6 gennaio 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post di G. Pipitone “Mattarella, 40 anni dopo resta il mistero sul killer del fratello del presidente. Neri, mafiosi e prove scomparse: tutti i buchi sul delitto”
Il dolore personale, che va rispettato, l’alta carica (e le rappresaglie, posso dire), la poca voglia di seguire i fili dei burattini dei misteri d’Italia fino alla mano che li muove, rendono particolarmente difficile parlare della posizione di Sergio rispetto a Bernardo e Piersanti. Ma il secondo e terzo sono motivi per non tacere; e quanto al primo vanno sentite anche le testimonianze di altre vittime. Es. per Bernardo il libro dello storico G. Casarrubea ““Fra’ diavolo” e il governo nero.” Suo padre fu tra gli assassinati di quell’inizio della collaborazione “atlantica” tra mafia e DC.
Anch’io ritengo di poter portare una testimonianza. L’omicidio di Moro, cui Piersanti era affine, fu un crimine di controllo: per controllare il Paese. I crimini di controllo proseguono e ribadiscono gli effetti negli anni successivi: l’elezione al Quirinale di Cossiga, che aveva gestito l’omicidio, fu il proseguimento esemplare dell’eliminazione esemplare di un politico troppo indipendente. C’è un’analogia tra Bernardo, il “docile quadro agli ordini del Vaticano” nel dopoguerra e Sergio, che esegue docile gli ordini dei poteri forti 70 anni dopo; aggiungendo un’avversione personale nell’epurazione di chi è di altro stampo (come notò Calamandrei nel difendere Danilo Dolci*). Così che anche l’averlo messo al Colle mi appare non come un ribaltamento, ma una prosecuzione dell’eliminazione di Piersanti, politico che come Moro non stava ottemperando al dovere di obbedienza ai dominatori.
*[‘sono insopportabili questi importuni che ricordano col loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità.’]
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14 febbraio 2019
Blog de Il Fatto
Commento al post di S. Bauducco “Processo Caccia, confermato l’ergastolo per Schirripa. La figlia Paola: “Ma il percorso per la verità non è concluso”
E’ stato osservato come i magistrati nelle sentenze per le stragi del 1992-1993 che pilotarono la sostituzione della prima repubblica con la seconda repubblica siano arrivati a considerare, contro il buon senso, che la Falange armata fosse un depistaggio della mafia. E’ un conforto sentire le dichiarazioni dell’avvocato Repici, diverse dalle solite versioni di comodo che lasciano indisturbati i mandanti eccellenti spiegando tutto con la manovalanza mafiosa. Repici si mostra all’altezza del compito, nobile nello sciocco e pavido contesto odierno, della ricerca e esposizione della verità su quella che fu una delle epurazioni che ci hanno dato questa disgraziata classe dirigente.
Tra i vari ordini di moventi dell’omicidio del Procuratore chi oggi è testimone del malaffare di Stato non può non pensare al movente generale, sovraordinato rispetto ad altri contingenti, della selezione avversa voluta da chi controlla l’Italia: facendo uccidere un duro incorruttibile come Bruno Caccia si è spinto per la selezione di un genere di magistrati malleabili, non di ostacolo ma utili alle attività indicibili che le istituzioni servono dietro ai loro cartonati di Falcone e Borsellino.
