento del 3 apr 2011 al post “Southern Mistral 2011” del  3 apr 2011

Forse le ragioni, al di là delle versioni ufficiali che tanto piacciono alla “sinistra”, sono molteplici; alcune ipotesi sono abbastanza ovvie:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/30/quando-e-lo-stupido-che-guarda-alla-luna/

Altre possibili ragioni attendono di essere portate alla luce dagli esperti. Tra le ipotesi si potrebbe anche considerare l’impossessarsi, oltre che dei pozzi di energia da fossili, di una fonte di energia rinnovabile, per sfruttarla o per toglierla ad altri o entrambe le cose:

Energia solare e take-over della Libia

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Raccomando ai più saggi di pensare quello che vi dicono di pensare senza sgarrare, e di godersi le conseguenze di quest’altro bell’affare della Libia; altrimenti eretzdavide su Il Fatto vi dichiara fasciocomplottisti matti.

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Chi volesse i dettagli tecnici giusti legga il libro di MacKay che cito, reperibile su Internet, pag 177 e seguenti.

 

 

Antimafia e cultura dell’emergenza

28 March 2011

Blog di Strozzateci tutti su “Il Fatto”

Commento al post “A Paralup, la Pompei partigiana”

“La centrale è stata condotta con la cultura del permettere uno stato permanente di allarme invece che ricercare le cause dell’allarme”
Il capo degli ispettori sull’incidente nucleare di Sellafield, UK

La Resistenza come metafora ed esempio dell’impegno civile è un conto; il considerare l’antimafia civile come una “Resistenza permanente”, più che la Lotta di liberazione ricorda i falsi certificati di partigiano a guerra finita.

La Resistenza fu una condizione eccezionale, conseguente alla vergogna del fascismo, con un paese allo sbando e occupato; durò 18 mesi. La mafia l’abbiamo da decenni in una “Repubblica democratica”, e ora ci si accorge che c’è anche al Nord. Lo stato perenne di emergenza, auspicato da Schmitt, il giurista del nazismo e il teorico della strategia della tensione mediante il terrorismo, è indice di uno Stato malato e corrotto. Chiedere allo Stato perché non vuole eradicare la mafia, questo per me sarebbe raccogliere l’eredità di quelli che combatterono davvero.

Come è possibile che un pugno di mafiosi abbia “colonizzato” la superba Lombardia? Pochi giorni fa, a una conferenza di Dalla Chiesa, nel lanciare l’allarme è stato detto che “non si sa” chi ha firmato le delibere che ponevano ndranghetisti a capo di ASL lombarde; interessante anche la notizia che l’università di Brescia negli anni ’90 diede una cattedra a un commercialista legato alla cupola siciliana.

La minaccia mafiosa a tanti al Nord fa comodo: permette di tralasciare e favorire altri reati non meno gravi, come quelli del malaffare autoctono; e di servire, acquisito così il consenso dell’opinione pubblica, interessi di poteri forti; che ormai dispongono sia della mafia sia delle forze antimafia, quasi come il puparo che dispone dei mori e dei paladini:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/antimafiosi/

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Blog “Il Fatto”

Commento del 15 apr 2011 al post del 15 apr 2011 “Ndrangheta, strategia della tenzione e prove di infiltrazione nello Stato” di L. Musolino

Vedo che “il Fatto” parla di “strategia della tensione” a proposito della ndrangheta. La locuzione si riferisce alla teoria che vede un disegno dello Stato e dei servizi nel terrorismo degli Anni di piombo; ed è in questo senso che di recente ho parlato di “strategia della tensione” mediante la mafia, in un commento su il Fatto:

Antimafia e cultura dell’emergenza

Invece nell’articolo “Ndrangheta, strategia della tensione e prove di infiltrazione dello Stato”, la strategia della tensione diviene semplicemente un attacco della mafia verso lo Stato; che corrisponde a quello che i responsabili della strategia della tensione volevano fare credere del terrorismo. Credo che il rapporto di complicità tra Stato e mafia non dovrebbe essere ignorato, né stravolto manipolando le parole.

Vendola e Pasolini

28 March 2011

Blog Malvino

Commento al post “A Giulià, ma che stai a di’?” del 28 mar 2011

G. Ferrara falsa e distorce tre volte: dicendo che Pasolini non aveva il senso dell’ironia, che i suoi scritti sono ironici, e accostando Vendola a Pasolini.

“La “sinistra” è specializzata in figure bifronte, che con la faccia rivolta a chi sta in basso impersonano, “narrano”, come dice Vendola, una politica pulita; mentre con l’altra si accordano con quelli che stanno in alto, facendosi fiduciari dei loro interessi. Es. due papabili di alta qualità per la presidenza del consiglio: l’astro nascente Vendola, il “poeta comunista” che fa pensare a Pasolini, ma è tutt’altra cosa, di recente benedetto in un tour USA dai signori del liberismo, e osannato in Italia dalla massa dei disgustati da Berlusconi; e Rosy Bindi, la pseudoAnselmi…”

(Da “C’è la parola: compradora” https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/ ).

Pasolini era permeato e trafitto dal tragico che con la sua sensibilità lucida percepiva nel mondo; la sua parola era superiore al livello dell’ironia, il blando anestetico al quale ricorriamo quando parliamo di cose che non fanno ridere. Vendola è artefice di quello stesso mondo denunciato da Pasolini:

Ndrangheta e privatizzazione della sanità https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

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16 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Vecchi “Aldo Busi sostiene Monti: “Ci massacra e ce lo invidiano tutti, viva il professore” del 16 dicembre 2012

Busi si è scambiato le parti con Pasolini. Pasolini fu lucido e vigoroso, virile si potrebbe dire, nella sua analisi politica e sociale, che tuttora spicca in un paese dove si fa a gara ad arruffianarsi col potere. Come artista lo trovo mediocre; enfatico, melenso, narcisista. Busi viceversa è un artista efficace; che però, lungi dal correre i rischi ai quali si espose Pasolini con le sue denunce, sul piano politico esorta gli italiani alla sodomia passiva.

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13 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Pasolini, 50 anni fa veniva sequestrato per oscenità Teorema. Il film che sconvolse Venezia”

Pasolini mi sembra di gran lunga migliore come saggista e commentatore che come artista. Le sue opere cinematografiche e letterarie per me sono in genere non riuscite. Didascaliche e bislacche, estetizzanti e artificiose, ammiccanti e compiaciute, condizionate in maniera ossessiva dal sesso. La sua arte, trasfusa nell’analisi sociale, ha invece dato i frutti preziosi della descrizione della mutazione antropologica. Può darsi sia un mio limite, perché perfino Leopardi mi suona lamentoso in diverse sue poesie quanto coraggioso e spietato descrittore della condizione umana nello Zibaldone.

Dopo che fu massacrato ad Ostia, quel furbone di Moravia disse che era stato ucciso un raro poeta. Non fu ucciso per le poesie; ma per gli ottimi saggi; la sua inchiesta su chi soppiantò Mattei può avere fatto traboccare il vaso. Del resto il civilissimo Leopardi è stato considerato un potenziale Unabomber; da T. Harrison, un italianista USA* apprezzato dai nostri CC**. Forse invece gli Unabomber, anche quelli nostrani, o meglio quelli in casa nostra, potrebbero essere un pretesto per giustificare demonizzazione, controllo e repressione su autori la cui sensibilità unita alla ricerca intellettuale produce analisi che mettono a nudo in termini esatti lo strampalato, l’osceno e lo squallido dietro alle magnifiche sorti e progressive del modello liberista.

*Unabomber mi pare Leopardi. L’Espresso, 22 ott 1998.

**Harrison T. “Vi racconto Lord Jim”, Il Carabiniere, dic 1997.

@ jambalaya. Forse si vuole che si confonda Cinna il poeta con Cinna il congiurato. I discorsi del manifesto di Kaczynski, il dinamitardo assassino, ritagliata e gettata via la parte omicida sono accostabili a numerose pregevoli critiche alla modernità liberista e al suo mito di progresso. Questa strana accoppiata di saggezza e follia è stata amplificata da Harrison prendendo di mira il povero Leopardi. Se può essere etichettato come un ideologo del terrorismo anche un gigante morale come lui, reso sia gobbo sia isolato sia dalla tubercolosi sia dagli studi, a maggior ragione può essere marchiato – anche nei compiacenti uffici che sarebbero deputati ad acchiappare “Unabomber” – come soggetto da “attenzionare”, “depotenziare” etc. chi deve essere fermato perché svergognando l’egemonia culturale liberista attenta alle grandi frodi e speculazioni che su tale egemonia si reggono. Si può incasellare tra i bombaroli chi riconosca, anche in campi specifici, un “regno di arbitrarietà e follia” (Pasolini) dietro alle luccicanti narrazioni del liberismo, e cerchi di “ristabilire la logica”. Non sarebbe certo la prima volta che inafferrabili terroristi in fondo lavorano per capitano Uncino; anzi, non si dovrebbe omettere di considerare, dati anche altri indizi, la possibilità che il terrorismo senza firma degli Unabomber in quella che era l’area di frontiera NATO non faccia eccezione, e rientri anch’esso tra i vari schemi eversivi che accompagnano la storia d’Italia dal dopoguerra.

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11 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Sacchetti “La Rabbia di Guareschi e Pasolini. Un documentario eretico”

Mi pare ambiguo ricordare gli “eretici”, in realtà quelli che non abiurarono, come affetti da “rabbia, sinonimo di frustrazione” per la colonizzazione culturale. Rappresentano piuttosto coloro che restano saldi nei propri riferimenti valoriali invece di convertirsi all’istante alla religione dei nuovi padroni. E’ costume vestirsi dei meriti dei dissidenti celebrandoli, in una ipallage: “documentario eretico”. Sarebbe utile, anche se meno piacevole, disegnarli per negativo, descrivendo l’infido pastone italiano sul quale si stagliano. Per Pasolini, la doppiezza dei “disinistra”, che con la loro asserita “diversità” già allora ammiccavano sottobanco ai poteri ai quali oggi sono pubblicamente prostituiti. E la doppiezza del clero, che ha sfruttato le inquietudini religiose dell’artista per le scenografie con le quali copre i suoi affari, mentre il suo braccio politico, Andreotti, disse che “se l’era cercata”. Per Guareschi l’opportunismo della magistratura, l’azione giudiziaria a diavoletto di Maxwell, che punì solo l’unico in buona fede della manovra straniera contro De Gasperi (Colonia Italia. Cereghino e Fasanella. Chiarelettere); sventando l’attacco, ma guardandosi dal praticare la prima giustizia, il ristabilire la verità intera. La magistratura invece scaricando tutto su chi era per altri versi un altro obiettivo dei mandanti collaborò con loro, nell’epurazione di quelli renitenti all’asservimento.

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

25 March 2011

Blog de “Il Fatto”

Commento al post “Vendola-Formigoni, il primo: “Lombardia regione mafiosa”. L’altro: “E’ un miserabile” del 25 mar 2011

Vendola chiama mafiosa la sanità lombarda e Formigoni gli dà del drogato. Ieri sera 24 mar 11 a una conferenza di Nando Dalla Chiesa un economista dell’università di Brescia ha spiegato che le mafie prosperano sulla spesa pubblica (concetto importate); ma ha aggiunto che il modo per contrastare la ndrangheta in Lombardia è dunque privatizzare la sanità: buona conclusione per assicurazioni, fondi, banche, considerate dai tecnici tra le cause maggiori della cattiva sanità USA.

Sciascia ha scritto del “Potere che mette tutto e tutti insieme, che intesse tutto. Che assimila tutto. Anche l’opposizione, anche la contestazione”. Un modo per ottenere questo è di creare un nemico comune. Es. la ndrangheta, che avrebbe “colonizzato” l’onesta Lombardia con le sue forze, nonostante i decenni di esperienza di lotta alla mafia.

Penso che la mafia debba il suo successo ai poteri forti che la sostengono; e che questi poteri la stiano usando anche come spauracchio per ottenere risultati come la privatizzazione della sanità. Le stesse forze dello Stato che al Sud contrastano la mafia, al Nord la fanno passare, mentre si occupano di fare tacere le voci di critica alla medicina delle multinazionali. Ora, dopo che si sono lasciati scorrazzare 4 gangster, le voci più avvertite chiedono di fare scelte politiche fondamentali non in funzione di ciò che è bene per la salute dei cittadini, ma per sfuggire alla mafia.

La ndrangheta è divenuta quello che i critici cinematografici hanno chiamato, a proposito di pellicole come “Non è un paese per vecchi” , “il male invincibile”. Se vi piace il film, se davvero credete che Formigoni e Vendola, entrambi sostenitori della medicina liberista del prete dei servizi Verzè, siano davvero nemici, buona visione. Il risultato sarà una medicina delle banche; è una medicina che fa paura a chi sa cos’è, ma almeno così probabilmente non è di lupara che moriremo.

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Commento del 26 mar 2011 allo stesso post, censurato

Denuzzom dice che in Lombardia un malato di cancro ha delle possibilità, in Puglia no. La mortalità per cancro della popolazione generale, standardizzata per età, nel 2005 è stata di 157/100000 per la Lombardia e 136/100000 per la Puglia: in Lombardia risulta muoia di cancro un 15% in più. Altra cosa è la sopravvivenza di chi si è ammalato. Altra cosa ancora è la sopravvivenza reale di chi ha avuto una diagnosi di cancro: la sopravvivenza apparentemente migliore dei malati di cancro in Lombardia è dovuta almeno in parte a un artefatto dovuto a una maggior quota di sovradiagnosi:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

In soldoni, se si diagnostica il cancro anche a soggetti sani, sembrerà che una percentuale maggiore di malati si salvi; in realtà si è peggiorato lo stato di salute della popolazione, medicalizzando dei sani. Il trattamento medico senza reale necessità è una truffa generalizzata nascosta, tipica della medicina liberista, che ha avuto nel caso della clinica S Rita un’espressione estrema e rozza. D’altro canto in Lombardia in genere gli aspetti organizzativi della sanità, che sono importanti per la condizione psicologica e morale oltre che fisica del malato, non toccano gli sconci che si incontrano spesso al Sud.

In Lombardia è maggiore il rischio di morire per cancro, di venire trattati essendo sani, e di venire sovratrattati da malati. Se si è malati, la qualità della vita legata agli aspetti organizzativi delle cure può essere migliore in Lombardia. La medicina di fatto è business; il livello etico è carente ovunque; l’arretratezza della Puglia, che si sta mettendo in pari, è commerciale:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/09/vincitori-e-vinti-nella-sanita-puglliese/

Dietro alla sceneggiata lumbard/terroni le cose sono diverse, e più brutte, di come sembrano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

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5 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Politica, sanità, imprese: in Lombardia la ‘ndrangheta si piglia tutto”

Non è vero che nella Sanità lombarda la ndrangheta si pigli tutto. Si prende la sua fetta; che le viene accordata anche perché con la sua immagine tenebrosa permette di tenere nell’ombra le fette altrui. Es. quelle per il caso Stamina, col quale, in un gioco di omissioni e di interventi parziali da parte delle istituzioni, si sta creando sul nulla un mercato falso ma miliardario, che consentirà un altro sciacallaggio legalizzato sulle malattie. Non è detto che lo yacht dei mafiosi sia quello più lungo e lussuoso, in quel porto delle nebbie che è la sanità lombarda. E bisognerebbe guardare anche ai panfili di forze insospettabili, come quelle che stanno reggendo il gioco Stamina, e che appaiono più brave a fermare, con metodi mafiosi, chi svela i grandi affari, criminali ma legalizzati, nella sanità lombarda, che ad acchiappare quegli ndranghetisti che indicano come il solo grande focolaio di corruzione.

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25 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Medicina ‘umana’ a tempo determinato: la storia di Ketti”

Secondo l’articolo, e lo IEO, il “clinical decision making” è questione di psicologia e buoni sentimenti. Non di scelte razionali, a volte controintuitive, e contrarie agli interessi del business. Così la cura degli aspetti psicologi diviene il lubrificante delle frodi. Secondo l’articolo, medico e paziente puntano entrambi verso la stessa direzione, quella del benessere del paziente. Non vi è nessun conflitto di interessi. Che non è molto diverso dal dire “la mafia non esiste”: il problema dei trattamenti non necessari o dannosi prescritti , secondo i voleri di grandi interessi economici, a scapito del paziente e a beneficio del medico, è riconosciuto, ed è gigantesco. Lo stesso giorno, Maroni, presidente di Reg. Lombardia, loda lo IEO come “modello innovativo” che pratica i principi di “una sana gestione privata”. E’ questa convergenza dell’adamantino antimafia Dalla Chiesa con Maroni, ambiguo sulla mafia, che dovrebbe essere esaminata, anziché ripetere il ritornello ossessivo su Maroni che si sbagliava o mentiva nel dire che in Lombardia la mafia non c’è. La mafia c’è, e – anche grazie alla provocatoria uscita di Maroni – accentrando l’attenzione sulla mafia si tengono nascoste altre aree di grande criminalità. E le si aiuta; al prof. Dalla Chiesa, sociologo, consiglio, quando vuole parlare di medicina, di posare il violino e leggere prima libri sull’argomento scritti da suoi colleghi accademici, es. “What if medicine disappeared” di Markle e McCrea.

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1 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post ” ‘Ndrangheta, un arresto a Milano: “Farmacia acquistata con profitti narcotraffico”

“Le farmacie lombarde vogliono erogare più servizi al cittadino, per esempio offrendo l’accesso agli screening di prevenzione, ai farmaci innovativi, il monitoraggio dei pazienti cronici, prenotare visite ed esami magari anche ritirare i referti e pagare i ticket. Queste alcune delle novità presentate al convegno a Milano organizzato da Federfarma Lombardia e dalla Regione. Alla richiesta dei farmacisti lombardi di un “maggiore coinvolgimento delle nella sanità territoriale”, come ha spiegato Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ha risposto il governatore Roberto Maroni. “Noi vogliamo sostenere le nuove farmacie dei servizi a beneficio di un sistema sanitario efficiente ed integrato – ha detto Maroni – sempre più vicino ai bisogni concreti dei cittadini”. (ANSA, 7 febbraio 2016).

Se si ammette, come penso si dovrebbe, che “mafia” sia l’integrazione da parte dello Stato di forme di delinquenza nel sistema sociale, in quanto coerenti col corso economico e politico, allora si può dire che il rapporto tra mafia e sanità è profondo, molto più di quel che si fa credere; e che magistrati, CC e PS sulla mafia nella sanità facciano come la lontananza e il vento della canzone di Modugno: spengono i focolai piccoli e aiutano quelli grandi. Soprattutto in Lombardia.

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28 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Mattioni “Mantovani (FI), l’ex assessore a processo per corruzione: “Vi ho dato 3 anni di buona sanità. Ora voglio la commissione Giustizia”

Robert Pearl, chirurgo, docente universitario a Stanford e CEO del Permanente Medical Group, il maggiore gruppo medico in USA (integrato nel consorzio di managed care Kaiser Permanente), è uno che la sa lunga sulla sanità. Anche troppo. Ha scritto un libro, “Mistreated” (2017), che ha per sottotitolo “Why we think we’re getting good health care – and why we’re usually wrong”. Nel libro Pearl spiega come le persone spesso sbaglino nel credere di ricevere buone cure. La percezione errata deriva da fattori psicologici e tecnici, che richiedono un certo impegno del lettore non medico per essere compresi e accettati, superando resistenze e la mancanza di conoscenze specifiche. Questa scena del politico che si vanta di avere fornito buona sanità in un discorso agli amici – e a chi lo accusa e lo giudica – che ricorda certe riunioni conviviali di una delle malfamate aree del Sud, dovrebbe suscitare interrogativi negli utenti adulti e vaccinati su quanto è davvero buona la sanità di don Mario Mantovani e c.

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19 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Messina Denaro aveva il Covid al momento dell’arresto. Il capo del Ros: “Latitanze ultra decennali possibili solo grazie a collusioni””

Non è credibile che il libero gironzolare di Messina Denaro per decenni sia stato dovuto solo a collusioni contingenti di “infedeli”. Appare all’opera una variabile latente che sovrasta le istituzioni e impone una collusione strutturale. La mafia di cosca giustifica un’antimafia perenne che copre una mafia di Stato che è al servizio di chi controlla il Paese. Analogamente, la “lotta” agli interessi sulla medicina della mafia di cosca citati dal generale copre gli interventi mafiosi dello Stato a favore della grande criminalità biomedica. Un recente riassunto sulle “trattative Stato-Big Pharma” che le istituzioni dello Stato applicano more mafioso: Hudson N, Actuarial and statistical problems around the Covid phenomen. 11 Oct 2023.

L’autore stesso osserva che il crimine che l’analisi di specialisti onesti converge nel mostrare “is hard to digest”. Non è un “antisistema”: si occupa con successo di private equities. E spiega come per sopravvivere nel mondo della finanza occorra avere lo “skepticism necessary in an environment characterised by asymmetric information”. (Altri casi mostrano che i businessmen tendono a non bersi, come invece fa la massa, gli annunci di portenti medici). Lo stesso genere di consapevolezza che i CC e i magistrati, anche loro ben preparati su come va il mondo, devono inghiottire nel ripetere le versioni farsa di copertura sulla mafia, sul covid e in generale sulla difesa della salute.

Antimafiosi

25 March 2011

Blog de “Il fatto”

Commento al Post “Il nuovo sport nazionale? Attaccare Saviano” di Dino Amenduni del 24 mar 2011.

Cancellato dalla redazione  1 ora dopo essere stato pubblicato

Dr Peter Gomez
Direttore de “Il Fatto”

Egr. Dr Gomez

Il 24 mar 2011 alle 19:13 ho pubblicato sul blog de Il Fatto di Dino Amenduni, il seguente commento, composto solo da due titoli coi link, al post “Il nuovo sport nazionale? Attaccare Saviano”:

I professionisti della metamafia
https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo
https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell’anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

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Il commento, il primo ad essere postato, è stato cancellato dopo pochi minuti, e non c’è stato verso di postarlo di nuovo.

Il primo dei due articoli è un commento alle critiche mosse a Saviano da Dal Lago. L’altro trae spunto dalla diffida del Centro studi Peppino Impastato all’Einaudi per le affermazioni di Saviano su come emerse la verità sull’assassinio di Impastato.

Gradirei mi venisse detto cosa rende inaccettabile il contenuto degli articoli linkati. E’ vero, faccio ciò che Amenduni addita come esecrando: critico Saviano; e la sua posizione di intellettuale “embedded”, e anche i suoi fan; ma in termini non più accesi o meno corretti di quelli che il Fatto usa quotidianamente contro i suoi avversari. Ho criticato la cecità che il culto di Gomorra aiuta quando non lo faceva nessuno:

https://menici60d15.wordpress.com/2007/08/30/commento-all’articolo-«-casalesi-operazione-gomorra-»-di-gianluca-di-feo/

Mentre il post aizza i coristi contro chi critica il Saviano-pensiero, la redazione de il Fatto non permette al lettore di sentire l’altra campana. Credo che, mediante tecniche spregiudicate di costruzione dell’immagine, il potere stia facendo della lotta alla mafia uno strumento di propaganda per ottenere consenso; è interessante che l’articolista sia un professionista del marketing, al servizio di Bersani e Vendola.

Cordiali saluti

Francesco Pansera

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Blog “L’aria che tira”

Commento del 13 apr 2011 al post “Travaglio Sachs e Goldman per tutti” del 13 apr 2011 

Grazie per questo articolo. Converge con quanto avevo notato a proposito della degenerazione dell’antimafia, e a proposito di Saviano; che mi pare un personaggio paravento, il cui gigantismo mediatico maschera i servigi che le forze di polizia (ufficiali e non), la magistratura, e l’intellighenzia della sinistra “smagnetizzata” rendono, bene uniti, al primo livello indicato da Paolo Barnard.

Antimafiosi

Antimafia e cultura dell’emergenza

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

La retorica quantitativa

23 March 2011

Blog di Dario Bressanini su “il Fatto”

Commento al blog “Vento, sole o aria fritta? Le energie rinnovabili fuori dal mito” del 22 mar 2011

“Certo quantificare non significa fare scienza”
P. Medawar

I numeri sono indispensabili in un discorso come la politica energetica. O meglio le misure numeriche, alle quali è errato attribuire la sicurezza matematica dei numeri puri (sull’onda dell’ideologia tecnocratica, si tende a confondere tra matematica pura e modellizzazione matematica) Le misure hanno es. il merito si sfatare alcune comode illusioni “verdi”. Ma la pretesa di togliere gli aggettivi, cioè di eliminare la discussione, e di fare parlare solo “i numeri”, oggetti che devono la loro efficacia alla carenza di significato intrinseco, è una forma di retorica. La retorica quantitativa dello scientismo, che nel proteggere interessi di parte – quantificabili in euro e dollari – pratica forme di antiscientificità come questa di dare la voce maggiore a certi numeri, tentando di zittire la critica col potere intimidatorio della matematica.

Sono necessarie entrambe le cose, le misure e il discorso politico. Come ho scritto (*), i primi numeri dovrebbero riguardare la scelta dei limiti dei kWh/d pro capite di una popolazione (mi fa piacere di avere pensato alla stessa grandezza dell’autore esaltato da Bressanini). Una scelta eminentemente politica. Senza numeri non si sa di cosa si sta parlando. Ma con il “Numeri, non aggettivi” in pratica si permette un modello incompleto, anzi acefalo, che finge che siano assenti gli interessi economici privati e i numeri della speculazione (e gli interessi corporativi degli esperti di numeri a cui il nucleare e la tecnologia danno lavoro); che la politica non sia che un consesso di cialtroni che friggono l’aria, e vanno guidati dagli scienziati. Un modello che può fare passare per oggettivo e scontato l’assioma della crescita illimitata, sul quale gli aggettivi e gli avverbi da usare sono davvero molti.

(*)https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/20/l’obesita-energetica/

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@Giumangi. I politici sono un consesso di venduti, che non si esimono dal ricorrere alla censura di voci tecniche critiche per spianare la strada a progetti “scientifici” che servono a fare soldi a scapito della popolazione. La politica è un’altra cosa, ma se chi legge non capisce cosa voglio dire allora è inutile spiegarlo.

Penso che possiamo convenire che nel dibattito pubblico, nella discussione tra persone comuni, es. nei blog, non si possano tralasciare gli aspetti tecnici. E’ per questo che sto segnalando il libro di Melis; faccio appello ai tecnici perché la critica delle politiche energetiche possa avere una bibliografia divulgativa sugli aspetti tecnici e quantitativi -a partire dal tema della limitazione della produzione di energia, del risparmio e dell’ottimizzazione dell’efficienza- non inferiore a quella del versante favorevole al nucleare e alle altre grandi strutture for profit del grande capitale.

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Blog de Il Fatto

Commento del 12 apr 2012 al post “Homo Sapiens 2.0. La mia esistenza in cifre” di Matteo Bittanti del 12 apr 2011

Pare che tra gli antichi ebrei fosse proibito contare le persone. Ma, anche per gli esseri umani, c’è la quantificazione buona e quella cattiva:

La retorica quantitativa

La misandria dei Simpson

12 March 2011

Blog “Blogghete!” di G. Freda

Commento al post “Pasionarie e pure paracule” del 7 mar 2011

Le donne hanno i loro dolori e i loro stratagemmi, e noi i nostri. Sembra che in effetti ci sia un’intenzione ideologica di svalutare, dopo la figura del padre, quella dell’uomo in generale. Avendo letto l’eccellente articolo di G. Freda sulla democrazia di Topolino, mi piacerebbe leggerne uno sulla “misandria” dei Simpson: un cartoon ben fatto, ma dove i personaggi maschili valgono poco o nulla rispetto alle donne, le uniche con un po’ di buon senso, acume e determinazione. E’ uno stereotipo frequente nel cinema d’oltreoceano recente. Donne mostruosamente toste, es. la protagonista di Kill Bill, e uomini completamente scemi. Un’esagerazione.

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24 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post  di S. Bauducco ““Violenza delle donne sugli uomini? Fenomeno che non esiste, il 92% degli imputati maschi”: le parole del presidente del Tribunale di Milano”

Considerando una percentuale di stranieri dell’8.6% (dati Min. lavoro), che “il 60% degli autori di questo tipo di reati” sia commesso da cittadini italiani implica che nel gruppo degli stranieri la commissione di questi reati è sette volte più frequente. Il magistrato non “elimina uno stereotipo” ma nasconde e capovolge una situazione che smentirebbe la tortuosa narrazione ufficiale, che santifica gli immigrati imposti a forza e demonizza “il patriarcato”.

La violenza sulle donne è un problema reale e grave. Sfruttando la sua forte carica emotiva (personalmente ho difficoltà a seguire le storie tristissime e insensate di “Amori criminali” e dei tanti altri programmi di intrattenimento sul tema) viene gonfiato a dismisura fino a fargli occupare la gran parte della scena, per usarlo come scarico, come distrazione, alibi, per le omissioni e le complicità a favore dell’agenda dei poteri forti. Che include il seme della diffidenza estrema tra i sessi, e una misandria che isola le donne.

I magistrati come sempre seguono l’agenda; ben lieti di questo comodo alibi. Quando gli ordini furono di lasciare impuniti i fascisti, assolsero pure quelli che avevano stuprato in gruppo, anche con sodomizzazione, una staffetta partigiana, giudicando l’atto “non particolarmente efferato” (Franzinelli M. L’Amnistia Togliatti. 1946. Colpo di spugna sui crimini fascisti. 2016).

Massoni e legalità

11 March 2011

Blog di Alessio Liberati su “Il Fatto”

Commento al post “I massoni e la legalità” del 15 feb 2011

Il magistrato Alessio Liberati, articolista de Il Fatto, ha scoperto sul sito web del “Grande oriente democratico” massoni che ringraziano la magistratura e vogliono essere paladini del bene. Ciò gli è stato confermato dal capo di quella massoneria.

Il dr Liberati si è così convinto che c’è anche una massoneria “buona”; non mi intendo delle varie confessioni massoniche, ma la sua visione del mondo sembrerebbe un po’ alla “Heidi”. E’ vero che lo stesso Cordova, che ha denunciato -inutilmente- i tanti magistrati massoni, ha scritto che bisogna ben distinguere tra massoneria deviata e massoneria in sé. Può  cominciare il gioco delle cocuzze: quante “mele marce” nella massoneria ? Il 99%. E perché il 99%? E quante sennò? Il 2%. E perché … etc.

Il dr Liberati augura l’inizio di “una collaborazione sincera e duratura tra massoneria e magistratura”. La collaborazione c’è già, ed è di lunga data. Della tradizionale appartenenza della vecchia guardia della magistratura alla massoneria parla l’inglese Dickie in un libro intitolato “Cosa nostra. Storia della mafia siciliana”.

Per vicende personali, posso testimoniare della collaborazione ai nostri giorni. Si possono ricevere da “esoteristi” velate minacce massoniche di rovina, appoggiate dall’affermazione contestuale che le liste dei massoni vengono depositate presso le Procure della Repubblica; (e che tra gli iscritti ci sono le cariche più alte dello Stato). Vedo che la magistratura, nel procacciarsi i favori della massoneria collaborando ai suoi intrighi, ottiene livelli di criminalità e abiezione irraggiungibili dai delinquenti comuni. Quando ci sono in ballo interessi curati dai “fratelli”, con certi magistrati può essere come finire nelle mani di sequestratori. E il sequestrato non torna a casa se li vede senza cappuccio: cioè col cappuccio massonico.

https://menici60d15.wordpress.com/2010/01/25/semiotica-del-potere-via-craxi-palazzo-di-giustizia-zanardelli-e-le-“sedi-disagiate”/

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Blog di Alessio Liberati su “Il Fatto”

Commento al post “Massoneria e Opus Dei al Consiglio di Stato? del 6 gen 2011

Provenzano e Cavataio

Che si siano legami tra massoneria e Vaticano non dovrebbe stupire il dr. Liberati; è un dato noto che dovrebbe fare parte del bagaglio di conoscenze e consapevolezza di qualunque magistrato, in un’Italia dove abbiamo avuto la P2 e Andreotti, lo IOR, Calvi e Marcinkus; dove un papa, Montini, addentro al mondo dei servizi, la cui elezione è stato scritto fu decisa nella villa del piduista Ortolani, fece “pochino” per salvare Moro. Dove abbiamo visto il cardinale Pio Laghi amico e consigliere dei piduisti argentini che scaricavano i desaparecidos dagli aerei nel Rio della Plata. I magistrati che non sapessero questo potrebbero informarsi presso Elia Valori, figura molto seguita dai nostri tutori della giustizia.

Sembra che sopra le nostre teste sia in corso un ricambio e un riequilibrio interno al sistema. Il candore di Liberati, e la fonte massonica della notizia sugli intrecci tra massoneria e Opus dei nel Consiglio di Stato, scoop per me sconcertante quanto la rivelazione che Ruby e la Minetti non sono pure e illibate, fa pensare che la lotta tra fazioni massoniche possa essere usata per fare passare l’idea di una massoneria buona che si oppone ad una cattiva; con quest’ultima unica responsabile dei crimini che queste reti di potere, qualunque sia la loro composizione, commettono per mantenere l’Italia sotto un tallone di ferro. Operazione che in verità richiede poco sforzo: con questa propaganda gli innumerevoli ruffiani sanno che ci sono nuovi dòmini dei quali divenire clientes. Per gli altri questi giochi sono paragonabili a quelli tra Provenzano e Cavataio a fine anni Settanta, o tra i “viddani” e la vecchia mafia intorno al 1980.

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20 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Liberati “Giudici amministrativi: ancora scandali legati alla massoneria” del 19 settembre 2013

Che ci sia del marcio in Danimarca è risaputo. Forse non si sa, o si sottovaluta, quanto gravi, quanto eversive possano essere le conseguenze degli atti giudiziari pilotati mediante legami massonici. I rapporti tra giudici amministrativi e massoneria sono disgustosi.

Ma non è molto limpido che un giudice dello Stato si associ ad un gruppo massonico emergente nel denunciare le “troppe” deviazioni “dall’ethos massonico” di altri magistrati legati a obbedienze massoniche tradizionali.

Né che, mentre parla delle affiliazioni massoniche dei magistrati, cioè della subordinazione dei magistrati ai poteri e agli interessi – a volte criminali – dei quali la massoneria è tramite, “condivida le preoccupazioni” di un “ven.” (“venerabile”) sul rischio di limitazione della “libertà di associazione”.

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Il carattere vassallo degli italiani e i magistrati massoni

@ giuliog02. E’ vero che la massoneria non è per uomini liberi. Non siamo sotto gli austriaci o sotto Mussolini, e la massoneria rispetto ai poteri egemoni non è esattamente una carboneria. Il massone comune ha l’animo del vassallo: vuole servire ciecamente il potere superiore e rivalersi su quelli che considera i sottoposti.

Un orientamento che purtroppo costituisce “l’autobiografia degli italiani” più ancora della mentalità fascista, che ne è un caso particolare. L’italiano vuole essere signore, nel senso di feudatario, sia pure come l’ultimo valvassino. La concezione gerarchica della società rende affini l’usciere e il ministro, il magazziniere e il presidente di tribunale, passando per i gradi intermedi.

I massoni in giro, lungi dall’essere portatori di un’alterità morale, possiedono lo spirito del vassallo in forma accentuata, qualche volta in grado “eroico”. Un magistrato che si aggrega alla massoneria, o a qualsiasi altra parrocchia o consorteria simil-massonica, non solo è un magistrato al guinzaglio; è anche un magistrato mordace, con chi sa di potere mordere. E’ una persona fatta di un materiale umano poco pregiato, le cui caratteristiche sono l’opposto di quelle che servirebbero per l’importante funzione di giudice.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Massoneria al voto, con lo spettro della ‘ndrangheta”

Da “Mafia come ordinamento giuridico”. In: S. Lupo. Storia della mafia. Donzelli, 1996:

La relazione tra mafia e massoneria va al di là dell’occasionale presenza di qualche boss tra i liberi muratori.
Tra mafia e massoneria c’è un legame storico, oltre che funzionale.
Dal concetto massonico di “umanità” deriva quello camorristico di “umiltà”, vale a dire subordinazione ai voleri dell’organizzazione; da qui, attraverso la conversione della “l” in “r” tipica del dialetto siciliano, verrebbe la parola “omertà”.

V. anche: Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato. M. Guarino. Donzelli, 2004, dove si usa il termine “massomafia”.

“Il piduismo ha permeato di sé buona parte della massoneria italiana, come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. A. Cordova. Da “Occhio alla P3”. In: F. Forgione, M Mondani. Oltre la cupola. Massoneria mafia politica. Rizzoli, 1994. Libro sui legami massoneria-ndrangheta.

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29 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Pellizzetti “Riforma del Senato: Camera dei Lord, Rotary o massoneria?”

Le istituzioni di copertura

Pellizzetti si avventura, con la verve che gli è propria, nel concetto di “istituzioni di copertura”: che si presentano come istituzioni democratiche, ma sono in realtà il braccio istituzionale di interessi particolari. La massoneria, certo. Ma questa a sua volta è un corpo intermedio, composto per lo più da persone il cui rapporto tra ambizioni e meriti ricalca la distribuzione dei pesi in un misirizzi. A dettare gli ordini non sono conciliaboli di incappucciati, ma i grandi interessi senza volto dell’economia globale; che i misirizzi incappucciati fiorentini, lombardi, calabresi, etc. servono, per tornaconto.

Altre istituzioni, oltre a quelle del governo e del parlamento, si stanno avviando a divenire mera copertura quando sono in gioco grandi interessi. Es. in medicina forze di polizia e magistratura stanno operando, in maniera non meno spregiudicata e abusiva di quella dei politici, al servizio della trasformazione richiesta da grandi interessi liberisti. (Es. l’operazione Stamina: v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

Se, come gli verrebbe spontaneo, il cittadino ossequioso dello Stato di diritto riconosce come legittime le istituzioni di copertura, si sottomette in realtà ai poteri retrostanti. Se le disconosce, non accettando questo sovvertimento dell’ordine democratico, può essere incasellato lui come eversore; come un ribelle, un anarchico. E può quindi essere perseguito con mezzi legali; intrecciati ai sistemi massonici.

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17 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, “ministero valuta sanzioni per medici che li sconsigliano”. Poi la retromarcia: “Percorsi di concertazione”. Parzialmente censurato da Il Fatto

C’è un grande divario tra l’analisi scientifica delle vaccinazioni, es. la reale natura della teoria della memoria immunologica sulla quale si basano [1]; o i dati su una menomata capacità delle madri vaccinate di trasmettere anticorpi protettivi ai figli, che sono così resi più vulnerabili [2]; o su come la vaccinazione antinfluenzale possa ridurre la risposta immunitaria a susseguenti esposizioni [3,4]; e le grevi intimidazioni del ministro dell’industria medica Beatrice Lorenzin, che agita il manganello e subito lo nasconde dietro la schiena.

1 Zinkermagel RM et al. Protective ‘immunity’ by pre-existent neutralizing antibody titers and preactivated T cells but not by so-called ‘immunological memory’. Immnol Rev 2006. 211: 310.
2 Papania M et al. Increased susceptibility to measles in infants in the United States. Pediatrics 1999. 104: e59.
3 Skowronski, D. M., et al. 2010. Association between the 2008-09 seasonal influenza vaccine and pandemic H1N1 illness during spring-summer 2009: four observational studies from Canada. PLoS Med. 7:e1000258.
4 Choi et al. Reduced Antibody Responses to the Pandemic (H1N1) 2009 Vaccine after Recent Seasonal Influenza Vaccination. Clinical and Vaccine Immunology, 2011. 18: 1519.

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@ Gianluigi Loi. La sua risposta conferma le intenzioni illecite del governo, sostenendo che si possa sanzionare pesantemente un giudizio medico in scienza e coscienza, e ponendo come condizione per la non sanzionabilità la qualità scientifica (giudicata da chi ?) dell’evidenza a supporto delle critiche. (Aggiungo alla mia collezione di contraddizioni della medicina questa, per la quale la ricerca “buona” si valuta dalla copertina, cioè dagli indici bibliometrici; mentre quella scomoda si valuta nel merito, e per vedere se la sua presentazione a sostegno di una tesi non debba essere motivo di sanzione). La teoria che il medico debba basarsi esclusivamente sulla “evidenza” cioè sulle pubblicazioni, è riconosciuta come fallace e interessata. Ci sono ampie evidenze che l’evidenza è pilotata, esaltandoi risultati desiderati e sopprimendo quelli imbarazzanti, dall’industria. Editoriali sulle maggiori riviste discutono dei problemi di publication bias e non riproducibilità di tanta ricerca, e si pongono il quesito di come arginare questa degenerazione della scienza. Infine, posso testimoniare che proprio chi porta evidenze scientifiche può essere oggetto di rappresaglie inqualificabili, con atti e argomenti da fare arrossire qualunque funzionario onesto, tramite l’Ordine dei medici, i Carabinieri, e con la connivenza di quelli che dicono di essere colleghi di Falcone e Borsellino. Il principio seguito di fatto da chi occupa le istituzioni è il “superior stabat lupus”.

@ Gianluigi Loi. Furia francese e ritirata spagnola. Non vi si può accusare di essere degli integralisti fanatici; solo degli implacabili opportunisti.

@ Gianluigi Loi. Io non ho difficoltà a parlare anche con chi non ha buoni argomenti, e non capisce molto. Parlo perfino con quelli che oltre a ciò intervengono su temi riguardati soprusi e reati inzuppandoci il pane per raccattare un po’ di minestra.

@ Gianluigi Loi. Lei invece ha la logica e le doti morali adatte al governo a favore del quale semina sciocchezze e insulti. Un buon esemplare di Renzi-boy, o Lorenzin-boy.

@ Uva63. Può indicarmi le prove che il vaccino sia stato causa sufficiente, così lei lo rappresenta, della scomparsa del vaiolo? E gli argomenti per i quali un simile successo renderebbe lecito proibire la comunicazione al pubblico della valutazione critica degli altri vaccini, e il commettere atti persecutori illegali, a fini di censura, sul tema della salute, da parte del governo?

@ Uva63. Va bene, ma se le avanza tempo dal lavoro a maglia, le segnalo il pensiero di uno dei maggiori guru della spiritualità vegana, che ha scritto nella rivista “Guarire con gli aromi” che “la continua riduzione in incidenza e mortalità non sono stati direttamente collegati, nel tempo, all’immunizzazione”. Ah no, è stato un direttore generale dell’OMS (H Mahler. A demystification of medical technology. Lancet 1 november 1975). Come non detto, mi scuso, non volevo distoglierla, continui con i ferri.

@ Uva63. Dico “ferro” e le scatta l’antitetanica. Il tetano si sviluppa da quelle ferite infettate col batterio che permettono condizioni anaerobie. Che qualsiasi ferita da ferro arrugginito possa causare il tetano appartiene al folclore diffuso per vendere di più. Torni al suo lavoro sul sofà. Non c’è bisogno che mi informi che la sedentarietà aumenta il rischio cardiovascolare e che lei fa esercizio fisico e tiene sotto controllo il colesterolo con le statine.

@ Uva63. Le segnalo che si vogliono immettere sul mercato farmaci “nootropi” che potenzierebbero le facoltà intellettive anche nei sani. Non funzioneranno, ma approfitti. Male che vada, contatti i produttori, sono sicuramente in cerca di piazzisti.

@ Mattia Tedesco. Non basta agli epidemiologi, perché la causa della riduzione, avvenuta in concomitanza di un generale miglioramento delle condizioni di vita, e una generale riduzione della malattie infettive, può essere un’altra. O più cause possono avere concorso. Sul piano biologico, le malattie infettive non dipendono solo dall’agente infettivo, ma anche dall’ambiente e dallo stato dell’ospite. Sul piano logico, non è che all’introduzione di A segue B allora A è necessariamente causa di B. Non c’è bisogno di grandi competenze e capacità per capire come si possa giocare sulla successione temporale: “Mi fecero abile / e la guerra finì” (Buscaglione F, L’uomo dal whisky facile. Cetra, 1957).

@ Mattia Tedesco. Quanto ti ho detto non è oggetto di discussione in ambito scientifico. E’ la tua che è la versione “pulp” della scienza, errata per quanto diffusa. Se si volesse davvero fare chiarezza, dimostrare onestà di intenti, e dare ai cittadini il modo di giudicare, il ministero addetto, le associazioni di pediatri, e altri gruppi che vogliono imporre i vaccini minacciando sanzioni, o annunciando lutti e epidemie causate dalla disobbedienza ai loro voleri, dovrebbero pubblicare le loro tesi in forma scritta, non senza corredare ognuna delle singole affermazioni con le quali compongono i loro modelli, i loro allarmi e i loro ordini, dei dati e degli studi sulle quali le basano; anziché sguinzagliare chi come te diffonde idee sgangherate e crea una disinformazione che non è neutra rispetto al diritto alla tutela della salute.

@ Mattia Tedesco. Non basta “essere puliti” per evitare le malattie, e l’igiene pubblica non si riduce certo all’uso del sapone; anche se aiuta. In un blog di medici inglese mesi fa si è discusso dell’ossessione per l’igiene personale. Si esagera anche in questo. In USA amministratori delegati di ospedali vorrebbero sanzionare i medici che a loro dire non si lavano abbastanza spesso le mani. Appare che siano in corso varie campagne intimidatorie, come questa della Lorenzin che prende a pretesto i vaccini, per fare dei medici esecutori sempre più docili (ma ricompensati) dei voleri del business.

Tornando a te, ci sono varie misure preventive. In uno Stato sano, una delle misure sarebbe l’identificazione e il controllo delle motivazioni e di eventuali mandanti degli agitatori come te, che non si capisce se “ci sono o ci fanno” nel lavorare assiduamente per la disinformazione e la iatrogenesi.

@ Mattia Tedesco. Il mago Otelma è un dilettante rispetto all’associazione che servi come galoppino.

Eliminato da Il Fatto. @ Mattia Tedesco. Davvero lo fai gratis? De gustibus. Tra i “ciarlatani” che ho citato c’è un premio Nobel per l’immunologia. Devo convenire che tu, smanioso fan della Lorenzin, non hai niente a che fare con lui, nè con gli altri ricercatori che cito.

@ Mattia Tedesco. Citate così spesso Otelma perché avete necessità di vincere facile: Otelma, grottesco personaggio televisivo, si presta a fare sembrare seri e onesti per contrasto quelli che lo trattano con derisione e disprezzo. A proposito di ruoli, è degno di nota che sia la Lorenzin in questa operazione di intimidazione; sia i tuoi “medici di fama internazionale a favore dei vaccini” – e anche i massoni – godano nel blog del sostegno di un commentatore del tuo genere; che ricorda quella persona che nelle bande delle truffe di strada ha il compito di screditare e fare allontanare chi metta sull’avviso i polli, berciando calunnie e insulti. In USA nel gergo dei truffatori di strada viene detto il “Freddy”.

@ Mattia Tedesco. “Da bravo paranoico” vedo che voi di area massonica avete la diagnosi psichiatrica facile. Come Ferracuti, piduista, su Aldo Moro.

@ Mattia Tedesco. E infatti non ti ho detto che sei massone. Spero tu non mi voglia rispondere “di area massonica lo dici a tua sorella”. Cossiga, che si affidava ai piduisti come Ferracuti, ha sempre negato di esserlo; anche ai magistrati che inspiegabilmente, forse anche loro “bravi paranoici”, ritenevano appropriato chiederglielo. Conosco un tale che come te dice di non essere massone ma loda la massoneria, è appassionato di esoterismo, e per un periodo non perdeva occasione di parlarmene; conservo copia di un modulo di iscrizione al Grande Oriente d’Italia che non so perché mi diede da esaminare. Non credo che sia segno di paranoia chiamare “di area massonica” certe figure e ambienti che praticano questo dico e non dico; che non è segno di limpidezza. Anche il tuo commento su di me nel post sui vaccini di De Grazia, dove auspichi “la selezione naturale” per eliminare interventi come i miei, ha un certo sapore massonico: i massoni fanno sinistre allusioni alla morte di chi è loro d’ostacolo.

@ Mattia Tedesco. Il punto è quindi se si conosce o meno l’organizzazione. Una volta, in una pizzeria di Brookline, quartiere bene di Boston, mi fu risposto in maniera simile. Dal proprietario, un italo-americano, che portava al collo una piastrina d’oro a forma di Sicilia con un diamante in corrispondenza di Palermo. “Purtroppo in Sicilia c’è la mafia” gli dissi, nel chiacchierare dopo i complimenti per la pizza. “E la mafia è una rovina” aggiunsi. Silenzio. Ripetei il commento. Allora rispose: “Dipende. Se la conosci, è una cosa. Se non ti conoscono possono esserci problemi”.

@ Mattia Tedesco. Diciamo che sei o non sei di area massonica come lo era o non lo era Cossiga, che come te negava. Non credo che i massoni siano satanisti o celebrino riti cruenti. Nel film di Monicelli, il liquido misterioso che Sordi deve bere come prova per l’ammissione nella loggia “è Petrus” gli sussurra l’amico. Non ho preclusioni verso la massoneria in quanto tale. Possono vantare personaggi celebri, compresi alcuni che sono tra i miei preferiti (ma anche legami con la mafia). I massoni non si capisce quale funzione positiva svolgano per la società quando non sono intenti a curare i propri interessi personali; mentre i “fratelli” fanno capolino in manovre e intrighi di ogni livello. Credo che operino una selezione avversa della classe dirigente, emarginando molti dei migliori; e istituendo un sistema gerarchico ombra contrario alla democrazia. Il darwinismo sociale, che traspone l’animalità all’uomo, è un altro tema che ho sentito da altri estimatori della massoneria. Ma questa selezione non è darwiniana, come dici tu preconizzando la mia morte anticipata, ma è fatta dall’uomo, ed è antisociale; dal comune posto di lavoro fino alla P2, che obbedendo a livelli sovranazionali ha concorso all’eliminazione fisica di italiani di valore che erano preziosi per la nazione.

@ Mattia Tedesco. Il concetto di “massomafia” con gli elementi che hanno portato alla sua definizione [*] mostra come sia riduttiva la tua versione di poche pecore nere che vengono cacciate (?) da una massoneria sana.

*Guarino M. Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato. Dedalo, 2004.

@ Mattia Tedesco. A me sembra invece che ad essere esagerata sia la distanza tra la P2 e il resto della massoneria. Vedo che è fondato quanto ha detto il Procuratore Agostino Cordova, che conosce l’argomento: “Il piduismo ha permeato di sé buona parte della massoneria italiana, come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”.

@ Mattia Tedesco. Il troll è spesso una varietà digitale del “Freddy”. Il troll-Freddy spesso è a protezione di partnership perverse tra governo e interessi privati. Citi la frase di Goya sul sonno della ragione, per chiamare me mostruoso figlio dell’Ignoranza e te stesso Difensore della Ragione. E che difensore. Sulla vaccinazione come causa della scomparsa del vaiolo esibisci il post hoc ergo propter hoc come se fosse un merito. Sostieni non solo che chi afferma non ha l’onere della prova, ma che è un “fuffaro” chi non dimostra il contrario. Non presenti nessuna pubblicazione scientifica, e accusi chi lo fa di non portare evidenze. Cerchi di trascinare la discussione nella piazzata.

La sensibilità di Goya lo portò poi a dipingere orrori conseguenza del sonno della ragione, quelli dell’invasione napoleonica, che derivavano dalla rapida degenerazione degli ideali illuministici. Appare che anche la Ragione finisca, come altri nobili ideali, col generare mostri – e mostriciattoli – specie oggi, quando “con l’economia di mercato l’oscuro orizzonte del mito viene rischiarato dal sole della ragione calcolatrice, sotto i cui gelidi raggi germoglia il seme della nuova barbarie (soprattutto del fascismo)” (Horkheimer e Adorno, Dialettica dell’illuminismo).

@ Mattia Tedesco. La ragione in ambito scientifico dice che non si può fermarsi alla filosofia razionalista, come quella di Spinoza, ma occorre verificare le ipotesi con l’esperimento o con validi dati empirici: “Nullius in verba” (Orazio, motto della Royal Society); soprattutto prima dell’applicazione clinica. Occorrono studi validi anche per gli interventi di sanità pubblica, come ha sottolineato un direttore dell’OMS (commentando inoltre che la riduzione storica in incidenza e mortalità non è stata direttamente dovuta alle immunizzazioni) (Mahler H. Demystification of Medical Technology. Lancet, 1 nov 1975). Prima hai affermato che la prova è che dopo il vaccino il vaiolo è scomparso. Non è una “prova” accettabile. Mi dai gli estremi delle pubblicazioni coi dati che dimostrano, dici ora, che “è certo” che la scomparsa del vaiolo sia dovuta al vaccino? E i dati che ti permettono l’inferenza che siccome avrebbero funzionato per alcune malattie, allora i vaccini sono da considerare “a fortiori ratione” (?) indiscutibilmente vantaggiosi? Ma non credo che sia la verità scientifica ciò che vai cercando. Nel post di De Grazia, per avere io citato dati e interviste di esperti di indiscussa credibilità su come la scarsa efficacia del vaccino influenzale sia coperta dalle fonti ufficiali con dati falsi gonfiati hai commentato “non ci arriva, speriamo nella selezione naturale”; venendo giustamente descritto come violento, presuntuoso e inquietante da un terzo blogger.

@ Mattia Tedesco. Ti ho chiesto i dati a riprova, non un libro celebrativo. Ricapitolando, le interpretazioni ufficiali sono oro colato, anche in assenza di dati risolutivi. Quelle che, analizzando i dati, negano il trionfalismo sul vaccino per il vaiolo, e riportano una storia tutt’altro che brillante e onorevole (esempio: Dissolving Illusions. Disease, Vaccines, and the Forgotten History. Humphries S, Bystrianyk R), sono inesistenti o fuffa per complottisti malati di mente. Per gli elementi sulla dannosità dei vaccini v. ad esempio gli articoli che ho citato nel primo intervento. Sempre che la loro lettura non ti porti ad aggravare la tua prognosi infausta sulla mia sopravvivenza: avendo segnalato uno studio del più accreditato centro di meta-analisi che dimostra che le percentuali di guarigione per il vaccino antinfluenzale delle comunicazioni ufficiali sono maggiorate di 20 volte rispetto ai modestissimi dati reali, tu sei intervenuto con la tua teoria, che definisci scientifica e darwinista, per la quale essendo inguaribilmente inferiore non merito di vivere o procreare, ma è da augurare che io sia eliminato dalla selezione naturale; critticato da un altro blogger, confermi che la mia probabilità di morire è maggiore della tua; ammetti che pure tu un giorno morirai, “ma senza incidenti particolari”.

@ Mattia Tedesco. Registro le mistificazioni – e ora le misure coercitive e censorie – a favore dei vaccini, ma non sono da annoverare tra gli “antivaccino”. Critico anche loro, che spesso non sono scientifici: es. in passato qui su Il Fatto, la decisione della magistratura di dare credito alla voce che i vaccini provocherebbero l’autismo.

L’unicità del successo di un programma di 50 anni fa, l’eradicazione del vaiolo, è spiegabile con le associate misure di quarantena (Leicester method), particolarmente efficaci date le caratteristiche biologiche della malattia. Non giustificherebbe comunque l’elevazione a sacra panacea di prodotti che mostrano problemi di efficacia e sicurezza. Dimmi pure che morirò anzitempo, essendo indegno di vivere e di avere una progenie, come hai già fatto per avere io riportato un’analisi Cochrane che oggi smentisce le falsità propagandistiche della “scienza” ufficiale sull’efficacia del vaccino antinfluenzale.

Prendendo spunto dal tuo chiamarmi paranoico, penso che si possa interpretare quest’altra nuova campagna di vendita per i vaccini, dai più accentuati toni terroristici e autoritari, e con annessa caccia alla streghe, in termini etnopsichiatrici: un classico del marketing, l’induzione di un “delirio di onnipotenza dell’immaginario narcisistico della società attuale” (Gnasso S Iabichino P. Existential marketing, Hoepli, 2014) . Un effetto del marketing che spiega il fenomeno storico della comparsa di sedicenti difensori della Scienza del tuo stampo.

@ Mattia Tedesco. Se la vaccinazione fu “determinante” per l’eradicazione, come mai mezzo secolo dopo, nonostante successivi enormi sviluppi dei vaccini e delle relative campagne vaccinali, si è rimasti a un solo caso registrato di eradicazione tramite vaccinazione, quello dove si è potuto associare la vaccinazione ad altre misure, low-tech, che le caratteristiche biologiche della specifica malattia rendono praticabili e particolarmente efficaci. (Non sto chiedendo la tua risposta). Riflettendoci, la storia del vaccino per il vaiolo, con i suoi precedenti insuccessi ed effetti iatrogeni e con l’unicità del successo del programma di eradicazione globale del vaiolo degli anni ’60, può essere interpretata come evidenza della “fede privilegiata” e dell’eccessivo credito assegnati in generale agli interventi medici a scapito dell’importanza di più semplici misure di sanità pubblica non mediche.

Per il resto, continui una concione che mostra segni evidenti di distacco dalla realtà fattuale. Tra l’altro mi dici “guarda cosa mostra un’altra analisi” e mi mostri un raro (e benemerito) caso di articolo dove gli autori concludono che “these result [i loro] are therefore inconclusive” e affermano la necessità di non trarre conclusioni da surrogate endpoints. Che sono un’altra disgrazia della medicina commerciale e della subordinazione dei politici ai suoi interessi (Mulcahy, N. Approved But Not Proven: What’s Up With FDA, Cancer Drugs? Medscape, oct 22, 2015). Penso che abbiamo parlato abbastanza.

@ Mattia Tedesco. Il caso del vaiolo, l’unica malattia infettiva eradicata e dichiarata eradicata, rimane unico, anche per la relativa facilità con la quale l’eradicazione è stata raggiunta, in un’era che non aveva i mezzi di oggi.

A me pare che tu applichi, con consumata disinvoltura, la tecnica, molto usata nel marketing medico, dello “storytelling”, che è l’eufemismo corrente per le bugie del contastorie che introducono quelle dell’imbonitore. Es. la peste non è stata, come sostieni, eradicata; tantomeno dai vaccini. Il focolaio più recente, mesi fa, con 40 morti, è stato in Madagascar; che, riporta l’OMS, è una delle aree dove la peste è endemica. L’OMS riporta anche che i vaccini contro la peste, in passato molto usati, non sono risultati efficaci, e ne consiglia un uso limitato a casi particolari. La peste si contiene con misure di igiene pubblica e personale.

@ Mattia Tedesco. 13 falsità in meno di 6 righe. Se ti si mostra la sfacciata falsità di una tua singola affermazione, rispondi rilanciando con una secchiata di nuove bugie. Nella tecnica di vendita alla quale collabori occorre che i contastorie inducano nel pubblico la “trance narrativa”, cioè lo immergano totalmente nel falso, prima che gli imbonitori comincino il loro numero sul prodotto.

Replica a Mattia Tedesco non pubblicata per chiusura dei commenti da parte de Il Fatto.  Grazie per riconoscermi il demerito che quanto scrivo, costruito sui lavori e le idee altrui, comprende una componente originale. “ll buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”: anche per questo ammiro Manzoni, che, prima non di internet, dei link e di Pubmed, ma prima delle scoperte di Pasteur capì con la ragione l’assurda follia collettiva della caccia agli untori e ne illustrò gli effetti mostruosi. Lo stesso tipo umano che nel ‘600 eccitava la folla additando gli untori, oggi, incurante di internet e Pubmed, per guadagnarsi i favori di ricchi e potenti racconta la fiaba di marketing che sarebbe stato il vaccino a liberarci dalla peste.
E’ il tuo mentire per la gola, il negare in flagranza, il presagire la morte a chi contesta le invenzioni che proclami con tono che non ammette repliche, l’insultare, la tua arrogaza, a costituire una forma di evidenza, la principale, non scientifica ma morale, del valore del tuo racconto sugli straordinari trascorsi dei vaccini, propedeutico alle vendite dei prodotti attuali*. Né il tuo name-dropping di entità potenti interessate, come il governo USA *, è evidenza di nulla riguardo a ciò che racconti, se non del tuo affaccendarsi a favore di grandi interessi e fartene scudo.

ccc
*Brownlee S Lenzer J. Does vaccine matter? The Atlantic, november 2009.

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15 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti carabinieri e poliziotti da accusa di omicidio: “Il fatto non sussiste”. Familiari: “Maledetti” “

Chissà se mai un giorno gli italiani si stancheranno di identificare i carabinieri col maresciallo Rocca e i poliziotti col commissario Montalbano; se smetteranno di credere che Falcone e Borsellino siano rappresentativi della categoria dei magistrati; se non penseranno più di avere colto le ragioni storiche e antropologiche profonde della mafia ascoltando per la millesima volta la storia di Osso, Mastrosso e Carcagnosso; e comprenderanno che “la forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva” è esercitata anche dalle istituzioni che dicono di proteggerci, con storie come questa.

@ Il moralizzatore. E se smetteranno di credere che sia giustizia il metodo Catarella-Carnevale, usato quando c’è da assolvere qualcuno, es. A Knox: indagini demenziali e giudizio ultragarantista.

@ Michele o pazzo. Ci sono Falcone e Borsellino, ma ci sono i Carnevale, i magistrati della Corda Fratres (non solo in Sicilia, ma anche in Lombardia), quelli il cui numero di telefono privato si trova nella tasca di killer professionisti . Con uno Stato, una magistratura, e forze di polizia che fossero la metà di quello che dicono di essere Falcone e Borsellino non sarebbero stati uccisi. A proposito, anche il processo sui colpevoli dell’omicidio di Borsellino è di quelli più vicini a chi ne volle la morte che a Borsellino.

@ Michele o pazzo. A parte la minoranza di casi di affiliazione o collusione con cosche mafiose, è l’intero sistema che è malato di mafia; nel senso che si basa comunemente sul privilegio e sulla differenza di dignità tra individui, e pratica l’arbitrio, la manipolazione, l’intimidazione, la doppiezza, l’impunità istituzionalizzata. La cultura mafiosa tinge di sé ogni transazione nella quale sia coinvolto il potere. La mafia delle cosche è la cultura mafiosa declinata dalla criminalità. Sì, siamo seri: come si può pretendere che un criminale di professione, magari un sociopatico, di Cosa nostra, o uno ndranghetista, abbia concezioni del mondo e dei rapporti tra persone più elevate di quelle che nella loro versione “civile”, o nella loro versione imbelle, sono tenute da buona parte della dirigenza del Paese? Di questa cultura mafiosa, extra cosche ma non per questo onesta, che non spara ma seminatrice di lutti e dolori, magistrati e poliziotti sono inflessibili custodi, come casi del genere confermano.

@ Mattia Tedesco. Non mi rassicura che a dire che le forze di polizia non esercitano un potere di tipo mafioso sia uno strenuo difensore della massoneria.

@ Mattia Tedesco. E’ esperienza personale; che corrisponde a una regolarità generale: storicamente, nei casi dove lo Stato funziona all’incontrario è altamente probabile reperire la presenza di massoni. O di patrocinatori della massoneria; come lei, che si presenta a difendere i responsabili di una vicenda giudiziaria che non è di quelle da medaglie.

@ Mattia Tedesco. Dei filantropi, degli spiriti eletti come voi assurdamente associati agli episodi più gravi e miserabili. Con una puntualità che stupisce: si fa fatica a elencare i casi di queste monotone calunnie senza perdere il conto. Eh, lo vedo, l’ignoranza è una brutta bestia.

@ Mattia Tedesco. Purtroppo i libri di esoterismo sono tra i pochi generi che non riesco a leggere. Ma che bisogno c’è di leggere. Basta contemplarvi. In Voi il rapporto tra materia e volume è tale che siete degli aeriformi; che si avvicinano ad essere puro spirito, nel loro distacco dalle cose del mondo.

@ Mattia Tedesco. Hai ragione, e a volte si è costretti ad informarsi.
S. Flamigni. Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2.
F. Pinotti. Fratelli d’Italia. Un’inchiesta nel mondo segreto della fratellanza massonica che decide le sorti del Belpaese.
G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici.
M. Guarino. Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndgrangheta, massoneria e apparati dello Stato.
etc.
Quindi mi informo, anche se ne avrei fatto volentieri a meno.

@ Mattia Tedesco. Ho capito, il fatto non sussiste, come per Uva.

@ Mattia Tedesco. Bene, i fatti riportati da Flamigni, Pinotti, De Lutis, Cipriani, Guarino etc. non sono che fuffa. Per fortuna ci sono i quelli come te e ci sono giudici che – all’unisono – preservano massoni e CC dalle rispettive fuffe che tocca loro subire nell’espletamento delle loro alte missioni – missioni a volte congiunte. Così la parte migliore della nazione è salva.

@ Mattia Tedesco. Non ero sicuro che coi tuoi link su un ostello per i poveri organizzato dai massoni tu intendessi contrastare le accuse di complicità su terrorismo, mafia, soggezione dell’Italia a interessi esteri, corruzione, malaffare, esposte nei libri che cito. La concezione che avete di voi stessi riesce sempre a stupirmi. Ho taciuto per imbarazzo; se insisti, che ti devo dire, è la difesa di Al Capone, che pure aprì una mensa per i poveri. Su CC, magistrati e massoni (ci sono libri anche su questo, ma preferirei non esporre gli autori, persone serie – tra cui Carabinieri – ai tuoi insulti) ovviamente non penso che in questo omicidio c’entri la massoneria. Penso che questo tuo presenziare a questa assoluzione con un’apologia della massoneria aggiunga squallore a una storia ignobile.

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18 gennaio 2017

Censurato dal blog de Il Fatto

Commento al post “Massoneria, Bisi (Goi): “Non darò elenco all’Antimafia. Non ci sono parlamentari iscritti”

La libera consultazione degli elenchi completi ed esaustivi degli iscritti alle varie massonerie – incluse le forme affini come l’Opus Dei e CL – sarebbe un passo semplice e praticabile per rendere il cittadino comune meno indifeso, e il suolo italiano meno propizio alla crescita e persistenza di malerbe. Peccato che gli antimafia e i grillini su modeste misure del genere stiano zitti, votati come sono a spendere le loro virtù guerriere in ben altre battaglie.

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10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Casta delle federazioni, Sticchi Damiani confermato all’Aci ma manca la ratifica di Mattarella: “Voterò lo stesso per il Coni””

Mesi fa ho rinnovato la patente all’ACI. Ho portato delle fototessera normali, scattate da un fotografo che lo fa di mestiere. Ma la patente mi è stata consegnata con la foto ridotta a una silhouette nerastra, con la faccia resa irriconoscibile. Il presidente dell’Aci locale non ha risposto alla mia lettera dove chiedevo mi fosse consegnata senza ritardi una patente decente e valida (per la quale avevo pagato 80 euro), scambiandola con quella che impedisce l’identificazione. Mi è stato offerto da un impiegato dell’ACI di ritirare la patente e farmene avere una con la foto non alterata dopo due mesi. Tempo fa il Fatto ha riferito che questo presidente dell’ACI locale è stato coinvolto in “una vicenda ingarbugliata e non proprio edificante, in cui compaiono da protagonisti o comprimari personaggi di peso non solo nella città lombarda, ma anche a livello nazionale”. Tiene conferenze sul Flauto magico di Mozart. Per questi motivi, che si aggiungono ad altri più specifici, inclusa una catena di errori improbabili, dispetti e abusi gratuiti quando devo rivolgermi ad amministrazioni locali o statali, ho commentato tra me che mi è stata rilasciata una patente massonica, nel senso di mascariamento massonico. Apprendo da questo articolo che il presidente nazionale dell’ACI è vicino al ministro Lotti. Ciò rafforza l’idea che anche all’ACI ci sia la presenza attiva di quelli che si vantano che Mozart era dei loro.

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3 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Rosso “Concorsi truccati, ‘si premiano i burocrati e non gli intellettuali’. Firmato Piero Villaggio”

@ kutuzov. Non so come si possa sostenere “with a straight face” che la massoneria non intervenga per i ricercatori universitari. Posso smentirla anche sugli operatori ecologici: la massoneria interviene eccome anche per loro. Sia perché si tratta comunque di posti di lavoro; sia perché se ne serve per azioni di mobbing e oltraggio, data la spazzatura che maneggiano. Come ha osservato Monicelli, che parlava di logge “Rotary dei poveri”, la massoneria non è solo piani alti. Si sottovaluta quanto sia ridotta sul piano umano la distanza tra un alto grado e uno basso, tra un gran maestro e il lazzarone non affiliato che il venerabile usa per operazioni sporche. Non è ampia come si potrebbe pensare la distanza morale e culturale tra gli spazzini che fanno in modo di gettare materialmente sporcizia su un soggetto che intralcia gli affari immondi (magari paludati da “scienza”) appoggiati dai massoni, da un lato, e dall’altro i fratelli nei vertici della partecipata del Comune che versa loro lo stipendio e le gratifiche, nel Comune stesso, nelle forze di polizia che gestiscono, tra i magistrati che danno la licenza di delinquere. Anche se gli abiti e le funzioni sono diverse, sono fatti della stessa pasta. Tanto che la massoneria può essere vista come un’agenzia che organizza in reti di potere gerarchiche una limitata varietà di tipi umani che stazionano in tutti i piani della società.

@ kutuzov. E’ lei che sta sostenendo che sì, la massoneria influisce sulle carriere universitarie, meno che sull’entrata iniziale nei ranghi accademici. Saremmo davanti a un potere che occupati posti chiave evita di riprodursi sfruttando il potere di cooptazione. E quando mai si è visto un professore massone favorire un determinato candidato al semplice posto di ricercatore. Boh. Non adduce a sostegno di questa tesi singolare altro che un tono supponente. E’ come dire che i frigoriferi sono venduti col cibo già dentro. E che chi lo nega dice “boiate pazzesche”. Pensi che a me risulta che si pratichi impunemente la raccomandazione negativa: assumere uno sconosciuto senza collare come assistente ospedaliero in un importante ospedale dove non aveva mai messo piede prima, magari aggiungendo al volo un secondo posto (quello previsto andando alla moglie dell’aiuto), metterlo in un reparto universitario nonostante l’assunto volesse stare lontano dall’università e dalle sue ricerche truffaldine (“Non decide lei” nelle parole del direttore sanitario), ricattarlo “o fa ricerca per me o la pagherà” e dopo il rifiuto usare le vie brevi per togliere di mezzo la voce scomoda, ciò che era nei piani. Io però parlavo di cose più leggiadre, la raccolta e l’utilizzo dell’immondizia; in questi giorni che un’importante azienda di smaltimento rifiuti sta lanciando un candidatura a senatore a vita, sulla quale si dovrebbero fare critiche articolate; anche se molto meno intricate delle sue uscite.

Nota. Lapsus calami. Non fu il direttore sanitario ma il direttore amministrativo a pronunciare la frase in risposta alla mia richiesta di non andare in un reparto universitario (di una facoltà di medicina istituita da poco della quale non conoscevo l’esistenza; il mio trattamento, su procura, è stato tra i suoi primi gloriosi passi). I direttori sanitari fecero di peggio negli anni successivi.

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3 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Arresto Lucano, il procuratore di Locri: “Non processiamo il progetto Riace ma gli illeciti. Ho lanciato una bomba in una favola”

Quando sono in Calabria l’impressione che ho è che il malaffare massonico e quello clericale non abbiano di che temere dalla magistratura. Non mi stupirei quindi se anche col “modello Riace” la magistratura reggesse il gioco alla costruzione di un eroico soccorso al vincitore. Il progetto, sostenuto da massoni e clero, dell’immigrazione forzosa, se ha una “nobiltà”, come dice il Procuratore di Locri, ha una nobiltà condizionale, una nobiltà “cherry picking”: di tutte le cose nobili e umanitarie che si possono fare in Calabria, in Italia, e per il Terzo Mondo, si sceglie proprio quel pezzettino marginale che corrisponde agli interessi globalisti a danno degli altri cittadini italiani e che non migliora le condizioni dei popoli in difficoltà. Tutti pecoroni davanti alle vessazioni tramite la legge, ma leoni quando trasgredendo la legge si servono poteri superiori allo Stato. C’è la tragedia di Antigone che onora i vincoli familiari e c’è la farsa di Antigone che tiene famiglia.

filippoguidarelli. Il malaffare massonico e quello clericale servi del globalismo? Davvero è questo il male profondo della Calabria?

@ filippoguidarelli. Chi lo sa? Secondo Enrico Fierro qui su Il Fatto la natura selvaggia avrebbe selezionato una popolazione di irrecuperabili bruti. All’opposto, figlio di calabresi cresciuto fuori dalla Calabria, sospetto che non vi sia un male profondo, ma una sfortuna storica; una serie di condizioni e di scelte politiche sulla Calabria che l’hanno collocata nel quadro nazionale e internazionale in una posizione svantaggiosa; che si è accresciuta, autoalimentandosi con l’esaltazione dei difetti dei calabresi e la soppressione dei loro pregi. Alcuni mali che sembrano eterni, immutabili, e quindi costitutivi, ‘ontologici’, come la mafia, o in medicina impostazioni errate che risalgono a secoli precedenti, sono invece anacronismi voluti: artificialmente tenuti in vita da grandi interessi. Anche la malasorte della Calabria, credo. “lo stesso giorno dell’arrivo in Città degli anglo-americani “una pattuglia puntò su Fuscaldo Marina per incontrare l’Avvocato Samuele Tocci” ultimo Venerabile della Loggia cosentina prima dello scioglimento.” (Libro Unione provinciale agricoltori Cosenza). Il clero in Calabria per secoli ha sfruttato il popolo associandosi in affari coi criminali (v. G. Sole. L’invenzione del calabrese, 2015). A Sambiase negli anni ’60 quelli che oggi chiamiamo ndranghetisti erano chiamati “massoni”. L’influenza negativa di clero e massoneria, anche come agenti dei poteri esterni, appare maggiore di quella delle fiumare, delle timpe e delle scogliere omeriche.

Commento al post “Riace, Di Matteo a Tv2000: “Rischio strumentalizzazione per denigrare accoglienza migranti”

Il finanziamento da parte del contribuente all’immigrazione forzosa è “accoglienza” quanto il pizzo estorto ai commercianti è “assistenza ai carcerati”. Il modello Riace che Di Matteo esalta dando per scontato che sia un’attività positiva e meritoria permette, agganciandosi al servire i poteri globalisti contro l’interesse dei cittadini, di fare rinascere in una forma ammodernata l’assistenzialismo clientelare, dove politici e clero elargiscono a loro discrezione denaro pubblico a chi vogliono; pratica mafioide favorevole alla crescita delle mafie. Una magistratura che pratica interventi di propaganda a favore della politica imposta dai poteri forti nascondendo e mascherando gli aspetti negativi a danno dei cittadini sta alla magistratura con la emme maiuscola come la sinistra dei banchieri di Renzi sta a quella di Gramsci. “Il più grave fattore di inquinamento della nostra democrazia” è l’ubiquitaria (nessuno escluso) sottomissione di politici e organi dello Stato ai poteri forti; sottomissione che accomuna tra gli altri la mafia alla antimafia del genere rappresentato da questo spot del sostituto procuratore della DNA De Matteo sull’emittente vaticana.

Petti rosso. La vostra paranoica avversione per i migranti vi ha mandato in tilt la ragione e il buon senso. Ripiatevi.

@ Petti rosso. Ricordo una volta la cattura di un borseggiatore. Gridava senza ritegno “pazzo” a chi lo accusava, ma il poliziotto di mezza età che lo teneva non ci faceva caso. Forse però lei è a suo modo sincero. Il vostro camaleontismo narcisistico vi fa vedere il bene dove c’è squallido calcolo e il male in chi non ha ingurgitato il beverone del quale vi nutrite come poppanti al biberon. Inutile rispondervi “ripijateve voi”, perché dalla condizione narcisistica, dalla condizione di chi non ha faccia propria ma ha una maschera determinata dall’esterno che diviene faccia, non si esce. Si può solo cambiare personaggio.

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29 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Mimmo Lucano, verso ’archiviazione giudice indagato per favoreggiamento: “Sono onorato di essergli amico”

Fa cascare le braccia vedere, e per di più in Calabria, l’arbitrio nella ridistribuzione di denaro, voluto dai poteri forti, aiutato e giustificato in termini etici da un magistrato. Sono convinto che in una società civile la decenza, la grigia, umile decenza precede la santità. La decenza, la semplice correttezza, l’equità elementare vengono prima, sono più importanti e utili, dell’eroismo, dei grandi gesti; lo “stato di eccezione” è spesso la giustificazione, l’alibi, per ingiustizie e ruberie. E’ lo sfarzo barocco che copre la pezzenteria. Lo penso anche sulla scorta del mobbing e stalking istituzionale- massonico- clericale, a favore degli stessi grandi interessi illeciti serviti dall’utile Lucano e da magistrati come questo, che devo aspettarmi quando sono costretto a recarmi nel lametino (Cz), la terra dei miei genitori. La Calabria, l’Italia, non si risolleveranno mai se non verrà riconosciuto questo ordine di priorità. L’anteporre la santità – o la presunta santità – l’eccezionale, alla regola, alla decenza, alla razionalità, equità, legalità accomuna disonesti e prevaricatori di vario abito; e, reato o meno, il sostenerlo da parte di un magistrato lo rende non idoneo alla carica, che non avrebbe dovuto essergli assegnata e che probabilmente ha ricevuto per intercessione di qualche divinità.

lele: in effetti il problema non è la ‘ndrangheta…ma il traffico (citazione).

@ lele: Benigni è bravo come comico, ed è un guru dell’arte di servire chi comanda fingendosi partigiani della giustizia. In effetti senza la ndrangheta e le altre mafie tante mascalzonate dei “perbene”, tanti servigi resi agli stessi burattinai che muovono anche i fili della mafia, tante omertà e viltà apparirebbero per quello che sono, e non ci sarebbero alibi per lasciarle indisturbate e favorirle. La mafia delle ndrine fa sembrare onesta la mafia del palazzo e del mondo legale. Fa comodo. “I magistrati si occupino piuttosto della mafia” lo ha detto Salvini su una indagine su un leghista, lo dicono i galoppini dei preti e dei poteri globalisti che esaltano Lucano, questo Robin Hood che lavora per lo sceriffo di Nottingham, e lo dicono chissà quanti imbroglioni di mezza tacca colti con le mani nel sacco.

fender 957: Se cominciaste a liberarvi dalla ‘ndrangheta sarebbe un bel passo avanti.

@ fender 957: Hai ragione. E la mafia andrebbe eliminata non solo per i suoi crimini diretti, ma anche per la sua funzione di standard negativo che favorisce l’altra mafia; da quella dello sfruttamento del Paese da parte dei poteri forti al clero e alle massonerie, al clientelismo dei politicanti locali, a quella dei micro-imbroglioni rappresentati come angelici al confronto della mafia dal candido sosia di Johnny Stecchino nel film di Benigni. La mafia e l’antimafia si sono composte in un sistema di potere integrato, che andrebbe scisso. Potremmo chiedere aiuto a Graziano “Cutro” Delrio, di Reggio Emilia. Per voi del Nord liberarsi dalla mafia non so se sarebbe un passo avanti. Poi come farebbero i lombardi a delinquere impunemente (ne conosco tanti), come farebbero i magistrati a chiudere gli occhi davanti a gravi attività illecite delle “aree produttive” con la scusa della sovrumana e inestirpabile risalita della linea della palma? La mafia è una montagna di m. che ha effetti fertilizzanti per altri generi di crimine.

Syrantex: Certo che mettere massoni e clericali nello stesso complotto….quando si fa l’insalata non si possono mettere ingredienti a caso.

@ Syrantex: Se si legge la storiografia sulla mafia e il terrorismo nell’Italia repubblicana si trovano Vaticano e massoneria alleati negli stessi sanguinosi complotti. E’ praticamente la norma. Alleanza che si riscontra anche, in Calabria o a Brescia, se si è testimoni di affari sporchi di alto bordo. Quando si fa l’anticomplottista è utile l’anacronismo, il fingere di essere ai tempi di Clemente XII, primo Settecento, o che vi sia la scomunica immediata per i prelati iscritti alle logge. Certo non dico che Bergoglio sia iscritto al Rotary. Mi correggo, è socio onorario del Rotary, e di quello di Buenos Aires, che sulla P2 e i suoi crimini deve avere concezioni parecchio misericordiose. Il Rotary era già stato rivalutato da papa Montini, di Brescia.

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27 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione l’ex governatore Roberto Maroni e Augusta Iannini (moglie di Vespa)”

Lo “Oltre la cupola” di Lombardia. Dove non c’è un Agostino Cordova da fermare, come fece la Iannini da magistrato per i fratelli calabresi. Oggi il Fatto cartaceo pubblica un fotomontaggio con Maroni e Alfano in camice bianco. Si potrebbe aggiungervi Luciana Lamorgese: l’attuale ministro dell’Interno prosegue il compito dei due predecessori di fornire a questi affari (e a pesci dell’industria biomedica ancora più grandi; come quelli che faranno miliardi col covid) un servizio di guardiania; analogo a quello del quale si dotavano i baroni siciliani, e altrettanto efficiente.

@ unatarmaalleterme. E’ sicuro che nominare nella sanità convenzionata, cioè pagata con denaro pubblico, due ex ministri degli interni, e un magistrato che ha tolto dai guai le reti massonico-mafiose individuate a suo tempo dal Procuratore Agostino Cordova, non debba riguardare i cittadini ? Nella mia esperienza tali sinecure sono gli esiti visibili di una rete sotterranea piduista, cioè di una mafia di Stato, responsabile di cose indicibili in medicina. (Un’altra manifestazione è stata il record mondiale negativo della Lombardia nella crisi covid). Se non vuole credere a me, c’è un’ampia casistica di danni da “revolving doors”, i passaggi da controllori di Stato a controllati, in medicina. Il discorso della luna e del dito è valido quando a indicare la luna è “il saggio”. Se la indica un imbroglione, lo stupido guarda la luna nel cielo, mentre è proprio al dito, e alla faccia del suo proprietario, che bisogna guardare. Es. le revolving doors sono riportate tra le cause dell’immissione nella pratica clinica di farmaci oncologici costosissimi, inefficaci e dannosi*. Giudichi lei se ciò ci riguarda o meno come cittadini.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 2016. 355: i5792.

@ unatarmaalleterme. Lei dice che se il sistema è strutturato con regole che assicurino il suo funzionamento corretto si può anche metterne a capo “Pietro Gambadilegno” o i fortunelli in oggetto e andrà tutto bene.

a)”Se.”. Così rispondevano ai discorsi ipotetici gli spartani. Forse la Iannini, fine giurista, sarebbe d’accordo con lei. Anche Maroni e Alfano. E anche Gambadilegno; e la banda Bassotti, e i cugini Dalton di Lucky Luke, detti “I quattro cavalieri della stupidità”.

b)Io sono tra quelli che pensano che in medicina occorra al contrario una ridondanza di controlli e sicurezze, come in aviazione*. Che invece sul piano tecnico sono carenti a un livello che chi non è addentro non può immaginare. Anche sul piano politico, la realtà sulla quale i suddetti fortunelli giocano la loro parte è più simile all’attuazione del piano di rinascita democratica di Gelli che a una delle tante utopie politiche dalle quali lei attinge le basi per i suoi – pericolosi per la salute, anche sua, me lo lasci dire – sofismi. Ricambio i saluti.

*Applying aviation safety to healthcare—are we missing the fundamental?. BMJ, 2019. 364: I735.

@ unatarmaalleterme. Gli attacchi personali non sono argomenti. Sono indice di mancanza di argomenti. E di stizza, che mi pare le stia facendo perdere completamente la bussola. Anch’io ho opinioni non lusinghiere su questo suo modo di ragionare, ma le tengo per me. Mi limito a osservare che lei scambia “mondi possibili” che appartengono a un’altra galassia, o ai mondi dei fumetti, con quanto accade – come di norma – in Lombardia, Italia, pianeta Terra, nel giugno 2020. Grazie per convertire il suo evidente dispetto in una dichiarazione di cessazione delle ostilità e di liberazione della colomba col ramoscello. Di nuovo.

@ unatarmaalleterme. Per carità, rispetto ai trattamenti Alfano, Maroni o Lamorgese, e a quelli dei fratelli dei 61 indagati del bastimento inchiesta massoneria deviata (800 faldoni) inghiottito nelle nebbie oceaniche ai tempi del GIP Augusta Iannini, quella con lei è la più godibile chiacchierata. Ossequi.

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4 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”

E i magistrati? Forse la loggia Ungheria è un calunnioso falso. O è vero. O è una miscela vero/falso. O uno svergognare per una reformatio in pejus gattopardesca, come con Tangentopoli. O una “inoculation”, la disinformazione che vaccina contro il vero. O un metterla sotto schiaffo per immobilizzarla del tutto mentre si straccia la Costituzione e si sabota il Paese. O chissà cos’altro.

In ogni caso, nel mio campo, la medicina, la magistratura ha tenuto negli anni condotte viziose come se pilotata a favore dei poteri forti tramite logge e sacrestie. Il cedimento particolarmente rovinoso dell’Italia nell’operazione covid ha tra i suoi fattori anche le collusioni del potere giudiziario.

Nelle logge, pie congreghe, cordate, le finalità pro domo sua sono condizionate al servire come quadri dei poteri forti; la peggiore forma di corruzione. Che il cittadino vada informato dell’eventuale appartenenza a gruppi di potere, di qualsiasi matrice, di chiunque eserciti su di lui il potere dello Stato, lo scrissi nel 2008 (“Pubblicare la lista dei magistrati di CL”); ricevendo rappresaglie di provenienza clericale e massonica. Ebbi anche la brillante idea di mandare l’appello al capo dell’ANM, del quale conoscevo solo carica e nome, tale Palamara.

Ma nel gioco di specchi del potere la disclosure senza altre misure, in stile anglosassone, può avere un effetto permissivo: When Sunlight Fails to Disinfect: Understanding the Perverse Effects of Disclosing Conflicts of Interest. 2010.

@ Zzunk. Possiamo distinguere tre livelli: 1) l’accordo sotto banco, la pastetta, tra parenti, amici, compari; fenomeni di malcostume spontanei, universali. 2) una rete strutturata che fa di questi imbrogli, e che costituendo una organizzazione ne moltiplica gli effetti iniqui sulla società. 3) una rete che trae vantaggio e forza, fino all’intoccabilità, dall’essere strumento di poteri forti, dove gli ingiusti vantaggi personali sono funzionali a grandi disegni, e al condizionare la rotta sociale e politica del Paese, e qui si sfocia nell’eversione. Si gioca a banalizzare i livelli superiori confondendoli con quelli bassi. La magistratura ha giudicato perfino la P2 come di tipo 2 e non 3. Per chi scrive, la vita nella giurisdizione di uno di quei magistrati è stata segnata da persecuzioni eseguite con la naturalezza di chi sia certo dell’appoggio delle istituzioni di garanzia, talora esplicitamente dichiarato.

@ Syrantex. @ Syrantex. Fatelo sapere anche a noi spettatori di che si tratta, invece di costringerci a elencare ipotesi come ho fatto (un’altra: lotta intestina tra magistrati; ma per cosa?). Sulla massoneria ufficiale che non c’entrerebbe nulla con le logge dedite al crimine e all’eversione; sto sviluppando, spinto dalle attenzioni incessanti di ottimi massoni e di santi pastori, e dalla lettura de “I preti e i mafiosi” di I. Sales, una “teoria polimorfica” della mafia, applicabile anche ad altre reti di potere. Si paragona spesso la mafia a un cancro. Un’altra metafora medica è quella delle “grandi imitatrici”. Così sono dette alcune malattie, per prima la sifilide, ma anche la tbc, nelle quali lo stesso singolo agente causale fa sviluppare manifestazioni molto diverse tra loro a seconda del distretto anatomico. Così che per secoli le manifestazioni furono considerate malattie diverse. La cultura mafioso-clericale permea di sé l’intera società. Dà luogo a manifestazioni diverse, polimorfe, a seconda del settore sociale dove attecchisce. La mafia di cosca nel distretto del crimine, le camarille mafioidi in benemerite istituzioni. La cultura massonica potrà vantare manifestazioni positive; ma nella mia esperienza, dominando in essa l’inclinazione mefistofelica ad asservirsi al potere per primeggiare, c’è una continuità sotterranea, dovuta alla matrice comune, tra le sue manifestazioni che sarebbero lecite e le peggiori manifestazioni; come il piduismo cioè la mafia di Stato, o la massomafia.

@ Syrantex. Non vede i legami sotterranei ? E’ come ignorare la parte sommersa dell’iceberg. O che il micelio è parte determinante della morfologia dei funghi del bosco. Le suggerirei “Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato”. M. Guarino, 2004.

La sua reazione è tipica del gallonato: il legame padrone-servitore verso il potere dal quale si dipende viene compensato con atteggiamenti altezzosi verso gli estranei. Lo mostra in tv Bruno Vespa, sulla cui fierezza di carattere Striscia la notizia ha creato uno spassoso personaggio, che come lei assume i toni più imperiosi e sprezzanti verso i non protetti che vanno colpiti. Non sono né massone né mafioso. Non voglio, e non sarei adatto ai vostri fini sociali. Mi riferisco invece alla mia esperienza con i mediocri che volendo primeggiare non hanno altra via che farsi mettere il collare, fare branco, inventarsi questa o quella favola su superiorità arcane delle quali sarebbero partecipi e impestare chi non è come loro.

@ Syrantex. Non sono mai stato massone o mafioso. Né ho cercato di esserlo. Una volta da ragazzo venni attirato per strada da una bella ragazza in una sede di Scientology perché compilassi un questionario psicologico. Arrivò un caporione che lette le mie risposte mi cacciò in malo modo. Ero giovane, ci rimasi male, ma ora so di essere un elemento che non conviene avere a sette di alcun genere.

Mafioso o massone a me? Da querela (…). L’attribuzione infamante alla vittima di appartenenze ai gruppi dei sicari non è una novità. E’ imminente la tragica farsa della beatificazione di Livatino, cioè della appropriazione della sua figura da parte di un clero che è la fonte della mafiosità culturale che dà luogo ai vari polimorfismi mafiosi. Fu detto anche di lui che era colluso con la mafia che lo fece uccidere. C’è stata una falsa tessera P2 intestata al giudice Tamburino, e i finti conti svizzeri intestati ai magistrati Viola, Colombo e Turone nella valigia della figlia di Gelli. A me sa che lei si sia informato presso i suoi compari di quanto rende il miserabile servizio di occuparsi per conto terzi della neutralizzazione di uno come me, e voglia aggregarsi. Sicuro di non sapere nulla dell’intrigo Loggia Ungheria?

@ Syrantex. L’errore, il sofisma, è dire che siccome la massoneria non è identificabile con la P2 allora è immacolata. Ripeto che l’esperienza mostra che sono tutte le consorterie coperte a essere in sé inutili nel migliore dei casi, e in pratica lesive per l’equità, la decenza, la democrazia. Anche a prescindere dalle consuete e prevedibili gravi degenerazioni particolari che propiziano e che quindi gemmano al loro interno. E’ l’uso perverso dello standard negativo per sembrare puliti, come per la mafia: si addita la mafia di cosca, la mafia dei tagliagola, manifestazione estrema delle ubiquitarie cultura e pratiche mafiose, come unica mafia per preservare e meglio praticare la mafia di testa, la mafia di penna, imperante nei centri di potere e nelle istituzioni. Credo che allo stesso modo si stia anche sacrificando una frangia bassa della massoneria, esponendone gli intrallazzi, per proteggere strati superiori.

Sulla manovra della loggia Ungheria non so nulla, e aspetto che ci venga spiegata. So qualcosa sui fattori causali in corso di insabbiamento della strage covid in Lombardia orientale che ha innescato l’operazione covid; e per questo ricevo un rafforzamento delle prodezze dei figli della vedova, e di quelli che tra tre giorni beatificheranno Livatino. Alcuni di loro sembrano divertirsi con me, come dice, forti dell’impunità e delle complicità istituzionali (un equivalente reale della loggia Ungheria); ma è il ghigno del dileggio che accompagna azioni gravi e vili.

@ Syrantex. A cena, al circolo, nei corridoi, non solo imbastite magheggi per avere il fido bancario o il primariato, ma prendete ordini per conformare i ruoli che occupate a magheggi giganti, coi quali si controlla il Paese; fino a quelli di massima scala come oggi il covid. La licenza edilizia o l’importante carica pubblica non arrivano gratis: il beneficiato diverrà un docile agente. Della mafia e della massoneria si ripetono gli aspetti antropologici coi cliché scenografici, santini bruciati, simbologie esoteriche; ci si ferma agli aspetti predatori, carnivori; e si trascura l’aspetto ancora più deleterio, il carattere strumentale, di corpi intermedi, ramificati e pervasivi come ife, al servizio dei poteri forti; nonostante sia nota la vicinanza ai rinomati servizi.

Lei parla come se mi conoscesse e dice che ho esperienza come mafioso e non ne ho come testimone e oppositore di reati di stampo piduista. Se quindi sputo nel piatto dove mangio, e se ledo “dignità e diritti” di persone dabbene volte al perfezionamento spirituale e al miglioramento del genere umano, non vi mancano agganci né presso i miei superiori né presso la magistratura ordinaria, le forze di polizia, gli uffici del fisco, etc. per provvedere. Già sono noto. Sulla mafia di ndrina per ora no, ma quanto a doppie lealtà delle sedi istituzionali, a cominciare da quelle che la legalità dovrebbero tutelarla, esperienza ne ho eccome. C’è un giudice a Berlino. E lui e il re sono affiliati alla stessa loggia …

@ Syrantex. “… lei è stato un boia” Robledo ieri a Palamara, già capo dell’ANM, parlando della loggia Ungheria. La mia analoga opinione non è da avversione preconcetta, o da appartenenze che non ho, ma nasce da constatazioni di atti specifici di vostri tirapiedi, che il cappuccio lo indossano per nascondere il collare oltre che la faccia. Constatazioni confermate dai riscontri nella storia dell’azzoppamento del Paese dal dopoguerra.

Il richiamarsi ai tempi e alle figure della Carboneria mentre si fa ben altro è un’ulteriore intersezione con la mafia. Il Vascello fu luogo di una pagina nobile e commovente, la Repubblica Romana, alla quale chi pratica quello che vedo e che ricevo sta come il vostro amico Marcinkus stava al Golgota. Anni fa mi fu dato un volumetto, sulla storia della Confagricoltura di Cosenza, dove è scritto che nel 1943 a Cosenza gli americani il giorno stesso dell’arrivo presero contatto coi massoni locali. Lo fecero in Sicilia anche coi mafiosi; per i massoni perseguitati dai fascisti sembrerebbe un arrivano i nostri. Ma il ruolo della massoneria è poi stato quello di sostituire con una cavezza straniera il giogo fascista. E’ impudente usare persecuzioni e meriti patriottici di vostri predecessori come alibi per le malefatte da borghesia compradora. La massoneria si scontrò, a volte con successo, con altri poteri; anch’essi oggi degenerati quanto a base ideale. Ora avete fatto pace, vi siete messi d’accordo e fate a gara a chi la fa più sporca.

@ Syrantex. “L’ Amgot, anche se non nella ufficialità, stabilisce subito contatti con gli ambienti della Massoneria che se pure sciolta dal Fascismo in tutto il ventennio ha continuato la sua attività, questa volta ancora più segretamente”. “lo stesso giorno dell’arrivo in Città degli anglo-americani “una pattuglia puntò su Fuscaldo Marina per incontrare l’Avvocato Samuele Tocci” ultimo Venerabile della Loggia cosentina prima dello scioglimento.” Qui si parla dell’occupazione, non di lotta al fascismo. Vi vantate del ruolo – mai abbandonato – di fiduciari del governo USA in sede riservata e lo nascondete in pubblico. Servili e nemici della luce del sole. Voi il cappuccio è come se lo portaste pure sotto la doccia.

Concordo con lei che siamo su fronti opposti, di fatto e moralmente. Questa acquisizione è preziosa e va mantenuta. La divergenza è su se come dice il mafioso sono io, che ho dimensioni sociali puntiformi, o non sia il corpaccione del quale lei è parte la variante perbene della mafia nella società legale. Continui pure con la tracotanza sfrontata con la quale mi viene dietro; per me è indice dell’impunità e degli aiuti che ricevete dai vostri non pochi fratelli nelle istituzioni, che permettono e catalizzano un’opera di diffamazione, meglio di character assassination, volta a favorire affari illeciti di alto bordo, nel mio caso quelli del business biomedico.

@ Syrantex. “Dal punto di vista genuinamente teorico, la massoneria è una istituzione perfetta […] Nella massoneria si combinano solo elementi della borghesia o di chi aspira ad essere borghese. […] La libertà di oggi non può essere la libertà spirituale e personale di ieri. […] Bisogna che la massoneria si impegni contro le oligarchie, la concentrazione dei monopoli e regole anti umane e anti sociali” dal discorso di dimissioni dalla massoneria di Allende, 2 giu 1965 (la massoneria cilena le respinse “assicurando di voler cambiare il mondo” (cit.)).

Semmai il suo modo di intendere la massoneria fu un motivo in più per eliminarlo. Bisognerebbe studiare il possibile parallelo con la vicenda di Piersanti Mattarella.

Sarebbe di buon gusto se tra i bluff a vostro vanto non citaste pure l’11 settembre 1973. Domani 9 maggio è l’anniversario del ritrovamento del cadavere di Moro. Per il resto prosegua pure col numero di ser Ciappelletto.

@ Syrantex. “Non giurerò sulle parole di nessun maestro / dove la tempesta porta la mia barchetta lì farò il mio porto”. Sono solo, e la mia storia e condizione lo dimostrano. Classificare nel partito golpista degli isolati vittime delle epurazioni ordinate dalle stesse forze che ordinano golpe, forze che servite in entrambi i compiti, è molto gelliano. Ed è tipico di voi che giurate a due padroni: la calunnia, per pronunciare la quale occorrono doti da marciapiede, scambiando i posti per di più allevia l’intima dolorosa consapevolezza della necessità di fare branco per esistere.

Appropriarsi della figura di Allende da parte di chi per 30 denari regge la coda alle peggiori pratiche del potere è in carattere con le lacrime di coccodrillo per Moro, oggi 9 maggio; con la beatificazione di Livatino pure oggi da parte di un clero che è tra i fattori causali della mafia, come fonte perenne dell’ubiquitaria cultura e prassi mafioide prima che per le storiche collusioni; e con una magistratura, i cui estesi legami con la massoneria furono mostrati già dal Procuratore Cordova, che pratica mercimoni indicibili dietro alle gigantografie dei magistrati fatti uccidere dai poteri che serve. Fatti uccidere nell’ambito di una selezione inversa dalla quale si ottiene la crema che voi rappresentate. Alla quale una magistratura pure selezionata consente, violando l’unicuique suum e il resto, di schizzare il materiale che vi è congeniale.

Syrantex: Quando rispondere non le conviene cambia argomento? I farfugliamenti autoreferenziali stanno diventando un pò ripetitivi.
Non ho capito perchè ce l’ha con Livatino e Moro, e cosa dovrebbero c’entrare. Se ha elementi per sostenere che li abbiano fatti ammazzare dei massoni vada in procura, perchè allo stato risulta che il primo fu ammazzato dai suoi sodali e il secondo da oscurantisti (di destra e di sinistra) come lei.
Quanto a Cordova, si vada a leggere il decreto di archiviazione del GIP, gliene cito un passo che le piacerà “è stata compiuta in tutto il territorio nazionale, una massiccia generalizzata attività di perquisizione e sequestro che le iniziali dichiarazioni del notaio Pietro Marrapodi certamente non consentivano; racconti a contenuto generalissimo ma conformi all’immaginario collettivo sul tema gruppi di potere…. in questo procedimento, infatti, l’art. 330 cpp è stato interpretato come potere del PM di acquisire notizie e non, come si dovrebbe, notizie di reato.
Mai visto un GIP umiliare così un PM.
Avanti cambi di nuovo discorso che nemmeno qui le conviene più.

@ Syrantex. “Le indagini venivano trasferite per «incompetenza tecnica» della Procura di Palmi (…) alla Procura di Roma nel giugno del 1994 e affidate ai pm Lina Cusano e Nello Rossi. Il procedimento restò pressoché fermo per quasi sei anni, poi, nel dicembre 2000, il giudice per le indagini preliminari Augusta Iannini disponeva l’archiviazione dell’inchiesta, nonostante gli ottocento faldoni raccolti nel corso degli anni e i sessantun indagati.” (F. Pinotti. Fratelli d’Italia).

“Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione (…) Augusta Iannini (moglie di Vespa)” (Il Fatto 27 giu 2020).

Le procure praticano per l’eversione ciò che chiamo il pipelining giudiziario. Oggi si occupano dell’eversione di decenni fa. Perché ascoltino notizie di reato sull’operazione covid, e quindi, tra l’altro, qualcosa sui legami massoneria-medicina, occorrerà aspettare alcuni decenni. A dirglielo prima si risentono.

“Un passo che le piacerà”. E’ un passo interessante: per me il modo di trattare l’informazione è rivelatore della buona o cattiva fede. La censura delle indagini sui massoni giocando sulla polisemia della parola “notizia” è circolare all’assurdo. Che insieme lei citi Marrapodi, finito impiccato in circostanze non chiare dopo avere dato il via alle indagini denunciando i legami massoneria-magistratura e massoneria-ndrangheta, non mi piace; ma non mi spaventa. Oltre un certo livello prevale il disgusto per la cialtroneria.

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30 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “In Belgio è caccia a Jürgen Conings, il tiratore scelto idolo delle destre no vax che minaccia il virologo più famoso del Paese”

Il Belgio ha il record delle morti covid per milione di abitanti tra i paesi a economia avanzata: 2142/milione. L’Italia è seconda con 2088/milione (Worldometer). Il Belgio è stato solerte nel gonfiare le statistiche inserendovi casi “sospetti”*. Ora si munisce del solito terrorismo fuori di testa, col cecchino che invece di acquattarsi si autodenuncia – e che con la sua provenienza ed expertise militare ricorda la banda del Brabante-Vallone**. Un terrorismo che aiuta la propaganda ad accomunare a violenti, fanatici e squilibrati chi chieda di togliere i forchettoni che bloccano i freni che avrebbero dovuto e dovrebbero fermare le spaventose illegalità del covid, e quindi la loro violenza, follia e conseguenze deleterie. Le psyop sulle quali le misure covid si reggono*** trasformano i forchettoni nella legalità e il toglierli in eversione e devianza. Forchettoni che semplificano la vita a quelli che istituzionalmente dovrebbero esercitare l’azione frenante, anche in Italia, che è in una situazione analoga al Belgio per il covid come lo è stata al tempo degli eccidi della Uno bianca**, coi loro messaggi di morte a doppio registro, urlati e sussurrati.

*K.Beisel.”Warum Belgien die höchste Todesrate weltweit hat,”Tages-Anzeiger (Zurich), April 22, 2020. Citato in Reiss K, Bhakdi S. Corona false alarm? Facts and figures, 2020.
** S. Limiti. Doppio livello. Come si organizza la destabilizzazione in Italia. Chiarelettere, 2013.
*** Dodsworth L. A State of fear.2021.

@ Syrantex. Terrorista lo è per definizione, essendoselo scritto in fronte da solo. Chiedersi se visto che al momento giusto sta facendo un gran casino non lavori per capitano Uncino (Bennato), come in tanti altri casi precedenti – con morti veri – fa parte del negazionismo; secondo capitan Uncino e la sua ciurma. A proposito del bollo di “negazionista”; questo storpiare in maniera farsesca i principi della logica scientifica è una costante dei “coronatossici”: “paragonare mele e patate” è il lavoro quotidiano della scienza; incluso il paragonare nazioni diverse tenendo conto delle differenze (v. es. la raccolta di 35 studi in Lockdowns Do Not Control the Coronavirus: The Evidence. AIER 19 dic 2020; e prima ancora la fondata sfiducia di tecnici e istituzioni nei lockdown fino al 2020). Nella scientocrazia all’evidenza scientifica che svergognerebbe vengono messe le orecchie d’asino. E i coronatossici provano una doppia soddisfazione per lo scambio di cappelli a loro vantaggio. Come qui, dove si confonde il sacrosanto paragonare mele e patate (ammesso che vi siano tali radicali differenze) con il “sommare mele e patate”, operazione non lecita. O meglio, non sempre lecita: “per sommare 3 e 2 si conta un insieme di tre oggetti (mele) e un insieme disgiunto di due altri oggetti (chissà perché si chiede che siano omogenei e si insiste che non si possono sommare mele e pere), si uniscono e si conta l’insieme ottenuto.” (G. Lolli, professore di logica matematica).

@ Syrantex. Bravo, reciti i suoi articoli di fede, controfattuali e contraddetti da osservazioni e studi come quelli che cito. (E avvalorati dal provvidenziale film del Rambo pazzo del Brabante-Vallone … ). I morti sono stati contati, sono contati e verranno contati come è riportato es. nel libro della Dodsworth che cito. Capitolo 11, Counting the dead. Inclusi i tanti morti non da covid ma da iatrogenesi da allarme covid e da lockdown, e da zelo dei coronatossici. La scientocrazia sa contare come il gangster del musical Guys and dolls, che giocava con dei suoi dadi dalle facce bianche, e leggeva lui quali numeri erano usciti. Sosteneva di ricordarsi i puntini sulle facce a memoria. E si arrabbiava se qualcuno osava mettere in dubbio questa sua metodologia e capacità. Le diagnosi di causa di morte erano a volte alla Big Jule, il gangster del musical, già prima del covid (parlo per esperienza personale), e ora col covid sono i dadi con le facce segnate ad essere banditi da voi “normali”, come lei di autodefinosce.

@ Syrantex. “Idiocrazia”, “covidioti”. Il nuovo test di intelligenza ora è se si crede alle versioni ufficiali. Un modo migliore per verificare se la natura è stata generosa o meno nell’assegnare le capacità intellettive è se si sta a sentire i galoppini come lei, che non parlano del merito ma attaccano ad hominem il messaggero. Farsi convincere da chi ti dice con voce e pose roboanti “questa è scienza, sei un covidiota o un Napalm51 se non ci credi” e ti loda come intelligente e responsabile se cedi mansueto diritti, averi, salute, serenità etc., invece di diffidare, è segno che la natura non è stata benigna.

“Speriamo in Darwin”. Il darwinismo sociale, l’applicazione all’Uomo della legge della savana, è la farfugliata copertura della prepotenza e della violenza. Come queste del covid. Peraltro l’evoluzionismo vero, che considera anche la dimensione sociale e cooperativa, è più complesso; e l’avaro non è razionale. A volte chi punta a essere il più farabutto, il più falso e ruffiano, invece di assicurarsi la sopravvivenza si scava la fossa da solo con la sua bramosia cieca. Soprattutto con la medicina. Ne ho visti diversi che si credevano furbi, o “leone e non gazzella” cadere nel genere di trappole che applaudivano o con le quali volevano vivere alle spalle dei fessi. La responsabilità, la correttezza, l’aiuto reciproco (erga omnes, non tra grembiulini…) sono anche strategie di sopravvivenza. Fossi in lei con questi chiari di luna non lo invocherei tanto Darwin.

@ Syrantex. Il Belgio ha contato il doppio dei morti per milione di abitanti dell’Olanda. Anche manipolando i dati, come hanno osservato Reiss e Bhadki, che ho citato all’inizio; che sono alcuni fra i tanti ricercatori affermati, o anche famosi, che secondo i galoppini come lei “delirano”. L’Italia è prossima al Belgio e lontana dall’Olanda sia nella gestione sia negli effetti numerici che ne derivano. Non sono io che deliro, è lei che mi sta attaccato in maniera entomologica continuando a insultarmi; e ora fa come un ragioniere magliaro che sostenga che il bilancio in esame non può essere falso perché i numeri non mentono. E che metterlo in dubbio significa negare l’aritmetica e i postulati di Peano. Purtroppo invece che da un maresciallo della GdF, da un funzionario delle imposte o da un PM che lo guardano fisso e gli rispondono per le rime, davanti ai deliri dei bilanci covid ufficiali lo Stato è come rappresentato da figure che scattano a credere o a fingere di credere alle grossolane alterazioni del ragioniere. A riprova di ciò e per rifarsi la bocca, un articolo di ricercatori veri (Queen Mary University, Londra) che scientificamente svergogna le manipolazioni da gioco delle tre carte del governo UK su sacri numeri del covid: Fenton, Neil, McLachlan. What proportion of people with Covid-19 do not get symptoms? 9 Apr 2021. L’articolo permette di rendersi conto anche di come tanta “scienza” abbia necessità dell’attività entomologica verso chi nota che i conti non tornano.

@ Syrantex. Scusi sa se invece che limitarmi ad Anversa e Rotterdam, come lei pretende si faccia, considero anche le città italiane. Ne parla anche lei; solo che vuole fare come Calimero, con l’olandesina che da nero lo fa diventare bianco immergendolo nella tinozza. Worldometer, 1 giugno 2021, morti covid per milione. Belgio 2143; Italia 2089 (il 2.5% in meno del Belgio). Olanda 1026, distanziata da Belgio e Italia da circa 35 altri paesi. L’Italia è nel gruppo di testa della graduatoria mondiale di mortalità per milione, vicino al Belgio. I pochi paesi che precedono l’Italia, paesi più piccoli a parte il Brasile, hanno tutti un PIL inferiore a quello dell’Italia. L’Italia risulta quindi come il paese che ha preso la sederata più forte. Purtroppo noi non abbiamo fatto come l’Olanda, ma come il Belgio. Gli studi che ho già citato mostrano come sia falso il raccontino sussiegoso che attribuisce le variazioni tra regioni al carattere più o meno stringente delle misure ipotizzando una relazione inversa. Le ondate epidemiche, quelle eccezionali e quelle periodiche spacciate per tsunami, tendono ad andare per conto loro rispetto alle pretese umane di fare il diavoletto di Maxwell coi virus; appare esserci piuttosto una certa relazione diretta, con il danno che è funzione crescente – e prevedibile – delle malnate misure di strozzamento.

@ Syrantex. La letteratura scientifica è piena di intercountry comparisons, ora sul covid. Es. quelle raccolte nell’articolo dell’AIER che ho citato. Siccome mostrano la pessima performance italiana, mostrano che l’Italia è in coda per i risultati e primeggia nei danni e negli abusi sulla popolazione, vi inventate che non sarebbero scientifiche. Totò nei film interpreta spesso personaggi che fanno discorsi come i vostri. Anche Ficarra, del duo comico, ha sviluppato questo tema dei criteri aggiustati con tono sicuro ad hoc senza limiti né vergogna.

@ Syrantex. Il volere censurare la circostanza che nei paesi dove le misure a strozzo non si applicano le cose vanno complessivamente meglio è un esempio del calpestare la refutedeness, il vincolo di assenza di contraddizioni con fatti empirici. Definita già da B. Russell, è discussa in un lavoro che prende una precedente disastrosa consulenza al governo UK di Ferguson a modello di modelli falsi e disastrosi (Use and abuse of mathematical models: an illustration from the 2001 foot and mouth disease epidemic in the United Kingdom. Rev. Sci. Tech. Off. Int. Epiz. 2006). E’ un buttare via il contra factum non valet argumentum con un grammelot pseudoscientifico da televendita.

Non esiste uno studio serio che assolva l’onere di mostrare che le mascherine valgono il danno. Ci sono studi seri sull’inefficacia, e sui danni, bellamente ignorati (per dirne uno, Is a Mask That Covers the Mouth and Nose Free from Undesirable Side Effects in Everyday Use and Free of Potential Hazards?). All’estero ci sono petizioni di gruppi di medici per smetterla con le mascherine, soprattutto sui bambini.

Non è chi chiede non dico rigore, ma decenza minima nel misurare e valutare il fenomeno ad essere “più dannoso del terrorista che ha promesso morte”. Siete voi operatori della ciarlataneria di Stato a uccidere la verità e scioglierla nell’acido, con effetti mortiferi di massa, sicuri di avere le spalle coperte.

@ Syrantex. Sulla “assenza dell’influenza”. 1) almeno in parte è spiegabile con l’averla fatta figurare come covid, come mostrano statistiche (Do Not Buy The Manufactured Second-Wave Panic. Briggs WM 10 nov 2020). 2) Conduce alla domanda: com’è che le misure anticovid non hanno impedito la virosi da covid, anzi avrebbero consentito un secondo tsunami covid, ma sarebbero riuscite nell’effetto impossibile di fermare la virosi influenzale? 3) Porterebbe a dover affrontare il tema serio, e come altri temi seri e scomodi censurato tra lazzi e cachinni, dei fattori reali di fluttuazione dell’andamento delle ILI: dry tinder, harvesting, etc. Ma parlarne con uno che dice che non c’è bisogno di studi per verificare gli effetti dell’ostruire a milioni di persone cronicamente le vie aeree per le quali passano (ventilazione) i flussi d’aria che riforniscono le cellule di ossigeno (respirazione) ed eliminano l’anidride carbonica, componenti base delle reazioni chimiche di combustione lenta che danno la vita biologica – quella nuda vita che il terrorismo covid vuole sia l’unica cosa che conta – sarebbe come parlare della musica di Mozart a un virtuoso degli assolo fatti comprimendo ritmicamente una mano nell’ascella con l’altro braccio.

@ Syrantex. Il libro sulle cause reali di variazione stagionale delle virosi, es. il modello di Hope-Simpson, è bene resti locked down, come lo si tiene; al riparo da simili interlocutori.

Venendo a noi, come il complesso [misure anticovid orwelliane] + [“pieno di gente che non le rispetta”] riesce a dare allo stesso tempo un’orrida ondata alta quanto un palazzo di 5 piani per il Sars-coV-2 e uno specchio d’acqua piatto come un lago incantato per gli altri virus ILI? Gli ammutinati diffondono il virus del covid e dispettosi non gli altri virus, mentre i virtuosi sono come spartani davanti agli altri virus ma impotenti per quello del covid?

Il risultato ricorda il cartone animato “Fantasia” di Disney: la parte di Satana e i dannati, Una Notte sul Monte Calvo di Mussorgsky, cui segue quella della processione di fedeli, Ave Maria di Shubert. Nel cartone le due scene sono in successione, qui coesisterebbero. E’ interessante letterariamente, questa unione di inferno e paradiso. Come la follia, cui oggi è congiunta, anche la frode può generare sottoprodotti artistici. Sul piano biologico e politico, via, è meglio sentirvi suonare “Romagna mia” con la mano nell’ascella.

@ Syrantex. Il covid non è “molto più contagioso” dell’influenza stagionale. Lo Ro è stato esagerato dall’inizio – per giustificare le misure liberticide – come ha descritto Ioannidis, tra i maggiori epidemiologi al mondo: Coronavirus disease 2019: The harms of exaggerated information and non-evidence-based measures. Eur J Clin Investig Marzo 2020. (Grazie per accomunarmi a Ioannidis tra i “negazionisti”).

Per dirne solo una tra le tante “Rebreathing exhaled air may increase the risk of bacterial respiratory infections and consequently increase the risk of bacterial pneumonia”. Dalla Open Letter from the UK Medical Freedom Alliance. Le mie posizioni sulle mascherine sono accostabili a questa di altri medici, accademici e avvocati, non al cecchino armato latitante che minaccia il virologo come lei impunemente vomita. Che non è mio amico, e semmai, in coerenza con le manipolazioni tecniche e le tecniche di psicologia comportamentale a fini golpistici, e secondo i tradizionali rapporti tra attivismo di loggia, terrorismo false flag e istituzioni deviate e deviabili, sarà amico vostro.

“Le cose sono molto più semplici.” Sono le panzane come le sue, basate su versioni antropomorfe, di paladini che sconfiggono il drago e traditori che invece lo aiutano, ad essere semplici in quanto puerili. Le cose hanno il carattere di un incubo gotico: “Peru: world’s strictest lockdown and world’s highest death rate”. Spiked, 2 giu 2021.

CENSURATO

@ Syrantex. “Medical doctor warns that bacterial penumonia are on the rise from mask wearing” 25 ott 2020. I medici che alleggeriscono il burden terapeutico con placebo, all’antica, qui la vitamina D (che proviene dalla medicina ufficiale (1)), sono meno peggio (2) dei rampanti che lo esasperano creando malattia con cure pesanti; quelli che ora vogliono vaccinare per il covid anche i bambini. Il voltafaccia (3), l’opposizione a rimedi inconsulti, con la quale vi atteggiate a scienziati, è funzionale all’imporre vaccini, bavagli etc. come la sola via d’uscita. E’ una tattica dei mercanti medici affossare parzialmente un prodotto – o una frode – per fare spazio ad un’aggiunta. Es. gli attacchi al pap test (4), finora celebrato come il principe degli screening, mentre si lancia lo screening per l’HPV. Affermato il business vaccinale come prassi fissa ricomincerete a sgolarvi per il vostro ricco campionario di acqua di Lourdes. Le vostre vitamine incluse. Sta già accadendo coi ricoveri: da eccessivi per creare le scene coi camion militari, fosse comuni, etc. si sta tornando a chiedere di riprendere la deospedalizzazione in corso prima del covid per ottimizzare i profitti.

1 Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results. JAMA, 3 set 2020.
2 Il decoy effect e l’effetto Rasputin nelle frodi mediche.
3 Why has Vitamin D supplementation suddenly become controversial? BMJ, 18 dic 2020.
4 HARMS OF CERVICAL CANCER SCREENING… Int J Cancer. 2017.

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9 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Chi si candida deve dichiarare se appartiene a una loggia massonica: una legge necessaria”

30 anni fa, per 2 anni per andare al lavoro come resident in un grande ospedale di Boston scendevo dalla metropolitana alla fermata del Common, la grande piazza centrale. Ogni giorno una delle prime cose che vedevo uscito all’aperto era un edificio imponente, con su un’architrave, inciso a caratteri giganti, “Grand Lodge of Masons in Massachussetts”. Non ci facevo più caso (me l’avrebbero fatto ricordare i nostri camerieri gallonati degli USA al ritorno in patria).

Lo stile anglosassone è la disclosure, la “luce del sole che non disinfetta” ma anzi mimetizza. Lo si riconosce in campo medico: “Doctors should avoid having financial conflicts of interest. The idea that, as long as they declare them, everything is all right, is silly. Financial conflicts of interest distort what people say and write, so how should readers handle a research report with authors on industry payroll? Should they ignore the report completely or downgrade it, and if so, in what way and by how much? The solution clearly is to avoid financial conflicts of interest entirely.” (PC Gotzche. Deadly Psychiatry and Organised Denial). La disclosure – di tutti i funzionari pubblici – è il minimo, ma è anche uno sdoganare. La non iscrizione è segno necessario, anche se non sufficiente, della virtù interiore, che sola rende valido chi impersoni lo Stato; e che lo porterà a non iscriversi ad alcuna conventicola con la scusa che ne hanno fatto parte Mozart e Garibaldi, o che vi si venera S. Maria Goretti, etc.

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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17 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brunetta al comizio attacca un lavoratore: “Sei dipendente? Perché ca*** parli?”. Poi non lo fa rispondere: “Il microfono ce l’ho io, comando io””

“Rosario Spatola aveva esordito professionalmente negli anni Cinquanta come lattaio ambulante. Aveva anche ricevuto una contravvenzione perché allungava il latte con acqua.” (G. Falcone. Cose di cosa nostra). Questo tirare sempre fuori come titolo di merito il fatto di essere figlio di un venditore ambulante da parte di uno come Brunetta dovrebbe essere sfruttato come controesempio, come antidoto alla retorica, di frequente uso in Italia, per la quale le umili origini sono un titolo di merito, un blasone di onestà e valore.

Per di più, a giudicare da quanto è riportato su di lui – e sui suoi legami con Draghi – in “Potere massonico. La fratellanza che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato” (F. Pinotti, Chiarelettere, 2021) Brunetta non è esattamente uno che si è fatto da solo scalando a mani nude la piramide sociale dalla base al vertice con i suoi muscoli e la forza di volontà.

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28 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni per far ottenere il Green pass, medico condannato a 5 anni e 3 mesi in abbreviato”

La sentenza riflette l’ideologia covid dell’esproprio della salute: il nuovo credo per il quale la salute non è uno stato di natura ottenuto attivamente dal corpo; non è la norma – da tutelare – la malattia essendo un’eccezione; ma è concessa a cittadini altrimenti inermi – e se del caso imposta – a pagamento, dal big business, tramite lo Stato.

E’ l’opposto, tanto che assumere questi vaccini può essere svantaggioso: Natural immunity is not – and never was – just a right-wing conspiracy theory. A plea to return to sane medical theses. Gruppo Hart, 25 giu 2022.

Oltre che a coonestare la riscrittura orwelliana della Costituzione e intimidire la resistenza, la sentenza “severa” appare volta a creare un alibi a una magistratura zitta e cooperante, dietro al grande telone con l’immagine di Falcone e Borsellino, sulle scorrerie commesse in nome della salute. Con la sentenza si rappresenta una buona fede, una sincerità, nel credere a versioni sempre più sgangherate; da parte di coloro che per professione riconoscono e smascherano imbrogli e miserie umane. Come l’imperatore della fiaba di Andersen che continua a camminare impettito dopo che il bambino ha gridato che è in mutande. O come certe ragazze che raccontano, e se ne convincono, che è per amore che si accompagnano a vecchiardi straricchi. O meglio, data la carica di violenza, come quelli che commettendo reati comuni contro la persona, dettati dall’interesse personale, dicono di farlo per ragioni ideali.

@ LorenzoM68. Veramente a discutere per slogan e frasette siete voi terracubisti, che descrivete fenomeni biologici la cui plausibilità è paragonabile all’affermazione che il pianeta ha forma cubica. Voi motoperpetuisti, che vi state inventando l’epidemia perpetua.

@ LorenzoM68. Le tabelline non sono le epidemie. E sono pubbliche, non riservate ai sommi sacerdoti*. E sono invarianti nel tempo, non avendo risultati diversi di mese in mese come i semplicismi fraudolenti, i “2+2”, con i quali i televirologi stanno creando la prima epidemia perpetua. Siete voi che fate un po’ come Eulero che disse a Diderot “Monsieur, (a+b^n)/n = x, donc Dieu existe; respondez”. Si possono dire sciocchezze anche essendo eccelsi matematici. Figuriamoci nel caso vostro. L’esaltare la sentenza spacciando per certe quanto l’aritmetica dei numeri naturali sperimentazioni, che per di più sono sia raffazzonate e manipolate sia beneficiarie di cattura normativa*, e pareri, che per di più senza pudore calpestano le nozioni acquisite, la storia naturale e la storiografia delle epidemie, la logica, perfino l’umile buon senso, mostra quanto sono solidi e misurati gli appoggi intellettuali e morali di questo genere di applicazioni di un potere giudiziario altrimenti disertore. Da parte di “plutocrazie farmaco massoniche”, l’unica sua affermazione che non è scollata e lontana dalla realtà.

*V. es. First finding from Pfizer trials. 95% efficacy claim does not stand up. Hart. 16 giugno 2022. Su un tribunale statunitense che ha ordinato all’FDA di rilasciare i documenti che vuole tenere segreti fino al 2076 sull’approvazione di emergenza del vaccino Pfizer.

@ Syrentex. 1) Ci sono medici convinti che i vaccini siano inefficaci, e possano avere efficacia negativa. 2) Come confermano diversi studi. E la situazione generale sotto gli occhi. 3) All’assunzione di tali vaccini lo Stato condiziona, vergogna dell’Italia, l’avere di che vivere, il lavoro, la dignità, il poter recarsi in un negozio o in ufficio, a scuola, all’università. 4) lncluso il poter esercitare la professione medica. 5) Oltre che col ricatto, l’assenso viene ottenuto spendendo la credibilità dello Stato, quella della magistratura, e epurando i medici che dissentono. 6) Riguardo al “sottarli agli altri”, a parte la sovrabbondanza di vaccini da smaltire, pagati coi nostri soldi, un medico preparato conosce “l’effetto S. Teresa d’Avila” in medicina: si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle rifiutate. Es. classico, il forzare in USA tramite la magistratura una cura del cancro del mammella con ablazione del midollo osseo e chemio ad alte dosi causò una strage delle donne che l’avevano preteso.

Penso che vadano considerati tutti gli elementi, esemplificati qui sommariamente, non solo quelli della versione del governo e di chi lo manovra. E che si possa quindi parlare di stato di necessità, di dissimulazione onesta finalizzata al rispetto sostanziale dell’etica e delle leggi. E al rispetto di sé stessi, come persona e come medico. Dare 5 anni e ignorare il quadro di allarme invece mi pare tradire il mandato al controllo di legalità sugli altri poteri.

@ Syrentex. Personalmente mi comporto come lei dice; per linearità. Per il mio modo personale di oppormi all’ingiustizia privilegiando la chiarezza delle posizioni. Ma stringo idealmente la mano al condannato, per quanto so da questo articolo. Pur avendolo spesso criticato mi mancano i post su Il Fatto di O. Lupacchini, il magistrato “giusfilosofo”, dispensato dopo avere osato criticare Gratteri. Il Fatto si è impoverito privandosene. Tra le cose che ho appreso da lui la vitalità del diritto, come entità autonoma, come argine all’arbitrio tramite la legge. Anche tramite la sua segnalazione di “Diritto e menzogna – La questione della giustizia in Italia”. U. Vincenti. 2013. Che il medico in casi del genere o è “braccio dello Stato”, senza occhi, raziocinio né coscienza, oppure non esiste, può essere legge di fatto, come in effetti sta avvenendo e come i magistrati come questo avvalorano, ma non è degno di essere detto diritto. Legge aberrante, analoga a quelle che hanno provocato, dopo un’adesione sorprendentemente facile* alle ideologie che se ne avvalsero, i noti orrori**. E altri, meno noti, ma non meno sanguinosi, ne sta provocando. E qui prima di codici e pandette ci sono la realtà biologica e la medicina, dove affidarsi al suo “diritto” potrà avere conseguenze estremamente spiacevoli.

* Why did so many German doctors join the Nazi Party early? International Journal of Law and Psychiatry, 2012.
**The Nazi doctors and the Nuremberg code. Oxford U Press, 1992.

@ Syrentex. Non posso intavolare una discussione in termini giuridici, non avendo la preparazione. Posso contestare che si parta dal codice, e che si proceda per deduzione. Penso che si debba partire dalla realtà, data la quale se in casi particolari si trasgrediscono regole formali per evitare un danno ingiusto ad altri non si dovrebbe essere puniti. “Esimenti”, o cose del genere. E si dovrebbe indagare sul pericolo che l’imputato evidenzia contrastandolo.

Ho già osservato che sulla medicina, e ancor più sul covid, i magistrati accentuano la tendenza, evidenziata da Vincenti, allo scolastico, al deduttivo, o meglio allo pseudodeduttivo. Dando per assunte premesse che celano il falso, dettate dal principe, e srotolando da lì calcoli logici, vistosi ma viziati in radice. Purtroppo la diserzione dei magistrati dal controllo su cosa sta avvenendo col covid e con le sue misure da 28 ottobre 1922 facilita ciò.

Non sono un giurista, ma da cittadino vorrei che l’amministrazione della giustizia fosse – come per altre attività applicate, e applicate all’uomo – una disciplina primariamente induttiva, cioè basata in primis sull’accertamento dei fatti e della sostanza delle responsabilità. Altrimenti si giudica come don Ferrante. E, data la realtà biologica sulla quale tanti credono di poter fare i prepotenti e i giocolieri delle carte a posto come fanno coi poveri cittadini, si rischia di fare la stessa fine.

@ Syrentex. Avere ragione e mostrarlo non basta ….La funzione del PM dovrebbe essere anche quella, accertando i fatti, di riscontrare le esimenti. Invece, nessun sospetto che il si salvi chi può covid, il pandemonio con le sue smisurate e continue anomalie, contraddizioni ed estremizzazioni sia sotteso da interessi illeciti di massima scala. Neanche da parte del giudice. Anzi, con la condanna si nega positivamente che sia così (per asseverazione, senza avere soddisfatto l’onere della prova). Questi magistrati ricordano quell’inglese che continuava a uscire dalla sua camera d’albergo e a rientrarvi dopo avere chiesto un bicchiere d’acqua. Perché la sua stanza era in fiamme. Ma non sono sicuro che il loro sia aplomb. Sembra più una grave forma di emianopsia o di sordità selettiva. O di “belle indifference”.

Lei si rifarà a norme procedurali, parlando di inversione dell’onere della prova. Forse un test di buona giustizia potrebbe essere questo: che la sentenza stia in piedi anche in termini laici, senza tecnicismi. I trial – la parola indica anche i processi – clinici spesso sono costruiti ad hoc, in modo da dare i risultati voluti. Hanno validità interna ma non validità esterna, cioè applicabilità nella pratica medica alla popolazione di malati di riferimento. Analogamente, le sentenze, tecniche quanto volete, dovrebbero essere tali da restare aderenti al vero anche varcata in uscita la soglia dell’aula dalla quale sono entrate, provenendo dal mondo esterno dove vivono.

@ Syrentex. Stiamo parlando della notizia del processo – che è pure importante, per il messaggio che diffonde – non del processo, del quale non conosciamo i dettagli. Il solito equivocare tra prescrittivo e descrittivo. Se è prescritto, perché i magistrati si sono comportati, come spesso fanno, come se avessero al contrario un diritto al prima facie, al superficiale, al conformismo prono? A istruire procedimenti ed emettere condanne basandosi sulla medicina per come viene raccontata dalle riviste femminili ? Per come viene dettata dal marketing biomedico (che conosce il potere persuasivo, e intimidatorio, di una singola sentenza di tribunale). Un diritto a ignorare circostanze e evidenze drammatiche e di dimensioni epocali, che al contrario dovrebbero doverosamente essere oggetto della loro funzione di indagine?

E’ noto che in biomedicina il riduzionismo favorisce interpretazioni errate e di comodo. A tale proposito, parlando di covid, v. What is a pathogen? Toward a process view of host-parasite interactions. Virulence, 2014. I magistrati fanno lo stesso, almeno in appoggio a grandi operazioni ideologico affaristiche in medicina, che sono l’antitesi fedele della Costituzione mentre si conformano all’apparenza ai suoi dettati; tanto da ricordare l’antagonismo molecolare farmacologico – come quello di molti veleni letali. V. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.

@ Syrentex. Parlate voi di forma e sostanza … mentre dite che il giudice di Pinocchio va bene perché il condannato può rivolgersi ai giudici delle corti superiori. Anzi peggio: per sentenze del genere, a parte il danno all’imputato, così come la smentita di una notizia falsa diffusa a mezzo stampa perfeziona la disinformazione, l’assolvere nei gradi successivi dopo che la notizia della sentenza ha dato i suoi effetti deleteri sul pubblico lascia il danno e autoassolve i magistrati. Che dovrebbero essere più responsabili sul loro potere di costruzione della realtà sociale. E risponderne. Alla luce del teorema di Thomas: “ if men define situations as real, they are real in their consequences”. Ciò vale soprattutto per i pronunciamenti della magistratura sulla medicina, che viene presentata al pubblico in versioni artefatte a fini di lucro; a volte puntualmente associate a spot giudiziari. Soprattutto su questioni controverse e politicamente sovraccariche come questa anomala epidemia. Soprattutto per un’epidemia gonfiata con adynaton e imposizioni ad hoc, abnormi e nocive. Tanto che si dovrebbe indagare per epidemia dolosa; includendovi la diffusione di informazioni e le delibere che definendo il reale anche se biologicamente infondate creano nei fatti una situazione di epidemia, coi suoi danni. E includendovi anche i magistrati che partecipano alla costruzione dell’epidemia tramite suggestio falsi e suppressio veri. Invece si pongono le basi per avere in futuro altre “epidemie di Thomas”.

@ Syrentex. Nel dirimere una contesa, dando ragione all’uno e torto all’altro, il giudice inevitabilmente crea uno che è contento e uno che è scontento. Questa massima che i magistrati ripetono spesso mi fa cascare le braccia e mi porta a interrogarmi sul loro modo di sentire e di ragionare. I casi minimi infatti non sono due ma quattro: contento avendo viste riconosciute le proprie ragioni. Contento per “essere andato in tasca alla giustizia” avendo vinto essendo nel torto. Scontento perché avendo torto il giudice lo ha dimostrato. Scontento perché essendo nel giusto viene invece sancito che ha torto. C’è una essenziale differenza tra l’essere scontento per non averla fatta franca o per finire cornuto e mazziato. Chi riconosce solo due casi commette una circolarità sul piano logico e mostra insensibilità per l’altro e per l’avere giustizia, mentre mette sé stesso al centro e si attribuisce infallibilità.

Sulla sorte delle mie denunce, ho motivi di ottimismo: quando mai i magistrati non hanno svelato le trame del potere, come quelle dei cosiddetti “Misteri d’Italia”, presto e bene, e messo subito in galera, in massa, esecutori, quadri intermedi e mandanti? E ne abbiamo già parlato, ricorda. Nello scambio a commento al post del 4 maggio 2021 “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”, quando tra le altre squisitezze additò alla mia attenzione come andarono a finire le denunce del povero notaio Marrapodi …

Nel dirimere una contesa, dando ragione all’uno e torto all’altro, il giudice inevitabilmente crea uno che è contento e uno che è scontento. Questa massima che i magistrati ripetono spesso mi fa cascare le braccia e mi porta a interrogarmi sul loro modo di sentire e di ragionare. I casi minimi infatti non sono due ma quattro: contento avendo viste riconosciute le proprie ragioni. Contento per “essere andato in tasca alla giustizia” avendo vinto essendo nel torto. Scontento perché avendo torto il giudice lo ha dimostrato. Scontento perché essendo nel giusto viene invece sancito che ha torto. C’è una essenziale differenza tra l’essere scontento per non averla fatta franca o per finire cornuto e mazziato. Chi riconosce solo due casi commette una circolarità sul piano logico e mostra insensibilità per l’altro e per l’avere giustizia, mentre mette sé stesso al centro e si attribuisce infallibilità.

Sulla sorte delle mie denunce, ho motivi di ottimismo: quando mai i magistrati non hanno svelato le trame del potere, come quelle dei cosiddetti “Misteri d’Italia”, presto e bene, e messo subito in galera, in massa, esecutori, quadri intermedi e mandanti? E ne abbiamo già parlato, ricorda. Nello scambio a commento al post del 4 maggio 2021 “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”, quando tra le altre squisitezze additò alla mia attenzione come andarono a finire le denunce del povero notaio Marrapodi …

@ Syrentex. Se un crimine è dimostrato e il giudice non accetta la dimostrazione – per non parlare della lupara bianca delle denunce – non è che non sia vero. O realmente non soddisfa gli standard giudiziari, o il giudice è incapace o pavido o venduto. Quanti magistrati scippano le vecchiette? Nessuno. Quanti aderiscono al peculato epistemologico che lei teorizza, per il quale la verità di fatto, la verità storica, la stabilisce il giudice? Mentre si mette il collare ai magistrati, si vuole dare loro questa funzione di cani da guardia del pensiero unico. Addestrandoli su cosa è scienza e cosa è complottismo, scie chimiche, etc. Sembra che la repulsione per lo scippo della verità sia minore che per lo scippo delle borsette. Sarebbe interessante conoscere la reazione dei magistrati alla difesa che si riduce a parlare di rettiliani, di negazione di Eratostene sulla geometria del pianeta (II secolo AC), quando si documentano crimini dei poteri maggiori.

Tamburino nel suo recente libro “Dietro tutte le trame” (nel quale la massoneria è citata 81 volte) parla di “distanza, talora abissale, tra verità reale e ricostruzione giudiziaria”. A volte c’è anche una distanza come quella tra la terraferma e il fondo della Fossa delle Marianne tra i doveri dei magistrati e i loro comportamenti. Altrimenti lei si guarderebbe dal definire in questi termini svilenti la funzione giudiziaria.

@ Syrentex. Al momento l’unico etichettato formalmente come criminale, da chi si occupa di pendagli da forca, è il medico oggetto del procedimento. Il tempo dirà delle posizioni dell’etichettato e degli etichettatori.

Gli alchimisti pensavano di mutare il piombo in oro, per via chimica. Avevano torto, ma la trasmutazione degli elementi è stata ottenuta tramite la fisica nucleare. Il vaccino cowpox non mutava le persone in vacche. E’ il vaccino di Speranza che oggi muta la società in una Fattoria degli animali, con il gregge da spremere, i tribuni del popolo che divengono tiranni, gli uguali più uguali, la zootecnia dei cittadini mascherata da medicina. Del resto, volendo evitare l’impresentabile realtà attuale, e parlare di remoti precedenti storici, il riferimento più antico non è al ‘700 di Jenner, ma al Vangelo di Matteo: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete”; considerando che Speranza è affiliato alla Fabian society, che ha per emblema un lupo coperto da una pelle d’agnello.

@ Syrentex. I fatti, e le bugie contraddittorie, con il morbo ammazzadiritti che impazza* dopo la vaccinazione di massa forzosa – quando avrebbe già dovuto esaurirsi naturalmente – con i dati sulla salute della popolazione che dietro alle veline sono peggiorati con le vaccinazioni**, con le persone rese bolse dal ricatto vaccinale***, indicano che state facendo di Barabba il messia. “Dai loro frutti li riconoscerete”; e questo vale anche per i magistrati.

*Covid, i medici di famiglia: “incremento esponenziale del contagio con numeri mai osservati in oltre 2 anni di pandemia”. Il Fatto, 2 lug 2022.
** A picture tells a thousand words: or does it? More data lies try to prop up crumbling narrative. Gruppo Hart, 2 giugno 2022.
*** Rise in long-term sickness. But the timing doesn’t fit long covid. Gruppo Hart, 25 giu 2022.

@ Syrentex. Lei dice di ragionare in termini di diritto ma batte e ribatte sulla categoria “Novax”. Cioè applica la guilt by association. Tipica del maccartismo. Mizzica che giurista. Accetto la sua etichetta, “novax”: lei dice di non averne mai sentito uno che non proponga “ognuno faccia come gli pare”. Eccomi. La libertà di cura è un’altra truffa della medicina degli usurai. E’ il caveat emptor, alternativo alla medicina forzosa. Nella giungla della malattia è rischioso, fino a essere suicida, “scegliere” tra i vari “professional” o fare di testa propria. Occorre affidarsi alla medicina; uno dei cui compiti principali è dire cosa non fare, allontanando dalle credenze irrazionali e dalla superstizione. Però lo Stato deve garantire una medicina cristallina e affidabile. Non la medicina di Vanna Marchi con venature di Mengele. La libertà di cura è segno del naufragio; è il si salvi chi può, l’estrema ratio davanti a un impazzimento come quello presente.

“Non c’è criminale che non si lamenti dei giudici”. Detto da lei mi viene in mente il “non tutti i massoni sono criminali ma tutti i criminali sono massoni”. Comunque. E’ proprio questo il problema, che in Italia se ne lamentano solo i criminali e i traffichini. Mentre dovrebbe essere riconosciuto dagli onesti che senza giustizia imparziale ed efficiente non c’è democrazia; e che rispetto ai poteri forti la magistratura non la conta giusta, e fa il doppio gioco.

Non postato per chiusura dei commenti. @ Syrentex. Raj Bhopal, tra i maggiori esperti di igiene pubblica, ha paragonato il trovarsi in una epidemia nuova alla condizione di “zugzwang” degli scacchi, dove ogni mossa è svantaggiosa e i piani vanno studiati per uscirne minimizzando il danno, accettando soluzioni che comportano danno per evitare danni peggiori. L’ha detto sapendo che le epidemie sono battaglie che vengono comunque vinte, dalle difese naturali; si tratta di minimizzare il costo della vittoria. Tanti esperti, es. con la Barrington declaration, hanno applicato correttamente in questo senso le conoscenze mediche. Venendo bastonati. Invece l’epidemia è stata presentata come la fine del mondo, la medicina come magia onnipotente, che salva senza danno, e le persone come i “topi nudi” di laboratorio, prive di difesa. Col risultato che si è giocato a perdere, arrivando alle conseguenze allucinanti di una epidemia che proseguirebbe come mai visto prima avendo obbligato la cittadinanza a vaccinarsi come mai fatto prima. Sulle responsabilità di massoni e magistrati (un’endiadi, a volte …), come lei dice quando mai chi è responsabile di disastri di portata storica lo ammette, etc.

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Vedi

26 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Falsi tamponi a Trento, chiesto il processo per un infermiere e 87 clienti: “Pagavano 200-250 euro per poter ottenere il green pass””

In: Entomologia forense. L’infestazione da troll delle notizie di reato

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18 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria, la relazione dell’Antimafia: “La legge scritta dopo la scoperta della P2 è inadeguata, servono nuove norme””

“Mi ha dotato di sette cose belle.” “E quali sono?” “Omertà, fedeltà, politica, falsa politica, carta e penna, coltello, rasoio.” (Sull’iniziazione ndranghetista. Da “Il previtocciolo”, Feltrinelli 1971; di Don Luca Asprea, un prete di Oppido Mamertina). A proposito di falsa politica, di fumo negli occhi, sui rapporti tra massoneria e ndrangheta (decenni fa le due parole erano sinonimi in Calabria) sarebbe un passo avanti se la commissione antimafia non avesse a capo uno che come Morra sia promotore di massoni; e di Cavalieri del Santo Sepolcro*, l’organizzazione paramassonica che ricorre in tante descrizioni: banca Rasini, banda della Magliana, Bruno Contrada e il conte Cassina, Marcinkus, Gelli e altri massoni, il notabilato palermitano dei tempi dell’uccisione di Insalaco, imprese negative di magistrati, carabinieri, questori, etc. Ma l’attuale antimafia tende ad includere, in osservanza di un precetto base della cultura politica italiana, che foggiata dal clero considera poco cristiano separare, porre limiti netti e contrapposizioni assolute tra poteri, ma li vuole affratellati dietro alle sceneggiate di facciata.

* Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche. Il Manifesto, 26 feb 2016.

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vedi:

9 gennaio 2023

Le carte a posto dei giudici, le puntuali sfortunate coincidenze tra il denunciare tradimenti istituzionali e ricevere danni ingiusti dallo Stato, e i proiettili in testa: i tre livelli della rappresaglia al tempo delle fortune dei Mattarella

In: L’uso del fisco nell’eversione di Stato

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

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21 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Nicola Gratteri ad Accordi&Disaccordi (Nove): “Parlare di sconfitta delle mafie? Oggi non ci sono le condizioni per dirlo””

Falcone disse che le mafie avranno fine in quanto fenomeno umano; ma non ha detto quando. Così spiega Gratteri, con un ragionamento che ricorda quello sullo “halting problem” di un computer di Alan Turing. Con la differenza che Turing considerava un sistema deduttivo chiuso, nel quale la logica porta a verità. La liberazione potrebbe avvenire quando la Terra verrà assorbita dal Sole, conclude Gratteri, applicando, come tendono a fare i magistrati, deduzioni logiche corrette a premesse che ignorano componenti chiave della realtà, o false. Certo non in tempi brevi: le mafie “sono una componente strutturale del tessuto sociale ed economico. È illusorio pensare di poterle debellare». (G. Melillo, capo dell’antimafia).

Le mafie sono rese immortali in quanto fanno comodo a troppi come componente strutturale del sistema di potere. A chi le usa come strumento per controllare l’Italia; ai contigui che ci fanno affari e accordi; ai politici, che ne traggono legittimazione; al popolo, che con il film della mafia si ritiene esentato dal contrastare civilmente mafiosità legalizzate, dal ricatto jab for job al pizzo in bolletta. E a magistrati e polizie, per i quali il concentrarsi sul fronte mafioso è un alibi per ignorare altre grandi predazioni e violenze, legalizzate; che i poteri dello Stato aiutano, con mezzi culturalmente mafiosi, come mi viene dato modo di osservare nella Lamezia di Gratteri e nella Brescia dove Melillo ha pronunciato la sua crudele diagnosi.

@ arrivo io. In un altro punto dell’intervista, riportato oggi su il Fatto, Gratteri giustamente dice che la mafia ci può assomigliare: è immortale “il legno storto dell’umanità”. Ma è questione di intensità, i cui effetti non sono proporzionali. Un sassolino scagliato a mano fa un po’ male. Per la fisica, un proiettile della stessa massa, lanciato a una velocità 50 volte maggiore, farà male non 50 ma 2500 volte. La descrizione di questo grande alibi, la mafia, oscilla tra lo “arte e fattura diabolica” del falso anonimo manzoniano e lo “anche il bambino che toglie la merendina al compagno”. Mentre scrivevo pensavo a come sono stati coperti stragi e omicidi di valorosi al Sud e a come similmente stanno venendo coperte la natura e le responsabilità dell’anomala strage covid in Lombardia nel 2020. Non alla termoidraulica “freghigna” che tutti dobbiamo fronteggiare. Dove tracciare il confine? Per me, ai piedi di quello che chiamo “Il versante Rotary”. La massoneria, l’affiliazione del medico che copriva Messina Denaro – consulente di magistrati – ha due versanti. Quello su mafia, eversione P2, etc. E quello delle aggregazioni paramassoniche, frequentate da prefetti, questori, medici, magistrati, commercialisti, etc. Che nella mia esperienza non sono innocenti. E’ lì – incluse le varietà clericali – che va piantato il cartello “hic sunt”; a segnare la soglia di mondi che comprendono insieme alla mafia altre scelleratezze, come l’uso che sta venendo fatto della medicina.

@ arrivo io. Forse ha ragione. Dovevamo rifare un modesto corpo avanzato di 30 mq, e l’ingegnere ci ha sconsigliato di usare il 110%, pur avendone diritto, perché è una cosa da ammanicati, ci ha detto, e avremmo rischiato di pagare per intero, a prezzi gonfiati. Ma questo resta il meno dell’affollato versante Rotary, conoscendone altri frutti. Credo che lei non abbia chiaro cosa vuol dire più che proporzionale: che certi atti hanno un effetto moltiplicativo, spesso da sinergie. Es. diagnosi e cure sbagliate, in accordo con ordini di scuderia, in un clima di emergenza ingigantito ad arte da politici e media, facilmente possono dare luogo a un picco di mortalità; che servirà a giustificare la sospensione dei diritti di base (incluso quello del rispetto della salute delle persone); e magistrati compiacenti facilmente possono mettere tutto a tacere.

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24 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Bindi a La7: “Non esisterebbe senza la copertura degli apparati dello Stato. Nordio? Non mi convince la sua idea sulla criminalità” “

Ieri sera Report ha mostrato che da molti anni erano stati segnalati i legami di Tumbarello, il medico massone che copriva Messina Denaro, con ambienti compromessi con la mafia. Eppure Tumbarello è stato consulente dei magistrati, a spese del contribuente*. “Apparati dello Stato” sta per servizi. “Borghesia mafiosa” sta per il versante piduista della massoneria; quest’ultima espressione però non è solo un eufemismo, ma un coprire spostando i picchetti di confine. Il cartello “hic sunt” andrebbe posto alle pendici dell’altro versante, il versante “Rotary”, quello delle varie consorterie laiche e cattoliche dei perbene.

*Le “protezioni” di massoneria e imprenditori nella latitanza di Messina Denaro. Avvenire, 18 gennaio 2023.

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13 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia”

Mizzica. Questo articolo de Il Fatto del 13 maggio 2023 l’ho letto oggi sabato 13 maggio 2023, ore 9:30, appena tornato dalle Poste di Brescia, avendo inviato per racc. al procuratore generale Rispoli la tessera elettorale – date le imminenti elezioni comunali – con lo scritto “La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi” dove parlo dell’attuale procedimento, da lui avocato, sulla strage covid in Lombardia del 2020*. Nel materiale faccio anche riferimento all’uso abituale da parte dei massoni delle coincidenze a scopo di derisione, di ostentazione di potere e immunità, e di minaccia. Credevo che la vicinanza di Rispoli fosse limitata al clero, essendo egli l’autore con Vito Mancuso del libro dal dimesso titolo “La bellezza, la legge e Dio”.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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21 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “Mafia e massoneria, Bisi: “In Sicilia abbiamo depennato dalle logge due condannati”. Di Bernardo: “È la sanzione contro i morosi” “

La trave dei legami con la mafia distoglie dal pilone da viadotto della colonizzazione dello Stato. A Bolzano un gran maestro loda come massone nato un procuratore generale*. Lode fondata, posso testimoniare. E questo è niente rispetto a quanto si fa nel cosentino e nel lametino dove si ostentano, con la petulanza del picciotto, a sfregio a chi denuncia reati di alto bordo che vanno protetti complicità tra la massoneria e le istituzioni proposte alla legalità, posso testimoniare. Certo che ci sono legami tra massoneria e mafia. Ma la masso-mafia non deve mettere in ombra il masso-Stato, dove dalle Dolomiti alla Sila la compenetrazione tra massoneria e istituzioni porta ad operazioni che è ingenuo e sconsiderato credere siano meno gravi di quelle del tempi di Gelli, del terrorismo e dello stragismo.

*Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia. Il Fatto, 13 maggio 2023.

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24 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riaperta la chiesa dove fu ritrovato il corpo di Elisa Claps. Il fratello: “Ladri di verità per 30 anni, spero che nessuno ci entri””

Non va dimenticato che la verità sull’omicidio di Elisa è emersa fortunosamente, per la reiterazione del crimine da parte di uno psicopatico protetto lasciato impunito, e per non potere più nasconderla data l’azione giudiziaria in UK. La storia mostra anche un’altra verità che si vuole far dimenticare: l’alleanza tra clero, massoneria, forze di polizia e magistratura a copertura di crimini. Dietro alle declamazioni altisonanti su Vangelo, legalità, contrasto alla mafia, eroismo dei servitori dello Stato, etc. E’ una verità che le persone oneste che si oppongono a crimini di notabili conoscono bene. Mentre quella che chiamo “mafia passiva”, le tante persone comuni con la loro omertà, questa verità la respinge, ed entrerà in quella chiesa che è stata profanata dai suoi stessi custodi, non conoscendo altro che la speranza del favore dei potenti e la paura di scontentarli.

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14 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “La mamma di Elisa Claps a “Chi l’ha visto”: “Il parroco sapeva benissimo la verità”. E spunta un nuovo testimone: “Io in questa Chiesa sono stato abusato””

In quella chiesa più che Dio si è di fatto adorato Satana. Si dice che Dio si serva dei piccoli. Anche Satana: uno stuolo di piccoli uomini ha continuato a servirlo dopo il massacro di una ragazza pura, coprendo a oltranza gli immondi officianti. La prosecuzione è avvenuta in altri luoghi che come le chiese si presentano come consacrati al Bene: i luoghi della legalità e della giustizia. Cioè i luoghi dell’emancipazione dallo stato di natura. Dalla bestialità. Quella che è stata celebrata davanti al tabernacolo.

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15 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Loggia Ungheria, indagine archiviata a Perugia: il gip accoglie la richiesta di Cantone”

La Loggia Ungheria esiste? Non lo so. Anche se non esiste materialmente, come questa archiviazione induce a pensare, è una efficace rappresentazione di posizioni della magistratura rispetto ai poteri massimi. Nella mia esperienza quando sono in gioco indicibili voleri sovranazionali, quelli del business medico e ora della medicina come instrumentum regni, la magistratura collabora. Così che i poteri forti possono contarla tra le loro quinte colonne, insieme a servizi, mafia, Vaticano, logge, e corrotti sfusi.

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30 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Insegnanti a scuola di gestione del disagio giovanile, il test in Liguria e Piemonte con il Rotary”

Ci sono 3 Costituzioni. Quella ufficiale, che, come il cilindro campione di platino-iridio del chilogrammo a Sevres, sta sotto una campana di vetro. Quella di fatto, che è data dagli occupanti dei due palazzi del Quirinale, che sono loro la costituzione, facendo dire a quella sotto vetro ciò che vogliono come un ventriloquo al suo pupazzo. E una terza, una Costituzione ideale, del mondo dei sogni. Questa dovrebbe proibire a privati iniziative mediche, e assicurare che non l’esercizio, ma il controllo di efficacia e utilità, e la definizione delle necessità e delle misure mediche, sia esclusiva dello Stato.

A partire dagli screening a tappeto “filantropici”. Che provocano masse di falsi positivi, cioè di persone falsamente etichettate come malate. Qui di giovani bollati come malati di mente. A vantaggio degli squali della medicina. Andrebbe capito che la diagnosi è un atto non meno pericoloso della terapia, e che non ci si può alzare la mattina e decidere di somministrala a sani “a fin di bene”. Tanto più da parte del Rotary, la paramassoneria organo delle classi agiate, quelle che beneficiano da frodi come gli screening di massa. Rotary che è legato alla Gates Foundation, e che finanzia l’OMS, poteri privati che “immense harm”* hanno già fatto ai minori. Né i presidi dovrebbero vendersi gli alunni. Bisognerebbe segnalarlo ai magistrati, che però sono parecchio affratellati col Rotary.

* Yet more fear mongering over covid in children. Gruppo Hart, 1 ago 2023.

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1 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “È morto l’ex ministro Luigi Berlinguer, aveva 91 anni. Schlein: “Lascia un patrimonio politico inestimabile””

– l’ex ministro dell’Università Podestà si lasciò sfuggire una confidenza difficilmente dimostrabile, ma probabilmente vera: «I rettori italiani? La metà di loro è iscritta alla massoneria».8 Certo si riferiva anche al proprio successore sulla poltrona di ministro dell’Università, quel Luigi Berlinguer all’epoca rettore a Siena, e poi presidente della conferenza dei rettori, indicato da un quotidiano locale, Il Cittadino di Siena, come uno dei maestri più venerati della città del palio. (Un Paese di baroni. Truffe, favori, abusi di potere, logge segrete e criminalità organizzata. Come funziona l’università italiana. Chiarelettere, 2009).

– ll governo D’Alema appoggia i bombardamenti della Nato a Belgrado. Scavalca a destra gli alleati cattolici e Berlusconi anche su un altro versante. Il ministro all’Istruzione Luigi Berlinguer pensa bene di arrivare dove nemmeno la Dc si è mai spinta: invece di rilanciare la scuola pubblica, finanzia quelle private con buoni statali e con l’estensione del trattamento fiscale riservato agli enti senza fini di lucro. (I panni sporchi della sinistra. I segreti di Napolitano e gli affari del PD. Chiarelettere, 2013).

– Con il varo della riforma universitaria che porta il nome di Luigi Berlinguer, iniziava anche istituzionalmente il lungo genocidio che avrebbe portato a completa distruzione l’università italiana, consegnandola alle sue tare originarie. (Modernizzazione senza sviluppo. Il capitalismo secondo Pasolini. B. Mondadori, 2005).

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9 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “Chi l’ha visto?, Federica Sciarelli chiede scusa alla madre di Elisa Claps: ecco perché lo ha fatto”

Il diavolo fa le pentole. La magistratura fa i coperchi (v. “Felicia Genovese” in *). E’ accaduto che le pentole abbiano perso il coperchio, con l’omicidio in UK, del quale la compiacenza delle istituzioni italiane è stata causa necessaria. A ciò e alla dirittura dei Claps si deve se la scelleratezza non è rimasta occultata come l’avevano resa clero, massoneria, magistratura, polizia, etc.

Elisa è morta per una sua pulizia interiore, per la Fede istintiva e candida che hanno alcune ragazze: una chiesa le sembrava un luogo sicuro. Altri giovani sono stati uccisi per la fiducia che provavano rispetto a istituzioni etiche. Morì così Serantini**. Abbandonato in un brefotrofio, era stato adottato da un poliziotto. Serantini deve avere associato la divisa al bene, alla protezione. Quando la polizia caricò, lui non fuggì come gli altri. Gli fracassarono il cranio col calcio dei fucili. Anche qui la magistratura ne esce molto male**. Era figlio di un agente di polizia, locale, anche Federico Aldrovandi, ucciso per avere incontrato poliziotti sbagliati. Credeva evidentemente che le caserme dei CC siano luoghi consacrati alla legalità Serena Mollicone.

La storia di Elisa dovrebbe mantenere aperta una consapevolezza, soprattutto per i giovani del genere omnia munda mundis, sulle reti sotterranee che collegano i vari palazzi del potere, e sui pericoli dietro alle loro facciate rassicuranti.

*T. Jones. Sangue sull’altare. 2012.
**C. Stajano. Il sovversivo. 1975.

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13 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al postr di P. Barabino “Martina Rossi “corresponsabile” della sua caduta mortale per sfuggire alla violenza. La richiesta choc dei condannati al giudice”

Insomma un po’ “è stata una scelta sua” quella di esporsi al rischio di precipitare. Un merito questi avvocati ce l’hanno: mostrano, riproducendola, la forma mentis dei loro assistiti, e fanno così rivivere la violenza cialtrona alla quale Martina volle sottrarsi. L’atteggiamento arrogante e petulante dei piccoli prepotenti che si atteggiano a duri e ricattano, convinti dato il loro metro di vigliacchi di stare avanzando una proposta che non può essere rifiutata. Che i loro avvocati in aula arrivino a sviluppare, nel chiedere ulteriore impunità, lo stesso argomento col quale Martina è stata spinta fuori dal balcone è un indice del favore che negli uffici giudiziari viene accordato ai peggiori.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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V. anche:

I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”

– La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

Il paradosso dei monatti

 

Morte cardiaca, CC e magistrati

3 March 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento al post “Due italiani seri: ricordo del generale Giorgio Manes e del magistrato Ottorino Pesce” del 3 mar 2011

Mi associo sommessamente al ricordo del generale Manes e del magistrato Pesce. Onore a loro e agli altri Caduti.

https://menici60d15.wordpress.com/2008/06/21/calipari-virtu-militari-e-diritto/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/21/1744/(L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA)

Quello delle tecniche per provocare o favorire una morte cardiaca prematura è un discorso complesso e delicato; ma sarebbe quanto mai attuale oggi, con una magistratura e un’arma dei CC “bonificati”, e che hanno imparato fin troppo bene la lezione, tanto da avere ormai, ritengo, più meriti come esecutori delle epurazioni che come vittime.

https://menici60d15.wordpress.com/

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31 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Guglielmo Mollicone, morto il papà di Serena: per 20 anni ha cercato la verità sull’omicidio”

Anni fa inviai una lettera di protesta sul comportamento mafioide di magistrati al presidente dell’ANM. Tale Palamara; allora non era noto al grande pubblico e io non sapevo niente di lui tranne che era stato scelto dai magistrati a rappresentarli. L’unico riscontro apparente è stato una reiterazione e un aggravamento dei comportamenti mafioidi istituzionali. Ho sviluppato una scorza alle porcherie del potere, ma anche per me è toccante l’immagine di quella ragazza di 19 anni che con la sua concezione ingenua del mondo bussa alla sede preposta alla legalità. Ora, passati tanti anni e col processo che deve ancora iniziare, se ne è andato il padre. L’arte di simulare la giustizia senza praticarla davvero ha tra le sue procedure anche quella di logorare le parti lese, stressandole, con effetti avversi sulla circolazione coronarica.

V. anche Pubblicare la lista dei magistrati di CL

‘O guerriero

3 March 2011

Blog di Beppe Grillo

Commento al post “La via del guerriero –  Piercamillo Davigo” del 2 mar 2011

“Dovere di un guerriero.. è combattere … Non te ne deve importare niente … se sei dalla parte giusta o dalla parte sbagliata, meno che mai ti deve importare di quali saranno le conseguenze ultime delle tue azioni…”. P. Davigo, citando il Mahabharata.

Anche il prefetto di Brescia, Brassesco Pace, ha raccontato in tv che un politico le ha detto “Lei è un guerriero”. Io invece nel mio idioletto, quando vengo molestato da auto della polizia o sfiorato da auto in borghese, cosa che mi capita ogni giorno, la chiamo “Mezzastriscia”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/04/la-mezzastriscia/

Dalle sale biliardo si è esteso ai manager e ora a chi esercita il potere dello Stato il paragonarsi a un guerriero. I guerrieri si giocano la vita. Haldane, uno scienziato che aveva combattuto nei commando, ha scritto, citando come Davigo la tradizione indù, che il gioco d’azzardo si addice al guerriero perché simboleggia quanto facilmente egli possa giocarsi la vita e perdere. Chi è garantito dallo Stato a volte gioca con la vita degli altri e fa carriera pugnalando alle spalle per conto del Principe; arrivando sano e salvo alla pensione. Atteggiarsi a guerriero, ridicolo a parte, può costituire una razionalizzazione narcisistica di atti e reati che meriterebbero una punizione per codardia, non una medaglia al valore.

Non è degno di chi amministra la giustizia predicare che non importa se si sta dalla parte del torto o della ragione, né quali sono le conseguenze ultime del proprio operato, purché si combatta. Ce ne sono già troppi che appiccicano questa filosofia alle loro gesta. Sono i mercenari che si trovano sempre miracolosamente dalla parte del più forte, a lottare per i fatti propri. I magistrati, anzichè degradarsi a guardiani nella repubblica platonica, e sentirsi “corruschi d’armi ferree”, dovrebbero smettere di fingere di non vedere quali disegni spesso e volentieri servono, e di quali conseguenze deleterie si fanno così responsabili.

Francesco Pansera (menici60d15) 03.03.11 08:55|

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6 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, ‘prefetto consigliò a imprenditore di dire il falso per riavere la patente’ “

Questo consiglio del prefetto Narcisa Brassesco Pace a un amico su come evitare una multa dicendo il falso sta ad altre responsabilità della prefettura di Brescia come il problema del traffico stava al problema della mafia a Palermo ai tempi di Johnny Stecchino.

Paranoia e ebefrenia

24 February 2011

Blog di Nicola D’Elia e Luigi Piccinini – Il Fatto

Commento al post “Il dittatore che c’è in noi” del 24 feb 2011

Congratulazioni a Luigi d’Elia per quanto dice sulla presunta schizofrenia di Berlusconi. La sua continenza dovrebbe essere presa a modello da giornalisti, commentatori, magistrati, politici etc. Seguendo il suo esempio ne guadagneranno in statura professionale e umana, o almeno in stile; e i loro argomenti, se ne hanno, spiccheranno meglio. Invece purtroppo va di moda tagliare corto dando del pazzo.

E’ stato scritto, a proposito di diagnosi psichiatriche fatte da psichiatri, che “la medicalizzazione della devianza ha come conseguenza l’annullamento dei diritti politici del deviante” (Pitts, JR). Lo stesso può essere detto della medicalizzazione dell’avversario, del dissidente, di chi dice cose non gradite: roba da fascisti o stalinisti veri. Una diagnosi, o etichetta, di psicosi è una cosa seria. L’abuso è una forma abbastanza vigliacca ma grave di violenza. La patologizzazione strumentale dovrebbe essere perseguita come reato.

Curiosamente in genere la diagnosi che viene lanciata è di schizofrenia del tipo paranoide; molto meno comune è l’uso della forma più frequente, la schizofrenia ebefrenica, che secondo Bateson è la risposta alternativa alla paranoia. E’ curioso perché “ebefrenia” vuol dire in pratica imbecillità patologica, e se non ci fossero tanti volgari coglioni per i dittatori e i prepotenti sarebbe molto più difficile riuscire a soddisfare la loro sete di potere.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011 

23 novembre 2011 alle 07:56

Quando i paranoidi ci azzeccano

Il dr Mosti “tongue in cheek” riferisce che un suo paziente gli ha raccontato che l’Italia è oggetto di un attacco speculativo da parte di poteri esteri, che possono contare su una classe dirigente venduta; e si chiede se non deve dargli le gocce di aloperidolo, efficace deliriolitico; pensa inoltre di assumerlo pure lui, come quei medici del Far West che, ripreso il flacone del laudano che avevano porto al paziente, ne prendevano anche loro. In Vietnam alcuni medici militari di ospedali da campo USA si iniettavano la morfina destinata ai feriti, dato quello che vedevano e vivevano.

Come psichiatra pisano il dr Mosti deve essere stato influenzato da Cassano, psichiatra cattedratico dell’Università di Pisa, nume tutelare in Italia del consumo di massa delle pilloline per sentirsi bene. Pochi giorni fa uno studio ha mostrato che nel 2010 in USA un adulto su 5 ha assunto almeno una volta un farmaco psichiatrico (nelle donne la proporzione è risultata di 1 su 4). Mi permetto di consigliargli, invece di assumere il neurolettico, di leggere o rileggere “Il Parnas”, scritto da un altro psichiatra pisano, Silvano Arieti. Narra un fatto realmente avvenuto a Pisa: l’uccisione di una famiglia ebraica e di cristiani da parte dei nazisti al passaggio del fronte (dietro delazione). Il “Parnas” (titolo onorifico sefardita), Giuseppe Pardo Roques, persona stimabile, già prosindaco di Pisa, era affetto da fobia per gli animali, in particolare i cani; e Arieti ipotizza che negli istanti del massacro la sua fobia lo abbia portato ad una allucinazione, così che vedeva, correttamente sul piano morale, gli assassini come animali feroci.

Questo aspetto delle situazioni di complementarietà tra patologia mentale e realtà andrebbe maggiormente considerato nelle diagnosi di paranoia relative a situazioni politiche. A volte è la realtà – o chi la influenza – che è paranoica, così che il linguaggio e la sensibilità paranoidi non vengono delusi, ma, “right for the wrong reason”, sono adatti a descriverla. Il delirio non sbuffa sempre dal basso, ma può percolare dall’alto. I complottologi sul crollo delle Twin towers, che annoverano tra loro figure come il giudice Imposimato, potrebbero considerare anche questo aspetto etnopsichatrico, di un delirio paranoico che si fa realtà e sparge la sua follia sulle popolazioni. Si parla sempre della paranoia di chi indica soprusi e crimini del potere; e mai o molto raramente della psichiatria del potere. Il tema della sociopatia del potere, della diffusione del disturbo antisociale di personalità tra chi comanda, identificato a suo tempo da Alex Comfort, oggi è tabù. Converrebbe quindi rileggere anche “Authority and delinquency”, di questo autore.

C’è inoltre da dire che se un Paese come l’Italia si riduce a dover temere così per il futuro, e ci si aggrappa allo stile sobrio dei nuovi addetti al governo per continuare a giustificare la propria ignavia, se non si riesce a fare a meno di ricorrere alle categorie psichiatriche forse occorrerebbe considerare altre forme, più comuni della paranoia:

Paranoia e ebefrenia

Forse quella che Mosti ha sentito raccontare con accenti esagerati dal suo paziente è una storia vera. Una storia di ladri che si approfittano di fessi; semplice nella sostanza; solo, intricata nei dettagli, e su massima scala. Ma nel DSM, l’influente manuale diagnostico dei disturbi mentali, ancora non è stata inclusa come patologia psichiatrica la cazzonaggine collettiva; e difficilmente lo sarà, sia per ragioni di sproporzione epidemiologica; sia per l’asservimento della nosografia psichiatrica a Big Pharma, una Spectre che vuole i cittadini impasticcati e derubati, ma convinti di essere persone consapevoli e responsabili.

Francesco Pansera

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Sito Come don Chisciotte

Commento al post di C. Preve “La demenza generalizzata del popolo italiano” del 27 dic 2011

Lo psichiatra Tobino descrive nei suoi libri come le persone siano spesso scaltre nelle loro attività quotidiane, e ingenue davanti al resto. Il fattore fondamentale della stupidità della gente, attenta e astuta nei rapporti personali e babbea davanti alle vessazioni del potere, è stato troppo a lungo ignorato. Nei commenti si discute di quanto quella che Preve chiama “demenza generalizzata del popolo” (e che io ho chiamato meno elegantemente, allo scopo di evitare per quanto possibile diagnosi psichiatriche, “cazzonaggine collettiva”) sia innata e quanto invece derivi da una condizione di sudditanza agli USA. Tra le cause di questa “silliness” ci sono i limiti intrinseci del popolo, la nostra storia secolare di sudditanza, l’influenza culturale del clero, etc.

Inoltre a tale stupidità di base si può aggiungere quella indotta, secondo quanto teorizzato da Gregory Bateson, legato peraltro ai servizi segreti anglosassoni. Per Bateson, davanti a un atteggiamento di “doppio legame”, dove il bambino riceve sistematicamente dai genitori messaggi emotivi altamente contraddittori, sono possibili o la reazione paranoica (ogni messaggio nasconde un significato segreto) o quella ebefrenica (ogni messaggio non è importante e lo si può ignorare con atteggiamento frivolo). (O la risposta catatonica, dove qualsiasi messaggio è totalmente ignorato). Forse tale teoria ha maggior valore per la psicologia delle masse che per i meccanismi della schizofrenia autentica.

Trasferendo tale schema sul piano collettivo, in una nazione che sia sottomessa a poteri esterni che la condizionano pesantemente ma ufficialmente sono non esistenti, come gli USA, o meglio i grandi potenti economici dei quali la politica estera degli USA e di altri pochi Stati forti sono il braccio, i governanti lanceranno messaggi altamente ambigui di doppio legame; dicendo di volere il bene del popolo, e al tempo stesso servendo il suo sfruttamento, e aiutando sottobanco i suoi nemici, v. mafia e terrorismo. Può così accadere che il popolo risponda sul piano politico secondo le alternative di Bateson. Ed è probabile, a quanto si vede in giro, che il potere favorisca la risposta ebefrenica, quella che rende un popolo una massa controllabile, intenta solo a badare al proprio particolare e ad assorbire le scemenze della tv; e che tenti di incanalare la minoranza più critica verso la risposta paranoica, anche favorendo la diffusione di notizie di complotti che vanno oltre la realtà dei complotti veri; per poi accusare di paranoia chi muove critiche che guardano oltre le teste di legno messe a fare da bersaglio, quelle della nostra vendutissima classe istituzionale. Resta il viottolo della ragione, incerto, tortuoso e arduo, che può portare alla salvezza dell’anima, se non a quella materiale.

Paranoia e ebefrenia

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29 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di Ordine degli psicologi del Lazio – P. Stampa “Migranti, ‘Sindrome dell’assedio’: di chi abbiamo davvero paura?”

Ieri gli annegati dei barconi, prevedibili, per indurre a pietà. Oggi l’Ordine degli psicologi del Lazio che tramite il suo vicepresidente pubblicamente interpreta la contrarietà politica all’immigrazione forzosa come manifestazione di disturbi psicologici. In entrambi i casi, in un Paese serio dovrebbe intervenire la magistratura per verificare se non siano stati commessi reati e lesi i diritti dei cittadini. Comunque, è possibile interpretare in termini di distorsione psicologica anche questo entusiasmo per l’immigrazione forzosa. Ne “Io minimo “ C. Lasch spiega come sia “la confusione tra sé e non-sé – non “l’egoismo” – che distingue il fidanzamento di Narciso [con sé stesso]. L’Io minimo o narcisista è soprattutto un sé incerto dei suoi confini, che brama … di fondersi col resto del mondo in un’unione beata. “. Il narcisismo, disturbo della personalità conforme ai tempi, che facilita il successo mondano, spiega anche questa polarizzazione per la quale chi è in posizione di potere tende ad appoggiare l’immigrazione forzosa, mentre i danni di questa imposizione sono ben visibili a chi non vive nel privilegio.

@ Livio Sorros. Secondo un parere che porta la dicitura e il logo “Ordine psicologi Lazio – Ordine professionale”, chi teme conseguenze negative dell’immigrazione forzosa potrebbe essere classificato come psicologicamente squilibrato. Sarebbe pure un “difensore della razza” secondo un estimatore di tanta scienza, che lucidamente aggiunge che gli ”incroci” con gli africani eviteranno il pericolo di estinzione, anche culturale, della popolazione italiana. Sotto il fascismo alcuni scienziati – del genere di quelli che “si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni” (Pareto) – diedero un supporto “scientifico” alle leggi razziali, firmando il manifesto in “difesa della razza” con pseudo-teorie sulle “razze superiori “ e “inferiori”. Oggi un Ordine degli psicologi, ente pubblico posto sotto la vigilanza del ministero della giustizia, abborraccia impunemente una teoria “scientifica” sull’inferiorità psicologica di chi non è favorevole all’immigrazione forzosa.

@ Marochi. “Dimentichi” che i liberisti al potere vogliono frontiere chiuse per sé stessi e libero accesso per un paese debole come l’Italia. Debole anche perché vi si prostituiscono, magari sotto l’egida di una carica pubblica, quelli alla ricerca della ”doppia libidine”: servire il potere e apparire moralmente superiori. Come nel caso di chi accorre in soccorso alle politiche liberiste di immigrazione forzosa in Italia inventandosi argomenti pseudoumanitari e teorie pseudoscientifiche. E per di più intascando, meglio se senza fattura.

@ Livio Sorros. Chi autorizza lei e l’Ordine degli psicologi a dare dello xenofobo a chi è contrario all’immigrazione forzosa? Addirittura ponendo delle pseudodiagnosi professionali? Il ministro della giustizia Orlando, che dovrebbe vigilare sull’Ordine? E a paragonare ai difensori della razza chi si oppone a questi travasi di massa ? E’ lei che ha la coerenza di chi serve il potere, quella figura perenne che indifferentemente può appoggiare le leggi razziali di Mussolini come queste operazioni di liquefazione etnica. Senza uno straccio di argomento serio. Non le rispondo che tutti dobbiamo studiare; sia perché date le ridicolaggini che scrive non credo servirebbe; sia perché lei è già professore, di altra materia, nella quale contano la parlantina pronta, la noncuranza per il vero, un’assenza di remore nello spararle grosse sulla realtà materiale e sulle persone; mentre studiare e riflettere può essere controproducente.

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18 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Cos’è il ‘sovranismo psichico’ e perché può aiutarci a capire la realtà di oggi”

Secondo il Censis, gli italiani presentano “i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto”.

“il CENSIS supera tutti inventando una nuova patologia psicoillegale. Per consentire ai politici di riferimento di continuare a non vedere una realtà fatta di persone impoverite e tradite da una classe dirigente che li ha venduti alla finanza, che li ha sottomessi a regole fatte per trasferire ricchezza dal basso verso l’alto, che gli ha imposto obblighi ciechi e diritti surrogati da concedere senza se e senza ma sul verbo del politicamente corretto, ha trasformato le rivendicazioni in malattie mentali.“

“Voi quindi non avete delle opinioni, siete malati mentali e la vostra malattia è il rancore, siete irriconoscenti verso persone che volevano solo fare il vostro bene, voi non individuate responsabilità e pericoli ma siete a “caccia del capro espiatorio”, non indicate soluzioni per tutelare i vostri legittimi interessi, siete alla ricerca di leve per un “cinico presunto riscatto”. Il CENSIS […] osserva l’Italia attraverso le lenti colorate del globalismo e del neoliberismo che rendono sbagliato qualsiasi altro colore, un po’ come Nerone interpretato da Peter Ustinov in Quo Vadis che osservava i sudditi attraverso dei vetrini colorati.”

Da “Sovranismo psichico e altre supercazzole del basso impero”. E. Pennetta, Critica scientifica, 11 dicembre 2018.

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20 dicembre 2018

Blog de il Fatto

Commento al post di T. De Marchi “Angelo Tofalo indossa la tuta da Top Gun e annuncia: l’F-35 è irrinunciabile”

L’arte di cantare che si sta “ridendo in faccia a Monna morte ed al destino” mentre ci si sta calando le brache. Spiace anche per quei militari davvero coraggiosi e leali alla bandiera.

Nel paese dei preti arraffoni sotto le pelli d’agnello, dei bauscia che trascinano l’Italia verso il postribolo mentre recitano di amarla, dei “disinistra” che si rivelano essere come i porci di Orwell, dei furbi di paese che fanno tanto fumo per mangiarsi l’arrosto, bisognerebbe avere sempre presente il commento di un personaggio di Fellini: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto”. Il M5S è l’esempio più recente della mai appresa differenza tra esca e amo: tra un appetitoso boccone e un gancio d’acciaio con punta ad arpione. La differenza tra retorica e pratica. Tra “Se il destino è contro di noi, peggio per lui” e il motto che Longanesi diceva andrebbe scritto nel bianco del tricolore: “Tengo famiglia”. Nella mia esperienza, tra il “pugnale in mezzo ai denti/in uno contro venti” e le audaci operazioni di stalking di corpi armati dello Stato in venti contro uno per procacciarsi la pagnotta servendo gli affari criminosi dei big shots.

cawdor: Stai poco bene? Deliri.

@ cawdor. Può darsi. Quando sento il passaggio dei 5S dal “no agli F-35” al loro sottosegretario alla difesa e carabiniere parà che spiega che gli F-35 vanno acquistati e com’è bello volare sugli F-35 mi appare, invece che le immagini di repertorio su El Alamein, la scena alla quale assistei tanti anni fa su un Pilatus, di uno che rifiutò di lanciarsi. Stropiccio gli occhi, ma vedo Otello Celletti, il vigile di Sordi, che in tribunale spiega di avere scambiato “sbronzo” per “str..” e elogia il sindaco che aveva denunciato (Vittorio De Sica). Chiudo gli occhi, mi concentro, ma mi appaiono Stanlio e Ollio che nell’andarsene dalla Legione straniera cantano e ballano “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Tu che sei pratico di pensiero lucido, dimmi: è grave?

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22 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Natale in Terra dei Fuochi, la strage degli innocenti duemila anni dopo”

Memorabile l’immagine del medico, del generale dei CC e del prete come i tre re magi. Con Erode sono nemici, a sentire loro. Allarmi falsi o eccessivi sul cancro da inquinamento, anche quando costruiti su casi fondatamente preoccupanti, possono portare ad etichettare e a trattare come malati di cancro bambini sani*. L’inquinamento è come il fuoco, che può bruciare ma viene anche usato dai battitori per impaurire la selvaggina e spingerla verso i cacciatori. Chi vuole davvero proteggere i bambini avvisa di entrambi i pericoli, e del loro verso opposto, e in maniera proporzionata alla realtà; non ne inventa o gonfia uno e tace dell’altro favorendone così gli effetti. E’ vero che si profila un futuro pericoloso per i bambini; ma anche perché chi non è mai sazio di oro e incenso vuole che vadano ad alimentare la sacra mangiatoia del cancro. I pericoli per i bambini non sono solo quelli inscenati da camorristi, medici, preti e carabinieri; ma sono anche altri, che diversi camorristi, medici, preti, carabinieri e altri vassalli del potere nascondono e aiutano. L’illusione puerile di bontà davanti ai presepi può sfociare nella tragedia, come nel Natale in casa Cupiello.

*Ohtsuru A et al. Incidence of Thyroid Cancer Among Children and Young Adults in Fukushima, Japan, Screened With 2 Rounds of Ultrasonography Within 5 Years of the 2011 Fukushima Daiichi Nuclear Power Station Accident. JAMA Otolaryngology–Head Neck Surgery, 2018. 29 nov 2018.

@ Bassettoni. In risposta al commento indicato da Bassettoni come rivolto a me. Il “politicamente corretto” e le campagne mediatiche pagate sono quelle della vostra parte; che ha eletto l’ambientalismo come ideologia con la quale fare passare per progressisti e nobili disegni liberisti altrimenti impresentabili. Tipici di queste posizioni sono anche i discorsi ibridi. Es. da un lato si esalta “la scienza” come fonte di verità indiscutibile, e poi in mancanza di pezze d’appoggio adeguate si ricorre alla sceneggiata di Mario Merola: la “strage degli innocenti” (?). Non è questione di cosa “le pare di capire”. Ma di dati di fatto e di grandi interessi. Non è semplice “allarmismo”, ma frode, almeno a livello dei mandanti. Ai livelli intermedi opera quel misto di mediocrità e dolo che fa credere a ciò che suona bene e porta vantaggi.

Frodi istituzionalizzate che possono causare morte e lesioni gravissime a bambini sani; trasformandoli in malati cronici, in persone cagionevoli, sterili, ritardate, anche quando “guariti”; con comparsa a distanza di anni di cancri veri e letali. Anche questo suo dire che non ci sia bisogno di denunciare la frode tanto gli italiani sono intelligenti non è proprio equilibrato. Sotto un bombardamento di messaggi artefatti, unito a censura, su temi come la salute – con la complicità dello Stato – chiunque crederà alle parole suadenti dell’inganno. Magari le difenderà. Vorrei avvisare chi non si beve a occhi chiusi presepi e ciaramelle: “statev’accuort”.

