Archive for the 'Educazione e incitamento al disprezzo e all'odio' Category

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

15 March 2014

14 marzo 2014

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Tahir, Maidan, Caracas, Taksim, Atene, forconi, indignados, Ows… ma che movimenti sono?”

Il prof. Giannuli mette in guardia dal credere che i sommovimenti che a orologeria si presentano nel mondo siano frutto solo dei servizi: che si limiterebbero a innescare le polveri. Questo è un truismo: non si può fare il pane senza la farina, e la qualità del pane dipende dalla farina di cui di dispone. E certe ricette peggiore è la qualità degli ingredienti meglio riescono. Ricordo, bambino, a Siena, allo Stellino, su un muro una scritta i cui caratteri erano più alti di me: “CALABRESI ASSASSINO”. Restò lì per mesi. I senesi sono gente tranquilla; ma tanti di loro, come in tutta Italia, fecero come fa un carico libero nella stiva, che più la nave si inclina più la fa sbandare. Mi chiedo a volte come si creò una mobilitazione, che raccolse gente semplice, i tanti immancabili conformisti e opportunisti, ma anche intellettuali sinceri e di valore, contro Calabresi, instaurando il clima che portò all’omicidio. La risposta che mi do è che siamo in una condizione di minorità, prima di tutto conoscitiva, su questi meccanismi.

Mi pare, in termini aristotelici, che il prof. Giannuli evidenzi un po’ troppo le cause materiali e formali a scapito delle cause efficienti e finali. Non seguo molto la politica internazionale, ma ho occasione di osservare, e toccare con mano, fatti nostrani che mi danno un’idea di come certe sommosse possano essere sollevate. Vedo nel mio campo, la medicina, come sia possibile tramite i media, e istituzioni compiacenti, creare delle contese, dove si individua un male, a volte vero a volte immaginario, e si spinge l’opinione pubblica a combatterlo, ma in nome di una soluzione che è ciò che il potere voleva ottenere, e che è un altro male, a volte peggiore (Ilva, elettrosmog, Stamina, Avastin-Lucentis, etc; v. il mio sito). Vedo come in Italia ciò sia al servizio di un lento movimento eversivo che porterà la medicina ad essere un’attività industriale fondamentale, con i corpi dei cittadini che faranno sempre più da materia, prima, cioè da supporto per consumare in maniera pretestuosa prodotti e servizi medici inutili e nocivi.

Vedo anche su scala minima, a Brescia dove vivo, come la pratica di creare dal nulla tensioni e bersagli, e di orientare le une verso gli altri, sia nella città che si dice ferita dalla strage un’attività strutturata e vigorosa, che si avvale di tecniche di guerra psicologica sofisticate, e dell’opera illegale, oltre che dei servizi, delle istituzioni “in chiaro”, che sono affiancate ai servizi nella subordinazione a quei poteri dei quali i servizi sono il braccio. E di come sia facile servirsi del “carico libero”, le persone comuni; cioè di come con le masse popolari, analogamente alle masse fisiche nella stiva di una nave, si possa allestire un sistema a feedback positivo, dove togliendo alcuni fermi, ungendo qualche rotella, assestando qualche spinta, si può fare lentamente inclinare una situazione e tenerla “ingavonata”, o arrivare a provocare un naufragio.

Parlare del ruolo di zavorra libera delle persone comuni, e di quello poco appariscente ma determinante di istituzioni “pulite” nei disegni eversivi geopolitici o economici, a cominciare dal rimaneggiamento in corso nel nostro Paese, richiede più coraggio e impegno intellettuale che l’attribuire tutto a potentissime e arcane strutture segrete che dominerebbero il mondo, o ai soliti “spezzoni deviati”. O a vaghe combinazioni di servizi e volontà popolare. La gente, inclusa quella che riveste cariche pubbliche, è quella che è: manipolabile, toccando le corde giuste. Ma sull’arte e sui mezzi della manipolazione, e sulle responsabilità colpose e dolose di coloro che istituzionalmente l’eversione dovrebbero prevenirla e non aiutarla, sappiamo molto poco. Gli specialisti dovrebbero studiare questi aspetti, come una causa primaria, anziché minimizzarli come un fattore tra gli altri.

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26 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Parigi, la Marsigliese è un inno alla guerra. Possiamo usarlo come ‘canto della libertà’?

“Al suono della Marsigliese ridotti da cittadini a ostaggi

La colonna sonora della scorsa settimana è stata l’inno della Marsigliese, suonato in tutte le salse ed in tutte le occasioni; ciò, si è detto, per “solidarietà” nei confronti del popolo francese. In realtà la riproposizione dell’inno della Rivoluzione Francese del 1789 ha finito per assumere una valenza simbolica molto più profonda, ed anche molto meno rassicurante.
La Rivoluzione Francese, almeno ai suoi inizi, aveva proposto un’idea di cittadino non come semplice soggetto di diritti e doveri, ma come vera e propria funzione della Repubblica. In tale concezione, il cittadino si poneva come controllore assiduo della legalità e della legittimità degli atti del governo e dell’amministrazione. Già nei decenni successivi questo ideale si annacquava tramite la mediazione della stampa, che trasformava la cittadinanza in “opinione pubblica”, la cui presunta funzione di controllo diventava così controllabile.
Gli avvenimenti di queste ultime settimane configurano un modello di potere addirittura opposto a quello del 1789, dato che il cittadino si ritrova retrocesso al ruolo nemmeno di suddito, ma di ostaggio da parte di un potere che pretenderebbe di porsi come protettore e difensore di una popolazione che esso stesso minaccia con le sue proprie iniziative spericolate.” (Da: Comidad, 26 nov 2015).

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v. anche:

Giustizia per Piazza Loggia
Milizie bresciane
Nuove P2 e organi interni
Il tolemaicismo politico
La corruzione ghibellina di magistratura e polizia

Commento agli auguri di Pasqua 2013 del vescovo di Brescia su Youtube

31 March 2013

C’è anche chi dice di vedere Gesù, e lo annuncia, ma non riconosce l’Uomo. Uno dei modi per svilire la persona umana è anteporle un Dio e dirsene rappresentanti. I trascorsi rapporti tra la gerarchia ecclesiastica che ha espresso il nuovo papa e la giunta militare argentina sono un esempio di come per il Dio dei preti il gregge è bestiame. Il bastone pastorale è prossimo alla picana.

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

29 January 2013

Blog  Appello al popolo

GraficiAmgen

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Una rivista di quella intellighenzia di sinistra che è stata così severa su Pantani, “Diario” di Enrico Deaglio, ha pubblicato un articolo nel quale si chiama in causa Sartre, e quel che è peggio Tocqueville, per incensare Armstrong (Browning F. Quando Jean-Paul e Alexis videro Lance pedalare. Diario, 99, 2005). […] Sarebbe utile fare un parallelo tra la vicenda mediatica fatta subire a Pantani e quella costruita sul rivale Armstrong, testimonial dell’efficacia delle terapie oncologiche, figura vittoriosa, non stroncata ma rafforzata dalle accuse di doping. F. Pansera, 16 gennaio 2008, lettera ai Procuratori della Repubblica Branca e Guariniello uuu uuu uuu

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Che ci fosse del losco nelle accuse a Pantani lo scrissi per la prima volta 10 giorni dopo la sua morte, il 24 febbraio 2004, in una lettera ai PM Guariniello, Bocciolini e Gengarelli, intitolata “Eterogenesi dei fini e ambiguità nell’azione pubblica dei magistrati in campo sanitario: il caso della lotta al doping e della morte di Pantani”. Dal mio punto di osservazione, il caso Pantani, e quello di Armstrong, sono da inscrivere in una più ampia azione di marketing volta a promuovere il consumo di massa di farmaci e di altri prodotti medici agendo sul sistema culturale. Nell’ultima parte del 2012 c’è stato il colpo di teatro della rivelazione ufficiale del doping di Armstrong. Ed è accaduto qualcosa nel retroscena: è comparsa una pubblicazione scientifica che mostra che non ci sono presupposti teorici, né prove scientifiche solide, che indichino che l’EPO abbia proprietà “ergogeniche”, cioè che funzioni come doping [1]. Se l’EPO non funziona, se anche l’arcirivale era dopato (e non solo con EPO, probabilmente, ma anche con qualcosa di più efficace) credo ci si debba chiedere: ma allora, per cosa è morto Pantani? Riassumo, rivedendolo e aggiornandolo, quanto scrissi, nel 2004 e nel 2008, ai magistrati.

Sulla morte del “Pirata” esistono teorie “complottiste”, alcune delle quali prese peraltro in considerazione a suo tempo dalla magistratura, che appaiono per lo più come esagerazioni sensazionalistiche e forse depistanti. Accetto la tesi che Pantani facesse uso di EPO. Ma non quella che sia stato il farmaco a fare di lui un campione: l’EPO era largamente usato tra i concorrenti; e l’efficacia dell’EPO nel migliorare la performance atletica allo stato è da ritenersi nulla [1]. Non trovo elementi sufficienti per credere che qualcuno lo abbia materialmente ucciso quella notte nel residence; ma appare chiaro che sia stato spinto verso quel bordo dell’esistenza oltre il quale c’è il baratro; spinto, penso, anche volontariamente, oltre che da coloro che hanno responsabilità colpose poco nobili. La vicenda appare sistematicamente intessuta con enormi interessi economici, che sarebbe omissivo trascurare come irrilevanti. Interessi del genere di quelli che portano Big Pharma a spendere 53 miliardi di dollari all’anno nei soli USA per il marketing.

Presento quindi un’interpretazione, basata su esperienze personali oltre che su un’analisi, che potrà essere bollata anch’essa come “dietrologica” dagli anticomplottologi di mestiere o volontari. Trovo sensate e plausibili le tesi di Stefano Anelli, alias John Kleeves, un politologo indipendente che tentò di avvisare Pantani sulle forze che l’avevano preso di mira [2]. Kleeves vede un complotto USA nella caduta in disgrazia di Pantani, e lo collega all’ascesa di Armstrong, attribuendo il movente a una generale volontà di propaganda culturale degli USA in Europa. Gli USA hanno storicamente strutture governative, integrate col loro apparato bellico, dedicate alla promozione della loro immagine nel mondo, come, durante la Guerra Fredda, l’USIS, nata dallo Psychological Warfare Branch [3]. Statunitensi ed europei non condividono gli stessi sport popolari; Armstrong, capitano di una squadra statunitense, diventando il numero uno di uno sport europeo sarebbe servito ad aumentare le nostre simpatie e la considerazione verso gli USA; a riconoscerli come i più forti senza vederli come estranei.

Ciò potrebbe avere favorito, secondo quanto ha scritto Anelli, la nostra approvazione e partecipazione militare alle guerre che gli USA perennemente muovono verso il malcapitato popolo di turno quando i mezzi economici e quelli a bassa intensità non sono ritenuti adeguati a soggiogarlo; o quando gli serve una guerra. Anelli osserva che Armstrong si è presentato non con una squadra sponsorizzata come di consueto da un privato – es. la “Mercatone Uno” – ma con lo US Postal Service, che è un’agenzia del governo USA. Armstrong ha avuto alle spalle la potenza USA. Anelli considera che quindi il suo doping probabilmente era espressione dei migliori laboratori e delle migliori conoscenze. La tesi di Anelli combacia col quadro che presento qui. E’ molto probabile che il doping di Armstrong non sia stato l’EPO, come invece dichiara.

Kleeves-Anelli è morto in circostanze tanto allucinanti e folli, secondo la versione data dai giornalisti, quanto sono pacati e lucidi i suoi scritti di critica agli USA, es. “Un paese pericoloso”. Scritti reperibili su internet, che consiglio, trovandoli più interessanti e attendibili delle rivelazioni di figure di “perseguitati” ufficiali come Assange [4]. Anelli e io, Francesco Pansera, che come lui conosco gli USA anche per averci vissuto e non sembro stare affatto in simpatia a quei poteri che Anelli ha ben individuato, indipendentemente abbiamo scritto, tra le altre cose, interpretazioni complementari su Pantani. Anelli non ha mai saputo della mia esistenza, e io ho saputo della sua solo dopo la morte.

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La lotta al doping come propaganda: farmaci-medicina, farmaci-amuleto e farmaci-talismano

Rispetto al gigantesco business dei farmaci, il doping rappresenta solo una piccola parte degli illeciti e dei danni legati ai farmaci; la iatrogenesi è oggi una delle maggiori minacce alla salute. Enfatizzando la lotta al doping si deviano l’attenzione del pubblico e le risorse dello Stato rispetto ai problemi e ai crimini più gravi relativi ai farmaci. Ma la lotta al doping, che ha ricevuto un forte impulso col caso Pantani, paradossalmente è anche una forma di propaganda per i farmaci.

Come è stato osservato la scientificità che la medicina ha conquistato non ha scacciato il pensiero magico che la pervade fin dalla sua origine; e l’ha sotto importanti aspetti potenziato. Nel pensiero magico una medicina, una pozione miracolosa, cura e guarisce; un amuleto preserva dai mali; un talismano potenzia le normali capacità. Ci sono farmaci-medicina, quelli di uso clinico, che tolgono la malattia; farmaci-amuleto, come i vaccini, o la chemioprevenzione, o la proposta della “polypill” che da sola preverrebbe tutte le comuni patologie cardiovascolari dell’invecchiamento [5]. E farmaci-talismano, come appunto il doping, che permettono di compiere imprese eccezionali donando la forza e lo spirito che fanno ottenere soddisfazioni, vittoria, denaro, gloria, fama. Elevandolo a talismano, il farmaco non è più, come dovrebbe essere, un rimedio contro quella avversità che è la malattia grave; è una dotazione permanente dell’uomo moderno di successo. Un modello che è particolarmente efficace nella cultura USA; ma che ha attecchito ormai anche da noi, insieme agli altri elementi della colonizzazione culturale.

E’ conveniente per le case produttrici che il farmaco sia visto, oltre che come una medicina, che si prende quando si è malati, come un amuleto e come un talismano, che si portano sempre addosso, ovvero si assumono anche da sani, meglio se a vita. Tale concezione culturale stimola la domanda di farmaci, rafforza l’accettazione reverenziale delle prescrizioni, dei prezzi, dei proclami di efficacia e sicurezza, e allarga il mercato, dai malati verso l’intera popolazione. I pubblicitari, che conoscono le strutture mentali sulle quali fanno leva, per non dire che conoscono i loro polli, prevedono nel loro codice di autodisciplina che la pubblicità su prodotti medicinali e terapie non deve “indurre a ritenere che il medicinale o il trattamento curativo possano migliorare il normale stato di buona salute”. Le notizie sul doping aggirano questo divieto etico generale, introducendo la credenza che i farmaci possano conferire uno stato di supernormalità. Il doping mostra come il farmaco dà successo, fa vincere.

I’EPO ha una doppia applicazione; prima che essere un farmaco-talismano è un farmaco-medicina, essendo usato per curare le anemie, principalmente quelle di pazienti nefrologici e oncologici. Un cattivo farmaco terapeutico con una nutrita “fedina penale”, come si dirà. La figura di Armstrong associa il farmaco-medicina – chemioterapia e farmaco biotech – alla forza e alla riuscita. La sua fondazione oncologica, dopo essere stata intitolata a lui stesso, Armstrong (che in inglese suona come “Fortebraccio”), ora, dopo le ammissioni di doping – con EPO – si chiama “Livestrong”. Un nome che riecheggia uno degli slogan pubblicitari dell’EPO per uso clinico: “Strength for life”. Il farmaco fa vivere, e fa vivere da forte. L’EPO è particolarmente adatto a questa propaganda; un farmaco sofisticato, modernissimo, che arricchisce la persona di sangue; “il sugo della vita”, il liquido speciale ricco di valenze simboliche e magiche [6].

Quella del farmaco come talismano, dell’oggetto la cui efficacia è simbolica e non reale, è una delle metafore che, formulate per facilitare l’espressione di un concetto, poi si scoprono essere non meri paragoni figurati o analogie, ma descrizioni abbastanza aderenti alla realtà. Risulta infatti che il talismano che ha portato Pantani alla rovina non funzioni sul piano biologico. Da una recente valutazione qualitativa condotta da un gruppo di farmacologi olandesi [1] emerge che non esiste evidenza scientifica che l’EPO ricombinante (prodotta cioè con tecniche di ingegneria genetica) potenzi la prestazione atletica dei ciclisti ad alta performance. Gli autori esaminano inoltre approfonditamente sul piano fisiologico e farmacologico la possibilità teorica che l’EPO possa funzionare come dopante negli atleti, e concludono che tale possibilità teorica non c’è o non potrebbe essere che molto limitata. La loro analisi teorica mostra anche possibili effetti peggiorativi sulla performance. Inoltre, notano, gli effetti avversi sono stati trascurati; nonostante ci siano stati diversi casi di decessi di atleti attribuiti all’EPO. Tutto ciò è sconcertante rispetto alla storia ufficiale, ma coerente col quadro qui esposto. Del resto, le credenze dei nostri tempi sull’efficacia come dopante dello stimolatore della produzione di globuli rossi sono una curiosa inversione della credenza, che ha occupato i due millenni precedenti, che cavare il sangue sia efficace nel curare le malattie [7].

La cultura del doping aiuta anche la diffusione della cultura delle droghe stimolanti; es. la cocaina, il business di quella ndrangheta che si dice di voler combattere. Il PM Scarpinato ha parlato di doping sociale adatto a una società darwiniana, commentando il forte incremento dell’uso di cocaina nel primo decennio del millennio. Ci sono rapporti che segnalano la diffusione del “doping per il cervello”, cioè dell’uso di “smart drugs” nelle università [8]. Certe produzioni intellettuali fanno sospettare che ci sia questo uso, ma che sia un’arma a doppio taglio; che potrebbe, piuttosto che fare raggiungere la genialità, rendere formidabile la cretinaggine.

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Sport e marketing oncologico

Insieme a una funzione ideologica generale sui farmaci, questa vicenda ne ha una di pubblicità specifica per l’EPO. Il colossale spot pubblicitario fatto con il suo uso come dopante, la narrazione mediatica a tutti nota che ruota attorno ai suoi poteri talismano, è solo una parte della storia di questo farmaco. La storia del maggior successo economico della puntata giocata da industria e finanza sulle biotecnologie farmaceutiche. Un falso successo, sostenuto dallo hype mediatico sulle biotecnologie come futura radiosa era della farmacologia; una dottrina millenarista, nata negli ambienti finanziari non meno che nei laboratori, i cui limiti, e quindi i cui fallimenti sul piano clinico, erano del resto prevedibili fin dall’inizio per elementari ragioni biologiche [9]. Mediante le notizie sul doping, noi associamo l’EPO alla potenza, sia pure ottenuta illecitamente; nella realtà clinica quella dell’’EPO è una storia dove regnano avidità, sofferenza e morte.

Un storia “sordida”, così è stata definita [10]. Che coincide con la nascita e l’ascesa della Amgen, la casa produttrice, la più grande ditta di biotech al mondo. Una catena di liti per i brevetti, di altri trucchi di marketing, di persecuzione dei whistlebowers cioè di coloro che, interni al sistema, hanno denunciato le irregolarità, di prezzi gonfiati rispetto ai costi di ricerca e sviluppo, di rimborsi ottenuti pagando i politici grazie ai quali – succede anche in USA – si sono ottenuti profitti privati spropositati con il denaro pubblico destinato alla sanità. Nel 2002, mentre Pantani andava alla deriva, producendo l’EPO la Amgen, anche grazie alla propaganda così ottenuta, fatturava 5 miliardi di dollari. Denaro per la maggior parte dei contribuenti USA; con profitti di circa un terzo, una performance eccellente.

U. Veronesi si è espresso a favore della liberalizzazione dell’EPO come dopante. La sua posizione mostra come gli oncologi siano per la somministrazione dell’EPO a tutta cannella. Come al solito, le rivelazioni della dannosità del farmaco sono arrivate successivamente ai profitti. Dopo 20 anni di profitti favolosi, ad uso clinico consolidato, si è “scoperto” che l’EPO aumenta sì l’ematocrito, ma non c’è evidenza valida – analogamente al suo uso come doping – che dia benefici alla maggior parte dei pazienti con insufficienza renale cronica, mentre ci sono dati che indicano che sia dannoso [11]. Si è inoltre accertato che l’EPO non riduce ma aumenta la mortalità nei malati di cancro [12]. Un trial su dializzati e uno su pazienti con cancro della mammella hanno dovuto essere interrotti perché l’elevazione dell’ematocrito era associata a incrementi della mortalità e di eventi cardiovascolari. Ciò per la sua capacità di provocare tromboembolie, e nei pazienti oncologici, si ritiene, per un complesso di effetti che include la stimolazione della crescita tumorale, data la sua natura di fattore di crescita.

L’EPO andrebbe comunque accuratamente dosato, su pazienti accuratamente selezionati. Al contrario, la Amgen ha pagato centinaia di milioni di dollari ai medici perché ne massimizzassero il consumo tramite le prescrizioni, e i nefrologi e gli oncologi ne hanno imbottito quanti più pazienti possibile, provocando così morti in nome del profitto [13,14]. I due grafici all’inizio [14] mostrano l’andamento nel tempo delle spese di lobbying per l’EPO, che hanno raggiunto i 16.3 milioni di dollari all’anno nel 2007, e il correlato incremento dei dosaggi, che sono arrivati a triplicarsi. L’EPO è il capostipite dei farmaci ingiustificatamente costosi e allo stesso tempo inefficaci e nocivi, che sono uno dei tanti regali dell’evoluzione del liberismo sfrenato.

Ottenere l’EPO ricombinante è stato in sé un notevole risultato scientifico (raggiunto grazie a un importante lavoro di ricerca preliminare finanziato con denaro federale, cioè pubblico [9]); ma la proteina non dà al paziente i vantaggi terapeutici sperati; dà comunque a chi l’ha sviluppata e agli investitori i profitti agognati, perché sulla scienza è stata innestata la frode, appoggiata dalla corruzione, dalla disinformazione e dalla violenza. La commistione variegata di scienza e crimine, espressione della corrupio optimi del liberismo [15], è frequente nell’attuale medicina. Gli autori del lavoro sull’inefficacia dell’EPO nel ciclismo agonistico osservano che il suo uso come dopante è simile ai casi – frequenti – di uso clinico di farmaci non basato su prove sperimentali di efficacia. Nella biomedicina attuale il livello di rigore delle prove di efficacia richiesto per la prescrizione dei farmaci varia dalla coercizione autoritaria all’anarchia e alla superstizione, in funzione del profitto [15-17].

L’EPO, “un paradigma per l’industria farmaceutica” secondo uno dei suoi promotori, lascia dietro di sé una stria di sangue. La forza simboleggiata da Armstrong è in realtà quella dell’homo homini lupus. O meglio, la forza per la quale chi è in condizione di necessità e debolezza, il dializzato o l’ammalato di cancro allo stadio avanzato, è una preda; la forza di canidi più vicini allo sciacallo che al lupo.

Armstrong si è anche presentato come colui che ha vinto il cancro prima di vincere le corse. La sua figura associa terapie oncologiche e successo. Non viene detto che il tumore del quale era affetto, quello del testicolo, ha alti tassi di guarigione, perfino quando dà metastasi; costituendo una delle poche eccezioni e non la regola di un’oncologia sostanzialmente fallimentare sul piano terapeutico, più brava a sfruttare il cancro come risorsa economica che a curarlo.

Visto il generale carattere altamente fraudolento di tutta questa storia, e considerando gli interessi medici che tale frode è andata a favorire, non sarebbe fuori luogo avere riserve sulla caratterizzazione della neoplasia (tumore a cellule germinali nonseminomatoso, misto, stadio III): un piccolo aggiustamento, es. sulla componente coriocarcinomatosa, può aver aiutato a fare apparire il risultato terapeutico più brillante. Resta singolare che Armstrong sia stato colpito proprio da una delle pochissime neoplasie che fanno fare bella figura alla chemioterapia e agli oncologi.

Anche dopo l’apparente caduta, Armstrong continua a essere utile al business oncologico. In Italia la sua immagine viene usata per favorire la manovra attualmente in corso di estensione del business del cancro agli adolescenti, una classe di età particolarmente sensibile al richiamo delle figure sportive. Lo US Preventive Service Task Force ha concluso che lo screening per il cancro del testicolo non dà benefici, anche in considerazione della curabilità di questo tipo di tumore; a rigor di logica, la guarigione di Armstrong dovrebbe mostrare proprio questo. Ma gli screening tumorali sono una miniera d’oro, e Armstrong è quindi citato al contrario, per supportare messaggi come “l’autopalpazione può salvare i maschi” [18]: oncologi e altri soggetti economici interessati discutono pubblicamente se Armstrong resta un grande, essendo “riuscito a dare voce agli adolescenti malati di tumore” o se sono da preferirgli i calciatori della serie A, testimonial della campagna “Non fare autogol”, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica per sensibilizzare gli adolescenti al rischio cancro [19]. Credendo alle storie e agli slogan della pubblicità medica, che li vogliono attirare nelle trappole della falsa “prevenzione”, le persone, minori e adulti, rischiano di farlo davvero l’autogol, come sta venendo ammesso anche da fonti ufficiali le più ortodosse [20].

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Il braccio muscoloso e quello focomelico della giustizia

I magistrati hanno una posizione rispetto al business medico che chiamo di commensalismo [21]: fanno parte della stessa classe sociale e siedono sul piano culturale e istituzionale alla stessa mensa con coloro che mettono in atto le frodi mediche strutturali; condividono con loro, oltre che privilegi, i presupposti ideologici ammanniti dal padrone di casa insieme al buon cibo. In questo caso la cultura del farmaco; il farmaco come oggetto magico di potente efficacia, invariabilmente onesto e prezioso quando lo si usa in obbedienza ai poteri che lo generano.

In casi come questo la magistratura si attiene a quello che appare come un canovaccio già scritto, recitando una parte prestabilita nella rappresentazione dello spettacolo della medicina. Quando si occupa di notizie biomediche scottanti – e a maggior ragione se ci sono di mezzo gli USA – la magistratura configura una giustizia dalle braccia fortemente asimmetriche. Se il copione prevede che debba intervenire adopera il suo braccio forte, dalla muscolatura ipertrofica e allenata quanto quella di un campione di atletica pesante. Quando avrebbe il dovere di mostrare, perseguendole, le truffe, le violenze e gli strazi degli affari voluti dai poteri che serve, adopera l’altro braccio, il braccio di un focomelico: un povero abbozzo inutilizzabile.

In questi casi la magistratura perseguita e non persegue. Esattamente l’opposto di quanto affermò uno dei PM che si occuparono di Pantani, che, forse per un meccanismo di difesa psicologico, disse che “l’autorità giudiziaria persegue, non perseguita”.

Un famoso medico così integrato nel sistema da divenire ministro della sanità ha proposto di liberalizzare l’EPO per il doping; su Pantani però lo Stato ha lanciato “blitz” di Carabinieri e ha impegnato sette Procure. La contraddizione è solo apparente, come si vede qui. Occupandosi accanitamente di ciò che oggi appare come un “reato impossibile” vista l’inefficacia dell’EPO, e che è sempre stato marginale rispetto alla massa di reati riguardanti i farmaci, la magistratura ha fatto scoppiare uno scandalo che ha lanciato in campo mediatico il messaggio del farmaco-talismano. A tante paia di orecchie non adeguatamente separate tra loro da tessuto nervoso è arrivato il messaggio “prendi la pillola e diventi forte come Pantani”.

Inoltre, togliendo di mezzo Pantani si è dato spazio alla leggenda di Armstrong, venuto dall’America a vincere in Francia alla maniera di Asterix, e come Asterix grazie a magiche pozioni. Si sapeva che anche Armstrong fosse dopato; come gli altri; probabilmente in realtà meglio degli altri visto chi aveva alle spalle, come nota Kleeves. Può darsi che Pantani costituisse un ostacolo insormontabile anche per l’apparato farmacologico che sosteneva Armstrong, e che per questo si sia ritenuto di farlo eliminare. Tolto il rivale, in modo da favorire le credenze sui farmaci-talismano, la voce fatta trapelare che gli impressionanti successi di Armstrong fossero dovuti al doping favoriva anch’essa l’ideologia del farmaco. Ma ad Armstrong, il campione superbo quanto la nazione che ha rappresentato, la giustizia non ha fatto nulla.

Fino al 2012, quando la narrazione sulle vittorie di Armstrong viene chiusa in modo da sfruttarla ulteriormente (con un “fuoco d’artificio finale” come in altri scandali sportivi, hanno commentato alcuni bloggers). A carriera conclusa e a risultato propagandistico – politico e commerciale – ottenuti, Armstrong, ricco e famoso, viene dopo tanti anni smascherato e squalificato a vita dalla giustizia sportiva USA (dall’agenzia antidoping). Il “duro” mostra ora il suo lato umano, come in una soap che si rispetti. Armstrong ha raccontato in TV, in uno degli show più seguiti, di avere usato sostanze dopanti, anzi di avere usato l’EPO, e altri farmaci; reo confesso, caso mai i capa tosta si ostinassero a non credere che è tutto merito dei farmaci. Armstrong ha pianto, ha parlato della mamma, dei figli, del piacere dell’onestà, etc. Ha suscitato negli spettatori sentimenti edificanti, completamente diversi dal “gotcha!” del 1999 sul piccolo italiano imbroglione. Recita il mea culpa e sta trattando, da pari a pari, una resa; ha offerto, pare, 5 dei suoi 100 milioni di euro. Una smentita che è una notizia data per la seconda volta. Si ristabilisce tardivamente una “verità” nota – che poi verità non è – ma la morale non cambia, e si rafforza: i farmaci fanno vincere e portano in alto.

Tutti sanno dell’EPO come dopante, che rende potenti; che non sia in realtà un farmaco miracoloso che rende campioni lo sanno in pochi; e pochi sanno della sua inefficacia nell’uso clinico, dei soldi ai politici, dei comparaggi, e delle morti di pazienti. Né la magistratura italiana ha voluto indagare seriamente sulle gravi manipolazioni riguardanti l’uso clinico dell’EPO, anche quando ciò è stato – dal sottoscritto – ad essa segnalato, insieme alle manipolazioni per un altro prodotto analogo, sempre della stessa casa produttrice, la Amgen. E’ interessante che il magistrato al quale fu assegnato il caso che avrebbe dovuto portarlo ad occuparsene diede invece la caccia a ciclisti e calciatori dopati; e che sia stato tra gli imputati nelle accuse di traffico di droga a carico dei capi dei Carabinieri del ROS, accuse dalle quali i suoi colleghi l’hanno assolto.

Tutti sanno che Pantani sarebbe morto per overdose di cocaina. E’ stata invece fatta sparire dalla ricostruzione mediatica la presenza sul luogo della morte di una confezione del farmaco Surmontil, un simpaticomimetico come la cocaina, che ha un meccanismo di azione analogo a quello della cocaina, è più della cocaina in grado di provocare morte, e agisce in sinergia con la cocaina, potenziandone gli effetti. Non è frequente che una overdose di cocaina arrivi a uccidere un soggetto giovane e sano; mentre gli antidepressivi triciclici, la famiglia della quale il Surmontil fa parte, sono uno dei maggiori agenti causali delle morti per overdose da sostanze ad azione farmacologia.

Sarebbe stato ragionevole considerare anche gli effetti sinergici del Surmontil; ma la droga che si compra in farmacia è sacra, così tutta la colpa è stata data alla droga che si compra per strada. Il perito – di area massonica – al quale la magistratura ha affidato la ricostruzione per spiegare la morte ha in pratica considerato che Pantani abbia assunto un fustino di cocaina, mentre l’antidepressivo, “cugino” della cocaina sul piano farmacologico, più pericoloso, ma con una reputazione di medicina rispettabile, è stato tolto di scena.

Acqua in bocca anche sul possibile ruolo indiretto degli psicofarmaci che Pantani assumeva, che potrebbero avere indotto crisi psicotiche e comportamenti autolesionistici. La magistratura sempre più spesso scrive pagine tecniche di medicina, legittimando tesi che favoriscono infondatamente interessi illeciti, anche quando sembrano andare nel verso opposto [22]; oppure conferisce autorevolezza a perizie mediche che postulano l’impossibile quando occorre che non si faccia troppa chiarezza sui gravi reati, passati e futuri, di imputati privilegiati, come la polizia [23]. Invece sul rapporto causale tra psicofarmaci e atti di violenza, es. in riferimento ai casi di omicidio-suicidio, un campo che rientra pienamente nelle sue competenze e nei suoi doveri, dove sarebbe importante indagare e fare giustizia a tutela della salute pubblica, la magistratura si fa i fatti suoi, non disturbando così uno dei maggiori settori del mercato farmaceutico. Gli antidepressivi sono “la gallina dalla uova d’oro” dell’industria farmaceutica, nota l’autore di un recente articolo sul British Medical Journal nel descrivere come siano sovraprescritti, come le prescrizioni e il consumo continuino a crescere, e come siano poco o nulla efficaci. Neanche le molecole sono tutte uguali davanti alla legge.

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Lo sport per propagandare l’hi-tech biomedico

Come prevedevo nella lettera ai PM del 2004, lo sport viene sempre più usato per propagandare il business medico presso il grande pubblico. Lo sport non solo appassiona in sé, ma attira come condizione di super-salute; come stato simbolico del corpo che non solo è sano, ma dà successo, permettendo di raggiungere grandi mete.

Al di là del caso EPO, c’è una tendenza generale di sfruttamento dello sport a fini di marketing biomedico. In occasione delle Olimpiadi di Pechino e di Londra gli esperti e i dirigenti internazionali dell’antidoping hanno lanciato sgomenti l’allarme sul “doping genetico” e il “doping con staminali”, che produrrebbero atleti “geneticamente modificati”. Pura fantascienza, volta a fare credere al pubblico che le biotecnologie biomediche possano ottenere quei fantastici risultati promessi e sbandierati, a priori estremamente improbabili, che finora non si sono visti.

Un altro tema è quello degli atleti con protesi, come Pistorius, che è stato ammesso a gareggiare con atleti sani. L’invalido che supera i normali grazie ad un artifizio tecnologico. Queste storie ci mostrano una tecnologia che è capace non solo di supplire alle funzioni perse, ma di fare dell’uomo un superuomo, un uomo-macchina, verso il cyborg; un altro passaggio dai prodotti-medicina a quelli talismano, che propaganda l’hi-tech biomedico, la magia quotata in borsa.

Propaganda utile in particolare per quell’hi-tech che ha maggior necessità di una stampella pubblicitaria date le scarse possibilità reali, come le promesse di una “medicina rigenerativa” mediante cellule staminali; che aggiungono al loro vastissimo carnet di favole propagandistiche [24] quella di poter dare luogo a superatleti. Paradossalmente, l’hi-tech biomedico, che dovrebbe essere il campo delle tecnologie più avanzate, è il luogo della maggiore convergenza tra scienza e ciarlataneria, in forme sofisticate.

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La Gladio della medicina e la medicina dei Carabinieri e delle Questure

Qualche anno fa a Brescia a una conferenza pubblica la persona considerata l’addetto stampa della Gladio, alzatasi dal pubblico, ha parlato delle necessità di controllare le notizie sulla salute, affermando che su Cernobyl dovettero intervenire esercitando una censura per evitare di allarmare l’opinione pubblica. A parte le tante riserve sul merito, non si comprende, a prima vista, cosa possa interessare di un problema di salute pubblica a una struttura paramilitare segreta che ha fornito pazienti e salme a ospedali e cimiteri.

Ma in effetti le strutture “deviate” si occupano anche di medicina, ed è verissimo che si occupano di censura su temi di salute pubblica. Non però per il bene della popolazione, ma per servire gli interessi dei proprietari – che non sono i medici – di un settore che occupa una posizione centrale nell’attuale sistema economico. Un settore, l’industria medica, con la particolare caratteristica di avere una grande componente irrazionale, che fa sì che la pratica si conformi facilmente a credenze e manipolazioni psicologiche. Un campo adatto a operazioni di disinformazione mediatica e guerra psicologica; che pur non essendo materiali come una bomba o un proiettile possono avere effetti materiali pesanti sulla popolazione e sui singoli. Nel caso del business biomedico, abbiamo i professionisti dell’inganno che aiutano e difendono un’industria largamente basata sull’inganno.

Appare esservi una specie di Gladio medica, dipendente naturalmente dai servizi USA, che si occupa di operazioni come queste, nell’interesse della industria medica globale, manipolando l’opinione pubblica, sviando autorità vogliose di farsi sviare, screditando e mettendo a tacere voci scomode e di denuncia. Forse sono le stesse strutture degli Anni di Piombo, che oggi, caduto il Muro e instauratosi il cosiddetto “capitalismo cognitivo” hanno trovato nuovi compiti, che permettono loro di continuare a lavorare per le necessità dei poteri sovranazionali. I magistrati sono integrati con tali forze, fornendo il braccio grosso o quello offeso a seconda della necessità. E tali forze hanno buon gioco in un Paese molle, in un Paese di povera gente dove vige l’omertà e serpeggia un’istintiva collaborazione verso le scorrerie e gli omicidi del potere [25].

Non viene apprezzato quanto oggi Viminale e Viale Romania si occupino di medicina e la condizionino, sfruttando il loro potere di polizia. Ci si preoccupa giustamente di Eurogendfor, dei CC che diverranno una polizia al di sopra della legge e al servizio dei banchieri, delle multinazionali, degli USA; non si considera che affidare ai CC, tramite i NAS, il controllo sui farmaci di concerto con l’AIFA, come ha stabilito un recente accordo [26], oltre ad essere inappropriato su un piano di principio non è differente in alcuni casi chiave dall’affidare la tutela della salute prevista dalla Costituzione a qualcuna delle multinazionali di pubbliche relazioni alle quali le case farmaceutiche commissionano campagne di promozione, o di disinformazione sanitaria; o dall’affidarla a dei contractors, dei sicari al soldo di case farmaceutiche.

Non sappiamo tutto, ma si può dire che a Pantani è stato fatto peggio che ucciderlo. E’ stato patologizzato, cioè gravemente destabilizzato sul piano psichico; con la pressione giudiziaria, la gogna mediatica, la stigmatizzazione e – da non sottovalutare – gli psicofarmaci. Non approfondisco qui il tema della patologizzazione, materiale e surrettizia [27], che oltre a essere orribile e disgustoso in sé, ha oggi rilevanza per la reale natura dei rapporti tra controllo del Paese, eversione e istituzioni, a cominciare dalle forze di polizia e inclusa la magistratura; e potrebbe avere stretti legami con diversi inspiegabili episodi di violenza e terrorismo che si stanno susseguendo, tra i quali non si può escludere la morte di Anelli.

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Distrutto ma non vinto

Le idee camminano sulle gambe degli uomini, secondo la frase di Nenni amata da Giovanni Falcone. Anche i movimenti, simili a quelli di zolle tettoniche, degli interessi impersonali e molto grandi che hanno ucciso Pantani sono resi possibili da persone in carne ed ossa. L’immagine di Pantani continua a spiccare; a quello luminoso delle salite si è aggiunto uno sfondo livido composto di smorte passioni umane. La speranza dei ruffiani e il servilismo sadico dei tirapiedi, le due principali categorie di addetti al mostruoso macchinario ai cui ingranaggi Pantani è stato dato in pasto. La schadenfreude dei mediocri che si appagano nel vedere la persona superiore che cade. Una nazione che si abbandona alla dominazione USA; nella quale persone invise all’occupante come Anelli e Pantani non hanno più garanzie che Renzo Tramaglino. Lo zelo verso il potere e verso i crimini del potere; ci sono stati parecchi scandali internazionali sul doping, ma l’Italia può fregiarsi di meriti particolari: ha lanciato l’EPO nello sport, col gruppo di Conconi, e nel mettere in scena lo spettacolo ha fatto a pezzi per davvero un suo campione.

Le drug whores della professione medica. La presunzione di chi senza esserne capace vorrebbe fare grandi cose e per questo ricorre al doping o alla droga. Le parole di disprezzo e compatimento degli ipocriti passati dalla bandiera rossa alle stelle e strisce; quando si sono precipitati a dire che non era un vero campione ma solo un truffatore, è di sé stessi che parlavano. Il telespettatore che risponde agli stimoli visivi in maniera prevedibile come un topo di laboratorio, per il quale i campioni sono immagini costruite a tavolino alla Armstrong. La meschinità dei tanti figuranti che per un panino si prestano a inscenare quanto occorre a queste operazioni. Il commensalismo dei magistrati, pronti a dare corpo a uno script pubblicitario come a non vedere reati gravi fino a farsene complici.

Tanti lo ricordano con affetto e ammirazione, perché Pantani non era solo un campione sul piano atletico; era nato col carattere del campione. Disarcionato e trascinato nel fango, ha recuperato la grandezza proseguendo la discesa, attraversando il dolore fino a giungere alla dimensione tragica che lo ha riportato, per altra via, a quello che era il suo posto.

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Note

[1] Heuberger et al. Erythropoietin doping in cycling: lack of evidence for efficacy and a negative risk-benefit. Br J Clin Pharmacol, 2012. doi: 10.1111/bcp.12034.

[2] Kleeves J. Sport e politica: la morte di Pantani. 3 luglio 2004. Reperibile su internet.

[3] Tobia S. Advertising America. The United States Information Service in Italy (1945-1956).

[4] Da quali minacce va protetta la Glaxo. https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

[5] O’Riordan M. One pill cure them all: single-drug polypharmacy in cardiovascular disease. Heartwire, 28 set 2012. [6] Camporesi P. Il Sugo della vita. Simbolismo e magia del sangue. Garzanti, 1997.

[7] Il salasso ieri e oggi e la sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[8] Doping per il cervello, è boom nelle università. GSK informa, 26 feb 2010.

[9] Le Fanu J. The rise and fall of modern medicine. Carroll and Graf, 1999. Cap. The brave new world of the new genetics, sez. Genetic engineering, penultimo paragrafo.

[10] Goozner M. The $800 million pill. The truth behind the cost of new drugs. University of California press, 2005.

[11] Jacques et al. Decision memo for erythropoiesis stimulating agents (ESAs) for treatment of anemia in adults with CKD including patients on dialysis and patients not on dialysis (CAG-00413N). Centers for Medicare & Medicaid Services, 16 giu 2011.

[12] Bohlius et al. Recombinant human erythropoiesis-stimulating agents and mortality in patients with cancer: a meta-analysis of randomised trials. Lancet, 2009. 373: 1532.

[13] Berenson A. Pollack A. Doctors reap millions for anemia drugs. NY Times, 9 mag 2007.

[14] Whoriskey P. Anemia drugs made billions, but at what cost? Washington Post, 20 lug 2012.

[15] La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

[16] L’irresponsabilità della medicina in franchising. https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

[17] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[18] Martinella V. “L’autopalpazione può salvare i maschi”. Corriere della Sera, 6 luglio 2012.

[19] Cuppini L, Martinella V. Lance Armstrong e la lotta al cancro. “Ha sbagliato, resta un grande esempio”. Corriere della Sera, 12 ottobre 2012. Massi C. Armstrong, ancora supereroe anti-cancro?. Il Messaggero, 14 ott 2012.

[20] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce. https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[21] “A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.” (I commensali al tavolo di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V).

[22] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[23] Le perizie ballistiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

[24] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[25] Il terzo livello. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/05/il-terzo-livello/

[26] Sanita’: Aifa-Nas, nasce la “superagenzia” italiana del farmaco. AGI, 17 dic 2012.

[27] Patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale. In: Leopardi, Unabomber e altri eversori https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

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20 giugno 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Farmaco per bambini contraffatto, appello dei carabinieri: “non usate Ozopulmin” ” del 19 giugno 2013

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L’ozopulmin, mentre può avere effetti nocivi anche seri, non è un farmaco di provata efficacia, e non ci sono molte ragioni per pensare che possa essere utile sul piano biologico. E’ un farmaco ormai marginale, di una classe in via di eliminazione. La frode, la mancanza di principio attivo, può essere paradossalmente vantaggiosa, se il composto che lo sostituisce non ha a sua volta effetti avversi.

Tanti altri pericoli, e tanti altri inganni, anche molto più gravi, riguardanti farmaci ai bambini, restano ben coperti; questo “appello dei CC” a non usare l’Ozopulmin senza principio attivo sembra uno spot costruito per introdurre i CC come autorità sanitaria (CC e AIFA hanno di recente siglato un accordo per formare assieme una “superagenzia”).

A molte persone, buoni spettatori del maresciallo Rocca e di Don Matteo – e buoni consumatori di pillole – piacerà questo poliziesco, e l’idea che veicola dei Carabinieri che proteggono la gente anche in campo farmacologico; e piacerà l’idea complementare che il problema sono i farmaci taroccati, mentre quelli autentici fanno bene. A me no: i NAS vanno bene per i pesci piccoli, come questi; ma è poco salutare, in tema di medicina, affidarsi ai CC, che stanno dalla parte delle multinazionali e delle banche; in maniera così radicale che a chi è di ostacolo ai grandi affari, non candidi, del business medico ufficiale, i CC appaiono come una milizia al servizio di tali interessi.

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14 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Pagani e A. Scanzi “Pantani, 10 anni dopo. Mura: “Quando morì, pensai di lasciare Repubblica”

Gianni Mura definisce due schieramenti su Pantani: quelli del ““drogato”” e quelli del ““complotto cosmico””. E si tira fuori da entrambi, dice. Non dubito del suo dispiacere, e va apprezzato l’interesse per la figura di Pantani, ma vorrei osservare che ridurre tutto a un esercizio di barocco lombardo, nello stile di Gianni Brera, su Pantani come caso umano, addossandogli ancora, stavolta coi toni del compianto, la responsabilità della sua distruzione, può configurare uno di quei casi nei quali il rifuggire da due estremismi è istituirne un terzo. Si fa l’esempio dei due gruppi che sostengono l’uno, che la Terra giri da Est a Ovest, e l’altro che giri da Ovest a Est; chi, scuotendo il capo, abbraccia la via di mezzo vuole una Terra immobile. La Terra invece gira, in un verso definito; e ciò che la fa girare, a parte il momento angolare, è il denaro. Non è questione di ““complotti”” ma di non coprirsi come sempre occhi orecchie e bocca davanti ai grandi interessi economici e politici di poteri forti; e lasciare così che altri casi sciagurati avvengano, altri danni siano prodotti. Danni che possono riguardarci non solo come spettatori, ma come vittime: v. ““Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico””, reperibile su internet.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico” “Il tolemaicismo politico”

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21 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Travaglio “Marco Pantani, le nuove inchieste e quell’ematocrito fuorilegge già nel 1995”

Anch’io, per quanto esposto da Travaglio, penso che Pantani abbia usato l’EPO. Credo però non sia irrilevante l’analisi di alcuni farmacologi, che mostrano che non ci sia evidenza scientifica che l’EPO funzioni come dopante, e che ci siano ragioni teoriche per dubitare fortemente che possa funzionare (Heuberger et al. Erythropoietin doping in cycling: lack of evidence for efficacy and a negative risk-benefit. Br J Clin Pharmacol, 2012. doi: 10.1111/bcp.12034.). Ciò, e la “fedina” dell’EPO come farmaco clinico, la sua storia di marketing, che un libro ha definito “sordida” (Goozner M. The $800 million pill. The truth behind the cost of new drugs. U of California Press, 2005.), imporrebbero di considerare un filone che è stato ignorato dagli inquirenti professionisti e dilettanti (v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). L’ho esposto precedentemente a questa nuova “rumba” mediatico-giudiziaria; pensando che fosse ormai calato il silenzio su una storia che a mio parere è comunque sordida. Ora c’è questo nuovo polverone che, tramite l’esagerazione, potrebbe fare in modo di perpetuare la confusione, e di continuare a tenere oscurate realtà meno romanzesche e maggiormente legate ai soldi. Travaglio può insegnare come possa accadere che mentre scorrono fiumane di inchiostro e rotolano valanghe di faldoni giudiziari su versioni fantasiose ma accettabili per il potere, altre ricostruzioni più fondate ma non “politically correct” restino inesplorate.

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@ Bedrosian Baol. La medicina che si dice scientifica in realtà punta molto sull’eterno desiderio di affidarsi a “maghi”. Il caso Pantani ha contribuito ad alimentare nel pubblico il pensiero magico sui farmaci.

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23 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ziliani “Marco Pantani con ematocrito alto nel ’98. Ma fu cacciato il gregario Forconi”

@ Giorgio Vittori. Lei sostiene che “la risposta al doping è assolutamente individuale” e “imprevedibile” al punto di poter fare di un atleta modesto un campione assoluto, che surclasserebbe gli atleti che al netto del doping gli sarebbero superiori, e nonostante che si dopino anche loro. Basandosi su questo modello, sostiene che Pantani non aveva meriti personali ma “faceva rendere al meglio le pratiche truffaldine che utilizzava per vincere” (qui non è chiaro se le “faceva rendere” per costituzione, o se lei voglia dire che era particolarmente abile nel doparsi). E’ una tesi interessante, anche per la ricostruzione delle motivazioni, o dei moventi, sia della tenacia delle accuse mosse a Pantani sia della veemenza delle espressioni di disprezzo nei suoi confronti. Combacia inoltre con il crescente interesse delle multinazionali farmaceutiche (e dei loro reparti di marketing) alla variabilità individuale nella risposta terapeutica ai farmaci. Lei presenta le sue affermazioni in tono molto sicuro; addirittura chiama “ignorante” chi non le considera assodate. Può dare qualche fonte sulla asserita estrema variabilità, su questi effetti esplosivi in soggetti predisposti, della risposta ergogenica all’EPO, e al doping in generale? Come spiega che Pantani abbia vinto il Giro d’Italia dilettanti nel 1992, e avendo già collezionato altri successi, prima cioè di quando si ritiene abbia cominciato ad assumere EPO?

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12 marzo 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Strage Piazza della Loggia, perquisizioni del Ros per cercare foto e documenti”

I giornali riportano che la morte di Pantani è ora attribuita dalla perizia disposta dalla magistratura anche agli psicofarmaci, oltre che alla cocaina; è quanto avevo scritto, spiegandolo estesamente, agli inquirenti 11 anni fa, nella racc. r/r del 3 giugno 2004 al GIP Mussoni e al PM Gengarelli (v. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). Oggi perquisizioni dei ROS per la strage di P. Loggia del 1974. Mi pare ci sia un caratteristico “pipeline giudiziario”, che ritarda l’accertamento della verità per poi ripescarlo molti anni dopo, a giochi fatti, in modo da non occuparsi di attività “delicate” attuali; o in alcuni casi di occuparsene, ma all’incontrario…

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5 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, pm chiede archiviazione. La madre Tonina: “Ora inizia la guerra” “

Tra i commentatori de Il Fatto ce n’è uno, “Otello”, che sostiene che bisogna maggiormente temere non i delinquenti, ma gli “onesti”. Mi sembra di capire che per “onesti” intenda quelle figure, soprattutto istituzionali, che sono comunemente considerate tali; e che pertanto automaticamente vengono contrapposte a mafiosi, corrotti, violenti etc. Mi sono una volta scontrato aspramente con lui (tende a parteggiare per il clero; al quale invece la sua teoria calza a pennello); ma questo è un caso dove penso si potrebbe dargli ragione. La distruzione di Pantani non è stata questione di killer, ma di rinomate istituzioni dello Stato, che sono attentissime nel servire i desiderata, e quindi gli interessi, di poteri forti. I desiderata su quale visione del mondo e delle cose vada data all’opinione pubblica, es. conformando ad essa l’azione giudiziaria; e i desiderata di soffocamento di realtà sgradite, con omissioni di atti di ufficio, parzialità, autentiche persecuzioni. La morte di Pantani appare essere stata un effetto collaterale di questo marketing di Stato a favore di interessi privati illeciti; di questo plasmare, mediante il potere legale dello Stato, una “realtà” fittizia a favore del big business. Con conseguenze che non sono meno gravi per il popolo, non sono meno criminali, dei killer misteriosi immaginati nel residence dalla madre di Pantani. (V. nel mio sito: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico).

@ A mia volta sono sorpreso dall’estrema facilità con la quale si scrive senza leggere o senza saper leggere. Dove ho scritto che Pantani era una minaccia, come Mattei, per i poteri forti? Consapevole che attribuzioni di responsabilità vanno supportate, ho segnalato nel commento un mio articolo. Le costava così tanta fatica leggerlo? Contiene informazioni di tipo fattuale, che restano fuori dal rimestare lo stesso pastone al quale lei partecipa. Es. che ad un’analisi scientifica l’EPO è risultato non efficace come dopante. E’ un particolare trascurabile? E che l’EPO ha in campo medico una storia, descritta da altri, di “complotti” – la parola con la quale vi riempite la bocca – a fini di profitto; “complotti” che hanno compreso corruzione, falsi attestati di efficacia, marketing spregiudicato, e pazienti uccisi per avidità, con sovraprescrizioni. Nell’articolo, del 2013, è anche anticipato quanto la Procura dice solo ora: che la morte non è dovuta alla sola cocaina, e che lo psicofarmaco considerato vi ha avuto un ruolo importante. Io questo lo scrissi ai PM nel 2004, venendo ignorato. Forse tra qualche altro decennio la magistratura vorrà considerare pure gli altri elementi; che continua a omettere, a sentire le dichiarazioni del PM sui media. Per ora resto un “complottista”, secondo i tanti che fanno consapevolmente disinformazione; e per i “nowhere man”, quelli che mentre non sono ben orientati nello spazio chiamano “complottista” chi presenta una possibile mappa.

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14 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo “Marco Pantani, detenuto intercettato: “La camorra gli fece perdere il Giro d’Italia ’99” “

I magistrati, che con il Pantani vivo furono degli inquisitori implacabili e rigidi, sembrano diventati dei creduloni di bocca buona.

A una conferenza (10 dic 2010) ho sentito Salvatore Borsellino spiegare come “La gente ancora crede che Borsellino sarebbe stato ucciso dalla mafia”. La mafia è una gran comodità per il potere; soprattutto per le espressioni del potere più insospettabili. Ci sono elementi per considerare che la camorra sia una “patsy”, che distoglie e rassicura il pubblico sulle colpe istituzionali: vedi “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.” In questi casi i magistrati divengono creduloni; come è avvenuto nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio.

@ Blackimp. Qui abbiamo addirittura una mafia astratta, non provata per ammissione del magistrato. Ma guai a dubitarne, altrimenti si minimizza la mafia; e quindi si è suoi complici. Invece, è proprio con l’attribuire tutto alla mafia che si minimizza “lo sterco”. Le mafie sono solo una parte dello sterco; e fanno da parafulmine al resto. Grazie anche ai coraggiosi come te che “o la mafia o i templari e i marziani”.

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8 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, il pusher in commissione Antimafia: “Non si è suicidato, è stato ucciso. Doveva darmi 20mila euro ma sono spariti” “

L’altro ieri sull’omicidio di Piersanti Mattarella si è dato spazio al parere di Giusva Fioravanti; che in un paese libero sarebbe al “fine pena mai” effettivo. Oggi su Pantani si fa concionare uno spacciatore dagli scranni dell’antimafia, alla destra del presidente. Tutto può essere, ma colpisce come l’ipotesi omicidio di mafia, con la sua sproporzione tra evidenze scarse e larga diffusione mediatica, sia privilegiata rispetto ad altre meno facili, ma più fondate approfondendo; come la morte in conseguenza di altri delitti o l’induzione al suicidio (v. ‘Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico’). Il Fatto ha ricordato che Sciascia chiamò “confortevoli” le ipotesi che riconducevano l’omicidio di Mattarella esclusivamente alla mafia. Attribuire il male invincibile ai tagliagole di paese rassicura il popolo rispetto all’idea di essere sotto una spietata tirannide economica. La mafia è la sentina nella quale occultare l’indicibile; e una funzione dell’antimafia istituzionale appare essere quella di coprire i crimini della mafia alta coi crimini della mafia bassa. Soprattutto un’antimafia diretta da Morra, in ottimi rapporti con affiliati all’Ordine del Santo Sepolcro, organizzazione paramassonica vaticana, che ha avuto esponenti come B. Contrada, Gelli, Marcinkus, e nel suo piccolo il prefetto Paola “Scarpetta” Galeone (quella alla quale si imputa in pratica di avere ripulito quanto restava nel piatto con una scarpetta da 700 euro).

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Brescia, 29 novembre 2021
Dr. ssa Elisabetta Melotti
Procuratore della Repubblica
Rimini

prot.procura.rimini@giustiziacert.it

La censura del gatto e la volpe su Antimafia e caso Pantani al tempo del Covid

Allego un mio commento e lo scambio con un troll, ai cui insulti pro Big Pharma è stata lasciata l’ultima parola, sulla notizia di una nuova apertura delle indagini su una pista mafiosa per la morte di Pantani. Desidero lasciare memoria di una censura a miei commenti sul caso Pantani. Non per la forma vile e boriosa, nulla di particolare per me, immerso nel bagno di illegalità ipomafiosa (vedi “L’ipomafia”; questo e gli articoli citati sono nel mio sito menici60d15) generato e alimentato da magistratura e forze di polizia. Ma per ciò di cui è indice, soprattutto oggi, al tempo della “epidemia ircocervo”, con caratteristiche mai viste nella storia, che giustificano una curva di gravità delle “misure”, cioè l’abrogazione di diritti umani e costituzionali, che continua a crescere indisturbata dopo venti mesi.

-Rispetto a quanto scrissi in “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico” la versione ufficiale ha poi corretto il tiro, includendo gli psicofarmaci, che avevo indicato essere stati grossolanamente omessi, tra le cause di morte. Resta costante, e riceve un “booster” al tempo del covid l’allontanare la ricostruzione dagli interessi del business farmaceutico. Questo nuovo capitolo su Pantani aggiorna le manipolazioni e le frodi biomediche del passato a quelle odierne, dove l’industria farmaceutica è assurta a dio dell’Olimpo. Non sorprende che a farlo sia l’Antimafia.

-Come dico da anni (La metamafia; Un certificato di decenza per le attività antimafia; L’ipomafia; L’eccezionalismo su fascismo, mafia e covid, in preparazione), l’antimafia appare essere il complementare della mafia nell’ambito di un meccanismo di potere. Nella mia esperienza quando i poteri che dominano l’Italia vogliono ottenere un certo risultato, come tagliare la testa di qualcuno che intralcia crimini come quelli in oggetto, possono affidare il compito sia agli assassini della mafia, sia ai ruffiani e imboscati senza onore e senza dignità che dicono di combattere la mafia. (Digitare anche “Morra” e “Cavalieri del Santo sepolcro” nella casella di ricerca del mio sito menici60d15). Sull’assassinio morale di chi si oppone e denuncia non solo si omette di indagare; si lascia mano libera ai killer, e si partecipa, mentre si inscenano storie fumetto sulla mafia onnipotente. La selezione inversa, l’epurazione degli onesti e capaci ad opera dell’ipomafia istituzionale è una componente del risultato che si erge tetro e pauroso davanti a noi in questi mesi col covid.

-Questa funzione servente delle istituzioni ha avuto e ha rilevanza anche per la distruzione di Pantani e i successivi depistaggi. Ci sono analogie col caso Kercher, che in questi giorni si perfeziona con la liberazione precoce di uno dei responsabili del ributtante assassinio; quello che ha fatto da pecora. Il magistrato Mignini disse che il suo lavoro di PM si svolse sotto i riflettori degli States. Certi potenti tagli di luce e di ombre possono fare apparire colori che non ci sono, sostituendosi a quelli autentici che non devono apparire. I mafiosi, che a volte neppure ricordano tutti i loro crimini per quanti ne hanno commessi – e che hanno legami col mondo ambiguo dei servizi – possono fare da pecora. Oggi, coi riflettori dei poteri forti puntati sul covid, si sta agevolando il lavoro della Procura di Bergamo con la pecora della farsa Zambon-OMS del mancato piano pandemico per la strage del 2020 in Lombardia (Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale). So per esperienza come sotto certi gelidi raggi appare in trasparenza la colonna vertebrale, con la sua debole consistenza, di quelli che esibiscono la foto di Falcone o Borsellino o il ritratto di Salvo D’Acquisto che offre il petto. Per non parlare di quelli che dicono di concepire la medicina come un sacerdozio. Col covid la loro debolezza di rachide sta avendo effetti deleteri sull’intera nazione.

-I magistrati, per nulla estranei alle responsabilità su Pantani insieme a quelli che le sofisticazioni sulla sanità dovrebbero combatterle, hanno il supporto di amici curiae come questo squallido troll, che imbevono di veleni la ricostruzione di una morte che fu dovuta ad azioni imbevute di veleno. E’ singolare che scrive subisca – grazie a una magistratura fantoccio – un trattamento di assassinio morale che include pesanti forme di guerra psicologica, volto a fiaccarlo e delegittimarlo, di provenienza istituzionale; quando chi aveva presentato tesi compatibili su Patani, Stefano Anelli, è scomparso in circostanze eccezionali che hanno preso la forma del massimo discredito.

-La tecnica di routine vile e miserabile di intervenire per insultare pubblicamente chi riporta notizie di reato a comento di indagini e poi ottenere la censura della risposta (La censura del gatto e la volpe, in Commenti censurati da Il Fatto; Entomologia forense: l’infestazione da troll delle notizie di reato) è indice del mutato ruolo del giornalismo, che, già asservito al business medico, ne sta diventando strumento senza anima (v. O’ Neill. Big Media is turning into Big Brother. Spiked, 9 nov 2021; From news and entertainment to Government propaganda; HART, 23 nov 2021).

Distinti saluti

Francesco Pansera

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22 novembre 2021
Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, riaperta di nuovo l’inchiesta sulla morte dopo le audizioni in Antimafia: i pm di Rimini indagano per omicidio”

La mafia è una montagna di m. che, vistosa com’è, viene usata – oltre che come manovalanza per gli affari più sporchi – per nascondere dietro di essa le inconfessabili infamie prodotte dall’asservimento di chi occupa le istituzioni a poteri sovranazionali. Il ripescaggio dei sospetti di omicidio mafioso, che allontanerà ulteriormente dalle responsabilità superiori *, ha una sua attualità, come alibi e diversivo, e forse anche come depistaggio, riguardando il caso Pantani l’asservimento ai poteri del business farmaceutico. E’ attuale visto come i politici stanno abusano del potere dello Stato a beneficio di detti poteri. E visto che i magistrati ricordano nella difesa della Costituzione, massacrata a beneficio di detti poteri, le capitolazioni senza combattere del passato. Dalla Marcia su Roma all’8 settembre, alla caduta della Repubblica di Venezia descritta da Nievo. Alla difesa di Roma dai francesi della nobiltà papalina ne Il marchese del Grillo, dove “Io so io” si tinge la faccia di sangue per far credere di avere fatto qualcosa, per poi accogliere gli invasori.

*Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

Max Costantini:
Dopo tutto sto pistolotto filo complottista, in buona sostanza contro Big Pharma, permettimi una domanda: quando ti ammali come ti curi?
1) con erbe e preparati galenici venduti al mercato nero?
2) hai uno sciamano di fiducia?
3) vai in farmacia con la ricetta medica e compri medicinali prodotti guarda un pò da Big Pharma?

@ Max Costantini: Come dico nell’articolo che cito, l’episodio della morte di Pantani è inseribile nel quadro della massiccia propaganda culturale pro farmaci, che attribuendo al farmaco poteri magici e assegnandogli un ruolo dominante nel trattamento medico porta a sproloqui come i tuoi. Propaganda culturale che ha spianato la via all’attuale operazione covid. Le responsabilità per la morte di Pantani vanno cercate anche in un apparato statale docile nel servire tale propaganda – magistrati e polizie non ultimi – e nel creare quindi dei riprogrammati mentali come te. Responsabilità che si possono tenere nascoste anche grazie al paravento della mafia di cosca – che ci si guarda dall’eliminare, con un’antimafia che somiglia al vaccino per il covid, sacro mentre non estingue il problema e permette l’emergenza infinita.

Max Costantini:
L’unico che ha fatto uno sproloquio, al solito contro l’industria del farmaco sei stato. Dopo averlo letto, ammetto con un pizzico di ironia ti ho posto una domanda. Mi rispondi al limite dell’insulto, senza poi entrare nel merito delle domande che ti ho fatto, che restano ironiche e continui a sproloquiare contro Big pharma con una strizzatina d’occhio ai no vax, che probabilmente ti annoverano tra le proprie fila. Mi resta il dubbio quando stai male come ti curi?

@ Max Costantini: Per eventuali lettori, non per te, dico le condizioni iniziali. Davanti alla malattia – quelle vere, e quelle tarocche, in genere da sovradiagnosi, che nella medicina commerciale sono una buona fetta – si è come davanti a un territorio pericolosissimo da dover attraversare. Una giungla con belve, insetti mortali, trappole, precipizi, etc. Occorre una guida. Ma le guide ufficiali sono corrotte, e pensano a spennarti, anche a costo della tua pelle. Fare da sé, o scegliere a proprio giudizio una guida alternativa (“libertà di cura”) non è meno rischioso. L’unica soluzione sicura è che nella giungla della malattia non viga la legge della giungla, ma che lo Stato garantisca guide affidabili. Es. esperti hanno proposto che le terapie non siano quelle liberamente offerte dall’industria, dietro alla maschera oscena che usurpa il nome di “scienza” (con la quale sempre più il business definisce la malattia in funzione di pillole e fiale da propinare), ma vengano commissionate dallo Stato. E da questo verificate. Utopia, con una classe dirigente venduta. Bisogna barcamenarsi. Riconoscendo come banditeschi criteri come il tuo “O mangi la minestra o salti la finestra”, che echeggia la lista di opzioni in un manuale di marketing degli ospedali cattolici USA (1 Only known option. 2 Top-of-mind option. 3 Acceptable option. 4 Best Option. 5 Only acceptable option)*. Ciò che ripeti è nel campo della biocriminologia, più che della medicina.

*MacStravic. Marketing religious health care.

Max Costantini:
Ti faccio i complimenti per la dotta citazione. Ma resta il punto, dopo lo sproloquio e la citazione, quindi farina non del tuo sacco, come e dove ti curi? Bellissime queste menate, ma la domanda è semplice. La mia era partita in modo ironico, ma visto che ti incaponisci infilando addirittura citazioni da un testo del secolo scorso, la risposta, più semplice del testo che citi, e che con buona probabilità non hai letto, è questione di principio.

@ Max Costantini, Censurato da Il Fatto:
Sì, in effetti il testo sul marketing degli ospedali cattolici, del 1987, la cui lettura fu abbastanza sconvolgente, con Bergoglio è divenuto superato. Ora è peggio. Vedi “Quando è Pietro che si associa a Simon mago” sul mio sito. (Non che l’altro compare, quello “laico”, sia migliore). Inutile citarti il classico lavoro di Domenighetti, che mostra che i medici si fanno sottoporre a interventi chirurgici meno della popolazione generale. Regolandomi su quello che so sulla medicina e sui medici sono arrivato alla soglia della terza età in buona salute, e senza dare soldi a purgantieri e private equities. Preferirei avere di chi fidarmi; i troll molesti come te ricordano che genere di guida riceverei.

Più che ironia, il tuo disprezzo è autorassicurazione. Comprensibile, visto che le idee storte che covi oltre a danneggiare la società sono punizione a sé stesse. Ne ho visti diversi di agenti e difensori della medicina fraudolenta che sono rimasti vittima della medicina carnivora che per interesse o stupidità propagandavano. Del resto, siamo al tempo nel quale, secondo ciò di cui tu sei una goccia – e grazie ai nostri formidabili giuristi – la condizione di default del cittadino è divenuta quella del paziente, che deve accettare “responsabile“ e grato misure e trattamenti medici (v. “L’esproprio della salute da parte della medicina dei banchieri”. Nel mio sito). Pensa a curarti e lasciami stare.

Max Costantini, aggiunto il 25 novembre, due giorni dopo la censura:
Quindi alla fine, visto che al di là di sproloqui contro big pharma, citando addirittura testi americani del secolo scorso, che sicuramente non hai letto, non sei stato capace di fare le due cose più semplici: cogliere e mantenere il tono ironico del mio primo commento, e da ultimo ancora più semplice rispondere e basta. Continua così duro e puro.

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17 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Marco Pantani, la commissione: “Mafia? La pista resta aperta. Sulla squalifica verità non soddisfacenti, ora Procura faccia chiarezza” “

“accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini sinché si riducessero a levigatissimi scheletri anonimi. (Il Gattopardo).

“a giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.” (I Promessi Sposi).

Nell’Italia odierna la mafia ha come il pozzo de Il Gattopardo molteplici funzioni. Anche questa, di occultare le reali responsabilità di crimini commessi su commissione tramite lo Stato, attribuendoli ad essa. Funzione di “pecora”, nel gergo criminale, che i criminali della mafia accettano, come indica il loro utilizzo come manovalanza in omicidi eccellenti. Morra, l’antimafia amico dei Cavalieri del Santo Sepolcro*, la congrega implicata in sanguinose trame piduiste e mafiose ai tempi nei quali ne faceva parte Bruno Contrada, rappresenta bene un’antimafia adatta a queste operazioni.

Vedi: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

* Il Manifesto 25 feb 2016. “Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche”.

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14 feb 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fulghesu “Marco Pantani e il viaggio dell’Eroe: a 20 anni dalla morte il ricordo dei successi e del coraggio in ogni ripartenza”

Non fu omicidio diretto, per ciò che è noto, ma per gli elementi disponibili – e tenuti coperti – fu una grande vigliaccata collettiva*. Il servilismo cieco e pronto, quello delle istituzioni e dei media per primi, ebbe come esito il dare in pasto un campione a interessi che vanno a nostro danno. Celebrarlo da morto addirittura come “eroe” permette di autoassolversi e di tacere che nell’Italia protettorato, perfino in campo sportivo, l’aria che si respira non è salubre per figure eminenti, che emergano dalla mediocrità, la rendano apparente stagliandosi su di essa, e trascinino gli altri ad emanciparsene.

* Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Stokasto. Ti sei dimenticato il Midazolam. Di prenderlo…tre volte al giorno.

@ Stokasto: Stokasto, grazie a te che mostri il livello umano che ha risucchiato Pantani. In UK hanno almeno un parlamentare non allineato, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sull’uso omicida del midazolam nell’operazione covid*. Da noi passa per coraggioso antisistema Cappato, un altro promotore del marketing farmaceutico; e promotore dell’uso omicidiario del midazolam e c.; i cui seguaci usano rodomontate di questo livello. Magistrati e Cappato boys recitano lo stesso copione di marketing sulla morte facile**; date le responsabilità dei magistrati nella fine di Pantani*** non mi stupisce questa convergenza tra troll pro-pharma e ricostruzione giudiziaria vuota.

* Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. 2 mar 2023.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
*** Per cosa è morto Pantani, cit.

 

 

Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito

10 December 2012

Appello al Popolo

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Il merito, qualunque genere di merito, non esiste altro che per convenzione. (…) Che merito ha la mosca di avere sei zampe là dove il ragno ne ha otto? Maffeo Pantaleoni, Erotemi, 1925.

Il metro di valutazione [nel settore primario e secondario], per l’operaio e per il contadino, è facile, quantitativo: se la fabbrica sforna tanti pezzi l’ora, se il podere rende. (…) Nei nostri mestieri [terziari] è diverso, non ci sono metri di valutazione quantitativa. (…) Come si può valutare un prete, un pubblicitario, un PRM? (….) No, non abbiamo altro metro se non la capacità di ciascuno di restare a galla, e di salire più su, insomma di diventare vescovo. In altre parole, a chi scelga una professione terziaria o quartaria occorrono doti di tipo politico. La politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere. L. Bianciardi, La Vita Agra.

La trasformazione dell’Italia in un Paese “ordinato secondo i criteri del merito e della gerarchia” “per l’esclusivo bene del popolo”. Licio Gelli

Ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani, come scopo della vita, il successo (…) Infatti un uomo che ha avuto successo è colui che molto riceve dai sui simili, incomparabilmente di più di quanto gli sarebbe dovuto per servigi da lui resi a costoro. Il valore di un uomo, tuttavia, si dovrebbe giudicare da ciò che egli dà e non da ciò che egli riceve. A. Einstein

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Secondo il governo, i problemi del lavoro sono le pretese dei giovani, che si devono mettere in testa che la stabilità del lavoro è finita, che essere disoccupati è normale, che accettare qualsiasi condizione è doveroso. Per ribadire ciò, ai giovanotti è stato fatto osservare che sono sfigati (Martone), fermi al posto fisso (Cancellieri), choosy (Fornero), e ora viziatelli troppo abituati a cercare vie dorate sempre secondo il Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità Elsa Fornero, che ha preso a cuore questa campagna di moralizzazione. E’ come ne “Il marchese del Grillo”, ma non solo per la battuta famosa; anche per la scena dove il marchese, nel suo palazzo, stanco di lanciare frutta agli accattoni postulanti al cancello, comincia a tirargli pigne: non è che quegli italiani che hanno accettato il sistema clientelare non si meritino di essere presi a pesci in faccia dai politici, ora che i nodi stanno venendo al pettine.

E non è che non ci sia una non trascurabile parte di verità nelle accuse; ma la parte più veritiera sta proprio sullo stesso pulpito dal quale proviene la predica. Per il sottosegretario Martone gli studenti che a 28 anni non si sono ancora laureati sono sfigati; nessuna precisazione sulle diverse tipologie di fuoricorso. L’università di massa amplifica il fenomeno sociale indicato da Medawar – e prima di lui da Salvemini – nel quale alcuni vengono istruiti al di sopra della loro intelligenza; ma un sottosegretario di Stato che si esprime con tale rozza albagia mostra di essere anche lui un “pompato”, in questo non diverso da chi presume troppo di sé percorrendo un corso di studi per i quali non è adatto. Martone è divenuto ordinario a 29 anni, ma per il rotto della cuffia, con un concorso più simile all’esame di uno sfigato raccomandato al quale i professori non mancano di fare notare che il 18 gli viene regalato, che all’abbraccio a un “giovane maestro” (Martone e il concorso (non-sfigato), Il Fatto, 25 gen 2012). E’ figlio di un alto magistrato che tra gli incarichi accumulati ha avuto quello di presidente dell’ANM, l’associazione di categoria dei magistrati, una casta tra le più forti, che vive ai piedi del trono. Il padre evidentemente ha insegnato al figlio il suum cuique tribuere: i modi ossequiosi sono per i potenti, quelli cortesi per gli altri gentiluomini di corte, mentre la plebe va trattata per quella che è.

Abbiamo poi il figlio del Ministro dell’Interno Cancellieri, Peluso, che ha ricevuto 3.6 milioni di euro per abbandonare una nave che sta affondando, della quale era ufficiale, cioè direttore finanziario, la Fondiaria assicurazioni. Una buonuscita di 3 annualità dopo 14 mesi di lavoro. Soffermarsi sulla notizia di questo trattamento potrebbe aiutarci a progredire nella comprensione dell’oscuro fenomeno dei prezzi esosi e sempre crescenti delle polizze per rc auto. Il figlio non è rimasto tuttavia disoccupato; Telecom, della quale conosciamo da utenti il culto dell’efficienza, si è subito accaparrata un manager che ha dimostrato di sapere generare denaro praticamente dal nulla. Solo i maligni direbbero che si tratta di un caso di “mamager”, con la “m” in mezzo. E sarebbe antipolitica fare illazioni su come questi cadeaux da parte di privati possano spingere la mamma a sdebitarsi, coi soldi nostri, quando siede al Viminale, o coi colleghi a Palazzo Chigi. Resta però la sensazione di essere presi tra due fuochi, tra “pubblico” della madre e il privato del figlio; tra le imposte e tasse con le quali il governo della mamma ci toglie denaro per darlo agli speculatori finanziari e i taglieggiamenti di aziende come quella del figlio.

La figlia della Fornero, giovane professoressa universitaria con 102 pubblicazioni. Sono tante; forse troppe. Un ricercatore anziano, quando da studente ero interno in un laboratorio, diceva che a lavorare bene di ricerche scientifiche di laboratorio non si riuscirebbe a pubblicarne più di una all’anno. Erwin Chargaff, nel lamentarsi dell’eccesso di pubblicazioni scientifiche (che è spinto anche dalle case editrici) osservò che il ricercatore in carriera pubblica molto ma metà di ciò che pubblica è robaccia; solo che non si capisce quale metà. Alcune università USA chiedono ai candidati ai posti di professore di presentare soltanto le loro principali 5 o 10 pubblicazioni.

La figlia invece ha invece scelto la via italiana delle pubblicazioni a palate; e, di riflesso, il costume italiano di affollare le pubblicazioni di autori. Una volta un avvocato, abituato a vedere il figlio che pubblicava come autore unico, osservò che le pubblicazioni presentate dagli altri candidati a un concorso pubblico per assistente ospedaliero più che titoli di merito scientifico erano attestati di iscrizione a cooperative: per fare una cooperativa occorrevano allora almeno 9 persone, e le pubblicazioni che si presentano ai concorsi spesso hanno elenchi degli autori chilometrici. Forse il numero sufficiente a fondare una cooperativa stabilito nel Codice Civile fino al 2001 potrebbe essere preso come livello di guardia, almeno in campo universitario, nella valutazione dei titoli esibiti da chi vuole dimostrare la propria eminenza intellettuale. A meno di non cominciare ad assegnare cattedre a cooperative di ricercatori invece che a singoli.

Le pubblicazioni in cooperativa possono essere segno di vari vizi che dovrebbero essere incompatibili con la posizione di professore universitario; tra i quali il conformismo. Le due professioni inamovibili, magistrato e professore universitario, non dovrebbero essere occupate da conformisti. Calamandrei ha scritto che il conformismo è la peggiore sciagura per i magistrati. I magistrati, in particolare quelli di Magistratura Democratica, hanno illustrato con esaustiva precisione come la meritocrazia applicata alle promozioni dei magistrati possa divenire strumento di controllo politico; sull’abuso delle valutazioni da parte dei poteri forti a fini di discriminazione in altre professioni hanno un atteggiamento molto più aperto, e perfino collaborativo.

Per i professori, valgono le parole che Brecht ha messo in bocca a Galilei: “Non credo che la pratica della scienza possa essere disgiunta dal coraggio. (…). Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, e ogni nuova macchina non sarà fonte che di triboli per l’uomo. (…) [Con scienziati conformisti] il massimo in cui si può sperare è una progenie di gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per qualsiasi scopo”. In tutti i campi, la differenza tra il conformismo e la ruffianeria verso il potere può facilmente annullarsi. Questo brano da La Vita di Galilei andrebbe citato quando gli scienziati piagnucolano di subire le persecuzioni di Galilei essendosi comportati nel modo per il quale i membri della Commissione Grandi Rischi sono stati condannati in primo grado.

Le 102 pubblicazioni su Pubmed della scienziata che ha avuto la fortuna di essere figlia della severa ma giusta castigatrice dei costumi hanno in media 10.4 autori (deviazione standard 5.9); sembra che in questo la brillante rampolla dell’elite sia stata democratica, e anzi collettivista, avendo seguito la via della mutualità. Es. l’articolo più recente, novembre 2012, riporta gli autori: D’Arena, Gemei, Luciano, D’Auria, Deaglio, Statuto, Bianchino, Grieco, Mansueto, Guariglia, Pietrantuono, Martorelli, Villani, Del Vecchio e Musto. La spiegazione consueta è che l’elevato numero di articoli e l’elevato numero di autori sono un riflesso della complessità e quindi dell’alto valore della ricerca, oggi che la ricerca non è più la scienza ottocentesca dei pochi scienziati solitari etc. Ma il cittadino potrebbe allora chiedere su quale criterio è stata, così speditamente, assegnata una tenured professorship, finanziata con denaro pubblico, a una delle tante formichine della ricerca moderna. L’interpellata ha risposto agli attacchi che per lei parla il curriculum; il quale è un elenco di riconoscimenti, ma è opaco rispetto il merito; sarebbe meglio indicasse quali vittorie scientifiche le hanno fatto compiere una rapida carriera da tenente a generale come nell’esercito napoleonico, dove c’era il bastone di maresciallo nello zaino di ogni soldato.

Da quello che ho trovato, la ricercatrice è stata coautrice di pubblicazioni “dalle quali si evince un notevole apporto personale”; non dice di più il giudizio di idoneità per il posto di professore associato, che ha conseguito presso la Facoltà di psicologia dell’Università di Chieti-Pescara. All’Università di Torino, l’università del cui corpo docente fanno parte i genitori, è arrivata essendovi chiamata; dalla facoltà di medicina. Il presidente della commissione che ha stilato il giudizio in Abruzzo, Piazza, genetista di alto livello, è lo stesso professore di Torino nel cui dipartimento la studiosa è rimbalzata, come una palla che va in buca dopo un preciso tiro di sponda.

Che cosa ha scoperto, cosa ha fatto personalmente, di così notevole da convincere addirittura l’università italiana, che negò una cattedra anche a Rubbia, a ritenere che occorresse farla professore al più presto? E’ curioso come beneficiati e difensori della meritocrazia siano restii a entrare nel merito circa i meriti riconosciuti. Usano invece esibire quelli che sono considerati gli indicatori del merito, come il CV e la lista delle pubblicazioni. E’ la medesima filosofia concettuale dei markers clinici, indicatori predittivi, diagnostici, prognostici e terapeutici; che è un’altra disgrazia sotto mentite spoglie che sta per abbattersi sull’ignara popolazione, sui malati e sui sani. Sta per prendere il posto, o per affiancarsi, a quella degli screening di massa; probabilmente una disgrazia ancora peggiore. Non si considera più la realtà, ma ciò che si stabilisce siano i segni della realtà. La medicina, come le regole del merito, si semiotizza. Non è difficile comprendere quali occasioni di frode offra il passaggio dalle cose ai segni delle cose; anche senza citare U. Eco, che dice che la semiotica, la scienza dei segni, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire.

Le pubblicazioni della ricercatrice mostrano che ha partecipato a lavori di equipe sulla caratterizzazione di alcuni recettori di membrana, tra i tanti presenti sulla superficie dei leucociti; molecole come le tante altre alle quali la ricerca si sta sforzando di appiccicare il più possibile, senza lasciarsi impressionare dalla realtà, valore clinico, e quindi valore economico, facendole considerare dei markers clinici o dei recettori per farmaci immunologici. La ricerca alla quale la figlia si è aggregata è rigorosamente mainstream, è sull’asse centrale del fiume, dove la corrente è più veloce. Ed è una minuscola tessera della rivoluzione semiotica in corso nella biomedicina, una fase di evoluzione di una medicina fraudolenta e sfruttatrice; ma non sono sicuro che questo la professoressa Silvia Deaglio lo sappia; e non credo che se lo sapesse sarebbe così choosy da evitare nel suo lavoro di collaborare al disegno generale, o di contrastarlo.

La Deaglio ha raggiunto la posizione di professore universitario occupandosi di ricerche tali da non permetterle, neppure una sola volta su 102 pubblicazioni, di pubblicare da sola, di fare sentire la sua voce da solista invece di cantare nel coro. Penso si possa escludere che la figlia della Fornero sia capace di produrre a getto continuo idee che mobilitano all’istante dozzine e dozzine di ricercatori, come si potrebbe ingenuamente evincere dall’elenco dei suoi articoli, e dalla posizione accademica ottenuta; un portento che al confronto un’altra coppia di accademiche madre-figlia, Maria e Irene Curie, sembrerebbero due mezze calzette. Anzi, dato che entrambi i genitori della genetista sono anch’essi professori universitari il confronto andrebbe fatto con il trio Curie, includendo il marito e padre Pierre Curie; tutti e tre premi Nobel di indiscutibile valore. Anche il marito di Irene ottenne un meritato Nobel; a riprova che, ovviamente, sono possibili cluster familiari legittimi; ma da non confondere con le cliques familistiche. Si è fatto osservare, a difesa della giovane, che i genitori sono cattedratici in campi diversi, insegnando a economia. Ma la differenza è minore di quanto si possa pensare; la biomedicina è ormai una branca dell’economia; e non dell’economia pulita.

Oggi i risultati delle sperimentazioni biomediche sono regolarmente seguiti sul Wall Street Journal, avendo ripercussioni sui titoli in Borsa. In USA i ricercatori da tempo vengono indagati per insider trading; di recente la Security and Exchanges Commission, la Consob statunitense, ha comunicato che l’FBI ha arrestato per insider trading un neurologo che sperimentava un farmaco per l’Alzheimer. Del resto la studiosa si occupa di un recettore sul quale si sta sviluppando un farmaco che probabilmente, se approvato, come altri farmaci oncologici della sua classe sarà inutile al paziente, senza essere innocuo; ma che gli analisti finanziari prevedono già che, efficace o no, genererà fatturati miliardari, avendo già reso decine di milioni di dollari per la vendita della licenza. Le ricerche della figlia inoltre ricevono finanziamenti anche da una banca; ad essere picky, la stessa dove la mamma è stata vicepresidente; ma ciò non dovrebbe distrarre dagli stretti rapporti tra banche e business biomedico.

Sul tema del rapporto tra ricerca biomedica e denaro può dire qualcosa anche Barbara Ensoli, una dei tanti coautori della figlia della Fornero, anche lei con una lista di pubblicazioni sia lunga che larga su riviste prestigiose. La Ensoli, ricercatrice di successo come la figlia della Fornero, e anche di più, ha ottenuto decine di milioni di finanziamenti pubblici per una ricerca sullo sviluppo di un vaccino antiAIDS che si sta rivelando un colossale fallimento; secondo Agnoletto, che auspica l’intervento della magistratura, il prevedibile fallimento di una ricerca fine a sé stessa, cioè fine ai finanziamenti; ma che, come mostrano anche le migliaia di citazioni dei suoi articoli, ha creato un volume di affari, dando lavoro, lavoro scientifico prestigioso, ad un largo giro di persone; inclusi alcuni familiari della Ensoli.

La denuncia di Agnoletto è appoggiata da Robert Gallo, che ha scritto la prefazione al libro di Agnoletto “AIDS, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli). Agnoletto ha riportato sul sito di Grillo che Gallo ha ritenuto fin dall’inizio privo “di un grammo di logica e di dati” il presupposto della sperimentazione cominciata 15 anni prima dalla Ensoli. Coloro che a suo tempo valutarono il merito del progetto non se ne accorsero? E’ interessante che Grillo, che si è fatto la fama di antisistema anche schierandosi contro l’establishment dell’AIDS, diffondendo la denuncia di Agnoletto ora si trovi dalla parte del numero uno di quell’establishment, Gallo; il quale a sua volta fu accusato di misconduct, in pratica di furto, sulla identificazione dell’HIV come agente dell’AIDS, e sul relativo brevetto. Fu assolto dopo un accordo tra Reagan e Chirac. Duesberg, che nega la validità della scoperta della quale Gallo si è appropriato, ha commentato che Gallo, ottenuta visibilità in questo modo, ha attirato nel campo dell’AIDS una scia di ricercatori carrieristi; anche perché dal giorno del proclama di Gallo sull’avere isolato il virus dell’AIDS, il plagio di un falso, i finanziamenti governativi USA divennero abbondanti per chi seguiva quella linea e si chiusero per gli altri. La Ensoli ha lavorato per 12 anni nel laboratorio di Gallo, nella mecca della ricerca biomedica, i National Institutes of Health di Bethesda; lì ha imparato come rubare agli dei il fuoco per darlo all’umanità. Sembra l’intreccio di una soap opera o il retroscena di un congresso della vecchia DC, ma questi sono gli esponenti di punta di un settore di ricerca di punta, la creme de la creme; un esempio del distillato ottenibile con le dure regole meritocratiche vigenti nella “comunità scientifica” internazionale.

* * *

“Meritocrazia” è in realtà la parodia liberista del merito. Nei paesi anglosassoni significa che il potere fa in modo che il posto vada al più adatto, indipendentemente – o quasi – da rapporti o interessi personali. Indipendentemente, va notato, da valutazioni etiche, per come le si intende comunemente. Ma non indipendentemente da valutazioni politiche. Diversi incarichi vanno effettivamente ai migliori nel senso alto della parola; ma, nei campi dove corrono grandi interessi, come la medicina, anche se occorre un posto di professore per una manipolazione ideologica, per una frode concettuale o materiale, per mantenere uno stato di cose iniquo ma generatore di immensi profitti, anche in questo caso si sceglie effettivamente il più adatto a tale scopo; il più intelligente, preparato, creativo, infaticabile, amorale, servile, falso e spregiudicato; anche se è uno sconosciuto senza appoggi appena arrivato dall’altra parte del mondo.

Nella mia esperienza in USA, che ha incluso alcune delle stesse istituzioni dove si è perfezionata la figlia della Fornero (dove sono andato, e da dove sono tornato, in circostanze totalmente diverse), nel corpo docente, che includeva alcuni italiani, pur tra lotte e intrighi accademici erano assenti quei grossolani casi di raccomandazioni filiali così frequenti da noi; tranne che per un caso, “the glaring exception” commentò una collega inglese mentre parlavamo delle differenze tra Europa e USA. Era il direttore di un dipartimento di un’istituzione for profit affiliata; il quale, come è tipico di tanti raccomandati, forse per reazione alle chiacchiere sul suo conto, o perché non avendo conosciuto la fatica non la rispettava, e per ottenere come poteva il rispetto che ai suoi colleghi veniva tributato per le loro capacità, era anche il più “cattivo” e temuto dagli specializzandi.

C’erano invece tra i visitatori dall’estero italiani figli di genitori influenti, a volte figli di baroni universitari; persone di capacità normali, senza infamia e senza lode, non particolarmente portate per la ricerca né appassionate, che facevano il loro stage per formare i titoli previsti per il rilascio del posto sotto casa che gli era tenuto in caldo in Italia. E che avrebbero docilmente diffuso, a volte dall’alto di qualche cattedra, gli insegnamenti di stampo liberista al loro ritorno in patria; una tecnica di conquista economica descritta da Naomi Klein in “Shock Economy”. Il libro della Klein mostra che è una tecnica che storicamente fa parte di un insieme che ha compreso l’assassinio, nei giorni successivi al golpe in Cile dell’11 settembre 1973, degli altri medici che con Allende avevano attuato la sovranità sanitaria nel loro Paese, puntando su una medicina sociale e abbattendo l’importazione e il consumo di farmaci; e quindi i profitti delle multinazionali farmaceutiche. Il New England Journal of Medicine, la cui direzione era a pochi passi dai centri di Harvard per i quali sia la figlia della Fornero sia io siamo passati, pubblicò un editoriale che in pratica dice che quei medici se l’erano cercata (Jonsen et al., 1974; a commento di un articolo sulla stessa rivista che aveva illustrato i meriti del sistema sanitario socialista smantellato da Pinochet). Editoriale intitolato “Doctors in politics: a lesson from Chile”.

La meritocrazia liberista, dove il merito è stabilito dall’alto, può comportare anche l’eliminazione attiva, in modi diversi, di soggetti non graditi, “immeritevoli” rispetto alla hidden agenda. Discriminandoli e delegittimandoli; fino all’assassinio morale, facendoli figurare come elementi indegni, professionalmente e moralmente. Nei casi più molesti e pervicaci, magari come soggetti mentalmente disturbati; magari come potenziali terroristi [1]. Si trascura che in Italia quei poteri che vogliono la meritocrazia hanno ottenuto una selezione della classe dirigente; tramite l’eliminazione fisica di soggetti altamente meritevoli, o eccezionali, che avremmo dovuto tenerci stretti; usando i servizi e i terroristi come longa manus; e tramite le “lezioni” che le uccisioni costituiscono, facendo leva sul nostro individualismo di povera gente. Mentre sono stati aiutati altri soggetti, che è stato calamitoso avere nei posti di comando e che invece abbiamo accettato, spesso festosamente; fino ai governanti di oggi, nominati d’imperio, che, come ci meritiamo, ci sbeffeggiano mentre ci vendono.

Nei vari centri USA che ho conosciuto non ho trovato figli di madri famose o di genitori influenti tra i docenti, ma il comportamento di diversi di loro portava al contrario a pensare che fossero, metaforicamente, figli di madre ignota; tecnicamente bravi e quindi pericolosi. Nelle università e nei centri di ricerca statunitensi dove ci si occupa di ricerche finalizzate al profitto – il modello verso il quale l’università italiana sta strisciando – è comune la figura dello scienziato selezionato in base al merito strumentale, che è sia bravo, sia un ragguardevole “figlio di …”, il cui accesso alla direzione della ricerca ad elevato valore pubblico dovrebbe essere sconsigliato per ragioni di salute pubblica. Può darsi che al successo che il finanziere Sindona riscosse in USA, dove tenne anche conferenze in importanti università, abbiano contribuito le sue capacità di problem-solving matematico, che si dice fossero non comuni.

Il merito strumentale, la selezione del personale che non è ad personam, ma persegue un forma di efficienza per soddisfare un diverso calcolo egoistico, noi provinciali li scambiamo per equità, favoleggiando degli USA e di altri paesi come dell’Eldorado della Giustizia Lavorativa. E siamo pronti ad applaudire e ad indignarci per i nostos, i ritorni dei “cervelli in fuga” [2]; che a volte dovrebbero invece fare ricordare le conseguenze sull’Italia del rimpatrio di Lucky Luciano e degli altri indesiderati dagli USA negli anni ’50, perché sono utilizzati come strumento di colonizzazione, per l’introduzione di prodotti commerciali o di ideologie funzionali al business.

Da noi siamo agli inizi; l’antico malcostume si fonde col nuovo in ibridi grotteschi. La “meritocrazia” da noi attualmente non è neppure merito strumentale, ma la caricatura del merito. In essa il successo dovrebbe essere funzione del talento e di altre doti; in realtà vale la funzione inversa. Prescrive formalmente la regola che si va avanti se si è bravi; ma funziona in realtà secondo la regola che se si è avanti allora vuol dire che si è bravi. Non sempre naturalmente, ma spesso sono altri i determinanti effettivi del successo. E vale l’opposto: se si è discriminati si è dei perdenti, degli sfigati tanto presuntuosi quanto inetti; il danno e lo stigma.

Sul piano politico, da noi oggi meritocrazia non vuol dire come dice l’etimologia “il governo di chi merita”, ma che chi comanda va considerato il più meritevole. L’ultima posizione che ricordo della sinistra istituzionale contro la meritocrazia è quella di un articolo di Bruno Trentin sull’Unità del 13 lug 2006, “A proposito di merito”, dove si analizza sul piano storico la meritocrazia e la si riconosce come uno strumento del potere, concludendo che il concetto di merito sul lavoro è divenuto sinonimo di obbedienza. Già nell’Unità del 22 gen 2007 si leggeva un articolo dal seguente incipit: “Meritocrazia. E’ racchiusa in una parola la rivoluzione che Fabio Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca, racconta in videochat ai lettori de L’Unità, intervistato dal direttore Antonio Padellaro”. Un altro punto sul quale la “sinistra” si è trovata d’accordo con Berlusconi, che si è espresso anche lui sulla necessità di introdurre la meritocrazia nell’università; e che ha portato esempi pratici alle donne in cerca di fortuna di come se sono brave possono aggiungere il laticlavio al loro guardaroba.

E’ una riedizione della vecchia storia che la posizione sulla scala sociale sarebbe determinata dalle capacità intellettuali. Ora possono cadere le maschere, e si ravvivano forme di classismo che non si erano mai spente. In risposta a Fornero e c. , coloro ai quali viene riconosciuto alto ingegno per il loro alto lignaggio potrebbero essere chiamati marchesini, dalla poesia del Belli:

A dì trenta settembre il marchesino,
D’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
Diè nel castello avito il suo gran saggio,
Di toscan, di francese e di latino.

Ritto all’ombra di un feudal baldacchino,
Con ferma voce e signoril coraggio,
Senza libri provò che paggio e maggio
Scrivonsi con due g come cugino.

Quinci, passando al gallico idïoma,
Fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
E Rome è una città simile a Roma.

E finalmente il marchesino Eufemio,
Latinizzando esercito distrutto,
Disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.

(Il saggio del marchesino Eufemio, 1834)

Le espressioni sprezzanti verso i giovani, ai quali è stata tolta la prospettiva di una vita serena e completa, lanciate da questo governo di servitorelli, di abusivi raccomandati dalla finanza internazionale, non sono che l’accentuazione di uno degli aspetti peggiori del tradizionale sistema della raccomandazione: i raccomandati e chi li sostiene hanno spesso un atteggiamento scostante e altezzoso, simile a quello dei rinnegati, coi quali hanno in comune necessità psicologiche di autogiustificazione, e coi quali a volte hanno anche qualche parentela morale. Un atteggiamento che vuole sottolineare una incolmabile differenza; come se chi sta in alto per privilegio e chi sta in basso per discriminazione appartenessero a due razze diverse, o addirittura a due diverse specie biologiche. Anche in questa concezione c’è a volte del vero; ma in termini diversi da quelli delle fantasie che si rapprendono nelle menti dei suprematisti nostrani.

Ho l’impressione che, così come le buffonate e le prostitute di Berlusconi sono state preparatorie alle misure del governo Monti, che al confronto sembra serio perché non fa avanspettacolo e non dà luogo a notizie da rivista del barbiere, parimenti la diffusione di questi scandaletti, di questi sketch che farebbero ridere se non ci danneggiassero, servirà a introdurre una maggiore quota di merito strumentale, che sembrerà merito vero rispetto al nepotismo.

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La meritocrazia è un modo col quale il potere ordina gerarchicamente la società. Non solo la ordina stabilendo gerarchie, ma la “pettina”: orienta i singoli verso il potere, verso il suo benevolo giudizio; così come “le freccette”, i vettori, di un campo di forze attrattivo puntano tutti, dalle loro diverse posizioni, a un centro di attrazione fisso. In ciò non solo è antidemocratica, ma corrode il popolo stesso, atomizzandolo, trasformandolo da comunità di soggetti che interagiscono in una massa di individui o di frammenti eterodiretti. Per non parlare degli effetti sull’entità che brulica sotto il belletto dell’espressione “comunità scientifica”.

Si possono distinguere due correnti, non separate, della meritocrazia; la “meritocrazia dei figli di” e la “meritocrazia dei marchesini” ne sono i rispettivi esempi paradigmatici. Una, misconosciuta, derivata dall’utilitarismo anglosassone, è quella che premia effettivamente una forma di merito, il merito strumentale. Nel merito strumentale sono i mezzi che giustificherebbero moralmente il fine. Per esso vale quanto osservato da D. Fisichella: “Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. (…) l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” [3]. Una meritocrazia che degenera sino a ricordare la scena, ne I Soliti Ignoti, della lezione tenuta da Totò, con una pacata verve professorale, sulla tecnica di scassinamento delle casseforti.

L’altra, che invece è ben nota, è quella del merito-grazia, un po’ calvinista e un po’ da Roma papalina, che taglia corto stabilendo che se uno ha successo è segno che è un predestinato, o che così vuole Dio che lo sa Lui quello che deve fare. In genere il potere vuole nei posti direttivi una quota sufficiente di un mix delle due varietà: “figli di” o altri portatori di merito strumentale, e marchesini o nobiltà di mestolo. Mentre sopravvalutiamo acriticamente il merito dei primi, i secondi ci appaiono, dal nostro punto di vista, come dei privilegiati; ma non va dimenticato che sono allo stesso tempo dei clientes, per quanto d’alto bordo; sono lì per dire sempre yes.

Si parla così tanto di meritocrazia, e dei complessi metodi che consentirebbero misure quantitative del merito, che ci stiamo scordando cosa è il merito, nella sua essenza classica, non distorta da ideologie politiche. Il merito non è quello degli esempi dei casi di ricercatori contemporanei e altre persone di successo esaminati qui. Non è neppure identificabile con genuine capacità intellettuali né con le abilità umane nelle loro varie declinazioni: già Aristotele nell’Etica Nicomachea osserva che “l’incontinenza”, la mancanza di saggezza, è compatibile con la scienza; e che tale mancanza di saggezza è compatibile anche con l’abilità. La scienza e l’abilità infatti prescindono dal fine buono. Mentre la saggezza è “la capacità di congiungere una premessa universale concernente il fine buono con una premessa particolare concernente i mezzi adeguati ad esso” [4]. Questo è il migliore principio che conosco al quale conformare i criteri per valutare il merito delle attività intellettuali, o tentare una valutazione.

Come i meriti esaltati dalla meritocrazia, questo merito, il merito classico, è anch’esso frutto di un criterio convenzionale. Ma un criterio naturale; basato su elementi etici, principalmente quello dell’utilità per la comunità delle capacità della persona, delle sue qualità e di ciò che con esse produce o di ciò che può produrre se gli viene consentito. Un merito che ci si può fare riconoscere portando la nostra povera merce non davanti alla ratio, a una razionalità che è bounded, limitata dati i nostri limiti cognitivi e limitata deliberatamente del potere. Ma davanti alla phronesis, la saggezza, nella quale la ratio è necessariamente ma solo parzialmente inclusa. Il merito rispetto alla capacità di usare mezzi particolari, e i corretti mezzi particolari, per un’utilità universale, come posto da Aristotele. Un criterio molto diverso da quello top-down, che discende dall’alto, che assegna il merito a capacità e doti che servono utilità particolari, non sempre lecite né sempre coerenti con l’utilità sociale: che è il criterio del merito strumentale, il massimo che l’ideologia della meritocrazia può offrire, quando non dà luogo a farse sguaiate e indecenti; o a pratiche di selezione tramite eliminazione delle quali è specialista Licio Gelli, e in generale la massoneria, che sono altri propugnatori della meritocrazia.

Il merito così inteso è una particolare forma di valutazione etica. Guarda ai vantaggi che le qualità dell’individuo offrono alla comunità. Non ci si dovrebbe vergognare di sostenere che il merito lavorativo va valutato secondo l’etica pubblica. Credo, a proposito del merito accademico, che sia da guardare con sospetto la produzione scientifica di quegli studiosi che la vantano dicendo che è “avalutativa”. Per diversi motivi. Intanto un conto è sforzarsi di essere oggettivi, un altro è riuscirci. Poi, la pretesa, comune a tante ideologie di diverso segno, di essere “scientifici” finge di non sapere che la teoria, inclusa la teoria politica, inevitabilmente permea di sé qualsiasi lavoro scientifico, accademico o intellettuale. Inoltre, la circostanza che un dato risultato sia oggettivo tende ad essere indebitamente usata come motivazione per imporre che il risultato non sia sottoposto a una valutazione delle sue valenze etiche, sociali ed economiche. Infine, oggi l’oggettività scientifica è piuttosto intersoggettività, accettazione da parte di altri soggetti, come ha mostrato Ellul. E’ accettazione tra pari, a cominciare dai professori universitari; gli effetti politici dei loro giudizi sono un’ulteriore ragione per la quale i professori dovrebbero essere selezionati nell’interesse del popolo; mentre spesso vengono nominati dall’alto, dai veri detentori della sovranità, e lavorano per loro.

Vi è anche chi sostiene che il merito non esiste, o che comunque tutti dovrebbero ricevere lo stesso trattamento. Questa posizione, che si sentiva ai tempi del ’68, ha il pregio di mostrare gli eccessi e le aberrazioni nel riconoscimento del merito e del suo compenso nella meritocrazia, e di come si manipoli il merito per eliminare quella pari dignità umana che va riconosciuta a tutti. Ma, considerando contro i fatti che tutti abbiano le stesse capacità, o che la società umana possa funzionare senza alcuna forma di compenso, di facilitazione o di garanzia in cambio del talento, dell’impegno e dell’assunzione di responsabilità utili alla società, è un’esagerazione di segno opposto che porta a sua volta, tramite il livellamento, a forme di discriminazione alla rovescia. Accettato che debba essere riconosciuto il merito, il passo successivo è prendere atto del problema del criterio. I criteri per la valutazione del merito e dei benefici da riconoscergli possono essere visti come algoritmi, dei quali possono essercene innumerevoli. Non procura nulla di buono ai più l’algoritmo della meritocrazia liberista che porta alle stelle alcuni, ai quali magari andrebbero posizioni molto più modeste, o che dovrebbero addirittura essere puniti, mentre all’estremo opposto incarica gli uffici affari riservati del Viminale di neutralizzare altri che avrebbero dei meriti ma secondo un diverso algoritmo, di carattere non gradito al potere.

La diade “particolare/universale” è un elemento chiave, oggi mortificato, per la valutazione del merito accademico e professionale (e che andrebbe recuperato anche in politica). Nel valutare il merito si deve porre attenzione a quali sono i reali destinatari dei vantaggi che produce. Ma la riduzione al particolare opera negativamente non solo sui fini ma anche al livello tecnico, quello dei mezzi. Spesso in medicina, col riduzionismo, si pretende che i risultati scientifici non solo siano immuni da valutazioni etiche sulle loro applicazioni, ma che siano adottati trascurando altri oggettivi aspetti materiali che modificherebbero o capovolgerebbero quel giudizio valoriale positivo che si dà per scontato. Mentre allargando la visuale, su un piano scientifico, divengono evidenti pecche gravi che dovrebbero impedire l’introduzione del ritrovato.

Invece l’oggettività puntiforme è il sigillo sacro che apre tutte le porte. Sono oggettive le statistiche per le quali il carcinoma del collo dell’utero è il secondo tumore più frequente nella popolazione femminile mondiale. E’ un dato che viene ripetuto dagli esperti e diffuso dai media, per propagandare il vaccino contro l’HPV, le cui basi sarebbe lungo criticare; ma il dato altrettanto oggettivo che in Italia, analogamente ad altri Paesi avanzati, questo tumore rappresenta solo lo 0.6% della mortalità per tumore tra le donne viene taciuto nel fare pubblicità al lucroso vaccino; al quale vanno così attenzione e risorse sproporzionate, nonostante che la sua efficacia nel prevenire il cancro non sia scientificamente dimostrata, e che sia prevista in grado non più che parziale dalle stesse fonti che lo hanno prodotto e approvato; e che vi siano ragioni biologiche per ritenere a priori che tale efficacia non possa essere che nulla – come per il vaccino antiHIV della Ensoli secondo Gallo, che però parla solo ora – secondo scienziati critici come Duesberg, che ha denunciato ciò prima che il vaccino antiHPV fosse sviluppato. Considerando questi elementi, i meriti del vaccino, di chi lo sviluppa e di chi lo promuove appaiono sotto una luce diversa.

Nella meritocrazia della biomedicina si riconosce come merito anche un merito che non solo è limitato al piano tecnico, ma che ha per oggetto informazioni tecniche che quando non sono false sono monche e distorte, ottenute usando lo stesso piano tecnico come un letto di Procuste. Si finisce così per riverire come meritori autentici illeciti o crimini; la cui copertura intellettuale è secondaria. Della definizione aristotelica andrebbe evidenziata la condizione che essa pone dell’adeguatezza tecnica dei mezzi, non meno di quella dell’universalità dei fini etici. Ci sono anche un’etica dei mezzi intellettuali, un’etica delle metodologie, un’etica della conoscenza, che sono state estromesse dalla giuria del merito.

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In USA c’è una comune espressione rivelatrice della cultura del lavoro nel liberismo: to become a success, diventare un successo. (C’è anche l’espressione rat race, per definire la corsa al successo lavorativo, e l’alienazione che provoca). Fanno credere alla gente che il successo sia tutto, per poi lasciarla ormai con un pugno di mosche. Il lavoro serve a sopravvivere; e il problema dei più, nonché sceglierlo, è di trovarne uno o conservarlo. Volendosi impegnare nell’ottenere una posizione di qualità, volendo investire nella carriera, o volendo resistere all’oppressione tramite il ricatto occupazionale, si potrebbe considerare l’opzione di essere choosy, anzi rigidi, guardando al merito del lavoro oltre che ai propri meriti. Rigidi verso sé stessi, non eccedendo i propri limiti, cioè cercando solo lavori nei quali si è certi di potere assolvere il dovere di essere competenti, attivi, e responsabili verso gli altri. E rigidi verso il mercato, escludendo lavori o compiti che comportano disvalori rispetto all’etica pubblica o individuale, a cominciare da quelli che li comportano occultamente; e rifiutando forme e prassi lavorative che non rispettano la dignità personale del lavoratore; mettendo così in mora il sistema. Per pagarsi questo lusso, che i figli di ministri non possono permettersi, occorre essere più easy, più accomodanti (ma non rinunciatari) sul resto, come le proprie aspirazioni, che spesso sono drogate dai messaggi di una società basata sui consumi. Non si diventerà big shots, pezzi da novanta, non si avrà vita facile, ma si resterà umani; e si contribuirà ad abbassare, verso il popolo, l’attuale baricentro della piramide sociale.

[1] Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

[2] Vendola e il nostos del professore. https://menici60d15.wordpress.com/2010/01/26/vendola-e-il-nostos-del-professore/

[3] D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997.

[4] Berti E. Aristotele. Sei, 1992.

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14 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.A. Mazzola “C’eravamo tanto Amato”. Censurato

Giuliano Amato e la meritocrazia mafiosa

@ m.l. audit. Grazie per la segnalazione del libro di Barrotta sulla meritocrazia. Segnalo il mio articolo “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”, reperibile su internet. Le capacità individuali vengono citate non solo in maniera distorta; le si cita solo quando fa comodo. In un ambiguo intervento sull’ineluttabilità della mafia (Mafia, Amato: ormai è diventata economia. ADN Kronos, 28 apr 2007) l’uomo per tutte le stagioni oggi messo a fare il giudice costituzionale, che allora reggeva gli Interni, ha affermato: “Noi possiamo decapitare la mafia, ma è un organismo che ha una capacità di riprodursi, che forse null’altro in Italia ha in egual misura”.

La mafia come l’Idra di Lerna, o come l’invertebrato che da lei prende il nome? Quando ghigliottinarono Lavoisier fu detto che era bastato un secondo per tagliare una testa come la sua, ma sarebbero occorsi cento anni per averne un’altra. Non è vero che è possibile rimpiazzare a ripetizione un capo in grado di condurre una cosca con un altro delinquente. Se si tolgono di mezzo gli ufficiali dell’esercito dei gangster, questo verrà sconfitto; se si vuole sconfiggerlo. Allo stesso modo, e lo stiamo vedendo, se si eliminano magistrati antimafia valenti e valorosi, non sarà facile sostituirli.

E questo può essere detto di tutte le altre attività di tipo dirigenziale o intellettuale. Quando conviene ai poteri che servono, i dr sottile sostituiscono l’ideologia del merito con visioni egualitaristiche della natura umana altrettanto mitologiche.

[Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito]

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4 dicembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post di D. Pretini “Senatori a vita, Forza Italia fa rinviare la convalida: “Chiarire i loro meriti”

Paragonare le nomine per merito al livello medio del Pdl è come paragonare B. a Bokassa e concludere che è un filantropo. Cambiano i personaggi, ma la telenovela continua, sotto la stessa regia. Elena Cattaneo non ha ottenuto risultati scientifici che possano essere definiti “altissimi meriti”. Ha però “meriti” politici: rappresenta il futuro dell’Italia, quello di un Paese de-industrializzato, in mano a potentati economici esteri, dove è centrale per l’economia la medicina, con le sue frodi, come quelle basate sulle promesse di resurrezione dei tessuti a struttura complessa mediate le staminali. Promesse tanto seducenti quanto assurde, e nocive per la tutela della salute. Come senatrice a vita, sganciata dal controllo popolare, potrà operare in tale senso; tra gli applausi degli astuti italiani che pensano che la Cattaneo li farà vivere 100 anni, così come hanno pensato che B. li avrebbe arricchiti.

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16 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Letta “Elkann e gli altri: il partito dei Bamboccioni”

Enrico Verga contrappone alle parole di Elkann, Martone, Fornero etc. sui giovani che sarebbero disoccupati per colpa loro una speranza in Renzi. Ma Renzi simboleggia un cambiamento gattopardesco, e probabilmente un peggioramento: una parziale transizione dai raccomandati ““marchesini”” ai raccomandati ““figli di””: v. ““Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”,” reperibile su internet.

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12 febbraio 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di E. Murgese ““Respinto a Medicina a Milano, oggi sono a Oxford. Il problema dell’Italia? I fondi”

La radioterapia è in uso dal 1896, e di cancro si continua a morire. Non è la strada giusta, e bisognerebbe cercare nuovi mezzi terapeutici. Invece si prevede una forte espansione della radioterapia in futuro; grazie agli “assetati di successo” come si definisce questo ricercatore, che pur essendo laureato in fisica non sembra avere presente il concetto di miglioramento asintotico di una terapia che ha limiti intrinseci di efficacia. E grazie alla superficialità del pubblico, che anziché appassionarsi a questi “Dagli Appennini alle Ande” dovrebbe badare al suo interesse es. in materia di cura del cancro, e guardare al merito delle ricerche, che non vanno necessariamente a suo vantaggio ma di sicuro vanno a vantaggio di interessi privati.

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25 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Giannuli “Meritocrazia”

Si ritiene che Michael Young, laburista, avesse intenti satirici nel coniare l’espressione “meritocrazia”; v. “L’inganno della meritocrazia” di M. Boarelli, in Lo straniero, aprile 2010. Quello che scrisse in senso ironico e beffardo è stato preso sul serio dai liberisti. Il tema si presta ad equivoci. Un altro è quello sui “figli di”. Occorre distinguere tra la meritocrazia dei figli di papà, frequente da noi, e la meritocrazia di stampo anglosassone dei figli di buona donna; v. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/12/10/choosy-marchesini-e-figli-di-la-differenza-tra-meritocrazia-e-merito/

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10 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Libertà, giustizia e merito si trovano solo nell’isola di Utopia”

Nicola Fusco. C’è anche chi ha avuto il coraggio di argomentare che questo stato di cose sia quello ottimale, per la prosperità di una società… avrà sicuramente letto “La favola delle api”…

@ Nicola Fusco. “Queste lucide analisi [di Mandeville, su una asserita dannosità delle virtù civiche] confermano il ruolo sovversivo che George Orwell attribuiva alla ‘common decency’. Spiegano anche perché tutti i poteri del secolo hanno dovuto unirsi in una nuova santa alleanza per liquidarla: la Sinistra e gli stalinisti attraverso l’intervento dello Stato, la Destra e i liberali attraverso il mercato, i fascisti per principio.” (Michea JC. L’insegnamento dell’ignoranza. Metauro, 2004).

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2 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Concorsi truccati, un grande classico. Quando il trombato era Giambattista Vico”

Piero Chiara commenta che il freddo di Vatolla, “nel Cilento nevoso”, forse ha aiutato Vico nelle sue meditazioni. Che oggi vengono riportate in sofisticati testi anglosassoni di semiotica. Bartolo Nigrisoli, chirurgo di guerra, estraneo ai servilismi e agli intrighi dei Balanzone, uno dei pochi professori che preferirono perdere la cattedra piuttosto che giurare fedeltà al fascismo, raccontava di come il prof. Rummo avesse copiato pari pari dalla tesi di laurea di Codivilla. Codivilla non disse nulla; intervenne rivendicando il suo anni dopo, quando Rummo si scagliò pubblicamente contro un terzo medico, Moscatelli, che aveva plagiato ciò che lui Rummo aveva rubato a Codivilla. Di aneddoti sulle miserie accademiche ce ne sono tanti. Ma converrebbe non scordare che in Italia gli scandali, le tangentopoli, esplodono, dopo decenni di impunità, quando arriva l’ordine di sostituire una mafia vecchia con una nuova. I magistrati sembrano avere una particolare destrezza nel perseguire le gaglioffate giuste al momento giusto. Il nepotismo, il clientelismo, possono essere sostituiti non dal merito ma dalla meritocrazia strumentale: dove a fare il professore di diritto tributario va il più abile nel curare gli interessi delle banche. O nelle cattedre mediche il più brillante nell’eseguire il copione delle multinazionali farmaceutiche. Con una censura non meno ferrea delle voci sgradite. V. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.

Il prof. Bellelli osserva che comunque l’Italia si colloca ottava in una classifica della ricerca internazionale basata sulle citazioni. Questi indici, più appropriati come misura del conformismo, sono criticati per la varietà di storture che generano. Inclusa la capacità di creare gli inciuci* nei quali noi italiani, forse a torto, siamo considerati i primi; di certo non siamo gli ultimi arrivati. Inoltre la ricerca internazionale, metro di paragone per Bellelli, in campo biomedico è così sana che si discute su se ad essere falsi sia la maggioranza dei risultati di ricerca, secondo il celebre articolo di Ioannidis (oltre 5000 citazioni…), o “solo” una bella fetta dalle dimensioni da definire. Gli argomenti di Bellelli costituiscono un esempio, una trasposizione al tema della selezione degli universitari, di temi importanti per la biologia e la clinica delle malattie che la pletorica ricerca ufficiale, imbrigliata, accantona, e copre con sofismi standard: l’assenza di “gold standard” di malattia solidi e la loro sostituzione con surrogati non validi; e il disprezzo, la svalutazione, per il fenotipo della malattia, per ciò che accade, sostituiti in nome dell’oggettività da indici pseudoquantitativi o esoterici test di laboratorio, che suonano scientifici ed essendo complicati intimidiscono, ma troppo spesso sono un latinorum ad hoc.

*Greenberg SA. How citation distortions create unfounded authority: analysis of a citation network. BMJ, 2009.

@ Andrea Bellelli. Non è questione di nazioni, ma di tipi umani. Non sono contento. Non si considera abbastanza ciò che il dr. Lupacchini evidenzia, che gli effetti delle epurazioni, della selezione inversa della classe dirigente, quali che siano la sua provenienza e le modalità, dagli omicidi politici “eccellenti” degli anni passati a silenziose eliminazioni per via burocratica, li scontiamo tutti.

@ Giacomo Mulas. “Esagerazioni”? Con un mercato globale dei farmaci sul milione di milioni di euro/anno, e in crescita incessante, è più facile che siano invece i suoi beneficiari a minimizzare ciò che è così smisurato che non si può negarlo del tutto. Il praticare una forma tradizionale di malaffare non impedisce di aggiungervi una forma più moderna, e di fonderle. (Io poi commentavo l’uso di questa aggiunta come elemento a discolpa dell’uso privato delle assunzioni nell’università pubblica). Credo anzi che il fattore sovranazionale sia al centro dei motivi che sottendono lo scandalo: i signorotti dello Stivale capiranno l’antifona, e compiaceranno l’impero il più possibile per cercare di mantenere l’ereditarietà dei feudi minori. Col risultato, che già c’è posso testimoniare, di un “lussureggiamento degli ibridi” tra la corruzione italica e quella d’importazione. Del resto, il ceppo nostrano della mafia è stato potenziato dal patrocinio di poteri esteri. Rileggendo il suo commento, con passi logici come “la corruzione generalizzata della ricerca non è minimamente un problema italiano perché non riguarda solo l’Italia” un altro esempio che mi viene alla mente è quello di Stanlio e Ollio: grazie al doppiaggio di Sordi e Zambuto la versione italiana fa ridere ancora di più dell’originale in inglese.

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28 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dal Corno “Carriere, lo studio: “La fortuna conta più del talento. Per questo i mediocri battono chi ha maggiori abilità””

La fortuna può essere apparente, derivando da altre capacità. Napoleone per assegnare un incarico di comando chiedeva del militare: “E’ fortunato ?”. Pasteur diceva che il caso aiuta la mente preparata. Ma, con tutto il rispetto per l’arduo modello statistico dei fisici catanesi, “ho avuto fortuna” è anche una delle spiegazioni tipiche dei raccomandati. Il concetto di fortuna che sbaraglia il talento dovrebbe essere preso con le molle nella vita pratica. A volte la fortuna è un eufemismo per altri fattori. Non andrebbe trascurato (anche nei modelli statistici) il concetto di puntualità della fortuna per alcune persone di successo, bene esposto da un altro siciliano, acuto osservatore del mondo: “Due anni dopo la fuga di don Calogero con Bastiana lo hanno trovato morto sulla trazzera che va a Rampinzeri, con dodici lupare nella schiena. Sempre fortunato don Calogero, perché quello stava diventando importuno e prepotente.” (Il Gattopardo).

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6 febbraio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di M. Del Corno ” “La tirannia del merito”, nel libro di Michael Sandel tutti gli inganni e i pericoli della meritocrazia”

Il merito è il criterio valido quando comprende le doti morali oltre alla competenza e alle capacità. La meritocrazia è l’ideologia per la quale il comandare, il privilegio, l’arricchimento, sono meritati per definizione. Occorre distinguere nettamente tra merito e meritocrazia*. Altrimenti si può benissimo avere contemporaneamente meritocrazia e soppressione del merito vero. Lo mostra il pendolo della politica che ci passa sibilando davanti oscillando tra i due nuovi poli: demagoghi e tecnocrati. Tecnocrati ultra-competenti, ultra-competenti anche nel confezionare cravatte e applicarcele. Demagoghi di vario genere, rozzi, mediocri, a volte incapaci totali, figure appaganti per i mediocri e i presuntuosi, ma anche loro obbedienti ai burattinai. Con nel mezzo figure di politici tradizionali che, poco rassicuranti, e a volte agghiaccianti, sono i generatori del moto pendolare.

*Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito. (2012).

 

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Vedi anche:

La selezione avversa

La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati

Vendola e il nostos del professore

Pienza e la nuova Pienza

Il paradosso dei monatti

Cancellieri

29 November 2012

29 novembre 2012

Sito Don Chisciotte

Commento al post di C Bertani “Lettera aperta al ministro dellinterno Anna  Maria Cancellieri” del 28 novembre 2012

Con questa compita e “fiduciosa” letterina al ministro del Viminale si amplifica l’effetto intimidatorio della notizia dell’incredibile aggressione gratuita dei poliziotti a Welponer. E Anna Maria Cancellieri, fin da quando era prefetto, ne sa qualche cosa sull’arte dell’intimidazione obliqua a favore dei rapaci poteri che le hanno fatto fare carriera.

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29 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Beccaria “Politicamente Scorretto contro le mafie. Lucarelli ospita il ministro Cancellieri” del 29 ottobre 2012

La lotta alla mafia come forma di spettacolo e di intrattenimento. Abitua alla convivenza con la mafia e aiuta a lasciare in ombra altre forme di grande criminalità, legate all’economia. Non mi stupisce la partecipazione del ministro Cancellieri.

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25 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Castigliani “Mafia al Nord, Cancellieri: “Abbiamo fatto miracoli, ma no al Monti bis” (video)” del 25 novembre 2012

Non credo che la  mafia la Nord sia un fenomeno primario, cioè che i mafiosi abbiano “conquistato” il Nord con le loro sole forze; ma che sia un fenomeno derivato: gli è stato permesso dallo Stato di insediarsi. La mafia costituisce un ottimo alibi, anche per le istituzioni che dovrebbero tutelare la legalità, per lasciare operare indisturbate e favorire altre forme di grande criminalità, come la criminalità economica istituzionalizzata, che ci sta impoverendo peggio della mafia.

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26 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di A67 “Il Ministro Cancellieri incontra padre Maurizio Patriciello” del 26 ottobre 2012

Nella mia esperienza, se un comune cittadino denuncia alla magistratura le angherie della polizia, poi dovrà aspettarsi ritorsioni; spesso nella forma di un raddoppio di quanto ha denunciato. Qui il ministro dell’Interno in persona riceve il povero prete oltraggiato, leccando il clero; e il giornalista lecca entrambi. E la gente comune? “Nessuno completamente innocente, tutti egualmente colpevoli” secondo il giornalista; una filosofia da prete e da questurino che ricalca antichi detti della malavita, e favorisce la malavita.

Inoltre in un articolo dove si plaude alla cerimonia di penitenza dello Stato per avere osato rimbrottare un prete che aveva omesso il cartiglio onorifico a un prefetto, il prete viene qualificato come “Padre”. La direzione e la redazione de Il Fatto dovrebbe considerare di adottare la politica editoriale di chiamare i preti con titoli come “don” o tutt’al più “reverendo”, invece di lubrificare queste studiate moine tra il manganello e l’aspersorio.

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@ Salvatore Legnante. Né la distanza tra Stato e grande criminalità, né la distanza tra Stato e clero, né quella tra clero e grande criminalità sono ampie quanto dovrebbero essere nell’interesse del cittadino. Così non solo in Campania ma in tutta Italia, inclusa Brescia dove Cancellieri è stata prefettto, i preti vengono identificati con lo stato, e le guerre alla criminalità non si vincono mai, mentre chi le “combatte” accumula potere e si arricchisce parallelamente al grande crimine.

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23 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fondiaria, buonuscita di 3,6 milioni per il figlio del ministro Cancellieri” del 22 ottobre 2012

@ Marinos. Anche chi accettta un governo nel quale il ministro dell’Interno riceve per suo figlio milioni di euro in regalo da potenti gruppi finanziari non è molto furbo.

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Intanto la Dialogo assicurazioni del gruppo Sai mi ha aumentato il prezzo annuale della RC auto del 25%, invece di ridurlo, non avendo avuto sinistri. Tra le imposte e tasse con le quali il governo della mamma ci toglie il denaro per darlo agli speculatori finanziari, e i taglieggiamenti che l’azienda assicurativa del figlio del ministro opera direttamente, non si sa chi sia più onesto. Questa coppia madre-figlio simboleggia l’associazione tra pubblico e privato, che è più vorace del pubblico e del privato da soli. I “sit-in e le manifestazioni per liberare i luoghi della democrazia” lasciano il tempo che trovano. Occorre focalizzarsi su obiettivi concreti e ben definiti; potremmo partire da qui: formiamo un movimento contro le tariffe-furto delle assicurazioni.

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@ Lela. Si è vero, se non si sa cosa è un cartello, cioè l’accordo tra le ditte per tenere alti i prezzi, si fa prima ad andare in un movimento di quelli esistenti che si occcupano di cambiare il mondo e continuare a essere depredati.

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25 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Nicita “La differenza tra merito e ‘me-lo-merito’ ” del 25 novembre 2012

Il figlio del ministro Cancellieri ha ricevuto 3.6 milioni di euro per abbandonare una nave che sta affondando, della quale era ufficiale, cioè direttore finanziario, la Fondiaria Assicurazioni. Oltre alla differenza tra “merito” e “me-lo-merito” bisognerebbe considerare altre differenze, come quella tra “maNager” e “maMager”.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011.

Censurato.Pubblicato qui il 17 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

I professionisti della metamafia

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

I buchi neri

27 November 2012

23 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Feltri “La domenica va dove ti porta la Tamaro” del 23 novembre 2012

Credo che sia più sano per lo spirito e per il portafoglio non accettare che anche il proprio tempo libero venga colonizzato dal grande business. L’attrazione esercitata dai centri commerciali mi sembra quella del Paese dei Balocchi di Pinocchio, dove si entra persone e si esce ciuchi.

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Aveva ragione Piero Chiara: il “Servitevi da soli” dei supermarket è un segno di disprezzo.

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@ Uva63. Collodi mette in guardia; anche contro gli omini “teneri e untuosi” che dietro ai modi carezzevoli sono dei violenti sanguinari. La storia delle forze che stanno dietro ai centri commerciali, la scarsa distanza, come per il conduttore del carro per il Paese dei balocchi, tra promesse luccicanti e violenza, deve ancora essere scritta; nonostante nei centri commerciali sia possibile incrociare i maggiori magistrati della città; che forse sono troppo presi con la mafia e il terrorismo per occuparsene.

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@ Zaffarallo. Se è per questo, in USA facevo la spesa nei drugstore alle 11 di sera, non avendo altro tempo. Ma nei centri commerciali il necessario e il vacuo sono mescolati; come nei vecchi casini dove non c’erano confini chiari tra necessità e vizio. La domenica la gente dovrebbe riposarsi, non essere obbligata a completare il ciclo economico come un criceto sulla ruota.

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18 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Stinco “Ikea, scontri tra facchini e polizia. Due i feriti lievi (video)” del 18 dicembre 2012

Censurato lasciando le repliche ai miei commenti

@ Guest, rimosso. “Guerra tra poveri”?  Questo è uno scontro tra  un gigante economico e dei magazzinieri. Che avrebbe dovuto essere prevenuto da sindacati e istituzioni. I poliziotti, da quelli che guadagnano 1500 euro al mese a quelli che ne guadagnano 50000, stanno dalla parte dei soldi. Posso testimoniare che l’Ikea va a braccetto con la polizia, praticando tecniche di provocazione che poi danno lavoro ai poveri in divisa.

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@ AndreaBB. I commessi Ikea sono assunti per una quota nel comune che ha permesso la costruzione del centro. E’ facile pensare che siano soggetti raccomandati; anche a giudicare dai comportamenti di frequente supponenti coi clienti e servili con la direzione. Andrebbero studiati gli effetti antropologici dei centri commerciali su popolazioni come quella di Roncadelle, nel bresciano, che è un paesino gonfio di centri commerciali, dai quali assorbe denaro e una mentalità deteriore.

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@ Ciro di Persia. E’ esperienza diretta. E se ci fossero dei magistrati meno “global thinker” sarebbe una denuncia penale. Lei a quanto dice sta all’Ikea; non mi è nuovo il suo atteggiamento da dipendente che sta dalla parte del padrone. Soprattutto nella grande distribuzione, il rapporto di lavoro ha assunto un carattere corporativo, per il quale multinazionali e istituzioni possono usare i dipendenti per operazioni extracontrattuali che, ripeto, dovrebbero andare all’attenzione della magistratura. In un mondo organizzato in filiere di sfruttamento, arriverà anche il suo turno; i 1800 euro che guadagna come carrellista sono molto meno di quanto occorrerebbe a giustificare il suo tono compiaciuto.

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27 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Merico ” “La Coop siamo noi”, lavoratrici scrivono alla Littizzetto: “Non arriviamo a 700 euro”” del 26 novembre 2012

@ Callisto 8. Anche a me risulta che ci sia un interesse della ditta a selezionare per fare le cassiere donne che hanno l’animo, se non i costumi sessuali, della prostituta. Lo stesso criterio appare essere applicato al personale maschile. Vogliono persone in sintonia con i valori della dirigenza.

Francesco Pansera

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@ rantolo. Alla Coop l’unica cosa di sinistra che è rimasta è la retorica; dietro alla quale si commettono atti che solo chi ha l’animo di una prostituta può commissionare o eseguire senza vergognarsi.

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@ reta. Io vorrei poter andare dove ritengo opportuno senza essere molestato. A Esselunga, nel cui consiglio di amministrazione attualmente siede un ex vicecomandante generale dell’arma, i carabinieri mi hanno invitato a non andare, se non volevo incontrarli ogni volta che ci mettevo piede. La crisi economica e la crisi dei valori stanno portando a questo fenomeno della selezione del personale in base a criteri morali perversi. Andrebbe riconosciuto che a volte resta disoccupato chi non è adatto a un sistema corrotto. Invece di fare gli offesi occorrerebbe riconoscere il problema e non fare “marchette”, marchette metaforiche, che non sono meno gravi di quelle altre.

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@ rantolo. E’ roba da denuncia penale, non da esempio. Peccato che un importante procuratore anni fa abbia detto, commentando un discorso di Dino Greco (che, come qualche altro alto magistrato, frequenta la mia stessa Coop), che l’effervescente retorica dell’allora segretario della CGIL gli aveva fatto venire “i brividi”. Per ora tocca commentare le osservazioni altrui sugli aspetti più convenzionali della vendita di ciò che non si dovrebbe vendere.

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18 giugno 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Dedicato a quelli a cui piace tanto la nostra magistratura di cui difendono la fiera indipendenza…” del 18 giugno 2013

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Sfruttatori e privilegiati

Secondo Augè i centri commerciali sono “nonluoghi”. Nella mia esperienza sono non luoghi anche rispetto allo Stato di diritto: appaiono esserci intese sottobanco, per nulla pulite, tra grande distribuzione e forze di polizia. Con la scusa della sicurezza, sono porti franchi dove è ad esempio possibile praticare impunemente molestie e provocazioni su soggetti che vanno destabilizzati. I magistrati, come è prassi, davanti ai grandi interessi e agli affari sporchi della polizia assumono una posizione a dir poco compiacente. Tale atteggiamento di favore, questo spalleggiare gli sfruttatori da parte dei privilegiati, potrebbe aver contribuito alla condanna dell’anziana.

Ma vogliamo dire qualcosa, oltre che sui privilegiati, i magistrati, come giustamente fa Giannuli, anche sui supermercati? Sono pratici; ma, ottenuta una posizione quasi monopolistica e di cartello, vendono a prezzi alti cibo mediocre, cibo che non sa di nulla e induce a mangiarne sempre di più, spingendo allo stesso tempo verso costumi alimentari dannosi, con quello che ne consegue per la salute (Il rimprovero della maitresse. In: https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/ ).

La pagliuzza dell’anziana viene portata, con successo, davanti alla magistratura; le loro pratiche commerciali irresponsabili (per non parlare dell’evasione fiscale), il dissesto del tessuto sociale che provocano (e i lavoretti sporchi per gli uffici affari riservati), vanno lisci. I centri commerciali stanno anzi assumendo atteggiamenti arroganti e autoritari, tipici di chi sfrutta da una posizione di forza una massa di pecoroni; godendo in ciò dell’appoggio delle forze di polizia, e della magistratura. Assistiamo al pugno di ferro con le ottantenni mentre Esselunga va a scempiare Mantova e Palazzo Tè; e Coop “la rossa” si allea a CL, con la quale condivide lo stesso livello etico. Il supermarket, lo scintillante antro delle sirene del consumismo, andrebbe riconosciuto come luogo di potere ostile al cittadino.

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La grande distribuzione vuole vendere anche i farmaci da banco e quelli senza obbligo di prescrizione. I sondaggi mostrerebbero che la possibilità di aggiungere le pillole nel carrello della spesa passando dalla “parafarmacia” del supermarket piace alla maggioranza della gente; che la scambia per una iniziativa “etica”, a favore del popolo; anche perché così la presentano i DS e la COOP. Forse piacerebbe di meno se venisse adeguatamente spiegato che questi non sono sempre farmaci “leggeri”, coi quali si va sul sicuro. Alcuni tra i più comuni, gli anti-infiammatori non steroidei, sono responsabili, tra i vari effetti avversi gravi possibili, anche di ictus e infarti.