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2 ottobre 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post di O. Lupacchini “Concorsi truccati, un grande classico. Quando il trombato era Giambattista Vico”
Piero Chiara commenta che il freddo di Vatolla, “nel Cilento nevoso”, forse ha aiutato Vico nelle sue meditazioni. Che oggi vengono riportate in sofisticati testi anglosassoni di semiotica. Bartolo Nigrisoli, chirurgo di guerra, estraneo ai servilismi e agli intrighi dei Balanzone, uno dei pochi professori che preferirono perdere la cattedra piuttosto che giurare fedeltà al fascismo, raccontava di come il prof. Rummo avesse copiato pari pari dalla tesi di laurea di Codivilla. Codivilla non disse nulla; intervenne rivendicando il suo anni dopo, quando Rummo si scagliò pubblicamente contro un terzo medico, Moscatelli, che aveva plagiato ciò che lui Rummo aveva rubato a Codivilla. Di aneddoti sulle miserie accademiche ce ne sono tanti. Ma converrebbe non scordare che in Italia gli scandali, le tangentopoli, esplodono, dopo decenni di impunità, quando arriva l’ordine di sostituire una mafia vecchia con una nuova. I magistrati sembrano avere una particolare destrezza nel perseguire le gaglioffate giuste al momento giusto. Il nepotismo, il clientelismo, possono essere sostituiti non dal merito ma dalla meritocrazia strumentale: dove a fare il professore di diritto tributario va il più abile nel curare gli interessi delle banche. O nelle cattedre mediche il più brillante nell’eseguire il copione delle multinazionali farmaceutiche. Con una censura non meno ferrea delle voci sgradite. V. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.
Il prof. Bellelli osserva che comunque l’Italia si colloca ottava in una classifica della ricerca internazionale basata sulle citazioni. Questi indici, più appropriati come misura del conformismo, sono criticati per la varietà di storture che generano. Inclusa la capacità di creare gli inciuci* nei quali noi italiani, forse a torto, siamo considerati i primi; di certo non siamo gli ultimi arrivati. Inoltre la ricerca internazionale, metro di paragone per Bellelli, in campo biomedico è così sana che si discute su se ad essere falsi sia la maggioranza dei risultati di ricerca, secondo il celebre articolo di Ioannidis (oltre 5000 citazioni…), o “solo” una bella fetta dalle dimensioni da definire. Gli argomenti di Bellelli costituiscono un esempio, una trasposizione al tema della selezione degli universitari, di temi importanti per la biologia e la clinica delle malattie che la pletorica ricerca ufficiale, imbrigliata, accantona, e copre con sofismi standard: l’assenza di “gold standard” di malattia solidi e la loro sostituzione con surrogati non validi; e il disprezzo, la svalutazione, per il fenotipo della malattia, per ciò che accade, sostituiti in nome dell’oggettività da indici pseudoquantitativi o esoterici test di laboratorio, che suonano scientifici ed essendo complicati intimidiscono, ma troppo spesso sono un latinorum ad hoc.
*Greenberg SA. How citation distortions create unfounded authority: analysis of a citation network. BMJ, 2009.
@ Andrea Bellelli. Non è questione di nazioni, ma di tipi umani. Non sono contento. Non si considera abbastanza ciò che il dr. Lupacchini evidenzia, che gli effetti delle epurazioni, della selezione inversa della classe dirigente, quali che siano la sua provenienza e le modalità, dagli omicidi politici “eccellenti” degli anni passati a silenziose eliminazioni per via burocratica, li scontiamo tutti.
@ Giacomo Mulas. “Esagerazioni”? Con un mercato globale dei farmaci sul milione di milioni di euro/anno, e in crescita incessante, è più facile che siano invece i suoi beneficiari a minimizzare ciò che è così smisurato che non si può negarlo del tutto. Il praticare una forma tradizionale di malaffare non impedisce di aggiungervi una forma più moderna, e di fonderle. (Io poi commentavo l’uso di questa aggiunta come elemento a discolpa dell’uso privato delle assunzioni nell’università pubblica). Credo anzi che il fattore sovranazionale sia al centro dei motivi che sottendono lo scandalo: i signorotti dello Stivale capiranno l’antifona, e compiaceranno l’impero il più possibile per cercare di mantenere l’ereditarietà dei feudi minori. Col risultato, che già c’è posso testimoniare, di un “lussureggiamento degli ibridi” tra la corruzione italica e quella d’importazione. Del resto, il ceppo nostrano della mafia è stato potenziato dal patrocinio di poteri esteri. Rileggendo il suo commento, con passi logici come “la corruzione generalizzata della ricerca non è minimamente un problema italiano perché non riguarda solo l’Italia” un altro esempio che mi viene alla mente è quello di Stanlio e Ollio: grazie al doppiaggio di Sordi e Zambuto la versione italiana fa ridere ancora di più dell’originale in inglese.
