La corruzione ghibellina di magistratura e polizia
24 March 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post “La corruzione come l’infiltrazione mafiosa. Così la prefettura potrà sciogliere il Comune” del 24 mar 2012
Credo che questa misura vada vista nell’ambito della guerra che “l’Impero”, cioè i poteri forti sovranazionali, sta facendo ai “Baroni”, cioè i potentati locali, per aumentare la propria quota nella spartizione dello sfruttamento della nazione.
Purtroppo prefetture e uffici giudiziari sono ghibellini: mentre (ora) contrastano i furfanti della corruzione “baronale”, quella delle mazzette, allo stesso tempo favoriscono e aiutano la corruzione “imperiale”, quella di alto livello, che rapina e danneggia i cittadini mediante taglieggiamenti e frodi che vengono istituzionalizzate, divenendo legge scritta, o legge di fatto.
Le forze progressiste, oltre a combattere i soprusi dei “baroni” (a la Berlusconi), dovrebbero per lo meno riconoscere l’esistenza entro le istituzioni dello Stato di una corruzione “ghibellina” (a la Monti), che combatte la corruzione delle mazzette e dei magheggi, ma nell’ambito di un appoggio alla guerra che l’impero sta facendo ai baroni per soppiantarli come attore principale nello sfruttamento della nazione. Purtroppo la sinistra nostrana è la prima a correre in soccorso dell’“Impero”; e questo può contribuire a spiegare perché Ferrero esprima così tanta fiducia nella magistratura.
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7 ottobre 2012
Blog de il Fatto
Commento al post “Calabria, vedova Fortugno condannata per truffa, falso e abuso a due anni” del 6 ottobre 2012
L’omicidio Fortugno ha contribuito a lanciare la ndrangheta come prima mafia sul palcoscenico mediatico. La biasimevole nomina della vedova a deputato ha potenziato l’effetto. Ora che l’effetto è stato ottenuto, la condanna della Laganà aiuta la campagna contro la corruzione, cioè la campagna contro la corruzione dei baroni locali e a favore della corruzione dell’impero globalista. Una corruzione quest’ultima che comporta una politica sanitaria liberista che non è più etica della politica sanitaria “morotea”, che il Dr Fortugno mi pare rappresentasse.
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16 dicembre 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post di B. Tinti “Con Monti per un governo di “salute pubblica”” del 16 dicembre 2012
Speriamo che questa presa di posizione di Tinti, che rappresenta la magistratura progressista, serva ad aprire gli occhi ai tanti affetti da magistratofilia. I magistrati vengono osannati perché perseguono i mafiosi e ogni tanto i mangioni nostrani. Ma c’è un’altra corruzione, che ci danneggia non meno della mafia e dei tangentisti, che si potrebbe chiamare “il livello atlantico”: quella a favore di poteri globalisti, delle oligarchie anglosassoni, dei banchieri e delle loro lobbies a Bruxelles. E di questa corruzione i magistrati, insieme agli pseudoavversari DS, sono più alleati che nemici.
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18 dicembre 2012
Blog Don Chisciotte
Commento al post di M. Dinucci “Vedi Napoli e poi muori” del 18 dicembre 2012
De Magistris, magistrato passato alla politica, offre Napoli come base strategica alla Nato, chiedendole di vigilare sul mondo. La magistratura è femmina: va col vincitore, e si innamora del vincitore. Sarebbe bene aprire gli occhi sulla magistratura atlantista, che sta passando dall’influenzare la politica al gestirla direttamente, come fiduciaria dei poteri forti sovranazionali.
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@ Gratis. Ripetere la dottrina Nato non è dire frasi di circostanza. De Magistris è un altro magistrato che passato alla politica si rivela deludente: mutatis mutandis, non è diverso da te che corri in soccorso alla Nato. C’è modo e modo di stare sotto un dominio straniero, e il tuo non è di quelli più dignitosi. Dici che bisogna accettare la Nato senza fiatare perché c’è da tanto tempo. Forse da quando sei nato “nire nire”? A volte basta solo na guardata…
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Il problema non è solo la l’Italia nella Nato, ma la Nato nell’Italia. La Nato è il braccio armato di poteri che condizionano pesantemente il Paese; e condizionano negativamente le nostre esistenze: il lavoro, la salute, i servizi pubblici, le tasse, etc. Dovremmo rendercene conto, valutare come cittadini ed elettori il grado di atlantismo dei nostri politici e magistrati (a partire da quelli che si presentano come progressisti), e regolarci di conseguenza nell’appoggiarli o votarli. Altrimenti continueremo ad avere carrieristi che si votano al santo giusto, raggiungono posizioni di potere e poi collaborano al nostro sfruttamento, che è ciò che sta avvenendo.
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@ Fedeledellacroce. Un conto è essere un Paese occupato (anche se non proprio “militarmente a tutti gli effetti” come dici), un altro è abbandonarsi all’occupante.
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20 dicembre 2012
Blog de il Fatto
Commento al post “Chi, attacco alla Boccassini: dal mozzicone a terra alle calze a righe” del 20 dicembre 2012
Nonostante che le colpe di B siano un argomento così trattato che per alcuni è divenuto un mestiere, non si parla di uno dei peggiori danni inflitti da B. al Paese: l’instaurazione di standard negativi sui quali comparare gli altri attori pubblici. Così come Bersani, Grillo o Monti sembrano grandi statisti se paragonati a B., la Boccassini rifulge rispetto alle frivole stupidaggini di Signorini. Si potrebbero usare misure astronomiche: la Boccassini è 10 anni-luce sopra Signorini. Questa posizione rispetto a un intrattenitore mondano non ci dice in sé dove stia la Boccassini rispetto alla giustizia; a sua volta, pur avendo alcuni meriti, potrebbe trovarsi a 100 anni-luce dalla posizione di stella polare dove la pone la stampa che osanna i magistrati come salvatori dell’Italia. L’operato dei magistrati andrebbe valutato non relativamente a personaggi negativi, ma rispetto a standard fissi, non escluso lo stato di legalità e di giustizia del territorio sul quale operano. E in Lombardia, oltre alla ndrangheta e alle prostitute di B. , ci sono altre forme di criminalità, istituzionalizzata, che passano sotto silenzio; e che operano senza timore della magistratura, ma anzi guardano ad essa come ad una sicurezza.
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22 dicembre 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post di M. Imperato “”la morale della telefonatina” del 22 dicembre 2012
Secondo il PM Imperato i magistrati sono “lo specchio della società”, e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il magistrato, membro del CSM, trova normale, “ovvio”, che i magistrati siano un campione rappresentativo della società, anziché un gruppo selezionato, che ha il ruolo, retribuito, di non comportarsi come tutti, e di fare in modo che le persone non si conformino all’andazzo generale, ma a standard prestabiliti. Questa è una concezione indulgente sulle responsabilità dei magistrati, secondo la quale quando si tratta di doveri i magistrati vanno visti come il resto della società. Magari il male fosse solo questo, e fosse solo questione di “telefonatine”. I magistrati sono lo specchio non della società, ma della classe dirigente; che include quelli che “le occasioni che fanno l’uomo ladro” se le cercano, quelli che frequentano gli arcana più laidi delle tecniche del potere, e i tanti che vedendo ciò stanno zitti.
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10 gennaio 2013
Blog de Il Fatto
Commenti al post di M. Imperato “Antimafia, toghe e politica” del 10 gennaio 2013
Bisognerebbe dire al dr Ingroia di andare da un magistrato, se avrà tempo, quando finita la campagna elettorale dall’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi tornerà a Mondello o al Lido di Ostia: un PM che indaga sulle stragi e ripete lo “Io so” di Pasolini, che lo pronunciò – 38 anni prima – da intellettuale, a me fa venire in mente quello che il perfido imprenditore (Paolo Stoppa) nel film “La mazzetta” dice al piccolo faccendiere napoletano (Nino Manfredi): “avvocato, se necessario le mando un avvocato”.
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@ Eunice. Non credo che sia la criminalità organizzata che ha preso il potere, ma forze economiche e politiche sovranazionali, che si avvalgono tra l’altro anche della mafia; forze sulle quali tutti, arancioni compresi, muti sono. Il suo peana mostra come Ingroia, al quale anch’io istintivamente guardavo con ammirazione e stima, sia ormai una figura carismatica; e gli eroi ognuno se li sceglie secondo i suoi gusti. A me piace molto il motto della Amerigo Vespucci: “Non chi comincia ma quel che persevera”; e un magistrato che abbandona a metà un procedimento fondamentale, concludendo il suo lavoro con uno “Io so”, e va dall’altro lato dell’oceano con un altro compito, e appena sbarcato da lì fa campagna elettorale in Italia, mi provoca effetti diversi da quelli che suscita ai tanti come lei. Forse anche perché tocco con mano come quelle forze criminali che andrebbero contrastate siano libere di spadroneggiare, e vedano la magistratura più come un asset che come un nemico. Vorrei meno parole e più sostanza. Ma ho l’impressione che tra il dire e il fare ci sia di mezzo l’Atlantico; Il Nord Atlantico in particolare.
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@ Eunice. Ho vissuto a Brescia, città che ha legami con istituzioni Nord Atlantiche. Che la natura sia meravigliosa al punto da simulare la magia è un profondo tema epistemologico (cfr. “La realtà è magica” R. Dawkins, Mondadori); ma è fuori luogo che un chirurgo, aperto l’addome del paziente, si fermi a contemplare e dica “Che cos’è la macchina umana”, come fa Totò-chirurgo in “Totò diabolicus”. Lo “Io so” di Pasolini nel ‘74, quando nessuno capiva cosa davvero accadendo, fu una delle poche esternazioni coraggiose, alte e autentiche in questo paese di tromboni e trombette. Lo “Io so” di Ingroia oggi è inquietante. Ingroia fa lo storico e l’intellettuale quando dovrebbe proseguire il suo lavoro di magistrato, ma quando si tratta di parlare dei fattori sopranazionali (es. chi poteva organizzare il golpe al quale accenna) non ne parla applicando il livello di rigore della prova giudiziaria. Inoltre, procedimenti giudiziari che certificano che vi sono stati allucinanti abusi del potere dello Stato ma non arrivano a tradursi nelle conseguenti sanzioni – penso anche all’omicidio Aldrovandi – possono avere come effetto collaterale una valenza intimidatoria nei confronti della popolazione e dei pochi che fanno il loro dovere.
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@ Eunice. Non credo che i mafiosi siano samurai invincibili, ma delinquenza organizzata virulentata e protetta dallo Stato su mandato di forze internazionali; non mi trovo a mio agio a discutere con chi come lei crede alla dottrina ortodossa sulla natura della mafia e, salvo eccezioni, della lotta alla mafia: ”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.” (Manzoni). A Brescia, come in Lombardia, fiorisce una degenerazione maligna dell’antimafia, che chiamo “metamafia”, nella quale le istituzioni usano la mafia come spauracchio, alibi e diversivo per mantenere credibilità e legittimazione mentre, servendo quegli stessi poteri che danno ordini alla mafia, commettono o favoriscono crimini che non sono meno ignobili e miserabili di quelli dei mafiosi.
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@ Eunice. “La mafia non esiste” lo dicevano politici e magistrati fino agli anni Sessanta. Ora invece l’omertà si declina dicendo “esiste solo la mafia”. Non perda tempo con crisi economica indotta, disoccupazione, pizzo tramite le tasse, privatizzazione di sanità e scuola, taglio delle pensioni, assenza di prospettive per i giovani, impoverimento economico e morale del Paese, la frode eretta a pilastro del sistema economico, etc. Pensi a Osso, Mastrosso e Carcagnosso, alle gesta di Scarpuzzedda e di Cicciotto e mezzanotte, alla puncitina, a come quando la mafia decide di conquistare il mondo, passando per Garbagnate, non ci sia nulla da fare, etc. . Buona visione a Voi partigiani; almeno fino a quando non vi porteranno via anche il televisore.
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@ Beppe A. Parlamentari provenienti dalla magistratura potrebbero, in linea di principio, essere utili, o preziosi, come legislatori. Ma abdicare alla funzione e ai poteri di controllo di legalità per andare a fare il guru di una minoranza raccogliticcia e impotente, la solita sinistra “radicale” istituzionale che parla come Don Chisciotte e agisce come Sancho Panza, rastrellare consensi da iniettare in un sistema politico fantoccio, mi pare in linea con il generale asservimento “a testa alta” della magistratura verso i poteri liberisti. La magistratura appare ereditare la parte di opposizione “pulita” che nella fictio democratica della Prima repubblica toccò al PCI atlantista di Berlinguer. Temo, per esperienza personale, che, come per il PCI di allora, anche persone pulite contribuiranno a legittimare il luridume politico; e quello giudiziario.
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@ Beppe A. Non mi permetto di dirti come votare. Personalmente credo si abbia il dovere non di votare, ma di esercitare i diritti elettorali: non possiamo votare come ci pare, ma abbiamo un preciso dovere di votare candidati adatti. Non abbiamo il diritto di votare bauscia, quisling, ruffiani, faccendieri, mangioni, mezzecalze, fiancheggiatori della mafia, etc. Non è lecito, e non è neanche accorto: nomineremmo amministratore dei nostri beni un noto truffatore? Né le elezioni sono una fiera di beneficenza, dove comunque qualcosa bisogna acquistare anche se la merce è scadente. Se i candidati sono tutti insufficienti, credo che occorra restituire la scheda elettorale: No Dal Molin. Pesélo, paghèlo, impichélo. http://menici60d15.wordpress.c…
Nel caso dei candidati magistrato ha luogo il “paradosso astronomico”: Ingroia è, rispetto es. a Berlusconi e al campionario di cui sopra, 10 anni-luce più in alto; ma questo non vuol dire che sia vicino alla posizione di stella polare dove lo pone la propaganda. Sembra che il potere con le elezioni non voglia che esprimiamo nostri rappresentanti, ma che votando chiunque da una rosa da lui designata lo legittimiamo. Questa inversione del processo elettorale, che cambia il voto in un televoto, genera mostri, e non andrebbe accettata. Dovremmo applicare nei confronti del potere meno “speranza”; e più diffidenza, “il mezzo di difesa della democrazia che accomuna tutte le persone sensate” secondo Demostene.
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20 gennaio 2013
Blog de Il Fatto
Commento al post di G. Maggiani Chelli “Caro Ingroia, non servono altre commissioni parlamentari” del 20 gennaio 2013
La signora Maggiani Chelli ha ragione. In genere le commissioni parlamentari d’inchiesta sono un espediente dei politici per approdare a poco o nulla. E il leader di Rivoluzione civile ha precedenti: ha già trovato il modo per estromettere il valoroso PM che ha condotto le indagini dal processo sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”. Un processo che ha evidente rilevanza per la verità sulle stragi del ’93.
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Il passaggio di Ingroia dall’esercitare la giurisdizione sulle stragi di 20 anni prima al prospettare una futura commissione politica d’inchiesta viene visto come un avanzata dai suoi fan, ma credo costituisca una notizia incoraggiante per la manovalanza e i quadri dell’eversione di Stato.
F. Imposimato, nel presentare “La Repubblica delle stragi impunite”, nov 2012: “La struttura politico militare che ha commesso le stragi da Piazza Fontana a via D’Amelio è intatta ed anzi si è rafforzata. E dunque il pericolo del ripetersi di stragi come strumento di lotta politica esiste ed è grave. Dietro c’è come sempre l’ombra sinistra della politica e dei poteri economici e finanziari, quelli che fanno capo a gruppi insospettabili con la testa fuori dall’Italia.”.
Se siamo a questo punto è anche perché siamo dei pecoroni. Esprimiamo una magistratura che è in media molle sui crimini di quei poteri politici, economici e finanziari; fino ad esserne in alcuni casi complice, posso testimoniare. Esprimiamo inoltre una “società civile” tanto pavida quanto vanagloriosa, pronta a vestire i panni del rivoluzionario, del partigiano, del combattente etc. mentre studia i più elaborati compromessi per evitare di indisporre il nemico. Così accade che una figura simbolo della magistratura marci come un generale alla testa dei suoi uomini in direzione diversa da quella che porta al fronte, tra due ali di “impegnati” che lo acclamano e si uniscono alle truppe.
Francesco Pansera
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Blog de Il Fatto
Commento al post di L. De Carolis “Rivoluzione civile, Ingroia e la grana dell’impresentabile” del 27 gen 2013
Pochi sanno della disinformazione, dello stravolgimento della realtà, dei giochi delle parti in corso per propagandare le terapie con staminali, che sono molto lontane dal poter dare i risultati promessi, come la rigenerazione del tessuto nervoso; sia nelle loro sgangherate versioni “dissidenti”, alle quali anche Ingroia sta conferendo visibilità e credibilità, sia in quelle ufficiali, che trarranno beneficio dalla caciara apparendo oneste e plausibili al confronto.
Non ci si rende conto della gravità della candidatura di Andolina nella lista Ingroia. E’ una notizia sinistra e rivoltante, ma molto interessante per la comprensione dei rapporti tra magistratura e poteri occulti, delle complicità della magistratura nella frode medica strutturale, e della reale funzione della lotta alla mafia nel sistema di potere che domina l’Italia. E anche, absit iniuria, dei meccanismi della credulità popolare in tema di medicina. Invece di sognare di essere salvati da Ingroia o Grillo o da chi altro, da Andolina o Guariniello, gli elettori dovrebbero preoccuparsi delle pericolose frodi di Stato sulle quali si sprecano i soldi per la sanità.
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Blog de Il Fatto
Commento al post “Ilda Boccassini contro Antonio Ingroia: “Lui come Falcone? Come si permette” del 29 gennaio 2013
Ingroia, che ha avuto un incarico dall’ONU, la stessa organizzazione che ne diede uno al figlio di Licio Gelli, e Boccassini, considerata tra i 100 maggiori “global thinker” mondiali dalla rivista “Foreign policy”, sono allo stesso, altissimo, livello. Ingroia mentre fa ancora parte della magistratura candida Andolina, meritatamente indagato per truffa e associazione a delinquere. Andolina fa da compare nella frode delle terapie ufficiali con le staminali, generando aspettative nel pubblico e conferendo credibilità alle terapie “scientifiche” per contrasto. Gli imbrogli delle terapie ufficiali vengono invece protetti, oltre che manu militari dalla polizia, dai magistrati sobri e rigorosi dei quali Boccassini è un simbolo, che non vedono le frodi e le violenze sulle quali tali terapie si basano, avendo ben altro da perseguire, come la ndrangheta e casi di prostituzione minorile. Una costellazione di astri di prima grandezza.
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Blog de Il Fatto
Commento al post di G. Maggiani Chelli “Boccassini vs Ingroia, sarà colpa della politica?” del 30 gennaio 2013. Censurato.
Non è strano questo sgradevole contrasto tra Ingroia e Boccassini? La stranezza è un portato del “tolemaicismo”, ovvero l’interpretare i fatti italiani in chiave esclusivamente locale, escludendo fattori esteri. Che converrebbe invece considerare, anche in questo scontro tra Aiace e Ulisse per le armi di Falcone. Ingroia ha svergognato i politici nazionali, che i poteri forti vogliono ridimensionare, con lo “io so”, ma poi a metà lavoro ha fatto le valige per la terra dei Maya, troncando così un tema, le stragi, che porterebbe a livelli che vanno oltre quello dei politici locali, verso i poteri sovranazionali. L’ONU, che gli ha fornito un intermezzo prima del suo ingresso in politica, dove sta modificando gli equilibri, è la stessa organizzazione che diede un seggio al figlio di Gelli.
Certo Ingroia non l’ha imparato da Borsellino a candidare, essendo ancora magistrato, un inquisito come Andolina. Che non è solo l’artefice ma anche il compare di una truffa per il lancio delle terapie con staminali: gioca il ruolo del ciarlatano a favore delle terapie ufficiali, che sono altrettanto inefficaci, e otterranno così domanda e credibilità. Le frodi mediche strutturali sono protette dalla magistratura, che lascia fare sui reati dei poteri sopranazionali, come quelli di Big Pharma, con la scusa che c’è da badare alla ndrangheta, o alle malefatte di B.; ciò può spiegare perché alla Boccassini la rivista “Foreign Policy” ha conferito il titolo di “top global thinker”.
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@mondoallarovescia. E’ difficile seguire un discorso su ciò di cui non si parla. In generale, sì, di fatto le Procure e altri uffici giudiziari conformano la loro azione a interessi illeciti delle multinazionali farmaceutiche, modulando interventi e omissioni. Vedi ad es:
Nel caso delle staminali, ho intenzione di scrivere estesamente su come stia avvenendo qualcosa di simile a Brescia, col caso Stamina.
Occorre distinguere tra “negativo” e “proibito”. La magistratura combatte il negativo, che viene altamente pubblicizzato, come la ndrangheta, ma non il proibito, che non deve esistere nel discorso pubblico. Il titolo di grande pensatore globale a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che di fatto fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti della mafia, e non meno nocive per il cittadino.
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Alcuni economisti ultraliberisti sostengono che molte attività considerate ignobili – usuraio, ricattatore, spacciatore, poliziotto corrotto, chi sfrutta il lavoro minorile etc. – sono in realtà eroiche, perché forniscono servizi economici richiesti. Tra queste, un autore (Block W. Defending the undefendable. Ludwig von Mises Institute, Alabama, 2008) cita anche il “medical quack” il ciarlatano (accanto al “pimp”, il lenone). Per motivi che ho tentato di segnalare agli elettori su questo blog (ma il mio commento è stato rimosso), candidando Andolina Ingroia, e Rifondazione comunista, si mostrano più vicini a queste teorie dei seguaci di Milton Friedman che alle sane idee di Borsellino sui requisiti dei candidati. Del resto Ingroia non è l’unico magistrato a considerare l’illegalità non come una soglia, ma come una finestra; dove solo alcuni reati, quelli messi bene in vista, vanno perseguiti; mentre altri ancora più gravi ma non visibili vanno tenuti nascosti, tollerati, e anche attivamente favoriti; come la frode medica strutturale ed i reati che l’accompagnano.
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@peppefer. ”C’è un giudice a Berlino” (Cicchitto, piduista e berlusconiano, su una sentenza a favore di Andolina). Spero che questo serva a chiarire a cosa accomuno quelli sulle sue posizioni. Grazie per riconoscere che apparteniamo a categorie diverse.
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Blog de il Fatto
Commento al post “Cellule staminali, giudici autorizzano cura compassionevole per bimba di 5 anni” del 31 gennaio 2013
I giudici, in questo caso quelli di Crotone, sono troppo modesti. Il merito di avere coraggiosamente lanciato, contro ogni apparente ragionevolezza, la terapia con staminali per una patologia come il morbo di Niemann Pick, naturalmente a scopo compassionevole e non certo per fare soldi, va a loro non meno che ai “centri d’eccellenza internazionale” che renderebbero secondo il ricorrente “pleonastico” illustrarne la giustificazione razionale. E’ una nuova brillante forma di validazione delle cure che potrebbe essere chiamata “a simmetria centrale”, essendo costituita da una legittimazione reciproca tra due argomenti ad auctoritatem. La disposizione delle due autorità, medica e giudiziaria, tra di loro ricorda infatti quelle figure a simmetria centrale come il simbolo buddista dello yin-yang. Più qualche aiutino del genere di quelli per i quali vanno rinomati posti come Cutro; mentre viene ingiustamente trascurato come è a Brescia che li si usa efficacemente contro chi disturba questo genere di progressi scientifici ed etici.
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Di parassiti che prosperano vendendo fumo e speculando sulle disgrazie altrui – come in questo caso – non ci sono solo i preti. I popoli possono essere narcotizzati con le religioni tradizionali, ma anche con forme magico-religiose travestite da “scienza”. Gruppi cattolici hanno manifestato davanti ai tribunali perché queste cure fossero applicate. Quando c’è da mangiare abusando della credulità popolare nessuno della brigata manca all’appello. I preti sulle staminali sono come i comunisti di Berlusconi, che secondo lui mangerebbero i bambini quando invece pranzano e cenano assieme.
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Blog de Il Fatto
Commento al post di S. Borsellino “Cosa penso davvero di Ingroia e del suo progetto politico” del 1 febbraio 2013 censurato
La prospettiva di un politico pulito attrae chi vorrebbe un’Italia pulita. Ma non credo che Ingroia rappresenti una vera svolta rispetto a quei mediatori del parassitismo che sono le altre liste. Mi permetto di consigliare cautela; perché Ingroia non si è ancora tolto la toga, e non è ancora entrato in Parlamento, che ha già candidato un soggetto come Andolina, che non solo è inquisito per truffa e associazione a delinquere a danno di malati, ma è implicato in una operazione inqualificabile, a favore di grandi interessi industriali e finanziari, che si avvale, tra gli altri appoggi, di quel genere di strutture “deviate”, o meglio devianti, che nei decenni precedenti si sono occupate in maniera criminale e funesta di magistrati come Paolo Borsellino.
Lo si associa a figure che furono un’eccezione rispetto alla media dei colleghi; ma di fatto nella scelta dei candidati mostra di esercitare il peggiore vizio della corporazione che l’ha espresso, favorendo intrighi e manipolazioni che esiteranno in forme particolarmente gravi di parassitismo del potere a danno dei cittadini. L’entusiasmo acritico non è un buon antidoto al cinismo gretto. Il sogno non interrompe l’inganno, ma può prolungarlo. Anche senza puntare il dito verso Ingroia quando lo elogiano persone da ascoltare come Salvatore Borsellino, non bisognerebbe dimenticare che sono all’opera menti un po’ più raffinate delle nostre; e, ho l’impressione, di quella dello stesso Ingroia.
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24 febbraio 2013
Blog de Il Fatto
Commento al post di B. Giulietti “Le famiglie dei magistrati ringraziano Berlusconi” del 24 febbraio 2013
C’è anche chi ringrazia entrambi gli attori del siparietto allestito dai giornalisti: sia il piduista Berlusconi frequentatore di mafiosi, sia la magistratura che si fa bella con le vittime delle epurazioni che lei stessa ha permesso col suo atteggiamento cortigiano verso quei poteri forti che dominano il Paese, e che possono decidere e commissionare omicidi eccellenti e stragi.
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Blog de Il Fatto
Commento al post di M. Zavagli “Ferrara, Grasso: ‘Stipendio giusto da parlamentare è di 5-7mila euro’ ” del 5 ottobre 2013
Prima di chiedersi quanto pagarli, si dovrebbe valutare quanto valgono coloro che occupano le posizioni di parlamentare o magistrato. Mi chiedo spesso qual è il valore in euro di un parlamentare, di un’alta carica dello Stato, di un PM, di un giudice, per poteri forti come le multinazionali farmaceutiche. E se chi occupa quelle cariche vale quella somma di denaro, dal punto di vista dei cittadini, col non favorire quegli interessi che l’hanno determinata e servire invece gli interessi del popolo.
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13 novembre 2013
Blog de Il Fatto
Commento al post di B. Tinti “Giustizia o verità, sbagliare è umano”
Ho sentito anni fa il dr. Tinti a una conferenza a Borgosatollo, e mi pare di ricordare che considerasse il caso Tortora un errore giudiziario. Ora omette questo elemento nella sua analisi, che mostra 2 simmetrie che mi sembrano da correggere. Una è quella tra gradi di giudizio: sarebbero equivalenti, almeno il 1° e 2°, quanto a ricerca di verità. Come la partita di andata e quella di ritorno. In effetti pare anche a me che sia così di fatto; che vi sia una loro “parallelizzazione”; che spesso serve a favorire una data sentenza senza perdere la faccia, o per altri giochi. Sarebbe utile definire le loro funzioni in modo che siano genuinamente sequenziali, e non si possa dire come fa Tinti: aveva ragione il 1° grado o il 2°?
Inoltre mentre si chiede come quel governatore romano “cos’è la verità?” l’ex PM ignora le influenze esterne, rispetto alle quali il processo sarebbe quindi simmetrico. Se la “verità processuale” risulta costantemente deviata, rispetto alla verità sostanziale, a favore di potenti piccoli e grandi, allora non solo “la verità rivelata”, ma anche la fiducia nel sistema giudiziario e oltre un certo limite quella nei magistrati diventano “per i credenti”.
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@ Iachi. No, io credo che dovendo scegliere tra gli abissi epistemologici della “non conoscibilità della verità sostanziale”, che lei sostiene, e la circostanza terra terra che anche i magistrati “difendono il loro salario dall’inflazione”, sia più sostanziale la seconda via.
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@ Iachi. Io seguo gli interventi della magistratura su questioni mediche, e noto la apparente credulità della magistratura su questioni – in realtà commerciali – come le staminali. Mi pare curioso che mentre si attribuisce alla “scienza” un potere cognitivo portentoso e immediato, sulle verità su fatti umani, quelle che un PM, o un maresciallo dei CC o un ispettore di polizia che sanno il loro mestiere possono nella gran parte dei casi ottenere o approssimare, si diventi dei pensosi filosofi, e si reciti “l’ignorabimus”. Vedo che spesso i giudici decidono in base alla “verosimiglianza” come criterio estetico, quando non dovrebbero, e trascurano la veromisiglianza bayesiana, cioè le probabilità a priori, quando dovrebbero tenerne conto. Sono d’accordo con le sue conclusioni: se è come dice lei, che “la verità non esiste”, allora si è autorizzati e in certi casi tenuti a giudicare sistematicamente le decisioni dei giudici.
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@ Iachi. Non è troppo serio essere creduloni sul raggiungimento di verità sulla natura, e invocare Godel o Heisemberg sull’accertamento della verità su fatti umani. Soprattutto se si fa il magistrato. Il magistrato che facesse discorsi come i suoi mi ricorderebbe Totò chirurgo che davanti all’addome che ha aperto esclama “che cos’è la macchina umana”.
Filosofi quando conviene, poi. Non si può mettere in croce un innocente, o un perseguitato, e servire Barabba, con la massima superficialità, e poi lamentarsi accorati dei limiti metafisici della conoscenza. I magistrati ritengo traggano prestigio dalla loro capacità di raggiungere la verità su fatti umani. Nel momento in cui si dice che la verità non esiste, che la loro è una valutazione di plausibilità e verosimiglianza, e alla fine li si lascia fare come loro conviene, ci si pone di fatto al di fuori dei valori che lei elenca. Anche se li si usa come scudo, o come carapace.
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@ Iachi. Grazie per l’affermazione “un giudizio senza prove e dimostrazioni è una opinione e come tale è aria fritta: sono gli argomenti e le dimostrazioni che come tali danno loro consistenza e peso.” E’ esattamente, quello, dimostrabile per tabulas, che a volte fanno i magistrati, a favore di grandi interessi. Mi fa piacere che ora stia tentando di dare una definizione di verità, che prima considerava inesistente. La verità non viene prodotta, ma raggiunta. Invece di “una tesi che regga alle verifiche” le propongo la definizione classica di ”adequatio rei et intellectus”. Sa, col criterio di resistenza alle verifiche si può sempre incaricare qualche magistrato di fermare, abusando del proprio potere, chi potrebbe mostrare la falsità di certe tesi care a grandi interessi.
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@ Iachi. Scusi, non è lei che ha scritto sopra: “Non è poi così abissale, in realtà è semplicissimo: la “Verità” non esiste, esiste solo la verosimiglianza, la plausibilità e i giudici decidono in base a questa. ”. Il mio pensiero negativo sulla magistratura deriva da constatazioni empiriche. Volendo trovare un punto d’incontro, lei paragona l’operato dei giudici al dibattito culturale. E’ così, ma non dovrebbe essere così. Le decisioni dei giudici, date le loro conseguenze sulla persona e sulla società, dovrebbero appartenere ad un livello superiore, paragonabile a quello per i calcoli della struttura di un ponte o degli elementi scientifici per l’applicazione di cure mediche. Io ho un’impressione vicina alla sua, che a volte i giudici impugnino la loro penna con la leggerezza, interessata, di tanti critici letterari o cinematografici. Ma la vita di una persona non è un film.
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@ Iachi. Credo che dal diritto possano venire ottimi insegnamenti metodologici per la ricerca scientifica, che attualmente ha un’impostazione empirista e quindi anti-razionalista. Questa della verità diversa a seconda dell’iniziale maiuscola o minuscola mi pare appartenga però alla retorica giudiziaria. La verità è bene considerarla la verità per corrispondenza tra mente e cosa, che è unica, prima di addentrarsi in disquisizioni epistemologiche.
La plausibilità è un concetto diverso: una affermazione plausibile può essere vera o falsa. Nella ricerca medica, la plausibilità biologica è uno degli indizi (criteri di Bradford Hill) per stabilire un rapporto causale (criterio importante, e spesso volutamente trascurato quando si devono lanciare promesse di “wonder drugs”, es le staminali). Sono sicuro che sulla plausibilità i giuristi possono dire cose più utili che mescolarla e confonderla, erroneamente, con la “verità”.
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@ Iachi. Un asino che vola non è implausibile. E’ impossibile. Haldane, matematico e biologo, calcolò che un angelo, per come viene raffigurato nell’ iconografia religiosa, per poter volare dovrebbe avere muscoli pettorali spessi oltre un metro, e essere scheletrico. Chiamare “verità” la circostanza che le cose stanno in realtà come si pensa o come si afferma che stiano è una definizione ”autoreferenziale” ? E’ preoccupante questa ostilità verso il concetto di verità e verso il buon senso. Se i magistrati la pensano come lei, questo spiega tante cose.
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@ Iachi. Dalla plausibilità al posto della verità a “mutazioni genetiche che dotano della possibilità di eludere la forza gravitazionale” (pensi che io evito espressioni come “è nel suo DNA”, conoscendo le fantasticherie alle quali dà luogo il determinismo genetico). Passando per la realtà che non esiste in sé, ma è conseguenza del suo essere ricercata. Complimenti anche a lei: certo che ne ha di ottave lo strumento che lei riesce a suonare. Mi auguro però che non sia questo il genere di “musica” delle aule dei tribunali.
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26 novembre 2013
Blog de Il Fatto
Commento al post di D. Milosa “Discriminati di Stato, una legge per sanare le disuguaglianze tra gli ufficiali dell’Arma”
Sarebbe interessante conoscere e comparare i tassi di obbedienza massonica nei due gruppi.
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16 febbraio 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post “Tangentopoli, l’eterna corruzione italiana. Incontro a Milano con i magistrati del pool”
Tangentopoli è un esempio della differenza, sempre presente ed eternamente ignorata nella politica italiana, tra “il contrario” e “l’opposto”. L’opposto di un male è un bene; ma il contrario di un male può essere un altro male. L’opposto dei tangentisti di allora è uno Stato retto da politici integri. Invece abbiamo avuto il contrario dei tangentisti della Prima repubblica: i forchettoni della seconda repubblica, che oltre a mangiare hanno svenduto l’Italia. E non abbiamo imparato nulla, perchè continuiamo con una costanza che ha del demenziale a confondere i nuovi “contrari” con “l’opposto”; salutando nuovi mali come ciò che ci salverà dai mali attuali. Per i rapporti tra la magistratura di Mani pulite e organi diplomatici e servizi USA, v. “Capitalismo predatore”, Amoroso B., Perrone N. Castelvecchi, 2014.
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19 febbraio 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Signorelli “Corruzione, che passione!“
@ clack. La corruzione è un cancro; ma non consiste solo nelle mazzette e nei favoritismi. C’è anche la corruzione che consiste nello svendere il Paese e i suoi cittadini a interessi esterni; in genere in cambio di privilegi, e potere sui concittadini, piuttosto che di denaro. Una corruzione che è anche eversione e tradimento. Ci sono quelli che praticano entrambe le forme; e quelli che, praticando solo la corruzione di tipo eversivo, che passa inosservata, pretendono di essere considerati dei Catone della pubblica moralità. Tipico di questi corrotti-traditori è lo sfascismo, il premiare e incoraggiare nei fatti il malcostume per il quale a parole si stracciano le vesti. In modo da favorire il fallimento del Paese e quindi la sua vendita a prezzi d’occasione.
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21 febbraio 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post “Strage piazza Loggia Brescia, Cassazione annulla assoluzioni Maggi e Tramonte”
Posso testimoniare che i magistrati oggi sono estremamente accomodanti con le forze che allora furono mandanti della strage (i mandanti veri, “atlantici”, non gli sciagurati che furono usati). Per me è preoccupante sentire che si loda la magistratura per il nuovo processo, perché le fornirà un alibi per continuare ad essere accomodante. Certo, è difficile non sperare nella giustizia. Ma è da lodare una magistratura che produce questi risultati? Coi potenti gli italiani sono affetti dalla sindrome di Lucia Mondella: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Così oggi molti esaltano la magistratura perché promette di partorire un topolino dopo una gestazione che è arrivata al quarantesimo anno; quando ci si dovrebbe mettere le mani nei capelli.
Francesco Pansera
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27 marzo 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post “Senato, Raffaele Cantone presidente dell’Autorità anticorruzione”
La corruzione è di due tipi. Quella tangentista, volgare (bribery) rivolta verso il basso, che munge i cittadini per fare cassa. E quella eversiva, di alto bordo, nella quale politici, magistrati, amministratori piegano i loro compiti e i loro interventi agli interessi dei poteri forti; creando una legalizzazione di forme di sfruttamento. La nomina di Cantone è una garanzia contro la corruzione del primo tipo, quella dei taglieggiamenti tramite la pubblica amministrazione, delle mazzette e dei favori; che è dannosa per noi, e che i poteri che beneficiano della corruzione del secondo tipo hanno interesse a ridimensionare, non per ragioni di equità e giustizia ma per sostituirsi ad essa nello sfruttamento dei cittadini.
La nomina non è invece rassicurante rispetto alla corruzione eversiva, quella che beneficia poteri che i magistrati appaiono voler compiacere. Poteri che stanno ottenendo una istituzionalizzazione dello sfruttamento (privatizzazione dei servizi, decime camuffate da imposte, deregolamentazione a favore delle frodi in medicina e nei consumi, etc.). Poteri dei quali non si parla ma che, come l’attuale crisi economica mostra, costituiscono per il cittadino un pericolo non inferiore a quello dei forchettoni e dei mafiosi, dei quali si parla in continuazione. Con Cantone si riduce la possibilità che un Cicciotto e Mezzanott venga a bussare alle nostre porte. Ma temo che aumenti quella che a bussare sia l’ufficiale giudiziario.
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@ Giovanni Pozzi. Mi sembra che tu rappresenti quelli che quando qualcuno mette in dubbio i facili schemetti della propaganda, con lo sceriffo che combatte i cattivi, reagiscono come se gli si spegnesse di colpo la tv proprio mentre il film era allo “arrivano i nostri”. Buona visione e buon Renzi.
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10 maggio 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post ” Expo 2015, card. Parolin: “Corruzione male del mondo. Non abbassare la guardia” “
“Lotta alla corruzione” vuol dire “centralizzazione e legalizzazione della corruzione”. I piccoli feudatari, i tangentisti, i forchettoni, vanno ridimensionati, lasciando loro solo una ragionevole commissione. La corruzione, istituzionalizzata tramite lo Stato, deve andare principalmente a beneficio dei poteri forti come multinazionali, nazioni egemoni, banche, Vaticano. Il clero si unisce ai magistrati e alle forze di polizia in quest’opera di riforma della ripartizione dei territori e della spartizione degli utili tra gangster.
Come già fece con Tangentopoli, il pubblico applaude i “liberatori”, illudendosi che l’attacco alla mafia perdente andrà a suo vantaggio.
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19 giugno 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post di G. Barbacetto “Scontro procura di Milano: Bruti-Robledo, caso chiuso, problemi aperti”
Nel 1991 Cossiga inviò i blindati dei CC davanti alla sede del CSM a scopo intimidatorio. Il CSM resistette. Attaccabilissimo quanto a pratiche clientelari, il CSM era tuttavia inattaccabile sui principi, ha commentato Romano Canosa. Oggi con Napolitano e Vietti siamo messi peggio di allora; i blindati non servono, basta un portalettere.
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29 luglio 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post di P. Pellizzetti “Riforma del Senato: Camera dei Lord, Rotary o massoneria?”
Le istituzioni di copertura
Pellizzetti si avventura, con la verve che gli è propria, nel concetto di “istituzioni di copertura”: che si presentano come istituzioni democratiche, ma sono in realtà il braccio istituzionale di interessi particolari. La massoneria, certo. Ma questa a sua volta è un corpo intermedio, composto per lo più da persone il cui rapporto tra ambizioni e meriti ricalca la distribuzione dei pesi in un misirizzi. A dettare gli ordini non sono conciliaboli di incappucciati, ma i grandi interessi senza volto dell’economia globale; che i misirizzi incappucciati fiorentini, lombardi, calabresi, etc. servono, per tornaconto.
Altre istituzioni, oltre a quelle del governo e del parlamento, si stanno avviando a divenire mera copertura quando sono in gioco grandi interessi. Es. in medicina forze di polizia e magistratura stanno operando, in maniera non meno spregiudicata e abusiva di quella dei politici, al servizio della trasformazione richiesta da grandi interessi liberisti. (Es. l’operazione Stamina: v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).
Se, come gli verrebbe spontaneo, il cittadino ossequioso dello Stato di diritto riconosce come legittime le istituzioni di copertura, si sottomette in realtà ai poteri retrostanti. Se le disconosce, non accettando questo sovvertimento dell’ordine democratico, può essere incasellato lui come eversore; come un ribelle, un anarchico. E può quindi essere perseguito con mezzi legali; intrecciati ai sistemi massonici.
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13 settembre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post “Stipendi forze dell’ordine, l’annuncio di Alfano: “Trovata soluzione al problema” “
Dimmi chi ti paga, e quanto, e ti dirò a chi sei leale. Nella mia esperienza, le forze di polizia sono leali non alla Costituzione, ma ai poteri forti che, non contenti delle razzie degli scorsi decenni, stanno dando corso all’opera conclusiva di sovversione istituzionale. Così che mentre la gente stringe la cinghia i “soldati”, cioè gli “assoldati” del pletorico e ambiguo esercito delle polizie chiedono e ottengono un “sovrassoldo”, la loro porzione di bottino, per continuare a collaborare nello spolpamento del Paese.
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14 settembre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post “Premio Campiello, vince a sorpresa “Morte di un uomo felice” di Giorgio Fontana”
C’è una scissione tra la magistratura letteraria e quella reale. Chissà se invece di mostrarci sempre magistrati-San-Giorgio a caccia del drago qualcuno scriverà su come un Paese che consente che vi sia un’amministrazione della giustizia di routine, la giustizia per le persone comuni, così inefficiente che la disonestà ne risulta premiata è un Paese dove si coltiva la gramigna. Chissà se ci sarà mai uno scrittore – magari uno dei tanti magistrati che si cimentano con la pagina bianca – che anziché l’ennesima variazione, letterariamente più o meno felice, sul cliché del magistrato che combatte i Cattivi, scriva sugli attuali ottimi rapporti tra la magistratura e i poteri economici e finanziari che allora si avvalsero anche dei terroristi per tenere in pugno l’Italia, per spaventare e per eseguire epurazioni; e ai quali oggi non occorrono più quegli sciagurati, bastandogli schioccare le dita perché i poteri dello Stato obbediscano. Chissà se ci sarà chi si avvalga della forma romanzo non per nascondere l’allargamento del fossato tra il potere giudiziario e il popolo, ma per “sfrondare gli allori”, es. mettendo in luce le conseguenze che tali rapporti, tali collaborazioni, stanno avendo sul destino del Paese.
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26 settembre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post ” Berlusconi, il condannato tratta con i sindacati di polizia a nome di Renzi”
Ma perché, con chi dovrebbero trattare i sindacati di polizia per questo trattamento di favore? Nell’attuale sfascio da basso impero, sono pretoriani che vogliono più soldi per continuare a fare i guardiani dello sfruttamento e proteggere i privilegiati dagli sfruttati. Un altro aspetto della privatizzazione dello Stato. Con B. si intenderanno benissimo. Quelli del M5S reggono il gioco eccependo che chi fa l’accordo ha la cravatta che non si intona con la giacca e la camicia, mentre trascurano che ha anche il sedere scoperto.
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@ gian. Certa gentaccia i poliziotti preferiscono evitarla: tengono famiglia. Qui si tratta di rimediare qualche carta da 100 euro in più assicurando l’appoggio ad un altro tipo di grande criminalità; e B., sommo esperto di favoritismi tramite leggi ad hoc e uomo di mondo, (peraltro non estraneo ad ambienti mafiosi) è l’interlocutore giusto.
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@ gian. Padrino, addirittura. Non esageriamo. B. ha dimostrato di essere un signore; uno che quando c’è da mettere mano al portafoglio per pagare che so, un magistrato, non sta a lesinare il centesimo. Per molte persone, e anche per molti poliziotti, quando si è così ricchi e munifici non si può essere che persone perbene, ci mancherebbe altro. E anche se stavolta pagherà con soldi nostri, lo farà con lo stesso impeto di generosità che gli è proprio.
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25 ottobre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post di E. Ciccarello “Corruzione, delibera di Cantone su ordini professionali: “No incarichi a politici” “
Credo che il messaggio sia che le lobby nazionali, corrotte e arroganti, devono fare spazio lungo la mangiatoia ai poteri sovranazionali. Troveranno un accordo, e avremo altre bocche, dai denti aguzzi, da sfamare. Anzi, si stanno già mettendo d’accordo, applicando l’abuso di potere degli ordini professionali a interessi di livello globale. Nel mio caso, avendo denunciato gravi illeciti in campo medico, e continuando a farlo, sono tenuto dall’Ordine dei medici sotto procedimento disciplinare, con motivazioni false, illegittime e grottesche, da 14 mesi: non mi sono presentato a difendermi, ma il verdetto viene rinviato e ritardato sine die. Ciò sta favorendo la prosecuzione degli abusi la cui denuncia a CC e prefettura ha avuto per risposta l’apertura del procedimento. Questo da un presidente dell’Ordine provinciale che ha concorso personalmente, insieme a diversi suoi colleghi amici, a una delle frodi che denuncio. Sulla quale, molto nota, a giorni si aprirà un processo, ma di incerto significato e con un taglio parziale che ignora gli interessi più grossi. Il caso mostra che per gli Ordini, e anche per la magistratura, CC e prefetture “dat veniam corvis, vexat censura columbas”, quando certe “mamme” chiamano. Non sarebbe la prima volta che la lotta ai corrotti, in sé sacrosanta, si risolve in un peggioramento, vedi Tangentopoli. E’ necessario che tutto cambi affinché tutto resti come prima. Cantone, che ha scritto un libro intitolato “I Gattopardi”, dovrebbe saperlo.
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2 novembre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post di S. D’Onghia “Morte Cucchi, “i pestaggi di Stato” e le condanne dei pochi che hanno pagato”
Questi episodi, dove i poliziotti picchiano a piacere e i magistrati confermano che possono farlo, sono visti come aspetti di privilegio e impunità. Credo debbano essere visti anche come intimidazioni funzionali allo sfruttamento. Noi pensiamo che magistrati e poliziotti si frappongano tra chi vive onestamente e il crimine. Ma appare che ad essere in mezzo siamo noi, polli da spennare, tra la mafia da un lato e polizia e magistrati dall’altro. Con casi come questi, che i media riportano ampiamente, veniamo “convinti” a temere lo Stato; e quindi a stare buoni e farci tosare come pecore e imbrogliare come scemi dalla squallida classe “dirigente” che permettiamo occupi lo Stato; e che così arricchisce sé stessa e i poteri maggiori ai quali ci vende.
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3 novembre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post “Cucchi, sindacato Sappe querela sorellella Ilaria: “Istiga all’odio e al sospetto”. Titolo poi cambiato in: ” Cucchi, Pignatone “rivedrà gli atti” ma elogia i pm. Famiglia: “Abbiamo perso tempo”
“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.” Credo che questa definizione “(legge Rognoni La Torre) possa avere rilevanza per comprendere quanto sta accadendo e viene pubblicizzato dai media, e cioè la catena di morti innocenti dove appaiono evidenti responsabilità istituzionali, che però vengono negate dai giudici, con sentenze che sollecitano la tracotanza del braccio armato dello Stato; mentre chi governa si occupa di cedere il controllo di attività economiche a terzi, privatizzando servizi pubblici, e di fare loro realizzare profitti e vantaggi ingiusti.
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16 novembre 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post di B. Tinti “Processo L’Aquila e Tor Sapienza: Giudici, processi e isterie collettive”
Il diritto, in sé, è una cosa seria. Tinti fa bene a ricordarci che siamo ignoranti in materia (a volte anche a nostro svantaggio). E che questa nostra ignoranza può causare gravi danni. Però è anche vero che i magistrati, che non in futuro come preconizza – o minaccia – Tinti, ma da sempre a volte danno ragione al più forte, su questa ignoranza ci marciano: “-Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis,…- cominciava Don Abbondio, contando sulle punta delle dita. -Si piglia gioco di me? Interruppe il giovine – Che vuol ch’io faccia del suo latinorum? -Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa.”.
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@ Stefano Mencarelli. Il tema della partecipazione della nostra magistratura, così “atlantically correct”, negli affari più gravi e oscuri della storia del Paese, tema che non riguarda solo la mafia, né solo singoli magistrati, merita di essere considerato a parte.
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7 marzo 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Padellaro “Enzo Tortora, chi ne usa e ne abusa”
Tortora non è stato ancora pienamente riabilitato: filibustieri in processione possono oscenamente accostare il loro nome al suo. Marcello Fiori ha buon gioco nel far notare che il PM che lo accusa è lo stesso che accusò ingiustamente Tortora perché dice una cosa vera, anche se non è vero che lui e il suo caso siano comparabili a quelli di Tortora. Sono contrario a leggi, come quella recente sulla responsabilità civile dei magistrati, che consentano di esercitare pressioni sulla magistratura, e in funzione della propria potenza. Dovrebbero però esserci altre forme di controllo. Il non prendere provvedimenti interni contro i magistrati che si rendono responsabili di gravi danni ai cittadini ha una valenza discriminatoria a favore dei potenti. Il coordinatore dei club Forza Italia può lanciare questa stoccata, quando forse avrebbe di che stare zitto. Per un semplice cittadino, la magistratura che si lecca i baffi dopo essersi mangiata Tortora è una magistratura che fa paura. I potenti vorrebbero una magistratura al guinzaglio. Ma la magistratura, mentre negozia coi poteri forti, è più interessata ad apparire come un Moloch che come la moglie di Cesare agli occhi del popolo, dal quale dovrebbe trarre legittimità.
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31 marzo 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post “Bergamo, induzione indebita e peculato: indagato il questore Dino Finolli”
Il Fatto riporta che alla notizia che il loro questore è indagato perché sospettato di avere favorito la dilazione di un versamento al fisco, i poliziotti della Questura sono rimasti choccati, e più di uno si è sentito male ed è tornato a casa. Si potrebbe considerare la reazione come indice di una visione dei “Buoni e Cattivi” irrealistica, schematica e eccessivamente lusinghiera verso la propria categoria. Ma è il segno di un cuore puro. Meglio non fare soffrire i poliziotti rivelando loro cosa altro fanno, routinariamente, i dipendenti del Viminale, cioè i poliziotti stessi, nel distretto di Corte d’appello di Brescia senza tema che la magistratura crei noie. Dato questo amore virginale dei questurini per la legalità, qualcuno di loro incanutirebbe di colpo.
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25 aprile 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post di M. Portanova “25 Aprile: “Da Mussolini ai delatori, il fascismo fu complice dello sterminio degli ebrei” “
Il libro di Levis Sullam, sui danni provocati allora dall’aggregazione di quei mucchietti di viltà e grettezza che sono gli animi dei delatori, gli animi dei persecutori per interesse, si potrebbe regalarlo a diverse persone che oggi occupano le stesse cariche pubbliche citate nell’articolo, e che sono i discendenti morali di quei questori, ufficiali dei CC, prefetti, magistrati, etc. che allora si macchiarono di questo abominio. Oggi servono nuovi padroni, nuovi fascismi, con metodi più subdoli, in funzione di scopi diversi; non ci sono vagoni piombati che vanno verso l’annientamento morale e fisico. Ma sotto nuovi panni e nuovi modi l’animo torpido ma tenace del delatore, l’animo del caporale, resta lo stesso; e con esso la sua carica distruttiva del vivere civile e la sua potenzialità di morte, alle quali settanta anni fa fu permesso di dispiegarsi in forma completa.
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12 maggio 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post “Marco Biagi, prescritti De Gennaro e Scajola. ‘Si confrontino con loro coscienze’ “
Credo che sarebbe più dignitoso e utile se si riconoscesse apertamente che la magistratura non ha la possibilità – né in generale ha la voglia – di perseguire i crimini commessi dai circoli di potere superiori. Fino a quando si tratta di mafiosi che bruciano i santini e sciolgono le vittime nell’acido, o di mangioni filmati mentre intascano la busta coi contanti, e fino a quando si tratta di dipingere mafiosi e mangioni come dei Satana in persona, ai quali i magistrati si oppongono come strenui difensori dei cittadini, è un conto. Ma quando si tratta del Satana vero, coi suoi tirapiedi istituzionali (o mafiosi), dei crimini politici che da decenni servono a tenere soggiogato il Paese, i magistrati molto spesso guardano altrove o si limitano a fingere di interessarsi. O peggio, a volte attuano comportamenti che appaiono consonanti con la volontà dei mandanti, contribuendo a isolare la vittima prima dell’esecuzione e lasciandosi facilmente “depistare”.
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5 marzo 2016
Blog de Il Fatto
Commento al post di F. Marcelli “Lavoro, la salute dei poliziotti va tutelata”
“deve essere riconosciuto il loro diritto a rifiutarsi a prestare servizi in violazione della legge, a tutela non solo della loro salute e sicurezza ma anche della democrazia, della libertà e della vita di tutti i cittadini.”. Secondo il giurista Marcelli ai poliziotti verrebbe negato il diritto di rifiutarsi di prestare servizi in violazione della legge e a danno della democrazia, della libertà e della vita dei cittadini. Io pensavo che avessero non il diritto, ma il dovere di non eseguire gli ordini di commettere illegalità. Ritengo comunque che se uno è un uomo il diritto naturale di non commettere atti immorali lo ha comunque, e lo deve esercitare comunque.
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30 settembre 2016
Blog de Il Fatto
Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”
L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.
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1 febbraio 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post di D. Marceddu “Modena, il sindacalista arrestato: “Hanno voluto incastrarmi. A quell’incontro non dovevo esserci””
Trappole del genere, che fanno un uso criminale della legge, non possono essere messe in atto dove ci sia una magistratura come si deve, che eserciti un effetto deterrente con la sua presenza, creando nei disonesti e nei funzionari deviati la consapevolezza che se ricorressero a questi mezzi sarebbe fatta chiarezza sulle loro trame e verrebbero svergognati e adeguatamente puniti. Invece, se la magistratura è debole, coloro che condividono con la mafia l’arte di intorbidire le acque, mascariare e intimidire avranno campo libero.
Ci sono poi anche casi di persecuzione politica, di corruzione a favore di grandi interessi, dove la magistratura è collusa, e chi dovrebbe tutelare la legalità rilascia licenze di delinquere; assicurando impunità, partecipando alle manipolazioni, e arrivando a istruire su come commettere reati e farla franca.
@ Recobino. Con una semplicità pari a quella che ci vede lei, può essere una montatura. In un sistema sano, l’accertamento solido dei fatti dovrebbe prevenire l’instaurare una situazione di dubbio estremo, che non si limita all’innocenza o alla colpevolezza, ma dove dall’esterno non si sa se il soggetto sia colpevole o vittima. E la sorte del soggetto non dovrebbe dipendere da chi ha partecipato alla produzione della situazione ambigua, ma dovrebbe essere valutata da inquirenti e giudici terzi. Dovrebbe essere fatta chiarezza: una giusta condanna per calunnia, a carico o del sindacalista accusato o di chi l’accusa, dovrebbe in ogni caso venire emessa.
@ Silmarille. No, non ha preso la busta da quel che si vede nel video (diffuso senza audio). Gli inquirenti avrebbero dovuto accertare come si sono svolti i fatti e il loro significato in maniera sicura prima di arrestarlo e precipitarsi a dipingerlo sui media come un sindacalista corrotto. Non conosco la realtà dei Cobas e dei loro nemici. Intervengo per portare una testimonianza. Nella mia esperienza: a) l’emettere un giudizio, da parte dell’autorità, basandosi su dati incerti e parziali, rinunciando a ottenere e considerare informazione facilmente disponibile, è indice di cattiva fede; b) le forze di polizia a volte organizzano macchinazioni contro chi è inviso a poteri forti, e possono contare su una magistratura che gli copre le spalle e li aiuta.
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17 marzo 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post “Ilaria Alpi, la madre: “Basta iniziative. Io umiliata e offesa da formali ossequi di chi ha operato per occultare la verità””
Solidarietà alla madre di Ilaria Alpi. Ricusare la giustizia dei tribunali a volte è l’unica via che resta per tutelare la verità e il principio di giustizia. Rinunciò a difendersi, revocando il mandato ai legali, Danilo Dolci, querelato da Bernardo Mattarella. Rifiutò di comparire in aula, con motivazioni che lo esposero all’accusa di oltraggio alla corte, Domenico Marotta, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, persona di stampo ben diverso da quello di alcuni altri suoi successori; vittima di un’operazione che è stata giustamente definita “una vergogna della magistratura”*.
Per chi da decenni ordina i delitti più gravi, quelli commessi per mantenere il Paese sottomesso, tra i quali l’eliminazione di persone di valore e preziose per il Paese; per chi fa stroncare l’esempio dato da persone come Alpi, Dolci, Marotta, la magistratura non è un deterrente e a volte è una risorsa. In Italia in genere soltanto delinquenti e disonesti considerano, per ovvie ragioni, la magistratura come fonte di male. E’ indice dello scarso senso civico degli italiani – e del loro scarso coraggio davanti al potere – il non includere la magistratura, nei suoi rapporti con i poteri forti, tra i focolai di corruzione che determinano i mali perenni della Repubblica e ora il declino della nazione.
*Russo L Santoni E. Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia. Feltrinelli, 2010.
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12 maggio 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post “Roma, esplosione in strada davanti alle Poste. “Non si esclude la pista anarchica””
Il ministero delle Poste a suo tempo faceva parte del comitato della Presidenza del consiglio per la “difesa psicologica”. Chissà quale contorto ragionamento ha portato gli anarchici a vedere oppressione nel ritirare e consegnare, sia pure con la notoria sciatteria, lettere e pacchi. Ma di sicuro verrà trovato un movente che sembrerà uscito dalla penna di Bakunin; mentre non credo che la magistratura inquirente, per non parlare di CC e PS, prenderebbe in considerazione la tesi che le Poste attuali collaborano con quegli apparati che tradizionalmente si occupano di pilotare l’opinione pubblica pilotando bombaroli e terroristi; e che oggi si occupano anche di swapping tra onestà e crimine, ovvero di dipingere chi è di intralcio a grandi affari illeciti (anche se di idee moderate e borghesi) come un deviante; e chi pratica i grandi affari illeciti come vittima da proteggere.
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9 giugno 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”
I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).
Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.
@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.
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21 giugno 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”
Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.
Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.
@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.
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17 settembre 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post di S. Limiti “Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove”
S. Palidda, studioso del controllo di polizia, usa l’espressione “anamorfosi dello Stato di diritto” per indicare l’applicazione abnorme e omissiva delle norme a favore di interessi particolari. Come nelle anamorfosi ottiche, disegni deformi e irriconoscibili proiettati sullo schermo visibile al pubblico acquistano forma compiuta e presentabile. Hanno carattere di anamorfosi anche le innumerevoli ricostruzioni delle stragi dove è costante lo schema “l’impegno dei magistrati e investigatori non è mai mancato ma…” ma ci sono stati diabolici depistaggi. Credo che nessuna ricostruzione che voglia essere onesta e approfondita possa eludere il tema dell’applicazione del “codice atlantico”, delle connivenze e complicità di magistrati, forze di polizia e notabili locali alle operazioni sotto l’egida della Rosa dei Venti. Ieri e oggi. Il tribunale di Brescia ha da poco assolto un medico per avere incassato, quando era il rettore, lo stipendio di primario senza andare al lavoro: perché l’università e l’ospedale glielo hanno lasciato fare*. Una motivazione che suona farsesca al lettore comune. Un ragionamento giuridico che sa di anamorfosi, di mappatura di altre ragioni, riconducibili, per chi conosca gli affari che prosperano impuniti a Brescia, al ruolo dell’allora rettore di portaordini di Washington. Ordini che oggi riguardano operazioni mediche come Stamina e i vaccini imposti.
*M. Toresini. Corsera, 15 lug 2017.
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14 ottobre 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post “Mafia, il capo della polizia revoca la destituzione di Bruno Contrada: avrà stipendi arretrati con interessi”
Credo che il provvedimento sia da classificare insieme alle scarcerazioni e alla sistemazione lavorativa dei terroristi usati come sicari negli anni di piombo. Ovvero nell’ambito delle protezioni, incluse ripulitura di immagine e trattamento previdenziale, degli addetti alle corde e alle ruote utilizzati per il controllo del Paese. E che la sbadataggine della magistrato Accardo sia in linea con i comportamenti della grande maggioranza della magistratura quando certe mamme chiamano.
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19 novembre 2017
Blog de il Fatto
Commento al post di G. Barbacetto “Barbara D’Urso accolta dalla polizia col picchetto d’onore nella Questura di Milano”
Barbara D’Urso e le forze di polizia esercitano di concerto un’importante funzione: la costruzione a favore di grandi interessi privati della realtà sociale, cioè della percezione condivisa della realtà sulla quale si basano le pratiche sociali. A favore di grandi interessi che a volte, es. nel caso dei prodotti medici quotati in Borsa, contengono una componente criminale. Una costruzione della realtà dettata da affari illeciti di alto livello, ottenuta sia tramite attività propagandistiche di manipolazione mediatica; sia tramite attività coperte di repressione del dissenso, che nella PS hanno preso il posto di quelle di quando il Viminale pilotava il terrorismo. Il servire in ruoli diversi gli stessi poteri può spiegare l’omaggio delle forze dell’ordine alla celeberrima presentatrice. Rincuora leggere commenti indignati, ma la polizia può contare sui tanti italiani pronti a credere che un funzionario di polizia sia simile a figure eccezionali immaginarie come il commissario Montalbano e gli altri poliziotti delle fiction; o reali come Boris Giuliano, Pasquale Juliano, Emilio Santillo. Piuttosto che essere, più probabilmente, un genere di persona più affine a Bruno Contrada; o a Barbara D’Urso, come questo episodio mostra.
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27 novembre 2017
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Commento al post “Berlusconi da Fazio a Che tempo che fa: “Non fossi candidabile ho pensato al generale dell’Arma Gallitelli”
Gallitelli, che è stato il degno vice del generale Delfino, è quello che ci vuole per completare l’opera di svendita e degrado della nazione condotta dal compare di Dell’Utri.
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Commento al post di R. Colella “Perché Silvio Berlusconi ha proposto Leonardo Gallitelli come candidato premier”
I CC dal dopoguerra sono strumento, anche in operazioni inconfessabili, degli stessi poteri forti sovranazionali che con la stagione delle bombe lanciarono B. nella politica italiana. L’Italia, “paese ridicolo e sinistro” retto da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue” (Pasolini) viene controllata tramite la selezione di una classe politica pagliaccesca; forse si mandano in scena i fidati macchinisti perchè lo spettacolo è arrivato ad essere così disgustoso per molti elettori che occorre qualche maschera che sembri seria.
@ josephdredd. Non sto “accusando esattamente”. La Rosa dei Venti ha diverse punte … Le accuse esatte – e vere – dovresti chiederle a chi riceve un buono stipendio per difendere il Paese. Come tanti, so, perché “non è poi così difficile”, che, mentre hanno svolto compiti esecutivi, le bombe non possono essere farina del sacco delle figure plautine messe lì a fare da classe dirigente. Né credo alla sanguinosa pagliacciata della “arte e fattura diabolica” (Manzoni) che spiegherebbe la potenza eccezionale della malavita mafiosa, malavita anch’essa sponsorizzata dai poteri forti. Quando coloro dai quali dovrebbero provenire “accuse esatte” non hanno vergogna a farsi sponsorizzare da un personaggio con la storia di B, non devono esserci remore nell’usare il proprio giudizio e rifiutare le farsesche versioni ufficiali coi loro scenari di cartone; e nello spiegarsi ciò che accade guardando a forze reali come quelle della NATO, in grado di condizionare le sorti di intere nazioni, anche con interventi di “guerra a bassa intensità”, e note per praticare, anche nel nostro Paese, queste attività.
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27 dicembre 2017
Blog de Il Fatto
Commento al post “G8 di Genova, promosso a questore il poliziotto che accusò i no-global di aver ucciso Carlo Giuliani”
Del neo questore Lauro non sappiamo molto. Sappiamo, dall’episodio di Piazza Alimonda dove accusò subito i manifestanti di avere ammazzato loro, “pezzi di m.”, Giuliani, che tende a giungere a conclusioni frettolose nelle indagini. Ma forse non è così: ha invece mostrato il pregio, dal punto di vista di chi seleziona la classe dirigente italiana, di essere prontissimo nel mistificare. La tecnica dello scambiare le parti tra aggressore e vittima si può fare risalire alla moglie di Putifarre, che, racconta la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di farle violenza non essendo riuscita a sedurlo. Nel 1947 il mafioso Ofria, braccio destro del massone Soresi, partecipò ad un assalto con mitra e bombe a mano contro una sede del PCI. Vi furono morti e feriti. Uno dei feriti colpì a sua volta Ofria con un colpo di pistola. Il commissario capo di Polizia di Partinico, Agnello, scagionò Ofria inserendolo nell’elenco degli aggrediti. Impastato fu assassinato dalla mafia in modo da essere poi fatto passare per un dinamitardo da inquirenti predisposti a questo falso. Posso testimoniare che anche oggi i pezzi di m. veri delle istituzioni nell’eseguire l’atto di proscrizione decretato dai loro padroni verso qualcuno troppo onesto per le loro attività fanno di tutto per costruirgli una figura di deviante, di soggetto da controllare, tramite provocazioni e costruzione di false prove.
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4 febbraio 2018
Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Sofia “Macerata, Grasso: “Se fomenti il razzismo, uno che spara lo trovi. Solidarietà Forza nuova? Oltre ogni limite””
L’opposizione è di massa, e gli italiani nel complesso non hanno tra i loro peccati quello di sentirsi un popolo superiore. Per molti, l’opposizione non è dovuta, come sostiene Grasso, al colore della pelle, che anzi rassicura e placa. Se fossero scandinavi i tanti che bighellonano a nostre spese per strada, questa violenza imposta dal potere apparirebbe più netta, e l’opposizione sarebbe uguale, o forse più netta e forte, libera dall’equivoco razziale. “Uno che spara lo trovi”. Le parole del titolo attribuite a Grasso andrebbero lette come un’ammissione. I politici sanno come falsare i termini, fomentando la feccia. “So dunque che gli uomini al potere continueranno a organizzare altri assassini e altre stragi, e quindi a inventare i sicari fascisti: creando cosi una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno.” (Pasolini, 1975). Oggi un Traini cade come il cacio sui maccheroni per fare passare per civiltà il fascismo globalista dell’immigrazione forzosa, e per dare del razzista a chiunque si opponga a questo moderno cugino del razzismo, sul quale i Grasso e le Boldrini basano le loro tristi fortune.
@ Guido Guber. A proposito di “fornire la pistola”, com’è che a un borderline esaltato, a un disoccupato che ha dato segni di squilibrio comportamentale, a uno con un tatuaggio nazistoide sulla faccia, è stata lasciata una Glock? La “Magistratura” “ritiene” di indagare anche su questo aspetto? Traini è un fascista, e i fascisti non solo sono violenti, ma, quel che forse è perfino peggio, sono gregari. Com’è, come non è, il “cane sciolto” ha fatto come al solito quello che voleva il potere. In modo da permettere a quelli come te di accusare di appoggio al fascismo quelli come me (e con noi Pasolini). Così non si parla del nocciolo della questione: lo scafismo. Per il quale chi sale su un barcone acquista uno status speciale che impone attenzioni e cure particolari, a scapito delle moltitudini sfruttate e oppresse che si lascia dietro, e a scapito delle popolazioni costrette a fargli spazio e mantenerlo. Lo scafismo appartiene alla stessa famiglia del razzismo. Il razzismo sostiene che ci sono, costituzionalmente, gruppi umani superiori e inferiori, da ordinare gerarchicamente; lo scafismo predica non l’uguaglianza, ma l’interscambiabilità, un’altra aberrazione, per la quale il posto su questa terra di qualunque persona comune può essere concesso a piacimento dal potere a chiunque altro, in modo da ottenere una configurazione etnica conforme a un disegno imposto dall’alto. Quest’altra violazione dei diritti umani la state facendo passare per “civiltà”.
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21 febbraio 2018
Blog de Il Fatto
Commento al post “Aldo Moro, “A morte le guardie”: imbrattata con svastiche la targa di via Fani a Roma. Famigliari vittime: “Vergognoso””
Nell’agosto 2014, a Celico (Cs), ho ascoltato una conferenza pubblica di Francesco Bruno, il criminologo legato ai servizi che in caso di liberazione avrebbe dovuto “prendersi cura” di Moro, dato il disturbo psichiatrico che era stato diagnosticato a Moro per spiegare quanto scriveva (Ippolito: roba da psichiatri stalinisti. Corsera, 1 dic 1993). Alcune affermazioni di Bruno estranee al tema della conferenza (che era quello delle persone che si perdono nei boschi) hanno rafforzato la convinzione che gli apparati incaricati di coprire con manipolazioni l’eliminazione di Moro siano ancora in piedi. L’uccisione degli agenti di scorta può avere un legame con quanto il giudice Lupacchini riporta sul comportamento delle volanti di polizia nell’attentato alla sinagoga di Roma dell’ottobre 1982 (“Il lodo Moro”. In: In pessimo Stato. Koinè, 2014). Ma anche con l’allontanamento di un dirigente di polizia fedele e abile come Santillo dalle indagini su quel colpo di mano che frantumò quanto restava dell’indipendenza dello Stato; e con la volontà di creare un alibi agli aiutanti del boia, permettendogli di mostrare dei loro caduti come segno di merito. Credo che lo squallido imbrattamento, con gli insulti vili agli agenti uccisi, nel corso di una campagna orchestrata di riesumazione, more democristiano, del pericolo di fascismi e opposti estremismi, contempli anche questo ultimo scopo, sull’immagine pubblica degli odierni tirapiedi.
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23 febbraio 2018
Blog de Il Fatto
Commento al post di V. Ulivieri “Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa”
Un altro fattore, meno noto, soprattutto da noi, ma più incisivo e maggiormente comprovato, che spiega questi incrementi di incidenza “stepwise” di tumori come melanoma cutaneo, carcinoma del rene, della tiroide, della mammella, è la sovradiagnosi. Una caratteristica delle sovradiagnosi di cancro è che si alimentano con gli allarmi sulla presenza di fattori cancerogeni sul territorio; e, una volta innescate, si autoalimentano con l’aumento spurio di incidenza e il conseguente rinnovato allarme. Sarebbe interessante conoscere l’opinione riguardo a questo aspetto, messo un po’ in ombra dall’emergenza sul flagello delle Terre dei Fuochi, dei magistrati noti al pubblico per il loro impegno nel contrastare (soprattutto tramite clamorose indagini; meno in termini di condanne) i reati su rifiuti e discariche in quanto cause delle riportate epidemie di cancro; come Sandro Raimondi. Comunque, nella sfortuna a Brescia è sorta una laboriosa industria della diagnosi e della cura del cancro; che si avvale del prezioso concorso, nella sua meritoria opera a tutela della salute, delle Istituzioni preposte alla legalità: prefettura, questura, comando CC, assessorato e comando polizia municipale. E non ultimi ma primi i servitori dello Stato con la toga che hanno intitolato il palazzo di giustizia di Brescia all’insigne giurista e tra i fondatori della P2 storica Giuseppe Zanardelli.
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9 luglio 2018
Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Ginambartolomei “Xenofobia e reati d’odio, la Procura di Torino: priorità ai fascicoli, pool di pm ad hoc e no archiviazione facili”
La parte buona, da accettare senza riserve, del pronunciamento del procuratore Spataro è data dal suo dissuadere dal commettere reati e atti incivili verso gli immigrati. Trascendere, abbandonarsi a scorrettezze (come fanno anche gli immigrati; a volte usati come provocatori e stalker dalla polizia, posso testimoniare) sarebbe un degradarsi. E anche un auto-sconfiggersi, cadendo in una trappola; si può temere che a sostegno dei diktat e degli insulti pro sbarchi compaiano delitti di utili idioti verso gli occupanti, come già accaduto a Macerata. La parte cattiva è l’appoggio politico del magistrato agli sbarchi decisi da chi manovra il traffico, cioè a una violenza contro il popolo, i cui mandanti ultimi appaiono essere gli stessi poteri che ci hanno dato – con la complicità dello Stato – la stagione del terrorismo e la mafia perenne. in Italia il servizio giustizia non funziona e a volte funziona a rovescio; ma la magistratura si sveglia, dispiega una voce chiara e forte e dà “lezioni di civiltà giuridica “ agli altri paesi quando c’è da legare il cavallo dove vuole il padrone a danno del popolo. A Lecco un magistrato ha disposto che gli appartamenti pignorati agli italiani morosi fossero assegnati a richiedenti asilo. Chissà se un giorno gli italiani si accorgeranno da che parte stanno regolarmente i magistrati quando il tallone di ferro dei poteri forti preme sui cittadini.