Dietro al banco dei surgelati, farmaci pericolosi in libera vendita. In corsia 7, una vecchia si frega una bottiglia di liquore e un pacco di biscotti. Davanti al silenzio – e alla censura, con la complicità dei magistrati – sulla barbarie di prodotti capaci di rendere invalidi e di uccidere venduti a ignari acquirenti come caramelle, insieme alle caramelle, è sconfortante sentire disquisire su quanto è stato giusto applicare il processo penale, la pressa da 100 tonnellate – che quando servirebbe per i casi davvero gravi si inceppa – a un furto da 20 euro commesso da una donna di 80 anni.

Non ha rubato pane, ma generi voluttuari. Nel romanzo di Mauriac “La farisea” l’autore riesce, probabilmente proprio grazie alle sue posizioni cattoliche, a far sprigionare dalle pagine la morbosità del moralismo. In un episodio la protagonista, giudice inflessibile delle altrui debolezze, osserva indignata che una coppia di indigenti ha speso parte del denaro che lei gli elargisce nel noleggio di un pianoforte; che non sanno neppure suonare. Li umilia, e poi se ne pente procurandosi ulteriori fremiti spirituali.

In questo modo il supermarket, il capannone dei sogni, dove l’immaginario e le merci si incontrano, allarga i suoi confini annettendo nuovi territori, e rafforza antichi paletti; in nome del bene, ma sbagliando i punti cardinali, e moltiplicando certezze sbagliate.

Il liberismo mentre uccide la politica risparmia il diritto, e ne fa un suo strumento; in un assetto innaturale che genera risultati grotteschi e tende a istituzionalizzare il crimine del potere. I magistrati, nella mia esperienza, si prestano volentieri.

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19 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga criticata per apertura a Mantova. Risponde regalando buoni spesa da 30 euro”

Piero Chiara ha scritto che il “servitevi da soli” dei supermarket è segno di disprezzo. Anche questo buono spesa per 30 euro, elargito ai mantovani per ottenerne il consenso su uno scempio urbanistico, è un gesto che tradisce arroganza. Bernardo Caprotti, che si fa passare per mecenate e ha ricevuto lauree ad honorem, non è migliore di Achille Lauro, che a Napoli regalava pacchi di pasta, zucchero e farina in cambio di voti. E chi si fa comprare, cambiando idea perché gli è stata regalata una mezza busta di spesa a 70 km di distanza, non sta messo meglio di quei napoletani ai quali Lauro dava una scarpa prima delle elezioni e l’altra a voto avvenuto.

Francesco Pansera

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24 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Paolini “Follonica, due donne frugano tra la merce fallata. Gli addetti le rinchiudono, le filmano e le deridono”

Una scena da bassofondo, tra le zingare che strillano e chi si diverte a tenerle in gabbia. Mostra il retro del supermarket. Nel grande magazzino si soddisfano le pulsioni primarie dei clienti, ma dietro le apparenze lustre e gli inviti suadenti tutto è in vendita, tutto ha una marchetta con il prezzo. Gli addetti sono spesso quello che ci si può aspettare in un posto del genere.

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30 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Grosseto, chiusero due rom in un gabbiotto: licenziati due dipendenti Lidl”

Ma insomma. Ci derubano tramite le tasse e ci tolgono i servizi essenziali, e facciamo finta di niente. Disoccupazione, degrado sociale, libero magna magna, mantenimento di giovani bighelloni stranieri, in un Paese che sta scivolando verso un passato che sembrava solo un ricordo, e tutti fermi, a parte un generico mugugno. Se non resta neppure che rivalersi su due donne, per di più ladruncole e zingare, e fare vedere su di loro quanto si è tosti, che vita è? A onor del vero, quando i reati e le vigliaccate hanno per mandante un ministero che sta su uno dei 7 Colli, anche quello un covo di fegatacci, l’impunità è assicurata, e non solo i commessi hanno mano libera nello sfogare la frustrazione per le loro carenze, ma il management della grande distribuzione non ha difficoltà a collaborare.

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25 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “Coronavirus, l’assalto ai supermercati e l’atavico terrore della pancia vuota”

L’ammirazione per Manzoni aumenta ripensando alla sua descrizione sicura e attuale degli effetti psicologici della peste del ‘600; un’analisi basata sulle conoscenze del primo Ottocento, prima delle scoperte di Pasteur e di Koch. “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”. La sollecitazione di paure irrazionali sempre più diviene strumento di potere; mentre i cavalieri dell’apocalisse effettivi oggi hanno facce accattivanti, come quelle degli spot pubblicitari dei supermercati. I supermercati sono le cattedrali del cibo industriale, di quel processed food il cui impatto negativo sulla salute e sulla longevità dell’intera popolazione è tenuto nascosto, e viene lasciato libero di fare danni*. Il contrario delle notizie e degli interventi sul Coronavirus.

*Gotzsche PC. Survival in an overmedicated world.

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27 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sansa “Coronavirus, qualcuno si ricorderà dei cassieri dei supermercati?”

Stamane sulla RAI hanno mostrato Cordero di Montezemolo che esortava ad affidarsi alla scienza contro il virus. Il Fatto a febbraio ha riportato che PM contestano all’illuminato filantropo di avere dissipato seicentomila euro Alitalia in gozzoviglie. All’una su RAI 3 il mellifluo Paolo Mieli ha ricapitolato la vicenda del generale Bellomo, un eroe vero. Il tema della selezione avversa della classe dirigente è stato abilmente evitato, e si è attribuito alla situazione politica contingente il comportamento vile degli italiani nel lasciare senza fiatare che venisse giustiziato. Nel pomeriggio Ferruccio Sansa canta l’eroismo delle cassiere. Che tra i vari meriti sanitari hanno anche quello di scaccolarsi puntualmente, da anni, quando passano la spesa di un medico del quale si occupano gli stessi apparati che stanno gestendo questa epidemia, di cui la città lombarda dove abito rappresenta uno dei maggiori focolai. Dall’1/1/2020 al 3/3/2020, ultima volta che ci sono stato, non hanno mai saltato. Su Google Drive ho una raccolta di foto di cassiere con le dita ostentatamente nel naso, in bocca, nel cavo ascellare, sul pavimento, nel cestino della spazzatura, etc. nel maneggiare gli alimenti che compro. Potrebbe appoggiare la concessione di medaglie al valore, a loro, alle ditte, al prefetto e agli altri organizzatori, da parte di Mattarella. Non mi stupirei se in serata venisse trasmessa una storia con un mafioso che salva una bambina in crisi respiratoria da Coronavirus.

Bertrand Einstein. peccato, avevi iniziato bene prendendotela con Motezemolo e Mieli, privilegiati e sempre in prima fila a pontificare. Poi te la sei presa con ste disgraziate che fanno un lavoro alienante e sottopagato ed ora – come se nn bastasse – rischiano molto più della media delle persone. Prova tu a stare otto ore in un posto di lavoro dove non puoi nemmeno alzarti (spesso i capi cronometrano addirittura le loro soste bagno) senza poterti gattare il naso o l’ascella se tu prude. Se non è del tutto igienico, pazienza, forse dovresti fare un giro in qualche azienda di prodotti alimentari e vedere quali sono gli standard delle cose che mangi

Censurato @ Bertrand Einstein.

Chi ha i soldi, inclusi i CDA delle GDO miliardarie responsabili di questi reati miserabili, lo sa che “gli operai sono anche peggio di noi” (G. Gaber). Se tu conoscessi le frodi mediche che voi crumiri morali servite, e che mansueti subirete. Ai prossimi gesti fissi delle cassiere – e dei loro direttori – mi pulirò sul posto della loro saliva, muco, sudore o sporco del pavimento o spazzatura, con fogli di carta con le facce di noti monsignori bioeticisti e magistrati anticorruzione dei quali la catena ha sponsorizzato le conferenze. Ieri su il Fatto c’è stato un coro di fischi contro Zanda, che propone di ipotecare Montecitorio dato lo strozzamento dell’economia. E’ la profezia di Moro, “il mio sangue ricadrà su di voi”, che si compie. Moro lo disse ai colleghi, ma vale per l’intera popolazione. Zanda è stato il portavoce di Cossiga durante e dopo l’uccisione di Moro. Se la gente guarda solo al suo particolare e non si cura della civitas, delle epurazioni di chi farebbe i suoi interessi; se permette che chi ha tradito sia premiato; che alle alte cariche dello Stato vengano messi debosciati, e nelle istituzioni fantocci, ruffiani e venduti; se vi prostituite per due lire partecipando all’assassino morale di soggetti non graditi a grandi affari criminali, poi avrete l’impatto della selezione avversa che favorite. Es. Zanda, che forse sta partecipando a un secondo golpe dopo quello del 1978, e i soldi agli usurai li darà non vendendo il Colosseo ma togliendoli ai cittadini.
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[Vedi: 3 marzo 2020. il sigillo presidenziale. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella]

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9 Ottobre 2020. Raffinatezza intellettuale e profondità culturale della Brescia di Emilio Del Bono e della TIM di Salvatore Rossi. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

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17 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Galeotti ““Nei supermercati ingressi liberi e nessuno segue le regole: rischiamo il contagio e tanti colleghi muoiono. Per non perdere il posto i diritti vanno in secondo piano” “

Grande distribuzione, sindacati, manager, cassiere. Alimenti di qualità mediocre a prezzi sostenuti. Vendere, vendere, vendere. Il pabulum adatto alla proliferazione del virus sterminatore. Non quello vero, quello politico, che deve impestare la vita quotidiana delle persone in ogni suo interstizio per estrarne soldi e potere.

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7 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Green pass, l’ad di Conad: “I dipendenti non vaccinati vadano in aspettativa non retribuita” “

Francesco Pugliese, cavaliere del lavoro (Mattarella). Presidente di GS1 e ADM, associazioni di categoria. Ha firmato un libro dal tema a impronta etica e progressista: “Tessiture sociali”. Insieme ad Aldo Bonomi, sociologo, il cui nome notoriamente ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, nelle analisi sul ruolo dei servizi e dei suoi infiltrati, e sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo e di interessi stranieri*. Ne parla in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi, il fascista condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia.

La connessione col mondo dei burattinai, dei giochi di specchi, degli omicidi di Stato, aiuta a spiegare l’aut aut. Che probabilmente è volto a intimidire, sia per spingere alla vaccinazione; sia per indurre a sottomissione la forza lavoro, e selezionare informalmente i dipendenti tra i più deboli quanto a doti morali e intellettuali. Un’altra radice è la mentalità nazionale prevalente. Montanelli diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi carabinieri. E’ vero, e non solo. Questo farsi la propria legge sull’onda dell’operazione covid e dire “non siamo noi che ti ricattiamo minacciandoti di toglierti il lavoro se non ti fai bucare, sei tu che rinunci a campare” è un esempio di come tanti italiani non si lasciano scappare l’occasione di fare i mafiosi coi carabinieri.

*es. G. Barbacetto. Il grande vecchio. 2009.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

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v. anche:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/17/salsa-cilena-allesselunga/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/24/le-magie-dellesselunga/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/la-famiglia-ikea/

Il commensalismo dei magistrati

29 May 2012

27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlamento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

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Blog de “Il fatto” 

Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova.   Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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6 luglio 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Nominati nuovi vertici della Polizia: Chiusolo alla DCa e Pellizzari allo SCO” del 6 luglio 2012

Ho saggiato di persona, quando era Questore a Brescia, i metodi di Gaetano Chiusolo, cognato di Pierferdinando Casini. Per esempio, per anni non sono potuto entrare in librerie né biblioteche senza essere intercettato all’entrata, o all’uscita, o all’entrata e all’uscita da auto della polizia. Mi pare abbia una concezione dello Stato, dei poteri che sovrastano lo Stato e della convivenza civile e democratica affine a quella dei colleghi che va a sostituire.
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8 luglio 2012 

Blog de Il Fatto 

Commenti al post di L. Mazzetti “Manganelli, le scuse non bastano” dell’8 luglio 2012

Lo “anche se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” vale anche per la gente, pronta ad accettare mezze verità e capri espiatori sui crimini di Stato per poter continuare a praticare il servilismo verso il potere. Mazzetti scrive che rimane il dubbio che i responsabili della Uno bianca siano stati coperti dalla polizia. Ad essere accusato di ciò, anche formalmente, fu in particolare Chiusolo, che ha preso il posto di uno degli epurati dei fatti di Genova come capo dell’anticrimine. Un’inchiesta penale lo prosciolse. La sua figura appare più vicina a quella di De Gennaro, anch’egli prosciolto dai magistrati, per il G8, che a quella di poliziotti capaci e fedeli alla Repubblica come Emilio Santillo, allontanato dal comando dell’antiterrorismo quando si doveva lasciare che Moro fosse assassinato. I magistrati ci hanno messo 11 anni a rimuovere, a reati prescritti, alcuni dei responsabili. Ma la “società civile” non si cura di avere nuovi funzionari che garantiscano contro il terrore e l’eversione dall’alto. Né in questa decade ha fatto nulla su identificabilità della polizia alle manifestazioni e il reato di tortura. E’ più comodo indignarsi guardando il film “Diaz” e ripetere il mantra che la colpa alla fine è dei soliti politici, come il mignottaro di Arcore e la sua corte. Poi, se come appare stia già avvenendo prenderanno piede nuove forme, adatte ai tempi, di controllo mediante la violenza e la mistificazione, ricominceranno borbottii e geremiadi.
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@ Giulioterzo. Quando avremo una polizia democratica e non più fascista? Forse quando i cittadini avranno il coraggio di pensare che le forze di polizia sono così principalmente in quanto strumenti in mano a poteri sovranazionali come la NATO, e oggi anche la UE; e non solo perché culturalmente discendenti dalla scuola di Arturo Bocchini e di Mario Roatta.
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19 luglio 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post “Processo Ros, assolto ex pm Conte Generale Ganzer rinuncia a prescrizione” del 18 luglio 2012
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“L’Italia è un paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”.(Pasolini)
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4 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ganzer e i suoi “spregiudicati per fuoco sacro”. Attenuanti per lunghezza processo”

Ecomostro: “Mi piace molto il passaggio logico “nel […] agire con […] indifferenza rispetto a […] legge […] hanno ritenuto, pur nella consapevolezza […] di cadere nell’illegalità, di poter […] ottenere […] prevenzione dei reati”… cioè, sostanzialmente, detto in altre parole, “hanno sì commesso reati; però mentre lo facevano pensavano che così facendo avrebbero prevenuto la commissione di reati”… proprio un bel principio, che ci può portare molto lontano…”
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@ Ecomostro: E’ il genere di logica che a me ricorda quella dei gesuiti contro la quale si scaglia Pascal nelle Provinciali: “…cerchiamo di mettere in pratica il nostro metodo di ‘dirigere l’intenzione’, che consiste nel proporsi per fine delle proprie azioni un oggetto permesso. Non che, per quanto è in nostro potere, noi non cerchiamo di distogliere gli uomini dalle cose proibite; ma, quando non possiamo impedire l’azione, purifichiamo per lo meno l’intenzione; e così correggiamo il vizio del mezzo con la purezza del fine.” Un’impostazione che, come mostra Pascal, alla bisogna permette di giustificare moralmente l’omicidio per futili motivi e quello a tradimento, il furto, la frode, l’usura, la calunnia e quant’altro.
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Lettera al presidente dall’ANM 

Brescia, 28 mag 2012

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”

(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

Con tutte le infamie commesse dalla magistratura e dalle forze di polizia nei miei confronti, a danno mio ma non solo mio, che non mi sia arrivata la ricevuta di ritorno della racc. spedita oltre un mese fa al giudice Platè (v. sopra “La corte dei miracoli bresciana dopo l’assoluzione per la strage”) dovrebbe essere l’ultima delle mie preoccupazioni. E’ già successo per molte altre denunce che le ricevute di ritorno sparissero; si è semplicemente riaffermato il principio che non posso spedire liberamente corrispondenza. Come è prassi, alla protesta è seguito un aggravio dei comportamenti denunciati: i postini sono divenuti una presenza fissa tra le comparse che inscenano atti di stalking.

L’episodio merita di essere notato per due motivi. Uno riguarda il livello di corruzione e il livello qualitativo della magistratura; i livelli intrinseci, al netto di altri fattori di malagiustizia. I magistrati attribuiscono la mediocre e talora pessima qualità del servizio giudiziario alle leggi sbagliate, alla carenza di dotazioni, a deficit organizzativi e alle responsabilità di poche “mele marce”, elementi senza dubbio reali. Però questa libertà di boicottaggio e provocazione è indipendente da tali fattori: l’episodio, solo uno tra gli innumerevoli atti di abuso, molestia e provocazione commessi impunemente, indica un atteggiamento collusivo della magistratura. Una magistratura che non sa garantire al cittadino che se questi scriverà a un magistrato quanto invia verrà correttamente recapitato; una magistratura che consente che l’abuso de “l’iniquo che è forte” venga reiterato nel comunicarlo a un giudice, è una magistratura che non ha rispetto di sé stessa; e che non si classificherebbe molto bene nella famosa graduatoria de “Il giorno della civetta”.

Il secondo aspetto è quello dei legami tra magistratura e terrorismo di Stato. Non è la prima volta che resto sorpreso dall’alone di pochezza e ambiguità che scopro attorno a un magistrato che si è occupato della Strage di Piazza Loggia del 1974, e che quindi dovrebbe essere un avversario di certi poteri. Questo ennesimo microepisodio, un momento in un continuum di abusi, è un esempio di un complesso di tecniche ben definite di boicottaggio, mobbing, discredito, logoramento e provocazione che sono espressione di nuove forme di controllo antidemocratico. E che sono probabilmente derivate da un’unica matrice che si occupa anche – si va facendo sempre più chiaro [*] – di nuove tecniche di terrorismo false flag o pilotato. Andrebbe riconosciuto che la magistratura non si è limitata a mantenere impunito post factum il terrorismo di ieri, ma lascia libera di agire, e aiuta nei suoi primi passi, l’opera di allestimento di nuove forme di “eversione dall’alto” mediante la creazione surrettizia o materiale di una devianza, l’imposizione di uno stigma su soggetti da eliminare dalla vita civile, e la diffusione dei corrispondenti modelli culturali nell’opinione pubblica.

La questione decontestualizzata appare bagatellare e segue a ruota l’assoluzione per la Strage (e avviene mentre a Brindisi sembra riapparire la strategia della tensione ma il PM, lupus in fabula, attribuisce subito la bomba a qualche singolo arrabbiato col mondo); mostra una delle strategie dei magistrati per togliersi d’impaccio, e anzi acquisire meriti presso i don Rodrigo, quando i don Rodrigo che dovrebbero fare stare a dovere sono soggetti come la NATO, gli USA, i loro manutengoli delle forze di polizia, etc. : i magistrati tendono a porre i reati fuori dalla loro portata, mediante l’estremizzazione e la minimizzazione. In casi come la Strage, lasciano crescere lo scandalo provocato dal reato – reato che aveva tra i suoi fini proprio quello di incidere sull’opinione pubblica – fino a che il fatto appare tanto enorme da giustificare in qualche modo sul piano umano la loro defezione. All’opposto in altri casi, come il mio, vedono solo singoli attimi isolati di una dinamica complessiva, rappresentandoli come di poco o nessun conto e non meritevoli perciò di considerazione; il padrone di casa, com’è suo interesse, li favorisce in questo loro applicare la fallacia del sorite, procedendo quando possibile a piccoli passi.

Con mezzi del genere i magistrati mantengono la posizione di rispettoso commensale davanti ai poteri che, nel perseguire grandi interessi economici e politici, ordinano le operazioni di omicidio politico e di psyop di vario tipo, quelle clamorose dei decenni precedenti e quelle apparentemente meno cruente di oggi.

Copia della presente viene inviata come racc. online (se i vari convitati me lo permettono) a Rodolfo Sabelli, presidente dell’ANM. Senza ricevuta di ritorno.

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Leopardi, Unabomber e altri eversori.

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/27/il-pendolo-di-foucault-e-il-generatore-di-kelvin/

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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Brescia, 9 luglio 2012

Nicoletta Paris
Direttore della filiale di Brescia
Poste Italiane
Via L. Gambara 10
25121 Brescia
racc. rr online

Violenza privata Poste Italiane

Direttrice Paris

Il 25 giu 2012 Poste Italiane mi ha comunicato tramite lettera – non firmata – che dal 2 luglio il mio conto corrente viene bloccato, venendomi impedito di effettuare operazioni di sportello, per carenza di informazioni relative alle norme della prevenzione dei reati di riciclaggio. La lettera dice che il blocco è inevitabile, precisando che potrò sanare la presunta “irregolarità” solo dopo che sarà scattato il blocco e non prima. Irregolarità che è inesistente e inventata: ho rilasciato, quando mi sono state richieste, cioè l’anno precedente, le informazioni a riguardo; non ho da allora effettuato alcuna operazione superiore al ritiro di poche centinaia di euro. Sul conto è depositata una somma non superiore a quella che occorre all’acquisto di un’auto di classe media.

Questo illecito sequestro di denaro, il più recente anello di una catena di abusi, segue la pubblicazione della descrizione di altre scorrettezze gratuite di Poste Italiane nei miei confronti. E segue la pubblicazione di altri miei post e commenti sgraditi a grandi interessi, tanto illeciti quanto potenti. Abusa delle norme antiriciclaggio a chiaro fine di ritorsione, provocazione, insulto e intimidazione. Mostra il vigente regime di legalità inversa, dove perfino le misure di lotta al crimine sono sfruttate per commettere illeciti; e mostra il relativo capovolgimento dei ruoli tra le persone oneste e coloro che, pur occupando cariche rilevanti, sostanzialmente sorreggono il loro percorso di vita con espedienti.

Poste italiane non ha né reale necessità né titolo per farmi ripetere quanto ho già dichiarato nel nov 2011 sulle norme antiriciclaggio; né tanto meno per confiscare a sua discrezione il mio denaro ponendo condizioni arbitrarie per restituirlo. Comunque, constatando come non sia infondata la convinzione che Poste Italiane ostenta di poter tafanare, vessare e danneggiare liberamente e a oltranza, accetto di ripetermi, se questa è la condizione ricattatoria per tornare a poter disporre del mio denaro.

Ma non verrò come vorreste impormi in un ufficio postale per rappresentare questa farsa. Rivolgetemi le domande sulla dichiarazione antiriciclaggio per iscritto e risponderò per iscritto tramite raccomandata. Penso che quest’altra vostra guapperia (non firmata) sia sufficiente: non intendo accettare che ad essa si aggiungano ulteriori offese, molestie e provocazioni, prevedibili in base all’esperienza pregressa, come piazzate, urti di facchini, addetti allo sportello che si puliscono il naso con le dita prima di porgermi i moduli etc. In luglio e settembre sono contattabile al seguente indirizzo email: hropan@tin.it

Francesco Pansera

La presente è aggiunta al post “Il commensalismo dei magistrati” sul mio blog menici60d15, dove commento sulla partecipazione di Poste italiane alle operazioni di mobbing, stalking e quant’altro di cui sono oggetto.

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v. il post Patologia e malattia delle istituzioni dell’8 ottobre 2013.

V. anche:

Il populismo cortigiano

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Terrorismo multipronged ?

19 May 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “L’attentato di Brindisi” del 19 mag 2012

Come il prof. Giannuli, davanti a questo fatto abbandono le remore metodologiche e dico anch’io la mia. Anzi, in parte l’avevo già detta:

“C’è la possibilità che questo governo “Vaticano-Loggia Continua”, che dovrà raccogliere quanto Berlusconi ha seminato, si avvalga di un qualche ritorno del terrorismo? Come standard negativo dal quale trarre credibilità, legittimità e consenso:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

(Blog di Aldo Giannuli – Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011))

“Vedo che tra i compiti del ministero attualmente diretto da [Cancellieri] c’è anche questo, di educare il popolo ad accettare le ruberie, gli abusi, le frodi, le violenze “legali” dei poteri forti dell’economia; educarlo a convincersi che quelle dei banchieri o degli assicuratori non sono ingiustizie e soperchierie che il cittadino ha il diritto e il dovere di contrastare, ma una realtà immodificabile; che non accettare è vano e stolto, e può anche essere pericoloso per il cittadino, esponendolo a rappresaglie. Educare il popolo a credere che gli unici grandi attentatori alla convivenza civile e alla giustizia sono la mafia e il terrorismo. Questo caso di estorsione, piccolo, ma sfacciato quanto una richiesta di pizzo, è un esempio dell’applicazione del principio che il Ministero degli interni difende a mano armata, e promuove con una zelante attività “pedagogica”. (Email a un importante manager italiano, il giorno prima della bomba ai liceali a Brindisi).

D’altra parte, analisi di esperti, come Giannuli qui, e Comidad sulla gambizzazione dell’AD di Ansaldo nucleare (Attentati false flag, attentati true flag e attentati flagless, 5 mag 2012), indicano per questi attentati con la didascalia (pistola Tokarev, Scuola Morvillo Falcone) anche un’altra pista non così ovvia: quella della predazione del pesce grande a danno del pesce medio; ipotizzando scenari che hanno evidenti analogie con quello degli attentati che nei primi anni Novanta aiutarono la transizione politica voluta dai poteri extranazionali. Le due ipotesi non sono incompatibili: gli attentati potrebbero essere operazioni “multipronged”, cioè “a più punte” (come le punte di un forcone); mentre non si può dire nulla sugli esecutori materiali, sembra di intravedere alcuni dei rebbi, cioè parte della molteplicità dei fini.

1) Siamo ai tempi nei quali i barbari ci chiedono sempre più oro, e lo pesano con bilance truccate; non c’è da stupirsi che per prevenire o reprimere malcontento e esitazioni aggiungano all’altro piatto il peso della spada. Quindi, le solite bombe pedagogiche, rivolte a noi Ciccioformaggio, cioè al popolo che non ha il coraggio neppure di parlare, per spingerlo a stringersi spaventato, sottomesso e riconoscente alle istituzioni corrotte che lo derubano e lo vendono; e che lo proteggono dall’uomo nero: la mafia, il terrorismo politico, qualche spostato. Dopo l’eruzione esplosiva, parte come al solito la colata di retorica che spazzerà via qualsiasi reazione democratica seria.

2) Inoltre, un messaggio ai Manutengoli, cioè la classe dirigente, perché da un lato continuino imperterriti a salassarci per loro conto, ma dall’altro si accontentino della paga e delle commissioni, stiano al loro posto e cedano qualche altro osso. Due giorni prima della bomba a Brindisi c’è stata una reazione dell’ABI, con toni fermi che è insolito sentire da istituzioni italiane, all’attacco straniero contro le banche italiane, e la Consob ha convocato Moody’s. “Un’aggressione, “all’Italia, alle sue imprese, alle sue famiglie, ai suoi cittadini”, che conferma il ruolo di “destabilizzazione” delle agenzie di rating con i loro giudizi “parziali e contraddittori” “ (M. Meggiolaro, Il Fatto).

3) Con l’occasione, anche un messaggio contro le Impurità della magistratura, con un attentato pochi giorni prima della ricorrenza dell’assassinio a Capaci di un magistrato di eccezionale spessore. Un’intimidazione verso eventuali elementi che invece di servire i padroni del mondo vorrebbero fare i magistrati. Perché si fermino, o comunque non passi per la testa alla massa dei loro colleghi di imitarli, o di muovere qualche passo in quella direzione. A proposito di “anarchici informali”, una curiosità: tra le motivazioni del premio che l’FBI ha conferito a De Gennaro c’è quella di essere stato un “consigliere informale” degli ambasciatori USA in Italia.

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Blog Il Corrosivo

Commento al post di M Cedolin “Bomba a Brindisi, utilità della tensione” del 19 mag 2012 

Segnalo il post “Terrorismo multipronged ?” sull’attentato avvenuto nella città che è il porto d’imbarco per la Grecia:

Terrorismo multipronged ?

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Chiesa “Il tempo dei Breivik” del 21 mag 2012 

Così se uno dà segni di insofferenza ai  taglieggiamenti legali eseguiti mediante il potere dello Stato, o con la complicità dello Stato, a favore di interessi privati; se uno non è sufficientemente mansueto nell’accettare di venire derubato di denaro buono ricevendo in cambio servizi mediocri o pessimi, quando ci sono; allora potrebbe essere classificato come un potenziale terrorista. Se uno dà in smanie per il pizzo legale eccessivamente pesante, per torti (o provocazioni) subiti da un potere che non lo fa campare; e,  come Renzo quando andava da Azzeccarbugli, a vederlo pare un matto, allora potrebbe essere uno che, nelle parole del PM Di Napoli “ce l’ha col mondo”, e quindi è capace di mettere le bombe.  Una tesi a dir poco azzardata (ma non è escluso che la “conferma” ad affermazioni così perentorie venga a posteriori) ma che è quella delle “istituzioni”, e che fa comodo alle “istituzioni”. La si potrebbe ribaltare considerando che la sua introduzione e diffusione sia una delle molteplici finalità dell’attentato di Brindisi; e anche di altri, come quelli di questi mesi verso Equitalia:

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

Forse siamo “Al tempo dei Breivik” nel senso che ora ci si avvarrà di spostati più o meno autentici per tenere buono il popolo bue con la minaccia del terrorismo; anzi con la minaccia di essere etichettato come potenziale sovversivo, se non si sta zitti e chini nel farsi togliere diritti e opportunità, e se non ci si presenta a richiesta coi soldi in bocca. Un terrorismo che dà la possibilità di eliminare voci scomode trattandole come potenziali focolai generatori di crimini efferati. Che la tesi sviluppata da Giulietto Chiesa vada a sovrapporsi a quella delle “istituzioni”, che hanno una pratica pluridecennale nel terrorismo pilotato, potrebbe essere una coincidenza dovuta a grande capacità e grande onestà intellettuali; ma anche no.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Lo “spostato” non fa più notizia” del 27 mag 2012

Nuovi terrorismi e sensibilità letterarie dei Carabinieri

Se avessi velleità accademiche, se fosse questo il mio campo e se non avessi altro a cui badare rivendicherei di essere stato in Italia il primo, o tra i primi, a indicare questa nuova forma di terrorismo, e a darne un’interpretazione, prima che avvenissero i fatti ai quali viene comunemente legata:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/ (2010)

Oggi, con gli inquirenti che parlano come prima ipotesi di attentatore isolato che “odia il mondo” per la bomba a Brindisi (e poi nascondono il braccio), si può dire che il concetto sia stato ormai efficacemente inoculato nell’opinione pubblica; tanto da “non fare più notizia”. Diversi commentatori anche progressisti, come G. Chiesa, hanno dato il loro profondo contributo all’affermazione culturale del tema del terrorismo alla “se perdo la pazienza mi scatta la iulenza”:

Terrorismo multipronged ?

Terrorismo multipronged ?

Sempre su “il Fatto” la scrittrice Lidia Ravera ha sostenuto (“Il massacro senza ragione di una persona “normale”) la tesi nella sua forma forte, per la quale anche una persona normale può lanciare una bomba a casaccio, es. contro delle ragazzine, senz’altra motivazione che un generico ma smisurato odio. Il più votato dei commenti al suo articolo online: “Avvisate gli investigatori! la Ravera ha risolto il caso: l’assassino è un uomo normale. Si dia inizio alla caccia. Avvisate anche la comunità scientifica, il tratteggio della patologia criminale è servito: è un portatore sano di odio. Sicuramente misogino.”

Non si può dire che questo e altri crudeli sbeffeggiamenti la Ravera non se li sia meritati. Ha perso un’occasione; gli scrittori, esperti di sentimenti e passioni, potrebbero dare un loro contributo sull’argomento distinguendo i concetti che si sta tentando di unificare in un grottesco e immondo pastone. Potrebbero trattare di una distinzione preliminare fondamentale: quella tra l’odio endogeno, che nasce da oscure alchimie interiori, e l’odio indotto, che porta qualunque persona, se sufficientemente esasperata, a rispondere a sua volta con una zampata agli animali che non smettono di tormentarla. Possono sviluppare il tema di come evitare di accettare lo scambio che coloro che vogliono indurre l’odio, persone animate da un’aggressività ferina, miserabili da compiangere, cercano di ottenere tra loro e chi riceve le loro persecuzioni; nel tentativo di appropriarsi di qualità e virtù delle quali sono sprovvisti.

Gli scrittori possono specificare quali sono le abissali differenze tra le dinamiche della ribellione sociale, di chi si dipinge la faccia e grida “Si se ‘ntosta a nervatura mett’a tutt’e ‘nfaccia o muro”, e quelle, precise come un congegno a orologeria, del terrore senza volto seminato dal potere. Possono raccontare come a volte si assecondino e incoraggino le reazioni all’ingiustizia per poterle meglio reprimere. Possono raccomandare la cultura come antidoto, indicando come avere letto qualche libro non alla moda, pensare contro l’opinione corrente, discutere contro sé stessi, aiuti a non cadere nella trappola. Potrebbero spiegare che chi si consuma sui libri e critica la follia umana come Leopardi – quel loro collega – è l’antitesi del terrorista; ed è tra i bersagli di chi confeziona il terrorismo e dei fiancheggiatori.

Questa concezione per la quale chiunque è sospettabile di essere un terrorista, soprattutto se è scontento, protesta o critica, nuova nella declinazione, che è adatta ai tempi, ma in fondo non una novità storica nella sostanza, ha un’evidente dimensione narrativa; credo sia interessante a questo proposito considerare il variegato rapporto che quelli che dovrebbero fermare la nuova minaccia, cioè i Carabinieri, hanno con la narrativa e le lettere. Nelle fiction sui CC si dà un’immagine dei custodi dell’ordine edulcorata e gigionesca fino allo stomachevole, che fa pensare a gusti letterari fanciulleschi; del resto, la figura di terrorista che è stata abbozzata dai commenti ai fatti di sangue recenti e pregressi è degna dei copioni su don Matteo e il maresciallo Frassica.

E’ opinione comune, rafforzata dalle barzellette, che i Carabinieri parlino male e scrivano male. Allo stesso tempo, sembra diano un’importanza perfino eccessiva alla forma. Sfogliando un libro di quiz per l’esame di ammissione a sottufficiale dei CC ho visto che ricorrevano le domande sui plurali dei nomi composti (“pescespada”, “cassaforte”), una delle parti più arzigogolate e noiose della grammatica italiana; pedanteria lievemente sadica, da caserma. I peggiori sono quelli che, intervistati da qualche emittente locale, si esprimono con termini inutilmente ricercati, e non appropriati, per fare vedere che non sono solo abili investigatori e uomini d’azione.

D’altra parte, i CC a volte fingono un’ignoranza che non hanno; per fare calare le difese all’interlocutore, o per fare passare per colpa ciò che è dolo. Il prof. Giannuli pochi giorni fa ha tacciato di inettitudine il ministro Cancellieri per le indagini sull’attentato di Brindisi; ma a volte fa comodo ai poliziotti “play dumb”, come il commissario di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970), che storpia volutamente “via del Tempio” in “via del Tempo” dopo avere dato del cretino a un suo sottoposto per lo stesso errore. Così facendo si può meglio sostenere, ad esempio, che per “Gradoli” si intendeva in buona fede il paesino vicino al lago di Bolsena, non la via di Roma dov’era il covo dei brigatisti che ebbero parte nell’esecuzione di Moro; nonostante che proprio in via Gradoli il Sisde e anche il capo della polizia Parisi avessero intestati alcuni appartamenti.

Gli ufficiali dei Carabinieri che si occupano di analisi del crimine o di redigere comunicati si esprimono in buon italiano, presentando a volte, come i professionisti di altri campi, concetti istruttivi. Ma non sono solo gli alti gradi quelli dai quali si può apprendere. Piero Chiara, un maestro del narrare e dell’uso dell’italiano, dopo avere elencato i grandi scrittori dai quali ha imparato l’arte aggiunge: “Ma c’è stata una schiera di scrittori involontari che ho preso in considerazione durante gli anni nei quali ho lavorato nell’Amministrazione della giustizia: quella dei marescialli dei carabinieri. Ho letto migliaia di verbali nei quali uomini semplici e pieni del senso della realtà si studiavano di riferire i fatti nel modo più chiaro possibile. I marescialli dei carabinieri non facevano riflessioni né si abbandonavano a introspezioni psicologiche: riferivano puramente e semplicemente. Mi sono capitati sotto gli occhi dei piccoli capolavori di narrativa, dai quali ho imparato a raccontare vedendo nella mente i fatti come in un film e studiandomi di tradurli in parole semplici e precise”.

Tornando agli emuli di Breivik e di Kaczynzki, credo non sia irrilevante che i Carabinieri, nella loro rivista “il Carabiniere”, direttore il Comandante generale dell’arma, abbiano 15 anni fa ospitato un saggio (“Vi racconto Lord Jim”, Il Carabiniere, dic 1997) dell’italianista statunitense TJ Harrison, l’autore secondo il quale oggi un Leopardi, date le sue critiche, andrebbe considerato come un potenziale Unabomber (v. Leopardi, Unabomber…, cit.). Queste del pazzo furioso o del savio impazzito che ricorrono alle bombe per esprimersi, del normale che fa una strage gratuita, o dell’emarginato che avendo perso la fiammella della speranza perde anche quella della ragione, sono narrazioni che per andare in scena necessitano di violenze sanguinose e di forme meno evidenti ma anch’esse gravi di violenza illecita. Corrono su binari fissi allestiti già da diversi anni, imposti dai massimi poteri e sorretti com’è tradizione da complicità dei poteri dello Stato; credo, sulla base di quanto ho visto coi miei occhi, che siano narrazioni eversive che, per quanto contrastino col “senso della realtà” di un qualsiasi bravo maresciallo, e per quanto servano a costruire una diversa e ingiusta realtà sociale, le forze di polizia nazionali non possono che ripetere, astenendosi dall’applicare il loro sapere, se non per arricchirle e renderle più credibili; obbedendo agli ordini, nello spirito dell’allievo che deve conoscere che le parole “il capostipite”, “il caposquadra”, “la capoclasse”, “la capocuoca” seguono ciascuna una diversa regola per la formazione del plurale.

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@Giannuli. No, “Il Carabiniere “ non ha pubblicato il saggio ““Leopardi, Unabomber” di TJ Harrison, Dip. di italianistica, Columbia university, e Istituto italiano di cultura, New York, 1999. (Un’istituzione piuttosto diversa da com’era ai tempi di Prezzolini; una delle tappe delle visite ad limina dei personaggi italiani in cerca della benedizione USA, come Vendola). E’ consultabile in: Giacomo Leopardi: Poeta e filosofo , ed. Alessandro Carrera (Firenze: Cadmo, 1999), pp. 51-60. L’arma dei Carabinieri ha però mostrato interesse per questo singolare autore, Harrison, che su Il Carabiniere ha trattato il tema di Lord Jim, di Conrad. Harrison ha anche nel suo curriculum l’intervista televisiva “Mussolini’s Secret War”, one-hour documentary for The History Channel, 2001, che pure potrebbe interessarle.

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Blog Il Corrosivo

Commento al post “Berremo anche questa?” del  7 giu 2012

Devo difendere magistratura e forze di polizia: una telenovela non si giudica dalla prima puntata.

Terrorismo multipronged ?
https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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10 lug 2012 

Blog Il Corrosivo

Commento al post “L’anticiclone brucia le prove” del 9 lug 2012 

Dopo il “paradosso di Gettier” del PM Dinapoli che subito dopo l’attentato dice che è stato uno che ce l’ha col mondo e poi viene arrestato uno che dice che ha messo la bomba perché ce l’aveva col mondo; dopo “la fiaccola sotto il moggio” di un asserito attentato “dimostrativo” non percepibile come tale dal destinatario; è arrivata l’autocombustione notturna, in un centro di polizia, a distruggere reperti; o forse solo a  proseguire la catena di messaggi anomali. A questo punto, non dovrebbe stupire che quest’altra esplosione venga attribuita all’anticiclone Caronte, che come mostra il grafico di Cedolin proviene da Sud; sciarada per sciarada, una “Corrente del Sud”, Southstream in inglese.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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8 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Bomba contro magistrato a Mantova, un arresto: “Ripicca per furto impunito” del 7 novembre 2012

Dopo Vantaggiato, un’altra bomba dai moventi ufficiali flosci; e per di più messa da un poliziotto. Nella notte dell’attentato, il 4 luglio, Independence day, in USA si tengono dei grandiosi spettacoli di fuochi d’artificio. Data la soggezione delle forze di polizia italiane agli americani, forse qualcuno è stato particolarmente influenzato e ha voluto fare i botti qui da noi.

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23 aprile 2013

Blog Come Don Chisciotte

Commento al post di V. Lo Monaco “Ma la rabbia dov’è finita?” del 23 aprile 2013

Sembra che il grillismo stia funzionando come barriera di protezione del sistema. Come imbottitura, che assorbe lo scontento popolare e lo devia facendolo sfogare in un innocuo spettacolo pieno di suono e di furia.

O Grillo o la lotta armata? Speriamo che non ci pensi qualche ufficio affari riservati a conferire credibilità a questa alternativa falsa e ignorante. Grillo sta diventando una comoda giustificazione all’analfabetismo politico, alla codardia e alla subordinazione volontaria. Sono invece da apprezzare quel 50% di friulani che alle elezioni regionali di due giorni fa, senza tante chiacchiere, hanno speso i loro diritti elettorali astenendosi, e ponendo così una democratica mozione di sfiducia verso la cricca che ci sta svuotando le tasche. Forse è stato solo un calcolo egoistico a muoverli; ma in ogni caso non votando hanno avuto la serietà, la forza e la dignità di rispondere con un “no” alla richiesta di firmare la liberatoria con la quale ai parassiti che usurpano le istituzioni viene riconosciuta legittimità democratica.

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30 aprile 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Cosa c’è dietro l’attentato di Roma?” del 29 aprile 2013

Il gesto di Preiti è come una ciliegia candita che, caduta per caso non si sa da dove, centra esattamente il suo posto sulla torta. Ha consentito ai politici – e ai poliziotti – la violenza concettuale per la quale se mentre ti strangolano protesti sei un violento verbale che istiga a spargere sangue. Le tremebonde masse italiane saranno ancora più caute nel lamentarsi; mentre una piccola minoranza potrà essere spinta a emulare il gesto, giustificando così la repressione, e confermando il concetto che dire “i ladri sono ladri” è irresponsabile e violento.

Andrebbe sottolineato che non bisogna imitare Preiti, ma neppure lasciarsene intimidire: assolutamente no alla violenza, ma no anche al voler fare la rivoluzione coi Carabinieri, come diceva Montanelli. O all’affidare la rivoluzione a Eurogendfor. Andrebbe superata l’illusione dell’ammutinamento della Corazzata Potemkin, delle forze di polizia che si mettono dalla parte del popolo. Sembra che quando sono in gioco grandi interessi, come il saccheggio del Paese, i Carabinieri e le altre forze di polizia rispondano a poteri superiori, e siano cani da guardia dei politici che tengono al guinzaglio i loro padroni.

L’attentato, com’è come non è, può costituire un messaggio anche per figure di potere, oltre che uno spot per il popolo bue. Verso le teste di legno che stavano giurando a Palazzo Chigi, ricordando loro qualche cosa; e anche verso frange oneste, o tentate dall’onestà, delle istituzioni, della magistratura, o delle stesse forze di polizia: se cedi alla debolezza di fare il tuo dovere può sempre esserci una scheggia impazzita, un calabrese di ritorno, che arriva e ti spara.

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5 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Alessandria, esplosione in cascina disabitata: 3 pompieri morti e 3 feriti. Procuratore: “Atto doloso, abbiamo trovato timer e bombola gas”

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin

27 March 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Un altro spostato: l’eccidio di Tolosa” del 27 mar 2012 

Casseri, che si occupava di occultismo e teorie fasciste, campi che mi provocano l’orticaria, prima di morire ha accusato di plagio, con argomenti che non appaiono palesemente infondati, Umberto Eco, per “Il cimitero di Praga”, romanzo storico su occultismo e servizi segreti. Eco in precedenza aveva scritto “Il pendolo di Foucault”. Il pendolo di Foucault, comune nei musei di storia naturale, appartiene a quella classe di esperimenti fisici affascinanti, dove un apparecchio rilevatore di estrema semplicità svela la presenza di grandi forze naturali. Eco, “la pietra di Pappagone della cultura italiana” nella definizione di Marcello Marchesi, non si è fatto scappare il sottile senso del meraviglioso che emana dall’esperimento del fisico francese.

Il prof. Giannuli, nel considerare il caso Casseri e gli altri simili avvenuti in pochi mesi, ci ricorda giustamente che il metodo scientifico parte dalle ipotesi, e che qui siamo su “thin ice”. A volte si sa così poco che occorre un lavoro preliminare alla formulazione di ipotesi. Davanti a questi strani casi di “pazzia politica” credo che la prima ipotesi debba essere quella generalissima e altamente astratta di una black box: l’ipotesi che esistano dei meccanismi per produrre questi fenomeni, dei metodi a noi sconosciuti. Abbiamo cioè un problema di ingegneria inversa: data una scatola nera con certo output, cosa c’è dentro? Per tentare di risolvere un simile problema occorre studiare, prima di formulare ipotesi specifiche.

Se avessi il compito e il potere di indagare su queste schifezze – e se gli uffici del servizi non volessero confidarmi cosa sanno su queste cose – chiederei per es. ad uno storico del terrorismo e dei servizi come il prof. Giannuli di riscrivere una storia del terrorismo in Italia impostandola sotto il profilo della manipolazione dei terroristi neri e rossi da parte dei servizi. Di quali mezzi, di quali leve, di quali analisi, di quali risorse, di quali espedienti si sono serviti per le operazioni false flag? Quanto vi è stato di spontaneo, quanto di pilotato, quanto la mano dei servizi è intervenuta direttamente, e soprattutto, quali sono state le forme miste negli atti di terrorismo ?

Inoltre chiederei a uno psichiatra esperto di metodi di condizionamento mentale una relazione sulle tecniche psicologiche, farmacologiche, organizzative, con le quali si possono ottenere dati comportamenti. Nel frattempo leggerei, cautamente e con scetticismo, la letteratura corrispondente a quella delle due relazioni. Quindi cercherei di incrociare le due fonti, nella speranza di trovare un appiglio di una qualche consistenza che permetta di fare luce, o di formulare un’ipotesi, sul principio, o sui meccanismi, sui quali si basa il funzionamento della scatola nera che oggi sembrerebbe avere preso il posto delle operazioni degli Anni di piombo. (Chiederei anche i motivi e i mandanti di alcuni comportamenti ad alcune istituzioni dello Stato, e della città dove abito).

Può darsi che le sconcertanti notizie sui casi di strage, e forse anche quelle su alcuni tragici suicidi, rispecchino la nostra ignoranza e minorità rispetto ad alcune moderne tecnologie del potere, davanti alle quali siamo come dei primitivi davanti a un accendino, o a una radio. Può darsi che questi fatti terribili siano la forma estrema e rara di metodi di condizionamento e manipolazione diffusi, che più spesso prendono forme meno intense; si dovrebbe studiare l’esistenza di altre forme mirate ma meno cruente o incruente; ad esempio, esiste oggi, io ritengo, un pesante “mobbing di Stato” (commissionato, come altri delitti dell’Italia repubblicana) teso a condizionare chi ne è oggetto; fino a considerare le forme che sfociano nel condizionamento ideologico e culturale di massa coi media, “banale” forse, ma non da sottovalutare, viste le follie collettive cui storicamente può portare e sta portando.

Riguardo a ciò, nel brainstorming, o nel libero inventare, sui numerosi diversi congegni che ipoteticamente potrebbero stare nella scatola nera, si potrebbe immaginare tra i tanti anche qualche analogo psicologico del generatore di Kelvin; un apparato, la cui spiegazione si può trovare su internet, che è un altro di quegli oggetti scientifici che sono sbalorditivi per noi laici, per la semplicità con la quale ottengono effetti di larga scala. Nel generatore di Kelvin si riesce a produrre grandi differenze di potenziale, anche superiori ai diecimila volt, facendo gocciolare l’acqua da due taniche in due secchi, col solo fare passar le gocce attraverso due collari metallici collegati per via incrociata all’acqua dei secchi. Fino a che scoccano scintille tra gli elettrodi montati sui due secchi; inaspettatamente e come dal nulla agli occhi degli astanti, che pensano a qualche dispositivo elettrico nascosto che invece non c’è.

La generazione di alta tensione con mezzi elementari si trova non di rado in elettrostatica; e non è da confondere con una generazione sostenuta di corrente elettrica. L’accrocco comunque mostra, per metafora, come a volte bastano mezzi minimi e ingredienti in sé leciti e insospettabili per evocare potenti forze naturali; come disponendo in un certo sapiente ordine oggetti semplici e comuni e lasciando andare le cose sia possibile creare il fuoco con l’acqua; come con delle innocue goccioline, goccia a goccia, si può ottenere un accumulo di energia, fino a che alla fine non è che il vaso trabocca; ma parte una forte scarica elettrica; che in alcuni casi potrebbe incendiare del combustibile che qualcuno potrebbe avere messo a distanza utile.

La sinistra radicchiale

26 March 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Perchè sono comunista” del 26 mar 2012

“C’è sempre un puro più puro…” diceva Nenni. Quello che accomuna i comunisti ai peggiori capitalisti, e ai tanti opportunisti che stanno tra i due, è la bugia e l’omertà sul valore sociale ed etico del lavoro; non del lavoro come impiego e fonte di reddito, naturalmente; ma sul valore etico e sociale di ciò che viene prodotto. Per esempio, come ho osservato in questo sito (*), si auspica che la medicina divenga sempre più “motore della crescita del reddito e dell’occupazione”. Conoscendo questo settore dall’interno, vedo che l’enorme espansione e il successo economico della medicina sono il risultato di frodi strutturali, che tolgono sistematicamente, legalmente, sia salute sia denaro alle persone; ma alimentano così sia la speculazione finanziaria sia, in senso letterale, le famiglie dei portantini. Non ci sono forze politiche che contestino questa via cannibalistica al capitalismo.

La causa della crisi, crisi che prende forme primariamente economiche ma non è solo economica, risiede solo in parte nel fattore che, grazie soprattutto ai comunisti, di solito si indica, il capitale; ha le sue spore nascoste, o meglio taciute, anche nel lavoro; che grazie soprattutto ai comunisti è sacro e immune da critiche sulle sue conseguenze etiche e politiche. Il capitalismo ha così nel comunismo la sua cintura protettiva, consistendo quella che si presenta come un’opposizione radicale nel non chiedere al leone altro che di essere un po’ meno leonino nella spartizione delle prede: l’obiettivo presente, fatte salve le belle chiacchiere sul sole dell’avvenire che dovrà sorgere, è di “rifondare il patto sociale tra capitale e lavoro “ per “un sistema sociale un po’ più equilibrato”.

Io apprezzo la profondità di certe analisi marxiste; non contesto certo a nessuno il diritto di chiamarsi comunista e di professare qualsiasi dottrina; né di sostenere che posizioni come le mie sono utopiche, errate, etc. Solo rilevo questa consuetudine, comune a tante forze politiche, di presentarsi per gli autentici oppositori radicali quando si è un barbacane del sistema, un antemurale che protegge il capitalismo dal cambiamento radicale. Non si tratta di essere più puri dei puri; è valido in questo caso ciò che osservava Pascal sul radicalismo relativo, di come un moderato che non segua una deriva estremista appaia lui estremista: “Quando tutto si muove in modo uguale, in apparenza non si muove niente, come su una nave. Quando tutti vanno verso la dissolutezza, sembra che nessuno ci vada. Colui che si ferma mette in evidenza l’esagerazione degli altri, come se fosse un punto fisso.”

Questo per me è radicalismo, oggi: riconoscere che si sono spostate abnormemente le coordinate dell’etica pubblica e contestare ciò. Chi è portatore di questa soverchia “purezza”- anche se le sue posizioni sarebbero non troppo lontane da quelle di un ipotetico democristiano, o di un repubblicano, onesti – non “epura i meno puri”, come invece diceva Nenni; ma viene epurato lui. E i bravi sedicenti comunisti, forse anche per rinsaldare il patto sociale e riequilibrare la loro busta paga, spesso non si fanno pregare per svolgere quest’altro lavoretto extra per il nemico capitalista.

* https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

@ Valter Martinelli. E’ fin da bambino, nella rossa Siena degli anni ’60, molto prima di internet, che mi trovo male a discutere coi “compagni” che mettono le loro attività di disturbo al servizio di ciò che dicono di combattere. Il tema è la strage di Brescia, non le persecuzioni – accertate – di Stalin verso gli ucraini. Comunque lei nel tema rientra indirettamente, con la sua petulanza scorretta e fastidiosa che mentre agita la bandiera rossa serve chi volle le bombe. Un tipo umano non raro, nel ramo di parabola dai Gramsci e i Pio La Torre ai Napolitano, ai massocomunisti, e infine ai massoni e basta; che viene trascurato nelle ricostruzioni quando invece ha giocato un ruolo importante nelle disgrazie e nei tradimenti dell’Italia repubblicana. Grazie per la sua testimonianza. Continui pure ad esibirsi.

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5 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marche, il provveditore che esalta la guerra in una lettera agli studenti. Anpi: “Retorica bellicista che non stimola conoscenza critica” “

“Dalle pagine di Gabriele d’Annunzio, così cariche di sapori, afrori, colori e suoni, esala spesso l’odore della morte, che per il poeta è un profumo, quasi il risvolto o la sublimazione della sua sessualità. Il folklore mussoliniano ne dedusse un armamentario funebre, fiorito di teschi, fiamme e camicie nere con contorno di riti altrettanto mortuari come il famoso appello: «Camerata Tal dei Tali!», al quale il coro degli accompagnatori rispondeva: «Presente», e che diede luogo, nel ventennio nero, al romanesco improperio malaugurante: «Te possano chiamà presente».” (Piero Chiara).

Mentre la gente si lascia ubriacare di paura, e l’Italia viene tradita e strozzata, il logoro siparietto del battibecco sul folklore mussoliniano tra i sedicenti patrioti e quelli che la guerra all’invasore la fanno alla playstation – entrambi bene imboscati – aiuta a nascondere l’avverarsi della previsione “Se i fascisti dovessero mai tornare tra noi, non avranno più la camicia nera o bruna,ma il camice bianco” (Citato in Jean-Claude Michea, Il nostro comune nemico,2017).

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22 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ravenna, decine di nostalgici ricordano il gerarca Ettore Muti. A pochi metri antifascisti cantano Bella Ciao”

Ricordo, in vecchio articolo di “Storia illustrata”, che per la sua uccisione si usò l’espressione “un cespuglio sparò”. Mi colpì l’espressione vivida, fuori luogo nella ricostruzione di un omicidio. Poi ho trovato che è una espressione di Montanelli in “XX Battaglione eritreo” (1936). Quell’altro triste personaggio, Badoglio, aveva incaricato i carabinieri. Nella mia esperienza, i prefetti, e le prefettesse, proseguono a tutt’oggi la tradizione di operazioni sporche, sopprimendo certe voci ed esaltandone altre, impunemente, per come richiesto da chi sta in alto. Il prefetto non avrebbe dovuto autorizzare, per di più sotto elezioni, la celebrazione di un simbolo della politica ottusa, violenta e antidemocratica. Ma così, oltre a strizzare l’occhio agli amici nostalgici, si consente ai servitori del fascismo dei banchieri di rabberciare una irrecuperabile verginità antifascista con la solita stanca sceneggiata in costume.

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5 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““La tua rivoluzione è stata la mia”. Polemica su Di Cesare per il post su Balzerani (poi cancellato). Rettrice La Sapienza: “Sconcerto””

Si possono esecrare le tesi di un intellettuale che sostenga la lotta armata, ma comunque rispettarlo. E’ invece disgustoso che – bene imboscata nello Stato con una cattedra universitaria – si elogi il terrorismo pilotato. Tramite il terrorismo affidato ai vari Moretti*, il compagno della Balzerani, si è soggiogato il Paese, si sono eliminati leader che lo volevano libero, si è selezionata una classe dirigente di servi. Disgustoso è il narcisismo del fiancheggiare l’oppressore e presentarsi come fiancheggiatore della ribellione all’oppressione (vale anche per i post-fascisti).

Donatella Di Cesare ha pubblicato “Immunodemocracy. Capitalist asphyxia” una critica addomesticata dell’operazione covid che vorrebbe sostituirsi a quella – per me altamente valida – di Agamben (vergognosamente attaccato, anche su questo sito). Il saggio è stato subito pubblicato dalla Massachussetts Institute of Technology Press. Toni Negri, promotore del terrorismo con legami con figure sinistre del capitalismo, fu pubblicato dalla Harvard University Press. A Cambridge, Massachussets (Boston), trovano porte aperte e così legittimazione e prestigio autori italiani che si appropriano di critiche antisistema, le deformano e le indirizzano in forme che ne permettono un utilizzo strumentale da parte del potere che dicono di combattere.

*S. Flamigni. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

@ MARCOBASTA: Non metto in discussione il diritto di salutare sul piano umano anche il peggior delinquente. Ma si ha anche il diritto di osservare che riconoscendo con l’occasione dignità alle “idee” di un doppio gioco, sanguinoso, preparato a tavolino in qualche think tank di oltre oceano, condotto per stupidità o scelleratezza, che ha portato alla decadenza invece che alla crescita, ci si esibisce nell’arte del servire il padrone fingendosi ribelli.

Come in tutte le storie di ambiguità e doppiezza, “una parola” non basta. Ci sono abbondanti evidenze che ci fosse anche cattiva fede. E protezione. Es. “stella a sei punte” Moretti. Nella migliore delle ipotesi, “ci credevano” come utili idioti. Gli intellettuali servirebbero a questo, a riconoscere i cattivi insegnamenti. Es. Pasolini: “Essi credono di spezzare il cerchio e invece non fanno altro che rinsaldarlo”.

Avremmo bisogno di un’autentica sinistra progressista, e di un’autentica destra conservatrice. Invece appare che siano permesse solo caricature, vuote dietro alle sparate, e accomunate dal servire i poteri che nel 1978 manovravano i terroristi improvvisati, resi “samurai invincibili”, e che oggi non ne hanno neppure bisogno, essendo sufficiente il personale politico ottenuto anche con via Fani, via Caetani, etc.

@ MARCOBASTA: Prima l’ha “salutata” lodandone i deliri e lo sfacelo provocato, poi si è retratta, come il cucù degli orologi svizzeri. Non ha neppure tenuto il punto, ma ha nascosto il braccio. Va bene la lotta armata, ma anche i contributi INPS….

L’espressione sui samurai è di Tobagi: “non sono samurai invincibili”. Tobagi fu ucciso da dei figli di papà, al solito protetti. Non è “fare i samurai” fare i sicari – e le patsy, i prestanome – essendo un terminale di apparati delle maggiori potenze politiche e militari, servendole in quello che voi dovreste riconoscere come “imperialismo”. E’ invece simile alla viltà degli squadristi, che attaccavano in venti contro uno. Si sono spente le voci equilibrate, come Moro e Tobagi, si sono eliminati coraggiosi autentici, da Bellomo a Rossa a Borsellino a Calipari, e si dà spazio a sguaiataggini servili e incoscienti con ritrazione incorporata. In Italia pure terroristi e annessi tengono famiglia, e sono raccomandati.

Soft air

17 February 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco ““Il ragazzo cileno colpito alle spalle”. Milano, il vigile accusato di omicidio volontario” del 17 feb 2012

Un agente di polizia che spara alle spalle a un disarmato che fugge è un violento e un vile. E’ il genere di viltà tipico di chi si arruolava nelle squadracce fasciste, che durante la Seconda guerra mondiale i nazisti a volte dovettero togliere dalla prima linea del fronte perché incapaci di combattere contro soldati armati.

Giochi su Galileo Galilei

29 December 2011

Blog Appello al popolo

Commenti al post di Tonguessy “Strutture di potere – Galileo e la Chiesa” del 29 dic 2011

Postato su questo sito il 19 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Grazie a Tonguessy per l’ottimo articolo. E’ particolarmente interessante l’osservazione del progresso scientifico come ideologia che allontana il popolo dalla concezione medievale della vita frugale. La promessa di salvezza intramondana che allontana da quella concezione del limite che abbiamo perso, e che farebbe risaltare la Scienza nella sua vera grandezza.

Io sono tra quelli che quando sono in spiaggia sul Tirreno restano a guardare il tramonto sul mare. Uno spettacolo bello in sé, e che induce a riflessioni delle quali “Il silenzio” fuori ordinanza è l’equivalente musicale. La contemplazione del sublime che la nostra stella ci offre quotidianamente è temperata dal pensiero che non è il Sole che cala dietro l’orizzonte, spandendo colori regali attorno a sé; ma siamo invece noi che insieme alle sdraio e a tutto il resto ci stiamo lentamente ribaltando all’indietro.

Anche l’antagonismo Chiesa/Scienza si è evoluto, e credo occorra fare attenzione a non identificarlo con quello dei tempi di Galilei; come invece può essere interesse dei contendenti far credere: https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

Resta l’antagonismo ideologico, con la Scienza e la Fede usate come armi; un esempio è dato da come entrambe le parti strumentalizzano la discussione sul darwinismo. Confronto che a volte sbotta in toni che tradiscono l’antica vocazione: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/16/i-preambula-fidei-di-san-tommaso-e-quelli-di-de-mattei-e-carancini/

Ma il clero attualmente ha anche interesse a favorire la scienza. Interessi “pastorali”, perché, preso atto che la nuova religione secolare è oggi quella che fa più presa sulla credulità delle masse, preferisce cooptarla e sfruttarla anziché attaccarla frontalmente. (E sa, vecchia volpe, che conviene dargli corda anche perché le magagne della degenerazione affaristica della scienza ne minano la credibilità dall’interno). Diventato lo scientismo un’ideologia parareligiosa, il clero col suo know-how può insegnare ai seguaci di Prometeo come ricavarne consenso e zecchini.

Interessi politici, perché il Vaticano deve trovare un punto di convivenza e alleanza con altri poteri che non può certo contrastare, e che fanno dell’ideologia scientista il loro credo. Appoggiando la scienza, evitando di attaccarla, se non per ridicole questioni teologiche, tacendo sulle strumentalizzazioni e storture dei modi nei quali è praticata, e fornendo servizi di supporto, il clero può acquisire meriti presso poteri che non lo amano.

Interessi economici, perché la “scienza” è in pratica la tecnologia commerciale, e il clero è tra le forze che investono molto denaro e ricavano molto denaro da essa; v. il caso San Raffaele, scoperchiato, nei suoi aspetti finanziari ma non in quelli “scientifici”, nell’anno del passaggio di governo da Berlusconi a Monti.

Così le occasionali rumorose baruffe e le frequenti gomitate non devono fare perdere di vista che tra le due chiese, che se potessero adotterebbero gli argomenti degli inquisitori da un lato e dei lanzi dall’altro, i rapporti sono articolati; come quelli dei famosi imprenditori di Pisa, che litigavano di giorno ma cooperavano di notte: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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@Lorenzo. Tra il primitivo che adora la luna e lo scienziato capace di mandarci un razzo (magari forte della pregressa esperienza pionieristica con le V2 naziste) c’è una grande differenza; ma non sarei così sicuro che ci sia un abisso. Il 23 dicembre scorso c’è stato il quarantennale della “Guerra al cancro” dichiarata da Nixon sull’onda dell’esaltazione per le missioni Apollo. La luna è sempre là, non più meta di visite a parte quelle innocue dei poeti, ma la guerra al cancro non è stata vinta. Invece, si è trasformata la lotta al cancro in una economia di guerra. La soluzione è stata brillante sul piano economico; inqualificabile su quello etico e politico.

La “comunità scientifica”, superiore alle diatribe ideologiche, lo sguardo fisso in alto verso il perseguimento della Conoscenza dell’ignoto, ma anche con un fine intuito per buste paga e pensioni, continua a pestare alacremente l’acqua nel mortaio così come si vuole che faccia. Il cancer burden continua ad aumentare. Dal 1998 al 2007 in Europa la spesa pro capite per i farmaci oncologici è cresciuta di sei volte, e attualmente si parla di aumento dei prezzi insostenibile per i nuovi farmaci “innovativi”; prodotti frutto di un metodo così galileiano che si discute apertamente nelle sedi ufficiali di come valutarne l’efficacia sui pazienti dopo che sono stati commercializzati, in carenza di dati sperimentali sufficienti; cioè di come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati; e così efficaci che diversi medici scelgono di non assumere le terapie destinate ai pazienti se affetti da cancro. Gli analisti finanziari prevedono ulteriori enormi guadagni, e la gente continua a credere, anche se con qualche tentennamento, ai proclami di vittoria della “comunità scientifica”.

Lo scienziato non deve essere necessariamente “engagé”; ma deve essere onesto, e non può pretendere di essere considerato tale per dogma. Tra il primitivo e lo scienziato ideale in mezzo c’è l’acquitrino della scienza corrotta, e di quell’atteggiamento irrazionale, diffuso tra il pubblico e anche tra i ricercatori, prossimo alle credenze dei primitivi che il fisico Feynman (Il Nobel che scoprì la causa del banale errore tecnico che causò il disastro della navetta Challenger) ha chiamato “Cargo cult science”. Cioè l’adorazione di stampo tribale di ritrovati tecnologici e della scienza, che vengono visti come divinità benevole e onnipotenti.

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@Lorenzo. Grazie per questo esempio di teologia scientista.

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@Mincuo. Leggo che Bellarmino ebbe parte nel primo processo a Galilei, quello del 1616. Circa venti anni prima aveva partecipato al procedimento che aveva mandato sul rogo Giordano Bruno; alla figura del cardinale, e futuro santo e dottore della Chiesa, era quindi associata una notevole carica intimidatoria; se non altro da vivo. Assieme a teorie che oggi suonano esoteriche, veniva contestata a Bruno l’affermazione che “vediamo il sole nascere e tramontare perché la terra se gira circa il proprio centro”. Pare che a Bruno fosse stata offerta la possibilità di evitare la morte accettando qualche compromesso dottrinale; ma Bruno non volle. Questa fermezza, più ancora che le sue teorie, deve essere suonata inaccettabile alle orecchie dei preti.

Una posizione ancora oggi da giudicare negativamente per l’ethos nazionale: ricordo come Montanelli sul Corriere abbia scritto che in pratica Bruno, che comunque secondo lui era un pensatore che valeva poco, se l’era cercata con la sua cocciutaggine. La sua scelta credo fosse il frutto di un misto di consapevolezza intellettuale e carattere; e anche di stanchezza esistenziale, se non disgusto, per la sua vita travagliata e per la meschinità e viltà che vedeva nei suoi persecutori. Bruno divenne poi un simbolo di laicità; cioè in pratica di anticlericalismo massonico, che invece nei compromessi si trova a suo agio.

Come Campanella, se i suoi concetti mostrano un modo nuovo di pensare che muove i primi passi, fu un bravo poeta. Mi colpì su “the Crimson”, la rivista di Harvard (interdisciplinare), un detto a lui attribuito: “Lux umbra dei”, la luce è l’ombra di Dio. Un altro pianeta rispetto ai minuziosi sofismi di coloro che dicono di parlare in Suo nome; e rispetto alla loro nascosta ma non sopita propensione a scempiare quelli che non possono piegare; con qualsiasi mezzo, dalle dotte falsità dell’erudito alle pratiche di compiaciuta violenza degli sbirri e lacchè.

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@Mincuo. “L’ambasciatore della Corte medicea, Piero Guicciardini, ottimo conoscitore dell’ambiente romano, era ben consapevole dei pericoli incombenti sullo scienziato: «so bene che alcuni frati di San Domenico, che hanno gran parte nel Santo Offizio, et altri, gli hanno male animo addosso; e questo non è paese da venire a disputare sulla luna, né da volere, nel secolo che corre, sostenere né portarci dottrine nuove».[44]

Il 24 febbraio 1616, richiesti dal Sant’Uffizio, i teologi risposero unanimemente che la proposizione «il sole è il centro del mondo e del tutto immobile di moto locale», era «stolta e assurda in filosofia, e formalmente eretica», in quanto contraddiceva molti passi delle Sacre Scritture e le opinioni dei Padri della Chiesa; che la proposizione «la Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove anche di moto diurno», era «censurabile in filosofia; riguardo alla verità teologica, almeno erronea nella fede». Di conseguenza, il 25 febbraio il papa ordinò al cardinale Bellarmino di «convocare Galileo e di ammonirlo di abbandonare la suddetta opinione; e se si fosse rifiutato di obbedire, il Padre Commissario, davanti a un notaio e a testimoni, di fargli precetto di abbandonare del tutto quella dottrina e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla». Un documento datato 26 febbraio attesterebbe l’avvenuto precetto del Bellarmino e l’obbedienza di Galileo[45] mentre il 5 marzo era reso pubblico il decreto della Congregazione dell’Indice che proibiva e sospendeva «rispettivamente gli scritti di Nicola Copernico De revolutionibus orbium coelestium, di Didaco Stunica su Giobbe e di Paolo Antonio Foscarini, frate carmelitano».” (Wikipedia).

Lei chiama “raccomandazioni amichevoli” una convocazione dopo una procedura formale,  da parte di uno che aveva sistemato Bruno; il quale pare sia stato anche torturato (secondo Wikipedia). Qui bisognerebbe parlare della radice culturale comune a clero e mafia, evidente anche nei modi di esprimersi. Ma non vorrei essere ripreso da lei con accusa di andare fuori tema. Dovreste vergognarvi per quello che avete fatto, in quella e innumerevoli altre occasioni, e invece vi mettete in cattedra a dispensare menzogne e giudizi. Non so chi lei si creda di essere o cosa pensi di avere detto, ma ci vuole un po’ più di un pallone gonfiato per farmi “lasciare stare”.

Non sono di nessun partito, non difendo nessuna fazione, a differenza di lei. Non apprezzo Michele Serra, non leggo Repubblica, che elogia quanto ha prodotto in medicina e in campo culturale il suo degno correligionario Verzè. Vede, lei questo non può capirlo, ma ci sono persone che hanno opinioni forti pur non appartenendo a nessun gruppo. L’argomento del quale tratto non è Galileo, ma gli abusi di potere della Chiesa. Che lei giustifica con la situazione politica del tempo. No; posso testimoniare che avete la vocazione, come mostra anche il suo atteggiamento mistificatorio e arrogante. Lo mostra nella sua parte presentabile; i sudici scagnozzi dei quali allora come oggi vi servite completeranno i suoi auguri di lunga vita e la brillante lezione di filologia fraudolenta.

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Egregio Mincuo, difensore della Fede, cerchi di capire. Il clero si oppone sostanzialmente al progresso che emancipando l’uomo lo sottrae al giogo del potere. E nell’opporsi non si astiene da forme di violenza e di inganno; anzi eleva queste pratiche al rango di scienza, che è l’unica scienza che si può riconoscere alla massa di zeloti e farisei dei quali lei fa parte. Se fosse per Bellarmino o per quelli come lei staremmo ancora al Medioevo; agli aspetti negativi del Medioevo. Queste sono responsabilità molto gravi. Sono il primo a criticare le distorsioni dell’attuale tecnocrazia, alla quale i preti fanno da tirapiedi. Ma il progresso sano è salvezza dell’Uomo. Pensi ad esempio se non avessimo le fogne: quante malattie infettive. Certo, ci sarebbero anche aspetti positivi. Davanti a un vomitatore di insulti come lei, si potrebbe prendere il pitale, metterglielo davanti e dirgli “parla con questo”.

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Caro Stefano, grazie per il tuo intervento. Non ho nessuna voglia di riaprire la questione che hai chiuso, ma vorrei andare oltre evidenziando un aspetto che mi pare interessante. Un poco la storia si ripete. J. Schwartz, in “The creative moment”, 1992, sostiene che la Chiesa era orientata ad ammettere la teoria eliocentrica purché fosse nascosta entro l’oscuro linguaggio matematico, ferma restando la versione delle Scritture. Lo stesso Bellarmino, leader intellettuale dei gesuiti, istruiva i preti a stare lontano dalle dispute coi matematici sulla questione. Per questo autore, un fisico, lo scandalo è consistito non tanto nella soppressione della verità da parte dell’autorità, ma nell’avere imposto che la “chiarezza sovversiva” della fisica venisse avvolta in un linguaggio matematico inaccessibile ai più.

Oggi più di allora il rigore, la specializzazione, possono essere distorti in uno strumento per occultare e censurare il vero. O per propagare il falso. E’ nota la critica ai modelli matematici in economia; si parla meno di come alcune metodologie matematiche di base dell’epidemiologia clinica, di difficile valutazione per i non iniziati, a detta di statistici professionisti servano più ad ingannare che a trovare il vero. Qui sul blog è stato possibile screditare con toni sprezzanti chi proponeva tesi non gradite, col pretesto che non si può parlare che di un solo processo a Galilei, non contando nulla la raccomandazione di censura dei teologi nel 1616, e la conseguente disposizione del papa a Bellarmino di ordinare a Galileo di cessare di insegnare, discutere, difendere le sue tesi se non voleva essere arrestato. (Che a me sembra anche peggio di un regolare processo). Tizio spara a Caio con una calibro 9, e Caio, sopravvissuto, lo accusa di avergli tirato una revolverata. L’avvocato di Tizio, rispondendo che per il perito balistico è una sciocchezza chiamare “revolver” la calibro 9, che invece è un arma semiautomatica, non sta servendo il rigore e la precisione; se adotta questi argomenti si vede che non può che buttarla in chiasso.

Ci sono molti modi per reprimere voci non gradite. Dall’omicidio fisico a quello morale all’attacco verbale all’appello al metodo; da usarsi diversamente a seconda delle circostanze. Nell’affresco del quale il caso Galilei è parte appaiono le varie tipologie. Mentre qui tutto lo spazio è stato invaso e occupato da ciò che potrebbe costituire l’oggetto di una nota a piè pagina, se correttamente riportato. Spaccando la pagliuzza in quattro si può ignorare il quadro generale; dalle pugnalate, si ritiene per mano di sicari della Chiesa, all’amico di Galilei Paolo Sarpi, difensore dell’indipendenza della Repubblica di Venezia; alle migliaia di donne che in quegli anni in Europa venivano bruciate per stregoneria.

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24 settembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto, Clini attacca la sentenza: “Unico precedente è quello di Galileo” del 24 settembre 2012

E’ un cupo esempio di come la mediocrità al potere uccide. Ma se proprio si vogliono scomodare i massimi sistemi e si vogliono cercare precedenti storici, trattandosi di un caso di incosciente servilismo degli scienziati che ha avuto conseguenze tragiche si potrebbero citare i 10 scienziati che inventarono per Mussolini le basi teoriche delle leggi razziali.

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@grab. Contrariamente a quanto ritenuto dalle ingenue credenze popolari, si può essere ciarlatani anche maneggiando provette in laboratorio o risolvendo equazioni differenziali.

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7 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al posto “Nature: l’Italia non capisce la scienza” del 7 novembre 2012

Secondo Nature la “scienza” conferisce a chi la pratica una posizione di superiorità simile a quella che secondo il clero Dio conferirebbe alla Chiesa; superiorità che, in entrambi i casi, si pretende che gli altri poteri e il popolo riconoscano, sottomettendosi. I magistrati italiani mi sembrano fin troppo arrendevoli e compiacenti con la “scienza”, o meglio coi poteri forti sopranazionali che la usano come ideologia. Forse il catechismo di Nature non trova ancora in Italia tutto lo spazio che vorrebbe perché il posto è già ingombrato da quello cattolico. Andrà a finire che dovremo sorbirci entrambi. Però in Italia qualcuno che, pur comprendendone l’importanza, ha mantenuto della scienza una visione laica l’abbiamo avuto:

“Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. … l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” (D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997).

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@ Flavio Masi. A me invece la tecnocrazia sembra un dato di fatto rimosso. L’attuale governo di “tecnici” che sono criticati sul piano tecnico da affermati specialisti, mi sembra in realtà una formazione, un po’ casereccia, di tecnocrati. Il saggio di Fisichella comincia parlando di “bancocrazia”; anche questo non mi pare un concetto iperuranio, anche se il termine non è di uso comune.

L’onestà degli scienziati dovrebbe essere un loro elementare dovere, e non motivo di “ammirazione” da parte del pubblico. La “comunità scientifica” è uno di quei gruppi che al loro interno sono molto diversi da come si presentano al pubblico. Chi non si accontentasse del panegirico sulla ricerca guidata dal metodo scientifico che come la colomba dello Spirito santo illumina e guida gli scienziati, potrebbe leggere ad es. “Visto dall’interno” di L. Tomatis.

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@ Flavio Masi. “Per il resto dissento. Il metodo scientifico si può discutere, come ogni cosa umana, e come ogni cosa umana è tutt’altro che infallibile, manegarne l’utilità mi sembra arduo.”

Non ho negato l’utilità del metodo scientifico. E’ curioso come il citarlo autorizzi alcuni a cambiare le carte in tavola.

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@ Flavio Masi. “La sua citazione parodistica del metodo scientifico, unita al suo post precedente, mi ha indotto a pensare che dietro ci fosse una critica radicale. Tutto qui.”.

E’ lo stesso slittamento di chi difende i condannati dell’ Aquila: se si criticano le mistificazioni commesse in nome della scienza si è contro la scienza.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Tipaldo “Commissione Grandi Rischi, quando la scienza trema /2”

Per Tipaldo l’accertamento del nesso causale è stato scientificamente carente: mancano tra l’altro studi statistici sulla popolazione per poter dire che le vittime siano state influenzate dalla rassicurazione. E’ un’applicazione della “sottodeterminazione delle ipotesi” (Duhem), con la quale si possono sempre negare perfino proposizioni scientifiche. L’usò anche il vescovo di Padova, rifiutando di guardare nel cannocchiale di Galilei sostenendo che le macchie lunari dovevano essere un artefatto da strumento difettoso. E qui non si tratta di scienza. Ma di una comunicazione tecnico-istituzionale al pubblico. Alla quale va applicato il livello di determinazione proprio di tali comunicazioni. Altrimenti si può sostenere che mancano le audiometrie che mostrino che le vittime non avessero problemi di udito, e così via; e nessuna comunicazione sarebbe mai colpevole (specie se le vittime non possono più parlare). Mi pare un riaffermare il diritto di alcuni al libero uso del latinorum scientifico. La “scienza” – la scienza cortigiana – trema, ma di rabbia, perché è stata messa in dubbio la sua superiorità, che ora subito riafferma sfondando il buon senso e prendendo per il collo il diritto. Tribunali a parte, è chiaro che sono state fatte cose da galera. Per interessi particolari, pensando che ciò che era possibile non si sarebbe verificato, si è scelto di non dire la verità: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero” (Stevenson).

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21 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto L’Aquila, Cassazione: assolti scienziati Commissione grandi rischi. Condannato solo De Bernardinis”

Lo scientismo, l’appello magico-religioso alla scienza, è ai nostri tempi la potente ideologia dei grandi interessi economici e politici. Siamo al tempo della “unholy alliance between bad science and big business” (Ho). La “scienza” è divenuta un simulacro al quale fare dire ciò che conviene al potere. Una fonte di verità suprema, che non ha niente sopra di sé; e quindi un potere normativo incontrollato. Riportando i sacerdoti di questa “scienza” alle loro reali dimensioni e responsabilità terrene, i magistrati, forse inconsapevoli degli interessi che andavano a toccare, rischiavano di rendere visibile che la “scienza” non è il sole attorno al quale le altre attività umane ruotano. Fatti oggetto di una campagna internazionale, hanno abiurato. Al di là degli aspetti giudiziari, il non riuscire a distinguere, o il non volere distinguere, tra rassicurazione positiva ingiustificata di non terremoto, mentre è in corso un’attività sismica, e mancata previsione di terremoto (e anche tra affermazioni accademiche a dispetto e consulenza tecnica sul campo mentre sono in gioco vite umane; tra manomissione della scienza per meschini giochi di interesse e corretta applicazione della scienza a importanti quesiti pratici) offre un test, un pons asinorum, per capire se si ha a che fare con chi, per interesse o per stupidità, sostiene lo scientismo, e come tanti preti e bigotti disprezza e calpesta in realtà i principi che dice di proclamare e difendere.

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29 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “Xylella, Stamina e L’Aquila: quando la giustizia ‘processa’ la scienza”

@ Andrea Bellelli. In medicina, il “probabilistic framework” che in effetti occorre per maneggiare alcune classi di fenomeni è stato dilatato a dismisura. Ciò non solo produce false acquisizioni (v. es. Penston J. Stats.con, 2010); consente anche doppie verità, per le quali si può sia affermare un risultato, in nome di un “rigoroso” metodo statistico in realtà traballante o non valido, sia negare di averlo fatto lamentando una non comprensione di quella tormentata e fumosa entità che è la causalità statistica; a seconda della convenienza. Forse occorre valutare le responsabilità delle conseguenze deterministiche delle informazioni “probabilistiche”. Se si induce a mozzare olivi, fare restare la gente in casa mentre è in corso un fenomeno sismico, o si iniettano costosi preparati dalle asserite proprietà miracolose, poi non si può pretendere un tribunale domestico presieduto dalla fortuna cieca anziché dalla giustizia bendata.

 

Patologizzazione surrettizia e materiale

15 December 2011

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti ?” del 14 dic 2011

Postato su questo sito il 15 feb 2012  causa boicottaggio Telecom

Il prof. Giannuli vede un possibile fattore causale comune tra le stragi del norvegese Breivik e quelle avvenute nelle stesse ore ieri a Liegi e Firenze. Mi pare significativo che Breivik abbia citato l’Unabomber statunitense, portatore di un messaggio ideologico molto diverso, come ispiratore. Sulle ultime due stragi e la loro coincidenza – e sulle reazioni, come quella a cacio sui maccheroni di Sofri – sono possibili diverse ipotesi; questi episodi (come pure alcuni strani suicidi) spingono ad una serie di congetture che gli esperti dovrebbero studiare. Può essere utile, in questo bell’argomento di come la caratteriopatia sociopatica di chi ha potere possa usare come arma la psicosi, la distinzione tra patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale, che ho considerato a proposito dell’Unabomber del NordEst:

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Nella patologizzazione surrettizia si fa figurare come pazzo chi non lo è. Con la simulazione, come forse è avvenuto nel caso dell’Unabomber del NordEst. O con la calunnia; spesso aiutata da torti e provocazioni che provocano comportamenti rappresentabili come disturbati; così come ad un osservatore esterno doveva sembrare un matto Renzo Tramaglino mentre, roteando le braccia, e con esse i capponi che teneva in mano, andava dall’Azzeccagarbugli.

Non è così difficile simulare l’opera di un pazzo; o applicare l’etichetta di pazzo. In USA mi è stato insegnato che nella diagnosi microscopica dei tumori occorre tener presente che se si esaminano le cellule normali ad ingrandimento troppo elevato si tende a vederle come cancerose. Riflettei che avviene lo stesso con gli umani; Basaglia ha detto che “da vicino nessuno è normale” e lo “scrutiny” è elencato tra i sistemi per mobbizzare i whisteblowers. Benigni nel “Il mostro” fa dell’umorismo sulla pratica della parafrasi psichiatrica di comportamenti normali, e di come questa provochi un circolo vizioso. Gli effetti di stigma di questa forma di patologizzazione, e le forme illegali di controllo che spesso l’accompagnano, sono favoriti dalle ricorrenti notizie di stragi commesse da folli: tra le numerose valenze di queste notizie c’è anche quella di favorire la patologizzazione surrettizia di chi è inviso al potere.

Nella patologizzazione materiale gesti folli possono essere ottenuti “eccitando e incanalando i nuclei psicotici di qualche sventurato” (cit.). C’è una letteratura complottista, e anche mi pare una più attendibile, su queste pratiche. Anche qui è possibile una similitudine con la biologia dei tumori. La cancerogenesi appare essere un fenomeno “multistep”, avviene cioè per stadi. Fattori mutageni diversi possono agire sul DNA: quando la somma dei danni multipli raggiunge una soglia si ha la trasformazione neoplastica. Analogamente, in un soggetto predisposto, che ha già salito per cause diverse alcuni gradini della scala verso la psicosi, stimoli successivi, applicati in maniera deliberata e mirata, possono portare alla psicosi franca o innescare una crisi psicotica. Sono anche possibili giochi e intrecci tra le due forme di patologizzazione.

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Il fattore psicofarmaci evidenziato da Nicola Mosti è uno di quelli che hanno un rapporto efficacia/attenzione altamente favorevole dal punto di vista di chi potrebbe organizzare tali atti. Gli psicofarmaci sono tra i determinanti strutturali invisibili dell’attuale società. I magistrati tendono ad evitare l’argomento, nonostante abbia pesante rilevanza in gravi reati contro la persona. Otto anni fa segnalai rispettosamente l’utilità che la magistratura se ne occupasse al Procuratore Guariniello, specializzato in inchieste sulla sanità, che ha condotto diverse importanti indagini, e attualmente sta conducendo un’indagine sull’ingannevolezza delle affermazioni circa la capacità della Crescina di fare tornare il capillizio a precedenti splendori. Ne scrissi a proposito del caso Pantani:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

Ma il ruolo degli psicofarmaci in esplosioni inattese di violenza non è nella fitta agenda degli interventi dei magistrati sulla medicina:

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti. Par. 17. https://menici60d15.wordpress.com/2010/02/27/1322/

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Nella cassetta delle ipotesi non può mancare la “patsy”, il capro espiatorio al quale attribuire l’esecuzione, e da esibire ai media, mentre la strage è stata materialmente compiuta da altri, da soli o in concorso con la patsy. Come è avvenuto per Lee Oswald, incastrato per l’assassinio di JFK; e, secondo le recenti ricostruzioni, anche per la strage di Portella della Ginestra, dove la patsy era il bandito Giuliano con la sua banda. C’è chi pensa che l’esperienza di Portella sia stata applicata a Dallas. Si è ipotizzato che Breivik sia una patsy consapevole.

Anche in altri fatti di terrorismo, come la dinamica del rapimento in Via Fani dello statista che non piaceva a Kissinger, e la successiva gestione, sembra possibile sospettare che vi siano stati più esecutori con piani diversi. Per diversi omicidi politici, la mafia può essere stata una patsy dalle mani insanguinate. Per es. quello di Pio La Torre, nemico vero della mafia ma anche severo oppositore delle basi USA in Italia; ucciso con un’arma in uso non ai mafiosi, ma all’esercito USA. La patsy può anche essere immaginaria; una figura fantomatica creata dai servizi, come ritengo potrebbe essere l’Unabomber nostrano. Anche la Nave dei veleni di Cetraro, che denunciai come bufala prima degli accertamenti, ha alcune caratteristiche della patsy.

C’è un ampio spazio, che non bisognerebbe scavalcare a “Ponte sullo Stretto”, tra i rettiliani e le labirintiche ambiguità di quelli che dovrebbero tutelare la legalità ma non si capisce da che parte stanno, o meglio lo si capisce ma si fa fatica a crederlo; o tra gli arcana imperii supertecnologici e i puttana imperii dei comunisti della varietà apprezzata da Kissinger, ai quali fa comodo una riesumazione del fascismo squadrista per fingersi di sinistra.

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11 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Medicina difensiva: l’intervento psichiatrico deve svolgere un ruolo di controllo sociale?”

Casolari, medico psicoanalista, riferendo delle sue esperienze nel campo lascia pensare che i magistrati possano permettere, e talora favorire, l’uso della psichiatria come arma offensiva tramite la scusa della “medicina difensiva”. E’ interessante, anche per ragioni di ricostruzione storica. In Italia si è dato del pazzo perfino a Moro – mentre si evitava di farlo tornare a casa – mediante le valutazioni diagnostiche “nauseanti” [1] di Ferracuti, “collaboratore del Sisde in Italia e agente della CIA” [2]. Il segretario della ANM, Ippolito, definì come “un’ignominia degna della psichiatria stalinista” il trattare Moro come un soggetto bisognoso di trattamenti psichiatrici nel caso di una sua liberazione; piano che invece secondo Cossiga era stato preparato d’intesa con la magistratura. I magistrati smentirono indignati. Andrebbe notato che da parte di psichiatri e di altre figure dotate di potere amministrativo non solo il prestarsi a dichiarare falsamente malata di mente una persona, es. per screditare un testimone, ma anche il prestarsi a minacciarla di farla dichiarare pazza, per esercitare su di essa pressioni indebite, es. per intimidire un testimone, è una forma di violenza subdola e grave.

1 Nese M. Guerzoni: “In quella riunione decisero che era pazzo”. Corriere della Sera, 1 dicembre 1993.
2 Lupacchini O. In pessimo Stato. Koinè, 2014.

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17 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di Laura Quarà – Area pro labour – giuristi per il lavoro “Colleghi difficili e vita d’ufficio: ecco cosa fare in caso di conflitto sul lavoro”

Ridurre, come fa qui questa esperta, i contrasti sul lavoro alla dimensione psicologica e caratteriale – considerando addirittura disturbi della personalità “non conclamati” – favorisce, nelle forme più accese della universale lotta per l’interesse, il victim blaming e la patologizzazione della vittima. Lo mostra il caso estremo dei ‘whistleblower’ in ambito lavorativo, che studi riportano essere esposti al vedersi applicare false diagnosi psichiatriche che spiegano le loro denunce come frutto di disturbo mentale. L’analisi psicologica non è sminuita dall’essere subordinata al ‘reality check’, e non esenta dal guardare ai profili di correttezza ed equità e dal restarvi ancorati. Una impostazione equilibrata dovrebbe prima verificare la realtà dei fatti, il merito delle accuse che le parti si rivolgono, le circostanze e gli interessi materiali in gioco, e poi compararli con le rimostranze e i comportamenti e valutarne eventuali posizioni psicologiche distorte, infondate o esorbitanti. Se si parte dalle carenze affettive nell’infanzia e non si guarda mai all’osso conteso o predato, si può finire col fornire una vidimazione paludata allo scorretto (o al narcisista…) che di chi reagisce ai suoi soprusi o rivela i suoi illeciti dice “è pazzo”, e cerca di provocarne reazioni interpretabili secondo il catalogo che questa consulente sfodera subito: fobie, proiezioni, manie di persecuzione etc.

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Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

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6 dicembre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Genova, morto l’ex magistrato Mario Sossi: fu sequestrato dalle Brigate Rosse per 33 giorni”

Franceschini ha anche detto che su Sossi lo Stato pilotò le BR come con Moro. Risulta un progetto dei servizi per uccidere Sossi simulando un tentativo di liberazione. Tra i rapitori un infiltrato del Viminale, Marra.

Mario Sossi, 1974, durante il sequestro: “… Opportunisti, sfruttatori , manutengoli, ruffiani e vigliacchi, fanno vita comoda e nessuno li va a rapire. Per di più, qualcuno di essi ha la sfrontatezza di recitare la miserabile commedia del cittadino intransigente”! […] Una scelta “équipe” di psichiatri e psicologi, guidati dall’ineffabile P.E.T. [Taviani], ha sentenziato che, se non sono pazzo , poco ci manca; sono pazzo quel tanto che occorre per falsare il significato delle parole che dirò se uscirò di qui … “

Mario Sossi, 1979: “Poiché sono assolutamente convinto del carattere artificioso della guerriglia rivoluzionaria nostrana, non ho il minimo dubbio nell’individuare gli strateghi di queste operazioni in agenti segreti di potenze straniere”

A chi non appartenga alle categorie enumerate da Sossi, e non abbia altri deficit, queste righe del giudice dicono sul doppio Stato – anche su quello attuale – più di tanti libri e convegni.

@ Antandra. Andrebbe chiesto a Il Fatto. In effetti Franceschini, intervistato da Fasanella, ha raccontato in un libro (“Che cosa sono le BR”, postfazione del giudice Priore) come sia stato eseguito una sorta di trapianto di testa delle BR. Le vecchie BR furono decapitate da CC e servizi, e la vecchia testa, che già era manovrabile e bacata, fu sostituita con una nuova perfino peggiore totalmente controllata dallo Stato. Penso occorra ascoltare ogni fonte disponibile, senza considerarne nessuna come certa; né i terroristi che ci hanno ripensato, né i familiari, a volte fagocitati dal sistema come lo fu a suo tempo la vedova Matteotti (v. “La sindrome di Peppa nei familiari delle vittime”) né gli esperti, che non sono infallibili e, con un numero di lodevoli eccezioni, cucinano versioni ad usum delphini, praticando quello che chiamo il tolemaicismo (v. “Il tolemaicismo politico”), lo spiegare l’eversione in termini prevalentemente nazionali. Non sono un esperto, e i miei interessi e competenze sono diversi, ma ritengo di essere testimone diretto di alcune cose; quello che vedo è che le stagioni del terrorismo sono state solo una forma contingente del dominio sull’Italia, che continua dopo l’alibi della Guerra fredda con mezzi non vistosi, potendo contare per le necessarie attività eversive sul repertorio umano descritto da Sossi. Attività che includono il mantenimento, tramite epurazioni, di una classe dirigente e di istituzioni adatte.

@ Antandra. Anch’io considero Sergio Flamigni una risorsa preziosa. Barbacetto è ottimo come capacità professionali, ma come si vede qui per il rapimento del giudice Sossi, una storia torbida che getta luce sulle forze che percorrono l’ltalia, e quindi anche sul nostro travagliato presente, su questi argomenti un grande giornale alla ribalta come il Fatto non può scrivere che 2+2=4.

@ Antandra. Sì, da noi si è sviluppata l’arte di parlare di fatti gravi evitando le verità indicibili. Qui si è aggirato l’indicibile del caso Sossi rivolgendosi a un ex-terrorista che altrove ha effettivamente contribuito alla verità; ma riportando solo del suo “dialogo” con la persona che teneva prigioniera tenendogli una pistola alla tempia. Si può tacere la verità che si fa mostra di gridare anche facendo parlare un esperto, che dall’alto del suo sapere dia un taglio obliquo alla ricostruzione, cesellando dottamente su aspetti vividi ma secondari mentre lascia in ombra la cupa sostanza. Molto usato, in terra di preti, è sostituire al popolo come parte lesa dei delitti politici volti a tenerlo asservito e sfruttato i familiari delle vittime, col loro dolore che li rende incontestabili, e che in buona fede possono ripetere le versioni aggiustate (e perfino in certi casi trarne credibilità e vantaggi indebiti). I familiari messi a occupare oltre al loro anche il posto del popolo come richiedenti giustizia esonerano un popolo poco propenso a fronteggiare poteri forti e cattivi. Le vittime dirette, i testimoni di grado zero, se morti non parlano, e se vivi si fa in modo di screditarli, anche facendo leva sulla loro condizione psicologica, quella di chi è nelle mani di cialtroni con la pistola, come si fece con Sossi e con Moro.

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Blog de Il Fatto

11 dicembre 2022

Commento al post ““Benvenuti all’inferno, qui sono tutti ladri. Mi tengono senza luce per sparare in tranquillità”. I deliri online del killer di Roma contro i vicini”

Sarebbe interessante sapere come è stato possibile che abbia potuto, per di più coi precedenti noti ai CC, avere accesso ad un poligono di tiro; ad una Glock calibro 9; e portarsela via. Come con una bicicletta a noleggio a Villa Borghese. La tragedia è avvenuta in un genere di ambienti dove a volte malaffare borghese e uffici insospettabili ma equivoci si incontrano.

12 dicembre 2022

Commento al post di S. Montanari “Strage a Roma: quando rancore e risentimento ti portano a uccidere”

Il giorno prima della strage ho inconsapevolmente usato una delle espressioni del blog dell’assassino*. La giustizia deve servire “ne ad arma veniant”. Ma magistrati e forze di polizia hanno di fatto due funzioni: giurisdizionale e ontologica. La giurisdizionale: ergastolo, siamo d’accordo. La funzione ontologica, cioè di costruzione della realtà sociale e culturale, è falsa e perversa, essendo quella di dare vesti presentabili al “vassallismo”. Una gerarchia di feudi, dai maggiori, come la magistratura, che serve l’imperatore coonestando un’ontologia medica criminale*, ai valvassini di provincia cui viene lasciato parassitare usando i codici.

L’ontologia giudiziaria prevede, con la complicità degli psichiatri, di circoscrivere a malattia endogena lo sbroccare sotto le vessazioni protette dei vari feudi. Un apice dell’ontologia è che il mero non accettarle è segno di latente furia omicida, stigma che giustifica discriminazione e controllo. La Glock da asporto al poligono è coerente con la costruzione di tale apice.

Mandai a De Raho, DNA, un resoconto di come aggressioni condominiali – con istruzioni dei CC per l’impunità, nelle parole dei bastonatori – siano studiate per provocare e svilire, e favorire quindi impunità su grandi crimini delegittimando denunce. Ora parlamentare potrebbe occuparsene, se gli avanzasse tempo dalla missione di presentare i magistrati come emuli di Falcone e Borsellino.

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica . Sito menici60d15.

12 dicembre 2022

Commento al post di L. Casolari “Strage in condominio, questi casi non sono rari ma i servizi psichiatrici in Italia sono in difficoltà”

Una settimana fa su il Fatto Tescaroli ha ricordato il caso Vitale, il primo pentito di mafia, le cui accuse vere furono ignorate mentre fu, non senza fondamento, ricoverato in manicomio. Uscito, gli spararono. Siamo il paese dove si è arrivati senza problemi al livello cloaca di chiamare Moro impazzito per ciò che scriveva mentre lo si teneva fermo in balia dei sicari. Esiste anche la patologizzazione interessata, per giustificare carognate, viltà, ruberie, violenze, vessazioni, censure, omissioni e favoritismi giudiziari.

Bisognerebbe – ad essere onesti e professionali – includerla nella diagnosi differenziale. Considerando ovviamente le forme miste. Mentre suona interessato correre a chiedere più fatturato per gli psichiatri e ignorare che è comunque prevenzione l’impedire situazioni scatenanti tramite la giustizia amministrata lealmente dallo Stato. Tutt’altro: appare che la prassi sia procedere, forti di impunità, ad esasperare ad arte, in modo da poter chiamare folle la vittima. Sembra che si privilegi il prendere, il succhiare, il togliere a proprio vantaggio, soldi, potere, reputazione, da parte di amministratori, politici, magistrati, psichiatri. A oltranza. A questo soggetto, senza dubbio non equilibrato, ciò che è stato dato è incredibilmente una pistola di grosso calibro con la quale rafforzare la narrazione gaglioffa e miserabile che gli abusi protetti e favoriti da chi dovrebbe impedirli non esistono e chi se ne lamenta è un pazzo pericoloso.

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

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vedi:

10 febbraio 2023. Restituzione della scheda elettorale, elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023.
Tumbarello e Crisanti. Il supporto dei magistrati alla grande criminalità biomedica al tempo della gloriosa cattura di Messina Denaro. In: Milizie bresciane

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “l caso di Paul Seung e la psicosi paranoica: quali sono i segnali d’allarme da non sottovalutare”

Viene nascosto che la diffidenza verso il potere è un valore. La si accosta invece alla follia violenta; e una classe dirigente debosciata fa presto a misclassificarla, criminalmente, come sintomo di pericolo dal quale proteggersi.

“tutti questi mezzi di difesa sono frutto del lavoro umano e richiedono una spesa; ma ve ne è uno che accomuna per natura le persone sensate, che è valido e garantisce la salvezza per tutti, specialmente per i governi democratici rispetto a quelli tirannici. Di che si tratta? Della diffidenza. Proteggetela, attaccatevi ad essa, se la conserverete non avrete a subire alcun male.”. Demostene, IV sec. AC.

“Lance DeHaven-Smith, a professor of Public Administration and
Policy at Florida State University and author of Conspiracy Theory in
America, argues that a suspicious attitude toward government is crucial to maintaining our democracy and supported by the realistic view of mankind and the potential for political corruption and misconduct foreseen by The Founders in the Declaration of Independence.

Labeling someone who is suspicious of criminal wrongdoing at the
highest levels of government a “conspiracy theorist” effectively frames them as paranoid crazies whose arguments should be rejected out of hand, a convenient way of avoiding rebuttal with evidence”. Stiles M. One idea to rule them all. Reverse engineering American propaganda, 2022.

Della dark triad – narcisismo, machiavellismo, sociopatia – diffusa tra capi e sergenti, non si parla.

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13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

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15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “Difendo le psicologhe di Alessia Pifferi: indagare due professioniste è un atto violento”

E’ interessante, per chi non ha competenze specifiche, che un soggetto affetto da gravissimo deficit intellettivo come la Pifferi sappia usare correttamente i congiuntivi. E allora? Anzi. Si approfitti della presenza di Nordio come Guardasigilli per sancire formalmente il diritto di psichiatri, psicologi, forze di polizia, magistrati, etc. all’insindacabilità, cioè al falso ideologico, nel definire il carattere, la morale, le capacità di una persona. Basta con i sotterfugi indecorosi come quelli per i camorristi*, o per tenere Moro nelle mani dei sicari, o per respingere come inattendibili le denunce di reati ai quali lo Stato collabora.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Per la prima volta nero su bianco tutti i come e tutti i perché la criminalità organizzata strumentalizza la malattia mentale e le perizie psichiatriche per ottenere benefici di ogni genere. Una forma pericolosissima di «mafia dei colletti bianchi» che rischia di mettere seriamente in discussione il concetto stesso di giustizia. Castelvecchi, 2017.

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4 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lasciò morire di stenti la figlia, lo psichiatra: “Alessia Pifferi visse maternità come obbligo o fatica””

Mentre Santalucia, ANM, in queste ore si indigna sul test psicoattitudinale ai magistrati, e su una loro profilazione psichiatrica, i magistrati appaiono possibilisti con gli avvocati sull’uso nei procedimenti della perizia psichiatrica come jolly, come “Matta”.

Dalle lettere di Moro prigioniero Ferracuti, P2 e agente CIA, diagnosticò un disturbo psichiatrico. Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento in caso di liberazione (Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993). Cossiga non è fonte attendibile, ma i magistrati appaiono approvare l’uso della psichiatria per affari indicibili. Come in altri casi, in questo abboccamento tra magistrati e avvocati si avverte una “fistola” tra narrazione, l’arma degli avvocati, e evidenza, il dovere dei magistrati.

Oggi su Il Fatto il gen. Jucci sulla distruzione di Moro: “purtroppo ci sono stati italiani che hanno operato seguendo le loro indicazioni [degli USA] per obiettivi che forse non dovevano essere né fatti né pensati”. “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002). Oggi più di allora il parere pseudoscientifico è pomposo alibi a pavidità e tradimento. Come è avvenuto per il covid.

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5 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Maddalena “Con i test psicoattitudinali si indebolisce la figura del magistrato e si infrange la Costituzione”

In “Primo, non curare chi è normale” lo psichiatra Frances – in precedenza tra i redattori del DSM che critica – denuncia come l’abuso della psichiatria possa servire a normalizzare la popolazione, a omologarla rendendola uniforme con un profilo fissato dal potere. Il danno delle valutazioni sullo stato mentale è anche questo, selezionare magistrati conformisti, che accettano le false narrazioni ufficiali come “fatti” (es. covid); oltre a quello di dichiarare pazzo chi individua reati di poteri intoccabili (un’infamia alla quale non sono estranei).

Per di più i magistrati di professione valutano il profilo psicologico e umano di chi hanno davanti. E attenti come sono alla carriera, anche quello dei colleghi. (E’ inquietante che con queste capacità si siano dati Palamara a rappresentarli…). Quindi sono in grado di individuare e fermare, volendolo, derive di colleghi.

D’altra parte la pretesa di nessuna sostanziale accountability rispetto all’esterno è insostenibile. In teoria e data la realtà. Un rimedio potrebbe essere adottare il principio dei gangster italoamericani*: associare le nomine a dei garanti. Chi nomina deve in certa misura, entro l’ambito costituzionale, rispondere di deviazioni del nominato. Si può immaginare con quale entusiasmo la proposta** – da estendere al resto delle alte cariche della PA – verrà accolta da cordate e capicordata.

* Fusco G.C. Gli indesiderabili. Sellerio, 2003.
** La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frodina “Test psicoattitudinali ai magistrati, il governo va fino in fondo: lunedì la norma in Cdm. L’Anm: “Sconcerto, disegno contrario alla Costituzione””

“Semerari c’è sempre. Se indagato, viene assolto. Anche dopo mesi di carcere per la strage di Bologna. È un professionista stimato, temuto e riverito, il perito più richiesto dai magistrati e allo stesso tempo il criminologo di fiducia della banda della Magliana e di Luciano Liggio, della camorra e dell’eversione nera.” “Un giorno un invito a casa di un magistrato, quello successivo al matrimonio di Renato Vallanzasca. Questo è Aldo Semerari”.*

La “verifica della salute mentale” è un attrezzo piduista. Roba da Semerari e Ferracuti*. Ma i magistrati non sono estranei al piduismo, né a questa sua particolare infamia. Alla quale ora rischiano di venire a loro volta esposti dopo che l’hanno favorita e mentre continuano a favorirla in combutta con il peggio del peggio.

*D. De Rosa. La mente nera. Un cattivo maestro e i misteri d’Italia: lo strano caso di Aldo Semerari. Sperling e Kupfer, 2014.

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25 marzo 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Test psicoattitudinali agli aspiranti magistrati: al Csm togati e laici di Pd e M5s chiedono una discussione urgente. Martedì la norma in Cdm”

“carabinieri che tentarono di accreditare Peppino Impastato come una persona instabile sul piano psichico”. Subranni: “Purtroppo la signora Piraino [vedova di Borsellino, che riferì che il marito le aveva detto che Subranni era punciuto] non sta bene in salute. Forse un Alzheimer, non so quando cominciato” (Il Fatto, 25 marzo 2024, “Morto Antonio Subranni, l’ex generale dei Ros dei Carabinieri”). I gendarmi sono usi a questi mezzi molto poco onorevoli quando li chiama Mangiafuoco.

Con le valutazioni dello stato mentale si può facilmente invertire la realtà, fino a mascherare adducendo tare della vittima l’eliminazione di chi denuncia il crimine protetto dallo Stato; e mandare liberi killer di camorra e della banda della Magliana. Le valutazioni mentali sono, usando un termine della genetica, entità per loro natura pleiotropiche: servono da strumenti di verità e giustizia come da strumenti di falso e di crimine. E di selezione dei più smidollati intellettualmente e moralmente. Chi dettò il piano Gelli lo sapeva. Lo sanno bene anche i magistrati, i maghi del pleiotropismo, che non vogliono bere la medicina che vedono somministrare da farabutti e prescrivono essi stessi.

 

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Vedi anche:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

 

 

La scomparsa dei Calamandrei

5 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Truzzi “Calamandrei, educazione italiana” del 5 nov 2011

Le sue parole, che emanano il “fresco profumo di libertà”, erano consentite negli anni del Dopoguerra. Oggi Calamandrei va bene come santo laico, al quale accendere una candela per poi voltarsi, tornare nel mondo alleggeriti da sensi di colpa e continuare a peccare contro l’etica pubblica con rinnovato vigore.

Persone come lui, o anche solo persone normali che seguono istintivamente la direzione che magistralmente indicava e descriveva, oggi possono essere attivamente eliminate, sul piano morale quando non fisico, da apparati dedicati. Con meccanismi che ottengono una selezione avversa della classe dirigente, inclusa del resto l’estinzione dei veri azionisti; che assegnano valore alle persone secondo una scala invertita, per poi fare in modo che tale perversa falsa misura si avveri. Come un processo dove la sentenza viene emessa per prima, e poi il procedimento e la realtà vengono ad essa adattati col dolo e la violenza, potrei dire a Calamandrei se fosse vivo.

Apparati ai quali non è estranea la magistratura, che anche in questo più che i suoi elogi merita la sua diagnosi di conformismo e di letargia morale. Oggi un Calamandrei verrebbe classificato come “un insopportabile importuno”, cioè un rompiscatole, se non peggio. Calamandrei contrastò ai suoi tempi tali capovolgimenti, ormai istituzionalizzati:

“[L’arcivescovo di Palermo Ruffini nel 1964] denunciò una diabolica congiura mediatica mirante a calunniare la Sicilia; una congiura che aveva tre teste. … Danilo Dolci … Giuseppe Tomasi di Lampedusa … e la mafia, la quale, affermava Ruffini, non era niente di grave”. J. Dickie, Cosa nostra. Storia della mafia siciliana, 2005.

“Sono insopportabili questi importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità”. P. Calamandrei, arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

(da: https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/)

La riesumazione dell’etica

27 October 2011

Blog de Il Fatto

Comento al post di N. Dalla Chiesa “La vendetta dell’etica” del 27 ott 2011

 

Mi capita spesso di trovarmi d’accordo con gli enunciati di principio di Nando Dalla Chiesa, e di ammirare il modo in cui li formula; è con la loro estensione che spesso dissento. Sì, c’è una nemesi per aver trascurato l’etica, in particolare quella pubblica; che colpisce chi la calpesta rozzamente, a cominciare dai cittadini semplici che, ormai infettati dal corso storico, credono di poter scimmiottare il Principe, così come pochi anni fa pensavano di poter diventare milionari con la Borsa; senza sapere che senza etica sono un parco buoi anche in tema di diritti fondamentali.

Per andare a chi la trascura in nome di analisi politiche o economiche “oggettive”, pensando che dicendo “scevro da giudizi di valore” ci si qualifichi automaticamente come un serio studioso; che si bea di conoscere e applicare il termine “avalutativo”, ma non conosce o trascura la differenza tra “avalutativo” e “unprincipled”.

Per finire a quelli che la predicano per meglio razzolare, e sono i peggiori come si vede dai risultati; clero, sinistra, intellettuali, agenzie etiche come la medicina, il potere giudiziario, le forze di polizia. La loro ipocrisia è profonda e strutturata come il pozzo di S. Patrizio del Sangallo. Dalla Chiesa vede l’etica calpestata solo da B. e soci, ovviamente. Osservando gli effetti di quella che Illich chiamò la “Nemesi” medica, vedo che riguardo alla salute la parte che Dalla Chiesa difende non è seconda all’Amorale per antonomasia.

Ora che le cose si mettono male, probabilmente ci si ricorderà dell’etica pubblica; retoriche consolatorie si incontreranno con piagnistei di comodo. Ma l’etica non è un emolliente; sferza e brucia. Vorrei riportare un passo di Maccacaro, esempio raro di medico, scienziato, intellettuale e comunista che l’etica la sentiva in interiore homine, a differenza di tanti suoi compagni di partito e colleghi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-lotta-ai-contronimi-ideologici-prevenzione/

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Blog de Il Fatto

Comento al post di M. Viroli “Letteratura della nuova Italia” del 4 dic 2011

Prevedibile…

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-riesumazione-dell’etica/

Le magie dell’Esselunga

24 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco “Cocaina e banane, trovati 25 chili di droga tra i bancali dell’Esselunga” del 24 ott 2011

Strane cose accadono all’Esselunga. Ora i 25 kg di cocaina tra le banane. E dire che la ditta è strettamente sorvegliata dalle forze dell’ordine. Per esempio, dopo aver postato questo:


https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

e questo:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/17/salsa-cilena-allesselunga/

mi ci sono voluti 41 tentativi, nell’arco di un mese (mentre negli stessi giorni, vedo, avveniva il contrabbando di cocaina) per riuscire a compiere le poche centinaia di metri da casa all’Esselunga di via Volta a Brescia senza incrociare almeno un’auto di polizia. Per poi subire il solito comportamento gratuitamente provocatorio all’interno del grande magazzino. Oggi, appena pochi minuti prima di leggere l’articolo de Il Fatto, essendo passato in auto lì vicino, ho goduto della scorta di una Land Rover dalla Polizia provinciale, lo stesso modello di auto e lo stesso corpo di cui riferisco nel primo post, che mi si è messa dietro seguendomi a lungo per poi svoltare per una stradina che porta all’Esselunga.

Quasi sicuramente combinazioni prive di significato; oppure, dato il loro sapore onirico, opera del mago burlone sapientemente descritto da Tornatore nella sua recente apologia cinematografica dell’Esselunga. Oppure forse, attorno a forti realtà imprenditoriali come Esselunga le categorie onesti/criminali/tutori della legalità, presentate dai media e dalle forze di polizia, e sancite – o coonestate – dalla magistratura, e accettate come ovvie e naturali dal pubblico, sono solo parzialmente sovrapponibili a quelle reali; così che i ruoli e le alleanze reali sono talora opposti a quelli apparenti. I magistrati, inclusi quelli che si occupano di mafia, dovrebbero avere presente che vi sono oltre a quelle riconosciute anche forme sommerse di grande criminalità; e la possibilità che, come ho scritto più volte, con l’alibi della lotta alla criminalità si commettano reati non meno gravi.

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@Ecomostro. I fatti oggetto di denuncia si distinguono principalmente in veri o falsi, non in realistici o irrealistici. Io ho i filmati dei passaggi delle auto di polizia. (Né ci vuole molto, con la video sorveglianza, a fare eseguire un passaggio a una pattuglia al bisogno). Contra factum non valet argumentum. Argomento peraltro fallace: possono benissimo esserci fatti veri che suonano irrealistici. Se una denuncia venisse negata a priori perché secondo i gusti di qualcuno, o il sentire comune, non suona realistica, i critici cinematografici potrebbero fare le veci dei PM. Capisco che quanto denuncio possa essere accolto con perplessità. Però conoscere la differenza tra vero e verosimile fa parte del’abc del cittadino consapevole. Negare sicuri un abuso non conoscendo i fatti perché non corrisponde ai canoni Mediaset e Rai di rappresentazione del crimine è invece l’attività preferita dei boccaloni. Il “realistico” spesso non è che un nome rispettabile per “conformismo” e bigotteria. Io ad esempio ho forti dubbi che alla polizia manchi la benzina, visto che non mi riesce di uscire senza incrociarla. E la storia d’Italia è costellata di fatti “irrealistici”, inclusa l’invincibilità della mafia:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

Un piccolo test. Poniamo che sia stata commessa una strage terroristica nella piazza principale di Brescia, diciamo nel 1974. E diciamo che oggi, ottobre 2011, si attenda l’anno prossimo per un’altra tornata del relativo processo. E’ “realistico” che un processo per un fatto tanto grave si estenda al quinto decennio dalla commissione del reato, diverse epoche storiche e politiche dopo? Per me è un esempio della normale assurdità in cui viviamo. Di sicuro, è lo stesso ambiente dove avvengono i fatti che riporto; dei quali probabilmente dovrei discutere solo con chi non consideri “realistici” i tempi – e gli esiti – dei processi sul terrorismo.

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@ecomostro. Quello che non capisco io è come non ci possano essere eccezioni al “continuo via vai” in quel tratto; a Lei succede di incontrare senza eccezioni un’auto della Polizia ogni 500 metri ? E le capita di essere urtato al supermarket dallo stesso dipendente nello stesso punto per 4 volte consecutive?

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@n di zorro. Per proseguire il tuo “brainstorming”, forse non si sono lasciati scappare un quarto di quintale di coca; potrebbero anche averlo lasciato arrivare. Senza offesa. Le forze di polizia hanno precedenti di tutto rilievo nel doppio gioco sulla droga e nel non farsi scappare affari di droga (Ros di Bergamo); nel provocare e reprimere a fini di controllo politico (secondo gli insegnamenti di Cossiga); e nel pilotare l’eversione (attività sulla quale sono state scritte centinaia di pagine). E da quei professionisti che sono riescono a fare queste cose contemporaneamente senza fatica. Non come te che devi sforzarti per emettere contemporaneamente fesserie e insulti.

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@xenomars. A me pare che la polizia, e i servizi, siano anche troppo amici di Esselunga; e che abbiano una tendenza ad allestire insieme falsi scenari. (E che la Coop sia rivale in affari, ma non avversario ideologico di Esselunga, facendo parte dello stesso sistema).

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@pombo. Non mi seguono, si fanno vedere. Lo stalking Esselunga è cominciato a fine 2006, quando scrissi al comandante della municipale, promosso vicecomandante a Milano, e al difensore civico comunale, un magistrato emerito, commentando sulla circostanza, che è durata per tutto il 2006, per la quale ogni volta che entravo o uscivo da una biblioteca o da una libreria di Brescia incrociavo, senza eccezioni, un auto della polizia municipale, CC, PS, etc. E a volte sia quando entravo che quando uscivo.

Questo è l’esergo della lettera del 2006:

Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia…
(I Promessi Sposi. Commento sul modo dei bravi di farsi riconoscere dall’abito, dal portamento e dall’esibizione delle armi.)

L’accompagnamento culturale ha smesso di essere al 100%, ed è cominciato quello al supermarket; che è tenace e duraturo. Può darsi che a loro, e mi sa pure a te, siano più congeniali le banane che i libri.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di J. Piromallo “Trash-chic, dalle ‘nonne con le palle’ a Mr Esselunga: l’elogio dell’altra giovinezza”

Data la gerontocrazia italiana, è più facile leggere “slurpate” di ottuagenari, o nonagenari, che non le storie di vecchi mal vissuti che hanno condotto il Paese allo sfascio. “Mr Esselunga” è un grosso bottegaio che ha un’esatta percezione delle circostanze; ed è servile o tracotante a seconda del caso. Colluso con uno Stato corrotto (e con un vice comandate generale dei CC nel consiglio di amministrazione), è stato capace di bassezze da taverniere per compiacere i poteri maggiori ai quali deve la sua fortuna. E’, al netto delle adulazioni che compra, privo di qualsiasi visione che non si riferisca al proprio interesse. Può essere dipinto come grande uomo o grande imprenditore solo dai furbastri che si accodano ai Berlusconi, ai Gelli, ai Caprottti, fiutando istintivamente dei capibranco della loro stessa specie.

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1 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ferrucci “Bernardo Caprotti, patron Esselunga: “Expo, sì a Coop e Farinetti. Noi fuori”

Caprotti è “calvinista” quanto un capomandamento al Sud è protettore delle vedove e degli oppressi. E chi crede a queste sviolinate è come quei paesani smidollati che si convincono che il capomafia sia un protettore dei deboli.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

16 October 2011

Due analisi riservate sui Black bloc e su coloro che, tutto al contrario, civilmente manifestano contro le banche con la benedizione di Mario Draghi:

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Blog “Appello al popolo”

Commento al post “15 ottobre: un punto di vista diverso” del 17 ott 2011  

Beati i Black bloc, che vengono lasciati liberi di sfasciare tutto senza ombra di poliziotto attorno: a me per riuscire ad andare a comprare il pane all’Esselunga vicino casa senza incrociare auto delle forze di polizia, l’ultima volta ci sono voluti numero quarantuno tentativi, eseguiti in 11 giorni, nell’arco di un mese. Avendo la sorte di essere oggetto di un assillante e ostentato stalking di polizia, con associate provocazioni in borghese per giustificarlo e connivenze della magistratura perché resti impunito, forse vedo i fatti del 15 ottobre sotto una prospettiva un po’ deformata. Sono consapevole che suoni come una delirante calunnia sostenere che storicamente in Italia la violenza politica più cieca e insensata è salvo eccezioni pilotata dal Viminale e da Viale Romania, e dagli annessi servizi, che a tale fine con consumato mestiere infiltrano i gruppi adatti, e sobillano e lasciano liberi di agire i peggiori cialtroni, per poi presentarsi come paladini della legalità, in modo da preservare lo statu quo. Ma, tendendo ormai a vedere polizia dappertutto, aggiungo che ad essere manovrati non sono stati solo i facinorosi: il corteo può essere considerato come composto al 100% da infiltrati. Secondo me, oltre ai Black bloc, ai quali la polizia ha affidato in subappalto delicati compiti politici, anche i manifestanti pacifici sono riconducibili alla polizia: in quanto carabinieri spirituali. Chi, obbedendo agli ordini mediatici, si dichiara “indignato” per ciò che Altan raffigurerebbe come un ombrello piantato nel suo didietro, e rafforza l’espressione del suo sdegno con una educata camminata di gruppo in una bella ottobrata romana, è l’omologo civile dei CC delle barzellette.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/29/le-ragioni-per-non-votare/

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Il ritorno dei samurai angolo via Labicana

Caro Stefano, a me fa molto piacere avere trovato persone che, da un percorso diverso, sono giunte, in forma più strutturata, ai miei stessi ideali di Giustizia sociale, Sovranità nazionale e Indipendenza. Anche se ammiro e supporto il voler tradurre tali ideali in azione politica concreta, non sono d’accordo nel credere che il popolo possa fare suo, con la necessaria intensità, un tale progetto politico. Lo si vede in questi giorni. Il potere fa fatti; il popolo non fa niente. Non i manifestanti violenti, col fuoco di paglia dei loro capriccetti futili e funzionali all’oppressione. Non gli indignati obbedienti, ai quali vanno bene tutti i politici, e l’attuale sistema, e qualsiasi ideologia, se assicurano il potere d’acquisto per i consumi e il quieto vivere. Forse questi nostri ideali sono un po’ come quelli di certi rivoluzionari risorgimentali, che non piacevano in primis a coloro che i rivoluzionari pensavano di emancipare.

Riguardo all’azione politica, fa molto poco anche quella. Pur nel mio pessimismo, penso che si dovrebbero chiedere le dimissioni del ministro dell’interno, per le sue evidenti responsabilità, se non altro omissive (ma non credo solo omissive), nell’accaduto (e magari organizzare una manifestazione a tale fine). E si dovrebbero chiedere indagini giudiziarie sulle responsabilità delle forze di polizia. O anche in questa (per me del tutto inverosimile) incapacità di controllare e fermare un pugno di ragazzini nel cuore di Roma non si vede nulla di colpevole? Invece tale elementare risposta politica non solo non c’è un 20% che la chiede, ma non c’è nessuno. Se si vuole conquistare il popolo, bisognerebbe mostrargli i valori di pregio che un movimento come il tuo può offrire: la tensione a vedere le cose chiaramente e il retto rispondere. La radicalità della ragione e la sostanzialità dell’azione contro la hubris mediatica.

Trovo deprimente che, dopo le centinaia di morti e i danni alla nazione causati dalla strategia della tensione, la gente comune, e anche chi “should know better”, continuino ad accettare, come per un riflesso automatico, lo stesso schema narrativo di quella che è la solita farsa. Che andrebbe chiamata dei “samurai invincibili”, secondo l’espressione di Tobagi. E alla quale il pubblico partecipa prendendo la parti ora dell’uno ora dell’altro degli attori, con pensosi distinguo ma in maniera prevedibile quanto per una sceneggiata napoletana.

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Stefano, il commento di Buzz che tu approvi mi sembra, per le parti che riesco a capire, un insieme di affermazioni sussiegose, apodittiche e sbagliate. “Partire dagli effetti per dedurne [inferire] una causa”, essendo note alcune premesse, come quella storicamente accertata dell’esistenza dell’eversione di Stato, non è “scientificamente scorretto”: si chiama “abduzione”, operazione che si fa coincidere con la generazione creativa di ipotesi scientifiche che consente il progresso della conoscenza sulle cause dei fenomeni. Ma qui non accorre grande creatività. E d’altro lato, dopo 70 anni di storia della Repubblica, parlare con cipiglio di dietrologia, pigrizia intellettuale, tesi comode, incapacità di apprendere dalla storia, gravi errori metodologici etc contro chi fa notare che esiste la strategia della tensione, richiede capacità e “metodi” che sono lieto di non possedere.

Quanto affermi sull’inizio di un nuovo periodo storico e su ciò che sono stati questi anni mi pare invece molto interessante. Ma non contrasta con quanto dico: il potere può avere anzi un interesse ancora maggiore a intervenire con l’esibizione mediatica di violenza pilotata, per orientare l’opinione pubblica contro possibili forme di violenza spontanea o politicamente organizzata, per spingere verso forme di protesta votate al fallimento, e per favorire leggi e prassi repressive.

Tornando all’epistemologo Buzz, c’è una fallacia gigantesca ed esiziale, che tutti tendiamo a commettere: di accettare l’assunto implicito che il ristretto ventaglio di opzioni che ci viene presentato dal potere e dai media esaurisca le possibilità. Oggi accettando il falso dilemma Indignados o Black bloc. I primi mosci e inconcludenti, gli altri finti e insensati. Se ci si fa dettare dal padrone, che ci mostra due scelte apparentemente opposte, la strategia per uscire dalla subalternità, la vittoria non è proprio assicurata. Lo spettro, sia dell’esistente che del potenziale, è molto più ampio: c’è la violenza che cova di chi è veramente oppresso, e che non si limiterebbe all’innocua Cinecittà dell’altro giorno; c’è la rabbia di chi non sfila a comando ma non ce la fa più e voterebbe qualcuno più serio delle attuali maschere della politica. Ci sono i modi nuovi, inediti da scoprire urgentemente – questa sì è pigrizia, oltre che errore politico madornale – di opporsi efficacemente al potere; senza cadere né nella trappola di chi ti vuole addormentare dandoti ragione a chiacchiere, né in quella che ti incita a fermare un Frecciarossa in corsa a spallate.

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Blog de “Il Fatto”

Commento al post di Travaglio “Prendo le distanze” del 20 ott 2011

Scusi Travaglio, ma qui si stanno prendendo le distanze anche dalla legalità. A proposito della mescolanza di farsa e tragedia in Italia (Pasolini, oggi citato per la sua difesa dei poliziotti, andrebbe citato per “L’Italia è un Paese ridicolo e sinistro. I suoi governanti sono maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”); perché non chiedere le dimissioni di Maroni, per non avere saputo controllare e fermare un pugno di scemotti che ha guastato una manifestazione politica? E chiedere alla magistratura di indagare su responsabilità, che appaiono palesi, delle forze di polizia, sempre che il tema “poppe e natiche frequentate da B.” le lasci un po’ di spazio? C’era un giornalista, Tobagi, che contestava il dogma dell’invincibilità dei manovali del caos, ma purtroppo l’hanno ammazzato:

Il ritorno dei samurai angolo V. Labicana. In: https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/informazioni-riservate-su-black-bloc-e-indignati/

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Segnalato su:

Blog di A Giannuli

post “La manifestazione di Roma: solito dejavu?” del 15 ott 2011

Comunicato del SIU* n. 1

Colendissimo Signor Lunnai

Due documenti riservati su Black bloc e Indignati, che mi auguro non cadano nelle mani di complottomani e dietrologi:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Suo fratello in Iside

Clisma 4

Guardia scelta del SIU*

* Scatorchiano Intelligence Unit.

e post ” Ancora su Piazza San Giovanni” del 18 ott 2011:

Riguardo ai consigli di Cossiga nel 2008:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/10/29/incudine-e-non-martello/

Blog “L’aria che tira” di M. Cedolin 

Post “Dietro il fumo dei lacrimogeni e delle camionette che vanno a fuoco, c’è una società in cancrena” del 21 set 2011:

C’è una fallacia gigantesca ed esiziale, che tutti tendiamo a commettere: accettare l’assunto implicito che il ristretto ventaglio di opzioni che ci viene presentato dal potere e dai media esaurisca le possibilità. Oggi accettando il falso dilemma Indignados o Black bloc. I primi mosci e inconcludenti, gli altri finti e insensati. Se ci si fa dettare dal padrone, che ci mostra due scelte apparentemente opposte, la strategia per uscire dalla subalternità, la vittoria non è proprio assicurata. Lo spettro, sia dell’esistente che del potenziale, è molto più ampio: c’è la violenza che cova di chi è veramente oppresso, e che non si limiterebbe all’innocua Cinecittà dell’altro giorno; c’è la rabbia di chi non sfila a comando ma non ce la fa più e voterebbe qualcuno più serio delle attuali maschere della politica. Ci sono i modi nuovi, inediti da scoprire urgentemente – questa sì è pigrizia, oltre che errore politico madornale – di opporsi efficacemente al potere; senza cadere né nella trappola di chi ti vuole addormentare dandoti ragione a chiacchiere, né in quella che ti incita a fermare un Frecciarossa in corsa a spallate.

In:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Blog Metilparaben

Post “I garantisti delle leggi speciali” del 20 ott 2011 

Gatta ci cova…

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/informazioni-riservate-su-black-bloc-e-indignati/ 20 ottobre 2011 17:09

Blog Dietro il sipario

Post “Gli Indignados, strumenti inconsapevoli del Lucis Trust” dell’8 nov 2011

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

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Segnalazioni censurate: 

Blog de Il Fatto:

Post di P. Ojetti “La legge Irreale” del 17 ott 2011:

Ecco fatto. Bravi:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Post di Claudio Fava “Le leggi liberticide non servono” del 18 ott 2011:

I comportamenti liberticidi servono:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Post della Redazione “Roma, cortei in centro vietati per un mese. Solo “una manifestazione statica” per la Fiom” del 17 ott 2011:

C’è qualcosa che non quadra…

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

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3 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “No Expo, Milano in piazza per ripulire città dopo i black bloc. Il sindaco Pisapia: “No a ogni sopruso e violenza””

Conoscendo i costumi di ASM in materia di soprusi e violenza, e i suoi legami con gli specialisti del false flag, capisco quanto facciano comodo i fantomatici (*) black bloc a quelli come Pisapia.

* Fantomatico: che sfugge misteriosamente a ogni identificazione (Devoto Oli).

@ mariel_3. La spazzatura è il vostro mestiere.

@ ididit4love. E’ tipico di certi ambienti istituzionali: “si lavano dalla melma detergendosi con altra melma” (Eraclito). Si sbiancano del loro fascismo coi black bloc nerovestiti.

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4 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Liuzzi “No Expo: Milano due giorni dopo. Una lezione di civiltà”

Luciano Bianciardi “milanese” di adozione? “Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.”

Bianciardi nel 1953 si batté contro la legge-truffa. Oggi quelli che sarebbero i suoi concittadini ignorano la legge-truffa di Renzi per occuparsi di questa storiella edificante per preadolescenti non troppo svegli. Forse Bianciardi era un anarchico, un anticonformista. Ma lui era una persona seria, che si occupava di cose serie; alieno dalle buffonate come questa, dove si è lasciato che si sporcasse per poter dire di essere puliti.

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@ Emiliano Rossi. Sì, sembra che questo del “fare pulizia” sia un tema caro ai fascisti, o comunque a chi è su posizioni autoritarie. Ci sono tanti esempi. Dopo l’8 settembre il “Lustige Blatter” di Berlino pubblicò una vignetta dove una mano con una spazzola con la svastica toglie il fango che copre lo stivale Italia; con la dicitura “Via la feccia!”. Pare che i torturatori della dittatura argentina degli anni Settanta cospargessero di saponata per pavimenti i prigionieri legati alle brande per poi passarli con lo spazzolone. A proposito della città che il 23 marzo 1919 diede, con l’adunata di Piazza San Sepolcro, il battesimo al fascismo – e a proposito di “psyops” – c’è da dire che aziende che si occupano di rifiuti legate al Comune di Milano e al Comune di Brescia hanno questo costume squadrista, cioè violento e vile, dell’uso metaforico e “suprematista” del pulire. Pulire meritoriamente la società come si puliscono le strade; una “pulizia” che consente la “cosificazione” delle persone. L’innalzarsi trattando altri esseri come cose è una delle componenti del carattere fascista. Può darsi inoltre che in questi soggetti, e nei loro complici e mandanti, sia all’opera il meccanismo di difesa della formazione reattiva, data un’implicita consapevolezza della sporcizia che hanno dentro, e delle montagne di letame che creano nella loro ricerca ossessiva di denaro e sicurezza.

@ Emiliano Rossi. A volte. Bisogna vedere caso per caso, rifiutando formule a priori di qualsiasi segno. Va riconosciuto che “pulire” può essere un eufemismo ideologico, come “pacificare” o “uomo d’ordine” o anche ”liberismo”; nel gergo della malavita meridionale, “pulizzare” significa assassinare. O può indicare semplicemente la funzione igienica ed estetica, socialmente utile. L’ambiguità della figura del pulitore è rappresentata dalla parola inglese “scavenger”, che denomina sia lo spazzino, chi tiene pulita la città, che gli animali saprofagi, come la iena, lo sciacallo, l’avvoltoio. Dalle parti di Pisapia ci sono grosse aziende per le quali valgono entrambe le accezioni.

@ Emiliano Rossi. Se sei interessato, c’è il classico “Purity and danger” della sociologa M. Douglas, su come ottenere sacralità dallo sporco. Un tema che nella Lombardia ciellina-piddina ha una rilevanza generale.

@ Emiliano Rossi. Prego. Questo scaricare le colpe della politica su misteriosi imbrattatori dei muri di Milano riporta a un famosissimo precedente; e agli sfoghi di Renzo all’osteria della luna piena. Vedi se ti vuoi segnare pure questa.

@ Emiliano Rossi. A scuola spesso si fanno studiare, pedantemente, cose buone ma inadatte a dei ragazzi. Col risultato di “vaccinare” contro il sapere. I romanzi letti dopo che un po’ si è conosciuto la vita sono un’altra cosa. A rileggerli liberamente da grandi “i promessi” non sono pesanti, consolano e aiutano a capire. La buona letteratura ha anche un valore pratico: rende “scafati” sulle fregnacce narrative di bassa lega che ci propina la propaganda.

I magistrati e gli USA

8 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

Nella sua intemerata per difendere il suo clan in un caso dove certo il sistema giudiziario non ha brillato, come quello Knox-Sollecito, Costa ha ragione quando dice che a volte il pubblico è una bestia. Il fatto è che i magistrati, in casi dove poteri forti esercitano la loro influenza, non appaiono migliori del volgo, ma una sua espressione ripulita, che nella baraonda ci sguazza:

I magistrati e gli USA

Anch’io nel mio campo, la medicina, vedo come spesso siano sbagliate, distorte, assurde le pretese del pubblico; ma quelle proposte sfuocate e spesso controproducenti nascono da una percezione intuitiva negativa sulla medicina che non è infondata. Penso che se la medicina fosse onesta e pulita tali proteste mal dirette in gran parte controproducenti rientrerebbero, e tra quelle restanti verrebbero riconosciute e isolate quelle sbagliate.

Che l’avvocato Costa e i magistrati che difende facciano la loro parte per assicurare una giustizia imparziale, equa e efficiente, e vedranno che la gente non tenterà di indossare i loro roboni settecenteschi e i berretti col pon pon. Una giustizia che abbia il carattere della linearità. Per es. se davvero non si vogliono polveroni e cicaleccio, basterebbe, non dico invertire il rapporto capovolto tra effetto e causa, riportandolo alla sua forma naturale, ma almeno accorciare i tempi, attualmente di 3 mesi, tra la sentenza, che è una conclusione, e le motivazioni, che dovrebbero essere le premesse della conclusione stessa. A costo di posticipare la sentenza. Una giustizia che, esposte le conclusioni, ci mette un altro quarto di anno per esporre come ha raggiunto le premesse, e come da esse abbia inferito le conclusioni, mentre fuori il pubblico rumoreggia e straparla, non può dirsi estranea alla caciara, per quando solenni siano le pose che assume.

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La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa
http://menici60d15.wordpress.c…

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

27 gen 11 h 17:10

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Sito de L’Espresso

Commento all’articolo di P. V. Buffa “Così torturavamo i brigatisti” del 5 apr 2012

Sul fatto che i poliziotti, col coraggio dello sciacallo, quando non corrono rischi commettano abusi e i magistrati li coprano, non ho dubbi. Soprattutto se ci sono di mezzo interessi USA. Ciò che è sicuramente vero in questa storia è che polizia e magistratura di nascosto praticano e favoriscono forme abbiette di crimine a favore di interessi USA. Ciò che è sicuramente falso è l’implicazione che lo facciano solo per fini in sé leciti, e solo nei confronti di chi delinque.

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20 dicembre 2011

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato.

ccc

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

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29 maggio 2012
Blog de “Il fatto”
Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova. Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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1 agosto 2012

Blog “Come don Chisciotte”

Commento al post “A Taranto via l’ILVA per far posto alla NATO” del 31 luglio 2012

Non conosco questo caso; la tesi è analoga a quella che vede i procedimenti giudiziari sulla radioattività al poligono di Quirra come funzionali alla speculazione edilizia:

Commento di Robi al post di G. Paglino “Quirra, la commissione del Senato: “Chiudere e riconvertire il poligono” su Il Fatto del 31 mag 2012; e risposta a Robi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

Credo che l’onnipotenza della NATO, e la complicità della magistratura con la NATO e in generale con le volontà degli USA, siano fattori tanto fondamentali quanto trascurati tra quelli che determinano il destino del Paese. Purtroppo gli italiani sbraitano contro i pupi, come i politici ladri che eleggono, ma sono omertosi sui “pezzi da novanta”, cioè sul potere vero e i suoi crimini.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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@ DiogeneBright. Hai ragione, chi si occupa delle finanze di una multinazionale in USA è come un venditore di palloncini da noi. A proposito di mestieri usuranti, che voi pannelliani facciate i galoppini degli USA anche nel caso Kerchner è un indizio utile alla ricostruzione storica, mettendo da parte le risultanze giudiziarie.

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26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ G. Amendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

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31 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Sollecito al congresso dei Radicali: “Il carcere è una scuola di reclutamento per la mafia” “

Se possiamo ricevere l’edificante predicazione di questo nobile difensore degli oppressi dobbiamo ringraziare i radicali panneliani, che hanno a preso a cuore il suo caso; proprio come nel 1987 presero a cuore quello di un’altra limpida figura vittima del Moloch giudiziario, Licio Gelli. E dobbiamo ringraziare quell’altra forza politica altrettanto sensibile alle brezze atlantiche, la magistratura, che nella persona del giudice Claudio Pratillo Hellman ha avuto la felix culpa di impedire, con un ragionamento da manuale – da manuale degli errori di ragionamento quantitativo in ambito giudiziario* – l’acquisizione di informazioni di conferma che ci avrebbero fatto correre il rischio sciagurato di essere privati della voce di questo apostolo del Bene.

* The Case of Meredith Kercher: The Test That Wasn’t Done. In: Schneps L, Colmez C. Math on trial. How Numbers Get Used and Abused in the Courtroom. Basic Books, 2013.

@ Flipper. Sia la materia tecnica – il calcolo delle probabilità – sia la gravità di ciò che è in gioco, le responsabilità sullo sgozzamento di una ragazza per motivi abbietti, non si prestano ai riassunti. Posso però mandare copia del capitolo in oggetto a chi me lo richieda, alla email: menici60d15@gmail.com.

@ The Marvelous. Ho assistito in un altro caso celebre alla riduzione deliberata – e non giustificata, se non con argomenti di comodo – dell’informazione di laboratorio disponibile, a favore dei colpevoli, con l’avallo della magistratura. Uno statistico ha chiamato “pruning”, “potatura”, questo ridurre lo spazio degli eventi, cioè il modello a priori di realtà oggetto del giudizio. “Potare” i fatti, rinunciandovi, o distruggendoli, o ignorandoli (quando non mettendo a tacere voci scomode con sistemi piduisti) può essere indice di cattiva fede, costituendo sistema di manipolazione molto efficace. Come alterazione delle premesse, (ubiquitaria nella medicina commerciale) il pruning è potente e poco vistoso.

Mi “rassegno” a vedere che Sollecito, Gelli, la Cassazione che ha assolto Sollecito (e che in precedenza ha giudicato la P2 non pericolosa), i radicali e altri che stanno facendo di Sollecito una guida etica stiano dalla stessa parte, che passa per essere quella giusta ma non è la mia. In questi giorni si sta celebrando Pasolini. Che scrisse: “contro gli uomini politici si scrive … tutti abbiamo il coraggio di parlarne perché sono cinici, furbi … e grandi incassatori” ma sui “magistrati tutti stanno zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché?” Credo che le responsabilità dei magistrati nell’imprimere al Paese la cattiva rotta che sta percorrendo, la consonanza dei loro atti con gli interessi di poteri extraistituzionali, siano fortemente sottovalutate.

@ The Marvelous. Se si vuole criticare i magistrati è utile distinguere, come è stato proposto per i medici, tra “output” ovvero ciò che producono, e “throughput” ovvero il lavoro che vi mettono. Il loro output, la “produzione” di giustizia, è spesso insoddisfacente. E non è che a un throughput intenso e sofisticato corrisponda necessariamente un buon output. Non conosco il diritto (ma conosco gli interventi business-friendly dei magistrati in medicina); vedo da tanti anni come in medicina spesso throughput mastodontici ed esoterici portino ad output nulli, nocivi o disonesti. Conosco bene questi appelli a chinare il capo davanti a formule liturgiche. Qui però lo stesso operato tecnico dei giudici è stato riportato in un libro specialistico, non di diritto, ma di matematica applicata in contesti giudiziari, come esempio di errore madornale.

Non sono per partito preso contro i magistrati; e temo la Cariddi di chi li vuole imbrigliati a tirare il carro del potere non meno della Scilla dei loro abusi corporativi. A volte ho difeso le loro sentenze, es. quelle di condanna per le false rassicurazioni “scientifiche” sul terremoto dell’Aquila, prima che venissero ribaltate, date le pressioni, di portata internazionale. Lei chiama in causa la sua esperienza. Potei parlare della mia; per la quale posso affermare con sicurezza, pur non essendo laureato in astrofisica, che i magistrati, quando si sono certi interessi e certe pressioni, tendono a dire che a mezzogiorno è buio.

@ The Marvelous. o non conosco il diritto, e dico che la sentenza di primo grado per il terremoto dell’Aquila condannava, giustamente, i responsabili per le loro rassicurazioni, consapevolmente forzate. Condannava per gli effetti tragici di una sconsiderata hubris burocratica che portò a credere di poter fare i prepotenti anche con la probabilità; un’entità che noi umani maneggiamo male, e va quindi trattata con la massima circospezione. Lei che il diritto lo conosce risolve sostenendo che la sentenza era “un obbrobrio” che condannava un “mancato allarme”, affermazione calunniosa verso quei magistrati. Io non conosco il diritto – disciplina che rispetto e ammiro – e considero nel caso Kercher il tema della rinuncia all’aumento del valore predittivo con la ripetizione di un test. Lei che lo conosce ripete il tema abusato dei singoli magistrati che sono uomini come tutti, e che quindi nel loro lavoro sono come dei reucci, e possono essere preda di passioni, miserie, etc. Per me i magistrati, categoria da selezionare tra gli “aristoi”, ricevono un consistente stipendio statale come corrispettivo per l’esercizio della loro funzione in maniera imparziale; formano una struttura, pagata dai contribuenti, e vanno valutati come componenti di tale struttura, e insieme alla struttura che li integra e li governa. Credo proprio che parliamo di due discipline diverse. E che gli “opportuni distinguo” che lei afferma di riuscire a fare siano troppo “opportuni”. Arrivederci.

@ The Marvelous.Ma io non ho parlato di “chi” debba valutare i magistrati. Ho detto “come” andrebbero valutati, chiunque li valuti e in qualunque sede, osservando che è scorretto accettare di considerarli tanti singoli reucci, secondo il luogo comune del “i magistrati sono uomini come tutti” che lei ripete, quando sono parte di una struttura, espressione di una istituzione. E sono pagati per comportarsi come ci si aspetta da un magistrato.

Non studio le “388 pagine” della sentenza dell’Appello perché non sono in grado di valutarle. Infatti al tempo dell’assoluzione qui su Il Fatto (8 ott 2011) mi sono astenuto dall’unirmi ai tanti che criticavano la sentenza; ma ho riportato la mia esperienza personale, conforme a precedenti storici, del trattamento di favore che i voleri USA, anche illeciti, ricevono dai magistrati; e di come le perizie siano spesso manipolate. Un argomento, una sentenza, è come un recipiente, che può essere solidissimo, ad un esame lungo e accurato come quello che lei mi invita a compiere, sul 99,9% della sua superficie. Ma se ha un buco alla base perderà non lo 0,1% dell’acqua, ma molto di più, fino al 100%. Un buco del genere l’ho trovato, casualmente, nel libro che cito sul ragionamento probabilistico in campo giudiziario. Se le 13 pagine della trattazione non sono troppo poche per Lei, gliene posso mandare copia. Arrivederci.

@ The Marvelous. Io parlavo dell’umanità del giudice come giustificazione al suo arbitrio. Penso sia preferibile che i giudici non siano esposti ai possibili ricatti di chi è forte, con l’estensione della responsabilità civile; però dovrebbero essere controllati seriamente all’interno; e dovrebbero esserci misure preventive, a partire dalla selezione, che deve essere continua, e dall’obbligo di rimanere estranei a gruppi di potere, cordate, etc. Non cause di routine contro i giudici, ma espulsioni di routine via CSM.

I magistrati, come ha scritto un magistrato, Edoardo Mori, sono partecipi del gioco delle perizie. Es. ho visto che “sanno che le perizie sono sempre di parte” eppure, o per questo, affidano la perizia della Procura proprio al professore di medicina legale dello stesso policlinico dove sono accaduti gli atti (gravissimi e ignobili) che andrebbe indagati.

Non racconti a me che i giudici motivano le sentenze. Firmano atti con conseguenze equivalenti ad una proscrizione, capovolgendo sentenze minuziosamente motivate, senza un rigo di motivazione, quando si tratta di fare un altro piacerino alle stesse forze interessate all’assoluzione della Knox. Ovviamente giustificando la laconicità con il genere di inattaccabili spiegazioni procedurali delle quali lei è maestro.

Prendo atto che per lei non ci sono state parzialità dei giudici. La invito a non fare come i prelati che si rifiutarono di guardare nel cannocchiale di Galilei, e leggere il libro che segnalo. Arrivederci.

@ The Marvelous. In medicina la grande maggioranza delle diagnosi si fa sulla base della storia clinica. Qui la “storia clinica”, fino alla sentenza di 1° grado, portava a ritenere che i due fossero colpevoli. Certo, il giudizio d’appello può, come a volte indagini supplementari nella diagnosi clinica, ribaltare il primo giudizio. Ma è singolare che ciò sia stato ottenuto bloccando un test di laboratorio utile e forse dirimente. Mi sono imbattuto nella descrizione come errore della rinuncia alla ripetizione dell’esame del DNA occupandomi della rinuncia ad acquisire dati disponibili da parte di chi deve giudicare in uno stato di incertezza: diagnosi cliniche, progetti di ricerca; o decisioni giudiziarie. La riduzione selettiva dell’informazione è un potente bias, che può avere natura anche volontaria e illecita. Es. il publication bias a favore dell’industria biomedica, che ha contribuito a fare denunciare da esperti come falsi la maggioranza dei risultati della ricerca biomedica. Lei risponde che solo i giuristi possono giudicare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici. Sarebbe precluso al profano sostenere che vi è sostanziale differenza tra l’affermare positivamente che non ci sono rischi sismici e il mancare di prevedere un terremoto Questo suo volere estromettere la critica su aspetti tecnici non giuridici, per annetterseli come territorio giuridico, mi pare anch’esso una forma di quella potatura dell’informazione che è cattivo segno quanto a ricerca disinteressata della verità.

@ The Marvelous. Se uno fa una fesseria o una manipolazione extragiuridica, poi non può appellarsi alle competenze giuridiche per conferirle una immunità. Il diritto è una cosa, i fatti un’altra. Questa pretesa che la ricostruzione giudiziaria della realtà non sia criticabile, se non da giuristi, è ridicola e perniciosa.

Io la sentenza l’ho letta appena me l’ha segnalata. (Un altro motivo di perplessità è il “corax” – argomento tipico delle difese – per il quale se il coltello in oggetto fosse l’arma del delitto non sarebbe stato conservato dall’omicida). Legga lei una buona volta come il magistrato abbia impedito la conferma del test che mostra il DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, e come questo costituisca un errore, diritto o non diritto.

Faccio inoltre presente che in un caso come questo, dove il risultato, “l’output” che conta, l’individuazione e la condanna di tutti i colpevoli, è stato mancato, atteggiamenti di sicumera sull’asserito buon esito dell’azione giudiziaria sono fuori luogo. Stiamo comunque parlando di un fallimento della giustizia. E i fallimenti, lei lo sa, possono avere varia natura. Arrivederci.

@ The Marvelous. Bene, ormai lei è in arringa. Non sono io ad argomentare a tesi. Solo pochi appunti. Davanti a un risultato che non può essere casuale, il profilo fedele del DNA di Meredith sulla lama del coltello di Sollecito, si rinuncia ad aumentare il valore predittivo del test. E’ falso quanto lei afferma, che la contaminazione della lama del coltello col DNA di Meredith “si è stabilita”: nella sentenza della Cassazione è meramente ipotizzata la possibilità, in astratto.

Vero è che a indagini in più punti “maldestre”, si sia combinata, come il cacio sui maccheroni, una “acribia” da inquisitori domenicani dei giudicanti; che davanti a un profilo del DNA sulla lama del coltello di Sollecito sovrapponibile al DNA di Meredith con una probabilità che il reperto sia casuale così bassa da essere trascurabile, modificano la teoria delle probabilità, almeno quella che deriva dagli assiomi di Kolmogorov, evitando così di rafforzare il significato del test, qualunque fosse il risultato; e che danno agli avvocati difensori il destro di asserire falsamente che “si è stabilita la contaminazione” applicando la teoria della sottodeterminazione di Duhem; teoria con la quale si può negare a piacimento la certezza di qualsiasi osservazione, es. classico anche che le immagini nel cannocchiale di Galilei fossero vere. Interessante, in questa epistemologia giuridica, pure il concetto che se un test va a sfavore dell’assistito non si dice “positivo” ma “preordinato”. Buon lavoro.

@ The Marvelous. Troppo buono. Ma non dovrebbe essere motivo di riflessione e allarme una contrapposizione tra scienza e diritto nella valutazione di prove scientifiche fondamentali?. In realtà, oltre alla scienza e al diritto ha agito la tecnica delle strategie di comunicazione; che condizionano pesantemente la ricerca biomedica; e anche il diritto, vedo. La ditta Gogerty and Marriott, di Seattle, della quale si è servita la famiglia Knox, ha curato in particolare il punto dolente del DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, seminando a riguardo sui media falsità, in base alle quali si sono diffamati gli investigatori, dipinti come degli stupidi per questo reperto (Schneps e Colmez, cit.). Falsità del genere di quelle, comprensibili, degli avvocati della difesa: il DNA in oggetto non era “alterato” né “sovrapposto” né “contraddittorio”; e il test non si è voluto ripeterlo. Al contrario, i giudici, e con loro i periti ai quali si sono appoggiati nel cancellare la prova, non spiegano come sia risultato l’elettroferogramma di Meredith dalla lama del coltello di Sollecito; forse consapevoli che contra factum non valet argumentum, e che argumenta presentabili non ce ne sono. Spiace che tra le due, la scienza e la propaganda commerciale, il diritto dei magistrati, il diritto che i magistrati adottano in questi casi, sia entrato in sintonia più con la seconda che con la prima (Schneps e Colmez, cit.). Arrivederci.

@ The Marvelous. Il coltello con l’impronta genetica di Meredith sulla lama è stato trovato nell’abitazione di Sollecito. Lei, che conosce l’ambiente dall’interno, dice che i magistrati inquirenti sono stati degli incapaci, mentre i giudici di Cassazione sarebbero esenti da colpe, e “tutto quadra” in quanto asseriscono. Anni fa ho osservato, a proposito di altri fatti, che in medicina a volte alcuni leader di consumata esperienza praticano la “negazione del conseguente”, che ha la forma logica: “A”; “se A allora B”; quindi “non B”; e che consiste nello svelare o dimostrare una cosa grave, per poi non trarne le necessarie conclusioni sulle responsabilità ma al contrario negarle con un escamotage preordinato. In pratica un dire “mostro ciò di cui sei colpevole e ti assolvo con un cavillo”. Una cosa del genere può accadere anche in sede giudiziaria, e anche in Cassazione. Ebbe questa forma quello che fu detto “un paradosso del diritto”, l’assoluzione nel dopoguerra degli assassini dei fratelli Rosselli, stigmatizzata con parole di fuoco da Salvemini, attuata dai magistrati giocando sulle motivazioni, con una palese contraddizione tra le risultanze del processo e la sentenza (Franzinelli M. I tentacoli dell’Ovra. Boringhieri 1999).

@ The Marvelous. A mia volta posso citare come tante storture e frodi della ricerca biomedica siano determinate da premesse e scelte inziali errate. Errori che si potevano e si dovevano evitare, ma erano e sono vantaggiosi sul piano del profitto. A volte riconosciuti, dopo decenni. Qui appare che ci sia stato quel fenomeno detto del “suicidio” dell’azione giudiziaria, che è stata fatta andare male (con una “sciatteria” nelle indagini, con un “rigore” ingiustificato alla fine). Non penso si possano ignorare gli USA; la cui ombra – lo dico anche per esperienza diretta – porta i magistrati, per non parlare delle forze di polizia, ad applicare un “Codice Atlantico”; che non ha nulla a che vedere col genio leonardesco.

@ The Marvelous. Dai magistrati e dagli altri inquirenti come cittadino non mi aspetto che prima operino in modo da lasciarsi dipingere dalla stampa internazionale come dei cialtroni, e poi all’opposto applichino un “rigore” così estremo da venire riportato in un testo internazionale come esempio di errore di ragionamento che fa perdere a un procedimento giudiziario la possibilità di fare luce e quindi giustizia. La variabilità degli standard giudiziari qui ha compreso entrambe le codine patologiche di una gaussiana o altra curva già troppo poco puntuta.

Sulla “spe et metu”, che, io lo vedo, animano i magistrati, ma che, dice lei, il diritto rifiuta di considerare perché non sono dimostrabili, e non sono dimostrabili perché non misurabili (!); ciò va ad aggiungersi, come il contributo di un giurista, alle perle sull’uso retorico della misura, frequente in campo scientifico. Attualmente, o nel delirio attuale, si vogliono usare i cani per diagnosticare “scientificamente” il cancro e altre malattie con l’olfatto, sulla base di studi quantitativi *. (Sta collaborando all’impresa anche il Centro militare veterinario del nostro esercito). Chissà, forse allora si potrebbero fare annusare oltre che le urine dei pazienti anche quelle dei magistrati, per verificare, con standard che dovrebbero essere adeguati anche al diritto, il loro stato psicologico.

* Trained Dogs Sniff Out Thyroid Cancer With High Accuracy. Medscape, 9 marzo 2015.

@ The Marvelous. Che alle mie critiche, e alle critiche di altri che cito, al brillante procedimento giudiziario sull’assassinio di Meredith si risponda con una diagnosi psichiatrica rivela il valore di quel “diritto” che è il suo strumento, e che a quanto dice condivide con i magistrati. E che a mio parere, senza dubbio manifestazione della mia attuale condizione di “pazzo visionario”, non ha interrotto la violenza vile subita da Meredith ma ne è stato un prolungamento.

@ The Marvelous. Può aggiungere tutto il fragore bandistico, gli insulti e le insolenze che vuole, ma in questa vicenda continua a sentirsi, al posto della voce amica della giustizia, il parlottio degli scellerati e degli iniqui.

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2 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Adriana Faranda a corso di formazione per magistrati. Che protestano: “Assurdo” “

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. “Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio”. (Sergio Flamigni, La tela del ragno e Convergenze parallele).

La Faranda alla scuola dei magistrati? L’ambiguità della situazione riflette l’ambiguità della grande maggioranza dei burocrati giudiziari, che mentre vanno dicendo di essere colleghi di Alessandrini e Occorsio stanno invece allineati e coperti rispetto ai poteri che muovevano i fili allora e continuano a muoverli oggi. E’ una presenza proficua per i giovani giureconsulti: li aiuta ad apprendere l’arte di articolare le categorie reali con le categorie dichiarate, che sono tra loro opposte e incompatibili. Ed e’ istruttivo anche per il pubblico.

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21 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piercamillo Davigo: “Magistrati uccisi? È accaduto perché chi delinque ha trovato sponde in alcuni apparati dello Stato” “

Credo che per molti dei magistrati che sono stati uccisi – col supporto logistico dei servizi – il movente ultimo sia stato quello di epurare ed educare la classe dirigente di una nazione subalterna. Come per altri omicidi politici, la caratteristica che ha fatto del magistrato un bersaglio è stata una spontanea indipendenza rispetto a quei poteri forti sovranazionali che controllano il Paese; e che in genere possono contare su una magistratura compiacente.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

Come chiamare la sinistra di potere ?

3 October 2011

Postato su Apppello al popolo il 3 ott 2011

Su questo sito Simone Santini [1] ha di recente discusso del neologismo “rossobruni” applicato all’area antagonista. Non considero qui le categorie ideologiche risultanti dalla conflazione di marxismi e fascismi, o eventuali “nazimaoisti” in carne e ossa, ammesso che esistano, argomenti sui quali non so nulla; né tanto meno l’analisi dell’evoluzione attuale del marxismo, altro argomento sul quale non so niente; ma la tendenza della sinistra di potere ad attaccare gratuitamente anche con sistemi abietti chi è inviso ai suoi nuovi padroni; e a dare dell’estremista – rosso, nero, o magari milanista –  a chi non le garba, o non garba ai suoi nuovi padroni; e questo lo conosco benissimo per esperienza diretta.

Santini mostra come l’opposizione rossi/neri sia da superare. Non penso che “rossobruni” sia un complimento, da prendere come titolo del quale felicitarsi. Nè che gli antagonisti rossi vadano accomunati a quelli neri sotto la categoria “antisistema”: il modello ideale di società desiderato è, si presume, fondamentalmente diverso per le due posizioni, pur essendoci, oltre all’opposizione al capitalismo, punti di contatto ideologici, e psicologici. Ma sono d’accordo nel rifiutare la dicotomia sinistra/destra: sta divenendo sempre più evidente che questa contrapposizione orizzontale distoglie dalla divisione fondamentale, che è quella verticale potere/governati. E’ un’opera dei pupi, con Berlusconi che parla di pericolo comunista e la “sinistra” che si dice discendente dei partigiani, mentre entrambi fanno quello che vuole il puparo (la “sinistra” ancor più che Berlusconi, secondo alcuni commentatori); un pubblico di bambini guarda a bocca aperta, mai stanchi della stessa recita rassicurante. Come le botte tra Arlecchino e Pulcinella con Mangiafuoco alla cassa nella canzone di Bennato.

E’ proprio di questa “sinistra” attaccare chi è su posizioni progressiste vere; sia perché è questo il  lavoro per il quale è pagata: impedire una sinistra autentica in Parlamento occupandone il posto. Sia perché come tutti i rinnegati c’è un odio personale verso chi non ha tradito e può quindi testimoniare, anche con la sua sola esistenza, la loro falsità. Gli attacchi alla sinistra che, absit iniuria, qualcuno potrebbe chiamare “ingenua”, e in generale ai progressisti autentici, sono quindi sistematici e ben studiati.

L’epiteto “rossobruno” è sia interessante che impudente, perché proietta sugli oppositori la circostanza – e la vergogna – che sono la destra e la sinistra parlamentari a fondersi, e talora a scambiarsi i ruoli; così che chi critica la “sinistra” da una posizione di sinistra coerente, anche moderata, può essere rappresentato come di estrema sinistra se critica il loro praticare politiche di destra; e come di destra se critica le posizioni di finta sinistra. Il liberismo ha una dimensione anarchica, individualista, distruttiva e creatrice, che è possibile spacciare per progressista. Io lo vedo soprattutto in campo medico, dove alcune frodi, o alcune manovre liberiste liberticide vengono presentate come istanze progressiste e libertarie, così che chi le critica può essere fatto passare per reazionario.

Un esempio è il teatrino tra “laici” e quell’altra cattedra di doppiezza, il clero, sul testamento biologico, nel quale la “sinistra” finge di ignorare che un problema autentico, il diritto alla autodeterminazione sul proprio corpo in caso di malattia terminale o gravemente menomante, viene distorto e strumentalizzato per finalità malthusiane legate a quei poteri economici che vivono dello sfruttamento della popolazione; alla quale guardano come alle loro mandrie gli allevatori di bestiame, che abbattono i capi che non rendono più [2]. Anche criticare l’immigrazione come portato della globalizzazione liberista, che dietro alla melassa buonista è una trasfusione forzata di  persone che anemizza delle energie migliori i popoli dei paesi poveri e impoverisce il tessuto antropologico dei paesi ricchi [3], consente ai “sinistri” di servire il grande capitale e accusare farisaicamente di razzismo, rossobrunismo, etc. chi non si allinea. Oppure il dire che il fatto che Gheddafi (peraltro viscidamente appoggiato dai nostri governanti fino a poco prima dell’inizio dei bombardamenti) fosse un dittatore non toglie che l’occupazione coloniale della Libia, Stato sovrano, con le uccisioni di civili, sia una nefandezza; ciò dai marciapiedi di Assisi [4] viene visto come segno certo che a parlare è uno che ha i ritratti affiancati di Lenin e Goering sopra la testiera del letto. Di recente “il Fatto” ha ospitato un post dell’on. Fabio Granata sulla mafia. Il mio commento al post è stato censurato [5]. Troppo estremista? Questo collaboratore degli antifascisti de Il Fatto, Granata, seguace del pacato maestro di democrazia già delfino di Almirante, Fini , mesi fa ha difeso dalle critiche una sua militante, Lucia Alonzi, che si è presentata alla Camera con la croce celtica al collo. Ha difeso anche il simbolo. E’ interessante come: definendolo “segno di un’identità cattolica”. Anche i post-fascisti sono passati dalle posizioni “categoriche e irrevocabili” alla riposta a saponetta, scivolosa, fatta per sgusciare via.

Il tradimento della sinistra, con l’abolizione della opposizione autentica, quella che contrasta seriamente i partiti apertamente sostenitori degli interessi dei più forti, e con la sua trasformazione in un simulacro manovrabile, è un fattore determinante dello sgretolamento dei capisaldi di giustizia e di libertà raggiunti in secoli di lotte contro l’oppressione. Per chi ha creduto in certi ideali, una metamorfosi da farfalla in bruco, o in anellide. La “sinistra” odierna è una bolla che si regge per l’abilità di professionisti dell’ipocrisia. I fascisti erano più autentici. Lo stesso Berlusconi, pericoloso istrione, ha una distanza tra ciò che realmente è e ciò che finge di essere che è minore di quella della “sinistra”. “Se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto” dice un personaggio di Fellini.

Col suo doppio gioco, la sinistra di potere è la cintura di protezione politica della destra affarista, del clero, di Confindustria e degli altri feudatari dei poteri forti internazionali che reggono il Paese. Avendo voltato le spalle alla sua storia e sputato sui suoi ideali, ed essendosi convertita alla religione dell’antico nemico, priva com’è di una sua spina dorsale, di una sua identità forte, è considerata dai poteri forti sovranazionali più affidabile di altri signorotti locali, e si appresta a gestire direttamente il protettorato italiano.

Da bambino guardavo in televisione Saragat, del PSDI, declamare in continuazione “gli alti ideali della Resistenza”; da grande, leggendo scoprii che questo patriota era al vertice del partito americano – non diversamente dal presidente della Repubblica attuale – e ha fatto tanto per svendere l’Italia; anche in campo scientifico, es. con la vicenda della persecuzione di Felice Ippolito; e anche quella di Domenico Marotta [6], sorretta da una campagna diffamatoria de l’Unità. Negli anni ’70 i coetanei mi davano del fascista perché esprimevo dubbi sulla genuinità della decisione, pressoché unanime, di occupare il liceo, che mi sembrava una libera uscita goliardica pilotata dal PCI e permessa dalla DC; oggi gli ex compagni quando vogliono essere gentili mi definiscono anarchico. Le mie idee politiche, che sono sostanzialmente costanti nel tempo, sono accostabili a quelle di tipo repubblicano e all’antiutilitarismo; se mi trovo su posizioni “estremiste” non essendomi mosso è per lo spostamento a destra della “sinistra”.

La “sinistra” ora chiama “rossobruni” oppure – e questo è un classico – “anarchici” quelli che la intralciano nel suo ruolo di falsa sinistra. Ma come chiamare questa “sinistra”? Si sono tenuti un marchio che non gli compete più da molto tempo, e che favorisce la loro funzione di falsa opposizione. Propongo di non limitarsi a difendersi dagli appellativi che ci vengono appioppati, come “rossobruno”, ma di passare al contrattacco – soprattutto se ci si considera rivoluzionari – e trovare nomi appropriati per definire l’attuale “sinistra”. Qualcuno ha proposte?

Una interessante definizione è quella di “comunismo individualistico” [7]; non perché abbia “un vago sapore aporetico” come ha scritto chi l’ha coniata, Eugenio Orso, ma come ossimoro beffardo, efficace nel mettere in risalto l’ambiguità cialtronesca con la quale la “sinistra” vuole tenere il piede in due staffe. A proposito di contraddizioni che uniscono “fasci” e “compagni”, ricordo un discorso di Berlinguer che sosteneva che i comunisti erano rivoluzionari e conservatori; e come mi colpì sfavorevolmente, perché avevo da poco letto un passo di un discorso di Mussolini dove sosteneva la stessa cosa del fascismo. Forse un test per saggiare la consistenza, e la qualità, di un’idea politica, o di una posizione politica, è verificare la sua reattività: il suo non combinarsi facilmente con altre idee, formando nuovi composti, è in genere una caratteristica di pregio. In un paese abituato alla tecnica cattolica del potere di gettare ponti, o meglio estendere pseudopodi, verso le opposizioni, per poi inglobarle, usarle strumentalmente, dissolverle, andrebbe riconosciuto il valore positivo delle divisioni tra concetti e tra parti politiche.

Io la chiamo “sinistra gialla”, o “i gialli”, come erano chiamati “gialli” i falsi sindacati allestiti dai padroni. Oppure “sinistra smagnetizzata”, visto che mostra che il Piano Demagnetize degli anni ’50 ha funzionato, fino a fare della “sinistra” uno strumento dei poteri che dice di combattere, e che in passato hanno ucciso diversi dei suoi migliori esponenti [8]. Oppure “glaxocomunisti”, dati i finanziamenti della Glaxo a D’Alema e in generale le posizioni servili verso le multinazionali farmaceutiche e il businness biomedico, dove il liberismo raggiunge aspetti turpi [9].

Oppure “sinistra deuteragonista”, che serve da spalla teatrale al protagonista [10,11]. Oppure “sinistra metastatizzata” visto che, come un linfonodo invaso dal tumore, da elemento di difesa è divenuta focolaio del male. O anche “sinistra gellista”. “Gellista” non nel senso che ha raccolto l’eredità degli ideali dei giellisti, gli aderenti a Giustizia e Libertà; ma nel senso di Gelli Licio, del quale ha attuato i programmi per l’Italia.

Oppure, riconoscendo che destra e sinistra di potere sono una coppia di soci che per guadagnarsi la pagnotta servono il potere, anche inscenando liti; e riconoscendo che in quest’ultimo compito, dove si legittimano a vicenda spernacchiandosi a vicenda, mostrano elevata padronanza del mestiere, potremmo chiamare una “l’Augusto” e l’altra “il Bianco” [12].

Pubblicato anche su:

https://menici60d15.wordpress.com/

1.    Simone Santini. Rossobruni ? No, rivoluzionari! Appello al popolo, 30 set 2011.

2.   v. citazioni [9-11] in:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

3._https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/24/immigrati-la-pieta-coi-numeri-e-altre-forme-minori-di-pieta/

4.   Commento a “La guerra in Libia non esiste per la marcia Perugia Assisi” in [8].

5.  Contro la legalizzazione della mafia. In https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

6.    https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/31/“se-la-canaglia-impera-la-patria-degli-onesti-e-la-galera”/

7.   Stefano D’Andrea. Comunismo individualistico post sovietico. Appello al popolo, 16 giu 2011.

8.   https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

9.   https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

10. https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/11/il-deuteragonismo/

11.  https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/19/deuteragonismo-di-lotta-e-di-governo/

12. https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

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Blog di Aldo Giannuli

Commento del 18 feb 2012 al post “Caso Goracci. La risposta di Paolo Ferrero” del 17 feb 2012

@Santi. Sul simpatico epiteto “rossobruno”, o sulla croce uncinata che sarebbe nell’anima di chi dà noia ai rossi di mestiere:

Come chiamare la sinistra di potere ?
https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/03/come-chiamare-la-sinistra-di-potere/

Nella mia ricerca su come chiamare quelli della sinistra che conta, vorrei aggiungere “debenedettini”, data la loro devozione all’editore di Repubblica e agli interessi che rappresenta.

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V. anche: La sinistra radicchiale

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15 luglio 2012 

Blog Appello al popolo 

Commento al post di M. Badiale “L’Europa è una passione triste” del 5 luglio 2012

@ Davide. De Benedetti la gestisce ma la”sinistra” è felice di farsi gestire. Tempo fa sul blog di Giannuli ho proposto di chiamare “debenedettini” i suoi adepti; oppure si potrebbe chiamarli “sinistrani” (*). Purtroppo gli italiani nella vita pubblica sono spesso “senza orrore di sé stessi”; un aspetto di quella carenza di autostima evidenziata da Badiale; o forse meglio carenza di sovranità interiore, che si riflette sul piano politico; portando molti a prostituirsi a chi vuole asservire il Paese.

* Come chiamare la sinistra di potere.

Come chiamare la sinistra di potere ?

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2 marzo 2013

Blog Di Aldo Giannuli

Commento al post “Rivoluzione civile: facciamo i conti” del 2 marzo 2013

Su Ingroia, la sinistra istituzionale, e la missione salvifica della magistratura:

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia
https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

A chi non fosse del tutto soddisfatto dei fulgidi “maitresses à penser” che animano la movida politica contemporanea; a chi pervaso da furia iconoclasta intendesse abiurare la dottrina di Maestri come Ingroia, Grillo, Vendola etc.; agli sparuti nostalgici che volessero sentire “qualcosa di sinistra”, e magari pure aggiornata ai nostri tempi; a costoro segnalo i libri di Piero Bevilacqua, come “Miseria dello sviluppo”, “Elogio della radicalità”, “Il grande saccheggio”.

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Da I cancri che non sono cancro

Invitiamo tutte le donne a prenotare la loro visita con lo slogan ‘Ricordati di te’ perché c’è un diritto inalienabile che deve essere riconosciuto da parte delle istituzioni pubbliche. Non esiste crisi né esistono tagli alla sanità che possano far venir meno l’elementare bisogno di un servizio: lo screening alla mammella come grande scelta strategica di prevenzione. È giusto per le donne ed è giusto e utile per una amministrazione che vuole prevenire e non solo curare il male. La prevenzione sarà uno dei pilastri del nuovo modello di difesa della salute che stiamo costruendo perché prevenire ci aiuta anche a spendere meno e meglio le risorse pubbliche”.

Nicola Zingaretti, presidente Regione Lazio, sulla campagna “Ottobre rosa”, 30 settembre 2013

Non ci sono sulla scena forze politiche di opposizione vera, che diffondano queste informazioni ai cittadini e portino il problema in sede legislativa e di governo. I “di sinistra” ora parlano di “Ottobre rosa” (epigrafe). Uno slogan commerciale ottenuto attingendo ai loro miti passati, che porta, insieme ad altre notizie [65] a chiedersi quanto distanti siano moralmente dal milieu berlusconiano delle papi girl; sul quale gli italiani si gingillano anziché occuparsi di argomenti politici seri. Di roseo non ci sono che, per gli investitori [66], le previsioni degli analisti finanziari sulla crescita economica del cancro. In USA la spesa sul cancro continua a crescere, a un tasso maggiore che in altri settori della medicina. Si prevede che sarà aumentata del 39% nel 2020 [67]. Gli italiani ignorano la necessità, in un mondo tecnologico sofisticato e insidioso, di aggregarsi e darsi istituzioni politiche proprie, non preconfezionate dall’alto (tra le quali va incluso anche il dissenso verboso, superficiale, dittatoriale e paralizzante di Grillo [68]).

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Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Carugi “La destra che ci serve” del 10 ott 2013

Giusto. Bisognerebbe dire al PD e agli altri “rosa” di abbandonare il liberismo predatorio dei Chicago boys e tornare a Einaudi.

@ Weininger999. Posizioni criticabili, ma non vili; non le marchette bipartisan che stanno togliendo alla gente sia quello che Einaudi voleva toglierle sia quello che voleva restituirle.

@ Weininger999. Non credo che il pensiero di Einaudi sia vile. Sia in assoluto, sia in un paese dove suoi feroci critici sono saltati da Marx a Friedman senza far cadere una goccia della scodella di pappa che reggevano.

@ Marcobaldi. Forse. O forse no, e ne prenderebbe le distanze, se si fosse mantenuto coerente coi principi che insegnava. Per lo meno, a differenza dei “rosa” non ricorrerebbe ad argomenti “di sinistra”, come la necessità di redistribuire i redditi, per praticare la “diversione fiscale”, cioè il depredare il popolo a favore di grandi interessi privati tramite il prelievo fiscale.

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30 agosto 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Regionali, Bersani ai candidati renziani: ‘Parlino di programmi, non di innovazione’”

Con Berlusconi, Grillo e Renzi abbiamo un triumvirato, o meglio un trio. Mentre Renzi soddisfa il “fattore J”, il “fattore joker”, cioè l’obbligo per la politica italiana di essere condotta da figure buffonesche, Bersani vorrebbe rappresentare l’anima “seria” di un partito che l’anima se l’è venduta da tanto tempo. Restano battibecchi interni che ricordano quelli tra i notabili democristiani, divisi sull’assegnazione dei posti a tavola ma monolitici nel voler mangiare. Quelle gomitate, quegli spintoni tra compari venivano spacciati per “politica”. Dal PD emana lo stesso cattivo odore morale, di consumata ipocrisia, di permanente doppio gioco, che accompagnava la DC. I democristiani gestirono gli anni di crescita economica e di benessere; ai DS viene affidata la gestione degli anni dell’impoverimento e della depredazione. Oggi tapparsi il naso e dare loro credito è un affare ancora peggiore di quello che gli italiani fecero dando credito alla DC.

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26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ GAmendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

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10 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, cerimonia per l’eccidio di piazzale Loreto. Cenati (Anpi): “Vergognosi paragoni tra Shoah, regime nazista e regole anti-Covid”

CENSURATO
I partigiani del 26 aprile.

Arizona2. Vergognati.

@Arizona2. Ti risponderei “Vergognati tu”. Ma l’esercito dei ragazzi di Cucarasi, di tutte le varietà, che hanno ridotto così l’Italia, è immune da questo sentimento.

G. C. Fusco. I ragazzi di Cucarasi. In “Le rose del Ventennio”. Sellerio, 2000.

Non censurato:
Va tutto bene per i diritti, il lavoro, la democrazia. Per la Costituzione del 1948. Chi lo nega, e nota somiglianze con i primi passi mossi dalle dittature novecentesche, si deve vergognare. Un altro audace colpo di mano contro le preponderanti forze nazifasciste di quelli della “26 Aprile”. La brigata partigiana di chi sa stare al mondo, prendendosi sia le medaglie per la lotta all’oppressione sia le prebende per il servaggio agli oppressori. Alla faccia di chi combatté e perse la vita, e dei fessi che credono a queste continue pompose autocelebrazioni tenute col pretesto di commemorare ciò che in realtà si è tradito.

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Pasolini fu l’ultimo grande intellettuale del Pci, che preferì espellerlo”

In matematica ci sono i concetti radiali. Anche le idee politiche sono “radiali”: hanno oltre a un nucleo teorico dichiarato un raggio tacito lungo il quale possono degenerare. Quelle troppo elevate scivolano presto lontano dal nucleo ideale, che viene mantenuto come specchietto.

“Da Nenni e compagni a Craxi e compagnia”. Parafrasando Biagi, da Gramsci a Renzi e i suoi amici. Nessun “errore”. Ma quale Gramsci. I comunisti facevano già il doppio gioco. Applicando la lezione di Gramsci – apprezzato più dagli anglosassoni che da noi – al contrario: la selezione inversa della classe dirigente e intellettuale. Partecipando alle epurazioni di figure scomode ai padroni USA. Pasolini, che era intellettuale in interiore homine, e aveva cercato una casa. O Domenico Marotta, padre dell’ISS che sta a Ricciardi e Brusaferro come don Milani (un altro prima epurato e poi usato per farsi belli) sta a Marcinkus. Scienziati come Marotta non avrebbero fatto dell’Italia la sentina dell’operazione mondiale covid. O Moro, che da PdR non avrebbe fatto il viceré passivo ma ci avrebbe difesi. Tra le attività della triste compagnia guidata da Letta e Franceschini c’è l’eliminazione di voci indipendenti che guastano la vendita dell’Italia. Con mezzi che sarebbero di pertinenza della magistratura penale se questa – che fu già persecutoria con Pasolini – a sua volta non praticasse innominabili commerci coi mandanti delle stragi nascosta dietro ai cartelloni con Falcone e Borsellino.

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17 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “A Palermo il corteo alternativo di Cgil e delle associazioni per ricordare Falcone: “Basta con le passerelle e col silenzio di Stato sulle stragi””

CGIL e altri garantiti, e Dell’Utri e affiliati, duellano in pubblico ma dietro le scene servono entrambi i mandanti sovranazionali di quelle stragi. Ed entrambi si avvalgono della rigenerazione della verginità (Pasolini) ottenuta con le assidue processioni e gare canore sulle stragi. La differenza è nei modi. La destra, con le sue contiguità con la mafia, vuole mantenere una quota di autonomia predatoria. I sinistri sono per l’abbandono totale, vedi la CGIL, un “sindacato” che tra le varie infedeltà verso chi dice di rappresentare è arrivata a sostenere il vile ricatto sul lavoro per l’inoculazione di massa inutile e dannosa. Un ricatto arcimafioso.

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31 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti e G. Pipitone “L’ex terrorista nero Fioravanti firma articoli sull’Unità. I familiari delle vittime della strage di Bologna: “È una vergogna, siamo schifati””

Da bambino vedevo Fioravanti nei fotoromanzi de “Il Giornalino”, settimanale per bambini che si vendeva in chiesa assieme a Famiglia Cristiana. Fotoromanzi alla buona: ricordo una foto dove puntava una pistola, secondo la trama, ma la pistola di scena era semplicemente un corto tubo di metallo nero che simulava la canna. Poi le armi le ha usate davvero; e con quelle mani ora scrive sul giornale che fu fondato da Gramsci. Giornale che pensavo avesse sceso tutti gradini, insieme a quelli che l’hanno ereditato, ma c’è sempre spazio in basso. Sansonetti ha voluto dare scandalo, per farsi notare, e magari alimentare il litigio diurno fasci/compagni che copre quello che insieme fanno di notte. Involontariamente ha evidenziato due piaghe nazionali, tra loro connesse. a) Il cercare sempre intese, collegamenti, inciuci, negando il valore della divisione netta, del confine invalicabile, della contrapposizione forte. Intese e alleanze tra b) i salvati, uniti nell’affondare definitivamente i sommersi, gli sconfitti, e nello sfruttarli da morti dopo averli traditi da vivi. Ne risulta un tipo umano vitale, attaccato alla sopravvivenza, sempre a galla, come Sansonetti; per il quale vale la battuta dal film “Footlight parade” (1933, in italiano “Viva le donne”): “As long as they’ve got sidewalks you’ve got a job”. Fino a quando ci saranno marciapiedi tu avrai un lavoro.

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1 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “È morto l’ex ministro Luigi Berlinguer, aveva 91 anni. Schlein: “Lascia un patrimonio politico inestimabile””

– l’ex ministro dell’Università Podestà si lasciò sfuggire una confidenza difficilmente dimostrabile, ma probabilmente vera: «I rettori italiani? La metà di loro è iscritta alla massoneria».8 Certo si riferiva anche al proprio successore sulla poltrona di ministro dell’Università, quel Luigi Berlinguer all’epoca rettore a Siena, e poi presidente della conferenza dei rettori, indicato da un quotidiano locale, Il Cittadino di Siena, come uno dei maestri più venerati della città del palio. (Un Paese di baroni. Truffe, favori, abusi di potere, logge segrete e criminalità organizzata. Come funziona l’università italiana. Chiarelettere, 2009).

– ll governo D’Alema appoggia i bombardamenti della Nato a Belgrado. Scavalca a destra gli alleati cattolici e Berlusconi anche su un altro versante. Il ministro all’Istruzione Luigi Berlinguer pensa bene di arrivare dove nemmeno la Dc si è mai spinta: invece di rilanciare la scuola pubblica, finanzia quelle private con buoni statali e con l’estensione del trattamento fiscale riservato agli enti senza fini di lucro. (I panni sporchi della sinistra. I segreti di Napolitano e gli affari del PD. Chiarelettere, 2013).

– Con il varo della riforma universitaria che porta il nome di Luigi Berlinguer, iniziava anche istituzionalmente il lungo genocidio che avrebbe portato a completa distruzione l’università italiana, consegnandola alle sue tare originarie. (Modernizzazione senza sviluppo. Il capitalismo secondo Pasolini. B. Mondadori, 2005).

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14 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Assalto alla Cgil, i giudici della Corte d’Appello: “Fu aggressione a un simbolo della democrazia””

La CGIL “paradigma di democrazia”? Piuttosto, paradigma del sistema dello standard negativo. Si prende un pessimo, un infimo, come standard, rispetto al quale proclamare virtuoso ciò che interessa. Si prende la mafia come standard negativo rispetto al quale presentarsi come “Stato di diritto”, quando si è corrotti, vendendo il Paese ai poteri forti e praticando sistemi mafioidi. Si prendono degli squadristi – con legami coi servizi – e li si lascia liberi di inscenare un assalto, quando in una vera democrazia non sarebbero stati neppure lasciati avvicinare.

Rispetto allo standard democratico autentico la CGIL è il paradigma di un tradimento. Si stanno moltiplicando i report, sulle più importanti riviste mediche, che mostrano che le persone che ricevono le terapie ufficiali per il covid si riammalano più di frequente; e maggiori sono gli inoculi anticovid maggiore è la probabilità di riammalarsi*. CGIL e soci, al contrario dei sindacati di altri paesi, hanno appoggiato le coercizioni per spingere verso una medicina di questo genere. Insieme a quegli altri “democratici” dei magistrati. Per non parlare del tradimento del ruolo istituzionale di tutela degli interessi dei lavoratori. Lo squadrismo alla Farinacci fa da standard negativo per presentare come “simboli di democrazia” i gruppi che si sono messi al servizio del fascismo dei banchieri.

*SARS-CoV-2 Virologic Rebound With Nirmatrelvir–Ritonavir Therapy. Ann Int Med, 14 nov 2023.

Renato S: La CGIL non è stata responsabile della politica sanitaria durante la pandemia, su cui non ha giurisdizione.
Se ha approvato le necessarie azioni di governo per contrastare i contagi e salvare un numero incommensurabile di vite, coi vaccini e l’abnegazione del personale sanitario, bisogna solo apprezzarla.
Il resto è fuffa e complottismo di persone ignoranti e travisate da cattivi maestri.

@ Renato S: Longanesi diceva che le onorificenze non solo non bisogna accettarle ma non bisogna neppure meritarle. Io sto compilando un “Albo Longanesi” sui premiati alla rovescia. Potrebbe cominciare con Kesserling, al quale quando disse che dovevamo fargli una statua rispose Calamandrei. Altri tempi. Gli ultimi iscritti sono Berlusconi al famedio. E il Nobel ai vaccini mRNA, v. * (l’articolo, di un gruppo di medici, docenti universitari e ricercatori inglesi, ha per immagine un tale che indossa il copricapo e l’alloro coi quali viene usualmente rappresentato Dante Alighieri). Anche i tuoi elogi per il comportamento della CGIl sono degni del libro d’oro. Andrebbero iscritti nel registro dei premiati anche i magistrati che esaltano la CGIl dopo questo assalto che puzza di combine per rabberciare la verginità ore prima di appoggiare la Pfizer card per lavorare. E che sono della partita anche nel mantenere questo mondo alla rovescia, dove la Pfizer, quella col cursus honorum più corposo** sovrasta i poteri dello Stato. E dove voi sareste dei valorosi e chi non accetta ciò che fate viene messo in categorie infamanti; classificazione che eseguite, come per il “jab for job”, avvinghiati a quella che dovrebbe essere “la controparte padronale” così come vi siete avvinghiati a Draghi.

*More circus theatre from the ‘safe and effective’ brigade. Hart, 10 ott 2023.
**Justice Department Announces Largest Health Care Fraud Settlement in Its History. US Dept. of Justice, 2 set 2009.

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14 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Assalto alla Cgil, i giudici della Corte d’Appello: “Fu aggressione a un simbolo della democrazia””

La CGIL “paradigma di democrazia”? Piuttosto, paradigma del sistema dello standard negativo. Si prende un pessimo, un infimo, come standard, rispetto al quale proclamare virtuoso ciò che interessa. Si prende la mafia come standard negativo rispetto al quale presentarsi come “Stato di diritto”, quando si è corrotti, vendendo il Paese ai poteri forti e praticando sistemi mafioidi. Si prendono degli squadristi – con legami coi servizi – e li si lascia liberi di inscenare un assalto, quando in una vera democrazia non sarebbero stati neppure lasciati avvicinare.

Rispetto allo standard democratico autentico la CGIL è il paradigma di un tradimento. Si stanno moltiplicando i report, sulle più importanti riviste mediche, che mostrano che le persone che ricevono le terapie ufficiali per il covid si riammalano più di frequente; e maggiori sono gli inoculi anticovid maggiore è la probabilità di riammalarsi*. CGIL e soci, al contrario dei sindacati di altri paesi, hanno appoggiato le coercizioni per spingere verso una medicina di questo genere. Insieme a quegli altri “democratici” dei magistrati. Per non parlare del tradimento del ruolo istituzionale di tutela degli interessi dei lavoratori. Lo squadrismo alla Farinacci fa da standard negativo per presentare come “simboli di democrazia” i gruppi che si sono messi al servizio del fascismo dei banchieri.

*SARS-CoV-2 Virologic Rebound With Nirmatrelvir–Ritonavir Therapy. Ann Int Med, 14 nov 2023.

Renato S: La CGIL non è stata responsabile della politica sanitaria durante la pandemia, su cui non ha giurisdizione.
Se ha approvato le necessarie azioni di governo per contrastare i contagi e salvare un numero incommensurabile di vite, coi vaccini e l’abnegazione del personale sanitario, bisogna solo apprezzarla.
Il resto è fuffa e complottismo di persone ignoranti e travisate da cattivi maestri.

@ Renato S: Longanesi diceva che le onorificenze non solo non bisogna accettarle ma non bisogna neppure meritarle. Io sto compilando un “Albo Longanesi” sui premiati alla rovescia. Potrebbe cominciare con Kesserling, al quale quando disse che dovevamo fargli una statua rispose Calamandrei. Altri tempi. Gli ultimi iscritti sono Berlusconi al famedio. E il Nobel ai vaccini mRNA, v. * (l’articolo, di un gruppo di medici, docenti universitari e ricercatori inglesi, ha per immagine un tale che indossa il copricapo e l’alloro coi quali viene usualmente rappresentato Dante Alighieri). Anche i tuoi elogi per il comportamento della CGIl sono degni del libro d’oro. Andrebbero iscritti nel registro dei premiati anche i magistrati che esaltano la CGIl dopo questo assalto che puzza di combine per rabberciare la verginità ore prima di appoggiare la Pfizer card per lavorare. E che sono della partita anche nel mantenere questo mondo alla rovescia, dove la Pfizer, quella col cursus honorum più corposo** sovrasta i poteri dello Stato. E dove voi sareste dei valorosi e chi non accetta ciò che fate viene messo in categorie infamanti; classificazione che eseguite, come per il “jab for job”, avvinghiati a quella che dovrebbe essere “la controparte padronale” così come vi siete avvinghiati a Draghi.

*More circus theatre from the ‘safe and effective’ brigade. Hart, 10 ott 2023.
**Justice Department Announces Largest Health Care Fraud Settlement in Its History. US Dept. of Justice, 2 set 2009.

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dondi “Via Rasella fu un legittimo atto di guerra: illegittima fu la rappresaglia alle Fosse Ardeatine”

Ieri 22 mar 2024 il mellifluo Mieli ha dedicato la sua rubrica al gen. Sabato Martelli Castaldi, tra le vittime delle Ardeatine.

“L’8 settembre 1984… si svolse una cerimonia per il 41º anniversario dell’inizio della guerra di liberazione. …il sindaco di Roma, il comunista Ugo Vetere, consegnò a diversi reduci … e alle famiglie dei … caduti delle medaglie… . Nel corso della cerimonia, dopo che fu conferita una medaglia all’attentatore di via Rasella Rosario Bentivegna, l’omonimo figlio del generale Sabato Martelli Castaldi riconsegnò nelle mani del presidente dell’ANFIM l’onorificenza in memoria del padre che aveva ritirato, affinché fosse restituita al sindaco. Pregato dal presidente dell’ANFIM di non suscitare scandalo, prima di abbandonare la sala Martelli Castaldi spiegò: «Non voglio scandali, ma non voglio neppure una medaglia che accomuna le vittime a chi le ha provocate»[7].” (Wikipedia).

Sabato Martelli, eroe di guerra, già fascista, perseguitato dal regime per avere denunciato la corruzione, poi valoroso partigiano, è una di quelle figure notevoli, che si reggono sulle loro gambe, e che vengono tenute nascoste, come a fare scordare che non esiste solo la mediocrità nelle sue gradazioni. Figure che appaiono essere attivamente epurate da quei tempi ad oggi. Mediocrità che include il muoversi contro un potere tirannico soltanto essendosi messi al servizio di un altro potere, allora – e da allora – gli anglosassoni, e rivendicare come eccelsi meriti in realtà dubbi.

Per me invece il pregio dei rari tipi umani come Sabato Martelli è nell’autonomia morale: agiva non per compiacere gli anglosassoni ma per il bene del Paese. Mosso da spinte interiori. Mentre tanti erano partigiani per opportunismo. Soprattutto, mossi da quel bisogno così frequente tra noi di mettersi al servizio di qualche potente; reso possibile dalle contingenze. Come i fascisti, che pochi anni dopo lo sbarco in Sicilia sparavano a Portella, avendo già sostituito lo “Alalà” con lo “Hurrah” (così li sentì gridare un contadino).

La mediocrità è quella di chi veste le penne del pavone. Sia per i partigiani che per le vittime di mafia, bisogna chiarire: la celebrazione dell’eroismo non è eroismo. E può essere un modo elegante per coprire vigliaccheria e tradimento. Questi parossismi di celebrazioni, questo continuo roteare di turiboli coprono peggio che la mediocrità.

@ Pigou: Le mie e le sue sull’attentatore e sul generale sono interpretazioni. Ma c’è un test: lo “hic Rhodus”. Cioè osservare il comportamento di quelli che si scalmanano per difendere i loro eroi. Quello di una “sinistra” pronta a gridare all’orbace mentre prostituisce il suo patrimonio ideale al fascismo dei banchieri; che fa vincere la destra non per una forza di questa, ma, come avviene nelle infezioni opportunistiche negli immunodepressi, per abbandono, codardia e inettitudine. L’albagia e gli insulti che sfoderate a difesa dei vostri album di figurine sono come raffiche di Sten fatte con la bocca.

@ MCM_53: “Voi” chi? Non faccio parte di nessuno schieramento. Le mie idee politiche corrispondono alle teorie del repubblicanesimo, del liberal-socialismo. Fascista lo dici alla tua congiunta. La visione vostra e dei vostri compari è quella delle schermate del Pong: destra, sinistra, mentre servite insieme i padroni. Credo non vi possa essere buon governo senza la virtù dei cittadini. Apprezzo quindi figure come Sabato Castaldi, come altre di qualsiasi colore, proprio per il loro avere un motore morale interiore; e non essere tra i tanti inerti che si intruppano, si fanno trascinare e si spalleggiano, tra i neri, tra i rossi, tra i bianchi etc.; con quegli spudorati salti della quaglia che suscitarono il sarcasmo di Churchill sull’Italia divenuta un popolo di antifascisti. Il nick che ho voluto prendere viene dal nome di un partigiano. Al quale altri partigiani spararono alle spalle, perché era contrario alla tregua separata coi tedeschi. Un vizio che VOI non avete perso. L’unico senso di vergogna che provo è quello vicario per gente che essendone priva sfila tronfia col fazzoletto al collo come se fosse reduce da una battaglia con le SS, e senza esservi costretta ma per interesse lustra gli stivali al fascismo attuale:

Il fascismo mussoliniano, il fascismo dei banchieri e il fascismo pecorone

@ Marcello Voivod: Hic Rhodus è la risposta a chi millanta trascorsi eroici per coprire la codardia: salta ora, non raccontare salti eccezionali di 80 anni fa. Es. le chiacchiere insopportabili per vantare meriti antifascisti o antimafia mentre si collabora con zelo al fascismo e i ricatti mafiosi covid*. Una risposta blanda alla subduzione fascista: allo scivolare della “sinistra” al di sotto del fascismo, a un livello inferiore al fascismo (e vi hanno sgamati: chi va a votare sceglie il kapò che sembra meno peggio). Come conferma l’inventarsi eroi e infangare valorosi ai quali si è sparato alle spalle. Menici fu tradito, calunniato e ucciso perché si opponeva alla tregua separata coi tedeschi** (tregua separata che ha un’analogia con Via Rasella, cioè con lo scaricare su quelli che dovrebbero essere compagni di lotta la risposta del nemico). Posso testimoniare che questo doppiogiochismo pretesco appare radicato nel bresciano; ed è probabilmente tra i fattori alla base della assegnazione all’area della strage d’innesco covid***. Comunque per me è interessante la sua versione, che mette i traditori al posto dei giudici e il tradito leale al posto dell’imputato: dico sempre che nell’Italia dei servi una separazione delle carriere giusta sarebbe quella tra magistrato e sicario.

*Jamrozik E. Public health ethics: critiques of the “new normal”. 2022.
**Franzinelli M. Un dramma partigiano. Il “Caso Menici”.
***Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

@ MCM_53: Non sono un servo degli anglosassoni, ma sono uno di quelli a loro venduti dai miserabili della classe compradora italiana. Un’attività nella quale dal dopoguerra rossi e neri collaborano. Da “L’Unità” che partecipa con i democristiani e i magistrati massoni e collusi con la mafia all’eliminazione del padre nobile dell’ISS, Domenico Marotta, che sulla salute faceva gli interessi degli italiani, invece di venderli come il vostro “pugno chiuso e Internazionale” Speranza (Fabian society). A Napolitano, il “comunista” che frequentava gli USA e l’ambasciata UK mentre obbedendo agli ordini degli anglosassoni la debosciata classe politica italiana teneva fermo Moro sotto i colpi dei sicari. All’attuale prostrarvi al peggior liberismo con una spudoratezza che porta perfino gli elettori tonti non andare più a votare, in massa, disgustati.

Il buon nome della Resistenza lo si tutela separando il grano dal loglio. L’oro dalla feccia. E da chi la usa come copertura per delazioni e tradimenti. Da chi sta a quelli delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana” (tra i quali Castaldi, le cui lettere furono tra quelle che mi colpirono maggiormente, senza conoscere il personaggio) come il misticismo di Paola Catanzaro sta a quello di Maria Goretti.

@ MCM_53: Auguri per la vostra metamamorfosi dai quaderni di Gramsci all’armocromista di Elly.

@ Pigou: Mettere bombe a favore degli Alleati, che se la prendevano comoda (a favore dell’economia di guerra, compagno) a danno della propria popolazione e dei partigiani prigionieri è eroismo. E vi va bene pure Togliatti che in osservanza di Yalta ha poco dopo amnistiato i fasci; che nei decenni successivi sono serviti a operazioni sporche (e alla vostra verginità antifascista). Ho fatto a tempo a ricevere, anni ‘90, in un parchetto di Brescia, messaggi sibillini e predizioni poi avveratesi da uno sconosciuto presentatosi come ex-repubblichino (e in buoni rapporti con la Questura) che mostrava di sapere tanti c. miei privati. (Attaccò bottone dicendo “Cos’è quello ?”. Il monumento alla Resistenza, risposi. “Io di resistenza conosco solo quella del ferro da stiro…”). Lei non mi conosce, ma non sono uno che si fa “i c. suoi”. Il vostro eccezionalismo, che un tempo aveva qualche base, oggi penoso, vi porta a sputare su chi vi svergogna. E su chi vendete in cambio di privilegi parassitari.

A Churchill andava bene il fascismo di Mussolini; e non era meno privo di scrupoli. E conosceva gli italiani: l’MI5 aveva pagato Mussolini per l’interventismo prima del 1915; è un dirigente dell’MI5 a capo dell’Imperial College, tra i registi della fascista operazione covid (scusa compagno) e che oggi ha dettato le relative indagini alla Procura di Bergamo mediante il vostro Crisanti.

@ Pigou: Ora gli eserciti di USA e UK sono le “Nazioni Unite”. Slurp. Chi li serve, serve i caschi blu missionari di pace e democrazia … Compagno, legga Bevins*. Serve anche a capire perché la guerra continua a mietere oggi. Martelli – che si consegnò, tra parentesi – era molto diverso da voi: il materialismo e anche l’indole vi impediscono di concepire che ci si possa sottomettere volontariamente a principi etici astratti e impersonali mentre si rifiuta di asservirsi ad altri uomini che esercitano poteri terreni. Martelli mostrò di non avere padroni e di non “essere al servizio” che del Paese. Voi avete mostrato di servire con cupa “esattezza” interessi di poteri sovranazionali nel ‘44, nel ‘46 con l’amnistia Togliatti, poi quando prendevate i soldi dall’URSS, e via via fino a oggi che vi siete messi, con la solita “esattezza”, al servizio della Pfizer, e dei pupazzi del business farmaceutico dell’OMS, branca delle Nazioni Unite. A starvi a sentire non si dà progressismo che non sia asservito a qualche potere.

*Bevins V. The Jakarta method. Washington’s Anticommunist Crusade & the mass murder program that shaped our world. Hachette, 2020.

 

Istituzioni ibride

22 September 2011

Blog  Il Corrosivo di Marco Cedolin

Commento al post “Quali sono i veri poliziotti?” del 22 set 2011

La polizia, che è fatta di Italiani, manifesta davanti a Montecitorio perché è voltagabbana: ha fiutato il vento e si stacca dal signorotto in disgrazia che prima ha aiutato con tutti i mezzi a spadroneggiare; e anzi gli va contro. Il Griso quando Don Rodrigo si ammala prende le distanze e poi lo tradisce accordandosi coi monatti, noterebbe qualcuno. Come fa spesso, Cedolin coglie un punto nodale: I poliziotti sono onesti e benemeriti lavoratori o sgherri del potere? Credo che il dilemma sia insolubile, posto così. Per trovare le coordinate che Cedolin giustamente chiede occorre superare le dicotomie semplici, e ammettere che alcune grandi istituzioni etiche, come la polizia, sono intrinsecamente ibride: hanno una funzione sociale positiva, ma anche una insopprimibile componente oscura. Un miscuglio, nel quale il primo aspetto, al quale ascrivere comportamenti corretti e esempi luminosi, viene sfruttato dal secondo, che si fa scudo dei casi nobili di aderenti all’istituzione che sono stati uccisi, che a volte sono casi di epurazione.

Come la salute, l’ordine quando c’è non si nota. Ci dimentichiamo che se non siamo in un Far West è perché c’è il lavoro delle forze di polizia. Non si può fare a meno di tale servizio pubblico. Questa azione però è carente là dove sarebbe più necessaria, come le aree del Sud dove la mafia è forte; e per i crimini dei colletti bianchi;  e solo chi ci è passato in prima persona può sapere quanto possono essere vendute le forze di polizia (soprattutto, posso dire, quando servono i poteri forti, come quelli che hanno commissionato gli omicidi politici); e quali reati possono impunemente commettere, quali abissi di infamia possono raggiungere; con la connivenza e a volte la complicità attiva della magistratura, altra istituzione ibrida.

La polizia dovrebbe difendere i cittadini: in realtà tende ad esercitare una protezione, arbitraria ed ineguale a seconda del cittadino, e che si riserva di ritirare a piacimento, regolandosi sulle convenienze e gli interessi in gioco, analogamente alla protezione mafiosa. Per il cittadino comune, la protezione si paga col pizzo della sottomissione al potere, che ha nei poliziotti i suoi campieri. Bisogna fuggire sia il rifiuto ideologico dell’istituzione, sia la tentazione di porvi cieca fiducia, come la propaganda martellante e la pavidità del cittadino medio spingono a fare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/14/vogliono-i-poliziotti/

Ma da cittadini repubblicani occorre guardarla con distacco, esercitando il controllo democratico e pretendendo che nei suoi comportamenti si avvicini a ciò che dovrebbe essere, se vuole essere riconosciuta come istituzione, e non come una banda di soggetti descritti nel canto della mala:

“Prima faceva il ladro / e poi la spia / adesso è delegato di polizia”.

Quello dei Notav, in un’Italia piena di finte proteste pilotate dal potere, è un raro caso di lotta popolare genuina, e di risonanza nazionale, contro i soprusi del potere. Quindi sono in gioco non solo le grandi ruberie sull’Alta velocità, ma anche il principio che la gente deve stare buona mentre viene derubata; questo rifiuto di massa ad essere defraudati di beni essenziali è inaccettabile per la tirannia che aleggia dietro alla fictio democratica. Occorre che i resistenti della Val di Susa stiano attenti, perché se da un lato si cercherà di addormentare la protesta, dall’altro si farà di tutto per dipingerla come opera di violenti, esaltati, etc. E i poliziotti, che davanti a terroristi veri non brillerebbero, quando si tratta di bastonare brave persone divengono guerrieri implacabili e audaci.

*     *     *

Grazie Marco. E’ vero che la polizia è immersa in una rete di relazioni istituzionali, che ne condizionano il comportamento;  e come altri poteri dello Stato è subordinata a forze come gli USA, le oligarchie finanziarie, il Vaticano. L’assorbimento, del quale parli, è un fenomeno passivo; ma le forze di polizia brillano anche di luce propria. Andrebbe forse maggiormente riconosciuto il ruolo attivo, silenzioso e sottovalutato, delle forze di polizia nel determinare la politica italiana, al livello intermedio del quale fanno parte. La difesa manu militari degli interessi illeciti del business medico è a mio parere un esempio di questa cogestione attiva. La gente non lo sa, ma la medicina che ha e che avrà

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

è una medicina imposta coi questurini e i militari dal budriere bianco; e anche con forme più sofisticate di poliziotto.

*     *     *

Blog “Conflitti e strategie”

Commento al Post di Gianni Petrosillo “Dateci un taglio” del 23 set 2011

Questa immagine della polizia esasperata che assalta il Palazzo ricorda gli ammutinati della Corazzata Potemkin; e chi ci crede dovrebbe stare a sentire Fantozzi…

Non so quanto sia sincero questo attrito tra La Russa e i poliziotti, che di fatto ha gettato l’amo di una polizia che sta al fianco dei cittadini esasperati dal Palazzo, e non di fronte a difesa del Palazzo con i randelli e con gli uffici riservati; ma anche se lo fosse, non mi sembra quello tra un fascista e onesti lavoratori esasperati …

Istituzioni ibride

Salsa cilena all’Esselunga

17 September 2011

 

Blog de “Il Fatto”

Commento cancellato dalla redazione al post “Il patron di Esselunga Caprotti condannato per il libro “Falce e carrello” di T. Mackinson del 17 set 2011

Salsa cilena all’Esselunga

Come riporta Thomas Mackinson su Il Fatto, Caprotti è socio e alleato di Rockefeller. Rockefeller è ritenuto da molti una forza determinante nel plasmare la medicina nella sua forma attuale, affaristica e di pochi scrupoli. (Un modello di medicina – che contempla che i farmaci si vendano al supermarket, come nei drugstore USA – abbracciato del resto anche da Coop). Secondo un’ipotesi, l’Unabomber veneto sarebbe un’operazione dei servizi, di provenienza anglosassone, appoggiata come già avvenuto in passato per altre forme di terrorismo dalle istituzioni italiane, volta a giustificare la repressione di chi si oppone in maniera civile a aspetti del liberismo come la medicina secondo Rockefeller:

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

E’ singolare che l’autore dell’ipotesi, oppositore delle degenerazioni della medicina liberista, lamenti un comportamento anomalo di costante e gratuita molestia e provocazione in un punto vendita Esselunga:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

Forse potrebbe essere interessante indagare su tale comportamento per comprendere meglio il significato dei muti attentati dell’Unabomber “nostrano”; e la reale posizione della grande distribuzione rispetto alla minaccia Unabomber. Ma la magistratura, con un locale Procuratore della Repubblica che in passato ha indagato a vuoto proprio su Unabomber, non sembra interessata a questa pista: è come assente, e lascia anzi che alle molestie si associ una costante presenza di polizia. In particolare dei Carabinieri; che nella loro rivista, direttore il Comandante generale dell’arma, hanno in passato ospitato (Il Carabiniere, dic 1997) l’italianista statunitense, TJ Harrison, secondo il quale oggi un Leopardi, con le sue critiche, andrebbe considerato come un probabile Unabomber.

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21 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Famularo “Neoliberismo: un vero nemico o un’arma di distrazione di massa?”

Mingardi è affiliato al Cato Institute; come J. Pinera, ministro del lavoro e della sicurezza sociale di Pinochet. L’istituto USA è emanazione della scuola di Milton Friedman, il teorico dietro ai massacri cileni. Come l’istituto Bruno Leoni, si tratta di think-tanks che “spread a patina of academese and expertise over the views of their sponsors.” (cit.). Mingardi ha scritto “Il quid hayekiano e thatcheriano di Caprotti, fascio di energia lombarda”. Quando protestai per lettera per lo stalking di polizia che ricevevo nell’andare a fare la spesa all’Esselunga, allo stalking si aggiunsero urti e spintoni dei magazzinieri e cassiere di Caprotti. Lo stalking in quella zona è tuttora pesante; dato il fascio di viltà e corruzione a Brescia. Mingardi è vicedirettore della fondazione TIM. TIM si fa bella finanziando ricerche biomediche funzionali a speculazioni, delle quali descrivo aspetti fraudolenti e conseguente aumento del lucroso burden of disease; mentre finanzia negativamente e boicotta il dissenso, facendomi pagare più del doppio per una ADSL che va a meno della metà. Filantropia usuraia. ‘

La libertà è la libertà degli altri’ (Luxemburg). La dottrina neoliberista è la patina of academese della cleptocrazia (G. Sapelli), del saccheggio distruttivo (P. Bevilacqua). In campo biomedico, posso testimoniare, della mafia compiuta, dove la cupola delle grandi aziende usa mezzi mafiosi, complici i lacchè dello Stato, per proteggere “la libertà” di frode e saccheggio.

lorenzomagni1979: molto volentieri, anche perché è evidente che non lo sappiate, il neo-liberismo infatti pur basandosi sulla concorrenza, sul mercato e sulle libertà individuali pensa che, in fase di redistribuzione, l’intervento dello stato sia necessario per risanare le diseguaglianze. Per cui, massima libertà di intraprendere ma controllo sulla redistribuzione, non come succede ad es. in Italia, in cui con questo governo si vuole un controllo sulla produzione, Pastori sardi, Alitalia ecc. ecc. es. di Paesi neoliberali, Svizzera, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Svezia ecc. ecc. cioè i Paesi dove si vive meglio al mondo. Es. di Paesi non neoliberisti, Italia, Francia, Russia, Turchia, Venezuela.

@ lorenzomagni1979. Oggi Formigoni è entrato in carcere. Chi esulta, chi depreca. Io penso a come sia stato lasciato libero di agire per un ventennio. Da un mio scritto, “Ratio formigoniana”, del 7 feb 2011, respinto dal blog di Beppe Grillo e riportato sul mio sito, una definizione di “mafia fordista” che ha un evidente isomorfismo con la sua definizione di neoliberismo:

“E’ l’ideologia dell’utilitarismo. Che nella sua versione italiana, e padana, può degenerare ulteriormente in “mafia fordista”: una mafia vincente, accettata dal sistema legale, che redistribuisce una quota rilevante dei proventi alla popolazione; a differenza dei mafiosi col bollino di mafioso che egoistacci se li tengono quasi tutti per sé. Una mafia che non ha bisogno di sparare, ma che pratica forme di violenza occulta, nei suoi affari commerciali e nelle misure di repressione contro chi è troppo di ostacolo a tali affari, con l’appoggio dello Stato. Una mafia che a volte si mette in affari con la mafia meridionale, con la quale c’è dietro alle differenze una sostanziale affinità. La ndrangheta in Lombardia è più un gemellaggio che un’invasione di barbari.”

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

Vogliono i poliziotti

14 September 2011

Sito Conflitti e strategie

Commento al post “Vogliamo i poliziotti” di Gianni Petrosillo del 13 set 2011

De Andrè diceva che bisogna fare tanta strada per diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non esistono poteri buoni. Per quello che so le forze di polizia non sono la cura ma fanno parte della malattia, essendo al servizio dei poteri forti che determinano le disgrazie politiche della nazione. Forse De Andrè era ottimista, perché oggi con la disinformazione la gente, rincitrullita dal flusso continuo di sceneggiati sui PS e CC onesti, coraggiosi e intelligenti, e dalle innumerevoli campagne di marketing medico spacciate per programmi educativi, mette sicura la testa nel cappio stando comodamente seduta davanti alla tv:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/10/radiotossicita-mafiosa-e-legale/

Sito Blogghete

Risposta del 15 set 2011 a Gianni Petrosillo nel post “Vogliamo i poliziotti”

Sono di idee borghesi, e la cultura che vede il poliziotto come “sbirro” non mi appartiene. Neppure però condivido l’insopprimibile tendenza degli italiani a “voler fare la rivoluzione coi carabinieri” (Montanelli), e più in generale a cercarsi un protettore, e a cambiarlo a seconda delle circostanze storiche; né apprezzo queste piroette della “sinistra” italiana, dalle intricate e fumose analisi marxiste al poujadismo spicciolo. Non per contraddire Gramsci, ma per smentire la solita retorica vigliacchetta dei poliziotti buoni guidati dai vertici cattivi: posso testimoniare che il problema non sono solo i vertici, ma anche i quadri della polizia. I capi ordinano abusi e violenze che i sottoposti eseguono naturaliter; tanto da fare pensare che il mestiere di poliziotto sia il rivestimento sociale di un determinato tipo umano; ben diverso da quello che viene propagandato con la miriade di sceneggiati televisivi su commissari e carabinieri. Su questa consonanza tra capi e “obbedienti agli ordini” vedi i fatti del G8; o l’assassinio dell’ispettore Donatoni (M. Almerighi, Mistero di Stato), che dice anche dei criteri e dei metodi di selezione interni alla polizia. Prendono 1500 euro al mese, dicono, e si lamentano in continuazione che sono poche. Saranno poche per il lavoro di poliziotto, ma sono anche troppe per il lavoro che svolgono di fatto.

Sito Crisis Di Deborah Billi

Commento al post “Polizia, facciamo sciopero?” del 30 set 2011. Censurato

“Gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi Carabinieri” (Montanelli)

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/istituzioni-ibride/

Vogliono i poliziotti

Guai ai vinti

22 June 2011

Blog della Redazione de il Fatto quotidiano

Replica al commento di Federico Derchi al post “Sclerosi multipla, in Italia la cura c’è, ma non per tutti” del 21 giu 2011

Per chi si trova nello stato di “chronic sorrow” la speranza è un’ancora che evita il naufragio del sé; ma ci sono potenti interessi che speculano su questo bisogno, e guastano alla radice la ricerca sulla SM. Leggendo i commenti, vedo che tra alcuni dei malati di SM sta sorgendo una certa consapevolezza di ciò.

La teoria della patogenesi immunologica della SM è da tanti anni alla base delle lucrose “cure”, “innovative” e spesso dannose come quelle che Il Fatto pubblicizza. Mentre veniva lanciato l’interferone per la SM, pubblicai un articolo teorico che espone indizi che contrastano con tale teoria, e che puntano verso un agente causale chimico (Pansera F. Form and cause in multiple sclerosis. Perspectives in biology and medicine 36: 306. 1993). E’ stato come avere rigato con una chiave la fiancata dell’auto del capo dei capi: nella mia esperienza, la debole teoria autoimmune viene difesa con sistemi mafiosi, grazie anche ai ruffiani delle istituzioni italiane. La terapia basata sull’ipotesi della CCSVI, una grottesca trasposizione all’encefalo della stasi venosa delle caviglie delle nonne, mi sembra sia stata messa sul “fast track” perché gioca il ruolo di oppositore di comodo. Non migliore dei dogmi del Golia farmaceutico che sembra fronteggiare, aiuta a far sì che tutto resti come prima; e accresce i profitti.

Non so per certo quale sia la causa della sclerosi multipla, né tanto meno quali possano essere le terapie. Ma ho visto come i trattamenti attuali si basino su una “slothful induction” finalizzata al profitto che viene protetta con mezzi criminali. Mi pare quindi che la scelta di astensione dalle terapie farmacologiche (una scelta che diversi medici praticano per sé stessi e i loro cari anche per altre “cure”, es. gli antitumorali), e di attenzione agli ausili meccanici che “regalano autonomia” sia saggia, cioè razionale e dignitosa; date le circostanze, che sono squallide e vergognose.

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Blog de il Fatto quotidiano

Commento del 28 lug 2011 al post ” Ferrara, nuova cura per la sclerosi multipla. Ma il ministero non concede i fondi” di Marco Zavagli

L’articolo conferma che gli standard deontologici de il Fatto sulle notizie mediche non sono migliori degli standard etici del governo Berlusconi, al quale il giornalista dà la colpa della crudele omissione di cure della sclerosi multipla. Ma il ministro Fazio ha dichiarato interesse e apprezzamento, a mio parere infondati, per l’ipotesi CCSVI. Sembra un gioco tra compari.

La CCSVI è un’idea balzana osteggiata per finta. Vive di propaganda e aiuti istituzionali. Anche il nome “Brave dream” suggerisce un marketing ploy. Il giornalista adduce come prova di efficacia la circostanza che la CCSVI è accettata a scatola chiusa all’estero; dove secondo Il Fatto sarebbero più scientifici, onesti e caritatevoli di noi. In realtà, molte frodi mediche sono di provenienza estera, in particolare anglosassone; e da noi godono dell’aiuto della parte “sana”: centrosinistra, media “progressisti” come il Fatto, e istituzioni insospettabili; che stanno vendendo i malati al grande business internazionale più ancora della parte palesemente corrotta, Berlusconi e c.

La CCSVI appare come una alternativa di comodo alle terapie immunologiche, che secondo il Fatto sarebbero pure colpevolmente trascurate pur essendo “innovative”:

Si tratta di innovazione “schumpeteriana”, cioè volta al profitto: variazioni commerciali sullo stesso presupposto errato. Credo che la nuova terapia-marketing, onirica – ma non esattamente coraggiosa, visto ciò su cui specula – non scalzerà le terapie farmacologiche, non essendo efficace; il suo ruolo è di affiancare le terapie “ortodosse” rappresentando un’aggiunta, anch’essa falsa, che dia sfogo ai sentimenti di malati e familiari per l’inefficacia e la dannosità dei farmaci. Fa pensare all’anatocismo, gli interessi sugli interessi applicati dagli strozzini e dai banchieri. Ostacolerà inoltre l’innovazione scientifica autentica, occupandone il posto.

*     *     *

Risposta 8 ago 2011

@Marco Nazaro. Lei ha fatto male a perdere tempo a leggermi. Chi ha esperienza annusa subito un ciarlatano.

Al di sotto del cuore occorre un lavoro per vincere la forza di gravità e assicurare il ritorno venoso; mentre al di sopra il ritorno venoso ha la forza di gravità a favore. Il semplice mettersi in piedi dal letto provoca un aumento della pressione venosa alle caviglie di 100 mm Hg, e allo stesso tempo un aumentato deflusso dal circolo cerebrale, dove si può avere ipoperfusione. Ci sono meccanismi specifici per il ritorno venoso dalle gambe. Se falliscono si ha insufficienza venosa. E’ grottesco capovolgere l’emodinamica del “venous pooling” applicandola al distretto sovracardiaco ipotizzando una “insufficienza” in grado di causare danni analoghi a quelli cutanei da vene varicose (Zamboni JRSM, 2006), es. necrosi. L’anatomia delle vene presenta spesso anomalie prive di significato clinico. Il letto venoso è piuttosto elastico quanto a compenso di una stenosi mediante circoli collaterali. Ma se si verifica un’ostruzione significativa del deflusso venoso del cervello le conseguenze sono catastrofiche: è contraddittorio che l’ipotizzata stasi venosa non provochi emorragie e necrosi nel delicato e suscettibile parenchima cerebrale. Soprattutto in clinostatismo. Sarebbe così miracolosamente selettiva da palesarsi invece solo contribuendo, inspiegabilmente, alla patologia della SM.

Potrei continuare, ma neanch’io amo perdere tempo: divido le letture in “bianche e “nere” a seconda che edifichino o avviliscano, e per me è la CCSVI a costituire una lettura nera. Nonostante il mancato reperimento di dati fisiopatologici solidi a conferma di un’idea tanto peregrina, sono già partite, per le ragioni già dette, non solo le sperimentazione cliniche, ma anche la pratica chirurgica; della quale dovrebbero occuparsi forze di polizia e magistratura; il cui potere repressivo scorre però anch’esso capovolto, al servizio delle frodi strutturali del business medico.

*  *  *

4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Sclerosi multipla, progressi da trapianto staminali: “Risultati miracolosi” “

Lo studio si basa sull’ipotesi autoimmune, una strada imposta a oltranza dall’ortodossia come l’unica, nonostante la mole degli studi l’abbia già rivelata come tutt’altro che giusta, e nociva (Behan P O. Futility of autoimmune orthodoxy in multiple sclerosis research. Expert Rev Neurol 2010. 10: 1023). E’, dicono alla fine gli autori, uno studio preliminare non controllato; più adatto quindi a generare falsi positivi che a dichiarare vittorie su una malattia come la SM, che ha un andamento alternante. Quello che riporta è che dopo avere ricevuto una (costosissima) “mazzata” mortale per poi essere recuperati, nei malati l’andamento della malattia appare avere avuto variazioni interpretabili come positive; come è già successo tante altre volte, senza risultati risolutivi. Anche il salasso, che ha retto per millenni, sembrava portare miglioramenti: dissanguandoli, ai pazienti la febbre diminuiva, i segni di infiammazione recedevano, il sonno diventava profondo. Anni fa in USA fu lanciata con altrettanti squilli di tromba una strategia terapeutica simile per il cancro. I malati fecero causa, vincendo, pur di ottenerla. Miliardi di dollari dopo, la terapia fu ritirata in quanto catastrofica. E’ lo sviluppo del caso Stamina: avendo creato aspettative irrazionali nel pubblico (anche se le staminali rigenerative del tessuto nervoso non c’entrano nulla) ora è la scienza con la maiuscola che può annunciare, abusivamente, “miracoli” senza portare prove adeguate.

*  *  *

13 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Sclerosi multipla, “da nuova proteina possibile farmaco per rallentare malattia” “

@ Giovanna Maggiani Chelli.

Gentile Signora Maggiani Chelli

Il lavoro che lei elogia si basa sul modello concettuale in vigore, giudicato da diversi specialisti errato e catastrofico per i malati (es. 1), tanto che anni fa neurologi israeliani proposero, inascoltati, una sua moratoria, evidenziando altre gravi manipolazioni della ricerca e cura della sclerosi multipla commesse sistematicamente a favore dello sfruttamento economico della malattia (2). Il lavoro scientifico riportato da Patitucci, che non contiene nulla che in un sistema onesto possa e debba essere comunicato al pubblico, mostra come si prosegua a oltranza negli anni e nei decenni su una sola ipotesi, quella che si è rivelata infruttuosa, avendo interesse a non risolvere il problema. Un aspetto, questo sì, che la ricerca e la clinica sulla sclerosi multipla hanno in comune con lo stragismo; come l’arte del depistaggio e del falso, il disprezzo per la vita umana e per la sofferenza altrui dietro ai proclami ipocriti, il servire gli interessi dei poteri forti, la complicità vile di chi occupa le istituzioni, l’eliminazione delle voci critiche e costruttive; e anche le posizioni degli interessati prossimi eccessivamente sottomesse al potere e aderenti alle sue versioni.

Deferenti saluti

Francesco Pansera

1 O Behan P. Futility of the autoimmune orthodoxy in multiple sclerosis research. Expert Rev Neurother, 2010. 10: 1023.
2 Steiner I Wirguin I. Multiple sclerosis – in need of a critical reappraisal. Med Hypotheses, 2000. 54: 99.

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14 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Sclerosi multipla, “studiamo una terapia grazie alle cellule staminali del cervello” “

@ Cristiano Pedrini. Fare di questa propaganda a futuri ipotetici risultati di ricerca non è meno sconcio né meno grave dello squallido sgomitare dei portaborse per agguantare il Rolex offerto dagli emiri. I nostri rappresentanti devono essere apparsi agli anfitrioni sauditi come piccioni ai quali sia stata lanciata una manciata di becchime. Qui pure c’è un lancio di chicchi. E’ censurabile sia comportarsi come piccioni, sia trattare i malati e il pubblico come piccioni.

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13 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, scoperto un potenziale biomarcatore dai ricercatori italiani”

“Cleofe e York: Non ho capito: il marcatore è stato scoperto o no? Tutti i vari marcatori che anticipano malattie… mah .”

@ Cleofe e York. Giusto: sul piano logico, e quindi su quello scientifico, una proprietà, e in particolare la proprietà di predire validamente lo sviluppo di una malattia, o è scoperta o non è scoperta. Ma sul piano commerciale, che è quello che conta, un marcatore “forse sì forse no”, prono a dare falsi positivi, è promettente, perché può essere sviluppato in uno pseudomarker che causa sovradiagnosi, e che quindi espande il mercato della malattia e permette di spacciare i trattati non affetti come “curati”. I “potential markers”, in genere entità della biologia molecolare alle quali viene attribuita una “potenziale” rilevanza diagnostica, stanno spuntando come funghi. Ad una recente conferenza internazionale sulla sovradiagnosi una delle sessioni è stata intitolata “Genomics – unlimited potential for overdiagnosis?”. La sclerosi multipla è già soggetta a procedure diagnostiche che, sotto la veste hi-tech, causano sovradiagnosi; sul piano etico non si dovrebbe neppure nominare l’espressione “marcatore potenziale” ma si dovrebbe pensare a ridurre l’incertezza diagnostica, favorevole al profitto e non rispettosa del diritto alla tutela della salute, che è già stata introdotta.

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5 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Sclerosi multipla, dopo la rivelazione di Fedez domande e risposte su malattia e diagnosi”

Ne “I nuovi mostri” (1977) un impresario (Tognazzi) fa in modo che la moglie, cantante senza più voce (Orietta Berti), si rompa una gamba, per presentarla come caso umano. Oggi gli artisti esibiscono cartelle cliniche su mali finti, veri, metà e metà, ottenendo insieme alla simpatia un ritorno per lo spot a favore di frodi mediche: gli istrionismi sulla malattia attirano sani nelle tagliole mediche, ora predisposte anche per i giovani fragili, che prendono sul serio “Amici”. Nel 2019 ho contato su Il Fatto e altri media un centinaio di notizie di star malate che lanciavano messaggi pro affarismo medico.

La promo con Fedez che si commuove per un’entità malferma e infida come la “radiologically isolated syndrome” – uno dei nodi del “burning debate”* sulle sovradiagnosi e misdiagnosis di sclerosi multipla col variare dei criteri diagnostici – non è meno mostruosa di ciò che Tognazzi fa nel film. Questa recente aggiunta nosologica poggia su pilastri come l’uso di esami, qui la MRI, che tendono a moltiplicare i falsi positivi; la medicalizzazione di asintomatici tramite predizione; gli “incidentalomi”; l’espansione della definizione di malattia, da parte di esperti pagati dall’industria; la propaganda mascherata, dove avatar del marketing scaldano il pubblico per figure di pacati scienziati anch’esse proiezioni degli stessi grandi interessi fuori controllo.

*Neporent L. Medscape, 12 Oct 2018. Hughes S. One in five MS patients misdignosed. ib. 18 Apr 2019.

@ My.  Ho pensato anch’io alla questione della sfera personale di chi si dice malato. Ma è una forma sofisticata di animalità fare dei problemi di salute veri o presunti di un singolo che sceglie di sciorinarli alla nazione dai divani RAI, Mediaset – e purtroppo anche dal programma di Gomez – un sigillo di intoccabilità che permette di diffondere falsità e paure, a danno della salute di molti e a vantaggio di quelli che cercano un forte lucro dalla medicina; ottendolo con straordinario successo. Anche ammettendo che Fedez, che non è e non va tenuto al “centerstage” del problema, rinunci a qualsiasi tornaconto e abbia davvero una forma iniziale di sclerosi multipla. Il suo messaggio genererà falsi malati e sovratrattamenti. Su questi affari sono a volte pagliacceschi quelli col camice e la cattedra; è follia informare sulle malattie tramite artisti specialisti del fare spettacolo sul poco o sul niente. Qui il bilancio per me pende dalla parte del non accettare che il livello superiore che ci sovrasta tutti, occupato dai due presidi a difesa dei fatti seri della vita, valori etici fondamentali e razionalità, sia occupato abusivamente, degradato e messo a reddito da operazioni di marketing a danno della salute e degli averi dei cittadini. Cerchiamo di tenere gli occhi asciutti davanti alle lacrime in tv, se vogliamo evitare le lacrime evitabili nella valle di lacrime del mondo reale. Chiediamo anzi una scena pubblica meno affollata di parac. col Rolex.

@ My. “Non hanno invitato a fare prevenzione” “neanche lontanamente”. Inizio dell’articolo che commentiamo: “Continuano a squillare i telefoni del centralino dell’AISM dopo l’inaspettata rivelazione di Fedez”. Mai sentito parlare di campagne di sensibilizzazione per disease-mongering, e di sovradiagnosi da reperto incidentale o da workup diagnostici per sintomi aspecifici? Questo, non il soporifero Fedez, dovrebbe provocare sussulti. Una volta, all’Oriocenter di Bergamo, casualmente c’era una sua esibizione gratuita. Dopo due minuti la “reazione” è stata la sensazione di assistere a uno spettacolino di filastrocche finto-trasgressive per preadolescenti, per cui me ne sono andato.

Preferirei evitare di considerare Fedez e simili, e non dover ricevere i numeri di animatori come lei che premono per mantenere nel cono di luce questi beniamini della meglio gioventù. Ma mi pare proprio il caso di superare lo sconforto e individuare il fenomeno di tanti personaggi dello spettacolo, spesso privi di luce propria, usati sistematicamente per operazioni di disinformazione contrarie ai doveri sulla tutela della salute.

@ My. Meno male che le basta, altrimenti pur di infilarci Fedez mi accusava di “anti-Fedezismo”. Ma i testimonial che girano questi caroselli non sono innocenti. Andrebbe riconosciuto che le comunicazioni mediatiche sulle malattie hanno una forte valenza medica, e hanno effetti di larga scala che possono essere dannosi sulla salute del pubblico; e che sono influenzabili da interessi sulla medicina che investono miliardi in marketing, dando luogo, secondo diversi osservatori e studiosi, a una medicina basata sul marketing. Quindi i messaggi mediatici su argomenti medici non dovrebbero essere privi di regole.

“Ci mancherebbe altro che impedire di parlare a un malato, o ritenerlo responsabile di quel che dice sui media”. Mentre fa apparire credibili, l’essere colpiti da malattia non rende necessariamente fonti valide sulle malattie degli altri, né sul piano tecnico né su quello etico (tanto meno se non si è davvero malati). Associazioni di malati in USA sono implicate in sottrazione di fondi; e nella diffusione di informazioni false e in pressioni sul governo, a libro paga del business e a danno di sani e di altri malati.

C’è un titolo, “Because cowards get cancer too”, libro del giornalista J. Diamond. Un tema che potrebbe interessare qualche rapper non da centro commerciale. E anche ipotetici parlamentari che non essendo gli omologhi di Fedez fossero capaci di porre barriere alla marea di disinformazione medica sui media.

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25 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, trapianto di staminali cerebrali umani in 15 pazienti. In valutazione effetti terapeutici”

“Scevra da qualunque problematica etica o morale” ? L’elenco di tali problematiche è in realtà lungo. Es.:

1 Conflicts of interests: “Potential profits from stem cell interventions are massive, and may incentivize investigators to overstate successes or underreport adverse events”.
2 Informed consent: Once stem cells are implanted, patients cannot be guaranteed the right to leave a trial, due to possible migration and growth of cells.
3 Risk-benefit Ratio: Benefits unclear from current animal model studies, risks include both those of surgery and of the stem cells themselves.
4 Patients are also vulnerable to sensational claims made in the media by proponents of stem cell interventions.*

5 Uno dei temi tipicamente evitati dai bioeticisti: l’etica della plausibilità biologica. E’ improbabile che una patologia progressiva, a localizzazione multifocale e imprevedibile, nel più denso, intricato e irrecuperabile dei parenchimi possa curarsi con un trapianto. E’ invece plausibile che le definizioni di comodo e le fluttuazioni della sclerosi multipla facciano figurare successi spuri.

6 La pratica letteralmente criminale di eliminare le voci di dissenso tecnico. La “purezza” vantata richiama le frequentazioni del suo certificatore, il rappresentate del Vaticano Paglia, con il rappresentante dei magistrati Palamara; e ambienti connessi.

* Ethical clinical translation of stem cell interventions for neurologic disease. Neurology, 2017.

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12 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, “colpevole ritardo” nel diagnosticare la sclerosi multipla: medico condannato a risarcire 830mila euro ad una paziente”

Se a Milano in cima all’edificio più alto della città invece della legittima Occupante stesse un diavoletto, questi potrebbe indurre a sfruttare a fini di lucro la sclerosi multipla (SM): è accertato che la SM si presta ad essere sovradignosticata. Ciò viene favorito dall’imaging, e dal cambio dei criteri diagnostici, cui ha partecipato un ospedale milanese fondato da un prete arrembante. Perfino gli artefici delle variazioni ammettono questa evenienza:

“If MRI findings are over-interpreted and the clinical picture is not properly interpreted, there is a clear risk of overdiagnosis (false positives), [… ] . This may result in inappropriate exposure of patients to drugs with associated risks.”

Il diagnosticare la SM anche su chi non ce l’ha porta a fare sembrare le terapie più efficaci di quello che sono. Il diavoletto potrebbe dare impulso a tale spirale a coda di diavolo, sovradiagnosi-falsi successi-sovradiagnosi, inducendo i magistrati locali a creare un deterrente dal considerare il “countervailing risk”. Tanto più che le sovradiagnosi di SM spesso sono su base funzionale*, cioè su soggetti vulnerabili alle suggestioni, come questa condanna. I magistrati verranno inoltre indotti a precipitare nella Geenna sociale i medici che si oppongano.

Il diavoletto avrà così ottenuto una medicina che genera malattia e una giustizia complice del crimine. Ma queste sono fantasie morbose alla Buzzati.

*Functional neurological disorders and multiple sclerosis. J Neurol, 2022.

 

 

I magistrati e l’effetto Bokassa

21 April 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento al post “OK, sono un terrorista. Ma di destra o di sinistra ?” del 18 apr 2011

Salvo eccezioni, dr Liberati, lei e i suoi colleghi non siete “antropologicamente diversi”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/03/antropologicamente-diversi/

Quanto al nuovo adynaton di Berlusconi che i magistrati sono brigatisti, dovreste avere motivi di gratitudine. E’ l’effetto Bokassa, cioè l’adozione di uno standard negativo: Previti è un fine statista, rispetto a Bokassa. Rispetto allo standard rappresentato da Berlusconi, voi siete 20 volte meglio.

E questo permette di dimenticare che rispetto allo standard dettato dalla Costituzione siete in media 20 volte peggio. Sia per quel che riguarda il doppio Stato; penso a quanto il doppio Stato commette oggi, impunemente, e anzi aiutato dai tre poteri dello Stato, es. gli affari del grande capitale sulla biomedicina; sia per l’andamento routinario della amministrazione della giustizia.

B. e voi duellate come Brancaleone con Teofilatto; ma alla fine andrà tutto bene, per entrambi i contendenti. Le conseguenze di ciò che la politica e la magistratura hanno ignorato e protetto in questi anni, penso alla medicina, le sentiranno i cittadini in futuro.

Con questa differenza: B. è un uomo di spettacolo, un istrione; voi magistrati, che dovreste essere abituati a giudicare secondo standard fissi e alti come la Costituzione, dovreste riconoscere e non accettare il gioco degli standard negativi di comodo.

Credo che il terrorismo, e oggi la mafia, siano altri standard negativi che rendono più accettabili le infamie commesse in nome dello Stato. Gli standard negativi sono comodi per il potere; contribuiscono all’allontanamento dallo Stato di diritto.

Davanti a pagliacciate come questa, e alle convergenze che nascondono, apprezzo sempre più Ortega y Gasset: “La barbarie è l’assenza di standard a cui appellarsi”. Un corollario è che una forma sofisticata di barbarie è la loro sostituzione con standard negativi costruiti ad arte.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento del 22 apr 2011 al post “Caso Asor Rosa: è peggio ancora di quel che sembrava” del 20 apr 2011

Il bianco e l’augusto

Il prof. Giannuli ha “messo a posto” da par suo l’appello a un golpe di polizia di Asor Rosa e degli altri della “gauche caviar”. Mi chiedo però se avvalersi del suo intervento non sia stato come essere costretti a fare spiegare a Rubbia che non è il sole che gira attorno alla terra.

L’impressione è rafforzata dalla contemporanea uscita di un berlusconiano, Lassini, che ha affisso manifesti sui magistrati che sarebbero brigatisti; e anche lì, alte grida per affermare che non è vero che i magistrati appartengono alla principale banda armata dichiarata che ha impestato l’Italia.

A me pare uno scambio di cortesie, perché con questi standard negativi – la sinistra alla generale De Lorenzo, un premier che sbraita come l’ultimo magliaro – si conferisce alla controparte una credibilità relativa, che fa le veci di un autentico prestigio:

I magistrati e l’effetto Bokassa

Ormai invece che a “destra” e “sinistra” bisogna assistere alle performance di due artisti che si fanno reciprocamente da spalla sull’arena;  e si deve scegliere tra “il Bianco” e “l’Augusto”.

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Blog L’anticomunitarista di Gabriele Sensi

Commento del 12 set 2011 al post “On. Torazzi, Lega Nord: “I magistrati meridionali favoriscono la mafia” del 7 set 2011

Le ammuine leghiste

Zac, è la solita sceneggiata. I leghisti, che dovrebbero includere Mario Merola tra i loro intellettuali di riferimento, lanciano affermazioni da avvinazzati, come questa che la colpa della mafia è dei magistrati meridionali; e magistrati e “sinistra” ci imbastiscono un caso per atteggiarsi a senatori romani indignati e nascondere le loro responsabilità reali:

I magistrati e l’effetto Bokassa

Così intanto il servizio giustizia, e la lotta per la legalità, continuano ad andare alla deriva. I compagni di partito dall’attuale ministro dell’Interno inscenano le loro ammuine con quelli come te, non come me (v. Il bianco e l’augusto, stesso post). Non penso sarebbe giusto censurare i commenti che non seguono il canovaccio. Forse si dovrebbero cancellare le ingiurie che sono offensive per categorie di soggetti svantaggiati, come i cerebrolesi. Sono sicuro che Zac ha nella sua faretra tutta una serie di espressioni alternative per esprimere lo stesso acuto argomento; espressioni per le quali non mi offendo, finché implicano che io da un lato, lui e i tanti altri corifei dall’altro, siamo su versanti intellettuali e morali opposti.

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Blog de Il fatto 

Commento al post di A Beccaria “Ustica, Giovanardi sui giudici: “Come aver condannato Tortora per droga” del 13 set 2011

Sia l’adulazione della magistratura per una sentenza di risarcimento quando i colpevoli restano come al solito ignoti e impuniti, sia le accuse palesemente infondate di Giovanardi ai magistrati per una sentenza che almeno va nella direzione giusta, favoriscono la favola ufficiale di una magistratura non ambigua, strenua avversaria dei poteri forti responsabili delle stragi di allora e delle operazioni sporche di oggi.

I magistrati e l’effetto Bokassa

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Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Imperato “Le Br in procura e il silenzio al Ministero” del 18 nov 11  

Il prestigio relativo

Non ci si è ancora chiesti dei rapporti tra il governo Monti, appena insediato, e la magistratura. A me pare che abbiano in comune quanto meno l’avvalersi dell’effetto Bokassa:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

Cioè il trarre prestigio dal paragonarsi a standard negativi; e appare che non occorra meno che le pulcinellate berlusconiane, come questa dei magistrati brigatisti, per ottenere un gradiente sufficiente. Come dico nel post linkato, l’assumere standard di comodo mi pare alla radice di quella istituzionalizzazione dell’illegalità che il giudice Imperato dice di voler combattere.

Ma, al tempo della società dello spettacolo, il prestigio relativo può surrogare quello autentico; e pretendere governanti e magistratura che non abbiano bisogno di propaganda comparativa ma brillino di luce propria sembra un voler chiedere il ritorno alla tv in bianco e nero e con due soli canali.

Comunque massima solidarietà ai magistrati per l’ostruzionismo al procedimento per vilipendio alla magistratura denunciato dal giudice Imperato; anche, penso, da parte di altri cittadini che magari non hanno badato a questo immondo oltraggio, ma conoscono bene il significato della locuzione “le lentezze e i silenzi della giustizia”.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011

21 novembre 2011 alle 08:48

C’è la possibilità che questo governo “Vaticano-Loggia Continua”, che dovrà raccogliere quanto Berlusconi ha seminato, si avvalga di un qualche ritorno del terrorismo? Come standard negativo dal quale trarre credibilità, legittimità e consenso:

I magistrati e l’effetto Bokassa

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20 dicembre 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Chi, attacco alla Boccassini: dal mozzicone a terra alle calze a righe” del 20 dicembre 2012

Nonostante che le colpe di B siano un argomento così trattato che per alcuni è divenuto un mestiere, non si parla di uno dei peggiori danni inflitti da B. al Paese: l’instaurazione di standard negativi sui quali comparare gli altri attori pubblici. Così come Bersani, Grillo o Monti sembrano grandi statisti se paragonati a B., la Boccassini rifulge rispetto alle frivole stupidaggini di Signorini. Si potrebbero usare misure astronomiche: la Boccassini è 10 anni-luce sopra Signorini. Questa posizione rispetto a un intrattenitore mondano non ci dice in sé dove stia la Boccassini rispetto alla giustizia; a sua volta, pur avendo alcuni meriti, potrebbe trovarsi a 100 anni-luce dalla posizione di stella polare dove la pone la stampa che osanna i magistrati come salvatori dell’Italia. L’operato dei magistrati andrebbe valutato non relativamente a personaggi negativi, ma rispetto a standard fissi, non escluso lo stato di legalità e di giustizia del territorio sul quale operano. E in Lombardia, oltre alla ndrangheta e alle prostitute di B. , ci sono altre forme di criminalità, istituzionalizzata, che passano sotto silenzio; e che operano senza timore della magistratura, ma anzi guardano ad essa come ad una sicurezza.

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24 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Giulietti “Le famiglie dei magistrati ringraziano Berlusconi” del 24 febbraio 2013

C’è anche chi ringrazia entrambi gli attori del siparietto allestito dai giornalisti: sia il piduista Berlusconi frequentatore di mafiosi, sia la magistratura che si fa bella con le vittime delle epurazioni che lei stessa ha permesso col suo atteggiamento cortigiano verso quei poteri forti che dominano il Paese, e che possono decidere e commissionare omicidi eccellenti e stragi.

 

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12 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Napoleoni “Comizio Pdl, Berlusconi contestato a Brescia. Ma in tv va in onda un’altra realtà” dell’11 maggio 2013

Anche se ormai B. e anti-B. sono in atteggiamento inequivocabile a palazzo Chigi, la leggenda che i due sono nemici fa ancora presa. “Due nazioni, due popoli che si scontrano”. Ma dove? A me pare che il popolo stia fermo e zitto, che i politici siano tutti d’accordo e che Berlusconi, e Grillo dall’altro lato, facciano, da uomini di spettacolo quali sono, un po’ di ammuina per distrarre. Per dare l’impressione che esista una conflittualità politica; che invece è inesistente, rispetto ai problemi e alla pesantezza dello sfruttamento.

In questo modo agli italiani viene offerto un prodotto che vende moltissimo: la possibilità di “schierarsi” senza doversi impegnare realmente per un cambiamento. Brescia ha abbondanza di comparse per queste manfrine, e fa così prendere un po’ d’aria alla sua consumata verginità antifascista. Ci guadagna anche la magistratura, che, messa sotto accusa con motivazioni farsesche da uno come Berlusconi, riceve per contrasto una luce positiva che distoglie dalle sue complicità nella vendita del paese ai poteri forti.

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17 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Andreoli “Ruby ter, l’assoluzione di Berlusconi? L’ennesima conferma di come funzionano le cose in Italia”

“B. e voi [magistrati] duellate come Brancaleone con Teofilatto; ma alla fine andrà tutto bene, per entrambi i contendenti. Le conseguenze di ciò che la politica e la magistratura hanno ignorato e protetto in questi anni, penso alla medicina, le sentiranno i cittadini in futuro.”

Da: Blog de Il Fatto, mio commento al post di A. Liberati “OK, sono un terrorista. Ma di destra o di sinistra ?” del 18 apr 2011. Per il commento completo v. “I magistrati e l’effetto Bokassa”, sito menici60d15.

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V. anche:

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Il populismo cortigiano

I “Preambula fidei” di San Tommaso e quelli di De Mattei e Carancini

16 April 2011

Blog di Andrea Carancini
Commento del 16 apr 2011 al post “Sbagliata la petizione contro Roberto De Mattei” del 16 apr 2011 . Cancellato senza avviso al 25 apr 2011

La tesi di De Mattei non è illogica: è infatti esente da vizi logici evidenti. Come quella di quel pastore anglicano che cercò di contestare l’evoluzione dicendo che i reperti fossili ce li aveva messi Dio stesso, che li aveva creati fossili fin dall’inizio: i ragionamenti religiosi hanno spesso logicità, cioè coerenza interna, e a volte sono ingegnosi.

Ma quanto afferma De Mattei non è razionale; le affermazioni sulle cause dei fenomeni naturali si richiede siano di carattere scientifico per essere considerate razionali; e per essere di carattere scientifico devono essere almeno “falsificabili”, secondo la nota espressione di Popper. La tesi che Dio faccia provocare terremoti, osserva Carancini, non è “dimostrabilmente falsa”; nel senso che non è possibile dimostrarne la falsità; ma questo è esattamente il criterio generalmente stabilito per considerare un assunto non assurdo, o privo di valore o di significato, ma estraneo al discorso scientifico.

E siccome si sta parlando di terremoti è impressionante che un alto funzionario dell’istituto pubblico che dirige anche la ricerca sul tema indulga in spiegazioni causali non falsificabili. Le spiegazioni non falsificabili di disgrazie sono tipiche di maghi, fattucchiere e profittatori vari; il clero stesso è prudente nel dosare questo strumento di persuasione. Attribuire una natura divina alle calamità naturali non lascia sperare che si farà tutto il possibile per prevenire gli strazi e i danni che provocano, e per porvi rimedio. Non si vorrebbe percepire una morbosa approvazione per le sciagure in chi avrebbe l’incarico di contrastarle.

Oltre a ciò va rilevata una carica di fanatismo che allontana ancor più le affermazioni di De Mattei dalla razionalità (e anche dalla carità): per es. per De Mattei il terremoto sarebbe anche segno della misericordia divina, perché, pur meritando noi di venire uccisi, essendo peccatori, Dio ci risparmia. Questo più che razionale suona come indice di una mentalità sadica e prevaricatrice. E’ da notare che sul sito “Pontifex”, dove si sono minacciate azioni legali a difesa di De Mattei (citando anche miei passi), nel post “Riflessioni su catastrofi e castighi” si afferma, a proposito dello Tsunami del 2004 nel Sud Est asiatico, che:

“purtroppo, anche molti uomini di Chiesa hanno detto che non era certamente da considerarsi come un castigo. Ora è innegabile che il “turismo sessuale”, che si commetteva in molti di quei luoghi, è proibito dalla legge di Dio; basta leggere la Bibbia (sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) per rendersi conto che Dio non transige su certi comportamenti.”

Cioè Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni. Se questa è razionalità, è una razionalità che darebbe tanto lavoro a uno psicanalista.

Sono comunque d’accordo che una petizione contro De Mattei sia errata; in sé, perché per principio non si può votare l’ostracismo verso il singolo che esprime opinioni; sia perché avvantaggerebbe l’altra chiesa, quella scientista; che poi col clero è in buoni rapporti d’affari; affari seri che spesso beneficiano di queste baruffe per i gonzi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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Blog di Andrea Carancini
Commento non pubblicato con la motivazione di essere inerente a un commento ritirato

Ho ricevuto il seguente interessante commento email (del quale posso esibire copia):

“Non tutto ciò che è razionale è scientifico, almeno rispetto alla percezione comune di ciò che è scientifico. Di sicuro, quanto detto da De Mattei non solo non è irrazionale ma è coerente con il concetto cattolico di razionalità, che ha sempre postulato la CONOSCIBILITA’ di Dio tramite la conoscenza della natura. La logica dei ciarlatani non può certo essere paragonata a quella di un S. Tommaso.
Nessuno si può permettere di tacciare di ciarlatanismo i preambula fidei di S. Tommaso. Per me la discussione finisce qui.”

Ritengo utile rispondere:

I Preambula fidei del tredicesimo secolo dell’Aquinate non sono “ciarlatanismo”; ma non sono neppure i criteri sui quali si basa la ricerca scientifica nel mondo. Alcuni, come la prova “ex fine” dell’esistenza di Dio sono tipi di ragionamento esplicitamente negati dalla metodologia scientifica ufficiale. Secondo il criterio di falsificabilità cui si attiene universalmente la ricerca scientifica per essere riconosciuta tale, quanto dice il vicedirettore del CNR De Mattei dei terremoti non è razionale; è libero di dirlo ovviamente, ma si tratta di affermazioni non compatibili con una posizione di dirigente di ricerca.

Francesco Pansera

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v. anche:

Il primo Stato

I preti sciamani furbi

La religione non è una rapina

10 April 2011

Blog Malvino

Commento al post “:-D)” del 10 apr 2011

E’ vero che il messaggio dei preti è spesso una loro arma, funzionale ai loro interessi: mi sono chiesto come mai, tra tante belle filosofie e spiritualità, soggetti di potere e presumibilmente colti e sensibili come i magistrati abbiano sentito l’impulso di aderire al “nebuloso misticismo mondano” di Giussani, la cui parola “spicca più per il suo essere costruita attorno al perseguimento di soldi e potere che per una grandezza teoretica o morale”:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/05/18/pubblicare-la-lista-dei-magistrati-di-cl/

Parlando di CL non si dovrebbero trascurare le accuse di essere stata finanziata dalla CIA. Sicuramente si comporta come se lo fosse.

Dei radicali, filoUSA quanto CL, non mi sono mai fidato, e trovo capziose le loro distinzioni, mutuate dai preti, chiesa/gerarchia, Cattolici/Vaticano, etc. Però, come dicevo qui qualche post fa su Capezzone e il Panopticon, non bisognerebbe rinunciare a concetti che hanno una loro validità, dei quali si impossessano, e lasciarli a loro che ne fanno un uso distorto, fino a capovolgerne il significato.

Credo che sia necessario riconoscere che i preti non scrivono su una tabula rasa quando convincono i credenti, ma interagiscono con un sistema predisposto. In una rapina, c’è un soggetto attivo e uno passivo, ben distinti. Invece nelle truffe il truffato è spesso parte della truffa con la sua avidità e credulità. Non ci sarebbe traffico di droga se non ci fossero nel cervello i recettori delle endorfine o il sistema dopaminergico, e sostanze capaci di legarsi opportunamente a tali entità biologiche. E’ a questo carattere di reciprocità, di legame tra criminale e vittima, con una sua affinità che può essere elevata, più che a una diabolica abilità di truffatori e drug lords, che le truffe e il traffico di droga devono il loro successo.

Analogamente, credo che sulla religione occorra sia distinguere tra fonte, messaggio e ricevente; sia considerare la loro integrazione. Clero, messaggio religioso, e religiosità naturale o altri loci psicologici del pubblico sono soggetti diversi e interagenti. Una dissezione, qui abbozzata, della religione nelle sue componenti, aiuterebbe tra l’altro ad attribuire le giuste responsabilità ai vari attori, e a distinguere tra diritti e doveri. Per esempio, il clero sfrutta la mancata corretta distinzione chiedendo “libertà” religiosa e allo stesso tempo opponendosi al reato di plagio da manipolazione religiosa. La sfera psicologica, forse con una base biologica, della religiosità naturale non può essere negata o conculcata; ma va protetta da manipolazioni e abusi, che possono raggiungere facilmente forme gravissime per l’individuo e la società.

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Blog Gians

Commento del 7 apr 2011 al post “Vi mostro il mio pollice” del 7 apr 2011

Penso che occorra distinguere nettamente tra religione e clero. Lo stalking, la molestia continua deumanizzante, non dichiarata e attuata con mezzi obliqui, è, posso testimoniarlo, uno strumento pretesco dei nostri giorni; ma ha a che fare con la religione quanto gli strumenti del boia che i preti usavano liberamente nei secoli scorsi.

Nel dibattito sulla libertà di religione andrebbe detto che i preti, uno dei vari gruppi di potere terreni, spesso e volentieri violano e calpestano anche il naturale senso religioso delle persone.

Segnalo il commento “I preti sciamani furbi” sul proclama di Radio Maria delle calamità naturali come meritati e misericordiosi castighi di Dio:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

Questa è gente pericolosa, che non scherza, disposta a spazzare via con qualsiasi mezzo, quando può, chi ritiene vada tolto di mezzo. Se si vuole sopravvivere, anche in un cantuccio, bisogna resistere.

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Grazie a te, Gians. Accettare la distinzione tra “credenti” e “atei”, noi/loro, può essere una trappola. Forse si potrebbe stabilire che tutti hanno diritto al rispetto della loro sfera religiosa, o meglio spirituale come dice Nicoletta; inclusi gli a-tei, che vengono definiti in negativo rispetto ai “credenti”, e dipinti quindi come degli esseri privi di spiritualità; quindi vuoti, o malvagi; o instancabili libertini. Gli atei non sembrano peggiori dei credenti; e a volte si costruiscono una loro ricca spiritualità, senza farsela iniettare come un vaccino dalle religioni confessionali.

Accanto a ciò, si potrebbe stabilire anche che, dato ciò che la storia insegna, l’adesione a una religione o a una qualsiasi credenza comporta pericoli almeno potenziali per la società: non è un merito in sé. Non può mai essere un lasciapassare, che fa entrare in una casta di “eletti” e che consente di commettere le porcherie grandi, piccole e medie che da sempre i professionisti della religione e i loro seguaci commettono in nome di un dio.

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Gians, a volte più che ingerenze bisogna dire “ricatti” e “violenze”. Non è solo proselitismo o attivismo politico. Qui in Lombardia, feudo CL, i preti hanno portato il loro principio “nulla salus extra ecclesia” a livelli più vicini alla mafia che alla vecchia DC.

Surrogati della giustizia: la kermesse mediatica

9 April 2011

Blog di Beppe Grillo

Commento al post “Il  David a ‘E’ stato morto un ragazzo'” del 9 apr 2011

Il caso Aldrovandi mostra come invece dell’ingiustizia totale, con insabbiamento e impunità assoluta, e invece della giustizia, con ricostruzione fedele dei fatti e giusta punizione, si ricorra a volte a una sofisticata terza via. Il Davide al film di Vendemmiati è un altro anello della kermesse mediatica sul caso Aldrovandi.

Come per altre morti per mano di polizia, la ricostruzione postula entità inedite e vergognosamente inverosimili; qui l’essere montati sulla schiena di Federico, atto in grado di provocare la morte per asfissia, avrebbe ucciso causando, incredibilmente, un ematoma della parete cardiaca, incredibilmente non notato, ma fotografato, all’autopsia.

Per quell’Ecce homo di 18 anni non è stata riconosciuta che una responsabilità minima, per “eccesso colposo”. La pena per i colpevoli sarà comunque nominale. Il dogma di forze di polizia costituzionalmente sane, necessario agli abusi e alle violenze intenzionali di polizia, viene riaffermato. Chi si oppone ai falsi sulla ricostruzione e alla manipolazione ideologica è minacciato come può fare chi può contare sulla connivenza della magistratura.

Gran bel film. Dietro al quale la polizia potrà continuare, sicura dell’impunità, il mestiere, o il secondo lavoro, di togliere vita a soggetti sgraditi, con forme di violenza meno rozze. Non chiamatelo trionfo della giustizia.

La maestria del film, il buono e il bello che espone, contrapposti alla bruttezza del male, fanno le veci di una giustizia che corregga davvero. Qualcosa del genere è avvenuta anche con la Strage di Brescia; una Piedigrotta di celebrazioni, una montagna di produzioni artistiche, impunità per gli esecutori, e collaborazione sottobanco coi mandanti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

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Blog di Eleonora Bianchini su Il Fatto

Commento del 13 apr 2011 al post  ‘“E’ stato morto un ragazzo”, i silenzi di polizia e stampa sull’omicidio di Federico Aldrovandi? del 13 apr 2011

Il film di Vendemmiati su Aldrovandi porterà il coraggioso regista, e i genitori dell’ucciso, al Quirinale; quale migliore sede per celebrare il loro impegno civile contro gli abusi delle stanze del potere. Purtroppo, insieme a questa bella notizia è giunta quella che la madre dovrà subire un processo per diffamazione. “Strano paese …”, commenta Vendemmiati sul blog degli Aldrovandi (dal quale sono stato bannato). Anch’io avrei qualche sospiro sul modo col quale in Italia si contrastano le violenze e gli omicidi di polizia.

Nella speranza che possa recare sollievo al rimescolamento provocato da questa seria, molto seria, contraddizione, segnalo da questo blog a lui e agli altri indignati il breve racconto “Quel generale romano” di Achille Campanile; è un commento su quel generale che come padre abbracciò il figlio che disobbedendogli aveva vinto la battaglia; ma come generale lo condannò a morte. (Si trova nel libro “Vite di uomini illustri”).

Surrogati della giustizia: la kermesse mediatica

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Blog di Beppe Giulietti su Il Fatto

Commento del 14 apr 2011 al post “Chi ha paura di Federico Aldrovandi” del 14 apr 2011

Il caso Aldrovandi sta venendo istituzionalizzato; non fa paura alle istituzioni, ora in prima fila al funerale e nel corteo di protesta; non ai poliziotti responsabili, che la passeranno liscia; non agli altri poliziotti, ai quali la magistratura ha mostrato di poter scodellare a volontà equivalenti del “malore attivo” di Pinelli (stavolta con l’ematoma del fascio di His diagnosticato in fotografia). Non alla “società civile”, che potrà sentirsi coraggiosamente impegnata guardando in poltrona un’altra pellicola su “mele marce e deviazioni combattute dai poteri buoni”, senza mettere in discussione sul serio il potere.

Domani 15 apr 2011 a Brescia c’è un corteo autorizzato di vigilantes a sostegno di una guardia giurata che da qualche giorno è in carcere per avere abbattuto 2 rapinatori armati di taglierino che fuggivano, scaricandogli un caricatore alle spalle. Politici leghisti e del PDL hanno fatto l’apologia del gesto e offerto sostegno. Molti nella popolazione vorrebbero dargli una medaglia. Non so quante guardie giurate comprendono quanto sia vile un tale comportamento, proprio di coloro che nel Ventennio trovavano la loro collocazione naturale nelle squadracce. Non so quante comprendono che c’è un interesse a dargli il ruolo dei cani da guardia rabbiosi. Voi “progressisti”, voi difensori dello Stato di diritto, oppositori della destra violenta, becera e volgare, zitti e muti. E vero che non c’è neppure uno straccio di spettacolo, una poesia, una canzone, una conferenza colta. Una tartina.

Non solo Aldrovandi non fa paura, ma in tanti guadagneranno dall’utilizzo del suo caso per rafforzare lo status quo. Gli unici che dovrebbero avere paura di questi riti sono coloro che conoscono in prima persona gli abusi di polizia, e che vedono che così gli abusi potranno continuare meglio di prima.

Surrogati della giustizia: la kermesse mediatica

Giornalisti e mafia a Brescia

2 April 2011

Blog di Giorgio Meletti su il Fatto

Commento al post “L’ordine dei giornalisti e la libertà” del 2 apr 2011

Tolstoj diceva che i giornalisti sono prostitute intellettuali. Con tutto il rispetto per il Grande russo, non posso seguirlo su posizioni tanto radicali: alcuni giornalisti mostrano gravi lacune di cultura generale, e sono sgrammaticati.

Mesi fa a una guardia giurata di una ditta bresciana saltò la mosca al naso, e sparò un colpo in testa a un ragazzo disarmato. Scrissi una riga di commento all’articolo online di “Brescia oggi” del 15 nov 2011 che riportava l’accaduto: “Se Tizio spara in testa a Caio, non è corretto usare il termine “sparatoria”, come hanno fatto Brescia Oggi e Teletutto”. In precedenza avevo scritto un breve commento sul blog di Beppe Grillo:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/14/nobili-battaglie-e-quieto-vivere-a-brescia-nel-nov-2010/

Il giorno dopo: a) “Brescia oggi” titolò “La sparatoria di Sarezzo”; b) le pattuglie dei vigilantes della “Città di Brescia” colleghi dell’omicida cominciarono a sbucarmi davanti come mosche quando uscivo. Durò qualche giorno. Non che lo stalking di polizia sia per me un’evenienza eccezionale.

Della sorte del ragazzo, dato allora per non ancora morto, i media non hanno detto più nulla secondo Google. Né è concepibile che parlino della mafia bresciana; quella che, forte dell’appoggio delle istituzioni dello Stato, si sente libera di intimidire con personale armato un cittadino che parla troppo. (Prefetto: Brassesco Pace. Sindaco: Paroli. Procuratore della Repubblica: Pace).

A quanto vedo, con l’iscrizione all’ordine si può meglio impossessarsi non solo dell’attività di denuncia civile, per poi essere omertosi; ma addirittura del linguaggio, distorcendolo in modo da favorire nella maniera più servile le viltà e i reati del potere e dei suoi bravacci. “Brescia oggi” sarà tra i media che ora gridano alla “colonizzazione” mafiosa della Lombardia; ma forse gli ndranghetisti hanno da imparare dai bresciani.

Copia viene inviata al Pres. dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia

Il celibato dei magistrati

1 April 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento al post “Io giudice  irresponsabile” dell’1 apr 2011

Credo sia giusto che l’attività dei magistrati abbia un margine di non punibilità giudiziaria delle responsabilità colpose maggiore di quello di altre professioni. Questa immunità però dovrebbe essere bilanciata, oltre che da un efficace sistema interno di punizioni e ricompense, dal divieto di legge di appartenere a gruppi di interesse, e da sanzioni severe ed effettive per chi viola la regola. Non è interesse dei più deboli avere un magistrato timoroso o ricattabile rispetto ai potenti; ma lo è ancor meno una magistratura che da un lato ha poco da temere per le conseguenze dei suoi atti, dall’altro “collabora” con la massoneria:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/11/massoni-e-legalita/

Massoneria, partiti, gruppi religiosi, organizzazioni sindacali, cliques informali, cordate etc. dovrebbero essere per i magistrati come le mogli per i preti. Lo status di magistrato non può contemplare solo le diversità vantaggiose, ma deve ammettere anche quelle pesanti. Oggi in certe città del Nord, dove si freme di sdegno al solo sentire nominare la mafia, può accadere che consorterie locali facciano precedere alla commissione di alcuni reati l’avvertenza che tanto possono contare su magistrati “allineati”; e magari facciano apparire come per caso qualche magistrato in carne e ossa a sostegno dell’avvertimento.

La proibizione “enforced” all’appartenenza a gruppi, per quanto poco naturale, soprattutto in un paese di clan, o di bande, come il nostro, accrescerebbe inoltre la credibilità e il prestigio della magistratura. E in certi casi eviterebbe che sia l’imputato o il danneggiato a dovere fornire, portandosele da casa, la dignità e la decenza necessarie all’amministrazione della giustizia delle quali a volte le corti sono sprovviste:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/31/“se-la-canaglia-impera-la-patria-degli-onesti-e-la-galera”/

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@AndreaC. Non è che possa spingere la metafora alla castrazione dei magistrati… Quello che vorrei dire è che nel caso dei magistrati, date le caratteristiche di “terzietà”, e la gravità delle conseguenze del loro lavoro, anziché un controllo mediante sanzioni a posteriori il grosso del controllo dovrebbe avvenire a monte, essere cioè di natura essenzialmente preventiva. Si porta in genere l’esempio delle professioni liberali: ma anche lì, non è che convenga molto, es. per la chirurgia, “prendere l’uomo per quello che è, lasciargli la massima libertà” e poi una volta sventrati chiedergli di essere risarciti per come nuovi. Meglio un’oncia di prevenzione che il giudizio sui giudici, che porta alle conseguenze logiche della “regressio ad infinitum”; e che per chi non ha a disposizione una muta di legulei può portare alle conseguenze pratiche del “vediamo questo stupido dove vuole arrivare”.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Daria Lucca “Nitto Palma vuole che i giudici paghino” del 12 ott 2011. Censurato. Pubblicato il 14 ott 2011.

In una democrazia dove nessuno è al di sopra della legge, coloro che esercitano il controllo di legalità, i magistrati, è bene che entro certi limiti non paghino per gli errori, se commessi in autentica buona fede; però in una democrazia laica dove nessuno è al di sopra dell’etica, e nessun potere va sottratto al sistema di controlli, di pesi e contrappesi, bisognerebbe anche impedire ai magistrati  di mettere a reddito tale impunità:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Daria Lucca “Nitto Palma vuole che i giudici paghino” del 12 ott 2011. Censurato.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

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10 giugno 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post ” Per un dibattito sulla riforma della giustizia” 

Uno dei segni dell’inconsistenza e della sventatezza degli italiani come cittadini è l’aver lasciato la critica della magistratura ai delinquenti e ai corrotti. I cittadini dovrebbero vigilare, e prendere posizione, in modo da poter contare su una magistratura che sia organizzata e funzioni in maniera tale da dover essere giudicata il meno possibile:

Il celibato dei magistrati

Il celibato dei magistrati

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7 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Padellaro “Enzo Tortora, chi ne usa e ne abusa”

Tortora non è stato ancora pienamente riabilitato: filibustieri in processione possono oscenamente accostare il loro nome al suo. Marcello Fiori ha buon gioco nel far notare che il PM che lo accusa è lo stesso che accusò ingiustamente Tortora perché dice una cosa vera, anche se non è vero che lui e il suo caso siano comparabili a quelli di Tortora. Sono contrario a leggi, come quella recente sulla responsabilità civile dei magistrati, che consentano di esercitare pressioni sulla magistratura, e in funzione della propria potenza. Dovrebbero però esserci altre forme di controllo. Il non prendere provvedimenti interni contro i magistrati che si rendono responsabili di gravi danni ai cittadini ha una valenza discriminatoria a favore dei potenti. Il coordinatore dei club Forza Italia può lanciare questa stoccata, quando forse avrebbe di che stare zitto. Per un semplice cittadino, la magistratura che si lecca i baffi dopo essersi mangiata Tortora è una magistratura che fa paura. I potenti vorrebbero una magistratura al guinzaglio. Ma la magistratura, mentre negozia coi poteri forti, è più interessata ad apparire come un Moloch che come la moglie di Cesare agli occhi del popolo, dal quale dovrebbe trarre legittimità.


“Se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”

31 March 2011

ccc

Guareschi, commentando il suo rifiuto nel 1943 dell’offerta di collaborare con nazisti e fascisti e scegliere invece di finire nello Stalag come lavoratore schiavo:

Per rimanere liberi bisogna a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione.

Nel dopoguerra, alle prese non più con le barbare SS ma con il plurisecolare gesuitismo italiano, coi maestri di doppiezza, con i confezionatori di piattini verso chi non serve strisciando il potente di turno, gli fu più difficile evitare di essere sporcato. Cadde nella pania di quelli che combattono gli “importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità” P. Calamandrei, arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

Guareschi rinunciò all’appello nonostante risulti gli fosse stata assicurata da Scelba l’assoluzione in secondo grado per insufficienza di prove. Dolci in risposta al comportamento di parte dei magistrati rinunciò a difendersi da una querela di Mattarella padre, del quale aveva descritto le pesanti collusioni mafiose. Due figure perseguitate in odium fidei. In odio a quella fede che riconosce che ci sovrasta un piano superiore, ma gli assegna i doveri verso gli altri, invece che farlo occupare da un Dio che viene mosso dai preti come un burattino, o da ideologie posticce di ogni genere – oggi è in voga la dea Natura dell’ecologismo elitista – volte a soverchiare e parassitare.

 

31 marzo 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento al post “Giovannino Guareschi, o la patria degli onesti”

No, niente Appello. Qui non si tratta di riformare una sentenza ma un costume

Guareschi

Giovannino Guareschi, con la sua penna leggera e acuminata di umorista e galantuomo, è una di quelle figure che danno ristoro e indicano la via “se la canaglia impera”. Il suo caso mostra quanto sia sottovalutato il costume delle nostre classi dirigenti di vendere l’Italia e gli italiani a interessi esteri:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

E quali sentimenti omicidi possano nutrire i preti e i loro agenti verso la gente che vogliono dominare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

Vorrei accostare a Guareschi Domenico Marotta, già direttore dell’Istituto superiore di sanità; un italiano di valore che stava rendendo grandi servigi all’Italia quando fu messo in galera dai DC e dai magistrati a beneficio dei padroni esteri. Guareschi rifiutò di ricorrere in appello e di chiedere la grazia; Marotta, alto burocrate, rifiutò di presentarsi ai giudici. Di recente c’è stato un altro caso di disconoscimento a proprie spese del potere giudiziario con Parmaliana. Quando impera la canaglia, bisogna difendersi non davanti ai magistrati, ma difendere sé stessi e la società dai magistrati.

Qui tam pro domino rege https://menici60d15.wordpress.com/2010/03/27/qui/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/04/30/il-ladro-e-il-viandante/

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19 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “”Elezioni rimandate? Grillo: “Una farsa, ma non muoio neanche se mi ammazzano” del 19 dicembre 2012

La battuta “non muoio neanche se mi ammazzano” è di Guareschi, uno di quegli italiani galantuomini che pagarono per essersi opposti al sistema; l’archivio delle loro frasi celebri è molto consultato da quelli che opponendosi al sistema fanno carriere strepitose.

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17 maggio 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Cade l’accusa di terrorismo ai no Tav: ottima notizia, però …”

Il libro “Bombardate Roma!” di M. Franzinelli, appena uscito, mostra in maniera cogente che le lettere, pubblicate da Guareschi, con le quali De Gasperi avrebbe invitato gli Alleati a bombardare Roma, erano un falso. Franzinelli critica come frutto di una “impronta complottistico-dietrologica”, le posizioni di chi, come Giannuli, ha considerato autentiche le lettere. Il caso risale al 1954; l’analisi di Franzinelli è arrivata 60 anni dopo. Accettando la ricostruzione di Franzinelli, credo ci sia ancora molto da commentare su questa che a me pare un’altra “destabilizzazione per stabilizzare”; mi riprometto di scriverne. La magistratura non fece chiarezza, ma proseguì lo svolgimento di quella che oggi Franzinelli mostra essere stata una trama preordinata. Un intrigo che a mio modesto parere non è stato ancora del tutto sviscerato, né collocato nel suo ambito storico e politico autentico.

Le responsabilità furono tutte scaricate sull’unico che non aveva la rogna, Guareschi, che fu colpito con la stessa violenza voluttuosa con la quale il disonesto si vendica in maniera formalmente legale del galantuomo, cogliendolo in castagna dopo averlo fatto cadere in un tranello. Lo scambiarsi di posto, il far passare chi non è come loro per ciò che loro sono, e mettersi dalla parte di quella “legalità” che disprezzano e calpestano, è la mira costante dei ruffiani; che sono il tipo umano più trascurato e più comune della nostra classe dirigente, selezionata in modo da purificarla da soggetti come Guareschi.

Ha ragione Giannuli quando dice che bisogna sbarazzarsi delle “mitologie” sulla magistratura, e considerare il suo ruolo di forza di potere; oggi, il ruolo della magistratura nell’ambito dei processi di globalizzazione, dove la guerra è per i soldi prima che per territori. Lo mostrano il caso TAV, e anche il caso Stamina:

https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/

https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Ai Notav, e a chi è oggetto delle operazioni poliziesche e repressive che la magistratura favorisce con azioni o omissioni, ricordo come nel perseguire intenti buoni ci si debba guardare dal farsi attirare in imboscate dagli scellerati di professione dei quali il trono si circonda. E ricordo una riflessione di Guareschi in carcere:

…Io mi sento come chi sta nella stiva di una nave che affonda. Se anziché essere “ai ferri” io mi trovassi sul ponte, niente muterebbe nella sostanza. […]. O si cambia l’equipaggio e si chiude la falla, o la barca andrà a fondo”.

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@ Germano Germani. I bombardamenti di obiettivi civili e gli eventuali tradimenti sono una cosa, le presunte lettere un’altra. Articolare le due cose è impegnativo. Es. le lettere con gli inviti vaticani a bombardare Roma sono datate gennaio 1944; nel febbraio 1944 gli Alleati ridussero in macerie, con un bombardamento aereo che non aveva motivazioni tattiche dicono gli esperti, l’abbazia di Monte Cassino.

Di Franzinelli mi colpì, anche per la qualità storiografica, “Un dramma partigano “, sulla storia dell’assassinio in terra bresciana del ten. colonnello Raffaele Menici. Non credo che i suoi libri siano soldi sprecati, come non lo sono i libri del prof. Giannuli, anche se non bisogna giurare sulle parole di nessun maestro.

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@ davidem. Sì, si esagera e si va nell’off-topic se dal “rema” che ho presentato, la condanna di Guareschi per diffamazione, si passa ai bombardamenti, e ci si dilunga su questi, fino a prendere il posto del “tema”; che è e resta l’insufficiente consapevolezza di come “l’azione giudiziaria in Italia non rispetti il Tempo ma obbedisca ai tempi”, così che i magistrati “mentre coi loro interminabili procedimenti non rispettano il Tempo, quello della vita delle persone, ossequiano la Storia, conformando ad essa la loro azione” (https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/).

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29 agosto 2015

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Le morti opportune nella storia d’Italia.”

L’intellettuale come bayesiano

Che la morte di Valerio Borghese, pur simulando un caso di morte “opportuna”, sia stata invece una morte naturale non è un caso bizzarro. Mette in luce un aspetto costitutivo di una potente leva intellettuale, che, per interessi ideologici, viene svalutata. (Soprattutto in medicina, dove la sua applicazione alla ricerca è chiesta da un crescente numero di scienziati, preoccupati dalla degenerazione a fini di profitto della “evidence based medicine”). Il ragionamento bayesiano, che permette di risalire alla probabilità delle cause dalla probabilità degli effetti. La stranezza e la puntualità di tante, davvero tante morti “strane”, unita alla massa delle informazioni sui “misteri d’Italia”, ha portato all’inferenza inversa che fossero in realtà omicidi mascherati; parallela a quella che alcuni omicidi, come quello di Moro o di Borselllino, avessero mandanti e motivazioni diverse da quelle ufficiali, i terroristi e la mafia essendo manovrati.

La capacità istintiva di ragionare per gli innaturali schemi bayesiani è un dono, proprio dell’intellettuale autentico. E’ descritta, in fondo, inconsapevolmente da Pasolini: “io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.

Il teorema di Bayes legittima questa abilità, e incoraggia lo sforzo e il coraggio che richiede; e la disciplina, ricordandoci che esistono però i falsi positivi (es. la morte di Borghese); che restano un trabocchetto anche quando si è metodologicamente sulla strada giusta, che è comunque stretta, ardua e incerta. Un errore facilitato dalla tendenza generale a commettere l’errore cognitivo (chiamato anche “prosecutor’s fallacy”, la “fallacia del PM”) di prendere la probabilità degli effetti date le cause (la probabilità del mal di testa dato un tumore cerebrale, elevata) per la probabilità corretta, quella delle cause dati gli effetti (la probabilità di un tumore cerebrale data una cefalea, bassa). Un errore al quale si viene inoltre esposti dalla debolezza, presente anche nei migliori, dell’essere sedotti dalle idee che riusciamo a raggiungere.

Guareschi e Sciascia sono due casi di intellettuali veri, capaci di ragionare in modo bayesiano; che supportarono notevoli risultati bayesiani con esempi (test) errati: con brutti falsi positivi. Il concetto di Guareschi dei governanti che ci vendono a poteri esteri, e quello di Sciascia de “l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando.” sono autentici, e sarebbero stati preziosi, e lo sarebbero ancora di più oggi, in un Paese che non fosse così pervaso da viltà intellettuale a tutti i livelli, e quindi pronto a buttare il bambino con la scusa dell’acqua sporca. In un certo senso questi fondamentali concetti politici – collegati tra loro, come aspetti diversi di uno stesso potere – “sono stati suicidati” anch’essi. Col piattino fatto a Guareschi tramite le false lettere di De Gasperi e i coordinati interventi selettivi, omissivi e censori dei bravi magistrati (cfr. M. Franzinelli, Bombardate Roma!). E con i gradini perennemente insaponati degli ambienti “perimafiosi”, che portarono Sciascia a prendere come esempio proprio uno dei pochi magistrati fuori posto, uno dei pochi che non stava al gioco ma si batteva davvero, e che anche per questa sua superiore diversità fu poi eliminato.

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8 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Pier Paolo Pasolini: di quale verità è morto veramente”

E’ come se ci fosse una formula. Quando alcune variabili, personali e ambientali, immesse nella formula, portino il calcolo della formula a superare un determinato valore, si viene eliminati. Un termine della formula rappresenta ciò che si fa. Pasolini da intellettuale, Occorsio da magistrato, stavano portando alla luce centri di potere criminale occulto. Un altro dei termini della formula è dato da ciò che si è. Credo che il fatto di rappresentare tipi antropologici proibiti, da epurare e da marchiare come modelli funesti, sia stato tra i moventi di molti omicidi eccellenti; un fattore strategico distinto dalla necessità contingente di eliminare una figura “pericolosa”; anche se associato a tale necessità. Pasolini era un intellettuale vero; “bayesiano”, come ho descritto altrove, cioè capace di inferire conoscenza su fatti non noti raccogliendo e selezionando fatti noti e comparando le due categorie di dati. Inoltre era un “parresiasta”, uno che diceva in maniera chiara e penetrante cose scomode e importanti. Occorsio come altri magistrati uccisi era uno dei “Capaci”: integerrimi, coraggiosi, abili. Credo che anche questo rappresentare tipi antropologici proibiti abbia avuto un peso nel decidere gli omicidi; che erano anche volti a plasmare i valori e la classe dirigente secondo un modello di società subalterna. Così che sulle varietà umane indesiderate, da estirpare, da estinguere, da scoraggiare, è stato imposto un sigillo di proibizione colpendo i maggiori esempi.

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11 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Sacchetti “La Rabbia di Guareschi e Pasolini. Un documentario eretico

Mi pare ambiguo ricordare gli “eretici”, in realtà quelli che non abiurarono, come affetti da “rabbia, sinonimo di frustrazione” per la colonizzazione culturale. Rappresentano piuttosto coloro che restano saldi nei propri riferimenti valoriali invece di convertirsi all’istante alla religione dei nuovi padroni. E’ costume vestirsi dei meriti dei dissidenti celebrandoli, in una ipallage: “documentario eretico”. Sarebbe utile, anche se meno piacevole, disegnarli per negativo, descrivendo l’infido pastone italiano sul quale si stagliano. Per Pasolini, la doppiezza dei “disinistra”, che con la loro asserita “diversità” già allora ammiccavano sottobanco ai poteri ai quali oggi sono pubblicamente prostituiti. E la doppiezza del clero, che ha sfruttato le inquietudini religiose dell’artista per le scenografie con le quali copre i suoi affari, mentre il suo braccio politico, Andreotti, disse che “se l’era cercata”. Per Guareschi l’opportunismo della magistratura, l’azione giudiziaria a diavoletto di Maxwell, che punì solo l’unico in buona fede della manovra straniera contro De Gasperi (Colonia Italia. Cereghino e Fasanella. Chiarelettere); sventando l’attacco, ma guardandosi dal praticare la prima giustizia, il ristabilire la verità intera. La magistratura invece scaricando tutto su chi era per altri versi un altro obiettivo dei mandanti collaborò con loro, nell’epurazione di quelli renitenti all’asservimento.

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30 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Nardacchione “Danilo Dolci e la disobbedienza civile nonviolenta, dagli anni ’50 ad oggi: “Fare presto (e bene) perché si muore”

Per rifarmi la bocca ho riletto uno scritto di Dolci, sul sistema clientelare-mafioso legale. Un passo può essere utile a coloro che appoggino l’immigrazione forzosa in buona fede, credendo alle figure autorevoli e ai tanti agitatori che la presentano come motivata da scopi etici:

‘Tanto i mafiosi come i politici del sistema si stimano necessari all’ordine pubblico, locale e/o internazionale. “L’omertà è una qualità indispensabile per un mafioso” come per un giudice, un militare, un “politico” che voglia “fare carriera”. Come i delinquenti comuni più capaci e decisi non hanno alcuna possibilità di conoscere i segreti dell’organizzazione mafiosa, similmente – se pur diversamente – gli attivisti politici di base ignorano i traffici illegali e le trame segrete dei loro condottieri; e cosi i funzionari dello Stato ignorano le decisioni segrete (talora determinanti in micidiali forme) dei massimi boss politici che si atteggiano, melliflui o tronfi, a espressione della volontà popolare.’ (In: Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta, 2010).

Tanto più utile al giorno d’oggi, quando la criminalità del potere ha assunto forme “post-moderne”, ovvero appiccica – come in questo caso – icone etiche tradizionali sui propri disegni. Così che abbiamo la mafia post-moderna, che gestisce l’antimafia e chiede che nelle scuole sia insegnata la legalità (il caso Montante), e la tratta di esseri umani post-moderna che batte sullo spacciarsi per umanitarismo e nonviolenza.

@ Brodo. Non so chi sia la persona che, unica, a lei fa venire in mente quanto Dolci indica. A me fa venire in mente tutto il baule dei pupi, nessuno escluso, e i vari gruppi di fan che parteggiano per questo o quel paladino. Nelle stesse pagine sul sistema mafioso legale Dolci descrive la sua denuncia come mafioso di Mattarella padre; sarebbe interessante compararla con le posizioni istituzionali attuali, che dietro coperturte come la sagoma di Dolci non sono così lontane dalle posizioni dei notabili siciliani di allora, asservite ai poteri superiori e sprezzanti del popolo.

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7 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mediterranea, il capitano della nave Alex: “Un agente piangeva mentre controllava i documenti. Un altro ci ha ringraziato””

Accettare questo invito grottesco alla lacrimuccia non è solo ingenuità; è anche un segno della debolezza verso le figure di autorità che gli italiani scontano sulla loro pelle. Forse ci saranno poliziotti ipersensibili e dai rubinetti facili; ma in genere in questi casi vale quello che scrisse Celine della borghesia, “impassibile e piagnucolosa”, a seconda della convenienza personale, e quindi anche a seconda di ciò che il copione del potere prescrive. La consolidata ruffianeria delle forze di polizia e della magistratura verso i poteri forti è tra i principali fattori nascosti per i quali l’Italia non è un Paese per onesti. Ruffianeria verso i poteri forti che include la collaborazione ai soprusi abusando del potere istituzionale, e, come in questo caso, partecipazione alle narrative volte a fare passare per uno stato di cose normale o lodevole lo sfruttamento. “Salvarne” uno e sommergere cento persone comuni, italiani e stranieri, nell’impassibilità complice delle quinte colonne.

@ Stendhal. Credo che il tipo umano che oggi serve il potere dando del nazista a chi si oppone all’immigrazione forzosa sia lo stesso, sia il discendente morale di quello che allora serviva il potere nella caccia agli ebrei; che collabora con il più forte, privo di vergogna. Il tipo umano del delatore. “Se tutte le città d’Italia avessero fatto come Sarzana il fascismo non sarebbe passato”: Sandro Pertini. A proposito di forze di polizia, a Sarzana i carabinieri bloccarono i fascisti; oggi gli stipendiati di polizia calano le brache recitando queste farse patetiche. Se Vittorio Emanule III, detto Sciaboletta, avesse firmato il decreto d’assedio non saremmo caduti nel baratro del fascismo. Se avessimo la spina dorsale per esercitare il modesto sforzo occorrente a fermare l’immigrazione forzosa, come fanno altre nazioni, eviteremmo danni futuri. Se non lasciassimo campo libero ai ruffiani, agli intriganti con la tonaca, ai gauleiter, agli sciaboletta ai quali va bene che si affoghino neri per esercitare il ricatto morale per il quale gli unici da soccorrere, gli unici infelici sulla faccia della terra sarebbero i giovanotti con le treccine che hanno pagato il biglietto per il passaggio sui barconi, potremmo vivere meglio noi e fare qualcosa di buono per chi ha davvero bisogno nei paesi svantaggiati.

@ Stendhal. Non è plausibile che masse di persone paghino un lungo viaggio per andare a farsi internare volontariamente in lager allucinanti dai quali poi, se sopravvissuti, tentare di fuggire. Ricorda quel che racconta Woody Allen, di quando faceva telefonate oscene a una donna; e di come le facesse “collect” a carico del destinatario, e la donna le accettasse sempre. Non cito Woody Allen perché sono favorevole alla causa degli ebrei di New York. E Woody Allen non mi piace molto. Però la battuta è buona. Se cito una descrizione della borghesia di Celine, questo le darebbe il diritto di attriburmi sentimenti nazisti e da sterminatore di ebrei? Humani a mi nihil alienum puto. Cerco di riconoscere e prendere il buono tra un mare di paccottiglia e di veleni; anche se la fonte ha idee politiche o finalità lontane dalle mie. Quelli che parlano come lei, applicando le suddivisioni puerili tra martiri, demoni e santi tracciate dalla propaganda, cercano di racimolare una pagnotta, raccogliendo e lanciando qualsiasi spazzatura. Invece di organizzare ronde per il controllo del linguaggio e dei sentimenti altrui vedete di mettere mano a ciò che è racchiuso nei vostri sepolcri imbiancati.

@ Stendhal. La pietà e la solidarietà false imposte dagli strozzini tramite mezzani sviliscono i loro corrispettivi autentici. Per non parlare di quelli che di mestiere dicono di essere portavoce della divinità, e indossati paramenti di genere insultano coloro che resistono ai loro raggiri come fanno indovini e fattucchiere. La prostituzione di valori etici e religiosi a interessi di potere non è pietà o solidarietà. È santimonia, che già prima di Cristo era riconosciuta come rivoltante: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini”. Cicerone.

@ Stendhal. Segua lei il mio consiglio, ceda l’armamentario a qualche emulo di Otelma e bussi al portone del luogo che meglio può accoglierla: la più vicina casa circondariale.

@ Stendhal. Spiace sempre per una persona al gabbio. Comunque la pena deve comprendere anche la riabilitazione; alla quale lei può avvicinarsi considerando questa notizia edificante del 7 luglio 2019, dei poliziotti che scoppiano in lacrime davanti alla flotta delle Ong; e la notizia di ieri, 8 luglio, l’assoluzione definitiva dei CC per l’omicidio di Giuseppe Uva. Rifletta e mediti su di esse, come farebbe per parabole evangeliche, le compari, con la sua intensa spiritualità. Si ponga come astri che guidano il cammino fulgidi esempi come questi del Vero e del Buono – ce ne sono tanti – li assimili, aiutato dalla Fede, e vedrà che si troverà pronto a rioccupare senza dover temere nulla il suo posto nella società dei liberi.

@ Stendhal. La compartimentazione, indispensabile alla vita e ubiquitaria nelle strutture biologiche, è un valore; contrariamente a quanto sostiene chi dice “ponti non muri”, come Bergoglio; o come il presidente dell’associazione USA delle case farmaceutiche, che ha spacciato per un creare “ponti” (Holmer AF. Direct-to-Consumer Prescription Drug Advertising Builds Bridges Between Patients and Physicians. JAMA 1989. 281. 380) l’induzione della domanda di farmaci tramite pubblicità (Hollun MF. Direct-to-Consumer Marketing of Prescription Drugs. Creating Consumer Demand. JAMA, ivi) sostanzialmente fraudolenta. Quindi plaudo alla sua asserita voglia di frapporre una barriera tra quelli come me e quelli come voi. Come commentò Guareschi dopo essere stato fatto cadere in un intrigo vero tramite un intrigo falso, “Se la canaglia impera il posto degli onesti è la galera”. Certo, i ser Ciappelletto e i frate Cipolla possono giocare sulla confusione tra chi è la canaglia e chi l’onesto; Pinocchio, incarcerato perché vittima, sarebbe rimasto in carcere nonostante l’amnistia se non si fosse dichiarato malandrino. Ma la segregazione di due classi antitetiche è già una forma di ordine. Però non sciupi tutto con i suoi rosari; l’importante è che rimaniamo dai lati opposti delle sbarre.

@ Stendhal. La lascio alle “pure gioie ascose” del suo cenobio.

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8 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, Cassazione conferma assoluzione di poliziotti e carabinieri. Famigliari: “Ricorso a Corte europea””

Sentenze come questa e come quelle a favore di Ciontoli incoraggiano appartenenti ai corpi armati dello Stato a chiudere la bocca tramite l’eliminazione fisica a coloro verso i quali sono stati commessi gravi abusi. Con ricostruzioni false e irragionevoli che ripetono e certificano versioni difensive false e irragionevoli la magistratura non solo lava il fango con altro fango; ma incoraggia i suoi protetti a lavarsi dal sangue con altro sangue.

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24 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ercolani “Montanelli: imperfetta è la statua, l’imbrattatore e un’umanità bisognosa di piedistalli”

La vernice è quella del potere, che Montanelli serviva; col ’68 si fece spazio all’individualismo e all’edonismo; ora si usano i bacchettoni a comando per imporre la dittatura del politically correct. Una vernice che aggiunge un altro strato alle ambiguità di una figura complessa. Testimone del secolo, la sua scrittura era essenziale e precisa come la lama del più temibile spadaccino. Sostenitore di poteri che manovravano chi gli sparò. Virtuoso dell’arte del conformismo controcorrente (“Troppo facile, Indro/ scriver Controcorrente / traendo dal cilindro /quel che pensa la gente.” G. Calcagno ). Nei suoi scritti ha sputato sulla tomba di Moro e messo in manicomio chi sosteneva che Mattei fosse stato ucciso; ha invitato a votare DC come se vivere nel tanfo sia inevitabile. Ma intuì la degenerazione della Seconda Repubblica e ci avvisò. Già fascista. Ma meno fascista dentro di tanti altri. Esibì la bruttura del mondo raccontando del sesso tra lui soldato invasore e una bambina. Sarebbe stato meglio ricordarlo senza statua. Del resto Sordi, al quale qui è paragonato, grande attore, ha sì spiegato l’italiano mediocre; ma lo ha anche scusato, abbellito e fatto accettare. Guareschi lo definì “la diffamazione vivente dell’italiano”. Di tipi “sordiani” ne abbiamo troppi; abbiamo capito; Sordi è l’ultimo da mettere su un piedistallo per additarlo ai bambini. Due uomini da rispettare e apprezzare per ciò che hanno dato; senza venerarli, dato quanto hanno tolto.

@ tiepolo veneziano111. 1500 caratteri. Mi colpì anche il modo col quale faceva a pezzi Giordano Bruno. Ho conservato un ritaglio: “E si creò un campione del libero pensiero”. Corsera, 26 nov 1996. Una omelia da domenicano contro il peccato più grave: non chinare il capo all’autorità; non essere come i personaggi di Sordi. Bisognerebbe però allora citare anche la sua meritoria, anche se a detta degli esperti con non pochi errori, divulgazione della storia d’Italia. Poi c’è “Addio Wanda”, brillante nella forma, squallidotto nell’apologia della prostituzione; con “ragazze che muoiono sulle spiagge, vergini sì ma da una parte sola”. L’ho omesso anche perché gli aizzerebbe contro le erinni femministe, che lo punirebbero oltre le sue colpe. Il pamphlet mostra una volontà di “epater” che forse può spiegare il suo racconto della dodicenne africana. Montanelli era essenzialmente un giornalista, un ibrido ben riuscito tra un intellettuale e un guitto, che affascinava anche i lettori come me che ne riconoscevano bugie e manipolazioni. Forse l’errore è pretendere che un giornalista sia anche un eroe e un parresiasta – questo bisogna essere per scrivere certe verità in Italia – come pure ce ne sono stati.

@ tiepolo veneziano111. Eh sì. Da bambino negli anni ’60, guardando i buoi accosciati nelle stalle del senese, mi colpiva il contrasto tra la bellezza maestosa del bianco immacolato dell’ampio manto e le larghe macchie di letame che lo insozzavano. E’ spesso così anche per gli uomini di valore. Poi ci sono bovi nei quali la quota del letame è il 100% o subtotale …

@ tiepolo veneziano111. E’ proprio vero. Io lo dico sempre che il problema è che c’è una insufficiente distanza morale, una troppo simile visione del mondo e del modo di starci, tra chi spala il letame e un procuratore generale. Forse in Italia lo abbiamo scordato, cosa sia una classe dirigente degna. E le canonizzazioni di Montanelli e Sordi contribuiscono a tenerci nell’oblio.

Per restare nel campo dei grandi ruminanti domestici, questo caso appartiene alle situazioni che chiamo “a corna di vacca maremmana”; nelle quali si fronteggiano solo i due corni estremi, e la vera vittima sono le virtù medie. Così che gli sproloqui dei politically correct e dei neocon occupano la scena, e la misura e la decenza ne stanno ai margini, e sembrano loro posizioni strambe e oltranziste. Ambo i corni naturalmente sono attaccati a testoni e a corpaccioni che tirano il carro dello stesso vincitore.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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vedi anche:

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

I conti di Ambrosoli e quelli di Carancini. In: L’uso del fisco nell’eversione di Stato settembre 2020.

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20 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Nordio: “Sindaci Pd sono venuti in processione da me per abolizione abuso d’ufficio”. Poi attacca intercettazioni e paragona Meloni a De Gasperi”

De Gasperi fu il firmatario dell’ignobile Protocollo italo-belga “Uomo-carbone”. Di lui, che l’aveva fatto condannare per diffamazione (v. “Se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”), Guareschi nella sua autobiografia scrisse:

“Non voglio rivangare vecchie storie che sono diventate polvere di tribunale e di galera: Dio sa come effettivamente sono andate le cose e questo mi tranquillizza in pieno.

Né voglio rivedere posizioni che non possono essere mutate in quanto assunte per solo suggerimento della coscienza.

Voglio soltanto rendere omaggio alla verità e riconoscere che, al confronto dei campioni politici d’oggi, De Gasperi era un gigante.”

Dato ciò che i politici dei nostri giorni, bipartisan, commettono e occultano* – con la magistratura che fornisce i coperchi alle loro pentole – il paragone con De Gasperi va fatto col metro di Guareschi, agnello tra i lupi, piuttosto che con quello cortigiano dei Nordio.

* Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE.

 

Antimafiosi

25 March 2011

Blog de “Il fatto”

Commento al Post “Il nuovo sport nazionale? Attaccare Saviano” di Dino Amenduni del 24 mar 2011.

Cancellato dalla redazione  1 ora dopo essere stato pubblicato

Dr Peter Gomez
Direttore de “Il Fatto”

Egr. Dr Gomez

Il 24 mar 2011 alle 19:13 ho pubblicato sul blog de Il Fatto di Dino Amenduni, il seguente commento, composto solo da due titoli coi link, al post “Il nuovo sport nazionale? Attaccare Saviano”:

I professionisti della metamafia
https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo
https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell’anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

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Il commento, il primo ad essere postato, è stato cancellato dopo pochi minuti, e non c’è stato verso di postarlo di nuovo.

Il primo dei due articoli è un commento alle critiche mosse a Saviano da Dal Lago. L’altro trae spunto dalla diffida del Centro studi Peppino Impastato all’Einaudi per le affermazioni di Saviano su come emerse la verità sull’assassinio di Impastato.

Gradirei mi venisse detto cosa rende inaccettabile il contenuto degli articoli linkati. E’ vero, faccio ciò che Amenduni addita come esecrando: critico Saviano; e la sua posizione di intellettuale “embedded”, e anche i suoi fan; ma in termini non più accesi o meno corretti di quelli che il Fatto usa quotidianamente contro i suoi avversari. Ho criticato la cecità che il culto di Gomorra aiuta quando non lo faceva nessuno:

https://menici60d15.wordpress.com/2007/08/30/commento-all’articolo-«-casalesi-operazione-gomorra-»-di-gianluca-di-feo/

Mentre il post aizza i coristi contro chi critica il Saviano-pensiero, la redazione de il Fatto non permette al lettore di sentire l’altra campana. Credo che, mediante tecniche spregiudicate di costruzione dell’immagine, il potere stia facendo della lotta alla mafia uno strumento di propaganda per ottenere consenso; è interessante che l’articolista sia un professionista del marketing, al servizio di Bersani e Vendola.

Cordiali saluti

Francesco Pansera

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Blog “L’aria che tira”

Commento del 13 apr 2011 al post “Travaglio Sachs e Goldman per tutti” del 13 apr 2011 

Grazie per questo articolo. Converge con quanto avevo notato a proposito della degenerazione dell’antimafia, e a proposito di Saviano; che mi pare un personaggio paravento, il cui gigantismo mediatico maschera i servigi che le forze di polizia (ufficiali e non), la magistratura, e l’intellighenzia della sinistra “smagnetizzata” rendono, bene uniti, al primo livello indicato da Paolo Barnard.

Antimafiosi

Antimafia e cultura dell’emergenza

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

I preti sciamani furbi

21 March 2011

Blog Malvino

Commento al post “L’idea della Provvidenza” del 21 mar 11

Questo documento, la tesi del vescovo Manzella e del vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche De Mattei che le grandi catastrofi come oggi il Giappone o Messina nel 1908 sono giusti castighi, esigenze della giustizia di Dio, e “benevola manifestazione della misericordia di Dio” per i sopravvissuti, dovrebbe aprire gli occhi sul pericolo culturale, sociale e politico rappresentato dal clero e dai suoi zeloti. Il caso mostra anche come gli “scienziati” oggi possano allearsi al clero, e spendere l’autorevolezza della scienza per sollecitare bassamente le corde funeste dell’irrazionale.

La gente è smarrita, impaurita, e i preti possono tirare fuori gli antichi ferri del mestiere per sottometterla. Credo che sia giunta l’ora di esaminare le loro prese di posizione su un piano etnopsichiatrico. Il mondo è pazzo, noi siamo fatti di un legno storto; ma sembra che la pazzia umana sia raccolta, amplificata, sistematizzata e istituzionalizzata dai preti. Come per gli sciamani, la funzione di prete pare esigere un assetto psicologico e caratteriale non equilibrato; che consente di aprire bocca e profferire senza vergogna simile spazzatura.

Se Dio è la proiezione di desideri umani, i preti proiettano e razionalizzano gli incubi e i fantasmi depositati nella sentina della nostra psiche, in virtù di una distorsione mentale che unita alla loro lucida bramosia di potere forma una miscela la cui pericolosità andrebbe riconosciuta. Mentre hanno i piedi ben piantati nel fango, e sono ben zavorrati dai soldi che traboccano dalle loro tasche, i preti sono psicologicamente pre-morali e pre-razionali; quasi sempre furbi, qualche volta intelligenti, frequentano il mondo dei simboli e delle ombre. Sono quindi capaci di giustificare, e commettere, le peggiori nequizie, salvo spennellarle con bugie e giustificazioni che in altri farebbero pensare a un delirio religioso.

HOME

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@PLM. Il clero è dotato di queste posizioni catamarano, dove può sostenere sia una tesi sia il suo opposto, poggiando su uno scafo oppure sull’altro a seconda di dove soffia il vento. Ma la rotta è sempre quella dei suoi interessi particolari, che dietro le scene non difende con la discussione, ma con la violenza, l’inganno e il dileggio, in una forma talmente sistematica e accanita da escludere che sia il frutto di ipotetici insegnamenti evangelici.

Dipingersi come perseguitati, accusare di essere oggetto di “repulisti” aiuterà i loro autentici repulisti; attività che hanno svolto apertamente per secoli, e che oggi, grazie all’alleanza tra aspersorio e manganello, cioè alla subordinazione delle forze di polizia al clero, conducono in modi coperti, illegali, vili e fascisti.

martedì, 22 marzo, 2011

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Blog Metilparaben

Commenti del 29 mar 110 al post “Certi paesi non hanno proprio speranza”

@Luca Venturini. I toni millenaristici dell’evangelico Collins sul Progetto genoma sono stati portati a esempio del culto secolare della tecnologia (Noble, Religion of technology). Ci sono stati scienziati mistici, a partire da Newton; Keplero viveva di oroscopi. Oggi ci sono anche scienziati religiosi e un po’ fregoni. Il pio e potente Collins è stato coinvolto nella falsificazione di articoli scientifici; nelle false affermazioni di avere trovato e poi di stare per trovare una cura genetica per la fibrosi cistica; in forme di propaganda ai lucrosi test genetici predittivi considerate scorrette dagli stessi genetisti. E anche nella protesta per l’estromissione dei ricercatori delle case farmaceutiche dall’aggiornamento dei medici: un po’ come De Mattei, Collins dirige la ricerca pubblica e fa il tifo per la “concorrenza”.

Andrebbe riconosciuto che la scienza può degenerare, divenendo “neaoalchimia”, finendo per sostituirsi alle religioni convenzionali; e che entrambe possono convergere e allearsi, propalando falsità per ottenere soldi e potere soddisfacendo la naturale sete di religiosità e la dabbenaggine diffusa:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

La sismologia sciamanica di De Mattei e la genetica gnostica di Collins sono abnormi rispetto allo statuto epistemologico della scienza; lo sono molto meno rispetto al suo attuale statuto politico e socioeconomico, almeno in campo biomedico.

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@ Luca Venturini. “Di norma” le carriere dei responsabili di frodi scientifiche che riguardano grandi interessi non vengono stroncate: si trovano giustificazioni e capri espiatori (come nel caso degli articoli con dati falsi co-firmati da Collins); o sono stroncate le carriere di chi denuncia le frodi; come nel caso di Margot O’Toole, “vilified and effectively driven out of the profession” (senatore USA J Dingell) per aver rivelato la falsificazione dei dati da parte di Imanishi-kari e del Nobel Baltimore. Un caso celebre sul quale ho un piccolo ricordo personale:


https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

Sono d’accordo con te che non bisogna usare espressioni non necessarie; però l’insistenza sullo smorzare i toni davanti a una situazione marcia, che provoca danni gravi alla salute delle persone, mi ricorda un po’ quel dialogo di Altan: “I ladri sono ladri” – “Lei non può colpevolizzare così un’intera categoria”.

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Il fatto che i risultati di ricerca di un medio ricercatore siano stati “criticati” (Nature) contraddice la mia posizione? Se l’impunità non è del 100% è esagerato parlare di sistema corrotto ?

Un vicepresidente dell’istituzione dello Stato che amministra la ricerca scientifica afferma insieme a un vescovo che :

a)I terremoti sono provocati dalla volontà di Dio.

b)Ci fanno bene spiritualmente e fisicamente.

c)Sono una forma di giustizia di Dio.

d)Sono un castigo giusto per colpe personali o collettive.

e)E’ inevitabile che Dio colpisca così anche innocenti, ma ciò va accettato perché Dio è padrone della vita e della morte.

f)Sono manifestazione della misericordia di Dio, per noi superstiti che non veniamo ammazzati pur meritandocelo, essendo colpevoli.

Andrebbe notato, con voce sommessa quanto vuoi, così come è sommessa quella di De Mattei a Radio Maria, che queste sono le tipiche enormità malate che i preti e i loro accoliti esprimono con voce agnellata. E’ sbagliato perdere la calma, ma non va taciuto che queste maledizioni sussurate (e a volte accompagnate da forme occulte di quella violenza del potere che tanto attrae gli “uomini di Dio”) appartengono alla patologia del pensiero e della cultura.

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Blog Malvino

Commento del 30 mar 2011 al post “Un pizzico di faccia tosta”

Segnalo altri commenti sulle esternazioni di De Mattei, che ho postato, dopo che su Malvino, su altri blog:

I preti sciamani furbi

Nella mia esperienza, la “risposta” dei preti e dei “pretofili” a chi contesta loro quel diritto a sopraffare che è insito nel messaggio di De Mattei viene data nella vita reale più che sui blog; ed è coerente col Dio di morte che hanno dentro.

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Blog di Eleonora Bianchini su Il Fatto

Commento del 30 mar 2011 al post “Se per il vicepresidente del CNR lo tsumani è ‘una voce della bontà di Dio’ “

Sull’etiologia e la teleologia dei sismi secondo il vicepresidente del CNR De Mattei:

I preti sciamani furbi

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Blog “Gians- Sono io”

Commento del 7 apr 2011 al post “Vi mostro il mioPollice” del 7 apr 2011

Penso che occorra distinguere nettamente tra religione e clero. Lo stalking, la molestia continua deumanizzante, non dichiarata e attuata con mezzi obliqui, è, posso testimoniarlo, uno strumento pretesco dei nostri giorni; ma ha a che fare con la religione quanto gli strumenti del boia che i preti usavano liberamente nei secoli scorsi.

Nel dibattito sulla libertà di religione andrebbe detto che i preti, uno dei vari gruppi di potere terreni, spesso e volentieri violano e calpestano anche il naturale senso religioso delle persone.

Segnalo il commento “I preti sciamani furbi” sul proclama di Radio Maria delle calamità naturali come meritati e misericordiosi castighi di Dio:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

Questa è gente pericolosa, che non scherza, disposta a spazzare via con qualsiasi mezzo, quando può, chi ritiene vada tolto di mezzo. Se si vuole sopravvivere, anche in un cantuccio, bisogna resistere.

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Grazie a te, Gians. Accettare la distinzione tra “credenti” e “atei”, noi/loro, può essere una trappola. Forse si potrebbe stabilire che tutti hanno diritto al rispetto della loro sfera religiosa, o meglio spirituale come dice Nicoletta; inclusi gli a-tei, che vengono definiti in negativo rispetto ai “credenti”, e dipinti quindi come degli esseri privi di spiritualità; quindi vuoti, o malvagi; o instancabili libertini. Gli atei non sembrano peggiori dei credenti; e a volte si costruiscono una loro ricca spiritualità, senza farsela iniettare come un vaccino dalle religioni confessionali.

Accanto a ciò, si potrebbe stabilire anche che, dato ciò che la storia insegna, l’adesione a una religione o a una qualsiasi credenza comporta pericoli almeno potenziali per la società: non è un merito in sé. Non può mai essere un lasciapassare, che fa entrare in una casta di “eletti” e che consente di commettere le porcherie grandi, piccole e medie che da sempre i professionisti della religione e i loro seguaci commettono in nome di un dio.

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Gians, a volte più che ingerenze bisogna dire “ricatti” e “violenze”. Non è solo proselitismo o attivismo politico. Qui in Lombardia, feudo CL, i preti hanno portato il loro principio “nulla salus extra ecclesia” a livelli più vicini alla mafia che alla vecchia DC.

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Gians, non per aggravare il sintomo ma per  manifestare solidarietà:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/05/18/pubblicare-la-lista-dei-magistrati-di-cl/

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Blog di Fabio Marcelli su Il Fatto

Commento del 23 apr 2011 al post “Il Cnr, prima di Talete
e dopo De Mattei” del 23 apr 2011

Secondo i difensori di De Mattei, anche lo tsunami del 2004 è stato un castigo di Dio; ed è stato la giusta punizione per il turismo sessuale nel Sud Est asiatico. Ovvero, Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni:

I preti sciamani furbi

Penso che questo caso offra l’occasione per studiare la psicopatologia del potere clericale.

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Blog di Andrea Carancini 

Commento del 16 apr 2011 al post “Sbagliata la petizione contro Roberto De Mattei” del 16 apr 2011 . Cancellato senza avviso al 25 apr 2011

La tesi di De Mattei non è illogica: è infatti esente da vizi logici evidenti. Come quella di quel pastore anglicano che cercò di contestare l’evoluzione dicendo che i reperti fossili ce li aveva messi Dio stesso, che li aveva creati fossili fin dall’inizio: i ragionamenti religiosi hanno spesso logicità, cioè coerenza interna, e a volte sono ingegnosi.

Ma quanto afferma De Mattei non è razionale; le affermazioni sulle cause dei fenomeni naturali si richiede siano di carattere scientifico per essere considerate razionali; e per essere di carattere scientifico devono essere almeno “falsificabili”, secondo la nota espressione di Popper. La tesi che Dio faccia provocare terremoti, osserva Carancini, non è “dimostrabilmente falsa”; nel senso che non è possibile dimostrarne la falsità; ma questo è esattamente il criterio generalmente stabilito per considerare un assunto non assurdo, o privo di valore o di significato, ma estraneo al discorso scientifico.

E siccome si sta parlando di terremoti è impressionante che un alto funzionario dell’istituto pubblico che dirige anche la ricerca sul tema indulga in spiegazioni causali non falsificabili. Le spiegazioni non falsificabili di disgrazie sono tipiche di maghi, fattucchiere e profittatori vari; il clero stesso è prudente nel dosare questo strumento di persuasione. Attribuire una natura divina alle calamità naturali non lascia sperare che si farà tutto il possibile per prevenire gli strazi e i danni che provocano, e per porvi rimedio. Non si vorrebbe percepire una morbosa approvazione per le sciagure in chi avrebbe l’incarico di contrastarle.

Oltre a ciò va rilevata una carica di fanatismo che allontana ancor più le affermazioni di De Mattei dalla razionalità (e anche dalla carità): per es. per De Mattei il terremoto sarebbe anche segno della misericordia divina, perché, pur meritando noi di venire uccisi, essendo peccatori, Dio ci risparmia. Questo più che razionale suona come indice di una mentalità sadica e prevaricatrice. E’ da notare che sul sito “Pontifex”, dove si sono minacciate azioni legali a difesa di De Mattei (citando anche miei passi), nel post “Riflessioni su catastrofi e castighi” si afferma, a proposito dello Tsunami del 2004 nel Sud Est asiatico, che:

“purtroppo, anche molti uomini di Chiesa hanno detto che non era certamente da considerarsi come un castigo. Ora è innegabile che il “turismo sessuale”, che si commetteva in molti di quei luoghi, è proibito dalla legge di Dio; basta leggere la Bibbia (sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) per rendersi conto che Dio non transige su certi comportamenti.”

Cioè Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni. Se questa è razionalità, è una razionalità che darebbe tanto lavoro a uno psicanalista.

Sono comunque d’accordo che una petizione contro De Mattei sia errata; in sé, perché per principio non si può votare l’ostracismo verso il singolo che esprime opinioni; sia perché avvantaggerebbe l’altra chiesa, quella scientista; che poi col clero è in buoni rapporti d’affari; affari seri che spesso beneficiano di queste baruffe per i gonzi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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Blog di  Andrea Carancini

Commento non pubblicato con la motivazione di essere inerente a un commento ritirato

Ho ricevuto il seguente interessante commento email (del quale posso esibire copia):

Non tutto ciò che è razionale è scientifico, almeno rispetto alla percezione comune di ciò che è scientifico. Di sicuro, quanto detto da De Mattei non solo non è irrazionale ma è coerente con il concetto cattolico di razionalità, che ha sempre postulato la CONOSCIBILITA’ di Dio tramite la conoscenza della natura. La logica dei ciarlatani non può certo essere paragonata a quella di un S. Tommaso.
Nessuno si può permettere di tacciare di ciarlatanismo i preambula fidei di S. Tommaso. Per me la discussione finisce qui.”

Ritengo utile rispondere:

I Preambula fidei del tredicesimo secolo dell’Aquinate non sono “ciarlatanismo”; ma non sono neppure i criteri sui quali si basa la ricerca scientifica nel mondo. Alcuni, come la prova “ex fine” dell’esistenza di Dio sono tipi di ragionamento esplicitamente negati dalla metodologia scientifica ufficiale. Secondo il criterio di falsificabilità cui si attiene universalmente la ricerca scientifica per essere riconosciuta tale, quanto dice il vicedirettore del CNR De Mattei dei terremoti non è razionale; è libero di dirlo ovviamente, ma si tratta di affermazioni non compatibili con una posizione di dirigente di ricerca.

Francesco Pansera

La misandria dei Simpson

12 March 2011

Blog “Blogghete!” di G. Freda

Commento al post “Pasionarie e pure paracule” del 7 mar 2011

Le donne hanno i loro dolori e i loro stratagemmi, e noi i nostri. Sembra che in effetti ci sia un’intenzione ideologica di svalutare, dopo la figura del padre, quella dell’uomo in generale. Avendo letto l’eccellente articolo di G. Freda sulla democrazia di Topolino, mi piacerebbe leggerne uno sulla “misandria” dei Simpson: un cartoon ben fatto, ma dove i personaggi maschili valgono poco o nulla rispetto alle donne, le uniche con un po’ di buon senso, acume e determinazione. E’ uno stereotipo frequente nel cinema d’oltreoceano recente. Donne mostruosamente toste, es. la protagonista di Kill Bill, e uomini completamente scemi. Un’esagerazione.

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24 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post  di S. Bauducco ““Violenza delle donne sugli uomini? Fenomeno che non esiste, il 92% degli imputati maschi”: le parole del presidente del Tribunale di Milano”

Considerando una percentuale di stranieri dell’8.6% (dati Min. lavoro), che “il 60% degli autori di questo tipo di reati” sia commesso da cittadini italiani implica che nel gruppo degli stranieri la commissione di questi reati è sette volte più frequente. Il magistrato non “elimina uno stereotipo” ma nasconde e capovolge una situazione che smentirebbe la tortuosa narrazione ufficiale, che santifica gli immigrati imposti a forza e demonizza “il patriarcato”.

La violenza sulle donne è un problema reale e grave. Sfruttando la sua forte carica emotiva (personalmente ho difficoltà a seguire le storie tristissime e insensate di “Amori criminali” e dei tanti altri programmi di intrattenimento sul tema) viene gonfiato a dismisura fino a fargli occupare la gran parte della scena, per usarlo come scarico, come distrazione, alibi, per le omissioni e le complicità a favore dell’agenda dei poteri forti. Che include il seme della diffidenza estrema tra i sessi, e una misandria che isola le donne.

I magistrati come sempre seguono l’agenda; ben lieti di questo comodo alibi. Quando gli ordini furono di lasciare impuniti i fascisti, assolsero pure quelli che avevano stuprato in gruppo, anche con sodomizzazione, una staffetta partigiana, giudicando l’atto “non particolarmente efferato” (Franzinelli M. L’Amnistia Togliatti. 1946. Colpo di spugna sui crimini fascisti. 2016).

‘O guerriero

3 March 2011

Blog di Beppe Grillo

Commento al post “La via del guerriero –  Piercamillo Davigo” del 2 mar 2011

“Dovere di un guerriero.. è combattere … Non te ne deve importare niente … se sei dalla parte giusta o dalla parte sbagliata, meno che mai ti deve importare di quali saranno le conseguenze ultime delle tue azioni…”. P. Davigo, citando il Mahabharata.

Anche il prefetto di Brescia, Brassesco Pace, ha raccontato in tv che un politico le ha detto “Lei è un guerriero”. Io invece nel mio idioletto, quando vengo molestato da auto della polizia o sfiorato da auto in borghese, cosa che mi capita ogni giorno, la chiamo “Mezzastriscia”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/04/la-mezzastriscia/

Dalle sale biliardo si è esteso ai manager e ora a chi esercita il potere dello Stato il paragonarsi a un guerriero. I guerrieri si giocano la vita. Haldane, uno scienziato che aveva combattuto nei commando, ha scritto, citando come Davigo la tradizione indù, che il gioco d’azzardo si addice al guerriero perché simboleggia quanto facilmente egli possa giocarsi la vita e perdere. Chi è garantito dallo Stato a volte gioca con la vita degli altri e fa carriera pugnalando alle spalle per conto del Principe; arrivando sano e salvo alla pensione. Atteggiarsi a guerriero, ridicolo a parte, può costituire una razionalizzazione narcisistica di atti e reati che meriterebbero una punizione per codardia, non una medaglia al valore.

Non è degno di chi amministra la giustizia predicare che non importa se si sta dalla parte del torto o della ragione, né quali sono le conseguenze ultime del proprio operato, purché si combatta. Ce ne sono già troppi che appiccicano questa filosofia alle loro gesta. Sono i mercenari che si trovano sempre miracolosamente dalla parte del più forte, a lottare per i fatti propri. I magistrati, anzichè degradarsi a guardiani nella repubblica platonica, e sentirsi “corruschi d’armi ferree”, dovrebbero smettere di fingere di non vedere quali disegni spesso e volentieri servono, e di quali conseguenze deleterie si fanno così responsabili.

Francesco Pansera (menici60d15) 03.03.11 08:55|

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6 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, ‘prefetto consigliò a imprenditore di dire il falso per riavere la patente’ “

Questo consiglio del prefetto Narcisa Brassesco Pace a un amico su come evitare una multa dicendo il falso sta ad altre responsabilità della prefettura di Brescia come il problema del traffico stava al problema della mafia a Palermo ai tempi di Johnny Stecchino.

Estremisti e renitenti

1 March 2011

Blog “L’aria che tira”

Commento al post “Ribelli e ribellione” del 28 feb 2011

“Ed era contro di essi che in realtà erano accesi i fuochi delle montagne, attizzati del resto da uomini assai simili a quelli che nei conventi vivevano, fanatici come  essi, chiusi come essi, come essi avidi di potere, cioè, com’è l’uso, di ozio.”Tomasi di Lampedusa .

“Quando tutto si muove in modo uguale, in apparenza non si muove niente, come su una nave. Quando tutti vanno verso la dissolutezza, sembra che nessuno ci vada. Colui che si ferma mette in evidenza l’esagerazione degli altri, come se fosse un punto fisso.” Pascal.

“Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.” Luciano Bianciardi.

Alle tre specie della tassonomia di De Benoist – rivoltoso, rivoluzionario, ribelle – se ne possono aggiungere almeno altre due. Una è quella dell’estremista: chi abbraccia i programmi più drastici, e a volte la violenza. L’estremista è combattuto dal potere, ma non è sempre malvisto dal potere, che può aiutarlo sottobanco. Lo status quo imposto dal potere è spesso esso stesso estremista, e c’è quindi un’affinità; e l’estremismo di chi si oppone legittima l’estremismo del potere.

Vi è poi, volendogli assegnare un‘etichetta , che non gli piacerebbe, il renitente; costui adotta semplicemente la morale comune, le dottrine ufficiali; ma resiste alla manipolazione e al degrado dei principi che ufficialmente regolano la vita sociale. Senza compromessi (al contrario del “riformista”). Non costruisce ideologie, non sogna “Marsigliese e mitragliatrici”. Si limita ad applicare le direttive prime. A volte viene dal mondo dei libri o dei teoremi, come Lampedusa, Bianciardi, e Pascal.

La sua opposizione è solo relativa: sono gli altri che si spostano; lui si limita a stare fermo, non condividendo la direzione del movimento della folla. Questa posizione è inaccettabile per il potere, perché sbugiarda  il sistema dall’interno. Ed è antipatica alla folla, votata a seguire i capobranco, nei quali si proietta. Né piace agli oppositori di altro tipo, portati al movimento. Il renitente è oppositore suo malgrado, ma “in interiore homine”; è spesso un isolato, ed è facile isolarlo ulteriormente.

Oggi di ribelli, rivoltosi o rivoluzionari veri se ne vedono pochi. Sono visibili quelli ufficiali, bene incasellati nel sistema. La ribellione sta divenendo ormai anch’essa una merce. Le posizioni estreme, che riflettono il potere essendo speculari a quelle del potere, non sono necessariamente radicali. Né sono sempre le più difficili da abbracciare e da mantenere. Forse, all’opposto di quello che ci hanno fanno credere, la radicalità sta nel mezzo. E’ nella medietà, nel quieto recuperare la ragione classica e i vecchi principi etici, e tenerli stretti, che si nasconde a volte l’opposizione più netta all’ingiustizia. Come è confermato dall’impegno vile e criminale col quale le istituzioni, prontamente aiutate da cialtroni di ogni ordine e grado, possono distruggere l’opera e la persona di chi segue l’ideale pre-ideologico di una società giusta e pacifica.

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Paranoia e ebefrenia

24 February 2011

Blog di Nicola D’Elia e Luigi Piccinini – Il Fatto

Commento al post “Il dittatore che c’è in noi” del 24 feb 2011

Congratulazioni a Luigi d’Elia per quanto dice sulla presunta schizofrenia di Berlusconi. La sua continenza dovrebbe essere presa a modello da giornalisti, commentatori, magistrati, politici etc. Seguendo il suo esempio ne guadagneranno in statura professionale e umana, o almeno in stile; e i loro argomenti, se ne hanno, spiccheranno meglio. Invece purtroppo va di moda tagliare corto dando del pazzo.

E’ stato scritto, a proposito di diagnosi psichiatriche fatte da psichiatri, che “la medicalizzazione della devianza ha come conseguenza l’annullamento dei diritti politici del deviante” (Pitts, JR). Lo stesso può essere detto della medicalizzazione dell’avversario, del dissidente, di chi dice cose non gradite: roba da fascisti o stalinisti veri. Una diagnosi, o etichetta, di psicosi è una cosa seria. L’abuso è una forma abbastanza vigliacca ma grave di violenza. La patologizzazione strumentale dovrebbe essere perseguita come reato.

Curiosamente in genere la diagnosi che viene lanciata è di schizofrenia del tipo paranoide; molto meno comune è l’uso della forma più frequente, la schizofrenia ebefrenica, che secondo Bateson è la risposta alternativa alla paranoia. E’ curioso perché “ebefrenia” vuol dire in pratica imbecillità patologica, e se non ci fossero tanti volgari coglioni per i dittatori e i prepotenti sarebbe molto più difficile riuscire a soddisfare la loro sete di potere.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011 

23 novembre 2011 alle 07:56

Quando i paranoidi ci azzeccano

Il dr Mosti “tongue in cheek” riferisce che un suo paziente gli ha raccontato che l’Italia è oggetto di un attacco speculativo da parte di poteri esteri, che possono contare su una classe dirigente venduta; e si chiede se non deve dargli le gocce di aloperidolo, efficace deliriolitico; pensa inoltre di assumerlo pure lui, come quei medici del Far West che, ripreso il flacone del laudano che avevano porto al paziente, ne prendevano anche loro. In Vietnam alcuni medici militari di ospedali da campo USA si iniettavano la morfina destinata ai feriti, dato quello che vedevano e vivevano.

Come psichiatra pisano il dr Mosti deve essere stato influenzato da Cassano, psichiatra cattedratico dell’Università di Pisa, nume tutelare in Italia del consumo di massa delle pilloline per sentirsi bene. Pochi giorni fa uno studio ha mostrato che nel 2010 in USA un adulto su 5 ha assunto almeno una volta un farmaco psichiatrico (nelle donne la proporzione è risultata di 1 su 4). Mi permetto di consigliargli, invece di assumere il neurolettico, di leggere o rileggere “Il Parnas”, scritto da un altro psichiatra pisano, Silvano Arieti. Narra un fatto realmente avvenuto a Pisa: l’uccisione di una famiglia ebraica e di cristiani da parte dei nazisti al passaggio del fronte (dietro delazione). Il “Parnas” (titolo onorifico sefardita), Giuseppe Pardo Roques, persona stimabile, già prosindaco di Pisa, era affetto da fobia per gli animali, in particolare i cani; e Arieti ipotizza che negli istanti del massacro la sua fobia lo abbia portato ad una allucinazione, così che vedeva, correttamente sul piano morale, gli assassini come animali feroci.

Questo aspetto delle situazioni di complementarietà tra patologia mentale e realtà andrebbe maggiormente considerato nelle diagnosi di paranoia relative a situazioni politiche. A volte è la realtà – o chi la influenza – che è paranoica, così che il linguaggio e la sensibilità paranoidi non vengono delusi, ma, “right for the wrong reason”, sono adatti a descriverla. Il delirio non sbuffa sempre dal basso, ma può percolare dall’alto. I complottologi sul crollo delle Twin towers, che annoverano tra loro figure come il giudice Imposimato, potrebbero considerare anche questo aspetto etnopsichatrico, di un delirio paranoico che si fa realtà e sparge la sua follia sulle popolazioni. Si parla sempre della paranoia di chi indica soprusi e crimini del potere; e mai o molto raramente della psichiatria del potere. Il tema della sociopatia del potere, della diffusione del disturbo antisociale di personalità tra chi comanda, identificato a suo tempo da Alex Comfort, oggi è tabù. Converrebbe quindi rileggere anche “Authority and delinquency”, di questo autore.

C’è inoltre da dire che se un Paese come l’Italia si riduce a dover temere così per il futuro, e ci si aggrappa allo stile sobrio dei nuovi addetti al governo per continuare a giustificare la propria ignavia, se non si riesce a fare a meno di ricorrere alle categorie psichiatriche forse occorrerebbe considerare altre forme, più comuni della paranoia:

Paranoia e ebefrenia

Forse quella che Mosti ha sentito raccontare con accenti esagerati dal suo paziente è una storia vera. Una storia di ladri che si approfittano di fessi; semplice nella sostanza; solo, intricata nei dettagli, e su massima scala. Ma nel DSM, l’influente manuale diagnostico dei disturbi mentali, ancora non è stata inclusa come patologia psichiatrica la cazzonaggine collettiva; e difficilmente lo sarà, sia per ragioni di sproporzione epidemiologica; sia per l’asservimento della nosografia psichiatrica a Big Pharma, una Spectre che vuole i cittadini impasticcati e derubati, ma convinti di essere persone consapevoli e responsabili.

Francesco Pansera

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Sito Come don Chisciotte

Commento al post di C. Preve “La demenza generalizzata del popolo italiano” del 27 dic 2011

Lo psichiatra Tobino descrive nei suoi libri come le persone siano spesso scaltre nelle loro attività quotidiane, e ingenue davanti al resto. Il fattore fondamentale della stupidità della gente, attenta e astuta nei rapporti personali e babbea davanti alle vessazioni del potere, è stato troppo a lungo ignorato. Nei commenti si discute di quanto quella che Preve chiama “demenza generalizzata del popolo” (e che io ho chiamato meno elegantemente, allo scopo di evitare per quanto possibile diagnosi psichiatriche, “cazzonaggine collettiva”) sia innata e quanto invece derivi da una condizione di sudditanza agli USA. Tra le cause di questa “silliness” ci sono i limiti intrinseci del popolo, la nostra storia secolare di sudditanza, l’influenza culturale del clero, etc.

Inoltre a tale stupidità di base si può aggiungere quella indotta, secondo quanto teorizzato da Gregory Bateson, legato peraltro ai servizi segreti anglosassoni. Per Bateson, davanti a un atteggiamento di “doppio legame”, dove il bambino riceve sistematicamente dai genitori messaggi emotivi altamente contraddittori, sono possibili o la reazione paranoica (ogni messaggio nasconde un significato segreto) o quella ebefrenica (ogni messaggio non è importante e lo si può ignorare con atteggiamento frivolo). (O la risposta catatonica, dove qualsiasi messaggio è totalmente ignorato). Forse tale teoria ha maggior valore per la psicologia delle masse che per i meccanismi della schizofrenia autentica.

Trasferendo tale schema sul piano collettivo, in una nazione che sia sottomessa a poteri esterni che la condizionano pesantemente ma ufficialmente sono non esistenti, come gli USA, o meglio i grandi potenti economici dei quali la politica estera degli USA e di altri pochi Stati forti sono il braccio, i governanti lanceranno messaggi altamente ambigui di doppio legame; dicendo di volere il bene del popolo, e al tempo stesso servendo il suo sfruttamento, e aiutando sottobanco i suoi nemici, v. mafia e terrorismo. Può così accadere che il popolo risponda sul piano politico secondo le alternative di Bateson. Ed è probabile, a quanto si vede in giro, che il potere favorisca la risposta ebefrenica, quella che rende un popolo una massa controllabile, intenta solo a badare al proprio particolare e ad assorbire le scemenze della tv; e che tenti di incanalare la minoranza più critica verso la risposta paranoica, anche favorendo la diffusione di notizie di complotti che vanno oltre la realtà dei complotti veri; per poi accusare di paranoia chi muove critiche che guardano oltre le teste di legno messe a fare da bersaglio, quelle della nostra vendutissima classe istituzionale. Resta il viottolo della ragione, incerto, tortuoso e arduo, che può portare alla salvezza dell’anima, se non a quella materiale.

Paranoia e ebefrenia

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29 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di Ordine degli psicologi del Lazio – P. Stampa “Migranti, ‘Sindrome dell’assedio’: di chi abbiamo davvero paura?”

Ieri gli annegati dei barconi, prevedibili, per indurre a pietà. Oggi l’Ordine degli psicologi del Lazio che tramite il suo vicepresidente pubblicamente interpreta la contrarietà politica all’immigrazione forzosa come manifestazione di disturbi psicologici. In entrambi i casi, in un Paese serio dovrebbe intervenire la magistratura per verificare se non siano stati commessi reati e lesi i diritti dei cittadini. Comunque, è possibile interpretare in termini di distorsione psicologica anche questo entusiasmo per l’immigrazione forzosa. Ne “Io minimo “ C. Lasch spiega come sia “la confusione tra sé e non-sé – non “l’egoismo” – che distingue il fidanzamento di Narciso [con sé stesso]. L’Io minimo o narcisista è soprattutto un sé incerto dei suoi confini, che brama … di fondersi col resto del mondo in un’unione beata. “. Il narcisismo, disturbo della personalità conforme ai tempi, che facilita il successo mondano, spiega anche questa polarizzazione per la quale chi è in posizione di potere tende ad appoggiare l’immigrazione forzosa, mentre i danni di questa imposizione sono ben visibili a chi non vive nel privilegio.

@ Livio Sorros. Secondo un parere che porta la dicitura e il logo “Ordine psicologi Lazio – Ordine professionale”, chi teme conseguenze negative dell’immigrazione forzosa potrebbe essere classificato come psicologicamente squilibrato. Sarebbe pure un “difensore della razza” secondo un estimatore di tanta scienza, che lucidamente aggiunge che gli ”incroci” con gli africani eviteranno il pericolo di estinzione, anche culturale, della popolazione italiana. Sotto il fascismo alcuni scienziati – del genere di quelli che “si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni” (Pareto) – diedero un supporto “scientifico” alle leggi razziali, firmando il manifesto in “difesa della razza” con pseudo-teorie sulle “razze superiori “ e “inferiori”. Oggi un Ordine degli psicologi, ente pubblico posto sotto la vigilanza del ministero della giustizia, abborraccia impunemente una teoria “scientifica” sull’inferiorità psicologica di chi non è favorevole all’immigrazione forzosa.

@ Marochi. “Dimentichi” che i liberisti al potere vogliono frontiere chiuse per sé stessi e libero accesso per un paese debole come l’Italia. Debole anche perché vi si prostituiscono, magari sotto l’egida di una carica pubblica, quelli alla ricerca della ”doppia libidine”: servire il potere e apparire moralmente superiori. Come nel caso di chi accorre in soccorso alle politiche liberiste di immigrazione forzosa in Italia inventandosi argomenti pseudoumanitari e teorie pseudoscientifiche. E per di più intascando, meglio se senza fattura.

@ Livio Sorros. Chi autorizza lei e l’Ordine degli psicologi a dare dello xenofobo a chi è contrario all’immigrazione forzosa? Addirittura ponendo delle pseudodiagnosi professionali? Il ministro della giustizia Orlando, che dovrebbe vigilare sull’Ordine? E a paragonare ai difensori della razza chi si oppone a questi travasi di massa ? E’ lei che ha la coerenza di chi serve il potere, quella figura perenne che indifferentemente può appoggiare le leggi razziali di Mussolini come queste operazioni di liquefazione etnica. Senza uno straccio di argomento serio. Non le rispondo che tutti dobbiamo studiare; sia perché date le ridicolaggini che scrive non credo servirebbe; sia perché lei è già professore, di altra materia, nella quale contano la parlantina pronta, la noncuranza per il vero, un’assenza di remore nello spararle grosse sulla realtà materiale e sulle persone; mentre studiare e riflettere può essere controproducente.

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18 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Cos’è il ‘sovranismo psichico’ e perché può aiutarci a capire la realtà di oggi”

Secondo il Censis, gli italiani presentano “i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto”.

“il CENSIS supera tutti inventando una nuova patologia psicoillegale. Per consentire ai politici di riferimento di continuare a non vedere una realtà fatta di persone impoverite e tradite da una classe dirigente che li ha venduti alla finanza, che li ha sottomessi a regole fatte per trasferire ricchezza dal basso verso l’alto, che gli ha imposto obblighi ciechi e diritti surrogati da concedere senza se e senza ma sul verbo del politicamente corretto, ha trasformato le rivendicazioni in malattie mentali.“

“Voi quindi non avete delle opinioni, siete malati mentali e la vostra malattia è il rancore, siete irriconoscenti verso persone che volevano solo fare il vostro bene, voi non individuate responsabilità e pericoli ma siete a “caccia del capro espiatorio”, non indicate soluzioni per tutelare i vostri legittimi interessi, siete alla ricerca di leve per un “cinico presunto riscatto”. Il CENSIS […] osserva l’Italia attraverso le lenti colorate del globalismo e del neoliberismo che rendono sbagliato qualsiasi altro colore, un po’ come Nerone interpretato da Peter Ustinov in Quo Vadis che osservava i sudditi attraverso dei vetrini colorati.”

Da “Sovranismo psichico e altre supercazzole del basso impero”. E. Pennetta, Critica scientifica, 11 dicembre 2018.

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20 dicembre 2018

Blog de il Fatto

Commento al post di T. De Marchi “Angelo Tofalo indossa la tuta da Top Gun e annuncia: l’F-35 è irrinunciabile”

L’arte di cantare che si sta “ridendo in faccia a Monna morte ed al destino” mentre ci si sta calando le brache. Spiace anche per quei militari davvero coraggiosi e leali alla bandiera.

Nel paese dei preti arraffoni sotto le pelli d’agnello, dei bauscia che trascinano l’Italia verso il postribolo mentre recitano di amarla, dei “disinistra” che si rivelano essere come i porci di Orwell, dei furbi di paese che fanno tanto fumo per mangiarsi l’arrosto, bisognerebbe avere sempre presente il commento di un personaggio di Fellini: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto”. Il M5S è l’esempio più recente della mai appresa differenza tra esca e amo: tra un appetitoso boccone e un gancio d’acciaio con punta ad arpione. La differenza tra retorica e pratica. Tra “Se il destino è contro di noi, peggio per lui” e il motto che Longanesi diceva andrebbe scritto nel bianco del tricolore: “Tengo famiglia”. Nella mia esperienza, tra il “pugnale in mezzo ai denti/in uno contro venti” e le audaci operazioni di stalking di corpi armati dello Stato in venti contro uno per procacciarsi la pagnotta servendo gli affari criminosi dei big shots.

cawdor: Stai poco bene? Deliri.

@ cawdor. Può darsi. Quando sento il passaggio dei 5S dal “no agli F-35” al loro sottosegretario alla difesa e carabiniere parà che spiega che gli F-35 vanno acquistati e com’è bello volare sugli F-35 mi appare, invece che le immagini di repertorio su El Alamein, la scena alla quale assistei tanti anni fa su un Pilatus, di uno che rifiutò di lanciarsi. Stropiccio gli occhi, ma vedo Otello Celletti, il vigile di Sordi, che in tribunale spiega di avere scambiato “sbronzo” per “str..” e elogia il sindaco che aveva denunciato (Vittorio De Sica). Chiudo gli occhi, mi concentro, ma mi appaiono Stanlio e Ollio che nell’andarsene dalla Legione straniera cantano e ballano “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Tu che sei pratico di pensiero lucido, dimmi: è grave?

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22 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Natale in Terra dei Fuochi, la strage degli innocenti duemila anni dopo”

Memorabile l’immagine del medico, del generale dei CC e del prete come i tre re magi. Con Erode sono nemici, a sentire loro. Allarmi falsi o eccessivi sul cancro da inquinamento, anche quando costruiti su casi fondatamente preoccupanti, possono portare ad etichettare e a trattare come malati di cancro bambini sani*. L’inquinamento è come il fuoco, che può bruciare ma viene anche usato dai battitori per impaurire la selvaggina e spingerla verso i cacciatori. Chi vuole davvero proteggere i bambini avvisa di entrambi i pericoli, e del loro verso opposto, e in maniera proporzionata alla realtà; non ne inventa o gonfia uno e tace dell’altro favorendone così gli effetti. E’ vero che si profila un futuro pericoloso per i bambini; ma anche perché chi non è mai sazio di oro e incenso vuole che vadano ad alimentare la sacra mangiatoia del cancro. I pericoli per i bambini non sono solo quelli inscenati da camorristi, medici, preti e carabinieri; ma sono anche altri, che diversi camorristi, medici, preti, carabinieri e altri vassalli del potere nascondono e aiutano. L’illusione puerile di bontà davanti ai presepi può sfociare nella tragedia, come nel Natale in casa Cupiello.

*Ohtsuru A et al. Incidence of Thyroid Cancer Among Children and Young Adults in Fukushima, Japan, Screened With 2 Rounds of Ultrasonography Within 5 Years of the 2011 Fukushima Daiichi Nuclear Power Station Accident. JAMA Otolaryngology–Head Neck Surgery, 2018. 29 nov 2018.

@ Bassettoni. In risposta al commento indicato da Bassettoni come rivolto a me. Il “politicamente corretto” e le campagne mediatiche pagate sono quelle della vostra parte; che ha eletto l’ambientalismo come ideologia con la quale fare passare per progressisti e nobili disegni liberisti altrimenti impresentabili. Tipici di queste posizioni sono anche i discorsi ibridi. Es. da un lato si esalta “la scienza” come fonte di verità indiscutibile, e poi in mancanza di pezze d’appoggio adeguate si ricorre alla sceneggiata di Mario Merola: la “strage degli innocenti” (?). Non è questione di cosa “le pare di capire”. Ma di dati di fatto e di grandi interessi. Non è semplice “allarmismo”, ma frode, almeno a livello dei mandanti. Ai livelli intermedi opera quel misto di mediocrità e dolo che fa credere a ciò che suona bene e porta vantaggi.

Frodi istituzionalizzate che possono causare morte e lesioni gravissime a bambini sani; trasformandoli in malati cronici, in persone cagionevoli, sterili, ritardate, anche quando “guariti”; con comparsa a distanza di anni di cancri veri e letali. Anche questo suo dire che non ci sia bisogno di denunciare la frode tanto gli italiani sono intelligenti non è proprio equilibrato. Sotto un bombardamento di messaggi artefatti, unito a censura, su temi come la salute – con la complicità dello Stato – chiunque crederà alle parole suadenti dell’inganno. Magari le difenderà. Vorrei avvisare chi non si beve a occhi chiusi presepi e ciaramelle: “statev’accuort”.

Bassettoni. Sarei un po’ stufo degli “ismi”, non sono un fan dell’ “ambientalismo” , sostantivo che a seguito di continue calunnie è ormai usato, da chi è in malafede, quale sinonimo di fanatismo, sono un cittadino normale che vuole difendere l’ambiente e non capisco di quali “discorsi ibridi” sarebbe colpevole chi persegue questo scopo elementare (Mario Merola??Boh.). E poi di che “frodi” sta parlando? Il Dott. Marfella cita dei semplici dati sull’incremento delle morti infantili in Italia, “anche” per motivi ambientali, e non capisco come si possa chiamare frode il dato di circa 10 mila bambimi morti ogni anno (non è una strage?) a causa delle terribili condizioni in cui si svolgono le migrazioni. Secondo lei sarebbero dati fasulli creati ad hoc per speculare sull’accoglienza o sulle cure? E cosa blatera di “grandi interessi”, “mandanti” “cancri veri e fasulli” e altre sconclusionate amenità. Sono dati e basta. Contesti le fonti e ne porti di più autorevoli se vuole essere preso sul serio, altrimenti si tratta di terrorismo gratuito ed ampiamente squilibrato, molto vicino al delirio.

@ Bassettoni. No, Marfella non presenta ricerche o dati che provino la strage di bambini da inquinamento. Ignora invece quanto si sa sulle sovradiagnosi, sulle quali esistono evidenze, es. quelle che cito, che impongono di non creare effetti spauracchio con l’inquinamento. Così facendo favorisce il business fraudolento delle sovradiagnosi. Ampiamente noto in letteratura, ma tabù nell’Italia dove chi sa stare al mondo esibisce “la scienza” e bacia la teca del sangue di San Gennaro. Il fatto che lei non lo conosca, che come “cittadino normale” si scalmani per “l’ambiente” e sul resto si tappi le orecchie e faccia versacci, come vogliono quelli che servite fingendo di criticarli; e che chi ha responsabilità istituzionali o si ponga come guida morale lo ignori e lo censuri, non significa che non esiste. Non credo che lei sia ignorante in buona fede; chi volesse davvero informarsi sulle sovradiagnosi può cominciare da G. Welsh. Sovradiagnosi. Il pensiero scientifico, 2013. Il più recente articolo sui gravi effetti nocivi a lungo termine delle terapie per i tumori pediatrici è di 3 giorni fa, sul NEJM: Cancer survivorship, CL Shapiro. Riguardo ai suoi insulti in difesa delle dannose ciarlatanerie che invece incontrano i suoi gusti, rispondo che fanno il paio con la fuffa che impunemente vendete; che sconfina non nel delirio, ma nel crimine. Del resto Gaspare, Melchiorre e Baldassare sono invocati anche in riti di giuramento mafiosi.

Bassettoni. Oh, finalmente è uscito fuori il soggetto, la “siovradiagnosi-sovratrattamento”. La chiarezza non è il suo forte. Bene, avevo intuito che lei si muovesse in questa melma, ma ognuno ovviamente è libero di pensarla come crede, quindi anch’io che considero le posizioni come le sue di tipo fortemente paranoico. Pertanto, non avendo alcuna intenzione di proseguire un dialogo in un contesto psicotico, la chiudo qui.

@ Bassettoni. All’interno della versione ufficiale si è liberi di mentire, sostenere tesi contro i dati e assurde, mettersi il cappello di Napoleone, spingere per la macellazione controllata di bambini, e trarne vantaggi. Tanto si è entro mura sicure. Se ci si azzarda a uscire dal copione, la sovradiagnosi e il sovratrattamento (rispettivamente 11964 articoli in inglese e 12533 articoli in inglese su Pubmed mentre scrivo) divengono “melma” e discorsi “psicotici”, “paranoici”. Un’affermazione per la quale non basta essere disonesti; bisogna avere l’animo del disonesto pezzente e disperato, che sa che andrà a letto senza cena se non sgraffigna qualcosa. Nel regno di Napoli il potere continua a difendersi, a difendere crimini e a diffondere ignoranza, facendo uso dei lazzaroni. Ma avviene ovunque. Ora che finalmente lei si allontana, spero che con la sua esibizione si sia almeno guadagnato il sostentamento per la giornata.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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7 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “La Terra è piatta?”

Non sono il solo* né il primo** a dire, come ho già scritto su questo blog, che il terrapiattismo è uno strawman per fare affermare l’ideologia scientista. Per lanciare la scienza, quella corrotta non quella vera, come bocca della verità del potere. Medawar aveva un test per la capacità di ragionamento scientifico. “Le figure allungate di El Greco dipendevano da un astigmatismo del pittore”. Chi non ha una immediata percezione intuitiva dell’assurdità dell’ipotesi è secondo Medawar, scienziato autentico, “irrimediabilmente sciocco”. Non il terrapiattismo, ma il considerarlo, fornisce un test complementare. Se è vero che la scienza consiste anche nell’abilità di selezionare i quesiti corretti, chi accetta che i vasti e profondi problemi del rapporto tra scienza e pubblico, scienza e potere, scienza e etica debbano includere, e mettere in primo piano, la carnevalata del terrapiattismo, non è adatto, intellettualmente o moralmente, a discuterne, anche se ha un Ph.D. in fisica o una cattedra di sociologia. Il terrapiattismo mostra a quali livelli è disposto a scendere il marketing ideologico per adulare i fessi che vuole ingannare; quale “vieni avanti cretino” deve usare per fare sentire al confronto Uomini dei Lumi i boccaloni da ammaestrare. Il suo interesse dovrebbe risiedere nello studio della cialtroneria come leva del potere.

*Pennetta E. La vera storia della Terra piatta. 4 mag 2019.

**Russell JB. Inventing the Flat Earth. 160 pagine. 1997.

@ Teschio. Voi così pretendete che le affermazioni scientifiche e le loro conseguenze politiche siano accettate o respinte a scatola chiusa a seconda della provenienza; se dai crociati o dagli infedeli. Il suo rattoppo non è migliore del buco: è un argomento circolare dire che la critica A alle proprie tesi B è una sciocchezza perché A è come l’argomento C, che è così fondato e razionale che il sostenerlo convintamente – non per goliardia o in quanto pagato per recitare il bruto dagli occhi vicini e la fronte sfuggente che lei descrive – ha portato a un ricovero coatto al Santa Maria della Pietà, il manicomio di Roma (Paneroni, nel 1938). E’ come se io le dicessi che lei è come Margite (del quale Omero scrive “Costui gli dei non lo fecero né zappatore, né aratore né sapiente in qualche altra cosa”): le darei dell’incapace totale senza dimostrarlo, tramite un rimando che dà l’impressione di un argomentare intellettuale. Sarebbe solo un insultare paludato; ciò che fate voi. La ricerca è divenuta un’occupazione come un’altra, e la gilda della ricerca commerciale, la “comunità scientifica”, è fortemente stratificata; fanno tristezza i tanti peones della base che si atteggiano a Salviati che spiega i massimi sistemi a Simplicio ripetendo questi fantozziani confronti dettati dai tromboni del vertice. Avendo disdegnato di giocare senza grilli le proprie carte puntando a una posizione legittima in campo agricolo.

@ Teschio. I ricercatori li ho visti anche dall’interno, oltre che dall’esterno che è dato da ciò che presentano al pubblico e resta il dato principale. Conoscendo la stoffa umana media non mi sorprende che la massa si abbassi a sostituire la solidità scientifica e il dibattito con la censura, con campagne di marketing che chiamano “PROVE” ciò che a volte è invenzione e caso clinico chi critica; aggravando il riconosciuto degrado della ricerca scientifica a strumento del business e ora anche della politica. A chi crede a lei che difende la categoria “dall’interno”, non vedendo asservimento, e scambiando per scienza le affermazioni “condivise” dalla fantomatica “comunità” “scientifica”, consiglio di leggere “Visto dall’interno”, scritto da Tomatis, scienziato di valore, che da direttore dello IARC fu estromesso fino a vedersi proibito l’accesso alla biblioteca, quando i suoi risultati sui cancerogeni non furono più tollerati dall’industria. La “comunità scientifica” della quale lei è orgoglioso esponente, che ora tuona contro immaginari antigalileiani, stette zitta, “prona atque ventri oboedentia”. Bisognerebbe riflettere su come una “comunità” selezionata con l’ostracismo, (e col preferire i “less aggressive”, quel che sentivo affermare e vedevo praticare in ospedali accademici USA) e che ora ricorre a campagne mediatiche di psichiatrizzazione del dissenso come questa, “condivida” al suo interno quelli che sono i desiderata del potere.

@ Simonep. Mi spiace, ma lei risulta positivo al ‘Paneroni test’ che ho appena presentato … (G. Paneroni (1871-1950) era un fissato che girava l’Italia predicando le sue elaborate teorie astronomiche, che includevano che la Terra sia “ferma e piana”. Dava del cretino a Galilei, creando imbarazzo e allegre gazzarre anche nelle aule universitarie. Una figura candida, che suscita simpatia, al contrario delle attuali comparse più o meno prezzolate, e che fa riflettere. Montanelli propose di dedicargli una statua. Il suo slogan “La Terra non gira, o bestie”, andrebbe rivalutato; non nella parte astronomica ma in quella sulla sociologia della conoscenza, data la facilità con la quale la gente si lascia infinocchiare, dai sacerdoti con la tonaca ieri, da quelli col camice oggi).

@ aldomanuzio. I movimenti pro famiglia dei putt.ieri e la estumulazione del fascismo mussoliniano sono altri esempi di spaventapasseri per stabilizzare il mainstream. Che strani scienziati, che giudicano non sul merito ma sulla persona; e per associazione; e appiccicando associazioni. Oggi bisogna essere atei più volte; sulla religione tradizionale, sui culti nuovi e sullo scientismo. Ai preti siete vicini voi, il nuovo clero scientista; sia perché anche voi studiate come fare soldi sfruttando la credulità popolare e costruendovi un’autorevolezza posticcia. Sia perché i preti si stanno associando al business della vostra magia scientista, più adatta ai tempi, e le cui imposture spaziano dall’eludere la scienza vera nel provare l’efficacia dei farmaci in nome della compassione, “cristiana” o “laica”, al “provare” ciò che chiamate scienza con questi sistemi da magliari, denigrando chi metta in dubbio le vostre patacche accomunandolo ai deliri di Paneroni.

@ aldomanuzio. Sì, io su temi di biomedicina cerco di guardare al merito dei problemi – inclusi gli enormi interessi economici – non di valutare in base alla provenienza e alla presunta ortodossia degli autori. Dare del delirante all’interlocutore in nome della difesa della scienza sta all’atteggiamento scientifico come quello che bestemmiava il santo x nel gridare Viva il santo y sta alla religiosità. Un editoriale del 3 mag 2019 sul JAMA (Catenacci EDV et al. Keeping checkpoint inhibitors in check), pur difendendo le nuove immunoterapie in oncologia, molto pesanti e molto costose, ne ammette alcuni dei limiti e parla di “wave of hysteria” a loro favore. Tu sei uno dei tanti animatori di queste continue ole di “scienza” strillata.

@ aldomanuzio. La citazione del riconoscimento dell’isteria pro “scienza” è in risposta alla vostra pratica, figlia delle stesse tendenze alla falsificazione che esercitate nella ricerca, a emettere le più pesanti diagnosi psichiatriche – delirio, terrapiattismo, etc. – quando vedete messi a rischio la pappa e il mantello di mago che la mamma vi ha fatto con una coperta. Sarà bene precisare che pur molto lontani dalla brillantezza intellettuale che si richiede a uno scienziato, non vi si può attribuire la insufficiente capacità di intendere e volere che potrebbe evitare o ridurre le pene detentive che spettano a chi si macchia di truffe in campo medico.

@ aldomanuzio. Ciao, appartenente alla comunità scientifica.

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Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

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29 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Chiedere una perizia psichiatrica in un processo non è infamante: così si alimenta uno stigma”

I magistrati forniscono spesso l’effetto morsa: facendo da ganascia “buona” contro una ganascia “cattiva” aiutano a frantumare i resti della Costituzione. Di B. si considerino i trascorsi sinistri; ci vorrebbe un’analisi etnopsichiatrica sul perché gli italiani eleggono a governarli una massa di “dark triad” (narcisismo, machiavellismo, sociopatia) che li fa vivere male. Ma normalizzare le perizie psichiatriche è folle.

Così si diseduca il pubblico alla iatrogenesi sociale e culturale (Illich); che porta alla iatrogenesi clinica, la creazione di false malattie col pretesto di cercarle. Al contrario i cittadini devono avere ben presente che i test medici sono pericolosi quanto un intervento chirurgico o un farmaco, e non vanno somministrati senza reale indicazione clinica. Un test può distruggere una persona. O una nazione. Oggi set 2021 abbiamo una “peste” e una medicalizzazione della vita dell’intera popolazione costruita con test di laboratorio*.

“Il potere di etichettare dà il potere di distruggere” (“Primo non curare chi è normale”, A. Frances). Chiedere di non stigmatizzare mentre si vuole espandere la pratica è un tirare acqua, cioè clienti, al mulino degli psichiatri; è al livello della canzone “Gli uomini sessuali” di C. Zalone. I magistrati dovrebbero smettere di favorire l’uso del potere medico da parte del potere, pratica letale per lo Stato di diritto.

* It is time to stop calling asymptomatic positive test results ‘cases’. Hart, 28 set 2021.

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31 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “La paranoia dei no vax, sette punti da affrontare per fermare l’escalation di rabbia e diffidenza”

Un’analisi psicologica diversa: “Jung wrote about the ‘shadow’and the danger of psychological projection. Our shadow is the instinctive and irrational side of ourselves. Essentially, it is more comfortable to remain ignorant of our failings, so we project them onto other people, or mythic figures: ‘baddies’. The devil is the ultimate projection of our shadow. Jung recognised that there is a tendency within collectivist movements to project elements from the shadow onto others. The vast scale of the global fear response to Covid and the shocking social re-engineering it has instigated leads me to intuit that there are deep, collective unconscious forces at work. Although Covid is a real disease and SARS-CoV-2 is a real virus, some of the response felt ‘unreal’ if you were not caught up in the cult-like response. We have not just endured and tolerated but even demanded the curtailment of our freedoms, for a disease which has a median Infection Fatality Rate of 0.05% (17) for under 70-year-olds globally. Our response felt unmoored from the gravity of the threat – why?” (L. Dodsworth, A State of fear).

L’emergenza sollecita ideazioni distorte; considerando solo quelle tra chi si oppone si sollecitano proiezioni dirompenti. L’ovvia tematica dell’affidarsi a figure di autorità, genitoriali, viene ignorata. Un terzo aspetto “psycho” da studiare è cosa porta esperti e addetti a “prostituirsi al potere e avallarne le abiezioni” (V. Pareto), fino a psichiatrizzare il dissenso.

 

@ Kenny Craig.

1) L’autrice che cito riporta la fonte: The infection fatality rate of Covid-19 inferred from seroprevalence data. Di Ioannidis, uno dei ricercatori biomedici più noti e citati al mondo. L’articolo è stato publicato sul Bulletin of the World Health Organization.

2) “Si può peccare per ignoranza ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo. … L’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti?” Che il concetto del quale V. Pareto evidenzia l’ovvietà, logica e storica, che la competenza non implica l’onestà – come invece vuole far credere la propaganda – non ti sia chiaro è probabilmente legato alla tua attività di troll. Comunque, un esempio. Tu vuoi iniziare il gioco del cocuzzaio sui dati di mortalità. Governanti, tecnici, giuristi dovrebbero fornire e pretendere una versione ufficiale di Stato, documentata, sui dati e la loro interpretazione, per giustificare le deroghe ai diritti (Public justification. In: Public Health Ethics: Mapping the Terrain, 2002). Ma ciò limiterebbe la disinformazione e la manipolazione, il torbido nel quale pescare. Che include psichiatri che patologizzano in massa chi resiste; mentre trascurano la psichiatria del potere, nonostante i recenti studi come quelli sulla ”dark triad”: narcisismo, sociopatia e machiavellismo.

@ Kenny Craig. Non distinguete la letalità per età come dovreste; salvo fuori luogo, come fai tu da troll, per nascondere la tendenza centrale molto bassa per una apocalisse che tutto consente. Tra i giovani 0-19 lo IFR mediano risulta dello 0.0027% (Infection fatality rate of COVID-19 in community-dwelling populations with emphasis on the elderly: An overview, 2021). Oltre 2000 volte più basso di quello degli anziani ai quali criminalmente li si accomuna per inocularli.

Ciò che lanci contro il mio commento non sono RPG, come ti illudi tronfio della tua livrea, ma coriandoli raccattati da terra. Il trollaggio filogovernativo è l’opposto di un governo onesto; che dovrebbe, senza delegare, rilasciare in G.U. le descrizioni dettagliate della realtà materiale che giustificherebbe i diktat liberticidi. Invece mentre ci si atteggia a cultori della scienza si truccano follemente dati e loro interpretazione; e non si vuole una versione ufficiale esplicita, nero su bianco, sulla quale discutere. Mentre si etichetta come paranoico chi non si beve le frodi ci si guarda dal produrre un termine fattuale rispetto al quale giudicare la fondatezza delle varie affermazioni, delle azioni giudiziarie e delle sentenze.

Andrebbe studiata la psicologia di chi si prostituisce nella sua attività professionale. Si potrebbe partire dagli studi sulla psicologia delle prostitute; per raccogliere informazioni sulle pulsioni endogene che oltre alle pressioni esterne portano a vendersi, e a farsi vistosi fuori e svuotati dentro.

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Blog de Il Fatto

11 dicembre 2022

Commento al post ““Benvenuti all’inferno, qui sono tutti ladri. Mi tengono senza luce per sparare in tranquillità”. I deliri online del killer di Roma contro i vicini”

Sarebbe interessante sapere come è stato possibile che abbia potuto, per di più coi precedenti noti ai CC, avere accesso ad un poligono di tiro; ad una Glock calibro 9; e portarsela via. Come con una bicicletta a noleggio a Villa Borghese. La tragedia è avvenuta in un genere di ambienti dove a volte malaffare borghese e uffici insospettabili ma equivoci si incontrano.

12 dicembre 2022

Commento al post di S. Montanari “Strage a Roma: quando rancore e risentimento ti portano a uccidere”

Il giorno prima della strage ho inconsapevolmente usato una delle espressioni del blog dell’assassino*. La giustizia deve servire “ne ad arma veniant”. Ma magistrati e forze di polizia hanno di fatto due funzioni: giurisdizionale e ontologica. La giurisdizionale: ergastolo, siamo d’accordo. La funzione ontologica, cioè di costruzione della realtà sociale e culturale, è falsa e perversa, essendo quella di dare vesti presentabili al “vassallismo”. Una gerarchia di feudi, dai maggiori, come la magistratura, che serve l’imperatore coonestando un’ontologia medica criminale*, ai valvassini di provincia cui viene lasciato parassitare usando i codici.

L’ontologia giudiziaria prevede, con la complicità degli psichiatri, di circoscrivere a malattia endogena lo sbroccare sotto le vessazioni protette dei vari feudi. Un apice dell’ontologia è che il mero non accettarle è segno di latente furia omicida, stigma che giustifica discriminazione e controllo. La Glock da asporto al poligono è coerente con la costruzione di tale apice.

Mandai a De Raho, DNA, un resoconto di come aggressioni condominiali – con istruzioni dei CC per l’impunità, nelle parole dei bastonatori – siano studiate per provocare e svilire, e favorire quindi impunità su grandi crimini delegittimando denunce. Ora parlamentare potrebbe occuparsene, se gli avanzasse tempo dalla missione di presentare i magistrati come emuli di Falcone e Borsellino.

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica . Sito menici60d15.

12 dicembre 2022

Commento al post di L. Casolari “Strage in condominio, questi casi non sono rari ma i servizi psichiatrici in Italia sono in difficoltà”

Una settimana fa su il Fatto Tescaroli ha ricordato il caso Vitale, il primo pentito di mafia, le cui accuse vere furono ignorate mentre fu, non senza fondamento, ricoverato in manicomio. Uscito, gli spararono. Siamo il paese dove si è arrivati senza problemi al livello cloaca di chiamare Moro impazzito per ciò che scriveva mentre lo si teneva fermo in balia dei sicari. Esiste anche la patologizzazione interessata, per giustificare carognate, viltà, ruberie, violenze, vessazioni, censure, omissioni e favoritismi giudiziari.

Bisognerebbe – ad essere onesti e professionali – includerla nella diagnosi differenziale. Considerando ovviamente le forme miste. Mentre suona interessato correre a chiedere più fatturato per gli psichiatri e ignorare che è comunque prevenzione l’impedire situazioni scatenanti tramite la giustizia amministrata lealmente dallo Stato. Tutt’altro: appare che la prassi sia procedere, forti di impunità, ad esasperare ad arte, in modo da poter chiamare folle la vittima. Sembra che si privilegi il prendere, il succhiare, il togliere a proprio vantaggio, soldi, potere, reputazione, da parte di amministratori, politici, magistrati, psichiatri. A oltranza. A questo soggetto, senza dubbio non equilibrato, ciò che è stato dato è incredibilmente una pistola di grosso calibro con la quale rafforzare la narrazione gaglioffa e miserabile che gli abusi protetti e favoriti da chi dovrebbe impedirli non esistono e chi se ne lamenta è un pazzo pericoloso.

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “l caso di Paul Seung e la psicosi paranoica: quali sono i segnali d’allarme da non sottovalutare”

Viene nascosto che la diffidenza verso il potere è un valore. La si accosta invece alla follia violenta; e una classe dirigente debosciata fa presto a misclassificarla, criminalmente, come sintomo di pericolo dal quale proteggersi.

“tutti questi mezzi di difesa sono frutto del lavoro umano e richiedono una spesa; ma ve ne è uno che accomuna per natura le persone sensate, che è valido e garantisce la salvezza per tutti, specialmente per i governi democratici rispetto a quelli tirannici. Di che si tratta? Della diffidenza. Proteggetela, attaccatevi ad essa, se la conserverete non avrete a subire alcun male.”. Demostene, IV sec. AC.

“Lance DeHaven-Smith, a professor of Public Administration and
Policy at Florida State University and author of Conspiracy Theory in
America, argues that a suspicious attitude toward government is crucial to maintaining our democracy and supported by the realistic view of mankind and the potential for political corruption and misconduct foreseen by The Founders in the Declaration of Independence.

Labeling someone who is suspicious of criminal wrongdoing at the
highest levels of government a “conspiracy theorist” effectively frames them as paranoid crazies whose arguments should be rejected out of hand, a convenient way of avoiding rebuttal with evidence”. Stiles M. One idea to rule them all. Reverse engineering American propaganda, 2022.

Della dark triad – narcisismo, machiavellismo, sociopatia – diffusa tra capi e sergenti, non si parla.

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30 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Turigliatto “Caso Capovani, ancora non si coglie l’impatto dei tagli alla sanità sulla salute del Paese”

“nel 1963 il presidente Kennedy aveva fatto lo storico annuncio dello stanziamento di fondi federali per la costituzione dei Comprehensive Community Mental Health Centers, che avranno in realtà scarso sviluppo, mentre prenderà piede la politica di riduzione dei tempi di degenza e dei letti pubblici che poi Reagan applicherà su larga scala.” (F. Ongaro Basaglia. Franco Basaglia l’utopia della realtà). Occorreva creare un mercato per gli psicofarmaci chiudendo i presidi psichiatrici; in USA se ne occupò Reagan, “the most fundamental element in the rapid rise of big pharma” (M. Angell); da noi si diede spazio a Basaglia. (Erano i tempi di Qualcuno volò sul nido del cuculo, 5 Oscar). Profeta degli psicofarmaci fu Cassano, univ. di Pisa, del quale Capovani fu allieva. Ora si usano le conseguenze per recuperare l’uso della psichiatria come arma del potere. E per chiedere soldi, senza considerare che andranno ad una medicina dettata dal business.

Dopo avere nascosto il cancro da Ilva lo si ingigantisce per vendere cancri commerciali*. E’ di oggi la notizia che i VV FF di Taranto grazie alla UIL si sottopongono a screening per il melanoma, giorni fa bocciato ancora dallo USPSTF per lo svantaggioso bilancio utilità/danni. Il camaleontismo, l’assumere coloriture ideologiche di segno opposto in coerenza coi propri obiettivi predatori, mi pare una manifestazione della dark triad narcisismo-machiavellismo-sociopatia.

*Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

 

 

 

Paranoia e ebefrenia

24 February 2011

Blog di Nicola D’Elia e Luigi Piccinini – Il Fatto

Commento al post “Il dittatore che c’è in noi” del 24 feb 2011

Congratulazioni a Luigi d’Elia per quanto dice sulla presunta schizofrenia di Berlusconi. La sua continenza dovrebbe essere presa a modello da giornalisti, commentatori, magistrati, politici etc. Seguendo il suo esempio ne guadagneranno in statura professionale e umana, o almeno in stile; e i loro argomenti, se ne hanno, spiccheranno meglio. Invece purtroppo va di moda tagliare corto dando del pazzo.

E’ stato scritto, a proposito di diagnosi psichiatriche fatte da psichiatri, che “la medicalizzazione della devianza ha come conseguenza l’annullamento dei diritti politici del deviante” (Pitts, JR). Lo stesso può essere detto della medicalizzazione dell’avversario, del dissidente, di chi dice cose non gradite: roba da fascisti o stalinisti veri. Una diagnosi, o etichetta, di psicosi è una cosa seria. L’abuso è una forma abbastanza vigliacca ma grave di violenza. La patologizzazione strumentale dovrebbe essere perseguita come reato.

Curiosamente in genere la diagnosi che viene lanciata è di schizofrenia del tipo paranoide; molto meno comune è l’uso della forma più frequente, la schizofrenia ebefrenica, che secondo Bateson è la risposta alternativa alla paranoia. E’ curioso perché “ebefrenia” vuol dire in pratica imbecillità patologica, e se non ci fossero tanti volgari coglioni per i dittatori e i prepotenti sarebbe molto più difficile riuscire a soddisfare la loro sete di potere.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011 

23 novembre 2011 alle 07:56

Quando i paranoidi ci azzeccano

Il dr Mosti “tongue in cheek” riferisce che un suo paziente gli ha raccontato che l’Italia è oggetto di un attacco speculativo da parte di poteri esteri, che possono contare su una classe dirigente venduta; e si chiede se non deve dargli le gocce di aloperidolo, efficace deliriolitico; pensa inoltre di assumerlo pure lui, come quei medici del Far West che, ripreso il flacone del laudano che avevano porto al paziente, ne prendevano anche loro. In Vietnam alcuni medici militari di ospedali da campo USA si iniettavano la morfina destinata ai feriti, dato quello che vedevano e vivevano.

Come psichiatra pisano il dr Mosti deve essere stato influenzato da Cassano, psichiatra cattedratico dell’Università di Pisa, nume tutelare in Italia del consumo di massa delle pilloline per sentirsi bene. Pochi giorni fa uno studio ha mostrato che nel 2010 in USA un adulto su 5 ha assunto almeno una volta un farmaco psichiatrico (nelle donne la proporzione è risultata di 1 su 4). Mi permetto di consigliargli, invece di assumere il neurolettico, di leggere o rileggere “Il Parnas”, scritto da un altro psichiatra pisano, Silvano Arieti. Narra un fatto realmente avvenuto a Pisa: l’uccisione di una famiglia ebraica e di cristiani da parte dei nazisti al passaggio del fronte (dietro delazione). Il “Parnas” (titolo onorifico sefardita), Giuseppe Pardo Roques, persona stimabile, già prosindaco di Pisa, era affetto da fobia per gli animali, in particolare i cani; e Arieti ipotizza che negli istanti del massacro la sua fobia lo abbia portato ad una allucinazione, così che vedeva, correttamente sul piano morale, gli assassini come animali feroci.

Questo aspetto delle situazioni di complementarietà tra patologia mentale e realtà andrebbe maggiormente considerato nelle diagnosi di paranoia relative a situazioni politiche. A volte è la realtà – o chi la influenza – che è paranoica, così che il linguaggio e la sensibilità paranoidi non vengono delusi, ma, “right for the wrong reason”, sono adatti a descriverla. Il delirio non sbuffa sempre dal basso, ma può percolare dall’alto. I complottologi sul crollo delle Twin towers, che annoverano tra loro figure come il giudice Imposimato, potrebbero considerare anche questo aspetto etnopsichatrico, di un delirio paranoico che si fa realtà e sparge la sua follia sulle popolazioni. Si parla sempre della paranoia di chi indica soprusi e crimini del potere; e mai o molto raramente della psichiatria del potere. Il tema della sociopatia del potere, della diffusione del disturbo antisociale di personalità tra chi comanda, identificato a suo tempo da Alex Comfort, oggi è tabù. Converrebbe quindi rileggere anche “Authority and delinquency”, di questo autore.

C’è inoltre da dire che se un Paese come l’Italia si riduce a dover temere così per il futuro, e ci si aggrappa allo stile sobrio dei nuovi addetti al governo per continuare a giustificare la propria ignavia, se non si riesce a fare a meno di ricorrere alle categorie psichiatriche forse occorrerebbe considerare altre forme, più comuni della paranoia:

Paranoia e ebefrenia

Forse quella che Mosti ha sentito raccontare con accenti esagerati dal suo paziente è una storia vera. Una storia di ladri che si approfittano di fessi; semplice nella sostanza; solo, intricata nei dettagli, e su massima scala. Ma nel DSM, l’influente manuale diagnostico dei disturbi mentali, ancora non è stata inclusa come patologia psichiatrica la cazzonaggine collettiva; e difficilmente lo sarà, sia per ragioni di sproporzione epidemiologica; sia per l’asservimento della nosografia psichiatrica a Big Pharma, una Spectre che vuole i cittadini impasticcati e derubati, ma convinti di essere persone consapevoli e responsabili.

Francesco Pansera

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Sito Come don Chisciotte

Commento al post di C. Preve “La demenza generalizzata del popolo italiano” del 27 dic 2011

Lo psichiatra Tobino descrive nei suoi libri come le persone siano spesso scaltre nelle loro attività quotidiane, e ingenue davanti al resto. Il fattore fondamentale della stupidità della gente, attenta e astuta nei rapporti personali e babbea davanti alle vessazioni del potere, è stato troppo a lungo ignorato. Nei commenti si discute di quanto quella che Preve chiama “demenza generalizzata del popolo” (e che io ho chiamato meno elegantemente, allo scopo di evitare per quanto possibile diagnosi psichiatriche, “cazzonaggine collettiva”) sia innata e quanto invece derivi da una condizione di sudditanza agli USA. Tra le cause di questa “silliness” ci sono i limiti intrinseci del popolo, la nostra storia secolare di sudditanza, l’influenza culturale del clero, etc.

Inoltre a tale stupidità di base si può aggiungere quella indotta, secondo quanto teorizzato da Gregory Bateson, legato peraltro ai servizi segreti anglosassoni. Per Bateson, davanti a un atteggiamento di “doppio legame”, dove il bambino riceve sistematicamente dai genitori messaggi emotivi altamente contraddittori, sono possibili o la reazione paranoica (ogni messaggio nasconde un significato segreto) o quella ebefrenica (ogni messaggio non è importante e lo si può ignorare con atteggiamento frivolo). (O la risposta catatonica, dove qualsiasi messaggio è totalmente ignorato). Forse tale teoria ha maggior valore per la psicologia delle masse che per i meccanismi della schizofrenia autentica.

Trasferendo tale schema sul piano collettivo, in una nazione che sia sottomessa a poteri esterni che la condizionano pesantemente ma ufficialmente sono non esistenti, come gli USA, o meglio i grandi potenti economici dei quali la politica estera degli USA e di altri pochi Stati forti sono il braccio, i governanti lanceranno messaggi altamente ambigui di doppio legame; dicendo di volere il bene del popolo, e al tempo stesso servendo il suo sfruttamento, e aiutando sottobanco i suoi nemici, v. mafia e terrorismo. Può così accadere che il popolo risponda sul piano politico secondo le alternative di Bateson. Ed è probabile, a quanto si vede in giro, che il potere favorisca la risposta ebefrenica, quella che rende un popolo una massa controllabile, intenta solo a badare al proprio particolare e ad assorbire le scemenze della tv; e che tenti di incanalare la minoranza più critica verso la risposta paranoica, anche favorendo la diffusione di notizie di complotti che vanno oltre la realtà dei complotti veri; per poi accusare di paranoia chi muove critiche che guardano oltre le teste di legno messe a fare da bersaglio, quelle della nostra vendutissima classe istituzionale. Resta il viottolo della ragione, incerto, tortuoso e arduo, che può portare alla salvezza dell’anima, se non a quella materiale.

Paranoia e ebefrenia

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29 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di Ordine degli psicologi del Lazio – P. Stampa “Migranti, ‘Sindrome dell’assedio’: di chi abbiamo davvero paura?”

Ieri gli annegati dei barconi, prevedibili, per indurre a pietà. Oggi l’Ordine degli psicologi del Lazio che tramite il suo vicepresidente pubblicamente interpreta la contrarietà politica all’immigrazione forzosa come manifestazione di disturbi psicologici. In entrambi i casi, in un Paese serio dovrebbe intervenire la magistratura per verificare se non siano stati commessi reati e lesi i diritti dei cittadini. Comunque, è possibile interpretare in termini di distorsione psicologica anche questo entusiasmo per l’immigrazione forzosa. Ne “Io minimo “ C. Lasch spiega come sia “la confusione tra sé e non-sé – non “l’egoismo” – che distingue il fidanzamento di Narciso [con sé stesso]. L’Io minimo o narcisista è soprattutto un sé incerto dei suoi confini, che brama … di fondersi col resto del mondo in un’unione beata. “. Il narcisismo, disturbo della personalità conforme ai tempi, che facilita il successo mondano, spiega anche questa polarizzazione per la quale chi è in posizione di potere tende ad appoggiare l’immigrazione forzosa, mentre i danni di questa imposizione sono ben visibili a chi non vive nel privilegio.

@ Livio Sorros. Secondo un parere che porta la dicitura e il logo “Ordine psicologi Lazio – Ordine professionale”, chi teme conseguenze negative dell’immigrazione forzosa potrebbe essere classificato come psicologicamente squilibrato. Sarebbe pure un “difensore della razza” secondo un estimatore di tanta scienza, che lucidamente aggiunge che gli ”incroci” con gli africani eviteranno il pericolo di estinzione, anche culturale, della popolazione italiana. Sotto il fascismo alcuni scienziati – del genere di quelli che “si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni” (Pareto) – diedero un supporto “scientifico” alle leggi razziali, firmando il manifesto in “difesa della razza” con pseudo-teorie sulle “razze superiori “ e “inferiori”. Oggi un Ordine degli psicologi, ente pubblico posto sotto la vigilanza del ministero della giustizia, abborraccia impunemente una teoria “scientifica” sull’inferiorità psicologica di chi non è favorevole all’immigrazione forzosa.

@ Marochi. “Dimentichi” che i liberisti al potere vogliono frontiere chiuse per sé stessi e libero accesso per un paese debole come l’Italia. Debole anche perché vi si prostituiscono, magari sotto l’egida di una carica pubblica, quelli alla ricerca della ”doppia libidine”: servire il potere e apparire moralmente superiori. Come nel caso di chi accorre in soccorso alle politiche liberiste di immigrazione forzosa in Italia inventandosi argomenti pseudoumanitari e teorie pseudoscientifiche. E per di più intascando, meglio se senza fattura.

@ Livio Sorros. Chi autorizza lei e l’Ordine degli psicologi a dare dello xenofobo a chi è contrario all’immigrazione forzosa? Addirittura ponendo delle pseudodiagnosi professionali? Il ministro della giustizia Orlando, che dovrebbe vigilare sull’Ordine? E a paragonare ai difensori della razza chi si oppone a questi travasi di massa ? E’ lei che ha la coerenza di chi serve il potere, quella figura perenne che indifferentemente può appoggiare le leggi razziali di Mussolini come queste operazioni di liquefazione etnica. Senza uno straccio di argomento serio. Non le rispondo che tutti dobbiamo studiare; sia perché date le ridicolaggini che scrive non credo servirebbe; sia perché lei è già professore, di altra materia, nella quale contano la parlantina pronta, la noncuranza per il vero, un’assenza di remore nello spararle grosse sulla realtà materiale e sulle persone; mentre studiare e riflettere può essere controproducente.

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18 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Cos’è il ‘sovranismo psichico’ e perché può aiutarci a capire la realtà di oggi”

Secondo il Censis, gli italiani presentano “i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria – dopo e oltre il rancore ‒ diventa la leva cinica di un presunto riscatto”.

“il CENSIS supera tutti inventando una nuova patologia psicoillegale. Per consentire ai politici di riferimento di continuare a non vedere una realtà fatta di persone impoverite e tradite da una classe dirigente che li ha venduti alla finanza, che li ha sottomessi a regole fatte per trasferire ricchezza dal basso verso l’alto, che gli ha imposto obblighi ciechi e diritti surrogati da concedere senza se e senza ma sul verbo del politicamente corretto, ha trasformato le rivendicazioni in malattie mentali.“

“Voi quindi non avete delle opinioni, siete malati mentali e la vostra malattia è il rancore, siete irriconoscenti verso persone che volevano solo fare il vostro bene, voi non individuate responsabilità e pericoli ma siete a “caccia del capro espiatorio”, non indicate soluzioni per tutelare i vostri legittimi interessi, siete alla ricerca di leve per un “cinico presunto riscatto”. Il CENSIS […] osserva l’Italia attraverso le lenti colorate del globalismo e del neoliberismo che rendono sbagliato qualsiasi altro colore, un po’ come Nerone interpretato da Peter Ustinov in Quo Vadis che osservava i sudditi attraverso dei vetrini colorati.”

Da “Sovranismo psichico e altre supercazzole del basso impero”. E. Pennetta, Critica scientifica, 11 dicembre 2018.

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20 dicembre 2018

Blog de il Fatto

Commento al post di T. De Marchi “Angelo Tofalo indossa la tuta da Top Gun e annuncia: l’F-35 è irrinunciabile”

L’arte di cantare che si sta “ridendo in faccia a Monna morte ed al destino” mentre ci si sta calando le brache. Spiace anche per quei militari davvero coraggiosi e leali alla bandiera.

Nel paese dei preti arraffoni sotto le pelli d’agnello, dei bauscia che trascinano l’Italia verso il postribolo mentre recitano di amarla, dei “disinistra” che si rivelano essere come i porci di Orwell, dei furbi di paese che fanno tanto fumo per mangiarsi l’arrosto, bisognerebbe avere sempre presente il commento di un personaggio di Fellini: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto”. Il M5S è l’esempio più recente della mai appresa differenza tra esca e amo: tra un appetitoso boccone e un gancio d’acciaio con punta ad arpione. La differenza tra retorica e pratica. Tra “Se il destino è contro di noi, peggio per lui” e il motto che Longanesi diceva andrebbe scritto nel bianco del tricolore: “Tengo famiglia”. Nella mia esperienza, tra il “pugnale in mezzo ai denti/in uno contro venti” e le audaci operazioni di stalking di corpi armati dello Stato in venti contro uno per procacciarsi la pagnotta servendo gli affari criminosi dei big shots.

cawdor: Stai poco bene? Deliri.

@ cawdor. Può darsi. Quando sento il passaggio dei 5S dal “no agli F-35” al loro sottosegretario alla difesa e carabiniere parà che spiega che gli F-35 vanno acquistati e com’è bello volare sugli F-35 mi appare, invece che le immagini di repertorio su El Alamein, la scena alla quale assistei tanti anni fa su un Pilatus, di uno che rifiutò di lanciarsi. Stropiccio gli occhi, ma vedo Otello Celletti, il vigile di Sordi, che in tribunale spiega di avere scambiato “sbronzo” per “str..” e elogia il sindaco che aveva denunciato (Vittorio De Sica). Chiudo gli occhi, mi concentro, ma mi appaiono Stanlio e Ollio che nell’andarsene dalla Legione straniera cantano e ballano “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Tu che sei pratico di pensiero lucido, dimmi: è grave?

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22 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Natale in Terra dei Fuochi, la strage degli innocenti duemila anni dopo”

Memorabile l’immagine del medico, del generale dei CC e del prete come i tre re magi. Con Erode sono nemici, a sentire loro. Allarmi falsi o eccessivi sul cancro da inquinamento, anche quando costruiti su casi fondatamente preoccupanti, possono portare ad etichettare e a trattare come malati di cancro bambini sani*. L’inquinamento è come il fuoco, che può bruciare ma viene anche usato dai battitori per impaurire la selvaggina e spingerla verso i cacciatori. Chi vuole davvero proteggere i bambini avvisa di entrambi i pericoli, e del loro verso opposto, e in maniera proporzionata alla realtà; non ne inventa o gonfia uno e tace dell’altro favorendone così gli effetti. E’ vero che si profila un futuro pericoloso per i bambini; ma anche perché chi non è mai sazio di oro e incenso vuole che vadano ad alimentare la sacra mangiatoia del cancro. I pericoli per i bambini non sono solo quelli inscenati da camorristi, medici, preti e carabinieri; ma sono anche altri, che diversi camorristi, medici, preti, carabinieri e altri vassalli del potere nascondono e aiutano. L’illusione puerile di bontà davanti ai presepi può sfociare nella tragedia, come nel Natale in casa Cupiello.

*Ohtsuru A et al. Incidence of Thyroid Cancer Among Children and Young Adults in Fukushima, Japan, Screened With 2 Rounds of Ultrasonography Within 5 Years of the 2011 Fukushima Daiichi Nuclear Power Station Accident. JAMA Otolaryngology–Head Neck Surgery, 2018. 29 nov 2018.

@ Bassettoni. In risposta al commento indicato da Bassettoni come rivolto a me. Il “politicamente corretto” e le campagne mediatiche pagate sono quelle della vostra parte; che ha eletto l’ambientalismo come ideologia con la quale fare passare per progressisti e nobili disegni liberisti altrimenti impresentabili. Tipici di queste posizioni sono anche i discorsi ibridi. Es. da un lato si esalta “la scienza” come fonte di verità indiscutibile, e poi in mancanza di pezze d’appoggio adeguate si ricorre alla sceneggiata di Mario Merola: la “strage degli innocenti” (?). Non è questione di cosa “le pare di capire”. Ma di dati di fatto e di grandi interessi. Non è semplice “allarmismo”, ma frode, almeno a livello dei mandanti. Ai livelli intermedi opera quel misto di mediocrità e dolo che fa credere a ciò che suona bene e porta vantaggi.

Frodi istituzionalizzate che possono causare morte e lesioni gravissime a bambini sani; trasformandoli in malati cronici, in persone cagionevoli, sterili, ritardate, anche quando “guariti”; con comparsa a distanza di anni di cancri veri e letali. Anche questo suo dire che non ci sia bisogno di denunciare la frode tanto gli italiani sono intelligenti non è proprio equilibrato. Sotto un bombardamento di messaggi artefatti, unito a censura, su temi come la salute – con la complicità dello Stato – chiunque crederà alle parole suadenti dell’inganno. Magari le difenderà. Vorrei avvisare chi non si beve a occhi chiusi presepi e ciaramelle: “statev’accuort”.

Bassettoni. Sarei un po’ stufo degli “ismi”, non sono un fan dell’ “ambientalismo” , sostantivo che a seguito di continue calunnie è ormai usato, da chi è in malafede, quale sinonimo di fanatismo, sono un cittadino normale che vuole difendere l’ambiente e non capisco di quali “discorsi ibridi” sarebbe colpevole chi persegue questo scopo elementare (Mario Merola??Boh.). E poi di che “frodi” sta parlando? Il Dott. Marfella cita dei semplici dati sull’incremento delle morti infantili in Italia, “anche” per motivi ambientali, e non capisco come si possa chiamare frode il dato di circa 10 mila bambimi morti ogni anno (non è una strage?) a causa delle terribili condizioni in cui si svolgono le migrazioni. Secondo lei sarebbero dati fasulli creati ad hoc per speculare sull’accoglienza o sulle cure? E cosa blatera di “grandi interessi”, “mandanti” “cancri veri e fasulli” e altre sconclusionate amenità. Sono dati e basta. Contesti le fonti e ne porti di più autorevoli se vuole essere preso sul serio, altrimenti si tratta di terrorismo gratuito ed ampiamente squilibrato, molto vicino al delirio.

@ Bassettoni. No, Marfella non presenta ricerche o dati che provino la strage di bambini da inquinamento. Ignora invece quanto si sa sulle sovradiagnosi, sulle quali esistono evidenze, es. quelle che cito, che impongono di non creare effetti spauracchio con l’inquinamento. Così facendo favorisce il business fraudolento delle sovradiagnosi. Ampiamente noto in letteratura, ma tabù nell’Italia dove chi sa stare al mondo esibisce “la scienza” e bacia la teca del sangue di San Gennaro. Il fatto che lei non lo conosca, che come “cittadino normale” si scalmani per “l’ambiente” e sul resto si tappi le orecchie e faccia versacci, come vogliono quelli che servite fingendo di criticarli; e che chi ha responsabilità istituzionali o si ponga come guida morale lo ignori e lo censuri, non significa che non esiste. Non credo che lei sia ignorante in buona fede; chi volesse davvero informarsi sulle sovradiagnosi può cominciare da G. Welsh. Sovradiagnosi. Il pensiero scientifico, 2013. Il più recente articolo sui gravi effetti nocivi a lungo termine delle terapie per i tumori pediatrici è di 3 giorni fa, sul NEJM: Cancer survivorship, CL Shapiro. Riguardo ai suoi insulti in difesa delle dannose ciarlatanerie che invece incontrano i suoi gusti, rispondo che fanno il paio con la fuffa che impunemente vendete; che sconfina non nel delirio, ma nel crimine. Del resto Gaspare, Melchiorre e Baldassare sono invocati anche in riti di giuramento mafiosi.

Bassettoni. Oh, finalmente è uscito fuori il soggetto, la “siovradiagnosi-sovratrattamento”. La chiarezza non è il suo forte. Bene, avevo intuito che lei si muovesse in questa melma, ma ognuno ovviamente è libero di pensarla come crede, quindi anch’io che considero le posizioni come le sue di tipo fortemente paranoico. Pertanto, non avendo alcuna intenzione di proseguire un dialogo in un contesto psicotico, la chiudo qui.

@ Bassettoni. All’interno della versione ufficiale si è liberi di mentire, sostenere tesi contro i dati e assurde, mettersi il cappello di Napoleone, spingere per la macellazione controllata di bambini, e trarne vantaggi. Tanto si è entro mura sicure. Se ci si azzarda a uscire dal copione, la sovradiagnosi e il sovratrattamento (rispettivamente 11964 articoli in inglese e 12533 articoli in inglese su Pubmed mentre scrivo) divengono “melma” e discorsi “psicotici”, “paranoici”. Un’affermazione per la quale non basta essere disonesti; bisogna avere l’animo del disonesto pezzente e disperato, che sa che andrà a letto senza cena se non sgraffigna qualcosa. Nel regno di Napoli il potere continua a difendersi, a difendere crimini e a diffondere ignoranza, facendo uso dei lazzaroni. Ma avviene ovunque. Ora che finalmente lei si allontana, spero che con la sua esibizione si sia almeno guadagnato il sostentamento per la giornata.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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7 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “La Terra è piatta?”

Non sono il solo* né il primo** a dire, come ho già scritto su questo blog, che il terrapiattismo è uno strawman per fare affermare l’ideologia scientista. Per lanciare la scienza, quella corrotta non quella vera, come bocca della verità del potere. Medawar aveva un test per la capacità di ragionamento scientifico. “Le figure allungate di El Greco dipendevano da un astigmatismo del pittore”. Chi non ha una immediata percezione intuitiva dell’assurdità dell’ipotesi è secondo Medawar, scienziato autentico, “irrimediabilmente sciocco”. Non il terrapiattismo, ma il considerarlo, fornisce un test complementare. Se è vero che la scienza consiste anche nell’abilità di selezionare i quesiti corretti, chi accetta che i vasti e profondi problemi del rapporto tra scienza e pubblico, scienza e potere, scienza e etica debbano includere, e mettere in primo piano, la carnevalata del terrapiattismo, non è adatto, intellettualmente o moralmente, a discuterne, anche se ha un Ph.D. in fisica o una cattedra di sociologia. Il terrapiattismo mostra a quali livelli è disposto a scendere il marketing ideologico per adulare i fessi che vuole ingannare; quale “vieni avanti cretino” deve usare per fare sentire al confronto Uomini dei Lumi i boccaloni da ammaestrare. Il suo interesse dovrebbe risiedere nello studio della cialtroneria come leva del potere.

*Pennetta E. La vera storia della Terra piatta. 4 mag 2019.

**Russell JB. Inventing the Flat Earth. 160 pagine. 1997.

@ Teschio. Voi così pretendete che le affermazioni scientifiche e le loro conseguenze politiche siano accettate o respinte a scatola chiusa a seconda della provenienza; se dai crociati o dagli infedeli. Il suo rattoppo non è migliore del buco: è un argomento circolare dire che la critica A alle proprie tesi B è una sciocchezza perché A è come l’argomento C, che è così fondato e razionale che il sostenerlo convintamente – non per goliardia o in quanto pagato per recitare il bruto dagli occhi vicini e la fronte sfuggente che lei descrive – ha portato a un ricovero coatto al Santa Maria della Pietà, il manicomio di Roma (Paneroni, nel 1938). E’ come se io le dicessi che lei è come Margite (del quale Omero scrive “Costui gli dei non lo fecero né zappatore, né aratore né sapiente in qualche altra cosa”): le darei dell’incapace totale senza dimostrarlo, tramite un rimando che dà l’impressione di un argomentare intellettuale. Sarebbe solo un insultare paludato; ciò che fate voi. La ricerca è divenuta un’occupazione come un’altra, e la gilda della ricerca commerciale, la “comunità scientifica”, è fortemente stratificata; fanno tristezza i tanti peones della base che si atteggiano a Salviati che spiega i massimi sistemi a Simplicio ripetendo questi fantozziani confronti dettati dai tromboni del vertice. Avendo disdegnato di giocare senza grilli le proprie carte puntando a una posizione legittima in campo agricolo.

@ Teschio. I ricercatori li ho visti anche dall’interno, oltre che dall’esterno che è dato da ciò che presentano al pubblico e resta il dato principale. Conoscendo la stoffa umana media non mi sorprende che la massa si abbassi a sostituire la solidità scientifica e il dibattito con la censura, con campagne di marketing che chiamano “PROVE” ciò che a volte è invenzione e caso clinico chi critica; aggravando il riconosciuto degrado della ricerca scientifica a strumento del business e ora anche della politica. A chi crede a lei che difende la categoria “dall’interno”, non vedendo asservimento, e scambiando per scienza le affermazioni “condivise” dalla fantomatica “comunità” “scientifica”, consiglio di leggere “Visto dall’interno”, scritto da Tomatis, scienziato di valore, che da direttore dello IARC fu estromesso fino a vedersi proibito l’accesso alla biblioteca, quando i suoi risultati sui cancerogeni non furono più tollerati dall’industria. La “comunità scientifica” della quale lei è orgoglioso esponente, che ora tuona contro immaginari antigalileiani, stette zitta, “prona atque ventri oboedentia”. Bisognerebbe riflettere su come una “comunità” selezionata con l’ostracismo, (e col preferire i “less aggressive”, quel che sentivo affermare e vedevo praticare in ospedali accademici USA) e che ora ricorre a campagne mediatiche di psichiatrizzazione del dissenso come questa, “condivida” al suo interno quelli che sono i desiderata del potere.

@ Simonep. Mi spiace, ma lei risulta positivo al ‘Paneroni test’ che ho appena presentato … (G. Paneroni (1871-1950) era un fissato che girava l’Italia predicando le sue elaborate teorie astronomiche, che includevano che la Terra sia “ferma e piana”. Dava del cretino a Galilei, creando imbarazzo e allegre gazzarre anche nelle aule universitarie. Una figura candida, che suscita simpatia, al contrario delle attuali comparse più o meno prezzolate, e che fa riflettere. Montanelli propose di dedicargli una statua. Il suo slogan “La Terra non gira, o bestie”, andrebbe rivalutato; non nella parte astronomica ma in quella sulla sociologia della conoscenza, data la facilità con la quale la gente si lascia infinocchiare, dai sacerdoti con la tonaca ieri, da quelli col camice oggi).

@ aldomanuzio. I movimenti pro famiglia dei putt.ieri e la estumulazione del fascismo mussoliniano sono altri esempi di spaventapasseri per stabilizzare il mainstream. Che strani scienziati, che giudicano non sul merito ma sulla persona; e per associazione; e appiccicando associazioni. Oggi bisogna essere atei più volte; sulla religione tradizionale, sui culti nuovi e sullo scientismo. Ai preti siete vicini voi, il nuovo clero scientista; sia perché anche voi studiate come fare soldi sfruttando la credulità popolare e costruendovi un’autorevolezza posticcia. Sia perché i preti si stanno associando al business della vostra magia scientista, più adatta ai tempi, e le cui imposture spaziano dall’eludere la scienza vera nel provare l’efficacia dei farmaci in nome della compassione, “cristiana” o “laica”, al “provare” ciò che chiamate scienza con questi sistemi da magliari, denigrando chi metta in dubbio le vostre patacche accomunandolo ai deliri di Paneroni.

@ aldomanuzio. Sì, io su temi di biomedicina cerco di guardare al merito dei problemi – inclusi gli enormi interessi economici – non di valutare in base alla provenienza e alla presunta ortodossia degli autori. Dare del delirante all’interlocutore in nome della difesa della scienza sta all’atteggiamento scientifico come quello che bestemmiava il santo x nel gridare Viva il santo y sta alla religiosità. Un editoriale del 3 mag 2019 sul JAMA (Catenacci EDV et al. Keeping checkpoint inhibitors in check), pur difendendo le nuove immunoterapie in oncologia, molto pesanti e molto costose, ne ammette alcuni dei limiti e parla di “wave of hysteria” a loro favore. Tu sei uno dei tanti animatori di queste continue ole di “scienza” strillata.

@ aldomanuzio. La citazione del riconoscimento dell’isteria pro “scienza” è in risposta alla vostra pratica, figlia delle stesse tendenze alla falsificazione che esercitate nella ricerca, a emettere le più pesanti diagnosi psichiatriche – delirio, terrapiattismo, etc. – quando vedete messi a rischio la pappa e il mantello di mago che la mamma vi ha fatto con una coperta. Sarà bene precisare che pur molto lontani dalla brillantezza intellettuale che si richiede a uno scienziato, non vi si può attribuire la insufficiente capacità di intendere e volere che potrebbe evitare o ridurre le pene detentive che spettano a chi si macchia di truffe in campo medico.

@ aldomanuzio. Ciao, appartenente alla comunità scientifica.

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Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

 

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

 

La pasionaria

18 February 2011

Commenti ai post “Il contrario del PD che vorrei”, blog Metilparaben e “Il film horror della sinistra: la bellissima e intelligentissima Bindi premier”, blog Il fazioso,  17 feb 2011

Osservando il suo comportamento come ministro della sanità, es. la protezione arcigna e cieca della chemio per i tumori, una terapia che oggi comincia ad essere criticata perfino nelle sedi ufficiali, ho avuto l’impressione che la Bindi fosse il tipico esempio di “cattolico di sinistra”; quelli che sono di una bravura pretesca nel servire grandi poteri, inclusi gli interessi più neri e trame inconfessabili, mentre recitano il ruolo di “puliti”; in questo caso, di pasionarie integerrime. Ci sono elementi che avvalorano questa opinione. Es:

Bindi,  come Vendola che la propone, sembra una cosa ed è tutt’altro. Non rassicura questa affermazione: “Capace … di finti moralismi… alla Rosy Bindi, la quale finge di non sapere che i soldi per le sue campagne elettorali furono Andreotti… e Citaristi a darglieli. Lo sa perché la Bindi fu candidata la prima volte alle europee? Per battere Tina Anselmi, che … Andreotti voleva punire per come aveva gestito la commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. … fecero avere alla cara Rosy tutti i voti necessari per fare giustizia della giustiziera Anselmi …” (Cossiga, Fotti il potere, 2010). La fonte è dubbia, ma sembra che la Bindi favorisca lo status quo simulando la figura dell’Anselmi, donna tutta di un pezzo, e prendendone il posto; così come Vendola “narra” un appassionato leader “rosso” per ottenere il favore degli ingenui. Il cerone non è solo quello di Silvio.

Ai poteri forti la Bindi, come gli altri “comunisti”, non dispiace, e il teatrino di Berlusconi che fa l’ignorante, o impersona sé stesso, e insulta la Bindi, mi pare un fare da spalla a chi potrebbe dare il cambio al rozzo bauscia con la sceneggiata del ritorno alla civiltà dopo l’era berlusconiana.

@ Sergione1941. Grazie. Istintivamente, trovavo accattivante la figura della Bindi. Ma alcune volte le apparenze ingannano. In una prefazione del 1998 la Bindi sottoscrive la visione statunitense per la quale la bioetica sarebbe “un ponte verso il futuro”. Cioè una retorica di supporto alla crescita della medicina commerciale, che giustifichi abusi e distorsioni là dove non si può censurare. Il futuro del cancro è stato e sarà quello di una crescita di tipo esponenziale della spesa, e dei profitti: (https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/ ). Tale futuro è stato favorito e viene favorito da diversi rispettabili “pontieri”. Tra i quali nella mia esperienza spicca la Bindi. In questi giorni sono usciti un articolo che mostra l’inutilità di una chemio prolungata in alcune diagnosi di tumore della mammella, e un altro che conferma l’esistenza della “chemofog”, il declino cognitivo da chemioterapia. Io non trascurerei il merito. Trascurerei invece le distrazioni dal merito: https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/09/manco-con-gli-occhiali/ . Oltre al sesso e ai rapporti tra i sessi, ci sono altri organi anatomici e altri problemi.

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Blog di Beppe Giulietti su Il Fatto

Commento del 15 apr 2011 al post “Cicchitto si vergogna della P2?” del 15 apr 2011 

La pseudoAnselmi

No, io credo che Tina Anselmi sia una figura positiva, e che, come ha detto Cossiga, si voglia accostare alla sua figura quella solo superficialmente simile della Bindi; che è un altra cosa, rispetto alla P2, l’organizzazione segreta che difende quegli interessi che in campo medico hanno trovato ampio ascolto in cattolici di sinistra come la Bindi:

La pasionaria

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12 maggio 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fotomontaggio e offese (irripetibili) a Rosy Bindi da un candidato leghista “

Uomini e donne

a) Questo modo di fare politica della Lega non è “franco” o “maschio”: è cialtronesco e vile.

b) Rosy Bindi non è una figura di politico nobile come questi “attacchi” portano per contrasto a credere:
https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/18/la-pasionaria/

c) Il pubblico che non riconosce questi squallidi siparietti che i media trasmettono in continuazione come espedienti per simulare uno scontro tra governo e opposizione, quando in realtà i due gruppi litigano per chi debba essere il fiduciario dei poteri che dettano il programma politico unico; il pubblico che quindi ghigna o si indigna, invece di incacchiarsi perché di pagliacciata in pagliacciata non si parla mai di argomenti seri, più che un elettorato è la platea strepitante di “Uomini e donne”: comparse che valgono ancora meno dei tronisti e delle corteggiatrici.

@ EmaG. I leghisti lanciano il sasso e nascondono la mano. Non li si deve favorire in questa tattica, scusandoli come “privi di un minimo di QI”, o indicando le rare eccezioni. Non sono totalmente deficienti.Tra queste persone così facili all’insulto e al disprezzo gratuiti alligna il tipo umano del furbastro gonfio d’odio e di vigliaccheria. Condannato a non avere pace dal divario tra quello che vale e quello che vorrebbe essere, è costantemente vigile, sia per mordere che per ritrarsi. Il prototipo dell’italiano fascista, capace delle peggiori bassezze se è in una squadra e si sente le spalle coperte, pauroso e lecchino quando è da solo o vede che rischia qualcosa.

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12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Costamagna “Pd: cara Bindi, ma il problema del governo è solo la bellezza delle ministre?”

Marcello Marchesi, grande umorista, amava raccontare di un raduno di jazzisti. Si esibisce prima un gruppo di anglosassoni, alti, biondi. Eleganti e impeccabili: con la paglietta, le giacche di rigatino, i pantaloni bianchi. Strumenti scintillanti della migliore marca. Ma suonano malissimo, una schifezza. Poi è la volta di un gruppo di neri, piccoli, stortignaccoli, la barba ispida, trasandati, gli strumenti opachi e ammaccati. Attaccano … e suonano che è una schifezza pure loro.

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17 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “Reggio Emilia, commissione Antimafia: “Qui ‘ndrangheta pronta a usare armi” “

La scorsa estate, a un convegno in Sila, l’ho sentita spiegare che “i mafiosi sono vispi” (furbi, nella parlata toscana). Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ora fa osservare che i gangster hanno i mitra. Senza questa differenza gli ndranghetisti in oggetto non si distinguono sostanzialmente dagli altri gruppi affaristici che gravitano attorno alle istituzioni. Se l’antimafia può affermare che ci sono mafiosi con arsenali e pronti a sparare, a questi mafiosi si potrebbe anche togliere le armi, avendo centinaia di migliaia di persone stipendiate per fare il poliziotto: questa affermazione ricorda quella per la quale a Palermo le forze di polizia sapevano che era arrivato il tritolo per Borsellino; mentre non si sapeva, evidentemente, come fare a evitare la strage. Ma occorre dipingere la ndrangheta come un esercito straniero; come l’armata di Serse capace di oscurare il sole con le sue frecce, se ci si vuole presentare come i 300 di Leonida. Per continuare, forti di questa patente eroica, ad appoggiare affari di livello non diverso di quelli intessuti dalla ndrangheta in Emilia. E anche operazioni “altro dito, stessa mano”: non molto lontane da quelle della mafia che spara a bersagli politici su mandato, posso dire, ricordando quando la Bindi è stata ministro della sanità-

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6 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mafia e informazione, ecco la relazione: “Non solo minacce, così i giornali sono contigui alla criminalità organizzata” “

@ Giachetto Lamiens. Lei esorta a complimentarsi con Rosy Bindi. Se un politico fa ciò che il ruolo che ha assunto e lo stipendio prevedono, perché bisogna fargli i complimenti? Per una relazione che raccoglie informazioni che non sono particolarmente originali, ma sono godibili per chi ama rivedere sempre lo stesso film, quello sulla mafia onnipotente causa di tutte le ruberie?

Quando si è trattato di eliminare qualcuno inviso alle multinazionali farmaceutiche per le informazioni che produceva, allora la sig.ra Rosy Bindi “è stata nelle loro disponibilità”. Oltre a mafia e corruzione vi è l’asservimento ai poteri forti, e la lotta con la bocca alle prime due spesso copre l’affiliazione alla terza grande forma di criminalità.

@ Giachetto Lamiens. Io credevo che “le regole” le stabilisse la Costituzione, non il Capitale. E che neppure “il Capitale” avesse la facoltà di fare, per proteggere affari sporchi, quello che fanno i mafiosi per proteggere i loro, di affari sporchi. Mafiosi i quali peraltro ormai sono capitalisti. Il suo è un discorso di giustificazione dei crimini di stampo mafioso, se commessi a favore del “Capitale”; descrive una ineluttabilità del “convivere” con i crimini mafiosi che vadano a favore di grandi interessi; che è ciò che accade. Da parte di un claquer di Rosy Bindi, è una conferma dei rapporti di congruenza tra l’antimafia di un politico come la Bindi e la grande criminalità “capitalista”, dietro alle rivelazioni dei segreti di Pulcinella presentati come grandi retroscena.

Del resto, Falcone fu accusato da un superiore di attentare all’economia della Sicilia. Io vorrei sentire dai vari grandi nomi dell’antimafia per quale motivo bisogna combattere la mafia. La risposta non è scontata, come quella istintiva dell’uomo della strada per il quale i motivi sono primariamente etici, la mafia essendo una cosa orribile e iniqua. Come mostra la sua risposta, appare che le finalità della lotta istituzionale alla mafia siano altre, piuttosto sofisticate; e che non siano lontane dai motivi che spingono le istituzioni a favorire il permanere della mafia.

@ Giachetto Lamiens. Il sistema che lei descrive lo chiamo “metamafia”: la mafia sulla mafia. Dove bisogna ringraziare chi ci vende al “Capitale” perché ci dà protezione dai “Cicciotto ‘e mezzanotte” e dagli “Scarpuzzedda”. La mafia come mostro terrorizzante che fa accettare la criminalità in doppio petto dei poteri forti, es. quella delle multinazionali, e l’antimafia come diversivo e come ricatto per ottenere consenso e spingere alla sottomissione verso forme di criminalità superiore che sarebbe non esagerato, ma riduttivo, definire mafia. La mafia come i caimani nella palude attorno a una società-prigione: caimani che servono a indurre i cittadini onesti a ringraziare per l’accoglienza concessa coloro che li tengono ingiustamente in carcere. Mi scuserà se non mi associo alle sue lodi alla Bindi; delle due, ho conosciuto la faccia che obbedisce ai voleri criminali della mamma “Capitale”, non la faccia dell’intrepida cacciatrice di picciotti. A volte penso che piuttosto che con le pluridecorate istituzioni sarebbe meglio trattare con mafiosi conclamati; che certo non sono migliori, ma almeno si sa con chi si ha a che fare.

@ Giachetto Lamiens. Se si critica la Bindi, si deve essere per i suoi avversari, dice lei. Ma la colpa è del berlusconismo, dice lei, incurante dell’alleanza di fatto tra piddini e berlusconiani. Io neppure bado alle colorazioni dei politici: credo che siate nello stesso paniere. (Non mi dica che allora sono per Grillo…) E non cerco “credibilità e considerazione” da chi come lei è incapace di usare un metro di paragone fisso, come es. i principi costituzionali, o i 10 comandamenti, o la legge morale dentro di noi, etc., ma per darsi credibilità deve ricorrere alla pratica deleteria, e questa sì da cani, di paragonarsi a standard negativi, come la mafia o Berlusconi. Contro i quali si ringhia a parole, ma li si tiene gelosamente protetti come il chilo campione di Sevres.

@ Giachetto Lamiens. Io parlo per esperienza personale. Parla di mancanza di freni inibitori lei, che disinvoltamente cita la sua di costituzione, nella quale, spiega con naturalezza, le leggi le fa il capitale, e obbedire ai suoi interessi è inevitabile; mentre è la mafia l’entità sulla quale valutare i meriti dei politici. Sì, in effetti alla mafia è stato fatto assumere un ruolo di tipo costituzionale, di termine di paragone negativo in sostituzione dei principi nobili, mentre è considerato fuori discussione che si debba obbedire ai potentati economici. Il suo tono è pacato, ma i contenuti, che riflettono le giustificazioni della nostra brillante classe politica, sono orgiastici. Io non avrei questa sua sicumera nel professare credenze che suonano come una confessione. Non so quali siano le sue “posizioni ideologiche e politiche”, né mi interessano, ma il suo spirito è democristiano come quello della Bindi, e dei tanti che hanno portato all’istituzionalizzazione della mafia in funzione dell’asservimento della politica ai poteri forti.

@ Giachetto Lamiens. Mi fa piacere che l’abbia presa bene. Si può essere democristiani senza saperlo. Sciascia osservò, citando un altro autore, che il mafioso non sa di esserlo. Lei lo è, democristiano, anche nell’attribuirmi cose che non ho detto, e nel rimangiarsi ciò che ha scritto: ”le regole le stabilisce il capitale”, “le confermo che nel nostro paese le regole e le leggi le fa il capitale (e regna sovrano)”. Anch’io trovo elementi positivi nello scambio: le sue affermazioni confermano l’idea che mi sono fatto sulla attuale lotta alla mafia, e sugli appoggi istituzionali alla criminalità dei poteri forti; anche se questo non mi mette di buonumore.

@ Giachetto Lamiens. Il suo modello, nel quale comanda il capitale, e la democrazia è quindi una fictio, che incastona un’antimafia perenne che i cittadini devono riverire non appena raggiunga i livelli rappresentati dalla Bindi, spiega davvero tanto. La mia proposta, visto che ricorre al vecchio “le critiche devono essere costruttive” è che lei scriva un libro sulla distopia che descrive. Rivaleggerebbe con “1984” di Orwell, aprirebbe gli occhi a tanti, e forse qualche candidato decente e autentico si presenterebbe, sempre che il Grande Fratello capitalista non si avvalga di una Bindi o analogo per fermarlo.

@ Giachetto Lamiens. Forse ad essere stravagante è il suo “bipensiero”. Io comunque la ringrazio, perché nel suo patchwork di spiegazioni ad hoc, pezze e toppe, di furie francesi e ritirate spagnole, si può identificare una descrizione realistica e interessante del ruolo dei politici e delle istituzioni sotto il liberismo.

@ Giachetto Lamiens. L’informazione è azione concreta. Cambia le opinioni delle persone, le fa agire in maniera diversa; per questo è temuta da chi organizza sistemi criminali; è il tema dell’articolo, limitatamente alla mafia. Quanto uno sia concreto nella suo opposizione, lo si può valutare dal trattamento che gli riserva il malaffare che attacca. Leggendo cosa scrive, penso che in chissà quanti summit di capobastoni il suo nome sarà stato pronunciato digrignando i denti, come quello di un tremendo bindiano che rende la mafia un business decotto …

@ Giachetto Lamiens. E quanti speculatori di borsa, padroni delle ferriere, junker prussiani, saranno di colpo incanutiti leggendo i suoi scritti. Mentre odontotecnici e parrucchieri la considerano un amico delle loro categorie.

@ Giachetto Lamiens. Veramente sono le mie denunce e proposte in campo medico che hanno determinato comportamenti discriminatori e afflittivi nei miei confronti tramite le istituzioni dello Stato. Ma, per le ragioni che lei ha spiegato con voce tonante, non vi è l’equivalente della commissione antimafia quando gli stessi atti anziché a favore dei mafiosi sono a favore di quello che lei chiama “il Capitale”. Anzi … E le mie tribolazioni includono anche il dover fronteggiare su internet i SECO (quelli che associano il Servo Encomio verso il potere al Codardo Oltraggio verso chi è inviso al potere). In questo caso, un SECO aggregato alla Commissione Antimafia.

@ Giachetto Lamiens. “Fare il gioco della mafia” è un classico. Infatti è anche una delle voci del Dizionario del perfetto mafioso di Dalla Chiesa jr. Una laidezza che mi è già stata rivolta. Come si esce da questo rimpallo di accuse? Secondo me, guardando oltre che alla mafia anche agli altri poteri che attaccano la Nazione; e valutando da che parte uno sta non in base alla poltrona, o a dichiarazioni, proclami e applausi ma in base a ciò che fa, e a quanto fa rispetto ai mezzi che ha. Tra quanto ho scritto vi è anche questo concetto, che in parte ho ripetuto qui, che nei suoi termini attuali l’antimafia, e la sacralità che ad essa è riconosciuta, sono funzionali all’asservimento ai grandi poteri economici. Clara Booth Luce scrisse che i democristiani ci marciavano sull’anticomunismo, agitando il comunismo ma evitando di eliminarlo. Mi pare che il doppiogiochismo democristiano non sia morto, e che stia avvenendo qualcosa di analogo con la mafia, che riveste il ruolo dell’unico “malamente” sul palcoscenico mediatico (di recente gli si è aggiunta “la corruzione”), mentre i paladini che agli occhi del pubblico la combattono dietro le quinte aiutano poteri non meno nefasti. Sui reati es. delle multinazionali farmaceutiche, che ricercatori e editori accreditati hanno paragonato, per centinaia di pagine, sensu strictu ad una mafia, ci sono un’omertà e un appoggio istituzionale che distinguere da quelli di cui godeva la mafia nei suoi anni “d’oro” è più una questione semantica che di sostanza.

@ Giachetto Lamiens. Lei come molti vede la lotta al crimine come una grandezza scalare: chi più ne mette, e si oppone a politici che lo favoriscono, è comunque da lodare. Non può che “andare nella direzione giusta”, conclude. Invece è una grandezza vettoriale: essendo una strategia, bisogna vedere se la distribuzione, la posizione, l’orientamento e l’intensità delle forze disponibili sono quelle giuste. Lei dice, i barbari da Nord hanno occupato Roma, siamo già vinti, però passiamo il tempo a combattere le feroci tribù autoctone che attaccano da Sud e i loro alleati nel senato. E qualsiasi cosetta facciamo è da lodare. Questo ripiegamento in forma di attacco favorisce i potenti barbari del Nord, che passano indisturbati le Alpi. L’assenza della mafia porterebbe a scomodi imbarazzi. La mafia e i suoi fiancheggiatori andrebbero non combattuti ma eradicati, stroncati, perché costituiscono una manovra diversiva, una spina nel fianco, una quinta colonna che ci indebolisce rispetto alle altre forze che coartano la nostra libertà. Forze “occupanti” con le quali invece si collabora; anche eseguendo i mandati delle liste di proscrizione, o omettendo di impedirli. Una scelta forse giustificabile in nome del più cinico e molle realismo; ma lei vuole le lodi. Lei precisa di non essere cattolico, ma ripete gli schemi cattolici che hanno da secoli reso l’Italia terra di conquista perché venduta dai suoi governanti.

@ Giachetto Lamiens. Lei dice che per eliminare la mafia occorre eliminare il capitalismo. Cioè abbattere l’economia mondiale e rifondarla su basi radicalmente diverse. A questo punto avrebbe potuto dire che bisognerà aspettare la prossima glaciazione. La mafia non come “fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine” ma come datum ontologico, quanto il sistema economico. Ricorda alcuni autori che mentre appaiono criticare un fenomeno lo dipingono come strapotente e quindi da accettare. Facendone così un’apologia. Toni Negri sull’Impero della globalizzazione, E. Severino sulla Tecnica.

Mi scusi se rispondendole “impedisco di porre fine al discorso”, come è pure mio desiderio. Stabiliamo che l’ultima parola è la sua in ogni caso. Non me la prenderò, anzi le sarò grato. Oppure dica qualcosa di neutro, di blando, che mi consenta di non risponderle.

 

@ Giachetto Lamiens. Ecco, basta che l’Italia si sostituisca a Cuba. Oltre che non auspicabile, non sarebbe “mica semplice, comunque”: le consiglio “The shock doctrine” di N. Klein, una rassegna dei massacri coi quali è stata imposta nei vari paesi la dottrina liberista di M. Friedman. Include il golpe in Cile, durante il quale i medici che davano noia alle multinazionali farmaceutiche furono prontamente assassinati. Fa apparire al confronto come dei balordi di strada i mafiosi nostrani. Mafiosi che sono da annoverarsi tra la manovalanza locale per l’esecuzione di questi piani; insieme a tante persone perbene che si occupano di ottenere con metodi incruenti (v. il libro citato) le epurazioni che furono eseguite in Cile.

@ Giachetto Lamiens. Secondo Giuseppe Flavio la bilancia sarebbe stata inventata per primo da Caino; la sua di sicuro non è di quelle con la migliore genealogia. Le cose che dico stanno tutte su un piatto solo. Non vedo dove sia la “pochezza” del prendere Cuba come esempio di paese non capitalista (che si sta avvicinando all’Occidente). Cosa avrei detto di così meschino su Cuba, e cosa ciò spiegherebbe, poi dovrebbe dirlo. Che fa, “parla siciliano” (Camilleri) mentre esalta l’antimafia? Devono essere stati il mio riferimento alla Bindi, alla convergenza verso lo “italian desk” della mafia e dei carrieristi dell’antimafia, e il trovarsi incrodato sugli specchi, a spingerla all’insulto scomposto e alla provocazione.

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19 settembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di A67 “Camorra a Napoli: le #mafie sono ‘elemento costitutivo’ dell’Italia tutta”

La lotta alla mafia, per come la intende la Bindi, serve anche a questo: a scaricare le responsabilità diffuse, e le responsabilità dei vincenti, addossandole a una parte. Le sue affermazioni, dette da chi di professione dovrebbe eliminare la mafia, sono inoltre un’autoassoluzione: se un territorio soffre per forme truculente di criminalità la colpa è dei suoi stessi abitanti, che le generano; non dello Stato che coltiva la cancrena. I napoletani non sono affatto innocenti; a loro volta autoindulgenti, hanno gravi colpe nello sfascio delle loro città. Ma non sono costituzionalmente più camorristi degli intrallazzoni massoni del lindo senese, da dove viene la Bindi, o degli imbroglioni cattolici della Lombardia produttiva. O dei politici che attaccano il ciuccio dove vuole il padrone, e invece di agire pronunciano considerazioni sociologiche grossolane che sono in realtà una conferma dello stato di vessazione; una ripetizione della maledizione sotto la quale giace il Sud.

@ Gianni Travaglia. Lei non ha un grande spirito garibaldino … Con questo mettersi paura da soli nessuno si opporrebbe mai all’oppressione e alla prepotenza.

@ Calibro9mm. La mafia e l’antimafia fanno comodo a tanti; distolgono dai crimini dei colletti bianchi, giustificano impunità e facilitano ruberie e soprusi nella parte dell’Italia dipinta come onesta. I napoletani si prestano bene come spiegazione per mantenere sine die questo focolaio diversivo rappresentandolo come inestinguibile.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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18 gennaio 2017

Censurato dal blog de Il Fatto

Commento al post “Massoneria, Bisi (Goi): “Non darò elenco all’Antimafia. Non ci sono parlamentari iscritti”

La libera consultazione degli elenchi completi ed esaustivi degli iscritti alle varie massonerie – incluse le forme affini come l’Opus Dei e CL – sarebbe un passo semplice e praticabile per rendere il cittadino comune meno indifeso, e il suolo italiano meno propizio alla crescita e persistenza di malerbe. Peccato che gli antimafia e i grillini su modeste misure del genere stiano zitti, votati come sono a spendere le loro virtù guerriere in ben altre battaglie.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

Vedi: Il monopolio corrompe i lavoratori. 10 novembre 2017. In: Milizie bresciane

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24 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Bindi a La7: “Non esisterebbe senza la copertura degli apparati dello Stato. Nordio? Non mi convince la sua idea sulla criminalità” “

Ieri sera Report ha mostrato che da molti anni erano stati segnalati i legami di Tumbarello, il medico massone che copriva Messina Denaro, con ambienti compromessi con la mafia. Eppure Tumbarello è stato consulente dei magistrati, a spese del contribuente*. “Apparati dello Stato” sta per servizi. “Borghesia mafiosa” sta per il versante piduista della massoneria; quest’ultima espressione però non è solo un eufemismo, ma un coprire spostando i picchetti di confine. Il cartello “hic sunt” andrebbe posto alle pendici dell’altro versante, il versante “Rotary”, quello delle varie consorterie laiche e cattoliche dei perbene.

*Le “protezioni” di massoneria e imprenditori nella latitanza di Messina Denaro. Avvenire, 18 gennaio 2023.

 

 

La mezzastriscia

4 February 2011

Blog di Beppe Grillo

Post “La caccia al pedone” dell’ 1 feb 2011

A Brescia, in via Bissolati, hanno risolto non rimettendo le strisce pedonali dopo che, 4 mesi fa, hanno riasfaltato l’ultimo tratto della strada. Tanto non servono: le auto e i bus in genere non si fermano, e qualcuno ti punta pure. Sulla via, trafficata nelle ore di punta, si affollano i cantieri della Coop edilizia, di un nuovo centro commerciale, della metropolitana, di una Radioterapia. Milioni e milioni di euro, ma non i quattro soldi per ripristinare le strisce. I passaggi di auto civili e della polizia del Comune si sprecano, ma niente strisce.

Sarebbe lungo discutere i diversi motivi per i quali le strisce non andavano tolte. Uno semplice e importante è che su quel tratto c’è anche un grosso ospedale. Le “Suore ancelle”, orgogliose custodi della opulenta e tecnologica Poliambulanza, trovano a misura d’uomo la cancellazione delle strisce davanti all’ingresso di un ospedale, in un punto dove attraversano pazienti e loro familiari. Una mezza cancellazione: perché a differenza delle altre due strisce, scomparse del tutto, qui è rimasta la striscia, sbiadita, su una sola delle due carreggiate, oltre uno spartitraffico. Uno scherzo da preti.

La mezzastriscia, la striscia sospesa, che ti porta in mezzo alla strada e ti lascia lì, è metafora delle forme abusive e malevole del potere istituzionale, che predica ipocrita e perfido “le regole” per poi negarle a chi le ha seguite. La sorte di tanti cittadini, e pazienti. Simboleggia bene quelle situazioni ibride e insidiose, metà e metà, tra ordine e caos, tra legalità e legge della giungla, forse peggiori dell’assenza totale di leggi, dove crescono bene le larve della mentalità mafiosa.

Copia della presente viene inviata al Prefetto di Brescia Brassesco Pace, all’Assessore comunale al traffico e mobilità Nicola Orto e al Presidente di Brescia trasporti Andrea Gerardi.

Antropologicamente diversi ?

3 February 2011

Il Fatto quotidiano

Commento all’articolo “La provocazione di Pasquale Profiti, magistrato ‘eversore e disturbato’ “ del 29 gen 2011

Gli insulti iperbolici di Berlusconi consentono orazioni encomiastiche anch’esse immeritate. Quando indagano il capo del governo avendo avuto notizia di reati, o si oppongono alla sottomissione della magistratura ai politici, i magistrati non sono eversori; né eroi: fanno il loro dovere o difendono insieme ai loro interessi principi democratici. Ma è pure vero che stanno facilitando un avvicendamento che rafforzerà il liberismo, del quale proteggono aspetti torbidi (*);  similmente a quando nel ‘92 si svegliarono e perseguirono i tangentisti. Il ruolo di catalizzatori dei cambiamenti politici voluti da poteri forti sopranazionali, e di protettori degli interessi di tali poteri, non è agli antipodi dell’eversione.

Secondo Castoriadis, per il capitalismo “tipi antropologici” antichi come “il giudice incorruttibile, il burocrate weberiano” non sono “matti inoffensivi” ma anomalie scampate all’omologazione. I magistrati ovviamente non sono matti; ma salvo eccezioni non sono neppure portatori di quelle diversità antropologiche che il capitalismo ha quasi estinto e chiama pazzia nei pochi superstititi. In media i magistrati sono fin troppo normali, per un lavoro al quale andrebbero destinati “oi aristoi”. Rispetto al potere vero sono allineati e coperti; tanto che se richiesti si fanno complici nell’eliminare come possibile eversore o disturbato chi sia portatore di valori, argomenti e denunce non graditi. Porre nel ruolo di pericoloso malato di mente o eversore un tipo antropologico proibito dal sistema economico o politico è uno dei crimini più gravi e più bassi, e chi se ne macchia non vale più di Berlusconi.

* Il pornografico e l’osceno https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/30/il-pornografico-e-l’osceno/ .

Il come e il cosa https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/02/il-come-e-il-cosa/ .

Reati contro l’economia https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/ .

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5 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. De Fazio “Assessore a 19 anni ‘nel nome del padre’. Che dice: “Bella e brava, come la Boschi

Io ho una teoria personale, che l’eliminazione di uomini come Emilio Alessandrini avesse tra i suoi scopi quello di marchiare come proibiti alcuni tipi antropologici pregiati; e quindi continuare a fare andare le cose come sta avvenendo nella giunta del figlio, Marco Alessandrini.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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17 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Omicidio Caccia, Caselli: “Responsabilità disciplinare magistratura? Problema aperto. Il Csm fu disattento””

La nostra concezione di causalità risente troppo di quella semplicistica e intuitiva del positivismo. Bruno Caccia è stato vittima di delinquenti; così come chi muore per tbc è ucciso dal micobatterio. Come ha osservato il genetista Lewontin, in biomedicina occorre distinguere tra “agente” e “causa”. Batteri e virus patogeni erano gli agenti dell’elevata mortalità per malattie infettive nell’’Ottocento; che è crollata per il venire meno delle cause, ambientali, col migliorare delle condizioni di vita. La correzione non è limitata alla patologia e alla genetica. Ndranghetisti, massoni e servizi, magistrati collusi, sono stati, in posizioni diverse, agenti dell’epurazione di una figura troppo vicina a ciò che un magistrato dovrebbe essere. Ma nella descrizione della causa dell’omicidio rientra a pieno titolo l’assenza di un ambiente giudiziario sano e forte, che impedisca le scorrerie di poteri criminali. Infatti il caso è ancora aperto dopo 35 anni; e Caccia viene ricordato come una mosca bianca. Per le persone oneste che si espongono, la massa di magistrati mediocri e ignavi costituisce una forza ostile non meno pericolosa dei delinquenti e della minoranza di magistrati francamente corrotti. I “malamente” di tante eliminazioni sono agenti; strumenti contingenti di una causa a monte, le forze che selezionano i tipi umani da diffondere o ridurre, come in un ecosistema controllato, nella classe dirigente italiana.

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4 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Silvio Berlusconi e lo ‘strano caso’ dell’audio del magistrato Franco, riesumato solo dopo la morte”

Nei trial clinici, gli studi per verificare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci, il campione deve essere rappresentativo della popolazione alla quale andranno somministrati i farmaci. Altrimenti non si avrà “validità esterna”. Invece si prendono soggetti forti, per occultare gli effetti avversi; è stato commentato che per venire ammessi a un trial su un farmaco oncologico bisogna essere atleti olimpionici col cancro. Per Caselli è da accettare che i magistrati siano un “campione di società”; che abbiano “validità esterna”. Mentre qui bisognerebbe che fossero atleti selezionati quanto a doti morali e capacità. Sono inoltre pagati, onorati e depositari di privilegi, proprio per non essere, o almeno per non comportarsi, come dei quisque de populo. E a sentire loro sono ciò che dovrebbero essere, “oi aristoi”. Purtroppo, rispetto a un popolo che si mette nelle mani di un Berlusconi (e dei suoi rivali, con i magistrati che appoggiano le rispettive bande) non vi vuole molto a recitare questo ruolo. Il magistrato Franco sembra un caso estremo dei dilaganti sdoppiamenti grotteschi, degli “a sua insaputa” che si potrebbero chiamare del “Quel generale romano”, dal racconto omonimo di Achille Campanile. Ma sembra anche un caso estremo della licenza che non uno ma tanti magistrati si prendono di muoversi secondo la loro convenienza personale. Licenza che rende vulnerabile la loro funzione anche ad attacchi dubbi come questo delle strane voci dall’oltretomba.

 

Il pornografico e l’osceno

30 January 2011

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “L’inevitabile punizione della storia” di Felice Lima del 22 gen 2011

1. Distinguere tra il pornografico, cioè lo sconcio esibito, e l’osceno, cioè lo sconcio tenuto nascosto fuori scena (Scarpinato), permetterebbe di comprendere meglio cosa sta accadendo e cosa seguirà; es. la scarsa reazione del pubblico contro la guerra di Berlusconi per soggiogare i magistrati. Il Rubygate è il pornografico. Per me che mi occupo di medicina l’osceno invece è l’affermazione dell’AIRC, in occasione della giornata delle “arance per la salute”, che “E’ stato ampiamente dimostrato che il 30% dei tumori nasce a tavola” “a causa di cattive abitudini alimentari” (AGI, 27 gen 2011). (Su queste raccolte fondi v. “La questua delle multinazionali”). Tanto il Rubygate è esibito, da Berlusconi per primo, dai magistrati, dal centrosinistra, dai media, altrettanto questi stessi attori proteggono e tengono nascosta la falsità e la gravità dell’affermazione dell’AIRC.

2. Come spesso avviene, l’annuncio della “scoperta” (espressa in termini sufficientemente generici da apparire come un dato pacifico e allo stesso tempo da consentire retromarce al bisogno) ha preceduto la prova: già nel marzo 2010 il presidente della LILT, Schittulli, spiegò a Palazzo Chigi che la prima causa del cancro (35%) è la cattiva alimentazione. I meccanismi di tale legame sarebbero stati svelati ora, in occasione della giornata “arance per la salute” 2011: “L’oncologia si decide a tavola“, (In: Cibo e tumori, scoperto il meccanismo che li collega. GSK informa, 28 gen 2011. Fonti: Corriere della sera, La Repubblica, Sole 24 ore).

3. Se fosse vera, si tratterebbe di una scoperta epocale. Ma più che una scoperta è una forma di revisionismo; anche l’oncologia la scrivono i vincitori. Nel 1964 l’OMS attribuì all’inquinamento l’80% dei casi di cancro nelle società industrializzate. C’è stato chi ha criticato la stima come troppo bassa, mentre le industrie che venivano ad essere accusate hanno spinto con le loro potenti leve perché fosse ridotta. Decenni di ricerca hanno pienamente dimostrato che il cancro è causato principalmente da agenti ambientali: prima di tutto l’esposizione a sostanze chimiche prodotte dall’uomo, nell’aria, nell’acqua, e – da non sottovalutare – nell’agricoltura e nel cibo. Una causa trascurata sono le radiazioni ionizzanti, incluse quelle degli esami diagnostici. Un altro importante gruppo di cause della recente esplosione dei casi di cancro, il più osceno, quello che non si deve far sapere al volgo, e neppure all’inclita, sono le sovradiagnosi per fini commerciali (v. es. SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi). Il peso di queste cause viene così ridotto; e nell’informazione al pubblico viene annullato, perché si minimizza o si tace sul ruolo schiacciante dei prodotti chimici industriali nella cancerogenesi, sui tumori da cibi industriali, da esami radiologici, e sulle diagnosi come cancro di formazioni che biologicamente o clinicamente non sono cancro.

4. I costumi alimentari sono da aggiungere alla lista delle cause di cancro false, o descritte come enormemente più potenti di quanto siano in realtà; peraltro ben supportate dalla magistratura: es. le onde radio, con l’inchiesta su Radio Vaticana, del progressista Procuratore Amendola; o il telefonino, dichiarato in grado di provocare tumori dalla Corte d’appello di Brescia del “P2+1” Marra. Come ad Alì Agca e alla sua banda è stata accollata anche la scomparsa di Emanuela Orlandi, così l’obesità, importante fattore di rischio per diverse malattie, es. il diabete, e fattore di rischio minore per alcuni tumori (peraltro discutibile), viene elevata a causa principale del cancro.

5. Questo da un lato depista dai veri colpevoli; non si agirà contro fattori cancerogeni veri né contro eventuali relative responsabilità politiche, morali e giudiziarie; dall’altro scarica la responsabilità sulla vittima, il paziente, inducendolo a provare quel timore e senso di colpa che spinge a fare controlli “preventivi”, favorendo le sovradiagnosi; e comunque a varcare la soglia del sistema cancro col capo chino, nell’atteggiamento impaurito e sottomesso che si conviene. E’ un aspetto particolare del fenomeno della trasformazione della medicina in religione, dove la malattia non ha cause esogene, che non possiamo controllare, come il mare di veleni nel quale viviamo; ma ha cause endogene, cause in ultima istanza morali; non accusiamo la pagliuzza altrui per assolverci dalla nostra trave: il cancro viene per “stili di vita” sbagliati; è il castigo per il peccato; per non aver seguito gli amorosi precetti dei medici-prete. Si esalta e si stira la parte fisicamente fondata dell’ideologia colpevolizzante, es. i danni da fumo di sigaretta, per coprire le enormi responsabilità sulle cause industriali e commerciali.

6. L’affermazione outrageous dell’AIRC passa senza che nessuno fiati. Sul cancro le fonti ufficiali possono sostenere qualsiasi cosa, sparare qualsiasi enormità, senza alcun controllo. Aveva ragione mio nonno, calabrese, che diceva che “il peggior delinquente è quello che si fa i fatti suoi”, cioè che agisce in silenzio e indisturbato. Contro una notizia falsa e tendenziosa che danneggerà gravemente la salute del pubblico si dovrebbe agire sul piano politico e tecnico; forse anche su quello giudiziario. Ma tale dinformazione, che sarebbe di primaria importanza contrastare per il benessere dei cittadini, non solo non è esaminata, e se del caso perseguita; è attivamente sostenuta dallo Stato, e da forze locali; che oltre a favorirne le diffusione la proteggono mediante un sistema di stampo mafioso.

7. Berlusconi e i magistrati lottano all’ultimo sangue, o almeno così sembra; ma sulle cose più importanti, come la definizione del cancro, abbassano i coltelli, e anzi li puntano assieme contro lo stesso nemico. So per esperienza che il solo chiedere all’AIRC e all’AGI le referenze scientifiche che comprovino l’affermazione avrebbe come unica risposta un immediato incremento dello stalking nei miei confronti da parte delle forze di polizia; per dirne solo alcuni, CC e PS; e la temibile polizia municipale di Brescia, la città che lavora; gente che i gurkha gli fanno il solletico. Passano e spassano ovunque vada, come al Sud fanno i picciotti quando vogliono esercitare l’azione intimidatoria; o come devono avere già fatto negli Anni di piombo quando bisognava esasperare gli animi, per eccitare l’antagonismo contro lo Stato in modo da “destabilizzare per stabilizzare” (es. il Viminale sotto Cossiga); forti della posizione di scomunicato senza credito e senza diritti assegnatami in precedenza dalla magistratura; e della connivenza o partecipazione della magistratura rispetto a misure supplementari di censura. La “lotta” al cancro nello Stato di diritto funziona così; pestando l’acqua nel mortaio quanto a cure vere, cercando invece di accrescere ulteriormente il business tramite il falso, e recludendo chi guasterebbe questa fantastica macchina stampasoldi.

8. Le telefonate dall’alto – delle quali è intessuta la storia dell’Italia repubblicana – in questi casi passano senza problemi: a differenza del caso di Ruby in Questura. Ho sperimentato la disponibilità dei magistrati ad esaudire i desideri dei poteri forti quando vogliono che sia colpito qualcuno; adottano un formalismo e un immobilismo da mandarini confuciani; capisco perciò come vi siano analisti che per spiegare la scattante e vigorosa azione giudiziaria sulle mignotte del premier ipotizzano, analogamente a Tangentopoli, qualche “telefonata” da un alto più in alto che ha detto di cacciare il satrapo. Ma forse tra i magistrati o poliziotti e chi detiene il potere sommo c’è un’intesa naturale che non necessita di telefonate.

9. Quindi, a proposito delle responsabilità storiche di cui parla il dr Lima, se un giorno si dovessero stabilire quelle sul disastro cancro in Italia, i magistrati andranno accomunati a Berlusconi (ed entrambi a Prodi & c., che hanno fatto lo stesso). La sanità lombarda ha i suoi angeli custodi internazionali, che sono in sintonia con le toghe “rosse” sul tema di quali tra le tante forme di corruzione vanno combattute: la corruzione degli amministratori pubblici a favore di sé stessi o dei partiti. E’ una sanità che ha un bisogno vitale di disinformazione e mistificazione, es. questa sul cancro che si prende abbuffandosi; in una scala di priorità etiche e politiche, e anche giudiziarie, la vergognosa – e rivelatrice – presenza nei banchi di Nicole Minetti è in realtà tra gli ultimi aspetti dei quali ci si dovrebbe occupare guardando alla Regione Lombardia. Una sanità che deve il suo successo non solo alla giunta berlusconiana di Formigoni ma anche agli uffici giudiziari che hanno fornito impunità, repressione e propaganda. Per non parlare dell’appoggio dei “Glaxocomunisti” (v. Da quali minacce va protetta la Glaxo).

10. A meno che non sia palesemente infondata, e questo non è certo il caso, non si ha il diritto di attaccare i magistrati perché esercitano l’azione penale. Ma è lecito comparare ciò che fanno legittimamente con ciò che omettono, o che non potrebbero fare e invece fanno. Se la lotta al pornografico straripa dalle prime pagine e quella all’osceno non occupa neppure un trafiletto viene meno l’autenticità. La gente non capisce cosa avviene nel campo dell’oncologia; né, lo vedo su di me, in chissà quanti altri campi dell’economia; ma spesso vive direttamente sulla propria pelle una parte dell’osceno, e percepisce a naso che questi scandali pornografici sui media sono integrati in una situazione distorta e falsa, dove i problemi principali non si toccano, dove non ci si spinge oltre il secondario, il collaterale; ciò provoca disincanto per l’impegno sulla sfera pubblica, in una popolazione che ha già una scarsa tensione civile.

11. Il tema sessuale, sfruttato anche all’estero, es. con Clinton (v. Noemi e la nascita della sanità integrativa), colpisce nuclei psicologici profondi, dando così l’impressione di una incisività dell’azione del sistema di controllo del potere; di un profondità etica e politica che invece è latitante. L’etica non risiede nelle mutande; tanto meno l’etica pubblica. Con tutti i suoi grandissimi meriti in altri contesti, meriti per i quali le lodi non saranno mai troppe, la vulva non può occupare il posto centrale nel discorso politico. L’enfasi sui reati a sfondo sessuale nell’opposizione a Berlusconi appare come un modo, che può far comodo anche all’astuto brianzolo, di ritagliare tra lui e quelli che attualmente vogliono mandarlo via una differenza che ad un esame globale è più modesta di quanto venga cantata, date aree nere di collaborazione, come questa sugli affari sporchi della medicina.

12. Il danno che il berlusconismo – che ha avuto l’appoggio del clero – ha fatto alla costruzione di una società sana, giusta e civile è incalcolabile; il sexgate perlomeno porta alcuni a chiedersi fino a dove si spingerà l’aver messo il mercimonio alla base dei rapporti sociali. Le “pornae” nude, le prostitute di basso livello, oscurano forme moralmente più basse di prostituzione in giacca e cravatta. Si sta inoltre affermando un tipo di prostituzione più evoluto. Tomatis ha scritto di come l’industria chimica pagasse gli scienziati per nascondere gli effetti cancerogeni di sostanze chimiche. Ora forse c’è meno bisogno di corrompere tramite denaro. Con la videocrazia, con la mutazione culturale, cambiate le teste delle persone sta prendendo piede il costume, a rigor di termini impossibile, per il quale vi è chi si prostituisce gratuitamente; chi batte senza farsi neppure pagare.

13. La critica è quindi complicata dal fatto che focalizzando l’attenzione sui festini, forse più vantati che reali, dell’anziano premier, se da un lato si svia, e si alimenta ciò che andrebbe soffocato, dall’altro sotto un certo aspetto si mette il dito nella piaga: il berlusconismo, che va ben oltre Silvio, ha inoculato nella nazione l’ethos dell’harem. Il sesso che condisce qualsiasi interesse e lubrifica le relazioni sociali. Il bene e il male sostituiti dal piacere e dalla punizione, decisi da chi comanda. Un messaggio che attecchisce tra i giovani, e nelle moltitudini di adulti stupidi. Mediaset, e alla sua ruota la RAI, sicuramente hanno corrotto e corrompono en masse minorenni normali col loro messaggio. E’ OK usare il sesso perfino per la propaganda istituzionale di trattamenti medici, che invece andrebbero criticati (v. L’amore come forza antiegualitaria).

14. Il berlusconismo è l’adolescenza del liberismo. La vendita del corpo come oggetto sessuale anticipa una più ampia liberalizzazione. Nel liberismo maturo mettere legalmente sul mercato corpo e anima è ammesso, e incoraggiato come unica salvezza. Lo American journal of kidney disease (2009. 54:1145) ha pubblicato un articolo che propugna forme legalizzate di vendita di un proprio rene da parte dei poveri; per mettere fine al traffico d’organi, dicono. Si pone rimedio al male istituzionalizzandolo, al disordine con un ordine patologico; credo che questa sequenza, dalla fase selvaggia a quella regolata, avverrà anche col berlusconismo, che è propedeutico come sono propedeutici i suoi scandali: il resto del lavoro lo faranno i compassati successori di Silvio. Forse dopo il bauscia, con le sue storie di letti trafficati come negli stanchi sogni di qualche pensionato, arriveranno usurai dai modi sobri, che considereremo dei liberatori.

Copia della presente viene inviata con racc online a Piero Sierra, presidente dell’AIRC, Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico dell’AIRC, e Roberto Iadicicco, direttore dell’AGI.

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Blog di Bruno Tinti

Commento al post “La parte lesa” del 29 gen 2011

Commovente. Come la Piccola fiammiferaia. Mi permetto di suggerirle di segnalare alla polizia o alla magistratura un possibile caso di prostituzione minorile. Però siamo seri, i bambini rendono. Ricordo una bambina di 11 anni che scappava letteralmente dai CC, che la cercavano per obbligarla alla chemio; su ordine dei giudici, ai quali l’avevano chiesto i medici. La bambina non conosceva la medicina né il diritto, ma aveva tutte le ragioni, mediche e morali, per scappare. Portava al collo una di quelle collanine ottenute da una molla fatta di un filo di plastica bruno, che aderiscono alla cute tanto da dare l’impressione di un tatuaggio. La moda di quelle collanine durò poco. Quanto la bambina. Quando morì in diversi avrebbero dovuto rispondere di omicidio; allora gli zeli si spensero, o si capovolsero, e si mise a tacere tutto. I bambini rendono:

Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

E gli sconci non hanno tutti la stessa fortuna. Ci sono quelli esibiti e quelli occultati:

Il pornografico e l’osceno

Il pornografico e l’osceno

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Brescia non solo bombe

23 November 2010

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “La sentenza di Brescia: lo Stato e le stragi” del 22 nov 2010

“La questione è una città che con la forza del muratore e lo sguardo ampio dell’architetto, sappia costruire fondamenta sociali solide”. (Giornale di Brescia, conclusione del fondo del direttore, 16 nov 10, giorno dell’assoluzione per la Strage)

Ho già commentato sulla sentenza di assoluzione (v. La Leonessa, sul sito menici60d15). Il commento del prof. Giannuli contiene molti aspetti istruttivi e coraggiosi. Avrei volentieri evitato di criticare altri aspetti di quanto scrive una persona delle sue conoscenze e capacità, alla quale si deve gratitudine per la sua opera di studioso, per la luce che ha fatto sull’eversione, e apprezzamento per la sua disponibilità alla discussione coi “quisque de populo”. Ma sull’impunità dell’eversione a Brescia mi considero una “persona informata dei fatti”, o meglio una vittima; e davanti ad alcune analisi mi sento come un tale al quale abbiano sparato, che dice che gli hanno tirato una revolverata, e che si sente rispondere da un ottimo perito balistico che è falso, in quanto è stata usata un’arma semiautomatica, non un revolver.

Alcuni contemporaneisti e altri analisti dell’eversione pare non ci tengano a trovare un principio unificante, ciò che in altre scienze viene considerato il più appetibile dei traguardi: es. l’origine microbiologica delle malattie contagiose, la tavola periodica degli elementi chimici, la deriva dei continenti, l’unificazione delle forze fisiche, l’identificazione delle pulsioni di base della psiche. Non che tale principio unificante debba esserci necessariamente (a volte anche per alcuni campi delle scienze “hard” si è concluso – ma dopo averlo cercato – che non esiste). Pare che chi si occupa di storia del terrorismo consideri dilettantesco e antiscientifico ricercare ciò che in altre discipline è il “Santo Graal”.

Prevale la visione “folignocentrica” dell’eversione (dal detto folignate “Foligno è lu centru de lu munnu”), per la quale l’eversione è un fenomeno essenzialmente locale: nazionale, e a volte addirittura provinciale; visione che è uno degli effetti della “tuboscopia”, l’analizzare meticolosamente singoli eventi uno a uno, come guardando con un occhio attraverso uno stretto tubo, orientando il tubo nelle direzioni opportune; e poi mettendo i fatti così selezionati uno accanto all’altro per sostenere una tesi, spesso preordinata; ma senza perseguire una sintesi complessiva, che, assegnate per quanto possibile a tutte e ad ognuna delle tessere disponibili le reali relazioni con le altre, si sforzi di scoprire cosa rappresenta la figura incompleta che emerge dal mosaico; in questo caso, un“pantocratore” terreno. Prassi che, spacciate per rigore, davanti ad alcune generalizzazioni consentono di gridare alla “dietrologia” anche quando si tratta di segreti di Pulcinella.

Ne consegue un’aderenza a un canone, a una regola di bon ton, o forse di sopravvivenza, che impone che l’eversione sia stata un fenomeno endogeno nazionale, dovuto a scontri di inenarrabile complessità tra DC-PCI, neri-rossi, Franza-Spagna, etc., animati da 4 coglioni esaltati che però, all’opposto dei buoni che avrebbero dovuto fermarli, erano incredibilmente abili e fortunati nel fare danno; con l’aiuto, a volte, di alcuni strani figuri delle istituzioni, peraltro sostanzialmente sane. Chi parla di mandanti esteri es. sull’uccisione di Moro è un “pistarolo” (ho assistito a una conferenza, al circolo bresciano “A. Moro”, dove tale tesi, sostenuta da un autorevole esperto e primo cittadino, DS, di Brescia, è stata corretta, non da un anarchico del Ponte della Ghisolfa, ma, sia pure blandamente, dall’allora ministro degli Interni, Pisanu, che ha citato a supporto l’Hyperion). Alcuni concedono che vi sia stato qualche influsso estero; però non si sa, e non è detto fossero solo e sempre gli USA, anzi… e poi neanche i vertici Usa sono monolitici… e così ad infinitum.

Venendo incontro alla storica soggezione del popolo e della classe dirigente italiche verso i forti, alla storica tendenza ad accettare chi sta in alto con la frusta e lottare solo sull’asse orizzontale, tra bande; e producendo un enorme fascio di dati slegato, privo di un principio informatore, difficile da maneggiare, dal quale si può estrarre e nel quale si può tenere nascosto ciò che si vuole, la “tuboscopia” e il “folignocentrismo”, nelle varianti accademica e giornalistica, ipertrofici a scapito della sintesi e del taglio pratico che l’importanza vitale dei temi imporrebbe, sono da contare tra i fattori che hanno favorito l’impunità. Fuciliamo i brigatisti; ora e sempre Resistenza; ma scherza con i fanti e lascia stare i santi. Anche se l’abbondante produzione saggistica e di denuncia ha costituito una qualche barriera, come un muro di libri, contro la strategia delle bombe e degli assassini politici.

Personalmente, estraneo sia ai rossi che ai neri che a qualsiasi fazione, senza competenze professionali specifiche ma avendo dovuto interessarmi obtorto collo all’argomento, credo, grazie all’ampia produzione di storici e analisti, e per esperienza personale in USA e in Italia, che con tutti i distinguo, le pieghe, le eccezioni, i fattori ausiliari, le convergenze d’interessi, le giravolte, i buchi neri, i cerchi concentrici, i burattini senza fili etc. vi sia un principio alla base di tutta l’eversione, di tutta l’eversione che ha contato e che ha fatto ciò che ha voluto; e che questo principio sia l’influenza della politica estera statunitense; a sua volta determinata, prima che dalla geopolitica, dai grandi poteri economici dei quali il governo USA è il braccio operativo. E penso che, oltre a chi ne ha scritto, moltissimi altri sanno, cento volte meglio di me, che il re è nudo.

Il principio unificante dei voleri degli USA può spiegare ad esempio quanto considera il prof. Giannuli, che il terrorismo rosso sia stato perseguito più efficacemente di quello nero, anche oggi che i magistrati non hanno simpatie per la destra; data l’inclinazione diffusa tra politici, magistrati e forze di polizia a compiacere, chi pancia per terra, chi facendo il pesce in barile, il potere vero, e quindi gli americani: il terrorismo nero era più vicino, sul piano ideologico e operativo, non solo ai servizi ma anche ai veri mandanti.

Quello che vorrei testimoniare, anche avendo visto – e sentito – da vicino alcuni dei protagonisti della “battaglia” per la verità sulla Strage, è che a Brescia, più ancora che nel resto del Paese, tali interessi di Stati Uniti e altri paesi influenti vengono serviti, almeno da dopo la caduta del Muro, col maggior zelo; con una partecipazione massiccia unanime e omertosa da fare invidia al più mafioso dei paesini del Sud. Interessi che vengono serviti anche quando consistono in interventi “deviati” volti a modificare, con metodi sporchi, con reati ignobili, l’andamento delle cose nel senso voluto; modifiche che ieri si ottenevano con la guerra a bassa intensità, con inequivocabili bombe in piazza o con clamorosi omicidi politici, e oggi con forme di violenza “a bassissima intensità” e perciò invisibile: oggi si persuade col lento veleno dei media; e si eliminano soggetti scomodi col lento veleno di forme di boicottaggio, discredito e logoramento camuffate da interventi legali, oppure occulte.

Credo che occorra distinguere nettamente tra onda d’urto fisica di una bomba, che dura una frazione di secondo, e onda d’urto politica, che può durare decenni; tra gli attentati e la lunga scia di ripercussioni; queste ultime possono avere effetti paradossi; sembra che chi ha fatto mettere le bombe avesse una profondissima conoscenza dei meccanismi di psicologia sociale che avrebbero messo in moto. Per me la reazione cittadina alla strage a Brescia rappresenta una delle vette dell’arte di rappresentare un’opposizione alta e vibrante dietro alla quale meglio servire i potenti.

A Brescia oggi operazioni eredi di quella stagione di eversione vengono servite, dietro la maschera dell’indignazione per la Strage, da chi ha responsabilità istituzionali ma anche da volontari. Da persone “serie e importanti” come dall’ultimo spalamerda raccomandato. Oggi l’omicidio politico, non solo morale ma fisico, viene compiuto con mezzi più sottili e subdoli, e simulando di aborrire ciò che nascostamente si aiuta. Brescia, addestrata alle doppiezze pretesche, e a suo agio anche con le doppiezze dello spirito protestante, è particolarmente adatta a ciò. Per avere un’idea di quello cui mi sto riferendo, e che non è né piacevole né facile da raccontare e spiegare, si può vedere il mio sito menici60d15; questa assoluzione, secondo la quale sopra la linea d’orizzonte del conosciuto non risulta alcun responsabile neppure per una folla di persone fatte letteralmente a pezzi da una bomba nella piazza principale, dice anche della credibilità di chi ignora tali denunce come opera di un mitomane.

Operazioni oggi aiutate, a Brescia e in Italia, dalla sinistra non meno che dalla destra. Sofri, oggi apertamente filoamericano e filosionista, che il prof. Giannuli cita, mi pare il prototipo della sinistra ambiguità della sinistra.

Così, paradossalmente, dopo la sorpresa ho accolto con sollievo la pur spiacevole notizia che la montagna non ha partorito nemmeno un topolino; sia perché una condanna due o tre fasi storiche dopo l’accaduto sarebbe stata ormai inutile rispetto al quadro sociopolitico; sia perché avrebbe condannato – a pene teoriche – dei manovratori più che i mandanti; ma soprattutto perché l’assoluzione evita di alimentare la doppiezza di istituzioni e società civile sull’eversione; il gesuitismo di laici e cattolici, di fascisti mascherati che danno lezioni di democrazia e di postcomunisti ridotti ad allearsi col delfino di Almirante nel servire poteri esteri che, come ha scritto una volta il prof. Giannuli, non ci sono amici.

La sentenza evita di riconoscere un risultato qualificante ad un sistema falso e corrotto, e con ciò di rafforzarlo. Evita di favorire ulteriormente la pratica dell’occultamento dell’eversione dietro al suo opposto, e di favorire ulteriormente i danni che agli epurandi di 40 anni dopo derivano da tale doppiogiochismo. Lascia uno sfregio che rende meno credibili i languori di “riconciliazione” dei discendenti dei Partigiani, e che risparmia forse all’Italia qualche altro dispiacere. Nello stato in cui siamo, meglio che la memoria della Strage e della reazione ad essa non siano completamente coperte dagli interventi cosmetici, ma resti un’impronta in negativo, come il pilastro scheggiato dall’esplosione a Piazza Loggia.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Cattolicesimo e mafie: la Madonna di Oppido Mamertina e degli italiani”

Piero Chiara racconta di un salumaio che sotto il fascismo quando un funerale passava davanti alla sua bottega usciva, si faceva il segno della croce, poi il saluto fascista e infine col braccio teso si inchinava ai familiari del defunto. I calabresi, vae victis, devono fare da capro espiatorio per un servilismo che molti di loro ben rappresentano, ma che è nazionale ed è in primo luogo di quelli che dovrebbero dare l’esempio. Ogni 28 maggio a Brescia assisto alla cerimonia per la strage impunita del 1974; e ai contorcimenti retorici coi quali mentre la si condanna si evita di dire chi furono i mandanti sovranazionali, ripetendo anzi la versione dei mandanti che si trattò di una strage “fascista”, essendo fascisti gli esecutori. Non un inchino, ma un bacio osceno ai poteri che gli “antifascisti” servono tutto l’anno. Del resto, del ruolo di tali poteri nel conferire alla mafia quell’invincibilità che dovrebbe fare ricordare il brano di Manzoni sull”inferno d’atti tenebrosi” i primi a non parlarne sono proprio gli “antimafia”. Il Paese intero è stato venduto ai poteri forti, e più che di inchino si deve parlare di alto tradimento. A tutti i livelli, leccare, vendersi, è normale. Vi è quindi una generale esigenza di ripulirsi, di rivalersi proiettando sdegno e disprezzo verso il servilismo degli altri. Da qui il coro contro i paesini calabresi, un bersaglio conveniente per le istituzioni e per i milioni di italiani a schiena curva.

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@ Roberto Magri. Come dice un’espressione che sentii da un ebreo, lei è di quelli che pensano che la loro m… non puzza. In Italia sia i “fascisti” sia i “comunisti” fanno a gara a leccare i poteri forti. I suoi “comunisti” non sono comunisti: sono “fighetti moramente più spregevoli dei berlusconiani” scrive oggi un noto commentatore di sinistra a proposito di Milano. E si stanno vendendo il Paese, Nord e Sud, quanto i berlusconiani e i mafiosi, oltre che insieme a loro. Mi risulta che i massoni lombardi (magari con la tessera da comunisti) siano in ottimi rapporti con quelli calabresi; e che insieme facciano danno, per rafforzare il loro parassitismo. Vedo che l’impunità giudiziaria che c’è in Lombardia per le prodezze dei massoni (o dei clericali) rivaleggia con quella che c’è in Calabria. Non vedo emuli di Alessandrini o di Galli. La vostra “diversità” rispetto alla mafia si rivela anche dal genere di calabresi che piace alla dirigenza lombarda, e dalla resistenza che hanno trovato i mafiosi nella loro penetrazione. I Calabresi hanno mille torti, ma non hanno bisogno di denigrare altri gruppi per definirsi; non vanno in giro a vantarsi di essere superiori per poi, “cercando il business”, servire come camerieri, e come tirapiedi, quelli che gli hanno messo le bombe in piazza. La mafia se la tengono stretta i tanti come lei che ne hanno bisogno per coprire i loro reati e le loro infamie mentre “cercano il business”. A proposito di figli, cercate voi di non venderveli “cercando il business”, con l’inquinamento che vi sommerge, con le diagnosi di cancro taroccate, o con operazioni da gente votata al male come la pagliacciata Stamina a Brescia sulla pelle dei malati.

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10 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, scontro in Procura. Una circolare per bloccare i colloqui tra pm e giornalisti”

Un giornalista d’inchiesta locale, Renato Rovetta, definì Brescia “una delle città più omertose d’Italia”. Brescia è considerata distretto produttivo anche sotto il profilo della legalità: i reati commessi a supporto dell’economia legale appaiono essere oggetto non di particolare attenzione, ma di una particolare franchigia. Inclusi quelli commessi a favore delle truffe dell’economia legale. Per me non è una buona notizia “l’istituzione di uno specifico nucleo della DIA a Brescia”. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia, ma perché temo che il super-ufficio agirà come alibi e diversivo, andando così a rafforzare la già consolidata tradizione della borghesia mafiosa bresciana di libera commissione di abusi e reati e di uso della ritorsione in risposta alla loro denuncia (Cfr. A. Fusco, “I ragazzi di Cucarasi”. In: “Le rose del ventennio”).

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Blog de Il Fatto

6 dicembre 2014

Commento al post di M. Portanova “Carminati si è imborghesito. Come la mafia”

Il Procuratore generale di Brescia, Dell’Osso, che ora lancia l’allarme sulla “nuova mafia”, ha anche sostenuto che la P2 era (è) solo un’organizzazione affaristica, senza fini eversivi. A me invece pare che vi sia, tra le altre, una corruzione “qui tam”. Una corruzione piduista, cioè che abusa dei poteri dello Stato a fini eversivi, a favore dei detentori della sovranità reale; a favore del re, cioè dei poteri forti. E’ la corruzione, attuata da coloro che gestiscono i poteri dello Stato, che sta facendo del Paese sempre più una terra di sfruttamento per la grande speculazione. Notizie clamorose come questa di Carminanti e soci, con CC e magistrati che fanno uscire dal cilindro, o dai cassetti, gravi attività illecite che sono state lasciate operare per decenni, tendono a distrarre dalla corruzione qui tam, e a lasciarla nell’ombra. Facendo addirittura passare per paladini della lotta alla corruzione coloro che, se non prenderebbero mai una mazzetta, praticano a danno del Paese la corruzione qui tam, per averne altri vantaggi, personali e corporativi. Con metodi che sono quelli eterni di mafiosi, piduisti, corrotti, etc. Soprattutto a Brescia, che nella mia esperienza è una specie di Barcellona Pozzo di Gotto padana per il malaffare istituzionale di alto bordo, es. quello a favore di grandi affari illeciti delle multinazionali farmaceutiche.

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3 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Immigrazione, a Brescia manifesti Forza Nuova contro sindaco, prefetto e vescovo”

I fascisti dichiarati sono una benedizione per chi fascista lo è interiormente ma recita una diversa parte. E’ almeno dal 28 maggio 1974 che a Brescia la destra in camicia nera interviene per fare sembrare al confronto democratici e civili i clericali, i massoni, la “sinistra” atlantista e compagnia bella; aiutando così chi regge la città a praticare un fascismo travisato, al servizio non di nostalgie ideologiche ma dei grandi interessi che stanno distruggendo il Paese.

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Ma non è fascismo anche la sostituzione etnica? Non è fascismo un’immigrazione imposta e indiscriminata volta ad arricchire pochi mentre rovina un Paese? Forza Nuova, e la Lega, fanno sembrare “buoni” coloro che attaccano: secondo il solito copione, la ”sinistra” può gridare “fascisti” mentre serve le volontà antidemocratiche del liberismo. Manca un’opposizione autenticamente popolare e progressista all’immigrazione forzata.

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@ mema. Un extra comunitario che si occupava di accoglienza ad altri extracomunitari mi ha raccontato di come il ministero dell’interno retto da Maroni fosse generoso e disponibile. E’ vero che ci mostrano sceneggiate mentre lavorano sottobanco in direzione contraria. Tu dici di non curarsi se la porta è aperta perché il problema è più complesso. Penso che la prima cosa sarebbe rendersi conto della gravità di quanto accade, e della falsità e pericolosità dei messaggi e degli insegnamenti diffusi dagli interessi rappresentati dai tre soggetti dei manifesti. Nel frattempo sarebbe meglio rimettere la porta, antichissimo manufatto umano, sui suoi cardini, e usarla.

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6 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, ‘prefetto consigliò a imprenditore di dire il falso per riavere la patente’ “

Questo consiglio del prefetto Narcisa Brassesco Pace a un amico su come evitare una multa dicendo il falso sta ad altre responsabilità della prefettura di Brescia come il problema del traffico stava al problema della mafia a Palermo ai tempi di Johnny Stecchino.

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12 marzo 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Strage Piazza della Loggia, perquisizioni del Ros per cercare foto e documenti”

I giornali riportano che la morte di Pantani è ora attribuita dalla perizia disposta dalla magistratura anche agli psicofarmaci, oltre che alla cocaina; è quanto avevo scritto, spiegandolo estesamente, agli inquirenti 11 anni fa, nella racc. r/r del 3 giugno 2004 al GIP Mussoni e al PM Gengarelli (v. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). Oggi perquisizioni dei ROS per la strage di P. Loggia del 1974. Mi pare ci sia un caratteristico “pipeline giudiziario”, che ritarda l’accertamento della verità per poi ripescarlo molti anni dopo, a giochi fatti, in modo da non occuparsi di attività “delicate” attuali; o in alcuni casi di occuparsene, ma all’incontrario…

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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4 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Liuzzi “No Expo: Milano due giorni dopo. Una lezione di civiltà”

Luciano Bianciardi “milanese” di adozione? “Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.”

Bianciardi nel 1953 si batté contro la legge-truffa. Oggi quelli che sarebbero i suoi concittadini ignorano la legge-truffa di Renzi per occuparsi di questa storiella edificante per preadolescenti non troppo svegli. Forse Bianciardi era un anarchico, un anticonformista. Ma lui era una persona seria, che si occupava di cose serie; alieno dalle buffonate come questa, dove si è lasciato che si sporcasse per poter dire di essere puliti.

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@ Emiliano Rossi. Sì, sembra che questo del “fare pulizia” sia un tema caro ai fascisti, o comunque a chi è su posizioni autoritarie. Ci sono tanti esempi. Dopo l’8 settembre il “Lustige Blatter” di Berlino pubblicò una vignetta dove una mano con una spazzola con la svastica toglie il fango che copre lo stivale Italia; con la dicitura “Via la feccia!”. Pare che i torturatori della dittatura argentina degli anni Settanta cospargessero di saponata per pavimenti i prigionieri legati alle brande per poi passarli con lo spazzolone. A proposito della città che il 23 marzo 1919 diede, con l’adunata di Piazza San Sepolcro, il battesimo al fascismo – e a proposito di “psyops” – c’è da dire che aziende che si occupano di rifiuti legate al Comune di Milano e al Comune di Brescia hanno questo costume squadrista, cioè violento e vile, dell’uso metaforico e “suprematista” del pulire. Pulire meritoriamente la società come si puliscono le strade; una “pulizia” che consente la “cosificazione” delle persone. L’innalzarsi trattando altri esseri come cose è una delle componenti del carattere fascista. Può darsi inoltre che in questi soggetti, e nei loro complici e mandanti, sia all’opera il meccanismo di difesa della formazione reattiva, data un’implicita consapevolezza della sporcizia che hanno dentro, e delle montagne di letame che creano nella loro ricerca ossessiva di denaro e sicurezza.

@ Emiliano Rossi. A volte. Bisogna vedere caso per caso, rifiutando formule a priori di qualsiasi segno. Va riconosciuto che “pulire” può essere un eufemismo ideologico, come “pacificare” o “uomo d’ordine” o anche ”liberismo”; nel gergo della malavita meridionale, “pulizzare” significa assassinare. O può indicare semplicemente la funzione igienica ed estetica, socialmente utile. L’ambiguità della figura del pulitore è rappresentata dalla parola inglese “scavenger”, che denomina sia lo spazzino, chi tiene pulita la città, che gli animali saprofagi, come la iena, lo sciacallo, l’avvoltoio. Dalle parti di Pisapia ci sono grosse aziende per le quali valgono entrambe le accezioni.

@ Emiliano Rossi. Se sei interessato, c’è il classico “Purity and danger” della sociologa M. Douglas, su come ottenere sacralità dallo sporco. Un tema che nella Lombardia ciellina-piddina ha una rilevanza generale.

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25 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, “non ci fu omissione volontaria verso Robledo”: pm chiede archiviazione per Bruti”

Non conosco la vicenda della Procura di Milano. Ma in certe Procure, a chi indaga sull’ipotesi che altri magistrati abbiano lasciato deliberatamente nascosti e impuniti reati gravi può capitare mentre legge le carte di sentire come una vocina – che non è quella della Giustizia – che ripete la frase di Orazio: “Mutato nomine de te fabula narratur”.

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5 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Multa annullata al figlio del consigliere di A4, condannato ex prefetto Brescia”

Questa appare essere l’eccezione e non la regola, perché in altre occasioni gli uffici giudiziari bresciani hanno coonestato gli abusi della prefettura, ben più gravi dell’annullamento di una multa.

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9 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carrara, sindaco aggredito durante la cerimonia per la Bandiera Blu”

Se fosse solo per degli schiaffi, come riporta l’articolo, 22 giorni di prognosi sarebbero troppi. In compenso, qui in Lombardia orientale, quando i mafiosi delle istituzioni – con un Comune che ha tenuto a far vedere alla vittima di essere coinvolto – hanno fatto aggredire a colpi di rastrello qualcuno, per intimidirlo, o innescare una sua reazione, o per fare in qualche altro modo caciara, in modo da disarticolare comunque la sua attività di denuncia di reati, hanno potuto contare, nell’ambito di una generale complicità e omertà, anche su medici di pronto soccorso compiacenti (ospedale tenuto da suore …) che hanno steso referti falsi riducendo drasticamente i reali giorni di prognosi: 5 giorni, mentre dopo 40 giorni le ferite non erano ancora guarite. (Medici che invece sono stati scrupolosi nell’anamnesi, fino a chiedere, al paziente con un braccio sanguinante, delle sue abitudini alimentari).

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23 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, ergastolo per Maggi e Tramonte 41 anni dopo”

Qui a Brescia, ho provato disgusto e stanchezza per le espressioni di trionfo ed esultanza su questa sentenza. Una condanna simbolica, fuori tempo massimo di alcuni decenni, i cui effetti pratici non sono che quelli di mascherare l’attuale devozione della magistratura ai poteri atlantici, che quaranta anni fa vollero la strage. Poteri che nell’Italia repubblicana le istituzioni hanno sempre servito, così da portarci dove ci troviamo; e che oggi vengono serviti con ancor maggiore zelo.

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23 luglio 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Piazza della Loggia, un punto fermo nella storia di stragi senza colpevoli”

Per me il comportamento delle istituzioni “anti-strage”, in particolare a Brescia, è simile a quello di certi politici che al Sud si pavoneggiano come “anti-mafia” mentre sottobanco sono collusi con la mafia. Sulla base di questa esperienza diretta valuto così la notizia della sentenza, applicando tre criteri che si usano per alcuni test clinici.

Validità analitica. Il processo ha individuato i responsabili? Parzialmente positivo. Sono stati individuati alcuni degli esecutori, mentre i mandanti restano nell’ombra. Inoltre in 40 anni è stato acquisito un notevole corpus di informazioni sulle strutture alle quali veniva affidato lo stragismo.

Validità clinica. L’individuazione dei responsabili materiali corrisponde all’individuazione della “malattia”? Negativo. La strategia di dominio attuata da poteri sovranazionali resta nell’ombra, mentre viene attribuita una volontà autonoma ai fascisti e ai servizi e politici nazionali.

Utilità clinica. La sentenza incide positivamente sulla “salute” del Paese? Negativo. Sono ormai passate diverse ere dal 1974, e le risultanze sono limitate a manovalanza e quadri. Inoltre le condanne, pur di solo alcuni tra gli esecutori, pur nominali in un quadro di sostanziale impunità, da noi bastano per riconoscere alla magistratura un alibi per le sue odierne disponibilità nei confronti dei poteri forti che allora vollero le stragi e oggi hanno altri ordini; rafforzano così il sistema malato che tiene il Paese con la bocca a pelo d’acqua.

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

Certe battaglie sono sfruttate dal potere come coperture per il loro opposto. A Brescia forse più che altrove il pestare l’acqua nel mortaio sulla strage impunita – che resta sostanzialmente tale dopo questa sentenza – ha facilitato il servire i poteri occulti che la vollero. Non stupisce che a zampillare lacrime di commozione e ad inneggiare allo “impegno dei cittadini” nella mesta occasione del parto di questo modesto risultato dopo 494 mesi di gestazione, a dire che una simile sentenza mostrerebbe il “potere dei cittadini di cambiare le cose” (“a fianco delle Istituzioni che sono fatte di persone che, in grande maggioranza, conducono la nostra stessa lotta per un Paese migliore e più giusto”) sia Cittadinanzattiva. La “medicina partecipativa” propugnata da Cittadinanzattiva, nella quale i cittadini avrebbero voce, è uno degli strumenti impiegati dal grande business biomedico per ridisegnare il paziente come consumatore (1), rendendolo in realtà ancor più passivo e menomato nei diritti. A me questa retorica celebrativa pare invece un’altra manciata del sale dell’ipocrisia sulle ferite delle coltellate che i volontari “impegnati” e le persone delle istituzioni così spesso fanno assestare alla Nazione nel consegnarla a interessi esterni.

1 Tritter et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routledge, 2010.

@ Cittadinazattiva Onlus. Lieto di avervi informato su cosa fate. A favore di quella che a Brescia è stata ufficialmente battezzata “Health and wealth”, la medicina che genera ricchezza, da autorità con le quali collaborate. Quanto esposto da Tritter et al., che mi auguro leggerete per intero (Routledge è la casa editrice) si applica senza perdita di generalità anche al caso italiano, e al vostro. C’è una certa letteratura a riguardo di ciò che è stato descritto come un deleterio “pas de deux” tra paziente e medico. Già nel 700 scriveva un medico anonimo: “Non è ella una reale pazzia il lagnarsi che la Donnicciuola, lo Speziale, il Barbiere, il volgo tutto si presuppone di poter con giustizia operare, e ragionare delle cose attinenti alla Medicina? Questo volgo opera, e parla da Medico non per altra ragione, se non perché i Medici operano e ragionano da volgo”.

La medicina, e la politica sanitaria, non sono “deleghe”. Sono funzioni altamente tecniche. Il cittadino non può improvvisarsi internista, statistico, biologo molecolare, etc. mentre può facilmente, data la fortissima asimmetria informativa, essere convinto a prendere posizioni su questi temi a vantaggio di chi conduce la medicina, e a suo danno. Il suo unico dovere, sulla cui trasgressione gioca questa sorta di coinvolgimento della vittima nella truffa, è di eleggere politici competenti e onesti. Farsi coinvolgere in responsabilità di governo oltre che un pessimo affare per salute e portafogli è anche una degenerazione della democrazia.

@ Keynez. Rimedio subito. Il bicarbonato che cura il cancro, o Stamina, introdotta nel SSN dal policlinico universitario il cui rettore, presidente dall’AIFA, collabora con Cittadinanzattiva, sono un termine di paragone indispensabile per far brillare la stella dell’attuale scienza medica ufficiale. Il marketing funziona così. Si chiama “decoy effect”. Cittadino, hai intenzione di partecipare anche tu attivamente alle discussioni sulla “governance” della medicina? Sembri portato.

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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4 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, la sfortuna dell’ospedale fa ricchi gli avvocati. Sempre gli stessi, quelli di CL”

Non è sfortuna, con qualche studio legale fortunato che ne beneficia. Un avvocato e politico bresciano, Cesare Trebeschi, ha paragonato gli avvocati al “buon ladrone”. Al confronto con i traffici intorno agli Spedali Civili di Brescia, era più sincera la retorica di quei delinquenti calabresi che nell’Ottocento, nel lametino, nel presentarsi a taglieggiare i piccoli proprietari pronunciavano la formula “il buon ladrone aiuta il cattivo ladrone”. Nella città della Loggia opera un’associazione i cui elementi comprendono A2A, il Comune di Brescia, la magistratura, l’arma dei CC, il Viminale, clero, incappucciati e quel che ne segue. Ci sono elementi per ritenere che non sia stato un caso sfortunato che il luogo di impianto dell’operazione Stamina, che ha numerose caratteristiche in comune con l’eversione di Stato, incluso il grave danno al Paese, siano stati gli Spedali Civili-Università di Brescia.

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11 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Aylan e Angelica, c’è cadavere e cadavere”

La gente è diventata cinica; o meglio, apertamente cinica. I poliziotti no, vuole far credere E. Reguitti. Ogni tanto vado a leggere sul lungolago di Salò, non lontano da dove alcuni automobilisti non hanno avuto il minimo riguardo per un cadavere sulla strada. Partendo da Brescia, posso prevedere la scena molesta che mi si presenterà sulla strada all’ingresso nella città. Il suo puntuale verificarsi mi porta a pensare che i comuni cittadini – i “buzzurri”, come dice la Reguitti – i poliziotti, chi dirige la polizia, e chi dovrebbe fare rispettare le leggi e assicurare la civile convivenza, vivono sullo stesso livello morale e culturale.

Come ha osservato Castoriadis, il liberismo “sta consumando in modo irreversibile un’eredità storica creata dalle epoche precedenti, che esso è incapace di riprodurre. Questa eredità comprende, per esempio, l’onestà, l’integrità, la responsabilità, la cura del lavoro, le attenzioni dovute agli altri, eccetera.”. Il denaro è il valore principe, la legge l’unica fonte di sanzioni (ma in un tale sistema i magistrati sono spinti a vendersi, nota Castoriadis). Conducenti, poliziotti, quelli che occupano le istituzioni, sanno che non andranno all’inferno. Ma stanno allestendo per loro e per i loro figli un inferno in terra. Un girone moderno, nel quale ognuno dietro a una malferma maschera umana coltiva la convinzione di potere e dovere essere un lupo verso gli altri non appena le circostanze lo consentano.

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8 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Gianrico Carofiglio e il linguaggio della politica: ovvero parlare senza impegnarsi a dire la verità”

Ottimi la condanna del linguaggio mistificatorio, degli shibboleth giuridici e castali, e il chiamare dovere lo sforzarsi di essere chiari. Ma si rischia di ottenere l’effetto opposto se si dimenticano due altri elementi della comunicazione. La precisione non è l’accuratezza, che è l’adequatio del dire alla realtà. Si può essere precisi, quindi efficaci, nel descrivere falsamente uno stato di cose. Un medico statunitense ha osservato che il potere di convincimento conferito ad alcuni leader dal loro sapere parlare e scrivere eccezionalmente bene è tra le fonti di falsa precisione, che maschera e istituzionalizza una grave inaccuratezza diagnostica. Anche la “studiata semplicità” dello stile anglosassone (Prezzolini) può essere una retorica. Es. la nascente “precision medicine”. Prima di tentare di raggiungere l’eloquenza, l’icasticità, occorre, ed è già sufficiente, attenersi alla definizione di Stevenson: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero”; anche perché c’è un altro problema: quello del ricevente, che deve voler comprendere il messaggio. La città dove abito la chiamo “la sabbionaia” quando penso a come i locali magistrati, forniti di adeguate capacità comunicative, tappandosi occhi, orecchie e narici permettano un esercizio di abusi e reati libero e continuato, così che i responsabili curano i propri interessi illeciti spensierati come i bambini che giocano al sicuro nel recinto della sabbia.

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13 ottobre 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Solidarietà a Saverio Ferrari ed allo studente di Barletta pestato dai fascisti.”

Esprimo solidarietà. Non mi sorprende che si progetti di affidare a degli immigrati un pestaggio politico mascherato da rapina. Gli immigrati sono una nuova comoda risorsa – che va ad aggiungersi a quella data dai miserabili autoctoni – per le attività di certi uffici non distanti dall’ufficio permessi di soggiorno e per altri benemeriti presidi di legalità.

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6 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, il commissario Tronca e il rischio cecchini. Primo atto: “Spostate la scrivania” “

@ ginobonatesta (0occfec30). Dal 2006 al 2008 Francesco Paolo Tronca è stato prefetto di Brescia, dove abito. Da quel che ho visto allora, una comparazione tra lui e il Prefetto Dalla Chiesa a Palermo, soprattutto quanto ai rischi derivanti dall’anteporre il dovere e il bene della nazione agli interessi e ai voleri dei poteri forti – i poteri che plasmano la classe dirigente con epurazioni e avanzamenti – è assurda e ripugnante. Tronca è piuttosto da accostare ad un altro personaggio che pure, prima di lui, è stato prefetto di Brescia, e che come lui ha fatto carriera, Anna Maria Cancellieri.
 
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23 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Rifiuti, sotto c’è una montagna di polizze false. Da Brescia allerta a tutte le Procure”

@ saregasto. Non condivido il suo entusiasmo. Il portare alla luce e perseguire alcuni reati non implica necessariamente che non se ne lascino impuniti e se ne favoriscano altri, non meno gravi. Questa non è soltanto una inoppugnabile verità logica, ma è purtroppo anche una constatazione empirica.

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2 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Terrorismo, a Brescia fermi ed espulsioni: la strategia di Digos e Viminale dopo gli arresti respinti per la riforma di Renzi”

Anni fa in Florida la polizia arrestò uno spacciatore che girava la sera tra la folla di turisti con una collanina fluorescente sulla tesa del cappello, e gridando “cocaina!” mentre mostrava le bustine sulle palme delle mani. Anche questi terroristi non sono molto furbi. Non solo parlano in pubblico sulla rete dei loro desideri e progetti criminali; ma operano a Brescia, dove magistrati e PS, per non parlare dei CC, essendo in prima fila nel servire i poteri forti e gli affari dei maggiorenti cittadini necessitano di mostrare una lotta a qualche nemico immane, a partire da mafia e terrorismo, come contrappeso al loro lasciare senza freni e favorire altre attività meno eclatanti ed esotiche ma non meno dannose per i cittadini.

@ Edmondo. Credo che il califfo sia amico degli amici di quelli che dicono di combatterlo, e che ci stanno inondando di islamici. Comunque questo califfo è una mano santa per i disonesti e i corrotti che – a tutti i livelli – occupano le istituzioni; e per i loro amici, di ogni livello. Se non ci fosse dovrebbero inventarlo.

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3 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “‘Ndrangheta al Nord: dal Senato al Consiglio di Stato, la rete del costruttore accusato di mafia”

Gli effetti di alcuni veleni, come gli anticolinesterasici usati negli insetticidi, di alcuni farmaci, come il Prozac, di alcune droghe, come la cocaina, sono dovuti a sostanze presenti fisiologicamente nell’organismo: molti farmaci, veleni o droghe agiscono bloccando i meccanismi fisiologici che limitano gli effetti dei normali neurotrasmettitori, che vengono cioè lasciati liberi col tenere occupati i meccanismi deputati a controllarli; provocando così un’iperattività di funzioni fisiologiche, una ipereccitazione endogena. Al Nord il veleno mafioso ha anche un effetto indiretto analogo, che può spiegare la presenza di affari e crimini mafiosi meglio dell’attribuzione alla mafia di capacità demoniache. In un’area come quella del distretto di Brescia, “primo polo bancario, finanziario e industriale del Paese”, immettere dei mafiosi è come dare psicostimolanti: l’economia legale, “fisiologica”, es. quel fondamentale settore economico che è la medicina, viene resa libera di perseguire il profitto fino a raggiungere forme aberranti e illegali, perché la tutela della legalità non guarda e non agisce, essendo impegnata a combattere la “colonizzazione” mafiosa.

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18 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bomba davanti a scuola polizia. “Grave intimidazione, pista anarchica” “

A Brescia le istituzioni, a partire da quelle che dovrebbero fare osservare la Costituzione e le leggi dello Stato, applicano una diligente osservanza del “Codice Atlantico”; cioè considerano legge tutto ciò che vuole la Nato, e gli altri portavoce dei poteri forti. Questa scrupolosa identificazione della legalità coi desideri, o con i comandi, di forze che in fatto di violenza, bombe, mistificazioni non sono gli ultimi arrivati non andrebbe esclusa dalla rosa di elementi coi quali cercare di comprendere il significato di un inquietante attentato nel quale la polizia – la polizia giudiziaria – figura come bersaglio.

 @ NoVat. A Brescia nel lontano 1974 fu messa una bomba nell’ambito della strategia della tensione, che aveva una di matrice atlantista; nessuno, neppure quegli sciagurati scalzacani che fecero da manovalanza, ancora è in galera. Ne’ il processo e’ concluso. Le condanne stentate, dopo 40 anni a Milano, limitate ad alcuni tra i sicari, e teoriche, non contraddicono la posizione subalterna e complice dello Stato; arrivate diverse ere politiche dopo, prive di effetti che non siano simbolici, servono come foglia di fico per una devozione istituzionale che è oggi ancora più pronta, miope e robusta.

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16 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, sieropositivo pretendeva rapporti senza protezioni. Obiettivo: contagiare”

La civilissima Brescia!

@ Giovanna Maggiani Chelli. Come per qualsiasi altro posto, non si può dire “la civilissima Brescia” per un singolo caso di comportamento ignobile.

Inoltre le cose potrebbero stare in maniera diversa. La notizia in sé appare sospetta. Il caso di “untore” AIDS del mese scorso è stato fatto uscire dalla magistratura romana con precisione svizzera, quando il calendario ha segnato la giornata mondiale dell’AIDS. Date le incongruenze emerse ad un’analisi tecnica (che comportano la possibilità che l’imputato sia assolto dopo avere svolto la funzione propagandistica) quel caso è stato giudicato “un’operazione di marketing per rilanciare una “stanca” giornata mondiale contro l’AIDS “ (Pennetta E. AIDS: annunci da marketing e la strana storia dell’untore della capitale. Blog “Critica scientifica” 19 dic 2015).

In questo genere di operazioni, di marketing spregiudicato pro business biomedico, Brescia, pur arrivata tardi, primeggia. Pungolati dall’avidità piuttosto che costretti dal bisogno, non pochi bresciani si sono tuffati in questa nuova industria. Posso enumerare diversi casi; che hanno trovato appoggio presso la magistratura locale, la cui azione giudiziaria (a parte certe azioni che non si possono definire “giudiziarie”), ora zelante ora catatonica, “dovetails” col marketing biomedico – e le relative esigenze di censura e impunità. E’ in questo senso che è appropriato dire “la civilissima Brescia”.

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22 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “L’antimafia non è mai stata così viva”

@ Nokia. Il darmi dell’amico tuo è una diffamazione intollerabile, da querela. Vada per il bisognoso di cure psichiatriche: mi rendo conto di quanto angusto sia lo spazio nel quale potete muovervi rispetto a una critica fingendo di essere civili; e desiderando io sopra ogni cosa di essere distinto da quelli come te mi rendo anche conto che non posso pretendere di più che essere discriminato in questo modo. Ricordo un luminare della psichiatria della città dove abito che secondo quanto predisposto dal Viminale si sarebbe dovuto occupare di Moro se fosse sopravvissuto; facendolo passare per pazzo; come fecero con Moro ancora vivo altri rinomati psichiatri che il caso pure mi ha posto più vicino, come domicilio, di quanto avrei preferito. Anni dopo, il luminare ebbe noie giudiziarie per ricoveri facili di mafiosi, anche qui con diagnosi creative. Ma era anche buon amico dei magistrati: lo ricordo tenere banco a una conferenza a fianco a un brillante capo di un ufficio GIP. Comunque per questi lavoretti basta uno dei tanti scalzacani, che anzi ci mette più anima; solo, sarei curioso di sapere se le sue opinioni su mafia e antimafia collimano con l’alto sentire antimafia che stai difendendo con questi tuoi argomenti.

[vedi “25 gennaio 2016” in “Milizie bresciane” per i susseguenti danneggiamenti  all’auto.]

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7 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Lenzi “Incontri tra ex terroristi e vittime? Ancora troppe nuvole coprono la verità”

I poteri che propagarono la paura di un terrorismo autonomo, che in realtà pilotavano, ora si giovano di questo fare assumere ai familiari in aggiunta alla posizione, sacrosanta, di vittime in quanto congiunti il ruolo improprio di rappresentanti esclusivi e indiscutibili dei cittadini come vittime degli effetti politici di quelle strategie violente. La paura terroristica è tramontata; ma i poteri egemoni che la vollero non sono inattivi; continuano, indisturbati, a dare ordini. Si perpetuano e si facilitano i loro affari criminali, oggi sotterranei anziché vistosi, con questa falsa riduzione ad una riconciliazione tra ribelli in buona fede e le vedove e gli orfani su un passato lontano. La squallida classe dirigente che mantiene per loro conto l’Italia a pelo d’acqua è anche il frutto di quella stagione che si vorrebbe sepolta; e delle interferenze, che hanno mutato forma senza perdere in efficacia, che si vorrebbero inesistenti. Invece di riscritture romantiche e edificanti ad uso dei vincitori sarebbe utile al Paese guardarsi la piaga cancrenosa. Si dovrebbero raccontare i terroristi come utili idioti, quando non collaborazionisti. E es. di come il fascismo agì sulla vedova Matteotti per normalizzare l’assassinio del marito; comparando ciò all’attuale ruolo normalizzatore dei familiari delle vittime. Invece di preti che mantengono torbide le acque costruendo epiloghi luminosi, servirebbe un’analisi storica che chiarisca le complicità del clero.

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19 e 20 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici (podcast)”

Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.

“ ‘With clinical evidence becoming an industry advertisement tool and with much ‘‘basic’’ science becoming an annex to Las Vegas casinos” … “Claims are even made that with new big data, the scientific method is obsolete: petabyte data will replace the scientific method (28) . I apologize for being so old fashioned, but I believe the scientific method is alive and well and will remain so, regardless of amounts of data.
28 The data deluge makes the scientific method obsolete. Available at http://www.wired.com/2008/06/p…. Accessed January 7, 2016.”

Ioannidis JPA. Evidence-based medicine has been hijacked: a report to David Sackett. Journal of Clinical epidemiology, 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jc…

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3 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco “Milano, assessore contro auto in divieto di sosta: imbratta vettura con vernice”

Un atto simbolico di superamento del limite. Un assessore che fa il teppista in nome della legalità e della civile convivenza. I frustrati che applaudono non sanno che il superamento delle barriere da parte di chi governa o amministra ricadrà su di loro. Furbescamente la vernice era rimovibile, e l’auto è stata ripulita: si cercava il gesto, a favore di telecamere; si eludono responsabilità giudiziarie mentre rimane il cattivo messaggio. L’illimitatezza è uno dei motivi conduttori dell’ideologia liberista, che non è conservatrice ma sovversiva. I PD la applicano con fresca solerzia. Posso testimoniare che a 100 km, a Brescia, nella giunta comunale di Del Bono e altri piduini – accomunata alla giunta Pisapia nell’impostazione, oltre che da A2A – ci sono assessori che fanno strame del diritto e dei loro doveri in maniera gratuita – con danni reali – fornendo partecipazione istituzionale ad atti di teppismo puro. Contro non chi infrange le regole ma chi denuncia abusi e reati. Forti dell’impunità loro conferita da autorità colluse e compiacenti; ma anche perché fiutano questa nuova brillante opportunità, il superamento del limite, dove il vecchio fascismo confluisce nel recente liberismo radicale.

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8 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ferrovie dello Stato, l’ad Mazzoncini indagato in inchiesta per truffa sui finanziamenti pubblici a Busitalia”

A prescindere da questa indagine, sarebbe interessante per i cittadini sapere se Renato Mazzoncini, nominato dal governo AD delle Ferrovie, abbia un rapporto di parentela con Roberto Mazzoncini, anche lui di Brescia, già presidente del Tribunale. C’è tra i due una “politetia” (la “somiglianza di famiglia” di Wittgenstein), data non solo dal cognome, dalla città di provenienza e dalla fisionomia, ma anche dall’appoggio a grandi interessi privati.

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12 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Proietti “Consiglio superiore della magistratura, le nomine lottizzate: ecco la lettera che inguaia le correnti”

Dopo quella del Procuratore di Cremona Di Martino, dalla stessa sede di Corte d’appello che i magistrati hanno intitolato al giurista che fondò la P2 storica – Zanardelli – si scaglia, pochi giorni dopo, una seconda pietra contro le correnti di magistrati (in entrambi i casi, in occasione di mancate promozioni). Le correnti sono senza dubbio un male per i cittadini. Ma non sono l’unico. C’è la subordinazione dei magistrati ai poteri forti, l’equivalente sociale di un linfonodo metastatizzato, che da presidio di difesa dell’organismo diviene focolaio di malattia. La degenerazione peggiore; anche se si presenta come il superamento di vecchi mali.

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25 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, mancano i soldi per la bonifica Caffaro. Sindaco scrive alla Regione: “Limitare le aree contaminate”

Al tempo dei sequestri di persona si bloccavano i beni di famiglia per dissuadere i banditi dal commettere altri sequestri. Non si pensa invece a come interrompere l’instaurazione e l’accrescimento di questi cicli economici ricattatori, nei quali prima si fanno soldi scaricando sulla collettività i danni da inquinamento; e dopo si fanno soldi con le bonifiche; attribuendo (analogamente a quanto avviene nelle frodi commerciali della medicina) il pericolo da inquinamento a monocausalità e focalità di comodo – come questo intervento del sindaco conferma. Con due importanti spin-off a beneficio dell’industria medica (rampante a Brescia): le malattie autentiche da inquinamento, e quello ancora più lucroso delle false “patologie” sovradiagnosticate avendo spinto a temere il peggio e a sottoporsi a esami non necessari agitando la paura dei danni alla salute da inquinamento. Questa ottimizzazione dell’economico a scapito dell’umano, questo inquinamento economico che crea cicli degradando per poi rabberciare, che trae profitto dal distruggere e dal gestire le macerie, è un pericolo non meno grave dell’inquinamento chimico. L’ inquinamento chimico non andrebbe visto isolatamente, ma come una componente di un sistema che avvelena non solo il suolo o l’aria, ma anche la società.

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13 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Mackinson “Sicurezza, “Per lo Stato i proiettili che ci sparano contro fanno meno male”. E le polizie locali scioperano “

Questa retorica piagnucolosa dice abbastanza delle polizie locali, tra le varie polizie le più petulanti e grevi quando c’è da molestare e minacciare qualche inerme inviso a chi li ha raccomandati, e le più leste a squagliarsi se c’è aria di pericolo o di rogne.

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14 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, fuga di pm: 9 su 21 lasciano, a rischio indagini su terrorismo e tangenti”

Sono tanti anni che a Brescia si lamentano organici insufficienti. Un scusa per istituzionalizzare l’impunità, un’inefficienza che rientra nella scaltra efficienza bresciana: certi reati eccellenti possono essere praticati liberamente non perché i magistrati siano pochi, ma perché per quel genere di reati non ce n’è neppure uno. Non perché la magistratura sia carente nei ranghi, ma perché è ermeticamente assente per scelta. Quell’espressione enfatica “C’è un giudice a Berlino” dove si loda come memorabile la fedeltà all’alto compito del magistrato di difendere il cittadino dagli abusi del potere, come se fossimo ancora nella Prussia del Settecento, oggi può essere applicata solo in negativo: “Non c’è un giudice a Brescia”. E si può sostituirla con il prosaico “Quando il gatto non c’è i topi ballano”.

@ maria. Il magistrato ucciso per vendetta a Brescia nel 1969 era il Procuratore Agostino Pianta. Il figlio, Donato, è divenuto magistrato giudicante (*). Non credo sia lo stesso magistrato, Francesco Piantoni, che è tra i 9 PM che lasciano scoperta la Procura di Brescia. Piantoni ha indagato sulla strage di Piazza Loggia. Ha avuto attestati di stima da F. Cossiga, che nell’agosto del 2006 affermò che l’essere stato interrogato da lui, con il Procuratore Tarquini e l’allora sostituto Chiappani aveva “rafforzato la sua fiducia nella giustizia”.

* Agostino Pianta, la vendetta sbagliata di un Montecristo del dopoguerra. In: P. Leporace. Toghe rosso sangue. Newton Compton, 2009.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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11 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, “opera della destra eversiva. Maggi ebbe appoggio dei servizi segreti anche stranieri” “

I magistrati dicono di essere stati sviati; nonostante siano dei professionisti del non farsi sviare. Allora come oggi, la magistratura si fa “sviare” troppo facilmente, troppo in massa e troppo a lungo, quando la mamma yankee o per suo tramite poteri forti economici ordinano qualche operazione sporca in Italia. Appare applicare in questi casi non la Costituzione, ma un “Codice Atlantico” che prevede una sostanziale cooperazione. Questa sentenza “archeologica” è pur sempre qualcosa di rilevante. Ma salvando la faccia, o salvando la maschera, può favorire il proseguimento della cooperazione istituzionale a favore dei poteri che controllano e sfruttano l’Italia; una grave forma di corruzione non esclusiva dei politici.

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22 agosto 2016

Blog Appello al Popolo

Commento al post “La città infinita: intervista ad Aldo Bonomi. Da: A morra, infonodo.org”

L’Aldo Bonomi di questa intervista celebra una ‘cinesizzazione’ della Lombardia, descrivendo in termini grandiosi guasti come il degrado del territorio, la BreBeMi, l’università “Vita – Salute”, le agenzie di lavoro interinale, l’immigrazione. Non so se sia lo stesso sociologo Aldo Bonomi che ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, e nelle analisi sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo, che viene descritto come un doppiogiochista, legato ai servizi e al servizio di interessi stranieri. Parla di lui in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza procedimento n. 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi Carlo Maria, il fascista di recente condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia; città dove un sociologo Aldo Bonomi è stato invitato, dalla fondazione culturale di A2A, e quindi col patrocinio del Comune, a tenere conferenze. Una figura, “faccia squadrata” o meno, tutt’altro che squadrata. Se fossero la stessa persona, come sembra, si potrebbe dire che Bonomi oggi descrive attraverso lenti rosa la società frutto delle deviazioni impresse al Paese dalle forze eversive con le quali da giovane ha collaborato sul campo.

@ Giampiero Marano. Negli scritti di J.C. Michea, che ho conosciuto grazie a questo sito, si spiega il “mistero della sinistra”: tematiche progressiste vengono vendute, manipolandole, agli interessi del liberismo. Un aspetto di questa mimesi è la critica che si fa apologia: come è stato detto di “Impero” di Toni Negri e M. Hardt. Negri ha una storia simile a quella di Bonomi. I due hanno collaborato al tempo delle spranghe e delle P38. Rappresentano, insieme a Sofri, una tipologia di intellettuale che per me non emana sensazioni gradevoli. Forse è appunto questo “passato” che mi ha condizionato. Nel caso di Bonomi, l’adesione alle BR, l’esfiltrazione in Israele dello stragista Bertoli; l’essere stato considerato un confidente di polizia legato ai servizi, secondo una sentenza. Una “ambigua figura” (G. De Lutiis. Storia dei servizi segreti in Italia, 1993) che ha avuto un ruolo nelle pagine cupe e sanguinose degli anni Settanta. La comparazione della sua traiettoria di vita e degli appoggi che ha avuto e ha con la sorte di Bruno Caccia, il PM che lo fece arrestare; una di quelle persone che all’opposto sono state eliminate in quanto troppo valide. L’elenco inquietante delle associazioni e personaggi ai quali Bonomi è legato nella seconda repubblica, che include forze pro UE, troppo lungo per riportarlo (A. Montella. Aldo Bonomi: un reazionario a tempo pieno, 2002) deve avermi ulteriormente influenzato nel leggere nei suoi scritti attuali l’evoluzione di un’ambiguità bene inquadrata e ben ricompensata; che è un modello per tanti “di sinistra”. Così che a mia volta proprio non percepisco limpidezza e disincanto nel lirismo col quale descrive la “città infinita” e i relativi traffici dei suoi amici e committenti ciellini e rotariani.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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22 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Scalettari “Alpi-Hrovatin, si torna all’anno zero. Perché fu depistaggio di Stato”

Anche se i vari procedimenti si affastellano negli anni e nei decenni, questo genere di processi ha in realtà due soli gradi: “salvacapre” e “salvacavoli”. Nel primo grado, salvacapre, che è obbligatorio, si servono i poteri che vollero gli omicidi. Se consentito si ha un secondo grado, salvacavoli: quando i crimini sono sufficientemente lontani nel tempo e le impunità consolidate, si provvede a ricucire l’onore della magistratura con qualche sentenza a effetto.

Nel 2016 la magistratura ci dice che Hashi, condannato a 26 anni, è stato un capro espiatorio per il delitto del 1994 (o una “pecora” a pagamento ?). Anche la figura del magistrato cattivo che blocca e trae in inganno schiere di magistrati buoni è un capro espiatorio. Sarebbe nostra responsabilità di cittadini comprendere finalmente che, contrariamente alla favola rassicurante che non ci stanchiamo di farci raccontare, quando la mamma delle mamme ordina di eliminare qualcuno – compresi singoli magistrati – la magistratura nel suo complesso non sta dalla parte della vittima, della verità, della giustizia, dei diritti dei cittadini e degli interessi del Paese.

 

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30 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco ““Milano capitale dell’antimafia”, l’ultima relazione del Comitato di Dalla Chiesa: “Difficoltà con Expo, favorì corruzione”

E’ vero, violenza a bassa intensità. Danneggiamenti ripetuti all’auto in Lombardia; in Calabria, ratti morti lasciati a imputridire davanti alla porta di casa. Ma anche spazzini del Comune che passano, puliscono ostentatamente tutto e lasciano la carogna del ratto; e in Lombardia Agenzie delle entrate che contestano irregolarità inesistenti e mostrato l’errore non recedono, patenti rinnovate con la faccia cancellata, coinquilini che ti bastonano a sangue con un pretesto, dicendo di avere ricevuto istruzioni dai CC e sostegno dal Comune (che non rispondono alle richieste scritte di spiegazioni), ricevute di ritorno delle raccomandate online alla magistratura che non vengono mai consegnate.

L’antimafia lombarda, che tesse e ritesse senza fine narrative sulle mafie esogene, celebrando il binarismo bene/male, banditi e sceriffi, fornisce un’ottima copertura ad affari di alto livello dove invece crimine e legalità convergono e si fondono. Es. Milano si è candidata a divenire la sede dell’EMA, l’agenzia europea per l’approvazione dei farmaci. Il processo di approvazione dei farmaci attualmente necessita di una dimensione criminale, affine sotto diversi aspetti alla mafia convenzionale*. La Lombardia, con la sua salda collaborazione tra territorio e istituzioni, offre ambiente e servizi eccellenti anche sotto questo aspetto; senza dover prendere lezioni dalle celebri mafie meridionali.

* Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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10 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone ““I tragediatori”, Forgione racconta il lato oscuro del movimento antimafia””

Un alimento al forno può bruciarsi esternamente, e rimanere crudo all’interno proprio a causa della carbonizzazione esterna. Il fuoco può conferire al legno una maggiore resistenza: la carbonizzazione esterna del legno a scopo protettivo è tradizionale nell’edilizia giapponese, e sta divenendo di moda negli Stati Uniti. Da noi si usa per rendere più resistenti i pali da conficcare nel terreno. Tanta antimafia è un fuoco che carbonizzando gli aspetti più superficiali della criminalità meglio protegge gli strati interni. Nella città del Nord dove abito, dove il magistrato più alto in grado, che a suo tempo escluse che la P2 fosse un’organizzazione eversiva, ha ottenuto che fosse istituita una sezione della DIA, sotto la crosta dell’antimafia c’è un libero brulichio di massoni, ciellini e quant’altro.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Bisbiglia “Parentopoli Atac Roma, 150 a rischio licenziamento: “Privi di requisiti” Sindacati: “Responsabilità di altri” “

Adesso abbiamo anche i raccomandati a loro insaputa. Con la differenza che dare del corrotto ai politici fa parte del discorso permesso, ma pochi hanno il coraggio di riconoscere il carico di corruzione, i guasti alla vita civile, generati dalle congreghe di clientes che hanno avuto il posto di autista o di spazzino.

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1 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Modena, il sindacalista arrestato: “Hanno voluto incastrarmi. A quell’incontro non dovevo esserci””

Trappole del genere, che fanno un uso criminale della legge, non possono essere messe in atto dove ci sia una magistratura come si deve, che eserciti un effetto deterrente con la sua presenza, creando nei disonesti e nei funzionari deviati la consapevolezza che se ricorressero a questi mezzi sarebbe fatta chiarezza sulle loro trame e verrebbero svergognati e adeguatamente puniti. Invece, se la magistratura è debole, coloro che condividono con la mafia l’arte di intorbidire le acque, mascariare e intimidire avranno campo libero.

Ci sono poi anche casi di persecuzione politica, di corruzione a favore di grandi interessi, dove la magistratura è collusa, e chi dovrebbe tutelare la legalità rilascia licenze di delinquere; assicurando impunità, partecipando alle manipolazioni, e arrivando a istruire su come commettere reati e farla franca.

@ Recobino. Con una semplicità pari a quella che ci vede lei, può essere una montatura. In un sistema sano, l’accertamento solido dei fatti dovrebbe prevenire l’instaurare una situazione di dubbio estremo, che non si limita all’innocenza o alla colpevolezza, ma dove dall’esterno non si sa se il soggetto sia colpevole o vittima. E la sorte del soggetto non dovrebbe dipendere da chi ha partecipato alla produzione della situazione ambigua, ma dovrebbe essere valutata da inquirenti e giudici terzi. Dovrebbe essere fatta chiarezza: una giusta condanna per calunnia, a carico o del sindacalista accusato o di chi l’accusa, dovrebbe in ogni caso venire emessa.

@ Silmarille. No, non ha preso la busta da quel che si vede nel video (diffuso senza audio). Gli inquirenti avrebbero dovuto accertare come si sono svolti i fatti e il loro significato in maniera sicura prima di arrestarlo e precipitarsi a dipingerlo sui media come un sindacalista corrotto. Non conosco la realtà dei Cobas e dei loro nemici. Intervengo per portare una testimonianza. Nella mia esperienza: a) l’emettere un giudizio, da parte dell’autorità, basandosi su dati incerti e parziali, rinunciando a ottenere e considerare informazione facilmente disponibile, è indice di cattiva fede; b) le forze di polizia a volte organizzano macchinazioni contro chi è inviso a poteri forti, e possono contare su una magistratura che gli copre le spalle e li aiuta.

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12 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga, polemiche sul cartello contro i “truffatori napoletani”. Il gruppo: “Il responsabile già sospeso dal servizio””

Che rozzezza. Eppure all’Esselunga sanno essere fini. Per un periodo ogni volta che facevo la fila per pagare arrivava un magazziniere che entrava o usciva passando nella strettoia tra le casse destinata ai clienti e mi strusciava malamente. Un giorno nella cassa accanto c’era in fila un noto magistrato. Verrò spintonato anche davanti a questo tutore della legalità ? Mi chiesi. Quella volta lo struscio mi fu risparmiato. Arrivò una commessa e fece cadere un pomodorino che rotolando sul pavimento andò a fermarsi contro la mia scarpa. Gli spintoni ripresero le volte successive. Da allora soprannominai mentalmente il magistrato “ciliegino”. Era un brillante parlatore. Ricordo una sua conferenza pubblica tenuta insieme ad un cattedratico – consulente di Cossiga durante l’eliminazione di Moro – che nella stessa giurisdizione ebbe delle noie, venendo accusato da un PM di avere favorito un camorrista. La richiesta di rinvio a giudizio fu respinta; a me però resta l’impressione che date misteriose fratellanze, date certe catene di amici di amici, davanti ad alcuni tipi di napoletano, es. un camorrista, nelle Esselunga lombarde quegli atteggiamenti che secondo alcuni maligni sarebbero attribuibili a una grave carenza di niacina vengano sostituiti dalla più alacre e rispettosa disponibilità.

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9 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Lonigro “Strage di Viareggio, Ferrovie lo licenziò perché faceva da consulente alle famiglie. La Cassazione: “Giusto allontanarlo” “

Non conosco questo caso nel dettaglio; potrebbe anche darsi che la sentenza in sé sia difendibile sul piano formale. Ciò non toglierebbe che sia coerente con un quadro politico sostanzialmente corrotto. La notizia della sentenza appare affermare che dando uno stipendio – magari proveniente da denaro pubblico – si acquista anche la coscienza della persona. “Chi ci dà il pane è nostro padre” ammonivano i vecchi mafiosi. Il messaggio conferma i potenti che delinquono – e i dipendenti a loro moralmente affini – nella convinzione che l’omertà, e la fedeltà al gruppo invece che alla comunità, siano un valore; mentre fa opera di dissuasione e intimidazione verso chi vorrebbe opporsi al malaffare. [Nella mia esperienza è comune l’impiego sistematico di dipendenti, anche pubblici, come picciotti per boicottare, mobbizzare, intimidire, cercare di screditare e compromettere chi sia di ostacolo agli affari inconfessabili dei cerchi magici dove si incontrano poteri forti, datori di lavoro e rappresentanti delle istituzioni; e, nella mia esperienza, a questo genere di “rapporto fiduciario” la magistratura assicura impunità e fornisce sostegno.] In tema di protezioni istituzionali di grandi affari illeciti, andrebbe esaminata anche la lealtà dei magistrati verso il popolo dal quale ricevono pane e companatico.

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14 aprile 2017

Youtube

Commento agli auguri di Pasqua 2017 del vescovo di Brescia Monari

Per la Pasqua hanno messo una stazione della Via Crucis sotto casa. Una croce addobbata con una stola bianca; scaricata da un furgone della Caritas, guidato da un nero, che mentre passavo ha imballato il motore spargendo il tanfo dei gas di scarico. Quei due pezzi di legno ortogonali indicherebbero un’entità superiore all’Uomo. A me la croce imposta e l’incensiere diesel hanno fatto venire in mente David Lazzeretti, il Cristo dell’Amiata, visionario sincero, messo a morte perché troppo umano.

v. Spezzano della Sila, 15 aprile 2017. In :I professionisti della metamafia

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Il caso Bisignani-P4” dell’8 dic 2011

Il prof. Giannuli invita a non considerare le nuove Pn, con n>2, come una semplice prosecuzione della P2. E’ vero che ci sono differenze, forse legate a diramazioni: certi segni, come il magistrato che, denunciati meritoriamente i privilegi borbonici e gli abusi dei Consiglieri di Stato, invita a “una collaborazione sincera e duratura tra massoneria [buona] e magistratura” [1] portano a chiedersi se gli scandali giudiziari non riflettano una lotta intestina tra fazioni in lotta, portatrici di interessi e stili diversi. Inoltre, cambiato il periodo storico, occupandosi di affari invece che di “Guerra fredda”, forse le nuove Pn non si occupano più di sbudellamenti. Forse: v. Breivik. Però si occupano più di prima di budella, occupandosi di quel fondamentale settore dell’economia che è la medicina.

Forse è un caso, ma è stata la Corte d’appello di Brescia presieduta da Marra, poi dimessosi per lo scandalo P3, ad appoggiare la campagna sui cellulari che provocano il cancro, riconoscendo il nesso etiologico con una sentenza, la prima del genere in Italia. (Questa di scrivere pagine “acrobatiche“ di medicina – gradite al potere – è una delle attività improprie che distraggono i magistrati dal loro lavoro). La cancerogenesi a pile dei cellulari ha scarsissima plausibilità biologica, ma viene agitata in continuazione; in contraddizione col silenzio su radiazioni elettromagnetiche molto più potenti e che si sa per certo essere cancerogene, come quelle dei raggi X: i presunti e dibattuti pericoli dei telefonini sono noti al pubblico come lo erano gli unguenti degli untori sotto la peste, mentre gli si nasconde quanto gli addetti sanno, e scrivono nelle riviste scientifiche, che una quota non trascurabile e crescente di tumori sta venendo provocata da esami radiologici, spesso non necessari, in particolare le TAC. Ritengo che il cancro da cellulari sia un vero depistaggio etiologico. Peraltro attuato su scala mondiale; i piduisti nostrani di ieri e di oggi appaiono come gli operatori locali di movimenti di portata internazionale.

I nostri comunque fanno la loro figura all’interno di questa orchestra internazionale. Statistiche di questi giorni riportano che l’Italia ha la più alta incidenza al mondo di neoplasie dell’età pediatrica. Immediatamente, insieme all’inquinamento (fattore reale, negato o esagerato a seconda della convenienza) sono stati accusati i cellulari. Le Pn si occupano, insieme ai cugini delle forze di polizia, e agli zii della magistratura, di screditare e mettere a tacere chi indichi altri fattori, di tipo sociologico, e segnatamente criminologico, per questo record [2].

Va bene uno sguardo distaccato sui nuovi fenomeni piduisti; ma, soprattutto con una magistratura al 99% abituata, allora come oggi, a fare il pesce in barile, e a ingraziarsi i poteri forti, quando non è parte diretta della rete piduista, suggerirei ai comuni cittadini di non perdersi in distinguo eccessivamente sottili, e di non vedere con occhio più benevolo queste reti di potere; che mettono silenziosamente a rischio gli organi interni, cioè le budella, più di quando facevano fragorosamente esplodere le bombe o crepitare i mitra.

1. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/11/massoni-e-legalita/
2.https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

20 aprile – 5 maggio 2017

Blog de Il Fatto

@ Atomic. Non è un demerito dei soli italiani, come conclude l’articolo. Gli italiani hanno solo esercitato il consueto zelo. Nel dicembre 2010 la Corte d’appello di Brescia – una corte piuttosto sensibile ai venti atlantici – emise la prima sentenza che riconosce che un cellulare abbia causato un tumore, anche in quel caso un tumore benigno di un nervo cranico. Contemporaneamente nel Maine un legislatore, Boland, proponeva di apporre un’avvertenza di rischio cancro sui cellulari, come per le sigarette. L’articolo inoltre ignora la step increase in incidenza dei tumori del CNS negli anni Ottanta da introduzione di nuovi strumenti diagnostici. “Variazioni importanti” “legate a sostanziali miglioramenti nella capacità diagnostica per immagini” dice a proposito dell’aumento dei tumori infantili del SNC il rapporto AIRTUM 2012. Epidemiologi USA hanno invece osservato che se fosse solo questione di miglioramenti diagnostici l’incidenza dopo essere aumentata avrebbe dovuto decrescere ai livelli precedenti, cosa che non è avvenuta.

Commento al post di S. Palmisano del 4 maggio 2017 “Cellulari e tumori, chi ne studia la correlazione sia super partes”

Le radiazioni ionizzanti sono un cancerogeno certo e potente. L’analogia a effetto tra l’uso del cellulare e i sopravvissuti di Hiroshima è scientifica come sostenere che avendo trovato altezze simili tra un cestista (in ginocchio) e un nano (su trampoli), allora anche il nano è alto. Sul conflitto di interessi, va osservato che la paura per agenti cancerogeni, che ha un valore di mercato spingendo a sovradiagnosi e a richieste di denaro a vario titolo, oggi viene separata dalle responsabilità, che sono più mostrate che punite, e dal modello socioeconomico liberista, che non viene messo in discussione. La propaganda, inclusa quella giudiziaria, opera un po’ come la colonna di distillazione di una raffineria. Alcune componenti vengono fatte sparire; altre, come la paura, sono diffuse nell’atmosfera, inquinando l’opinione pubblica. Un buon sistema è nascondere i cancerogeni veri (es radiazioni ionizzanti mediche), e agitare quelli falsi o esagerati. Vi è conflitto d’interessi anche nel produrre paure redditizie. Es. quando nel 1884 Bismarck introdusse l’assicurazione per i lavoratori, medici e avvocati riesumarono la teoria già screditata delle “lividure” e altri esiti di traumi come causa di cancro (Malleson A. Whiplash and other useful disease. Cap. Lawyers, junk science and chicanery. McGill-Queen ‘s University Press, 2002).

@ Sp1959. 5 giorni dopo Ivrea anche a Firenze (studio avv. Bonafede, deputato 5stelle; giudice Nuvoli) la magistratura ha riconosciuto che l’uso del cellulare può provocare tumori del sistema nervoso. Non si tratta dunque di un fake a sostegno del business oncologico e giudiziario: è la terza sentenza del genere e quindi, soddisfacendo il Principio del Campanaio (1), è stato raggiunto l’elevato livello di rigore tipico dei contributi della magistratura alla medicina. Il Principio del Campanaio è applicato dalla scienza ufficiale del più alto livello di reputazione, es. nella ricerca oncologica (2), che magistrati e forze di polizia considerano fonte di verità, immune da interessi di parte o illeciti, e difendono come giannizzeri.

1 ”In The Hunting of the Snark di Lewis Carroll, il Campanaio dice: «Tutto quello che ti dico tre volte è vero».” (L’errore del campanaio. In: Follie e inganni della medicina. Skrabanek P. McCormick J. Marsilio, 1992).

2 “Some non-reproducible preclinical papers had spawned an entire field, with hundreds of secondary publications that expanded on elements of the original observation, but did not actually seek to confirm or falsify its fundamental basis. More troubling, some of the research has triggered a series of clinical studies — suggesting that many patients had subjected themselves to a trial of a regimen or agent that probably wouldn’t work. “ Begley CG, Ellis LM. Raise standards for preclinical cancer research. Nature, 2012.483;531.

@ MyOwnBoss. Grazie. Un articolo su Radiology dell’aprile 2017 (Larson et al) rileva che in USA il numero di TAC su bambini si è quintuplicato negli ultimi 13 anni. Una stima conservativa ha calcolato in USA tra 2640 e 9080 i casi di cancro all’anno causati da TAC pediatriche*. Ma su questo si sta zitti. La pericolosità delle onde EM aumenta in generale con l’aumentare della frequenza, e quindi dell’energia. Il pubblico viene invece indotto a credere a una “legge fisica” opposta, nella quale minore è la frequenza maggiore è il pericolo. Nell’articolo di Palmisano scopro nomi a me già noti per altri affari, in questa attività di magistrati e medici associati di uguagliare il rotondo al quadrato e di cambiare il bianco in nero.

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10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Casta delle federazioni, Sticchi Damiani confermato all’Aci ma manca la ratifica di Mattarella: “Voterò lo stesso per il Coni””

Mesi fa ho rinnovato la patente all’ACI. Ho portato delle fototessera normali, scattate da un fotografo che lo fa di mestiere. Ma la patente mi è stata consegnata con la foto ridotta a una silhouette nerastra, con la faccia resa irriconoscibile. Il presidente dell’Aci locale non ha risposto alla mia lettera dove chiedevo mi fosse consegnata senza ritardi una patente decente e valida (per la quale avevo pagato 80 euro), scambiandola con quella che impedisce l’identificazione. Mi è stato offerto da un impiegato dell’ACI di ritirare la patente e farmene avere una con la foto non alterata dopo due mesi. Tempo fa il Fatto ha riferito che questo presidente dell’ACI locale è stato coinvolto in “una vicenda ingarbugliata e non proprio edificante, in cui compaiono da protagonisti o comprimari personaggi di peso non solo nella città lombarda, ma anche a livello nazionale”. Tiene conferenze sul Flauto magico di Mozart. Per questi motivi, che si aggiungono ad altri più specifici, inclusa una catena di errori improbabili, dispetti e abusi gratuiti quando devo rivolgermi ad amministrazioni locali o statali, ho commentato tra me che mi è stata rilasciata una patente massonica, nel senso di mascariamento massonico. Apprendo da questo articolo che il presidente nazionale dell’ACI è vicino al ministro Lotti. Ciò rafforza l’idea che anche all’ACI ci sia la presenza attiva di quelli che si vantano che Mozart era dei loro.

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12 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, esplosione in strada davanti alle Poste. “Non si esclude la pista anarchica””

Il ministero delle Poste a suo tempo faceva parte del comitato della Presidenza del consiglio per la “difesa psicologica”. Chissà quale contorto ragionamento ha portato gli anarchici a vedere oppressione nel ritirare e consegnare, sia pure con la notoria sciatteria, lettere e pacchi. Ma di sicuro verrà trovato un movente che sembrerà uscito dalla penna di Bakunin; mentre non credo che la magistratura inquirente, per non parlare di CC e PS, prenderebbe in considerazione la tesi che le Poste attuali collaborano con quegli apparati che tradizionalmente si occupano di pilotare l’opinione pubblica pilotando bombaroli e terroristi; e che oggi si occupano anche di swapping tra onestà e crimine, ovvero di dipingere chi è di intralcio a grandi affari illeciti (anche se di idee moderate e borghesi) come un deviante; e chi pratica i grandi affari illeciti come vittima da proteggere.

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13 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Tabusso “Brexit, l’Agenzia europea del farmaco a Milano? La strada è lunga e in salita”

La Norvegia limitava l’approvazione dei nuovi farmaci a quelli che mostravano un vantaggio sugli esistenti. Nel 1996 la “armonizzazione” UE le fece rimuovere questo sano criterio. Studiosi della corruzione considerano l’attuale approvazione dei farmaci esempio principe di corruzione istituzionalizzata*. E’ divenuta un’attività eminentemente affaristica, tutto fuorché limpida; dove si possono creare dal nulla miliardi di euro di profitti purché si sia disposti a recitare, senza alcun rischio, sussiegose farse; e non ci si lasci impressionare dalle conseguenze visibili in sala settoria di questa meravigliosa forma di creazione di ricchezza, una cornucopia fondamentale per il modello economico trionfante. Necessita di doti che la Lombardia ha in abbondanza, per dono di natura e per la cultura plurisecolare degli affari, non impacciata da soverchie ubbie intellettualoidi o moralisteggianti. L’operosità lombarda è inoltre provvista di un apparato di protezione piduista, cioè di mafia tramite i poteri dello Stato. Efficiente e discreto, come dev’essere la mafia che si rispetti, è quel che ci vuole per l’eliminazione delle voci guastafeste e la conduzione spedita. Abbiamo una marcia in più rispetto agli altri pur degni pretendenti all’osso. Se si applicherà il criterio meritocratico, Milano ha già la prestigiosa assegnazione in tasca.

*Light D et al. Few Benefits from New Drugs and Many Serious, Costly Risks. Chemical Industry Digest, Feb 2014.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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2 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bergamo, bombe carta e volantini anti-Lorenzin davanti agli ambulatori per vaccini: gruppo di ultradestra rivendica”

La medicina, quella fraudolenta, è “big money”, e prefetti della stessa pasta di Federico Umberto D’amato, generali dei CC alla G. Palumbo, magistrati che non sono l’opposto di Carmelo Spagnuolo, e i tanti lazzari sempre disponibili per un tozzo di pane, stanno acquisendo meriti adoperandosi per i “piani di rinascita” sanitaria. Da alcuni mesi nella strada che separa l’ambulatorio vaccini della ASL vicino casa mia dallo squallido parchetto dove vado a leggere sfila un campionario di tipi inquietanti e molesti; inclusi guidatori avventati e distratti che ti sfiorano con l’auto. Sbucano “a cucù” cioè con la prevedibile regolarità della pendola svizzera da muro. La zona è divenuta mal frequentata. A febbraio un signore, presente ad una strana aggressione che ho subito a qualche decina di metri, quando ho chiamato il 112 si è presentato spontaneamente come agente di PS in pensione, invitandomi ad andarmene prima che la pattuglia arrivasse, per evitare guai. Occupandomi di frodi mediche, e data una lunga esperienza, a me pare un voler creare una tensione. Mi sarei rivolto alla magistratura, se la città, a 50 km da Bergamo, non ne fosse sprovvista.

@Carlo Ferrari. Vive la Republique?” Viva, ma ho l’impressione che lei più che all’Italia inneggi alla fraternité dei sanculotti…

A me sembra di assistere al triste spettacolo di gente che fa qualsiasi cosa per un tozzo di pane, nonostante abbia di che vivere o sia benestante. Una storia da aggiornamento ai nostri giorni delle “Autobiografie della leggera”, che fu scritta nel 1961. Comunque, se lei volesse sviluppare l’estetica della cialtroneria troverà ampi spunti nel campo degli appoggi istituzionali alle frodi mediche.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Agosti “Strage di piazza della Loggia, lettera agli innocenti”

Dopo mezzo secolo suonate l’adunata per andare a cercare i mandanti della strage. Vivo a Brescia, che quando sono in gioco interessi USA sembra una dependance della vicina base NATO-USA. Vengono in mente quei baroni scozzesi di “Braveheart” che chiamavano a raccolta contro gli occupanti inglesi e sottobanco si erano venduti ad essi. A2A, la partecipata del Comune, che ogni volta che su Il Fatto commento gli interventi di Mattarella manda puntualmente le macchine spazzatrici a sfilarmi accanto sollevando lerciume mentre cammino, chiede la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. Anche Mattarella, da decenni uomo di fiducia “su cui puntare” come presidente secondo un ambasciatore USA in Italia (La Stampa, 20 giu 2017), necessita di alibi per la sua fedeltà atlantica. Così, col machiavellismo e le capacità recitative che nella nostra classe dirigente occupano il posto di doti più pregiate, verranno prolungate la sacralità e la pompa che rivestono scelte di campo non molto eroiche.

Sui reali rapporti di A2A, della dirigenza e della popolazione bresciana, e delle istituzioni dello Stato con i mandanti della strage, vedi:\29 giugno 2017. Et in pulverem reverteris. I bresciani e i mandanti della strage del 1974. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Beccaria “Piazza della Loggia: le coperture istituzionali, la P2 e i rischi per la democrazia”

Lewontin, genetista di Harvard, è ricorso a un approccio che chiama “dialettico”* per mostrare l’erroneità delle manipolazioni concettuali della genetica. Il determinismo semplicistico fa da base alla “new genetics”**, presentata come un trionfo della medicina ma in realtà una sua degenerazione commerciale. Sulla quale, tra parentesi, Brescia si è buttata a pesce, scoprendosi una vocazione accademica quando la medicina è divenuta un modo facile di arricchimento per chi non abbia troppe ubbie etiche e assilli epistemologici. Lewontin mostra come il suddividere gli oggetti di natura in classi separate e distinte porti a non cogliere aspetti critici e travisare; insieme al suddividere bisogna considerare la possibile “interpenetrazione degli opposti”. Lewontin sostiene l’applicazione del suo metodo anche al campo politico, inclusa la politica imperialista USA*. A Brescia di interpenetrazione tra chi si presenta come offeso dalla bomba e chi da allora continua a dare ordini ce n’è tanta. La strage di quel 28 maggio 1974, dove la distinzione tra i corpi dilaniati da una parte e gli uccisori dall’altra fu orribilmente netta, viene esibita, a volte col suo contorno torbido di allora, per nascondere e favorire il più vasto campo di legami e complicità di oggi; che riguardano affari inconfessabili come quelli sulla salute.

*Levins R, Lewontin R. The dialectical biologist. Harvard Univ Press, 1985.
**Le Fanu J. Rise and fall of modern medicine. Hachette, 2011.

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13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

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17 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove”

S. Palidda, studioso del controllo di polizia, usa l’espressione “anamorfosi dello Stato di diritto” per indicare l’applicazione abnorme e omissiva delle norme a favore di interessi particolari. Come nelle anamorfosi ottiche, disegni deformi e irriconoscibili proiettati sullo schermo visibile al pubblico acquistano forma compiuta e presentabile. Hanno carattere di anamorfosi anche le innumerevoli ricostruzioni delle stragi dove è costante lo schema “l’impegno dei magistrati e investigatori non è mai mancato ma…” ma ci sono stati diabolici depistaggi. Credo che nessuna ricostruzione che voglia essere onesta e approfondita possa eludere il tema dell’applicazione del “codice atlantico”, delle connivenze e complicità di magistrati, forze di polizia e notabili locali alle operazioni sotto l’egida della Rosa dei Venti. Ieri e oggi. Il tribunale di Brescia ha da poco assolto un medico per avere incassato, quando era il rettore, lo stipendio di primario senza andare al lavoro: perché l’università e l’ospedale glielo hanno lasciato fare*. Una motivazione che suona farsesca al lettore comune. Un ragionamento giuridico che sa di anamorfosi, di mappatura di altre ragioni, riconducibili, per chi conosca gli affari che prosperano impuniti a Brescia, al ruolo dell’allora rettore di portaordini di Washington. Ordini che oggi riguardano operazioni mediche come Stamina e i vaccini imposti.

*M. Toresini. Corsera, 15 lug 2017.

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26 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “‘Ndrangheta in Lombardia, fra boss e politici un solo grado di separazione. “Se ti chiedono un favore non puoi dire no” “

La mafia è un instrumentum regni? Credo di sì; e andrebbe considerata tale anche l’antimafia. L’antimafia che cronicizza la mafia invece di guarire il Paese eliminandola. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia. La definizione restrittiva che considera mafia, e quindi della massima gravità, solo i “vincoli associativi” che esibiscano violenza fisica, o meglio meccanica, e il prestigio che deriva dalla patente di antimafia, creano una franchigia di illegalità per vari gruppi di interesse e per le istituzioni dello Stato che li servono. Tra mafia e antimafia il terzo gode: associazioni, meno cinematografiche, del mondo legale possono commettere impunemente crimini di grande portata. Potendo delinquere anche con metodi che andrebbero riconosciuti come mafiosi, posto che andrebbe considerata “mafia” qualunque struttura criminale, anche interna allo Stato, che voglia farsi legge, regola accettata; che lo faccia tramite la violenza o stravolgendo il potere legale. Anziché spiegare il facile attecchimento in Lombardia attribuendo al fenomeno mafia caratteristiche sovrannaturali, bisognerebbe considerare come non solo la mafia ma anche l’antimafia facilitino forme di criminalità di alto livello che alimentano l’economia legale. Es. le manipolazioni a danno della salute che rendono prosperose le industrie farmaceutica e medica. Il complesso mafia-antimafia in Lombardia è tra i fattori che rendono il Pirellone particolarmente adatto come nuova sede dell’EMA.

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3 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Rosso “Concorsi truccati, ‘si premiano i burocrati e non gli intellettuali’. Firmato Piero Villaggio”

@ kutuzov. Non so come si possa sostenere “with a straight face” che la massoneria non intervenga per i ricercatori universitari. Posso smentirla anche sugli operatori ecologici: la massoneria interviene eccome anche per loro. Sia perché si tratta comunque di posti di lavoro; sia perché se ne serve per azioni di mobbing e oltraggio, data la spazzatura che maneggiano. Come ha osservato Monicelli, che parlava di logge “Rotary dei poveri”, la massoneria non è solo piani alti. Si sottovaluta quanto sia ridotta sul piano umano la distanza tra un alto grado e uno basso, tra un gran maestro e il lazzarone non affiliato che il venerabile usa per operazioni sporche. Non è ampia come si potrebbe pensare la distanza morale e culturale tra gli spazzini che fanno in modo di gettare materialmente sporcizia su un soggetto che intralcia gli affari immondi (magari paludati da “scienza”) appoggiati dai massoni, da un lato, e dall’altro i fratelli nei vertici della partecipata del Comune che versa loro lo stipendio e le gratifiche, nel Comune stesso, nelle forze di polizia che gestiscono, tra i magistrati che danno la licenza di delinquere. Anche se gli abiti e le funzioni sono diverse, sono fatti della stessa pasta. Tanto che la massoneria può essere vista come un’agenzia che organizza in reti di potere gerarchiche una limitata varietà di tipi umani che stazionano in tutti i piani della società.

@ kutuzov. E’ lei che sta sostenendo che sì, la massoneria influisce sulle carriere universitarie, meno che sull’entrata iniziale nei ranghi accademici. Saremmo davanti a un potere che occupati posti chiave evita di riprodursi sfruttando il potere di cooptazione. E quando mai si è visto un professore massone favorire un determinato candidato al semplice posto di ricercatore. Boh. Non adduce a sostegno di questa tesi singolare altro che un tono supponente. E’ come dire che i frigoriferi sono venduti col cibo già dentro. E che chi lo nega dice “boiate pazzesche”. Pensi che a me risulta che si pratichi impunemente la raccomandazione negativa: assumere uno sconosciuto senza collare come assistente ospedaliero in un importante ospedale dove non aveva mai messo piede prima, magari aggiungendo al volo un secondo posto (quello previsto andando alla moglie dell’aiuto), metterlo in un reparto universitario nonostante l’assunto volesse stare lontano dall’università e dalle sue ricerche truffaldine (“Non decide lei” nelle parole del direttore sanitario), ricattarlo “o fa ricerca per me o la pagherà” e dopo il rifiuto usare le vie brevi per togliere di mezzo la voce scomoda, ciò che era nei piani. Io però parlavo di cose più leggiadre, la raccolta e l’utilizzo dell’immondizia; in questi giorni che un’importante azienda di smaltimento rifiuti sta lanciando un candidatura a senatore a vita, sulla quale si dovrebbero fare critiche articolate; anche se molto meno intricate delle sue uscite.

Nota. Lapsus calami. Non fu il direttore sanitario ma il direttore amministrativo a pronunciare la frase in risposta alla mia richiesta di non andare in un reparto universitario (di una facoltà di medicina istituita da poco della quale non conoscevo l’esistenza; il mio trattamento, su procura, è stato tra i suoi primi gloriosi passi). I direttori sanitari fecero di peggio negli anni successivi.

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Vedi: Sinergie tra industria medica e industria dei rifiuti: le suppressio veri e suggestio falsi dei magistrati e la proiezione del sudiciume. In:La medicina sotto la presidenza Mattarella . Ottobre 2017.

Pensiero lento e pensiero veloce alla Poliambulanza. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella . Ottobre 2017.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

Vedi: Il monopolio corrompe i lavoratori. 10 novembre 2017. In: Milizie bresciane

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20 novembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di V. Agnoletto “Agenzia europea del farmaco, peccato averla persa. Ma cosa volevamo farci?”

 
A premere per l’assegnazione a Milano c’è stato Scaccabarozzi, capo di Farmindustria. Che controlli possono essere quelli che il controllato agogna? Alla vigilia del voto Telettutto, emittente bresciana, ha mostrato una conferenza sull’inquinamento dove Marfella ha detto che la mortalità infantile per cancro in Italia è la più alta del mondo. Da noi un inquinamento eccezionale e particolare fa strage di bambini? I dati non lo dicono. Ad essere relativamente elevata in Italia è l’incidenza di tumori infantili, per la quale si dovrebbe pensare alle sovradiagnosi; favorite, a vantaggio del business oncologico, da allarmi a effetto. Che andrebbero indagati dalla magistratura. Ma il procuratore di Brescia Buonanno e l’aggiunto Raimondi erano accanto a Marfella. La magistratura coonesta discorsi ingannevoli e sgangherati, vestendo di autorevolezza la suggestio falsi a favore della medicina commercializzata. E concorre anche alla suppressio veri, posso testimoniare. Quando l’Italsider creava ricchezza per i tarantini, chi parlava, giustamente, del pericolo cancro era guardato come un importuno fuori dal mondo. Oggi si è passati ad allarmi gonfiati ad arte che favoriscono la sostituzione dell’industria tradizionale con quella medica, dove la materia prima sono le persone. L’EMA vidima una produzione di ricchezza truffaldina e cannibale, e averla in Italia, dove il meglio, la magistratura, è questo, non avrebbe dovuto essere motivo di esultanza.
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@ mansal. Credo di rappresentare l’ala estrema della critica a Stamina, truffa buffonesca pilotata dallo Stato per fare sembrare per contrasto valide le promesse alla Vanna Marchi sulla rigenerazione di tessuti con staminali “ufficiali” (un altro “job” dove hanno brillato Brescia e i magistrati). Le consiglierei il libro di un medico e ricercatore danese, Gotzsche, “Deadly medicines and organized crime”, su quanto è mafiosa (parole sue) l’approvazione dei farmaci nell’intero mondo occidentale; anche in Danimarca, paese civilissimo paragonabile all’Olanda. Ma non credo che lei voglia sentire parlare dell’universalità del malaffare farmaceutico. Un recente articolo su come l’EMA approvi antitumorali costosissimi senza evidenza valida che migliorino la sopravvivenza e la qualità di vita, e i commenti su come l’EMA sia un sistema di controllo “broken”, riguarda l’EMA sul Tamigi (Prasad V. Do cancer drugs improve survival or quality of life? You don’t need to know, according to our broken regulatory system. BMJ, 26 ott 2017). Comunque, oltre un certo limite la smodatezza nell’approfittare diventa controproducente, e l’eccessiva efficienza in questo senso della nostra classe dirigente potrebbe avere sconsigliato di trasferire nella terra dei famelici lombardi la delicata funzione di immissione di farmaci tarocchi per oltre 300 milioni di europei.
 

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12 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro: “Ciò che abbiamo saputo finora è una verità dicibile: servì a chiudere la stagione del terrorismo””

Ma che vuol dire che l’eliminazione di Moro “servì a chiudere la stagione del terrorismo”. Probabilmente l’espressione sta per “servì a chiudere, con un assassinio esemplare, la stagione dove c’era ancora uno spiraglio di indipendenza”. Un esempio del dressage istituzionale sugli episodi più tragici e vergognosi della sudditanza della nazione: la tromba suona la carica, e la cavalleria si guarda bene dal caricare; ma esegue figure di alta scuola, galoppi in aria e piroette, per dare l’impressione di valore ed essere applaudita senza andare da nessuna parte. A Brescia, dove Fioroni ha buoni amici, stanno raccogliendo firme per la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. A Brescia c’è un’altra scuola di dressage istituzionale, dove il fiume di commemorazioni e 40 anni di procedimenti giudiziari sulla strage di Piazza Loggia del 74 hanno prodotto sia il topolino delle mezze condanne – a Milano – di due degli esecutori, sia un pratico paravento dietro al quale servire zelantemente USA e NATO negli affari correnti.

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19 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, Tramonte estradato in Italia dal Portogallo: deve scontare l’ergastolo”

Dopo 43 anni dalla strage una singola persona comincerà a scontare la pena in una cella. E’ dubbio che questo too little too late migliori democrazia e giustizia, perché autorizzerà le autocelebrazioni e favorirà la falsa rappresentazione di quelli che dietro la facciata servono oggi, come già i loro predecessori, gli stessi poteri che in quell’epoca lontana ordinarono stragi e omicidi politici.

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21 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Paolo VI sarà santo: “Individuato un miracolo compiuto dal Pontefice”

Papa Pochino (“il papa ha fatto pochino”, A. Moro, prima dell’esecuzione) era legato a massoneria e servizi; e ai loro affari sporchi. Da Paolo VI a Telethon, la santità, l’eroismo, gli altissimi valori sono un camuffamento dei predatori. In biologia viene chiamato “mimetismo aggressivo”. La differenza tra l’aureola pubblica e la verità picea ricorda quegli ordigni innescati che vengono nascosti in pucciosi peluche per farli esplodere nelle mani di bambini.

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21 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bacchetta “Trenord, parla il capotreno licenziato per il morso al passeggero: “Quel lavoro sui treni era il coronamento di un sogno”

Strano. Il personale viaggiante a Brescia gode di libertà e protezioni. Una volta un controllore metro la camera l‘ha strappata di mano a me. Altri controllori mi hanno seguito dalla fermata fin sotto casa. Credo si cercasse la rissa. Ricordo sempre una decina di anni fa la faccia ghignante e soddisfatta di un alto magistrato bresciano, che avevo criticato sul web per i suoi endorsement di gruppi di potere spesso oggetto di procedimenti giudiziari, mentre gli autisti deviavano i bus e li facevano sfrecciare accanto a me a pochi centimetri, davanti ai vecchi uffici giudiziari. Una volta misi la mano sulla fiancata del bus mentre mi stringeva contro il muro, e lasciai l’impronta di sporco sul muro di fronte all’entrata di quel palazzo di giustizia. Mi è capitato negli anni di trovarmelo davanti diverse volte, dopo essere stato oggetto di atti di stalking. E’ comparso al mio fianco in piazza Loggia alla più recente commemorazione della Strage, il 28 maggio 2017, poco dopo che, come ogni anno, avevo ricevuto uno spintone. E’ il babbo di uno dei capi, nominato da Renzi, delle imprese dalle quali dipende il capotreno, che si sono mostrate inflessibili sui comportamenti scorretti e violenti del personale. Potrebbe darsi che la notizia del severo provvedimento serva, oltre che a ribadire che a mettersi contro l’invasione di extracomunitari si rischia, a coprire le funzioni ignobili e criminali assegnate da Corda Frates e Gigli Magici ai raccomandati dei trasporti pubblici.

@ boboviz. Questo è uno dei motivi per i quali sarebbe bene che i giovani leggessero molta letteratura: leggere tanto serve anche a vaccinarsi contro il narrativo, che fa giudicare una notizia, un argomento, in base a canoni estetici controllabili dalla fonte. Altrimenti succede di diventare come quelli che credono di leggere e invece stanno unendo a matita dei puntini numerati, predisposti per creare l’immagine che chi semina certe notizie vuole ottenere. E che si arrabbiano pure se qualcuno fa un disegno che non rispetta i puntini.

@ strawy1. “Voto antitetico al Pd”? Sì, come il PD era antitetico a Berlu. L’antitesi vera è tra teatro delle marionette e realtà. Un blog come questo offre una specie di “speaker’s corner”. Ci sono due tipi di persone che interloquiscono come fai tu con chi lo usa con l’intento di lasciare traccia di misfatti impuniti: i mister Bean e i molestatori mercenari. Alcune categorie, come personale dei trasporti e blogger, sono nella posizione adatta per operazioni di appoggio ad affari sporchi tramite stalking e disturbo mascherati. Un’attività a carattere associativo che andrebbe riconosciuta come una fattispecie di reato a sè stante (lo “organized stalking”). Ma figuriamoci. Siamo in un Paese dove altri “antitetici” in questi giorni, a Brescia, grazie ai magistrati della pasta di quello di cui riferisco, celebrano l’inizio della detenzione dopo 43 anni per la strage del 1974. Numero detenuti =1. Sostenendo, mentre si vantano di essere paladini della giustizia, la falsità depistante di stare mettendo in cella “un mandante”. A suonarsela e cantarsela sono i pesci grossi che si avvalgono del servigi offerti a pochi spiccioli dai pesci piccoli. A proposito dell’inizio pena per Tramonte, sul Corsera si è giustamente osservato che i terroristi uccidevano sconosciuti che non avevano fatto loro nulla. Anche le attività di stalking e discredito “di passaggio”, usate da operazioni inquadrabili come eversione di Stato, hanno questa caratteristica, che le rende ancora più vili e miserabili.

@ strawy1. Non ho risposto a te personalmente, ma ho replicato pubblicamente. E’ diverso. Che si può rispondere a chi si inventa di essere titolare di una scrivania alla quale sarebbero indirizzati i commenti e emette in risposta bavose contumelie a gettone. Che ne sai dei danni gravissimi provocati da ciò che riporto? Del genere di interessi così protetti? E non penso, da come ti presenti, che tu sia adatto a discuterne. E’ rivelatore che sia uno che scrive ciò che mi scrivi a propugnare il modello di rapporti civili implicito nel difendere il capotreno, che ora piagnucola e frigna. E’ curioso che su una linea ferroviaria poco distante dal luogo del fatto ci sia la stazione di Villetta Malagnino, dove il gerarca cremonese Farinacci, pronto a massacrare di botte civili inermi, trascorse la I guerra mondiale invece di andare al fronte. Stava sotto la tettoia della stazione come capostazione in seconda. Fu per questo soprannominato “l’onorevole Tettoia”.

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23 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Ulivieri “Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa”

Un altro fattore, meno noto, soprattutto da noi, ma più incisivo e maggiormente comprovato, che spiega questi incrementi di incidenza “stepwise” di tumori come melanoma cutaneo, carcinoma del rene, della tiroide, della mammella, è la sovradiagnosi. Una caratteristica delle sovradiagnosi di cancro è che si alimentano con gli allarmi sulla presenza di fattori cancerogeni sul territorio; e, una volta innescate, si autoalimentano con l’aumento spurio di incidenza e il conseguente rinnovato allarme. Sarebbe interessante conoscere l’opinione riguardo a questo aspetto, messo un po’ in ombra dall’emergenza sul flagello delle Terre dei Fuochi, dei magistrati noti al pubblico per il loro impegno nel contrastare (soprattutto tramite clamorose indagini; meno in termini di condanne) i reati su rifiuti e discariche in quanto cause delle riportate epidemie di cancro; come Sandro Raimondi. Comunque, nella sfortuna a Brescia è sorta una laboriosa industria della diagnosi e della cura del cancro; che si avvale del prezioso concorso, nella sua meritoria opera a tutela della salute, delle Istituzioni preposte alla legalità: prefettura, questura, comando CC, assessorato e comando polizia municipale. E non ultimi ma primi i servitori dello Stato con la toga che hanno intitolato il palazzo di giustizia di Brescia all’insigne giurista e tra i fondatori della P2 storica Giuseppe Zanardelli.

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9 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo G8, Cedu: “Ammissibile ricorso dei poliziotti” condannati per la scuola Diaz”

L’ammissibilità è coerente con la tendenza crescente alla legalizzazione della provocazione, che è strumento di repressione antidemocratica. “Sto parlando di chi detiene il potere politico. Ma sto parlando anche delle società che si trovano nella Silicon Valley, di quelle quotate in Borsa a Wall Street, delle corporation dell’energia con sede a Houston, ovvero di chi detiene il potere economico. Questi soggetti agiscono attraverso agenti provocatori. Provocano incidenti per gettare discredito su persone, movimenti, istituzioni, idee. Questo é sempre accaduto e questo è accaduto anche a Genova” (W. Madsen. Fracassi F. G8 gate. Alpine, 2011).

Pestando a freddo degli inermi le forze di polizia hanno eseguito atti degradanti per gli esecutori; su ordine dei poteri sovranazionali. Ora chiedono alle burocrazie espressione di quegli stessi poteri una ulteriore dose dell’impunità giudiziaria e morale che viene assicurata per la violenza tramite lo Stato. Confermando così che il coraggio e la dignità non sono il loro forte. E neppure la lungimiranza, perché i poteri dei quali ambiscono essere i guardaspalle vogliono un mondo barbaro dove i figli sconteranno la pochezza dei padri.

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12 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Green Hill, la Cassazione chiude la vergognosa vicenda dei beagle. Ma non basta”

In un paese civile non si infliggono sofferenze non necessarie agli animali; e prima ancora non si usano gli umani come cavie, immettendo nella pratica clinica farmaci non sufficientemente testati. In un paese incivile uomini e bestie sono trattati in maniera simile. In un paese fintamente civile si allentano i controlli sui farmaci facendo mostra di affannarsi a evitare sofferenze agli animali mentre si lascia che i farmaci vengano testati sulla popolazione (es. Carome M. Worst pills. Ott 2017. US Senate passes “False hope” Act. Pease AM et al. Postapproval studies of drugs initially approved by the FDA on the basis of limited evidence: systematic review. BMJ, 3 mag 2017). I magistrati, in particolare quelli bresciani, mostrano grande sensibilità per “gli esseri viventi e senzienti come noi” (Amendola); associata a una posizione “business friendly” sugli esperimenti condotti a beneficio del business biomedico su intere popolazioni di primati della specie H. sapiens.

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20 marzo 2018

BLog de Il Fatto

Commento al post “Regeni, il pm Zucca: “I torturatori del G8 ai vertici della nostra polizia. Come possiamo chiedere quelli dell’Egitto?””

“Dobbiamo dargli una bella botta in testa a ‘sto magistrato”. Manganelli, capo della polizia, su Zucca, da un’intercettazione del 2007. Le parole di Zucca, che non tirava sassi o sfilava a Genova, ma indagava e scriveva, dovrebbero fare aprire gli occhi, almeno a chi ne ha la forza, su cosa sia davvero la polizia. Quando arriva l’ordine dall’alto (magari dagli stessi poteri che hanno voluto la tortura di Reggeni) la polizia non è come quella di Montalbano o di don Matteo. Se si denunciano certi delitti di grandi interessi, si può essere aggrediti sotto casa da persone che mentre promettono altre bastonature avvisano di avere ricevuto istruzioni dai CC. Si può incrociare una pattuglia della PS sulla soglia dell’officina dalla quale si sta uscendo dopo aver fatto sostituire il parabrezza, spaccato da ignoti. O assistere all’evoluzione sotto casa di una pattuglia della GdF e entrato trovare nella cassetta della posta l’avviso per una cartella dell’Ag. delle Entrate di 4300 euro ostentatamente immotivata. I magistrati in genere non sono come Zucca, ma proteggono le botte in testa di polizia. Come “l’iniquo che è forte” di Manzoni, più parlano di Stato di diritto e legalità più ti fanno sentire che per loro la legge scritta è strumento di vessazione e impunità, e sono altre le leggi che regolano il mondo reale, dove si spadroneggia e si striscia a seconda dei rapporti di forza e delle protezioni.

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1 aprile 2018

Youtube

Commento al video messaggio “Tremolada: “Nella Pasqua scaturisce la speranza. Il vescovo Pierantonio augura una buona Pasqua ai bresciani”

A Paolo VI, cui Tremolada è devoto, non si attribuisce che uno stentato miracolo parziale. Testimonio un altro effetto sovrannaturale del santo: da molti anni quando a Brescia passo davanti a una chiesa compaiono Audi station wagon o auto di polizia. Puntuali evocazioni delle entità che sistemarono Moro, e che nella Buenos Aires di Bergoglio esibivano le famigerate Ford Falcon; in un’alleanza tra adoratori della Trinità e del triangolo massonico della quale Montini andrebbe fatto patrono.

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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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7 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bimba di 4 anni muore di otite: “Era stata respinta da due ospedali” “

Il messaggio è tonante: dietro alla comune otite c’è un mostro che può uccidere il bambino; l’otite media quindi esige work-up diagnostico e terapia aggressivi. Non viene detto che i mostri sono due, e disposti a tenaglia. Oltre a Scilla, le rare complicazioni di una patologia quasi sempre benigna, c’è Cariddi, gli effetti iatrogeni degli esami e delle terapie. Gli antibiotici hanno scarsa efficacia sulle otiti, e possono fare aumentare le ricorrenze. Il dubbio qui seminato di un ascesso cerebellare trascurato porta alla TAC, che soprattutto nei bambini può causare cancro del cervello e leucemia*, con una probabilità come minimo paragonabile a quella delle complicazioni gravi nelle otiti. La buona medicina pilota il bambino nello specchio di mare, non così stretto, tra i due mostri. Quella cattiva fa rotta a casaccio. La medicina commerciale grida a Scilla per spingere il bambino verso Cariddi, sulla cui presenza tace. Questa vaga e anomala scare story viene da Brescia, città dove i magistrati vanno troppo d’accordo coi medici, e coinvolge la Poliambulanza, ospedale di suore fortemente orientato alla medicina commerciale; tra gli amplificatori, un parroco e la ministra Lorenzin. C’è di che raccomandare ai genitori doppia cautela, data la disseminazione di messaggi parziali, distorti, ingannevoli e pericolosi.

*The use of computed tomography in pediatrics and the associated radiation exposure and estimated cancer risk. JAMA Pediatr 10 giu 2013.
 

Zaccanella9apr18

9 aprile 2018, ore 15:02. Un’inquilina sente il bisogno di spazzare le scale condominiali sovrastanti l’atrio proprio mentre entro con la spesa. Succede sempre; anche dopo che a mie lettere di protesta all’amministratore le pulizie sono state affidate a una ditta esterna. Una catena di molestie incessante e asfissiante. Entrato in casa, su RAI 1 una presentatrice, un avvocato e un attore commentano il caso della bambina a Brescia, stigmatizzando il non dare gli antibiotici e non fare la TAC ai bambini con l’otite. Citano a sostegno Ricciardi, direttore dell’ISS. Sostengono che i genitori dovrebbero a loro giudizio chedere la TAC all’ospedale, e che se la chiedono i medici commettono un abuso passibile di procedimento giudiziario negandola. Sono queste informazioni perniciose al pubblico, questo sobillare, il vero delitto, di gran lunga il principale e il più grave, se non l’unico.

L’inquilina lavora come inserviente nella vicina Poliambulanza (v. sopra). E’ una figura repellente; ma, col suo modo di acquisire meriti buttando sporcizia dall’alto addosso a un medico quando rientra con la spesa nell’edificio dove abita, è una gran signora paragonata ai magistrati, medici, preti, prefetti, sindaci e assessori, ufficiali dei CC, funzionari di polizia, etc. che i meriti li acquisiscono accoppiando a operazioni come questa della criminale diseducazione del pubblico, e dell’intimidazione dei medici sull’otite, la relativa repressione nei miei confronti. Mi chiedo se la ricompensa l’avranno subito, o dopo che verrà registrato l’incremento che stanno così producendo del consumo di antibiotici per otite, e quindi l’incremento di casi di otite, di complicanze, e di lucrosi cancri del cervello e del midollo osseo in bambini. Oppure metà subito e metà a risultato ottenuto.

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11 aprile 2018

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Commento al post di G. Ruccia “Giustizia, Davigo: “La politica non ha mai fatto pulizia al suo interno. Ha sempre detto di aspettare le sentenze””

Chi indica le stalle Augie dei politici dovrebbe avere una casa decentemente pulita. Davigo dice di essersi impressionato per G. Ferrara che spiega che per fare politica bisogna essere ricattabili. Ferrara ricorda quei soggetti che dichiarano sfrontatamente la loro professione illecita. Ha detto una verità fondamentale, per quanto laida. E i magistrati? Per dirne una, il procuratore capo della città dove abito ha un figlio che è stato trovato a rapinare negozi a mano armata. Non è ricattabile un padre che ha un tale peso? A me pare di sì, anche considerando la sfrenata commissione di reati in città da parte di forze in grado di ricattarlo sulla sorte del figlio.

@ didimoclasta. Certo, Didimo. E il fatto che non porti al colloquio col figlio in carcere un pane dal quale sporge una lima rende la sua non ricattabilità ancor più granitica.

@ didimoclasta. Io invece non ho tanti dubbi sulla natura della tua ignoratio elenchi in merito alla condizione di ricattabilità di un procuratore.

@ massimilianos. Politici e magistrati hanno piani di corruzione diversi. Credo che quasi nessuno entri in magistratura a caccia di mazzette, e che alcuni magistrati siano disposti a essere non ricattabili, condizione svantaggiosa, e a volte letteralmente pericolosa. Non così i politici. Ma quando ci sono in gioco grossi interessi, affari di massima scala, di magistrati moralmente “tacco 12”, di entrambi i sessi, ne compaiono così tanti che fanno sembrare la magistratura come tutta uscita dalla scuola del consigliere Bellomo.

@ massimilianos. Ho letto l’articolo. Prendo gli articoli dell’autore, Fittipaldi, con scetticismo, da quando ne scrisse uno dove attribuiva all’inquinamento l’incremento di diagnosi di cancro nei bambini (l’ho commentato nel mio post “SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi”). Non conosco l’ambiente giudiziario e non ho un panorama completo sui magistrati. Osservo il loro comportamento pubblico rispetto alle grandi frodi mediche istituzionalizzate. Penso che nel caso dei magistrati la migliore mazzetta sia un regolare lauto stipendio a chi non è moralmente all’altezza. Può darsi che io sottovaluti la frequenza di passaggi extra di rotoli di banconote fermati con un elastico. A proposito del giudice che si intratteneva con la moglie di una persona da lui fatta arrestare, si è occupato, ricavandone elogi, della celebre Terra dei Fuochi campana, che è un caso molto meno limpido e onorevole di quel che si fa credere, facendo parte della stessa propaganda cui ha dato voce Fittipaldi, che favorisce frodi mediche intoccabili, calate dall’alto da quei poteri forti dei quali politici e magistrati si contendono il favore.
ccc
 
 
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14 agosto 2018

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Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, il raid in casa del pm Di Palma: i ladri rubano le chiavi del suo ufficio. Ma lasciano il denaro”

Può accadere di trovare l’automobile aperta senza che sia stato portato via nulla (Cicinelli G. Rosati L. Un mistero di Stato. Datanews, 1984). Possono entrarti in cantina, svitare il coperchio del campanello della bicicletta e lasciarlo poggiato sullo scaffale. Mostrare di avere armeggiato con la tanica dell’olio di oliva. Possono continuare ad entrare, dopo che hai messo il più sicuro lucchetto, e lasciare oggetti invece di portarne via: le riproduzioni con la stampante delle foto da internet del procuratore e del prefetto, che avevi appeso alla porta, esternamente, un anno prima, dopo che erano cominciate le visite e che qualcuno aveva urinato davanti alla porta; foto che erano state strappate via da ignoti ricompaiono un anno dopo all’interno, posate bene in vista sulle provviste. Non sono un esperto di messaggi mafiosi, massonici e dei servizi, ma nella mia ristretta esperienza, come nel libro citato sopra, l’intrusione intimidatoria è praticata da persone che lavorano con i prefetti e i magistrati; anche nel propagandare la visione per la quale il crimine che incatena l’Italia non avrebbe altra fonte che cosche e ndrine coi loro tentacoli. Teoria che, monocausale, ricorda quelle dei pre-socratici; si direbbe quindi ‘magnogreca’, se non fosse che è adottata e funziona bene, come alibi e paravento, a Brescia come in Calabria.

frollino: possibile che la casa di un magistrato sensibile non sia presidiata o abbia un sistema di sicurezza piu’ efficace di una semplice porta blindata?

@ frollino. Mi colpì, appeso nella stazione dei CC in una zona centrale di Roma dove presentai domanda per svolgere il servizio di leva come CC ausiliario (scartato alla visita medica) un elenco di regole su come difendere la caserma. Ricordo che una diceva pressappoco che se si presentavano due sconosciuti, ad aprire la porta i carabinieri dovevano anch’essi essere in due. La guerra è fatta anche di misure difensive, e non c’è onore nel farsi sorprendere perché senza sentinelle. Ma si vuole davvero vincere, si vuole davvero, come a mio parere dovrebbe essere, annientare, rendere un fatto del passato, un nemico che ha come protettori gli stessi poteri forti che le istituzioni servono, che è una giustificazione all’intero sistema sociale e istituzionale mafioide vigente in Italia, che consente di atteggiarsi a eroi mentre si viene meno ai propri doveri su gravi delitti e su routine illecite. Che, ciò che chiamo ‘metamafia’, tramite la paura fa ottenere consenso e obbedienza a istituzioni in realtà omissive o colluse rispetto alle ruberie e frodi, alle violenze, ai pizzi imposti dei poteri maggiori?

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2 settembre 2018

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Commento al post “Capitano Ultimo, la sua protesta contro la revoca della scorta: ‘No mobbing di Stato’”

Uso da anni l’espressione ‘mobbing di Stato’. Non conosco il caso del colonnello Di Caprio, le sue effettive necessità di sicurezza e i nemici mortali che vorrebbero esporlo ai killer; o mortificarlo, perché a quanto dice togliere la scorta sarebbe “mobbing”. Ma conosco alcuni lavori in nero dei CC; soprattutto in relazione alla tutela della salute, ai grandi intessi privati convolti e alle loro necessità di fare reprimere e screditare le voci che smentirebbero quanto viene fatto credere al pubblico. A farsi portavoce delle donne che subiscono il dramma dei ricatti e delle violenze sessuali è la spregiudicata Asia Argento. La quotidiana lezione serale di senso civico e onestà è offerta, tramite Striscia la notizia, dal pregiudicato Silvio Berlusconi. Si è invitata come oratore alla scuola per magistrati la Faranda (i cui noti contatti con prelati e agenti CIA la magistratura non indagò). Ora a denunciare, come vittima, il mobbing di Stato, è uno dei più popolari appartenenti all’arma dei Carabinieri; già legato ai servizi. Speriamo che non succeda nulla al valoroso ufficiale, né da parte dei mafiosi né da parte dei costruttori d’immagine. E speriamo invece in qualche altra produzione dello stesso filone; es. una pornostar che predica la modestia dei costumi, il canaro che esorta a sopportare e porgere l’altra guancia, Renzi che vuole instaurare il socialismo utopico, borseggiatori che si lamentano della calca sui mezzi pubblici, etc.

@ pot. Di estrazione e mentalità borghese, non mi verrebbe di gettare fango sui CC. In effetti se si è nel giro giusto gettare fango – anche letteralmente – è gratis, anzi si viene premiati, ottenendo promozioni, denaro, stellette e greche, etc. Mentre dire la verità, certe verità, usare l’argilla non per imbrattare gratuitamente, ma per infornare mattoni e costruire dove si vuole regnino il falso e l’arbitrio, non è gratis; e i CC applicano in maniera rigida, meccanica, il principio di punire gli sgarri. Non conosco la sostanza e i dettagli della storia di Ultimo, che secondo alcuni è coinvolto in operazioni non così limpide come quelle messe in scena dal suo alter ego mediatico Raul Bova. Quindi ho specificato che non parlo di lui, ma dei Carabinieri, che rappresenta, prendendo spunto dagli inviti pubblici a parlare di lui mossi da questo interessante carabiniere uso alla loquacità più che a tacere. “I Carabinieri! Fedeli nei secoli, ma meno nel breve periodo” diceva uno che di CC, di mafia, di doppie lealtà e dell’uso perverso del potere dello Stato se ne intendeva, Andreotti. Sull’argomento mobbing di Stato e CC, sulle prime galline che cantano, sulla differenza tra i maresciallo Rocca e certe attività dei CC, sulla tendenza dei gruppi di potere a personalità narcisistica ad assumere anche i panni e i meriti delle proprie vittime, qualcosa so.

@ yngwie83. Lei non sembra portato a spiegare agli altri. Vorrei (non dico a lei) che mi fosse spiegato l’incontro, subito dopo avere scritto il commento che la turba, con una pattuglia di 2 CC, fermi fuori dall’auto in una stradina poco trafficata, apparentemente indaffarati nonostante attorno non ci fosse nulla, un centinaio di passi prima dell’entrare in casa; e la presenza di una Duster civile, mai vista prima, con sul parabrezza lo stemma rosso e blu dell’associazione CC, davanti al portone di casa quando ore dopo sono uscito avendo risposto a “pot” (targhe disponibili). Vorrei mi fossero spiegate tante cose, es. perché ogni volta che vado a comprare il pane devo incontrare, sempre nello stesso punto, un’auto dei CC che passa; quando va bene. Anni fa scrissi a Gratteri, che si lamentava della scarsezza di mezzi in Calabria, suggerendogli di farsene dare dalla città del Nord dove abito, e dove nella mia esperienza di CC e PS ce ne sono ad ogni piè sospinto. Forse l’abbondanza di mezzi coi quali nell’onestissima città dove abito si scortano cose che temo sia inutile spiegarle potrebbe essere sfruttata per mantenere la scorta al col. Di Caprio. L’effetto della lettera a Gratteri fu una moltiplicazione degli incontri di polizia e la comparsa di molestie associate, con contatto fisico (spintoni) da parte di civili. Sono “spiegazioni” anche queste, in certe culture.

 

12 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Impastato, Subranni archiviato e prescritto: “A mio carico non è stato raccolto alcun elemento definitivo””

Posso testimoniare che chi fronteggia la grande criminalità, la criminalità protetta, che vede coi suoi occhi commettere scempi deve fare i conti anche con i CC alla generale Subranni che gli compaiono alle spalle.
 

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24 settembre 2018

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Commento al post “Mafia, per ricordare i giudici Livatino e Saetta arriva il procuratore De Raho: ma Canicattì diserta l’incontro”

A me la locale associazione antimafia, in Lombardia, non manda più avvisi di incontri, da quando scrivo che l’antimafia attuale è spesso una copertura, una legittimazione e un alibi per complicità istituzionali a favore dei crimini dei poteri forti. L’8 giugno 2018 ho scritto una racc. online a Cafiero de Raho. La ric. di ritorno è arrivata, ma non è arrivata quella della racc. all’altro destinatario, i magistrati della locale sezione dell’ANM, c/o il segretario. E’ la quarta volta su 4 lettere scritte a magistrati in 5 anni che la ricevuta non arriva. Nella mia esperienza, grandi gruppi in affari con lo Stato – Poste Italiane, A2A, TIM, Autostrade – praticano di routine forme di mafiosità, in piena collaborazione con lo Stato; come preconizzò Debord. Per non parlare di banche, multinazionali e business biomedico. Licenze di illegalità che portano a disastri; che solo raramente sono visibili, come nel caso del ponte Morandi.

Sia gli occhi chiusi dei cittadini sulla mafia, sia la pretesa di osservanza dei riti antimafia sono componenti dell’assetto malato del Paese. L’antimafia dovrebbe officiare di meno e mostrare validi indici di riduzione annua della mafia. Dovrebbe inoltre ridurre le autopromozioni dove fa rimbombare omelie contro le fogne che stanno in basso, e che sono quindi facili da riconoscere, come quelle degli assassini di Livatino e Saetta, e smettere di essere ‘friendly’, forte delle superbe omelie, con le misconosciute e riverite fogne che stanno in alto.

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7 ottobre 2018

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Commento al post di R. Farina “Vivere a Milano senza lavorare è uno scandalo. E io, modestamente, lo sono”

Il lavoro può anche essere tolto per colpire chi si oppone a attività lavorative illecite istituzionalizzate. Una aggravante di questa interdizione è il venire accomunati, dopo avere lavorato come un Malavoglia, ai michellaccio, ai “vagabondi, matti, disperati, emarginati”. A beneficio di quelli che credono di lavorare mentre si impegnano in attività illecite. Qualche volta la gente insieme alla quale si è relegati dai poteri criminali è migliore di quella dalla quale si è esclusi. Ernesto Rossi ricordava con ammirazione Giuseppe Papini, un tranviere anarchico in carcere con lui sotto il fascismo per avere ricostituito la Confederazione Generale del Lavoro a Milano. Nulla a che vedere con l’attuale CGIL. Rossi scrisse che “[Papini era solito dire] Non basta chiedere a Domineddio che ci dia il nostro pane quotidiano. Bisogna chiedere: dacci il nostro pane quotidiano, ma senza infamia”. Una risposta adatta agli straccioni esistenziali che “dicono vai a laurà” credendo di potere dare lezioni mentre si guadagnano il pane e il companatico partecipando ad attività macchiate da infamia, o immerse in essa. Lampedusa ha osservato che l’avidità di potere è avidità di ozio, che accomuna attivisti fanatici e monaci chiusi nei conventi. Il fancazzismo e lo stakanovismo del parassitismo, con le relative estetiche, sono molto più vicini tra loro di quanto chi non sta mai co e mani in man e di quanto il simpatico Farina amino credere.

@ Ricky Farina. Mi sembra un’esagerazione. E’ una verità di natura che la vita necessiti di essere sostenuta dal lavoro. E che sia un lento processo di combustione: la vita ci viene comunque rubata. Possiamo solo influire sul modo. Ad un estremo ci sono quelli che “bruciano come un fiammifero per brillare come una stella” (Jack London). Ad un altro quelli che sono orgogliosi di essere ciocchi di legno nella fornace dell’economia. Personalmente credo che la via giusta sia quella media, la meno battuta, di accettare la condizione umana, facendo da combustibile, ma cercando anche di spandere un po’ di luce.

@ Ricky Farina. Ciao Ricky. Restare umani costa più fatica, e fa sudare di più, che restare bestie. Ho dei bei ricordi, ormai lontani, dell’Azzurro Scipioni, la sala cinematografica di Agosti. Anche per questo, il ’68 e in generale il sessantottismo mi sembrano come quei grandi scivoli gonfiabili, o quei parchi divertimenti, dove i bambini e anche i grandi hanno la sensazione di essersi liberati dalle catene della società, mentre gli incassi del biglietto fanno aumentare il titolo in Borsa.

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19 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Rifiuti, i bambini più in pericolo sono quelli del Nord. Salvini, se vuoi salvarli spegni gli inceneritori”

Dal mio punto di vista, che guarda agli aspetti medici con le relative frodi, i due litiganti non sono così distanti tra loro come sembra. Ogni volta che vado a piedi a comprare il pane a Brescia, senza eccezioni qualche mezzo della spazzatura di A2A mi offre uno spettacolino, a volte a distanza ravvicinata e ostentatamente senza necessità; spesso con la staffetta di una o più auto dei CC o della PM, più raramente della PS. L’esibizione costante e prevedibile mi conferma nella riflessione che i rifiuti in sé non siano la cosa più zozza nel poliedrico affare rifiuti (v. 1-3; sul mio sito). Sono d’accordo sui maggiori pericoli, finora, per i bambini del Nord; per l’inquinamento, ma soprattutto per l’industria medica, col suo ‘saturation advertising’ che grida alla pestilenza da inquinamento ed è omertoso sulle sovradiagnosi. Concordo anche sulla continuità tra la “Terra dei Fuochi” campana e quella bresciana; ma nel senso della continuità del copione; e della continuità del malaffare tra la camorra nella Campania povera, con le retrostanti istituzioni “deviate”, e i comitati di grembiulini, tonache, toghe e divise dietro alla facciata rispettabile nella Brescia dalla fame inestinguibile.

1 SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi

2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

3 La raffinazione della paura

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Il giorno dopo aver postato il commento, 20 novembre 2018, vo a prendere il pane. A largo Gratteri non è mancato neppure stavolta uno spettacolino, stavolta a distanza, di un camioncino spazzatura, con pattuglia PM. Né è mancata la molestia davanti alla porta della chiesa di Via Volta, stavolta un sobrio passaggio di auto blu dei CC. Più altre molestie. Nelle misure contro le Terre dei fuochi è previsto il monitoraggio da parte dei medici di famiglia (1). E’ illogico e come fatto apposta per generare bias, passare le consegne di “sentinelle” (1) ai medici della mutua; ma i medici di famiglia, con la loro figura rassicurante e la presenza capillare, da tempo sono stati arruolati come prima linea delle frodi mediche strutturali, “tra miraggi e sabbie mobili” (2), e sono quindi adatti sia a sfruttare la paura a favore delle frodi, sia ad alimentarla. Di Maio ha dichiarato che il suo governo farà morire di fame i camorristi della Terra dei Fuochi. A me pare che, mentre la mafia non scompare, facciano ingrassare farabutti non migliori dei camorristi, e che lo facciano presentandosi come dei Crocodile Dundee con le mafie mentre sottobanco obbediscono al grande malaffare come dei Giandomenico Fracchia.

1 Rifiuti, Scotti (FIMMG): coinvolti da anni in monitoraggio Terra dei Fuochi. Doctor33, 21 nov 2018.
2 Matthew P et al. Navigating Prostate Cancer Screening in the Real World of Primary Care The Mirage and the Quicksand. JAMA Oncology, 22 feb 2018.

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4 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Aime “Educazione civica, insegnarla a scuola serve ancora. Vi spiego perché”

Tra i pochi libri di scuola che ho tenuto nella libreria c’è quello di educazione civica (C Pirmani, M D’Antonio. Garzanti, 1972. Lire 1800). Il suo insegnamento fu voluto da Aldo Moro. La consapevolezza di responsabilità del singolo verso la comunità e la virtù dei cittadini sono, credo, il maggiore singolo fattore per una società civile. Ma vedo nella città dove abito che a raccogliere le firme per il ripristino di questo insegnamento ci sono anche i soliti sussiegosi malacarne; privi di senso civico e invece esperti nella pratica di simularlo mentre vendono le persone a interessi deteriori. Anche questo ridurre l’educazione civica alla lotta al “razzismo”, come fa l’articolista, suona come un capovolgere l’educazione alla cittadinanza nell’educazione alla perdita di cittadinanza voluta dai committenti della globalizzazione. Temo si tratti di un altro caso di ‘corruptio optimi pessima’. Una trasmutazione dell’oro in piombo, che da noi funziona particolarmente bene, perché le attività “a doppia medaglia”, quelle che sembrano encomiabili agli occhi dei propri pari mentre fanno acquisire meriti come servitori del potere, sono una potente calamita per tanti italiani.

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26 dicembre 2018

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Commento al post “Carlo Maria Maggi, morto il mandante della strage di Piazza della Loggia”

“Dicono quei giudici che «la condivisione di progetti eversivi da parte dell’esercito e dei carabinieri» non è stata «un fatto estemporaneo» nella storia italiana. […] forze […] individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani, alla P2, che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e hanno sviato poi l’intervento della magistratura […]. Il risultato è stato devastante per la dignità stessa dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni democratiche, visto che sono solo un ottantenne [Maggi, N.d.A.] e un non più giovane informatore dei servizi [Tramonte, N.d.A.] a sedere oggi […] sul banco degli imputati ».” (S. Limiti, Poteri Occulti, 2018).

“Mandante della strage”? Maggi rappresenta una delle cause intermedie. Il mandante, la causa iniziale, sono i poteri sovranazionali che controllano l’Italia. Nei paesi anglosassoni, almeno in medicina, si usa invece che ‘causa iniziale’ l’espressione ‘underlying cause’, ‘causa di base’. Un concetto più ampio, che facilita l’inclusione di più fattori. Andrebbe considerato tra le underlying causes dell’eversione, accanto ai mandanti veri, anche il diffuso servilismo verso di loro, tutt’oggi operante, che ha addossato la strage a un vecchio ai suoi ultimi giorni promuovendolo a “mandante”; proteggendo così inoltre gli altri 298 Efialte.

@ MatildeX. Una esplosione dura una frazione di secondo. E’ proprio questa violenta accelerazione che provoca i danni. Ma andrebbe riconosciuto che le bombe delle stragi, e le pallottole degli omicidi politici, anche se non sono ordigni nucleari hanno un lungo e lento fallout velenoso, che dura decenni, dando effetti a lungo termine che andrebbero considerati anch’essi parte dell’attentato eversivo: i depistaggi e la sollecitazione della disposizione a farsi depistare e a compromettersi, la mistificazione, la retorica grondante che urla indignata mentre copre e nasconde, quelli che scesi dal palco delle commemorazioni annuali in piazza per fatti di decenni prima servono gli stessi mandanti veri in scelleratezze nuove e attuali (io li conosco bene), il non chiamare le cose col loro nome, l’escogitare distrazioni e artifici linguistici per salvare la capra dell’asservimento e i cavoli della faccia, il volere una medaglia per avere rimediato dopo 40 anni un paio di soggetti sui quali scaricare tutta la responsabilità e poter meglio continuare a servire, il chiedere perdono e dialogo per gli assassini e i traditori impuniti, etc sono una prosecuzione politica e morale della devastazione meccanica della bomba.

Commento al post di O. Lupacchini “I ‘Poteri occulti’ in Italia si sono annidati nelle istituzioni. Riuscendo a condizionarle”

Il pamphlet di Stefania Limiti riporta evidenza empirica dell’esistenza di poteri occulti. E presenta concetti chiave chiari, coraggiosi rispetto all’andazzo italiano: la Guerra Fredda come copertura ideologica per attività criminali, che sono proseguite in altre forme dopo la caduta del Muro; la differenza categoriale tra verità storica e ricostruzione giudiziaria; l’uso del “rigore” come scusa per l’autocensura.

Giusto anche il suo ringraziare Manlio Milani per il lavoro di ricerca e archivio; che però ‘is not the whole story’, dico conoscendo le obbedienze ai poteri occulti dell’ambiente bresciano e degli ambienti istituzionali che esibiscono Milani. L’altro ieri ha commentato la morte di C. G. Maggi attribuendo il suo inaccettabile silenzio sui “segreti e misteri” della Strage ad un “senso del dovere”. Riconoscere sentimenti di “senso del dovere” e di “ragione di Stato” in chi ha fatto mettere una bomba in un cestino della spazzatura favorendo poteri esteri mi pare ambiguo. Una manifestazione della tecnica clericale dell’acquisire credibilità e autorevolezza davanti al popolo non stancandosi di additare l’iniquità e insieme sfumarne i tratti e abbonarla, acquisendo meriti presso il potere. La prassi di farsi ponte tra chi opprime e chi subisce, ponendosi nella vantaggiosa posizione mezzana. Costumi che sono tra quelli che facilitano l’azione degli apparati occulti.

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24 gennaio 2019

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Commento al post: “Giorno memoria, Mattarella: “Negare diverso porta a immani tragedie. Italiani combattano odio e rifiutino indifferenza”

Il non accettare di subire l’immigrazione forzosa porta al nazismo; è vero come è vero che “Il lavoro rende liberi”. E’ capzioso attribuire la resistenza alla violenza dell’immigrazione forzosa ad un rifiuto della diversità del genere di quello che portò ai deliri nazisti e alle immani sciagure che ne seguirono. Il problema oggi da noi non risiede nella diversità prima facie degli immigrati che ci vengono imposti: il problema è in ciò che ci accomuna data la natura umana. Dietro a usi e costumi diversi siamo uguali; e non è un complimento. “La maggior parte degli indiani, come del resto la maggior parte degli inglesi, è una merda”. Da una lettera del 1922 di E. M. Forster, l’autore di Camera con vista e di Passaggio in India, a un amico indiano. Il commento agro di Forster, noto per la sua vis polemica contro l’ipocrisia, è stato citato da S. Leys (1) per sintetizzare l’opinione di G. Orwell, sincero socialista e filantropo autentico, sulla mescolanza di colonizzatori e colonizzati in Birmania.

1 Orwell o l’orrore della politica. 2007.

@ Minutemen. Tutti possono dire una fesseria. Ma non una serie a catena come fai tu. Se si è capo dello Stato poi c’è un dovere di decoro e temperanza negli argomenti nel rivolgersi al popolo che si dovrebbe rappresentare.

DrugoLebowsky: “gli immigrati che ci vengono imposti”. se internet funzionasse come dico io, una santa manina avrebbe gia’ cancellato il tuo account.

@ DrugoLebowsky. Bannarmi perchè dico che gli immigrati ci vengono imposti commentando un discorso di Mattarella che accosta l’opposizione all’immigrazione al genocidio nazista e predica l’amore universale. Sì, ma bannando la repressione appare chiara. Meglio “sante manine” alla notabile siciliano. Torno adesso dal centro di Brescia, dove ho avuto un incontro ravvicinato, a baciare, con due agenti di PM del sindaco PD, e poco dopo ho ricevuto un assordante scorreggione da un bus (BV178DY) di Brescia Mobilità (presidente prof. Scarpa, Università di Brescia) che si è fermato davanti a me fuori percorso davanti alla biblioteca Queriniana, dove ero diretto. Ha depositato il messaggio ed è ripartito. C’era un controllore da caricare, anche lui fuori percorso, proprio lì e in quel momento. Poi una comparsata dei CC, e prima un paio degli spazzini di A2A di Valotti (un altro professore, questo della Bocconi) amico di famiglia, probabilmente “fraterno”, di Mattarella; non manca mai di farsi parte diligente quando scrivo su Mattarella, anche se dopo che ho documentato le spazzatrici che mi cospargono di polvere della strada sembrerebbe essersi moderato nei modi materiali di accettazione del “diverso”. Siamo come nella Sicilia colta e tollerante di Federico II, perbacco, mica a Dachau o nella Castellammare del Golfo del dopoguerra.

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DrugoLebowsky: sostieni la tesi complottista della sostituzione etnica. in un paese civile dovresti essere in ceppi e senza connessione internet.

Va bene, accetto le mie colpe e sono pronto a una pubblica autocritica. E anche a un supplemento di pena, per avere aggiunto che questo caricaturizzare, per il quale l’opposizione all’immigrazione forzosa diviene l’uovo del serpente dei massacri nazisti, e il mescolare come biglie masse di persone di etnie diverse diviene “sostituzione etnica”, non evoca un’immagine di serietà e onestà. A proposito di facili costumi, oso sperare che qualche tua congiunta, o qualche congiunta dei campieri che a Brescia tutelano come si deve le alte parole di don Sergio Mattarella, farà l’opera buona, di misericordia corporale, del visitare i carcerati, venendomi a consolare quando avrete ottenuto il paese civile per il quale vi state tanto impegnando a colpi di mazza e mi avrete messo ai ceppi.

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26 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anno giudiziario, toghe contro dl Sicurezza. ‘Scorciatoia, nutre illusione repressiva’. ‘Perso senso di umanità, pietà è morta’”

Le critiche tecniche dei magistrati al decreto Salvini vanno ascoltate con attenzione. Ma espressioni come “perso senso di umanità, pietà l’è morta” pro immigrazione forzosa suonano false. I magistrati indossano vesti – e facce – tra loro incompatibili per mantenere la coerenza nel servire i poteri che tengono sottomessa e sfruttata l’Italia. Guardano con compatimento chi non crede ai loro discorsi gelidi e pietrosi su come la legge sia diversa dalla giustizia e dall’etica, che pronunciano quando lasciano impuniti e favoriscono crimini gravissimi ordinati dai poteri forti; e vestono il saio logoro del profeta per predicare l’amore senza gradazioni, e fare quindi passare per pietà e umanità le prevaricazioni, ordinate dagli stessi poteri, che confliggono con la legge, oltre che col naturale senso di giustizia e di equità del popolo.

@ matrac65. I magistrati, che sostengono e applicano a favore dei crimini dei potenti a danno dei cittadini un principio di autonomia della legge rispetto alla giustizia, più implacabili di Creonte, poi divengono delle Antigone, predicando un primato di una asserita giustizia sulla legge, quando ciò favorisce altre violenze sui cittadini degli stessi potenti. Ciò che viene realmente applicato è il “Codice Atlantico”; un librone che contiene la semplice regola di plasmare diritto, leggi, etica, procedure, giudizi etc, come Pongo ai voleri all’alleanza, o meglio sudditanza, che prende il nome dall’Atlantico del Nord. Nel palazzo di giustizia dove opera uno degli alti magistrati citati nell’articolo, palazzo che i magistrati hanno intitolato a uno dei massoni fondatori della P2 storica (Zanardelli) mentre erano intenti a continuare a mandare assolti gli esecutori della strage piduista di 40 anni prima, questo codice lo hanno sempre a portata di mano.

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21 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Famularo “Neoliberismo: un vero nemico o un’arma di distrazione di massa?”

Mingardi è affiliato al Cato Institute; come J. Pinera, ministro del lavoro e della sicurezza sociale di Pinochet. L’istituto USA è emanazione della scuola di Milton Friedman, il teorico dietro ai massacri cileni. Come l’istituto Bruno Leoni, si tratta di think-tanks che “spread a patina of academese and expertise over the views of their sponsors.” (cit.). Mingardi ha scritto “Il quid hayekiano e thatcheriano di Caprotti, fascio di energia lombarda”. Quando protestai per lettera per lo stalking di polizia che ricevevo nell’andare a fare la spesa all’Esselunga, allo stalking si aggiunsero urti e spintoni dei magazzinieri e cassiere di Caprotti. Lo stalking in quella zona è tuttora pesante; dato il fascio di viltà e corruzione a Brescia. Mingardi è vicedirettore della fondazione TIM. TIM si fa bella finanziando ricerche biomediche funzionali a speculazioni, delle quali descrivo aspetti fraudolenti e conseguente aumento del lucroso burden of disease; mentre finanzia negativamente e boicotta il dissenso, facendomi pagare più del doppio per una ADSL che va a meno della metà. Filantropia usuraia. ‘

La libertà è la libertà degli altri’ (Luxemburg). La dottrina neoliberista è la patina of academese della cleptocrazia (G. Sapelli), del saccheggio distruttivo (P. Bevilacqua). In campo biomedico, posso testimoniare, della mafia compiuta, dove la cupola delle grandi aziende usa mezzi mafiosi, complici i lacchè dello Stato, per proteggere “la libertà” di frode e saccheggio.

lorenzomagni1979: molto volentieri, anche perché è evidente che non lo sappiate, il neo-liberismo infatti pur basandosi sulla concorrenza, sul mercato e sulle libertà individuali pensa che, in fase di redistribuzione, l’intervento dello stato sia necessario per risanare le diseguaglianze. Per cui, massima libertà di intraprendere ma controllo sulla redistribuzione, non come succede ad es. in Italia, in cui con questo governo si vuole un controllo sulla produzione, Pastori sardi, Alitalia ecc. ecc. es. di Paesi neoliberali, Svizzera, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Svezia ecc. ecc. cioè i Paesi dove si vive meglio al mondo. Es. di Paesi non neoliberisti, Italia, Francia, Russia, Turchia, Venezuela.

@ lorenzomagni1979. Oggi Formigoni è entrato in carcere. Chi esulta, chi depreca. Io penso a come sia stato lasciato libero di agire per un ventennio. Da un mio scritto, “Ratio formigoniana”, del 7 feb 2011, respinto dal blog di Beppe Grillo e riportato sul mio sito, una definizione di “mafia fordista” che ha un evidente isomorfismo con la sua definizione di neoliberismo:

“E’ l’ideologia dell’utilitarismo. Che nella sua versione italiana, e padana, può degenerare ulteriormente in “mafia fordista”: una mafia vincente, accettata dal sistema legale, che redistribuisce una quota rilevante dei proventi alla popolazione; a differenza dei mafiosi col bollino di mafioso che egoistacci se li tengono quasi tutti per sé. Una mafia che non ha bisogno di sparare, ma che pratica forme di violenza occulta, nei suoi affari commerciali e nelle misure di repressione contro chi è troppo di ostacolo a tali affari, con l’appoggio dello Stato. Una mafia che a volte si mette in affari con la mafia meridionale, con la quale c’è dietro alle differenze una sostanziale affinità. La ndrangheta in Lombardia è più un gemellaggio che un’invasione di barbari.”

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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5 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stefano Leo, presidente corte d’Appello: “Chiedo scusa alla famiglia. Non è colpa nostra. C’è carenza di personale” “

L’inefficienza può essere utile. Frank Coppola disse che la mafia è mettere un cretino come procuratore capo. In medicina ci sono studi che mostrano che un tasso elevato di effetti avversi chirurgici salva dal rosso il bilancio di alcuni ospedali USA. La magistratura non protesta con vigore, come sa fare e come dovrebbe fare se fosse in buona fede, per la carenza di personale; se non quando ne emergono effetti imbarazzanti. Le carenze di risorse sono anche alibi per connivenze e complicità. Nella città dove abito i procuratori li chiamo “i melampidi” dal cane da guardia di Pinocchio che era d’accordo con le faine. Una dinastia elettiva che lascia mano libera non ai rubagalline, ma al grande malaffare istituzionale. Ieri su Il Fatto ho notato che nel curriculum che ha portato Conte a palazzo Chigi c’è l’appoggio alla truffa Stamina. Oggi, con Conte in città, ho ricevuto gli stessi abusi minacciosi, organizzabili solo da Comune e forze di polizia, che ricevevo quando descrivevo la natura istituzionale della truffa Stamina, innescata nell’università di Brescia. Abusi e reati liberamente commessi e ostentati, come se in città non ci fossero magistrati, tramite un’azienda che ha a capo un professore della stessa università. La carenza di cancellieri può coprire il rilascio di licenze di delinquere.

@ Enrico B.2. ome scrissi al tempo dello scandalo, quello della S. Rita fu un caso artigianale e rozzo, che metteva a rischio un sistema sofisticato dove la frode e il danno iatrogeno sono invece legalizzati, essendo iscritti e nascosti nella dottrina ufficiale, e addirittura obbligatori con le leggi sull’aderenza alle linee guida cliniche, dettate dall’industria tramite esperti pagati*. Per così dire, sono stati puniti dei pusher che volevano fare la cresta sullo spaccio loro affidato; mettendo a rischio un business immenso, che invece viene protetto da magistrati che oberati di lavoro non trovano mai il tempo di guardarvi, né di guardare ai crimini comuni di appoggio. Salvo parteciparvi, con interventi che sono forme di marketing giudiziario a favore di truffe a danno della salute, un esempio tra i tanti Stamina**.

*Stamatakis E et al. Undue industry influences that distort healthcare research, strategy, expenditure and practice: a review. Eur J Clin Investig 2013.

** Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Nel mio sito.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Su piazza della Loggia ora sappiamo la verità. Un pezzo che spiega un quadro intero”

Magistratura e forze di polizia hanno messo in carcere gli autori della strage in meno un anno e mezzo. Un anno e mezzo del pianeta Saturno, che impiega 29,5 anni terrestri a girare intorno al sole. Considerando che ci saranno state da mandare in galera un centinaio di persone si è avuto un tasso di punizione del 2%; con una risposta temporale del 3.4%, calcolata come il rapporto tra un tempo perfettamente accettabile, un anno terrestre e mezzo, e i 43 anni terrestri reali. Moltiplicando i due tassi si ottiene un indice di efficacia giudiziaria dello 0.07%. Questo limitandosi alle responsabilità di manovalanza e quadri intermedi. Si dovrebbe includere nel conto quanto l’impunità abbia permesso altri delitti e condizionamenti nelle ere politiche successive. Questa può essere una risposta all’abbuono alla Lucia Mondella – “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia” – secondo il quale la storia la scrivono i tribunali, e a spiegare “l’intero quadro” delle stragi sarebbe una sentenza di condanna minimale che segue ciò che è di dominio pubblico da decenni. Per chi conosca la partecipazione contemporanea di CC, poliziotti, magistrati al quadro dell’asservimento istituzionale ai poteri che oggi come allora controllano il Paese, la condanna micrometrica è piuttosto una operazione cosmetica che salvando la faccia consente di meglio proseguire nel servire gli stessi mandanti di allora in nuovi compiti, silenziosi ma non meno dannosi per il Paese.

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28 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terrorismo, arrestato foreign fighter italo-marocchino nato a Brescia: aveva combattuto con Al Qaeda e Isis”

Il “sistema Montante”, la mafia che fa i suoi affari in silenzio nascosta nella dirigenza di un’antimafia roboante, è un caso particolare di una strategia più generale e diffusa. (A Brescia è stata data una cattedra universitaria a un componente del sistema Montante, un consigliere della mafia corleonese). La strategia, che non funzionerebbe senza i servizi e reti di stampo piduista a sorreggerla (v. ‘Il padrino dell’antimafia’, A. Bolzoni), è praticata anche col terrorismo: la lotta all’eversione terroristica copre i servigi all’eversione dall’alto. Mafia e terrorismo, spesso pilotati, sono anche degli alibi. Le forze di polizia e magistratura che insieme ai servizi nostrani – la cui fedeltà al Paese è proverbiale – e a rimorchio dell’intelligence USA – altra garanzia che si opera per il nostro bene – ci mostrano come ci proteggano da fanatici orientali, dietro le quinte non contrastano ma favoriscono o aiutano attivamente danni e sfruttamento provenienti dai poteri forti occidentali; es. il degrado derivante dai trasferimenti, imposti dagli stessi che seminano guerre, di masse di “foreign scroungers” da paesi in pace; o le frodi legalizzate, talora omicide, con le quali le multinazionali farmaceutiche ottengono fatturati maggiori del PIL di intere nazioni del Terzo mondo; e con i profitti colossali un potere che gli permette di disporre delle molli istituzioni italiane come la loro milizia e le loro kangaroo court.

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15 ottobre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Brescia, nasce il “processo a numero chiuso”. Corte d’Appello: “Farne meno ma meglio” “

Non conosco il diritto e non so valutare gli effetti pratici generali di simili criteri di esclusione. (Conosco nel mio campo, la medicina, gli effetti deleteri e criminogeni delle strategie di ricerca “depth first”; e come sia molto meno faticoso riconoscere un cancro aggressivo che collocare correttamente lesioni “borderline”). Ricordo un noto PM di Brescia, titolare dei più importanti procedimenti, che chiamò, con un’intonazione infastidita e sussiegosa, “quella cosa” la mia querela su comportamenti di potentati del luogo, che scagionò. Conoscendo il tenore della legalità che i magistrati di palazzo Zanardelli assicurano ai grandi interessi che passano per i potentati locali; conoscendo come venga liberamente praticato il crimine “non convenzionale”, che cura di coprire operazioni della massima gravità e atti da pendagli da forca sotto maschere sovrapposte, maschere che coprono altre maschere, l’ultima essendo quella dei reati minori o bagatellari, mi viene in mente la parafrasi di Marcello Marchesi di uno slogan pubblicitario dove pure si sosteneva di operare una selezione qualitativa: “Solo quattro pomodori su dieci diventano pelati Girio. Gli altri sono buoni”. E la storiella di quel marito che diceva che in casa lui si occupava delle cose importanti, la fame nel mondo, il senso della vita, il perché del Male; e la moglie degli aspetti secondari come portare soldi a casa, pulire, cucinare, etc.

Vedi seguito “Aspettando Melampo VII” in: I rituali zozzonici della banda Mattarella 16 ottobre 2019.

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10 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, 27 indagati a Brescia: “Hanno favorito il clan mafioso dei Bellocco”, già sotto inchiesta a Reggio Calabria”

Più che “funzione “mutualistica e “sociale” della ndrangheta” forse è meglio dire “fordismo criminale”: il redistribuire parte degli utili sul territorio ottenendo consenso e complicità. Ma, come per altre cose di mafia, tale descrizione è troppo vicina alle attività del mondo legale, specie in Lombardia (1). Era fordismo criminale il clientelismo del centrosinistra (che perdura); rientra nel fordismo criminale favorire l’evasione fiscale per praticare la diversione fiscale, cioè il dirottare verso amici e grandi speculatori le tonnellate di oro tolte ai cittadini dando loro in cambio collanine e specchietti (2). La regola fordista di pagare l’elettore oggi va al risparmio: lo sfogo poujadista reso possibile da Salvini; il “virtue signalling”, la spilletta di soggetto intelligente e impegnato che si ottiene intruppandosi nelle sardine e simili. Il voto in cambio di un po’ di soddisfazione e riconoscimento, da parte di chi nel Palazzo servirà ciò che, Grillo docet, insulta in piazza. Il fordismo criminale forte e solido oggi è quello sulla medicina (1,2), con utili colossali, e lavoro, redistribuiti sul territorio da frodi istituzionalizzate; protette, a Brescia in primis, da attività paramafiose istituzionali che trovano la migliore copertura nella perenne lotta alla mafia, la lotta a un fuoco che è inestinguibile in quanto satanico, e anche in quanto fa comodo resti acceso.

1Mafia fordista e neoliberismo.
2Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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11 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi al Nord, in aumento il cancro alla prostata. Una ‘lapidazione’ mai vista”

Si è stimato che un 60% delle diagnosi di cancro della prostata siano sovradiagnosi (Welch, Black, JNCI, 2010). Il “great prostate hoax” è “a public health disaster” (Ablin, lo scopritore del PSA; sul cui dosaggio si basa lo hoax). Con la sovradiagnosi si può finire impotenti e incontinenti senza ragione.

L’articolo che dà a Marfella l’appiglio omette di scrivere di quanto è aumentata l’incidenza; discute invece degli aumenti percentuali. Da un grafico si vede un incremento in USA, per un fenomeno rarissimo tra le età 25-39, da meno di 1 caso/milione nel 1975 a meno di 4 casi/milione nel 2015. Un incremento in 40 anni dell’ordine dei decimillesimi di punto percentuale. E’ ingannevole fare passare big percentages per big numbers. “If results are presented as … relative values, mistrust them [diffidane]. Convert the figures to actual results.” (Hickey et al. Tarnished Gold. The Sickness of Evidence-Based Medicine, 2011).

Gli autori ammettono che all’incremento possa contribuire la sovradiagnosi col PSA; che si basa su quella disinformazione che alimentano. Includono tra le possibili cause una maggiore sedentarietà, supposta, dei giovani di oggi; congettura che dà un’idea del genere di “scienza”.

La notizia vera è che il business oncologico monta allarmi per espandersi ai giovani. Marfella vanta la considerazione delle istituzioni, anche a Brescia; un’affinità che aiuta a capire come le istituzioni abbiano visto in Montante un profeta dell’antimafia.

@ Antonio. I dati non sono numeri puri. 4*10^-6 è “il quadruplo” di 10^-6; ma praticamente la mai vista lapidazione di massa che per il dr. Marfella vi corrisponde es. in Lombardia riguarderebbe 1 soggetto ogni 3 anni. Saltando qualche anno, e in certi casi si tratterebbe di sovradiagnosi; che aumenteranno, con questi allarmi che sfondato il confine del vero proseguono in una corsa furiosa.

Feinstein* dice dei clinici che accettano questo modo del dr. Marfella di presentare i dati che “are not wary buyers”; ovvero che sono professionisti che commettono incauto acquisto. Penso, anche per esperienze personali, che per gli amici di Marfella con la divisa e con la toga dello Stato si dovrebbe considerare la ricettazione, e anche peggio, dati i sinistri beneficiari con la marsina del finanziere (per non dire degli inquietanti suggeritori con la tonaca); e date le conseguenze nefaste sul popolo di questo “lying with statistics” – e anche “despite statistics”. Es. il “pulling the plug” per l’ILVA; ma includeranno anche la diffusione di quelle frodi mediche istituzionalizzate, come quelle basate sulle sovradiagnosi, dove invece purtroppo le big percentages riguardano big numbers.

* Invidious Comparisons and Unmet Clinical Challenges. Ann Intern Med, 1992. 92:117.

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31 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Cosenza, indagata la prefetta Paola Galeone: “Registrata mentre prende mazzetta da 700 euro”

“Il Mutolo ha, poi, dichiarato di sapere che il conte Cassina aveva, a sua volta, un rapporto con il dott. Contrada perché erano entrambi appartenenti a quella che il Mutolo ha definito “una loggia” “ una specie di massoneria” che è a Monreale, che nel corso della propria deposizione ha specificato essere l’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. [Sentenza di condanna di Contrada]

Altri affiliati e insigniti:
Licio Gelli, Paul Marcinkus, Paola Galeone”

(da un foglio esposto nel cosentino, estate 2019, su un’auto sistematicamente vandalizzata, lì e a Brescia)

“parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo […]». Nel 2002-2003, Virgiglio entra nella massoneria regolare di Vibo Valentia, una delle più strutturate” (C. Cordova. Gotha).

Prefetti al Sud e al Nord, gestendo le polizie, servono forme attuali, coperte, di eversione di Stato; con la magistratura connivente o complice. Anche diversi prefetti donna. Questo strano scandalo mi ricorda un altro prefetto donna, condannata a 8 mesi. Per un abuso d’ufficio minore, screditante, ma risibile rispetto a crimini rimasti nascosti, impuniti e ininterrotti, sotto la sua gestione e quella di altri e altre che l’avevano preceduta e le sono succeduti.

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6 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, in libreria Cosa nostra Spa del magistrato Ardita: “Una grande impresa che incrocia il fatturato con gli interessi dei colletti bianchi””

Per non parlare dell’indotto: dei reati e dei misfatti che si possono favorire dietro al paravento dell’antimafia. Ogni professione ha i suoi segreti; stratagemmi che permettono di ottenere risultati senza troppo sforzo, scaricando sui cittadini esternalità che sono l’opposto dei valori etici dei quali si dice di essere portatori. Gli avvocati hanno la prescrizione, una garanzia per l’iniquità; i medici le sovradiagnosi, iatrogene; magistrati e forze di polizia la lotta alla mafia eterna, dietro alla quale praticare il piduismo, la mafia di Stato. Il nuovo procuratore generale della città del Nord dove abito nell’inaugurare giorni fa l’anno giudiziario ha posto come obiettivo che la mafia “non divenga troppo diffusa e troppo pervasiva”. Una modica quantità di mafia ci vuole: con una mafia eliminata sarebbe più difficile lasciare indisturbate attività mafioso-massoniche istituzionali.

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24 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Coronavirus, chi non rispetta le regole paga solo una piccola multa. E per me è davvero assurdo”

Gianfranco Amendola dà un esempio del cattivo rapporto forma/metodo, di quella esaltazione della forma e avvilimento del metodo, dello “scolasticismo di strada” che caratterizza il pensiero e i provvedimenti di tanti magistrati e giuristi. Se l’epidemia di Coronavirus è quella che si dice sia, e se le misure di segregazione in casa dell’intera popolazione hanno l’efficacia che si dice abbiano, il suo zelo nel chiedere inasprimenti della carcerazione di massa potrebbe avere un senso. Se. Prima di appiccare il fuoco a libertà e necessità basilari come quella di muoversi all’aperto un giurista dovrebbe essere sicuro di poggiare su premesse solide. Soprattutto quando ci sono incertezze e anomalie, come quella di un virus “saltatorio”, dipinto come contagiosissimo ma limitato a focolai; o che uccide prevalentemente chi sta già morendo; o che non si sa bene come venga diagnosticato quale causa primaria di morte; o che mentre alcune infezioni endemiche di sicuro killer diffusi e temibili vengono minimizzate, quelle batteriche ospedaliere, viene tanto propagandato da costituire in primo luogo un’epidemia mediatica; o che appare avere addentellati con interessi bellicosi di poteri planetari, economici e geopolitici; o che può causare con le misure draconiane prese in suo nome regressi e danni sociali immani, causa a loro volta di dolore, malattie e morte. Si può anche ricorrere alle torce e bruciare ciò che è prezioso, ciò che è sacro; ma bisogna sapere cosa si sta facendo.

@ Mattia 88. Abito a Brescia, dove ne ho viste da vicino e studiate diverse sulla medicina. E’ per questo che ho potuto prevedere che “la Leonessa” avrebbe assunto un ruolo centrale; come è avvenuto in questa strana pandemia a macchia di leopardo. L’allarmismo è giustificato. Non è esagerato ma male orientato: considera solo quelle macchinette molecolari che sono i virus e sottovaluta la malignità e la stupidità umane.

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1 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, diretta – Istat: “Nel Nord Italia i decessi sono più che raddoppiati nei primi 21 giorni di marzo. A Bergamo mortalità +337%”. Conte: “Firmato dpcm, restrizioni prorogate fino al 13 aprile””

L’epidemia è divampata esplosiva, con un CFR locale più alto al mondo e anomalo, ma relativamente circoscritta: nello spazio, paradossalmente a zone più dotate di presidi medici e meglio organizzate; per gruppi di pazienti, anziani, fragili, istituzionalizzati e già ammalati; nelle dimensioni della mortalità sull’intera popolazione, considerando che si stima che circa il 10% degli italiani sia stato infettato a fine marzo. Possono avere giocato nelle zone più colpite, Lombardia orientale, fenomeni di sovra-reazione, con conseguente iatrogenesi e profezia che si autoavvera: outbreak tra gruppi a rischio; allarme; ospedalizzazione; effetti iatrogeni da ospedalizzazione e trattamento aggressivo, con affollamento, esposizione ad agenti infettivi aggressivi e – stranamente taciuta – la polmonite da ventilatore, frequente, grave e dalla diagnosi elusiva. Alimentati dal fare delle RSA dei reservoir. Occorrerebbe considerare questi meccanismi, in una epidemia dagli evidenti risvolti politici di massima portata, dove percezioni e decisioni avvengono sotto un bombardamento mediatico incessante; e dove talora sembra che variabili indipendenti e dipendenti , cioè rispettivamente quelle della malattia e delle misure per la tutela della salute, siano scambiate di posto.

@ vtmaster.I tuoi sono i toni del monatto. E li usi per difendere l’avere ignorato la possibilità di produrre un “effetto lazzaretto”. A differenza di altre nazioni, che non hanno avuto il livello abnorme e record di letalità che si è verificato in Lombardia orientale. Livello che ha fatto da innesco ai decreti di Conte e Speranza di spegnimento del Paese.

@ vtmaster. La medicina e le istituzioni del picco di letalità spropositato in Lombardia, e di ciò che ha innescato e alimenta, sono le stesse che l’altro ieri hanno innescato e alimentato Stamina. L’epidemiologia delle crisi epidemiche distingue tra fattori di rischio distali, intermedi e prossimi. Tra i distali, sui quali avvisa non si può fare molto durante la crisi, c’è una cattiva situazione politica di base. Una medicina e una politica sanitaria che soffiano sul fuoco per Stamina – e che contano sull’appoggio di troll come vtmaster – sono un fattore di rischio distale. Che ha dato i suoi frutti negativi, come, vivendo lì, avevo previsto. Il problema non è cosa fare, perché l’appropriatezza, la misura, le buone pratiche, non necessitano di grandi trovate ma sono la normalità, se si è nel Buon Governo; è la classe dirigente a monte.

@ vtmaster. Alla medicina che permette di fare ‘o gallo ‘ncoppa a ‘munnezza, e che più se ne produce più ci si pone in alto, io sono estraneo. Date le circostanze, “troll” è un eufemismo, riduttivo e assolutorio.

@ vtmaster. Cercate di non spegnere il fuoco con la benzina.

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22 aprile 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Covid 19 malattia sistemica e feroce: tutti gli organi attaccati”

15 anni fa Science pubblicò un accostamento tra l’influenza H5N1 e la pandemia del 1918 (50 milioni di morti). Conservo l’articolo del Giornale di Brescia*; città dove allora come oggi sono in particolare sintonia con questo genere di operazioni. In quei mesi si gridava di tasso di letalità del 50%, di 1 miliardo di morti nel mondo. L’apocalisse non ebbe luogo; il segno che “il morbo dei polli” lasciò fu per i soldi che servì a lucrare.

Uno studio di Ioannidis et al. , università di Stanford e Uppsala, calcola che la probabilità di morire di Covid per un italiano di età inferiore ai 65 anni sia stata pari a quella da incidente d’auto percorrendo 77 km al giorno. Per per persone in buona salute e non anziane, il rischio di morte da Covid-19 è stato “infinitesimally small”. Il celebre scienziato ha calcolato che la letalità della malattia è dell’ordine dello 0.1%, come per l’influenza stagionale; e riguarda principalmente soggetti fragili a rischio elevato di morte, la grande maggioranza dei casi essendo lievi.

Invita a non lasciarsi prendere dal panico stimolato dai media; avvertendo che ad essere disastrose saranno le conseguenze, anche sulla salute, del prolungamento del blocco della vita sociale ed economica e del concentramento nelle abitazioni. Mostrano corpi straziati, e raccontano che questo lupo ha il morso di un coccodrillo, ma non dicono del branco di lupi nella fossa entro la quale obbligano il gregge a rifugiarsi.

*La Spagnola come il morbo dei polli. 6 ottobre 2005.

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V. Risposte a kwisatzbg. In: Coronavirus 30 aprile 2020. Blog de Il Fatto. Commento al post “Coronavirus, Travaglio su La7: “Il numero dei morti oggi è il doppio di quelli di inizio lockdown. Come si può chiedere di riaprire tutto?” “

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5 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Mazzoncini verso guida della multiutility lombarda A2A. M5s: ‘Rinviato a giudizio, è incompatibile’. Per il sindaco di Brescia nomina è regolare”

Fino a che durerà, trovando un pubblico che accetta il dogma della mafia come entità ontologica perenne e ineliminabile, lo show sempreverde della mafia di turno, dietro ad esso continueranno a operare liberamente e a prosperare alla luce del sole altre varietà di sodalizi predatori. La clericale Brescia è un buon posto dove osservare quella che chiamo la metamafia: il crimine istituzionalizzato che nasconde la sua vera natura dietro alla facciata nobile della lotta al diavolo, alla mafia; con il connesso piduismo, l’uso mafioso dei poteri dello Stato. Personaggi bresciani hanno avuto e hanno un’influenza – cruenta – nello sviluppo di questo concetto. Alcuni provenienti dalla magistratura zanardelliana*.

*da Giuseppe Zanardelli, bresciano, PdC, esimio giurista. Massone e praticante di metodi di governo come la persecuzione tramite il potere dello Stato: “Se un magistrato … un impiegato pubblico … osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto” (Chiarini). Tra i fondatori della loggia P2 storica, a lui nel 2010 i magistrati di Brescia, babbo Mazzoncini in testa, hanno intitolato il palazzo di giustizia, con statua all’ingresso; mentre erano intenti a proseguire, con i procedimenti interminabili e le assoluzioni, l’opera pluridecennale di riduzione asintotica delle responsabilità giudiziarie per la strage piduista del 1974.

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12 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “A2a, Brescia: “Mazzoncini alla guida? Milano dice che non è indagato per corruzione”. Ma per il manager è stato chiesto rinvio a giudizio”

Tanti anni fa svolgevo attività professionale vicino al figlio di un personaggio molto importante fatto arrestare da Colombo. Mi stupì la sua tranquillità. Gli chiesero chi fosse “questo Colombo”, e rispose “è uno come Pansera”. Pansera sono io. Pensai volesse dire uno che non sa come va il mondo, che crede alle favolette sui valori, etc. Il padre ne uscì indenne. Io presi a seguire Colombo, leggendone libri e interventi, soprattutto dopo Tangentopoli. Ricevendone insegnamenti validi sulla giustizia e su come va il mondo. Col tempo però mi trovai sempre più spesso in disaccordo con le sue posizioni, confluite nel politically correct. Cominciai a sospettare che Colombo non fosse un fesso genuino come me. Che, come per Tangentopoli durante le operazioni che abbatterono la Prima Repubblica per impiantarne una ancora peggiore, avesse rilevanza anche un piano di lettura più profondo, intricato ma complessivamente orientato in un verso differente da quello visibile al pubblico. Ora, con questo che il giudice Morvillo ha chiamato “il professionismo delle carte a posto” la sua figura mi appare ulteriormente sfuocata. Mazzoncini padre e A2A – tazza e cucchiara a Plazzo Loggia – per me hanno avuto un ruolo pesante nel formare sulla magistratura il meno lusinghiero dei giudizi. Credo che anche nel campo della magistratura ci sia troppa di quella eccezionalità esibita che noi del pubblico accettiamo come compensatoria della carenza diffusa di decenza e di normalità.

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27 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Silvis “Assistenti civici, basta poco perché a qualcuno scappi la mano”

“La smania poliziesca che spinge alcune persone … trova vero sfogo solo nei periodi di guerra, di occupazione ecc. Tuttavia, anche in tempi normali presso i falliti, gli invidiosi e i mediocri in genere tale smania non rimane affatto latente, e costituisce un fenomeno psicologico particolare che merita di essere approfondito. Raramente la venalità è assente, ma sarebbe sbagliato considerarla il motore esclusivo; in questo genere di atteggiamento, infatti, la ricerca di un tornaconto personale cresce il più delle volte insieme ad altri moventi non meno intensi: senso d’inferiorità o di frustrazione (su cui anche solo una parvenza di successo degli altri può agire come un’intollerabile provocazione), desiderio di darsi importanza, una certa forma di esibizionismo, un rispetto innato nei confronti del Potere, dell’Ordine stabilito, delle Autorità, in pratica un certo istinto da sbirro, e un odio profondo verso tutto quello che appare non conforme, differente, eterodosso, eretico”. (Leys).

Giravo con fogli con questo scritto in tasca nei mesi prima del Covid; in una città dove sindaco e prefetto, “anti-movida”, hanno pratica nell’impiego di stalkers.

Con la scusa della movida – che è già una falsa libertà da schiavi: Don Milani, ‘Anche le oche sanno sgambettare’ – si stanno generalizzando sistemi da Stasi prima riservati dalla mafia di Stato a chi guasti grandi affari, es. sulla sanità. Anche qui vale don Milani: ‘L’obbedienza non è più una virtù’.

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28 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella: “Brescia risponde con coraggio. Oggi come 46 anni fa, dopo la strage di piazza della Loggia dei neofascisti””

La risposta di Brescia alla strage del 1974 ha portato al mantenimento della memoria – a spese però dell’attenzione sull’eversione dall’alto nel presente; alla raccolta di una notevole quantità di utile documentazione; a n.1 persone messe – a Milano, Brescia assolvendo – a trascorrere il resto della vita in carcere, 43 anni dopo avere partecipato al delitto; e, innervata da questi meriti, a una crosta di retorica autoelogiativa, sotto la quale la “malavita anche istituzionale” – quella che i giudici riconoscono solo da lontano, col binocolo, quando sono distanti diversi decenni dai fatti – ha continuato a proliferare, al servizio come allora di grandi interessi sovranazionali. Sui quali vige la medesima omertà di cui godono i mandanti primi della strage “neofascista”.

In particolare ai nostri giorni la malavita istituzionale a Brescia è al servizio dei grandi interessi illeciti della medicina, coi quali ha un rapporto privilegiato. Circostanza non irrilevante per il picco eccezionale subito dai bresciani in una pandemia che ha risvolti di potere di livello planetario; picco che conoscendo l’ambiente non mi ha sorpreso; e circostanza che verrà debitamente ignorata dai magistrati, in armonia con gli arpeggi oratori di Sergio Mattarella, secondo il quale l’ordine giudiziario avrebbe fatto un lavoro degno di riconoscenza per la bomba di 46 anni fa, avendo – dice – raggiunto la verità e completato il percorso di giustizia.

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2 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Centrodestra, insulto del militante a Mattarella: “La mafia uccise il fratello sbagliato”. Condanna dei tre leader. Fico: “Isolare i violenti””

censurato

Piersanti Mattarella è stato fatto uccidere non dalla mafia, ma da quelle forze che, anche usando sicari mafiosi, selezionano la classe dirigente, evitando che persone come lui si diffondano nell’ambiente politico, e arrivino a ricoprire le alte cariche dello Stato. Forse usarono gli estremisti neri; l’area dalla quale oggi partono battute da squadristi come questa; provvidenziali per accomunare lamentele fondate a rozze contumelie.

L’immagine nobile di Mattarella viene tenuta in piedi soffocando e degradando la critica. Quando scrivo su di lui arriva una macchina spazzatrice, di una multiutilitity presieduta da un suo amico personale, a cospargermi del sudiciume sollevato con le spazzole rotanti. O a farmi show sotto casa, incluso il vandalizzarmi l’auto. O altri rituali “zozzonici”. Uno stalking pesante per indurre o la ”learned impotence” o uno scatto viscerale sul quale poi piombare come si fa oggi con l’utile bofonchiatore. Reati da doppio Stato che almeno nel mio caso necessitano di una logistica di polizia; e della connivenza di coloro le cui fortune professionali dipendono da quell’istituzione linda, il CSM, presieduta appunto dal custode della nettezza istituzionale Mattarella.

Piersanti Mattarella sarebbe stato preferibile al fratello al Quirinale. Per il destino della nazione. (E anche per le spese ingiuste di lavanderia, di carrozziere e molto altro, che deve sostenere chi critica chi sia gradito a quelli che decidono dei sommersi e dei salvati).

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3 giugno 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella premia i sacrifici dell’Italia in prima linea. I medici, l’addetta delle pulizie, la cassiera, il rider, l’autista del 118 e i volontari: la lista dei 57 nominati cavalieri al merito”

Queste celebrazioni mi trasmettono le stesse sensazioni che provai vedendo i festeggiamenti per la vittoria della Juventus dopo la strage dell’Heysel. In altre nazioni non distribuiscono a manciate croci di cavaliere, ma hanno avuto meno morti e non devono temere per la sopravvivenza economica. Sarebbe meglio avere meno battimano agli eroi e, soprattutto ai vertici, avere più persone che facciano semplicemente il loro dovere.

@ ronflo. Te ne parlerei, ma è meglio che tu non ti distragga e continui ad applaudire. Comunque c’è il mio sito, che mostra cosa faccio e perché ritengo che la facile e insistita celebrazione dello straordinario serva a coprire il non rispetto dei doveri base di lealtà, diligenza e onore nell’apparato statale.

@daco749. Ha ragione. Vari specialisti hanno commentato sulle manipolazioni che si possono commettere omettendo il dato autoptico in questa epidemia. Es. John Lee, professore di patologia: The distinction between dying ‘with’ Covid-19 and dying ‘due to’ Covid-19 is not just splitting hairs. Consider some examples: an 87-year-old woman with dementia in a nursing home; a 79-year-old man with metastatic bladder cancer; a 29-year-old man with leukaemia treated with chemotherapy; a 46-year-old woman with motor neurone disease for 2 years. All develop chest infections and die. All test positive for Covid-19. Yet all were vulnerable to death by chest infection from any infective cause (including the [common] flu).

Oltre a fornire dati epidemiologici non viziati autopsie adatte avrebbero permesso di acquisire conoscenze preziose per la cura della malattia da covid bona fide; e di identificare errori nel trattamento; inclusi effetti iatrogeni, così attribuiti invece al virus. Non eseguire autopsie è una forma di rinuncia e distruzione di informazioni fondamentali; che nella mia esperienza è segno di cattiva fede. E’ uno di quei lati oscuri dove è latitante insieme alle sbandierate “scienza” e “abnegazione” anche quel dovere standard che viene disprezzato con la scusa delle virtù superiori. Il culto assiduo dell’eroismo e della santità a cui ci hanno abituato copre vuoti di decenza e affidabilità; echeggia le processioni sacre in paesini infestati dalla mafia.

@ v. viana. Di sicuro esiste il minimo sotto il quale non scendere mai. Ed è questo il livello più importante, trascurato a favore del podio. “Uno Stato è fatto dai suoi governanti e dai suoi cittadini. Ognuno nella sua misura”. Io direi “una repubblica è fatta …”. I cittadini hanno doveri verso la propria comunità. Assolti quelli, se vogliono possono meritoriamente fare anche più che il proprio dovere. Questo in una repubblica. Dove si riconosce e si loda l’impegno straordinario che sia in aggiunta a quello ordinario. Non in sostituzione. Dove la decenza precede la santità. Invece la diseducazione antirepubblicana, propagata da tutti i pulpiti, insegna ai cittadini a battere le mani all’eroismo per trascurare il dovere. Quello dei governanti e quello loro. Coprendo così, sia con casi di eroismo autentico che con storie ritagliate in sacrestia, carenze e tradimenti. Parlavo prima delle mancate autopsie. E’ una situazione di distruzione di informazione simile (forse molto simile …), al lavaggio della piazza ordinato dalla Questura subito dopo la bomba in Piazza Loggia a Brescia nel 1974. Il responsabile venne promosso. Anche lì la retorica e l’autocelebrazione si sono sprecati, a danno del dovere. In entrambi i casi, Mattarella si è mostrato pronto a officiare. Con questo culto barocco dei santi finisce che chi viene meno al proprio dovere o addirittura impedisce ad alcuni di fare il proprio dovere, si mette a fare il maestro di morale.

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22 giugno 2020

vedi

La partnership tra istituzioni dello Stato e privati nella criminalità ordoliberista: il mascariamento della patente di guida dell’avv. Vittorini e del prefetto di Brescia si incontra a Cosenza con la “procedura Lozano” di Iliad. In: Coronavirus 22 giugno 2020

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23 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone e  G. Trinchella “Tangenti metro Milano, il dirigente incastrato dal trojan: “Sto facendo la prostituta. Sono passato per Tangentopoli, lezioni non mi bastavano”. Le carte: “Interventi abusivi in tutte le gare degli ultimi 2 anni””

CENSURATO

Il giorno dell’inaugurazione della metro di Brescia, 2013, sceso dal vagone mi arrivò uno spintone gratuito, da un vigilante. Nei mesi e negli anni successivi, una serie di urti da “addetti alla sicurezza”. Allora ho cominciato a filmarli dopo che mi urtavano. Col risultato che mi hanno strappato di mano la camera; e che due addetti sono usciti con me dalla metropolitana e mi hanno seguito fino sotto casa. Gli urti sono cessati, ma succedono cose come un addetto che estrae un cacciavite, mi sfila davanti col cacciavite puntato e va a inserirlo tra le due guarnizioni di gomma combacianti delle porte della fermata. O mi viene controllato il biglietto mentre sto per scendere, così che devo scendere alla fermata successiva e tornare indietro a piedi.

Il 22 ott 2015 andai a Milano, cosa che faccio circa una volta all’anno, e in uno spazio aperto della linea M5 mi arrivò di spalle l’urto di un addetto. Rimasi incerto sul significato dell’urto “in trasferta”; ora un altro nome si aggiunge alla lista di arrestati o sputtanati delle istituzioni associate alle innumerevoli “coincidenze” moleste. Nella rete di potere lombarda non scarseggiano le prostitute. E neppure i sensali di prostitute low cost che invece di mantenere la legalità gestiscono o consentono lo stalking e il gaslighting verso chi denuncia modi miserabili e illeciti di fare danè nella sanità lombarda.

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27 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione l’ex governatore Roberto Maroni e Augusta Iannini (moglie di Vespa)”

Lo “Oltre la cupola” di Lombardia. Dove non c’è un Agostino Cordova da fermare, come fece la Iannini da magistrato per i fratelli calabresi. Oggi il Fatto cartaceo pubblica un fotomontaggio con Maroni e Alfano in camice bianco. Si potrebbe aggiungervi Luciana Lamorgese: l’attuale ministro dell’Interno prosegue il compito dei due predecessori di fornire a questi affari (e a pesci dell’industria biomedica ancora più grandi; come quelli che faranno miliardi col covid) un servizio di guardiania; analogo a quello del quale si dotavano i baroni siciliani, e altrettanto efficiente.

@ unatarmaalleterme. E’ sicuro che nominare nella sanità convenzionata, cioè pagata con denaro pubblico, due ex ministri degli interni, e un magistrato che ha tolto dai guai le reti massonico-mafiose individuate a suo tempo dal Procuratore Agostino Cordova, non debba riguardare i cittadini ? Nella mia esperienza tali sinecure sono gli esiti visibili di una rete sotterranea piduista, cioè di una mafia di Stato, responsabile di cose indicibili in medicina. (Un’altra manifestazione è stata il record mondiale negativo della Lombardia nella crisi covid). Se non vuole credere a me, c’è un’ampia casistica di danni da “revolving doors”, i passaggi da controllori di Stato a controllati, in medicina. Il discorso della luna e del dito è valido quando a indicare la luna è “il saggio”. Se la indica un imbroglione, lo stupido guarda la luna nel cielo, mentre è proprio al dito, e alla faccia del suo proprietario, che bisogna guardare. Es. le revolving doors sono riportate tra le cause dell’immissione nella pratica clinica di farmaci oncologici costosissimi, inefficaci e dannosi*. Giudichi lei se ciò ci riguarda o meno come cittadini.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 2016. 355: i5792.

@ unatarmaalleterme. Lei dice che se il sistema è strutturato con regole che assicurino il suo funzionamento corretto si può anche metterne a capo “Pietro Gambadilegno” o i fortunelli in oggetto e andrà tutto bene.

a)”Se.”. Così rispondevano ai discorsi ipotetici gli spartani. Forse la Iannini, fine giurista, sarebbe d’accordo con lei. Anche Maroni e Alfano. E anche Gambadilegno; e la banda Bassotti, e i cugini Dalton di Lucky Luke, detti “I quattro cavalieri della stupidità”.

b)Io sono tra quelli che pensano che in medicina occorra al contrario una ridondanza di controlli e sicurezze, come in aviazione*. Che invece sul piano tecnico sono carenti a un livello che chi non è addentro non può immaginare. Anche sul piano politico, la realtà sulla quale i suddetti fortunelli giocano la loro parte è più simile all’attuazione del piano di rinascita democratica di Gelli che a una delle tante utopie politiche dalle quali lei attinge le basi per i suoi – pericolosi per la salute, anche sua, me lo lasci dire – sofismi. Ricambio i saluti.

*Applying aviation safety to healthcare—are we missing the fundamental?. BMJ, 2019. 364: I735.

@ unatarmaalleterme. Gli attacchi personali non sono argomenti. Sono indice di mancanza di argomenti. E di stizza, che mi pare le stia facendo perdere completamente la bussola. Anch’io ho opinioni non lusinghiere su questo suo modo di ragionare, ma le tengo per me. Mi limito a osservare che lei scambia “mondi possibili” che appartengono a un’altra galassia, o ai mondi dei fumetti, con quanto accade – come di norma – in Lombardia, Italia, pianeta Terra, nel giugno 2020. Grazie per convertire il suo evidente dispetto in una dichiarazione di cessazione delle ostilità e di liberazione della colomba col ramoscello. Di nuovo.

@ unatarmaalleterme. Per carità, rispetto ai trattamenti Alfano, Maroni o Lamorgese, e a quelli dei fratelli dei 61 indagati del bastimento inchiesta massoneria deviata (800 faldoni) inghiottito nelle nebbie oceaniche ai tempi del GIP Augusta Iannini, quella con lei è la più godibile chiacchierata. Ossequi.

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10 settembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “A Brescia la procura generale ha chiesto rinforzi per indagare sui morti da coronavirus. Il pg: “Grandissime difficoltà con organico ridotto””

Per il livello dei poteri, la complessità tecnica, lo spesso strato di disinformazione, la distruzione degli elementi di prova, l’accertare verità e responsabilità sulla fiammata reale che in Lombardia orientale ha innescato l’esplosione mediatica e politica dell’operazione covid farebbe esitare la migliore magistratura. Ma non questa, che sa stare al mondo. Ha chiamato come consulente Crisanti, che viene dall’Imperial College, che sta a quanto accaduto come i consulenti scelti nel 1978 da Cossiga stavano al rapimento Moro (Ministers are accused of treating Doomsday scientist like demigod: Number 10 has failed to properly challenge the word of coronavirus professor Neil Ferguson whose study sent Britain into lockdown, critics say. Daily Mail online 5 apr 2020).

Nel depistaggio di Ustica, citato dal presidente delle vittime Fusco, ci furono omicidi. Un medico onesto, che stava evidenziando il falso della ricostruzione ufficiale, venne malmenato. L’attuale magistratura è orientata a stare dalla parte dei mandanti; e a fare in modo che voci scomode siano moralmente assassinate. Chiappani lo ricordo a una conferenza che tenne all’Ordine dei medici di Brescia; non credo che per questa strage andrà diversamente da Ustica e le altre. Strumentalizzazione dei familiari compresa. Anzi sarà peggio, essendo l’inizio di una farmocrazia (Rajan KS Pharmocracy. Duke U Press, 2017) che porta alla dissoluzione di legalità e democrazia e a iatrogenesi in nome della salute e della scienza.

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23 settembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Pacco bomba indirizzato al presidente di Confindustria Brescia: Giuseppe Pasini messo sotto scorta”

A essere onesti, a non fingere di ignorare la storia d’Italia dall’armistizio di Cassibile in poi, con le sue strategie della tensione e le menzogne di copertura, davanti a episodi di terrorismo bisogna aprire una partita doppia. In una colonna vanno i gesti – spesso commessi da utili tarati – che fanno suonare l’allarme; nell’altra, l’eversione di Stato. Posso testimoniare che questa seconda colonna non è vuota a Brescia, dove la prefettura e le altre branche dello Stato ufficialmente deputate a difenderla, la legalità, trarranno beneficio dal contrasto a bombaroli e dinamitardi, come copertura per praticare l’appoggio a operazioni dettate dai poteri forti, non diversamente, mutati i metodi ma non le posizioni, dai tempi del Questore Guida a Milano, o a Brescia dell’allora capitano Delfino e del vicequestore Diamare.

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Vedi: 5 ottobre 2020 e 9 Ottobre 2020 Raffinatezza intellettuale e profondità culturale della Brescia di Emilio Del Bono e della TIM di Salvatore Rossi. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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14 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Shalabayeva, condannati tutti gli imputati: cinque anni all’attuale questore di Palermo Cortese e al capo della Polfer Improta”

I bravi cittadini che sanno di Boris Giuliano ma non dei successori a Palermo scelti dal Viminale, il piduista Impallomeni col questore piduista Nicolicchia, saranno turbati dalla condanna a 5 anni del questore di Palermo attuale, che a suo tempo catturò grossi mafiosi: Provenzano, Brusca, etc.. Non considerano come in quegli ambienti possa esservi una vicinanza “farmacologica” tra guardia e ladro (v. “Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza”). E soprattutto non concepiscono che l’antimafia, quella che fa fare carriera, che si fa bella delle figure dei valorosi eliminati perché la mafia la combattevano sul serio, serve come copertura e alibi per attività piduiste, cioè l’omologo istituzionale della mafia. Questo concetto della mafia di Stato dietro all’antimafia l’ho sviluppato ricevendo il trattamento di assassinio morale tramite lo Stato, in una città dove era prefetto la Cancellieri; che divenuta ministro ha definito “perfetto” l’abuso vile oggi condannato. La notizia del cacciatore di mafiosi interdetto dai pubblici uffici per me è un lupus in fabula, perché sto pensando di lasciare una memoria alla locale direzione dell’antimafia su reati di stampo piduista praticati impunemente da chi si presenta come combattente antimafia o occupa cariche antimafia; a favore di amici, e forse fratelli di loggia, di importanti cariche dello Stato e dei grandi interessi illeciti che protettori e protetti servono in associazione.

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

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20 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, sviluppato nuovo sistema di sanificazione per bus e treni: “Una nube in grado di inibire il coronavirus” “

Nella metro di Brescia gli altoparlanti invitano alla “disciplina”. Testuale. La disciplina include il controllo del biglietto sul mezzo in corsa, come sui treni, col controllore che se lo fa consegnare, lo esamina e lo restituisce. Controllo che, richiestomi davanti alla porta al momento della fermata di destinazione, mi ha obbligato a scendere alla fermata successiva. E che comporta anche quella violazione del distanziamento e quei contatti non necessari che si dice essere questione di vita o di morte. Forse l’inventiva bresciana potrebbe dare al mondo anche un sistema più efficiente e igienico, e meno arbitrario e molesto, di controllo dei biglietti. Es. con tornelli. La mia impressione è che, imbevuta di cultura pretesca, sia piuttosto orientata a sfruttare ogni pretesto per escogitare, insieme a quelli per fare soldi, sistemi di sorveglianza disciplinare. Nella tragica farsa covid, che sta dando potere alla piccineria*, questa e altre misure anticovid del Comune di Brescia sono spesso a “vergini dai candidi manti”, dal celebre innominabile poemetto goliardico.

* The pandemic has empowered the petty. Spiked, 20 nov 2020.

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9 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, inchiesta per disastro ambientale: sequestrata l’azienda Caffaro. Cromo e mercurio sopra parametri di legge”

I pozzi della mala istituzionale

“un pozzo profondo […] offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini” (Il Gattopardo)

Ci sono entità che servono al crimine istituzionale in una molteplicità di modi. Le aree inquinate sono tra queste. Sorgente di malattia, fungono anche da spauracchio che fa cadere in frodi; da pecora, alibi e parafulmine; occasione di appalti; nucleo simbolico aggregante. Causano cancri veri, ma distolgono da altre fonti cancerogene, diffuse. Impaurendo spingono verso il business dei cancri falsi, sovradiagnosticati; la vera causa, occultata attribuendola all’inquinamento, delle epidemie di diagnosi di cancro. Nascondono e rendono credibile una frode istituzionalizzata che trasforma i sani in malati di cancro; e legittimano le complicità istituzionali di cui gode fino a servizi di guardiania e killeraggio morale. Portano a bonifiche coi relativi giri di soldi. Inducono consenso riducendo il Male entro una forma ben definita e facendo credere che le autorità proteggono i cittadini. Il procuratore Prete raffigura la vecchia Caffaro come una neoplasia epiteliale che infiltra la città, e che lui e i suoi estirperanno, ma a Brescia è piuttosto un pozzo utile nello stabilizzare e rafforzare un assetto economico, sanitario, culturale e istituzionale altrettanto patologico.

 

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7 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sciopero dei trasporti in Lombardia: dalle 21 di stasera fino alle 21 di domani si fermano Trenord e i mezzi Atm”

Un acuto commentatore, Paolo Borgognone, ha osservato che l’attuale “great reset” via covid è reso possibile dall’avere la massa delle persone accettato negli anni precedenti l’egemonia culturale liberista, introiettando i suoi valori egoistici. (Forse è anche per questo che passa inosservata la stranezza di vaccini “liberisti”: che sarebbero tanto miracolosamente pronti in un lampo e fantasticamente efficaci a livello individuale, quello della malattia, quanto latitanti o mosci a livello collettivo, quello della trasmissione dell’infezione, che giustifica le misure liberticide e antisociali).

Gli autisti e gli altri addetti del trasporto pubblico hanno adottato il modello liberista del servire i propri interessi immediati senza scrupoli e senza coscienza: partecipando ad operazioni di molestia, stalking e gaslighting a danno di soggetti scomodi. Recitano la parte dei “lavoratori in lotta” e dicono di andare contro “il controllo classista” quando battono cassa. Bisognerebbe assegnare a una tra due categorie le istanze di gruppi di interesse: o a quella di chi mantiene valori passati, come la decenza del socialismo alla Orwell, o a quella chi ha adottato il modello Mediaset, inclusi gli istrionismi di rito. E respingere furbizie come l’acquisire meriti i più meschini al servizio di grandi interessi illeciti e atteggiarsi a eredi morali dei tranvieri che scioperarono a Milano nel 1944 contro fascisti e nazisti.

 

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V. 3 aprile 2021. Molotov e gaslighting. L’eversione cognitiva a boulevard Gratteri. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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1 maggio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Brescia, arrestati nella notte due no vax cinquantenni per l’attentato del 3 aprile all’hub vaccinale: “Indiziati di atto di terrorismo” “

Un’altra notizia sui vaccini: chi è vaccinato può sviluppare la malattia a causa delle varianti. “L’idea che potremmo non avere più necessità di test nel mondo post-vaccino probabilmente non è accettabile in questo momento. Per quanto ne sappiamo attualmente, anche le persone completamente vaccinate che sviluppano sintomi respiratori dovrebbero prendere in considerazione di sottoporsi al test per Covid-19, e dovrebbero fare lo stesso in caso di esposizione a individui con infezione nota”*.

I virus a RNA costituiscono delle “quasispecie”, nelle quali in continuazione sorgono varianti. Presentando artatamente le attese varianti come dei nuovi ceppi virulenti si crea la pezza d’appoggio per un vaccino che libera quando c’è da porgere la spalla all’ago e non libera quando c’è da prolungare a oltranza la condizione di cittadini di un paese sotto occupazione. Questo però non viene discusso. “L’impronta che lo Stato ha dato per la gestione della pandemia” (Procuratore Prete) è invece quella di accostare all’eversione la critica della gestione liberticida, dei danni immani che causa e delle sue distorsioni tecniche. I due dinamitardi inconsulti sono coerenti con l’impronta data tramite lo Stato. Come lo erano gli utili farabutti di 40 anni fa che oggi si finge di mettere nelle galere dove dovrebbero risiedere da allora. Mentre appare si torni ai tempi dell’Hyperion e del destabilizzare per stabilizzare.

*Vaccine Breakthrough Infections with SARS-CoV-Variants. NEJM 21 apr 2021.

@ Koryu. Quanto scrivi è assurdo, ma l’assurdo è la norma in queste operazioni. “Fermezza” nel senso di tenerlo fermo nelle mani degli assassini, per Moro, brache calate per Cirillo. I magistrati che non indagano i legami evidenti della Faranda con Vaticano e col Viminale e a vittime tumulate la invitano a tenere conferenze. Borsellino tradito da vivo, e poi da morto, da coloro che se ne fanno belli appendendo la sua foto con Falcone alle spalle della scrivania. Quindi non mi sgomenta questa tua classificazione demenziale.

La tua bavosa accusa mostra come i bombaroli servano a creare una sorta di anagramma, dotato di senso compiuto, anche se falso, scambiando le posizioni. I venduti vengono messi al posto dei paladini del bene, gli onesti in quello dei fanatici pazzi. Oggi come allora i bombaroli, anche questi alla Franco e Ciccio, non stanno dalla parte degli onesti, ma stanno dalla parte degli uffici affari riservati, logge, curie, uffici giudiziari, che inventano la devianza per favorire e praticare l’eversione dall’alto, quella dei poteri che servono.

@ Koryu. L’errore è illudersi che gli asini siano solo un paio. La rappresentazione dell’estremismo, qui accoppiato alla stupidità, rassicura: noi non siamo così, ci fa credere. Ma di asini troppi ce ne stanno. Gente che vuole la vita comoda finita a tirare la diligenza dell’omino di burro, trasformata in asino, avendo creduto alla medicina del Paese dei balocchi. Asini che assestano il proverbiale calcio dell’asino, in questa pandemia che come è stato scritto “empowers the petty”; dove più si è asini più si è a posto. Re Mida che nascondono le orecchie d’asino, con le quali la divinità li ha puniti, atteggiandosi a padreterni. Asini da quali si ottiene lo zigrino; la “pelle di zigrino”, con gallerie di personaggi privi scrupoli, simili a quelli del romanzo omonimo di Balzac. Inclusa l’opinione pubblica, che il maestro francese nel romanzo definisce “la più viziosa delle prostitute”.;)

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28 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, il racconto dell’infermiera simbolo: “Troppi tagli, molti sanitari vorrebbero cambiare lavoro. Seconda ondata? Pensavamo di non reggere””

Le stragi, es. quelle del 1993, danno la rotta e i galloni di timoniere. L’intervento dell’infermiera-eroe è stato a commemorazione della strage del 28 maggio 1974 a Brescia. Che diede rotta e galloni: “creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista” (Pasolini).

La strage covid in Lombardia orientale ha dato i galloni che l’infermiera si appunta da sé, e la rotta al mondo: “Why did we lock down in the UK? SAGE observed the ‘innovative intervention’ out of China, but they initially presumed it would not be an acceptable option in the UK, a liberal Western democracy. In an astonishing interview for The Sunday Times, Professor Neil Ferguson of Imperial College said, ‘It’s a communist one party state, we said. We couldn’t get away with it in Europe, we thought… and then Italy did it. And we realized we could.”
Ferguson’s Imperial simulation model was described in an article in The Telegraph as ‘the most devastating software mistake of all time’”. (Dodsworth L. A State of fear. How the UK government weaponized fear during the covid-19 pandemic).

Una delle passate molteplici previsioni e consulenze sballate di Ferguson è stata portata a modello di come con cattivi modelli epidemiologici si causino disastri (Use and abuse of mathematical models. Rev. Sci. Tech. Off. Int. Epiz. 2006). Crisanti, scelto come consulente dal bresciano Procuratore di Bergamo, è della scuola di Ferguson, e se ne vanta: “dall’alto della mia docenza all’Imperial College”.

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10 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “Stragi, Bruno Contrada all’Antimafia siciliana: “Il Sisde pagava il prefetto di Palermo Mario Iovine e il segretario di Dalla Chiesa” “

“Quanto ai depistaggi massonici sulle indagini, Giuseppe Pipitone su «il Fatto Quotidiano» segnalava, oltre alla sibillina frase di Gelli [“delitto perfetto”]: «Sarà un’altra coincidenza, ma in quei primi mesi del 1980 gli organi investigativi palermitani erano in mano a Licio Gelli.” (F. Pinotti, Potere massonico, 2021. A proposito dell’omicidio Mattarella).

“Se un magistrato, un pretore, un sottoprefetto, un impiegato pubblico osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto”; “i dipendenti pubblici devono stare attenti a come si muovono. Incombe sulla loro testa il pericolo della sostituzione o del trasferimento, che al tempo equivale di fatto all’esilio”. (R. Chiarini. Zanardelli grande bresciano, grande italiano). A Zanardelli, tra i fondatori della P2 storica secondo Cossiga, è stato intitolato il palazzo di giustizia a Brescia (mentre vi si mandavano assolti i responsabili della strage piduista del 1974). La tradizione degli emissari periferici del Viminale non è scomparsa. Anzi è peggio, essendo oggi le scuri e le verghe littorie prefettizie al servizio dei burattinai sovranazionali e di grandi spolpamenti a scapito del Paese. Così che un figuro come Contrada può usare come arma il rinfacciare la circostanza – poco nota al pubblico, ma invece fondamentale – del ruolo dei prefetti.

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v.

16 giugno 2021

Tertium datur: la mafia e le sue nove sorelle

In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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10 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento l postdi G. Pietrobelli “Sara Pedri, ginecologa scomparsa: trasferito primario del reparto. L’Apss: “Tutelare serenità di pazienti e personale” “

Spero che la giovane sia viva. Comunque il caso mostra 2 componenti dell’avvelenato mondo medico. a) La fragilità di alcuni rispetto a un ambiente pesante. Un mio compagno di corso si suicidò quando stava per venire a galla che non si sarebbe laureato, avendo falsificato il libretto senza dare gli esami. Tomatis nei suoi libri sul mondo della ricerca biomedica riporta due casi di suicidio di ricercatori da pressioni lavorative. Lo studiare può associarsi al riconoscere la mostruosità mascherata e rigettarla: Parmaliana.

b) La disciplina di cosca impunita e protetta in quanto funzionale a grandi interessi. Il PM Raimondi è tra i magistrati che hanno beneficiato della libera persecuzione, da gabbione di corte d’assisi, verso un medico che denunciava manipolazioni. Es. gli allarmi a senso unico, a favore di frodi mediche, sull’inquinamento*.

La magistratura favorisce la gogna, la selezione inversa, e con esse le visioni superficiali, scolastiche e fraudolente su medici e salute, necessarie ai grandi garbugli, ai grandi giochi di specchi. Come quelli che videro l’esagerazione della diossina di Seveso **, e l’uccisione del direttore dell’Icmesa da parte degli stessi miserabili pilotati che uccisero Guido Galli, il magistrato-studioso.

*Il procuratore Raimondi choc: “Brescia la nuova Terra dei Fuochi”. CorSera 10 ott 2017. – La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.
**The poison paradox. Oxford Univ Press, 2005.

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CENSURATO IN BLOCCO DOPO LE CENSURE DELLE MIE RISPOSTE

29 luglio 2021
Blog de Il Fatto
Commento al post di Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev “Pesaro, 500 no vax sotto casa del sindaco Matteo Ricci. Lui: “Squadristi, non sapete cosa sia la libertà. Vaccinarsi è dovere civico”

 

Le intimidazioni sotto la propria casa sono praticate anche verso i medici contrari agli affari della biomedicina che il partito di Matteo Ricci serve (e che servono anche gli altri partiti). Anche mediante l’uso dei poteri del Comune. Ho un filmato di una aggressione e ferimento gratuiti sotto casa, a colpi di rastrello, su suolo pubblico, con la scusa che quell’area era stata concessa a privati dal Comune. Senza che nessun avviso lo segnalasse. Il filmato mostra come gli aggressori dichiarino di essere stati istruiti dai CC su come restare impuniti. Né il Comune né i CC hanno risposto alle mie richieste di spiegazione; se non con ulteriori rappresaglie. Le macchine spazzatrici della municipalizzata si presentano in pieno giorno per cospargermi di polvere. I danneggiamenti all’auto, fiancate, gomme, fanali, tergicristalli, specchietti, interni, parabrezza, non si contano. C’è un catalogo di sistemi per molestare sotto casa. Ora è di moda la violenza privata, es. il non farmi entrare in casa quando arrivo col le borse della spesa, con un postino piazzato con lo scooter acceso sul marciapiede che blocca l’ingresso imperturbabile, per minuti. In USA si parla di “toxic culture” della medicina; nello stesso distretto di Corte d’appello della morte di De Donno viene praticata liberamente, con le istituzioni che non costituiscono un problema ma un appoggio e una garanzia di impunità. Fa parte della preparazione e dello svolgimento dell’operazione covid.

YstreetB: Ammetto che il postino in scooter che temporeggia per farla entrare in ritardo ingaggiato dai poteri forti mi mancava.Grazie :D

@YstreetB: Se l’argomento la interessa, nel mio post “ Censura postale delle notizie di reato ”, sito menici60d15, c’è il filmato della scena.

Ezio: E’ colpa dei Rettiliani. Il Covid deve nascondere le prove che la Terra è piatta. Ma le demoplutocrazie massoniche governate dai Templari non vogliono farcelo sapere. Resistere. O andare da un medico.

Censurato @ Ezio: E’ appena uscito uno studio per il quale l’efficacia del vaccino Pfizer è di 6 mesi, e si parla di terzo booster. Non perdere tempo con un povero non-ariano, corri a metterti in fila per l’inoculo salvifico.

FabCap: Ha dimenticato la potente lobby delle macchine spazzatrici. Certo che invece dal postino non me lo sarei proprio aspettato. Sembrava una cosi brava persona e invece niente, anche lui affiliato alla lobby dei netturbini.

Censurato @ FabCap: Ha maggiore rilevanza il fatto che il presidente della municipalizzata fosse amico personale di Mattarella, e che i lanci di sporcizia abbiano regolarmente seguito le mie critiche su internet a Mattarella. Gli spazzini non sono una lobby. Sono un gruppo di clientes, pronti a mostrare la loro gratitudine a chi li ha fatti assumere, e nella speranza di altri benefici. Come te e gli altri lanciatori di spazzatura, del resto.

Pino: Forse dovresti sporgere denuncia, no postare commenti. E comunque i tuoi problemi non cancellano ciò che è stato fatto a Pesaro.

@ Pino: Ogni volta che segnalo gli abusi ai magistrati, me ne arrivano il doppio. Dovrebbe essere ovvio che gli abusi degli amministratori DS e c. pro Big Pharma non cancellano gli abusi verso il sindaco DS pro Big Pharma di Pesaro. “Two wrongs don’t make a right”. Però bisogna informare quando certi fanno come quello che menava e gridava che lo stavano picchiando.

Caliban: Io fossi in lei applicherei il metodo Ciarelli

@ Caliban, Leggo che i Ciarelli sono un clan mafioso. Non sono buono, e poi credo che con gli ipomafiosi istituzionali le vie debbano essere altre. Inoltre, un aspetto particolare della toxic culture in medicina è che va a costituire una autopunizione per chi la esercita, conformando la medicina a disegni fraudolenti. E di zelanti tirapiedi che hanno assaggiato sulla loro pelle, e sugli organi interni, la medicina per la quale hanno lavorato con azioni infami ne ho già visti diversi.

FabCap. La clozapina funziona piuttosto bene e tra l’altro ha ridotti effetti extra-piramidali. Si faccia aiutare.

@ Fabcap. Ho anche la fortuna di risiedere nella città dove ha fatto scuola lo psichiatra cattedratico incaricato di definire pazzo Aldo Moro; Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo. Uno psichiatra in ottimi rapporti con magistrati locali; ha superato indenne noie giudiziarie per perizie favorevoli a mafiosi.

FabCap. Sul serio, si faccia aiutare.

Censurato @ Fabcap. Detto da chi obbliga ad andare in giro con la mascherina, vuole vaccinare i bambini contro il parere di specialisti e le decisioni di altri governi, e vorrebbe (sottosegret. Zampa) l’esibizione di un lasciapassare anche per potere andare a fare la spesa. Ha qualche nome di terapeuti di sua fiducia?

hubble1. Secondo me hai totalmente ragione. Anche perché mi guarderei bene dal darti torto. Ci tengo alla mia incolumità.

@hubble1. Per fortuna oltre ai giudici di Pinocchio ci stanno i gendarmi di Pinocchio, gente che non sa cosa sia la paura, quindi puoi stare tranquillo sul pericolo che io reiteri i reati dei quali mi sono già macchiato subendoli.

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26 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cremona, messaggi no-vax e negazionisti sui social: 66enne indagato per istigazione alla disobbedienza delle leggi”

Una intimidazione a non protestare mentre lo Stato trasforma la nazione in un sanatorio militare con imposizioni che esperti qualificati (es. Barrington declaration) giudicano infondate e dannose. Implica che la copertura legislativa conferisce impunità e poteri dittatoriali alla medicina, anche se nociva.

“In queste cause, i medici sono tenuti a rispondere solo se accusati di aver agito in contrasto col codice sanitario…. Il problema però è che la maggior parte del danno inflitto dal medico moderno … Si verifica nell’ordinario esercizio svolto da uomini e donne ben preparati, che hanno imparato ad adeguarsi ai giudizi e ai metodi imperanti nella professione anche quando sanno (o potrebbero e dovrebbero sapere) quali danni arrecano.” Ivan Illich, Nemesi medica

“Nell’era nazista c’era un funzionario delle ferrovie responsabile della programmazione dei convogli per l’Est. Tutto quello che “faceva” era organizzare le partenze dei treni per Varsavia, Lodz, e naturalmente Treblinka, Sobibor, Auschwitz II, etc. La destinazione, egli riteneva, non lo riguardava. Il paragone non è esagerato.” E. Loewy. Ethics and Evidence-based medicine: is there a conflict? (Citati in “ L’irresponsabilità della medicina in franchising ”)

La PM Saccaro è della scuola bresciana di R. De Martino, che nella mia esperienza era estremamente sensibile ai desiderata “atlantici” sulla medicina. Cosa che a suo tempo – non oggi – mi stupì, perché era il PM che indagava sulla strage di Brescia.

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4 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Il ministro Cingolani ci ricorda solo quei numeri che tornano utili per supportare le sue tesi”

“Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.” (Da un mio commento qui, post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici”, 19 mar 2016).

Come Cingolani, i Terrafuochisti con allarmi smodati e argomenti ritagliati che sopprimono fattori essenziali, come la medicalizzazione commerciale, portano acqua al mulino della medicina corrotta. Il cui “futuro orwelliano” è arrivato. Anche grazie a magistrati come quelli bresciani insieme ai quali Marfella tiene banco. Del resto lo prevede anche il piano Gelli di gestire sia la maggioranza sia l’opposizione. L’importante è che dietro all’opera dei pupi dello scontro entrambe le posizioni portino ai vantaggi voluti dal potere. Mentre le voci non pilotate, fuori dall’alternativa win-win, vengono eliminate.

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Vedi

18 settembre 2021
Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Musolino “Nel 2013 la ‘ndrangheta voleva uccidere il figlio di Gratteri investendolo”. Le rivelazioni del pentito alla Dda di Reggio Calabria”

Con commenti. In : L’ ipomafia

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20 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, chiuse le ultime inchieste: due indagati per la bomba del 1974”

Le virtù della Costituzione del 1948, venuta alla luce dall’inferno della II guerra mondiale, sono dipese più dalle circostanze storiche che dalla volontà popolare che avrebbe dovuto esprimerla. Non essendo purtroppo genuina espressione del popolo, ma una idealizzazione, oggi, per circostanze di segno opposto, viene smantellata senza problemi; coi magistrati che fanno finta di non vedere e collaborano. Ma se, sognando, se ne scrivesse una nuova e ancora migliore, andrebbe inserita la negazione del diritto per chiunque all’illimitatezza. Al travalicare il principio di realtà, travolgendo verità e proporzioni. Le indagini senza limiti, figlie di impunità giudiziarie sostanzialmente senza limiti, mentre si ignora il senza limiti liberticida di questi mesi e di questi giorni attuato col pretesto del covid – imposto dagli stessi padroni che 50 anni fa ordinarono le bombe – sono più un riaffermare il diritto al senza limiti, il medesimo diritto al senza limiti che allora fu esercitato facendo mettere le bombe per stabilizzare un dominio, che un contrasto ad esso. Sono una cosmesi e una riaffermazione di un dominio che infatti da allora è cresciuto intrecciandosi con i poteri nazionali che avrebbero dovuto e dovrebbero contrastarlo, come certi alberi che in seguito a un evento traumatico crescono poi fusi assieme.

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9 dicembre 2021

V. Omologhi mafia-ipomafia: l’Angolo di Del Bono. In: Milizie bresciane

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

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22 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ravenna, decine di nostalgici ricordano il gerarca Ettore Muti. A pochi metri antifascisti cantano Bella Ciao”

Ricordo, in vecchio articolo di “Storia illustrata”, che per la sua uccisione si usò l’espressione “un cespuglio sparò”. Mi colpì l’espressione vivida, fuori luogo nella ricostruzione di un omicidio. Poi ho trovato che è una espressione di Montanelli in “XX Battaglione eritreo” (1936). Quell’altro triste personaggio, Badoglio, aveva incaricato i carabinieri. Nella mia esperienza, i prefetti, e le prefettesse, proseguono a tutt’oggi la tradizione di operazioni sporche, sopprimendo certe voci ed esaltandone altre, impunemente, per come richiesto da chi sta in alto. Il prefetto non avrebbe dovuto autorizzare, per di più sotto elezioni, la celebrazione di un simbolo della politica ottusa, violenta e antidemocratica. Ma così, oltre a strizzare l’occhio agli amici nostalgici, si consente ai servitori del fascismo dei banchieri di rabberciare una irrecuperabile verginità antifascista con la solita stanca sceneggiata in costume.

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5 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, i pm di Brescia chiedono il rinvio a giudizio per due presunti esecutori della strage: avevano 17 e 20 anni”

Tale encomiabile tenacia e schiena dritta sulla strage di 48 anni fa stride con la corrività e arrendevolezza sulla strage covid avvenuta 2 anni fa nello stesso distretto di Corte d’appello. Dopo mezzo secolo di indagini e processi, i magistrati di quella giurisdizione devono conoscere molto bene il peso dei servizi e delle ingerenze estere. Eppure per la strage covid si sono affidati a Crisanti, emanazione dell’Imperial college, caso eclatante del “marriage between Big Pharma to the Western spy agencies”. Provengono dall’Imperial college le “fraudulent projections” usate “to justify the draconian global lock-downs”. (Proiezioni preparate da Ferguson, che ha riconosciuto il ruolo decisivo della strage in Lombardia nel rendere possibili nell’Occidente democratico le misure liberticide alle quali aveva fornito le pezze d’appoggio). Non solo: la chair dell’Imperial College è tenuta da “the former director general of MI5, Dame Eliza Manningham-Buller, a thirty-five-year counterespionage veteran who also functioned as official liaison between British and US intelligence agencies”. (Da: The Triumph of the Military/Intelligence Complex: Intelligence Agencies and COVID-19. In : R.F. Kennedy Jr. The real Anthony Faucy) . Questo genere di liaison spiega meglio della sua expertise professionale la scelta di Crisanti – fatto eleggere parlamentare col PD – da parte della magistratura bresciana.

Gio Zac: So da fonte certa che il Covid è stato diffuso dagli alieni grigi.

@ GIo Zac: Sì, è stato presentato ai giuggioloni bene informati come una entità aliena*, dato il carattere chimerico, un collage contraddittorio e incompatibile del peggio che si trova in natura mischiato all’orrido che non si dà in natura. Ma è proprio il contrario: una “peste” fatta “di suono e di furia”. Non occorre chissàche per gonfiare una delle ricorrenti ondate epidemiche virali a livello tale da giustificare coprifuoco, vaccinazioni coercitive, imposizione di bavagli, sabotaggio dell’economia. Avendo il potere necessario basta l’eccitare tramite le autorità e i media una psicosi di massa e spacciare come misure di contenimento quelle che sono smisurate condotte iatrogene; non è difficile avendo in pugno una classe dirigente analoga a quella de La Colonna Infame, o a quella dei misteri d’Italia regolarmente “depistati” dal dopoguerra ad oggi. Forse con qualche “carica di innesco” iniziale, localizzata e autolimitante, da fattori ad impatto biologico incogniti, per il picco in Lombardia orientale, che a sua volta ha costituito l’innesco principale, quello mediatico, in un effetto di amplificazione a catena.

*Covid-19: an “extraterrestrial” disease? International Journal of Infectious Disease, 2021. 110:155.

@ Luigi Rovani: Il tuo trollaggio è in stile con gli insulti sguaiati che lancia il piddino Vincenzo De Luca, che infatti tu hai lodato per l’oltranzismo liberticida in nome del covid. Più lealisti del re, o più cattolici del papa, o più comunisti di Lenin, a seconda delle circostanze, a scapito degli altri, per ottenere la livrea e qualche gallone. I destini del mondo sono decisi da un consesso di figli di Maria Maddalena, immensamente potenti, che si riuniscono in una grotta, accessibile solo con sottomarini, sotto una sperduta isola del Pacifico. Ma anche no. Quello che invece è vero è che le stragi, antiche e recenti, col loro portato di sottomissione e di degrado, non avrebbero potuto essere eseguite senza uno sciame di piccoli, microscopici, zelanti ruffiani locali. 

@ Pedro Navarra: Hai ragione. Più di Otelma. Due titoli sul covid, da fonti qualificate, ne Il Fatto di oggi:

1 “Covid, l’app che rivela l’infezione tramite la voce. Ecco come gli scienziati l’hanno ideata. E Pfizer ha investito 116 milioni.” L’uso magico, fraudolento e pacchiano della tecnologia. Un matematico, Craddock, ha osservato che la PCR, usata indebitamente per diagnosticare il covid, essendo basata su un metodo di amplificazione esponenziale darà crescite esponenziali dell’errore. Già anni fa, quando Fauci impostò l’AIDS, furono dichiarati decaduti i postulati di Koch; ora il terribile virus si diagnostica col telefonino, “tossendo tre volte, respirando profondamente e leggendo una breve frase sullo schermo”. Per l’invida degli acchiappa gonzi che vengono sbeffeggiati su Striscia la notizia.

2 “Ilaria Capua a La7: Priorità assoluta è investire nella sanità pubblica. Se saranno usate armi nucleari, da chi andremo? dal medico”. Un grottesco malapropismo. La parte relativamente meno sballata di questo concentrato è l’affermazione, falsa e ingannevole, che esista una sanità pubblica: la pratica medica è interamente dettata dai privati, tramite un simulacro di scienza al quale far dire ciò che si vuole; c’è una medicina a terminale pubblico, che resta medicina privata che in cambio della rinuncia a una quota dei proventi beneficia dei poteri dello Stato per raccogliere il denaro delle sue frodi; e per proteggere le sue frodi.

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15 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “A Brescia il circolo di Fdi intitolato a Pino Rauti, che fu processato e assolto per la strage di piazza della Loggia. Il Pd: “Vergogna””

“Due anni dopo il varo della strategia della tensione (Cia) e un anno dopo la nascita dell’Aginter Press (neonazisti), si tenne una riunione a Lisbona alla quale parteciparono estremisti di destra provenienti da tutto il mondo. […] Guérin Sérac chiese al delegato Pino Rauti quale fosse «l’orientamento di Ordine Nuovo in relazione alla politica americana nel mondo. E se, eventualmente, l’organizzazione di Rauti sarebbe stata disposta a sostenere determinate scelte politiche». Il leader neofascista rispose «sì». Ordine Nuovo entrò a tutti gli effetti a far parte del doppio network internazionale”*.

Il “fascista convinto” mise la sua romana volontà al servizio di Langley, Virginia. Per non parlare della fedeltà agli ideali di quelli che da Gramsci sono arrivati a Renzi e Letta; ostentano indignazione per Rauti, ma sono anche loro al servizio dei più infami disegni dei poteri egemoni. Il reality fasci-compagni è il vecchio rifarsi la verginità (Pasolini) mentre si serve, in regime di collusione tra istituzioni – in particolare a Brescia – chi ieri ordinò di uccidere connazionali con le bombe e oggi ordina di applicare politiche sanitarie allucinate, delle quali Brescia è capofila; con coercizioni vaccinali fascistoidi correlate nel 2022, non sorprendentemente, invece che al ritorno alla normalità a eccessi di mortalità del 15%-20%**.

*The Italy project. Fracassi P. Pentimella Testa P. 2022.
**Comparison of european deaths. Gruppo Hart, 11 nov 2022.

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17 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Rizza e il romanzo sulla borghesia mafiosa: ‘È difficile accusare il colluso simile a noi’. Gomez: ‘Tema fuori dai radar da quando non si spara più’”

Di Sandra Rizza ho apprezzato “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”. Ne compilai un indice dei nomi, del quale il libro è privo. Il tema della “borghesia mafiosa” è fondamentale, ma penso venga affrontato partendo da una premessa gravemente errata, ripetendo il dogma della mafia-Moloch dalla quale tutto il male emana: la borghesia mafiosa risulterebbe da una contaminazione, una seduzione da parte dei mafiosi. Una gangrena diabetica non è la causa del diabete, ma ne è una manifestazione; la vistosa grave complicanza di un inapparente disturbo metabolico sottostante. La mafia di cosca è la manifestazione in campo criminale di prassi diffuse nel mondo legale e istituzionale; che io chiamo “l’ipomafia”. La mafia che usa il pugnale fa da parafulmine all’ipomafia che usa la penna. Ci pensavo ieri, quando nella città dove abito ha tenuto una conferenza il capo dell’antimafia Melillo. Che ha affermato che le mafie “sono una componente strutturale” ed “è illusorio pensare di poterle debellare”. Per Agostino Cordova è “come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. A me pare che oltre alle piccole P2 tanti piccoli sistemi Montante siano sparsi per la penisola. Dietro alla copertura sacrale dell’antimafia, giustificata dalla mafia strutturale, si pratica l’ipomafia. Che come la P2, come lo stesso Montante, come la stessa mafia di cosca, appare avere legami col mondo “deviato” degli assistenti dei burattinai, ed essere al suo servizio.

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22 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta a Milano, 49 arresti: colpita la “locale” di Rho. Il capo dell’Anticrimine: “Ormai al Nord caratteristiche simili al Sud”

Intanto il Fatto cartaceo di oggi titola “Processo Montante spostato a Catania: verso la prescrizione”. A me, che ritengo che di piccoli sistemi Montante ce ne siano diversi liberi di agire e prosperare, al Nord come al Sud, e che mi ricordo di Francesco Messina quando era alla questura di Brescia, pare che vi sia un secondo avvicinamento di caratteristiche; tra gli affari felpati della mafia classica e certi favori di politici e tutori della legalità a poteri forti, non meno predatori della mafia, sotto l’ingegnosa copertura del mantello sacro della lotta alla mafia. Favori del genere di quelli che in catena e cumulandosi hanno portato il Paese dalle stelle alle stalle, es. dalle politiche di approvvigionamento energetico di Enrico Mattei alle attuali. Lotta alla mafia che giorni fa a Brescia il capo della DNAA Melillo ha affermato dovere essere perenne, essendo “illusorio” pensare che la mafia possa essere debellata. Così operazioni che sembrano avvicinare alla vittoria su un sistema criminale e si guadagnano quindi rispetto e credibilità in realtà “rinsaldano il cerchio che si crede si voglia spezzare”, nell’espressione di Pasolini.

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Vedi:

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020

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28 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scarpinato su Nove: “Matteo Messina Denaro ha goduto di alta protezione interna allo Stato perché se parla fa saltare il Paese” “

Il senatore Scarpinato parla chiaro ma non fa chiarezza. Il carattere di teatro dei pupi, l’inverosimiglianza, l’anomalia, l’apparente inversione di potere, tra quello dello Stato e quello attribuito alla mafia, la commistione di fronti, permangono e anzi si aggravano: è solo il capo della mafia dalle mani insanguinate che può pronunciare la verità e validarla sulle stragi del 92-93? Magistrati e forze di polizia non hanno questa forza?

Appare che valga sempre quanto scritto dal già magistrato Tamburino su Portella, di una comunanza orizzontale, come quadri intermedi, degli attori che diamo per scontato essere contrapposti: “nemmeno la mafia, i servizi segreti, la polizia si collocano a quel livello. Tutti, in posizioni differenti, sono organi operativi, strutture di servizio”*.

Ho appena sentito in tv il Procuratore generale Rispoli inaugurare l’anno giudiziario nel distretto di Brescia. Ha anticipato che le indagini a Bergamo sull’anomalo picco di mortalità covid si stanno per chiudere, e che accuseranno il non aggiornamento del piano pandemico. Se fosse così, dopo il vaccino a efficacia negativa avremmo la giustizia negativa, che serve e aggrava ciò che dovrebbe perseguire e contrastare**. Anche per questa strage – ancor più per questa strage – appare che le istituzioni recitino, magistratura inclusa, ruoli diversi dello stesso canovaccio dirette dallo stesso regista.

*Dietro tutte le trame, 2022.
**Lo knock on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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8 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’ambasciata ucraina chiede, Brescia e Bergamo eseguono: niente concerto per il pianista russo Matsuev. “Reiterato ed esplicito sostegno a Putin”

Un diapason messo vicino ad un altro che vibra si metterà a vibrare anch’esso, se sono accordati sulla stessa frequenza. Il diapason dei nostri politici è accordato sulla frequenza del più forte, non di ciò che è giusto; e nemmeno di ciò che è bene per il Paese. A Brescia poi hanno una forma di servilismo aggressivo, come di chi non avendo quello che ci vuole per opporsi al potente per compensare cerca di primeggiare e di distinguersi come suo scagnozzo.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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14 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Regionali Lombardia, gli eletti: in FdI passano Feltri e Valcepina, Del Bono (Pd) fa il record di preferenze. Restano fuori Moratti e Gallera”

Il potere inganna dando valori relativi invece che assoluti. Es. per il vaccino covid si è presentata un’efficacia relativa del 95%-65% quando l’efficacia assoluta risultava circa l’1%*. Statistici avvisano sulla necessità di considerare per i farmaci l’efficacia – e i danni – in quote assolute, oltre che relative. Si dovrebbe fare lo stesso per il voto, riportando le quote reali, con un’astensione – 58.4% in Lombardia – che costituisce una mozione di sfiducia dei cittadini ai politici e a chi occupa lo Stato. Basta moltiplicare per la proporzione di votanti: 0.416. In Lombardia il 54.67% relativo della destra è il 22.74 assoluto, cioè degli aventi diritto. Il 33.93% della sinistra è il 14.1% reale.

“In provincia di Brescia il Pd elegge il candidato più votato in assoluto in questa tornata, il sindaco del capoluogo Emilio Del Bono, che raccoglie ben 35761 preferenze”. Pari al 2.85% della popolazione della provincia. Il clericale Giornale di Brescia titola che con quest’astensione “muore la democrazia”. Vantarsi è fare o’ gallo ncopp a munnezza; mentre scrivo, 14 feb 23, h 10:30, la macchina spazzatrice del Comune è al lavoro lungo i marciapiedi della Poliambulanza. Sollevare polvere – dalla quale sono stato investito più volte – davanti a un ospedale in piena mattinata dà un segno del disprezzo per il popolo degli stessi che davanti agli ordini sull’Ucraina eseguono contro il popolo.

*COVID-19 vaccine efficacy and effectiveness. Lancet Microbe, 2021.

@ Sta len. Gallera verrà tutelato in altro modo, avendo partecipato col personaggio del tonto pasticcione alla farsa omicida del picco di letalità da insufficiente obbedienza ai dettati liberticidi e patogeni. Insieme alla “sinistra”, vedi Crisanti, emissario dell’Imperial college, che ha recitato la parte del giusto e competente, premiato con un seggio in Parlamento. E insieme ai magistrati della Lombardia, che hanno dato luogo a un’indagine acefala, dando per assodata la versione dei mandanti, implausibile, illogica e fuorviante, e mettendola a fonte del diritto*. Un intervento giudiziario senza testa e con una coda velenosa, di imposizione della necessità di obbedire ai “piani pandemici” in futuro.

Ieri a Brescia hanno inaugurato la nuova sede della DIA locale, promossa “centro operativo”. A me appare che la lotta alla mafia, soprattutto in Lombardia, sia in una relazione di parallelismo con la mafia, servendo a coprire operazioni di iniquità non inferiore, al servizio degli stessi poteri esterni, da parte dello Stato e delle sue istituzioni.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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10 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, striscione contro Anpi davanti a una scuola. Il ministro Valditara: “Condanna di ogni provocazione fascista””

Nel bresciano partigiani screditarono, e uccisero, sparandogli alle spalle in combutta con le SS, Raffaele Menici, partigiano, ufficiale degli alpini, che si era opposto a un accordo di tregua separata partigiani-nazisti*. Le odierne farse dei nostalgici imberbi contro i partigiani da parata vanno nell’interesse dei due compari rappresentati dalle due comari Giorgia e Elly, dando un po’ di cerone alle guance di una politica che hanno reso cadavere, e mascherando come entrambe le fazioni siano asservite alla dittatura dei poteri sovranazionali invece che rappresentare il popolo. Farse che occorre sperare non si imbrattino di sangue per rendersi credibili, ricordando come fu ottenuta a Brescia nel 1974** la “verginità antifascista” (Pasolini), e la combine senza scrupoli che nel 1944 costò la vita a un combattente che non praticava la doppiezza, e credeva davvero nei valori che tanti declamano mentre tradiscono.

*Franzinelli M. Un dramma partigiano. Fiamme verdi, garibaldini e tedeschi in Alta Valcamonica: la zona franca e il “Caso Menici”. 1995.
**Barbacetto G. A Mori promisi il silenzio sulla strage di Brescia. Il Fatto, 1 mar 2023.

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23 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, il governo non è parte civile: è polemica. Poi Mantovano assicura: “Non eravamo stati avvisati. Ci costituiremo””

Cominciare un processo dopo 49 anni non pertiene al fare giustizia. Pertiene al “rifarsi una verginità“ (Pasolini). Mentre fa l’ultimo giapponese nella giungla sulla strage che non è stata capace di definire in mezzo secolo, la magistratura di questo distretto di Corte d’appello fa il palafreniere allo “scecco nel lenzuolo” sulla recente strage covid del 2020*. Su questo depistaggio – che aggrava i reati, facendo propria la tesi dei mandanti – sono tutti d’accordo. Col gioco fasci/compagni post-fascisti e pseudosinistra si fanno da spalla reciproca, per distogliere e insabbiare.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

@ Renato S. Il dovere/diritto di conoscere le responsabilità non lo si assolve stirando i tempi all’inverosimile. C’è l’aspetto positivo di ottenere informazioni, sia pure su delitti ormai sormontati da decenni di altri misfatti. Ma a questo vantaggio va sottratta la diffusione di false informazioni, così che il bilancio è fortemente negativo. Come le false informazioni sulla strage covid “fresca”, a mio parere non a caso avvenuta in quest’area. E quella che la strage del 74 sia stata solo una questione di “giovani affascinati dal nero”: le due stragi hanno gli stessi alti mandanti. E le stesse protezioni nazionali, che oggi è possibile osservare in fasi diverse. In questi giorni a Brescia ci sono i cartelloni di un candidato sindaco con la sua faccia e alle spalle l’Union Jack. Senza bandiera italiana. Probabilmente per mostrare di non essere secondo al partito del sindaco attuale quanto a cortigianeria. Mi ha fatto venire in mente l’immagine di Moro con alle spalle la stessa bandiera sulla copertina del libro “Chi ha ucciso Aldo Moro” (Archivio del Senato). Così si educano i giovani a bersi comodi raccontini che coprono una realtà che imporrebbe di prendere posizione; e a ignorare quando servilismo vi sia nelle istituzioni, anche quelle che dovrebbero essere più patriottiche, o più integre, verso chi determina le sorti del Paese. 

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5 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza della Loggia, rinviato a giudizio il militante di Ordine nuovo Marco Toffaloni: “Nascose la bomba nel cestino portarifiuti”

“Il processo, afferma [Manlio Milani] darà modo anche di “approfondire il tema dei depistaggi” “. In effetti Brescia è il luogo adatto per lo studio sul campo delle varie tipologie* di depistaggio. E dei loro intrecci. Da quelli sulla trascorsa eversione con le bombe, che restano “da approfondire” dopo mezzo secolo, a quello istituzionale tranquillamente in atto sull’eversione con la strage covid**; una sorta di staffetta. Conoscendo gli odierni comportamenti istituzionali locali, non mi stupisce che sia a Brescia che Mario Moretti trascorre una vita tranquilla***.

*I quattro livelli del depistaggio. Sito menici60d15.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Ib.
***La vita bresciana del brigatista Mario Moretti, praticamente quasi libero. Infosannio, 10 febbraio 2023.

@ Mulas Michele. Caro difensore di quella figura ributtante dell’assassino di Moro e dei suoi ributtanti manovratori, a mia volta credo che il lavoro di depistaggio – e di partecipazione attiva, per il covid – di magistrati e forze di polizia sia grandemente facilitato da menti come la sua. L’overcertainty paludata dei PM di Bergamo sulla versione fumettistica delle responsabilità della strage covid può contare sulla presunzione infantile e zelante di chi come lei di arrabbia se si mette in dubbio la saga di fumetti che viene propinata dai tempi di Portella della Ginestra; propinata sapendo di poter contare sull’inclita e sul volgo per la creduloneria, simulata o genuina; per l’impunità; e per l’obbedienza bovina al pungolo ottenuto uccidendo con le armi, e ora ammazzando con la penna. 

@ Giorgio Riparbelli. 50 anni-luce è la distanza, breve in termini astronomici, entro la quale secondo alcuni fisici si può pensare a viaggi spaziali per il contatto con civiltà aliene. Ma forse qua siamo nel regno dell’infinitamente piccolo… Non occorre introdurre gli alieni e gli asini che volano: l’assurdo, l’allucinazione, sono già nella realtà. Più asini che volano di magistratura e polizia che depistano sul loro Borsellino e gli agenti? O insabbiano sul loro Bruno Caccia? Del medico massone che copre “l’imprendibile” Messina Denaro che è consulente abituale dei magistrati? Più extraterrestre di una magistratura che prende come consulente per farsi dire cosa ha causato il picco di letalità in Lombardia nel 2020 un soggetto che non ha altro titolo rilevante che quello di essere emissario dell’Imperial College, cioè del centro notoriamente capofila nella diffusione di indicazioni false e iatrogene sul covid, che si aveva il preciso dovere di includere nel raggio delle indagini. 50 anni per la gravidanza delle condanne-topolino su Piazza Loggia; per le anomale morti di innesco del golpe covid un fulmineo mettere la ricerca di verità e giustizia in mani espressione di forze per le quali sono note accuse documentate da schiavettoni. E’ la banalità dell’assurdo. (Flaiano, con “Un marziano a Roma”, l’aveva percepita). Che agisce in sinergia con la più nota banalità del male. 

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13 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia”

Mizzica. Questo articolo de Il Fatto del 13 maggio 2023 l’ho letto oggi sabato 13 maggio 2023, ore 9:30, appena tornato dalle Poste di Brescia, avendo inviato per racc. al procuratore generale Rispoli la tessera elettorale – date le imminenti elezioni comunali – con lo scritto “La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi” dove parlo dell’attuale procedimento, da lui avocato, sulla strage covid in Lombardia del 2020*. Nel materiale faccio anche riferimento all’uso abituale da parte dei massoni delle coincidenze a scopo di derisione, di ostentazione di potere e immunità, e di minaccia. Credevo che la vicinanza di Rispoli fosse limitata al clero, essendo egli l’autore con Vito Mancuso del libro dal dimesso titolo “La bellezza, la legge e Dio”.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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28 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza Loggia, Mattarella: “Il Paese ha un debito verso Brescia”. La Russa: “Pagina buia della nostra storia”. Celebrazione in città

Si dice che un bilancio debba essere “chia-ve-co”: chiaro, veritiero e corretto. “Il Paese ha un debito verso Brescia” nel bilancio truccato di coloro che servono i poteri che ordinarono la bomba e spremono ancora la strage, dopo 50 anni, per “rifarsi una verginità” (Pasolini). In una contabilità chia-ve-co Brescia, che ospita la reclusione dorata di Mario Moretti, e fa da carceriere e da eliminatore a chi la pensa come Moro sui doveri verso il Paese, dovrebbe figurare la strage covid del 2020 in Lombardia, ordinata dai poteri forti a danno dell’Italia; attuata con il dolo sistemico delle misure mediche e sanitarie aberranti, iatrogene; supportata nella sua falsa rappresentazione da media e politici, le massime cariche a dirigere il coro; ed indagata spudoratamente secondo il dettato dei mandanti, generatore di ulteriori lutti e sfaceli*. Mentre si presenta come un merito la mancata conclusione degli accertamenti giudiziari sulla strage di mezzo secolo fa. La magistratura giustifica l’avvicinarsi alla boa del passaggio al sesto decennio di procedimenti giudiziari con il “fare bene a garanzia di tutti” quando si è precipitata ad affidare le indagini sulla strage del 2020 a Crisanti, Imperial college, una impostazione che dà le stesse garanzie della scelta di Pieczenick come consulente quando c’era da tenere fermo Moro sotto i colpi dei sicari.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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30 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Colucci ““Il consiglio comunale è uno strumento, ma Fridays non diventa un partito politico”: parla l’ecoattivista eletta a Brescia col centrosinistra”

“Di lotta e di governo”. Come i 5S. Sia in USA che nei paesi arabi, ma non in Italia, è comune il detto per il quale la prima volta che mi inganni la vergogna (USA) o la colpa (paesi arabi) è tua, ma la seconda volta che mi inganni la vergogna o la colpa è mia. Questi burattini pagati dal contribuente sono per la salute e il benessere dei cittadini, per la soluzione dei problemi ambientali, quanto Di Maio è per gli ideali che Grillo ha usato come esca. Sono un nuovo prodotto degli stessi mangiafuoco. Gli esiti dei loro proclami premasticati, volutamente infantili mirando alla parte psicologicamente più disarmata della popolazione, saranno analoghi a quelli visti coi 5S: a vantaggio dei pupari, mentre per la maggioranza ci saranno utilitarie bolse a 30000 euro, farina di insetti e livelli di vita prossimi alla sussistenza. Non sorprende che si uniscano ai DS, che sono così asserviti da farsi scavalcare a sinistra dai post-fascisti, i quali date le loro radici quanto a gregarismo e soggezione al più forte non scherzano.

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4 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Francesco su Rai 1: “Le apparizioni della Madonna? Non sempre sono vere”. È la prima volta nella storia che un Pontefice è ospite in uno studio tv” “

I miracoli sono un’immagine platonica netta e ben delineata, che siamo predisposti ad accettare come vera: wishful thinking. Esprimono una concezione poco rispettosa della divinità, dipingendola come una specie di capobastone o di politico locale che può salvare o no a seconda di quanto lo si prega.

Tra le incongruenze logiche, una divinità farebbe in modo di mostrare come inequivocabile il suo intervento. Non ci dovrebbe essere bisogno di accertamenti, commissioni, etc. Si ricorre allora a trucchi da imbonitore. Incluso quello dello standard negativo: riconoscendo per truffaldine sceneggiate del genere di Trevignano si legittima il potere di dichiarare miracoli “veri”. Come ribadisce qui Bergoglio.

Lo standard negativo è usato anche per i miracoli laici. Ricordo i cori degli ultrà del Brescia con lanci di bengala davanti al duomo pro Stamina, la truffa grossolana che ha legittimato le promesse di miracolo delle staminali ufficiali; sulle quali anche il clero ha interessi. C’è il wishful bias anche per i miracoli laici: il presidente della Corte d’appello che ha lasciato impunito l’inoculo della ridicola truffa Stamina nel SSN ha di recente ammonito contro l’accusare i medici senza avere le competenze tecniche; e allo stesso tempo li ha lodati come magnifici per il covid, nonostante le caratteristiche iatrogene della strage covid locale, mostrando di sentenziare a sentimento, come minimo.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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8 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “‘L’estate del golpe’, il libro sull’attentato a Rumor e i piani della destra eversiva. Scarpinato: “Meloni figlia di cultura che avversò Costituzione””

Lo Stato italiano e la classe dirigente nel 2020 hanno fornito tramite iatrogenesi* la strage per fare figurare falsamente** il covid come un flagello senza precedenti e altamente letale, e innescare così nel mondo la reazione a catena delle “misure”, che da noi fanno liberamente strame non solo della Costituzione, ma dei suoi presupposti. Ricostruzioni come quelle della Limiti e gli interventi di Scarpinato sono utili mostrando l’expertise di terrorismo eversivo su commissione che ha contribuito a far assegnare al ventre molle dell’Europa questo compito nel 2020. E mostrano la Rosa dei Venti a tre punte, la bussola a tre punti cardinali della società civile: con Est e Ovest fasci e compagni, e Sud mafia. Il Nord, i padroni sovranazionali, è tolto o sbiadito. Quando andrebbe riconosciuto l’asservimento bipartisan. E quello della magistratura; che sulla strage covid del 2020 sta facendo come se si fosse trovato un cadavere depezzato in una valigia, e si accusasse il proprietario della valigia, trovato con in mano una mannaia macchiata del sangue della vittima; ma lo si accusasse di istigazione al suicidio. E poi lo si assolvesse da questa accusa, e con essa da ogni altra responsabilità. Postfasci e sinistra fellona d’accordo. A proposito di depistaggi e deviazioni sull’eversione.

*Lo knock-on della strage covid in Lombardia orientale.
**Querying the existence of a covid ‘pandemic’. Hart, 6 giu 2023.

@ Gianni53. Ai fattori extraterrestri ci pensa l’ufficialità coi suoi volenterosi troll. Es. una magistratura che vuole la medaglia perché ancora conduce procedimenti su stragi avvenute es. nel 1974, cioè più vicine nel tempo alla fine della II guerra mondiale (29 anni) che ai nostri giorni (49 anni). Un effetto relativistico di rallentamento del tempo? La stessa descrizione del covid, alla quale la magistratura ha dato un contributo fondamentale, ha un carattere marziano: Paul E et al. COVID-19: an ‘extraterrestrial’ disease? International Journal of Infectious Diseases, 2021.

Per di più penso che il covid come lab-leak sia una bufala da fumetto per rappresentarne il carattere di minaccia terribile. E’ stato osservato che quest’altra storiella ha a che fare proprio con la strage in Lombardia: Engler J The Lombardy analysis, 2022.

Per me a sparare balle assurde da B-movie, i terroristi samurai invincibili, la mafia eterna, ora il covid dio del vulcano che stermina se non gli si sacrificano normalità e civiltà, sono quelli per conto dei quali i troll dileggiano la dissidenza. Con la differenza che sulla base delle balle ufficiali si straccia la Costituzione, si impongono leggi paranoiche e distruttive, si genera malattia, si emettono sentenze rigorose. Rigorose nell’applicare le idee di don Abbondio sullo stare al mondo e sui propri doveri.

@ Gianni53. Non “credo”, ma so che si sono “armadi ben chiusi e protetti” pieni non solo di scheletri pluridecennali, ma di cadaveri recenti, ancora in decomposizione. A voi piacciono solo i vostri fumetti. Eppure deve essere proprio un caso di contrazione del tempo, di uffici giudiziari che volano a velocità prossime a quelle della luce, se si ignora il mezzo secolo finora trascorso qui sulla Terra senza che si sia concluso il procedimento giudiziario su una strage terroristica in piazza. Mentre gli stessi uffici giudiziari che presentano ciò come un merito hanno steso le loro cappe nere a coprire i meccanismi e le responsabilità della inqualificabile strage covid del 2020. Ma come dubitare di una magistratura che può vantare appoggi del genere di questi suoi interventi. 

@ Gianni53. Ai tempi del salasso c’era chi accusava i colleghi di uccidere i pazienti salassandoli troppo poco. Speranza e Conte sono stati prosciolti da colpe che non hanno. E’ l’accusa ad essere colpevole, di alimentare una narrazione covid falsa; che ha usato forme di omicidio come strumento di persuasione; come ai tempi delle stragi palesi dei decenni passati; ma in forme nuove. E colpevole di depistare allo stesso tempo dalle colpe vere. Una certa raffinatezza mentale, a proposito di stragi. Messa in atto grazie alla scarsa consistenza del contrasto giudiziario.

Con tutto il loro potere relativo, Speranza e Conte sono dei pupi. Così come appaiono mossi da fili magistrati che affidano la ricostruzione a Crisanti, che è come affidare la ricerca di Messina Denaro a Tumbarello (questi realmente consulente dei magistrati). E gli altri magistrati che nel coprire le responsabilità indicibili, quelle vere, paragonano il covid alla Spagnola del 1918. Un paragone da rivista femminile economica; mentre sul piano tecnico la comparazione è valida in quanto evidenzia differenze radicali, e le crasse manipolazioni, non attribuibili a buona fede, tramite le quali si sono forniti i morti che servivano. C’è una buona letteratura a riguardo. Es: Fauci .. coauthored a study confessing that virtually all of the “influenza” casualties in 1918 did not actually die from flu but from bacterial pneumonia ..today easily treated with antibiotics unavailable in 1918.

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 Da 29 maggio 2023 – “Polizia e copertura delle stragi a Brescia: “er Monnezza” esiste davvero. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato

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23 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni Covid per ottenere il green-pass: la Procura di Ravenna chiede il rinvio a giudizio di 227 persone”

In Svezia tali accuse sono impossibili, in assenza dei ricatti mafiosi di Stato (senza che si siano verificate le sciagure minacciate da Mattarella e c. per giustificarli). I giudici svedesi hanno invece condannato a 2.5 anni un luminare italiano, Macchiarini (The deadly legacy of a stem cell charlatan. BMJ, 21 giu 2023).

In Italia i magistrati sono zelanti nel punire chi elude l’esproprio del proprio corpo, e assolvono i luminari che hanno introdotto la ciarlataneria Stamina (1) nel SSN agli Spedali Civili di Brescia (assolsero anche Macchiarini). Non solo. Il presidente della stessa corte che ha assicurato l’impunità alla ciarlataneria bresciana sulle staminali – e presidente di Magistratura democratica – propugna una “vicinanza” tra magistrati e medici (2). Come Nordio (3). Non solo. Magistrati e forze di polizia perseguitano, con sistemi che dovrebbero essere materia per le loro DDA, chi denuncia frodi ufficiali “deadly” come quelle di Macchiarini e Stamina e quelle deadly sul covid.

I nostri magistrati sono attratti dalla capacità di trasformare il crimine di alto bordo in legge data da una medicina zombie, catturata dal peggior liberismo. Ma per contribuire alla metamorfosi, con un diritto zombie, non per opporvisi.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
2 Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.
3 Processi, più tutele ai medici. Nordio: filtro come per i giudici. Corsera, 19 ott 2004.

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Vedi:

18 marzo 2023. “La bellezza, la legge e Dio” I. Il monumento alle vittime della strage covid.

In: Milizie bresciane

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24 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Inchiesta Covid, archiviato anche Fontana. Resta solo l’accusa di rifiuto d’atti d’ufficio per la non applicazione del piano antinfluenzale”

“Secondo i pm bresciani l’epidemia colposa non si configura in quanto, anche sulla scorta della recente giurisprudenza, è un reato commissivo mentre nel caso di specie sono state contestate omissioni. Omissioni che per altro non sono state ravvisate… “.

Per prima cosa si dovrebbe spiegare come biologicamente è accaduto che il population fatality rate in quella ristretta area, in quel ristretto periodo, abbia avuto un picco abnorme, elevatissimo, rispetto a quello proprio del covid. Un quesito che, ammesso e non concesso che le categorie commissivo/omissivo siano mutualmente esclusive ed esaustive come arbitrariamente si considera, non esclude responsabilità commissive ma sollecita di verificarle. Come pure lo richiedono elementi lasciati in ombra*.

I magistrati bresciani sulla medicina hanno concezioni** che ricordano quelle anni ‘50 sulla mafia: “nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Concezioni che sono protette pure con sistemi affini a quelli si usavano impunemente in Sicilia nel dopoguerra con chi non si faceva i fatti suoi.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale – Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale. Sito menici60d15.
**Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.

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27 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Trattavano nomine con Palamara: il Csm salva le poltrone dei capi dei tribunali di Brescia e Firenze. “Indipendenti dalle logiche di corrente” “

“Indipendenti da condizionamenti derivanti da logiche correntizie”. Ma fare il sensale nel mercato delle nomine è un marker diagnostico di un allontanamento dalla “postura” e dalle responsabilità essenziali della professione e del compito di giudice: “Chi è ingiusto nel poco ingiusto è nel molto” dice il vangelo di Luca. Che conclude che nessun servitore può servire due padroni. Come invece postula l’ineffabile CSM; che dimentica, pur sapendolo bene, che i magistrati sono esposti a ben altre “logiche” che quelle “correntizie” cui obbedire o cedere. Es. *.

Per una funzione di controllo, ad alto guadagno nel linguaggio della cibernetica, dove cioè piccole deviazioni possono tradursi in ampi effetti, aggiustatine che appaiono minori come questa sommandosi finiscono col cambiare il bianco in nero, producendo gravi danni mentre le “carte” sembrano “a posto”. Spero che un giorno emerga come gli uffici giudiziari di Brescia di riferibile al piduismo non abbiano solo l’intitolazione al fondatore della P2 storica e la sua statua all’ingresso.

Francesco Pansera

*Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale – La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi. Sito menici60d15.

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1 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Regasto “Sulle commissioni d’inchiesta Mattarella impartisce una lezione chiarissima”

Le responsabilità nella strage di innesco covid* – attuata dalle parti dell’U. di Brescia, anch’essa implicata, dove è docente questo esegeta del M. giurista – richiamano quelle del padre Bernardo su Portella**:

“…nemmeno la mafia, i servizi segreti, la polizia si collocano a quel livello. Tutti, in posizioni differenti, sono organi operativi, strutture di servizio. La sede di elaborazione di una simile decisione non è nemmeno il luogo della politica comunemente intesa … . Non è pensabile che Bernardo Mattarella o Mario Scelba abbiano convocato una Direzione della Dc, ma nemmeno un organismo ristretto per deliberare sulla strage.” (G. Tamburino. Dietro tutte le trame. 2022).

Ciò meglio di alti distillati giuridici spiega i piedi puntati contro la commissione covid dell’altrimenti istituzionalmente indolente M. . Come il suo predecessore sulla cosiddetta “trattativa”. M. vuole se ne occupi solo la magistratura, che può controllare, e che è dai tempi di Portella che insabbia l’indicibile di questo livello; e che ha cominciato prendendo come consulente Crisanti, privo di competenze specifiche ed emissario dei registi dell’operazione, l’Imperial college a guida MI5.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
**Da Portella della Ginestra, 1947, ad Alzano Lombardo, 2020. Sito menici60d15.

Commento al post di M. Lanaro “Renzi: “Sì all’istituzione della commissione d’inchiesta Covid. Qualcuno ha paura della verità?” “

Sul covid il più pulito ha la rogna. Es. la fornitura a livello internazionale della strage d’innesco*. Si ha paura di verità da tenere coperte e da usare come arma di ricatto. E’ questa valenza ricattatoria della verità, non la verità aperta a protezione di future reiterazioni, che un pessimo come Renzi vuole.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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13 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Travolge il barista con l’auto ad Alba: “Sei vaccinato”. Ora è indagato per tentato omicidio: il video”

Oltre che definire i torti e le circostanze, si dovrebbe considerare tra le ipotesi che questo scontro tra due dissennati – e altri che forse seguiranno – che nella forma in cui è riportato dai media fa da bilanciamento alle infamie provax, sia stato più o meno indotto, se non concordato. Come ai tempi, che ci si illude siano passati, degli “opposti estremismi” pilotati dal Viminale. Ho un filmato di quando sono stato gratuitamente aggredito e ferito a colpi di rastrello nell’entrare a casa. Mostra che uno degli aggressori dice di avere avuto istruzioni dai CC su come agire. Non ho reagito, evitando la rissa. Ho solo chiamato il 118. Aspetto ancora spiegazioni da magistratura, CC e Comune di Brescia (dopo l’accaduto, e dopo fanali spaccati e auto graffiata, gli aggressori hanno sostenuto che quello non fosse suolo pubblico, in quanto il Comune l’avrebbe affidato a loro; nonostante non vi fosse alcun cartello; quando chiedo di nuovo spiegazioni mi arrivano multe anomale, sanzioni costruite ad arte, etc.). In quel periodo avevo descritto come Stamina fosse una frode grossolana, come al Civile di Brescia l’avessero immessa nel SSN per propagandare le grandi promesse sulle staminali ufficiali, e come la magistratura reggesse il gioco.

Purtroppo, con l’operazione covid, nella quale sono implicati, i magistrati hanno preso la mano, insieme ai giornalisti, nel burocratizzare il loro ruolo, assumendo veline da Minculpop come verità acquisita e procedendo di conseguenza.

@ Hobbes. Quanti ricordi, eh? A proposito di città del Piemonte, ci sono equivoci peggiori. Es. tra il tartufo fungo e il tartufo tipo umano: “Tempo d’esami. Tema in classe «Descrivete la differenza fra il tartufo di Alba e il tartufo di Molière»” (Marcello Marchesi).

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7 settembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Piazza della Loggia, stop al processo a Toffaloni per un difetto di notifica. Si ritorna all’udienza preliminare”

Le stragi con armi ed esplosivi furono shock psicologici volti a condizionare la politica; ed è stato uno shock a fini politici l’operazione covid (dove i governi si sono avvalsi di tecnici del nudging*). C. De Rosa ha scritto interessanti saggi sui vari usi criminali della psichiatria. Ne “I medici della camorra”, prefaz. di R. Cantone, osserva come mezzi di riprogrammazione mentale tramite shock “sono riproposti in campo economico da Friedman e i suoi discepoli, i Chicago Boys. Friedman e i Chicago Boys contribuiscono alla cosiddetta logica del “capitalismo dei disastri” che si fonda sugli stessi princìpi delle ricerche psichiatriche … un disastro può preparare il terreno a grandi riforme … è possibile applicare le teorie di privatizzazione e liberalizzazione del sistema economico di un Paese, proprio a partire da un qualsiasi shock: guerre, colpi di Stato, torture, dittature militari, ma anche disastri naturali … o altre catastrofi.”

I magistrati sono flemmatici e bizantini sui remoti shock da bombe, mentre sono stati precipitosi e arruffoni nel fare proprie le narrazioni shock, bugiarde e surreali, sul covid; e sulle associate stragi mediche** e aberrazioni come le coercizioni sugli inoculi. Troppo lenti o troppo veloci, ma sempre a vantaggio degli stessi poteri.

*Ethical concerns arising from the Government’s use of covert psychological ‘nudges’ in their COVID-19 communications strategy. 2022.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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20 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Processo d’Appello a Mimmo Lucano, l’avvocato Pisapia parla di sentenza politica: “Contro di lui accanimento non terapeutico””

L’epigrafe della racc r/r che spedii il 25 set 2012 a Pisapia come sindaco di Milano:

“Ora Hess dice una cosa essenziale: il mafioso non sa di essere mafioso. Fa parte di una visione di vita, di una cultura, di una legge, che è la sola che conosce”. Leonardo Sciascia.

Ci sono abiezioni che non vengono riconosciute come tali da chi le commette. L’accanimento di stalking e intimidazioni mafiose tramite partecipate comunali verso chi intralci disegni perversi dei poteri forti. O il collaborare a disegni degli stessi massimi poteri, qui l’immissione forzosa di masse di stranieri, facendoli passare per filantropia.

Il mafioso, l’ipocrita, il traditore praticano un continuo scambio di etichette e di nomi. Pisapia chiama politico il caso Lucano. E’ invece un episodio della soppressione della politica: della sua sostituzione con pressioni dittatoriali esterne, aliene dalla vita del Paese. Spennellate dal marketing con una mano di santimonia.

Lucano dice di voler aiutare i più deboli. Ne ha favoriti qualche dozzina, selezionati da chi impone i travasi forzosi. E ne ha danneggiati tanti di più, servendo i più forti nel parassitare gli italiani mentre si opprimono e si massacrano le moltitudini rimaste nei paesi di provenienza.

Come i mafiosi, molti non sanno di essere dei venduti. Nella loro visione culturale cieca e opportunista non sanno di lavorare, pagati, per il fascismo moderno non meno degli altri coi quali competono per la gestione dello sfruttamento del Paese.

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28 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Ddl Nordio, allarme del procuratore antimafia: “L’abuso d’ufficio connesso all’azione dei clan. Se cade è a rischio la tenuta delle indagini””

Da una parte di parla sempre di mafia; dall’altra si pone una soglia eccessivamente alta per certificarla formalmente. C’è una coerenza in ciò. Date le mie esperienze con istituzioni in Lombardia e in Calabria, e con tangheri che sapendo di avere la spalle coperte nel commettere boicottaggi, violenze e soprusi si atteggiano a “uomini di panza”, sempre più mi convinco che circoscrivendo la percezione di criminalità grave sulla mafia di cosca si costituisce un alibi per distogliere dalla mafia di Stato e lasciarla operare. L’abuso di ufficio – l’arma del vile – può essere esso stesso, in sé, strumento di mafia di Stato.

Es. il Fatto di ieri 27 settembre 2023: “Antimafia, il legale dei figli di Borsellino: La vita del giudice resa impossibile dal suo capo Giammanco, indagare sulla procura del ‘92”. Borsellino era già sotto mafia di Stato, tramite abuso d’ufficio.

O, non riuscendo a zittire con abusi d’ufficio mafiosi chi denunci crimini di Stato, l’estendere le ritorsioni e minacce sulla compagna, facendole assegnare carichi di lavoro abnormemente alti. Di abusi di ufficio di questo genere, atti mafiosi volti a lasciare indisturbati reati “eccellenti” e la loro prosecuzione, i magistrati sono beneficiari, insieme ad altri. L’apparato che controlla il Paese comprende un’antimafia copri-mafia, più efficace nel coprire la mafia di Stato che nell’estinguere la mafia di cosca o di ndrina. Adottare una più ampia definizione di metodo mafioso ridurrebbe tanti mali. Troppi…

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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13 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, rinviato a giudizio Roberto Zorzi. Per l’accusa è tra gli autori della strage”

Tra i testi letterari fondamentali per capire i rapporti tra Stato ed eversione, e tra Stato e mafia, c’è “La bolla di componenda”di Camilleri. (Un altro è “I ragazzi di Cucarasi” di G. Fusco). Oggi stesso 13 nov 2023 ho ricevuto dalla Procura di Brescia una PEC che mi risponde che una mia comunicazione “non verrà valutata ai fini della iscrizione nei registri delle notizie di reato in quanto pervenuta irritualmente, in violazione degli articoli 333 e 336 c.p.p. . Si informa, altresì, che non verrà inviato alcun ulteriore avviso di archiviazione in conseguenza della mancata apertura di un procedimento penale.”

Dato ciò che le ho visto fare, non mi dispiace che la magistratura dica “mi rimbalza” su ciò che vengo costretto a segnalarle, come movente di un atto intimidatorio tra i tanti (stavolta mi hanno imbrattato con la vernice entrambe le targhe dell’auto). Credo comunque che questo stirare i procedimenti su una strage almeno fino al mezzo secolo, accusando, con ogni probabilità a ragione, una persona ormai protetta dalla bandiera USA, derivi da una bolla di componenda. Dove, avendo mandato in carcere, dopo 49 anni, n=1 responsabili, ci si mostra implacabili, ma con effetti reali nulli, sulla violenza eversiva di 50 anni fa; mentre si fanno orecchie da mercante sulla violenza eversiva odierna*.

* Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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4 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Scarpinato: “Le stragi del ’92 non sono una storia del passato, i depistaggi continuano ancora oggi””

Commenti come questo di Scarpinato, e dell’avv. Repici che cita, che la versione che stragi con esplosioni e sventramenti da Medio oriente per questioni di appalti sia “una dichiarazione di guerra al principio di realtà”, da una parte consolano. Ma è la realtà, non solo indicibile ma che fa paura al solo guardarla, che ci fa la guerra, e manca la capacità di affrontarla. l depistaggi che non si sono fermati e “proseguono sotto traccia fino ai giorni nostri” non sono soltanto una coda, un prolungamento ad esaurimento di un passato altrimenti concluso, una “manutenzione”, ma sono parte di una continuità stabile più ampia.

“I fatti di sangue di mafia e terrorismo dei decenni precedenti vengono continuamente rivangati, ma senza fare chiarezza. Li si è trasformati in ciò che in epidemiologia si chiama una “coorte chiusa”, un fenomeno circoscritto e finito da seguire nel tempo. Sono invece una coorte aperta, perché altre forme di condizionamento violento hanno continuato e continuano ad essere aggiunte. Come la strage covid qui nel 2020. L’artefatto della coorte chiusa aiuta la realtà della coorte aperta. Pestare l’acqua nel mortaio sulle stragi passate aiuta a non vedere e però favorire quanto viene commesso nella contemporaneità.” (Da: 13 novembre 2023. CPP: il Codice di Procedura Postribolare. In: Milizie bresciane. Sito menici60d15. – v. Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale. Ib).

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8 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Come si faceva con la mafia prima dei processi: ecco lo spregiudicato La Barbera a Venezia”

“Il fenomeno ci fu. E’ finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
L’hanno confermato ieri al mio partito.
Chi lo afferma è un qualunquista cane.”

“La “discontinuità” è l’ancella della normalizzazione”. Parole sante. Solo che ci sono due versioni della discontinuità. Oltre a quella di “destra”, alla Vespa, che vuole tombare, come nella canzone del miglior Guccini, le anomalie tremende, le versioni strampalate, un contesto internazionale ovvio, innumerevoli precedenti, considerandoli privi di valore e di qualsiasi legame col presente, ci sono la discontinuità, la normalizzazione e l’asservimento di “sinistra”. Che, più sottile, considera quei fatti come ciò che in epidemiologia si chiama “coorte chiusa”: fenomeni che ebbero un inizio e proseguono nel tempo, in una evoluzione da seguire. Ma nega, e fa peggio che negarlo, che si tratti invece di una coorte aperta, nella quale nuovi interventi per condizionare il Paese vengono aggiunti. In forme oggi felpate e travisate. Ma anche violente non meno di allora: la riflessione l’ho fatta guardando a come nel distretto di Corte d’appello di Brescia, mentre si chiedono dopo 50 anni improbabili condanne per la strage di Piazza Loggia del 1974 ci si sia come messi al servizio, via Crisanti, e in altri modi, della strage di innesco covid nel 2020 (Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli, e la strage covid in Lombardia orientale). Un guardare al passato per favorire il presente. Un piangere i morti per fregare i vivi.

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12 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “54 anni fa la Strage di Piazza Fontana: un sanguinoso fil rouge unisce i 5 attacchi del 12 dicembre”

G. Salvini con A. Sceresini. La maledizione di Piazza Fontana. L’indagine interrotta. I testimoni dimenticati. La guerra tra i magistrati. Chiarelettere, 2019.

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Piazza Fontana, Sala alla commemorazione: “A Milano fascisti e nazisti, vecchi e nuovi, non devono avere spazio””

La “matrice fascista” è un falso e un alibi. I fascisti sono stati causa intermedia, cioè sciagurati esecutori, mediante i servizi. La matrice, cioè i mandanti, la causa necessaria, è la mamma atlantica. Che oggi sindaci “antifascisti” lombardi non sono secondi a nessuno nel servire. Una causa necessaria resa sufficiente dall’acquiescenza e complicità delle istituzioni, le stesse che ipocritamente “chiedono giustizia tutti gli anni”.

@ Il figlio del grigio: “Involontariamente ci hai preso”. Non è farina del mio sacco. Ci sono serie ricostruzioni di studiosi, magistrati e giornalisti – di una realtà complicata, ma la cui essenza è sintetizzabile in poche righe – e sono in molti a sapere. E non è involontario, il rompere un’omertà fifona. Da re nudo, da segreto di Pulcinella, su qualcosa di molto grave e molto importante, un po’ difficile da riconoscere ma che non è rocket science. V. L’omertà manzoniana su Moro. Sito menici60d15 (“può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo”). Il problema sono anche gli italiani, che stanno al gioco, e sono pronti a combattere a parole fascisti e mafiosi, purché non si scherzi “con i santi”. V. Il tolemaicismo politico; e L’orizzontalizzazione, ib.

@ Il figlio del grigio: Potresti cominciare da “Trame atlantiche” S. Flamigni; “The puppetmasters. The political use of terrorism in Italy” P. Willan; “Gli eserciti segreti della NATO” D. Ganser; “Dietro tutte le trame” Tamburino G.”; “The Jakarta method. Washington’s anticommunist Crusade & The Mass Murder Program That Shaped Our World” Bevins V. Date le tue simpatie clericali, i libri di Casarrubea sugli inizi in Sicilia nel dopoguerra, nei quali si staglia la collaborazione del Vaticano; che prosegue. Ho già citato “La maledizione di Piazza Fontana” di G. Salvini, da leggere sia in sé, sia come omaggio all’autore, che va in pensione in questi giorni, essendo stato avversato all’interno di una magistratura che quelli che non stanno al gioco li prende come propri simboli ma non certo come modello. Di scritti ce ne sono tanti. Come per tante altre letture, il passettino, minimo, per distillare la morale ce lo deve mettere il lettore.

@ Ierre: La letteratura è abbondante. Es. G. De Lutiis. I servizi segreti in Italia, 2010. Piazza Fontana vi è citata 64 volte, e non in termini positivi per i servizi.

Questo mostrarsi meravigliati mi ricorda un episodio del mese che passai in Israele in uno scambio studentesco. Sentivo spesso dei boati (probabilmente i jet militari che superavano la barriera del suono, poi ho ricostruito). Ne chiesi ai medici dell’ospedale di Kfar Saba che mi ospitava come studente di medicina. Ma caddero dalle nuvole. Un giorno a mensa, a tavola con altri tre medici, si sentì un boato fortissimo. Ebbi come l’impressione che la minestra tremasse nel piatto. “Ecco, questi boati. Li avete sentiti?” I tre medici si scambiarono un impercettibile sorriso e risposero “no”. Ma forse, trattandosi non di fedeltà alla propria nazione ma del suo opposto, è più appropriato il paragone con la scenetta boccaccesca di donne infedeli che colte in flagrante non solo negano, ma proseguono l’atto.

@ Ierre: Sono noti, e se anche non lo fossero resterebbe la responsabilità della struttura nell’ingranaggio. Alcuni sono stati condannati. Il citato libro di De Lutiis ha 15 pagine di indice dei nomi. Che ricorrono in tanti altri libri. O es. nelle liste note P2. In testa alla prima pagina, seconda colonna, “Allavena Giovanni”. L’ultimo nome, dopo Zorzi Delfo, è “Zvi Zamir”, capo del Mossad. Il libro ha anche un appendice con le liste dei responsabili dei vari servizi. Bisognerebbe semmai conoscere di più su quelli odierni. I nomi restano nell’ombra rispetto alle responsabilità un po’ per la natura segreta; un po’ per l’impunità loro garantita; un po’ perché sono in fondo mezze figure, esecutori di ordini sovranazionali più prossimi ad addetti al capestro con lo stipendio ministeriale il 27 che a James Bond. A “Un giorno in pretura” sentii una PM citare Nietzsche : “l’assassino non è all’altezza del suo gesto”. Penso lo stesso dei quadri – servizi, polizie in divisa, magistrati, politici, amministratori, omini comuni – che si prestano a tanti di questi crimini. A tante operazioni sanguinose e abiette di condizionamento del Paese verso il basso; che non appartengono solo a un passato concluso, sul quale si dibatte senza fine e si inscenano cerimonie bolse mentre si commettono tradimenti nel presente. Es. parlando di amministratori lombardi, bipartisan, e di papaveri assortiti a Roma: Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15.

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28 novembre 2023. Due giorni in Questura. L’affinità tra la Sindaco di Brescia Castelletti e la Vicepresidente del Senato Ronzulli. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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21 dicembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Cremaschi “Condanna per l’assalto fascista alla Cgil: qual è il brodo di coltura che ha permesso tutto ciò?”

Il brodo di cultura è sempre lo stesso, da decenni: porre uno standard negativo per praticare crimini di Stato al servizio dei poteri forti presentandosi come oppositori della varietà wild degli stessi crimini. Dirsi contro la mafia di cosca – mentre si evita di eliminarla – per meglio praticare la mafia di Stato. Attentati a manovalanza fascista, Pasolini lo sapeva, per rifarsi una verginità antifascista. Fascisti legati ai servizi e lasciati passare per la rigenerazione della verginità della CGIL che in flagranza abbraccia Draghi e dice che le norme fasciste pro-Pfizer emanano dalla Costituzione.

Con la magistratura che regge il gioco. Il giorno della condanna del resistibile “assalto” alla CGIl, a Brescia la sindaco, Castelletti, DS, ha condannato un nuovo misterioso imbrattamento novax. Omertà mafiosa sui concomitanti imbrattamenti, anche con vernice spray sull’auto, verso un medico che si oppone all’operazione covid. Con stalking municipale tramite spazzini. Con la magistratura 3 scimmiette alle denunce di un comune mandante istituzionale degli imbrattatori. La Castelletti, già tecnico di laboratorio, con l’occasione ha invitato a vaccinarsi. E a non ascoltare quindi i deleteri medici “novax”, l’antiscienza livello vandalismi. Nascondendo che converrebbe ascoltarli, i medici: in UK 4 su 5 del loro SSN hanno rifiutato l’offerta vaccinale (As few as a FIFTH of NHS staff have had Covid and flu jabs this winter. Mailonline 28 nov 23).

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11 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri: “De Laurentiis mi ha regalato biglietti per lo stadio ma li ho restituiti. Se fossi stato operatore ecologico non me li avrebbe dati””

Gratteri usa la retorica del netturbino come paria. “Esposito Gennaro – Netturbino” (Totò, ‘A Livella). Pasolini girò un documentario – non privo di ambiguità – che denunciava la realtà del duro e ingrato lavoro degli spazzini di decenni fa. Oggi gli operatori ecologici possono attendersi dei biglietti omaggio. E’ diventato un lavoro per raccomandati e imboscati. E vengono usati per operazioni di stalking e dileggio, che a chi ne è vittima ricorda i lazzaroni dei Borboni.

A Sambiase, Lamezia, una lapide ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, netturbini del Comune uccisi sotto una rabbiosa pioggia di colpi di kalashnikov nel 1991, non si sa da chi e perché. Tipicamente, Libera ne ha fatto un emblema, che tira fuori di continuo, mentre i responsabili sono rimasti ignoti e impuniti: il contrario di quel che dovrebbe avvenire con un’antimafia seria. Non so nulla di quell’omicidio, non dubito che gli uccisi fossero brave persone esenti da qualsiasi colpa, ma in base a esperienze personali – in Calabria e a Brescia – credo che in omicidi del genere nella rete del contesto causale da disegnare per impostare indagini serie ed oneste dovrebbe essere inclusa tra le possibili variabili l’uso dei netturbini per fini di insulto e molestia. Un uso che viene praticato routinariamente da quella mafia che opera libera e protetta dietro l’antimafia mediatica della quale Gratteri è il principe.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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31 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Arconate, scritte No Vax sul muro del cimitero: “Bimbo vaxato, o morto o sempre malato””

A Brescia, vicino a dove abito, incrocio Cappellini-Bissolati, c’è su un palo della luce un adesivo, mezzo strappato, con il logo di questi “VV” che riporta “Noi siamo VV – forza di lotta non violenta per la libertà e i diritti umani – unisciti a noi”. Mi ha sorpreso, ma fino a un certo punto, l’adesivo, che riporta anche dei QR code. Quando mai degli “imprendibili” sabotatori lasciano un loro recapito. Un adesivo simile l’ho notato giorni dopo su un palo adiacente alla vicina Poliambulanza. Non mi ha sorpreso troppo perché Brescia è un epicentro delle manipolazioni sul covid, e delle frodi mediche strutturali in generale; e su ciò hanno la rogna* i più puliti, che dovrebbero essere i magistrati. Ai quali ho anche scritto su come questi vandalismi siano associati ad atti persecutori verso chi argomenta e presenta dati sulle frodi covid. E come il tutto puzzi di Viminale. Col risultato che stalking, molestie e provocazioni si sono moltiplicati; e gli imbrattamenti dei VV sono continuati. Del resto, che idea bislacca è mai questa, che siano le istituzioni a pilotare quattro storti al fine di destabilizzare per stabilizzare. A Brescia poi. Dove appare che dietro alle autocelebrazioni (Castelletti, Nordio, Rispoli, Mattarella) sui procedimenti giudiziari ancora aperti sulla strage di 50 anni fa si servano scattanti e senza memoria gli stessi poteri che ordinarono la strage del ’74.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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1 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Un concorso ad hoc con una sola prova per promuovere a giudici 700 magistrati onorari: il progetto di Nordio fa infuriare le toghe”

Suvvia magistrati, non fate gli schizzinosi. Con tutta la vostra scienza e prosopopea vi siete macchiati di codardia davanti al nemico – e anche di peggio – quando la Costituzione è stata assaltata e messa a ferro e fuoco col pretesto del covid. Ignorate l’elementare, il solido*, partecipando alla sua censura, per trasdurre in un diritto zombie una scienza zombie. Attualmente state permettendo – essendone di fatto tra i beneficiari – un’operazione di discredito e criminalizzazione del dissenso e delle denunce lasciando operare i fantomatici imbrattatori “VV”; mentre si preparano in silenzio nuovi sventramenti della Costituzione con la dittatura WHO. Voi inerti, bisogna sperare che il protocollo false flag non preveda un’evoluzione in atti di violenza su persone, come è stato in passato.

L’immissione di una quota di caproni nei ranghi se diminuirà qualità e credibilità, se farà passare dal diffuso sistema autoreferenziale Palamara al sistema eterodiretto Coppola riportato da G. Falcone (la promozione dei più cretini), d’altro canto faciliterà vostre sofisticate collaborazioni coi poteri che contano. Ciò che spiegava “Tre dita” sull’utilità degli inadeguati.

*Whatever happened to public health? An assessment of the response to covid-19. Hart, 18 gen 2024.

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6 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scontro Bocchino-Ranucci a La7. “La tua è capacità ossessiva”. “Non parli da direttore di un giornale ma da difensore della casta politica””

Perrella, lunghi legami con ambienti piduisti, incluso a suo tempo De Lorenzo*, mi è sempre parso una pedina usata per le operazioni dei soliti “deviati”. Come il doppio pacco, il crimine di ritorno in nome della lotta al crimine iniziale, sui rifiuti in Campania**. Gli è stato dato credito a Brescia, da dove sono partite diverse altre operazioni di disinformazione sulla medicina. Potrebbe darsi che venga ora riciclato per tenere sotto tiro quelli del governo Meloni; minacciando di rivelare fatti che non sono falsi.

Ranucci fa bene a protestare per le querele e cause civili volte a zittire i giornalisti; e vanno ascoltati allarmi come il suo sulla censura delle magagne dei politici. Ma come altri suoi colleghi a sua volta pratica il limited hangout, rivelando una parte del marcio ma nascondendo e avvalorandone gli strati più profondi. Es. sulla reale natura degli inoculi anticovid, che non sono stati solo una truffa in termini di soldi. Del resto, l’indicare certi livelli** porta non ai riflettori di RAI3 in prima serata e da Lilli Bilderberg su La7. Ma a esiti bui.

*G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria mafia e poteri politici. Ed. Riuniti 1993.
** La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

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18 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di C: Simbula ” “Ho arrestato il capo delle Br senza sparare, ora preparo pizze e assisto i malati di cancro”: la seconda vita del poliziotto Claudio Bachis”

Complimenti. Ma mi vengono in mente a) Mike Stern, che da agente di collegamento tra il bandito Giuliano e i servizi USA da anziano passò a occuparsi di Alzheimer (ne scrissi nel 2007 all’allora PM Scarpinato; e la cosa dovrebbe interessargli anche come senatore, perché la grande frode strutturale sulla demenza senile che lì descrivo dall’anno scorso può avvalersi di un corposo intergruppo parlamentare; ma ho l’impressione che come ad altri non gli interessi molto quella che chiamo “la mafia dietro l’antimafia”). b) i CC che hanno donato il premio di 10000€ per la cattura in limine vitae di Messina Denaro a un reparto di oncologia pediatrica*.

Abito nella stessa città dove Moretti** si gode i privilegi vergognosamente riconosciutigli. E dove invece ricevo un trattamento di genere opposto. Su questo sito giorni fa, in risposta a chi mi calunniava come “avvinghiato a CL”, ho risposto ricordando tra le altre vergogne di CL il lavoro dato a “Moretti-servizi”. E’ intervenuto un massone dichiarato con i soliti insulti; il Fatto come altre volte ha censurato la mia risposta. Nella città ospitale con Moretti sono scattate le solite rappresaglie.

Una continuità personale tra contrasto del terrorismo e assistenza ai malati non dovrebbe coprire la continuità strutturale tra il terrorismo pilotato di allora e gli odierni lavori sporchi pro frodi mediche di alto bordo.

*Le anamorfosi su mafia e cancro
**Flamigni S. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

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21 febbraio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Baraggino “Poltronificio lombardo, il centrodestra si spartisce gli Istituti scientifici. Dal farmacista di FdI al papà dell’assessore forzista”

Ci sono due tipi di corruzione. Quella riconosciuta, bribery, cronyism, mazzette, clientelismo, etc. E quella tenuta nascosta, la institutional corruption* che consiste nel vendersi ai poteri forti, diventandone agenti; in cambio di posti di potere con relativi stipendi e privilegi. In Lombardia la falsa destra pratica entrambe. Da un lato obbediente ai poteri forti in campo medico perinde ac cadaver **. Dall’altro vivace nell’amministrazione “all’uso e’ Napule”. Napoli da dove Vincenzo De Luca vuole fare lo stesso, lanciare la corruzione “utroque” nel PD.

La formula ibrida si sta mostrando vincente rispetto alla pretesa di falsa sinistra, pentastellati, magistratura, giornalismo alla Report, di limitarsi alla corruzione istituzionale, che è più comoda perché evita giochi di sottobosco indecorosi e di sporcarsi le dita contando banconote. E che, gestendo operazioni che arrivano pitturate con pretesti etici, consente un’aura di alterità morale. In realtà fasulla, perché la corruzione verso l’alto non è meno perniciosa dell’altra, e può essere perfino peggiore. Soprattutto in campo medico.

* Light DW. et al. Institutional corruption of pharmaceuticals and the myth of safe and effective drugs. Journal of law, medicine and ethics. June 1, 2013. Light DW. Strengthening the Theory of institutional corruptions: broadening, clarifying, and measuring. Edmond J. Safra Working Paper, No. 2. 20 march 2013.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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14 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Luca Tescaroli, il pm che indaga sui mandanti delle stragi diventa procuratore a Prato. Ma al Csm i laici di centrodestra rifiutano di votarlo”

Due giorni fa, il 12, ho ritirato in prestito dalla biblioteca Queriniana, Brescia, il libro di Tescaroli e Pinotti “Colletti sporchi” (2008). Libri del genere aiutano il cittadino profano a orientarsi sui grovigli di potere. Es. la sezione “Magistrati corrotti e magistrati furbi” è utile sul tema di come i magistrati sostituendo la giustizia con la legalità e poi questa con la punibilità formale possano praticare la corruzione impunemente. Spesso questi libri insieme confondono, es. la sezione “Etica e finanza: la testimonianza di Giovanni Bazoli”. Bazoli, uno degli invitati sul Britannia, come riferimento morale in un libro sulle stragi che insieme alla crociera del Britannia hanno determinato il cambio di rotta del Paese.

A Brescia è in corso un microepisodio che offre la possibilità di vedere in diretta i reali rapporti tra terrorismo e Stato. Un gruppo “novax” continua ad imbrattare muri di istituzioni, sotto le telecamere e lasciando adesivi col proprio QR (uno dove passo ogni giorno). Ma sarebbe imprendibile. Istituzioni pesantemente implicate col covid* si possono così atteggiare a vittime di esaltati. Contemporaneamente magistratura locale e Comune si apprestano a celebrare come vanto la palude dei 50 anni di procedimenti giudiziari ancora non conclusi sulla strage del 1974. Le bombe di allora, le bombolette oggi, servono a “rifarsi una verginità” (Pasolini).

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dondi “Via Rasella fu un legittimo atto di guerra: illegittima fu la rappresaglia alle Fosse Ardeatine”

Ieri 22 mar 2024 il mellifluo Mieli ha dedicato la sua rubrica al gen. Sabato Martelli Castaldi, tra le vittime delle Ardeatine.

“L’8 settembre 1984… si svolse una cerimonia per il 41º anniversario dell’inizio della guerra di liberazione. …il sindaco di Roma, il comunista Ugo Vetere, consegnò a diversi reduci … e alle famiglie dei … caduti delle medaglie… . Nel corso della cerimonia, dopo che fu conferita una medaglia all’attentatore di via Rasella Rosario Bentivegna, l’omonimo figlio del generale Sabato Martelli Castaldi riconsegnò nelle mani del presidente dell’ANFIM l’onorificenza in memoria del padre che aveva ritirato, affinché fosse restituita al sindaco. Pregato dal presidente dell’ANFIM di non suscitare scandalo, prima di abbandonare la sala Martelli Castaldi spiegò: «Non voglio scandali, ma non voglio neppure una medaglia che accomuna le vittime a chi le ha provocate»[7].” (Wikipedia).

Sabato Martelli, eroe di guerra, già fascista, perseguitato dal regime per avere denunciato la corruzione, poi valoroso partigiano, è una di quelle figure notevoli, che si reggono sulle loro gambe, e che vengono tenute nascoste, come a fare scordare che non esiste solo la mediocrità nelle sue gradazioni. Figure che appaiono essere attivamente epurate da quei tempi ad oggi. Mediocrità che include il muoversi contro un potere tirannico soltanto essendosi messi al servizio di un altro potere, allora – e da allora – gli anglosassoni, e rivendicare come eccelsi meriti in realtà dubbi.

Per me invece il pregio dei rari tipi umani come Sabato Martelli è nell’autonomia morale: agiva non per compiacere gli anglosassoni ma per il bene del Paese. Mosso da spinte interiori. Mentre tanti erano partigiani per opportunismo. Soprattutto, mossi da quel bisogno così frequente tra noi di mettersi al servizio di qualche potente; reso possibile dalle contingenze. Come i fascisti, che pochi anni dopo lo sbarco in Sicilia sparavano a Portella, avendo già sostituito lo “Alalà” con lo “Hurrah” (così li sentì gridare un contadino).

La mediocrità è quella di chi veste le penne del pavone. Sia per i partigiani che per le vittime di mafia, bisogna chiarire: la celebrazione dell’eroismo non è eroismo. E può essere un modo elegante per coprire vigliaccheria e tradimento. Questi parossismi di celebrazioni, questo continuo roteare di turiboli coprono peggio che la mediocrità.

@ Pigou: Le mie e le sue sull’attentatore e sul generale sono interpretazioni. Ma c’è un test: lo “hic Rhodus”. Cioè osservare il comportamento di quelli che si scalmanano per difendere i loro eroi. Quello di una “sinistra” pronta a gridare all’orbace mentre prostituisce il suo patrimonio ideale al fascismo dei banchieri; che fa vincere la destra non per una forza di questa, ma, come avviene nelle infezioni opportunistiche negli immunodepressi, per abbandono, codardia e inettitudine. L’albagia e gli insulti che sfoderate a difesa dei vostri album di figurine sono come raffiche di Sten fatte con la bocca.

@ MCM_53: “Voi” chi? Non faccio parte di nessuno schieramento. Le mie idee politiche corrispondono alle teorie del repubblicanesimo, del liberal-socialismo. Fascista lo dici alla tua congiunta. La visione vostra e dei vostri compari è quella delle schermate del Pong: destra, sinistra, mentre servite insieme i padroni. Credo non vi possa essere buon governo senza la virtù dei cittadini. Apprezzo quindi figure come Sabato Castaldi, come altre di qualsiasi colore, proprio per il loro avere un motore morale interiore; e non essere tra i tanti inerti che si intruppano, si fanno trascinare e si spalleggiano, tra i neri, tra i rossi, tra i bianchi etc.; con quegli spudorati salti della quaglia che suscitarono il sarcasmo di Churchill sull’Italia divenuta un popolo di antifascisti. Il nick che ho voluto prendere viene dal nome di un partigiano. Al quale altri partigiani spararono alle spalle, perché era contrario alla tregua separata coi tedeschi. Un vizio che VOI non avete perso. L’unico senso di vergogna che provo è quello vicario per gente che essendone priva sfila tronfia col fazzoletto al collo come se fosse reduce da una battaglia con le SS, e senza esservi costretta ma per interesse lustra gli stivali al fascismo attuale:

Il fascismo mussoliniano, il fascismo dei banchieri e il fascismo pecorone

@ Marcello Voivod: Hic Rhodus è la risposta a chi millanta trascorsi eroici per coprire la codardia: salta ora, non raccontare salti eccezionali di 80 anni fa. Es. le chiacchiere insopportabili per vantare meriti antifascisti o antimafia mentre si collabora con zelo al fascismo e i ricatti mafiosi covid*. Una risposta blanda alla subduzione fascista: allo scivolare della “sinistra” al di sotto del fascismo, a un livello inferiore al fascismo (e vi hanno sgamati: chi va a votare sceglie il kapò che sembra meno peggio). Come conferma l’inventarsi eroi e infangare valorosi ai quali si è sparato alle spalle. Menici fu tradito, calunniato e ucciso perché si opponeva alla tregua separata coi tedeschi** (tregua separata che ha un’analogia con Via Rasella, cioè con lo scaricare su quelli che dovrebbero essere compagni di lotta la risposta del nemico). Posso testimoniare che questo doppiogiochismo pretesco appare radicato nel bresciano; ed è probabilmente tra i fattori alla base della assegnazione all’area della strage d’innesco covid***. Comunque per me è interessante la sua versione, che mette i traditori al posto dei giudici e il tradito leale al posto dell’imputato: dico sempre che nell’Italia dei servi una separazione delle carriere giusta sarebbe quella tra magistrato e sicario.

*Jamrozik E. Public health ethics: critiques of the “new normal”. 2022.
**Franzinelli M. Un dramma partigiano. Il “Caso Menici”.
***Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

@ MCM_53: Non sono un servo degli anglosassoni, ma sono uno di quelli a loro venduti dai miserabili della classe compradora italiana. Un’attività nella quale dal dopoguerra rossi e neri collaborano. Da “L’Unità” che partecipa con i democristiani e i magistrati massoni e collusi con la mafia all’eliminazione del padre nobile dell’ISS, Domenico Marotta, che sulla salute faceva gli interessi degli italiani, invece di venderli come il vostro “pugno chiuso e Internazionale” Speranza (Fabian society). A Napolitano, il “comunista” che frequentava gli USA e l’ambasciata UK mentre obbedendo agli ordini degli anglosassoni la debosciata classe politica italiana teneva fermo Moro sotto i colpi dei sicari. All’attuale prostrarvi al peggior liberismo con una spudoratezza che porta perfino gli elettori tonti non andare più a votare, in massa, disgustati.

Il buon nome della Resistenza lo si tutela separando il grano dal loglio. L’oro dalla feccia. E da chi la usa come copertura per delazioni e tradimenti. Da chi sta a quelli delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana” (tra i quali Castaldi, le cui lettere furono tra quelle che mi colpirono maggiormente, senza conoscere il personaggio) come il misticismo di Paola Catanzaro sta a quello di Maria Goretti.

@ MCM_53: Auguri per la vostra metamamorfosi dai quaderni di Gramsci all’armocromista di Elly.

@ Pigou: Mettere bombe a favore degli Alleati, che se la prendevano comoda (a favore dell’economia di guerra, compagno) a danno della propria popolazione e dei partigiani prigionieri è eroismo. E vi va bene pure Togliatti che in osservanza di Yalta ha poco dopo amnistiato i fasci; che nei decenni successivi sono serviti a operazioni sporche (e alla vostra verginità antifascista). Ho fatto a tempo a ricevere, anni ‘90, in un parchetto di Brescia, messaggi sibillini e predizioni poi avveratesi da uno sconosciuto presentatosi come ex-repubblichino (e in buoni rapporti con la Questura) che mostrava di sapere tanti c. miei privati. (Attaccò bottone dicendo “Cos’è quello ?”. Il monumento alla Resistenza, risposi. “Io di resistenza conosco solo quella del ferro da stiro…”). Lei non mi conosce, ma non sono uno che si fa “i c. suoi”. Il vostro eccezionalismo, che un tempo aveva qualche base, oggi penoso, vi porta a sputare su chi vi svergogna. E su chi vendete in cambio di privilegi parassitari.

A Churchill andava bene il fascismo di Mussolini; e non era meno privo di scrupoli. E conosceva gli italiani: l’MI5 aveva pagato Mussolini per l’interventismo prima del 1915; è un dirigente dell’MI5 a capo dell’Imperial College, tra i registi della fascista operazione covid (scusa compagno) e che oggi ha dettato le relative indagini alla Procura di Bergamo mediante il vostro Crisanti.

@ Pigou: Ora gli eserciti di USA e UK sono le “Nazioni Unite”. Slurp. Chi li serve, serve i caschi blu missionari di pace e democrazia … Compagno, legga Bevins*. Serve anche a capire perché la guerra continua a mietere oggi. Martelli – che si consegnò, tra parentesi – era molto diverso da voi: il materialismo e anche l’indole vi impediscono di concepire che ci si possa sottomettere volontariamente a principi etici astratti e impersonali mentre si rifiuta di asservirsi ad altri uomini che esercitano poteri terreni. Martelli mostrò di non avere padroni e di non “essere al servizio” che del Paese. Voi avete mostrato di servire con cupa “esattezza” interessi di poteri sovranazionali nel ‘44, nel ‘46 con l’amnistia Togliatti, poi quando prendevate i soldi dall’URSS, e via via fino a oggi che vi siete messi, con la solita “esattezza”, al servizio della Pfizer, e dei pupazzi del business farmaceutico dell’OMS, branca delle Nazioni Unite. A starvi a sentire non si dà progressismo che non sia asservito a qualche potere.

*Bevins V. The Jakarta method. Washington’s Anticommunist Crusade & the mass murder program that shaped our world. Hachette, 2020.

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v. anche:

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

La sorellanza zozzonica tra Brescia e Cosenza. In: La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

13 novembre 2023. CPP: il codice di procedura postribolare. In: Milizie bresciane

L’ ipomafia

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

I rituali zozzonici della banda Mattarella

Milizie bresciane

L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

I rintocchi funebri del marketing medico

Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

Il ‘Decoy effect’ e ‘l’Effetto Rasputin’ nelle frodi mediche

La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

La lama e il manico: la violenza indiretta

 

Nobili battaglie e quieto vivere a Brescia nel nov 2010

14 November 2010

Blog di Beppe Grillo

Commento al post “Poliziotti con la carta d’identità” del 13 nov 2010

Intorno al 1970 all’università c’erano spesso manifestazioni e scioperi per il Vietnam. Fui sorpreso, quando andai all’università, di trovare nonostante tali rivolte il potere baronale vivo e virulento. L’occuparsi altruisticamente dei diritti altrui scavalcando le ingiustizie domestiche consente di fare bella figura mentre ci si ingrazia il potere fornendo l’opposizione che vuole. La Sinistra fa un favore alla Destra dando del razzista e dell’imbecille a chiunque critichi l’immigrazione, e relegando così la protesta per i disagi che crea alle voci grevi e incivili della Lega. La Destra fa un favore alla Sinistra non trattando gli extracomunitari con onestà e rispetto, e dandole quindi l’estro di ergersi a paladina di alti princìpi e acquisire così potere. Ma sia Destra che Sinistra che clero sono proni al modello liberista, che vuole lavoratori e consumatori immigrati, e implica sfruttamento sia in Italia che nel Terzo mondo. La polizia sta al gioco. Finora c’è stata più scena ad uso delle telecamere che sangue; speriamo che non si voglia rendere la scena più realistica. Intanto alle porte di Brescia una guardia giurata ha sparato in testa a un ragazzo per una lite automobilistica. Mentre si grida al fascismo battendosi all’ultimo sangue per i dannati della terra, nessun interesse sul caso della guardia privata che ha ritenuto appropriato bucare da parte a parte la scatola cranica di un locale. La società civile è affaccendata in ben altre battaglie. Le guardie giurate, buoni iscritti al sindacato e buoni aiutanti di CC e PS, non sono estranee a forme di repressione antidemocratica che non vedrete su Anno zero. Il pistolero, un altro che ha premuto il grilletto di un un’arma portata legalmente sapendo di stare dalla parte di chi comanda, verrà probabilmente tolto dai guai dalle istituzioni, e la violenza occulta di polizia continuerà più forte di prima.

° ° °

Bresciaoggi.it – Commento all’articolo “Gardone, ore d’ansia per il giovane ferito” del 15 nov 2010

Se Tizio spara in testa a Caio, non è corretto usare il termine “sparatoria”, come hanno fatto Brescia Oggi e Teletutto.

L’amore come forza antiegualitaria

7 November 2010

 

Commento al Post “L’amore e la legge” di Felice Lima del 31 ott 2010

Mi piace lì…”.

(Slogan della campagna dell’autunno 2010 per lo screening del tumore al seno, mentre tiene banco lo scandalo sulle prostitute minorenni di Berlusconi)

Sosterrò che l’ideologia dell’amore confligge con l’art. 3 della Costituzione, che dà il nome al blog. Per rendersene conto basterebbe leggere gli aspri insulti apparsi nei commenti all’indirizzo di quelli che non la pensano come Felice Lima sull’amore e la legge. E’ impressionante la prontezza con la quale molti dei sostenitori del primato dell’amore stabiliscono gerarchie e recinti, definendo come esseri inferiori e disperati coloro che mettono in dubbio la liceità e l’utilità di tale primato. Non è la prima volta che vedo chi si dice mosso dall’amore rimuovere dalla discussione come prive di identità, e quindi non esistenti, le persone che non sono d’accordo con lui. “Amore”, come “libertà” è un termine eterologo: quante ghigliottine si erigono in suo nome.

Con tutto il rispetto e la stima per Felice Lima, non sono affatto d’accordo con quanto egli, trasportato da convinzioni cattoliche accoppiate a un’evidente buona fede, afferma. Tutti, anche i migliori, se sono vicini al potere, se abitano nelle stanze ben riscaldate del Palazzo, come i giudici, mentre acquistano alcune sensibilità ne perdono altre, e se per alcuni aspetti vedono ciò che la gente comune non vede, non sempre vedono quanto lontane dalla realtà siano alcune loro concezioni. Ricordo che quando un questore di Brescia se ne andò, a dirigere la sicurezza che lo Stato italiano fornisce al Vaticano, nel conferirgli la massima onorificenza cittadina il sindaco – uno specialista della retorica buonista a favore dei potenti e dei loro crimini – disse che il questore aveva un “supplemento d’anima”. Io invece tra me consideravo che avesse una “picana elettronica”, per il suo costume di farmi puntualmente incrociare pantere della polizia ogni volta che mi muovevo, cioè che uscivo di casa; con un supplemento di volanti quando scrivevo qualcosa che volevano non scrivessi.

A onor del vero, il primo e miglior vaccino contro la retorica dell’amore, cavallo di battaglia dei preti e di tanti malfattori, l’ho ricevuto da una suora, che era stata amica d’infanzia di mio padre, e che venne a trovarci dopo tanti anni. Nata in una famiglia poverissima – poverissima per gli standard di un paese della Calabria del dopoguerra – si era laureata in medicina, e in farmacia. Psicoanalista junghiana, dirigeva un ospedale psichiatrico della provincia di Roma. Chiacchierando in salotto, saputo che volevo iscrivermi a medicina mi chiese perché volevo fare il medico. “ E’ una missione”dissi. “No, fare il medico non è una missione. Ricorda, è un lavoro” rispose lei. La suora continuò a parlare, sulla necessità di rimanere casti fino al matrimonio, ma io non l’ascoltavo molto, sia perché su quest’altro argomento avevo convinzioni tassative; sia perché avevo sentito il cozzo inatteso della sua risposta, e la stavo elaborando. Non so se la suora mi abbia presentato quell’affermazione avendo intravisto nell’adolescente che aveva di fronte una tendenza all’idealismo che andava smorzata, o perché nel suo lavoro aveva sentito tante volte, e analizzato, la filastrocca del medico mosso da nobile amore verso l’umanità e volesse mettermi sull’avviso, sapendo cosa copre nei fatti il più delle volte, oppure semplicemente perché la pensava così; ma la ricordo con la gratitudine che si deve a chi ci dà quelle “dritte” che ci fanno modificare il nostro modo di vedere la vita.

A me il ruolo dell’amore nella società ricorda quelle forze attrattive descritte dalla fisica, come le forze di Van der Waals o la forza nucleare forte, che sono efficaci, o fortissime, a distanza ravvicinata ma decrescono molto rapidamente con la distanza, e pertanto il loro raggio d’azione è molto breve; così che sono un fattore di coesione e stabilità, insieme ad altre forze, ma porterebbero al caos se si pretendesse di farne l’unica forza organizzatrice. L’amore è come la forza – la più forte delle forze fondamentali della natura – che riesce a tenere insieme i protoni nel nucleo nonostante abbiano carica elettrica dello stesso segno e tendano quindi a respingersi; ma non muove il sole e le altre stelle: quella è la forza gravitazionale, immensamente più debole. Quando il nucleo è troppo grosso la forza nucleare forte non riesce più ad impedire che perda pezzi, e si ha il decadimento radioattivo.

Oltre a decrescere rapidamente, la forza dell’amore al crescere della distanza può cambiare segno, perché l’amore per chi si ha caro può implicare l’odio per gli estranei; l’amore, sentimento etereo che origina dalla cruda necessità animale della riproduzione e della protezione della prole, è il primo dei contronimi, delle parole con opposto significato. Può volere dire amore senile per le lolite anziché servire il popolo, come osserva Felice Lima a proposito dell’ultimo squallido siparietto di Berlusconi e dei suoi comprimari della sinistra; non solo, ma più in generale può voler dire egoismo, possesso, dominio, sottomissione, calpestare i diritti altrui in nome delle proprie voglie, del legame di sangue, del gruppo, vs. l’amore oblativo, che si cancella per il bene altrui.

L’amore materno, il primo degli amori, cieco, indulgente e lupesco, è considerato da alcuni il fattore caratteristico della psicologia mafiosa (S. Di Lorenzo, La grande madre mafia. Psicoanalisi del potere mafioso); è stato detto, e andrebbe ripetuto con regolarità, che Filumena Marturano, “E figl so piezz ‘e core”, è anche la madre della corruzione in Italia. Gli studi sul familismo amorale italiano, e quelli di Fornari sul principio materno del clan in Italia, mostrano come quando a dettare legge è l’amore allora l’estraneo al gruppo può divenire un nemico da odiare; e come anche lo Stato possa divenire un nemico (se non fosse che lo Stato è occupato da tanti figli di Filumena, che con “l’eccesso di codice materno” ci vanno a nozze). Oppure si può avere un unico clan, una società che diviene ecclesia, con i reprobi e gli ammessi, come ha scritto Alvaro.

Appare invece rilevante per la sfera politica, e fondato su basi biologiche se si pensa che il comportamento materno viene suscitato dall’ormone prolattina, il proverbio meridionale “Chi ti vo’ bene cchiù da’ mamma o ti trade o ti ‘nganne”. Da grandi non c’è la mamma. E non bisognerebbe cercare surrogati. Né si può essere padre o madre, o figlio, o innamorati di tutti. L’amore quindi può indicare cose diversissime, e andrebbe sempre qualificato: amore adulto, che può essere benefico per la società indirettamente o direttamente, amore viscerale per sé stessi e la propria cerchia che può essere un veleno sociale, amore di tipo paterno, materno, filiale, fraterno, amore erotico, etc. Amore che dà senza chiedere e amore che vuole solo esigere e dominare.

Nel privato, forse è vero che “All you need is love”. Ma nel pubblico l’appello all’amore suona come l’ammissione che non può esservi giustizia, e che l’ultima spiaggia è sperare nella personale benevolenza e compassione di chi comanda. Credo invece che si debba cercare un mondo giusto, tenendo presente che la giustizia è una cosa, l’amore un’altra. E tenendole sempre il più possibile distinte. Appare molto pericoloso voler fare dipendere la giustizia dall’amore come diceva il Vangelo 2000 anni fa e come dicono i preti; un tema caro ai politici verbosi, es. Berlusconi o il suo possibile successore Vendola. Ambedue amici e soci di don Verzè, “business, amore e sanità”, sponsor di quelli tanto fanatici dell’amore che sugli amori altrui raccolgono dossier, per mestiere. “Pane, amore e sanità”, slogan commissionato dal Ministero della salute,  è invece la versione statalista (ma non troppo).

In questi giorni la campagna nazionale di screening per il tumore al seno è impostata su ammiccamenti erotici, come lo slogan in epigrafe. Non una parola sulle gravi riserve scientifiche circa l’efficacia e la dannosità dello screening (es. R. Volpi, L’amara medicina. Perché il “sistema” della prevenzione non funziona. Mondadori 2008). Alle donne piace lì, va bene, ma per il resto sono delle minorenni, delle sciocchine non in grado di prendere decisioni sulla propria salute, e pertanto è meglio che non vengano esposte ad informazioni stonate, agli arzigogoli puerili di certi che tentano così di uscire dal Nulla al quale li condanna la loro assenza d’amore. Cosa c’entrano le zone erogene col cancro? Il sesso fa vendere, e questo non è l’unico caso dove viene usato come strumento di marketing per il business della medicina, anche se è uno dei più cialtroneschi e squallidi. Il maggior esperto italiano di tumore alla mammella, il senatore del PD Veronesi, ha appena annunciato al pubblico che con la “prevenzione” ci si sta avvicinando alla risoluzione finale del problema. Ciò è contraddetto da un rapporto della “Decision resources”, uscito pochi giorni prima, rivolto agli investitori, che prevede che le vendite di sette farmaci emergenti per il tumore della mammella in un mercato costituito da sette paesi ricchi tra cui l’Italia raggiungeranno i cinque miliardi di euro nel 2019. Nell’epoca del consumismo la civiltà dell’amore a volte prende la forma della civiltà dell’harem, dove il Bene, e l’amore, sono sostituiti dal piacere. Una tendenza che si sta insinuando anche nel campo del business medico. “Cicciolina”, la fondatrice del “partito dell’amore”, è un’educanda paragonata a certi, per i quali la medicina sarebbe una forma di amore, e addirittura sarebbe un sacerdozio. A dire che i magistrati sono “sacerdoti civili” è stato invece Andreotti.

L’amore varia più che proporzionalmente con la distanza, come quelle forze della fisica; l’amore che agisce uniformemente erga omnes è un gatto che abbaia: è logicamente possibile, ma, salvo forse qualche strano fenomeno, non si dà nella realtà, è un’altra entità che dovrebbe chiamarsi con un altro nome. L’amore non è, non può essere, se non per un’invenzione retorica, uguale verso tutti; al contrario, tende per natura e per definizione a concentrarsi e a escludere; è una forza antiegualitaria. Il mondo dove tutti si amano è verosimile come il mondo dove tutti sono miliardari. La giustizia serve ad assicurare a tutti il poter coltivare l’amore privato lecito, che tiene insieme la società agendo a breve distanza. Non è un’estensione dell’amore, ma una protesi e un correttivo: supplisce là dove l’amore non può arrivare o è negativo. L’amore può essere simboleggiato da un nido, che vuole essere accogliente per una famiglia, un piccolo gruppo; la giustizia dalle cellette di un alveare, tutte uguali e monotone, un po’ inquietanti, ma dalla forma ottimizzata per una collettività. Entro quel perimetro esagonale, dato dai diritti degli altri, che ognuno si costruisca il suo nido e il suo mondo, e lo esprima e lo comunichi agli altri come crede. In fondo tutto questo citare l’amore è anche l’ennesima intrusione del potere nella sfera privata. Un voler mettere sullo stesso piano gli affetti del focolare con le relazioni della piazza.

Mi pare che la legge, la giustizia, l’impegno civile, siano un tentativo razionale di trascendere forze come l’amore e il suo doppio l’odio, creando forze che regolano positivamente i rapporti sociali basandosi sulla ragione; forze non così intense a breve distanza, forze molto più deboli sul piano psicologico, ma efficaci su un maggior ambito sociale. L’equilibrio sociale dovrebbe derivare dalla coesistenza di forze diverse. Non si amano i propri cari e le comunità di cui si è parte per decreto del giudice; e non ci si deve astenere dal fregare il prossimo perché invece si deve irradiare amore, ma perché così si viola il patto sociale, e perché se si insiste si va in galera. Le regole se le danno i gruppi di animali, se le danno le bande di criminali osservava Platone, quindi non c’è da stupirsi che se le diano senza altro fondamento che una necessità pratica di sopravvivenza anche le comunità. Può darsi che il senso di responsabilità verso gli altri sia sul piano psicologico un’evoluzione dei sentimenti infantili di amore scambiato coi genitori; ma nella vita adulta deve assumere una forma autonoma, indipendente dal sentimento, e cristallizzarsi nella ragione. Un conto è l’ontogenesi psicologica e culturale, un altro l’assiologia. Nell’organizzazione sociale, l’amore dovrebbe venire dopo la giustizia, non prima. Dovrebbe intervenire dopo che sono stati messi i picchetti, e non decidere, emotivo, volubile e mezzo cecato com’è, la posizione dei picchetti; che può infiocchettare, se vuole, ma non deve oltrepassare.

Senza dubbio si vive meglio là dove non la paura della sanzione, ma una convinzione interiore detta l’aderenza alle giuste regole; ma non si può affidare la società alla “kindness of strangers”, né si dovrebbe elargire correttezza e solidarietà, o giustizia, a piacimento come un elemosina. Intendo rispettare gli altri ed essere rispettato non in nome dell’amore, ma in nome della civile convivenza. Può e deve esserci rispetto anche senza amore, e viceversa non si possono ledere i diritti altrui con l’esimente dell’amore. E’ curioso, e un po’ sospetto, che i giuristi, mentre in genere tendono a negare o minimizzare i legami del diritto con l’etica, a volte esaltino i legami del diritto con la religione. Ho sentito diversi magistrati citare l’amore evangelico a proposito del loro lavoro; a volte letteralmente da pulpiti di chiesa, nel corso di funzioni religiose. Qualcuno l’ho anche sentito dire che la moralità alta può derivare solo dalla fede religiosa, e che la moralità senza fede è comunque di una qualità inferiore. Nella mia esperienza di vita, è più difficile trovare magistrati che emettono decisioni rapide, oneste e imparziali, che non magistrati che predicano l’amore cristiano.

Ci sono persone che in buona fede vogliono estendere l’amore al sociale; un progetto rischioso, che può portare a divenire dei benefattori dell’umanità, oppure a fare pasticci. Non siamo chiamati alla santità – un’altra pelosa esagerazione – ma abbiamo l’obbligo della decenza, se vogliamo essere uomini e non bestie ripulite. Sul piano dell’esperienza, quelli che insistono a parlare di amore come forza sociale, e ad assegnargli un primato, mi fanno paura, a cominciare dai preti, che sembrano avere distillato una mistura di enunciati dal sapore zuccherino e di sentimenti reali di perenne aggressività, di desiderio di sopraffazione, di subdola violenza distruttrice verso chi non si sottomette loro. Gli esperimenti politici che hanno creduto di poter fare completamente a meno dell’amore in nome di qualche geometria teorica della società sono falliti; ma l’annunciare l’era della civiltà dell’amore spinge la politica verso il nucleo primigenio dell’amore, cioè verso la regressione infantile. L’appello all’amore nella vita pubblica andrebbe letto come una codeword per un appello alla via soft all’assolutismo, all’arbitrio dei potenti e dei santoni, dove capi-genitori danno “amore” e vogliono essere obbediti per amore. Dove istituzioni patrigne e matrigne tolgono “l’amore” cioè i diritti, a coloro che non fanno i bravi, che fanno i capricci anziché fare i compiti, mangiare la pappa stabilita e guardare i cartoni in tv.

L’amore preme prepotente sul sociale, e una modica quantità di tale amore, bene orientata, è, come legante e catalizzatore, tra gli ingredienti indispensabili in una società; e dobbiamo sollecitarci a provare un qualche sentimento d’affetto anche per il prossimo sconosciuto, per i lontani, per l’ultimo essere dalla Terra, dopo aver riconosciuto che oggettivamente ha dei diritti indipendenti dalla nostra disposizione nei suoi confronti; ma se si esagera con l’amore la giustizia finisce a puttane.

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa

16 October 2010

Blog Uguale per tutti

Commento al post “A Reggio deve venire Zù Ntònu” del 19 set 2010

Forse lo Zù Ntònu, il contadino calabrese retto e faticatore descritto dall’avvocato Siciliano, non sarebbe così restìo a battersi per la giustizia se davvero vedesse un gruppo col quale schierarsi: da un lato c’è un esercito di mafiosi, di collusi con la mafia, di appaltatori di business sterminati alla mafia; ma nell’ampio campo non mafioso Zù Ntò non vede una brigata di galatuomini. E nemmeno un reggimento o una compagnia.

A proposito delle forze sane e della fiducia nella giustizia, segnalo l’articolo “Usa, si può comprare il giudice” di Marcello Foa, Il Giornale, 14 ott 2010. In USA la doppiezza della democrazia traspare più chiaramente che in Europa. Col sistema delle lobbies si tende a legalizzare ciò che da noi si fa sottobanco. Lì i magistrati li elegge il popolo, nominalmente; all’atto pratico le multinazionali sono grandi elettori dei magistrati, finanziando legalmente le campagne elettorali di candidati graditi. In futuro le multinazionali potranno comprarsi i magistrati, riferisce l’articolo, grazie a una recente sentenza della Corte suprema che abolisce il tetto dei finanziamenti. Si prevede che il volume della campagna acquisti passerà dai 100 milioni al miliardo di dollari.

Il tema dei rapporti tra magistratura e multinazionali è in genere risparmiato dall’infuocato dibattito nostrano sulla giustizia; nella lotta furibonda che i media ci fanno vedere in continuazione tutti i contendenti stanno attenti a rispettare davanti al pubblico il canone teatrale per il quale il massimo livello di potere equivale a quello oggi impersonato magistralmente da un bravo caratterista come Berlusconi; e Il Male sono le mafie, che sono viste come un Kilimangiaro solitario, anziché una vetta ben integrata nella catena imalaiana delle grandi forze criminali che menomano la vita degli Zù Ntò. Gli altri “8000” essendo dati, tra gli altri, dai business che portano le corporations ad ottenere di poter acquistare magistrati, e a investire negli acquisti. Zù Ntòni, che è un po’ avanti con l’età, statisticamente ha da temere più da qualche sofisticato schema diagnostico-terapeutico nato a Boston o a Basilea e imposto su scala mondiale con le buone e con le cattive, che dal cannemozze del mafioso a cento passi da casa. E forse anche l’omicidio del moroteo dr Fortugno, avvenuto fanno oggi 5 anni, non è solo una questione locale.

Al contrario di Zù Ntòni, che non ha perso del tutto il legame con la visione contadina del mondo spazzata via dall’omologazione, chi si appassiona alla Commedia dell’arte recitata dalla politica, e ai suoi canoni, non si sente sovrastato da poteri senza volto che hanno una consistenza quasi ontologica; ma accetta la finzione secondo la quale viviamo in un Paese sovrano, dove a comandare sono comunque le strutture descritte nella Costituzione; e accetta la sineddoche tendenziosa che identifica tutto il grande crimine con le mafie.

Credo che i rapporti tra magistratura e i potentati economici, nazionali e internazionali, che in buona parte coincidono con le multinazionali, siano rilevanti per la comprensione del cattivo stato di cose attuale, e che le conseguenze di tali rapporti contribuiscano a spingere gli Zù Ntòni a non accordare alle istituzioni il credito che sarebbe necessario. Segnalo anche un mio scritto, che un poco parla dei magistrati, o della magistratura, “business friendly” in Italia:  “Leopardi, Unabomber, e altri eversori”; postato il 12 u.s. sul mio sito menici60d15.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Liberati “E la responsabilità civile dei politici?” del 13 feb 2012

Non è nell’interesse dei cittadini una magistratura esposta al ricatto dei potenti tramite la responsabilità civile. Occorrono però dei pesi e contrappesi per evitare che i magistrati operino per interessi diversi da quelli della giustizia, come invece di fatto avviene.

Il celibato dei magistrati https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

 Il giudice Liberati, che nel difendere la sua categoria dallo spauracchio della responsabilità civile cita la “mancata applicazione di norme comunitarie, rispetto alle quali l’Italia si è impegnata aderendo all’Unione Europea”, ricorda quel posteggiatore che, sotto il fascismo, scacciato dagli avventori come importuno, intonò al violino “Giovinezza”. Così nessuno poté dirgli nulla.

In questi giorni due ricercatori, l’inglese Wynne e la norvegese Wickson, hanno paragonato la Commissione europea alla rana pescatrice abissale, quel pesce mostruoso che attira le prede con un’esca luminescente che penzola da un filamento che le protrude dalla testa (The anglerfish deception, EMBO reports, 13 gen  2012). Questo perché la Commissione vorrebbe che in tema di sicurezza degli OGM sia vietato agli stati nazionali avanzare critiche di carattere scientifico, l’unica voce scientifica ammissibile essendo quella degli esperti scelti dalla UE.

Ci si dovrebbe interrogare sul contrasto tra norme sovranazionali e giustizia. E anche sul costume di compiacere la UE, e i poteri economici dei quali è espressione, con misure informali, per acquisire meriti da spendere in sede nazionale. Dovrebbero farlo anche i nostri bravi magistrati, ricordando che cos’è la cosiddetta “difesa di Norimberga”. E anche cos’è l’eccesso di zelo nel favorire gli ordini criminali dei potenti.

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Blog de Il Fatto

Commento del 19 feb 2012 al post di M. Imperato “Mani pulite: vent’anni sembrano pochi” del 18 feb 2012

Credo che i magistrati non combattano la corruzione in sé, ma ne combattano alcune forme favorendone altre. Mentre si oppongono alla bribery dei signorotti locali, favoriscono – e a volte attivamente aiutano – l’istituzionalizzazione della grande corruzione, quella dei poteri forti. E’ un poco come la lotta tra piccoli feudatari e potere centrale, al tempo per esempio di Richelieu:

La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado
http://menici60d15.wordpress.c…

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti http://menici60d15.wordpress.c…

Questo è confermato da magistrati come il PM Imperato che oggi loda “Mani pulite” e pochi giorni prima ha prospettato in termini positivi la legalizzazione delle lobbies (Lobby al sole anche da noi?, 27 gen 2012), uno dei più nefasti focolai di corruzione e degenerazione della politica interna e internazionale.

La rivoluzione coi Carabinieri

25 September 2010

Blog di Beppe Grillo

Commento al post del 23 set 2010 “E’ stato morto un ragazzo” – Intervista al regista Filippo Vendemmiati

Bisogna avere il coraggio di guardare anche alle responsabilità delle “mele sane”. Sulla base non di posizioni ideologiche, ma di una triste constatazione empirica. La protezione istituzionale dei 4 agenti, i tentativi di insabbiamento, la creazione in sede giudiziaria di una entità nosologica nuova, non provata e inverosimile che attenua le responsabilità dei poliziotti (un vizio che sta dilagando tra i magistrati, quello di scrivere coi medici pagine di nosografia false ma gradite al potere), dovrebbero essere per il cittadino aspetti politicamente non meno gravi del bestiale omicidio. Invece si enfatizzano gli aspetti personali e privati, e, forti di ciò, si annacqua la critica politica alle istituzioni. Non mancano mai le giaculatorie “non generalizziamo”, “massimo rispetto per la polizia…” etc.; e le lodi alla magistratura, che ha riconosciuto la legittima difesa ai poliziotti, condannandoli in quanto avrebbero ecceduto. Io vedo ogni giorno i poliziotti per strada molestare sistematicamente cittadini che sono troppo onesti per i gusti loro e di chi li comanda; come Bravi assoldati per difendere le mascalzonate di poteri forti; spalleggiati da “istituzioni” Azzeccagarbugli che all’occorrenza “attaccano in criminale” la vittima che denuncia, per “mettergli una pulce nell’orecchio”. Montanelli diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi Carabinieri. Non c’è bisogno di fare la rivoluzione, ma, se si vuole vigilare sulle istituzioni repubblicane, non si dovrebbe permettere che casi terribili ma epifenomenici come quello di Aldrovandi favoriscano l’ideologismo dell’abuso di polizia come fenomeno patologico in un sistema sano. Un dissenso monocorde sta coprendo il fattore fondamentale: le istituzioni sono malate, e gli abusi e le violenze di polizia di vario genere e grado sono una prassi di potere strutturale e routinaria, che ha piegato e piega la storia d’Italia a voleri anticostituzionali.

Privacy, sicurezza e panottismo

10 May 2010

Segnalato il 10 mag 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Tutela della libertà di corrispondenza nell’era di internet: anno zero?” del 7 mag 2010

È difficile vivere nei tempi in cui la società si trasforma in Ecclesia, coi reprobi e gli ammessi, e con un onnipotente che sa tutto

Corrado Alvaro, Quasi una vita

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee attraverso ogni mezzo”.

Art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (ONU, 1948)

Il dr Saracino usa parole che avevamo quasi scordato, ricordandoci che abbiamo un fondamentale diritto al segreto secondo l’art. 15 della Costituzione, che tutela la libertà e la segretezza delle comunicazioni. Oggi invece nel parlato comune, e anche nel linguaggio delle istituzioni, si usa “privacy”, eufemismo soft, e non va di moda citare il diritto alla segretezza. La diade privacy/sicurezza viene usata retoricamente: si parla di privacy per bloccare le intercettazioni dei birboni, e di sicurezza per piazzare telecamere, schedare, limitare diritti, etc. Pigiando come un bravo organista ora su uno ora sull’altro di questi due pedali, si ottiene una musica che configura un mondo dove il singolo è sempre più controllato, e il potere è sempre meno soggetto a controllo. Penso che volendo discutere di questi temi – diritto alla riservatezza; intercettazioni; videosorveglianza; database che registrano atti amministrativi, consumi, spostamenti, dati sensibili, etc. – sia oggi divenuto indispensabile introdurre un terzo parametro, una terza “grandezza”, etica, politica, giuridica, che chiamerò “panottismo”, e che rappresenta la asimmetria tra controllori e controllati.

Il Panopticon, progettato da Bentham, è una costruzione che ottimizza il controllo. E’ composta da un anello di celle con al centro una torre di guardia. Nel modello puro di panopticon le celle sono aperte verso l’interno, senza la porta e senza l’intera parete della porta, così che il prigioniero sia costantemente esposto allo sguardo dei guardiani nella torretta. Il panopticon è stato assunto da Foucault, in “Sorvegliare e punire”, come simbolo della relazione asimmetrica di potere costituita dal controllo invisibile, che vede senza essere visto; simbolo dei “dispositivi disciplinari” che impalpabilmente permeano l’intera vita dei controllati. Platone, nella Repubblica, usa la leggenda dell’anello di Gige, che rende invisibili, per mostrare come l’essere invisibile tra i visibili porti all’empietà, perfino se si è giusti. Uno psichiatra, Abreu (Come diventare un malato di mente, Voland, 2005) parla dell’asimmetria di potere basata sul controllo che si sta instaurando ai nostri tempi. Per Abreu, come per altri prima di lui, il segreto è la fonte del potere. Il potere difende con le unghie i suoi segreti, anche istituzionalizzandoli: segreto di Stato, bancario, professionale, istruttorio etc.. Allo stesso tempo, pratica forme crescenti di intrusione nella sfera privata che portano a gravi conseguenze, politiche  e psicologiche: forme derivanti da una volontà di “trasformare ogni persona in un elemento manipolato, senza spazi di autonomia né di critica”. Abreu consiglia: “non fidatevi di chi vuol sapere tutto di voi senza raccontarvi niente in cambio”. L’opposto dell’insegnamento della trasmissione “Il grande fratello”, che spinge i giovani ad accettare e agognare giulivi di vivere sotto una rete di telecamere; beccandosi tra di loro in continuazione come polli, cercando di fregare i compagni, e, notare, confessandosi regolarmente all’autorità. Un bel modello di vita. L’ocaggine popolare che si sposa con la paranoia del potere.

Il controllo mediante strumenti tecnologici può essere una forma di oppressione internalizzata erga omnes, ma può anche servire a fermare determinati soggetti invisi al potere. Usato con ostentazione, può divenire una forma di intimidazione, di condizionamento degli oppositori. Non più il lebbroso, cioè l’isolato, ma l’appestato, cioè il controllato, scrive Foucault. Il controllo esibito, nel quale al soggetto viene fatto sentire che ogni suo passo è sotto l’occhio di un guardiano. Così che sa che a quell’incrocio incontrerà quel certo mezzo; che non potrà entrare o uscire da una libreria o una biblioteca senza incrociare sulla porta un paio di CC o di PS o di vigili urbani; che la spesa ai supermarket la si va a fare solo con una “scorta” di polizia; che non tornerà mai a casa senza avere incontrato almeno un mezzo della polizia; sa che quando dice o fa qualcosa di sgradito oltre al silenzio ufficiale troverà puntuali per strada microincidenti sibillini ai quali non farebbe molto caso se non fossero costanti e prevedibili; dal Carabiniere così maldestro che nel cuore di Brescia, in Piazza Paolo VI, di fronte al duomo, ti punta inavvertitamente il mitra addosso; agli spazzini della municipalizzata che in pieno giorno, sempre solerti con le spazzatrici stradali, al punto di impolverarti con quello che sollevano da terra, soprattutto davanti al duomo, sono però così sbadati che ti schizzano con le lance ad acqua ad alta pressione, con le quali si scrosta anche lo sporco più tenace. (Poi ci sono anche le operazioni interforze, a tenaglia, dove si resta presi tra spazzatrice e poliziotti, che quindi ti chiedono i documenti; sempre davanti al duomo). Decine di varianti su questi schemi, ripetute centinaia e centinaia di volte, possono essere usate senza tregua per porre una persona formalmente libera in uno stato non dichiarato di detenzione e di privazione dei diritti; uno stato simile, non solo metaforicamente, a quello del Panopticon. Questo controllo è anche uno strumento capace di provocare, invisibilmente, danno fisico. Può così trasformare la persona più distratta ed estraniata in un braccato che si aggira per la città come se fosse in una giungla abitata da belve e cannibali. Ai tempi della cavalleria si diceva che l’arco, che colpisce da lontano, è l’arma dei vigliacchi. Spero un giorno di poter raccontare per esteso come l’arma dei vigliacchi oggi siano le telecamere.

Il panottismo odierno è conseguenza delle nuove tecnologie, che hanno permesso forme di controllo ben più potenti di quelle pensate da Bentham, l’eccentrico padre dell’utilitarismo. Ricordo in USA una sera a un party del reparto di anatomia patologica dove lavoravo, che un tecnico di laboratorio, una donna, dopo avere attinto alla coppa del punch un po’ di volte raccontò che col marito avevano comprato per poche decine di dollari uno strumento che permetteva di captare le conversazioni dei vicini, e quanto ciò fosse divertente. Una piccola telecamera oggi costa pochi euro; e le telecamere possono facilmente essere collegate a computer, che possono conservare i dati ed effettuare potenti elaborazioni. Le telefonate sono facilmente controllabili da chi ha ne ha i mezzi, mentre è estremamente difficile impedirlo. Le onde elettromagnetiche sono una fondamentale realtà fisica; noi coi nostri sensi  non percepiamo che una minima parte del mare di onde elettromagnetiche nel quale siamo immersi; oggi con la tecnologia si è trovato il modo di produrre e imbrigliare tali onde, e di rilevarle quando siano usate per comunicare. Esiste lo “spazio hertziano”, e ora che lo abbiamo colonizzato facciamo fatica a comprendere che in esso valgono leggi fisiche e conseguenze di leggi fisiche differenti da quelle del mondo macroscopico che conosciamo per stato di natura. Si è trovato il modo di rilevare anche le altre forme di comunicazione; inclusa, come osserva Abreu, buona parte della comunicazione con noi stessi. A ciò si è aggiunto il trattamento digitale, che permette di conservare e processare quantità a piacere di informazione in maniera altamente flessibile e a basso costo. Va riconosciuto che viviamo letteralmente in un altro mondo rispetto a pochi anni fa; viviamo in una “infosfera”, dove le informazioni vengono emesse, e anche raccolte, con grande facilità; dove quindi mantenere la riservatezza è divenuto oggettivamente difficile. Al tempo nel quale furono sanciti i princìpi sulla segretezza e sulle relative eccezioni in nome della sicurezza vi era un mondo possibile, parallelo al mondo reale, dove era facile controllare le comunicazioni. Ora siamo passati in tale mondo; è questo nuovo mondo reale che ora abitiamo che l’etica e il diritto devono considerare.

Secondo il famoso saggio di Walter Benjamin, col sopraggiungere della sua riproducibilità tecnica l’opera d’arte ha mutato la sua essenza; e anche la sua funzione e il suo ruolo sociale. Oggi è accaduto qualcosa di simile con il progresso tecnologico nella sorveglianza e nella intercettazione. Prima, fino a pochi anni fa, il diritto alla segretezza corrispondeva al divieto di superare gli ostacoli materiali e tecnici che si frapponevano tra la volontà di sorvegliare e intercettare e l’esecuzione di tale volontà. Oggi con lo sviluppo dell’elettronica e del digitale, per il potere, e in alcuni casi anche per i comuni cittadini, tra la volontà di spiare o controllare e il suo soddisfacimento non c’è che un passo. Le innumerevoli registrazioni video sono eseguite a tappeto, così che solo una percentuale infinitesima viene utilizzata per le indagini giudiziarie; per le aziende telefoniche registrare le telefonate è un gioco da ragazzi. In alcuni casi, come per le email, raccogliere le informazioni è in pratica consustanziale al servizio. Le tecniche di marketing di datamining e profiling sono ad uno stadio avanzato. E’ esperienza comune che se si cerca un prodotto online, poi per un periodo la pubblicità di quello stesso genere di prodotti apparirà aprendo pagine web che prevedono pubblicità. Non si è distanti da una situazione dove tutto ciò che viene prodotto o scambiato per via elettronica viene conservato e catalogato (e con “Echelon” si è già in questa situazione).

L’espressione “diritto affievolito” per me ha il suono di una moneta falsa; ma qui c’è un diritto, quello alla riservatezza per il semplice cittadino, che è stato oggettivamente affievolito, non da abili annacquatori dei patti costituzionali, ma dalla realtà storica e materiale. Giuristi e filosofi del diritto hanno senza dubbio studiato questi casi, nei quali un mutamento epocale “spiazza” alcuni diritti, e la loro tutela. Pensiamo a come muterebbe il dibattito sulla morte pilotata, o quello sul “testamento biologico” che lo maschera, se, ipoteticamente, il nostro corpo fosse provvisto di un “bottone di spegnimento” e bastasse premerlo per darsi la morte; o si potesse programmarne l’azionamento in funzione di alcuni parametri vitali, es. l’attività elettrica cerebrale. Un bottone rudimentale di questo genere è già stato inventato da molto tempo: le armi da fuoco, che hanno una “levetta di spegnimento” con la quale è possibile spegnere la vita, soprattutto l’altrui, sia pure con alcune limitazioni come la disponibilità di un’arma, il dover prendere la giusta mira, trovarsi a distanza utile, etc. Secondo alcuni storicamente sarebbe stato proprio il mutamento dei rapporti di forza provocato dalla relativa disponibilità delle armi da fuoco, che permettono di colpire a distanza, ad avere spinto verso forme di governo più democratiche. In effetti, già Machiavelli, nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, aveva avvisato il Principe di non tirare troppo la corda nello spogliare i sudditi della “roba” e dell’onore, perché un coltello è alla portata di tutti; con le armi da fuoco il potere ha dovuto farsi più guardingo. Così un progresso tecnologico che ha generato dei mali, paradossalmente ha anche causato un parziale riequilibrio di forze tra governanti e governati, tra oppressori e oppressi. Sono un obiettore di coscienza, non porto armi, e sono contento di questa scelta, anche se Machiavelli predice la “ruina” ai disarmati. Ma il diritto a portare armi di difesa previsto dal secondo emendamento della Costituzione USA mi appare meno sinistro e barbaro ora che conosco il mondo un poco di più di quando avevo vent’anni. Le strumentazioni tecnologiche di controllo hanno alcune somiglianze con le armi da offesa, e costituiscono forme di difesa dalle armi; e c’è il rischio che, come con le armi nei paesini del Sud, alla fine ad averle e adoperarle siano solo i delinquenti; oltre alle forze di polizia, naturalmente.

Il film “Il mestiere delle armi” di Olmi racconta la morte di Giovanni dalle Bande Nere nella imbelle Italia rinascimentale. Il condottiero fu ferito ad una gamba da un colpo di falconetto, un pezzo di artiglieria leggera, arma modernissima per quell’epoca. (A dare i falconetti ai luterani era stato il duca di Ferrara Alfonso d’Este. I lanzichenecchi ebbero così via libera per Roma, che misero a sacco. Del resto, ad appoggiarsi a potenze straniere a danno di italiani al duca glielo doveva avere insegnato, con l’esempio, il papato, che anche in questo ha una tradizione millenaria). Il film si conclude con una citazione dell’epoca, che condanna le nuove armi da fuoco come disumane e vili, e augura che vengano bandite. La storia mostra che le armi da fuoco non vennero soppresse in quanto poco cavalleresche, e che quello in realtà era appena l’inizio. E’ illusorio cercare di fermare con argomenti di principio, o anche con leggi, progressi tecnici che danno potere; occorre trovare altri modi per contrastarli. Ciò vale anche per il nuovo scenario delle forme di intercettazione e sorveglianza.

Il problema non è più solo l’equilibrio tra riservatezza e sicurezza; ma è anche quello del panottismo, dell’equilibrio tra l’essere controllati e il controllare nei rapporti tra il cittadino e lo Stato, e tra il cittadino e i soggetti forti. Una grandezza non assoluta ma relativa: data dal rapporto tra i due controlli. La difesa della sempre più risicata “privacy”, e della segretezza tutelata dalla Costituzione, è necessaria ma da sola è insufficiente, perché ora col panottismo contano i rapporti relativi, oltre che gli assoluti; è illusoria, perché per chi ne ha i mezzi spiare è diventato facile come camminare; è ingannevole, perché l’affermazione ufficiale che non si sta spiando non può essere facilmente smentita; ed è controproducente perché quando i politici oggi chiedono che ci sia maggiore “privacy” intendono essenzialmente il diritto dei potenti a farsi i fatti loro senza essere disturbati da polverose ubbie sul dovere di non versare né intascare tangenti, di non vendersi a poteri maggiori, etc. . D’altro lato, è in nome della sicurezza, si sa, che spesso viene tolta la libertà; aveva ragione Franklin a dire che chi cede libertà fondamentali in cambio di un po’ di sicurezza non merita nessuna delle due.

Credo che una risposta realistica alla nuova insidia a diritti inalienabili vada cercata in forme di reciprocità: nel ridurre lo squilibrio rappresentato dal panopticon. Se prima il potere controllava 100, e veniva controllato 10, oggi che controlla 1000 non può chiedere di essere controllato 3. Se si è in un paesino del Far West, che non si può pensare divenga per decreto una comune di gandhiani, allora che tutti possano portare la Colt al cinturone è il male minore. E’ stato osservato che le tecnologie avanzate a volte sono indistinguibili dalla magia; se Tizio e Caio giocano a carte, e Tizio ha acquisito una vista magica, che gli permette di sapere che carte Caio ha in mano, allora la richiesta di Caio di vedere le carte di Tizio, in modo da giocare entrambi a carte scoperte, è equa, anche se superficialmente appare come una pretesa assurda. Se difficilmente si può impedire al potere di esercitare un maggior controllo sul popolo, allora si deve riconoscere al popolo, tramite le istituzioni che agiscono per lui, un maggior controllo sul potere.

Pertanto le intercettazioni giudiziarie nell’ambito di indagini su un reato non solo non vanno ridotte, ma, su giuste e rigorose motivazioni giuridiche, vanno potenziate e rese più facili, come forma di controllo democratico sul potere, al fine di riequilibrare lo scompenso informativo. Massima cura va posta nel rispettare la sfera puramente privata dei potenti, che da questo punto di vista sono come tutti gli altri (e sarebbe ora di finirla di divulgare intercettazioni a contenuto piccante e grassoccio sui potenti, che danno loro l’appiglio per chiedere la “tutela della privacy”); massima cura va posta nell’impedire che i poteri che possono intercettare legalmente facciano un uso strumentale di questo mezzo, intercettando solo chi gli conviene, quando gli conviene; ma andrebbe stabilito che, essendo cambiato il mondo, i potenti, che da questo cambiamento traggono i maggiori vantaggi, devono anche loro essere esposti a maggiori controlli rispetto al passato, per ciò che attiene alle loro prerogative pubbliche. Andrebbe stabilito che la comunicazione interpersonale e la privacy sono state rese più permeabili al controllo, ad opera del potere, e che quindi non solo il potere non può chiedere maggiore opacità per sé, ma deve adeguarsi al corso che ha creato. In generale, all’introduzione di ogni nuova forma di controllo da parte del potere dovrebbe corrispondere una nuova forma di controllo sul potere. Altrimenti si torna indietro rispetto alla democrazia; allo squilibrio che c’era prima delle armi da fuoco e prima ancora. Il panottismo tecnologico appare far parte di una tendenza alla restaurazione, mediante tecniche modernissime e sofisticate, di forme di potere che parevano consegnate ai libri di storia. Si parla di aggiornamento della Costituzione; ma spesso con ciò si intende indebolimento anche formale dei già malconci diritti costituzionali. Un vero aggiornamento della Costituzione e delle leggi dovrebbe servire ad adeguare la salvaguardia degli stessi princìpi fondamentali ai mutamenti storici.

La constatazione del nuovo stato di cose può portare a distinguere più nettamente tra raccolta, utilizzo e divulgazione dei dati. Come detto, un tempo il problema principale era la raccolta, e i divieti e i regolamenti facevano perno su tale difficoltà. Oggi tale barriera si è abbassata, e per alcuni non esiste più; bisogna prenderne atto, anziché proseguire su una linea ormai anacronistica; e correre ai ripari, che possono consistere in un riposizionamento su posizioni più difendibili. Per l’utilizzo e la divulgazione le regole, se non dovrebbero essere indebolite, come chiede Berlusconi, e come piacerebbe anche a molti altri, non dovrebbero neppure cambiare radicalmente; l’interesse del pubblico ad avere informazioni su reati e comportamenti di chi li governa va contemperato con quello alla riservatezza, e anche col diritto alla solidità delle informazioni divulgate. Va osservato che la tecnologia, se da un lato facilita la raccolta, dall’altro permette di separarla più nettamente dall’utilizzo e la divulgazione, e quindi di controllarne almeno gli effetti. Si potrebbero introdurre registrazioni crittografate, dove i dati vengono fin dall’inizio trascritti in memoria in forma crittata (e non crittati successivamente). Informazioni “desemanticizzate”, private del pur minimo significato, che può però essere recuperato, ma non da chi le raccoglie o da altri: solo se così disposto dai magistrati, che dispongono materialmente delle chiavi per decrittare. Se per esempio un commerciante vuole inquadrare con una telecamera un tratto di strada  pubblica per proteggere la saracinesca del suo negozio dagli scassinatori, e così facendo inquadra h24 anche i passanti e il parcheggio davanti a un’abitazione privata, allora dovrebbe essergli permesso di impiantare una camera, ma solo di un modello che critti i dati, in maniera che questi possano essere decrittati solo con chiavi custodite dall’autorità, e quindi possano essere letti non da lui stesso o da altri a piacere, ma solo su disposizione del magistrato per motivi d’indagine.

La facilità di raccolta non può essere impedita, ma il panottismo che provoca va contrastato. Per riportare entro un sistema di “checks and balances” il panottismo che oggi si aggira selvaggio nell’attuale infosfera si può pensare, se ciò non travolge troppi princìpi giuridici stabiliti, a forme  di raccolta di massa di dati, es. le telefonate, ma nella forma crittata detta sopra. Occorre pensare a tale inedita varietà di informazione: non si ha un filmato o una registrazione, né assenza di dati; ma una nuova varietà di informazione, un’informazione in potenza, che i metodi crittografici permettono di controllare. I dati andrebbero raccolti non solo, come già avviene, da privati o da forze statali “deviate”, ma anche dallo Stato; senza che però nessuno, incluso lo Stato – neppure a scopo preventivo – possa leggerli se non con l’autorizzazione del magistrato, che ordina la decrittazione in base alle motivazioni classiche consolidate. Non dovrebbero esserci eccezioni al controllo “desemanticizzato” per le “alte cariche“;  che anzi dovrebbero essere le prime; insieme ai magistrati, i poliziotti, i servizi, anche loro custodi che dovrebbero essere meglio custoditi. Se si forma, inevitabilmente, una raccolta di dati sensibili, anche in chiaro, come i database commerciali, tale raccolta deve essere messa in qualche modo sotto il controllo dei cittadini mediante lo Stato; al quale a sua volta va impedito il più possibile libero accesso a tali dati. L’obiettivo dovrebbe essere quello di evitare lo squilibrio informativo, l’invisibilità che osserva, soprattutto a favore di soggetti forti. Qualcosa di in fondo non molto diverso avviene già con acquisizioni da parte degli inquirenti di registrazioni in chiaro delle telecamere di sorveglianza che nessuno guarda normalmente, ma che hanno registrato immagini su un’area che casualmente è divenuta rilevante per le indagini su un reato; o con quelle dei tabulati telefonici. Non bisogna sottovalutare neppure la capacità della tecnologia di fornire strumenti per questo riequilibrio. Penso sia possibile un sistema di crittografia che impedisca, non in forza del dettato della legge, ma fisicamente, letture non autorizzate, con un sistema di chiavi distribuite a più soggetti istituzionali; con le solite eccezioni di fatto delle forze che comunque se ne fregano anche della parvenza della legalità, facendosi vanto di infrangere i segreti (e che se potenti, es. NSA, sono comunque coinvolte ab initio nel disegno degli algoritmi di criptazione). Ma la democrazia e le sue leggi non possono rimanere con l’arco e le frecce davanti a chi ha i fucili.

Occorre inoltre riconoscere al singolo cittadino un maggior potere di sorveglianza su ciò con cui viene a interagire. In USA vidi un nero ben vestito estrarre una macchina fotografica davanti a un massiccio poliziotto che aveva messo la sua faccia, che protrudeva da una testa di dimensioni bovine, a pochi centimetri da quella di un esile ragazzino nero; evitando così al negretto, che i poliziotti avevano fermato perché insieme ad altri si divertiva a rotolarsi sui cofani della auto in sosta, ammaccandoli, guai che minacciavano di divenire maggiori di quelli che si meritava. Posso testimoniare per esperienza personale che avere una macchina fotografica o una telecamera in mano può ridurre, anche se non eliminare, gravi forme di abusi e di molestie gratuite da parte di chi può usare il potere dello Stato, e può abusare dei mezzi per la sicurezza e delle tecnologie legali di sorveglianza; portare una telecamera è un peso e un vincolo, ma può evitare che le provocazioni trascendano in incidenti veri e propri. Penso che i cittadini dovrebbero, per equilibrare almeno parzialmente il panottismo, potersi dotare, se lo desiderano, di forme di controllo elettronico personali. Per esempio, minitelecamere che registrino tutto ciò che appare “in soggettiva” nel loro campo visivo quando escono di casa. Se il tabaccaio può filmarmi mentre passo davanti al suo negozio, se altri possono farlo, pare, senza dover neppure chiedere alcuna autorizzazione a nessuno, così che vengo filmato in continuazione da decine di telecamere a mia insaputa, dovrei potere a mia volta registrare ciò che avviene davanti a me. Il mio campo visivo, e ciò che vedo, è il bordo tra la mia persona e il mondo esterno e gli altri, è qualcosa sulla quale ho dei diritti e posso quindi esercitare tutele adeguate e proporzionate alle circostanze. Oggi invece tale bordo, tale terreno comune, è oggetto di “enclosure” da parte del potere. Si potrebbe regolare il permesso all’uso, e potrebbe essere estesa anche a tali strumenti la differenziazione tra permesso di raccolta crittata, di visione in chiaro e di divulgazione; limitando la raccolta a luoghi esterni, o subordinandone l’uso alla presenza di una situazione di pericolo o a un fumus persecutionis; o forse alla fine si dovrebbe liberalizzarli del tutto. Pensiamo a come sarebbero utili nelle situazioni di stalking; da parte di un ex partner fuori di testa (o anche per documentare lo stalking di polizia, tanto monotono quanto capace di acuti creativi). Potrebbero essere di fondamentale utilità contro i reati convenzionali. Forme regolamentate di controllo elettronico personale potrebbero prevenire crimini, facilitare ricostruzioni, appianare dispute legali, evitare errori giudiziari. Ho sentito Luciano Lutring, l’ex “solista del mitra” che ora tiene conferenze, commentare, col tono dell’artigiano che dice “ormai le costa meno comprarla nuova che farla riparare”, che oggi con le telecamere i rischi nel rapinare le banche sono tali che per i professionisti seri e con la testa sulle spalle è meglio mettersi a lavorare. Ma se gli strumenti elettronici che difendono le banche dai rapinatori, e, genericamente, chi sta meglio da chi sta peggio, ormai costituiscono una florida industria, strumenti analoghi volti a difendere il debole dal forte stentano ad essere sviluppati e commercializzati.

C’è anche il panottismo medico. Siccome poco importa, applicando la reciprocità, poter all’evenienza sapere che il medico di famiglia ha i calcoli alla cistifellea, o il CEO della multinazionale e il politico che hanno architettato l’ennesima truffa da bambini facevano la pipì a letto, bisognerebbe ridurre questo panottismo in radice, chiedendosi caso per caso se le mirabolanti innovazioni informatiche vanno nell’interesse del paziente o del business. (Comunque, un manuale di medicina anglosassone consiglia al medico di non parlare mai del proprio stato di salute ai pazienti). Nel dibattito pubblico si ammette che i database sanitari possano pregiudicare il diritto alla riservatezza su dati particolarmente delicati, e portare a situazioni di discriminazione, ma questo non è l’unico pericolo. Il fascicolo sanitario elettronico, dove sono raccolti tutti i dati sanitari del singolo, che trasforma in “fatti” indiscutibili dati che a volte sono frutto di errori più o meno legati a interessi illeciti, appare come un pericoloso strumento del prossimo venturo “Stato terapeutico”; un controllo accoppiato a autentiche forme di censura  istituzionalizzata delle informazioni al pubblico e a volte ai medici (es. la European Medicines Agency ha rifiutato a un cittadino irlandese l’accesso a dati sulla sicurezza di un farmaco che  appariva provocare tendenze suicide, sostenendo che le regole della UE sulla trasparenza non si applicano alle reazioni avverse da farmaci).  Mentre abbondano gli stucchevoli discorsi sull’umanità delle cure, non ci si preoccupa di come queste nuove tecnologie possano portare il processo di cosificazione del paziente verso livelli ancora più alti. Va considerato anche che la registrazione digitale consente manipolazioni che erano più difficili col cartaceo e coi supporti analogici. Non ci si chiede con quali misure si preverranno falsificazioni della cartella clinica elettronica e degli esami per eliminare le tracce di reati. Si parla invece allegramente di “medicina virtuale”, e si attende impazienti la colonscopia virtuale (una nuova tecnica radiologica basata sull’elaborazione digitale delle immagini). Per evitare dolorosi dispiaceri ancora peggiori di quelli che possono derivare dalle tecniche tradizionali sarebbe meglio avere un atteggiamento scettico e diffidente sull’utilizzo dei mezzi elettronici nelle cure mediche.

Evviva, siamo nel mondo nuovo. La proposta che abbozzo sul contrasto al panottismo non aumenta la civiltà, perché allontana dalla natura umana, ma vorrebbe limitare i danni. Persa l’innocenza originale, non si può ricrearla, ma occorre costruirne una artificiale. La richiesta di potenziare le intercettazioni suona giacobina. L’idea di conservare tutte le comunicazioni mi dà lo stesso sconforto degli scritti di Borges che descrivono situazioni simili, con biblioteche sconfinate che contengono tutti i libri scrivibili di 410 pagine, e mappe in scala 1:1, che si sovrappongono esattamente al territorio che descrivono. Dotarsi di una videosorveglianza personale è una conclusione che, oltre a generare a sua volta altri grossi problemi giuridici, è triste, ricordando quel grottesco personaggio di un film di Almodovar, che girava con una telecamera fissata sulla sommità della testa. Stiamo comunque andando verso il cyborg: la propaganda stimola le nostre speranze mostrandoci esseri ibridi parte uomo parte macchina. Sui media sono celebrati sempre più spesso atleti con protesi meccaniche, ed esiste anche una saggistica accademica che giustifica ed esalta queste chimere. Ne beneficiano trapianti e protesi, terapie delle quali al pubblico vengono fatte conoscere solo le luci. Un recente studio ha riscontrato che le aspettative dei pazienti sulle protesi articolari sono superiori a quelle dei chirurghi che le impiantano.

E’ un po’ singolare che a proporre una tale simbiosi, a proporre di affiancare agli occhi e alla mente una telecamera e una scheda di memoria, sia uno come me, che è fortemente contrario all’esaltazione acritica delle tecnologie ingegneristiche applicate al corpo; che non ha messo neppure lo spioncino alla porta di casa, e per strada, se proprio un elefante non gli tagliava la strada barrendo, non si accorgeva di ciò che avveniva attorno a lui; che è tra coloro che apprezzano come uno dei maggiori piaceri della vita il camminare per il gusto di camminare, muovendosi liberi, senza impacci e impicci, senza una meta precisa, assenti rispetto alla quotidianità, seguendo la topografia dei pensieri più che quella delle vie; il piacere di sentirsi immersi nel mondo senza essere del mondo; sulle strade bianche e lungo i mattoni rossi del senese, dove la bellezza assume un volto semplice e naturale; tra i resti di quello che per tanti secoli fu il maggior faro, la Roma entro le Mura Aureliane, sciatta e sontuosa; sulla groppa di ordinati viali anonimi e senza fine del New England; e perfino nell’affannato reticolo di strade, che trasuda grettezza, del quadratino di Bassa lombarda dove ora abito. Ma questo appartiene a un mondo perduto, al quale non è possibile ritornare.

v. anche:

Sovranità popolare e informazione

La riduzione al sintattico nella lotta al Principe

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Blog Malvino

Commento del 9 apr 2011 al post “Panopticon” del 9 apr 2011

Mi dispiace che della metafora del Panopticon si sia impossesato Capezzone; per me rappresenta, piuttosto efficacemente, l’asimmetria tra controllori e controllati, come detto da Foucault:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/05/10/privacy-sicurezza-e-panottismo/

Asimmetria che è proprio quello cui mira il padrone di Capezzone.

Su Wikileaks la penso come Tarpley, che ha scritto trattarsi di un’operazione di “limited hangout”:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

Ora non resta che aspettare che Capezzone o un altro scagnozzo parlino di limited hangout a danno di Berlusconi, mentre il dissenso blogger si attiene scrupolosamente alle linee guida dettate dall’alto, come il riconoscimento di Assange come voce libera.

Bentham era un eccentrico. Volle che il suo cadavere, imbalsamato, fosse esposto in una sala dell’University college di Londra, dove tuttora si trova. Speriamo che il dissenso italiano prenda un poco d’esempio da lui, e non si limiti a ripetere quello che gli viene propinato da Mediaset, Rai e c. come “antisistema”.

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Blog de Il Fatto

Commento del 26 dic 2011 al post di S. Santachiara “Accuse di plagio, rischia il progetto web antipedofilia del tycoon berlusconiano” del 26 dic 2011

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Nel post “Privacy, sicurezza e panottismo”, del maggio 2010, ho proposto anch’io di conservare in forma crittata, e inaccessibile salvo procedura formale dell’autorità giudiziaria, tutto ciò che passa per i canali elettronici:

http://menici60d15.wordpress.c…

come conclusione di una riflessione teorica sulle violazioni della privacy e della libertà personale commesse col pretesto della sicurezza. Riflessione scaturita dall’indebito monitoraggio e stalking cui ero e sono oggetto; grazie a una magistratura a dir poco compiacente. I dati crittati andrebbero però tutelati nella maniera più rigida, incluso un sistema a chiave multipla, distribuita tra più soggetti istituzionali, come ho scritto. Neppure ai magistrati si può consentire di avere un controllo esclusivo su dati del genere. Lasciarli poi nelle mani delle forze di polizia, o di certi soggetti con le insegne della Telecom, che nella mia esperienza sono strettamente integrati con le forze di polizia in questi abusi, è come mettere il lupo a guardia dell’ovile. Francesco Pansera

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Il giornalista Santachiara sarebbe ancora più grande se producesse la documentazione e le date che mostrano come siano state presentate “molto prima del Maggio 2010” le idee che l’ing. Corradi accosta alle mie rivendicandone la priorità, es. la conservazione crittata delle riprese di videosorveglianza: affermazioni per le quali non ho trovato riscontri né nel suo articolo né su internet. Ciò per completezza e correttezza di informazione, tanto più che il tema è quello della corretta documentazione e registrazione dei fatti pregressi a fini di giustizia; in modo inoltre da riconoscere “unicuique suum”, tanto più in un articolo che parla di plagio; e anche perché, come Santachiara mette in luce, in tema di controlli per la sicurezza è facile che se ne occupino persone interessate a tutt’altro che la tutela dei diritti; ed è quindi necessaria un’informazione chiara e precisa, che consenta di evidenziare le finalità autentiche e il valore politico delle varie proposte sui metodi di controllo.
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Gentile ingegnere Corradi, il mio recapito è : F. Pansera, Via Tosetti 30, 25124 Brescia. Non ho detto che Lei abbia commesso un plagio col suo sistema Antares; anche se mi è successo in passato di pubblicare un’idea, e poi vederla, dopo molti anni, oggetto di diversi brevetti internazionali (i cui autori hanno comunque citato la mia pubblicazione nella domanda di brevetto); es. “Prophylactic and therapeutic treatment of the ductal epithelium of a mammary gland for cancer” Sukumar et al. J Hopkins university school of medicine. Patent 7196070, 2005.Tra l’altro io non mi sono riferito specificamente alla navigazione su web dei dipendenti di aziende private, ciò che il sistema Antares controlla, ma ad un generale riequilibrio, sotto il controllo dello Stato, di quella condizione che chiamo panottismo, cioè la crescente asimmetria del controllo tra popolo e potere (e che è cosa diversa dalla privacy). Lei sarei grato se mi mostrasse anche come e quando è sorta l’idea di registrare in maniera inaccessibile la videosorveglianza, pratica che avrebbe risolto il caso Gambirasio Lei dice, e che invece ho considerato espressamente. Non sono in affari, ma credo sia importante evitare che l’implementazione non corretta di simili accorgimenti aggravi una situazione già antidemocratica invece di risolverla.
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Il suo acido commento si potrebbe ribaltare: spesso una volta generata un’idea, implementarla non è così difficile. La crittografia delle registrazioni non è una invenzione epocale, ma, in linea di principio, l’elementare trasferimento e adattamento di tecniche già esistenti. Tanto che un non addetto ha potuto concepirla, e una moltitudine di informatici potrebbe metterla in atto. La teoria retrostante che la motiva sul piano etico e politico, che naturalmente attende di essere sviluppata, forse è più complessa. Io però mi astengo da simili comparazioni, perché ho grande rispetto per quelli che si occupano di tecnologia “hands-on”, e per i risultati che possono raggiungere. Ne ho di meno per chi ripete l’ideologismo tecnocratico che le idee (degli altri, non le loro) sono poca cosa, sono res nullius, che si trova per terra; che confonde il “come” costruire una cosa col “cosa” costruire e “perché” costruirla; o col perché non costruirla. E’ da oltre vent’anni anni che osservo che il plagio (parlando in generale) è a volte anche una forma efficace di censura: alcune proposte concettuali possono essere disinnescate togliendole a chi le ha avanzate con certe motivazioni, con certi fini, e mettendole in mani sicure; come quelle del Tiger team Telecom, per esempio.

La barbarie, la giustizia e la fogna

20 February 2010

Segnalato il 20 feb 2010 sul blog “L’Errico” come commento al post del 18 feb 2010 “Un saluto dalla fogna”


Il Procuratore Minna viene attaccato per aver definito “fogna mediatica” il clamore attorno al caso Aldrovandi. Io invece, che conosco in prima persona di cosa sono capaci poliziotti e magistrati, gli sono grato, perché la sua espressione permette di dare un nome alla situazione doppia che si è creata sul caso Aldrovandi, della quale nessuno parla. La fogna è un luogo fetido e ributtante, ma è anche una struttura propria delle civiltà evolute, utilissima e sottovalutata come poche: dobbiamo alle fogne buona parte dei miglioramenti delle condizioni generali di salute della popolazione. Senza le fogne, feci e urine si spandono per le strade, dove oltre alla brutta vista, al puzzo e al rischio di inzaccherarsi si può essere esposti a malattie come il tifo o la poliomielite. La fogna, data la sua doppia valenza, negativa e positiva, offre la metafora adatta a rappresentare la situazione di ibrido morale che si è creata in questo come in altri casi: non una situazione come quella di certe polizie sudamericane, con violenza libera, totale impunità e censura, la disseminazione di sterco allo stato puro; e neppure una situazione pulita di giustizia e legalità. Ma un sofisticato ibrido, discosto tanto dalla barbarie che dalla giustizia. Un ibrido negato dai tanti, cittadini semplici o dotti magistrati, che vedono in buona o in cattiva fede solo le dicotomie “guardie e ladri”, “delinquenti e onesti”. La fogna non come situazione estrema, ma come fattore d’ordine, come sistematizzazione del male e del suo fluire.

L’ibrido per il quale sul piano dell’informazione i media ufficiali non hanno nascosto questa triste storia, né l’hanno del tutto inquadrata nel suo significato politico; l’hanno diffusa, contro la volontà dei coinvolti, esponendo i responsabili a una condanna morale che farà da freno; ma in termini soft, e cercando di mettere in buona luce le istituzioni anziché criticarle. Per esempio, “Un giorno in pretura”, RAI 3, ha pubblicizzato il processo, ma ha rappresentato il caso sottolineando un’omissione di soccorso e minimizzando il pestaggio e i suoi effetti, dilungandosi sul dibattimento intorno al carattere non degli imputati ma della vittima; e ha fuorviato gli spettatori anche sulla risposta giudiziaria, riferendo di condanna per “omicidio colposo”, mentre è stata una condanna per eccesso di legittima difesa, con una pena (virtuale) proporzionata ad un eccesso colposo non grave. Nelle notizie e nelle denunce giornalistiche così trasmesse è incorporato anche il vecchio messaggio di intimidazione, come lo scappellotto che si dava ai figli portati ad assistere alle esecuzioni capitali in piazza, o la pistola posata in bella vista sulla scrivania del commissario in Sud America, per ricordare che con la polizia se non si sta muti e rassegnati si finisce male.

Sul piano giudiziario, i magistrati, dopo l’insabbiamento iniziale, e fallito il tentativo (che ho visto andare in porto in altri casi) di occultare reati di appartenenti a categorie privilegiate, hanno ricostruito alcuni fatti, hanno dissipato alcune cortine fumogene concettuali, hanno perseguito e condannato i colpevoli; hanno evidenziato e stigmatizzato alcuni gravi aspetti sociali e politici del comportamento dei poliziotti; hanno creato un certo deterrente per gli altri poliziotti maneschi, e un avvertimento su cosa i poliziotti non devono fare materialmente quando immobilizzano, o bastonano, qualcuno. Un risultato di portata storica: i magistrati hanno fatto il loro dovere, e in certi punti anche di più, pur essendo i colpevoli cittadini diversi dagli altri. Così facendo hanno recuperato prestigio nell’opinione pubblica, mentre si sono esposti al risentimento delle armate degli intrepidi tutori del diritto, che vogliono per sé la più ampia franchigia sull’assassinio di cittadini inermi. Ma i magistrati non hanno fatto tutto il loro dovere, e i poliziotti che vogliono la licenza di uccidere hanno anche motivi di gratitudine nei loro confronti. Chi subisce in prima persona gli abusi di polizia si è chiesto se deve essere loro grato, o se si deve anche a loro la prosecuzione immutata delle persecuzioni. I magistrati hanno ricondotto una condotta palesemente dolosa degna di teppisti strafatti entro un alveo formale di colpa professionale moralmente lieve. Hanno inventato una spiegazione fisiopatologica che imputa la morte ad una tragica fatalità; dando solo una simbolica tiratina d’orecchie come punizione; hanno depurato la ricostruzione da alcune verità fondamentali. Così, da un lato possono sostenere di non aver mandato impunito questo genere di crimini, e di meritare le lodi che raccolgono da questo popolo di servi, che del resto non merita di meglio del cerchiobottismo giudiziario; allo stesso tempo, per certi versi hanno costituito dei precedenti pericolosi che rafforzano l’impunità sostanziale per questi abusi. Hanno stabilito il principio che anche se non li si può mandare del tutto assolti, le colpe riconosciute e le pene inflitte sono comunque una funzione logaritmica delle responsabilità reali dei poliziotti.

Sul piano della ricostruzione tecnica delle cause di morte, i magistrati hanno meritoriamente demolito la “Excited delirium syndrome”, una spiegazione di comodo che è stata costruita a beneficio dei responsabili delle morti in custodia; i magistrati hanno invece riconosciuto, come fattore, l’asfissia da compressione, ciò che si cerca di negare in questi casi. Ma, dopo avere fatto piazza pulita di questo trabocchetto, ne hanno introdotto un altro, smorzando l’evidenza, indebolendo la ricostruzione dell’asfissia da compressione, che qui era chiara, e alleggerendo quindi le responsabilità morali degli agenti di polizia omicidi, quelli presenti al processo e quelli futuri: addirittura proclamando ad auctoritatem una nuova entità nosologica, la “morte improvvisa da blocco atrio-ventricolare per ematoma del fascio di His da compressione nelle immobilizzazioni”; una entità per la quale non sono stati riportati casi precedenti, dalla plausibilità fisica pressoché nulla, la cui base anatomopatologica non è stata notata quando sarebbe stato difficile non notarla all’autopsia, ma è stata diagnosticata o meglio percepita su una foto, saltata fuori dopo. Sostenuta dal giudice mediante una imbarazzante litania di lodi al solitario perito, il luminare che ha avanzato la tesi temeraria (e che in origine era della difesa …). Per chi è del mestiere questa eccelsa acquisizione “scientifica” vale quanto valeva “La corazzata Potemkin” secondo Fantozzi.

Sul piano politico, inteso come dibattito pubblico sull’accaduto, se la vicenda non è stata nascosta lo si deve alla battaglia degli Aldrovandi, che, forse con l’istinto del poliziotto, seguono con tenacia l’unica via percorribile per lenire il loro dolore senza farsi togliere la parola dal potere; le loro scelte sulla loro pena non possono che essere rispettate col cappello in mano; ma i familiari delle vittime uccise non possono essere presi come dirigenti, ideologi e guardiani dell’opposizione politica sul vasto argomento generale degli abusi di polizia, secondo la generalizzazione che si tende scorrettamente a seguire in Italia in questi casi (v. “La sindrome di Peppa nei familiari delle vittime”). C’è la giusta indignazione per gli aspetti umani, un figlio di 18 anni strappato alla vita e agli affetti con cattiveria cieca, ma si evita rigorosamente, a cominciare dal blog degli Aldrovandi, di parlare e di far parlare dell’uso politico, sistematico e illecito degli abusi dei corpi di polizia, dell’abuso di polizia come strumento di potere, del quale omicidi come questo sono un’accidentale emanazione. Si combatte anzi tale accusa. Così si ingloba e si sostituisce con la sacralità del privato la sacralità del sociale. Ignorando la storia dell’Italia repubblicana, si rispetta e si riafferma il dogma, imposto dal potere e foriero di altri lutti, delle poche “mele marce” in un sistema sano, dell’equivoco tra individuo ed elemento, tra persona e apparato.

Per me “fogna” è proprio la parola giusta per la circostanza che anche in questa storia, dove pure si ammettono alcune colpe, è stato drenato con la prepotenza e con la penna, riducendone la presenza a velati accenni, il tema chiave delle pratiche di provocazione della polizia. “Insultare e chiamarsi offeso, schernire e chieder ragione”. Il tema centrale della molestia di polizia, che nella forma iperacuta diviene omicidio di Stato, come in questo caso; nella forma cronica stalking di Stato; uno stalking che è pure violenza fisica, anche se il più delle volte senza contatto meccanico, e che nel tempo ha gli affetti lesivi della violenza fisica. Sono le tecniche coperte da rigida omertà con le quali lo Stato esercita un potere che a volte corrisponde alla descrizione del potere contenuta nel 416 bis. La magistratura che le permette è complice. E a volte non c’è bisogno di ricorrere al sistema fognante. Gravi abusi e crimini scompaiono nel nulla, inghiottiti dai cassetti delle Procure così come alcune vittime della mafia spariscono nei plinti di cemento. Quando ci sono grandi interessi, e reati commessi da mele che appartengono a cesti privilegiati, a volte la magistratura rimane al di sotto del livello fogna, e fa cose che è difficile descrivere, e che necessitano di termini più forti, e non metaforici ma letterali.

La “fogna mediatica” ha i suoi perseguitati ufficiali; vistosamente querelati, nonostante il più delle volte abbiano seguito i dettami del potere non attaccando ma proteggendo il nocciolo politico dell’abuso di polizia. Queste voci in alcuni casi risultano legate a gruppi di potere che sono dalla parte degli imputati, e che beneficiano dei loro abusi: il potere se la canta e se la suona. Attingendo al pozzo senza fondo del dolore altrui, operano una spinta verso l’irrazionale, con santificazione della vittima, appelli lirici alla spiritualità, damnatio dei pochi reprobi sui quali scaricare la colpa, apologia delle istituzioni coinvolte e, immancabile conseguenza, il bavaglio per i profanatori che dicono cose fuori dal coro; l’aspersorio che fa un predicozzo al manganello al quale è alleato per poi assolverlo. Con interventi che spesso fanno le veci della risposta della società civile, ma monopolizzando il dissenso evitano che passino e si diffondano critiche meno roboanti ma meno accomodanti. Nel sottosuolo, nella fogna vera che governa la città, non si querela ma si provvede a fermare quietamente per altre vie chi può testimoniare sull’abuso di polizia e riconosce le mistificazioni tecniche mediche delle versioni ufficiali sull’omicidio; censurando, screditando, e incarcerando senza processo senza sentenza e senza sbarre, con una sorveglianza continua di polizia che andrebbe bene per uno di quei mafiosi che lasciano indisturbati. Lo stesso Minna partecipa all’incanalamento dei liquami, fornendo ai media e ai blogger, dopo le querele, una ulteriore patente di critici accaniti delle istituzioni, patenti che in genere non hanno meritato. Un’ammuina spettacolare con tante parole grosse, ora anche dalla parte istituzionale, e poco arrosto, che preserva, al di là del mugugno e del lancio di contumelie, lo status quo del diritto del più forte.

Bad cop e good cop; magistrato cattivo, Minna e altri, e magistrati buoni, Proto, Caruso e forse altri che seguiranno. Il Procuratore Minna ha usato espressioni ingiuste e crude, che sorprendono e impressionano; ravvivando così il racconto rassicurante dello “arrivano i nostri”, dei poteri buoni che si oppongono a quelli cattivi; chissà se si è reso conto che nell’aula di tribunale dove autorevolmente sedeva ha ripreso, capovolgendolo, un concetto espresso dalla vittima mentre veniva ghermita dalla polizia, e dalla morte. Soltanto chi ci passa, soltanto il “poveraccio” – nelle parole del magistrato – che senza giusta causa si ritrovi in prima persona circondato da poliziotti, da una poveraglia maligna e soffocante di poliziotti, sa che quel carosello che gli scorre attorno e che gli toglie vita non è questione di buoni e di cattivi. Ma di Stato di diritto e di “Stato di merda”, nelle parole di Federico al tribunale dello Stato che sulla strada lo stava sottoponendo a processo sommario.

Copia della presente viene inviata firmata con racc. a/r online al Procuratore Minna c/o Procura di Ferrara e al Presidente della Corte di appello di Bologna.

Altri commenti sul caso Aldrovandi

Indipendenza della magistratura e pneumatici

21 September 2009

Panchina del parco Gallo Di Brescia. 15:01 del 17 set 2009

Panchina del parco Gallo. Brescia, 15:01 del 17 set 2009

Segnalato il 21 set 2009 sul blog AldoGiannuli.it come commento al post  “Una nuova questione morale…” del 16 lug 2009


Seduto su una panchina del parco Gallo di Brescia in una bella giornata di settembre. Penso agli avvenimenti del giorno. Oggi, 17 set, risulta finalmente consegnata la racc. online che ho inviato con internet 8 giorni fa al PM di Lecco Del Grosso sul ruolo della magistratura nel caso Englaro (L’azione giudiziaria non euclidea). Ed è arrivato contemporaneamente anche il consueto schiaffo di “ricevuta di ritorno”, sotto forma di mobbing trasversale. Chi si rivale sulle donne annega in uno sputo.

Oggi il TAR del Lazio si è espresso a favore dell’interruzione dell’idratazione e alimentazione quando si sia “ricostruita” la volontà del paziente comatoso. Secondo i giudici amministrativi l’essere umano medio sarebbe in grado di scegliere liberamente di morire di sete e fame, e a tale stoica capacità corrisponde il diritto fondamentale di morire volontariamente in questo modo; diritto “incompressibile” dall’autorità pubblica, anche in presenza di una volontà solo putativa, espressa in precedenza in condizioni diverse (che “Altro è parlare di morte, altro è morire” sembra se ne siano dimenticati tutti), o anche desunta da dichiarazioni di testimoni. Un’altra specie si aggiunge così a quella categoria di giustificazioni funebri che comprende il famoso “Dio sa che è lui che ha voluto farsi uccidere”. E’ da poco uscito un editoriale che condanna le preoccupazioni espresse in Inghilterra da gruppi di disabili: temono che questo viraggio ideologico, dal sollievo della sofferenza alla promozione della scelta personale di morire quando si soffre, possa favorire la loro eliminazione prematura; e vengono pertanto rampognati per questa loro fisima, che viene giudicata irrilevante per la discussione (Delamothe T. Assisted dying: what’s disability got to do with it? British medical journal, 26 ago 2009). Per rassicurarli viene citata la baronessa Warnock, che spiega pazientemente che si tratta di due concetti diversi. La baronessa è la stessa bioeticista che ha affermato che i pazienti affetti da demenza senile hanno il dovere di morire per non pesare troppo sui familiari e la società.

Pochi giorni fa, l’11 set, il CSM ha approvato la pratica a tutela di magistrati della Cassazione in relazione alle accuse ricevute dai politici sul caso Englaro. Il giorno dopo il portavoce vaticano ha dato indicazione, sul testamento biologico, di “trovare un compromesso che non umili nessuno”. Una frase che per me conferma che il paziente è una figura secondaria nella meschina disputa tra superbi al suo capezzale. Oggi le nostre truppe in Afghanistan, aggregate agli interessi di chi domina il mondo, vedono cadere sei dei loro compagni per un’autobomba. E’ giusta la causa per la quale sono morti, e per la quale uccidiamo civili in terre lontane? Oggi a Brescia si è riaperto, dopo il ristoro estivo, il nuovo processo di primo grado per la strage di 35 anni fa. Dietro la panchina c’è una scuola intitolata a una delle vittime. Nei giorni scorsi funerali di Stato per Mike Bongiorno.

Devo interrompere i miei pensieri. La pantera della polizia si avvicina con lentezza esasperante. Ci mette 20 secondi a raggiungermi da quando mi accorgo di lei, a una quarantina di metri, e accendo la camera. Le lettere di scatola della scritta “Polizia” sulla fiancata mi scorrono davanti grandi e colorate, come quando compitavo i cartelloni all’asilo. Poco dopo avermi oltrepassato la pantera si ferma e resta a lungo immobile… riparte…  si riferma. 3 minuti per un centinaio di metri nel parchetto semideserto. Senza dubbio a caccia di malfattori. Palmo a palmo. Giammai per la quotidiana rottura di c… a una persona onesta, ma non allineata, e scomoda per chi gestisce l’illegalità istituzionalizzata. Oltre a ricordare il periodo felice di quando imparavo a leggere, ho così anche l’opportunità di osservare da vicino i pneumatici della potente Alfa Romeo che i poliziotti mi strusciano davanti. L’altezza del copertone sarà una decina di centimetri. Ripenso all’uccisione di Sandri, il tifoso laziale, sulla quale ho già scritto (La coltivazione della viltà: Giuliani e BagnaresiLa lama e il manico: la violenza indirettaLa sinistra calvinista e il “fair game”). E’ di pochi giorni fa anche la notizia che nelle motivazioni della sentenza di condanna di Spaccarotella a sei anni i magistrati affermano che è “irragionevole” considerare che l’agente volesse fare altro che fermare la macchina, sparando alle gomme.

Poliziotti e magistrati quanto a pneumatici non hanno il senso della misura. O troppo lontano o troppo vicino. Anche per i pneumatici, usano una geometria deformante. In precedenza, applicando semplici relazioni trigonometriche, ho controllato che, trascurando eventuali fattori legati alla fisiologia della visione, a 66 metri, la distanza di Spaccarotella dall’auto con Sandri, mirando alle gomme un bersaglio utile che corrisponda a un cerchio del diametro di 15 cm apparirebbe grande come una moneta da 1 centesimo posta alla distanza di 7 m. Apparirebbe come appare dalla porta di un campo regolamentare un pallone da calcio sulla porta opposta. Un tiro di precisione, da campione o da tiratore scelto con armi adatte. Quello che un buon tiratore può fare a mano libera con la Beretta d’ordinanza è mirare all’intera auto, o vicino all’auto. A 66 metri una Renault Megane vista di fianco appare pressappoco come il lato più grande di una scatola da scarpe a 5 metri. In movimento. Un tiro invitante, se si è al tirassegno del luna park. Sulla Autosole colpire dove si è mirato è ovviamente più difficile che con la scatola da scarpe, dato che la maggiore distanza reale amplificherà l’errore.

Perché ha sparato Spaccarotella? Sentiva le voci o presentava altri sintomi psicotici ? No. Allora non si può credere che avrebbe accettato di uccidere o ferire un uomo in quelle circostanze. Deve avere pensato che sarebbe andata a suo favore la sinergia tra la bassa probabilità di avere al momento dello sparo la pistola puntata esattamente in modo da colpire un bersaglio umano tanto distante e gli intrinseci limiti di accuratezza e precisione dell’arma. Non sapendo con chi aveva a che fare: non sapendo di come le probabilità possano essere sottili, quanto facilmente possano umiliare le nostre supposizioni. (Anche senza reti che deviano il colpo; reti del resto visibili, e i cui possibili effetti sono comunque ben noti ai poliziotti, visto che ostacoli che deviano il colpo spuntano immancabilmente in queste ricostruzioni). Ignoranza, presunzione, l’esaltazione del momento, pulsioni inconsce. Ma c’è stato alla base un concreto fattore permissivo, che è stato determinante. La valutazione e l’atto non sono stati del tutto separati dal normale operato di polizia. Sono stati l’applicazione di un potere istituzionale non scritto; nel senso che l’esibizione di forza non necessaria, la violenza simulata, e quindi l’atto illegittimo e irrazionale, verso determinati gruppi o singoli, sono attività istituzionali non scritte, consentite e protette. Vale per i giovani convogliati a sfogarsi nelle tifoserie, e vale per chi osserva, legge, pensa e poi scrive cose che i potenti non vogliono siano dette né tanto meno divulgate. Categorie molto diverse, accomunate dall’essere entrambe “attenzionate”: per le quali occorre alimentare o inventare una tensione che ne giustifichi il controllo.

In generale, il gradino tra le due fattispecie giuridiche, colpa cosciente e dolo eventuale, appare artificiosamente alto: mi sembra che, pur dovendo tenersi conto dell’ampia varietà di circostanze possibili, sia per se la morte causata da una scommessa sulla vita degli altri a dover essere adeguatamente punita. L’omicidio “probabilistico”, una categoria più vasta di quanto non si dica (La lama e il manico: la violenza indiretta), l’omicidio che sollecita quella oscura e pervasiva complicazione sulla cui natura si discute e si tribola da secoli, la probabilità, contro la quale l’uomo combatte da sempre per assicurarsi la sopravvivenza, mi sembra una forma criminale a sé stante; che può avere gradi diversi, ma non avrebbe dovuto essere spaccata in due parti, segregate assegnandole come sottotipi all’omicidio colposo o al doloso in base agli odds – oggettivi o percepiti dallo scommettitore – più o meno rischiosi. E’ singolare che l’omicidio preterintenzionale sia stato tenuto fuori da questa spartizione, mentre è quello che come fattispecie generale più si avvicina all’omicidio che spinge la vittima nelle mani del Caso. Se però le leggi e il diritto sono questi, non credo si possa protestare perché i giudici non hanno ravvisato l’omicidio volontario per dolo eventuale.

Ma è inverosimile che Spaccarotella volesse tentare un’azione allo stesso tempo praticamente impossibile, illecita e illogica come quella del fermare l’auto a fini di ordine pubblico bucando le gomme con un colpo di pistola. La spiegazione di gran lunga più probabile per me è che volesse spaventare – e allo stesso tempo divertirsi – facendo fischiare le pallottole vicino all’auto o facendole conficcare su qualche bersaglio inanimato. Ho visto centinaia di volte quel ghigno di soddisfazione dello stipendiato di polizia che ha appena commesso la sua piccola vile bravata, e si sente  “tosto” per questo, sapendo che non rischia nulla, ma verrà premiato. Non si tratta di “mele marce”; è un atteggiamento diffuso e coltivato, verso determinati cittadini.

Se il livello dell’attività di provocazione è sufficientemente alto, è statisticamente inevitabile che in una minoranza di casi tali pratiche assumano forme più gravi, e diano luogo ad incidenti, fino all’omicidio. Omicidi che allora appariranno strani, incomprensibili, per chi ha della polizia l’immagine del maresciallo Rocca e de “La squadra”. O anche solo l’immagine che un cittadino onesto e amante della legalità vorrebbe avere della polizia. Poi, non andrebbe dimenticato, nell’ambito delle attività di repressione e provocazione ci sono anche gli atti pienamente volontari, gli omicidi di polizia pianificati o ricercati, come Giorgiana Masi; e forse Carlo Giuliani. Viviamo in questa realtà, con questa polizia.

Per Sandri non si è trattato quindi di sola colpa, sia pure con previsione: l’abuso volontario, l’atto di sopraffazione fine a sé stesso è una prassi, e l’omicidio appare essere stato un incidente rispetto a tale attività di polizia, non rispetto allo svolgimento del dovere. Spaccarotella non voleva uccidere, ma ha allestito e giocato una lotteria che prevedeva un’uccisione tra gli estratti; e, fatto grave ma trascurato nel processo, e poi espressamente negato nella sentenza, le intenzioni che l’hanno indotto a fare ciò se non erano omicide non erano neppure volte a tutelare la legalità, ma erano deliberatamente volte in senso opposto; erano illecitamente aggressive, ma di fatto consentite; spiegabilissime, per chi conosce certi modi operandi degli agenti sulla strada.

Insistere sul dolo eventuale, come ha fatto anche il PM, è una forzatura che potrebbe fare il gioco di chi ha interesse a mantenere lo status quo: limitando la discussione alla peraltro discutibile dicotomia colpa cosciente-dolo eventuale, si trascura che vi è stata una preterintenzionalità. Proprio quella che bisogna temere quando i poliziotti fanno i guappi; proprio quella che sarebbe stato dovere dei magistrati individuare e reprimere. Adempimento del dovere che sarebbe stato utilissimo e altamente meritorio. Lo scandalo maggiore risiede in questa affermazione dei magistrati, sulla “irragionevolezza”, che è funzionale ai reali motivi che possono spiegare il tiro al bersaglio di Spaccarotella. I magistrati stigmatizzano spiegazioni più semplici e prossime alla vita reale, ma che corrispondono ad un elemento doloso – di altra natura rispetto al dolo eventuale – che deve restare coperto. Un dolo impresentabile, perché è sistemico e cronico, e serve il potere conculcando diritti fondamentali “incompressibili” protetti dalla Costituzione. Riguardo a questo aspetto importantissimo i magistrati non solo non hanno fornito un grado decente di giustizia, ma al contrario hanno protetto e quindi perpetuato una situazione di ingiustizia istituzionale deleteria per la democrazia.

Seduto sulla panchina, al tepore del sole di settembre, mi interrogo sul rapporto di causalità tra i severi giudici che chiamano irragionevole non accettare le improbabili scusanti che hanno emesso per un terribile abuso di polizia che non è stato possibile insabbiare subito, e i ragazzotti che ogni giorno usano le costose pantere o gazzelle blindate e la benzina dello Stato per lo stalking e i gesti di scherno e intimidazione verso chi ha scritto per criticare, fuori dagli schemi consentiti, quanto, in ottemperanza a poteri maggiori e contro gli interessi del cittadino, preti, magistrati e politici stanno decidendo sulla morte pilotata. Tra le gomme di cui raccontano i giudici di Spaccarotella e quelle che mi fa esaminare la Questura di Brescia. Quando si tratta di temi come i grandi interessi del business medico, tanti magistrati sembra non ci tengano alla loro indipendenza e libertà di giudizio; e sostanzialmente lasciano fare – e spesso e volentieri danno una mano – alla tutela da parte della polizia del loro conformismo, della loro dipendenza e subordinazione rispetto al pensiero unico. Una tutela attuata screditando e zittendo con sistemi da bravaccio voci di critica al dibattito giocattolo che i magistrati animano, alle idee preconfezionate che i magistrati coonestano. Per quanto mi riguarda, questa è medicina, scienza, bioetica con la pistola. L’ignoranza armata. L’intimidazione di denuncianti e testimoni istituzionalizzata.

Non mi stupisce quindi che un omicidio come quello di Sandri venga spiegato dai magistrati con tesi che il legale della famiglia Sandri definisce “assurde”; tesi che non rispettano la sintassi del mondo reale. Forse se non ci fossero sentenze “politiche” del genere, che coprono e assolvono più di quanto non accertano e sanzionano, sarebbe meno difficile poter riavere la mia libertà, e camminare libero per strada, o sedere in un parco, senza  la ostentata sorveglianza, assillante e insultante, della polizia. Forse se i magistrati smettessero di arrampicarsi sugli specchi per mantenere impuniti i reati derivati dalle soperchierie dei poliziotti, allora pneumatici e camere d’aria, a Badia al Pino a Brescia e ovunque tornerebbero a occupare il corretto angolo visivo.

La provocazione, la molestia e la minaccia gratuite, i rituali di degradazione, per intimidire e avvilire, o esasperare e aizzare in modo da poter giustificare la repressione, mascherate da dovere, da tutela della legalità, sono un instrumentum regni di questa pseudodemocrazia. Un metodo adatto a un paese permeato di mentalità mafiosa e di doppiezza clericale a tutti i livelli. Uno strumento del reale esercizio del potere tanto importante quanto ignorato. Un’entità storica che potrebbe spiegare tanti fatti, tanti reati, tanti comportamenti; dai drammi della strategia della tensione a quelli del G8 di Genova, a quelli dei poveri cristi che non escono vivi da un incontro con corpi armati dello Stato. Forse può dare una spiegazione, da aggiungere alle altre, anche a chi si lamenta che non si sentono più voci di critica intellettuale libere da appartenenze. Riconoscere, sul piano sociale, politico e giudiziario, questo pesante fattore di condizionamento preverrebbe molte ingiustizie, e altri lutti. Ma fa comodo a tanti, non ultimi i magistrati, non ultimi i pifferai e i cattivi maestri che talora guidano i movimenti, che la provocazione e le molestie di polizia rimangano una variabile nascosta. Mi alzo dalla panchina e penso che dovrei preparare una lettera da inviare ai magistrati che tacciano di irragionevolezza chi dubita che il fine che ha mosso Spaccarotella fosse quello di fermare l’auto. Titolo provvisorio: “Davvero i magistrati non ne sanno nulla dell’azione di provocazione della polizia?”.

Copia della presente viene inviata con racc online al Procuratore della Repubblica di Lecco, ai magistrati dell’omicidio Sandri c/o il Procuratore generale di Firenze, alla famiglia Sandri c/o il loro legale, ai Consiglieri del CSM della pratica a tutela dei magistrati di Cassazione per il caso Englaro.
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Il 30 set 2009 copia del presente commento, “Indipendenza della magistratura e pneumatici”, viene inoltre inviata al Provveditore agli studi Maria Rosa Raimondi, responsabile locale di un’istituzione che sta raggiungendo le cime più alte nella costante opera di censura di quanto denuncio, mediante il ricatto la provocazione e il logoramento: non bastando gli attacchi personali, che ormai mi fanno un baffo, si aggiunge il mobbing trasversale. Una tecnica mafiosa (ma universale: anche ne “Il nemico del popolo” (1882), dello scandinavo Ibsen, i politici attuano una vendetta trasversale, tramite l’amministrazione scolastica, su una insegnante che è una familiare del medico che sta denunciando un pericolo per la comunità). Un’altra infamia che dà la misura dei meriti di chi comanda. Se uno scrive di reati a un Procuratore generale non si aspetterebbe di ricevere in risposta un gesto ostentatamente gratuito e illecito, che molti delinquenti disprezzerebbero come vile, a danno della propria compagna da parte delle istituzioni dello Stato; anche questo dovrebbe far parte del prestigio della magistratura. L’ignobile episodio di mobbing trasversale va a iscriversi, oltre che nella censura del dissenso biomedico, anche nella storia giudiziaria del processo a Spaccarotella; facendo parte integrante della procedura penale, la procedura penale reale con la quale si costruisce la “verità” giudiziaria. A proposito di ciò che la Procura generale di Firenze manipolò sull’omicidio di polizia di Franco Serantini, Stajano ha parlato di cultura medievale. Un commentatore straniero ha descritto l’Italia come “una società feudale molto evoluta”. Credo che in Italia, e soprattutto nella clericale Brescia, grazie agli alti livelli di ignavia, connivenza e collusione delle istituzioni viga indisturbata e rampante una forma di potere che, avvalendosi degli strumenti della modernità, attua forme medievali di governo mascherate da legalità democratica.
(racc. a/r online a Raimondi, Brignoli)

La fagocitosi dell’opposizione

6 June 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Contro il relativismo etico ed epistemico” del 4 giu 2009. Postato il 6 giu h 14:05

Ritengo di essere stato oggetto di dileggio e di insinuazioni calunniose gratuiti sul blog. Non credo che sia tolleranza dare spazio a tesi che vanno contro grandi interessi e contro il senso comune, se dall’altro lato si permettono attacchi ad hominem secondo i quali in base all’esperienza professionale di un direttore di carceri si dovrebbe diffidare di me; che avrei ”4 nemici” (?) che mi obbligano all’anonimato; o bisognerebbe usare il mio pseudonimo come passatempo per svelare i miei inconfessabili retroscena; e il mio è latinorum da analizzare con la psicoanalisi.

Questo è tiro al piccione, è buttarla in caciara. Un blog, anche se tenuto da magistrati, non è altro che una specie di speaker’s corner, uno sfogatoio dove uno può dire ciò che vuole e gli altri sono liberi di rispondergli qualunque cosa? E’ “La corrida”, con libertà di diffamazione e calunnia? Io credo che la libera discussione non possa tollerare attacchi ad personam gratuiti, da parte di gente che parla di querele e che dice cose come se per lei il codice penale fosse un fantoccio che si può eludere con qualche accortezza.

A me ha fatto molto piacere ricevere l’approvazione di Felice Lima, e vedere un commento pubblicato come post; comprendo e non invidio la sua delicata posizione, e mi dispiace che le cose abbiano preso questa piega; anche perché questo mio piccolo caso ripete una situazione generale che rattrista entrambi: poca giurisdizione, tanta sorveglianza. La democrazia carceraria.

Però non è che se uno riceve una medaglia poi è un ingrato se si lamenta perché dopo gli dipingono la faccia di blu. Credo che tale conto sia un esempio del costume della “contabilità etica creativa”, dell’ “etica algebrica”. In questo modo si hanno simulazioni malate di democrazia: tu puoi esprimere dei concetti, e io posso commentare che tu sei un delinquente e un soggetto da psicoanalisi. E’ davvero uguaglianza? Questo è il modo migliore per girare a vuoto.

Sono esattamente queste situazioni doppie, di matrice cattolica, che permettono la cronicizzazione dei mali del Paese; dove la presenza di forme di discussione consente la delegittimazione dell’avversario; l’antimafia delle istituzioni, l’appoggio istituzionale alla mafia; le elezioni, l’omicidio politico; le indagini pluridecennali sulle stragi, l’impunità quasi totale sulle stragi. Il “buono” che rende presentabile il “cattivo”; tutti e due a braccetto. Quando si induce a perdonare gli eversori impuniti, “purché si inginocchino”, sono i funerali della democrazia quelli che piangendo si stanno celebrando. Proprio questo manca nella litigiosa Italia, la divisione: è tartufesco unire ciò che dovrebbe essere separato. Invece creare una continuità con la critica è una delle prime regole; si chiama dialogo, ci si illude che sia dialogo, ma è fagocitosi.

Quanto al non rispondere pubblicamente alla prosecuzione dietro le scene di attacchi pubblici, come Morsello, che mi ha scritto che sarei un trafficante di cocaina, no, questi sono lussi da persone alle quali non sono stati tolti i diritti fondamentali; un Morsello al giorno per 16 anni non fa ridere. Sono in condizioni di pressione continua da parte di gente che differisce dai delinquenti comuni per il vestire abiti istituzionali e per usare i mezzi delle istituzioni. E’ il principale pensiero della mia vita; e ritengo di avere il diritto di difendermi. Il diritto del prigioniero a rispondere ai suoi aguzzini. Dopo il 1943 c’è stato un generale dell’esercito che a Regina Coeli rispose a pernacchie ai suoi torturatori. Lo fucilarono, ma almeno non ebbero la faccia tosta di dirgli che era scorretto.

Psicoanalisi e budella

5 June 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Contro il relativismo etico ed epistemico” del 4 giu 2009


Caro “Besugo”, sull’enigmistica sul mio nick e sulla mia persona (“nemici”, “micine” “4 nemici che obbligano il signore in questione all’anonimato”) mi riservo di rispondere; non ho capito bene cosa c’entra la psicoanalisi con la ricerca razionale del vero e del buono. Poche ore prima un iscritto al blog mi ha mandato un’email per farmi sapere che, lui se ne intende, sono letteralmente un delinquente da galera; meglio allora parlare di psicoanalisi, che tanto si può sempre sostenere che c’entra. Solo, bisogna vedere come.

Per esempio, pur rispettando questa disciplina, non condivido una delle sue applicazioni di maggior successo: la cosiddetta “alleanza terapeutica”, alla quale secondo la vulgata si deve ispirare la relazione medico-paziente nella medicina clinica. L’alleanza terapeutica è un concetto introdotto in psicoanalisi da Zetzel nel 1956 (Current concepts of transference. International journal of psychoanalysis, 37; 369-76). Riguarda in pratica la relazione di transfert tra il terapeuta e il paziente. Il transfert è quella relazione psicologica che può servire a curare le nevrosi, ma che quando è affettuosa permette di sfruttare in modi anche gravi il forte ascendente che lo psicoanalista esercita così sul paziente.

Penso che la relazione medico-paziente, per ciò che riguarda le malattie organiche, dovrebbe invece essere una relazione non ispirata a relazioni di tipo psicologico; il modello dovrebbe essere quello tra “agente e principale”, descritto in economia; il modello tra cliente e professionista. Qualsiasi relazione di dipendenza psicologica, che viene istintivamente ricercata, e incoraggiata, fino ad assumere forme profonde di autentica “alleanza terapeutica”, è oltremodo rischiosa, nella medicina commerciale odierna. E’ vero che si ha un bisogno di affidarsi ad un guaritore, bisogno che è alla base della medicina; se ci si affida al medico o al chirurgo come a una figura genitoriale si alleviano le proprie ansie, che è già un risultato terapeutico (“Il medico è la prima medicina” secondo il medico psicoanalista Balint); ma si rischia così di accettare terapie che sono nell’interesse dell’offerta anziché nell’interesse della domanda. Evitare l’alleanza terapeutica aiuta anche a non cadere nell’eccesso opposto, o apparentemente opposto, la “libertà di cura”; ma di questa parlerò in qualche altra occasione, se sarà possibile.

Si tratta di casi dove il “relativismo gnoseologico sussunto a pulsioni transferiali può essere esiziale”; esiziale per le Vostre budella: avete presente, stomaco, polmoni, vescica, fegato, cuore, colon, reni etc. Io queste cose le vorrei dire; solo farle presenti, solo lasciarle scritte da qualche parte, sottoposte al libero giudizio del lettore, senza cercare di vendere nulla; se non si condividono o non interessano, basta ignorarle; molto sinceramente, non mi strapperò i capelli per questo; oppure si può discutere nel merito.

Ma non ha senso parlare di questi argomenti venendo insultati al volo ogni volta che si apre bocca, tra battutine, o accuse e insinuazioni che per essere respinte richiederebbero di presentare il certificato del casellario giudiziario (non ho mai ricevuto accuse penali formali, anche se attiro l’attenzione incessante delle tante varietà di poliziotti; che nella mia esperienza quotidiana hanno, contrariamente a quel che si dice, benzina e tempo da vendere). Se dò tanta noia non mi costa nulla occuparmi d’altro; fate un po’ come vi pare. Se volete che parli lasciatemi parlare in condizioni di decenza, almeno nella “blogosfera”; per farmi desistere ci sono già fior di galantuomini pagati per questo nella vita reale.

Il deuteragonismo

11 May 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Elio e le storie tese” del 10 mag 2009


Gentile dr Lima, quanto Lei scrive critica ciò che avevo scritto nel Suo blog il giorno prima sullo stesso argomento, sotto un altro post (I 18 anni di Noemi e la sanità integrativa): mi permetta di dissentire amichevolmente, e poi di andare oltre a quanto da Lei affermato, e, senza più alcun riferimento a Lei, trattare il tema, che mi pare davvero fondamentale, da un punto di vista generale.

Non condivido neppure le posizioni di Mauro C., che nel congratularsi con Lei per le Sue posizioni, contrappone il Suo dubbio alla certezza degli imbecilli. Ammiratore di Cartesio, il filosofo del dubbio metodico e, non meno importante, della molteplicità del reale, a Mauro C. dico che col dubbio bisogna convivere, ma in certi casi, per esempio per le notizie scandalose e anomale di Novella 2000, è più equilibrato che il dubbio assuma la forma di un ragionevole scetticismo. L’appello al dubbio unito all’accusa di dogmatismo (o di imbecillità) è tipico degli ufologi.

Se anche, come Lei sostiene, la relazione di Berlusconi con Noemi e il suo annunciato divorzio non fossero vicende private, credo che ciò nonostante sarebbe preferibile astenersi dal discuterle.

Non credo che un politico esperto come Bill Clinton non abbia preso precauzioni per prevenire la possibilità che una ragazzina potesse ricattarlo; ma se dopo avere scalato la massima cima della politica mondiale avesse commesso tale errore da principiante, e se la ragazzina fosse stata tanto matta da tentare realmente di ricattarlo, un’agenzia apposita che protegge i presidenti USA, il “Secret Service” (non è la CIA), avrebbe provveduto a disinnescare il problema. Se il presidente degli Stati Uniti avesse dovuto fronteggiare un ipotetico ricatto di un’amante, a lui e alla nazione non sarebbe accaduto proprio nulla; così come non è accaduto nulla quando Clinton ha detto che gli USA non c’entrano con la strage di Ustica. Roma locuta. A J.F. Kennedy dovettero sparare; non lo estromisero rivelando il suo maniacale “womanizing”, o facendolo cadere in qualche scandalo sessuale.

Parimenti, non credo che quanto Lei ipotizza sia verosimile: che la famiglia di un usciere sia in grado di ricattare uno degli uomini più ricchi, un piduista, presidente del consiglio, di pochi scrupoli, etc. La famiglia Letizia sembra piuttosto al totale servizio di Berlusconi, come tanti.

Quello che a me pare del tutto anomalo è che la notizia del fattaccio provenga dai media del colpevole, dalla famiglia del colpevole, dalle esibizioni del colpevole. Questa singolare situazione, nella quale la fonte e i responsabili dello scandalo coincidono, o sono vicini, è frequente; nonostante ciò, o forse per questo, i commentatori non sembra ci facciano molto caso; e non vedono analogie con le attricette che protestano perché fotografate in effusioni dopo che il fotografo l’hanno chiamato loro. Capisco il dubbio sistematico, che non deve mai essere azzerato; ma “certa evidenza circostanziale è molto forte, come quando trovi una trota nel latte” (Thoureau; si riferiva alla pratica dei lattai di annacquare il latte).

Occorre proteggere le minori da Berlusconi ? Fino a quando una fonte degna di ascolto, come la magistratura, non ci documentasse ciò, resto dell’idea che sia svantaggioso accettare di scendere in questo gioco di specchi con un fregoli come Berlusconi, quando gli si possono muovere contestazioni più fondate e sostanziose. Non si può essere ignari e fiduciosi come bambini su temi come la sanità integrativa e amletici su “Verissimo”.

E’ vero che l’argomento avrebbe risvolti politici degni di attenzione, es. la nostra immagine internazionale; ma allora il tema dovrebbe essere “Perché ci facciamo sputtanare all’estero da questo istrione ?”; invece così si continua a permettere che Berlusconi detti gli argomenti da contestargli. Mentre c’è solo l’imbarazzo della scelta per contestargli altre cose, politicamente molto più rilevanti.

Credo che questa sia stata un’occasione perduta. Al tempo della serie del presidente manager, operaio, intellettuale, buon padre di famiglia, capobanda, etc. a Roma c’era un grande manifesto con Berlusconi e la scritta “Per un presidente contadino”. Qualcuno con la bomboletta di vernice aveva aggiunto “Allora va a zappà la terra”. Cosa sarebbe accaduto alla credibilità di Berlusconi se la reazione all’agghiacciante rivelazione di Berlusconi-vecchio-satiro, degna del miglior Beautiful, fosse stata uno sbadiglio; seguito da una discussione a occhi aperti su cosa sta facendo per la crisi economica, l’occupazione, i giovani, la giustizia, l’equità sociale, la sanità, l’ambiente, i servizi al cittadino.

Penso che quanto avvenuto sia espressione di un problema endemico, che chiamo di “deuteragonismo”. E penso che questo sia un problema cruciale, pari a quello della DC, del craxismo, e oggi del berlusconismo; ma non riconosciuto, o largamente sottovalutato. Col deuteragonismo anziché fare un’opposizione vera, un’opposizione antagonista, che sceglie lei cosa contestare e come, si fa da secondo a chi è al potere, accettando di ribattere, in termini prevedibili, ai temi che vengono scelti da chi comanda; e di trascurare i temi che devono restare fuori dal dibattito, e quindi devono sembrare inesistenti.

Il deuteragonista fa l’opposizione che il potere vuole che si faccia; assicura così la fictio democratica; fa da spalla, da contraltare, per dialoghi che devono avere una conclusione predefinita; e allo stesso tempo è parte integrante di quella forma di controllo detta “agenda setting”. Ha inoltre l’importante funzione di inibire forme di opposizione non gradite, prendendone il posto e combattendole, come dirò.

Invece di correre platealmente in soccorso al vincitore, si può fargli l’opposizione che lui desidera, per ottenerne la benevolenza e ricompense. Penso che la posizione del deuteragonista sia per molti una vocazione, connaturata a tratti caratteriali, e a tratti culturali nazionali, che viene abbracciata con convinzione e sincerità. Guardando a certi casi, come quello dell’attuale opposizione dei DS, penso che per molti sia anche un mestiere. Comodo, ben retribuito e di un certo prestigio.

Antagonista non vuol dire estremista, e deuteragonista non vuol dire blando. Antagonista può voler dire: “abbiamo capito, Berlusconi ci tiene a far sapere che alla sua età va ancora a donne; mah; cosa vuol fare sulla sanità integrativa ?”. D’altro canto, il terrorismo, che ha fatto così comodo al potere, potrebbe essere guardato anche come una forma di deuteragonismo, inconsapevole (ma non sempre). Forse Pasolini si riferiva a ciò quando scrisse “essi credono di spezzare il cerchio e non fanno altro che rinsaldarlo”. Il magistrato Giovanni Tamburino ha scritto, considerando il ruolo dei servizi nel terrorismo, una pagina illuminate su questa tecnica del potere, che “A livello di maggior sofisticazione costruisce la propria opposizione” (In: G. De Lutiis, Il golpe di Via Fani, 2007. Pag 19). Solgenitsin, reduce dal gulag, ha scritto che il regime sovietico favoriva critiche su fatti circoscritti, purché non venisse messo in dubbio il sistema.

Certamente non tutte, ma alcune delle numerose “persecuzioni” o minacce ufficiali, tanto clamorose ed esagerate quanto senza conseguenze, sembrano fatte per creare dei curricola credibili di dissidente per il lancio di deuteragonisti di riferimento. Mentre per chi dev’essere veramente censurato si cerca di lasciare meno tracce possibile. Così ci sono dei “censurati” che tengono banco, mentre altre persone scompaiono dalla loro attività apparentemente senza motivo, senza grandi disturbi. Forze di polizia e magistrati che si occupano di queste manipolazioni a volte operano come dei truccatori, che dipingono sul viso di coloro che devono avere le credenziali di perseguitato i segni delle percosse; per quelli che vanno zittiti davvero ma non si deve sapere, sono come sbirri che picchiano coi sacchetti di sabbia.

E’ una forma cronicizzata e irredimibile di subalternità l’opporsi a chi comanda nei termini da lui dettati. Mettersi contro in maniera autonoma e netta, impermeabile ai condizionamenti del potere, facendo il punto della nostra posizione non sull’avversario, ma rispetto ai problemi reali sul tappeto e ai princìpi fermi nei quali crediamo, non è ciò che sappiamo fare meglio. Forse per questo sia il potere, sia i sudditi, fanno presto a tacciare di eversione, di terrorismo, di anarchia o almeno di eccessivo spirito libertario o eccentricità chi non si attiene al canovaccio del dissenso scritto dal potere.

Eppure una delle regole base dell’autodifesa è di non farsi dettare la difesa dall’assalitore: se ti afferra alla gola, consigliano i manuali, non cercare di togliergli le mani, come viene istintivo fare, ma colpirlo a nostra volta nella maniera più dolorosa in qualche parte del suo corpo per fargli mollare la presa.

In questo modo invece l’opposizione acconsente a comportarsi come il protagonista prevede si comporterà; il potere può così ad esempio sollevare ad arte degli scandali, volendo ottenere una certa modifica nell’opinione pubblica. Come le vergognose manovre sui clandestini (Animalità razionale): credo che per gli immigrati alla fine tutto andrà come vuole il Vaticano, al quale entrambi i contendenti fanno riferimento. Né più, né meno. Mi pare che questa tecnica, di suscitare una convinzione sostenendo la tesi contraria in forme rozze e deboli, fosse chiamata “ductus subtilis” dagli antichi rètori.

Un’altra tecnica di convincimento consiste nel partire alto per poi fingere di fare concessioni. Va bene, non candido una fila di ballerine. Hai vinto. Ti candido una squadra di anonimi yes men forchettoni. O la variante “bad cop, good cop”: non votate quel maiale; votate noi, (che gli abbiamo “portato l’acqua con le orecchie” (Guzzanti)); e vi daremo un berlusconismo serio, e con lo sconto.

Si ha l’impressione che di scandalo in scandalo, di meraviglia in meraviglia, di angoscia in angoscia, si trovi il modo di non parlare mai delle questioni di routine che riguardano i cittadini comuni e la loro vita quotidiana, o di parlarne il meno possibile, come di un argomento tra i tanti. I temi discussi, inclusi i temi del dissenso, ormai formano un reality continuo, tanto accattivante quanto vuoto. Richiamare alla realtà è sconveniente come per uno spettatore irrompere sul palcoscenico durante la recita.

L’opposizione parlamentare è arrivata al punto di necessitare di storie squallide come questa di Berlusconi e la diciottenne per darsi un tono. Il centrosinistra non solo pratica il deuteragonismo, come è suo diritto, ma è nemico acerrimo di coloro che sono su posizioni magari “artigianali”, ma comunque antagoniste, ovvero di opposizione genuina, senza inciuci, senza contropartite sottobanco.

L’opposizione antagonista mostra, per comparazione involontaria, o per denuncia diretta, la non autenticità del deuteragonismo del centrosinistra; inclusa in molti casi la non autenticità personale. Viene così contrastata dal centrosinistra, che dovrebbe essere un alleato, non meno che dal centrodestra. Ed è odiata più dal centrosinistra, per il quale potrebbe essere motivo di imbarazzo o di vergogna anche personali, che dai poteri reazionari, che sanno di poterla schiacciare, e coi quali il contrasto è aperto e dichiarato. In questo modo il centrosinistra va a costituire una cintura protettiva per il centrodestra, che è un compito primario del deuteragonismo. Sembra che ciò risalga ad un’antica tradizione, anche se sta prendendo forme caricaturali negli ultimi anni.

Il risultato è che l’opposizione in Italia è libera di scorrere, ma incanalata in argini di calcestruzzo. Il convento passa periodicamente dei temi, dei disegnini da colorare, ma guai a variazioni o a proposte alternative. Basta deviare di poco, basta voltare la testa davanti al pastone quotidiano, che subito i pennini del sensibilissimo sismografo di qualche professionista del dissenso rilevano il tremito di un presuntuoso, un imbecille, che si permette di criticare la velina del regime su quale infamia il regime stesso ha commesso questa settimana. Su certi blog si può ottenere di farlo bannare; su altri, gli si può fare la guerra. Il disturbatore viene sistemato, e l’opposizione, così depurata, prosegue il suo corso serena, con il vigore tipico delle popolazioni “inbred”, quelle dove gli incroci avvengono ripetutamente all’interno dello stesso ceppo.

Contemporaneamente allo scandalo su Berlusconi ordinato da Berlusconi, e al libro bianco sulla sanità integrativa, c’è stata in questi giorni la stretta di mano tra Licia Pinelli e Gemma Calabresi. Anche a me questo incontro è parso bello, sul piano umano. Si dovrebbe però avere il coraggio di parlare anche di cose come la lista degli 800 che firmarono contro Calabresi, esempio storico delle terribili insidie del dissenso conformista. Questo argomento invece è di cattivo gusto, è da astiosi; espone quei meccanismi strutturali che permettono che, mentre le parti si riconciliano per fatti di 40 anni fa, commettano insieme azioni impresentabili proprie del “doppio Stato”, delle quali si parlerà forse tra 40 anni. La lista è stata rimossa dalla memoria; ed è anche difficile trovarla. Su internet ho trovato solo una lista parziale. In quella lista c’erano pecoroni, opportunisti e cattivi maestri, ma anche persone oneste, e maestri autentici come Bobbio e Pasolini. Mi sono chiesto se non avrei firmato anch’io, e torno su questa domanda ogni volta che si parla di Pinelli e Calabresi. E’ un esercizio che mi permetto di consigliare a tutti i commentatori.

Il potere non è solo più forte di noi; io credo che, nella sua perfidia, sia più furbo, di me e di molti altri. Se non possiamo impedirgli direttamente di fare ciò che vuole, possiamo però rifiutare di pensare come lui vuole che pensiamo. E questa libertà, se l’abbiamo raggiunta, non ce la dovremmo fare togliere. Né dal Berlusconi di turno, né dai suoi volenterosi oppositori certificati.

*  *  *

11 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Dall’Oca “Modena, polemiche contro l’Ausl, che ha invitato l’ex brigatista Curcio a presentare un libro”

Fondatore e ideologo delle BR. Estromesso, per fare spazio a Moretti e quindi alle gesta più tragiche e sanguinose dei burattini della lotta armata, tramite la lunga carcerazione; ma non tramite l’omicidio, come invece i CC fecero con la moglie (così intimidendolo, inoltre, perché stesse zitto; e lui stette muto per 30 anni; e sulle BR è tuttora reticente). Riciclato a giochi fatti come intellettuale impegnato nel sociale, tornato loquace ma su altri argomenti, e bene accolto, nonostante le responsabilità politiche, prima ancora che morali, nella sciagurata operazione della quale lui e compagni sono stati strumento. Non un “puro”, cioè un illuso, né a differenza di altri un doppiogiochista ab initio; ma una docile pedina dei poteri forti. Un frutto della facoltà di sociologia di Trento, che si dice sia nata da un accordo segreto tra gesuiti e massoni (F. Pinotti. Fratelli d’Italia. BUR, 2007). In fondo, una specie di parastatale, per quanto sui generis. Con dei “capoufficio” i cui mandati sono meno lontani di quanto si possa pensare dagli affari che vengono fatti gestire dalle ASL. Si tratti di strategia della tensione o di lucrare sulla malattia e sul dolore, il principio della subordinazione della vita umana al profitto è lo stesso. Cambiano le modalità; e le maschere, dietro alle quali i vari attori sono colleghi.

@ Alexander. Non è tanto questione di galera della manovalanza, alla quale addossare così tutte le colpe. Quanto di divisione e separazione tra il giusto e lo sbagliato sul piano civile; ma questa operazione viene presentata come barbara e peccaminosa dalle stesse forze, cattoliche in particolare, che hanno allevato i Curcio e gli altri per i loro cinici fini di potere. Il terrorismo non è stata una “pagina nera”, una parentesi, quanto piuttosto una fase particolarmente vistosa del “business as usual”. Non è che le istituzioni siano tornate a essere sane, o siano divenute più sane, dopo avere incoraggiato e favorito degli irresponsabili perché giocassero a fare la guerra. Anzi. Sulle loro onorevoli, centenarie tradizioni, che generano una doppiezza della quale questa consulenza di Renato Curcio alla medicina pubblica non è che una delle innumerevoli manifestazioni, segnalo il libro “In pessimo Stato” del giudice Lupacchini.

@ ekkecakkien. Sì, per i velinari questo è complottismo.

@ ekkecakkien. Gli omicidi, opportuni più per il potere che si diceva di combattere che per “la causa”, ai quali Curcio ha concorso, non sono “idee”. Quanto all’attuale contributo positivo con le cooperative, a parte alcuni dubbi, anche per esperienza personale di scorrettezze editoriali, ammettiamolo. Ciò non toglie che Curcio continui ad avere un trattamento sostanzialmente privilegiato dallo Stato. E ad avere un numero di fan, forse affascinati da questa funzione di ribelle in conformità ai voleri del potere. A proposito di “idee”, mi puoi indicare quali particolari contributi teorici, quali particolari conoscenze, renderebbero indispensabile la sua veste di conferenziere in una struttura sociosanitaria pubblica? A me Curcio pare inaffidabile e squalificato in primis come intellettuale, avendo suonato la musica, funerea, “voluta da chi paga il suonatore”; mancando di quella indipendenza mentale che dovrebbe essere tra i primi requisiti di un intellettuale.

Commento agli auguri di Pasqua 2009 del vescovo di Brescia su Youtube

13 April 2009

YouTube

Nella Resurrezione di Piero della Francesca Cristo si presenta vittorioso agli uomini, rispondendo così alla croce, che tra gli attrezzi del boia è quello col maggior carattere ostensivo: la crocifissione è supplizio e esposizione del supplizio. Issato in alto come un’insegna, il crocifisso proclama la morte e sofferenza che il potere infligge a chi lo sfida. Invece nella città del papa gradito alla P2 i sovversivi sono eliminati con mezzi obliqui e sotterranei.

Parmaliana ha inciampato?

16 March 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Nessuno vuol fare il Pm in Sicilia: 4 domande per 55 posti” del 14 mar 2009

 

Titolidicoda.org, sotto l’articolo sui magistrati dissuasi dal chiedere di fare i PM in Sicilia, attribuisce all’isolamento la morte di Parmaliana, che annovera tra coloro che “combattono, contro la mafia e a volte inciampano e cadono”. Questa figura retorica dell’inciampare si presta ad ambiguità. Parmaliana non è stato solo isolato: ha anche ricevuto altri trattamenti che come l’isolamento agiscono per via indiretta. E’ stato mascariato da alcuni magistrati, con una botta che è andata a colpire esattamente là dove si doveva colpire uno come lui volendo neutralizzarlo senza esporsi. Scambiandolo di posto con coloro che denunciava lo si è ferito, sconfessato, screditato; lo si è esposto al ludibrio dei mafiosi e del pubblico imbevuto di cultura mafiosa. Se proprio si vuole dire che “ha inciampato” allora si deve anche dire che ha inciampato dopo che i magistrati gli hanno dato uno scappellotto che in quelle circostanze equivaleva a una randellata. Che è inciampato mentre lo stavano obbligando a ballare coi mafiosi la quadriglia delle accuse reciproche. Anche se trovo incomprensibile la scelta del suicidio, credo che il Prof. Parmaliana non abbia perso la testa, ma abbia piuttosto mescolato il dolore al tipo di ragionamenti ai quali era abituato come scienziato. Per ragioni che vanno esposte dettagliatamente, direi che sul viadotto il Prof. Parmaliana ha bilanciato la sua ultima equazione. L’equazione mafiosa che gli avevano appena consegnato.

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Blog  de Il Fatto

Commento al post di  F. Fabbretti e M. Di Gianfelice ” Un suicidio per arrivare alla verità” del 29 feb 2012

“Solo il chimico può dire, e non sempre, quale sarà il risultato della reazione….”

Non comprendo il suicidio del prof. Parmaliana, un uomo di valore braccato da una muta di ominicchi che non meritavano che disprezzo. Tra gli elementi endogeni, credo che oltre al suo carattere due altri fattori possano avere agito congiuntamente. Uno è la formazione scientifica. Il rifiuto innato dell’anomia, dell’assenza di regole, e l’orrore e lo sconforto per dover subire l’illegalità da chi rappresenta la legalità, possono essere stati acuiti dalla formazione scientifica, che vede l’andamento del mondo regolato da leggi; come Trainor il farmacista di Spoon river. Portando così al “suicidio anomico” descritto da Durkheim.

L’altro fattore può essere stato quello culturale dell’atavica sfiducia meridionale, non infondata, nella giustizia dello Stato davanti all’alleanza tra questo e i malvagi. Sfiducia che porta taluni meridionali, incapaci di accettare il giogo della prepotenza, a sostituire, a proprie spese, la richiesta formale di giustizia con l’esposizione dell’ingiustizia, della propria condizione di vittima. Il ritorno a una forma primitiva di difesa sociale della giustizia, l’unica possibile davanti alla paludata barbarie delle latitanze e complicità istituzionali; nella quale ci si sacrifica, si mostra l’infamia nuda anziché farla nascondere sotto carte bollate e sofismi, esponendo così i carnefici e i loro complici alla condanna nell’opinione popolare. Il ragionamento di tipo scientifico e quello della antica cultura subalterna possono essersi fusi in una deliberazione che nella terra dell’inconcludenza e del compromesso ha ottenuto, al massimo costo, un notevole risultato.

v. Parmaliana ha inciampato?
https://menici60d15.wordpress.com

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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10 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Sara Pedri, ginecologa scomparsa: trasferito primario del reparto. L’Apss: “Tutelare serenità di pazienti e personale” “

Spero che la giovane sia viva. Comunque il caso mostra 2 componenti dell’avvelenato mondo medico. a) La fragilità di alcuni rispetto a un ambiente pesante. Un mio compagno di corso si suicidò quando stava per venire a galla che non si sarebbe laureato, avendo falsificato il libretto senza dare gli esami. Tomatis nei suoi libri sul mondo della ricerca biomedica riporta due casi di suicidio di ricercatori da pressioni lavorative. Lo studiare può associarsi al riconoscere la mostruosità mascherata e rigettarla: Parmaliana.

b) La disciplina di cosca impunita e protetta in quanto funzionale a grandi interessi. Il PM Raimondi è tra i magistrati che hanno beneficiato della libera persecuzione, da gabbione di corte d’assisi, verso un medico che denunciava manipolazioni. Es. gli allarmi a senso unico, a favore di frodi mediche, sull’inquinamento*.

La magistratura favorisce la gogna, la selezione inversa, e con esse le visioni superficiali, scolastiche e fraudolente su medici e salute, necessarie ai grandi garbugli, ai grandi giochi di specchi. Come quelli che videro l’esagerazione della diossina di Seveso **, e l’uccisione del direttore dell’Icmesa da parte degli stessi miserabili pilotati che uccisero Guido Galli, il magistrato-studioso.

*Il procuratore Raimondi choc: “Brescia la nuova Terra dei Fuochi”. CorSera 10 ott 2017. – La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.
**The poison paradox. Oxford Univ Press, 2005.

Incudine e non martello

29 October 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Commento al post “Cossiga: ho fatto picchiare a sangue gli studenti”

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Studenti e manifestanti, non vi spaventate alla parole di Cossiga, ma attenti alle provocazioni e ai provocatori. Botte, atti vandalici etc. oltre a svilire il Movimento farebbero il gioco di Francesco “Via Fani” Cossiga. Farebbero comodo a molti, non solo a destra. Non so se il PCI di Berlinguer approvò le bastonature, ma non è un mistero che in generale collusioni politiche ci sono state. I togliattisti di oggi, i DS di Veltroni, che stanno mettendo l’università in mano ai privati insieme alla destra, continuano questa tradizione di obiettivi convergenti dietro la facciata: “Università: Mussi, ‘novità Gelmini cose già fatte da noi.’ ” (AGI 17 giugno 2008). Le novità Gelmini dell’articolo sono in linea con l’attuale programma di stampo liberista sull’università di Veltroni. Le violenze di piazza permetterebbero di screditare l’anima spontanea e popolare del Movimento, come vuole la destra, che mal tollera questa novità del popolo che manifesta per esprimere opinioni politiche. Ma ne trarrebbero vantaggio anche quelli del centrosinistra, che non è che siano tanto entusiasti dell’autonomia popolare, e che così potranno presentarsi “pacatamente, serenamente” come dei ragionevoli riformisti, per mettere in atto il programma di passaggio dall’università dei baroni all’università delle multinazionali che è attualmente in corso; e che è espressione degli ottimi rapporti tra il capo dei gladiatori Cossiga e i capi degli antifascisti D’Alema e Veltroni. Speriamo che non accada nulla, ma in ogni caso che la bestialità e il sangue dei quali si vanta Cossiga rimangano monopolio suo e dei suoi poliziotti. Ricordate ciò che è stato detto davanti a personaggi ben più feroci: “Noi siamo incudine e non martello”.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

Gasparri contro l’indottrinamento dei bambini

25 October 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Commento al post “Gasparri diffama i genitori e offende i bambini!”

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E’ vero che non bisogna strumentalizzare i bambini. Portandoli con sé a manifestazioni politiche si rischia di inculcargli un’ideologia sbagliata. La foto famosa del bambino del ghetto di Varsavia con le mani in alto davanti ai fucili puntati dei soldati tedeschi è stata la conseguenza, sul piano iconografico, delle inquadrature di bambini con la bustina della Wehrmacht o con la svastica al braccio nei filmati sulle adunate naziste negli anni Trenta. Si possono fare altri esempi, con altri colori politici, altre forze nazionaliste, altre fazioni.

Gasparri, che di recente ha rivelato di essere in realtà antifascista, e che quindi probabilmente scuote la testa e arriccia il naso quando vede le immagini dei Balilla col moschetto di legno, ha acutamente indicato un nodo centrale e trascurato della questione dell’affossamento della scuola pubblica: l’indottrinamento dei bambini. Con le misure del PDL si favorirà, a spese del contribuente, l’indottrinamento dei bambini nelle scuole cattoliche, le principali scuole private in Italia. La protesta contro la riforma Gelmini non dev’essere generica. La scuola pubblica, che è buona fino alle elementari; è mediocre nei gradi intermedi; ed è corrotta, e collusa con grandi interessi illeciti privati, in importanti aree del livello universitario, non è da difendere acriticamente. La demagogia che vorrebbe tutti scienziati, assurda come Lake Wobegon, l’immaginaria città del Minnesota dove tutti i bambini sono sopra la media, va denunciata come una mistificazione che illude il singolo e danneggia la società. Ci vuole sempre grande cautela nel coinvolgere i bambini in manifestazioni politiche; ma qui li si sta proteggendo dal lupo. Ben diverso infatti da una passeggiata in corteo per la difesa della scuola pubblica è il livello di manipolazione delle coscienze infantili e giovanili che il clero è capace di raggiungere una volta che ottiene un’egemonia in campo educativo. L’avversione radicale al pensiero che non si sottomette a dogmi teologici; l’induzione di un torpido fanatismo a favore degli interessi del clero, che giustifica con l’appello a Dio l’uso del disprezzo, della falsità e della violenza; l’educazione all’ipocrisia sotto cui nascondere e alimentare gli istinti peggiori.

Non si dice a sufficienza che le attuali misure volte a spezzare le gambe alla scuola pubblica e a favorire l’espansione della scuola privata si tradurranno, tra qualche tempo, in un’educazione confessionale, nella quale i bambini si troveranno continuamente immersi in un’atmosfera catechistica. Il travaso di finanziamenti pubblici e potere nelle scuole private, cioè cattoliche, condurrà ad un indottrinamento obbligato, pena la ghettizzazione in scuole pubbliche sfasciate. In entrambe le scuole non si provvederà ad aumentare l’autonomia della persona, ma si farà in modo di coartarla. Chi frequenterà le scuole cattoliche imparerà qualche cosa (non troppo, ché il sapere rende superbi) ma dovrà subire condizionamenti psicologici e ideologici volti a farne un fedele suddito della Chiesa; chi frequenterà le disastrate scuole pubbliche sarà svantaggiato per il resto della vita. Una buona scuola emancipa socialmente, conferisce cittadinanza effettiva: “Un vocabolo in più che imparate oggi è un calcio nel culo in meno che prenderete domani” diceva Don Milani ai suoi alunni. La scuola pubblica derivante da questa riforma avvierà, come in USA è da decenni, a posizioni subalterne nella vita adulta, indipendentemente dalle effettive capacità dello studente.

La Chiesa non è l’unico pericolo: ci sono altre forze non meno potenti interessate ad esautorare la scuola pubblica, e a indottrinare, sotto le sembianze della modernità, i futuri consumatori. L’educazione impartita dalla scuola privata, dalle scuole cattoliche, non è necessariamente malvagia, e può dare il suo contributo alla convivenza civile, quando sia posta nella condizione di dover competere lealmente, e senza oneri per il contribuente, con la scuola pubblica per convincere le famiglie alle iscrizioni. Ma quando, come sta avvenendo, la scuola privata ottiene un’adesione forzosa, impossessandosi delle risorse e del ruolo primario della scuola pubblica, con sistemi sovversivi oltre che incostituzionali, allora dispiega la sua anima deteriore.

Sembra che la Chiesa dati i tempi stia rispolverando il suo tradizionale atteggiamento bellicoso e prevaricatore, la sua connaturata pretesa di controllare la conoscenza e l’educazione. I berlusconiani si dicono scandalizzati per i bambini portati dai loro genitori alle manifestazioni democratiche, quelle della gente comune che scende in piazza quando la misura è colma; così recitando distolgono l’attenzione dalla trave nel loro occhio. La trave dell’indottrinamento scolastico dei figli degli altri, reso possibile abusando della forza dello Stato, volto a modellare le giovani menti secondo l’inestinguibile sete di potere propria dei clericali. Mesi fa ho commentato su questo forum l’episodio dei diplomi di laurea che sono stati bruciati sul sagrato di una chiesa nel bresciano. Erano presenti “alcune decine di bambini che, accompagnati dagli insegnanti di catechismo, sventolavano le bandierine del Vaticano con l’immagine del pontefice” (I cattolici bruciano le lauree. Qui Brescia, 20 gennaio 2008). Una bella ora di catechismo. Per ciò che riguarda gli adulti, il piccolo rogo di Mairano, come ho scritto, è stato una gomitata tra poteri forti, che sono consociati, anche se litigano nelle ore diurne; ma cosa è stato quel falò agli occhi dei bambini messi a fare corona alle fiamme, a ingentilire quel cupo sbuffo di fumo? Che cosa avranno imparato sulla religione, lo Stato, l’istruzione universitaria, l’argomentare a difesa delle proprie posizioni, il rispetto dell’altro, l’ordine pubblico, e i roghi nella storia europea, vedendo il prete che fa bruciare da quattro politicanti, all’ingresso di una chiesa, le lauree statali, sotto l’occhio benevolo delle forze di polizia, mentre si inneggia allo Stato pontificio? E’ questa “l’educazione civica” che si vuole introdurre. Speriamo che ciò che è stato così inoculato ai bambini di Mairano non attecchisca.


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La lama e il manico: la violenza indiretta

11 April 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Commento al post “La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi”

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Per quale motivo, per quali interessi, cambi le mie parole e falsifichi quanto ho scritto? Non ho scritto che l’autista abbia mirato e investito volutamente Bagnaresi. Ho scritto che non si sarebbe dovuto cancellare a priori l’ipotesi che l’autista abbia voluto compiere un gesto violento contando sulla improbabilità che andasse a segno; e che ci sono evidenze in questo senso, a fronte di una apparente volontà degli inquirenti di ignorarle. Penso che è possibile che l’autista abbia voluto far vedere a Bagnaresi di avere il coltello dalla parte del manico, in risposta all’atteggiamento minaccioso degli ultrà parmensi. L’atteggiamento da pilota di carro armato che hanno a volte gli autisti di mezzi pesanti contro la guapperia della domenica dei tifosi. Questa ipotesi di base, preliminare alla ricostruzione degli eventi, e cioè che l’autista possa aver messo in atto volutamente un comportamento pericoloso, “scommettendo” che non sarebbe esitato in un danno fisico per Bagnaresi, corrisponde esattamente a ciò di cui viene accusato dai magistrati l’agente Spaccarotella per l’omicidio di un altro tifoso, Sandri, commesso pochi mesi prima sulla piazzola di un altro autogrill. I magistrati hanno infatti contestato a Spaccarotella l’omicidio volontario accusandolo non di aver voluto deliberatamente uccidere Sandri, ma del cosiddetto “dolo eventuale”. L’accusa ad un poliziotto di essersi messo volontariamente a sparare ad altezza d’uomo in un luogo affollato fa bofonchiare i colleghi dell’agente, che parlano come te di ricostruzioni fantasiose, con i tuoi stessi toni da caserma. Per Spaccarotella si tenta di introdurre la solita deviazione del proiettile. Non è fantasioso ipotizzare che anche nel caso di Bagnaresi non si sia trattato di mera colpa. Non ha mai sentito di qualcuno che voleva solo fare un gesto di minaccia e invece con quel gesto ha ucciso? Non ha mai sentito dire “non l’ho fatto apposta”, e non ti sei accorto che la giustificazione era in parte sincera e in parte falsa? Non hai mai sentito dire: “come avrebbe potuto il mio cliente fare una cosa del genere, le cui conseguenze lo avrebbero danneggiato?”. Si chiama “argomento di Corax” dal nome di un retore del V sec. AC che è considerato il padre della retorica: è una difesa retorica che ha 2500 anni. Se fosse valida, nei casi di dubbio su se l’imputato ha effettivamente commesso il fatto, bisognerebbe automaticamente assolvere tutti coloro che commettono reati per idiozia. Ti giunge nuovo che sulle strade c’è chi mette a rischio la vita altrui per il gusto di fare una bravata, e che a volte finisce male? Che quando le persone sono al volante scattano strani meccanismi psicologici, che nelle liti sulla strada c’è spesso una sproporzione tra la questione e la reazione? Che quando gli animi si scaldano si possono fare fesserie, e non solo per paura, ma anche per rabbia, o perché elettrizzati dalla situazione? Pensi che gli autisti sono tutti invariabilmente buoni e saggi padri di famiglia, e i tifosi per definizione “zecche”, che se la cercano, e se la meritano, di finire schiacciati come zecche?

I giuristi conoscono bene queste situazioni intermedie tra l’omicidio per mera colpa e quello pienamente volontario; nelle quali l’omicida non agisce per togliere direttamente la vita alla vittima, ma volontariamente mette a rischio la vita della vittima. A seconda del grado di intenzionalità e di previsione e accettazione del rischio, le suddividono in “dolo eventuale” (es. un tiro di roulette russa con la testa di un altro) o “colpa cosciente”, detta anche “colpa con previsione” (es. chi si lancia con un automezzo contro un pedone solo per intimidirlo, certo della sua abilità di scartarlo all’ultimo istante, e invece lo colpisce). Come si vede, sono omicidi che spesso sono figli indesiderati del disprezzo e della malignità, omicidi derivati da carognate. Gli specialisti discutono su come distinguere le due gradazioni, che si prestano a varie ambiguità (per una discussione tecnica v. su internet “Maggiorazione della pena per colpa cosciente” del Sost. procuratore P. Mondaini. Associazione italiana familiari e vittime della strada. Atti del convegno “Giustizia per la vita”). I magistrati tendono a scambiare la precisione per l’accuratezza, e se a volte si perdono nell’analisi fine tra i due sottotipi, altre volte tralasciano la sostanza, che è comunque quella di un omicidio indiretto, non riconducibile né alla sola colpa né alla volontarietà diretta, se non con forzature. Appare che si sia regolato così Gerardo D’Ambrosio per il volo di Pinelli da una finestra della Questura. Impose l’ipotesi di partenza di omicidio volontario, sostituendola a quella di omicidio colposo. Escluse quindi l’omicidio volontario, e con una specie di sillogismo disgiuntivo saltò i gradi intermedi per affermare positivamente che era stata una fatalità (cfr. M. Calabresi. Spingendo la notte più in là. Mondadori, 2007. A. Giannuli. Bombe a inchiostro. BUR, 2008). D’Ambrosio è un magistrato dai comportamenti altrimenti lodevoli; ma quando ci sono di mezzo gli affari sporchi della polizia anche i migliori magistrati segnano il passo. (Figuriamoci i giornalisti e i blog).

Non c’è dubbio che questo genere di omicidi esista, anche se ci sono difficoltà nel definirne l’essenza e i limiti, e nel dargli un nome; e non c’é dubbio che non vada ignorato, come possibilità, in un caso come quello di Bagnaresi, che è come l’eco di quello di Sandri: scartarlo a priori è scorretto, sia che lo faccia un questore, o un PM, o un mitb. Si tratta di una categoria di reati spinosa, non solo per le difficoltà classificatorie, e della definizione dell’elemento psicologico; ma per le implicazioni politiche. E’ il genere di omicidio dei potenti, dei prepotenti; dei grandi furbi; oltre che dei furbi così piccoli che sono praticamente scemi. E’ l’omicidio degli incidenti sul lavoro causati dalla subordinazione della sicurezza al profitto: di recente il PM Guariniello ha contestato l’omicidio con dolo eventuale ai vertici della Thyssen, per i sette operai morti bruciati. Una decisione simbolica, che rinfresca la faccia alla magistratura e che difficilmente si tradurrà nella corrispondente condanna. Questo ricordare da parte di un magistrato la sostanza di molte responsabilità nelle “morti bianche” stona rispetto alle favole mediatiche sul potere buono, e ha suscitato gli irosi rimbrotti del radicale Mauro Mellini, esponente degli pseudoprogressisti che servono i poteri forti (v. su internet M. Mellini e A. Di Carlo. “Thyssen: premesse per una futura indignazione” 27 feb 2008). Sapessi quanti ce ne sono in Italia, mibt, di quelli come te che praticano l’arte di apparire contro il potere per meglio servire il potere. (L’avv. Mellini è anche uno dei sostenitori della tesi che c’è un autentico problema di patologie psichiatriche tra i magistrati). E’ l’omicidio del poliziotto che spara alla “ndo cojo, cojo”, sapendo che se va male poi avrà l’insabbiamento, o in subordine l’assoluzione perché è inciampato o per legittima difesa; o che reagisce alla legge come un ultrà (“L’imputato, invero, nella circostanza di cui è processo, si rese ben conto della particolare posizione in cui era venuto a trovarsi il vigile Z., incastrato tra lo sportello e l’abitacolo della vettura, e ciò nonostante avviò improvvisamente la marcia dell’auto, determinando la rovinosa caduta del predetto e le conseguenti lesioni, che vanno addebitate all’agente quanto meno a titolo di dolo eventuale.” Cassazione, sez VI penale, 21 giugno-27 ottobre 2006, n. 36009; qui l’errore del poliziotto è stato non tanto di replicare rompendo le ossa, ma di averle rotte a un altro agente di un altro corpo di polizia; e così il fatto è emerso ed è stato correttamente rappresentato). L’ipotesi del dolo eventuale è stata sollevata, per alleggerire la posizione di Placanica, anche per l’omicidio di Giuliani. E’ anche il genere di omicidio di chi non dovrebbe guidare essendo sotto l’effetto di sostanze voluttuarie ad azione farmacologica, o fa lo spaccone guidando (l’omicidio per colpa cosciente di recente è stato riconosciuto per Ahmetovic, l’ubriaco che ha falciato 4 persone; c’è una corrente di pensiero che vorrebbe considerare alcune tipologie di omicidio o lesioni da incidente stradale come prossime per gravità all’omicidio volontario; ma, dati i circa 7000 morti e gli oltre 100000 feriti all’anno per incidente stradale, questo progresso giuridico contrasta con gli interessi dell’industria automobilistica; la cui pubblicità sembra un catalogo di deliri psichiatrici, di sollecitazioni per frustrati, o di giocattoloni per bambini). E’ l’omicidio dell’atto gratuito e dei cialtroni (v. su internet “La differenza tra dolo eventuale e colpa con previsione ha determinato la sentenza contro Scattone e Ferraro”. G. Mola. Repubblica, 1 giu 1999). E’ l’omicidio di chi oggi inquina l’ambiente o adultera il cibo per fare soldi e domani dirà “non lo sapevo”. Vi si possono far rientrare alcune delle morti che derivano da decisioni politiche o amministrative. Non parlo qui del dolo eventuale in medicina, un capitolo troppo importante e complesso; e che toccare è pericoloso come per i tabù religiosi, e come per i fili dell’alta tensione.

E’ insomma una categoria delittuosa importante, inestricabilmente legata al modello socio-economico, che i potenti hanno interesse a coprire con l’omertà e con l’ignoranza. E’ anche uno di quegli argomenti accademici che non vengono studiati adeguatamente rispetto alla loro centralità, anche se ovviamente su di esso esiste una letteratura, più nelle scienze giuridiche che in quelle sociologiche e politiche. Gli studi etici lo annegano nel mare delle varie teorie. Il potere ha buon gioco in questa forma di censura culturale e intellettuale, potendo disporre di un esercito di persone che ragionano per stereotipi, come mitb; che dice che solo la morte di Bagnaresi non sarebbe dovuta accadere, mentre a Genova “in ballo” c’era una “guerriglia urbana” “vera e propria”. La guerriglia urbana è quella di tante città del mondo dove si è costretti a combattere davvero, per ragioni vitali, e le persone muoiono come mosche. C’è stata in Italia durante la Resistenza. I disordini sanguinosi in occasione di manifestazioni per ideali umanitari più o meno sentiti non sono guerriglia urbana. A Genova c’è stata una simulazione di guerriglia urbana, con la regia delle forze di polizia, e con le comparsate volontarie di quelli che si imbottivano come giocatori di football americano, sfasciavano cassonetti, vaneggiavano di assaltare la zona rossa che li separava dai capi del potere militare che ha in mano il mondo. L’avere avuto un morto, Giuliani, non conferisce di per sé alcuna patente di serietà o di valore ai “combattenti” sopravvissuti. Senza l’ala “militarista” dei no global, le responsabilità della polizia sarebbero apparse nitidamente. Così invece hanno potuto giocare sulla condanna degli “opposti eccessi”, come avviene da decenni. I vili della polizia l’hanno chiamata guerriglia in modo da poter credere e far credere di aver combattuto, in conformità con l’onore militare; e non di aver fatto gli squadristi, calpestando l’onore militare. I vili con la bandana, che hanno seguito i soliti pifferai, si sentono “veri e propri” “guerriglieri” (anzi, “guerriglieri-però-per-la-pace”) per giustificare il loro pecoronesco fare da spalla al sistema e permettergli di riprodurre il suo potere repressivo. Gli scontri per strada al G8 di Genova sono stati la solita farsa italiana esitata in tragedia. Non è stata una guerriglia; “poche macchie di sangue sulla veste buffonesca” (Lampedusa). E’ ottima cosa manifestare, purché con criterio: evitando di cadere nella trappola dello scontro “guerrigliero”. La tua pretenziosa “guerriglia” sta alla guerriglia vera che insanguina il mondo come la dieta per presentarsi in spiaggia sta alla fame di chi non ha da mangiare. E’ grazie anche ai bigotti di sinistra che non sanno quello che dicono parlando di guerriglia urbana, che rimaniamo sempre immobili, nello stesso stato di arretratezza politica. Tanta retorica bolsa, ma nessuna mobilitazione, dopo Genova, per avere anche in Italia una legge che preveda il reato di tortura, e l’identificabilità dei poliziotti mediante codici sulle uniformi nelle manifestazioni. I “guerriglieri” “veterani” della “Battaglia di Genova” potrebbero ricordare Giuliani e le vittime delle cariche, della Diaz e di Bolzaneto organizzando una campagna per avere anche in Italia il reato di tortura e l’identificabilità dei poliziotti alle manifestazioni. Ma forse gli va bene così.

La violenza indiretta è la violenza silenziosa tipica del potere ai tempi della democrazia formale. Non è limitata all’omicidio o alle lesioni. E’ la violenza di chi ha il coltello dalla parte del manico. Quando ci sono di mezzo interessi rilevanti, amministratori corrotti, politici corrotti, poliziotti corrotti, preti, magistrati corrotti possono abusare del proprio potere e impostare una situazione ricattatoria di dolo eventuale, certi che le persone cederanno: “Non ci importa che tu sia nel tuo buon diritto. Devi fare quello che vogliamo noi, altrimenti ti schiacciamo”. E pigiano l’acceleratore, sapendo che nella quasi totalità dei casi la gente si spaventa, si tira indietro e rinuncia al suo diritto. Qualche rara volta qualcuno resiste, e viene schiacciato. Poco male; gli stessi che hanno trasformato il potere istituzionale loro affidato in potere mafioso faranno presto ad addebitargli la colpa: chi non riconosce il superiore diritto che si crea con l’impugnare il coltello per il manico, è come chi pretenda di opporsi al coltello puntato impugnandolo dalla parte della lama: se l’è cercata. L’autista che marcia col suo automezzo contro il pedone per obbligarlo a spostarsi è anche la metafora di questa legge del più forte che il potere applica di continuo. L’omicidio indiretto è il modo di uccidere della borghesia mafiosa, o meglio del vasto generone mafioso che regge il Paese; il metodo per uccidere dei vili, degli ipocriti, degli opportunisti; quindi a volte è anche il modo di morire di chi è troppo pulito per il sistema. E’ una fattispecie che viene protetta in quanto legata all’esercizio del potere. L’autore di “Toghe rotte”, il Procuratore aggiunto di Torino Bruno Tinti, ad una conferenza ha spiegato che in altri paesi il potere ha formalmente stabilito un’organizzazione giudiziaria che gli assicura l’impunità; per il resto, cioè per la routine che riguarda il comune cittadino, il sistema giudiziario funziona; mentre in Italia l’impunità per i vari intoccabili viene ottenuta per via informale, mediante un’inefficienza e un lassismo giudiziario generalizzati (pilotato anche dai magistrati; ma questo Tinti non l’ha detto). “La legge è moscia per tutti” (che poi non è del tutto vero, perché la stessa “legge” con alcuni è di una ferocia bestiale). Deve essere moscia per tutti affinché non sia uguale per tutti. Per esempio, se incriminassero l’autista per colpa cosciente o dolo eventuale, poi sarebbe loro più difficile sottrarre alle sue responsabilità Spaccarotella, un caso con lampanti analogie, e più grave. Può darsi che l’autista stia beneficiando di questo sistema informale che assicura mani libere alle varie caste. Un beneficio di tipo epifenomenico, che ricade sulle spalle dei cittadini comuni. Ma se un autista facesse il bullo contro un potente che si parasse davanti al suo automezzo, e se per disgrazia o nell’esaltazione del momento lo uccidesse, il problema non sarebbe quello di spaccare il capello in quattro tra dolo eventuale e colpa cosciente; sarebbe se e quando l’omicida uscirebbe dal manicomio giudiziario di Aversa.

Quindi, mitb, sei in buona compagnia. Non solo i poliziotti sboccati quanto te e anche di più, ma anche politici, fini giuristi e commentatori, e di conseguenza anche parte dell’opinione pubblica, approverebbero le tue posizioni arroganti, superficiali e sguaiate, come princìpi autoevidenti. Manca invece su questo tema dell’omicidio indiretto una discussione pubblica civile e proporzionata alla sua importanza. Coloro che lo liquidano come fai tu, berciando insulti alla vittima e a chi tenta di parlarne, possono contare inoltre sul sostegno di quello che si vuole sia il maggior tribunale morale: la Chiesa. Nel suo catechismo ufficiale, spiegando il V Comandamento, “Non uccidere”, la Chiesa stabilisce che Dio quando ha imposto di non uccidere si riferiva solo ad alcuni atti, particolarmente gravi, e non ad altri. Secondo il catechismo Dio non si riferiva all’omicidio colposo, e questo può essere comprensibile; si riferiva all’aborto, e questa appare come una forzatura, perché l’aborto è una di quelle cose che hanno la proprietà di non avere analoghi: di non essere riconducibili ad altri oggetti o atti, data la natura particolare e unica dell’embrione o del feto, che non sono semplici tessuti, ma neppure piene persone, costituendo il passaggio dal biologico all’umano. Forse ciò cui un aborto assomiglia di più è un’amputazione. E’ innegabile che l’aborto pone problemi etici, ma equiparare le donne che abortiscono a delle assassine appare errato e ingiusto. Se per l’aborto il catechismo della Chiesa pone una soglia dell’omicidio artificiosamente bassa, e inventa un’analogia con l’omicidio volontario della persona formata, lo stesso catechismo per l’omicidio indiretto pone una soglia infinitamente alta, e qualsiasi connessione con l’omicidio volontario viene arbitrariamente soppressa. Il catechismo sostiene infatti che la proibizione del V Comandamento è limitata all’omicidio “diretto e volontario”. Si elimina dal precetto divino fondamentale la categoria enormemente importante dell’omicidio indiretto, una delle maggiori forme di male del mondo moderno. I giuristi ci insegnano che il dolo eventuale può in alcuni casi essere non meno grave dell’omicidio volontario. Invece secondo la Chiesa un Dio sbadato non proibisce come peccato mortale l’omicidio che, commesso accettando la possibilità di trasgredire il V Comandamento, sia fisicamente o moralmente mimetizzato da colpa o da incidente incolpevole. Si crea un Dio un po’ troppo a immagine e somiglianza dell’uomo. Un Dio onnisciente viene trasformato in un pensionato sempliciotto e debole di vista; un Dio buono in un dittatore, che è severissimo con le donne che si trovino nel tormento del conflitto con la loro gravidanza mentre legifera spregiudicatamente a favore dei potenti e dei prepotenti. Abbiamo un politico, Berlusconi, che ripete di essere simile a Gesù, e ne avremo ancora di leader politici che scoprono di avere affinità col Padreterno. Tanto più se si fa figurare che Colui che ha fatto l’universo ha presentato a Mosè sul Sinai Tavole della legge truccate, come colui che ha fatto “Milano 2” trucca a Palazzo Chigi le leggi dei codici.

Ho chiesto pubblicamente al teologo che ha compilato il catechismo, e che nel frattempo è divenuto Papa, di spiegare questa singolare posizione sull’omicidio indiretto; gliel’ho chiesto in occasione di una protesta dove si asseriva che gli sarebbe stata negata la libertà di discussione accademica alla Sapienza, perché alcuni professori hanno espresso critiche sulla scelta del rettore di fargli tenere proprio la lezione che segna l’inizio dell’anno accademico; il Papa avrebbe dovuto parlare della pena di morte (“Professor Ratzinger, qual è la definizione di omicidio?“). Non ho ricevuto risposta. Non pretendo naturalmente che mi risponda il Pontefice in persona; mi basterebbe uno qualsiasi dei tanti moralisti cattolici, o l’ultimo curato. Credo che prima o poi la risposta arriverà, speriamo dotta e mite come si conviene a degli uomini che predicano il dialogo in nome di quel Dio del quale editano i Comandamenti. Per ora è arrivato, su questo blog, il laico commento di mitb: quanto sollevo ammonta a “una cagata colossale”. Gli aspetti teologici, filosofici e pastorali verranno dopo.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

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28 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Pasciuti “Atac, a Roma microfoni sui bus contro i crimini. “A rischio la privacy” “

L’articolo di TIME “Eyes And Ears Of The Nation” “Occhi e orecchi della nazione” (A. Ripley, 27 giu 2004) spiega come in USA gli autisti di autobus siano usati dai servizi come “empowered civilians” per avere sulle strade una rete di informatori; ufficialmente in funzione antiterrorismo. Da noi forse si vuole introdurre l’idea di quanto è meraviglioso che si usino anche i mezzi pubblici per tenerci monitorati. D’accordo sulla sicurezza, ma appare che agli autisti vada bene controllare, ma non essere controllati; e che almeno finora questa sia stata anche la tendenza di chi decide queste cose. E’ possibile che si voglia proseguire su questa linea, accoppiando necessità di sicurezza e privacy dei lavoratori. Mentre gli autisti non andrebbero esclusi dai controlli. Posso testimoniare come in Italia da anni gli autisti di bus e pullman vengono anche usati per operazioni di stalking e provocazione, probabilmente giocando sul solito equivoco della “sicurezza”. E come esibiscano l’appoggio delle forze di polizia e di quegli altri dipendenti pubblici che corrispondono alla funzione di magistrato. Ci si può immaginare cosa può fare da noi un raccomandato che sa solo guidare e che quanto a coscienza civile fa apparire al confronto il poliziotto, CC o vigile medio come un colto e pensoso umanista, se chi deve sanzionarne le infrazioni e gli abusi lo fa agire da “empowered civilian” al volante di un mezzo pesante.

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28 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma: bus investe e uccide giovane ma riparte. Autista: ‘Non me ne sono accorto’ “

Gli autisti di autobus sono esposti a automobilisti prepotenti, portoghesi aggressivi, teppisti e facinorosi; questo si sa e viene riportato dai media. Ciò che non viene reso noto è che d’altro canto in questo paese di fascisti e piduisti gli autisti, in genere raccomandati, vengono utilizzati per gesti di intimidazione verso cittadini scomodi mediante i mezzi pesanti che guidano. Molti di loro si sentono i piloti di un elicottero Apache o di un Warthog A-10 in missione antiguerriglia verso i pedoni sulle strisce o i pacifici automobilisti che la Mamma dice di tenere sotto costante avviso di stare attenti a come si muovono. La combinazione tra da un lato gli atti di inciviltà che subiscono, e dall’altro l’atmosfera di incoraggiamento e le spalle coperte per i reati che non pochi di loro sistematicamente commettono su mandato, può portare a incidenti, anche mortali. Se il pilota, voglio dire l’autista, che ha investito il ragazzo dopo una lite nella piazza centrale di Roma, ha qualche responsabilità di carattere doloso può stare abbastanza tranquillo, perché in un porto le cui nebbie hanno inghiottito interi bastimenti un bus non farà fatica a scomparire, per essere poi restituito innocente come il trenino che porta in giro i bambini a Villa Borghese.

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20 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Balotta “Roma, sciopero ‘selvaggio’ di bus e metro. Se a guidare quel treno fosse stato un esodato?”

Alla distinzione tra “lavoratori” e “padroni” oggi con l’ideologia liberista se ne è sovrapposta un’altra, trasversale: quella tra chi agisce secondo il calcolo degli interessi e chi agisce, all’antica, secondo decenza, cioè rispettando il prossimo. Gli autisti dei mezzi pubblici, spesso raccomandati, mostrano di agire secondo il calcolo del proprio tornaconto, senza scrupoli morali, non diversamente dai “padroni”; ai quali finiscono per assomigliare, in piccolo, nel farsi i propri interessi a danno delle persone comuni. Avendo gli autisti adottato il criterio amorale degli sfruttatori, il “mors tua vita mea”, occorre liberarsi della figura romantica del tranviere brava persona: non va riconosciuta agli autisti alcuna simpatia umana per un presunto “sfruttamento”. Anche per questa loro grettezza, andremo comunque verso forme di privatizzazione, cioè trasporti più cari e modellati sugli interessi di chi li gestisce. Si deve invece chiedere che, tra gli interessi di parte dei poteri economici e politici e quelli dei loro piccoli imitatori al volante, il servizio di trasporto pubblico non venga ulteriormente degradato.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Bisbiglia “Parentopoli Atac Roma, 150 a rischio licenziamento: “Privi di requisiti” Sindacati: “Responsabilità di altri” “

Adesso abbiamo anche i raccomandati a loro insaputa. Con la differenza che dare del corrotto ai politici fa parte del discorso permesso, ma pochi hanno il coraggio di riconoscere il carico di corruzione, i guasti alla vita civile, generati dalle congreghe di clientes che hanno avuto il posto di autista o di spazzino.

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21 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bacchetta “Trenord, parla il capotreno licenziato per il morso al passeggero: “Quel lavoro sui treni era il coronamento di un sogno”

Strano. Il personale viaggiante a Brescia gode di libertà e protezioni. Una volta un controllore metro la camera l‘ha strappata di mano a me. Altri controllori mi hanno seguito dalla fermata fin sotto casa. Credo si cercasse la rissa. Ricordo sempre una decina di anni fa la faccia ghignante e soddisfatta di un alto magistrato bresciano, che avevo criticato sul web per i suoi endorsement di gruppi di potere spesso oggetto di procedimenti giudiziari, mentre gli autisti deviavano i bus e li facevano sfrecciare accanto a me a pochi centimetri, davanti ai vecchi uffici giudiziari. Una volta misi la mano sulla fiancata del bus mentre mi stringeva contro il muro, e lasciai l’impronta di sporco sul muro di fronte all’entrata di quel palazzo di giustizia. Mi è capitato negli anni di trovarmelo davanti diverse volte, dopo essere stato oggetto di atti di stalking. E’ comparso al mio fianco in piazza Loggia alla più recente commemorazione della Strage, il 28 maggio 2017, poco dopo che, come ogni anno, avevo ricevuto uno spintone. E’ il babbo di uno dei capi, nominato da Renzi, delle imprese dalle quali dipende il capotreno, che si sono mostrate inflessibili sui comportamenti scorretti e violenti del personale. Potrebbe darsi che la notizia del severo provvedimento serva, oltre che a ribadire che a mettersi contro l’invasione di extracomunitari si rischia, a coprire le funzioni ignobili e criminali assegnate da Corda Frates e Gigli Magici ai raccomandati dei trasporti pubblici.

@ boboviz. Questo è uno dei motivi per i quali sarebbe bene che i giovani leggessero molta letteratura: leggere tanto serve anche a vaccinarsi contro il narrativo, che fa giudicare una notizia, un argomento, in base a canoni estetici controllabili dalla fonte. Altrimenti succede di diventare come quelli che credono di leggere e invece stanno unendo a matita dei puntini numerati, predisposti per creare l’immagine che chi semina certe notizie vuole ottenere. E che si arrabbiano pure se qualcuno fa un disegno che non rispetta i puntini.

@ strawy1. “Voto antitetico al Pd”? Sì, come il PD era antitetico a Berlu. L’antitesi vera è tra teatro delle marionette e realtà. Un blog come questo offre una specie di “speaker’s corner”. Ci sono due tipi di persone che interloquiscono come fai tu con chi lo usa con l’intento di lasciare traccia di misfatti impuniti: i mister Bean e i molestatori mercenari. Alcune categorie, come personale dei trasporti e blogger, sono nella posizione adatta per operazioni di appoggio ad affari sporchi tramite stalking e disturbo mascherati. Un’attività a carattere associativo che andrebbe riconosciuta come una fattispecie di reato a sè stante (lo “organized stalking”). Ma figuriamoci. Siamo in un Paese dove altri “antitetici” in questi giorni, a Brescia, grazie ai magistrati della pasta di quello di cui riferisco, celebrano l’inizio della detenzione dopo 43 anni per la strage del 1974. Numero detenuti =1. Sostenendo, mentre si vantano di essere paladini della giustizia, la falsità depistante di stare mettendo in cella “un mandante”. A suonarsela e cantarsela sono i pesci grossi che si avvalgono del servigi offerti a pochi spiccioli dai pesci piccoli. A proposito dell’inizio pena per Tramonte, sul Corsera si è giustamente osservato che i terroristi uccidevano sconosciuti che non avevano fatto loro nulla. Anche le attività di stalking e discredito “di passaggio”, usate da operazioni inquadrabili come eversione di Stato, hanno questa caratteristica, che le rende ancora più vili e miserabili.

@ strawy1. Non ho risposto a te personalmente, ma ho replicato pubblicamente. E’ diverso. Che si può rispondere a chi si inventa di essere titolare di una scrivania alla quale sarebbero indirizzati i commenti e emette in risposta bavose contumelie a gettone. Che ne sai dei danni gravissimi provocati da ciò che riporto? Del genere di interessi così protetti? E non penso, da come ti presenti, che tu sia adatto a discuterne. E’ rivelatore che sia uno che scrive ciò che mi scrivi a propugnare il modello di rapporti civili implicito nel difendere il capotreno, che ora piagnucola e frigna. E’ curioso che su una linea ferroviaria poco distante dal luogo del fatto ci sia la stazione di Villetta Malagnino, dove il gerarca cremonese Farinacci, pronto a massacrare di botte civili inermi, trascorse la I guerra mondiale invece di andare al fronte. Stava sotto la tettoia della stazione come capostazione in seconda. Fu per questo soprannominato “l’onorevole Tettoia”.

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21 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bus incendiato a Milano, Di Maio: “Ha rischiato la vita per i compagni, diamogli la cittadinanza”. Il Viminale verso il sì””

C’è un che di cinematografico e di imbastito in questa storia all’inizio spaventosa e subito edificante, come in un telefilm per ragazzi. A me risulta che Viminale e carabinieri, con la collaborazione dei magistrati, non abbiano perso il vizio di manipolare (v. oggi su il Fatto l’ex moglie di Scarantino sull’autodepistaggio per Borsellino); e mi risulta che si avvalgano sia di autisti di mezzi pubblici sia di extracomunitari per creare delle situazioni. Se si riesce a trattenere commozione e entusiasmo, una piccola ipotesi supplementare sulla possibile natura di quanto accaduto sarebbe prudente aggiungerla a un quadro chiaro e netto come un film poliziottesco.

@ peacock.Veramente pure sul 9/11 apprezzo le posizioni di Giulietto Chiesa. Tu però mi attribuisci anche posizioni “anticomplottiste”, pur di poter dire “vergogna”. Capisco la tua condizione e non ti rispondo “vergognati tu”. Né posso dirlo a quelli che usano soggetti come voi, perché la vergogna non riescono a provarla. Al massimo ti rispondo che hai fatto bene a non scegliere “eagle” come nick, caro peacock.

@ Ubaldo Pendente. Il comportamento dei tuoi beniamini con la divisa e con la toga dello Stato su Borsellino, e in tante altre occasioni, vedi la trasmissione della Sciarelli di ieri sera sulla loro collusione con i responsabili dell’omicidio di Ilaria Alpi, ha pure dei nomi, tecnici e colloquiali. Es. ‘vergogna’. A chiamare qualsiasi supposizione contraria alla versione ufficiale ‘complottismo’, raggruppando in un unico fascio teorie assurde e dubbi motivati, storicamente è stata la CIA … Ma immagino di aggravare così la mia posizione. Mi scuso per avere guastato lo spettacolo. Per fortuna ci sono i guardiani dell’ordine mediatico per riportare in carreggiata dove si sollevi il minimo dubbio. Da Montanelli, che usava il termine scientifico ‘paranoia’ per chi diceva che Mattei fosse stato ucciso, come poi è stato provato, agli zelanti troll che fanno una scienza della cialtroneria. I 5s hanno in effetti dato una casa politica a ingenui e presuntuosi, che prima erano costretti a mescolarsi coi ladri incalliti della destra e con gli spocchiosi parassiti della sinistra. Quelli come te invece si trovano bene in tutti i partiti, e in tutte le istituzioni. Forse se ci fosse meno cialtroneria a tutti i livelli sarebbe possibile fidarsi di più di quelli che si presentano come monopolisti della verità.

@ Analisa. Per così poco? E siamo solo a marzo. Aspetta a quando dirò, che so, che il papa e gli agenti pro immigrazione sono per il “tu casa es su casa”, e che questo nel Vangelo non c’è scritto ma l’hanno aggiunto loro a penna.

@ T@leeze. E’ vero, sarebbe meglio presentare una tesi dettagliata; ma non appare difficile pensare di poter indurre un soggetto predisposto, con pressioni e incentivi. Abbiamo avuto gente che sembrava sana, gli utili idioti del terrorismo, ai quali sono state fatte compiere le nefandezze volute. Inoltre, anche la storia presenta incongruenze. Un soggetto noto sul piano giudiziario al quale si continuano ad affidare bambini? Anche la dinamica, confusa, appare più una sceneggiata; quello che gli psichiatri chiamano “atto mancato” più che un atto determinato. Ma questo non è il mio mestiere.

“È molto meglio una risposta approssimata alla vera questione, che spesso è vaga, piuttosto che una risposta esatta a una questione falsata, che può sempre esser resa precisa” (Tukey, statistico). Io non ho la verità. Dico che la possibilità di una combine dovrebbe essere inclusa tra le ipotesi. a) ci sono abbondanti precedenti accertati di false flag, anche più improbabili di questo. b) testimonio che prefetture, CC, polizia usano, conniventi i magistrati, autisti ed extracomunitari per azioni di molestia. c) constato che è in corso una campagna internazionale di incidenti falsi o costruiti sull’immigrazione: v. anche Reilly W. Hate crime hoax: how the left is selling a fake race war. Regnery, 2019.

@ T@leeze. Il libro mostra che ai nostri anni, worldwide, vi è un forte impegno a costruire notizie di incidenti razziali. Si possono inventare delitti, o li si possono fare avvenire. La frase di Tukey evidenzia la differenza tra precisione e accuratezza; e come la precisione venga scambiata e spacciata per accuratezza. Lo fanno anche i magistrati nelle loro sentenze, quando cesellano finemente il falso, ed è divenuto un recente ideologismo, la “precision medicine” della medicina commerciale. Si applica anche alle spiegazioni singole delle componenti di vicende come questa, che non chiamerei “dettagliata” né “semplice”, almeno a quanto riportano i media. Il messaggio è elementare emotivamente, come in un sogno, ma è più nei sogni che nella realtà che l’impazzito inconcludente e il terrorista stragista si fondono in un’unica figura. Che un soggetto noto e da limitare venga ignorato da tutti, anche dalla nostra occhiuta polizia, non mi pare “molto realistico” ma una “just so story”. ll rasoio di Occam, non un metodo infallibile ma una regola euristica (come quell’altra, pure da non trascurare, di verificare la presenza di capo e coda), dice di privilegiare la spiegazione singola che spiega tutti gli elementi. Non dice di cercare la più semplice; altrimenti una versione sarebbe tanto più certa quanto più sia spoglia e priva di riscontri. L’includere nella diagnosi differenziale la possibilità di un fatto pilotato non solo non trasgredisce il rasoio, ma forse lo applica al meglio.

@ T@leeze. Una spiegazione coerente col rasoio è cosiddetta “parsimoniosa”, perché evita o limita il ricorso a ipotesi ausiliare, ad hoc. Può essere anche articolata e complessa. Es. per me, che conosco quanta benzina e forze di polizia lo Stato ha da sprecare per la tutela dagli onesti di interessi inconfessabili, e come si doti di tangheri civili per lavoretti sporchi, quella che il senegalese marcato fosse incontrollato per carenza di risorse suona come una ipotesi aggiuntiva di comodo, e beffarda. Il riduzionismo fraudolento simula la parsimonia delle ipotesi. La medicina, il mio campo, è inquinata, in maniera inimmaginabile dall’esterno, da spiegazioni e interpretazioni semplici, false e antiscientifiche proprio dietro una parvenza di scientificità; ma indispensabili, prospettando meccanismi semplici, per vendere rimedi mirati, farmaci e altre cure.

Non sono molto addentro ai metodi di controllo, argomenti che non mi interesserebbero e mi danno malessere, e che come dici hanno una letteratura disponibile nella quale non si sa dove finisce il solido e comincia il “complottismo”. Ricordo un testo, “War on the mind”, P. Watson, dalla biblioteca dell’università di Trieste, sede di Gorizia, con l’ex libris ‘Francesco Cossiga’. Il principio di base penso sia quello di un proverbio calabrese, ”l’avere ti fa sapere”: il potere ha risorse anche in termini di saperi superiori a quelle di qualche singolo che maneggiandole ogni giorno tende a riconoscere il suono delle sue monete false.

@ T@leeze. L’autista mi sembra più pilotato che matto; a Brescia ho sperimentato gesti violenti pazzigni, campati in aria e costruiti con la pattuglia dei cc che aspettava dietro l’angolo. Non aspettarti grandi rivelazioni dal libro (mi ha colpito però la tattica militare da tenere in caso di imboscata), che puoi ottenere in prestito tramite una biblioteca pubblica a un costo ragionevole. Il dubbio, invece di sfociare in disamine tipo le diagnosi della civetta e del corvo al capezzale di Pinocchio, dovrebbe volgersi al quadro storico e generale. Ti segnalo il mio post “Il tolemaicismo politico”. Dalla strategia della tensione, dai terroristi rossi e neri a Traini, uno con un tatuaggio nazista in faccia e il porto d’armi, è tutto un susseguirsi di cc e polizia prima con la testa tra le nuvole e poi professionali ed eroici. Con alcuni rari tra loro che facevano il loro dovere, e ostacolando prima invece che post factum disegni preordinati su mafia e terrorismo hanno passato guai o sono stati uccisi o allontanati. Attualmente “va” il terrorismo sull’immigrazione, vedi cosa è accaduto in Nuova Zelanda (paese che sembra scelto apposta: occidentale, in modo da destare paura per analogia, e lontano, così da non dare luogo a reazioni eccessive). Inoltre dal mio punto di vista quando c’è da fare i gabellotti, i campieri, o i mafiosi per prevenire disturbi a grandi frodi mediche, le forze di polizia sono all’altezza delle loro vanterie di tenere l’eversione sotto controllo.

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7 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sciopero dei trasporti in Lombardia: dalle 21 di stasera fino alle 21 di domani si fermano Trenord e i mezzi Atm”

Un acuto commentatore, Paolo Borgognone, ha osservato che l’attuale “great reset” via covid è reso possibile dall’avere la massa delle persone accettato negli anni precedenti l’egemonia culturale liberista, introiettando i suoi valori egoistici. (Forse è anche per questo che passa inosservata la stranezza di vaccini “liberisti”: che sarebbero tanto miracolosamente pronti in un lampo e fantasticamente efficaci a livello individuale, quello della malattia, quanto latitanti o mosci a livello collettivo, quello della trasmissione dell’infezione, che giustifica le misure liberticide e antisociali).

Gli autisti e gli altri addetti del trasporto pubblico hanno adottato il modello liberista del servire i propri interessi immediati senza scrupoli e senza coscienza: partecipando ad operazioni di molestia, stalking e gaslighting a danno di soggetti scomodi. Recitano la parte dei “lavoratori in lotta” e dicono di andare contro “il controllo classista” quando battono cassa. Bisognerebbe assegnare a una tra due categorie le istanze di gruppi di interesse: o a quella di chi mantiene valori passati, come la decenza del socialismo alla Orwell, o a quella chi ha adottato il modello Mediaset, inclusi gli istrionismi di rito. E respingere furbizie come l’acquisire meriti i più meschini al servizio di grandi interessi illeciti e atteggiarsi a eredi morali dei tranvieri che scioperarono a Milano nel 1944 contro fascisti e nazisti.

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15 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Obbligo mascherina su mezzi pubblici, autista Atac: “Senza controlli è un problema. Temiamo aggressioni da parte di chi non vuole indossarla””

Salvo ovviamente lasciarsi uno spiraglio per voltare faccia alla bisogna, gli autisti invece di opporsi, o prendere le distanze, o limitarsi a pensare a guidare, chiedono più sbirri per sostenere un sopruso privo di altro fondamento* che la volontà di umiliare e degradare – a scapito della salute.

In Italia la cultura mafiosa, che nel settore della criminalità assume le forme delle cosche e delle ndrine, è diffusa, e prolifera nelle istituzioni e nella mentalità di tanti. Questa esclusiva di mafiolandia, le mascherine obbligatorie a oltranza sui mezzi, è un atto di prevaricazione da barone siciliano. Gli autisti offrono la loro disponibilità a fare i campieri. Disponibilità per molti derivante dall’essere clientes di chi gli ha fatto avere il posto raccomandandoli.

*Face Mask Requirements in Healthcare Facilities Call for an Exit Strategy. UK Medical Freedom Alliance. 6 mag 2022.

La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi

5 April 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Post del 5 apr 2008

sito chiuso

 

Carlo Giuliani, sul cui corpo è passata più volte la Land Rover dei CC dalla quale era partito il colpo di pistola che l’aveva mortalmente ferito, e Matteo Bagnaresi, l’ultrà del Parma travolto lentamente da un pullman il 30 marzo 2008, sono stati schiacciati da un’entità misconosciuta, ma importante: la coltivazione della viltà. Governanti, poteri dello Stato, amministratori, praticano la viltà: pensano ai propri interessi, si vendono con una disinvoltura da marciapiede, strisciano davanti a chi è più forte e azzannano chi non può difendersi. Questo è risaputo. E’ meno noto che, oltre a praticarla, la viltà la promuovono nei cittadini, e in particolare in chi non ci sta e, in modi diversi, si oppone. Cittadini e oppositori con le carte a posto, che esprimano critiche razionali e forme civili di protesta e contrasto, metterebbero in crisi il sistema. Ne mostrerebbero la viltà. Com’è proprio dei criminali, il potere tende a compromettere le sue vittime e i propri sottoposti, coinvolgendoli in atti negativi, e togliendo quindi loro l’integrità morale, per poterli meglio controllare. La coltivazione della viltà nei costumi è un formidabile strumento di soggezione.

Approfittare di una manifestazione politica per commettere atti che in condizioni di stato di natura, o sotto una piena dittatura, verrebbero ripagati con una revolverata, fidando nei limiti alla reazione imposti dalle leggi, è vile (e anche ingenuo, perché confidare nel rispetto della legge da parte delle nostre autorità per commettere atti illeciti è come andare a rubare in casa dei ladri). E’ vile sfogare la propria voglia di menare le mani in occasione di partite di calcio, magari in un branco di dieci contro uno sconosciuto. Le autorità favoriscono questi atti di viltà. Probabilmente Pasolini percepiva la viltà pilotata di alcune espressioni del Sessantotto, e ammoniva anche contro questa trappola, quando scriveva che stava dalla parte dei poliziotti negli scontri di piazza. Se si compiono azioni vili, si facilita al potere l’esercizio della propria viltà. Come è avvenuto a Genova, che è stata un’imboscata per i movimenti. A piazza Alimonda avrebbero dovuto esserci carabinieri esperti e coi nervi saldi, che non provocassero quella minoranza di manifestanti affetti da smanie guerresche adolescenziali, e che eventualmente rispondessero in maniera proporzionata. Nelle altre zone le forze dell’ordine avrebbero dovuto arrestare i black block, anche se questi avessero mostrato un tesserino da poliziotto. Invece hanno lasciato fare i black block e hanno provocato gli altri manifestanti; e hanno messo in prima linea un ausiliario, che ha ammazzato un ragazzo che pensava di poter giocare alla guerra con l’arma dei Carabinieri. Poi le forze di polizia hanno mostrato quanto rispettino la divisa che portano avvalendosene per mettere in atto i vili pestaggi a freddo della Diaz e di Bolzaneto. Ci sono i delinquenti “in divisa da ladro”. Ce ne sono altri che si travestono da agenti per commettere reati. Quando i reati sono commessi con la mimetizzazione di divise che sono portate legittimamente, il cerchio tra guardie e delinquenti viene chiuso. Dopo Genova, il duetto tra opposte viltà é stato coltivato da un lato con i falsi e l’autocommiserazione vittimista cui la polizia fa ricorso in questi casi, e con l’impunità per l’omicidio di Giuliani; e dall’altro con atti come l’intitolazione di un aula parlamentare a Giuliani; che a dire il vero, anche se è da compiangere per la sua fine tragica, ha fatto poco per meritarsi un onore del genere. Solo politici che vogliano perpetuare la catena della viltà possono celebrare e porre a modello l’effige di un ragazzo che col volto coperto da un passamontagna accetta la zuffa in piazza coi CC.

La viltà si ammanta di ideologia. Nel caso dello Stato, l’ideologia della difesa dell’ordine costituito e del prestigio delle istituzioni. L’opposizione alle ingiustizie del potere, per chi esprime il dissenso con atti violenti; come se il terrorismo, che può essere considerato una serie di atti di viltà favoriti dal potere, non abbia insegnato nulla. (Qualcosa sembra abbia insegnato, perché dopo l’imboscata di Genova non ci sono state risposte violente da parte del movimento, che è in massima parte pacifico, e che ha mostrato maturità, frustrando i piani di chi sperava di poter costruire, con la vile provocazione delle sevizie della Diaz e di Bolzaneto, un’opposizione violenta e anch’essa vile, come gli era riuscito nei decenni precedenti). Anche la legalità può essere una copertura per la viltà. Un leghista, pare Maroni, ha detto che lui lascia passare i pedoni se hanno il verde, ma se hanno il rosso li mette sotto. Una nobile metafora, tipica dei leghisti, quelli che sentono il bisogno di immaginare pallottole, guerre di secessione e cannoneggiamenti di barconi di immigrati mentre mescolano la polenta. Poi si accontentano di montare la bull-bar sul muso del SUV, nell’indifferenza dello Stato.

Un’ideologia piuttosto ridicola per atti di viltà è la passione sportiva. L’omicidio di Gabriele Sandri da parte di un agente di PS è stato un altro atto non proprio da medaglia, scaturito nel clima di viltà degli scontri per il calcio; un clima dionisiaco, cioè “gasato”, che contagia anche coloro che dovrebbero mantenere l’ordine. All’omicidio Sandri sono immediatamente seguiti i vili atti di teppismo che gli ultrà sono stati lasciati liberi di compiere in risposta all’omicidio, e che hanno consumato senza farsi troppo pregare. Accettando di rincorrere quest’osso hanno accettato di venire segregati moralmente nel recinto dei teppisti, portandosi dietro anche la figura di Sandri, e aiutando quindi la difesa del poliziotto, che è la difesa degli apparati e dei loro abusi. La prassi della violenza legata al calcio semplicemente non dovrebbe esistere, eliminata dalle misure di sicurezza e dalla repressione giudiziaria; mentre in Italia questa viltà viene artificialmente mantenuta in vita dal potere. Dopo l’omicidio Sandri e i successivi disordini gli ultrà hanno presentato allo stadio uno striscione con una scritta inaspettatamente profonda, che non vedremo su “Striscia” ma dovrebbe essere ricordata: “Lo Stato uccide in silenzio”. E’ proprio vero; ed è per questo che bisognerebbe essere attenti a rifiutare le sue insidie; non solo le sue provocazioni, ma anche, e soprattutto, il suo lassismo strumentale; come il consentire le risse tra tifosi e i danneggiamenti nei “circenses” di fine settimana. Se non ci fossero questi sfoghi della domenica forse il lunedì i tifosi si chiederebbero quali sono le responsabilità del sistema, e quali le proprie, per la loro insoddisfazione.

I magistrati hanno parte in questa coltivazione delle viltà. Se dipendesse solo dal magistrato medio, atti vili gravissimi come il pestaggio mortale in quattro di Federico Aldrovandi verrebbero tenuti nascosti e impuniti, a spese della figura della vittima; come stava appunto avvenendo anche per Aldrovandi. Ma, per un atto di viltà che viene lasciato emergere, in maniera controllata, con più fumo che arrosto sul piano della definizione delle responsabilità e delle sanzioni, molti sono quelli che i magistrati contribuiscono ad occultare, condividendo così la viltà coi poliziotti che spalleggiano. La coltivazione della viltà è un potente fattore antidemocratico e di illegalità: non solo è intrinsecamente contraria allo spirito democratico, non solo porta con sé la propensione ad accettare l’illegalità, ma crea una volontà popolare che a sua volta desidera cose vili. La coltivazione della viltà può spiegare alcuni apparenti paradossi delle preferenze degli elettori, che sembrano rivolte a farsi comandare dai peggiori. Dove si coltiva la viltà, cresce una “democrazia” mutante, che esprime il peggio della volontà popolare. La coltivazione della viltà è uno dei modi, come il controllo dell’informazione, coi quali il potere nega la democrazia che formalmente riconosce. La viltà nel cagionare morte o lesioni andrebbe considerata come una precisa aggravante, per le sue conseguenze politiche.

Per le ragioni dette, la viltà viene protetta non solo nelle istituzioni, ma anche nelle sue forme consentite ai cittadini. Nel caso Bagnaresi, il Questore di Asti ha stabilito subito che è stata “solo una fatalità”. La nozione che gli automezzi possono essere facilmente usati come armi improprie, per intimidire se non per colpire, soprattutto nei disordini di piazza, è stata esclusa a priori dalla polizia, che invece su questo tema dovrebbe saperne qualche cosa. Anche i magistrati della locale Procura si sono affrettati a giustificare l’autista con argomenti da avvocato della difesa. Argomenti basati sulla codardia: l’autista si sarebbe messo paura percependo un clima “di grave pericolo” (Bus assaltato, meno grave posizione autista. Ansa 31 mar 2008). Pare, non è certo, che i parmensi si siano tolti le cinghie dei pantaloni e che alcuni siano usciti dall’autogrill brandendo delle bottiglie, e che forse ne abbiano lanciata qualcuna. Per sapere se si sono picchiati bisognerà attendere ancora: non dev’essere stata una grande rissa, se c’è stata. L’autista si sarebbe tanto impaurito al pensiero delle cose tremende che stavano per succedergli da imboccare l’autostrada lasciando a terra alcuni juventini nelle mani dei parmensi. I magistrati scusano con questi argomenti un autista che ha fatto avanzare alla cieca in un assembramento un mezzo per passeggeri del peso di diverse tonnellate. Chi ha la responsabilità di condurre un pullman, un mezzo lento ma pesante, che può sviluppare una quantità di moto sufficiente ad abbattere una folla di persone come birilli, è in una posizione non molto diversa, quanto a responsabilità, da quella di un pilota d’aereo; e non può comportarsi da fifone, comandando al mezzo manovre inconsulte come una vecchia signora che si spaventa per un lavavetri mentre va a fare la spesa con l’utilitaria. L’accusa per l’autista è di omicidio colposo, come per i quattro poliziotti che hanno massacrato Aldrovandi. Ma la sua posizione potrebbe alleggerirsi ulteriormente. Speriamo che almeno cambi mestiere, e ne scelga uno più adatto.

Appaiono esserci stranezze nella dinamica ufficiale dell’incidente: un giovane, in buona forma fisica, che in quel momento non poteva avere la testa tra le nuvole, si fa travolgere da un pullman in partenza, che è rumoroso, ha una grande sagoma e una bassa accelerazione. Bagnaresi si trovava all’angolo anteriore sinistro, sotto il naso dell’autista. I soggetti, l’autista e il pedone, sono come assenti. In un post che non è stato pubblicato osservavo che l’ufficialità produce spiegazioni acrobatiche e “senza soggetto” quando vuole giustificare alcune uccisioni (Federico Aldrovandi: un altro omicidio senza soggetto? ). Non si parla della possibilità che l’autista degli juventini, in quell’atmosfera eccitata, abbia voluto dare il suo contributo al piccolo rito di viltà che con la benedizione del potere si stava celebrando sul piazzale dell’autogrill, come in decine di altri luoghi essendo domenica di campionato. Ovvero, la possibilità che, avendo a sua disposizione uno strumento potente, che conosceva bene, l’autista abbia fatto corpo unico con questo strumento, per compiere volutamente un gesto violento, contando sull’improbabilità che andasse a segno; come ha fatto l’agente Spaccarotella con la sua pistola nell’omicidio Sandri. Il codice non scritto della strada prescrive che ha diritto di precedenza chi ha il mezzo più grosso; gli autisti di mezzi pesanti, anche quelli di aziende pubbliche, applicano a volte questo codice dei vigliacchi; e i magistrati lo sanno. Esempio classico di esercizio di viltà al volante è quello dell’autista che procede a passo d’uomo contro un pedone, o un ciclista, dandogli tutto il tempo di scansarsi, ma obbligandolo a spostarsi se non vuole essere spinto dal mezzo e alla fine cadere e venirne travolto. (Lo fanno, con chi se ne sta andando per i fatti suoi, anche i CC; provocare e vilipendere per cercare di trasformare il dissenso e la denuncia in devianza ed emarginazione è uno dei loro compiti non ufficiali; e continueranno a farlo, con questi magistrati).

Una pistola, e anche un automezzo, hanno effetti di amplificazione della viltà; macchine magiche che tramutano i sogni dei vili in fatti. Basta accoppiare alla pulsione violenta una forza pari a qualche etto sulla leva del grilletto o su quella dell’acceleratore o sul volante perché la maledizione sia esaudita, e un ghiribizzo mentale di morte si trasformi nella marmorea realtà della morte. In una società giusta quegli etti una volta posti sul piatto della bilancia della giustizia tornano ad essere i macigni che in effetti sono; non vengono ulteriormente ridotti a grammi. Quanto sono materni invece questi PM con l’autista che ha schiacciato Bagnaresi; c’é il dubbio che stiano giustificando la viltà con la viltà. Un sospetto non infondato visto che la ricercata versione che esclude qualsiasi componente dolosa è stata da loro avallata ancor prima di raccogliere e valutare tutti i dati, incluse le testimonianze; introducendo quindi un vizio metodologico irreversibile. Se fosse così, i magistrati starebbero attuando quello che i magistrati attuano molto più spesso di quanto non si dica: la conservazione dello status quo criminogeno. In questo caso, la coltivazione della viltà, con la quale lo Stato può meglio uccidere in silenzio.

Giuliani e Bagnaresi si sarebbero volentieri dedicati ad attività più elevate, se fossero stati ben indirizzati. Sono morti per essersi trovati in una scena vile, nell’ora della viltà, in una veste vile; ma non con un animo vile, tutt’altro: erano lì per una loro generosità, mal riposta; e forse, all’interno di questa cornice di viltà, sono morti per avere dispiegato, nei brevi istanti della loro uccisione, un certo coraggio fisico, che ha fatto scattare la viltà altrui come per un riflesso condizionato. Sono vittime esemplari della coltivazione della viltà; vittime di chi ha fatto loro abbracciare, sfruttando l’inesperienza della giovinezza, le scelte fondamentali, essenzialmente vili, dell’hooliganismo, e delle facili scampagnate barricadere contro un potere che è colpevole di altre sudicerie, ma non è quello del Cile di Pinochet o del Messico della macelleria di Tatletololco; vittime di chi ha fomentato anche nel fronte opposto, quello delle persone “perbene”, il clima di viltà dal quale sono scaturiti gli atti vili che li hanno uccisi. Sono morti nella morsa della cultura della viltà, che opprime e a volte alla fine schiaccia. I loro casi paradigmatici mostrano quanto sia pericolosa la spirale e la gabbia della viltà. Mostrano come non vada sottovalutata la costante azione del potere volta a degradare e svilire, a indurre i cittadini a mandare in vacca la propria dignità umana; di come vada temuto l’apparente permissivismo dello stesso potere che poi punterà l’indice per accusare, e si arrogherà il compito di “educare alla legalità” mentre ciò di cui è maestro è il malaffare. Un modo per trasformare la tragica e ingiusta morte dei due giovani in qualcosa di positivo è prendere atto di questa funzione antipedagogica dell’establishment: la coltivazione della viltà. Se la conosci la eviti. Occorre non cadere nel fango nel quale vorrebbero trascinarci quelli che ci sguazzano.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

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27 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, promosso a questore il poliziotto che accusò i no-global di aver ucciso Carlo Giuliani”

Del neo questore Lauro non sappiamo molto. Sappiamo, dall’episodio di Piazza Alimonda dove accusò subito i manifestanti di avere ammazzato loro, “pezzi di m.”, Giuliani, che tende a giungere a conclusioni frettolose nelle indagini. Ma forse non è così: ha invece mostrato il pregio, dal punto di vista di chi seleziona la classe dirigente italiana, di essere prontissimo nel mistificare. La tecnica dello scambiare le parti tra aggressore e vittima si può fare risalire alla moglie di Putifarre, che, racconta la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di farle violenza non essendo riuscita a sedurlo. Nel 1947 il mafioso Ofria, braccio destro del massone Soresi, partecipò ad un assalto con mitra e bombe a mano contro una sede del PCI. Vi furono morti e feriti. Uno dei feriti colpì a sua volta Ofria con un colpo di pistola. Il commissario capo di Polizia di Partinico, Agnello, scagionò Ofria inserendolo nell’elenco degli aggrediti. Impastato fu assassinato dalla mafia in modo da essere poi fatto passare per un dinamitardo da inquirenti predisposti a questo falso. Posso testimoniare che anche oggi i pezzi di m. veri delle istituzioni nell’eseguire l’atto di proscrizione decretato dai loro padroni verso qualcuno troppo onesto per le loro attività fanno di tutto per costruirgli una figura di deviante, di soggetto da controllare, tramite provocazioni e costruzione di false prove.

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3 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Promossi due poliziotti condannati per il G8 di Genova, lo “sconcerto” di Amnesty, Arci e Leu. Il dipartimento: “Avanzamento automatico” “

Si parla tanto di fine rieducativo della pena. Molto meno del suo fine educativo: del segnale dissuasivo, tramite condanne “pedagogiche”, a chi volesse emulare i colpevoli. Come il troncare la carriera, con l’interdizione dai pubblici uffici, di coloro che hanno usato il potere dello Stato a fini aberranti. Pene serie, pene senza la comica finale, a funzionari pubblici che commettano reati magari controvoglia peserebbero nel calcolo costi/benefici dei futuri crimini di loro colleghi; a vantaggio dell’onore e credibilità della loro stessa categoria.

Quando vogliono i magistrati esercitano questa attività deterrente. Per i Ciontoli in riforma di una sentenza scandalosa hanno fatto sul serio, mandando il messaggio che seguire il consiglio di Machiavelli, di uccidere coloro ai quali si è fatto un grave torto, non è così conveniente; e che il crimine familiare può portare in carcere l’intera famiglia.

Purtroppo per i crimini di controllo, quelli commissionati dall’alto per controllare il Paese, nei quali rientrano i fatti del G8, continua a essere ripetuto il messaggio che il coraggioso muore una volta sola ma il vile viene promosso molte volte prima di andare in pensione.

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8 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Il pm del processo Diaz bocciato nella corsa a pg di Genova: era l’unico candidato, ma con una forzatura il Csm “resuscita” uno sfidante”

In ecologia si chiamano “guilds”*, cioè corporazioni, confraternite, i gruppi di specie diverse che sfruttano le stesse risorse. Il concetto di ecological guild è utile anche per la valutazione politica di fenomeni sociologici: i magistrati e le forze di polizia appartengono alla stessa ecological guild rispetto all’esecuzione di operazioni eversive ordinate da poteri forti sovranazionali. Dai pestaggi pianificati del G8** alla strage di innesco covid***.

Magistrati come Zucca salvano il concetto fondante che fa coincidere la giustizia con il lavoro dei magistrati. Un principio di civiltà, la cui dismissione porta alla barbarie; ma che dovrebbe essere visto criticamente, alla luce dei comportamenti reali di questa corporazione che non è diversa da altre più umili nel crearsi la sua “nicchia trofica” senza andare per il sottile; dietro a fumosi bizantinismi. Soprattutto andrebbero esaminate le coalescenze con gli apparati che dal dopoguerra pilotano il Paese con la violenza per conto dei poteri che fanno dell’Italia un protettorato. Dietro all’ostentazione di figure simbolo; in realtà rigettate dai colleghi come contrarie alle necessità ecologiche, cioè agli interessi corporativi, prima di essere epurate via assassinio dalle forze che impongono i veri criteri di selezione della classe dirigente.

*Guilds (ecology). Wikipedia.
**Fracassi F. G8 gate. 2011.
*** Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Diplomi di laurea bruciati sul sagrato. Tornano i roghi?

21 January 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Post del 21 gen 2008

sito chiuso

 

A Mairano, nella bassa bresciana, alcuni giovani dottori hanno bruciato le loro lauree in un bidone sul sagrato della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, col consenso del parroco. Un segno di solidarietà al Papa secondo “Petrus”, il quotidiano online sul pontificato di Benedetto XVI. Naturalmente i testimoni della Fede, alcuni dei quali amministratori locali di scuola UDC, hanno bruciato delle fotocopie, non gli originali. Questo gesto mette in luce due aspetti. La tirata antiaccademica del clero è appagante per chi non prova un’attrazione eccessiva per la conoscenza. Nel Bresciano, zona ricca e a basso tasso di scolarizzazione, chi è sazio e ignorante guarda con antipatia a tutto ciò che sa di intellettuale. Mentre sarà comprensivo vedendo bruciare il simbolo degli studi universitari, che anche nelle migliori condizioni sono una fatica, per molti peggiore di quella che si fa tirando su muri di mattoni. Così come dev’essere una bella soddisfazione per quei questurini, carabinieri e vigili urbani che da studenti non eccellevano, essere mandati a fare sentire il fiato sul collo a chi legge e poi scrive cose che spiacciono a chi dirige i loro superiori. Il pontefice ha lanciato un appello “ad asinum” contro i riottosi che avendo letto qualche pagina pensano di potersi sottrarre all’autorità della Chiesa e dei suoi sapienti. Da oggi per molti invece di dover dire a sé stessi “avevo poca voglia di studiare” sarà più facile dire: “i miei princìpi mi impongono di difendere la libertà di espressione del Santo Padre”. Un appello al miscuglio di disprezzo e invidia del fascismo piccolo borghese verso qualunque tentativo altrui, per quanto debole e incerto, di emanciparsi e realizzarsi umanamente tramite un po’ di cultura.

Un secondo aspetto è la manipolazione. Si è già visto che i professori della Sapienza sono stati presi in contropiede, che si è montato un caso mediatico, principalmente grazie al tradimento del rettore. Sorprende che si faccia anche un rogo: il clero, che ha già bruciato libri, e persone in carne e ossa, e anche persone in effige quando non riusciva ad acchiapparle, dovrebbe avere i “carboni bagnati” su questo argomento. Forse invece di guardare al fuoco bisogna guardare al fumo: la Chiesa e i poteri connessi stanno spingendo per allestire un teatrino che vede uno scontro laici-cattolici. Oltre all’ovvio fine di screditare e intimidire per estendere quanto più possibile il dominio e il controllo clericale anche sull’università, può essercene un altro, più sottile ma non secondario: definire il dibattito sulla libertà di ricerca come limitato allo storico contrasto tra laici e clero, escludendo fattori più recenti e più importanti, ma che a nessuno dei contendenti conviene presentare, a partire dagli interessi economici.

Non siamo più nel Seicento di Galilei, ma nell’era della big science quotata in Borsa. Oggi all’oscurantismo della Chiesa si affianca quello della ricerca commercializzata. Lo scientismo è una seconda chiesa, che al di fuori della provincia italiana ha un potere comparabile a quello della chiesa di Roma; una chiesa col suo clero, i suoi bigotti, i suoi miracoli, le sue necessità di censura. In alcuni campi della ricerca, dove è stretto il legame col profitto, si è ormai affermata una “neoalchimia”: una forma moderna di mescolanza tra sperimentazione empirica e superstizione magica. La scuola di fisica della Sapienza è un serio centro di scienza. Mentre, è noto a molti, la scienza delle multinazionali farmaceutiche, che domina l’intera biomedicina, il settore della ricerca più ampio e politicamente più sensibile, è pesantemente inquinata dagli interessi commerciali e finanziari, tanto che può divenire fraudolenta. Il prestigio che la scienza ha ottenuto con successi medici reali sta venendo speso per operazioni speculative. E’ interessante osservare che con questo particolare tipo di scienza, con la chiesa scientista, il Vaticano ha buoni rapporti. Fanno affari insieme, anche se durante il giorno mostrano di litigare. Lo scopo del revival dell’ingerenza del clero sugli studi accademici, con numerosi aspetti grotteschi e gratuiti come questo delle lauree bruciate, potrebbe essere anche quello di falsare i termini della questione, sostituendo un anacronistico e semplicistico scontro di sapore ottocentesco alla contrapposizione maggiormente rilevante, che oggi è quella tra la scienza per fare soldi e la scienza disinteressata.

In questo modo, le buone ragioni della difesa dell’autentica libertà della ricerca aiuteranno il cattivo obiettivo della difesa della ricerca commerciale e manipolata. La Chiesa ha forti interessi nel business della biomedicina. Mentre ha poco da temere, e tanta pubblicità da ricavare, dalle recriminazioni del gracile laicismo italico. Anche perché, non va dimenticato, coi suoi protetti di CL e Opus Dei è già insediata in maniera inespugnabile nell’università. Invece, una difesa della laicità della scienza ingenuamente incentrata sulle ingerenze clericali lascerà deserto il dibattito di massa sul fronte più attuale e importante: i conflitti di interesse commerciale che corrompono la ricerca. L’intento di costruire un pluralismo bipolare, nel quale le due uniche posizioni legittime sono da un lato quelle dei cattolici e dall’altro quelle di chi considera l’attività scientifica come un valore in sé, per definizione giusto e positivo, può spiegare perché il fuoco della polemica è stato fatto avvampare, anche con interventi contrari ai doveri istituzionali, da Napolitano, Prodi, Mussi, Turco e dagli altri professionisti della politica di quasi tutti gli schieramenti. La lobby per la ricerca come fattore di profitto è trasversale e interessa le più alte cariche.

Il fatto che il clero nutra tradizionalmente sospetto e ostilità verso la scienza non implica che al contrario sia buono tutto ciò che “la scienza” – in realtà la tecnologia avanzata commerciale – ci vuole propinare. Ad esempio, gli sbandierati annunci all’opinione pubblica della speranza nelle staminali appaiono come un bluff laico, che ha fondamenta più solide nel marketing che in conoscenze scientifiche acquisite (Stem cell hopes distorted by arrogance and spin. Guardian, Sept 5, 2005). La Chiesa, mentre solleva obiezioni sulle staminali embrionali, partecipa all’affare con suoi centri di ricerca. A Mairano si bruciano i diplomi di laurea davanti alla casa di Dio, ma a pochi chilometri, in Brescia città, lo stesso clero gestisce, mediante le suore Ancelle della carità, un centro di ricerca sulle staminali. Bisognerebbe riflettere sulla qualità della ricerca che può provenire da laboratori controllati da un’istituzione che fa bruciare, in effige, le lauree emesse da università che non controlla pienamente; e bisognerebbe riflettere anche sulla circostanza che si tratta di una ricerca allineata a quella “laica” sulle staminali; la stessa ricerca che è difesa, spesso sulla fiducia, dalla maggioranza di coloro che difendono i 67 firmatari della lettera sul Papa alla Sapienza.

I preti tendono anche ad assumere su di loro la veste dello scienziato e quella del medico, sapendo che sono queste le figure ieratiche convincenti nella cultura contemporanea. Quando il cielo si spopola di dei, la terra si riempie di idoli, è stato detto. A ben vedere, quando degli scienziati ripetono al pubblico l’annuncio fantascientifico che possiamo attenderci la venuta di un’era dove sarà possibile ricostituire con le staminali parti di cuore e cervello, si è nel territorio della manipolazione magico-religiosa. Non c’è solo una “esagerazione”, cioè un errore quantitativo, ma un salto qualitativo nell’antiscientifico. Un ambito nel quale in fondo i cattolici si trovano più a loro agio che i laici. Come tutti, anche i “laici”, ammesso che in Italia ce ne siano, se la fanno sotto al pensiero nudo e secco della morte e della sofferenza fisica, e accettano il sollievo di un velo, costituito dalla speranza di una salvezza, magari camuffata da verità scientifica. Andrebbe accettato, come un’evidenza empirica, valida almeno sul piano pratico, che il senso religioso è un carattere costitutivo dell’uomo. Bisogna vedere con quali credenze lo si soddisfa. In effetti, per vedere all’opera il naturale istinto religioso basta guardare alla fiducia cieca nella medicina “scientifica” da parte di molti di coloro che si proclamano tranquillamente atei; e d’altra parte, con tutto questo cinico maneggiare concetti religiosi, con questo impastarli ai soldi e al potere, sono i chierici a dare un bell’esempio di superamento dell’illusione sulla divinità.

Non bisogna quindi lasciarsi impressionare dai roghi sui sagrati, o dalle grida di lesa maestà, e neppure da coloro che, difendendo giustamente la ricerca dall’attacco papale, sostengono di difendere così una scienza pura come giglio. Certo, è utile ricordare che i preti in tasca non hanno la verità; e che invece dalla tasca della tonaca possono estrarre uno Zippo.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia.

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Blog Appello al popolo

Commento al post di Tonguessy “Strutture di potere- Galileo e la Chiesa” del 29 dic 2011

Grazie a Tonguessy per l’ottimo articolo. E’ particolarmente interessante l’osservazione del progresso scientifico come ideologia che allontana il popolo dalla concezione medievale della vita frugale. La promessa di salvezza intramondana che allontana da quella concezione del limite che abbiamo perso, e che farebbe risaltare la Scienza nella sua vera grandezza.

Io sono tra quelli che quando sono in spiaggia sul Tirreno restano a guardare il tramonto sul mare. Uno spettacolo bello in sé, e che induce a riflessioni delle quali “Il silenzio” suonato da Nini Rosso è l’equivalente musicale. La contemplazione del sublime che la nostra stella ci offre quotidianamente è temperata dal pensiero che non è il Sole che cala dietro l’orizzonte, spandendo colori regali attorno a sé; ma siamo invece noi che insieme alle sdraio e a tutto il resto ci stiamo lentamente ribaltando all’indietro.

Anche l’antagonismo Chiesa/Scienza si è evoluto, e credo occorra fare attenzione a non identificarlo con quello dei tempi di Galilei; come invece può essere interesse dei contendenti far credere:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

Resta l’antagonismo ideologico, con la Scienza e la Fede usate come armi; un esempio è dato da come entrambe le parti strumentalizzano la discussione sul darwinismo. Confronto che a volte sbotta in toni che tradiscono l’antica vocazione:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/16/i-preambula-fidei-di-san-tommaso-e-quelli-di-de-mattei-e-carancini/

Ma il clero attualmente ha anche interesse a favorire la scienza. Interessi “pastorali”, perché, preso atto che la nuova religione secolare è oggi quella che fa più presa sulla credulità delle masse, preferisce cooptarla e sfruttarla anziché attaccarla frontalmente. (E sa, vecchia volpe, che conviene dargli corda anche perché le magagne della degenerazione affaristica della scienza ne minano la credibilità dall’interno). Diventato lo scientismo un’ideologia parareligiosa, il clero col suo know-how può insegnare ai seguaci di Prometeo come ricavarne consenso e zecchini.

Interessi politici, perché il Vaticano deve trovare un punto di convivenza e alleanza con altri poteri che non può certo contrastare, e che fanno dell’ideologia scientista il loro credo. Appoggiando la scienza, evitando di attaccarla, se non per ridicole questioni teologiche, tacendo sulle strumentalizzazioni e storture dei modi nei quali è praticata, e fornendo servizi di supporto, il clero può acquisire meriti presso poteri che non lo amano.

Interessi economici, perché la “scienza” è in pratica la tecnologia commerciale, e il clero è tra le forze che investono molto denaro e ricavano molto denaro da essa; v. il caso San Raffaele, scoperchiato, nei suoi aspetti finanziari ma non in quelli “scientifici”, nell’anno del passaggio di governo da Berlusconi a Monti.

Così le occasionali rumorose baruffe e le frequenti gomitate non devono fare perdere di vista che tra le due chiese, che se potessero adotterebbero gli argomenti degli inquisitori da un lato e dei lanzi dall’altro, i rapporti sono articolati; come quelli dei famosi imprenditori di Pisa, che litigavano di giorno ma cooperavano di notte:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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@Lorenzo. Grazie per questo esempio di teologia scientista.

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18 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Corea di Huntington, speranze dalla terapia genica. La senatrice a vita Cattaneo: “Mai più discriminazione”

In generale, etica della ricerca e cultura cristiana dovrebbero convergere nel tenere l’aspetto etico e quello tecnico separati e distinti. Oggi invece ricercatori e clero cercano la promiscuità. Le malattie gravi inducono a compassione e impongono obblighi di solidarietà. E’ divenuta prassi stimolare ad arte la compassione per rendere credibili le promesse di cura, sostituendo la plausibilità biologica con spot lacrimevoli (bayesanesimo fraudolento). La gravità di una malattia, la sua crudeltà e lo stigma, l’impulso a combatterla, non hanno nulla a che vedere con la possibilità materiale di curarla; ma spesso sono usati, invece che per spingere alla migliore assistenza possibile, per legittimare prodotti hi-tech, basati su teorie di comodo architettate dal business, piuttosto che dalla scienza al servizio della compassione come si vuole fare credere. Presentare casi commoventi, o creare un caso morale*, sono tecniche usate dalle ditte di marketing per aiutare i loro clienti a vendere farmaci costosissimi che non funzionano. E’ divenuta comune l’affermazione di voler “destigmatizzare” per propagandare un prodotto medico carente; es. è stata usata per la colonscopia virtuale**.

*Eichacker PQ et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.
**As radiologists push for “virtual” colonoscopy coverage, risk of misleading readers is real. Health News Review, 12 set 2016.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

Commento al topic: 27 luglio – cominciamo male

28 July 2007

Blog http://www.federicoaldrovandi

rimosso dal webmaster


Caro Giorgio 12:15AM,Grazie per la stima, ma non ho nessuna competenza giuridica. So però come funziona, e dalla trasmissione non mi aspettavo nulla di diverso. C’è stato un prologo sui giovani sbandati e sui genitori che non li sanno educare. Mirabella ha introdotto il caso di Federico citando, senza apparente motivo, i “figli di papà”. Quindi, mentre i genitori ribadivano la loro piena fiducia nelle istituzioni, Giovanardi, importante figura istituzionale, ha detto che i processi non si fanno in TV, e infatti davanti a chissà quanti telespettatori ha incollato sulla vittima l’etichetta “eroinomane”. Infine Mirabella ha commentato su Bolzaneto che i giovani “sono passati dalla parte del torto” insultando i poliziotti. Ha sorvolato sul dettaglio che se Tizio insulta un poliziotto sarebbe giusto fermare regolarmente Tizio, non spaccare la faccia a Caio andando a prenderlo mentre dorme. La trasmissione ha segnato un regresso, favorendo presso l’opinione pubblica un alleggerimento delle responsabilità degli imputati a spese della figura della vittima, e confermando negli spettatori concezioni illiberali sui poteri della polizia. Devo dire che in una cosa mi sono trovato d’accordo con Giovanardi: la critica dell’intitolazione a Giuliani di un’aula in Parlamento. Credo che anche queste esaltazioni ingiustificate della vittima in realtà non facciano che giustificare il sistema e farlo andare avanti, mentre si evita di mettere mano a provvedimenti seri. Ritengo altrettanto aberrante e controproducente dare un seggio parlamentare a qualcuno in quanto familiare di una vittima.

Riguardo al tuo post di giovedì 26 lug 3:46 PM in “17 lug 2007: 20 anni”: ho sempre accluso il mio indirizzo email quando ho inviato un commento. Autorizzo te, o qualsiasi altro, ad ottenerlo dai genitori di Federico e scrivermi, volendo valutare, come dici, “la serietà o meno di intenti”. A proposito di favorire i documenti, non sarebbe utile chiedere che i poliziotti portino un codice identificativo, come fanno in Germania ?. Avrebbe anche un effetto di deterrenza psicologica, del quale alla fine beneficerebbero anche quegli agenti che non hanno da temere di dover essere chiamati a rispondere. Se ti occorrono altri riferimenti su di me, potrei darti la targa della macchina dei poliziotti con i quali poco tempo fa ho avuto un incontro ravvicinato, la sera dello stesso giorno di un’amabile seduta in Questura, dove ero stato convocato. Maggiori informazioni su di me le potrai ottenere lì, dove pure apprezzano quanto scrivo. (Non che abbia fatto altro che scrivere, né che mi siano mai state rivolte contestazioni formali). Peccato che quanto scrivo non sempre viene visto con tanta benevolenza. Mi capita spesso di vederlo scomparire; come in questo caso, dove però per fortuna ci sei stato tu che hai commentato anche ciò che non era possibile leggere. Sono confuso dai tuoi ripetuti complimenti, ma non è che la mia sia pura teoria, o che mi occupi degli abusi delle “istituzioni”- per esempio le tecniche di disinformazione, come quella che si è vista a “Cominciamo bene” – per partito preso. Anch’io come tanti posso vantare integerrime figure di poliziotti nell’albero genealogico, e le mie idee politiche, repubblicane, forse hanno proprio il torto di assegnare eccessivo credito allo Stato e alle sue amministrazioni. Né tanto meno ho voglia di “fare salotto”: il silenzio, che spesso, con sistemi diversi, mi viene imposto, è anche il mio desiderio, perché lenisce il mio disgusto.

Che cosa si prova quando una pattuglia de “le istituzioni” – io le chiamo “gli apparati”, avendo capito che chi riveste cariche pubbliche il titolo “istituzioni” se lo deve meritare – assume comportamenti gratuitamente scorretti lo so per lunga diretta esperienza. In questo senso, mentre parrebbe che sia separato dallo spirito del blog che mi inviti a rileggere, sono vicino a Federico, che non ho mai conosciuto; così come sono vicino a chiunque abbia subito e subirà cattive attenzioni da parte delle forze di polizia. Si è adombrata la possibilità, non so quanto fondata, che ci fosse un interesse mirato verso Federico, a favore di soggetti privati. Ciò che posso fare è testimoniare – se qualcuno volesse ascoltarmi – che un tale abuso non è così eccezionale, ma appare essere una prassi di potere, consolidata e protetta. Che di tanto in tanto finisce male.

I rischi della diversità

25 July 2007

Blog http://www.federicoaldrovandi

Commento al topic: 17 lug 2007: 20 anni.

rimosso dal webmaster

Ezio (24/07/07, 11:42) dice molto giustamente che quando si controbatte bisogna guardare l’interlocutore negli occhi. Ci sono comunque delle eccezioni. Una delle poche nozioni che mi sono rimaste dalla lettura di un manale di autodifesa, scritto da un istruttore militare (G. Manunta, Mondadori) è quella di evitare di guardare fisso negli occhi un aggressore armato. Bisogna però anche evitare di voltargli le spalle, spiega il parà: “di fronte, si è considerati una persona; di spalle un ‘condannato’ “. Se l’aggredito è di spalle, quindi anche se è prono a terra, cessa di essere una persona. Diventa “altro”.

Sembra che in Italia la “diversità”, l’essere considerati “altro” sia un notevole fattore di rischio anche per la morte violenta, oltre che per una nota sfilza di guai. La mafia ha cura di isolare socialmente e screditare le sue vittime prima di ucciderle. Leggendo la storia degli omicidi “eccellenti” che hanno insanguinato il Paese, ho notato che una condizione di diversità accomuna vittime che sono tra loro differenti. In numerosi casi le vittime, politici, magistrati, funzionari di polizia, giornalisti, erano diverse dal resto del gruppo professionale o sociale del quale facevano parte, tanto che a volte, da vive, erano state avversate all’interno dal gruppo stesso. Nell’ambito dei pestaggi, chi più diverso di Pasolini, non solo per i costumi sessuali ma per ciò che scriveva come intellettuale cristiano e di sinistra. Stajano ne “Il sovversivo” racconta la storia di un altro segnato, Serantini, un ragazzo di 20 anni mite e candido, che aveva sofferto. Morì per il pestaggio col calcio dei fucili ricevuto dalla Celere. “Tu sei una vittima predestinata, stai attento” gli aveva detto un ingegnere suo amico. Anche in quel caso, la magistratura fece più di ciò che è in suo potere pur di proteggere i poliziotti. Con successo. Un commissario di PS, Pironomonte, che aveva cercato di impedire il pestaggio, volle dimettersi dalla polizia, e si ridusse a vivere come un modesto impiegato.

L’Italia, paese a tradizione non democratica, è molto rigida verso la diversità antropologica, verso chi non rientra nei gruppi permessi. Non è solo “a destra” che non si può sgarrare: anche esprimere posizioni progressiste, “disobbedienti”, critiche, va fatto entro limiti ristretti. Questo dettare i termini e gli stili della manifestazione di un pensiero dissidente è tra i fattori principali del ripetersi di ingiustizie come quella che due anni fa ha spento la vita di Federico.

Federico quella mattina era solo. Mi chiedo se questo elemento, la diversità, possa aver avuto un peso nella dinamica del suo omicidio. Era senz’altro un ragazzo normale. Mi chiedo com’era riguardo alla sopportazione dei torti. L’unico dato che ho sono la forza e la determinazione nel chiedere giustizia che i suoi genitori stanno mostrando. Se Federico aveva preso da loro, l’essere maltrattato, il ricevere abusi, può averlo portato ad una reazione di indignazione, che molti purtroppo, a differenza che in altri paesi, avrebbero considerata impropria. In un paese dove l’atteggiamento servile nel trattare con chi è in una posizione di potere è un articolo della costituzione non scritta, può essere un handicap non nascere con l’animo del servo, e crescere da persona libera. Federico anziché assumere un atteggiamento da “inferiore” può avere rifiutato la sottomissione agli abusi, indispettendo il gruppo di agenti, e portandoli a identificarlo come un ragazzino che si permette di non stare alle regole, che non accetta il ruolo del prigioniero, e magari il ruolo di persona che viene picchiata dall’Autorità. Un diverso, per i loro standard, e anche per quelli di tanta gente. Con alcuni basta il modo di esprimersi, una protesta che minacci le loro certezze, il tono della voce per essere così classificati. Può essere sufficiente fissare negli occhi, o voltare le spalle.

No Dal Molin ~ Il tricolore italiano

16 May 2007

Forum www. altravicenza.it

Post del 16 mag 2007

cancellato con l’azzeramento del forum


Per fortuna noi Italiani siamo vaccinati contro la retorica nazionalista; sembra però che cadiamo nell’eccesso opposto. Nella lista dei siti amici di AltraVicenza.it, è davvero amico il sito – leccato come se fosse stato disegnato da professionisti – “nodoaltricolore” che spiega dettagliatamente come protestare facendo un nodo alla bandiera italiana? Se, grazie ad una massa di rivenduti, viene lesa la nostra sovranità nazionale, volgere la protesta proprio sul simbolo che la rappresenta è un buon consiglio? “Right or wrong is my country” dicono gli anglosassoni. Noi invece sembriamo ansiosi di tornare a dissolverci in “un volgo disperso che nome non ha”. Sfigurare la propria bandiera perché si sta subendo un torto che favorisce una bandiera altrui ricorda quel marito che si evirò per fare un dispetto alla moglie. Questo gesto autolesionistico e vacuo dell’annodare la bandiera non rientra tra le forme di protesta simbolica creative e originali; e nemmeno tra quelle radicali e impegnative, come la restituzione del documento elettorale, un segnale che invece avrebbe una sua concretezza e colpirebbe i responsabili, mostrando il loro distacco dal popolo che li legittima, e il distacco dai loro doveri. E poi, che fare nelle uniche occasioni nelle quali c’è un tripudio di tricolori, le partite di calcio: sciogliere il nodo o lasciarlo? In entrambi i casi sarebbe ridicolo.

La bandiera nazionale del resto da noi è già fin troppo maltrattata. I campanilismi e la fondata diffidenza popolare verso il governo centrale si sono incontrati con gli interessi della classe dirigente. Per la Chiesa il tricolore rappresenta un potere che storicamente l’ha spodestata dal dominio temporale, e che ora deve restare subalterno. A sinistra fino a ieri la bandiera rossa era sovrapposta a quella italiana nel simbolo del maggior partito. Dicono di amare la bandiera i fascisti, e le forze di polizia dello Stato; che, da Portella della Ginestra a Calipari, hanno mostrato di onorare contemporaneamente due diverse bandiere nazionali, l’altra essendo quella USA: il che è peggio che non onorarne nessuna, soprattutto per degli uomini d’arme.

La recente proposta dell’austera intellighenzia di Sinistra di rivolgerci, a nostra scelta, ad un senatore della Louisiana o ad un deputato dell’Alaska per scongiurare la base militare a Vicenza può indurre alcuni a ritenere che a questo punto forse la cosa migliore è premere per farci annettere agli Stati Uniti a pieno titolo, piuttosto che restare colonia; in questo caso diverremmo “la cinquantunesima stella”. Come città statunitense a tutti gli effetti, a Vicenza verrebbe risparmiata la base, anche se solo per motivi urbanistici. Oppure c’è la secessione, e anche in questo caso niente base: gli americani non oserebbero posare un mattone in una città dove sventola feroce il leone di San Marco. Se non si riesce a tirare questo bidone agli USA, se non si crede davvero che le autonomie di cartapesta dei vari leghismi e localismi ci salveranno dai dinosauri della globalizzazione, e se si pensa di non voler proseguire sulla linea della ruffianeria che ha finora regolato i rapporti con gli USA, allora occorre recuperare il tricolore, e portalo integro alle manifestazioni; non come simbolo di patriottismo o grandeur, di partiti vecchi o nuovi o altri movimenti di parte, del governo o degli interessi delle forze armate, ma come simbolo di una nazione, cioè una grande comunità, pacifica e solidale con le altre ma definita e cara a sé stessa.

Rispettare il tricolore non è questione di vilipendio, ma di preservare l’identità nazionale quando andrebbe irrobustita e messa a frutto. In un’Italia libera, gli uffici preposti alla sicurezza farebbero luce sulle finalità di questa singolare insistenza a esporre una bandiera che sembra come deturpata da una cicatrice; ma nell’Italia reale è il tricolore, come la Costituzione, che fa parte della “normalità eversiva”. Credo che la Digos temerebbe più una marea di tricolori che i soliti quattro gatti che inneggiano alle nuove BR. Il dimostrante chic non porta la bandiera verde bianca e rossa, o come minimo la modifica o l’abbina a qualche altra bandiera. Alle colorate manifestazioni come quella del 17 febbraio scorso – dove c’erano Italiani da tutta Italia – osano portarla, senza alterazioni o connotazioni aggiuntive, solo pochi, che di conseguenza possono apparire come persone semplici o eccentriche. Credo che dovremmo riappacificarci col tricolore italiano, riappropriarcene, ed esibirlo in massa senza complessi. Si potrebbe addirittura pensare di fare della nostra bandiera la nostra bandiera.