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18 gennaio 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post “Francesco Bellomo, calunnia e minaccia nei confronti del premier Conte: chiesto il processo per l’ex giudice del Consiglio di Stato”
Bellomo ricorda la saggezza nel giudicare di re Salomone. Il test di Salomone camuffato da sentenza (in un procedimento che sembra accusatorio mentre è inquisitorio) di fare due mezzene del neonato conteso da due donne. Come la madre vera per amore del figlio rinuncia al suo diritto, accetta di perderlo e di apparire ladra di bambini, così candidate con la muscolatura morale adeguata a fare il magistrato avrebbero mandato Bellomo a quel paese per direttissima. La refrattarietà alla prepotenza dall’alto dovrebbe essere contata tra le caratteristiche pregiate che rendono adatti a rivestire l’alto ruolo di magistrato. Soprattutto oggi, al tempo dell’ordoliberismo. Ma opera una selezione avversa, della quale il caso Bellomo non è che la manifestazione caricaturale. Magistrati tacco 12, ambo i sessi, ce ne sono tanti. Es. quelli che fingono di non vedere la persecuzione sotto l’attuale governo non verso l’addestratore di ierodule, ma verso soggetti onesti invisi ai grandi interessi illeciti che i governanti servono senza dignità e contro la legge, avendo ottenuto anche loro prestigiosi posti di comando facendo atto di sottomissione.
@ Marco A. La mia citazione di Salomone qui è uno spin-off di un ragionamento diverso. Dopo avere letto del nuovo Presidente della Corte costituzionale, Maria Cartabia, che nell’insediarsi ha dichiarato di rifarsi al “cuore di re Salomone”, e conoscendo cosa proviene in realtà dai due palazzi della piazza coi Dioscuri, e da altri come il sontuoso palazzo, dove Bellomo era di casa, che sta tra il monumento sul luogo del rogo di Giordano Bruno e via delle Zoccolette, ho preso a riflettere sul brillante aneddoto. Sto pensando di scrivere per me un breve articolo “Salomone. Il giudice bayesiano e il giudice macellaio”; che consideri come da una parte l’aneddoto sia ancora più bello di quel che appare. Salomone sente le ragioni del cuore e allo stesso tempo le intreccia con l’esprit geometrique: per il suo modo di risolvere la disputa tra le due donne può essere visto come il primo giudice che ha applicato, ante litteram, il teorema di Bayes, e la connessa preziosa dottrina di aggiornamento delle probabilità, strumenti fondamentali nella corretta ricerca scientifica e oggi non ignoti agli studiosi del diritto. L’aneddoto può servire a illustrare il teorema e l’epistemologia bayesiana. Dall’altra parte, citazioni dei magistrati auliche come questa a volte sono facciata a decisioni e comportamenti che la giustizia la squartano con la mannaia per davvero.
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31 gennaio 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post di C. De Martino “Giulio Regeni ucciso da interessi più grandi di lui. In un libro il ricatto di Stato che cela la verità”
In fisica si usa l’analisi dimensionale per verificare se un’equazione è corretta. Metaforicamente, si può eseguire un’analisi simile su questi casi. Il libro appare soddisfare la condizione di trattare grandezze adeguate e congruenti. Va però considerato anche il fattore “schienale”: la nostra classe dirigente ha lo schienale della poltrona al posto della colonna vertebrale. Ciò permette a poteri occidentali di fare su persone e interessi italiani cose come quelle fatte a Regeni. E tramite Regeni: alla provocazione atroce viene fatto avere l’effetto voluto. Ieri sera Le Iene hanno mostrato il caso di Chico Forti, incastrato e incarcerato a vita in USA. Hanno detto che cittadini USA o israeliani non sarebbero mai stati abbandonati così dal loro Stato. Hanno parlato della possibilità di scambiare Forti, falsamente accusato, con gli assassini veri di Cerciello, una soluzione non meno miserabile. Ma ai vertici della categoria che ostenta le gigantografie di Falcone e Borsellino c’è un procuratore generale presso la Cassazione che sostiene che sia dietrologia considerare che l’assassinio di Moro sia opera di altri oltre che gli “imprendibili” BR. E quelli che venerano l’immagine di Salvo D’Acquisto che si squarcia la camicia e offre il petto, quando gli occupanti attuali chiedono la testa di qualcuno calano un altro capo di vestiario e si mettono a disposizione. L’italiano comune poi, pronto ad affrontare il vicino di casa col machete, sui servizi stranieri è più pauroso di don Abbondio.