Bassettoni. Sarei un po’ stufo degli “ismi”, non sono un fan dell’ “ambientalismo” , sostantivo che a seguito di continue calunnie è ormai usato, da chi è in malafede, quale sinonimo di fanatismo, sono un cittadino normale che vuole difendere l’ambiente e non capisco di quali “discorsi ibridi” sarebbe colpevole chi persegue questo scopo elementare (Mario Merola??Boh.). E poi di che “frodi” sta parlando? Il Dott. Marfella cita dei semplici dati sull’incremento delle morti infantili in Italia, “anche” per motivi ambientali, e non capisco come si possa chiamare frode il dato di circa 10 mila bambimi morti ogni anno (non è una strage?) a causa delle terribili condizioni in cui si svolgono le migrazioni. Secondo lei sarebbero dati fasulli creati ad hoc per speculare sull’accoglienza o sulle cure? E cosa blatera di “grandi interessi”, “mandanti” “cancri veri e fasulli” e altre sconclusionate amenità. Sono dati e basta. Contesti le fonti e ne porti di più autorevoli se vuole essere preso sul serio, altrimenti si tratta di terrorismo gratuito ed ampiamente squilibrato, molto vicino al delirio.

@ Bassettoni. No, Marfella non presenta ricerche o dati che provino la strage di bambini da inquinamento. Ignora invece quanto si sa sulle sovradiagnosi, sulle quali esistono evidenze, es. quelle che cito, che impongono di non creare effetti spauracchio con l’inquinamento. Così facendo favorisce il business fraudolento delle sovradiagnosi. Ampiamente noto in letteratura, ma tabù nell’Italia dove chi sa stare al mondo esibisce “la scienza” e bacia la teca del sangue di San Gennaro. Il fatto che lei non lo conosca, che come “cittadino normale” si scalmani per “l’ambiente” e sul resto si tappi le orecchie e faccia versacci, come vogliono quelli che servite fingendo di criticarli; e che chi ha responsabilità istituzionali o si ponga come guida morale lo ignori e lo censuri, non significa che non esiste. Non credo che lei sia ignorante in buona fede; chi volesse davvero informarsi sulle sovradiagnosi può cominciare da G. Welsh. Sovradiagnosi. Il pensiero scientifico, 2013. Il più recente articolo sui gravi effetti nocivi a lungo termine delle terapie per i tumori pediatrici è di 3 giorni fa, sul NEJM: Cancer survivorship, CL Shapiro. Riguardo ai suoi insulti in difesa delle dannose ciarlatanerie che invece incontrano i suoi gusti, rispondo che fanno il paio con la fuffa che impunemente vendete; che sconfina non nel delirio, ma nel crimine. Del resto Gaspare, Melchiorre e Baldassare sono invocati anche in riti di giuramento mafiosi.

Bassettoni. Oh, finalmente è uscito fuori il soggetto, la “siovradiagnosi-sovratrattamento”. La chiarezza non è il suo forte. Bene, avevo intuito che lei si muovesse in questa melma, ma ognuno ovviamente è libero di pensarla come crede, quindi anch’io che considero le posizioni come le sue di tipo fortemente paranoico. Pertanto, non avendo alcuna intenzione di proseguire un dialogo in un contesto psicotico, la chiudo qui.

@ Bassettoni. All’interno della versione ufficiale si è liberi di mentire, sostenere tesi contro i dati e assurde, mettersi il cappello di Napoleone, spingere per la macellazione controllata di bambini, e trarne vantaggi. Tanto si è entro mura sicure. Se ci si azzarda a uscire dal copione, la sovradiagnosi e il sovratrattamento (rispettivamente 11964 articoli in inglese e 12533 articoli in inglese su Pubmed mentre scrivo) divengono “melma” e discorsi “psicotici”, “paranoici”. Un’affermazione per la quale non basta essere disonesti; bisogna avere l’animo del disonesto pezzente e disperato, che sa che andrà a letto senza cena se non sgraffigna qualcosa. Nel regno di Napoli il potere continua a difendersi, a difendere crimini e a diffondere ignoranza, facendo uso dei lazzaroni. Ma avviene ovunque. Ora che finalmente lei si allontana, spero che con la sua esibizione si sia almeno guadagnato il sostentamento per la giornata.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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7 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “La Terra è piatta?”

Non sono il solo* né il primo** a dire, come ho già scritto su questo blog, che il terrapiattismo è uno strawman per fare affermare l’ideologia scientista. Per lanciare la scienza, quella corrotta non quella vera, come bocca della verità del potere. Medawar aveva un test per la capacità di ragionamento scientifico. “Le figure allungate di El Greco dipendevano da un astigmatismo del pittore”. Chi non ha una immediata percezione intuitiva dell’assurdità dell’ipotesi è secondo Medawar, scienziato autentico, “irrimediabilmente sciocco”. Non il terrapiattismo, ma il considerarlo, fornisce un test complementare. Se è vero che la scienza consiste anche nell’abilità di selezionare i quesiti corretti, chi accetta che i vasti e profondi problemi del rapporto tra scienza e pubblico, scienza e potere, scienza e etica debbano includere, e mettere in primo piano, la carnevalata del terrapiattismo, non è adatto, intellettualmente o moralmente, a discuterne, anche se ha un Ph.D. in fisica o una cattedra di sociologia. Il terrapiattismo mostra a quali livelli è disposto a scendere il marketing ideologico per adulare i fessi che vuole ingannare; quale “vieni avanti cretino” deve usare per fare sentire al confronto Uomini dei Lumi i boccaloni da ammaestrare. Il suo interesse dovrebbe risiedere nello studio della cialtroneria come leva del potere.

*Pennetta E. La vera storia della Terra piatta. 4 mag 2019.

**Russell JB. Inventing the Flat Earth. 160 pagine. 1997.

@ Teschio. Voi così pretendete che le affermazioni scientifiche e le loro conseguenze politiche siano accettate o respinte a scatola chiusa a seconda della provenienza; se dai crociati o dagli infedeli. Il suo rattoppo non è migliore del buco: è un argomento circolare dire che la critica A alle proprie tesi B è una sciocchezza perché A è come l’argomento C, che è così fondato e razionale che il sostenerlo convintamente – non per goliardia o in quanto pagato per recitare il bruto dagli occhi vicini e la fronte sfuggente che lei descrive – ha portato a un ricovero coatto al Santa Maria della Pietà, il manicomio di Roma (Paneroni, nel 1938). E’ come se io le dicessi che lei è come Margite (del quale Omero scrive “Costui gli dei non lo fecero né zappatore, né aratore né sapiente in qualche altra cosa”): le darei dell’incapace totale senza dimostrarlo, tramite un rimando che dà l’impressione di un argomentare intellettuale. Sarebbe solo un insultare paludato; ciò che fate voi. La ricerca è divenuta un’occupazione come un’altra, e la gilda della ricerca commerciale, la “comunità scientifica”, è fortemente stratificata; fanno tristezza i tanti peones della base che si atteggiano a Salviati che spiega i massimi sistemi a Simplicio ripetendo questi fantozziani confronti dettati dai tromboni del vertice. Avendo disdegnato di giocare senza grilli le proprie carte puntando a una posizione legittima in campo agricolo.

@ Teschio. I ricercatori li ho visti anche dall’interno, oltre che dall’esterno che è dato da ciò che presentano al pubblico e resta il dato principale. Conoscendo la stoffa umana media non mi sorprende che la massa si abbassi a sostituire la solidità scientifica e il dibattito con la censura, con campagne di marketing che chiamano “PROVE” ciò che a volte è invenzione e caso clinico chi critica; aggravando il riconosciuto degrado della ricerca scientifica a strumento del business e ora anche della politica. A chi crede a lei che difende la categoria “dall’interno”, non vedendo asservimento, e scambiando per scienza le affermazioni “condivise” dalla fantomatica “comunità” “scientifica”, consiglio di leggere “Visto dall’interno”, scritto da Tomatis, scienziato di valore, che da direttore dello IARC fu estromesso fino a vedersi proibito l’accesso alla biblioteca, quando i suoi risultati sui cancerogeni non furono più tollerati dall’industria. La “comunità scientifica” della quale lei è orgoglioso esponente, che ora tuona contro immaginari antigalileiani, stette zitta, “prona atque ventri oboedentia”. Bisognerebbe riflettere su come una “comunità” selezionata con l’ostracismo, (e col preferire i “less aggressive”, quel che sentivo affermare e vedevo praticare in ospedali accademici USA) e che ora ricorre a campagne mediatiche di psichiatrizzazione del dissenso come questa, “condivida” al suo interno quelli che sono i desiderata del potere.

@ Simonep. Mi spiace, ma lei risulta positivo al ‘Paneroni test’ che ho appena presentato … (G. Paneroni (1871-1950) era un fissato che girava l’Italia predicando le sue elaborate teorie astronomiche, che includevano che la Terra sia “ferma e piana”. Dava del cretino a Galilei, creando imbarazzo e allegre gazzarre anche nelle aule universitarie. Una figura candida, che suscita simpatia, al contrario delle attuali comparse più o meno prezzolate, e che fa riflettere. Montanelli propose di dedicargli una statua. Il suo slogan “La Terra non gira, o bestie”, andrebbe rivalutato; non nella parte astronomica ma in quella sulla sociologia della conoscenza, data la facilità con la quale la gente si lascia infinocchiare, dai sacerdoti con la tonaca ieri, da quelli col camice oggi).

@ aldomanuzio. I movimenti pro famiglia dei putt.ieri e la estumulazione del fascismo mussoliniano sono altri esempi di spaventapasseri per stabilizzare il mainstream. Che strani scienziati, che giudicano non sul merito ma sulla persona; e per associazione; e appiccicando associazioni. Oggi bisogna essere atei più volte; sulla religione tradizionale, sui culti nuovi e sullo scientismo. Ai preti siete vicini voi, il nuovo clero scientista; sia perché anche voi studiate come fare soldi sfruttando la credulità popolare e costruendovi un’autorevolezza posticcia. Sia perché i preti si stanno associando al business della vostra magia scientista, più adatta ai tempi, e le cui imposture spaziano dall’eludere la scienza vera nel provare l’efficacia dei farmaci in nome della compassione, “cristiana” o “laica”, al “provare” ciò che chiamate scienza con questi sistemi da magliari, denigrando chi metta in dubbio le vostre patacche accomunandolo ai deliri di Paneroni.

@ aldomanuzio. Sì, io su temi di biomedicina cerco di guardare al merito dei problemi – inclusi gli enormi interessi economici – non di valutare in base alla provenienza e alla presunta ortodossia degli autori. Dare del delirante all’interlocutore in nome della difesa della scienza sta all’atteggiamento scientifico come quello che bestemmiava il santo x nel gridare Viva il santo y sta alla religiosità. Un editoriale del 3 mag 2019 sul JAMA (Catenacci EDV et al. Keeping checkpoint inhibitors in check), pur difendendo le nuove immunoterapie in oncologia, molto pesanti e molto costose, ne ammette alcuni dei limiti e parla di “wave of hysteria” a loro favore. Tu sei uno dei tanti animatori di queste continue ole di “scienza” strillata.

@ aldomanuzio. La citazione del riconoscimento dell’isteria pro “scienza” è in risposta alla vostra pratica, figlia delle stesse tendenze alla falsificazione che esercitate nella ricerca, a emettere le più pesanti diagnosi psichiatriche – delirio, terrapiattismo, etc. – quando vedete messi a rischio la pappa e il mantello di mago che la mamma vi ha fatto con una coperta. Sarà bene precisare che pur molto lontani dalla brillantezza intellettuale che si richiede a uno scienziato, non vi si può attribuire la insufficiente capacità di intendere e volere che potrebbe evitare o ridurre le pene detentive che spettano a chi si macchia di truffe in campo medico.

@ aldomanuzio. Ciao, appartenente alla comunità scientifica.

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Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

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29 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Chiedere una perizia psichiatrica in un processo non è infamante: così si alimenta uno stigma”

I magistrati forniscono spesso l’effetto morsa: facendo da ganascia “buona” contro una ganascia “cattiva” aiutano a frantumare i resti della Costituzione. Di B. si considerino i trascorsi sinistri; ci vorrebbe un’analisi etnopsichiatrica sul perché gli italiani eleggono a governarli una massa di “dark triad” (narcisismo, machiavellismo, sociopatia) che li fa vivere male. Ma normalizzare le perizie psichiatriche è folle.

Così si diseduca il pubblico alla iatrogenesi sociale e culturale (Illich); che porta alla iatrogenesi clinica, la creazione di false malattie col pretesto di cercarle. Al contrario i cittadini devono avere ben presente che i test medici sono pericolosi quanto un intervento chirurgico o un farmaco, e non vanno somministrati senza reale indicazione clinica. Un test può distruggere una persona. O una nazione. Oggi set 2021 abbiamo una “peste” e una medicalizzazione della vita dell’intera popolazione costruita con test di laboratorio*.

“Il potere di etichettare dà il potere di distruggere” (“Primo non curare chi è normale”, A. Frances). Chiedere di non stigmatizzare mentre si vuole espandere la pratica è un tirare acqua, cioè clienti, al mulino degli psichiatri; è al livello della canzone “Gli uomini sessuali” di C. Zalone. I magistrati dovrebbero smettere di favorire l’uso del potere medico da parte del potere, pratica letale per lo Stato di diritto.

* It is time to stop calling asymptomatic positive test results ‘cases’. Hart, 28 set 2021.

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31 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “La paranoia dei no vax, sette punti da affrontare per fermare l’escalation di rabbia e diffidenza”

Un’analisi psicologica diversa: “Jung wrote about the ‘shadow’and the danger of psychological projection. Our shadow is the instinctive and irrational side of ourselves. Essentially, it is more comfortable to remain ignorant of our failings, so we project them onto other people, or mythic figures: ‘baddies’. The devil is the ultimate projection of our shadow. Jung recognised that there is a tendency within collectivist movements to project elements from the shadow onto others. The vast scale of the global fear response to Covid and the shocking social re-engineering it has instigated leads me to intuit that there are deep, collective unconscious forces at work. Although Covid is a real disease and SARS-CoV-2 is a real virus, some of the response felt ‘unreal’ if you were not caught up in the cult-like response. We have not just endured and tolerated but even demanded the curtailment of our freedoms, for a disease which has a median Infection Fatality Rate of 0.05% (17) for under 70-year-olds globally. Our response felt unmoored from the gravity of the threat – why?” (L. Dodsworth, A State of fear).

L’emergenza sollecita ideazioni distorte; considerando solo quelle tra chi si oppone si sollecitano proiezioni dirompenti. L’ovvia tematica dell’affidarsi a figure di autorità, genitoriali, viene ignorata. Un terzo aspetto “psycho” da studiare è cosa porta esperti e addetti a “prostituirsi al potere e avallarne le abiezioni” (V. Pareto), fino a psichiatrizzare il dissenso.

 

@ Kenny Craig.

1) L’autrice che cito riporta la fonte: The infection fatality rate of Covid-19 inferred from seroprevalence data. Di Ioannidis, uno dei ricercatori biomedici più noti e citati al mondo. L’articolo è stato publicato sul Bulletin of the World Health Organization.

2) “Si può peccare per ignoranza ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo. … L’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti?” Che il concetto del quale V. Pareto evidenzia l’ovvietà, logica e storica, che la competenza non implica l’onestà – come invece vuole far credere la propaganda – non ti sia chiaro è probabilmente legato alla tua attività di troll. Comunque, un esempio. Tu vuoi iniziare il gioco del cocuzzaio sui dati di mortalità. Governanti, tecnici, giuristi dovrebbero fornire e pretendere una versione ufficiale di Stato, documentata, sui dati e la loro interpretazione, per giustificare le deroghe ai diritti (Public justification. In: Public Health Ethics: Mapping the Terrain, 2002). Ma ciò limiterebbe la disinformazione e la manipolazione, il torbido nel quale pescare. Che include psichiatri che patologizzano in massa chi resiste; mentre trascurano la psichiatria del potere, nonostante i recenti studi come quelli sulla ”dark triad”: narcisismo, sociopatia e machiavellismo.

@ Kenny Craig. Non distinguete la letalità per età come dovreste; salvo fuori luogo, come fai tu da troll, per nascondere la tendenza centrale molto bassa per una apocalisse che tutto consente. Tra i giovani 0-19 lo IFR mediano risulta dello 0.0027% (Infection fatality rate of COVID-19 in community-dwelling populations with emphasis on the elderly: An overview, 2021). Oltre 2000 volte più basso di quello degli anziani ai quali criminalmente li si accomuna per inocularli.

Ciò che lanci contro il mio commento non sono RPG, come ti illudi tronfio della tua livrea, ma coriandoli raccattati da terra. Il trollaggio filogovernativo è l’opposto di un governo onesto; che dovrebbe, senza delegare, rilasciare in G.U. le descrizioni dettagliate della realtà materiale che giustificherebbe i diktat liberticidi. Invece mentre ci si atteggia a cultori della scienza si truccano follemente dati e loro interpretazione; e non si vuole una versione ufficiale esplicita, nero su bianco, sulla quale discutere. Mentre si etichetta come paranoico chi non si beve le frodi ci si guarda dal produrre un termine fattuale rispetto al quale giudicare la fondatezza delle varie affermazioni, delle azioni giudiziarie e delle sentenze.

Andrebbe studiata la psicologia di chi si prostituisce nella sua attività professionale. Si potrebbe partire dagli studi sulla psicologia delle prostitute; per raccogliere informazioni sulle pulsioni endogene che oltre alle pressioni esterne portano a vendersi, e a farsi vistosi fuori e svuotati dentro.

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Blog de Il Fatto

11 dicembre 2022

Commento al post ““Benvenuti all’inferno, qui sono tutti ladri. Mi tengono senza luce per sparare in tranquillità”. I deliri online del killer di Roma contro i vicini”

Sarebbe interessante sapere come è stato possibile che abbia potuto, per di più coi precedenti noti ai CC, avere accesso ad un poligono di tiro; ad una Glock calibro 9; e portarsela via. Come con una bicicletta a noleggio a Villa Borghese. La tragedia è avvenuta in un genere di ambienti dove a volte malaffare borghese e uffici insospettabili ma equivoci si incontrano.

12 dicembre 2022

Commento al post di S. Montanari “Strage a Roma: quando rancore e risentimento ti portano a uccidere”

Il giorno prima della strage ho inconsapevolmente usato una delle espressioni del blog dell’assassino*. La giustizia deve servire “ne ad arma veniant”. Ma magistrati e forze di polizia hanno di fatto due funzioni: giurisdizionale e ontologica. La giurisdizionale: ergastolo, siamo d’accordo. La funzione ontologica, cioè di costruzione della realtà sociale e culturale, è falsa e perversa, essendo quella di dare vesti presentabili al “vassallismo”. Una gerarchia di feudi, dai maggiori, come la magistratura, che serve l’imperatore coonestando un’ontologia medica criminale*, ai valvassini di provincia cui viene lasciato parassitare usando i codici.

L’ontologia giudiziaria prevede, con la complicità degli psichiatri, di circoscrivere a malattia endogena lo sbroccare sotto le vessazioni protette dei vari feudi. Un apice dell’ontologia è che il mero non accettarle è segno di latente furia omicida, stigma che giustifica discriminazione e controllo. La Glock da asporto al poligono è coerente con la costruzione di tale apice.

Mandai a De Raho, DNA, un resoconto di come aggressioni condominiali – con istruzioni dei CC per l’impunità, nelle parole dei bastonatori – siano studiate per provocare e svilire, e favorire quindi impunità su grandi crimini delegittimando denunce. Ora parlamentare potrebbe occuparsene, se gli avanzasse tempo dalla missione di presentare i magistrati come emuli di Falcone e Borsellino.

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica . Sito menici60d15.

12 dicembre 2022

Commento al post di L. Casolari “Strage in condominio, questi casi non sono rari ma i servizi psichiatrici in Italia sono in difficoltà”

Una settimana fa su il Fatto Tescaroli ha ricordato il caso Vitale, il primo pentito di mafia, le cui accuse vere furono ignorate mentre fu, non senza fondamento, ricoverato in manicomio. Uscito, gli spararono. Siamo il paese dove si è arrivati senza problemi al livello cloaca di chiamare Moro impazzito per ciò che scriveva mentre lo si teneva fermo in balia dei sicari. Esiste anche la patologizzazione interessata, per giustificare carognate, viltà, ruberie, violenze, vessazioni, censure, omissioni e favoritismi giudiziari.

Bisognerebbe – ad essere onesti e professionali – includerla nella diagnosi differenziale. Considerando ovviamente le forme miste. Mentre suona interessato correre a chiedere più fatturato per gli psichiatri e ignorare che è comunque prevenzione l’impedire situazioni scatenanti tramite la giustizia amministrata lealmente dallo Stato. Tutt’altro: appare che la prassi sia procedere, forti di impunità, ad esasperare ad arte, in modo da poter chiamare folle la vittima. Sembra che si privilegi il prendere, il succhiare, il togliere a proprio vantaggio, soldi, potere, reputazione, da parte di amministratori, politici, magistrati, psichiatri. A oltranza. A questo soggetto, senza dubbio non equilibrato, ciò che è stato dato è incredibilmente una pistola di grosso calibro con la quale rafforzare la narrazione gaglioffa e miserabile che gli abusi protetti e favoriti da chi dovrebbe impedirli non esistono e chi se ne lamenta è un pazzo pericoloso.

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “l caso di Paul Seung e la psicosi paranoica: quali sono i segnali d’allarme da non sottovalutare”

Viene nascosto che la diffidenza verso il potere è un valore. La si accosta invece alla follia violenta; e una classe dirigente debosciata fa presto a misclassificarla, criminalmente, come sintomo di pericolo dal quale proteggersi.

“tutti questi mezzi di difesa sono frutto del lavoro umano e richiedono una spesa; ma ve ne è uno che accomuna per natura le persone sensate, che è valido e garantisce la salvezza per tutti, specialmente per i governi democratici rispetto a quelli tirannici. Di che si tratta? Della diffidenza. Proteggetela, attaccatevi ad essa, se la conserverete non avrete a subire alcun male.”. Demostene, IV sec. AC.

“Lance DeHaven-Smith, a professor of Public Administration and
Policy at Florida State University and author of Conspiracy Theory in
America, argues that a suspicious attitude toward government is crucial to maintaining our democracy and supported by the realistic view of mankind and the potential for political corruption and misconduct foreseen by The Founders in the Declaration of Independence.

Labeling someone who is suspicious of criminal wrongdoing at the
highest levels of government a “conspiracy theorist” effectively frames them as paranoid crazies whose arguments should be rejected out of hand, a convenient way of avoiding rebuttal with evidence”. Stiles M. One idea to rule them all. Reverse engineering American propaganda, 2022.

Della dark triad – narcisismo, machiavellismo, sociopatia – diffusa tra capi e sergenti, non si parla.

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30 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Turigliatto “Caso Capovani, ancora non si coglie l’impatto dei tagli alla sanità sulla salute del Paese”

“nel 1963 il presidente Kennedy aveva fatto lo storico annuncio dello stanziamento di fondi federali per la costituzione dei Comprehensive Community Mental Health Centers, che avranno in realtà scarso sviluppo, mentre prenderà piede la politica di riduzione dei tempi di degenza e dei letti pubblici che poi Reagan applicherà su larga scala.” (F. Ongaro Basaglia. Franco Basaglia l’utopia della realtà). Occorreva creare un mercato per gli psicofarmaci chiudendo i presidi psichiatrici; in USA se ne occupò Reagan, “the most fundamental element in the rapid rise of big pharma” (M. Angell); da noi si diede spazio a Basaglia. (Erano i tempi di Qualcuno volò sul nido del cuculo, 5 Oscar). Profeta degli psicofarmaci fu Cassano, univ. di Pisa, del quale Capovani fu allieva. Ora si usano le conseguenze per recuperare l’uso della psichiatria come arma del potere. E per chiedere soldi, senza considerare che andranno ad una medicina dettata dal business.

Dopo avere nascosto il cancro da Ilva lo si ingigantisce per vendere cancri commerciali*. E’ di oggi la notizia che i VV FF di Taranto grazie alla UIL si sottopongono a screening per il melanoma, giorni fa bocciato ancora dallo USPSTF per lo svantaggioso bilancio utilità/danni. Il camaleontismo, l’assumere coloriture ideologiche di segno opposto in coerenza coi propri obiettivi predatori, mi pare una manifestazione della dark triad narcisismo-machiavellismo-sociopatia.

*Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

 

 

 

Paranoia e ebefrenia

24 February 2011

Blog di Nicola D’Elia e Luigi Piccinini – Il Fatto

Commento al post “Il dittatore che c’è in noi” del 24 feb 2011

Congratulazioni a Luigi d’Elia per quanto dice sulla presunta schizofrenia di Berlusconi. La sua continenza dovrebbe essere presa a modello da giornalisti, commentatori, magistrati, politici etc. Seguendo il suo esempio ne guadagneranno in statura professionale e umana, o almeno in stile; e i loro argomenti, se ne hanno, spiccheranno meglio. Invece purtroppo va di moda tagliare corto dando del pazzo.

E’ stato scritto, a proposito di diagnosi psichiatriche fatte da psichiatri, che “la medicalizzazione della devianza ha come conseguenza l’annullamento dei diritti politici del deviante” (Pitts, JR). Lo stesso può essere detto della medicalizzazione dell’avversario, del dissidente, di chi dice cose non gradite: roba da fascisti o stalinisti veri. Una diagnosi, o etichetta, di psicosi è una cosa seria. L’abuso è una forma abbastanza vigliacca ma grave di violenza. La patologizzazione strumentale dovrebbe essere perseguita come reato.

Curiosamente in genere la diagnosi che viene lanciata è di schizofrenia del tipo paranoide; molto meno comune è l’uso della forma più frequente, la schizofrenia ebefrenica, che secondo Bateson è la risposta alternativa alla paranoia. E’ curioso perché “ebefrenia” vuol dire in pratica imbecillità patologica, e se non ci fossero tanti volgari coglioni per i dittatori e i prepotenti sarebbe molto più difficile riuscire a soddisfare la loro sete di potere.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011 

23 novembre 2011 alle 07:56

Quando i paranoidi ci azzeccano

Il dr Mosti “tongue in cheek” riferisce che un suo paziente gli ha raccontato che l’Italia è oggetto di un attacco speculativo da parte di poteri esteri, che possono contare su una classe dirigente venduta; e si chiede se non deve dargli le gocce di aloperidolo, efficace deliriolitico; pensa inoltre di assumerlo pure lui, come quei medici del Far West che, ripreso il flacone del laudano che avevano porto al paziente, ne prendevano anche loro. In Vietnam alcuni medici militari di ospedali da campo USA si iniettavano la morfina destinata ai feriti, dato quello che vedevano e vivevano.

Come psichiatra pisano il dr Mosti deve essere stato influenzato da Cassano, psichiatra cattedratico dell’Università di Pisa, nume tutelare in Italia del consumo di massa delle pilloline per sentirsi bene. Pochi giorni fa uno studio ha mostrato che nel 2010 in USA un adulto su 5 ha assunto almeno una volta un farmaco psichiatrico (nelle donne la proporzione è risultata di 1 su 4). Mi permetto di consigliargli, invece di assumere il neurolettico, di leggere o rileggere “Il Parnas”, scritto da un altro psichiatra pisano, Silvano Arieti. Narra un fatto realmente avvenuto a Pisa: l’uccisione di una famiglia ebraica e di cristiani da parte dei nazisti al passaggio del fronte (dietro delazione). Il “Parnas” (titolo onorifico sefardita), Giuseppe Pardo Roques, persona stimabile, già prosindaco di Pisa, era affetto da fobia per gli animali, in particolare i cani; e Arieti ipotizza che negli istanti del massacro la sua fobia lo abbia portato ad una allucinazione, così che vedeva, correttamente sul piano morale, gli assassini come animali feroci.

Questo aspetto delle situazioni di complementarietà tra patologia mentale e realtà andrebbe maggiormente considerato nelle diagnosi di paranoia relative a situazioni politiche. A volte è la realtà – o chi la influenza – che è paranoica, così che il linguaggio e la sensibilità paranoidi non vengono delusi, ma, “right for the wrong reason”, sono adatti a descriverla. Il delirio non sbuffa sempre dal basso, ma può percolare dall’alto. I complottologi sul crollo delle Twin towers, che annoverano tra loro figure come il giudice Imposimato, potrebbero considerare anche questo aspetto etnopsichatrico, di un delirio paranoico che si fa realtà e sparge la sua follia sulle popolazioni. Si parla sempre della paranoia di chi indica soprusi e crimini del potere; e mai o molto raramente della psichiatria del potere. Il tema della sociopatia del potere, della diffusione del disturbo antisociale di personalità tra chi comanda, identificato a suo tempo da Alex Comfort, oggi è tabù. Converrebbe quindi rileggere anche “Authority and delinquency”, di questo autore.

C’è inoltre da dire che se un Paese come l’Italia si riduce a dover temere così per il futuro, e ci si aggrappa allo stile sobrio dei nuovi addetti al governo per continuare a giustificare la propria ignavia, se non si riesce a fare a meno di ricorrere alle categorie psichiatriche forse occorrerebbe considerare altre forme, più comuni della paranoia:

Paranoia e ebefrenia

Forse quella che Mosti ha sentito raccontare con accenti esagerati dal suo paziente è una storia vera. Una storia di ladri che si approfittano di fessi; semplice nella sostanza; solo, intricata nei dettagli, e su massima scala. Ma nel DSM, l’influente manuale diagnostico dei disturbi mentali, ancora non è stata inclusa come patologia psichiatrica la cazzonaggine collettiva; e difficilmente lo sarà, sia per ragioni di sproporzione epidemiologica; sia per l’asservimento della nosografia psichiatrica a Big Pharma, una Spectre che vuole i cittadini impasticcati e derubati, ma convinti di essere persone consapevoli e responsabili.

Francesco Pansera

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Sito Come don Chisciotte

Commento al post di C. Preve “La demenza generalizzata del popolo italiano” del 27 dic 2011

Lo psichiatra Tobino descrive nei suoi libri come le persone siano spesso scaltre nelle loro attività quotidiane, e ingenue davanti al resto. Il fattore fondamentale della stupidità della gente, attenta e astuta nei rapporti personali e babbea davanti alle vessazioni del potere, è stato troppo a lungo ignorato. Nei commenti si discute di quanto quella che Preve chiama “demenza generalizzata del popolo” (e che io ho chiamato meno elegantemente, allo scopo di evitare per quanto possibile diagnosi psichiatriche, “cazzonaggine collettiva”) sia innata e quanto invece derivi da una condizione di sudditanza agli USA. Tra le cause di questa “silliness” ci sono i limiti intrinseci del popolo, la nostra storia secolare di sudditanza, l’influenza culturale del clero, etc.

Inoltre a tale stupidità di base si può aggiungere quella indotta, secondo quanto teorizzato da Gregory Bateson, legato peraltro ai servizi segreti anglosassoni. Per Bateson, davanti a un atteggiamento di “doppio legame”, dove il bambino riceve sistematicamente dai genitori messaggi emotivi altamente contraddittori, sono possibili o la reazione paranoica (ogni messaggio nasconde un significato segreto) o quella ebefrenica (ogni messaggio non è importante e lo si può ignorare con atteggiamento frivolo). (O la risposta catatonica, dove qualsiasi messaggio è totalmente ignorato). Forse tale teoria ha maggior valore per la psicologia delle masse che per i meccanismi della schizofrenia autentica.

Trasferendo tale schema sul piano collettivo, in una nazione che sia sottomessa a poteri esterni che la condizionano pesantemente ma ufficialmente sono non esistenti, come gli USA, o meglio i grandi potenti economici dei quali la politica estera degli USA e di altri pochi Stati forti sono il braccio, i governanti lanceranno messaggi altamente ambigui di doppio legame; dicendo di volere il bene del popolo, e al tempo stesso servendo il suo sfruttamento, e aiutando sottobanco i suoi nemici, v. mafia e terrorismo. Può così accadere che il popolo risponda sul piano politico secondo le alternative di Bateson. Ed è probabile, a quanto si vede in giro, che il potere favorisca la risposta ebefrenica, quella che rende un popolo una massa controllabile, intenta solo a badare al proprio particolare e ad assorbire le scemenze della tv; e che tenti di incanalare la minoranza più critica verso la risposta paranoica, anche favorendo la diffusione di notizie di complotti che vanno oltre la realtà dei complotti veri; per poi accusare di paranoia chi muove critiche che guardano oltre le teste di legno messe a fare da bersaglio, quelle della nostra vendutissima classe istituzionale. Resta il viottolo della ragione, incerto, tortuoso e arduo, che può portare alla salvezza dell’anima, se non a quella materiale.

Paranoia e ebefrenia

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29 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di Ordine degli psicologi del Lazio – P. Stampa “Migranti, ‘Sindrome dell’assedio’: di chi abbiamo davvero paura?”

Ieri gli annegati dei barconi, prevedibili, per indurre a pietà. Oggi l’Ordine degli psicologi del Lazio che tramite il suo vicepresidente pubblicamente interpreta la contrarietà politica all’immigrazione forzosa come manifestazione di disturbi psicologici. In entrambi i casi, in un Paese serio dovrebbe intervenire la magistratura per verificare se non siano stati commessi reati e lesi i diritti dei cittadini. Comunque, è possibile interpretare in termini di distorsione psicologica anche questo entusiasmo per l’immigrazione forzosa. Ne “Io minimo “ C. Lasch spiega come sia “la confusione tra sé e non-sé – non “l’egoismo” – che distingue il fidanzamento di Narciso [con sé stesso]. L’Io minimo o narcisista è soprattutto un sé incerto dei suoi confini, che brama … di fondersi col resto del mondo in un’unione beata. “. Il narcisismo, disturbo della personalità conforme ai tempi, che facilita il successo mondano, spiega anche questa polarizzazione per la quale chi è in posizione di potere tende ad appoggiare l’immigrazione forzosa, mentre i danni di questa imposizione sono ben visibili a chi non vive nel privilegio.

@ Livio Sorros. Secondo un parere che porta la dicitura e il logo “Ordine psicologi Lazio – Ordine professionale”, chi teme conseguenze negative dell’immigrazione forzosa potrebbe essere classificato come psicologicamente squilibrato. Sarebbe pure un “difensore della razza” secondo un estimatore di tanta scienza, che lucidamente aggiunge che gli ”incroci” con gli africani eviteranno il pericolo di estinzione, anche culturale, della popolazione italiana. Sotto il fascismo alcuni scienziati – del genere di quelli che “si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni” (Pareto) – diedero un supporto “scientifico” alle leggi razziali, firmando il manifesto in “difesa della razza” con pseudo-teorie sulle “razze superiori “ e “inferiori”. Oggi un Ordine degli psicologi, ente pubblico posto sotto la vigilanza del ministero della giustizia, abborraccia impunemente una teoria “scientifica” sull’inferiorità psicologica di chi non è favorevole all’immigrazione forzosa.

@ Marochi. “Dimentichi” che i liberisti al potere vogliono frontiere chiuse per sé stessi e libero accesso per un paese debole come l’Italia. Debole anche perché vi si prostituiscono, magari sotto l’egida di una carica pubblica, quelli alla ricerca della ”doppia libidine”: servire il potere e apparire moralmente superiori. Come nel caso di chi accorre in soccorso alle politiche liberiste di immigrazione forzosa in Italia inventandosi argomenti pseudoumanitari e teorie pseudoscientifiche. E per di più intascando, meglio se senza fattura.

@ Livio Sorros. Chi autorizza lei e l’Ordine degli psicologi a dare dello xenofobo a chi è contrario all’immigrazione forzosa? Addirittura ponendo delle pseudodiagnosi professionali? Il ministro della giustizia Orlando, che dovrebbe vigilare sull’Ordine? E a paragonare ai difensori della razza chi si oppone a questi travasi di massa ? E’ lei che ha la coerenza di chi serve il potere, quella figura perenne che indifferentemente può appoggiare le leggi razziali di Mussolini come queste operazioni di liquefazione etnica. Senza uno straccio di argomento serio. Non le rispondo che tutti dobbiamo studiare; sia perché date le ridicolaggini che scrive non credo servirebbe; sia perché lei è già professore, di altra materia, nella quale contano la parlantina pronta, la noncuranza per il vero, un’assenza di remore nello spararle grosse sulla realtà materiale e sulle persone; mentre studiare e riflettere può essere controproducente.

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18 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Cos’è il ‘sovranismo psichico’ e perché può aiutarci a capire la realtà di oggi”

Secondo il Censis, gli italiani presentano “i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto”.

“il CENSIS supera tutti inventando una nuova patologia psicoillegale. Per consentire ai politici di riferimento di continuare a non vedere una realtà fatta di persone impoverite e tradite da una classe dirigente che li ha venduti alla finanza, che li ha sottomessi a regole fatte per trasferire ricchezza dal basso verso l’alto, che gli ha imposto obblighi ciechi e diritti surrogati da concedere senza se e senza ma sul verbo del politicamente corretto, ha trasformato le rivendicazioni in malattie mentali.“

“Voi quindi non avete delle opinioni, siete malati mentali e la vostra malattia è il rancore, siete irriconoscenti verso persone che volevano solo fare il vostro bene, voi non individuate responsabilità e pericoli ma siete a “caccia del capro espiatorio”, non indicate soluzioni per tutelare i vostri legittimi interessi, siete alla ricerca di leve per un “cinico presunto riscatto”. Il CENSIS […] osserva l’Italia attraverso le lenti colorate del globalismo e del neoliberismo che rendono sbagliato qualsiasi altro colore, un po’ come Nerone interpretato da Peter Ustinov in Quo Vadis che osservava i sudditi attraverso dei vetrini colorati.”

Da “Sovranismo psichico e altre supercazzole del basso impero”. E. Pennetta, Critica scientifica, 11 dicembre 2018.

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20 dicembre 2018

Blog de il Fatto

Commento al post di T. De Marchi “Angelo Tofalo indossa la tuta da Top Gun e annuncia: l’F-35 è irrinunciabile”

L’arte di cantare che si sta “ridendo in faccia a Monna morte ed al destino” mentre ci si sta calando le brache. Spiace anche per quei militari davvero coraggiosi e leali alla bandiera.

Nel paese dei preti arraffoni sotto le pelli d’agnello, dei bauscia che trascinano l’Italia verso il postribolo mentre recitano di amarla, dei “disinistra” che si rivelano essere come i porci di Orwell, dei furbi di paese che fanno tanto fumo per mangiarsi l’arrosto, bisognerebbe avere sempre presente il commento di un personaggio di Fellini: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto”. Il M5S è l’esempio più recente della mai appresa differenza tra esca e amo: tra un appetitoso boccone e un gancio d’acciaio con punta ad arpione. La differenza tra retorica e pratica. Tra “Se il destino è contro di noi, peggio per lui” e il motto che Longanesi diceva andrebbe scritto nel bianco del tricolore: “Tengo famiglia”. Nella mia esperienza, tra il “pugnale in mezzo ai denti/in uno contro venti” e le audaci operazioni di stalking di corpi armati dello Stato in venti contro uno per procacciarsi la pagnotta servendo gli affari criminosi dei big shots.

cawdor: Stai poco bene? Deliri.

@ cawdor. Può darsi. Quando sento il passaggio dei 5S dal “no agli F-35” al loro sottosegretario alla difesa e carabiniere parà che spiega che gli F-35 vanno acquistati e com’è bello volare sugli F-35 mi appare, invece che le immagini di repertorio su El Alamein, la scena alla quale assistei tanti anni fa su un Pilatus, di uno che rifiutò di lanciarsi. Stropiccio gli occhi, ma vedo Otello Celletti, il vigile di Sordi, che in tribunale spiega di avere scambiato “sbronzo” per “str..” e elogia il sindaco che aveva denunciato (Vittorio De Sica). Chiudo gli occhi, mi concentro, ma mi appaiono Stanlio e Ollio che nell’andarsene dalla Legione straniera cantano e ballano “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Tu che sei pratico di pensiero lucido, dimmi: è grave?

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22 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Natale in Terra dei Fuochi, la strage degli innocenti duemila anni dopo”

Memorabile l’immagine del medico, del generale dei CC e del prete come i tre re magi. Con Erode sono nemici, a sentire loro. Allarmi falsi o eccessivi sul cancro da inquinamento, anche quando costruiti su casi fondatamente preoccupanti, possono portare ad etichettare e a trattare come malati di cancro bambini sani*. L’inquinamento è come il fuoco, che può bruciare ma viene anche usato dai battitori per impaurire la selvaggina e spingerla verso i cacciatori. Chi vuole davvero proteggere i bambini avvisa di entrambi i pericoli, e del loro verso opposto, e in maniera proporzionata alla realtà; non ne inventa o gonfia uno e tace dell’altro favorendone così gli effetti. E’ vero che si profila un futuro pericoloso per i bambini; ma anche perché chi non è mai sazio di oro e incenso vuole che vadano ad alimentare la sacra mangiatoia del cancro. I pericoli per i bambini non sono solo quelli inscenati da camorristi, medici, preti e carabinieri; ma sono anche altri, che diversi camorristi, medici, preti, carabinieri e altri vassalli del potere nascondono e aiutano. L’illusione puerile di bontà davanti ai presepi può sfociare nella tragedia, come nel Natale in casa Cupiello.

*Ohtsuru A et al. Incidence of Thyroid Cancer Among Children and Young Adults in Fukushima, Japan, Screened With 2 Rounds of Ultrasonography Within 5 Years of the 2011 Fukushima Daiichi Nuclear Power Station Accident. JAMA Otolaryngology–Head Neck Surgery, 2018. 29 nov 2018.

@ Bassettoni. In risposta al commento indicato da Bassettoni come rivolto a me. Il “politicamente corretto” e le campagne mediatiche pagate sono quelle della vostra parte; che ha eletto l’ambientalismo come ideologia con la quale fare passare per progressisti e nobili disegni liberisti altrimenti impresentabili. Tipici di queste posizioni sono anche i discorsi ibridi. Es. da un lato si esalta “la scienza” come fonte di verità indiscutibile, e poi in mancanza di pezze d’appoggio adeguate si ricorre alla sceneggiata di Mario Merola: la “strage degli innocenti” (?). Non è questione di cosa “le pare di capire”. Ma di dati di fatto e di grandi interessi. Non è semplice “allarmismo”, ma frode, almeno a livello dei mandanti. Ai livelli intermedi opera quel misto di mediocrità e dolo che fa credere a ciò che suona bene e porta vantaggi.

Frodi istituzionalizzate che possono causare morte e lesioni gravissime a bambini sani; trasformandoli in malati cronici, in persone cagionevoli, sterili, ritardate, anche quando “guariti”; con comparsa a distanza di anni di cancri veri e letali. Anche questo suo dire che non ci sia bisogno di denunciare la frode tanto gli italiani sono intelligenti non è proprio equilibrato. Sotto un bombardamento di messaggi artefatti, unito a censura, su temi come la salute – con la complicità dello Stato – chiunque crederà alle parole suadenti dell’inganno. Magari le difenderà. Vorrei avvisare chi non si beve a occhi chiusi presepi e ciaramelle: “statev’accuort”.

Bassettoni. Sarei un po’ stufo degli “ismi”, non sono un fan dell’ “ambientalismo” , sostantivo che a seguito di continue calunnie è ormai usato, da chi è in malafede, quale sinonimo di fanatismo, sono un cittadino normale che vuole difendere l’ambiente e non capisco di quali “discorsi ibridi” sarebbe colpevole chi persegue questo scopo elementare (Mario Merola??Boh.). E poi di che “frodi” sta parlando? Il Dott. Marfella cita dei semplici dati sull’incremento delle morti infantili in Italia, “anche” per motivi ambientali, e non capisco come si possa chiamare frode il dato di circa 10 mila bambimi morti ogni anno (non è una strage?) a causa delle terribili condizioni in cui si svolgono le migrazioni. Secondo lei sarebbero dati fasulli creati ad hoc per speculare sull’accoglienza o sulle cure? E cosa blatera di “grandi interessi”, “mandanti” “cancri veri e fasulli” e altre sconclusionate amenità. Sono dati e basta. Contesti le fonti e ne porti di più autorevoli se vuole essere preso sul serio, altrimenti si tratta di terrorismo gratuito ed ampiamente squilibrato, molto vicino al delirio.

@ Bassettoni. No, Marfella non presenta ricerche o dati che provino la strage di bambini da inquinamento. Ignora invece quanto si sa sulle sovradiagnosi, sulle quali esistono evidenze, es. quelle che cito, che impongono di non creare effetti spauracchio con l’inquinamento. Così facendo favorisce il business fraudolento delle sovradiagnosi. Ampiamente noto in letteratura, ma tabù nell’Italia dove chi sa stare al mondo esibisce “la scienza” e bacia la teca del sangue di San Gennaro. Il fatto che lei non lo conosca, che come “cittadino normale” si scalmani per “l’ambiente” e sul resto si tappi le orecchie e faccia versacci, come vogliono quelli che servite fingendo di criticarli; e che chi ha responsabilità istituzionali o si ponga come guida morale lo ignori e lo censuri, non significa che non esiste. Non credo che lei sia ignorante in buona fede; chi volesse davvero informarsi sulle sovradiagnosi può cominciare da G. Welsh. Sovradiagnosi. Il pensiero scientifico, 2013. Il più recente articolo sui gravi effetti nocivi a lungo termine delle terapie per i tumori pediatrici è di 3 giorni fa, sul NEJM: Cancer survivorship, CL Shapiro. Riguardo ai suoi insulti in difesa delle dannose ciarlatanerie che invece incontrano i suoi gusti, rispondo che fanno il paio con la fuffa che impunemente vendete; che sconfina non nel delirio, ma nel crimine. Del resto Gaspare, Melchiorre e Baldassare sono invocati anche in riti di giuramento mafiosi.

Bassettoni. Oh, finalmente è uscito fuori il soggetto, la “siovradiagnosi-sovratrattamento”. La chiarezza non è il suo forte. Bene, avevo intuito che lei si muovesse in questa melma, ma ognuno ovviamente è libero di pensarla come crede, quindi anch’io che considero le posizioni come le sue di tipo fortemente paranoico. Pertanto, non avendo alcuna intenzione di proseguire un dialogo in un contesto psicotico, la chiudo qui.

@ Bassettoni. All’interno della versione ufficiale si è liberi di mentire, sostenere tesi contro i dati e assurde, mettersi il cappello di Napoleone, spingere per la macellazione controllata di bambini, e trarne vantaggi. Tanto si è entro mura sicure. Se ci si azzarda a uscire dal copione, la sovradiagnosi e il sovratrattamento (rispettivamente 11964 articoli in inglese e 12533 articoli in inglese su Pubmed mentre scrivo) divengono “melma” e discorsi “psicotici”, “paranoici”. Un’affermazione per la quale non basta essere disonesti; bisogna avere l’animo del disonesto pezzente e disperato, che sa che andrà a letto senza cena se non sgraffigna qualcosa. Nel regno di Napoli il potere continua a difendersi, a difendere crimini e a diffondere ignoranza, facendo uso dei lazzaroni. Ma avviene ovunque. Ora che finalmente lei si allontana, spero che con la sua esibizione si sia almeno guadagnato il sostentamento per la giornata.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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7 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “La Terra è piatta?”

Non sono il solo* né il primo** a dire, come ho già scritto su questo blog, che il terrapiattismo è uno strawman per fare affermare l’ideologia scientista. Per lanciare la scienza, quella corrotta non quella vera, come bocca della verità del potere. Medawar aveva un test per la capacità di ragionamento scientifico. “Le figure allungate di El Greco dipendevano da un astigmatismo del pittore”. Chi non ha una immediata percezione intuitiva dell’assurdità dell’ipotesi è secondo Medawar, scienziato autentico, “irrimediabilmente sciocco”. Non il terrapiattismo, ma il considerarlo, fornisce un test complementare. Se è vero che la scienza consiste anche nell’abilità di selezionare i quesiti corretti, chi accetta che i vasti e profondi problemi del rapporto tra scienza e pubblico, scienza e potere, scienza e etica debbano includere, e mettere in primo piano, la carnevalata del terrapiattismo, non è adatto, intellettualmente o moralmente, a discuterne, anche se ha un Ph.D. in fisica o una cattedra di sociologia. Il terrapiattismo mostra a quali livelli è disposto a scendere il marketing ideologico per adulare i fessi che vuole ingannare; quale “vieni avanti cretino” deve usare per fare sentire al confronto Uomini dei Lumi i boccaloni da ammaestrare. Il suo interesse dovrebbe risiedere nello studio della cialtroneria come leva del potere.

*Pennetta E. La vera storia della Terra piatta. 4 mag 2019.

**Russell JB. Inventing the Flat Earth. 160 pagine. 1997.

@ Teschio. Voi così pretendete che le affermazioni scientifiche e le loro conseguenze politiche siano accettate o respinte a scatola chiusa a seconda della provenienza; se dai crociati o dagli infedeli. Il suo rattoppo non è migliore del buco: è un argomento circolare dire che la critica A alle proprie tesi B è una sciocchezza perché A è come l’argomento C, che è così fondato e razionale che il sostenerlo convintamente – non per goliardia o in quanto pagato per recitare il bruto dagli occhi vicini e la fronte sfuggente che lei descrive – ha portato a un ricovero coatto al Santa Maria della Pietà, il manicomio di Roma (Paneroni, nel 1938). E’ come se io le dicessi che lei è come Margite (del quale Omero scrive “Costui gli dei non lo fecero né zappatore, né aratore né sapiente in qualche altra cosa”): le darei dell’incapace totale senza dimostrarlo, tramite un rimando che dà l’impressione di un argomentare intellettuale. Sarebbe solo un insultare paludato; ciò che fate voi. La ricerca è divenuta un’occupazione come un’altra, e la gilda della ricerca commerciale, la “comunità scientifica”, è fortemente stratificata; fanno tristezza i tanti peones della base che si atteggiano a Salviati che spiega i massimi sistemi a Simplicio ripetendo questi fantozziani confronti dettati dai tromboni del vertice. Avendo disdegnato di giocare senza grilli le proprie carte puntando a una posizione legittima in campo agricolo.

@ Teschio. I ricercatori li ho visti anche dall’interno, oltre che dall’esterno che è dato da ciò che presentano al pubblico e resta il dato principale. Conoscendo la stoffa umana media non mi sorprende che la massa si abbassi a sostituire la solidità scientifica e il dibattito con la censura, con campagne di marketing che chiamano “PROVE” ciò che a volte è invenzione e caso clinico chi critica; aggravando il riconosciuto degrado della ricerca scientifica a strumento del business e ora anche della politica. A chi crede a lei che difende la categoria “dall’interno”, non vedendo asservimento, e scambiando per scienza le affermazioni “condivise” dalla fantomatica “comunità” “scientifica”, consiglio di leggere “Visto dall’interno”, scritto da Tomatis, scienziato di valore, che da direttore dello IARC fu estromesso fino a vedersi proibito l’accesso alla biblioteca, quando i suoi risultati sui cancerogeni non furono più tollerati dall’industria. La “comunità scientifica” della quale lei è orgoglioso esponente, che ora tuona contro immaginari antigalileiani, stette zitta, “prona atque ventri oboedentia”. Bisognerebbe riflettere su come una “comunità” selezionata con l’ostracismo, (e col preferire i “less aggressive”, quel che sentivo affermare e vedevo praticare in ospedali accademici USA) e che ora ricorre a campagne mediatiche di psichiatrizzazione del dissenso come questa, “condivida” al suo interno quelli che sono i desiderata del potere.

@ Simonep. Mi spiace, ma lei risulta positivo al ‘Paneroni test’ che ho appena presentato … (G. Paneroni (1871-1950) era un fissato che girava l’Italia predicando le sue elaborate teorie astronomiche, che includevano che la Terra sia “ferma e piana”. Dava del cretino a Galilei, creando imbarazzo e allegre gazzarre anche nelle aule universitarie. Una figura candida, che suscita simpatia, al contrario delle attuali comparse più o meno prezzolate, e che fa riflettere. Montanelli propose di dedicargli una statua. Il suo slogan “La Terra non gira, o bestie”, andrebbe rivalutato; non nella parte astronomica ma in quella sulla sociologia della conoscenza, data la facilità con la quale la gente si lascia infinocchiare, dai sacerdoti con la tonaca ieri, da quelli col camice oggi).

@ aldomanuzio. I movimenti pro famiglia dei putt.ieri e la estumulazione del fascismo mussoliniano sono altri esempi di spaventapasseri per stabilizzare il mainstream. Che strani scienziati, che giudicano non sul merito ma sulla persona; e per associazione; e appiccicando associazioni. Oggi bisogna essere atei più volte; sulla religione tradizionale, sui culti nuovi e sullo scientismo. Ai preti siete vicini voi, il nuovo clero scientista; sia perché anche voi studiate come fare soldi sfruttando la credulità popolare e costruendovi un’autorevolezza posticcia. Sia perché i preti si stanno associando al business della vostra magia scientista, più adatta ai tempi, e le cui imposture spaziano dall’eludere la scienza vera nel provare l’efficacia dei farmaci in nome della compassione, “cristiana” o “laica”, al “provare” ciò che chiamate scienza con questi sistemi da magliari, denigrando chi metta in dubbio le vostre patacche accomunandolo ai deliri di Paneroni.

@ aldomanuzio. Sì, io su temi di biomedicina cerco di guardare al merito dei problemi – inclusi gli enormi interessi economici – non di valutare in base alla provenienza e alla presunta ortodossia degli autori. Dare del delirante all’interlocutore in nome della difesa della scienza sta all’atteggiamento scientifico come quello che bestemmiava il santo x nel gridare Viva il santo y sta alla religiosità. Un editoriale del 3 mag 2019 sul JAMA (Catenacci EDV et al. Keeping checkpoint inhibitors in check), pur difendendo le nuove immunoterapie in oncologia, molto pesanti e molto costose, ne ammette alcuni dei limiti e parla di “wave of hysteria” a loro favore. Tu sei uno dei tanti animatori di queste continue ole di “scienza” strillata.

@ aldomanuzio. La citazione del riconoscimento dell’isteria pro “scienza” è in risposta alla vostra pratica, figlia delle stesse tendenze alla falsificazione che esercitate nella ricerca, a emettere le più pesanti diagnosi psichiatriche – delirio, terrapiattismo, etc. – quando vedete messi a rischio la pappa e il mantello di mago che la mamma vi ha fatto con una coperta. Sarà bene precisare che pur molto lontani dalla brillantezza intellettuale che si richiede a uno scienziato, non vi si può attribuire la insufficiente capacità di intendere e volere che potrebbe evitare o ridurre le pene detentive che spettano a chi si macchia di truffe in campo medico.

@ aldomanuzio. Ciao, appartenente alla comunità scientifica.

§  §  §

Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

 

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

 

C’è la parola: compradora

21 February 2011

Blog di Marco Cedolin

Segnalata come commento al post “Il bosco, la ruspa e l’autista” del 19 feb 2011, blog “Il corrosivo”

Pubblicata sul blog “L’aria che tira” il 21 feb 2011

-Erano soldi tuoi ?
-NO.
-E allora li hai rubati ! C’è la parola, perché non la dobbiamo usare.
(Il pazzo al responsabile di un ammanco di cassa in “Ditegli sempre di si” di Eduardo De Filippo)

Marco Cedolin lamenta che il senso delle sue parole non sia stato ben compreso. Cedolin giustamente mostra come al di sopra degli scontri furibondi tra Berlusconi e i suoi oppositori ci sia una comune obbedienza a poteri maggiori. Si lotta per avere il posto di ruspista, che poi eseguirà lo stesso progetto di distruzione del bosco, dice Cedolin. E’ un peccato che un concetto tanto basilare, che con tutti i distinguo possibili è semplice e solido nella sua essenza, non venga compreso dai bloggers, che dovrebbero essere tra i cittadini più svegli.

In parte ciò è dovuto alla subalternità culturale al pensiero unico. Questo sforna slogan, manipola e mistifica il linguaggio a piacimento, e impone capillarmente il suo discorso; chi si oppone è costretto a usare un linguaggio già viziato, che travisa e nasconde. Non si chiamano col loro nome le cose semplici, né tanto meno si dà un nome a quelle più complesse che devono restare in ombra.

Dobbiamo invece avere un nostro linguaggio. A proposito di una delle pietre angolari del sistema, che Cedolin indica ma è invisibile ai più, c’è una parola utile: “compradora”. La “borghesia compradora” era creata nei paesi occupati dai colonialisti ottocenteschi come mediatrice dello sfruttamento. Al di là di pedanterie filologiche, questa parola può essere adottata per indicare la circostanza che la nostra classe dirigente e i “nostri” rappresentanti politici tendono a usare la loro posizione per consentire a forze straniere uno sfruttamento della nazione sotto il profilo politico, economico, culturale, etc . Gli acquirenti principali oggi sono gli USA, UK e Israele. Il motivo geopolitico è affiancato o meglio sovrastato da quello economico: i grandi potentati transnazionali che possiedono il mondo; banche, multinazionali, private equities, etc. Il prezzo è stracciato: interessi enormi venduti spesso per miserabili vantaggi personali.

Si possono sommariamente distinguere 4 aspetti del fenomeno.

1. La borghesia compradora italiana è in parte imposta. Nello stato di sovranità limitata instaurato nel dopoguerra si sono epurate anche con la violenza fisica figure forti che mostravano autonomia, e interesse al destino dell’Italia, come Mattei o Moro, per insediare dei viceré fantoccio oppure ben disposti a compromessi.

2. In parte è un fenomeno volontario. La selezione avversa della classe dirigente ha innescato una corsa dei mediocri per vendersi in modo da avere successo. Ciò è avvenuto non solo in campo politico, economico, industriale – o confindustriale – ma anche nel campo culturale e delle professioni. Dal giornalismo alla scienza. Influenzando in senso positivo o negativo le carriere, i committenti plasmano la classe dirigente nostrana, e con essa i costumi e la politica. Vedi ad esempio “La guerra fredda culturale. La CIA e il mondo delle lettere e delle arti” di F. Stonor Saunders.

3. Il fenomeno è trasversale e ubiquitario, ma ha il suo baricentro in forze che all’apparenza sembrano le più sane, progressiste o ideologicamente lontane dai referenti del doppio Stato: sinistra, magistratura, clero e altre. Da questa mimetizzazione deriva parte della difficoltà nel comprenderlo.

La “sinistra” è specializzata in figure bifronte, che con la faccia rivolta a chi sta in basso impersonano, “narrano”, come dice Vendola, una politica pulita; mentre con l’altra si accordano con quelli che stanno in alto, facendosi fiduciari dei loro interessi. Es. due papabili di alta qualità per la presidenza del consiglio: l’astro nascente Vendola, il “poeta comunista” che fa pensare a Pasolini, ma è tutt’altra cosa, di recente benedetto in un tour USA dai signori del liberismo, e osannato in Italia dalla massa dei disgustati da Berlusconi; e Rosy Bindi, la pseudoAnselmi https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/18/la-pasionaria/ .

E’ difficile pensare che le organizzazioni dei magistrati non vedano nulla, e che i magistrati siano tutti e sempre in buona fede quando favoriscono sostituzioni in senso liberista della classe di governo, es. con Tangentopoli e ora col Mignottagate; mentre allo stesso tempo favoriscono gravi crimini intimamente connessi a grandi interessi, come quelli del business mondiale della medicina.

Il Vaticano ha una tradizione millenaria nello stare a galla spartendosi l’Italia con stranieri, e appare avere inoculato tale costume nella nostra cultura.

Svolgono un ruolo non secondario nella borghesia compradora altre agenzie etiche, come le forze di polizia, i sindacati, gli intellettuali, la burocrazia, etc.

4. La gente è complice e partecipe, con la sua miopia e superficialità, col vendere il voto per un piatto di lenticchie a amministratori infedeli che venderanno anche chi li ha eletti; col non saper reagire in altro modo che seguire stolidamente le mode ribelliste pilotate che la porteranno dalla padella alla brace. Docile come un bue, ma capace di inviperirsi come un toro quando gli si fa notare che il suo ultimo beniamino la sta imbrogliando; che il primo requisito di un candidato politico deve essere che rappresenti gli interessi, leciti, del popolo o almeno di parte di esso, e non gli interessi di poteri superiori, altrimenti votarlo è antidemocratico e poco furbo. E che buona parte dei mali dei quali ci si lamenta derivano dal fatto che l’Italia è un Paese in vendita.

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Blog TNEPD. Commento al post “Dopo i bombardamenti umanitari anche le privatizzazioni umanitarie” del 7 set 2011

La vendita del Paese, cittadini compresi, a poteri sovranazionali da parte delle classi dirigenti non avviene per caso, o per colpa, ma per dolo e premeditazione. Andrebbe riconosciuta come un’entità politica a sé stante; una forma vera e propria di potere, per quanto subalterno, vile e parassitario. E’ un aspetto fondamentale e misconosciuto del sistema di potere italiano, che ha un nome:

v. “C’è la parola:compradora”

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

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Blog Conflitti e strategie

Commento al post “Gli elementi antinazionali (da sempre)” di Giellegi del 9 set 2011

Credo che finalmente ci si stia rendendo conto di quanto sia centrale il problema delle pratiche compradore delle nostre classi “dirigenti”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

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6 marzo 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Ancora sulle candidature al Quirinale” del 5 marzo 2013

Credo che in Italia abbiamo un serio problema di di “borghesia compradora”, e anche di “quisling”, cioè di una classe dirigente da quattro soldi che si vende il Paese a poteri esteri. Problema aggravato dalla acquiescenza ovina degli italiani. Sarebbe quindi nostro interesse non avere come presidente il solito maggiordomo che favorirà la messa a sacco del Paese. Quelli personalmente integri ma che accettano l’egemonia, culturale prima che politica, dei padroni del mondo, potrebbero essere non meno dannosi di quelli venduti senza vergogna. Pertanto in questo gioco dell’immaginare il Presidente io voterei Imposimato, che, con tutti i limiti che gli si possono trovare, riconosce, e spiega, che poteri forti sovranazionali “condizionano” pesantemente l’Italia. (v. ad es. “La Repubblica delle stragi impunite”).

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25 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gentile “‘La grande bellezza’, (poche) parole contro il film di Sorrentino”

Mi pare un film fatto con mestiere e furbizia. Un interessante documentario sul generone radical-chic romano. Viene sopravvalutato per due motivi. a) Adula lo spettatore medio. Lo fa sentire come un critico del costume mentre sbircia in un mondo che si presta ai pettegolezzi e alla cui cultura non è in realtà estraneo. Lo fa sentire sensibile con gli estetismi accattivanti, di grana un po’ grossa (i fenicotteri mi ricordano il pavone di Amarcord); e persona di cultura con i dialoghi midcult. b) Attacca il cavallo dove vuole il padrone. Di “Mediterraneo” (prodotto da Berlusconi), celebrazione della viltà e del disimpegno, premiato con l’Oscar, Daverio disse che rappresenta gli italiani come li vogliono gli anglosassoni. Qui si mostra una classe dirigente decadente e in decadenza. E, finalmente, una “sinistra” finta che non vale niente. Una Roma in disfacimento, ancora sontuosa, che si presenta inerme alla calata dei barbari. Il film contiene innegabilmente un’utile denuncia. Ma a sua volta rappresenta il vizio taciuto della nostra molle classe dirigente, e degli intellettuali: quello di vendersi l’Italia e i connazionali. I premi che sta ricevendo appaiono dovuti anche all’interesse di dare l’esempio ai colonizzati su come ottenere approvazione e successo. Sarebbe utile prendere il film come spunto per reagire, pretendendo una classe dirigente adeguata; e non crogiolarsi nel “come è vero”, “gajardo”, e sperare nella bambolina a Los Angeles.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Corruzione, che passione!”

@ clack. La corruzione è un cancro; ma non consiste solo nelle mazzette e nei favoritismi. C’è anche la corruzione che consiste nello svendere il Paese e i suoi cittadini a interessi esterni; in genere in cambio di privilegi, e potere sui concittadini, piuttosto che di denaro. Una corruzione che è anche eversione e tradimento. Ci sono quelli che praticano entrambe le forme; e quelli che, praticando solo la corruzione di tipo eversivo, che passa inosservata, pretendono di essere considerati dei Catone della pubblica moralità. Tipico di questi corrotti-traditori è lo sfascismo, il premiare e incoraggiare nei fatti il malcostume per il quale a parole si stracciano le vesti. In modo da favorire il fallimento del Paese e quindi la sua vendita a prezzi d’occasione.

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4 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Psicologia sociale: il familismo amorale nell’Italia di oggi”

L’analisi statunitense è di parte e incompleta. Il familismo amorale c’è; un testo fondamentale per la comprensione dell’Italia è la difesa di Giuda da parte di Troisi in Ricomincio da tre (Youtube). Ma deriva dalla mancanza di comprensione dell’interesse pubblico come interesse privato: in un popolo il cui orgoglio è stato dilavato da secoli di dominazioni, e indottrinato dai preti a litigare coi fanti e leccare i santi se si vuole sopravvivere, il singolo non capisce che è in primis proprio interesse avere una sfera pubblica sana. Che se si lascia uccidere Mattei, e gli altri epurati, poi si vivrà peggio. La legge accettata è quella dei rapporti di forza; e si accetta la società ordinata secondo la gerarchia effettiva che ne deriva. La politica è sostituita dalla speranza individuale del vassallaggio: che servendo un potente si diverrà signori, anche microscopici, ricevendo un piccolo feudo. Ciò è diffuso da Domodossola a Lampedusa, dal magazziniere raccomandato alle alte cariche atlantiste. I nostri “potenti” sono per lo più povera gente che ha ottenuto di divenire grande feudatario, vendendosi pezzo dopo pezzo il Paese. Al Nord si sottomettono a padroni più forti. Sembrano puliti perché – in cordate clientelari – servono i poteri globalisti senza volto, i poteri “innominati”, più che il piccolo viscido galantuomo di paese. In questa corsa al padrone i terroni settentrionali non fanno meno danni di quelli doc, e se siamo dove siamo lo si deve anche a loro.

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@ A. Bellelli. Ho letto il libro. Interessante, anche se prende in esame un paese “spaventosamente povero”, con un alto tasso di mortalità e problemi di denutrizione, dove nessuno dei 2000 abitanti ha una propria automobile. Ma non mi pare che l’autore consideri la “mancanza di comprensione dell’interesse pubblico come interesse privato”. Considera invece la mancanza di una espansione dell’interesse privato nel pubblico, sempre su base egoistica e familistica (l’ottenere prestigio, soddisfazioni), che è una cosa diversa dal sospendere l’egoismo e curare l’interesse pubblico per non subire un danno. Banfield (che cita Milton Friedman tra i riferimenti metodologici della sua analisi sulle possibilità di sviluppo economico di una popolazione straniera) auspica tale espansione affinché favorisca lo sviluppo economico. Questa espansione l’abbiamo avuta, la crescita c’è stata, le condizioni materiali di vita sono migliorate; tutti vogliono essere qualcuno e “realizzarsi”, le strade sono intasate di auto e le arterie di placche ateromasiche; ma il familismo amorale è rimasto. E si è forse aggravato; come Banfield riconosceva sarebbe potuto accadere, nel chiedere di uscire dal familismo pigiando sul pedale del familismo. L’interesse privato ha già invaso il pubblico, con effetti misti e a volte disastrosi. Noi, trascurando di tutelare la sfera pubblica, paghiamo sempre più tasse per arricchire dei privati mentre i beni pubblici che le tasse dovrebbero finanziare ci vengono tolti.

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Che nel bianco della bandiera nazionale andrebbe scritto “Tengo famiglia” Longanesi lo ha detto ancora prima, o senza avere letto la descrizione di Banfield (1955); che è più vicina alla Lucania di C. Levi o alla Calabria di Alvaro che all’Italia di 60 anni dopo. E una tale bandiera rappresenta l’intero territorio. Quando vivevo in USA ho sentito diverse volte questa tesi dell’Italia del Sud arretrata e familista rispetto al Nord “calvinista” e progredito; e ho potuto osservare che per maggior senso civico si intendeva una maggiore aderenza ai dettami liberisti. Declinati comunque all’italiana. Non ci sono solo i don Ciccio Mazzetta; anche i Perego padani e i burocrati romani tengono famiglia. Dimmi chi voti e ti dirò che idea hai del bene pubblico; e a giudicare dalla scarsa o assente correlazione tra la qualità degli eletti e la loro provenienza regionale, lo spirito civico, che in effetti storicamente era più vivo in alcune aree, come quelle che hanno conosciuto i Comuni, si è disciolto sotto l’effetto corrosivo e omologante del liberismo, lasciando poco più che una maschera. La cui consistenza posso tristemente apprezzare, frequentando sia la Lombardia che la Calabria, e constatando direttamente, con tutto il rispetto per il venerabile studio di Banfield, insieme alle differenze le affinità, le convergenze e i legami inconfessabili tra le due popolazioni rispetto alla sottomissione a chi comanda; e rispetto alla conseguente amoralità pubblica.

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7 agosto 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riforme, Draghi: “Per Paesi Eurozona è momento di cedere sovranità all’Europa”

Allora però basta con l’immunità. Se i nostri politici, e quelli che occupano le istituzioni, anche formalmente, oltre che di fatto come già avviene, devono obbedire a poteri maggiori; se hanno su questioni fondamentali funzioni non di governo ma amministrative, l’immunità per loro non è più giustificabile, in nome di un’astratta tutela dell’attività politica. Anzi è dannosa: sarebbe come dare l’immunità a un sindaco di paese, o a un amministratore di condominio.

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17 ottobre 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Ora vi spiego perché l’onestà in politica serve a poco.”

Della tavola di contingenza 2×2, data dalle due righe “onesto-corrotto” e dalle due colonne “intelligente-imbecille” il prof. Giannuli privilegia 2 delle 4 caselle formate dalla combinazione degli attributi: “onesto ma imbecille” e “disonesto ma intelligente”. Questa categorizzazione “a stemma di BMW”, mi sembra ricalchi dei cliché graditi al potere. Gli imbecilli disonesti sono una specie in via di estinzione? E gli onesti capaci, ciò che una democrazia dovrebbe obbligatoriamente darsi, sono una curiosità trascurabile? Gli psicologi al contrario considerano che vi sia un’associazione tra moralità e intelligenza; infatti il test WAIS per la misura dell’intelligenza comprende anche domande che testano l’esercizio del giudizio morale.

E i mediocri, i grigi senza infamia senza lode che sono come una zavorra liquida? Anni fa, uno studio sulla disonestà dei medici indicava che “gli squali” sarebbero una minoranza; i danni maggiori sono causati dalla massa degli ignavi che seguono la corrente.

Il topos del disonesto intelligente preferibile all’onesto cretino lo sentii per la prima volta da un piccolo, vulcanico, politico calabrese, che spiegava: “in una contrattazione, il bandito intelligente sa quello che può ottenere e quindi dove fermarsi: l’onesto stupido non capisce, va avanti a oltranza e non ottiene niente”. Una tesi che mi colpì, perché appare avere, come ciò che scrive Giannuli, una parziale validità, e correggere un’idea infantile della politica. C’è però da parte dei politici una tendenza a confondere speciosamente tra rettitudine e cretinaggine. Ciò che un politico non può essere è l’essere ingenuo, fuori dal mondo. Come al solito quei furboni dei preti hanno la formula teorica giusta, quella del “serpente e colomba”. Anche se poi a seguirli finisce che si hanno politici candidi come serpenti e astuti come piccioni.

Quello che a mio parere rende carente e pericoloso l’argomento di Giannuli è che, seguendo il pensiero comune, considera solo la corruzione verso il basso, il rubare, la “bribery”. Mentre c’è anche, ed è più grave, la corruzione verso l’alto, il vendersi ai poteri forti, legalizzando il crimine. Nel suo esempio del chirurgo ladro ma bravo e di quello onesto ma inetto, egli trascura questo aspetto. Il primo chirurgo ti opererà, con mano ferma e tecnica magistrale, anche se non c’è reale indicazione, danneggiandoti; e legalmente, seguendo linee guida che glielo permettono. O anche, manipolando le sue publicazioni scientifiche, farà apparire come miracolosa una cura che non funziona, o che in realtà è limitata e di scarsa rilevanza pratica, reggendo il gioco a una serie di altre lucrose frodi e contribuendo a moltiplicare la corruzione strutturale, legalizzata, nella medicina. Tanti pecoroni lo seguiranno. Il marketing farmaceutico punta molto sulla “crema” di questi abili e carismatici furfanti, che chiama KOL (key opinion leaders). Quello incapace, se onesto, tendenzialmente si opporrà a tale andazzo, e contribuirà alla tutela della salute anche così.

Essere onesti, anche se non brillanti, implica anche riconoscere i propri limiti; es. se un quisque de populo grillino pensa di poter fare da subito il deputato, senza gavetta politica (come accadde per i parlamentari qualunquisti di Giannini) perché lui, dopo che Grillo glielo ha detto, lo sa cosa si deve fare, non lo si può dire veramente onesto; o è un fasullo oppure la sua onestà è commista a una dose di dabbenaggine talmente cospicua da raggiungere il livello di quella che molti oltre a Giannuli sostengono essere fortemente associata all’onestà.

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24 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Turrini “Monicelli, Verdone: “Questa polemica mi umilia molto, ma ritirerò il premio””

I premiati sono esempi di “alambrismo”. Ai musulmani è vietato raffigurare Allah, e si sono quindi perfezionati nei disegni geometrici, gli arabeschi, raggiungendo l’eccellenza. I geometri moderni hanno osservato che nell’Alhambra gli artigiani islamici impiegarono tutti e 17 i gruppi di simmetria possibili in due dimensioni. Analogamente, in Italia abbiamo artisti molto bravi nella commedia e nella satira di costume, che hanno dato fondo al genere e non possono che ripetersi; perché spettacoli di critica politica o sociale autonoma sono oggi l’equivalente di disegnare Dio per gli islamici. La critica quando c’è il più delle volte favorisce il potere, come “La grande bellezza”, su una Roma debosciata che pare offrirsi alla calata dei conquistatori. Si possono ovviamente elencare controesempi; es. nel compianto Troisi, e in Ficarra e Picone, si avverte una necessità interiore di infilare un tocco di critica seria tra le battute. Grillo è stato un valido critico finché ha fatto l’intrattenitore, ma il suo capitale è ora scaduto in opposizione di comodo. Monicelli aveva una genuina tensione morale, che riusciva a tradurre in opere artisticamente valide e non ostiche al grande pubblico né troppo invise al potere. E’ probabile che a quelli come lui non sia permesso di emergere, in questi tempi di pensiero unico globalista. I premiati sono bravi nel loro genere, ma in effetti il loro è un genere che con Monicelli non c’entra molto.

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21 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lillo “Eni, i segreti dell’affare in Nigeria svelati da mail interne. Un miliardo per giacimento: pm sospettano tangente”

L’opera superlativa dell’ENI a favore dell’Italia venne interrotta tramite l’assassinio di Mattei nel 1962. Solo 43 anni dopo, nel 2005, la magistratura ha stabilito che fu ucciso, e ha archiviato. I responsabili non sono stati disturbati. Posso testimoniare come sulle pratiche corruttive e i reati in Italia a favore del grande business biomedico internazionale la magistratura sia compiacente, e talora omissiva e complice. Non so nulla degli affari dell’ENI e dei suoi dirigenti e non conosco il caso della tangente ai nigeriani se non per quello che hanno riportato i media. Penso che la magistratura faccia bene a perseguire chi avesse fatto la cresta sulle tangenti a soggetti esteri o commesso altri illeciti a nostro danno; che faccia benissimo a controllare un personaggio come Bisignani. Ma, conoscendo a quali protocolli appare aderire nel settore biomedico, resta l’impressione che quando sono in gioco grandi interessi internazionali la magistratura sia animata da uno spirito simile a quello degli ammiragli di Supermarina descritto nel libro “Navi e poltrone” di Trizzino.

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2 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Pellizzetti “Referendum riforme: ‘250 grandi intellettuali 250′ per la Boschi e Renzi”

Nel 1931 i professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo furono 12 su 1250, lo 0.96%: E. Bonaiuti, M. Carrara, G. De Sanctis, G. Errera, G. Levi Della Vida, F. Luzzatto, P. Martinetti, B. Negrisoli, E. Ruffini, F. Ruffini, L. Venturi.

@ Uva 63. Non è un parallelo. Quel 99.04 di “sì” è un indice del proverbiale servilismo degli intellettuali, e quindi del valore da attribuire al loro fare da testimonial a leggi liberticide.

@ Uva 63. Sì, è una questione di precedenti che mostrano il servilismo degli intellettuali verso i potenti per ottenere vantaggi personali, non un “paragone”. Comunque somiglianze ci sono. Anche Mussolini, che conosceva gli italiani, si assicurava l’appoggio degli intellettuali pagandoli; con assegni mensili di importo variabile. Così che si diceva che in Italia i poeti si distinguono in millelirici, duemilalirici e tremilalirici.

@ Inverness. I 12 sono esempi di virtù eroiche. Persero la cattedra e la libertà. Anche nei primi anni del fascismo vi fu una spontanea consistente opposizione degli intellettuali, che poi su soffocata. Per alcuni ci vollero le maniera forti; ma per i più bastò fare leva sul “tengo famiglia” che i chiosatori come te incarnano perfettamente.

@ Inverness. Anche a me rincresce di aver anteposto i nomi delle 12 perle che non giurarono ai tuoi stentorei commenti.

@ nonnepossopiù. o dico che storicamente in Italia c’è una tradizione di servilismo degli intellettuali verso il potere autoritario, e lei replica chiedendomi cosa direi se ribattesse che le percentuali dei contrari sono circa pari a quelle dei pazzi. Cosa direi? Niente. Non si risponde ai non-argomenti. Rifletterei contrito sui grossi calibri intellettuali, capaci di cotanta confutazione, che il fronte del Sì ha a disposizione.

@ Effendi. Benedetto Croce, umanista di indubbio valore (come G. Gentile, del quale c’è si dice fosse fascista per convenienza) nel dopoguerra lo ritroviamo presidente del Congresso della libertà e della cultura, “rappresentante di un crescente ‘pensiero euro-americano’ ”; un’associazione voluta dalle stesse strutture USA che organizzarono Gladio e Stay Behind. E che si occuparono di selezionare la classe intellettuale italiana facendo promuovere quelli che secondo loro erano “i capaci e i meritevoli” (*). Selezione che come si vede dà i suoi frutti.

*Sanders FS. La guerra fredda cultirale. La CIA e il mondo delle lettere e delle arti. Fazi, 2004.

@ Effendi. Neanch’io ho mai capito molto l’idealismo crociano, e, a parte le strumentalizzazioni scientiste, bisogna riconoscere che il suo considerare la scienza come “tecnica” inferiore alle discipline umanistiche non ha giovato alla cultura italiana. E neppure capisco la versione “attualista” di Gentile. Erano però uomini di grande cultura. Sulla morte di Gentile c’è un libro di L. Canfora, “La sentenza”, secondo il quale non fu una semplice vendetta partigiana.

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11 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Università, scontro sui corsi tutti in inglese. Il Politecnico va avanti, la Crusca dice no e il ministero non decide”

All’università cominciai di mia iniziativa e contro la prassi a studiare su testi inglesi. Erano lunghi la metà di quelli italiani, e più chiari. L’inglese, lingua del potere, ma anche lingua di un vecchio popolo europeo che ne ha viste almeno quanto noi, è una lingua meravigliosa e utile. Per ciò che permette, con la sua grammatica agile, il lessico ricchissimo, lo stile asciutto, e per la sua importanza politica. Consente inoltre di capire meglio anche il negativo, e la retorica della “studiata semplicità” (Prezzolini) degli anglosassoni. Di recente è emerso che gli autori di importanti testi come l’Harrison’s, il manuale di medicina interna più diffuso al mondo, sul quale ho studiato, hanno ricevuto milioni di dollari da ditte che beneficiano dall’avere la dottrina presentata – o alterata – in maniera favorevole al business*. Ottima cosa affiancare l’inglese all’italiano nei corsi tecnici. Sostituirlo all’italiano, buttare via la lingua e il patrimonio tecnico italiani, dai quali pure c’è tanto da apprendere, invece sembra una manifestazione della sindrome di Stendhal. Non la vertigine che alcuni stranieri provano davanti a impareggiabili capolavori d’arte italiani. L’uso, riportato da Stendhal ne “La certosa di Parma” di alcuni italiani – Stendhal considera proprio Milano – di includere la propria moglie nell’ospitalità fornita all’occupante straniero.

* Undisclosed conflicts of interest among biomedical textbook authors. AJOB Empirical Bioethics. 2018.

@ Pier Francesco Delsignore. Col narcisismo, che porta a indossare la maschera più adatta ai tempi essendo vuoti, si resta a galla, ma come turaccioli in un mare agitato. Se costruisci una casa o un ponte in Italia dovresti saperlo fare in italiano. E avvalerti delle conoscenze sviluppate in Italia, che non è l’ultima arrivata, come di quelle estere. Dovresti inoltre conoscere l’inglese. Personalmente leggo e penso in inglese su argomenti scientifici, e uso espressioni inglesi, se non riesco a trovare un corrispettivo italiano. Più di rado mi accorgo che alcuni concetti sono meglio espressi in italiano. Se sei un professionista dovresti avere una mente abbastanza “capiente” da praticare il bilinguismo, e il connesso biculturalismo, che offrono inoltre i vantaggi della sinergia. Altrimenti si diventa “undred percent inglisc”, come quei meridionali poco dotati che emigrati al Nord diventano “milanes cient ppi ciento”.

@ Pier Francesco Delsignore. Se sai fare anche l’ingegnere di ponti in italiano il ponte sul fiume Kwai lo puoi costruire lo stesso. E se sei ingegnere con una solida identità culturale e due lingue ti viene anche meglio (e vivi meglio). In più non avrai problemi nel costruire il ponte strallato di Favazzina. Eviterai inoltre, ma non sembra che questo ti interessi, che il tuo Paese subisca una colonizzazione culturale; che non è vantaggiosa, nel lungo periodo, neppure per chi, narcisisticamente, la favorisce. La versione inglese della professione, cioè quattro cuius di inglese tecnico, per i professionisti dovrebbe essere uno strumento, non un collare. Un’aggiunta, necessaria, alla preparazione, non l’anima costitutiva della preparazione.

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4 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Attacchi troll” contro Mattarella, la procura di Roma aprirà un fascicolo: indagherà l’antiterrorismo”

Magari si scrollassero di dosso almeno uno dei contendenti per i quali l’Italia è campo di battaglia e terra da spartirsi. Ma il carattere è questo, da Carlo VIII al dopo Yalta e a oggi, di servire sia Franza che Spagna. Credo, per esperienza personale, che la levata di scudi per Mattarella sia un po’ come Gladio: la scusa delle orde cosacche per facilitare alle teste di legno volute dai cow-boy di servire anche come tirapiedi per il controllo dei locali. Commettendo tramite i poteri dello Stato abusi, tradimenti e reati, che la magistratura con la sua azione a ‘diavoletto di Maxwell’ lascia passare, quando non vi collabora attivamente. Quelli che si mettono al servizio di qualunque potenza straniera sono persone che valgono poco, e che fanno la scelta di vita consona alla loro natura vile. Con la difesa limitata al non si sa quanto reale pericolo Putin, molti di loro invece di riconoscersi come dei miserabili che vendono il loro Paese potranno dire di essere patrioti.

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14 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Europa, Mattarella: “Idiosincrasia verso i nazionalismi, contrasto tra Paesi diventa ostilità e non si sa cosa può diventare””

In Italia i governanti e loro beneficiati hanno una secolare tradizione di “nazionalismo eterologo”, dove si servono gli interessi di nazioni diverse dalla propria a danno del proprio popolo; e questo genere di nazionalismo Mattarella, come tanti a Palermo e nel resto d’Italia, appare averlo nel sangue.

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7 aprile 2019

Blog De Il Fatto

Commento al post “Migranti, De Falco (ex M5s) salirà a bordo della nave dell’ong Mediterranea: “Continuano partenze e morti in mare””

La Guardia costiera che paghiamo e onoriamo perché difenda i nostri confini riceve, grazie agli uffici dei preti, riconoscimenti per “l’accoglienza”. Tra i tanti morti sul fondo del Mediterraneo ci sono anche i marinai italiani dilaniati e annegati nella II Guerra mondiale per il tradimento dei vertici della marina militare, che lavoravano sistematicamente per gli inglesi (A. Trizzino, Navi e poltrone, 1966). Dopo la guerra uno degli ammiragli venduti fece passare il suo comportamento per antifascismo e per amore dell’Italia. Di quel massacro di italiani fatti uccidere dai loro capi non si parla. E’ uno dei capitoli del libro delle vicende indicibili della nostra storia, la cui conoscenza ci aiuterebbe a meglio comprendere il presente. Incluso il servizio immissione di clandestini mediante navi della marina militare al servizio dei poteri forti e a danno del Paese; il suo essere fatto passare per gesto di umanità; e le accuse tartufesche di razzismo a chi si oppone, parallele al tacciare di simpatie fasciste chi chiami traditori i traditori nella sciagurata guerra voluta dalla follia fascista. “Nessun cittadino può sentirsi sicuro se non è certo che l’onore militare ispira i suoi difensori”. E’ la frase conclusiva del libro di Trizzino, una considerazione che gli italiani dovrebbero fare, e non solo riguardo all’arma della Marina.

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17 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Omicidio Biagi, pena ridotta di 10 mesi all’ex Br Boccaccini. Il figlio Lorenzo: “Mi fa molta rabbia, prendo atto” “

jav2. ogni tanto pensi anche a quello che ha fatto suo padre… [commento più votato, con 10 like]

@ jav2. Anche nell’omicidio Biagi compaiono complicità di Stato e brigatisti che fanno da ponte coi servizi*. L’omicidio annunciato e lasciato commettere ha educato giuslavoristi e legislatori ad essere diligenti nei compiti di dettato dei poteri forti sulle leggi sul lavoro. Anche grazie ai “lavoratori” che non concepiscono altro che il loro interesse immediato. Non pensando che sia nel loro interesse, che sia indispensabile, tutelare lo Stato e la nazione. Es. impedendo condizionamenti tramite l’assassinio politico, che si tradurranno in danni anche alle condizioni di lavoro, come è avvenuto. Con l’omicidio si è sfruttato, oltre che una classe dirigente che vende il Paese – magistratura non ultima – quello che chiamo ‘il canone italiano’ della gente comune: l’essere aggressivi coi propri pari e connazionali e codardi con il potere. L’attuale stato del lavoro in Italia sotto il tallone liberista mostra l’inefficacia del canone; dello scannarsi tra connazionali e leccare il potere. Chi, invece di scagliarsi contro l’ucciso pensando all’abbonamento allo stadio perso per colpa sua, volesse cominciare, nel suo interesse, ad alzare la testa, può leggere il primo capitolo de ‘Il golpe inglese’, ‘E Churchill ordinò: insabbiare il delitto Matteotti’ (Cereghino e Fasanella, Chiarelettere, 2011) su come gli inglesi armarono con documenti Matteotti contro Mussolini e armarono la mano fascista che l’uccise.

*Dezzani F. Omicidio Marco Biagi: il terrorismo di Stato tra noi. 4 marzo 2015.

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2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “2 giugno, Roberto Fico. Festa dedicata a tutti, anche ai migranti e ai rom”

Purtroppo, purtroppo per loro, il sentimento repubblicano degli italiani è debole; e le parole dell’alta carica grillina, che invitano al party anche l’immigrazione immessa a forza – con la Marina militare che fa gli sbarchi alla rovescia – rafforzano l’interpretazione del 2 giugno come la festa degli imboscati strutturati tramite lo Stato, senza altra bandiera che quella dei propri interessi.

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30 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sea Watch, l’arresto della capitana visto dalla Germania. Il capo di Stato Steinmeier: “Chi salva vite non è criminale””

Chi con la scusa di salvare vite vuole prevaricare un altro popolo, danneggiando così un Paese concorrente, non è da mettere sul piedistallo del benefattore. Diversi tedeschi tendono ad avere nei nostri confronti una visione dei loro meriti e doveri pesantemente alterata. Il feldmaresciallo Kesserling, comandante delle truppe naziste in Italia, quello dei tanti eccidi e dei vagoni piombati, dopo la guerra disse che non aveva nulla da rimproverarsi e che gli italiani avrebbero dovuto erigergli un monumento.
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14 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giulio Regeni, dopo Augias anche Cofferati, Melandri e Castellina restituiscono la Legion d’Onore: “Calpestati diritti universali”

In un racconto di Maupassant un tale, senza meriti ma ossessionato dal desiderio di avere la Legion d’onore, chiede alla moglie di parlarne a un deputato, egli stesso decorato. Che tempo dopo gli fa avere un incarico che lo porta in giro per la Francia. Una sera torna a casa, non annunciato, e trova un soprabito non suo con il nastrino della Legion d’onore. La moglie, pallida e tremante, alle sue richieste di spiegazione gli dice che l’onorificenza gli è stata fatta avere dal deputato, e che doveva essere una sorpresa; infatti in una tasca del soprabito c’è anche il biglietto da visita del deputato; per il quale il marito prova gratitudine e riconoscenza. Una settimana dopo arriva il conferimento ufficiale. Il cornuto era di quelli che credono alle medagliette e sono pronti ad accettare l’apparenza per la realtà. Come gli italiani che non si chiedono i meriti per i quali i francesi, nostri rivali, hanno premiato tanti politici nostrani, non si chiedono le finalità di politica internazionale della plateale atrocità su Regeni. E scattano ad applaudire la retorica, che spinge per la “diplomazia della sedia vuota”, mentre dovrebbero ricordare il “fronte della fermezza” col quale i politici collaborarono all’omicidio di Moro, a danno dell’Italia.
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18 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Lavaggi ““Italia Paese dell’anno”? Ecco il palmares del premio: nel 2020 il Malawi, prima Myanmar e Colombia. Gli avversari? Le Samoa e Zambia”

Un premio che mostra la sensatezza dietro al paradosso di Longanesi “Le onorificenze non basta rifiutarle, bisogna anche non meritarle”.
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7 aprile 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Mackison “Guerra Russia-Ucraina, l’analisi del generale Bertolini: “Putin si riposiziona verso i reali obiettivi. Kiev? Diversivo tattico e politico””

Non sono d‘accordo sull’aumento delle spese militari, ma mi pare che questo generale sul conflitto in Ucraina e la nostra posizione sappia ciò di cui sta parlando, e dica cose sensate e costruttive, che vanno nell’interesse nostro e del popolo ucraino. All’opposto di tanti dei politici e giornalisti che sfilano nei tg e nei talk show.
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4 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mattarella al 161° anniversario dell’esercito italiano: “Politica di difesa sottolinea la vocazione alla pace del nostro Paese””

Mattarella accozza espressioni di circostanza. “Difesa” è proprio la parola carente nel dibattito, che invece è incentrato sull’alternativa “guerra/pace”. Ed è la posizione carente nelle scelte e nelle richieste. Il primo interesse del Paese e il dovere di chi occupa le istituzioni è quello di difendere l’Italia dalle conseguenze di una lotta tra blocchi di superpotenze che oggi è sfociata in guerra guerreggiata. Non solo non dobbiamo fare la guerra, ma non è neppure la pace, la pace tra nazioni terze, la priorità numero uno. E’ la difesa del Paese dalle conseguenze economiche, e non sia mai militari, di uno scontro esterno. (Paradossalmente è qualche generale che adempie a questo primo dovere di difesa, posizionandosi col presentare una visione realistica, a differenza dei vari imbelli custodi e cantori della Costituzione, dei valori supremi, etc.). Una volta difesi, cioè messi al riparo dai danni causati dallo scontro, si potrà pensare alla pace degli altri, anche spendendo e rimettendoci. Invece, in una terra imbevuta di santimonia e doppiezza cattoliche, la dirigenza nostrana bela di pace e spinge per la guerra. Recita indignazione e sentimenti elevati dopo essere rimasta impassibile davanti a tragedie simili recenti in Europa – e avervi a volte contribuito attivamente – e ci arruola forzosamente come ascari dalla parte del più forte dei contendenti. Esponendoci alle bramosie e alle relative mosse distruttive sia del “nemico” che degli “alleati”.
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12 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Coen “Memoria corta: quando l’Urss aggredita fu rifornita di armi, munizioni e viveri dagli Usa”

“In the 1930s, some Americans even sympathized with the Nazis, a hyper-militaristic, genocidal, and proudly racist authoritarian party governing Germany. In 1941, a senator from Missouri named Harry S. Truman said, “If we see that Germany is winning the war, we ought to help Russia; and if that Russia is winning, we ought to help Germany, and in that way let them kill as many as possible.”4 “. (In: Bevins V. The Jakarta method: Washington’s anticommunist crusade and the mass murder program that shaped our world. 2020).

Il passato della Russia del sanguinario Stalin (che arrivò ad allearsi con Hitler, battendolo in astuzia, per poi fargli lo sgambetto) e degli USA di Truman dovrebbe insegnarci che non esistono grandi potenze buone. E che le guerre si possono anche alimentare per fare consumare entrambi i contendenti; un concetto che dovrebbe essere di fondamentale importanza riguardo alla nostra posizione su questo scontro pilotato Russia-Europa. E che le grandi potenze nel curare i propri interessi sono machiavelliche e spietate, mentre noi andiamo avanti a nostro danno seguendo favolette da asilo infantile su orchi e giganti buoni.

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16 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, Costa: “Vicini a rimuovere l’isolamento per i positivi, giorni contati”. Anelli (Fnomceo): “Il virus circola molto, meglio aspettare””

“Il virus non è aggressivo. Ma circola molto; e questo è un male; tanto che bisogna proseguire con le misure.” Il sillogismo di Anelli – che fa il rigoroso per non fare apparire Costa per quel che è – è intuitivo ma falso. E’ come l’idea che ha del galleggiamento chi non sa nuotare per paura: la spinta verso l’alto che si riceve dall’acqua è una funzione crescente di quanto si è immersi. Cercare di stare il più possibile fuori dall’acqua riduce il galleggiamento, e fa consumare energie; fa bere e può far finire affogati. Come per lo stare a galla, chi vuole che l’epidemia termini favorisce l’immunità naturale da malattia lieve, bloccando così la trasmissione (il fenomeno naturale che i vaccini vogliono replicare; senza riuscirci, per il covid, come è palese). Così si fa nel resto del mondo. Medici e autorità come Anelli e Costa invece tengono il popolo in acqua e gli impongono di sbracciarsi all’esaurimento per restare il più possibile fuori.
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Anelli manomette l’abc anche con la falsa equivalenza tra positività a un test e malattia, e quindi tra trasmissione biologica e “contagio”. Occulta e nega la generale minor gravità clinica delle varianti, presentate invece come sinistre mutazioni da film. Mentre epura e diffama i medici che non giurano sui suoi falsi spudorati. Ieri hanno imbrigliato la magistratura. Che sul gigantesco dolo col quale si è ottenuta l’inedita permanenza di una epidemia grave sta muta. Gli italiani hanno una dirigenza che prospera vendendoseli.
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17 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Rosini “L’Italia diserta il meeting mondiale sull’abolizione delle armi atomiche. E riceve il primo F35 che sgancia le nuove bombe nucleari B61-12”

Credo di averlo visto arrivare ieri. A metà mattina sul cielo di Brescia sono passati a bassa quota rombanti e lenti 4 caccia in formazione. Diretti a Sud, evidentemente alla base di Ghedi, a pochi chilometri dalla città. 3 erano Tornado. Scortavano un quarto aereo, diverso; l’F35 a quanto ho poi appreso dai media.

Ero andato in centro alla biblioteca comunale, la Queriniana, per ritirare un libro che mi avevano avvisato per email era pronto per la consegna. Non lo hanno trovato, e ci hanno messo un bel po’ per recuperarlo e darmelo. Il libro è “Paura della libertà” di Carlo Levi. Introduzione di Giorgio Agamben. Quarta di copertina:

“La paura della libertà è il sentimento che ha generato il fascismo. Per chi ha l’animo di un servo, la sola pace, la sola felicità è nell’avere un padrone e nulla è più faticoso e veramente spaventoso dell’esercizio della libertà”. Carlo Levi.

@ Skai. Invece di “sempre” lei avrebbe dovuto mettere in maiuscolo “proprie”: “le PROPRIE forze armate”. Guardi le immagini del relitto della Moby Prince, col suo carico di uccisi; pensi a Calipari, o alla catena di morti dopo Ustica – inclusi due piloti delle Frecce tricolori. E alle conseguenze economiche e sociali del muovere guerra a sé stessi, in obbedienza agli ordini dell’occupante, tramite le “sanzioni” nello scontro tra USA e Russia. E del pagare le decime a chi ci occupa sotto forma di commesse militari che non corrispondono ai reali interessi del Paese; mentre si autoaffonda il Paese. Io rispetto chi difende in armi la PROPRIA bandiera; ma servirne due è peggio che non servirne nessuna, ed è manifestazione dell’indole del servo, che rigenera il fascismo mettendosi sempre al servizio chi vede come il più forte.

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25 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “La Crusca contro i ministeri per la circolare incomprensibile su scuola e Covid. “Troppe parole inglesi e linguaggio oscuro” “

-Sapete voi quanti siano gl’impedimenti dirimenti?
-Che vuol ch’io sappia d’impedimenti?
-Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,… – cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita.
– Si piglia gioco di me? – interruppe il giovine. – Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?
– Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa.

L’inglese non necessario e appiccicaticcio viene usato dalla fraudocrazia come il latino dell’intimidazione codarda di don Abbondio; e per il lato culturale di una colonizzazione alla quale una classe dirigente “compradora” collabora. Ma non va dimenticato che la lingua del potere egemone, ricca e agile, spesso offre anche un modo semplice ed efficace di descrivere abusi e vessazioni. Per esempio il “nudging” è la pratica dei governanti, che allontana dalla democrazia, di usare sistematicamente strumenti psicologici, tra i quali la paura sollecitata ad arte, per piegare il popolo ai propri voleri, o meglio ai voleri dei quali lo Stato si fa agente: State-sponsored behavioural science. The urgent need for an ethical framework. Gruppo Hart, 23 agosto 2022.

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CENSURATO

3 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”

Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.

Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.

Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).

[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.

Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]

3 settembre 2022

Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”

Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.

Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.

@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.

@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.

La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.

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3 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, Schillaci ha censurato anche i dati grezzi. Gimbe: “Addio trasparenza, impossibile ricerca indipendente”. Epidemiologi: “Così difficile prevedere nuove varianti””

Un tempo avevamo solo le ambasciate di paesi potenti che comandavano. Ora col Gimbe e il suo mumbo-jumbo abbiano in aggiunta anche le ambasciate di Big Pharma che dettano legge. Non ci solo dati tarocchi. Prima ancora ci sono gli indici tarocchi. Es. il numero dei positivi a test – peraltro poco affidabili – come indice di gravità dell’epidemia. L’FDA sta negano i referti sulle autopsie dei deceduti da sospetta causa vaccinale in nome della privacy; come se non potessero essere resi anonimi. In un orgia di segretezza e dati nascosti, quando non crassamente manipolati come i giochi sul considerare “non vaccinati” dei vaccinati, Schillaci, con tutta la diffidenza e le riserve, ha fermato indici tarocchi. Indici seri dovrebbero essere validati come espressione della gravità, dell’intensità di una epidemia. Spero di non illudermi pensando che Schillaci, che sa queste cose, es. lo scandalo silenzioso degli indici surrogati nella ricerca clinica, si sia regolato di conseguenza. Sarebbe qualcosa se fossero finiti i tempi di “Caligola” Speranza. (Giornalisti che vogliano trattare di indici quantitativi sui quali basare importanti decisioni politiche dovrebbero conoscere le leggi di Campbell e di Goodhart). Aspettiamo ancora, per il covid e per le previste – o programmate – future “pandemie”, la costruzione di indici seri, validi, invece delle vanity metrics da magliari volte allo shock and awe, a terrorizzare e imbambolare.

@ Livenza. Posso mostrare i finanziamenti negativi che ricevo da quelli che pagano Cartabellotta, cioè il denaro che mi viene tolto tramite quelli che elevano questo gastroenterologo a voce della scienza. Sono Cartabellotta e c. che dovrebbero dimostrare la validazione degli indici arbitrari e ingannevoli che usano, e il moto perpetuo che attribuiscono a questa epidemia. Per di più nella ricerca foraggiata neppure le riviste “autorevoli” sono garanzia di scientificità, soprattutto sul covid. Es. “It remains an enduring mystery just which powerful figure(s) caused the world’s two most prestigious scientific journals, The Lancet and the New England Journal of Medicine (NEJM), to publish overtly fraudulent studies from a nonexistent database owned by a previously unknown company.”. E quali credenziali si possono presentare a un piccolo troll di un sistema che sul covid ha censurato Ioannidis, il riconosciuto numero uno dell’epidemiologia, i cui scritti sprizzano competenza e intelligenza, per avere cautamente criticato l’epidemiologia ufficiale del covid. Sistema che invece vanta l’appoggio di Mariastella “trenino dei neutrini” Gelmini, . A proposito di credenziali, “fregnacce”, non avertene a male, ma come sei messo a casellario giudiziario e carichi pendenti? Alle volte.

@ Piero Scaffale. Lei dice che non bisogna fare il tifo e in meno di una riga e mezzo scrive “punto”. “E ho detto tutto”. Per evitare il tifo bisogna invece approfondire. Es. meditare su quanto scrive sul corretto utilizzo dei dati J Pearl, un’autorità sulla causalità in statistica: “It is critical to realize that data are profoundly dumb about causal relationships.”

Lo “ OCLA Statement on CMAJ Fisman et al. Article Claiming Disproportionate Infection Risk from Unvaccinated Population, and on Negligent Media Reporting” 27 aprile 2022, mostra come è “either incompetent or disingenuous” costruire parametri ad hoc per analizzare in modo da supportare tesi precostituite contrarie al vero. Lo statement riporta che l’autore del quale viene esposta la frode intellettuale a favore dell’ortodossia covid è consulente di Seqirus, Pfizer, AstraZeneca e Sanofi-Pasteur Vaccines. Sono dati da considerare anche queste costanti presenze alla tavola imbandita di Big Pharma degli esperti che pretendono di dettare pratiche scientifiche e politica sanitaria.

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2 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, il leit motiv di Meloni: “L’Italia è il Paese che ha avuto più restrizioni e più morti”. Ecco cosa dicono i dati”

Sebastiani è matematico nel senso che è matematico che manipolerà. Gli USA sono afflitti dal paradosso di avere cattive posizioni nelle graduatorie degli indici di salute nonostante la potenza e il ruolo di guida su democrazia e medicina. Es. sono quartultimi, davanti solo a Cile, Turchia e Messico per mortalità infantile su 36 paesi della OECD. L’Italia finora era ben posizionata in queste classifiche. Ma col covid ha cominciato a condividere docile e fedele la sorte del colonizzatore USA. Nelle statistiche Worldometer sul covid l’Italia è al 23° posto su 230 paesi per maggior tasso di mortalità da covid; ma le 22 nazioni che la precedono sono tutte più deboli economicamente e meno progredite; con l’eccezione appunto degli USA, che sono in 16° posizione. I nostri capi ci hanno portato a imitare gli USA nel peggio, seguendoli nel fondo classifica dove sono collocati insieme ai paesi che hanno l’esimente di essere meno sviluppati. Le altre nazioni avanzate hanno avuto tutte tassi di mortalità più bassi dei nostri, e senza le nostre strette di grado schiavile. La Lombardia ha una mortalità cumulativa covid quasi il triplo della contigua Svizzera. Le nostre statistiche di mortalità covid riflettono lo zelenskismo, la svendita del proprio popolo: sono gonfiate in obbedienza agli anglosassoni – come le bollette. Sia nella rappresentazione, con la sovra-attribuzione delle morti, sia materialmente con condotte e imposizioni nocive, illogiche e brutali.

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12 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Il monologo di Crozza su migranti e Mimmo Lucano: “Dovremmo accoglierli a braccia aperte, la vera emergenza sono gli italiani che scappano””

Dire che la soluzione alla diaspora della migliore gioventù italiana è farli sostituire da masse sfuse di stranieri è come premiare come salvatrici di orfani le coppie che adottarono i figli dei desaparecidos uccisi dai loro amici. O riconoscere a chi ti obbliga a fuggire da casa tua il merito di non tenerla disabitata assegnandola ad altri di sua scelta. E’ affermare che le comunità non esistono, non essendo altro che aggregati di unità fungibili, come pezzi di ricambio. Sono discorsi alla De Luca di Crozza, o alla Feltri di Crozza. Io vedo in Calabria, dove è stato calcolato sia emigrato un terzo della popolazione (inclusi i miei genitori), il degrado umano che subisce un territorio anemizzato delle sue energie migliori (es. il fare l’esattore succhiasangue per lo sceriffo di Nottingham vestendosi da Robin Hood, alla Lucano). E ciò dovrebbe valere anche per le terre d’origine dei “sostituti” che vengono da culture lontane prima che da paesi lontani. Non una parola, se non di lode, su chi travasa e frulla popoli dietro a ipocrisie pseudoumanitarie.

La comicità di Crozza e dei suoi autori ha un sottofondo decadente. Sia per ciò che così bene espone e castiga, il basso livello della nostra classe dirigente. Sia per le prostrazioni a scendiletto alle quali artisti di grandi capacità come loro sono evidentemente costretti per potersi esibire sul palcoscenico nazionale, dove come artisti di classe dovrebbero poter accedere senza pagare di questi pizzi umilianti.

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20 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev “Il presidente Fontana: “Perché indossavo magliette pro Putin? Era il 2014, errore di gioventù” “

Bill Mauldin, un celebre vignettista che nel 1943 partecipò all’invasione della Sicilia nei press corps, pubblicò una vignetta dove un paesano scrive con un pennello sulla porta di casa “Welcome Americano”, “viva Roosvelt !” “viva Churchill” etc. mentre dal balcone, dove penzola una bandiera a stelle e strisce, la moglie gli dice “Stà attento, Alfonso … pare che i Tedeschi contrattacchino …” (La caricatura internazionale durante la II guerra mondiale, De Agostini, pag. 299). Fontana sembra avere comunque più spina dorsale, per modo di dire, di quelli che attualmente recitano il ruolo di opposizione. Vedi l’agghiacciante Laura Boldrini, anche lei presidente della Camera. Se ci diamo personaggi così ad occupare le alte cariche, è ovvio che gli altri paesi ci vedano come Mauldin e ci trattino di conseguenza.

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1 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Il caso Moro e le verità nascoste: serve un discorso pubblico che smascheri le fandonie”

“La ricostruzione della verità [sulle bombe] non è poi così difficile”, scrisse Pasolini. Che finì male. Mentre farla diventare un rompicapo da fisica quantistica è salutare e redditizio. Sarebbe doveroso presentare agli italiani, dopo decenni, un quadro essenziale, veritiero e chiaro. Per fare ordine, per sbrogliare, si può ricorrere a strumenti di analisi razionale, es. il modello causale INUS, cioè il dichiarare, documentando, le singole cause necessarie che insieme hanno costituito causa sufficiente. Invece all’opposto si distribuiscono al pubblico, gridando al capolavoro, soap caramellose che presentano cretini violenti e ambigui come dei puri; i giuda diventano santi. Dal punto di vista metodologico è ciò che a Firenze chiamano un “andare a Roma per il Mugello”. Sul piano civile ed umano è incomprensibile e disgustoso. Non è facile dire la verità sul coltello sempre insanguinato del potere; ma dignità e responsabilità dovrebbero portare almeno a tacere piuttosto che collaborare diffondendo il falso. Il ricamare versioni ad usum delphini è espressione del coté cortigiano che rientra nelle “cause ridondanti”. Il suo contributo alla verità non è dato dalle storie propinate ma dall’ostensione di sé stesso: dal mostrare come l’Italia offra una cultura dell’asservimento e una borghesia compradora, figlie di millenarie prassi clericali, favorevoli alla soppressione di leader che non siano dei fantocci.

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18 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone e S. Frequente “Messina Denaro arrestato, il procuratore De Lucia: “Si chiude un conto con periodo stragista, lui custodisce segreti su quella stagione””

No, lo Stato è vicino alla mafia, sia come dispositivo combinato di potere subalterno a forze sovranazionali -stragi incluse- sia socialmente sia culturalmente. Mi sono chiesto quanti fossero gli n gradi di separazione tra il massacratore di bambini e la giustizia. E’ arrivata la risposta: n=1. Tumbarello, medico massone che ha lavorato per Messina Denaro e per il tribunale.

Nella mia esperienza consulenti di tribunale sono esempio paradigmatico del potere di tipo baronale che in Lombardia come in Sicilia accomuna mafia e Stato nella collaborazione ai crimini dei poteri forti e nella vessazione dei cittadini. “gli oligarchi italici cercano la propria distinzione di rango nella dimostrazione di come riescono a controllare la popolazione, imponendole ogni sorta di umiliazione. Certe esibizioni parossistiche della propria capacità di dominio, spesso pavoneggiandosi di fronte ad esponenti stranieri, indicano l’origine arcaica e rurale dello schema di potere in Italia … Tra certe esibizioni di strapotere e certe ostentazioni di servilismo da parte dei nostri oligarchi, non c’è nessuna contraddizione, poiché rientrano entrambe in quello schema di oppressione rurale. Va rilevato che in Italia sono avvenute esagerazioni impossibili altrove, come il green pass per accedere al lavoro, l’obbligo vaccinale per un siero non ancora approvato … Gli sfrenati deliri vendicativi del potere nostrano rappresentano un ulteriore indizio delle sue matrici rurali” (Comidad, 19 gen 2023).

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27 gennaio 2023
Blog de Il Fatto

Commento al post “Giorno della Memoria, Mattarella: “Hitler e Mussolini responsabili della Shoah, ma ci fu tacito consenso dovuto anche all’apatia morale”

CENSURATO
E’ vero: certi mostri sono costituiti da sciami. Mussolini, dittatore espressione di un’Italia paesana, aveva detto “Il razzismo è roba da biondi” ma i compaesani non glielo rinfacciarono quando divenne discepolo dell’esaltato del quale era stato maestro. Oltre all’apatia morale del popolo un altro elemento da non dimenticare è che i capi si accodarono alla follia di poteri esterni, attirando così sulla nazione sciagure mentre la rendevano partecipe di un disegno infame. L’apatia del popolo va quindi ricordata anche riguardo al consentire la tradizionale tendenza dei vertici ad asservire l’Italia a poteri sovranazionali, alla Franza o alla Spagna del periodo storico, ideologicamente e materialmente, fino a lasciargli depredare il Paese e a obbedire a ordini rovinosi.

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4 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sanremo 2023, l’AD Rai Fuortes difende l’intervento di Zelensky: “Escludere la guerra sarebbe una forzatura” “

E’ una forzatura, una bruttura oscena, appiccicare la tragedia della guerra sulla passerella di canzonette scipite. Ma è una violenza propagandistica ancora maggiore celebrare così lo zelenskismo. Cioè il presentare come figura positiva un leader, o meglio un fantoccio, che vende il proprio popolo a interessi esteri. Quando abbiamo già una classe politica, da Draghi, “il nominante di Fuortes” (Travaglio), ai beniamini di Travaglio, al resto, che è rassegnata al collaborazionismo, quando non vi ambisce.

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7 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sanremo 2023, Benigni a Sergio Mattarella: “Lei e la Costituzione avete lo stesso padre, possiamo dire che è sua sorella”. Il Presidente si commuove”

“I vecchi peccati hanno le ombre lunghe. Giovanni Falcone vi fa allusione in un convegno dell’88 a Palermo, quando constata che «nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso».
Un tale trattamento di riguardo non sarebbe stato concepibile se la mafia fosse stata semplicemente una società criminale. In realtà essa è rifiorita in Sicilia nel ’43, all’ombra dell’amministrazione militare angloamericana, anche come soggetto politico. Ha flirtato col separatismo, poi ha aderito all’autonomia regionale nell’ambito di un compromesso in forza del quale, scrive Giorgio Galli nella sua storia della Dc, al vertice del partito «la mafia è rappresentata da Bernardo Mattarella» creato vicesegretario nazionale nel ’46”. (F. Cangini. Storia della Prima Repubblica. 1994).

@ sclafanino68@yahoo.com: E’ genealogia della Repubblica. Differente da quella che Benigni ha presentato in versione “Vola Colomba”, vincitrice dell’edizione del 1952, o “Io tu e le rose”, finalista nel 1967.

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8 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’ambasciata ucraina chiede, Brescia e Bergamo eseguono: niente concerto per il pianista russo Matsuev. “Reiterato ed esplicito sostegno a Putin”

Un diapason messo vicino ad un altro che vibra si metterà a vibrare anch’esso, se sono accordati sulla stessa frequenza. Il diapason dei nostri politici è accordato sulla frequenza del più forte, non di ciò che è giusto; e nemmeno di ciò che è bene per il Paese. A Brescia poi hanno una forma di servilismo aggressivo, come di chi non avendo quello che ci vuole per opporsi al potente per compensare cerca di primeggiare e di distinguersi come suo scagnozzo.

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CENSURATO

14 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Centrosinistra ha perso perché la gente non vuole più sentire solo cose negative. Berlusconi? Io sto con la Nato”

Anche gli altri politici, nessuno escluso, “stanno con la NATO”. E i magistrati, le forze di polizia, il clero, i giornalisti mainstream: es. il caos pilotato in Lombardia per produrre la strage covid che è servita a giustificare le norme liberticide*. Il problema è che la NATO non sta dalla parte degli italiani, a parte la borghesia collaborazionista che la serve; né da quella dei lombardi, così come non sta dalla parte degli ucraini, che ha mandato alla rovina tramite altri politicanti locali che “stanno con la NATO”.

Questo affrettarsi a rinnovare la fedeltà ai padroni atlantici sembra anche una risposta al massiccio voto di sfiducia dato dal non voto:

ER SONATORE AMBULANTE

Ogni tanto veniva in trattoria
pe’ sonà quer violino strappacore
che quanno nun raschiava er «Trovatore»
martirizzava la «Cavalleria».

Successe che una sera, un avventore,
je disse: — Basta, co’ ‘sta zinfonia!
perché ciai rotto l’anima! Va’ via!
Sempre una lagna! Brutto scocciatore! —

Ner sentì ‘ste parole, er violinista,
radica vera de baron fottuto,
j’incominciò a sonà l’inno fascista.
Allora l’avventore, rassegnato,
arzò la mano in segno de saluto,
ma sottovoce disse: — M’hai fregato!

(Trilussa)

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21 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Ucraina, Conte: “Inutile ricordare gli aiuti dei russi durante la pandemia, la nostra condanna dell’aggressione di Putin non cambia””

Conte è ipocrita. Non ci sono poteri buoni, e sono troppe le cose che noi del pubblico non sappiamo su questi sfregamenti tra le massime placche tettoniche del mappamondo politico; ma da quel che si vede Putin non è l’aggressore. E’ quello che ha picchiato per primo. Aggredire e colpire per primo non sono la stessa cosa. Se per strada ti si presenta uno che ti punta un coltello, e tu gli dai un cazzottone in faccia, tu sei quello che ha colpito per primo, ma l’aggressore è l’altro. Come conferma la circostanza che vuole andare all’ultimo sangue e viene spinto e spalleggiato dal boss che spadroneggia. Qui l’aggressore sono i poteri ai quali i nostri politici ci vendono, impoverendoci materialmente e degradandoci moralmente, dietro alle contorsioni per fare mostra di essere per la pace.

L’anomalo picco, ristrettissimo e violento, del population fatality rate in Lombardia nel marzo 2020, quando i Russi vennero a soccorrerci – e anche, conoscendo chi tirava i fili, a controllare, nel loro interesse, cosa stesse realmente accadendo – conferma l’asservimento alla Zelensky, cioè il mandare al macello la propria gente a favore di interessi stranieri: essendo pdc Conte, i politici e il resto della classe dirigente coinvolta hanno fornito i morti e le scene per giustificare il sovvertimento mondiale covid*.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

@ Hubble 1. Tu sollevi il tema, rilevante, della quantità di forze, disponibili e impiegate, assolute e relative. Naturalmente la tua stima è viziata, a favore del più forte, la NATO. Le contrapposizioni internazionali sono complesse, ma in alcuni aspetti ricalcano le vicende di paese. Ho l’impressione che se lo scontro, coi suoi orrori, fosse davvero soltanto tra Ucraina e Russia, quelli che si mettono sempre dalla parte “giusta”, cioè del più forte, starebbero dalla parte della Russia, che oggi condannano. E non penso che gli Ucraini da soli, senza appoggi, senza burattinai, avrebbero fatto i ganassa con l’orso russo, spingendolo a reagire.

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23 aprile 2023

Blog de il Fatto

Commento al post ““Non rispondo alle sue piccole provocazioni sconcertanti”. Franco sbotta col fisico Rovelli, contrario a invio armi in Ucraina. Su La7”

Rovelli mostra l’efficacia di semplici argomenti razionali. Quelli che come lui sanno manovrare i modelli matematici potrebbero fare ancora meglio. Es. modelli che evidenzino concettualmente la differenza tra lo spegnere e l’aggravare una reazione chimica distruttiva – o una guerra – alimentandola continuamente di uno dei due reagenti, quello fortemente minore rispetto all’altro. Mostrando il diverso andamento nel tempo variando i fattori. E, magari con la teoria dei giochi, la differenza tra l’aggredire e il picchiare per primo. E un modello sulla cooperazione tra contendenti a danno di terzi, perché sembra che la Russia stia facendo il gioco della controparte, gli USA, prolungando la guerra, a nostro danno.

La competenza è indipendente dall’onestà. Col covid abbiamo avuto modelli matematici grossolanamente fraudolenti, come quelli di Ferguson, in Italia elevati a dogma via Crisanti. Da noi si è arrivati a fare figurare al pubblico che l’epidemia seguisse la crescita esponenziale malthusiana, quella dei chicchi di grano sulla scacchiera, ignorando i fattori frenanti che intervengono, catturati nella crescita logistica e, meglio, in quella del modello SIR. Ma cultori di scienze hard onesti potrebbero contribuire alla pace, e anche a difendere i nostri legittimi interessi. Incuranti di quelli che ricordano la signora di Achille Campanile che ad argomenti logici del marito rispondeva con un ceffone, considerandoli trucchi sleali.

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31 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Berlusconi, la consigliera di FdI giustifica i rapporti di Dell’Utri con la mafia: “In Sicilia servono compromessi, tutti lo sanno” “

Insieme ai kayfabe nostalgici/antifascisti – mentre entrambi i “rivali” servono il fascismo dei banchieri – procede il kayfabe mafia/antimafia. L’espressione kayfabe in USA è tratta dal mondo del wrestling, dove il kayfabe è l’accordo sottobanco per inscenare una lotta furibonda che in realtà è spettacolo. “Il cancro più letale d’Italia” non è come grida Sinistra italiana la mafia, ma la vendita del Paese a poteri sovranazionali. Una vendita bipartisan, che ha la virulentazione della mafia, delinquenza protetta, tra le conseguenze. La lotta alla mafia copre il tradimento; che include metodi mafiosi, v. la coercizione di Stato per gli inoculi Pfizer. La mafia strapotente è un alibi anche per la vigliaccheria dei tanti cittadini che accettano muti le vessazioni e le predazioni tramite lo Stato, presi a fare il tifo ai vistosi kayfabe tra i “mafia-friendly” e l’antimafia che chiagne e f.

La minimizzazione dei legami tra classe dirigente e mafia recitata dall’allieva della Meloni è sì un insulto ed un falso. Ma scandalizzando porge la battuta ai compari della “sinistra”, che non meno disgustosa addita la mafia come il primo cancro per stornare l’attenzione dai propri tradimenti e dal proprio parassitismo. E’ disgustosa anche la citazione di L. Grassi, L. Garofalo, Falcone e Borsellino: persone che sono state lasciate vergognosamente senza protezione, e il cui assassinio ha fatto comodo per costruire il paravento antimafia dietro al quale vendersi ai mandanti.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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24 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “Matteo Messina Denaro e le sue ultime volontà: “Nessun funerale in Chiesa, è corrotta” “

“Uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato” Messina Denaro. Gli uomini di potere hanno tratti comuni. “… uomini assai simili a quelli che nei conventi vivevano, fanatici come essi, chiusi come essi, come essi avidi di potere, cioè, com’è l’uso, di ozio” Tomasi di Lampedusa.

Nel caso dei preti si ha una di quelle situazioni talmente guaste e capovolte che è il cattivo ladrone a dire se non il vero, cose vere. Forse il mafioso morente ha dato una definizione dei preti denudata da apparenze e illusioni allo scopo di prevenirli: sapendo che si vorrà sfruttare la sua morte per proclamarsi, ipocritamente, estranei alla mafia. Mentre il clero, oltre ad alleanze contingenti e ad affari comuni, condivide con la mafia concezioni culturali; es. l’omertà da riconoscere come valore e tutelare*.

Vengono da uno scellerato le parole meno false di questi giorni: tra uno Stato che finge di averlo catturato quando gli ha assicurato una latitanza di decenni alla luce del sole; e tra le concomitanti celebrazioni come nobile padre della patria del decano dei governanti fantoccio, degli smorti omologhi del Videla dell’Argentina di Bergoglio, messi a gestire l’asservimento e lo sfruttamento del Paese al posto di epurati come Moro, Piersanti Mattarella, La Torre; nell’ambito di un apparato che va dalle stanze dorate dei palazzi romani alle curie vescovili, alle stanze di tortura della mafia protetta e virulentata.

*Sales I. I preti e la mafia. 2010.

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7 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Balzano “Per me un governo che non regge senza ministri filo Usa o Ue è una stortura del sistema”

Il 3 ottobre 2023, su La7, trasmissione Dimartedì, Davigo ha affermato che “i giudici sono prima di tutto giudici della UE e poi giudici del loro Paese”. Davanti a milioni di spettatori. E nessuno ha detto niente. Il pesce puzza anche dalla coda. Tutto quello che sanno fare gli italiani è accettare, per avere l’alibi alla loro pecoraggine, qualche falso Masaniello mediatico, lanciato loro dal potere che dovrebbero contestare, da applaudire fino a quando puntualmente li tradirà, e verrà sostituito da uno nuovo.

@ doctor no:

Di Maio è un caso palese; oggi. Lo descrissi come un sola che lavora per il potere quando era ancora soffuso dell’alone eroico di Grillo*. Mie osservazioni su come i 5S fanno passare per opposizione al potere il trasformare in legge interessi illeciti del potere sono state censurate da Il Fatto**. (Anni prima mi aveva chiamato Casaleggio, che fece di un mio scritto sugli inceneritori l’argomento di un post di Grillo). Il punto è che gli italiani, litigiosi tra loro, verso il potere non provano altro che paura e speranza di favori; e non concepiscono altra opposizione alle sue prevaricazioni che applaudire figure che vengono loro presentate come salvifiche. Illudendosi di farsi i fatti propri senza impicciarsi di come i potenti si fanno i loro. Un aspetto costante è l’orizzontalizzare, il ricondurre l’oppressione dall’alto a una lotta tra gruppi dello stesso livello, es. tra 5S e gli altri partiti; gruppi che inscenano scontri, dando l’impressione di un contrasto dove vi è una gara all’asservimento. Il pubblico del resto vuole essere ingannato, e così sollevato dalla responsabilità personale di opporsi a chi lo opprime e lo deruba.

Di Maio e la lobby dei malati di cancro. Il paziente come stakeholder Sito menici60d15, 2016.
** Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio . 2013, Ib.

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21 febbraio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Baraggino “Poltronificio lombardo, il centrodestra si spartisce gli Istituti scientifici. Dal farmacista di FdI al papà dell’assessore forzista”

Ci sono due tipi di corruzione. Quella riconosciuta, bribery, cronyism, mazzette, clientelismo, etc. E quella tenuta nascosta, la institutional corruption* che consiste nel vendersi ai poteri forti, diventandone agenti; in cambio di posti di potere con relativi stipendi e privilegi. In Lombardia la falsa destra pratica entrambe. Da un lato obbediente ai poteri forti in campo medico perinde ac cadaver **. Dall’altro vivace nell’amministrazione “all’uso e’ Napule”. Napoli da dove Vincenzo De Luca vuole fare lo stesso, lanciare la corruzione “utroque” nel PD.

La formula ibrida si sta mostrando vincente rispetto alla pretesa di falsa sinistra, pentastellati, magistratura, giornalismo alla Report, di limitarsi alla corruzione istituzionale, che è più comoda perché evita giochi di sottobosco indecorosi e di sporcarsi le dita contando banconote. E che, gestendo operazioni che arrivano pitturate con pretesti etici, consente un’aura di alterità morale. In realtà fasulla, perché la corruzione verso l’alto non è meno perniciosa dell’altra, e può essere perfino peggiore. Soprattutto in campo medico.

* Light DW. et al. Institutional corruption of pharmaceuticals and the myth of safe and effective drugs. Journal of law, medicine and ethics. June 1, 2013. Light DW. Strengthening the Theory of institutional corruptions: broadening, clarifying, and measuring. Edmond J. Safra Working Paper, No. 2. 20 march 2013.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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21 febbraio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Baraggino “Poltronificio lombardo, il centrodestra si spartisce gli Istituti scientifici. Dal farmacista di FdI al papà dell’assessore forzista”

Ci sono due tipi di corruzione. Quella riconosciuta, bribery, cronyism, mazzette, clientelismo, etc. E quella tenuta nascosta, la institutional corruption* che consiste nel vendersi ai poteri forti, diventandone agenti; in cambio di posti di potere con relativi stipendi e privilegi. In Lombardia la falsa destra pratica entrambe. Da un lato obbediente ai poteri forti in campo medico perinde ac cadaver **. Dall’altro vivace nell’amministrazione “all’uso e’ Napule”. Napoli da dove Vincenzo De Luca vuole fare lo stesso, lanciare la corruzione “utroque” nel PD.

La formula ibrida si sta mostrando vincente rispetto alla pretesa di falsa sinistra, pentastellati, magistratura, giornalismo alla Report, di limitarsi alla corruzione istituzionale, che è più comoda perché evita giochi di sottobosco indecorosi e di sporcarsi le dita contando banconote. E che, gestendo operazioni che arrivano pitturate con pretesti etici, consente un’aura di alterità morale. In realtà fasulla, perché la corruzione verso l’alto non è meno perniciosa dell’altra, e può essere perfino peggiore. Soprattutto in campo medico.

* Light DW. et al. Institutional corruption of pharmaceuticals and the myth of safe and effective drugs. Journal of law, medicine and ethics. June 1, 2013. Light DW. Strengthening the Theory of institutional corruptions: broadening, clarifying, and measuring. Edmond J. Safra Working Paper, No. 2. 20 march 2013.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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6 marzo 2024

Blog de il Fatto

Commento al post “Csm, nominati i nuovi vertici della Scuola della magistratura: c’è l’ex presidente della Consulta Sciarra. Ma sul suo nome la destra si astiene”

Silvana Sciarra ha un sorriso aristocratico. E anche un cognome da aristocratica. Quello che la giuslavorista ha fatto dire alla Costituzione come un ventriloquo fa col suo pupazzo, che lo Stato può costringere i cittadini, a pena di togliere il lavoro, a farsi inoculare preparati – non analizzabili, commerciali, improbabili, malamente testati, inefficaci e pericolosi – non è nobile. Cosa insegnerà ai magistrati? Che così come ci sono due meccaniche, newtoniana e quantistica, ci sono due legalità, quella per il volgo e quella funzionale alle predazioni e violenze dei poteri forti? Che i magistrati non sono sottoposti alla realtà e alla logica, ma possono impadronirsene e piegarle* nell’applicare la legalità “non newtoniana”, che come la meccanica quantistica non riconosce la realtà sensibile e non obbedisce alle regole della logica comune? La contraddizione tra quanto ha fatto alla Consulta e il metterla a capo dei maestri dei magistrati è simile a quella del nominare nel 1957 presidente della Consulta Azzariti dopo che era stato presidente del Tribunale della razza dal 1938 al 1943**. E’ simile anche il disprezzo per il popolo che emana da questi passaggi senza ritegno. Sembra che i magistrati ambiscano a essere considerati un’aristocrazia autoreferenziale, mentre protestano di non esserlo.

*Il peculato intellettuale dei magistrati
**Sullam SL. I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945. Feltrinelli, 2015.

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5 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““La tua rivoluzione è stata la mia”. Polemica su Di Cesare per il post su Balzerani (poi cancellato). Rettrice La Sapienza: “Sconcerto””

Si possono esecrare le tesi di un intellettuale che sostenga la lotta armata, ma comunque rispettarlo. E’ invece disgustoso che – bene imboscata nello Stato con una cattedra universitaria – si elogi il terrorismo pilotato. Tramite il terrorismo affidato ai vari Moretti*, il compagno della Balzerani, si è soggiogato il Paese, si sono eliminati leader che lo volevano libero, si è selezionata una classe dirigente di servi. Disgustoso è il narcisismo del fiancheggiare l’oppressore e presentarsi come fiancheggiatore della ribellione all’oppressione (vale anche per i post-fascisti).

Donatella Di Cesare ha pubblicato “Immunodemocracy. Capitalist asphyxia” una critica addomesticata dell’operazione covid che vorrebbe sostituirsi a quella – per me altamente valida – di Agamben (vergognosamente attaccato, anche su questo sito). Il saggio è stato subito pubblicato dalla Massachussetts Institute of Technology Press. Toni Negri, promotore del terrorismo con legami con figure sinistre del capitalismo, fu pubblicato dalla Harvard University Press. A Cambridge, Massachussets (Boston), trovano porte aperte e così legittimazione e prestigio autori italiani che si appropriano di critiche antisistema, le deformano e le indirizzano in forme che ne permettono un utilizzo strumentale da parte del potere che dicono di combattere.

*S. Flamigni. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

@ MARCOBASTA: Non metto in discussione il diritto di salutare sul piano umano anche il peggior delinquente. Ma si ha anche il diritto di osservare che riconoscendo con l’occasione dignità alle “idee” di un doppio gioco, sanguinoso, preparato a tavolino in qualche think tank di oltre oceano, condotto per stupidità o scelleratezza, che ha portato alla decadenza invece che alla crescita, ci si esibisce nell’arte del servire il padrone fingendosi ribelli.

Come in tutte le storie di ambiguità e doppiezza, “una parola” non basta. Ci sono abbondanti evidenze che ci fosse anche cattiva fede. E protezione. Es. “stella a sei punte” Moretti. Nella migliore delle ipotesi, “ci credevano” come utili idioti. Gli intellettuali servirebbero a questo, a riconoscere i cattivi insegnamenti. Es. Pasolini: “Essi credono di spezzare il cerchio e invece non fanno altro che rinsaldarlo”.

Avremmo bisogno di un’autentica sinistra progressista, e di un’autentica destra conservatrice. Invece appare che siano permesse solo caricature, vuote dietro alle sparate, e accomunate dal servire i poteri che nel 1978 manovravano i terroristi improvvisati, resi “samurai invincibili”, e che oggi non ne hanno neppure bisogno, essendo sufficiente il personale politico ottenuto anche con via Fani, via Caetani, etc.

@ MARCOBASTA: Prima l’ha “salutata” lodandone i deliri e lo sfacelo provocato, poi si è retratta, come il cucù degli orologi svizzeri. Non ha neppure tenuto il punto, ma ha nascosto il braccio. Va bene la lotta armata, ma anche i contributi INPS….

L’espressione sui samurai è di Tobagi: “non sono samurai invincibili”. Tobagi fu ucciso da dei figli di papà, al solito protetti. Non è “fare i samurai” fare i sicari – e le patsy, i prestanome – essendo un terminale di apparati delle maggiori potenze politiche e militari, servendole in quello che voi dovreste riconoscere come “imperialismo”. E’ invece simile alla viltà degli squadristi, che attaccavano in venti contro uno. Si sono spente le voci equilibrate, come Moro e Tobagi, si sono eliminati coraggiosi autentici, da Bellomo a Rossa a Borsellino a Calipari, e si dà spazio a sguaiataggini servili e incoscienti con ritrazione incorporata. In Italia pure terroristi e annessi tengono famiglia, e sono raccomandati.

 

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Vedi anche:
L’orizzontalizzazione
I magistrati servitori di più padroni
L’agenda Palamara dei magistrati

12 agosto 2023 Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

I magistrati e gli USA

I “capitano Peugeot” nell’Italia sottomessa

La terza testa del mostro
L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA

La pasionaria

18 February 2011

Commenti ai post “Il contrario del PD che vorrei”, blog Metilparaben e “Il film horror della sinistra: la bellissima e intelligentissima Bindi premier”, blog Il fazioso,  17 feb 2011

Osservando il suo comportamento come ministro della sanità, es. la protezione arcigna e cieca della chemio per i tumori, una terapia che oggi comincia ad essere criticata perfino nelle sedi ufficiali, ho avuto l’impressione che la Bindi fosse il tipico esempio di “cattolico di sinistra”; quelli che sono di una bravura pretesca nel servire grandi poteri, inclusi gli interessi più neri e trame inconfessabili, mentre recitano il ruolo di “puliti”; in questo caso, di pasionarie integerrime. Ci sono elementi che avvalorano questa opinione. Es:

Bindi,  come Vendola che la propone, sembra una cosa ed è tutt’altro. Non rassicura questa affermazione: “Capace … di finti moralismi… alla Rosy Bindi, la quale finge di non sapere che i soldi per le sue campagne elettorali furono Andreotti… e Citaristi a darglieli. Lo sa perché la Bindi fu candidata la prima volte alle europee? Per battere Tina Anselmi, che … Andreotti voleva punire per come aveva gestito la commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. … fecero avere alla cara Rosy tutti i voti necessari per fare giustizia della giustiziera Anselmi …” (Cossiga, Fotti il potere, 2010). La fonte è dubbia, ma sembra che la Bindi favorisca lo status quo simulando la figura dell’Anselmi, donna tutta di un pezzo, e prendendone il posto; così come Vendola “narra” un appassionato leader “rosso” per ottenere il favore degli ingenui. Il cerone non è solo quello di Silvio.

Ai poteri forti la Bindi, come gli altri “comunisti”, non dispiace, e il teatrino di Berlusconi che fa l’ignorante, o impersona sé stesso, e insulta la Bindi, mi pare un fare da spalla a chi potrebbe dare il cambio al rozzo bauscia con la sceneggiata del ritorno alla civiltà dopo l’era berlusconiana.

@ Sergione1941. Grazie. Istintivamente, trovavo accattivante la figura della Bindi. Ma alcune volte le apparenze ingannano. In una prefazione del 1998 la Bindi sottoscrive la visione statunitense per la quale la bioetica sarebbe “un ponte verso il futuro”. Cioè una retorica di supporto alla crescita della medicina commerciale, che giustifichi abusi e distorsioni là dove non si può censurare. Il futuro del cancro è stato e sarà quello di una crescita di tipo esponenziale della spesa, e dei profitti: (https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/ ). Tale futuro è stato favorito e viene favorito da diversi rispettabili “pontieri”. Tra i quali nella mia esperienza spicca la Bindi. In questi giorni sono usciti un articolo che mostra l’inutilità di una chemio prolungata in alcune diagnosi di tumore della mammella, e un altro che conferma l’esistenza della “chemofog”, il declino cognitivo da chemioterapia. Io non trascurerei il merito. Trascurerei invece le distrazioni dal merito: https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/09/manco-con-gli-occhiali/ . Oltre al sesso e ai rapporti tra i sessi, ci sono altri organi anatomici e altri problemi.

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Blog di Beppe Giulietti su Il Fatto

Commento del 15 apr 2011 al post “Cicchitto si vergogna della P2?” del 15 apr 2011 

La pseudoAnselmi

No, io credo che Tina Anselmi sia una figura positiva, e che, come ha detto Cossiga, si voglia accostare alla sua figura quella solo superficialmente simile della Bindi; che è un altra cosa, rispetto alla P2, l’organizzazione segreta che difende quegli interessi che in campo medico hanno trovato ampio ascolto in cattolici di sinistra come la Bindi:

La pasionaria

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12 maggio 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fotomontaggio e offese (irripetibili) a Rosy Bindi da un candidato leghista “

Uomini e donne

a) Questo modo di fare politica della Lega non è “franco” o “maschio”: è cialtronesco e vile.

b) Rosy Bindi non è una figura di politico nobile come questi “attacchi” portano per contrasto a credere:
https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/18/la-pasionaria/

c) Il pubblico che non riconosce questi squallidi siparietti che i media trasmettono in continuazione come espedienti per simulare uno scontro tra governo e opposizione, quando in realtà i due gruppi litigano per chi debba essere il fiduciario dei poteri che dettano il programma politico unico; il pubblico che quindi ghigna o si indigna, invece di incacchiarsi perché di pagliacciata in pagliacciata non si parla mai di argomenti seri, più che un elettorato è la platea strepitante di “Uomini e donne”: comparse che valgono ancora meno dei tronisti e delle corteggiatrici.

@ EmaG. I leghisti lanciano il sasso e nascondono la mano. Non li si deve favorire in questa tattica, scusandoli come “privi di un minimo di QI”, o indicando le rare eccezioni. Non sono totalmente deficienti.Tra queste persone così facili all’insulto e al disprezzo gratuiti alligna il tipo umano del furbastro gonfio d’odio e di vigliaccheria. Condannato a non avere pace dal divario tra quello che vale e quello che vorrebbe essere, è costantemente vigile, sia per mordere che per ritrarsi. Il prototipo dell’italiano fascista, capace delle peggiori bassezze se è in una squadra e si sente le spalle coperte, pauroso e lecchino quando è da solo o vede che rischia qualcosa.

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12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Costamagna “Pd: cara Bindi, ma il problema del governo è solo la bellezza delle ministre?”

Marcello Marchesi, grande umorista, amava raccontare di un raduno di jazzisti. Si esibisce prima un gruppo di anglosassoni, alti, biondi. Eleganti e impeccabili: con la paglietta, le giacche di rigatino, i pantaloni bianchi. Strumenti scintillanti della migliore marca. Ma suonano malissimo, una schifezza. Poi è la volta di un gruppo di neri, piccoli, stortignaccoli, la barba ispida, trasandati, gli strumenti opachi e ammaccati. Attaccano … e suonano che è una schifezza pure loro.

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17 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “Reggio Emilia, commissione Antimafia: “Qui ‘ndrangheta pronta a usare armi” “

La scorsa estate, a un convegno in Sila, l’ho sentita spiegare che “i mafiosi sono vispi” (furbi, nella parlata toscana). Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ora fa osservare che i gangster hanno i mitra. Senza questa differenza gli ndranghetisti in oggetto non si distinguono sostanzialmente dagli altri gruppi affaristici che gravitano attorno alle istituzioni. Se l’antimafia può affermare che ci sono mafiosi con arsenali e pronti a sparare, a questi mafiosi si potrebbe anche togliere le armi, avendo centinaia di migliaia di persone stipendiate per fare il poliziotto: questa affermazione ricorda quella per la quale a Palermo le forze di polizia sapevano che era arrivato il tritolo per Borsellino; mentre non si sapeva, evidentemente, come fare a evitare la strage. Ma occorre dipingere la ndrangheta come un esercito straniero; come l’armata di Serse capace di oscurare il sole con le sue frecce, se ci si vuole presentare come i 300 di Leonida. Per continuare, forti di questa patente eroica, ad appoggiare affari di livello non diverso di quelli intessuti dalla ndrangheta in Emilia. E anche operazioni “altro dito, stessa mano”: non molto lontane da quelle della mafia che spara a bersagli politici su mandato, posso dire, ricordando quando la Bindi è stata ministro della sanità-

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6 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mafia e informazione, ecco la relazione: “Non solo minacce, così i giornali sono contigui alla criminalità organizzata” “

@ Giachetto Lamiens. Lei esorta a complimentarsi con Rosy Bindi. Se un politico fa ciò che il ruolo che ha assunto e lo stipendio prevedono, perché bisogna fargli i complimenti? Per una relazione che raccoglie informazioni che non sono particolarmente originali, ma sono godibili per chi ama rivedere sempre lo stesso film, quello sulla mafia onnipotente causa di tutte le ruberie?

Quando si è trattato di eliminare qualcuno inviso alle multinazionali farmaceutiche per le informazioni che produceva, allora la sig.ra Rosy Bindi “è stata nelle loro disponibilità”. Oltre a mafia e corruzione vi è l’asservimento ai poteri forti, e la lotta con la bocca alle prime due spesso copre l’affiliazione alla terza grande forma di criminalità.

@ Giachetto Lamiens. Io credevo che “le regole” le stabilisse la Costituzione, non il Capitale. E che neppure “il Capitale” avesse la facoltà di fare, per proteggere affari sporchi, quello che fanno i mafiosi per proteggere i loro, di affari sporchi. Mafiosi i quali peraltro ormai sono capitalisti. Il suo è un discorso di giustificazione dei crimini di stampo mafioso, se commessi a favore del “Capitale”; descrive una ineluttabilità del “convivere” con i crimini mafiosi che vadano a favore di grandi interessi; che è ciò che accade. Da parte di un claquer di Rosy Bindi, è una conferma dei rapporti di congruenza tra l’antimafia di un politico come la Bindi e la grande criminalità “capitalista”, dietro alle rivelazioni dei segreti di Pulcinella presentati come grandi retroscena.

Del resto, Falcone fu accusato da un superiore di attentare all’economia della Sicilia. Io vorrei sentire dai vari grandi nomi dell’antimafia per quale motivo bisogna combattere la mafia. La risposta non è scontata, come quella istintiva dell’uomo della strada per il quale i motivi sono primariamente etici, la mafia essendo una cosa orribile e iniqua. Come mostra la sua risposta, appare che le finalità della lotta istituzionale alla mafia siano altre, piuttosto sofisticate; e che non siano lontane dai motivi che spingono le istituzioni a favorire il permanere della mafia.

@ Giachetto Lamiens. Il sistema che lei descrive lo chiamo “metamafia”: la mafia sulla mafia. Dove bisogna ringraziare chi ci vende al “Capitale” perché ci dà protezione dai “Cicciotto ‘e mezzanotte” e dagli “Scarpuzzedda”. La mafia come mostro terrorizzante che fa accettare la criminalità in doppio petto dei poteri forti, es. quella delle multinazionali, e l’antimafia come diversivo e come ricatto per ottenere consenso e spingere alla sottomissione verso forme di criminalità superiore che sarebbe non esagerato, ma riduttivo, definire mafia. La mafia come i caimani nella palude attorno a una società-prigione: caimani che servono a indurre i cittadini onesti a ringraziare per l’accoglienza concessa coloro che li tengono ingiustamente in carcere. Mi scuserà se non mi associo alle sue lodi alla Bindi; delle due, ho conosciuto la faccia che obbedisce ai voleri criminali della mamma “Capitale”, non la faccia dell’intrepida cacciatrice di picciotti. A volte penso che piuttosto che con le pluridecorate istituzioni sarebbe meglio trattare con mafiosi conclamati; che certo non sono migliori, ma almeno si sa con chi si ha a che fare.

@ Giachetto Lamiens. Se si critica la Bindi, si deve essere per i suoi avversari, dice lei. Ma la colpa è del berlusconismo, dice lei, incurante dell’alleanza di fatto tra piddini e berlusconiani. Io neppure bado alle colorazioni dei politici: credo che siate nello stesso paniere. (Non mi dica che allora sono per Grillo…) E non cerco “credibilità e considerazione” da chi come lei è incapace di usare un metro di paragone fisso, come es. i principi costituzionali, o i 10 comandamenti, o la legge morale dentro di noi, etc., ma per darsi credibilità deve ricorrere alla pratica deleteria, e questa sì da cani, di paragonarsi a standard negativi, come la mafia o Berlusconi. Contro i quali si ringhia a parole, ma li si tiene gelosamente protetti come il chilo campione di Sevres.

@ Giachetto Lamiens. Io parlo per esperienza personale. Parla di mancanza di freni inibitori lei, che disinvoltamente cita la sua di costituzione, nella quale, spiega con naturalezza, le leggi le fa il capitale, e obbedire ai suoi interessi è inevitabile; mentre è la mafia l’entità sulla quale valutare i meriti dei politici. Sì, in effetti alla mafia è stato fatto assumere un ruolo di tipo costituzionale, di termine di paragone negativo in sostituzione dei principi nobili, mentre è considerato fuori discussione che si debba obbedire ai potentati economici. Il suo tono è pacato, ma i contenuti, che riflettono le giustificazioni della nostra brillante classe politica, sono orgiastici. Io non avrei questa sua sicumera nel professare credenze che suonano come una confessione. Non so quali siano le sue “posizioni ideologiche e politiche”, né mi interessano, ma il suo spirito è democristiano come quello della Bindi, e dei tanti che hanno portato all’istituzionalizzazione della mafia in funzione dell’asservimento della politica ai poteri forti.

@ Giachetto Lamiens. Mi fa piacere che l’abbia presa bene. Si può essere democristiani senza saperlo. Sciascia osservò, citando un altro autore, che il mafioso non sa di esserlo. Lei lo è, democristiano, anche nell’attribuirmi cose che non ho detto, e nel rimangiarsi ciò che ha scritto: ”le regole le stabilisce il capitale”, “le confermo che nel nostro paese le regole e le leggi le fa il capitale (e regna sovrano)”. Anch’io trovo elementi positivi nello scambio: le sue affermazioni confermano l’idea che mi sono fatto sulla attuale lotta alla mafia, e sugli appoggi istituzionali alla criminalità dei poteri forti; anche se questo non mi mette di buonumore.

@ Giachetto Lamiens. Il suo modello, nel quale comanda il capitale, e la democrazia è quindi una fictio, che incastona un’antimafia perenne che i cittadini devono riverire non appena raggiunga i livelli rappresentati dalla Bindi, spiega davvero tanto. La mia proposta, visto che ricorre al vecchio “le critiche devono essere costruttive” è che lei scriva un libro sulla distopia che descrive. Rivaleggerebbe con “1984” di Orwell, aprirebbe gli occhi a tanti, e forse qualche candidato decente e autentico si presenterebbe, sempre che il Grande Fratello capitalista non si avvalga di una Bindi o analogo per fermarlo.

@ Giachetto Lamiens. Forse ad essere stravagante è il suo “bipensiero”. Io comunque la ringrazio, perché nel suo patchwork di spiegazioni ad hoc, pezze e toppe, di furie francesi e ritirate spagnole, si può identificare una descrizione realistica e interessante del ruolo dei politici e delle istituzioni sotto il liberismo.

@ Giachetto Lamiens. L’informazione è azione concreta. Cambia le opinioni delle persone, le fa agire in maniera diversa; per questo è temuta da chi organizza sistemi criminali; è il tema dell’articolo, limitatamente alla mafia. Quanto uno sia concreto nella suo opposizione, lo si può valutare dal trattamento che gli riserva il malaffare che attacca. Leggendo cosa scrive, penso che in chissà quanti summit di capobastoni il suo nome sarà stato pronunciato digrignando i denti, come quello di un tremendo bindiano che rende la mafia un business decotto …

@ Giachetto Lamiens. E quanti speculatori di borsa, padroni delle ferriere, junker prussiani, saranno di colpo incanutiti leggendo i suoi scritti. Mentre odontotecnici e parrucchieri la considerano un amico delle loro categorie.

@ Giachetto Lamiens. Veramente sono le mie denunce e proposte in campo medico che hanno determinato comportamenti discriminatori e afflittivi nei miei confronti tramite le istituzioni dello Stato. Ma, per le ragioni che lei ha spiegato con voce tonante, non vi è l’equivalente della commissione antimafia quando gli stessi atti anziché a favore dei mafiosi sono a favore di quello che lei chiama “il Capitale”. Anzi … E le mie tribolazioni includono anche il dover fronteggiare su internet i SECO (quelli che associano il Servo Encomio verso il potere al Codardo Oltraggio verso chi è inviso al potere). In questo caso, un SECO aggregato alla Commissione Antimafia.

@ Giachetto Lamiens. “Fare il gioco della mafia” è un classico. Infatti è anche una delle voci del Dizionario del perfetto mafioso di Dalla Chiesa jr. Una laidezza che mi è già stata rivolta. Come si esce da questo rimpallo di accuse? Secondo me, guardando oltre che alla mafia anche agli altri poteri che attaccano la Nazione; e valutando da che parte uno sta non in base alla poltrona, o a dichiarazioni, proclami e applausi ma in base a ciò che fa, e a quanto fa rispetto ai mezzi che ha. Tra quanto ho scritto vi è anche questo concetto, che in parte ho ripetuto qui, che nei suoi termini attuali l’antimafia, e la sacralità che ad essa è riconosciuta, sono funzionali all’asservimento ai grandi poteri economici. Clara Booth Luce scrisse che i democristiani ci marciavano sull’anticomunismo, agitando il comunismo ma evitando di eliminarlo. Mi pare che il doppiogiochismo democristiano non sia morto, e che stia avvenendo qualcosa di analogo con la mafia, che riveste il ruolo dell’unico “malamente” sul palcoscenico mediatico (di recente gli si è aggiunta “la corruzione”), mentre i paladini che agli occhi del pubblico la combattono dietro le quinte aiutano poteri non meno nefasti. Sui reati es. delle multinazionali farmaceutiche, che ricercatori e editori accreditati hanno paragonato, per centinaia di pagine, sensu strictu ad una mafia, ci sono un’omertà e un appoggio istituzionale che distinguere da quelli di cui godeva la mafia nei suoi anni “d’oro” è più una questione semantica che di sostanza.

@ Giachetto Lamiens. Lei come molti vede la lotta al crimine come una grandezza scalare: chi più ne mette, e si oppone a politici che lo favoriscono, è comunque da lodare. Non può che “andare nella direzione giusta”, conclude. Invece è una grandezza vettoriale: essendo una strategia, bisogna vedere se la distribuzione, la posizione, l’orientamento e l’intensità delle forze disponibili sono quelle giuste. Lei dice, i barbari da Nord hanno occupato Roma, siamo già vinti, però passiamo il tempo a combattere le feroci tribù autoctone che attaccano da Sud e i loro alleati nel senato. E qualsiasi cosetta facciamo è da lodare. Questo ripiegamento in forma di attacco favorisce i potenti barbari del Nord, che passano indisturbati le Alpi. L’assenza della mafia porterebbe a scomodi imbarazzi. La mafia e i suoi fiancheggiatori andrebbero non combattuti ma eradicati, stroncati, perché costituiscono una manovra diversiva, una spina nel fianco, una quinta colonna che ci indebolisce rispetto alle altre forze che coartano la nostra libertà. Forze “occupanti” con le quali invece si collabora; anche eseguendo i mandati delle liste di proscrizione, o omettendo di impedirli. Una scelta forse giustificabile in nome del più cinico e molle realismo; ma lei vuole le lodi. Lei precisa di non essere cattolico, ma ripete gli schemi cattolici che hanno da secoli reso l’Italia terra di conquista perché venduta dai suoi governanti.

@ Giachetto Lamiens. Lei dice che per eliminare la mafia occorre eliminare il capitalismo. Cioè abbattere l’economia mondiale e rifondarla su basi radicalmente diverse. A questo punto avrebbe potuto dire che bisognerà aspettare la prossima glaciazione. La mafia non come “fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine” ma come datum ontologico, quanto il sistema economico. Ricorda alcuni autori che mentre appaiono criticare un fenomeno lo dipingono come strapotente e quindi da accettare. Facendone così un’apologia. Toni Negri sull’Impero della globalizzazione, E. Severino sulla Tecnica.

Mi scusi se rispondendole “impedisco di porre fine al discorso”, come è pure mio desiderio. Stabiliamo che l’ultima parola è la sua in ogni caso. Non me la prenderò, anzi le sarò grato. Oppure dica qualcosa di neutro, di blando, che mi consenta di non risponderle.

 

@ Giachetto Lamiens. Ecco, basta che l’Italia si sostituisca a Cuba. Oltre che non auspicabile, non sarebbe “mica semplice, comunque”: le consiglio “The shock doctrine” di N. Klein, una rassegna dei massacri coi quali è stata imposta nei vari paesi la dottrina liberista di M. Friedman. Include il golpe in Cile, durante il quale i medici che davano noia alle multinazionali farmaceutiche furono prontamente assassinati. Fa apparire al confronto come dei balordi di strada i mafiosi nostrani. Mafiosi che sono da annoverarsi tra la manovalanza locale per l’esecuzione di questi piani; insieme a tante persone perbene che si occupano di ottenere con metodi incruenti (v. il libro citato) le epurazioni che furono eseguite in Cile.

@ Giachetto Lamiens. Secondo Giuseppe Flavio la bilancia sarebbe stata inventata per primo da Caino; la sua di sicuro non è di quelle con la migliore genealogia. Le cose che dico stanno tutte su un piatto solo. Non vedo dove sia la “pochezza” del prendere Cuba come esempio di paese non capitalista (che si sta avvicinando all’Occidente). Cosa avrei detto di così meschino su Cuba, e cosa ciò spiegherebbe, poi dovrebbe dirlo. Che fa, “parla siciliano” (Camilleri) mentre esalta l’antimafia? Devono essere stati il mio riferimento alla Bindi, alla convergenza verso lo “italian desk” della mafia e dei carrieristi dell’antimafia, e il trovarsi incrodato sugli specchi, a spingerla all’insulto scomposto e alla provocazione.

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19 settembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di A67 “Camorra a Napoli: le #mafie sono ‘elemento costitutivo’ dell’Italia tutta”

La lotta alla mafia, per come la intende la Bindi, serve anche a questo: a scaricare le responsabilità diffuse, e le responsabilità dei vincenti, addossandole a una parte. Le sue affermazioni, dette da chi di professione dovrebbe eliminare la mafia, sono inoltre un’autoassoluzione: se un territorio soffre per forme truculente di criminalità la colpa è dei suoi stessi abitanti, che le generano; non dello Stato che coltiva la cancrena. I napoletani non sono affatto innocenti; a loro volta autoindulgenti, hanno gravi colpe nello sfascio delle loro città. Ma non sono costituzionalmente più camorristi degli intrallazzoni massoni del lindo senese, da dove viene la Bindi, o degli imbroglioni cattolici della Lombardia produttiva. O dei politici che attaccano il ciuccio dove vuole il padrone, e invece di agire pronunciano considerazioni sociologiche grossolane che sono in realtà una conferma dello stato di vessazione; una ripetizione della maledizione sotto la quale giace il Sud.

@ Gianni Travaglia. Lei non ha un grande spirito garibaldino … Con questo mettersi paura da soli nessuno si opporrebbe mai all’oppressione e alla prepotenza.

@ Calibro9mm. La mafia e l’antimafia fanno comodo a tanti; distolgono dai crimini dei colletti bianchi, giustificano impunità e facilitano ruberie e soprusi nella parte dell’Italia dipinta come onesta. I napoletani si prestano bene come spiegazione per mantenere sine die questo focolaio diversivo rappresentandolo come inestinguibile.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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18 gennaio 2017

Censurato dal blog de Il Fatto

Commento al post “Massoneria, Bisi (Goi): “Non darò elenco all’Antimafia. Non ci sono parlamentari iscritti”

La libera consultazione degli elenchi completi ed esaustivi degli iscritti alle varie massonerie – incluse le forme affini come l’Opus Dei e CL – sarebbe un passo semplice e praticabile per rendere il cittadino comune meno indifeso, e il suolo italiano meno propizio alla crescita e persistenza di malerbe. Peccato che gli antimafia e i grillini su modeste misure del genere stiano zitti, votati come sono a spendere le loro virtù guerriere in ben altre battaglie.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

Vedi: Il monopolio corrompe i lavoratori. 10 novembre 2017. In: Milizie bresciane

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24 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Bindi a La7: “Non esisterebbe senza la copertura degli apparati dello Stato. Nordio? Non mi convince la sua idea sulla criminalità” “

Ieri sera Report ha mostrato che da molti anni erano stati segnalati i legami di Tumbarello, il medico massone che copriva Messina Denaro, con ambienti compromessi con la mafia. Eppure Tumbarello è stato consulente dei magistrati, a spese del contribuente*. “Apparati dello Stato” sta per servizi. “Borghesia mafiosa” sta per il versante piduista della massoneria; quest’ultima espressione però non è solo un eufemismo, ma un coprire spostando i picchetti di confine. Il cartello “hic sunt” andrebbe posto alle pendici dell’altro versante, il versante “Rotary”, quello delle varie consorterie laiche e cattoliche dei perbene.

*Le “protezioni” di massoneria e imprenditori nella latitanza di Messina Denaro. Avvenire, 18 gennaio 2023.

 

 

“Manco con gli occhiali”

9 February 2011

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Umori nazionali. Non è solo indifferenza” dell’8 feb 2010

L’abulia politica ed etica della gente non è peggiore di quella della classe dirigente che dice di difenderne gli interessi. Formigoni può dire ciò che vuole sull’inquinamento, ma nessun tecnico o politico gli dice nulla (*). Poi si pretende sensibilità e indignazione dalle masse.

“Per di più le connessioni tra i ministeri della Sanità e del Welfare sono sgradevolmente strette: per esempio, la moglie del ministro Sacconi è direttore generale di Federfarma … Infatti il governo Berlusconi ha già manifestato l’inquietante tendenza di permettere a interessi industriali di estendere la loro influenza su agenzie dello Stato” (“Clean hands, please”, Nature 7 ago 09. Nel commentare la partecipazione del Ministero della salute nella truffa ai danni dello Stato del vaccino per il virus A/H1N1).

Federfarma è “la lobby delle 200 aziende farmaceutiche italiane”. “Il suo compito più importante è di negoziare con l’AIFA [che opera sotto la direzione del Ministero della salute] la presenza dei medicinali nel prontuario, l’iter organizzativo, prezzo e rimborso pubblico”. (F. Astone. Il partito dei padroni. Come Confindustria e la casta economica comandano in Italia. Longanesi, 2010).

La notizia non è un segreto, ma, su cento persone, quante sanno e si indignano di questa promiscuità istituzionale, e delle sue conseguenze, e quante sanno di Ruby e le altre? Quali forze, quali voci, li informano e sensibilizzano ? B. è pronubo tra lobby industriali ed ente controllore. I suoi oppositori no ?

Così, dando il buon esempio, da un lato B. e la sua corte stanno insegnando al popolo la meritocrazia sessuale. Più in generale stanno insegnando che, sesso a parte, mettere la propria persona sul mercato è giusto e necessario. E quando ci si è venduti non ci si indigna più sul serio.

Mentre, dall’altro lato, i suoi severi censori al popolo insegnano col loro esempio il dovere civico di vigilare sulla vita privata dei governanti; e a farlo nei limiti della correttezza e del buon gusto, rispettando la sfera più intima e i luoghi più sacri; evitando pettegolezzi su argomenti da Novella 2000 come il controllo sulla spesa pubblica per la sanità, o l’influenza di Confindustria sulle loro vite; sulla salute loro e dei loro figli.

Così la gente certi andirivieni “non li vede più manco con gli occhiali”. Però conserva un fremito, un’eco della perduta innocenza, davanti alle storie di cronaca tristi da piangere che gli presentano i media.

* Ratio formigoniana
https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/08/ratio-formigoniana/

 

 

 

Obbedienza alle regole e obbedienza delle regole

8 February 2011

Blog di Bruno Tinti

Commento al post “Metti una sera al buffet” – “Mondo delle regole” del 4 feb 2011

A proposito delle cose che succedono nel meraviglioso mondo delle regole:

Ratio formigoniana

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/08/ratio-formigoniana/

Un principio come “L’omicidio è vietato” è stato parecchio addolcito da regole giuridiche, religiose e politiche:

La lama e il manico: la violenza indiretta

https://menici60d15.wordpress.com/2008/04/11/la-lama-e-il-manico-la-violenza-indiretta/

Credo che sia appropriato, soprattutto dato lo sfascio, anche quello al quale fanno riferimento il dr Tinti e altri magistrati, un approccio “assiomatico”, che distingua nettamente le regole dai principi; che vanno dichiarati esplicitamente, e ai quali le regole devono obbedire.

La fallacia delle regole

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/05/la-fallacia-delle-regole/

I cittadini obbediscano alle regole. Ma le regole devono obbedire a giusti principi. Che devono formare un giusto insieme.

https://menici60d15.wordpress.com/

La mezzastriscia

4 February 2011

Blog di Beppe Grillo

Post “La caccia al pedone” dell’ 1 feb 2011

A Brescia, in via Bissolati, hanno risolto non rimettendo le strisce pedonali dopo che, 4 mesi fa, hanno riasfaltato l’ultimo tratto della strada. Tanto non servono: le auto e i bus in genere non si fermano, e qualcuno ti punta pure. Sulla via, trafficata nelle ore di punta, si affollano i cantieri della Coop edilizia, di un nuovo centro commerciale, della metropolitana, di una Radioterapia. Milioni e milioni di euro, ma non i quattro soldi per ripristinare le strisce. I passaggi di auto civili e della polizia del Comune si sprecano, ma niente strisce.

Sarebbe lungo discutere i diversi motivi per i quali le strisce non andavano tolte. Uno semplice e importante è che su quel tratto c’è anche un grosso ospedale. Le “Suore ancelle”, orgogliose custodi della opulenta e tecnologica Poliambulanza, trovano a misura d’uomo la cancellazione delle strisce davanti all’ingresso di un ospedale, in un punto dove attraversano pazienti e loro familiari. Una mezza cancellazione: perché a differenza delle altre due strisce, scomparse del tutto, qui è rimasta la striscia, sbiadita, su una sola delle due carreggiate, oltre uno spartitraffico. Uno scherzo da preti.

La mezzastriscia, la striscia sospesa, che ti porta in mezzo alla strada e ti lascia lì, è metafora delle forme abusive e malevole del potere istituzionale, che predica ipocrita e perfido “le regole” per poi negarle a chi le ha seguite. La sorte di tanti cittadini, e pazienti. Simboleggia bene quelle situazioni ibride e insidiose, metà e metà, tra ordine e caos, tra legalità e legge della giungla, forse peggiori dell’assenza totale di leggi, dove crescono bene le larve della mentalità mafiosa.

Copia della presente viene inviata al Prefetto di Brescia Brassesco Pace, all’Assessore comunale al traffico e mobilità Nicola Orto e al Presidente di Brescia trasporti Andrea Gerardi.

Il come e il cosa

2 February 2011

Blog di Piergiorgio Odifreddi su Repubblica

Commento al post “Grazie Minetti ora sappiamo” del 28 gen 2010

Non accettato 2 feb 2011 ore 9:25

Il prof Odifreddi nota che “le abitudini sessuali del premier hanno purtroppo trasformato gli italiani in un popolo di ossimorici guardoni-puritani”. Sono d’accordo, ma “l’ossimoro” è anche negli scandali, che sono allo stesso tempo roba secondaria e sviante, da guardoni o poco più, oppure gravissimi: a seconda da che li si guardi sotto il profilo, rispettivamente, del “come” politico o del “cosa” politico.

Se vogliamo ordinare una lista, ciò è il “cosa”. I diversi algoritmi di ordinamento possibili sono il “come”. Qui il “come” è come condurre il liberismo: se sobriamente oppure alla maialesca. Limitandosi a combattere le forme più pittoresche e svaccate del liberismo senza metterlo in discussione si fa una bella figura, ma in realtà si perfeziona e si tempra il liberismo, che prevede forme legalizzate di mercificazione della persona. Ed è questa la posizione degli ambigui censori di Berlu, già suoi alleati, e tuttora suoi sodali in altri campi. Il “cosa” è prendere il Rubygate come esempio della mignottificazione generale, fase adolescenziale del liberismo; e contrastare la tendenza storica prendendo lo scandalo a luci rosse come caso particolare delle conseguenze perniciose di un modello sbagliato.

A proposito segnalo il post:

Il pornografico e l’osceno

Il pornografico e l’osceno

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Il pornografico e l’osceno

30 January 2011

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “L’inevitabile punizione della storia” di Felice Lima del 22 gen 2011

1. Distinguere tra il pornografico, cioè lo sconcio esibito, e l’osceno, cioè lo sconcio tenuto nascosto fuori scena (Scarpinato), permetterebbe di comprendere meglio cosa sta accadendo e cosa seguirà; es. la scarsa reazione del pubblico contro la guerra di Berlusconi per soggiogare i magistrati. Il Rubygate è il pornografico. Per me che mi occupo di medicina l’osceno invece è l’affermazione dell’AIRC, in occasione della giornata delle “arance per la salute”, che “E’ stato ampiamente dimostrato che il 30% dei tumori nasce a tavola” “a causa di cattive abitudini alimentari” (AGI, 27 gen 2011). (Su queste raccolte fondi v. “La questua delle multinazionali”). Tanto il Rubygate è esibito, da Berlusconi per primo, dai magistrati, dal centrosinistra, dai media, altrettanto questi stessi attori proteggono e tengono nascosta la falsità e la gravità dell’affermazione dell’AIRC.

2. Come spesso avviene, l’annuncio della “scoperta” (espressa in termini sufficientemente generici da apparire come un dato pacifico e allo stesso tempo da consentire retromarce al bisogno) ha preceduto la prova: già nel marzo 2010 il presidente della LILT, Schittulli, spiegò a Palazzo Chigi che la prima causa del cancro (35%) è la cattiva alimentazione. I meccanismi di tale legame sarebbero stati svelati ora, in occasione della giornata “arance per la salute” 2011: “L’oncologia si decide a tavola“, (In: Cibo e tumori, scoperto il meccanismo che li collega. GSK informa, 28 gen 2011. Fonti: Corriere della sera, La Repubblica, Sole 24 ore).

3. Se fosse vera, si tratterebbe di una scoperta epocale. Ma più che una scoperta è una forma di revisionismo; anche l’oncologia la scrivono i vincitori. Nel 1964 l’OMS attribuì all’inquinamento l’80% dei casi di cancro nelle società industrializzate. C’è stato chi ha criticato la stima come troppo bassa, mentre le industrie che venivano ad essere accusate hanno spinto con le loro potenti leve perché fosse ridotta. Decenni di ricerca hanno pienamente dimostrato che il cancro è causato principalmente da agenti ambientali: prima di tutto l’esposizione a sostanze chimiche prodotte dall’uomo, nell’aria, nell’acqua, e – da non sottovalutare – nell’agricoltura e nel cibo. Una causa trascurata sono le radiazioni ionizzanti, incluse quelle degli esami diagnostici. Un altro importante gruppo di cause della recente esplosione dei casi di cancro, il più osceno, quello che non si deve far sapere al volgo, e neppure all’inclita, sono le sovradiagnosi per fini commerciali (v. es. SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi). Il peso di queste cause viene così ridotto; e nell’informazione al pubblico viene annullato, perché si minimizza o si tace sul ruolo schiacciante dei prodotti chimici industriali nella cancerogenesi, sui tumori da cibi industriali, da esami radiologici, e sulle diagnosi come cancro di formazioni che biologicamente o clinicamente non sono cancro.

4. I costumi alimentari sono da aggiungere alla lista delle cause di cancro false, o descritte come enormemente più potenti di quanto siano in realtà; peraltro ben supportate dalla magistratura: es. le onde radio, con l’inchiesta su Radio Vaticana, del progressista Procuratore Amendola; o il telefonino, dichiarato in grado di provocare tumori dalla Corte d’appello di Brescia del “P2+1” Marra. Come ad Alì Agca e alla sua banda è stata accollata anche la scomparsa di Emanuela Orlandi, così l’obesità, importante fattore di rischio per diverse malattie, es. il diabete, e fattore di rischio minore per alcuni tumori (peraltro discutibile), viene elevata a causa principale del cancro.

5. Questo da un lato depista dai veri colpevoli; non si agirà contro fattori cancerogeni veri né contro eventuali relative responsabilità politiche, morali e giudiziarie; dall’altro scarica la responsabilità sulla vittima, il paziente, inducendolo a provare quel timore e senso di colpa che spinge a fare controlli “preventivi”, favorendo le sovradiagnosi; e comunque a varcare la soglia del sistema cancro col capo chino, nell’atteggiamento impaurito e sottomesso che si conviene. E’ un aspetto particolare del fenomeno della trasformazione della medicina in religione, dove la malattia non ha cause esogene, che non possiamo controllare, come il mare di veleni nel quale viviamo; ma ha cause endogene, cause in ultima istanza morali; non accusiamo la pagliuzza altrui per assolverci dalla nostra trave: il cancro viene per “stili di vita” sbagliati; è il castigo per il peccato; per non aver seguito gli amorosi precetti dei medici-prete. Si esalta e si stira la parte fisicamente fondata dell’ideologia colpevolizzante, es. i danni da fumo di sigaretta, per coprire le enormi responsabilità sulle cause industriali e commerciali.

6. L’affermazione outrageous dell’AIRC passa senza che nessuno fiati. Sul cancro le fonti ufficiali possono sostenere qualsiasi cosa, sparare qualsiasi enormità, senza alcun controllo. Aveva ragione mio nonno, calabrese, che diceva che “il peggior delinquente è quello che si fa i fatti suoi”, cioè che agisce in silenzio e indisturbato. Contro una notizia falsa e tendenziosa che danneggerà gravemente la salute del pubblico si dovrebbe agire sul piano politico e tecnico; forse anche su quello giudiziario. Ma tale dinformazione, che sarebbe di primaria importanza contrastare per il benessere dei cittadini, non solo non è esaminata, e se del caso perseguita; è attivamente sostenuta dallo Stato, e da forze locali; che oltre a favorirne le diffusione la proteggono mediante un sistema di stampo mafioso.

7. Berlusconi e i magistrati lottano all’ultimo sangue, o almeno così sembra; ma sulle cose più importanti, come la definizione del cancro, abbassano i coltelli, e anzi li puntano assieme contro lo stesso nemico. So per esperienza che il solo chiedere all’AIRC e all’AGI le referenze scientifiche che comprovino l’affermazione avrebbe come unica risposta un immediato incremento dello stalking nei miei confronti da parte delle forze di polizia; per dirne solo alcuni, CC e PS; e la temibile polizia municipale di Brescia, la città che lavora; gente che i gurkha gli fanno il solletico. Passano e spassano ovunque vada, come al Sud fanno i picciotti quando vogliono esercitare l’azione intimidatoria; o come devono avere già fatto negli Anni di piombo quando bisognava esasperare gli animi, per eccitare l’antagonismo contro lo Stato in modo da “destabilizzare per stabilizzare” (es. il Viminale sotto Cossiga); forti della posizione di scomunicato senza credito e senza diritti assegnatami in precedenza dalla magistratura; e della connivenza o partecipazione della magistratura rispetto a misure supplementari di censura. La “lotta” al cancro nello Stato di diritto funziona così; pestando l’acqua nel mortaio quanto a cure vere, cercando invece di accrescere ulteriormente il business tramite il falso, e recludendo chi guasterebbe questa fantastica macchina stampasoldi.

8. Le telefonate dall’alto – delle quali è intessuta la storia dell’Italia repubblicana – in questi casi passano senza problemi: a differenza del caso di Ruby in Questura. Ho sperimentato la disponibilità dei magistrati ad esaudire i desideri dei poteri forti quando vogliono che sia colpito qualcuno; adottano un formalismo e un immobilismo da mandarini confuciani; capisco perciò come vi siano analisti che per spiegare la scattante e vigorosa azione giudiziaria sulle mignotte del premier ipotizzano, analogamente a Tangentopoli, qualche “telefonata” da un alto più in alto che ha detto di cacciare il satrapo. Ma forse tra i magistrati o poliziotti e chi detiene il potere sommo c’è un’intesa naturale che non necessita di telefonate.

9. Quindi, a proposito delle responsabilità storiche di cui parla il dr Lima, se un giorno si dovessero stabilire quelle sul disastro cancro in Italia, i magistrati andranno accomunati a Berlusconi (ed entrambi a Prodi & c., che hanno fatto lo stesso). La sanità lombarda ha i suoi angeli custodi internazionali, che sono in sintonia con le toghe “rosse” sul tema di quali tra le tante forme di corruzione vanno combattute: la corruzione degli amministratori pubblici a favore di sé stessi o dei partiti. E’ una sanità che ha un bisogno vitale di disinformazione e mistificazione, es. questa sul cancro che si prende abbuffandosi; in una scala di priorità etiche e politiche, e anche giudiziarie, la vergognosa – e rivelatrice – presenza nei banchi di Nicole Minetti è in realtà tra gli ultimi aspetti dei quali ci si dovrebbe occupare guardando alla Regione Lombardia. Una sanità che deve il suo successo non solo alla giunta berlusconiana di Formigoni ma anche agli uffici giudiziari che hanno fornito impunità, repressione e propaganda. Per non parlare dell’appoggio dei “Glaxocomunisti” (v. Da quali minacce va protetta la Glaxo).

10. A meno che non sia palesemente infondata, e questo non è certo il caso, non si ha il diritto di attaccare i magistrati perché esercitano l’azione penale. Ma è lecito comparare ciò che fanno legittimamente con ciò che omettono, o che non potrebbero fare e invece fanno. Se la lotta al pornografico straripa dalle prime pagine e quella all’osceno non occupa neppure un trafiletto viene meno l’autenticità. La gente non capisce cosa avviene nel campo dell’oncologia; né, lo vedo su di me, in chissà quanti altri campi dell’economia; ma spesso vive direttamente sulla propria pelle una parte dell’osceno, e percepisce a naso che questi scandali pornografici sui media sono integrati in una situazione distorta e falsa, dove i problemi principali non si toccano, dove non ci si spinge oltre il secondario, il collaterale; ciò provoca disincanto per l’impegno sulla sfera pubblica, in una popolazione che ha già una scarsa tensione civile.

11. Il tema sessuale, sfruttato anche all’estero, es. con Clinton (v. Noemi e la nascita della sanità integrativa), colpisce nuclei psicologici profondi, dando così l’impressione di una incisività dell’azione del sistema di controllo del potere; di un profondità etica e politica che invece è latitante. L’etica non risiede nelle mutande; tanto meno l’etica pubblica. Con tutti i suoi grandissimi meriti in altri contesti, meriti per i quali le lodi non saranno mai troppe, la vulva non può occupare il posto centrale nel discorso politico. L’enfasi sui reati a sfondo sessuale nell’opposizione a Berlusconi appare come un modo, che può far comodo anche all’astuto brianzolo, di ritagliare tra lui e quelli che attualmente vogliono mandarlo via una differenza che ad un esame globale è più modesta di quanto venga cantata, date aree nere di collaborazione, come questa sugli affari sporchi della medicina.

12. Il danno che il berlusconismo – che ha avuto l’appoggio del clero – ha fatto alla costruzione di una società sana, giusta e civile è incalcolabile; il sexgate perlomeno porta alcuni a chiedersi fino a dove si spingerà l’aver messo il mercimonio alla base dei rapporti sociali. Le “pornae” nude, le prostitute di basso livello, oscurano forme moralmente più basse di prostituzione in giacca e cravatta. Si sta inoltre affermando un tipo di prostituzione più evoluto. Tomatis ha scritto di come l’industria chimica pagasse gli scienziati per nascondere gli effetti cancerogeni di sostanze chimiche. Ora forse c’è meno bisogno di corrompere tramite denaro. Con la videocrazia, con la mutazione culturale, cambiate le teste delle persone sta prendendo piede il costume, a rigor di termini impossibile, per il quale vi è chi si prostituisce gratuitamente; chi batte senza farsi neppure pagare.

13. La critica è quindi complicata dal fatto che focalizzando l’attenzione sui festini, forse più vantati che reali, dell’anziano premier, se da un lato si svia, e si alimenta ciò che andrebbe soffocato, dall’altro sotto un certo aspetto si mette il dito nella piaga: il berlusconismo, che va ben oltre Silvio, ha inoculato nella nazione l’ethos dell’harem. Il sesso che condisce qualsiasi interesse e lubrifica le relazioni sociali. Il bene e il male sostituiti dal piacere e dalla punizione, decisi da chi comanda. Un messaggio che attecchisce tra i giovani, e nelle moltitudini di adulti stupidi. Mediaset, e alla sua ruota la RAI, sicuramente hanno corrotto e corrompono en masse minorenni normali col loro messaggio. E’ OK usare il sesso perfino per la propaganda istituzionale di trattamenti medici, che invece andrebbero criticati (v. L’amore come forza antiegualitaria).

14. Il berlusconismo è l’adolescenza del liberismo. La vendita del corpo come oggetto sessuale anticipa una più ampia liberalizzazione. Nel liberismo maturo mettere legalmente sul mercato corpo e anima è ammesso, e incoraggiato come unica salvezza. Lo American journal of kidney disease (2009. 54:1145) ha pubblicato un articolo che propugna forme legalizzate di vendita di un proprio rene da parte dei poveri; per mettere fine al traffico d’organi, dicono. Si pone rimedio al male istituzionalizzandolo, al disordine con un ordine patologico; credo che questa sequenza, dalla fase selvaggia a quella regolata, avverrà anche col berlusconismo, che è propedeutico come sono propedeutici i suoi scandali: il resto del lavoro lo faranno i compassati successori di Silvio. Forse dopo il bauscia, con le sue storie di letti trafficati come negli stanchi sogni di qualche pensionato, arriveranno usurai dai modi sobri, che considereremo dei liberatori.

Copia della presente viene inviata con racc online a Piero Sierra, presidente dell’AIRC, Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico dell’AIRC, e Roberto Iadicicco, direttore dell’AGI.

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Blog di Bruno Tinti

Commento al post “La parte lesa” del 29 gen 2011

Commovente. Come la Piccola fiammiferaia. Mi permetto di suggerirle di segnalare alla polizia o alla magistratura un possibile caso di prostituzione minorile. Però siamo seri, i bambini rendono. Ricordo una bambina di 11 anni che scappava letteralmente dai CC, che la cercavano per obbligarla alla chemio; su ordine dei giudici, ai quali l’avevano chiesto i medici. La bambina non conosceva la medicina né il diritto, ma aveva tutte le ragioni, mediche e morali, per scappare. Portava al collo una di quelle collanine ottenute da una molla fatta di un filo di plastica bruno, che aderiscono alla cute tanto da dare l’impressione di un tatuaggio. La moda di quelle collanine durò poco. Quanto la bambina. Quando morì in diversi avrebbero dovuto rispondere di omicidio; allora gli zeli si spensero, o si capovolsero, e si mise a tacere tutto. I bambini rendono:

Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

E gli sconci non hanno tutti la stessa fortuna. Ci sono quelli esibiti e quelli occultati:

Il pornografico e l’osceno

Il pornografico e l’osceno

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Reati contro l’economia

23 January 2011

Blog di Bruno Tinti

Commento all’articolo “Il padrone dello Stato” del 22 gen 2011

La lotta antiberlusconista centrata sulla vulva finirà come è finita per gli operai FIAT che anni fa guardando “Drive in” in tv si sentivano degli arrivati. I culetti di Ruby e di Nicole, oggi in primo piano nella riflessione politica, scompariranno come “le nevi dell’altro anno”; resterà invece ciò da cui hanno distolto. Il dr Tinti va oltre il livello porchereccio, osservando che Berlusconi prima che un mignottaro e un corruttore di minorenni è “un uomo pericoloso, come tutti quelli che commettono reati contro l’economia”.

Il tema dei reati contro l’economia, di ciò che costituisce colpa verso l’economia, è fondamentale; ma è ampiamente trascurato dati alcuni suoi aspetti irriducibilmente equivoci. Es. pochi giorni fa uno studio su un’importante rivista scientifica USA (JNCI) ha previsto che tra 10 anni la spesa per la cura del cancro, già esorbitante, sarà cresciuta di due terzi (83 miliardi di dollari all’anno in più nei soli USA). Una crescita rigogliosa che è una benedizione per l’economia; mentre se il problema cancro sparisse o si riducesse sarebbe un brutto colpo. Nella vittoriosa economia liberista, il cancro è da decenni una materia prima preziosa. Le “riserve di cancro” (RM Kaplan. Disease, diagnoses and dollars, 2009) vanno coltivate e tutelate. Non si contesta formalmente l’art. 499 del C.P. a chi vi attenti. In questi casi “delicati” si esercita l’azione penale seguendo un altro codice; come si è fatto con Falcone, che anche secondo il suo superiore Pizzillo andava fermato per il bene dell’economia.

