L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

27 October 2023

25 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stress sul posto di lavoro e mancanza di autocontrollo: innovativa sentenza a Cremona”

Già Manzoni osservò che Renzo, vittima, passava per esagitato. La sentenza è un timido superamento di quella che chiamo “la fallacia aristotelica” sul mobbing. Contrariamente a quanto si pensa ingenuamente e a quanto insegnava Aristotele la forza non determina direttamente la velocità, ma la sua variazione: l’accelerazione. In auto per partire al semaforo pigiamo a fondo un pedale, che si chiama acceleratore, ottenendo una bassa velocità, mentre in autostrada a 130 km/h basta un filo di acceleratore. Così come la velocità è l’integrale dell’accelerazione, gli effetti del mobbing sono cumulativi. La stessa molestia ha un effetto diverso in chi è già mobbizzato e in chi è libero. Se si è già stati portati a 200 km/h l’effetto della stessa forza ridotta che innocuamente fa passare da 20 a 60 km/h, della stessa porcatina che in una situazione normale passerebbe inosservata, può causare un incidente. I danni invece dipendono direttamente dalla velocità. Ovvero dal cumulo del mobbing; elevato al quadrato, estendendo l’analogia con la meccanica newtoniana, considerando cioè l’energia cinetica di una massa portata, con una bassa accelerazione, ad alta velocità. L’equivoco suona veritiero, e permette il victim blaming: “per così poco”, “mancanza di autocontrollo”, “paranoico”; per la delizia dei miserabili che praticano il mobbing, a tutti i livelli*.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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v. anche:

Le procedure quasi-statiche