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27 maggio 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post “Coronavirus, l’allarme del Copasir: “Durante la pandemia fake news virali contro l’Italia””
Sì, ma come credere a questo asserito patriottismo dei nostri servizi. E’ dai tempi dell’armistizio di Cassibile che lavorano non per l’Italia ma per forze esterne che la dominano. Se non si fossero occupati di impedire che gli italiani avessero al Quirinale persone come Moro, in Parlamento come Pio La Torre – all’ISS come Domenico Marotta – nella grande impresa come Enrico Mattei, nei palazzi giudiziari e al CSM come Borsellino e Bruno Caccia, a Viale Romania come Dalla Chiesa, al Viminale come Boris Giuliano, nelle redazioni come Ilaria Alpi, la crisi Covid oggi non verrebbe trasformata da una classe dirigente così selezionata in una operazione contro l’Italia, che metterà il Paese in ginocchio, appesantendo il giogo dei vecchi padroni e magari aggiungendo le catene di nuovi padroni.
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2 giugno 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post “Centrodestra, insulto del militante a Mattarella: “La mafia uccise il fratello sbagliato”. Condanna dei tre leader. Fico: “Isolare i violenti””
censurato
Piersanti Mattarella è stato fatto uccidere non dalla mafia, ma da quelle forze che, anche usando sicari mafiosi, selezionano la classe dirigente, evitando che persone come lui si diffondano nell’ambiente politico, e arrivino a ricoprire le alte cariche dello Stato. Forse usarono gli estremisti neri; l’area dalla quale oggi partono battute da squadristi come questa; provvidenziali per accomunare lamentele fondate a rozze contumelie.
L’immagine nobile di Mattarella viene tenuta in piedi soffocando e degradando la critica. Quando scrivo su di lui arriva una macchina spazzatrice, di una multiutilitity presieduta da un suo amico personale, a cospargermi del sudiciume sollevato con le spazzole rotanti. O a farmi show sotto casa, incluso il vandalizzarmi l’auto. O altri rituali “zozzonici”. Uno stalking pesante per indurre o la ”learned impotence” o uno scatto viscerale sul quale poi piombare come si fa oggi con l’utile bofonchiatore. Reati da doppio Stato che almeno nel mio caso necessitano di una logistica di polizia; e della connivenza di coloro le cui fortune professionali dipendono da quell’istituzione linda, il CSM, presieduta appunto dal custode della nettezza istituzionale Mattarella.
Piersanti Mattarella sarebbe stato preferibile al fratello al Quirinale. Per il destino della nazione. (E anche per le spese ingiuste di lavanderia, di carrozziere e molto altro, che deve sostenere chi critica chi sia gradito a quelli che decidono dei sommersi e dei salvati).
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12 agosto 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post “Sant’Anna di Stazzema, Mattarella ricorda l’eccidio di 76 anni fa: “Non ignorare rigurgiti di intolleranza, odio razziale e fanatismo”
Chi è alla guida del Paese non perde occasione per accostare gli orrori del nazismo alla resistenza democratica all’ideologia che spaccia come aiuto umanitario al Terzo Mondo l’immissione forzosa di giovani stranieri a fini economici e di potere. Non viene mai posto il paragone più calzante tra l’attuale acquiescenza servile e sconsiderata alla dissoluzione dei confini e delle identità locali imposta dal globalismo e l’acquiescenza servile e miope che permise il fascismo, le discriminazioni razziali, un’entrata in una guerra due volte sciagurata – come guerra di aggressione essendo militarmente impreparati – e le conseguenze tragiche e degradanti che ne seguirono.