Berlusconi non danneggia ma protegge gli aspetti criminali del business medico. I suoi pacati “oppositori”, ancor più pronti di lui nel riconoscere ai poteri forti della finanza e dell’economia una signoria sullo Stato, preso il suo posto proseguiranno, accentuandola, l’opera di protezione dei crimini dell’economia legale. Il dio dell’economia verrà saziato sempre più attraverso la malattia e le cure.

https://menici60d15.wordpress.com

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Blog di Domenico Finiguerra – Il Fatto

Commento al post “Un altro agnello ?” del 3 mar 2011

[La sostituzione dell’art. 41 della Costituzione] E’ l’adeguamento della Costituzione formale a quella reale:

Reati contro l’economia

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27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlmento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

 

L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA

21 December 2010

Blog Il Fattto, Aldo Giannuli et al. 21 dic 2010

Un alto magistrato ha affermato di non aver pensato neppure per un momento a cause naturali quando seppe della morte improvvisa del Capitano De Grazia. Che quello di Calipari sia stato un omicidio volontario premeditato lo scrissi il giorno del funerale, e lo ripetei quando l’indagine fu archiviata (v. “Calipari: virtù militari e diritto” sul sito https://menici60d15.wordpress.com/).

Ora Wikileaks rivela che il governo Berlusconi tramò per evitare che la verità, tramite le indagini dei magistrati, venisse a galla. Il PD, anche per bocca dello “zio d’America” Ignazio Marino, ha chiesto indignato a Berlusconi di dare conto. Ciò per me conferma che Wikileaks disinforma, a favore degli USA, imbrogliando ancor più le carte mentre rivela parzialmente il vero. (v.”Da quali minacce va protetta la Glaxo” sul mio sito).

La “rivelazione” infatti implica:

– Che nessuno lo sapesse. E’ dalla Liberazione che vengono eliminati Italiani sgraditi agli USA, e tutti, istituzioni e pubblico, vilmente fanno finta di nulla sui mandanti; i quali possono pure alludere a come andò, per giochi strumentali e a riprova del loro dominio.

– Che la sinistra si opponga alla destra almeno in questo. Moro docet, è altrettanto sottomessa. E oggi forse è perfino più venduta dei piduisti riconosciuti.

– Che le eliminazioni avvengano contro una volontà forte. In realtà, gli epurandi, tipi anomali, vengono venduti. La classe dirigente, a partire dai “colleghi”, è spesso parte attiva nell’eliminazione, e il popolo, a cominciare dagli “impegnati”, è omertoso e offre bassa manovalanza per un tozzo di pane.

– Che la magistratura, “famigerata” secondo Palazzo Margherita, vada frenata altrimenti scopre la verità. Quando si tratta di fare un favore agli USA, magari quando c’è da eliminare qualcuno che non è sufficientemente servo, tanti magistrati, q. b. agli interessi della corporazione, sono sempre pronti all’obbedienza, e ben lieti di farsi depistare.

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Segnalazione sul blog “Uguale per tutti”, post “Di cosa ha bisogno l’ANM”  21 dic 2010

La Procura di Roma ha dichiarato di avere agito correttamente. La vedova Calipari si è detta disgustata; a me ha aiutato l’esperienza anatomopatologica. L’associazione di categoria dei magistrati farebbe cosa buona se finalmente considerasse – esplicitamente – il tema delle persecuzioni di cittadini italiani da parte di poteri forti internazionali, e delle relative complicità istituzionali; stabilendo ciò che la magistratura può fare a riguardo; e soprattutto, ciò che non dovrebbe assolutamente mai fare.

Un campo che può procurare alle caste che detengono i poteri dello Stato forti e facili vantaggi senza rischi; come è proprio di chi ha venduto l’anima al diavolo:

L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA

https://menici60d15.wordpress.com/

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Blog de “il Fatto”, post di Alessio Liberati “Io, giudice, pericolo per la democrazia” 26 dic 2010 e di Bruno Tinti “Vogliamo i colonnelli” del 31 dic 2010

Le dichiarazioni di Wikileaks riguardanti la magistratura mostrano come quando si favorisce un potere forte si mette la propria reputazione nelle sue mani. Penso che l’uscita di Wikileaks su D’Alema/Spogli vs. i giudici nemici dello Stato, subito dopo quella sull’insabbiamento, vergognosissimo per tutti quanti, dell’omicidio Calipari, sia la carota dopo il bastone. I magistrati italiani non sono la pecora nera tra i poteri dello Stato. Ma è falsa anche l’implicazione ovvia che siano al contrario nell’insieme un baluardo della democrazia. I magistrati non sono rossi o neri, ma fanno parte a sé. Non aspirano a incarichi pubblici per rubare come i politici; ma prosperano in un sistema giudiziario scassato e servono il più forte. Non il più forte tra i pupi, ma il puparo. I magistrati pericolosi per il potere, o antipatici agli USA, sono una specie estinta, anche per morte violenta, o in via di estinzione; e comunque non ci meritiamo magistrati eroi, che pure ci sono stati. La massa dei magistrati sono un asset per gli americani e per il partito americano; un asset da proteggere anche fornendogli credenziali, false, di imparzialità, o addirittura di frondismo rispetto ai suddetti poteri. Una favola che attecchisce bene nell’attuale sistema a ruoli scambiati, dove le forze progressiste sono “magistratofile”, seguendo il costume italiano di opporsi alle vessazioni del potere cercando un “potere buono” col quale schierarsi. Io vedo che anche i magistrati, quando si tratta dei desiderata USA, frequentano livelli bui e luridi; livelli dove la democrazia è una barzelletta per i fessi:

L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/21/1744/

Calipari: virtù militari e diritto https://menici60d15.wordpress.com/2008/06/21/calipari-virtu-militari-e-diritto/

Da quali minacce va protetta la Glaxo https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

https://menici60d15.wordpress.com/

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Vedi anche:

I “capitano Peugeot” nell’Italia sottomessa
La terza testa del mostro
C’è la parola: compradora

Brescia non solo bombe

23 November 2010

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “La sentenza di Brescia: lo Stato e le stragi” del 22 nov 2010

“La questione è una città che con la forza del muratore e lo sguardo ampio dell’architetto, sappia costruire fondamenta sociali solide”. (Giornale di Brescia, conclusione del fondo del direttore, 16 nov 10, giorno dell’assoluzione per la Strage)

Ho già commentato sulla sentenza di assoluzione (v. La Leonessa, sul sito menici60d15). Il commento del prof. Giannuli contiene molti aspetti istruttivi e coraggiosi. Avrei volentieri evitato di criticare altri aspetti di quanto scrive una persona delle sue conoscenze e capacità, alla quale si deve gratitudine per la sua opera di studioso, per la luce che ha fatto sull’eversione, e apprezzamento per la sua disponibilità alla discussione coi “quisque de populo”. Ma sull’impunità dell’eversione a Brescia mi considero una “persona informata dei fatti”, o meglio una vittima; e davanti ad alcune analisi mi sento come un tale al quale abbiano sparato, che dice che gli hanno tirato una revolverata, e che si sente rispondere da un ottimo perito balistico che è falso, in quanto è stata usata un’arma semiautomatica, non un revolver.

Alcuni contemporaneisti e altri analisti dell’eversione pare non ci tengano a trovare un principio unificante, ciò che in altre scienze viene considerato il più appetibile dei traguardi: es. l’origine microbiologica delle malattie contagiose, la tavola periodica degli elementi chimici, la deriva dei continenti, l’unificazione delle forze fisiche, l’identificazione delle pulsioni di base della psiche. Non che tale principio unificante debba esserci necessariamente (a volte anche per alcuni campi delle scienze “hard” si è concluso – ma dopo averlo cercato – che non esiste). Pare che chi si occupa di storia del terrorismo consideri dilettantesco e antiscientifico ricercare ciò che in altre discipline è il “Santo Graal”.

Prevale la visione “folignocentrica” dell’eversione (dal detto folignate “Foligno è lu centru de lu munnu”), per la quale l’eversione è un fenomeno essenzialmente locale: nazionale, e a volte addirittura provinciale; visione che è uno degli effetti della “tuboscopia”, l’analizzare meticolosamente singoli eventi uno a uno, come guardando con un occhio attraverso uno stretto tubo, orientando il tubo nelle direzioni opportune; e poi mettendo i fatti così selezionati uno accanto all’altro per sostenere una tesi, spesso preordinata; ma senza perseguire una sintesi complessiva, che, assegnate per quanto possibile a tutte e ad ognuna delle tessere disponibili le reali relazioni con le altre, si sforzi di scoprire cosa rappresenta la figura incompleta che emerge dal mosaico; in questo caso, un“pantocratore” terreno. Prassi che, spacciate per rigore, davanti ad alcune generalizzazioni consentono di gridare alla “dietrologia” anche quando si tratta di segreti di Pulcinella.

Ne consegue un’aderenza a un canone, a una regola di bon ton, o forse di sopravvivenza, che impone che l’eversione sia stata un fenomeno endogeno nazionale, dovuto a scontri di inenarrabile complessità tra DC-PCI, neri-rossi, Franza-Spagna, etc., animati da 4 coglioni esaltati che però, all’opposto dei buoni che avrebbero dovuto fermarli, erano incredibilmente abili e fortunati nel fare danno; con l’aiuto, a volte, di alcuni strani figuri delle istituzioni, peraltro sostanzialmente sane. Chi parla di mandanti esteri es. sull’uccisione di Moro è un “pistarolo” (ho assistito a una conferenza, al circolo bresciano “A. Moro”, dove tale tesi, sostenuta da un autorevole esperto e primo cittadino, DS, di Brescia, è stata corretta, non da un anarchico del Ponte della Ghisolfa, ma, sia pure blandamente, dall’allora ministro degli Interni, Pisanu, che ha citato a supporto l’Hyperion). Alcuni concedono che vi sia stato qualche influsso estero; però non si sa, e non è detto fossero solo e sempre gli USA, anzi… e poi neanche i vertici Usa sono monolitici… e così ad infinitum.

Venendo incontro alla storica soggezione del popolo e della classe dirigente italiche verso i forti, alla storica tendenza ad accettare chi sta in alto con la frusta e lottare solo sull’asse orizzontale, tra bande; e producendo un enorme fascio di dati slegato, privo di un principio informatore, difficile da maneggiare, dal quale si può estrarre e nel quale si può tenere nascosto ciò che si vuole, la “tuboscopia” e il “folignocentrismo”, nelle varianti accademica e giornalistica, ipertrofici a scapito della sintesi e del taglio pratico che l’importanza vitale dei temi imporrebbe, sono da contare tra i fattori che hanno favorito l’impunità. Fuciliamo i brigatisti; ora e sempre Resistenza; ma scherza con i fanti e lascia stare i santi. Anche se l’abbondante produzione saggistica e di denuncia ha costituito una qualche barriera, come un muro di libri, contro la strategia delle bombe e degli assassini politici.

Personalmente, estraneo sia ai rossi che ai neri che a qualsiasi fazione, senza competenze professionali specifiche ma avendo dovuto interessarmi obtorto collo all’argomento, credo, grazie all’ampia produzione di storici e analisti, e per esperienza personale in USA e in Italia, che con tutti i distinguo, le pieghe, le eccezioni, i fattori ausiliari, le convergenze d’interessi, le giravolte, i buchi neri, i cerchi concentrici, i burattini senza fili etc. vi sia un principio alla base di tutta l’eversione, di tutta l’eversione che ha contato e che ha fatto ciò che ha voluto; e che questo principio sia l’influenza della politica estera statunitense; a sua volta determinata, prima che dalla geopolitica, dai grandi poteri economici dei quali il governo USA è il braccio operativo. E penso che, oltre a chi ne ha scritto, moltissimi altri sanno, cento volte meglio di me, che il re è nudo.

Il principio unificante dei voleri degli USA può spiegare ad esempio quanto considera il prof. Giannuli, che il terrorismo rosso sia stato perseguito più efficacemente di quello nero, anche oggi che i magistrati non hanno simpatie per la destra; data l’inclinazione diffusa tra politici, magistrati e forze di polizia a compiacere, chi pancia per terra, chi facendo il pesce in barile, il potere vero, e quindi gli americani: il terrorismo nero era più vicino, sul piano ideologico e operativo, non solo ai servizi ma anche ai veri mandanti.

Quello che vorrei testimoniare, anche avendo visto – e sentito – da vicino alcuni dei protagonisti della “battaglia” per la verità sulla Strage, è che a Brescia, più ancora che nel resto del Paese, tali interessi di Stati Uniti e altri paesi influenti vengono serviti, almeno da dopo la caduta del Muro, col maggior zelo; con una partecipazione massiccia unanime e omertosa da fare invidia al più mafioso dei paesini del Sud. Interessi che vengono serviti anche quando consistono in interventi “deviati” volti a modificare, con metodi sporchi, con reati ignobili, l’andamento delle cose nel senso voluto; modifiche che ieri si ottenevano con la guerra a bassa intensità, con inequivocabili bombe in piazza o con clamorosi omicidi politici, e oggi con forme di violenza “a bassissima intensità” e perciò invisibile: oggi si persuade col lento veleno dei media; e si eliminano soggetti scomodi col lento veleno di forme di boicottaggio, discredito e logoramento camuffate da interventi legali, oppure occulte.

Credo che occorra distinguere nettamente tra onda d’urto fisica di una bomba, che dura una frazione di secondo, e onda d’urto politica, che può durare decenni; tra gli attentati e la lunga scia di ripercussioni; queste ultime possono avere effetti paradossi; sembra che chi ha fatto mettere le bombe avesse una profondissima conoscenza dei meccanismi di psicologia sociale che avrebbero messo in moto. Per me la reazione cittadina alla strage a Brescia rappresenta una delle vette dell’arte di rappresentare un’opposizione alta e vibrante dietro alla quale meglio servire i potenti.

A Brescia oggi operazioni eredi di quella stagione di eversione vengono servite, dietro la maschera dell’indignazione per la Strage, da chi ha responsabilità istituzionali ma anche da volontari. Da persone “serie e importanti” come dall’ultimo spalamerda raccomandato. Oggi l’omicidio politico, non solo morale ma fisico, viene compiuto con mezzi più sottili e subdoli, e simulando di aborrire ciò che nascostamente si aiuta. Brescia, addestrata alle doppiezze pretesche, e a suo agio anche con le doppiezze dello spirito protestante, è particolarmente adatta a ciò. Per avere un’idea di quello cui mi sto riferendo, e che non è né piacevole né facile da raccontare e spiegare, si può vedere il mio sito menici60d15; questa assoluzione, secondo la quale sopra la linea d’orizzonte del conosciuto non risulta alcun responsabile neppure per una folla di persone fatte letteralmente a pezzi da una bomba nella piazza principale, dice anche della credibilità di chi ignora tali denunce come opera di un mitomane.

Operazioni oggi aiutate, a Brescia e in Italia, dalla sinistra non meno che dalla destra. Sofri, oggi apertamente filoamericano e filosionista, che il prof. Giannuli cita, mi pare il prototipo della sinistra ambiguità della sinistra.

Così, paradossalmente, dopo la sorpresa ho accolto con sollievo la pur spiacevole notizia che la montagna non ha partorito nemmeno un topolino; sia perché una condanna due o tre fasi storiche dopo l’accaduto sarebbe stata ormai inutile rispetto al quadro sociopolitico; sia perché avrebbe condannato – a pene teoriche – dei manovratori più che i mandanti; ma soprattutto perché l’assoluzione evita di alimentare la doppiezza di istituzioni e società civile sull’eversione; il gesuitismo di laici e cattolici, di fascisti mascherati che danno lezioni di democrazia e di postcomunisti ridotti ad allearsi col delfino di Almirante nel servire poteri esteri che, come ha scritto una volta il prof. Giannuli, non ci sono amici.

La sentenza evita di riconoscere un risultato qualificante ad un sistema falso e corrotto, e con ciò di rafforzarlo. Evita di favorire ulteriormente la pratica dell’occultamento dell’eversione dietro al suo opposto, e di favorire ulteriormente i danni che agli epurandi di 40 anni dopo derivano da tale doppiogiochismo. Lascia uno sfregio che rende meno credibili i languori di “riconciliazione” dei discendenti dei Partigiani, e che risparmia forse all’Italia qualche altro dispiacere. Nello stato in cui siamo, meglio che la memoria della Strage e della reazione ad essa non siano completamente coperte dagli interventi cosmetici, ma resti un’impronta in negativo, come il pilastro scheggiato dall’esplosione a Piazza Loggia.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Cattolicesimo e mafie: la Madonna di Oppido Mamertina e degli italiani”

Piero Chiara racconta di un salumaio che sotto il fascismo quando un funerale passava davanti alla sua bottega usciva, si faceva il segno della croce, poi il saluto fascista e infine col braccio teso si inchinava ai familiari del defunto. I calabresi, vae victis, devono fare da capro espiatorio per un servilismo che molti di loro ben rappresentano, ma che è nazionale ed è in primo luogo di quelli che dovrebbero dare l’esempio. Ogni 28 maggio a Brescia assisto alla cerimonia per la strage impunita del 1974; e ai contorcimenti retorici coi quali mentre la si condanna si evita di dire chi furono i mandanti sovranazionali, ripetendo anzi la versione dei mandanti che si trattò di una strage “fascista”, essendo fascisti gli esecutori. Non un inchino, ma un bacio osceno ai poteri che gli “antifascisti” servono tutto l’anno. Del resto, del ruolo di tali poteri nel conferire alla mafia quell’invincibilità che dovrebbe fare ricordare il brano di Manzoni sull”inferno d’atti tenebrosi” i primi a non parlarne sono proprio gli “antimafia”. Il Paese intero è stato venduto ai poteri forti, e più che di inchino si deve parlare di alto tradimento. A tutti i livelli, leccare, vendersi, è normale. Vi è quindi una generale esigenza di ripulirsi, di rivalersi proiettando sdegno e disprezzo verso il servilismo degli altri. Da qui il coro contro i paesini calabresi, un bersaglio conveniente per le istituzioni e per i milioni di italiani a schiena curva.

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@ Roberto Magri. Come dice un’espressione che sentii da un ebreo, lei è di quelli che pensano che la loro m… non puzza. In Italia sia i “fascisti” sia i “comunisti” fanno a gara a leccare i poteri forti. I suoi “comunisti” non sono comunisti: sono “fighetti moramente più spregevoli dei berlusconiani” scrive oggi un noto commentatore di sinistra a proposito di Milano. E si stanno vendendo il Paese, Nord e Sud, quanto i berlusconiani e i mafiosi, oltre che insieme a loro. Mi risulta che i massoni lombardi (magari con la tessera da comunisti) siano in ottimi rapporti con quelli calabresi; e che insieme facciano danno, per rafforzare il loro parassitismo. Vedo che l’impunità giudiziaria che c’è in Lombardia per le prodezze dei massoni (o dei clericali) rivaleggia con quella che c’è in Calabria. Non vedo emuli di Alessandrini o di Galli. La vostra “diversità” rispetto alla mafia si rivela anche dal genere di calabresi che piace alla dirigenza lombarda, e dalla resistenza che hanno trovato i mafiosi nella loro penetrazione. I Calabresi hanno mille torti, ma non hanno bisogno di denigrare altri gruppi per definirsi; non vanno in giro a vantarsi di essere superiori per poi, “cercando il business”, servire come camerieri, e come tirapiedi, quelli che gli hanno messo le bombe in piazza. La mafia se la tengono stretta i tanti come lei che ne hanno bisogno per coprire i loro reati e le loro infamie mentre “cercano il business”. A proposito di figli, cercate voi di non venderveli “cercando il business”, con l’inquinamento che vi sommerge, con le diagnosi di cancro taroccate, o con operazioni da gente votata al male come la pagliacciata Stamina a Brescia sulla pelle dei malati.

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10 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, scontro in Procura. Una circolare per bloccare i colloqui tra pm e giornalisti”

Un giornalista d’inchiesta locale, Renato Rovetta, definì Brescia “una delle città più omertose d’Italia”. Brescia è considerata distretto produttivo anche sotto il profilo della legalità: i reati commessi a supporto dell’economia legale appaiono essere oggetto non di particolare attenzione, ma di una particolare franchigia. Inclusi quelli commessi a favore delle truffe dell’economia legale. Per me non è una buona notizia “l’istituzione di uno specifico nucleo della DIA a Brescia”. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia, ma perché temo che il super-ufficio agirà come alibi e diversivo, andando così a rafforzare la già consolidata tradizione della borghesia mafiosa bresciana di libera commissione di abusi e reati e di uso della ritorsione in risposta alla loro denuncia (Cfr. A. Fusco, “I ragazzi di Cucarasi”. In: “Le rose del ventennio”).

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Blog de Il Fatto

6 dicembre 2014

Commento al post di M. Portanova “Carminati si è imborghesito. Come la mafia”

Il Procuratore generale di Brescia, Dell’Osso, che ora lancia l’allarme sulla “nuova mafia”, ha anche sostenuto che la P2 era (è) solo un’organizzazione affaristica, senza fini eversivi. A me invece pare che vi sia, tra le altre, una corruzione “qui tam”. Una corruzione piduista, cioè che abusa dei poteri dello Stato a fini eversivi, a favore dei detentori della sovranità reale; a favore del re, cioè dei poteri forti. E’ la corruzione, attuata da coloro che gestiscono i poteri dello Stato, che sta facendo del Paese sempre più una terra di sfruttamento per la grande speculazione. Notizie clamorose come questa di Carminanti e soci, con CC e magistrati che fanno uscire dal cilindro, o dai cassetti, gravi attività illecite che sono state lasciate operare per decenni, tendono a distrarre dalla corruzione qui tam, e a lasciarla nell’ombra. Facendo addirittura passare per paladini della lotta alla corruzione coloro che, se non prenderebbero mai una mazzetta, praticano a danno del Paese la corruzione qui tam, per averne altri vantaggi, personali e corporativi. Con metodi che sono quelli eterni di mafiosi, piduisti, corrotti, etc. Soprattutto a Brescia, che nella mia esperienza è una specie di Barcellona Pozzo di Gotto padana per il malaffare istituzionale di alto bordo, es. quello a favore di grandi affari illeciti delle multinazionali farmaceutiche.

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3 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Immigrazione, a Brescia manifesti Forza Nuova contro sindaco, prefetto e vescovo”

I fascisti dichiarati sono una benedizione per chi fascista lo è interiormente ma recita una diversa parte. E’ almeno dal 28 maggio 1974 che a Brescia la destra in camicia nera interviene per fare sembrare al confronto democratici e civili i clericali, i massoni, la “sinistra” atlantista e compagnia bella; aiutando così chi regge la città a praticare un fascismo travisato, al servizio non di nostalgie ideologiche ma dei grandi interessi che stanno distruggendo il Paese.

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Ma non è fascismo anche la sostituzione etnica? Non è fascismo un’immigrazione imposta e indiscriminata volta ad arricchire pochi mentre rovina un Paese? Forza Nuova, e la Lega, fanno sembrare “buoni” coloro che attaccano: secondo il solito copione, la ”sinistra” può gridare “fascisti” mentre serve le volontà antidemocratiche del liberismo. Manca un’opposizione autenticamente popolare e progressista all’immigrazione forzata.

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@ mema. Un extra comunitario che si occupava di accoglienza ad altri extracomunitari mi ha raccontato di come il ministero dell’interno retto da Maroni fosse generoso e disponibile. E’ vero che ci mostrano sceneggiate mentre lavorano sottobanco in direzione contraria. Tu dici di non curarsi se la porta è aperta perché il problema è più complesso. Penso che la prima cosa sarebbe rendersi conto della gravità di quanto accade, e della falsità e pericolosità dei messaggi e degli insegnamenti diffusi dagli interessi rappresentati dai tre soggetti dei manifesti. Nel frattempo sarebbe meglio rimettere la porta, antichissimo manufatto umano, sui suoi cardini, e usarla.

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6 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, ‘prefetto consigliò a imprenditore di dire il falso per riavere la patente’ “

Questo consiglio del prefetto Narcisa Brassesco Pace a un amico su come evitare una multa dicendo il falso sta ad altre responsabilità della prefettura di Brescia come il problema del traffico stava al problema della mafia a Palermo ai tempi di Johnny Stecchino.

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12 marzo 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Strage Piazza della Loggia, perquisizioni del Ros per cercare foto e documenti”

I giornali riportano che la morte di Pantani è ora attribuita dalla perizia disposta dalla magistratura anche agli psicofarmaci, oltre che alla cocaina; è quanto avevo scritto, spiegandolo estesamente, agli inquirenti 11 anni fa, nella racc. r/r del 3 giugno 2004 al GIP Mussoni e al PM Gengarelli (v. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). Oggi perquisizioni dei ROS per la strage di P. Loggia del 1974. Mi pare ci sia un caratteristico “pipeline giudiziario”, che ritarda l’accertamento della verità per poi ripescarlo molti anni dopo, a giochi fatti, in modo da non occuparsi di attività “delicate” attuali; o in alcuni casi di occuparsene, ma all’incontrario…

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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4 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Liuzzi “No Expo: Milano due giorni dopo. Una lezione di civiltà”

Luciano Bianciardi “milanese” di adozione? “Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.”

Bianciardi nel 1953 si batté contro la legge-truffa. Oggi quelli che sarebbero i suoi concittadini ignorano la legge-truffa di Renzi per occuparsi di questa storiella edificante per preadolescenti non troppo svegli. Forse Bianciardi era un anarchico, un anticonformista. Ma lui era una persona seria, che si occupava di cose serie; alieno dalle buffonate come questa, dove si è lasciato che si sporcasse per poter dire di essere puliti.

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@ Emiliano Rossi. Sì, sembra che questo del “fare pulizia” sia un tema caro ai fascisti, o comunque a chi è su posizioni autoritarie. Ci sono tanti esempi. Dopo l’8 settembre il “Lustige Blatter” di Berlino pubblicò una vignetta dove una mano con una spazzola con la svastica toglie il fango che copre lo stivale Italia; con la dicitura “Via la feccia!”. Pare che i torturatori della dittatura argentina degli anni Settanta cospargessero di saponata per pavimenti i prigionieri legati alle brande per poi passarli con lo spazzolone. A proposito della città che il 23 marzo 1919 diede, con l’adunata di Piazza San Sepolcro, il battesimo al fascismo – e a proposito di “psyops” – c’è da dire che aziende che si occupano di rifiuti legate al Comune di Milano e al Comune di Brescia hanno questo costume squadrista, cioè violento e vile, dell’uso metaforico e “suprematista” del pulire. Pulire meritoriamente la società come si puliscono le strade; una “pulizia” che consente la “cosificazione” delle persone. L’innalzarsi trattando altri esseri come cose è una delle componenti del carattere fascista. Può darsi inoltre che in questi soggetti, e nei loro complici e mandanti, sia all’opera il meccanismo di difesa della formazione reattiva, data un’implicita consapevolezza della sporcizia che hanno dentro, e delle montagne di letame che creano nella loro ricerca ossessiva di denaro e sicurezza.

@ Emiliano Rossi. A volte. Bisogna vedere caso per caso, rifiutando formule a priori di qualsiasi segno. Va riconosciuto che “pulire” può essere un eufemismo ideologico, come “pacificare” o “uomo d’ordine” o anche ”liberismo”; nel gergo della malavita meridionale, “pulizzare” significa assassinare. O può indicare semplicemente la funzione igienica ed estetica, socialmente utile. L’ambiguità della figura del pulitore è rappresentata dalla parola inglese “scavenger”, che denomina sia lo spazzino, chi tiene pulita la città, che gli animali saprofagi, come la iena, lo sciacallo, l’avvoltoio. Dalle parti di Pisapia ci sono grosse aziende per le quali valgono entrambe le accezioni.

@ Emiliano Rossi. Se sei interessato, c’è il classico “Purity and danger” della sociologa M. Douglas, su come ottenere sacralità dallo sporco. Un tema che nella Lombardia ciellina-piddina ha una rilevanza generale.

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25 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, “non ci fu omissione volontaria verso Robledo”: pm chiede archiviazione per Bruti”

Non conosco la vicenda della Procura di Milano. Ma in certe Procure, a chi indaga sull’ipotesi che altri magistrati abbiano lasciato deliberatamente nascosti e impuniti reati gravi può capitare mentre legge le carte di sentire come una vocina – che non è quella della Giustizia – che ripete la frase di Orazio: “Mutato nomine de te fabula narratur”.

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5 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Multa annullata al figlio del consigliere di A4, condannato ex prefetto Brescia”

Questa appare essere l’eccezione e non la regola, perché in altre occasioni gli uffici giudiziari bresciani hanno coonestato gli abusi della prefettura, ben più gravi dell’annullamento di una multa.

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9 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carrara, sindaco aggredito durante la cerimonia per la Bandiera Blu”

Se fosse solo per degli schiaffi, come riporta l’articolo, 22 giorni di prognosi sarebbero troppi. In compenso, qui in Lombardia orientale, quando i mafiosi delle istituzioni – con un Comune che ha tenuto a far vedere alla vittima di essere coinvolto – hanno fatto aggredire a colpi di rastrello qualcuno, per intimidirlo, o innescare una sua reazione, o per fare in qualche altro modo caciara, in modo da disarticolare comunque la sua attività di denuncia di reati, hanno potuto contare, nell’ambito di una generale complicità e omertà, anche su medici di pronto soccorso compiacenti (ospedale tenuto da suore …) che hanno steso referti falsi riducendo drasticamente i reali giorni di prognosi: 5 giorni, mentre dopo 40 giorni le ferite non erano ancora guarite. (Medici che invece sono stati scrupolosi nell’anamnesi, fino a chiedere, al paziente con un braccio sanguinante, delle sue abitudini alimentari).

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23 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, ergastolo per Maggi e Tramonte 41 anni dopo”

Qui a Brescia, ho provato disgusto e stanchezza per le espressioni di trionfo ed esultanza su questa sentenza. Una condanna simbolica, fuori tempo massimo di alcuni decenni, i cui effetti pratici non sono che quelli di mascherare l’attuale devozione della magistratura ai poteri atlantici, che quaranta anni fa vollero la strage. Poteri che nell’Italia repubblicana le istituzioni hanno sempre servito, così da portarci dove ci troviamo; e che oggi vengono serviti con ancor maggiore zelo.

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23 luglio 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Piazza della Loggia, un punto fermo nella storia di stragi senza colpevoli”

Per me il comportamento delle istituzioni “anti-strage”, in particolare a Brescia, è simile a quello di certi politici che al Sud si pavoneggiano come “anti-mafia” mentre sottobanco sono collusi con la mafia. Sulla base di questa esperienza diretta valuto così la notizia della sentenza, applicando tre criteri che si usano per alcuni test clinici.

Validità analitica. Il processo ha individuato i responsabili? Parzialmente positivo. Sono stati individuati alcuni degli esecutori, mentre i mandanti restano nell’ombra. Inoltre in 40 anni è stato acquisito un notevole corpus di informazioni sulle strutture alle quali veniva affidato lo stragismo.

Validità clinica. L’individuazione dei responsabili materiali corrisponde all’individuazione della “malattia”? Negativo. La strategia di dominio attuata da poteri sovranazionali resta nell’ombra, mentre viene attribuita una volontà autonoma ai fascisti e ai servizi e politici nazionali.

Utilità clinica. La sentenza incide positivamente sulla “salute” del Paese? Negativo. Sono ormai passate diverse ere dal 1974, e le risultanze sono limitate a manovalanza e quadri. Inoltre le condanne, pur di solo alcuni tra gli esecutori, pur nominali in un quadro di sostanziale impunità, da noi bastano per riconoscere alla magistratura un alibi per le sue odierne disponibilità nei confronti dei poteri forti che allora vollero le stragi e oggi hanno altri ordini; rafforzano così il sistema malato che tiene il Paese con la bocca a pelo d’acqua.

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

Certe battaglie sono sfruttate dal potere come coperture per il loro opposto. A Brescia forse più che altrove il pestare l’acqua nel mortaio sulla strage impunita – che resta sostanzialmente tale dopo questa sentenza – ha facilitato il servire i poteri occulti che la vollero. Non stupisce che a zampillare lacrime di commozione e ad inneggiare allo “impegno dei cittadini” nella mesta occasione del parto di questo modesto risultato dopo 494 mesi di gestazione, a dire che una simile sentenza mostrerebbe il “potere dei cittadini di cambiare le cose” (“a fianco delle Istituzioni che sono fatte di persone che, in grande maggioranza, conducono la nostra stessa lotta per un Paese migliore e più giusto”) sia Cittadinanzattiva. La “medicina partecipativa” propugnata da Cittadinanzattiva, nella quale i cittadini avrebbero voce, è uno degli strumenti impiegati dal grande business biomedico per ridisegnare il paziente come consumatore (1), rendendolo in realtà ancor più passivo e menomato nei diritti. A me questa retorica celebrativa pare invece un’altra manciata del sale dell’ipocrisia sulle ferite delle coltellate che i volontari “impegnati” e le persone delle istituzioni così spesso fanno assestare alla Nazione nel consegnarla a interessi esterni.

1 Tritter et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routledge, 2010.

@ Cittadinazattiva Onlus. Lieto di avervi informato su cosa fate. A favore di quella che a Brescia è stata ufficialmente battezzata “Health and wealth”, la medicina che genera ricchezza, da autorità con le quali collaborate. Quanto esposto da Tritter et al., che mi auguro leggerete per intero (Routledge è la casa editrice) si applica senza perdita di generalità anche al caso italiano, e al vostro. C’è una certa letteratura a riguardo di ciò che è stato descritto come un deleterio “pas de deux” tra paziente e medico. Già nel 700 scriveva un medico anonimo: “Non è ella una reale pazzia il lagnarsi che la Donnicciuola, lo Speziale, il Barbiere, il volgo tutto si presuppone di poter con giustizia operare, e ragionare delle cose attinenti alla Medicina? Questo volgo opera, e parla da Medico non per altra ragione, se non perché i Medici operano e ragionano da volgo”.

La medicina, e la politica sanitaria, non sono “deleghe”. Sono funzioni altamente tecniche. Il cittadino non può improvvisarsi internista, statistico, biologo molecolare, etc. mentre può facilmente, data la fortissima asimmetria informativa, essere convinto a prendere posizioni su questi temi a vantaggio di chi conduce la medicina, e a suo danno. Il suo unico dovere, sulla cui trasgressione gioca questa sorta di coinvolgimento della vittima nella truffa, è di eleggere politici competenti e onesti. Farsi coinvolgere in responsabilità di governo oltre che un pessimo affare per salute e portafogli è anche una degenerazione della democrazia.

@ Keynez. Rimedio subito. Il bicarbonato che cura il cancro, o Stamina, introdotta nel SSN dal policlinico universitario il cui rettore, presidente dall’AIFA, collabora con Cittadinanzattiva, sono un termine di paragone indispensabile per far brillare la stella dell’attuale scienza medica ufficiale. Il marketing funziona così. Si chiama “decoy effect”. Cittadino, hai intenzione di partecipare anche tu attivamente alle discussioni sulla “governance” della medicina? Sembri portato.

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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4 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, la sfortuna dell’ospedale fa ricchi gli avvocati. Sempre gli stessi, quelli di CL”

Non è sfortuna, con qualche studio legale fortunato che ne beneficia. Un avvocato e politico bresciano, Cesare Trebeschi, ha paragonato gli avvocati al “buon ladrone”. Al confronto con i traffici intorno agli Spedali Civili di Brescia, era più sincera la retorica di quei delinquenti calabresi che nell’Ottocento, nel lametino, nel presentarsi a taglieggiare i piccoli proprietari pronunciavano la formula “il buon ladrone aiuta il cattivo ladrone”. Nella città della Loggia opera un’associazione i cui elementi comprendono A2A, il Comune di Brescia, la magistratura, l’arma dei CC, il Viminale, clero, incappucciati e quel che ne segue. Ci sono elementi per ritenere che non sia stato un caso sfortunato che il luogo di impianto dell’operazione Stamina, che ha numerose caratteristiche in comune con l’eversione di Stato, incluso il grave danno al Paese, siano stati gli Spedali Civili-Università di Brescia.

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11 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Aylan e Angelica, c’è cadavere e cadavere”

La gente è diventata cinica; o meglio, apertamente cinica. I poliziotti no, vuole far credere E. Reguitti. Ogni tanto vado a leggere sul lungolago di Salò, non lontano da dove alcuni automobilisti non hanno avuto il minimo riguardo per un cadavere sulla strada. Partendo da Brescia, posso prevedere la scena molesta che mi si presenterà sulla strada all’ingresso nella città. Il suo puntuale verificarsi mi porta a pensare che i comuni cittadini – i “buzzurri”, come dice la Reguitti – i poliziotti, chi dirige la polizia, e chi dovrebbe fare rispettare le leggi e assicurare la civile convivenza, vivono sullo stesso livello morale e culturale.

Come ha osservato Castoriadis, il liberismo “sta consumando in modo irreversibile un’eredità storica creata dalle epoche precedenti, che esso è incapace di riprodurre. Questa eredità comprende, per esempio, l’onestà, l’integrità, la responsabilità, la cura del lavoro, le attenzioni dovute agli altri, eccetera.”. Il denaro è il valore principe, la legge l’unica fonte di sanzioni (ma in un tale sistema i magistrati sono spinti a vendersi, nota Castoriadis). Conducenti, poliziotti, quelli che occupano le istituzioni, sanno che non andranno all’inferno. Ma stanno allestendo per loro e per i loro figli un inferno in terra. Un girone moderno, nel quale ognuno dietro a una malferma maschera umana coltiva la convinzione di potere e dovere essere un lupo verso gli altri non appena le circostanze lo consentano.

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8 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Gianrico Carofiglio e il linguaggio della politica: ovvero parlare senza impegnarsi a dire la verità”

Ottimi la condanna del linguaggio mistificatorio, degli shibboleth giuridici e castali, e il chiamare dovere lo sforzarsi di essere chiari. Ma si rischia di ottenere l’effetto opposto se si dimenticano due altri elementi della comunicazione. La precisione non è l’accuratezza, che è l’adequatio del dire alla realtà. Si può essere precisi, quindi efficaci, nel descrivere falsamente uno stato di cose. Un medico statunitense ha osservato che il potere di convincimento conferito ad alcuni leader dal loro sapere parlare e scrivere eccezionalmente bene è tra le fonti di falsa precisione, che maschera e istituzionalizza una grave inaccuratezza diagnostica. Anche la “studiata semplicità” dello stile anglosassone (Prezzolini) può essere una retorica. Es. la nascente “precision medicine”. Prima di tentare di raggiungere l’eloquenza, l’icasticità, occorre, ed è già sufficiente, attenersi alla definizione di Stevenson: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero”; anche perché c’è un altro problema: quello del ricevente, che deve voler comprendere il messaggio. La città dove abito la chiamo “la sabbionaia” quando penso a come i locali magistrati, forniti di adeguate capacità comunicative, tappandosi occhi, orecchie e narici permettano un esercizio di abusi e reati libero e continuato, così che i responsabili curano i propri interessi illeciti spensierati come i bambini che giocano al sicuro nel recinto della sabbia.

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13 ottobre 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Solidarietà a Saverio Ferrari ed allo studente di Barletta pestato dai fascisti.”

Esprimo solidarietà. Non mi sorprende che si progetti di affidare a degli immigrati un pestaggio politico mascherato da rapina. Gli immigrati sono una nuova comoda risorsa – che va ad aggiungersi a quella data dai miserabili autoctoni – per le attività di certi uffici non distanti dall’ufficio permessi di soggiorno e per altri benemeriti presidi di legalità.

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6 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, il commissario Tronca e il rischio cecchini. Primo atto: “Spostate la scrivania” “

@ ginobonatesta (0occfec30). Dal 2006 al 2008 Francesco Paolo Tronca è stato prefetto di Brescia, dove abito. Da quel che ho visto allora, una comparazione tra lui e il Prefetto Dalla Chiesa a Palermo, soprattutto quanto ai rischi derivanti dall’anteporre il dovere e il bene della nazione agli interessi e ai voleri dei poteri forti – i poteri che plasmano la classe dirigente con epurazioni e avanzamenti – è assurda e ripugnante. Tronca è piuttosto da accostare ad un altro personaggio che pure, prima di lui, è stato prefetto di Brescia, e che come lui ha fatto carriera, Anna Maria Cancellieri.
 
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23 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Rifiuti, sotto c’è una montagna di polizze false. Da Brescia allerta a tutte le Procure”

@ saregasto. Non condivido il suo entusiasmo. Il portare alla luce e perseguire alcuni reati non implica necessariamente che non se ne lascino impuniti e se ne favoriscano altri, non meno gravi. Questa non è soltanto una inoppugnabile verità logica, ma è purtroppo anche una constatazione empirica.

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2 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Terrorismo, a Brescia fermi ed espulsioni: la strategia di Digos e Viminale dopo gli arresti respinti per la riforma di Renzi”

Anni fa in Florida la polizia arrestò uno spacciatore che girava la sera tra la folla di turisti con una collanina fluorescente sulla tesa del cappello, e gridando “cocaina!” mentre mostrava le bustine sulle palme delle mani. Anche questi terroristi non sono molto furbi. Non solo parlano in pubblico sulla rete dei loro desideri e progetti criminali; ma operano a Brescia, dove magistrati e PS, per non parlare dei CC, essendo in prima fila nel servire i poteri forti e gli affari dei maggiorenti cittadini necessitano di mostrare una lotta a qualche nemico immane, a partire da mafia e terrorismo, come contrappeso al loro lasciare senza freni e favorire altre attività meno eclatanti ed esotiche ma non meno dannose per i cittadini.

@ Edmondo. Credo che il califfo sia amico degli amici di quelli che dicono di combatterlo, e che ci stanno inondando di islamici. Comunque questo califfo è una mano santa per i disonesti e i corrotti che – a tutti i livelli – occupano le istituzioni; e per i loro amici, di ogni livello. Se non ci fosse dovrebbero inventarlo.

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3 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “‘Ndrangheta al Nord: dal Senato al Consiglio di Stato, la rete del costruttore accusato di mafia”

Gli effetti di alcuni veleni, come gli anticolinesterasici usati negli insetticidi, di alcuni farmaci, come il Prozac, di alcune droghe, come la cocaina, sono dovuti a sostanze presenti fisiologicamente nell’organismo: molti farmaci, veleni o droghe agiscono bloccando i meccanismi fisiologici che limitano gli effetti dei normali neurotrasmettitori, che vengono cioè lasciati liberi col tenere occupati i meccanismi deputati a controllarli; provocando così un’iperattività di funzioni fisiologiche, una ipereccitazione endogena. Al Nord il veleno mafioso ha anche un effetto indiretto analogo, che può spiegare la presenza di affari e crimini mafiosi meglio dell’attribuzione alla mafia di capacità demoniache. In un’area come quella del distretto di Brescia, “primo polo bancario, finanziario e industriale del Paese”, immettere dei mafiosi è come dare psicostimolanti: l’economia legale, “fisiologica”, es. quel fondamentale settore economico che è la medicina, viene resa libera di perseguire il profitto fino a raggiungere forme aberranti e illegali, perché la tutela della legalità non guarda e non agisce, essendo impegnata a combattere la “colonizzazione” mafiosa.

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18 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bomba davanti a scuola polizia. “Grave intimidazione, pista anarchica” “

A Brescia le istituzioni, a partire da quelle che dovrebbero fare osservare la Costituzione e le leggi dello Stato, applicano una diligente osservanza del “Codice Atlantico”; cioè considerano legge tutto ciò che vuole la Nato, e gli altri portavoce dei poteri forti. Questa scrupolosa identificazione della legalità coi desideri, o con i comandi, di forze che in fatto di violenza, bombe, mistificazioni non sono gli ultimi arrivati non andrebbe esclusa dalla rosa di elementi coi quali cercare di comprendere il significato di un inquietante attentato nel quale la polizia – la polizia giudiziaria – figura come bersaglio.

 @ NoVat. A Brescia nel lontano 1974 fu messa una bomba nell’ambito della strategia della tensione, che aveva una di matrice atlantista; nessuno, neppure quegli sciagurati scalzacani che fecero da manovalanza, ancora è in galera. Ne’ il processo e’ concluso. Le condanne stentate, dopo 40 anni a Milano, limitate ad alcuni tra i sicari, e teoriche, non contraddicono la posizione subalterna e complice dello Stato; arrivate diverse ere politiche dopo, prive di effetti che non siano simbolici, servono come foglia di fico per una devozione istituzionale che è oggi ancora più pronta, miope e robusta.

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16 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, sieropositivo pretendeva rapporti senza protezioni. Obiettivo: contagiare”

La civilissima Brescia!

@ Giovanna Maggiani Chelli. Come per qualsiasi altro posto, non si può dire “la civilissima Brescia” per un singolo caso di comportamento ignobile.

Inoltre le cose potrebbero stare in maniera diversa. La notizia in sé appare sospetta. Il caso di “untore” AIDS del mese scorso è stato fatto uscire dalla magistratura romana con precisione svizzera, quando il calendario ha segnato la giornata mondiale dell’AIDS. Date le incongruenze emerse ad un’analisi tecnica (che comportano la possibilità che l’imputato sia assolto dopo avere svolto la funzione propagandistica) quel caso è stato giudicato “un’operazione di marketing per rilanciare una “stanca” giornata mondiale contro l’AIDS “ (Pennetta E. AIDS: annunci da marketing e la strana storia dell’untore della capitale. Blog “Critica scientifica” 19 dic 2015).

In questo genere di operazioni, di marketing spregiudicato pro business biomedico, Brescia, pur arrivata tardi, primeggia. Pungolati dall’avidità piuttosto che costretti dal bisogno, non pochi bresciani si sono tuffati in questa nuova industria. Posso enumerare diversi casi; che hanno trovato appoggio presso la magistratura locale, la cui azione giudiziaria (a parte certe azioni che non si possono definire “giudiziarie”), ora zelante ora catatonica, “dovetails” col marketing biomedico – e le relative esigenze di censura e impunità. E’ in questo senso che è appropriato dire “la civilissima Brescia”.

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22 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “L’antimafia non è mai stata così viva”

@ Nokia. Il darmi dell’amico tuo è una diffamazione intollerabile, da querela. Vada per il bisognoso di cure psichiatriche: mi rendo conto di quanto angusto sia lo spazio nel quale potete muovervi rispetto a una critica fingendo di essere civili; e desiderando io sopra ogni cosa di essere distinto da quelli come te mi rendo anche conto che non posso pretendere di più che essere discriminato in questo modo. Ricordo un luminare della psichiatria della città dove abito che secondo quanto predisposto dal Viminale si sarebbe dovuto occupare di Moro se fosse sopravvissuto; facendolo passare per pazzo; come fecero con Moro ancora vivo altri rinomati psichiatri che il caso pure mi ha posto più vicino, come domicilio, di quanto avrei preferito. Anni dopo, il luminare ebbe noie giudiziarie per ricoveri facili di mafiosi, anche qui con diagnosi creative. Ma era anche buon amico dei magistrati: lo ricordo tenere banco a una conferenza a fianco a un brillante capo di un ufficio GIP. Comunque per questi lavoretti basta uno dei tanti scalzacani, che anzi ci mette più anima; solo, sarei curioso di sapere se le sue opinioni su mafia e antimafia collimano con l’alto sentire antimafia che stai difendendo con questi tuoi argomenti.

[vedi “25 gennaio 2016” in “Milizie bresciane” per i susseguenti danneggiamenti  all’auto.]

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7 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Lenzi “Incontri tra ex terroristi e vittime? Ancora troppe nuvole coprono la verità”

I poteri che propagarono la paura di un terrorismo autonomo, che in realtà pilotavano, ora si giovano di questo fare assumere ai familiari in aggiunta alla posizione, sacrosanta, di vittime in quanto congiunti il ruolo improprio di rappresentanti esclusivi e indiscutibili dei cittadini come vittime degli effetti politici di quelle strategie violente. La paura terroristica è tramontata; ma i poteri egemoni che la vollero non sono inattivi; continuano, indisturbati, a dare ordini. Si perpetuano e si facilitano i loro affari criminali, oggi sotterranei anziché vistosi, con questa falsa riduzione ad una riconciliazione tra ribelli in buona fede e le vedove e gli orfani su un passato lontano. La squallida classe dirigente che mantiene per loro conto l’Italia a pelo d’acqua è anche il frutto di quella stagione che si vorrebbe sepolta; e delle interferenze, che hanno mutato forma senza perdere in efficacia, che si vorrebbero inesistenti. Invece di riscritture romantiche e edificanti ad uso dei vincitori sarebbe utile al Paese guardarsi la piaga cancrenosa. Si dovrebbero raccontare i terroristi come utili idioti, quando non collaborazionisti. E es. di come il fascismo agì sulla vedova Matteotti per normalizzare l’assassinio del marito; comparando ciò all’attuale ruolo normalizzatore dei familiari delle vittime. Invece di preti che mantengono torbide le acque costruendo epiloghi luminosi, servirebbe un’analisi storica che chiarisca le complicità del clero.

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19 e 20 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici (podcast)”

Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.

“ ‘With clinical evidence becoming an industry advertisement tool and with much ‘‘basic’’ science becoming an annex to Las Vegas casinos” … “Claims are even made that with new big data, the scientific method is obsolete: petabyte data will replace the scientific method (28) . I apologize for being so old fashioned, but I believe the scientific method is alive and well and will remain so, regardless of amounts of data.
28 The data deluge makes the scientific method obsolete. Available at http://www.wired.com/2008/06/p…. Accessed January 7, 2016.”

Ioannidis JPA. Evidence-based medicine has been hijacked: a report to David Sackett. Journal of Clinical epidemiology, 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jc…

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3 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco “Milano, assessore contro auto in divieto di sosta: imbratta vettura con vernice”

Un atto simbolico di superamento del limite. Un assessore che fa il teppista in nome della legalità e della civile convivenza. I frustrati che applaudono non sanno che il superamento delle barriere da parte di chi governa o amministra ricadrà su di loro. Furbescamente la vernice era rimovibile, e l’auto è stata ripulita: si cercava il gesto, a favore di telecamere; si eludono responsabilità giudiziarie mentre rimane il cattivo messaggio. L’illimitatezza è uno dei motivi conduttori dell’ideologia liberista, che non è conservatrice ma sovversiva. I PD la applicano con fresca solerzia. Posso testimoniare che a 100 km, a Brescia, nella giunta comunale di Del Bono e altri piduini – accomunata alla giunta Pisapia nell’impostazione, oltre che da A2A – ci sono assessori che fanno strame del diritto e dei loro doveri in maniera gratuita – con danni reali – fornendo partecipazione istituzionale ad atti di teppismo puro. Contro non chi infrange le regole ma chi denuncia abusi e reati. Forti dell’impunità loro conferita da autorità colluse e compiacenti; ma anche perché fiutano questa nuova brillante opportunità, il superamento del limite, dove il vecchio fascismo confluisce nel recente liberismo radicale.

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8 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ferrovie dello Stato, l’ad Mazzoncini indagato in inchiesta per truffa sui finanziamenti pubblici a Busitalia”

A prescindere da questa indagine, sarebbe interessante per i cittadini sapere se Renato Mazzoncini, nominato dal governo AD delle Ferrovie, abbia un rapporto di parentela con Roberto Mazzoncini, anche lui di Brescia, già presidente del Tribunale. C’è tra i due una “politetia” (la “somiglianza di famiglia” di Wittgenstein), data non solo dal cognome, dalla città di provenienza e dalla fisionomia, ma anche dall’appoggio a grandi interessi privati.

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12 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Proietti “Consiglio superiore della magistratura, le nomine lottizzate: ecco la lettera che inguaia le correnti”

Dopo quella del Procuratore di Cremona Di Martino, dalla stessa sede di Corte d’appello che i magistrati hanno intitolato al giurista che fondò la P2 storica – Zanardelli – si scaglia, pochi giorni dopo, una seconda pietra contro le correnti di magistrati (in entrambi i casi, in occasione di mancate promozioni). Le correnti sono senza dubbio un male per i cittadini. Ma non sono l’unico. C’è la subordinazione dei magistrati ai poteri forti, l’equivalente sociale di un linfonodo metastatizzato, che da presidio di difesa dell’organismo diviene focolaio di malattia. La degenerazione peggiore; anche se si presenta come il superamento di vecchi mali.

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25 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, mancano i soldi per la bonifica Caffaro. Sindaco scrive alla Regione: “Limitare le aree contaminate”

Al tempo dei sequestri di persona si bloccavano i beni di famiglia per dissuadere i banditi dal commettere altri sequestri. Non si pensa invece a come interrompere l’instaurazione e l’accrescimento di questi cicli economici ricattatori, nei quali prima si fanno soldi scaricando sulla collettività i danni da inquinamento; e dopo si fanno soldi con le bonifiche; attribuendo (analogamente a quanto avviene nelle frodi commerciali della medicina) il pericolo da inquinamento a monocausalità e focalità di comodo – come questo intervento del sindaco conferma. Con due importanti spin-off a beneficio dell’industria medica (rampante a Brescia): le malattie autentiche da inquinamento, e quello ancora più lucroso delle false “patologie” sovradiagnosticate avendo spinto a temere il peggio e a sottoporsi a esami non necessari agitando la paura dei danni alla salute da inquinamento. Questa ottimizzazione dell’economico a scapito dell’umano, questo inquinamento economico che crea cicli degradando per poi rabberciare, che trae profitto dal distruggere e dal gestire le macerie, è un pericolo non meno grave dell’inquinamento chimico. L’ inquinamento chimico non andrebbe visto isolatamente, ma come una componente di un sistema che avvelena non solo il suolo o l’aria, ma anche la società.

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13 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Mackinson “Sicurezza, “Per lo Stato i proiettili che ci sparano contro fanno meno male”. E le polizie locali scioperano “

Questa retorica piagnucolosa dice abbastanza delle polizie locali, tra le varie polizie le più petulanti e grevi quando c’è da molestare e minacciare qualche inerme inviso a chi li ha raccomandati, e le più leste a squagliarsi se c’è aria di pericolo o di rogne.

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14 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, fuga di pm: 9 su 21 lasciano, a rischio indagini su terrorismo e tangenti”

Sono tanti anni che a Brescia si lamentano organici insufficienti. Un scusa per istituzionalizzare l’impunità, un’inefficienza che rientra nella scaltra efficienza bresciana: certi reati eccellenti possono essere praticati liberamente non perché i magistrati siano pochi, ma perché per quel genere di reati non ce n’è neppure uno. Non perché la magistratura sia carente nei ranghi, ma perché è ermeticamente assente per scelta. Quell’espressione enfatica “C’è un giudice a Berlino” dove si loda come memorabile la fedeltà all’alto compito del magistrato di difendere il cittadino dagli abusi del potere, come se fossimo ancora nella Prussia del Settecento, oggi può essere applicata solo in negativo: “Non c’è un giudice a Brescia”. E si può sostituirla con il prosaico “Quando il gatto non c’è i topi ballano”.

@ maria. Il magistrato ucciso per vendetta a Brescia nel 1969 era il Procuratore Agostino Pianta. Il figlio, Donato, è divenuto magistrato giudicante (*). Non credo sia lo stesso magistrato, Francesco Piantoni, che è tra i 9 PM che lasciano scoperta la Procura di Brescia. Piantoni ha indagato sulla strage di Piazza Loggia. Ha avuto attestati di stima da F. Cossiga, che nell’agosto del 2006 affermò che l’essere stato interrogato da lui, con il Procuratore Tarquini e l’allora sostituto Chiappani aveva “rafforzato la sua fiducia nella giustizia”.

* Agostino Pianta, la vendetta sbagliata di un Montecristo del dopoguerra. In: P. Leporace. Toghe rosso sangue. Newton Compton, 2009.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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11 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, “opera della destra eversiva. Maggi ebbe appoggio dei servizi segreti anche stranieri” “

I magistrati dicono di essere stati sviati; nonostante siano dei professionisti del non farsi sviare. Allora come oggi, la magistratura si fa “sviare” troppo facilmente, troppo in massa e troppo a lungo, quando la mamma yankee o per suo tramite poteri forti economici ordinano qualche operazione sporca in Italia. Appare applicare in questi casi non la Costituzione, ma un “Codice Atlantico” che prevede una sostanziale cooperazione. Questa sentenza “archeologica” è pur sempre qualcosa di rilevante. Ma salvando la faccia, o salvando la maschera, può favorire il proseguimento della cooperazione istituzionale a favore dei poteri che controllano e sfruttano l’Italia; una grave forma di corruzione non esclusiva dei politici.

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22 agosto 2016

Blog Appello al Popolo

Commento al post “La città infinita: intervista ad Aldo Bonomi. Da: A morra, infonodo.org”

L’Aldo Bonomi di questa intervista celebra una ‘cinesizzazione’ della Lombardia, descrivendo in termini grandiosi guasti come il degrado del territorio, la BreBeMi, l’università “Vita – Salute”, le agenzie di lavoro interinale, l’immigrazione. Non so se sia lo stesso sociologo Aldo Bonomi che ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, e nelle analisi sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo, che viene descritto come un doppiogiochista, legato ai servizi e al servizio di interessi stranieri. Parla di lui in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza procedimento n. 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi Carlo Maria, il fascista di recente condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia; città dove un sociologo Aldo Bonomi è stato invitato, dalla fondazione culturale di A2A, e quindi col patrocinio del Comune, a tenere conferenze. Una figura, “faccia squadrata” o meno, tutt’altro che squadrata. Se fossero la stessa persona, come sembra, si potrebbe dire che Bonomi oggi descrive attraverso lenti rosa la società frutto delle deviazioni impresse al Paese dalle forze eversive con le quali da giovane ha collaborato sul campo.

@ Giampiero Marano. Negli scritti di J.C. Michea, che ho conosciuto grazie a questo sito, si spiega il “mistero della sinistra”: tematiche progressiste vengono vendute, manipolandole, agli interessi del liberismo. Un aspetto di questa mimesi è la critica che si fa apologia: come è stato detto di “Impero” di Toni Negri e M. Hardt. Negri ha una storia simile a quella di Bonomi. I due hanno collaborato al tempo delle spranghe e delle P38. Rappresentano, insieme a Sofri, una tipologia di intellettuale che per me non emana sensazioni gradevoli. Forse è appunto questo “passato” che mi ha condizionato. Nel caso di Bonomi, l’adesione alle BR, l’esfiltrazione in Israele dello stragista Bertoli; l’essere stato considerato un confidente di polizia legato ai servizi, secondo una sentenza. Una “ambigua figura” (G. De Lutiis. Storia dei servizi segreti in Italia, 1993) che ha avuto un ruolo nelle pagine cupe e sanguinose degli anni Settanta. La comparazione della sua traiettoria di vita e degli appoggi che ha avuto e ha con la sorte di Bruno Caccia, il PM che lo fece arrestare; una di quelle persone che all’opposto sono state eliminate in quanto troppo valide. L’elenco inquietante delle associazioni e personaggi ai quali Bonomi è legato nella seconda repubblica, che include forze pro UE, troppo lungo per riportarlo (A. Montella. Aldo Bonomi: un reazionario a tempo pieno, 2002) deve avermi ulteriormente influenzato nel leggere nei suoi scritti attuali l’evoluzione di un’ambiguità bene inquadrata e ben ricompensata; che è un modello per tanti “di sinistra”. Così che a mia volta proprio non percepisco limpidezza e disincanto nel lirismo col quale descrive la “città infinita” e i relativi traffici dei suoi amici e committenti ciellini e rotariani.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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22 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Scalettari “Alpi-Hrovatin, si torna all’anno zero. Perché fu depistaggio di Stato”

Anche se i vari procedimenti si affastellano negli anni e nei decenni, questo genere di processi ha in realtà due soli gradi: “salvacapre” e “salvacavoli”. Nel primo grado, salvacapre, che è obbligatorio, si servono i poteri che vollero gli omicidi. Se consentito si ha un secondo grado, salvacavoli: quando i crimini sono sufficientemente lontani nel tempo e le impunità consolidate, si provvede a ricucire l’onore della magistratura con qualche sentenza a effetto.

Nel 2016 la magistratura ci dice che Hashi, condannato a 26 anni, è stato un capro espiatorio per il delitto del 1994 (o una “pecora” a pagamento ?). Anche la figura del magistrato cattivo che blocca e trae in inganno schiere di magistrati buoni è un capro espiatorio. Sarebbe nostra responsabilità di cittadini comprendere finalmente che, contrariamente alla favola rassicurante che non ci stanchiamo di farci raccontare, quando la mamma delle mamme ordina di eliminare qualcuno – compresi singoli magistrati – la magistratura nel suo complesso non sta dalla parte della vittima, della verità, della giustizia, dei diritti dei cittadini e degli interessi del Paese.

 

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30 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco ““Milano capitale dell’antimafia”, l’ultima relazione del Comitato di Dalla Chiesa: “Difficoltà con Expo, favorì corruzione”

E’ vero, violenza a bassa intensità. Danneggiamenti ripetuti all’auto in Lombardia; in Calabria, ratti morti lasciati a imputridire davanti alla porta di casa. Ma anche spazzini del Comune che passano, puliscono ostentatamente tutto e lasciano la carogna del ratto; e in Lombardia Agenzie delle entrate che contestano irregolarità inesistenti e mostrato l’errore non recedono, patenti rinnovate con la faccia cancellata, coinquilini che ti bastonano a sangue con un pretesto, dicendo di avere ricevuto istruzioni dai CC e sostegno dal Comune (che non rispondono alle richieste scritte di spiegazioni), ricevute di ritorno delle raccomandate online alla magistratura che non vengono mai consegnate.

L’antimafia lombarda, che tesse e ritesse senza fine narrative sulle mafie esogene, celebrando il binarismo bene/male, banditi e sceriffi, fornisce un’ottima copertura ad affari di alto livello dove invece crimine e legalità convergono e si fondono. Es. Milano si è candidata a divenire la sede dell’EMA, l’agenzia europea per l’approvazione dei farmaci. Il processo di approvazione dei farmaci attualmente necessita di una dimensione criminale, affine sotto diversi aspetti alla mafia convenzionale*. La Lombardia, con la sua salda collaborazione tra territorio e istituzioni, offre ambiente e servizi eccellenti anche sotto questo aspetto; senza dover prendere lezioni dalle celebri mafie meridionali.

* Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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10 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone ““I tragediatori”, Forgione racconta il lato oscuro del movimento antimafia””

Un alimento al forno può bruciarsi esternamente, e rimanere crudo all’interno proprio a causa della carbonizzazione esterna. Il fuoco può conferire al legno una maggiore resistenza: la carbonizzazione esterna del legno a scopo protettivo è tradizionale nell’edilizia giapponese, e sta divenendo di moda negli Stati Uniti. Da noi si usa per rendere più resistenti i pali da conficcare nel terreno. Tanta antimafia è un fuoco che carbonizzando gli aspetti più superficiali della criminalità meglio protegge gli strati interni. Nella città del Nord dove abito, dove il magistrato più alto in grado, che a suo tempo escluse che la P2 fosse un’organizzazione eversiva, ha ottenuto che fosse istituita una sezione della DIA, sotto la crosta dell’antimafia c’è un libero brulichio di massoni, ciellini e quant’altro.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Bisbiglia “Parentopoli Atac Roma, 150 a rischio licenziamento: “Privi di requisiti” Sindacati: “Responsabilità di altri” “

Adesso abbiamo anche i raccomandati a loro insaputa. Con la differenza che dare del corrotto ai politici fa parte del discorso permesso, ma pochi hanno il coraggio di riconoscere il carico di corruzione, i guasti alla vita civile, generati dalle congreghe di clientes che hanno avuto il posto di autista o di spazzino.

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1 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Modena, il sindacalista arrestato: “Hanno voluto incastrarmi. A quell’incontro non dovevo esserci””

Trappole del genere, che fanno un uso criminale della legge, non possono essere messe in atto dove ci sia una magistratura come si deve, che eserciti un effetto deterrente con la sua presenza, creando nei disonesti e nei funzionari deviati la consapevolezza che se ricorressero a questi mezzi sarebbe fatta chiarezza sulle loro trame e verrebbero svergognati e adeguatamente puniti. Invece, se la magistratura è debole, coloro che condividono con la mafia l’arte di intorbidire le acque, mascariare e intimidire avranno campo libero.

Ci sono poi anche casi di persecuzione politica, di corruzione a favore di grandi interessi, dove la magistratura è collusa, e chi dovrebbe tutelare la legalità rilascia licenze di delinquere; assicurando impunità, partecipando alle manipolazioni, e arrivando a istruire su come commettere reati e farla franca.

@ Recobino. Con una semplicità pari a quella che ci vede lei, può essere una montatura. In un sistema sano, l’accertamento solido dei fatti dovrebbe prevenire l’instaurare una situazione di dubbio estremo, che non si limita all’innocenza o alla colpevolezza, ma dove dall’esterno non si sa se il soggetto sia colpevole o vittima. E la sorte del soggetto non dovrebbe dipendere da chi ha partecipato alla produzione della situazione ambigua, ma dovrebbe essere valutata da inquirenti e giudici terzi. Dovrebbe essere fatta chiarezza: una giusta condanna per calunnia, a carico o del sindacalista accusato o di chi l’accusa, dovrebbe in ogni caso venire emessa.

@ Silmarille. No, non ha preso la busta da quel che si vede nel video (diffuso senza audio). Gli inquirenti avrebbero dovuto accertare come si sono svolti i fatti e il loro significato in maniera sicura prima di arrestarlo e precipitarsi a dipingerlo sui media come un sindacalista corrotto. Non conosco la realtà dei Cobas e dei loro nemici. Intervengo per portare una testimonianza. Nella mia esperienza: a) l’emettere un giudizio, da parte dell’autorità, basandosi su dati incerti e parziali, rinunciando a ottenere e considerare informazione facilmente disponibile, è indice di cattiva fede; b) le forze di polizia a volte organizzano macchinazioni contro chi è inviso a poteri forti, e possono contare su una magistratura che gli copre le spalle e li aiuta.

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12 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga, polemiche sul cartello contro i “truffatori napoletani”. Il gruppo: “Il responsabile già sospeso dal servizio””

Che rozzezza. Eppure all’Esselunga sanno essere fini. Per un periodo ogni volta che facevo la fila per pagare arrivava un magazziniere che entrava o usciva passando nella strettoia tra le casse destinata ai clienti e mi strusciava malamente. Un giorno nella cassa accanto c’era in fila un noto magistrato. Verrò spintonato anche davanti a questo tutore della legalità ? Mi chiesi. Quella volta lo struscio mi fu risparmiato. Arrivò una commessa e fece cadere un pomodorino che rotolando sul pavimento andò a fermarsi contro la mia scarpa. Gli spintoni ripresero le volte successive. Da allora soprannominai mentalmente il magistrato “ciliegino”. Era un brillante parlatore. Ricordo una sua conferenza pubblica tenuta insieme ad un cattedratico – consulente di Cossiga durante l’eliminazione di Moro – che nella stessa giurisdizione ebbe delle noie, venendo accusato da un PM di avere favorito un camorrista. La richiesta di rinvio a giudizio fu respinta; a me però resta l’impressione che date misteriose fratellanze, date certe catene di amici di amici, davanti ad alcuni tipi di napoletano, es. un camorrista, nelle Esselunga lombarde quegli atteggiamenti che secondo alcuni maligni sarebbero attribuibili a una grave carenza di niacina vengano sostituiti dalla più alacre e rispettosa disponibilità.

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9 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Lonigro “Strage di Viareggio, Ferrovie lo licenziò perché faceva da consulente alle famiglie. La Cassazione: “Giusto allontanarlo” “

Non conosco questo caso nel dettaglio; potrebbe anche darsi che la sentenza in sé sia difendibile sul piano formale. Ciò non toglierebbe che sia coerente con un quadro politico sostanzialmente corrotto. La notizia della sentenza appare affermare che dando uno stipendio – magari proveniente da denaro pubblico – si acquista anche la coscienza della persona. “Chi ci dà il pane è nostro padre” ammonivano i vecchi mafiosi. Il messaggio conferma i potenti che delinquono – e i dipendenti a loro moralmente affini – nella convinzione che l’omertà, e la fedeltà al gruppo invece che alla comunità, siano un valore; mentre fa opera di dissuasione e intimidazione verso chi vorrebbe opporsi al malaffare. [Nella mia esperienza è comune l’impiego sistematico di dipendenti, anche pubblici, come picciotti per boicottare, mobbizzare, intimidire, cercare di screditare e compromettere chi sia di ostacolo agli affari inconfessabili dei cerchi magici dove si incontrano poteri forti, datori di lavoro e rappresentanti delle istituzioni; e, nella mia esperienza, a questo genere di “rapporto fiduciario” la magistratura assicura impunità e fornisce sostegno.] In tema di protezioni istituzionali di grandi affari illeciti, andrebbe esaminata anche la lealtà dei magistrati verso il popolo dal quale ricevono pane e companatico.

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14 aprile 2017

Youtube

Commento agli auguri di Pasqua 2017 del vescovo di Brescia Monari

Per la Pasqua hanno messo una stazione della Via Crucis sotto casa. Una croce addobbata con una stola bianca; scaricata da un furgone della Caritas, guidato da un nero, che mentre passavo ha imballato il motore spargendo il tanfo dei gas di scarico. Quei due pezzi di legno ortogonali indicherebbero un’entità superiore all’Uomo. A me la croce imposta e l’incensiere diesel hanno fatto venire in mente David Lazzeretti, il Cristo dell’Amiata, visionario sincero, messo a morte perché troppo umano.

v. Spezzano della Sila, 15 aprile 2017. In :I professionisti della metamafia

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Il caso Bisignani-P4” dell’8 dic 2011

Il prof. Giannuli invita a non considerare le nuove Pn, con n>2, come una semplice prosecuzione della P2. E’ vero che ci sono differenze, forse legate a diramazioni: certi segni, come il magistrato che, denunciati meritoriamente i privilegi borbonici e gli abusi dei Consiglieri di Stato, invita a “una collaborazione sincera e duratura tra massoneria [buona] e magistratura” [1] portano a chiedersi se gli scandali giudiziari non riflettano una lotta intestina tra fazioni in lotta, portatrici di interessi e stili diversi. Inoltre, cambiato il periodo storico, occupandosi di affari invece che di “Guerra fredda”, forse le nuove Pn non si occupano più di sbudellamenti. Forse: v. Breivik. Però si occupano più di prima di budella, occupandosi di quel fondamentale settore dell’economia che è la medicina.

Forse è un caso, ma è stata la Corte d’appello di Brescia presieduta da Marra, poi dimessosi per lo scandalo P3, ad appoggiare la campagna sui cellulari che provocano il cancro, riconoscendo il nesso etiologico con una sentenza, la prima del genere in Italia. (Questa di scrivere pagine “acrobatiche“ di medicina – gradite al potere – è una delle attività improprie che distraggono i magistrati dal loro lavoro). La cancerogenesi a pile dei cellulari ha scarsissima plausibilità biologica, ma viene agitata in continuazione; in contraddizione col silenzio su radiazioni elettromagnetiche molto più potenti e che si sa per certo essere cancerogene, come quelle dei raggi X: i presunti e dibattuti pericoli dei telefonini sono noti al pubblico come lo erano gli unguenti degli untori sotto la peste, mentre gli si nasconde quanto gli addetti sanno, e scrivono nelle riviste scientifiche, che una quota non trascurabile e crescente di tumori sta venendo provocata da esami radiologici, spesso non necessari, in particolare le TAC. Ritengo che il cancro da cellulari sia un vero depistaggio etiologico. Peraltro attuato su scala mondiale; i piduisti nostrani di ieri e di oggi appaiono come gli operatori locali di movimenti di portata internazionale.

I nostri comunque fanno la loro figura all’interno di questa orchestra internazionale. Statistiche di questi giorni riportano che l’Italia ha la più alta incidenza al mondo di neoplasie dell’età pediatrica. Immediatamente, insieme all’inquinamento (fattore reale, negato o esagerato a seconda della convenienza) sono stati accusati i cellulari. Le Pn si occupano, insieme ai cugini delle forze di polizia, e agli zii della magistratura, di screditare e mettere a tacere chi indichi altri fattori, di tipo sociologico, e segnatamente criminologico, per questo record [2].

Va bene uno sguardo distaccato sui nuovi fenomeni piduisti; ma, soprattutto con una magistratura al 99% abituata, allora come oggi, a fare il pesce in barile, e a ingraziarsi i poteri forti, quando non è parte diretta della rete piduista, suggerirei ai comuni cittadini di non perdersi in distinguo eccessivamente sottili, e di non vedere con occhio più benevolo queste reti di potere; che mettono silenziosamente a rischio gli organi interni, cioè le budella, più di quando facevano fragorosamente esplodere le bombe o crepitare i mitra.

1. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/11/massoni-e-legalita/
2.https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

20 aprile – 5 maggio 2017

Blog de Il Fatto

@ Atomic. Non è un demerito dei soli italiani, come conclude l’articolo. Gli italiani hanno solo esercitato il consueto zelo. Nel dicembre 2010 la Corte d’appello di Brescia – una corte piuttosto sensibile ai venti atlantici – emise la prima sentenza che riconosce che un cellulare abbia causato un tumore, anche in quel caso un tumore benigno di un nervo cranico. Contemporaneamente nel Maine un legislatore, Boland, proponeva di apporre un’avvertenza di rischio cancro sui cellulari, come per le sigarette. L’articolo inoltre ignora la step increase in incidenza dei tumori del CNS negli anni Ottanta da introduzione di nuovi strumenti diagnostici. “Variazioni importanti” “legate a sostanziali miglioramenti nella capacità diagnostica per immagini” dice a proposito dell’aumento dei tumori infantili del SNC il rapporto AIRTUM 2012. Epidemiologi USA hanno invece osservato che se fosse solo questione di miglioramenti diagnostici l’incidenza dopo essere aumentata avrebbe dovuto decrescere ai livelli precedenti, cosa che non è avvenuta.

Commento al post di S. Palmisano del 4 maggio 2017 “Cellulari e tumori, chi ne studia la correlazione sia super partes”

Le radiazioni ionizzanti sono un cancerogeno certo e potente. L’analogia a effetto tra l’uso del cellulare e i sopravvissuti di Hiroshima è scientifica come sostenere che avendo trovato altezze simili tra un cestista (in ginocchio) e un nano (su trampoli), allora anche il nano è alto. Sul conflitto di interessi, va osservato che la paura per agenti cancerogeni, che ha un valore di mercato spingendo a sovradiagnosi e a richieste di denaro a vario titolo, oggi viene separata dalle responsabilità, che sono più mostrate che punite, e dal modello socioeconomico liberista, che non viene messo in discussione. La propaganda, inclusa quella giudiziaria, opera un po’ come la colonna di distillazione di una raffineria. Alcune componenti vengono fatte sparire; altre, come la paura, sono diffuse nell’atmosfera, inquinando l’opinione pubblica. Un buon sistema è nascondere i cancerogeni veri (es radiazioni ionizzanti mediche), e agitare quelli falsi o esagerati. Vi è conflitto d’interessi anche nel produrre paure redditizie. Es. quando nel 1884 Bismarck introdusse l’assicurazione per i lavoratori, medici e avvocati riesumarono la teoria già screditata delle “lividure” e altri esiti di traumi come causa di cancro (Malleson A. Whiplash and other useful disease. Cap. Lawyers, junk science and chicanery. McGill-Queen ‘s University Press, 2002).

@ Sp1959. 5 giorni dopo Ivrea anche a Firenze (studio avv. Bonafede, deputato 5stelle; giudice Nuvoli) la magistratura ha riconosciuto che l’uso del cellulare può provocare tumori del sistema nervoso. Non si tratta dunque di un fake a sostegno del business oncologico e giudiziario: è la terza sentenza del genere e quindi, soddisfacendo il Principio del Campanaio (1), è stato raggiunto l’elevato livello di rigore tipico dei contributi della magistratura alla medicina. Il Principio del Campanaio è applicato dalla scienza ufficiale del più alto livello di reputazione, es. nella ricerca oncologica (2), che magistrati e forze di polizia considerano fonte di verità, immune da interessi di parte o illeciti, e difendono come giannizzeri.

1 ”In The Hunting of the Snark di Lewis Carroll, il Campanaio dice: «Tutto quello che ti dico tre volte è vero».” (L’errore del campanaio. In: Follie e inganni della medicina. Skrabanek P. McCormick J. Marsilio, 1992).

2 “Some non-reproducible preclinical papers had spawned an entire field, with hundreds of secondary publications that expanded on elements of the original observation, but did not actually seek to confirm or falsify its fundamental basis. More troubling, some of the research has triggered a series of clinical studies — suggesting that many patients had subjected themselves to a trial of a regimen or agent that probably wouldn’t work. “ Begley CG, Ellis LM. Raise standards for preclinical cancer research. Nature, 2012.483;531.

@ MyOwnBoss. Grazie. Un articolo su Radiology dell’aprile 2017 (Larson et al) rileva che in USA il numero di TAC su bambini si è quintuplicato negli ultimi 13 anni. Una stima conservativa ha calcolato in USA tra 2640 e 9080 i casi di cancro all’anno causati da TAC pediatriche*. Ma su questo si sta zitti. La pericolosità delle onde EM aumenta in generale con l’aumentare della frequenza, e quindi dell’energia. Il pubblico viene invece indotto a credere a una “legge fisica” opposta, nella quale minore è la frequenza maggiore è il pericolo. Nell’articolo di Palmisano scopro nomi a me già noti per altri affari, in questa attività di magistrati e medici associati di uguagliare il rotondo al quadrato e di cambiare il bianco in nero.

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10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Casta delle federazioni, Sticchi Damiani confermato all’Aci ma manca la ratifica di Mattarella: “Voterò lo stesso per il Coni””

Mesi fa ho rinnovato la patente all’ACI. Ho portato delle fototessera normali, scattate da un fotografo che lo fa di mestiere. Ma la patente mi è stata consegnata con la foto ridotta a una silhouette nerastra, con la faccia resa irriconoscibile. Il presidente dell’Aci locale non ha risposto alla mia lettera dove chiedevo mi fosse consegnata senza ritardi una patente decente e valida (per la quale avevo pagato 80 euro), scambiandola con quella che impedisce l’identificazione. Mi è stato offerto da un impiegato dell’ACI di ritirare la patente e farmene avere una con la foto non alterata dopo due mesi. Tempo fa il Fatto ha riferito che questo presidente dell’ACI locale è stato coinvolto in “una vicenda ingarbugliata e non proprio edificante, in cui compaiono da protagonisti o comprimari personaggi di peso non solo nella città lombarda, ma anche a livello nazionale”. Tiene conferenze sul Flauto magico di Mozart. Per questi motivi, che si aggiungono ad altri più specifici, inclusa una catena di errori improbabili, dispetti e abusi gratuiti quando devo rivolgermi ad amministrazioni locali o statali, ho commentato tra me che mi è stata rilasciata una patente massonica, nel senso di mascariamento massonico. Apprendo da questo articolo che il presidente nazionale dell’ACI è vicino al ministro Lotti. Ciò rafforza l’idea che anche all’ACI ci sia la presenza attiva di quelli che si vantano che Mozart era dei loro.

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12 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, esplosione in strada davanti alle Poste. “Non si esclude la pista anarchica””

Il ministero delle Poste a suo tempo faceva parte del comitato della Presidenza del consiglio per la “difesa psicologica”. Chissà quale contorto ragionamento ha portato gli anarchici a vedere oppressione nel ritirare e consegnare, sia pure con la notoria sciatteria, lettere e pacchi. Ma di sicuro verrà trovato un movente che sembrerà uscito dalla penna di Bakunin; mentre non credo che la magistratura inquirente, per non parlare di CC e PS, prenderebbe in considerazione la tesi che le Poste attuali collaborano con quegli apparati che tradizionalmente si occupano di pilotare l’opinione pubblica pilotando bombaroli e terroristi; e che oggi si occupano anche di swapping tra onestà e crimine, ovvero di dipingere chi è di intralcio a grandi affari illeciti (anche se di idee moderate e borghesi) come un deviante; e chi pratica i grandi affari illeciti come vittima da proteggere.

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13 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Tabusso “Brexit, l’Agenzia europea del farmaco a Milano? La strada è lunga e in salita”

La Norvegia limitava l’approvazione dei nuovi farmaci a quelli che mostravano un vantaggio sugli esistenti. Nel 1996 la “armonizzazione” UE le fece rimuovere questo sano criterio. Studiosi della corruzione considerano l’attuale approvazione dei farmaci esempio principe di corruzione istituzionalizzata*. E’ divenuta un’attività eminentemente affaristica, tutto fuorché limpida; dove si possono creare dal nulla miliardi di euro di profitti purché si sia disposti a recitare, senza alcun rischio, sussiegose farse; e non ci si lasci impressionare dalle conseguenze visibili in sala settoria di questa meravigliosa forma di creazione di ricchezza, una cornucopia fondamentale per il modello economico trionfante. Necessita di doti che la Lombardia ha in abbondanza, per dono di natura e per la cultura plurisecolare degli affari, non impacciata da soverchie ubbie intellettualoidi o moralisteggianti. L’operosità lombarda è inoltre provvista di un apparato di protezione piduista, cioè di mafia tramite i poteri dello Stato. Efficiente e discreto, come dev’essere la mafia che si rispetti, è quel che ci vuole per l’eliminazione delle voci guastafeste e la conduzione spedita. Abbiamo una marcia in più rispetto agli altri pur degni pretendenti all’osso. Se si applicherà il criterio meritocratico, Milano ha già la prestigiosa assegnazione in tasca.

*Light D et al. Few Benefits from New Drugs and Many Serious, Costly Risks. Chemical Industry Digest, Feb 2014.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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2 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bergamo, bombe carta e volantini anti-Lorenzin davanti agli ambulatori per vaccini: gruppo di ultradestra rivendica”

La medicina, quella fraudolenta, è “big money”, e prefetti della stessa pasta di Federico Umberto D’amato, generali dei CC alla G. Palumbo, magistrati che non sono l’opposto di Carmelo Spagnuolo, e i tanti lazzari sempre disponibili per un tozzo di pane, stanno acquisendo meriti adoperandosi per i “piani di rinascita” sanitaria. Da alcuni mesi nella strada che separa l’ambulatorio vaccini della ASL vicino casa mia dallo squallido parchetto dove vado a leggere sfila un campionario di tipi inquietanti e molesti; inclusi guidatori avventati e distratti che ti sfiorano con l’auto. Sbucano “a cucù” cioè con la prevedibile regolarità della pendola svizzera da muro. La zona è divenuta mal frequentata. A febbraio un signore, presente ad una strana aggressione che ho subito a qualche decina di metri, quando ho chiamato il 112 si è presentato spontaneamente come agente di PS in pensione, invitandomi ad andarmene prima che la pattuglia arrivasse, per evitare guai. Occupandomi di frodi mediche, e data una lunga esperienza, a me pare un voler creare una tensione. Mi sarei rivolto alla magistratura, se la città, a 50 km da Bergamo, non ne fosse sprovvista.

@Carlo Ferrari. Vive la Republique?” Viva, ma ho l’impressione che lei più che all’Italia inneggi alla fraternité dei sanculotti…

A me sembra di assistere al triste spettacolo di gente che fa qualsiasi cosa per un tozzo di pane, nonostante abbia di che vivere o sia benestante. Una storia da aggiornamento ai nostri giorni delle “Autobiografie della leggera”, che fu scritta nel 1961. Comunque, se lei volesse sviluppare l’estetica della cialtroneria troverà ampi spunti nel campo degli appoggi istituzionali alle frodi mediche.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Agosti “Strage di piazza della Loggia, lettera agli innocenti”

Dopo mezzo secolo suonate l’adunata per andare a cercare i mandanti della strage. Vivo a Brescia, che quando sono in gioco interessi USA sembra una dependance della vicina base NATO-USA. Vengono in mente quei baroni scozzesi di “Braveheart” che chiamavano a raccolta contro gli occupanti inglesi e sottobanco si erano venduti ad essi. A2A, la partecipata del Comune, che ogni volta che su Il Fatto commento gli interventi di Mattarella manda puntualmente le macchine spazzatrici a sfilarmi accanto sollevando lerciume mentre cammino, chiede la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. Anche Mattarella, da decenni uomo di fiducia “su cui puntare” come presidente secondo un ambasciatore USA in Italia (La Stampa, 20 giu 2017), necessita di alibi per la sua fedeltà atlantica. Così, col machiavellismo e le capacità recitative che nella nostra classe dirigente occupano il posto di doti più pregiate, verranno prolungate la sacralità e la pompa che rivestono scelte di campo non molto eroiche.

Sui reali rapporti di A2A, della dirigenza e della popolazione bresciana, e delle istituzioni dello Stato con i mandanti della strage, vedi:\29 giugno 2017. Et in pulverem reverteris. I bresciani e i mandanti della strage del 1974. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Beccaria “Piazza della Loggia: le coperture istituzionali, la P2 e i rischi per la democrazia”

Lewontin, genetista di Harvard, è ricorso a un approccio che chiama “dialettico”* per mostrare l’erroneità delle manipolazioni concettuali della genetica. Il determinismo semplicistico fa da base alla “new genetics”**, presentata come un trionfo della medicina ma in realtà una sua degenerazione commerciale. Sulla quale, tra parentesi, Brescia si è buttata a pesce, scoprendosi una vocazione accademica quando la medicina è divenuta un modo facile di arricchimento per chi non abbia troppe ubbie etiche e assilli epistemologici. Lewontin mostra come il suddividere gli oggetti di natura in classi separate e distinte porti a non cogliere aspetti critici e travisare; insieme al suddividere bisogna considerare la possibile “interpenetrazione degli opposti”. Lewontin sostiene l’applicazione del suo metodo anche al campo politico, inclusa la politica imperialista USA*. A Brescia di interpenetrazione tra chi si presenta come offeso dalla bomba e chi da allora continua a dare ordini ce n’è tanta. La strage di quel 28 maggio 1974, dove la distinzione tra i corpi dilaniati da una parte e gli uccisori dall’altra fu orribilmente netta, viene esibita, a volte col suo contorno torbido di allora, per nascondere e favorire il più vasto campo di legami e complicità di oggi; che riguardano affari inconfessabili come quelli sulla salute.

*Levins R, Lewontin R. The dialectical biologist. Harvard Univ Press, 1985.
**Le Fanu J. Rise and fall of modern medicine. Hachette, 2011.

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13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

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17 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove”

S. Palidda, studioso del controllo di polizia, usa l’espressione “anamorfosi dello Stato di diritto” per indicare l’applicazione abnorme e omissiva delle norme a favore di interessi particolari. Come nelle anamorfosi ottiche, disegni deformi e irriconoscibili proiettati sullo schermo visibile al pubblico acquistano forma compiuta e presentabile. Hanno carattere di anamorfosi anche le innumerevoli ricostruzioni delle stragi dove è costante lo schema “l’impegno dei magistrati e investigatori non è mai mancato ma…” ma ci sono stati diabolici depistaggi. Credo che nessuna ricostruzione che voglia essere onesta e approfondita possa eludere il tema dell’applicazione del “codice atlantico”, delle connivenze e complicità di magistrati, forze di polizia e notabili locali alle operazioni sotto l’egida della Rosa dei Venti. Ieri e oggi. Il tribunale di Brescia ha da poco assolto un medico per avere incassato, quando era il rettore, lo stipendio di primario senza andare al lavoro: perché l’università e l’ospedale glielo hanno lasciato fare*. Una motivazione che suona farsesca al lettore comune. Un ragionamento giuridico che sa di anamorfosi, di mappatura di altre ragioni, riconducibili, per chi conosca gli affari che prosperano impuniti a Brescia, al ruolo dell’allora rettore di portaordini di Washington. Ordini che oggi riguardano operazioni mediche come Stamina e i vaccini imposti.

*M. Toresini. Corsera, 15 lug 2017.

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26 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “‘Ndrangheta in Lombardia, fra boss e politici un solo grado di separazione. “Se ti chiedono un favore non puoi dire no” “

La mafia è un instrumentum regni? Credo di sì; e andrebbe considerata tale anche l’antimafia. L’antimafia che cronicizza la mafia invece di guarire il Paese eliminandola. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia. La definizione restrittiva che considera mafia, e quindi della massima gravità, solo i “vincoli associativi” che esibiscano violenza fisica, o meglio meccanica, e il prestigio che deriva dalla patente di antimafia, creano una franchigia di illegalità per vari gruppi di interesse e per le istituzioni dello Stato che li servono. Tra mafia e antimafia il terzo gode: associazioni, meno cinematografiche, del mondo legale possono commettere impunemente crimini di grande portata. Potendo delinquere anche con metodi che andrebbero riconosciuti come mafiosi, posto che andrebbe considerata “mafia” qualunque struttura criminale, anche interna allo Stato, che voglia farsi legge, regola accettata; che lo faccia tramite la violenza o stravolgendo il potere legale. Anziché spiegare il facile attecchimento in Lombardia attribuendo al fenomeno mafia caratteristiche sovrannaturali, bisognerebbe considerare come non solo la mafia ma anche l’antimafia facilitino forme di criminalità di alto livello che alimentano l’economia legale. Es. le manipolazioni a danno della salute che rendono prosperose le industrie farmaceutica e medica. Il complesso mafia-antimafia in Lombardia è tra i fattori che rendono il Pirellone particolarmente adatto come nuova sede dell’EMA.

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3 ottobre 2017

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Commento al post di E. Rosso “Concorsi truccati, ‘si premiano i burocrati e non gli intellettuali’. Firmato Piero Villaggio”

@ kutuzov. Non so come si possa sostenere “with a straight face” che la massoneria non intervenga per i ricercatori universitari. Posso smentirla anche sugli operatori ecologici: la massoneria interviene eccome anche per loro. Sia perché si tratta comunque di posti di lavoro; sia perché se ne serve per azioni di mobbing e oltraggio, data la spazzatura che maneggiano. Come ha osservato Monicelli, che parlava di logge “Rotary dei poveri”, la massoneria non è solo piani alti. Si sottovaluta quanto sia ridotta sul piano umano la distanza tra un alto grado e uno basso, tra un gran maestro e il lazzarone non affiliato che il venerabile usa per operazioni sporche. Non è ampia come si potrebbe pensare la distanza morale e culturale tra gli spazzini che fanno in modo di gettare materialmente sporcizia su un soggetto che intralcia gli affari immondi (magari paludati da “scienza”) appoggiati dai massoni, da un lato, e dall’altro i fratelli nei vertici della partecipata del Comune che versa loro lo stipendio e le gratifiche, nel Comune stesso, nelle forze di polizia che gestiscono, tra i magistrati che danno la licenza di delinquere. Anche se gli abiti e le funzioni sono diverse, sono fatti della stessa pasta. Tanto che la massoneria può essere vista come un’agenzia che organizza in reti di potere gerarchiche una limitata varietà di tipi umani che stazionano in tutti i piani della società.

@ kutuzov. E’ lei che sta sostenendo che sì, la massoneria influisce sulle carriere universitarie, meno che sull’entrata iniziale nei ranghi accademici. Saremmo davanti a un potere che occupati posti chiave evita di riprodursi sfruttando il potere di cooptazione. E quando mai si è visto un professore massone favorire un determinato candidato al semplice posto di ricercatore. Boh. Non adduce a sostegno di questa tesi singolare altro che un tono supponente. E’ come dire che i frigoriferi sono venduti col cibo già dentro. E che chi lo nega dice “boiate pazzesche”. Pensi che a me risulta che si pratichi impunemente la raccomandazione negativa: assumere uno sconosciuto senza collare come assistente ospedaliero in un importante ospedale dove non aveva mai messo piede prima, magari aggiungendo al volo un secondo posto (quello previsto andando alla moglie dell’aiuto), metterlo in un reparto universitario nonostante l’assunto volesse stare lontano dall’università e dalle sue ricerche truffaldine (“Non decide lei” nelle parole del direttore sanitario), ricattarlo “o fa ricerca per me o la pagherà” e dopo il rifiuto usare le vie brevi per togliere di mezzo la voce scomoda, ciò che era nei piani. Io però parlavo di cose più leggiadre, la raccolta e l’utilizzo dell’immondizia; in questi giorni che un’importante azienda di smaltimento rifiuti sta lanciando un candidatura a senatore a vita, sulla quale si dovrebbero fare critiche articolate; anche se molto meno intricate delle sue uscite.

Nota. Lapsus calami. Non fu il direttore sanitario ma il direttore amministrativo a pronunciare la frase in risposta alla mia richiesta di non andare in un reparto universitario (di una facoltà di medicina istituita da poco della quale non conoscevo l’esistenza; il mio trattamento, su procura, è stato tra i suoi primi gloriosi passi). I direttori sanitari fecero di peggio negli anni successivi.

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Vedi: Sinergie tra industria medica e industria dei rifiuti: le suppressio veri e suggestio falsi dei magistrati e la proiezione del sudiciume. In:La medicina sotto la presidenza Mattarella . Ottobre 2017.

Pensiero lento e pensiero veloce alla Poliambulanza. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella . Ottobre 2017.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

Vedi: Il monopolio corrompe i lavoratori. 10 novembre 2017. In: Milizie bresciane

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20 novembre 2017

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Commento al post di V. Agnoletto “Agenzia europea del farmaco, peccato averla persa. Ma cosa volevamo farci?”

 
A premere per l’assegnazione a Milano c’è stato Scaccabarozzi, capo di Farmindustria. Che controlli possono essere quelli che il controllato agogna? Alla vigilia del voto Telettutto, emittente bresciana, ha mostrato una conferenza sull’inquinamento dove Marfella ha detto che la mortalità infantile per cancro in Italia è la più alta del mondo. Da noi un inquinamento eccezionale e particolare fa strage di bambini? I dati non lo dicono. Ad essere relativamente elevata in Italia è l’incidenza di tumori infantili, per la quale si dovrebbe pensare alle sovradiagnosi; favorite, a vantaggio del business oncologico, da allarmi a effetto. Che andrebbero indagati dalla magistratura. Ma il procuratore di Brescia Buonanno e l’aggiunto Raimondi erano accanto a Marfella. La magistratura coonesta discorsi ingannevoli e sgangherati, vestendo di autorevolezza la suggestio falsi a favore della medicina commercializzata. E concorre anche alla suppressio veri, posso testimoniare. Quando l’Italsider creava ricchezza per i tarantini, chi parlava, giustamente, del pericolo cancro era guardato come un importuno fuori dal mondo. Oggi si è passati ad allarmi gonfiati ad arte che favoriscono la sostituzione dell’industria tradizionale con quella medica, dove la materia prima sono le persone. L’EMA vidima una produzione di ricchezza truffaldina e cannibale, e averla in Italia, dove il meglio, la magistratura, è questo, non avrebbe dovuto essere motivo di esultanza.
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@ mansal. Credo di rappresentare l’ala estrema della critica a Stamina, truffa buffonesca pilotata dallo Stato per fare sembrare per contrasto valide le promesse alla Vanna Marchi sulla rigenerazione di tessuti con staminali “ufficiali” (un altro “job” dove hanno brillato Brescia e i magistrati). Le consiglierei il libro di un medico e ricercatore danese, Gotzsche, “Deadly medicines and organized crime”, su quanto è mafiosa (parole sue) l’approvazione dei farmaci nell’intero mondo occidentale; anche in Danimarca, paese civilissimo paragonabile all’Olanda. Ma non credo che lei voglia sentire parlare dell’universalità del malaffare farmaceutico. Un recente articolo su come l’EMA approvi antitumorali costosissimi senza evidenza valida che migliorino la sopravvivenza e la qualità di vita, e i commenti su come l’EMA sia un sistema di controllo “broken”, riguarda l’EMA sul Tamigi (Prasad V. Do cancer drugs improve survival or quality of life? You don’t need to know, according to our broken regulatory system. BMJ, 26 ott 2017). Comunque, oltre un certo limite la smodatezza nell’approfittare diventa controproducente, e l’eccessiva efficienza in questo senso della nostra classe dirigente potrebbe avere sconsigliato di trasferire nella terra dei famelici lombardi la delicata funzione di immissione di farmaci tarocchi per oltre 300 milioni di europei.
 

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12 dicembre 2017

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Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro: “Ciò che abbiamo saputo finora è una verità dicibile: servì a chiudere la stagione del terrorismo””

Ma che vuol dire che l’eliminazione di Moro “servì a chiudere la stagione del terrorismo”. Probabilmente l’espressione sta per “servì a chiudere, con un assassinio esemplare, la stagione dove c’era ancora uno spiraglio di indipendenza”. Un esempio del dressage istituzionale sugli episodi più tragici e vergognosi della sudditanza della nazione: la tromba suona la carica, e la cavalleria si guarda bene dal caricare; ma esegue figure di alta scuola, galoppi in aria e piroette, per dare l’impressione di valore ed essere applaudita senza andare da nessuna parte. A Brescia, dove Fioroni ha buoni amici, stanno raccogliendo firme per la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. A Brescia c’è un’altra scuola di dressage istituzionale, dove il fiume di commemorazioni e 40 anni di procedimenti giudiziari sulla strage di Piazza Loggia del 74 hanno prodotto sia il topolino delle mezze condanne – a Milano – di due degli esecutori, sia un pratico paravento dietro al quale servire zelantemente USA e NATO negli affari correnti.

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19 dicembre 2017

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Commento al post “Strage di piazza della Loggia, Tramonte estradato in Italia dal Portogallo: deve scontare l’ergastolo”

Dopo 43 anni dalla strage una singola persona comincerà a scontare la pena in una cella. E’ dubbio che questo too little too late migliori democrazia e giustizia, perché autorizzerà le autocelebrazioni e favorirà la falsa rappresentazione di quelli che dietro la facciata servono oggi, come già i loro predecessori, gli stessi poteri che in quell’epoca lontana ordinarono stragi e omicidi politici.

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21 dicembre 2017

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Commento al post “Papa Paolo VI sarà santo: “Individuato un miracolo compiuto dal Pontefice”

Papa Pochino (“il papa ha fatto pochino”, A. Moro, prima dell’esecuzione) era legato a massoneria e servizi; e ai loro affari sporchi. Da Paolo VI a Telethon, la santità, l’eroismo, gli altissimi valori sono un camuffamento dei predatori. In biologia viene chiamato “mimetismo aggressivo”. La differenza tra l’aureola pubblica e la verità picea ricorda quegli ordigni innescati che vengono nascosti in pucciosi peluche per farli esplodere nelle mani di bambini.

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21 dicembre 2017

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Commento al post di S. Bacchetta “Trenord, parla il capotreno licenziato per il morso al passeggero: “Quel lavoro sui treni era il coronamento di un sogno”

Strano. Il personale viaggiante a Brescia gode di libertà e protezioni. Una volta un controllore metro la camera l‘ha strappata di mano a me. Altri controllori mi hanno seguito dalla fermata fin sotto casa. Credo si cercasse la rissa. Ricordo sempre una decina di anni fa la faccia ghignante e soddisfatta di un alto magistrato bresciano, che avevo criticato sul web per i suoi endorsement di gruppi di potere spesso oggetto di procedimenti giudiziari, mentre gli autisti deviavano i bus e li facevano sfrecciare accanto a me a pochi centimetri, davanti ai vecchi uffici giudiziari. Una volta misi la mano sulla fiancata del bus mentre mi stringeva contro il muro, e lasciai l’impronta di sporco sul muro di fronte all’entrata di quel palazzo di giustizia. Mi è capitato negli anni di trovarmelo davanti diverse volte, dopo essere stato oggetto di atti di stalking. E’ comparso al mio fianco in piazza Loggia alla più recente commemorazione della Strage, il 28 maggio 2017, poco dopo che, come ogni anno, avevo ricevuto uno spintone. E’ il babbo di uno dei capi, nominato da Renzi, delle imprese dalle quali dipende il capotreno, che si sono mostrate inflessibili sui comportamenti scorretti e violenti del personale. Potrebbe darsi che la notizia del severo provvedimento serva, oltre che a ribadire che a mettersi contro l’invasione di extracomunitari si rischia, a coprire le funzioni ignobili e criminali assegnate da Corda Frates e Gigli Magici ai raccomandati dei trasporti pubblici.

@ boboviz. Questo è uno dei motivi per i quali sarebbe bene che i giovani leggessero molta letteratura: leggere tanto serve anche a vaccinarsi contro il narrativo, che fa giudicare una notizia, un argomento, in base a canoni estetici controllabili dalla fonte. Altrimenti succede di diventare come quelli che credono di leggere e invece stanno unendo a matita dei puntini numerati, predisposti per creare l’immagine che chi semina certe notizie vuole ottenere. E che si arrabbiano pure se qualcuno fa un disegno che non rispetta i puntini.

@ strawy1. “Voto antitetico al Pd”? Sì, come il PD era antitetico a Berlu. L’antitesi vera è tra teatro delle marionette e realtà. Un blog come questo offre una specie di “speaker’s corner”. Ci sono due tipi di persone che interloquiscono come fai tu con chi lo usa con l’intento di lasciare traccia di misfatti impuniti: i mister Bean e i molestatori mercenari. Alcune categorie, come personale dei trasporti e blogger, sono nella posizione adatta per operazioni di appoggio ad affari sporchi tramite stalking e disturbo mascherati. Un’attività a carattere associativo che andrebbe riconosciuta come una fattispecie di reato a sè stante (lo “organized stalking”). Ma figuriamoci. Siamo in un Paese dove altri “antitetici” in questi giorni, a Brescia, grazie ai magistrati della pasta di quello di cui riferisco, celebrano l’inizio della detenzione dopo 43 anni per la strage del 1974. Numero detenuti =1. Sostenendo, mentre si vantano di essere paladini della giustizia, la falsità depistante di stare mettendo in cella “un mandante”. A suonarsela e cantarsela sono i pesci grossi che si avvalgono del servigi offerti a pochi spiccioli dai pesci piccoli. A proposito dell’inizio pena per Tramonte, sul Corsera si è giustamente osservato che i terroristi uccidevano sconosciuti che non avevano fatto loro nulla. Anche le attività di stalking e discredito “di passaggio”, usate da operazioni inquadrabili come eversione di Stato, hanno questa caratteristica, che le rende ancora più vili e miserabili.

@ strawy1. Non ho risposto a te personalmente, ma ho replicato pubblicamente. E’ diverso. Che si può rispondere a chi si inventa di essere titolare di una scrivania alla quale sarebbero indirizzati i commenti e emette in risposta bavose contumelie a gettone. Che ne sai dei danni gravissimi provocati da ciò che riporto? Del genere di interessi così protetti? E non penso, da come ti presenti, che tu sia adatto a discuterne. E’ rivelatore che sia uno che scrive ciò che mi scrivi a propugnare il modello di rapporti civili implicito nel difendere il capotreno, che ora piagnucola e frigna. E’ curioso che su una linea ferroviaria poco distante dal luogo del fatto ci sia la stazione di Villetta Malagnino, dove il gerarca cremonese Farinacci, pronto a massacrare di botte civili inermi, trascorse la I guerra mondiale invece di andare al fronte. Stava sotto la tettoia della stazione come capostazione in seconda. Fu per questo soprannominato “l’onorevole Tettoia”.

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23 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Ulivieri “Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa”

Un altro fattore, meno noto, soprattutto da noi, ma più incisivo e maggiormente comprovato, che spiega questi incrementi di incidenza “stepwise” di tumori come melanoma cutaneo, carcinoma del rene, della tiroide, della mammella, è la sovradiagnosi. Una caratteristica delle sovradiagnosi di cancro è che si alimentano con gli allarmi sulla presenza di fattori cancerogeni sul territorio; e, una volta innescate, si autoalimentano con l’aumento spurio di incidenza e il conseguente rinnovato allarme. Sarebbe interessante conoscere l’opinione riguardo a questo aspetto, messo un po’ in ombra dall’emergenza sul flagello delle Terre dei Fuochi, dei magistrati noti al pubblico per il loro impegno nel contrastare (soprattutto tramite clamorose indagini; meno in termini di condanne) i reati su rifiuti e discariche in quanto cause delle riportate epidemie di cancro; come Sandro Raimondi. Comunque, nella sfortuna a Brescia è sorta una laboriosa industria della diagnosi e della cura del cancro; che si avvale del prezioso concorso, nella sua meritoria opera a tutela della salute, delle Istituzioni preposte alla legalità: prefettura, questura, comando CC, assessorato e comando polizia municipale. E non ultimi ma primi i servitori dello Stato con la toga che hanno intitolato il palazzo di giustizia di Brescia all’insigne giurista e tra i fondatori della P2 storica Giuseppe Zanardelli.

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9 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo G8, Cedu: “Ammissibile ricorso dei poliziotti” condannati per la scuola Diaz”

L’ammissibilità è coerente con la tendenza crescente alla legalizzazione della provocazione, che è strumento di repressione antidemocratica. “Sto parlando di chi detiene il potere politico. Ma sto parlando anche delle società che si trovano nella Silicon Valley, di quelle quotate in Borsa a Wall Street, delle corporation dell’energia con sede a Houston, ovvero di chi detiene il potere economico. Questi soggetti agiscono attraverso agenti provocatori. Provocano incidenti per gettare discredito su persone, movimenti, istituzioni, idee. Questo é sempre accaduto e questo è accaduto anche a Genova” (W. Madsen. Fracassi F. G8 gate. Alpine, 2011).

Pestando a freddo degli inermi le forze di polizia hanno eseguito atti degradanti per gli esecutori; su ordine dei poteri sovranazionali. Ora chiedono alle burocrazie espressione di quegli stessi poteri una ulteriore dose dell’impunità giudiziaria e morale che viene assicurata per la violenza tramite lo Stato. Confermando così che il coraggio e la dignità non sono il loro forte. E neppure la lungimiranza, perché i poteri dei quali ambiscono essere i guardaspalle vogliono un mondo barbaro dove i figli sconteranno la pochezza dei padri.

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12 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Green Hill, la Cassazione chiude la vergognosa vicenda dei beagle. Ma non basta”

In un paese civile non si infliggono sofferenze non necessarie agli animali; e prima ancora non si usano gli umani come cavie, immettendo nella pratica clinica farmaci non sufficientemente testati. In un paese incivile uomini e bestie sono trattati in maniera simile. In un paese fintamente civile si allentano i controlli sui farmaci facendo mostra di affannarsi a evitare sofferenze agli animali mentre si lascia che i farmaci vengano testati sulla popolazione (es. Carome M. Worst pills. Ott 2017. US Senate passes “False hope” Act. Pease AM et al. Postapproval studies of drugs initially approved by the FDA on the basis of limited evidence: systematic review. BMJ, 3 mag 2017). I magistrati, in particolare quelli bresciani, mostrano grande sensibilità per “gli esseri viventi e senzienti come noi” (Amendola); associata a una posizione “business friendly” sugli esperimenti condotti a beneficio del business biomedico su intere popolazioni di primati della specie H. sapiens.

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20 marzo 2018

BLog de Il Fatto

Commento al post “Regeni, il pm Zucca: “I torturatori del G8 ai vertici della nostra polizia. Come possiamo chiedere quelli dell’Egitto?””

“Dobbiamo dargli una bella botta in testa a ‘sto magistrato”. Manganelli, capo della polizia, su Zucca, da un’intercettazione del 2007. Le parole di Zucca, che non tirava sassi o sfilava a Genova, ma indagava e scriveva, dovrebbero fare aprire gli occhi, almeno a chi ne ha la forza, su cosa sia davvero la polizia. Quando arriva l’ordine dall’alto (magari dagli stessi poteri che hanno voluto la tortura di Reggeni) la polizia non è come quella di Montalbano o di don Matteo. Se si denunciano certi delitti di grandi interessi, si può essere aggrediti sotto casa da persone che mentre promettono altre bastonature avvisano di avere ricevuto istruzioni dai CC. Si può incrociare una pattuglia della PS sulla soglia dell’officina dalla quale si sta uscendo dopo aver fatto sostituire il parabrezza, spaccato da ignoti. O assistere all’evoluzione sotto casa di una pattuglia della GdF e entrato trovare nella cassetta della posta l’avviso per una cartella dell’Ag. delle Entrate di 4300 euro ostentatamente immotivata. I magistrati in genere non sono come Zucca, ma proteggono le botte in testa di polizia. Come “l’iniquo che è forte” di Manzoni, più parlano di Stato di diritto e legalità più ti fanno sentire che per loro la legge scritta è strumento di vessazione e impunità, e sono altre le leggi che regolano il mondo reale, dove si spadroneggia e si striscia a seconda dei rapporti di forza e delle protezioni.

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1 aprile 2018

Youtube

Commento al video messaggio “Tremolada: “Nella Pasqua scaturisce la speranza. Il vescovo Pierantonio augura una buona Pasqua ai bresciani”

A Paolo VI, cui Tremolada è devoto, non si attribuisce che uno stentato miracolo parziale. Testimonio un altro effetto sovrannaturale del santo: da molti anni quando a Brescia passo davanti a una chiesa compaiono Audi station wagon o auto di polizia. Puntuali evocazioni delle entità che sistemarono Moro, e che nella Buenos Aires di Bergoglio esibivano le famigerate Ford Falcon; in un’alleanza tra adoratori della Trinità e del triangolo massonico della quale Montini andrebbe fatto patrono.

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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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7 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bimba di 4 anni muore di otite: “Era stata respinta da due ospedali” “

Il messaggio è tonante: dietro alla comune otite c’è un mostro che può uccidere il bambino; l’otite media quindi esige work-up diagnostico e terapia aggressivi. Non viene detto che i mostri sono due, e disposti a tenaglia. Oltre a Scilla, le rare complicazioni di una patologia quasi sempre benigna, c’è Cariddi, gli effetti iatrogeni degli esami e delle terapie. Gli antibiotici hanno scarsa efficacia sulle otiti, e possono fare aumentare le ricorrenze. Il dubbio qui seminato di un ascesso cerebellare trascurato porta alla TAC, che soprattutto nei bambini può causare cancro del cervello e leucemia*, con una probabilità come minimo paragonabile a quella delle complicazioni gravi nelle otiti. La buona medicina pilota il bambino nello specchio di mare, non così stretto, tra i due mostri. Quella cattiva fa rotta a casaccio. La medicina commerciale grida a Scilla per spingere il bambino verso Cariddi, sulla cui presenza tace. Questa vaga e anomala scare story viene da Brescia, città dove i magistrati vanno troppo d’accordo coi medici, e coinvolge la Poliambulanza, ospedale di suore fortemente orientato alla medicina commerciale; tra gli amplificatori, un parroco e la ministra Lorenzin. C’è di che raccomandare ai genitori doppia cautela, data la disseminazione di messaggi parziali, distorti, ingannevoli e pericolosi.

*The use of computed tomography in pediatrics and the associated radiation exposure and estimated cancer risk. JAMA Pediatr 10 giu 2013.
 

Zaccanella9apr18

9 aprile 2018, ore 15:02. Un’inquilina sente il bisogno di spazzare le scale condominiali sovrastanti l’atrio proprio mentre entro con la spesa. Succede sempre; anche dopo che a mie lettere di protesta all’amministratore le pulizie sono state affidate a una ditta esterna. Una catena di molestie incessante e asfissiante. Entrato in casa, su RAI 1 una presentatrice, un avvocato e un attore commentano il caso della bambina a Brescia, stigmatizzando il non dare gli antibiotici e non fare la TAC ai bambini con l’otite. Citano a sostegno Ricciardi, direttore dell’ISS. Sostengono che i genitori dovrebbero a loro giudizio chedere la TAC all’ospedale, e che se la chiedono i medici commettono un abuso passibile di procedimento giudiziario negandola. Sono queste informazioni perniciose al pubblico, questo sobillare, il vero delitto, di gran lunga il principale e il più grave, se non l’unico.

L’inquilina lavora come inserviente nella vicina Poliambulanza (v. sopra). E’ una figura repellente; ma, col suo modo di acquisire meriti buttando sporcizia dall’alto addosso a un medico quando rientra con la spesa nell’edificio dove abita, è una gran signora paragonata ai magistrati, medici, preti, prefetti, sindaci e assessori, ufficiali dei CC, funzionari di polizia, etc. che i meriti li acquisiscono accoppiando a operazioni come questa della criminale diseducazione del pubblico, e dell’intimidazione dei medici sull’otite, la relativa repressione nei miei confronti. Mi chiedo se la ricompensa l’avranno subito, o dopo che verrà registrato l’incremento che stanno così producendo del consumo di antibiotici per otite, e quindi l’incremento di casi di otite, di complicanze, e di lucrosi cancri del cervello e del midollo osseo in bambini. Oppure metà subito e metà a risultato ottenuto.

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11 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Giustizia, Davigo: “La politica non ha mai fatto pulizia al suo interno. Ha sempre detto di aspettare le sentenze””

Chi indica le stalle Augie dei politici dovrebbe avere una casa decentemente pulita. Davigo dice di essersi impressionato per G. Ferrara che spiega che per fare politica bisogna essere ricattabili. Ferrara ricorda quei soggetti che dichiarano sfrontatamente la loro professione illecita. Ha detto una verità fondamentale, per quanto laida. E i magistrati? Per dirne una, il procuratore capo della città dove abito ha un figlio che è stato trovato a rapinare negozi a mano armata. Non è ricattabile un padre che ha un tale peso? A me pare di sì, anche considerando la sfrenata commissione di reati in città da parte di forze in grado di ricattarlo sulla sorte del figlio.

@ didimoclasta. Certo, Didimo. E il fatto che non porti al colloquio col figlio in carcere un pane dal quale sporge una lima rende la sua non ricattabilità ancor più granitica.

@ didimoclasta. Io invece non ho tanti dubbi sulla natura della tua ignoratio elenchi in merito alla condizione di ricattabilità di un procuratore.

@ massimilianos. Politici e magistrati hanno piani di corruzione diversi. Credo che quasi nessuno entri in magistratura a caccia di mazzette, e che alcuni magistrati siano disposti a essere non ricattabili, condizione svantaggiosa, e a volte letteralmente pericolosa. Non così i politici. Ma quando ci sono in gioco grossi interessi, affari di massima scala, di magistrati moralmente “tacco 12”, di entrambi i sessi, ne compaiono così tanti che fanno sembrare la magistratura come tutta uscita dalla scuola del consigliere Bellomo.

@ massimilianos. Ho letto l’articolo. Prendo gli articoli dell’autore, Fittipaldi, con scetticismo, da quando ne scrisse uno dove attribuiva all’inquinamento l’incremento di diagnosi di cancro nei bambini (l’ho commentato nel mio post “SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi”). Non conosco l’ambiente giudiziario e non ho un panorama completo sui magistrati. Osservo il loro comportamento pubblico rispetto alle grandi frodi mediche istituzionalizzate. Penso che nel caso dei magistrati la migliore mazzetta sia un regolare lauto stipendio a chi non è moralmente all’altezza. Può darsi che io sottovaluti la frequenza di passaggi extra di rotoli di banconote fermati con un elastico. A proposito del giudice che si intratteneva con la moglie di una persona da lui fatta arrestare, si è occupato, ricavandone elogi, della celebre Terra dei Fuochi campana, che è un caso molto meno limpido e onorevole di quel che si fa credere, facendo parte della stessa propaganda cui ha dato voce Fittipaldi, che favorisce frodi mediche intoccabili, calate dall’alto da quei poteri forti dei quali politici e magistrati si contendono il favore.
ccc
 
 
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14 agosto 2018

Blog de Il Fatto

 

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, il raid in casa del pm Di Palma: i ladri rubano le chiavi del suo ufficio. Ma lasciano il denaro”

Può accadere di trovare l’automobile aperta senza che sia stato portato via nulla (Cicinelli G. Rosati L. Un mistero di Stato. Datanews, 1984). Possono entrarti in cantina, svitare il coperchio del campanello della bicicletta e lasciarlo poggiato sullo scaffale. Mostrare di avere armeggiato con la tanica dell’olio di oliva. Possono continuare ad entrare, dopo che hai messo il più sicuro lucchetto, e lasciare oggetti invece di portarne via: le riproduzioni con la stampante delle foto da internet del procuratore e del prefetto, che avevi appeso alla porta, esternamente, un anno prima, dopo che erano cominciate le visite e che qualcuno aveva urinato davanti alla porta; foto che erano state strappate via da ignoti ricompaiono un anno dopo all’interno, posate bene in vista sulle provviste. Non sono un esperto di messaggi mafiosi, massonici e dei servizi, ma nella mia ristretta esperienza, come nel libro citato sopra, l’intrusione intimidatoria è praticata da persone che lavorano con i prefetti e i magistrati; anche nel propagandare la visione per la quale il crimine che incatena l’Italia non avrebbe altra fonte che cosche e ndrine coi loro tentacoli. Teoria che, monocausale, ricorda quelle dei pre-socratici; si direbbe quindi ‘magnogreca’, se non fosse che è adottata e funziona bene, come alibi e paravento, a Brescia come in Calabria.

frollino: possibile che la casa di un magistrato sensibile non sia presidiata o abbia un sistema di sicurezza piu’ efficace di una semplice porta blindata?

@ frollino. Mi colpì, appeso nella stazione dei CC in una zona centrale di Roma dove presentai domanda per svolgere il servizio di leva come CC ausiliario (scartato alla visita medica) un elenco di regole su come difendere la caserma. Ricordo che una diceva pressappoco che se si presentavano due sconosciuti, ad aprire la porta i carabinieri dovevano anch’essi essere in due. La guerra è fatta anche di misure difensive, e non c’è onore nel farsi sorprendere perché senza sentinelle. Ma si vuole davvero vincere, si vuole davvero, come a mio parere dovrebbe essere, annientare, rendere un fatto del passato, un nemico che ha come protettori gli stessi poteri forti che le istituzioni servono, che è una giustificazione all’intero sistema sociale e istituzionale mafioide vigente in Italia, che consente di atteggiarsi a eroi mentre si viene meno ai propri doveri su gravi delitti e su routine illecite. Che, ciò che chiamo ‘metamafia’, tramite la paura fa ottenere consenso e obbedienza a istituzioni in realtà omissive o colluse rispetto alle ruberie e frodi, alle violenze, ai pizzi imposti dei poteri maggiori?

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2 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Capitano Ultimo, la sua protesta contro la revoca della scorta: ‘No mobbing di Stato’”

Uso da anni l’espressione ‘mobbing di Stato’. Non conosco il caso del colonnello Di Caprio, le sue effettive necessità di sicurezza e i nemici mortali che vorrebbero esporlo ai killer; o mortificarlo, perché a quanto dice togliere la scorta sarebbe “mobbing”. Ma conosco alcuni lavori in nero dei CC; soprattutto in relazione alla tutela della salute, ai grandi intessi privati convolti e alle loro necessità di fare reprimere e screditare le voci che smentirebbero quanto viene fatto credere al pubblico. A farsi portavoce delle donne che subiscono il dramma dei ricatti e delle violenze sessuali è la spregiudicata Asia Argento. La quotidiana lezione serale di senso civico e onestà è offerta, tramite Striscia la notizia, dal pregiudicato Silvio Berlusconi. Si è invitata come oratore alla scuola per magistrati la Faranda (i cui noti contatti con prelati e agenti CIA la magistratura non indagò). Ora a denunciare, come vittima, il mobbing di Stato, è uno dei più popolari appartenenti all’arma dei Carabinieri; già legato ai servizi. Speriamo che non succeda nulla al valoroso ufficiale, né da parte dei mafiosi né da parte dei costruttori d’immagine. E speriamo invece in qualche altra produzione dello stesso filone; es. una pornostar che predica la modestia dei costumi, il canaro che esorta a sopportare e porgere l’altra guancia, Renzi che vuole instaurare il socialismo utopico, borseggiatori che si lamentano della calca sui mezzi pubblici, etc.

@ pot. Di estrazione e mentalità borghese, non mi verrebbe di gettare fango sui CC. In effetti se si è nel giro giusto gettare fango – anche letteralmente – è gratis, anzi si viene premiati, ottenendo promozioni, denaro, stellette e greche, etc. Mentre dire la verità, certe verità, usare l’argilla non per imbrattare gratuitamente, ma per infornare mattoni e costruire dove si vuole regnino il falso e l’arbitrio, non è gratis; e i CC applicano in maniera rigida, meccanica, il principio di punire gli sgarri. Non conosco la sostanza e i dettagli della storia di Ultimo, che secondo alcuni è coinvolto in operazioni non così limpide come quelle messe in scena dal suo alter ego mediatico Raul Bova. Quindi ho specificato che non parlo di lui, ma dei Carabinieri, che rappresenta, prendendo spunto dagli inviti pubblici a parlare di lui mossi da questo interessante carabiniere uso alla loquacità più che a tacere. “I Carabinieri! Fedeli nei secoli, ma meno nel breve periodo” diceva uno che di CC, di mafia, di doppie lealtà e dell’uso perverso del potere dello Stato se ne intendeva, Andreotti. Sull’argomento mobbing di Stato e CC, sulle prime galline che cantano, sulla differenza tra i maresciallo Rocca e certe attività dei CC, sulla tendenza dei gruppi di potere a personalità narcisistica ad assumere anche i panni e i meriti delle proprie vittime, qualcosa so.

@ yngwie83. Lei non sembra portato a spiegare agli altri. Vorrei (non dico a lei) che mi fosse spiegato l’incontro, subito dopo avere scritto il commento che la turba, con una pattuglia di 2 CC, fermi fuori dall’auto in una stradina poco trafficata, apparentemente indaffarati nonostante attorno non ci fosse nulla, un centinaio di passi prima dell’entrare in casa; e la presenza di una Duster civile, mai vista prima, con sul parabrezza lo stemma rosso e blu dell’associazione CC, davanti al portone di casa quando ore dopo sono uscito avendo risposto a “pot” (targhe disponibili). Vorrei mi fossero spiegate tante cose, es. perché ogni volta che vado a comprare il pane devo incontrare, sempre nello stesso punto, un’auto dei CC che passa; quando va bene. Anni fa scrissi a Gratteri, che si lamentava della scarsezza di mezzi in Calabria, suggerendogli di farsene dare dalla città del Nord dove abito, e dove nella mia esperienza di CC e PS ce ne sono ad ogni piè sospinto. Forse l’abbondanza di mezzi coi quali nell’onestissima città dove abito si scortano cose che temo sia inutile spiegarle potrebbe essere sfruttata per mantenere la scorta al col. Di Caprio. L’effetto della lettera a Gratteri fu una moltiplicazione degli incontri di polizia e la comparsa di molestie associate, con contatto fisico (spintoni) da parte di civili. Sono “spiegazioni” anche queste, in certe culture.

 

12 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Impastato, Subranni archiviato e prescritto: “A mio carico non è stato raccolto alcun elemento definitivo””

Posso testimoniare che chi fronteggia la grande criminalità, la criminalità protetta, che vede coi suoi occhi commettere scempi deve fare i conti anche con i CC alla generale Subranni che gli compaiono alle spalle.
 

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24 settembre 2018

Blog De Il Fatto

Commento al post “Mafia, per ricordare i giudici Livatino e Saetta arriva il procuratore De Raho: ma Canicattì diserta l’incontro”

A me la locale associazione antimafia, in Lombardia, non manda più avvisi di incontri, da quando scrivo che l’antimafia attuale è spesso una copertura, una legittimazione e un alibi per complicità istituzionali a favore dei crimini dei poteri forti. L’8 giugno 2018 ho scritto una racc. online a Cafiero de Raho. La ric. di ritorno è arrivata, ma non è arrivata quella della racc. all’altro destinatario, i magistrati della locale sezione dell’ANM, c/o il segretario. E’ la quarta volta su 4 lettere scritte a magistrati in 5 anni che la ricevuta non arriva. Nella mia esperienza, grandi gruppi in affari con lo Stato – Poste Italiane, A2A, TIM, Autostrade – praticano di routine forme di mafiosità, in piena collaborazione con lo Stato; come preconizzò Debord. Per non parlare di banche, multinazionali e business biomedico. Licenze di illegalità che portano a disastri; che solo raramente sono visibili, come nel caso del ponte Morandi.

Sia gli occhi chiusi dei cittadini sulla mafia, sia la pretesa di osservanza dei riti antimafia sono componenti dell’assetto malato del Paese. L’antimafia dovrebbe officiare di meno e mostrare validi indici di riduzione annua della mafia. Dovrebbe inoltre ridurre le autopromozioni dove fa rimbombare omelie contro le fogne che stanno in basso, e che sono quindi facili da riconoscere, come quelle degli assassini di Livatino e Saetta, e smettere di essere ‘friendly’, forte delle superbe omelie, con le misconosciute e riverite fogne che stanno in alto.

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7 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Farina “Vivere a Milano senza lavorare è uno scandalo. E io, modestamente, lo sono”

Il lavoro può anche essere tolto per colpire chi si oppone a attività lavorative illecite istituzionalizzate. Una aggravante di questa interdizione è il venire accomunati, dopo avere lavorato come un Malavoglia, ai michellaccio, ai “vagabondi, matti, disperati, emarginati”. A beneficio di quelli che credono di lavorare mentre si impegnano in attività illecite. Qualche volta la gente insieme alla quale si è relegati dai poteri criminali è migliore di quella dalla quale si è esclusi. Ernesto Rossi ricordava con ammirazione Giuseppe Papini, un tranviere anarchico in carcere con lui sotto il fascismo per avere ricostituito la Confederazione Generale del Lavoro a Milano. Nulla a che vedere con l’attuale CGIL. Rossi scrisse che “[Papini era solito dire] Non basta chiedere a Domineddio che ci dia il nostro pane quotidiano. Bisogna chiedere: dacci il nostro pane quotidiano, ma senza infamia”. Una risposta adatta agli straccioni esistenziali che “dicono vai a laurà” credendo di potere dare lezioni mentre si guadagnano il pane e il companatico partecipando ad attività macchiate da infamia, o immerse in essa. Lampedusa ha osservato che l’avidità di potere è avidità di ozio, che accomuna attivisti fanatici e monaci chiusi nei conventi. Il fancazzismo e lo stakanovismo del parassitismo, con le relative estetiche, sono molto più vicini tra loro di quanto chi non sta mai co e mani in man e di quanto il simpatico Farina amino credere.

@ Ricky Farina. Mi sembra un’esagerazione. E’ una verità di natura che la vita necessiti di essere sostenuta dal lavoro. E che sia un lento processo di combustione: la vita ci viene comunque rubata. Possiamo solo influire sul modo. Ad un estremo ci sono quelli che “bruciano come un fiammifero per brillare come una stella” (Jack London). Ad un altro quelli che sono orgogliosi di essere ciocchi di legno nella fornace dell’economia. Personalmente credo che la via giusta sia quella media, la meno battuta, di accettare la condizione umana, facendo da combustibile, ma cercando anche di spandere un po’ di luce.

@ Ricky Farina. Ciao Ricky. Restare umani costa più fatica, e fa sudare di più, che restare bestie. Ho dei bei ricordi, ormai lontani, dell’Azzurro Scipioni, la sala cinematografica di Agosti. Anche per questo, il ’68 e in generale il sessantottismo mi sembrano come quei grandi scivoli gonfiabili, o quei parchi divertimenti, dove i bambini e anche i grandi hanno la sensazione di essersi liberati dalle catene della società, mentre gli incassi del biglietto fanno aumentare il titolo in Borsa.

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19 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Rifiuti, i bambini più in pericolo sono quelli del Nord. Salvini, se vuoi salvarli spegni gli inceneritori”

Dal mio punto di vista, che guarda agli aspetti medici con le relative frodi, i due litiganti non sono così distanti tra loro come sembra. Ogni volta che vado a piedi a comprare il pane a Brescia, senza eccezioni qualche mezzo della spazzatura di A2A mi offre uno spettacolino, a volte a distanza ravvicinata e ostentatamente senza necessità; spesso con la staffetta di una o più auto dei CC o della PM, più raramente della PS. L’esibizione costante e prevedibile mi conferma nella riflessione che i rifiuti in sé non siano la cosa più zozza nel poliedrico affare rifiuti (v. 1-3; sul mio sito). Sono d’accordo sui maggiori pericoli, finora, per i bambini del Nord; per l’inquinamento, ma soprattutto per l’industria medica, col suo ‘saturation advertising’ che grida alla pestilenza da inquinamento ed è omertoso sulle sovradiagnosi. Concordo anche sulla continuità tra la “Terra dei Fuochi” campana e quella bresciana; ma nel senso della continuità del copione; e della continuità del malaffare tra la camorra nella Campania povera, con le retrostanti istituzioni “deviate”, e i comitati di grembiulini, tonache, toghe e divise dietro alla facciata rispettabile nella Brescia dalla fame inestinguibile.

1 SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi

2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

3 La raffinazione della paura

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Il giorno dopo aver postato il commento, 20 novembre 2018, vo a prendere il pane. A largo Gratteri non è mancato neppure stavolta uno spettacolino, stavolta a distanza, di un camioncino spazzatura, con pattuglia PM. Né è mancata la molestia davanti alla porta della chiesa di Via Volta, stavolta un sobrio passaggio di auto blu dei CC. Più altre molestie. Nelle misure contro le Terre dei fuochi è previsto il monitoraggio da parte dei medici di famiglia (1). E’ illogico e come fatto apposta per generare bias, passare le consegne di “sentinelle” (1) ai medici della mutua; ma i medici di famiglia, con la loro figura rassicurante e la presenza capillare, da tempo sono stati arruolati come prima linea delle frodi mediche strutturali, “tra miraggi e sabbie mobili” (2), e sono quindi adatti sia a sfruttare la paura a favore delle frodi, sia ad alimentarla. Di Maio ha dichiarato che il suo governo farà morire di fame i camorristi della Terra dei Fuochi. A me pare che, mentre la mafia non scompare, facciano ingrassare farabutti non migliori dei camorristi, e che lo facciano presentandosi come dei Crocodile Dundee con le mafie mentre sottobanco obbediscono al grande malaffare come dei Giandomenico Fracchia.

1 Rifiuti, Scotti (FIMMG): coinvolti da anni in monitoraggio Terra dei Fuochi. Doctor33, 21 nov 2018.
2 Matthew P et al. Navigating Prostate Cancer Screening in the Real World of Primary Care The Mirage and the Quicksand. JAMA Oncology, 22 feb 2018.

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4 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Aime “Educazione civica, insegnarla a scuola serve ancora. Vi spiego perché”

Tra i pochi libri di scuola che ho tenuto nella libreria c’è quello di educazione civica (C Pirmani, M D’Antonio. Garzanti, 1972. Lire 1800). Il suo insegnamento fu voluto da Aldo Moro. La consapevolezza di responsabilità del singolo verso la comunità e la virtù dei cittadini sono, credo, il maggiore singolo fattore per una società civile. Ma vedo nella città dove abito che a raccogliere le firme per il ripristino di questo insegnamento ci sono anche i soliti sussiegosi malacarne; privi di senso civico e invece esperti nella pratica di simularlo mentre vendono le persone a interessi deteriori. Anche questo ridurre l’educazione civica alla lotta al “razzismo”, come fa l’articolista, suona come un capovolgere l’educazione alla cittadinanza nell’educazione alla perdita di cittadinanza voluta dai committenti della globalizzazione. Temo si tratti di un altro caso di ‘corruptio optimi pessima’. Una trasmutazione dell’oro in piombo, che da noi funziona particolarmente bene, perché le attività “a doppia medaglia”, quelle che sembrano encomiabili agli occhi dei propri pari mentre fanno acquisire meriti come servitori del potere, sono una potente calamita per tanti italiani.

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26 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carlo Maria Maggi, morto il mandante della strage di Piazza della Loggia”

“Dicono quei giudici che «la condivisione di progetti eversivi da parte dell’esercito e dei carabinieri» non è stata «un fatto estemporaneo» nella storia italiana. […] forze […] individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani, alla P2, che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e hanno sviato poi l’intervento della magistratura […]. Il risultato è stato devastante per la dignità stessa dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni democratiche, visto che sono solo un ottantenne [Maggi, N.d.A.] e un non più giovane informatore dei servizi [Tramonte, N.d.A.] a sedere oggi […] sul banco degli imputati ».” (S. Limiti, Poteri Occulti, 2018).

“Mandante della strage”? Maggi rappresenta una delle cause intermedie. Il mandante, la causa iniziale, sono i poteri sovranazionali che controllano l’Italia. Nei paesi anglosassoni, almeno in medicina, si usa invece che ‘causa iniziale’ l’espressione ‘underlying cause’, ‘causa di base’. Un concetto più ampio, che facilita l’inclusione di più fattori. Andrebbe considerato tra le underlying causes dell’eversione, accanto ai mandanti veri, anche il diffuso servilismo verso di loro, tutt’oggi operante, che ha addossato la strage a un vecchio ai suoi ultimi giorni promuovendolo a “mandante”; proteggendo così inoltre gli altri 298 Efialte.

@ MatildeX. Una esplosione dura una frazione di secondo. E’ proprio questa violenta accelerazione che provoca i danni. Ma andrebbe riconosciuto che le bombe delle stragi, e le pallottole degli omicidi politici, anche se non sono ordigni nucleari hanno un lungo e lento fallout velenoso, che dura decenni, dando effetti a lungo termine che andrebbero considerati anch’essi parte dell’attentato eversivo: i depistaggi e la sollecitazione della disposizione a farsi depistare e a compromettersi, la mistificazione, la retorica grondante che urla indignata mentre copre e nasconde, quelli che scesi dal palco delle commemorazioni annuali in piazza per fatti di decenni prima servono gli stessi mandanti veri in scelleratezze nuove e attuali (io li conosco bene), il non chiamare le cose col loro nome, l’escogitare distrazioni e artifici linguistici per salvare la capra dell’asservimento e i cavoli della faccia, il volere una medaglia per avere rimediato dopo 40 anni un paio di soggetti sui quali scaricare tutta la responsabilità e poter meglio continuare a servire, il chiedere perdono e dialogo per gli assassini e i traditori impuniti, etc sono una prosecuzione politica e morale della devastazione meccanica della bomba.

Commento al post di O. Lupacchini “I ‘Poteri occulti’ in Italia si sono annidati nelle istituzioni. Riuscendo a condizionarle”

Il pamphlet di Stefania Limiti riporta evidenza empirica dell’esistenza di poteri occulti. E presenta concetti chiave chiari, coraggiosi rispetto all’andazzo italiano: la Guerra Fredda come copertura ideologica per attività criminali, che sono proseguite in altre forme dopo la caduta del Muro; la differenza categoriale tra verità storica e ricostruzione giudiziaria; l’uso del “rigore” come scusa per l’autocensura.

Giusto anche il suo ringraziare Manlio Milani per il lavoro di ricerca e archivio; che però ‘is not the whole story’, dico conoscendo le obbedienze ai poteri occulti dell’ambiente bresciano e degli ambienti istituzionali che esibiscono Milani. L’altro ieri ha commentato la morte di C. G. Maggi attribuendo il suo inaccettabile silenzio sui “segreti e misteri” della Strage ad un “senso del dovere”. Riconoscere sentimenti di “senso del dovere” e di “ragione di Stato” in chi ha fatto mettere una bomba in un cestino della spazzatura favorendo poteri esteri mi pare ambiguo. Una manifestazione della tecnica clericale dell’acquisire credibilità e autorevolezza davanti al popolo non stancandosi di additare l’iniquità e insieme sfumarne i tratti e abbonarla, acquisendo meriti presso il potere. La prassi di farsi ponte tra chi opprime e chi subisce, ponendosi nella vantaggiosa posizione mezzana. Costumi che sono tra quelli che facilitano l’azione degli apparati occulti.

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24 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post: “Giorno memoria, Mattarella: “Negare diverso porta a immani tragedie. Italiani combattano odio e rifiutino indifferenza”

Il non accettare di subire l’immigrazione forzosa porta al nazismo; è vero come è vero che “Il lavoro rende liberi”. E’ capzioso attribuire la resistenza alla violenza dell’immigrazione forzosa ad un rifiuto della diversità del genere di quello che portò ai deliri nazisti e alle immani sciagure che ne seguirono. Il problema oggi da noi non risiede nella diversità prima facie degli immigrati che ci vengono imposti: il problema è in ciò che ci accomuna data la natura umana. Dietro a usi e costumi diversi siamo uguali; e non è un complimento. “La maggior parte degli indiani, come del resto la maggior parte degli inglesi, è una merda”. Da una lettera del 1922 di E. M. Forster, l’autore di Camera con vista e di Passaggio in India, a un amico indiano. Il commento agro di Forster, noto per la sua vis polemica contro l’ipocrisia, è stato citato da S. Leys (1) per sintetizzare l’opinione di G. Orwell, sincero socialista e filantropo autentico, sulla mescolanza di colonizzatori e colonizzati in Birmania.

1 Orwell o l’orrore della politica. 2007.

@ Minutemen. Tutti possono dire una fesseria. Ma non una serie a catena come fai tu. Se si è capo dello Stato poi c’è un dovere di decoro e temperanza negli argomenti nel rivolgersi al popolo che si dovrebbe rappresentare.

DrugoLebowsky: “gli immigrati che ci vengono imposti”. se internet funzionasse come dico io, una santa manina avrebbe gia’ cancellato il tuo account.

@ DrugoLebowsky. Bannarmi perchè dico che gli immigrati ci vengono imposti commentando un discorso di Mattarella che accosta l’opposizione all’immigrazione al genocidio nazista e predica l’amore universale. Sì, ma bannando la repressione appare chiara. Meglio “sante manine” alla notabile siciliano. Torno adesso dal centro di Brescia, dove ho avuto un incontro ravvicinato, a baciare, con due agenti di PM del sindaco PD, e poco dopo ho ricevuto un assordante scorreggione da un bus (BV178DY) di Brescia Mobilità (presidente prof. Scarpa, Università di Brescia) che si è fermato davanti a me fuori percorso davanti alla biblioteca Queriniana, dove ero diretto. Ha depositato il messaggio ed è ripartito. C’era un controllore da caricare, anche lui fuori percorso, proprio lì e in quel momento. Poi una comparsata dei CC, e prima un paio degli spazzini di A2A di Valotti (un altro professore, questo della Bocconi) amico di famiglia, probabilmente “fraterno”, di Mattarella; non manca mai di farsi parte diligente quando scrivo su Mattarella, anche se dopo che ho documentato le spazzatrici che mi cospargono di polvere della strada sembrerebbe essersi moderato nei modi materiali di accettazione del “diverso”. Siamo come nella Sicilia colta e tollerante di Federico II, perbacco, mica a Dachau o nella Castellammare del Golfo del dopoguerra.

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DrugoLebowsky: sostieni la tesi complottista della sostituzione etnica. in un paese civile dovresti essere in ceppi e senza connessione internet.

Va bene, accetto le mie colpe e sono pronto a una pubblica autocritica. E anche a un supplemento di pena, per avere aggiunto che questo caricaturizzare, per il quale l’opposizione all’immigrazione forzosa diviene l’uovo del serpente dei massacri nazisti, e il mescolare come biglie masse di persone di etnie diverse diviene “sostituzione etnica”, non evoca un’immagine di serietà e onestà. A proposito di facili costumi, oso sperare che qualche tua congiunta, o qualche congiunta dei campieri che a Brescia tutelano come si deve le alte parole di don Sergio Mattarella, farà l’opera buona, di misericordia corporale, del visitare i carcerati, venendomi a consolare quando avrete ottenuto il paese civile per il quale vi state tanto impegnando a colpi di mazza e mi avrete messo ai ceppi.

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26 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anno giudiziario, toghe contro dl Sicurezza. ‘Scorciatoia, nutre illusione repressiva’. ‘Perso senso di umanità, pietà è morta’”

Le critiche tecniche dei magistrati al decreto Salvini vanno ascoltate con attenzione. Ma espressioni come “perso senso di umanità, pietà l’è morta” pro immigrazione forzosa suonano false. I magistrati indossano vesti – e facce – tra loro incompatibili per mantenere la coerenza nel servire i poteri che tengono sottomessa e sfruttata l’Italia. Guardano con compatimento chi non crede ai loro discorsi gelidi e pietrosi su come la legge sia diversa dalla giustizia e dall’etica, che pronunciano quando lasciano impuniti e favoriscono crimini gravissimi ordinati dai poteri forti; e vestono il saio logoro del profeta per predicare l’amore senza gradazioni, e fare quindi passare per pietà e umanità le prevaricazioni, ordinate dagli stessi poteri, che confliggono con la legge, oltre che col naturale senso di giustizia e di equità del popolo.

@ matrac65. I magistrati, che sostengono e applicano a favore dei crimini dei potenti a danno dei cittadini un principio di autonomia della legge rispetto alla giustizia, più implacabili di Creonte, poi divengono delle Antigone, predicando un primato di una asserita giustizia sulla legge, quando ciò favorisce altre violenze sui cittadini degli stessi potenti. Ciò che viene realmente applicato è il “Codice Atlantico”; un librone che contiene la semplice regola di plasmare diritto, leggi, etica, procedure, giudizi etc, come Pongo ai voleri all’alleanza, o meglio sudditanza, che prende il nome dall’Atlantico del Nord. Nel palazzo di giustizia dove opera uno degli alti magistrati citati nell’articolo, palazzo che i magistrati hanno intitolato a uno dei massoni fondatori della P2 storica (Zanardelli) mentre erano intenti a continuare a mandare assolti gli esecutori della strage piduista di 40 anni prima, questo codice lo hanno sempre a portata di mano.

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21 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Famularo “Neoliberismo: un vero nemico o un’arma di distrazione di massa?”

Mingardi è affiliato al Cato Institute; come J. Pinera, ministro del lavoro e della sicurezza sociale di Pinochet. L’istituto USA è emanazione della scuola di Milton Friedman, il teorico dietro ai massacri cileni. Come l’istituto Bruno Leoni, si tratta di think-tanks che “spread a patina of academese and expertise over the views of their sponsors.” (cit.). Mingardi ha scritto “Il quid hayekiano e thatcheriano di Caprotti, fascio di energia lombarda”. Quando protestai per lettera per lo stalking di polizia che ricevevo nell’andare a fare la spesa all’Esselunga, allo stalking si aggiunsero urti e spintoni dei magazzinieri e cassiere di Caprotti. Lo stalking in quella zona è tuttora pesante; dato il fascio di viltà e corruzione a Brescia. Mingardi è vicedirettore della fondazione TIM. TIM si fa bella finanziando ricerche biomediche funzionali a speculazioni, delle quali descrivo aspetti fraudolenti e conseguente aumento del lucroso burden of disease; mentre finanzia negativamente e boicotta il dissenso, facendomi pagare più del doppio per una ADSL che va a meno della metà. Filantropia usuraia. ‘

La libertà è la libertà degli altri’ (Luxemburg). La dottrina neoliberista è la patina of academese della cleptocrazia (G. Sapelli), del saccheggio distruttivo (P. Bevilacqua). In campo biomedico, posso testimoniare, della mafia compiuta, dove la cupola delle grandi aziende usa mezzi mafiosi, complici i lacchè dello Stato, per proteggere “la libertà” di frode e saccheggio.

lorenzomagni1979: molto volentieri, anche perché è evidente che non lo sappiate, il neo-liberismo infatti pur basandosi sulla concorrenza, sul mercato e sulle libertà individuali pensa che, in fase di redistribuzione, l’intervento dello stato sia necessario per risanare le diseguaglianze. Per cui, massima libertà di intraprendere ma controllo sulla redistribuzione, non come succede ad es. in Italia, in cui con questo governo si vuole un controllo sulla produzione, Pastori sardi, Alitalia ecc. ecc. es. di Paesi neoliberali, Svizzera, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Svezia ecc. ecc. cioè i Paesi dove si vive meglio al mondo. Es. di Paesi non neoliberisti, Italia, Francia, Russia, Turchia, Venezuela.

@ lorenzomagni1979. Oggi Formigoni è entrato in carcere. Chi esulta, chi depreca. Io penso a come sia stato lasciato libero di agire per un ventennio. Da un mio scritto, “Ratio formigoniana”, del 7 feb 2011, respinto dal blog di Beppe Grillo e riportato sul mio sito, una definizione di “mafia fordista” che ha un evidente isomorfismo con la sua definizione di neoliberismo:

“E’ l’ideologia dell’utilitarismo. Che nella sua versione italiana, e padana, può degenerare ulteriormente in “mafia fordista”: una mafia vincente, accettata dal sistema legale, che redistribuisce una quota rilevante dei proventi alla popolazione; a differenza dei mafiosi col bollino di mafioso che egoistacci se li tengono quasi tutti per sé. Una mafia che non ha bisogno di sparare, ma che pratica forme di violenza occulta, nei suoi affari commerciali e nelle misure di repressione contro chi è troppo di ostacolo a tali affari, con l’appoggio dello Stato. Una mafia che a volte si mette in affari con la mafia meridionale, con la quale c’è dietro alle differenze una sostanziale affinità. La ndrangheta in Lombardia è più un gemellaggio che un’invasione di barbari.”

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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5 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stefano Leo, presidente corte d’Appello: “Chiedo scusa alla famiglia. Non è colpa nostra. C’è carenza di personale” “

L’inefficienza può essere utile. Frank Coppola disse che la mafia è mettere un cretino come procuratore capo. In medicina ci sono studi che mostrano che un tasso elevato di effetti avversi chirurgici salva dal rosso il bilancio di alcuni ospedali USA. La magistratura non protesta con vigore, come sa fare e come dovrebbe fare se fosse in buona fede, per la carenza di personale; se non quando ne emergono effetti imbarazzanti. Le carenze di risorse sono anche alibi per connivenze e complicità. Nella città dove abito i procuratori li chiamo “i melampidi” dal cane da guardia di Pinocchio che era d’accordo con le faine. Una dinastia elettiva che lascia mano libera non ai rubagalline, ma al grande malaffare istituzionale. Ieri su Il Fatto ho notato che nel curriculum che ha portato Conte a palazzo Chigi c’è l’appoggio alla truffa Stamina. Oggi, con Conte in città, ho ricevuto gli stessi abusi minacciosi, organizzabili solo da Comune e forze di polizia, che ricevevo quando descrivevo la natura istituzionale della truffa Stamina, innescata nell’università di Brescia. Abusi e reati liberamente commessi e ostentati, come se in città non ci fossero magistrati, tramite un’azienda che ha a capo un professore della stessa università. La carenza di cancellieri può coprire il rilascio di licenze di delinquere.

@ Enrico B.2. ome scrissi al tempo dello scandalo, quello della S. Rita fu un caso artigianale e rozzo, che metteva a rischio un sistema sofisticato dove la frode e il danno iatrogeno sono invece legalizzati, essendo iscritti e nascosti nella dottrina ufficiale, e addirittura obbligatori con le leggi sull’aderenza alle linee guida cliniche, dettate dall’industria tramite esperti pagati*. Per così dire, sono stati puniti dei pusher che volevano fare la cresta sullo spaccio loro affidato; mettendo a rischio un business immenso, che invece viene protetto da magistrati che oberati di lavoro non trovano mai il tempo di guardarvi, né di guardare ai crimini comuni di appoggio. Salvo parteciparvi, con interventi che sono forme di marketing giudiziario a favore di truffe a danno della salute, un esempio tra i tanti Stamina**.

*Stamatakis E et al. Undue industry influences that distort healthcare research, strategy, expenditure and practice: a review. Eur J Clin Investig 2013.

** Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Nel mio sito.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Su piazza della Loggia ora sappiamo la verità. Un pezzo che spiega un quadro intero”

Magistratura e forze di polizia hanno messo in carcere gli autori della strage in meno un anno e mezzo. Un anno e mezzo del pianeta Saturno, che impiega 29,5 anni terrestri a girare intorno al sole. Considerando che ci saranno state da mandare in galera un centinaio di persone si è avuto un tasso di punizione del 2%; con una risposta temporale del 3.4%, calcolata come il rapporto tra un tempo perfettamente accettabile, un anno terrestre e mezzo, e i 43 anni terrestri reali. Moltiplicando i due tassi si ottiene un indice di efficacia giudiziaria dello 0.07%. Questo limitandosi alle responsabilità di manovalanza e quadri intermedi. Si dovrebbe includere nel conto quanto l’impunità abbia permesso altri delitti e condizionamenti nelle ere politiche successive. Questa può essere una risposta all’abbuono alla Lucia Mondella – “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia” – secondo il quale la storia la scrivono i tribunali, e a spiegare “l’intero quadro” delle stragi sarebbe una sentenza di condanna minimale che segue ciò che è di dominio pubblico da decenni. Per chi conosca la partecipazione contemporanea di CC, poliziotti, magistrati al quadro dell’asservimento istituzionale ai poteri che oggi come allora controllano il Paese, la condanna micrometrica è piuttosto una operazione cosmetica che salvando la faccia consente di meglio proseguire nel servire gli stessi mandanti di allora in nuovi compiti, silenziosi ma non meno dannosi per il Paese.

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28 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terrorismo, arrestato foreign fighter italo-marocchino nato a Brescia: aveva combattuto con Al Qaeda e Isis”

Il “sistema Montante”, la mafia che fa i suoi affari in silenzio nascosta nella dirigenza di un’antimafia roboante, è un caso particolare di una strategia più generale e diffusa. (A Brescia è stata data una cattedra universitaria a un componente del sistema Montante, un consigliere della mafia corleonese). La strategia, che non funzionerebbe senza i servizi e reti di stampo piduista a sorreggerla (v. ‘Il padrino dell’antimafia’, A. Bolzoni), è praticata anche col terrorismo: la lotta all’eversione terroristica copre i servigi all’eversione dall’alto. Mafia e terrorismo, spesso pilotati, sono anche degli alibi. Le forze di polizia e magistratura che insieme ai servizi nostrani – la cui fedeltà al Paese è proverbiale – e a rimorchio dell’intelligence USA – altra garanzia che si opera per il nostro bene – ci mostrano come ci proteggano da fanatici orientali, dietro le quinte non contrastano ma favoriscono o aiutano attivamente danni e sfruttamento provenienti dai poteri forti occidentali; es. il degrado derivante dai trasferimenti, imposti dagli stessi che seminano guerre, di masse di “foreign scroungers” da paesi in pace; o le frodi legalizzate, talora omicide, con le quali le multinazionali farmaceutiche ottengono fatturati maggiori del PIL di intere nazioni del Terzo mondo; e con i profitti colossali un potere che gli permette di disporre delle molli istituzioni italiane come la loro milizia e le loro kangaroo court.

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15 ottobre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Brescia, nasce il “processo a numero chiuso”. Corte d’Appello: “Farne meno ma meglio” “

Non conosco il diritto e non so valutare gli effetti pratici generali di simili criteri di esclusione. (Conosco nel mio campo, la medicina, gli effetti deleteri e criminogeni delle strategie di ricerca “depth first”; e come sia molto meno faticoso riconoscere un cancro aggressivo che collocare correttamente lesioni “borderline”). Ricordo un noto PM di Brescia, titolare dei più importanti procedimenti, che chiamò, con un’intonazione infastidita e sussiegosa, “quella cosa” la mia querela su comportamenti di potentati del luogo, che scagionò. Conoscendo il tenore della legalità che i magistrati di palazzo Zanardelli assicurano ai grandi interessi che passano per i potentati locali; conoscendo come venga liberamente praticato il crimine “non convenzionale”, che cura di coprire operazioni della massima gravità e atti da pendagli da forca sotto maschere sovrapposte, maschere che coprono altre maschere, l’ultima essendo quella dei reati minori o bagatellari, mi viene in mente la parafrasi di Marcello Marchesi di uno slogan pubblicitario dove pure si sosteneva di operare una selezione qualitativa: “Solo quattro pomodori su dieci diventano pelati Girio. Gli altri sono buoni”. E la storiella di quel marito che diceva che in casa lui si occupava delle cose importanti, la fame nel mondo, il senso della vita, il perché del Male; e la moglie degli aspetti secondari come portare soldi a casa, pulire, cucinare, etc.

Vedi seguito “Aspettando Melampo VII” in: I rituali zozzonici della banda Mattarella 16 ottobre 2019.

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10 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, 27 indagati a Brescia: “Hanno favorito il clan mafioso dei Bellocco”, già sotto inchiesta a Reggio Calabria”

Più che “funzione “mutualistica e “sociale” della ndrangheta” forse è meglio dire “fordismo criminale”: il redistribuire parte degli utili sul territorio ottenendo consenso e complicità. Ma, come per altre cose di mafia, tale descrizione è troppo vicina alle attività del mondo legale, specie in Lombardia (1). Era fordismo criminale il clientelismo del centrosinistra (che perdura); rientra nel fordismo criminale favorire l’evasione fiscale per praticare la diversione fiscale, cioè il dirottare verso amici e grandi speculatori le tonnellate di oro tolte ai cittadini dando loro in cambio collanine e specchietti (2). La regola fordista di pagare l’elettore oggi va al risparmio: lo sfogo poujadista reso possibile da Salvini; il “virtue signalling”, la spilletta di soggetto intelligente e impegnato che si ottiene intruppandosi nelle sardine e simili. Il voto in cambio di un po’ di soddisfazione e riconoscimento, da parte di chi nel Palazzo servirà ciò che, Grillo docet, insulta in piazza. Il fordismo criminale forte e solido oggi è quello sulla medicina (1,2), con utili colossali, e lavoro, redistribuiti sul territorio da frodi istituzionalizzate; protette, a Brescia in primis, da attività paramafiose istituzionali che trovano la migliore copertura nella perenne lotta alla mafia, la lotta a un fuoco che è inestinguibile in quanto satanico, e anche in quanto fa comodo resti acceso.

1Mafia fordista e neoliberismo.
2Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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11 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi al Nord, in aumento il cancro alla prostata. Una ‘lapidazione’ mai vista”

Si è stimato che un 60% delle diagnosi di cancro della prostata siano sovradiagnosi (Welch, Black, JNCI, 2010). Il “great prostate hoax” è “a public health disaster” (Ablin, lo scopritore del PSA; sul cui dosaggio si basa lo hoax). Con la sovradiagnosi si può finire impotenti e incontinenti senza ragione.

L’articolo che dà a Marfella l’appiglio omette di scrivere di quanto è aumentata l’incidenza; discute invece degli aumenti percentuali. Da un grafico si vede un incremento in USA, per un fenomeno rarissimo tra le età 25-39, da meno di 1 caso/milione nel 1975 a meno di 4 casi/milione nel 2015. Un incremento in 40 anni dell’ordine dei decimillesimi di punto percentuale. E’ ingannevole fare passare big percentages per big numbers. “If results are presented as … relative values, mistrust them [diffidane]. Convert the figures to actual results.” (Hickey et al. Tarnished Gold. The Sickness of Evidence-Based Medicine, 2011).

Gli autori ammettono che all’incremento possa contribuire la sovradiagnosi col PSA; che si basa su quella disinformazione che alimentano. Includono tra le possibili cause una maggiore sedentarietà, supposta, dei giovani di oggi; congettura che dà un’idea del genere di “scienza”.

La notizia vera è che il business oncologico monta allarmi per espandersi ai giovani. Marfella vanta la considerazione delle istituzioni, anche a Brescia; un’affinità che aiuta a capire come le istituzioni abbiano visto in Montante un profeta dell’antimafia.

@ Antonio. I dati non sono numeri puri. 4*10^-6 è “il quadruplo” di 10^-6; ma praticamente la mai vista lapidazione di massa che per il dr. Marfella vi corrisponde es. in Lombardia riguarderebbe 1 soggetto ogni 3 anni. Saltando qualche anno, e in certi casi si tratterebbe di sovradiagnosi; che aumenteranno, con questi allarmi che sfondato il confine del vero proseguono in una corsa furiosa.

Feinstein* dice dei clinici che accettano questo modo del dr. Marfella di presentare i dati che “are not wary buyers”; ovvero che sono professionisti che commettono incauto acquisto. Penso, anche per esperienze personali, che per gli amici di Marfella con la divisa e con la toga dello Stato si dovrebbe considerare la ricettazione, e anche peggio, dati i sinistri beneficiari con la marsina del finanziere (per non dire degli inquietanti suggeritori con la tonaca); e date le conseguenze nefaste sul popolo di questo “lying with statistics” – e anche “despite statistics”. Es. il “pulling the plug” per l’ILVA; ma includeranno anche la diffusione di quelle frodi mediche istituzionalizzate, come quelle basate sulle sovradiagnosi, dove invece purtroppo le big percentages riguardano big numbers.

* Invidious Comparisons and Unmet Clinical Challenges. Ann Intern Med, 1992. 92:117.

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31 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Cosenza, indagata la prefetta Paola Galeone: “Registrata mentre prende mazzetta da 700 euro”

“Il Mutolo ha, poi, dichiarato di sapere che il conte Cassina aveva, a sua volta, un rapporto con il dott. Contrada perché erano entrambi appartenenti a quella che il Mutolo ha definito “una loggia” “ una specie di massoneria” che è a Monreale, che nel corso della propria deposizione ha specificato essere l’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. [Sentenza di condanna di Contrada]

Altri affiliati e insigniti:
Licio Gelli, Paul Marcinkus, Paola Galeone”

(da un foglio esposto nel cosentino, estate 2019, su un’auto sistematicamente vandalizzata, lì e a Brescia)

“parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo […]». Nel 2002-2003, Virgiglio entra nella massoneria regolare di Vibo Valentia, una delle più strutturate” (C. Cordova. Gotha).

Prefetti al Sud e al Nord, gestendo le polizie, servono forme attuali, coperte, di eversione di Stato; con la magistratura connivente o complice. Anche diversi prefetti donna. Questo strano scandalo mi ricorda un altro prefetto donna, condannata a 8 mesi. Per un abuso d’ufficio minore, screditante, ma risibile rispetto a crimini rimasti nascosti, impuniti e ininterrotti, sotto la sua gestione e quella di altri e altre che l’avevano preceduta e le sono succeduti.

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6 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, in libreria Cosa nostra Spa del magistrato Ardita: “Una grande impresa che incrocia il fatturato con gli interessi dei colletti bianchi””

Per non parlare dell’indotto: dei reati e dei misfatti che si possono favorire dietro al paravento dell’antimafia. Ogni professione ha i suoi segreti; stratagemmi che permettono di ottenere risultati senza troppo sforzo, scaricando sui cittadini esternalità che sono l’opposto dei valori etici dei quali si dice di essere portatori. Gli avvocati hanno la prescrizione, una garanzia per l’iniquità; i medici le sovradiagnosi, iatrogene; magistrati e forze di polizia la lotta alla mafia eterna, dietro alla quale praticare il piduismo, la mafia di Stato. Il nuovo procuratore generale della città del Nord dove abito nell’inaugurare giorni fa l’anno giudiziario ha posto come obiettivo che la mafia “non divenga troppo diffusa e troppo pervasiva”. Una modica quantità di mafia ci vuole: con una mafia eliminata sarebbe più difficile lasciare indisturbate attività mafioso-massoniche istituzionali.

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24 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Coronavirus, chi non rispetta le regole paga solo una piccola multa. E per me è davvero assurdo”

Gianfranco Amendola dà un esempio del cattivo rapporto forma/metodo, di quella esaltazione della forma e avvilimento del metodo, dello “scolasticismo di strada” che caratterizza il pensiero e i provvedimenti di tanti magistrati e giuristi. Se l’epidemia di Coronavirus è quella che si dice sia, e se le misure di segregazione in casa dell’intera popolazione hanno l’efficacia che si dice abbiano, il suo zelo nel chiedere inasprimenti della carcerazione di massa potrebbe avere un senso. Se. Prima di appiccare il fuoco a libertà e necessità basilari come quella di muoversi all’aperto un giurista dovrebbe essere sicuro di poggiare su premesse solide. Soprattutto quando ci sono incertezze e anomalie, come quella di un virus “saltatorio”, dipinto come contagiosissimo ma limitato a focolai; o che uccide prevalentemente chi sta già morendo; o che non si sa bene come venga diagnosticato quale causa primaria di morte; o che mentre alcune infezioni endemiche di sicuro killer diffusi e temibili vengono minimizzate, quelle batteriche ospedaliere, viene tanto propagandato da costituire in primo luogo un’epidemia mediatica; o che appare avere addentellati con interessi bellicosi di poteri planetari, economici e geopolitici; o che può causare con le misure draconiane prese in suo nome regressi e danni sociali immani, causa a loro volta di dolore, malattie e morte. Si può anche ricorrere alle torce e bruciare ciò che è prezioso, ciò che è sacro; ma bisogna sapere cosa si sta facendo.

@ Mattia 88. Abito a Brescia, dove ne ho viste da vicino e studiate diverse sulla medicina. E’ per questo che ho potuto prevedere che “la Leonessa” avrebbe assunto un ruolo centrale; come è avvenuto in questa strana pandemia a macchia di leopardo. L’allarmismo è giustificato. Non è esagerato ma male orientato: considera solo quelle macchinette molecolari che sono i virus e sottovaluta la malignità e la stupidità umane.

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1 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, diretta – Istat: “Nel Nord Italia i decessi sono più che raddoppiati nei primi 21 giorni di marzo. A Bergamo mortalità +337%”. Conte: “Firmato dpcm, restrizioni prorogate fino al 13 aprile””

L’epidemia è divampata esplosiva, con un CFR locale più alto al mondo e anomalo, ma relativamente circoscritta: nello spazio, paradossalmente a zone più dotate di presidi medici e meglio organizzate; per gruppi di pazienti, anziani, fragili, istituzionalizzati e già ammalati; nelle dimensioni della mortalità sull’intera popolazione, considerando che si stima che circa il 10% degli italiani sia stato infettato a fine marzo. Possono avere giocato nelle zone più colpite, Lombardia orientale, fenomeni di sovra-reazione, con conseguente iatrogenesi e profezia che si autoavvera: outbreak tra gruppi a rischio; allarme; ospedalizzazione; effetti iatrogeni da ospedalizzazione e trattamento aggressivo, con affollamento, esposizione ad agenti infettivi aggressivi e – stranamente taciuta – la polmonite da ventilatore, frequente, grave e dalla diagnosi elusiva. Alimentati dal fare delle RSA dei reservoir. Occorrerebbe considerare questi meccanismi, in una epidemia dagli evidenti risvolti politici di massima portata, dove percezioni e decisioni avvengono sotto un bombardamento mediatico incessante; e dove talora sembra che variabili indipendenti e dipendenti , cioè rispettivamente quelle della malattia e delle misure per la tutela della salute, siano scambiate di posto.

@ vtmaster.I tuoi sono i toni del monatto. E li usi per difendere l’avere ignorato la possibilità di produrre un “effetto lazzaretto”. A differenza di altre nazioni, che non hanno avuto il livello abnorme e record di letalità che si è verificato in Lombardia orientale. Livello che ha fatto da innesco ai decreti di Conte e Speranza di spegnimento del Paese.

@ vtmaster. La medicina e le istituzioni del picco di letalità spropositato in Lombardia, e di ciò che ha innescato e alimenta, sono le stesse che l’altro ieri hanno innescato e alimentato Stamina. L’epidemiologia delle crisi epidemiche distingue tra fattori di rischio distali, intermedi e prossimi. Tra i distali, sui quali avvisa non si può fare molto durante la crisi, c’è una cattiva situazione politica di base. Una medicina e una politica sanitaria che soffiano sul fuoco per Stamina – e che contano sull’appoggio di troll come vtmaster – sono un fattore di rischio distale. Che ha dato i suoi frutti negativi, come, vivendo lì, avevo previsto. Il problema non è cosa fare, perché l’appropriatezza, la misura, le buone pratiche, non necessitano di grandi trovate ma sono la normalità, se si è nel Buon Governo; è la classe dirigente a monte.

@ vtmaster. Alla medicina che permette di fare ‘o gallo ‘ncoppa a ‘munnezza, e che più se ne produce più ci si pone in alto, io sono estraneo. Date le circostanze, “troll” è un eufemismo, riduttivo e assolutorio.

@ vtmaster. Cercate di non spegnere il fuoco con la benzina.

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22 aprile 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Covid 19 malattia sistemica e feroce: tutti gli organi attaccati”

15 anni fa Science pubblicò un accostamento tra l’influenza H5N1 e la pandemia del 1918 (50 milioni di morti). Conservo l’articolo del Giornale di Brescia*; città dove allora come oggi sono in particolare sintonia con questo genere di operazioni. In quei mesi si gridava di tasso di letalità del 50%, di 1 miliardo di morti nel mondo. L’apocalisse non ebbe luogo; il segno che “il morbo dei polli” lasciò fu per i soldi che servì a lucrare.

Uno studio di Ioannidis et al. , università di Stanford e Uppsala, calcola che la probabilità di morire di Covid per un italiano di età inferiore ai 65 anni sia stata pari a quella da incidente d’auto percorrendo 77 km al giorno. Per per persone in buona salute e non anziane, il rischio di morte da Covid-19 è stato “infinitesimally small”. Il celebre scienziato ha calcolato che la letalità della malattia è dell’ordine dello 0.1%, come per l’influenza stagionale; e riguarda principalmente soggetti fragili a rischio elevato di morte, la grande maggioranza dei casi essendo lievi.

Invita a non lasciarsi prendere dal panico stimolato dai media; avvertendo che ad essere disastrose saranno le conseguenze, anche sulla salute, del prolungamento del blocco della vita sociale ed economica e del concentramento nelle abitazioni. Mostrano corpi straziati, e raccontano che questo lupo ha il morso di un coccodrillo, ma non dicono del branco di lupi nella fossa entro la quale obbligano il gregge a rifugiarsi.

*La Spagnola come il morbo dei polli. 6 ottobre 2005.

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V. Risposte a kwisatzbg. In: Coronavirus 30 aprile 2020. Blog de Il Fatto. Commento al post “Coronavirus, Travaglio su La7: “Il numero dei morti oggi è il doppio di quelli di inizio lockdown. Come si può chiedere di riaprire tutto?” “

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5 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Mazzoncini verso guida della multiutility lombarda A2A. M5s: ‘Rinviato a giudizio, è incompatibile’. Per il sindaco di Brescia nomina è regolare”

Fino a che durerà, trovando un pubblico che accetta il dogma della mafia come entità ontologica perenne e ineliminabile, lo show sempreverde della mafia di turno, dietro ad esso continueranno a operare liberamente e a prosperare alla luce del sole altre varietà di sodalizi predatori. La clericale Brescia è un buon posto dove osservare quella che chiamo la metamafia: il crimine istituzionalizzato che nasconde la sua vera natura dietro alla facciata nobile della lotta al diavolo, alla mafia; con il connesso piduismo, l’uso mafioso dei poteri dello Stato. Personaggi bresciani hanno avuto e hanno un’influenza – cruenta – nello sviluppo di questo concetto. Alcuni provenienti dalla magistratura zanardelliana*.

*da Giuseppe Zanardelli, bresciano, PdC, esimio giurista. Massone e praticante di metodi di governo come la persecuzione tramite il potere dello Stato: “Se un magistrato … un impiegato pubblico … osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto” (Chiarini). Tra i fondatori della loggia P2 storica, a lui nel 2010 i magistrati di Brescia, babbo Mazzoncini in testa, hanno intitolato il palazzo di giustizia, con statua all’ingresso; mentre erano intenti a proseguire, con i procedimenti interminabili e le assoluzioni, l’opera pluridecennale di riduzione asintotica delle responsabilità giudiziarie per la strage piduista del 1974.

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12 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “A2a, Brescia: “Mazzoncini alla guida? Milano dice che non è indagato per corruzione”. Ma per il manager è stato chiesto rinvio a giudizio”

Tanti anni fa svolgevo attività professionale vicino al figlio di un personaggio molto importante fatto arrestare da Colombo. Mi stupì la sua tranquillità. Gli chiesero chi fosse “questo Colombo”, e rispose “è uno come Pansera”. Pansera sono io. Pensai volesse dire uno che non sa come va il mondo, che crede alle favolette sui valori, etc. Il padre ne uscì indenne. Io presi a seguire Colombo, leggendone libri e interventi, soprattutto dopo Tangentopoli. Ricevendone insegnamenti validi sulla giustizia e su come va il mondo. Col tempo però mi trovai sempre più spesso in disaccordo con le sue posizioni, confluite nel politically correct. Cominciai a sospettare che Colombo non fosse un fesso genuino come me. Che, come per Tangentopoli durante le operazioni che abbatterono la Prima Repubblica per impiantarne una ancora peggiore, avesse rilevanza anche un piano di lettura più profondo, intricato ma complessivamente orientato in un verso differente da quello visibile al pubblico. Ora, con questo che il giudice Morvillo ha chiamato “il professionismo delle carte a posto” la sua figura mi appare ulteriormente sfuocata. Mazzoncini padre e A2A – tazza e cucchiara a Plazzo Loggia – per me hanno avuto un ruolo pesante nel formare sulla magistratura il meno lusinghiero dei giudizi. Credo che anche nel campo della magistratura ci sia troppa di quella eccezionalità esibita che noi del pubblico accettiamo come compensatoria della carenza diffusa di decenza e di normalità.

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27 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Silvis “Assistenti civici, basta poco perché a qualcuno scappi la mano”

“La smania poliziesca che spinge alcune persone … trova vero sfogo solo nei periodi di guerra, di occupazione ecc. Tuttavia, anche in tempi normali presso i falliti, gli invidiosi e i mediocri in genere tale smania non rimane affatto latente, e costituisce un fenomeno psicologico particolare che merita di essere approfondito. Raramente la venalità è assente, ma sarebbe sbagliato considerarla il motore esclusivo; in questo genere di atteggiamento, infatti, la ricerca di un tornaconto personale cresce il più delle volte insieme ad altri moventi non meno intensi: senso d’inferiorità o di frustrazione (su cui anche solo una parvenza di successo degli altri può agire come un’intollerabile provocazione), desiderio di darsi importanza, una certa forma di esibizionismo, un rispetto innato nei confronti del Potere, dell’Ordine stabilito, delle Autorità, in pratica un certo istinto da sbirro, e un odio profondo verso tutto quello che appare non conforme, differente, eterodosso, eretico”. (Leys).

Giravo con fogli con questo scritto in tasca nei mesi prima del Covid; in una città dove sindaco e prefetto, “anti-movida”, hanno pratica nell’impiego di stalkers.

Con la scusa della movida – che è già una falsa libertà da schiavi: Don Milani, ‘Anche le oche sanno sgambettare’ – si stanno generalizzando sistemi da Stasi prima riservati dalla mafia di Stato a chi guasti grandi affari, es. sulla sanità. Anche qui vale don Milani: ‘L’obbedienza non è più una virtù’.

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28 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella: “Brescia risponde con coraggio. Oggi come 46 anni fa, dopo la strage di piazza della Loggia dei neofascisti””

La risposta di Brescia alla strage del 1974 ha portato al mantenimento della memoria – a spese però dell’attenzione sull’eversione dall’alto nel presente; alla raccolta di una notevole quantità di utile documentazione; a n.1 persone messe – a Milano, Brescia assolvendo – a trascorrere il resto della vita in carcere, 43 anni dopo avere partecipato al delitto; e, innervata da questi meriti, a una crosta di retorica autoelogiativa, sotto la quale la “malavita anche istituzionale” – quella che i giudici riconoscono solo da lontano, col binocolo, quando sono distanti diversi decenni dai fatti – ha continuato a proliferare, al servizio come allora di grandi interessi sovranazionali. Sui quali vige la medesima omertà di cui godono i mandanti primi della strage “neofascista”.

In particolare ai nostri giorni la malavita istituzionale a Brescia è al servizio dei grandi interessi illeciti della medicina, coi quali ha un rapporto privilegiato. Circostanza non irrilevante per il picco eccezionale subito dai bresciani in una pandemia che ha risvolti di potere di livello planetario; picco che conoscendo l’ambiente non mi ha sorpreso; e circostanza che verrà debitamente ignorata dai magistrati, in armonia con gli arpeggi oratori di Sergio Mattarella, secondo il quale l’ordine giudiziario avrebbe fatto un lavoro degno di riconoscenza per la bomba di 46 anni fa, avendo – dice – raggiunto la verità e completato il percorso di giustizia.

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2 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Centrodestra, insulto del militante a Mattarella: “La mafia uccise il fratello sbagliato”. Condanna dei tre leader. Fico: “Isolare i violenti””

censurato

Piersanti Mattarella è stato fatto uccidere non dalla mafia, ma da quelle forze che, anche usando sicari mafiosi, selezionano la classe dirigente, evitando che persone come lui si diffondano nell’ambiente politico, e arrivino a ricoprire le alte cariche dello Stato. Forse usarono gli estremisti neri; l’area dalla quale oggi partono battute da squadristi come questa; provvidenziali per accomunare lamentele fondate a rozze contumelie.

L’immagine nobile di Mattarella viene tenuta in piedi soffocando e degradando la critica. Quando scrivo su di lui arriva una macchina spazzatrice, di una multiutilitity presieduta da un suo amico personale, a cospargermi del sudiciume sollevato con le spazzole rotanti. O a farmi show sotto casa, incluso il vandalizzarmi l’auto. O altri rituali “zozzonici”. Uno stalking pesante per indurre o la ”learned impotence” o uno scatto viscerale sul quale poi piombare come si fa oggi con l’utile bofonchiatore. Reati da doppio Stato che almeno nel mio caso necessitano di una logistica di polizia; e della connivenza di coloro le cui fortune professionali dipendono da quell’istituzione linda, il CSM, presieduta appunto dal custode della nettezza istituzionale Mattarella.

Piersanti Mattarella sarebbe stato preferibile al fratello al Quirinale. Per il destino della nazione. (E anche per le spese ingiuste di lavanderia, di carrozziere e molto altro, che deve sostenere chi critica chi sia gradito a quelli che decidono dei sommersi e dei salvati).

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3 giugno 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella premia i sacrifici dell’Italia in prima linea. I medici, l’addetta delle pulizie, la cassiera, il rider, l’autista del 118 e i volontari: la lista dei 57 nominati cavalieri al merito”

Queste celebrazioni mi trasmettono le stesse sensazioni che provai vedendo i festeggiamenti per la vittoria della Juventus dopo la strage dell’Heysel. In altre nazioni non distribuiscono a manciate croci di cavaliere, ma hanno avuto meno morti e non devono temere per la sopravvivenza economica. Sarebbe meglio avere meno battimano agli eroi e, soprattutto ai vertici, avere più persone che facciano semplicemente il loro dovere.

@ ronflo. Te ne parlerei, ma è meglio che tu non ti distragga e continui ad applaudire. Comunque c’è il mio sito, che mostra cosa faccio e perché ritengo che la facile e insistita celebrazione dello straordinario serva a coprire il non rispetto dei doveri base di lealtà, diligenza e onore nell’apparato statale.

@daco749. Ha ragione. Vari specialisti hanno commentato sulle manipolazioni che si possono commettere omettendo il dato autoptico in questa epidemia. Es. John Lee, professore di patologia: The distinction between dying ‘with’ Covid-19 and dying ‘due to’ Covid-19 is not just splitting hairs. Consider some examples: an 87-year-old woman with dementia in a nursing home; a 79-year-old man with metastatic bladder cancer; a 29-year-old man with leukaemia treated with chemotherapy; a 46-year-old woman with motor neurone disease for 2 years. All develop chest infections and die. All test positive for Covid-19. Yet all were vulnerable to death by chest infection from any infective cause (including the [common] flu).

Oltre a fornire dati epidemiologici non viziati autopsie adatte avrebbero permesso di acquisire conoscenze preziose per la cura della malattia da covid bona fide; e di identificare errori nel trattamento; inclusi effetti iatrogeni, così attribuiti invece al virus. Non eseguire autopsie è una forma di rinuncia e distruzione di informazioni fondamentali; che nella mia esperienza è segno di cattiva fede. E’ uno di quei lati oscuri dove è latitante insieme alle sbandierate “scienza” e “abnegazione” anche quel dovere standard che viene disprezzato con la scusa delle virtù superiori. Il culto assiduo dell’eroismo e della santità a cui ci hanno abituato copre vuoti di decenza e affidabilità; echeggia le processioni sacre in paesini infestati dalla mafia.

@ v. viana. Di sicuro esiste il minimo sotto il quale non scendere mai. Ed è questo il livello più importante, trascurato a favore del podio. “Uno Stato è fatto dai suoi governanti e dai suoi cittadini. Ognuno nella sua misura”. Io direi “una repubblica è fatta …”. I cittadini hanno doveri verso la propria comunità. Assolti quelli, se vogliono possono meritoriamente fare anche più che il proprio dovere. Questo in una repubblica. Dove si riconosce e si loda l’impegno straordinario che sia in aggiunta a quello ordinario. Non in sostituzione. Dove la decenza precede la santità. Invece la diseducazione antirepubblicana, propagata da tutti i pulpiti, insegna ai cittadini a battere le mani all’eroismo per trascurare il dovere. Quello dei governanti e quello loro. Coprendo così, sia con casi di eroismo autentico che con storie ritagliate in sacrestia, carenze e tradimenti. Parlavo prima delle mancate autopsie. E’ una situazione di distruzione di informazione simile (forse molto simile …), al lavaggio della piazza ordinato dalla Questura subito dopo la bomba in Piazza Loggia a Brescia nel 1974. Il responsabile venne promosso. Anche lì la retorica e l’autocelebrazione si sono sprecati, a danno del dovere. In entrambi i casi, Mattarella si è mostrato pronto a officiare. Con questo culto barocco dei santi finisce che chi viene meno al proprio dovere o addirittura impedisce ad alcuni di fare il proprio dovere, si mette a fare il maestro di morale.

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22 giugno 2020

vedi

La partnership tra istituzioni dello Stato e privati nella criminalità ordoliberista: il mascariamento della patente di guida dell’avv. Vittorini e del prefetto di Brescia si incontra a Cosenza con la “procedura Lozano” di Iliad. In: Coronavirus 22 giugno 2020

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23 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone e  G. Trinchella “Tangenti metro Milano, il dirigente incastrato dal trojan: “Sto facendo la prostituta. Sono passato per Tangentopoli, lezioni non mi bastavano”. Le carte: “Interventi abusivi in tutte le gare degli ultimi 2 anni””

CENSURATO

Il giorno dell’inaugurazione della metro di Brescia, 2013, sceso dal vagone mi arrivò uno spintone gratuito, da un vigilante. Nei mesi e negli anni successivi, una serie di urti da “addetti alla sicurezza”. Allora ho cominciato a filmarli dopo che mi urtavano. Col risultato che mi hanno strappato di mano la camera; e che due addetti sono usciti con me dalla metropolitana e mi hanno seguito fino sotto casa. Gli urti sono cessati, ma succedono cose come un addetto che estrae un cacciavite, mi sfila davanti col cacciavite puntato e va a inserirlo tra le due guarnizioni di gomma combacianti delle porte della fermata. O mi viene controllato il biglietto mentre sto per scendere, così che devo scendere alla fermata successiva e tornare indietro a piedi.

Il 22 ott 2015 andai a Milano, cosa che faccio circa una volta all’anno, e in uno spazio aperto della linea M5 mi arrivò di spalle l’urto di un addetto. Rimasi incerto sul significato dell’urto “in trasferta”; ora un altro nome si aggiunge alla lista di arrestati o sputtanati delle istituzioni associate alle innumerevoli “coincidenze” moleste. Nella rete di potere lombarda non scarseggiano le prostitute. E neppure i sensali di prostitute low cost che invece di mantenere la legalità gestiscono o consentono lo stalking e il gaslighting verso chi denuncia modi miserabili e illeciti di fare danè nella sanità lombarda.

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27 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione l’ex governatore Roberto Maroni e Augusta Iannini (moglie di Vespa)”

Lo “Oltre la cupola” di Lombardia. Dove non c’è un Agostino Cordova da fermare, come fece la Iannini da magistrato per i fratelli calabresi. Oggi il Fatto cartaceo pubblica un fotomontaggio con Maroni e Alfano in camice bianco. Si potrebbe aggiungervi Luciana Lamorgese: l’attuale ministro dell’Interno prosegue il compito dei due predecessori di fornire a questi affari (e a pesci dell’industria biomedica ancora più grandi; come quelli che faranno miliardi col covid) un servizio di guardiania; analogo a quello del quale si dotavano i baroni siciliani, e altrettanto efficiente.

@ unatarmaalleterme. E’ sicuro che nominare nella sanità convenzionata, cioè pagata con denaro pubblico, due ex ministri degli interni, e un magistrato che ha tolto dai guai le reti massonico-mafiose individuate a suo tempo dal Procuratore Agostino Cordova, non debba riguardare i cittadini ? Nella mia esperienza tali sinecure sono gli esiti visibili di una rete sotterranea piduista, cioè di una mafia di Stato, responsabile di cose indicibili in medicina. (Un’altra manifestazione è stata il record mondiale negativo della Lombardia nella crisi covid). Se non vuole credere a me, c’è un’ampia casistica di danni da “revolving doors”, i passaggi da controllori di Stato a controllati, in medicina. Il discorso della luna e del dito è valido quando a indicare la luna è “il saggio”. Se la indica un imbroglione, lo stupido guarda la luna nel cielo, mentre è proprio al dito, e alla faccia del suo proprietario, che bisogna guardare. Es. le revolving doors sono riportate tra le cause dell’immissione nella pratica clinica di farmaci oncologici costosissimi, inefficaci e dannosi*. Giudichi lei se ciò ci riguarda o meno come cittadini.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 2016. 355: i5792.

@ unatarmaalleterme. Lei dice che se il sistema è strutturato con regole che assicurino il suo funzionamento corretto si può anche metterne a capo “Pietro Gambadilegno” o i fortunelli in oggetto e andrà tutto bene.

a)”Se.”. Così rispondevano ai discorsi ipotetici gli spartani. Forse la Iannini, fine giurista, sarebbe d’accordo con lei. Anche Maroni e Alfano. E anche Gambadilegno; e la banda Bassotti, e i cugini Dalton di Lucky Luke, detti “I quattro cavalieri della stupidità”.

b)Io sono tra quelli che pensano che in medicina occorra al contrario una ridondanza di controlli e sicurezze, come in aviazione*. Che invece sul piano tecnico sono carenti a un livello che chi non è addentro non può immaginare. Anche sul piano politico, la realtà sulla quale i suddetti fortunelli giocano la loro parte è più simile all’attuazione del piano di rinascita democratica di Gelli che a una delle tante utopie politiche dalle quali lei attinge le basi per i suoi – pericolosi per la salute, anche sua, me lo lasci dire – sofismi. Ricambio i saluti.

*Applying aviation safety to healthcare—are we missing the fundamental?. BMJ, 2019. 364: I735.

@ unatarmaalleterme. Gli attacchi personali non sono argomenti. Sono indice di mancanza di argomenti. E di stizza, che mi pare le stia facendo perdere completamente la bussola. Anch’io ho opinioni non lusinghiere su questo suo modo di ragionare, ma le tengo per me. Mi limito a osservare che lei scambia “mondi possibili” che appartengono a un’altra galassia, o ai mondi dei fumetti, con quanto accade – come di norma – in Lombardia, Italia, pianeta Terra, nel giugno 2020. Grazie per convertire il suo evidente dispetto in una dichiarazione di cessazione delle ostilità e di liberazione della colomba col ramoscello. Di nuovo.

@ unatarmaalleterme. Per carità, rispetto ai trattamenti Alfano, Maroni o Lamorgese, e a quelli dei fratelli dei 61 indagati del bastimento inchiesta massoneria deviata (800 faldoni) inghiottito nelle nebbie oceaniche ai tempi del GIP Augusta Iannini, quella con lei è la più godibile chiacchierata. Ossequi.

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10 settembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “A Brescia la procura generale ha chiesto rinforzi per indagare sui morti da coronavirus. Il pg: “Grandissime difficoltà con organico ridotto””

Per il livello dei poteri, la complessità tecnica, lo spesso strato di disinformazione, la distruzione degli elementi di prova, l’accertare verità e responsabilità sulla fiammata reale che in Lombardia orientale ha innescato l’esplosione mediatica e politica dell’operazione covid farebbe esitare la migliore magistratura. Ma non questa, che sa stare al mondo. Ha chiamato come consulente Crisanti, che viene dall’Imperial College, che sta a quanto accaduto come i consulenti scelti nel 1978 da Cossiga stavano al rapimento Moro (Ministers are accused of treating Doomsday scientist like demigod: Number 10 has failed to properly challenge the word of coronavirus professor Neil Ferguson whose study sent Britain into lockdown, critics say. Daily Mail online 5 apr 2020).

Nel depistaggio di Ustica, citato dal presidente delle vittime Fusco, ci furono omicidi. Un medico onesto, che stava evidenziando il falso della ricostruzione ufficiale, venne malmenato. L’attuale magistratura è orientata a stare dalla parte dei mandanti; e a fare in modo che voci scomode siano moralmente assassinate. Chiappani lo ricordo a una conferenza che tenne all’Ordine dei medici di Brescia; non credo che per questa strage andrà diversamente da Ustica e le altre. Strumentalizzazione dei familiari compresa. Anzi sarà peggio, essendo l’inizio di una farmocrazia (Rajan KS Pharmocracy. Duke U Press, 2017) che porta alla dissoluzione di legalità e democrazia e a iatrogenesi in nome della salute e della scienza.

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23 settembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Pacco bomba indirizzato al presidente di Confindustria Brescia: Giuseppe Pasini messo sotto scorta”

A essere onesti, a non fingere di ignorare la storia d’Italia dall’armistizio di Cassibile in poi, con le sue strategie della tensione e le menzogne di copertura, davanti a episodi di terrorismo bisogna aprire una partita doppia. In una colonna vanno i gesti – spesso commessi da utili tarati – che fanno suonare l’allarme; nell’altra, l’eversione di Stato. Posso testimoniare che questa seconda colonna non è vuota a Brescia, dove la prefettura e le altre branche dello Stato ufficialmente deputate a difenderla, la legalità, trarranno beneficio dal contrasto a bombaroli e dinamitardi, come copertura per praticare l’appoggio a operazioni dettate dai poteri forti, non diversamente, mutati i metodi ma non le posizioni, dai tempi del Questore Guida a Milano, o a Brescia dell’allora capitano Delfino e del vicequestore Diamare.

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Vedi: 5 ottobre 2020 e 9 Ottobre 2020 Raffinatezza intellettuale e profondità culturale della Brescia di Emilio Del Bono e della TIM di Salvatore Rossi. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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14 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Shalabayeva, condannati tutti gli imputati: cinque anni all’attuale questore di Palermo Cortese e al capo della Polfer Improta”

I bravi cittadini che sanno di Boris Giuliano ma non dei successori a Palermo scelti dal Viminale, il piduista Impallomeni col questore piduista Nicolicchia, saranno turbati dalla condanna a 5 anni del questore di Palermo attuale, che a suo tempo catturò grossi mafiosi: Provenzano, Brusca, etc.. Non considerano come in quegli ambienti possa esservi una vicinanza “farmacologica” tra guardia e ladro (v. “Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza”). E soprattutto non concepiscono che l’antimafia, quella che fa fare carriera, che si fa bella delle figure dei valorosi eliminati perché la mafia la combattevano sul serio, serve come copertura e alibi per attività piduiste, cioè l’omologo istituzionale della mafia. Questo concetto della mafia di Stato dietro all’antimafia l’ho sviluppato ricevendo il trattamento di assassinio morale tramite lo Stato, in una città dove era prefetto la Cancellieri; che divenuta ministro ha definito “perfetto” l’abuso vile oggi condannato. La notizia del cacciatore di mafiosi interdetto dai pubblici uffici per me è un lupus in fabula, perché sto pensando di lasciare una memoria alla locale direzione dell’antimafia su reati di stampo piduista praticati impunemente da chi si presenta come combattente antimafia o occupa cariche antimafia; a favore di amici, e forse fratelli di loggia, di importanti cariche dello Stato e dei grandi interessi illeciti che protettori e protetti servono in associazione.

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

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20 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, sviluppato nuovo sistema di sanificazione per bus e treni: “Una nube in grado di inibire il coronavirus” “

Nella metro di Brescia gli altoparlanti invitano alla “disciplina”. Testuale. La disciplina include il controllo del biglietto sul mezzo in corsa, come sui treni, col controllore che se lo fa consegnare, lo esamina e lo restituisce. Controllo che, richiestomi davanti alla porta al momento della fermata di destinazione, mi ha obbligato a scendere alla fermata successiva. E che comporta anche quella violazione del distanziamento e quei contatti non necessari che si dice essere questione di vita o di morte. Forse l’inventiva bresciana potrebbe dare al mondo anche un sistema più efficiente e igienico, e meno arbitrario e molesto, di controllo dei biglietti. Es. con tornelli. La mia impressione è che, imbevuta di cultura pretesca, sia piuttosto orientata a sfruttare ogni pretesto per escogitare, insieme a quelli per fare soldi, sistemi di sorveglianza disciplinare. Nella tragica farsa covid, che sta dando potere alla piccineria*, questa e altre misure anticovid del Comune di Brescia sono spesso a “vergini dai candidi manti”, dal celebre innominabile poemetto goliardico.

* The pandemic has empowered the petty. Spiked, 20 nov 2020.

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9 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, inchiesta per disastro ambientale: sequestrata l’azienda Caffaro. Cromo e mercurio sopra parametri di legge”

I pozzi della mala istituzionale

“un pozzo profondo […] offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini” (Il Gattopardo)

Ci sono entità che servono al crimine istituzionale in una molteplicità di modi. Le aree inquinate sono tra queste. Sorgente di malattia, fungono anche da spauracchio che fa cadere in frodi; da pecora, alibi e parafulmine; occasione di appalti; nucleo simbolico aggregante. Causano cancri veri, ma distolgono da altre fonti cancerogene, diffuse. Impaurendo spingono verso il business dei cancri falsi, sovradiagnosticati; la vera causa, occultata attribuendola all’inquinamento, delle epidemie di diagnosi di cancro. Nascondono e rendono credibile una frode istituzionalizzata che trasforma i sani in malati di cancro; e legittimano le complicità istituzionali di cui gode fino a servizi di guardiania e killeraggio morale. Portano a bonifiche coi relativi giri di soldi. Inducono consenso riducendo il Male entro una forma ben definita e facendo credere che le autorità proteggono i cittadini. Il procuratore Prete raffigura la vecchia Caffaro come una neoplasia epiteliale che infiltra la città, e che lui e i suoi estirperanno, ma a Brescia è piuttosto un pozzo utile nello stabilizzare e rafforzare un assetto economico, sanitario, culturale e istituzionale altrettanto patologico.

 

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7 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sciopero dei trasporti in Lombardia: dalle 21 di stasera fino alle 21 di domani si fermano Trenord e i mezzi Atm”

Un acuto commentatore, Paolo Borgognone, ha osservato che l’attuale “great reset” via covid è reso possibile dall’avere la massa delle persone accettato negli anni precedenti l’egemonia culturale liberista, introiettando i suoi valori egoistici. (Forse è anche per questo che passa inosservata la stranezza di vaccini “liberisti”: che sarebbero tanto miracolosamente pronti in un lampo e fantasticamente efficaci a livello individuale, quello della malattia, quanto latitanti o mosci a livello collettivo, quello della trasmissione dell’infezione, che giustifica le misure liberticide e antisociali).

Gli autisti e gli altri addetti del trasporto pubblico hanno adottato il modello liberista del servire i propri interessi immediati senza scrupoli e senza coscienza: partecipando ad operazioni di molestia, stalking e gaslighting a danno di soggetti scomodi. Recitano la parte dei “lavoratori in lotta” e dicono di andare contro “il controllo classista” quando battono cassa. Bisognerebbe assegnare a una tra due categorie le istanze di gruppi di interesse: o a quella di chi mantiene valori passati, come la decenza del socialismo alla Orwell, o a quella chi ha adottato il modello Mediaset, inclusi gli istrionismi di rito. E respingere furbizie come l’acquisire meriti i più meschini al servizio di grandi interessi illeciti e atteggiarsi a eredi morali dei tranvieri che scioperarono a Milano nel 1944 contro fascisti e nazisti.

 

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V. 3 aprile 2021. Molotov e gaslighting. L’eversione cognitiva a boulevard Gratteri. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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1 maggio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Brescia, arrestati nella notte due no vax cinquantenni per l’attentato del 3 aprile all’hub vaccinale: “Indiziati di atto di terrorismo” “

Un’altra notizia sui vaccini: chi è vaccinato può sviluppare la malattia a causa delle varianti. “L’idea che potremmo non avere più necessità di test nel mondo post-vaccino probabilmente non è accettabile in questo momento. Per quanto ne sappiamo attualmente, anche le persone completamente vaccinate che sviluppano sintomi respiratori dovrebbero prendere in considerazione di sottoporsi al test per Covid-19, e dovrebbero fare lo stesso in caso di esposizione a individui con infezione nota”*.

I virus a RNA costituiscono delle “quasispecie”, nelle quali in continuazione sorgono varianti. Presentando artatamente le attese varianti come dei nuovi ceppi virulenti si crea la pezza d’appoggio per un vaccino che libera quando c’è da porgere la spalla all’ago e non libera quando c’è da prolungare a oltranza la condizione di cittadini di un paese sotto occupazione. Questo però non viene discusso. “L’impronta che lo Stato ha dato per la gestione della pandemia” (Procuratore Prete) è invece quella di accostare all’eversione la critica della gestione liberticida, dei danni immani che causa e delle sue distorsioni tecniche. I due dinamitardi inconsulti sono coerenti con l’impronta data tramite lo Stato. Come lo erano gli utili farabutti di 40 anni fa che oggi si finge di mettere nelle galere dove dovrebbero risiedere da allora. Mentre appare si torni ai tempi dell’Hyperion e del destabilizzare per stabilizzare.

*Vaccine Breakthrough Infections with SARS-CoV-Variants. NEJM 21 apr 2021.

@ Koryu. Quanto scrivi è assurdo, ma l’assurdo è la norma in queste operazioni. “Fermezza” nel senso di tenerlo fermo nelle mani degli assassini, per Moro, brache calate per Cirillo. I magistrati che non indagano i legami evidenti della Faranda con Vaticano e col Viminale e a vittime tumulate la invitano a tenere conferenze. Borsellino tradito da vivo, e poi da morto, da coloro che se ne fanno belli appendendo la sua foto con Falcone alle spalle della scrivania. Quindi non mi sgomenta questa tua classificazione demenziale.

La tua bavosa accusa mostra come i bombaroli servano a creare una sorta di anagramma, dotato di senso compiuto, anche se falso, scambiando le posizioni. I venduti vengono messi al posto dei paladini del bene, gli onesti in quello dei fanatici pazzi. Oggi come allora i bombaroli, anche questi alla Franco e Ciccio, non stanno dalla parte degli onesti, ma stanno dalla parte degli uffici affari riservati, logge, curie, uffici giudiziari, che inventano la devianza per favorire e praticare l’eversione dall’alto, quella dei poteri che servono.

@ Koryu. L’errore è illudersi che gli asini siano solo un paio. La rappresentazione dell’estremismo, qui accoppiato alla stupidità, rassicura: noi non siamo così, ci fa credere. Ma di asini troppi ce ne stanno. Gente che vuole la vita comoda finita a tirare la diligenza dell’omino di burro, trasformata in asino, avendo creduto alla medicina del Paese dei balocchi. Asini che assestano il proverbiale calcio dell’asino, in questa pandemia che come è stato scritto “empowers the petty”; dove più si è asini più si è a posto. Re Mida che nascondono le orecchie d’asino, con le quali la divinità li ha puniti, atteggiandosi a padreterni. Asini da quali si ottiene lo zigrino; la “pelle di zigrino”, con gallerie di personaggi privi scrupoli, simili a quelli del romanzo omonimo di Balzac. Inclusa l’opinione pubblica, che il maestro francese nel romanzo definisce “la più viziosa delle prostitute”.;)

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28 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, il racconto dell’infermiera simbolo: “Troppi tagli, molti sanitari vorrebbero cambiare lavoro. Seconda ondata? Pensavamo di non reggere””

Le stragi, es. quelle del 1993, danno la rotta e i galloni di timoniere. L’intervento dell’infermiera-eroe è stato a commemorazione della strage del 28 maggio 1974 a Brescia. Che diede rotta e galloni: “creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista” (Pasolini).

La strage covid in Lombardia orientale ha dato i galloni che l’infermiera si appunta da sé, e la rotta al mondo: “Why did we lock down in the UK? SAGE observed the ‘innovative intervention’ out of China, but they initially presumed it would not be an acceptable option in the UK, a liberal Western democracy. In an astonishing interview for The Sunday Times, Professor Neil Ferguson of Imperial College said, ‘It’s a communist one party state, we said. We couldn’t get away with it in Europe, we thought… and then Italy did it. And we realized we could.”
Ferguson’s Imperial simulation model was described in an article in The Telegraph as ‘the most devastating software mistake of all time’”. (Dodsworth L. A State of fear. How the UK government weaponized fear during the covid-19 pandemic).

Una delle passate molteplici previsioni e consulenze sballate di Ferguson è stata portata a modello di come con cattivi modelli epidemiologici si causino disastri (Use and abuse of mathematical models. Rev. Sci. Tech. Off. Int. Epiz. 2006). Crisanti, scelto come consulente dal bresciano Procuratore di Bergamo, è della scuola di Ferguson, e se ne vanta: “dall’alto della mia docenza all’Imperial College”.

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10 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “Stragi, Bruno Contrada all’Antimafia siciliana: “Il Sisde pagava il prefetto di Palermo Mario Iovine e il segretario di Dalla Chiesa” “

“Quanto ai depistaggi massonici sulle indagini, Giuseppe Pipitone su «il Fatto Quotidiano» segnalava, oltre alla sibillina frase di Gelli [“delitto perfetto”]: «Sarà un’altra coincidenza, ma in quei primi mesi del 1980 gli organi investigativi palermitani erano in mano a Licio Gelli.” (F. Pinotti, Potere massonico, 2021. A proposito dell’omicidio Mattarella).

“Se un magistrato, un pretore, un sottoprefetto, un impiegato pubblico osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto”; “i dipendenti pubblici devono stare attenti a come si muovono. Incombe sulla loro testa il pericolo della sostituzione o del trasferimento, che al tempo equivale di fatto all’esilio”. (R. Chiarini. Zanardelli grande bresciano, grande italiano). A Zanardelli, tra i fondatori della P2 storica secondo Cossiga, è stato intitolato il palazzo di giustizia a Brescia (mentre vi si mandavano assolti i responsabili della strage piduista del 1974). La tradizione degli emissari periferici del Viminale non è scomparsa. Anzi è peggio, essendo oggi le scuri e le verghe littorie prefettizie al servizio dei burattinai sovranazionali e di grandi spolpamenti a scapito del Paese. Così che un figuro come Contrada può usare come arma il rinfacciare la circostanza – poco nota al pubblico, ma invece fondamentale – del ruolo dei prefetti.

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v.

16 giugno 2021

Tertium datur: la mafia e le sue nove sorelle

In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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10 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento l postdi G. Pietrobelli “Sara Pedri, ginecologa scomparsa: trasferito primario del reparto. L’Apss: “Tutelare serenità di pazienti e personale” “

Spero che la giovane sia viva. Comunque il caso mostra 2 componenti dell’avvelenato mondo medico. a) La fragilità di alcuni rispetto a un ambiente pesante. Un mio compagno di corso si suicidò quando stava per venire a galla che non si sarebbe laureato, avendo falsificato il libretto senza dare gli esami. Tomatis nei suoi libri sul mondo della ricerca biomedica riporta due casi di suicidio di ricercatori da pressioni lavorative. Lo studiare può associarsi al riconoscere la mostruosità mascherata e rigettarla: Parmaliana.

b) La disciplina di cosca impunita e protetta in quanto funzionale a grandi interessi. Il PM Raimondi è tra i magistrati che hanno beneficiato della libera persecuzione, da gabbione di corte d’assisi, verso un medico che denunciava manipolazioni. Es. gli allarmi a senso unico, a favore di frodi mediche, sull’inquinamento*.

La magistratura favorisce la gogna, la selezione inversa, e con esse le visioni superficiali, scolastiche e fraudolente su medici e salute, necessarie ai grandi garbugli, ai grandi giochi di specchi. Come quelli che videro l’esagerazione della diossina di Seveso **, e l’uccisione del direttore dell’Icmesa da parte degli stessi miserabili pilotati che uccisero Guido Galli, il magistrato-studioso.

*Il procuratore Raimondi choc: “Brescia la nuova Terra dei Fuochi”. CorSera 10 ott 2017. – La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.
**The poison paradox. Oxford Univ Press, 2005.

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CENSURATO IN BLOCCO DOPO LE CENSURE DELLE MIE RISPOSTE

29 luglio 2021
Blog de Il Fatto
Commento al post di Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev “Pesaro, 500 no vax sotto casa del sindaco Matteo Ricci. Lui: “Squadristi, non sapete cosa sia la libertà. Vaccinarsi è dovere civico”

 

Le intimidazioni sotto la propria casa sono praticate anche verso i medici contrari agli affari della biomedicina che il partito di Matteo Ricci serve (e che servono anche gli altri partiti). Anche mediante l’uso dei poteri del Comune. Ho un filmato di una aggressione e ferimento gratuiti sotto casa, a colpi di rastrello, su suolo pubblico, con la scusa che quell’area era stata concessa a privati dal Comune. Senza che nessun avviso lo segnalasse. Il filmato mostra come gli aggressori dichiarino di essere stati istruiti dai CC su come restare impuniti. Né il Comune né i CC hanno risposto alle mie richieste di spiegazione; se non con ulteriori rappresaglie. Le macchine spazzatrici della municipalizzata si presentano in pieno giorno per cospargermi di polvere. I danneggiamenti all’auto, fiancate, gomme, fanali, tergicristalli, specchietti, interni, parabrezza, non si contano. C’è un catalogo di sistemi per molestare sotto casa. Ora è di moda la violenza privata, es. il non farmi entrare in casa quando arrivo col le borse della spesa, con un postino piazzato con lo scooter acceso sul marciapiede che blocca l’ingresso imperturbabile, per minuti. In USA si parla di “toxic culture” della medicina; nello stesso distretto di Corte d’appello della morte di De Donno viene praticata liberamente, con le istituzioni che non costituiscono un problema ma un appoggio e una garanzia di impunità. Fa parte della preparazione e dello svolgimento dell’operazione covid.

YstreetB: Ammetto che il postino in scooter che temporeggia per farla entrare in ritardo ingaggiato dai poteri forti mi mancava.Grazie :D

@YstreetB: Se l’argomento la interessa, nel mio post “ Censura postale delle notizie di reato ”, sito menici60d15, c’è il filmato della scena.

Ezio: E’ colpa dei Rettiliani. Il Covid deve nascondere le prove che la Terra è piatta. Ma le demoplutocrazie massoniche governate dai Templari non vogliono farcelo sapere. Resistere. O andare da un medico.

Censurato @ Ezio: E’ appena uscito uno studio per il quale l’efficacia del vaccino Pfizer è di 6 mesi, e si parla di terzo booster. Non perdere tempo con un povero non-ariano, corri a metterti in fila per l’inoculo salvifico.

FabCap: Ha dimenticato la potente lobby delle macchine spazzatrici. Certo che invece dal postino non me lo sarei proprio aspettato. Sembrava una cosi brava persona e invece niente, anche lui affiliato alla lobby dei netturbini.

Censurato @ FabCap: Ha maggiore rilevanza il fatto che il presidente della municipalizzata fosse amico personale di Mattarella, e che i lanci di sporcizia abbiano regolarmente seguito le mie critiche su internet a Mattarella. Gli spazzini non sono una lobby. Sono un gruppo di clientes, pronti a mostrare la loro gratitudine a chi li ha fatti assumere, e nella speranza di altri benefici. Come te e gli altri lanciatori di spazzatura, del resto.

Pino: Forse dovresti sporgere denuncia, no postare commenti. E comunque i tuoi problemi non cancellano ciò che è stato fatto a Pesaro.

@ Pino: Ogni volta che segnalo gli abusi ai magistrati, me ne arrivano il doppio. Dovrebbe essere ovvio che gli abusi degli amministratori DS e c. pro Big Pharma non cancellano gli abusi verso il sindaco DS pro Big Pharma di Pesaro. “Two wrongs don’t make a right”. Però bisogna informare quando certi fanno come quello che menava e gridava che lo stavano picchiando.

Caliban: Io fossi in lei applicherei il metodo Ciarelli

@ Caliban, Leggo che i Ciarelli sono un clan mafioso. Non sono buono, e poi credo che con gli ipomafiosi istituzionali le vie debbano essere altre. Inoltre, un aspetto particolare della toxic culture in medicina è che va a costituire una autopunizione per chi la esercita, conformando la medicina a disegni fraudolenti. E di zelanti tirapiedi che hanno assaggiato sulla loro pelle, e sugli organi interni, la medicina per la quale hanno lavorato con azioni infami ne ho già visti diversi.

FabCap. La clozapina funziona piuttosto bene e tra l’altro ha ridotti effetti extra-piramidali. Si faccia aiutare.

@ Fabcap. Ho anche la fortuna di risiedere nella città dove ha fatto scuola lo psichiatra cattedratico incaricato di definire pazzo Aldo Moro; Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo. Uno psichiatra in ottimi rapporti con magistrati locali; ha superato indenne noie giudiziarie per perizie favorevoli a mafiosi.

FabCap. Sul serio, si faccia aiutare.

Censurato @ Fabcap. Detto da chi obbliga ad andare in giro con la mascherina, vuole vaccinare i bambini contro il parere di specialisti e le decisioni di altri governi, e vorrebbe (sottosegret. Zampa) l’esibizione di un lasciapassare anche per potere andare a fare la spesa. Ha qualche nome di terapeuti di sua fiducia?

hubble1. Secondo me hai totalmente ragione. Anche perché mi guarderei bene dal darti torto. Ci tengo alla mia incolumità.

@hubble1. Per fortuna oltre ai giudici di Pinocchio ci stanno i gendarmi di Pinocchio, gente che non sa cosa sia la paura, quindi puoi stare tranquillo sul pericolo che io reiteri i reati dei quali mi sono già macchiato subendoli.

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26 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cremona, messaggi no-vax e negazionisti sui social: 66enne indagato per istigazione alla disobbedienza delle leggi”

Una intimidazione a non protestare mentre lo Stato trasforma la nazione in un sanatorio militare con imposizioni che esperti qualificati (es. Barrington declaration) giudicano infondate e dannose. Implica che la copertura legislativa conferisce impunità e poteri dittatoriali alla medicina, anche se nociva.

“In queste cause, i medici sono tenuti a rispondere solo se accusati di aver agito in contrasto col codice sanitario…. Il problema però è che la maggior parte del danno inflitto dal medico moderno … Si verifica nell’ordinario esercizio svolto da uomini e donne ben preparati, che hanno imparato ad adeguarsi ai giudizi e ai metodi imperanti nella professione anche quando sanno (o potrebbero e dovrebbero sapere) quali danni arrecano.” Ivan Illich, Nemesi medica

“Nell’era nazista c’era un funzionario delle ferrovie responsabile della programmazione dei convogli per l’Est. Tutto quello che “faceva” era organizzare le partenze dei treni per Varsavia, Lodz, e naturalmente Treblinka, Sobibor, Auschwitz II, etc. La destinazione, egli riteneva, non lo riguardava. Il paragone non è esagerato.” E. Loewy. Ethics and Evidence-based medicine: is there a conflict? (Citati in “ L’irresponsabilità della medicina in franchising ”)

La PM Saccaro è della scuola bresciana di R. De Martino, che nella mia esperienza era estremamente sensibile ai desiderata “atlantici” sulla medicina. Cosa che a suo tempo – non oggi – mi stupì, perché era il PM che indagava sulla strage di Brescia.

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4 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Il ministro Cingolani ci ricorda solo quei numeri che tornano utili per supportare le sue tesi”

“Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.” (Da un mio commento qui, post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici”, 19 mar 2016).

Come Cingolani, i Terrafuochisti con allarmi smodati e argomenti ritagliati che sopprimono fattori essenziali, come la medicalizzazione commerciale, portano acqua al mulino della medicina corrotta. Il cui “futuro orwelliano” è arrivato. Anche grazie a magistrati come quelli bresciani insieme ai quali Marfella tiene banco. Del resto lo prevede anche il piano Gelli di gestire sia la maggioranza sia l’opposizione. L’importante è che dietro all’opera dei pupi dello scontro entrambe le posizioni portino ai vantaggi voluti dal potere. Mentre le voci non pilotate, fuori dall’alternativa win-win, vengono eliminate.

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Vedi

18 settembre 2021
Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Musolino “Nel 2013 la ‘ndrangheta voleva uccidere il figlio di Gratteri investendolo”. Le rivelazioni del pentito alla Dda di Reggio Calabria”

Con commenti. In : L’ ipomafia

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20 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, chiuse le ultime inchieste: due indagati per la bomba del 1974”

Le virtù della Costituzione del 1948, venuta alla luce dall’inferno della II guerra mondiale, sono dipese più dalle circostanze storiche che dalla volontà popolare che avrebbe dovuto esprimerla. Non essendo purtroppo genuina espressione del popolo, ma una idealizzazione, oggi, per circostanze di segno opposto, viene smantellata senza problemi; coi magistrati che fanno finta di non vedere e collaborano. Ma se, sognando, se ne scrivesse una nuova e ancora migliore, andrebbe inserita la negazione del diritto per chiunque all’illimitatezza. Al travalicare il principio di realtà, travolgendo verità e proporzioni. Le indagini senza limiti, figlie di impunità giudiziarie sostanzialmente senza limiti, mentre si ignora il senza limiti liberticida di questi mesi e di questi giorni attuato col pretesto del covid – imposto dagli stessi padroni che 50 anni fa ordinarono le bombe – sono più un riaffermare il diritto al senza limiti, il medesimo diritto al senza limiti che allora fu esercitato facendo mettere le bombe per stabilizzare un dominio, che un contrasto ad esso. Sono una cosmesi e una riaffermazione di un dominio che infatti da allora è cresciuto intrecciandosi con i poteri nazionali che avrebbero dovuto e dovrebbero contrastarlo, come certi alberi che in seguito a un evento traumatico crescono poi fusi assieme.

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9 dicembre 2021

V. Omologhi mafia-ipomafia: l’Angolo di Del Bono. In: Milizie bresciane

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

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22 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ravenna, decine di nostalgici ricordano il gerarca Ettore Muti. A pochi metri antifascisti cantano Bella Ciao”

Ricordo, in vecchio articolo di “Storia illustrata”, che per la sua uccisione si usò l’espressione “un cespuglio sparò”. Mi colpì l’espressione vivida, fuori luogo nella ricostruzione di un omicidio. Poi ho trovato che è una espressione di Montanelli in “XX Battaglione eritreo” (1936). Quell’altro triste personaggio, Badoglio, aveva incaricato i carabinieri. Nella mia esperienza, i prefetti, e le prefettesse, proseguono a tutt’oggi la tradizione di operazioni sporche, sopprimendo certe voci ed esaltandone altre, impunemente, per come richiesto da chi sta in alto. Il prefetto non avrebbe dovuto autorizzare, per di più sotto elezioni, la celebrazione di un simbolo della politica ottusa, violenta e antidemocratica. Ma così, oltre a strizzare l’occhio agli amici nostalgici, si consente ai servitori del fascismo dei banchieri di rabberciare una irrecuperabile verginità antifascista con la solita stanca sceneggiata in costume.

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5 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, i pm di Brescia chiedono il rinvio a giudizio per due presunti esecutori della strage: avevano 17 e 20 anni”

Tale encomiabile tenacia e schiena dritta sulla strage di 48 anni fa stride con la corrività e arrendevolezza sulla strage covid avvenuta 2 anni fa nello stesso distretto di Corte d’appello. Dopo mezzo secolo di indagini e processi, i magistrati di quella giurisdizione devono conoscere molto bene il peso dei servizi e delle ingerenze estere. Eppure per la strage covid si sono affidati a Crisanti, emanazione dell’Imperial college, caso eclatante del “marriage between Big Pharma to the Western spy agencies”. Provengono dall’Imperial college le “fraudulent projections” usate “to justify the draconian global lock-downs”. (Proiezioni preparate da Ferguson, che ha riconosciuto il ruolo decisivo della strage in Lombardia nel rendere possibili nell’Occidente democratico le misure liberticide alle quali aveva fornito le pezze d’appoggio). Non solo: la chair dell’Imperial College è tenuta da “the former director general of MI5, Dame Eliza Manningham-Buller, a thirty-five-year counterespionage veteran who also functioned as official liaison between British and US intelligence agencies”. (Da: The Triumph of the Military/Intelligence Complex: Intelligence Agencies and COVID-19. In : R.F. Kennedy Jr. The real Anthony Faucy) . Questo genere di liaison spiega meglio della sua expertise professionale la scelta di Crisanti – fatto eleggere parlamentare col PD – da parte della magistratura bresciana.

Gio Zac: So da fonte certa che il Covid è stato diffuso dagli alieni grigi.

@ GIo Zac: Sì, è stato presentato ai giuggioloni bene informati come una entità aliena*, dato il carattere chimerico, un collage contraddittorio e incompatibile del peggio che si trova in natura mischiato all’orrido che non si dà in natura. Ma è proprio il contrario: una “peste” fatta “di suono e di furia”. Non occorre chissàche per gonfiare una delle ricorrenti ondate epidemiche virali a livello tale da giustificare coprifuoco, vaccinazioni coercitive, imposizione di bavagli, sabotaggio dell’economia. Avendo il potere necessario basta l’eccitare tramite le autorità e i media una psicosi di massa e spacciare come misure di contenimento quelle che sono smisurate condotte iatrogene; non è difficile avendo in pugno una classe dirigente analoga a quella de La Colonna Infame, o a quella dei misteri d’Italia regolarmente “depistati” dal dopoguerra ad oggi. Forse con qualche “carica di innesco” iniziale, localizzata e autolimitante, da fattori ad impatto biologico incogniti, per il picco in Lombardia orientale, che a sua volta ha costituito l’innesco principale, quello mediatico, in un effetto di amplificazione a catena.

*Covid-19: an “extraterrestrial” disease? International Journal of Infectious Disease, 2021. 110:155.

@ Luigi Rovani: Il tuo trollaggio è in stile con gli insulti sguaiati che lancia il piddino Vincenzo De Luca, che infatti tu hai lodato per l’oltranzismo liberticida in nome del covid. Più lealisti del re, o più cattolici del papa, o più comunisti di Lenin, a seconda delle circostanze, a scapito degli altri, per ottenere la livrea e qualche gallone. I destini del mondo sono decisi da un consesso di figli di Maria Maddalena, immensamente potenti, che si riuniscono in una grotta, accessibile solo con sottomarini, sotto una sperduta isola del Pacifico. Ma anche no. Quello che invece è vero è che le stragi, antiche e recenti, col loro portato di sottomissione e di degrado, non avrebbero potuto essere eseguite senza uno sciame di piccoli, microscopici, zelanti ruffiani locali. 

@ Pedro Navarra: Hai ragione. Più di Otelma. Due titoli sul covid, da fonti qualificate, ne Il Fatto di oggi:

1 “Covid, l’app che rivela l’infezione tramite la voce. Ecco come gli scienziati l’hanno ideata. E Pfizer ha investito 116 milioni.” L’uso magico, fraudolento e pacchiano della tecnologia. Un matematico, Craddock, ha osservato che la PCR, usata indebitamente per diagnosticare il covid, essendo basata su un metodo di amplificazione esponenziale darà crescite esponenziali dell’errore. Già anni fa, quando Fauci impostò l’AIDS, furono dichiarati decaduti i postulati di Koch; ora il terribile virus si diagnostica col telefonino, “tossendo tre volte, respirando profondamente e leggendo una breve frase sullo schermo”. Per l’invida degli acchiappa gonzi che vengono sbeffeggiati su Striscia la notizia.

2 “Ilaria Capua a La7: Priorità assoluta è investire nella sanità pubblica. Se saranno usate armi nucleari, da chi andremo? dal medico”. Un grottesco malapropismo. La parte relativamente meno sballata di questo concentrato è l’affermazione, falsa e ingannevole, che esista una sanità pubblica: la pratica medica è interamente dettata dai privati, tramite un simulacro di scienza al quale far dire ciò che si vuole; c’è una medicina a terminale pubblico, che resta medicina privata che in cambio della rinuncia a una quota dei proventi beneficia dei poteri dello Stato per raccogliere il denaro delle sue frodi; e per proteggere le sue frodi.

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15 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “A Brescia il circolo di Fdi intitolato a Pino Rauti, che fu processato e assolto per la strage di piazza della Loggia. Il Pd: “Vergogna””

“Due anni dopo il varo della strategia della tensione (Cia) e un anno dopo la nascita dell’Aginter Press (neonazisti), si tenne una riunione a Lisbona alla quale parteciparono estremisti di destra provenienti da tutto il mondo. […] Guérin Sérac chiese al delegato Pino Rauti quale fosse «l’orientamento di Ordine Nuovo in relazione alla politica americana nel mondo. E se, eventualmente, l’organizzazione di Rauti sarebbe stata disposta a sostenere determinate scelte politiche». Il leader neofascista rispose «sì». Ordine Nuovo entrò a tutti gli effetti a far parte del doppio network internazionale”*.

Il “fascista convinto” mise la sua romana volontà al servizio di Langley, Virginia. Per non parlare della fedeltà agli ideali di quelli che da Gramsci sono arrivati a Renzi e Letta; ostentano indignazione per Rauti, ma sono anche loro al servizio dei più infami disegni dei poteri egemoni. Il reality fasci-compagni è il vecchio rifarsi la verginità (Pasolini) mentre si serve, in regime di collusione tra istituzioni – in particolare a Brescia – chi ieri ordinò di uccidere connazionali con le bombe e oggi ordina di applicare politiche sanitarie allucinate, delle quali Brescia è capofila; con coercizioni vaccinali fascistoidi correlate nel 2022, non sorprendentemente, invece che al ritorno alla normalità a eccessi di mortalità del 15%-20%**.

*The Italy project. Fracassi P. Pentimella Testa P. 2022.
**Comparison of european deaths. Gruppo Hart, 11 nov 2022.

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17 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Rizza e il romanzo sulla borghesia mafiosa: ‘È difficile accusare il colluso simile a noi’. Gomez: ‘Tema fuori dai radar da quando non si spara più’”

Di Sandra Rizza ho apprezzato “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”. Ne compilai un indice dei nomi, del quale il libro è privo. Il tema della “borghesia mafiosa” è fondamentale, ma penso venga affrontato partendo da una premessa gravemente errata, ripetendo il dogma della mafia-Moloch dalla quale tutto il male emana: la borghesia mafiosa risulterebbe da una contaminazione, una seduzione da parte dei mafiosi. Una gangrena diabetica non è la causa del diabete, ma ne è una manifestazione; la vistosa grave complicanza di un inapparente disturbo metabolico sottostante. La mafia di cosca è la manifestazione in campo criminale di prassi diffuse nel mondo legale e istituzionale; che io chiamo “l’ipomafia”. La mafia che usa il pugnale fa da parafulmine all’ipomafia che usa la penna. Ci pensavo ieri, quando nella città dove abito ha tenuto una conferenza il capo dell’antimafia Melillo. Che ha affermato che le mafie “sono una componente strutturale” ed “è illusorio pensare di poterle debellare”. Per Agostino Cordova è “come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. A me pare che oltre alle piccole P2 tanti piccoli sistemi Montante siano sparsi per la penisola. Dietro alla copertura sacrale dell’antimafia, giustificata dalla mafia strutturale, si pratica l’ipomafia. Che come la P2, come lo stesso Montante, come la stessa mafia di cosca, appare avere legami col mondo “deviato” degli assistenti dei burattinai, ed essere al suo servizio.

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22 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta a Milano, 49 arresti: colpita la “locale” di Rho. Il capo dell’Anticrimine: “Ormai al Nord caratteristiche simili al Sud”

Intanto il Fatto cartaceo di oggi titola “Processo Montante spostato a Catania: verso la prescrizione”. A me, che ritengo che di piccoli sistemi Montante ce ne siano diversi liberi di agire e prosperare, al Nord come al Sud, e che mi ricordo di Francesco Messina quando era alla questura di Brescia, pare che vi sia un secondo avvicinamento di caratteristiche; tra gli affari felpati della mafia classica e certi favori di politici e tutori della legalità a poteri forti, non meno predatori della mafia, sotto l’ingegnosa copertura del mantello sacro della lotta alla mafia. Favori del genere di quelli che in catena e cumulandosi hanno portato il Paese dalle stelle alle stalle, es. dalle politiche di approvvigionamento energetico di Enrico Mattei alle attuali. Lotta alla mafia che giorni fa a Brescia il capo della DNAA Melillo ha affermato dovere essere perenne, essendo “illusorio” pensare che la mafia possa essere debellata. Così operazioni che sembrano avvicinare alla vittoria su un sistema criminale e si guadagnano quindi rispetto e credibilità in realtà “rinsaldano il cerchio che si crede si voglia spezzare”, nell’espressione di Pasolini.

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Vedi:

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020

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28 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scarpinato su Nove: “Matteo Messina Denaro ha goduto di alta protezione interna allo Stato perché se parla fa saltare il Paese” “

Il senatore Scarpinato parla chiaro ma non fa chiarezza. Il carattere di teatro dei pupi, l’inverosimiglianza, l’anomalia, l’apparente inversione di potere, tra quello dello Stato e quello attribuito alla mafia, la commistione di fronti, permangono e anzi si aggravano: è solo il capo della mafia dalle mani insanguinate che può pronunciare la verità e validarla sulle stragi del 92-93? Magistrati e forze di polizia non hanno questa forza?

Appare che valga sempre quanto scritto dal già magistrato Tamburino su Portella, di una comunanza orizzontale, come quadri intermedi, degli attori che diamo per scontato essere contrapposti: “nemmeno la mafia, i servizi segreti, la polizia si collocano a quel livello. Tutti, in posizioni differenti, sono organi operativi, strutture di servizio”*.

Ho appena sentito in tv il Procuratore generale Rispoli inaugurare l’anno giudiziario nel distretto di Brescia. Ha anticipato che le indagini a Bergamo sull’anomalo picco di mortalità covid si stanno per chiudere, e che accuseranno il non aggiornamento del piano pandemico. Se fosse così, dopo il vaccino a efficacia negativa avremmo la giustizia negativa, che serve e aggrava ciò che dovrebbe perseguire e contrastare**. Anche per questa strage – ancor più per questa strage – appare che le istituzioni recitino, magistratura inclusa, ruoli diversi dello stesso canovaccio dirette dallo stesso regista.

*Dietro tutte le trame, 2022.
**Lo knock on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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8 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’ambasciata ucraina chiede, Brescia e Bergamo eseguono: niente concerto per il pianista russo Matsuev. “Reiterato ed esplicito sostegno a Putin”

Un diapason messo vicino ad un altro che vibra si metterà a vibrare anch’esso, se sono accordati sulla stessa frequenza. Il diapason dei nostri politici è accordato sulla frequenza del più forte, non di ciò che è giusto; e nemmeno di ciò che è bene per il Paese. A Brescia poi hanno una forma di servilismo aggressivo, come di chi non avendo quello che ci vuole per opporsi al potente per compensare cerca di primeggiare e di distinguersi come suo scagnozzo.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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14 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Regionali Lombardia, gli eletti: in FdI passano Feltri e Valcepina, Del Bono (Pd) fa il record di preferenze. Restano fuori Moratti e Gallera”

Il potere inganna dando valori relativi invece che assoluti. Es. per il vaccino covid si è presentata un’efficacia relativa del 95%-65% quando l’efficacia assoluta risultava circa l’1%*. Statistici avvisano sulla necessità di considerare per i farmaci l’efficacia – e i danni – in quote assolute, oltre che relative. Si dovrebbe fare lo stesso per il voto, riportando le quote reali, con un’astensione – 58.4% in Lombardia – che costituisce una mozione di sfiducia dei cittadini ai politici e a chi occupa lo Stato. Basta moltiplicare per la proporzione di votanti: 0.416. In Lombardia il 54.67% relativo della destra è il 22.74 assoluto, cioè degli aventi diritto. Il 33.93% della sinistra è il 14.1% reale.

“In provincia di Brescia il Pd elegge il candidato più votato in assoluto in questa tornata, il sindaco del capoluogo Emilio Del Bono, che raccoglie ben 35761 preferenze”. Pari al 2.85% della popolazione della provincia. Il clericale Giornale di Brescia titola che con quest’astensione “muore la democrazia”. Vantarsi è fare o’ gallo ncopp a munnezza; mentre scrivo, 14 feb 23, h 10:30, la macchina spazzatrice del Comune è al lavoro lungo i marciapiedi della Poliambulanza. Sollevare polvere – dalla quale sono stato investito più volte – davanti a un ospedale in piena mattinata dà un segno del disprezzo per il popolo degli stessi che davanti agli ordini sull’Ucraina eseguono contro il popolo.

*COVID-19 vaccine efficacy and effectiveness. Lancet Microbe, 2021.

@ Sta len. Gallera verrà tutelato in altro modo, avendo partecipato col personaggio del tonto pasticcione alla farsa omicida del picco di letalità da insufficiente obbedienza ai dettati liberticidi e patogeni. Insieme alla “sinistra”, vedi Crisanti, emissario dell’Imperial college, che ha recitato la parte del giusto e competente, premiato con un seggio in Parlamento. E insieme ai magistrati della Lombardia, che hanno dato luogo a un’indagine acefala, dando per assodata la versione dei mandanti, implausibile, illogica e fuorviante, e mettendola a fonte del diritto*. Un intervento giudiziario senza testa e con una coda velenosa, di imposizione della necessità di obbedire ai “piani pandemici” in futuro.

Ieri a Brescia hanno inaugurato la nuova sede della DIA locale, promossa “centro operativo”. A me appare che la lotta alla mafia, soprattutto in Lombardia, sia in una relazione di parallelismo con la mafia, servendo a coprire operazioni di iniquità non inferiore, al servizio degli stessi poteri esterni, da parte dello Stato e delle sue istituzioni.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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10 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, striscione contro Anpi davanti a una scuola. Il ministro Valditara: “Condanna di ogni provocazione fascista””

Nel bresciano partigiani screditarono, e uccisero, sparandogli alle spalle in combutta con le SS, Raffaele Menici, partigiano, ufficiale degli alpini, che si era opposto a un accordo di tregua separata partigiani-nazisti*. Le odierne farse dei nostalgici imberbi contro i partigiani da parata vanno nell’interesse dei due compari rappresentati dalle due comari Giorgia e Elly, dando un po’ di cerone alle guance di una politica che hanno reso cadavere, e mascherando come entrambe le fazioni siano asservite alla dittatura dei poteri sovranazionali invece che rappresentare il popolo. Farse che occorre sperare non si imbrattino di sangue per rendersi credibili, ricordando come fu ottenuta a Brescia nel 1974** la “verginità antifascista” (Pasolini), e la combine senza scrupoli che nel 1944 costò la vita a un combattente che non praticava la doppiezza, e credeva davvero nei valori che tanti declamano mentre tradiscono.

*Franzinelli M. Un dramma partigiano. Fiamme verdi, garibaldini e tedeschi in Alta Valcamonica: la zona franca e il “Caso Menici”. 1995.
**Barbacetto G. A Mori promisi il silenzio sulla strage di Brescia. Il Fatto, 1 mar 2023.

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23 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, il governo non è parte civile: è polemica. Poi Mantovano assicura: “Non eravamo stati avvisati. Ci costituiremo””

Cominciare un processo dopo 49 anni non pertiene al fare giustizia. Pertiene al “rifarsi una verginità“ (Pasolini). Mentre fa l’ultimo giapponese nella giungla sulla strage che non è stata capace di definire in mezzo secolo, la magistratura di questo distretto di Corte d’appello fa il palafreniere allo “scecco nel lenzuolo” sulla recente strage covid del 2020*. Su questo depistaggio – che aggrava i reati, facendo propria la tesi dei mandanti – sono tutti d’accordo. Col gioco fasci/compagni post-fascisti e pseudosinistra si fanno da spalla reciproca, per distogliere e insabbiare.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

@ Renato S. Il dovere/diritto di conoscere le responsabilità non lo si assolve stirando i tempi all’inverosimile. C’è l’aspetto positivo di ottenere informazioni, sia pure su delitti ormai sormontati da decenni di altri misfatti. Ma a questo vantaggio va sottratta la diffusione di false informazioni, così che il bilancio è fortemente negativo. Come le false informazioni sulla strage covid “fresca”, a mio parere non a caso avvenuta in quest’area. E quella che la strage del 74 sia stata solo una questione di “giovani affascinati dal nero”: le due stragi hanno gli stessi alti mandanti. E le stesse protezioni nazionali, che oggi è possibile osservare in fasi diverse. In questi giorni a Brescia ci sono i cartelloni di un candidato sindaco con la sua faccia e alle spalle l’Union Jack. Senza bandiera italiana. Probabilmente per mostrare di non essere secondo al partito del sindaco attuale quanto a cortigianeria. Mi ha fatto venire in mente l’immagine di Moro con alle spalle la stessa bandiera sulla copertina del libro “Chi ha ucciso Aldo Moro” (Archivio del Senato). Così si educano i giovani a bersi comodi raccontini che coprono una realtà che imporrebbe di prendere posizione; e a ignorare quando servilismo vi sia nelle istituzioni, anche quelle che dovrebbero essere più patriottiche, o più integre, verso chi determina le sorti del Paese. 

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5 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza della Loggia, rinviato a giudizio il militante di Ordine nuovo Marco Toffaloni: “Nascose la bomba nel cestino portarifiuti”

“Il processo, afferma [Manlio Milani] darà modo anche di “approfondire il tema dei depistaggi” “. In effetti Brescia è il luogo adatto per lo studio sul campo delle varie tipologie* di depistaggio. E dei loro intrecci. Da quelli sulla trascorsa eversione con le bombe, che restano “da approfondire” dopo mezzo secolo, a quello istituzionale tranquillamente in atto sull’eversione con la strage covid**; una sorta di staffetta. Conoscendo gli odierni comportamenti istituzionali locali, non mi stupisce che sia a Brescia che Mario Moretti trascorre una vita tranquilla***.

*I quattro livelli del depistaggio. Sito menici60d15.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Ib.
***La vita bresciana del brigatista Mario Moretti, praticamente quasi libero. Infosannio, 10 febbraio 2023.

@ Mulas Michele. Caro difensore di quella figura ributtante dell’assassino di Moro e dei suoi ributtanti manovratori, a mia volta credo che il lavoro di depistaggio – e di partecipazione attiva, per il covid – di magistrati e forze di polizia sia grandemente facilitato da menti come la sua. L’overcertainty paludata dei PM di Bergamo sulla versione fumettistica delle responsabilità della strage covid può contare sulla presunzione infantile e zelante di chi come lei di arrabbia se si mette in dubbio la saga di fumetti che viene propinata dai tempi di Portella della Ginestra; propinata sapendo di poter contare sull’inclita e sul volgo per la creduloneria, simulata o genuina; per l’impunità; e per l’obbedienza bovina al pungolo ottenuto uccidendo con le armi, e ora ammazzando con la penna. 

@ Giorgio Riparbelli. 50 anni-luce è la distanza, breve in termini astronomici, entro la quale secondo alcuni fisici si può pensare a viaggi spaziali per il contatto con civiltà aliene. Ma forse qua siamo nel regno dell’infinitamente piccolo… Non occorre introdurre gli alieni e gli asini che volano: l’assurdo, l’allucinazione, sono già nella realtà. Più asini che volano di magistratura e polizia che depistano sul loro Borsellino e gli agenti? O insabbiano sul loro Bruno Caccia? Del medico massone che copre “l’imprendibile” Messina Denaro che è consulente abituale dei magistrati? Più extraterrestre di una magistratura che prende come consulente per farsi dire cosa ha causato il picco di letalità in Lombardia nel 2020 un soggetto che non ha altro titolo rilevante che quello di essere emissario dell’Imperial College, cioè del centro notoriamente capofila nella diffusione di indicazioni false e iatrogene sul covid, che si aveva il preciso dovere di includere nel raggio delle indagini. 50 anni per la gravidanza delle condanne-topolino su Piazza Loggia; per le anomale morti di innesco del golpe covid un fulmineo mettere la ricerca di verità e giustizia in mani espressione di forze per le quali sono note accuse documentate da schiavettoni. E’ la banalità dell’assurdo. (Flaiano, con “Un marziano a Roma”, l’aveva percepita). Che agisce in sinergia con la più nota banalità del male. 

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13 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia”

Mizzica. Questo articolo de Il Fatto del 13 maggio 2023 l’ho letto oggi sabato 13 maggio 2023, ore 9:30, appena tornato dalle Poste di Brescia, avendo inviato per racc. al procuratore generale Rispoli la tessera elettorale – date le imminenti elezioni comunali – con lo scritto “La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi” dove parlo dell’attuale procedimento, da lui avocato, sulla strage covid in Lombardia del 2020*. Nel materiale faccio anche riferimento all’uso abituale da parte dei massoni delle coincidenze a scopo di derisione, di ostentazione di potere e immunità, e di minaccia. Credevo che la vicinanza di Rispoli fosse limitata al clero, essendo egli l’autore con Vito Mancuso del libro dal dimesso titolo “La bellezza, la legge e Dio”.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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28 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza Loggia, Mattarella: “Il Paese ha un debito verso Brescia”. La Russa: “Pagina buia della nostra storia”. Celebrazione in città

Si dice che un bilancio debba essere “chia-ve-co”: chiaro, veritiero e corretto. “Il Paese ha un debito verso Brescia” nel bilancio truccato di coloro che servono i poteri che ordinarono la bomba e spremono ancora la strage, dopo 50 anni, per “rifarsi una verginità” (Pasolini). In una contabilità chia-ve-co Brescia, che ospita la reclusione dorata di Mario Moretti, e fa da carceriere e da eliminatore a chi la pensa come Moro sui doveri verso il Paese, dovrebbe figurare la strage covid del 2020 in Lombardia, ordinata dai poteri forti a danno dell’Italia; attuata con il dolo sistemico delle misure mediche e sanitarie aberranti, iatrogene; supportata nella sua falsa rappresentazione da media e politici, le massime cariche a dirigere il coro; ed indagata spudoratamente secondo il dettato dei mandanti, generatore di ulteriori lutti e sfaceli*. Mentre si presenta come un merito la mancata conclusione degli accertamenti giudiziari sulla strage di mezzo secolo fa. La magistratura giustifica l’avvicinarsi alla boa del passaggio al sesto decennio di procedimenti giudiziari con il “fare bene a garanzia di tutti” quando si è precipitata ad affidare le indagini sulla strage del 2020 a Crisanti, Imperial college, una impostazione che dà le stesse garanzie della scelta di Pieczenick come consulente quando c’era da tenere fermo Moro sotto i colpi dei sicari.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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30 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Colucci ““Il consiglio comunale è uno strumento, ma Fridays non diventa un partito politico”: parla l’ecoattivista eletta a Brescia col centrosinistra”

“Di lotta e di governo”. Come i 5S. Sia in USA che nei paesi arabi, ma non in Italia, è comune il detto per il quale la prima volta che mi inganni la vergogna (USA) o la colpa (paesi arabi) è tua, ma la seconda volta che mi inganni la vergogna o la colpa è mia. Questi burattini pagati dal contribuente sono per la salute e il benessere dei cittadini, per la soluzione dei problemi ambientali, quanto Di Maio è per gli ideali che Grillo ha usato come esca. Sono un nuovo prodotto degli stessi mangiafuoco. Gli esiti dei loro proclami premasticati, volutamente infantili mirando alla parte psicologicamente più disarmata della popolazione, saranno analoghi a quelli visti coi 5S: a vantaggio dei pupari, mentre per la maggioranza ci saranno utilitarie bolse a 30000 euro, farina di insetti e livelli di vita prossimi alla sussistenza. Non sorprende che si uniscano ai DS, che sono così asserviti da farsi scavalcare a sinistra dai post-fascisti, i quali date le loro radici quanto a gregarismo e soggezione al più forte non scherzano.

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4 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Francesco su Rai 1: “Le apparizioni della Madonna? Non sempre sono vere”. È la prima volta nella storia che un Pontefice è ospite in uno studio tv” “

I miracoli sono un’immagine platonica netta e ben delineata, che siamo predisposti ad accettare come vera: wishful thinking. Esprimono una concezione poco rispettosa della divinità, dipingendola come una specie di capobastone o di politico locale che può salvare o no a seconda di quanto lo si prega.

Tra le incongruenze logiche, una divinità farebbe in modo di mostrare come inequivocabile il suo intervento. Non ci dovrebbe essere bisogno di accertamenti, commissioni, etc. Si ricorre allora a trucchi da imbonitore. Incluso quello dello standard negativo: riconoscendo per truffaldine sceneggiate del genere di Trevignano si legittima il potere di dichiarare miracoli “veri”. Come ribadisce qui Bergoglio.

Lo standard negativo è usato anche per i miracoli laici. Ricordo i cori degli ultrà del Brescia con lanci di bengala davanti al duomo pro Stamina, la truffa grossolana che ha legittimato le promesse di miracolo delle staminali ufficiali; sulle quali anche il clero ha interessi. C’è il wishful bias anche per i miracoli laici: il presidente della Corte d’appello che ha lasciato impunito l’inoculo della ridicola truffa Stamina nel SSN ha di recente ammonito contro l’accusare i medici senza avere le competenze tecniche; e allo stesso tempo li ha lodati come magnifici per il covid, nonostante le caratteristiche iatrogene della strage covid locale, mostrando di sentenziare a sentimento, come minimo.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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8 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “‘L’estate del golpe’, il libro sull’attentato a Rumor e i piani della destra eversiva. Scarpinato: “Meloni figlia di cultura che avversò Costituzione””

Lo Stato italiano e la classe dirigente nel 2020 hanno fornito tramite iatrogenesi* la strage per fare figurare falsamente** il covid come un flagello senza precedenti e altamente letale, e innescare così nel mondo la reazione a catena delle “misure”, che da noi fanno liberamente strame non solo della Costituzione, ma dei suoi presupposti. Ricostruzioni come quelle della Limiti e gli interventi di Scarpinato sono utili mostrando l’expertise di terrorismo eversivo su commissione che ha contribuito a far assegnare al ventre molle dell’Europa questo compito nel 2020. E mostrano la Rosa dei Venti a tre punte, la bussola a tre punti cardinali della società civile: con Est e Ovest fasci e compagni, e Sud mafia. Il Nord, i padroni sovranazionali, è tolto o sbiadito. Quando andrebbe riconosciuto l’asservimento bipartisan. E quello della magistratura; che sulla strage covid del 2020 sta facendo come se si fosse trovato un cadavere depezzato in una valigia, e si accusasse il proprietario della valigia, trovato con in mano una mannaia macchiata del sangue della vittima; ma lo si accusasse di istigazione al suicidio. E poi lo si assolvesse da questa accusa, e con essa da ogni altra responsabilità. Postfasci e sinistra fellona d’accordo. A proposito di depistaggi e deviazioni sull’eversione.

*Lo knock-on della strage covid in Lombardia orientale.
**Querying the existence of a covid ‘pandemic’. Hart, 6 giu 2023.

@ Gianni53. Ai fattori extraterrestri ci pensa l’ufficialità coi suoi volenterosi troll. Es. una magistratura che vuole la medaglia perché ancora conduce procedimenti su stragi avvenute es. nel 1974, cioè più vicine nel tempo alla fine della II guerra mondiale (29 anni) che ai nostri giorni (49 anni). Un effetto relativistico di rallentamento del tempo? La stessa descrizione del covid, alla quale la magistratura ha dato un contributo fondamentale, ha un carattere marziano: Paul E et al. COVID-19: an ‘extraterrestrial’ disease? International Journal of Infectious Diseases, 2021.

Per di più penso che il covid come lab-leak sia una bufala da fumetto per rappresentarne il carattere di minaccia terribile. E’ stato osservato che quest’altra storiella ha a che fare proprio con la strage in Lombardia: Engler J The Lombardy analysis, 2022.

Per me a sparare balle assurde da B-movie, i terroristi samurai invincibili, la mafia eterna, ora il covid dio del vulcano che stermina se non gli si sacrificano normalità e civiltà, sono quelli per conto dei quali i troll dileggiano la dissidenza. Con la differenza che sulla base delle balle ufficiali si straccia la Costituzione, si impongono leggi paranoiche e distruttive, si genera malattia, si emettono sentenze rigorose. Rigorose nell’applicare le idee di don Abbondio sullo stare al mondo e sui propri doveri.

@ Gianni53. Non “credo”, ma so che si sono “armadi ben chiusi e protetti” pieni non solo di scheletri pluridecennali, ma di cadaveri recenti, ancora in decomposizione. A voi piacciono solo i vostri fumetti. Eppure deve essere proprio un caso di contrazione del tempo, di uffici giudiziari che volano a velocità prossime a quelle della luce, se si ignora il mezzo secolo finora trascorso qui sulla Terra senza che si sia concluso il procedimento giudiziario su una strage terroristica in piazza. Mentre gli stessi uffici giudiziari che presentano ciò come un merito hanno steso le loro cappe nere a coprire i meccanismi e le responsabilità della inqualificabile strage covid del 2020. Ma come dubitare di una magistratura che può vantare appoggi del genere di questi suoi interventi. 

@ Gianni53. Ai tempi del salasso c’era chi accusava i colleghi di uccidere i pazienti salassandoli troppo poco. Speranza e Conte sono stati prosciolti da colpe che non hanno. E’ l’accusa ad essere colpevole, di alimentare una narrazione covid falsa; che ha usato forme di omicidio come strumento di persuasione; come ai tempi delle stragi palesi dei decenni passati; ma in forme nuove. E colpevole di depistare allo stesso tempo dalle colpe vere. Una certa raffinatezza mentale, a proposito di stragi. Messa in atto grazie alla scarsa consistenza del contrasto giudiziario.

Con tutto il loro potere relativo, Speranza e Conte sono dei pupi. Così come appaiono mossi da fili magistrati che affidano la ricostruzione a Crisanti, che è come affidare la ricerca di Messina Denaro a Tumbarello (questi realmente consulente dei magistrati). E gli altri magistrati che nel coprire le responsabilità indicibili, quelle vere, paragonano il covid alla Spagnola del 1918. Un paragone da rivista femminile economica; mentre sul piano tecnico la comparazione è valida in quanto evidenzia differenze radicali, e le crasse manipolazioni, non attribuibili a buona fede, tramite le quali si sono forniti i morti che servivano. C’è una buona letteratura a riguardo. Es: Fauci .. coauthored a study confessing that virtually all of the “influenza” casualties in 1918 did not actually die from flu but from bacterial pneumonia ..today easily treated with antibiotics unavailable in 1918.

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 Da 29 maggio 2023 – “Polizia e copertura delle stragi a Brescia: “er Monnezza” esiste davvero. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato

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23 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni Covid per ottenere il green-pass: la Procura di Ravenna chiede il rinvio a giudizio di 227 persone”

In Svezia tali accuse sono impossibili, in assenza dei ricatti mafiosi di Stato (senza che si siano verificate le sciagure minacciate da Mattarella e c. per giustificarli). I giudici svedesi hanno invece condannato a 2.5 anni un luminare italiano, Macchiarini (The deadly legacy of a stem cell charlatan. BMJ, 21 giu 2023).

In Italia i magistrati sono zelanti nel punire chi elude l’esproprio del proprio corpo, e assolvono i luminari che hanno introdotto la ciarlataneria Stamina (1) nel SSN agli Spedali Civili di Brescia (assolsero anche Macchiarini). Non solo. Il presidente della stessa corte che ha assicurato l’impunità alla ciarlataneria bresciana sulle staminali – e presidente di Magistratura democratica – propugna una “vicinanza” tra magistrati e medici (2). Come Nordio (3). Non solo. Magistrati e forze di polizia perseguitano, con sistemi che dovrebbero essere materia per le loro DDA, chi denuncia frodi ufficiali “deadly” come quelle di Macchiarini e Stamina e quelle deadly sul covid.

I nostri magistrati sono attratti dalla capacità di trasformare il crimine di alto bordo in legge data da una medicina zombie, catturata dal peggior liberismo. Ma per contribuire alla metamorfosi, con un diritto zombie, non per opporvisi.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
2 Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.
3 Processi, più tutele ai medici. Nordio: filtro come per i giudici. Corsera, 19 ott 2004.

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Vedi:

18 marzo 2023. “La bellezza, la legge e Dio” I. Il monumento alle vittime della strage covid.

In: Milizie bresciane

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24 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Inchiesta Covid, archiviato anche Fontana. Resta solo l’accusa di rifiuto d’atti d’ufficio per la non applicazione del piano antinfluenzale”

“Secondo i pm bresciani l’epidemia colposa non si configura in quanto, anche sulla scorta della recente giurisprudenza, è un reato commissivo mentre nel caso di specie sono state contestate omissioni. Omissioni che per altro non sono state ravvisate… “.

Per prima cosa si dovrebbe spiegare come biologicamente è accaduto che il population fatality rate in quella ristretta area, in quel ristretto periodo, abbia avuto un picco abnorme, elevatissimo, rispetto a quello proprio del covid. Un quesito che, ammesso e non concesso che le categorie commissivo/omissivo siano mutualmente esclusive ed esaustive come arbitrariamente si considera, non esclude responsabilità commissive ma sollecita di verificarle. Come pure lo richiedono elementi lasciati in ombra*.

I magistrati bresciani sulla medicina hanno concezioni** che ricordano quelle anni ‘50 sulla mafia: “nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Concezioni che sono protette pure con sistemi affini a quelli si usavano impunemente in Sicilia nel dopoguerra con chi non si faceva i fatti suoi.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale – Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale. Sito menici60d15.
**Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.

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27 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Trattavano nomine con Palamara: il Csm salva le poltrone dei capi dei tribunali di Brescia e Firenze. “Indipendenti dalle logiche di corrente” “

“Indipendenti da condizionamenti derivanti da logiche correntizie”. Ma fare il sensale nel mercato delle nomine è un marker diagnostico di un allontanamento dalla “postura” e dalle responsabilità essenziali della professione e del compito di giudice: “Chi è ingiusto nel poco ingiusto è nel molto” dice il vangelo di Luca. Che conclude che nessun servitore può servire due padroni. Come invece postula l’ineffabile CSM; che dimentica, pur sapendolo bene, che i magistrati sono esposti a ben altre “logiche” che quelle “correntizie” cui obbedire o cedere. Es. *.

Per una funzione di controllo, ad alto guadagno nel linguaggio della cibernetica, dove cioè piccole deviazioni possono tradursi in ampi effetti, aggiustatine che appaiono minori come questa sommandosi finiscono col cambiare il bianco in nero, producendo gravi danni mentre le “carte” sembrano “a posto”. Spero che un giorno emerga come gli uffici giudiziari di Brescia di riferibile al piduismo non abbiano solo l’intitolazione al fondatore della P2 storica e la sua statua all’ingresso.

Francesco Pansera

*Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale – La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi. Sito menici60d15.

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1 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Regasto “Sulle commissioni d’inchiesta Mattarella impartisce una lezione chiarissima”

Le responsabilità nella strage di innesco covid* – attuata dalle parti dell’U. di Brescia, anch’essa implicata, dove è docente questo esegeta del M. giurista – richiamano quelle del padre Bernardo su Portella**:

“…nemmeno la mafia, i servizi segreti, la polizia si collocano a quel livello. Tutti, in posizioni differenti, sono organi operativi, strutture di servizio. La sede di elaborazione di una simile decisione non è nemmeno il luogo della politica comunemente intesa … . Non è pensabile che Bernardo Mattarella o Mario Scelba abbiano convocato una Direzione della Dc, ma nemmeno un organismo ristretto per deliberare sulla strage.” (G. Tamburino. Dietro tutte le trame. 2022).

Ciò meglio di alti distillati giuridici spiega i piedi puntati contro la commissione covid dell’altrimenti istituzionalmente indolente M. . Come il suo predecessore sulla cosiddetta “trattativa”. M. vuole se ne occupi solo la magistratura, che può controllare, e che è dai tempi di Portella che insabbia l’indicibile di questo livello; e che ha cominciato prendendo come consulente Crisanti, privo di competenze specifiche ed emissario dei registi dell’operazione, l’Imperial college a guida MI5.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
**Da Portella della Ginestra, 1947, ad Alzano Lombardo, 2020. Sito menici60d15.

Commento al post di M. Lanaro “Renzi: “Sì all’istituzione della commissione d’inchiesta Covid. Qualcuno ha paura della verità?” “

Sul covid il più pulito ha la rogna. Es. la fornitura a livello internazionale della strage d’innesco*. Si ha paura di verità da tenere coperte e da usare come arma di ricatto. E’ questa valenza ricattatoria della verità, non la verità aperta a protezione di future reiterazioni, che un pessimo come Renzi vuole.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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13 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Travolge il barista con l’auto ad Alba: “Sei vaccinato”. Ora è indagato per tentato omicidio: il video”

Oltre che definire i torti e le circostanze, si dovrebbe considerare tra le ipotesi che questo scontro tra due dissennati – e altri che forse seguiranno – che nella forma in cui è riportato dai media fa da bilanciamento alle infamie provax, sia stato più o meno indotto, se non concordato. Come ai tempi, che ci si illude siano passati, degli “opposti estremismi” pilotati dal Viminale. Ho un filmato di quando sono stato gratuitamente aggredito e ferito a colpi di rastrello nell’entrare a casa. Mostra che uno degli aggressori dice di avere avuto istruzioni dai CC su come agire. Non ho reagito, evitando la rissa. Ho solo chiamato il 118. Aspetto ancora spiegazioni da magistratura, CC e Comune di Brescia (dopo l’accaduto, e dopo fanali spaccati e auto graffiata, gli aggressori hanno sostenuto che quello non fosse suolo pubblico, in quanto il Comune l’avrebbe affidato a loro; nonostante non vi fosse alcun cartello; quando chiedo di nuovo spiegazioni mi arrivano multe anomale, sanzioni costruite ad arte, etc.). In quel periodo avevo descritto come Stamina fosse una frode grossolana, come al Civile di Brescia l’avessero immessa nel SSN per propagandare le grandi promesse sulle staminali ufficiali, e come la magistratura reggesse il gioco.

Purtroppo, con l’operazione covid, nella quale sono implicati, i magistrati hanno preso la mano, insieme ai giornalisti, nel burocratizzare il loro ruolo, assumendo veline da Minculpop come verità acquisita e procedendo di conseguenza.

@ Hobbes. Quanti ricordi, eh? A proposito di città del Piemonte, ci sono equivoci peggiori. Es. tra il tartufo fungo e il tartufo tipo umano: “Tempo d’esami. Tema in classe «Descrivete la differenza fra il tartufo di Alba e il tartufo di Molière»” (Marcello Marchesi).

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7 settembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Piazza della Loggia, stop al processo a Toffaloni per un difetto di notifica. Si ritorna all’udienza preliminare”

Le stragi con armi ed esplosivi furono shock psicologici volti a condizionare la politica; ed è stato uno shock a fini politici l’operazione covid (dove i governi si sono avvalsi di tecnici del nudging*). C. De Rosa ha scritto interessanti saggi sui vari usi criminali della psichiatria. Ne “I medici della camorra”, prefaz. di R. Cantone, osserva come mezzi di riprogrammazione mentale tramite shock “sono riproposti in campo economico da Friedman e i suoi discepoli, i Chicago Boys. Friedman e i Chicago Boys contribuiscono alla cosiddetta logica del “capitalismo dei disastri” che si fonda sugli stessi princìpi delle ricerche psichiatriche … un disastro può preparare il terreno a grandi riforme … è possibile applicare le teorie di privatizzazione e liberalizzazione del sistema economico di un Paese, proprio a partire da un qualsiasi shock: guerre, colpi di Stato, torture, dittature militari, ma anche disastri naturali … o altre catastrofi.”

I magistrati sono flemmatici e bizantini sui remoti shock da bombe, mentre sono stati precipitosi e arruffoni nel fare proprie le narrazioni shock, bugiarde e surreali, sul covid; e sulle associate stragi mediche** e aberrazioni come le coercizioni sugli inoculi. Troppo lenti o troppo veloci, ma sempre a vantaggio degli stessi poteri.

*Ethical concerns arising from the Government’s use of covert psychological ‘nudges’ in their COVID-19 communications strategy. 2022.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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20 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Processo d’Appello a Mimmo Lucano, l’avvocato Pisapia parla di sentenza politica: “Contro di lui accanimento non terapeutico””

L’epigrafe della racc r/r che spedii il 25 set 2012 a Pisapia come sindaco di Milano:

“Ora Hess dice una cosa essenziale: il mafioso non sa di essere mafioso. Fa parte di una visione di vita, di una cultura, di una legge, che è la sola che conosce”. Leonardo Sciascia.

Ci sono abiezioni che non vengono riconosciute come tali da chi le commette. L’accanimento di stalking e intimidazioni mafiose tramite partecipate comunali verso chi intralci disegni perversi dei poteri forti. O il collaborare a disegni degli stessi massimi poteri, qui l’immissione forzosa di masse di stranieri, facendoli passare per filantropia.

Il mafioso, l’ipocrita, il traditore praticano un continuo scambio di etichette e di nomi. Pisapia chiama politico il caso Lucano. E’ invece un episodio della soppressione della politica: della sua sostituzione con pressioni dittatoriali esterne, aliene dalla vita del Paese. Spennellate dal marketing con una mano di santimonia.

Lucano dice di voler aiutare i più deboli. Ne ha favoriti qualche dozzina, selezionati da chi impone i travasi forzosi. E ne ha danneggiati tanti di più, servendo i più forti nel parassitare gli italiani mentre si opprimono e si massacrano le moltitudini rimaste nei paesi di provenienza.

Come i mafiosi, molti non sanno di essere dei venduti. Nella loro visione culturale cieca e opportunista non sanno di lavorare, pagati, per il fascismo moderno non meno degli altri coi quali competono per la gestione dello sfruttamento del Paese.

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28 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Ddl Nordio, allarme del procuratore antimafia: “L’abuso d’ufficio connesso all’azione dei clan. Se cade è a rischio la tenuta delle indagini””

Da una parte di parla sempre di mafia; dall’altra si pone una soglia eccessivamente alta per certificarla formalmente. C’è una coerenza in ciò. Date le mie esperienze con istituzioni in Lombardia e in Calabria, e con tangheri che sapendo di avere la spalle coperte nel commettere boicottaggi, violenze e soprusi si atteggiano a “uomini di panza”, sempre più mi convinco che circoscrivendo la percezione di criminalità grave sulla mafia di cosca si costituisce un alibi per distogliere dalla mafia di Stato e lasciarla operare. L’abuso di ufficio – l’arma del vile – può essere esso stesso, in sé, strumento di mafia di Stato.

Es. il Fatto di ieri 27 settembre 2023: “Antimafia, il legale dei figli di Borsellino: La vita del giudice resa impossibile dal suo capo Giammanco, indagare sulla procura del ‘92”. Borsellino era già sotto mafia di Stato, tramite abuso d’ufficio.

O, non riuscendo a zittire con abusi d’ufficio mafiosi chi denunci crimini di Stato, l’estendere le ritorsioni e minacce sulla compagna, facendole assegnare carichi di lavoro abnormemente alti. Di abusi di ufficio di questo genere, atti mafiosi volti a lasciare indisturbati reati “eccellenti” e la loro prosecuzione, i magistrati sono beneficiari, insieme ad altri. L’apparato che controlla il Paese comprende un’antimafia copri-mafia, più efficace nel coprire la mafia di Stato che nell’estinguere la mafia di cosca o di ndrina. Adottare una più ampia definizione di metodo mafioso ridurrebbe tanti mali. Troppi…

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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13 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, rinviato a giudizio Roberto Zorzi. Per l’accusa è tra gli autori della strage”

Tra i testi letterari fondamentali per capire i rapporti tra Stato ed eversione, e tra Stato e mafia, c’è “La bolla di componenda”di Camilleri. (Un altro è “I ragazzi di Cucarasi” di G. Fusco). Oggi stesso 13 nov 2023 ho ricevuto dalla Procura di Brescia una PEC che mi risponde che una mia comunicazione “non verrà valutata ai fini della iscrizione nei registri delle notizie di reato in quanto pervenuta irritualmente, in violazione degli articoli 333 e 336 c.p.p. . Si informa, altresì, che non verrà inviato alcun ulteriore avviso di archiviazione in conseguenza della mancata apertura di un procedimento penale.”

Dato ciò che le ho visto fare, non mi dispiace che la magistratura dica “mi rimbalza” su ciò che vengo costretto a segnalarle, come movente di un atto intimidatorio tra i tanti (stavolta mi hanno imbrattato con la vernice entrambe le targhe dell’auto). Credo comunque che questo stirare i procedimenti su una strage almeno fino al mezzo secolo, accusando, con ogni probabilità a ragione, una persona ormai protetta dalla bandiera USA, derivi da una bolla di componenda. Dove, avendo mandato in carcere, dopo 49 anni, n=1 responsabili, ci si mostra implacabili, ma con effetti reali nulli, sulla violenza eversiva di 50 anni fa; mentre si fanno orecchie da mercante sulla violenza eversiva odierna*.

* Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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4 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Scarpinato: “Le stragi del ’92 non sono una storia del passato, i depistaggi continuano ancora oggi””

Commenti come questo di Scarpinato, e dell’avv. Repici che cita, che la versione che stragi con esplosioni e sventramenti da Medio oriente per questioni di appalti sia “una dichiarazione di guerra al principio di realtà”, da una parte consolano. Ma è la realtà, non solo indicibile ma che fa paura al solo guardarla, che ci fa la guerra, e manca la capacità di affrontarla. l depistaggi che non si sono fermati e “proseguono sotto traccia fino ai giorni nostri” non sono soltanto una coda, un prolungamento ad esaurimento di un passato altrimenti concluso, una “manutenzione”, ma sono parte di una continuità stabile più ampia.

“I fatti di sangue di mafia e terrorismo dei decenni precedenti vengono continuamente rivangati, ma senza fare chiarezza. Li si è trasformati in ciò che in epidemiologia si chiama una “coorte chiusa”, un fenomeno circoscritto e finito da seguire nel tempo. Sono invece una coorte aperta, perché altre forme di condizionamento violento hanno continuato e continuano ad essere aggiunte. Come la strage covid qui nel 2020. L’artefatto della coorte chiusa aiuta la realtà della coorte aperta. Pestare l’acqua nel mortaio sulle stragi passate aiuta a non vedere e però favorire quanto viene commesso nella contemporaneità.” (Da: 13 novembre 2023. CPP: il Codice di Procedura Postribolare. In: Milizie bresciane. Sito menici60d15. – v. Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale. Ib).

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8 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Come si faceva con la mafia prima dei processi: ecco lo spregiudicato La Barbera a Venezia”

“Il fenomeno ci fu. E’ finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
L’hanno confermato ieri al mio partito.
Chi lo afferma è un qualunquista cane.”

“La “discontinuità” è l’ancella della normalizzazione”. Parole sante. Solo che ci sono due versioni della discontinuità. Oltre a quella di “destra”, alla Vespa, che vuole tombare, come nella canzone del miglior Guccini, le anomalie tremende, le versioni strampalate, un contesto internazionale ovvio, innumerevoli precedenti, considerandoli privi di valore e di qualsiasi legame col presente, ci sono la discontinuità, la normalizzazione e l’asservimento di “sinistra”. Che, più sottile, considera quei fatti come ciò che in epidemiologia si chiama “coorte chiusa”: fenomeni che ebbero un inizio e proseguono nel tempo, in una evoluzione da seguire. Ma nega, e fa peggio che negarlo, che si tratti invece di una coorte aperta, nella quale nuovi interventi per condizionare il Paese vengono aggiunti. In forme oggi felpate e travisate. Ma anche violente non meno di allora: la riflessione l’ho fatta guardando a come nel distretto di Corte d’appello di Brescia, mentre si chiedono dopo 50 anni improbabili condanne per la strage di Piazza Loggia del 1974 ci si sia come messi al servizio, via Crisanti, e in altri modi, della strage di innesco covid nel 2020 (Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli, e la strage covid in Lombardia orientale). Un guardare al passato per favorire il presente. Un piangere i morti per fregare i vivi.

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12 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “54 anni fa la Strage di Piazza Fontana: un sanguinoso fil rouge unisce i 5 attacchi del 12 dicembre”

G. Salvini con A. Sceresini. La maledizione di Piazza Fontana. L’indagine interrotta. I testimoni dimenticati. La guerra tra i magistrati. Chiarelettere, 2019.

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Piazza Fontana, Sala alla commemorazione: “A Milano fascisti e nazisti, vecchi e nuovi, non devono avere spazio””

La “matrice fascista” è un falso e un alibi. I fascisti sono stati causa intermedia, cioè sciagurati esecutori, mediante i servizi. La matrice, cioè i mandanti, la causa necessaria, è la mamma atlantica. Che oggi sindaci “antifascisti” lombardi non sono secondi a nessuno nel servire. Una causa necessaria resa sufficiente dall’acquiescenza e complicità delle istituzioni, le stesse che ipocritamente “chiedono giustizia tutti gli anni”.

@ Il figlio del grigio: “Involontariamente ci hai preso”. Non è farina del mio sacco. Ci sono serie ricostruzioni di studiosi, magistrati e giornalisti – di una realtà complicata, ma la cui essenza è sintetizzabile in poche righe – e sono in molti a sapere. E non è involontario, il rompere un’omertà fifona. Da re nudo, da segreto di Pulcinella, su qualcosa di molto grave e molto importante, un po’ difficile da riconoscere ma che non è rocket science. V. L’omertà manzoniana su Moro. Sito menici60d15 (“può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo”). Il problema sono anche gli italiani, che stanno al gioco, e sono pronti a combattere a parole fascisti e mafiosi, purché non si scherzi “con i santi”. V. Il tolemaicismo politico; e L’orizzontalizzazione, ib.

@ Il figlio del grigio: Potresti cominciare da “Trame atlantiche” S. Flamigni; “The puppetmasters. The political use of terrorism in Italy” P. Willan; “Gli eserciti segreti della NATO” D. Ganser; “Dietro tutte le trame” Tamburino G.”; “The Jakarta method. Washington’s anticommunist Crusade &amp; The Mass Murder Program That Shaped Our World” Bevins V. Date le tue simpatie clericali, i libri di Casarrubea sugli inizi in Sicilia nel dopoguerra, nei quali si staglia la collaborazione del Vaticano; che prosegue. Ho già citato “La maledizione di Piazza Fontana” di G. Salvini, da leggere sia in sé, sia come omaggio all’autore, che va in pensione in questi giorni, essendo stato avversato all’interno di una magistratura che quelli che non stanno al gioco li prende come propri simboli ma non certo come modello. Di scritti ce ne sono tanti. Come per tante altre letture, il passettino, minimo, per distillare la morale ce lo deve mettere il lettore.

@ Ierre: La letteratura è abbondante. Es. G. De Lutiis. I servizi segreti in Italia, 2010. Piazza Fontana vi è citata 64 volte, e non in termini positivi per i servizi.

Questo mostrarsi meravigliati mi ricorda un episodio del mese che passai in Israele in uno scambio studentesco. Sentivo spesso dei boati (probabilmente i jet militari che superavano la barriera del suono, poi ho ricostruito). Ne chiesi ai medici dell’ospedale di Kfar Saba che mi ospitava come studente di medicina. Ma caddero dalle nuvole. Un giorno a mensa, a tavola con altri tre medici, si sentì un boato fortissimo. Ebbi come l’impressione che la minestra tremasse nel piatto. “Ecco, questi boati. Li avete sentiti?” I tre medici si scambiarono un impercettibile sorriso e risposero “no”. Ma forse, trattandosi non di fedeltà alla propria nazione ma del suo opposto, è più appropriato il paragone con la scenetta boccaccesca di donne infedeli che colte in flagrante non solo negano, ma proseguono l’atto.

@ Ierre: Sono noti, e se anche non lo fossero resterebbe la responsabilità della struttura nell’ingranaggio. Alcuni sono stati condannati. Il citato libro di De Lutiis ha 15 pagine di indice dei nomi. Che ricorrono in tanti altri libri. O es. nelle liste note P2. In testa alla prima pagina, seconda colonna, “Allavena Giovanni”. L’ultimo nome, dopo Zorzi Delfo, è “Zvi Zamir”, capo del Mossad. Il libro ha anche un appendice con le liste dei responsabili dei vari servizi. Bisognerebbe semmai conoscere di più su quelli odierni. I nomi restano nell’ombra rispetto alle responsabilità un po’ per la natura segreta; un po’ per l’impunità loro garantita; un po’ perché sono in fondo mezze figure, esecutori di ordini sovranazionali più prossimi ad addetti al capestro con lo stipendio ministeriale il 27 che a James Bond. A “Un giorno in pretura” sentii una PM citare Nietzsche : “l’assassino non è all’altezza del suo gesto”. Penso lo stesso dei quadri – servizi, polizie in divisa, magistrati, politici, amministratori, omini comuni – che si prestano a tanti di questi crimini. A tante operazioni sanguinose e abiette di condizionamento del Paese verso il basso; che non appartengono solo a un passato concluso, sul quale si dibatte senza fine e si inscenano cerimonie bolse mentre si commettono tradimenti nel presente. Es. parlando di amministratori lombardi, bipartisan, e di papaveri assortiti a Roma: Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15.

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28 novembre 2023. Due giorni in Questura. L’affinità tra la Sindaco di Brescia Castelletti e la Vicepresidente del Senato Ronzulli. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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21 dicembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Cremaschi “Condanna per l’assalto fascista alla Cgil: qual è il brodo di coltura che ha permesso tutto ciò?”

Il brodo di cultura è sempre lo stesso, da decenni: porre uno standard negativo per praticare crimini di Stato al servizio dei poteri forti presentandosi come oppositori della varietà wild degli stessi crimini. Dirsi contro la mafia di cosca – mentre si evita di eliminarla – per meglio praticare la mafia di Stato. Attentati a manovalanza fascista, Pasolini lo sapeva, per rifarsi una verginità antifascista. Fascisti legati ai servizi e lasciati passare per la rigenerazione della verginità della CGIL che in flagranza abbraccia Draghi e dice che le norme fasciste pro-Pfizer emanano dalla Costituzione.

Con la magistratura che regge il gioco. Il giorno della condanna del resistibile “assalto” alla CGIl, a Brescia la sindaco, Castelletti, DS, ha condannato un nuovo misterioso imbrattamento novax. Omertà mafiosa sui concomitanti imbrattamenti, anche con vernice spray sull’auto, verso un medico che si oppone all’operazione covid. Con stalking municipale tramite spazzini. Con la magistratura 3 scimmiette alle denunce di un comune mandante istituzionale degli imbrattatori. La Castelletti, già tecnico di laboratorio, con l’occasione ha invitato a vaccinarsi. E a non ascoltare quindi i deleteri medici “novax”, l’antiscienza livello vandalismi. Nascondendo che converrebbe ascoltarli, i medici: in UK 4 su 5 del loro SSN hanno rifiutato l’offerta vaccinale (As few as a FIFTH of NHS staff have had Covid and flu jabs this winter. Mailonline 28 nov 23).

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11 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri: “De Laurentiis mi ha regalato biglietti per lo stadio ma li ho restituiti. Se fossi stato operatore ecologico non me li avrebbe dati””

Gratteri usa la retorica del netturbino come paria. “Esposito Gennaro – Netturbino” (Totò, ‘A Livella). Pasolini girò un documentario – non privo di ambiguità – che denunciava la realtà del duro e ingrato lavoro degli spazzini di decenni fa. Oggi gli operatori ecologici possono attendersi dei biglietti omaggio. E’ diventato un lavoro per raccomandati e imboscati. E vengono usati per operazioni di stalking e dileggio, che a chi ne è vittima ricorda i lazzaroni dei Borboni.

A Sambiase, Lamezia, una lapide ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, netturbini del Comune uccisi sotto una rabbiosa pioggia di colpi di kalashnikov nel 1991, non si sa da chi e perché. Tipicamente, Libera ne ha fatto un emblema, che tira fuori di continuo, mentre i responsabili sono rimasti ignoti e impuniti: il contrario di quel che dovrebbe avvenire con un’antimafia seria. Non so nulla di quell’omicidio, non dubito che gli uccisi fossero brave persone esenti da qualsiasi colpa, ma in base a esperienze personali – in Calabria e a Brescia – credo che in omicidi del genere nella rete del contesto causale da disegnare per impostare indagini serie ed oneste dovrebbe essere inclusa tra le possibili variabili l’uso dei netturbini per fini di insulto e molestia. Un uso che viene praticato routinariamente da quella mafia che opera libera e protetta dietro l’antimafia mediatica della quale Gratteri è il principe.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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31 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Arconate, scritte No Vax sul muro del cimitero: “Bimbo vaxato, o morto o sempre malato””

A Brescia, vicino a dove abito, incrocio Cappellini-Bissolati, c’è su un palo della luce un adesivo, mezzo strappato, con il logo di questi “VV” che riporta “Noi siamo VV – forza di lotta non violenta per la libertà e i diritti umani – unisciti a noi”. Mi ha sorpreso, ma fino a un certo punto, l’adesivo, che riporta anche dei QR code. Quando mai degli “imprendibili” sabotatori lasciano un loro recapito. Un adesivo simile l’ho notato giorni dopo su un palo adiacente alla vicina Poliambulanza. Non mi ha sorpreso troppo perché Brescia è un epicentro delle manipolazioni sul covid, e delle frodi mediche strutturali in generale; e su ciò hanno la rogna* i più puliti, che dovrebbero essere i magistrati. Ai quali ho anche scritto su come questi vandalismi siano associati ad atti persecutori verso chi argomenta e presenta dati sulle frodi covid. E come il tutto puzzi di Viminale. Col risultato che stalking, molestie e provocazioni si sono moltiplicati; e gli imbrattamenti dei VV sono continuati. Del resto, che idea bislacca è mai questa, che siano le istituzioni a pilotare quattro storti al fine di destabilizzare per stabilizzare. A Brescia poi. Dove appare che dietro alle autocelebrazioni (Castelletti, Nordio, Rispoli, Mattarella) sui procedimenti giudiziari ancora aperti sulla strage di 50 anni fa si servano scattanti e senza memoria gli stessi poteri che ordinarono la strage del ’74.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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1 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Un concorso ad hoc con una sola prova per promuovere a giudici 700 magistrati onorari: il progetto di Nordio fa infuriare le toghe”

Suvvia magistrati, non fate gli schizzinosi. Con tutta la vostra scienza e prosopopea vi siete macchiati di codardia davanti al nemico – e anche di peggio – quando la Costituzione è stata assaltata e messa a ferro e fuoco col pretesto del covid. Ignorate l’elementare, il solido*, partecipando alla sua censura, per trasdurre in un diritto zombie una scienza zombie. Attualmente state permettendo – essendone di fatto tra i beneficiari – un’operazione di discredito e criminalizzazione del dissenso e delle denunce lasciando operare i fantomatici imbrattatori “VV”; mentre si preparano in silenzio nuovi sventramenti della Costituzione con la dittatura WHO. Voi inerti, bisogna sperare che il protocollo false flag non preveda un’evoluzione in atti di violenza su persone, come è stato in passato.

L’immissione di una quota di caproni nei ranghi se diminuirà qualità e credibilità, se farà passare dal diffuso sistema autoreferenziale Palamara al sistema eterodiretto Coppola riportato da G. Falcone (la promozione dei più cretini), d’altro canto faciliterà vostre sofisticate collaborazioni coi poteri che contano. Ciò che spiegava “Tre dita” sull’utilità degli inadeguati.

*Whatever happened to public health? An assessment of the response to covid-19. Hart, 18 gen 2024.

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6 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scontro Bocchino-Ranucci a La7. “La tua è capacità ossessiva”. “Non parli da direttore di un giornale ma da difensore della casta politica””

Perrella, lunghi legami con ambienti piduisti, incluso a suo tempo De Lorenzo*, mi è sempre parso una pedina usata per le operazioni dei soliti “deviati”. Come il doppio pacco, il crimine di ritorno in nome della lotta al crimine iniziale, sui rifiuti in Campania**. Gli è stato dato credito a Brescia, da dove sono partite diverse altre operazioni di disinformazione sulla medicina. Potrebbe darsi che venga ora riciclato per tenere sotto tiro quelli del governo Meloni; minacciando di rivelare fatti che non sono falsi.

Ranucci fa bene a protestare per le querele e cause civili volte a zittire i giornalisti; e vanno ascoltati allarmi come il suo sulla censura delle magagne dei politici. Ma come altri suoi colleghi a sua volta pratica il limited hangout, rivelando una parte del marcio ma nascondendo e avvalorandone gli strati più profondi. Es. sulla reale natura degli inoculi anticovid, che non sono stati solo una truffa in termini di soldi. Del resto, l’indicare certi livelli** porta non ai riflettori di RAI3 in prima serata e da Lilli Bilderberg su La7. Ma a esiti bui.

*G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria mafia e poteri politici. Ed. Riuniti 1993.
** La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

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18 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di C: Simbula ” “Ho arrestato il capo delle Br senza sparare, ora preparo pizze e assisto i malati di cancro”: la seconda vita del poliziotto Claudio Bachis”

Complimenti. Ma mi vengono in mente a) Mike Stern, che da agente di collegamento tra il bandito Giuliano e i servizi USA da anziano passò a occuparsi di Alzheimer (ne scrissi nel 2007 all’allora PM Scarpinato; e la cosa dovrebbe interessargli anche come senatore, perché la grande frode strutturale sulla demenza senile che lì descrivo dall’anno scorso può avvalersi di un corposo intergruppo parlamentare; ma ho l’impressione che come ad altri non gli interessi molto quella che chiamo “la mafia dietro l’antimafia”). b) i CC che hanno donato il premio di 10000€ per la cattura in limine vitae di Messina Denaro a un reparto di oncologia pediatrica*.

Abito nella stessa città dove Moretti** si gode i privilegi vergognosamente riconosciutigli. E dove invece ricevo un trattamento di genere opposto. Su questo sito giorni fa, in risposta a chi mi calunniava come “avvinghiato a CL”, ho risposto ricordando tra le altre vergogne di CL il lavoro dato a “Moretti-servizi”. E’ intervenuto un massone dichiarato con i soliti insulti; il Fatto come altre volte ha censurato la mia risposta. Nella città ospitale con Moretti sono scattate le solite rappresaglie.

Una continuità personale tra contrasto del terrorismo e assistenza ai malati non dovrebbe coprire la continuità strutturale tra il terrorismo pilotato di allora e gli odierni lavori sporchi pro frodi mediche di alto bordo.

*Le anamorfosi su mafia e cancro
**Flamigni S. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

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21 febbraio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Baraggino “Poltronificio lombardo, il centrodestra si spartisce gli Istituti scientifici. Dal farmacista di FdI al papà dell’assessore forzista”

Ci sono due tipi di corruzione. Quella riconosciuta, bribery, cronyism, mazzette, clientelismo, etc. E quella tenuta nascosta, la institutional corruption* che consiste nel vendersi ai poteri forti, diventandone agenti; in cambio di posti di potere con relativi stipendi e privilegi. In Lombardia la falsa destra pratica entrambe. Da un lato obbediente ai poteri forti in campo medico perinde ac cadaver **. Dall’altro vivace nell’amministrazione “all’uso e’ Napule”. Napoli da dove Vincenzo De Luca vuole fare lo stesso, lanciare la corruzione “utroque” nel PD.

La formula ibrida si sta mostrando vincente rispetto alla pretesa di falsa sinistra, pentastellati, magistratura, giornalismo alla Report, di limitarsi alla corruzione istituzionale, che è più comoda perché evita giochi di sottobosco indecorosi e di sporcarsi le dita contando banconote. E che, gestendo operazioni che arrivano pitturate con pretesti etici, consente un’aura di alterità morale. In realtà fasulla, perché la corruzione verso l’alto non è meno perniciosa dell’altra, e può essere perfino peggiore. Soprattutto in campo medico.

* Light DW. et al. Institutional corruption of pharmaceuticals and the myth of safe and effective drugs. Journal of law, medicine and ethics. June 1, 2013. Light DW. Strengthening the Theory of institutional corruptions: broadening, clarifying, and measuring. Edmond J. Safra Working Paper, No. 2. 20 march 2013.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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14 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Luca Tescaroli, il pm che indaga sui mandanti delle stragi diventa procuratore a Prato. Ma al Csm i laici di centrodestra rifiutano di votarlo”

Due giorni fa, il 12, ho ritirato in prestito dalla biblioteca Queriniana, Brescia, il libro di Tescaroli e Pinotti “Colletti sporchi” (2008). Libri del genere aiutano il cittadino profano a orientarsi sui grovigli di potere. Es. la sezione “Magistrati corrotti e magistrati furbi” è utile sul tema di come i magistrati sostituendo la giustizia con la legalità e poi questa con la punibilità formale possano praticare la corruzione impunemente. Spesso questi libri insieme confondono, es. la sezione “Etica e finanza: la testimonianza di Giovanni Bazoli”. Bazoli, uno degli invitati sul Britannia, come riferimento morale in un libro sulle stragi che insieme alla crociera del Britannia hanno determinato il cambio di rotta del Paese.

A Brescia è in corso un microepisodio che offre la possibilità di vedere in diretta i reali rapporti tra terrorismo e Stato. Un gruppo “novax” continua ad imbrattare muri di istituzioni, sotto le telecamere e lasciando adesivi col proprio QR (uno dove passo ogni giorno). Ma sarebbe imprendibile. Istituzioni pesantemente implicate col covid* si possono così atteggiare a vittime di esaltati. Contemporaneamente magistratura locale e Comune si apprestano a celebrare come vanto la palude dei 50 anni di procedimenti giudiziari ancora non conclusi sulla strage del 1974. Le bombe di allora, le bombolette oggi, servono a “rifarsi una verginità” (Pasolini).

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dondi “Via Rasella fu un legittimo atto di guerra: illegittima fu la rappresaglia alle Fosse Ardeatine”

Ieri 22 mar 2024 il mellifluo Mieli ha dedicato la sua rubrica al gen. Sabato Martelli Castaldi, tra le vittime delle Ardeatine.

“L’8 settembre 1984… si svolse una cerimonia per il 41º anniversario dell’inizio della guerra di liberazione. …il sindaco di Roma, il comunista Ugo Vetere, consegnò a diversi reduci … e alle famiglie dei … caduti delle medaglie… . Nel corso della cerimonia, dopo che fu conferita una medaglia all’attentatore di via Rasella Rosario Bentivegna, l’omonimo figlio del generale Sabato Martelli Castaldi riconsegnò nelle mani del presidente dell’ANFIM l’onorificenza in memoria del padre che aveva ritirato, affinché fosse restituita al sindaco. Pregato dal presidente dell’ANFIM di non suscitare scandalo, prima di abbandonare la sala Martelli Castaldi spiegò: «Non voglio scandali, ma non voglio neppure una medaglia che accomuna le vittime a chi le ha provocate»[7].” (Wikipedia).

Sabato Martelli, eroe di guerra, già fascista, perseguitato dal regime per avere denunciato la corruzione, poi valoroso partigiano, è una di quelle figure notevoli, che si reggono sulle loro gambe, e che vengono tenute nascoste, come a fare scordare che non esiste solo la mediocrità nelle sue gradazioni. Figure che appaiono essere attivamente epurate da quei tempi ad oggi. Mediocrità che include il muoversi contro un potere tirannico soltanto essendosi messi al servizio di un altro potere, allora – e da allora – gli anglosassoni, e rivendicare come eccelsi meriti in realtà dubbi.

Per me invece il pregio dei rari tipi umani come Sabato Martelli è nell’autonomia morale: agiva non per compiacere gli anglosassoni ma per il bene del Paese. Mosso da spinte interiori. Mentre tanti erano partigiani per opportunismo. Soprattutto, mossi da quel bisogno così frequente tra noi di mettersi al servizio di qualche potente; reso possibile dalle contingenze. Come i fascisti, che pochi anni dopo lo sbarco in Sicilia sparavano a Portella, avendo già sostituito lo “Alalà” con lo “Hurrah” (così li sentì gridare un contadino).

La mediocrità è quella di chi veste le penne del pavone. Sia per i partigiani che per le vittime di mafia, bisogna chiarire: la celebrazione dell’eroismo non è eroismo. E può essere un modo elegante per coprire vigliaccheria e tradimento. Questi parossismi di celebrazioni, questo continuo roteare di turiboli coprono peggio che la mediocrità.

@ Pigou: Le mie e le sue sull’attentatore e sul generale sono interpretazioni. Ma c’è un test: lo “hic Rhodus”. Cioè osservare il comportamento di quelli che si scalmanano per difendere i loro eroi. Quello di una “sinistra” pronta a gridare all’orbace mentre prostituisce il suo patrimonio ideale al fascismo dei banchieri; che fa vincere la destra non per una forza di questa, ma, come avviene nelle infezioni opportunistiche negli immunodepressi, per abbandono, codardia e inettitudine. L’albagia e gli insulti che sfoderate a difesa dei vostri album di figurine sono come raffiche di Sten fatte con la bocca.

@ MCM_53: “Voi” chi? Non faccio parte di nessuno schieramento. Le mie idee politiche corrispondono alle teorie del repubblicanesimo, del liberal-socialismo. Fascista lo dici alla tua congiunta. La visione vostra e dei vostri compari è quella delle schermate del Pong: destra, sinistra, mentre servite insieme i padroni. Credo non vi possa essere buon governo senza la virtù dei cittadini. Apprezzo quindi figure come Sabato Castaldi, come altre di qualsiasi colore, proprio per il loro avere un motore morale interiore; e non essere tra i tanti inerti che si intruppano, si fanno trascinare e si spalleggiano, tra i neri, tra i rossi, tra i bianchi etc.; con quegli spudorati salti della quaglia che suscitarono il sarcasmo di Churchill sull’Italia divenuta un popolo di antifascisti. Il nick che ho voluto prendere viene dal nome di un partigiano. Al quale altri partigiani spararono alle spalle, perché era contrario alla tregua separata coi tedeschi. Un vizio che VOI non avete perso. L’unico senso di vergogna che provo è quello vicario per gente che essendone priva sfila tronfia col fazzoletto al collo come se fosse reduce da una battaglia con le SS, e senza esservi costretta ma per interesse lustra gli stivali al fascismo attuale:

Il fascismo mussoliniano, il fascismo dei banchieri e il fascismo pecorone

@ Marcello Voivod: Hic Rhodus è la risposta a chi millanta trascorsi eroici per coprire la codardia: salta ora, non raccontare salti eccezionali di 80 anni fa. Es. le chiacchiere insopportabili per vantare meriti antifascisti o antimafia mentre si collabora con zelo al fascismo e i ricatti mafiosi covid*. Una risposta blanda alla subduzione fascista: allo scivolare della “sinistra” al di sotto del fascismo, a un livello inferiore al fascismo (e vi hanno sgamati: chi va a votare sceglie il kapò che sembra meno peggio). Come conferma l’inventarsi eroi e infangare valorosi ai quali si è sparato alle spalle. Menici fu tradito, calunniato e ucciso perché si opponeva alla tregua separata coi tedeschi** (tregua separata che ha un’analogia con Via Rasella, cioè con lo scaricare su quelli che dovrebbero essere compagni di lotta la risposta del nemico). Posso testimoniare che questo doppiogiochismo pretesco appare radicato nel bresciano; ed è probabilmente tra i fattori alla base della assegnazione all’area della strage d’innesco covid***. Comunque per me è interessante la sua versione, che mette i traditori al posto dei giudici e il tradito leale al posto dell’imputato: dico sempre che nell’Italia dei servi una separazione delle carriere giusta sarebbe quella tra magistrato e sicario.

*Jamrozik E. Public health ethics: critiques of the “new normal”. 2022.
**Franzinelli M. Un dramma partigiano. Il “Caso Menici”.
***Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

@ MCM_53: Non sono un servo degli anglosassoni, ma sono uno di quelli a loro venduti dai miserabili della classe compradora italiana. Un’attività nella quale dal dopoguerra rossi e neri collaborano. Da “L’Unità” che partecipa con i democristiani e i magistrati massoni e collusi con la mafia all’eliminazione del padre nobile dell’ISS, Domenico Marotta, che sulla salute faceva gli interessi degli italiani, invece di venderli come il vostro “pugno chiuso e Internazionale” Speranza (Fabian society). A Napolitano, il “comunista” che frequentava gli USA e l’ambasciata UK mentre obbedendo agli ordini degli anglosassoni la debosciata classe politica italiana teneva fermo Moro sotto i colpi dei sicari. All’attuale prostrarvi al peggior liberismo con una spudoratezza che porta perfino gli elettori tonti non andare più a votare, in massa, disgustati.

Il buon nome della Resistenza lo si tutela separando il grano dal loglio. L’oro dalla feccia. E da chi la usa come copertura per delazioni e tradimenti. Da chi sta a quelli delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana” (tra i quali Castaldi, le cui lettere furono tra quelle che mi colpirono maggiormente, senza conoscere il personaggio) come il misticismo di Paola Catanzaro sta a quello di Maria Goretti.

@ MCM_53: Auguri per la vostra metamamorfosi dai quaderni di Gramsci all’armocromista di Elly.

@ Pigou: Mettere bombe a favore degli Alleati, che se la prendevano comoda (a favore dell’economia di guerra, compagno) a danno della propria popolazione e dei partigiani prigionieri è eroismo. E vi va bene pure Togliatti che in osservanza di Yalta ha poco dopo amnistiato i fasci; che nei decenni successivi sono serviti a operazioni sporche (e alla vostra verginità antifascista). Ho fatto a tempo a ricevere, anni ‘90, in un parchetto di Brescia, messaggi sibillini e predizioni poi avveratesi da uno sconosciuto presentatosi come ex-repubblichino (e in buoni rapporti con la Questura) che mostrava di sapere tanti c. miei privati. (Attaccò bottone dicendo “Cos’è quello ?”. Il monumento alla Resistenza, risposi. “Io di resistenza conosco solo quella del ferro da stiro…”). Lei non mi conosce, ma non sono uno che si fa “i c. suoi”. Il vostro eccezionalismo, che un tempo aveva qualche base, oggi penoso, vi porta a sputare su chi vi svergogna. E su chi vendete in cambio di privilegi parassitari.

A Churchill andava bene il fascismo di Mussolini; e non era meno privo di scrupoli. E conosceva gli italiani: l’MI5 aveva pagato Mussolini per l’interventismo prima del 1915; è un dirigente dell’MI5 a capo dell’Imperial College, tra i registi della fascista operazione covid (scusa compagno) e che oggi ha dettato le relative indagini alla Procura di Bergamo mediante il vostro Crisanti.

@ Pigou: Ora gli eserciti di USA e UK sono le “Nazioni Unite”. Slurp. Chi li serve, serve i caschi blu missionari di pace e democrazia … Compagno, legga Bevins*. Serve anche a capire perché la guerra continua a mietere oggi. Martelli – che si consegnò, tra parentesi – era molto diverso da voi: il materialismo e anche l’indole vi impediscono di concepire che ci si possa sottomettere volontariamente a principi etici astratti e impersonali mentre si rifiuta di asservirsi ad altri uomini che esercitano poteri terreni. Martelli mostrò di non avere padroni e di non “essere al servizio” che del Paese. Voi avete mostrato di servire con cupa “esattezza” interessi di poteri sovranazionali nel ‘44, nel ‘46 con l’amnistia Togliatti, poi quando prendevate i soldi dall’URSS, e via via fino a oggi che vi siete messi, con la solita “esattezza”, al servizio della Pfizer, e dei pupazzi del business farmaceutico dell’OMS, branca delle Nazioni Unite. A starvi a sentire non si dà progressismo che non sia asservito a qualche potere.

*Bevins V. The Jakarta method. Washington’s Anticommunist Crusade & the mass murder program that shaped our world. Hachette, 2020.

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v. anche:

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

La sorellanza zozzonica tra Brescia e Cosenza. In: La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

13 novembre 2023. CPP: il codice di procedura postribolare. In: Milizie bresciane

L’ ipomafia

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

I rituali zozzonici della banda Mattarella

Milizie bresciane

L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

I rintocchi funebri del marketing medico

Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

Il ‘Decoy effect’ e ‘l’Effetto Rasputin’ nelle frodi mediche

La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

La lama e il manico: la violenza indiretta

 

La Leonessa

21 November 2010

“Il Fatto” quotidiano. Blog di Bruno Tinti.

Commento all’articolo “Brescia, giustizia impossibile” del 20 nov 2010

“Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile…” (Pasolini, Io so…).

Dopo l’assoluzione del 2010 per la Strage di Brescia il dr Tinti scrive che “la storia non si fa con le sentenze”; mentre un avvocato di parte civile si è affrettato a commentare, alla “Casa della memoria”, che in uno Stato democratico “la magistratura è l’unico soggetto che ha il compito di stabilire i fatti”. La sentenza ha una sua cupa onestà: non perché rispetti la verità per corrispondenza con la realtà, ma perché rispetta la verità per coerenza. Il paragone del dr Tinti tra il procedimento sulla Strage di Brescia e quello sull’omicidio del presidente Kennedy ha un’involontaria ironia. Pur avendo patologi forensi espertissimi in USA l’autopsia a Kennedy la fecero fare ad anatomopatologi ospedalieri, con scarsa esperienza in ferite d’arma da fuoco. A Brescia ho avuto a che fare, pesantemente, con uno di coloro che eseguirono le autopsie sui cadaveri della strage (neppure lui patologo forense esperto), con inquirenti, tutori della legalità, autorità che sono salite sul palco degli oratori ogni 28 maggio, gente comune che cita la Strage come un merito. Non mi stancherò di testimoniare che dietro la maschera, dietro l’imenoplastica antifascista fornita dalla Strage (Pasolini) a Brescia coralmente si fa quello che si può, e anche quello che non si può, per servire gli USA e i grandi interessi economici; e con essi gli “interventi”, aggiornati ai tempi, di quelle stesse forze che 40 anni fa volevano le bombe e oggi ammazzano senza rumore (v. il sito menici60d15). La sentenza nega una giustizia posticcia, e ha anche il merito di confermare che per i reati di questa matrice, per gli omicidi politici “atlantici”, materiali e morali, di fatto non c’è una giurisdizione; credo che piuttosto le forme di aiuto all’eversione da parte di magistrati siano sottovalutate. Francesco Pansera.

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12 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Napoleoni “Comizio Pdl, Berlusconi contestato a Brescia. Ma in tv va in onda un’altra realtà” dell’11 maggio 2013

Anche se ormai B. e anti-B. sono in atteggiamento inequivocabile a palazzo Chigi, la leggenda che i due sono nemici fa ancora presa. “Due nazioni, due popoli che si scontrano”. Ma dove? A me pare che il popolo stia fermo e zitto, che i politici siano tutti d’accordo e che Berlusconi, e Grillo dall’altro lato, facciano, da uomini di spettacolo quali sono, un po’ di ammuina per distrarre. Per dare l’impressione che esista una conflittualità politica; che invece è inesistente, rispetto ai problemi e alla pesantezza dello sfruttamento.

In questo modo agli italiani viene offerto un prodotto che vende moltissimo: la possibilità di “schierarsi” senza doversi impegnare realmente per un cambiamento. Brescia ha abbondanza di comparse per queste manfrine, e fa così prendere un po’ d’aria alla sua consumata verginità antifascista. Ci guadagna anche la magistratura, che, messa sotto accusa con motivazioni farsesche da uno come Berlusconi, riceve per contrasto una luce positiva che distoglie dalle sue complicità nella vendita del paese ai poteri forti.

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa

16 October 2010

Blog Uguale per tutti

Commento al post “A Reggio deve venire Zù Ntònu” del 19 set 2010

Forse lo Zù Ntònu, il contadino calabrese retto e faticatore descritto dall’avvocato Siciliano, non sarebbe così restìo a battersi per la giustizia se davvero vedesse un gruppo col quale schierarsi: da un lato c’è un esercito di mafiosi, di collusi con la mafia, di appaltatori di business sterminati alla mafia; ma nell’ampio campo non mafioso Zù Ntò non vede una brigata di galatuomini. E nemmeno un reggimento o una compagnia.

A proposito delle forze sane e della fiducia nella giustizia, segnalo l’articolo “Usa, si può comprare il giudice” di Marcello Foa, Il Giornale, 14 ott 2010. In USA la doppiezza della democrazia traspare più chiaramente che in Europa. Col sistema delle lobbies si tende a legalizzare ciò che da noi si fa sottobanco. Lì i magistrati li elegge il popolo, nominalmente; all’atto pratico le multinazionali sono grandi elettori dei magistrati, finanziando legalmente le campagne elettorali di candidati graditi. In futuro le multinazionali potranno comprarsi i magistrati, riferisce l’articolo, grazie a una recente sentenza della Corte suprema che abolisce il tetto dei finanziamenti. Si prevede che il volume della campagna acquisti passerà dai 100 milioni al miliardo di dollari.

Il tema dei rapporti tra magistratura e multinazionali è in genere risparmiato dall’infuocato dibattito nostrano sulla giustizia; nella lotta furibonda che i media ci fanno vedere in continuazione tutti i contendenti stanno attenti a rispettare davanti al pubblico il canone teatrale per il quale il massimo livello di potere equivale a quello oggi impersonato magistralmente da un bravo caratterista come Berlusconi; e Il Male sono le mafie, che sono viste come un Kilimangiaro solitario, anziché una vetta ben integrata nella catena imalaiana delle grandi forze criminali che menomano la vita degli Zù Ntò. Gli altri “8000” essendo dati, tra gli altri, dai business che portano le corporations ad ottenere di poter acquistare magistrati, e a investire negli acquisti. Zù Ntòni, che è un po’ avanti con l’età, statisticamente ha da temere più da qualche sofisticato schema diagnostico-terapeutico nato a Boston o a Basilea e imposto su scala mondiale con le buone e con le cattive, che dal cannemozze del mafioso a cento passi da casa. E forse anche l’omicidio del moroteo dr Fortugno, avvenuto fanno oggi 5 anni, non è solo una questione locale.

Al contrario di Zù Ntòni, che non ha perso del tutto il legame con la visione contadina del mondo spazzata via dall’omologazione, chi si appassiona alla Commedia dell’arte recitata dalla politica, e ai suoi canoni, non si sente sovrastato da poteri senza volto che hanno una consistenza quasi ontologica; ma accetta la finzione secondo la quale viviamo in un Paese sovrano, dove a comandare sono comunque le strutture descritte nella Costituzione; e accetta la sineddoche tendenziosa che identifica tutto il grande crimine con le mafie.

Credo che i rapporti tra magistratura e i potentati economici, nazionali e internazionali, che in buona parte coincidono con le multinazionali, siano rilevanti per la comprensione del cattivo stato di cose attuale, e che le conseguenze di tali rapporti contribuiscano a spingere gli Zù Ntòni a non accordare alle istituzioni il credito che sarebbe necessario. Segnalo anche un mio scritto, che un poco parla dei magistrati, o della magistratura, “business friendly” in Italia:  “Leopardi, Unabomber, e altri eversori”; postato il 12 u.s. sul mio sito menici60d15.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Liberati “E la responsabilità civile dei politici?” del 13 feb 2012

Non è nell’interesse dei cittadini una magistratura esposta al ricatto dei potenti tramite la responsabilità civile. Occorrono però dei pesi e contrappesi per evitare che i magistrati operino per interessi diversi da quelli della giustizia, come invece di fatto avviene.

Il celibato dei magistrati https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

 Il giudice Liberati, che nel difendere la sua categoria dallo spauracchio della responsabilità civile cita la “mancata applicazione di norme comunitarie, rispetto alle quali l’Italia si è impegnata aderendo all’Unione Europea”, ricorda quel posteggiatore che, sotto il fascismo, scacciato dagli avventori come importuno, intonò al violino “Giovinezza”. Così nessuno poté dirgli nulla.

In questi giorni due ricercatori, l’inglese Wynne e la norvegese Wickson, hanno paragonato la Commissione europea alla rana pescatrice abissale, quel pesce mostruoso che attira le prede con un’esca luminescente che penzola da un filamento che le protrude dalla testa (The anglerfish deception, EMBO reports, 13 gen  2012). Questo perché la Commissione vorrebbe che in tema di sicurezza degli OGM sia vietato agli stati nazionali avanzare critiche di carattere scientifico, l’unica voce scientifica ammissibile essendo quella degli esperti scelti dalla UE.

Ci si dovrebbe interrogare sul contrasto tra norme sovranazionali e giustizia. E anche sul costume di compiacere la UE, e i poteri economici dei quali è espressione, con misure informali, per acquisire meriti da spendere in sede nazionale. Dovrebbero farlo anche i nostri bravi magistrati, ricordando che cos’è la cosiddetta “difesa di Norimberga”. E anche cos’è l’eccesso di zelo nel favorire gli ordini criminali dei potenti.

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Blog de Il Fatto

Commento del 19 feb 2012 al post di M. Imperato “Mani pulite: vent’anni sembrano pochi” del 18 feb 2012

Credo che i magistrati non combattano la corruzione in sé, ma ne combattano alcune forme favorendone altre. Mentre si oppongono alla bribery dei signorotti locali, favoriscono – e a volte attivamente aiutano – l’istituzionalizzazione della grande corruzione, quella dei poteri forti. E’ un poco come la lotta tra piccoli feudatari e potere centrale, al tempo per esempio di Richelieu:

La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado
http://menici60d15.wordpress.c…

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti http://menici60d15.wordpress.c…

Questo è confermato da magistrati come il PM Imperato che oggi loda “Mani pulite” e pochi giorni prima ha prospettato in termini positivi la legalizzazione delle lobbies (Lobby al sole anche da noi?, 27 gen 2012), uno dei più nefasti focolai di corruzione e degenerazione della politica interna e internazionale.

La rivoluzione coi Carabinieri

25 September 2010

Blog di Beppe Grillo

Commento al post del 23 set 2010 “E’ stato morto un ragazzo” – Intervista al regista Filippo Vendemmiati

Bisogna avere il coraggio di guardare anche alle responsabilità delle “mele sane”. Sulla base non di posizioni ideologiche, ma di una triste constatazione empirica. La protezione istituzionale dei 4 agenti, i tentativi di insabbiamento, la creazione in sede giudiziaria di una entità nosologica nuova, non provata e inverosimile che attenua le responsabilità dei poliziotti (un vizio che sta dilagando tra i magistrati, quello di scrivere coi medici pagine di nosografia false ma gradite al potere), dovrebbero essere per il cittadino aspetti politicamente non meno gravi del bestiale omicidio. Invece si enfatizzano gli aspetti personali e privati, e, forti di ciò, si annacqua la critica politica alle istituzioni. Non mancano mai le giaculatorie “non generalizziamo”, “massimo rispetto per la polizia…” etc.; e le lodi alla magistratura, che ha riconosciuto la legittima difesa ai poliziotti, condannandoli in quanto avrebbero ecceduto. Io vedo ogni giorno i poliziotti per strada molestare sistematicamente cittadini che sono troppo onesti per i gusti loro e di chi li comanda; come Bravi assoldati per difendere le mascalzonate di poteri forti; spalleggiati da “istituzioni” Azzeccagarbugli che all’occorrenza “attaccano in criminale” la vittima che denuncia, per “mettergli una pulce nell’orecchio”. Montanelli diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi Carabinieri. Non c’è bisogno di fare la rivoluzione, ma, se si vuole vigilare sulle istituzioni repubblicane, non si dovrebbe permettere che casi terribili ma epifenomenici come quello di Aldrovandi favoriscano l’ideologismo dell’abuso di polizia come fenomeno patologico in un sistema sano. Un dissenso monocorde sta coprendo il fattore fondamentale: le istituzioni sono malate, e gli abusi e le violenze di polizia di vario genere e grado sono una prassi di potere strutturale e routinaria, che ha piegato e piega la storia d’Italia a voleri anticostituzionali.

Se voi foste lo scienziato

16 June 2010

Segnalato il 16 giu 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Riformare (ma seriamente) la Costituzione” del 10 giu 2010

Arriva l’estate, tempo di giochi e buonumore sotto l’ombrellone. Achille presenta sul blog la nuova Costituzione, composta da un solo articolo: “Il Presidente del Consiglio fa quello che cazzo gli pare”. Una blogger ha commentato che andrà a finire proprio così. Personalmente, ritengo che tra i primi responsabili vi siano gli elettori, che hanno permesso la “resistibile ascesa” di un modesto prepotente, votandolo, o votando la sinistra “gellista” (nel senso di Gelli Licio, non di Giustizia e Libertà). Siccome si scherza, avanzo un’altra proposta per la modifica della Costituzione: guardare alla Costituzione della effimera Repubblica romana del 1849, e adottarne l’art. 20, che prevede che il popolo elegga i suoi rappresentanti con voto pubblico. Non so valutare la portata degli effetti negativi della non segretezza del voto, che certamente vi sono, e saranno anche gravi. Ma il voto pubblico potrebbe servire da correttivo al degrado dell’elettorato, che oggi appare allo sbando, essendo deresponsabilizzato, rincitrullito, gasato dalla propaganda e incapace di tutelare i suoi interessi. Aristotele sosteneva che il popolo è anche lui una magistratura. Anche il famoso discorso di Pericle sulla democrazia ad Atene considera il popolo come una magistratura che ha delle responsabilità nella cura dello Stato; un discorso che a leggerlo viene da piangere, per il divario tra il fresco profumo di ciò che descrive e la nostra puzzolente condizione attuale. Col voto pubblico finirebbero molti piagnistei di furbi e sciocchi, e tanta gente non potrà che protestare con sé stessa davanti allo specchio, se non comincia a fare un uso meno dissennato del voto. Si potrebbe forse rendere facoltativa la pubblicità certificata del voto. Dichiarare quali forze si sono votate potrebbe divenire una prassi volontaria per coloro che comunicano al pubblico opinioni e critiche politiche (personalmente dal 2000 a tutte le elezioni restituisco il documento elettorale, con racc. a/r ; prima, alle politiche votavo, horresco referens, DC; poi PRI; poi scheda nulla; alle locali votavo candidati di centrosinistra, e me ne sono pentito). In USA, quando si cita un parlamentare si aggiunge al nome una “D” o una “R” per indicare se è democratico o repubblicano; si potrebbe almeno dire di quale partito sono i parlamentari non di primo piano quando li si cita, cosa che invece molti giornali evitano accuratamente; quale partito nominalmente, perché nella grande maggioranza dei casi si sa già che l’iscrizione vera è al Partito dei c. propri.

Sempre pour parler, per ingannare il tempo, propongo un quesito simile al “Se voi foste il giudice” della Settimana enigmistica. Però, in campo scientifico: “Se voi foste lo scienziato”. Poniamo che siate il direttore di un centro di ricerca e veniate incaricati di trovare una spiegazione per un altro di quei cluster di leucemia infantile che periodicamente vengono rilevati. Niente paura, potete farlo anche voi, visto che si incoraggia la gente affinché ogni “quisque de populo” dica la sua (meno alcuni, come vedremo): il quotidiano Il Giorno ha raccolto e pubblicato le ponderate opinioni del titolare di una cartoleria in merito alla patogenesi di un caso identico a quello che consideriamo qui (Leucemia a scuola il quartiere vuole la verità. Preoccupazione, ma senza psicosi. 11 giu 2010). E comunque, fare il direttore è più facile che fare il ricercatore … Immaginiamo allora che in una scuola si sia verificato un cluster di leucemia: quattro bambini, tre scolari e la sorellina di un altro scolaro, hanno avuto una diagnosi di leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cavallo delle ferie natalizie, tra il 14 dic e il 22 gen. Nello stesso periodo ci sono stati altri tre casi di leucemia infantile nella metropoli dove è la scuola, Milano (ma, data la possibilità che tali cluster a volte siano degli artefatti statistici, per non sapere né leggere né scrivere scegliamo una forma semplificata del problema, circoscrivendolo ai quattro casi della scuola, che più facilmente e più nettamente possono mostrare o smentire l’individuazione di un fattore causale comune). Troppi casi nella popolazione composta dai bambini che frequentano la scuola e dai loro fratelli rispetto all’incidenza della malattia nella popolazione generale. Un vostro giovane collaboratore, Gianni, formula, dopo mesi di studio, un’ipotesi: i bambini che si sono ammalati avevano in comune una predisposizione genetica alla leucemia, che l’influenza H1N1 ha slatentizzato. Considerando solamente l’aspetto logico, vi sembra una buona ipotesi?  Cosa rispondereste al collaboratore ?

Altri quiz per i più interessati. C’è un vostro secondo ricercatore, Lorenzo, che commenta che l’ipotesi di Gianni così formulata dei due fattori, genetico e infettivo, assomiglia all’illusione cognitiva descritta da Tversky e Kahneman per la quale si tende erroneamente a credere che la probabilità di eventi congiunti che confermino nostri pregiudizi sia maggiore di quella degli eventi considerati isolatamente. Lorenzo aggiunge che l’ipotesi di Gianni appare come il classico caso nel quale per salvare le premesse si falsifica la conclusione; che è del tutto azzardato ipotizzare che un’infezione slatentizzi una neoplasia; che il campo delle relazioni causali tra virus e tumori umani è stato fortemente criticato quanto a solidità scientifica, e per la presenza di conflitti d’interesse e di condizionamenti politici; che sono astronomici i numeri per calcolare la probabilità che i casi dei bambini predisposti nei quali avrebbe avuto luogo la slatentizzazione, tra i tanti esposti alla pandemia, si siano casualmente concentrati nella scuola; e che se l’ipotesi – che intanto è apparsa sui giornali come l’unica al momento considerata – venisse corroborata dall’improbabile reperimento di una condizione di anomalie genetiche oncogene preesistenti comune ai quattro bambini si configurerebbe, caso non raro nell’odierna biomedicina commerciale, un “paradosso di Gettier” piuttosto sospetto. Cosa rispondereste all’irriverente ricercatore ?

Poniamo che si presenti un terzo ricercatore, un indipendente di passaggio, un “cultore della materia”, Mario, che vi facesse osservare che il cluster di leucemia infantile nella scuola non è stato solo un cluster, ma anche un cluster anomalo: con una distribuzione temporale e una distribuzione spaziale entrambe estremamente ristrette, e che riguarda un numero di soggetti basso relativamente alla popolazione potenzialmente esposta alle stesse cause. Un attacco repentino e simultaneo, che è apparso e si è spento velocemente tra quattro mura o poco più. Un fenomeno anomalo in quanto il cancro è una patologia a sviluppo biologico lento, della durata di anni, e qui si hanno soggetti in giovane età; quando il cancro è causato, come in genere avviene nei clusters, da una esposizione a cancerogeni ambientali, in genere gli incrementi di incidenza si distribuiscono con una dispersione non trascurabile nel tempo e nello spazio. Per la simultaneità e la ridotta estensione temporale, il cluster assomiglia a quelli dovuti a una causa infettiva, mentre sembra difficilissimo che possano averlo generato agenti cancerogeni; ma assomiglia a un cluster di tipo tumorale più di quanto non assomigli a un cluster infettivo per il basso numero di soggetti colpiti. La forte circoscrizione spaziale è possibile, ma atipica, rispetto a entrambi i generi di cluster. Appare quindi come un cluster particolare, che si potrebbe definire “cluster puntiforme”: netto e marcato, molto piccolo, di durata molto breve.

Mario aggiunge che esistono degli elementi semplici, noti ma gravemente trascurati e travisati, che consentono di costruire una spiegazione teorica coerente di questo genere di cluster di leucemia infantile, senza introdurre fattori ipotetici non ancora individuati, e inoltre dando conto delle sue peculiari caratteristiche di cluster puntiforme: a) la capacità di un contagio virale di provocare reazioni linfoblastomatose non neoplastiche, che mimano biologicamente il quadro diagnostico della LLA; capacità che forse si incontra con la predisposizione di alcuni soggetti, diffusa nella popolazione, a tali reazioni non neoplastiche; b) la tendenza storica, sempre crescente, della medicina a espandere le diagnosi di cancro, classificando o riclassificando il maggior numero possibile di varietà di proliferazione come più maligne di quanto non siano biologicamente; tendenza che nel caso della LLA ha assunto la forma della non volontà e dell’incapacità di discriminare, non sulla base di convenzioni o evidenze indirette, ma rigorosamente, su basi scientifiche indiscutibili, tra leucemia linfoblastica e reazioni linfoblastomatose non neoplastiche (un tema che, in un’agenda di ricerca seria e onesta sulla LLA infantile, avrebbe dovuto essere al primo posto nei trascorsi decenni di ricerca, anziché venire proscritto); c) fenomeni di suggestione e contagio psicologico innescati e propagati su genitori, bambini, e medici, dagli allarmi mediatici che vengono lanciati sui tumori infantili da alcuni anni (es. i recenti “SOS”, supportati da interventi della magistratura, sul rischio di contrarre la leucemia infantile per cause ambientali, come “l’elettrosmog” dei trasmettitori di Radio vaticana di S. Maria in Galeria; e sul rischio di contrarla a scuola, come il caso delle antenne di Monte Mario). Questi sono tre fattori che potrebbero interagire fino a dare luogo alla rilevazione di cluster puntiformi di diagnosi di leucemia linfoblastica, rilevazione dovuta in realtà a un insieme combinato di bias. Le cure chemioterapiche, coi  loro effetti di obliterazione del quadro biologico e di mimesi del quadro clinico fisserebbero poi l’errore (Pansera F. Relazione tecnica sull’omicidio doloso di Ketha Berardi, 2001. p. 15. consegnata al PM Mastelloni della Procura di Venezia in seguito a convocazione dei CC di Brescia, mediante il luogotenente Carrozza, il 26 set 2007).

Che ne fareste dell’ipotesi di Mario, tenendo conto che Mario ha un problema, ed è egli stesso un problema. Già in precedenza su altre malattie ha avuto ripetutamente uscite simili; per esempio, tanti anni fa scrisse un articolo dove mostrava che alcune caratteristiche morfologiche depongono contro una causa immunologica per la sclerosi multipla; senza volerlo, lo pubblicò proprio mentre veniva approvato, avendo superato “severissimi” requisiti, un nuovo farmaco, l’interferone,  che invece si basa sulla teoria immunologica (la pubblicazione dell’articolo fu ritardata, così che comparve negli indici bibliografici appena dopo il trial clinico sul quale si basò l’approvazione dell’interferone per la sclerosi multipla). In questi giorni, 3 giu 2010, il British medical journal pubblica un articolo, “Multiple sclerosis risk sharing scheme: a costly failure”, sul danno derivato dai salti mortali amministrativi che sono stati fatti in Inghilterra per pagare le multinazionali acquistando l’interferone, e un altro farmaco pure basato sulla teoria immunologia della sclerosi multipla, nonostante un’analisi dell’ente di valutazione dei farmaci britannico, il NICE, avesse mostrato nel 2001 che il loro rapporto costo/efficacia non ne giustificava l’uso.

(Nel “risk sharing” lo Stato riduce i pagamenti se il farmaco si dimostra inefficace; da un lato ci si chiede su quali basi scientifiche è stato allora introdotto un farmaco se si ammette che può darsi che non funzioni; ma ai pazienti e il pubblico queste domande non piacciono, e, facendo leva sulle loro umane ansie e paure, si può presentare il contratto come un pragmatico sistema di controllo. L’introduzione dell’interferone fu supportata anche da comitati di pazienti, così come ora alcuni comitati di genitori stanno involontariamente contribuendo al business dei tumori infantili contro l’interesse dei bambini. Quello che è accaduto in UK è che i pazienti andavano male, ma la commissione esaminatrice giudicava che era prematuro ridurre i pagamenti. E’ un escamotage per sbolognare farmaci che sono lucrosi ma che è particolarmente oltraggioso fare approvare come validi; assomiglia un po’ al “contratto con gli Italiani“ di Berlusconi. In Italia finora non c’è stato bisogno di simili moine per dare alle multinazionali farmaceutiche quello che è delle multinazionali farmaceutiche, ma di recente il risk sharing, che ha conseguito questi brillanti risultati altrove, è stato introdotto anche da noi, dall’AIFA, per il lapatinib, un farmaco di ultima generazione contro il cancro avanzato della mammella; il prezzo, ora è calato, 1800 euro a scatola; il NICE ha bocciato il lapatanib, e ha bocciato anche il risk sharing sul farmaco).

Se le multinazionali vengono favorite a tutti i costi, chi è loro d’intralcio riceve un trattamento opposto. Mario autofinanziava le sue ricerche col lavoro di assistente ospedaliero, non chiedeva né soldi né riconoscimenti né altro; riteneva che la discussione sulle tesi che avanzava andasse limitata – come per tutte le ipotesi mediche non dimostrate, incluse quelle più titolate – all’ambito degli addetti ai lavori nelle sedi deputate. Per questo, sempre secondo quanto dice lui, è stato segnato come un inetto, un disturbato, e cacciato dal lavoro, facendolo controllare da istituzioni dello Stato prostituite, che lo hanno trattato come un soggetto da tenere sotto stretta sorveglianza, ostacolandolo e screditandolo nelle maniere più basse, punendolo come un topo di Skinner ogni volta che apre bocca e dice qualcosa di sgradito agli interessi criminali del business medico. Un sistema che funziona: ora, se non fosse pestato a dovere  e screditato chiederebbe di avere più dati sul cluster di LLA, e cercherebbe di meglio definire la sua ipotesi, e di pubblicarla. Considerereste l’ipotesi di Mario insieme alle altre, verificandola, approfondendola e testandola? Oppure fareste finta di nulla, ignorando l’outsider, o giudicandolo inattendibile una volta informati della sua pessima reputazione ? Oppure vi sembra appropriato, a voi del gregge di Pericle, dare un giro di vite alle misure di contenimento di Mario ?

Vi sembra la cosa giusta da fare, dopo che il caso del cluster nella scuola è stato reso noto dai media, dichiarare che non ci sono risposte certe, imporre la censura sulle risultanze degli studi su ciò che è avvenuto nella scuola, in modo da impedire analisi come quella che potrebbe condurre Mario, e contemporaneamente dare fiato alle trombe e diffondere sui media l’ipotesi di Gianni, nonostante le critiche di Lorenzo, e nonostante che secondo l’ipotesi di Mario ciò potrebbe essere causa attiva, oltre che causa per omissione, della diffusione di quello che si dice di voler impedire, e quindi causa di danni alla salute di altri bambini ? E vi sembra corretto, mentre affermate che non si sa cosa sia accaduto nella scuola, sfruttare il caso della scuola per diffondere l’allarme mediante ipotesi tanto apocalittiche quanto lontane dall’essere sufficientemente provate su un effetto mutageno dell’inquinamento sulle cellule germinali dei genitori come causa di un ineluttabile aumento dei tumori infantili ? (Questo è ciò che è accaduto nella realtà).

“Sì, è tutto sotto controllo; non sappiamo bene cosa sia successo; certo, sembra proprio che a causa di questo maledetto inquinamento una quota di bambini sia predestinata a sviluppare il cancro, ma non alimentiamo psicosi collettive”: si sta allarmando o tranquillizzando? Si può anche allarmare fingendo di voler smorzare i toni e tranquillizzare: è una figura di pensiero che viene attualmente annoverata, col nome di “amblisia” (che originariamente si riferiva al preparare a una cattiva notizia nel dramma greco), tra quelle che si impiegano per ottenere un effetto comico.

Questi indovinelli sono interessanti anche per i giuristi, ai quali del resto a volte piace scambiare i ruoli con la corporazione cugina dei medici; si possono elencare diversi motivi di interesse. Del caso del cluster di leucemie nella scuola Cuoco Sassi si occupa la Procura di Milano, che ha formulato un’ipotesi di lesioni colpose. I giuristi citano Giolitti: le leggi si applicano coi nemici e si interpretano con gli amici. E’ bene che sappiano che anche in ambito scientifico valgono i due pesi: Tomatis ha osservato che gli standard di prova richiesti per il nesso causale tra agenti cancerogeni ambientali o occupazionali e cancro umano (nesso che quando stabilito ostacolerebbe i profitti dei grandi interessi) sono molto più severi di quelli coi quali si attribuisce il cancro allo stile di vita personale (che discolpano l’industria, e favoriscono il business del cancro spingendo le persone a fare accertamenti). In certi casi, si arriva alla divinizzazione di ipotesi di comodo gracili e deformi, mentre ipotesi alternative non gradite non solo non vengono verificate, ma divengono desaparecidos. E’ stato detto che il metodo di prova scientifico discende storicamente dal metodo di prova giuridico; e, contrariamente a quel che si può credere, i giuristi applicano nel lavoro giornaliero la logica più dei ricercatori biomedici (che infatti trarrebbero vantaggio dallo studio dei princìpi della prova giuridica). Le fallacie (e le frodi) cognitive sono pure d’interesse per i giuristi (Bona C. Sentenze imperfette. Gli errori cognitivi nei giudizi civili. Il Mulino, 2010). La medicina è un settore di primaria importanza dell’economia, della politica, della vita civile, dell’etica. Mi pare che l’influenza da H1N1 una parentela con il rigoglioso sbocciare del business della leucemia infantile di sicuro ce l’abbia; una parentela da manette: di recente è stato rivelato che la dichiarazione della pandemia, che ha fruttato fatturati di miliardi di dollari alle case farmaceutiche, è stata favorita da “kickbacks” (tangenti) agli esperti della OMS. La Costituzione, fino a quando non verrà ridotta alla versione di Achille, a favore di Berlusconi, sancisce anche la libertà della ricerca scientifica. Ma il comma è già di fatto cassato, e sostituito da un altro che stabilisce a riguardo l’applicazione del citato art. 1 di Achille, a favore non del brianzolo liftato e con la bandana, ma del potere senza volto dei grandi interessi consumistici che Pasolini preveggente indicava come il nuovo vero fascismo. Del resto, il magistrato Renzo Lombardi l’aveva già scritto con una perifrasi, e parlando seriamente: il potere, incluso in alcuni casi quello incarnato dai magistrati, “fa quello che gli pare, se gli pare e quando gli pare”.

Sempre per rilassarsi, un anno fa (4 giu 2009) su questo blog un commentatore proponeva come “passatempo per l’estate” di occuparsi della mia identità “così enigmatica e sfuggente”. Presentava a riguardo anche degli anagrammi. C’è un modo interessante di svolgere questo gioco: procurarsi il libro “La fiera della sanità” di Daniela Minerva, BUR, 2009; leggerlo, in modo da avere una buona panoramica sugli scandali noti della sanità italiana. Scorrere quindi l’indice analitico, cercando di individuare i cognomi identici di due medici che non sono parenti, ma sono accomunati dall’essere stati messi entrambi in carcere per bruttissimi reati. Il mio cognome è lo stesso, e anche la professione. E anch’io, come i due soggetti citati nel libro, rappresento una visione “estrema” della sanità non desiderata dal potere. Per esempio, una visione rigidamente contraria a provocare, per fare soldi o acquisire prestigio e potere, lesioni che possono essere mortali a bambini, trattandoli senza necessità con pesanti terapie oncologiche giocando sulla circostanza che la medicina è stata sciatta e sbadata, volutamente, nel definire sul piano dottrinale la leucemia linfoblastica del bambino (e in certi casi essendo i singoli clinici molto sciatti e peggio che negligenti nella diagnosi). Una visione della sanità che oltre ad essere contraria alla corruzione descritta nel libro è contraria anche ad un genere di corruzione strutturale della medicina che nel libro è solo accennata (v. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado). Fatto curioso, anche io sostengo di essere stato privato dallo Stato della libertà personale, come i due omonimi.

Curiosamente, lo Stato ha in pratica tolto dalla circolazione tre medici omonimi tutti e tre rappresentanti di forme di medicina devianti rispetto al business della medicina; un business che vuole essere una forma di sfruttamento istituzionalizzata, né onesta, dietro la maschera, né identificabile in forme tradizionali di crimine –  alle quali peraltro può all’occorrenza appoggiarsi – come la crassa violenza mafiosa o le truffe grossolane. Dei tre medici, due sono stati eliminati dalla vita pubblica ufficialmente, perché si sono macchiati di gravi reati, e il terzo è stato epurato e messo agli arresti senza dichiararlo, perché può essere controproducente, oltre che essere illegale, la censura aperta delle sue posizioni. Posizioni come la tesi che oggi è antiscientifico e disonesto negare o trascurare la pesante influenza dell’Offerta di medicina – che è guidata da un interesse amorale a ottimizzare il profitto – sulle definizioni e sui criteri di diagnosi delle malattie, prima ancora che sulle terapie; o la tesi che è in corso una campagna di marketing per lanciare le malattie pediatriche e in particolare le neoplasie pediatriche; campagna che favorisce le sovradiagnosi di tumore su bambini (v. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi; Mistero leucemia), con i banali orrori che ne conseguono. Una campagna che fa diffondere presso il grande pubblico da rinomati esperti spiegazioni ad hoc sulle cause dell’asserito incremento, presente e futuro, dei tumori in età pediatrica; che assicura a queste pezze d’appoggio teoriche, non importa quanto speculative, contorte, contraddittorie e pericolose, un monopolio, col sistema del racket: con la persecuzione subdola e implacabile di chi potrebbe contestarle sul piano tecnico avanzando temi, ipotesi, argomenti e critiche.

Le spiegazioni alternative e critiche devono essere represse sul piano scientifico, e non devono esistere nel dibattito politico  e nello spettacolo che si propina al pubblico. “C’è la possibilità … che le nostre conoscenze nel campo sono ancora troppo limitate per sapere in che direzione guardare” ha dichiarato l’epidemiologo che ha condotto l’indagine sul cluster della Cuoco Sassi. Quando ci si trova in questa condizione, di non sapere in che direzione guardare, propria dell’inizio di qualsiasi campo di ricerca (e non si dovrebbe essere ancora al “caro babbo” sulla LLA infantile, dopo tanti anni e così tanti soldi spesi in ricerca oncologica), si dovrebbe indagare “ a 360° ” prima di imboccare una o più direzioni. Ma in realtà si vuole che l’angolo visuale delle indagini resti sempre il più ristretto possibile, un sottile spicchio orientato in modo che si ottengano i risultati e i non-risultati che sono più vantaggiosi per l’Offerta, anziché per il pubblico e i pazienti. Il “bavaglio” non è solo quello delle intercettazioni, e non è applicato solo da Berlusconi.

Negli Anni di piombo ci sono stati alcuni magistrati e poliziotti che non abboccavano ai depistaggi, né facevano finta di abboccare per quieto vivere o perché collusi, e indagavano fuori dall’angolazione consentita; ed è accaduto che a questi inquirenti i pupi del terrorismo o della mafia gli abbiano sparato, o i superiori li abbiano messi sotto procedimento disciplinare. (E c’è stato qualche magistrato che ha ritenuto opportuno scriverle sotto pseudonimo, certe osservazioni sull’eversione). La campagna di marketing sui tumori pediatrici, che potrebbe essere chiamata “Operazione Erode”, è un esempio delle forme che l’eversione dall’alto assume al tempo della globalizzazione; un’eversione dall’alto che gode – non è la prima volta – della cooperazione della magistratura e delle forze di polizia, che hanno aiutato la campagna spendendo il loro prestigio a favore della diffusione del falso, dando credibilità coi loro interventi alle notizie e agli “scandali” adatti alla propaganda, e chiudendo nei cassetti le notizie e gli scandali che occorre tenere celati. E fermando un medico scomodo con lo stesso zelo, ma in silenzio, col quale hanno messo fragorosamente in galera l’omonimo medico mafioso e l’omonimo chirurgo della S. Rita; come se la legalità non fosse demarcata da una soglia ma da una finestra, una forchetta, con un limite superiore oltre che un limite inferiore, e il compito di  magistrati e poliziotti fosse quello di mantenere l’andamento delle cose entro questi due limiti, sia reprimendo l’illegalità che può danneggiare l’ordine desiderato dai grandi interessi, sia stroncando forme di impegno e di onestà che possono danneggiare gli stessi interessi.

I professionisti della metamafia

8 June 2010

Il Manifesto

Commento all’articolo del 3 giu 2010 “Il diritto di criticare l’icona Saviano” di Alessandro Dal Lago

Klingsor vede una “strana analogia” tra le critiche su Saviano e le critiche di Orlando su Falcone. Potrebbe interessarlo la circostanza che oggi Leoluca Orlando è tra i numerosi potenti che lodano e appoggiano Saviano. Sulla previsione che Saviano farà la fine di Falcone, mi pare poco probabile; anche se, dopo che con Dal Lago il dogma è stato messo in discussione, aumenta la probabilità di qualche attentato, di qualche azione clamorosa per svergognare gli increduli e rafforzare i devoti nel loro ardore.

A me il libro di Saviano, letto perché regalato, è piaciuto. Trovo interessanti i documenti ibridi, che comprendono più generi e più piani; ho avuto come l’impressione che degli esperti abbiano affiancato la bravura dello scrittore: se da un lato  il libro descrive la camorra in una caligine metafisica, dall’altro contiene tante e tali informazioni che mi sono chiesto se non rappresenti il terminale di canali privilegiati. Sul piano letterario, mi ricorda, come a Dal Lago, i grondanti libri sulla guerra di Malaparte, che anche quando riportano storie false rappresentano comunque vicende storiche dove gli orrori erano veri. Quello che mi ha stupito è il suo successo spropositato, che ora non appare spontaneo, ma pompato. Mi pare una disgrazia che abbia rinverdito la tradizione dell’entitlement retorico dell’italiano impegnato, l’elegantone per il quale la coccarda di combattente contro l’Ingiustizia è un capo d’abbigliamento irrinunciabile; spesso irrinunciabile anche perché bilancia e favorisce “peccatucci” perbene che a dire il vero sono parte anch’essi del malaffare e dell’ingiustizia; ma, essendo ancor più irrinunciabili la pelle e la vita comoda, i doveri di combattimento vengono soddisfatti mediante le belle lettere, e all’occorrenza un tifo davvero leonino a protezione della figura il cui culto rende valorosi, per irraggiamento. Avendo quotidianamente a che fare nel mio piccolo con il crimine e con la mafia delle istituzioni, la vicenda di Saviano e dei suoi fan mi ricorda anche un racconto di Giancarlo Fusco, sui “Superarditi” della 1° Guerra mondiale; così arditi che, compatiti e coccolati come votati a morte sicura dai fanti che marcivano e morivano nel fango, vissero da pascià, arrivando indenni alla fine della guerra.

Il successo di Gomorra mi ricorda anche quelle guerre, come le Falkland, che compattano un popolo sotto una dittatura. Da borghese, che non appartiene alla sinistra, penso che forse si potrebbe cominciare a considerare il tema della metamafia: la mafia sulla mafia. “La protezione da parte del potere appare come il concetto chiave per definire la mafia. Una doppia protezione: protezione reale sottobanco della mafia, e protezione alla mafiosa dei cittadini dalla mafia stessa in cambio del pizzo del consenso e della sottomissione.” (In: Definizioni calde e definizioni fredde della mafia. 22 feb 2008, sul mio sito menici60d15.wordpress.com . Vedi anche il commento all’articolo “Casalesi operazione Gomorra” sullo stesso sito). Lo Stato come il capobastone che dopo che qualcuno ha bruciato una vigna si presenta ai contadini e dice: “Sti fitusi! Volete che ci penso io?”. La mafia ha ormai assunto tra le sue molteplici funzioni anche un valore costituzionale: un assoluto negativo, uno standard inverso rispetto al quale misurare la legalità e giustizia dei comportamenti (un metro che fa comodo soprattutto al Nord, dove l’istituzionalizzazione del crimine, la sua integrazione nell’economia e nel costume “legali”, vanno a gonfie vele). Per un sistema strutturalmente corrotto, c’è necessità di mafiosi che facciano paura e di antimafiosi che rassicurino e legittimino; secondariamente, servono anche aedi che esaltano e addormentano il popolo cantando il Mostro e gli eroi che lo combattono. 08-06-2010 15:37 – Francesco Pansera

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Blog de il Fatto

Commento al post di Fabio Granata “Legalizziamo la mafia” del 26 set 2011. Censurato.

Contro la legalizzazione della mafia

On. Granata, a parte che come molti le hanno fatto notare la mafia è legalizzata di fatto, ma se la legalizzaste ufficialmente, voi e i vostri colleghi “di sinistra”,  poi non potreste più servirvene a favore del grande crimine istituzionalizzato e della politica. Come diversivo:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

Per esercitare sui cittadini una forma di condizionamento politico a sua volta essa stessa mafiosa:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

Come spauracchio:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

Come alibi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

No no, tenetela a bada, lasciatela espandere al Nord, ai cui affari la mafia e le relative indignate campagne antimafia non possono che fare bene:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell’anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

usatela per fini elettorali e lavori sporchi, ma guardatevi sia dall’eliminarla, che avvicinerebbe pericolosamente il Paese al gorgo dell’onestà, sia dal riconoscere formalmente che la mafia è un organo accessorio del sistema di potere istituzionale. E continuate a fare scarmazzo, alla Commissione parlamentare antimafia.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Liberati “Giglio e gli anticorpi della magistratura” del 2 dic 2011 

La mafia costituisce uno strato, posto all’interfaccia tra delinquenza comune e istituzionale. Questo strato criminale viene mantenuto anche perché, concentrando su di esso attenzione e risorse, facendolo apparire come il massimo livello criminale, si riesce ad isolare i livelli di criminalità superiore, integrati nell’economia legale, es. le frodi strutturali della medicina. I livelli criminali superiori alla mafia sono protetti anche dalla magistratura; e quella lombarda non fa accezione, tutt’altro.

I professionisti della metamafia

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Commento al post del Il Fatto “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona. Si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale,

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

20 dic 2011

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Caso Impastato, dopo trent’anni ritrovata la testimone chiave del delitto” del 20 dic 2011

Questo mostra come l’azione giudiziaria in Italia non rispetti il Tempo ma obbedisca ai tempi. Come serva il periodo storico mentre finge che il tempo cronologico non esista. https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/

30 anni di tempo per ritrovare – a casa sua – la testimone chiave di un omicidio infame e poi famoso. E “ritrovarla” quando fa comodo alimentare l’epopea su Impastato, perché la mafia da argomento tabù è divenuta un argomento popolare e funzionale al potere.

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19 luglio 2012

Blog de Il Fatto

Commenti al post di N. Trocchia “Ecomafia 2012, la prefazione di Saviano troppo ‘simile’ al capitolo di Tizian” del 19 luglio 2012

Nel Giulio Cesare di Shakespeare la folla vuole linciare i congiurati. Vede Cinna e vuole ucciderlo. Ma non è Cinna il congiurato, è Cinna il poeta. “Ammazziamolo lo stesso, ha scritto brutte poesie”. Simmetricamente, la folla continuerà a osannare Saviano anche quando i suoi plagi sono ostentati, perché è Saviano, lo scrittore antimafia. Oggi si celebra Borsellino, in uno di quei riti tribali italici dove si venerano figure eccezionali dopo averle osteggiate e aver lasciato che fossero uccise, per ottenere un trasferimento simbolico del loro valore a coloro che sono servi dei poteri che vollero quelle eliminazioni. Sarebbe ora di non seguire la folla, lasciare perdere Saviano, pensare in silenzio a Borsellino, e considerare che, invece di eradicare la mafia e passare a occuparsi dei maggiori problemi del Paese, di altre forme di grande criminalità altrettanto dannose che ci stanno togliendo il futuro, sulla mafia chi occupa lo Stato ha costruito una metamafia, che gli permette di continuare a praticare il peggiore malaffare:

I professionisti della metamafia

http://menici60d15.wordpress.c…

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20 luglio 2012

Censurato

@ Sudlander.

Non critico certo che sia ebreo; anche se non andrebbe ignorato cosa hanno fatto a un oppositore extrasistema, critico di Saviano, Arrigoni:

I precedenti di Arrigoni

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/15/i-precedenti-di-arrigoni/

Né che sia arricchito; anche se non andrebbe ignorata la differenza tra chi opponendosi viene distrutto dallo Stato e chi ne ottiene benefici. Ho già scritto di apprezzare Gomorra sul piano estetico e informativo; anche se un libro da treno non andrebbe scambiato per un capolavoro, e l’attenzione che gli si presta mi pare espressione di “Un’antimafia di Stato vanitosa e sbadata dove la fanfara è la prima arma”:

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell%E2%80%99anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

Io critico che ci si consoli con le storie di mafia mentre la frode diviene sistema, crescono le tasse e si privatizzano i servizi pubblici (penso al mio campo, la medicina); a favore di forze che possono contare sia sulla mafia sia sulle istituzioni corrotte. La mafia è un male ma non è l’unico male; è come una tra le vette dell’Himalaya, non come un Kilimangiaro solitario. Non viene abbattuta, ma è usata per distrarre, impaurire, esigere il pizzo del consenso, giustificare omissioni e complicità. Il cittadino medio deve temere per la sua vita e i suoi beni più la criminalità economica alla quale le istituzioni ci stanno vendendo, che i “Cicciotto e mezzanotte”.

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14 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta: spunta la “Corona”, il punto di contatto tra cosche e massoneria ” del 13 novembre 2012

Piuttosto che conseguenza della capacità, che si vuole demoniaca, della mafia di infiltrarsi, l’unione della ndrangheta con la massoneria è più verosimilmente una cooptazione da parte di quest’ultima. La massoneria serve come uno dei canali di trasmissione coi poteri forti ai quali più che alla sua “arte e fattura diabolica” la mafia odierna deve il suo successo. Magistrati, carabinieri e polizia applicano un modello rigorosamente “bottom up” – reso credibile dagli storici legami orizzontali tra ndrine e piccole logge locali – per tenersi bassi: per evitare di sforare, cioè di arrivare ai livelli intermedi dove troverebbero, tra gli altri, loro colleghi e superiori. Per non parlare dei livelli alti, contigui a quei poteri sopranazionali alla cui benevolenza i magistrati e la polizia tengono non meno dei mafiosi.

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26 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Lucarelli “Voterò solo chi avrà come priorità la lotta alle mafie” del 26 novembre 2012

Io voterei chi, quando tra 20 giorni dovremo pagare un’altra esosa rata dell’IMU

a) mi dicesse quanti di quei soldi vanno in servizi pubblici, quanti a speculatori, quanti a caste e corrotti, e quanti alla mafia.

b) impiegasse la quota necessaria del prelievo, in maniera equa ed efficiente, esclusivamente in servizi pubblici, e mi restituisse il resto.

Non voterei chi volesse fare l’esattore dei parassiti di qualunque genere; neppure se giustificasse, con l’alibi della priorità della lotta alla mafia, il taglieggiamento a favore delle altre categorie di parassiti. Infatti non voterò nessuno.

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@ Nickols. Renzi mi sembra la sia di molto alla Blair. Ovvia, votare, non volendo essere derubati, per quello che il Financial Times ha indicato come l’astro nascente mi pare un “andare a Roma per il Mugello”, come dicono a Firenze.

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@ Carlo Lucarelli. Lei scrive che vuole che la politica dia priorità alla lotta alla mafia perché “Forse sono una personalità fragile che ha bisogno di essere rassicurata. Chissà”. Bisognerebbe riflettere sulla sua ironia. Credo che oggi molti seguano la corrente, scimmiottando Impastato a rischio zero. Ciò consente loro di non parlare del problema politico costituito da poteri maligni ancora più potenti e più nefasti della mafia, ai quali la mafia è subordinata, e che danneggiano le nostre esistenze in maniera ormai palpabile:

La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

Vedere solo la mafia o metterla al primo posto tra i mali astraendola dal sistema nel quale è strettamente integrata è una forma di conformismo nell’impegno civile, di omertà tramite la lotta alla mafia, che potrebbe interessare un bravo scrittore e giornalista che si occupa dei misteri d’Italia. Anche se i poteri economici e finanziari che promuovono questa omertà non si prestano molto alle avvincenti ricostruzioni di “Blu notte”.

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16 marzo 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Libera, Don Ciotti: “Chi dice ‘magistrati peggio della mafia’ uccide ancora” del 16 marzo 2013

I crimini non sono solo quelli della mafia, come ha interesse a far credere Ciotti, che è un prete. I morti per mafia sono usati come vittime sacrificali sulle quali fondare il mito di un potere onesto. Ma per tanti onesti il Male non è solo la mafia; la sua ombra copre largamente anche i campi che dicono di combatterla; così che i berlusconiani coi loro rivali/compari, i magistrati con le forze di polizia, i mafiosi coi loro complici istituzionali – e i preti – abitano gironi diversi dello stesso inferno.

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22 marzo 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, il gip di Milano: “In Lombardia controlla il territorio” del 21 marzo 2013

Come autorevolmente spiega il GIP Gennari, in Lombardia la mafia soddisfa una domanda di illegalità. Si dovrebbero considerare anche altre responsabilità, incluse quelle della stessa magistratura. In Lombardia, la regione economicamente più produttiva, vige di fatto una larga franchigia giudiziaria per i reati di supporto, quelli che aiutano a far dane’ con l’economia legale, e ciò può aver contribuito ad attirare la mafia. Inoltre, la presenza della mafia fornisce un alibi, anche ai magistrati, per non occuparsi di questi reati. Considerando il rapporto tra mafia e crescita economica, e la vicinanza e i legami della Lombardia col modello americano, sarebbe utile una comparazione storica tra la mafia negli Stati Uniti e in Lombardia.

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10 apr 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Lea Garofalo, Carlo Cosco: “Mi assumo la responsabilità dell’omicidio” ” del 9 aprile 2013

Il PM Tatangelo: “a questo processo vi appassionerete”. Ora i magistrati fanno anche i trailer ai loro processi. In effetti, la storia di Lea e del suo assassino ha una somiglianza formale con la favola di Barbablù. Se l’antimafia funzionasse, Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, sarebbe viva; ma un’importante fonte narrativa si inaridirebbe. Con una mafia sconfitta magistrati e polizia non avrebbero scuse per ignorare e favorire reati di altro genere, che colpendo l’intera collettività ci colpiscono personalmente: quelli dovuti ai poteri forti dell’economia. Con la mafia “invincibile”, l’attenzione delle persone sulla criminalità è intasata da storie tristemente vivide come questa; da fiabe paurose su forme primordiali di malvagità. La gente viene distratta; e, mentre si appassiona e si indigna, viene scippata e defraudata. Senza gli sceneggiati sulla mafia le persone potrebbero accorgersi che c’è anche un’altra criminalità, più sottile, che le riguarda in prima persona; e dalla quale non le proteggono affatto le istituzioni alle quali hanno pagato il pizzo del consenso per essere protette dai mafiosi con la lupara. Godetevi lo spettacolo. E ringraziate il carabiniere, o i carabinieri, che lo hanno reso possibile.

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25 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Don Puglisi beato. Grasso: “Conversione di due pentiti è suo miracolo” del 25 mag 2013

Nel paese della Controriforma, le continue celebrazioni barocche degli eroi, e ora anche dei santi, del terrorismo e dell’antimafia fanno le veci del coltivare – e praticare – le virtù civiche. E’ un culto che unisce sfruttatori e sfruttati, perché fa da alibi alla criminalità dei primi, alla vigliaccheria dei secondi e alla disonestà di entrambi.

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25 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chiesa

@ Enrico [commento eliminato]. Lei chiede perchè Gratteri (come Saviano) pubblica con Mondadori, che “è stata acquisita corrompendo un giudice da parte di chi ha avuto anche rapporti non chiari con la mafia?”. La lotta alla mafia, e l’attenzione concentrata sulla lotta alla mafia a scapito di altre forme di grande criminalità, facilitano affari criminali di livello superiore; come quelli di cui si occupano, da esecutori, i politici ai quali lei fa riferimento, e i politici che ci governano assieme mentre dicono di esserne acerrimi nemici. V. “La metamafia” e “La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato” sul mio sito menici60d15. Mostruosa com’è, la mafia ha occupato il posto di Male Assoluto. Come una delle Sette piaghe, ha delle sorelle, e insieme ad esse ha dei superiori. E’ però quella che conviene mostrare, come se fosse la sola disgrazia. Questo può spiegare anche perché non viene eradicata.

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27 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Fierro “‘Ndrangheta, ucciso e dato in pasto ai maiali. E il killer si vanta con l’amico”

A Oppido Mamertina un mafioso getta in pasto ai maiali il cadavere della persona che ha assassinato. O la fa mangiare ancora viva, secondo Enrico Fierro, che non sa portare spiegazioni di questo perdurare della violenza mafiosa, se non il fatto che l’omicida è calabrese, e in Calabria sarebbe presente un “DNA maledetto”. I geni della bestialità, prevalenti nella popolazione locale al punto da poterne identificare i portatori su base anagrafica, deriverebbero dalla pressione selettiva esercitata da “montagne, vento e fiumare”, secondo un intellettuale suo amico.

Passato un primo momento di sconcerto, superato il dilemma se le affermazioni sui calabresi dell’uomo di penna de Il Fatto sono da querela o da pernacchia, resta l’esame di un documento interessante, che permette di comparare la mafia con quella antimafia che va per la maggiore sui media. L’efferatezza esaltata delle pratiche mafiose con la ruffianeria boriosa dell’antimafia nel titillare l’odio razzista. I crimini animaleschi della ndrangheta e le mascalzonate da quattro soldi dell’antimafia parolaia. Il carattere subalterno e complementare di mafia e antimafia rispetto a poteri forti, che tirano i fili di entrambe, così che la mafia non viene stroncata, ma rimane come una ferita aperta che mantiene il popolo e lo Stato deboli; e l’antimafia col pretesto della lotta alla mafia favorisce affari sporchi seminando discordia con stereotipi velenosi. La mafia e questa antimafia mangiano a volte allo stesso truogolo.

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12 luglio 2014

@ Alessandro Demma. Non ho mai fatto di tutta l’antimafia un fascio. Ho pensato molto a questo, che da vivi, come ha detto Falcone, se si va avanti da soli si viene facilmente sospettati di non fare davvero ciò che si dice di voler fare. E di come con questi sospetti si possa diventare strumento del crimine. Penso alle firme raccolte contro Calabresi, alle accuse contro Falcone per l’attentato all’Addaura. Il test per me è quello di come l’antimafia si comporta verso la “mezza mafia”, la corruzione e le camarille locali, gli imbrogli miliardari, le manovre dei politicanti a favore di grandi interessi illeciti. Prima di affrontare il diavolo in persona, la mafia, bisognerebbe dar prova di avere combattuto sul fronte quotidiano contro l’illegalità. Altrimenti, per molti antimafiosi finisce come nel racconto “I ragazzi di Cucarasi” di Fusco. In Lombardia, ad es., amano molto parlare di mafia, e dipingersi come onesti lavoratori assediati dalla malvagia etnia meridionale; un’ottima copertura per certi affari sporchi locali, che magistratura e polizia lasciano indisturbati e impuniti, essendo impegnati, dicono, a resistere all’insidia delle ndrine; mentre in alcuni casi a quelli che si dicono portatori di un’etica “calvinista” andrebbe contestata anche l’aggravante dell’intimidazione mafiosa.

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9 gennaio 2014

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Commento al post di P. Barbieri “Padova, corso per il contrasto alle mafie in università. Tra i docenti Davigo e Gomez”

Se si parla di ‘perfetto funzionamento del sistema mafioso nel Nord’ non si può dire due righe più sotto che nel Nord il ‘rispetto dell’umano’ è un valore. Se fosse così il funzionamento della mafia si incepperebbe spesso. E invece s’è scoperto che quelli del nord hanno una cultura dell’omertà non da poco.

@ mari. La mafia trova il suo terreno più opportuno dove prospera il sistema clientelare-mafioso legale, ha osservato Danilo Dolci. Occuparsi di mafia dichiarando che per il resto il territorio è sano e onesto non appare come una buona base di partenza per un’impresa che vorrebbe avere un carattere scientifico.”

I settentrionali che si occupano della mafia militare ma scavalcano la mafia legale autoctona, e usano la mafia che spara, e non i principi etici, o quelli costituzionali, come metro di paragone per autoproclamarsi moralmente a posto mi ricordano la Confindustria che a Pordenone nel 2008 ha invitato Albanese e sul palco gli ha fatto fare Cetto La Qualunque (F. Astone. Il partito dei padroni). Davanti a Cetto gli spettatori avranno avuto l’impressione di essere degli Adriano Olivetti. Il libro di Astone mostra che invece hanno molti dei vizi che Albanese mette alla berlina.

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12 gennaio 2014

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Commento al post di M. Sfregola “Morti di Stato: servono ‘contrappesi’ alle forze dell’ordine”

I contrappesi dovrebbero essere i magistrati, che invece vanno a braccetto coi poliziotti. E sia i poliziotti, sia i magistrati, seguendo Machiavelli vogliono in primis essere temuti. Oltre alla mafia illegale, il cittadino deve temere la mafia legale.

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12 giugno 2014

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Commento al post di S. Marietti “Tav, io sto con Erri De Luca”

@ Carlo Pifferi. Le famiglie legate alla ndrangheta credo siano, per lo Stato, una specie protetta; quanto e più dei camosci e degli stambecchi. Se la loro attività criminale si estinguesse, sarebbe una liberazione per i cittadini ma un guaio per tanti “uomini delle istituzioni”: perché le ndrine forniscono un alibi allo Stato, alle forze di polizia e alla magistratura per fingere di non vedere certi crimini legati agli interessi dei poteri forti, con la scusa che si è impegnati contro questa entità che dicono invincibile; e permettono di commettere parzialità, abusi, omissioni, provocazioni, manipolazioni, reati gravi a favore degli stessi poteri, traendo legittimità e credibilità dalla lotta contro i demoni devoti alla Madonna di Polsi. Mafie e terrorismo favoriscono i crimini di Stato. Sembra che qualcosa di simile stia avvenendo anche in Val di Susa. (Ecco perché penso che i Notav dovrebbero evitare le tentazioni come quelle offerte dalla “persecuzione” di De Luca). Lei, che dice di appartenere ai meglio informati, e senz’altro è dalla parte dei più danarosi e dei più armati, non ha mancato di condire le sue affermazioni, per il resto tanto smodate quanto apodittiche, con la lotta alla ndrangheta. A me pare che la lotta alla mafia sia degenerata al punto che con essa si giustificano le peggiori cose. Dirsi contro la mafia è diventato un comodo camouflage per quelli che sono i meglio informati su come farsi i propri interessi a danno degli altri.

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20 giugno 2014

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Commento al post di E. Fierro “‘Ndrangheta, Papa Francesco nell’inferno dei boss dove fu ucciso il piccolo Cocò”

Non tutti i preti sono collusi, ma non è solo questione di preti “puliti” e “punciuti”. E’ la mentalità clericale che è contigua, che è affine, a quella mafiosa. E che pervade tutti gli ambiti della società. Il clero fa da legame, da collante, da ponte tra ciò che dovrebbe essere separato e distinto, e alimenta la mentalità e le pratiche che favoriscono anche l’osmosi tra crimine e Stato, crimine e resto della società. Così che in Calabria puoi ricevere messaggi di intimidazione da condannati per mafia e da gente in divisa che dice di combattere la mafia, da modesti dipendenti comunali di sindaci che si dicono antimafia e da preti, o religiosi, compiaciuti e gonfi come le vesciche che un tempo si vedevano nelle macellerie. Le belle parole, che i preti possono emettere “a fiumara in piena”, sono facciata. Sono “falsa politica”, avrebbe forse detto un candido prete di Oppido Mamertina che scrisse crudamente su queste cose, con lo pseudonimo di don Luca Asprea. A chi si affida ai preti nella lotta contro la mafia occorre ripetere quel detto meridionale: “ tu dall’ospedale vuoi la salute?”. Se non si è capaci di ergersi sulle proprie gambe contro l’oppressione, se ci si rivolge ai preti perché siano guida nella lotta a un male del quale essi sono uno dei principali fattori causali, si ha già perso. O forse si vuole solo collaborare alla festa antimafia per vedere di rimediarne qualche banconota, così come prima alcuni facevano per la festa del santo locale.

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21 giugno 2014

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Comnento al post di F.A. Grana “Papa Francesco oltre Wojtyla: per la prima volta un’esplicita scomunica ai mafiosi”

La ndrangheta è il frutto più velenoso di un albero velenoso. E’ la declinazione in ambito malavitoso di mentalità e comportamenti diffusi in tutti i settori della società. L’albero si conosce dai frutti, e questo albero ha anche robuste radici clericali, tra le sue varie radici. E’ comodo usare la mafia come standard negativo, come male assoluto, per sentirsi dalla parte del bene. E’ un poco fare come quegli industriali del Nord che alle riunioni di Confindustria invitano Albanese perché reciti Cetto La Qualunque, rispetto al quale si sentono degli imprenditori integri e illuminati. O un poco fare come i mafiosi stessi, che dopo che “qualcuno” ha bruciato la vigna si presentano al proprietario e gli offrono protezione, bollando con parole di fuoco gli “ignoti” danneggiatori (che in realtà hanno mandato loro).

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Mafie, il Papa che scomunica”

Non c’è solo la mafia. C’è anche la mezza mafia, cioè il malaffare di politici, amministratori, faccendieri, massoni, preti, magistrati, forze di polizia, etc. E paradossalmente questo prendere a parole le distanze dalla mafia, questo auto assegnarsi una patente di bontà e onestà, e distribuirla ai tanti soci, fungerà da salvacondotto per continuare con gli affari della mezza mafia meglio di prima.

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@ Peppe. Attribuendo intenzioni disoneste a tutti, si rischia di assolvere tutti, chi commette peccati veniali e grandi predatori. Le responsabilità vanno differenziate, in base ai comportamenti. E’ verissimo che tanti dei comuni cittadini partecipano, a volte in forma larvata, al malaffare. E che questa categoria viene trascurata, quando il suo peso è fondamentale. Io li chiamo “i lazzaroni”, come i popolani al servizio dei Borboni nella soppressione della rivoluzione del ’99. Sono una piaga nascosta. Purtroppo i successori del cardinale Ruffo di Calabria, e i loro confratelli padani, ne fanno largo impiego anche oggi. Questo è uno degli effetti più nefasti delle pratiche clientelari che accomunano la mentalità clericale e quella massonica.

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@ Peppe. E’ sbagliato dire es. che siccome tra i preti vi è una maggiore prevalenza di comportamenti pedofili rispetto alla popolazione generale, allora i preti sono tutti pedofili. Ma è sbagliato anche, come vorrebbero i preti, e come lei ripete, guardare solo all’individuo e non anche alla classe. Per esempio, i preti formano in massa una classe fiscalmente privilegiata: gran parte delle tasse sui loro beni grava sulle nostre spalle. Sotto questo aspetto i preti non stanno sulla nostra stessa barca; e quanto più si aggrava l’ingiustizia a nostro danno, tanto meglio staranno loro. I preti, come classe, hanno influito sulla storia del Paese; negativamente, pensano tanti. Alcuni parlano di educazione clericale a una cattiva religiosità, che ha portato a scusare l’arbitrio, il privilegio, la sopraffazione. Cattivi insegnamenti che hanno elevato a sistema questi mali, favorendo così la corruzione, e anche le mafie.

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30 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. A. Grana ‘ ” Arcivescovo di Reggio al Papa: “Abolire i padrini per ostacolare la ‘ndrangheta” ‘

La proposta mostra quanta serietà ci sia negli intenti antimafia del clero calabrese. Si dovrebbe piuttosto abolire il battesimo dei minori, e permettere solo ai maggiorenni di decidere se affiliarsi o meno alla Chiesa cattolica, o ad altre religioni. Oltre che tutelare i diritti del minore e della persona, questo potrebbe avere anche un effetto benefico contro la mentalità chiesastica, che è l’anticamera della mentalità mafiosa.

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@ Ale. Molto probabilmente, sono praticamente nulle le responsabilità del clero calabrese riguardo alla criminalità organizzata della Papuasia. Quelle sulla ndrangheta invece non sono affatto trascurabili. Senza l’influenza culturale e politica del clero la criminalità organizzata ci sarebbe comunque; ma il suo peso sarebbe ridotto, perchè in Calabria, e in Italia, vi sarebbe una maggiore separazione tra i criminali e il resto della società.

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4 settembre 2014

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Commento al post di M. Portanova ” “Mafie” nuove (e politica vecchia): nasce la sezione del Fatto.it”

Una delle funzioni della mafia è quella di spaventare e distrarre il pubblico, e di fargli quindi accettare la protezione “metamafiosa” dei poteri che dicono di difenderci dalla mafia, ma ci taglieggiano e ci tolgono opportunità peggio dei mafiosi. La mafia è una gran comodità per il potere, che si guarda dall’eliminarla. Ora la mafia sta avendo un ruolo facilitatore nel sacco d’Italia, legittimando con la sua presenza i poteri legali che a parole combattono la mafia e nei fatti sono al servizio dei lanzichenecchi. Con l’attenzione preminente alla mafia si offre al pubblico anche la possibilità di essere vigliacchi senza perdere la faccia: con la scusa che si è proiettati a combattere i supercriminali della mafia, che sono a distanza di sicurezza, si fa finta di niente mentre si viene sfruttati e derubati legalmente per via istituzionale. (v. “La convergenza tra mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato.” e “I professionisti della metamafia”). Credo che una sezione giornalistica sulla mafia dovrebbe centrarsi sulla debolezza della lotta alla mafia, e sulla propaganda della mafia; anziché alimentare la fiction sul tema, con l’esposizione degli aspetti avvincenti, grandguignoleschi o epici, dovrebbe mostrare come la mafia viene tenuta in vita, spiegare come non venga eliminata e sia anzi favorita, e agitata di continuo, e quali vantaggi ciò porta al potere.

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21 settembre 2014

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Commento al post di N. Dalla Chiesa “Expo: i ‘ghisa’ di Milano, vere sentinelle antimafia”

Professor Dalla Chiesa, lei è docente di sociologia. Mi permetto di segnalarle, se non lo conosce già, “Lynch S. M. (2007). Introduction to applied Bayesian statistics and estimation for social scientists.” Credo che il ragionamento bayesiano sia quello corretto per comparare, come lei fa “a sentimento”, i vigili urbani virtuosi con quelli disonesti. Quello che conta, secondo il teorema di Bayes, non è la percentuale, che si può supporre anche elevata, di vigili tra la minoranza di coloro che praticano comportamenti encomiabili; ma il rapporto tra questa e la percentuale di vigili tra coloro che militano nel molto più vasto campo dell’indifferenza, del pensare a curare i propri interessi e dell’illegalità istituzionalizzata. Il teorema di Bayes mostra come la presenza di una determinata categoria in percentuali elevate tra gli “eroi” – non inattesa, visto che una persona onesta es. in polizia declinerà questa sua onestà andando a scontrarsi con il crimine – non è indice del valore della categoria, ma è compatibile con un livello di corruzione della categoria maggiore che nella popolazione generale. Nella mia esperienza a Brescia, il rapporto tra le due “likelihood” non è affatto roseo come lei lo dipinge. E la conseguente probabilità a posteriori che, dato un vigile, questi sia contro il malaffare è inferiore alla probabilità a priori data dalla popopazione generale. Tanto che per me i vigili sono “sentinelle”, più che dell’antimafia, di grandi interessi illeciti (v. il mio sito). Interessi che quando occorre non si astengono dall’usare metodi mafiosi, e si avvalgono a questo fine di manovalanza istituzionale. Tra i danni della mafia andrebbe contato anche questo, di distogliere attenzioni e risorse contro altre forme di grande criminalità, e di favorire, fornendo uno standard negativo, valutazioni distorte e falsate sui relativi comportamenti delle istituzioni preposte alla legalità.

Francesco Pansera

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@ Pot. Sacrosanto. Ma non andrebbe neppure trascurato che (teorema di Bayes) la presenza di una determinata categoria in percentuali elevate tra gli “eroi” – non inattesa, visto che una persona onesta es. in polizia declinerà questa sua onestà andando a scontrarsi con il crimine – non è un indice affidabile del valore della categoria: è compatibile con un livello di corruzione della categoria maggiore che nella popolazione generale. E la probabilità a posteriori che, dato es. un vigile, questi sia contro il malaffare può essere inferiore alla probabilità a priori data dalla popolazione generale nonostante che alcuni vigili compiano azioni lodevoli.

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1 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “‘Ndrangheta: benvenuti a Cutrello di Brescello, dove ‘la mafia non esiste’”

Questa estate l’inchino al boss a Oppido Mamertina. Ora Brescello coi mafiosi brave persone, col sindaco che sembra ce la metta tutta per farsi dare del filo-mafioso. Roccuzzo dice “punto e basta con le citazioni letterarie” e poi va avanti a citare don Camillo, Fernandel e Gino Cervi. Sviolinate, spot, scenette. Sembra che sia iniziato un altro ciclo dell’operazione “Sopranos”, con periodiche notizie di colore sulla mafia. Verranno prodotti altri episodi, perché lo spauracchio della mafia fa comodo. Soprattutto al Nord. Aiuta i crimini dell’economia legale, e le ruberie commesse mediante le leggi. Fa sembrare onesto uno Stato che ci imbroglia e ci taglieggia, e spinge ad accettare la sua protezione: lo Stato che, mafiosamente, usa la mafia per ottenere sottomissione. Se si volesse fare sul serio, invece, non bisognerebbe permettere che i mafiosi accertati mettano radici in un suolo, quello settentrionale, che appare gradire questa particolare categoria di “terroni”. I mafiosi dovrebbero essere periodicamente trasferiti, e restare isolati. Permettere loro di insediarsi, mettere radici e produrre i frutti tipici della loro pianta, e poi scandalizzarsi, è ipocrita. Ma la mafia viene coltivata: fatta crescere, per poi raccogliere quello che fa comodo. Senza la mafia bisognerebbe occuparsi di quella a Brescello e altrove tanti chiamano non senza fondamento “la mafia che sta a Roma”. Che invece vuole lavorare in pace, e atteggiarsi a maestra di morale e di legalità.

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@ Antonio Roccuzzo. Secondo me è lei che è confuso; o meglio, favorisce la confusione. La notizia che anche al Nord ci sia la mafia non è inedita. Su come si sia impiantata e prosperi, a quali logiche obbedisca questa sua apparente invincibilità, invece c’è ancora qualcosa da dire. Ma sembra che quelli che come lei si guadagnano da vivere cantando per anni e decenni la stessa romanza sulla mafia non tollerino che si metta in dubbio la versione di Stato, sulla mafia come “mostro” invincibile. E decidono cosa si può dire e cosa no. Credo che la mafia sia coltivata dallo Stato; che ha anche favorito la crescita di un’industria, neppure tanto piccola, dell’antimafia. Il che non è un bene: “è difficile fare capire una cosa a una persona, quando il suo reddito dipende dal non capirla” (Keynes). Anche io, come lei, sono tra gli “stakeholder”: sperimento di persona che l’antimafia, quella istituzionale, quella dei professionisti e quella dei volontari, serve anche a imboscarsi, e a favorire, più o meno consapevolmente, la commissione di reati di notabili e poteri forti; che con la mafia sono in affari, o hanno contiguità. Se a Brescello e in altre zone del Nord abita “il mostro”, parole sue, perché invece di scrivere l’ennesima ballata non si chiedono e non si dispongono leggi per evitare che attecchisca ed eserciti la sua “mostruosa” influenza? Ma forse, oltre che alcuni mostri e pochi eroi, in questa storia della mafia ci sono tanti, ma proprio tanti, pagnottari.

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@ Antonio Roccuzzo. Per “mafia di Roma” si intende la mafia degli affari, che sta ovunque; in particolare al Nord. Lei ha una tendenza ad usare un linguaggio barocco ma allo stesso tempo prendere alla lettera le comuni metafore per attaccare le posizioni altrui. Sì, nella fiaba per bambini che lei racconta non c’è alcuna confusione: le guardie stanno da un parte, i ladri dall’altra. Una visione netta che paradossalemte genera la confusione che ci vuole perché business colossali, illeciti, vadano in porto indisturbati. E che quindi viene premiata, e che in tanti infatti si affannano a raccontare. In tutte le salse. Senza fare altro; aspettando il prossimo giro, il prossimo happening mafioso, e il prossimo gettone. Osservare come le cose sono spiegabili in maniera diversa, con un quadro ancora peggiore di quello che ci viene presentato, è proibito. L’antimafia è diventata come la messa: bisogna leggere dal messale, o dal foglietto; e dire al momento giusto i pensierini che non stonino col resto della liturgia. Episodi cinematografici come questo di Brescello dovrebbero invece indurre a chiedersi se non ci sia un marketing della mafia.

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@ Antonio Roccuzzo. Un po’ come quei teologi del ‘600, lei vuole spingermi a pronunciare frasi blasfeme e eretiche. La accontento. In effetti non mi piace l’antimafia: non mi piace la vostra, di antimafia. Purtroppo l’osservazione di Falcone, che si è presi sul serio solo quando si viene ammazzati, ha una sua terribile base oggettiva: certi impegni, in questo paese di commedianti, occorre valutarli per quanto costano, e non per quanto rendono. In effetti nella mia esperienza personale l’antimafia è oggi convergente con la mafia nell’appoggiare grandi interessi illeciti; e a volte ne condivide metodi e atteggiamenti mentali. La chiamo “l’antimafia dei ragazzi di Cucarasi”, dal nome del racconto omonimo di un suo valoroso collega, il giornalista Giancarlo Fusco. (In: “Le rose del ventennio”). Oppure penso alle parole di quell’altro grande giornalista, Flaiano, che diceva che in Italia ci sono due fascismi, il fascismo e l’antifascismo. Le si può trasporre a tanta antimafia parolaia. Il tempo ha dato ragione a Flaiano, e forse in futuro ci si accorgerà a quale mulino hanno portato acqua i sedicenti emuli di figure nobili come Borsellino, Fava o Impastato.

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@ Antonio Roccuzzo. Da tempo, in un file intitolato “cattivi discepoli”, raccolgo coppie maestro-discepolo, dove appare esservi non una continuità, ma una degenerazione. Ernesto Rossi e Marco Pannella, Aldo Moro e Clemente Mastella, Mattei e Cefis, Danilo Dolci e Toni Negri, etc. Sono una ventina di binomi; una delle coppie più recenti è Borsellino-Ingroia. Devo confessarle che le sensazioni che provo quando leggo gli scritti precisi e lucidi di Fava e i suoi sono diverse. Mi dispiace che il nostro scontro stia assumendo forme eccessivamente puntute.

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@ Antonio Roccuzzo. Pax tibi. Ma si ricordi anche come dicono in Emilia: “fatti, non pugn…”.

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@ Riccardo Orioles. Per Orioles, se uno dice che oltre alla mafia ci sono altre forme di grande crimine, non meno gravi, che denuncia; se dice che c’è un interesse a concentrare l’attenzione sulle mafie per distoglierla da tali crimini, legati all’economia legale; e che questo dovrebbe essere un ulteriore motivo per stroncare la mafia, mentre invece anche per questo viene mantenuta e coltivata; allora è un ignorante che appartiene alla banda dei sostenitori di mafiosi e assassini; e non deve esprimere le sue pericolose banalità. Gotzsche, un biostatistico autore di studi sulla dannosità dello screening per il cancro al seno, nota che i difensori di questa grande truffa sulla salute ricorrono ad un argomento simile, lo “you are killing my patients”: chi critica uccide i pazienti. Gotzsche risponde che se non si permette la critica razionale delle terapie ufficiali avremmo ancora i salassi come cura per il colera. Un argomento circolare, come il vecchio “Così si fa il gioco della mafia” dei benpensanti siciliani; che lei ora ripete pro domo sua. E’ lei il collaborazionista, non della mafia ma dei crimini legalizzati che si coprono con la mafia. Il tipico conformista benpensante, ma dei nostri tempi. E’ lei che aiuta a screditare e isolare soggetti scomodi e li espone a rappresaglie. Leggendo i suoi scritti si può ricostruire l’involuzione, parallela al percorso dei comunisti da Pio La Torre a Renzi, dell’antimafia da forza sincera e positiva a corporazione di appoggio al potere.

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@ Riccardo Orioles. Lei non sa di che parla, legga il mio sito, e veda se i nomi li faccio e di quali reati sto parlando. Ma per lei il grande crimine è solo mafia. E chi contesta questo un “collabò”. Anche fior di farabutti dei servizi e delle istituzioni sostengono esattamente la stessa cosa. Abbia la dignità di finirla col piagnisteo del rischiare la vita. I pochi che la mafia l’hanno combattuta davvero sono stati uccisi. Gli altri hanno fatto carriera. Chi come me si oppone a crimini che quelli come lei aiutano non vedendoli, o fingendo di non vederli, in nome della lotta alla mafia, non vive bene e non ha la vita allungata, mentre i professionisti della metamafia prosperano. “Le salmerie sopravvivono”; quelli come lei, che formano la “dissidenza” che serve al crimine di Stato, campano 100 anni.

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@ Riccardo Orioles. Trombone sfiatato.

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10 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. B. G. Zaccariello ” ‘Ndrangheta a Brescello, Procura indaga sulla manifestazione pro sindaco”

Ora non manca che la manifestazione antimafia a Brescello. Nei codici, e nella discrezionalità dei magistrati, dovrebbe essere tenuto presente che la mafia danneggia il Paese anche distraendo da altri grandi illeciti, che vengono lasciati agire indisturbati. Per la mafia dovrebbe essere previsto una sorta di reato, o di aggravante, di “diversione politica”. Una forma di alto tradimento, grave soprattutto in periodi come questo quando il Paese è sotto attacco. Che dovrebbe portare a una repressione particolarmente dura, pronta ed efficace, giustificata dall’attentato alle sorti del Paese.

Se i mafiosi sono così diabolici da traviare i virtuosi settentrionali, non si permetta loro di esercitare questa influenza: li si trasferisca periodicamente, e quando danno scandalo come in questo caso; li si isoli, si separino i componenti delle famiglie. Accade il contrario: tante ammuine come questa, e sostanza punta. Si costruisce, in un cantiere perenne che è una perenne ossessione estetica come la chiesa di Gaudì, questa linea Maginot contro la mafia, e si lascia che venga aggirata in mille modi.

Vedendo le omissioni e le complicità di governo, forze di polizia, magistratura, su grandi illeciti, come quelli del business farmaceutico, comprendo come si preferisca girare a vuoto su queste sceneggiate, che stanno prendendo il posto delle storie di mutande di B. , per distrarre da crimini pari o superiori a quelli mafiosi, e per giustificare connivenze e complicità.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico”
“Il tolemaicismo politico”

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20 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bia ” ‘Ndrangheta al nord, deputata M5s: “Mi hanno chiesto di non nominare più il boss”


Solidarietà alla parlamentare grillina. Oserei dire compagna di lotta, se non fosse presuntuoso rispetto a tanto ardire: anch’io nel mio piccolo giorni fa ho nominato Francesco Grande Aracri, su questo sito, proponendo che dato l’accaduto venisse allontanato da Brescello, e che si smettesse con queste pagliacciate inconcludenti e si agisse. Sottolineando che questo continuo agitare la mafia, per di più senza fare nulla di concreto, è un altro dei danni derivanti della mafia, che ora fa anche da spalla ai taglieggiamenti di Stato, distogliendo risorse e attenzioni da altre forme, legalizzate, di pizzo e di vessazione. “Ci fregano con le parole” (Grillo); e anche con queste schermaglie mafiosi-antimafiosi, che ci fanno fremere e fare il tifo, mentre non facciamo una m. per opporci a ciò che subiamo direttamente.
c

Forse la politica delle sceneggiate è il male minore, per un popolo che non sa darsi di meglio che il governo di B. e Renzi e per opposizione i fuochi d’artificio di Grillo. Finché la gente si accontenta di questi happening non ci sarà bisogno di ricorrere a metodi più energici, magari con bombe e sangue, per ribadire che i cittadini non devono vedere altro che la mafia, tra i poteri criminali loro ostili; e che lo Stato invece ci protegge, e a lui dobbiamo portare i soldi in bocca, se non vogliamo che ci accada qualcosa di brutto. A chi vadano poi i nostri soldi, se non ci sia una quota anche per i baubau mafiosi, questo non ci deve interessare.

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27 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “M5S, Grillo: “Prima d’incontrare la finanza, la mafia aveva una sua morale” “

La mafia è, ed è sempre stata, “una montagna di m. “. Viene in genere trascurato che è solo una delle vette di un’intera catena montuosa di poteri associati, che comprende i poteri economici e i poteri corrotti dello Stato: la mafia viene dipinta come un Kilimangiaro nero e le altre vette come colline rosa. Il duo Grillo-Casaleggio agita questioni vere ma non le rende più chiare, e aiuta a tenerle confuse: qui sulla mafia ha esagerato nel correggere l’orografia, e ha invertito i colori. Le altezze sono simili, e il colore vero è lo stesso, sui generis, per tutte le cime.

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2 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. D’Onghia “Morte Cucchi, “i pestaggi di Stato” e le condanne dei pochi che hanno pagato”

Questi episodi, dove i poliziotti picchiano a piacere e i magistrati confermano che possono farlo, sono visti come aspetti di privilegio e impunità. Credo debbano essere visti anche come intimidazioni funzionali allo sfruttamento. Noi pensiamo che magistrati e poliziotti si frappongano tra chi vive onestamente e il crimine. Ma appare che ad essere in mezzo siamo noi, polli da spennare, tra la mafia da un lato e polizia e magistrati dall’altro. Con casi come questi, che i media riportano ampiamente, veniamo “convinti” a temere lo Stato; e quindi a stare buoni e farci tosare come pecore e imbrogliare come scemi dalla squallida classe “dirigente” che permettiamo occupi lo Stato; e che così arricchisce sé stessa e i poteri maggiori ai quali ci vende.

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19 novembre 2014

Dr Patrizio Gattari e gli altri giudici della sentenza in oggetto
c/o il Presidente del Tribunale di Milano
Dr.ssa Livia Pomodoro
Via Freguglia 1
20122 Milano

Oggetto: lotta alla mafia bassa e aiuto alla mafia alta in Lombardia nel 2014

Ieri 18 novembre ho postato un commento all’articolo de il Fatto Quotidiano “’Ndrangheta 40 arresti in Lombardia. Ripreso il conferimento della “Santa”, di A. Bartolini. Il commento è stato censurato. Lo riporto qui:

“Queste ricorrenti notizie fanno pensare: “la mafia in Lombardia c’è; ma per fortuna c’è anche chi la combatte, e ci protegge.” Io vedo la cosa da un diverso punto di vista. Oggi, stesso giorno della notizia, ho pubblicato sul mio sito un articolo dove mostro che i giudici del tribunale di Milano con una sentenza sulla responsabilità del medico stanno favorendo frodi che danneggiano la salute (“La medicina difensiva come scusa e come illecito”). E oggi, a Brescia, ho ricevuto un altro danneggiamento alla mia auto, che come in precedenza presenta elementi che portano a ritenere che i mandanti siano tra coloro che dovrebbero tutelare la legalità. Quindi io penso che la lotta alla mafia sia un alibi e un  iversivo, sotto al quale le istituzioni favoriscono poteri più forti e non meno pericolosi della mafia; anche con sistemi mafiosi o piduisti. Es. i poteri che stanno rendendo sempre più orientata al profitto la sanità, a scapito della tutela della salute. I cittadini vengono distratti e tenuti sottomessi facendogli credere che i poteri criminali che li minacciano siano costituiti soltanto dalla mafia, e che quindi le istituzioni li proteggano. In realtà, gli interessi dei cittadini vengono venduti ai potentati economici, mentre li si rassicura facendoli baloccare con l’ennesima replica del film del rito della puncitina, o facendoli illudere di avere capito tutto sbugiardando Maroni sulla mafia.”

L’articolo al quale faccio riferimento “La medicina difensiva come scusa e come illecito”, è sul mio sito http:/menici60d15.wordpress.com/. Ho la modesta speranza che in quanto ho scritto vi siano cose che sarebbero utili ai magistrati nel loro lavoro: avrei preferito segnalare il mio articolo in altro modo. Ma devo riconoscere che in Italia, e inparticolare in Lombardia, di mafie ce ne sono due. Quella delle puncitine e quella dei grandi interessi economici e finanziari che sfruttano il Paese. E forze di polizia e magistrati combattono la mafia bassa anche perché così nascondono come aiutano la mafia alta.

Oltre alla relazione tra lotta alla mafia e aiuto al business medico, credo che vi sia una relazione tra posizioni della magistratura come quelle che critico nella vostra sentenza e i reati che vengono liberamente commessi a mio danno (v. il post “Milizie bresciane” sul mio sito). Entrambe le attività favoriscono, tramite i poteri dello Stato, grandi interessi illeciti in medicina. Considero pertanto la magistratura corresponsabile, oltre che della situazione in cui verso, della serrata catena di stalking, molestie, provocazioni, minacce, aggressioni fisiche, danneggiamenti, abusi di potere, mobbing amministrativo, situazioni diffamatorie, etc. che, sulla base di pregresse esperienze, posso prevedere mi attenda in ritorsione all’avere scritto l’articolo.

Distinti saluti

Francesco Pansera

Dr F. Pansera
Via Tosetti 30
25124 Brescia

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6 dicembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Mafia Capitale: in Germania sono persone, in Italia si specula sulle origini degli immigrati”

Carminati ha potuto agire per oltre 30 anni, dai tempi della strage di Bologna e dell’omicidio di Fausto e Iaio, prima di essere fermato dalle stesse forze che lo hanno fin qui favorito. I romani votano sindaco un ex estremista di destra, che si accompagna a tipi del genere. Invece di riflettere su ciò, la clamorosa e roboante operazione Mafia Capitale viene subito sfruttata come falso standard, per fare sembrare al confronto pulite forze che in realtà non sono lontane dal “mondo di mezzo”.
Es. in questo articolo ci si ammonisce che siccome è stata fermata questa banda, non dobbiamo essere “razzisti” ma considerare gli immigrati come italiani; prendendo esempio, secondo l’autore, dai tedeschi. Mi sembra un discorso tirato per i capelli, nella logica e nel merito. Gli immigrati vengono fatti arrivare per abbassare il costo del lavoro e per altri fini di profitto, a danno del nostro popolo e dei popoli di provenienza, da poteri che hanno potuto disporre anche di terroristi neri e rossi.
Ieri Visco, di BankItalia, ha commentato che la corruzione come quella di Carminati danneggia l’economia; ma non ha detto che la corruzione che obbliga lo Stato a piazzare i titoli di Stato sul mercato privato, opera anche di BankItalia, ha messo un paese florido, e il collo degli italiani, nel cappio degli strozzini.
In Italia le retate di delinquenti “pulp” sono usate per creare consenso per i forbiti delinquenti istituzionali che prosperano vendendo il Paese.

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25 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Giulietti “Anno giudiziario: mafia al Nord. Qualcuno ha chiesto scusa a Saviano?”

La mafia ormai non infiltra ma occupa il Nord, secondo l’autorevole voce del presidente della Corte d’Appello di Milano Canzio. Se le mafie meridionali al Nord sparissero, se fossero prosciugate come un lago artificiale che ha invaso e colmato una vallata (ma chi dovrebbe farlo se ne guarda bene) il panorama che verrebbe scoperto non sarebbe quello di una sana contrada. Verrebbe alla luce un brulichio di malaffare e di corruzione “qui tam”; la corruzione istituzionale a favore dei poteri forti sovranazionali. La corruzione della vendita dell’Italia come terra di sfruttamento, da parte della sua classe dirigente. Un’impresa ben simboleggiata da Napolitano, che l’alto magistrato ha lodato mentre ripeteva il mantra dell’inarrestabilità della mafia. La relazione tra mafia e società è parassitica; ma quella tra mafia e classe dirigente, tra mafia e istituzioni, ha anche una componente mutualistica.

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29 gennaio 2014

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Commento al post di B. Luzzi “Quirinale: una petizione per Nando dalla Chiesa Presidente”

Io apprezzo molto il Nando Dalla Chiesa di “Delitto imperfetto” o del “Dizionario del perfetto mafioso”. Libri che mi hanno aiutato a capire e ad orientarmi rispetto a certi poteri. Ma la sua visione “panmafiosa”, per la quale ci sarebbe solo o principalmente la mafia tra i grandi mali che strozzano il Paese, e le sue concezioni e prese di posizione del tutto naif sulla medicina e sulla ricerca biomedica, lo rendono gradito anche a quelle forze che ci imporranno qualche squallida figura come viceré, cioè come loro rappresentante.

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30 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Ndrangheta al Nord: cosa ho visto a Reggio Emilia con ‘occhi terroni’”

@ Fausto Noce. Le mafie sembrano intrinsecamente dotate di capacità sovrumane perchè sono favorite dallo Stato. Le mafie sono un instrumentum regni. In diversi modi. Direttamente, per i lavori che svolgono, come traffici e affari illeciti, omicidi di soggetti scomodi, etc. E indirettamente, come diversivo, alibi e spauracchio per mantenere il consenso popolare verso le istituzioni mentre la popolazione viene sfruttata per via legale tramite lo Stato. Finora sono servite a tenere arretrato il Sud, ora serviranno per depredare anche il Nord.

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11 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Sergio Mattarella, l’omicidio di Piersanti e il diario di Chinnici”

“Maria Grazia Trizzino, segretaria particolare di Mattarella, racconta ai giudici un episodio venutole in mente dopo l’omicidio: Appena in ufficio, mi chiamò personalmente senza ricorrere all’usciere e, con aria molto grave, mi disse testualmente: le sto dicendo una cosa che non dirò né a mia moglie né a mio fratello. Questa mattina sono stato con il ministro Rognoni ed ho avuto con lui un colloquio riservato su problemi siciliani. Se dovesse succedermi qualcosa di molto grave per la mia persona, si ricordi questo incontro con il ministro Rognoni, perché a questo incontro è da collegare quanto di grave mi potrà accadere.” (Da: Di Lello G. Giudici. Sellerio, 1994.)

Di Lello compara le dichiarazioni della Trizzino con “le scarse doti mnemoniche del ministro dell’interno Rognoni”, del quale riporta la (blanda) versione del fatto, commentando: “Mattarella, insomma, parlò di cose ampiamente risapute a Palermo e, quando volle essere più specifico, ricordò, nel 1979 e al ministro dell’interno, quanto fosse ambigua la personalità di Vito Ciancimino!”. Piersanti Mattarella fu eliminato. Rognoni divenne vicepresidente del CSM.

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15 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “‘Catturandi’, come si arresta un latitante. Anche Messina Denaro”

Non so se il libro sia classificabile come saggio, o come fiction. O forse come test diagnostico, perché il proporre la tesi che davvero forze di polizia e magistratura non siano riusciti, nonostante sinceri e lodevoli sforzi, a prendere Messina Denaro in 22 anni è un test per valutare il grado di dabbenaggine dell’italiano medio. O meglio per confermare il suo brillante tasso di omertà rispetto alle mafie di Stato, alle quali fa comodo avere dei Baubau a piede libero per potersi presentare come protettori mentre esercitano indisturbati i loro non lodevoli affari.

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@ Massimiliano. C’è una certa affinità tra i 5 stelle e queste latitanze di decenni che invece di far vergognare vengono esibite come titoli di merito. Anche il Movimento 5 stelle a parole fa fuoco e fiamme, e si autoincensa definendosi difensore dei sacri princìpi; e anche lui poi, entrato in massa nel Palazzo, nei fatti si distingue per stare immobile come una lucertola al sole rispetto ai nuclei dai quali emanano i mali del Paese; legittimando un sistema politico e istituzionale marcio; e permettendogli non solo di riprodursi, ma di progredire nel suo sgretolare la nazione. Ed entrambe le trionfanti ritirate raccolgono il consenso dei cittadini che sono disposti a fare le barricate; se non piove.

@ Cosimocs. Il “mio” PD? I massocomunisti? Quando mostravo come siano i primi venduti, i piddini mi rispondevano che allora ero di Forza Italia: siete appena arrivati e anche voi non sapete concepire la politica al di fuori del vostro giro. Chi vi critica non può che essere un sostenitore di un altro membro del club. Invece di fare sceneggiate, urlare vaffa, saltare sui banchi come scimmie, e poi leccare compunti quelli della sceneggiata Messina Denaro – ciò su cui ho commentato; invece di raccontare la favoletta dei “fedeli servitori dello Stato“ che rischiano la vita contro la mafia, scambiando l’eccezione per la prassi, scambiando i pochi che credendoci ci hanno rimesso la vita con i tanti che ci fanno carriera; invece di aggiungere l’altra trita e perniciosa favoletta della “moralità della mafia“ (Il Fatto, 27 ott 14; M5S Grillo: “Prima di incontrare la finanza la mafia aveva una sua morale”). Invece di fumetti per zuzzurelloni, invece di aggiungere retorica a retorica, invece di cliccare a comando sentendosi come se si stesse premendo il grilletto del mitra, un’opposizione seria esporrebbe al popolo i reali rapporti di forza tra delinquenza mafiosa, i poteri forti che sostenendola la fanno sembrare invincibile, e i poteri dello Stato che la strumentalizzano e la usano come manovalanza, alibi e diversivo per le loro imprese criminali.

@ Cosimocs. No, mi bastano. Mi bastano per confermare il vuoto – o peggio – che c’è dietro la tipica superficialità presuntuosa che manifesti coi tuoi toni. Ho già scritto di come agitando la mafia al Nord, le istituzioni, e i grillini di rincalzo, favoriscano altre forme di criminalità non meno gravi, lasciandole libere di commettere gli illeciti che sostengono l’introduzione del modello liberista al Nord. O aiutandole. Mi riferisco in particolare alla sanità. V. il ruolo dei grillini nel caso Stamina o nel caso Avastin-Lucentis, sul mio sito.

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12 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, Libera: “Delrio non ha capito e ha sottovalutato i cutresi”

Delrio non è fanciullesco, come Libera ha interesse a dipingerlo. Né a Cutro, 10 000 abitanti, Satana ha creato lo sbocco diretto di un camino dall’inferno, il cui fumo renderebbe i cutresi demoni irresistibili. Delrio rappresenta chi ha interesse a impiantare e coltivare la delinquenza mafiosa al Nord. La mafia è l’appendice gangsteristica di un sistema che è tutto pervaso di mafiosità, a partire dalle istituzioni dello Stato, incluse magistratura e forze di polizia, e dai gruppi come il partito di Delrio, il PD. Una criminalità dal volto feroce fa comodo, e va quindi entro certi limiti favorita: la mafia di cosca, con la sua alta intensità criminale, fa sembrare pulita la massa del malaffare istituzionale, minore per intensità criminale ma cumulativamente non meno grave. Con una presenza mafiosa sul territorio, mentre si combattono santisti e picciotti si può meglio praticare la corruzione a favore di grandi interessi; anche con metodi paramafiosi. La presenza mafiosa rende la curva della distribuzione di frequenza dei livelli di illegalità al Nord “right skewed”, asimmetrica a destra: alza la media della illegalità che i cittadini possono attendersi dalla società e quindi dalle istituzioni e dalla politica. La paura della mafia favorisce la sottovalutazione del danno e del pericolo costituiti dal crimine istituzionale e dal connesso crimine dei poteri forti; è questa la vera sottovalutazione, ottenuta con abilità diabolica.

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4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

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22 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Buon compleanno Libera, 20 anni di antimafia vera”

Questa mafia “invincibile” è una forza eversiva. Favorisce la sottomissione dell’Italia ai poteri forti, distogliendo risorse e attenzione dalla resistenza alle loro spoliazioni, e fornendo un alibi e una maschera di credibilità ai loro complici istituzionali. Anche per questo la mafia non andrebbe “combattuta”, ma annientata; non dovrebbe restarne nulla, e sulle macerie andrebbe sparso il sale. Ciò, volendo salvare il Paese, si sarebbe già dovuto ottenere prima che Libera nascesse. Hanno vero motivo di celebrare i decennali di questa guerra di posizione solo gli italiani che traggono vantaggi dal perenne stato di eccezione; e i poteri forti, che manovrano e utilizzano ai loro fini entrambi i contendenti, e hanno tutto da guadagnare dalle fanfare celebrative per la “lotta” senza fine sul “fronte interno”. Libera è nata in pratica insieme alla “Seconda Repubblica”. Guardando all’Italia di 20 anni fa e all’attuale, si vede come si celebri purtroppo l’efficacia di una Quinta colonna, ottenuta trasformando una forma storica di crimine organizzato in un incendio inestinguibile; da additare come un’entità sovrannaturale, che può essere contenuta ma non eliminata.

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30 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mafia, figlio di Provenzano fa da Cicerone per turisti. Trovata del touroperator Usa”

Non mi stupisce. Ho vissuto a Boston per 3 anni, e ho visto come gli USA abbiano fatto della mafia un’icona pop (e etichettino gli italiani come mafiosi). Leggevo sui giornali di John Gotti, dipinto come il temibile “ultimo padrino”; trovavo implausibile che un tagliagole potesse davvero impensierire quel Leviatano efficiente e spietato che sono gli USA. A Boston le guide turistiche alimentavano la leggenda; mostrando il North End, la Little Italy, dicevano che era l’unico quartiere dove le donne potessero girare sicure di notte. L’ultimo film che vidi prima di tornare in patria fu “Il Padrino III”; rimasi sorpreso perché tratteggia la figura di un politico riconoscibile in Andreotti come quella di un referente dei mafiosi. In Italia sconcertato vidi che era proprio ciò di cui Andreotti veniva accusato. Nella mafia recente realtà e spettacolo si intrecciano. Il don Vito Corleone di Ford Coppola ha come preparato il terreno all’ascesa dei corleonesi in carne e ossa a Palermo. Per gli italiani la mafia è quella della Piovra e degli innumerevoli altri sceneggiati. Credo che la mafia sia parzialmente protetta, e usata, in primis dagli USA, come instrumentum regni. Agitandola il potere può avere consenso e ottenere il suo, di pizzo, per la protezione. Quando i cittadini vorranno crescere, dovrebbero smettere di appassionarsi ai film e alle storie di mafia ed esaminare con distacco i singolari rapporti tra mafia e intrattenimento.

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2 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Grassi “Antimafia, la lezione ancora attuale di Sciascia”

Per rendere onore a Sciascia – e prima ancora agli antimafia veri come Borsellino – avremmo dovuto proseguire la riflessione sulla linea indicata dallo scrittore. L’antimafia strumentale non è solo questione di carriere. E’ un fenomeno politico macroscopico che ha avuto un peso determinante per le sorti della Repubblica. La cronicizzazione della mafia e la perenne lotta alla mafia tendono a costituire un alibi, una distrazione, un distoglimento delle risorse e un falso motivo di legittimazione e consenso; e a favorire così altre forme di illegalità e sfruttamento, altre complicità istituzionali a danno dei cittadini: lasciando mano libera ai poteri forti, che appaiono in grado di condizionare la nazione sia tramite i mafiosi, sia tramite coloro che portano il distintivo dell’antimafia. Questo effetto di indebolimento del Paese, questo costituire, volontariamente o meno, una specie di “Quinta colonna”, andrebbe riconosciuto come un’aggravante di quei reati, mafia, corruzione tangentizia, terrorismo etc. che occupando in permanenza la scena lasciano misconosciuti e liberi di agire dietro le quinte altri attacchi ai diritti dei cittadini.

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3 maggio 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Sciascia dimenticato: perchè un libro”

Non ho ancora letto il libro su Sciascia di Perrone, che stimo per i suoi libri su Mattei. Non so quindi se abbia osservato un possibile legame tra quanto osservato da Sciascia sull’antimafia e l’eliminazione di Mattei. Credo che lo stesso sistema di potere che ha epurato uomini preziosi per il Paese come Mattei abbia permesso a dei tagliagole da bassifondi di divenire dei potenti, dei “demoni invincibili” contro i quali ha obbligato a condurre una guerra perpetua, a scapito della difesa del Paese da altre minacce: per le stesse finalità di “normalizzazione” (Perrone) dell’Italia. Chissà se Sciascia avrebbe apprezzato una comparazione tra ciò che sono diventate la mafia e l’antimafia e il passo del Manzoni “Gl’amplissimi senatori quali stelle fisse…”. Il carrierismo tramite l’antimafia individuato da Sciascia potrebbe essere la spia di un fenomeno più vasto e più grave. Segnalo a proposito una mia raccolta di commenti, e link a miei articoli, intitolata “I professionisti della metamafia” nel mio sito menici60d15.

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23 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Palermo, Zamparini: “La mafia? Inventata per dare uno stipendio a chi fa antimafia”

La criminalità mafiosa c’è, è integrata nel sistema di potere, e tra le sue funzioni ha anche quella di addossarsi tutte le colpe degli effetti del malaffare, favorendo così la criminalità dei poteri dello Stato. Speriamo che il richiamare l’attenzione sulla mafia che spara si limiti all’uscita di Zamparini, un ductus subtilis che ricorda quelle squadre di calcio che giocano a perdere.

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30 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mauro Rostagno, le motivazioni: “Logge e 007, ma ad ammazzarlo fu Cosa nostra” “

Il caravaggismo dell’antimafia

“Di sicuro c’è solo” che è stata la mafia? I giornalisti, così loquaci e appassionati sui mafiosi, diventano vaghi e dubbiosi, quando non sono reticenti, o muti come pesci, sui poteri forti che manovrano la mafia che commette omicidi politici. Quanto riportato nell’articolo di Pipitone conferma aspetti importanti sui livelli superiori alla mafia. Ma permane nell’impostazione il “caravaggismo” proprio dell’antimafia ufficiale, che quando non può fare a meno di non addossare tutto alla sola mafia dipinge la luce e dipinge la tenebra. Luci vivide su carnefici e vittime, mafiosi e vittime della mafia, e ombre tenebrose sui mandanti dei poteri forti; il buio sembra un contorno, mentre è la sorgente primaria della scena.

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1 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Inchiesta Multopoli a Catanzaro, indagati anche sindaco e consigliere regionale

Sembra una cosa da poco, rispetto alle truculente storie di mafia. Ma azioni giudiziarie del genere, purché fondate e erga omnes, che andassero a formare una pressione deterrente costante, sarebbero importanti. Riguardano reati spesso commessi da figure insignificanti con la tranquilla tracotanza del capobastone certo dell’impunità e del consenso. Vengono trascurati come fatti minimi; ma sono espressione di una mentalità, diffusissima tra il popolo come tra le istituzioni, e onnipresente nella vita quotidiana, che va a costituire l’humus culturale adatto alla crescita delle malapiante della mafia, della corruzione e della servitù verso la tirannia dei poteri forti; e a volte costituisce le radici stesse di mafia e corruzione, e gli anelli inferiori di quella catena gerarchica con la quale i poteri forti controllano il Paese.

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6 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mafia e informazione, ecco la relazione: “Non solo minacce, così i giornali sono contigui alla criminalità organizzata” “

@ Giachetto Lamiens. Lei esorta a complimentarsi con Rosy Bindi. Se un politico fa ciò che il ruolo che ha assunto e lo stipendio prevedono, perché bisogna fargli i complimenti? Per una relazione che raccoglie informazioni che non sono particolarmente originali, ma sono godibili per chi ama rivedere sempre lo stesso film, quello sulla mafia onnipotente causa di tutte le ruberie?

Quando si è trattato di eliminare qualcuno inviso alle multinazionali farmaceutiche per le informazioni che produceva, allora la sig.ra Rosy Bindi “è stata nelle loro disponibilità”. Oltre a mafia e corruzione vi è l’asservimento ai poteri forti, e la lotta con la bocca alle prime due spesso copre l’affiliazione alla terza grande forma di criminalità.

@ Giachetto Lamiens. Io credevo che “le regole” le stabilisse la Costituzione, non il Capitale. E che neppure “il Capitale” avesse la facoltà di fare, per proteggere affari sporchi, quello che fanno i mafiosi per proteggere i loro, di affari sporchi. Mafiosi i quali peraltro ormai sono capitalisti. Il suo è un discorso di giustificazione dei crimini di stampo mafioso, se commessi a favore del “Capitale”; descrive una ineluttabilità del “convivere” con i crimini mafiosi che vadano a favore di grandi interessi; che è ciò che accade. Da parte di un claquer di Rosy Bindi, è una conferma dei rapporti di congruenza tra l’antimafia di un politico come la Bindi e la grande criminalità “capitalista”, dietro alle rivelazioni dei segreti di Pulcinella presentati come grandi retroscena.

Del resto, Falcone fu accusato da un superiore di attentare all’economia della Sicilia. Io vorrei sentire dai vari grandi nomi dell’antimafia per quale motivo bisogna combattere la mafia. La risposta non è scontata, come quella istintiva dell’uomo della strada per il quale i motivi sono primariamente etici, la mafia essendo una cosa orribile e iniqua. Come mostra la sua risposta, appare che le finalità della lotta istituzionale alla mafia siano altre, piuttosto sofisticate; e che non siano lontane dai motivi che spingono le istituzioni a favorire il permanere della mafia.

@ Giachetto Lamiens. Il sistema che lei descrive lo chiamo “metamafia”: la mafia sulla mafia. Dove bisogna ringraziare chi ci vende al “Capitale” perché ci dà protezione dai “Cicciotto ‘e mezzanotte” e dagli “Scarpuzzedda”. La mafia come mostro terrorizzante che fa accettare la criminalità in doppio petto dei poteri forti, es. quella delle multinazionali, e l’antimafia come diversivo e come ricatto per ottenere consenso e spingere alla sottomissione verso forme di criminalità superiore che sarebbe non esagerato, ma riduttivo, definire mafia. La mafia come i caimani nella palude attorno a una società-prigione: caimani che servono a indurre i cittadini onesti a ringraziare per l’accoglienza concessa coloro che li tengono ingiustamente in carcere. Mi scuserà se non mi associo alle sue lodi alla Bindi; delle due, ho conosciuto la faccia che obbedisce ai voleri criminali della mamma “Capitale”, non la faccia dell’intrepida cacciatrice di picciotti. A volte penso che piuttosto che con le pluridecorate istituzioni sarebbe meglio trattare con mafiosi conclamati; che certo non sono migliori, ma almeno si sa con chi si ha a che fare.

@ Giachetto Lamiens. Se si critica la Bindi, si deve essere per i suoi avversari, dice lei. Ma la colpa è del berlusconismo, dice lei, incurante dell’alleanza di fatto tra piddini e berlusconiani. Io neppure bado alle colorazioni dei politici: credo che siate nello stesso paniere. (Non mi dica che allora sono per Grillo…) E non cerco “credibilità e considerazione” da chi come lei è incapace di usare un metro di paragone fisso, come es. i principi costituzionali, o i 10 comandamenti, o la legge morale dentro di noi, etc., ma per darsi credibilità deve ricorrere alla pratica deleteria, e questa sì da cani, di paragonarsi a standard negativi, come la mafia o Berlusconi. Contro i quali si ringhia a parole, ma li si tiene gelosamente protetti come il chilo campione di Sevres.

@ Giachetto Lamiens. Io parlo per esperienza personale. Parla di mancanza di freni inibitori lei, che disinvoltamente cita la sua di costituzione, nella quale, spiega con naturalezza, le leggi le fa il capitale, e obbedire ai suoi interessi è inevitabile; mentre è la mafia l’entità sulla quale valutare i meriti dei politici. Sì, in effetti alla mafia è stato fatto assumere un ruolo di tipo costituzionale, di termine di paragone negativo in sostituzione dei principi nobili, mentre è considerato fuori discussione che si debba obbedire ai potentati economici. Il suo tono è pacato, ma i contenuti, che riflettono le giustificazioni della nostra brillante classe politica, sono orgiastici. Io non avrei questa sua sicumera nel professare credenze che suonano come una confessione. Non so quali siano le sue “posizioni ideologiche e politiche”, né mi interessano, ma il suo spirito è democristiano come quello della Bindi, e dei tanti che hanno portato all’istituzionalizzazione della mafia in funzione dell’asservimento della politica ai poteri forti.

@ Giachetto Lamiens. Mi fa piacere che l’abbia presa bene. Si può essere democristiani senza saperlo. Sciascia osservò, citando un altro autore, che il mafioso non sa di esserlo. Lei lo è, democristiano, anche nell’attribuirmi cose che non ho detto, e nel rimangiarsi ciò che ha scritto: ”le regole le stabilisce il capitale”, “le confermo che nel nostro paese le regole e le leggi le fa il capitale (e regna sovrano)”. Anch’io trovo elementi positivi nello scambio: le sue affermazioni confermano l’idea che mi sono fatto sulla attuale lotta alla mafia, e sugli appoggi istituzionali alla criminalità dei poteri forti; anche se questo non mi mette di buonumore.

@ Giachetto Lamiens. Il suo modello, nel quale comanda il capitale, e la democrazia è quindi una fictio, che incastona un’antimafia perenne che i cittadini devono riverire non appena raggiunga i livelli rappresentati dalla Bindi, spiega davvero tanto. La mia proposta, visto che ricorre al vecchio “le critiche devono essere costruttive” è che lei scriva un libro sulla distopia che descrive. Rivaleggerebbe con “1984” di Orwell, aprirebbe gli occhi a tanti, e forse qualche candidato decente e autentico si presenterebbe, sempre che il Grande Fratello capitalista non si avvalga di una Bindi o analogo per fermarlo.

@ Giachetto Lamiens. Forse ad essere stravagante è il suo “bipensiero”. Io comunque la ringrazio, perché nel suo patchwork di spiegazioni ad hoc, pezze e toppe, di furie francesi e ritirate spagnole, si può identificare una descrizione realistica e interessante del ruolo dei politici e delle istituzioni sotto il liberismo.

@ Giachetto Lamiens. L’informazione è azione concreta. Cambia le opinioni delle persone, le fa agire in maniera diversa; per questo è temuta da chi organizza sistemi criminali; è il tema dell’articolo, limitatamente alla mafia. Quanto uno sia concreto nella suo opposizione, lo si può valutare dal trattamento che gli riserva il malaffare che attacca. Leggendo cosa scrive, penso che in chissà quanti summit di capobastoni il suo nome sarà stato pronunciato digrignando i denti, come quello di un tremendo bindiano che rende la mafia un business decotto …

@ Giachetto Lamiens. E quanti speculatori di borsa, padroni delle ferriere, junker prussiani, saranno di colpo incanutiti leggendo i suoi scritti. Mentre odontotecnici e parrucchieri la considerano un amico delle loro categorie.

@ Giachetto Lamiens. Veramente sono le mie denunce e proposte in campo medico che hanno determinato comportamenti discriminatori e afflittivi nei miei confronti tramite le istituzioni dello Stato. Ma, per le ragioni che lei ha spiegato con voce tonante, non vi è l’equivalente della commissione antimafia quando gli stessi atti anziché a favore dei mafiosi sono a favore di quello che lei chiama “il Capitale”. Anzi … E le mie tribolazioni includono anche il dover fronteggiare su internet i SECO (quelli che associano il Servo Encomio verso il potere al Codardo Oltraggio verso chi è inviso al potere). In questo caso, un SECO aggregato alla Commissione Antimafia.

@ Giachetto Lamiens. “Fare il gioco della mafia” è un classico. Infatti è anche una delle voci del Dizionario del perfetto mafioso di Dalla Chiesa jr. Una laidezza che mi è già stata rivolta. Come si esce da questo rimpallo di accuse? Secondo me, guardando oltre che alla mafia anche agli altri poteri che attaccano la Nazione; e valutando da che parte uno sta non in base alla poltrona, o a dichiarazioni, proclami e applausi ma in base a ciò che fa, e a quanto fa rispetto ai mezzi che ha. Tra quanto ho scritto vi è anche questo concetto, che in parte ho ripetuto qui, che nei suoi termini attuali l’antimafia, e la sacralità che ad essa è riconosciuta, sono funzionali all’asservimento ai grandi poteri economici. Clara Booth Luce scrisse che i democristiani ci marciavano sull’anticomunismo, agitando il comunismo ma evitando di eliminarlo. Mi pare che il doppiogiochismo democristiano non sia morto, e che stia avvenendo qualcosa di analogo con la mafia, che riveste il ruolo dell’unico “malamente” sul palcoscenico mediatico (di recente gli si è aggiunta “la corruzione”), mentre i paladini che agli occhi del pubblico la combattono dietro le quinte aiutano poteri non meno nefasti. Sui reati es. delle multinazionali farmaceutiche, che ricercatori e editori accreditati hanno paragonato, per centinaia di pagine, sensu strictu ad una mafia, ci sono un’omertà e un appoggio istituzionale che distinguere da quelli di cui godeva la mafia nei suoi anni “d’oro” è più una questione semantica che di sostanza.

@ Giachetto Lamiens. Lei come molti vede la lotta al crimine come una grandezza scalare: chi più ne mette, e si oppone a politici che lo favoriscono, è comunque da lodare. Non può che “andare nella direzione giusta”, conclude. Invece è una grandezza vettoriale: essendo una strategia, bisogna vedere se la distribuzione, la posizione, l’orientamento e l’intensità delle forze disponibili sono quelle giuste. Lei dice, i barbari da Nord hanno occupato Roma, siamo già vinti, però passiamo il tempo a combattere le feroci tribù autoctone che attaccano da Sud e i loro alleati nel senato. E qualsiasi cosetta facciamo è da lodare. Questo ripiegamento in forma di attacco favorisce i potenti barbari del Nord, che passano indisturbati le Alpi. L’assenza della mafia porterebbe a scomodi imbarazzi. La mafia e i suoi fiancheggiatori andrebbero non combattuti ma eradicati, stroncati, perché costituiscono una manovra diversiva, una spina nel fianco, una quinta colonna che ci indebolisce rispetto alle altre forze che coartano la nostra libertà. Forze “occupanti” con le quali invece si collabora; anche eseguendo i mandati delle liste di proscrizione, o omettendo di impedirli. Una scelta forse giustificabile in nome del più cinico e molle realismo; ma lei vuole le lodi. Lei precisa di non essere cattolico, ma ripete gli schemi cattolici che hanno da secoli reso l’Italia terra di conquista perché venduta dai suoi governanti.

@ Giachetto Lamiens. Lei dice che per eliminare la mafia occorre eliminare il capitalismo. Cioè abbattere l’economia mondiale e rifondarla su basi radicalmente diverse. A questo punto avrebbe potuto dire che bisognerà aspettare la prossima glaciazione. La mafia non come “fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine” ma come datum ontologico, quanto il sistema economico. Ricorda alcuni autori che mentre appaiono criticare un fenomeno lo dipingono come strapotente e quindi da accettare. Facendone così un’apologia. Toni Negri sull’Impero della globalizzazione, E. Severino sulla Tecnica.

Mi scusi se rispondendole “impedisco di porre fine al discorso”, come è pure mio desiderio. Stabiliamo che l’ultima parola è la sua in ogni caso. Non me la prenderò, anzi le sarò grato. Oppure dica qualcosa di neutro, di blando, che mi consenta di non risponderle.

@ Giachetto Lamiens. Ecco, basta che l’Italia si sostituisca a Cuba. Oltre che non auspicabile, non sarebbe “mica semplice, comunque”: le consiglio “The shock doctrine” di N. Klein, una rassegna dei massacri coi quali è stata imposta nei vari paesi la dottrina liberista di M. Friedman. Include il golpe in Cile, durante il quale i medici che davano noia alle multinazionali farmaceutiche furono prontamente assassinati. Fa apparire al confronto come dei balordi di strada i mafiosi nostrani. Mafiosi che sono da annoverarsi tra la manovalanza locale per l’esecuzione di questi piani; insieme a tante persone perbene che si occupano di ottenere con metodi incruenti (v. il libro citato) le epurazioni che furono eseguite in Cile.

@ Giachetto Lamiens. Secondo Giuseppe Flavio la bilancia sarebbe stata inventata per primo da Caino; la sua di sicuro non è di quelle con la migliore genealogia. Le cose che dico stanno tutte su un piatto solo. Non vedo dove sia la “pochezza” del prendere Cuba come esempio di paese non capitalista (che si sta avvicinando all’Occidente). Cosa avrei detto di così meschino su Cuba, e cosa ciò spiegherebbe, poi dovrebbe dirlo. Che fa, “parla siciliano” (Camilleri) mentre esalta l’antimafia? Devono essere stati il mio riferimento alla Bindi, alla convergenza verso lo “italian desk” della mafia e dei carrieristi dell’antimafia, e il trovarsi incrodato sugli specchi, a spingerla all’insulto scomposto e alla provocazione.

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20 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Abati “‘Ndrangheta in Lombardia, “sconto” al politico: “Non è mafia senza riti e ‘doti’” “

Nella pratica della anatomia patologica si distingue tra quadri istologici “garden variety”, cioè quelli di una patologia, es. tumore, “da giardino”, da atlante didattico, immediatamente riconoscibili, e presentazioni meno evidenti. E’ vero che in medicina l’eccessiva sensibilità dei test porta a sovradiagnosi, con gravi danni per i pazienti, e a profitti illeciti (un segreto corporativo tutelato anche coi metodi riportati nell’art. 416-bis). Qui sembra che vi siano problemi da riduzione della sensibilità, da innalzamento della soglia. Nel caso della mafia, nota per le sue proverbiali capacità di mimetizzazione nell’infiltrare la società, affidarsi ai riconoscimenti formali, conferiti dai mafiosi stessi, non è un poco come escludere che l’animale che si ha davanti sia un camaleonte perché il suo colore è diverso da quello riportato nella foto dell’enciclopedia alla voce “Camaleonte”? Non conosco il caso nei suoi termini giuridici. Ma l’idea che viene lanciata, che l’essere mafiosi piuttosto che un comportamento sia uno stato, un’appartenenza, la cui diagnosi necessita della presenza dei pittoreschi “markers” enfatizzati dal cinema e dalla pubblicistica, rafforza quelle dicotomie puerili, “guardie-ladri”, “mafioso-perbene”, “Stato-malavita”, che piacciono al pubblico; e che convengono alle “guardie” che si accordano coi ladri, ai perbene che si comportano come mafiosi, e a chi serve grandi interessi criminali occupando le istituzioni dello Stato. Soprattutto in Lombardia.

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22 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova ” “La regola”, la dura vita quotidiana sotto la ‘ndrangheta in Lombardia. E l’assillo per la politica”

Il libro del giornalista del Corriere della Sera mostra come la ndrangheta abbia attecchito anche per l’improvvida disponibilità a mettersi in società con essa da parte di imprenditori lombardi; che a volte addirittura di loro iniziativa si sono rivolti alla mafia per richiederne i servizi. Vi è una relazione di predazione; ma anche una relazione di associazione.

Nell’ambito di quest’ultima oltre al rapporto collaborativo se ne dovrebbe distinguere un secondo: il rapporto simbiotico, nel quale i mutui vantaggi sono indiretti, non-cooperativi; come il paguro bernardo trae un vantaggio indiretto dalla presenza del velenoso anemone sul dorso, e questi dal granchio che lo trasporta. In assenza di freni politici, si è formata anche una relazione simbiotica, non personale ma politica, non meno sciagurata delle altre due. Gli ndranghetisti possono attingere alla ricchezza generata dalla Lombardia; per un fatturato dell’1-2% rispetto al PIL della regione, riporta il libro. “In cambio” favoriscono l’ospite costituendo un vistoso diversivo e un alibi per la connivenza sull’altra “regola”: l’affarismo sordo e spregiudicato, proprio del liberismo, di amministratori, clero, imprenditori, cittadini, istituzioni; con le sue conseguenze, dal furto ai contribuenti mediante lavori pubblici inutili al degrado tombale del territorio, dall’avvelenamento da inquinamento alla medicalizzazione della popolazione da parte di una sanità aggressiva e corrotta.

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28 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Rosso “Saviano, plagio e premi Nobel. Saper copiare è un vizio o una virtù?”

Una virtù? Ma prosperare impossessandosi della roba degli altri, per di più approfittando di una posizione di potere (qui data dall’essere un divo dell’antimafia) non è un po’ camorrista? Anche chi chiede il pizzo ha a volte, nel porgere la richiesta, in aggiunta al potere dato dalla minaccia di violenza, buoni argomenti retorici; paragonabili a quelli dell’ampia letteratura giustificativa sul plagio. Io aspetto uno scrittore che racconti come l’antimafia permetta di farsi i “fatti” propri. Nel frattempo si può leggere “I ragazzi di Cucarasi” di Giancarlo Fusco (in “Le rose del Ventennio”), per comprendere quella che andrebbe chiamata “l’antimafia di Cucarasi”.

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1 ottobre 2015

Micromega online

Commento all’articolo di N. Dalla Chiesa “Con le sue parole Saviano ha scoperchiato il potere mafioso”

Non pubblicato

Saviano e Dalla Chiesa jr. teorizzano, portando esempi pratici come questo dei plagi abituali di Saviano, l’antimafia come alibi per la disonestà dei perbene. I mafiosi sono i peggiori criminali; mentre chi li denuncia è il contrario, quindi se es. parassita il lavoro altrui in sede intellettuale è da capire, e magari da lodare; è chi lo accusa che è un invidioso. Adesso i ladri accademici hanno un argomento in più: “lo ha fatto anche quell’eroe di Saviano…“. La mafia come standard negativo, rispetto al quale valutare i comportamenti, in sostituzione di standard positivi come es. la Costituzione o l’etica tradizionale. Questo uso della lotta alla mafia come aureola, o come mutanda per coprire le vergogne, può spiegare fenomeni come l’evocazione dell’antimafia (inclusa l’esibizione dello stesso Saviano) in attività apparentemente lontane, come l’innovazione biomedica; un campo che ha un gran bisogno di aureole, o di mutande.

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4 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ferrara “Roberto Saviano: i motivi per cui va difeso”

Ostentando i suoi furti, e poi difendendolo comunque, si sacralizza l’antimafia. Si ha interesse a creare sacralità perché la sacralità conferisce immunità. Oggi il pretesto è la mafia (che ci si guarda dall’eliminare); si sta ripetendo ciò che è avvenuto con l’antifascismo declamatorio, che di celebrazione in celebrazione ci ha portato al governo Renzi. L’antimafia è sacra; sotto il suo stendardo si può impunemente, apertamente, essere disonesti. I mafiosi sono i peggiori criminali; mentre chi li denuncia è il contrario, quindi se es. parassita il lavoro altrui in sede intellettuale è da capire, e magari da lodare; è chi lo accusa che è un invidioso e fa il gioco della mafia. Adesso i ladri accademici hanno un argomento in più: “lo ha fatto anche quell’eroe di Saviano…“. L’acquisizione di sacralità desacralizza gli altri: io posso rubare, sono speciale, sono un antimafioso. La mafia come standard negativo rispetto al quale valutare i comportamenti, in sostituzione di standard positivi come es. la Costituzione o l’etica tradizionale. Questo uso eversivo della lotta alla mafia, dell’antimafia come aureola, o come mutanda per coprire le vergogne, può spiegare l’evocazione dell’antimafia (inclusa l’esibizione dello stesso Saviano) in attività apparentemente lontane, come l’innovazione biomedica; un campo che ha un gran bisogno di aureole, o di mutande.

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3 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “‘Ndrangheta al Nord: dal Senato al Consiglio di Stato, la rete del costruttore accusato di mafia”

Gli effetti di alcuni veleni, come gli anticolinesterasici usati negli insetticidi, di alcuni farmaci, come il Prozac, di alcune droghe, come la cocaina, sono dovuti a sostanze presenti fisiologicamente nell’organismo: molti farmaci, veleni o droghe agiscono bloccando i meccanismi fisiologici che limitano gli effetti dei normali neurotrasmettitori, che vengono cioè lasciati liberi col tenere occupati i meccanismi deputati a controllarli; provocando così un’iperattività di funzioni fisiologiche, una ipereccitazione endogena. Al Nord il veleno mafioso ha anche un effetto indiretto analogo, che può spiegare la presenza di affari e crimini mafiosi meglio dell’attribuzione alla mafia di capacità demoniache. In un’area come quella del distretto di Brescia, “primo polo bancario, finanziario e industriale del Paese”, immettere dei mafiosi è come dare psicostimolanti: l’economia legale, “fisiologica”, es. quel fondamentale settore economico che è la medicina, viene resa libera di perseguire il profitto fino a raggiungere forme aberranti e illegali, perché la tutela della legalità non guarda e non agisce, essendo impegnata a combattere la “colonizzazione” mafiosa.

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4 dic 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, doppio inchino davanti a casa del boss durante processione. Interviene il Questore”

Chissà quando gli italiani si stancheranno di farsi distrarre da queste pagliacciate inscenate da polizia e mafiosi e guarderanno alla criminalità politica e istituzionale che subiscono.

@ Korradino 63. E’ vero; ma anche altrove dovrebbero crescere, e pensare alle cose serie, invece di baloccarsi con questi cartoni animati trasmessi apposta per rassicurare quelli come te che si sentono a posto.Ricordo quando qualche anno fa un sindaco bresciano, già comunista, fece il panegirico all’inaugurazione della statua di padre Pio; pensai che Brescia è culturalmente qualche decina di chilomentri a Nord di Calascibetta (o di Corleone); non 5000 km come pensano i locali.

@ Korradino 63. Va bene, ma la informo che esistono anche la mafia e la corruzione al Nord. E del Nord. Questo stabilire arbitrariamente delle realtà negative come standard di riferimento sul quale misurare la legalità, anziché usare gli appropriati standard positivi come la Costituzione, è una forma di “malamisura” che fa parte del sistema che ha prodotto la corruzione e la putrescenza del Paese che lei vede. Gli “scandali” per questi sketch da telefilm, periodicamente diffusi, permessi o favoriti dal Viminale e amplificati dai media (stamane, 4 dic 2015, era questa dello “inchino” a Paternò la prima notizia su Google news), sono funzionali alla cultura mafiosa generale della quale le istituzioni sono severi custodi. La mafia serve anche da spauracchio per ottenere consenso e sudditanza verso chi occupa lo Stato a livello nazionale, così come in un paesino un danneggiamento di ignoti fa ricorrere alla paterna protezione del capobastone locale (lo stesso che aveva mandato i suoi picciotti a danneggiare). Io la chiamo “metamafia”. Andrebbe ricosciuta come uno dei servizi criminali che la mafia rende allo Stato.

@ Korradino 63. Le radici sono nazionali, la mentalità non è così diversa e a chi occupa lo Stato fa comodo potere additare il Sud come la sorgente del male. Es. il magistrato Lupacchini ha di recente osservato che nei concorsi universitari si applicano ovunque liberamente prassi riconducibili all’associazione mafiosa. Altri magistrati hanno osservato che alcuni comportamenti al Nord verrebbero qualificati come mafiosi al Sud. Ma non lo sono. Con la differenza che al Sud per lo meno il problema è riconosciuto, e almeno un poco perseguito dai magistrati, e contrastato da una parte della società civile. Addossare tutto al Sud favorisce la mentalità e le pratiche mafiose, e il crimine dei colletti bianchi, nelle altre regioni, conferendo un’impunità totale, per una forma di snobismo tra delinquenti. Senza la mafia meridionale e la sua esibizione mediatica parecchie personalità perbene del Centro e del Nord apparirebbero per la borghesia mafiosa che sono.

@ Korradino 63. No, i dati non parlano mai da soli. Vanno letti, compresi e interpretati. Al Sud inefficienza e corruzione sono all’antica, clientelari e borboniche. Al Nord ci si inchina ai dettami dell’economia liberista, ci si prostra ai poteri forti, e gli stessi vizi sono istituzionalizzati. Al Sud ospedali fatiscenti e spazzatura che si accumula per le strade. Al Nord diagnosi taroccate di massa (e non parlo della S. Rita) e l’atmosfera, cioè l’aria che si respira, come discarica. Ciò che in realtà si rimprovera al Sud è di essere arretrato nella corruzione. Anche il male dei settentrionali è dentro di loro; passa per virtù in quanto allineato al corso economico mondiale; è aggravato dall’ubriacatura dei quattro soldi che fanno, che li porta a sentirsi degli arrivati e a guardare al Sud, ai suoi inferni reali o a quelli messi in scena dalla propaganda, per potersi dire a posto.

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4 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roberto Vecchioni: Sicilia “sei un’isola di merda”. polemiche sul cantautore”

Censurato : [Vecchioni è un bravo cantautore. Nel 1978 cantava di come bisognava resistere alle botte dei fascisti pur di non comprare il loro giornale (nella canzone “Pure questo è amore”). Nel 2015, quando dice di riconoscersi nelle idee di Giorgia Meloni, già Fronte della Gioventù, continua a dare dure lezioni di coraggio; o di qualche altra cosa. Ho pensato cose “vastase” dei siciliani quando settimane fa i messinesi sono rimasti senza acqua. Ma che lo dica Vecchioni, esponente della sinistra di cioccolato che ha dato una così bella prova di sé nell’ “opporsi” all’affarismo liberista in Lombardia, è come se la già consigliera regionale Minetti accusasse i siciliani di eleggere delle “bottane”.]

Il mio commento è stato eliminato. Ricordo quel che mi disse un medico ebreo in USA sul conflitto tra palestinesi e ebrei: “Ognuno dei due pensa che la loro m. non puzza”. In Italia deve puzzare solo la m. che c’è al Sud, e addirittura si può pubblicamente indentificare il Sud con la m. Un caso di doppiopesismo del materiale usato da Vecchioni nella sua alata metafora.

Censurato: [Per chi volesse conoscere il commento eliminato: menici60d15@gmail.com]

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27 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Locri, società di calcio a 5 femminile chiude per le minacce della ‘ndrangheta: “Ci ritiriamo dalla serie A per dignità”

In un’intervista registrata negli anni ‘80, Sciascia spiega come lui non riconosca più la mafia di quei giorni rispetto a quella “classica” di decenni prima. E’ in effetti avvenuta una mutazione. La mafia “classica” coltivava i suoi crimini nascostamente, cercando di non dare nell’occhio se non necessario. La “nuova mafia” fa baccano. In questo caso, se la prenderebbe con delle calciatrici dilettanti; così, senza interessi o motivi evidenti. Sembra l’inizio di un episodio di “don Matteo”. Se si tratta davvero di minacce autonome di ndranghetisti, che questi siano puniti presto e con la massima severità. Dovrebbero inoltre fornire una spiegazione convincente sui motivi per i quali hanno preso di mira una minuscola società sportiva. Ma la repressione dovrebbe essere altrettanto dura se si trattasse della solita operazione di marketing mafioso; cioè, su regia delle istituzioni dello Stato, l’agitare una mafia da cinema, per presentarsi come i protettori dei cittadini, e potere quindi praticare loro i comportamenti della mafia classica, a favore di grandi affari illeciti, degni di una mafia che si rispetti.

@ macduff. Se anche la tua periodizzazione fosse vera, Sciascia o non Sciascia questa mafia che si mette a favore di telecamere è l’opposto del comportamento sotterraneo, obliquo e tentacolare essenza della mafia. Di quella di un tempo, e della mafia di cui non si parla di oggi, che lavora indisturbata mentre fa trastullare il pubblico con gli inchini e l’avversione per il football femminile.

@ macduff. Credo che sì, Sciascia si riferisse alla seconda guerra di mafia. Dove la mafia assunse caratteristiche spettacolari. Ciò conferma quanto dico. Mettendo da parte Sciascia e la filologia mafiologica, la mafia è divenuta un enorme topos mediatico, abbondantemente alimentato. La sostituzione della mafia siciliana con la ndrangheta come Male Esistenziale rispetto al quale misurare la legalità ha ricevuto un impulso fondamentale con l’uccisione di Fortugno proprio a Locri. Una ragione in più per fare chiarezza sulla natura di questo episodio, invece di accettare a scatola chiusa la visione mistica dell’insopprimibile potenza dei criminali che chiamiamo ndranghetisti, o mafiosi, o come li vuoi chiamare.

@ macduff. Quando le stranezze permangono e si accumulano – bande criminali davanti alle quali lo Stato cala le brache, e lascia che i pochi che si oppongono sul serio vengano uccisi; farabutti di paese che divengono potenze mondiali; omicidi come quello di Fortugno che citi – forse bisogna chiedersi se il modello interpretativo che si sta usando sia adeguato, e se si debba considerarne altri, invece di rattoppare le presunte certezze con argomenti come il “misticismo della Locride” (?).

@ macduff. Il modello interpretativo è lo schema generale precostituito in base al quale si leggono fenomeni particolari. Es. il suo, quello convenzionale, vede la forza della mafia come endogena, e questo episodio come una conferma della irresistibile vitalità della “malapianta”. Lei parte da “cultura mafiosa”, “immagini sacre”, “faide”. Nel mio modello la mafia viene usata dal potere come instrumentum regni; ciò porta a negare che una simile notizia da Locri avrebbe potuto essere data se davvero si volesse combattere la mafia, e a ritenere che vi sia un interesse a permettere o costruire ciò su cui si basa, e a diffonderla. Nel mio modello non si vedono come primari gli aspetti antropologici; penso invece a una conferenza alla quale ho assistito in una civile città del Nord, con Gratteri accanto all’alto burocrate della sanità che lo aveva invitato. Burocrate le cui tesi e interessi sulla medicina non sono meno dannosi per i cittadini della mafia – e quando serve si avvalgono di metodi non troppo di diversi da quelli della mafia all’antica – ma hanno tra i privilegi che li favoriscono anche quello di apparire dalla stessa parte del valoroso cacciatore di ndranghetisti. Lo Stato in questi casi c’è, ma lavora al contrario; e la lotta alla inestinguibile mafia dei santini bruciati gli serve come diversivo, come alibi e come maschera.

@ macduff. Sono d’accordo, e non per ragioni meramente teoriche, sulla mafiosità diffusa in tutta Italia. Non ho mai detto o pensato che non esistano differenze tra un’area e un’altra. Solo, si tende a coltivare e esaltare i mali tipici di alcune aree per nascondere e favorire quelli meno vistosi, ma spesso non meno gravi, e collegati ai primi, di altre aree.

@ macduff. Anche a me è successa una cosa simile, a Brescia. Dissi a un amico catanese, persona sensibile e intelligente, di come fossero lucidi e penetranti gli scritti contro la mafia di Pippo Fava, e come probabilmente fosse questo ad averlo condannato. “Chi, quello ucciso per una questione di corna?” mi rispose, lasciandomi di sasso. D’altra parte, per i bresciani la Strage del 74 è esclusivamente opera dei fascisti; con tutt’al più qualche appoggio nei servizi “deviati”. Il resto è “dietrologia” di “pistaroli”. Me lo ha ripetuto anche un anziano, che ha attaccato bottone, raccontandomi di essere stato partigiano, mostrandomi la cicatrice da ferita da arma da fuoco a una gamba, di come sotto a un roveto si celassero i resti di una postazione antiaerea, e la radura che ancora sul fianco del monte Maddalena segna il punto dove si schiantò un bombardiere USA. Gli USA per lui continuano a essere solo i Liberatori. Se si nominano le responsabilità di potenze internazionali sulla Strage, i bresciani, che affettano disprezzo e commiserazione per l’omertà dei meridionali, fanno come i nostri catanesi con Pippo Fava. Eppure l’influenza del “grande amico” USA (A. Moro) potrebbe spiegare tante “stranezze”, tante vicende delittuose, tante pompose viltà, al Sud e in Lombardia.

@ macduff. E’ insultante mettermi tra quelli che dicono che l’eliminazione di Moro sia farina del sacco delle BR. Io sono nel campo di quelli che hanno subito e subiscono questi giochi. Vedi es. il mio post “L’omertà manzoniana su Moro”; anche a proposito della tua ineffabile distinzione tra omertà della gente comune al Sud, sui mafiosi, e solo “ipocrisia” o “grettezza” al Nord (non che manchino) sulle potenze internazionali che ci hanno dato stragismo e terrorismo. Per non parlare di ”sbirri” e magistrati, che oggi anche più di allora, a Brescia non meno che al Sud, a volte gli stessi che vantano operazioni antimafia, quando baleni la mano degli USA nel migliore dei casi fanno come Azzeccagarbugli – commensale alla tavola di don Rodrigo – con Renzo quando capisce che lui è vittima, e non colpevole, delle azioni dei bravi. Non ti è chiaro chi sia Mario Moretti? Il tramite usato dai servizi per pilotare le BR, come hanno ricostruito tanti autori e testimoni. Ma potresti chiedere alla Regione Lombardia, che gli ha dato un impiego; e che anche in fatto di assunzioni di meridionali ha dimostrato gusti idiosincratici ma netti, rivelando una fraterna affinità dei politici meneghini col genere di meridionali dei quali stiamo parlando.

@ Scagliarossa. Non lo so. Mi pare che Sciascia abbia detto cose interessanti, senza appiattarsi sempre sulle versioni ufficiali. Visti i risultati, in generale essere “dinistra” secondo me non è un complimento. Es. accettare che si verifichino incidenti – o sketch – del genere in un posto come Locri, dove dati i precedenti non dovrebbe volare neppure una mosca mafiosa, per tornare a intonare, senza fine, mese dopo mese, anno dopo anno, decennio dopo decennio, da ogni parte d’Italia monotone lamentazioni “antimafia” peggio delle prefiche meridionali.

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22 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “L’antimafia non è mai stata così viva”

In Italia vige un grosso equivoco, alimentato dalla cultura clericale: quello della “moralità posizionale”, per il quale è la posizione occupata nella società, il ruolo scelto, e in particolare la sacralità del ruolo a conferire automaticamente moralità; e non il merito di ciò che si fa. Se uno è un prete, allora deve essere un sant’uomo. Se uno si occupa di salvare bambini, studiare e curare le malattie, tutelare la giustizia, combattere i mafiosi, allora non può essere che tra i Buoni. Sciascia nell’articolo che gli attirò i fulmini degli antimafiosi diceva questo, portando il più errato degli esempi, una eccezione, Borsellino; e prevedendo che la “moralità posizionale” dell’antimafia sarebbe divenuta strumento delle solite furbizie. Fare gli eroi per imboscarsi è un vecchio trucco che funziona sempre (v. “I ragazzi di Cucarasi”, A. Fusco). “La politica della doppiezza” (N. Dalla Chiesa, 1996) non riguarda solo alcune categorie. Io tocco con mano che le stesse istituzioni che si fanno belle con l’antimafia usano metodi che ricadono nella definizione di mafia per tenere nascosti e favorire aspetti inconfessabili di una “trattativa” – o di una joint venture – tra Stato e grandi interessi biomedici speculativi. Interessi ben rappresentati dalla senatrice Elena Cattaneo, messa d’imperio nel recinto dei Moralmente Superiori da Napolitano; beniamina di Nando Dalla Chiesa; e sua compagna di cuscino nei salotti milanesi.

@ Patojo. Sciascia è deceduto per cause non omicidiarie (a 68 anni) come tanti altri onesti antimafia; e come quasi tutti gli imboscati, i carrieristi e gli affaristi dell’antimafia. Di sicuro Sciascia non fu tra quelli che ritengono che l’essere “antimafia” esenti dalla fatica, anche modesta, del ragionamento logico. Credo che vi sia, da parte di chi manovra la mafia, un interesse ad avere un’antimafia affetta da incontinenza emotiva, che parla come se fosse perennemente nel corteo funebre di uno di quei valorosi fatti eliminare tramite la mafia; un corteo di lamentazioni e grida che dura decenni, e che copre il silenzio che continua a regnare sui mandanti e i moventi di omicidi come quello di Borsellino e delle cinque persone della scorta. E su nuovi affari illeciti che beneficiano dall’antimafia chiassosa che distrae senza concludere.

@ Nokia. Sì, comprese le scie chimiche. Mafia e scie chimiche hanno questo in comune, la funzione di costituire degli standard negativi, rispetto ai quali molti, condannandole sdegnati, possono sembrare al confronto persone oneste o pozzi di scienza. Senza la mafia da telefilm e la junk science di basso livello alla nostra classe dirigente sarebbe più dura vedersi riconosciuti i meriti che ne giustificherebbero la posizione privilegiata.

@ Nokia. Il darmi dell’amico tuo è una diffamazione intollerabile, da querela. Vada per il bisognoso di cure psichiatriche: mi rendo conto di quanto angusto sia lo spazio nel quale potete muovervi rispetto a una critica fingendo di essere civili; e desiderando io sopra ogni cosa di essere distinto da quelli come te mi rendo anche conto che non posso pretendere di più che essere discriminato in questo modo. Ricordo un luminare della psichiatria della città dove abito che secondo quanto predisposto dal Viminale si sarebbe dovuto occupare di Moro se fosse sopravvissuto; facendolo passare per pazzo; come fecero con Moro ancora vivo altri rinomati psichiatri che il caso pure mi ha posto più vicino, come domicilio, di quanto avrei preferito. Anni dopo, il luminare ebbe noie giudiziarie per ricoveri facili di mafiosi, anche qui con diagnosi creative. Ma era anche buon amico dei magistrati: lo ricordo tenere banco a una conferenza a fianco a un brillante capo di un ufficio GIP. Comunque per questi lavoretti basta uno dei tanti scalzacani, che anzi ci mette più anima; solo, sarei curioso di sapere se le sue opinioni su mafia e antimafia collimano con l’alto sentire antimafia che stai difendendo con questi tuoi argomenti.

[vedi “25 gennaio 2016” in “Milizie bresciane” per i susseguenti danneggiamenti  all’auto.]

@ Nokia. E’ una vostra impressione dovuta a differenze relative: è piuttosto l’antimafia che ha quel genere di guardiani che portano a chiedersi quale sia la loro estrazione. Anche l’antimafia ha i suoi stallieri …

@ Nokia. In passato mi hai dato del drogato, a favore delle posizioni di Berlinguer nell’eliminazione di Moro; e del filonazista, contrapponendomi a Obama che sarebbe invece un maestro di coscienza ecologica e di rispetto dell’uomo. Qui mi dai del malato psichiatrico e ora del canide, a difesa dell’antimafia di Ciotti e degli interessi che Elena Cattaneo è stata messa a rappresentare. La presenza di stallieri come te è una conferma che l’antimafia sia a rischio di seguire le stesse curve di crescita mondana accoppiata a una decrescita morale che hanno portato i “comunisti” da Pio La Torre ai piduisti toscani.

@ Nokia. Tu staresti bene come esempio in un moderno “Dizionario del perfetto antimafioso”, che andrebbe redatto sulla falsariga del “Dizionario del perfetto mafioso” (N. Dalla Chiesa, 1990).

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29 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Calabria, Mattarella: “Sconfiggere la ‘ndrangheta è dovere del governo. Creare lavoro priorità per la tenuta del Paese”

Si diceva che, quando Fanfani venne in visita in Calabria, si spostassero coi camion le stesse vacche di stalla in stalla, per mostrargli aziende agricole pronte ed efficienti. E non è da credere che Fanfani fosse ignaro di come stavano le cose. Anche la lotta alla ndrangheta è un “villaggio Potemkin”. Se sei nel mirino dei poteri dello Stato neppure le olive del tuo piccolo appezzamento nel lametino ti fanno raccogliere. Niente scuotitrice, niente potatori, anche se avevi già concordato la prestazione. Se si volesse davvero combattere la ndrangheta, invece dell’incessante esibizione di fondali teatrali bisognerebbe fare una “root-cause analysis”; che porterebbe alle istituzioni dello Stato che si fanno belle con la lotta alla mafia mentre, pagate da noi, servono grandi interessi non migliori della mafia; né estranei ad essa.

Se avesse parlato della pesante influenza negativa delle massonerie in Calabria; di come abbiano corrotto le istituzioni, avrebbe fatto qualcosa di sostanziale sia contro la ndrangheta che contro le ingiustizie in campo lavorativo, smascherando e delegittimando un potere occulto che sdoppia lo Stato. Ma è improbabile che Sergio “la neve è bianca” Mattarella esca dal seminato; soprattutto su questo argomento …

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22 marzo 2016

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Commento al post “Giornata vittime di mafia, 350mila in piazza in tutta Italia. Don Ciotti: “Fondi e beni sequestrati, più velocità e chiarezza” “

Le vittime della mafia sarebbe meglio onorarle sconfiggendo la mafia. Ma senza la mafia che distrae e spaventa sarebbe più difficile per i tanti stipendiati delle istituzioni nascondere e giustificare i loro continui tradimenti e il continuo malaffare, e conservare un minimo di credibilità e consenso. Così la mafia viene mantenuta, come contrafforte del sistema. L’antimafia si clericalizza, ora introducendo una forma di culto dei santi e delle reliquie; facendo della mafia una costante antropologica e autocelebrandosi come cosa sacra. L’antimafia officia solenne e ispirata davanti al popolo che sta col cappello in mano, mentre in sacrestia si fanno tranquillamente gli affari più lerci a danno del popolo, secondo una formula pretesca vecchia di secoli.

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11 aprile 2016

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Commento al post “Terrorismo, Franco Roberti: “In carcere 500 minori a rischio Jihad. Garantire diritti o saremo come Belgio e Francia” “

Osservando il libero corso di reati istituzionali di stampo mafioso a favore di grandi intessi privati in giurisdizioni di direzioni distrettuali antimafia, questa metamorfosi della Procura antimafia in antiterrorismo islamico e in patrocinio degli interessi degli stranieri forzosamente immessi nel Paese rafforza l’impressione che l’antimafia serva non a debellare, ma a gestire minacce che vengono mantenute e alimentate apposta per meglio sfruttarci e tenerci sottomessi.

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15 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti carabinieri e poliziotti da accusa di omicidio: “Il fatto non sussiste”. Familiari: “Maledetti” “

Chissà se mai un giorno gli italiani si stancheranno di identificare i carabinieri col maresciallo Rocca e i poliziotti col commissario Montalbano; se smetteranno di credere che Falcone e Borsellino siano rappresentativi della categoria dei magistrati; se non penseranno più di avere colto le ragioni storiche e antropologiche profonde della mafia ascoltando per la millesima volta la storia di Osso, Mastrosso e Carcagnosso; e comprenderanno che “la forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva” è esercitata anche dalle istituzioni che dicono di proteggerci, con storie come questa.

@ Il moralizzatore. E se smetteranno di credere che sia giustizia il metodo Catarella-Carnevale, usato quando c’è da assolvere qualcuno, es. A Knox: indagini demenziali e giudizio ultragarantista.

@ Michele o pazzo. Ci sono Falcone e Borsellino, ma ci sono i Carnevale, i magistrati della Corda Fratres (non solo in Sicilia, ma anche in Lombardia), quelli il cui numero di telefono privato si trova nella tasca di killer professionisti . Con uno Stato, una magistratura, e forze di polizia che fossero la metà di quello che dicono di essere Falcone e Borsellino non sarebbero stati uccisi. A proposito, anche il processo sui colpevoli dell’omicidio di Borsellino è di quelli più vicini a chi ne volle la morte che a Borsellino.

@ Michele o pazzo. A parte la minoranza di casi di affiliazione o collusione con cosche mafiose, è l’intero sistema che è malato di mafia; nel senso che si basa comunemente sul privilegio e sulla differenza di dignità tra individui, e pratica l’arbitrio, la manipolazione, l’intimidazione, la doppiezza, l’impunità istituzionalizzata. La cultura mafiosa tinge di sé ogni transazione nella quale sia coinvolto il potere. La mafia delle cosche è la cultura mafiosa declinata dalla criminalità. Sì, siamo seri: come si può pretendere che un criminale di professione, magari un sociopatico, di Cosa nostra, o uno ndranghetista, abbia concezioni del mondo e dei rapporti tra persone più elevate di quelle che nella loro versione “civile”, o nella loro versione imbelle, sono tenute da buona parte della dirigenza del Paese? Di questa cultura mafiosa, extra cosche ma non per questo onesta, che non spara ma seminatrice di lutti e dolori, magistrati e poliziotti sono inflessibili custodi, come casi del genere confermano.

@ Mattia Tedesco. Non mi rassicura che a dire che le forze di polizia non esercitano un potere di tipo mafioso sia uno strenuo difensore della massoneria.

@ Mattia Tedesco. E’ esperienza personale; che corrisponde a una regolarità generale: storicamente, nei casi dove lo Stato funziona all’incontrario è altamente probabile reperire la presenza di massoni. O di patrocinatori della massoneria; come lei, che si presenta a difendere i responsabili di una vicenda giudiziaria che non è di quelle da medaglie.

@ Mattia Tedesco. Dei filantropi, degli spiriti eletti come voi assurdamente associati agli episodi più gravi e miserabili. Con una puntualità che stupisce: si fa fatica a elencare i casi di queste monotone calunnie senza perdere il conto. Eh, lo vedo, l’ignoranza è una brutta bestia.

@ Mattia Tedesco. Purtroppo i libri di esoterismo sono tra i pochi generi che non riesco a leggere. Ma che bisogno c’è di leggere. Basta contemplarvi. In Voi il rapporto tra materia e volume è tale che siete degli aeriformi; che si avvicinano ad essere puro spirito, nel loro distacco dalle cose del mondo.

@ Mattia Tedesco. Hai ragione, e a volte si è costretti ad informarsi.
S. Flamigni. Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2.
F. Pinotti. Fratelli d’Italia. Un’inchiesta nel mondo segreto della fratellanza massonica che decide le sorti del Belpaese.
G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici.
M. Guarino. Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndgrangheta, massoneria e apparati dello Stato.
etc.
Quindi mi informo, anche se ne avrei fatto volentieri a meno.

@ Mattia Tedesco. Ho capito, il fatto non sussiste, come per Uva.

@ Mattia Tedesco. Bene, i fatti riportati da Flamigni, Pinotti, De Lutis, Cipriani, Guarino etc. non sono che fuffa. Per fortuna ci sono i quelli come te e ci sono giudici che – all’unisono – preservano massoni e CC dalle rispettive fuffe che tocca loro subire nell’espletamento delle loro alte missioni – missioni a volte congiunte. Così la parte migliore della nazione è salva.

@ Mattia Tedesco. Non ero sicuro che coi tuoi link su un ostello per i poveri organizzato dai massoni tu intendessi contrastare le accuse di complicità su terrorismo, mafia, soggezione dell’Italia a interessi esteri, corruzione, malaffare, esposte nei libri che cito. La concezione che avete di voi stessi riesce sempre a stupirmi. Ho taciuto per imbarazzo; se insisti, che ti devo dire, è la difesa di Al Capone, che pure aprì una mensa per i poveri. Su CC, magistrati e massoni (ci sono libri anche su questo, ma preferirei non esporre gli autori, persone serie – tra cui Carabinieri – ai tuoi insulti) ovviamente non penso che in questo omicidio c’entri la massoneria. Penso che questo tuo presenziare a questa assoluzione con un’apologia della massoneria aggiunga squallore a una storia ignobile.

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20 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Turrini “I “mafia movie” invadono il grande e il piccolo schermo: ma sono tutti da salvare? “Il rischio è l’”effetto soap”” “

I “mafia movie”, dall’artisticamente pregevole il Padrino I ai puerili fumettoni Raiset, appaiono essere parte integrante di un sistema di potere che usa la mafia – la mafia che nella realtà corrisponde a quella considerata dai mafia movie – come instrumentum regni. La usa come gestore di alcuni traffici e operazioni sporche, es. traffico di droga e omicidi “di Stato”. E come spauracchio e come alibi – amplificati da film e pubblicistica – per lasciare nell’ombra e indisturbate altre forme criminali di ricerca di denaro e potere, non meno gravi; ottenendo così che il popolo chieda protezione a chi lo sfrutta.

@ Emanuele. De gustibus. Ma questo flusso di fiction sulla mafia, come decenni fa sul mitico Far West, mi pare strumentale; e dannoso, in quanto mescola realtà e fantasia, ragione e sentimento. Considerando la fiction su Felicia Impastato che lei cita, tutti conoscono la storia di Impastato. Quanti sanno che Impastato vedeva i CC di Cinisi andare letteralmente a braccetto con Badalamenti? (1). Lo schema semplice buoni/cattivi maschera l’angoscioso, il perturbante, del denunciare e vedere che i CC stanno dalla parte dell’iniquità. Impastato combatté coraggiosamente una mafia che aveva sotto casa, “ a 100 passi” (e anche in casa). Questa per me è la sua alta lezione: combattere il male col quale si viene a contatto. I raduni, conferenze cortei etc. antimafia sono a volte un modo elegante per essere fifoni e omertosi, per fare i ciechi davanti al malaffare che si ha sotto il naso, nella propria città, sul lavoro. Anche questo confondere – oggi usato per riciclare i terroristi – tra gli affetti personali, come quelli di una madre, e il dovere civico di opporsi al Male non è “ottimo”, ma annacqua la tensione civile. Una triste conferma del divario tra fiction e realtà è stato vedere, pochi giorni dopo, la brava Lunetta Savino in uno spot che invita la gente a indebitarsi con le finanziarie per acquistare beni voluttuari. Chissà che ne avrebbe pensato Impastato.

1 Dickie J Storia della mafia siciliana, 2004.

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23 maggio 2016

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Strage Capaci, 24 anni dopo Antimafia in crisi. Orlando: “Voglio Stati generali”. E il processo bis esclude mandanti esterni”

@ Babau Nuovo. Sì, i magistrati che aderiscono a quella loro logica stenotica dove “ciò che non è provato non esiste” invece che “ciò che non è provato non è provato” e “la forma è sostanza” sostituisce “la forma è forma” sono un problema per il cittadino onesto. Anche perché in genere l’epistemologia giudiziaria che è così ristretta e cauta con gli intoccabili diviene sbrigliata e sommaria con le persone comuni.

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24 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Antimafia, il procuratore di Palermo Lo Voi: “Non è in crisi, il meccanismo è stato svelato””

Anche se sono emersi diversi casi di “professionisti dell’antimafia”, e di autentici mascalzoni travestiti da antimafia, credo che il meccanismo sia stato svelato solo nei suoi aspetti superficiali. Anzi, casi come quello di Maniàci (questo peraltro da chiarire), se svelano una parte di verità allontanano da una verità più riposta, riducendo il meccanismo a una questione di interessi personali più o meno meschini. Il Paese sta venendo spogliato e soggiogato da poteri forti sovranazionali (in grado di manovrare sia lo Stato sia la mafia); ma nella versione propinata al popolo la colpa del degrado viene attribuita esclusivamente a mafia e mazzette. L’antimafia, oltre a favorire questo alibi per la classe dirigente, oltre a tenere in caldo l’intimidatoria minaccia mafiosa che con la paura spinge i cittadini al consenso verso chi li vende, serve come copertura nobile per le connivenze e le collusioni istituzionali di questo sacco d’Italia.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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26 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato il boss Ernesto Fazzalari, latitante da 20 anni. Era il 2° più pericoloso dopo Messina Denaro”

La velocità di cattura di questi supermafiosi potrebbe essere presa come una forma di titolazione del livello di legalità delle istituzioni. In chimica la velocità di una reazione dipende dalla concentrazione dei reagenti. Se la concentrazione dei reagenti è alta la reazione è veloce, se è bassa la reazione procede lentamente. Analogamente, quando la concentrazione di legalità dalla parte delle “guardie” è elevata, la “reazione” di cattura dei mafiosi sarà veloce; ma se il livello di legalità di quelli che si presentano come tutori della legalità è basso, se il gradiente di legalità tra cacciatori e catturandi è poco saliente, la “reazione” di cattura sarà lenta. Dalla velocità di cattura si può desumere il livello di legalità delle istituzioni rispetto alla mafia. Qui l’indice segna velocità di cattura dell’ordine dei decenni.

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18 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, “così la massoneria voleva creare Cosa nuova: il superclan mafioso di siciliani e calabresi” “

La notizia dei CC che scoprono progetti congiunti di massoneria e ndrangheta mi lascia perplesso. Non tanto perché tali legami sono ben noti; ma perché a quel che vedo in Calabria i tradizionali rapporti tra CC e massoneria – tra i CC e la massoneria “alta”, quella legata ai servizi, ai poteri atlantici, alle multinazionali, alle banche, alle logge “Px con x>2”, alle alte cariche dello Stato, etc. – appaiono essere particolarmente stretti; cioè particolarmente virulenti, per chi ha la disgrazia di essere oggetto delle loro attenzioni. Può darsi che notizie come questa nascondano più di quanto non svelano.

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24 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “‘Contro l’antimafia’, caro Matteo Messina Denaro ti scrivo”

Applicando il quadrato logico aristotelico, l’antimafia (“bianco”) è un contrario della mafia (“nero”). La non-mafia (“non-nero”) è il contraddittorio. Ergo l’antimafia implica la non-mafia. Essere antimafia garantisce che non si è mafia, è la trasposizione nel quadrato semiotico di Greimas. Da qui l’antimafia come recinto sacro, irrobustito dall’ostensione delle immagini dei valorosi uccisi per avere combattuto davvero la mafia. La semiotica è lo studio di ciò che può essere usato per mentire (U. Eco). Questa triangolazione semiotica può servire – e serve – a coprire la mafia dello Stato, delle consorterie, dei costumi. L’opposizione corretta è tra Buon Governo e Cattivo Governo. L’antimafia non implica il Buon Governo, o la buona società, come si vuole, ma ne è un attributo; ed è un attributo anche del Cattivo Governo e della cattiva società – perfino se è in sé sincera e meritoria – se usata strumentalmente, come falsa sineddoche della lotta al crimine, che viene così limitata alla criminalità estrema, e lascia libere e giustifica forme più torpide, ma non meno dannose, di criminalità e di mafiosità. Filosofeggio così dalla Calabria; in procinto di tornare nella civile città del Nord altrettanto propizia allo studio astratto delle infamie concrete che si commettono sotto la copertura dell’antimafia.

Riccardo Orioles: Filosofeggi, filosofeggi. Specialmente in Calabria, ce n’è proprio bisogno.

@ Riccardo Orioles: Se posso permettermi di rispondere a lei che è un’autorità indiscussa sulla mafia e l’antimafia, ce n’è bisogno anche in Lombardia, dove credo che la mafia sia stata fatta arrivare anche per beneficiare della antimafia funzione del Cattivo Governo, cioè per praticare indisturbati forme di criminalità white-collar.

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Spezzano della Sila, 31 agosto 2016

RattoViaRoma31ago16

Quale può essere la semiotica di un ratto morto messo davanti al portone della casa * di chi denuncia in campo medico crimini di larga scala che le istituzioni anziché contrastare favoriscono? Oltre al messaggio immediato, un simbolo meno evidente delle viscere della società, del carattere animale degli interessi sotterranei, di ciò cui va incontro chi li porta alla luce. A me ricorda che quando le fogne sono in basso, come ci si aspetta, è facile riconoscerle, e riconoscerne gli abitanti; ma le fogne più profonde e più fetide stanno in alto, sopra le nostre teste, dove sembrano regnare pulizia e prestigio.

*Il ratto morto è apparso davanti casa a Spezzano della Sila il 23 agosto 2016, qualche ora dopo avere postato un secondo commento sui rapporti del sociologo Aldo Bonomi con l’eversione, i servizi e l’imprenditoria lombarda (In: Brescia non solo bombe); avendo citato anche A2A, la partecipata del Comune di Brescia. Il ratto non è stato rimosso, nonostante che ogni giorno gli spazzini del Comune di Spezzano abbiano svuotato il nostro secchio della differenziata accanto alla carogna. Secchio che per 9 giorni abbiamo ritirato in casa dopo che era stato a pochi centimetri dai resti in decomposizione. Il marciapiedi, quello della trafficata strada principale del paese, viene tenuto decentemente pulito – con l’eccezione del breve tratto davanti al portone della casa dove abito nei periodi di ferie – dagli spazzini; che sabato 27 agosto hanno fatto un rumoroso passaggio lungo la strada, con ramazze e bidoni, pulendo tutto ma lasciando il ratto morto. E’ ancora lì l’ultimo giorno a Spezzano, il 31 agosto, prima di ripartire per Brescia, dove di queste cose si occupa A2A.

Venerdì 12 agosto avevo ricevuto una forbita email da un distinto professionista bresciano. Dello stesso registro del ratto lasciato a putrefare davanti casa; quello che in  maniera chiara per il ricevente ma non esplicita rispetto agli astanti associa danno, dileggio, umiliazione e minaccia. In pratica un danneggiamento intimidatorio, da denunciare alla magistratura – della quale il professionista riferisce di essere consulente – se mafia e antimafia fossero davvero antitetiche.

L’episodio non è che routine, nell’ambito del trattamento che ricevo; soffermarsi su questo singolo scalino delle gradinate senza fine che mi vengono ininterrottamente fatte percorrere permette un esempio minimo di ciò che opera sotto la coperta del binarismo mafia-antimafia. (a) La continuità tra Nord e Sud e (b) la bidirezionalità del traffico. (c) Come atti aventi la stessa matrice e finalità prendano, nel mimetizzarsi sui rispettivi scenari di fondo, forme molto diverse nel Nord e nel Sud. (d) Addossare tutta la mafiosità alle mafie ufficiali è una efficace copertura per la “microfisica del potere” nelle sue espressioni mafiose. I codici comunicativi mafiosi, il modo di minacciare, di intimidire, isolare, boicottare, marcare con uno stigma, snervare, sono ormai stereotipi noti a tutti. Il confinare il riconoscimento di tali comportamenti alle mafie da 41-bis permette di non percepire e di negare come assurdo o delirante che anche istituzioni e soggetti privati “rispettabili” possano mettere in atto pratiche mafiose. (e) La mafiogenicità, cioè il segnare pubblicamente chi va neutralizzato come un proscritto senza diritti, o senza protezione, che merita di subire gli abusi che si incoraggiano a commettere liberamente su di lui. Questa funzione permissiva e istigatrice mafiogena sulla popolazione generale è un indicatore – in Calabria e a Brescia – non solo del controllo di legalità sul territorio, ma anche della reale volontà istituzionale di combattere la mafia tanto esecrata a parole.

Sindaco di Spezzano della Sila: Salvatore Monaco – DS
Prefetto di Cosenza: Gianfranco Tomao

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14 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Melito Porto Salvo, per l’arcivescovo di Reggio non è solo ‘ndrangheta e omertà. “C’è un problema di educazione sessuale””

L’arcivescovo di Reggio Calabria ha ragione: questa disgraziata vicenda ha diverse sfaccettature. Una è data dagli appoggi istituzionali di cui godono gli Iamonte (e naturalmente dai servizi che gli Iamonte rendono ad alcune operazioni istituzionali; magari di concerto con loro omologhi di pedigree lombardo). Ne è un esempio lo stesso intervento dell’arcivescovo, che ingigantendo l’aspetto sociologico riduce un lungo periodo di reati contro la persona, una reiterazione di comportamenti malvagi e vili, a espressione delle storture della società. Forse riadattando un sermone sulle discoteche, Fiorini Morosini considera che la violenza di gruppo, il soggiogamento della vittima, l’intimidazione implicita verso il resto del paese siano un riflesso del diffuso orientamento alla vita gaudente. Una questione di “mancata educazione sessuale”. Sono ragazzi che volevano giocare e divertirsi. Il prelato ha già provveduto a fargli fare una ramanzina. In carcere: l’edonismo imperante deve avere contagiato anche i preti di Melito, che non hanno aperto gli occhi alle vittime della società da liberi, e anzi parteggiano per loro. Ma è acqua passata: è dalla Chiesa, che è l’opposto della mafiosità e dell’arretratezza culturale, che la popolazione tutta deve ricevere – come ha ricevuto per tanti secoli – educazione sessuale e lezioni sulla buona vita. Il capo del clero reggino conclude che, a fini pedagogici, sulla vicenda occorre spegnere luci e microfoni.

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18 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Farmaci, furti di antitumorali per oltre 2 milioni: 18 arresti. L’ombra della camorra”

I nuovi farmaci oncologici sono costosissimi, e il loro prezzo riflette non una reale efficacia o altre giustificazioni razionali ma la volontà di chiedere “what the market will bear”, quanto il mercato sopporta*. Il fatto che vengano rubati mostra che hanno un elevato valore di mercato, ma non implica, come si tenderebbe a credere, che siano preziosi, cioè proporzionalmente efficaci (es. il traffico di corni di rinoceronte, per intendersi). Guardando all’ampiezza e all’intensità degli appoggi istituzionali a pratiche come i prezzi estorsivi e fraudolenti degli antitumorali nel mercato legale, pratiche che nonostante la loro gravità vengono tenute nell’ombra, l’attenzione di CC, magistrati e media ai furti di antitumorali ricorda un poco il 1° capitolo de “La bolla di componenda” di Camilleri: dove la GdF su soffiata bloccava di tanto in tanto uno dei tanti carichi di sigarette, a favore di telecamere, figurando come tutore della legalità, quando in realtà per il contrabbando, lasciato altrimenti indisturbato, il bilancio era positivo, derivandone una pubblicità alle sigarette.

*Kim C, Prasad V. Cancer Drugs Approved on the Basis of a Surrogate End Point and Subsequent Overall Survival: An Analysis of 5 Years of US Food and Drug Administration Approvals. JAMA Internal Medicine, 19 ott 2015. Mailankody S, Prasad V. Five Years of Cancer Drug Approvals: Innovation, Efficacy, and Costs. JAMA Oncology, 2015. 1: 4. 539.

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30 ottobre 2016

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Commento al post di L. Franco ““Milano capitale dell’antimafia”, l’ultima relazione del Comitato di dalla Chiesa: “Difficoltà con Expo, favorì corruzione”

E’ vero, violenza a bassa intensità. Danneggiamenti ripetuti all’auto in Lombardia; in Calabria, ratti morti lasciati a imputridire davanti alla porta di casa. Ma anche spazzini del Comune che passano, puliscono ostentatamente tutto e lasciano la carogna del ratto; e in Lombardia Agenzie delle entrate che contestano irregolarità inesistenti e mostrato l’errore non recedono, patenti rinnovate con la faccia cancellata, coinquilini che ti bastonano a sangue con un pretesto, dicendo di avere ricevuto istruzioni dai CC e sostegno dal Comune (che non rispondono alle richieste scritte di spiegazioni), ricevute di ritorno delle raccomandate online alla magistratura che non vengono mai consegnate.

L’antimafia lombarda, che tesse e ritesse senza fine narrative sulle mafie esogene, celebrando il binarismo bene/male, banditi e sceriffi, fornisce un’ottima copertura ad affari di alto livello dove invece crimine e legalità convergono e si fondono. Es. Milano si è candidata a divenire la sede dell’EMA, l’agenzia europea per l’approvazione dei farmaci. Il processo di approvazione dei farmaci attualmente necessita di una dimensione criminale, affine sotto diversi aspetti alla mafia convenzionale*. La Lombardia, con la sua salda collaborazione tra territorio e istituzioni, offre ambiente e servizi eccellenti anche sotto questo aspetto; senza dover prendere lezioni dalle celebri mafie meridionali.

* Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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5 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Gratteri: “Per un clan comprare un politico è come affondare il coltello nel burro”

Gratteri nel propugnare la sua riforma del sistema giudiziario, che presumo costituirebbe un reale miglioramento rispetto all’attuale sfascio, descrive un mercato con un unico acquirente, la mafia, e un unico venditore, i politici. Non è un quadro veritiero della situazione dell’aggressione del crimine allo Stato. Non perché non sia vero che i clan corrompano facilmente i politici; ma perché è fortemente incompleto, al punto di poter essere forviante. Tra i grandi acquirenti ci sono anche – e prima dei mafiosi, o di chi vuole un appalto – i poteri forti, es. gli smisurati interessi della finanza e dell’industria biomedica; e tra i venditori – di miti pretese – anche i meno sospettabili tra i poteri dello Stato. Anche nella Piana di Sant’Eufemia, sulla quale Gratteri ha uno sguardo diretto, accade che una costante pressione di messaggi mafiosi, boicottaggi, soprusi e sfregi non parta dalle note ndrine locali; né dallo 1-2% di mafiosità insito in chiunque, che Gratteri pure spesso cita. Ma sia espressione di mercimoni dello Stato del genere di quelli che Gratteri nell’intervenire nella discussione politica sulla giustizia lascia sempre nell’ombra.

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10 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone ““I tragediatori”, Forgione racconta il lato oscuro del movimento antimafia”

Un alimento al forno può bruciarsi esternamente, e rimanere crudo all’interno proprio a causa della carbonizzazione esterna. Il fuoco può conferire al legno una maggiore resistenza: la carbonizzazione esterna del legno a scopo protettivo è tradizionale nell’edilizia giapponese, e sta divenendo di moda negli Stati Uniti. Da noi si usa per rendere più resistenti i pali da conficcare nel terreno. Tanta antimafia è un fuoco che carbonizzando gli aspetti più superficiali della criminalità meglio protegge gli strati interni. Nella città del Nord dove abito, dove il magistrato più alto in grado, che a suo tempo escluse che la P2 fosse un’organizzazione eversiva, ha ottenuto che fosse istituita una sezione della DIA, sotto la crosta dell’antimafia c’è un libero brulichio di massoni, ciellini e quant’altro.

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30 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Salvadorini “Corsi de il Fatto Quotidiano: il giornalismo scientifico deve essere critico, non megafono della scienza”

Riguardo all’uso della medicina e della “scienza” per fare uscire mafiosi dal carcere, segnalo che secondo notizie giornalistiche a Cosenza sono in corso trattative che coinvolgono il vescovo Nolè e il direttore del carcere Benevento per estendere alle fasce deboli e ai detenuti lo screening per il carcinoma della prostata. Lo screening col PSA o succedanei – v. Ablin, “Il grande inganno della prostata” – non identificando realmente il cancro della prostata ha reso senza necessità impotenti e incontinenti molti che vi si sono sottoposti. E’ infatti in via di ritiro in USA. Ma è un business colossale. Da un lato, i carcerati poveri diavoli, che sono in una posizione di soggezione, potranno subire pressioni per fare da carne da cannone. Magari con la prospettiva che una diagnosi di cancro e la conseguente mutilazione portino ad alleggerimenti di pena. Dall’altro, è da notare che, in funzione dell’età, la biopsia alla quale il test del PSA conduce può mostrare positività per cancro con frequenza elevatissima (oltre il 50-60% dai 50 anni di età). Si e proposto di non chiamare più “cancro” tali reperti istologici. Questi falsi positivi potrebbero fornire un appiglio giuridico a detenuti potenti, provvisti di complicità istituzionali, per evitare la cella; salvo non farsi operare, e non finire quindi ”limp and leaking” (“floscio e gocciolante”) visto che sta prendendo piede il “watchful waiting” invece della prostatectomia.

@ Monocalpo. E infatti non è previsto e non si dovrebbe. Stiamo parlando di imbrogli che possono favorire altri imbrogli. Non pensi che l’etichetta di malato di cancro possa avere un suo peso, tra gli argomenti addotti, davanti a un tribunale di sorveglianza?

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21 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, anche l’Anac contro Marra: “Conflitto d’interessi sul fratello. E la Raggi doveva esonerarlo dalle decisioni””

C’è un problema di “epistemic reliance”, “fiducia epistemica”. Noi sentiamo Grillo, sentiamo i 5S, denunciare il malaffare; ci si allarga il cuore e crediamo che i 5S siano tutt’altra cosa dal sistema che condannano con voce tonante. Il grosso, grossissimo guaio è che c’è un problema nascosto di fiducia epistemica mal riposta anche sull’ANAC, che ha un progetto sinergico con AIFA per il “fast track”, l’approvazione abbreviata dei nuovi farmaci. Una forma di corruzione istituzionalizzata non meno dannosa per i cittadini della corruzione con mazzette dei palazzinari romani. Un watchdog dei diritti dei cittadini competente, incisivo e non ambiguo (come purtroppo non sono i 5S), il National Center for Health Research, ha parlato di “McDrugs”, e di come “fast drugs can be more dangerous than fast food”. Ma il renziano Cantone – magistrato – invece di avvisare dei danni e dei pericoli del fast track, riportati anche da studiosi della corruzione*, collabora al programma obamiano di deregolamentazione dei farmaci, ponendo così l’anticorruzione al servizio della corruzione legalizzata.

*Light DW et al. Institutional corruption and the pharmaceutical industry. Journal of Law, Medicine and Ethics. Fall 2013.

23 dicembre 2016. Fonte: quotidianosanità.it. “Da Ministero e Anac arriva Fast Track per sperimentazioni più veloci e sicure”. Scaricato il 19 dic 2016. A quattro giorni di distanza, la notizia non risulta essere riportata da altre fonti internet. Può darsi che l’articolo riporti erroneamente “ANAC” invece di “AIFA” nel comunicare nel titolo e nel testo che “è nato il fast track, un progetto sinergico di ANAC e Ministero della salute”. L’eventuale errore non è a oggi corretto. Anac collabora alla realizzazione dei progetti di AIFA e Min. Salute, come riferisce anche l’articolo. Non risulta abbia sollevato obiezioni sul fast track, esponendone la natura corrutiva, o i rischi di corruzione. L’articolo prende spunto dalla IX Conferenza Nazionale sui Dispositivi medici. La conferenza ha tenuto a battesimo il fast track italiano. Il sito della conferenza non riporta la presenza di Anac. Riporta la compresenza e la convergenza di controllati e controllori, incluso il comandante dei NAS.

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10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “I professionisti dell’anti-antimafia”

Per evitare strumentalizzazioni mafiose, e la regressio ad infinitum “professionisti dell’antimafia”, “professionisti dell’anti-antimafia”, “dell’anti-anti-antimafia” etc. ci sarebbe un modo: eliminare la mafia. Ma la mafia è come il coltellino svizzero: ha tante funzioni utili. Anche quella di lasciare agire nell’ombra, con la sua presenza e con quella complementare dell’antimafia, pratiche mafiose, massonerie, gestioni pontificie, pizzi legalizzati, tradimenti del Paese, intimidazioni e ricatti, asservimento alla criminalità dall’alto, da parte di chi occupa le istituzioni. Distraendo e distogliendo risorse, impaurendo i cittadini e spingendoli a chiedere protezione e a riconoscere consenso e legittimità a poteri dello Stato che li vendono; giustificando con la lotta alla mafia impunità e omissioni. Questo dovrebbe essere un motivo in più per distruggere la criminalità mafiosa e spargere il sale sulle sue macerie. E’ invece un motivo in più per lasciarla in vita. Non rassicura che diversi antimafia à la page tendano a considerare la mafia come un’entità perenne (divergendo in questo da Falcone). A volte giocando sull’equivoco tra cosche o ndrine e la diffusissima mentalità mafiosoide; che è un altro problema, pure grave, che trae forza dalla guerra che non si vuole vincere contro quella mafia che è usata dai professionisti della metamafia per ammonirci di stare buoni e subire, in un profluvio di immagini e parole.

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18 gennaio 2017

Censurato dal blog de Il Fatto

Commento al post “Massoneria, Bisi (Goi): “Non darò elenco all’Antimafia. Non ci sono parlamentari iscritti”

La libera consultazione degli elenchi completi ed esaustivi degli iscritti alle varie massonerie – incluse le forme affini come l’Opus Dei e CL – sarebbe un passo semplice e praticabile per rendere il cittadino comune meno indifeso, e il suolo italiano meno propizio alla crescita e persistenza di malerbe. Peccato che gli antimafia e i grillini su modeste misure del genere stiano zitti, votati come sono a spendere le loro virtù guerriere in ben altre battaglie.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giustizia, l’allarme del Pg di Milano: “Siamo al collasso. Gravi le infiltrazioni della mafia in Fiera””

Il convento povero descritto dal capo dei ricchi frati degli uffici giudiziari di Milano, con una “giustizia al collasso”, e la resistenza contro i brutti ceffi della mafia alle porte da così tanti decenni da fare sembrare poca cosa al confronto i miseri 10 anni dell’assedio di Troia, corrisponde con notevole precisione alla situazione ideale per il crimine di alto bordo, tanto grave quanto invisibile, che trova in Lombardia un terreno particolarmente adatto, come le truffe delle banche, o le frodi istituzionalizzate in medicina: insufficienza di mezzi e distrazione dell’attenzione e delle risorse verso crimini ad alto impatto mediatico come quelli del mostro mafioso. La magistratura milanese è stata criticata per le assoluzioni in appello dopo che JP Morgan e altre banche importanti erano state condannate in primo grado per truffe miliardarie. Non conosco i dettagli, ma riguardo alle frodi mediche strutturali posso testimoniare che spesso e volentieri la magistratura nel suo deliquio finisce con l’essere più un aiuto che un deterrente.

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21 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giornata in ricordo delle vittime delle mafie, Don Luigi Ciotti: “Oggi a Locri siamo tutti sbirri” “

Una sapiente miscela di nobile e di corrotto. Un rito di purificazione e legittimazione dove il potere si appropria del valore di chi ha mandato al macello celebrandone la memoria. Martinazzoli parlò di “inattualità” di Moro. Il lancio della ndrangheta come prima mafia ebbe un forte impulso con l’omicidio a Locri di Fortugno, moroteo, esponente di un sistema politico non innocente ma soprattutto inattuale. L’antimafia ufficiale oggi è liberista. In Calabria, in Lombardia, a Roma, diversi di quelli che tuonano con la bocca contro la mafia portano l’acqua con le orecchie a banche e multinazionali, poteri che hanno interesse a far credere che a depredare il popolo – e a praticare metodi mafiosi – siano soltanto mafiosi e forchettoni. Come la medicina liberista non vuole ridurre il peso delle malattie, ma vuole sfruttarle economicamente, anche a scapito dell’interesse del paziente, tanta antimafia liberista pensa a sfruttare il pericolo mafioso, e il prestigio che deriva dal combatterlo, per servire grandi interessi. Gratteri dice una cosa vera: la ndrangheta crea solo sottosviluppo. Ma lo creano anche i poteri economici predatori, che possono contare sui servigi di istituzioni blasonate; inclusa la neutralizzazione more mafioso di chi mette a rischio la loro “libera concorrenza”. Se i giovani che partecipano festosi a questa scampagnata sapessero quali crimini, a loro danno, si nascondono e vengono aiutati dietro l’antimafia patacca.

@Pot. Meglio uno Stato onesto, che tuteli i cittadini da tutte le minacce. Con il quale non ci sarebbe il problema mafia. Certo, con tre possibilità invece che due diventa un ragionamento complicato e noioso. Mancherebbe anche lo spazio per scriverlo sugli striscioni. Torna a manifestare.

@ Pot. La solita storia è quella di servire il potere considerando il problema nei termini che impone, ed essendo arroganti e smargiassi con chi non lo accetta; è la storia di soccorrere trafelati il vincitore. Per la medaglia sul tuo “fare” con la passeggiata a Locri rivolgiti alla Presidente della Camera Boldrini o a qualche esponente del clero. Figure che sanno riconoscere il merito di chi lotta contro i succhiasangue; avendone loro accumulato già tanto.

@ Pot. Il cinismo è quello pretesco di queste processioni barocche, sontuose nella forma e nelle declamazioni e vuote nella sostanza. Il fatto che non siano tutti uguali non significa che siccome la mafia è il male allora le istituzioni siano il bene. Guardie e ladri, “sbirri” e mafiosi. Un binarismo semplice. Se non stai con gli “sbirri” sei un mafioso. Ovvero, se non stai con governanti corrotti sei tacciabile di stare dalla parte dei mafiosi. Non sono uguali ma sono spesso sul medesimo versante; spesso collaborano, spesso operano separatamente ma in combinati che vanno con una precisione da orologio a favore di poteri maggiori; e non di rado commettono con finalità diverse gli stessi crimini (magari verso chi sta alla tastiera e denuncia malefatte). Per te questo è “il nulla”. Il vedere solo la mafia e negare l’esistenza dei crimini del potere è manifestazione di ciò che chiamo la “metamafia”: l’uso mafioso della lotta alla mafia. Lo Stato che si pone come protettore contro una malavita che non vuole eliminare, come il capobastone del paese offre la sua protezione contro picciotti che in realtà controlla.

Di “azione”, “onore” e “coraggio” in questo autonominarsi eroi antimafia per avere partecipato a una gita scolastica ben protetta, dove probabilmente tra chi applaudiva c’erano anche dei mafiosi e tanti disonesti, un happening come tanti che rafforza uno status quo di corruzione, non ce ne vedo molto. L’unico sprezzo è quello del ridicolo.

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9 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Lonigro “Strage di Viareggio, Ferrovie lo licenziò perché faceva da consulente alle famiglie. La Cassazione: “Giusto allontanarlo” “

Non conosco questo caso nel dettaglio; potrebbe anche darsi che la sentenza in sé sia difendibile sul piano formale. Ciò non toglierebbe che sia coerente con un quadro politico sostanzialmente corrotto. La notizia della sentenza appare affermare che dando uno stipendio – magari proveniente da denaro pubblico – si acquista anche la coscienza della persona. “Chi ci dà il pane è nostro padre” ammonivano i vecchi mafiosi. Il messaggio conferma i potenti che delinquono – e i dipendenti a loro moralmente affini – nella convinzione che l’omertà, e la fedeltà al gruppo invece che alla comunità, siano un valore; mentre fa opera di dissuasione e intimidazione verso chi vorrebbe opporsi al malaffare. [Nella mia esperienza è comune l’impiego sistematico di dipendenti, anche pubblici, come picciotti per boicottare, mobbizzare, intimidire, cercare di screditare e compromettere chi sia di ostacolo agli affari inconfessabili dei cerchi magici dove si incontrano poteri forti, datori di lavoro e rappresentanti delle istituzioni; e, nella mia esperienza, a questo genere di “rapporto fiduciario” la magistratura assicura impunità e fornisce sostegno.] In tema di protezioni istituzionali di grandi affari illeciti, andrebbe esaminata anche la lealtà dei magistrati verso il popolo dal quale ricevono pane e companatico.

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Spezzano della Sila, 15 aprile 2017

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Vetro del parabrezza lesionato. Una singola frattura lineare, lunga circa  45 cm, che appare essersi propagata da un punto dove il vetro è scheggiato per un diametro di 2-3 mm, come colpito da un oggetto appuntito. Il punto è esattamente sotto il tergicristallo: dove il vetro è coperto dal tergicristallo. Non è raggiungibile se non sollevando il tergicristallo. In modo  da togliermi il dubbio che la rottura non sia dovuta a qualche fattore accidentale, sia pure improbabile. Un lavoretto a regola d’arte. Peccato che chi sa concepire simili sottigliezze lo faccia per scopi vili e abietti.  Non solo “la forza della mafia è al di fuori della mafia”; ma anche le tecniche mafiose non sono prerogativa esclusiva dei “punciuti” ma fanno parte del bagaglio di competenze di tanti galantuomini. La sostituzione del parabrezza sarà costosa, e nel frattempo rischio una multa. L’auto era parcheggiata su una piazzola a fondo cieco sul retro della casa, in cima a una disagevole salita, dove non passa che qualche raro pedone. Il pomeriggio prima il vetro era sano. Deve essere accaduto stanotte, forse mentre eravamo a cena invitati da amici.

E’ sabato santo. Ieri come tutti gli anni ho postato un commento agli auguri di Pasqua del vescovo di Brescia Monari (Il vescovo nel messaggio pasquale su Youtube parla di come è bello morire per i propri ideali cristiani):

“Per la Pasqua hanno messo una stazione della Via Crucis sotto casa. Una croce addobbata con una stola bianca; scaricata da un furgone della Caritas, guidato da un nero, che mentre passavo ha imballato il motore spargendo il tanfo dei gas di scarico. Quei due pezzi di legno ortogonali indicherebbero un’entità superiore all’Uomo. A me la croce imposta e l’incensiere diesel hanno fatto venire in mente David Lazzeretti, il Cristo dell’Amiata, visionario sincero, messo a morte perché troppo umano.”

Il commento si riferisce a quanto accaduto a Brescia nel pomeriggio di venerdì 7 aprile. La mattina avevo postato  “La polarizzazione gesuitica”, che difficilmente può avere entusiasmato i sottoposti del papa gesuita; e gli altri vari partner dello sfruttamento senza scrupoli della medicina, che sempre più occupa spazi che prima erano della religione. Anche il  vescovo di Cosenza potrebbe non essere stato felice delle mie osservazioni sul suo operato di concerto con l’amministrazione penitenziaria in materia di business medico (v. sopra, 30 novembre 2016); ho rilevato un segno precoce – ce ne sono altri – di quella che può diventare una prassi: benefici a soggetti in posizione di debolezza in cambio dell’assumere il ruolo di malato a favore delle frodi mediche sottoponendosi a esami che portano a false diagnosi. Illich ha scritto della perversione del cristianesimo; l’odierno interesse del clero per la medicina andrebbe messo sotto questo titolo.

Il procuratore generale al quale mi riferisco nel post sulla polarizzazione gesuitica è Dell’Osso; che a mio parere dà un esempio di “ontologia giudiziaria”, cioè di costruzione sociale della realtà ottenuta modulando l’intervento giudiziario. Dell’Osso a suo tempo sentenziò che la P2 non era un’organizzazione eversiva. Non gli si può addebitare invece di essere “soft” con la mafia, che lui vede assediare Brescia e contro la quale ha ottenuto l’istituzione di una unità antimafia bresciana. Presta inoltre il prestigio della toga che veste all’operazione che critico come eversivo-affaristica dell’allarme epidemia tumori da inquinamento. Credo che le posizioni dei magistrati come la sua abbiano un peso rilevante, data l’influenza delle notizie di cronaca giudiziaria, nel costruire una realtà percepita che è distorta. Un’ontologia dove la mafia delle cosche e delle ndrine è immensa e invincibile; mentre non esiste il piduismo ovvero la mafia di Stato. E dove la voce di retori pseudoscientifici è l’indiscutibile voce della scienza, che è assurdo ritenere possa essere strumento di affari illeciti di larga scala a danno della salute, dei beni e della serenità dei cittadini.

E’ anche il secondo giorno in Calabria dall’estate 2016 (v. sopra, 31 agosto 2016, sul ratto lasciato a imputridire davanti al portone). Il parabrezza rotto è stato preceduto da caroselli di ronde miste di auto dei CC e camioncini degli spazzini. Prima quando arrivavo, anche a notte tarda, trovavo a Cosenza o a Spezzano un’auto dei CC che passava o faceva tailgating. Stavolta ho avuto una staffetta dei  VVFF, una new entry cominciata a Brescia da quando ho cominciato a riferire dei prefetti. Il territorio è ben controllato. Anche la polizia locale ha mostrato un’assidua presenza. Conosco il loro attaccamento alle istituzioni. Ci sono state sequenze di eventi simili coi vigili urbani di Brescia del rigoroso assessore alla sicurezza Muchetti (v. Milizie bresciane). Il comportamento dei  vigili urbani può essere preso come un indicatore del livello di legalità istituzionale del territorio: per indole non agiscono se non si sentono ben coperti. Anni fa, quando i CC di Cosenza presero a urtarmi per strada, scrissi una lettera di protesta, dopodiché cominciarono a urtarmi per strada gli agenti della polizia locale di Spezzano. Il primo fu il loro comandante. Lo ricordo tempo dopo in divisa col sedere appoggiato al cofano dell’auto blu di Minniti, che era intervenuto al festival dell’Unità di Spezzano. Non molto marziale; ma comunque un’esibizione di intima comunione spirituale con un’importante carica dello Stato. Un’anziana signora, vecchia militante del PCI, mi disse anni addietro di come ammirava l’eleganza nel vestire di Minniti. In effetti l’attuale ministro dell’interno sfoggia nei panni una sobria eleganza inglese. Ma come elettore non mi pare elegante il suo modo di acquisire meriti e fare carriera, servendo i desiderata degli amici atlantici.

Sono comunque coincidenze senza significato. Se ne possono trovare a bizzeffe. Per esempio, il giorno prima, mentre appena arrivato a Spezzano ricevevo l’accoglienza in tono col sorcio morto davanti al portone, riflettevo su come le voci funzionali ad operazioni come Stamina  [1] e la medicalizzazione ottenuta lanciando allarmi di epidemie di malattie da inquinamento [2] siano favorite e propagandate utilizzando i poteri dello Stato, per quanto ingannevoli e dannose; e come a un portatore di posizioni di dissenso e di denuncia come me sia invece resa difficile la vita. Con sistemi eversivi, o mafiosi, o massonico-affaristici. Nell’ambito del generale declino, l’Italia sta venendo venduta anche sul piano medico, allontanando ulteriormente la sanità da servizio essenziale, e facendone sempre più fonte per i grandi investitori internazionali degli immensi profitti ottenibili con manipolazioni elaborate ma non difficili. Credo che si possa fare un parallelo storico con quando lo Stato ha pilotato il terrorismo, o ha favorito l’ascesa di alcuni gruppi mafiosi; e i pochi che erano di ostacolo sono stati neutralizzati, in vari modi. A me sta toccando un diluvio incessante di mobbing, stalking, provocazioni, boicottaggi, uniformemente volti a svilire chi denuncia lo svilimento della tutela della salute a business amorale. Se si va oltre il fumetto di superficie, la narrazione semplice, a due dimensioni, dell’ufficialità,  la distanza tra mafia e antimafia appare insufficiente;  una convezione, vorrei dire, nel mio caso. A me sembra ormai che l’antimafia sia a volte un’ottima copertura per il piduismo, la mafia di Stato.

Ma via, sono elucubrazioni grandiose di uno sgrugnato perché gli hanno spaccato il parabrezza. La realtà vera tornerà a prevalere. Sono sicuro che non passerà molto tempo prima che rifulga sui media una di quelle frequenti notizie di qualche importante operazione di CC, PS e magistrati contro la ndrangheta in Calabria o in Lombardia; frequenti  come lo sono del resto  le notizie di scoperte risolutive, o quasi, per la cura dei tumori; i due tipi di buona notizia ricorrente avendo molti più aspetti in comune e legami di quanto non si creda. Sarà una consolazione sentire il Procuratore di Cosenza Spagnuolo o quello di Brescia Buonanno proclamare il valore della legalità, e rassicurare i cittadini su come loro e le forze di polizia, custodi della Costituzione e dei valori democratici, ripuliscono il territorio dalle malepiante e fanno crescere quelle buone.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale
2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

20 luglio 2017

Blog de  Il Fatto

Commento al post del 19 luglio 2017 “G8 Genova, Gabrielli: “Se fossi stato De Gennaro mi sarei dimesso per il bene della Polizia. Bolzaneto? Fu tortura” “

Un’affermazione interessante (anche se bisognerebbe discutere come mai i pestaggi ci sarebbero comunque stati). Qualche riserva. La frase è un periodo ipotetico dell’irrealtà. I comportamenti delle forze di polizia dati gli ordini di chi la comanda* descrivibili all’indicativo sono diversi, cioè sono gli stessi di sempre e anche peggio, posso testimoniare. La melliflua retorica rogeriana, ben esemplificata dai discorsi che gli spin doctor scrivono per Renzi, accoppiata a politiche aggressive e sprezzanti, è la cifra di questo esecutivo. Infine, Gabrielli ha preso le parti delle vittime delle sevizie a freddo il 19 luglio, giorno della commemorazione della strage di Via D’Amelio, la giornata delle lacrime di coccodrillo istituzionali, che servono a meglio servire ciò che a parole si esecra.

*Fracassi F. G8 Gate. A voce alta, 2011.

20 giugno 2017. Uscita dalla filiale Toyota di Brescia, dopo la sostituzione (532€) del parabrezza spaccato in Calabria (v. I professionisti della metamafia, 15 aprile 2017 ).

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18 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Reggio Calabria, Minniti: “Sconfiggere la ‘ndrangheta è un obiettivo strategico” “

L’economista Galbraith scrisse “The economics of innocent frauds”. Le “frodi innocenti” sono quelle che non vengono percepite come tali. Bisognerebbe scrivere “Gli affari della mafia innocente”, sulle pratiche tecnicamente mafiose condotte a favore di grandi interessi ma non percepite come tali; anche perché condotte tramite le istituzioni o col loro appoggio. Es. a favore dei grandi interessi affaristici sulla medicina che il partito di Minniti difende a spada tratta. La lotta alla mafia, questa tela di Penelope, per alcuni è un obiettivo strategico in quanto fornisce una copertura per praticare la mafia innocente; che invece andrebbe riconosciuta come mafia tout court, a volte mafia di Stato. La mafia fa sparire i cadaveri nei plinti di cemento; il sepolcro imbiancato dell’antimafia di facciata è il contenitore adatto al putridume istituzionale.

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17 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Migranti, Gratteri: “Al cara cibo insufficiente e soldi alla ‘ndrangheta. Cose veramente tristi””

Sono “cose veramente tristi”; tristi almeno cinque volte. 1) Tristi perché conseguenza di un’immigrazione forzosa che estende sfruttamento e degrado sociale all’Italia a favore degli stessi interessi che portano guerre e depredazioni nel mondo. Questo parassitismo primario è come un tronco dal quale si ramificano altre cose tristi: 2) Veniamo obbligati a fornire ogni giorno il cornetto col cappuccino e gli altri due pasti a schiere di giovanotti nullafacenti, scelti da chi ha imposto questa invasione, voltando le spalle a popoli martoriati e alla povertà e disoccupazione nostrane (parassitismo discriminatorio). 3) Si traveste una violenza epocale con nobili ideali, trascurando i ragionevoli doveri verso i popoli in loco e sostituendoli con una “accoglienza” deformata oltre il suo campo di applicabilità fino all’assurdo (misericordia simoniaca, che spaccia valori e principi come poteri magici benefici per poi lucrarci). 4) Al seguito dei grandi predatori pasteggiano le solite iene, mafiosi, politici, preti (parassitismo mafioso). 5) Ci si spella le mani nell’applaudire la retata, riconoscendo alle istituzioni che ci tradiscono legittimità in cambio del contentino di una puntata dell’eterna saga mafia-antimafia; illudendoci che l’accettata con la quale i CC e Gratteri hanno potato uno dei rami, finora lasciato prosperare, sia un colpo al tronco della malapianta, che invece viene protetta e curata.

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3 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Trevisani ” “Fuocoammare” e remi, la preghiera laica di Sandro che sfida il Mediterraneo per ricordare i migranti morti in mare”

Tra le finalità degli omicidi e stragi ordinati da menti raffinatissime c’è anche quella del fornire ai governanti e al popolo una falsa coscienza negli anni a venire: dico che sono antimafia, espongo la gigantografia di Falcone e Borsellino, e questa copertura mi permette di favorire impunemente i laidi affari degli stessi poteri che vollero stragi e omicidi. Dico di battermi per la verità sulla Moby Prince e ora che gli stessi poteri che determinarono quella strage ordinano la violenza dell’immigrazione forzosa, li servo biascicando il rosario di “preghiere laiche” sugli annegamenti nel traffico di giovanotti del terzo mondo, ostentando un animo sensibile, mentre la durezza di cuore o lo scarso acume mi fanno tralasciare che quei morti sono sostanzialmente voluti perché facciano da lubrificante morale.

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3 giugno 2017

Blog de il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, il momento del baciamano dei cittadini di San Luca al boss Giorgi appena catturato”

I fumetti che vengono mostrati agli italiani coprono collusioni di alto livello; e agli italiani va bene non doversi interrogare a fondo, restare passivi, credere che lo Stato li protegga dai mali d’Italia, che fanno capo ai mitici capibastone di San Luca, imprendibili per decenni perché hanno la botola nel tinello di casa. Recitano tutti, i CC, gli ndranghetisti, i compaesani, e anche il pubblico che fa l’indignato ma accetta che la mafia non sia combattuta senza quartiere, fino al suo annientamento, senza tante moine, come una forza ostile che attaccasse un Paese dotato di spina dorsale. Poteva andare peggio: non hanno aggiunto, come è proprio delle VNR, una musica di sottofondo, la colonna sonora del Padrino o “Hannu a passari sti bintinov’anni”. Il legame tra uomini d’arme e teatro andrebbe approfondito. Si potrebbe considerare il “Capitan Fracassa” di Gautier. Pensando ad altri affari, che non vedremo nei tg, delle forze della legalità in Calabria e in distretti della antimafia al Nord, mi viene in mente un passo del romanzo: “Ali di pernice e fette di prosciutto sparivano subito, come fiocchi di neve sopra una pala arroventata”.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

@The_Marveluos 2. Non è appropriato prendere la “verità giudiziaria” come punto di riferimento per la ricostruzione storica. Il riferimento per la verità storica è la situazione storica complessiva. Partendo dalle risultanze giudiziarie si equipara la probabilità dell’ipotesi corrispondente su quanto avvenuto alle risultanze giudiziarie stesse; anziché considerare, correttamente, la variazione della probabilità delle varie ipotesi sul quadro generale dopo le risultanze giudiziarie, tenendo conto della capacità delle sentenze di rappresentare in maniera veritiera la realtà. Esistono i falsi risultati, in medicina come nei processi. E a volte sono preponderanti. Neppure i medici spesso si rendono conto che data una mammografia di screening positiva per cancro la “sentenza” corrisponde alla presenza di un cancro clinico solo in 1 caso su 10 (Gigerenzer, 2014). Il tasso di “falsi negativi” nelle assoluzioni per i misteri d’Italia non appare affatto trascurabile. Questo discutere sul niente col privilegiare indebitamente un pezzetto è stato chiamato “prosecutor’s fallacy”, la fallacia del PM (che commettono volentieri anche gli avvocati).

@The_Marveluos 2. Sono d’accordo sulla problematicità, e ambiguità, del concetto di “Storia contemporanea”. “Storico” secondo il dizionario vuol dire anche “appartenente a una realtà effettivamente accertata e documentata”; è questa l’accezione per il tema della provenienza del potere della mafia e di altre forme di grande criminalità; che, lo si chiami storia o politica o in altro modo, è di un’attualità pressante, da non rimandare ad un lontano futuro, quando diverrà un argomento morto come la Constitutio de feudis o la donazione di Sutri.

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8 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “La democrazia in stallo tra mafia e terrorismo”

Credo siano da conservare e rileggere periodicamente il terzo e quarto paragrafo dell’articolo, che mi sembra valgano più di interi volumi, riassumendo in poche parole il nucleo dell’assetto italiano. Non sono un esperto di mafia o di criminologia, ma ho qualche dubbio sulla caratura dell’arrestato per mafia che ha detto al telefono “lo Stato sono io”. Mi ricorda il “So’ i re del quartiere / detengo il potere”: fa pensare a un delinquente spaccone che ripete il mantra che ha orecchiato sui media dell’asserito strapotere dell’organizzazione alla quale appartiene; più che ai gelidi sociopatici, che i loro disegni mentali di dominio li tengono per sé. Le due cose, la situazione generale tratteggiata nei due paragrafi, che viene in genere tenuta coperta, e la notizia del mafioso “iperrealista”, appaiono collegate: i mafiosi tra le funzioni loro assegnate hanno quella inconsapevole di rappresentare teatralmente sé stessi; e anche la lotta alla mafia è integrata nel sistema, costituendo una lotta “pars pro toto” ai poteri criminali. Coltivando una appariscente e perenne guerra all’esercito dei mafiosi da telefilm si fa credere che sia questo il potere che stringe in una morsa il Paese. Mentre i poteri maggiori, che controllano Stato e mafia, vengono lasciati agire indisturbati; e a volte sono serviti attivamente nei loro sudici affari dai cacciatori di mafiosi.

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17 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Privateers, le nuove mafie sono come il terrorismo: colpiscono ovunque e con violenza”

La concezione comune della malattia e del crimine è dicotomica: sano/malato, onesto/criminale. Le malattie sono entità biologiche eterogenee, che spesso si presentano con manifestazioni diverse lungo uno spettro. L’ignorarlo dà luogo allo “spectrum bias” nella definizione e diagnosi di malattia, vantaggioso per gli investitori, ma dannoso per il pubblico. La concezione naif dicotomica di malattia consente di abbassare i valori soglia, in modo da sovradiagnosticare, aumentando fittiziamente i pazienti e mostrando false efficacie terapeutiche; mentre le forme autentiche, quelle gravi, restano trascurate.

Anche tra killer mafiosi e stimati rappresentanti delle istituzioni non c’è una cesura ma un continuum di violenza criminale; che passa per la massa degli affiliati a vari gruppi di potere, i disonesti sciolti, i raccomandati, i cittadini senza senso civico. La soglia lecito/criminale viene arbitrariamente elevata, verso le forme di violenza più impressionanti. I reati corrispondenti a ciò che attribuiamo alla mafia sono sottodiagnosticati. Nella collaborazione Stato/mafia, le mafie con la loro ombra terrificante aiutano la mafia di Stato facendone passare inosservate le pratiche vili e violente. Occorrerebbe abbassare le soglie ai valori corretti, quelli dove sarebbero fissate se non ci fosse l’alibi della mafia; e fare in modo di instaurare un’autentica dicotomia, che invece esiste solo nei fumetti sulla mafia che vengono propinati al pubblico.

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19 luglio 2017

Blog de  Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Borsellino e Falcone, perché non mettere nelle classi la loro foto accanto al crocifisso?”

Credo che invece che alla dulìa i giovani debbano essere spinti a pensare, su tre temi. 1) Come fu lasciato uccidere un magistrato che era un uomo eccezionale per integrità e coraggio, nell’ambito del rivolgimento in peggio di un sistema politico già guasto – il passaggio alla “seconda repubblica” – voluto dai poteri forti. 2) Come detti poteri siano stati serviti anche dopo da funzionari di polizia e magistrati – colleghi degli uccisi in via D’Amelio – che per vent’anni hanno potuto insabbiare fingendo di credere ad un depistaggio da loro stessi costruito. 3) Come si sia allestito un culto di tipo religioso di Falcone e Borsellino, in modo da coprire la viltà e la corruzione – i cui effetti rovinosi sul Paese i giovani stanno subendo e subiranno – con una intensa attività celebrativa che fa assumere vesti sacerdotali alle autorità, ai politici di ogni colore e agli opinion-maker che sottobanco servono gli stessi poteri che ordinarono la strage.

I ragazzi possono credere, mentre applaudono le intense declamazioni sulla legalità e la lotta al crimine, che le cerimonie e le sacralizzazioni siano il fronte opposto a quello degli assassini. Invece sono l’esito di un processo di metamorfosi, simile a quello di molti insetti: dove radicali cambiamenti di aspetto fanno credere che siano specie differenti e lontane tra loro quelli che sono i diversi stadi di sviluppo dello stesso organismo.

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20 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia Capitale, Gabrielli: “Corruzione incubatrice delle mafie: reato 416 bis da aggiornare” “

I mali non sono due ma sono tre: mafia, corruzione delle tangenti (bribery) e corruzione istituzionale, che serve i poteri forti (banche, case farmaceutiche, strutture atlantiche, Vaticano, etc.) mettendo il potere dello Stato al servizio di grandi interessi illeciti, che vengono così legalizzati. Quest’ultimo male viene tenuto coperto quanto gli altri due sono pubblicizzati; e viene tenuto coperto attribuendo agli altri due anche i suoi effetti deleteri. I tre mali sono tra loro collegati, ma sono entità distinte. C’è chi ne pratica uno solo, chi due, chi tutti e tre. Non pochi nelle forze di polizia e nella magistratura passano per virtuosi agli occhi del pubblico e acquistano i favori dei poteri forti combattendo, soprattutto a parole, mafia e corruzione delle tangenti, e praticando al riparo da occhi indiscreti la corruzione istituzionale.

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31 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, padre incolpa un medico di Cosenza della malattia del figlio e lo aggredisce: è ai domiciliari”

Nel 1911 a Verbicaro, prov. di Cosenza, avvenne l’ultimo linciaggio di presunti untori. Salvemini commentò: ““La folla è come un ammalato che ha male allo stomaco e si lamenta di avere male al capo. Essa non sa fare la diagnosi esatta dei propri malanni”. I vaccini obbligatori sono un abuso a favore del business, ma le vaccinazioni, che raramente possono causare complicazioni neurologiche che oggi possono essere etichettate (misdiagnosed) come autismo, non sono la causa dell’epidemia di diagnosi di autismo: quella è un altro imbroglio*. I pro-glaxo incoraggiano le critiche infondate, in pratica favoriscono depistaggi, per screditare quelle fondate. In Calabria poi le autorità preposte alla legalità sono particolarmente solerti nel proteggere il big money in campo farmacologico. L’attuale capo dei NAS, gen. Lusi, è stato comandante dei CC della Legione Calabria. A giudicare dai comportamenti gratuiti dei CC nel cosentino e nel lametino nei confronti di chi denuncia frodi e reati in campo biomedico, la sua nomina ai NAS ha provocato reazioni intense nei responsabili di tali frodi e reati. Si può immaginare come è andata. Alla notizia, CEO che guadagnano milioni di euro all’anno si sono chiusi nei loro uffici, il volto segnato da un’espressione impenetrabile. Dopo un poco si sono uditi dei colpi. Erano i botti dello champagne stappato per festeggiare.

*Frances A. Primo, non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie. Bollati Boringhieri, 2013.

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6 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Reggio Calabria, esplosa l’auto della moglie del sindaco Pd di Taurianova: “Era un ordigno ad alto potenziale””

Sarebbe utile conoscere natura e responsabilità dell’attentato. Credo che, imposta dai poteri che controllano l’Italia, vi sia una complementarietà funzionale tra mafia e antimafia. Che potrebbe giocare anche nella città di “don Ciccio Mazzetta” *. Forse ad alcuni in Calabria non piacciono le Toyota Yaris. Mesi fa, alla mia Yaris poco dopo l’arrivo in un paese del cosentino hanno spaccato il parabrezza, sotto casa. (532€ per la sostituzione). Una singola frattura lineare, di circa 45 cm, che a guardare bene si è propagata da una scheggiatura puntiforme del diametro di 2-3 mm coperta da uno dei tergicristalli: il colpo è stato dato, forse con un bulino automatico, in un punto non raggiungibile e non visibile se non sollevando il tergicristallo. Una tecnica che al destinatario del messaggio toglie dubbi sulla natura dolosa, mentre evita di rivelarlo agli spettatori. Quello della mia Yaris è un episodio di una catena di violenze subdole in Lombardia e in Calabria che non ha a che fare con gli ndranghetisti, almeno non direttamente. Date le mie denunce in campo medico, che comprendono indicazioni inedite su rapporti di cooperazione tra mafie e istituzioni, ritengo abbia a che fare col piduismo, la mafia di Stato, che nella sua doppiezza usa anche la lotta alla mafia delle bombe come paravento.

@ maxellino. A  proposito di percezione alterata della realtà, lei quando ha cominciato ad avere questa immagine, che i renziani siano accostabili a Pio La Torre? La convinzione si attenua dopo avere assunto del cibo pagato da terzi, es. un cappuccino e un cornetto, o un panino ?

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26 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “‘Ndrangheta in Lombardia, fra boss e politici un solo grado di separazione. “Se ti chiedono un favore non puoi dire no” “

La mafia è un instrumentum regni? Credo di sì; e andrebbe considerata tale anche l’antimafia. L’antimafia che cronicizza la mafia invece di guarire il Paese eliminandola. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia. La definizione restrittiva che considera mafia, e quindi della massima gravità, solo i “vincoli associativi” che esibiscano violenza fisica, o meglio meccanica, e il prestigio che deriva dalla patente di antimafia, creano una franchigia di illegalità per vari gruppi di interesse e per le istituzioni dello Stato che li servono. Tra mafia e antimafia il terzo gode: associazioni, meno cinematografiche, del mondo legale possono commettere impunemente crimini di grande portata. Potendo delinquere anche con metodi che andrebbero riconosciuti come mafiosi, posto che andrebbe considerata “mafia” qualunque struttura criminale, anche interna allo Stato, che voglia farsi legge, regola accettata; che lo faccia tramite la violenza o stravolgendo il potere legale. Anziché spiegare il facile attecchimento in Lombardia attribuendo al fenomeno mafia caratteristiche sovrannaturali, bisognerebbe considerare come non solo la mafia ma anche l’antimafia facilitino forme di criminalità di alto livello che alimentano l’economia legale. Es. le manipolazioni a danno della salute che rendono prosperose le industrie farmaceutica e medica. Il complesso mafia-antimafia in Lombardia è tra i fattori che rendono il Pirellone particolarmente adatto come nuova sede dell’EMA.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

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20 novembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di V. Agnoletto “Agenzia europea del farmaco, peccato averla persa. Ma cosa volevamo farci?”

A premere per l’assegnazione a Milano c’è stato Scaccabarozzi, capo di Farmindustria. Che controlli possono essere quelli che il controllato agogna? Alla vigilia del voto Telettutto, emittente bresciana, ha mostrato una conferenza sull’inquinamento dove Marfella ha detto che la mortalità infantile per cancro in Italia è la più alta del mondo. Da noi un inquinamento eccezionale e particolare fa strage di bambini? I dati non lo dicono. Ad essere relativamente elevata in Italia è l’incidenza di tumori infantili, per la quale si dovrebbe pensare alle sovradiagnosi; favorite, a vantaggio del business oncologico, da allarmi a effetto. Che andrebbero indagati dalla magistratura. Ma il procuratore di Brescia Buonanno e l’aggiunto Raimondi erano accanto a Marfella. La magistratura coonesta discorsi ingannevoli e sgangherati, vestendo di autorevolezza la suggestio falsi a favore della medicina commercializzata. E concorre anche alla suppressio veri, posso testimoniare. Quando l’Italsider creava ricchezza per i tarantini, chi parlava, giustamente, del pericolo cancro era guardato come un importuno fuori dal mondo. Oggi si è passati ad allarmi gonfiati ad arte che favoriscono la sostituzione dell’industria tradizionale con quella medica, dove la materia prima sono le persone. L’EMA vidima una produzione di ricchezza truffaldina e cannibale, e averla in Italia, dove il meglio, la magistratura, è questo, non avrebbe dovuto essere motivo di esultanza.
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@ mansal. Credo di rappresentare l’ala estrema della critica a Stamina, truffa buffonesca pilotata dallo Stato per fare sembrare per contrasto valide le promesse alla Vanna Marchi sulla rigenerazione di tessuti con staminali “ufficiali” (un altro “job” dove hanno brillato Brescia e i magistrati). Le consiglierei il libro di un medico e ricercatore danese, Gotzsche, “Deadly medicines and organized crime”, su quanto è mafiosa (parole sue) l’approvazione dei farmaci nell’intero mondo occidentale; anche in Danimarca, paese civilissimo paragonabile all’Olanda. Ma non credo che lei voglia sentire parlare dell’universalità del malaffare farmaceutico. Un recente articolo su come l’EMA approvi antitumorali costosissimi senza evidenza valida che migliorino la sopravvivenza e la qualità di vita, e i commenti su come l’EMA sia un sistema di controllo “broken”, riguarda l’EMA sul Tamigi (Prasad V. Do cancer drugs improve survival or quality of life? You don’t need to know, according to our broken regulatory system. BMJ, 26 ott 2017). Comunque, oltre un certo limite la smodatezza nell’approfittare diventa controproducente, e l’eccessiva efficienza in questo senso della nostra classe dirigente potrebbe avere sconsigliato di trasferire nella terra dei famelici lombardi la delicata funzione di immissione di farmaci tarocchi per oltre 300 milioni di europei.

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24  novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Scarpinato: “Le nuove generazioni hanno scelto il centro-nord. Meno violenza e più affari” – Il Fatto Quotidiano”

Tra i tanti sistemi per indurre l’accettazione e la perpetuazione della corruzione Ashforth a Anand includono, nel capitolo delle razionalizzazioni, il “social weighting”; e tra le forme di questo la “downward comparison”, il paragone con altri che sono ancora più corrotti. Rapportarsi al peggio contrasta la minaccia tacita all’identità morale del gruppo*. Gli industriali veneti chiamano Albanese a recitare Cetto La Qualunque alle loro riunioni di categoria. Tra le funzioni della mafia in Lombardia appare esserci anche quella di permettere la downward comparison, per facilitare attività locali illecite meno stigmatizzate, e più integrate nel mondo legale, mantenendone l’invisibilità (“l’oscenità” usando un’espressione di Scarpinato) sia sul piano culturale, facendole scambiare per legalità rispetto alla mafia; sia su quello pratico della lotta al crimine, tenendo fuori dal cono di luce del riflettore i “perbene” col puntarlo sui criminali per antonomasia. La mafia in Lombardia facilita così il “business as usual” del “fare danè”. Appaiono avvalersi di questa utilità derivante dalla presenza mafiosa anche i magistrati e le forze di polizia, che per alcuni campi della criminalità white-collar, come quello della corruzione istituzionalizzata nelle procedure mediche (che non è quella delle semplici mazzette), sono più una risorsa che una minaccia.
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* The normalization of corruption in organizations. Research in Organizational Behavior, 2003. 25:1.
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17 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Lamezia Terme, il decreto di scioglimento: “Illecita acquisizione di voti in campagna elettorale””

Oltre che dopocena antimafia e jam session antimafia, bisognerebbe istituire dei centri di assistenza dove il cittadino che riceve trattamenti culturalmente mafiosi possa rivolgersi. A Lamezia ho ereditato alcune proprietà, che sono oggetto di sistematici soprusi. Es. ho un piccolo appezzamento a olivi; la raccolta delle olive viene boicottata da chi ha i macchinari, e me li nega. Un vicino ha cintato un terreno limitrofo, senza dirmi nulla e allargandosi nel mio. Ma sembra che trovare un geometra che accetti di fare una perizia sui corretti confini sia un’impresa improba. Dovrebbero esserci centri dove chi riceve comportamenti culturalmente mafiosi possa avere aiuto; es. per poter noleggiare una scuotitrice meccanica, o commissionare una perizia su confini. Ma non credo che una misura del genere verrà attuata, e il mio caso mostra perché. Non sono nel mirino delle mafie locali, che forse neppure sanno della mia esistenza. Non mi si è mai presentato nessun mafioso lametino. E’ il Ministero dell’Interno che viene a fare visite malum omen al mio sito. Sono inviso, per le mie attività di denuncia, ai poteri del business biomedico; il genere di poteri ai quali Minniti deve la sua carriera politica. A Lamezia le cose non stanno come dice. Stanno peggio, perché c’è anche l’altra mafia, quella che si presenta come standard di legalità e alla quale fa comodo lo stesso tipo di terreno culturale sul quale prospera la mafia che spara.

3 gennaio 2018

Felicetta3gen18

Lamezia Terme, località Felicetta, ore 13. Gli alberi di olivo sono i miei. Le reti, la scala e le canne per la raccolta delle olive sono di ladri ignoti, che mi fanno vedere che possono prendersi le mie olive alla luce del sole e comodamente. Le volte precedenti nell’imbocco della stradina che porta al fondo incrociavo, al bacio, una pattuglia dei CC. Meno l’ultima volta, quando il passaggio è stato di una macchina della polizia municipale. Stavolta invece l’incontro puntuale non è avvenuto.

Forse erano impegnati altrove. Quest’anno, riferisce “Il Lametino.it”, i CC del nucleo ambientale “CUTFAA” hanno portato la Befana ai bambini ricoverati nella pediatria dell’ospedale di Lamezia. Dando così il loro contributo alla propaganda del legame “politically correct” tra tutela dell’ambiente e trattamenti clinici. Un cortocircuito ideologico che spinge i bambini verso la iatrogenesi del business biomedico; e che quindi dovrebbe piuttosto essere oggetto delle attività istituzionali di chi viene retribuito per contrastare gli illeciti che mettono a rischio la salute.

Spezzano della Sila ore 23. Ignoti hanno cominciato a prendersi il disturbo di depositare la loro spazzatura davanti al portone della casa dove abito. Sono degli incivili: non rispettano il calendario della differenziata, così che i sacchi restano per più giorni. Alla terza volta, ho attaccato ai loro rifiuti messi davanti al mio portone questo avviso:

“4 gennaio 2017
Rifiuti depositati da ignoti (per la terza volta in una settimana ) davanti all’abitazione di Via Roma 241, Spezzano della Sila, nell’ambito di stalking massonico-istituzionale dovuto ad attività di denuncia di frodi in campo biomedico.

ccc
“De Tavel c’informa che a Cosenza, un gran numero di avvocati e giudici incoraggiava il brigantaggio nei casali intorno alla citta, poiché proprio dai briganti proveniva la fonte principale dei loro guadagni.”
(G. Sole. L’invenzione del calabrese. Rubettino, 2015)”

Gli spazzini del Comune di Spezzano Sila, che in precedenza hanno lasciato per mesi davanti al portone carogne di ratto, escrementi di cane e hanno omesso di ritirare anche i rifiuti regolari mentre pulivano il restante marciapiede, hanno staccato gli avvisi, lasciandoli nel mio bidone della spazzatura. Due sacchi di rifiuti estranei, gli unici sulla strada, sono stati messi di nuovo, stavolta a fianco al portone, il 6 gennaio, giorno festivo di non raccolta, ultimo giorno prima della partenza per Brescia.

Questo è il raccontabile, non il peggio, dei segnali negativi ricevuti nella giornata.

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24 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, condannato per la Diaz ora è il numero due dell’Antimafia: “Come si fa a dire che l’Italia è cambiata?””

Non c’è contraddizione tra il dirigente di polizia responsabile di vili pestaggi a freddo di pacifici manifestanti e il prode paladino antimafia. E’ piuttosto errata la premessa che tutto ciò che porta l’etichetta “antimafia” sia libero e buono. L’antimafia di chi è stato eliminato fisicamente sparandogli alle spalle o col tritolo non è la stessa di quella degli allineati e coperti, dei carrieristi e degli imboscati. Gli eroi uccisi dell’antimafia sono più degli epurati che non, come si vuole far credere, campioni rappresentativi dell’antimafia. Semplificando, l’Italia non è un paese indipendente, e i pupari che con una mano controllano i mafiosi con l’altra controllano l’antimafia. Operazioni sporche, come atti di violenza eclatanti che condizionano il corso politico, o l’eliminazione di soggetti scomodi, possono essere assegnate alla mafia o alle istituzioni che si fregiano del titolo di antimafia; a seconda delle circostanze.

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31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia”

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

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8 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di l. Musolino “Calabria, intimidazione al coordinatore di Libera: capretto morto legato allo specchietto dell’auto”

Don Stamile rappresenta Libera, l’associazione che contrasta le mafie di mitra. E che fornisce così una copertura rispettabile alle mafie di penna. I mafiosi da schiavettoni non devono amare Libera. E Libera tiene molto a mostrarsi in trincea, in prima linea. Esposizione che aiuta a distrarre da quello che avviene nelle salmerie delle retrovie.

Il prete ha rimarcato, con parole chiare, le inconciliabilità dottrinali tra cattolici e massoni. I figli della vedova hanno tutto un armamentario basato sul repellente, sullo schifoso, per insultare e intimidire. Compreso l’uso di rifiuti e sacchi di spazzatura. D’altra parte il prete ha difeso e caldeggiato “il dialogo” coi massoni. Che sono molto attivi in Calabria, e divisi dai cattolici più da paramenti, riti e libri sacri che dai comportamenti e dalle finalità. Spesso alleati, non sono privi, entrambi, di legami con la criminalità per antonomasia. Il capo del Grande Oriente, il senese Bisi, si è detto d’accordo con Stamile riguardo al dialogo.

Stamile fa parte del fronte, potente, ampio e folto, che va dai mafiosi alle più alte istituzioni, passando per massoni, clero, magistratura e polizia, “impegnati”, “società civile” etc. che per vie diverse converge nel promuovere il cortocircuito ideologico, che sembra benemerito e invece è sciagurato, tra difesa dell’ambiente e aumento delle cure mediche. Un fronte manovrato anche tramite esperti della costruzione di immagine, positiva e negativa.

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23 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Caporale “Otto anni di vita in meno, il conto esatto della malasanità – L’istantanea di Caporale”

I dati Istat più recenti mostrano una speranza di vita per la Campania di 81.1 anni contro una media nazionale di 82.8. Circa un anno e mezzo in meno. Questa fake del presidente dell’ISS Ricciardi, Iacona e Il Fatto, che i campani perderebbero molti anni di vita a testa per la malasanità, con l’implicazione che la buona sanità, rappresentata dalla meravigliosa sanità del Nord, sarebbe in grado di aumentare la speranza di vita di molti anni, è una di quelle che il min. degli Interni favorisce, servendo a dirottare anche al Sud la mangiatoia della sanità pubblica dalla distribuzione clientelare di posti e di soldi alle grandi frodi istituzionalizzate dell’industria medica internazionale. Sostituendo al maltrattamento borbonico lo sfruttamento liberista; che include anche effetti iatrogeni in grado di ridurre lo stato di salute della popolazione, come mostra il caso del faro della medicina propagandata da Ricciardi, Iacona e c., la medicina degli USA, dove si sta registrando una riduzione nella speranza di vita (a 78.6 anni) che viene attribuita anche alle sovraprescrizioni di oppioidi (Drop in U.S. life expectancy is an ‘indictment of the American health care system’. Stat, 4 gen 2018). La “opioid epidemic” è una manifestazione avanzata della fake medicine che fa soldi promettendo la salute eterna con le pillole e l’hi-tech, e che si vuole estendere al Sud, in parte scalzando la vecchia vergognosa camurria, in parte accordandosi, ma senza risolvere le piaghe reali.

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26 gennaio 2018

Commento al post di A. Marfella “‘A Napoli si vive 8 anni in meno’, l’allarme di Ricciardi mi ha scioccato”

Un articolo sull’inaffidabilità della letteratura scientifica, intitolato “Case di mattoni, non regge di paglia” (Kaelin WG. Nature, 25 maggio 2017), lamenta la tendenza della ricerca biomedica internazionale a cercare il sensazionalismo a scapito della solidità dei dati; e conclude che nel decidere se pubblicare dei risultati la domanda dovrebbe essere se sono corretti, non se sarebbero importanti se fossero veri. In Italia l’antifake, composta da scienziati, giornalisti, istituzioni, nel decidere le informazioni sulla salute da diffondere applica senza paura la legge

Importanza x Verità = Costante

dove l’importanza di una notizia e la sua veridicità sono inversamente proporzionali. Ovvero, più la notizia è “scioccante” meno c’è bisogno di definirla e di mostrarne l’autenticità. Qui es. non ci si cura di mostrare i dati, e la loro qualità, sulla strage che sarebbe in corso a Napoli. Di spiegare come si attribuisce un asserito crollo della speranza di vita nella popolazione alla malasanità (Ricciardi) o a sversamenti camorristi e ora allo smog (Marfella). I giornalisti e i professionisti della legalità sembrano non considerare se le dicerie che stanno trasmettendo non servano, con la scusa di curare i vecchi mali – disorganizzazione, malavita, ruberie e clientelismo – ad aggiungerne di nuovi, con l’estensione al Sud delle costose cure “da paese civile”, spesso non necessarie e dannose, che fanno ricca l’industria biomedica.

@ Capitano Alatriste. La camorra, e la sua esaltazione come potere malefico sovrannaturale tramite la serie tv Gomorra e gli altri innumerevoli fumettazzi, giustifica l’antimafia perenne. E l’antimafia perenne, la cronicizzazione della lotta alla mafia (in sostituzione ad una guerra che annienti le mafie) costituisce, insieme alla società mafioide a cui è collegata, un sistema di stabilizzazione del malaffare istituzionalizzato, analogo alle soluzioni tampone in chimica. Un sistema che contrasta sia il viraggio verso il basso, cioè che la mafia spadroneggi del tutto, sia il viraggio verso l’alto, cioè verso un maggior livello di decenza e onestà della società; e che favorisce così gli affari all’apparenza rispettabili ma illeciti della società mafioide, dei quali questa campagna pro big business biomedico è un caso.

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8 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Baby gang, Cristina Donadio (Scianel): “Gomorra? Don Matteo non ha creato generazioni di preti”

Ci vorrebbe una parodia con il capitano Anceschi, il maresciallo Cecchini e il prete-poliziotto all’opera a Scampia. Il fumettaccio diseducativo di Gomorra e la favola smielata di don Matteo lavorano di concerto per favorire il potere mafioide, mostrando un mondo onirico dove il Male sgorga puro da regioni a noi lontane e dove il Bene sono caserme angeliche e preti anch’essi alati. Dietro a questi teloni dipinti da cantastorie brulicano indisturbati gli affari sporchi e le nefandezze del mondo reale, inclusi quelli dei Carabinieri e dei preti.

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26 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento la post “Biotestamento, Saviano con la compagna di Dj Fabo: “Pretendere dalla politica la possibilità di scegliere””

J. Kane*, medico, sostiene che in USA l’epidemia di morti per overdose di oppiacei copra un’epidemia di suicidi da disperazione. Lì il business, in nome della lotta al dolore, e aiutandosi con le mazzette, sta facendo soldi stimolando i suicidi. Il caso di dj Fabo è l’eccezione umanitaria scelta apposta; una estetizzazione mediatica, con tanto di sequel con la fidanzata, che copre lo sfoltimento della popolazione di malati comuni in base a criteri economici. Saviano, il cantore dei camorristi come samurai invincibili, mostra sia il Male Assoluto, sia la luce vindice della ragione e della civiltà. Il politically correct funziona così. Fifa blu da un lato, l’equivalente culturale e politico del junk food dall’altro. Ascoltatelo Saviano. Anche perché con l’incremento di cure oncologiche vere per diagnosi tarocche di cancro da sovradiagnosi che ci sarà con gli allarmi suoi, quelli del 31enne senza titoli candidato premier, quelli del circo al completo degli altri politici e degli opinionisti accreditati, e dei poteri dello Stato a partire da quelli che sarebbero la parte di cui fidarsi, firmare la liberatoria per farsi abbattere quando ridotti a un rottame ingombrante, e non più redditizio per le lucrose frodi mediche alle quali si è fornito il proprio corpo, sarà in effetti l’unica cosa che si potrà pretendere. * There’s no easy way out of the opioid epidemic. Feb 2018.

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31 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanuova ““La mafia dopo le stragi”? E’ ritornata borghese. In un libro gli scenari del dopo Riina” “

Un amico siciliano, che insegna in un istituto professionale, si lamenta dell’analfabetismo degli allievi: “credono che 1/100 sia maggiore di 1/10 perché 100 è maggiore di 10”. Ma ci sono casi dove maggiore è uno dei termini al denominatore maggiore è la quantità espressa con la frazione: la funzione di crescita iperbolica, che è più esplosiva della proverbiale crescita esponenziale. Il termine che comprende la mafia è articolato al denominatore dell’equazione della legalità in modo da fare sembrare grande l’atrofica legalità al numeratore, che agita la mafia ma non la stronca, ignora e favorisce gli affari della borghesia mafioide, e ignora e favorisce i servizi miserabili ai poteri sovranazionali di una classe dirigente miserabile e all’occorrenza in società coi mafiosi punciuti. Ad essere mafiosa è l’equazione iperbolica, cioè il falso modello dei rapporti tra legalità, affari mafioidi e mafia semplice, che l’antimafia di tanti che fanno carriera con la mafia accetta e legittima. Le stragi di mafia sono servite anche a instaurare l’antimafia a modello sovvertito, funzionale al potere. Non sorprende quindi che ai suoi vertici sia stato messo uno dei responsabili della vigliaccata del G8; un altro lavoretto per i poteri forti.

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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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21 luglio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, scoperti a Vibo Valentia i “giardini segreti” della cosca Mancuso: sequestrate 26mila piante di marijuana”

La droga e la mafia sono casi della differenza tra il negativo e il proibito. Come la mafia, la droga è nella cultura dominante il negativo, stigmatizzato e formalmente avversato; ma non è davvero proibita, cioè espulsa dal sistema, nonostante la repressione dia lavoro a tanti. Ora viene in parte sdoganata dalla posizione negativa. E’ in corso una liberalizzazione della cannabis nel mondo occidentale. A parte la dannosità degli effetti farmacologici per sé stessi e per gli altri, le conseguenze sul piano sociale e politico saranno di degrado, con sudditi fumati invece che cittadini ben svegli e partecipi. Nei casi di negativo non proibito, strumenti di controllo e oppressione, lo Stato favorisce con una mano ciò che con l’altra combatte. Una doppiezza palpabile in Calabria, ma ugualmente presente in forme diverse in regioni che godono di migliore fama, che permette tante giocolerie. Anche a danno di ciò che al contrario è nominalmente positivo ma di fatto proibito, come la denuncia del crimine nelle sue forme istituzionalizzate.

25 luglio 2018

Commento al post

MattarellaAntirazzista

“Abbiamo la lode degli stranieri e talvolta noi di autoflagelliamo, invece. No, il nostro popolo non è superiore agli altri popoli, ma non è neppure inferiore agli altri popoli.“ Pertini, messaggio di fine anno 1981. Mi sembrarono parole virili, conformi all’alta carica, allora; e ancor più oggi, rispetto a questo non perdere occasione per insinuare che sia razzismo non accettare supinamente di subire quelle che – duole ripetere le espressioni di Salvini – sono spesso forme di parassitismo obbligato. Le leggi razziali non furono la formalizzazione di un perverso sentimento popolare di odio. Non siamo terra di pogrom, per fortuna. La colpa, pure grave, degli italiani fu di acconsentire a un’infamia in obbedienza al potere. Lo stesso vizio che oggi, mutati i poteri e capovolti i loro ordini, porta a tutti i livelli, dal galoppino in cerca di sistemazione a chi in questo modo viene posto a occupare le più alte cariche, al victim blaming delle accuse di razzismo.

@ Orso in piedi. (risposta a un commento apparso dopo l’aspersione della torta, v. sotto).

Se è per questo siamo anche il paese dove la chiesa fino al 1830 teneva una cerimonia in Campidoglio con calcio nel sedere agli ebrei. E dove ora che gli ebrei sono potenti si fa a gara, preti per primi e politici appresso, a ostendere loro il deretano. O ad accorrere in loro soccorso, come fai tu. Siamo il paese dove il clero insegna l’ignoranza. Nelle sue diramazioni, come la partigianeria, quella che esibisci con vanto, non concependo che le proprie posizioni possano convergere, con motivazioni diverse, con quelle – non necessariamente sincere – di una parte politica nella quale non ci si riconosce e che non è amica. Siamo il paese dove le persone, tenute a bagno sia nell’arretratezza morale sia nel senso di colpa, vengono flagellate e esortate ad autoflagellarsi, come fanno i preti e come fa il democristiano Mattarella, perché accettino ingiustizie e degrado a espiazione dei peccati. Soprattutto di quelli immaginari, e di quelli del clero e della classe dirigente addossati alla gente comune, v. trattamento storico ebrei; meno per quelli veri, e ancor meno se utili alla classe parassitaria.

Maestri pasticcieri

TortaCiuaua

26 luglio 2018. Ieri, immediatamente dopo il commento su Mattarella, è comparsa, dopo 26 giorni a Spezzano della Sila, la Panda della polizia Comunale, e oggi mi tafana di continuo, ovunque vada. Compro una torta per l’onomastico della mia compagna nella migliore pasticceria di Spezzano, un locale con preziosi intarsi di legno sul pavimento e ai tavolini. La commessa la posa sul banco. Uno dei proprietari passa uno straccio sul banco, arriva alla torta, che è ancora da incartare, solleva lo straccio dei pochi centimetri necessari a sormontarla, la scavalca a raso con il panno bagnato e sporco, riappoggia lo straccio e prosegue la pulizia sul resto del banco. A osservare la scena un noto guappetto attaccabrighe locale, che è arrivato davanti alla pasticceria in perfetto sincronismo con me e mi scippa il parcheggio tagliandomi la strada col suo grosso SUV (uno di quelli coreani, che costano quanto un’utilitaria). E’ venuto a fare colazione, senza pagare. Si muove velocemente da una parte all’altra del locale, incluso il laboratorio. Ordina con voce stentorea la scelta dei pasticcini, dopo avere oltrepassato il banco e essersi messo sulla pedana dell’esercente. Sembra una scena di un film del mafioso che riscuote il pizzo e mostra agli avventori che il locale è sotto la sua protezione. All’uscita bacio di una Panda dei CC forestali.

L’episodio è conforme col principio piduista per il quale se critico Mattarella devo ricevere qualche forma fisica di sporcizia (v. precedenti in La medicina sotto la presidenza Mattarella). Col principio mafioso che se mostro il marcio delle istituzioni, es. dicendo della doppiezza mafia-antimafia (v. sopra, commento del 21 luglio), devo ricevere una dose supplementare di ciò che denuncio. E col principio della stessa natura degli altri due che se svelo le frodi mediche e le loro complicità istituzionali (Il ‘Decoy effect’ e ‘l’Effetto Rasputin’ nelle frodi mediche) deve arrivare certa la rappresaglia.

E’ possibile che il pasticciere calabrese abbia ricevuto istruzioni, perché questa tipologia dell’esercente che sente il bisogno improrogabile di passare uno straccio umidiccio proprio mentre serve il cliente, coinvolgendolo fisicamente nello sporco, la ricordo bene per averla già ricevuta a Brescia in un diverso genere di negozio. Il binomio CC-pasticceria ha dei precedenti. L’estate dell’anno prima, nell’agosto 2017, nell’altra rinomata pasticceria del posto, a Casole Bruzio. All’entrata bacio di auto pattuglia CC rosso-blu. Dentro cocktail, con il proprietario di una gentilezza esagerata. All’uscita bacio della stessa auto pattuglia dei CC. Meno di un’ora dopo, singola scarica di dissenteria con le caratteristiche degli effetti di un lassativo. Il generale Lusi era appena passato da comandante regionale dei CC per la Calabria a capo dei NAS, che sulla carta combatterebbero le sofisticazioni alimentari.

Ha un precedente personale anche la collaborazione CC-mafiosi in Calabria: quando ricevetti una email da un condannato per ndrangheta, mai visto, che aveva commentato sui miei interventi in un sito di un magistrato, “Uguale per tutti”. L’email, beffarda, mostrava di sapere, non potendo normalmente saperlo, dove mi trovavo e cosa facevo, raccolta degli olivi a Lamezia (v. email di Bartolo Iamonte del 29 ott 2013, in La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato). Lo stesso giorno, le consuete molestie stradali dei CC.

Non credo che gli amanti della cannabis (commento del 21 luglio. In La piaga del sessantottismo) abbiano davvero da temere dall’apparato di repressione giudiziaria; a partire dai CC, che non mi sembrano cambiati dai tempi della loro obbedienza ai superiori USA con l’operazione Bluemoon. Difendono il loro bisinisse della coltivazione della mafia con l’antimafia e della lotta al traffico di droga alla “Bolla di componenda”, ma dietro a questo paravento sono i primi a collaborare con ordini criminali superiori. I tipi umani che facevano i delatori degli ebrei sotto l’occupazione nazista oggi si danno alla protezione delle grandi frodi mediche. Le pratiche di continuo contatto con l’immondo vorrebbero umiliare, ma aumentano il senso di schifo per il materiale umano. Quanto alle varie ritorsioni e intimidazioni, rispetto a ciò che stanno facendo quelli coi vari galloni istituzionali il balordo col SUV low-cost giganteggia come una limpida figura di galantuomo.

Prefetto: Galeone
Comandante provinciale CC: Sutera
Procuratore: Spagnuolo
Dda: Gratteri
Sindaco: Monaco
Vescovo: Nolè

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10 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di IRPI “Droga, la battaglia navale del Mediterraneo: ecco le rotte dei trafficanti. “In mare barche officina e l’ombra delle mafie”

sfracellone: Onore alla Guardia di Finanza!

@ sfracellone. Fare uno spicchio del proprio dovere non dovrebbe essere un titolo di merito. D’Annunzio insegnò ai fascisti come confezionare chiacchiere e scenografie in sostituzione della realtà; e il bel gesto, l’azione eclatante, al posto della solidità. I risultati si videro con la II guerra mondiale, con lo “spezzeremo le reni alla Grecia”, “8 milioni di baionette ben affilate” etc. . Oggi il dannunzianesimo è al servizio della corruzione istituzionalizzata. Paghiamo tasse altissime con servizi pubblici scadenti per finanziare strozzini internazionali, tangentisti nostrani, clero ed evasori. La GdF fa come ne “La bolla di componenda” di Camilleri: blocca 1, a favore di telecamera, e fa passare in silenzio 99. Nella mia esperienza, si presta a rappresaglie e intimidazioni verso chi si oppone alle frodi di alto bordo che consentono le ruberie tramite il prelievo fiscale; è un braccio armato dell’ordoliberismo. Però quello che conta è la “battaglia navale” con arrembaggi alla Salgari contro il traffico di droga (che prosegue ‘as usual’). Oggi su Il Fatto si annuncia un “ciclone autunnale” economico e si invita a vendere i titoli di Stato; è un messaggio grave sia se fondato, sia se lanciato a scopo di turbativa. La battaglia, o meglio la scorreria indisturbata, ha luogo dentro le nostre tasche. Ma c’è sempre chi è pronto ad applaudire le “beffe di Buccari” in modo da ignorare le Caporetto.

@ sfracellone. Anch’io a volte sono d’accordo coi tuoi commenti. Nella canzone “Li turchi alla marina” gli indifesi che fuggono dicono “onore del mare” alle galere maltesi affondate in difesa. Qui non si potrebbe, per chi si entusiasma agli avvincenti filmati della rivincita sugli antichi pirati, apprezzare l’operato limitatamente al caso, senza glorificare – “Onore alla GdF!” – le guardie perché danno la caccia ai ladri, mentre non sempre aderiscono ai propri doveri, o fanno l’esatto contrario? Il plauso “incondizionato” alla GdF ne legittima altre attività non onorevoli. Dovere del cittadino è, dopo avere fatto la propria parte, sostenere le istituzioni; ma vigilando su di esse, non portandole a spalla in processione come santi patroni.

C’è lo spirito samaritano a banda stretta: in vigore solo nel Mediterraneo, per i giovanotti che si allontanano dalla costa su appositi gommoni. Non per le sterminate moltitudini di diseredati che si lasciano alle spalle sulla terraferma di ogni continente, né per i milioni di italiani poveri che vedono l’immigrazione aggiungersi alle loro difficoltà. C’è l’antimafia a banda stretta, che combatte – guardandosi dal vincere e chiudere la guerra – le mafie di cosca, ma aiuta le sovrastanti mafie dei poteri forti, ed è severa custode dei diffusi costumi micromafiosi del mondo legale. Si vede che c’è anche l’onore a banda stretta; che però a me non sembra una categoria degli onesti, almeno non degli onesti non fessi.

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14 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, il raid in casa del pm Di Palma: i ladri rubano le chiavi del suo ufficio. Ma lasciano il denaro”

Può accadere di trovare l’automobile aperta senza che sia stato portato via nulla (Cicinelli G. Rosati L. Un mistero di Stato. Datanews, 1984). Possono entrarti in cantina, svitare il coperchio del campanello della bicicletta e lasciarlo poggiato sullo scaffale. Mostrare di avere armeggiato con la tanica dell’olio di oliva. Possono continuare ad entrare, dopo che hai messo il più sicuro lucchetto, e lasciare oggetti invece di portarne via: le riproduzioni con la stampante delle foto da internet del procuratore e del prefetto, che avevi appeso alla porta, esternamente, un anno prima, dopo che erano cominciate le visite e che qualcuno aveva urinato davanti alla porta; foto che erano state strappate via da ignoti ricompaiono un anno dopo all’interno, posate bene in vista sulle provviste. Non sono un esperto di messaggi mafiosi, massonici e dei servizi, ma nella mia ristretta esperienza, come nel libro citato sopra, l’intrusione intimidatoria è praticata da persone che lavorano con i prefetti e i magistrati; anche nel propagandare la visione per la quale il crimine che incatena l’Italia non avrebbe altra fonte che cosche e ndrine coi loro tentacoli. Teoria che, monocausale, ricorda quelle dei pre-socratici; si direbbe quindi ‘magnogreca’, se non fosse che è adottata e funziona bene, come alibi e paravento, a Brescia come in Calabria.

frollino: possibile che la casa di un magistrato sensibile non sia presidiata o abbia un sistema di sicurezza piu’ efficace di una semplice porta blindata?

@ frollino. Mi colpì, appeso nella stazione dei CC in una zona centrale di Roma dove presentai domanda per svolgere il servizio di leva come CC ausiliario (scartato alla visita medica) un elenco di regole su come difendere la caserma. Ricordo che una diceva pressappoco che se si presentavano due sconosciuti, ad aprire la porta i carabinieri dovevano anch’essi essere in due. La guerra è fatta anche di misure difensive, e non c’è onore nel farsi sorprendere perché senza sentinelle. Ma si vuole davvero vincere, si vuole davvero, come a mio parere dovrebbe essere, annientare, rendere un fatto del passato, un nemico che ha come protettori gli stessi poteri forti che le istituzioni servono, che è una giustificazione all’intero sistema sociale e istituzionale mafioide vigente in Italia, che consente di atteggiarsi a eroi mentre si viene meno ai propri doveri su gravi delitti e su routine illecite. Che, ciò che chiamo ‘metamafia’, tramite la paura fa ottenere consenso e obbedienza a istituzioni in realtà omissive o colluse rispetto alle ruberie e frodi, alle violenze, ai pizzi imposti dei poteri maggiori?

12 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Impastato, Subranni archiviato e prescritto: “A mio carico non è stato raccolto alcun elemento definitivo””

Posso testimoniare che chi fronteggia la grande criminalità, la criminalità protetta, che vede coi suoi occhi commettere scempi deve fare i conti anche con i CC alla generale Subranni che gli compaiono alle spalle.

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24 settembre 2018

Blog De Il Fatto

Commento al post “Mafia, per ricordare i giudici Livatino e Saetta arriva il procuratore De Raho: ma Canicattì diserta l’incontro”

A me la locale associazione antimafia, in Lombardia, non manda più avvisi di incontri, da quando scrivo che l’antimafia attuale è spesso una copertura, una legittimazione e un alibi per complicità istituzionali a favore dei crimini dei poteri forti. L’8 giugno 2018 ho scritto una racc. online a Cafiero de Raho. La ric. di ritorno è arrivata, ma non è arrivata quella della racc. all’altro destinatario, i magistrati della locale sezione dell’ANM, c/o il segretario. E’ la quarta volta su 4 lettere scritte a magistrati in 5 anni che la ricevuta non arriva. Nella mia esperienza, grandi gruppi in affari con lo Stato – Poste Italiane, A2A, TIM, Autostrade – praticano di routine forme di mafiosità, in piena collaborazione con lo Stato; come preconizzò Debord. Per non parlare di banche, multinazionali e business biomedico. Licenze di illegalità che portano a disastri; che solo raramente sono visibili, come nel caso del ponte Morandi.

Sia gli occhi chiusi dei cittadini sulla mafia, sia la pretesa di osservanza dei riti antimafia sono componenti dell’assetto malato del Paese. L’antimafia dovrebbe officiare di meno e mostrare validi indici di riduzione annua della mafia. Dovrebbe inoltre ridurre le autopromozioni dove fa rimbombare omelie contro le fogne che stanno in basso, e che sono quindi facili da riconoscere, come quelle degli assassini di Livatino e Saetta, e smettere di essere ‘friendly’, forte delle superbe omelie, con le misconosciute e riverite fogne che stanno in alto.

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26 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “M5s, ex senatore devolve assegno di fine mandato a una ricerca sulla mafia al Nord. “‘Ndrangheta sempre più infiltrata”

La paura è un mezzo semplice ed efficace per ottenere consenso e potere; inducendo comportamenti del pubblico, è denaro. Politici, e magistrati, tendono a raffinare la paura, redditizia, che conviene aumentare, separandola dalle soluzioni che vadano contro grandi interessi e conviene fare ristagnare. Un allarme può essere una chiamata alle armi; o un avviso a trovare rifugio sottoponendosi a un protettore. Lo studio di un fenomeno criminoso può essere volto a reprimerlo; o a propagandarlo per speculare sulla paura. Es. allarmi e studi sulle discariche illegali possono essere volti a spingere a interventi oncologici dannosi facendo figurare epidemie di cancro. La mafia può essere studiata per annientarla, e avere cittadini così liberi sia dalla soggezione alla mafia sia dalla necessità di trovare protezione da essa; o per mantenerla come spauracchio che permette alle istituzioni di ottenere sottomissione e consenso, e di avere un paravento dietro al quale essere complici in grandi affari illeciti di altro genere. A giudicare dal comportamento, a mio parere esso stesso da includere tra gli argomenti di studi del genere, di prefetti, questori, comandanti dei CC e altri che al Nord e al Sud dipendono dal ministero dove Gaetti è sottosegretario, temo che la donazione sia espressione del finto populismo che è stato avvicendato alla finta sinistra nel servire i poteri forti. Poteri per i cui affari la mafia al Nord è un eccellente diversivo e alibi.

@ Riccardo Orioles. Orioles considera di ammorbidire le sue posizioni contro i grillini; cosa non difficile, perché con la sua difesa da molosso del pensiero comodo è già della stessa famiglia. Per lui è lampante: quando uno fa una cosa in sé buona non può essere che buono, e le conseguenze non possono essere che buone. Soprattutto in un ambito privo di ambiguità come i rapporti tra Stato e mafia. Si onori quindi, come comanda Orioles, Gaetti; il vicecapo del Viminale, già leghista bossiano, che a sentire Fabio Repici sulla mafia si è dimostrato essere su posizioni singolarmente coincidenti con quelle di Saro Cattafi, presentando interrogazioni parlamentari che sembrano scritte dalla stessa penna di un altro massone, avvocato, imputato per concorso esterno, e dagli annessi servizi. Da quel che so io, la tradizione del ministero dell’interno di lavorare per massonerie di alto bordo e relative operazioni piduiste non è venuta meno con l’insediamento dei leghisti di seconda generazione. Ma cosa aspettarsi da uno come me che Orioles col suo fiuto e il suo rigore euclideo nel 2015 su questo blog ha classificato come mafioso siccome critico l’antimafia. Con questo pubblico e questi analisti, i 40000 euro sono stati ben spesi, e la mafia ha i giorni contati.

@ Riccardo Orioles. Conservo suoi vecchi articoli sulla mafia. Ha dei meriti, ma è anche un caso estremo, e pericoloso, di rifiuto del ragionamento condizionale. Si può affrontare da giornalista la complessità del mondo con questi suoi schemi squadrati come cracker? Si può parlare della mafia, e delle sue protezioni, col loro gioco di specchi, abbandonandosi al “senza riserve”, sopprimendo l’informazione in contrasto, rifiutando di considerare il quadro complessivo e di considerare che esistano calcoli, convenienze, uscite che assicurano maggiori entrate, doppiezze, tatticismi?

Non so se anche in Sicilia ci sia il detto calabrese “u gabbu cogli”, che indica come chi accusa gli altri cada nello stesso peccato. Lei, che accusa Sciascia per l’articolo sui professionisti dell’antimafia e Borsellino, lodi chi le pare, ma cerchi di non danneggiare chi è già oggetto delle attenzioni criminose di coloro che le suscitano entusiasmo.

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3 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Arresto Lucano, il procuratore di Locri: “Non processiamo il progetto Riace ma gli illeciti. Ho lanciato una bomba in una favola”

Quando sono in Calabria l’impressione che ho è che il malaffare massonico e quello clericale non abbiano di che temere dalla magistratura. Non mi stupirei quindi se anche col “modello Riace” la magistratura reggesse il gioco alla costruzione di un eroico soccorso al vincitore. Il progetto, sostenuto da massoni e clero, dell’immigrazione forzosa, se ha una “nobiltà”, come dice il Procuratore di Locri, ha una nobiltà condizionale, una nobiltà “cherry picking”: di tutte le cose nobili e umanitarie che si possono fare in Calabria, in Italia, e per il Terzo Mondo, si sceglie proprio quel pezzettino marginale che corrisponde agli interessi globalisti a danno degli altri cittadini italiani e che non migliora le condizioni dei popoli in difficoltà. Tutti pecoroni davanti alle vessazioni tramite la legge, ma leoni quando trasgredendo la legge si servono poteri superiori allo Stato. C’è la tragedia di Antigone che onora i vincoli familiari e c’è la farsa di Antigone che tiene famiglia.

filippoguidarelli. Il malaffare massonico e quello clericale servi del globalismo? Davvero è questo il male profondo della Calabria?

@ filippoguidarelli. Chi lo sa? Secondo Enrico Fierro qui su Il Fatto la natura selvaggia avrebbe selezionato una popolazione di irrecuperabili bruti. All’opposto, figlio di calabresi cresciuto fuori dalla Calabria, sospetto che non vi sia un male profondo, ma una sfortuna storica; una serie di condizioni e di scelte politiche sulla Calabria che l’hanno collocata nel quadro nazionale e internazionale in una posizione svantaggiosa; che si è accresciuta, autoalimentandosi con l’esaltazione dei difetti dei calabresi e la soppressione dei loro pregi. Alcuni mali che sembrano eterni, immutabili, e quindi costitutivi, ‘ontologici’, come la mafia, o in medicina impostazioni errate che risalgono a secoli precedenti, sono invece anacronismi voluti: artificialmente tenuti in vita da grandi interessi. Anche la malasorte della Calabria, credo. “lo stesso giorno dell’arrivo in Città degli anglo-americani “una pattuglia puntò su Fuscaldo Marina per incontrare l’Avvocato Samuele Tocci” ultimo Venerabile della Loggia cosentina prima dello scioglimento.” (Libro Unione provinciale agricoltori Cosenza). Il clero in Calabria per secoli ha sfruttato il popolo associandosi in affari coi criminali (v. G. Sole. L’invenzione del calabrese, 2015). A Sambiase negli anni ’60 quelli che oggi chiamiamo ndranghetisti erano chiamati “massoni”. L’influenza negativa di clero e massoneria, anche come agenti dei poteri esterni, appare maggiore di quella delle fiumare, delle timpe e delle scogliere omeriche.

Commento al post “Riace, Di Matteo a Tv2000: “Rischio strumentalizzazione per denigrare accoglienza migranti”

Il finanziamento da parte del contribuente all’immigrazione forzosa è “accoglienza” quanto il pizzo estorto ai commercianti è “assistenza ai carcerati”. Il modello Riace che Di Matteo esalta dando per scontato che sia un’attività positiva e meritoria permette, agganciandosi al servire i poteri globalisti contro l’interesse dei cittadini, di fare rinascere in una forma ammodernata l’assistenzialismo clientelare, dove politici e clero elargiscono a loro discrezione denaro pubblico a chi vogliono; pratica mafioide favorevole alla crescita delle mafie. Una magistratura che pratica interventi di propaganda a favore della politica imposta dai poteri forti nascondendo e mascherando gli aspetti negativi a danno dei cittadini sta alla magistratura con la emme maiuscola come la sinistra dei banchieri di Renzi sta a quella di Gramsci. “Il più grave fattore di inquinamento della nostra democrazia” è l’ubiquitaria (nessuno escluso) sottomissione di politici e organi dello Stato ai poteri forti; sottomissione che accomuna tra gli altri la mafia alla antimafia del genere rappresentato da questo spot del sostituto procuratore della DNA De Matteo sull’emittente vaticana.

Petti rosso. La vostra paranoica avversione per i migranti vi ha mandato in tilt la ragione e il buon senso. Ripiatevi.

@ Petti rosso. Ricordo una volta la cattura di un borseggiatore. Gridava senza ritegno “pazzo” a chi lo accusava, ma il poliziotto di mezza età che lo teneva non ci faceva caso. Forse però lei è a suo modo sincero. Il vostro camaleontismo narcisistico vi fa vedere il bene dove c’è squallido calcolo e il male in chi non ha ingurgitato il beverone del quale vi nutrite come poppanti al biberon. Inutile rispondervi “ripijateve voi”, perché dalla condizione narcisistica, dalla condizione di chi non ha faccia propria ma ha una maschera determinata dall’esterno che diviene faccia, non si esce. Si può solo cambiare personaggio.

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17 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Caporale “Senza Riace, cosa resta della Calabria?”

Dopo che nel ‘900 un milione di calabresi ha dovuto andarsene dalla regione più povera d’Italia e spargersi per il mondo, quello che resta è una popolazione dissanguata delle energie migliori, che si può insultare dicendole che non ha niente di buono se non accetta, in cambio di qualche soldo, di recitare in farse imposte dall’alto come questa del modello Riace, che rafforzeranno la sua condizione subalterna e i mali nei quali viene tenuta. Ci si inchini, come fanno privilegiati e benestanti di tutta Italia, a quello che tolti gli scenari di cartapesta si potrebbe chiamare il modello Catrambone. Giovanissimo impresario, dal successo misterioso e improvviso paragonabile a quello di Berlusconi, che è passato dall’assistenza ai mercenari dei massacri di iracheni e afgani: “Christopher Catrambone, un impresario e avventuriero di Lake Charles, Louisiana, fonda Tangiers International e opera nella zona di Reggio Calabria, Italia, come fornitore di servizi nei teatri di guerra per le principali compagnie assicurative degli Stati Uniti”; al finanziamento e all’organizzazione dell’immissione forzosa di giovani africani in Italia. “L’emigrazione-immigrazione è un affare globale per il capitalismo globale, sia mafioso che legale, e anche per il capitalismo travestito da filantropia. “ (Sonia Savoldi. ONG il cavallo di Troia del capitalismo globale. Zambon, 2018).

@ Razionalista. Una certa distanza può essere un vantaggio. Soprattutto in quei casi dove le cose “non sono ciò che sembrano”; quello che Pippo Fava diceva della mafia. Figlio di calabresi, non conosco il reggino, ma conosco altre zone della Calabria, dall’esterno e dall’interno. Al di là delle oleografie di comodo. Conosco anche gli USA, dove ho abitato per anni. Quando nel 2017 sono arrivato a Reggio Calabria, nell’uscire dall’auto che avevo parcheggiato sul celebre lungomare, davanti allo stesso mare dei miei avi di Melito Porto Salvo, sono arrivati in tandem un camion della nettezza urbana e una gazzella dei CC; e mi sono subito sentito a casa. Es. stamane, nella città del Nord dove abito, ho avuto una prolungata simile compagnia. Senza certi macchinisti non resterebbe molto di certe scenografie.

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19 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Rifiuti, i bambini più in pericolo sono quelli del Nord. Salvini, se vuoi salvarli spegni gli inceneritori”

Dal mio punto di vista, che guarda agli aspetti medici con le relative frodi, i due litiganti non sono così distanti tra loro come sembra. Ogni volta che vado a piedi a comprare il pane a Brescia, senza eccezioni qualche mezzo della spazzatura di A2A mi offre uno spettacolino, a volte a distanza ravvicinata e ostentatamente senza necessità; spesso con la staffetta di una o più auto dei CC o della PM, più raramente della PS. L’esibizione costante e prevedibile mi conferma nella riflessione che i rifiuti in sé non siano la cosa più zozza nel poliedrico affare rifiuti (v. 1-3; sul mio sito). Sono d’accordo sui maggiori pericoli, finora, per i bambini del Nord; per l’inquinamento, ma soprattutto per l’industria medica, col suo ‘saturation advertising’ che grida alla pestilenza da inquinamento ed è omertoso sulle sovradiagnosi. Concordo anche sulla continuità tra la “Terra dei Fuochi” campana e quella bresciana; ma nel senso della continuità del copione; e della continuità del malaffare tra la camorra nella Campania povera, con le retrostanti istituzioni “deviate”, e i comitati di grembiulini, tonache, toghe e divise dietro alla facciata rispettabile nella Brescia dalla fame inestinguibile.

1 SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi

2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

3 La raffinazione della paura

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Il giorno dopo aver postato il commento, 20 novembre 2018, vo a prendere il pane. A largo Gratteri non è mancato neppure stavolta uno spettacolino, stavolta a distanza, di un camioncino spazzatura, con pattuglia PM. Né è mancata la molestia davanti alla porta della chiesa di Via Volta, stavolta un sobrio passaggio di auto blu dei CC. Più altre molestie. Nelle misure contro le Terre dei fuochi è previsto il monitoraggio da parte dei medici di famiglia (1). E’ illogico e come fatto apposta per generare bias, passare le consegne di “sentinelle” (1) ai medici della mutua; ma i medici di famiglia, con la loro figura rassicurante e la presenza capillare, da tempo sono stati arruolati come prima linea delle frodi mediche strutturali, “tra miraggi e sabbie mobili” (2), e sono quindi adatti sia a sfruttare la paura a favore delle frodi, sia ad alimentarla. Di Maio ha dichiarato che il suo governo farà morire di fame i camorristi della Terra dei Fuochi. A me pare che, mentre la mafia non scompare, facciano ingrassare farabutti non migliori dei camorristi, e che lo facciano presentandosi come dei Crocodile Dundee con le mafie mentre sottobanco obbediscono al grande malaffare come dei Giandomenico Fracchia.

1 Rifiuti, Scotti (FIMMG): coinvolti da anni in monitoraggio Terra dei Fuochi. Doctor33, 21 nov 2018.
2 Matthew P et al. Navigating Prostate Cancer Screening in the Real World of Primary Care The Mirage and the Quicksand. JAMA Oncology, 22 feb 2018.

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9 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sanità, arriva il piano per le liste di attesa e un fondo per i cup online. Ma senza nuove assunzioni le code restano”

L’affidare il controllo sulle liste di attesa a CC e GdF “come per le operazioni antimafia” non deve stupire. Il capo della legione Calabria dei CC è divenuto capo dei NAS, e la sanità calabrese è stata affidata di recente a un ufficiale dei CC. CC e colleghi stanno servendo gli interessi del grande business biomedico; anche ridimensionando la lasagna dei medici; e con operazioni “pro sofisticazione” che mostrano come la lotta ai pendagli da forca della mafia sia anche un alibi e una copertura per servizi a favore dell’altra mafia, quella dei poteri forti.

Lo sconcio dell’intramoenia aggrava il problema delle attese. Che però sono costitutive dell’attuale medicina commerciale gestita come servizio pubblico. Malleson, un medico acuto critico della medicina, ha scritto che sono “solide come la Torre di Londra, perché sono state create allo stesso scopo: tenere la gente fuori”. Senza questo freno la gente si riverserebbe nelle strutture mediche a piacimento, spiega. Salvestroni (Il medico della persona, 1973) ricorda ai colleghi medici che “non esiste alcun “diritto” ad abusare delle cure mediche, e dovrebbe invece essere sentito il dovere di non distrarre i medici dall’assistere coloro che ne hanno realmente bisogno”. Per fare sparire le attese “basterebbe” convertire la medicina da consumistica ad onesta. Ma un conto è togliere il bisinesse ai Bontade per darlo ai Provenzano, continuando a proteggerlo e ingrandendolo; un altro è instaurare la legalità stroncandolo.

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5 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Gangi “Trattativa Stato-mafia, Fava: “Accelerò la morte di Borsellino. Depistaggio ci fu prima dell’esplosione della bomba””

Le menti raffinatissime non potrebbero fare molto se non potessero contare sugli innumerevoli codardi e ruffiani delle istituzioni: “(magistrati, poliziotti, funzionari dei servizi, capi e vicecapi di varia natura, prefetti, ministri…)”. Che oggi continuano a staccare marchette nascondendosi dietro alla gigantografia di Falcone e Borsellino. Quegli omicidi hanno paradossalmente fornito una copertura ai grami tipi umani che allora li permisero e li favorirono; e che oggi continuano a servire le menti raffinatissime. Credo che questo, la creazione di un’epopea antimafia che distolga da tradimenti e complicità istituzionali in altri settori dell’asservimento e dello sfruttamento del Paese, sia stato tra le raffinate finalità dei bestiali attentati.

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13 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Migranti, nasce la fondazione per rilanciare il modello Riace: “Accogliamo quelli esclusi dal dl Salvini””

Andrebbe chiesto se Sirianni, magistrato a Cosenza, non operi contro il popolo, e contro i doveri del suo lavoro. E’ da poco uscito “Il quarto uomo del delitto Moro” di S. Flamigni; che descrive tra l’altro le complicità della magistratura nell’avallare assurdamente l’inverosimile ricostruzione dettata da mandanti ed esecutori. Quando mi trovo nella Presila cosentina, o devo avere a che fare con gente di Lamezia, vedo come quella che chiamo “l’altra mafia”, la mafia dei poteri forti, si senta al sicuro nel commettere reati, potendo contare su magistrati e forze di polizia (anche col roboante Salvini al Viminale) della stessa pasta di quelli che hanno appoggiato l’apparato che eliminò Moro. Anche l’immigrazione forzosa, come il delitto Moro, appare essere imposta da poteri sovranazionali; es. l’attività in Calabria di C. Catrambone, che è passato dall’assistenza ai mercenari USA in Medio oriente agli sbarchi di immigrati in Italia. E non è senza conseguenze dannose per gli italiani anche se finanziata da privati. Nel farsi canale di finanziamento per l’immissione di masse di stranieri non ci si chiede quali forze già la finanziano, con larghezza di mezzi e con fini opachi. La sensibilità etica del giudice è cieca e ha un picco proprio dove coincide con l’attaccare il cavallo dove vuole il padrone, a danno della nazione. Lo stesso padrone che la magistratura lascia libero di delinquere e a volte aiuta.

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18 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi e Lombardia, mal comune ‘sommo gaudio’ per chi le governa”

Seguendo il costume diffamatorio lanciato da Burioni, Marfella chiama “medici no-tox, pericolosissimi e antiscientifici” quelli che sollevino dubbi sulla natura causale della sua asserita correlazione tra eccessi di diagnosi di cancro e inquinamento. Identificare la correlazione con la causalità è non da medici ignoranti, ma da ignoranti tout court (1).

Tra gli sfaceli causati dalla mafia – e tra i motivi per i quali non viene eliminata – c’è che dicendo di contrastarla ci si pone nella posizione migliore per praticare affari affini. L’antimafioso scienziato poi ha la doppia aureola. Ma attribuire l’incremento di diagnosi del cancro della tiroide solo a Carmine Schiavone nascondendo l’allarme mondiale su come sia facile sovradiagnosticarlo, tanto che si vuole togliergli il termine ‘cancro’ per casi comuni, è più una prosecuzione che un contrasto dell’opera della camorra. Giusto parlare della cancerogenesi chimica. Ma limitarla all’inquinamento ambientale tacendo dei cancerogeni nei prodotti di consumo, es. la correlazione col cibo industriale dei supermarket (2), è da “medici miasmatici”, che descrivendo il cancro come una fatalità impalpabile spingono la gente verso le frodi dell’oncologia e coprono responsabilità di commerci legali nell’esposizione a cancerogeni.

1 Utts J. What Educated Citizens Should Know About Statistics and Probability. The American Statician, 2003. 57: 74.

2 Fiolet T. et al Consumption of ultra-processed foods and cancer risks. BMJ, 2018. 360: k322.

@ Antonio. Le segnalo i paragrafi 4 (significatività statistica) e 9 (variabilità) dell’articolo sull’alfabetizzazione statistica. Di quello di cui parla “solo lei” si parla sempre, gonfiandolo all’inverosimile: l’inquinamento ambientale, elevato a causa unica e infinitamente potente di cancro. Di altri fattori si tace, e li si nasconde: la correlazione alimenti industriali/cancro; la sequenza allarme cancro/sovradiagnosi. Un recente lavoro mostra come l’incidente nucleare di Fukushima abbia causato alle tiroidi di minori, via allarme, sovradiagnosi di cancro, e non come si temeva cancri da radiazioni. Lei dà per certo che il criminale abbandono di materiali medici radioattivi stia facendo una strage; non dice nulla sui danni certi da radiazioni a bruciapelo da esami radiologici facili. Uno studio mostra come le TAC nei bambini triplichino il rischio di leucemia e tumore al cervello. Un sospetto di cancro indotto dai suoi allarmi sregolati può trasformare un bambino sano in un malato di cancro autentico da radiazioni mediche.

Lei si fa un vanto del gridare; ma in Italia i toni forti si usano per le fogne che stanno in basso, facili da riconoscere, come la criminalità. Contemporaneamente ci si mette a disposizione delle fogne che stanno in alto, legali e riverite. Legga Gigerenzer, tedesco, noto scienziato cognitivo e statistico, che riporta la sua furiosa litigata con uno stimato dentista per evitare una “banale” radiografia alla figlia (Risk savvy. How to make good decisions).

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26 gennaio 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Anno giudiziario, procuratore capo: “Logge occulte a fianco della ‘ndrangheta”. E il Tribunale nuovo non c’è”

Il Procuratore non dice se la ndrangheta siede alla destra o alla sinistra della massoneria. Né che la massoneria può contare dall’altro lato sulle istituzioni, non ultime quelle che dovrebbero assicurare la legalità. Il lato dell’altra mafia, quella che cura non il traffico di stupefacenti e l’occupazione del territorio tramite i La Qualunque locali come fa il lato ndranghetista, ma, sempre more mafioso, grandi affari illeciti del mondo legale, come il conformare la politica sanitaria agli interessi amorali del business biomedico, a danno degli averi dei cittadini e spesso anche a danno della loro salute.

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2 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Iurillo “Sandro Ruotolo, tolta la scorta al cronista minacciato di morte dal clan dei Casalesi”

La mafia appare onnipotente non per l’intrinseca capacità sovrannaturale che le viene attribuita, ma perché manovrata e protetta dai poteri che controllano l’Italia. Chi muove i fili può avvalersene direttamente, es. facendole commettere omicidi e stragi, o di sponda, costruendo personaggi ed eroi antimafia che diffondano messaggi preordinati. Es. l’idea pro-business e dannosa per salute che il cancro, e i forti incrementi di diagnosi di cancro, siano dovuti esclusivamente a inquinamento ambientale*. L’antimafia, l’antimafia delle poltrone e dei successi televisivi, si presta a ciò; così che si dovrebbe parlare di complesso mafia-antimafia. Se si sa che un giornalista o chiunque altro è davvero a rischio di essere aggredito dalla mafia, a qualsiasi costo chi costituisce minaccia va neutralizzato. E’ vano e controproducente per la comunità limitarsi a misure difensive ad personam. La mafia, almeno nel suo braccio armato dato dai delinquenti da gabbione di tribunale, non va contrastata ma va schiacciata; anche per non permettere che costituisca un comodo spauracchio che spinge verso pericolosi imbonitori. Queste ammuine scorta sì scorta no, dove i mafiosi interpretano sé stessi nella versione fumettistica del male invincibile, il Viminale stuzzica facili reazioni e alla fine il gregge viene spinto dove si vuole, sono un aspetto dello strumento mafioso.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.

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14 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Processo Caccia, confermato l’ergastolo per Schirripa. La figlia Paola: “Ma il percorso per la verità non è concluso”

E’ stato osservato come i magistrati nelle sentenze per  le stragi del 1992-1993 che pilotarono la sostituzione della prima repubblica con la seconda repubblica siano arrivati a considerare, contro il buon senso, che la Falange armata fosse un depistaggio della mafia. E’ un conforto sentire le dichiarazioni dell’avvocato Repici, diverse dalle solite versioni di comodo che lasciano indisturbati i mandanti eccellenti spiegando tutto con la manovalanza mafiosa. Repici si mostra all’altezza del compito, nobile nello sciocco e pavido contesto odierno, della ricerca e esposizione della verità su quella che fu una delle epurazioni che ci hanno dato questa disgraziata classe dirigente.

Tra i vari ordini di moventi dell’omicidio del Procuratore chi oggi è testimone del malaffare di Stato non può non pensare al movente generale, sovraordinato rispetto ad altri contingenti, della selezione avversa voluta da chi controlla l’Italia: facendo uccidere un duro incorruttibile come Bruno Caccia si è spinto per la selezione di un genere di magistrati malleabili, non di ostacolo ma utili alle attività indicibili che le istituzioni servono dietro ai loro cartonati di Falcone e Borsellino.

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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21 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Mafia, Don Ciotti: “Vero nemico non sono migranti, ma criminalità organizzata. Governo? Finora ha fatto poco””

Il nemico non sono i migranti. Ostili nei nostri confronti semmai sono i preti e gli altri che li fanno entrare e ci guadagnano. E che ci dicono che siamo malvagi e peccatori se non accettiamo mansueti l’imposizione di mantenerli e di subire i costi sociali di quest’altra operazione regressiva liberista; un discorso piuttosto simile a quello col quale i mafiosi fanno passare il pagamento del pizzo per l’atto di carità dell’assistenza alle famiglie dei carcerati. Se i mafiosi venissero a mancare, debellati da un’antimafia vera, smetterebbero di coprire e rendere intoccabile la corruzione e il parassitismo dei “buoni”, che si ingrassa nascosto dietro all’antimafia delle processioni e delle prediche.

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6 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Attilio Manca, Napolitano spieghi perché si interessò alla morte dell’urologo di Provenzano”

e al post di M. Lanaro “Borsellino, De Raho: “Agenda rossa sparita? Momento oscuro della nostra democrazia. Oggi mafie più insidiose di allora””

“Se ci sono state entità esterne che sono intervenute [1993], questo lo si scoprirà [2019]”. L’affermazione del capo dell’antimafia De Raho per me conferma quanto ho appena postato su Bonafede e Morra: “E’ quanto meno ingenuo scrivere che il ministro Bonafede e il presidente della commissione parlamentare antimafia Morra “si stanno muovendo in totale discontinuità con chi li ha preceduti”. “La speranza che venga fatta luce su incredibili segreti di Stato va rafforzandosi”. Va rafforzandosi negli ingenui, che non considerano la possibilità – concreta, per chi conosca la friendliness di Bonafede e dell’antimafia per chi tira i fili – che si tratti della consueta, collaudata, sempre ripetuta prassi del “pipelining”, nella quale sono versati politici e magistrati, che consiste in una sistematica sfasatura: ci si occupa di “segreti di Stato” che si è lasciato non chiariti o si è aiutato decenni prima per crearsi un alibi sulle infamie attuali alle quali ci si prostituisce. Napolitano bisognava evitarlo e fermarlo prima che facesse danni. Ma l’escamotage è prima lasciare fare e poi ergersi alti e nobili verso il passato remoto; per continuare a voltare le spalle al presente, e favorirlo. Le vergogne di ieri divengono le medaglie di oggi, a coprire nuove vergogne.”

@ Edison2. Veramente io le cose le ho scritte prima; inclusa la sventura Napolitano, e la collaborazione di Bonafede alla disinformazione imposta dal potere quando faceva l’avvocato a Firenze. Ma voi avete il monopolio dell’opposizione dura e pura. Altro che chiacchiere. Basta guardare i 5S al governo. E’ sicuramente una mia impressione errata, ma nel pugno chiuso proteso dal ministro Toninelli dal banco del governo mi è parso di intravedere un leccalecca. Prima il pugno chiuso, poi la rosa nel pugno, ora il leccalecca. La mafia e le complicità schifose sono quelle di sempre; la novità è l’utilizzo di ragazzini smaniosi anziché dei quaquaraqua adulti.

@ Edison2. E’ stata tutta la scena, del titolare di un ministero che dai banchi del governo fa un gesto gigionesco, da quindicenne elettrizzato, a darmi un senso di incredulità, a farmi chiedere se avevo visto bene. Siete voi il brutto film.

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8 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Milone “‘Ndrangheta, Gratteri: “Non la combattiamo solo noi magistrati, ma anche i cittadini con l’impegno nel sociale””

Non schiacciare la mafia ma farne un tema perenne, e fonte di consenso, aiuta l’altra grande criminalità, l’altra mafia. Aiuta distraendo l’attenzione dai crimini del grande business e dalla complicità istituzionale su cui conta; spaventando e portando a chiedere protezione allo Stato; e facendo acquisire alle istituzioni un credito che viene speso in atti illeciti – mafioidi – a protezione dell’altra mafia. Sto per scendere in Calabria per Pasqua; per esperienza pluriennale, e a maggior ragione ora che col gen. Cotticelli in Calabria si vuole riposizionare quell’idrovora succhiasoldi che è diventata la medicina dal versare meno ai farabutti locali e più al business biomedico internazionale descritto da Gotzsche (danese) come mafia omicida, della quale studio e indico i delitti, mi aspetto rassegnato, rassegnato al disgusto, le attività dei “Gratteri boys”, cioè CC, PS e i loro ascari, che si nascondono dietro alla guerra infinita alla mafia. A volere esercitare le virtù civiche dal basso per davvero, non a comando, andrebbe riconosciuto che il problema consiste non solo nella mafia, ma nel complesso mafia-antimafia, strumento di controllo della nazione tramite il controllo delle sue due componenti contrapposte. I cortei di protesta invece che su quanto è mafiosa la mafia dovrebbero essere per rifiutare il dogma dell’invincibilità delle ndrine e chiedere a chi rappresenta lo Stato quando verrà eliminata la mafia di ndrina, perniciosa per noi e così comoda per il potere.

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27 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Fierro “Mimmo Lucano sceglie ancora Riace e dà una lezione all’intero mondo politico”

Per me l’antimafia, in Calabria e in Lombardia, mentre modera, guardandosi dallo spegnerlo, il potere mafioso, serve da paravento – e anche da braccio operativo – alla libera mafioseria di massoni e preti. Il piedistallo dell’antimafia conferisce, tra le varie licenze, quella di sostenere senza ritegno una tesi e il suo contrario, in conformità agli interessi dei poteri che tirano i fili. Dà un esempio di ciò un autore antimafia come Fierro. Si presenta come apostolo dell’antirazzismo nel caso degli africani immessi a forza sul nostro territorio; mentre ha teorizzato la figura del calabrese come essere geneticamente tarato, incline a violenze bestiali perché portatore di un “DNA maledetto” (sic) che si sarebbe diffuso nella popolazione sotto la pressione selettiva di “frane, vento e fiumare” (Il Fatto, 23 dic 2013). Ora il cantore dell’antimafia, in una regione dove se si volesse fare sul serio contro la ndrangheta la legalità sarebbe tenuta strettamente in riga a partire dall’ambito istituzionale e da quello della vita quotidiana, assume le concezioni e i toni celebrativi de “I mafiosi della Vicaria”, difendendo come nobile iniziativa dal basso l’abuso di potere, l’illecito, l’arbitrio e il caos imposti dai poteri forti a nostro danno.

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29 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Mimmo Lucano, verso l’archiviazione giudice indagato per favoreggiamento: “Sono onorato di essergli amico”

Fa cascare le braccia vedere, e per di più in Calabria, l’arbitrio nella ridistribuzione di denaro, voluto dai poteri forti, aiutato e giustificato in termini etici da un magistrato. Sono convinto che in una società civile la decenza, la grigia, umile decenza precede la santità. La decenza, la semplice correttezza, l’equità elementare vengono prima, sono più importanti e utili, dell’eroismo, dei grandi gesti; lo “stato di eccezione” è spesso la giustificazione, l’alibi, per ingiustizie e ruberie. E’ lo sfarzo barocco che copre la pezzenteria. Lo penso anche sulla scorta del mobbing e stalking istituzionale- massonico- clericale, a favore degli stessi grandi interessi illeciti serviti dall’utile Lucano e da magistrati come questo, che devo aspettarmi quando sono costretto a recarmi nel lametino (Cz), la terra dei miei genitori. La Calabria, l’Italia, non si risolleveranno mai se non verrà riconosciuto questo ordine di priorità. L’anteporre la santità – o la presunta santità – l’eccezionale, alla regola, alla decenza, alla razionalità, equità, legalità accomuna disonesti e prevaricatori di vario abito; e, reato o meno, il sostenerlo da parte di un magistrato lo rende non idoneo alla carica, che non avrebbe dovuto essergli assegnata e che probabilmente ha ricevuto per intercessione di qualche divinità.

lele: in effetti il problema non è la ‘ndrangheta…ma il traffico (citazione)

@ lele. Benigni è bravo come comico, ed è un guru dell’arte di servire chi comanda fingendosi partigiani della giustizia. In effetti senza la ndrangheta e le altre mafie tante mascalzonate dei “perbene”, tanti servigi resi agli stessi burattinai che muovono anche i fili della mafia, tante omertà e viltà apparirebbero per quello che sono, e non ci sarebbero alibi per lasciarle indisturbate e favorirle. La mafia delle ndrine fa sembrare onesta la mafia del palazzo e del mondo legale. Fa comodo. “I magistrati si occupino piuttosto della mafia” lo ha detto Salvini su una indagine su un leghista, lo dicono i galoppini dei preti e dei poteri globalisti che esaltano Lucano, questo Robin Hood che lavora per lo sceriffo di Nottingham, e lo dicono chissà quanti imbroglioni di mezza tacca colti con le mani nel sacco.

fender957: Se cominciaste a liberarvi dalla ‘ndrangheta sarebbe un bel passo avanti.

@ fender 957. Hai ragione. E la mafia andrebbe eliminata non solo per i suoi crimini diretti, ma anche per la sua funzione di standard negativo che favorisce l’altra mafia; da quella dello sfruttamento del Paese da parte dei poteri forti al clero e alle massonerie, al clientelismo dei politicanti locali, a quella dei micro-imbroglioni rappresentati come angelici al confronto della mafia dal candido sosia di Johnny Stecchino nel film di Benigni. La mafia e l’antimafia si sono composte in un sistema di potere integrato, che andrebbe scisso. Potremmo chiedere aiuto a Graziano “Cutro” Delrio, di Reggio Emilia. Per voi del Nord liberarsi dalla mafia non so se sarebbe un passo avanti. Poi come farebbero i lombardi a delinquere impunemente (ne conosco tanti), come farebbero i magistrati a chiudere gli occhi davanti a gravi attività illecite delle “aree produttive” con la scusa della sovrumana e inestirpabile risalita della linea della palma? La mafia è una montagna di m. che ha effetti fertilizzanti per altri generi di crimine.

ccc
@ Syrantex. e si legge la storiografia sulla mafia e il terrorismo nell’Italia repubblicana si trovano Vaticano e massoneria alleati negli stessi sanguinosi complotti. E’ praticamente la norma. Alleanza che si riscontra anche, in Calabria o a Brescia, se si è testimoni di affari sporchi di alto bordo. Quando si fa l’anticomplottista è utile l’anacronismo, il fingere di essere ai tempi di Clemente XII, primo Settecento, o che vi sia la scomunica immediata per i prelati iscritti alle logge. Certo non dico che Bergoglio sia iscritto al Rotary. Mi correggo, è socio onorario del Rotary, e di quello di Buenos Aires, che sulla P2 e i suoi crimini deve avere concezioni parecchio misericordiose. Il Rotary era già stato rivalutato da papa Montini, di Brescia.
ccc
Syrantex: Quale storiografia? Quale libro di quale autore a quale pagina? Quale sentenza di quale tribunale? A fronte dei complottisti non ci sono anticomplottisti ma persone normali, e tutt’oggi la Chiesa parla di incompatibilità tra massoneria e Chiesa cattolica, non è anacronismo. Poi cosa c’entra il Rotary con la massoneria? Guardi che le massonerie principali hanno una regola, se sei imputato sei sospeso, se sei condannato sei espulso. A parte i 5stelle non c’è un partito che abbia una norma simile. Però voi complottisti pensate ancora che i mafiosi siano scemi e preferiscano infiltrarsi nella massoneria anzichè nei partiti. Mi pare che lei faccia solo confusione, sulla P2 poi, guardi che c’entra con la massoneria quanto le brigate rosse c’entravano col Partito Comunista.
ccc
@ Syrantex. Va bene, a qualunque categoria lei appartenga, mi giuri su Osiride e Cagliostro che non c’è una continuità tra massoni e mafiosi, massoni e piduisti, massoni e preti, massoni e magistrati, massoni e politici, massoni e servizi, massoni e ruffiani sciolti, e che si tratta di fantasie di anormali affetti da complottismo, e non ne parliamo più.

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3 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Scuola, la storia dell’Antimafia sarà nel programma. La deputata M5s Nesci: “Così si studieranno Falcone e Borsellino””

La Costituzione del 1947 pone degli standard positivi, decisamente buoni. La costituzione reale liberista pone la mafia come standard negativo; e considera di conseguenza la lotta alla mafia come patente di merito e quindi di indiscutibile legittimità. Il risultato è che dietro all’alibi etico della lotta alla mafia politici, magistrati, carabinieri e polizia lavorano per i poteri forti e i loro affari illeciti, a danno del Paese. L’uccisione di Falcone e Borsellino al tempo del cambio di regime con la fine della Guerra fredda, e la loro elevazione a santi laici, appaiono avere avuto anche questa tra le finalità. I giovani vengono indottrinati ad accettare la cultura e le prassi mafioidi del mondo legale in nome della “lotta” senza fine allo spauracchio mafia. Vengono abituati a vedere la mafia come un a priori ontologico ineliminabile, non un male storico tenuto in vita dallo stesso potere che la addita. Male che in nome della Costituzione vera andrebbe a ogni costo eliminato proprio per la sua indebita funzione costituzionale. I giovani che invece che accettare la via alla sottomissione camuffata da coraggio tramite i battimano a comando per i Caduti dell’antimafia volessero impegnarsi davvero, potrebbero leggere piuttosto opere come “Storia segreta della Sicilia” di G. Casarrubea. E chiedere che la mafia sia tolta di scena, eradicandola, non usata per creare consenso e lasciare libera l’altra mafia, quella dell’affarismo liberista che proveranno sulla loro pelle.

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10 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Casal Bruciato, don Ciotti: “Razzismo in crescita, non è folclore. È alimentato da violenza verbale della politica””

I pochi che ammassano i molti per stare più larghi non sono i primi razzisti? Ammassare le persone comuni fino a metterle le une contro le altre, e poi presentarsi come esseri superiori predicatori di pace, non è la prima turpitudine? Mandare dei facinorosi per poter stigmatizzare e reprimere la protesta legittima non è da fascisti? Non sono questi comportamenti affini a quelli mafiosi?

@ VitaleMare. “Fare la guerra”, proclamando di continuo, mostrando a braccio teso il crocifisso o atteggiandosi a volterriano, che è un rifiuto umano chi non è contento di farsi opprimere e impoverire non è molto legittimo. E’ fare un uso da magliari dei principi etici e della religione. E anche del diritto, se la prevaricazione viene mascherata da legge. L’uso della legge per attuare soprusi è una forma superiore di illegalità. E’ il progetto mafioso che si invera. I preti fanno gli uomini d’ordine quando hanno il manganello dalla parte del manico, ma anche la dottrina cattolica prevede un diritto di resistenza alla legge del tiranno. E’ per gli stessi motivi per i quali bisogna accettare la legge che non si deve accettare la sua degenerazione.

Le forze di polizia che – come avviene, nella mia esperienza – abusano gravemente del potere legale a favore di disegni eversivi sono espressione del complesso mafia-antimafia. I termini non sono quelli che dice lei, quelli degli sceneggiati del commissario Montalbano; nella realtà quando i poteri forti – i medesimi che ci hanno accollato la mafia e ora impongono l’immigrazione forzosa – necessitano di qualche lavoro sporco, es. neutralizzare soggetti sgraditi, possono commissionarlo alla fidata montagna di m. della mafia oppure all’altra fidata montagna di m. che si nasconde dietro all’antimafia delle poltrone comode e sicure, dei soldi, dei tromboni, degli imboscati e dei tengo-famiglia.

@ VitaleMare. Dovrebbe invece concludere che prostituire funzioni istituzionali e di agenzia morale porta a crolli della credibilità, soprattutto agli occhi di alcuni. E’ lei che pensa che chiacchiere e distintivo diano superiorità morale; e la licenza di delinquere. “Contesta il modo usato”; insinuando che chiunque contesti il potere sia un violento. Quale modo? E’ l’approccio da Digos in carriera, che giustifica, sotto l’etichetta della “prevenzione”, la violenza, sto parlando di prefetti, questori, comandanti dei CC, magistrati, verso chi usa come modo lo scrivere cose che vanno contro grandi affari illeciti; e conviene perciò lasciare agire utili idioti, che diano l’alibi (terrorismo docet). Sì, le congruenze tra mafia e antimafia sono estese; la mafia di cosca o ndrina mi appare come uno standard negativo che consente un assetto mafioide della società facendo sembrare accettabili forme meno crude di mafiosità. Una antimafia come la mafia strumento di potere e subordinata ai poteri forti. Lo conferma questa mobilitazione dell’antimafia, dove dovrebbe albergare un acuto senso della giustizia, per la campagna per mettere tre sconosciuti ogni due sedili, invece che dare a ognuno un sedile e non lacerare le reti interpersonali; per stipare tutti in una terra già in sofferenza invece di dare a ciascuno il modo di poter vivere sulla sua terra; in nome di quattro chiacchiere bolse che tradiscono un profondo disprezzo per i valori che si dice di difendere.

@ VitaleMare. Stavo per risponderle citando l’incendio del Reichstag per accusare i comunisti; poi ho pensato ai soggetti istituzionali che in città si occupano di me, e mi è venuta in mente Ninì Tirabusciò che discinta dal palco del tabarin invita alla compostezza: ”Ve prego e nun gridà”. Se Tizio commette reati adducendo di volere combattere il comportamento x dello Stato, la riposta corretta è punire secondo legge Tizio, e in modo rapido e incisivo, così da dissuadere altri; non lasciare proseguire i vari Tizio e accusare Caio, che critica il comportamento x e protesta, di essere come Tizio illegale, infame, “antidemocratico”, incivile, razzista, violento etc. Come lei sta facendo con me. Accuse che poi giustificano forme di violenza da parte di venduti di Stato con la divisa, con la toga, la fascia tricolore. Accusare di violenza e indegnità per meglio menare chi si oppone civilmente all’eversione dall’alto. Io vi vedrei bene nello stesso braccio, da un lato i fascisti, e nelle celle di fronte quelli che gridano al fascismo e razzismo per praticare prepotenze e discriminazioni. Ma è più probabile, pensando a precedenti come Black bloc impuniti e polizia vigliacca al G8 di Genova, e conoscendo la magistratura, che vi fronteggiate invece dai due lati di qualche tavola imbandita per festeggiare le vostre imprese.

@ VitaleMare. ove ha letto che ritengo illegittimo che la famiglia occupi la casa? E’ illegittimo attribuire ciò a chi come me è contrario all’immigrazione forzosa; è illegittimo fare sermoni e lanciare accuse apocalittiche generali speculando sull’episodio come fa Ciotti, il papa e come fa lei. Questi incidenti, ben pompati, sono convertitori, per scambiare torto e ragione, Bene e Male. Un’arte che i preti padroneggiano. E’ anche un vecchio trucco dello Stato, e non è fuori luogo ricordare i precedenti. Io poi posso testimoniare e illustrare l’assoluta cattiva fede e capacità di organizzare incidenti da parte di chi dice di essere la Legge per ottenere capovolgimenti morali e giuridici e meglio praticare la più incallita criminalità di Stato. A favore degli stessi poteri dei quali vi siete messi a servizio.

@ VitaleMare. Io sostengo che una larga quota di quelli che rappresentano lo Stato è costituita da corrotti, che non avendo il senso dello Stato ma quello del clan, e badando al proprio tornaconto, sono loro fonte di disordine e anarchia. Interni ma estranei allo Stato, si dipingono, cresciuti alla scuola clericale, come investiti da una missione sacerdotale, e dipingono chi è di ostacolo alla loro vendita dello Stato e del Paese come anarchico, sovversivo etc. , come fa lei. Difendono il proprio malaffare fingendo di difendere lo Stato che infestano: “lo Stato”, “le istituzioni”, sono per i più un carapace per invertebrati morali.

Non potremmo interrompere lo scambio? Le garantisco che “lo Stato” (lo Stato secondo lei e tanti “uomini delle istituzioni”) nella città sede di prefettura, questura, comando provinciale CC, corte d’appello etc. dove abito, si occuperà senza indugio di ribadire nella sede consona – il marciapiede – la sua teoria dello Stato, che francamente sentire ripetere mi dà nausea fisica.

@ VitaleMare. o vorrei uno Stato decente. E figure pubbliche decenti. Con meno viltà e prostituzione a poteri superiori dietro allo stomachevole getto continuo di santimonia, sceneggiate, discorsi falsi e triti. Il potere non teme la “lotta armata”, che gli fa gioco. Considera come una minaccia maggiore chi scrivendo potrebbe fare cadere paraocchi e bende; chi sveli le sue violenze e i suoi inganni. La violenza in nome del miglioramento non è solo inaccettabile in quanto degradante e ‘self-denying’; è anche inutile, e controproducente. Come è pure inutile e da evitare il “confronto” con i perduti per i quali il confronto, che spesso citano, è una tattica di guerra. Con coloro che, irredimibili straccioni sul piano esistenziale, da una posizione di potere accostano ad arte la violenza, anche suscitandola o commissionandola, a chi non tace davanti ai loro disegni e lo includono quindi nelle categorie della violenza; predicando con la bocca la non violenza mentre con le mani cercano di strozzare gli oppositori coi quali dicono di volersi confrontare.

Vedi anche: 12 maggio 2919 la montagna di m. e il suo doppio. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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28 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terrorismo, arrestato foreign fighter italo-marocchino nato a Brescia: aveva combattuto con Al Qaeda e Isis”

Il “sistema Montante”, la mafia che fa i suoi affari in silenzio nascosta nella dirigenza di un’antimafia roboante, è un caso particolare di una strategia più generale e diffusa. (A Brescia è stata data una cattedra universitaria a un componente del sistema Montante, un consigliere della mafia corleonese). La strategia, che non funzionerebbe senza i servizi e reti di stampo piduista a sorreggerla (v. ‘Il padrino dell’antimafia’, A. Bolzoni), è praticata anche col terrorismo: la lotta all’eversione terroristica copre i servigi all’eversione dall’alto. Mafia e terrorismo, spesso pilotati, sono anche degli alibi. Le forze di polizia e magistratura che insieme ai servizi nostrani – la cui fedeltà al Paese è proverbiale – e a rimorchio dell’intelligence USA – altra garanzia che si opera per il nostro bene – ci mostrano come ci proteggano da fanatici orientali, dietro le quinte non contrastano ma favoriscono o aiutano attivamente danni e sfruttamento provenienti dai poteri forti occidentali; es. il degrado derivante dai trasferimenti, imposti dagli stessi che seminano guerre, di masse di “foreign scroungers” da paesi in pace; o le frodi legalizzate, talora omicide, con le quali le multinazionali farmaceutiche ottengono fatturati maggiori del PIL di intere nazioni del Terzo mondo; e con i profitti colossali un potere che gli permette di disporre delle molli istituzioni italiane come la loro milizia e le loro kangaroo court.

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30 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Nardacchione “Danilo Dolci e la disobbedienza civile nonviolenta, dagli anni ’50 ad oggi: “Fare presto (e bene) perché si muore”

Per rifarmi la bocca ho riletto uno scritto di Dolci, sul sistema clientelare-mafioso legale. Un passo può essere utile a coloro che appoggino l’immigrazione forzosa in buona fede, credendo alle figure autorevoli e ai tanti agitatori che la presentano come motivata da scopi etici:

‘Tanto i mafiosi come i politici del sistema si stimano necessari all’ordine pubblico, locale e/o internazionale. “L’omertà è una qualità indispensabile per un mafioso” come per un giudice, un militare, un “politico” che voglia “fare carriera”. Come i delinquenti comuni più capaci e decisi non hanno alcuna possibilità di conoscere i segreti dell’organizzazione mafiosa, similmente – se pur diversamente – gli attivisti politici di base ignorano i traffici illegali e le trame segrete dei loro condottieri; e cosi i funzionari dello Stato ignorano Je decisioni segrete (talora determinanti in micidiali forme) dei massimi boss politici che si atteggiano, melliflui o tronfi, a espressione della volontà popolare.’ (In: Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta, 2010).

Tanto più utile al giorno d’oggi, quando la criminalità del potere ha assunto forme “post-moderne”, ovvero appiccica – come in questo caso – icone etiche tradizionali sui propri disegni. Così che abbiamo la mafia post-moderna, che gestisce l’antimafia e chiede che nelle scuole sia insegnata la legalità (il caso Montante), e la tratta di esseri umani post-moderna che batte sullo spacciarsi per umanitarismo e nonviolenza.

@ Brodo. Non so chi sia la persona che, unica, a lei fa venire in mente quanto Dolci indica. A me fa venire in mente tutto il baule dei pupi, nessuno escluso, e i vari gruppi di fan che parteggiano per questo o quel paladino. Nelle stesse pagine sul sistema mafioso legale Dolci descrive la sua denuncia come mafioso di Mattarella padre; sarebbe interessante compararla con le posizioni istituzionali attuali, che dietro coperturte come la sagoma di Dolci non sono così lontane dalle posizioni dei notabili siciliani di allora, asservite ai poteri superiori e sprezzanti del popolo.

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19 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Camilleri mi è stato amico e Maestro. Soprattutto quando avevo il ‘matapollo’”

Chi si occupa della cosa pubblica come i magistrati dovrebbe leggere, o meglio avere letto da giovane, tanta buona narrativa. Per imparare, e anche per immunizzarsi dalla sinuosa retorica delle belle lettere. Ne “Il diavolo, certamente” Camilleri illustra in chiave letteraria il concetto di ‘paradosso di Gettier’, nel quale una credenza basata su una percezione errata o un’argomentazione invalida poi risulta confermata ad opera di meccanismi diversi. Il concetto è stato applicato all’incastrare con prove false un vero colpevole. E’ utile nello studio della frode medica strutturale, dove regolarmente i proclami e il battage mediatico infondati e implausibili su cure portentose a un passo dall’essere ottenute vengono poi “stranamente” confermati a posteriori da studi “scientifici” (e dopo anni, a malloppo incassato, smentiti…). Le pagine di Camilleri, coi loro personaggi che regalano un fischietto e vogliono farsi regalare in cambio un pianoforte (La strage dimenticata), o che hanno paura dei prepotenti ma sono coraggiosi davanti alle catastrofi della natura, giudicandola meno terribile degli uomini, consolano e arricchiscono. Ma possono anche intontire sulla realtà prosaica. Le istituzioni non sono Montalbano; sono più come Nicola Zingaretti. Chi vuole separare realtà e favola i romanzi dovrebbe vederli come incenso, come bellezza e sapienza fatte di fumo; che può anche essere usato per coprire le puzze più fetide.

@ bassettoni. Nel presentare presso la Corte costituzionale i nuovi gradi la Polizia ha fatto parlare Bocci, “Mimì”. Non mi ha dato un’impressione di serietà. Il Fatto ha riportato che i nuovi, elaborati, gradi, si scollano quando fa caldo. C’è una tendenza perniciosa al “reality”, a presentare versioni di comodo mescolando realtà e fantasia. La narrazione persuasiva può essere strumento di frode e di delitti. Soprattutto alle orecchie di chi ha letto poco, e si scioglie per qualche buon pezzo di letteratura, tarato sull’appagare chi legge. Ciò spiega perché certi difendano la narrativa a spada tratta. Lei mi ha già risposto su Il Fatto, difendendo la rutilante prosopopea di Marfella (vedi Natale in Terra dei Fuochi, la strage degli innocenti duemila anni dopo. 22 dicembre 2018), che la sovradiagnosi e i sovratrattamenti di cui scrivo sono “la melma in cui mi muovo” e che sono posizioni “di tipo fortemente paranoico” etc. (concludendo che pertanto non mi avrebbe più parlato). Credo che l’esaltazione di Montalbano, il Bene e il Male che si comprendono agevolmente mentre si digerisce la cena sul divano, aiuti nella diffusione dei mix vero-falso. Quelli pro business oncologico sono fonte di lutto e rapina; i tutori della legalità invece di separare vero e falso avvalorano il mix e lo difendono; come lo spettatore della sceneggiata napoletana che scambia emozione e realtà e commosso punta la pistola a ‘o malamente che sul palcoscenico sta per rapire il neonato. Ma non vedo troppo candore.

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19 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino, pg Fuzio scrive a Fiammetta. La figlia del giudice: “Lettera vergognosa. L’ultimo affronto da parte dello Stato”

Fiammetta Borsellino dice sulla desecretazione degli atti del CSM e della Commissione antimafia ciò che ho pensato anch’io. Credo inoltre che chi si pavoneggia e strumentalizza a fini mediatici, come Fiammetta Borsellino denuncia, si renda responsabile, sia pure inconsapevolmente, non di fenomeni aggiuntivi, ma di comportamenti che era tra le molteplici finalità delle due stragi indurre. Mi sono convinto – osservando l’operato delle istituzioni in un campo particolare, quello dei grandi intessi della biomedicina – che occorra distinguere tra ‘criminalità mafiosa’ e ‘strutture mafiose della società legale’. Con il duplice eccidio ai danni di due magistrati di eccezionale valore e di chi era con loro, e l’attribuzione esclusivamente alla criminalità mafiosa e ai suoi appoggi nello Stato, si è ottenuto anche un evento fondativo per l’instaurazione di una emergenza mafia perenne, che fornisce alibi, giustificazione, uno stemma nobile, ai tanti che nelle istituzioni servono le strutture mafiose della società; che sono così favorite e protette. L’antimafia che addita di continuo la criminalità mafiosa senza mai abbatterla non è vera lotta alla mafia, che è distruzione della mafia; ma aiuta gli affari delle strutture mafiose sociali. La criminalità mafiosa serve al potere anche da diversivo e da contraltare, interpretando sé stessa. Un assetto istituzionale malato, che spiega il divario folle tra i depistaggi e l’impunità da un lato e le fanfare commemorative dall’altro.

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21 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Boris Giuliano, 40 anni fa l’omicidio. La figlia: “Questa terra un giorno sarà bellissima””

“Boris Giuliano, capo della Squadra mobile di Palermo, è un giovane poliziotto, acuto, instancabile e dotato di eccezionali qualità. Tra l’altro, scopre i canali del traffico di droga tra gli USA e la Sicilia e porta alla luce gli stretti legami tra la mafia e il banchiere Sindona. La cupola mafiosa lo ritiene troppo pericoloso e ne decreta la condanna a morte. La mattina del 29 luglio 1979, davanti al palermitano bar Lux, il commissario Giuliano viene freddato con sette colpi di revolver dal boss Leoluca Bagarella. Aveva 49 anni. Per rendere più sicura la “normalizzazione” al posto di Giuliano va il commissario Giuseppe Impallomeni, piduista, tessera n. 2213. Questore di Palermo sarà nominato Giuseppe Nicolicchia, anche lui piduista tesserato.” (A. Camilleri).

Non bisogna essere né struzzi, che non si curano delle pagine tragiche che hanno marcato la nostra storia e degli uomini che abbiamo perso perché si sono opposti, né foche ammaestrate che scattano ad applaudire la comoda versione ufficiale. Bisogna ricordare tutta la storia, includendo la sostituzione di un poliziotto integro sparato alle spalle con un piduista in odore di mazzette; ricordare cioè che quella non fu soltanto l’eliminazione da parte della criminalità mafiosa di un suo nemico troppo pericoloso ma anche una di quelle epurazioni esemplari di persone troppo pure e capaci da parte della cupola che controlla lo Stato.

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6 agosto 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Bella “Omeopatia e pseudoscienze, dai temi di questo blog è nato un libro. E spero vi sia utile”

Un libro del genere, per di più da parte di un deputato 5S, per me è utile come conferma della tesi dello “standard negativo liberista”. Il neoliberismo ha la necessità di rendere presentabili posizioni che non lo sono. Per farlo ricorre alla loro valutazione rispetto a standard negativi, a posizioni ancora peggiori, invece che a standard positivi, come è ad es. la Costituzione. Si vuole vendere la speranza di cellule magiche, le staminali, capaci di ricostruire tessuti a piacimento, addirittura parti di cervello ? Invece di comunicare come l’ipotesi si stia rivelando underperforming si lancia una truffa da Vanna Marchi, Stamina, che eccita le aspettative e rispetto alla quale l’ufficialità ben figura. Le strutture mafiose della società legale – non ultime quelle del business biomedico – sono protette e rese presentabili esaltando la criminalità mafiosa e il “contrasto” ad essa, in realtà tiepido. La pratica e la ricerca medica, piegate a interessi commerciali, ritrovano la verginità morale paragonandosi alla ciarlataneria tradizionale. Lo standard negativo è tra le tecniche giustificative classiche degli abusi di potere; è stata descritta da Pascal nell’ottava delle sue Lettere Provinciali (v. ‘La polarizzazione gesuitica’, nel mio sito). In politica, 5S e Salvini si basano sullo standard negativo. La tecnica necessita di una censura che restringa agli occhi del pubblico l’alternativa tra lo standard negativo, il pessimo, la spalla, e il male che si vuole promuovere.

@ Marco Bella. Forse il mio stile non è sufficientemente chiaro, ma lei, onorevole Bella, sembra interessato non a capire ma a respingere e screditare: nella risposta che si è preso la briga di dare a un commento “incomprensibile” non c’è una singola parte che non sia polemica o che riguardi il merito. Anch’io dovrei ringraziarla, per dare esempio dell’operazione gesuitica che descrivo. I 5S hanno monopolizzato il dissenso; sembra che la corruzione e i mali d’Italia li abbiano scoperti loro, e che solo loro possano definirli. La critica fuori dal loro ambito è errata, irrealistica, incomprensibile, etc. Come il fare notare che la bufala dell’omeopatia non autorizza, sul piano logico e su quello fattuale, la sua conclusione che occorre pertanto avere fiducia nella corrotta medicina ufficiale – es. lo “scientifico” progetto Interceptor patrocinato dal ministero della Sanità a guida 5S (Giulia Grillo).

Barthes ha descritto così quest’uso dello “incomprensibile”: “Io che faccio il mestiere d’intelligente, non ci capisco nulla; ora voi, non diversamente, non ci capirete nulla; questo vuol dire che siete intelligenti quanto me”. Lei fa il suo mestiere di deputato 5S di mantenere il sistema, facendo sentire intelligenti quelli che amano i facili schemi a puntini numerati che gli presentate per riportarli all’ovile, cioè alle urne; ed escludendo bollandole come fuori dal discorso le voci che lo metterebbero a rischio.

@ Alessandro Firpo. L’invitare ad avere fiducia nella medicina ufficiale, che si occupa della salute incamerando denaro del contribuente per oltre 100 miliardi di euro/anno “ha poco o punto a che fare con la politica”; se un libro denuncia alcune frodi e loda chi ne pratica altre, non meno gravi, osservare che sta servendo le seconde è fuori tema; ed è da maleducato rilevare che chi ne scrive in un libro è un parlamentare, di un movimento che si presenta come critico del sistema. Se il grillino medio accetta questi suoi strilli, per citarne solo tre, mi rincuora che non capisca quanto scrivo: forse è un problema di ricezione, difficilmente risolvibile. Grazie per l’esibizione da troll in pronto appoggio al deputato della Repubblica.

@ Marco Bella. Onorevole, ma sei sicuro che quelle che SPIEGHI (sic) siano LE frodi, e non solo le piccole, classiche frodi, che prendi come argomento per spingere verso una medicina ufficiale che non è proprio candida ? Ci sono innumerevoli esempi. Non so, chi scrive libri sulle frodi mediche e siede in Parlamento saprà che la magistratura sta decidendo su cosa fare per il più citato, pluridecorato ricercatore biomedico italiano, trovato a fare il photoshop alle elettroforesi. O che in queste ore il CEO di Novartis, Vas Narasimhan, è sotto accusa in USA per avere coperto la falsificazione dei risultati di ricerca della sua ditta su una costosissima terapia genica in corso di approvazione. E’ encomiabile che si riveli che le boccette d’acqua con elaborate etichette non curano le malattie. Ma, consentimi, non che se ne deduca che quindi le fiale con nomi impronunciabili da 100000 euro della medicina ufficiale sono Scienza garantita. Soprattutto se si è deputati; e per di più di un partito che sembra specializzato nel servire il potere fingendo di combattere l’ingiustizia. Altrimenti dovremmo considerare che Berlusconi sia un cristallino paladino dell’onestà, migliore perfino di voi 5S, dati i piccoli imbrogli che Striscia la Notizia svela ogni sera. PS: per favore, a proposito del “potere di farsi domande”, reggi i troll.

@ rispettare la legge e Bene. Sostenere che le cure mediche sono un libero prodotto di mercato, da prendere o lasciare a proprio giudizio e a proprio rischio – mentre si sta parlando di frodi mediche – è in contraddizione già col primo dei due propositi del suo lungo nickname.

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8 settembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cosenza, è il fratello di un pentito di camorra l’uomo che ha preso a calci un bambino nordafricano perché si è avvicinato alla figlia”

censurato

Nella mia esperienza, a Cosenza in particolare le forze di polizia da un lato sono praticamente al servizio del clero; dall’altro possono incaricare ruffiani, piccoli malavitosi e condannati per mafia per creare situazioni e incidenti se c’è da attaccare qualcuno. Anche l’avvalersi di bambini non mi suona nuovo. Soprattutto, l’uso della criminalità mafiosa come standard negativo, rispetto al quale sembrare puliti, è molto diffuso da parte dei gruppi di potere che praticano forme di mafia che sono integrate nella società legale. Andrebbe riconosciuto che rappresentare sé stesso, cioè il farabutto, a tinte forti, per fare sembrare oneste al confronto strutture sociali mafiose, rientra tra le attività della criminalità mafiosa; e rientra nei legami con le sue protezioni istituzionali. Non sappiamo minimamente cosa è avvenuto e per quali cause. Ma davanti alla notizia non si dovrebbe ignorare tra le ipotesi che un delinquente per ottenere vantaggi stia recitando sé stesso; in uno spot girato o montato a scopi propagandistici, per cambiare le carte in tavola: in modo da chiamare delinquente miserabile e bestiale chi non accetta la prepotenza di questo nuovo fenomeno dell’immigrazione forzosa in regioni povere e ad alta disoccupazione, come è la Calabria. L’attività di “auto-simulazione”, di “auto-rappresentazione” della criminalità mafiosa andrebbe riconosciuta e punita, volendo combattere la mafia e non usarla.

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Estate 2019

Vedi ‘L’arte della codardia. Per un registro delle pratiiche e dei messaggi mafiosi e piduisti’. Settembre 2019. ‘L’altra mafia e i bambini: la sentenza di condanna dei Bottaro e il suo contorno mafioso’. 18 settembre 2019. ‘La vecchiaia e le sue carogne’. 30 settembre 2019. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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3 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Politi “Pignatone in Vaticano, la scelta di un pm antimafia non si improvvisa in poche ore. Papa Francesco manda un chiaro segnale”

Piazzale Clodio e Vaticano sono uniti da via della Giuliana, strada piuttosto larga. Considerando la libertà di manovra, i privilegi, le impunità e i favoreggiamenti di cui godono gli affari del Vaticano in Italia, questa nomina del procuratore della Repubblica al tribunale del trono di Pietro appare come un caso di revolving door tra poteri che dovrebbero essere oggetto di controllo di legalità e poteri che dovrebbero esercitare tale controllo. Più che quello di improbabili moralizzazioni interne a colpi di processi, il messaggio che manda è che in Italia l’alto clero e i giudici dello Stato sono sullo stesso lato del banco. Un segnale simile è stato emesso mesi fa da un altro magistrato, anche lui renziano, il capo dell’anticorruzione Cantone, scrivendo un libro su legge e etica insieme al bergogliano vescovo Paglia, che si occupa di grandi operazioni commerciali hi-tech tutt’altro che immacolate come le staminali e l’intelligenza artificiale.

La “scelta di un PM antimafia” (di “Serpico”, aggiunge Grana) mostra anche come mafia e antimafia siano strutturalmente congiunte a formare un dispositivo di potere: senza quello che ai più sembra naturale e non lo è, cioè la mafia mai eliminata, e quindi senza la ricrescita senza fine della verginità assicurata dall’antimafia perenne, sarebbe più difficile camuffare, facendole passare per alleanze tra poteri buoni, commistioni che negano i principi costituzionali e la stessa essenza della giustizia.

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24 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ergastolo ostativo, i mafiosi usano la Carta solo quando fa comodo. Come un paio di ciabatte”

La Costituzione scritta pone standard positivi ai quali adeguarsi. La costituzione reale usa standard negativi; es. la sentina della criminalità mafiosa per fare sembrare accettabili le fogne che stanno in alto. I giudici di piazza del Quirinale imponendo il gioco dell’oca giudiziario tengono in vita la mafia “garden variety”. Difendono così la costituzione reale, che prevede che la minaccia mafiosa sia una presenza costante; sia per gestire varie attività criminali, sia, funzione accentuata dopo la caduta del Muro e la marea liberista, perché il “contrasto” alla mafia crea alibi e consenso, in una sorta di strategia della tensione permanente. La criminalità mafiosa oggi distrae dagli affari, difesi dalla UE, delle strutture mafioidi della società legale, che depredano i cittadini tramite l’Ag. delle Entrate. Caselli ha ragione, ma ai magistrati vanno bene scandali come questo che mantengono la scena occupata dalla mafia didascalica.

Anche Mattarella tutela la costituzione reale coi suoi standard negativi. Oggi ha detto, lodando l’AIRC, che bisogna contrastare credenze antiscientifiche e disinformazione. E’ vero, es. Hamer, ma è falsa l’implicazione che l’oncologia ufficiale rappresenti la scienza: è invece in uno stato pietoso quanto a scientificità e onestà, essendo conformata al perseguimento – paramafioso – del profitto, anche qui in obbedienza alla UE. Es.: Many Expedited Drug Approvals in Europe Based on Unvalidated Surrogate Endpoints. Reuters, 24 set 2019.”

(Vedi: 17 ottobre 2019. I team player dell’oncologia di Mattarella. In: Un certificato di decenza per le attività antimafia)

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31 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Cmmento al post “Ergastolo, no permessi premio ai boss stragisti che non collaborano. Vogliamo subito una legge! Firma la petizione del Fatto Quotidiano”

Forse non è un caso che Corte europea e Consulta abbiano montato il polverone sulle libere uscite dei capimafia in concomitanza della manovra finanziaria; mentre si avvicina l’ago del salasso. La criminalità mafiosa è il grande alibi, la grande distrazione, il generatore di consenso per le cariche dello Stato alle quali è rivolta la petizione e per le altre cariche, per la magistratura, CC, PS, GdF: la “lotta” per l’emergenza perenne ai mafiosi consente di lasciare operare e servire attivamente poteri forti e strutture mafioidi del mondo legale a danno del Paese. La protezione dalla criminalità mafiosa invincibile è metamafia, mafia sulla mafia. Quello che i cittadini dovrebbero chiedere è, a sé stessi, se non sono stati indottrinati a credere alla mafia dei paesani come presenza immutabile; se l’applaudire la lotta a parole contro i mafiosi da film non sia un modo elegante per non fiatare davanti ad altre forme di sfruttamento non meno gravi e spietate, e per assolvere e riverire le istituzioni che li stanno vendendo. Alle istituzioni si dovrebbe chiedere di eradicare una buona volta la criminalità delle cosche, ndrine etc.; di stroncarla senza tante storie, cosa possibile anche nell’ambito della legalità costituzionale, senza paventare esecuzioni sommarie, fosse comuni, o la sospensione del fantomatico “Stato di diritto”. Invece di usare le icone dell’antimafia come il grande paravento dietro al quale esercitare forme di prostituzione abituale.

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4 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Manovra, ancora milioni ai medici di famiglia? Per me è una misura mangiasoldi”

In una medicina onesta la medicina generale avrebbe una posizione preminente; e strumenti diagnostici di base “point-of-care”, usati direttamente dal curante, snellirebbero iter diagnostici e eviterebbero di sovraccaricare i laboratori e la specialistica e di favorire comparaggi. Nella medicina attuale, in tutti i suoi campi orientata al profitto, la fiducia nel medico di famiglia viene sfruttata per rastrellare soggetti e spingerli verso cure lucrose, anche a loro danno. Oltre a costituire un’ulteriore occasione per versare denaro pubblico a privati, i dispositivi point-of-care possono aggravare la creazione di pazienti, producendo sovradiagnosi e innescando cascate di esami e trattamenti inutili, con danni alla salute. Ablin, lo scopritore del PSA, nel descrivere come la sua scoperta sia stata stravolta nella colossale, disastrosa truffa della “prevenzione” del cancro della prostata – che ha usato i medici di famiglia come procacciatori – riporta l’interesse a esami del PSA point-of-care*. Le ecografie point-of-care risultano al secondo posto (dopo le cucitrici chirurgiche) in una graduatoria delle tecnologie mediche più rischiose per la salute**. E’ riportato come ECG, spirometrie e ricerca dei tumori della cute “preventivi” espongano a sovradiagnosi e cure dannose.

*The great prostate hoax. How big medicine hijcked the PSA test and caused a public health disaster. Macmillan 2014.
**Brooks M. Top 10 Health Tech Hazards for 2020. Medscape, 8 ott 2019.

@ Danilo Ottavi. Mi spiace che quanto scrivo abbia evocato in lei immagini di sbarre, buglioli e bocche di lupo. Io non “rimprovero carenza repressiva”. Mi limito a descrivere un fenomeno; che è strutturale, e diffuso in tutto il mondo industrializzato. E che è impunito, per varie ragioni. La medicina è una pratica antropologica, e le sue frodi, costruite su proiezioni psicologiche, sono del genere che l’economista JK Galbraith ha chiamato “frodi innocenti”: non sono percepite come tali. Inoltre i grandi investitori che hanno fatto della medicina un settore importante dell’economia sono potenti ed è invece, in quest’Italia che è come lei la descrive anche sul piano istituzionale, chi denuncia le frodi a venire segregato, e a dovere temere quelli che chiamo “Nuclei pro sofisticazioni”. Sostenere che siccome c’è la mafia e marciume diffuso allora bisogna sorvolare sulle frodi mediche istituzionalizzate è illogico e poco nobile; lei conferma la mia tesi che la criminalità mafiosa (che guarda anche alla torta medica) venga mantenuta anche per consentire a grandi affari illeciti dell’economia legale di apparire rispettabili al confronto. E’ piuttosto questa mafia “stabilizzatrice” la peculiarità italiana. Quando sento il tonante e apodittico “mele marce” mi viene in mente un’altra metafora, a proporzioni invertite, usata da Feinstein, medico e statistico: la chiatta carica di rifiuti, nella quale è possibile trovare cose buone e utili in una massa di schifezze (J Clin Epidemiol 1989.42; 929).

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8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

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23 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gotha, il libro sui legami tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi: “Lotta a mafia? Scomparsa da agenda, Calabria sia caso nazionale””

Un libro molto interessante. Ma alimenta la “wag the dog syndrome,” “la coda che agita il cane”. Favorendo uno status quo che è mafioso. Ricorda l’Alberto Sordi che interpreta l’8 settembre come un’alleanza dei tedeschi con gli USA l’affermazione che sia la ndrangheta a infiltrarsi nelle roccaforti del potere, tra gli indifesi gentiluomini di economia, chiesa, servizi e massoneria. In Calabria, e anche nel resto d’Italia, es. Brescia, poteri forti sovranazionali, clero, massoneria, servizi, a braccetto, comandano. La criminalità ndranghetista è in posizione subalterna; è stata cooptata, divenendo una costola, protetta, della bestia. Tra i suoi compiti, che includono come il libro illustra la manovalanza per la violenza eversiva, vi è oggi, dopo la caduta del Muro, quello di contribuire al mantenimento della sottomissione del Paese – impostata dall’inizio della Repubblica e rafforzata con gli anni di piombo – facendo ora da diversivo, da alibi, da spauracchio per gli affari sporchi del mondo legale e per il conseguente sfruttamento legalizzato. E per gli appoggi che tali crimini costantemente ricevono dalle stesse istituzioni dello Stato che invece di eliminarla ci ripetono in tutte le salse che se siamo messi male la colpa è della ndrangheta, che avrebbe capacità criminali sovrannaturali; e che dobbiamo loro essere grati per la protezione che ci danno dall’inarrestabile orda di emissari di Satana che dai paesini calabresi è alla conquista del mondo.

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10 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, 27 indagati a Brescia: “Hanno favorito il clan mafioso dei Bellocco”, già sotto inchiesta a Reggio Calabria”

Più che “funzione “mutualistica e “sociale” della ndrangheta” forse è meglio dire “fordismo criminale”: il redistribuire parte degli utili sul territorio ottenendo consenso e complicità. Ma, come per altre cose di mafia, tale descrizione è troppo vicina alle attività del mondo legale, specie in Lombardia (1). Era fordismo criminale il clientelismo del centrosinistra (che perdura); rientra nel fordismo criminale favorire l’evasione fiscale per praticare la diversione fiscale, cioè il dirottare verso amici e grandi speculatori le tonnellate di oro tolte ai cittadini dando loro in cambio collanine e specchietti (2). La regola fordista di pagare l’elettore oggi va al risparmio: lo sfogo poujadista reso possibile da Salvini; il “virtue signalling”, la spilletta di soggetto intelligente e impegnato che si ottiene intruppandosi nelle sardine e simili. Il voto in cambio di un po’ di soddisfazione e riconoscimento, da parte di chi nel Palazzo servirà ciò che, Grillo docet, insulta in piazza. Il fordismo criminale forte e solido oggi è quello sulla medicina (1,2), con utili colossali, e lavoro, redistribuiti sul territorio da frodi istituzionalizzate; protette, a Brescia in primis, da attività paramafiose istituzionali che trovano la migliore copertura nella perenne lotta alla mafia, la lotta a un fuoco che è inestinguibile in quanto satanico, e anche in quanto fa comodo resti acceso.

1Mafia fordista e neoliberismo.
2Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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21 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, Bruno Bossio attacca Gratteri: “Show per impedire candidatura di Oliverio”. Pd: “Non rappresenta il pensiero del partito”

I politici calabresi, di qualunque fazione, sono gli ultimi a poter parlare. Ma per chi è bersagliato perché non partecipa al malaffare di alto bordo e lo denuncia è vero che la retatona di Gratteri è un’operazione alla quale bisogna fare la tara, togliendo una cospicua componente mediatica e autocelebrativa. Scendendo in Calabria per il Natale mi sono chiesto come l’avrei trovata dopo questa “liberazione” – così è stata presentata. Ad accogliermi (Presila cosentina) è stato il solito pressing massonico-clericale, fatto di protervia vile e minacce mafioidi; al servizio di grandi interessi illeciti che fatturano soprattutto al Nord, e che hanno nei palazzi istituzionali della città dei sette colli fidati gestori.

Quello di Gratteri mi pare il sistema delle mille tonnellate. Ci mostrano di avere dragato tantissima feccia, mille tonnellate. Noi applaudiamo. Ma la feccia è di un milione di tonnellate, e la realtà è quindi che il 99,9% resta intoccato. Non solo; coloro che aiutano questa massa oscura ora hanno il nastrino di eroi e liberatori.

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28 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri, Anm lo difende dalle accuse del Procuratore Lupacchini: ‘Sconcertanti’. Togati di Area e MI chiedono apertura di una pratica”

In “La ndrangheta come alibi” I. Ammendolia descrive arresti spettacolari in massa di Gratteri sgonfiati ai processi, con effetti controproducenti su ndrangheta a malaffare. In “In pessimo Stato” Lupacchini descrive i crimini top-down, derivati da un’Italia debole e dominata. Gratteri invece mostra uno scenario dove il male risale dal basso, da banditi demoniaci e tentacolari, contrastati da coraggiosi sceriffi. La prospettiva bottom-up di Gratteri è più comoda per tutti. Per i poteri forti e le reti clericali e massoniche che li servono, che scaricano l’attenzione sui mafiosi di paese e l’affarismo becero, descritti come onnipotenti. Per chi nelle istituzioni può meglio servire l’affarismo sofisticato dei poteri forti dietro al paravento della lotta alla mafia – magistrati non ultimi. Per l’italiano e il calabrese “pecora anarchica”, che non deve far altro che applaudire gli sceriffi e fischiare i prigionieri con gli schiavettoni per dirsi onesto e responsabile, invece di fare la propria parte e chiedere perché, mentre il Paese è nella morsa liberista, si esulta per la cattura di una clique di tagliagole e massoni che avrebbero dovuto essere in galera da anni: con la scusa della mafia si può subire passivi lo sfruttamento invece di fronteggiarlo. Si va a fare l’inchino ai CC perché hanno fatto metà del loro dovere invece di chiedere perché la mafia non sia stata eliminata, e chiedere che la si elimini finalmente e non si lasci più indisturbata la vendita del Paese.

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31 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Cosenza, indagata la prefetta Paola Galeone: “Registrata mentre prende mazzetta da 700 euro”

“Il Mutolo ha, poi, dichiarato di sapere che il conte Cassina aveva, a sua volta, un rapporto con il dott. Contrada perché erano entrambi appartenenti a quella che il Mutolo ha definito “una loggia” “ una specie di massoneria” che è a Monreale, che nel corso della propria deposizione ha specificato essere l’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. [Sentenza di condanna di Contrada]

Altri affiliati e insigniti:
Licio Gelli, Paul Marcinkus, Paola Galeone”

(da un foglio esposto nel cosentino, estate 2019, su un’auto sistematicamente vandalizzata, lì e a Brescia)

“parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo […]». Nel 2002-2003, Virgiglio entra nella massoneria regolare di Vibo Valentia, una delle più strutturate” (C. Cordova. Gotha).

Prefetti al Sud e al Nord, gestendo le polizie, servono forme attuali, coperte, di eversione di Stato; con la magistratura connivente o complice. Anche diversi prefetti donna. Questo strano scandalo mi ricorda un altro prefetto donna, condannata a 8 mesi. Per un abuso d’ufficio minore, screditante, ma risibile rispetto a crimini rimasti nascosti, impuniti e ininterrotti, sotto la sua gestione e quella di altri e altre che l’avevano preceduta e le sono succeduti.

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3 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cosenza, l’imprenditrice che ha fatto arrestare la prefetta: “Per me è stato fondamentale l’appello di Gratteri ai calabresi onesti” “

A Cosenza ora c’è il faraonico ponte di Calatrava; ma le strade, anche in centro, sono piene di buche e orlate da cumuli di spazzatura non raccolta. L’accoppiata di indecenza e splendore, diffusa in tutta Italia, è vivida al Sud. Anche in questo caso: nessuno prima ha osservato che fosse incongruo mandare in terra di ndrangheta un prefetto, Galeone, affiliato all’Ordine del Santo Sepolcro; quello col quale il funzionario di polizia Bruno Contrada teneva i suoi rapporti con la mafia; quello di Gelli e Marcinkus; citato nel recente libro “Gotha” sulla “massondrangheta”. A dire il vero io l’ho scritto, questa estate, su un foglio esposto nell’auto vandalizzata vicino Cosenza. Vandalismi che durano da anni, e infatti sono proseguiti e proseguono a Brescia, tra boicottaggi e mobbing di ogni genere. A me questa storia suona strana, oltre che per lo sfondapiedi al prefetto da una persona vicina al mondo delle mangiatoie prefettizie, perché vedo che lo Stato tramite le persone che lo rappresentano, a partire da quelle dirette dai prefetti, commette crimini non meno miserabili della “scarpetta” da 700 euro – ma più gravi – verso chi si oppone a quel malaffare di alto bordo del quale il prudente Gratteri ha spiegato che è meglio non occuparsi. Contro il male, la decenza costante e vigile è più efficace del bel gesto occasionale che delizia e illude il pubblico.

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8 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, il pusher in commissione Antimafia: “Non si è suicidato, è stato ucciso. Doveva darmi 20mila euro ma sono spariti” “

L’altro ieri sull’omicidio di Piersanti Mattarella si è dato spazio al parere di Giusva Fioravanti; che in un paese libero sarebbe al “fine pena mai” effettivo. Oggi su Pantani si fa concionare uno spacciatore dagli scranni dell’antimafia, alla destra del presidente. Tutto può essere, ma colpisce come l’ipotesi omicidio di mafia, con la sua sproporzione tra evidenze scarse e larga diffusione mediatica, sia privilegiata rispetto ad altre meno facili, ma più fondate approfondendo; come la morte in conseguenza di altri delitti o l’induzione al suicidio (v. ‘Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico’). Il Fatto ha ricordato che Sciascia chiamò “confortevoli” le ipotesi che riconducevano l’omicidio di Mattarella esclusivamente alla mafia. Attribuire il male invincibile ai tagliagole di paese rassicura il popolo rispetto all’idea di essere sotto una spietata tirannide economica. La mafia è la sentina nella quale occultare l’indicibile; e una funzione dell’antimafia istituzionale appare essere quella di coprire i crimini della mafia alta coi crimini della mafia bassa. Soprattutto un’antimafia diretta da Morra, in ottimi rapporti con affiliati all’Ordine del Santo Sepolcro, organizzazione paramassonica vaticana, che ha avuto esponenti come B. Contrada, Gelli, Marcinkus, e nel suo piccolo il prefetto Paola “Scarpetta” Galeone (quella alla quale si imputa in pratica di avere ripulito quanto restava nel piatto con una scarpetta da 700 euro).

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Vedi: 8 gennaio 2020. Insopportabli importuni. In La medicina sotto la presidenza Mattarella

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9 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Inchiesta ‘ndrangheta, il Csm apre pratica per trasferimento d’ufficio per procuratore generale Lupacchini dopo critiche a Gratteri”

Il crucifige su Lupacchini ha analogie col post di oggi su questo blog nel quale Spinazzola pubblicizza, con Justin Bieber, un’entità dall’esistenza assai dubbia; la forma cronica della malattia di Lyme. Una diagnosi che permette di trattare condizioni funzionali, “di testa” per capirsi, come malattia organica. Con trattamenti prolungati di antibiotici inutili ma causa di gravi danni, anche mortali*. Gli esperti spiegano che, se esiste, è una condizione rara. Ma i pazienti. aizzati, si arrabbiano a sentirlo. Hanno zittito malamente Steere quando si espresse in questo senso; inducendo così altri medici a tacere. Steere è il ricercatore che identificò il batterio che causa la malattia (acuta). Le incertezze scientifiche, l’irrazionalità dei pazienti, gli interessi a lucrare e la propaganda mediatica hanno reagito tra loro dando origine a uno dei tanti casi nefasti di sovradiagnosi e sovratrattamento. Attenti alle zecche, ho pensato; pardon, volevo dire attenti alle malattie propagandate da personaggi dello spettacolo e dello sport…

La colpa di Lupacchini è, come chi avvisa contro le malattie inventate, di sfidare il superficiale, le apparenze, l’appagante. A chi riesca a fare a meno di gratificarsi applaudendo all’ovvio, consiglio di informarsi su chi sia Lupacchini, per me uno dei non molti magistrati notevoli tra quelli noti al pubblico. E di leggere il suo libro “In pessimo Stato”.

*Deceptive Lyme Disease Diagnosis Linked With Serious Infections. JAMA 25 lug 2017.

@ George Benson. Quando si avanza un’ipotesi – invidia professionale – bisogna verificare che non ce ne siano anche altre, ed esaminarle. Lupacchini è un magistrato esperto nella posizione di Procuratore generale; non le viene il sospetto che ne sappia più di noi? Inoltre, è colui che in precedenza ne ha svelate tante – nell’indifferenza del pubblico – su cosa brulica dietro a quello che proiettano sul telone mediatico. Per me è una fortuna avere una fonte che non possa essere equiparata a Napalm 51. Dietro al telone non c’è il nulla, ma interi mondi. Es. ieri sera anche il TG1 ha trasmesso la notizia su J. Bieber che avrebbe la Lyme cronica. Questa è disinformazione grave, che dovrebbe avere rilevanza penale. Il Fatto riporta che le indagini di Gratteri mostrano che la Vibonese (serie C) è infiltrata dagli ndranghetisti. Nel frattempo il nuovo consiglio comunale di Lamezia nell’insediarsi ha indossato il fiocco della Komen. Associazione che, non solo per me, è un’agenzia di marketing che spaccia su grande scala la truffa degli screening mammografici come “salvavita”; mentre per il pres. del CSM, che manda sua figlia a fare da madrina alla Komen, è una benedizione. Questa è la mafia di serie A, e un’assicurazione per il Comune di Lamezia di non essere di nuovo sciolto per mafia. Le due frodi sulla salute non temono il controllo di legalità ma contano sulla protezione di Stato da guastafeste; collusioni cui l’antimafia a tela di Penelope fornisce alibi e diversivi.

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17 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafie, relazione semestrale della Dia: dalle attività dei clan storici al preoccupante aumento dei crimini ambientali”

Piuttosto che limitarsi a una specie di bollettino meteorologico, con la lancetta del barometro che non lascia mai i settori del cattivo tempo, l’antimafia dovrebbe riferire anche degli eventuali progressi o arretramenti verso l’eliminazione della mafia. Qual è la distanza dalla vittoria rispetto alla rilevazione precedente? Ma non è sicuro che l’eliminazione della mafia – obiettivo del quale del resto non si parla – sia in agenda. Il complesso mafia-antimafia è il grande stabilizzatore, il grande alibi (anche per i cittadini) per il sistema Italia: la mafia dal basso è alibi e diversivo per il sistema dello sfruttamento e dell’ingiustizia dall’alto. Il perenne fronte interno della mafia oggi permette al liberismo di meglio mordere, e alle istituzioni di aiutarlo. La mafia viene fatta concepire come una catastrofe naturale permanente; della quale si registra l’andamento, come per le alluvioni in Bangladesh o i terremoti in Indonesia. La stabilizzazione tramite destabilizzazione può anche spiegare questo “florido” quadro presentato al gennaio 2020, nella tolleranza dei cittadini mai stanchi di applaudire l’antimafia senza fare domande.

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21 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Accuse a Gratteri, il ministro Bonafede e il Pg della Cassazione chiedono il trasferimento di Otello Lupacchini dopo le critiche in diretta tv”

G. Salvi, un protagonista delle inchieste sul terrorismo, è tra i magistrati che affermano che l’eliminazione di Moro sia tutta farina delle BR*. Non stupisce che difenda il dogma della sacralità dell’antimafia. Con esso difende il sistema mafia-antimafia, dove il Male proviene tutto dalla mafia mentre lo Stato è il Bene. La mafia dal basso ai fini pratici è come la quinta colonna di un sistema di sfruttamento dall’alto, che distrae così da sé stesso; e che lo Stato aiuta a nostro danno mentre ci si presenta come protettore dalla mafia che si guarda dall’eradicare. Critiche all’antimafia, magari la richiesta, che suona inaudita e irragionevole, di farla finita almeno con le mafie di Limbadi e degli altri paesi sotto i diecimila abitanti eliminandole, rischiano di fare emergere il tertium quid: i poteri forti che beneficiano da questo romanzo criminale della mafia invincibile e degli eroi indomiti. Lo stesso tertium quid, negato da Salvi, che si servì delle BR ‘samurai invincibili’ – a proposito dei rischi per chi non sta al canovaccio – per uccidere uno statista che attentava all’assetto di asservimento e sfruttamento. E che gli italiani non hanno voglia di considerare, preferendo la saga perenne di banditi e sceriffi con la quale li si tiene sottomessi, e chiamando traditore chi li obbligherebbe a dover chiedere coraggio a sé stessi, invece di sentirsi coraggiosi applaudendo quello vero o presunto altrui.

*Moro, la dietrologia non muore mai. Il Manifesto, 9 mag 2003.

23 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Elezioni regionali, Morra: “Si parli di più di Gratteri e meno dei citofonatori seriali”. Ed elenca impresentabili. L’ira di Sgarbi: “Untore””

Morra, che loda Gratteri, che parla di massondrangheta, è un capo dell’antimafia che spinge per esponenti calabresi della massoneria vaticana dei Cavalieri del Santo Sepolcro*. Congrega che vanta tra gli affiliati storici Contrada e mafiosi annessi, Marcinkus, Gelli. Oggi il prefetto “Scarpetta” Galeone. Il cavaliere, nonché capo dei rotariani cosentini, protetto da Morra si chiama Coscarelli (si chiama davvero così). La “damning praise” per Lupacchini arriva da Sgarbi, campione delle persone che hanno più smanie che talento, e anche lui estimatore della massoneria**. Sospetto che per essere ammessi a duellare nell’arena politica occorre dare diverse garanzie, incluse capacità di recitazione di livello circense.

*Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche. Il Manifesto, 10 ago 2019.
**Sgarbi difende la massoneria. Il Fatto quotidiano, 21 set 2018.

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27 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri, il Csm trasferice il Procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini dopo le critiche nei confronti del pm antimafia”

Dopo Agostino Cordova, messo a capo della Procura di Napoli e mandato via, un altro alto magistrato inadatto alla vita di corte, agli intrighi ed equilibri, all’omertà e le collusioni sui vestiti nuovi dell’imperatore e ai fuochi pirotecnici per la plebe, è stato impallinato dai magistrati che invece sanno stare al loro posto nella reggia. Ma parliamo di cose liete. Terminator Di Pietro, Robespierre Grillo, ora Garibaldi Gratteri. Rappresentanza politica vera no, ma non ci viene fatto mancare il gigante buono che ci pensa lui a salvarci dai malvagi – e si fa seguire nell’ovile da quelli un po’ più restii che non ci vanno spontaneamente.

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6 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, in libreria Cosa nostra Spa del magistrato Ardita: “Una grande impresa che incrocia il fatturato con gli interessi dei colletti bianchi””

Per non parlare dell’indotto: dei reati e dei misfatti che si possono favorire dietro al paravento dell’antimafia. Ogni professione ha i suoi segreti; stratagemmi che permettono di ottenere risultati senza troppo sforzo, scaricando sui cittadini esternalità che sono l’opposto dei valori etici dei quali si dice di essere portatori. Gli avvocati hanno la prescrizione, una garanzia per l’iniquità; i medici le sovradiagnosi, iatrogene; magistrati e forze di polizia la lotta alla mafia eterna, dietro alla quale praticare il piduismo, la mafia di Stato. Il nuovo procuratore generale della città del Nord dove abito nell’inaugurare giorni fa l’anno giudiziario ha posto come obiettivo che la mafia “non divenga troppo diffusa e troppo pervasiva”. Una modica quantità di mafia ci vuole: con una mafia eliminata sarebbe più difficile lasciare indisturbate attività mafioso-massoniche istituzionali.

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10 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”

Come spesso avviene, Gratteri dice cose giuste; in astratto; la pratica è quella di sempre. Es. ho ricevuto dal Comune di Lamezia, che è sotto la sua giurisdizione, un avviso di pagamento di TASI. Ho fatto compilare l’F24 da un CAF, a Brescia dove risiedo, l’ho presentato alla banca. Che mi dice che il pagamento è respinto perché i codici sono errati. Il CAF mi dice che sono giusti, e di non riuscire a contattare telefonicamente i responsabili di Lamezia; né ci sono riuscito io. Nella mia esperienza il fisco serve sia a mobbizzare chi è di ostacolo a grandi interessi illeciti, sia a stornare denaro dei contribuenti a favore di tali interessi. Per esempio lo screening mammografico, contestato da esperti nei paesi più avanzati per un bilancio benefici-danni insufficiente o negativo, e che in alcuni paesi – come la Svizzera – si chiede di abolire. Sta venendo invece esteso, o scaricato, al Sud. La nuova giunta di Lamezia si è insediata indossando il fiocco della Komen, la potente agenzia di marketing che si occupa di disseminare il falso sulle mammografie “preventive”. Sono anni che lo dico; e sono anni che devo penare per avere la concessione di pagare tasse, esose e ingiuste, che contribuiranno a finanziare frodi di alto bordo. Servire i mammasantissima del business biomedico paga; es. metterà l’amministrazione lametina al riparo da scioglimenti per mafia convenzionale. Gratteri potrebbe fare un atto concreto, convincendo col suo prestigio a munire queste ingiunzioni di un indirizzo email tramite il quale chiedere e ricevere istruzioni.

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26 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Bonafede: “Pronti a intervenire su scarcerazione dei boss mafiosi in accordo con la commissione Antimafia””

L’epidemia che si usa per sequestrare i cittadini, concentrandoli in maniera malsana in spazi ristretti, sta facendo aprire le porte delle carceri. In queste ore buie l’antimafia non viene meno ai suoi compiti: fare scarmazzo riguardo alla montagna di m. della mafia, guardandosi dallo spianarla, per legittimare e lasciare libera di agire la montagna di m. istituzionale. Che si sta occupando dell’operazione Coronavirus, posso testimoniare, anche coi consueti metodi paramafiosi propri della organizzazioni massoniche e paramassoniche, come quella cara a Morra e quelle alle quali appaiono essere affiliati tanti tutori della legalità. Proseguendo la tradizione di quando il primo piduismo pilotava il terrorismo e si avvaleva dei mafiosi. Ai terroristi inafferrabili e ai mafiosi invincibili si affianca oggi una terza classe di mostri malvagi, i virus sterminatori, da usare per governare il gregge dosandone libera circolazione e repressione.

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28 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Marietti “Boss scarcerati: se si dubita della buona fede dei giudici, li si denunci”

Provocando sconcerto, e richiesta di legalità, la scarcerazione di alcuni boss serve anche a distrarre dalle attuali omissioni e paradossalmente a mantenere credibilità e ascendente. I magistrati, col loro silenzio e con complicità precedenti, hanno responsabilità nell’attuale golpe mascherato da emergenza sanitaria. Responsabilità che attengono a un argomento tabù, che viene tenuto nascosto dietro all’interminabile narrazione della lotta alla mafia: i rapporti tra magistratura e poteri forti. Poteri forti che possono avvalersi sia della mafia che di quelli con le gigantografie di Falcone e Borsellino.

“Vada dal magistrato” è una voce del “Dizionario del perfetto mafioso” (N. Dalla Chiesa). Implica un riconoscimento di legittimità. Richiama al fatto che, mafiosi o esponenti delle istituzioni, si sta operando all’interno di un sistema costituito. Ciò di cui i magistrati dovrebbero rendere conto è il loro tradimento “endogeno”: attuato restando fedeli invece che ai princìpi al sistema di potere reale del quale sono parte, che assecondano nelle sue peggiori degenerazioni.

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5 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Mazzoncini verso guida della multiutility lombarda A2A. M5s: ‘Rinviato a giudizio, è incompatibile’. Per il sindaco di Brescia nomina è regolare”

Fino a che durerà, trovando un pubblico che accetta il dogma della mafia come entità ontologica perenne e ineliminabile, lo show sempreverde della mafia di turno, dietro ad esso continueranno a operare liberamente e a prosperare alla luce del sole altre varietà di sodalizi predatori. La clericale Brescia è un buon posto dove osservare quella che chiamo la metamafia: il crimine istituzionalizzato che nasconde la sua vera natura dietro alla facciata nobile della lotta al diavolo, alla mafia; con il connesso piduismo, l’uso mafioso dei poteri dello Stato. Personaggi bresciani hanno avuto e hanno un’influenza – cruenta – nello sviluppo di questo concetto. Alcuni provenienti dalla magistratura zanardelliana*.

*da Giuseppe Zanardelli, bresciano, PdC, esimio giurista. Massone e praticante di metodi di governo come la persecuzione tramite il potere dello Stato: “Se un magistrato … un impiegato pubblico … osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto” (Chiarini). Tra i fondatori della loggia P2 storica, a lui nel 2010 i magistrati di Brescia, babbo Mazzoncini in testa, hanno intitolato il palazzo di giustizia, con statua all’ingresso; mentre erano intenti a proseguire, con i procedimenti interminabili e le assoluzioni, l’opera pluridecennale di riduzione asintotica delle responsabilità giudiziarie per la strage piduista del 1974.

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7 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, anniversario stragi: manifestazione online e in televisione. Fondazione Falcone: “Dedicato al coraggio di tutti i cittadini””

Uno degli scienziati più influenti al mondo, Ioannidis, ha paragonato l’accettare il lockdown (quello USA, meno stretto del nostro) al gettarsi in un baratro sulla parola. Con tutto il rispetto per la sorella di Falcone, gli italiani stanno mostrando non coraggio, ma remissività imbelle a un’operazione che va a loro danno. Credo che tra i vari moventi delle stragi del 1993 ci fosse quello di instaurare un sistema mafia-antimafia; funzionale al nuovo corso liberista che parallelamente veniva impiantato. Con l’antimafia perenne che serve da sacro paravento, da alibi di ferro e da legittimazione di livello quasi-costituzionale al malaffare di Stato e a quello protetto dallo Stato. E anche all’ignavia e allo scarso senso civico dei cittadini, ai quali basta battere le mani e portare il loro compitino di espressioni di circostanza alle cataste di trita retorica dei tanti riti antimafia per essere a posto. La liberazione a gioco dell’oca dei boss e l’indecente teatrino mediatico di Bonafede e Di Matteo mentre il Paese è sottoposto a shock che come nel 1993 porteranno a nuovi infelici assetti sono spiegabili con questo ruolo scenico della lotta alla mafia. Invece che con applausi reciproci che sono applausi a sé stessi, i combattenti valorosi andrebbero commemorati chiedendo perché ancora la mafia non è stata sconfitta, e a che punto sono rispetto all’anno precedente nell’eliminazione della mafia quelli che si presentano come i successori dei caduti.

@MariachiaraRossi. Mi fa piacere che anche lei critichi l’accostamento antimafia – Coronavirus. Ma permetta anche agli altri di criticarlo.

@MariachiaraRossi. Non sono io che sta appiccicando la commemorazione delle stragi a questo nuovo golpe (e che le sta appiccicando dalla parte sbagliata). Io lo segnalo a chi ne sia inconsapevole.

1992. Ero in USA, nell’ultimo dei 4 anni vissuti lì (ho un appunto basato su quell’esperienza: i contatti professionali in USA, dove si viene attentamente valutati dal loro punto di vista, non sempre portano fortuna in Italia; vi ho segnato i casi di Falcone, Boris Giuliano e altri uccisi). Di Falcone e Borsellino seppi casualmente; dal gestore siciliano di una pizzeria di Brookline, Boston. Aveva al collo una piccola sagoma della Sicilia d’oro, con un diamante in corrispondenza di Palermo. Dopo i complimenti per la pizza, parlando dell’Italia e del Sud dissi che sono bei posti dove vivere, purtroppo guastati dalla mafia. Restò in silenzio. Lo ripetei e mi rispose: “Dipende; se ti conoscono è una cosa; se non ti conoscono può essere diverso. Un mese fa hanno ammazzato un altro magistrato”. Mi informai e seppi delle stragi. Oggi pure lei tutta compresa di zelo antimafioso usa l’argomento del “non ti conosco”: non ha mai letto mie partecipazioni alle ricorrenze. Sulle mafie e l’antimafia, non come esperto ma come testimone, ho messo per iscritto su internet diverse pagine; che credo non possano sperare nel suo imprimatur. Ne ho scritto anche in occasione delle commemorazioni. Che sono giorni del calendario tristi per chi sa in prima persona l’uso che viene fatto del manto di sacralità che generano.

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21 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giovanni Falcone, Lodato su La7: “Nel 1989 mi fece il nome di Bruno Contrada”. L’avvocato: “Chieda scusa, mio assistito è oggi incensurato”

Contrada “mente raffinatissima”? Era un tirapiedi, i servizi essendo quadri delle forze atlantiche. Si usano come al solito esecutori come pecora per proteggere i mandanti. Inoltre si pratica ciò che chiamo “pipeling giudiziario”: lo svelare infamie di 30 anni prima per coprire quelle che si stanno commettendo al presente. Quello stesso passato del quale si “fa memoria” per occultare il presente continua ad operare sottotraccia, non essendo mai andato via. L’attuale presidente della commissione antimafia, Morra, mostra pubblicamente simpatia per i cavalieri del Santo Sepolcro, ai quali era affiliato Contrada (come Gelli, Marcinkus e importanti mafiosi). Trovandomi nel cosentino, e scrivendo delle manipolazioni istituzionali sull’epidemia con le quali si sta strozzando l’Italia, non mi vengono risparmiate occasioni per ricordarlo. “Strange bedfellows” direbbero citando Shakespeare i cronisti politici anglosassoni. Da noi potremmo citare Pirandello: “La maschera e il volto”. Le varie fratellanze massonico-clericali, coi loro insospettabili e benemeriti, che allora si diedero da fare per quel golpe che servì a trasformare la corrotta I Repubblica nella ancora più corrotta II Repubblica, si stanno dando da fare, liberamente come allora, per l’attuale operazione Covid, che risulterà in una ulteriore svendita del Paese.

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21 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Giovanni Falcone, il ricordo al Csm. Di Matteo: “Prima di essere ucciso fu delegittimato e isolato anche dalla magistratura e dal Consiglio”. Ardita: “Basta ipocrisie, fu tradito e calunniato pure dai colleghi””

Oggi sotto certi aspetti è peggio; perché le parti sono meno chiare. Ai tempi di Falcone c’era un blocco istituzionale che difendeva in maniera semi-trasparente la mafia; per servire, traendone vantaggi, il padrone atlantico, che usava la mafia come parte del sistema di controllo del Paese. Oggi lo si serve anche vestendo i panni dell’antimafia; che è divenuta anch’essa, come alibi, distrazione e attività legittimante, strumento dei poteri non ufficiali. I legami di De Raho con Palamara, la simpatia di Morra per i cavalieri dei Santo Sepolcro (Contrada, Gelli, Marcinkus), dicono di una continuità aggiornata gattopardescamente ai tempi. Il sottobosco massonico-clericale che allora lavorò obbediente, a fianco della manovalanza mafiosa, per sostituire la cattiva I Repubblica con la pessima II Repubblica, oggi lavora obbediente , spesso col crest dell’antimafia appeso alle spalle, per un ulteriore degrado dell’Italia; servendosi del Covid. Mafia “virulentata”, ripeto da anni; oggi si sta virulentando non il virus, ma l’epidemia; con misure irrazionali e incostituzionali spacciate per “scienza” che la prolungano e ne moltiplicano i danni socioeconomici. Oggi come allora, la magistratura non fiata e accetta e sostiene la versione ufficiale. Battendosi il petto sulle vergogne del passato mentre ne commette di simili.

@ Mariachiara Rossi. Se non ci sono morti per strada c’è necessariamente meno mafia? Se i cadaveri -di innocenti- restano in sala settoria, uccisi da affari sporchi, es. da una medicina legalmente fraudolenta (io ne ho visti tanti) che si sostiene su pratiche mafioidi, va meglio? Eppure nell’essenza della mafia storicamente vi è l’operare il più possibile in silenzio, per vie oblique, senza dare nell’occhio. Mio nonno, calabrese, diceva che “Il peggior delinquente è quello che si fa i fatti suoi”. Cioè i peggiori farabutti sono quelli che riescono a delinquere senza venire riconosciuti, senza esibire la loro violenza criminale. E magari passando per brave persone, o benefattori. La fase stragista, cinematografica, che l’antimafia mondana identifica con la mafia, è stata un servizio a poteri oggi più forti di allora.

La frase di Shakespeare che Borsellino ripeteva, “Il coraggioso muore una volta sola…” ha una sua triste attualità. Che impasto state facendo, parlate sempre di eroismo, di gesta omeriche, e poi riducete l’esistenza alla sopravvivenza; come ha osservato Agamben in occasione di questa epidemia, alla “nuda vita”; a quello che Lasch ha chiamato il “survivalism”, il “minimal self”. Sia in materia di mafia, sia sul Covid; due fenomeni più collegati di quanto non faccia comodo alla retorica ufficiale.

@ Mariachiara Rossi. Morti ammazzati ne ho visti. A Boston, nella rotation dal medical examiner. Il programma della giornata lo leggevo al mattino uscendo di casa sul quotidiano lasciato sulle scale: Tizio taglia la gola a Caio da orecchio a orecchio. Sempronio spara nella pancia a quell’altro. Poi li trovano in sala settoria. Ma oggi ne spedisce all’obitorio, conciandoli male, più la penna – anche quella con la quale si prescrivono cure – che la spada, mi stia a sentire.

I valorosi uccisi dalla mafia non devono essere resi “inutili” facendone immaginette per logore giaculatorie. E facendone motivo per un applaudirsi da soli – istituzioni e cittadini – che ha dell’osceno. Davanti a certe figure io non mi sento “fiero”: mi sento piccolo. E quindi non mi adagio nella poltiglia retorica offerta a piene mani dalle istituzioni in queste ricorrenze. Come le ho già detto, un modo degno per ricordarli sarebbe quello di fare un bilancio e mostrare quanto ci si è avvicinati o meno a quello che deve essere l’obiettivo chiaro, l’eliminazione della mafia; che oltre a essere un male in sé permette ad altre grandi associazioni a delinquere di operare impunemente.

@ Mariachiara Rossi. Un corpo esanime crivellato di colpi è la rappresentazione più efficace del Male. Invece i corpi esanimi crivellati da terapie per il Covid, terapie irrazionali e sostenute da paura e censura*, mentre le case farmaceutiche si fregano le mani, non compaiono sulla scena. La mafia, e l’antimafia nella sua forma attuale, servono anche a fare credere alla persone brave come lei che in un ospedale non ci si possa imbattere, salvo casi eccezionali, in un omicidio. Invece è frequente. Non si tratta di omicidi volontari. Ma non sono neppure colposi. Lo chiamo “dolo sistemico”. Il sistema, orientato al profitto, imposta la medicina in forme che ammettono che il paziente, prevedibilmente, ne riceva danno o possa morirne. Mentre il singolo medico non percepisce bene cosa gli dà da vivere – né si sforza molto; come è stato descritto, sono all’opera meccanismi psicologici di negazione. Il tutto è legalizzato; ora perfino reso obbligatorio, con le linee guida. E con sistemi mafiosi di controllo del dissenso. Ciliegina sulla torta, c’è una tendenza, dettata dal marketing, a sacralizzare questo settore economico. Es. paragonando i suoi operatori ai caduti nella lotta alla mafia, mentre lo si sta espandendo.

*Prasad V. Has the Pandemic ‘Infected’ Our Approach to Medicine? 21 maggio 2020.

@ … . La democrazia appare come il sistema che può funzionare meglio degli altri, purché i cittadini siano correttamente informati. Accade invece ciò che avviene in medicina, dove con la scusa dell’autonomia, del superamento del paternalismo, si induce il paziente a condividere le decisioni cliniche; non è difficile presentare le cose in modo che il paziente “scelga” quello che conviene non a lui, ma all’offerta medica. Si addossa così a lui parte della responsabilità per le cure che riceve; psicologicamente e legalmente. E’ stato osservato che ciò sta accadendo anche nella crisi Covid*.

Gli italiani non hanno votato liberamente: “La prima libertà è la libertà dalla bugia”. Se fossero stati correttamente informati non avrebbero votato contro il loro interesse, e ci troveremmo meglio, invece che nelle mani di questo catalogo di soggetti. La suggestio falsi e la suppressio veri, io lo vedo nel campo della medicina, sono tra le prime attività del piduismo, ovvero la mafia coi poteri dello Stato. E più lo praticano, più tuonano contro mafia e forze oscure.

* The Urge to Build More Intensive Care Unit Beds and Ventilators: Intuitive but Errant. Ann Int Med 7 maggio 2020.

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30 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Vitalizi, la Calabria restaura il privilegio (all’unanimità): basta un solo giorno da consigliere per incassare un assegno”

Marisa conti: E Ultimo che ne pensa?

@ Marisa Conti. Nella mia esperienza, in Calabria – e anche in Lombardia – più intrallazzano più hanno cura di procurarsi il bollino antimafia accostando a sé qualche figura simbolo. Tramite l’assegnazione di una carica, il conferimento di una cittadinanza onoraria, l’invito a partecipare a conferenze sulla legalità. Ho assistito a eventi pubblici dove Gratteri parlava seduto allo stesso tavolo a fianco di soggetti che lo avevano invitato sui quali sono venute fuori magagne di alto livello, gravi, ma poca cosa rispetto a quello che viene tenuto coperto. L’antimafia è un’ottima copertura per l’affarismo massonico-clericale (che non teme es. i CC; tutt’altro; li deve temere chi gli è d’intralcio). Le star dell’antimafia si concedono un po’ troppo facilmente come testimonial rispetto a quanto ci si aspetterebbe da chi sia abituato ad affrontare la mentalità mafiosa e l’humus culturale sul quale la mafia attecchisce e prolifera.

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22 giugno 2020

vedi

La partnership tra istituzioni dello Stato e privati nella criminalità ordoliberista: il mascariamento della patente di guida dell’avv. Vittorini e del prefetto di Brescia si incontra a Cosenza con la “procedura Lozano” di Iliad. In: Coronavirus 22 giugno 2020

22 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri alla Festa del Fatto.it: “Più contante c’è e più si favorisce illegalità”. Travaglio: “Aboliamolo per combattere evasione e mafie””

La variabile M, mafia-corruzione-evasione, è causata dalla variabile impunità I; e secondariamente da altre variabili tra cui C, contante, che è un effect modifier: non è una causa diretta ma potenzia l’azione di I. C è pleiotropica: ha anche un effetto benefico per i cittadini proteggendoli dallo sfruttamento e dal controllo dei poteri economici (variabile U, da usura). Sopprimere C non spegnerà M; mentre di certo mette il cittadino nelle grinfie di U.

Stravolgere l’assetto socioeconomico conforme alla Costituzione in nome di una asserita lotta al crimine favorendo così altri crimini è illegittimo. L’assetto corretto è di spegnere M spegnendo I, e di lasciare C. La mafia, la corruzione sono sempre più lo spauracchio per favorire crimini di alto bordo (“metamafia”). Questo spiega perché non si voglia eliminarle.

Mi trovo in Calabria, e sperimento come poteri forti e Stato sfruttino le transazioni immateriali, bloccandole abusivamente, per boicottare chi ne denuncia i crimini. Sto per scriverne a Sabella (“I crimini che Sabella favorisce”), che ha detto in tv che se non vogliamo i Casamonica in Ferrari bisogna abolire il contante. Sarebbe invece giusto che chi è pagato per farlo neutralizzi quattro delinquenti che recitano Scarface e non li usi adoperandosi oltre il proprio ruolo perché in Ferrari vadano a nostre spese gli usurai delle banche e delle multinazionali. Ne scriverei anche a Gratteri, ma conosco le ritorsioni della mafia che sta dietro l’antimafia.

@ Alessandro_S. Probabilmente Sabella voleva dire che l’uso del contante ha permesso ai Casamonica di acquisire una disponibilità di denaro, anche scritturale, tale da fargli acquistare beni di lusso. Vero, ma è errata l’implicazione che il contante sia una causa sufficiente e necessaria (e che la sua abolizione non favorisca altre mafie). Ci sono altre cause; tra le quali, vedo, la nuova attività dei mafiosi, dopo la caduta del Muro e l’instaurarsi del liberismo, di impersonare sé stessi, nella maniera più cinematografica nel caso dei Casamonica, per favorire il paravento antimafia e la sostituzione degli standard positivi della Costituzione con lo standard negativo della sentina mafiosa che occorrono al “mondo di sopra”. E’ strano che i magistrati non percepiscano questa attività; lo spunto a rilevarla, riflettendo sulle connivenze e collusioni per crimini di alto bordo che conosco direttamente, me lo diede un acuto commento dei magistrati che spiegarono come Pasquale Barra “ ’o animale” accentuasse volutamente la sua figura terrificante.

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13 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Beni confiscati alla mafia, per mille studenti campi estivi di educazione alla legalità nelle terre dei boss. Firmato il protocollo a Locri”

Scuole chiuse a oltranza a differenza del resto d’Europa, volontà di prolungare lo stato di guerra fino al nuovo anno, e campi estivi antimafia. C’è una coerenza, dovuta a una comune matrice, tra questi campi antimafia e la volontà politica di prolungare quanto più possibile l’emergenza covid e i danni delle contromisure, e di renderne definitivi alcuni aspetti negativi.

Quello che dovrebbe entrare nella pedagogia degli adulti e dei giovani, e invece ne è ermeticamente tenuto fuori, è la “cultura” della necessità di farla finita con la mafia, eliminandola. Questa è invece la cultura fintamente democratica della cronicizzazione della mafia; della mafia come entità ontologica, ineliminabile; e quindi dell’antimafia perenne, che, come le istituzioni preposte danno agio di osservare in Calabria e in Lombardia a chi contrasti interessi illeciti di alto bordo, è un paravento legittimante per l’appoggio dello Stato a delitti dei poteri forti. Poteri forti che probabilmente nel golpe precedente, quello dei primi anni ’90, con le stragi di combattenti antimafia autentici hanno anche impostato un sistema mafia-antimafia stabile, che, funzionale al liberismo e ai suoi crimini, è uno dei fattori del declino dell’Italia; tra comodi battimano antimafia, passeggiate e inchini antimafia, esaltanti happenings antimafia, pastasciuttate antimafia, musica teatro e cinema antimafia, e ora colonie estive antimafia.

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19 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Borsellino, l’isolamento di chi fa il suo dovere è una vergogna che non deve mai più ripetersi”

“La morte che sembra esercitare l’effetto più sicuro è quella che viene dalla bocca del cannone. Si tratta di uno spettacolo terrificante… “ Lord Roberts, sulla esemplarità delle esecuzioni per tenere sottomessa l’India.

Scagliare in pezzi un Valoroso e la scorta è servito anche a instaurare STANDARD NEGATIVI, repulsivi, che scacciano e sostituiscono (essendone le converse) i principi costituzionali, attrattivi. Come si sta facendo con l’epidemia. Secondo lo standard positivo – cui conformarsi – della tutela della salute l’epidemia va combattuta evitando gli effetti iatrogeni e distruttivi delle contromisure. Mentre se ad esso si sostituisce lo standard negativo del terrore covid – dal quale fuggire – si può fare di tutto in suo nome, incluso lo sfasciare il Paese e danneggiare la salute. Se lo standard è la legalità prevista dalla Costituzione la mafia la si estirpa, e la corruzione e l’evasione istituzionalizzate vengono impedite come incostituzionali. Se a questo standard positivo si sostituisce l’orrore della mafia allora si può es. togliere ai cittadini il diritto al possesso del proprio denaro (contanti), e mettergli così il guinzaglio degli usurai delle banche, facendo credere che sia il modo efficace ed unico per fermare mafie, corruzione ed evasione. Protraendo mafia ed epidemia – e con gli ambigui carrozzoni preposti ad esse – si rendono stabili standard negativi che tradiscono la Costituzione simulandola con manomissioni inapparenti ma radicali dei suoi dettati.

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30 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev “Rocco Chinnici, il discorso di Bonafede per ricordare il giudice ucciso 37 anni fa: “Pioniere della lotta a mafia, suo messaggio resta attuale”

“Mi investe in malo modo [il Procuratore generale Pizzillo] dicendo che all’ufficio istruzione stiamo rovinando l’economia palermitana… mi dice che devo [bloccare] Falcone”. Rocco Chinnici, 1982.

Non è un buon segno se il messaggio di Chinnici sulla mafia “resta attualissimo” dopo 40 anni. Si sarebbero dovuti fare progressi da allora – e dal tempo di quegli omicidi di coloro che la mafia la combattevano sul serio. Nel 2020 la mafia avrebbe già dovuto essere eliminata. Ma appare che convenga coltivarla, in una specie di piscicoltura. Si lascia che ce ne sia abbastanza per poter esibire di continuo retate con pesci mafiosi di varia taglia (ma non troppo grandi). In questo modo, dalla Lombardia alla Calabria, dietro al paravento della lotta alla mafia si possono favorire economie di larga scala – come quelle del grande business biomedico – che necessitano delle stesse attenzioni istituzionali invocate da Pizzillo per l’economia palermitana di allora. Le si favorisce abusando del potere istituzionale – a Brescia come a Cosenza – con sistemi di mafia classica. Non quella proiettata sugli schermi dagli sceneggiati Raiset, che andrebbe avanti a raffiche di mitra. La mafia silenziosa, autentica, che applica l’equivalente criminologico del principio di minima azione in fisica.

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12 agosto 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Bonus 600 euro, Morra: “Forze politiche condannano Tridico e controlli dell’Inps. Ma stiamo scherzando? Paese alla rovescia”

Siamo un paese alla rovescia. Che si dà politici che distribuiscono soldi pubblici per categorie grezze, creando ingiustizie fino all’inversione costituita dal cosiddetto “effetto San Matteo”: “a chi ha, verrà dato anche ciò che non ha; e a chi non ha, verrà tolto anche ciò che ha” (Matteo, 25:29). Politici che primeggiano nel mondo quando in nome di una emergenza si tratta di sabotare il Paese, e sono in coda quando c’è da costruire. Che sfruttano l’avidità stolida di qualche paio di pezzentoni per stimolare la rabbia miope della gente e creare, invece di un Parlamento finalmente degno, un Parlamento ancor meno rappresentativo del popolo e ancor più composto di burattini, modello USA ma senza gli aspetti positivi. “With all due respect, this committee and this Congress jump when the drug industry says “jump”; it rushes to pass legislation when the drug industry wants it to pass legislation.” (Representative Sherrod Brown, D-Ohio).

Un paese alla rovescia dove il capo della commissione parlamentare antimafia Morra è in rapporti fraterni con i Cavalieri del Santo Sepolcro*, l’organizzazione clericale-massonica che storicamente ha servito la mafia eversiva (Gelli, Marcinkus, Contrada). Congrega che tuttora fa parte della rete che si occupa di sistemare more massonico chi si opponga a quegli affari illeciti di larga scala che i futuri yes men fatti eleggere al Parlamento ristretto dalle multinazionali serviranno saltando a comando.

*Comunali Cosenza 2016…. Il Fatto, 26 aprile 2016.

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Farmaci contraffatti: farmaci copiati e farmaci suberati

13 agosto 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Farmaci contraffatti, al via la campagna dell’Agenzia delle dogane con Flavio Insinna: “Non scherzate con la vostra salute””

respinto il 13 agosto. pubblicato al secondo tentativo il 14 agosto

Una moneta può essere falsa in quanto copiata da un falsario. O in quanto “suberata”: contenente un metallo vile sotto una foglia di metallo prezioso; come hanno fatto stati sovrani fin dall’antichità. La banconota copiata è il simbolo dell’imbroglio criminale. La moneta suberata, fuori d’oro e dentro di piombo, rappresenta la frode da parte del potere. La distinzione vale anche per i farmaci. Ci sono quelli copiati, “falsi”. Ma non di rado i farmaci ufficiali autentici, in un mercato che sta superando i 1000 miliardi di dollari, sono suberati, non avendo i meriti che riportano. Un esempio recente tra i mille: “Limitations in Clinical Trials Leading to Anticancer Drug Approvals by the US Food and Drug Administration. Jama, 15 giugno 2020. Lo studio mostra che la FDA tra il 2014 e il 2019 ha approvato farmaci anticancro sulla base dei risultati di studi in 2 casi su 3 viziati già nel disegno da trucchi e manipolazioni.

Le istituzioni, AIFA e NAS per primi, hanno interesse a propagandare la lotta ai farmaci copiati. Considerarli gli unici falsi permette di ignorare i farmaci suberati, prodotti e smerciati legalmente dall’industria e dall’alta finanza; e di proteggerli attivamente. Una stretta analogia con quello che succede per la mafia, che viene perseguita – badando a non estinguerla – nelle sue forme basse e rozze, distraendo dalla cultura e dalle prassi mafiose delle istituzioni e del mondo legale, che contano su omertà, impunità e complicità.

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6 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Virgilio “Prima la mafia italiana! Un paio di domande alla leghista Maraventano”

“M5S, Grillo: “Prima d’incontrare la finanza, la mafia aveva una sua morale” “ (Il Fatto 26 ott 2014).

“La mafia difendeva il territorio e aveva sensibilità e coraggio”. Angela Maraventano, senatrice, a sostegno di Matteo Salvini.

“Parmaliana, ha denunciato al segretario nazionale Fassino di essere stato oggetto di minacce verbali durante un direttivo provinciale [DS]. «E poi parlano di confronto – ironizza – purtroppo mi sono accorto che la discontinuità, il rinnovamento, la lotta alla mafia, sono solo slogan a titolo promozionale e propagandistico»” (D. Cusumano. Centonove 12 mag 2006).

“si capiva subito che Vicenzino era uomo di onore, uno di quegli imbecilli violenti capaci di ogni strage.” Tomasi di Lampedusa

“La mafia è una montagna di m.” Giuseppe Impastato.

Lampedusa, uno dei tre mali della Sicilia secondo il famigerato cardinale di Palermo Ruffini; Impastato, ucciso e fatto passare per suicida; il professor Parmaliana, indotto al suicidio da magistrati, ebbero la capacità morale e intellettuale di riconoscere il male radicale e colossale per quello che è, senza le mezze misure proprie delle mezzecartucce; e furono avversati per questo.

Maraventano però è un caso facile, che ci regala l’assoluzione: nel caso di altre entità che non hanno lo stigma di Satana le loro dimensioni giganti ci intimidiscono, così che abbiamo difficoltà a riconoscere che sono frode e violenza monumentali e monolitiche. Es. la Sharia anti-covid.

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7 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Leccese “Mafia in Puglia, il grido d’allarme del sindacato di Polizia non deve rimanere inascoltato”

Spunta una nuova mafia cui dare priorità politica assoluta secondo i sindacati che curano gli interessi dei poliziotti. E’ sempre più di moda considerare solo uno tra i vari pericoli di una situazione: quello che fa comodo. Es. le misure anti Covid distruttive del tessuto sociale ed economico vengono spacciate per “precauzione”; mentre, osserva il professore di patologia J. Lee, sono auto-contraddittorie e anti-scientifiche*. Contraddittorie perché ignorano le precauzioni per evitare che interventi non valutati causino più danno della minaccia; antiscientifiche perché con la “prudenza” si nega che l’approccio scientifico sia l’unica via di conoscenza.

Nel caso delle mafie, al continuo fragore sul pericolo che costituiscono in sé si associa un silenzio da camera anecoica sul pericolo che costituiscono fornendo un alibi e un diversivo a magistratura e polizie per lasciare indisturbate, e aiutare, altre “montagne di m.”: quelle dei grandi interessi illeciti. Es. quelli della biomedicina.

La soluzione è semplice: distruggere le mafie nascenti. Uno Stato non corrotto ha un duplice interesse a farlo. Se invece comincia la tiritera della invincibilità sovrannaturale dei mafiosi, del mix fiction-azione giudiziaria, è segno che, come è da attendersi da sindacati, ci si sta marciando, facendo occupare tutto il palcoscenico a una sola classe di grande criminalità. Per fini che chiamo “metamafiosi”, conoscendoli di prima mano.

*The making of Britain’s catastrophe. Spiked, 25 set 2020.

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14 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Shalabayeva, condannati tutti gli imputati: cinque anni all’attuale questore di Palermo Cortese e al capo della Polfer Improta”

I bravi cittadini che sanno di Boris Giuliano ma non dei successori a Palermo scelti dal Viminale, il piduista Impallomeni col questore piduista Nicolicchia, saranno turbati dalla condanna a 5 anni del questore di Palermo attuale, che a suo tempo catturò grossi mafiosi: Provenzano, Brusca, etc.. Non considerano come in quegli ambienti possa esservi una vicinanza “farmacologica” tra guardia e ladro (v. “Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza”). E soprattutto non concepiscono che l’antimafia, quella che fa fare carriera, che si fa bella delle figure dei valorosi eliminati perché la mafia la combattevano sul serio, serve come copertura e alibi per attività piduiste, cioè l’omologo istituzionale della mafia. Questo concetto della mafia di Stato dietro all’antimafia l’ho sviluppato ricevendo il trattamento di assassinio morale tramite lo Stato, in una città dove era prefetto la Cancellieri; che divenuta ministro ha definito “perfetto” l’abuso vile oggi condannato. La notizia del cacciatore di mafiosi interdetto dai pubblici uffici per me è un lupus in fabula, perché sto pensando di lasciare una memoria alla locale direzione dell’antimafia su reati di stampo piduista praticati impunemente da chi si presenta come combattente antimafia o occupa cariche antimafia; a favore di amici, e forse fratelli di loggia, di importanti cariche dello Stato e dei grandi interessi illeciti che protettori e protetti servono in associazione.

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18 novembre 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Calabria, Gratteri su La7: “Gino Strada? Ha fatto grandi cose. Ma come commissario serve un manager contro ruberie, non un bravo medico””

Per capire cosa accade in Calabria occorre leggere almeno due libri, che parlano entrambi della medicina come mafia, ma da angoli molto diversi. “Calabria Malata. Sanità, l’altra ndrangheta” di M. Scura, ingegnere, già commissario straordinario, figlio di un calabrese di Vaccarizzo, che svela la sanità mafiosa dei parassiti intrallazzoni e protervi; quella delle fatture pagate due volte, e in ritardo per caricarle apposta di lauti interessi. Mentre “Deadly medicines and organized crime”, del medico e statistico danese Gotzsche (oltre 126000 citazioni su riviste scientifiche) stende un parallelo, dettagliato sul piano tecnico, tra la ricerca biomedica internazionale e la mafia italoamericana.

Si sta articolando la transizione e il compromesso tra l’anacronistica mafia medica rurale e la mafia medica imperiale delle multinazionali e della finanza, divenuta col covid instrumentum regni del mondo. Un poco come con la caduta del Muro vi fu Tangentopoli, e si scoperchiarono le ruberie di DC e PSI per fare posto alla corruzione liberista. Come gli eroi di Mani Pulite, in contatto col console USA, o con un passato non chiaro nei servizi nel caso di Di Pietro, le figure come Strada e Gratteri creano appoggio popolare a una operazione gattopardesca. O Scura, che, racconta, disegnò la frizione dell’Arna (l’Alfa-Nissan), e si è battuto con coraggio contro la mafia che conosce, ma spinge, in buona fede, per quella non meno avida e sanguinaria descritta da Gotzsche.

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20 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “

Calabria, Morra: “Noto a tutti che Santelli era gravemente malata, cittadini responsabili delle proprie scelte”. Il centrodestra: “Si dimetta””

Avevo denunciato la Santelli per l’obbligo di vaccinazione antinfluenzale quando lavori scientifici evidenziano un suo ruolo favorente del covid. In precedenza avevo scritto a magistrati e amministratori calabresi su come mentre sale la linea della palma scende quella del mammografo, essendo in corso una transizione dalla sanità delle ruberie a quella delle grandi frodi delle multinazionali. Il riscontro è stato un accentuarsi delle rappresaglie massoniche, in Calabria e a Brescia. La Santelli è morta all’improvviso, di emorragia interna, si è detto. Non appariva in fase terminale. Parce sepulto, è morta mentre in Calabria si va verso l’aumento surrettizio delle diagnosi di cancro della mammella, anche sulle fasce più giovani; con antitumorali dai prezzi usurai che possono provocare morte cardiaca improvvisa. In Lombardia orientale, dove si sentono arrivati e superiori, per una medicina ad alto tasso di iatrogenicità, hanno contribuito con la vita al record mondiale di morti che ha innescato l’operazione covid. Picco con una componente oscura, ma del quale viene nascosta la componente iatrogena. “Il diavolo ci gira tutti attorno al mignolo” (Il Gattopardo); votanti ed eletti, di qualsiasi colore. Inclusi i DS, i primi traditori; o quel bluff dei 5S, conniventi sulla sanità delle ruberie in Calabria (M. Scura, Calabria malata) e ora pro frodi di Big Pharma. Con Morra l’antimafioso in fraterni rapporti coi Cavalieri del S. Sepolcro, quelli di Gelli, Marcinkus, Contrada, etc.

Vedi: 20 novembre 2020. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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25 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri su La7: “Morra? Non avrebbe dovuto dire quelle frasi su Santelli. Ma lo conosco, è impegnato nella lotta alla mafia e al malaffare””

Se uno non è in contatto diretto con la mafia o le bustarelle allora è onesto? Gratteri dà qui un esempio di standard negativo, quello che ha fatto la fortuna dei 5S, che si sono presentati – a parole – come sani rispetto a una classe politica che hanno mostrato per ciò che è, coi toni roboanti e vuoti che ora Morra rilancia; un’esca della quale stiamo sperimentando l’amo. Lo standard negativo inoltre contribuisce a spiegare la permanenza delle mafie, come vantaggiosa per il resto della criminalità, affaristica, politica e giudiziaria, che se ne serve come distrazione e termine di paragone rispetto al quale sembrare legittima e sopportabile.

Nella mia esperienza in Calabria sia la Santelli, sia Morra e sia altri lodati da Gratteri fanno parte del mondo che prospera servendo i poteri forti economici e geopolitici. Poteri forti che andrebbero riconosciuti come una delle vette della catena montuosa del Male, insieme alla mafia, che a me pare subalterna ad essi, e che invece viene dipinta come un Kilimangiaro che si innalza solitario. Gratteri nell’assegnare i suoi bollini di garanzia – che, posso testimoniare, favoriscono malaffare di alto bordo e annessi reati – dovrebbe motivarli, non in termini negativi cioè in base alla circostanza che i bollinati non parlano con tagliagole, grassatori e passa-mazzette, né in base al suo occhio esperto, né a orecchio, ma nei termini positivi dell’applicazione concreta, fattiva e coerente dei princìpi della Costituzione e dell’etica.

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9 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Rosario Livatino verso la beatificazione: Canicattì contro la traslazione del corpo ad Agrigento. “Nessuno lo tocchi””

Il solito eroismo senza decenza. La solita celebrazione del valore altrui a coprire l’indecenza propria. Il cattolicesimo porta ad accettare ingiustizia e oppressione sotto mentite spoglie. Questi riti, cerimonie, devozioni, collegamenti col sovrannaturale e con l’eterno, candele accese e giaculatorie, serviranno a fare accettare l’indecenza della permanenza della mafia, della sua elevazione a realtà ontologica ineliminabile, e del connesso uso da parte delle istituzioni della lotta alla mafia come alibi, legittimazione e diversivo per favorire gli stessi poteri forti che possono avvalersi sia dei mafiosi; che dei politici, magistrati e forze di polizia, tanto meglio se coi galloni dell’antimafia.

@ tamba84. In certi casi chi si vanta dei martiri che portavano il suo stesso abito sta più dalla parte degli uccisori. La sua immagine edulcorata del clero rispetto alla violenza e alla mafia in Sicilia mi ricorda le anziane figlie zitelle del Gattopardo, che veneravano sopra l’altare della cappella gentilizia il quadro di una giovane assai piacente, i capelli in grazioso disordine sulle spalle seminude, in espressione di trepida attesa, con in mano una lettera spiegazzata. Senza nessuno dei simboli che accompagnano l’immagine di Maria. Per le nobili signorine “Rappresenta la Madonna della Lettera. La Vergine è sul punto di consegnare la santa missiva ed invoca dal Figlio Divino la protezione sul popolo messinese; quella protezione che è stata gloriosamente concessa, come si è visto dai molti miracoli avvenuti in occasione del terremoto di due anni fa.”

Forse è uno dei motivi per i quali il mantovano cardinale di Palermo Ruffini incluse Lampedusa tra i tre grandi mali della Sicilia. Insieme ad altri passi, come la croce sulla cupola di San Pietro in alabastro spezzata con la mano dal principe mentre spiega a Chevalley la condizione irredimibile della Sicilia. O il commento che carbonari e monaci, rivali, fossero accomunati dal fanatismo e dall’essere avidi di potere, “cioè di ozio”.

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3 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Calabria, così la sanità è finita al collasso: “Fatture pagate 2 volte, ospedali finanziati e mai realizzati e le infiltrazioni dei clan”

Nel 2018 a Lamezia con l’operazione “Quinta bolgia” la DDA di Catanzaro fermò le mani della ndrangheta sul servizio ambulanze. Nello stesso periodo venivano assolti a Brescia responsabili di servizi ambulanze, incluso il direttore della ASL, imputati di avere gonfiato i rimborsi per il trasporto dializzati. Quello che non viene detto è che si può rubare – danneggiando la salute – col servizio ambulanze in maniera sicura, applicando “regole” ufficiali in realtà distorte; v. “Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite”. Obbligato da comportamenti non solo illegali, ma spiteful (un segno di sociopatia), a Lamezia, mi accingo a scrivere su questo a Gratteri, titolo “La mafia che Gratteri lascia passare”: la lotta a ndrangheta e corruzione rozza copre l’aiuto a forme più sofisticate e più potenti di malaffare biomedico; che si avvale dei tradizionali metodi massonico-clericali per eliminare chi sveli l’illegalità nascosta nelle “regole” ufficiali. Metodi che possono largamente contare su CC, PS e magistrati.

Gli italiani non imparano. Anch’io ho applaudito Mani Pulite. Che ci ha dato B. e i DS. Anche io speravo in Grillo; ora coi 5S abbiamo il golpe degli scappati di casa. Lo scoprire il putridume in Calabria porterà alla sua sostituzione-aggiustamento con il grande business biomedico, non meno dannoso per la salute e il portafogli. Quando ci mostrano dei mascalzoni, dovremmo esaminare attentamente cosa portano i “liberatori”.

@ Basettoni. La mia posizione rispetto ai contendenti attorno alla mangiatoia della sanità è un po’ come quella di chi fosse andato a dire a Bontade e a Riina mentre si facevano la guerra che la soluzione del conflitto era che tutto il traffico di droga fosse stroncato. Anche loro – e i loro protettori – avrebbero espresso “sconcerto”. A me sconcerta che le toghe, divise, tonache, camici bianchi, prima abbiano permesso al vecchio malaffare di arrivare e di mantenersi, da decenni, al livello di porcilaia che ora viene mostrato al grande pubblico; e che si sveglino ora, quando c’è da sostituire o aggiornare il vecchio malaffare con quello più moderno della speculazione internazionale (Gotzsche PC Deadly medicines and organised crime. How big pharma has corrupted healthcare. Radcliffe, 2013). Una pratica che oltre che diversi precedenti ha un termine che la descrive, “gattopardesca”, dal romanzo di Lampedusa. E che nella mia esperienza si avvale della cultura mafiosa; cultura della quale i mafiosi di ndrina sono solo una parte, la manifestazione nel campo della criminalità di mentalità e prassi ubiquitarie, endemiche nelle istituzioni.

Il malaffare va eliminato misurandolo su uno standard positivo autonomo, la medicina onesta e utile. Non va elevato a standard, negativo, così che chi lo combatte appare come il bene, anche se instaura un nuovo malaffare. Il moral credentialing clericale, dove chi combatte un diavolo è il bene quando è anche lui di provenienza infera.

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Brescia, 19 gennaio 2021

Ordine dei giornalisti della Lombardia
c/o Il Presidente
Dr Alessandro Galimberti
odgmi@pec.odg.mi.it

Centro Studi Rosario Livatino
Presidente Prof. Avv. Mauro Ronco
Vicepresidenti
Dr. Domenico Airoma, PM
Dr Alfredo Mantovano, giudice
Prof. Filippo Vari
info@centrostudilivatino.it

Il giornalismo embedded nell’operazione covid e il moral credentialing sulla mafia

Segnalo all’Ordine dei giornalisti della Lombardia il post “ Incentivi e ricatti ai cittadini per medicalizzarli ” nel mio sito menici60d15. E’ costituito da un mio commento all’articolo “L’appello di Papa Francesco per il vaccino: “È etico, io lo farò. In gioco la salute, ma anche la vita tua e degli altri. Inspiegabile il negazionismo suicida” di F.A. Grana, il Fatto online, 9 gennaio, 2021, e dalle risposte ad altri blogger. Il tutto è stato censurato in blocco dalla redazione del giornale. Non desidero che venga aperto un procedimento disciplinare, come quando nel 2013 segnalai all’ Ordine nazionale un caso simile sullo stesso giornale. Ricevetti due anni dopo comunicazione dall’Ordine giornalisti della Lombardia della archiviazione, con la motivazione che i commenti dei lettori, incluse le risposte a chi li attaccava, sono analoghe alle lettere al direttore, e quindi la loro pubblicazione è “risultato di una libera scelta editoriale”. La comunicazione arrivò insieme a una censura del mio Ordine, quello dei medici, su richiesta dei carabinieri per avere denunciato reati, e tramite la magistratura. In quello che ritengo un caso, miserabile, di eversione di Stato, i cui frutti si stanno avendo con l’operazione covid. Alla quale la Lombardia ha dato un contributo fondamentale ( Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15)

Desidero solo lasciare documentazione del ruolo “embedded” dei giornalisti – qui insieme al ruolo del Vaticano – nel corso di questa manovra, che porterà tra le varie sventure anche probabilmente a ciò che prevedo nei commenti censurati, e che è in fase più avanzata in altri paesi.

L’elenco completo dei commenti censurati da il Fatto, inclusi diversi sul covid, è nel mio sito, pagina “   Commenti censurati da “Il Fatto”

Segnalo lo scritto censurato anche agli studiosi del Centro Studi Livatino, della cui esistenza ho saputo in occasione di un mio commento sulla beatificazione di Livatino (v. 9 dicembre 2020. Blog de Il Fatto. Commento al post di F.A. Grana “Rosario Livatino verso la beatificazione: Canicattì contro la traslazione del corpo ad Agrigento. “Nessuno lo tocchi””. Nella raccolta “ La decenza precede la santità ” sito menici60d15). Lo segnalo insieme al suggerimento che questa istituzione ponte tra magistratura e Vaticano consideri, nei suoi studi, il concetto di “moral credentialing”; con particolare riferimento alle posizioni antimafia, e a quelle di magistero morale:

“Recent studies lead to the paradoxical conclusion that the act of affirming one’s egalitarian or prosocial values and virtues might subsequently facilitate prejudiced or self-serving behavior, an
effect previously referred to as “moral credentialing.” (Brown RP et al. Moral credentialing and the rationalization of misconduct. Ethics Behav, 2011. 21: 1-12).

La lettura de “Il giudice ragazzino” mi turbò. E’ un bene che la sua figura venga ricordata. Insieme alle circostanze che hanno permesso l’omicidio, e che non avrebbero dovuto esserci. Né sono state eliminate eradicando al mafia: al contrario la mafia, utile anche come alibi, è stata elevata a entità ontologica fissa; a diavolo rispetto al quale presentarsi come paladini del Bene. Conoscendo magistratura e clero, la creazione della figura del magistrato-santo ha un suono beffardo e sinistro. In queste celebrazioni, come mostra il caso Montante ( Un certificato di decenza per le attività antimafia . Sito menici60d15), il credito morale che ne deriva può essere speso in atti che sul piano culturale e politico sono immorali o illeciti: o anche mafiosi, la cultura mafiosa essendo tutt’altro che limitata ai mafiosi di cosca. Un diavolo rispetto al quale la cultura clericale non è certo l’acqua santa.

Il credito morale creato sul valore altrui, un poco come stampare in proprio denaro, viene impiegato in atti che sono il terreno adatto alla crescita delle malapiante che si dice di combattere ( I professionisti della metamafia. Sito menici60d15). Come il favorire frodi e sfruttamenti tramite la medicina, fino a farsi promoter pubblicitari; il parteciparvi attivamente ( Quando è Pietro che si associa a Simon Mago . Sito menici60d15); e la censura e l’assassinio morale di persone comuni che opponendosi a questi crimini ammantati di ipocrisia rendono onore a Livatino naturalmente e senza forma , obbedendo, nella loro condizione, a valori simili col fare il proprio dovere. Così che ai loro occhi la continua ricerca di simboli, riti e declamazioni che non poggiano come dovrebbe essere su una buona normalità, appaiono il solito eroismo senza decenza; la solita ciliegina senza la torta, o posta a guarnire i peggiori materiali.

Distinti saluti

Francesco Pansera

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19 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Rosario Cattafi, dopo quattro anni di attesa per un’udienza il reato di mafia rischia la prescrizione”

Solidarietà e gratitudine a Salvatore Borsellino e agli altri estensori per il dossier su mafia e antimafia a Barcellona Pozzo di Gotto. Costituisce anche un antidoto alla retorica dell’antimafia, svelando una realtà sconcia.

“Diseases which kill most of the people they infect and also spread efficiently are very rare, and are usually confined to disaster movies.”(C. Yates, Senior Lecturer in Mathematical Biology, University of Bath). Si può adattare il concetto alla mafia: anche il crimine organizzato che sia allo stesso tempo potente e longevo è un’entità cinematografica. A meno che qualche potere sovrastante non ci metta la coda, tramite i ruffiani che lo servono. Sia virulentando il Male, favorendolo, per servirsene come strumento; sia esagerandone la rappresentazione, per atteggiarsi a integerrimo paladino. Allora si possono avere pestilenze infinite; e mafie infinite.

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30 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Cannatà “I governi in Italia cadono sulla giustizia. Che fare? La via la indica Montanelli”

Sarebbe ora che noi persone comuni prendessimo consapevolezza della dannosità immane dello standard negativo: l’indurci ad accettare, blandendoci descrivendo il nostro scarso impegno come realismo e maturità, ciò che appare meno peggio, data una presenza inaccettabile. Con questo criterio debole basta al potere istituire un Pessimo, la mafia, il terrorismo o B. al Quirinale, o una falsa opposizione becera, per estorcere consenso. Non può esserci giustizia finché si applica il principio dello standard negativo. Quello per il quale secondo l’articolista, secondo Montanelli, e come vogliono le forze che usano la parte visibile di mafia, terrorismo e corruzione come picana, bisogna scegliere il male minore. Un male può essere definito “male minore” quando è indipendente dal maggiore. Accettare la protezione del capobastone del paese dagli sconosciuti che hanno bruciato la propria vigna, cioè dai picciotti mandati dallo stesso capomafia, non è scegliere il male minore. E’ cedere a un ricatto non dichiarato. C’è da augurarsi che questa crisi di governo non sia una manfrina per mettere al Paese il capestro voluto dai poteri dei quali Renzi è agente. Personalmente sperimento a Lamezia, nella giurisdizione del PM antimafia candidato a ministro della giustizia di Renzi, Gratteri, ”uomo integerrimo” (Cannata), come gli interessi renziani vengano promossi praticando l’illegalità fino a farne mezzo di danno gratuito e di dileggio, come è tipico della mafia sicura di impunità.

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30 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lamezia Terme, inaugurato l’anno giudiziario nella nuova maxi-aula bunker. Il pg: “Un miracolo organizzativo, grazie al ministero”

La concezione che i risultati della ricerca biomedica siano ottenibili ponendovi sufficienti risorse e organizzazione, come per una forma di ingegneria, è legata al nome di Vannevar Bush. Che la difese davanti alla commissione USA sui farmaci di Kefauver; a proposito di mafia, lo stesso Kefauver della commissione che identificò Cosa nostra. Kefauver non ebbe successo nel fermare né la mafia né la degenerazione affaristica della medicina. E’ in base alla distorta ideologia tecnocratica di V. Bush (che omette la parte che sarebbe valida, quella di controlli di sicurezza di tipo ingegneristico, “aviation model”, in biomedicina) che oggi abbiamo, trovandolo naturale e attribuendolo all’eccezionale sforzo, un magico proliferare di vaccini per il covid; nonostante “They have tried to make coronavirus vaccines for decades with no success. A vaccine was developed against another coronavirus 30 years ago, but when tested in cats, they fared worse than cats that were not vaccinated” (P. Gotzsche).

Analogamente, appare improprio identificare l’efficienza giudiziaria in difesa della legalità con la costruzione di un’aula da 950 posti in 6 mesi. Per me la vanteria è occasione di un mesto sorriso, sapendo come a Lamezia si esibisca la lotta alle fogne che stanno in basso per meglio favorire quelle che stanno in alto, e in particolare quelle del grande business biomedico.

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3 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica ” “La Sicilia è una terra di miseria, senza il nostro controllo si forma il piccolo banditismo”: così parlava il boss mafioso”

“cosca, gli avevano spiegato, è la fitta corona di foglie del carciofo“ Sciascia (Vocabolario online Treccani). Nel carciofo le foglie (”brattee”) sono embricate in modo ordinato e serrato a formare una specie di corazza. L’estensione della figura allegorica usata dal mafioso nel filosofeggiare di effetti pro-legalità della mafia, coi cardi-banditelli che schizzano se si estirpa il carciofo, sembra avere un sentore letterario.

Nelle frodi mediche istituzionalizzate è diffuso il ghost writing: influenti luminari – del genere di quelli che ci stanno asfissiando in tv – in realtà declamano copioni scritti dalle case farmaceutiche*. Scritti non al banco del laboratorio o nei database dei trial ma al tavolino dell’usuraio. Chissà, forse accade qualcosa del genere anche in questo comodo strumento del potere che è la mafia, che istituzionale lo è, ma in modo diverso, uniformemente piceo, da quello “silver lining” tradizionalmente ripetuto nei circoli dei corpi ausiliari e dei fiancheggiatori del deep state per giustificare comportamenti infami e miserabili.

*Moffatt B. et al Ghost marketing: Pharmaceutical Companies and Ghostwritten Journal Articles. Perspectives in Biology and Medicine, 2007. 50:18. Sismondo S. Ghost Management: How Much of the Medical Literature Is Shaped Behind the Scenes by the Pharmaceutical Industry? PLoS Med 2007. 4: e286.

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4 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Quarta mafia”, il libro di Antonio Laronga che racconta la mafia foggiana: “L’organizzazione più feroce e violenta d’Italia” – Il booktrailer”

Dopo decenni di tambureggiante propaganda antimafia, invece di restringersi il fronte della “guerra” contro la mafia si allarga. Credo che la mafia pulp, pulp come la copertina di questo libro di un magistrato con prefazione laudatoria del prete Ciotti, serva a coprire e lasciare indisturbato un sistema di potere vigente che è intimamente mafioso; culturalmente e nei suoi affari. La lotta alla mafia truculenta come alibi, diversivo e spauracchio per mantenere legittimazione e consenso. A favore delle mafie perbene: la mafia del “mondo di mezzo” il sottobosco intrecciato alle istituzioni – incluse magistratura e università – cui ha di recente accennato Massimo Fini (Sputi e corruzione, Il Fatto, 27 feb 2021); e il “gomorrismo ordoliberista”, la mafia dei poteri forti, che fa quello che vuole, indisturbata come nello sceneggiato, venendo non ostacolata ma aiutata dalle istituzioni, a partire da forze di polizia e magistrati. Un motivo in più per puntare alla eradicazione delle mafie tradizionali, e ottenerla, in un sistema sano. Per il sistema di potere mafioso in carica, un motivo per farne gemmare di nuove, che servano da copertura presentandole come forze demoniache, tanto che trasformerebbero in laghi di sangue traboccanti intere province, secondo la copertina di questo libro voce dell’antimafia istituzionale pubblicato nel 2021.

Commento al post “Quarta Mafia, Michele Emiliano alla presentazione del libro sulla criminalità foggiana: “Rivoluzionario chiamare le cose col loro nome” “

Sembrano degli umanisti rinascimentali che si congratulano tra loro per il ritrovamento e l’edizione di un antico testo romano o greco. “Quarta mafia”, 2021. Ma una espansione della mafia, o il suo riconoscimento tardivo, non dovrebbe essere, a chiamare le cose col loro nome, una grave sconfitta, le cui responsabilità andrebbero accertate? Ora le mafie sono ufficialmente quattro. Le mafie numerate, che come quello noto al pubblico degli iscritti alla P2 sono un elenco parziale che protegge la lista riservata. Più si allunga l’elenco dei brutti ceffi più è al sicuro l’elenco degli insospettabili; da quelli in missione per conto della divinità, ormai a braccetto con quegli altri, gli illuminati depositari di arcani saperi, ai filantropi che donano all’umanità altrimenti condannata all’estinzione la salvezza in compresse e flaconcini. Poteri che tra le loro dimensioni ne hanno anche una mafiosa, che può contare sul silenzio e la collaborazione di quelli con la medaglia dell’antimafia. La vera scoperta “filologica” per me è che si dovrebbe parlare di complesso mafia-antimafia, della sua funzione di stabilizzazione di un sistema di potere oppressivo, e del suo ruolo nel declino del Paese.

@ sinteg. Tra le cose che non ho detto e che suonano incomprensibili e moleste a quelli come lei c’è pure che la lotta perenne alle mafie è anche un elegante alibi per la viltà dei cittadini rispetto agli abusi del potere. Ma non si preoccupi. E’ probabile che a breve ci sia uno sceneggiato tv, che spiegherà chiaramente quanto è tremenda la mafia foggiana. E quanto sono eroiche le forze di polizia e la magistratura nell’arginarla. La si potrebbe intitolare “Il quarto cavaliere”, dopo Osso, Mastrosso e Carcagnosso.

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CENSURATO

15 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Stamile “Il nuovo comandante dei carabinieri accolto da sette colpi di pistola. Io la chiamo ‘ndrangheta”

A poposito di ndrangheta e idioti. Tanti anni fa a Sambiase, oggi Lamezia, arrivò un pullman di rinforzo di CC, per catturare un pericoloso latitante. Circondato il quartiere dove viveva, cominciarono a setacciarlo. Fermo su una porta, che ostruiva col braccio teso, c’era il cognato del ricercato. Noto sempliciotto. Il militi lo oltrepassarono senza badargli. Ma il cognato disse “marescià, guaichi trase!”. I carabinieri si voltarono, lo guardarono, e quello ripeté con tono minaccioso “guai chi trase”. In un attimo un fiume di carabinieri, scostato il tipo con uno spintone, entrò nella casa. Ne uscirono col latitante ammanettato, che rivolse al cognato uno sguardo e qualche insulto di rassegnata commiserazione. Rimase l’espressione “guai chi trase” per indicare chi si fa notare quando dovrebbe tenere un profilo basso. Come i mafiosi sanno meglio di chiunque.

Che nel 2021 si saluti sparando l’arrivo di un comandante dei CC è da “guai chi trase”. Io non la chiamo ndrangheta, ma metamafia. Cioè virulentazione della delinquenza che spara e sua rappresentazione cinematografica per permettere alle istituzioni di presentarsi come bersagli del Male e quindi paladini del Bene, e protettori del cittadino. E coprire così i silenziosi affari illeciti di poteri, rappresentati da clero e massoneria, che nella mia esperienza nel cosentino e nel lametino spadroneggiano more mafioso, vantandosi con le vittime dell’impunità loro assicurata dai magistrati, e dei servizi loro forniti dai CC.

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29 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli ““Mafie e corruzione vengono spesso da una politica fiacca e un po’ complice”. Il discorso di Don Luigi Ciotti per le vittime”

Memoria delle vittime innocenti di mafia e invettiva, urlando “vergogna, vergogna, vergogna”, contro chi si oppone alla modifica liberista della composizione etnica e demografica dell’Italia. Appare che sia la mafia sia l’antimafia ufficiale non siano così autonome come vengono dipinte ma siano strumento, da versanti opposti, dell’agenda dei poteri forti. Es. le stragi a manovalanza mafiosa e a depistaggi antimafiosi del ’93 sono state funzionali al passaggio alla seconda repubblica. La modifica liberista della composizione etnica e demografica dell’Italia è curata anche dall’antimafia; che piuttosto che autocelebrarsi, ergersi a direttore spirituale e infilare temi estranei le vittime dovrebbe ricordarle mostrando ogni anno di quanto ci si è avvicinati all’eliminazione delle mafie. Nel caso della Terra dei fuochi c’è stata ed è in corso un’operazione in sequenza camorra-antimafia, con la camorra lasciata libera per poi presentare “la cura” antimafia, cioè l’estendere al Sud lucrose pratiche mediche, come gli screening tumorali, che in aree più avanzate vengono criticate e ridotte. E quando c’è da eliminare qualcuno non conforme all’agenda i poteri forti hanno a disposizione sia i pendagli da forca mafiosi; sia i sicari morali delle istituzioni, che partecipano ai prescritti riti antimafia con la stessa religiosità narcisista con la quale i loro rozzi omologhi mafiosi pregano e allestiscono altarini.

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21 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “PresaDiretta, è stupefacente che non si parli dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta ma solo di chi indaga – La lettera del pm Paolo Sirleo

Di Sabin si narrava che quando visitò a Siena gli impianti dell’Istituto Sclavo, che produceva il suo vaccino, volle vedere non i laboratori ma i WC. E’ da come si tengono i bagni che si comprende la serietà, disse. Analogamente, un indice della qualità del lavoro di polizia e magistrati è dato dal generale rispetto per la legge nei rapporti interpersonali di routine sul territorio. Soprattutto in zone di mafia, dove volendo davvero sconfiggerla occorre farle terra bruciata stabilendo un rigido regime di legalità. La considerazione per la legge da parte di cittadini in vista a Lamezia è nella mia esperienza rappresentabile con Sabin che trova dei bagni fetidi; nel caso di chi è malvisto da poteri forti, che comandano sullo Stato e si avvalgono di massoneria e clero, c’è in aggiunta una ostentazione di disprezzo per la legalità e di certezza di impunità. Per me il processo Rinascita-Scott è poco più che pirotecnica e fumo negli occhi, che serve a farsi belli e a distogliere l’attenzione sia da come viene coltivata la cultura che si dice di voler soffocare, sia dall’asservimento delle istituzioni ai poteri forti. Da questo scarmazzo mediatico beneficeranno gli attori, magistrati, forze di polizia, i mafiosi e corrotti di peso, avvocati, giornalisti. La situazione feudale sulla quale si dice di volere incidere non muterà, se non per adattarsi ai tempi, e il fiume fetido della prepotenza continuerà a scorrere in silenzio al di sotto della baraonda in superficie.

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25 marzo 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Gratteri e il caso della prefazione: “Non c’entro con il negazionismo, ho ribadito l’allarme su come le mafie approfittano della pandemia””

Come in altri snodi nefasti dell’Italia repubblicana, anche per l’operazione covid l’orientamento generale della magistratura è quello greve e triste del collaborazionismo. I magistrati hanno la capacità, affinata nei decenni, di non farlo apparire, es. esibendo figure di eccezione – a volte mandate a morire – come campioni rappresentativi della categoria, o praticando raffinati cerchiobottismi e anfibologie nei loro interventi e sentenze. Questa può essere una chiave interpretativa sul perché un magistrato già parte del governo Prodi (l’allineato, ma con la seduta spiritica dove La Pira dall’oltretomba disse “Gradoli”), come sottosegretario al ministero della polizia – ministero che, posso testimoniare, in piena continuità col suo passato deviato il terreno propizio all’attuale “strage di Stato” l’ha preparato fin dai tempi di Giorgianni – denunci l’operazione covid come un crimine di Stato; e Gratteri, anche al netto della scissione narcisista e della sua assenza di problemi di ritrosia, trovandosi su posizioni opposte arrivi a collaborare con il magistrato iconoclasta scrivendo la prefazione della denuncia. Però parlando solo dello spicchio politically correct, la sineddoche mafiosa, la parte criminale presentata al pubblico come il tutto criminale: la mafia di cosca, che distoglie dai sanguinari barattieri che conducono l’operazione covid, coi quali forse si è già accordata.

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31 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Rosario Cattafi potrebbe uscire indenne dal processo per mafia. Il dibattimento va riaperto”

Intanto gli appassionati possono godersi qui su Il Fatto Gomez, Laronga e Carofiglio raccontare l’avvincente storia di come sia fiorita la “quarta mafia”, quella foggiana. Sembra che la mafia più che combatterla la si coltivi, e che l’antimafia istituzionale sia più una fragorosa fanfara di panciuti musicanti che un silenzioso ed efficiente reparto d’assalto.

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15 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Ergastolo ai boss stragisti, per la Consulta la norma che vieta di liberarli va riscritta: ora il Parlamento ha un anno di tempo”

Il convitato di pietra è la paura. Occorre, senza finzioni e ipocrisie – e in tempo di biopolitica – riconoscere esplicitamente il peso fondamentale di questo potente fattore che lega alle profondità cerebrali il comportamento pubblico. E distinguere le sue due facce: quella perversa e ributtante dell’oppressione e quella non bella ma buona della difesa. C’è la paura-valore, oltre alla paura-disvalore. La paura-valore è quella deterrente, che frena i comportamenti antisociali facendo temere conseguenze. (E’ da notare che i tratti della personalità sociopatica includono un basso livello di paura). La paura-valore riduce la paura-disvalore, quella che toglie la giusta libertà e serenità.

La democrazia si può giudicare dall’uso delle due paure e dai loro livelli. Sempre più cala la paura-valore e aumenta quella disvalore. E’ l’onesto che deve temere lo Stato come entità aliena e ostile mentre il predatore sa di trovarvi affinità e quindi appoggi. Oggi abbiamo le verghe littorie per gli onesti e l’indulgenza, tramite il Vangelo secondo il sacrestano, per chi è del bel numero. Per i mafiosi di cosca, ma soprattutto per i mafiosi di testa – che vogliono la permanenza della mafia di cosca anche per usarla come spauracchio per ottenere la sottomissione dei cittadini. L’inversione gesuitica delle posizioni morali e materiali è sempre più diffusa. Il sistema Montante è pervasivo e tentacolare; l’obelisco della piazza coi Dioscuri ne è il miliario aureo.

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17 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Ergastolo ostativo, dopo la sentenza della Consulta la sfida è non spostare indietro il baricentro della lotta alla mafia”

Buona la domanda dell’attivista antimafia, di quale cultura è figlia l’attuale svolta?

Della cultura clericale, che include l’ostilità per il “pentitismo” tra le sue aree di sovrapposizione con quella mafiosa. V. Dissociazione mafiosa e pentimento cattolico, in Sales I: I preti e i mafiosi. “Pentimento senza riparazione. Nella dottrina cattolica, la violazione di alcuni comandamenti … non rubare, non ammazzare non rende necessario riparare l’ingiustizia commessa e il dolore procurato …. L’ingiustizia compiuta e il danno arrecato non implicano obblighi nei confronti delle vittime. È solo l’autorità religiosa che ha il potere di liberarci dal peso degli errori commessi.” “come sia vicina la teologia morale cattolica all’idea che in materia di pentimento e collaborazione hanno gli stessi mafiosi”. “I collaboratori di giustizia, infami e anticristiani”, etc.

E della cultura dell’applauso degli italiani, sempre pronti a battere le mani, entusiasti e passivi, a ogni trillo retorico. In particolare sull’antimafia. Senza badare al clericalismo da Sicilia del dopoguerra di Mattarella, né a quello della affarista e atlantista CL di Cartabia. Senza badare che ciò che si sta disarmando fu in risposta alle stragi che pilotarono il passaggio alla II repubblica; che oggi, in una ulteriore turbolenza verso il declino, potrebbero essere usati, o minacciati, sistemi analoghi; e che si mostra così alla manovalanza che si stanno predisponendo vie di fuga per chi tiene la bocca chiusa.

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vedi

4 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”

In Massoni e legalità

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21 maggio 2021

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Commento al post “Anniversario Falcone, Teresi: “Non andrò in aula bunker, passerella indecorosa. Senza l’ergastolo ostativo il nostro Paese meno sicuro”

Ci sono 2 antimafie. Quella tipo I che fa sul serio e porterebbe all’estinzione di cosche e ndrine; coi suoi martiri, voluti non solo dai mafiosi. Mentre per l’antimafia tipo II (che si attribuisce i caduti dell’altra antimafia) la mafia “più pende più rende”, dati i vantaggi derivanti sia dal lustro, sia dal favorire enormi interessi illeciti del mondo dell’economia e degli affari – non ultimi quelli del settore biomedico – dietro al paravento morale della lotta alla mafia. La mafia che ci atterrisce e l’antimafia tipo II che ci proteggerebbe in cambio del nostro consenso e sottomissione sono componenti accoppiate dei sistemi di controllo e sfruttamento del Paese. E’ l’antimafia alla Montante, che vuole una mafia perpetua, di cosca e ndrina, per servire altre mafie mentre si atteggia a nostro paladino.

L’antimafia del semplice cittadino deve rifiutare il ricatto del “se non ci applaudi sei mafioso “ e con esso l’imbroglio di considerare antimafia tipo I, valorosa, quella che è l’antimafia di copertura di tipo II, teatrale e doppia. Che es. mentre dichiara beato Livatino, cospargendosi di incenso, vuole che lo Stato riconosca e rispetti il principio di omertà:

“notare come la Chiesa, in materia di pentimento e perdono, non riconosca la supremazia dell’ordinamento dello Stato italiano e delle sue leggi, ma anche come sia vicina la teologia morale cattolica all’idea che in materia di pentimento e collaborazione hanno gli stessi mafiosi.” (I Sales. I preti e i mafiosi).

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23 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Capaci, il presidente Mattarella: “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative. Polemiche e contese minano prestigio e autorevolezza della magistratura” “

Le stragi del ‘93 furono parte di un golpe per declassare il Paese dal male al peggio; reso possibile dalla complicità della classe dirigente, che incluse il tradimento di Falcone e Borsellino.

2021. Col covid la classe dirigente ha fornito il peggior danno sanitario, sociale, costituzionale e il peggior calo europeo del PIL; e un futuro di impoverimento, squilibri demografici, disoccupazione, tasse, riduzione continua di salari, pensioni, servizi pubblici. Mentre i misteri d’Italia (di Pulcinella, nelle linee generali su mandanti e finalità) restano insoluti, si aggiungono liberazioni dei mafiosi patibolari che hanno tenuto la bocca chiusa. Una umiliazione sprezzante per chi antimafia lo è davvero. E uno spauracchio preparatorio del saccheggio, per spingere alla sottomissione allo Stato capobastone per averne protezione.

Le prediche del potere vanno ascoltate con gli occhi: badando a quello che fa, non a quello che dice. Questa classe dirigente strumento di degrado e sfruttamento calca sugli artifici retorici teatrali delle commemorazioni in pompa magna per strappare un applauso a un popolo politicamente apatico che crede ancora di salvarsi pagando il pizzo del consenso ai capifabbricato che lo vendono.

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10 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giustizia, Cartabia in commissione Antimafia: “Norma sui collaboratori di giustizia è da preservare” “

A volte le manovre corrette sono controintuitive. Non sterzare dal lato opposto se l’auto sbanda ma assecondare per mantenere il controllo. Per stare a galla non cercare di emergere sbracciando come ossessi, ma rilassarsi e immergersi il più possibile, la bocca a pelo d’acqua, per massimizzare la spinta di Archimede. Bloccare incendi boschivi con l’incendiare, facendo terra bruciata col controfuoco. Puntare verso terra per recuperare velocità e evitare lo stallo dell’aereo.

Sarà lo stesso per il trattamento di lusso a “pentiti” bestiali. Noi spettatori esterni non conosciamo a sufficienza come funziona la lotta alla mafia per giudicare. Solo, in un campo che invece conosco, la medicina, gli stessi che applicano un sano machiavellismo con la mafia poi abbracciano, basandovi interventi e omissioni, concezioni da riviste femminili. Anche in medicina a volte la misura giusta è quella controintuitiva. Es. “l’immergere” la popolazione, lasciando che l’infezione circoli tra quelli che non sviluppano malattia grave, per stare a galla e uscire da un’epidemia, la via dell’immunità collettiva controllata; raccomandata da scienziati di prim’ordine (es. Barrington declaration).

Il denominatore comune sembra la volontà dei poteri forti: scappatoie rassicuranti per la manovalanza mafiosa, e invece pugno di ferro immotivato sul popolo in nome di epidemie anomale e di misure ancora più devianti; e cronicizzazione dei due terrori che tengono il popolo sottomesso, mafia e peste.

@ E. Scopazzo. E.Scopazzo, Estiqaatsi, l’unico che regge il confronto con te, non può che darti ragione, e osservare quanto deve valere un establishment che può vantare il tuo appoggio e i tuoi argomenti.

@ morenik. Evidenzio l’incoerenza tre le due posizioni, e come si risolva in una coerenza rispetto ai voleri dei poteri forti. Il comprarsi mafiosi, che per di più è uno schiaffo all’ideologia degli “uomini d’onore”, avversato da mafiosi e clero, io l’appoggio, riconoscendone la ratio senza scandalizzarmi e affidandomi agli addetti, come ho spiegato. La stessa misura può avere effetti “pleiotropici” a seconda delle misure tra le quali è inserita. Qui la struttura complessiva delle misure antimafia è tale che di finirla con la mafia abbattendola non se ne parla; mentre è sul tavolo il rammollimento dell’ergastolo ostativo, contro Falcone, che consente di atteggiarsi a “uomini d’onore” a prezzi scontati.

Nella scienza vera non c’è parere di minoranza. La minoranza, concetto politico, compare quando vi irrompe, corrompendola, l’interesse e dettano legge i rapporti di forza. Come compare ovunque ci sia chi si oppone alla prepotenza. E’ vero che vi è una maggioranza di quelli col blasone, dell’antimafia o altro, che lega il cavallo dove vuole il padrone. Che alterna pragmatiche misure controintuitive alle superstizioni da giudici della Colonna Infame, oggi diffuse dalle raffinate psyops del potere – e che alterna anche abusi a omissioni – ritagliando così fedelmente silhouette lungo le tracce disegnate dal potere. Come quella della mafia alibi e spauracchio perenne, cui oggi si aggiunge quella della peste alibi e spauracchio perenne. Comunque non mi sembra il caso di vantarsene.

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26 luglio 2021

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Commento al post di G. C Caselli “Riforma Cartabia, si tenga conto delle parole di Mattarella in tema di mafia”

“O si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi”. Sul piano logico è la fallacia dello “affermare una disgiunzione”: che è valido solo in caso di disgiunzione esclusiva. L’affermazione non è valida, basandosi su una disgiunzione inclusiva: perché nella realtà può darsi, ed è la norma, che si combatta la mafia con una mano e la si aiuti con l’altra. Come vede chiunque non sia cieco guardando a decenni di comportamenti dello Stato rispetto alla mafia. Es. la cattura di Riina con una mano e la mancata perquisizione del covo con l’altra.

Si può essere contro la mafia, montagna di m., perché si è contro il Male; ma lo si può essere perché la mafia è solo una delle cime di una catena montuosa di m. e accentrando l’attenzione su di essa, su questo Annapurna di m., si lascia indisturbato il resto. Come l’Himalaya comprende altre 9 vette oltre gli 8000, concatenate alla mafia stanno le vette dei poteri geopolitici e finanziari. Identificando le montagne del Male con la sola mafia si fornisce il grande alibi alle istituzioni per lasciare indisturbate e servire le sue 9 sorelle. Che stanno facendo smantellare, dagli stessi che predicano la lotta alla mafia, l’assetto democratico, con le norme liberticide con la scusa della salute; e con l’amputazione di gambe e braccia ad una giustizia già deforme con la scusa che è troppo lunga. Non ci sono solo i mafiosi da film, sempre esibiti e mai sconfitti: i cittadini dovrebbero essere tutelati da tutte le forme di sopraffazione.

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v.

16 giugno 2021

Tertium datur: la mafia e le sue nove sorelle

In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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25 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Mattioni “Crespi e i film antimafia dopo la condanna per concorso esterno. I giudici lo scarcerano: “La pena sarebbe una doppia riabilitazione”. E resta in attesa dopo la richiesta di grazia”

Al di là del caso personale di Crespi, è una conferma della vicinanza funzionale – e probabilmente della convergenza ai livelli dei burattinai sovranazionali che controllano il Paese – tra mafia e antimafia, che contrapposte formano un unico dispositivo di potere. E mostra la volontà dei magistrati di alimentare, culturalmente, il tema della mafia, mentre non li si sente molto su quello che dovrebbe essere l’obiettivo primario, spegnere la mafia eradicandola come fattore criminale di primaria importanza. Nel dispositivo mafia-antimafia la mafia perenne consente l’antimafia perenne, e l’antimafia perenne permette di mantenere, servendo da paravento e da alibi, l’ipomafia, cioè i routinari metodi mafiosi al netto della violenza omicida diretta propri delle istituzioni dello Stato. Che in questi tempi vengono applicati nell’operazione covid, es. introducendo – solo in Italia – il sinallagma ipomafioso “se non riconosci allo Stato un controllo farmacologico sul tuo corpo io Stato ti tolgo il lavoro”. Non si vedono né interventi della magistratura né denunce di cineasti a contrastarli. Mentre all’ipomafia viene affidato il compito di eliminare per via amministrativa figure d’intralcio, così come si è usata in precedenza la violenza mafiosa per epurazioni che sono servite a imprimere al Paese la direzione voluta.

@ Antonio Informatico. La “colpa” di mafia e ipomafia è anche dei magistrati che, in consonanza col Quirinale, fanno gli splendidi sulla mafia e i don Abbondio – o i don Rodrigo – sull’ipomafia. E anche dei cittadini che tollerano e applaudono l’estetizzazione dannunziana di quella che dovrebbe essere una guerra senza quartiere, dove conti l’eliminazione della mafia, senza fronzoli. Diseducati in effetti da B e le sue tv, oltre che dalla storica consuetudine del barocco, dove la ricchezza retorica copre la miseria della sostanza. Consuetudine anche di quelli che si atteggiano ad avversari del loro compare B, oltre che della mafia. Della quale coltivano la cultura e praticano la versione civile, ipomafiosa, tra un dopocena antimafia e l’ennesima trovata da cicisbei dell’antimafia.

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8 dicembre 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Giornata internazionale contro la Corruzione, Libera lancia una campagna per monitorare la trasparenza nelle università italiane”

Il mostro ha tre teste. Libera, come tanti, è specializzata nel descrivere due delle teste del mostro, mafia e corruzione; per nascondere la terza testa, il tradimento. Cioè l’asservimento collaborazionista della classe dirigente, e del clero, ai poteri che tengono l’Italia sottomessa. Fatta salva una quota di sani, che fanno da alibi, l’università è permeata di corruzione quanto un savoiardo nel latte. Si sa. Meno evidente, ma non meno grave, è che allo stesso tempo pratica il tradimento, rivestendo a comando di panni aulici, pseudoscientifici, i nefasti ideologismi dei poteri forti, invece di criticarli, sbugiardarli e conservare il culto della verità disinteressata. Lo sta facendo bassamente sul covid. Libera addita l’ovvio, come il mercato paesano dei concorsi. Uno sconcio mercato delle vacche, absit iniuria sui celebri favoritismi verso le amanti. Ma non parla della Trahison des clercs, alla quale, con Ciotti fedele esecutore di Bergoglio, partecipa, insieme ai pediatri vaticani del Bambin Gesù che gridano contro scienza e Vangelo che “I bambini sono un serbatoio di virus” per farli inoculare. O con Ricciardi, uomo di Bergoglio, accademico pontificio. Ordinario alla Cattolica, premendo per punizioni ricatti e obblighi a oltranza per gli inoculi, ricorda lo spirito antidemocratico e il virulento antisemitismo del fondatore Agostino Gemelli quando i poteri cui fornire prestazioni intellettuali mercenarie erano quelli del fascismo mussoliniano.

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20 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Gratteri: “Per la ‘ndrangheta momento magico. Punta ai soldi del Recovery, mentre dall’agenda del governo scompare l’antimafia” “

Di legami e convergenze tra il covid e la mafia ce ne sono diversi. Uno è l’illimitatezza. Le epidemie vere si esauriscono spontaneamente, ma qui avremmo una inedita epidemia a sorgente stazionaria, che come una guerra può perdurare a seconda di come si comportano gli uomini. Anche la mafia, “fenomeno umano che avrà una fine” (Falcone; che forse divenne bersaglio anche per la sua inclinazione a capire troppo) è stata resa sorgente stazionaria, illimitata, di Male. Il male assoluto consente misure assolute; nel caso del covid, quelle legibus solutus. Nel caso della mafia, consente di mostrare solo questa e praticare indisturbati dietro alla perenne lotta alla mafia altre forme di grande predazione. Fino a questo golpe camuffato da lotta al covid, dove il potere sembra potere fare a meno, per il momento, del paravento della lotta alla mafia. Le sorgenti di male infinito – soprattutto se appaiono coltivate, come è sia per il covid che per la mafia – andrebbero riconosciute come possibili coperture per delitti di massima scala, favorendo in vario modo l’esercizio predatorio del potere. Una terza illimitatezza che consente il male in nome del bene è quella del bene agli altri, che nella realtà può essere esercitato in via diretta solo verso il prossimo, cioè per un raggio limitato a piccoli gruppi; mentre si vuole che abbia portata infinita, per giustificare una “accoglienza” forzosa dei migranti economici che di etico non ha nulla.

@ Giangermano. Non ho capito una crocetta (dolcetto natalizio calabrese di fichi secchi). Volendo trovare un nesso, quella climatica sarà si dice la prossima apocalisse per giustificare lo stato di eccezione perenne. Ricordo un passo di Ivan Illich dove propugna piccoli modesti automezzi per tutti. Invece sembra che per le masse si stia prospettando un passaggio dalle super-auto paranoidi e megalomani degli spot pubblicitari al finire appiedati, in nome del “bene pubblico”. In un quadro generale di collettivismo liberista che unisce il peggio delle due scuole. Tornando alle ndrine e ai loro amici di istituzioni e finanza, credo che occorra individuare come sospetta – sospetta per alta mascalzonaggine – qualsiasi infinitizzazione del male e del bene. Dalla mafia invincibile alla epidemia che violerebbe la legge di Farr, al riscaldamento globale che sarebbe dovuto ai nostri lussi sibaritici, da domare con l’ecologismo elitista che vuole venderci l’acqua per bere e per lavarci a valore d’uso (lo fa già coi farmaci), e che ricorda i tempi nei quali cacciare nel parco del re era punito con la morte.

@ Giangermano. Le crocette diventano tre… Dato quel che vuole fare, quando l’estate scorsa la Cartabia è stata acclamata dai detenuti che visitava ho pensato che forse qualcuno al suo passaggio le avrà gridato entusiasta “Una di noi !”… La mafia può essere usata dal potere come alleato, o come spauracchio e alibi. Due funzioni diverse, anche se spesso accoppiate. Non so quale mix adotterà il governo Draghi.

La bicicletta ho dovuto smettere di usarla, data la tendenza dei mezzi delle partecipate a praticare comportamenti pericolosi, in una città del Nord dove Gratteri ha amici influenti che non apprezzano quanto scrivo. Non so cosa intenda lei per “privato/familiare”. Credo che pochi quanto me sostengano che il problema degli italiani è proprio illudersi che tale dimensione sia sufficiente e trascurare la dimensione repubblicana. (V. es. “Il canone italiano”). Così che invece di crearsi degli idoli, e crearsi allo stesso tempo un alibi osannandoli, un lip service per continuare a curare i fatti propri, dovremmo chiedere che la mafia sia eradicata, in modo che non impalli altre forme di predazione, come invece avviene nel consenso generale.

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24 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Consulta dichiara illegittima la censura della corrispondenza tra i detenuti al 41bis e gli avvocati”

Rinserrata nel palazzo, facendo capolino solo per assentire, la corte costituzionale ha lasciato che le mostruosità materiali e giuridiche dell’operazione covid calassero sulla Costituzione come orde barbare che non trovino resistenza. In compenso l’alta corte cesella sulla tutela fine dei diritti dei tagliagole. “In compenso” non è ironico: avendo perso, con la collaborazione per il covid zelante fino al farsesco, la credibilità che proviene dall’autorevolezza, allentando la catena dei cagnacci mafiosi con la riforma Cartabia e c. lo Stato recupera credibilità in una forma degradata, quella che deriva dalla paura e dalla protezione. Come il capobastone che fa riconoscere la sua autorità garantendo, dietro pagamento, protezione dai malavitosi che può sguinzagliare. Con le orecchie tenute tappate sulla studiata degradazione della persona tramite la normativa covid e spalancate sulle istanze dei mafiosi, il ricatto e la violenza ai cittadini da parte dello Stato assumono prominenza e vengono istituzionalizzati.

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CENSURATO

29 gennaio 2022
Blog de Il Fatto
Commento al post “Ergastolo ostativo, Di Battista: “Eliminarlo è il più grande regalo alle mafie”. Salvatore Borsellino: “Vanifichiamo lavoro di mio fratello e di Falcone”

Ciò che il detto popolare dice dei denti e delle corna, che la loro comparsa fa male ma poi aiuta a mangiare, vale – nel caso delle istituzioni – anche per la mafia; e per le leggi che le ridanno ossigeno. Con la maggior presenza del Male iconico della mafia di cosca, con il male con le corna come il diavolo dipinto da Ambrogio Lorenzetti ne “Il Cattivo governo” i poteri dello Stato possono meglio giustificare le loro connivenze e collusioni con altre forme di grande predazione, affratellate ai mafiosi ma legalizzate, e mimetizzate da Bene come l’agnello con la coda di scorpione sempre nell’affresco di Lorenzetti. O come il lupo sotto la pelle d’agnello nell’emblema del club dei fabiani cui il ministro Speranza è affiliato. Infatti parliamo dei mafiosi che ammazzano i bambini, ma non di chi tra 72 ore non potrà ritirare la pensione o entrare in una bottega per comprarsi la biancheria, né di coloro ai quali sono stati tolti o verranno tolti lavoro e stipendio, non avendo ceduto a un ricatto di Stato sui diritti di possesso dei propri organi interni. Chi grida al bubbone mafioso non rileva la mafiopoli (Impastato) che marchia l’Italia: la continuità culturale con la mafia di misure di Stato che devono fare provare invidia, ammirazione e speranza agli estortori del pizzo nelle loro celle. I mafiosi che sparano sono dilettanti rispetto ai loro fratelli maggiori, che tenendo viva la mafia da cinema ottengono distrazione e campo libero, paura e sottomissione.

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4 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sanremo 2022, Roberto Saviano ricorda Falcone e Borsellino: “Ora celebrati come eroi, ma non era così quando erano in vita””

L’antimafia che incassa porta Falcone, Borsellino e Rita Atria tra i lustrini e gli istrioni della tv di Stato; tra i numeri en travesti, il cantante che si mette la mano nella patta e il brillante intrattenitore che sfotte chi muore di vaccino imposto o resta menomato. I pianti di coccodrillo mediatici sono parte integrante dello stesso apparato che i martiri li crea; insieme a depistaggi, impunità e versioni addomesticate che nascondono i mandanti addossando tutto alla manovalanza mafiosa o terroristica. Le commemorazioni pompose e vuote sono un riciclaggio morale, uno scambio in controcorrente, dove il valore degli epurati viene trasferito ai promossi compromessi da frequentazioni e pratiche impresentabili. L’eversione delle bombe viene usata per legittimare quella dei dpcm. Appena calato il sipario sulla teatralità del Mattarella reloaded arriva questo cinico mescolare tragico e frivolo, la carne dei giusti sul tavolo settorio e il popcorn di mezzanotte. “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: contaminazioni tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno” (Pasolini).

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15 feb 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Si scopre che la camorra assicura un welfare avanzato. E lo stato?”

Veramente che il farmaco sia una “risorsa” lo si vede a occhi chiusi, oggi 15 feb 2022, quando a chi non se ne fa iniettare uno di dubbia utilità e sicurezza viene tolto il lavoro. Alla mafiosa. Ma Marfella si riferisce non ai trilioni di dollari del business farmaceutico, ma umilmente alla piccola lasagna per gli impiegati di concetto della ricerca. Che con sincerità partenopea accosta alle vedette dello spaccio. Non solo il farmaco è pilastro centrale dell’economia; ma ciò è un punto sul quale camorristi, politici, magistrati, preti, etc. sono d’accordo. Così che occupano o sostengono livelli diversi della stessa variabile: lo sfruttamento tramite i farmaci. L’altro giorno hanno arrestato Guttadauro, noto esponente storico di quella mafia che ricorda gli antri siciliani dei ciclopi, i mostri che si cibavano di carne umana. Nulla a che vedere con le frodi della medicina ufficiale; che pure pasteggiano con la carne umana, ma in maniera sofisticata. Lo spauracchio mafioso invece di essere incenerito viene agitato da figure come Saviano: aiuta lo sfruttamento tenendo bassa la media e quindi lo standard dell’integrità. Così che i perbene possono arricchirsi illecitamente usando il farmaco come “risorsa”, e sembrare onesti e meritevoli. E’ una delle funzioni della mafia. La statistica insegna che bisognerebbe usare anche la mediana del tasso di criminalità, oltre che la media aritmetica, raffrontando mafia e legalità. E soprattutto raffrontando mafia e medicina.

@ CarloJr. Nel 2021 i ricavi attesi erano un rispettabile 50 miliardi di dollari per quell’anno per i soli vaccini mRNA. Lo riporta Nature*. Non male per prodotti che vengono fatti assumere tramite i governi, con disinformazione e ricatti. E che pertanto la cui “vendita”, termine improprio trattandosi di inganno tramite paura ed estorsione tramite violenza, quindi, meglio, il cui prelievo fiscale a beneficio di privati, è rinnovabile ed espandibile a piacimento. E la cui base scientifica era stata giudicata, testuale, “s***”, cioè m****, da un premio Nobel, il cui nome viene tenuto coperto, riporta lo stesso articolo di Nature.

Il suo strepito è intonato alla pia glorificazione dei suddetti prodotti contenuta nell’ordinanza 583 del 4 feb 2022 con la quale il Consiglio di Stato ha confermato l’obbligo vaccinale per i sanitari; e così l’epurazione dei medici che non reggono con diagnosi e terapie il gioco mortifero sul covid che continua a produrre e aggrava, dopo due anni di epidemia e di misure draconiane, le pessime statistiche usate per giustificare norme che si servono del degrado morale e materiale come arma per obbligare ai farmaci. Mantenendo così lo stesso circolo vizioso di quando la maggioranza dei medici reiteravano il salasso in risposta al peggioramento delle condizioni del paziente dopo il salasso**.

*The tangled history of mRNA vaccines. Nature, 16 set 2021.
**Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. Sito menici60d15.

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1 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carceri, il giudice scelto per guidare il Dap scrive a Cartabia: “Mie frasi equivocate”. Maria Falcone: “Attenuare 41bis? Segnale pericoloso””

La mafia è una istituzione prevista dalla costituzione non scritta: uno standard negativo e un alibi che fa sembrare lecito e lascia indisturbato il grande malaffare legalizzato. Aiuta a mantenerla l’enfasi sul culto dei martiri. Che andrebbero ricordati e onorati non con gare di poesia e recitazione ma con resoconti quantitativi che mostrino quanto ci si è avvicinati all’eliminazione della mafia, l’unica “terapia” valida. Il magistrato scelto dalla custode della costituzione Cartabia addita la scarsa sostanza dietro ai riti antimafia; ma lo fa pro misure che ravvivano il benchmark mafioso, non per rendere effettiva la guerra.

Del resto, per appoggiare i gravi abusi anticostituzionali, anti-diritto, antidemocratici, anti-etici delle “misure” covid i magistrati stanno tradendo il loro dovere primo di preservare la natura induttiva del loro lavoro; di basare cioè azioni e sentenze sul serio accertamento dei fatti. Trasformano il loro compito in deduzione, povera e servile dietro al pomposo latinorum. E a volte pure zoppicante. Con omissioni e interventi che sono deformi quanto ciò che invece dovrebbero raddrizzare. Proprio come i loro sodali scienziati, medici, giornalisti; accomunati dalla degenerazione nel deduttivo, nell’astratto, nello scolastico, nel teologico, di professioni in primis empiriche e induttive. Il ritorno alla tradizione di favorire il babau mafioso fa comodo anche a molti che ne denunciano la contraddittorietà rispetto alla retorica antimafia.

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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12 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Stragismo e golpismo non si incontrarono mai, ma diedero forza al progetto eversivo della P2”

“La storia di una sconfitta”. E’ vero. Eversione, e mafia, sono standard negativi, che fanno sembrare “mediazione” un abbassare il livello di civiltà. Centrato l’esempio di Mussolini che sguinzaglia a tale fine gli squadristi. Ho commentato qui un mese fa, su un singolare post di un autore anticamorra che perorava una cagnotta per i lavoratori del business farmaceutico, che per valutare lo stato di legalità e democrazia bisogna resistere alla tendenza intuitiva di limitarsi all’equivalente concettuale della media aritmetica, ma bisogna considerare anche la mediana. Il Male può essere pesato o contato. La media aritmetica pesa e trova il baricentro. Le stragi, i golpe, i fiumi di sangue, pesano molto. Se ci si limita a pesarli, come vuole chi li orchestra, la soglia della legalità viene abbassata. Pilotando bombe, assassini di migliori, rumore di sciabole si è ottenuto lo scadimento dello standard: oggi, nella tempesta, accettiamo come timonieri figure minuscole e infedeli.

In statistica per evitare indici falsati dal peso dei valori estremi si usa la mediana: non si pesa ma si conta, disponendo i valori in ordine crescente e prendendo come indice il valore a metà. Le bombe, i tagliagole, non devono distrarre dagli sciami di piccoli e medi disonesti e traffichini che operano impunemente, protetti proprio dagli alibi ben costruiti dei misteri d’Italia e della sempreverde mafia: questa “ipomafia” attua il tradimento del Paese prefigurato da golpisti ed eversori.

@ Stokasto. Quanto riporto sull’uso della mediana in statistica è pacifico. In genere l’esempio che viene fatto nei libri di testo è col reddito. Se su 100 persone una guadagna 10 milioni all’anno e le altre 99 guadagnano 25000, un reddito di 124750, la media aritmetica, non rappresenta efficacemente la popolazione. Mafiosi, killer piduisti, etc, sono i “milionari” del crimine, che spostano verso il basso il livello socialmente accettabile di criminalità; ma l’effetto cumulativo degli affari formalmente legittimi, e resi così presentabili, di una classe dirigente che tra una commemorazione e l’altra ci vende non è meno pesante. Quelli colti con le mani nel sacco gridano “invece di occuparsi dei mafiosi…”; mentre Borsellino spiegava come non basta la fedina penale pulita per essere un politico pulito.

Vista la sua giaculatoria su Gauss penso che non sia solo la mia prosa a non essere immediata per lei. Che appare contagiato dal calculemus, l’automation bias. L’illusione, favorevole alle frodi, che la scienza sia una questione di applicazione di algoritmi. E che esenti quindi dal pensare*. Una degenerazione, un rifugiarsi, nel momento deduttivo, praticata anche dai professionisti della giustizia, i magistrati, es. per giustificare le leggi liberticide, nocive e sadiche basandosi sulla premessa a priori della tutela della salute, invece di esaminarne la fondatezza.

*Gigerenzer, Marewski. Surrogate Science: The Idol of a Universal Method for Scientific Inference.2015.

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14 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Don Patriciello riceve oggi tanta solidarietà ma mai una risposta concreta”

Il brano di Sciascia mostra che la cattiva antimafia ha come marker il “moral grandstanding” che salta la decenza. Mattarella e c. partecipano alla pirotecnica imbelle. Mentre proclamano campagne di Russia napoleoniche (in realtà la guerra la fanno ai popoli ucraino e italiano, buttando olio sul fuoco e facendoci razziare con le sanzioni) non sono buoni a ridurre all’impotenza a Caivano qualche banda di delinquenti.

Ma l’ombra dei mafiosi da gabbione conferisce per contrasto un’aureola che è una mano santa per affari illeciti di finanza, clero, politici. Es. quelli della farmocrazia* che beneficiano sia della visione estremamente sghemba diffusa da istituzioni, media e figure come Patriciello sui pericoli per la salute della “Terra dei fuochi”**; sia delle firme e esternazioni di Mattarella sull’obbligo e il dovere di assumere in massa da sani farmaci improvvisati che si stanno mostrando sempre meno efficaci e sempre più nocivi per il singolo e la popolazione. Imposti, nella nazione della mafia, del manganello, dell’aspersorio e della loro alleanza, con la violenza santimoniosa; col sostegno della magistratura. Ora chiamata a fare luce sul petardo e su eventuali futuri crescendo che, camorristici o di altra provenienza, sono una provvidenza per interessi criminali promossi da chi occupa lo Stato, e protetti anche mediante sistemi camorristici.

* Pharmocracy. Duke U Press 2017.
**La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

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6 febbraio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di M. Del Corno ” “La tirannia del merito”, nel libro di Michael Sandel tutti gli inganni e i pericoli della meritocrazia”

Il merito è il criterio valido quando comprende le doti morali oltre alla competenza e alle capacità. La meritocrazia è l’ideologia per la quale il comandare, il privilegio, l’arricchimento, sono meritati per definizione. Occorre distinguere nettamente tra merito e meritocrazia*. Altrimenti si può benissimo avere contemporaneamente meritocrazia e soppressione del merito vero. Lo mostra il pendolo della politica che ci passa sibilando davanti oscillando tra i due nuovi poli: demagoghi e tecnocrati. Tecnocrati ultra-competenti, ultra-competenti anche nel confezionare cravatte e applicarcele. Demagoghi di vario genere, rozzi, mediocri, a volte incapaci totali, figure appaganti per i mediocri e i presuntuosi, ma anche loro obbedienti ai burattinai. Con nel mezzo figure di politici tradizionali che, poco rassicuranti, e a volte agghiaccianti, sono i generatori del moto pendolare.

*Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito. (2012).

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17 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Strage di Capaci, esposti a Milano i resti dell’auto della scorta di Falcone. La vedova Montinaro: “Dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità”

Fu uno dei crimini di obbedienza – obbedienza ai voleri dei poteri forti – che butterano la storia dell’Italia repubblicana. Questo spiega perché “dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità” mentre la teatralità abbonda. Cosa rappresenta quell’ammasso di lamiere informe.

Chi conosce in prima persona l’obbedienza ai mandanti delle stragi che è prevalente nelle stesse istituzioni che si fanno fregio dei Caduti vi vede una spoglia spolpata. Spolpata di meriti e valori altrui per tirare a campare.

Ma a tutti i cittadini che non siano pavidi può ormai apparire come la magniloquenza e l’insistenza delle istituzioni nell’accostarsi a eroismi e sacrifici altrui servano a nascondere il servilismo verso i poteri forti che allora ordinarono le stragi e oggi chiedono altre libbre di carne.

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24 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Donna minaccia Don Patriciello all’incontro antimafia: “Misura le parole e non succede nulla”. Conte lo difende: “Grave, chi la manda?”

Il clero storicamente condivide e sostiene la visione mafiosa dell’omertà come valore: della collaborazione con la giustizia come infamia*. Ora con la ciellina Cartabia piazzata al ministero della giustizia nel governo Draghi-Mattarella – i cui diktat, unici in Europa, hanno più di un sentore della concezione feudale e gerarchica della società propria della mafia – tale sistema morale perverso riceve una forma di riconoscimento e di premio. Favorendo la mafia si aiutano anche i grandi imbrogli e le ruberie del mondo perbene, ai quali la mafia fa da contrappeso, col risultato di una stabilità che è patologica. Con una mano, tenuta sotto il banco, il clero (di concerto con politici come Conte) manovra a favore dei benefici che la presenza mafiosa dà agli sfruttamenti di massima scala, dei quali mafia e clero sono partecipi; con l’altra, bene esposta, prende i benefici di immagine e materiali dati dall’antimafia.

I preti leader dell’antimafia Patriciello e Ciotti possono usare il microfono che tengono sempre in mano per dirci chiaramente cosa pensano della controriforma della Cartabia sui mafiosi? Il pubblico con la spilletta dell’antimafia e dall’applauso pronto può chiederglielo, invece di gustarsi il brivido di questi happening mafia-antimafia? Glielo avrebbero già dovuto chiedere, come dovere professionale, giornalisti e opinionisti che trattano di mafia.

*I collaboratori di giustizia, infami e anticristiani. E passim, in: Sales I. I preti e i mafiosi, Rubbettino, 2016.

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18 aprile 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ergastolo ostativo, l’Antimafia: “Escludere i benefici per i detenuti al 41-bis e prevedere requisiti più stringenti per i reati di mafia””

Invece di un “no” chiaro e forte, l’antimafia di palazzo San Macuto collabora alla sostituzione delle porte a battente delle celle con porte girevoli. Estendendola, dietro a distinzioni di bandiera e bizantinismi. Facendo con le mani l’opposto di ciò che dice con la bocca; l’abilità nella quale i 5S non sono inferiori agli altri gruppi ma eccellono.

Questo gioco dell’oca sulla sbandierata lotta al Male è un cattivo segno. Non solo per l’effetto diretto di favorire la vitalità, l’operatività e l’omertà e affievolire la deterrenza. Ma anche in quanto il crimine convenzionale fa da lubrificante, da alibi, da distrazione e alla bisogna da agente al crimine dei poteri forti, che sono in ebollizione. E’ sotto questo aspetto che non sorprende che l’antimafia dei Morra e dei Grasso si mostri in linea con lo storico ruolo di questa commissione (O. Barrese. I complici. Gli anni dell’antimafia. 1973).

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23 maggio 2022

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Giovanni Falcone, tutto quello che non torna sulla strage di Capaci 30 anni dopo. L’esplosivo, i buchi neri e i mandanti esterni (mai trovati)”

“Capaci è una strage che sembra compiuta da ingegneri”. O progettata da un corpo di genieri. La “teoria del doppio cantiere” è interessante anche come schema generale. Una ricostruzione di Portella della Ginestra vede quella strage eseguita da un secondo gruppo di fuoco, armato dagli USA, che sparò all’insaputa di Giuliano. Lo stesso sistema del doppio tiratore è stato descritto per Kennedy a Dallas. (Ci sono ipotesi, discusse, di doppia bomba anche per altre stragi). Joe Bonanno (Joe Bananas) faceva sparire i corpi degli uccisi nel doppio fondo di bare di morti “normali”.

Il sistema della quinta teatrale che nasconde il reale che imita, del coprire e mimetizzare sangue e fango dietro a uno scenario vistoso di sangue e fango, vale anche per le commemorazioni; autocelebrazioni tanto pompose quanto omertose sui mandanti sovranazionali. Il “performative activism” facondo nell’attribuire tutto ad una onnipotente mafia – che fornì la manovalanza e anche la “patsy” – e al più a suoi nebulosi referenti romani – i quadri intermedi – ma afasico sui poteri forti che controllano l’Italia; l’impossessarsi della sacralità, il presentarsi come affini agli uccisi, costituiscono per torme di politici, magistrati, forze di polizia, opinionisti un catafalco dietro al quale praticare l’asservimento ai mandanti sovranazionali – oggi come allora. La sonorità inconcludente delle celebrazioni facilita il tradimento istituzionale, costituendo quindi una prosecuzione dell’eversione.

24 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Andreotti è vicino ai mafiosi”: il rapporto Usa nove mesi prima dell’avviso di garanzia”

Un rapporto – o un attestato – USA su Andreotti vicino ai mafiosi e 9 mesi dopo avviso di garanzia. Il console USA a Milano Semler, lo stesso che osserva con tono innocente che per uccidere il rappresentante in Sicilia del più potente e ammanicato politico italiano ci devono essere state protezioni ancora più alte, incontra Antonio Di Pietro e 4 mesi dopo comincia Mani Pulite. Stragi e Mani Pulite insieme spazzano via la Prima repubblica; corrotta; e, statalista, in contrasto col liberismo successivo alla Caduta del muro. Plasmano una Seconda repubblica più adeguata. E non meno corrotta. Silenzio invece di diplomatici USA e nella sostanza inazione dei magistrati italiani sui rapporti di Andreotti con fatti accaduti prima della Caduta del muro, come le uccisioni di Ambrosoli, Moro, Dalla Chiesa.

In un celebre esperimento di neurofisiologia Benjamin Libet mostrò che il cervello invia l’ordine di eseguire un movimento una frazione di secondo prima della decisione cosciente. Secondo l’interpretazione dell’esperimento quando noi pensiamo di decidere di muovere un dito, e diamo l’ordine alla mano, l’ordine è in realtà già partito. La coscienza sarebbe un replicatore piuttosto che il vero decisore. Forse, su reati che riguardano il controllo del Paese da parte di poteri forti, anche per i nostri magistrati prima delle loro azioni coscienti – incluso il trattenersi – l’impulso è già partito, per vie che rendono un’illusione il libero arbitrio.

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14 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Elezioni Palermo, c’è un libro che il nuovo sindaco Roberto Lagalla dovrebbe leggere”

Sui “flirt” e le promiscuità tra mondo bene e cosche c’è anche la raccolta “Criminalità dei potenti e metodo mafioso” (2009). Prefazione dello stesso Lagalla, come rettore dell’Università di Palermo. Il libro ha contributi di ottimi magistrati: Caselli, Del Bene, Di Matteo, Gozzo, Ingroia, Lo Forte, Messineo, Paci, Pepino, Scarpinato. E di attivisti e studiosi di primo piano, tra i quali Ciotti, Dalla Chiesa, Dino, Ruggiero. Comprende una sezione intitolata “La sanità siciliana: una radiografia dall’interno”. Lagalla, già a capo della sanità siciliana, è radiologo.

In attesa che l’intellighenzia e gli addetti affrontino e sviluppino il tema dei legami tra mafia e antimafia – a mio parere, il tema di come entrambe siano, pur contrapposte e largamente inconsapevoli, integrate e subalterne sotto lo stesso dispositivo di controllo del Paese – e il tema della necessità di un più netto clivaggio tra le due, ci si può consolare con Lampedusa:

“Ma era poi la verità questa? In nessun luogo quanto in Sicilia la verità ha vita breve: il fatto è avvenuto da cinque minuti e di già il suo nocciolo genuino è scomparso, camuffato, abbellito, sfigurato, oppresso, annientato dalla fantasia e dagli interessi: il pudore, la paura, la generosità, il malanimo, l’opportunismo, la carità, tutte le passioni, le buone quanto le cattive, si precipitano sul fatto e lo fanno a brani; in breve è scomparso.”

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13 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Depistaggio Borsellino, l’agente sopravvissuto alla strage: “Alla fine non paga mai nessuno””

Non è vero che nessuno paga. Questi crimini sono tra i mezzi usati per indirizzare il corso del Paese dai poteri sovranazionali che lo controllano. Quando da oltreoceano parte l’ordine di eliminare o fermare qualcuno, non solo i politici, i preti, i notabili, ma anche i magistrati e le forze di polizia stanno nel complesso dalla parte dei mandanti; e da quella dei quadri intermedi, cioè di loro colleghi. Le conseguenze, quelle della rotta così imposta, le paga, alla fine della catena di effetti, il popolo. Che se lo merita, perché si beve la favola degli esecutori terroristi o mafiosi come strateghi sommi e samurai invincibili. E crede alle lacrime di coccodrillo di politici, magistrati e forze di polizia. Fino ad accettare il loro farsi eroi per associazione in quanto colleghi di quelle vittime che tradiscono da morte dopo averle tradite da vive. Piedistallo ottenuto con un po’ di mossette e gorgheggi alle commemorazioni, che sono assidue e imponenti per quanto è gracile e smarrita l’azione giudiziaria. Un comodo alibi per l’accettazione della sottomissione, sia per la dirigenza che per il popolo. Ora, con il pollice verso che riguarda non più singoli ma la massa, con gli ordini di andare verso la decadenza economica e civile tramite le tempeste virali permanenti, tramite le sanzioni a sé stessi contro la Russia, tramite il culto della dea Natura, anche il popolo saggerà in maniera diretta la differenza tra le sgargianti versioni fumetto e la nera realtà che nascondono.

@ Alessandro Valente. Sulla asserita natura fantasiosa di input da Washington: Bevins V. The Jakarta Method. Washington’s anticommunist crusade and the mass murder program that shaped our world. Public Affairs 2020. Il libro è citato anche nel recente “Dietro tutte le trame” del già magistrato Tamburino.

E’ l’atteggiamento mentale di chi vuole ricondurre tutto a entità locali (v. “Il tolemaicismo politico”, sito menici60d15) e a fenomeni fumosi e indistinti, es. ad una mafia onnipotente, ad essere la forma moderna della versione classica degli inetti e corrotti che danno la colpa a entità diaboliche: “Gli amplissimi senatori…” (Manzoni). Chi sostiene ciò evita anche di riconoscere le miserabili responsabilità nazionali, a tutti i livelli: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002).

@ Aemilus Probus. L’omissione degli extraterrestri è voluta. Intanto, se ne occupa qui su Il Fatto un certo Bibolotti (affetto da una forma grave di complottismo, mi chiedo se questa incredibile rubrica de Il Fatto sugli UFO non sia volta a creare spiegazioni ad usum delphini per oggetti volanti non identificati tipo i droni; oltre che stimolare superstizione e oscurantismo). Soprattutto, gli extraterrestri non c’entrano, perché arretrano intimiditi, preferendo tuffarsi in un buco nero, al pensiero di dovere affrontare gente come i viddani, Scarpuzzedda, Nano feroce, Pasquale ‘o animale etc. che lei, con tanti illustri magistrati, forze di polizia, commentatori, mi insegnate essere la materia più pericolosa dell’universo; Mazinga e c. gli spicciano casa. Quelli che mettono il mondo a ferro e fuoco col Jakarta method gli lavano la macchina. Per non parlare di prefetti, questori, comandanti provinciali dei CC, procuratori della Repubblica, sindaci, etc. la cui vista fa rifugiare in un universo parallelo i più incredibili mostri alieni; essendo, quando arrivano gli ordini di puppetmaster sovranazionali – dalla Lombardia alla Calabria posso testimoniare – tosti quanto la mozzarella di bufala e Italiani come i Gurka. Mi correggo, tosti come i Gurka e Italiani come la mozzarella di bufala.

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17 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino, declassificati i dispacci segreti della diplomazia Usa: le responsabilità della politica e i soldi investiti da Cosa nostra a Nord”

CENSURATO

“Il fatto positivo per gli americani è che si coglie nel Paese un “nuovo SUSSULTO DELLA GENTE CONTRO LA MAFIA, simile a quello che negli anni SETTANTA […] CONTRO LE BRIGATE ROSSE“. Altro segnale positivo [è che la mafia] “non viene più valutata come un normale aspetto del vivere civile”. La mafia è diventata un CORPO SOCIALE ESTRANEO, una “cosa a parte”, una “piovra”“.

I boati sanguinosi che accompagnarono il cambio di repubblica – nella direzione voluta dagli USA – segnarono la conversione da “la mafia non esiste” a “la mafia delle cosche e ndrine è onnipotente”. La mafia come terrificante corpo estraneo dal quale lo Stato ci protegge ha permesso di lasciare libere, a favore del business liberista, le due fonti delle pratiche mafiose: la cultura mafiosa endogena che storicamente pervade la nazione – che si manifesta anche nelle vessazioni istituzionali, e nella mafia passiva cioè l’accettazione culturale della legge del più forte – e i sistemi di importazione che i poteri che controllano il Paese fanno applicare ai referenti locali, di consumata esperienza, per i loro disegni. La “metamafia”, la partizione tra mafia diabolica e poteri “buoni” ai quali sottomettersi per avere protezione – ottenuta avvalendosi di scellerati locali, come fu con le BR –facilita i taglieggiamenti ipomafiosi, la mafia a bassa intensità, applicati sia in proprio, sia a favore dei padroni esteri; ed è un alibi alla passività nel subirli. Ha avuto grande successo, e i risultati si vedono.

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17 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino, declassificati i dispacci segreti della diplomazia Usa: le responsabilità della politica e i soldi investiti da Cosa nostra a Nord”

CENSURATO

“Il fatto positivo per gli americani è che si coglie nel Paese un “nuovo SUSSULTO DELLA GENTE CONTRO LA MAFIA, simile a quello che negli anni SETTANTA […] CONTRO LE BRIGATE ROSSE“. Altro segnale positivo [è che la mafia] “non viene più valutata come un normale aspetto del vivere civile”. La mafia è diventata un CORPO SOCIALE ESTRANEO, una “cosa a parte”, una “piovra”“.

I boati sanguinosi che accompagnarono il cambio di repubblica – nella direzione voluta dagli USA – segnarono la conversione da “la mafia non esiste” a “la mafia delle cosche e ndrine è onnipotente”. La mafia come terrificante corpo estraneo dal quale lo Stato ci protegge ha permesso di lasciare libere, a favore del business liberista, le due fonti delle pratiche mafiose: la cultura mafiosa endogena che storicamente pervade la nazione – che si manifesta anche nelle vessazioni istituzionali, e nella mafia passiva cioè l’accettazione culturale della legge del più forte – e i sistemi di importazione che i poteri che controllano il Paese fanno applicare ai referenti locali, di consumata esperienza, per i loro disegni. La “metamafia”, la partizione tra mafia diabolica e poteri “buoni” ai quali sottomettersi per avere protezione – ottenuta avvalendosi di scellerati locali, come fu con le BR –facilita i taglieggiamenti ipomafiosi, la mafia a bassa intensità, applicati sia in proprio, sia a favore dei padroni esteri; ed è un alibi alla passività nel subirli. Ha avuto grande successo, e i risultati si vedono.

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29 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Draghi al Senato: “Tenere lontane le mafie dal Pnrr, onoriamo così memoria di Falcone e Borsellino”. Standing ovation da tutti i gruppi”

“Noo dell’anonima assassini.

Occhio, qui son tutti seri
C’è l’anonima banchieri”
(Fred Buscaglione)

Si dovrebbe dire “tenere lontani tutti i delinquenti e disonesti dalle risorse pubbliche”. E di mafia non si dovrebbe neppure parlare, perché avrebbe già dovuto essere annientata. Ma la mafia con le stragi del 1992 ha assunto proprio questa funzione applicata dal pdc banchiere, di perenne standard negativo rispetto al quale fare sembrare accettabili i predatori legalizzati. Che taglieggiano con la forza dello Stato. La mafia babau è un alibi anche per i pecoroni. Davanti alla bolletta di gas e luce raddoppiata, i prezzi gonfiati, i servizi pubblici dimezzati, il lavoro in forse, le prospettive fosche, l’italiano-pecora ringrazierà Draghi e il suo Parlamento per averlo salvato dal pizzo mafioso.

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CENSURATO

3 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”

Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.

Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.

Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).

[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.

Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]

3 settembre 2022

Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”

Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.

Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.

@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.

@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.

La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.

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13 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Comemnto al post di G. Pipitone “Lotta alla mafia ignorata da centrodestra e Azione. Il report: bene M5s, Sinistra, De Magistris. Il Pd? ‘Programma avanzato, Letta non ne parla’”

Sulla mafia i partiti politici esprimono una gamma di posizioni i cui poli sono: a) fare affari con la mafia, per ottenere soldi e voti. b) presentarsi come paladini contro la mafia di cosca, colpendola ma mantenendola in vita, per trarre da ciò una rendita di prestigio, credibilità, e soprattutto di ricompense per essere esecutori delle pratiche mafiose ordinate dai poteri forti, pratiche eseguite mentre si grida contro la mafia. Come il pizzo vaccinale, e l’epurazione dei medici contrari alle frode vaccinale. Mentre va crescendo il pizzo bollette. Questa seconda posizione, che usa la lotta alla mafia come diversivo e alibi, è particolarmente cara ai magistrati. Una terza posizione, che chiede non di “contrastare”, “parlare di”, “lottare” etc. ma di puntare risolutamente a eradicare la mafia, e cominciare a difendersi dalle altre forze predatorie, non è rappresentata, e viene attivamente repressa, more mafioso, con la piena collaborazione dell’antimafia appigionata.

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14 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “C’è un’agenda scolastica antimafiosa che piacerebbe molto a Libero Grassi”

Ottima l’agenda scolastica antimafiosa. Si potrebbe estendere la trovata e offrire anche un’agenda sugli abusi ai quali si viene sottoposti dal potere in nome di princìpi etici, come l’asserita lotta alla pandemia, i minori in particolare*. “La fattoria degli animali” di Orwell offre il modo di presentare in forma leggera quest’altra forma di educazione alla libertà e al rispetto di sé e degli altri. Personaggi come Napoleon, il maiale tiranno, o Squealer, il maiale ruffiano che “could turn black into white” e serve Napoleone coprendone le nefandezze, danno un modo lieve di parlare delle falsità e insidie che attendono i ragazzi nel mondo adulto. E che anzi sono penetrate nelle aule, complici o ignavi tanti degli adulti ai quali gli alunni sono affidati.

Un altro aspetto che alle superiori dovrebbe essere curato è correggere la falsa impressione, “scolastica” appunto, data dai corsi di scienze, che molte grandezze siano funzione di una sola variabile. Mentre nel modo reale, sia fisico che sociale, sono funzione di più variabili indipendenti. Così che si può essere buoni maestri rispetto alla variabile indipendente mafia e allo stesso tempo degli Squealer rispetto alla variabile indipendente del totalitarismo orwelliano tramite “emergenze”.

*Drawing parallels between Covid-19 restrictions & domestic abuse. Gruppo Hart, 11 mar 2022. – Masks do more harm than good. Ineffectual & psychologically malignant. Ib. 8 giu 2022.

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17 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Marco Pantani, la commissione: “Mafia? La pista resta aperta. Sulla squalifica verità non soddisfacenti, ora Procura faccia chiarezza” “

“accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini sinché si riducessero a levigatissimi scheletri anonimi. (Il Gattopardo).

“a giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.” (I Promessi Sposi).

Nell’Italia odierna la mafia ha come il pozzo de Il Gattopardo molteplici funzioni. Anche questa, di occultare le reali responsabilità di crimini commessi su commissione tramite lo Stato, attribuendoli ad essa. Funzione di “pecora”, nel gergo criminale, che i criminali della mafia accettano, come indica il loro utilizzo come manovalanza in omicidi eccellenti. Morra, l’antimafia amico dei Cavalieri del Santo Sepolcro*, la congrega implicata in sanguinose trame piduiste e mafiose ai tempi nei quali ne faceva parte Bruno Contrada, rappresenta bene un’antimafia adatta a queste operazioni.

Vedi: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

* Il Manifesto 25 feb 2016. “Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche”.

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1 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Campania, inquinamento e alunni con disabilità: sempre più richieste di sostegno. Facciamo qualcosa”

Camorristi e inquinatori hanno in comune una funzione analoga a quella del battitore di selvaggina: l’interpretare sé stessi e ringhiare per spingere il popolo, spaventandolo, nelle fauci dei “buoni”. “Buoni” che depredano coloro che credono di trovare in loro giustizia e rifugio. La mafia di cosca legittima la mafia di Stato. La lotta al pizzo ai bottegai legittima il pizzo legalizzato in bolletta. Chi specula e avvelena con l’inquinamento spinge verso le frodi biomediche istituzionalizzate, es. le sovradiagnosi, spaventando il pubblico e addossandosi – solo mediaticamente – l’intera colpa di incrementi di incidenza costruiti in larga parte dal business biomedico nel silenzio e nella collaborazione dei “pro ambiente” col camice, con la toga, con la tonaca.

L’inquinamento è sempre più alibi a frodi e sfruttamento. La morbidità da pizzo legale è accuratamente ignorata. Es.: Cost of living is directly harming child health, pediatricians warn. BMJ, 22 set 2022.

I camorristi e i “buoni” hanno in comune l’eccezionalismo. Io sono il leone, dice lo sciacallo camorrista. Gli incrementi di incidenza non possono essere che dovuti all’inquinamento, noi siamo “lascienza” (tutto attaccato) e quindi esentati dal produrre evidenze consistenti e dal verificare gli altri fattori, dicono quelli che aiutano il business biomedico che ci ha dato il covid potenziato fino a farne una peste e che ora darà incrementi reali di morbidità collaborando col pizzo in bolletta.

@ Bellarmix. Rising cost of living is damaging People’s health, says Royal College. BMJ, 2022. 377: o1231. – Fuel poverty is intimately linked to poor health. BMJ, 2022. 376: o606. “Senza senso” per un troll embedded che “makes a living” servendo il sistema di spoliazione del Paese; per i fiancheggiatori del pizzo in bolletta e del pizzo alla cassa.

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4 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Cafiero de Raho, primo ingresso alla Camera da deputato M5s: “Il mio primo impegno? Va sanata l’incertezza sull’ergastolo ostativo””

Il neo parlamentare che nell’ottobre 2022 si fa intervistare davanti al retro di Montecitorio ben mascherinato, dando con questo inchino il buon esempio ai cittadini, è De Raho, importante figura della lotta perenne a una mafia perenne; ora, non sorprende, propagandista del degrado perenne* in nome di un’epidemia perenne.

Poco prima di essere eletto ha detto “proteggeremo i cittadini dalla ndrangheta”. Io non voglio la protezione dai “protettori” della ndrangheta. Voglio che la mafia non sia elevata a entità ontologica, e sia eliminata. Voglio essere difeso da tutte le forme di predazione, dal pizzo in bolletta come dal pizzo chiesto da tangheri porta a porta. Mentre l’antimafia stabile complementare alla mafia fissa è un alibi e diversivo per servire altre mafie, quelle del jab for job, delle epidemie gonfiate e del pizzo in bolletta. L’alleggerimento dell’ergastolo ostativo va nella direzione di proseguire il sistema di controllo e sfruttamento mafia-antimafia proprio dell’Italia; prosecuzione sulla quale sono tutti d’accordo.

Medici e scienziati di altri paesi, di una pasta diversa di quelli mostrati sui media, chiedono che la politica sanitaria abbia come obiettivo la salute complessiva, invece di concentrarsi su una singola malattia, oggi il covid: anche la “lotta” limitata alla mafia di ndrina, cosca etc. è un modo obliquo per servire il male.

*Masks do more harm than good. Ineffectual and psychologically malignant. Gruppo Hart, 8 giugno 2022.

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13 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Gratteri: “Il ‘governo dei migliori’ ha fatto disastri sul piano del contrasto alle mafie. Improcedibilità? Legge terribile votata da tutti””

Fanno bene i magistrati e gli altri che si oppongono alle franchigie pro-crimine. Ma sul pizzo in bolletta, sul pizzo alla cassa, sul pizzo in busta paga, sul pizzo sull’F24, sul pizzo alla pompa, sul ricatto mafioso per l’inoculo di farmaci pericolosi, sul “partecipare” alla guerra del Bene contro il Male come scudi umani e cedendo i nostri averi ai pescecani che ingrassano con la guerra, il blocco della classe dirigente è d’accordo. Forse i paesini del meridione generano mafiosi così sovrumani che anche supermagistrati come Gratteri e simili non bastano. Come nei manga, ci vorrebbero ipermagistrati, che dicessero che la mafia è una ferita che sanguina e anemizza oltre che in sé anche per le forme di grande predazione legalizzata alle quali fa da alibi e diversivo. Che la lotta alla mafia cronicizzata fa comodo, legittimando una classe politica e dirigente zelenskista, che vende il Paese e i cittadini a interessi esteri. Che le roboanti invettive contro i diabolici supercattivi che tramano nell’ombra offrono un modo elegante – basta annuire e applaudire – per stare zitti e muti mentre viene svaligiata la propria casa, alla luce del sole, tramite il potere legale. Ci vorrebbero, in carenza di cittadini che lo pretendano, uomini dello Stato megagalattici che si adoperassero per farla finita con la mafia, eliminandola, togliendo così agli altri predoni lo strumento della mafia e cominciando quindi a contrastarli, invece di servirli.

@ testadimaglio. Nella società dello spettacolo la mafia e la lotta alla mafia raccontate al popolo sono già un fumetto, con sangue e soldi veri. A guadagnarci sono quelli che lo scrivono e lo colorano. Per trarne un videogame occorrono doti particolari. Bisogna rivolgersi ad esperti, come la zia di Calenda, Francesca Comencini, la regista di Gomorra, alla quale va riconosciuta una certa abilità nel confezionare fumettoni deliranti sulla mafia onnipotente che rassicurino nelle loro credenze i testadimaglio. Io trovo più interessante cercare di comprendere come degli adulti possano sciropparsi questi manga mentre si lasciano docilmente tosare.

@ testadimaglio. Lei non mi deve assicurare nulla. Ognuno ha le sue opinioni. Lei percepisce come un soggetto da videogame la mia descrizione della versione ufficiale come versione fumettistica di comodo. I rimescolamenti di realtà e teatro provocano turbamento; ciò forse spiega la sua reazione. Uno dei problemi con la mafia è l’eccesso di letterarietà, il profluvio di interpretazioni estetiche, mentre aspetti fondamentali e “non così difficili” (Pasolini) restano a secco. Forse sarebbe meglio non si addentrasse in trame pirandelliane. E guardasse al mondo reale. I concetti di alibi, di diversione, di quinta colonna, di “wagging the dog” non sono così fantasiosi. E’ invece fantasiosa, soprattutto nelle attuali circostanze, la reductio ad mafiam dei mali d’Italia.

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25 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Comemnto al post di L. Musolino “Lisa Gabriele, il gip: “Legami ed infiltrazioni massoniche nella vicenda”. L’ex poliziotto arrestato coperto e aiutato a sviare le indagini”

“E’ stato poi minacciato [un investigatore privato] tanto che ha dovuto lasciare le indagini dicendo ai familiari di Lisa di lasciare perdere pure loro perché Abate era protetto sia dalla malavita che dalla polizia”. Ho già scritto anni fa di accoppiate analoghe. Appare essere una tattica di persuasione* dei quadri massonici di quelle parti – con i loro sodali clericali – fare arrivare, ripetutamente, avvertimenti a doppio messaggero: da parte sia di soggetti condannati per ndrangheta, o con la nomea di “nu’ mafiusu”, sia di soggetti in divisa. Impastato vedeva i mafiosi di Cinisi essere in rapporti di vicinanza coi carabinieri*. Per chi è di intralcio a certi affari vengono ancora oggi allestiti siparietti del genere.

*Dickie J. Cosa nostra. Storia della mafia siciliana. Laterza, 2005. “Non si può avere fiducia nelle istituzioni quando si vedono i mafiosi a braccetto con i carabinieri”. Testimonianza del fratello.

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30 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Giuseppe Mangialavori, l’aspirante sottosegretario indicato da Fi che Meloni non vuole: il suo nome è citato in due indagini di ‘ndrangheta”

Nel 2020 in risposta a un abuso gratuito e deliberato ho inviato in dono alla giunta comunale di una importante città della Calabria due libri, su senologia e sul crimine organizzato in medicina*. Commentando sui legami tra “crimine senologico” alto e ndrangheta, illustravo come il sostegno al business senologico internazionale sia una garanzia per il malaffare tradizionale. Naturalmente, dopo essersi reinsediata essendo stata sciolta per mafia, l’amministrazione ha fatto in modo di farmela pagare, con ulteriori abusi, vessazioni e beceri atti di dileggio, incurante che il fatto fosse stato segnalato alla magistratura.

Un senologo con contatti di “ndd” – natura da determinare – con la ndrangheta dovrebbe essere persona da non privilegiare per incarichi di governo. Ma sull’abbassamento verso Sud della “linea del mammografo” sono tutti d’accordo, destra, sinistra, mafia, antimafia, teleluminari, preti, massoni, alte cariche, opinionisti, etc; e come mostra la mia piccola esperienza personale queste apparentemente improbabili combinazioni tra carcinoma della mammella, punciuti e sottobosco ipomafioso hanno una logica e sono altamente proficue per i contraenti. Non lo sono affatto per le donne e i pazienti*.

*Gotzsche P. Mammography screening. Truth, lies and controversy. Radcliffe, 2012. Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

La mattina dopo. Con l’insediamento di Piantedosi al posto della Lamorgese c’è stato un forte incremento di automobilisti sbadati e sventati che sembra ti vengano addosso e poi ti evitano all’ultimo. Il fenomeno, che appare avere un’associazione con quanto posto su internet, si era ridotto da quando, costretto, giro con una body cam. Qui il luogo è la cascina Breda di “Casa di Dio”, a fianco della Poliambulanza delle Suore ancelle. Legata alla curia vescovile, come altri pii luoghi a Brescia dove quando passo posso prevedere che verrò puntato da automezzi o farò comunque incontri sgradevoli. Lo stesso giorno del post su mafia, antimafia e linea del mammografo avevo postato un altro commento sulla confluenza di mafia e antimafia quando sono in gioco gli affari dei poteri forti:

29 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Tetto al contante, Dalla Chiesa: “In altri Paesi Ue non esiste? Loro non hanno la mafia in casa, in Italia servono contromisure””

L’uso del contante facilita mafiosi, evasori e tangentari perché non ci sono misure adeguate contro mafiosi, evasori e tangentari. Invece di abbattere mafia, evasione e corruzione si vuole che la soluzione – di limitata efficacia secondo esperti – sia quella di togliere al cittadino il diritto elementare dell’impiego fisico del proprio denaro obbligandolo di fatto a consegnare i suoi soldi in custodia nelle mani adunche della finanza*. Che è responsabile di gravi forme di sfruttamento, oltre che di collusioni con mafiosi, evasori e tangentari, coi quali condivide un’indole parassitaria. Così la mafia fa da spauracchio e alibi per spingere la gente comune in bocca agli insaziabili poteri forti, ai quali è collegata.

E’ un modo elegante per vivere comodamente a spese altrui, servendo i poteri forti e i loro crimini, anche quello dell’antimafia che altera le proporzioni, occupandosi invece che dell’eradicazione della mafia di ingigantirne la rappresentazione, rimpicciolendo quella delle varie forme di grande criminalità economica legalizzata; quelle che possono imporre in Italia il pizzo del jab for job o il pizzo in bolletta. Come nel celebre disegno di Steinberg “A Parochial New Yorker’s view of the world”, con la mafia al posto di Manhattan nel panorama della grande criminalità parassitaria.

*B. Scienza. Viva i contanti. Le banche li attaccano solo per guadagnarci: l’evasione non c’entra. Convengono e sono sicuri. 2021.

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18 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria, la relazione dell’Antimafia: “La legge scritta dopo la scoperta della P2 è inadeguata, servono nuove norme””

“Mi ha dotato di sette cose belle.” “E quali sono?” “Omertà, fedeltà, politica, falsa politica, carta e penna, coltello, rasoio.” (Sull’iniziazione ndranghetista. Da “Il previtocciolo”, Feltrinelli 1971; di Don Luca Asprea, un prete di Oppido Mamertina). A proposito di falsa politica, di fumo negli occhi, sui rapporti tra massoneria e ndrangheta (decenni fa le due parole erano sinonimi in Calabria) sarebbe un passo avanti se la commissione antimafia non avesse a capo uno che come Morra sia promotore di massoni; e di Cavalieri del Santo Sepolcro*, l’organizzazione paramassonica che ricorre in tante descrizioni: banca Rasini, banda della Magliana, Bruno Contrada e il conte Cassina, Marcinkus, Gelli e altri massoni, il notabilato palermitano dei tempi dell’uccisione di Insalaco, imprese negative di magistrati, carabinieri, questori, etc. Ma l’attuale antimafia tende ad includere, in osservanza di un precetto base della cultura politica italiana, che foggiata dal clero considera poco cristiano separare, porre limiti netti e contrapposizioni assolute tra poteri, ma li vuole affratellati dietro alle sceneggiate di facciata.

* Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche. Il Manifesto, 26 feb 2016.

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2 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Leccese “Foggia, la domanda di giustizia è frustrata. Come si può sperare che credano nelle istituzioni?”

La lotta alla mafia di cosca è il grande alibi per la collusione con la mafia dei poteri forti. Per polizia e magistrati non meno che per i politici. E’ un alibi anche per i cittadini, che possono fingere che a opprimerli ci sia solo la criminalità da telefilm che vedono perlopiù in tv. Non quella che non spara ma determina le loro condizioni di vita, lavorative, economiche, di salute; dalla quale accettano senza fiatare taglieggiamenti e vessazioni. E’ inoltre un ricatto morale per conservare legittimità: se non sei con le istituzioni – che ti vendono ai poteri forti – sei con la mafia. Una situazione simboleggiata da una CGIL che a Foggia chiama a raccolta dietro alla sua bandiera contro la mafia e intanto produce per Strasburgo figure come Panzeri. Panzeri, “sindacalista in missione nell’Europa della politica” (L’Unità, 1 mag 2004) a detta di esperti rappresenta più la routine, svelata per qualche motivo, che un’eccezione.

Non meritano fiducia istituzioni che dopo quanto accaduto con le mafie classiche permettono che ne sorgano altre ancora invece di stroncarle sul nascere con la massima energia. Come invece fanno per il dissenso democratico alla grande criminalità economica che servono. Fa comodo alimentare la mafia perpetua, per occuparsene lasciando sguarniti gli altri fronti. Il sistema mafia-antimafia andrebbe riconosciuto come un dispositivo permanente di potere e di sfruttamento.

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24 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Maurizio Costanzo sarebbe dovuto morire 30 anni fa. La sua colpa? Aver sputtanato la mafia in tv”

I fumetti dell’antimafia di mondo spesso coprono garbugli non limpidi, sui quali resta da fare chiarezza:

“… Costanzo, all’epoca impegnato in trasmissioni che contrastavano i messaggi mafiosi. Lui rimane illeso. Qualche ora dopo una telefonata anonima rivendica l’attentato a nome della «Falange armata». Mi chiedo se a questo punto non si possa cogliere una firma massonica nella famosa intervista fatta da Costanzo a Gelli il 5 ottobre 1980, 4 in cui il Venerabile aveva indicato l’antica presenza, nelle proprie file, del magico Cagliostro”.(Palermo C. La Bestia 2020).

“I palazzi intorno vennero gravemente danneggiati. Costanzo e De Filippi, in auto, sotto choc, rimasero illesi. A teatro quella sera a seguire il Maurizio Costanzo Show tra il pubblico c’erano anche Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano. L’esplosivo utilizzato per l’occasione, un mix di tritolo, T4, pentrite e nitroglicerina, infilato in una vettura parcheggiata, era lo stesso portato a via D’Amelio un anno prima. Quell’attentato aveva poco a che fare con Costanzo. Molto, invece, con il traffico di armi gestito clandestinamente dal Sismi. Via Fauro era satura di società dei servizi che si occupavano di armi. Un civico appresso all’altro, un piano appresso all’altro, un appartamento appresso all’altro. Non ci furono morti perché non ci dovevano essere. Quel botto era un messaggio molto chiaro, ovviamente per chi era dentro a “Italy Project” “. (Fracassi F. Pentimella Testa P. The Italy project 2022).

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26 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Domenica In, Maria Falcone: “Volevo dire grazie a Maurizio Costanzo, nessuno si rende conto di quello che ha fatto nella lotta contro la mafia””

“… nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Invece dopo, e soprattutto con la caduta del Muro, la mafia è divenuta spettacolo; e la lotta alla mafia di cosca è divenuta il grande alibi per la mafia di Stato. Credo che tra le multiple finalità delle stragi di Capaci e via D’Amelio vi fosse anche questa. Costanzo il piduista ha contribuito alla spettacolarizzazione della mafia e all’uso della lotta alla mafia come paravento sacralizzante per il piduismo, la mafia di Stato, che ha portato al declino della Seconda repubblica, e oggi sul ciglio del baratro; alla creazione di un carrozzone antimafia che prospera, e giudica scostumato chiedere l’eradicazione della mafia; e che si è unito a una compagine mediatica, anch’essa pro-potere come l’antimafia da salotto, che Costanzo ha grandemente contribuito a selezionare. Parce sepulto, bene ricordarne alcune qualità artistiche, ma ormai mancano solo i petali dall’elicottero. Davanti a questa gara di epicedi per la morte di un 84enne torna in mente “Nuntareggae più”, che cita Costanzo (di Rino Gaetano, che Costanzo non mancò di esibire in suo talk). L’interminabile passerella singhiozzante dei beneficiati da Costanzo mostra quanto e come sia selezionata e imbrigliata la comunicazione televisiva.

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sentenza Trattativa, gli imputati esultano. Mori: “Sempre convinto della mia innocenza”. Ingroia: “Lo Stato si autoassolve””

Mori: sono un carabiniere; i carabinieri scoprono i reati; ergo se fossi stato colpevole me ne sarei accorto; ovvero non risultandomi di essere colpevole, sono innocente. Anche i magistrati praticano deroghe da barzelletta al “nemo judex in causa sua” davanti agli uccisi coi quali dal dopoguerra i nostri padroni tramite il personale istituzionale pilotano il Paese. Hanno affidato a Crisanti, Imperial College, fonte riconosciuta di disinformazione istituzionale catastrofista, la perizia sulla strage covid. Col risultato che lo Stato fa mostra di processare sé stesso, ma accusandosi di non essere stato sufficientemente scattante nell’eseguire le direttive dei poteri sovranazionali. I cui ordini – quelli reali – invece di fatto ha eseguito, come fa dal 1947, Portella. Occorreva una catasta di cadaveri per innescare l’operazione covid a livello internazionale. I morti per le telecamere sono stati forniti dalla Lombardia, con il pecoronesco applicare cure e misure mediche inconsulte*. Il procedimento posticcio non solo copre le responsabilità vere: col suo falso messaggio favorisce rese e crolli ancor più nefasti** dei compromessi e collusioni sulla mafia. Una “trattativa” Stato-Big Pharma sulla quale sono tutti d’accordo.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
**Should the UK sign up to the proposed WHO Pandemic Preparedness Treaty? Gruppo Hart, 24 apr 2023. – Amendments to WHO’s International Health Regulations: An Annotated Guide. D. Bell, 1 feb 2023.

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29 aprile 2023

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Commento al post di S. Borsellino “Trattativa Stato-mafia, per noi familiari delle vittime quegli imputati non sono eroi”

Massimo rispetto per i familiari delle vittime. Commento le loro posizioni solo nella dimensione pubblica delle stragi. Né conosco a fondo i fatti. Però osservo, in ambiti che conosco abbastanza bene, che istituzioni, forze di polizia, PA, magistratura, e purtroppo anche la società civile premono per spiegare in termini nazionali, endogeni, atti criminali imposti da fuori. Dei quali i responsabili italiani sono solo esecutori; figure non diaboliche ma miserabili. Lo chiamo “tolemaicismo”: il modello geocentrico riusciva a rappresentare il moto dei pianeti, ma a costo di contorsioni acrobatiche*. La riduzione forzata al livello nazionale genera labirinti di specchi che tengono al sicuro il male. Es. si additano soggetti che hanno responsabilità vere, ma con accuse distorte; fino al grottesco**. Se si vuole la verità, in un ambito dove il coraggio non si spreca, bisogna, incuranti dei don Abbondio che strillano al complottismo, considerare un modello copernicano, dove gli esecutori sono delinquenza locale protetta, e i “deviati” sono ruffiani al servizio del “motore primo”. Che è dato dai poteri sovranazionali dalla massa molto più grande che impongono la rotta al Paese; anche con la violenza, con la quale inoltre selezionano la classe dirigente eliminando esemplarmente i tipi umani di valore ed elevando i mediocri e i debosciati, fino a farne modelli da imitare.

*Il tolemaicismo politico.
**Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020.

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8 maggio 2023

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Commento al post di S. Frequente ““La lotta alla criminalità organizzata dev’essere la priorità dei partiti politici”: le parole del direttore di WikiMafia” “

“Le mafie sono un pericolo per la libertà, la democrazia e i valori che sancisce l’unione europea”.

Nel Buon Governo non si permette che la lotta criminalità organizzata divenga una priorità. Le mafie vengono represse al punto di farle scomparire, o comunque di farne un fenomeno secondario. Ci si rende così liberi di occuparsi di altre minacce, come quelle dei poteri finanziari che stanno attentando con successo ai diritti, alla salute, alla vita normale dei cittadini.

Nel Cattivo Governo si lascia che le mafie crescano, e divengano perenni. Le si usa come spauracchio, per ottenere legittimità e consenso; come diversivo e paravento, per lasciare indisturbati i poteri forti, e servirli, a danno dei cittadini; come capro espiatorio per attribuire a loro tutte la responsabilità della decadenza di “libertà, democrazia e valori”. Si crea un’industria dell’antimafia, col saprofitismo etico su chi la mafia l’ha combattuta davvero ed è stato per questo esemplarmente eliminato. Non sorprende che di tanto in tanto questa corporazione antimafia venga trovata a svaligiare la cassa, e che pratichi metodi culturalmente mafiosi.

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17 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “A Palermo il corteo alternativo di Cgil e delle associazioni per ricordare Falcone: “Basta con le passerelle e col silenzio di Stato sulle stragi””

CGIL e altri garantiti, e Dell’Utri e affiliati, duellano in pubblico ma dietro le scene servono entrambi i mandanti sovranazionali di quelle stragi. Ed entrambi si avvalgono della rigenerazione della verginità (Pasolini) ottenuta con le assidue processioni e gare canore sulle stragi. La differenza è nei modi. La destra, con le sue contiguità con la mafia, vuole mantenere una quota di autonomia predatoria. I sinistri sono per l’abbandono totale, vedi la CGIL, un “sindacato” che tra le varie infedeltà verso chi dice di rappresentare è arrivata a sostenere il vile ricatto sul lavoro per l’inoculazione di massa inutile e dannosa. Un ricatto arcimafioso.

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23 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Capaci, Mattarella: “Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che la mafia è un cancro che può essere sconfitto””

Caponnetto subito dopo via D’Amelio disse, comprensibilmente, “E’ tutto finito”. E lui era il degno successore di Chinnici. Figuriamoci “l’insegnamento” che ne ha tratto il resto sulle conseguenze del fare sul serio contro la mafia. Melillo, capo dell’antimafia, definisce “illusorio” pensare di sconfiggerla. Gratteri ha confutato l’affermazione di Falcone sulla natura contingente della mafia in quanto fenomeno umano, sostenendo che potrà esistere fino all’ultimo uomo sulla Terra. Falcone, Borsellino e gli altri sono stati uccisi anche in quanto isolati, dato il loro valore, rispetto alla media dei colleghi e della classe dirigente. Non caduti di una falange compatta ma eccezioni epurate esemplarmente. Questi assassinii, queste pugnalate alla nazione avrebbero dovuto spingere ad una “delenda mafia”. Invece se ne è fatta una entità ontologica, fonte di comode prebende per chi sta al gioco. Il quadro con la mafia di cosca come il drago e l’antimafia come paladino dei cittadini stabilizza un apparato dirigenziale che è al servizio degli stessi poteri che controllano la mafia e le conferiscono forza. Pasolini ce lo spiegò che le bombe servono anche a rifare verginità. Queste “giornate della ricrescita” sui sanguinosi tradimenti dei decenni precedenti favoriscono la conduzione dei sanguinosi tradimenti odierni. “Maschere comiche vagamente imbrattate di sangue” (Pasolini).

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27 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Per le stragi di mafia ancora oggi paghiamo un prezzo. Ma i mafiosi ricevettero il conto più alto”

Il prezzo della farsa sanguinosa dei mafiosi samurai invincibili lo paga il popolo italiano, che l’ha accettata con superficialità e scarsa consapevolezza civica. E’ invece redditizia per voi classe dirigente, che l’animate e l’usate come un paravento dietro al quale servire vilmente, a danno del popolo, gli stessi poteri che hanno ordinato le stragi. La criminalità mafiosa è stata messa a fare il barbacane, il rivellino del castello dei poteri forti le cui mura devono essere lasciate intoccabili. Una fortificazione che i nostri “condottieri” hanno interesse a non superare mentre vi inscenano una battaglia senza fine, essendo d’accordo col castellano.

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8 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “‘L’estate del golpe’, il libro sull’attentato a Rumor e i piani della destra eversiva. Scarpinato: “Meloni figlia di cultura che avversò Costituzione””

Lo Stato italiano e la classe dirigente nel 2020 hanno fornito tramite iatrogenesi* la strage per fare figurare falsamente** il covid come un flagello senza precedenti e altamente letale, e innescare così nel mondo la reazione a catena delle “misure”, che da noi fanno liberamente strame non solo della Costituzione, ma dei suoi presupposti. Ricostruzioni come quelle della Limiti e gli interventi di Scarpinato sono utili mostrando l’expertise di terrorismo eversivo su commissione che ha contribuito a far assegnare al ventre molle dell’Europa questo compito nel 2020. E mostrano la Rosa dei Venti a tre punte, la bussola a tre punti cardinali della società civile: con Est e Ovest fasci e compagni, e Sud mafia. Il Nord, i padroni sovranazionali, è tolto o sbiadito. Quando andrebbe riconosciuto l’asservimento bipartisan. E quello della magistratura; che sulla strage covid del 2020 sta facendo come se si fosse trovato un cadavere depezzato in una valigia, e si accusasse il proprietario della valigia, trovato con in mano una mannaia macchiata del sangue della vittima; ma lo si accusasse di istigazione al suicidio. E poi lo si assolvesse da questa accusa, e con essa da ogni altra responsabilità. Postfasci e sinistra fellona d’accordo. A proposito di depistaggi e deviazioni sull’eversione.

*Lo knock-on della strage covid in Lombardia orientale.
**Querying the existence of a covid ‘pandemic’. Hart, 6 giu 2023.

@ Gianni53. Ai fattori extraterrestri ci pensa l’ufficialità coi suoi volenterosi troll. Es. una magistratura che vuole la medaglia perché ancora conduce procedimenti su stragi avvenute es. nel 1974, cioè più vicine nel tempo alla fine della II guerra mondiale (29 anni) che ai nostri giorni (49 anni). Un effetto relativistico di rallentamento del tempo? La stessa descrizione del covid, alla quale la magistratura ha dato un contributo fondamentale, ha un carattere marziano: Paul E et al. COVID-19: an ‘extraterrestrial’ disease? International Journal of Infectious Diseases, 2021.

Per di più penso che il covid come lab-leak sia una bufala da fumetto per rappresentarne il carattere di minaccia terribile. E’ stato osservato che quest’altra storiella ha a che fare proprio con la strage in Lombardia: Engler J The Lombardy analysis, 2022.

Per me a sparare balle assurde da B-movie, i terroristi samurai invincibili, la mafia eterna, ora il covid dio del vulcano che stermina se non gli si sacrificano normalità e civiltà, sono quelli per conto dei quali i troll dileggiano la dissidenza. Con la differenza che sulla base delle balle ufficiali si straccia la Costituzione, si impongono leggi paranoiche e distruttive, si genera malattia, si emettono sentenze rigorose. Rigorose nell’applicare le idee di don Abbondio sullo stare al mondo e sui propri doveri.

@ Gianni53. Non “credo”, ma so che si sono “armadi ben chiusi e protetti” pieni non solo di scheletri pluridecennali, ma di cadaveri recenti, ancora in decomposizione. A voi piacciono solo i vostri fumetti. Eppure deve essere proprio un caso di contrazione del tempo, di uffici giudiziari che volano a velocità prossime a quelle della luce, se si ignora il mezzo secolo finora trascorso qui sulla Terra senza che si sia concluso il procedimento giudiziario su una strage terroristica in piazza. Mentre gli stessi uffici giudiziari che presentano ciò come un merito hanno steso le loro cappe nere a coprire i meccanismi e le responsabilità della inqualificabile strage covid del 2020. Ma come dubitare di una magistratura che può vantare appoggi del genere di questi suoi interventi.

@ Gianni53. Ai tempi del salasso c’era chi accusava i colleghi di uccidere i pazienti salassandoli troppo poco. Speranza e Conte sono stati prosciolti da colpe che non hanno. E’ l’accusa ad essere colpevole, di alimentare una narrazione covid falsa; che ha usato forme di omicidio come strumento di persuasione; come ai tempi delle stragi palesi dei decenni passati; ma in forme nuove. E colpevole di depistare allo stesso tempo dalle colpe vere. Una certa raffinatezza mentale, a proposito di stragi. Messa in atto grazie alla scarsa consistenza del contrasto giudiziario.

Con tutto il loro potere relativo, Speranza e Conte sono dei pupi. Così come appaiono mossi da fili magistrati che affidano la ricostruzione a Crisanti, che è come affidare la ricerca di Messina Denaro a Tumbarello (questi realmente consulente dei magistrati). E gli altri magistrati che nel coprire le responsabilità indicibili, quelle vere, paragonano il covid alla Spagnola del 1918. Un paragone da rivista femminile economica; mentre sul piano tecnico la comparazione è valida in quanto evidenzia differenze radicali, e le crasse manipolazioni, non attribuibili a buona fede, tramite le quali si sono forniti i morti che servivano. C’è una buona letteratura a riguardo. Es: Fauci .. coauthored a study confessing that virtually all of the “influenza” casualties in 1918 did not actually die from flu but from bacterial pneumonia ..today easily treated with antibiotics unavailable in 1918.

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16 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Macelleria Palermo, dalla guerra di mafia all’omicidio Lima: in mostra le foto della città dei 100 morti ammazzati l’anno – Gallery”

Avendo eseguito autopsie di pazienti penso che se la gente potesse vedere gli effetti devastanti che può avere sul corpo la medicina commerciale cambierebbe il suo atteggiamento fideistico. L’esibizione di questi morti ammazzati decenni fa ricorda cosa può fare la mafia, e questo è un bene. Ma suscitando timore porta ad affidarsi ai “protettori” dalla mafia, che forti di questo consenso ci vendono a mafie maggiori non meno sanguinarie. I morti in nome del covid*, i morti torturati, ottenuti intubando senza necessità e lasciando sviluppare polmoniti batteriche, i morti di inedia, di abbandono, di fame e di sete ** nelle RSA, morti soli, come murati vivi, non vengono mostrati. E si sono distrutte le informazioni, in una sorta di lupara bianca, perché si sono pretestuosamente evitate le autopsie.

La mafia di cosca serve anche a creare un diversivo e uno spauracchio per l’esercizio della mafia di Stato. L’Italia ha primeggiato nei morti covid*** – e nei ricatti mafiosi per gli inoculi – dato un assetto che comprende anche l’antimafia delle poltrone e dei giri di soldi. Non si sente un’antimafia che chieda l’eliminazione della mafia, invece di prosperare martellando incessante il babau della mafia perenne.

* An autopsy of covid deaths. How much was virus versus response? Hart, 11 mar 2023.
** Covid-19: Neglect was one of biggest killers in care homes during pandemic, report finds. BMJ, 2021.
*** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

@ NoVat. Il pulp mafioso, allontanando dalle mafie che ci riguardano direttamente, e che dovremmo fronteggiare, è rassicurante per tanti.

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19 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Caselli “I morti di via D’Amelio credevano in un’Italia migliore: ora i legami tra mafia e politica non indignano più

Credo che i toni dolenti di Caselli siano appropriati a queste celebrazioni, che rappresentano la forma di riciclaggio etico che è spesso associata a depistaggi come quello di Via D’Amelio*. Falcone e Borsellino furono isolati, e fu così disegnato attorno a loro un bersaglio. Via D’Amelio dopo Capaci è l’equivalente di ciò che in medicina è detto “never event”, evento da crassa imperizia che non deve mai succedere (ma la perizia vi fu; purtroppo, la perizia del sicario su commissione). Seguirono i depistaggi, con l’apparente blackout cognitivo dei magistrati (c’è un interessante articolo su Il Fatto di oggi di G. Pipitone sul “nastro PA001202, lo scoop insabbiato”). Poi le assoluzioni per il depistaggio. Questo scempio è stato riciclato, tramite la retorica, in merito. Dietro al quale, dietro al fondale mafia onnipotente/antimafia eroica, si continuano a servire, oggi come allora, i mandanti sovranazionali**, mentre tra cortigiani ci si spintona sul modo di interpretare l’asservimento e la vendita del Paese***.

*I quattro livelli del depistaggio.

**Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

***Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura.

CENSURATO DOPO ESSERE STATO PUBBLICATO:

Gigi73: L’isolamento di Falcone e Borsellino fu messo in atto da magistrati i cui capifila hanno fatto fortuna dopo la loro morte, e in primis tra questi opportunisti troviamo proprio Caselli e Grasso. I giudici veramente scomodi per la mafia hanno fatto quasi tutti una brutta fine, gli altri, quelli che guardavano dall’altra parte, ormai sono vecchi e in pensione.

@ Gigi73: Tra le cose che ho apprezzato della diretta de Il Fatto (per me bisognerebbe rifuggire dal lirismo, e ricordare una figura alta come Borsellino chiedendo la distruzione della mafia, e riportando annualmente i progressi e i mancati progressi), l’avv. Repici che ha criticato le ricostruzioni di S. Lupo: anche a me, che non ho grandi conoscenze in materia, le ricostruzioni dello storico preferito da Mieli paiono dare autorevolezza ad una vulgata che chiamo “metamafiosa”, con lo Stato che ci “protegge” da “picciotti” che in realtà in buona parte evita di ingabbiare. La mafia di cosca per me deve la sua potenza all’essere strumento dei poteri sovranazionali. Direttamente, come gestore di traffici, e fornitore di servizi sporchi a partire dall’omicidio politico. Ma anche indirettamente: dopo la caduta del Muro è stata fatta divenire, soprattutto con le stragi del ‘92 , un babau e un alibi per ottenere consenso e legittimazione per una classe dirigente asservita agli stessi poteri che proteggono la mafia. Nella mia esperienza la magistratura causa sfaceli a favore della “mamma” atlantica come avvenne nel ’92 e in seguito; solo, in silenzio; come è l’uso… . Tra i danni della mafia andrebbe contato anche quello di fornire un “todos caballeros” a una magistratura dove sono tutt’altro che rari quelli che Borsellino chiamò “giuda”, e altre varietà non pregiate. Questo dovrebbe essere un motivo in più per eradicare la mafia di cosca, e invece è un motivo in più per mantenerla.

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31 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Berlusconi, la consigliera di FdI giustifica i rapporti di Dell’Utri con la mafia: “In Sicilia servono compromessi, tutti lo sanno” “

Insieme ai kayfabe nostalgici/antifascisti – mentre entrambi i “rivali” servono il fascismo dei banchieri – procede il kayfabe mafia/antimafia. L’espressione kayfabe in USA è tratta dal mondo del wrestling, dove il kayfabe è l’accordo sottobanco per inscenare una lotta furibonda che in realtà è spettacolo. “Il cancro più letale d’Italia” non è come grida Sinistra italiana la mafia, ma la vendita del Paese a poteri sovranazionali. Una vendita bipartisan, che ha la virulentazione della mafia, delinquenza protetta, tra le conseguenze. La lotta alla mafia copre il tradimento; che include metodi mafiosi, v. la coercizione di Stato per gli inoculi Pfizer. La mafia strapotente è un alibi anche per la vigliaccheria dei tanti cittadini che accettano muti le vessazioni e le predazioni tramite lo Stato, presi a fare il tifo ai vistosi kayfabe tra i “mafia-friendly” e l’antimafia che chiagne e f.

La minimizzazione dei legami tra classe dirigente e mafia recitata dall’allieva della Meloni è sì un insulto ed un falso. Ma scandalizzando porge la battuta ai compari della “sinistra”, che non meno disgustosa addita la mafia come il primo cancro per stornare l’attenzione dai propri tradimenti e dal proprio parassitismo. E’ disgustosa anche la citazione di L. Grassi, L. Garofalo, Falcone e Borsellino: persone che sono state lasciate vergognosamente senza protezione, e il cui assassinio ha fatto comodo per costruire il paravento antimafia dietro al quale vendersi ai mandanti.

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4 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Il Ponte sullo Stretto sarà l’ennesima cattedrale nel deserto in un territorio già violentato”

“Questa è la strada per il ponte sospeso più lungo del mondo”. Così ripeto in questi giorni, percorrendo l’autostrada tra Cosenza e Falerna. Il tratto peggiore di tutta la Milano-Reggio Calabria, per le pendenze elevate abbinate a curve a raggio stretto, a volte in galleria. Non è stato possibile allargarlo né modificarlo. Si dice che il tracciato infelice sia dovuto alla volontà negli anni ’60 di Giacomo Mancini e Riccardo Misasi di fare passare l’autostrada per Cosenza invece che lungo la costa. L’esclamazione mi viene quando la pausa della gimcana tra i camion – a loro volta penalizzati – viene data da tratti ridotti da due a una sola corsia per lavori.

Arrivato a Lamezia invece dico “qui c’è l’aula bunker più grande del mondo” quando constato come le istituzioni facciano più da collante che da solvente al solido amalgama tra la cultura clericale, quella massonica e quella mafiosa.

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28 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caivano, Meloni in cdm: “Accolgo l’invito di don Patriciello. Non una semplice visita, non esistono zone franche. Offriremo sicurezza” “

Parco Verde, frazione di Caivano, è un paesello come ce ne sono migliaia. Ha circa 6000 abitanti, lo 0.01% della popolazione italiana. Nel Buon Governo non si fa una passerella governativa, ma si bonifica, in forze, con mezzi legali e civili, stroncando l’illegalità, sanando il degrado e le negligenze dello Stato, energicamente, presto e bene.

In uno Stato corrotto invece c’è bisogno delle sceneggiate che facciano da alibi, da distrazione, da legittimazione a istituzioni e politica corrotte, bipartisan; di uno standard negativo che faccia sembrare la situazione generale accettabile, e accettare la “protezione” dello Stato (la metamafia, mafia sulla mafia). Un alibi anche per la pecoraggine dei cittadini dell’intera nazione, che vengono così aiutati a far finta di nulla nel subire vessazioni tramite lo Stato, intenti a seguire le storie delle Sodoma e Gomorra campane. Speriamo che queste non siano le prime puntate di una nuova serie delle saghe Bene-Male, ora ad ambientazione sessual-camorristica, con paladini luminosi che si oppongono a malamente demoniaci. L‘eroe qui è Patriciello, esponente di un clero a capotavola nel banchetto sull’Italia, esperto nell’arte di apparire salvatori del popolo mentre lo si vende*; un clero che ha su illegalità e degrado agenti tipo la Cartabia nella stanza dei bottoni mentre Patriciello recita dabbasce, come ha già fatto*.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.

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13 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale Talarico condannato in Appello per corruzione elettorale. Cade l’aggravante mafiosa” “

Un esempio della bolla di componenda (Camilleri) che vige tra l’antimafia ufficiale e la borghesia mafioide. Talarico tra il vitalizio, e il resto, con pena sospesa, in sostanza camperà bene. L’antimafia che sui media canta sé stessa in continuazione continuerà ad essere acclamata e a raccogliere legittimità e consenso per uno Stato usurpato da politicanti che non si fanno scrupolo di vendere i cittadini. Gli assetti di potere patologici non cambieranno: in Calabria clero e massoneria, che hanno in mano le istituzioni, comandano in ombra non meno della ndrangheta, che sembra piuttosto in una posizione subordinata e fa da parafulmine. Un posto come Lamezia (Cz) continuerà ad essere una Mafiopoli (Impastato) per chi dà noia* al livello “ipergratterico”**. Così come a Cinisi Impastato vedeva i mafiosi e i CC passeggiare a braccetto*** e fu bersaglio della loro congiunta ostilità, il disturbatore a Lamezia riceverà le attenzioni sia dei fratelli cattomassoni del genere di quelli che hanno qualche scenografico impiccio con Gratteri, sia dei Gratteri-boys con la divisa.

*Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE.
**“quando ti scontri e vedi il mondo, capisci che oltre a un certo punto non si può andare. Fare il Masaniello non serve. Perché poi ti etichettano come un pazzo – è successo a molti – e quello che vuoi comunicare non viene più preso sul serio”. N. Gratteri.
***Dickie J. Storia della mafia siciliana, 2004.

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28 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Ddl Nordio, allarme del procuratore antimafia: “L’abuso d’ufficio connesso all’azione dei clan. Se cade è a rischio la tenuta delle indagini””

Da una parte di parla sempre di mafia; dall’altra si pone una soglia eccessivamente alta per certificarla formalmente. C’è una coerenza in ciò. Date le mie esperienze con istituzioni in Lombardia e in Calabria, e con tangheri che sapendo di avere la spalle coperte nel commettere boicottaggi, violenze e soprusi si atteggiano a “uomini di panza”, sempre più mi convinco che circoscrivendo la percezione di criminalità grave sulla mafia di cosca si costituisce un alibi per distogliere dalla mafia di Stato e lasciarla operare. L’abuso di ufficio – l’arma del vile – può essere esso stesso, in sé, strumento di mafia di Stato.

Es. il Fatto di ieri 27 settembre 2023: “Antimafia, il legale dei figli di Borsellino: La vita del giudice resa impossibile dal suo capo Giammanco, indagare sulla procura del ‘92”. Borsellino era già sotto mafia di Stato, tramite abuso d’ufficio.

O, non riuscendo a zittire con abusi d’ufficio mafiosi chi denunci crimini di Stato, l’estendere le ritorsioni e minacce sulla compagna, facendole assegnare carichi di lavoro abnormemente alti. Di abusi di ufficio di questo genere, atti mafiosi volti a lasciare indisturbati reati “eccellenti” e la loro prosecuzione, i magistrati sono beneficiari, insieme ad altri. L’apparato che controlla il Paese comprende un’antimafia copri-mafia, più efficace nel coprire la mafia di Stato che nell’estinguere la mafia di cosca o di ndrina. Adottare una più ampia definizione di metodo mafioso ridurrebbe tanti mali. Troppi…

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1 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’ultimo interrogatorio di Messina Denaro: “Falcone ucciso solo per il Maxiprocesso? Riduttivo, su Capaci vi siete accontentati””

“«È delitto di mafia? Tutti dicono così. Ma è intelligente cercare anche altre piste. È prudente toccare anche altri tasti. È saggezza investigativa affacciarsi anche su altre sponde. Mafia, terrorismo e destabilizzazione della democrazia potrebbero andare a braccetto in cupa sinistra connivenza.» Lo scrive [il 25 giugno 1992 ] l’arcivescovo di Catania, Luigi_Bommarito, in un appassionato ricordo dell’amico Giovanni Falcone”.*

Probabilmente il criminale si riferiva a questo: alla dimensione eversiva delle stragi che hanno accompagnato la liquidazione del vecchio personale DC-PSI e la sua sostituzione con fantocci perfino peggiori. Su questo livello i magistrati sono reticenti. E anzi collaborano a coprirlo**. Tra le finalità delle impressionanti stragi del ’92 a manovalanza mafiosa appare esserci anche quella di fare dell’antimafia un alibi e uno strumento di legittimazione e consenso per gli esecutori del nuovo corso. Magistratura non ultima. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia.

Un capomafia non si fa sfuggire un argomento “tu quoque” verso un interlocutore che si ponga in una posizione di superiorità. Alludendo a come la magistratura [salvo eccezioni] faccia parte del sistema di complicità e omertà, che tra l’altro gli ha assicurato una “latitanza” alla luce del sole illimitata, fino a poco prima del decesso.

*L’agenda rossa di Paolo Borsellino, Chiarelettere, 2007.
**Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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19 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Messina Denaro aveva il Covid al momento dell’arresto. Il capo del Ros: “Latitanze ultra decennali possibili solo grazie a collusioni””

Non è credibile che il libero gironzolare di Messina Denaro per decenni sia stato dovuto solo a collusioni contingenti di “infedeli”. Appare all’opera una variabile latente che sovrasta le istituzioni e impone una collusione strutturale. La mafia di cosca giustifica un’antimafia perenne che copre una mafia di Stato che è al servizio di chi controlla il Paese. Analogamente, la “lotta” agli interessi sulla medicina della mafia di cosca citati dal generale copre gli interventi mafiosi dello Stato a favore della grande criminalità biomedica. Un recente riassunto sulle “trattative Stato-Big Pharma” che le istituzioni dello Stato applicano more mafioso: Hudson N, Actuarial and statistical problems around the Covid phenomen. 11 Oct 2023.

L’autore stesso osserva che il crimine che l’analisi di specialisti onesti converge nel mostrare “is hard to digest”. Non è un “antisistema”: si occupa con successo di private equities. E spiega come per sopravvivere nel mondo della finanza occorra avere lo “skepticism necessary in an environment characterised by asymmetric information”. (Altri casi mostrano che i businessmen tendono a non bersi, come invece fa la massa, gli annunci di portenti medici). Lo stesso genere di consapevolezza che i CC e i magistrati, anche loro ben preparati su come va il mondo, devono inghiottire nel ripetere le versioni farsa di copertura sulla mafia, sul covid e in generale sulla difesa della salute.

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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31 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Maxiprocesso Montante, la prescrizione sta per cancellare più della metà delle accuse. Anche per il governatore Schifani e gli 007”

Sarebbe fondamentale definire, esporre e adeguatamente punire il sistema Montante. Sia per ragioni ovvie, di uso dell’antimafia per praticare la mafia. Sia perché evidenzia, come caso paradigmatico, come vi sia un diffuso dispositivo che integra mafia e antimafia in uno strumento di potere: l’antimafia copre la mafia di Stato. Il sistema mafia-antimafia – che necessita di una minaccia mafiosa permanente, e non sopravviverebbe all’eradicazione della mafia di cosca – è uno strumento generale di controllo sul Paese; che fa comodo agli addetti che lo attuano, non ultimi i magistrati. Permette di apparire valorosi combattenti contro il crimine di cosca mentre sottobanco si serve il crimine dei poteri forti; quando occorre anche con sistemi sostanzialmente mafiosi.

La cricca Montante è la manifestazione vistosa di un sistema che costituisce una delle maggiori radici sia della mafia permanente, sia del malgoverno. Questo spiega perché arrivati al dunque stanno apparendo come al solito bolle di sapone; mentre si lustrano gli ottoni per la prossima strombazzata antimafia. Forse un futuro Montanelli, che volesse proseguire la serie di libri storici, un giorno scriverà “L’Italia dell’antimafia”. Almeno un libro del genere è già stato scritto, 50 anni fa: Orazio Barrese. I complici. Gli anni dell’antimafia. Feltrinelli, 1973.

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31 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “Depistaggio Borsellino, via all’Appello. Il pg: “Il Sisde convitato di pietra”. Spunta una relazione su Scarantino mai depositata”

Edmond Dantes: Chissà mai se un giorno avremo dei PENTITI DI STATO pure tra le fila dei servizi segreti, ovvero persone che come i pentiti di mafia si vergognano di quanto hanno fatto e raccontano la verità. Io aspetto.

@ Edmond Dantes: Magari. Ma con quei soggetti c’è sempre il rischio del “limited hangout”. Sarebbe già molto se i magistrati dicessero tutto quello che sono venuti a sapere. In diversi casi lo fanno, e non si può che essere loro grati per avere almeno acceso una lanterna nel buio. Es. G. Tamburino, Dietro tutte le trame. 2022. Ma sulle stragi del 1992 è ancora presto. Anche perché tra le multiple finalità delle stragi che accompagnarono la sostituzione del corrotto personale politico con uno ancor più asservito – tramite la magistratura – c’era anche quella di instaurare l’antimafia come alibi; come copertura di una classe dirigente che risponde ai poteri forti più che al popolo in nome del quale dice di agire. Così che la prassi è dispiegare i teloni con l’immagine di Falcone e Borsellino, dietro ai quali servire i mandanti primi di Capaci e via D’Amelio. Es.: Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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13 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Antimafia e politica: Melillo invita alla Dna Meloni, Nordio e Mantovano. E convoca tutti i 26 procuratori distrettuali del Paese”

Non dovrebbe sorprendere questo raduno tra magistrati antimafia e governanti. L’attuale lotta alla mafia è il grande alibi dietro al quale una classe dirigente corrotta – nessun gruppo escluso – serve i poteri forti a danno del Paese. Anche con metodi mafiosi. E’ anche l’alibi per la codardia del popolo, che accetta passivamente pizzi e ricatti mafiosi legalizzati. L’attuale antimafia permanente è una istituzione politica. Anzi, è più che politica. E’ un organo costituzionale, previsto dalla costituzione reale. La cui funzione è mantenere credibilità e consenso agitando la belva mafiosa, avendo cura di controllarla, ma senza mai eradicarla. In modo da offrire protezione alla gente in cambio di assoggettamento: una metamafia, una mafia sulla mafia. Mentre un’antimafia seria non dovrebbe puntare ad altro che all’eliminazione delle mafie. Così che non ci siano più scuse e distrazioni per lasciare agire indisturbati altri poteri predatori, che vengono favoriti e aiutati da istituzioni i cui occupanti si dipingono come indomiti nemici della mafia. Eradicazione definita “illusoria” da Melillo, irraggiungibile fino a che esisterà un singolo uomo sulla Terra da Gratteri, e che i tanti operatori dell’industria dell’antimafia si guardano dal nominare. Questa antimafia, che veste di panni nobili l’intera classe dirigente, è il luogo adatto ad una conciliazione tra magistrati e politici*.

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Carlo11: Serve un potere forte , un uomo autorevole e carismatico vestito con gessato grigio e occhiali da sole alla 007 che raduni le moltitudini e dal balcone incominci a sbraitare , ITALIANI , ci sono qua io , la tichiarazione di guerra alla corruzione è stata inoltrata , il dpcemme del giorno è VINCERE 

@ Carlo11: Per me l’immagine più tragica del ‘900 è quella della folla plaudente in piazza Venezia alla dichiarazione di guerra. La seconda è la vedova Schifani che col prete che le regge il microfono dice di perdonare ai funerali per Capaci. Gli italiani sono troppo sensibili alle retoriche del potere, siano quelle del manganello o quelle dell’aspersorio.

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14 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Assalto alla Cgil, i giudici della Corte d’Appello: “Fu aggressione a un simbolo della democrazia””

La CGIL “paradigma di democrazia”? Piuttosto, paradigma del sistema dello standard negativo. Si prende un pessimo, un infimo, come standard, rispetto al quale proclamare virtuoso ciò che interessa. Si prende la mafia come standard negativo rispetto al quale presentarsi come “Stato di diritto”, quando si è corrotti, vendendo il Paese ai poteri forti e praticando sistemi mafioidi. Si prendono degli squadristi – con legami coi servizi – e li si lascia liberi di inscenare un assalto, quando in una vera democrazia non sarebbero stati neppure lasciati avvicinare.

Rispetto allo standard democratico autentico la CGIL è il paradigma di un tradimento. Si stanno moltiplicando i report, sulle più importanti riviste mediche, che mostrano che le persone che ricevono le terapie ufficiali per il covid si riammalano più di frequente; e maggiori sono gli inoculi anticovid maggiore è la probabilità di riammalarsi*. CGIL e soci, al contrario dei sindacati di altri paesi, hanno appoggiato le coercizioni per spingere verso una medicina di questo genere. Insieme a quegli altri “democratici” dei magistrati. Per non parlare del tradimento del ruolo istituzionale di tutela degli interessi dei lavoratori. Lo squadrismo alla Farinacci fa da standard negativo per presentare come “simboli di democrazia” i gruppi che si sono messi al servizio del fascismo dei banchieri.

*SARS-CoV-2 Virologic Rebound With Nirmatrelvir–Ritonavir Therapy. Ann Int Med, 14 nov 2023.

Renato S: La CGIL non è stata responsabile della politica sanitaria durante la pandemia, su cui non ha giurisdizione.
Se ha approvato le necessarie azioni di governo per contrastare i contagi e salvare un numero incommensurabile di vite, coi vaccini e l’abnegazione del personale sanitario, bisogna solo apprezzarla.
Il resto è fuffa e complottismo di persone ignoranti e travisate da cattivi maestri.

@ Renato S: Longanesi diceva che le onorificenze non solo non bisogna accettarle ma non bisogna neppure meritarle. Io sto compilando un “Albo Longanesi” sui premiati alla rovescia. Potrebbe cominciare con Kesserling, al quale quando disse che dovevamo fargli una statua rispose Calamandrei. Altri tempi. Gli ultimi iscritti sono Berlusconi al famedio. E il Nobel ai vaccini mRNA, v. * (l’articolo, di un gruppo di medici, docenti universitari e ricercatori inglesi, ha per immagine un tale che indossa il copricapo e l’alloro coi quali viene usualmente rappresentato Dante Alighieri). Anche i tuoi elogi per il comportamento della CGIl sono degni del libro d’oro. Andrebbero iscritti nel registro dei premiati anche i magistrati che esaltano la CGIl dopo questo assalto che puzza di combine per rabberciare la verginità ore prima di appoggiare la Pfizer card per lavorare. E che sono della partita anche nel mantenere questo mondo alla rovescia, dove la Pfizer, quella col cursus honorum più corposo** sovrasta i poteri dello Stato. E dove voi sareste dei valorosi e chi non accetta ciò che fate viene messo in categorie infamanti; classificazione che eseguite, come per il “jab for job”, avvinghiati a quella che dovrebbe essere “la controparte padronale” così come vi siete avvinghiati a Draghi.

*More circus theatre from the ‘safe and effective’ brigade. Hart, 10 ott 2023.
**Justice Department Announces Largest Health Care Fraud Settlement in Its History. US Dept. of Justice, 2 set 2009.

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30 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Giordano “Nella stretta di mano a Henry Kissinger, riconobbi una persona empaticamente sincera”

A proposito di sensazioni a pelle, io invece trassi una buona impressione dal sorriso mite e benevolo di Aldo Moro verso di me, un ragazzotto sconosciuto che lo fissava, quando qualche volta tornando a piedi dal liceo lo trovavo nella 130 blu, fermo al semaforo – di fronte all’ambasciata tedesca – non lontano dal suo studio in via Savoia. Non notai mai l’auto di scorta.

Giordano mostra la mentalità e la sincerità di don Ciccio Tumeo, diffusa tra le forze dell’ordine: “Don Ciccio tuonava ancora: – Per voi, signori, è un’altra cosa. Si può essere ingrati per un feudo in piú, per un pezzo di pane la riconoscenza è un obbligo. Un altro paio di maniche ancora è per i trafficanti come Sedàra, per i quali approfittare è legge di natura.” (Il Gattopardo). Mostra il fiuto di investigatore, che addirittura riesce a capire dai modi se il potente che ha davanti è una brava persona o un sociopatico emulo di Cesare Borgia, il principe scaltro e assassino preso a modello ideale da Machiavelli; o un tirapiedi (“Frattini, fattorino della NATO”. Il Fatto, 6 ott 2012). A mia volta in un’uscita come questa vedo una conferma delle idee che gli ambienti istituzionali dei quali Giordano è espressione mi hanno fatto sviluppare sull’antimafia di successo, sul suo rapporto – parallelo a quello della mafia – con i poteri atlantici, e sui reali criteri e metodi di selezione della classe dirigente che i poteri atlantici applicano sul protettorato italico.

A Moro invece l’incontro con Kissinger lo fece stare male. “One of his collaborators, Corrado Guerzoni, has described a traumatic meeting with Henry Kissinger during which the US Secretary of State attempted to dissuade Moro [ministro degli esteri] from pursuing a political course which he considered profoundly dangerous and mistaken. Moro’s pro-Arab foreign policy also added to the suspicion with which he was viewed in US government circles. The next day he was taken ill in St Patrick’s Cathedral and when he returned he told me repeatedly that he did not intend to resume political life for a long time, without telling me the reason”. Da “Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy”, Willan P. 2002.

Il libro di Willan è sui pupari USA del crimine eversivo, e sui pupi traditori italiani. La mafia vi è citata 88 volte. La mafia è, oltre che all’occorrenza strumento, il grande antemurale del potere; ed è il grande alibi dei suoi fiduciari. Così che questo fiero e smaliziato cacciatore di mafiosi esibisce come un vanto una concezione ancora più candida e inconsapevole di quella del galantuomo Ciccio Tumeo: “quando il Re veniva erano manacciate sulla spalla di mio padre e: Don Lionà, ne vurria tante come a vuie, fedeli sostegni del trono e della Persona mia. … Lo so, Eccellenza, lo so, le persone come voi me lo hanno detto, queste cose da parte dei Reali non significano niente, fanno parte del loro mestiere. Sarà vero, è vero, anzi”.

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8 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Come si faceva con la mafia prima dei processi: ecco lo spregiudicato La Barbera a Venezia”

“Il fenomeno ci fu. E’ finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
L’hanno confermato ieri al mio partito.
Chi lo afferma è un qualunquista cane.”

“La “discontinuità” è l’ancella della normalizzazione”. Parole sante. Solo che ci sono due versioni della discontinuità. Oltre a quella di “destra”, alla Vespa, che vuole tombare, come nella canzone del miglior Guccini, le anomalie tremende, le versioni strampalate, un contesto internazionale ovvio, innumerevoli precedenti, considerandoli privi di valore e di qualsiasi legame col presente, ci sono la discontinuità, la normalizzazione e l’asservimento di “sinistra”. Che, più sottile, considera quei fatti come ciò che in epidemiologia si chiama “coorte chiusa”: fenomeni che ebbero un inizio e proseguono nel tempo, in una evoluzione da seguire. Ma nega, e fa peggio che negarlo, che si tratti invece di una coorte aperta, nella quale nuovi interventi per condizionare il Paese vengono aggiunti. In forme oggi felpate e travisate. Ma anche violente non meno di allora: la riflessione l’ho fatta guardando a come nel distretto di Corte d’appello di Brescia, mentre si chiedono dopo 50 anni improbabili condanne per la strage di Piazza Loggia del 1974 ci si sia come messi al servizio, via Crisanti, e in altri modi, della strage di innesco covid nel 2020 (Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli, e la strage covid in Lombardia orientale). Un guardare al passato per favorire il presente. Un piangere i morti per fregare i vivi.

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27 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Covid, sapremo mai se aggiornare il piano pandemico ci avrebbe salvato la vita?”

Ho sviluppato la convinzione che la mafia venga mantenuta come antemurale dei crimini istituzionali: l’antimafia, resa perenne, serve da alibi, diversivo e legittimazione per coprire e favorire la criminalità istituzionale. Un esempio di mafia dietro l’antimafia è questo. Invece di accertare le cause materiali, e quindi definire relative responsabilità umane, del picco di letalità in Lombardia nel 2020 (1), abnorme per intensità (record mondiale), breve durata e ristrettezza geografica (è stato definito “pinpoint”, a spillo), si insabbia, dietro a una piccola fuorviante caciara. Analisti di alto livello mostrano come potrebbe esserci stata anche una concausa tossica, oltre a quella iatrogena (2). Omertà e depistaggio di massimo livello (3); è lasciata a piede libero la tesi invereconda della strage causata da insufficiente aderenza a direttive di quelli che sono i mandanti; e la si invoca come base per ulteriori scempi e stragi in futuro. La magistratura ha un ruolo indispensabile nel capovolgimento del crimine in legge. L’assetto giudiziario italiano va contato tra i fattori che hanno fatto assegnare al ventre molle d’Europa la strage di innesco (4).

1 Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
2, Martin N. et al. A closer look at Spikeopathy as the explanation for the novel symptoms associated with COVID-19. 21 dic 2023.
3 I quattro livelli del depistaggio
4 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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3 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Non può permettersi i farmaci per la madre: li comprano i carabinieri di Reggio in un gesto solidale”

C’è un problema di base-rate fallacy con i CC dal cuore tenero. La base-rate fallacy, importante nelle indagini giudiziarie – connessa alla prosecutor’s fallacy, la fallacia del pubblico ministero – è fondamentale anche per comprendere il comportamento di forze di polizia e magistrati. Soprattutto in Calabria. Se quello che si vede è che persegui cento massomafiosi apparirai come un valoroso tutore della legalità. Ma se allo stesso tempo ne lasci operare diecimila in realtà stai favorendo la massomafia istituendo una componenda, un equilibrio stabile. Il rapporto odierno tra Carabinieri e interessi globali e locali sui farmaci è più vicino ad un altro articolo de Il Fatto online di oggi 3 gennaio 2024 – a distanza di sicurezza, 45 anni – sull’uccisione di Mino Pecorelli nel 1979, autore A. De Vita, che alle carole natalizie e ai libri illustrati con la Piccola fiammiferaia e altre fiabe commoventi.

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11 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri: “De Laurentiis mi ha regalato biglietti per lo stadio ma li ho restituiti. Se fossi stato operatore ecologico non me li avrebbe dati””

Gratteri usa la retorica del netturbino come paria. “Esposito Gennaro – Netturbino” (Totò, ‘A Livella). Pasolini girò un documentario – non privo di ambiguità – che denunciava la realtà del duro e ingrato lavoro degli spazzini di decenni fa. Oggi gli operatori ecologici possono attendersi dei biglietti omaggio. E’ diventato un lavoro per raccomandati e imboscati. E vengono usati per operazioni di stalking e dileggio, che a chi ne è vittima ricorda i lazzaroni dei Borboni.

A Sambiase, Lamezia, una lapide ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, netturbini del Comune uccisi sotto una rabbiosa pioggia di colpi di kalashnikov nel 1991, non si sa da chi e perché. Tipicamente, Libera ne ha fatto un emblema, che tira fuori di continuo, mentre i responsabili sono rimasti ignoti e impuniti: il contrario di quel che dovrebbe avvenire con un’antimafia seria. Non so nulla di quell’omicidio, non dubito che gli uccisi fossero brave persone esenti da qualsiasi colpa, ma in base a esperienze personali – in Calabria e a Brescia – credo che in omicidi del genere nella rete del contesto causale da disegnare per impostare indagini serie ed oneste dovrebbe essere inclusa tra le possibili variabili l’uso dei netturbini per fini di insulto e molestia. Un uso che viene praticato routinariamente da quella mafia che opera libera e protetta dietro l’antimafia mediatica della quale Gratteri è il principe.

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12 gennaio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di P. Bonacini ““Mescolini non doveva essere allontanato”: il Consiglio di Stato annulla il trasferimento d’ufficio dell’ex procuratore di Reggio Emilia”

Sembra un concentrato delle storture strutturali che danno forma alla porzione togata del sistema di potere:

-La prassi delle cordate che rendono i sedicenti tutori della giustizia dei clientes rosi dalla paura e dalla speranza, della quale Palamara è solo espressione, simbolo e capro espiatorio, va mantenuta.
-Il composto tossico che si sprigiona dalle interazioni tra magistrati e DS deve continuare ad essere prodotto; come vogliono i poteri che entrambi i contendenti servono*.
-Il ruolo del Consiglio di Stato nel fare e disfare con quattro cavilli per preservare uno status quo malato.
-La lotta alla mafia come alibi e paravento legittimante. Un motivo in più per eliminare la mafia in uno Stato sano, un motivo in più per coltivarla nell’assetto attuale.

Il contrasto agli abusi di potere andrebbe rafforzato – o allestito ex novo – non abolito; e dovrebbe riguardare anche i magistrati.

* Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post  di M. Modica ““Messina Denaro fu fermato a un posto di blocco 7 anni fa, ma non fu riconosciuto”: la rivelazione del procuratore De Lucia”

La retorica del “Mancò la fortuna, non il valore”; la stele ad El-Alamein. Lì il valore vi fu (ma non fu sfortuna; furbata sciocca del “duce” nell’accodarsi al fanatismo hitleriano e aggredire nazioni molto più forti e bellicose di noi, consenso generale nell’accettare un avventuriero di provincia come guida, tradimento degli ammiragli di Supermarina, etc.).

Bisognerebbe chiedersi perché un Procuratore della Repubblica, a Palermo, supporta la balla screditante dell’invisibilità pluridecennale, a casa sua, di un capo della mafia, implicato nelle peggiori stragi. Personalmente ritengo che all’Italia sia stato imposto ab extrinseco non solo la mafia, ma un sistema mafia-antimafia. La mafia come strumento cruento e spauracchio, la “lotta” alla mafia di cosca come alibi, copertura, produttore di legittimità e consenso per l’esercizio della mafia di Stato. Per la commissione conto terzi di mafiosità legalizzate a danno del popolo. Lo si vede con l’attuale spoliazione-svendita del Paese, un tirargli il collo dopo averlo ingrassato; o il fargli fornire i morti d’innesco covid (v. Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale); o il ricatto alla Messina Denaro su inoculi peggio che niente. Ciò può spiegare la mafia manzoniana (“se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi” …) e l’imposizione di queste sceneggiate penose.

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29 gennaio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Prescritte tutte le accuse a Renato Schifani, il governatore della Sicilia esce dal maxiprocesso sul Sistema Montante”

“ … come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città“ (Agostino Cordova). Il caso Montante mette a rischio l’omertà su un sistema che è germinato ovunque. L’omertà sul verminaio paramafioso che brulica sotto alle lastre dell’obelisco sacro dell’antimafia. L’antimafia, santa per assioma, offre una copertura ideale. I magistrati non sono gli ultimi a volere che il fenomeno della proliferazione del piduismo, la mafia di Stato, sotto l’intoccabile antimafia, non venga inquadrato nella sua essenza.

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18 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ceriani “Peppino Impastato ‘divisivo’: siamo alla rivendicata equidistanza tra Stato e mafia”

Nel 2012 partecipai a una manifestazione in un paesino della bergamasca, Ponteranica, contro il sindaco leghista che aveva tolto l’intitolazione della biblioteca a Impastato (mi colpì, negativamente, la partecipazione di Leoluca Orlando). Oggi 18 marzo 2024 si celebra, in particolare a Bergamo, la “giornata delle vittime del covid”. Cerimonia-passerella che dovrebbe essere riconosciuta* come analoga alla corona più ricca al funerale degli uccisi dalla mafia: quella mandata dagli stessi responsabili dell’omicidio.

Impastato – che vedeva Badalamenti a braccetto coi carabinieri** – “sentiva un diverso tamburino” e marciava a quella cadenza (Thoreau). Un simbolo autentico di coraggio giovanile che si erge spontaneamente contro l’ingiustizia. Ma ne è stata fatta una statua pellegrina che conferisce sacralità ai portatori, e che viene esibita in processione da un carrozzone antimafia che fa l’inchino ai poteri forti. Ne viene richiesta la devozione da una classe dirigente che usa la lotta alla mafia come alibi per coprire un asservimento che prende anche forme che sono a loro volta culturalmente mafiose. Es. la strage d’innesco covid, e i conseguenti diktat e ricatti mafiosi di Stato. Forse gli studenti prendono le distanze non da un degno modello di giovane eroe, ma dalla strumentalizzazione; percependo una falsità volta a coprire interessi altamente illeciti e ostili al loro futuro.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale
**J Dickie, Cosa Nostra.

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21 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Portò Palamara in gita sull’elicottero della Questura: il Csm la nomina presidente di Corte d’Appello a Catanzaro. Col voto decisivo di Pinelli”

Non c’è risonanza mediatica quindi è tutto a posto. La moglie di Cesare può esser anche una grande generosa, basta che non si sappia in giro. E magari questo si limitasse alle gite in elicottero. Ben altre magagne vengono praticate dalla magistratura con l’unico vincolo del tenerle coperte; condizione che innesca una cascata di altri illeciti, per soffocare le denunce.

Se lo Stato facesse sul serio contro la ndrangheta, il grande alibi, nominerebbe magistrati lontani da immagini di moto d’acqua e elicotteri della polizia al servizio dei vacanzieri. Se i media e la società civile facessero sul serio contro la ndrangheta, il grande alibi per l’asservimento ai crimini dei poteri forti, osserverebbero e denuncerebbero l’agghiacciante frequenza di situazioni opache, o nere, della magistratura in Calabria (un commento su Spagnuolo, procuratore di Cosenza, che va in pensione; e su chi lo sostituirà?). E potrebbero rivolgersi a Lupacchini, che conosce come stanno le cose. Mentre anche il Fatto lo ha allontanato dalla visibilità, privandosi di una voce di alto livello, in osservanza del principio della moglie di Cesare vacca. E per non mettere a rischio la favola di un’antimafia eroica indipendente dalla mafia aliena, quando entrambe sono in larga parte mosse dagli stessi burattinai.

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bari, Ronzulli si sfila dal fronte del centrodestra: “Questo Far West è sbagliato. Modi che non approvo””

“Decaro ha chiesto al Governo di rendere obbligatorio l’uso della mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale dal 6 dicembre al 15 gennaio”; “Decaro rimprovera i cittadini al parco: “Forse non ci siamo capiti, questa è un’emergenza. Giardini di Bari da oggi chiusi””; “Decaro: “Multata persona uscita a fare le pelose”; “il sindaco Decaro rimprovera i cittadini che prendono il sole sul lungomare”

A Canfora, il filologo, Decaro ricorda De Vittorio che capeggiò la cacciata dei fascisti. A me “Er sonatore ambulante “di Trilussa che evita di essere cacciato mettendosi a sviolinare l’inno fascista: Decaro e Ronzulli – l’addetta alle ragazze per B. – sono accomunati dall’essere stati tra i più zelanti nel fascismo iatrogeno covid.

Decaro non sembra un colluso con la mafia; ma uno dei tanti “antimafiosi mondani”. Che sono lontani dalle cosche ma non dalla ubiquitaria cultura mafioide. Ha mostrato col covid di avere l’animo della figura alle radici della mafia: quello del campiere, del gabellotto, che si fa più vessatorio di quanto ordinatogli. Non a caso difeso da Ciotti, mostra l’ambiguità di un’antimafia che si occupa di fornire patenti di angelicità, e la copertura per l’asservimento a grandi interessi illeciti che non sono meno infami della mafia. L’antimafia dei campieri dei poteri forti, con le spalle coperte per peccatucci come compravendite di voti con la mafia doc. Con tra i moventi anche l’interesse a che non scompaia il crimine dal quale trae legittimità.

 

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Vedi anche:

La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

Lo Stato canaro, i polli di Renzo e il bait-and-switch

Le anamorfosi su mafia e cancro

Le operazioni antimafia “mille tonnellate”

Medicina e rischio democratico

I quattro livelli del depistaggio

L’infinitizzazione del Bene e del Male

La terza testa del mostro

L’ ipomafia

Il sinallagma ipomafioso e la giustizia a cricchetto nell’operazione Shylock

Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza

La mafia murina

L’uso del fisco nell’eversione di Stato

La polarizzazione a ferro di cavallo

L’antimafia isomerica ovvero l’antimafia dalle quattro guance. In Milizie bresciane 30 gennaio 2020

I rintocchi funebri del marketing medico

Criminalità mafiosa vs. strutture sociali mafiose. Perché gli uffici giudiziari non dovrebbero esporre le gigantografie di Falcone e Borsellino. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

La decenza precede la santità

Mafia fordista e neoliberismo

Quando è Pietro che si associa a Simon Mago

Un certificato di decenza per le attività antimafia

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La raffinazione della paura

La mafia dietro l’antimafia: il “Parco dell’antimafia bresciana”. Restituzione della scheda elettotale elezioni comunali Brescia 10 giugno 2018. In: Milizie bresciane

Gli orologi a carillon del capitalismo mafioso. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella

Anche il CSM interviene su Alfie

 La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

La pasionaria

Corruzione “qui tam” e sfruttamento

Lettera del 7 aprile 2014 ai PM Rossi e Pesci. In: Nuove P2 e organi interni

La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato

La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali ?

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia

Il tolemaicismo politico

Antimafia e cultura dell’emergenza

Milizie Bresciane

Privacy, sicurezza e panottismo

10 May 2010

Segnalato il 10 mag 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Tutela della libertà di corrispondenza nell’era di internet: anno zero?” del 7 mag 2010

È difficile vivere nei tempi in cui la società si trasforma in Ecclesia, coi reprobi e gli ammessi, e con un onnipotente che sa tutto

Corrado Alvaro, Quasi una vita

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee attraverso ogni mezzo”.

Art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (ONU, 1948)

Il dr Saracino usa parole che avevamo quasi scordato, ricordandoci che abbiamo un fondamentale diritto al segreto secondo l’art. 15 della Costituzione, che tutela la libertà e la segretezza delle comunicazioni. Oggi invece nel parlato comune, e anche nel linguaggio delle istituzioni, si usa “privacy”, eufemismo soft, e non va di moda citare il diritto alla segretezza. La diade privacy/sicurezza viene usata retoricamente: si parla di privacy per bloccare le intercettazioni dei birboni, e di sicurezza per piazzare telecamere, schedare, limitare diritti, etc. Pigiando come un bravo organista ora su uno ora sull’altro di questi due pedali, si ottiene una musica che configura un mondo dove il singolo è sempre più controllato, e il potere è sempre meno soggetto a controllo. Penso che volendo discutere di questi temi – diritto alla riservatezza; intercettazioni; videosorveglianza; database che registrano atti amministrativi, consumi, spostamenti, dati sensibili, etc. – sia oggi divenuto indispensabile introdurre un terzo parametro, una terza “grandezza”, etica, politica, giuridica, che chiamerò “panottismo”, e che rappresenta la asimmetria tra controllori e controllati.

Il Panopticon, progettato da Bentham, è una costruzione che ottimizza il controllo. E’ composta da un anello di celle con al centro una torre di guardia. Nel modello puro di panopticon le celle sono aperte verso l’interno, senza la porta e senza l’intera parete della porta, così che il prigioniero sia costantemente esposto allo sguardo dei guardiani nella torretta. Il panopticon è stato assunto da Foucault, in “Sorvegliare e punire”, come simbolo della relazione asimmetrica di potere costituita dal controllo invisibile, che vede senza essere visto; simbolo dei “dispositivi disciplinari” che impalpabilmente permeano l’intera vita dei controllati. Platone, nella Repubblica, usa la leggenda dell’anello di Gige, che rende invisibili, per mostrare come l’essere invisibile tra i visibili porti all’empietà, perfino se si è giusti. Uno psichiatra, Abreu (Come diventare un malato di mente, Voland, 2005) parla dell’asimmetria di potere basata sul controllo che si sta instaurando ai nostri tempi. Per Abreu, come per altri prima di lui, il segreto è la fonte del potere. Il potere difende con le unghie i suoi segreti, anche istituzionalizzandoli: segreto di Stato, bancario, professionale, istruttorio etc.. Allo stesso tempo, pratica forme crescenti di intrusione nella sfera privata che portano a gravi conseguenze, politiche  e psicologiche: forme derivanti da una volontà di “trasformare ogni persona in un elemento manipolato, senza spazi di autonomia né di critica”. Abreu consiglia: “non fidatevi di chi vuol sapere tutto di voi senza raccontarvi niente in cambio”. L’opposto dell’insegnamento della trasmissione “Il grande fratello”, che spinge i giovani ad accettare e agognare giulivi di vivere sotto una rete di telecamere; beccandosi tra di loro in continuazione come polli, cercando di fregare i compagni, e, notare, confessandosi regolarmente all’autorità. Un bel modello di vita. L’ocaggine popolare che si sposa con la paranoia del potere.

Il controllo mediante strumenti tecnologici può essere una forma di oppressione internalizzata erga omnes, ma può anche servire a fermare determinati soggetti invisi al potere. Usato con ostentazione, può divenire una forma di intimidazione, di condizionamento degli oppositori. Non più il lebbroso, cioè l’isolato, ma l’appestato, cioè il controllato, scrive Foucault. Il controllo esibito, nel quale al soggetto viene fatto sentire che ogni suo passo è sotto l’occhio di un guardiano. Così che sa che a quell’incrocio incontrerà quel certo mezzo; che non potrà entrare o uscire da una libreria o una biblioteca senza incrociare sulla porta un paio di CC o di PS o di vigili urbani; che la spesa ai supermarket la si va a fare solo con una “scorta” di polizia; che non tornerà mai a casa senza avere incontrato almeno un mezzo della polizia; sa che quando dice o fa qualcosa di sgradito oltre al silenzio ufficiale troverà puntuali per strada microincidenti sibillini ai quali non farebbe molto caso se non fossero costanti e prevedibili; dal Carabiniere così maldestro che nel cuore di Brescia, in Piazza Paolo VI, di fronte al duomo, ti punta inavvertitamente il mitra addosso; agli spazzini della municipalizzata che in pieno giorno, sempre solerti con le spazzatrici stradali, al punto di impolverarti con quello che sollevano da terra, soprattutto davanti al duomo, sono però così sbadati che ti schizzano con le lance ad acqua ad alta pressione, con le quali si scrosta anche lo sporco più tenace. (Poi ci sono anche le operazioni interforze, a tenaglia, dove si resta presi tra spazzatrice e poliziotti, che quindi ti chiedono i documenti; sempre davanti al duomo). Decine di varianti su questi schemi, ripetute centinaia e centinaia di volte, possono essere usate senza tregua per porre una persona formalmente libera in uno stato non dichiarato di detenzione e di privazione dei diritti; uno stato simile, non solo metaforicamente, a quello del Panopticon. Questo controllo è anche uno strumento capace di provocare, invisibilmente, danno fisico. Può così trasformare la persona più distratta ed estraniata in un braccato che si aggira per la città come se fosse in una giungla abitata da belve e cannibali. Ai tempi della cavalleria si diceva che l’arco, che colpisce da lontano, è l’arma dei vigliacchi. Spero un giorno di poter raccontare per esteso come l’arma dei vigliacchi oggi siano le telecamere.

Il panottismo odierno è conseguenza delle nuove tecnologie, che hanno permesso forme di controllo ben più potenti di quelle pensate da Bentham, l’eccentrico padre dell’utilitarismo. Ricordo in USA una sera a un party del reparto di anatomia patologica dove lavoravo, che un tecnico di laboratorio, una donna, dopo avere attinto alla coppa del punch un po’ di volte raccontò che col marito avevano comprato per poche decine di dollari uno strumento che permetteva di captare le conversazioni dei vicini, e quanto ciò fosse divertente. Una piccola telecamera oggi costa pochi euro; e le telecamere possono facilmente essere collegate a computer, che possono conservare i dati ed effettuare potenti elaborazioni. Le telefonate sono facilmente controllabili da chi ha ne ha i mezzi, mentre è estremamente difficile impedirlo. Le onde elettromagnetiche sono una fondamentale realtà fisica; noi coi nostri sensi  non percepiamo che una minima parte del mare di onde elettromagnetiche nel quale siamo immersi; oggi con la tecnologia si è trovato il modo di produrre e imbrigliare tali onde, e di rilevarle quando siano usate per comunicare. Esiste lo “spazio hertziano”, e ora che lo abbiamo colonizzato facciamo fatica a comprendere che in esso valgono leggi fisiche e conseguenze di leggi fisiche differenti da quelle del mondo macroscopico che conosciamo per stato di natura. Si è trovato il modo di rilevare anche le altre forme di comunicazione; inclusa, come osserva Abreu, buona parte della comunicazione con noi stessi. A ciò si è aggiunto il trattamento digitale, che permette di conservare e processare quantità a piacere di informazione in maniera altamente flessibile e a basso costo. Va riconosciuto che viviamo letteralmente in un altro mondo rispetto a pochi anni fa; viviamo in una “infosfera”, dove le informazioni vengono emesse, e anche raccolte, con grande facilità; dove quindi mantenere la riservatezza è divenuto oggettivamente difficile. Al tempo nel quale furono sanciti i princìpi sulla segretezza e sulle relative eccezioni in nome della sicurezza vi era un mondo possibile, parallelo al mondo reale, dove era facile controllare le comunicazioni. Ora siamo passati in tale mondo; è questo nuovo mondo reale che ora abitiamo che l’etica e il diritto devono considerare.

Secondo il famoso saggio di Walter Benjamin, col sopraggiungere della sua riproducibilità tecnica l’opera d’arte ha mutato la sua essenza; e anche la sua funzione e il suo ruolo sociale. Oggi è accaduto qualcosa di simile con il progresso tecnologico nella sorveglianza e nella intercettazione. Prima, fino a pochi anni fa, il diritto alla segretezza corrispondeva al divieto di superare gli ostacoli materiali e tecnici che si frapponevano tra la volontà di sorvegliare e intercettare e l’esecuzione di tale volontà. Oggi con lo sviluppo dell’elettronica e del digitale, per il potere, e in alcuni casi anche per i comuni cittadini, tra la volontà di spiare o controllare e il suo soddisfacimento non c’è che un passo. Le innumerevoli registrazioni video sono eseguite a tappeto, così che solo una percentuale infinitesima viene utilizzata per le indagini giudiziarie; per le aziende telefoniche registrare le telefonate è un gioco da ragazzi. In alcuni casi, come per le email, raccogliere le informazioni è in pratica consustanziale al servizio. Le tecniche di marketing di datamining e profiling sono ad uno stadio avanzato. E’ esperienza comune che se si cerca un prodotto online, poi per un periodo la pubblicità di quello stesso genere di prodotti apparirà aprendo pagine web che prevedono pubblicità. Non si è distanti da una situazione dove tutto ciò che viene prodotto o scambiato per via elettronica viene conservato e catalogato (e con “Echelon” si è già in questa situazione).

L’espressione “diritto affievolito” per me ha il suono di una moneta falsa; ma qui c’è un diritto, quello alla riservatezza per il semplice cittadino, che è stato oggettivamente affievolito, non da abili annacquatori dei patti costituzionali, ma dalla realtà storica e materiale. Giuristi e filosofi del diritto hanno senza dubbio studiato questi casi, nei quali un mutamento epocale “spiazza” alcuni diritti, e la loro tutela. Pensiamo a come muterebbe il dibattito sulla morte pilotata, o quello sul “testamento biologico” che lo maschera, se, ipoteticamente, il nostro corpo fosse provvisto di un “bottone di spegnimento” e bastasse premerlo per darsi la morte; o si potesse programmarne l’azionamento in funzione di alcuni parametri vitali, es. l’attività elettrica cerebrale. Un bottone rudimentale di questo genere è già stato inventato da molto tempo: le armi da fuoco, che hanno una “levetta di spegnimento” con la quale è possibile spegnere la vita, soprattutto l’altrui, sia pure con alcune limitazioni come la disponibilità di un’arma, il dover prendere la giusta mira, trovarsi a distanza utile, etc. Secondo alcuni storicamente sarebbe stato proprio il mutamento dei rapporti di forza provocato dalla relativa disponibilità delle armi da fuoco, che permettono di colpire a distanza, ad avere spinto verso forme di governo più democratiche. In effetti, già Machiavelli, nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, aveva avvisato il Principe di non tirare troppo la corda nello spogliare i sudditi della “roba” e dell’onore, perché un coltello è alla portata di tutti; con le armi da fuoco il potere ha dovuto farsi più guardingo. Così un progresso tecnologico che ha generato dei mali, paradossalmente ha anche causato un parziale riequilibrio di forze tra governanti e governati, tra oppressori e oppressi. Sono un obiettore di coscienza, non porto armi, e sono contento di questa scelta, anche se Machiavelli predice la “ruina” ai disarmati. Ma il diritto a portare armi di difesa previsto dal secondo emendamento della Costituzione USA mi appare meno sinistro e barbaro ora che conosco il mondo un poco di più di quando avevo vent’anni. Le strumentazioni tecnologiche di controllo hanno alcune somiglianze con le armi da offesa, e costituiscono forme di difesa dalle armi; e c’è il rischio che, come con le armi nei paesini del Sud, alla fine ad averle e adoperarle siano solo i delinquenti; oltre alle forze di polizia, naturalmente.

Il film “Il mestiere delle armi” di Olmi racconta la morte di Giovanni dalle Bande Nere nella imbelle Italia rinascimentale. Il condottiero fu ferito ad una gamba da un colpo di falconetto, un pezzo di artiglieria leggera, arma modernissima per quell’epoca. (A dare i falconetti ai luterani era stato il duca di Ferrara Alfonso d’Este. I lanzichenecchi ebbero così via libera per Roma, che misero a sacco. Del resto, ad appoggiarsi a potenze straniere a danno di italiani al duca glielo doveva avere insegnato, con l’esempio, il papato, che anche in questo ha una tradizione millenaria). Il film si conclude con una citazione dell’epoca, che condanna le nuove armi da fuoco come disumane e vili, e augura che vengano bandite. La storia mostra che le armi da fuoco non vennero soppresse in quanto poco cavalleresche, e che quello in realtà era appena l’inizio. E’ illusorio cercare di fermare con argomenti di principio, o anche con leggi, progressi tecnici che danno potere; occorre trovare altri modi per contrastarli. Ciò vale anche per il nuovo scenario delle forme di intercettazione e sorveglianza.

Il problema non è più solo l’equilibrio tra riservatezza e sicurezza; ma è anche quello del panottismo, dell’equilibrio tra l’essere controllati e il controllare nei rapporti tra il cittadino e lo Stato, e tra il cittadino e i soggetti forti. Una grandezza non assoluta ma relativa: data dal rapporto tra i due controlli. La difesa della sempre più risicata “privacy”, e della segretezza tutelata dalla Costituzione, è necessaria ma da sola è insufficiente, perché ora col panottismo contano i rapporti relativi, oltre che gli assoluti; è illusoria, perché per chi ne ha i mezzi spiare è diventato facile come camminare; è ingannevole, perché l’affermazione ufficiale che non si sta spiando non può essere facilmente smentita; ed è controproducente perché quando i politici oggi chiedono che ci sia maggiore “privacy” intendono essenzialmente il diritto dei potenti a farsi i fatti loro senza essere disturbati da polverose ubbie sul dovere di non versare né intascare tangenti, di non vendersi a poteri maggiori, etc. . D’altro lato, è in nome della sicurezza, si sa, che spesso viene tolta la libertà; aveva ragione Franklin a dire che chi cede libertà fondamentali in cambio di un po’ di sicurezza non merita nessuna delle due.

Credo che una risposta realistica alla nuova insidia a diritti inalienabili vada cercata in forme di reciprocità: nel ridurre lo squilibrio rappresentato dal panopticon. Se prima il potere controllava 100, e veniva controllato 10, oggi che controlla 1000 non può chiedere di essere controllato 3. Se si è in un paesino del Far West, che non si può pensare divenga per decreto una comune di gandhiani, allora che tutti possano portare la Colt al cinturone è il male minore. E’ stato osservato che le tecnologie avanzate a volte sono indistinguibili dalla magia; se Tizio e Caio giocano a carte, e Tizio ha acquisito una vista magica, che gli permette di sapere che carte Caio ha in mano, allora la richiesta di Caio di vedere le carte di Tizio, in modo da giocare entrambi a carte scoperte, è equa, anche se superficialmente appare come una pretesa assurda. Se difficilmente si può impedire al potere di esercitare un maggior controllo sul popolo, allora si deve riconoscere al popolo, tramite le istituzioni che agiscono per lui, un maggior controllo sul potere.

Pertanto le intercettazioni giudiziarie nell’ambito di indagini su un reato non solo non vanno ridotte, ma, su giuste e rigorose motivazioni giuridiche, vanno potenziate e rese più facili, come forma di controllo democratico sul potere, al fine di riequilibrare lo scompenso informativo. Massima cura va posta nel rispettare la sfera puramente privata dei potenti, che da questo punto di vista sono come tutti gli altri (e sarebbe ora di finirla di divulgare intercettazioni a contenuto piccante e grassoccio sui potenti, che danno loro l’appiglio per chiedere la “tutela della privacy”); massima cura va posta nell’impedire che i poteri che possono intercettare legalmente facciano un uso strumentale di questo mezzo, intercettando solo chi gli conviene, quando gli conviene; ma andrebbe stabilito che, essendo cambiato il mondo, i potenti, che da questo cambiamento traggono i maggiori vantaggi, devono anche loro essere esposti a maggiori controlli rispetto al passato, per ciò che attiene alle loro prerogative pubbliche. Andrebbe stabilito che la comunicazione interpersonale e la privacy sono state rese più permeabili al controllo, ad opera del potere, e che quindi non solo il potere non può chiedere maggiore opacità per sé, ma deve adeguarsi al corso che ha creato. In generale, all’introduzione di ogni nuova forma di controllo da parte del potere dovrebbe corrispondere una nuova forma di controllo sul potere. Altrimenti si torna indietro rispetto alla democrazia; allo squilibrio che c’era prima delle armi da fuoco e prima ancora. Il panottismo tecnologico appare far parte di una tendenza alla restaurazione, mediante tecniche modernissime e sofisticate, di forme di potere che parevano consegnate ai libri di storia. Si parla di aggiornamento della Costituzione; ma spesso con ciò si intende indebolimento anche formale dei già malconci diritti costituzionali. Un vero aggiornamento della Costituzione e delle leggi dovrebbe servire ad adeguare la salvaguardia degli stessi princìpi fondamentali ai mutamenti storici.

La constatazione del nuovo stato di cose può portare a distinguere più nettamente tra raccolta, utilizzo e divulgazione dei dati. Come detto, un tempo il problema principale era la raccolta, e i divieti e i regolamenti facevano perno su tale difficoltà. Oggi tale barriera si è abbassata, e per alcuni non esiste più; bisogna prenderne atto, anziché proseguire su una linea ormai anacronistica; e correre ai ripari, che possono consistere in un riposizionamento su posizioni più difendibili. Per l’utilizzo e la divulgazione le regole, se non dovrebbero essere indebolite, come chiede Berlusconi, e come piacerebbe anche a molti altri, non dovrebbero neppure cambiare radicalmente; l’interesse del pubblico ad avere informazioni su reati e comportamenti di chi li governa va contemperato con quello alla riservatezza, e anche col diritto alla solidità delle informazioni divulgate. Va osservato che la tecnologia, se da un lato facilita la raccolta, dall’altro permette di separarla più nettamente dall’utilizzo e la divulgazione, e quindi di controllarne almeno gli effetti. Si potrebbero introdurre registrazioni crittografate, dove i dati vengono fin dall’inizio trascritti in memoria in forma crittata (e non crittati successivamente). Informazioni “desemanticizzate”, private del pur minimo significato, che può però essere recuperato, ma non da chi le raccoglie o da altri: solo se così disposto dai magistrati, che dispongono materialmente delle chiavi per decrittare. Se per esempio un commerciante vuole inquadrare con una telecamera un tratto di strada  pubblica per proteggere la saracinesca del suo negozio dagli scassinatori, e così facendo inquadra h24 anche i passanti e il parcheggio davanti a un’abitazione privata, allora dovrebbe essergli permesso di impiantare una camera, ma solo di un modello che critti i dati, in maniera che questi possano essere decrittati solo con chiavi custodite dall’autorità, e quindi possano essere letti non da lui stesso o da altri a piacere, ma solo su disposizione del magistrato per motivi d’indagine.

La facilità di raccolta non può essere impedita, ma il panottismo che provoca va contrastato. Per riportare entro un sistema di “checks and balances” il panottismo che oggi si aggira selvaggio nell’attuale infosfera si può pensare, se ciò non travolge troppi princìpi giuridici stabiliti, a forme  di raccolta di massa di dati, es. le telefonate, ma nella forma crittata detta sopra. Occorre pensare a tale inedita varietà di informazione: non si ha un filmato o una registrazione, né assenza di dati; ma una nuova varietà di informazione, un’informazione in potenza, che i metodi crittografici permettono di controllare. I dati andrebbero raccolti non solo, come già avviene, da privati o da forze statali “deviate”, ma anche dallo Stato; senza che però nessuno, incluso lo Stato – neppure a scopo preventivo – possa leggerli se non con l’autorizzazione del magistrato, che ordina la decrittazione in base alle motivazioni classiche consolidate. Non dovrebbero esserci eccezioni al controllo “desemanticizzato” per le “alte cariche“;  che anzi dovrebbero essere le prime; insieme ai magistrati, i poliziotti, i servizi, anche loro custodi che dovrebbero essere meglio custoditi. Se si forma, inevitabilmente, una raccolta di dati sensibili, anche in chiaro, come i database commerciali, tale raccolta deve essere messa in qualche modo sotto il controllo dei cittadini mediante lo Stato; al quale a sua volta va impedito il più possibile libero accesso a tali dati. L’obiettivo dovrebbe essere quello di evitare lo squilibrio informativo, l’invisibilità che osserva, soprattutto a favore di soggetti forti. Qualcosa di in fondo non molto diverso avviene già con acquisizioni da parte degli inquirenti di registrazioni in chiaro delle telecamere di sorveglianza che nessuno guarda normalmente, ma che hanno registrato immagini su un’area che casualmente è divenuta rilevante per le indagini su un reato; o con quelle dei tabulati telefonici. Non bisogna sottovalutare neppure la capacità della tecnologia di fornire strumenti per questo riequilibrio. Penso sia possibile un sistema di crittografia che impedisca, non in forza del dettato della legge, ma fisicamente, letture non autorizzate, con un sistema di chiavi distribuite a più soggetti istituzionali; con le solite eccezioni di fatto delle forze che comunque se ne fregano anche della parvenza della legalità, facendosi vanto di infrangere i segreti (e che se potenti, es. NSA, sono comunque coinvolte ab initio nel disegno degli algoritmi di criptazione). Ma la democrazia e le sue leggi non possono rimanere con l’arco e le frecce davanti a chi ha i fucili.

Occorre inoltre riconoscere al singolo cittadino un maggior potere di sorveglianza su ciò con cui viene a interagire. In USA vidi un nero ben vestito estrarre una macchina fotografica davanti a un massiccio poliziotto che aveva messo la sua faccia, che protrudeva da una testa di dimensioni bovine, a pochi centimetri da quella di un esile ragazzino nero; evitando così al negretto, che i poliziotti avevano fermato perché insieme ad altri si divertiva a rotolarsi sui cofani della auto in sosta, ammaccandoli, guai che minacciavano di divenire maggiori di quelli che si meritava. Posso testimoniare per esperienza personale che avere una macchina fotografica o una telecamera in mano può ridurre, anche se non eliminare, gravi forme di abusi e di molestie gratuite da parte di chi può usare il potere dello Stato, e può abusare dei mezzi per la sicurezza e delle tecnologie legali di sorveglianza; portare una telecamera è un peso e un vincolo, ma può evitare che le provocazioni trascendano in incidenti veri e propri. Penso che i cittadini dovrebbero, per equilibrare almeno parzialmente il panottismo, potersi dotare, se lo desiderano, di forme di controllo elettronico personali. Per esempio, minitelecamere che registrino tutto ciò che appare “in soggettiva” nel loro campo visivo quando escono di casa. Se il tabaccaio può filmarmi mentre passo davanti al suo negozio, se altri possono farlo, pare, senza dover neppure chiedere alcuna autorizzazione a nessuno, così che vengo filmato in continuazione da decine di telecamere a mia insaputa, dovrei potere a mia volta registrare ciò che avviene davanti a me. Il mio campo visivo, e ciò che vedo, è il bordo tra la mia persona e il mondo esterno e gli altri, è qualcosa sulla quale ho dei diritti e posso quindi esercitare tutele adeguate e proporzionate alle circostanze. Oggi invece tale bordo, tale terreno comune, è oggetto di “enclosure” da parte del potere. Si potrebbe regolare il permesso all’uso, e potrebbe essere estesa anche a tali strumenti la differenziazione tra permesso di raccolta crittata, di visione in chiaro e di divulgazione; limitando la raccolta a luoghi esterni, o subordinandone l’uso alla presenza di una situazione di pericolo o a un fumus persecutionis; o forse alla fine si dovrebbe liberalizzarli del tutto. Pensiamo a come sarebbero utili nelle situazioni di stalking; da parte di un ex partner fuori di testa (o anche per documentare lo stalking di polizia, tanto monotono quanto capace di acuti creativi). Potrebbero essere di fondamentale utilità contro i reati convenzionali. Forme regolamentate di controllo elettronico personale potrebbero prevenire crimini, facilitare ricostruzioni, appianare dispute legali, evitare errori giudiziari. Ho sentito Luciano Lutring, l’ex “solista del mitra” che ora tiene conferenze, commentare, col tono dell’artigiano che dice “ormai le costa meno comprarla nuova che farla riparare”, che oggi con le telecamere i rischi nel rapinare le banche sono tali che per i professionisti seri e con la testa sulle spalle è meglio mettersi a lavorare. Ma se gli strumenti elettronici che difendono le banche dai rapinatori, e, genericamente, chi sta meglio da chi sta peggio, ormai costituiscono una florida industria, strumenti analoghi volti a difendere il debole dal forte stentano ad essere sviluppati e commercializzati.

C’è anche il panottismo medico. Siccome poco importa, applicando la reciprocità, poter all’evenienza sapere che il medico di famiglia ha i calcoli alla cistifellea, o il CEO della multinazionale e il politico che hanno architettato l’ennesima truffa da bambini facevano la pipì a letto, bisognerebbe ridurre questo panottismo in radice, chiedendosi caso per caso se le mirabolanti innovazioni informatiche vanno nell’interesse del paziente o del business. (Comunque, un manuale di medicina anglosassone consiglia al medico di non parlare mai del proprio stato di salute ai pazienti). Nel dibattito pubblico si ammette che i database sanitari possano pregiudicare il diritto alla riservatezza su dati particolarmente delicati, e portare a situazioni di discriminazione, ma questo non è l’unico pericolo. Il fascicolo sanitario elettronico, dove sono raccolti tutti i dati sanitari del singolo, che trasforma in “fatti” indiscutibili dati che a volte sono frutto di errori più o meno legati a interessi illeciti, appare come un pericoloso strumento del prossimo venturo “Stato terapeutico”; un controllo accoppiato a autentiche forme di censura  istituzionalizzata delle informazioni al pubblico e a volte ai medici (es. la European Medicines Agency ha rifiutato a un cittadino irlandese l’accesso a dati sulla sicurezza di un farmaco che  appariva provocare tendenze suicide, sostenendo che le regole della UE sulla trasparenza non si applicano alle reazioni avverse da farmaci).  Mentre abbondano gli stucchevoli discorsi sull’umanità delle cure, non ci si preoccupa di come queste nuove tecnologie possano portare il processo di cosificazione del paziente verso livelli ancora più alti. Va considerato anche che la registrazione digitale consente manipolazioni che erano più difficili col cartaceo e coi supporti analogici. Non ci si chiede con quali misure si preverranno falsificazioni della cartella clinica elettronica e degli esami per eliminare le tracce di reati. Si parla invece allegramente di “medicina virtuale”, e si attende impazienti la colonscopia virtuale (una nuova tecnica radiologica basata sull’elaborazione digitale delle immagini). Per evitare dolorosi dispiaceri ancora peggiori di quelli che possono derivare dalle tecniche tradizionali sarebbe meglio avere un atteggiamento scettico e diffidente sull’utilizzo dei mezzi elettronici nelle cure mediche.

Evviva, siamo nel mondo nuovo. La proposta che abbozzo sul contrasto al panottismo non aumenta la civiltà, perché allontana dalla natura umana, ma vorrebbe limitare i danni. Persa l’innocenza originale, non si può ricrearla, ma occorre costruirne una artificiale. La richiesta di potenziare le intercettazioni suona giacobina. L’idea di conservare tutte le comunicazioni mi dà lo stesso sconforto degli scritti di Borges che descrivono situazioni simili, con biblioteche sconfinate che contengono tutti i libri scrivibili di 410 pagine, e mappe in scala 1:1, che si sovrappongono esattamente al territorio che descrivono. Dotarsi di una videosorveglianza personale è una conclusione che, oltre a generare a sua volta altri grossi problemi giuridici, è triste, ricordando quel grottesco personaggio di un film di Almodovar, che girava con una telecamera fissata sulla sommità della testa. Stiamo comunque andando verso il cyborg: la propaganda stimola le nostre speranze mostrandoci esseri ibridi parte uomo parte macchina. Sui media sono celebrati sempre più spesso atleti con protesi meccaniche, ed esiste anche una saggistica accademica che giustifica ed esalta queste chimere. Ne beneficiano trapianti e protesi, terapie delle quali al pubblico vengono fatte conoscere solo le luci. Un recente studio ha riscontrato che le aspettative dei pazienti sulle protesi articolari sono superiori a quelle dei chirurghi che le impiantano.

E’ un po’ singolare che a proporre una tale simbiosi, a proporre di affiancare agli occhi e alla mente una telecamera e una scheda di memoria, sia uno come me, che è fortemente contrario all’esaltazione acritica delle tecnologie ingegneristiche applicate al corpo; che non ha messo neppure lo spioncino alla porta di casa, e per strada, se proprio un elefante non gli tagliava la strada barrendo, non si accorgeva di ciò che avveniva attorno a lui; che è tra coloro che apprezzano come uno dei maggiori piaceri della vita il camminare per il gusto di camminare, muovendosi liberi, senza impacci e impicci, senza una meta precisa, assenti rispetto alla quotidianità, seguendo la topografia dei pensieri più che quella delle vie; il piacere di sentirsi immersi nel mondo senza essere del mondo; sulle strade bianche e lungo i mattoni rossi del senese, dove la bellezza assume un volto semplice e naturale; tra i resti di quello che per tanti secoli fu il maggior faro, la Roma entro le Mura Aureliane, sciatta e sontuosa; sulla groppa di ordinati viali anonimi e senza fine del New England; e perfino nell’affannato reticolo di strade, che trasuda grettezza, del quadratino di Bassa lombarda dove ora abito. Ma questo appartiene a un mondo perduto, al quale non è possibile ritornare.

v. anche:

Sovranità popolare e informazione

La riduzione al sintattico nella lotta al Principe

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Blog Malvino

Commento del 9 apr 2011 al post “Panopticon” del 9 apr 2011

Mi dispiace che della metafora del Panopticon si sia impossesato Capezzone; per me rappresenta, piuttosto efficacemente, l’asimmetria tra controllori e controllati, come detto da Foucault:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/05/10/privacy-sicurezza-e-panottismo/

Asimmetria che è proprio quello cui mira il padrone di Capezzone.

Su Wikileaks la penso come Tarpley, che ha scritto trattarsi di un’operazione di “limited hangout”:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

Ora non resta che aspettare che Capezzone o un altro scagnozzo parlino di limited hangout a danno di Berlusconi, mentre il dissenso blogger si attiene scrupolosamente alle linee guida dettate dall’alto, come il riconoscimento di Assange come voce libera.

Bentham era un eccentrico. Volle che il suo cadavere, imbalsamato, fosse esposto in una sala dell’University college di Londra, dove tuttora si trova. Speriamo che il dissenso italiano prenda un poco d’esempio da lui, e non si limiti a ripetere quello che gli viene propinato da Mediaset, Rai e c. come “antisistema”.

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Blog de Il Fatto

Commento del 26 dic 2011 al post di S. Santachiara “Accuse di plagio, rischia il progetto web antipedofilia del tycoon berlusconiano” del 26 dic 2011

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Nel post “Privacy, sicurezza e panottismo”, del maggio 2010, ho proposto anch’io di conservare in forma crittata, e inaccessibile salvo procedura formale dell’autorità giudiziaria, tutto ciò che passa per i canali elettronici:

http://menici60d15.wordpress.c…

come conclusione di una riflessione teorica sulle violazioni della privacy e della libertà personale commesse col pretesto della sicurezza. Riflessione scaturita dall’indebito monitoraggio e stalking cui ero e sono oggetto; grazie a una magistratura a dir poco compiacente. I dati crittati andrebbero però tutelati nella maniera più rigida, incluso un sistema a chiave multipla, distribuita tra più soggetti istituzionali, come ho scritto. Neppure ai magistrati si può consentire di avere un controllo esclusivo su dati del genere. Lasciarli poi nelle mani delle forze di polizia, o di certi soggetti con le insegne della Telecom, che nella mia esperienza sono strettamente integrati con le forze di polizia in questi abusi, è come mettere il lupo a guardia dell’ovile. Francesco Pansera

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Il giornalista Santachiara sarebbe ancora più grande se producesse la documentazione e le date che mostrano come siano state presentate “molto prima del Maggio 2010” le idee che l’ing. Corradi accosta alle mie rivendicandone la priorità, es. la conservazione crittata delle riprese di videosorveglianza: affermazioni per le quali non ho trovato riscontri né nel suo articolo né su internet. Ciò per completezza e correttezza di informazione, tanto più che il tema è quello della corretta documentazione e registrazione dei fatti pregressi a fini di giustizia; in modo inoltre da riconoscere “unicuique suum”, tanto più in un articolo che parla di plagio; e anche perché, come Santachiara mette in luce, in tema di controlli per la sicurezza è facile che se ne occupino persone interessate a tutt’altro che la tutela dei diritti; ed è quindi necessaria un’informazione chiara e precisa, che consenta di evidenziare le finalità autentiche e il valore politico delle varie proposte sui metodi di controllo.
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Gentile ingegnere Corradi, il mio recapito è : F. Pansera, Via Tosetti 30, 25124 Brescia. Non ho detto che Lei abbia commesso un plagio col suo sistema Antares; anche se mi è successo in passato di pubblicare un’idea, e poi vederla, dopo molti anni, oggetto di diversi brevetti internazionali (i cui autori hanno comunque citato la mia pubblicazione nella domanda di brevetto); es. “Prophylactic and therapeutic treatment of the ductal epithelium of a mammary gland for cancer” Sukumar et al. J Hopkins university school of medicine. Patent 7196070, 2005.Tra l’altro io non mi sono riferito specificamente alla navigazione su web dei dipendenti di aziende private, ciò che il sistema Antares controlla, ma ad un generale riequilibrio, sotto il controllo dello Stato, di quella condizione che chiamo panottismo, cioè la crescente asimmetria del controllo tra popolo e potere (e che è cosa diversa dalla privacy). Lei sarei grato se mi mostrasse anche come e quando è sorta l’idea di registrare in maniera inaccessibile la videosorveglianza, pratica che avrebbe risolto il caso Gambirasio Lei dice, e che invece ho considerato espressamente. Non sono in affari, ma credo sia importante evitare che l’implementazione non corretta di simili accorgimenti aggravi una situazione già antidemocratica invece di risolverla.
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Il suo acido commento si potrebbe ribaltare: spesso una volta generata un’idea, implementarla non è così difficile. La crittografia delle registrazioni non è una invenzione epocale, ma, in linea di principio, l’elementare trasferimento e adattamento di tecniche già esistenti. Tanto che un non addetto ha potuto concepirla, e una moltitudine di informatici potrebbe metterla in atto. La teoria retrostante che la motiva sul piano etico e politico, che naturalmente attende di essere sviluppata, forse è più complessa. Io però mi astengo da simili comparazioni, perché ho grande rispetto per quelli che si occupano di tecnologia “hands-on”, e per i risultati che possono raggiungere. Ne ho di meno per chi ripete l’ideologismo tecnocratico che le idee (degli altri, non le loro) sono poca cosa, sono res nullius, che si trova per terra; che confonde il “come” costruire una cosa col “cosa” costruire e “perché” costruirla; o col perché non costruirla. E’ da oltre vent’anni anni che osservo che il plagio (parlando in generale) è a volte anche una forma efficace di censura: alcune proposte concettuali possono essere disinnescate togliendole a chi le ha avanzate con certe motivazioni, con certi fini, e mettendole in mani sicure; come quelle del Tiger team Telecom, per esempio.

Il ladro e il viandante

30 April 2010

Segnalato il 30 apr 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Qui tam pro domino rege. Riflessioni sul caso della dr.sa Arcifa” del 27 mar 2010

Prendo spunto dal commento della dr.sa Arcifa per proseguire la riflessione sul mio sito. Ci sono tanti casi possibili, diversi tra loro. Denunciare le scorrettezze e i reati degli uffici delle imposte, che, sia sul piano popolare che su quello ideologico, non sono le burocrazie più apprezzate e benvolute, è uno fra i tanti casi possibili. Come ho scritto altrove, denunciare chi ruba per sé anziché per il Principe può essere visto con favore in ambienti principeschi. Nel 2009 è cominciata la grande frenata sulla spesa sanitaria, e in USA, con la presidenza Obama, si sono messe in discussione, almeno verbalmente, regole che parevano sacre, come quelli sugli screening tumorali (mentre in Italia, se la “linea della palma” si espande verso Nord, la “linea del mammografo” geograficamente procede nel verso opposto); probabilmente non è un caso che nello stesso anno la denuncia di uno dei tanti giochi truffaldini di una potente multinazionale sia stata profumatamente ricompensata, dopo tanti episodi di “whistleblowers” in campo biomedico che se la sono vista brutta. Un caso finora raro: anni fa è stato osservato che le probabilità per un whistleblower di ricevere le ricompense previste dalle leggi USA, anziché la consueta scarica di legnate, sono pari a quelle di una vincita al lotto. E’ di questi giorni la notizia che un altro whistleblower riceverà dal governo USA 45 milioni di dollari; la società denunciata, l’AstraZeneca, ne pagherà 520 al governo USA per marketing di indicazioni improprie di un farmaco antipsicotico, il Seroquel. (AstraZeneca ha comunicato per il primo quarto dell’anno un incremento dell’utile operativo del 10%, a 3.86 miliardi di dollari). L’Attorney general Eric Holder ha detto a proposito che “[tali] atti illegali delle compagnie farmaceutiche possono mettere a rischio la salute del pubblico, corrompere le decisioni mediche, e prelevare miliardi di dollari direttamente dalle tasche dei contribuenti” (che è una sintetica descrizione di ciò che “happens all the time”). Queste notizie di un nuovo corso, oltre a mostrare che quando si parla di marketing farmaceutico si parla di un’attività molto concreta, dagli effetti estremamente concreti, ricordano che gli autori di giuste denunce dovrebbero essere semmai premiati piuttosto che essere puniti.

Il rispetto non delle regole in quanto tali, ma dei princìpi giusti e delle regole che da essi discendono, è praticamente sinonimo di civiltà. E’ quindi bene chiedere giustizia all’autorità preposta. Salvo che le circostanze impongano il contrario. Pochi giorni fa ho scritto all’amministratore del condominio dove abito perché facesse aggiustare finalmente il chiudiporta del portoncino d’ingresso, che rischiava di divenire un casus belli, e sono stato accontentato. Ora l’ordine regna sulla palazzina “Dalia”. Invece non ho a chi rivolgermi per cose molto più gravi. Gli ebrei che durante la Seconda guerra mondiale andarono a protestare presso i comandi tedeschi per i maltrattamenti ricevuti furono danneggiati dal loro senso di giustizia.

La risposta adatta alle rappresaglie per aver ostacolato ruberie dei colletti bianchi o crimini di alto bordo è diversa a seconda delle circostanze. La dr. sa Arcifa fa bene a rivolgersi, per l’ingiustizia subita, al giudice del lavoro, che verosimilmente la farà reintegrare. Diversi autori consigliano, nel caso dei ricercatori, di non fare affidamento su canali ufficiali, magistratura,  agenzie di mediazione, etc. (es. Devine T. The  whistleblower’s  survival  guide:  courage  without  martyrdom, 1997. Citato in: Against the tide. A critical review by scientists of how physics and astronomy get done. A cura di Correidora e Perelman, 2008). Devine, che pure consiglia di collaborare, cautamente, con le autorità, scrive: “A public whistleblower should not expect justice”. E c’è di peggio. Qui in Italia c’è stato il caso di Marotta, e quello di Felice Ippolito, entrambi arrestati nel giro di un mese dalla stessa Procura per accuse apparentemente non collegate, nell’ambito di un’operazione che a detta di diversi commentatori soggiogò agli interessi degli Usa la ricerca e l’industria di punta italiane (a partire dalla divisione elettronica dell’Olivetti); l’attacco ebbe effetti irreversibili, e fu condotto proprio da esponenti della magistratura, alcuni come un PM braccio destro di un magistrato dalle frequentazioni poco raccomandabili: “E’ accertato, comunque, che Spagnuolo fosse  in stretti rapporti con Sindona, amico di Nixon e finanziatore dell’ala dura degli strateghi della tensione” (G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia. Editori Riuniti, 1991). Qualcuno con fama di magistrato onesto e indipendente, ma evidentemente fortemente soggetto a farsi strumentalizzare dagli intrighi di politici corrotti e a farsi influenzare dalle campagne  denigratorie  di giornalisti prezzolati, visto l’accanimento che mostrò. Due anni prima era stato assassinato Mattei (fatto dimostrato di recente da un’indagine della magistratura, e rimasto nell’ombra grazie anche alle diagnosi psichiatriche che Montanelli e altri anticomplottologi lanciavano all’indirizzo di chi pensava non si fosse trattato di un incidente). Oggi ci si sta buttando nell’avventura delle centrali nucleari obbedendo agli ordini, così come allora si obbedì impedendo lo sviluppo del nucleare. La nostra classe dirigente non è solo corrotta: è anche compradora, dedita cioè a vendere assets nazionali a poteri egemoni esteri.

Il Procuratore Carmelo Spagnuolo è divenuto l’emblema dei magistrati che rendono le Procure “porti delle nebbie”, dove fatti grandi come navi scompaiono nel nulla. 15 anni dopo il caso Marotta il CSM rimosse Spagnuolo per il suo coinvolgimento in altre operazioni, più note e appariscenti. Marotta fu in seguito riabilitato. Comunque, come avviene in questi casi, che ricordano l’autoassemblaggio di componenti molecolari della cellula, dall’apparente disordine giudiziario nacque uno stabile ordine politico. Quei magistrati erano le persone giuste al posto giusto al momento giusto: il resto della magistratura prese le distanze a giochi fatti, ma non agì affatto, né agisce, come un baluardo; il volere di chi commissionò quel colpo di mano si è compiuto, e continua ad essere servito; l’intesa tra Stato ufficiale e Stato arcano continua a funzionare; e resta rilevante quanto scrisse a proposito nel 1965 l’Espresso: “Tra quaranta o cinquant’anni, uno studioso dei problemi sociali che vorrà accertare le ragioni dell’arretratezza culturale ed economica del nostro paese, individuerà certamente nello stentato sviluppo della ricerca scientifica una delle cause determinanti. Rivangando tra le testimonianze del passato, questo ipotetico studioso riesumerà un curioso processo che … sarà riuscito a scoraggiare e deprimere i ricercatori italiani ed avrà colpito alla radice uno dei fattori fondamentali dello sviluppo economico stesso” (Cit. in: Di Giorgio C. Cervelli export, ed. l’Unità, 2003). Oggi i ricercatori italiani non sono più depressi, ma in campo biomedico sono non di rado tanto obbedienti ai dettati della ricerca internazionale, e degli interessi privati che la dirigono, che ricordano l’allegria di un cagnolino che si alzi sulle sole zampe posteriori. O sulle sole zampe anteriori, in alcuni casi. Altro che cane a sei zampe.

Il ricorso al giudice è un poco come le medicine e gli interventi chirurgici o altre terapie: non dovrebbe essere peggiore del male. Si va sempre più verso la medicalizzazione della vita, per la quale in innumerevoli casi si medicalizzano affezioni banali e comuni problemi personali, e le persone passano la vita, senza reale fondamento, a riempire album di esami diagnostici, sottoporsi ai trattamenti più vari, ingurgitare psicofarmaci a palate, compiere periodici pellegrinaggi verso santuari medici e luminari, etc. ; analogamente, se si incappa in certe situazioni, a forza di legalismo si rischia di andare verso la “giuridificazione” dell’esistenza, vivendo in una serie ininterrotta di procedimenti amministrativi o giudiziari, in una perenne condizione di accusato o di postulante. (E può accadere il caso beffardo che, avendo contrastato la medicalizzazione, si venga colpiti mediante la “giuridificazione”). E’ giusto rivolgersi alla magistratura per avere giustizia, ma non è giusto dover chiedere ai magistrati ad ogni piè sospinto il permesso di vivere, non avendo fatto nulla di illecito, tutt’altro. Se ciò avviene, allora può insorgere, anche se non si è nati cuor di leone, “quella specie di coraggio disperato, con cui la ragione sfida a volte la forza, come per farle sentire che, a qualunque segno arrivi, non arriverà mai a diventar ragione” (Manzoni). E, oltre un certo limite, aiutati dall’arroganza dalla viltà e dalla pochezza di chi pensa di avere il coltello dalla parte del manico, si può decidere che non conta più “uscirne fuori”; che avere giustizia non è avere una sentenza che scagioni o riabiliti, e che al contrario l’unica giustizia possibile davanti a determinate porcate è proprio testimoniare, pagando s’intende; testimoniare affermando la corruzione delle istituzioni che dovrebbero tutelare i diritti.

Tale posizione diviene più chiara se non si pensa alla giustizia come a un mero servizio alla persona, ma si considera anche la dimensione sociale, che è quella che chi si oppone ai delitti del potere in genere ha ben presente. Margaret Thatcher ha detto che la società non esiste, e ai nostri giorni la consapevolezza della sfera pubblica, e della sua importanza, spesso non viene capita, o viene vista come un segno di estremismo e instabilità. La medicina non è puramente individuale, come invece sta sempre più diventando per ragioni di mercato: si parla di “personalizzazione” delle cure – che significa sollecitazione della soggettività del paziente – accampando motivi tecnici; ma le cure, mentre non vanno applicate en masse, come vuole la legge del profitto, ma solo ai pochi che ne necessitano, dovrebbero essere programmate avendo per oggetto la popolazione; non per ragioni etiche o ideologiche, ma per ragioni tecniche. Anche in medicina vale quello che ha scritto il giurista Hans Kelsen: l’unica felicità possibile è quella collettiva, la felicità sociale si chiama giustizia (cit. in Gratteri N. La malapianta, 2010, ultima pagina).

Per fare un esempio generale, senza addentrarsi negli aspetti tecnici, si è visto che in società diseguali, anche se ricche, come quella voluta dalla Thatcher, c’è meno salute che in quelle dove c’è maggiore eguaglianza. Una correlazione che riguarda tutte le fasce sociali, e quindi anche i ricchi, che risultano stare meglio nelle società a minore disuguaglianza. Berlusconi, in veste di santone, e anche guru medici del centrosinistra, annunciano agli allocchi un futuro con un’aspettativa di vita di 120 anni. Che è come dire che siccome col progresso l’altezza media negli ultimi decenni è sensibilmente aumentata, le generazioni future saranno alte due metri e mezzo. Al contrario, in una società individualista, dove si esasperano le disuguaglianze e la giustizia viene compressa, la vita col tempo tende a divenire più breve e brutale, per tutti.

Tornando alla giustizia, anche la richiesta di giustizia non è solo una questione privata dell’offeso; se si chiede giustizia, e ci si accorge che la fonte che dovrebbe erogarla è secca, o emette veleno, allora se si è abbastanza indignati e schifati si può pensare di allargare il problema, dal torto ricevuto al sistema ingiusto che lo ha permesso, generato e alimentato; così che sacrificando il tentativo di salvaguardare gli interessi personali lesi si difende almeno il concetto stesso di giustizia, a favore della società. Si persegue una “metagiustizia”, che è l’opposto dell’atteggiamento pragmatico di certi che, si dice, pur di minimizzare il danno patteggiano anche se non sono colpevoli (mi risulta che questo avvenga anche in ambito tributario).

Ed è anche l’opposto del gioco al ribasso, dell’andare verso lo svilimento della vittima e delle istituzioni praticato da coloro che usano il potere legale come cosa loro. I magistrati dicono che hanno così pochi mezzi che a volte si devono portare da casa la carta igienica, e la carta per le fotocopie la devono fornire gli avvocati; possono darsi delle situazioni così indecenti che la carica di decoro e dignità che ogni procedimento giudiziario dovrebbe avere ce la deve mettere tutta chi è sotto accusa o chiede giustizia, perché i magistrati sono sprovvisti anche di quella.

Trovo impensabile e completamente errato il suicidio, ma capisco la ribellione di Parmaliana. Credo che tra i fattori che sembrano averlo spinto vi sia stato anche l’abito mentale del chimico e del ricercatore di pensare secondo leggi razionali, esteso a temi extrascientifici e personali: un’impostazione che può avere portato a una forma del “suicidio anomico” descritto da Durkheim. Ai tanti italiani “pecore anarchiche” il concetto di trauma da anomia, e quello di reazione all’anomia, devono apparire incomprensibili; e anche coloro che fanno un uso strumentale del potere dello Stato, in particolare di quello di polizia e giudiziario, pur intuendo che hanno in mano una leva vantaggiosa con la quale colpire il soggetto predisposto a percepire l’anomia – col mostrargli che loro non sono la cura ma sono la malattia – non hanno però il senso di quello che stanno facendo, così che facilmente sbagliano le dosi. Quando cade il velo, e si prende atto che la legalità è una oscena foglia di fico, allora il quadro si semplifica. Non occorre più prendere in considerazione gli intricati cavilli dei legulei, che ora appaiono valere quanto gli elaborati arabeschi stampati sulle cotonine dozzinali delle bancarelle del mercato; ma si torna ai princìpi fondamentali; alla massima di Manzoni, sempre nella Colonna Infame: “il ladro non ha il diritto di dar la vita al viandante: ha il dovere di lasciargliela”. Absit iniuria. Comunque, Manzoni parlava proprio dei magistrati.

P.S.: dopo avere scritto questo post, nel controllare e approfondire le notizie storiche che riporto ho appreso (Paoloni G. Il caso Marotta e il caso Ippolito. Scienza e politica nell’Italia degli anni Sessanta. Lettera matematica Pristem, Univ. Bocconi, n.44, 2002) che Marotta, ritenendo di non meritare di essere trattato in quel modo, “…si rifiutò di comparire in aula. Venne giudicato come contumace e rischiò addirittura l’incriminazione per oltraggio alla corte”. Credo degno di nota che ci siano state in tempi diversi almeno tre persone, Domenico Marotta, Adolfo Parmaliana, e si parva licet lo scrivente Francesco Pansera, accomunate dall’occuparsi di scienza; dal praticare forme di impegno civile; dall’essere sgradite ad alcuni poteri; dal ritenersi oggetto di persecuzione giudiziaria; e dal rifiutare a un certo punto, con motivazioni diverse e in forme diverse, di continuare a riconoscere l’istituzione giudiziaria dalla quale dipendeva la loro sopravvivenza morale. Tre borghesi con radici culturali meridionali, studi scientifici, e una frequentazione di ambienti internazionali. (E’ possibile riscontrare almeno le prime tre  caratteristiche anche in Giuseppe Taliercio, che rifiutò qualsiasi riconoscimento dei brigatisti che lo avevano sequestrato). Venire a sapere che già in precedenza ci sono state persone degnissime che hanno avuto vicende con sostanziali affinità con la mia, che hanno voltato le spalle alla magistratura che favorendo interessi criminali li perseguitava, persone che, come ho fatto io da tanti anni, hanno risposto allo Stato incaricato di sfregiarli e azzopparli con un disconoscimento e una dichiarazione di sfiducia, è motivo di commossa consolazione, e di rassicurazione. Marotta, come Parmaliana siciliano e chimico, colpito quando era già in pensione, noto e stimato, fu difeso nel dibattito pubblico dai giuristi Galante Garrone e Jemolo. Di fronte aveva il “partito americano” di allora, con politici come Saragat, che non è certo l’unico politico divenuto presidente della Repubblica avendo nel curriculum la partecipazione all’eliminazione di persone che stavano servendo il Paese e per questo motivo erano invise a interessi americani; Spagnolli, vicesegretario amministrativo dell’Università cattolica del Sacro cuore, legato al deputato DC Montini, fratello del più famoso prelato e poi papa bresciano anche lui addentro nei rapporti tenebrosi con gli USA. Interessante anche la figura del senatore DC Messeri. Componente dell’associazione Bilderberg, risulta legato a Frank Coppola e al Pentagono. Era un siciliano vissuto a Chicago e rientrato in Sicilia come uomo di fiducia di Mike Stern, l’agente USA che gestì il bandito Giuliano (Caroli G. Napolibera); e che nel 2006, novantasettenne, si occupava, come mecenate, di manipolazioni della ricerca sul morbo di Alzheimer (Pansera F. Michael Stern e l’etiopatogenesi della demenza senile, 2007). Ma forse in questi casi il sottobosco delle tante mezzefigure, nate per vivere di espedienti, che in ogni tempo colgono in operazioni del genere l’occasione di poter lucrare senza rischio qualche miserabile vantaggio, conta non meno dei nomi come quelli che gli studi, i documentari, le fiction e le forme miste sui “Misteri d’Italia” ci hanno reso familiari.

rev. 2 mag 2010

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti

27 February 2010

Segnalato il 27 feb 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Magistrati in politica: favorevole o contrario?” del 23 feb 2010


Ho fatto il magistrato, non lo spacciatore di droga

Il PM Nicastro sulla sua candidatura alle regionali del 2010

Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga

N. G. Davila

 

 

 

1. Non so se sia un bene o un male che i magistrati entrino in politica. In generale, i magistrati lasciano la toga seguendo percorsi di diverso tipo. Abbiamo avuto un ex magistrato senatore che è stato implicato nei procedimenti giudiziari sull’eliminazione, con una pistolettata in bocca, di qualcuno che parlava troppo. So di un  giudice che si fece monaco, ritirandosi in una abbazia incantata; forse sarebbe stato meglio per noi se si fosse buttato nella mischia parlamentare. Ci sono celebri figure di magistrati divenuti parlamentari, stagionate e recenti, che personalmente ho difficoltà a inquadrare e in alcuni casi sollevano forti perplessità.

2. Osservando da diversi anni il tema del rapporto tra frode medica strutturale e magistratura, ho invece un’opinione netta sulla candidatura alle prossime elezioni regionali del PM di Bari Lorenzo Nicastro nell’Italia dei valori, che oltre che un magistrato in politica è un magistrato in medicina, data la sua “prenotazione” del posto di assessore alla sanità nella giunta Vendola. Mi pare la conferma, che avrei preferito non registrare, del quadro che ho già delineato in questo e altri forum sull’appoggio della magistratura al grande business medico [1-12]. Le dichiarazioni di Nicastro sulla sanità sono deludenti e preoccupanti, e se fossi un elettore pugliese, e se non restituissi ormai da tanti anni il documento elettorale ad ogni tornata, non solo non lo voterei, ma borbotterei, come don Ciccio Tumeo nel Gattopardo, la dichiarazione di voto che espongo qui.

3. In breve [8], in medicina vi sono frodi mediche di primo grado, che ho paragonato alle frodi  dei banchieri; sono attuate dal grande business, e consistono in genere nell’alterazione della dottrina ufficiale, in modo da rendere ortodossi e legali interventi medici, spesso inutili o nocivi, volti al profitto invece che all’interesse del paziente (es. [1,13]). Sono quindi frodi non riconoscibili, per il loro carattere tecnico, al quale si sovrappongono i fattori antropologici che portano a conferire fiducia alla medicina, e che rendono pertanto difficile il riconoscimento di queste frodi anche quando vengono denunciate. L’Italia è ai primi posti in Europa per frequenza di interventi di protesi d’anca, per un mercato di un miliardo e trecento milioni di euro, più altri cinquecento milioni di euro per la riabilitazione, e con una crescita del 5% all’anno. Per continuare la crescita, sta venendo lanciata in questi mesi anche in Italia una nuova patologia dell’anca, della quale quei fessi che fondarono l’ortopedia non si erano accorti: il “femoroacetabular impingement”. Veramente i fessi dei tempi passati mettevano in guardia sulla scarsa correlazione tra dolore e lesione anatomica, un principio che qui viene travolto. All’interno del monopolio medico, il mercato delle malattie è libero: c’è libertà d’impresa di inventare malattie sempre nuove, una pratica in crescita. L’entità nosologica non è ben stabilita, ammesso che esista veramente, ma già consente artroscopie, terapie farmacologiche, interventi di protesi, etc. Appare essere l’ennesimo caso di non-malattia basata su difetti anatomici o su semplici varianti anatomiche, che viene inclusa tra le malattie per espandere il mercato tramite lo spauracchio della progressione verso forme gravi: così ora abbiamo gli interventi  preventivi anche per l’artrosi. In questo caso il target sono i giovani sportivi, che appaiono soggetti, e anche psicologicamente propensi, a lamentare dolori e a sottoporsi a cure chirurgiche. Basta la comune pubalgia dell’atleta e si parte con un iter che può arrivare alla protesi d’anca, un intervento di chirurgia maggiore. Vi sono poi frodi mediche di secondo grado, che parassitano quelle di primo grado, attuate in genere da parte di piccoli operatori, che ho paragonato a un bancario che storna fondi ad una banca, e quindi ruba oltre che al pubblico anche a coloro che l’hanno fondata. Es. lo scandalo “pro-pro” sotto la giunta Vendola, il comparaggio sulle protesi ortopediche dove il “sinallagma” consisteva nelle prestazioni di prostitute. Le frodi di secondo grado possono restare nascoste e impunite, ma una volta emerse sono facilmente riconoscibili.

4. La mia tesi, derivata da anni di osservazione, è che la magistratura combatte le frodi mediche di secondo grado, invise ai poteri forti dell’industria e della finanza, che a volte sono letteralmente banchieri, e favorisce quelle di primo grado, attuate da quegli stessi poteri. La candidatura del PM Nicastro dopo lo scandalo pro-pro, con lo scandalo ancora nelle mani della Procura di Bari, appare come una conferma. Anche nell’arretrato meridione, dopo una fase di lancio, come ho detto [10], della medicina commerciale e tecnologica ad alto volume, attuata permettendo su di essa frodi di secondo grado, si è pronti ad entrare a regime, nel sistema della frode di primo grado; e la magistratura sta ora bloccando la frode di secondo grado, che pare fosse nota da anni; non solo ma ora fornisce anche l’uomo che è in grado di impedirla anche sul piano amministrativo. Il dr Nicastro, metto la mano sul fuoco, si farebbe tagliare una mano piuttosto che accettare una mazzetta, o farla accettare ad altri. E sostiene nella sua campagna che questo, porre fine alla corruzione, è quello che ci vuole per la sanità. In realtà, il non zanzare soldi o altri benefici è solo un prerequisito minimo per la buona sanità. Non c’è bisogno di dire che l’assenza di frodi di secondo grado è un bene, ma va aggiunto che deve essere accoppiata all’assenza di frodi di primo grado. Se si fermano i bancari infedeli e si lasciano liberi di fare ciò che vogliono i banchieri senza scrupoli, il cittadino non ne beneficia. La sostituzione delle frodi di secondo grado con la frode di primo grado può paradossalmente tradursi in uno svantaggio maggiore per la salute del cittadino, come scrissi anni fa a un PM di Catanzaro oggi parlamentare europeo con l’ex PM Di Pietro. Un esempio di ciò è il caso Poggi Longostrevi, che voleva fregare tutti – anche il sistema al quale era organico, e che gli permetteva di frodare – non eseguendo gli esami inutili o dannosi che faceva prescrivere. Se gli esami fossero stati eseguiti, i pazienti avrebbero sofferto le conseguenze di radiazioni, e dell’entrare in quella spirale di accertamenti, trattamenti e complicanze che è capace di ridurre al lumicino una persona sana e robusta come un cavallo. Il truffatore sarebbe oggi un riverito luminare. Ma Poggi Longostrevi con la sua avidità danneggiava il consumo di prodotti medici, e ha fatto una brutta fine.

5. Nicastro ha detto, nel presentarsi agli elettori, “…il magistrato per 23 anni, è l’armamentario di chi sa che bisogna lavorare con le regole. Di chi sa ciò che non va assolutamente fatto”. Veramente un politico dovrebbe sapere anche cosa si deve fare, e presentarsi con un programma positivo e dettagliato. La deriva securitaria che ha portato a identificare la sicurezza con più polizia ha il suo corrispettivo nel magistrato che è da preferire come amministratore al politico in quanto non ruba e non farebbe rubare. Questa posizione di censore, per un campo come la sanità, sarebbe già pochino; e si vede che le cose da non fare per Nicastro sono le mazzette e affini; che sono solo una parte di una parte delle cose che non si devono assolutamente fare.

6. Sceso in campo, il magistrato ha esordito dicendo, a proposito dell’incarico al quale aspira, “Non parlerei di sanità, ma di salute”. La sostituzione, di uso comune, di “sanità” con “salute” è un portato della ideologia liberista arrivata col vento della globalizzazione, uno slogan degno di Madison Avenue che si è riflesso anche nel cambio di titolo del ministero competente. Come la felicità, la salute è un’aspirazione, e solo in parte è nelle mani degli uomini o degli Stati. La sanità è la tutela della salute, la tutela per quanto possibile, ed è quella che dovrebbe essere l’obiettivo del buon politico. Questo però i cittadini non lo capiscono; loro vogliono “il diritto alla salute”, un’espressione ottusa e disonesta. Quello che si può e si deve pretendere, a una lettura razionale dell’art. 32 della Costituzione, è il diritto alla tutela della salute. Invece, col miraggio dell’elisir di eterna salute, spesso si commettono solenni truffe che pregiudicano la salute. Intorno agli anni 2000, con la riforma Bassanini, il Ministero della Sanità fu abolito, nella stolida e folle indifferenza di tutti, incluse le masse di ipocondriaci. Risorse, in posizione subordinata, come Ministero della Salute sotto Berlusconi. Il cambio di nome del ministero, che passò anch’esso inosservato, mi sembrò il cattivo segno di una mutazione ideologica; che il candidato dalle mani pulite rinnova, forse con un aggravante: come PM sa bene che spesso i truffati con le loro illusioni pretese e velleità giocano un ruolo attivo nei meccanismi fraudolenti dei quali cadono vittima; e pertanto né i magistrati né i politici dovrebbero incoraggiare nei cittadini concezioni irrazionali dettate dalla propaganda. Né tanto meno sfruttare la credulità popolare già sollecitata ad arte da interessi che gli amministratori dovrebbero contrastare.

7. E’ vero che la OMS definì la salute come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto assenza di malattia“; fu nel 1948, quando cominciava la lunga progressione che ha traformato la medicina da servizio in settore di punta dell’economia, fino alla situazione attuale, dove la spesa medica si è ingigantita tanto di poter minare la salute economica delle nazioni. Ricercatori di public health anglosassoni hanno commentato che questa dell’OMS più che la definizione di salute è la definizione di orgasmo. Una definizione insana: implica che se non si é in uno stato perfetto si può trovare il modo di sostenere che non si è in salute. Ciò facilita quanto osservato da studiosi della frode medica strutturale (Moynihan e Cassels): nell’ambito di una strategia direct-to-consumer l’essere malati diviene la condizione di default e la malattia viene messa al centro della vita umana. L’OMS è quella istituzione che quest’anno ha sostenuto il business miliardario dell’influenza A, un caso singolare di truffa medica a cielo aperto; ha chiesto di fare luce anche Maurizio Gasparri. Ormai hanno buttato tanto pastone che pescano quasi senza l’esca, con l’amo nudo.

8. Nicastro ha anche detto (sui media non ha detto moltissimo altro di notevole del suo programma) che ascolterà i cittadini sulla salute: “Deciderò con i cittadini quello che bisogna fare giorno per giorno”. Un curioso viraggio, per un magistrato. Il populismo sanitario è anch’esso un potente strumento delle frodi mediche di primo grado. Ed è anch’esso un pessimo affare per il cittadino. Sta ai diritti in tema di salute come l’audience di RAI e Mediaset stanno alla democrazia. Nella “cupola” che governa la medicina il ceffo peggiore, la fronte bassa, gli occhi vicini, è “la Ggente”; che in genere non sa ciò che è bene per lei in medicina, mentre le martellanti campagne di direct marketing le fanno credere che lo sa e che deve pretenderlo. Da un magistrato mi sarei aspettato uno dei pregi che un magistrato in politica può offrire: che decidesse per il bene pubblico sine spe ac metu. Speriamo che non chieda consiglio alla moglie, che vende farmaci come farmacista. Del resto, se si rivolgesse agli esperti, cosa che probabilmente, da persona ragionevole, farà, riceverebbe la ripetizione di pareri costruiti altrove, pareri apparentemente disinteressati che sono in realtà stati modellati tenendo conto anche dei gusti del pubblico, in base a serissime ricerche di marketing come per qualsiasi importante prodotto commerciale. Mi risulta che la magistratura, che sta veramente fornendo un servizio completo alle multinazionali, si incarichi oltre che del tenere a freno gli “scassapagliare” anche dell’eliminazione senza troppi disturbi delle sparute voci di tecnici che non si propongono di arricchirsi alle spalle del prossimo, e che se non venissero fatti fuori sarebbero in grado di applicare in maniera non del tutto inefficace l’onestà a questioni tecniche importanti, complesse e non riconosciute, producendo informazioni che potrebbero mettere in crisi le frodi di primo grado. Una doppia attività che non ricorda né “i contrabbandieri” né “i magistrati”, i termini della alternativa secondo Nicastro, ma ricorda i campieri al servizio dei latifondisti.

9. Nicastro presenta come emancipazione una sanità subalterna, che non persegue un modello ideale di buona sanità, ma, come sempre nel Meridione, piega la schiena e obbedisce, stavolta orientando le preghiere e le aspirazioni verso la mecca lombarda. Una medicina, quella accennata da Nicastro, confindustriale. Nicastro ha lodato Emma Marcegaglia per le sue esortazioni agli italiani sul tema della legalità. La presidente di Confindustria, che ricordo arringare sprezzante e rabbiosa gli industriali a Brescia contro chi critica gli inceneritori, gli impianti che vuole costruire anche in Puglia; secondo la quale la ricerca è ancella delle imprese. Travaglio ha definito la Confindustria “il più popoloso consesso di corruttori mai visto in natura”. Nel 2008 la SPA dell’oggetto delle lodi del PM anticorruzione ha patteggiato una condanna per una tangente di più di 1 milione di euro; oltre ai “delitti d’autore”, c’è anche una “legalità d’autore” per i PM engagé? Una medicina che va verso la berlusconiana medicina di Verzé, grande amico e guida medico-spirituale di Vendola; un altro benefattore dell’umanità vittima di cattive compagnie, evidentemente, perché anni addietro i colleghi meneghini di Nicastro non lo classificarono dalla parte dei buoni. Una medicina che deve la sua fama di eccellenza anche ai servigi del genere di quelli praticati da un altro personaggio legato a Verzé, Pio Pompa. I magistrati in politica possono finire col ritrovarsi con quelli che Shakespeare chiama gli “strange bedfellows”. Non li preserva da ciò l’affiliarsi alla “sinistra”, il cui ruolo, IDV inclusa, pare essere proprio quello di favorire queste convergenze a giro largo, queste convergenze clandestine all’hotel degli equivoci che si concretizzano dopo che all’inizio le parti sembravano dirette in direzioni opposte.

10. Appare che all’onestà personale e alla sicurezza in sé stesso del candidato non corrisponda una adeguata impostazione culturale in tema di politica sanitaria, né una buona comprensione dei reali problemi della medicina, ma piuttosto ossequiosità per gli interessi forti e un solido conformismo, che ha il suo pezzo forte nell’idea fallace che i problemi della medicina si identifichino con la corruzione e i disservizi; e che siano quindi problemi per i quali ciò che occorre non sono politici consapevoli che sanno quello che si deve fare, ma uomini della legge che facciano il politico-macchinista, prendendo in mano la guida di una locomotiva che è su binari stabiliti. Dal punto di vista del big business, Nicastro appare come l’uomo ideale per commissariare l’ufficio pagamenti sanità della Regione.

11. Da destra attaccano Nicastro perché ha indagato il candidato dell’altra coalizione, Fitto. Si sorvola sul fatto, che a me pare più grave, che il magistrato si aggrega a Vendola, dopo quel che è venuto fuori da parte della Procura della quale fa parte sulla gestione della sanità della giunta Vendola. Il problema è stato risolto da Di Pietro, che con due pennellate ha rappresentato Vendola come un ingenuo, che necessita di un tutore, un magistrato, per evitare di venire raggirato. A me pare che la successione di Tedesco con Nicastro non sarebbe una svolta, ma sia sulla linea degli interessi del grande business sanitario, rappresentando la successione, dritta come una spada, della frode di secondo grado, che ha allestito il business, con quella di primo grado, che deve raccogliere il seminato. L’ANM ha storto un po’ la bocca, il CSM ha dato il via libera; non credo che la candidatura di Nicastro sia una “deviazione” rispetto al resto della categoria, o una cosa davvero sgradita alla corporazione dei magistrati: mi pare perfettamente coerente con una politica di supporto nei confronti del grande business sanitario, e dei suoi illeciti, che la magistratura tiene da anni; non diversamente nella sostanza da quei partiti che si fanno noleggiare da interessi privati per operazioni specifiche; solo, a un livello più alto.

12. Forse il motivo per prendere ufficialmente le distanze, mentre si dà il via libera, è che la vistosa candidatura di Nicastro rischia di mettere un poco troppo in luce il tropismo degli interventi della magistratura rispetto agli interessi dei poteri forti, e quindi i servigi resi a tali poteri. Non so quanta consapevolezza ci sia tra i singoli magistrati del sostanziale asservimento dell’ordine giudiziario al big business medico. Se questa mafia un giorno finirà, allora si dirà di essere stati tutti ingannati, tutti depistati da poteri deviati, che qui hanno fatto capolino, etc.  Il caso Puglia potrà mostrare come, consapevoli o meno i singoli, oggettivamente la magistratura abbia ricalcato le difficili volute dei disegni di interessi illeciti; oggettivamente abbia attaccato il cavallo dove voleva il padrone.

13. Il problema della candidatura di Nicastro non è quindi la complementarietà Nicastro-Fitto, inquirente-indagato, trasferitasi sul piano politico. C’è sì un problema di opportunità sul magistrato che dopo avere perseguito il politico corrotto ne prende anche il posto; problema che distrae da una circostanza ben più grave, data dagli elementi di continuità parziale tra tangentisti e magistrati rispetto al grande business. La circostanza che si sfrutti l’indignazione dell’elettorato per scandali che erano una libera uscita, consentiti dagli stessi poteri che ora suonano il rientro nei ranghi, le due fasi antitetiche gestite dalla stessa compagine politica, con la magistratura che regola il traffico. Andrebbe riconosciuto l’esatto opposto di quello che dice Nicastro, e ciò di cui lo si accusa: che vi è in realtà una non-complementarietà tra magistrati e tangentisti, sul piano degli effetti sulla moralità pubblica. Il concetto di non-complementarietà cui mi riferisco proviene dallo studio della frode medica di primo grado. La complementarietà si ha quando costituenti di un sistema sono mutuamente esclusive, o variano in modo mutuamente esclusivo. Si è visto (Reich J.M. et al. Citato in [1])  che, contrariamente a quel che si pensa istintivamente, sopravvivenza e mortalità per tumore possono essere non-complementari: non è detto che al variare dell’una l’altra vari in verso opposto. Alcuni screening tumorali possono portare ad un miglioramento della sopravvivenza (la proporzione di individui vivi 5 anni dopo la diagnosi) e a un peggioramento della mortalità (la proporzione di deceduti per quella patologia nella popolazione generale per anno): sia la sopravvivenza che la mortalità aumentano. Analogamente, perseguire alcuni tipi di disonestà non significa necessariamente promuovere l’onestà, ma può favorire altre forme di disonestà, portando complessivamente ad un peggioramento. E lo stesso può avvenire sostituendo i politici ladri con magistrati personalmente integri. L’effetto può essere una riduzione delle bustarelle, ma anche una riduzione del livello di moralità pubblica e giustizia sociale; ciò se l’azione di contrasto porta a uno spostamento degli illeciti dal secondo al primo grado.

14. Volendo interpretare tutto nei termini asfittici del pollaio della politica, si finisce come i capponi di Renzo. Vi sono interessi diversi e più forti, oltre a quelli della lotta partitica per il potere. Quelli che davanti a noi si contendono le poltrone come in un combattimento tra galli, dietro le quinte competono fianco a fianco come cortigiani della stessa corte per la benevolenza dei poteri superiori. Non è vero che le cose andranno necessariamente meglio seguendo il modello di complementarietà dipinto dal PM Nicastro. “E’ meglio qualche magistrato di più in lista che qualche delinquente in più nelle istituzioni”, come se “magistrato” fosse sinonimo di “onesto”: non è che nella sanità i magistrati siano l’opposto dei delinquenti, anche se sono naturalmente il contrario dei delinquenti. La divisione di maggior rilevanza del mondo reale della medicina è tra delinquenti e “galantuomini”; e la magistratura appare combattere i reati dei delinquenti e proteggere i galantuomini e i loro crimini; proteggendoli dai piccoli e medi delinquenti; e anche dagli onesti che danno fastidio. La non-complementarietà di magistrati e tangentisti sulle frodi biomediche può avere come conseguenza la promozione di programmi di screening che portino alla citata non-complementarietà degli effetti epidemiologici sulla salute della popolazione. In medicina come nell’attività giurisdizionale certe semplificazioni all’apparenza ovvie e indiscutibili permettono al diavolo di rimanere annidato nei dettagli.

15. Ridurre la corruzione della medicina alle tangenti, o ai risvolti boccacceschi del caso Puglia, è altamente fuorviante. L’espressione “medicina e  prostitute” al PM Nicastro farà venire in mente le indagini a riguardo della Procura di Bari, sulle marchette nelle frodi di secondo grado; e lo rinsalderà nel compito affidatogli di proteggere da cattive compagnie il candido e sognante Vendola. Non so quanto fossero le tariffe delle escort, ma a me l’espressione fa venire in mente una cifra esigua, una ventina di euro. Ciò perché quando penso a  prostituzione e medicina penso a quelle forze istituzionali che prostituendosi, promuovendo il falso e soffocando il dissenso, hanno permesso che in 10 anni, dal 1998 al 2007, in Europa la spesa annuale pro capite per i farmaci oncologici passasse da 4.3 euro a 26.3 euro; secondo uno studio della European federation of pharmaceutical industries and associations (EFPIA). Senza che le cure per il cancro siano diventate nel decennio sei volte migliori; o la situazione del cancro sei volte più leggera, tutt’altro. E’ la cifra di questo differenziale, l’incremento della frazione della tassa sul cancro pertinente alle terapie farmacologiche, un risultato da proteggere e migliorare per gli analisti finanziari, che rappresenta bene le vere marchette della medicina, le marchette a favore delle frodi di primo grado; e l’opera della magistratura italiana non è certo andata nel verso del contrasto a questo mercimonio.

16. La situazione va oltre il caso Puglia. La tensione tra frode di primo e secondo grado in medicina appare essere costitutiva. In Italia, è interesse del big business medico scalzare la frode di secondo grado dalla sua tradizionale egemonia, e spostare l’equilibrio dal secondo grado al primo grado. Una mutazione che include anche lo spostamento della greppia medica dai posti di lavoro ai dividendi degli azionisti. Soprattutto al Sud; al Nord il cambiamento è già in buona parte avvenuto. In USA, dove il primo grado impera, la frode medica di secondo grado ad opera di amministratori, medici, pazienti, etc. , pur essendo contrastata, ha il suo spazio, anche se eccentrico rispetto al cuore del sistema; come mostra il libro “License to steal: how fraud bleeds America’s health system“ (Westwiew Press, 2000) di un docente di Harvard, Sparrow, che non a caso è un ex constable della squadra di polizia antifrode inglese. In USA le frodi di secondo grado servono come capro espiatorio per le truffe di primo grado; e anche come “stecca”, per creare una rete ampia di compartecipazioni, convergenza di interessi e complicità che sorregga le frodi di primo grado. La FBI ha segnalato un aumento di frodi di secondo grado, lucrose e a basso rischio, ai danni della medicina pubblica, Medicare (Medicare fraud. Don’t let it happen to you. Sito web FBI, 03/22/06). In Florida anche gli spacciatori di cocaina si starebbero convertendo dagli stupefacenti a queste frodi (Weaver J. Criminals bilk Medicare of billions each year. AARP Bullettin, 1 nov 2009. Reperibile sul web). Ma, anziché una conferma delle tesi di Nicastro, questa mi pare una conferma delle mie: Nicastro echeggia la versione della polizia USA, che segnala solo le frodi mediche dei malviventi, di secondo grado, e non quelle dei “big shots”, di primo grado.

17. Sarebbe lungo discutere il tema della medicina come droga, e dei medicinali come droga. In Florida nel 2007 i decessi per overdose da medicinali sono stati il triplo dei decessi per droga. Nell’ultimo decennio c’è stato anche in Italia un boom del consumo di psicofarmaci, che possono dare dipendenza; questo è un tema autentico, che attiene al primo grado, che i politici che si occupano di sanità dovrebbero affrontare, invece di pensare solo a come aumentare la spesa pubblica per consumi medici facendo contento il pubblico e qualcun altro. (Questo è inoltre un tema che dovrebbe interessare il lavoro dei magistrati piuttosto direttamente, perché alcune classi di psicofarmaci possono provocare alterazioni psichiche che portano a gesti violenti, verso sé stessi o gli altri; e possono quindi essere una delle cause maggiori dell’aumento di esplosioni inattese di violenza tra le persone comuni). Ci può essere dipendenza dalla medicina, da psicofarmaci, da farmaci con effetti collaterali psicotropi, da placebo, dagli effetti terapeutici o palliativi dei farmaci; a beneficio di quelli che li commerciano, che traggono vantaggio dall’avere un esercito di assuntori cronici, e perciò stati cronici e dipendenza. C’è una non-complementarietà anche tra pusher e chi vende farmaci, e tra trafficanti di droga e assessori alla sanità.

18. La relazione tra le due frodi va oltre la medicina, che pure attualmente è settore di punta dell’economia. Una relazione complessa, che oscilla tra contrapposizione e cooperazione. Questa tensione tra frodi legalizzate e corruzione, tra politici locali che rubano grossolanamente e grandi interessi mondiali che rendono le loro frodi benemerita normalità e legalità, tra vassalli e imperatore, con le sue fluttuazioni, andrebbe riconosciuta come fondamentale. Tangentopoli può essere letta in questi termini [7,8]. La recente riabilitazione di Craxi sembra una orgogliosa chiamata alle armi dei feudatari minori; mentre le precipitose dichiarazioni anticorruzione di Berlusconi di questi giorni appaiono come una misura per ammansire sotto elezioni i signori del primo grado per evitare di finire buttati fuori a pedate come accadde con Tangentopoli.

19. La questione dei magistrati in politica appare allora essere quella di base del rapporto tra magistratura e potere, ciò che un tempo quelli di sinistra chiamavano la questione della “giustizia borghese”. Quanto dico può scandalizzare, oggi che la magistratura appare come un potere “alternativo”, un argine alla corruzione; ma rientra in una sequenza storica che il potere giudiziario sieda ai piedi del trono; ai nostri giorni la giubba è quella delle imprese grandi come Stati, e più potenti degli Stati, che reggono l’impero dei prodotti medici. La questione dei magistrati in politica riguarda forse anche il pericolo del logoramento, e per i più sensibili del burn out; i magistrati hanno a che fare tutto il giorno come il carceriere di una canzone di De Andrè con “quattro infamoni” etc., con il dolore delle vittime o la frustrazione dei danneggiati, l’incomprensione del pubblico, i politici che per non essere ammanettati vorrebbero legargli le mani, le rivalità interne, i loro stessi limiti e peccati. Stanchi della guerra, possono cercare di evadere, in paradiso, come quel magistrato andato in un convento tra dolci colline. O all’inferno in politica, attratti dalla fascinazione della scomparsa del crimine per sublimazione. Il crimine che si converte e si evolve, il crimine che si trasfigura in economia legale e produce ricchezza e pace; il crimine che si fa buono e saggio, che aiuta gli altri e sale sulla cattedra o sul pulpito, il crimine finalmente pulito e forbito; il crimine che si fa istituzione; le tecniche di sfruttamento mortali ma garbate, che rispettano le forme, che danno forma, e che hanno una spessa blindatura morale, come appunto quelle legate alla medicina. Il crimine che non preme furtivo un grilletto ma officiando in piena luce preme lo stantuffo di una siringa.

20. Un magistrato può candidarsi indipendentemente dalla sua professione; oppure può candidarsi per proseguire, oltre i limiti imposti dalla separazione dei poteri e dalle leggi, quello che faceva nella sua professione, e allora bisogna considerare cosa faceva, nella sua professione. O quali erano, sul piano politico ed etico, le linee della sua categoria alle quali si adeguava. La candidatura di un magistrato in politica dovrebbe avere questo valore ideale: il passare a combattere sul piano politico quel genere di ingiustizie che difficilmente possono essere combattute sul piano giurisdizionale. Certo, se quelle stesse ingiustizie sono aiutate sul piano giurisdizionale dalla categoria di provenienza, o dal magistrato stesso, il passaggio del magistrato alla politica suona vicino a quei passaggi tra controllori, controllati, lobbisti, politici etc, che stanno divenendo frequenti anche da noi. I magistrati si occupano sempre più di sanità, e ora scendono in politica su questo tema. Magari ci fosse un magistrato che passasse al Parlamento o ad altri organi elettivi dello Stato e lì facesse sentire la sua voce contro le frodi mediche di primo grado. Una candidatura come quella di Nicastro dà l’impressione che il business medico, stanco dei politici che alla sua tavola si abbuffano senza ritegno, voglia sostituirli, o minacci di sostituirli, con sceriffi che non ruberanno, preverranno i furti, e per il resto eviteranno di ficcare il naso nei loro affari, occupandosi della “medicina che mette al centro il paziente” e banalità del genere. Forse la candidatura Nicastro è un avvalersi della magistratura per lanciare un avvertimento ai politici contro la loro bulimia. La magistratura può essere una provenienza ottima, tra le migliori che si possano sperare per un parlamentare, se l’uomo è davvero indipendente; indipendente non solo col cuore ma anche con la testa. Se non lo è, il suo cambio di ordine di potere sarà più apparente che reale, e il suo ingresso nelle stanze dei bottoni una disgrazia politica come tante altre. Ma un magistrato che sia anche una persona libera, è già tanto se riesce a sopravvivere al suo posto.

 

Articoli citati

  1. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
  2. Roba da chiodi
  3. Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico
  4. La magistratura come cuscinetto
  5. Contro il relativismo etico ed epistemico
  6. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
  7. Servizi segreti nella Sanitopoli barese ?
  8. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado
  9. Indipendenza della magistratura e pneumatici
  10. La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”
  11. Quando “less is more”. Liste di attesa per le Tac, per i processi, e liste di priorità per il controllo dei  cancerogeni in Calabria
  12. Vendola e il nostos del professore
  13. Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili

Copia della presente viene inviata firmata con racc. a/r online ai PM della Procura di Bari, c/o il Procuratore capo Laudati. E al Direttore scolastico regionale della Lombardia Giuseppe Colosio, responsabile regionale dell’istituzione dello Stato che sta cercando di intimidirmi e ricattarmi, incurante di commettere reati come il falso e la calunnia, tramite atti di mobbing trasversale ogni volta che denuncio qualcosa su qualche cosca (cfr. La barbarie, la giustizia e la fogna). Invio copia anche al Prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace, per prevenire, quando tra poche settimane restituirò la tessera elettorale al Quirinale, la convocazione in Prefettura e la lezione sull’importanza di andare a votare. Mi basta già la lezione di legalità, coraggio e nobiltà che state offrendo. E’ evidente che la mia concezione di democrazia è incompatibile con quella delle persone che occupano le istituzioni. E forse sto regredendo anche dall’attaccamento alla Costituzione, verso norme primitive ed elementari, come i detti popolari: ricordo sempre quello per il quale chi si rivale sulle donne annega in uno sputo.

§ § §

Blog de Il Fatto

Commento del 19 feb 2012 al post di M. Imperato “Mani pulite: vent’anni sembrano pochi” del 18 feb 2012

Credo che i magistrati non combattano la corruzione in sé, ma ne combattano alcune forme favorendone altre. Mentre si oppongono alla bribery dei signorotti locali, favoriscono – e a volte attivamente aiutano – l’istituzionalizzazione della grande corruzione, quella dei poteri forti. E’ un poco come la lotta tra piccoli feudatari e potere centrale, al tempo per esempio di Richelieu:

La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado
http://menici60d15.wordpress.c…

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti http://menici60d15.wordpress.c…

Questo è confermato da magistrati come il PM Imperato che oggi loda “Mani pulite” e pochi giorni prima ha prospettato in termini positivi la legalizzazione delle lobbies (Lobby al sole anche da noi?, 27 gen 2012), uno dei più nefasti focolai di corruzione e degenerazione della politica interna e internazionale.

Semiotica del potere: Via Craxi, Palazzo di giustizia Zanardelli e le “sedi disagiate”

25 January 2010

Segnalato il 25 gen 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post del 18 gen 2010 “Craxi al netto delle tangenti” di Marco Travaglio

“…ebbi ed avrei sempre il più scrupoloso rispetto per l’indipendenza della magistratura…”

(Giuseppe Zanardelli. In: R. Chiarini, Zanardelli grande bresciano, grande italiano, 2004)

Se un magistrato, un pretore, un sottoprefetto, un impiegato pubblico – non solo lui personalmente, ma anche genericamente il suo entourage – osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto. Questa è la regola dell’Italia liberale, che vale anche per Brescia. Laddove poi non arriva la mano del prefetto, arriva l’influenza di qualche notabile.”

Certo, i dipendenti pubblici devono stare attenti a come si muovono. Incombe sulla loro testa il pericolo della sostituzione o del trasferimento, che al tempo equivale di fatto all’esilio”.

(R. Chiarini, cit., a proposito dell’influenza politica e del clientelismo di Zanardelli su Brescia)

Nel racconto “La banca di Monate” Piero Chiara mostra come certe severe lapidi celebrano in realtà autori di imbrogli e rapine, e sono quindi un nascosto sberleffo ai posteri, scolpito nel marmo. Anche nella città dove abito i politici, a destra e a sinistra, hanno preso a parlare di intitolare una via a Craxi. Nello stesso periodo, l’ANM ha organizzato visite ai palazzi di giustizia, per mostrare al pubblico in che condizioni i magistrati sono costretti ad operare. Ha anche prodotto un documento contro i trasferimenti d’ufficio; lo hanno distribuito insieme ad altro materiale il 21 gennaio 2010 due cortesi magistrati, che hanno dato un’utile infarinata a un gruppetto di visitatori, conducendoli per il nuovo palazzo di giustizia di Brescia, mostrando e spiegando alcune delle disfunzioni, grandi e piccole, che paiono fatte apposta per fare inceppare il sistema. Per esempio, il palazzo, colossale, è ancora privo di cartellonistica interna; entrato nell’atrio, al cittadino verrebbe da invocare Minosse, che almeno smistava i dannati con la coda: è un continuo aggirarsi di persone che chiedono “mi sa dire dov’è…”. Intanto si sta provvedendo ai segnali esterni: la tv locale ha riportato che tra pochi giorni, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il palazzo verrà intitolato a un personaggio storico, il bresciano Giuseppe Zanardelli, presidente del consiglio, ministro della giustizia, patriota e insigne giurista, che diede all’Italia unita il suo primo codice penale. Un codice penale giudicato positivamente dagli storici del diritto.

Zanardelli fu anche componente, e primo “venerabile” secondo Cossiga (F. Pinotti. Fratelli d’Italia, BUR 2007), della loggia Propaganda 2; quella originaria, ottocentesca, che si eclissò dopo il coinvolgimento nello scandalo della Banca romana. Decenni dopo, una loggia con lo stesso nome, e lo stesso criterio di radunare “la crema” della classe dirigente, sarebbe risorta con Gelli. I progetti sulla amministrazione della giustizia in Italia affidati a quest’ultima loggia si stanno concretizzando, col determinante contributo del presidente del consiglio attuale, Berlusconi, anche lui nella Propaganda 2. Non era lontano dalla P2 neppure il premier che aiutò Berlusconi nella sua ascesa, Craxi; appare che la colpa per la quale i poteri superiori disposero, nell’ambito di un’operazione più vasta, il suo castigo sia stata l’insubordinazione (un errore che i suoi seguaci, arroganti come lui ma sempre servili verso i più forti, non commettono). Una loggia, la P2 nuova, che non ha temuto, e non teme vorrei dire, gli uffici giudiziari bresciani. Attualmente a palazzo Zanardelli si sta celebrando il processo per la strage del 1974; chissà se tra altri 35 anni vi si tratteranno gli affari che occuparono la P2 ai nostri giorni.

Sono promiscuità, ed esibizioni di promiscuità, che ricorrono, ripetendo la loro stessa nota sardonica. Nel 1999, nell’aula magna del tribunale di Milano, il rappresentate del Comune che commemorò Ambrosoli, davanti alla vedova, era De Carolis, della P2. Ricordo che un anno, alle celebrazioni per la strage, in piazza Loggia era stato posto un cartellone con la storia della strategia della tensione, che comprendeva l’elenco noto degli iscritti alla P2, e pochi metri più su, nel salone Vanvitelliano della Loggia, sede del Comune, c’era un personaggio riportato nell’elenco, Gustavo Selva, che era stato invitato a parlare della strage. Non ricordo se il sindaco fosse Martinazzoli, l’altro Guardasigilli bresciano, o Corsini, già componente della Commissione stragi. Se davvero Craxi avrà la sua via, e la massoneria il suo palazzo di giustizia, non ci sarà da meravigliarsi. Sono gesti pienamente nella tradizione del potere.

Mi auguro che, per celebrare la figura carismatica di una masnada di forchettoni, nella targa non scriveranno “socialista” sotto il nome di Craxi. Il socialismo, evoluzione politica di ideali umanitari eterni, era una componente indispensabile alla democrazia, come contrappeso agli “spiriti animali”, o animaleschi; e per questo è stato tolto di mezzo; stravolgendolo prima nel suo opposto, come per annullarne anche il ricordo. Era tutt’altra cosa rispetto al craxismo, il socialismo vecchia maniera, nel quale risuonava il Vangelo; troppo, per i gusti dei preti, che furono e sono antisocialisti più di quanto i vecchi socialisti furono anticlericali. Lo stesso Zanardelli era diverso dal suo successore Gelli, anche se non quanto un altro illustre massone di allora, Garibaldi. Ma le antiche figure di padri fondatori si possono usare per legittimare il corso attuale, come consigliano i manuali di marketing. Craxi, che forse si vedeva come un puro alla testa di una compagnia di razziatori, volle lanciare il culto di Garibaldi. Travaglio riporta che Craxi teneva a diffondere una sua fotografia con a fianco Nenni; che invece gli aveva scritto di andarsene.

Queste intestazioni, che anche quando sono difendibili restano ambigue come è spesso ambiguo il messaggio delle istituzioni, celebrano in primo luogo la proteiforme continuità del potere. Hanno comunque una utilità semiotica: se si è informati, possono venire lette come segnali di pericolo. Imboccare una strada intitolata a Craxi, dove porterà?  La statua di un “33” della vecchia P2 davanti a un falansterio giudiziario può mettere sull’avviso il cittadino inerme. Tanto più se sullo stesso palazzo di giustizia pende già un’altra più inquietante ambiguità semiotica, e non solo semiotica: è ufficialmente “sede disagiata”. Questa denominazione fa ricordare il saggio sarcasmo di “Tre dita” Coppola su come forme sottili di sabotaggio dell’organizzazione degli uffici giudiziari siano la mafia (G. Falcone,  M. Padovani. Cose di cosa nostra, Rizzoli 1991). Coppola rispose, a un incauto magistrato che gli chiedeva cosa è la mafia, che la mafia è fare in modo di mettere nel posto di Procuratore capo un PM cretino; ma è vero in generale che se si indeboliscono con semplici disposizioni normative i ranghi degli uffici giudiziari, anche senza capi inadeguati, si ottengono guasti mafiosi, più gravi e meno rumorosi che mettendo le bombe.

Il distretto giudiziario di Brescia, ci hanno spiegato i magistrati dell’ANM, è gravemente carente di magistrati, pur coprendo un’area “a elevata industrializzazione, con rapporti commerciali intensi”. Secondo quanto detto dai magistrati, la copertura attualmente è circa l’80% di quella prevista. Il bacino d’utenza è di 2.800.000 persone. Brescia ha il 5° tribunale d’Italia per utenti. E’ una zona ricca, fittamente stipata, nel cuore geografico ed economico del sistema produttivo nazionale. Eppure, (questo, nell’aula nuova di zecca, i magistrati dell’ANM non lo hanno detto), come Barcellona Pozzo di Gotto o Locri, come altre sedi più piccole al Nord, Brescia è stata classificata nientedimeno che “sede disagiata” (dal ministro Alfano). Nel mutismo della locale società civile. Mi pare di capire che attualmente le sedi vengono dichiarate disagiate quando i magistrati, secondo una loro insindacabile decisione, non ci vogliono andare, e i posti rimangono pertanto vacanti in proporzione rilevante rispetto all’organico previsto. A Brescia, e ora a palazzo Zanardelli, i magistrati non ci vogliono andare.

In medicina, problemi del genere vengono risolti col tirocinio specialistico, che può durare da tre a sette anni a seconda della specialità: si affiancano ai professionisti esperti dei giovani, che mentre “tirano la carretta” sotto supervisione, imparano e crescono professionalmente, assumendo gradualmente responsabilità maggiori. In USA gli staff medici delle sedi di scuola di specializzazione sono strutturalmente composti di un’ampia quota di “residents”, regolarmente pagati, con “rotations” nelle varie branche della specializzazione, senza i quali i reparti si fermerebbero. Il sistema, che ha una natura privatistica, non è esente da rischi e storture, e l’attività del magistrato non è assimilabile a quella del medico, ma se lo scambio di esperienza e lavoro tra esperto e apprendista è equo, il tirocinio può produrre elevati vantaggi per tutte le parti. Forse si potrebbe studiare di adattare il sistema agli uditori giudiziari, distribuendoli e ruotandoli su tutto il territorio nazionale, tenendo conto che anche la funzione requirente necessita di tirocinio. In USA ci sono i “law clerk”, neolaureati in giurisprudenza scelti tra i migliori, che aiutano il giudice, e che poi a volte divengono giudici.

L’espressione “sede giudiziaria disagiata” è già dubbia in sé. Per le sedi oggettivamente difficili, come quelle dei territori poveri del Meridione dove è incancrenita la mafia, c’è da commentare che gli uffici giudiziari non sono semplici burocrazie come il Catasto, e non dovrebbero essere chiamati “disagiati” dove più servono; è come se i pastori chiamassero disagiata l’attività di recupero della centesima pecorella, quella per la quale il buon pastore lascia le altre 99; o i soldati chiamassero sede disagiata la prima linea; come se i medici preferissero – incredibilmente – curare le affezioni lievi anziché i malati gravi. Non è serio che mentre si celebra ininterrottamente l’epopea della lotta alla mafia, poi tanto si fa che alla fine i posti di magistrato in zone mafiose restano scoperti. Si opera così quando si finge di voler risolvere un problema, ma in realtà si vuole lasciarlo aperto, e bene in vista. Chi ci governa ha un forte bisogno di strumenti di distrazione e di alibi, e la mafia è, tra le altre cose, anche un eccellente generatore di distrazione e di alibi, es. per trascurare il corretto andamento della ordinaria amministrazione del Paese. Sono sicuro che non mancherebbe tra i tanti magistrati una manciata di giovani, e meno giovani, disposti ad andare spontaneamente per un buon numero di anni in trincea a colmare gli organici nelle zone calde; anche senza incentivi economici, purché provvisti dallo Stato dell’equivalente di “armi e munizioni”, e non troppo penalizzati. In tutte le professioni ci sono persone che quel lavoro “pagherebbero per farlo”. E che infatti a volte pagano. Rinunciare a coloro che, purché messi in condizioni di operare, si offrirebbero volontari per compiti che tanti schivano, e magari intervenire per scoraggiarli, o per fermarli, è uno degli aspetti più squallidi del tradimento consumato dalle istituzioni.

Il titolo di “sede disagiata” stride con un tono diverso nel caso di Brescia; dove forse alligna un greve timore esistenziale che porta ad accumulare ricchezza senza trovare mai pace; ma, proprio per questo, la città è fin troppo integrata nel sistema socioeconomico in vigore. Sarebbe interessante sapere perché i magistrati non vogliono andare nemmeno a Brescia. La città attira tanti a lavorare per lei; quello del magistrato è tra i pochi generi di lavoro sui quali esercita una forza repulsiva. Quali che siano le ragioni, non si può credere che il problema, che si trascina da tanti anni, sia “irredimibile”. Lasciare costantemente sguarnito un distretto come quello di Brescia e insistere nel sottolineare che manca personale, fino a chiamarlo “sede disagiata”, potrebbe corrispondere alla costituzione di un alibi, che addossa alla scarsità di risorse umane l’assenza di azione giudiziaria efficace sulle segrete magagne della città. Brescia non può dire di essere abbandonata dallo Stato, che interpella imperiosamente, e che la privilegia. Per esempio, nella mia esperienza è impossibile muoversi senza incrociare mezzi della polizia. Qualche ora dopo la visita guidata in tribunale sono andato a fare la spesa, e in poche centinaia di metri ne ho contati sei. La volta precedente per lo stesso tratto ne erano passati altri sei. Non mancano mai; sembra di stare in una città occupata dalla polizia. La proverbiale efficienza della terra di Zanardelli giunta agli uffici giudiziari si ferma e arretra; o forse assume in quei luoghi le forme paradossali che Coppola diceva essere addirittura l’essenza della mafia.

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Blog di Paolo Franceschetti

Commento del 9 feb 2011 al post “Introduzione allo studio del simbolismo” del 23 dic 2010

”Penetrano e sfuggono”

Bisogna ringraziare chi come Paolo Franceschetti fornisce elementi per comprendere il mondo oscuro del potere reale. Personalmente sono curioso e onnivoro, ma la simbologia dei poteri occulti è uno di quegli argomenti dai quali sarei felicissimo di stare lontano. Se non si è degli specialisti, è facile cominciare a vedere simboli dappertutto, e scivolare nell’irrazionale e nel non falsificabile così come, da millenni, si scivola dalla matematica e dalla fisica alla numerologia. Non avendo avuto la fortuna di poter ignorare i temi dei quali questo argomento è parte, vorrei segnalare un fatto che mi pare sia portatore di uno spiacevole valore simbolico, abbastanza trasparente. La recente intitolazione a Giuseppe Zanardelli del Palagiustizia di Brescia:

Semiotica del potere: Via Craxi, Palazzo di giustizia Zanardelli e le “sedi disagiate”

https://menici60d15.wordpress.com/2010/01/25/semiotica-del-potere-via-craxi-palazzo-di-giustizia-zanardelli-e-le-“sedi-disagiate”/

Il fondatore della P2 storica sta seduto, in bronzo, con le gambe accavallate, all’ingresso del Palazzo di giustizia. La statua è stata posta, nel 2010, mentre nel palazzo era in corso il processo sulla Strage di Brescia del 1974, nella quale è implicata la P2. Il processo si è risolto con un’assoluzione; e a Brescia i rapporti tra poteri legali e poteri paralleli, dietro a tante lacrime di coccodrillo sulla Strage, sono tali da portarmi a considerare ciò come il male minore:

La Leonessa

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/21/la-leonessa/

Brescia non solo bombe

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/23/brescia-non-solo-bombe/

Mentre Zanardelli, gran maestro, e maestro di diritto, e dell’arte di abusare del diritto, prendeva posto sullo scranno di nume tutelare là dove si amministra la giustizia in nome del popolo, presidente della Corte d’appello era Alfonso Marra, poi dimessosi per lo scandalo della cosiddetta “P3”.

Zanardelli fu un capo massone mangiapreti, mentre la P2 di Gelli appare come una casa comune per massoni e cattolici. La città di papa Montini, non estraneo agli ambienti dei servizi, e a quanto si dice non lontano dalla P2, sembra essa stessa un luogo simbolo della storica conciliazione tra i due poteri; e ogni tanto vi appaiono questi accostamenti stridenti. Ricordo una conferenza del cardinale Pio Laghi, amico e consigliere dei piduisti argentini al tempo delle loro atrocità, ad un circolo culturale di Castenedolo intitolato alla memoria di Aldo Moro.

Per la simbologia del potere, allo stesso tempo arrogante e ambigua, vale quanto detto da Manzoni: “Le parole dell’iniquo che è forte penetrano e sfuggono…”. La simbologia occulta è un terreno infido e scivoloso, e probabilmente è così volutamente, come parte della sua stessa natura. Ma il tema dei rapporti della magistratura con massoneria e servizi è molto concreto, e fortemente sottovalutato.

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14 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, fuga di pm: 9 su 21 lasciano, a rischio indagini su terrorismo e tangenti”

Sono tanti anni che a Brescia si lamentano organici insufficienti. Un scusa per istituzionalizzare l’impunità, un’inefficienza che rientra nella scaltra efficienza bresciana: certi reati eccellenti possono essere praticati liberamente non perché i magistrati siano pochi, ma perché per quel genere di reati non ce n’è neppure uno. Non perché la magistratura sia carente nei ranghi, ma perché è ermeticamente assente per scelta. Quell’espressione enfatica “C’è un giudice a Berlino” dove si loda come memorabile la fedeltà all’alto compito del magistrato di difendere il cittadino dagli abusi del potere, come se fossimo ancora nella Prussia del Settecento, oggi può essere applicata solo in negativo: “Non c’è un giudice a Brescia”. E si può sostituirla con il prosaico “Quando il gatto non c’è i topi ballano”.

@ maria. Il magistrato ucciso per vendetta a Brescia nel 1969 era il Procuratore Agostino Pianta. Il figlio, Donato, è divenuto magistrato giudicante (*). Non credo sia lo stesso magistrato, Francesco Piantoni, che è tra i 9 PM che lasciano scoperta la Procura di Brescia. Piantoni ha indagato sulla strage di Piazza Loggia. Ha avuto attestati di stima da F. Cossiga, che nell’agosto del 2006 affermò che l’essere stato interrogato da lui, con il Procuratore Tarquini e l’allora sostituto Chiappani aveva “rafforzato la sua fiducia nella giustizia”.

* Agostino Pianta, la vendetta sbagliata di un Montecristo del dopoguerra. In: P. Leporace. Toghe rosso sangue. Newton Compton, 2009.

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5 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Mazzoncini verso guida della multiutility lombarda A2A. M5s: ‘Rinviato a giudizio, è incompatibile’. Per il sindaco di Brescia nomina è regolare”

Fino a che durerà, trovando un pubblico che accetta il dogma della mafia come entità ontologica perenne e ineliminabile, lo show sempreverde della mafia di turno, dietro ad esso continueranno a operare liberamente e a prosperare alla luce del sole altre varietà di sodalizi predatori. La clericale Brescia è un buon posto dove osservare quella che chiamo la metamafia: il crimine istituzionalizzato che nasconde la sua vera natura dietro alla facciata nobile della lotta al diavolo, alla mafia; con il connesso piduismo, l’uso mafioso dei poteri dello Stato. Personaggi bresciani hanno avuto e hanno un’influenza – cruenta – nello sviluppo di questo concetto. Alcuni provenienti dalla magistratura zanardelliana*.

*da Giuseppe Zanardelli, bresciano, PdC, esimio giurista. Massone e praticante di metodi di governo come la persecuzione tramite il potere dello Stato: “Se un magistrato … un impiegato pubblico … osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto” (Chiarini). Tra i fondatori della loggia P2 storica, a lui nel 2010 i magistrati di Brescia, babbo Mazzoncini in testa, hanno intitolato il palazzo di giustizia, con statua all’ingresso; mentre erano intenti a proseguire, con i procedimenti interminabili e le assoluzioni, l’opera pluridecennale di riduzione asintotica delle responsabilità giudiziarie per la strage piduista del 1974.

Indipendenza della magistratura e pneumatici

21 September 2009

Panchina del parco Gallo Di Brescia. 15:01 del 17 set 2009

Panchina del parco Gallo. Brescia, 15:01 del 17 set 2009

Segnalato il 21 set 2009 sul blog AldoGiannuli.it come commento al post  “Una nuova questione morale…” del 16 lug 2009


Seduto su una panchina del parco Gallo di Brescia in una bella giornata di settembre. Penso agli avvenimenti del giorno. Oggi, 17 set, risulta finalmente consegnata la racc. online che ho inviato con internet 8 giorni fa al PM di Lecco Del Grosso sul ruolo della magistratura nel caso Englaro (L’azione giudiziaria non euclidea). Ed è arrivato contemporaneamente anche il consueto schiaffo di “ricevuta di ritorno”, sotto forma di mobbing trasversale. Chi si rivale sulle donne annega in uno sputo.

Oggi il TAR del Lazio si è espresso a favore dell’interruzione dell’idratazione e alimentazione quando si sia “ricostruita” la volontà del paziente comatoso. Secondo i giudici amministrativi l’essere umano medio sarebbe in grado di scegliere liberamente di morire di sete e fame, e a tale stoica capacità corrisponde il diritto fondamentale di morire volontariamente in questo modo; diritto “incompressibile” dall’autorità pubblica, anche in presenza di una volontà solo putativa, espressa in precedenza in condizioni diverse (che “Altro è parlare di morte, altro è morire” sembra se ne siano dimenticati tutti), o anche desunta da dichiarazioni di testimoni. Un’altra specie si aggiunge così a quella categoria di giustificazioni funebri che comprende il famoso “Dio sa che è lui che ha voluto farsi uccidere”. E’ da poco uscito un editoriale che condanna le preoccupazioni espresse in Inghilterra da gruppi di disabili: temono che questo viraggio ideologico, dal sollievo della sofferenza alla promozione della scelta personale di morire quando si soffre, possa favorire la loro eliminazione prematura; e vengono pertanto rampognati per questa loro fisima, che viene giudicata irrilevante per la discussione (Delamothe T. Assisted dying: what’s disability got to do with it? British medical journal, 26 ago 2009). Per rassicurarli viene citata la baronessa Warnock, che spiega pazientemente che si tratta di due concetti diversi. La baronessa è la stessa bioeticista che ha affermato che i pazienti affetti da demenza senile hanno il dovere di morire per non pesare troppo sui familiari e la società.

Pochi giorni fa, l’11 set, il CSM ha approvato la pratica a tutela di magistrati della Cassazione in relazione alle accuse ricevute dai politici sul caso Englaro. Il giorno dopo il portavoce vaticano ha dato indicazione, sul testamento biologico, di “trovare un compromesso che non umili nessuno”. Una frase che per me conferma che il paziente è una figura secondaria nella meschina disputa tra superbi al suo capezzale. Oggi le nostre truppe in Afghanistan, aggregate agli interessi di chi domina il mondo, vedono cadere sei dei loro compagni per un’autobomba. E’ giusta la causa per la quale sono morti, e per la quale uccidiamo civili in terre lontane? Oggi a Brescia si è riaperto, dopo il ristoro estivo, il nuovo processo di primo grado per la strage di 35 anni fa. Dietro la panchina c’è una scuola intitolata a una delle vittime. Nei giorni scorsi funerali di Stato per Mike Bongiorno.

Devo interrompere i miei pensieri. La pantera della polizia si avvicina con lentezza esasperante. Ci mette 20 secondi a raggiungermi da quando mi accorgo di lei, a una quarantina di metri, e accendo la camera. Le lettere di scatola della scritta “Polizia” sulla fiancata mi scorrono davanti grandi e colorate, come quando compitavo i cartelloni all’asilo. Poco dopo avermi oltrepassato la pantera si ferma e resta a lungo immobile… riparte…  si riferma. 3 minuti per un centinaio di metri nel parchetto semideserto. Senza dubbio a caccia di malfattori. Palmo a palmo. Giammai per la quotidiana rottura di c… a una persona onesta, ma non allineata, e scomoda per chi gestisce l’illegalità istituzionalizzata. Oltre a ricordare il periodo felice di quando imparavo a leggere, ho così anche l’opportunità di osservare da vicino i pneumatici della potente Alfa Romeo che i poliziotti mi strusciano davanti. L’altezza del copertone sarà una decina di centimetri. Ripenso all’uccisione di Sandri, il tifoso laziale, sulla quale ho già scritto (La coltivazione della viltà: Giuliani e BagnaresiLa lama e il manico: la violenza indirettaLa sinistra calvinista e il “fair game”). E’ di pochi giorni fa anche la notizia che nelle motivazioni della sentenza di condanna di Spaccarotella a sei anni i magistrati affermano che è “irragionevole” considerare che l’agente volesse fare altro che fermare la macchina, sparando alle gomme.

Poliziotti e magistrati quanto a pneumatici non hanno il senso della misura. O troppo lontano o troppo vicino. Anche per i pneumatici, usano una geometria deformante. In precedenza, applicando semplici relazioni trigonometriche, ho controllato che, trascurando eventuali fattori legati alla fisiologia della visione, a 66 metri, la distanza di Spaccarotella dall’auto con Sandri, mirando alle gomme un bersaglio utile che corrisponda a un cerchio del diametro di 15 cm apparirebbe grande come una moneta da 1 centesimo posta alla distanza di 7 m. Apparirebbe come appare dalla porta di un campo regolamentare un pallone da calcio sulla porta opposta. Un tiro di precisione, da campione o da tiratore scelto con armi adatte. Quello che un buon tiratore può fare a mano libera con la Beretta d’ordinanza è mirare all’intera auto, o vicino all’auto. A 66 metri una Renault Megane vista di fianco appare pressappoco come il lato più grande di una scatola da scarpe a 5 metri. In movimento. Un tiro invitante, se si è al tirassegno del luna park. Sulla Autosole colpire dove si è mirato è ovviamente più difficile che con la scatola da scarpe, dato che la maggiore distanza reale amplificherà l’errore.

Perché ha sparato Spaccarotella? Sentiva le voci o presentava altri sintomi psicotici ? No. Allora non si può credere che avrebbe accettato di uccidere o ferire un uomo in quelle circostanze. Deve avere pensato che sarebbe andata a suo favore la sinergia tra la bassa probabilità di avere al momento dello sparo la pistola puntata esattamente in modo da colpire un bersaglio umano tanto distante e gli intrinseci limiti di accuratezza e precisione dell’arma. Non sapendo con chi aveva a che fare: non sapendo di come le probabilità possano essere sottili, quanto facilmente possano umiliare le nostre supposizioni. (Anche senza reti che deviano il colpo; reti del resto visibili, e i cui possibili effetti sono comunque ben noti ai poliziotti, visto che ostacoli che deviano il colpo spuntano immancabilmente in queste ricostruzioni). Ignoranza, presunzione, l’esaltazione del momento, pulsioni inconsce. Ma c’è stato alla base un concreto fattore permissivo, che è stato determinante. La valutazione e l’atto non sono stati del tutto separati dal normale operato di polizia. Sono stati l’applicazione di un potere istituzionale non scritto; nel senso che l’esibizione di forza non necessaria, la violenza simulata, e quindi l’atto illegittimo e irrazionale, verso determinati gruppi o singoli, sono attività istituzionali non scritte, consentite e protette. Vale per i giovani convogliati a sfogarsi nelle tifoserie, e vale per chi osserva, legge, pensa e poi scrive cose che i potenti non vogliono siano dette né tanto meno divulgate. Categorie molto diverse, accomunate dall’essere entrambe “attenzionate”: per le quali occorre alimentare o inventare una tensione che ne giustifichi il controllo.

In generale, il gradino tra le due fattispecie giuridiche, colpa cosciente e dolo eventuale, appare artificiosamente alto: mi sembra che, pur dovendo tenersi conto dell’ampia varietà di circostanze possibili, sia per se la morte causata da una scommessa sulla vita degli altri a dover essere adeguatamente punita. L’omicidio “probabilistico”, una categoria più vasta di quanto non si dica (La lama e il manico: la violenza indiretta), l’omicidio che sollecita quella oscura e pervasiva complicazione sulla cui natura si discute e si tribola da secoli, la probabilità, contro la quale l’uomo combatte da sempre per assicurarsi la sopravvivenza, mi sembra una forma criminale a sé stante; che può avere gradi diversi, ma non avrebbe dovuto essere spaccata in due parti, segregate assegnandole come sottotipi all’omicidio colposo o al doloso in base agli odds – oggettivi o percepiti dallo scommettitore – più o meno rischiosi. E’ singolare che l’omicidio preterintenzionale sia stato tenuto fuori da questa spartizione, mentre è quello che come fattispecie generale più si avvicina all’omicidio che spinge la vittima nelle mani del Caso. Se però le leggi e il diritto sono questi, non credo si possa protestare perché i giudici non hanno ravvisato l’omicidio volontario per dolo eventuale.

Ma è inverosimile che Spaccarotella volesse tentare un’azione allo stesso tempo praticamente impossibile, illecita e illogica come quella del fermare l’auto a fini di ordine pubblico bucando le gomme con un colpo di pistola. La spiegazione di gran lunga più probabile per me è che volesse spaventare – e allo stesso tempo divertirsi – facendo fischiare le pallottole vicino all’auto o facendole conficcare su qualche bersaglio inanimato. Ho visto centinaia di volte quel ghigno di soddisfazione dello stipendiato di polizia che ha appena commesso la sua piccola vile bravata, e si sente  “tosto” per questo, sapendo che non rischia nulla, ma verrà premiato. Non si tratta di “mele marce”; è un atteggiamento diffuso e coltivato, verso determinati cittadini.

Se il livello dell’attività di provocazione è sufficientemente alto, è statisticamente inevitabile che in una minoranza di casi tali pratiche assumano forme più gravi, e diano luogo ad incidenti, fino all’omicidio. Omicidi che allora appariranno strani, incomprensibili, per chi ha della polizia l’immagine del maresciallo Rocca e de “La squadra”. O anche solo l’immagine che un cittadino onesto e amante della legalità vorrebbe avere della polizia. Poi, non andrebbe dimenticato, nell’ambito delle attività di repressione e provocazione ci sono anche gli atti pienamente volontari, gli omicidi di polizia pianificati o ricercati, come Giorgiana Masi; e forse Carlo Giuliani. Viviamo in questa realtà, con questa polizia.

Per Sandri non si è trattato quindi di sola colpa, sia pure con previsione: l’abuso volontario, l’atto di sopraffazione fine a sé stesso è una prassi, e l’omicidio appare essere stato un incidente rispetto a tale attività di polizia, non rispetto allo svolgimento del dovere. Spaccarotella non voleva uccidere, ma ha allestito e giocato una lotteria che prevedeva un’uccisione tra gli estratti; e, fatto grave ma trascurato nel processo, e poi espressamente negato nella sentenza, le intenzioni che l’hanno indotto a fare ciò se non erano omicide non erano neppure volte a tutelare la legalità, ma erano deliberatamente volte in senso opposto; erano illecitamente aggressive, ma di fatto consentite; spiegabilissime, per chi conosce certi modi operandi degli agenti sulla strada.

Insistere sul dolo eventuale, come ha fatto anche il PM, è una forzatura che potrebbe fare il gioco di chi ha interesse a mantenere lo status quo: limitando la discussione alla peraltro discutibile dicotomia colpa cosciente-dolo eventuale, si trascura che vi è stata una preterintenzionalità. Proprio quella che bisogna temere quando i poliziotti fanno i guappi; proprio quella che sarebbe stato dovere dei magistrati individuare e reprimere. Adempimento del dovere che sarebbe stato utilissimo e altamente meritorio. Lo scandalo maggiore risiede in questa affermazione dei magistrati, sulla “irragionevolezza”, che è funzionale ai reali motivi che possono spiegare il tiro al bersaglio di Spaccarotella. I magistrati stigmatizzano spiegazioni più semplici e prossime alla vita reale, ma che corrispondono ad un elemento doloso – di altra natura rispetto al dolo eventuale – che deve restare coperto. Un dolo impresentabile, perché è sistemico e cronico, e serve il potere conculcando diritti fondamentali “incompressibili” protetti dalla Costituzione. Riguardo a questo aspetto importantissimo i magistrati non solo non hanno fornito un grado decente di giustizia, ma al contrario hanno protetto e quindi perpetuato una situazione di ingiustizia istituzionale deleteria per la democrazia.

Seduto sulla panchina, al tepore del sole di settembre, mi interrogo sul rapporto di causalità tra i severi giudici che chiamano irragionevole non accettare le improbabili scusanti che hanno emesso per un terribile abuso di polizia che non è stato possibile insabbiare subito, e i ragazzotti che ogni giorno usano le costose pantere o gazzelle blindate e la benzina dello Stato per lo stalking e i gesti di scherno e intimidazione verso chi ha scritto per criticare, fuori dagli schemi consentiti, quanto, in ottemperanza a poteri maggiori e contro gli interessi del cittadino, preti, magistrati e politici stanno decidendo sulla morte pilotata. Tra le gomme di cui raccontano i giudici di Spaccarotella e quelle che mi fa esaminare la Questura di Brescia. Quando si tratta di temi come i grandi interessi del business medico, tanti magistrati sembra non ci tengano alla loro indipendenza e libertà di giudizio; e sostanzialmente lasciano fare – e spesso e volentieri danno una mano – alla tutela da parte della polizia del loro conformismo, della loro dipendenza e subordinazione rispetto al pensiero unico. Una tutela attuata screditando e zittendo con sistemi da bravaccio voci di critica al dibattito giocattolo che i magistrati animano, alle idee preconfezionate che i magistrati coonestano. Per quanto mi riguarda, questa è medicina, scienza, bioetica con la pistola. L’ignoranza armata. L’intimidazione di denuncianti e testimoni istituzionalizzata.

Non mi stupisce quindi che un omicidio come quello di Sandri venga spiegato dai magistrati con tesi che il legale della famiglia Sandri definisce “assurde”; tesi che non rispettano la sintassi del mondo reale. Forse se non ci fossero sentenze “politiche” del genere, che coprono e assolvono più di quanto non accertano e sanzionano, sarebbe meno difficile poter riavere la mia libertà, e camminare libero per strada, o sedere in un parco, senza  la ostentata sorveglianza, assillante e insultante, della polizia. Forse se i magistrati smettessero di arrampicarsi sugli specchi per mantenere impuniti i reati derivati dalle soperchierie dei poliziotti, allora pneumatici e camere d’aria, a Badia al Pino a Brescia e ovunque tornerebbero a occupare il corretto angolo visivo.

La provocazione, la molestia e la minaccia gratuite, i rituali di degradazione, per intimidire e avvilire, o esasperare e aizzare in modo da poter giustificare la repressione, mascherate da dovere, da tutela della legalità, sono un instrumentum regni di questa pseudodemocrazia. Un metodo adatto a un paese permeato di mentalità mafiosa e di doppiezza clericale a tutti i livelli. Uno strumento del reale esercizio del potere tanto importante quanto ignorato. Un’entità storica che potrebbe spiegare tanti fatti, tanti reati, tanti comportamenti; dai drammi della strategia della tensione a quelli del G8 di Genova, a quelli dei poveri cristi che non escono vivi da un incontro con corpi armati dello Stato. Forse può dare una spiegazione, da aggiungere alle altre, anche a chi si lamenta che non si sentono più voci di critica intellettuale libere da appartenenze. Riconoscere, sul piano sociale, politico e giudiziario, questo pesante fattore di condizionamento preverrebbe molte ingiustizie, e altri lutti. Ma fa comodo a tanti, non ultimi i magistrati, non ultimi i pifferai e i cattivi maestri che talora guidano i movimenti, che la provocazione e le molestie di polizia rimangano una variabile nascosta. Mi alzo dalla panchina e penso che dovrei preparare una lettera da inviare ai magistrati che tacciano di irragionevolezza chi dubita che il fine che ha mosso Spaccarotella fosse quello di fermare l’auto. Titolo provvisorio: “Davvero i magistrati non ne sanno nulla dell’azione di provocazione della polizia?”.

Copia della presente viene inviata con racc online al Procuratore della Repubblica di Lecco, ai magistrati dell’omicidio Sandri c/o il Procuratore generale di Firenze, alla famiglia Sandri c/o il loro legale, ai Consiglieri del CSM della pratica a tutela dei magistrati di Cassazione per il caso Englaro.
*
Il 30 set 2009 copia del presente commento, “Indipendenza della magistratura e pneumatici”, viene inoltre inviata al Provveditore agli studi Maria Rosa Raimondi, responsabile locale di un’istituzione che sta raggiungendo le cime più alte nella costante opera di censura di quanto denuncio, mediante il ricatto la provocazione e il logoramento: non bastando gli attacchi personali, che ormai mi fanno un baffo, si aggiunge il mobbing trasversale. Una tecnica mafiosa (ma universale: anche ne “Il nemico del popolo” (1882), dello scandinavo Ibsen, i politici attuano una vendetta trasversale, tramite l’amministrazione scolastica, su una insegnante che è una familiare del medico che sta denunciando un pericolo per la comunità). Un’altra infamia che dà la misura dei meriti di chi comanda. Se uno scrive di reati a un Procuratore generale non si aspetterebbe di ricevere in risposta un gesto ostentatamente gratuito e illecito, che molti delinquenti disprezzerebbero come vile, a danno della propria compagna da parte delle istituzioni dello Stato; anche questo dovrebbe far parte del prestigio della magistratura. L’ignobile episodio di mobbing trasversale va a iscriversi, oltre che nella censura del dissenso biomedico, anche nella storia giudiziaria del processo a Spaccarotella; facendo parte integrante della procedura penale, la procedura penale reale con la quale si costruisce la “verità” giudiziaria. A proposito di ciò che la Procura generale di Firenze manipolò sull’omicidio di polizia di Franco Serantini, Stajano ha parlato di cultura medievale. Un commentatore straniero ha descritto l’Italia come “una società feudale molto evoluta”. Credo che in Italia, e soprattutto nella clericale Brescia, grazie agli alti livelli di ignavia, connivenza e collusione delle istituzioni viga indisturbata e rampante una forma di potere che, avvalendosi degli strumenti della modernità, attua forme medievali di governo mascherate da legalità democratica.
(racc. a/r online a Raimondi, Brignoli)

La fagocitosi dell’opposizione

6 June 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Contro il relativismo etico ed epistemico” del 4 giu 2009. Postato il 6 giu h 14:05

Ritengo di essere stato oggetto di dileggio e di insinuazioni calunniose gratuiti sul blog. Non credo che sia tolleranza dare spazio a tesi che vanno contro grandi interessi e contro il senso comune, se dall’altro lato si permettono attacchi ad hominem secondo i quali in base all’esperienza professionale di un direttore di carceri si dovrebbe diffidare di me; che avrei ”4 nemici” (?) che mi obbligano all’anonimato; o bisognerebbe usare il mio pseudonimo come passatempo per svelare i miei inconfessabili retroscena; e il mio è latinorum da analizzare con la psicoanalisi.

Questo è tiro al piccione, è buttarla in caciara. Un blog, anche se tenuto da magistrati, non è altro che una specie di speaker’s corner, uno sfogatoio dove uno può dire ciò che vuole e gli altri sono liberi di rispondergli qualunque cosa? E’ “La corrida”, con libertà di diffamazione e calunnia? Io credo che la libera discussione non possa tollerare attacchi ad personam gratuiti, da parte di gente che parla di querele e che dice cose come se per lei il codice penale fosse un fantoccio che si può eludere con qualche accortezza.

A me ha fatto molto piacere ricevere l’approvazione di Felice Lima, e vedere un commento pubblicato come post; comprendo e non invidio la sua delicata posizione, e mi dispiace che le cose abbiano preso questa piega; anche perché questo mio piccolo caso ripete una situazione generale che rattrista entrambi: poca giurisdizione, tanta sorveglianza. La democrazia carceraria.

Però non è che se uno riceve una medaglia poi è un ingrato se si lamenta perché dopo gli dipingono la faccia di blu. Credo che tale conto sia un esempio del costume della “contabilità etica creativa”, dell’ “etica algebrica”. In questo modo si hanno simulazioni malate di democrazia: tu puoi esprimere dei concetti, e io posso commentare che tu sei un delinquente e un soggetto da psicoanalisi. E’ davvero uguaglianza? Questo è il modo migliore per girare a vuoto.

Sono esattamente queste situazioni doppie, di matrice cattolica, che permettono la cronicizzazione dei mali del Paese; dove la presenza di forme di discussione consente la delegittimazione dell’avversario; l’antimafia delle istituzioni, l’appoggio istituzionale alla mafia; le elezioni, l’omicidio politico; le indagini pluridecennali sulle stragi, l’impunità quasi totale sulle stragi. Il “buono” che rende presentabile il “cattivo”; tutti e due a braccetto. Quando si induce a perdonare gli eversori impuniti, “purché si inginocchino”, sono i funerali della democrazia quelli che piangendo si stanno celebrando. Proprio questo manca nella litigiosa Italia, la divisione: è tartufesco unire ciò che dovrebbe essere separato. Invece creare una continuità con la critica è una delle prime regole; si chiama dialogo, ci si illude che sia dialogo, ma è fagocitosi.

Quanto al non rispondere pubblicamente alla prosecuzione dietro le scene di attacchi pubblici, come Morsello, che mi ha scritto che sarei un trafficante di cocaina, no, questi sono lussi da persone alle quali non sono stati tolti i diritti fondamentali; un Morsello al giorno per 16 anni non fa ridere. Sono in condizioni di pressione continua da parte di gente che differisce dai delinquenti comuni per il vestire abiti istituzionali e per usare i mezzi delle istituzioni. E’ il principale pensiero della mia vita; e ritengo di avere il diritto di difendermi. Il diritto del prigioniero a rispondere ai suoi aguzzini. Dopo il 1943 c’è stato un generale dell’esercito che a Regina Coeli rispose a pernacchie ai suoi torturatori. Lo fucilarono, ma almeno non ebbero la faccia tosta di dirgli che era scorretto.

Deuteragonismo di lotta e di governo

19 May 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Elio e le storie tese” del 10 mag 2009


Apprezzo anch’io la chiacchierata con Silvio Liotta. A proposito di rigore logico e di semantica; può gentilmente spiegarmi se con l’espressione “questioni di tipo speculativo” [sul cancro] intende “argomenti astratti” o “manovre volte alla ricerca di profitto”?

In attesa della risposta, cerco di precisare meglio cosa intendo per deuteragonismo; un argomento in cerca di autori; un’entità che, qualunque nome si voglia darle, resta negletta. Vedo il deuteragonismo principalmente come un atteggiamento culturale e dello spirito, che origina dalle nostre storiche debolezze culturali; dall’anima gregaria, che è gregaria anche nell’opporsi. Atteggiamento potenziato dalle tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica.

Beppe Grillo, per mostrare che l’Italia è il paese dei furbi, ha raccontato che una volta è salito sull’autobus e ha timbrato il biglietto: “tlictlac”. “Il guidatore si è girato di scatto e ha detto: cos’è questo rumore?”. Può darsi che un dissenso non deuteragonista ci faccia un effetto simile, avendo noi interiorizzato una specie di avversione estetica per il dissenso non irreggimentato.

C’è il deuteragonimo dei politici, frutto di una scelta e falso; una recita, nella quale a volta ci si scambiano le parti. C’è anche il deuteragonismo inconsapevole, indotto ma sincero, dei cittadini che vorrebbero che le cose andassero meglio. Naturalmente i due si influenzano a vicenda. Purtroppo il deuteragonismo dal basso è non meno efficace di quello dall’alto nel servire gli interessi del potere, ripetendone gli slogan e facendo da argine ad altre forme di dissenso, non controllabili. Nel mio campo, la medicina, vedo che i progressisti adottano, e propagandano con successo, posizioni apparentemente critiche che in realtà favoriscono gli interessi del potere; sono responsabilità gravi, anche se quasi sempre involontarie, dovute a superficialità, nel caso della protesta popolare; e invece maggiormente consapevoli per chi si pone a capo della protesta popolare, per chi opera come consulente o intellettuale, o siede sui banchi del Parlamento.

Vi è quindi un deuteragonismo degli elettori e uno degli eletti. Un deteragonismo “di lotta” (gladiatorio a parole e in certi gesti ma pacioccone nella sostanza), che è quello che mi interessa di più; e uno “di governo” (che tecnicamente è nella notoriamente compiacente opposizione parlamentare), sul quale sembra si appunti maggiormente la Sua attenzione. Come esempio di deuteragonismo di governo, si può considerare la degenerazione ideologica del socialismo umanitario in campo medico. Tutti sappiamo cosa è accaduto nel nostro paese ai nobili ideali socialisti: “Da Nenni e compagni a Craxi e compagnia” dice il titolo di un libro di Enzo Biagi. Prima del fascismo c’era tra i medici una cospicua componente che aderiva al socialismo umanitario, con una rappresentanza non trascurabile in Parlamento; oggi, al tempo della medicina reaganiana, e dopo il craxismo, medici socialisti come quelli sono impensabili in Parlamento; anche i parlamentari medici che non sono nel centrodestra non si occupano dell’emancipazione dall’ingiustizia, ma aiutano, di sponda, le grandi manovre speculative della medicina; impiegando strumentalmente la retorica di sinistra, come cerco di mostrare nel già citato post sugli “Sos” sui tumori pediatrici, e nella discussione sul testamento biologico (Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico; Eudamonismo laico e eudamonismo cattolico sul testamento biologico; in preparazione).

Lei parte dal deuteragonismo istituzionale; è vero che sul piano partitico può avvenire che i due deuteragonismi si alleino: che forme di dissenso apparentemente sganciato dal potere vengano tollerate e incoraggiate, anche se sgradite, purché deuteragoniste; equiparate a “correnti”, ricevono visibilità, e raccolgono il malcontento per poter ricondurre all’ovile, il giorno delle elezioni, le pecorelle smarrite, o disgustate. Io, lontano dagli ambienti politici, guardo maggiormente alla dimensione culturale e psicologica del deuteragonismo; alla sua diffusione capillare tra il pubblico e gli intellettuali, e ai conseguenti effetti sul dissenso “grassroot”, nato con Internet; alle “pratiche discorsive” imposte dal potere, che proibiscono alcune forme di dissenso, magari le più semplici e immediate, e ne promuovono altre, più contorte ma funzionali al potere.

Il fattore da Lei evidenziato, la “democrazia bloccata”, deve aver giocato un ruolo importante, nella sostituzione dell’opposizione autentica con forme di deuteragonismo, nell’abituare gli italiani alla “learned impotence” in politica, e a fare loro concepire quindi come unica opposizione possibile quella che costituisce una rispettabile attività ausiliaria del potere. Un condizionamento culturale che si è avvalso anche dell’omicidio esemplare di voci non deuteragoniste. I condizionamenti post-Yalta agivano però su un terreno predisposto; infatti, con qualche aiuto, hanno attecchito bene, e finita la Guerra fredda questa volontà di rivendicare ciò che il padrone vuole si rivendichi ha continuato a crescere nella nostra cultura politica.

Il fattore umano resta il singolo fattore più importante, che precede la posizione nella società o nelle istituzioni e nello schieramento politico: uno statista di quei tempi che aveva tratti di autonomia e indipendenza, nella sua condizione, mi pare fosse il curiale Aldo Moro, il principe dei democristiani; mentre figure come Toni Negri o Adriano Sofri mi paiono oppositori che hanno educato ad un pernicioso deuteragonismo. Yalta e il contrasto al comunismo hanno inciso fortemente, ma sono stati anche un alibi di dimensioni epocali. E sono tuttora utili come giustificazioni.

Moro, che voleva pubblicare su un settimanale un articolo nel quale richiamava al rispetto dell’indipendenza nazionale, con riferimento all’indipendenza dagli USA, e ha compiuto scelte politiche che andavano in questa direzione, è stato tolto di scena. Oggi viene celebrato come una vittima di altri tempi, portatore di una politica troppo compromessa; e “inattuale” (Martinazzoli); infatti non ha lasciato una scuola politica. Dell’eccessiva dipendenza politica e culturale dagli USA oggi parlano solo frange assenti dal dibattito mainstream, o vecchi signori nostalgici in odore di demenza senile.

Sofri e Negri sono invece tuttora à la page tra i dissidenti “duri e puri”; la conoscenza delle loro gravi responsabilità e delle pesanti condanne giudiziarie non ha interrotto la fiducia per loro come intellettuali. Ai giorni nostri queste due icone della lotta al capitalismo, ex promotori del terrorismo, pubblicano su case editrici come, rispettivamente, la University of Chicago Press, o la Harvard University Press; e continuano a diffondere i loro insegnamenti e a venire ascoltati da coloro che dicono di volersi opporre al sistema. Una caratteristica che contraddistingue i deuteragonisti professionisti è la loro galleggiabilità.

Il deuteragonismo

11 May 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Elio e le storie tese” del 10 mag 2009


Gentile dr Lima, quanto Lei scrive critica ciò che avevo scritto nel Suo blog il giorno prima sullo stesso argomento, sotto un altro post (I 18 anni di Noemi e la sanità integrativa): mi permetta di dissentire amichevolmente, e poi di andare oltre a quanto da Lei affermato, e, senza più alcun riferimento a Lei, trattare il tema, che mi pare davvero fondamentale, da un punto di vista generale.

Non condivido neppure le posizioni di Mauro C., che nel congratularsi con Lei per le Sue posizioni, contrappone il Suo dubbio alla certezza degli imbecilli. Ammiratore di Cartesio, il filosofo del dubbio metodico e, non meno importante, della molteplicità del reale, a Mauro C. dico che col dubbio bisogna convivere, ma in certi casi, per esempio per le notizie scandalose e anomale di Novella 2000, è più equilibrato che il dubbio assuma la forma di un ragionevole scetticismo. L’appello al dubbio unito all’accusa di dogmatismo (o di imbecillità) è tipico degli ufologi.

Se anche, come Lei sostiene, la relazione di Berlusconi con Noemi e il suo annunciato divorzio non fossero vicende private, credo che ciò nonostante sarebbe preferibile astenersi dal discuterle.

Non credo che un politico esperto come Bill Clinton non abbia preso precauzioni per prevenire la possibilità che una ragazzina potesse ricattarlo; ma se dopo avere scalato la massima cima della politica mondiale avesse commesso tale errore da principiante, e se la ragazzina fosse stata tanto matta da tentare realmente di ricattarlo, un’agenzia apposita che protegge i presidenti USA, il “Secret Service” (non è la CIA), avrebbe provveduto a disinnescare il problema. Se il presidente degli Stati Uniti avesse dovuto fronteggiare un ipotetico ricatto di un’amante, a lui e alla nazione non sarebbe accaduto proprio nulla; così come non è accaduto nulla quando Clinton ha detto che gli USA non c’entrano con la strage di Ustica. Roma locuta. A J.F. Kennedy dovettero sparare; non lo estromisero rivelando il suo maniacale “womanizing”, o facendolo cadere in qualche scandalo sessuale.

Parimenti, non credo che quanto Lei ipotizza sia verosimile: che la famiglia di un usciere sia in grado di ricattare uno degli uomini più ricchi, un piduista, presidente del consiglio, di pochi scrupoli, etc. La famiglia Letizia sembra piuttosto al totale servizio di Berlusconi, come tanti.

Quello che a me pare del tutto anomalo è che la notizia del fattaccio provenga dai media del colpevole, dalla famiglia del colpevole, dalle esibizioni del colpevole. Questa singolare situazione, nella quale la fonte e i responsabili dello scandalo coincidono, o sono vicini, è frequente; nonostante ciò, o forse per questo, i commentatori non sembra ci facciano molto caso; e non vedono analogie con le attricette che protestano perché fotografate in effusioni dopo che il fotografo l’hanno chiamato loro. Capisco il dubbio sistematico, che non deve mai essere azzerato; ma “certa evidenza circostanziale è molto forte, come quando trovi una trota nel latte” (Thoureau; si riferiva alla pratica dei lattai di annacquare il latte).

Occorre proteggere le minori da Berlusconi ? Fino a quando una fonte degna di ascolto, come la magistratura, non ci documentasse ciò, resto dell’idea che sia svantaggioso accettare di scendere in questo gioco di specchi con un fregoli come Berlusconi, quando gli si possono muovere contestazioni più fondate e sostanziose. Non si può essere ignari e fiduciosi come bambini su temi come la sanità integrativa e amletici su “Verissimo”.

E’ vero che l’argomento avrebbe risvolti politici degni di attenzione, es. la nostra immagine internazionale; ma allora il tema dovrebbe essere “Perché ci facciamo sputtanare all’estero da questo istrione ?”; invece così si continua a permettere che Berlusconi detti gli argomenti da contestargli. Mentre c’è solo l’imbarazzo della scelta per contestargli altre cose, politicamente molto più rilevanti.

Credo che questa sia stata un’occasione perduta. Al tempo della serie del presidente manager, operaio, intellettuale, buon padre di famiglia, capobanda, etc. a Roma c’era un grande manifesto con Berlusconi e la scritta “Per un presidente contadino”. Qualcuno con la bomboletta di vernice aveva aggiunto “Allora va a zappà la terra”. Cosa sarebbe accaduto alla credibilità di Berlusconi se la reazione all’agghiacciante rivelazione di Berlusconi-vecchio-satiro, degna del miglior Beautiful, fosse stata uno sbadiglio; seguito da una discussione a occhi aperti su cosa sta facendo per la crisi economica, l’occupazione, i giovani, la giustizia, l’equità sociale, la sanità, l’ambiente, i servizi al cittadino.

Penso che quanto avvenuto sia espressione di un problema endemico, che chiamo di “deuteragonismo”. E penso che questo sia un problema cruciale, pari a quello della DC, del craxismo, e oggi del berlusconismo; ma non riconosciuto, o largamente sottovalutato. Col deuteragonismo anziché fare un’opposizione vera, un’opposizione antagonista, che sceglie lei cosa contestare e come, si fa da secondo a chi è al potere, accettando di ribattere, in termini prevedibili, ai temi che vengono scelti da chi comanda; e di trascurare i temi che devono restare fuori dal dibattito, e quindi devono sembrare inesistenti.

Il deuteragonista fa l’opposizione che il potere vuole che si faccia; assicura così la fictio democratica; fa da spalla, da contraltare, per dialoghi che devono avere una conclusione predefinita; e allo stesso tempo è parte integrante di quella forma di controllo detta “agenda setting”. Ha inoltre l’importante funzione di inibire forme di opposizione non gradite, prendendone il posto e combattendole, come dirò.

Invece di correre platealmente in soccorso al vincitore, si può fargli l’opposizione che lui desidera, per ottenerne la benevolenza e ricompense. Penso che la posizione del deuteragonista sia per molti una vocazione, connaturata a tratti caratteriali, e a tratti culturali nazionali, che viene abbracciata con convinzione e sincerità. Guardando a certi casi, come quello dell’attuale opposizione dei DS, penso che per molti sia anche un mestiere. Comodo, ben retribuito e di un certo prestigio.

Antagonista non vuol dire estremista, e deuteragonista non vuol dire blando. Antagonista può voler dire: “abbiamo capito, Berlusconi ci tiene a far sapere che alla sua età va ancora a donne; mah; cosa vuol fare sulla sanità integrativa ?”. D’altro canto, il terrorismo, che ha fatto così comodo al potere, potrebbe essere guardato anche come una forma di deuteragonismo, inconsapevole (ma non sempre). Forse Pasolini si riferiva a ciò quando scrisse “essi credono di spezzare il cerchio e non fanno altro che rinsaldarlo”. Il magistrato Giovanni Tamburino ha scritto, considerando il ruolo dei servizi nel terrorismo, una pagina illuminate su questa tecnica del potere, che “A livello di maggior sofisticazione costruisce la propria opposizione” (In: G. De Lutiis, Il golpe di Via Fani, 2007. Pag 19). Solgenitsin, reduce dal gulag, ha scritto che il regime sovietico favoriva critiche su fatti circoscritti, purché non venisse messo in dubbio il sistema.

Certamente non tutte, ma alcune delle numerose “persecuzioni” o minacce ufficiali, tanto clamorose ed esagerate quanto senza conseguenze, sembrano fatte per creare dei curricola credibili di dissidente per il lancio di deuteragonisti di riferimento. Mentre per chi dev’essere veramente censurato si cerca di lasciare meno tracce possibile. Così ci sono dei “censurati” che tengono banco, mentre altre persone scompaiono dalla loro attività apparentemente senza motivo, senza grandi disturbi. Forze di polizia e magistrati che si occupano di queste manipolazioni a volte operano come dei truccatori, che dipingono sul viso di coloro che devono avere le credenziali di perseguitato i segni delle percosse; per quelli che vanno zittiti davvero ma non si deve sapere, sono come sbirri che picchiano coi sacchetti di sabbia.

E’ una forma cronicizzata e irredimibile di subalternità l’opporsi a chi comanda nei termini da lui dettati. Mettersi contro in maniera autonoma e netta, impermeabile ai condizionamenti del potere, facendo il punto della nostra posizione non sull’avversario, ma rispetto ai problemi reali sul tappeto e ai princìpi fermi nei quali crediamo, non è ciò che sappiamo fare meglio. Forse per questo sia il potere, sia i sudditi, fanno presto a tacciare di eversione, di terrorismo, di anarchia o almeno di eccessivo spirito libertario o eccentricità chi non si attiene al canovaccio del dissenso scritto dal potere.

Eppure una delle regole base dell’autodifesa è di non farsi dettare la difesa dall’assalitore: se ti afferra alla gola, consigliano i manuali, non cercare di togliergli le mani, come viene istintivo fare, ma colpirlo a nostra volta nella maniera più dolorosa in qualche parte del suo corpo per fargli mollare la presa.

In questo modo invece l’opposizione acconsente a comportarsi come il protagonista prevede si comporterà; il potere può così ad esempio sollevare ad arte degli scandali, volendo ottenere una certa modifica nell’opinione pubblica. Come le vergognose manovre sui clandestini (Animalità razionale): credo che per gli immigrati alla fine tutto andrà come vuole il Vaticano, al quale entrambi i contendenti fanno riferimento. Né più, né meno. Mi pare che questa tecnica, di suscitare una convinzione sostenendo la tesi contraria in forme rozze e deboli, fosse chiamata “ductus subtilis” dagli antichi rètori.

Un’altra tecnica di convincimento consiste nel partire alto per poi fingere di fare concessioni. Va bene, non candido una fila di ballerine. Hai vinto. Ti candido una squadra di anonimi yes men forchettoni. O la variante “bad cop, good cop”: non votate quel maiale; votate noi, (che gli abbiamo “portato l’acqua con le orecchie” (Guzzanti)); e vi daremo un berlusconismo serio, e con lo sconto.

Si ha l’impressione che di scandalo in scandalo, di meraviglia in meraviglia, di angoscia in angoscia, si trovi il modo di non parlare mai delle questioni di routine che riguardano i cittadini comuni e la loro vita quotidiana, o di parlarne il meno possibile, come di un argomento tra i tanti. I temi discussi, inclusi i temi del dissenso, ormai formano un reality continuo, tanto accattivante quanto vuoto. Richiamare alla realtà è sconveniente come per uno spettatore irrompere sul palcoscenico durante la recita.

L’opposizione parlamentare è arrivata al punto di necessitare di storie squallide come questa di Berlusconi e la diciottenne per darsi un tono. Il centrosinistra non solo pratica il deuteragonismo, come è suo diritto, ma è nemico acerrimo di coloro che sono su posizioni magari “artigianali”, ma comunque antagoniste, ovvero di opposizione genuina, senza inciuci, senza contropartite sottobanco.

L’opposizione antagonista mostra, per comparazione involontaria, o per denuncia diretta, la non autenticità del deuteragonismo del centrosinistra; inclusa in molti casi la non autenticità personale. Viene così contrastata dal centrosinistra, che dovrebbe essere un alleato, non meno che dal centrodestra. Ed è odiata più dal centrosinistra, per il quale potrebbe essere motivo di imbarazzo o di vergogna anche personali, che dai poteri reazionari, che sanno di poterla schiacciare, e coi quali il contrasto è aperto e dichiarato. In questo modo il centrosinistra va a costituire una cintura protettiva per il centrodestra, che è un compito primario del deuteragonismo. Sembra che ciò risalga ad un’antica tradizione, anche se sta prendendo forme caricaturali negli ultimi anni.

Il risultato è che l’opposizione in Italia è libera di scorrere, ma incanalata in argini di calcestruzzo. Il convento passa periodicamente dei temi, dei disegnini da colorare, ma guai a variazioni o a proposte alternative. Basta deviare di poco, basta voltare la testa davanti al pastone quotidiano, che subito i pennini del sensibilissimo sismografo di qualche professionista del dissenso rilevano il tremito di un presuntuoso, un imbecille, che si permette di criticare la velina del regime su quale infamia il regime stesso ha commesso questa settimana. Su certi blog si può ottenere di farlo bannare; su altri, gli si può fare la guerra. Il disturbatore viene sistemato, e l’opposizione, così depurata, prosegue il suo corso serena, con il vigore tipico delle popolazioni “inbred”, quelle dove gli incroci avvengono ripetutamente all’interno dello stesso ceppo.

Contemporaneamente allo scandalo su Berlusconi ordinato da Berlusconi, e al libro bianco sulla sanità integrativa, c’è stata in questi giorni la stretta di mano tra Licia Pinelli e Gemma Calabresi. Anche a me questo incontro è parso bello, sul piano umano. Si dovrebbe però avere il coraggio di parlare anche di cose come la lista degli 800 che firmarono contro Calabresi, esempio storico delle terribili insidie del dissenso conformista. Questo argomento invece è di cattivo gusto, è da astiosi; espone quei meccanismi strutturali che permettono che, mentre le parti si riconciliano per fatti di 40 anni fa, commettano insieme azioni impresentabili proprie del “doppio Stato”, delle quali si parlerà forse tra 40 anni. La lista è stata rimossa dalla memoria; ed è anche difficile trovarla. Su internet ho trovato solo una lista parziale. In quella lista c’erano pecoroni, opportunisti e cattivi maestri, ma anche persone oneste, e maestri autentici come Bobbio e Pasolini. Mi sono chiesto se non avrei firmato anch’io, e torno su questa domanda ogni volta che si parla di Pinelli e Calabresi. E’ un esercizio che mi permetto di consigliare a tutti i commentatori.

Il potere non è solo più forte di noi; io credo che, nella sua perfidia, sia più furbo, di me e di molti altri. Se non possiamo impedirgli direttamente di fare ciò che vuole, possiamo però rifiutare di pensare come lui vuole che pensiamo. E questa libertà, se l’abbiamo raggiunta, non ce la dovremmo fare togliere. Né dal Berlusconi di turno, né dai suoi volenterosi oppositori certificati.

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11 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Dall’Oca “Modena, polemiche contro l’Ausl, che ha invitato l’ex brigatista Curcio a presentare un libro”

Fondatore e ideologo delle BR. Estromesso, per fare spazio a Moretti e quindi alle gesta più tragiche e sanguinose dei burattini della lotta armata, tramite la lunga carcerazione; ma non tramite l’omicidio, come invece i CC fecero con la moglie (così intimidendolo, inoltre, perché stesse zitto; e lui stette muto per 30 anni; e sulle BR è tuttora reticente). Riciclato a giochi fatti come intellettuale impegnato nel sociale, tornato loquace ma su altri argomenti, e bene accolto, nonostante le responsabilità politiche, prima ancora che morali, nella sciagurata operazione della quale lui e compagni sono stati strumento. Non un “puro”, cioè un illuso, né a differenza di altri un doppiogiochista ab initio; ma una docile pedina dei poteri forti. Un frutto della facoltà di sociologia di Trento, che si dice sia nata da un accordo segreto tra gesuiti e massoni (F. Pinotti. Fratelli d’Italia. BUR, 2007). In fondo, una specie di parastatale, per quanto sui generis. Con dei “capoufficio” i cui mandati sono meno lontani di quanto si possa pensare dagli affari che vengono fatti gestire dalle ASL. Si tratti di strategia della tensione o di lucrare sulla malattia e sul dolore, il principio della subordinazione della vita umana al profitto è lo stesso. Cambiano le modalità; e le maschere, dietro alle quali i vari attori sono colleghi.

@ Alexander. Non è tanto questione di galera della manovalanza, alla quale addossare così tutte le colpe. Quanto di divisione e separazione tra il giusto e lo sbagliato sul piano civile; ma questa operazione viene presentata come barbara e peccaminosa dalle stesse forze, cattoliche in particolare, che hanno allevato i Curcio e gli altri per i loro cinici fini di potere. Il terrorismo non è stata una “pagina nera”, una parentesi, quanto piuttosto una fase particolarmente vistosa del “business as usual”. Non è che le istituzioni siano tornate a essere sane, o siano divenute più sane, dopo avere incoraggiato e favorito degli irresponsabili perché giocassero a fare la guerra. Anzi. Sulle loro onorevoli, centenarie tradizioni, che generano una doppiezza della quale questa consulenza di Renato Curcio alla medicina pubblica non è che una delle innumerevoli manifestazioni, segnalo il libro “In pessimo Stato” del giudice Lupacchini.

@ ekkecakkien. Sì, per i velinari questo è complottismo.

@ ekkecakkien. Gli omicidi, opportuni più per il potere che si diceva di combattere che per “la causa”, ai quali Curcio ha concorso, non sono “idee”. Quanto all’attuale contributo positivo con le cooperative, a parte alcuni dubbi, anche per esperienza personale di scorrettezze editoriali, ammettiamolo. Ciò non toglie che Curcio continui ad avere un trattamento sostanzialmente privilegiato dallo Stato. E ad avere un numero di fan, forse affascinati da questa funzione di ribelle in conformità ai voleri del potere. A proposito di “idee”, mi puoi indicare quali particolari contributi teorici, quali particolari conoscenze, renderebbero indispensabile la sua veste di conferenziere in una struttura sociosanitaria pubblica? A me Curcio pare inaffidabile e squalificato in primis come intellettuale, avendo suonato la musica, funerea, “voluta da chi paga il suonatore”; mancando di quella indipendenza mentale che dovrebbe essere tra i primi requisiti di un intellettuale.

La magistratura come cuscinetto

25 April 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Il caso ‘Santoro’ gli altri ‘casi’ e il silenzio dei più” del 18 apr 2009


Santoro è un “perseguitato” di lusso, un boicottato di prima serata, ma le sagge parole del dr Racheli tolgono dall’ombra un fattore culturale che facilita l’opera del censore nei casi che restano sconosciuti al grande pubblico, permettendogli di nascondere forme anche gravi di repressione del dissenso mescolandole alle banali avversità della vita quotidiana: la concezione diffusa per la quale è normale accomodarsi in posizione passiva rispetto al potere, e tentare di rivalersi su chi al potere è inviso. La posizione del caporale, asservito e strumento di asservimento, è molto ambita in Italia; e quelli del caporale sono galloni che il potere concede volentieri, potendo così disporre di una torma di punzecchiatori molesti e asfissianti che fa le veci dell’antico sicario solitario con lo stiletto.

L’articolo di Racheli non usa perifrasi: definisce tale concezione come un’oscillazione tra “masochismo” e “sadismo”. Ma i poli di tale oscillazione, che pervade le scelte politiche e sociali degli italiani, sono tenuti nascosti a sé stessi prima ancora che agli altri sotto le formule della retorica cattolica. La retorica che esalta il ruolo di chi media, a livelli diversi, tra potere e sottomessi. Il ruolo del mediatore tra Principe e sudditi non viene percepito come possibile espressione “dell’incapacità dell’io individuale di reggersi da solo e di vivere”, ma anzi esercita una forte attrazione su quasi tutti gli esponenti della nostra classe cosiddetta “dirigente”. Decenni di selezioni ed epurazioni hanno dato i loro frutti.

Un’espressione retorica tipicamente usata dal mezzano italico che media a livello culturale o politico è “coniugare”. Le nozze che vuole combinare sono sempre, sotto mentite spoglie, tra qualche sistema che il potere ha escogitato per fare soldi e le conseguenze ignobili a danno della cittadinanza che quel sistema comporta. Ad esempio “coniugare attenzione al paziente e crescita economica”, cioè speculare sistematicamente sulla domanda di salute (Attali, banchiere poco filantropico ma di diverso stile, ha invece chiamato tale mutazione della medicina “L’ordine cannibale”). Matrimoni turpi, che non s’hanno da fare, né ora né mai; e che invece trovano facilmente dei don Abbondio pronti a celebrarli.

Sembra che anche i magistrati si stiano facendo meno timidi nel frequentare lo smagliante mondo dell’intermediazione. Due giorni fa, su RAI 3, il magistrato De Cataldo presentando un suo nuovo libro ha detto che la magistratura ha una funzione di “cuscinetto” tra chi commette reati e chi li subisce. Evidentemente De Cataldo si riferiva alla dottrina aristotelica della virtù come medietà, o comunque a una forma lecita di frapposizione tra i litiganti. A me però l’affermazione televisiva è suonata come un’ammissione di fallimento, se non di colpa, una forma paludata di resa, perché penso che la magistratura sia effettivamente spinta ad assumere una posizione di cuscinetto, cioè di mediazione, tra diritti del singolo e le soperchierie del potere; e che spesso accetti di assumere questa iniqua posizione.

Agli occhi di un profano informato, il ruolo della magistratura non può essere ricondotto a quello di cuscinetto, di mediatore. La buona attività giudiziaria, quella che converge verso l’equità, considera uguali le due parti davanti alla legge, mentre discrimina attentamente tra le rispettive ragioni, tentando di “misurarne” con accuratezza la differenza oggettiva. Il mediatore fa tutto il contrario: soppesa ciascuna delle parti e ne tiene conto per cercare di trovare una media arbitraria tra le loro richieste.

La giustizia usa la bilancia, che è uno strumento rilevatore di differenze, solo per pesare le ragioni delle parti: l’art. 3 assegna a tutti lo stesso peso. Il mediatore la usa per pesare le parti insieme alle loro ragioni; poi ferma la bilancia e dice “parliamone”. I giuristi sostengono che bisogna anteporre all’equità l’aderenza alle leggi e i ragionamenti giuridici; contemporaneamente con parole come quelle di De Cataldo si consente alla magistratura una terza via, che si basa sull’elasticità. Ma la gomma della mediazione può tenere lontana la giustizia sostanziale non meno della pietra del rigore formale.

Rendere giustizia è un atto in certo senso innaturale. Stabilisce una unidirezionalità artificiale, che va contro la freccia dell’andamento delle cose nello stato di natura: si tratta di definire e compensare un’asimmetria, azione rappresentabile con un vettore che va dalla vittima al colpevole. Mediare invece è bidirezionale, poiché fa pesare asimmetrie preesistenti: tenendo conto dei rapporti di forza tra le parti, la risultante può anche consistere nel consentire un torto, sia pure con un vettore accorciato, ma che va nel verso opposto a quello della giustizia. Lo Stato di diritto è proprio il contrario del libero gioco dei rapporti di forza: “tra il debole e il forte, è la libertà che opprime e la legge che libera” (Rousseau). La mediazione è la versione temperata di tale libero gioco, consona al clima neoliberista.

Nel caso estremo, un cuscinetto tra il prepotente e la sua vittima può essere come il guantone di un pugile: evita a chi colpisce fratture della mano, ma non salva le ossa di chi subisce. Mediare può significare anche “obliterare i sintomi” dell’ingiustizia, rendendola subdola, proteggendo così chi la commette e il sistema che la sostiene. Costringere chi è inviso a poteri forti a passare la vita a difendersi, come un ex procuratore generale si proponeva di fare con De Magistris, è una forma di intervento cuscinetto della magistratura che media tra i poteri forti che sarebbero tentati di fargli sparare e l’interesse del soggetto a essere rispettato nei suoi diritti fondamentali. L’interesse della comunità all’eventuale utilità sociale delle posizioni del soggetto inviso viene comunque sacrificato; e questo è ciò che conta maggiormente.

Infine, mentre giudicare è un’operazione binaria, dove si distribuiscono vantaggi e svantaggi tra Tizio e Caio, la mediazione professionale è un’operazione ternaria, dove si considerano gli interessi di Tizio, di Caio, e del Sempronio che media. Il mediatore non si sogna di essere “il potere dei senza potere”, ma pensa alla sua percentuale della torta. La stessa espressione “giudice terzo”, che con la svolta liberista si è voluto sostituire, o affiancare, a quella di “giudice imparziale”, ritenuta evidentemente obsoleta o insufficiente, pare alludere ad una terza parte che entra nella controversia; ad un giudice-broker; ad una magistratura che è sul mercato.

Anche se appare contrastare coi princìpi che legittimano e rendono credibile l’attività giudiziaria, la definizione della magistratura come cuscinetto ha il vantaggio del realismo. Data la complessità della vita reale, un’elasticità tattica, cioè la capacità di tradurre in forme civili e in termini giuridici appropriati le richieste più varie che arrivano agli uffici giudiziari, dalle urla di disperazione alle pretese fondate ma traboccanti aggressività e arroganza, è una delle tante doti che al momento giusto servono a chi ha scelto questa difficile professione.

Inoltre, i magistrati sono stretti tra i vasi di ferro dei poteri forti e le teste di legno del popolo. I primi li vogliono subalterni ai loro interessi; le seconde li accusano di lassismo quando sono toccate in prima persona, o sentono le notizie di reati clamorosi che eccitano istinti forcaioli, ma altrimenti restano impassibili davanti allo sfascio della giustizia, non pensando che, a meno di non essere delinquenti di professione, sarebbe loro primario interesse esigere e sostenere il miglior sistema di leggi e di amministrazione giudiziaria.

Poteri dello Stato sani ed efficienti sono la prima misura antisismica, per i terremoti reali e per molti dei terremoti metaforici. Se si trascura ciò, poi, quando il tetto o il cielo ci cade sulla testa, se si è in grado di farlo si dovrebbe recitare un mea culpa, o rileggere le parole di Racheli sul masochismo rispetto al potere e sulla paura della libertà. I media connettono la perversa volontà del potere alla stupidità delle masse. Per non restare schiacciati tra vasi di ferro e teste di legno, i magistrati non possono in certi casi che mettere da parte il diritto, che non piace o non verrebbe capito, ed esercitare in certa misura un ruolo di mediazione, che tenga conto dei desiderata dei “ferri” e dei “legni”. Forse mediando riescono a massimizzare l’erogazione del servizio giustizia: posizioni più rigide potrebbero ridurre ulteriormente la già smilza produzione di tutela della legalità.

Esercitando la funzione di cuscinetto tra i crimini dei potenti e le vittime i magistrati corrono il rischio di venire accusati di parzialità da una delle parti, o di scontentare entrambe, come succede ai pacieri. Non ricavano da questa attività, salvo rari casi, ricompense personali in denaro (anche se è facile che ricevano dalla parte forte vantaggi di carriera, favori, riconoscimenti, etc.). Ottengono principalmente altri vantaggi, che versano nella cassa della corporazione: il timore reverenziale e il rispetto che il popolo tributa a chi concede, lesinandola e dopo essersi fatto pregare come un santo, una qualche parziale giustizia; la pace, o almeno un armistizio, coi poteri che all’ingiunzione di stare sottoposti alla legge rispondono chiedendo quante divisioni ha la magistratura.

L’opera di mediazione giudiziaria abbonda, improntando di sé le leggi, le procedure, le prassi. Forse sarebbe meglio riconoscere esplicitamente, e discutere, tale inevitabile funzione o posizione di mediazione; anche perché in alcuni casi la mediazione finisce, come ci si può attendere, per avere effetti aberranti. Esiti aberranti mi pare abbiano luogo in quei casi dove il reato, mentre riguarda grandi interessi, non è visibile agli occhi del pubblico: qui la mediazione rende molto e non comporta rischi. L’occasione di incamerare silenziosamente una lauta “provvigione” in termini di potere, senza nessun danno di immagine, senza che all’apparenza nulla accada, ha effetti corruttivi sulla magistratura; anche su quella pulita, che non vuole accumulare vantaggi ingiusti, ma solo restare a galla. Le conseguenze di sovvertimento dell’azione giudiziaria possono però essere più gravi di quelle messe in conto all’inizio.

L’associazione di queste due caratteristiche, la non visibilità e la grande scala, è propria di alcuni crimini dei colletti bianchi. E’ ben noto che alcuni di tali crimini hanno la caratteristica di riguardare interessi economici di larga scala, come hanno mostrato i grandi scandali finanziari. I criminologi ci spiegano che alcuni dei reati commessi da criminali in giacca e cravatta non sono riconoscibili, tanto che a volte chi ne è vittima non è neppure consapevole di essere stato vittimizzato (Ruggiero V. Economie sporche. Bollati Boringhieri, 1996).

Crimini che hanno entrambe le caratteristiche sono quelli dei grandi interessi dell’alta finanza e dell’industria in campo biomedico, il settore più forte dell’economia legale; e anche il più corrotto, secondo la letteratura sul crimine dei colletti bianchi (Braithwaite J. Corporate crime in the pharmaceutical industry. Routledge & Kegan, 1984). Le frodi di alto bordo in campo biomedico spesso non sono riconoscibili, per due motivi. La loro complessità tecnica: es. quando un trial clinico viene manipolato è improbabile che la frode, nonché essere punita, sia scoperta (Braithwaite, cit); e la fiducia cieca, di natura antropologica, verso la medicina: è difficile denunciare tali interessi commerciali illeciti quando l’utenza ne è comunque entusiasta; soprattutto in USA, i pazienti premono per entrare nei trials, formando una coda come porcellini d’India dietro a un pifferaio, accettando la pesante alea che accompagna anche il più onesto degli esperimenti controllati.

Le frodi biomediche di alto livello restano così ignorate, pur producendo movimenti economici colossali, che possono essere misurati in frazioni di PIL. Tali frodi necessitano di complicità e protezioni istituzionali, es. per l’eliminazione di soggetti che le ostacolano. Una funzione di mediazione della magistratura riguardo a tali reati miliardari, misconosciuti, e a volte incomprensibili ai più, non comporterebbe rischi di immagine, e sarebbe ripagata, da poteri che hanno dimensioni economiche e forza politica maggiori di quelle di molti stati sovrani, con contropartite degne di un re.

I magistrati parlano di cuscinetto; ma il lancio di un nuovo prodotto medico, che è capace da solo di generare miliardi di dollari di fatturato annuo, “is a make or break industry”, è un’industria o la va o la spacca, ha scritto Braithwaite 25 anni fa, commentando le diffuse pratiche della fabbricazione dei dati sull’efficacia e delle informazioni ingannevoli sulla sicurezza per fare approvare il farmaco. Come riportano diversi autori, da allora la situazione è peggiorata; tanto che a volte qualche suo aspetto affiora per brevi istanti anche agli occhi dell’opinione pubblica. Spero che un giorno sarà possibile illustrare come tali crimini in campo biomedico storicamente hanno goduto e godono di un’opera di mediazione da parte della magistratura; una mediazione che a volte sfocia in autentica cogestione del crimine.

Lo stesso giorno che ho sentito il magistrato romanziere fare riferimento alla funzione di cuscinetto della magistratura ho ritirato in libreria “Toghe rosso sangue” di Leporace, che avevo ordinato avendone letto su questo blog. Nei capitoli sui magistrati uccisi compare qua e là la figura del collega traditore. Ma è ancora più frequente, e più deprimente, lo sfondo della massa dei colleghi che non condivide e non apprezza la posizione del magistrato, ritenendola troppo rigida, e lo isola, facendone così un bersaglio che si staglia nitido.

Non tutti i magistrati uccisi erano figure particolarmente alte e limpide, ma molti lo erano, per come può essere alto e limpido un mortale. Appaiono essere stati uccisi proprio per questo, più ancora che per le conseguenze dirette delle loro iniziative giudiziarie. Nemici per terroristi e mafiosi, e per chi ha manovrato terrorismo e mafia; ma anche stranieri in patria, clandestini eccellenti, per un paese dove il servire più padroni è un valore, un indice di stabilità mentale e di maturità morale. Nel libro ho trovato una frase diversa da quella di De Cataldo, scritta da un magistrato sulla foto di Gaetano Costa: “Vi sono uomini di cui si può comprare solo la morte”. Ci sono uomini che non hanno prezzo. Per tutto il resto c’è Mastercard.

Il “metodo Genchi” e la riduzione al sintattico nella lotta al principe

31 March 2009

Blog “Uguale per tutti”

Post del 31 mar 2009


Non conosco a fondo il caso Genchi, ma vedo che lo difendono molte persone informate che stimo.
Ora, dopo 20 anni di attività, Genchi viene messo sotto accusa dalla magistratura e sospeso dal servizio per aver leso il prestigio delle istituzioni. Che la sua presenza sia “nociva per l’immagine della Polizia” è il contrario del vero: ricordandoci che esistono poliziotti che fanno il proprio dovere, Genchi preserva l’immagine positiva della istituzione polizia. Non condivido la fiducia espressa pubblicamente dal vicequestore Genchi nei confronti del Viminale e di viale Romania.

Vorrei riportare alcune considerazioni su aspetti collaterali della sua vicenda, per come viene presentata dalle prime pagine dei giornali. Sono aspetti che, al di là del caso, possono interessare coloro che vogliono contrastare democraticamente la criminalità di tipo mafioso e la connessa degenerazione dello Stato.

Il primo aspetto è la preparazione di Genchi come tecnico, e la sua scelta tecnicamente felice del settore di attività. Non dev’essere facile districarsi tra i tabulati telefonici, nel regno del combinatorio, dove basta permutare 10 fattori per ottenere 3.628.000 sequenze diverse; sospetto che le inverosimili notizie per le quali si fa credere che Genchi abbia messo sotto controllo quasi un quarto dell’intera popolazione italiana abbiano un’origine combinatoria.

Un altro aspetto che è stato sfruttato per farlo apparire come super-spione degli italiani è la natura altamente concentrata dell’informazione contenuta nelle utenze. Possiedo un cd, pieno per due terzi, che contiene 23 milioni di recapiti telefonici. L’ho pagato un euro: il “Giornale di Brescia” lo ha distribuito in allegato.

Genchi ha compiuto la scelta all’apparenza minimalista di trattare informazione di tipo sintattico. L’utenza A è in contatto con l’utenza B, al tempo x, e con l’utenza C, al tempo y. Un’informazione priva di contenuto semantico intrinseco: nonostante sia il testo col maggior numero di riferimenti a persone reali, solo i matti delle barzellette trovano interessante leggere come un libro l’elenco telefonico. Un’informazione che certo non elimina la necessità di interpretazione, ma la limita a dati di tipo semplice, ed oggettivi; e che si presta ad essere processata per estrarre nuova informazione e generare ipotesi da verificare con altri metodi. Perfino i familiari elenchi del telefono sono una miniera di informazione sintattica, dalla quale si possono estrarre informazioni nuove sulle relazioni tra le persone: importanti studi di genetica delle popolazioni sono stati condotti incrociando i cognomi degli elenchi telefonici.

In quest’era tecnologica le conoscenze tecniche possono essere un pericolo per il potere. Oggi con la tecnologia “si può ingannare tutta la gente per tutto il tempo” purché qualcuno non intervenga a svelare l’inganno con altri strumenti tecnici. Se Genchi non fosse così preparato, e non avesse scelto così bene il campo di cui occuparsi, forse ci sarebbero stati minori motivi per accanirsi contro di lui.

Il secondo aspetto è la doppia inaccettabilità per il potere, tecnica e culturale, dello strumento che Genchi ha usato. Il non avere mai fatto un’intercettazione, ascoltando colloqui cioè raccogliendo informazione semantica, ma essersi occupato solo di tracciare il traffico telefonico, è in un certo senso un’aggravante. Riducendo le relazioni tra soggetti potenti a grafi che possono essere studiati sistematicamente Genchi ha oltrepassato la linea del proibito.

Si può pensare che limitarsi al traffico telefonico sia poca cosa. Al contrario, Genchi ha coltivato nel campo delle investigazioni giudiziarie quello che la scienza, la scienza vera, persegue per ottenere i suoi successi: la riduzione al sintattico di un sistema complesso.

E’ quello che fanno nel marketing – un campo dove a differenza di altre discipline più nobili la ricerca è realmente rigorosa – i sistemi di “data mining”. O gli algoritmi coi quali analizzano automaticamente i dati i computer delle grandi strutture di spionaggio elettronico delle superpotenze, come quelle della NSA. Ma qui Genchi non andava a favore dei poteri forti.

L’informazione sintattica, il dato nudo, e per di più in Italia: dove per sviare dall’esaminare le cose nella loro essenzialità la Controriforma promosse il barocco e dove infatti “la linea più breve tra due punti è l’arabesco”. Dove la lotta alla mafia è come la tela di Penelope, Genchi ha allestito un telaio inverso, che produce il diagramma di trame e orditi.

Maestro di una tecnica e del relativo mestiere, Genchi è portatore involontario di un’eresia culturale. Andando verso il sintattico si va nella direzione opposta a quella intuitiva dell’oralità e dell’immagine alla quale ci hanno assuefatto i media. Un metodo alieno: obiettivo, razionale, maneggevole; inesorabile nella sua semplicità di principio.

Ottenere mappe di relazioni tramite il traffico telefonico. Quale reticolo di mafia, meridionale o del malaffare padano, potrebbe lavorare in pace se venisse oggettivato da questo genere di controlli? Contro le mafie meridionali gli strumenti di punta li abbiamo già: una produzione letteraria, oratoria e cinematografica da paura. Che fine farebbe l’invincibilità mitica della mafia, se anziché con l’epopea degli eroi e la facondia degli appelli antimafia la si combattesse coi tabulati sfornati dal PC, carta e matita?

Un metodo barbaro, inaccettabile per i nostri modi bizantini basati sul culto della parola, del soggettivo, delle infinite sfumature del linguaggio, dell’interpretazione arbitraria e contorta, dell’esegesi illimitata. Un metodo pratico e potente, che è la negazione del vorticoso immobilismo col quale si può lasciare invariato ciò che conta davvero.

Oltre al merito di ciò che ha scoperto, per esempio sull’eliminazione di Borsellino e la strage di Via D’Amelio, Genchi si è posto nella posizione di essere considerato una minaccia a causa dei metodi sintattici, tecnicamente troppo efficaci e quindi pericolosi, e culturalmente devianti rispetto al discorso consentito dal potere.

Col caso Genchi possiamo vedere gli auto-sabotaggi cui le istituzioni ricorrono per evitare di fare sul serio contro le mafie meridionali, e per consentire alle mafie padane autoctone di restare coperte. La repressione di tale metodo di ispirazione positivista rientra anche negli aspetti culturali della restaurazione reazionaria in corso.

Le conoscenze tecniche possono costituire una forma altamente efficace di opposizione e come tali vanno energicamente tenute sotto controllo; e se necessario schiacciate. Il caso Genchi ci mostra quella che dovrebbe essere una moderna via per l’opposizione al “Principe”: la via tecnologica, basata sull’informazione legalmente accessibile e sulla sua analisi. Purtroppo questa strada non viene ben percorsa, al punto da portare a volte a ripetere la domanda ormai banale “ma da che parte sta l’opposizione?”

La riduzione al sintattico nella lotta al Principe

27 March 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Manganelli Canterini” del 25 mar 2009


Non conosco a fondo il caso Genchi, ma vedo che lo difendono molte persone informate che stimo. Ora, dopo 20 anni di attività, Genchi viene messo sotto accusa dalla magistratura e sospeso dal servizio per aver leso il prestigio delle istituzioni. Che la sua presenza sia “nociva per l’immagine della Polizia” è il contrario del vero: ricordandoci che esistono poliziotti che fanno il proprio dovere Genchi preserva l’immagine positiva della istituzione polizia. Non condivido la fiducia espressa pubblicamente dal vicequestore Genchi nei confronti del Viminale e di Viale Romania. Il solo nome “ROS” mi fa accapponare la pelle, non diversamente dal nome di quelle figure criminali alle quali è opposto così come il pollice è opposto alle altre dita della mano. Vorrei riportare alcune considerazioni su aspetti collaterali della sua vicenda, per come viene presentata dalle prime pagine dei giornali. Sono aspetti che, al di là del caso, possono interessare coloro che vogliono contrastare democraticamente la criminalità di tipo mafioso e la connessa degenerazione dello Stato.

Il primo aspetto è la preparazione di Genchi come tecnico, e la sua scelta tecnicamente felice del settore di attività. Non dev’essere facile districarsi tra i tabulati telefonici, nel regno del combinatorio, dove basta permutare 10 fattori per ottenere10!=3.628.000 sequenze diverse; sospetto che le inverosimili notizie per le quali si fa credere che Genchi abbia messo sotto controllo quasi un quarto dell’intera popolazione italiana abbiano un’origine combinatoria. Un altro aspetto che è stato sfruttato per farlo apparire come super-spione degli italiani è la natura altamente concentrata dell’informazione contenuta nelle utenze. Possiedo un cd, pieno per due terzi, che contiene 23 milioni di recapiti telefonici. L’ho pagato un euro: il “Giornale di Brescia” lo ha distribuito in allegato. Genchi ha compiuto la scelta all’apparenza minimalista di trattare informazione di tipo sintattico. L’utenza A è in contatto con l’utenza B, al tempo x, e con l’utenza C, al tempo y. Un’informazione priva di contenuto semantico intrinseco: nonostante sia il testo col maggior numero di riferimenti a persone reali, solo i matti delle barzellette trovano interessante leggere come un libro l’elenco telefonico. Un’informazione che certo non elimina la necessità di interpretazione, ma la limita a dati di tipo semplice, ed oggettivi; e che si presta ad essere processata per estrarre nuova informazione e generare ipotesi da verificare con altri metodi. Perfino i familiari elenchi del telefono sono una miniera di informazione sintattica, dalla quale si possono estrarre informazioni nuove sulle relazioni tra le persone: importanti studi di genetica delle popolazioni sono stati condotti incrociando i cognomi degli elenchi telefonici. In quest’era tecnologica le conoscenze tecniche possono essere un pericolo per il potere. Oggi con la tecnologia “si può ingannare tutta la gente per tutto il tempo” purché qualcuno non intervenga a svelare l’inganno con altri strumenti tecnici. Se Genchi non fosse così preparato, e non avesse scelto così bene il campo di cui occuparsi, forse ci sarebbero stati minori motivi per accanirsi contro di lui.

Il secondo aspetto è la doppia inaccettabilità per il potere, tecnica e culturale, dello strumento che Genchi ha usato. Il non avere mai fatto un’intercettazione, ascoltando colloqui cioè raccogliendo informazione semantica, ma essersi occupato solo di tracciare il traffico telefonico, è in un certo senso un’aggravante. Riducendo le relazioni tra soggetti potenti a grafi che possono essere studiati sistematicamente Genchi ha oltrepassato la linea del proibito. Si può pensare che limitarsi al traffico telefonico sia poca cosa. Al contrario, Genchi ha coltivato nel campo delle investigazioni giudiziarie quello che la scienza, la scienza vera, persegue per ottenere i suoi successi: la riduzione al sintattico di un sistema complesso. Quello che fanno nel marketing – un campo dove a differenza di altre discipline più nobili la ricerca è realmente rigorosa – i sistemi di “data mining”. O gli algoritmi coi quali analizzano automaticamente i dati i computer delle grandi strutture di spionaggio elettronico delle superpotenze, come quelle della NSA. Ma qui Genchi non andava a favore dei poteri forti. L’informazione sintattica, il dato nudo, e per di più in Italia: dove per sviare dall’esaminare le cose nella loro essenzialità la Controriforma promosse il barocco e dove infatti “la linea più breve tra due punti è l’arabesco”. Dove la lotta alla mafia è come la tela di Penelope, Genchi ha allestito un telaio inverso, che produce il diagramma di trame e orditi. Maestro di una tecnica e del relativo mestiere, Genchi è portatore involontario di un’eresia culturale. Andando verso il sintattico si va nella direzione opposta a quella intuitiva dell’oralità e dell’immagine alla quale ci hanno assuefatto i media. Un metodo alieno: obiettivo, razionale, maneggevole; inesorabile nella sua semplicità di principio. Ottenere mappe di relazioni tramite il traffico telefonico. Quale reticolo di mafia, meridionale o del malaffare padano, potrebbe lavorare in pace se venisse oggettivato da questo genere di controlli? Contro le mafie meridionali gli strumenti di punta li abbiamo già: una produzione letteraria, oratoria e cinematografica da paura. Che fine farebbe l’invincibilità mitica della mafia, se anziché con l’epopea degli eroi e la facondia degli appelli antimafia la si combattesse coi tabulati sfornati dal PC, carta e matita? Un metodo barbaro, inaccettabile per i nostri modi bizantini basati sul culto della parola, del soggettivo, delle infinite sfumature del linguaggio, dell’interpretazione arbitraria e contorta, dell’esegesi illimitata. Un metodo pratico e potente, che è la negazione del vorticoso immobilismo col quale si può lasciare invariato ciò che conta davvero. Oltre al merito di ciò che ha scoperto, per esempio sull’eliminazione di Borsellino e la strage di Via D’Amelio, Genchi si è posto nella posizione di essere considerato una minaccia a causa dei metodi sintattici, tecnicamente troppo efficaci e quindi pericolosi, e culturalmente devianti rispetto al discorso consentito dal potere. Col caso Genchi possiamo vedere gli auto-sabotaggi cui le istituzioni ricorrono per evitare di fare sul serio contro le mafie meridionali, e per consentire alle mafie padane autoctone di restare coperte. La repressione di tale metodo di ispirazione positivista rientra anche negli aspetti culturali della restaurazione reazionaria in corso.

Le conoscenze tecniche possono costituire una forma altamente efficace di opposizione e come tali vanno energicamente tenute sotto controllo; e se necessario schiacciate. Il caso Genchi ci mostra quella che dovrebbe essere una moderna via per l’opposizione al “Principe”: la via tecnologica, basata sull’informazione legalmente accessibile e sulla sua analisi. Purtroppo questa strada non viene ben percorsa, al punto da portare a volte a ripetere la domanda ormai banale “ma da che parte sta l’opposizione?”. Mi dispiace dirlo, ma il “travaglismo” appare soffrire di questa carenza. Qui stiamo discutendo sotto un ottimo articolo di Travaglio in difesa di Genchi, “Manganelli Canterini” Unità, 25 marzo 2008. La garanzia costituita dal suo nome però non è servita ad impedire che il forum non ufficiale http://www.marcotravaglio.it, dopo essersi spento improvvisamente e dopo un black out di quasi due mesi abbia azzerato tutto l’archivio e sia partito da capo, con un diverso indirizzo internet, adducendo ragioni tecniche e amministrative. Chi si prende la responsabilità di raccogliere commenti su un sito di opposizione e denuncia dovrebbe rendersi conto che, qualunque sia la qualità delle informazioni che accumula, sempre da valutare, sta producendo un data base “alternativo”, un piccolo servizio di controinformazione che può avere grande utilità per l’opposizione agli abusi e ai crimini del potere, come spiega Aldo Giannuli nel suo “Bombe a inchiostro” (BUR, 2008). Si dovrebbe stabilire il principio dell’obbligo morale a conservare disponibili in rete i data base indicizzati dei post e commenti pubblicati, magari facendo in modo che il loro volume non sia gonfiato da chiacchiere frivole, che spesso occupano la gran parte dello spazio (e sembra vengano incoraggiate). Questo obbligo riguarda fondatori, gestori, e anche gli stessi iscritti, che dovrebbero essere maggiormente responsabilizzati. Altrimenti si crea una sorta di siti civetta che raccolgono informazioni per quella che dovrebbe essere la controparte e poi scompaiono, inghiottendo tutto in ben altri data base. Su un forum come quello del defunto http://www.marcotravaglio.it (indirizzo che ora porta al blog ufficiale di Travaglio su Chiarelettere) ho trovato centinaia di informazioni e commenti illuminanti o comunque utili, che non andavano dispersi. Cancellare questi database è inoltre scorretto verso gli autori dei commenti, perché isola e oscura coloro che vi hanno riversato informazioni e idee, facilitando il lavoro a chi si occupa di misure repressive e rappresaglie. Sgombrare un sito dai dati già acquisiti per poter continuare a chattare a ruota libera tra amici è “lasciare la predica per andare alla farsa”, come dice un proverbio calabrese. E’ peggiorare il rapporto segnale/rumore, quello che Genchi ha invece ottimizzato nella sua attività di consulente. Il caso Genchi può fare comprendere quanto possa essere utile poter consultare un data base. Può fare comprendere come abbiamo a disposizione uno strumento potente, il computer, che può essere un’arma nella lotta impari. Può fare comprendere come sia sbagliata la tendenza del popolo dei blog a rinunciare alla potenza sintattica e di memorizzazione insita nel mezzo elettronico mentre privilegia l’opposto, l’oralità, con la valanga di affermazioni estemporanee presto dimenticate e rimosse. Anche se si oppongono alla persecuzione di Genchi, molti bloggers condividono coi persecutori l’impostazione culturale “crociana” (v. il recente saggio “Invertebrate left”) che porta a disprezzare gli aspetti tecnici e analitici: i blog sembrano a volte dei certamen letterari su chi produce le migliori invettive, preferibilmente contro un personaggio chiamato Berlusconi. Non ci si preoccupa di questioni “meccaniche e vili” come lo spazio disponibile sul server (che costa pochi euro all’anno, e che a mio parere chi scrive su un blog o un forum dovrebbe pagarsi di tasca propria); o come la necessità di lasciare disponibile in rete l’archivio indicizzato di quanto raccolto. A volte sembra di essere tornati alle effimere e velleitarie “radio libere” degli anni Settanta. Gli argomenti vengono presentati e fatti sparire a tamburo battente, con ritmi da televisione commerciale. L’effetto è quello di un cicaleccio sui massimi sistemi, che consolida lo status quo più di quanto non lo smuova. Una torre di Babele i cui lavori fervono ma restano sempre fermi al primo piano. Anche la casa editrice che si chiama, guarda un po’, “Chiarelettere” produce libri di denuncia spesso ricchi di solido materiale e scritti in bello stile, ma privi di indice analitico, nonostante gli strumenti elettronici ne rendano quasi automatica la compilazione. Un libro che sputtana mezza Italia ma non ha l’indice analitico è una denuncia che si azzoppa da sola. Una denuncia dove la normalizzazione comincia con la pagina successiva all’ultima. Crea nel lettore uno stato d’animo, ma lo scoraggia dal passare all’operatività con contestazioni puntuali. Chiedo ai blogger di contattarmi: se formiamo un gruppetto di almeno 4-5 persone possiamo, dividendoci il lavoro, produrre manualmente e mettere in rete gli indici analitici dei nomi e dei concetti principali di libri come “Mani sporche” (900 pagine) di Travaglio o “Il ritorno del principe” di Scarpinato. A dire il vero da certi autori ci si aspetterebbe che pongano all’editore l’indice analitico come mite condizione per la pubblicazione. Ma i data base e gli indici sono lontani dal nostro carattere mediterraneo. Io ho appreso della loro importanza in USA, dove ho visto che alcuni grandi centri di ricerca accademica hanno reso l’umile lavoro di archiviazione e indicizzazione dei dati uno strumento non meno efficace dei guizzi d’ingegno nei quali noi italiani identifichiamo la produzione di idee.

Sovranità popolare e informazione

1 March 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Roberto Scarpinato sull’abolizione delle intercettazioni” del 28 feb 2009


Nell’aprile dell’anno 1600 a Napoli due scrivani ascoltarono e trascrissero, non visti, i colloqui del carcerato Tommaso Campanella col compagno di cella fra’ Pietro Ponzio. Li aveva inviati l’avvocato fiscale Sances de Luna, per verificare se Campanella era davvero pazzo o fingeva per evitare la condanna a morte (L. Firpo. Il supplizio di Tommaso Campanella. Salerno editrice). I verbali riportano anche avances sessuali tra i due frati. Le intercettazioni, che oggi identifichiamo con mezzi altamente tecnologici, non sono dunque un fatto nuovo sul piano giuridico. Da secoli, da millenni se si considerano precedenti molto più antichi, gli inquirenti cercano di carpire i colloqui degli indagati per accertare lo stato dei fatti, e così inevitabilmente si intrufolano anche nella vita privata delle persone. Si tratta senza dubbio di uno strumento delicato, che dovrebbe essere maneggiato solo da addetti competenti, onesti e responsabili. Strumento che può divenire un’arma, che va ovviamente maneggiato con scrupolosa correttezza, e va regolato da norme e sanzioni severe che evitino abusi da parte di polizia e magistrati. Le intercettazioni costituiscono eccezioni a diritti, e come tali sono sempre potenzialmente pericolose. Ma oggi il pericolo è un altro: l’impedire le intercettazioni giudiziarie facilita quel processo di “mafiosizzazione” dello Stato e dell’intera nazione che sembra essere il destino deciso “là dove si puote ciò che si vuole” per questa povera Serva Italia.

Le intercettazioni non sono solo uno strumento d’indagine semplice e potente per gli inquirenti. Le intercettazioni sono anche, se correttamente divulgate, una fonte di informazione dei cittadini sulle persone che li governano o che comunque esercitano un potere su di loro. Pochi giorni fa i PM della Procura di Roma hanno chiesto, insieme al proscioglimento degli indagati, la distruzione delle intercettazioni delle telefonate tra Berlusconi e Saccà. Gli aspetti pruriginosi di queste intercettazioni hanno favorito i due: se il mercato sinallagmatico avesse riguardato, che so io, pregiati esemplari d’animali d’allevamento, il caso sarebbe stato più chiaro. L’anno scorso ho scritto un post su una falsa biografia denigratoria di Rino Gaetano prodotta da RAI fiction. La conoscenza delle intercettazioni Berlusconi-Saccà mi ha aiutato a inquadrare il contesto e quindi comprendere l’origine di una meschina manipolazione ideologica (Come è morto Rino Gateano).

Vorrei pertanto chiedere ai giuristi se il secondo comma dell’articolo 1 della Costituzione, che assegna la sovranità della Repubblica al popolo, ha rilevanza per la legge sulle intercettazioni. Berlusconi sta facendo passare l’equazione: intercettazioni uguale spiare dal buco della serratura. Gli aspetti boccacceschi delle intercettazioni non devono essere divulgati; anche per non dare appigli a politici come Berlusconi, che, vecchio impresario, è uno specialista in questi giochini: ci piazza davanti la ministra dei camionisti e intanto, mentre guardiamo e vociamo, fa passare qualche ministro della malavita. Ma, fatti salvi tutti gli aspetti della vita privata, un sovrano non dovrebbe essere ragionevolmente informato su ciò che è emerso circa la condotta di coloro che ha scelto come governanti? E come può scegliere liberamente e con cognizione di causa i politici, se gli vengono negate informazioni utili a valutarli? Viviamo nell’era dell’informazione, immersi in una bolla mediatica; gli stessi personaggi politici che vogliono impedire e nasconderci le loro intercettazioni ci impongono la loro immagine televisiva – e altri messaggi mediatici – con un assiduità martellante per la quale non è esagerato parlare di lavaggio del cervello; oggi più ancora che nei tempi passati senza informazione autentica non c’è né democrazia né tanto meno sovranità. Dove ancorare nella Costituzione questo diritto essenziale all’informazione, ad un’informazione adeguata ai tempi, a parte gli articoli sulla libertà di stampa e di ricerca? Le intercettazioni dei politici, già eccessivamente limitate, sono giustificate, se richieste da seri motivi giudiziari, ma non hanno solo valenza giudiziaria; una volta acquisite per motivi di giustizia assumono anche un significato politico. Qualsiasi genere di informazione può assumere un significato politico; che in questo caso è particolarmente elevato. Un significato politico derivato, ma che non deve comunque essere soppresso, impedendo l’esecuzione e coartando la diffusione delle intercettazioni. Soprattutto nei tempi difficili, come questi, quando l’opposizione parlamentare non è che un’escrescenza della maggioranza, e l’unico potere che offre un poco di materiale per contestare gli abusi dei politici è la magistratura. Ora anche questo spiraglio, che non copre l’intero angolo visuale su ciò che fanno sottobanco i politici, viene sigillato. Discorso analogo può essere fatto per la limitazione delle notizie su indagini e processi. E’ facile sfruttare l’aneddoto che riporto all’inizio, e dire che le intercettazioni sono cose da Inquisizione. Ma appare che sia invece il patto costituzionale ad essere sul cavalletto, dove viene smembrato lentamente.

L’articolo 1 mi ha sempre lasciato un po’ perplesso. L’incipit della Costituzione sembra quasi alludere a una condizione servile. Un cittadino ateniese avrebbe considerato il lavoro un fondamento contraddittorio per una repubblica di liberi. Oggi vediamo come il lavoro non sia un fondamento sufficientemente autonomo, solido e stabile, soggetto com’è alla tirannia del capitalismo globale. Il secondo comma è al contrario così grandioso da apparire ingenuo e retorico. L’intero articolo suona vagamente inquietante e beffardo, se raffrontato alla realtà. E’ infatti oggetto di innumerevoli parodie sarcastiche e irriverenti, che lo accomunano alla scritta fascista “Un popolo di santi, poeti …”. L’accostamento di lavoro e sovranità riassume il contrasto tra costituzione reale e formale. Ora però forse conviene cimentare la nuova legge sulle intercettazioni col secondo comma dell’articolo 1. Queste non sono le forme e i limiti previsti dalla Costituzione, ma sono negazioni della sovranità popolare smaccatamente di parte che di fatto impediscono il valido esercizio dei diritti politici costituzionali. Che sovrano è un sovrano che su certi argomenti che dovrebbero interessarlo viene messo con le orecchie tappate, la benda sugli occhi e una mordacchia?. Un sovrano che all’occorrenza i governanti chiudono in un appartamento insonorizzato con la loro tv come sola fonte di informazione?. Se le nuove leggi su intercettazioni e pubblicità di indagini e processi non sono incostituzionali, allora la dichiarazione di sovranità popolare è una solenne presa per i fondelli.

Sottoscrizioni per i giornalisti querelati

16 May 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Post del 16 mag 2008

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Oltre alle frequentazioni equivoche, bisognerebbe contestare l’appropriatezza generale della nomina di Schifani a presidente del Senato. Travaglio ha mancato di rispetto al “noto statista palermitano che ora troneggia là dove sedettero De Nicola, Paratore, Merzagora, Fanfani, Malagodi e Spadolini”? O ha solo constatato che il rispetto per le istituzioni è latitante ?

“Ficarra: che poi io Schifani l’ho conosciuto, ah. E’ una persona splendida, abbiamo parlato, mi ha raccontato tutta la sua carriera, la sua vita professionale, il suo ingresso in politica, le sue battaglie parlamentari, i suoi progetti, i suoi programmi per la Sicilia.
Picone: quindi siete stati un giorno a parlare.
Ficarra: no, due minuti.”
(Da: Zelig – Ficarra e Picone “Berlusconi a Palermo” http://it.youtube.com/watch?v=IO2ssLSEyV4).

Siamo noi, non Schifani, che ha querelato Travaglio, a doverci sentire danneggiati. Una democrazia che fa ricoprire le maggiori cariche dello Stato da figure di questo livello è una democrazia gravemente malata. Non dovremmo abdicare al nostro diritto democratico di avere figure degne nei posti di maggior prestigio istituzionale. Propongo di aprire presso un garante, dotato dei necessari strumenti organizzativi, es. gli amministratori di questo sito, una sottoscrizione, nella quale chi aderisce, firmandosi con nome e cognome, versi 1 euro, es. via sms o Postepay, per contribuire alla pena pecuniaria alla quale Travaglio dovesse essere condannato. La somma così raccolta gli verrà versata se sarà condannato al risarcimento, e se vorrà accettarla, insieme al nostro ringraziamento; altrimenti entrerà in un fondo a tutela di altri casi nei quali dei giornalisti siano ingiustamente chiamati a risarcire danni. La pratica potrebbe divenire una prassi nelle querele per diffamazione o calunnia contro voci libere.

La partecipazione alle sottoscrizioni non dovrebbe essere automatica, per simpatia o sull’onda dell’entusiasmo. Andrebbe decisa da parte del singolo solo dopo aver letto e soppesato con scrupolosa attenzione le ragioni del denunciante querelato e quelle del denunciato querelante, avendo sempre ben presente il pericolo di derive demagogiche. Quegli euro, che il giornalista li accetti o li faccia destinare ad altro uso, serviranno principalmente come manifestazione di opinione, come una specie di “controvoto”. Serviranno a dire: c’è una quota di cittadini che apprezza il giornalista per le notizie che riporta, ed è d’accordo con le opinioni che propone. Se voi esercitate ritorsioni con un uso strumentale, o infame, dello strumento giudiziario, noi gli manifestiamo consenso e supporto; colpendo lui state colpendo almeno una parte di quelli in nome dei quali dite di operare. La sottoscrizione servirà a contare tale quota, e come invito ad altri perché aderiscano. Contrasterà l’arrogante costume dell’intimidazione giudiziaria. Fornirà inoltre un sostegno morale al querelato, e ai cento che vengono educati colpendone uno; un sostegno non solo morale, se i sottoscrittori dovessero essere tanti.

Sono contrario a forme di “empowerment” e alla democrazia diretta (siamo a questo punto dato il nostro astutissimo elettorato); e anche al potere giudiziario in mano al popolo (capace solo di organizzare ronde contro gli ultimi mentre viene spolpato da distinti signori in giacca e cravatta); ma in questo caso la sottoscrizione mi pare un modo appropriato di intervenire contro l’indecenza del potere, in maniera proporzionata alle nostre forze, invece di restare a strepitare dal loggione. Sono anche fortemente contrario al culto di Travaglio o degli altri “guru” ufficiali del dissenso. C’è il pericolo di identificare tutta la critica possibile con quanto dicono, e di farne quindi delle “Colonne d’Ercole” oltre le quali la critica non può spingersi, se non vuole essere vista come esagerazione, eversione, etc. Questi grandi accusatori possono divenire, paradossalmente, strumento di normalizzazione, tematizzando il dissenso, cioè restringendolo ad alcuni pur importanti argomenti. Ci sono aspetti del sistema anche gravi che Travaglio e altri, che del resto sono su posizioni politiche moderate, non toccano, e che quindi lasciano in ombra rispetto al cono di luce che puntano su altri temi. Alcune patenti di “buono” rilasciate da Travaglio mi paiono discutibili. Non è che gli si possa far colpa di questo; è piuttosto nostra responsabilità non delegare a tre o quattro persone l’impostazione di tutto il dissenso.

Travaglio, ottimo giornalista, ci fornisce il materiale più importante: informazioni solide su fatti gravi. Ci spiega i trucchi concettuali e verbali coi quali ci imbrogliano (v. ad es. “Il manuale del perfetto impunito”). Ci mostra come sia possibile controbattere civilmente alle ingiustizie. Travaglio non è un gigante al quale affidarci dicendogli “pensaci tu”, ma è un punto di riferimento e di ancoraggio per costruire un’opposizione autentica alla quale contribuire in prima persona: dovremmo difenderlo, come preziosa risorsa, e mostrargli solidarietà per il suo impegno. Così come dovremmo proteggere come preziosa risorsa altri giornalisti meno abili o meno blasonati che svolgono un ruolo analogo. Soprattutto oggi, all’inizio di un governo Berlusconi privo di seria opposizione.

Un rischio è che queste sottoscrizioni inducano i querelanti a innalzare la cifra della richiesta di risarcimento. Questa tendenza va energicamente contrastata. Nel caso di Schifani, la valutazione di Ficarra e Picone sul personaggio dovrebbe essere prodotta, quando si giungesse al computo di un quantum congruo per un risarcimento del danno alla reputazione di Schifani. Dovrebbe essere prodotta anche nell’eventualità purtroppo remota che un giorno loro risarciscano noi per questa nomina.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

La sinistra calvinista e il “fair game”

21 April 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Commento al post “La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi”

sito chiuso


Il pullman è temporaneamente sotto sequestro, ma un ragazzo, che tra l’altro aveva dato prova di sapersi dedicare a cose buone, come l’impegno nel sociale, è finito sottoterra. Non varrebbe la pena di soffermarsi sul caso, anziché assolvere e condannare come sbarrando le caselle su un modulo prestampato? Una stima adeguata di ciò di cui stiamo parlando – di quelli che nell’analisi bayesiana, che viene impiegata anche nella valutazione della commissione di reati, si chiamano “priors”, cioè delle probabilità a priori che l’autista abbia potuto compiere una scorrettezza dall’esito fatale – potrebbe essere data dalla frequenza di notizie o di denunce a carico di autisti per scorrettezze che mettono a rischio l’altrui incolumità, al netto dei falsi positivi. Si potrebbe anche chiedere informazioni sulla frequenza di tali comportamenti alla Stradale, che meglio di chiunque altro ha il polso della situazione; e che però ha anche interesse a escludere la possibilità di omicidio per colpa cosciente o dolo eventuale, avendo un suo agente sotto processo per la stessa accusa in una situazione simile.

Indagini del genere non sono alla nostra portata, ma si può pensare che tale probabilità a priori non sia trascurabile: non credo di essere l’unico in Italia ad avere visto autisti commettere scorrettezze pericolose. Pochi giorni fa il preside di medicina della Sapienza ha incluso gli autisti di autobus tra le categorie da sottoporre eventualmente ad antidoping. Invece, secondo le risposte apparse qui, la probabilità a priori di scorrettezze pericolose da parte degli autisti non può che essere zero, essendo tale probabilità statistica soppiantata da una certezza che viene ancora prima, un prius di tipo morale: l’abuso della forza dell’automezzo da parte degli autisti è uno di quei mali immaginari che in realtà non esistono; è quindi fantasioso, o peggio, includerlo nella “diagnosi differenziale” delle cause per le quali un autista in un’area di sosta ha stritolato sotto le ruote del suo mezzo un giovane che gli si era messo davanti.

Uno dei moderatori del blog, RobertoMorelli, aveva in precedenza anche lui commentato, ma in forma civile, che Bagnaresi ha trovato ciò che stava cercando (“Tifoso ucciso”, 30 mar 2008, in: Discussioni off topic di questo blog). Giambi, che milita sotto il segno dei Simpson, esprime questa convinzione col sistema di Berlusconi: accomunandomi ai marxisti-leninisti. Mitb da pochi giorni ha cambiato nick; attualmente, anche su questo post, mantendo l’avatar di Filippo Facci è diventato “Filippa la pazzoide”. Un nome che è già un insulto. Nei blog, bisognerebbe moderare anche l’anagrafe degli utenti. Filippa si rammarica per i disagi all’autista, e liquida l’ucciso come un “teppista” “delinquentello” che stava “importunando” tranquilli borghesi. Forse Bagnaresi se l’è cercata nel senso che, avendo scelto volontariamente di fare l’ultrà, non solo ha accettato di partecipare ad azioni violente, o di subirne; ma purtroppo ha anche inconsapevolmente accettato l’offerta del potere di essere portatore di uno stigma, e quindi la possibilità di cadere vittima di abusi, e di farsene poi attribuire la colpa in via esclusiva. Come “Palla di sego”, la prostituta dell’omonimo racconto di Maupassant, vittima della “vigliaccheria ammantata di rispettabilità … della borghesia” (“Boule de suif” quarta di copertina ed. Einaudi, 2000).

Nel frattempo ci sono state le elezioni, il centrosinistra ha perso, la “sinistra” è sparita dal Parlamento, mentre si è affermata la Lega. Il blog si è indignato per il risultato. Però alcuni hanno difeso l’autista (che è di un paesino della bergamasca) con argomenti e insulti di tipo leghista (che poi ricordano i temi della sceneggiata napoletana): un autista che porta il pane alla sua famiglia è al di sopra di ogni sospetto, porco qui porco là. L’argomento di Corax, applicato ad Andreotti, per cui è inverosimile che un importante statista come lui possa aver avuto rapporti con la mafia, viene aspramente criticato sul blog; ma viene invece applicato ciecamente alla categoria degli autisti, o dei padroncini. Si tuona contro la casta; più che giusto. Si è più tiepidi con le corporazioni minori, le categorie che non sono classe dirigente ma sono aiutate, e sono anch’esse responsabili di disfunzioni sociali e ingiustizie; es. gli artigiani che non pagano le tasse o gli stipendiati imboscati da qualche parte. E’ più facile guardare freddamente alle colpe di Giulio Andreotti, il belzebù che sta nell’alto dei cieli, che a quelle, più modeste, ma non innocue, di alcune figure sociali, di alcune corporazioni di arti e mestieri che sono parte del nostro quotidiano. La piccola e media borghesia è sacra.

E’ sacrilego non considerare immuni da critiche gli autisti? Gli autisti possono comportarsi male come chiunque, e come qualunque categoria. Noi li vediamo come esponenti del popolo che lavora; in Cile i camionisti, pagati dalla CIA su mandato delle multinazionali del rame, innescarono il golpe di Pinochet paralizzando il paese con uno sciopero. Si dice che la notte facessero la guardia armata ai loro mezzi recitando il rosario. I tassisti nostrani si comportano come una corporazione aggressiva, che difende i suoi privilegi in maniera becera e violenta; uno di loro ha ammazzato un abusivo a pugni. Nessuno dice niente sui tassisti. Gli interessi dei guidatori di Tir sono legati ad una serie di mali del paese, l’eccessivo trasporto merci su gomma, l’intasamento delle strade, la necessità di aggiungerne di nuove degradando ulteriormente ambiente, l’inquinamento e gli incidenti automobilistici; ma chi osa dirlo, se non di sfuggita. Filippa la pazzoide, è stato interessante vedere sotto le elezioni, sul blog intitolato a Travaglio e votato a Di Pietro, questa manifestazione di poujadismo, da destra bottegaia, da partito dell’Uomo qualunque di Giannini, che farebbe assentire qualsiasi leghista o forzitaliota. E’ interessante, Filippa, vedere applicata su questo blog la teoria penale fascista della “colpa d’autore”, per la quale le responsabilità si attribuiscono e si escludono a priori, in base al modo di essere delle persone, in base alla veste sociale, in base al “comune sentire”, e non in base a un’indagine seria su fatti e motivazioni.

Credo che l’episodio di Bagnaresi e la reazione alle mie osservazioni si inquadrino nel contesto politico generale. Credo che il centrosinistra, e anche la sinistra sedicente “radicale”, abbiano perso avendo la stessa visione di fondo della destra; e che alcuni dei votanti dei due gruppi che hanno riportato il maggior successo, leghisti e dipietristi, su certe cose la pensino allo stesso modo, es. la concezione per la quale un autista di pullman è per definizione una persona perbene che non può sbagliare, mentre un ultrà non può che essere il solo colpevole di tutto ciò di cui é vittima. Come ha osservato Eco (U. Eco, Perché in Berlusconi si nasconde un comunista), a sua volta Berlusconi adotta le tecniche semiotiche dei veterocomunisti, es. la demonizzazione dell’avversario. Ma Berlusconi è più coerente: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto” fa dire Fellini ad un “bauscia” in un suo film. Senza dare del ladro o della faccia da ladro a nessuno, Berlusconi, privo di princìpi e istrionico, è, nel suo genere, più “onesto”, cioè più autentico, di Veltroni; che non è su posizioni radicalmente diverse da quelle di Berlusconi, ed è perfino più falso di lui relativamente agli ideali che vorrebbe rappresentare.

Ciò che maggiormente differenzia l’attuale centrosinistra da Berlusconi non è l’elemento che per Bobbio caratterizza la sinistra, la ricerca dell’uguaglianza. Ma è al contrario l’etica della disuguaglianza: l’ambiguo moralismo calvinista, l’etica del capitalismo, che chiede rigore, ma subordinato agli affari; un’etica che esalta il capitalismo, considerando il successo mondano segno dell’approvazione divina, e lo stabilizza ideologicamente chiedendo di praticarlo “asceticamente”, come se fosse un esercizio religioso. Se poi lo si pratica edonisticamente, pazienza, l’uomo è peccatore, ma non per questo bisogna cambiare la società. E’ l’etica della predestinazione, e quindi della protezione delle caste e degli ordini sociali. Seguendo tale etica, di questa destra si criticano solo la rozzezza, l’esibizione, la voracità senza freni, le frequentazioni nella sfera della criminalità comune o mafiosa. La critica a Berlusconi dell’Economist. La critica appare radicale e implacabile perché questo centrodestra è smodato. Forze come “L’Italia dei valori” denunciano, giustamente, comportamenti dei politici che in molti casi sono arrivati a tradursi addirittura in condanne penali; ma non contestano le opzioni valoriali di fondo, delle quali le condanne penali sono il sintomo. Queste opzioni, che sono le più importanti, non si discutono, come non le discute certo l’Economist. Fare soldi, “the pursuit of happiness” sono i valori fondanti e accettati. (Infatti anche i censori come Di Pietro hanno le loro marachelle e le loro partecipazioni nelle colpe, e negli affari, della destra; sì, però in modica quantità …). Il centrosinistra vorrebbe aggregarsi al carro del vincitore rappresentando, sul piano ideologico più che su quello pratico, la coscienza del liberismo. Vorrebbe partecipare al banchetto vestito da pastore protestante.

L’etica calvinista auspica una maggiore austerità nella lotta a coltello per la pagnotta e per il companatico, non la giustizia in sé. Il liberismo dal volto umano. Quella che Latouche chiama “etica di secondo grado”. L’etica del “ma anche” nella belante versione Veltroniana. Tutela la separazione in ordini sociali, considerati ordine divino, coi relativi privilegi e impunità, legati a una grazia “irresistibile”. Solo alcuni, gli eletti, si salvano. Un’etica che chiede solo un certo stile, una certa misura, nell’accettare la volontà divina della disuguaglianza. Una posizione cruda e ingiusta, ma non spregevole quando è temperata da una forte opposizione di sinistra che si ispiri invece a un credo socialista; ma che diviene l’ideologia dell’usuraio e dell’imbroglione se lasciata padrona del campo. Credo che la sinistra sia stata sconfitta, o si è fatta sconfiggere, anche per l’adozione del moralismo calvinista, che è ancora troppo recente, in un paese a cultura cattolica e con una tradizione di sinistra, per non stridere come contraddittorio. Una sinistra, più che contraddittoria, ideologicamente truffaldina. Altro che i rialzi nelle scarpe. Probabilmente col tempo, superato il trauma, sotto il bombardamento mediatico, e data la soppressione delle alternative (grazie anche ai mitb-Filippa, e a chi permette loro di usare sistematicamente il dileggio), gli elettori si abitueranno, o si rassegneranno, a riconoscersi in questa nuova “sinistra” calvinista, di stampo anglosassone. Può darsi che in questo modo molti dei voti operai alla Lega torneranno all’ovile. Così anche in Italia si sarà definitivamente compiuta la metamorfosi storica che ha portato, dai tranvieri che nel 1944 nella Milano occupata scioperarono contro i fascisti e i nazisti, agli autisti che per aggiungere qualche soldo alle loro entrate non hanno problemi nell’allearsi all’occorrenza agli interessi più sporchi delle multinazionali.

Di Pietro e Travaglio, che rappresentano una destra posata, contraria alla destra rapinosa e corruttrice delle istituzioni di Berlusconi, stanno col centrosinistra. Questo apparentamento, derivante dalla rotazione verso destra dell’intero arco parlamentare, non è un bene. L’etica calvinista dovrebbe essere l’etica di una destra liberale presentabile. Invece il centrodestra aderisce all’etica della cosca, ed è la sinistra che vorrebbe il voto delle masse spacciando per ideali di giustizia sociale l’etica di Ginevra e dei suoi banchieri. Inoltre, in Italia, il paese dell’indulgenza cattolica verso i prepotenti, la rigida teoria etica calvinista non dà neppure quel che di buono può offrire, tendendo a degenerare nel facile poujadismo. Si tratti di etica calvinista o di poujadismo, con questa virata ideologica il piccolo imprenditore, l’esercente, chi ha trovato di che vivere con qualche agio divengono anche per i progressisti figurine del presepio; solo un “malamente” può dirne male. La critica va rivolta verso chi è così potente che può ridersene, e il risentimento verso categorie apposite di dis-graziati: tra le quali rientrano, uno o due giorni alla settimana, gli ultras. I quali da questa vicenda dovrebbero capire quanto sia stolto abbonarsi volontariamente nell’esercito degli emarginati morali.

Sarebbe interessante conoscere come la pensa a questo proposito l’autista. Se, tutte le altre cose sul piazzale dell’autogrill essendo uguali, davanti al suo pullman non ci fosse stato un ultrà, ma un “normale”, un avventore qualsiasi, avrebbe dato al mezzo i medesimi comandi, o avrebbe usato un maggior riguardo? Col dilagare e l’affermarsi in forme nuove di questa vecchia ideologia che, lasciata senza una opposizione, glorifica il peggio della mentalità borghese, liberandone la “vigliaccheria ammantata di rispettabilità”, può darsi che aumenteranno gli atti violenti verso soggetti portatori di stigma negativo, poi giustificati in sede giudiziaria dagli esecutori e dai tutori della legalità con la paura. C’è il concreto rischio, con questo nuovo corso, che gli appartenenti ad alcune categorie vengano visti sempre più come ciò che gli anglosassoni chiamano “fair game” (“selvaggina consentita”): soggetti che, appartenendo a gruppi che si sono comportati male, o che hanno questa etichetta, possono essere liberamente fatti oggetto di abusi più o meno gravi.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi

5 April 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Post del 5 apr 2008

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Carlo Giuliani, sul cui corpo è passata più volte la Land Rover dei CC dalla quale era partito il colpo di pistola che l’aveva mortalmente ferito, e Matteo Bagnaresi, l’ultrà del Parma travolto lentamente da un pullman il 30 marzo 2008, sono stati schiacciati da un’entità misconosciuta, ma importante: la coltivazione della viltà. Governanti, poteri dello Stato, amministratori, praticano la viltà: pensano ai propri interessi, si vendono con una disinvoltura da marciapiede, strisciano davanti a chi è più forte e azzannano chi non può difendersi. Questo è risaputo. E’ meno noto che, oltre a praticarla, la viltà la promuovono nei cittadini, e in particolare in chi non ci sta e, in modi diversi, si oppone. Cittadini e oppositori con le carte a posto, che esprimano critiche razionali e forme civili di protesta e contrasto, metterebbero in crisi il sistema. Ne mostrerebbero la viltà. Com’è proprio dei criminali, il potere tende a compromettere le sue vittime e i propri sottoposti, coinvolgendoli in atti negativi, e togliendo quindi loro l’integrità morale, per poterli meglio controllare. La coltivazione della viltà nei costumi è un formidabile strumento di soggezione.

Approfittare di una manifestazione politica per commettere atti che in condizioni di stato di natura, o sotto una piena dittatura, verrebbero ripagati con una revolverata, fidando nei limiti alla reazione imposti dalle leggi, è vile (e anche ingenuo, perché confidare nel rispetto della legge da parte delle nostre autorità per commettere atti illeciti è come andare a rubare in casa dei ladri). E’ vile sfogare la propria voglia di menare le mani in occasione di partite di calcio, magari in un branco di dieci contro uno sconosciuto. Le autorità favoriscono questi atti di viltà. Probabilmente Pasolini percepiva la viltà pilotata di alcune espressioni del Sessantotto, e ammoniva anche contro questa trappola, quando scriveva che stava dalla parte dei poliziotti negli scontri di piazza. Se si compiono azioni vili, si facilita al potere l’esercizio della propria viltà. Come è avvenuto a Genova, che è stata un’imboscata per i movimenti. A piazza Alimonda avrebbero dovuto esserci carabinieri esperti e coi nervi saldi, che non provocassero quella minoranza di manifestanti affetti da smanie guerresche adolescenziali, e che eventualmente rispondessero in maniera proporzionata. Nelle altre zone le forze dell’ordine avrebbero dovuto arrestare i black block, anche se questi avessero mostrato un tesserino da poliziotto. Invece hanno lasciato fare i black block e hanno provocato gli altri manifestanti; e hanno messo in prima linea un ausiliario, che ha ammazzato un ragazzo che pensava di poter giocare alla guerra con l’arma dei Carabinieri. Poi le forze di polizia hanno mostrato quanto rispettino la divisa che portano avvalendosene per mettere in atto i vili pestaggi a freddo della Diaz e di Bolzaneto. Ci sono i delinquenti “in divisa da ladro”. Ce ne sono altri che si travestono da agenti per commettere reati. Quando i reati sono commessi con la mimetizzazione di divise che sono portate legittimamente, il cerchio tra guardie e delinquenti viene chiuso. Dopo Genova, il duetto tra opposte viltà é stato coltivato da un lato con i falsi e l’autocommiserazione vittimista cui la polizia fa ricorso in questi casi, e con l’impunità per l’omicidio di Giuliani; e dall’altro con atti come l’intitolazione di un aula parlamentare a Giuliani; che a dire il vero, anche se è da compiangere per la sua fine tragica, ha fatto poco per meritarsi un onore del genere. Solo politici che vogliano perpetuare la catena della viltà possono celebrare e porre a modello l’effige di un ragazzo che col volto coperto da un passamontagna accetta la zuffa in piazza coi CC.

La viltà si ammanta di ideologia. Nel caso dello Stato, l’ideologia della difesa dell’ordine costituito e del prestigio delle istituzioni. L’opposizione alle ingiustizie del potere, per chi esprime il dissenso con atti violenti; come se il terrorismo, che può essere considerato una serie di atti di viltà favoriti dal potere, non abbia insegnato nulla. (Qualcosa sembra abbia insegnato, perché dopo l’imboscata di Genova non ci sono state risposte violente da parte del movimento, che è in massima parte pacifico, e che ha mostrato maturità, frustrando i piani di chi sperava di poter costruire, con la vile provocazione delle sevizie della Diaz e di Bolzaneto, un’opposizione violenta e anch’essa vile, come gli era riuscito nei decenni precedenti). Anche la legalità può essere una copertura per la viltà. Un leghista, pare Maroni, ha detto che lui lascia passare i pedoni se hanno il verde, ma se hanno il rosso li mette sotto. Una nobile metafora, tipica dei leghisti, quelli che sentono il bisogno di immaginare pallottole, guerre di secessione e cannoneggiamenti di barconi di immigrati mentre mescolano la polenta. Poi si accontentano di montare la bull-bar sul muso del SUV, nell’indifferenza dello Stato.

Un’ideologia piuttosto ridicola per atti di viltà è la passione sportiva. L’omicidio di Gabriele Sandri da parte di un agente di PS è stato un altro atto non proprio da medaglia, scaturito nel clima di viltà degli scontri per il calcio; un clima dionisiaco, cioè “gasato”, che contagia anche coloro che dovrebbero mantenere l’ordine. All’omicidio Sandri sono immediatamente seguiti i vili atti di teppismo che gli ultrà sono stati lasciati liberi di compiere in risposta all’omicidio, e che hanno consumato senza farsi troppo pregare. Accettando di rincorrere quest’osso hanno accettato di venire segregati moralmente nel recinto dei teppisti, portandosi dietro anche la figura di Sandri, e aiutando quindi la difesa del poliziotto, che è la difesa degli apparati e dei loro abusi. La prassi della violenza legata al calcio semplicemente non dovrebbe esistere, eliminata dalle misure di sicurezza e dalla repressione giudiziaria; mentre in Italia questa viltà viene artificialmente mantenuta in vita dal potere. Dopo l’omicidio Sandri e i successivi disordini gli ultrà hanno presentato allo stadio uno striscione con una scritta inaspettatamente profonda, che non vedremo su “Striscia” ma dovrebbe essere ricordata: “Lo Stato uccide in silenzio”. E’ proprio vero; ed è per questo che bisognerebbe essere attenti a rifiutare le sue insidie; non solo le sue provocazioni, ma anche, e soprattutto, il suo lassismo strumentale; come il consentire le risse tra tifosi e i danneggiamenti nei “circenses” di fine settimana. Se non ci fossero questi sfoghi della domenica forse il lunedì i tifosi si chiederebbero quali sono le responsabilità del sistema, e quali le proprie, per la loro insoddisfazione.

I magistrati hanno parte in questa coltivazione delle viltà. Se dipendesse solo dal magistrato medio, atti vili gravissimi come il pestaggio mortale in quattro di Federico Aldrovandi verrebbero tenuti nascosti e impuniti, a spese della figura della vittima; come stava appunto avvenendo anche per Aldrovandi. Ma, per un atto di viltà che viene lasciato emergere, in maniera controllata, con più fumo che arrosto sul piano della definizione delle responsabilità e delle sanzioni, molti sono quelli che i magistrati contribuiscono ad occultare, condividendo così la viltà coi poliziotti che spalleggiano. La coltivazione della viltà è un potente fattore antidemocratico e di illegalità: non solo è intrinsecamente contraria allo spirito democratico, non solo porta con sé la propensione ad accettare l’illegalità, ma crea una volontà popolare che a sua volta desidera cose vili. La coltivazione della viltà può spiegare alcuni apparenti paradossi delle preferenze degli elettori, che sembrano rivolte a farsi comandare dai peggiori. Dove si coltiva la viltà, cresce una “democrazia” mutante, che esprime il peggio della volontà popolare. La coltivazione della viltà è uno dei modi, come il controllo dell’informazione, coi quali il potere nega la democrazia che formalmente riconosce. La viltà nel cagionare morte o lesioni andrebbe considerata come una precisa aggravante, per le sue conseguenze politiche.

Per le ragioni dette, la viltà viene protetta non solo nelle istituzioni, ma anche nelle sue forme consentite ai cittadini. Nel caso Bagnaresi, il Questore di Asti ha stabilito subito che è stata “solo una fatalità”. La nozione che gli automezzi possono essere facilmente usati come armi improprie, per intimidire se non per colpire, soprattutto nei disordini di piazza, è stata esclusa a priori dalla polizia, che invece su questo tema dovrebbe saperne qualche cosa. Anche i magistrati della locale Procura si sono affrettati a giustificare l’autista con argomenti da avvocato della difesa. Argomenti basati sulla codardia: l’autista si sarebbe messo paura percependo un clima “di grave pericolo” (Bus assaltato, meno grave posizione autista. Ansa 31 mar 2008). Pare, non è certo, che i parmensi si siano tolti le cinghie dei pantaloni e che alcuni siano usciti dall’autogrill brandendo delle bottiglie, e che forse ne abbiano lanciata qualcuna. Per sapere se si sono picchiati bisognerà attendere ancora: non dev’essere stata una grande rissa, se c’è stata. L’autista si sarebbe tanto impaurito al pensiero delle cose tremende che stavano per succedergli da imboccare l’autostrada lasciando a terra alcuni juventini nelle mani dei parmensi. I magistrati scusano con questi argomenti un autista che ha fatto avanzare alla cieca in un assembramento un mezzo per passeggeri del peso di diverse tonnellate. Chi ha la responsabilità di condurre un pullman, un mezzo lento ma pesante, che può sviluppare una quantità di moto sufficiente ad abbattere una folla di persone come birilli, è in una posizione non molto diversa, quanto a responsabilità, da quella di un pilota d’aereo; e non può comportarsi da fifone, comandando al mezzo manovre inconsulte come una vecchia signora che si spaventa per un lavavetri mentre va a fare la spesa con l’utilitaria. L’accusa per l’autista è di omicidio colposo, come per i quattro poliziotti che hanno massacrato Aldrovandi. Ma la sua posizione potrebbe alleggerirsi ulteriormente. Speriamo che almeno cambi mestiere, e ne scelga uno più adatto.

Appaiono esserci stranezze nella dinamica ufficiale dell’incidente: un giovane, in buona forma fisica, che in quel momento non poteva avere la testa tra le nuvole, si fa travolgere da un pullman in partenza, che è rumoroso, ha una grande sagoma e una bassa accelerazione. Bagnaresi si trovava all’angolo anteriore sinistro, sotto il naso dell’autista. I soggetti, l’autista e il pedone, sono come assenti. In un post che non è stato pubblicato osservavo che l’ufficialità produce spiegazioni acrobatiche e “senza soggetto” quando vuole giustificare alcune uccisioni (Federico Aldrovandi: un altro omicidio senza soggetto? ). Non si parla della possibilità che l’autista degli juventini, in quell’atmosfera eccitata, abbia voluto dare il suo contributo al piccolo rito di viltà che con la benedizione del potere si stava celebrando sul piazzale dell’autogrill, come in decine di altri luoghi essendo domenica di campionato. Ovvero, la possibilità che, avendo a sua disposizione uno strumento potente, che conosceva bene, l’autista abbia fatto corpo unico con questo strumento, per compiere volutamente un gesto violento, contando sull’improbabilità che andasse a segno; come ha fatto l’agente Spaccarotella con la sua pistola nell’omicidio Sandri. Il codice non scritto della strada prescrive che ha diritto di precedenza chi ha il mezzo più grosso; gli autisti di mezzi pesanti, anche quelli di aziende pubbliche, applicano a volte questo codice dei vigliacchi; e i magistrati lo sanno. Esempio classico di esercizio di viltà al volante è quello dell’autista che procede a passo d’uomo contro un pedone, o un ciclista, dandogli tutto il tempo di scansarsi, ma obbligandolo a spostarsi se non vuole essere spinto dal mezzo e alla fine cadere e venirne travolto. (Lo fanno, con chi se ne sta andando per i fatti suoi, anche i CC; provocare e vilipendere per cercare di trasformare il dissenso e la denuncia in devianza ed emarginazione è uno dei loro compiti non ufficiali; e continueranno a farlo, con questi magistrati).

Una pistola, e anche un automezzo, hanno effetti di amplificazione della viltà; macchine magiche che tramutano i sogni dei vili in fatti. Basta accoppiare alla pulsione violenta una forza pari a qualche etto sulla leva del grilletto o su quella dell’acceleratore o sul volante perché la maledizione sia esaudita, e un ghiribizzo mentale di morte si trasformi nella marmorea realtà della morte. In una società giusta quegli etti una volta posti sul piatto della bilancia della giustizia tornano ad essere i macigni che in effetti sono; non vengono ulteriormente ridotti a grammi. Quanto sono materni invece questi PM con l’autista che ha schiacciato Bagnaresi; c’é il dubbio che stiano giustificando la viltà con la viltà. Un sospetto non infondato visto che la ricercata versione che esclude qualsiasi componente dolosa è stata da loro avallata ancor prima di raccogliere e valutare tutti i dati, incluse le testimonianze; introducendo quindi un vizio metodologico irreversibile. Se fosse così, i magistrati starebbero attuando quello che i magistrati attuano molto più spesso di quanto non si dica: la conservazione dello status quo criminogeno. In questo caso, la coltivazione della viltà, con la quale lo Stato può meglio uccidere in silenzio.

Giuliani e Bagnaresi si sarebbero volentieri dedicati ad attività più elevate, se fossero stati ben indirizzati. Sono morti per essersi trovati in una scena vile, nell’ora della viltà, in una veste vile; ma non con un animo vile, tutt’altro: erano lì per una loro generosità, mal riposta; e forse, all’interno di questa cornice di viltà, sono morti per avere dispiegato, nei brevi istanti della loro uccisione, un certo coraggio fisico, che ha fatto scattare la viltà altrui come per un riflesso condizionato. Sono vittime esemplari della coltivazione della viltà; vittime di chi ha fatto loro abbracciare, sfruttando l’inesperienza della giovinezza, le scelte fondamentali, essenzialmente vili, dell’hooliganismo, e delle facili scampagnate barricadere contro un potere che è colpevole di altre sudicerie, ma non è quello del Cile di Pinochet o del Messico della macelleria di Tatletololco; vittime di chi ha fomentato anche nel fronte opposto, quello delle persone “perbene”, il clima di viltà dal quale sono scaturiti gli atti vili che li hanno uccisi. Sono morti nella morsa della cultura della viltà, che opprime e a volte alla fine schiaccia. I loro casi paradigmatici mostrano quanto sia pericolosa la spirale e la gabbia della viltà. Mostrano come non vada sottovalutata la costante azione del potere volta a degradare e svilire, a indurre i cittadini a mandare in vacca la propria dignità umana; di come vada temuto l’apparente permissivismo dello stesso potere che poi punterà l’indice per accusare, e si arrogherà il compito di “educare alla legalità” mentre ciò di cui è maestro è il malaffare. Un modo per trasformare la tragica e ingiusta morte dei due giovani in qualcosa di positivo è prendere atto di questa funzione antipedagogica dell’establishment: la coltivazione della viltà. Se la conosci la eviti. Occorre non cadere nel fango nel quale vorrebbero trascinarci quelli che ci sguazzano.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

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27 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, promosso a questore il poliziotto che accusò i no-global di aver ucciso Carlo Giuliani”

Del neo questore Lauro non sappiamo molto. Sappiamo, dall’episodio di Piazza Alimonda dove accusò subito i manifestanti di avere ammazzato loro, “pezzi di m.”, Giuliani, che tende a giungere a conclusioni frettolose nelle indagini. Ma forse non è così: ha invece mostrato il pregio, dal punto di vista di chi seleziona la classe dirigente italiana, di essere prontissimo nel mistificare. La tecnica dello scambiare le parti tra aggressore e vittima si può fare risalire alla moglie di Putifarre, che, racconta la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di farle violenza non essendo riuscita a sedurlo. Nel 1947 il mafioso Ofria, braccio destro del massone Soresi, partecipò ad un assalto con mitra e bombe a mano contro una sede del PCI. Vi furono morti e feriti. Uno dei feriti colpì a sua volta Ofria con un colpo di pistola. Il commissario capo di Polizia di Partinico, Agnello, scagionò Ofria inserendolo nell’elenco degli aggrediti. Impastato fu assassinato dalla mafia in modo da essere poi fatto passare per un dinamitardo da inquirenti predisposti a questo falso. Posso testimoniare che anche oggi i pezzi di m. veri delle istituzioni nell’eseguire l’atto di proscrizione decretato dai loro padroni verso qualcuno troppo onesto per le loro attività fanno di tutto per costruirgli una figura di deviante, di soggetto da controllare, tramite provocazioni e costruzione di false prove.

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3 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Promossi due poliziotti condannati per il G8 di Genova, lo “sconcerto” di Amnesty, Arci e Leu. Il dipartimento: “Avanzamento automatico” “

Si parla tanto di fine rieducativo della pena. Molto meno del suo fine educativo: del segnale dissuasivo, tramite condanne “pedagogiche”, a chi volesse emulare i colpevoli. Come il troncare la carriera, con l’interdizione dai pubblici uffici, di coloro che hanno usato il potere dello Stato a fini aberranti. Pene serie, pene senza la comica finale, a funzionari pubblici che commettano reati magari controvoglia peserebbero nel calcolo costi/benefici dei futuri crimini di loro colleghi; a vantaggio dell’onore e credibilità della loro stessa categoria.

Quando vogliono i magistrati esercitano questa attività deterrente. Per i Ciontoli in riforma di una sentenza scandalosa hanno fatto sul serio, mandando il messaggio che seguire il consiglio di Machiavelli, di uccidere coloro ai quali si è fatto un grave torto, non è così conveniente; e che il crimine familiare può portare in carcere l’intera famiglia.

Purtroppo per i crimini di controllo, quelli commissionati dall’alto per controllare il Paese, nei quali rientrano i fatti del G8, continua a essere ripetuto il messaggio che il coraggioso muore una volta sola ma il vile viene promosso molte volte prima di andare in pensione.

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8 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Il pm del processo Diaz bocciato nella corsa a pg di Genova: era l’unico candidato, ma con una forzatura il Csm “resuscita” uno sfidante”

In ecologia si chiamano “guilds”*, cioè corporazioni, confraternite, i gruppi di specie diverse che sfruttano le stesse risorse. Il concetto di ecological guild è utile anche per la valutazione politica di fenomeni sociologici: i magistrati e le forze di polizia appartengono alla stessa ecological guild rispetto all’esecuzione di operazioni eversive ordinate da poteri forti sovranazionali. Dai pestaggi pianificati del G8** alla strage di innesco covid***.

Magistrati come Zucca salvano il concetto fondante che fa coincidere la giustizia con il lavoro dei magistrati. Un principio di civiltà, la cui dismissione porta alla barbarie; ma che dovrebbe essere visto criticamente, alla luce dei comportamenti reali di questa corporazione che non è diversa da altre più umili nel crearsi la sua “nicchia trofica” senza andare per il sottile; dietro a fumosi bizantinismi. Soprattutto andrebbero esaminate le coalescenze con gli apparati che dal dopoguerra pilotano il Paese con la violenza per conto dei poteri che fanno dell’Italia un protettorato. Dietro all’ostentazione di figure simbolo; in realtà rigettate dai colleghi come contrarie alle necessità ecologiche, cioè agli interessi corporativi, prima di essere epurate via assassinio dalle forze che impongono i veri criteri di selezione della classe dirigente.

*Guilds (ecology). Wikipedia.
**Fracassi F. G8 gate. 2011.
*** Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Come è morto Rino Gaetano

28 February 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Post del 28 feb 2008

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Gli ultimi decenni del Novecento potrebbero essere ricordati come l’epoca dei cantautori: uno squadrone di artisti che ha prodotto un vasto corpus di canzoni bellissime, che rimarranno. Tra di loro, non tra i più grandi ma nemmeno tra gli ultimi, sta, un po’ in disparte, Rino Gaetano. Può darsi che la fioritura dei cantautori sia dipesa dal grande balzo economico che l’Italia compì in quegli anni, e dalla rivoluzione culturale che l’accompagnò. La tumultuosa mutazione antropologica di quegli anni Gaetano, il cui notevole talento attingeva a profonde radici popolari, l’ha contestata non meno di quanto non l’abbia accettata e cavalcata. Nel suo anticonformismo era presente una vena di scetticismo popolare in realtà conservatore: risuonava nelle sue canzoni una protesta rispetto alle lacerazioni e ai peggioramenti che accompagnavano il progresso.

La fiction RAI sulla vita di Rino Gaetano, in due puntate, andata in onda l’11 e il 12 novembre 2007, è stata ritrasmessa il 27 febbraio 2008, in occasione del Festival di Sanremo, sempre in prima serata e sulla prima rete ma ridotta a una sola puntata. La fiction si apre con un Rino Gaetano che si sente male, solo nella sua grande villa. Prima di perdere conoscenza chiama al telefono il padre e invoca il suo aiuto. Il padre arriva alla fine della fiction. Sfonda un vetro, soccorre il figlio e lo consola. Questo flash-forward racchiude tutto il resto del film, che spiega come Rino Gaetano si sia ridotto così: ambizione, egoismo, scorrettezze, opportunismo, ingratitudine, alcolismo e cialtronerie varie dopo una breve ascesa l’hanno condotto a restare solo come un cane. E così resterebbe se il padre, dimenticando i maltrattamenti ricevuti da Rino, non intervenisse a salvarlo. Tra i tanti difetti di Gaetano, spiega la fiction, c’era anche un pessimo rapporto col padre: secondo la fiction, Rino fece venire un infarto al padre, e continuò a urlargli insolenze anche durante la convalescenza. Una volta che Rino ritorna bambino tra le braccia del padre, la fiction lo fa morire: ce lo mostra ancora per pochi secondi, mentre al volante della sua auto, rinfrancato, va verso l’incidente automobilistico nel quale perderà la vita. Scorrono poi spezzoni del vero Rino Gaetano.

L’immagine di Rino Gaetano ai ferri corti col padre è inventata, come molti altri aspetti che nella fiction gettano una luce negativa sull’artista. Rino Gaetano aveva avuto qualche scontro col padre, cosa frequente e normale per i giovani, soprattutto se intendono scegliere carriere artistiche. Ciò di cui vuole parlare la fiction è altro: non il rapporto col padre biologico, ma quello con la figura del padre. Con questa figura, Rino Gaetano aveva un rapporto esemplare, che in Italia è rarissimo tra i personaggi famosi: la contestava radicalmente. Nel senso che contestava radicalmente ciò che equivale alla figura del padre: l’autorità. In Italia, paese intimamente pretesco, non si contesta davvero l’autorità. E’ facile che se ne contesti una parte; allo scopo di sostenere un’altra parte. Ma deve pur esserci un’autorità da onorare; un padre, sacro e intoccabile anche quando sbaglia, da amare e al quale obbedire incondizionatamente, ricevendone in cambio amore e protezione. In Italia si lotta non contro il potere, ma tra pari, per accaparrarsi la benevolenza del potere; come ha osservato Umberto Saba, che ha scritto che gli italiani differiscono dagli altri popoli in quanto non sono parricidi ma fratricidi: non “uccidono” il padre – secondo l’espressione con la quale Freud indica la via verso la maturità – ma uccidono i fratelli, per ottenere l’esclusiva dell’amore del padre. L’inno di Mameli non sarà grande musica, ma il titolo, anche se si riferiva ad altro, è azzeccatissimo. Anche il “popolo dei blog”, apparentemente severo con i governanti, è all’affannosa ricerca di figure parentali sostitutive alle quali affidarsi. Così per esempio i bloggers si aggrappano a figure pubbliche come Di Pietro, che, a giudicare da quelli che ha fatto eleggere in Parlamento con i voti ottenuti, o dalle posizioni sulla TAV, per i bloggers progressisti è un appiglio che appare di granito ma ha la consistenza del marzapane. L’attuale contestazione dei bloggers al sistema vede un’altra fonte di potere pulito nella magistratura; uno dei maggiori capisaldi del potere, storicamente non estranea, nel suo insieme, al sistema di corruzione e manipolazione del quale ci si lamenta. Ma contestare tutta l’autorità non suona bene. Non si può fare di tutto il potere un fascio. Se c’è un potere cattivo, dev’esserci un potere buono, sotto le cui ali rifugiarsi. Basta scambiare l’eccezione con la norma, guardare a quelle figure di potere altamente positive, la sparuta minoranza di autentici martiri del dovere, e si ha il nullaosta per dirsi sostenitori di un’intera classe riverita e forte.

Rino Gaetano invece non cercava il potere buono. Contestava il potere apertamente gaglioffo, e contestava la retorica buonista con la quale il potere spesso maschera il suo vero volto. Vedi ad esempio “Le beatitudini”, reperibile su Youtube. Gaetano, la cui poetica ha diverse altre componenti oltre a quella della denuncia politica, castigava i potenti con un sarcasmo sorridente, senza acrimonia e senza sconti, in modo lieve; non con barbosi discorsi ma con canzoni deliziose; e includeva nell’autorità anche la sussiegosa sinistra, e anche quella sessantottina. Che oggi si è ricordata di lui, con Venditti, bravo cantautore, e cantautore di partito, che ha avuto il buon gusto di insinuare, all’indomani della fiction, mentre ferveva la polemica, che Gaetano assumeva cocaina. Venendo quindi querelato dalla sorella del cantante. Un bel modo dell’autore di “Dolce Enrico”, dedicata alla memoria di Berlinguer, per inaugurare la sua nuova vita come credente. Negli stessi giorni Venditti, nel lanciare il suo ultimo album, dichiarava: “Io riscopro l’idea di Gesù e credo nella redenzione e nel perdono” (il Giornale, 16 nov 2007). Mentre Rino Gaetano, che ha ironizzato sui beati del mondo terreno, viene messo dalla RAI tra i dannati, altri cantautori, che invece sono sempre stati ben intonati ai tempi, restano a galla passando dal fumo delle “canne” a quello dell’incenso liturgico. Poche settimane dopo, un’altra interessante rivelazione di un altro cantautore con un grande orecchio per le note e con un ottimo fiuto per il vento: “Dalla rivela: mi piace l’Opus Dei” (Corsera, 27 dic 07). (Nello stesso periodo hanno intravisto la luce anche altre figure guida della sinistra, D’Alema e Bertinotti: “D’Alema, ‘Sento il fascino della fede’ “. Post di Paolo de Gregorio su http://www.marcotravaglio.it del 4 dic 07).

Il modo col quale Rino Gaetano come artista si opponeva alla figura del padre era, e sarebbe, salutare per l’Italia. Gaetano mostrava il ruolo che dovrebbero avere gli artisti leggeri che si dicono impegnati: esporre, mettere alla berlina, gli abusi del potere in tutte le sue forme, e non solo in alcune. Un genere di contestazione globale verso l’autorità non rara all’estero, ma estraneo alla nostra mentalità. Il costante atteggiamento critico verso il potere da parte dei cittadini è una delle componenti necessarie delle democrazia autentiche; ma in Italia il rifiutare di scegliersi un’appartenenza a un gruppo, o personaggio, potente o famoso, viene accomunato all’essere anarchici, o eversori. Si può essere guelfi o ghibellini. Meglio ancora se si cambia a seconda delle convenienze, o se si sta con entrambi (gridando all’antipolitica se qualcuno lo fa notare). Ma chi critica sia l’imperatore sia il papa è un caso anomalo che non deve fare testo. L’opposizione dev’essere orizzontale, nella forma canonica tra destra e sinistra. Non importa se si tratta di una finzione, sempre più evidente. L’opposizione verticale, tra chi comanda e chi obbedisce, non è tollerata. Non sto dicendo che si debba contestare l’autorità per partito preso; Rino Gaetano però costituiva un antidoto al vizio italico di cercarsi, una volta usciti almeno psicologicamente dalla famiglia, un secondo padre; un protettore, una figura genitoriale di riferimento. Atteggiamento diffuso a sinistra non meno che a destra.

L’indisciplina di Rino Gaetano è inaccettabile per il clero, che inoltre se la deve essere legata la dito per “Le beatitudini”, dove viene incluso tra i beati di questo mondo; e avrà indispettito anche i tanti vassalli dei vari poteri. La fiction è stata prodotta da Claudia Mori, moglie di Celentano; che è un maestro non solo del fare spettacolo, ma anche nel servire il potere fingendo contestazioni e provocazioni radicali. L’omologo innocuo di Rino Gaetano. Il responsabile della fiction su Rino Gaetano come direttore di RAI fiction è stato Agostino Saccà, per il quale recentemente è stato chiesto il rinvio a giudizio per corruzione. Si può immaginare con quale trasporto Saccà, il dirigente che ha portato alla formulazione di una “summa divisio” dei dipendenti RAI in raccomandati e prostituiti, abbia fatto produrre un film su Gaetano; che ha cantato di “parlamentari ladri”, e ha scritto un canzone, “Il letto di Lucia” dove anche “tre ministri scalda poltrone” insieme ad altre figure del sottobosco parassitario frequentano il letto dell’ospitale ragazza. Abbiamo sentito l’intercettazione nella quale Saccà bacia la pantofola a Berlusconi, intrattenendo un paragone tra il sommo bauscia e il Sommo pontefice. Questo è saper stare al mondo. Se non volete strisciare davanti a Berlusconi, strisciate davanti a qualche altro potente, a vostra scelta. Ma non rimanete impalati, figlioli. Per il vostro bene, se non volete fare la fine di Rino Gaetano.

Rino Gaetano dovrebbe essere preso come esempio, soprattutto dai bloggers, di come sia possibile, e a volte doveroso, fare a meno di cercare un grande papà. Gaetano, “nazional-popolare”, rappresenta la condanna netta e il rifiuto radicale del gioco corrotto del potere da parte delle masse; mentre il potere vuole incanalare e addormentare il dissenso mettendolo al seguito del pifferaio di turno, del gigante buono che ricondurrà le pecorelle all’ovile. La falsa biografia RAI di Gaetano è spiegabile così. Una nuova parabola del figliol prodigo. Se contesti il potere, tutto il potere, non puoi che essere una persona da poco, anche se con qualche talento; un perduto, che finisce male, esanime tra le braccia misericordiose del padre che ha ripudiato. Con la scusa di celebrare un grande artista “maudit”, con le sue luci e le sue ombre, la RAI ha commesso un autentico vilipendio a fini ideologici verso la memoria di una persona che era una voce preziosa e morì giovane. Questo è anche il dazio richiesto per lo sfruttamento commerciale della sua opera, che si vuole banalizzata, ridotta a quel generico mugugno prossimo al qualunquismo che è tipico delle persone che accumulano fallimenti; per esempio, il Gaetano della fiction RAI.

Rino Gaetano in realtà non è morto solo e cornuto, respinto sia dagli amici che dalla fidanzata, incinta di un altro; come ci racconta il nostro servizio televisivo pubblico, che sembra aver affidato il copione a Cetto La Qualunque, oltre che a uno psicanalista. (Questo insulto della fidanzata che si rivolge ad un altro è stato tagliato nella versione ridotta). E’ morto, a 31 anni, pochi giorni prima della data fissata per il suo matrimonio, in seguito all’incidente avvenuto la notte del 2 giugno 1981 sulla Nomentana, all’altezza di Viale XXI Aprile. Il policlinico universitario della capitale è poco distante dal luogo dell’incidente, a qualche minuto di ambulanza, ma non era attrezzato per trattare le teste rotte. C’era di mezzo un ricorso al TAR, nell’ambito di una lotta per un primariato; siamo in uno Stato di diritto, mica nell’Italia grottesca descritta da Gaetano. Gaetano è spirato diverse ore dopo l’incidente, dopo che cinque altri ospedali l’hanno rifiutato, quando l’ambulanza era arrivata fino al policlinico Gemelli, che è da un altro lato della città, a oltre una decina di chilometri. Il film, che inventa tante vergognose calunnie, omette questa vergognosa realtà, che resta vergognosa anche se, secondo quanto risulterebbe dall’autopsia, le lesioni, gravissime, non avrebbero comunque lasciato possibilità di salvare Gaetano. L’ha omessa completamente anche il documentario su Rino Gaetano della serie “La storia siamo noi”, di Giovanni Minoli, che secondo la RAI compenserebbe la fiction con l’oggettività del reportage storico.

I magistrati avrebbero dovuto fare chiarezza sull’accaduto, che riguardava una persona nota per le sue critiche verso i potenti; se non altro per fugare dubbi e tranquillizzare un’opinione pubblica già surriscaldata. In quegli anni erano morte in maniera strana e sospetta, a volte per incidente automobilistico, molte persone che avevano detto o stavano per dire cose scomode. La musica trascina gli uomini, e anche un cantante può essere un problema rilevante per il potere; come mostrava l’uccisione, avvenuta pochi anni prima, del cantante cileno Victor Jara da parte dagli sgherri di Pinochet. Prima di finirlo a Jara spezzarono le dita, con le quali aveva suonato la chitarra per accompagnare le sue canzoni in favore del movimento popolare. I magistrati non hanno neppure ritenuto, indipendentemente dalle caratteristiche politiche della vittima, di dover risalire ad eventuali responsabilità penali per una tale lacuna del servizio pubblico che doveva soccorrere i traumatizzati gravi. Una lacuna su un’area di circa 200 km quadrati abitata da oltre 3 milioni di persone, che corrisponde al nome di “Roma”. Quest’omissione del potere togato a favore dei camici bianchi, e dei politici e degli amministratori responsabili della sanità, aiuta a comprendere come, trent’anni dopo, il policlinico in questione, l’Umberto I, sia tuttora agli onori delle cronache per le sue inefficienze da film di Sordi.

Così è scomparso un cantautore che nella stessa canzonetta, “Nuntereggaepiù”, ha accostato, raggiungendo il grande pubblico, iscritti e sostenitori della P2 ad una voce con accento sardo, l’accento di Berlinguer, che dice “Il nostro è un partito serio”. (Questo passo della canzone è omesso dai filmati televisivi che ho trovato su Youtube; e naturalmente dalla fiction RAI). Chissà cosa canterebbe oggi su D’Alema, allora. Da anni gira nel circuito metropolitano la voce che Gaetano sia stato volutamente eliminato, sorta anche perché in una sua canzone Gaetano parla di una persona che muore dopo essere stato rifiutato da cinque ospedali romani. Non c’è tra le notizie comunemente disponibili alcun elemento solido sul quale poggiare l’ipotesi. E’ invece plausibile la supposizione che, se fosse vissuto, passati gli anni Settanta lo avrebbero censurato, boicottandolo ed emarginandolo, se non avesse ammorbidito i testi: in Italia il sistema è tale che possono bastare poche semplici misure incruente per troncare le dita a chi non vuole cambiare musica. La morte di Rino Gaetano appare come uno di quei tiri mancini della sorte per i quali a volte sembra che i pochi che “in mezzo all’inferno non sono inferno, che bisognerebbe far durare, e dargli spazio” (Calvino) spariscano “senza grandi disturbi”, secondo le parole del giudizioso Lucio Dalla. Ma questa imbrattatura postuma della vita e morte di Rino Gaetano, sistematica e accanita, di sicuro non è stata un caso.

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26 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Domenica In, Maria Falcone: “Volevo dire grazie a Maurizio Costanzo, nessuno si rende conto di quello che ha fatto nella lotta contro la mafia””

“… nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Invece dopo, e soprattutto con la caduta del Muro, la mafia è divenuta spettacolo; e la lotta alla mafia di cosca è divenuta il grande alibi per la mafia di Stato. Credo che tra le multiple finalità delle stragi di Capaci e via D’Amelio vi fosse anche questa. Costanzo il piduista ha contribuito alla spettacolarizzazione della mafia e all’uso della lotta alla mafia come paravento sacralizzante per il piduismo, la mafia di Stato, che ha portato al declino della Seconda repubblica, e oggi sul ciglio del baratro; alla creazione di un carrozzone antimafia che prospera, e giudica scostumato chiedere l’eradicazione della mafia; e che si è unito a una compagine mediatica, anch’essa pro-potere come l’antimafia da salotto, che Costanzo ha grandemente contribuito a selezionare. Parce sepulto, bene ricordarne alcune qualità artistiche, ma ormai mancano solo i petali dall’elicottero. Davanti a questa gara di epicedi per la morte di un 84enne torna in mente “Nuntareggae più”, che cita Costanzo (di Rino Gaetano, che Costanzo non mancò di esibire in suo talk). L’interminabile passerella singhiozzante dei beneficiati da Costanzo mostra quanto e come sia selezionata e imbrigliata la comunicazione televisiva.


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Definizioni calde e definizioni fredde della mafia

22 February 2008

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Post del 22 feb 08

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La ‘ndrangheta sta prendendo il posto di Cosa nostra come mafia principale: come entità provvista di caratteristiche che, facendole trascendere il piano della criminalità organizzata, ne fanno l’antagonista dello Stato. Il contraltare della legalità. Un’ulteriore consacrazione è avvenuta con la relazione della Commissione parlamentare antimafia, rilasciata in questi giorni, per la prima volta dedicata alla ‘ndrangheta. La relazione è stata così riassunta ai giornalisti dal Presidente Forgione, che nel 1994 fu l’autore di “Oltre la cupola – Massoneria, mafia, politica.”, un libro illuminante sulla natura della criminalità organizzata calabrese: “Il contagio delle ‘ndrine da Limbadi e Rosarno all´Australia. Da San Luca a Duisburg. Molecole criminali che schizzano, si diffondono e si riproducono nel mondo. Una mafia liquida, che si infiltra dappertutto, riproducendo, in luoghi lontanissimi da quelli in cui è nata, il medesimo antico, elementare ed efficace modello organizzativo.” “Alla maniera di Al Qaida con un´analoga struttura tentacolare priva di una direzione strategica, ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica, di una vitalità che è quella delle neoplasie, e munita di una ragione sociale di enorme, temibile affidabilità”. Tali commenti della Commissione antimafia ripetono e abbelliscono, con un elegante stile barocchetto, il parere internazionale su questo nostro prodotto: “As One Mafia Fades, Italy Faces Another Organized Crime Group, The ‘‘ndrangheta, Is Responsible For 80% Of Europe’s Cocaine Imports. (CBS e Christian science monitor, 10 nov 2007). “Loretta Napoleoni: «La ‘ndrangheta è l’unica associazione criminosa davvero globalizzata»” (http://www.giovaniemissione.it 17 ago 2007).

La descrizione di Forgione va ad aggiungersi alle altre definizioni della mafia che possono essere chiamate “calde”. Questa è così calda che la mafia passa dallo stato solido a quello liquido, o addirittura gassoso, visto che si paragonano le ‘ndrine a molecole che schizzano liberamente raggiungendo, com’è proprietà dei gas, qualunque zona del contenitore, che in questo caso è il mondo. Più che i libri di Bauman, il sociologo della “modernità liquida”, i fumetti di Batman: siamo a Gotham City, un luogo già inquietante, e un mostro, un moderno Proteo, incombe sulla città; ma c’è chi ci può proteggere: le nostre gloriose istituzioni. Alle numerose definizioni calde si contrappone un numero minore di definizioni “fredde” della mafia. Le definizioni calde esaltano gli aspetti simbolici della mafia, mentre quelle fredde considerano la mafia come un caso. La premessa di una mafia-simbolo porta a conclusioni diverse, e a volte lontane, dalla premessa di una mafia-caso. La più nota definizione fredda è quella di Giovanni Falcone: “La mafia è un fatto umano e, come i fatti umani, ha un inizio e una fine”. Falcone, con questa frase che dovrebbe rappresentare un’ovvietà, ha speso la sua autorevolezza per correggere impostazioni errate. Ha indicato la necessità di desacralizzare la mafia e di ricollocarla nel contesto corretto, quello storico.

La protezione da parte del potere appare come il concetto chiave per definire la mafia. Una doppia protezione: protezione reale sottobanco della mafia, e protezione alla mafiosa dei cittadini dalla mafia stessa in cambio del pizzo del consenso e della sottomissione. Il risultato è che la mafia viene tenuta sotto controllo, viene repressa, ma non viene bloccata né tanto meno viene eradicata. Le spiegazioni calde tendono a spaventare il pubblico e a giustificare il fallimento della lotta alla mafia. Presentando la mafia come l’impero del male, invece di vergognarsi di avere lasciato libero qualche boss per decenni, quando lo si va a prendere si celebra la sua tardiva cattura con un trionfo da vittoria di guerra. (Meriti che a volte poi vengono spesi in operazioni sporche in altri campi). Forse le definizioni fredde possono essere ridotte a questa: la mafia è un’organizzazione di delinquentacci che è stata scelta dal potere per la gestione di alcuni grandi traffici, ed è pertanto protetta dal potere. L’organizzazione è composta, soprattutto nei suoi ranghi superiori, da soggetti di elevatissimo spessore criminale, a volte autentici sociopatici. Il loro successo, o meglio la loro cooptazione, poggia anche su importanti fattori culturali e antropologici, che li rendono particolarmente adatti a gestire grandi traffici. Ma ciò che li rende invincibili, e che perciò li rende mostruosi, è la protezione. Non è che i tedeschi o gli australiani si mettano paura dei tamarri malavitosi che dalle tante montagne e poche pianure della Calabria sono arrivati fin lì, confusi nella diaspora dei calabresi onesti. (La Calabria è sia la regione più povera, sia quella maggiormente anemizzata dall’emigrazione; oltre un milione di calabresi sono emigrati nel secolo scorso, su una popolazione che attualmente è inferiore ai due milioni. Le città col maggior numero di calabresi non sono in Calabria. Altro che “molecole che schizzano”). Non è che i germanici o gli anglosassoni siano smarriti di fronte alla sopraffina scaltrezza dei criminali reggini o catanzaresi. I tedeschi sono, per limitarsi al dopoguerra, quelli che diedero un taglio al terrorismo suicidando la banda Baader-Meinhof dopo un dirottamento. Gli australiani, che hanno origine da una colonia di soggetti che gli inglesi ritennero opportuno deportare all’altro capo del mondo, non hanno fama di gente che si fa mettere i piedi in testa. Appare più realistico pensare che alla ‘ndrangheta siano state assegnate alcune funzioni a livello internazionale, com’è avvenuto per Cosa nostra, che esplose quando entrò nel traffico mondiale della droga. Ma la mitologia magnogreca sulla mafia continua; così oggi abbiamo uno Stato che sostiene di poter portare democrazia, pace, legalità in scenari come l’Afghanistan; ma di non riuscire a fare lo stesso a casa sua, in paesini come Platì o San Luca, luoghi mitici abitati da mostri antropomorfi. Invece che a un cancro, che è dotato di una sua autonoma capacità di crescita e metastatizzazione, la mafia fa pensare ad un’infezione opportunistica, che insorge e si diffonde fino a devastare l’organismo non per la particolare virulenza dei germi, ma per la debolezza delle difese immunitarie, in un soggetto al quale siano stati inoculati farmaci immunosoppressori.

Un’altra definizione fredda di mafia è quella di Lampedusa nel Gattopardo. Il raffinato osservatore della realtà siciliana, che forse, nel dialogo del principe col deputato piemontese, arzigogola un po’ troppo sul carattere dei siciliani, è breve e reciso sui mafiosi: “si capiva subito che Vincenzino era “uomo d’onore”; uno di quegli imbecilli violenti capaci di ogni strage”. La borghesia mafiosa ha un antesignano in Calogero Sedara, furbo e avido, che diverrà senatore. “Sempre fortunato Don Calogero”, perchè il suocero, quando comincia a diventare “importuno e prepotente” viene trovato morto su una trazzera con “dodici ‘lupare’ nella schiena”. Un arrampicatore senza scrupoli, uno delle “iene e sciacalletti” che come tutti i potenti di turno si credono “il sale della terra”.

C’è un interesse a far vedere la mafia come il Male, inteso in senso esistenziale; un interesse ad avere un babau che spaventando i cittadini conferisca legittimità al potere legale e gli permetta di proseguire i suoi affari “perbene”. La mafia permette di avere un babau in carne e ossa. E di averlo in casa: alcuni politici stranieri devono invidiare i nostri politici per questa comodità di cui avvedutamente non si sono liberati. Così come Al Qaida sta permettendo la guerra permanente contro gli Stati canaglia; così come lo stragismo consentì alla classe dirigente, nelle parole di Pasolini, di “rifarsi una verginità antifascista”, e quindi di proseguire l’andreottiano “tirare a campare”; allo stesso modo la mafia siciliana e ora la ‘ndrangheta conferiscono legittimità allo Stato e alla classe dirigente, che ne hanno tanto bisogno; e fanno sembrare meno gravi i tradimenti dei politici e i loschi affari della borghesia che non spara. Lo stesso Forgione, nel denunciare questo nuovo cavaliere dell’apocalisse conclude che “serve un’opera di pulizia, a partire dalle candidature per le prossime elezioni”. Proprio lui, che si è opposto all’esclusione di indagati, imputati o condannati per mafia nella Commissione parlamentare antimafia, e ci ha messo Alfredo Vito e Cirino Pomicino (Antimafia omeopatica. In: Mani sporche. Barbacetto, Gomez, Travaglio. Pg. 730). Siamo sotto elezioni politiche; fa comodo mostrare la ‘ndrangheta come un blob marziano, capace di permeare ogni interstizio, e presentarsi come dei Catone che difendono la Repubblica. Poi ci sarà tempo per lasciare i toni intensi e ispirati e tornare alla routine, con l’antimafia dei pompieri di Viggiù: “L’antimafia è sempre stata così anche in passato” ha risposto Forgione alle critiche sulla sua concezione di Commissione antimafia (Mani sporche, cit.). Un modello organizzativo antico. La mafia sarà liquida, ma le istituzioni hanno più buchi di uno scolapasta.

Il paragonare la ‘ndrangheta al terrorismo e dipingerla con toni magniloquenti fa ricordare un’altra definizione fredda. Quella di Walter Tobagi, sul terrorismo, mentre saliva il panico: “Non sono samurai invincibili”. Si sono perfino pubblicati saggi che danno interessanti interpretazioni psicoanalitiche della mafia. Contributi utili; insistendo sugli aspetti caldi si rischia però di perdere di vista il nocciolo del problema, che è quello della protezione, della continuità e della condivisione di interessi con il sistema di potere legale. Con una caterva di fiction, di cattiva letteratura, si è fatto in modo di rendere la mafia un genere letterario e cinematografico. Le iene e gli sciacalletti, trasfigurati in figure leonine, come i grandi predatori della savana dei documentari naturalistici affascinano chi non subisce le loro zanne e i loro artigli. Mentre le definizioni fredde della mafia non incontrano i gusti del pubblico. Anche perché possono obbligare il comune cittadino a interrogarsi sulla distanza che lo separa dalla mafia; una distanza che per i milioni di clientes della politica, di beneficiati da consorterie varie, risulterebbe ben minore di quella stratosferica delle descrizioni calde. Le descrizioni fredde piacciono ancora meno a quelli che comandano; sempre fortunati, perché Falcone, e anche Tobagi, che si stavano facendo ingombranti, sono stati uccisi. Lampedusa, l’autore di uno degli ultimi grandi romanzi classici, uno scrittore anti-ideologico, che dice qualcosa di essenziale su come va il mondo, e su come va in Italia e nel Sud, è stato fin dall’inizio sullo stomaco al potere, e preti, comunisti, ex-comunisti e liberisti fanno a gara nel denigrarlo e ricacciarlo nella polvere degli scaffali, tra i minori. Ma la mafia, come grave problema, come piaga, è questo: delinquentacci protetti. Un’organizzazione di delinquentacci protetta in quanto ben inserita in un corso storico. La delinquenza ce la mettono i mafiosi, ma la protezione ce la mette il potere. Senza le alte protezioni, la mafia sarebbe ciò che è stata per decenni, un fenomeno locale e che quindi, volendo, potrebbe essere soffocato coi mezzi moderni; com’è avvenuto per il banditismo sardo. Il suo cospicuo portato sociologico sarebbe pure un fenomeno locale, materia per specialisti, ma non la renderebbe invincibile. Con le protezioni di cui gode, la figura del mafioso, e il suo contorno sociologico, sono stati ingigantiti, fino a fargli effettivamente acquisire statura mondiale. Un modo primitivo del potere, un caso particolare, una sopravvivenza del passato, è divenuto uno dei protagonisti dell’era della globalizzazione. Dev’essere stata terribile, una situazione da dramma di Shakespeare, la condizione di quei pochi uomini delle istituzioni che hanno combattuto veramente la mafia, mirando alla radice che la collega al potere legale; e che hanno scoperto che mentre fronteggiavano dei delinquentacci avevano alle spalle un sistema che protegge gli stessi delinquentacci.
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Professor Ratzinger, qual è la definizione di omicidio ?

19 January 2008

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Post del 19 gen 2008

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Lo scritto che segue era stato postato su “Altravicenza” il 19 dicembre 2007. Essendoci difficoltà nel forum registrato dei No Dal Molin (spam, azzeramenti, pop-up sul link), cerco asilo qui, negli stessi giorni in cui rimbombano le grida per la censura antidemocratica che il Papa sta subendo per finta, e che chi comanda in Italia applica silenziosamente per davvero. Il post sostiene che vi è un uso strumentale e ipocrita dell’opposizione alla pena di morte da parte dei politici, e considera una singolare affermazione del catechismo ufficiale della Chiesa cattolica a riguardo dell’omicidio (Catechismo della chiesa cattolica. Compendio, Libreria editrice vaticana, 2005. Introduzione di Joseph Card. Ratzinger. n. 470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento ?).

No Dal Molin – Contro la pena di morte o contro l’omicidio ?

Inviato: Mer dic 19, 2007 5:08 pm

C’è contraddizione tra il sì alle guerre degli USA, il sì alle loro basi militari, e la richiesta di moratoria della pena di morte? C’è contraddizione tra l’andare a bombardare civili nella regione europea della Bosnia, mentre l’ONU sta a guardare, e l’esortare i paesi del mondo ad abolire la pena di morte nei loro ordinamenti? Qual è il fattore comune che sottende le due posizioni? L’arte del possibile, che è l’essenza della politica? O il meccanismo psicologico della scissione tipico delle personalità narcisistiche, una caratteriopatia frequente tra i potenti ? Ci sono elementi che indicano che non c’è contraddizione, ma costanza di comportamento, tra il Napolitano e il D’Alema yes men a Washington sulla base militare USA la settimana scorsa, e quelli che oggi vengono celebrati come apostoli della non violenza.
L’astensione dalla pena di morte è spesso accompagnata da vistose contraddizioni. Un grande pacifista, oltre che grande scrittore, Tolstoj, racconta (in “Hadji Murat”) della pena che lo zar doveva infliggere ad uno studente di medicina che in una crisi di nervi aveva aggredito con una penna un suo professore, producendogli ferite lievi. Per sua sfortuna lo studente era un cattolico proveniente dalla Polonia, l’equivalente, per lo zar, di uno “Stato canaglia”. Lo zar scrive che lo studente meriterebbe la pena di morte, che in Russia “grazie a Dio” non c’ è. E aggiunge che non sarà lui ad introdurla. Decreta che lo si faccia correre per 12 volte tra due file di 1000 soldati armati di verghe. Lo zar Nicola, spiega Tolstoj, sapeva che quella pena significava una morte non solo certa e dolorosa, ma anche eccessivamente crudele. “Ma gli piaceva essere implacabilmente crudele, e gli piaceva anche pensare che non c’ era pena capitale in Russia”.
Contro la pretesa di uccidere legalmente si sono esercitate forme di ipocrisia più sottili. Un libro famoso, “Sorvegliare e punire” di Foucault, descrive la strana parabola discendente del controllo tramite la forza. Nei secoli si è passati dallo “splendore dei supplizi”, che erano spettacoli pubblici, offerti come divertimenti, a forme di controllo sempre più discrete, sottili ed efficaci, fino all’attuale “biopolitica”: il controllo della persona tramite il controllo sul corpo. Pena e controllore devono diventare invisibili, affinché il potere permei la società in forme impalpabili e impersonali. Secondo Foucault, le spinte a ridurre la pena di morte per ragioni umanitarie sono quindi state accolte strumentalmente, per affinare il controllo. Cesare Beccaria, uno dei primi teorici della umanizzazione delle pene, proponeva di sostituire la pena di morte con la schiavitù perpetua, scrive Foucault. Questo non è un gran progresso, a meno che non si ritenga che vivere in ginocchio fino alla morte sia un grande progresso rispetto al morire prematuramente; ma l’evoluzione del potere nel mondo occidentale sta andando verso la razionalità illuminista del nonno di Alessandro Manzoni. Oggi in effetti nella nostra società il potere mira al controllo delle anime, coi media e gli altri strumenti di persuasione; al controllo dei corpi, al controllo economico e tecnologico, etc. Non più attimi di terrore, ma un ergastolo senza sbarre. E ci sono molti modi incruenti di sopprimere gli indesiderati.
Il potere non sta diventando “piu’ buono”, ma solo piu’ accorto nel dosare la violenza. La sua contrarietà alla pena di morte non solo è strumentale; è anche parziale. No al boia, ma sì agli stermini della guerra, che creano un numero di vittime maggiore di molti ordini di grandezza a quello delle esecuzioni. Le azioni formalmente legali che, sulla base di qualche ridicola scusa pseudogiuridica com’è avvenuto in Iraq, partiranno da Vicenza e daranno la morte senza processo a moltitudini di civili, non toccano le corde umanitarie dei nostri politici. Primi della classe nel seguire Bush nelle sue guerre, e primi della classe nell’indicare agli altri la via dei diritti umani. Con la differenza che le bombe di Bush sono concrete e vengono usate, mentre quella dell’ ONU è una dichiarazione di principio. Un altro ovvio squilibrio è che le condanne a morte sono forme esecrabili di punizione di responsabili di reati, mentre le uccisioni di civili sono massacri di innocenti. Le esecuzioni capitali non cesseranno, e se si ridurranno sarà a causa del processo storico descritto da Foucault, di sostituzione del boia con lo schiavista di Beccaria, in ossequio alle necessità del capitalismo. Nel regno delle vetrine scintillanti, delle promesse di benessere e sicurezza, la violenza ufficializzata può allontanare alcuni clienti. Si preferisce sostituirla con forme subdole, riservando le sue forme classiche e orripilanti a paesi lontani. E’ probabile che la tendenza ideologica descritta da Foucault si estenderà ulteriormente con l’avanzare della globalizzazione. Forse riguarderà anche la terra dove la violenza è una specialità locale quanto la torta di mele. Anche senza l’impegno gandhiano di D’Alema e compagni.
I nostri politici concorrono nell’innalzare materialmente strumenti di morte come la nuova base USA a Vicenza, e, sul piano ideologico, nell’ottimizzare la violenza del potere adattandola a tempi e situazioni. La discordanza è dunque più apparente che reale. Gli stessi politici interpretano simultaneamente il ruolo di Creonte e quello di Antigone. Rappresentare personaggi moralmente opposti nello stesso film era una delle bravure di Totò: Il monaco di Monza, Totò diabolicus, eccetera. In entrambi i casi, i politici furbescamente si allineano, e corrono in soccorso al vincitore. Sia come sostenitori dei cannoni al posto dei fiori a Vicenza, sia come promotori del processo secolare di dematerializzazione della violenza del potere nel mondo occidentale. Mentre la prima posizione appare negativa, con la seconda fanno bella figura. Un’ottima occasione di rifacimento dell’immagine per chi come l’ONU ha diversi peccati di omissione da fare dimenticare, o per chi in Italia, inanellando vergogne su vergogne, ha un urgente bisogno di “dire qualcosa di sinistra”. In questo senso è vero che i politici italiani, con la loro iniziativa sulla pena di morte, stanno dando al mondo una lezione. Una lezione di paraculaggine buonista. Coi punti guadagnati chiedendo di risparmiare la vita a qualche scellerato, a qualche poveraccio, a qualcuno come noi, potranno lavorare in santa pace su grande scala. E anche noi ci sentiamo tutti più buoni, partecipi di quella che sta venendo celebrata come una grande vittoria, ed esentati pertanto da ulteriori sforzi verso la non violenza.
Allontanandoci dai fasti dei nostri politici, esaminiamo il cuore del problema: la differenza tra la contrarietà alla pena di morte e la contrarietà alla violenza dello Stato è radicale. La prima posizione è arbitraria, e fortemente indebolita e distorta, essendo ritagliata attorno ad un’opportunità politica, attorno alle attuali tecniche di potere. La seconda è la naturale conseguenza dell’opposizione all’omicidio tout court, a tutte le forme di offesa al corpo, unita alla concezione dello Stato come strumento di civiltà. Include ovviamente le esecuzioni capitali, ma anche altre forme di omicidio e violenza da parte dello Stato e del potere in generale; e prevede che ogni sua limitazione o eccezione, come la legittima difesa, debba essere ampiamente giustificata prima di poter essere accettata. Invece si tende a credere che l’opposizione a quella singolare forma di assassinio che sono le esecuzioni capitali equivalga alla lotta alla violenza legalizzata. Lo spettro della violenza del potere è molto più ampio, e può paradossalmente trarre efficacia dal restringersi con la cessazione delle esecuzioni capitali per assumere forme coperte o che non sono percepite nella loro gravità. Se si ferma il boia e si fanno partire i bombardamenti di civili, si tratta l’umanità come lo zar trattò lo studente polacco. Paradossalmente, con la loro ipocrisia i nostri politici offrono un argomento forte, di tipo empirico, contro la pena di morte: al di là degli argomenti teorici, come può essere etica la condanna a morte di un essere umano quando nella pratica l’apparato che l’emette ha le mani macchiate di sangue innocente ?
Sentiamo una voce autorevole: il Quinto comandamento. Non uccidere. La civiltà in due parole. Il miglior articolo di legge mai scritto. L’attuale catechismo della Chiesa cattolica precisa però che il comandamento riguarda “l’omicidio diretto e volontario”. Quindi lo zar, Napolitano e D’Alema hanno un appiglio, se per ipotesi fossero accusati di non aver rispettato il Quinto comandamento. Allo stesso modo possono ritenersi innocenti rispetto al Quinto comandamento, appellandosi al catechismo ufficiale, i responsabili delle morti sul lavoro dovute alla precedenza data al profitto rispetto alla sicurezza; dei morti per inquinamento o per adulterazioni alimentari legati al profitto; dei morti per le distorsioni commerciali della medicina; i responsabili delle azioni ed omissioni che rendono possibili le guerre di conquista. Nel complesso mondo odierno, le responsabilità sono spesso indirette, distribuite e sfumate. Eliminando solo la pena di morte si toglie solo lo splendore dei supplizi, ma si continua a suppliziare senza essere visti. Il Comandamento delle Tavole dice “Non uccidere”. I distinguo come questi sono le aggiunte a penna di chi ha interesse ad affievolire ed eludere la legge che sta sopra di noi.
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