Scuotivento: Il suo problema non è che ha studiato alla scuola della vita ed all’università della strada.
È che l’hanno bocciata pure lì
@ Scuotivento. Censurato. Siete così moralmente compromessi che dovreste stare più attenti anche nell’insultare. E’ un tasto falso quello dei bocciati e promossi – un tema tragicamente serio per il destino della nazione, che non dovrebbe stare su certe bocche – parlando di Mattarella, visto l’impressionante andamento del grafico con in ascissa l’aderenza al potere, e in ordinata le fortune, dei tre politici Mattarella.
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3 dicembre 2020
Blog de Il Fatto
Commento al post “Donne sul fronte, la graphic novel su Giuliana Sgrena e i giorni del sequestro: “Una pagina della nostra storia che non viene più raccontata” “
I salvati e i sommersi
Nella II Guerra Mondiale gli Alleati mapparono sugli aeroplani i fori delle pallottole naziste. Pensavano di rafforzare le zone dove erano concentrati, ali e impennaggi. Il matematico Wald osservò che i fori erano su aerei che pur colpiti erano tornati alla base: bisognava invece rafforzare le zone non colpite, quelle dove i colpi avevano fatto cadere gli aerei non tornati: cabina di pilotaggio e motori. E’ un errore, un survivorship bias, accomunare i sopravvissuti agli eliminati. Bisogna invece studiare i sopravvissuti separatamente; per ciò che sono in sé stessi e in quanto diversi dai caduti o opposti. Cefis, fondatore della P2, successore di Mattei che operava per il bene e l’indipendenza degli italiani. Il Viminale che si fregia di Boris Giuliano e mette al suo posto il piduista Impallomeni. I PdR Napolitano e Cossiga, frequentatori dell’ambasciata USA, rispetto a Moro, PdR mancato. Piersanti e Sergio. La Sgrena del Manifesto, “quotidiano da sempre in odore NATO”*, e Calipari, l’agente dei servizi troppo coraggioso e indipendente per i criteri USA; che con l’uccisione, ovviamente impunita, mostrarono, scrisse Nando Dalla Chiesa, “un disprezzo che va oltre la subalternità”. La brutta Italia reale della classe dirigente così selezionata e l’Italia perduta con ai posti di comando i fantasmi di quelli che sono stati epurati.
* Chi c’è dietro Amnesty International e gli ex-LC che invocano la linea dura sul caso Regeni. F. Dezzani, 2016.
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17 febbraio 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post di E. Stamile “Non solo Palamara, la giustizia è malata e va riformata”
“E’ una giustizia malata quella che non è riuscita a trovare verità sui tanti enigmi sul depistaggio della strage di Via D’Amelio e sul falso pentito Scarantino” (Fiammetta Borsellino sull’archiviazione per i depistaggi dei PM). Si sottovaluta quanti dei mali della medicina provengono da manipolazioni diagnostiche: ci si lamenta di mali di cura e prevenzione trascurando che sono generati da premesse diagnostiche false. Analogamente bisognerebbe avere il coraggio di comprendere la verità innaturale, sgradevole, terrificante, che quando i poteri che hanno tirato i fili dei Misteri d’Italia nelle loro versioni gravissime, plateali e sanguinose, e che tuttora in silenzio tirano i fili, ordinano “sistematemi il tale” l’ordine può essere eseguito non solo da manovalanza mafiosa o terroristica; ma anche, in concorso o del tutto, da manovalanza istituzionale. E che questo vale anche per la magistratura e le forze di polizia, che quando un soggetto viene inquadrato nel mirino stanno più dalla parte dei potenti mandanti del killer che da quella della vittima. Si parva licet, posso testimoniare che in Calabria come in Lombardia la magistratura e le polizie continuano la doppiezza di servire ciò che si vantano di combattere. Solidarietà a Fiammetta Borsellino. Ma la sventura non è solo della sua famiglia, ma del Paese. Vengono colpiti direttamente in pochi; ma la campana, come i fatti stanno mostrando, suona per tutti.
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5 marzo 2022
Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Bellelli “Pasolini fu l’ultimo grande intellettuale del Pci, che preferì espellerlo”
In matematica ci sono i concetti radiali. Anche le idee politiche sono “radiali”: hanno oltre a un nucleo teorico dichiarato un raggio tacito lungo il quale possono degenerare. Quelle troppo elevate scivolano presto lontano dal nucleo ideale, che viene mantenuto come specchietto.
“Da Nenni e compagni a Craxi e compagnia”. Parafrasando Biagi, da Gramsci a Renzi e i suoi amici. Nessun “errore”. Ma quale Gramsci. I comunisti facevano già il doppio gioco. Applicando la lezione di Gramsci – apprezzato più dagli anglosassoni che da noi – al contrario: la selezione inversa della classe dirigente e intellettuale. Partecipando alle epurazioni di figure scomode ai padroni USA. Pasolini, che era intellettuale in interiore homine, e aveva cercato una casa. O Domenico Marotta, padre dell’ISS che sta a Ricciardi e Brusaferro come don Milani (un altro prima epurato e poi usato per farsi belli) sta a Marcinkus. Scienziati come Marotta non avrebbero fatto dell’Italia la sentina dell’operazione mondiale covid. O Moro, che da PdR non avrebbe fatto il viceré passivo ma ci avrebbe difesi. Tra le attività della triste compagnia guidata da Letta e Franceschini c’è l’eliminazione di voci indipendenti che guastano la vendita dell’Italia. Con mezzi che sarebbero di pertinenza della magistratura penale se questa – che fu già persecutoria con Pasolini – a sua volta non praticasse innominabili commerci coi mandanti delle stragi nascosta dietro ai cartelloni con Falcone e Borsellino.
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14 luglio 2022
Blog de Il Fatto
Commento al post di M.A. Ferrari ” In montagna non siamo del tutto soli: la nostra libertà ha un costo sociale”
Anni fa nella trasmissione RAI Linea blu intervistarono un pescatore professionista, che spiegava che non potevano uscire col mare agitato: “Non si può fare il prepotente col mare” disse col suo accento sardo. Lo stesso vale per la montagna.
Un’escursione in montagna dà sensazioni inebrianti. L’ovvio raggiungere la vetta “per aspera”. Il cielo che salendo diviene di un blu scuro ma luminoso, come se si stessero scoprendo sfere superiori che governano i passi delle formichine in fondo valle. I grandi bastioni di roccia che attendono in alto e che avvicinandosi appaiono ancora più imponenti e ardui; come avviene nella vita.
Guido Rossa, appassionato di alpinismo, se ne distaccò criticando il “vizio di quella droga che da troppi anni ci fa sognare e credere semidei o superuomini chiusi nel nostro solidale egoismo, unici abitanti di un pianeta senza problemi sociali; fatto di lisce e sterili pareti, sulle quali possiamo misurare il nostro orgoglio virile, il nostro coraggio ( .. .) dove per un attimo o per sempre possiamo dimenticare di essere gli abitanti di un mondo colmo di soprusi e di ingiustizie ( .. .). (Fasanella G. Rossa S. Guido Rossa, mio padre. BUR 2006). La sua concezione della vita, basata sul coraggio e l’impegno produttivi e responsabili, e contraria alla sventatezza narcisistica del fine settimana a compensare il conformismo e la sottomissione praticati dal lunedì al venerdì, ne faceva un tipo umano da marcare come proibito.
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CENSURATO
3 settembre 2022
Blog de Il Fatto
Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”
Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.
Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.
Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).
[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.
Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]
3 settembre 2022
Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”
Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.
Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.
@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.
@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.
La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.
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v. anche:
La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati
Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito