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La medicina difensiva come scusa e come illecito

17 November 2014

“Le ordino alcuni esami, giusto per pararmi il culo” [1]

deKay3Il modello che DeKay e Asch, considerando la medicina difensiva, hanno proposto che i magistrati adottino nel giudicare la responsabilità professionale medica [2]

Di recente il Tribunale di Milano, giudice Patrizio Gattari, ha emesso una sentenza sulla responsabilità professionale del medico che è stata definita “rivoluzionaria”. La sentenza rende più difficile ottenere risarcimenti, considerando non più “contrattuale” ma “extracontrattuale” la responsabilità del medico ospedaliero [3]. Credo che con la sentenza i magistrati mostrino, o meglio confermino [4], di essere amici del giaguaro. Il giaguaro sono i grandi interessi economici che, imponendo l’attuale modello di medicina, sono all’origine delle storture e dei danni che spesso portano i pazienti a rivolgersi al magistrato.

Privo di preparazione giuridica, commento la sentenza sotto il profilo medico e politico. Non accuso di essere “amici del giaguaro” i giudici perché pongono un freno alle cause contro i medici. Le cause per malpractice sono divenute in buona parte un’industria fraudolenta indotta dall’industria fraudolenta della medicina [5]. Es. in USA è in corso una forte espansione del settore dei dispositivi medici, che si avvale di una regolamentazione per l’immissione sul mercato meno rigida rispetto a quella per i farmaci. Invece di arginare il fenomeno con una legislazione adeguata sulla messa in commercio di nuovi dispositivi, che preverrebbe il contenzioso, ma frenerebbe il business, si stanno moltiplicando le cause dovute a danni da dispositivi medici; ed è in corso di sviluppo un nuovo settore della giurisprudenza su questa sottocategoria [6].

L’alta frequenza di processi contro i medici non è fisiologica; non è segno di un sano Stato di diritto. Quali che siano le loro cause, in uno Stato che funzioni i procedimenti per responsabilità medica dovrebbero essere una rarità, e la loro frequenza oltre una certa soglia dovrebbe spingere lo Stato a prevenirli intervenendo sulle cause; anche per i motivi che sto per esporre, i procedimenti per “malasanità” sono da considerare come un sintomo di “malattia” della sanità. L’intento dichiarato della sentenza è quindi buono. Ma qui i giudici hanno agito sul sintomo, riducendolo con terapie che aggravano i fattori causali della malattia e pertanto peggiorano lo stato di salute del paziente, che solo all’apparenza fanno sembrare migliorato. Come avveniva per il salasso [7].

Mi riferisco al recedere dal considerare il rapporto tra curante e paziente come contrattuale, e alle motivazioni addotte riferite dai giornali. I giudici hanno portato come argomenti la necessità di limitare la “medicina difensiva” e quella di favorire la “alleanza terapeutica” tra medico e paziente. Alleanza che secondo i giudici va depurata da “un sottinteso e strisciante obbligo di risultato”. Al quale, così pensano i giudici, sarebbe da attribuire la medicina difensiva: è il larvato obbligo di risultato ad essere “spesso alla base di scelte terapeutiche difensive, pregiudizievoli per la collettività e talvolta anche per le stesse possibilità di guarigione del malato”. Un maligno potrebbe volgarmente tradurre: è doveroso che il medico avvolga il paziente in un rapporto di dipendenza psicologica; però poi così il paziente si mette in testa di dover avere dei risultati proporzionati alle speranze suscitate; ed è questo serpentesco intruso nella comunione spirituale tra medico e paziente ciò che costringe il medico ad agire, obtorto collo, a suo vantaggio e a danno del paziente, come terminale dell’industria medica, usando il paziente come supporto e occasione per massimizzare la vendita di beni e servizi medici; occorre quindi, per proteggere il paziente da sé stesso, spuntare il suo diritto a chiedere giustizia, riducendo la responsabilità professionale del medico.

Non so se i magistrati possano addentrarsi così tanto in questioni politiche ed etiche in sede di giudizio. Ma ciò che colpisce della loro “rivoluzione” è che non solo dà agli interessi della medicina liberista parte di ciò che chiedono, ma lo fa ripetendo i relativi ideologismi portati a supporto della richiesta. Ideologismi che sono alla base dei meccanismi che generano danni iatrogeni alla salute e ingiusti profitti; e quindi anche, in gran parte, alla base dell’aumento della litigiosità. Considero qui la medicina difensiva. In un successivo articolo tratterò dell’alleanza terapeutica, e presenterò considerazioni sui rapporti tra questi temi, la pratica della medicina e la posizione dei magistrati.

Espongo prima come la medicina difensiva sia una giustificazione pretestuosa per atti illeciti, e come l’accordare maggiore impunità per ridurla sia accettare un ricatto che lascia mano libera ad ulteriori illeciti. Considero poi i fattori culturali ed ideologici che rendono possibile la medicina difensiva e portano a non riconoscere l’essenza fraudolenta del meccanismo nel quale è integrata, e a sottovalutarne la dannosità e il carattere antigiuridico. Infine mostro come la medicina difensiva sia da considerare a tutti gli effetti un illecito in sé; e come il rispetto delle preferenze del paziente sia un altro ideologismo che si affianca alla medicina difensiva per aiutare a trarre lucro dalla medicina, a spese del paziente.

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1. La medicina difensiva e il divorzio all’italiana

Anche alcuni tra coloro che chiedono di ridurre la punibilità dei medici riconoscono [8] che la medicina difensiva è la giustificazione di routine che i medici presentano per le loro responsabilità nel problema, enorme ma tenuto nell’ombra, delle sovradiagnosi e dei sovratrattamenti [1,9-11]. In realtà, prima della “medicina difensiva”, opera un “perverso sistema di incentivi finanziari” [1,12] col quale si ottiene la prescrizione di cure non necessarie e spesso dannose. “Il nostro sistema incentiva i medici perché forniscano più servizi, ma non perché mantengano sani i pazienti” (Hillary Clinton).

Gli incentivi operano anche nella medicina pubblica. Dove si pratica in realtà una medicina mista: disegnata dal business, e a terminale pubblico. Non ci sono solo gli incentivi monetari dell’attività intra moenia e extra moenia dei medici, e della corruzione di politici e amministratori. I trattamenti non necessari sono determinanti nel fare girare ed espandere quel fondamentale settore dell’economia che la medicina oggi costituisce. I sovratrattamenti assicurano quindi posti di lavoro, giustificano stipendi, danno prestigio. L’essere agiti dalla tecnologia medica dà potere e aiuta a fare carriera [13]. Credo che valga per i medici, i magistrati, e per altre categorie lavorative: nel campo dello sfruttamento legalizzato, al quale appartiene ciò che si tratta qui, assicurare a un numero sufficientemente alto di persone un stipendio buono e sicuro e gli altri vantaggi derivanti dal far parte di “una classe riverita e forte” può costituire una forma di corruzione tanto efficace quanto inapparente. Che permette di mettere a reddito anche il credito di cui gode chi gestisce un servizio pubblico.

La medicina è immersa in un gigantesco comparaggio di tipo industriale, che si va sempre più istituzionalizzando. La corruzione maggiore è a monte della pratica clinica. I casi di esperti che, pagati dalle multinazionali, esprimono pareri e linee guida a favore del consumo di prodotti medici sono quasi la norma [5,14]. Ma non sono purtroppo rarità, neanche da noi, casi di medici, inclusi medici del SSN, che in massa accettano di essere pagati per prescrivere; e di pazienti deceduti a causa di prescrizioni inappropriate di farmaci ottenute dalle case farmaceutiche pagando i medici; es. il caso dell’EPO in USA [15]. Stanno comparendo pagamenti diretti anche ai medici dipendenti dei servizi sanitari europei. Mentre in Italia si discute la sentenza milanese resa pubblica dai media, in UK si protesta perché i medici di famiglia riceveranno dallo Stato un extra di 55 sterline, circa 70 euro, per ogni diagnosi di demenza senile [16,17]. E’ da notare che si tratta di un incentivo alla diagnosi. Alcuni medici hanno osservato che l’incentivo danneggerà gli anziani, causerà una epidemia di diagnosi di demenza e un aumento di spesa sanitaria; che si danno ricompense per diagnosticare una malattia per la quale la diagnosi è soggettiva; che una diagnosi errata di demenza può avere conseguenze “truly tragic” per chi la subisce; che non c’è cura ma ci sono medicine, che spesso non funzionano e mai sono risolutive. Altri accettano i soldi, ma ammettono che ciò comporti un rischio di sovramedicalizzazione. Un’associazione di pazienti parla di “taglia” messa sulla testa di alcuni anziani. C’è una lettera aperta di medici perché non sia istituito un “pericoloso precedente” [18]. Davanti a questo singolare portare alla luce del sole e burocratizzare ciò che già avviene per vie oblique, forse agli inglesi ora appariranno meno eccentriche e radicali le parole dell’irlandese G.B. Shaw: “Il fatto che in ogni nazione sana, avendo ottenuto la fornitura di pane col dare al fornaio un interesse pecuniario nel fare il pane, si prosegua dando al chirurgo un interesse pecuniario nel tagliarti una gamba è sufficiente a fare disperare che vi sia umanità nella politica. Ma è ciò che abbiamo fatto.”; “E’ semplicemente non scientifico affermare o credere che i medici nelle circostanze attuali non eseguano interventi non necessari e non fabbrichino o prolunghino la malattia che dà lucro”. Da noi l’AIFA preconizza una triplicazione delle diagnosi di demenza senile nei prossimi decenni mentre si dice “onorata di rappresentare l’Italia” nel sostenere lo sviluppo internazionale di nuovi farmaci per le demenze [19]. Un obiettivo estremamente ambizioso, data l’attuale scarsa plausibilità biologica del progetto. La via dell’onore o del dovere che passa per il risolvere prima il problema meno formidabile dell’assistenza agli affetti da demenza senile e del sostegno alle famiglie con anziani non autosufficienti è molto meno battuta.

La medicina difensiva implica un maggior numero di trattamenti, e quindi un maggior numero di errori e di danni evitabili [20]. L’incremento degli errori e danni in funzione dei sovratrattamenti è più che proporzionale, come si dirà. Errori e danni evitabili che accrescono anch’essi le ricchezze personali e il PIL. Si è visto che le complicanze chirurgiche aumentano il giro d’affari e i profitti degli ospedali [21]. La medicina difensiva non solo maschera la pratica dei sovratrattamenti, ma è anche la foglia di fico di un dolo sistemico, di una iatrogenesi pilotata, che è il convitato di pietra quando si discute di errore medico.

La medicina difensiva risponde alla necessità del sistema di avere pretesti e scusanti. Che si tratti di un pretesto lo confermano gli studi che riportano come il tipo di medicina che si asserisce essere esercitato a scopo difensivo continui ad essere praticato anche quando il rischio di essere citati in giudizio viene ridotto [22]. Ed è praticato anche nei paesi, come la Nuova Zelanda, dove vige il sistema no-fault, per il quale il paziente viene risarcito senza che il medico venga accusato [23].

A proposito del sistema no-fault, che ha i suoi sostenitori ma incontra resistenze soprattutto per l’aumento dei costi che provocherebbe, la sentenza dei giudici di Milano prevede che mentre per il medico dipendente si passa alla responsabilità extracontrattuale, l’ospedale continui ad essere soggetto alla responsabilità contrattuale. In caso di condanna di entrambi, dovranno risarcire in solido il danno. Questa diversificazione potrebbe configurare un sistema che si avvicina a quello no-fault, che presenta tra i suoi diversi rischi [24] quello di “produrre gli incentivi sbagliati per medici e vittime” [25], facendo venire meno il deterrente per il medico e allo stesso tempo incoraggiando l’azione giudiziaria dei pazienti. Se fosse così, i danni alla salute e le richieste di risarcimento potrebbero aumentare. In pratica c’è il rischio che il sistema rimanga com’è, e si rafforzi nelle sue storture, salvando le capre del business medico col ridurre la responsabilità professionale, e i cavoli delle derivate cause giudiziarie deviando le richieste di risarcimento verso altri soggetti – pubblici in questo caso; e “ tirando nell’affare” il paziente – soprattutto i più spregiudicati e venali tra i pazienti – assegnandogli una quota; a scapito della collettività.

La medicina difensiva deriva da: a) l’includere gli interessi del medico insieme a quelli del paziente nella condotta terapeutica; b) l’esposizione del medico al rischio di cause, a volte pretestuose. Il punto b) viene usato, enfatizzandolo, anche per coprire a), che invece è un tema del quale si parla troppo poco. Ma a) è, come si è visto, solo parzialmente dipendente da b); continua a vivere di vita propria, ad essere alimentato e a produrre gli stessi effetti che sono imputati alla medicina difensiva anche quando b) viene meno. Se si elimina b), ma resta a), che è sottoposto a forti incentivi, la ricerca degli interessi del medico a spese di quelli del paziente continuerà. E anzi potrà essere più sfrenata, venendo meno il timore di b). Anche se venisse meno una scusa sarà immediato sostituirla, essendo già disponibile una batteria di argomenti convincenti : “meglio prevenire che curare” [26], sospetto clinico soggettivo, “libera” preferenza del paziente (v. infra), conformità a linee guida [5,14], il mero timore delle ripercussioni di lamentele del paziente o di azioni giudiziarie verso l’ospedale sulla reputazione e carriera, etc. C’è chi indica anche le classifiche dei centri medici basate sulla soddisfazione dei pazienti tra i fattori che manterranno comunque la medicina difensiva, e potrebbero farla aumentare anche quando ci sarà maggiore impunità per i medici [27]. Fare presente al lupo che all’epoca delle asserite ingiurie non si era ancora nati non servirà.

Le medicina difensiva non è, nei fatti, causa necessaria dei danni che ad essa sono attribuiti. E difficilmente da sola agirebbe come causa sufficiente. E’ un fattore facilitante interno ad un gruppo di fattori causali. Il diagramma sotto mostra come la rete di interessi nella quale la medicina difensiva è integrata sia robusta rispetto alla medicina difensiva, che è sussidiaria ad un sistema che continuerà ad operare allo stesso modo anche senza di essa; e che vedrà migliorare l’efficienza patologica del suo funzionamento quanto più gli si accorda impunità in nome della riduzione della medicina difensiva.

DiagrammaMedDif

Dai giudici ci si aspetterebbe che sappiano riconoscere e distinguere meglio di chiunque altro tra scuse e attenuanti o esimenti vere. Quante volte i magistrati hanno sentito un violento dire con tono mansueto “ho avuto paura…” e il completamento della frase dovrebbe essere “ e gli ho rotto la testa anche se stava scappando; mi pagano per questo”. Invece qui appare che i giudici ci caschino; e che facilitino così quei comportamenti illeciti, dannosi per la salute, che dicono di volere contrastare.

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2. La medicina difensiva e il primato del positivo

Da più parti si accusa la “cultura della colpa” di essere causa degli eccessi della medicina preventiva. Il sistema legale sarebbe complice, sollecitando una “cultura della vergogna”. E si auspica una cultura nuova, che accetti la fallibilità della medicina; e che quindi porti alla non punibilità del medico che sbaglia. [8]. Questa tesi sarebbe rispettabile in un sistema sano. In un sistema sano, dove non vi sia l’interesse ai sovratrattamenti e le persone non vengono illuse dalla propaganda, dovrebbe essere chiaro a tutte le parti che c’è un tasso inevitabile di complicazioni e insuccessi anche nelle attività mediche oneste e appropriate. E che le decisioni cliniche hanno una componente probabilistica (come illustrato sotto), che implica che vi siano insuccessi e danni anche quando sono corrette. (Componente probabilistica che in una medicina sana sarebbe più bassa di quella attuale, dove è gonfiata a dismisura dai sovratrattamenti). Definiti tali tassi per ogni intervento con studi epidemiologici, appositi organi di controllo dovrebbero badare a che non vengano superati, esaminando tutti gli incidenti e verificando inoltre se non ci sia stata invece negligenza, imperizia o imprudenza, da segnalare agli organi giudiziari. La verifica in alcuni casi potrebbe essere fatta solo se il medico supera una soglia, e allora scatterebbero anche accertamenti retrospettivi. In un sistema sano, controlli del genere, se ce ne fosse ancora bisogno, ammansirebbero l’uso improprio del diritto incomprimibile di rivolgersi al giudice se si ritiene di essere stati ingiustamente danneggiati.

La presenza incombente della dimensione giudiziaria può condizionare negativamente il medico nelle sue scelte; e guasta non la “alleanza terapeutica”, che, viscida e abusiva, va nello stesso verso illecito della medicina difensiva (come si dirà), ma il clima di serenità, fondata fiducia e franchezza nel rapporto tra il medico e il paziente. Lo strumento giudiziario è inoltre di dubbia efficienza: in USA il sistema legale si è dimostrato incapace di compensare coloro che hanno subito un danno e di frenare i medici irrispettosi della buona pratica [28]. Ciò è coerente col carattere speculativo, complementare ed aggiuntivo più che di contrapposizione, del movimento che ha fatto delle cause per responsabilità medica, e delle relative assicurazioni, un indotto dell’industria primaria dei sovratrattamenti. Comunque l’efficienza e l’equità del sistema non miglioreranno con l’impunità in nome della riduzione della medicina difensiva, che è un “dare bistecche a una tigre sperando che divenga vegetariana”.

Propugnare un cambio culturale verso una visione più realistica della medicina suona però ipocrita nel sistema attuale, dove si fanno grandi sforzi in senso contrario, per illudere il pubblico presentando la medicina come capace di fare miracoli [29]. Il caso Pantani [15] e il caso Stamina [30], nei quali i magistrati sono stati determinanti, sono esempi di cosa si arrivi a fare per ottenere tale effetto antropologico, da parte dell’apparato di propaganda di poteri così forti che possono avvalersi dei poteri dello Stato. Prima si eccitano nel pubblico e nei pazienti pulsioni arcaiche, si presenta il medico come un onnipotente [13], si suscitano ad arte speranze e aspettative false; e dopo, quando la frittata è fatta e bisognerebbe risponderne, ci si toglie il cappello a cono e la zimarra del mago e vestito il maglioncino dell’intellettuale pacatamente si invita a ragionare da adulti, chiedendo desolati come si può pensare che la medicina abbia soggiogato l’ananke; spiegando che non bisogna illudersi di avere l’immortalità e l’eterna salute dalla medicina, che non esistono fontane dell’eterna giovinezza; e che quel CEO di una compagnia di biotecnologie che ha detto “la morte è una serie di malattie prevenibili” ha esagerato (anche il Nobel Montagnier ha affermato una cosa simile). Questi cambi d’abito sono un esempio dello “eclettismo tecnognostico”, di cui si dirà.

La medicina [1], e le biotecnologie [31], annunciano falsamente al pubblico di poter ottenere grandi risultati benefici, che poi non si realizzano; la medicina usa “false premesse e false promesse” [32]. Ci sono stati medici che hanno sostenuto apertamente in conferenze mediche che i medici devono mentire al pubblico, per il suo bene, esagerando i benefici, per indurlo a sottoporsi ai loro servizi: perché si sottoponga a pratiche come lo screening per il cancro della mammella [33], la cui vantaggiosità viene sempre più spesso negata da studi scientifici mentre è certo che esponga a danni iatrogeni [34]. Ed è ciò che avviene nella pratica, esagerando i benefici e nascondendo i rischi [35]. Nel consigliare di abolire del tutto lo screening mammografico, gli esperti dello Swiss Medical Board hanno osservato anche come alle donne viene fatto credere il falso [36]. Ci si ricorda di dover dire la verità quando è troppo tardi; quando conviene; quando si deve rispondere dei danni causati; o quando, con la brutale rivelazione di una diagnosi infausta (non sempre biologicamente fondata) si assesta al paziente una manganellata psicologica che lo rende sottomesso. Allo stesso tempo la medicina attuale, mentre promette ciò che non può dare non dà tutto ciò che potrebbe dare: non ottimizza le cure, come si vedrà, ma pratica, per ragioni di profitto, un servizio di qualità inferiore a quello che può realmente fornire. Arrivando ad essere lei stessa causa di malattia. Più che fondare una nuova cultura, bisognerebbe abbandonare la nuova cultura liberista del cinismo e del fregare il prossimo come valori.

Nei paesi anglosassoni si stanno comunque conducendo campagne di sensibilizzazione verso i medici, come “Choosing wisely”, “Less is more”, “Too much medicine”, per ridurre gli eccessi che vengono presentati come difensivi. Ma non si tocca, né lì né da noi, un nodo più profondo, quello della asimmetria che conferisce un primato alla positività rispetto alla negatività. Il sistema medico, quello giudiziario e la società considerano più gravi gli errori di omissione che di commissione. Nell’attuale modello, lo scopo della medicina è di scovare a tutti i costi la malattia. A costo di “condannare un innocente”, o di sparare a un innocente, nel senso di diagnosticare e trattare anche quando non ce n’è necessità. Il sistema è congegnato in modo da esaltare i reperti positivi, e quindi anche i falsi positivi, e favorire così anche l’impiego di prodotti medici, anche quando ingiustificato, per aumentare i consumi e i fatturati; e trascura, o addirittura nasconde con dolo, i reperti negativi e la dannosità delle procedure diagnostiche e dei trattamenti. Questo ha la sua base nel messianesimo scientista, nell’imperativo tecnologico che vede l’uso della tecnologia come indiscutibilmente sempre positivo [13,37]. Le rare avvertenze, da parte di medici e ricercatori, che troppa medicina può causare danni, e che i prodotti nuovi business-driven in medicina possono essere più dannosi che benefici [1,11], anche se raggiungono il pubblico suonano a molti eccessive e polemiche come le parole di Shaw sulle amputazioni chirurgiche.

Il riconoscimento di questo primato avviene a tutti i livelli. A livello di diagnostica [38]: gli esami di laboratorio e di imaging sono tarati, o distorti, verso la sensibilità, cioè in modo da scoprire il più piccolo segno di patologia – anche se di patologia non si tratta, v. il caso dei cancri che non sono cancro [39] – a scapito della specificità, la capacità di riconoscere i veri negativi. La ricerca in corso di test sempre più sensibili (adesso pomposamente chiamati “biomarkers”) probabilmente aggraverà il problema delle sovradiagnosi [34]. La diagnostica è così impostata per dottrina, attuando scelte sostanzialmente arbitrarie, di portata globale, la cui dannosità non viene riconosciuta; se non dopo che è stata lasciata libera di agire, causando danni e producendo profitti, per anni: in questi giorni l’autorità canadese preposta ha emanato direttive che dicono di non usare il test del PSA per lo screening del cancro della prostata [40]. Spiegando che l’evidenza accumulata non mostra che il test riduca la mortalità ma mostra che provoca danni al paziente. Lo screening col PSA non aumenta la speranza di vita complessiva, ma può condurre una persona in salute a rimanere impotente e incontinente [41]. Fino a pochi anni fa l’omissione del test sarebbe stata considerata una negligenza grossolana e inspiegabile, dato che il test viene inserito di routine negli esami di laboratorio degli uomini dalla mezza età in poi. E’ da notare che a contestare le direttive dell’autorità canadese sono, oltre agli urologi, gruppi di “advocacy”, cioè associazioni di pazienti e di comuni cittadini; gruppi che spesso sono finanziati dall’industria.

Il primato del positivo ha luogo anche nel campo delle terapie, dove gli effetti avversi vengono sottaciuti e sottovalutati; e si considera trattamento causale quello che modifica i surrogate end-points [7], vistosi ma non necessariamente utili. Ha luogo nel campo della ricerca. Viene assicurato già a livello epistemologico con la “evidence based medicine”, una forma di empirismo filosofico che si traduce nella “medicina basata su quello che c’è sperimentalmente ”; non importa se le conoscenze già disponibili a priori dicono altrimenti; né se i risultati disponibili sono falsi o dubbi e frutto di un’agenda distorta e di censura. Ha luogo nelle scelte sulle ricerche da condurre, dove accade perfino che si cerchi di espandere, applicandole a un maggior numero di persone, pratiche che la ricerca ha già mostrato che andrebbero eliminate o ridotte; a volte coinvolgendo il pubblico senza neppure dire chiaramente alle persone che si stanno sottoponendo a un esperimento [35]. Avviene nella conduzione della ricerca, dove l’apparato statistico e la prassi sono conformati per dare risultati positivi, tanto che esperti accreditati argomentano che la maggior parte dei risultati di ricerca biomedica riportati dalle pubblicazioni scientifiche sono falsi [42]. La lettura troppo favorevole dei dati è tra i fattori che portano le frodi scientifiche, intenzionali, a riguardare, secondo una stima, il 20% delle ricerche [43]. Avviene in sede di pubblicazione scientifica e di controllo istituzionale, dove notoriamente le case farmaceutiche fanno in modo che vengano pubblicati prevalentemente risultati positivi; e a volte nascondono dolosamente informazioni in loro possesso sulla dannosità del farmaco, come mostrano alcuni casi giudiziari. Avviene nell’informazione mediatica, che riporta con toni trionfali risultati preliminari la cui interpretazione in senso positivo è quanto meno dubbia, ai quali poi non seguono conferme più solide, ma altri annunci salvifici. E avviene anche in sede di giudizio sulla responsabilità professionale, dove si condanna il non essere intervenuti più che l’essere intervenuti a sproposito.

I magistrati dovrebbero chiedersi perché i medici sentano il bisogno di difendersi dall’accusa di non avere agito molto più che da quella di non essersi astenuti; e perché il sistema giudiziario di fatto non sanzioni le due responsabilità allo stesso modo. Perché il medico possa sostenere di temere così tanto la mera possibilità di essere accusato di responsabilità omissiva da mettere in atto abusi o reati (v. infra) per evitarlo . E’ una situazione surreale, un po’ come se i soldati in trincea passassero al nemico sostenendo che lo fanno perché alle spalle hanno i carabinieri che se non vanno all’attacco gli sparano; e i carabinieri accettassero la giustificazione. I giudici sono specialisti nel bilanciare diritti e valori contrapposti. Es. la prevenzione del crimine da parte della polizia e la tutela dei diritti della persona (almeno in teoria). I giudici sanno che un commerciante o un professionista, un ingegnere, un avvocato, possono truffare il cliente anche facendogli acquistare servizi che non gli servono, o che addirittura lo danneggiano. Il loro contributo sarebbe prezioso per ridurre questo sbilanciamento verso il positivo, verso questo dargli la priorità, che consente la giustificazione pretestuosa del medico dell’avere agito “per difendersi”, e rende particolarmente dannose per il paziente le conseguenze di questa “autodifesa”.

Il primato del positivo è soprattutto una questione culturale. Per il pubblico, in seguito alla secolarizzazione, all’assetto culturale liberista e a un’epocale opera di convincimento, la medicina non è un rimedio tecnico contro la malattia, spesso imperfetto e raramente privo di affetti avversi, da usare oculatamente; ma è una fonte magica di salute, che deve scorrere rigogliosa. Chi più ne ha più ne metta. Il troppo non “stroppia” , mentre c’è la condanna morale per il mancato intervento. Ne deriva che il pubblico in certo qual modo esige di essere truffato: “Sia il medico che il pubblico sono così fortemente prevenuti a favore della diagnosi che dalla sua omissione risulta una condanna non solo legale ma anche morale, mentre ciò è raramente osservato quando il medico sbaglia sul lato opposto [44]. Perfino nel campo dell’autismo, dove non c’è carenza di accuse di sovradiagnosi, la condanna pubblica tende ad appuntarsi sui pediatri che trovano “scuse” perché avrebbero “paura” di dire che un bambino possa avere l’autismo” [45]. I magistrati potrebbero spendere la loro conoscenza del mondo, capacità di discernimento giuridico e autorevolezza nel correggere questa mentalità sbagliata, che favorisce abusi e reati. Invece alimentano tali credenze nel pubblico. Di recente la Procura di Trani si è lanciata in un allarme sull’autismo che favorirà le sovradiagnosi, considerando cause improbabili e ignorando l’interesse alla sovradiagnosi. Partecipando così di fatto a una campagna di disinformazione che danneggerà il pubblico, e lo confermerà in altre credenze sbagliate e dannose [46].

La sentenza dei giudici di Milano combacia con l’ideologia e con la prassi del primato del positivo anche in un altro aspetto. All’apparenza il passare dal richiedere che sia il paziente a dover dimostrare l’errore e non il medico a dover dimostrare la sua assenza cancella una pretesa irragionevole. Ma l’informazione sui reali effetti delle terapie, già carente e dubbia, soprattutto in campo chirurgico, è viziata verso il positivo; e i grandi interessi commerciali la mantengono pervicacemente in questo stato. Es. il tentativo di porre riparo al malcostume di pubblicare solo ciò che fa comodo e nascondere i dati negativi, e al “data dredging”, mediante l’istituzione di registri dei trial, viene aggirato [47]. Anche grazie alla deregulation, che sempre più permette l’immissione di prodotti non sufficientemente testati, lo standard delle cure rispetto al quale definire le responsabilità in sede giudiziaria è spesso elusivo [6]. Anzi, accade che la medicina difensiva venga eletta con l’uso [1], e anche con interventi ad hoc [48], come standard di cura; uno standard arbitrario e viziato, ma che sarà difficile ignorare in sede di giudizio, nella valutazione dell’errore. La letteratura scientifica disponibile risente anch’essa dell’asimmetria verso il positivo: dato il publication bias, e l’occultamento dei dati che depongono a sfavore della commercializzazione di una terapia, diviene più difficile per il danneggiato portare evidenze scientifiche a supporto della sua doglianza [49]. Anche quando sarebbe di fatto giustificata. L’onere della prova dovrebbe essere definito attentamente, considerando i molteplici fattori che, da entrambe le parti, possono viziarlo. Il passaggio tout court dell’onere al ricorrente è un usare per bilancia della giustizia la stessa bilancia autorevole ma truccata, a bracci diseguali e a pesi alterati, della ricerca e della pratica medica commerciali.

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3. La medicina difensiva e l’eclettismo tecnognostico

Qual è nella nostra cultura la concezione del rapporto medico-paziente, per come si riflette sulla responsabilità professionale? Ad un estremo c’è un rapporto di tipo religioso, che considera la figura del medico come guaritore. Non si fa causa allo sciamano. Davanti al medico-sacerdote ci si pone in un atteggiamento di speranzosa sudditanza psicologica. L’eco psicologica di questo tipo di rapporto, che attiene alle profonde radici antropologiche della relazione di cura, sopravvive oggi, e non è tenue. D’altro lato, studi storici mostrano che anche un’altra concezione, quella contrattualistica, che vede il medico come un qualsiasi altro professionista che presta la sua opera dietro compenso, non è recente. Per secoli, dal Quattrocento al Settecento, a Bologna si stipulavano contratti per i quali il medico era tenuto addirittura a guarire il cliente entro un certo periodo [50]. Le due concezioni possono coesistere, in quell’area della psiche dove si ammonticchiano le idee e i sentimenti sulla medicina.

Oggi, con il medico in posizione subordinata, spesso di franchising [5] rispetto alla medicina industriale, anche al tema della responsabilità professionale viene applicata quella prassi generale che consiste nell’attingere, a seconda della convenienza, a qualsiasi campo ideologico per supportare la tesi desiderata; saccheggiando qualunque bacino culturale a seconda della bisogna, e unendo tra loro posizioni eterogenee e politicamente contrapposte. Essendo facilitati in ciò dalla doppia anima, antropologica e scientifica, della medicina. L’antica base magica della medicina e il moderno diritto, il rigore inflessibile della scienza e la seducente vaghezza del sentimento; tutto in funzione del profitto. La medicina si presenta come “oggettiva”, scientifica, quando è intrisa non solo di suggestioni ed emozioni, ma di suggestioni ed emozioni di tipo primitivo; i frammenti che possono dirsi scientifici vengono presentati come rappresentativi dell’intera disciplina. Magia e scienza vengono usate assieme e scambiate a seconda del caso. Ci consideriamo moderni, ma sulle credenze che regolano i problemi esistenziali vi è stato più un rimescolamento che un progresso: “Quando la religione era forte e la scienza debole, gli uomini consideravano la magia come medicina; ora che la scienza è forte e la religione debole, considerano la medicina come magia” [51].

Un aspetto di questa contraddittorietà rilevante per la medicina difensiva è che mentre si sostiene il superamento del “paternalismo” medico, – e quindi la conseguente cessione di responsabilità, morali e legali, dal medico al paziente – si sostiene anche l’alleanza terapeutica, concetto che proviene dalla psicoanalisi e che, come si dirà in un futuro articolo, fa riferimento all’instaurazione di un legame di attaccamento non lontano da quello di tipo genitoriale. Un altro esempio rilevante è la concezione probabilistica in medicina. Da un lato si fa un affidamento eccessivo sulla statistica, strumento importante ma elevato a nucleo centrale del “metodo scientifico” poiché è alla base dei trial clinici. Per di più non riconoscendo che i risultati dei trial clinici possono benissimo essere fatti apparire come elefanti anche quando sono mosche [52]; e che le statistiche possono essere usate a scopo retorico [53] e per dire bugie [54]. Nelle scienze soft, e anche in medicina, la statistica sta svilendo la pratica scientifica, trascurando la modellizzazione concettuale a favore dei modelli empirici; un fisico ha fatto il paragone con una tribù che avendo trovato un cacciavite lo ritenesse l’unico strumento utile, anche per tagliare e come scalpello [55]. Dall’altro lato, si oscura il carattere probabilistico delle decisioni nella pratica medica, come si dirà a proposito dei danni al paziente da medicina difensiva. Le decisioni cliniche sono considerate avere il carattere deterministico di una formula della meccanica; o di una formula magica. Ai più suonano astruse e teoriche le parole di Kassirer, già editor del New England Journal of Medicine, quando critica la “nostra cocciuta richiesta di certezza diagnostica” tra le cause di quegli eccessi che vengono attribuiti alla medicina difensiva [56]. Si vuole essere “scientifici” con la “medicina basata sull’evidenza” [5,14] – che è tutt’altro che impermeabile a manipolazioni mentre fa da barriera al mercato – e allo stesso tempo si vuole l’off-label [57], che ne è la negazione e moltiplica, oltre che i danni alla salute e i profitti, le occasioni di richiesta di risarcimento. Si celebra la tecnologia, ma si è tecnologici a metà, la metà che fa aumentare i consumi: ci si guarda dall’allestire, sfruttando la tecnologia disponibile, sistemi di rilevazione e limitazione dell’errore medico a feed-back negativo del genere di quelli abbozzati sopra [58]; che porterebbero a una riduzione dei consumi. La tecnologia medica viene piuttosto fatta come sboccare da una mitologica cornucopia.

Queste mescolanze e contaminazioni, queste contraddizioni, delle quali si potrebbero fare tanti altri esempi, danno luogo a un chimerismo ideologico, a un eclettismo che si può chiamare “tecnognostico” [59] (anche se in certi casi sarebbe più appropriata la locuzione “meretricio intellettuale”). La medicina difensiva è un caso dell’eclettismo tecnognostico: il medico è uno scienziato, ma è anche un sacerdote che non va oltraggiato chiamandolo a rispondere legalmente degli effetti del suo ministero. L’esercizio della professione medica è, giustamente, limitato da leggi e regolamenti; come lo è l’immissione di farmaci e dispositivi medici; ma ai medici si riconosce sempre più una sacralità che fa comodo agli investitori. Mentre è in atto una frenetica corsa alla cosiddetta innovazione, cioè al lancio sempre più ravvicinato di nuovi prodotti merceologici, dalle caratteristiche sempre più incerte, al medico che li applica si riconosce sempre più quella stabilità, quella staticità che, ha osservato Ellul, è propria della magia, ed è una delle differenze tra magia e tecnica, sotto altri aspetti accomunate nelle credenze popolari.

A rendere possibile il regresso verso concezioni che credevamo superate, che danno luogo a questo ibrido dove la figura del medico ha l’immunità del uomo-medicina e il prestigio dello scienziato, è proprio ciò che avrebbe dovuto renderci moderni, la tecnologia; la fede in essa, e il conseguente “l’imperativo tecnologico”, del quale la medicina difensiva è stata riconosciuta essere una delle declinazioni [1,13]. L’imperativo tecnologico, sorto nel dopoguerra insieme all’uso della tecnologia come “endless frontier”, cioè come motore perpetuo della crescita economica, impone di usare quanta più tecnologia è possibile; e considera l’uso della più avanzata tecnologia come sinonimo della migliore medicina possibile. Ciò che può essere fatto deve essere fatto. La speranza di futuri progressi coincide con la speranza di nuove tecnologie. “Solo perché qualcosa è nuova e costosa non significa che funzionerà meglio dei metodi standard” ha osservato di recente un medico-avvocato statunitense; che evidentemente non teme di perdere clienti con questo avvertimento [6]: l’imperativo tecnologico risponde poco alle critiche razionali. Appare essere una credenza di tipo mistico, cieca ai limiti e ai pericoli della tecnologia. Un’idolatria di tipo nuovo nella storia umana: che ha per oggetto un’entità prodotta dagli uomini, che non è un puro simulacro ma incide sulla realtà; e che pare a tratti svincolarsi dalle mani che la creano, assumere una vita propria e sovrastare gli uomini con la sua potenza; come un Golem [60]. Da strumento, la tecnologia diviene padrone del medico, è stato osservato [13]. L’imperativo tecnologico è determinante, come si è detto, per il primato del positivo. L’imperativo tecnologico inoltre fa sì che paradossalmente si percepisca una sacralità nella figura del medico tecnologico; come desiderato da chi ne trae guadagno. “L’uomo trasferisce il senso del sacro proprio su ciò che ne ha distrutto l’oggetto, cioè sulla Tecnica” (Ellul). Scacciata la religione, la tecnologia prende il suo posto e ne veste le insegne.

L’idolatria della tecnologia permette di aggirare la razionalità; e con essa l’etica. La tecnica, detronizzato il sacro religioso e divenuta il nuovo sacro, si arroga anche funzioni di tribunale morale di ultima istanza. Come spiega Ellul, la “soppressione dei limiti” è “l’essenza stessa della tecnica” e “La tecnica, autogiudicandosi, si trova ormai libera da ciò che da sempre ha costituito l’ostacolo principale alle azioni dell’uomo: le credenze (sacre, spirituali, religiose) e la morale”. La tecnica non accetta di essere sottoposta a giudizio, ma decide essa stessa dei valori: “Una proposizione morale verrà considerata valida per un dato periodo solo se sarà conforme al sistema tecnico, se concorderà con esso.” [61]. Mentre mal sopporta di essere giudicata, la tecnica diviene fonte di diritto, di ciò che è “fas” e “nefas”, come per l’antico diritto sacro romano. In questo milieu culturale, la pretesa di scusare il consumo di tecnologie a danno del paziente, e di poter richiedere maggiore impunità, con la medicina difensiva; pretesa che, effettuando una modesta epochè, appare assurda e aberrante, viene accettata, fino a venire incorporata nel ragionamento giuridico dei magistrati.

Anche l’idea che la responsabilità del medico verso il paziente possa essere “extracontrattuale” contiene una paradossale ambiguità. Per illustrare la specificità del rapporto medico paziente è utile il seguente esempio [62]. Assistendo a una conferenza, non riuscite concentrarvi a causa di un forte mal di testa. Il vicino di posto vi offre una pillola contro la cefalea, che assumete. Ma il disturbo non migliora. La pillola era in realtà di zucchero. Quando però a dare lo stesso zuccherino fosse la stessa persona, ma che si presentasse come medico, all’interno di un ospedale, l’efficacia del trattamento, hanno mostrato studi sull’effetto placebo, migliorerebbe fino al 40%. Il medico non è un passante che dà un consiglio su come guarire. L’influenza psicologica che esercita per il solo fatto di rappresentare il ruolo è profonda. Inoltre non regala confetti, ma prescrive esami e trattamenti che hanno spesso effetti pesanti sull’organismo. I giudici di Milano vanno anche oltre nella divaricazione tra responsabilità giuridica e potere persuasivo, perché mettono insieme la responsabilità extracontrattuale e l’alleanza terapeutica. Cioè mettono una responsabilità generica a controllare atti medici compiuti sulla base di un legame di attaccamento eccessivamente forte, agganciato ai piani psicologici profondi del paziente. Anche i magistrati quindi concorrono nel delineare un rapporto medico-paziente allo stesso tempo più intimo per il paziente e meno vincolante per il medico. Come avviene tra il capo di una setta e un adepto. Il diritto smobilita, mentre è proprio nel caso del rapporto medico-paziente che dovrebbe dispiegare la sua potenza e sottigliezza, definendo e circoscrivendo tale rapporto con esattezza come un particolare tipo di contratto. Invece con queste semplificazioni non di grana fine contemporaneamente si riconosce al medico uno status castale di sacerdote, e le responsabilità di un quisque de populo che dice la sua.

Consentire ai medici di usare il pretesto della medicina difensiva è incompatibile con una concezione civile dei rapporti tra cliente e medico. Quest’ultimo deve infatti, dietro adeguato compenso, fare l’interesse del paziente. Non è scusabile che lo danneggi per favorire sé stesso. Ma mentre i poteri del business medico possono contare su una poderosa assistenza legale, che può produrre i più avanzati argomenti giuridici, i più astuti trabocchetti [57]; mentre la normativa sull’approvazione dei farmaci è una fitta vegetazione di scienza distorta e regole di comodo nella quale solo attori pachidermici possono muoversi senza restare impigliati, al medico si riconosce, culturalmente, anche da parte dei giuristi, quel tipo di autonomia che si riconosce allo stregone. Come lo stregone, il medico va assecondato. Essendo a priori una fonte di bene, é comprensibile che faccia un poco anche i propri interessi; per evitare i danni che possono derivare da ciò si deve cercare di non farlo inquietare; “altrimenti è peggio”. Non distinguendo tra il lecito interesse ad un equo corrispettivo per la prestazione professionale e lo applicare cure a proprio vantaggio, come si dirà. E’ facile per chi è nella posizione del mediatore tra il popolo e la divinità mettere a tacere timide critiche colpevolizzando chi le avanza per la sua poca fede. Così la medicina davanti all’accusa di badare al profitto può rilanciare, rispondendo con un’impudenza che non viene avvertita di essere obbligata a comportarsi così perché non la si lascia sufficientemente libera. L’impunità legalizzata del medico non solo trae forza dalla concezione sacrale della medicina; a sua volta alimenta la concezione sacrale della medicina, potenziando così il sistema che porta ai danni che si dicono di voler combattere. Del resto, la visione sacrale delle professioni che maneggiano valori etici ed emozioni non dispiace affatto alla cugina corporazione dei magistrati.

La medicina difensiva è una delle razionalizzazioni – una delle più sfrontate – di un sistema di credenze di tipo religioso sulla tecnologia biomedica; che è anche alla base di un business da migliaia di miliardi di dollari all’anno. Credenze in una fede che non dà quel che promette, ed è spesso nociva, ma che è divenuta ai nostri tempi una variante normale e comune dell’indispensabile bozzolo psicologico che consente di vivere nella realtà della vita senza angosce eccessive, facendo apparire rimpicciolite incertezze altrimenti terrorizzanti. Questa funzione è efficace quando si è sani; se ci si ammala i miti sulla potenza della tecnologia medica, messi alla prova dei fatti, sono spesso frustrati: il mito tecnologico porta ora a delusione e rabbia nei pazienti [1]. Sentimenti che il sistema provvede a neutralizzare e a mettere a frutto convogliandoli nell’industria delle cause per malasanità.

Si dirà che è normale e giusto che nel rapporto tra medico e paziente vi sia anche una dimensione non tecnica; e che questa non necessariamente inficia la dimensione tecnica. Il rapporto col medico non è lo stesso del rapporto con l’ingegnere dal quale ci si fa progettare una casa, ovviamente. Dovrebbe fare riflettere che il professore di igiene pubblica che ha progettato ed eseguito un grande studio statistico sull’efficacia dello screening per il tumore della mammella, con un follow-up di 25 anni [63], nel riferire al pubblico i risultati parli di “mito dello screening” [34]. Lo studio mostra che lo screening non ha ridotto la mortalità nelle donne tra i 40 e i 59 anni mentre ha aggiunto ad ogni 100 diagnosi corrette di cancro almeno altre 28 donne che ha etichettato falsamente e ha fatto curare come malate di cancro. Gli autori stimano che per ogni 100 donne alle quali è stato scoperto un cancro non palpabile, almeno altrettante, altre 100, siano state etichettate e trattate come affette dalla stessa malattia, che in realtà non avevano. Parlando di mito, di aspetti antropologici che favoriscono frodi, non si indulge dunque in ubbie filosofiche. Ci sono episodi che mostrano come, mentre si vuole far credere che la medicina sia basata sulla scienza, e non si curi di sofisticherie da umanisti o da parolai, le case farmaceutiche si avvalgono anche delle competenze di antropologi culturali; arrivando a fare in modo di carpire il parere dei maggiori specialisti quando devono lanciare un nuovo farmaco [62].

In sede di responsabilità giuridica, ci si aspetterebbe che i magistrati si sottraggano all’incantesimo e laicamente “tirino“ dalla parte di una visione contrattualistica del rapporto; controbilanciando così la tendenza interessata al rapporto di tipo religioso, che vede il medico come un onnipotente e un intoccabile. Appare qui invece che il magistrato reciti lo stesso credo delle persone comuni, e incorpori nella giurisdizione il timore reverenziale se non verso i medici verso la figura del medico. Timore reverenziale che favorisce illeciti e reati. Tra i quali va annoverata la stessa medicina difensiva, che non è solo una giustificazione, un pretesto.

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4. La medicina difensiva come danno economico

Si pensa che la medicina difensiva sia, solamente, uno spreco di risorse. La stima del costo annuale della medicina difensiva in USA nel 2003 variava tra i 60 miliardi di dollari, secondo il ministero della salute, e gli oltre 200 miliardi secondo la American Medical Association e un istituto di ricerca sulla politica sanitaria [64]. E’ considerata da alcuni il primo fattore di spreco. Appare che serva da capro espiatorio anche per il problema politico ed etico dei costi sempre crescenti, e sempre più spesso insostenibili, della medicina hi-tech. In realtà i primi fattori di spesa inutile, o dannosa, sono dati dalla sovradiagnosi, dai sovratrattamenti e dalla corsa ai prodotti innovativi. La medicina difensiva, isolatamente, è un fattore debole; e prima di essere ciò è un alibi per i fattori forti. Andrebbe tenuta presente la favola di Esopo sulla mosca che diceva di tirare l’aratro insieme al bue.

Questi “costi” contribuiscono però in parte ad accrescere il PIL. Gli economisti spiegano come ciò che è un costo per qualcuno può essere un beneficio per altri; in casi come questo, più che di costi bisognerebbe parlare di produzione e di trasferimento illeciti di ricchezza. I costi veri della medicina difensiva e del pacchetto di storture alle quali fa da paravento sono quelli sociali, cioè i danni iatrogeni e il danno da mancato utilizzo razionale di risorse mediche, e i costi di transazione delle cause giudiziarie, cioè il mancato utilizzo di risorse giudiziarie in attività più produttive. Non sono invece autentici costi quelli degli esborsi di medici e assicurazioni in caso di condanna: si tratta di trasferimenti di ricchezza, e ridurli non ridurrà i costi della medicina [65]. Oltre che un danno alla salute, può esservi anche un danno patrimoniale diretto per il paziente. Si riconosce una “financial toxicity” tra gli effetti collaterali delle nuove costosissime terapie oncologiche [66] e la medicina difensiva è citata tra le cause [67].

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5. La medicina difensiva come atto offensivo

Il pretesto della medicina difensiva aiuta ad aumentare i consumi medici, a non praticare l’astensione dai trattamenti quando è questa la scelta corretta e a sommergere la medicina utile sotto un diluvio di test diagnostici impropri, che sono il motore della iatrogenesi. Viene presa con filosofia dal pubblico. Ci si scherza su, v. la vignetta che riporto del sofisticato “New Yorker”. Viene spesso percepita come un eccesso di zelo, che non è sgradito al paziente ed è anzi a volte da questo apprezzato o assiduamente ricercato. Nel disporre sovradiagnosi o sovratrattamenti, i medici usano spesso espressioni come “per andare sul sicuro”, o “better to err on the safe side”; rese possibili dalla cultura del primato del positivo e dall’immagine del medico come guaritore. Avvocati, politici, medici pensano o sostengono che la medicina difensiva sia comunque benefica per il paziente. Al contrario, un’analisi formale ha dimostrato che i benefici potenziali della medicina difensiva sono sempre inferiori ai danni potenziali, e che quindi la medicina difensiva in media sarà dannosa per il paziente. La medicina difensiva inevitabilmente sacrifica gli interessi del paziente a favore di quelli del medico, e abbassa il livello qualitativo globale della medicina [2,47].

Il modello mostra come la medicina difensiva non sia una medicina in scienza e coscienza ma una medicina quanto meno imprudente, che nell’avvantaggiare il medico e l’industria medica danneggia il paziente. Il modello, è stato commentato, mostra anche come con la medicina difensiva il medico commetta una sorta di furto, appropriandosi di parte dell’utilità che era destinata al paziente [68]. Il modello mostra come la medicina difensiva di per sé sia già un oggettivo inadempimento; e come i medici con la medicina difensiva non rispettano l’obbligo dei fini nell’applicare la medicina. Con la medicina difensiva gli interessi personali del medico, al contrario di quanto previsto nel contratto col paziente, vengono inclusi tra i fini del gesto medico, a scapito degli interessi del paziente; e questa intrusione nei fini si traduce in un inadempimento dell’obbligo di mezzi. La medicina difensiva maschera un dolo sistemico, cioè derivato dall’assetto generale di una medicina, quella attuale, che nella sua ricerca del profitto accetta di esporre la salute del paziente a rischi, e più che evitare la iatrogenesi accetta di sfruttarla economicamente, in forme pilotate, cioè misurate in modo che siano non eccessivamente riconoscibili. I medici, aiutati a volte da dosi variabili di ignoranza e di falsa coscienza (e a volte nella sostanziale consapevolezza) accettano di farsi agenti di questi interessi. Assumendosi responsabilità che a me ricordano concetti come colpa con previsione, preterintenzionalità, dolo eventuale, dolo alternativo.

Andrebbe chiesto quali possibilità ha il paziente, sul quale viene sempre più addossato il peso delle scelte del medico, di rifiutare la medicina difensiva, nella poco probabile ipotesi che si renda conto di stare subendo un abuso e danno: come potrebbe il paziente mettersi a discutere col curante di cosa non fare, addentrandosi in temi che non può conoscere a sufficienza, e senza dover temere di offendere il medico, e venire tacciato di presunzione, sventatezza, ignoranza, scarsa fiducia, etc. E senza dover temere che il medico per ritorsione più o meno consapevolmente faccia andare male le cose, per fare vedere che la scelta del paziente era sbagliata. Purtroppo non si può escludere che possa accadere anche questo; ho descritto in una perizia un caso dove alcuni medici appaiono essersi comportati in questo modo con una paziente riottosa, favorendo le posizioni di colleghi di un altro ospedale in una non nobile diatriba medico-giudiziaria che ha avuto risonanza nazionale. Il medico sostiene di “difendersi” perché minacciato, ma è lui che approfittando dello stato di dipendenza (reso più efficace dalla alleanza terapeutica) mette il paziente sotto il ricatto “o così o non andiamo d’accordo”. C’è del vero nel sostenere che il medico è a sua volta sotto ricatto, da parte dei “big players”; ma nel caso del medico il ricattato trae ampi vantaggi dal cedere, e dal farsi socio col ricattatore, facendosi suo tramite. Mentre il paziente è sostanzialmente indifeso; e lo è tanto più se si nega che vi sia un contratto tra lui e il curante.

Anche qui pesano i fattori culturali. La medicina difensiva è una manifestazione dell’imperativo tecnologico, la forma religiosa dei nostri tempi che placa le ansie sulle incertezze del nostro futuro. Aspetto importante, l’imperativo tecnologico oltre che ad alleviare le ansie del paziente tende a ridurre quelle dei curanti riducendone la responsabilità: la responsabilità viene trasferita alla tecnologia [13]. In questi termini, l’uso della tecnologia deresponsabilizza mentre favorisce l’irrazionale. Talvolta la convinzione, il trasporto, coi quali i medici difendono l’uso improprio e dannoso della tecnologia che prescrivono appare come un sincero abbandono alla “possessione tecnologica” [13]; che potrebbe ricordare quella degli antichi oracoli alla divinità. Al contrario, si dovrebbe riconoscere che la tecnica è un sacro che “desacralizza gli uomini” (Ellul); e che gli strumenti tecnologici, che hanno spesso effetti potenti e inattesi, non sollevano da responsabilità ma al contrario devono imporre maggiore razionalità e responsabilità nella loro applicazione [13,69].

Mentre si pretendono dal pubblico conoscenze che non è tenuto ad avere, e che difficilmente si possono acquisire in forma valida senza lungo studio ed esperienza pratica, mentre lo si esorta a farsi indottrinare dal marketing tacciandolo di “analfabetismo scientifico “, lo si mantiene in uno stato di ignoranza degno di una dittatura facendogli credere che è ovvio e indiscutibile che eseguire un test clinico “per sicurezza” sia una cosa buona. In realtà la decisione va soppesata attentamente. A un test, e alle terapie eventualmente conseguenti, sono associate, con varie probabilità, delle utilità, che assumono valori diversi a seconda delle circostanze, e possono essere sia positive che negative; dalla somma algebrica delle varie utilità, ciascuna pesata per la relativa probabilità, si ottiene l’utilità attesa. Che può anche essere negativa: il test e il trattamento possono essere più dannosi che utili. Esempio per assurdo, è lapalissiano che l’autopsia, pur rappresentando in genere un gold standard, non è praticabile come esame clinico. Discorso analogo per i programmi preventivi: la castrazione riduce la probabilità di eventi cardiovascolari, ma ad un costo inaccettabile. Nella pratica si verificano situazioni dove l’utilità è negativa es. perché la probabilità di malattia è bassa, la malattia è poco curabile e le probabilità del danno da test, da falso positivo e da trattamento sono alte. Se si fa un test senza buona ragione, “per difesa”, è molto più probabile che se positivo lo sia falsamente, che non quando lo si fa perché il quadro clinico lo richiede. Questa secondo Deyo e Patrick “dovrebbe essere considerata una verità inalterabile, come la legge di gravitazione” [1]. “Per difesa” si arriva a mettere persone sane sul nastro trasportatore che alimenta la grande macchina della medicina industriale; un “giro” che, anche quando la persona ne esce, appare come un contrappasso crudele alla ingenua colpa delle credenze di tipo religioso sulla medicina.

Per comprendere la pericolosità insita nell’eseguire esami diagnostici senza reale necessità si può compararli a un gioco d’azzardo, nel quale la prospettiva di ricevere una fortuna fa perdere di vista la possibilità di rimetterci o di rovinarsi. Si dovrebbe considerare la differenza tra giocare e vincere, e tra utilità condizionale, che è quella che viene percepita, e utilità attesa, che invece è quella che si dovrebbe considerare. L’utilità percepita, in realtà utilità condizionale, di vincere un terno al lotto è data dal suo coefficiente di vincita, che è pari a 4250: una vincita “ingrossa” il denaro investito nella giocata di 4250 volte. Ma, poiché la probabilità che ciò avvenga è di 1 su 11748, l’utilità attesa del terno al lotto è di perdere in media nel lungo periodo circa i due terzi del capitale investito.

I percorsi diagnostici e terapeutici vanno applicati solo quando “il gioco” è a rendimento vantaggioso, cioè l’utilità attesa è positiva. Es. un nonno può fare una lotteria ai nipotini, nella quale devono indovinare quale delle sei facce esce al lancio di un dado. Il nonno paga 12 volte la posta. Il prodotto del coefficiente di vincita 12 e della probabilità di evento favorevole 1/6 dà un rendimento di 2. In media per ogni euro giocato i nipotini ne vinceranno 2. Ci sono circostanze e percorsi diagnostici che hanno un utilità attesa per il paziente simile a quella disegnata dal nonno per i nipotini, e altri che non solo hanno l’utilità attesa svantaggiosa tipica dei giochi d’azzardo, ma impongono di fare puntate elevate, es. di giocarsi la casa (la salute) con la prospettiva di vincerne migliaia (di salvarsi da grave malattia). Il nonno dovrebbe fare capire ai nipotini questa differenza tra miraggio e realtà, passando a pagare la vincita 6 volte la posta, e poi 3 volte; mostrando come il premio prospettato possa essere ingannevole, sembrando comunque allettante quando a conti fatti giocare è svantaggioso.

Si comprende quindi come si sia osservato che i test diagnostici difensivi sono test offensivi [48]. Che l’aggiunta di test diagnostici, il cercare di raccogliere quante più informazioni possibile sullo stato del paziente usando gli imperfetti mezzi disponibili, non è necessariamente un rafforzamento del processo diagnostico ma paradossalmente può costituire un peggioramento delle cure [70]. E come pertanto si sia proposto, da cattedre dell’ortodossia medica, di regolamentare i test diagnostici, e di non lasciarli liberi come qualcosa di invariabilmente positivo [71].

Al gioco d’azzardo, invece di contrastarlo, e di scoraggiarlo (magari obbligando ad apporre su ogni macchinetta mangiasoldi il suo rendimento, con una scritta ben visibile del tipo “Questa macchina ha un rendimento dello 0.xy. Fa perdere z euro per ogni 10 euro giocati”), si è aggiunta l’industria delle “ludopatie”. Anche nel caso della medicina si lascia che il banco gestisca giochi sulla salute a rendimento svantaggioso. E si lascia inoltre che sugli effetti di tali giochi si sovrapponga l’industria della malasanità, e poi la medicina difensiva, le assicurazioni, le conseguenti richieste di impunità etc. Si lasciano cioè operare, e si aiutano, meccanismi moltiplicativi, di feedback positivo, propri del business; e propri dei meccanismi patogenetici [58]. Circoli virtuosi per gli investitori, circoli viziosi per la salute delle persone. Le incastellature così costruite sono tenute in piedi da contrafforti ideologici ai quali contribuiscono anche coloro dai quali ci si aspetterebbe il contrario.

Su un piano meno formale, in un manuale rivolto ai pazienti su come evitare diagnosi sbagliate e test non necessari [72] due medici spiegano che il considerare sempre il “worst case scenario”, la peggiore delle ipotesi, rassicura il paziente ma può risolversi in un danno. Gli autori invitano a distinguere tra il tenere presente il worst case scenario e il farne “per sicurezza” l’unico ragionamento, strategia che definiscono un tranello nel quale non cascare; statisticamente farà più male che bene. Il paziente può credere che la medicina difensiva sia anche buona medicina. Ma la medicina difensiva è altro dalla “careful medicine”, “medicina attenta” cioè diligente e prudente [73].

Secondo alcuni, nella pratica medica quotidiana è all’opera anche un bias cognitivo, che spinge a dare maggior peso nella clinica alle informazioni ottenute tramite esami che alle informazioni delle quali si è già in possesso [74]. Certo è controintuitivo, soprattutto nella “era dell’informazione” il considerare che in determinate circostanze è razionale e utile al paziente rinunciare ad acquisire altra informazione. Ma superare l’istinto e i condizionamenti culturali e operare secondo ragione è parte di quelle capacità che dovrebbero contraddistinguere un professionista. Il comportamento dei medici è spesso ben lontano da dubbi e dilemmi del genere: “purtroppo i medici sono colpevoli di usare trattamenti o test che ‘dovrebbero funzionare’ molto prima che ci sia alcuna evidenza che funzionino davvero” [1]. Per un nodo essenziale come questo, al quale sono stati condotti dall’intricatezza della medicina tecnologica, i medici non esigono direttive ufficiali, linee guida serie e oneste, per il corretto trattamento; accontentandosi di quelle commerciali, che favoriscono l’errore a vantaggio del medico liberandolo da responsabilità [5,14].

Gli esami “per stare sul sicuro” causano danni indirettamente, aumentando i falsi positivi, che portano a trattare persone sane; causando quindi danni costituiti a) dalla terapia stessa, es. l’ablazione di un organo sano, come la prostata [41]; b) dall’esposizione agli effetti avversi delle terapie, come quelli dei chemioterapici; nel 1999 in USA le reazioni avverse ai farmaci hanno costituito la quinta causa di morte, superiore agli incidenti d’auto. c) dalle conseguenze psicologiche, sociali e comportamentali dell’etichetta di malato e della prognosi. Gli esami fatti “per sicurezza” possono inoltre essere nocivi direttamente. A volte per complicazioni che si verificano in una minoranza di casi, e sono apparenti o rilevabili, come quelle che possono essere le complicazioni emorragiche di una biopsia epatica. Ma in altri casi la iatrogenicità può essere inevitabile e subdola. Non è percepito dal pubblico – e, studi mostrano, neppure da molti medici – che le TAC, che secondo stime ufficiali per un terzo non sono necessarie, aumentano considerevolmente, data l’esposizione ad alte dosi di radiazioni ionizzanti, il rischio di cancro [75]. Nell’attuale medicina, con le sue procedure ad alto rischio e la sua devozione all’imperativo tecnologico, la medicina difensiva innesca spesso effetti negativi a cascata [76]. Una sequenza di interventi che possono portare anzitempo una persona sana sul tavolo della sala settoria.

Con la medicina difensiva non solo si ottengono vantaggi ingiusti e profitti illeciti per chi la pratica e per i fornitori di prodotti; e non solo si sottraggono risorse a forme utili di assistenza sanitaria; ma, quel che è peggio, si danneggia la salute delle persone. La medicina difensiva, portando a cure non necessarie, è una medicina che uccide. Il governo USA nel 1974 valutava in 16000 i morti all’anno causati dai 2.4 milioni di interventi chirurgici non necessari [77]. E’ stato valutato che i vari problemi indotti da cure mediche, cioè iatrogeni, costituiscano nel loro insieme la terza causa di morte [78], dopo il cancro e prima dell’ictus. Non si dovrebbero lesinare le misure per contrastare i comportamenti volontari che contribuiscono a ciò, come la medicina difensiva. I magistrati dovrebbero riconoscere le gravi conseguenze della medicina difensiva, e controbilanciare una situazione squilibrata. Hanno gli strumenti concettuali per riconoscere che in medicina i dati negativi e positivi, la predizione negativa e positiva, hanno pari valore epistemologico ed etico; che le astensioni deliberate sono cosa diversa dalle omissioni: sono azioni, non solo lecite ma doverose, se del caso. E che l’intervenire può essere invece un omettere colpevolmente dal quadro parte dei fattori che vanno considerati. I magistrati dovrebbero non favorire ma contrastare il bias verso il positivo, che penalizzando il decidere di non intervenire provoca sovratrattamenti; e dovrebbero perseguire anche la medicina difensiva per sé, come un illecito di pericolo, una oggettiva inadempienza che con elevata frequenza si trasforma in un ingiusto danno, a volte dalle gravi e irreparabili conseguenze; inclusa la medicina difensiva che per evitare “rogne” non interviene quando invece dovrebbe; preferendosi una comoda routine. O come minimo, ciò dovrebbe essere noto e chiaro in sede di elaborazione giuridica teorica. Questi illeciti vengono invece aiutati, nella prassi e nella teoria, accettando la versione di chi li commette e accordando impunità.

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6. Le preferenze del paziente

Abbiamo già visto come è difficile per i pazienti evitare la medicina difensiva agendo in prima persona; oltre che essere ingiusto, in quanto ciò dovrebbe essere un preciso dovere del medico. La strada per conformarsi alla medicina difensiva è invece in discesa, essendo aiutata anche da un altro argomento collaterale, quello dell’autonomia del paziente, e della “libertà di cura”: anche se l’esame o la terapia non sono nel suo migliore interesse, il paziente avrebbe comunque un diritto ad accedere a cure che gli danno “speranza”. Una tesi che ha a che fare col consenso dell’avente diritto. In genere l’argomento viene supportato mostrando casi dove nessuna delle alternative è dominante sulle altre. Diversi pazienti chiedono di loro iniziativa esami diagnostici e terapie, e c’è una tendenza dei medici ad acconsentire anche quando non sarebbero d’accordo [79]. Nel caso dei pazienti che chiedono antibiotici per il raffreddore, i medici tendono a trovare sintomi o a porre diagnosi che giustifichino la prescrizione [80]; il loro successivo addossare ai pazienti la colpa di questo uso improprio degli antibiotici è stato definito “disingenuous” [78].

La spinta per le libere preferenze del paziente e per la libertà di cura è complementare alla pubblicità direct-to-consumer, che in quasi tutti i paesi è vietata; o meglio, assume le forme attenuate e mascherate della divulgazione, delle rubriche di medicina, del continuo bombardamento mediatico su risultati di ricerca che vengono presentati al grande pubblico come favolose “speranze” quando non di rado dovrebbero essere discussi tra gli addetti come mezzi fallimenti, o fallimenti totali. Uno dei due paesi nei quali la pubblicità medica direct-to consumer è consentita è la Nuova Zelanda, dove vige il sistema no-fault; l’altro sono gli Stati Uniti.

E’ a dir poco ingenuo considerare il paziente come una variante dell’homo oeconomicus, perfettamente informato, quando spesso neanche i medici conoscono bene gli effetti sullo stato di salute complessivo del paziente del segmento di cure di cui si occupano. Certo non è per ingenuità che si cerca di appioppare al paziente il caveat emptor. Il paziente non può inventarsi in un istante competenze mediche. Inoltre, sotto pressione psicologica per il timore della malattia, e spesso irretito dalla propaganda, può chiedere ciò che lo danneggia. Studi mostrano che i pazienti più soddisfatti per avere ricevuto più cure vengono ricoverati più spesso, senza averne vantaggi in salute [81] o peggiorando rispetto agli scontenti non trattati [82]. In un recente studio i pazienti più soddisfatti sono risultati avere, insieme a maggiori tassi di ospedalizzazione e a costi maggiori, una mortalità più alta del 26% [83]. I crimini dei colletti bianchi hanno la caratteristica della “invisibilità”; e la vittima può rimanere non consapevole di avere subito un danno [84]; la medicina permette che il truffato concorra alla frode a suo danno, fino a pretenderla. Arrivando a fare causa per ottenere di subirla; a fare causa perché gli viene negato di venire truffato a danno della sua salute. Ci sono stati casi in USA di pazienti che, vistisi negare dalle assicurazioni un nuovo trattamento hi-tech per la cura del cancro, propagandato dalla medicina ufficiale come risolutivo, ma in realtà di non provata efficacia, tossico e costosissimo, hanno ottenuto dai giudici di ricevere il trattamento. Venendo dipinti dai media come paladini della libertà di cura. Il trattamento successivamente è stato ritirato come dannoso (dopo essere stato applicato su 42000 donne, per un fatturato di 3.4 miliardi di dollari) [85]. Il caso ha però contribuito a inculcare nel pubblico il concetto fintamente progressista di “libertà di cura”. (Il caso ha analogie con quanto è avvenuto da noi per Stamina [30]). Anche il consenso informato non è autentica manifestazione della volontà del paziente: studi hanno mostrato che si basa spesso su un’informazione incompleta, e che è più un persuadere il paziente raccomandandogli l’intervento piuttosto che un esporre adeguatamente i rischi e i benefici [1].

Queste storture sono un’ulteriore ragione per cui il diritto dovrebbe intervenire anatomizzando la complessa natura del contratto che si instaura tra medico e paziente; invece che aiutare a svicolare verso l’extracontrattuale. In tema di responsabilità, il corretto rapporto tra medico e paziente corrisponde a quello contrattuale “agente-principale”. Dietro adeguato compenso, il medico agisce per conto del paziente, nel suo migliore interesse. Decidendo non solo su cosa è bene fare, ma – altrettanto importante – su cosa è bene non fare. Il medico è il reale acquirente e consumatore di prodotti medici [86], e anche per questo è il responsabile della tecnologia medica applicata al paziente; e ne resta responsabile anche quando non sceglie direttamente ma orienta le scelte che si vogliono addossare al paziente, o acconsente ai dettati del paziente. Se non ci fossero gli interessi venali e la propaganda, e al netto del tenere conto delle preferenze soggettive del paziente fatta salva la sostanza, i dissidi forti tra medici e pazienti sulla condotta clinica sarebbero casi di scuola o poco più.

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7. L’obbligo dei fini e la legalità come finestra

Il “primum non nocere”, espressione attribuita a Ippocrate ma coniata nel 1860, ha retto per circa un secolo come il primo precetto dell’etica medica. Ora è stato retrocesso, da a una medicina che nei fatti è disposta a nuocere pur di ottenere profitto [41]. Ai primi del Novecento in USA la chirurgia non necessaria era definita come “criminal behavior”. Fino agli anni ’70 era tra le comuni fattispecie delle cause per malpractice. Poi, anche grazie a una campagna dell’American Medical Association, si passò a considerarla un atto negligente piuttosto che criminale [78]. Oggi mentre si praticano su larga scala cure inappropriate si piangono lacrime di coccodrillo con la medicina difensiva; e in suo nome anche i magistrati promuovono e soddisfano la richiesta di impunità.

La medicina difensiva è un pretesto per commettere illeciti, che danneggiano il paziente; ed è essa stessa un oggettivo inadempimento, che configura responsabilità più gravi, dato che come si è detto scegliendo di applicarla il medico statisticamente provoca un danno alla salute dei pazienti, a proprio vantaggio. I giudici di Milano dicono di voler evitare che l’obbligo di risultato “inquini” l’alleanza terapeutica (mentre l’industria medica spende ogni anno diverse decine di miliardi di dollari in marketing, cioè per favorire il clima che porta all’alleanza terapeutica, e per inquinarla con false illusioni sui risultati). Ma ignorano il problema della decadenza dell’obbligo dei fini: l’inquinamento dei fini delle cure – l’utilità per il paziente – con le utilità per il medico; e le ripercussioni negative, volontarie, sui mezzi ai quali il medico è obbligato. Anzi favoriscono l’istituzionalizzazione dell’inquinamento dei fini facilitando l’oggettivo inadempimento costituito dalla medicina difensiva, col passaggio alla responsabilità extracontrattuale. I magistrati di Milano non scusano la medicina difensiva, ma neppure la trattano come un illecito che scusa illeciti, e come parte integrante del sistema fraudolento che ha un peso importante nel generare le lamentele e i danni di cui si occupano; e la accettano come argomento a supporto della richiesta di maggiore impunità (per di più facendola derivare dagli effetti sul paziente dell’alleanza terapeutica). Il fatto che affermino tutto ciò riconoscendo una potenziale pericolosità della medicina difensiva, e quindi la minaccia che contiene, aggrava il quadro. La medicina difensiva non può fare parte delle considerazioni a favore dell’alleggerimento della responsabilità professionale. E’ un illecito in sé, che va contrastato attivamente. Per contrastare la medicina difensiva, e ciò che copre, occorre rincalzare il rapporto medico paziente entro la forma del contratto giuridico. Pensare di contrastarla addirittura considerando extracontrattuale la responsabilità del medico è un difendere il pollaio accontentando la volpe nella sua richiesta di essere messa a guardia. Non ci si dovrebbe piegare alle pretese ricattatorie di grandi interessi illeciti, sperando, contro l’evidenza e la logica, che conferendo loro maggiore immunità cessino di sottrarre utilità al paziente a loro vantaggio. Non si può accettare che i ragionamenti abnormi e interessati di chi è in una posizione di forza arrivino, percolando tortuosamente attraverso il ragionamento giuridico, a divenire Legge.

Discuterò in un futuro articolo, sull’alleanza terapeutica, i vari risvolti di quanto esposto, es. come l’ideologia individualista e la sua trasposizione nella pratica medica portino a una medicina che è, sul piano puramente tecnico, biologico, svantaggiosa proprio per il singolo paziente. Si può già dire che la sentenza dei giudici di Milano si iscrive in un movimento più ampio, globale, a favore dell’impunità in medicina. La magistratura sta avendo un peso crescente nell’industria medica. Da un lato i magistrati stanno assumendo le vesti del medico e del ricercatore: lasciano, o favoriscono, che siano le sentenze o gli interventi giudiziari a scrivere pagine nuove – ed errate – di medicina [4]; accettando che il potere dei casi giudiziari di influenzare l’opinione pubblica sulla medicina, potere molto più forte di quello della scienza da sola [87], sia sfruttato a fini di marketing. Dall’altro lato i magistrati abbandonano le navi delle quali sono capitani: si degrada la responsabilità professionale a extracontrattuale, quando poche tra le relazioni tra persone si gioverebbero di un’applicazione attenta e accurata dei concetti e dei principi del contratto giuridico quanto quella tra medico e paziente. Soprattutto nella situazione attuale.

La medicina difensiva è una sorta di depistaggio, uno scaricare tutte le responsabilità su uno dei componenti minori della banda. I magistrati mostrano ancora una volta una forte vulnerabilità al depistaggio, quando questo è a favore di interessi molto grandi, soprattutto sovranazionali. Come in diversi altri casi [4] i magistrati appaiono vedere il problema da un punto di vista non neutrale ma più vicino a quello di poteri forti. La loro interpretazione sviluppa il decreto Balduzzi; che, illogicamente, già concede una licenza di danno a chi ha applicato le linee guida cliniche, cioè i dettami dell’industria; spesso esse stesse volte a interessi commerciali e dannose per il paziente [5,14]. I giudici di Milano e gli altri magistrati che condividono la sentenza si trovano sulle stesse posizioni di personaggi che sono espressione di quei gruppi di potere che si occupano di regolare a vantaggio di interessi forti l’andamento generale della società: G.W. Bush all’epoca della sua presidenza [88], e un alto magistrato in odore di massoneria “deviata” che ha dovuto lasciare l’ordine giudiziario [89]. Il trasferimento grezzo dell’onere della prova dal medico al paziente echeggia la definizione di “chirurgia appropriata” prodotta dalla RAND Corporation, il noto think tank finanziato anche all’industria medica. La definizione della RAND in pratica considera una procedura chirurgica appropriata a meno che non si provi il contrario [78]. Nonostante che molte procedure chirurgiche in uso non siano state neppure testate con trial clinici. Si vede come “evidenza” voglia nei fatti dire “presenza” e non “prova scientifica”. La “evidenza” è intesa non, come dovrebbe essere, in senso epistemologico, ma in senso ontologico. Ciò è un esempio di come agli interventi giudiziari sulla salute corrisponda una “responsabilità ontologica” dei magistrati [90]. Il criterio della RAND protegge il medico, tanto più data l’asimmetria nelle informazioni scientifiche e dottrinarie causata dal primato del positivo, di cui si è detto. Anche il caso della casa di cura S. Rita – un caso che sta al sovratrattamento industriale come il tagliare male una partita di droga, e guastare così la piazza, da parte di piccoli pusher, per fare la cresta, sta al traffico internazionale di stupefacenti [91] – ha contribuito ad affermare l’assunto che se la chirurgia non è dimostrabilmente deviante, come lo era, in maniera comprensibile anche a un bambino, quella della S. Rita, allora è appropriata.

I magistrati sono anch’essi soggetti all’influenza della temperie culturale. Ma non appaiono mostrare la minima consapevolezza delle ingiustizie che incorpora, dei reati che favorisce. Appaiono invece farsi promotori dell’ideologia che la alimenta. “Le imprese tecnoscientifiche non partono da una domanda, ma da una risposta che deve essere poi sostanziata, da una promessa che deve essere mantenuta” [37]. Chissà se i magistrati colgono, o se vogliono cogliere, in questa frase, che riassume icasticamente la “funzione salvifica della tecnoscienza”, le possibili valenze truffaldine dell’ideologia tecnologica, dalla quale derivano anche i sovratrattamenti e la medicina difensiva.

Il Sole 24 ore, organo di Confindustria, conclude l’articolo sulla sentenza [3] chiedendo che sia il legislatore a riconsiderare la responsabilità professionale del medico; “coniugando” “l’esigenza universale di tutelare la salute con quella di compiere scelte economicamente e socialmente sostenibili”. Come detto, il “non nocere” non è più al primo posto; e ora lo si obbliga ad accoppiarsi con altre esigenze. Nello stato attuale, la medicina onesta non è economicamente sostenibile; la frode a danno del paziente, legalizzata e non punibile, è economicamente indispensabile. Le frodi mediche strutturali sono state inserite a pieno titolo nel sistema economico legale, fino a divenirne travi portanti [92]. La medicina difensiva fa parte di un gruppo di illeciti legalizzati che mantengono e fanno crescere l’economia legale, e sono quindi protetti. L’implacabile avidità del business medico ha bisogno di impunità, più che mai oggi, mentre cresce la corsa alla “innovazione” e alla riduzione dei controlli su sicurezza, efficacia e costi. In questi casi i giudici non applicano l’art. 41 della Costituzione sui limiti etici all’attività economica. Ma un articolo non scritto, parallelo all’art. 499 C.P. sui reati contro l’economia, per il quale è chi ostacola la commissione dei reati commessi a favore del business che va perseguito [93]. Viene tutelata una legalità che è legalità non come soglia, ma come finestra [94]; dove anche il superare la soglia superiore, cioè il rifiuto e la denuncia dei reati funzionali a grandi interessi privati è, secondo un codice che non viene mostrato, illegale. Nelle aree della vita sociale dove il mondo è ruotato, e le speculazioni sulla salute a danno della salute divengono “difesa”, gli addetti alla giustizia tendono a ruotare la legalità nello stesso verso; fino ad applicarla al contrario. Crimini come quelli qui descritti vengono protetti dai poteri dello Stato con argomentazioni giuridiche più o meno complesse; e anche per le vie brevi, con metodi analoghi, o identici, a quelli che la borghesia mafiosa applica a favore di quella mafia che politici, magistrati e polizia sempre agitano e mai sconfiggono, usandola come alibi e diversivo per questo genere di lavori. Soprattutto in Lombardia.

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Note

[1] Deyo RA, Patrick DL. Hope or hype. The obsession with medical advances and the high cost of false promises. Amacom, 2005.

[2] DeKay ML, Asch DA. Is the defensive use of diagnostic tests good for patients, or bad? Med Decis Making, 1998. 18:19.

[3] Ferrarella L. Rivoluzione in corsia. Il paziente deve provare l’errore del medico. Corriere della Sera, 13 ott 2014. Occorsio V, Pittella D. Medici, solo il legislatore può frenare interventi diversi. Sole 24 ore, 15 ott 2014.

[4] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[5] L’industria della malasanità. In: L’irresponsabilità della medicina in franchising. https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

[6] Crane M. Malpractice dangers of new medical devices. Medscape, 30 ott 2014.

[7] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[8] Hoffman JR, Kanzaria HK. Intolerance of error and culture of blame drive medical excess. BMJ, 2014. 349: g57.

[9] Welch HG et al. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

[10] Brownlee, S. Overtreated. Why too much medicine is making us sicker and poorer. Bloomsbury, 2007.

[11] Hadler, NM. Worried sick. A prescription for health in an overtreated medicine. University of North Carolina Press, 2008.

[12] Hoffman JR, cit. Vedi citazioni 1-5.

[13] Hofmann B. Is there a technological imperative in health care? International Journal of Technology Assessment in Health Care, 2002. 18: 675.

[14] La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/ franchising

[15] Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

[16] McKee S. Uproar as doctors get £55 per dementia diagnosis. World news, 23 ottobre 2014.

[17] Is paying UK GPs 55 £ for diagnosing dementia a good idea? Blog Doc2doc, 22 ott 2014.

[18] McKee S. Doctors Rally against dementia diagnosis cash scheme. Pharmatimes, 6 nov 2014.

[19] Anche l’AIFA entra nella squadra internazionale anti-demenze. Healthdesk, 12 nov 2014.

[20] Gupta S. More treatment, more mistakes. NY Times, 31 lug 2012.

[21] Eappen S. Relationship between occurence of surgical complications and hospital finances. JAMA, 2013. 309: 1599.

[22] Hoffman JR, cit. Vedi citazioni 13-18.

[23] Cunningham W, Dovey S. Defensive changes in medical practice and the complaints process: a qualitative study of New Zealand doctors. NZ Med J, 2006.119:U2283.

[24] Mechanic D. Some social aspects of the medical malpractice dilemma. Duke Law Journal, 1976. 1179.

[25] Huang H, Soleimani F. What happened to no-fault? The role of error reporting in healthcare reform. 10 Houston Journal of Health Law & Policy, 2009.

[26] I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

[27] Brenner HR. Why defensive medicine won’t go away … and might become worse. Medscape, 19 apr 2011.

[28] Hoffman JR, cit. Vedi cit. 21-26

[29] Callahan D, Nuland S. The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

[30] Stamina come esca per le frodi della medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/

[31] Rose H, Rose S. Genes, cells and brains. The promethean promises of the new biology. Verso, 2013.

[32] Skrabanek P. False premises false promises. Tarragon press, 2000.

[33] James Lind Alliance, 9 feb 2012. Recensione di: Gotzsche PC. Mammography screening: truth, lies and controversy. Radcliffe Publishing, 2012. Il libro riporta numerosi casi di messa in pratica della “bugia a fin di bene”.

[34] Miller AB. The screening myth. Project syndacate, 7 nov 2014.

[35] Wilson C. Critics say wider breast screening trial “unethical”. New Scientist, 10 nov 2014.

[36] Biller-Andorno N, Juni P. Abolishing mammography screening programs? A view from the Swiss Medical Board. New Engl J Med, 2014. 370: 1965.

[37] Benessia A, Funtowicz S. Ottimizzare, sostituire e sconfiggere. I proiettili d’argento dell’innovazione. In: Jasanoff S et al. L’innovazione tra utopia e storia. Codice, 2013.

[38] Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/

[39] I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

[40] Chustecka Z. Now Canada says don’t use PSA test for cancer screening. Medscape, 27 ott 2014.

[41] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce. https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[42] Ioannidis JPA. Why most published research findings are false. Plos medicine, 2005. 2: e124.

[43] Tebano E. Lo scienziato italiano che scopre i falsi dei colleghi. Corriere della Sera, 17 novembre 2014.

[44] Scheff, T. J. (1984). Being mentally ill: a sociological theory. New York, Aldine Pub. Co.

[45] The production of autism diagnoses within an institutional network: towards a theory of diagnosis. Natasha Toni Rossi . Ph. D Thesis, Columbia University, 2012.

[46] L’autismo ai tempi dell’individualismo. https://menici60d15.wordpress.com/2014/04/03/lautismo-al-tempo-dellindividualismo/

[47] Mathieu, S. Comparison of registered and published primary outcomes in randomized controlled trials. JAMA, 2009. 302: 977.

[48] DeKay ML, Asch DA. Offensive testing-the balancing act, the evil twin, and the pure play. Med Decis Making 1998; 18: 35.

[49] Inadequacies in the knowledge base of surgical practice. In: Sharpe VA, Faden AI. Medical harm: historical, conceptual, and ethical dimensions of iatrogenic illness. Cambridge University Press, 1998.

[50] Pomata G. Contracting a Cure: patients, healers, and the law in early modern Bologna. J Hopkins University Press, 1998.

[51] Szaz T. The Second Sin. Routledge, 1974.

[52] Simon, Sd. Statistical evidence in clinical trials. Mountain or molehill, what do the data really tell us? Oxford University Press, 2006.

[53] Battersby M. The rethoric of numbers: statistical inference as argumentation. University of Windsor. Informal logic @25, 14 mag 2003.

[54] Hooke B. How to tell liars from the staticians. Dekker, 1983.

[55] Taagepera R. Making social sciences more scientific. The need for predictive models. Oxford University Press, 2008.

[56] Kassirer JP. Our stubborn quest for diagnostic certainty. NEJM, 1989. 320: 1489.

[57] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[58] Sovradiagnosi III. Parodia e antiomeostasi nella medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[59] Davis E. TechGnosis: myth, magic and mysticism in the age of information. Harmony Books, 1998.

[60] Collins H, Pinch T. Dr. Golem. University of Chicago Press, 2005.

[61] Ellul J. Le systeme technicien. Calman. Levy, 1977.

[62] Cracked. Why psychiatry is doing more harm than good. Icon books, 2013.

[63] Miller AB et al. Twenty five year follow-up for breast cancer incidence and mortality of the Canadian National Breast Screening Study: randomised screening trial. BMJ, 2014. 348: g366.

[64] Crane, ME. Must you practice defensive medicine to avert a malpractice lawsuit? Medscape, 27 ott 2009.

[65] Macones GA, Asch DA. Costs, true costs, and whose costs in economic analyses in medicine? Am J Man Care, 1997. 3: 915.

[66] Mulcahy N. New adverse effect in cancer treatment: “Financial toxicity”. Medscape, 25 apr 2013.

[67] Nelson R. Cancer care cost “unsustainable” in industrialized nations. Lancet Oncol, 2011. 12: 933.

[68] Owens DK. Defensive diagnostic testing – a case of stolen utility? Med Decis Making, 1998. 18:33.

[69] Callahan D. False hopes. Why America’s quest for perfect health is a recipe for failure. Simon & Schuster, 1998.

[70] Sisson JC et al. Clinical decision analysis. The hazard of using additional data. JAMA, 1976. 236: 1259.

[71] Kassirer JP. Should diagnostic testing be regulated? NEJM, 1978. 299: 947.

[72] Wen L, Kosowsky J. When doctors don’t listen. St Martin’s, 2014.

[73] Crane ME. Must you still practice defensive medicine to avert a malpractice suit? Medscape, 27 ott 2009.

[74] Redelmeier R, et al. The beguiling pursuit of more information. Med Decision Making, 2001. 21: 376.

[75] Johnson DA. CT imaging and related risk for cancer. Arch Int Med, 2009. 169: 2078.

[76] Deyo RA. Cascade effects of medical technology. Annu Rev Public Health, 2002. 23: 23.

[77] U.S. Congress, House Committee on Interstate and Foreign Commerce. Subcommittee on Oversight and Investigation. “Cost and quality of health care: unnecessary surgery” (Washington, DC: U.S. Government Printing Office, 1976).

[78] Markle GE, McCrea FB. What if medicine disappeared? State University of New York Press, 2008.

[79] Cohen O et al. Medical investigations requested by patients: how do primary care physicians react? Fam Med, 1999. 31: 426.

[80] Scott J et al. Antibiotic use in acute respiratory infections and the ways patients pressure physicians for a prescription. Journal of Family Practice, 2001. 50: 853.

[81] Weinberger M et al. Does increased access to primary care reduce hospital readmissions? N Engl J Med, 1996. 334: 1441.

[82] Kendrick D et al. Radiography of the lumbar spine in primary care patients with low back pain: Randomised controlled trial. BMJ, 2001. 322: 400. Potosky AL et al. Quality of life following localized prostate cancer treated initially with androgen deprivation therapy or no therapy. J Natl Cancer Inst, 2002. 94: 430.

[83] Brookes LB, Fenton JJ. Patient satisfaction and quality of care: are they linked? Medscape, 11 giu 2014.

[84] Ruggiero V. Economie sporche. L’impresa criminale in Europa. Bollati Boringhieri, 1996.

[85] Mello MM , Brennan TA. The controversy over high-dose chemotherapy with autologous bone marrow transplant for breast cancer. Health Affairs 2001; 20(5): 101-117.

[86] Bennett IL. Technology as a shaping force. In: Knowles JH, ed. Doing better and feeling worse. Norton, 1977:125.

[87] Jasanoff S. Science at the bar. Harvard University Press, 1995.

[88] President uses dubious statistics on costs of malpractice lawsuits. Factcheck.org. Annenberg Public Policy Center of the University of Pennsylvania, 2004.

[89] Spagnolo G. Medicina difensiva, pazienti e finanza pubblica. Giornale della Previdenza, 2011. n.12.

[90] ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

[91] Roba da chiodi. https://menici60d15.wordpress.com/2009/02/26/roba-da-chiodi/

[92] La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

[93] Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

[94] La legalità come finestra. https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/01/la-legalita-come-finestra/

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3 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Magistratura: cosa ci insegna ancora Giovanni Falcone”

Falcone è un esempio, forse più per i non magistrati che per gli smaliziati chierici che dicono di esserne colleghi. La nuova legge sulla responsabilità civile sembra un altolà dei poteri forti alla magistratura; che eviterà di disturbarne gli affari illeciti, mentre continuerà a commettere abusi verso chi non ha i muscoli per opporsi; magari perseguitando chi è inviso ai poteri forti, come accadde a Falcone. Confermano ciò le dichiarazioni del segretario dell’ANM della città dove abito, che dice che questa legge sulla responsabilità civile porterà i magistrati all’equivalente della “medicina difensiva”. La medicina difensiva è da considerarsi un vero e proprio reato, che prelude ad altri reati; peraltro guardato con indulgenza, per ragioni di consonanza di interessi, dai magistrati (v. “La medicina difensiva come scusa e come illecito”). Il sindacalista dei giudici avvisa candidamente che verrà praticata una giustizia che è l’equivalente della medicina iatrogena, dove il magistrato, dicendosi intimidito, include il proprio tornaconto nelle decisioni sulla vita dei cittadini.

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24 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ambrosi “Sanità, perché è giusto lo sciopero dei medici”

Ci sono situazioni trappola, come la “litigation cell” della citologia vaginale, nelle quali è il medico che si comportasse onestamente, nell’interesse delle pazienti, evitando di sovradiagnosticare, che non dovrebbe dormire la notte, perché statisticamente si esporrà a un rischio cumulativo di falso negativo; il tipo di errore che il sistema, anteponendo il profitto alla salute, persegue accanitamente mentre favorisce il falso positivo. Ma i medici non sono solo “vittime”: la medicina clinica non ha i poteri che fa credere di avere, con la complicità dei giornalisti, es. quello di “prevenire il melanoma cutaneo o il cancro dei polmoni” come sostiene l’articolista Ambrosi. Queste promesse ciarlatanesche incontrano il favore del pubblico, e su di esse si costruiscono imperi economici, speculando sulla paura e coltivando false credenze. Dunque quello degli avvocati è sì uno sciacallaggio, ma di secondo ordine. La medicina difensiva, essa stessa dannosa per la salute e ladronesca (*), viene usata come giustificazione dei furti e dei danni alla salute provocati ai pazienti da queste truffe; che non si ridurranno ma si aggraveranno assicurando maggiore impunità a chi ne trae di che vivere e privatizzandole.

*La medicina difensiva come scusa e come illecito. (Nel mio sito).

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11 ottobre 2015

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Commento al post di L. Casolari “Medicina difensiva: l’intervento psichiatrico deve svolgere un ruolo di controllo sociale?”

Casolari, medico psicoanalista, riferendo delle sue esperienze nel campo lascia pensare che i magistrati possano permettere, e talora favorire, l’uso della psichiatria come arma offensiva tramite la scusa della “medicina difensiva”. E’ interessante, anche per ragioni di ricostruzione storica. In Italia si è dato del pazzo perfino a Moro – mentre si evitava di farlo tornare a casa – mediante le valutazioni diagnostiche “nauseanti” [1] di Ferracuti, “collaboratore del Sisde in Italia e agente della CIA” [2]. Il segretario della ANM, Ippolito, definì come “un’ignominia degna della psichiatria stalinista” il trattare Moro come un soggetto bisognoso di trattamenti psichiatrici nel caso di una sua liberazione; piano che invece secondo Cossiga era stato preparato d’intesa con la magistratura. I magistrati smentirono indignati. Andrebbe notato che da parte di psichiatri e di altre figure dotate di potere amministrativo non solo il prestarsi a dichiarare falsamente malata di mente una persona, es. per screditare un testimone, ma anche il prestarsi a minacciarla di farla dichiarare pazza, per esercitare su di essa pressioni indebite, es. per intimidire un testimone, è una forma di violenza subdola e grave.

1 Nese M. Guerzoni: “In quella riunione decisero che era pazzo”. Corriere della Sera, 1 dicembre 1993.
2 Lupacchini O. In pessimo Stato. Koinè, 2014.

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9 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Proietti “Previsioni errate, stop alla responsabilità penale per i vertici della Protezione civile”

Nel caso della medicina difensiva l’impunità riguarda comportamenti che hanno una matrice dolosa, sia pure in genere non individuale ma sistemica, volta a ottenere profitto e altri ingiusti vantaggi a danno dei pazienti (v. “La medicina difensiva come scusa e come illecito”). Non sorprende che partecipino alla riunione su come disegnare quest’altra impunità i vertici della magistratura. La funzione dei magistrati appare essere quella non di contrastare l’ingiustizia, ma di modularla, di plasmarla, conformandola agli interessi dei poteri forti; così che quando sono in gioco tali interessi alcuni delitti sono favoriti, alcuni sono ignorati e tenuti nascosti, altri sono rappresentati in maniera esagerata o distorta, e comportamenti contrari a interessi illeciti vengono di fatto repressi come se fossero reati.

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28 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Sanità, perché diamo sempre la colpa ai medici?”

Ci sono enormi responsabilità di politici e amministratori, dell’industria e della finanza medica. Da non trascurare quelle di forze di polizia e magistrati, che con la medicina hanno trovato un modo elegante di servire il potere, anche nei suoi aspetti più nefandi, fingendo di lavorare per il popolo. Degli avvocati, che incastellano l’industria della malpractice su quella della medicina volta al profitto. Le responsabilità più riposte, delle quali è tabù parlare, sono quelle del pubblico e dei pazienti, che danno forma alla medicina proiettando su di essa speranze, superstizioni e pretese irrazionali che poi vanno a loro stesso danno. Ci sarebbero perfino responsabilità proprie di coloro che curano le malattie per professione, i medici. Di tutte queste responsabilità i medici normalmente non si accorgono, forse perché sono colpe che vanno, del tutto o in buona parte, a loro vantaggio. Un altro caso di corruzione a propria insaputa. Solo quando sono chiamati in causa attribuiscono la colpa agli altri attori, dicendosi più candidi dei loro camici.

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14 dicembre 2016

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Commneto al post di S. Palmisano “Medici punibili solo ‘per colpa grave’. I pazienti sono abbastanza tutelati?”

“Troppe persone ricevono trattamenti di cui non hanno bisogno o inefficaci, che possono causare effetti avversi ai farmaci, complicazioni chirurgiche, morte. Come si è arrivati a questo? La risposta standard dei medici è: gli avvocati. La medicina difensiva. In effetti la paura di essere citati in giudizio influenza il nostro comportamento, ma c’è dell’altro. Ai miei colleghi che danno la colpa agli avvocati propongo questo esperimento mentale: il problema dei sovratrattamenti sparirebbe se gli avvocati sparissero? Li aiuta a comprendere che è all’opera una pluralità di cause. La risposta standard degli economisti è (sorpresa): interessi economici.”*.

“Sebbene solo 250 internisti svizzeri pensassero che i vantaggi dello screening col PSA negli uomini di età superiore ai 50 anni superino i danni, il 75% raccomandava uno screening regolare col PSA. Come mai? Molti medici dicevano di farlo per proteggersi da azioni legali, nonostante che in Svizzera il rischio di contenzioso sia basso.”**.

*Welch HG. Less medicine, more health. 2015.
** Ablin RJ. The great prostate hoax. 2014.

@ giust iv. Sì, la medicina difensiva ha un carattere offensivo*; risente nei suoi rapporti con la legge del carattere “manic aggressive”** che il liberismo le ha infuso. Comunque davanti alla malattia e alle paure che spingono verso la medicina deboli lo siamo tutti. Anche chi è benestante, o in una posizione sociale vantaggiosa, è esposto a queste storture; in alcuni casi perfino più dei diseredati, come osservò Illich. Chi conosce gli ambienti della medicina sa che una costosa assicurazione privata, una raccomandazione o lo zelo per la persona di riguardo possono essere controproducenti.

*DeKay ML Asch DA. Offensive Testing-the Balancing Act, the Evil Twin, and the Pure Play. Med Decis Making 1998; 18: 35.
**DiSalvo CR. Worshipping at the Altar of Technique: Manic Aggressive Medicine and Law. Vill L Rev. , 1995. 1365.

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31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

A. Sarmiento. Barebones, 2003.

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7 aprile 2018

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Commento al post “Brescia, bimba di 4 anni muore di otite: “Era stata respinta da due ospedali” “

Il messaggio è tonante: dietro alla comune otite c’è un mostro che può uccidere il bambino; l’otite media quindi esige work-up diagnostico e terapia aggressivi. Non viene detto che i mostri sono due, e disposti a tenaglia. Oltre a Scilla, le rare complicazioni di una patologia quasi sempre benigna, c’è Cariddi, gli effetti iatrogeni degli esami e delle terapie. Gli antibiotici hanno scarsa efficacia sulle otiti, e possono fare aumentare le ricorrenze. Il dubbio qui seminato di un ascesso cerebellare trascurato porta alla TAC, che soprattutto nei bambini può causare cancro del cervello e leucemia*, con una probabilità come minimo paragonabile a quella delle complicazioni gravi nelle otiti. La buona medicina pilota il bambino nello specchio di mare, non così stretto, tra i due mostri. Quella cattiva fa rotta a casaccio. La medicina commerciale grida a Scilla per spingere il bambino verso Cariddi, sulla cui presenza tace. Questa vaga e anomala scare story viene da Brescia, città dove i magistrati vanno troppo d’accordo coi medici, e coinvolge la Poliambulanza, ospedale di suore fortemente orientato alla medicina commerciale; tra gli amplificatori, un parroco e la ministra Lorenzin. C’è di che raccomandare ai genitori doppia cautela, data la disseminazione di messaggi parziali, distorti, ingannevoli e pericolosi.

*The use of computed tomography in pediatrics and the associated radiation exposure and estimated cancer risk. JAMA Pediatr 10 giu 2013.

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9 ottobre 2018

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Commento al post di R. Rosso “Vajont, 55 anni fa il disastro della diga. Tra errori e silenzi c’era anche chi lottava per la verità”

Ma si è sicuri che la magistratura sia desiderosa di sentire pareri tecnici non compiacenti quando gli imputati, o i responsabili, rappresentano grandi interessi? La PM di Milano Tiziana Siciliano ha appena auspicato che venga attuata la legge Gelli, che prevede di giudicare la responsabilità medica rispetto alle linee guida cliniche. “Che in base alla legge avrebbero dovuto essere il nostro faro”, dice. E’ un auspicare di subire una cattura normativa, ed è un po’ come essere ansiosi di premiare gli osti che annacquano il vino – o lo fanno col metanolo – se sta scritto negli insindacabili capitolati della loro corporazione.

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11 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Dottori: tra aggressioni e denunce, la paura è un nemico. Tutelarli significa difendere il paziente”

L’industria delle cause ai medici ricorda il concetto biologico di iperparassitismo: organismi che parassitano altri parassiti (nel caso di parassitismo di membri della stessa specie parassita si parla di “adelfoparassitismo”). Una medicina commerciale, resa ricca da pratiche predatorie, viene a sua volta depredata dagli avvocati. Togliere l’iperparassitismo, conferendo impunità ai medici, potrebbe peggiorare la situazione: l’iperparassitismo può in alcuni casi ridurre la virulenza del parassita primario*. Di sicuro la scusa della medicina difensiva consente quelli che economisti chiamano “furti di utilità”: cure finalizzate all’interesse dell’offerta a danno del paziente. La soluzione corretta sarebbe avere una medicina con obbligo dei fini, limitata alle pratiche oneste, che torni ad applicare il “primum non nocere” e rinunci a eccitare i pazienti con promesse ciarlatanesche. In una medicina sana i processi sarebbero una rarità. La loro alta frequenza, l’infestazione da iperparassitismo, riflette il florido parassitismo primario della medicina. Se il medico è un uno sciamano, fragile e da non spaventare perché non si lasci guidare, come dice, dalla paura, una volta investito di immunità, posto davanti alla scelta tra vita tranquilla, soldi e status applicando la parassitaria medicina commerciale, oppure grossi guai rifiutando di farlo, più di prima farà scelte da leone del Mago di Oz.

* Combes C. Parasitism. The Ecology and Evolution of Intimate Interactions.

@ otro otra vez. Ci sono purtroppo buone possibilità che finisca così, cioè che tramite fondi di risarcimento, come i ‘no-fault’, il denaro del contribuente sia usato per mantenere entrambi gli anelli della catena alimentare.

@ Sebbuz. La degenerazione commerciale della medicina porta diversi medici a rinunciare, mostrano alcuni studi, ad alcune delle cure che applicano agli altri. Per te la medicina è cosa vostra, proprietà dei medici, da accettare “tal quale” oppure rinunciare alle cure. Immagino che “sarai più contento” quando anche altri mestieri, professioni, amministrazioni pubbliche applicheranno nei tuoi confronti la tua stessa deregolamentazione anarchica. Il tema della responsabilità medica è reso intricato dalla stratificazione di interessi indebiti. Ma il tuo stropicciarsene dei principi etici contenuti nell’art. 41 della Costituzione spinge a considerare, nella riflessione sulla carta bianca pretesa dai medici, accanto alle icone del medico-sacerdote, del medico disinteressato benefattore, del medico serio professionista, anche il profilo psicologico del monatto descritto da Manzoni nel 32° capitolo del suo romanzo.

@ Sebbuz. In un manuale di marketing degli ospedali cattolici USA si espone un concetto simile a quello che non ti vergogni di esibire: non è necessario essere realmente bravi, l’importante è apparire come la migliore tra le possibilità disponibili. Roba da università di San Vittore. In effetti conoscendo le varie frodi si è talvolta costretti a non andare dai medici. La sgradevolezza dei toni rozzi e aggressivi, e dell’autolelogio ridicolo, dei quali dai un saggio, facilita la rinuncia. Una cosa da sapere sui medici è che quelli che svelano nei modi una concezione volgare e arrogante del loro lavoro sono anche i primi dai quali guardarsi. La tua strafottenza piagnona, comune in chi sa di potere contare sul bisogno dei pazienti e sulle spalle coperte dalle multinazionali le cui frodi spesso spaccia, contiene un concetto interessante: quello dell’esclusione. Invece di applicarlo come fai nella versione ribalda, per il ricatto al paziente e per la repressione della denuncia di frodi lucrose, e invece di fare girare tramite avvocati e magistrati altri denari come prezzo per libbre di carne, per danni che spesso includono la frode come concausa necessaria, bisognerebbe usare maggiormente l’esclusione come sanzione: la sospensione e l’interdizione dalla professione. Ma questo contrasta con l’aura ieratica indispensabile a un’attività tramite la quale tanti oltre ai medici si ingozzano o spiluccano.

@ Sebbuz. Oggi è il 15 dic 2018. Un esempio di cure “peggio che niente” uscito l’altro giorno:

Bildkeli, B et al. Association of inferior vena cava filter use with mortality rates in older adults with acute pulmonary embolism. JAMA Int Med, 10 dic 2018.

I filtri nella vena cava inferiore per prevenire l’embolia polmonare (patologia largamente sovradignosticata tramite la manipolazione dei criteri diagnostici; con conseguenti danni alla salute su persone non affette*) possono fare aumentare la mortalità anziché ridurla.

Di situazioni così, dove se non si va dal medico ci si guadagna, ce ne sono tante. L’elenco delle cure inefficaci riempie interi libri. Mentre i limiti della medicina vengono occultati, attribuendole capacità magiche che non può avere, anche quello che la medicina può fare, che non è poco, viene negato e stravolto in obbedienza alla funzione profitto. Non credo che questo stia nella Costituzione; che sia scritto nella Carta che chi ha il privilegio di occupare nella società una posizione come quella di cura delle malattie non risponde a nessuno, offre le cure gli pare e ha il diritto di dire “o così o quella è la porta”. Le tue pretese illegittime condite da improperi suonano come qualche insegnamento del raggio dove sono rinchiusi i truffatori. Penso che la Costituzione imponga di sanare questi sconci.

*McDonald EG. Rates of Overtreatment and Treatment-Related Adverse Effects Among Patients With Subsegmental Pulmonary Embolism. JAMA Int Med, 30 lug 2018.

@ Sebbuz. Un recente editoriale sul BMJ, con occhiello “Christmas 2018”, considera che la degenerazione della medicina è diffusa, e come l’intera pratica vada ripensata *. Chi lo nega non sa di che parla o è disonesto. Non andare dal medico è la soluzione più logica per il paziente conoscendo le frodi. Frodi che sono protette e celate agli occhi del pubblico con metodi di livello mafioso. Ma rinunciare all’assistenza medica per evitarne le frodi è una difesa obbligata da una situazione illecita, da sanare; non una “facoltà” in un paese civile. Arrogarsi il diritto di offrire cure false e dannose, o queste o niente, la libertà di truffa, nessuno mi può giudicare, è una furfanteria spudorata che neppure gli affaristi più estremi pronunciano. La medicina per la sua natura favorisce l’istituzionalizzazione del crimine; tu lo stai tranquillamente teorizzando in pubblico. I toni perentori e squillanti, volti a intimidire le persone semplici, la caricaturizzazione delle posizioni dell’avversario, l’attribuirgli sentimenti negativi, portano a ricondurre la tua dottrina alla scuola di Vanna Marchi.

*Marshall M. et al. Rethinking medicine. BMJ, 13 dic 2018.

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10 febbraio 2022

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Commento al post di F. Capozzi “Polizze obbligatorie per medici e ospedali, arriva il regolamento. Ma manca l’indennizzo automatico per il paziente danneggiato”

… un sistema che si avvicina a quello no-fault, che presenta tra i suoi diversi rischi [24] quello di “produrre gli incentivi sbagliati per medici e vittime” [25], facendo venire meno il deterrente per il medico e allo stesso tempo incoraggiando l’azione giudiziaria dei pazienti. Se fosse così, i danni alla salute e le richieste di risarcimento potrebbero aumentare. In pratica c’è il rischio che il sistema rimanga com’è, e si rafforzi nelle sue storture, salvando le capre del business medico col ridurre la responsabilità professionale, e i cavoli delle derivate cause giudiziarie deviando le richieste di risarcimento verso altri soggetti – pubblici in questo caso; e “tirando nell’affare” il paziente – soprattutto i più spregiudicati e venali tra i pazienti – assegnandogli una quota; a scapito della collettività.

[24] Mechanic D. Some social aspects of the medical malpractice dilemma. Duke Law Journal, 1976. 1179.
[25] Huang H, Soleimani F. What happened to no-fault? The role of error reporting in healthcare reform. 10 Houston Journal of Health Law & Policy, 2009.

Da: La medicina difensiva come scusa e come illecito. 2014.

Buone notizie per il business medico, per quello delle assicurazioni, per i furbi. Cattive notizie per il malato e il contribuente, perché favorirà, finanziandola con denaro pubblico, la cattiva medicina. La medicina liberista, volta al lucro al punto che anche il danno crea profitto.

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12 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, “colpevole ritardo” nel diagnosticare la sclerosi multipla: medico condannato a risarcire 830mila euro ad una paziente”

Se a Milano in cima all’edificio più alto della città invece della legittima Occupante stesse un diavoletto, questi potrebbe indurre a sfruttare a fini di lucro la sclerosi multipla (SM): è accertato che la SM si presta ad essere sovradignosticata. Ciò viene favorito dall’imaging, e dal cambio dei criteri diagnostici, cui ha partecipato un ospedale milanese fondato da un prete arrembante. Perfino gli artefici delle variazioni ammettono questa evenienza:

“If MRI findings are over-interpreted and the clinical picture is not properly interpreted, there is a clear risk of overdiagnosis (false positives), [… ] . This may result in inappropriate exposure of patients to drugs with associated risks.”

Il diagnosticare la SM anche su chi non ce l’ha porta a fare sembrare le terapie più efficaci di quello che sono. Il diavoletto potrebbe dare impulso a tale spirale a coda di diavolo, sovradiagnosi-falsi successi-sovradiagnosi, inducendo i magistrati locali a creare un deterrente dal considerare il “countervailing risk”. Tanto più che le sovradiagnosi di SM spesso sono su base funzionale*, cioè su soggetti vulnerabili alle suggestioni, come questa condanna. I magistrati verranno inoltre indotti a precipitare nella Geenna sociale i medici che si oppongano.

Il diavoletto avrà così ottenuto una medicina che genera malattia e una giustizia complice del crimine. Ma queste sono fantasie morbose alla Buzzati.

*Functional neurological disorders and multiple sclerosis. J Neurol, 2022.

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v. anche:

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

4 May 2014

 

fACHIRI ccc

Topolino è un cartone, invece Superman esiste davvero”. Uno dei ragazzini nel film “Stand by me”

Sì alle cellule per Sofia, ma che non siano quelle della Stamina, ma staminali di laboratori autorizzati”. Un giudice. [1].

Può sembrare un’insolente presunzione nei confronti della natura, il pretendere di sapere ciò che essa può fare e ciò che essa non può fare. Quanto meno, c’è il rischio di essere brutalmente smentiti, prima o poi, dai fatti. Ma le forme dei viventi non si fanno e non si disfano a capriccio. (…) Ecco dunque dove possiamo rivolgere la nostra attenzione, nell’indagine sui confini tra le forme possibili e le forme impossibili: a quelle leggi, o regole, della cui esistenza cominciamo a sospettare quando le nostre attese vengono così clamorosamente smentite.” A. Minelli. [2]. ccc

1. Bait and switch

L’11 aprile 2014, al Circolo della Stampa di Milano, ho assistito alla presentazione del libro dell’on. Paola Binetti e della giornalista Francesca Lozito “Il caso Stamina e la prova dei fatti”, Magi, 2014. E’ il secondo libro che critica Stamina, dopo quello di Corbellini et al. [3]. A presentazione finita mi sono diretto verso Piazza Duomo, riflettendo sulla presentazione; e su come mentre io aspettavo, per commentare per esteso gli sviluppi del caso Stamina [4], che Guariniello concludesse finalmente la sua indagine, le forze che hanno favorito Stamina fossero già passate alla “fase 2”. Pensavo al parallelismo fatto durante la presentazione del libro da Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, tra la sua associazione e Stamina, in merito alla leucodistrofia metacromatica; e su come tale parallelismo andrebbe svolto in termini diversi, portando a conclusioni molto diverse, del genere di quelle esposte qui, non lusinghiere per Telethon. Sulla strada che congiunge Piazza S. Babila a Piazza Duomo ho trovato, circondato da un capannello di curiosi, una specie di santone che, apparentemente in violazione delle leggi della fisica e dei parametri della fisiologia, da seduto ne sorreggeva senza sforzo con un braccio solo un altro, che stava appollaiato, assorto ma comodo, su un cuscino che poggiava su pallone da calcio; che poggiava sul tronco di bambù retto con nonchalance dal primo santone (v. foto). Lo spettacolo mi ha riportato dai pensieri sulla varietà degli alleli del gene che codifica per l’arilsolfatasi A, l’enzima che è carente nella leucodistrofia metacromatica, al tema di base, la facilità con la quale abili illusionisti possono mostrarci come vere cose impossibili.

Cosa intendo per “fase 2”? Per me Stamina è la componente bait di una frode istituzionale di tipo bait and switch. Per “istituzionale” intendo che è stata condotta con i mezzi e la gestione delle istituzioni dello Stato; anche se, come spesso è accaduto nei cosiddetti delitti di Stato, per conto di interessi esterni allo Stato; probabilmente con una cabina di regia “remota” alla quale lo Stato ha solo obbedito. E’ istituzionale anche perché contribuisce a far divenire una determinata entità, le cure con staminali, un’istituzione sociale, una presenza culturale che viene percepita dal pubblico come una componente naturale e necessaria del panorama sociale.

Quel genere di frodi che nei paesi anglosassoni sono note al pubblico e a magistrati e avvocati come frodi bait and switch, “esca e  scambio”, consistono nell’attirare il pubblico con un’offerta allettante, per poi deviare l’interesse così creato verso un altro prodotto, che era quello che dall’inizio si voleva smerciare. La forma più semplice è quella degli “articoli civetta” con i quali si attirano i clienti per poi vendere loro prodotti più costosi. Stamina è stata l’esca che è servita a creare e sollevare speranze e aspettative sulle staminali. Ora, dopo averle dato il via libera e averla pubblicizzata, si passa alla fase 2, lo switch, lo scambio. Nel quale la domanda così indotta viene deviata verso i prodotti primari, le staminali ufficiali. Che sono un’altra frode, ma a favore del grande business internazionale. Nella fase 1 Stamina ha fatto da esca, ed è stata lanciata e favorita. Ha creato un potenziale mercato. Ora nella fase 2 Stamina serve, come avevo  previsto [5], da falso standard, per fare apparire le staminali ufficiali come la risposta corretta e credibile alla domanda di cure con staminali che è stata suscitata da Stamina stessa. Comincia quindi la sua damnatio, che sarà probabilmente parziale, e più che altro verbale, con tanto fumo e poco arrosto, perché tra compari si finge di litigare e di picchiarsi ma non ci si fa male davvero.

ccc

2. La terza campana

Questo è uno dei tanti casi dove il trucco sta principalmente nel convincere il pubblico a considerare solo l’alternativa presentata, solo le due campane. Ma, soprattutto su questioni politiche, se due litigano chiassosamente, oltre che considerare come sono distribuiti tra di loro torti e ragioni bisognerebbe considerare se i due non siano d’accordo, e se non si tratti di una manfrina che hanno concordato per convincere gli astanti. Un esempio di tale callidissimo stratagemma, che ad alcuni sembrerebbe così inusitato e diabolico da bollarlo come concepibile solo da una mente ottenebrata dai fumi del “complottismo”, è ne “I soliti ignoti” di Monicelli, dove Ferribbotte e Salvatori importunano per strada la servetta; poi Gassman “Peppe er pantera” interviene a difenderla in modo da conquistarsene la fiducia, mettendo in fuga i pappagalli a sganassoni. Le false dispute instaurano falsi dilemmi. E più sono teatrali meglio ci riescono. I falsi duelli, v. Forza Italia e il PD, sono inscenati di continuo, e l’accettarli come veri, scegliendo per l’ennesima volta di parteggiare per l’uno o l’altro dei due contendenti, tacciando di “complottismo” chi avanza dubbi di combine, non depone a favore della vigoria intellettuale del pubblico.

In medicina il falso dilemma, il falso duello tra terapie dilettantesche e terapie scientifiche è particolarmente convincente. Cosa è saggio scegliere come terapia per dimagrire, tra lo “scioglipancia” di Vanna Marchi e le indicazioni dietetiche provenienti dalla ricerca medica ufficiale? Non c’è dubbio che quella di Vanna Marchi sia una truffa.  E, rispetto a Vanna Marchi, la dietologia basata sulla ricerca medica ufficiale sembra rock-solid. Ma è una fallacia logica e cognitiva inferire che la dietologia “scientifica” sia seria in base alla sua comparazione con una truffa. Dare fiducia alle indicazioni della dietetica ufficiale basandosi su questo confronto non è realmente saggio, perché trascura la terza campana: in questo caso, i vizi della ricerca dietetica ufficiale. Di recente un editoriale sulla implausibilità dei risultati di tale ricerca [6] ha portato a una discussione tra medici sulla prevalenza di rubbish, cioè di spazzatura, nella ricerca scientifica ufficiale sulle diete [7].

ccc

3. La terza campana sulle staminali. Onnipotenza e impossibilità

Il frastuono su Stamina copre ancora di più il silenzio della terza campana sulle staminali, cioè la critica razionale e scientifica alla teoria che la scienza ufficiale presenta al pubblico con la complicità dei media. Ne presento qui un assaggio.

La teoria che le cellule staminali possano essere usate a fini terapeutici per ricostituire parti di organi parenchimatosi, es. cuore, fegato, rene, sistema nervoso centrale, etc., viene presentata al pubblico dalla scienza (v. es. Nature [8]) in una versione semplificata ed edulcorata che sta alla realtà come una favola a lieto fine per bambini sta alla vita, tacendo dei formidabili ostacoli che la impediscono. Analogamente, per capirsi, al concetto di xenotrapianto, di sostituzione degli organi umani danneggiati con quelli di animali, che è elementare e intuitivo, prescientifico; ma che, la scienza ci dice, è impedito da barriere di compatibilità immunologica. La natura consente alcune varianti morfologiche, ma ne proibisce altre. Così che esistono varianti “legali” e varianti “inesistenti”; la natura può consentire varianti radicali del Bauplan, del “progetto”; e impedire modifiche che ci paiono minime, così che il loro perseguimento porterebbe a danni e deficit gravi e letali. E’ legale che nascano vitelli – o bambini – a due teste, o, tramite interventi di laboratorio, insetti con in testa un paio di zampe al posto delle antenne; ma è inesistente, è impossibile, una scolopendra con un numero pari di zampe; 22 paia anziché 21 [2].

Con le staminali, il pubblico crede che si stia parlando di una possibile terapia, mentre si tratta di un’ipotesi di ricerca di base, estremamente azzardata, per quanto non scartabile a priori ed esaltante per il ricercatore. Un’ipotesi però modificata e distorta per farla sembrare molto più realizzabile di quanto non sia. Non c’è una vera e propria teoria scientifica di come si possa ottenere a fini terapeutici un fenomeno che è di tipo fisiologico durante lo sviluppo, ma che nella vita post-uterina non avviene nei termini desiderati, che sono anzi fisiologicamente impediti da meccanismi specifici. La teoria ufficiale, amplificata dalla disputa su Stamina, è una “just so story”. Una teoria puerile, rispetto alla ancora inestricabile complessità dei fenomeni biologici ad essa sottesi; e probabilmente volutamente puerile, dovendo essere venduta al grande pubblico; un esempio di teoria scientifica ufficiale marketing-oriented.

La teoria ufficiale delle staminali permette di fare credere che sia possibile riuscire a trattare la materia vivente come la creta con la quale Dio plasmò l’Uomo secondo il Genesi. Le conoscenze scientifiche disponibili mostrano che invece vi è una situazione concettualmente analoga a quella dei quanta per la struttura atomica: solo alcune configurazioni sono possibili. Solo alcuni tragitti di sviluppo sono consentiti, e solo in alcuni periodi della vita dell’organismo. Invece di supporre l’onnipotenza, occorrerebbe prendere atto del carattere discontinuo, discreto, dei percorsi e degli esiti dei processi di crescita tissutale. Per la teoria ufficiale invece, non esiste l’impossibile. Questo può andare bene come motto per gli alpini, ma è falso nella rigenerazione dei tessuti. Quelle delle staminali del midollo osseo, e dei pochi altri distretti dove si sono ottenuti alcuni risultati reali, cute e cornea, non sono induzioni in situ di rigenerazione ma, sul piano biologico, trapianti (ciò è irrilevante sul piano della normativa e delle leggi, nazionali o UE), a volte preceduti da una fase di amplificazione in laboratorio, di cellule che già fisiologicamente esplicano efficaci funzioni staminali nell’adulto, in tessuti non rigidamente strutturati o a struttura semplice. Non autorizzano estrapolazioni sulla fattibilità per altri distretti a dinamica cellulare diversa e ad anatomia microscopica complessa. Lo studio scientifico di eventuali applicazioni mediche delle staminali su organi parenchimatosi dovrebbe essere centrato meno sulla semplice mimesi di ciò che avviene nelle fasi di sviluppo dell’organismo, e più sui limiti che oggi vengono taciuti, sui vincoli biologici, che impediscono tali fenomeni nell’adulto; sul loro studio, su come tentare di superarli, su come trovare l’eccezione consentita. Dovrebbe basarsi sulla consapevolezza dell’improbabilità dell’impresa; non su una hubris che vorrebbe essere prometeica e poi deve appoggiarsi a “Le Iene” di Berlusconi.

I vincoli di biologia dello sviluppo (v. l’aureo libro di Minelli [2]), di omeostasi tissutale, e anatomici, che dovrebbero obbligatoriamente essere discussi e studiati come il nucleo centrale dell’ipotesi e del programma di ricerca [9] sono tralasciati dagli addetti ai lavori, e non sono resi noti al pubblico. Al contrario, alle staminali, cellule che producono altre cellule, vengono attribuite proprietà che non hanno: quelle relative all’organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento, che invece sono proprietà “di rete”, distribuite anche ad altre cellule e a fattori umorali. Il tema della complessità dei sistemi biologici, dell’auto-organizzazione e delle proprietà emergenti, che dovrebbe essere ineludibile dato l’oggetto di studio, spicca per la sua assenza; complice anche l’interesse ideologico a ignorare in biomedicina tali temi, che rendono più difficile l’ideazione di ipotesi terapeutiche, per limitarsi a un meccanicismo e riduzionismo estremi, che invece si confanno alle necessità commerciali. ”La modulazione degli elettroliti nel corpo è regolata non dalla ma attraverso la ghiandola surrenale”  fa osservare ai giovani scienziati Medawar [10]; analogamente, i tessuti e gli organi non sono prodotti dalle cellule staminali ma sono ottenuti attraverso le cellule staminali. Sembra che gli scienziati senior abbiano scordato questi canoni elementari. Le staminali partecipano; le capacità di organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento non risiedono esclusivamente nelle staminali, e non sono loro proprietà intrinseche e immutabili, ma dipendono strettamente dal milieu e dalla cronologia; dallo stato fisiologico di crescita e di differenziamento del tessuto. Questa regolazione è presente anche nei tessuti dell’adulto, dove blocca la libera crescita, pena il cancro. Implicite nella corrente concezione delle proprietà delle cellule staminali terapeutiche sono alcune delle caratteristiche che formano l’insieme distintivo delle cellule tumorali: una autosufficienza nei fattori di crescita, la cooperazione con le cellule non-proliferanti, l’insensibilità ai fattori di anti-crescita normalmente presenti nei tessuti  [11].

I fenomeni della morfogenesi sono affascinanti, per quanto intimidiscano per la loro complessità, ben diversa dagli schemetti “for dummies” propinati al pubblico; ma non c’è nulla di particolarmente “magico”, o anche solo di particolarmente importante, nelle staminali. Le staminali sono solo dei componenti di un sistema integrato; sistema dal quale emergono effetti meravigliosi. Sarebbe come, per intendersi, attribuire la cupola del Brunelleschi a chi posava i mattoni e impastava la malta. Ma qui non c’è nessun architetto né muratore: la focalizzazione sulle staminali è un esempio del panglossismo [12] e del determinismo che caratterizzano una ricerca biomedica al servizio del profitto, che deve produrre oggetti ben identificabili, che possono essere oggetto di brevetto e possono essere confezionati e venduti. Un riduzionismo biologico che ripete l’ideologia già vista, fallimentare sul piano terapeutico, e ora in corso di revisione, del determinismo genetico, che assegna al gene un ruolo onnipotente, e promette di ottenere grandi risultati agendo sui meccanismi fittizi che così può disegnare. Un riduzionismo che si accorda e si compenetra con la cultura liberista corrente [13].

Non si impara dalla storia, la storia recente, e si è quindi condannati a ripeterla. Lo hype (uno di quei termini della lingua dei colonizzatori che conviene imparare) sulle staminali ufficiali ripropone in una nuova variante la distorsione ideologica e l’inganno attuati con le mirabolanti promesse sulla terapie geniche. “Per 20 anni i genetisti hanno fatto un sacco di promesse sui risultati che avrebbero potuto ottenere. Pochi sono stati raggiunti e alcuni non lo saranno mai. E’ stato detto che le 4 lettere del codice genetico sono H, Y, P e E, e coloro che forniscono assistenza medica dovrebbero capire che il business della biologia molecolare è abile nel propagandare la sua merce non meno di qualsiasi altro business” ha scritto nel 2000 un genetista in un rapporto, che il tempo non ha smentito, rivolto a “policymakers” della sanità [14]. Ma quando si tratta di promesse fiabesche sulla medicina, come i bambini per le fiabe il pubblico, la classe dirigente e gli intellettuali scientifici non si saziano di sentirne di vecchie e di nuove.

Un recente precedente della versione “pulp” delle staminali, cioè di Stamina, è la “clonazione raeliana”, una teoria che comprendeva astronavi aliene, e che appare avere dato credibilità per contrasto alle affermazioni ufficiali sulla clonazione, mentre impazzava la “pecora Dolly”. Affermazioni ufficiali su risultati sperimentali della ricerca “seria” – anche di premi Nobel –  che, alla luce dell’analisi di competenti genetisti, appare improbabile siano stati davvero ottenuti [15]. Terze campane che sono rimaste lettera morta. I raeliani per la clonazione, e Stamina per le staminali, sono intervenuti come buffoni di corte che stabilizzano distraendo. Distraendo da quello che avrebbe dovuto essere il punto numero uno, la fattibilità tecnica. E’ interessante che in entrambi i casi la questione pregiudiziale della fattibilità sia stata aggirata e offuscata, prima che dalla farsa dei raeliani e di Vannoni, da un’accanita discussione sui risvolti bioetici delle due promesse, con alte grida di non-eticità; discussione che in entrambi i casi ha portato gli spettatori a dare per acquisita la fattibilità (v. infra).

L’avere elevato le cellule staminali a “master cells” [16] o “mattoni magici” [17] è anche un caso di quelli che chiamo “aristotelismo scientista” e “aracnismo”, che sconfinano nell’animismo e quindi nel magico [18]. Per “staminali” oggi si intende “cellule che possono riparare i tessuti di organi parenchimatosi a fini terapeutici”; un’entità ipotetica, e fino a prova contraria dell’ipotetico dell’irrealtà. Si intende, con un antropomorfismo, una “cellula-muratore”, così come nell’antropomorfismo sul sistema immunitario ci sono le “cellule-soldato” che ci difendono. Le cellule sarebbero come individui, con un identità ben definita, e le staminali sarebbero una specie cellulare speciale, individui speciali; starebbero alle altre cellule come gli elfi alle persone comuni. Il biochimico De Luca si vanta di insegnare agli studenti che la cellula staminale – una cellula “semplice”, poco differenziata, primitiva – “è una Ferrari”, e come una Ferrari che esce dal box correrà ovunque [19]. Verrebbe da rispondere che le staminali, o meglio i processi dei quali nella rappresentazione abusiva ufficiale le staminali sono portatrici, non vanno ovunque, non corrono sull’acqua e non scalano le vette per poi ridiscendere dall’altra parte, come si promette; sono mezzi che possono muoversi solo sulla rete stradale, che percorrono obbedendo al guidatore e nel rispetto dei segnali e delle regole del codice della strada, fino a quando, nell’adulto, vengono fermate oppure vengono fatte immettere in un circuito e lì fatte girare.

Le cifre che compongono i numeri telefonici sono “potenti” e a potenza decrescente. Quando si solleva la cornetta si possono chiamare centinaia di milioni di utenti. A mano a mano che si immettono le cifre, questa potenza diminuisce, fino a ridursi a 0 dopo l’ultima cifra. Quella delle cifre dei numeri telefonici è una potenza posizionale. Non è una potenza intrinseca: non è che se si ripete la prima cifra in fondo al numero si torna ad avere la scelta che si aveva con quella cifra. Invece, in una specie di elenco dei personaggi, di mitologia, le staminali sarebbero dei minuscoli demiurghi di varia “potenza”: “totipotenti”, “pluripotenti”, “multipotenti”, “unipotenti”; che bisogna solo convincere a esercitare per noi i loro poteri; scambiando, con un legerdemain semantico, il potenziale aristotelico, l’uovo che è in potenza gallina, con il potere demiurgico di fare di una gallina una supergallina, dagli organi sempre rinnovabili. Ciò è in accordo con l’attuale tendenza della medicina di offrire all’individuo il potere di abbattere le frontiere biologiche entro le quali siamo confinati; di superare la nostra impotenza. Promessa che non può essere mantenuta ma può essere proficuamente commercializzata. In generale, le staminali che appaiono produrre tessuti e organi mostrano questa capacità in quanto determinate dall’ambiente interno e dalla fase biologica, dal luogo e dal tempo, non per una loro caratteristica intrinseca forte. Non hanno i poteri autonomi che questa specie di vitalismo hi-tech attribuisce loro, e che ne farebbero cellule eccezionali. Anche nel loro caso “l’esistenza precede l’essenza”. Come per qualsiasi altro tipo cellulare, vale per la definizione delle staminali, sulla loro natura ed identità, il detto di Ortega Y Gasset “io sono io più la mia circostanza, e se non salvo questa non mi salvo nemmeno io”.

Invece di ricorrere alla costruzione di uno standard negativo con questo sconcio baccano sulla pelle dei bambini malati, la patente scientifica le staminali terapeutiche avrebbero potuto ottenerla splendendo di luce propria, mostrando i risultati sperimentali palpabili, anatomici, che promettono; le ricerche mostrano invece risultati che sono oltre che modesti e dubbi, indiretti e ambigui: vale anche per loro l’osservazione di Zola su Lourdes, “Vedo stampelle ma non protesi” [4]. La biologia dello sviluppo e del differenziamento, mentre è sottoposta a vincoli, ha allo stesso tempo una notevole fluidità combinatoria. Come mostra anche la teratologia, consente un grande numero di varianti non fisiologiche; alcune delle quali possono essere usate per simulare la rigenerazione promessa. E’ dall’Ottocento che l’embriologia sperimentale mostra fenomeni mirabili, sorprendenti. E non è difficile fare esprimere in laboratorio ad alcuni tipi cellulari alcuni dei caratteri di altri tipi, o ottenere da alcuni tessuti altre forme con alcune delle caratteristiche di tessuti diversi da quelli di origine; ciò avviene anche in quel caos cellulare che è il cancro. Anche il cancro, che parassita l’organismo e alla fine uccide l’ospite e con esso sé stesso, ha una sua legalità sul piano delle crescita dei tessuti. Non tutto ciò che è possibile “plasmare” è di valore terapeutico; tra le varianti che possono avere luogo, quelle di valore terapeutico corrispondono a un minuscolo, ipotetico, sottogruppo (fig.). Non si dovrebbe quindi dichiarare automaticamente che tali effetti hanno un potenziale terapeutico, giocando sull’equivoco antropomorfo delle cellule come individui. Invece queste dimostrazioni, questi esercizi, vengono poi spacciati, con la complicità dei media, come ricostruzione in laboratorio di organi e tessuti. Si batte tanto sul “rigore”, limitandosi in realtà a quello sulle GMP, sulle ricette di preparazione, un aspetto necessario ma secondario rispetto al problema, mentre si trascura di stabilire standard interpretativi degli esperimenti, come fu fatto nel 1890 (e ancora prima) tramite i postulati di Koch per l’identificazione degli agenti eziologici delle malattie infettive. Il postulato in vigore è “tutto fa brodo”, in nome della “speranza”; in realtà, del business. Vannoni ha portato alle estreme conseguenze queste gravi omissioni e storture. La Binetti, portavoce dei preti, che la sanno lunga e vogliono far presente ai soci coi quali partecipano a determinate imprese che se aderiscono non è perché sono fessi, ha commentato che, lungi dall’accettare Stamina, “avremmo addirittura bisogno di maggior rigore scientifico” sulle staminali ufficiali.

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Fig. Diagramma di Venn e diagramma ad albero che mostrano il sottogruppo ipotetico dei fenomeni di rigenerazione a valore terapeutico (?T) e le entità, reali o immaginarie, che possono essere confuse o fatte passare per esso. Il rettangolo rappresenta l’insieme C dei fenomeni di rigenerazione concepibili mentalmente. E’ diviso in due gruppi principali: Legali (L) e Impossibili (I). Ti: terapeutici ma impossibili. Int: impossibili non terapeutici. Ld: legali ma dannosi. Ln: Legali non dannosi. Lnt: legali e non dannosi ma terapeuticamente inefficaci.

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Sarebbe quindi intellettualmente onesto, ed eticamente doveroso trattandosi di medicina, distinguere per i risultati degli esperimenti sulle staminali tra effetti di livello biologico, reali e comuni, ma non applicabili sul piano pratico, ed effetti di livello terapeutico, ipotetici e improbabili (fig.). E stabilire standard per discernere tra i due tipi di risultato sperimentale. Con una metafora, giocare con la variabilità di sistemi combinatori quali sono i meccanismi dello sviluppo e del differenziamento è come giocare al Totocalcio per un singolo giocatore. Gli effetti di livello terapeutico equivalgono a vincere, pronosticando correttamente 13 o 14 esiti. L’ottenere effetti di livello biologico è come fare 7 o 8: non è difficile, e sembra un risultato col suo peso, un passo avanti che porta non molto lontano dalla meta vincente; ma in realtà è dovuto in larga parte alla natura del sistema in esame e a leggi statistiche, e non autorizza a dire che il giocatore è a pochi passi dall’ottenere il jackpot. Anche se così sembra, tanto che questi “risultati promettenti” spingono a continuare a giocare e a predire che la vittoria arriverà.

“Staminali” è ormai un termine deviato, frutto di una scienza deviata. Non si riferisce, nel dibattito corrente, alle corrispondenti entità biologiche, “pezzi” tra i tanti del “meccanismo” di un orologio liquido emerso dal caso; ma a entità biologiche fantastiche, chimere immaginarie ottenute dall’uomo mediante un collage di parti reali. Aggiunge un’altra pagina, moderna, all’antico atlante che contiene anche l’ippogrifo, l’equino che vola. Vannoni ha ottenuto credito usando senza mezze misure, con le esagerazioni iperboliche dell’imbonitore anziché col contagocce dello scienziato prezzolato, tale deviazione, che ha trovato già pronta, non ha creato. Si è impossessato, si è lasciato che si impossessasse, di un Campo dei Miracoli non suo, e del raccolto in zecchini. Ma lo restituirà ai legittimi truffatori più fertile di come lo abbia trovato.

Si vede come, prima di testare l’efficacia terapeutica delle staminali sugli umani, andrebbe dimostrata su animali la possibilità di ottenere nella realtà gli effetti terapeutici postulati (non una loro simulazione tramite effetti biologici, come si è detto). Prima di applicarla su umani e prima di prospettarla al pubblico come terapia andrebbe provata su animali la fattibilità biologica: la possibilità, che per principio non si può scartare, ma che contrasta con quanto è già noto e viene taciuto, che i semplici effetti terapeutici predetti e desiderati (non un loro simulacro sul quale gridare al miracolo) si verifichino [4]; senza un eccesso di effetti negativi. Se si volesse tagliare la testa al toro, bisognerebbe tagliare la coda al gatto; e vedere se ricresce con le staminali.

Questi temi potrebbero e dovrebbero essere sviluppati per decine di pagine, per ricondurre l’ipotesi staminali dal ruolo che usurpa di “speranza”, dal ruolo di speranza come prodotto da inscatolare, prezzare e immettere sul mercato, a quello che dovrebbe esserle proprio: di ipotesi scientifica speranzosa, ma lontana da applicazioni pratiche, da sviluppare in silenzio nelle sedi della ricerca scientifica, e coi suoi modi. Ma non è questo ciò che avviene.

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4. Fermate quel batacchio

Il pubblico, e anche a volte chi ha responsabilità sul caso Stamina, neppure sa che esiste una terza campana; la critica viene silenziata, a livello accademico e “operativo”. Occorre distinguere, come per la mafia e il terrorismo, tra il negativo e il proibito [20]. Il negativo, qui Stamina, viene presentato ed evidenziato, a tinte forti; perché deve recitare il ruolo del Cattivo nel copione. Così gli si permette di emergere e affermarsi, prima di contrastarlo. Il proibito invece è tabù; è fuori dalla trama della rappresentazione, e la danneggerebbe; viene pertanto represso. Si cerca di distruggerlo, o di incapsularlo facendolo apparire come marginale e deviante. Si spendono energie e risorse, e si commettono reati e azioni ignobili, per fare in modo che la propaganda, come Stamina, che gioca la parte di “dissidenza”, e le ricorrenti notizie di “successi” della ricerca ufficiale sulle staminali, occupino completamente l’orizzonte mediatico, sottraendo alla vista del pubblico la critica razionale al progetto delle staminali terapeutiche.

Le fonti accreditate che dovrebbero suonare la terza campana, es. gli specialisti di biologia dello sviluppo, stanno al contrario saltando sul carrozzone. Le promesse sulle staminali terapeutiche sono per molti specialisti non come avere azzeccato un sistema vincente al Totocalcio ma come un biglietto vincente della lotteria che è stato regalato: un’occasione insperata per passare da una posizione periferica (dignitosa) a una ribalta (sporca) che conferisce prestigio, denaro e potere. La British Society of Developmental Biology nel 2013 discuteva se cambiare il proprio nome in “British Society of Developmental and Stem Cell Biology”  [21].

Che io sappia, l’unico esperto che nel denunciare la frode di Stamina ha mosso alcune critiche parallele anche alle staminali ufficiali è stato il prof. Paolo Bianco [22]. Bianco, esperto di staminali mesenchimali, non muove critiche radicali alla teoria ufficiale sulle staminali terapeutiche, ma ammette che si sta esagerando. Nota che “accade che sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo si possano leggere editoriali che argomentano della capacità di cellule ossee di guarire o silenziare tutto ciò che è compreso tra l’autismo e l’incontinenza urinaria, passando per infarti e ictus, Parkinson e SLA. Naturalmente non è così”. Illustra come “alcuni ‘scienziati’ fanno esattamente ciò che Stamina fa senza osservare le regole”, a fini di lucro; così che “la battaglia di Stamina era la loro battaglia: liberarsi di lacci e lacciuoli regolatori, e aprire il mercato”. Per Bianco vi è una alleanza tra Stamina, una quota di mele marce della ricerca ufficiale e alcuni affaristi, contro un sistema sano. Probabilmente è il massimo che si può dire da una cattedra universitaria di medicina senza avere guai, e non volendo segare il ramo sul quale si è seduti.

Sulle staminali, che ormai non sono più primariamente un argomento scientifico, essendo state trasformate in un fenomeno sociale ed economico, la critica tecnica e politica all’ipotesi di base non ha cittadinanza; il suo posto è fuori dal consesso civile, come un’attività marginale e trascurabile, polemica, di bastian contrario, e che è lecito allontanare con attacchi ad hominem. Come per altre teorie biologiche di comodo sulle quali si istituiscono enormi mercati biomedici, tale critica da fonti accreditate avrebbe effetti poco salutari sulla carriera, o sulla sopravvivenza professionale, di chi la muovesse. Così ci si imbatte in dichiarazioni contorte dei biologi dello sviluppo sullo “ottimismo”, sulle “speranze”, mentre tra le righe si legge che sanno bene che il progetto finge di ignorare difficoltà che appaiono insormontabili.

La critica è una componente obbligata della ricerca; è “la madre della metodologia”, è stato scritto. Invece per “metodo scientifico” – che nella sua forma genuina è dato da un’impostazione mentale scientifica piuttosto che essere un decalogo di regole meccaniche [23] – gli zeloti delle staminali ufficiali intendono “liturgia davanti alla quale è sacrilego non tacere e inchinarsi”. In campo biomedico i teorici della “evidence based medicine”, considerando che “le affermazioni ingannevoli sui trattamenti sono frequenti”, richiedono che le affermazioni scientifiche debbano essere sottoposte a “sfide energiche e ripetute”: se resistono le si può considerare “abbastanza affidabili” [24]. Nella realtà avviene che l’evidenza che si vuole mostrare, anche se falsa, venga esaltata al parossismo e protetta, e che quella contraria sia censurata. Per poi dire con sussiego e condiscendenza che “l’evidenza scientifica mostra …”. Come per certi esiti elettorali, si tratta di una “evidenza scientifica” ottenuta con i brogli, la corruzione, e anche con i mazzieri di giolittinana memoria. Stamina, che farebbe ridere se non facesse piangere, prende anche il posto delle sfide autentiche. Per asserzioni come quelle sulle staminali vengono sguinzagliati sgherri di vario genere per proteggere il prodotto da critiche; i guastafeste vengono pugnalati nell’ombra mentre brillano i fuochi d’artificio di campagne come Stamina.

In Italia, dove tra gli articoli della Costituzione applicati all’incontrario c’è anche quello sulla libertà della scienza, le forze che occupano le istituzioni si occupano servizievoli anche di reprimere tali critiche tecniche. Si arriva a ricorrere a una costante pressione fatta di minacce, boicottaggi, ricatti, danneggiamenti “di avvertimento”, costruzione di “incidenti” incresciosi volti a mettere in cattiva luce la persona da zittire. I macchinari che dietro le quinte danno luogo a queste spettacolari campagne di disinformazione hanno aspetti inquietanti, che andrebbero messi in luce. Le campagne propagandistiche sono agite da forze abituate a imporre con la forza la loro volontà, che hanno dimestichezza nell’uso illegale ma protetto e impunito della violenza; che può traboccare, come mostra il caso Pantani [25]. Qui la violenza è stata in primis sui pazienti e le famiglie, usati senza scrupoli. Ma non solo. Posso testimoniare che ad es. i Carabinieri, che pubblicamente hanno sollevato il caso mettendo in luce le pecche di Stamina coi NAS, sottobanco, con strutture che ho soprannominato “nuclei pro sofisticazioni”, si occupano di evitare che la critica sia alle staminali qua staminali. Mediante la tecnica di “alternare la repressione con la provocazione ed il depistaggio” che è attribuita ai ROS [26]; (che non è escluso non si interessino anche di questa, tra le trame di potere che curano). I CC, coi loro cugini del Viminale, i delinquenti più appariscenti del caso Stamina li perseguono per finta, i responsabili principali li tengono in palma di mano, e a coloro che svelerebbero la frode rendono la vita impossibile. Alle campane terze viene impedito di suonare, e le si danneggia in modo che il loro suono sia comunque quello fioco e sgradevole, stralunato e inattendibile, di una campana fessa.

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5. Stamina come esca

La terza campana consentirebbe di inquadrare la disputa. Le staminali appaiono come la risposta ad un quesito. Non il quesito ”qual è la linea di ricerca scientifica migliore nell’interesse dei pazienti?”. Ma: “quale prodotto medico conviene che la ricerca sviluppi per massimizzare i profitti?”. I due quesiti non coincidono, ma divergono. Da un lato autentici balzi in avanti nel campo della cura  delle comuni patologie sono difficili, e legati a tempi lunghi che sono l’opposto dei tempi degli investitori. Dall’altro, la medicina conserva la sua antica anima irrazionale, che oggi ha la forma di una fede di tipo superstizioso nella scienza, e che consente facili promesse. Le staminali fanno parte dei “superfarmaci dell’immortalità” [27]. Promettono la resurrezione degli organi su questa terra. Che dal punto di vista biologico è ancora più difficile che ricostruire ex novo un intero individuo; ma che come concetto fa presa sulle masse, alle quali appare chiaro e netto come lo fu secoli fa la pretesa alchemica di trasmutare il piombo in oro. Binetti non ha torto parlando dello “Strano fascino delle cellule staminali”. Stamina è servita ad accrescere tale fascino, che la ricerca ufficiale sfrutta a fini di profitto; anziché “decostruirlo” spiegando i termini reali della biologia delle staminali.

Stamina ha permesso di fare le promesse da imbonitore, false e assurde, ma gradite al pubblico, sulle staminali, richieste dal business delle staminali ufficiali; senza comprometterlo, ma anzi, col successivo switch, accrescendone la credibilità. La millanteria sfrontata di Stamina dà nerbo, sul piano della propaganda, a un’ipotesi scientifica guascona ed esangue, e così a un progetto industriale disonesto; dotando la medicina scientifica, delicata e limitata, delle possenti leve antropologiche della medicina tradizionale, di inganno e di autoinganno consolatori. Con Stamina, tutti hanno appreso che ci sono delle cellule che sarebbero in grado di ricostituire qualunque tessuto. Vannoni avrebbe tuttalpiù corso un po’ troppo; ma viene dato per scontato che la pelle dell’orso può essere messa in commercio; che le staminali possono dare vita alla medicina rigenerativa, attualmente una medicina in cerca di autore, una delle entità satelliti delle staminali che sono state fatte passare dall’immaginario alla realtà con un fiat, nominandole. Con Stamina è stata costruita una ontologia, una descrizione della realtà naturale e sociale che include le staminali come potente fonte di speranza. E sono stati ovviamente creati un mercato e una domanda.

Stamina contribuisce anche alla ontologia generale della medicina orientata al profitto. Supporta la credenza nella medicina dei miracoli, e rende inattuale la voce della saggezza sul dovere etico e politico di assicurare in primo luogo ai malati tutta l’assistenza utile, possibile e collaudata, invece di negargliela sperperando le risorse in truffe (a favore degli amici) avendoli illusi con false speranze [28]. Nella spesa sanitaria, i trattamenti con promesse di risultati miracolosi dovrebbero costituire un capitolo opzionale, a priorità minore rispetto alle cure di base; si fa invece in modo che siano “l’unica speranza”, la sola carta da giocare per i pazienti e i familiari disperati; mentre con altre informazioni, e con giubilo, vi puntano gli operatori finanziati privati. E’ come se il denaro dei lavoratori prelevato e accantonato per le pensioni fosse usato per giochi speculativi su junk bonds, promettendo pensioni d’oro per tutti.

Il clima culturale favorisce quello che il fisico Feynman ha chiamato “cargo cult”; il culto, in realtà retrogrado, dell’innovazione. “Non ho più voglia di morire” recita la maglietta dei supporters di Stamina. Davanti a tanta gigioneria, Binetti ha buon gioco nell’osservare gravemente che nel terzo millennio si pensa che “non ci si possa più ammalare di questo o di quello e tanto meno morire”; tralasciando che il cattolicesimo, e gli investimenti clericali sulla biomedicina, si basano sulla sollecitazione degli stessi sentimenti in forme più larvate ed elaborate. Stamina supporta la conflazione tra ricerca biomedica e medicina, due attività complementari ma molto diverse tra loro e in parte contrastanti. Oggi si spera nei miracoli medici della “scienza”, sperando che risultati strabilianti siano ottenuti senza sforzo e in un baleno, schioccando le dita. Il business che domina la medicina ufficiale vuole siano diffuse queste idee infantili, della scienza come magia, sulle quali specula non meno dei piccoli imbroglioni che hanno animato la truffa-esca di Stamina.

Nota Binetti nel suo libro che Stamina ha anche preparato il terreno alla “medicina partecipativa”; dove il pubblico viene coinvolto, viene chiamato a giudicare e scegliere dal Ponzio Pilato di turno. “Oggi la gente vuole capire e vuole sentirsi protagonista, vuole partecipare efficacemente ai processi che la riguardano” scrive la Binetti. In un’abile e perversa parodia di democrazia [29], la gente viene adulata e circuita, e viene manovrata come strumento delle frodi a suo danno. Umberto Ambrosoli, uno dei relatori della presentazione, ha evidenziato quanto riporta il libro della Binetti: il Comitato Nazionale di Bioetica suggerisce di applicare un “consenso sociale informato”; cioè l’uso della piazza, manipolata dai media e dal marketing, per fare passare l’approvazione di nuovi prodotti medici.

Vannoni, come un magliaro al quale siano stati conferiti pieni poteri, mentre tiene segreta la “terapia” insiste per una “sperimentazione”, usurpando anche quest’altro termine: diffonde così anche l’ideologia della ricerca di massa e permanente voluta dal business; dove la medicina è in continua ebollizione, col pubblico come cavia. E col pubblico che “partecipa”; facendogli credere di partecipare, mentre in realtà lo si pilota come un bambino su questioni tecniche complesse. Stamina ha contribuito a imprimere nelle concezioni degli strati più ingenui, e più vasti, della popolazione, un panorama ontologico della medicina che è il più favorevole al continuo lancio di nuovi prodotti, anche se dannoso per la tutela della salute. I ceti colti e semicolti, che hanno una certezza ferrea che vi sia solo l’alternativa scolastica tra ciarlataneria e scienza, e che a Stamina si oppongono, completano il danno, accettandola come falso standard. Uno standard negativo, come lo scioglipancia per la dietetica; che porta a propugnare le staminali ufficiali con uno scorretto sillogismo disgiuntivo.

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6. Stamina come standard negativo

Durante la presentazione è intervenuta la Presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia De Biase. Ha detto che lo Stato ha riacchiappato il caso a tempo e lo ha ricondotto su binari normali. In realtà, lo Stato, dopo un vergognoso via libera da Banana Republic, ottenuto l’effetto bait, l’effetto propaganda con l’esca Stamina, è passato allo switch. Lo switch ha a sua volta due componenti. La prima, di conferma della parte di propaganda ottenuta con l’esca: che le staminali possano funzionare viene dato per scontato. La seconda, di sconfessione dell’esca, come mezzo inadeguato, per sostituirla con la frode primaria nel perseguire gli stessi fini e nel prolungare le stesse tematiche ideologiche. Non si contestano le staminali, ma l’eresia di Vannoni. NAS e magistrati accusano di laboratori negli scantinati, ma non sembrano chiedersi quanto è serio, quanto è interessato, chiunque parla oggi da qualsiasi laboratorio o cattedra di una cosa del livello dei miracoli compiuti da Cristo nel Vangelo, cioè la ricostituzione del tessuto nervoso, come fanno entrambe le parti. Non solo si dimentica che le staminali non hanno l’essenza loro arbitrariamente attribuita; ma si dimentica che in medicina l’efficacia e la sicurezza devono precedere la qualità. La versione ufficiale dà molto peso alle “Good manifacturing practices”: le staminali devono essere correttamente prodotte, dalle cell factories (in Italia ce ne sono già 13). Normalmente prima si inventa un prodotto e poi si allestisce la sua produzione industriale. Qui abbiamo delle factories, dei costosissimi “stabilimenti industriali”, con severi disciplinari di preparazione di un prodotto miracoloso, prima che l’efficacia del prodotto sia stata mostrata. Un’industria tessile che produce per tutti i vestiti nuovi dell’imperatore. Si dovrebbe piuttosto parlare di “Good magic”: la critica consentita e propagandata contro Stamina rafforza nel pubblico questa falsa impressione, che basti preparare le staminali per bene per ottenere le magie che di loro si raccontano.

Il governo istituisce una commissione scientifica per valutare Stamina, riconoscendo così implicitamente che se si pronuncia la parola “staminali” si è ipso facto in ambito scientifico. Per la Binetti Stamina corrisponderebbe a una di quelle asserzioni che i logici chiamano “gappy”. Non una truffa da manette, ma una “verità gappy”. Ci sarebbero quindi, tra i gap, le lacune, parti valide. Un poco come vendere ciambelle intascando gli euro dei clienti e non dando loro nulla, ma sostenendo che si consegnano ai clienti ciambelle, che però sono al momento geometricamente degenerate, col diametro del buco pari al diametro della ciambella; e che si è ottimisti sull’ottenere un miglior rapporto tra i due diametri in futuro…. .

In precedenza si è litigato su se è etico usare staminali ottenute da embrioni, o bisogna limitarsi a quelle da adulti. Una manfrina bioetica, che ha indotto a credere che le staminali possano funzionare [30]. Con lo stesso meccanismo, quello della presupposizione, dell’entimeme, della “loaded question”, della domanda suggestiva, ponendo la scelta tra Vannoni e Cattaneo, tra quale dei due sia quello cui conviene affidarsi, si induce a dare per scontata l’idea suadente e meravigliosa che le staminali possano funzionare. Anche la bioetica dà una mano alle grandi frodi della medicina.

La scienza ufficiale delle staminali è ipocrita nell’accusare di marketing Vannoni. Vannoni, esperto di marketing, è una parte della imponente campagna di marketing a favore delle staminali ufficiali. Se le terapie con staminali ufficiali funzionassero come promettono, i loro risultati spazzerebbero via in un attimo questo ciarpame. Ma non solo i risultati tangibili [4] non si sono visti, per quanto vengano periodicamente annunciati con le acrobazie e i trucchi congiunti ricercatori-giornalisti, un duo che ricorda quello dei santoni visti in Corso Vittorio terminata la presentazione del libro della Binetti; ma vi sono serie ragioni per temere che i risultati promessi non vi saranno. Il simulacro ha i piedi di argilla; le notizie su risultati scientifici fraudolenti, su risultati gonfiati, che accompagnano la ricerca sulle staminali terapeutiche dall’inizio, si vanno accavallando. Allora invece di usare il discorso scientifico per valutare quanto si fa credere al pubblico, scelta che sarebbe controproducente sul piano che conta, quello del marketing, si mette accanto all’ipotesi dei luminari, dei Nobel (categoria già diverse volte smentita in passato), un fantoccio (uno spaventapasseri, dicono gli anglosassoni), una cosa ancora più folle, rispetto alla quale l’ipotesi con la corona d’alloro fa bella figura. Dopo che ci si è addentrati per quattro passi nel delirio con Stamina, fare due passi indietro sembra un ritorno alla ragione e alla serietà scientifica.

La ciarlataneria rozza di Stamina permette per confronto di fare passare la figura dello scienziato per quella del mago. Vannoni è un mago; o forse è un impostore e allora i maghi veri sono gli scienziati. La ricerca non più come tentativo razionale, spesso votato all’insuccesso, ma come potere sovrannaturale, che attraverso le sue arti, incomprensibili ai non iniziati, ottiene risultati che ricalcano i desideri umani. Si chiede una alfabetizzazione scientifica per combattere casi come Stamina; ma si vuole una forma di indottrinamento allo scientismo che è essa stessa una forma di fideismo irrazionale [23]. L’educazione per una cittadinanza responsabile dovrebbe essere sia ai princìpi della scienza, sia alla sociologia della scienza; inclusa la consapevolezza degli interessi in gioco nella ricerca biomedica, e dei mezzi, spesso spregiudicati come quelli di altre attività economiche, e anche di più, impiegati per soddisfarli.

Stamina sta anche introducendo l’idea che i risultati terapeutici delle staminali, che per loro natura dovrebbero essere eclatanti, tangibili [4], devono essere valutati con lo stesso metro delle terapie tradizionali: non i risultati risolutivi promessi, come es. a suo tempo quelli della penicillina per la polmonite, o dell’antisepsi per la febbre puerperale, ma i miglioramenti putativi e incrementali dei nuovi prodotti odierni, da estrarre con le potenti tecniche statistiche dei trial, che per la loro natura di strumenti ad alta sensibilità, e grazie ad aggiustamenti di comodo, possono facilmente dar luogo a falsi positivi [4]. In nome della cautela scientifica, della sobrietà dopo la sbornia, i risultati eclatanti promessi verranno sostituiti da altri più modesti, di livello comparabile a quello dei farmaci oggi in uso per le stesse patologie; risultati parziali, probabilistici, sfumati, continuamente rivisti e rimpastati, che come per i farmaci convenzionali è possibile mostrare di avere ottenuto con le consuete routine delle manipolazioni della ricerca clinica e di base. Del resto, i confronti con standard relativi invece che assoluti sono anche uno dei tanti trucchi per ingigantire surrettiziamente rischi e benefici in epidemiologia clinica.

Stamina non è stata l’irruzione della follia nel tempio della Scienza, ma una carnevalata criminale che consente di fare passare come serie le funeste buffonate in camice bianco della ricerca e della medicina ufficiali. Stamina è una caricatura che precede l’originale. Presentata al pubblico per  introdurre l’originale. Una caricatura delle storture delle staminali ufficiali. A partire dalla teoria di base, apodittica, reticente, distorta e vaga sul piano ufficiale e misteriosa e demenziale per Stamina; passando per la sperimentazione, esoterica, gracile, e gonfiata tramite i media per la ricerca ufficiale – e a volte ritirata in quanto manipolata – e segreta, inesistente, diffusa con sistemi da fiera di paese e palesemente truffaldina per Stamina. A guardarli bene in faccia, i due avversari si somigliano. Nella scelta comune a entrambi di partire dal più difficile, la ricostituzione del tessuto nervoso, altamente irrazionale sul piano scientifico, ma che offre oltre una dozzina di vantaggi sul piano della frode e del marketing [4]. Nella scelta comune a entrambi di concentrarsi sulle malattie rare, irrazionale [13], ma funzionale al nuovo corso dell’industria medica, che vuole occuparsi di questo settore, frammentario ma non piccolo; e che può servire da porta d’accesso per l’introduzione di nuovi prodotti nel mercato delle malattie comuni, aggirando con una combinazione di escamotage i criteri più stringenti previsti per l’approvazione all’uso per le malattie comuni. Entrambi i duellanti parlano molto di curare i bambini, emotivamente più convincenti, quando il bersaglio al quale si punta (voce che circola tra i medici) sono le malattie neurologiche dell’anziano, il mercato più redditizio. I bambini malati servono a introdurre l’idea-truffa, seducente e totalmente irrealistica, dell’eterna giovinezza tramite la rigenerazione di organi e tessuti. Alla sfacciata venalità di Vannoni, che ha portato molti a paragonarlo a Vanna Marchi (e Vannoni si è affidato allo stesso avvocato della Marchi, non ritenendo evidentemente ciò inopportuno), corrisponde, resa rispettabile dalla storiella dei ricercatori galileiani e dei medici animati da sacra fiamma, la bramosia di profitto felpata e in giacca e cravatta dei pescecani del business liberista. Il principio è il medesimo: i tentativi terapeutici fatti sotto il segno della (falsa) speranza e della (falsa) scienza si pagano profumatamente. Come dimostrano i prezzi stratosferici e gli effetti marginali o negativi di quei nuovi farmaci “innovativi” che l’industria vuole sfornare a getto continuo [31].

D’altro canto, la ricerca ufficiale, mossa anch’essa dal marketing, ha preso a imitare i santoni di Stamina, e a convergere verso questo ibrido di scienza e superstizione; con il presidente del comitato scientifico nominato dal ministero della sanità, Ferrari, nanotecnologo, ricercatore e businessman nel campo biomedicale, che, da capo della commissione che dovrebbe valutare scientificamente l’efficacia della terapia, si mette a fare l’assistente spirituale dei familiari dei malati, che dice di voler ascoltare anche per quanto riguarda l’efficacia della terapia. La sensazione è quella di una gabbia di matti: quasi come se davanti al caso di un soggetto che crede di essere Napoleone si chiamasse, per valutarne le affermazioni, un esperto di storia militare e questi sostenesse di essere il duca di Wellington. Ferrari, criticato da parte dell’ortodossia, es. Garattini, ha raccolto le lodi della Binetti, che sostiene che il vaso di Pandora di Stamina ha però permesso di liberare la speranza. Stamina ha in realtà permesso di sdoganare, a beneficio del grande business del quale Ferrari è espressione, l’uso illecito delle false speranze in medicina, con ricatti da strozzini del dolore e della  paura.

Stamina fa sembrare per confronto elevata l’ufficialità che scimmiotta; che spesso non raggiunge il mediocre, sul piano intellettuale ed etico. Con la fase switch, molti possono rifarsi una verginità a poco prezzo, semplicemente esprimendo sdegno per Stamina. Di Stefano, il presidente dell’Ordine dei medici di Brescia, che prima ha favorito l’introduzione di Stamina nel SSN come componente del comitato etico del locale ospedale, parla ora della “pochezza” di Stamina. E loda come nobili partigiani della medicina, che hanno il coraggio di opporre un’obiezione di coscienza, i medici che prima, come dipendenti del SSN, hanno applicato la “terapia” Stamina e che ora cercano di non subirne le conseguenze.

Può darsi che qualcosa dell’esca venga lasciato; sia per continuare ad alimentare le suggestioni magiche a beneficio delle staminali ufficiali, sia per ragioni di segmentazione di mercato. Le “terapie” come Stamina sono per i semplici, i presuntuosi ingenui che si formano su “Le iene”. Quelli che Hazlitt ha descritto ne “L’ignoranza delle persone istruite” – un saggio che ogni tanto rileggo a scopo profilattico – sceglieranno le staminali di Cattaneo, quelle della scienza con la “s” maiuscola.

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7. Lo scontro e la confluenza tra ciarlataneria mesmerista e scientismo asimoviano Il 23 aprile 2014, mentre scrivevo questo articolo, il PM Guariniello ha mandato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a Vannoni e a una ventina di persone. L’accusa principale è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa; accusa non infondata, tutt’altro. Ma Stamina è stata una truffa di appoggio alla truffa maggiore, che trarrà giovamento dall’esecrazione e da eventuali condanne. I media hanno riportato la notizia enfatizzando il punto dove Guariniello parla di malati indebitamente trasformati in cavie. Nello scrivere ciò, il magistrato riporta a sua volta il parere del Comitato scientifico ministeriale. E il parere del comitato riflette lo schema esposto qui: si accusa Vannoni di incompetenza, frettolosità e sciatteria nell’uso di mezzi potenzialmente idonei, da introdurre con sistemi scientifici. In realtà quella di Vannoni è ciarlataneria, non sperimentazione su umani. La sperimentazione richiede un solido razionale e un accurato disegno, del tutto assenti nel caso di Stamina; e gravemente carenti nella ricerca ufficiale sulle staminali [4].

Stamina ha fatto peggio che usare i pazienti come cavie. Li ha usati come uccelli da richiamo, perché attirassero l’attenzione e commuovessero con il loro dolore, i loro pianti, urla e proteste. E li ha usati come ostaggi, per continuare a praticare la frode e a svolgere così il suo ruolo di esca e di falso standard, esercitando ricatti morali. E’ la medicina ufficiale che, manovrata dal business, sta andando, con la deregolamentazione dei criteri per l’immissione di farmaci nell’uso clinico, verso i pazienti come cavie. Es. con l’off-label [32], la manomissione degli standard sui trial [4], i farmaci col triangolo nero. Anche qui, Stamina favorisce l’interesse dell’ufficialità sulle staminali, che è di saltare alla sperimentazione clinica senza adeguati riscontri preliminari [4]. E l’interesse generale alla “medicina traslazionale” cioè al trovare la via più spiccia per passare dal laboratorio al mercato, senza un adeguato rispetto dei vincoli di efficacia e sicurezza [33]. Interesse che viene perseguito con una molteplicità di mezzi, anche usando l’appello ad populum mentre ci si appella alla “scienza”. L’argomento fallace sarà “Gli imbroglioni di Stamina pretendono di sperimentare sull’uomo, invece la ricerca ufficiale fa ciò solo quando sussistono i prerequisiti”. (V. epigrafe).

Stamina non è sperimentazione ma è ciarlataneria; ciarlataneria pilotata, e di quella forma particolare che fa un uso ciarlatanesco di acquisizioni scientifiche. Può essere detta “ciarlataneria mesmerista” dal mesmerismo del 700, che faceva un uso ciarlatanesco delle allora recenti acquisizioni scientifiche, sostenendo di poter curare le malattie agendo sul “magnetismo animale”; in pratica un pretesto per pratiche ipnotiche basate sulla suggestione [34]. Anche Mesmer come Vannoni rifiutò di rivelare i segreti delle sue “scoperte”; e fu sbugiardato da una commissione, nominata dal re, di scienziati veri (incluso Lavoisier). Che però evitarono, è stato osservato, di rilevare che l’effetto placebo sul quale Mesmer si basava era sfruttato anche dalla medicina ufficiale, e di estendere ad essa lo scetticismo  [35]. I commenti di quella commissione voluta da Luigi XVI appaiono comunque più seri di quelli delle nostre attuali commissioni governative; che neppure avrebbero dovuto essere istituite per una cosa come Stamina. Osserva Stengers [36] che la commissione nel Settecento anticipò quelli che sono princìpi della ricerca medica moderna, stabilendo che “la guarigione non prova nulla” [in corsivo nel testo] e che anzi “il ciarlatano è ormai definito come colui che rivendica come prova le guarigioni”. Bisognerebbe avere presente questo principio, e spiegarlo al pubblico, per i vari casi come Stamina (effetto placebo, eterogeneità delle patologie – e a volte anche delle pseudopatologie – incluse sotto la stessa etichetta diagnostica, fluttuazioni nell’andamento della malattia, effetti aspecifici delle cure, regressione verso la media, bias nella valutazione degli effetti per mancanza di cieco e per altri fattori, etc.); e bisognerebbe averlo presente anche per i tanti casi dove risultati clinici iniziali sono annunciati come “breakthroughs” che permettono di passare subito alla commercializzazione.

La ciarlataneria mesmerista si è attaccata alla scienza moderna come una remora agli scafi delle navi, sfruttando l’alone di mistero e il senso del meraviglioso che emana da tante acquisizioni scientifiche autentiche. A differenza delle superstizioni degli antichi sulle remore, aiuta la navigazione anziché ostacolarla, sul piano dell’interesse. Ancora oggi è frequente sentire maghi, fattucchiere e guaritori parlare di “bioenergetica”, di applicazioni all’uomo di questa o quella teoria fisica o biologica, di “campi biomagnetici”, “medicina quantica”, stimolazione delle difese immunitarie col potere della mente o con rimedi naturali, etc.; ed esibire macchinari dall’aspetto scientifico tra i parafernali che usano per impressionare i clienti. Regolarmente su “Striscia la notizia” vengono trionfalmente smascherati impostori del genere; e vengono comparati alla medicina ufficiale, che invece sarebbe immune da qualunque trucco e disonestà.

Le autorità perseguono questi pesci piccoli, che spesso sono autori di frodi parassitarie, frodi sulle grandi frodi istituzionalizzate della medicina. Come del resto ha fatto Vannoni reinterpretando la frode delle staminali. Ma le grandi frodi istituzionali della medicina invece vengono favorite dai magistrati [37, 38]. La magistratura tende anzi a dettare regole che favoriscono le frodi istituzionalizzate; “ruolo di supplenza della politica in campo bioetico”, l’ha chiamato il segretario dell’ANM, Carbone. Stamina è stata usata come benchmark negativo in questo senso. Es. stabilendo, mentre la si indagava per truffa, l’esistenza di un “diritto alla speranza” che ha portato i magistrati ad autorizzare, ed imporre, la terapia Stamina, e quindi a maggior ragione consentirà le frodi mediche ufficiali basate su questo genere di strozzinaggio dei sentimenti ai danni di chi è in una condizione di estrema vulnerabilità. L’attività giudiziaria contro Stamina, doverosa ma tardiva e flebile, aiuta lo switch, e inoltre salverà la faccia a una magistratura che ha avuto un ruolo non secondario nella fase bait della frode. Servirà anche per rafforzare il monopolio della medicina ufficiale sulle pratiche di cura e sulle relative frodi; analogamente a come in passato streghe e mammane furono osteggiate dal potere costituito su richiesta della medicina ufficiale con motivazioni “illuministe”, ma in realtà per ragioni corporative, di competizione per i clienti [39].

D’altro canto, le posizioni ufficiali sulle staminali terapeutiche, che hanno interesse ad accusare Vannoni di sperimentazione abusiva su umani anziché di ciarlataneria, a loro volta sfruttano indebitamente le acquisizioni scientifiche autentiche. Non sono scienza, ma scientismo; una particolare forma di scientismo che si può chiamare “scientismo asimoviano”. Da Asimov, scrittore di fantascienza che sfruttava le sue solide conoscenze scientifiche (era docente universitario di biochimica). Asimov ha anche scritto pseudo-articoli scientifici, articoli che sembrano tratti da una rivista scientifica, e richiedono conoscenze scientifiche per essere letti, ma sono fantascienza [40]. Sono contenuti e discussi in un volume della American Chemical Society dove si mostra come sia possibile comporre fantascienza usando elementi scientifici autentici e a volte non banali [41].

I due contendenti in realtà convergono, da fronti opposti, in una fusione di scienza e ciarlataneria, in una mistura le cui giuste dosi sono stabilite dal business. Che vuole una contaminazione reciproca tra immaginario fantascientifico e scienza. Descrive questo fenomeno ideologico anche un libro di Magaudda [42], che prende in esame il caso delle nanotecnologie, che sono insieme alle staminali un altro macrosettore sul quale l’industria e la finanza stanno facendo forti puntate; e sono il campo di attività di quel Ferrari che abbiamo già incontrato alla testa del Comitato scientifico ministeriale su Stamina; CEO e scienziato, ma con una sensibilità verso gli stati psicologici dei malati e dei loro parenti che sarebbe più appropriata per i seguaci di Mesmer. Il libro della Binetti, svolgendo una tesi guarnita secondo l’uso clericale di affermazioni valide e di spessore, ma essenzialmente distorta, va in questa stessa direzione simoniaca, della medicina come magia quotata in Borsa.

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8. L’eversione di Stato al tempo del liberismo: dalle bombe alle frodi mediche Il caso Stamina non è “la cartina di tornasole della tragica condizione di declino culturale in cui versa l’Italia”, declino che la porterebbe a non affidarsi ciecamente all’ufficialità per l’introduzione di terapie cosiddette “innovative” [3]. Stamina è servita proprio per poter avanzare affermazioni del genere, che aggraveranno la situazione e sono esse stesse manifestazioni di imbarbarimento. Una barbarie che si ripulisce e impone standard barbari [43]. Il caso mostra i danni del liberismo, della sua presa di possesso della medicina e degli Stati nazionali. Mostra i danni di una medicina che diviene il settore economico di maggior successo tra quelli legali, al costo di divenire il settore dell’economia legale più corrotto, dove si studia come comporre grandi frodi sempre nuove e istituzionalizzarle. Mostra i danni che gli italiani subiscono e subiranno dalla perdita di sovranità, dall’accettare che i poteri dello Stato siano retti da soggetti non all’altezza e desiderosi di servire poteri maggiori vendendo il Paese.

Chi occupa lo Stato vuole essere giudicato, come ha notato Debord, in base non ai princìpi, a standard positivi, es. i valori costituzionali, ma in base ai “nemici”; a standard negativi come la mafia e il terrorismo, che lo Stato spesso favorisce per poter meglio praticare quell’eversione di Stato e quella mezza mafia che  danneggiano i cittadini non meno del terrorismo e dei mafiosi [44]; e che sono all’opera anche in questo caso. Una analoga tecnica del falso standard, dello standard negativo, oggi, al tempo del liberismo scatenato, viene usata dallo Stato per fare da imbonitore ai prodotti del business privato; il ruolo che l’attuale assetto prevede per ciò che resta degli Stati nazionali [45]. Stamina appare essere un esempio delle manipolazioni per portare il destino economico dell’Italia nella direzione decisa altrove [46, 47]. Dove la medicina avrà sempre maggior peso, e ne avranno quindi le sue frodi; con i malati, e il pubblico, come materia prima.

Anche nel caso Stamina, come per le operazioni nelle quali i terroristi sono stati per un periodo lasciati agire e aiutati, anziché essere subito fermati, dietro agli apparenti errori, incertezze, incompetenze, irresolutezze, ingenuità, appaiono operare – per conto di interessi sovranazionali – strutture prive di scrupoli che sanno quello che devono fare; e che pilotano i crimini delle istituzioni, o li commettono direttamente. Dall’esacerbare il dolore di pazienti e famiglie, illudendoli e tentandoli, facendo loro intravedere una possibile via di salvezza e offrendo loro una via di sfogo con l’attivismo, ponendo su di loro ulteriori pesi, in modo che le loro grida smuovano il pubblico. Al sabotare terze campane che guasterebbero la frode.

Schematicamente, una frode come Stamina si può considerare come composta da tre elementi e tre processi. Gli elementi sono l’esca (Stamina), la frode primaria o contropacco (le staminali ufficiali), e la terza campana (la critica razionale). I processi sono la propaganda di base, che lanciando l’esca instaura una costellazione di credenze e aspettative. Lo switch, una propaganda aggiuntiva che condannando l’esca confrontandola col contropacco mette il mercato creato con l’esca a disposizione del contropacco. E la censura, che in tutte le fasi impedisce che la terza campana guasti l’imbroglio.

La sequenza esca-scambio riesce a dare una spiegazione dei misteri, le costanti ambiguità, le doppiezze, i cambi di casacca del caso Stamina. Spiega come una ciarlataneria folle abbia avuto il via libera nel SSN e sia stata considerata ai massimi livelli dello Stato. Spiega perché i magistrati – un focolaio di corruzione quando sono in gioco grandi interessi sovranazionali – si siano sbracciati per farla introdurre, mentre altri magistrati la indagavano come truffa, ma molto lentamente, lasciando che quanto seminava attecchisse. E’ coerente con una serie di clamorosi interventi dei magistrati su temi medici, che finiscono col favorire grandi affari illeciti creando l’ontologia culturale distorta favorevole alle frodi [48]. Spiega perché a Brescia il rettore dell’università, Pecorelli, medico e “barone” universitario tra i più potenti in Italia, non abbia impedito la pratica di una terapia crassamente antiscientifica nel locale ospedale che fa da policlinico universitario, del quale è il ras, mentre allo stesso tempo la combatteva come presidente dell’AIFA [49]. Perché i preti abbiano sobillato malati e pubblico su Stamina, sull’esca, pur avendo benedetto le staminali “scientifiche” con Ratzinger [50] (e appoggiato quelle “antisistema” di Vannoni con Bergoglio [51]). Ora con la Binetti arrivano alla sintesi preordinata, con un’opposizione a Stamina “ferma” sul piano “scientifico” ma aperta alle suggestioni irrazionali di Stamina. Spiega l’andamento bifasico di altre forze, come i grillini, o Il Fatto Quotidiano, che prima partecipano al lancio di Stamina e poi la criticano a favore delle staminali ufficiali. Induce a classificare tra gli abusi commessi dal Quirinale contro la Costituzione e a danno del popolo anche la creazione di una figura specularmente opposta a Vannoni, ma in realtà complementare, con la nomina ingiustificata della Cattaneo a senatrice a vita mentre furoreggiava Stamina. E così via.

Personalmente, vedo anche la censura della terza campana, e vedo quindi come le autorità e i vari poteri dello Stato, uno Stato privatizzato, facciano non due ma tre giochi, avendo anche questo terzo ruolo, di protezione della immonda farsa dalle voci critiche. C’è la manovalanza, che commette atti illegali impunemente. In alcuni casi appare avere legami o una distanza minore di quanto si supporrebbe con gli ambienti dei servizi. Gli accordi atlantisti contro il “bioterrorismo” del Civile di Brescia [52]. L’avventurosa attività di Andolina in missioni umanitarie in teatri di guerra e in intrighi internazionali dove sono stati coinvolti i servizi [53], incongrua rispetto a quella di genio del laboratorio; un profilo che per alcuni suoi punti contribuisce, insieme ad altri, a far sì che la vicenda Stamina faccia venire alla mente la figura di Cagliostro; come fa venire alla mente un’altra icona massonica, il Ballo Excelsior. Ma andrebbe considerata anche la criminalità di Stato che sorregge gli attori visibili. Qui non si tratta di medicina, diritto, buon governo, etica, scienza, misericordia, democrazia; ma di loro caricature, agitate da una mafia con la divisa dello Stato che briga nella maniera più bassa per ottenere vantaggi aiutando affari criminali sui malati e sulla paura della malattia. E dietro alla facciata dei toni agostiniani della Binetti, delle sue osservazioni talora apprezzabili, opera il pugnale dei gesuiti. L’Italia descritta da Pasolini, “ridicola e sinistra” e governata da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue”.

Brescia, 4 maggio 2014

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Note

1. Angelici L. Sì alle cellule, no alla Stamina. Corriere della Sera, 29 dic 2012.

2. Minelli A. Forme del divenire. La biologia evoluzionistica dello sviluppo. Einaudi, 2007.

3. Capocci M Corbellini G. Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza. Codice, 2014.

4. La paranza delle staminali. Il palpabile e il tangibile. In preparazione.

5. La frode delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

6. Ioannidis J P A. Implausible results in human nutrition research. BMJ, 2013. 347: f6698.

7. Lehman R. Is dietary research largely rubbish? Doc2doc, 25 nov 2013.

8. McKay R. Stem cells – hype and hope. Nature, 2000. 406: 361.

9. Appunti sulle frodi concettuali delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/appunti-sulle-frodi-concettuali-sulle-staminali/

10. Medawar P B. Consigli a un giovane scienziato. Bollati Boringhieri,1981.

11. Hanahan D Weinberg R A. The Hallmarks of Cancer. Cancer, 2000. 100: 57.

12. Gould S Lewontin R.The spandrels of San Marco and the Panglossian paradigm: a critique of the adaptationist programme, Proceedings of the Royal Society of London, 1979. B 205: 581.

13. Testart J. La vita in vendita. Biologia, medicina, bioetica e il potere del mercato. Landau, 2004.

14. Jones S. Genetics in medicine: real promises, unreal expectations. Milbank Memorial fund, 2000. Reperibile su internet.

15. Sgaramella V. Nobel a Gurdon e Yamanaka. Scienza in rete, Gruppo 2003, 16 ott 2012. | Buiatti M. Il benevolo disordine della vita. UTET, 2004.

16. Stem cells: what they are and what they do. Mayo Clinic staff. Reperibile su internet.

17. Danton. I “magici mattoni della vita” Lab. Il mondo del laboratorio, mar-apr 2013. | Borselli L. La cura protezionista. Il biologo Angelo Vescovi spiega perchè il new deal americano sulle staminali non serve alla medicina ma a Wall Street. Reperibile su internet.

18. I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

19. Costa R, Capocci M. Le cellule staminali dal laboratorio alla clinica: dialogo con due protagonisti. In: Le cellule della speranza, cit.

20. Giancarlo Caselli e i Notav. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

21. Stem cells in developmental biology: a debate at the BSDB. Martinez-Arias Lab. Dept of Genetics. University of Cambridge. 25 marzo 2013.

22. Bianco P. L’ ”affare Stamina”: diario dell’attacco politico-commerciale alla medicina in Italia. In: Le cellule della speranza, cit.

23. Bauer H H. Scientific literacy and the myth of the scientific method. University of Illinois Press, 1992.

24. Evans I, Thornton H, Chalmers I. Come sapere se una cura funziona. Il Pensiero Scientifico, 2007.

25. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

26. Comidad. Il Veneto tra il mito della secessione e la realtà della delocalizzazione. 10 aprile 2014.

27. Hall S. I superfarmaci dell’immortalità. Come l’industria mondiale si prepara a sfidare il tabù della morte e a prolungare illimitatamente la nostra vita. Pref. di S. Garattini. Orme, 2003.

28. Callahan D Nuland S. The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

29. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/

30. La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale. https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

33. I trucchi della medicina traslazionale. https://menici60d15.wordpress.com/2014/01/12/i-trucchi-della-medicina-traslazionale/

34. Fuso S. La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi. Carocci, 2013.

35. Wootton D. Bad medicine. Doctors doing harm since Hippocrates. Oxford University Press, 1996.

36. Stengers S. Medici e stregoni. Manifesto per la psicopatologia scientifica. Il medico e il ciarlatano. Boringhieri, 1995.

37. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

38. Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

39. Ehrenreich B English D. For her own good. 150 years of experts advice to women. Doubleday, 1978.

40. Asimov I. The Endochronic Properties of Resublimated Thiotimoline. Astounding science fiction, 1948.

41. Stocker J H , ed. Chemistry and science fiction. American Chemical Society, 1998.

42. Magaudda P. Innovazione Pop. Nanotenologie, scienziati e invenzioni nella popular culture. Il Mulino, 2012.

43. La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

44. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

45. Klein N. Shock economy. Rizzoli, 2007.

46. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

47. Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

48. La responsabilità ontologica dei magistrati nella frode medica strutturale. Il caso dell’Avastin per uso oftalmico. Lettera ai PM Rossi e Pesci, 7 aprile 2014. In: Nuove P2 e organi interni. Cit.

49. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

50. Second international conference Regenerative medicine: a fundamental shift in science and Culture. The Vatican, april 11-13, 2013. | Smith R Trafny T Gomez M. The healing cell: how the greatest revolution in medical medicine is changing your life. With a message from Pope Benedict XVI. Ctr Street, 2013.

51. Bellelli A. Il papa e Stamina: la cura percepita. Il Fatto Quotidiano, 13 dic 2013.

52. Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

53. Altamura M. Oriano Mattei: “Le verità di Pollari”. Rinascita, 13 luglio 2007.

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8 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Martelli “Stamina: a Brescia riprendono le infusioni, il direttore dell’Aifa minaccia le dimissioni”

A tutti i magistrati del caso Stamina andrebbe fatto presente che sono coinvolti in una frode “bait and switch” (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”); attuata usando i pazienti come pedine sacrificabili. Frode che sta evolvendo in un noto schema di marketing basato sull’illusione cognitiva scientificamente descritta detta “effetto di dominanza asimmetrica”, o “decoy effect”; nel quale Stamina è il decoy, le staminali ufficiali sono il prodotto da lanciare, e la critica razionale e onesta al progetto delle staminali terapeutiche il “prodotto” da eliminare. Ma appare inutile e rischioso esporre tali ragionamenti a magistrati che nell’investire di poteri straordinari Andolina dicono di non sapere che è accusato di truffa per avere già esercitato quelle stesse attività.

Suona un pò buffo che l’ingiunzione provenga da Pesaro: i marchigiani hanno fama di essere mediamente gente cauta e moderata. Ma l’impressione che si tratti di un colpo di testa è sbagliata. Non so se i magistrati siano marchigiani, ma certo non corrono il rischio di sollevare nei loro confronti quell’ostilità che costò cara a un grande Italiano proveniente dalla provincia di Pesaro, Enrico Mattei. Che invece era uno “anomalo”, che non attaccava il cavallo dove vuole il padrone. Stamina è un caso di virulentazione del crimine per via giudiziaria, e di marketing giudiziario, nell’ambito di un intrigo servendo il quale si ottiene anzi la benevolenza di chi muove i fili.

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@ dalfattopassiamoaifatti.  “Chi vende farmaci e cure”, cioè le multinazionali farmaceutiche e altri giganteschi soggetti economici, è proteso alla “innovazione” cioè a immettere sul mercato nuovi prodotti, a maggior valore aggiunto. Sfruttando la circostanza che nella società attuale la gente sembra non stancarsi mai di chiedere nuovi farmaci sempre più meravigliosi. L’idea delle staminali panacea non l’ha inventata Vannoni; lui piuttosto la propaganda. Se fossi al posto dei magistrati, sarei interessato a conoscere cosa sa Vannoni, esperto di marketing, di tecniche di marketing come l’introduzione di prodotti decoy per influenzare i consumatori a favore di altri prodotti; dato che Stamina appare avere una funzione di questo genere.

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Novartis, generosità o secondi fini?”

Monocalpo: Nella Sua ultima asserzione del soprastante intervento, Lei afferma perentoriamente che senza difensori della scienza come me, non ci sarebbe stato il caso Stamina. Mi stupisca: mi spieghi il perché. Le prometto che la leggerò davvero con attenzione e senza pregiudizi.

@ Monocalpo. In generale, questa retorica bolsa e pomposa sulla scienza rende la scienza stessa fragile e manipolabile. Manipolabile il più della volte dall’industria medica, ma anche da uno scalzacani come Vannoni. Che in realtà, come spiego, è strumento di grandi interessi, che hanno permesso la sua incredibile ascesa. Se si fanno i santoni della scienza, poi non ci si deve meravigliare se arriva la concorrenza dei santoni esperti di marketing. Date le speranze messianiche, la propaganda massiccia e la censura sulle staminali ufficiali, a Vannoni è bastata la formula magica “staminali” per fare calare le brache anche a chi non era direttamente compromesso. Se invece vi fosse stato un approccio critico e scettico a questo hype sulle staminali ufficiali, Vannoni sarebbe subito apparso per un profittatore.

La alfabetizzazione scientifica deve riguardare anche la consapevolezza dei forti limiti della ricerca (consapevolezza sul campo; non come giaculatoria astratta), e anche le pesanti distorsioni economiche e sociali. Il decantato “metodo scientifico”, che, ci dicono diversi epistemologi, è un mito nella forma in cui lo si presenta, è nel migliore dei casi una grammatica, una sintassi. Necessaria, ma insufficiente. Non basta parlare in italiano corretto: bisogna vedere cosa si dice. Invece spesso il mitico “metodo“ non diviene che un grammelot usato per truffare.

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@ PLM2. Se c’è chi vende alberi degli zecchini, lo Stato che invece di arrestarli subito istituisce una commissione scientifica per vedere se quegli alberi fruttificano oro, non sta bloccando la frode: sta aiutando future frodi di alberi degli zecchini “scientifici”. La tua è la velina ministeriale. Chi sta in alto (esecutori, comunque), politici, medici, magistrati, hanno permesso e favorito che “cure” palesemente ciarlatanesche entrassero nel SSN, per propagandare le staminali. Hanno permesso e favorito che pazienti e genitori venissero crudelmente illusi, e aizzati, che il pubblico fosse disinformato, diseducato e disorientato. Ora, quando bisogna lanciare le staminali ufficiali paragonandole a quelle di Vannoni, chi sta in alto sta trascinando la cosa il più possibile: più pende più rende, in termini di propaganda; e c’è da salvare i colleghi di casta e compari nel raggiro, i medici di Brescia, dipingendoli come eroici “disobbedienti” alla truffa quando ne sono stati parte fondamentale. Così oggi 24 giu 14 abbiamo allo stesso tempo un’accusa per truffa e ordini dei tribunali di Pesaro e Venezia di proseguire la truffa. Però chi dice questo è affetto da turbe psichiche, secondo quelli come te, che in un Paese serio dovrebbero essere interrogati dai magistrati sui motivi del loro accanimento diffamatorio; e sui loro rapporti con “chi sta in alto”, e con chi trarrà soldi e prestigio da questa truffa a danno della salute, della serenità e degli averi dei cittadini.

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17 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Contro Stamina, lo Stato siamo noi”

Sarebbe interesse del pubblico conoscere la differenza tra truffe di offerta e truffe di implementazione in medicina. I palazzinari che vendevano appartamenti senza impianto idraulico, coi rubinetti posati ma senza tubi dietro, attuavano una truffa di implementazione. L’offerta di una casa non è in sé fraudolenta. Vendere sulla carta la macchina del tempo che rende immortali è invece una truffa di offerta. Stamina è entrambe le cose. Implementa come con i rubinetti dei palazzinari un’offerta fraudolenta; offerta – va notato – che è quella data dalle promesse dell’ufficialità sulle staminali. Accusando Stamina considerandola esclusivamente come una truffa di implementazione si conferisce credibilità alla più generale truffa di offerta. E’ come perseguire la truffa della macchina per l’immortalità accettando la fattibilità: contestando solo che dietro al pannello coi bottoni e le lucette non c’è niente, non l’offerta in sé, che viene così “sdoganata”. Da qui buona parte dei paradossi del caso. Se ben presentate, le truffe di offerta della medicina acquistano facilmente grande credibilità e autorevolezza; e rendono tantissimo. A Brescia mentre per medici del suo ospedale universitario viene chiesto il rinvio a giudizio per Stamina l’università celebra, col ministro della sanità Lorenzin, il progetto “Health & Wealth” : l’esplicita ricerca del profitto tramite la medicina. Progetto che verrà favorito dallo sbugiardare, ma solo parzialmente, Stamina; e da manovre affini.

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3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, gli esperti bocciano il metodo Vannoni: “No alla sperimentazione” “

L’Accademia Francese delle Scienze rifiutò di prendere in considerazione invenzioni di macchine di moto perpetuo già dal 1775, quando la termodinamica doveva ancora essere scoperta. Alessandro Manzoni che la credenza che la peste fosse trasmessa dagli untori era un’assurdità e un’isteria collettiva lo comprese prima che sorgesse la moderna microbiologia. Nel 2014, per dichiarare che con l’acqua sporca non si ricostituisce il tessuto nervoso ci sono invece voluti studi di scienziati che hanno richiesto mesi, con un ritardo che ha causato danni incalcolabili a pazienti e cittadini. Ma qui bisognava fare attecchire nel pubblico l’idea che se si pronuncia la parola magica “staminali” allora può darsi che il miracolo promesso avvenga. E quindi, invece dell’arrivo del brigadiere e dell’appuntato dietro immediata telefonata al 112, per decidere c’è voluta una causa di beatificazione. Che, dopo anni, ha dato esito negativo, ma legittima il futuro riconoscimento di santi autentici; senza aureola ma con la fustella e un numero elevato di cifre ad indicare il prezzo.

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3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, Lorenzin: “No a sperimentazione. Metodo che equivale alla cura dei maghi” “

Stamina è una truffa “a cera persa”. Costituisce la meravigliosa statua in cera di un sogno di libertà dalla malattia. Ora, dopo che si è lasciato per anni che il pubblico la ammirasse, è stata ricoperta da un involucro di argilla, di fango rappreso, e la cera viene sciolta ed evacuata. Al suo posto resta lo stampo, cavo, del sogno delle staminali. Verrà riempito con la colata di bronzo fuso delle staminali ufficiali, che non hanno altrimenti le caratteristiche materiali per poter reggersi da sole ed essere commercializzate onestamente (v. “Stamina come esca per frodi della medicina ufficiale”). O con altre bronzee “innovazioni”. Stamina è una truffa preliminare: l’opera d’arte finale verrà dopo. E’ una truffa ma anche un’operazione di marketing, tramite la quale non ci si limita ad agire sul mercato, ma si crea un nuovo mercato: così come la statua di cera serve a dare forma a un vuoto. Purtroppo il “rapporto tra giustizia e scienza” del quale parla il ministro diviene come animato dallo spirito di Benvenuto Cellini, quando i committenti di questi grandi e tozzi bidoni sulla salute sono quelli di colossali forze economiche.

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19 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, commissione Sanità del Senato: “Via libera fu errore del Parlamento” “

Nessun errore. Un consumato mestiere, o un istintivo servizio al potere, da parte di medici, politici, magistrati, forze di polizia, media. Un’operazione in due tempi che istituzionalizza una truffa; con la quale si trasforma la speranza, impalpabile come gli altri contenuti del vaso di Pandora, in un lucroso prodotto commerciale, che si può inscatolare e prezzare. Prima, dando il via libera a Stamina, e fingendo di credergli, e dandogli pubblicità, si è trasformata nei consumatori la riposta speranza di immortalità nella speranza esplicita in una entità materiale, che ora tutti conoscono: le cellule staminali. Poi, sconfessando chi ha liberamente venduto questo fumo nelle piazze e nelle fiere, e riservandone la produzione agli scienziati seri e al grande capitale, lo si trasforma in un bene scarso, e in un bene economico rispettabile, che può entrare a testa alta e con tutti gli onori nel circuito legale. A beneficio dei pochi che lo producono, commercializzano e sostengono; dei “ricchi che rubano”, applicando un’espressione di Travaglio.

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4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

Parlare di “trionfo della scienza” perché finalmente si sono fermati soggetti “in divisa da ladro”, e gli è pure stato dato un paterno scappellotto, è come dare una cattedra di fisica per chiara fama a chi risponde “ma va la’ ” a quelli che credono che si possano piegare i cucchiai col pensiero. La corrotta ricerca biomedica ha bisogno di essere definita a contrario, non per i propri comportamenti e meriti, ma facendola apparire come baluardo all’oscurantismo; questo connubio teatrale, dopo tanto torpore, di “giustizia e scienza” appare piuttosto essere la manifestazione di una sotterranea intesa tra magistratura e grande business biomedico. Del resto lo Stato occupato dai corrotti si giova dall’essere definito non per la sua aderenza alla Costituzione, ma come l’opposto del terrorismo e della mafia; che quindi quando occorre aiuta sottobanco. Analogamente, prima di fare la faccia severa lo Stato ha permesso per molti anni a una volgare truffa di spacciare le sue assurdità ai malati e ai familiari. E – cosa perfino peggiore, ma che viene taciuta – di impiantare così nel pubblico aspettative false ma sentite sulla cura delle malattie; di rendere “regnant social expectations” (Callahan) le promesse irrazionali della scienza ufficiale sulle staminali; a vantaggio di quegli affari illeciti, troppo grandi e sofisticati per essere semplicemente definiti ciarlataneria, che i nostri magistrati, candidi come colombe, identificano con la “scienza”.

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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14 aprile 2015 Blog de Il Fatto Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio. Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

@ Gianni Monroe. Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

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6 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, no della Cassazione al metodo di Vannoni: “Nessuna validità scientifica” “

Consideriamo tre tipi di banconote: quelle autentiche; quelle ben contraffatte, così da sembrare vere; e quelle contraffatte in maniera pedestre, es usando una fotocopiatrice, facilmente riconoscibili come false. Chiamare “tecnicamente imperfetto”, come ha fatto la Cassazione, il ridicolo trattamento Stamina è un po’ come chiamare “tecnicamente imperfette” le banconote grossolanamente contraffatte con una fotocopiatrice. E’ un abbassare lo standard a favore delle contraffazioni ben fatte; che appare essere una delle finalità di questa truffa di Stato a favore del business farmaceutico, che calpesta gli interessi dei pazienti e del pubblico. Truffa che vede le posizioni dei magistrati aderire fedelmente al copione, dalle turbinose giravolte delle prime fasi alla precisione millimetrica del presente denouement.

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7 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina,”Vannoni è genio ma criminale” il pm chiede due anni per truffa”

La “genialità” di Vannoni è un’altra di quelle giustificazioni della magistratura che ricordano il passo del Manzoni “gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse…”. In effetti la ciarlataneria, che venne definita da un osservatore “ars turpissima sed profunda” – due secoli prima di Galilei – una volta che sia smascherata a volte appare ingegnosa, e profonda nel suo toccare i giusti tasti psicologici.

Ma lo Stato non è un villico ingenuo o una massaia smarrita: dovrebbe sapervi resistere senza difficoltà, e proteggere i cittadini bloccandola sul nascere. Invece ne è complice. Vannoni è stato solo un buon “con artist” che, con le spalle coperte, ha eseguito un copione scritto da altri. Copione al quale anche coloro che avrebbero dovuto fermarlo si sono fedelmente attenuti, come bravi attori o docili burattini.

Non è la presunta diabolicità di chi ha interpretato la parte del protagonista, che è proprio quella dell’irresistibile ciarlatano, che spiega come il marketing abbia potuto raggiungere questi livelli di criminalità. Ma è il marciume delle istituzioni, che sempre più vendono i cittadini a grandi interessi privati; in questo caso prestandosi ad una farsa propagandistica sulle staminali.

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@ Chiara Lestuzzi. Non mi sembra il caso di alzare la voce. Di “QUESTO” processo se ne occuperanno quelli come lei. Di fatto qui, commentando l’articolo, si parla della figura di Vannoni, che è indissolubilmente legata all’affare Stamina, e di come essa sia stata plasmata dai magistrati, insieme ai media. E anche, visto che lei è di quelli che tendono a ridurre il reale al giudiziario, di QUEI mancati procedimenti della magistratura che hanno permesso e favorito la resistibile ascesa di questo “genio”.
Per valutare ciò che i magistrati fanno e non fanno relativamente a un problema, in questo caso Vannoni, credo che sarebbe appropriato applicare quella che in statistica si chiama media armonica pesata.

@ Chiara Lestuzzi. La sorte di Vannoni è secondaria. Siamo nell’era del capitalismo cognitivo: su alcuni temi lo schema “guardie e ladri”, con i mariuoli che scappano col malloppo da una parte e i carabinieri coi baffoni che li inseguono dall’altra non è adeguato. L’azione giudiziaria, male impostata e opportunamente modulata, può divenire strumento di convincimento di massa; di costruzione di un’ontologia, cioè di credenze condivise che percepiamo come la realtà. Anche a favore di interessi che comportano gravi lesioni dei diritti umani e costituzionali. Segnalo il post “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale” nel mio sito.

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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10 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di ItaliaDallEstero “Legge Stabilità: il caso Stamina non ci ha insegnato niente”

Il caso Stamina è un esempio di “bayesanesimo fraudolento”: non ci sono sufficienti prior, sufficienti evidenze precliniche che giustifichino test su umani, cioè la sperimentazione clinica con staminali per le malattie neurodegenerative (una passeggiata, con RCT che sono plasmabili come il pongo). I prior, le credenze a priori, sono stati costruiti sollevando aspettative con la lunga telenovela Stamina, grazie a medici, politici, magistrati, media. Sono prior non scientifici, ma emotivi e culturali. Che ora, fatta fuori Stamina, vengono messi a frutto a beneficio della ricerca “vera” cioè del business.

Il caso Stamina è anche un esempio di molinismo scientista. Nelle Lettere Provinciali Pascal si oppone al molinismo dei gesuiti, volto a giustificare i peccati dei più forti. Anche dove i loro teologi sostengono che non vi sia truffa dei maghi e degli astrologi se questi sono abili e diligenti nelle loro arti: “diligentia a mago apposita est pretio aestimabilis”. Invece della invereconda truffa Stamina, una sofisticata manipolazione con tutti i crismi dell’attuale “rigore scientifico”.

Il resto, se a dettare lo sviluppo della speculazione debbano essere direttamente gli investitori tramite “la scienza”, come vuole Nature; o se debbano esservi una opzione preferenziale dei preti, che ci hanno messo le mani con il ricercatore di mons. Paglia, e una lasagna per i politici, è una questione di spartizione del grisbi.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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2 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Margottini “Corsi de il Fatto Quotidiano: da Human Technopole a Xylella, per le inchieste scientifiche serve metodo”

censurato

Alla giornalista Margottini, laureata in matematica, segnalo che spesso il giornalismo scientifico e le frodi a fini di lucro della biomedicina sono intimamente legati in uno schema che chiamo “bayesanesimo fraudolento”, riconducibile al teorema di Bayes. Le probabilità a priori di ottenere un dato risultato, cioè la valutazione della plausibilità biologica delle possibili vie sulla base di ciò che si conosce, sono sostituite dallo scegliere ipotesi che si conformino alle aspettative a carattere magico del pubblico, distorcendo ad hoc la teoria; e dal farle sembrare raggiungibili attraverso campagne mediatiche. Ciò è facilitato dall’impostazione empirista che considera i trial clinici – facilmente manipolabili – non una verifica ma la fonte unica di verità. Il caso Stamina mostra come politici, giornalisti e magistrati si occupino di gonfiare le probabilità a priori; così da indirizzare la ricerca e aumentare artatamente la valutazione positiva a posteriori del raggiungimento di effetti clinici*. Rendendo in questo modo “entrenched” quelle che poi si rivelano, come era prevedibile, “underperforming big ideas”**, criticate come pericolosamente viziate da aspettative fideistiche perfino dalla servizievole FDA ***.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Sul mio sito.
**Joyner et al. What happens when underperforming big ideas in research become entrenched? JAMA, 28 lug 2016.
***Marks et al. Clarifying stem-cell therapy’s benefit and risks. NEJM, 30 nov 2016.

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17 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Politi “Papa Francesco, 80 anni amari. In Vaticano è sempre più sotto attacco”

Il papa ieri nel circondarsi di bambini malati, seguiti al Bambin Gesù, si è soffermato sulla piccola Noemi, ora in lista d’attesa per una terapia sperimentale dell’opedale pediatrico vaticano; mettendole in testa la sua papalina. E’ toccante, ma il cappello papale non è il rifugio più sicuro per un bambino malato. E’ invece un ottima copertura per forze che nella ricerca amorale del profitto si comportano come orchi. Nel 2013 papa Francesco aveva usato Noemi per patrocinare Stamina*. Collabora così ad un’operazione di diseducazione e regressione culturale: la traslazione della medicina verso il magico, con la medicina ristretta a quella “scientifica”, in realtà commerciale e corrotta, magia buona, e alle medicine “antisistema”, in realtà ciarlataneria classica aggiornata, magie dubbie o cattive. Un riarrangiamento analogo a quello già architettato nel ‘600 per legittimare la magia dai gesuiti contro i quali si scagliò Pascal nelle Lettere Provinciali. Lunga e sana vita a Bergoglio, come a chiunque. Ma bisognerebbe considerare anche la salute e la longevità delle persone comuni e dei bambini vittime di operazioni che sotto mentite spoglie sono più vicine, nelle finalità, nelle pratiche e nei tradimenti istituzionali, all’Argentina di Videla o alla Sicilia del cardinale Ruffini che al Vangelo.

*Stamina, il Papa un giorno intero al fianco di Noemi, in attesa di nuove cure. Corsera Brescia, 6 nov 2013.

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10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Terapia genica, Luigi Naldini: “Così l’esistenza di molti bambini è cambiata in meglio”

@ Beta. Lei non vede i gravi pericoli della operazione malattie rare; e neppure la corruzione diffusa nella ricerca, ammessa pure da molti ricercatori. Sapesse quante cose avvengono a sua insaputa. Credo che prima di accusare di “complottismo” bisognerebbe considerare il concetto di “crimine dall’alto”, una generalizzazione della “eversione dall’alto” di Gramsci e dei “ricchi che rubano” di Travaglio. Sull’innocenza dell’establishment biomedico su Stamina, in questi giorni si addebita alla “psicosi” del pubblico la corsa indiscriminata al vaccino antimeningococco dopo che si è sollevata la paura per una pseudoepidemia costruita ad arte. Questo mostrare indignazione o sconcerto per ciò che si è suscitato lo chiamo “i rimproveri della maitresse”. Sono d’accordo con lei che molte persone si approfittino di gente disperata per lucrare.

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4 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Autismo, tumori e disabilità: quanto influisce l’inquinamento sulla nostra salute?

Ricordo il dr. Marfella, che dice di essere schierato dalla parte dei cittadini, a fianco al Procuratore generale di Brescia a una conferenza dove si lanciavano allarmi sui danni alla salute da inquinamento nel bresciano, accomunandolo alla Terra dei Fuochi. Platea di studenti, cioè di minori, scelta a mio parere imprudente, per non dire censurabile*. Marfella accosta l’inquinamento anche alla ”epidemia” di autismo; schierandosi a fianco all’ufficialità, incluso Mattarella, in un’operazione di creazione di malattia per via culturale. La bufala dell’epidemia di autismo da vaccini serve da standard negativo per fare sembrare scientifiche le manipolazioni sull’autismo dell’ufficialità; come Stamina al confronto fa sembrare credibili le promesse fantasiose dell’ufficialità sulla rigenerazione del tessuto nervoso. La chemio, fallimentare, viene valutata paragonandola alla follia del metodo Hamer. Su questo sito M. Mirabella, che ha gravi responsabilità per forme di deleteria pubblicità direct-to-consumer mascherate da divulgazione, sembra un difensore dell’onestà scientifica, essendo mostrato a sbeffeggiare una “raeliana”. Il dibattito è coartato a magia bassa contro magia alta. Per un esempio di terza campana, v. autismo in “Primo non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie”, Boringhieri. L’autore dopo avere diretto la nosografia psichiatrica ufficiale ne è divenuto un critico.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

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31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

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22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

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23 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “5s-Lega, Travaglio: “Conte? Chiarisca suo curriculum. Vedo molti cani da riporto trasformarsi in cani da guardia””

Ieri 22 maggio 2018 il Congresso USA ha approvato la legge “Right to try” voluta da Trump, contro il parere – fondato, anche se sua volta non disinteressato – delle società scientifiche; variante del “diritto alla libertà di cura” del quale Giuseppe Conte è paladino. Il “diritto a tentare”, è stato osservato, “esporrà pazienti vulnerabili al rischio di seri danni, incluso il morire prima e in maniera più dolorosa” (M.A. Carome, Public Citizen). Frenerà anche la ricerca di cure efficaci, sviluppate con criteri scientifici, o meno antiscientifici, a danno dei futuri pazienti. Mentre favorirà indebitamente il business. Il cambio di vocazione evidenziato da Travaglio è reciprocante: è vero che i cani da riporto ora fanno i cani da guardia. Ma quelli che si presentano come cani da guardia rivelano inquietanti congruenze con i soliti Melampo, il cane da guardia che nel libro di Collodi era d’accordo con le faine.

@ flamenco. L’angoscia per familiari malati la conosciamo tutti. Anche la pulsione a tentarle tutte è un pensiero domestico, familiare a tutti noi. Oggi però, nel terzo millennio, le conoscenze acquisite mostrano che legalizzando i tentativi disperati si crea una situazione che chiamo di “efficienze divergenti”: diminuisce l’efficienza delle cure e del trovare cure più efficaci, e aumenta l’efficienza economica, il profitto. Un affossare sempre più nella condizione di ‘vinti’ i malati, e incamerare sempre più soldi dall’altro lato. La via relativamente più efficace, e quindi la più etica, è quella razionale, anti-istintiva, non quella emotiva, che viene sollecitata ad arte e infiorettata da speculatori senza cuore.

Il problema oggi è se i governanti rappresentano il popolo o il potere. Si può fare a meno di valutare la buona fede di un candidato alla guida del paese. Lasciando ciò al frate confessore. Al cittadino è sufficiente il fenomeno, cioè l’aderenza di fatto del candidato a potenti ideologismi (appoggiati anche con mezzi criminali, posso dire) a vantaggio del potere e a danno del popolo.

Il “diritto a tentare”, argomento che fu di Berlusconi, è un pessimo affare anche in campo politico. Come in medicina, dovrebbe piuttosto vigere lo “aviation model”. Le cure e il governo del Paese dovrebbero avere garanzie tendenti a quelle che si hanno salendo su un aereo che non cadrà, e non essere esperimenti sulla pelle della popolazione.

@ elpolloloco91. Legga meglio, ho scritto che è paladino della libertà di cura. Come è chiaro dall’averla portata ad argomento nel perorare un’istanza che andava a favore di un “diritto” a che i contribuenti finanzino le truffe mediche più volgari. Dall’essersi speso nella creazione di strutture di sostegno e propaganda a favore di questo “diritto”. E dal fatto che, cattedratico, ha portato argomentazioni giuridiche a sostegno; assai deludenti. Come del resto tanti magistrati, ha ritagliato un facile caso iperuranio ignorando incredibilmente di stare ricalcando un argomento capzioso, a favore di colossali interessi illeciti del mondo terreno della malattia e dell’economia; di stare cucendo una veste giuridica, perché abbiano forza di legge, su slogan probabilmente usciti dalle grandi agenzie di public relation.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sla, “i trapianti di cellule staminali umane cerebrali sono sicuri e si potranno fare in numero illimitato””

Uno studio fase I non può provare l’ipotesi di efficacia, salvo risultati eclatanti (come i miracoli promessi per le staminali); ma può contraddirla, e questo studio appare come una falsificazione dell’ipotesi sperimentale di efficacia terapeutica. Dire che il risultato è positivo perché il trattamento non ha peggiorato la malattia, che ha proseguito il suo corso uccidendo il 60% dei soggetti selezionati, e dire che il trapianto si potrà fare illimitatamente quando per ottenere ciò che ad essere ottimisti è un intervento inutile si sono scartati 1002 pazienti su 1020 (il 98%), è un esempio di ‘research spin’, di presentazione capziosa dei risultati. Lo studio appare viziato anche riguardo all’endpoint primario della sicurezza. La mancanza di peggioramento in soggetti con tessuto nervoso già distrutto dalla malattia non prova che l’iniezione di staminali nelle corna anteriori del midollo spinale (luogo della patologia) sia sicura, come invece scrivono gli autori. Se si vuole verificare se un intervento potenzialmente demolitivo su linee telefoniche non causa danni non è un buon disegno (similmente agli studi affetti da ‘immortal time bias’) considerarne l’effetto aggiuntivo su linee telefoniche già abbattute da una bufera.

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20 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eleonora Bottaro morta di leucemia, i genitori condannati per aver rifiutato la chemioterapia. La madre: “Rifarei tutto””

Sentenze del genere sarebbero benefiche se la medicina e la magistratura operassero, al contrario di ciò che avviene, in modo da separare nettamente le cure oneste e razionali da quelle disoneste e irrazionali. Né la diffidenza per l’oncologia ufficiale né gli avvisi contro le terapie alternative sono infondati. Nel buon governo sia cure pazzoidi come quella Hamer, sia cure “scientifiche” in realtà volte al profitto a danno del paziente sono bandite. Nel cattivo governo si lasciano entrambe e si fa credere – anche con una magistratura troppo credulona o troppo amichevole col business biomedico che sfruttando una eccezione manda un messaggio generale – che il discrimine sia tra le cure alternative, che sono palesemente sballate, e cure ufficiali, che non sono razionali e oneste come dicono, arrivando a usare come moltiplicatore di profitto i pesanti effetti avversi. Le persone, se lasciate senza guida onesta, e indotte a credere alla “libertà di cura”, la perniciosa illusione – voluta dal business e propagandata qui dai magistrati – di poter scegliere da sé, nel tentativo di trovare una via si alterneranno tra la padella e la brace; perdendo le parti valide della medicina ufficiale; o cadendo in cure ufficiali inefficaci e pesanti. Il pubblico dovrebbe rifiutare la “libertà” di scegliersi il guaritore, e con essa il caveat emptor, e pretendere invece una unica medicina cui potersi affidare, onesta e razionale, depurata da predatori e commensali grandi e piccoli.

22 giugno 2019

La sentenza è arrivata nella “giornata nazionale” delle leucemie. Una condanna della magistratura è un efficace strumento di marketing e propaganda (Jasanoff); meglio, di persuasione, data la minaccia che contiene. Il giorno dopo a Torino i medici del Civile di Brescia sono stati assolti in secondo grado dalle già annacquate accuse per Stamina. Il comportamento consapevole dei luminari di uno dei maggiori policlinici universitari d’Italia non è stato meno ciarlatanesco, cialtronesco, malintenzionato e dannoso dell’inganno nel quale si sono ficcati i genitori puniti a Padova. Ma Stamina, patrocinata dall’avvocato oggi premier Conte, è la versione italiana di una frode propagandistica* in atto anche in USA e altrove; alla quale magistrati di tutta Italia hanno partecipato. Il procuratore di Milano Greco ha espresso stupore per lo scandalo CSM, aggiungendo che “i magistrati del Nord” quelle cose non le fanno. Al Nord diversi medici e magistrati si limitano al gioco grande, i servigi ai massimi poteri; blindati da rischi, date le protezioni sia occulte sia ideologiche. Chissà se il PM Greco, esperto di reati finanziari, ignora anche che le manipolazioni della medicina come queste hanno una natura, e una struttura, finanziaria. Frodi quotate in Borsa, che sfruttano la copertura e la libertà di azione della medicina; la più bassa espressione delle arti della finanza, per il sangue di cui grondano e per il volume.

*v. ‘Stamina come esca per le frodi della medicina commerciale’.

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8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

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Blog de Il Fatto

14 gennaio 2020

Commento al post di M. Martucci “Cellulare e tumori, una sentenza conferma il nesso. E ora la posta in gioco è sempre più alta

Il settore biomedico è il più corrotto (Braithwaite, Gotzsche); la medicina, col suo potere persuasivo come pratica antropologica e l’intricato versante tecnico rende facile e sicuro nascondere danni reali e inventarne di falsi. Non si dice al pubblico del previsto “tsunami of iatrogenic harm” (Mandrola) da app mediche degli smartphone*; mentre si agita un rischio cancro aiutando così sia le sovradiagnosi di cancro a fini di lucro, sia interessi extramedici.

Impressiona come e quanto i magistrati siano partecipi. Es. a Brescia e Torino oltre a decretare un nesso cellulari-neoplasie sono già stati determinanti per Stamina, la truffa pro Pharma**, modulando il loro intervento massimizzando l’effetto disinformativo a danno della tutela della salute e coprendo le spalle ai responsabili istituzionali.

Disgustato, anche dalla promiscuità dei magistrati, mi rifugio nelle letture sulle buone pratiche di ricerca. Ma non c’è scampo: il libro di A. Field ‘An adventure in statistics’, Sage 2016, considera la sentenza nostrana sul cancro da cellulari -“In October 2012 Italy’s highest civil court supported Innocente Marcolini’s claim…. “ – per spiegare il metodo scientifico. Come esempio negativo. Il nesso che la nuova sentenza conferma è quello tra magistrati e medicina fraudolenta.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

bobovitz: “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”
Sinceramente, hai mai pensato di consultare uno bravo?

@ bobovitz. Un modo per vendere un prodotto che non funziona è raffrontarlo con uno ancora peggiore. Ciò è stato fatto per le promesse miracolistiche sulle staminali ufficiali, facendo spuntare e crescere versioni cialtronesche di cure miracolose con staminali; in USA si sono registrati tanti casi. In Italia abbiamo avuto Stamina. Non credo che uno psichiatra onesto considererebbe questa tesi motivo per intraprendere cure. Stamina è stata lanciata a Brescia dal più grande ospedale pubblico, sede universitaria, della regione modello per la sanità; essendo il rettore dell’Università di Brescia, Pecorelli, presidente dell’ente per il controllo scientifico dei farmaci, l’AIFA. Forse uno bravo vedrebbe comportamenti psicotici nelle istituzioni responsabili. Lasciando da parte la psichiatria, “tu sei matto” è l’argomento dei borsaioli colti in flagranza.

bobovitz: Vedo che non hai seguito la vicenda Stamina (o l’hai seguita ma non l’hai capita), motivo per cui passo oltre.

@ bobovitz. Capire una truffa è decostruirla e ricomporla (ci si riesce se si possiedono sufficienti conoscenze sul merito e le circostanze). Il primo passo è proprio non accettare la storia che presenta. Storia che a volte ha più di un livello. Es. non credere all’imbonitore che per accattivarsi la fiducia sbugiarda, dicendo il vero, un astante che in realtà è il suo compare. Ma queste cose non le devo certo spiegare a te.

15 gennaio 2020

Commento al post di L. Gaita “Cellulari e tumori, gli scienziati discutono su sentenza. Polichetti (Iss): “Studi non sufficienti per un verdetto così”. L’Isde: “Nessun stupore””

Uno dei criteri classici di causalità in epidemiologia (Bradford Hill) è la presenza di correlazione dose-risposta. Es. più sigarette si fumano più aumenta il rischio di cancro del polmone. Qui abbiamo, nella comunicazione al pubblico, una correlazione inversa. Si tace degli effetti cancerogeni accertati da radiazioni EM ad alta energia, quelle da TAC*, ionizzanti, capaci di alterare il DNA; e della insufficiente attenzione a questo pericolo nel prescrivere esami radiologici**. Mentre si cerca a tutti i costi di fare figurare un simile effetto, nonostante l’evidenza cercata e non trovata, delle radiazioni a bassa energia. L’inversione della correlazione dose-risposta può essere considerata come indice di disinformazione. Qui è associata al silenzio anche sui danni autentici da cellulari, quelli iatrogeni da app mediche***. Quel che è peggio alimenta l’allarmismo che favorisce le lucrose sovradiagnosi di cancro. Mette la credibilità delle sentenze al servizio del perverso marketing biomedico; e scredita una magistratura già collusa rispetto ad una ricerca biomedica che il business, dopo averla resa strumento di frode, vuole sia riconosciuta come supremo legislatore e suprema magistratura.

*Overall Cancer Incidence 24% Greater for Those Exposed to CT in Childhood or Adolescence. BMJ, 2013.
** Personalized and Conscientious Medical Imaging. To Image or Not to Image. Jama, 2017.
*** Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

18 gennaio 2020

Commento al post di P. Gentilini “Cellulare e tumori, la sentenza di Torino è una pietra miliare. Per me una boccata d’aria”

Gli ideali vanno a male, e il liberismo accelera la putrefazione. Es. da Gramsci a Renzi. Gotzsche, parlando della degenerazione della Cochrane, da lui cofondata e che oggi l’ha espulso, riporta come ogni singola ONG crescendo finisca con l’operare in maniera diametralmente opposta ai fini per cui fu fondata. Da Tomatis – pure lui cacciato da ciò che fece grande – che combatté la cancerogenesi da prodotti industriali, ai “medici per l’ambiente” che non fanno pulizia in casa propria, la medicina, ma usano l’inquinamento come spauracchio per aumentare la sporcizia domestica delle sovradiagnosi di cancro. Il livello di conflitto di interesse e di corruzione in medicina è da non credere, dice Gotzsche nel descriverlo. Ma magistrati che parlano di conflitti di interesse qui mi ricordano, oltre a Manzoni “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti”, Iago che dice a Otello “Guardatevi dalla gelosia, mio signore”: ne osservo da anni gli interventi in campo biomedico, e posso mostrare come nelle operazioni di suggestio falsi e suppressio veri a favore del business biomedico ci si tuffino e ci sguazzino. Anche in questo caso, dove mentre si dice di opporsi alla corruzione ci si arrampica sui vetri per lanciare un allarme inconsistente che favorisce le sovradiagnosi di cancro e depista dai cancri veri da radiazioni ionizzanti da esami radiologici e dai danni iatrogeni da app biomediche degli smartphone.

@ Valter Fiore. Lo spiega es. il cardiologo Mandrola*, che in precedenza ha definito uno “tsunami of iatrogenic harm” gli effetti da attendersi da app mediche. V. anche Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

E sui cancri dalle radiazioni ionizzanti delle TAC non necessarie? La testimonianza giurata di non conoscenza da parte di una persona competente come lei è effetto dell’impostazione commerciale, che fa intraprendere e diffondere le cosiddette ‘fishing expeditions’ per acchiappare una pagliuzza essendo omertosi sul pilone da viadotto appenninico.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018. Screening for Atrial Fibrillation Comes With Many Snags. JAMA, 7 ago 2018.

@ Valter Fiore. I wearables e la relativa disinformazione aggiungono, sfruttando la ‘gizmo idolatry’, un ulteriore livello di generatori di sovradiagnosi e quindi di danni iatrogeni alla salute; la cui responsabilità piuttosto che agli ipocondriaci va addossata agli organi regolatori, e a chi ne intasca i benefici, medici “scocciati” inclusi. Le CT scan inutili non sono solo uno spreco. Causano malattia e uccidono, per cascade effects da incidentalomi e anche per effetto diretto provocando cancri. La medicina difensiva è una scusa, e un illecito*, per giustificare gli interessi di lucro di una medicina che è tutta privata, nelle impostazioni e nella dottrina: anche la medicina pubblica oggi è il terminale pubblico di una medicina privata. Le indicazioni e le prassi sono dettate, complici i politici (e magistrati), dal business; che ne raccoglie i profitti, anche indebiti, tramite il prelievo fiscale**. Da qui la recente simpatia per la medicina “pubblica” dei pescecani del business biomedico. “Fishing expedition” in biomedicina è un termine dispregiativo che indica il cercare di produrre risultati a tutti i costi; con mezzi scorretti come l’abuso delle subgroup analysis e il p-hacking. Lei applica la comune confusione tra exploratory e confirmatory research, che è come fare passare la raccolta di voci su eventuali reati per il verdetto di condanna della Cassazione.

*V. La medicina difensiva come scusa e come illecito.

**V. Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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25 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, trapianto di staminali cerebrali umani in 15 pazienti. In valutazione effetti terapeutici”

“Scevra da qualunque problematica etica o morale” ? L’elenco di tali problematiche è in realtà lungo. Es.:

1 Conflicts of interests: “Potential profits from stem cell interventions are massive, and may incentivize investigators to overstate successes or underreport adverse events”.
2 Informed consent: Once stem cells are implanted, patients cannot be guaranteed the right to leave a trial, due to possible migration and growth of cells.
3 Risk-benefit Ratio: Benefits unclear from current animal model studies, risks include both those of surgery and of the stem cells themselves.
4 Patients are also vulnerable to sensational claims made in the media by proponents of stem cell interventions.*

5 Uno dei temi tipicamente evitati dai bioeticisti: l’etica della plausibilità biologica. E’ improbabile che una patologia progressiva, a localizzazione multifocale e imprevedibile, nel più denso, intricato e irrecuperabile dei parenchimi possa curarsi con un trapianto. E’ invece plausibile che le definizioni di comodo e le fluttuazioni della sclerosi multipla facciano figurare successi spuri.

6 La pratica letteralmente criminale di eliminare le voci di dissenso tecnico. La “purezza” vantata richiama le frequentazioni del suo certificatore, il rappresentate del Vaticano Paglia, con il rappresentante dei magistrati Palamara; e ambienti connessi.

* Ethical clinical translation of stem cell interventions for neurologic disease. Neurology, 2017.

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13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

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2 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Stamina 2, assolto in appello il pediatra Marino Andolina: “Non sono felice, penso a tutti i morti” “

Sarà contento tra gli altri “l’antisistema” Ingroia, che lo candidò 1. Andolina, in armonia con la concezione della legalità di ambienti ai quali è legato 2, affermava che “chi si oppone alla terapia Stamina va perseguito per legge” 3. E’ stato accontentato, applicando “codici” di quelli da loggia trapanese: chi è stato fermato è chi ha indicato la mano dei grandi interessi della biomedicina in una ciarlataneria da due soldi trascinata per anni e anni da medicina ufficiale, magistratura e media 4. Così come non è stato senza conseguenze – conseguenze di natura simile a quelle che hanno lasciato Messina Denaro imprendibile per 30 anni – indicare alla magistratura che l’avere permesso la truffa Stamina nel più grande ospedale della Lombardia, dominus il capo dell’AIFA che portò da Washington gli ordini sui vaccini, ha rilevanza per la localizzazione nello stesso distretto di Corte d’appello dell’anomalo picco di mortalità del 2020 che è servito da giustificazione delle leggi marziali irrazionali e nefaste; e per la nomina di Crisanti, Imperial college, a consulente dei PM 5. Certe scelte di consulenti, es. Tumbarello, parlano più delle sentenze.

1 Gli strani “compagni di letto” di Ingroia.
2 Truffa Staminali, Andolina “ho lavorato per i servizi segreti”. Giornale di Brescia 25 mag 2021.
3 BresciaToday 17 feb 2013.
4 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
5 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Inchiesta sui tamponi rapidi, a processo ex primario e la dg dell’Azienda Zero (Regione Veneto)

C’è un’analogia con lo schema Stamina*: si persegue un illecito per avvalorarne un altro, ufficiale, preso come standard corretto; preso apoditticamente allora, e contro l’evidenza a posteriori oggi. Qui lo standard da mantenere sacro è la nefasta versione Imperial College-Crisanti su come contrastare la pandemia recludendo il Paese in un sanatorio; con le misure dettate da Crisanti in Veneto messe a fare da falsa riprova rispetto alla strage in Lombardia orientale causata dalla poca fede nel Verbo, sempre secondo il copione**. Standard che dati i morti che sono serviti alla sua dimostrazione dovrebbe essere oggetto di indagine, di una magistratura che invece lo dà per sacro dall’inizio, partecipando così a una manipolazione dove tutte le parti istituzionali sono pupi e servono la stessa morale della storia.

Ho appena finito di leggere “I soldi della P2. Sequestri, casinò, mafie e neofascismo: la lunga scia che porta a Licio Gelli” (A. Beccaria, F. Repici, M. Vaudano; 2021, editoriale il Fatto quotidiano). Descrive come la magistratura ha “dragged her feet”, favorendo l’impunità sui mandanti dell’uccisione di un suo valoroso esponente, Bruno Caccia. E aiuta a comprendere la reale consistenza della magistratura davanti ai delitti commissionati da mandanti di massima scala.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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Vedi anche:

Quando la frode sta nel respingere i miracoli

I rintocchi funebri del marketing medico

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica

 

ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

21 May 2013

21 maggio 2013

Appello al Popolo

 

Il lobbying si fonda sull’abilità di saper presentare i propri interessi particolari come manifestazioni di interessi e valori superiori[…]. Il lobbying può addirittura parassitare gli sforzi di razionalizzazione delle opposizioni, le quali tendono sempre a cercare un progetto o una concezione ideale, laddove invece vi sono solo propositi affaristici. Il lobbying fagocita il linguaggio e le idee degli oppositori e, attraverso un’opportuna distorsione, li riutilizza ai propri scopi affaristici. (Comidad [1])

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso. (G. Debord)

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1. Attenti alla coltellata in uscita

La chiusura dell’ILVA di Taranto ridurrà i danni da inquinamento. Ma potrà causare danni di altro genere alla salute della popolazione, e un aumento delle statistiche di incidenza dei tumori e di altre patologie, tramite la medicalizzazione, la sovradiagnosi e la iatrogenesi conseguenti all’allarme. Espongo qui come ciò possa avvenire; e come vi sia un complesso apparato volto a fare sì che ciò avvenga. L’avvertimento non riguarda solo l’ILVA, i tumori e i tarantini, ma è estendibile ad altre località e altre malattie, ed è quindi di interesse generale.

In alcune situazioni la risposta istintiva ad un problema in realtà lo aggrava, o causa unintended consequences negative. Nel test WAIS per la misurazione del quoziente intellettivo, nella sezione sul ragionamento morale, è presente la domanda: “Siete al cinema e vedete un principio d’incendio. Cosa fate?”. Alla risposta “grido al fuoco” viene dato solo metà punteggio, perché anche la calca provocata dall’allarme può causare danni. Ma anche una reazione istintiva pacata può essere dannosa: il direttore di Le Monde, Halimi, ha scritto che “In un teatro in fiamme gli spettatori si lasciano facilmente guidare da chi sostiene di sapere indicare l’uscita –  anche se la strada non è quella giusta”. Anche una reazione basata su argomenti veri e razionali può essere controproducente. Nelle epidemie di colera di metà Ottocento a Londra era stato riconosciuto, correttamente, che le feci trasmettono la malattia. Il tentativo di ridurre il contagio allontanando le feci dalle abitazioni mediante fognature, che scaricavano nel Tamigi, dal quale si attingeva l’acqua potabile, fece aumentare il numero dei decessi.

Un altro esempio è quello della coltellata. Estrarre un coltello confitto nel corpo può provocare la morte aggravando l’emorragia. Anche l’estrazione del coltello fa parte della coltellata; la si potrebbe chiamare “la coltellata in uscita”. Un corpo estraneo confitto ad es. nel torace va tolto dal chirurgo in sala operatoria. La chiusura dell’ILVA per inquinamento, che viene presentata come una vittoria della società civile e della magistratura contro i sordidi interessi dei padroni delle ferriere, contiene anch’essa l’equivalente di una coltellata in uscita per la cittadinanza. Restano infatti coperti alcuni suoi effetti perversi, del tipo “profezia che si auto-avvera”, che vengono favoriti e che la dovrebbero fare qualificare come un cambiamento gattopardesco, anziché una liberazione.

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2. Pacco, doppio pacco e contropaccotto

L’eterogenesi dei fini può avere carattere doloso, come mostra nel film “Pacco, doppio pacco e contro paccotto” l’episodio omonimo. Nell’episodio, il “buon samaritano” che si offre di riparare a una truffa permette ai complici di commetterne una seconda; e poi un indignato falso maresciallo dei Carabinieri la fa replicare un’altra volta ancora. L’errore delle vittime sta nella loro falsa rappresentazione dei “soccorritori”. La fiducia mal riposta in forze istituzionali “etiche” ha rilevanza anche in questo caso, come si dirà. Ma è la falsa rappresentazione dello stato di cose sulle minacce alla salute, e sulla medicina, che gioca un ruolo preponderante.

Noi abbiamo spesso una rappresentazione scolastica, semplice ma superata, di alcune realtà tecniche. Personalmente, credevo che la mezzadria fosse ancora in vigore; ho appreso solo poco tempo fa ciò che giuristi e agricoltori sanno benissimo: in Italia la stipulazione di nuovi contratti di mezzadria è vietata da quasi 40 anni. La rappresentazione grafica dell’atomo di Bohr, con gli elettroni che girano come pianeti attorno al nucleo in orbite nette, è un’icona familiare al grande pubblico; ma tra poco compirà un secolo la teoria che l’ha superata.

Anche la concezione comune sui rapporti tra inquinamento, salute e medicina è soggetta a un anacronismo. Si ritiene che la minaccia rappresentata dall’inquinamento sia censurata, e che la medicina combatta invece per la salute. Oggi in realtà dell’inquinamento si parla perfino troppo, e una parte non trascurabile della medicina, mentre lo denuncia, non è contrapposta all’inquinamento, ma gli è affiancata come fattore patogeno; e lo sfrutta ai suoi fini.

In passato la concezione sull’inquinamento come pericolo occultato, e isolato, da cui guardarsi senza se a senza ma, era più realistica. Lorenzo Tomatis ha illustrato le pressioni, le frodi scientifiche, i trucchi, la corruzione degli esperti e dei politici, le manipolazioni mediatiche con le quali si sono nascosti – e si nascondono – i danni da inquinamento e da cancerogeni. Oggi però all’inquinamento si è aggiunto, e si è associato, un altro fattore patogeno, dovuto alla medicina stessa.

Perseguendo il profitto, la medicina odierna si è ritorta contro l’uomo, come denunciò Illich; divenendo essa stessa una minaccia alla salute. E’ una medicina che, puntando al profitto, tende a vedere la malattia anche dove non c’è, e a simularne la presenza, o perfino a favorirne l’insorgenza o ad aggravarla; che tende a trattarla anche quando non ha mezzi efficaci; che preferisce cronicizzarla piuttosto che curarla. Vi è un problema di sovradiagnosi, sovratrattamento, iatrogenesi e cronicizzazione; sul quale la medicina ufficiale è omertosa o reticente, soprattutto in Italia. Una medicina che, ad esempio, è in conflitto di interesse con la riduzione delle complicazioni delle terapie, riduzione che le provoca un notevole danno finanziario: è ciò che ha evidenziato un recente studio sulle complicazioni degli interventi chirurgici [2]. Questo orientamento ha la complicità dei medici, ma è dovuto primariamente all’industria e alla finanza. Che a questo scopo non solo spendono miliardi di euro all’anno in propaganda e marketing (inclusa quella efficace tecnica di persuasione che consiste nel dare mazzette), ma si avvalgono anche delle istituzioni dello Stato.

In questo quadro, l’inquinamento, da Proibito, ovvero ciò di cui non si parla, è divenuto Negativo, ciò che viene riconosciuto ed è ammesso nella discussione pubblica, dove viene condannato; perché utile a fini non dichiarati [3]. L’inquinamento, se in parte viene tutt’ora nascosto e minimizzato quando si tratta di indicare responsabilità specifiche, è stato sdoganato, perché serve come alibi e come spauracchio per spingere verso la medicalizzazione e la sovradiagnosi [4]; che restano invece ampiamente nel recinto del Proibito. La chiusura dell’ILVA ridurrà l’inquinamento, e i danni alla salute che provoca; ma l’allarme, spingendo la gente a sottoporsi impaurita ad esami diagnostici e a terapie, può portare ad un incremento di diagnosi di cancro e altre malattie. Un incremento artificiale, dovuto al fatto che l’attuale medicina, per ragioni di interesse, è congegnata in modo da favorire sia i falsi positivi, cioè a etichettare come patologiche o gravi condizioni che non lo sono, sia l’insorgenza di patologie iatrogene. Inoltre, allocando fondi pubblici e risorse per questi interventi si lasciano scoperti servizi di assistenza medica utili.

Anche la chiusura dell’ILVA, nei modi nei quali è stata attuata, provocherà quindi danni alla salute dei cittadini. Danni di un tipo differente, ma sempre legato al profitto, e  più strettamente legato al profitto di quanto non lo siano i danni da inquinamento. Ho illustrato i meccanismi di questo effetto [5]; anche a proposito della “nave dei veleni” di Cetraro [6,7] (prima che la magistratura accertasse che era un falso allarme; probabilmente associato a un depistaggio sullo smaltimento clandestino di rifiuti tossici e radioattivi).

Il clamore sulla chiusura dell’ILVA ha modificato il modello della realtà; embricando nuovi inganni e nuovi danni a vecchie ingiustizie che stanno divenendo obsolete. Presento qui per sommi capi l’articolato complesso di false concezioni che hanno dato forma a tale nuova ontologia.

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3. La vaghezza del cancro

Che il cancro sia un’entità reale lo sperimentano i pazienti con neoplasia in stadio avanzato, es. quelli afflitti dai dolori delle metastasi ossee. Il cancro è un’entità materiale concreta. I tumori solidi si presentano in genere macroscopicamente come noduli a margini infiltranti, il più delle volte di consistenza aumentata rispetto al tessuto normale. Nel caso estremo di alcuni sarcomi degli arti, per alcuni fini speciali il campionamento viene effettuato congelando l’arto amputato e tagliandolo a fette con una segatrice a nastro da macelleria.

Oggi però il cancro è divenuto un’entità vaga, cioè un concetto che non ha confini netti, che permettano sempre di dire “questa lesione è un cancro e quest’altra non lo è”. Col progresso della medicina, e con la sua industrializzazione, si sono infatti inglobate sotto la temibile parola proliferazioni benigne, processi reattivi, varianti anatomiche, alterazioni dismorfogenetiche, e, nella pratica clinica, artefatti diagnostici. La definizione del cancro, affidata alla scienza, invece di venire ridotta entro limiti il più possibile ristretti e netti, come sarebbe stato dovere della scienza, è stata ampliata e sfumata. L’area grigia tra benigno e maligno, o tra cancro e non cancro, è stata dilatata e annessa al dominio del cancro con concetti come quelli di lesioni precancerose, carcinoma in situ, tumore a bassa aggressività; e con teorie eziologiche ad hoc.

I motivi sono difficili da comprendere per quanto sono elementari. Diagnosticare come cancro ciò che non si comporta come cancro aumenta tre cose: i profitti, aumentando il numero dei trattati e quindi del consumo di prodotti e servizi medici; il potere, suscitando paura; il prestigio, perché i falsi positivi risulteranno come successi terapeutici.

Per rendere possibili queste sovradiagnosi si è sfruttata la “scienza”: a mano a mano che il cancro veniva definito dalla microscopia, dalle caratterizzazioni molecolari, dalle nuove tecniche di imaging, si sono allargati i suoi confini. Una nuova ondata, peggiore delle altre, è un arrivo: quella dei “biomarkers”, che consentirebbero la diagnosi precoce del cancro e di altre malattie con semplici esami del sangue “oggettivi”. In realtà sono un signum che permette ancor più dei criteri precedenti di sganciare la diagnosi dalla realtà biologica; e che si presta quindi a infinite possibilità di manipolazione. L’ideologia che ha permesso sia l’allargamento delle diagnosi di cancro, sia il suo sfruttamento commerciale su larga scala, medicalizzando la popolazione sana, è quella della “prevenzione” [8]: se si prende il cancro a tempo, si può curarlo meglio. Ciò che non si lascia sapere al pubblico è come questa idea, o meglio il suo stravolgimento, abbia un rovescio negativo, dannoso per la salute, che può essere preponderante [9,10].

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4. I cancerogeni culturali

La paura del cancro, la disinformazione sul cancro, sono cancerogene, sul piano pratico e su quello statistico. Non perché causino materialmente il cancro, ma perché possono portare alla sua sovradiagnosi. (Che a sua volta può condurre, con una frequenza non trascurabile, allo sviluppo di un cancro vero, da antitumorali). Un esempio è dato dal carcinoma della mammella. Si è lanciato lo screening negli anni ’70, come la soluzione al problema. Si calcola che con questa campagna, secondo la quale le donne che non si sottopongono allo screening sono mentalmente insane, in USA in 30 anni si siano generate false diagnosi di cancro della mammella – e quindi gravi danni fisici, psicologici ed economici – su 1.3 milioni di donne; mentre lo screening “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella” [11]. Le mammografie hanno rilevato noduli che non si sarebbero in realtà comportati come cancro, nonostante vengano chiamati così.  Oggi ci sono numerosi studi che smentiscono il trionfalismo su questo screening, il principale. Fonti ufficiali ammettono che la sua efficacia è assente, o se c’è è debole; mentre non si può dire lo stesso dei suoi effetti avversi.

Critiche analoghe stanno comparendo per altri screening. Per il cancro della prostata i falsi positivi in USA sono stati stimati in un milione di casi [v. citaz. in 6]. Appaiono dichiarazioni che dovrebbero suonare sconcertanti al pubblico. Otis Brawley, chief medical officer della American Cancer Society (associazione che è tra i maggiori responsabili dell’accaduto) ha così riassunto i risultati di uno studio clinico: “Con il test del PSA per lo screening del cancro della prostata avete una probabilità circa 50 volte maggiore di rovinarvi la vita piuttosto che di salvarvi la vita”. Una donna, professore universitario di ostetricia, con una storia familiare positiva e multipli fattori di rischio per il cancro alla mammella, ha spiegato pubblicamente i motivi scientifici per i quali ha rifiutato lo screening mammografico [12]. Come per altri tumori, non è stato sviluppato un trattamento che curi le donne che sono affette da cancro della mammella aggressivo; solo “progressi terapeutici”. Se si sapessero curare i cancri veri, non si riuscirebbe più a vendere quelli finti con la scusa della “prevenzione”. Mentre la mammografia, data la cancerogenicità dei raggi X, qualche cancro vero lo provoca, sui grandi numeri; la TAC per la prevenzione del cancro del polmone, con le sue elevate dosi di radiazioni, può fare di peggio.

Nel caso del cancro del polmone non ci sono stati sostanziali miglioramenti del tasso di sopravvivenza negli ultimi decenni. Si è invece rispolverata l’idea, già scartata per i risultati deludenti degli studi clinici, di sottoporre a screening almeno una parte della popolazione, quella dei fumatori (strategia finanziata dalle case produttrici di sigarette). Oggi si discute su quando definire “positivi” i risultati delle TAC usate per questo screening [13,14]: si vuole fare “prevenzione” non solo senza dati davvero validi sulla sua efficacia e vantaggiosità, ma ammettendo che non si sa dire con certezza se quello che si individua come un cancro agli stadi iniziali lo è davvero. Ciò – soprattutto per uno screening che può portare all’asportazione chirurgica di parti dei polmoni – è in stridente contrasto col principio etico, derivato da considerazioni tecniche, che se si offre un trattamento medico per una data patologia a una persona che è in salute per quella patologia si ha l’obbligo di essere certi del beneficio [15]. Uno screening su basi tanto forzate porterà a situazioni non dissimili nella sostanza da quelle della S. Rita, con asportazione di lobi polmonari senza cancro in soggetti che spesso hanno già una ridotta capacità respiratoria; ma legalmente, e su larga scala. Davanti alle pressioni di attori economici dotati di una potenza smisurata, che passano come un carro armato su una realtà biologica irta di ostacoli tecnici e di trabocchetti  [15,16], e anzi li sfruttano a loro vantaggio, di tutto ci sarebbe bisogno fuorché di suscitare paure eccessive nella popolazione. Essendo onesti; se non lo si è, questo è invece proprio ciò che va fornito, in carenza di motivazioni valide, per aiutare l’avvio del business. Cliniche private hanno già cominciato a offrire TAC “preventive” a pagamento.

Tumori come cancro della mammella, prostata, colon, tiroide, rene, tessuti emopoietici e linfoidi, melanoma cutaneo, e anche neoplasie pediatriche [5] hanno, accanto alla forma maligna vera, versioni che, per essere brutalmente chiari, si possono chiamare “taroccate”. Anche per le malattie non neoplastiche che effettivamente vengono aumentate dall’inquinamento atmosferico, come le comuni malattie cardiovascolari e respiratorie, si sono sviluppati e si stanno sviluppando complessi sistemi di sovradiagnosi [9].

Questo gioco necessita di campagne di propaganda, che puntano nella direzione opposta a quella dell’analisi e della razionalità. In USA il lancio dello screening della mammella, allora annunciato come la salvezza e oggi fortemente criticato, beneficiò della propaganda creata coi casi di due first ladies, Nancy Reagan e Betty Ford. Oggi abbiamo Angelina Jolie che fa pubblicità su scala globale, con l’annuncio della sua mastectomia preventiva, ai biomarkers diagnostici, in base ai quali si è fatta operare. La notizia ha fatto alzare in borsa le azioni della ditta che vende, speculandoci, il costosissimo test genetico [17]. In Italia l’allarme tumori ottenuto anche con il caso ILVA spinge la popolazione verso la medicina; che l’aspetta a braccia aperte.

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5. La nuova medicina dell’Era dell’informazione

Siamo nell’Era del  “capitalismo cognitivo”, nel quale la piramide medica, con i sani alla base e le cure terziarie al vertice, si capovolge [18]: si punta alla grande platea generale, alla vendita direct-to-consumer, mentre i medici si defilano e divengono “facilitators”; o “partners”, “soci” del paziente. Quella sull’ILVA è un esempio dell’informazione funzionale a tale nuovo schema, nel quale si confonde spesso “informazione” con “verità”. Si trascura che l’informazione, anche se paludata da scienza, può essere falsa: ciò che si chiama “bugia”, “disinformazione”, “falsa prova”, “fattoide”, “verità parziale e fuorviante”, etc. Del resto, “comunicazione” è oggi divenuto l’eufemismo per “propaganda”. Si incoraggiano i cittadini a pretendere, anche come diritto giuridico, “informazione” sui temi della salute (la catchword ora è “trasparenza”). Ma:

La disonestà collettiva cominciò dall’inizio. La dottoressa Angela Raffle, consulente in sanità pubblica dei programmi di screening nazionali in UK, dopo aver parlato alla conferenza Europa Donna a Milano nel 1997, ricevette il seguente commento da un direttore di un programma di screening radiologico olandese per il cancro della mammella: “Non sono d’accordo con nulla su ciò che lei dice. Noi dobbiamo mentire alle donne”. Raffle chiese perché, e il radiologo rispose: “Perché se non mentiamo non verranno”.

A metà anni ’90, il professor Michael Baum, che aveva allestito il primo centro di screening in UK nel 1988, si dimise dal comitato di direzione dei programmi di screening del servizio sanitario nazionale quando venne informato dal deputy chief medical officer che se alle donne fossero stati riferiti tutti i fatti non avrebbero aderito, e il programma non avrebbe raggiunto la soglia del 70%. [19].

In soldoni, la falsa informazione spinge le persone a sottoporsi a esami diagnostici preventivi; questi portano alla sovradiagnosi e a un trattamento ingiustificato; trattamento che è spesso iatrogeno, e trasforma il soggetto in un malato vero; e che si auto-sostiene causando complicazioni a cascata, spesso simili a quelle della malattia che dice di trattare; così che il paziente si trova in una trappola di esami diagnostici, cure e controlli, dai quali rischia di non uscire più [20]. L’enfatizzare da parte dei medici il pericolo inquinamento, offrendo contemporaneamente servizi diagnostici e di cura, e il sottacere i derivanti rischi iatrogeni da sovradiagnosi, è un altro esempio delle bugie “a fin di bene” propugnate a Milano dal radiologo olandese; bugie che vengono pronunciate sostenendo che l’era del paternalismo medico è finita.

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6. Deindustralizzazione e riconversione. Il cancro da sottoprodotto a materia prima

Magistratura e società civile si sono svegliati sull’ILVA solo dopo che si è avviato il processo di deindustrializzazione del Paese. Un processo imposto dall’esterno, a detta di diversi insider. La chiusura della grande acciaieria va in questa direzione. La medicina si evolve di conseguenza. Nel descrivere la medicina come strumento del potere, 40 anni fa Maccacaro osservava che il modo di produzione capitalista guarda alla salute delle masse secondo un calcolo razionale: e che [allora] non interessava la morte della forza-lavoro, che sarebbe stata una perdita; né il suo benessere, che avrebbe costituito un onere inutile. Ciò si rifletteva sulla pratica medica, che puntava a mantenere la popolazione sana quanto bastava alla domanda di lavoro [21]. Oggi, nell’era post-industriale, dove c’è sempre meno bisogno di braccia mentre aumenta il peso degli anziani, e sotto il regno dell’ideologia liberista, l’equazione del rapporto tra salute della popolazione e profitti del grande capitale si è modificata, ed è divenuta ulteriormente sfavorevole per le classi subalterne. Chi è inutile, in quanto non produttivo o non necessario, è zavorra della quale liberarsi; o da far fruttare in altro modo.

La medicina è una industria che traina l’economia [22]. Studi approfonditi hanno mostrato come, combinando la disinformazione e gli allarmi con la manipolazione istituzionalizzata dei criteri diagnostici, si costituiscano artatamente “disease reservoir”, “giacimenti” o “serbatoi” di malattia [23] altamente redditizi. Che si possono raffigurare come i giganteschi serbatoi delle scorte di materia prima di un impianto industriale. Una soluzione è dunque di mettere gli operai, e in generale i cittadini, sul nastro trasportatore della catena di montaggio della medicina industriale. Non è più il tempo dei laminatoi, ma delle pipelines delle case farmaceutiche. Declina la stella dell’ILVA, e in un modo che facilita questa riconversione industriale, mediante la medicalizzazione. Del resto, a Brescia, la città dei proprietari dell’ILVA, cliniche private sono state aperte da padroni di fonderie che chiudevano. Nel capitalismo cognitivo, mentre chiude l’industria pesante, accanto alle Grandi Opere, o al loro posto, si erigono le Grandi Frodi.

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7. La linea del mammografo

Il business medico è un business globale, alla conquista sistematica di nuovi mercati. Ad es. si prevede che il fatturato per la vendita di farmaci per il cancro della mammella crescerà nei prossimi anni dell’8% all’anno nei paesi BRIC [24]; la Goldman Sachs sta investendo in aziende di tecnologie mediche in India. In questo quadro, nella vecchia Europa il Meridione italiano rappresenta una piccola area che è come sfuggita alle pennellate incrociate dell’imbianchino sul muro. Nel Meridione i programmi di screening sono molto meno diffusi che nel Centro-Nord: l’estensione reale è spesso la metà o un terzo, e in alcuni casi un decimo, di quella del Nord, che è in linea coi valori europei. Ciò va contro ai desiderata delle multinazionali e della finanza, codificati dalle direttive europee. Questo allarme su Taranto, come quello di anni fa sulla Cunsky [6,7] – dove pure hanno fatto capolino i servizi – consentirà di portare a regime uno dei pochi mercati europei non ancora saturi. Si alza quella che Sciascia chiamava “la linea della palma,” con la (comoda [25]) diffusione della mafia al Nord, e si abbassa – verso i mercati della sponda nord-africana – “la linea del mammografo”. Sono due movimenti diretti da forze che convergono al vertice (e che probabilmente, dati casi pregressi di interesse della mafia per la medicina commerciale, hanno punti di contatto anche sul territorio). Partecipare a questo nuovo corso come lavoratore addetto al nastro, o come paziente sul nastro, è una delle prospettive di uscita dei cittadini del Sud dalla morsa della recessione e disoccupazione.

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8. La Nato e la salute dei popoli

La chiusura dell’ILVA è stata collegata alla volontà della NATO di installare un suo porto a Taranto [26]. E’ un fattore credibile. Anche la TAV, la cui costruzione è sostenuta dai politici con l’irremovibilità di Don Abbondio – e riceve un sostegno dalla magistratura mentre questa fa chiudere l’ILVA – è di interesse NATO [27]. La NATO si occupa di guerra, e in genere non aumenta la longevità, la salute, il benessere e la serenità delle popolazioni. La NATO si occupa anche di affari, dei quali è il braccio militare [28], e quello medico è un affare di prim’ordine. Sul piano economico la medicina attuale è una prosecuzione dell’economia di guerra. Più in particolare, “Si possono fare molti soldi dicendo alle persone sane che sono malate”. Così comincia un celebre articolo del British Medical Journal [29]. La NATO, e i poteri economici che serve, questo lo sanno; con la chiusura dell’ILVA per inquinamento, come è tipico di un certo genere di operazioni [30] si prendono più piccioni con una fava.

I poteri atlantici possono ordinare ai loro zelanti referenti della politica e delle istituzioni italiane [31] uno sconvolgimento come questo, e fargli avere ampia visibilità. Allo stesso tempo, ottengono dai loro servi locali di far togliere di mezzo le voci libere. I corpi di polizia che negli Anni di piombo servivano l’alleanza atlantica pilotando terrorismo rosso, nero e mafia e utilizzandoli per eliminare italiani che ostacolavano i disegni dei poteri sovranazionali, oggi la servono con metodi sofisticati e apparentemente incruenti, ma animati dallo stesso spirito omicida, avvalendosi stavolta di disgraziati di altra specie. Dove abito, a Brescia, una città con legami atlantici, anche riguardanti la medicina, lo Stato si occupa di screditare e zittire con metodi criminali chi guasterebbe, se fosse ascoltato, la rappresentazione che si vuole dare della medicina; come quella che viene promossa in questa operazione su Taranto.

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9. La giustizia come momento della frode. La responsabilità ontologica dei magistrati

Un corollario della massima di Debord sul vero come momento del falso è che, nella società dello spettacolo, la giustizia può essere un momento della frode. L’intervento della magistratura in sé è fondato. Ma la magistratura non ha supplito alla classe politica, come ha detto Giancarlo Caselli: si è accorta dei “mulini satanici” quando i tempi storici, ai quali appare sensibile più che al tempo della vita delle persone [32], lo richiedevano. La magistratura, come chi grida “al fuoco” al cinema, ritiene che il clamore suscitato e i suoi effetti sulla popolazione non la riguardino. Una magistratura che è determinante nel costruire la nuova realtà, nel modificare lo Zeitgeist, senza doverne rispondere. Una magistratura amica del grande business, che vede solo quello che le fa comodo, più che rispettosa della NATO e sottomessa alla legge della NATO prima che alla Costituzione. La stessa magistratura che col suo sguardo altamente selettivo, con una combinazione di interventi forti e di omissioni voraginose, mentre a Taranto combatte l’inquinamento fa propaganda su tutto il territorio nazionale a frodi mediche come le staminali [33,34]; che partecipa a varie campagne di disinformazione e propaganda del business medico [35]; e offre l’indispensabile sostegno e la copertura giudiziaria a operazioni di eliminazione di chi si oppone a questi crimini.

A Brescia la magistratura applica a grandi imprese inquinanti come A2A e ai grandi affari della medicina la dottrina Pizzillo [36], per la quale se non si vuole danneggiare l’economia bisogna permettere ai grandi interessi di spadroneggiare, e di soffocare il dissenso con metodi non meno gravi di quelli per i quali la Procura a Taranto ha contestato all’ILVA e a rappresentanti delle istituzioni la commissione di reati, e ha ordinato arresti eccellenti. Credo che sia ampiamente sottovalutato il ruolo della magistratura, a fianco a quello della politica, nella sottomissione del Paese a volontà sovranazionali, giocato alternando iniziative encomiabili, “atti dovuti”, occhi ben serrati e complicità attiva; dai tempi di Portella, passando per gli Anni di piombo, fino all’attuale corso storico.

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10. L’ecologismo liberista. Terzo viene l’Uomo

Chi oserebbe criticare una battaglia ecologista sulla salute, per di più fondata? Soprattutto se ci si ritiene progressisti. Invece questo è uno dei casi nei quali si dovrebbe attingere alla critica marxista, che ha denunciato l’ecologismo in voga come una faccia dell’ideologia liberista [37,38]. Qui l’ecologismo, giustificando la deindustrializzazione, svolge la sua funzione di freno, quando la locomotiva capitalista vuole frenare,; anzi, la funzione di demolitore: diviene strumento della “distruzione creativa” di Schumpeter. Allo stesso tempo serve da pungolo per nuovi consumi, stimolando la medicalizzazione; e da alibi, stornando verso l’inquinamento l’attenzione sulla natura iatrogena dell’attuale medicina. E’ stato osservato, da autori conservatori, che già fin dalla nascita, con i movimenti innescati dai libri di Rachel Carson e Barry Commoner negli anni Sessanta e Settanta, l’ecologismo ha avuto tra i suoi effetti anche quello di spingere verso l’oncologia di massa tramite la “cancer scare” [39].

L’ecologismo liberista è notoriamente malthusiano; non pensa affatto a fare campare tutti cento anni. E’ stato preparato da centri di ricerca ecologisti e di “sviluppo sostenibile” il recente studio finanziato dalla Commissione Europea [40], che riporta: “L’UE deve prendere delle drastiche misure per ridurre la crescita demografica sia in Europa sia, e soprattutto, nel resto del mondo.”; “Nel 2015, nei Paesi Europei il suicidio volontario o assistito sarà diventato legale.”; “Entro il 2020, la maggior parte dei canali d’informazione sarà controllata dal governo e utilizzata nel tentativo di indurre nuovi comportamenti sociali”. La medicalizzazione è potenzialmente in grado di ridurre la longevità, e di trasformare almeno in parte il problema dell’invecchiamento della popolazione in un vantaggio economico. Come per le recenti campagne per l’eutanasia, anche per la medicalizzazione si fa in modo, col supporto di interventi giudiziari [41-43], che sia la vittima a chiedere di essere sacrificata.

Questo ecologismo crea inoltre nuovi mercati, come quello della bonifica dei siti inquinati, in una “economia della finestra rotta”, dove si guadagna creando danno prima, e riparandolo poi. Quello che questo ecologismo non fa è trarre conclusioni politiche coerenti. Si occupa solo di temi particolari, avulsi dal contesto socioeconomico e storico, che non considera e non mette in discussione, se non con qualche vaga chiacchiera. Venato di spiritualità, come alcune religioni di successo è doppiamente appagante presso il pubblico; soddisfa il bisogno di alti ideali, ma è indulgente col fedele, permettendogli di credere di poter avere la botte piena – il modello consumista – e la moglie alticcia che vagheggia un Eden coi cerbiatti e le cascatelle. I sinceri progressisti dovrebbero chiedersi dove porta questo tipo di ecologismo; e interrogarsi sulle questioni radicali che un’autentica sensibilità verso la Natura pone, e se il posto dell’Uomo è davvero terzo, dopo il Business e la Natura. E qual è la preferibile, delle 6 permutazioni possibili.

In quest’ambito la medicina ufficiale – che quando occorre continua a negare i pericoli dell’inquinamento e dei cancerogeni – ha scoperto una coscienza ambientale. Viene data ampia visibilità a battaglieri medici ecologisti che intervengono in modo che il pubblico attribuisca esclusivamente all’inquinamento l’incremento del carico di malattia. Ordini dei medici hanno preso posizione in questo senso, e si sono sviluppate teorie speculative per attribuire all’inquinamento anche l’incremento delle diagnosi di malattia in età pediatrica. L’inquinamento fa molto comodo alla medicina commerciale: induce paura e quindi consumi, mentre, addossando a un altro fattore, autentico, colpe che non ha oltre a quelle che ha, lascia indisturbata la medicina riguardo alle sue responsabilità sulle false diagnosi e la iatrogenesi. Uscendo dalla sfera clinica e affrontando il tema ecologico si ottiene di poter sostenere che l’aumento drammatico delle diagnosi di comuni tipi di tumore non è dovuto anche, come invece è stato mostrato, alle sovradiagnosi; ma solo al fumo che esce da camini e tubi di scappamento (oltre che alle vittime stesse, che indulgerebbero in “stili di vita” dissennati [4,20]). I medici ecologisti, come il marito che picchia la moglie e fuori fa il galante, dovrebbero fare pulizia nella loro casa professionale prima di lanciarsi in altruistiche campagne sull’inquinamento.

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11. Scienza 2.0

I dati scientifici sugli effetti sulla salute dell’inquinamento da ILVA, e l’interpretazione dei dati che ha permesso di presentare Taranto come un luogo infernale rispetto al resto dei centri urbani, non sono al di sopra di dubbi e critiche circa la loro solidità e interpretazione. Appare improbabile che tali effetti siano assenti, ed è certo che si sia voluto occultare l’inquinamento, ma la dimensione quantitativa dei danni alla salute non è stata determinata con sicurezza. Potrebbe essere inferiore, o anche superiore, a quella stimata.  Ai fini di ciò che si considera qui, diamo per assodato che vi sia realmente un problema particolarmente grave, di danno alla salute da inquinamento a causa dell’ILVA. Anche ammettendo ciò, sono comunque presenti distorsioni.

Come la piramide medica vista prima, anche il rapporto scienza-politica è capovolto. Si dovrebbe partire dai dati scientifici, per prendere decisioni politiche. A seguire dovrebbero venire l’informazione ai cittadini, e l’intervento della società civile. Gli interessi economici particolari dovrebbero restare estranei, o ai margini, di questo processo sulla salute pubblica. Invece si parte dagli interessi privati dei poteri forti, e si punta direttamente ai sentimenti dell’opinione pubblica e alla loro manipolazione. Politica e giornalismo divengono strumenti di questo processo; e così la scienza. Una scienza “post-accademica” che è sottomessa a interessi economici e politici, e, nel migliore dei casi, “dice la verità ma non tutta la verità” [44]. Sull’ILVA la scienza lancia un allarme fondato, ma dà anche credibilità all’allarmismo. Tace su ciò che non conviene: non parla del pericolo della medicalizzazione e della iatrogenesi. I tumori infantili sono un genere di tumori per i quali l’Italia ha ottenuto dei tristi record statistici, e che secondo il giudizio a occhio di alcuni loquaci pediatri insorgerebbero con frequenza spaventosa a Taranto a causa dell’inquinamento. Nella recente monografia dell’AIRTUM sui tumori infantili, mentre si riporta un aumento dell’incidenza la parola “sovradiagnosi” è presente n=0 volte. Lo studio dà invece largo spazio al fattore inquinamento.

Da alcuni anni gli scienziati, gli epidemiologi in questo caso, lavorano, letteralmente, insieme a pubblicitari professionisti per lanciare campagne che sono un genere ibrido tra scienza e pubblicità [45]. I numeri delle statistiche tradizionali si mescolano a quelli delle “sentiment analysis”. I creativi del marketing sono avvantaggiati: la diade miasmi/medicina, mal aria/scienza medica, è quella della medicina ippocratica, che ha fatto presa sui popoli per tanti secoli. Non sorprende quindi che, mentre i risultati sull’inquinamento da emissioni dell’ILVA e altri siti vengano agitati quanto più possibile, sulla medicalizzazione, sovradiagnosi e iatrogenesi già presenti, e sulla loro accentuazione come contraccolpo dell’allarme, si taccia, non si facciano studi mirati, non vi sia dibattito politico; e non si avvisino i cittadini di quest’altro pericolo, che è concreto come quello dell’inquinamento, ed è legato all’allarme sull’inquinamento; ma che comunicare sarebbe antieconomico come è stato per l’inquinamento negli anni precedenti.

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12. Battaglie civili contro la padella e a favore della brace

Nel commentare la recente scomparsa di Andreotti, un blogger ha riportato uno scritto di Longanesi. Ne riporto un brano: “Quella di un romano non si può mai chiamare vigliaccheria. I romani la sanno lunga sul modo di servire i padroni e, nello stesso tempo, i propri interessi e usano della loro apparente fierezza per far sembrare la viltà solo un adattamento.”[46]. L’arte di lavorare servilmente per il potere apparendo allo stesso tempo critici temerari ha raggiunto in tutta Italia livelli sofisticatissimi. Una regola fondamentale di tale arte è di accettare come vere e indiscutibili le motivazioni ufficiali delle contese pubbliche tra poteri, ignorando la differenza tra chi si oppone a un’ingiustizia disinteressatamente e chi la combatte al fine di sostituirla con un’altra ingiustizia a suo vantaggio [47]. L’industria biomedica mostra una consumata abilità nell’allestire casi “etici”, dove si possono servire business luridi apparendo mossi da intenti umanitari [48,49]. L’ILVA offe un’altra magnifica possibilità agli impegnati, agli intellettuali e ai moralisti che tengono famiglia.

Ai tanti in buona fede della base faccio presente che i poteri ai quali si vorrebbe dare l’assalto ci sovrastano anche sul piano culturale; e sanno come incanalare ideali positivi e istanze legittime verso i propri fini, soprattutto nel campo della salute. Un tempo ciò si chiamava “demagogia”. Sarebbe ora di riconoscere l’esistenza della demagogia medica; e dei modi sottili – a volte accoppiati a modi volutamente grossolani [33,34] – coi quali agisce. Es. l’opera eccezionale di Franco Basaglia, radicale vero, fu sfruttata per ottenere la chiusura dei manicomi; come conveniva al business degli psicofarmaci, le “camice di forza chimiche”, al cui enorme mercato diede inizio uno scienziato anticonformista e critico del sistema, Laborit. Ciò che in Italia si ottenne con la cosiddetta “Legge Basaglia”, in USA fu decretato da Reagan [50].

Con scandali come questo dell’ILVA si sta diffondendo l’idea che dove c’è un rischio ambientale per la salute, la popolazione va messa sotto controllo sanitario. La popolazione che abita nelle vicinanze del nuovo inceneritore di Torino verrà regolarmente controllata, sottoposta ad analisi di laboratorio e check-up [51]. Anche se l’ILVA non chiudesse definitivamente, o chiudesse parzialmente – e anzi a maggior ragione – forme di medicalizzazione, organizzate o spontanee, verranno comunque instaurate. La gente, indottrinata, è contenta di ricevere attenzioni mediche; sensibilizzata da “contestatori” come Grillo, che non perde occasione per attaccare gli inceneritori come pericolosi. Io stesso, avendo scritto ad A2A di Brescia una lettera sul mancato rilascio dei dati sulle emissioni in base ai quali al suo inceneritore era stato conferito un premio (notando che della giuria faceva parte la ditta costruttrice), e avendo mostrato la lettera ad ambientalisti, fui contattato dalla Casaleggio Associati, che ne ha fatto uno degli argomenti di Grillo [52].

Ma Grillo, come l’ufficialità che lancia anch’essa di questi allarmi [5], tace sui danni da medicalizzazione che ne derivano. Non si dice che un programma di screening sulla popolazione generale porta con sé effetti nocivi. Alcuni gruppi anti-inceneritori chiedono controlli medici sulla popolazione, o addirittura li organizzano. Si è al paradosso che un fattore di danno alla salute, la presenza di un inceneritore o di altre fonti di inquinanti, permette interventi locali che aggirano i criteri e i controlli che limitano gli screening per evitare che provochino danni alla salute. Grillo e gli altri “antagonisti” aprono la via alla medicalizzazione del problema; anche dando voce ai medici ecologisti, che indicano l’inquinamento come un flagello parlando in nome della medicina, ma si scordano di come la loro categoria vi speculi. Con impostazioni come questa, Taranto, e altri siti sottoposti a misure di sorveglianza, divengono siti a rischio da danno iatrogeno oltre che da inquinamento.

Non si nota come l’allarme inquinamento stia servendo a introdurre misure di controllo biopolitico della popolazione senza una discussione politica, facendo appello ai sentimenti viscerali della gente. Misure di controllo e di intervento sul corpo, che mettono a serio rischio la libertà, i diritti fondamentali e la salute degli individui. Mentre ci si accalora a “educare” la cittadinanza perché consumi sempre più prodotti medici, non c’è chi la educhi davvero, spiegando che gli esami diagnostici vanno considerati alla stregua di medicine, e che assumerli da sani può portare a conseguenze altrettanto dannose.

 

13. Cittadini pensanti ma non troppo

Anche i cittadini si sono svegliati a comando. Sono incoraggiati a farlo: si parla oggi di “medicina partecipativa”; nella quale il cittadino è coinvolto nelle decisioni. E’ la filosofia del reality: lo spettatore che sale sul palcoscenico, che si fa protagonista. Mentre da un lato lo si convince a votare i peggiori, i corrotti e gli inetti, che creano di queste situazioni, si fa credere al cittadino che lui è capace di valutare e decidere su intricati problemi tecnici, e lo si invita a “scegliere” la soluzione e il prodotto che ritiene più adatti; un’evoluzione dell’imbarbarimento portato dalla società dei consumi di massa, osservato da Pasolini, per il quale alla perdita della cultura popolare si accompagna la crescita dell’ignoranza e della presunzione. L’utopia borghese, che prevede una società nella quale ciascuno svolga seriamente il proprio compito – a partire dal compito di elettore – viene rifiutata dalla gente come noiosa e antiquata, e repressa e marginalizzata dal potere come eversiva.

Nonostante un gruppo civico a Taranto abbia assunto il preoccupante nome di “cittadini pensanti” (e anche “liberi”), tanti attivisti non pensano che vi siano interessi contrastanti tra offerta e domanda di salute. Né considerano che il divenire “partner” o“alleato” di chi si guadagna da vivere, o prospera, vendendo costosissimi prodotti medici, che è illusorio credere di poter valutare da profani sul piano del merito, espone ad essere raggirati. Sono “pensanti q.b”, pensanti quanto basta a chi muove i fili. Gli esperti di pubbliche relazioni rilevano che i programmi di sorveglianza sanitaria sono ben accolti dalla popolazione, che aderisce al modello elementare “inquinamento cattivo-medicina buona”. Mentre diffondono la paura delle peste, i cittadini impegnati ignorano il pericolo della iatrogenesi che si profila e anzi gli vanno incontro di corsa. Non amano invece gli avvertimenti sulle spinte amorali che plasmano l’attuale medicina.

La storia in forme diverse si ripete. Bortolozzo, l’operaio che sollevò l’allarme sulla pericolosità del cloruro di vinile monomero a Marghera, fu per anni isolato e malvisto dai suoi colleghi e dai sindacati; c’era anche chi insinuava che fosse mosso da secondi fini [53]. La generale indifferenza, ignara, incredula e infastidita, sulla nuova forma di sfruttamento e di danno alla salute costituita dalla medicina come contraltare dell’inquinamento, è la reincarnazione dell’indifferenza che negli anni del boom economico portava le masse ansiose di posti di lavoro e di consumi a trattare come ubbie filosofiche e da “figli di papà” [53] le denunce dei danni alla salute provocati dall’inquinamento causato dall’industrializzazione e dalla società dei consumi. Sono discendenti di quelle di allora anche le omertà professionali, politiche, intellettuali, giudiziarie, mediatiche.

Né i cittadini mettono in discussione il modello di crescita generale, che prevede di usare come discarica l’atmosfera, che non è “il vuoto”, ma, dotata di estensione e massa, un oggetto fisico [54]. Un oggetto che inaliamo. Questo uso è intrinsecamente sbagliato; è come se un artigiano usasse la stessa scodella per mangiare e per gli impasti della sua attività lavorativa. Il cielo sopra di noi è il posto dell’aria, degli dei celesti e degli ideali umani. Viene fatto credere che con queste lotte puntiformi all’inquinamento e con l’abbraccio con la medicina si mettano le cose a posto, e si ripristini il rispetto verso il cielo; in termini nuovi, la bestemmia invece continua.

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Note

1. Comidad. La lobby di Bill Gates si insedia nella scuola. 9 maggio 2013.

2. Eappen S. Relationship between occurrence of surgical complications and hospital finances. JAMA, 2013. 309: 1599.

3. Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

4. La disinformazione circolare sulle cause di malattia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/21/la-disinformazione-circolare-sulle-cause-di-malattia/

5. SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

6. La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “nave dei veleni”.  https://menici60d15.wordpress.com/2009/10/28/la-magistratura-e-la-separazione-dei-valori-il-caso-della-“nave-di-veleni”/

7. Quando “less is more”. https://menici60d15.wordpress.com/2009/11/18/quando-“less-is-more”/

8. Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-lotta-ai-contronimi-ideologici-prevenzione/

9. Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/.

10. Welch HG. et al. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

11. Bleyer A. Welch G. Effect of three decades of screening mammography on breast-cancer incidence. NEJM, 2012. 367: 1998.

12. Bewley S. The NHS breast screening programme needs independent review. BMJ 2011; 343 doi: 10.1136/bmj.d6894.

13. Henschke CI et al. Definition of positive test result in computer tomography screening for lung cancer. Ann Int Med, 2013. 158:246.

14. Veronesi G. et al. Estimating overdiagnosis in low-dose computer tomography screening for lung cancer. Ann Int Med, 2013. 157: 776.

15. Reich, JM. Improved survival and higher mortality. The conundrum of lung cancer screening. Chest, 2002. 122: 329.

16. Reich, Goodwin M, Gleeson FV. The pitfalls of lung cancer screening. Cancer Imaging, 2004. 4: 52.

17. PharmaTimes. Myriad Genetics stock rises on Angelina Jolie surgery. 15 mag 2013.

18. Smith R. The future of healthcare systems. Information technology and consumerism will transform health care worldwide. BMJ, 1997. 314: 1495.

19. The James Lind Alliance. New book explains the breast screening controversy. 9 feb 2012.

20. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

21. Maccacaro G. Classe e salute. In: La salute in fabbrica. Savelli, 1974.

22. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

23. Kaplan, RM. Disease, diagnoses, and dollars. Facing the ever-expanding market for medial care. Copernicus Books, 2009.

24. PharmaTimes. BRIC nations’ breast cancer drug sales “to grow 8%/year”.  28 feb 2013.

25. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

26. Comidad. A Taranto via l’ILVA per far largo alla NATO. 31 lug 2012.

27. Bovo F. TAV, treno ad alta velocità atlantica. Statopotenza, maggio 2012.

28. Dinucci M. C’è anche la NATO economica. Il Manifesto, 19 feb 2013.

29. Moynihan R et al. Selling sickness: the pharmaceutical industry and disease mongering. BMJ, 2002. 324:886.

30. Terrorismo multipronged?  https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/.

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale.  https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Il rispetto della storia nell’azione giudiziaria.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/

33. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

34. Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

35. Nuove P2 e organi interni.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

36. Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

37. Paccino D. L’imbroglio ecologico. L’ideologia della natura. Einaudi, 1972.

38. Hudson L. The political animal: species-being and bare life. Meditations, 2008. 23: 89.

39. Efron E. The apocalyptics : cancer and the big lie. How environmental politics controls what we know about cancer. Simon & Schuster,  1984.

40. Gardner L et al. OPEN:EU Scenario Storylines Report: Scenarios for a One Planet Economy in Europe. Lug 2011.

41. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/.

42. Contro il relativismo etico ed epistemico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/.

43. Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/03/09/questionario-immaginario-ai-magistrati-sul-testamento-biologico/

44. Ziman, J. Real science. Cambridge University Press, 2000

45. Come raccontare l’epidemiologia in un mondo 2.0. Seminario dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Bologna, 6 mag 2013.

46. Malvino. Blog di Luigi Castaldi. Nessun mistero. 8 maggio 2013.

47. La differenza tra opposizione e take-over. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/14/la-differenza-tra-opposizione-e-take-over/

48. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

49. Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/17/il-grillismo-al-servizio-del-capitalismo-predatorio/

50. Comidad. Lavoro: finto negoziato e vero colonialismo NATO. 22 mar 2012.

51. Autori vari. “Se sono residente nelle vicinanze di un  inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti, le emissioni prodotte dall’impianto possono rappresentare un rischio per la salute mia e dei miei familiari?”. Relazione al Convegno “Al cittadino non far sapere” dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Bologna, 7 mag 2013.

52. Blog di Beppe Grillo. Premio fai da te degli inceneritori. 8 nov 2006.

53. Bettin G. Dianese M. Petrolkiller. Feltrinelli, 2002.

54. Diritto dell’atmosfera.  https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/04/diritto-dellatmosfera/

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V. anche: Teenage cancer

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18 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Lapertosa “Rifiuti tossici, allarme pediatri: “Rischio cancro inaccettabile. Incidenza alta” “

Non è così semplice come mostrano i media; non è così cinematografico, coi buoni che combattono i cattivi. L’inquinamento è un grave pericolo per la salute, riconosciuto, ma vi sono altri pericoli, nascosti e contrari al senso comune, che sono potenziati dal battage sull’inquinamento. Le cose possono essere ancora più sudice di come vengono presentate; la camorra può essere usata come “forcone” per spingervi verso “angeli” in camice bianco che angeli non sono. State attenti su questi allarmi, per voi e per i vostri figli, perché oltre ai cancri da inquinamento ambientale e da cancerogeni nei prodotti di consumo ci sono anche i falsi cancri da sovradiagnosi. (V. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

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13 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “I preti contro discarica di Poiatica: ‘Cloaca nauseante. Noi preoccupati per la salute’ “

“Trasi munnizza e esci oru” diceva un mafioso del business dei rifiuti. Un business basato sul degrado, che attrae mafiosi, corrotti e cascame umano di vario genere. La concentrazione di monnezza fisica genera una concentrazione di monnezza umana. Lo smaltimento rifiuti non solo riceve, ma emette. Dai rifiuti può anche uscire cancro, per inquinamento. Ma possono uscire diagnosi di cancro anche attraverso allarmi basati sull’emotività, come quelli che qui lanciano i preti, e che vanno a favorire il business dei cancri taroccati, un florido business nel quale i preti hanno grossi interessi (v. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

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@ anton ruud. Sono questioni complesse, ma anche fraudolente. E che, come nelle frodi di strada, abbisognano, tra i vari compari, di gorilla che intimidiscano e screditino chi dice cose non gradite, che potrebbero mettere sull’avviso i polli. Nel gergo dei truffatori USA i dissuasori si dicono “Heavy”, o “Freddy”. Ne è un piccolo esempio il tuo commento, sguaiato, senza senso e vagamente minaccioso, che cerca di fare passare me per favorevole a una manifestazione del liberismo dissennato nel quale i preti inzuppano il pane; salvo vestire i panni dei salvatori, per lanciare nuove frodi a loro vantaggio, aggiornate ai tempi.

Come in tutte le truffe, si gioca sull’avidità del pollo; al quale va bene lo stile di vita consumistico, salvo saltare su quando i rifiuti gli arrivano al collo. Allora ascolta le voci più allarmistiche, reagendo come al solito di pancia, e cascando in nuovi seducenti imbrogli.

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@ mosquito. Sarebbe tanto se ci fosse un 5% della popolazione che si informa, studia e ragiona invece di farsi dire per cosa deve protestare dagli imbonitori con la tonaca o in borghese.

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6 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi, il provvedimento è legge. Screening gratuito e utilizzo dell’esercito”

I rifiuti sono, dal punto di vista economico, “”autofertilizzanti””, come certi reattori nucleari: ciò che producono può a sua volta essere sfruttato. Sui rifiuti ci sono i business nei quali l’inquinamento è l’effetto. E quelli dove l’inquinamento, creato dai business precedenti, è la causa, cioè l’occasione per fare altri soldi: con le bonifiche; ma non solo. Anche con la medicalizzazione e la iatrogenesi. Non dice la verità, ma dice una cosa vera don Patriciello commentando “”E’ un punto di inizio, non di arrivo””. Non è una svolta, ma una prosecuzione su nuove basi.

Sono noti i danni alla salute provocati dal business del primo tipo, cioè da inquinamento. E’ molto meno noto che sono possibili anche danni alla salute provocati dal business del secondo tipo, mentre il potere mostra di voler soccorrere chi ha lasciato fosse esposto a sostanze tossiche. Davanti alla premurosa elargizione di screening gratuiti dopo decenni di libero inquinamento, gli abitanti della Terra dei fuochi dovrebbero stare attenti a non cascare dalla padella alla brace: dai danni alla salute da inquinamento a quelli da medicalizzazione. Vedi l’articolo ““Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato””, reperibile su internet. (Siti Appello al popolo e menici60d15).

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23 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “Terra dei fuochi: incontro con Don Maurizio Patriciello. La speranza che non si arrende mai”

“Incontrare don Maurizio Patriciello è un dono” secondo Elisa D’Ospina, che si presenta come “scrittrice”. Io ritengo che per molti bambini, per molti genitori, don Maurizio Patriciello sia una disgrazia, dati i messaggi che diffonde, parziali e ingannevoli, che favoriscono le speculazioni più basse sulla sofferenza e sulla paura, complice l’aura di santità diffusa intorno a lui dai vari turiferari. Vedi: Sos cancro dei bambini e sovradiagnosi. Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato. Reperibili su internet.

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@ Ilenia. Un tempo si faceva il galoppino ai democristiani, oggi direttamente ai preti. Reperibili su internet ci sono studi scientifici che mostrano milioni di casi di sovradiagnosi di cancro, dovute a fome di propaganda della malattia. E’ di queste ore la notizia che nel PIL verranno incluse anche attività illegali come traffico di droga e prostituzione. I benefici all’economia da diagnosi fraudolente di cancro, favorite dagli allarmi a senso unico ai quali lei inneggia, vi entreranno a pieno titolo.

Io segnalo a chi non si beve a occhi chiusi i raccontini delle spiegazioni ufficiali, a chi dubita che il potere che ha tollerato la camorra sia rinsavito, questo altro pericolo, che si facciano soldi sulla paura e a danno della salute dopo che si sono fatti soldi inquinando il territorio. Chi ritiene di non aver tempo da perdere ad ascoltare altre voci, ragionare e riflettere, si accomodi, segua il piffero dei don Patriciello e vada a fare la fila alla porta dei reparti di oncologia.

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1 agosto 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Taranto, morto a 5 anni Lorenzo: bimbo simbolo della lotta all’inquinamento Ilva”

I media fanno sì che gli spettatori piangano in gruppo un bambino; ciò è toccante. Ma questi riti mediatici intorno all’ara sulla quale giace un bambino hanno anche un lato inquietante. Si fa in modo che piangendolo in gruppo il pubblico pensi anche in gruppo; e che idee sbagliate e pericolose possano ammantarsi della sacralità della morte di un innocente. Questo, in un mondo falso, che non rispetta neppure i bambini, porterà altri bambini, altri giovani, altri adulti, a patire sofferenze che si tradurranno in profitti; passando, nel caso dell’Ilva, da un’industria che provoca sofferenze come effetto collaterale ad un’industria della sofferenza; un’industria che fa della malattia, della paura, del dolore, la sua materia prima. Vedi: Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi. E: Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato.

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3 dicembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marescotti “Ilva: dal rischio cancerogeno al rischio genotossico”

“Un cervo inseguito dai cacciatori giunse a una grotta in cui si trovava un leone e vi entrò per nascondersi, ma cadde subito nelle grinfie della belva. “Povero me!” esclamò, mentre il leone lo sbranava. “Per sfuggire agli uomini mi sono buttato tra gli artigli di una fiera”. Così qualche volta, per paura di un pericolo minore, ci si getta in uno più grave.” – (Esopo, VI sec. AC).
Cfr: “Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato” e “SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi” nel mio sito “menici60d15”.

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13 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Inquinamento e rischio tumori, ma davvero ammalarsi è solo sfortuna?”

La cancerogenesi ha componenti stocastiche, ed è in parte un fatto di natura, indipendente dalle attività umane. Ma in parte ha cause antropiche; la circostanza che un evento abbia meccanismi aleatori nella catena delle cause anziché essere puramente deterministico non esclude che vi possano essere responsabilità umane, la cui presenza è comunque accertata. Un conto è la probabilità di scivolare sul marciapiede dopo una gelata, un altro la probabilità se qualcuno vi scarica olio o bucce di banana tutto l’anno. Un conto è una roulette russa con un proiettile in una delle 6 camere del tamburo del revolver, un altro un giro dove qualcuno ha caricato il revolver con 5 proiettili su 6 camere.

E’ un gioco delle tre carte: si tende a minimizzare le responsabilità dei soggetti forti, cioè il ruolo dei cancerogeni chimici, ambientali e negli alimenti. Si scarica la responsabilità sulle vittime, esaltando i fattori personali, come i lifestyles, la dieta e ora la “sfortuna”. L’inquinamento a sua volta viene usato per nascondere, e, purtroppo, promuovere, un altro fattore umano legato al profitto, le sovradiagnosi di cancro (v. “Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato”).

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6 ottobre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi: Gigi, Anna e le pubblicità ingannevoli”

Nella medicina attuale il cancro non è come il vaiolo, che ha una causa e manifestazioni ben definite (“monotetiche” ci spiegano gli epidemiologi, es. P. Vineis). La sua definizione e le sue cause sono divenute di fatto più eterogenee – politetiche – per l’influenza della ricerca del profitto. Tra le definizioni e quindi tra i criteri diagnostici sono state fatte rientrare alterazioni che non si comportano come cancri ma come tali sono diagnosticate; falsi positivi, che, moltiplicati dalla “prevenzione” – in realtà diagnosi presintomatica di massa – hanno causato crescite esplosive nelle statistiche dei corrispondenti “tumori”. L’inquinamento, fattore causale reale, viene indicato come causa monotetica delle “epidemie” di cancro dovute alle sovradiagnosi. La ricerca amorale del profitto provoca sia le aberrazioni dell’inquinamento, sia le aberrazioni delle sovradiagnosi; le prime vengono usate non solo per nascondere, come capro espiatorio, ma per praticare, come spauracchio che spinge alla “prevenzione” tramite screening, le seconde, mediante una rappresentazione distorta e ingannevole; diffondendo un nocebo in un circolo vizioso. I coniugi D’Alessio rappresentano bene il livello intellettuale e civile di questo appoggio all’industria biomedica. Un’industria che necessita di censura e massiccia propaganda; spesso fornite proprio da quelli che avrebbero il dovere di impedire quella caccia ai sani, per trasformarli in pazienti, che ora sta puntando le ragazzine.

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2 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi: il report dell’Iss certifica un altro pezzetto di verità. Guardiamo con fiducia al 2016”

Dallo studio: “Le caratteristiche metodologiche [analoghe a quelle dello studio Sentieri] non consentono, in linea generale, la formulazione di valutazioni di nessi causali, permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza eziologica da approfondire con studi mirati,”. L’allarme però viene dato in termini causali; come mostrano i toni tribunizi del dr. Marfella, che nel convegno da lui citato del 5 dicembre sedeva a fianco al Procuratore Generale di Brescia. Platea di minorenni, scolaresche. Nonostante a un convegno un eminente epidemiologo abbia risposto affermativamente alla mia domanda su se gli epidemiologi italiani considerino il rischio che questi allarmi mediatici provochino, col meccanismo della profezia che si autoavvera, un aumento spurio di diagnosi dei tumori, data la riconosciuta associazione tra considerazione del rischio e sovradiagnosi, gli epidemiologi, e gli altri addetti, appaiono ignari di ciò. L’inquinamento è una calamità della quale si privilegiano gli aspetti di generatore di profitti: medicalizzazione e bonifiche. Anche la possibilità di un circolo vizioso allarmi-diagnosi andrebbe studiata e contrastata, come fattore confondente e come pericolo futuro; e anche come dovere etico, e non solo, di non costruire sciagurate industrie del cancro, rischio che la storia degli screening dimostra non essere teorico. Ciò tanto più per dati che non sono così eclatanti e indiscutibili come li si presenta sui media.

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2 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Tumori pediatrici, la verità ‘dimezzata’ sui dati delle guarigioni”

Nel recente studio citato sulla Terra dei fuochi i tumori del SNC in età 0-1 e 0-14 anni diagnosticati in eccesso (riferimento alla Campania) sono stati dell’ordine delle unità all’anno; per un totale di alcune decine di casi in circa un decennio. L’eccesso maggiore, in provincia di Napoli, è stato di 7 casi invece dei 3 attesi. E’ quindi relativamente semplice, e a questo punto doveroso, analizzare tutte le diagnosi singolarmente per studiare caratteristiche come le modalità di diagnosi, i tipi istologici, i centri medici che li hanno diagnosticati, le eventuali relazioni con possibili fattori etiologici. “La lotta la cancro ha combattuto molte battaglie sbagliate con le armi sbagliate”. E’ verissimo. L’uso dell’epidemiologia per trarre conclusioni causali da effetti di piccole dimensioni è una delle più note armi sbagliate per battaglie sbagliate “sotto comandanti sbagliati”.

@ Patrizia Gentilini. Lei non ha mai sentito parlare di statistiche allarmistiche pro business. Strano. Grazie per l’articolo: le osservazioni sulla strategia da business bias di considerare singole cause e malattie rare supportano quello che dico. L’epidemiologia spadroneggia; può essere usata per distorcere a seconda della convenienza. Minimizzando e confondendo (v. es. Michels D. Doubt is their product 2008). Oppure esagerando, in particolare piccoli effetti, come notano diversi critici dell’establishment. V. es. “Epidemiology – The study of scare stories.” in Penston J. Stats.con, 2010; “Green healthism” in Skrabanek P. The death of human medicine and the rise of coercive healthism, 1994; Goldrake B. Bad science, 2008. Come vi è un interesse a nascondere alcuni rischi, ve ne è uno ad esagerarne altri; e a volte esagerando alcuni fattori si ottiene anche di meglio nasconderne altri. Gli stessi autori del rapporto sulla Terra dei fuochi premettono che dal tipo di studio non si possono trarre inferenze causali; e citano la rarità delle neoplasie infantili come elemento che limita la produzione di evidenze sulle responsabilità di cancerogeni ambientali. Non credo si sia arrivati a scrivere da qualche parte che dati epidemiologici, peraltro non conclusivi, rendono superflui verifiche e approfondimenti analitici clinici, che comunque stiano le cose possono fare chiarezza. Anche se purtroppo è così che si ragiona quando si vuole sostenere una tesi eziologica precostituita, di qualsiasi segno.

@ Stealth. Lo strumento epidemiologico ha la sua utilità, ma non è tutto. Prendere studi ecologici come oracoli che autorizzano allarmi che possono avere effetti controproducenti non è neppure epidemiologia, ma scientismo per le masse. Come ho detto, propongo di andare prendere tutte le cartelle cliniche e gli esami dei casi di neoplasia pediatrica del SNC riportati nello studio e analizzarle, anche statisticamente. Che tipi di tumore hanno dato eccessi? Vi è una variabilità interosservatore nelle diagnosi? Vi sono reperti come i frequenti astrocitomi a decorso benigno e altre patologie benigne il cui reperimento è aumentato negli ultimi anni per l’uso dell’imaging? Qual è stato l’andamento temporale? Vi sono cluster, le diagnosi sono legate a una struttura sanitaria o a modalità di diagnosi, o a un’esposizione locale dei bambini o dei genitori a particolari sostanze che siano cause accertate o plausibili? Etc. I dati disponibili vanno correttamente spolpati; non selezionati, come singole ciliegie staccate da inappetenti, in base a ciò che conviene alla propria tesi.

@ Jano1976. Cosa vuole che le dica. Le molle psicologiche di ciascuno di noi possono essere diverse. In questioni pubbliche di tipo tecnico bisognerebbe guardare al contenuto; e al più agli eventuali moventi pratici. Di sicuro le mie posizioni non hanno consonanza, consapevole o meno, con interessi economici o politici di alcun genere. A differenza di altre. Non ho “tesi preconcette”, ma obiezioni nel merito e nel metodo, che ho esposto. E non faccio attacchi ad hominem, come lei. La mia tesi è che la medicina deve offrire conoscenza, onesta; non coltivare, magari dietro a una vernice di “scientificità”, le eterne pulsioni irrazionali sulla malattia e spaventare a favore del business. V. sopra per i dettagli.

@ Jano1976. La ringrazio. Ormai è riconosciuto l’inquinamento della ricerca biomedica da parte di interessi venali. Ci sono libri di biostatistica che trattano esplicitamente la frode tra le possibilità da considerare nel valutare gli articoli scientifici. Diverse personalità della ricerca biomedica hanno denunciato questa degenerazione. Non irrilevanti per i connubi tra ricerca e propaganda sono le parole di Horton, direttore del Lancet: “Gran parte della letteratura scientifica, forse metà, potrebbe essere semplicemente non vera. Afflitta da studi con campioni di piccole dimensioni, effetti minuscoli, analisi esplorative non valide e flagranti conflitti di interessi, insieme all’ossessione di accodarsi alla moda corrente, la scienza ha imboccato una strada verso le tenebre”.

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10 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Presidente Mattarella, vogliamo un’ Italia ‘sostenibile e responsabile’

L’ecologismo o è “a monte”, integrato nel modello socioeconomico, che deve condizionare nel senso di una ecologia umana autentica, o è subordinato ad esso. Nel liberismo che tutto divora l’ecologismo “sostenibile” è un ecologismo roboante ma addomesticato, che parla a comando, giustificando sia autoritarismi; sia gli affari dell’economia dell’inquinamento, questa “finestra rotta” di Bastiat: es. con le bonifiche, e come spauracchio per spingere le masse verso l’industria medica, mai sazia di pazienti, lanciando allarmi parziali e esagerati, con un’evidenza “scientifica” di appoggio alla grancassa mediatica insufficiente e fortemente viziata. Non rassicurano le parole di Mattarella nel suo primo discorso di fine anno sulla necessità, data la “concretezza e centralità del problema” di superare divergenze per “collaborare” sull’ambiente, quando l’argomento appare oggetto di gravi omissioni e distorsioni a favore di interessi particolari che contrastano con i diritti del cittadino dettati dalla Costituzione. Si parla di “genocidio” della Terra dei Fuochi. Ma “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti” (Manzoni). E si fa un favore ad altri birbanti, perché la diffusione di queste narrazioni semplicistiche su draghi sterminatori è in grado di innescare effetti nocebo, che tramite il meccanismo circolare paura-medicalizzazione-sovradiagnosi-paura stanno facendo sì che la profezia si autoavveri.

@ Nokia. Per “ecologismo umano a monte” intendo il fissare a priori al modello socioeconomico dei limiti che consentano una convivenza il più possibile armoniosa tra Uomo e Natura; il decidere quanto abbiamo bisogno di togliere alla Natura per condurre in maniera serena e degna quel tratto di esistenza che ci viene concesso, senza danneggiarla a nostro stesso danno e senza spremerla oltre in un’illusoria ricerca del superamento della nostra condizione umana. Non è all’insegna della “purezza” come il nazismo – o i vagheggimenti tipo New Age – ma della misura. Se ha parentele politiche, queste sono con l’antiutilitarismo e il repubblicanesimo. “Si chiama nazionalsocialismo” nei bollori dei propagandisti del liberismo: l’ideologia che da un lato si sente in guerra con la natura, dall’altro specula sulle scarsità e le paure che crea con l’imbrattarla e il distruggerla. E’ il liberismo che con lo “healthism” tende a un’ecologismo stralunato e opportunista, con connotazioni fasciste: v. P. Skrabanek. The death of human medicine and the rise of coercive healthism.

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12 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi, Istituto superiore sanità: “Qui più morti e più tumori” “

In quelle zone mali storici, malvagità e inettitudine hanno dato luogo a una sovrapposizione di pericoli particolarmente spessa. Non solo problemi sociali, la camorra, l’inquinamento, i cancri autentici. C’è una continuità: lo Stato traditore che prima lascia degradare l’ambiente è lo stesso Stato che poi grida allo tsunami cancro da inquinamento e indica la salvezza negli ospedali, senza curarsi delle verifiche e precauzioni che sarebbero state doverose per evitare di causare ulteriori danni alla salute con questo allarme. Data la discrepanza tra l’enorme, sicura, epidemia di cancro da inquinamento che con articoli come questo si fa credere sia certificata dal rapporto dell’ISS e il dato che è in realtà riportato, di entità limitata, omissivo, dai tratti incerti sul quale poggiano conclusioni esorbitanti e inconseguenti, chi non abbia insormontabili pulsioni psicologiche ad apparire come genitore dal cuore straziato dovrebbe essere prudente davanti all’offerta di “percorsi di rapido accesso ai servizi sanitari e all’implementazione di azioni specifiche volte all’ottimizzazione delle procedure diagnostiche e terapeutiche per l’infanzia” (magari in futuro corredata di sovvenzioni-incentivi alle famiglie dei piccoli diagnosticati). Nel disagio sociale i più indifesi, in particolare i bambini, possono essere preda di varie insidie; oggi, anche di quella di essere trasformati in lucrosi pazienti tramite sovradiagnosi o sovratrattamenti.

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27 febbraio 2016

Blog Appello al popolo

Commento al post “La coppa dell’assenteista”

Solidarietà agli operai. Attenzione però, al messaggio che La Stampa, il giornale della FIAT, propaga con questo caso. All’arroganza del proprietario gli operai contrappongono certificati medici e interventi chirurgici alla colonna vertebrale, per “ben sei ernie”. Le ernie del disco non sono la causa dei dolori alla schiena, e a parte rari casi non sono una valida indicazione, ma solo un pretesto per interventi ortopedici o neurochirurgici; che studi hanno mostrato peggiorare i dolori e la funzionalità. In uno studio, solo il 26% degli operati era tornato al lavoro, contro il 67% dei non operati. Un chirurgo ortopedico ha giustamente osservato che questa chirurgia andrebbe eseguita solo su chi non ha il mal di schiena (ma ha sintomi, agli arti, di compromissione neurologica).

Al lavoratore con questa storia mediatica viene detto che se ha necessità reale, che non gli viene riconosciuta, di restare a casa, perché è stanco, ha dolori, non si sente bene; o anche se volesse imboscarsi; in entrambi i casi, se non vuole subire sanzioni morali, o se vuole essere in grado di contrastarle con argomenti validi, deve salire e stendersi, come manufatto, su quell’altra catena di montaggio, quella dell’industria medica.

Dove poi può trovarsi intrappolato in situazioni che lo sviliscono come persona, e che lo pongono a rischio di perdere la salute; e con essa a volte alla fine anche il lavoro.

Hadler NM. Stabbed in the back. Confronting back pain in an overtreated society. University of North Carolina Press, 2009.
Welch HG. Less medicine, more health. 7 assumptions that drive too much health care. Beacon Press, 2015.

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2 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Birre con erbicida: sul glifosato l’ennesima lezione imparata in ritardo?”

La dr.ssa Gentilini si chiede dove sia la coerenza di una EU che consente l’esposizione a cancerogeni e poi critica il trascurare questo pericolo. La coerenza è nel carattere ciclico, proprio della razionalità economica: del trarre profitto sia nel vendere beni creando danno sia nel vendere prodotti per trattare il danno che si è causato. Vi è un ciclo inquinamento- cancro, nel quale l’inquinare è il braccio “di andata”; il braccio “di ritorno” è l’impaurire e spingere a curarsi, anche esagerando il pericolo, e vendendo prodotti, come gli screening – un’altra lezione non ascoltata – che continuano ad essere presentati al pubblico con meriti che non hanno. Se si vuole, l’esposizione a sostanze dannose è “il pacco” e la speculazione medica il “contro pacco”. Quando si inquina non lo si dice; e quando si lancia l’allarme sull’inquinamento non si avverte dei rischi di sovradiagnosi, sovratrattamento, inefficacia e iatrogenesi. Si dovrebbe invece avere chiaro che i mostri sono due, la Cariddi dei cancerogeni, che quando serve viene mostrata, e la Scilla delle speculazioni mediche, che viene taciuta e verso la quale si spinge; mostri che servono lo stesso padrone.

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15 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Augusta, Curia chiede dimissioni del prete che legge in chiesa i nomi dei morti per inquinamento. E la città si mobilita”

Non per nulla i preti chiamano “gregge” la gente. Il gregge prima ha applaudito le industrie inquinanti, l’invasione della chimica con la sua carica cancerogena, senza volere sentire nulla sugli aspetti negativi. E ora applaude l’essere condotto verso l’industria del cancro con allarmi ad hoc e scenette come questa del prete coraggioso osteggiato dal vescovo cattivo; senza voler sentire nulla dei pericoli di sovradiagnosi e di cure fraudolente legalizzate.

Un cardinale di Palermo, il mantovano Ruffini, incluse Tomasi di Lampedusa tra i maggiori mali della Sicilia, accanto alla mafia (della quale però disse anche che era un’invenzione dei comunisti). Forse perché i primi gattopardi sono i preti; che stanno lavorando per l’introduzione dell’oncologia di massa al Sud, mentre l’economia peggiora, l’industria convenzionale viene smantellata e le pensioni degli anziani come fonte di reddito per le famiglie si vanno riducendo. Una rivoluzione apparente che farà sì che tutto resti come prima, o peggiore di prima.

17 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Augusta, ritirata la richiesta di dimissioni di don Palmiro Prisutto: il sacerdote che legge i nomi dei morti per inquinamento resta al suo posto”

Un prete predica in chiesa che ognuno è condannato a morire di cancro, dovuto invariabilmente all’inquinamento industriale, essendo in corso “un vero e proprio genocidio”. In Spoon River gli epitaffi svelavano la verità; non servivano a diffondere gli inganni dei vivi tramite i morti.

L’epidemiologia è oggi uno strumento di persuasione, che serve il business. Sia nascondendo rischi, come quelli delle lavorazioni industriali; uno dei suoi fondatori, sir R. Doll, autore dello studio che dimostra che il fumo causa il cancro del polmone, in seguito, pagato segretamente dalla Monsanto per 20 anni (1500$ al giorno), minimizzò il rischio cancerogeno degli inquinanti ambientali e dei prodotti chimici. Sia gonfiando e distorcendo i “fattori di rischio”, con allarmismi che hanno portato a crescite esponenziali nel consumo di prodotti medici.

Per i cittadini è un danno sia il minimizzare il rischio tumori da inquinamento, come avveniva soprattutto ai tempi dello sviluppo economico coi democristiani; sia l’esagerarlo e l’enfatizzarlo, come avviene oggi, sotto il liberismo, quando si vogliono rastrellare pazienti per l’oncologia, una delle poche industrie mai in crisi e sempre in crescita, che bada a sfruttare il cancro piuttosto che a guarirlo. I preti, ben addentro al business medico, si conformano al corso storico. Buona fortuna a chi crede che l’epidemiologia dei tumori dal pulpito sia contrapposta ai grandi interessi in gioco; e che il vittimismo passivo sia un buon affare.

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25 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, mancano i soldi per la bonifica Caffaro. Sindaco scrive alla Regione: “Limitare le aree contaminate”

Al tempo dei sequestri di persona si bloccavano i beni di famiglia per dissuadere i banditi dal commettere altri sequestri. Non si pensa invece a come interrompere l’instaurazione e l’accrescimento di questi cicli economici ricattatori, nei quali prima si fanno soldi scaricando sulla collettività i danni da inquinamento; e dopo si fanno soldi con le bonifiche; attribuendo (analogamente a quanto avviene nelle frodi commerciali della medicina) il pericolo da inquinamento a monocausalità e focalità di comodo – come questo intervento del sindaco conferma. Con due importanti spin-off a beneficio dell’industria medica (rampante a Brescia): le malattie autentiche da inquinamento, e quello ancora più lucroso delle false “patologie” sovradiagnosticate avendo spinto a temere il peggio e a sottoporsi a esami non necessari agitando la paura dei danni alla salute da inquinamento. Questa ottimizzazione dell’economico a scapito dell’umano, questo inquinamento economico che crea cicli degradando per poi rabberciare, che trae profitto dal distruggere e dal gestire le macerie, è un pericolo non meno grave dell’inquinamento chimico. L’ inquinamento chimico non andrebbe visto isolatamente, ma come una componente di un sistema che avvelena non solo il suolo o l’aria, ma anche la società.

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18 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tumori, De Luca: “Dalla Campania un vaccino contro il cancro entro 2 anni”

Dal clientelismo democristiano alla ciarlataneria liberista. Il sangue di San Gennaro si liquefà, per via soprannaturale secondo chi ci crede, tre volte all’anno. Invece nei paesi progrediti gli annunci che seri scienziati avrebbero finalmente scoperto cure risolutive per il cancro sono continui, in pratica giornalieri (1,2). Le promesse di De Luca e Telethon di medicine portentose sono un altro elemento che fa presagire che quello che gli elettori riceveranno in futuro sarà l’industria del cancro, nella quale loro saranno materia prima.

1 West J. Your daily ‘Miracle Cure’ for cancer. Medscape. 2 maggio 2016.
2 Abola MV, Prasad V. The use of superlatives in cancer research. JAMA Oncol, 2016. 2: 139.

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1 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Sanità Campania, come i ‘medici ammalati’ la riformerebbero”

La medicina, antica pratica antropologica, irrazionale – che ha acquisito in tempi recenti una parte reale e utile, razionale – prevede l’autoinganno del guaritore. Un chirurgo, I. Harris, ha illustrato come i medici partecipino alle illusioni (che a volte sono frodi) che vendono ai pazienti, rafforzandole col loro crederci (1). Melazzini, a capo dell’AIFA, serve fedelmente gli interessi dell’industria farmaceutica; la sua malattia serve più che altro a conferirgli credibilità e intoccabilità. Nella buona medicina il malato, il sofferente, regna ma non governa. Mentre chi decide amministra ma non regna. Oggi invece si fa “governare” il paziente, o meglio glielo si fa credere, strumentalizzandolo per forzare approvazioni non dovute di farmaci, allentamento dei controlli, allestimento di strutture inutili e dannose; mentre lo si spodesta, e si mette sul trono il profitto. Le scelte di politica sanitaria dovrebbero essere tenute separate dal parere tecnico dei collegi medici, che non dovrebbero avere ruoli politici né esercitare pressioni (2). Molti medici, malati e non, possono dare suggerimenti preziosi; ma la figura romantica del medico-malato che governa la sanità consente di aggirare una corretta distribuzione e separazione dei poteri.

1 Surgery the ultimate placebo. A surgeon cuts through the evidence. NewSouth Publishing, 2016.
2 Ewart RM. Primum Non Nocere and the Quality of Evidence:Rethinking the Ethics of Screening. JABFP, 2000. 13: 188.

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8 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.T. Totaro “Taranto, la Asl: “Ridurre l’inquinamento non basta, picco di tumori impossibile da calcolare” “

Accostare ai tumori da inquinamento, ai terribili mesoteliomi pleurici da amianto, la richiesta di impiantare l’ambiguo business degli screening di massa per il tumore della mammella, che non c’entra con l’inquinamento, e dove i cancri veri sono annacquati con cancri falsi, ricorda i bancari che, avendo l’agenzia dove lavorano subito un furto o una rapina, dichiarino un bottino 10 volte maggiore di quello reale, e intaschino la differenza. Ma in questa operazione gattopardesca spacciata per progresso civile, in questa riconversione industriale dagli altiforni ai mammografi, i cassieri infedeli non devono temere da CC e magistrati.

@taranto. Il meccanismo ipotetico che lei invita a considerare in nome della cautela non soddisfa neppure la condizione minima di avere riscontri epidemiologici: l’Ilva già Italsider è a Taranto da 50 anni ma non risultano in questi decenni drammatici incrementi geografici nell’incidenza di tumore della mammella predetti dalla teoria portata a giustificazione del quadro catastrofico. E’ invece accertato in letteratura che gli screening provocheranno un aumento spurio di incidenza di tumori, da sovradiagnosi; aumento che verrà attribuito d’ufficio all’inquinamento e solo ad esso. Le teorie patogenetiche che piuttosto che spiegare un fenomeno lo predicono, e che come per magia trovano riscontri a partire da quando sono dichiarate, più che scoperte paiono invenzioni, che esagerano, quando non creano di sana pianta, ad hoc. Soprattutto se sono favorevoli a interessi economici di larga scala; se sono sostenute da un battage mediatico, da appoggi politici e della magistratura; se, in un cherry-picking concettuale, selezionano gli elementi che più fanno comodo, inclusi quelli teorici, trascurandone altri più solidi e fattuali. E se alimentano l’idea intuitiva e rassicurante, ma errata, che la cautela consista nel prendere per veri gli allarmi in quanto tali, e nel mettersi quindi “al sicuro”; e che questo “lato sicuro” esista e sia dato dalla medicalizzazione. Che invece è, come l’inquinamento, un altro dei pericoli per la salute.

@ taranto. La storia della scienza è “costellata” di ipotesi perché le ipotesi sono un elemento costitutivo della scienza; le ipotesi esplicative di fenomeni noti, che vanno verificate prima di essere accettate. Le ipotesi sull’esistenza di un fenomeno che fanno da base, o da pezza giustificativa, a interventi medici – con conferme ex post a coniglio dal cilindro – invece non appartengono alla scienza, né sotto il profilo metodologico né sotto quello etico; anche se sono moneta corrente dell’attuale medicina orientata al profitto e condotta dal marketing; in uno dei suoi tanti equivoci, come quello per il quale più medicina fa sempre bene, e aggiungere medicina – lucrosa, a scapito di interventi più utili ai pazienti – significherebbe “prevenire”. I programmi di screening tumorali, falsamente spacciati come la salvezza, hanno mostrato di non ridurre la mortalità complessiva, e di contribuire significativamente al carico iatrogeno; tanto che in diversi casi si è dovuto ritirarli, nonostante le pressioni “filantropiche” di medici, industria e indotto. E’ interessante che mentre nei paesi più ricchi e progrediti gli screeening per il tumore della mammella vengono ridotti, e ci sono esperti che sostengono che sarebbe meglio abolirli del tutto, nell’Italia di Napolitano, nell’Italia che lesina al cittadino i servizi sanitari essenziali del SSN, il meglio delle istituzioni, della società civile, del clero preme perché lo Stato estenda, come priorità, gli screening al Sud Italia.

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18 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caserta, morta a 3 anni. Arrestati falsa pediatra e marito: “Non diagnosticarono tumore””

Un guidatore può sbandare a destra e finire nel burrone. Ma può sbandare a sinistra, invadere la corsia opposta e fare un frontale; soprattutto se bada solamente a stare lontano dal precipizio a destra. Anche per le diagnosi di cancro gli errori possibili sono due. Si può mancare, colpevolmente o meno, la diagnosi di neuroblastoma. Studi hanno mostrato che, date le sue caratteristiche biologiche, c’è per questo tumore, statisticamente, una marcata facilità a commettere l’errore opposto, cioè a sovradiagnosticarlo. Trattando quindi bambini sani come malati di cancro, con gravi conseguenze, anche a lungo termine, sulla loro salute. Ci sono interessi economici, e, soprattutto in Campania, una campagna mediatica, che favoriscono lo sbandare dal lato dei falsi positivi. Vi è una dolosità sistemica in questo. Sul piano culturale, professionale, giudiziario, mentre i falsi negativi si puniscono e si propagandano i falsi positivi si nascondono e si premiano. Gli stessi che alla notizia di una mancata diagnosi di cancro chiedono i castighi più severi ringrazieranno per le lesioni o l’omicidio da errore opposto *. Magistrati, CC, preti, opinionisti, pronti sui falsi negativi, si sottomettono all’ideologia che vuole i falsi positivi sistematici come parte dell’economia legale, da proteggere e aiutare a crescere.

*Jha S. Doctors are thanked by the false positives but sued by the false negatives. Psychology Today. 13 set 2015.

@ Alexv. Aggiungerei “Come si può pensare che istituzioni dello Stato, autorevoli uomini di scienza dediti alla cura delle malattie, santi uomini con la tonaca, e i media, curino altro che il bene del cittadino, e che addirittura lo danneggino servendo per un loro tornaconto altri interessi?”. Accomodati: segui la strada che ti indicano. L’economia ha bisogno di persone che ragionano come te. Io mi rivolgo a quelli che non scambiano i telegiornali e gli allarmi diffusi dai media per la realtà.

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8 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marescotti “Ilva, a Taranto la vita dei cittadini è ancora in pericolo”

Gli studi citati non giustificano il lanciare un allarme su una particolare condizione di “pericolo di vita” dei tarantini. (Le statistiche diverranno probabilmente più conformi in futuro, quando la profezia si autoavvererà, per la spirale allarme-paura-medicalizzazione-sovradiagnosi). Comunque il danno alla salute c’è. Ed è meglio andare sul sicuro, giusto? Ma non è vero che la prudenza non è mai troppa; a volte quello che sembra il lato sicuro nasconde altri pericoli. Anni ’60, industrializzazione, Italsider, lavoro, benessere: si allontana il pericolo della povertà. Ma entra silenzioso quello dei danni alla salute da inquinamento, censurato come inopportuno per decenni. 2010, Taranto sarebbe una camera a gas. Si sensibilizza sui danni alla salute da inquinamento, ma senza freni e criterio, spingendo così ciecamente verso la medicalizzazione e la sovradiagnosi; verso la nuova industria, quella medica, che ha bisogno di corpi come materia prima più che di braccia salariate. A volte pensando di mettersi al sicuro si finisce in ore leonis. Es. un comunicato di sicurezza della FDA del 7 set 2016 raccomanda di non usare gli screening per il cancro dell’ovaio, perché fanno più male che bene. La salute e la vita dei tarantini – e degli altri italiani – continuano a essere insidiate dall’uso delle false bilance, con le quali oggi come 50 anni fa a seconda della convenienza si esagerano i pesi su un piatto e si nasconde l’altro piatto e i pesi che porta.

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6 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Rosso “Vajont, 53 anni fa la tragedia. Che cosa ci insegna?”

Floriano Calvino, che ebbe il coraggio di produrre una consulenza tecnica veritiera sul Vajont, firmò anche l’improvvido manifesto contro Luigi Calabresi; insieme ad altre persone di valore come F. Basaglia, L. Bianciardi, N. Bobbio, e allo stesso Giorgio Bocca, per limitarsi ai cognomi A-C dell’elenco. Ex post gli errori sono chiari. Una grande opera dell’uomo, come una diga, che sembra sbarrare il passo alla natura, o una battaglia civile, possono esaltarci. Da entrambe le tragedie possiamo imparare che quando fronteggiamo entità che sono non solo molto più grandi di noi, ma complesse, capaci di schiacciarci con le “unintended consequences”, occorre rimanere cauti come davanti a giganti imprevedibili. In questi giorni sui media sono comparsi 2 studi epidemiologici osservazionali su Taranto. Uno mostra il totale di anni di vita persi senza dare il tasso per abitante (trucco detto “broad-base fallacy”). L’altra notizia applica la nota fallacia opposta: dà il tasso relativo di incremento di incidenza senza dare i valori del rischio assoluto. His fretus, si grida alla pestilenza apocalittica, addossandola alla sola ILVA. Non si pensa che oltre all’inquinamento e al suo occultamento anche l’eccesso di allarmismo può provocare livelli nocivi di sostanze tossiche nel sangue. Es. di chemioterapici, dalle sovradiagnosi di cancro che saranno effetto di questa propaganda, che non vede i fianchi franosi dell’invaso che si viene creando con la “diga” per arginare l’inquinamento da ILVA.

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30 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Salvadorini “Corsi de il Fatto Quotidiano: il giornalismo scientifico deve essere critico, non megafono della scienza”

Riguardo all’uso della medicina e della “scienza” per fare uscire mafiosi dal carcere, segnalo che secondo notizie giornalistiche a Cosenza sono in corso trattative che coinvolgono il vescovo Nolè e il direttore del carcere Benevento per estendere alle fasce deboli e ai detenuti lo screening per il carcinoma della prostata. Lo screening col PSA o succedanei – v. Ablin, “Il grande inganno della prostata” – non identificando realmente il cancro della prostata ha reso senza necessità impotenti e incontinenti molti che vi si sono sottoposti. E’ infatti in via di ritiro in USA. Ma è un business colossale. Da un lato, i carcerati poveri diavoli, che sono in una posizione di soggezione, potranno subire pressioni per fare da carne da cannone. Magari con la prospettiva che una diagnosi di cancro e la conseguente mutilazione portino ad alleggerimenti di pena. Dall’altro, è da notare che, in funzione dell’età, la biopsia alla quale il test del PSA conduce può mostrare positività per cancro con frequenza elevatissima (oltre il 50-60% dai 50 anni di età). Si e proposto di non chiamare più “cancro” tali reperti istologici. Questi falsi positivi potrebbero fornire un appiglio giuridico a detenuti potenti, provvisti di complicità istituzionali, per evitare la cella; salvo non farsi operare, e non finire quindi ”limp and leaking” (“floscio e gocciolante”) visto che sta prendendo piede il “watchful waiting” invece della prostatectomia.

@ Monocalpo. E infatti non è previsto e non si dovrebbe. Stiamo parlando di imbrogli che possono favorire altri imbrogli. Non pensi che l’etichetta di malato di cancro possa avere un suo peso, tra gli argomenti addotti, davanti a un tribunale di sorveglianza?

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10 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ventriglia “Informazione, Gomez a Latella: “Taranto? Non se n’è parlato perché c’è filo diretto tra editori e interessi politici” “

C’è il giornalismo dei pennivendoli, che per interesse serve di chi dovrebbe controllare; a volte con scandali ad hoc. E c’è Il giornalismo Lancillotto, senza macchia e senza paura e lancia in resta, benemerito, ma che a volte fa, involontariamente, anche lui l’interesse del potere, perché identifica il drago senza farsi troppe domande, e quindi il potere lo può manovrare, facendolo caricare dove vuole lui. Gomez è un giornalista di prim’ordine; ma non c’è giornalista, mi pare, che consideri che il vento su Taranto è cambiato. Lo Zeitgeist economico, che per decenni ha chiesto, come mezzi per il profitto, l’omertà delle autorità e l’indifferenza popolare sui danni da inquinamento, ottenendole facilmente, oggi vuole scarmazzo e paura, e una mobilitazione di massa sull’inquinamento, come mezzi per favorire la deindustrializzazione, e per sviluppare un’industria di diverso tipo, l’industria medica, da finanziare e da rifornire di materia prima spingendo verso di essa adulti e bambini. Anche stavolta è la sua volontà a imporsi, anche grazie alla stampa, che combattendo i mezzi del potere passati favorisce quelli odierni, che hanno semplicemente preso un verso opposto rispetto ai precedenti.

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11 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ventriglia “Evacuare la Campania? (In)Felix, un futuro apocalittico nel corto animato ispirato a un articolo del Fatto”

Nel cortometraggio di Maria Di Razza sull’inquinamento del suolo in Campania gli animali del luogo diventano belve, e scacciano l’uomo. Ne “Il Parnas” lo psichiatra Arieti racconta di un massacro di un gruppo di ebrei e di alcuni cristiani per mano dei nazisti, realmente avvenuto a Pisa nel 1944. Mentre viene ucciso, il protagonista, affetto da una zoofobia, vede i soldati tedeschi come animali: “Sì, voi siete bestie. La vostra voce è un abbaiare di cani, un ululare di lupi. In ognuno di voi, scorgo un muso, pelo, quattro zampe, e una coda”. La fobia e l’allucinazione trovavano fedele riscontro nella realtà. L’uomo è capace di farsi lupo agli altri uomini. Di fare riemergere dal profondo una paura che è la paura ancestrale per gli animali feroci. A volte con atti bestiali, come nel caso dei nazisti. A volte come strategia, per stanare e spingere le prede verso altri componenti del branco, come fanno certe specie animali nel “cooperative hunting”; e come sta avvenendo con questa disinformazione sull’inquinamento, che oggi è sfrenata nel descriverne i pericoli, ora con interpretazioni capziose dei dati di ricerca, ora con foga oratoria, qui con un cartone animato estetizzante; e invece omette dal quadro descrittivo, e dal bilancio razionale dei rischi, l’altra metà del branco di lupi, verso il quale viene spinta la mandria spaventata, indotta a fuggire verso la medicalizzazione e le frodi del business biomedico, che possono azzannare le persone non meno dell’inquinamento.

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6 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Augusta, don Prisutto e i morti per inquinamento: la Spoon River di Sicilia in un documentario”

Tra i prodotti velenosi emessi dalle industrie ce n’è uno particolarmente prezioso per gli speculatori: la paura. La paura della malattia, che spinge le persone verso l’industria medica. Attribuire tutte le morti per cancro a fonti puntuali di inquinamento è un’operazione scorretta, che trova la sua ratio nella valorizzazione di quell’inquinante potente che è la paura. Don Prisutto, esponente di una chiesa che è nel lucroso business della medicina commerciale, si trova a fianco di altre figure “etiche” nell’alimentare credenze distorte sulle malattie a danno della popolazione e a favore del business. Considerare solo i pericoli, reali, dell’inquinamento industriale, gonfiandoli con una retorica accattivante oltre le loro pur rilevanti dimensioni e ignorando le altre cause, e nascondere l’interesse a spingere verso i reparti di oncologia, con le loro false diagnosi di massa spacciate per prevenzione e le cure poco efficaci, pesanti e costosissime per i cancri veri, è come educare i bambini ad attraversare una strada a due sensi di circolazione e molto trafficata guardando solo da un lato anziché sia a sinistra che a destra.

@ FrankVa. Hai ragione sui pericoli dell’ignoranza. Il lato buono di quanto scrivi è che mette in luce la differenza, che andrebbe rimarcata, tra inquinamento ed esposizione. Non è vero che accertato che una sostanza è dannosa si può mettere “punto e basta”, congratularsi con sé stessi per il proprio raziocinio e senso civico e andare a mangiarsi una cassata. Anche un fornello da cucina o un accendino accesi possono causare orribili danni se l’esposizione ai loro gas è troppo ravvicinata. Bisognerebbe vietarli? La tossicità intrinseca è una cosa, l’esposizione è un’altra, gli effetti reali sulla salute un’altra ancora. Una conseguenza del confondere tra inquinamento ed esposizione è che spesso, in conformità a interessi illeciti, si nascondono gli effetti nocivi sui lavoratori o altri soggetti che siano direttamente esposti e allo stesso tempo si impaurisce eccessivamente la popolazione generale. Il rischio viene nascosto oppure esagerato dai don Prisutto in funzione dell’interesse. Un recente studio australiano mostra come i medici sottovalutino gli effetti avversi delle medicine. Il cui consumo beneficia da queste campagne di paura. Il danno da inquinamento va valutato sugli effetti sulla salute, data l’esposizione, non sulla tossicità potenziale. Forse invece di magliette, foulard, parodie di Spoon River, denunce di genocidi e professioni di oggettività bisognerebbe mostrare evidenze valide e, deposta la sicumera e riconosciuti gli interessi palesi e quelli nascosti, ragionarci.

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10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Puglia e Tap, l’oncologo in sciopero della fame e l’importanza di non arrendersi”

Gli oncologi sono persone dotate di una particolare sensibilità. Una sensibilità alternata, che si impenna o sparisce in conformità agli interessi economici dell’oncologia. Es. un recente articolo mostra che quando imbottiscono indebitamente di chemio chi ormai sta morendo di cancro, col risultato di aggravare gli ultimi giorni dei pazienti terminali e di sprecare risorse, affermano di farlo per ragioni etiche come l’alimentare la speranza*. Se si tratta di lanciare allarmi, anche infondati o esagerati, su agenti inquinanti cancerogeni nell’ambiente, che spaventando il pubblico lo spingono alla “diagnosi precoce” con gli screening, la loro generosità li porta ad affermazioni a effetto e comportamenti un po’ istrioneschi come questo dello sciopero della fame. Nello slancio dimenticano di fare prima pulizia in casa propria, evitando le sovradiagnosi di massa degli screening e informando il pubblico del pericolo. Su quello, sul fatto che il volume di affari viene moltiplicato etichettando e trattando come malati di cancro masse di persone sane, prevale la riservatezza tipica delle anime delicate. Così che alla fine gli oncologi non sono opposti alle storture e ai danni dell’industria e al business come sostengono e come fanno sembrare; lavorano piuttosto ad un’attività industriale e affaristica collaterale, o gemella siamese.

*Bluhm M et al. Paradox of Prescribing Late Chemotherapy: Oncologists Explain. J Oncol Pract, 2016. 12: e1006-e1015.

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20 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Borri “Cari lettori di Taranto”

Bisogna stare attenti a paragonare l’umano a volumi di luridume inanimato. Alla metafora di Impastato, “la mafia è una montagna di m.”, va riconosciuta una sostanziale accuratezza. Mentre il gerarca Farinacci, avvocato degli assassini di Matteotti, si sentì autorizzato a definire l’avvocato della vedova “un metro cubo di letame”. Taranto è una Tilafushi, spazzatura velenosa che si fa suolo, terra, città, come dice la corrispondente di guerra Borri? A Taranto le esagerazioni, gli adynaton (per stare lontano da parole più semplici ed espressive) non vanno a favore dei cittadini, ma a loro grave danno e a favore di grandi interessi della peggiore specie*. Con parole – e idee – senza misura si sembra guerrieri, pugnaci, ma non lo si è affatto. Come il sanguinario Farinacci: “Roberto Farinacci, detto anche l’”onorevole Tettoia”. Il soprannome gli viene attribuito, perché – dopo essere stato un fanatico interventista – Farinacci, durante la prima guerra mondiale, non parte per il fronte, ma rimane sotto la tettoia della stazione ferroviaria di Villetta Malagnino, con la qualifica di capostazione in seconda”. (Walter Tobagi).

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2 dicembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Ilva, in una lotta tra inquinati non ci possono essere vincitori”

Dall’alto del monte Olimpo, il Magistrato osserva con compassione i mortali che si dibattono intrappolati nelle pene della condizione umana. Ma è solo una “lotta tra inquinati”, secondo la narrazione costruita dai magistrati? Non sono in gioco anche altri fattori, primari e più forti, dati da grandi interessi economici? I magistrati intervengono imperiosamente a fermare l’Ilva dal 2012, quando è in corso la deindustrializzazione del Paese. Non erano con gli altri responsabili della “vergogna nazionale” nei decenni precedenti? Così come allora si “tenevano gli occhi ben chiusi” su questa esternalità negativa dell’industrializzazione, le conseguenze dell’esposizione a sostanze nocive, oggi si è omertosi e complici sul nuovo corso e i suoi danni: la medicalizzazione, che invece della bugia del silenzio si giova della bugia dell’esagerazione, degli allarmi smodati sul rischio di cancro e altre malattie. I laminatoi vengono sostituiti dai mammografi. Sul nastro trasportatore non più billette, ma corpi. I magistrati non stanno contrastando questa riconversione industriale, ma aiutano la suggestio falsi che la sostiene; e, posso testimoniare, anche la suppressio veri. Trovandosi a lavorare per il potere insieme a forze piduiste.

@ Stef Menc. Una conclusione squallida che è tutta tua. Se fossi un magistrato non mi farebbe piacere ricevere questo genere di supporto. E mi chiederei in che compagine sto mettendo la toga che porto.

@ Traurig. La casta mafiosa e corrotta, i sindacalaidi, gli amici della parrocchietta e capitani coraggiosi che rubano i risparmi di pensionati e famiglie sono in un elenco del quale fa parte anche la tua categoria, che a mio parere è da accostare per gravità alla mafia e al terrorismo come strumento nefasto di potere a danno del Paese: i sessantottisti, che servono chi sta ancora più su del generone italico con temi pseudoprogressisti. E tutti insieme andate avanti a spese degli onesti. Nel loro servilismo, nella loro vigliaccheria, nel loro torpore mentale, i sessantottisti si sentono insultati da discorsi che non ricalchino la dottrina preconfezionata; e quindi legittimati a rispondere con l’insulto, ritenendosi inoltre superiori al dovere di argomentare. Un aspetto di questa piaga, il sessantottismo, in questi anni è la magistratofilia: la “Magistratura” sarebbe esente da errori, pavidità, compromessi col potere, corruzione. Il caso ILVA ha affinità con Tangentopoli, dove pure lo svegliarsi al momento giusto della magistratura, e qualche colloquio con diplomatici USA a quanto si riporta, ha orientato il Paese verso la china desiderata. Per i progressisti dei miei stivali la magistratura, che da che mondo è mondo è strumento del potere, farebbe eccezione: sarebbe una forza “buona”, come loro, a priori. Dimmi chi ti loda e ti dirò chi sei. Sulle marmotte non dico nulla essendo contrario a discutere con chi riporta casi aneddotici personali.

@ Traurig. Sì, il sessantottismo, strumento delle “distruzioni creative” del liberismo, per me è uno dei grandi mali del Paese, misconosciuto (autori di riferimento: Orwell, Lasch, Michea, Pasolini). Ed è, data la portata dei suoi effetti negativi, e data la natura burattinesca, cioè manovrata dall’alto coi fili, accostabile a mafia e terrorismo. E’ una forma speciale del diffusissimo tipo italiano, il vassallo. Che si trova un potere da servire per fare il signorotto sui suoi pari. Nel sessantottismo più o meno consapevolmente si seve il potere indossando panni “antisistema”, e così in più si fa bella figura, passando per coraggiosi combattenti. Basti vedere lei, che prima si scaglia contro di me, e poi “mi ricorda” che siamo occupati e c’è la VI flotta. Che crede di essere a posto misurandosi col peggio. La “LEGALITA’”, ad indossarla come in un vorticoso spettacolo di trasformismo, alternandola a fasi di immobilità da iguana al sole, sono le “forze vive” come la sua. C’è anche la legalità delle bande di criminali (Platone). E’ un valore derivato: dipende dai principi sui quali si basa. Es. se sviluppa i principi di libertà e decenza, che dovrebbero portare a fare meno gli Zampanò contro un connazionale senza padrini che esprime tesi non allineate, e ad essere meno Gelsomina, meno passivi, meno filosofici, meno gattopardeschi, verso i poteri occupanti dei quali si è così solerti nell’indovinare e servire le volontà. Una forma di intuito della quale sono ben provvisti anche i magistrati.

@ Traurig. In base al suo modo di ragionare Pasolini era di destra, perché criticava gli studenti contro i poliziotti. E anche un bigotto, perché critico dell’aborto. P. Impastato era un mafioso, perché come Provenzano era contro Badalamenti. Sciascia un fiancheggiatore della mafia, criticando l’antimafia. E’ l’opposto: dirsi contro un male non vuol dire essere per il bene. Può invece favorire un terzo male, un terzo interesse illecito. Un equivoco sul quale speculano in tanti, dai magistrati ai 5S.

Voi state svendendo le industrie, e allo stesso tempo, con la medicalizzazione, i concittadini. Per lei, “l’anticasta”, sull’indipendenza “è sufficiente” la rivista di De Benedetti, tessera n.1 del PD. Una razionalizzazione del prostituirsi al potere. Lei è allineato con la Digos, che avendo bisogno di giustificazioni per gli abusi su mandato nei miei confronti le sarà grata dell’attribuirmi disegni di “azioni militari” contro USA e NATO. Occorre un’intima disperazione per far convivere grandi proclami con l’atto infimo di additare come soggetto pericoloso da sorvegliare chi è di intralcio alle frodi omicide della medicina commercializzata. Frodi a volte favorite dai magistrati, quelli del “diritto alla vita”. Del resto il groviglio ILVA è un habitat adatto per manipolatori. L’ILVA, e lo stato attuale del Paese, riflettono i danni della gara a lustrare le scarpe a chi sta in alto per ottenere un piccolo feudo. Gara spesso mascherata da esercizio di alti compiti o da opposizione al potere.

@ Traurig. Sì, credo che “lo scambio democratico di opinioni” sia finito: la diagnosi psichiatrica è l’ultima carta che vi resta. Le condizioni psichiatriche sono una disgrazia meno grave della patologia esistenziale della “sindrome di Steve Jobs”, quella di coloro che come lei non hanno bisogno che glielo dica Steve Jobs “stay hungry”, di “stare affamati”, perché la convinzione irremovibile di essere in uno stato perenne di necessità che giustifica qualsiasi atto per mangiare ce l’hanno già.

@ Traurig. Grazie per la rassicurazione. Ma continuo ad avere queste allucinazioni, a sentire l’ombra minacciosa e incombente di chi è disposto a qualsiasi bassezza per mangiare. Di quelli che chiamo “straccioni esistenziali”. Mi rendo conto che è assurdo: sono creature immaginarie, non esistono. E se esistono non hanno nulla a che fare con quelli che intervengono come lei. Grazie per mostrarmi, con l’esibizione nella quale si sta producendo, qual è invece la realtà. Straccione esistenziale. Che idea stramba.

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18 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Verdi alleati del Pd? Non basta una lista a far diventare ambientalista Renzi”

E se non ci fosse da stupirsi? E se i Verdi e il PD non fossero che rami diversi della stessa famiglia politica, funzionali sotto mentite spoglie a disegni di larga scala del potere, e che non hanno quindi difficoltà ad allearsi nel servaggio, e nella mistificazione a favore del primato del profitto? Se l’ecologismo politico fosse un’ideologia per rendere più forte l’assoggettamento e lo sfruttamento, come osservò il marxista Paccino (L’imbroglio ecologico, 1972)?. Se fosse un antiumanesmo, come sostiene il clericale Larcher (Il volto oscuro dell’ecologia, 2004)?. Se fosse un elaborato giro retorico che finisce per difendere le feroci leggi del mercato, le leggi della predazione animalesca e spietata, come scrive il teologo luterano Turke? (Violenza e tabù, 1991). E se l’ecologismo come programma etico fosse la permutazione perversa di una gerarchia di giusti valori, come ha scritto Piero Chiara (che era massone): “La prima delle battaglie ecologiche deve riguardare l’animale uomo. Il resto, come la difesa […] dell’ambiente naturale [..] verrà da sé e si troverà salvo se sarà salvo l’uomo con le sue peculiarità, con l’unicità della sua faccia e della sua coscienza”.

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11 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Palmisano “Ilva, come svilire le valutazioni ambientali e sanitarie”

L’avv. Palmisano dice che si sta svilendo la stima di un rischio aggiuntivo di tumore da inalazione >1:10000 (0.01%) per un’esposizione life-time (70 anni) su una popolazione di 14000 residenti. Un rischio aggiuntivo life-time di 2:10000 su una popolazione di 14000 si traduce nella comparsa in 1 caso di tumore in più ogni 25 anni nella intera popolazione.

Per come è strutturata l’oncologia, il gridare all’epidemia di cancro e l’associata campagna per introdurre misure mediche portano ad aumenti molto più marcati dell’incidenza di diagnosi di tumore, a causa delle sovradiagnosi. Es. per le donne in età 50-75 che spinte dai toni tribunizi si sottoporranno a screening mammografico, la probabilità che una diagnosi positiva sia in realtà una sovradiagnosi, cioè che la donna sul piano pratico, sostanziale, non abbia in realtà il cancro diagnosticatole, sarà di circa 1 su 3*.

La differenza tra gli ordini di grandezza dei rischi gridati da un lato, e dall’altro di quelli taciuti verso cui gridando si spinge, riflette le distorsioni sanitarie sull’ILVA. Se quello a cui si mira è la tutela della salute, il “principio di prevenzione” non deve omettere che anche le sovradiagnosi di cancro vanno prevenute**.

* Effectiveness of and overdiagnosis from mammography screening in the Netherlands: population based study. BMJ 2017;359:j5224.

** Preventing overdiagnosis: how to stop harming the healthy. BMJ 29 may 2012.

@ ermenegildo zecca. Ho riportato gli scritti ufficiali sui quali l’avv. Palmisano basa il suo discorso. “Inalatorio” l’ho aggiunto io, tra le cose da stipare in 1500 caratteri, riportandolo dal documento ARPA, proprio per specificare che la valutazione riguarda solo l’inquinamento per via inalatoria. La distorsione non è data da questa incompletezza, che comunque non inficia la comparazione che presento tra ordini di grandezza, ma dagli sforzi per comunicare al pubblico ingigantendoli gli effetti cancerogeni da inquinanti a Taranto ignorando le conseguenze iatrogene. Si ricorre a trucchi di retorica quantitativa come il presentare le frequenza assolute, il non comparare con il resto d’Italia, gli indici surrogati come i ricoveri, le “mappe della salute”, ingannevoli per il pubblico. In medicina gli errori commissivi sono permessi rispetto agli omissivi. Si pensa che abbondare sia più sicuro. La distorsione è data dal fingere di non sapere che anche la comunicazione a senso unico, l’allarme su Scilla tacendo di Cariddi, provoca danni alla salute. Ai tempi della Finsider i danni reali dell’inquinamento da ILVA venivano ignorati e nascosti; oggi, ai tempi della medicina commercializzata, e della deindustrializzazione, sono esaltati, dicendo “basta con le bugie” e ignorando, nascondendo e favorendo le conseguenze negative dell’allarme. Una contraddizione che deriva dalla costanza nell’aderire a criteri di convenienza economica e a scelte politiche.

@ MGB. L’accusa di “disonestà intellettuale” andrebbe semmai rivolta agli autori di quanto citato da Palmisano e da chi lo utilizza come fa Palmisano. Non mi pare però che l’assunzione di inquinanti per via inalatoria, del resto sempre agitata sui media – “la mal’aria” – sia in sé, a parte il suo livello e i suoi effetti nel caso specifico, un fattore causale minore. Vi accorgete che sarebbe, a vostro dire, una componente non rappresentativa quando si fanno quattro conti sui suoi effetti quantitativi dati i valori riportati? Per affermarlo, e per accusare di “disonestà intellettuale”, occorrerebbe presentare parecchio di più del “potrebbero esserci sorprese” e di discorsi a impronta etilica su epidemie sterminatrici di moscerini e test con palle di cannone. Invocare altri percorsi causali dopo che è stata mostrata una grottesca discrepanza tra ciò che si grida e i numeri sui documenti ufficiali che gridando si sventolano; invece di partire dal fenomeno del quale si dice di volere spiegare le cause, cioè dai dati di incidenza e mortalità; affrettandosi a passare all’attacco personale, basandosi su queste affermazioni apodittiche; indica una consumata capacità di imbrogliare senza pudore il discorso. Una capacità che, rispondo a lei, dalle mie parti si chiama come dice, ma senza l’aggettivo “intellettuale”.

@ ermenegildo zecca. Gli ordini di grandezza che presento sono quelli delle stime di casi extra di tumore addotti a sostegno, 1 ogni 25 anni sull’intera popolazione, e degli incrementi verificati di false diagnosi da screening di cancro della mammella, 1 ogni 3 diagnosi positive.

Lo pseudonimato sul web protegge il nome, che è comunque registrato (come deve essere), dagli insulti gratuiti, che anche in questa occasione mi sono stati prontamente lanciati da utente non identificato (MGB). E’ come una cerata dovendo lavorare al mercato del pesce. (E, in generale, certi nomi e cognomi, certe gote al vento di incappucciati preferirei non fossero esibite). Anche io penso che sarebbe necessario sapere chi sono le persone con cui si discute. Si può stabilire di usare tutti obbligatoriamente nome e cognome. Ma il nome e cognome è solo uno degli attributi; identifica ma non definsce. Per esempio vorrei sapere quali appoggi, quali appartenenze hanno permesso di occupare una cattedra universitaria, finanziata dal contribuente, a un interlocutore che in una discussione a carattere scientifico cambia in questo modo le carte in tavola.

Il suo pubblico proponimento di non discutere più con chi non dichiara nome e cognome combacia col mio, tacito, di stare lontano dai troppi professori universitari che interpretano la loro posizione non come obbligo di rigore ma come licenza di manipolare. E la cui esibizione di titoli accademici si avvicina troppo a una forma di peculato.

@ MGB. Non sono dell’ARPA. Ma se l’ARPA non avesse fatto altro che applicare un modello che per quanto limitato è più valido di altri presupposti intuitivi? Potrebbe essere stata corretta; non sarebbe la prima volta che avvengono cose del genere. O se avesse commesso qualche errore in buona fede? O se avesse voluto salvare capra e cavoli, prestandosi a fornire qualcosa di utilizzabile come pezza d’appoggio per l’allarme ILVA, ma senza alterare radicalmente la descrizione tecnica fattuale? O addirittura alleggerendola? Non si sa. Nelle questioni miste tecnico-politiche ci sono tantissimi possibili garbugli. Forse conviene astenersi se possibile dal puntare alle persone, da attacchi personali, e cercare invece di estrarre delle evidenze tecniche abbastanza solide: evidenze che chiariscano e che quindi parlino, esprimendo giudizi sulle scelte e responsabilità soggettive.

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30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

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25 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Taranto, marcia in ricordo di bimbi morti. Arcelor: “Con voi, bandiere a mezz’asta”. Rabbia in Rete: “Ridicoli, spegnete tutto”

Un aperto patrocinio ad un’altra delle tradizionali marce contro il potere volute dal potere. “Al momento di marciare / molti non sanno / che alla loro testa marcia il nemico./ La voce che li comanda / è la voce del loro nemico.” (B. Brecht). I cittadini che ieri obbedienti non vedevano l’inquinamento e che oggi vedono obbedienti solo l’inquinamento, e obbedienti lo elevano a peste nera, stanno marciando obbedienti coi loro figli in bocca ai lupi del business dell’industria dell’oncologia, che è libera di perseguire il profitto a danno loro come lo era ieri quella dell’acciaio. Marciano per la riconversione, necessaria per il potere finanziario, dalle troppe siviere da centinaia di tonnellate alle fiale da centomila euro spacciate per miracolose. I gattopardi, che non rischiano conseguenze serie, eccitano e incanalano la “protesta”; e con essa la paura, che spinge la gente verso le tagliole della medicina industriale. Un’industria che genera profitti superiori a quelli dell’industria dell’acciaio; e non teme crisi da sovrapproduzione, creando più condizioni di malato di cancro che guarigioni autentiche. Questa marcia coi paraocchi favorisce ciò che si crede di combattere, il profitto dei pochi a danno della salute e del benessere dei tanti.

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6 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Asta “Ilva, a Taranto sapevano già tutto nel 1971. Così l’acciaio divenne il cappio della classe operaia”

Su come l’attuale “consapevolezza” non interrompa l’aspetto tragico della storia dell’Ilva, ma lo prosegua in forma farsesca: ‘Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato’ nel mio sito.

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2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

A sentire politici e commentatori come Bonelli a Taranto sarebbe in corso e sarebbe tenuta nascosta un’epidemia di malformazioni congenite, con centinaia di bambini nati malformati a causa dell’inquinamento dell’ILVA. Dal 2002 al 2015 risultano nati a Taranto 25357 bambini. 600 bambini nati con malformazioni danno un tasso di malformazioni congenite del 2.4%. Il Ministero della salute riporta una prevalenza nazionale di malformazioni congenite di circa il 2% nella prima settimana di vita, che sale al 5-6% entro l’anno di vita. Uno studio osservazionale in corso su inquinamento e malformazioni congenite in Bretagna considera un tasso di malformazioni congenite in Francia del 3%. Volendo esercitare le doti di “cittadini liberi e pensanti” si dovrebbe considerare se va nell’interesse proprio e dei propri figli gonfiare la Scilla dell’inquinamento e nascondere la Cariddi delle sovradiagnosi, dei sovratrattamenti e delle altre manipolazioni del business biomedico, verso la quale si sta spingendo seminando paura con informazioni false e ingannevoli.

@ il gattamelata. L’unico numero che viene riportato è quello del totale di tutti i casi accumulatisi in 14 anni; inducendo il lettore a credere che ci siano stati 600 bambini nati malformati a causa dell’ILVA. Solo nel testo si dice che è risultato un numero di malformazioni più alto rispetto al dato regionale; ma, mentre si lanciano accuse di occultamento di dati spaventosi, si tacciono i dati elementari dei valori dell’incremento assoluto e relativo. Non si riporta, come lei dà per certo, che la differenza sia risultata statisticamente significativa. Se anche lo fosse, lo scambiare la significatività statistica per un effetto biologico forte è descritto negli elenchi degli “spin”, delle manipolazioni usate da certi autori per fare dire alle loro ricerche il contrario di ciò che hanno rilevato. I dati disponibili indicano già (v. mio commento precedente) che il pericolo per la salute non è dato solo dall’inquinamento, ma anche dalla diffusione di informazioni grossolanamente artefatte sull’inquinamento.

@ il gattamelata. Le peer review sono accusate di lassismo; ma se lei si presenta come fa qui, difendendo dati che non presenta e teorizzando che se le informazioni – false e catastrofiche – che si diffondono al pubblico sono su dati non pubblicati non si può criticarle, non si stupisca se perfino i corrivi peer reviewers la fermano. Ai dati inventati ma sacri, allo scambiare il cumulativo per l’incremento, roba non da peer review ma da bocciatura alle medie, o da associazione nella stessa cella di Vanna Marchi, aggiunge che dovrei tenermi per me e non svelare i trucchi di manipolazione della comunicazione delle ricerche; un sacrilegio appena commesso es. da il JAMA, la rivista dell’associazione di categoria dei medici USA (Fihn SD. Combating misrepresentation of research findings. 3 mag 2019). Conclude che chi non accetta questa sua “scienza” è pagato. D’acccordo sul “follow the money”: io non sono pagato, ma pago un prezzo per parlare contro il senso comune costruito da media, esperti, magistrati, showman, etc. Vedo piuttosto che esiste una conventio a praticare, in buona parte con denaro pubblico e con l’abuso della autorità istituzionale, la suggestio falsi e la suppressio veri a danno della salute pubblica e a favore di grandi interessi illeciti del business biomedico, notorio corruttore. Il terrapiattismo del potere che lei esibisce con tranquillità non potrebbe esistere e fare i sui danni senza tornaconti, censure e complicità.

@ il gattamelata. Non lo penso solo io che diagnostichino – strutturalmente, secondo dottrina – malattie che non ci sono, in particolare il cancro, per vendere prodotti medici. Posto che la sua sia solo impreparazione, incapacità e presunzione, quando ha finito di fare la ruota e contemporaneamente “svuotarsi l’intestino” sul suo trono digiti “overdiagnosis” su Pubmed. Sono riportati oltre 12000 articoli. Biostatistici hanno sviluppato metodologie per misurare il fenomeno. Tomatis osservò che gli statistici sono svegli ma “stringono al laccio di una formula e strozzano dati sperime7 giugno 2019. Gli altri fratelli di Mattarellantali che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza”. Quindi una laurea in statistica può non essere sufficiente o rilevante; specie se non si hanno 2 centesimi di buon senso, modestia e onestà per capire che sì, la medicina non è scienza pura né filantropia ma una pratica antropologica che genera migliaia di miliardi vendendo sulla fiducia. Non è molto diverso dal capire che il meccanico o l’idraulico possono sovradiagnosticare guasti per alzare il conto. Lanciare allarmi oltre il vero lasciando libere queste frodi istituzionalizzate è come lanciare una Ferrari alla quale sono stati tolti i freni. Se lo si fa in buona fede, cioè si è stupidi, non bisognerebbe fare ricerca, tenere lezione, dettare politiche sanitarie … Se menzogne come questa sono diffuse per vantaggi materiali o psicologici si è nel campo delle consuete miserie che danno gambe agli orrori della storia umana.

@ il gattamelata. Bene, io sono losco perché non metto il mio nome su quel che scrivo sul internet, mentre lei non lo mette per deontologia. A non avere chiaro il concetto di sovradiagnosi sono io, non lei che scrive che mica convincono le persone ad avere tumori per vendergli le cure. Lei poi addirittura spinge il suo coraggio fino a mettere il suo nome sulle sue pubblicazioni scientifiche. Come altri, o meglio tutti (incluso me a suo tempo, devo dire; o come quando scrivo alla magistratura dell’impunità di cui gode la disinformazione nociva alla salute come questa che lei sta propagandando). Lei non mi vede come suo collega. Grazie. Mi duole invece di essere un contribuente, con ricercatori dotati come lei. Siccome per un periodo ho scritto liberamente, su invito, sulla rivista dell’associazione che ha lanciato il termine “sovranista”, articoli come quelli che lei cita, gatta ci cova. La ringrazio anche per la misura di stare lontano da me 2 km; tanto più che l’efficacia dei cordoni sanitari nell’impedire il contagio è sottovalutata. La sua statura, si vede da ciò che scrive, è tale che la sua figura torreggiante sarà visibile anche da quella distanza. Purtroppo non c’è nessuna profilassi contro inganni perniciosi come questo dei 600 casi di malformazioni congenite nascoste causate dall’inquinamento ILVA, che in un paese serio sarebbe oggetto di attenzione dei poteri dello Stato non meno dell’inquinamento ILVA.

@ il gattamelata. Ho esposto al pubblico il lavoro di Welch, con mie considerazioni. Non pubblico più su riviste scientifiche perché mi viene impedito; come del resto sono stati silurati lo stesso Welch, o Gotzsche, autorità riconosciute, dalle stesse forze che danno spazio a campioni come lei. Inoltre aspetti criminologici della medicina non dovrebbero restare confinati entro la corporazione. (Quelli che non vogliono siano rivelati sono gli stessi che chiedono la “medicina partecipativa”, che invece è un coinvolgere le vittime nelle truffe, come si vede qui). Non uso il mio nome, che riporto nel mio sito, per non esporlo agli schizzi di trollini e trolloni; come lei, che invece di vergognarsi e nascondersi per l’appoggio alla diffusione di notizie cialtronesche da esposto in Procura, viene a sindacare dove io posso scrivere. Forse c’è in effetti qualcosa di “sovranista” nel rivelare frodi mediche internazionali che sfruttano le persone come bestiame. In Italia c’è un problema di “soccidanti”, che affittano gli italiani. Sui ricercatori venduti, caro prof, posso scrivere per centinaia di pagine. Il caso di Fisher è un esempio debole; lei lo ha scelto perché è anche remoto e lui era molto intelligente? Quel che l’interessante esibizione che ha voluto offrire qui mi fa venire in mente è un articolo di Feinstein sui “perils of riding on a data barge”, i pericoli dell’analizzare dati che sono una chiatta carica di spazzatura (J Clin Epidemiol 1989.42; 929).

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

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10 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bari, inquilini morti in palazzo vicino a una discarica. Il giudice non archivia e ordina ai pm di indagare ancora: “Non c’è prescrizione” “

Il rimpallo di false rappresentazioni della malattia tra medico e paziente è stato chiamato “pas de deux” (Malleson). Anche magistratura e “scienza” ballano assieme, e amplificano concezioni false e dannose scambiandosele. Come questa “teoria miasmatica del cancro”; per la quale il cancro avrebbe modalità di diffusione somiglianti a quelle degli avvelenamenti acuti. Questi casi mediatici contrastano con la “firma epidemiologica” del cancro (definita trattando delle sovradiagnosi, causa reale di picchi di incidenza del cancro*; che “scienza” e magistrati concorrono nell’occultare). Il cancro da agenti ambientali ha firma diversa, se non in casi particolari, es. alcune esposizioni ravvicinate all’amianto; e anche lì con latenze lunghissime. “La giurisprudenza chiama ma la scienza non risponde” secondo un magistrato, a proposito dell’assoluzione di De Benedetti per i morti da amianto. Questi procedimenti, simili alle “sentenze suicide” con le quali si mandavano assolti i fascisti nel dopoguerra, sono “ a pera”: una base larga, mediatica, che manda un messaggio di paura convincente ma falso; l’inconsistenza poi restringerà il caso nei gradi successivi fino al “liberi tutti”. Risultato: l’inquinamento diffuso come causa reale di cancro resta incontrollato e impunito; l’allarme così alimentato spinge verso l’estensione – in particolare al Sud – delle lucrose frodi di massa dell’oncologia*.

*Welch et al. Epidemiologic Signatures in Cancer. NEJM, 3 ott 2019.

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8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

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19 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Tani “Mafie, alla Bocconi una cattedra per capire l’impatto della criminalità sull’economia. Pinotti: “Causa riduzione del Pil pro capite fino al 20%”

La white hat mafia

Una magistratura adeguata dovrebbe chiedere il nome dell’anonimo che finanzia la “associate professorship…”, e interrogarsi; non negando il fenomeno del “white hat”: l’indossare il cappello bianco dell’antimafia per meglio praticare affari illeciti del mondo legale. Il Fatto rende noto oggi che A. Mittal sta facendo con Ilva ciò che fece in Romania. Chi l’avrebbe mai detto… anche i candidi magistrati hanno suonato la musica funzionale a questo attacco al Paese*. Invece rapiti applaudiamo le storie di malavita di Gratteri, e la martinella del carroccio suonata dalla Dolci. L’altro giorno dal Cergas Bocconi si è detto che bisogna trasferire più spesa farmaceutica dalle farmacie agli ospedali. Questo favorirà il succhio di denaro pubblico con farmaci di dubbia efficacia, e dai prezzi che analisi economiche mostrano essere in grado di mandare in bancarotta un sistema sanitario, mentre i cittadini dovranno pagare; per una industria farmaceutica che già spaccia tanto inutile e dannoso. Nessun clamore.

Al white hat del business predatorio e della magistratura business-friendly occorre una criminalità mafiosa da esibire; traendo vantaggi, a scapito della collettività, da questo parafulmine. Posso testimoniare che dalle medesime istituzioni che studiano e combattono ma non eliminano la mafia partono azioni per l’eliminazione con sistemi mafioidi di voci sgradite al grande business, come su Ilva e farmaci.

*Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

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11 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi al Nord, in aumento il cancro alla prostata. Una ‘lapidazione’ mai vista”

Si è stimato che un 60% delle diagnosi di cancro della prostata siano sovradiagnosi (Welch, Black, JNCI, 2010). Il “great prostate hoax” è “a public health disaster” (Ablin, lo scopritore del PSA; sul cui dosaggio si basa lo hoax). Con la sovradiagnosi si può finire impotenti e incontinenti senza ragione.

L’articolo che dà a Marfella l’appiglio omette di scrivere di quanto è aumentata l’incidenza; discute invece degli aumenti percentuali. Da un grafico si vede un incremento in USA, per un fenomeno rarissimo tra le età 25-39, da meno di 1 caso/milione nel 1975 a meno di 4 casi/milione nel 2015. Un incremento in 40 anni dell’ordine dei decimillesimi di punto percentuale. E’ ingannevole fare passare big percentages per big numbers. “If results are presented as … relative values, mistrust them [diffidane]. Convert the figures to actual results.” (Hickey et al. Tarnished Gold. The Sickness of Evidence-Based Medicine, 2011).

Gli autori ammettono che all’incremento possa contribuire la sovradiagnosi col PSA; che si basa su quella disinformazione che alimentano. Includono tra le possibili cause una maggiore sedentarietà, supposta, dei giovani di oggi; congettura che dà un’idea del genere di “scienza”.

La notizia vera è che il business oncologico monta allarmi per espandersi ai giovani. Marfella vanta la considerazione delle istituzioni, anche a Brescia; un’affinità che aiuta a capire come le istituzioni abbiano visto in Montante un profeta dell’antimafia.

@ Antonio. I dati non sono numeri puri. 4*10^-6 è “il quadruplo” di 10^-6; ma praticamente la mai vista lapidazione di massa che per il dr. Marfella vi corrisponde es. in Lombardia riguarderebbe 1 soggetto ogni 3 anni. Saltando qualche anno, e in certi casi si tratterebbe di sovradiagnosi; che aumenteranno, con questi allarmi che sfondato il confine del vero proseguono in una corsa furiosa.

Feinstein* dice dei clinici che accettano questo modo del dr. Marfella di presentare i dati che “are not wary buyers”; ovvero che sono professionisti che commettono incauto acquisto. Penso, anche per esperienze personali, che per gli amici di Marfella con la divisa e con la toga dello Stato si dovrebbe considerare la ricettazione, e anche peggio, dati i sinistri beneficiari con la marsina del finanziere (per non dire degli inquietanti suggeritori con la tonaca); e date le conseguenze nefaste sul popolo di questo “lying with statistics” – e anche “despite statistics”. Es. il “pulling the plug” per l’ILVA; ma includeranno anche la diffusione di quelle frodi mediche istituzionalizzate, come quelle basate sulle sovradiagnosi, dove invece purtroppo le big percentages riguardano big numbers.

* Invidious Comparisons and Unmet Clinical Challenges. Ann Intern Med, 1992. 92:117.

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21 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Casula “Ilva, chiusa l’indagine sulle false testimonianze nel processo “Ambiente svenduto”: in sei verso rinvio a giudizio, anche ex vescovo di Taranto”

 

San Tommaso ha detto che non bisogna credere al diavolo neppure quando dice la verità. Non bisogna credergli sulla parola neppure quando fa mostra di essere colpevole. Es. il covid, epidemia gonfiata e pilotata. Complice la magistratura, che queste travi non le vede e le favorisce. Si accumulano i dati sui danni alla salute da vaccini anticovid. Inclusi quelli su aggravamenti di malattie preesistenti. Ma le voci che il vaccino avrebbe fatto insorgere in pochi mesi tumori ex novo sopra l’orizzonte clinico è biologicamente implausibile, e aiuta il business delle sovradiagnosi di cancro; che si basa sulla disinformazione e sulla paura. Così come l’aiutano, a beneficio anche dei vescovi*, le voci smodate su cancro a pioggia di Ilva** e Terre dei fuochi vari. (Anche gli allarmi su un aumento di sclerosi multipla da vaccino covid vanno nel verso di favorire le sovradiagnosi, di sclerosi multipla; mentre si nascondono i danni cardiovascolari da vaccino, e neurologici gravi, es. ictus, addossandoli al long covid). I magistrati, con questo costante fornire in campo medico la suggestio falsi, e anche la suppressio veri, volute da chi regge il gioco, sembrano personaggi minori che si attengono al facile copione di una recita che beneficia il tiranno e i suoi dignitari di palazzo.

*Quando è Pietro che si associa a Simon Mago.
** Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

@ ggerva: Posso anche venire ma il cancro inventato lo conosco già; l’ho processato, misurato, fotografato, visto al microscopio tante volte, nel laboratorio di anatomia patologica. Conosco l’ormai abbondante letteratura sull’argomento. E non ci tengo a constatare de visu il classico pas de deux, che stringe il cuore, dei truffati coi truffatori e i loro complici. Ad assistere in loco all’impianto nel Meridione di un focolaio di una frode sulla salute nata e diffusa nelle aree ricche dell’Occidente (dove oggi si parla di ridurla), ben congegnata, che poggia su mezzi enormi e si avvale di testimonial etici: i magistrati, che lasciano incontrollata una variabile imponente*, e il clero**, che la sfrutta nei suoi ospedali. Una frode commerciale dalle tenaci radici antropologiche; come dimostra il darsi importanza dei tarantini per una disgrazia, che in realtà li danneggia più con la sua parte falsa, preminente, che per quella vera, ingigantita. “Michael Balint … wrote a book called “The Doctor, His Patient and The Illness.” He concluded that once a doctor and a patient agreed on a diagnosis, the “non-disease” becomes incurable”***.

*Overdiagnosis of disease. A modern epidemic. Arch Intern Med, 2012.
Income and Cancer Overdiagnosis — When Too Much Care Is Harmful. NEJM, 2017.
**La trincea di Taranto e i cattolici italiani. Città Nuova. 21 ott 2021.
***G. Lundberg, già editor del JAMA. How common are false diagnoses of specific disease ? Medpage Today, 19 luglio 2011. 

@ ggerva: Non ho capito molto. Solo due cose. a) Il cancro vero esiste, e non è cosa su cui “fissiare”. E’ il nucleo fattuale e morale sul quale si è fatto crescere il business dei cancri commerciali. b) Lo stesso pericolo può essere prima nascosto e poi esagerato dal potere, cambiato il quadro storico. Il cancro da impianti industriali – un pericolo principalmente per i lavoratori – è stato minimizzato e censurato nell’Italia della Prima repubblica, mentre ora, nella sua valenza di spauracchio, viene gonfiato per la transizione dall’industria alla biomedicina commerciale. E’ avvenuto anche per la mafia, e in entrambi i casi i magistrati si sono conformati. “… nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Oggi la mafia di cosca è il grande alibi per il malaffare di Stato, e ci viene presentata come un’entità ontologica infera e ineliminabile a tutte le ore della giornata.

@ ggerva: Veramente sono una quarantina di anni che cerco di esercitare il senso critico in medicina. Nei 2 anni precedenti si sono svegliati gli altri, dato il concentrato di abusi che in realtà erano già stati rodati prima. Incluso l’uso del cosiddetto “astroturf”, la tecnica di sollecitare movimenti dal basso per disegni voluti dall’alto. Facendo così in modo che siano le persone a chiedere ciò che va a loro danno. Dal 2012 a oggi ho raccolto, casualmente, oltre 700 articoli dei media su Ilva e tumori, il tema che secondo lei viene censurato. Vorrei sapere quanti conoscono i rischi delle sovradiagnosi di cancro per ogni 100 persone che conoscono il tema dell’ILVA come vulcano che erutta tumori. Anche i magistrati sono orientati al conformismo. Ora i trucchi avvocateschi e quelli della ricerca scientifica deviata si vanno fondendo. Il “metodo scientifico”, celebrato a chiacchiere, bestemmiato nei fatti, prevede che le osservazioni siano “fair” cioè giuste, eque. Intendendo con ciò che non si ignorino gli effetti di altre variabili (come le sovradiagnosi), oltre a quella in esame (l’inquinamento ILVA), sull’effetto, l’incidenza di tumori e altre malattie. Questa fairness, questa equità nell’indagine, i magistrati non l’hanno applicata. (Hanno piuttosto soffocato le voci di denuncia). Così come non la stanno applicando per la strage covid del 2020, dando per scontata la versione nefasta di chi dovrebbe essere indagato. C’è un problema di fariseismo, prima che di discernimento. 

@ ggerva: La terribile pestilenza covid in realtà ha un infection fatality rate prossimo a quello dell’influenza; come osservò inutilmente dall’inizio Ioannidis, l’epidemiologo più citato al mondo. Anche i dati ILVA non mostrano l’apocalisse inequivocabile che viene rappresentata per via mediatica e giudiziaria; proclamarla, come dovuta a causa singola, per un’eterogeneità di malattie comuni, rimanda alle pratiche manipolatorie, incancrenite, dell’epidemiologia. La religione scientocratica tace delle contorsioni retoriche usate per insinuare conclusioni di causalità, delle “inferenze causali di Schordinger” (il fisico del gatto che era sia vivo sia morto)*. La disonestà dei vertici dell’ILVA e magistrati, la copertura di responsabilità autentiche, conferma solo che qui il più pulito ha la rogna.

Si è additato a priori un mostro credibile, ignorando, contro il metodo scientifico e il dovere giudiziario, la reale entità e delimitazione del fenomeno, altre noxae note, altri interessi illeciti, come quelli del business biomedico – così protetti e favoriti – per dare corpo alla tesi preordinata della concezione “miasmatica” del cancro (di converso, per giustificare i diktat covid si è negata la diffusione per aerosol per battere falsamente sul contagio interpersonale). Questo avvelenamento culturale, esteso alla nazione, rinnova e aggrava in forme aggiornate ruberie, degrado e lutti.

@ ggerva: “Ilva dal cancro nascosto al cancro inventato” l’ho postato nel 2013. Il covid è cominciato nel 2020. Rilevo tra le due manipolazioni somiglianze; somiglianze che hanno anche un valore di conferma di quanto denuncio, dato che mostrano validità predittiva. In patologia, lo studio biologico delle malattie, cause diverse confluiscono in un numero limitato di manifestazioni comuni. Anche i sistemi delle frodi mediche si basano su un repertorio di trucchi e manipolazioni che si ripetono nello schema di base. Es. quello che i magistrati in Puglia hanno fatto a Taranto, di accettare la versione che suona coraggiosa e invece fa comodo al potere, e svilupparla, a danno dei cittadini, come scrissi 10 anni fa, i magistrati di Bergamo lo stanno facendo per la strage covid in Lombardia*.

Siamo d’accordo che quella dell’Ilva è una situazione torbida; dalla quale il potere può pescare ciò che gli interessa e lasciare sommerso ciò che vuole nascondere; che vi è una componente, probabilmente primaria, economica; sulla quale non mi dilungo perché non è il mio campo, e di giochi di specchi tra i quali destreggiarsi ce ne sono già troppi nel campo che conosco.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Sito menici60d15. Dic 2020- presente.

@ ggerva: Ilva, covid. Con l’argomento salute si può orientare la sorte di enorme impianto industriale, si può mettere ai ferri una nazione. Lo disse già Maccacaro che “la medicina è un modo del potere”. Oggi la medicina è stata “weaponized”, è diventata un instrumentum regni. Dati gli intrecci, è difficile non andare “ultra crepidam”, tra medicina, diritto ed economia. Ma bisognerebbe sempre cercare di evitare. Io non mi avventuro su diritto ed economia anche perché so come in medicina le conoscenze scolastiche, le nozioni generali, siano diverse, a volte radicalmente, dalla realtà tecnica.

Le sentenze vanno distinte dal messaggio al pubblico, ricordando il principio sociologico di Thomas: “se gli uomini definiscono situazioni come reali, sono reali nelle conseguenze”. Se si ammette che la magistratura ha un potere ontologico, di costruzione sociale della realtà, non c’è contraddizione tra l’allarmare prima e poi assolvere. Io chiamo di “raffinazione della paura” (mio sito) le sentenze che assolvono al termine di procedimenti eclatanti che sono serviti come marketing per lanciare concetti, falsi e nocivi, e inculcarli nell’opinione pubblica, dove restano, al di là delle assoluzioni. Un po’ come per i giornali si dice che la smentita è una notizia data due volte. Ricambio il saluto.

 

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vedi anche:

“7 giugno 2019. Gli altri fratelli di Mattarella” in: I rituali zozzonici della banda Mattarella

I rintocchi funebri del marketing medico

 

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

20 March 2013

20 marzo 2013

Appello al popolo

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AltanAnticancro

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Le distinzioni politiche tradizionali (come quelle fra destra e sinistra, liberalismo e totalitarismo, privato e pubblico) perdono la loro chiarezza e la loro intellegibilità ed entrano in una zona di indeterminazione una volta che il loro referente fondamentale sia diventato la nuda vita. G. Agamben. Homo sacer

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E’ passato pressoché inosservato il discorso dall’ambasciatore USA David Thorne su “Il ruolo e il futuro dell’industria farmaceutica Americana in Italia” [1] pronunciato il 5 febbraio 2013 all’Ambasciata americana di Via Veneto, in un convegno al quale hanno partecipato personalità come il papabile alla presidenza della Repubblica Gianni Letta, il nipote Enrico Letta del PD, il ministro della salute Balduzzi, il sottosegretario allo sviluppo economico De Vincenti, il direttore generale dell’AIFA Pani, il vice-presidente di Confindustria Regina e il chairman dello “Italian American Pharmaceutical Group”, Antonelli. L’ambasciatore dice in pratica due cose. a) “L’industria farmaceutica basata sulla ricerca, vale a dire il settore farmaceutico e delle biotecnologie incentrato sull’innovazione” è “motore di crescita economica”. b) Chi occupa le istituzioni deve sostenere gli interessi USA in Italia su questo settore; posto inoltre che “gli investitori americani” formano “una parte sostanziale” anche della “industria farmaceutica italiana”.

I farmaci cosiddetti “innovativi” sono un settore ben definito dell’industria farmaceutica; al loro interno la classe principale è quella dei farmaci oncologici. Ufficialmente, e agli occhi del pubblico, l’innovazione farmaceutica ha un carattere prometeico. In realtà oggi la sua natura è sisifea, derivando da un calcolo economico. Nelle parole di Piero Bevilacqua: “ […] l’interesse del capitale per la scarsità non solo rappresenta un aspetto nuovo del suo sforzo di dominio, ma costituisce una minaccia gigantesca che si para al nostro orizzonte. Che il capitale oggi insegua affannosamente la scarsità appare evidente dalla corsa continua con cui le imprese sono impegnate a realizzare sempre nuovi prodotti, a contrastare l’abbondanza delle merci, che perdono rapidamente valore, con variazioni di prodotti e incremento dei loro aspetti simbolici in grado di riaccendere incessantemente i desideri dei consumatori.” [2].

E’ il principio del pipelining, l’allestimento di un percorso produttivo che consente a un’azienda di sfornare in continuazione prodotti sempre nuovi. L’innovazione farmaceutica attualmente non punta ad accrescere e ad applicare le conoscenze scientifiche e tecnologiche per il bene dell’umanità, ma al profitto mediante la continua creazione di scarsità: Una scarsità relativa – spesso fittizia – rispetto ai farmaci esistenti. Nella grande maggioranza dei casi i farmaci innovativi non sono sviluppati per essere risolutivi, ma per superare il prodotto di qualche anno prima e essere superati qualche anno dopo. Devono mostrare qualche beneficio rispetto ai farmaci che intendono sostituire; beneficio che può anche essere minimo, irrilevante o totalmente inventato; e devono contenere vizi, es. effetti collaterali, che ne giustificheranno la sostituzione dopo un po’ di tempo. Un poco come i prodotti software, coi quali però non condividono il conseguimento di reali traguardi tecnologici: occorre che nel mortaio si pesti acqua, perché prodotti che curino efficacemente le malattie, ponendo la parola “fine”, o quasi, su una determinata necessità di cura, spegnerebbero la relativa pipeline, e sarebbero quindi calamitosi per il business.

In genere sono farmaci molto costosi (es. 10000 euro/mese); introdotti con procedure accelerate e semplificate e che si vuole rendere sempre più veloci e meno controllate; sono scarsamente o per nulla efficaci; possono avere pesanti effetti collaterali, che spesso emergono – o sono resi noti – solo dopo la loro frettolosa immissione nel mercato, e che costringono a ulteriori cure. Distolgono la ricerca e lo sviluppo da prodotti risolutivi, e sottraggono allo Stato e alle famiglie risorse economiche obbligandoli a ulteriori spese per interventi più appropriati e utili. Tutte carattestiche vantaggiose per il business.

La ricerca della scarsità è evidente, nota Bevilacqua, nella manovra per rendere scarsa anche l’acqua e privatizzarla; un’operazione di regresso verso la barbarie, perché non si può chiamare civile una società dove un potere pezzente lesina quella quantità d’acqua, piccola rispetto al totale disponibile, necessaria agli usi umani, cioè per bere, cucinare, lavarsi e pulire. Ma la scarsità viene prodotta artificialmente anche nei prodotti hi-tech. Un esempio è dato dall’informatica e dalla telefonia mobile, campi nei quali siamo abituati ai continui aggiornamenti e alla continua uscita di nuove versioni dettati da questa volontà di profitto. Le “novità” sono spesso solo apparenti, e contengono difetti e “bugs” che predispongono a nuovi futuri prodotti. Ci sono stati casi, come quello del sistema operativo Vista di Microsoft, dove su alcuni PC con software preinstallato si è dovuto offrire – a pagamento – il downgrade, cioè l’installazione del sistema precedente, Windows XP. Del resto ci sono forti legami del business biomedico con quello dell’elettronica digitale e del software; gli attuali chairman della Roche-Genentech e della Apple sono la stessa persona [3].

Inoltre, i farmaci innovativi, cioè la frequente uscita di prodotti sempre nuovi, rendono possibile il gioco borsistico. Le notizie di futuri effetti terapeutici di un nuovo farmaco sono in pratica un titolo derivato, un future, che può rendere all’istante più di quanto renderà -forse- il prodotto stesso che dovrebbe uscire anni dopo; anche se la notizia è falsa. Ma degli interessi della finanza l’ambasciatore, che ha cura di citare l’occupazione prodotta dall’industria farmaceutica, non dice nulla. Né c’è in Italia una Sinistra che dica che l’occupazione offerta da una medicina a intensità di capitale è ben inferiore all’occupazione (meno cool, ma più stabile) creata da una sanità a intensità di lavoro, che sarebbe quella necessaria, dato il crescente numero di persone non autosufficienti.

Oggi la medicina è strettamente legata alla finanza: la notizia di un trial dal quale risultino effetti positivi alza il corrispondete titolo in borsa, quella dell’interruzione di una sperimentazione clinica lo fa crollare. I farmaci innovativi avvicinano ancor più tra loro medicina e finanza. I farmaci innovativi hanno il carattere di futures anche per il paziente: vengono es. promossi presentandoli come novità che possono allungare l’aspettativa di vita del malato di qualche mese, secondo le evidenze, esili, e non al di sopra di ogni sospetto, della sperimentazione clinica finanziata dalla casa produttrice. I criteri per stabilire il loro prezzo seguono regole di tipo finanziario piuttosto che industriale. Interessanti analisi a carattere marxista hanno distinto tra valore d’uso e valore di scambio del farmaco innovativo [4]; ma nella realtà il prezzo viene fissato proprio sul valore d’uso, che è artificialmente alto data la promessa che il prodotto rappresenta, di importanza vitale per il paziente. E’ una nuova strategia di prezzo dell’industria farmaceutica, detta “valuebased”; in pratica, è come fare pagare un bicchiere d’acqua in base alla sete del cliente dopo avere monopolizzato l’acqua. Un criterio per il quale si può fare pagare un bicchiere di acqua fangosa 10000 euro ad una persona che stia morendo di sete.

Stupisce un poco che l’ambasciatore, sia pure usando misurate forme diplomatiche, abbia parlato così chiaramente. Lo ha potuto fare per vari motivi. Il primo è la reverenza vile degli italiani verso il potere. Quello degli interessi economici curati dall’ambasciata americana è un argomento che in molti paesi evoca immagini di golpe e di massacri di civili. Da noi dovrebbe per lo meno far ricordare Mattei e le 7 sorelle, e il caso Ippolito, con la perdita dell’indipendenza della politica energetica; o la perdita dell’indipendenza in campo biomedico con la persecuzione politica e giudiziaria del padre dell’Istituto Superiore di Sanità Domenico Marotta; o la perdita dell’indipendenza industriale nel settore hi-tech informatico con l’affossamento dell’Olivetti e la cessione della divisione elettronica alla General Electric [5].

Questi snodi fondamentali della storia della Repubblica sono ignorati, o meglio rimossi, dall’opinione pubblica. Sarebbe interessante sapere quanti su 100 italiani conoscono la leggenda nata sulla morte di Steve Job, fondatore della Apple, e quanti la storia dei prodotti pionieristici della Olivetti nel campo dei personal computer e dei capovolgimenti avvenuti attorno alla strana morte dello scienziato informatico Mario Tchou. Il diplomatico riconosce che per le aziende farmaceutiche USA “l’Italia è stata e continua ad essere uno dei migliori mercati al mondo, dove i loro prodotti hanno avuto grande successo sul mercato”; ma l’italiano medio considera estremista anche il semplice chiedersi se gli interessi delle multinazionali e degli speculatori USA nel campo della salute coincidono col suo interesse personale. Le persone dabbene e responsabili non toccano questi argomenti, e non parlano dell’influenza negativa di Palazzo Margherita sulla vita della nazione e sui destini individuali dei cittadini che la compongono. La recente rivelazione dell’appoggio dell’ambasciatore USA a Grillo probabilmente è servita a fargli prendere voti alle elezioni politiche del febbraio 2013, anziché suonare come un campanello d’allarme, date le concezioni di tanti italiani sul potere sovrano come realtà immodificabile; e sulla necessità di mettersi dalla sua parte.

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Il complesso magico-industriale

Inoltre, l’ambasciatore può procedere perché l’aviazione, l’aviazione culturale, ha già bombardato. E’ difficile per il cittadino medio concepire una medicina non centrata sul farmaco; e concepire il farmaco altrimenti che come una cosa buona, che dà la vita. La medicina si è affiancata alla guerra come motore di crescita economica; il modello del complesso militare-industriale, la cui influenza eccessiva fu denunciata da Eisenhover, come predetto da Chomsky si è allargato ad altri settori industriali; si è passati a quello medico-industriale, e con le biotecnologie allo “university-industrial complex” [6]. Attualmente siamo arrivati al “complesso magico-industriale” secondo un’espressione coniata da due sociologi considerando i rapporti tra medicina ufficiale e “alternativa” [7].

La strategia industriale, e finanziaria, dell’innovazione farmaceutica converge infatti con l’antico pensiero magico, che non ci ha mai abbandonato. Tutte e tre si basano sul desiderio di effetto immediato. Scrive Umberto Eco: “Noi crediamo di vivere [nella] Age of Reason. […] Però questa abitudine alla tecnologia non ha nulla a che fare con l’abitudine alla scienza. Ha piuttosto a che fare con l’eterno ricorso alla magia. Che cosa era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è, come vedremo, ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? La presunzione che si potesse passare di colpo da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi intermedi .” [8].

L’idea stessa di una farmacologia infinita, implicita nel modello della permanente produzione di nuovi farmaci, sta alla fisiologia come l’alchimia sta alla chimica. Nel caso delle cure con le staminali del metodo Stamina [9], in corso mentre Thorne pronunciava il suo discorso, è applicabile quanto Eco scrisse a proposito del caso Di Bella; ancor più che alla stessa terapia Di Bella: “Il caso Di Bella è stato un trionfo della fiducia magica nel risultato immediato. E’ difficile comunicare al pubblico che la ricerca è fatta di ipotesi, esperimenti di controllo, prove di falsificazione. Il dibattito che oppone la medicina ufficiale alle medicine alternative è di questo tipo: perché il pubblico deve credere alla promessa remota della scienza quando ha l’impressione di avere il risultato immediato della medicina alternativa?” [10].

Il caso Di Bella, che lanciò la cosiddetta “libertà di cura”, ovvero spinse verso il marketing medico direct-to-consumer, fu un’operazione dagli aspetti complessi, che sarebbe lungo spiegare qui. E’ interessante che vi partecipò, in una maniera spregiudicata che portò a responsabilità tanto gravi quanto protette, lo stesso centro che ha innescato il caso Stamina, gli Spedali Civili di Brescia, che ha legami col sistema di “sicurezza” USA [11]; e che allora giocò la parte della medicina scientifica e rigorosa, mentre oggi al contrario recita quella della coraggiosa medicina ribelle che rompe gli indugi e spezza le pastoie burocratiche. In entrambi i casi si sono usati bambini.

Eco cita Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio non è che non credano più a nulla. Credono a tutto” [8]. Un poco come la sospensione di alcuni farmaci, pur dannosi, può provocare effetti nocivi, il cosiddetto rebound, così la secolarizzazione, se ha sottratto in parte il popolo all’influenza oscurantista del clero, ha portato a forme di idolatria forse ancor più primitive, che fanno della scienza e della tecnologia uno gnosticismo per le masse. Una religiosità secolare le cui credenze, opportunamente sollecitate, si traducono in profitti (e alle quali il clero si è prontamente convertito [12]). I magistrati e i commentatori del caso Stamina, come Veronesi, parlano di diritto alla speranza. Ma questa è una speranza nella magia. “La fiducia, la speranza nella magia non si è affatto dissolta con l’avvento della scienza sperimentale. Il desiderio di simultaneità si è trasferito nella tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza.” [8].

La stimolazione di concezioni magiche ha larga parte non solo nelle medicine alternative – non a caso ribattezzate “complementari” – ma anche nel lancio dei prodotti hi-tech e innovativi. “Scienza” e magia si aiutano e si rafforzano a vicenda mentre fingono di combattersi. Nel caso Stamina [9], su una base reale data dalle conoscenze sulla biologia dello sviluppo, e da alcuni fenomeni che hanno trovato sfruttamento clinico come la possibilità di impiantare cellule staminali emopoietiche, l’ufficialità ha lanciato l’idea magica delle staminali che curano tutte le più comuni malattie. Basandosi su questa promessa di magia la Stamina ha a sua volta offerto le sue terapie, a risultato immediato garantito; ciò sta permettendo, in un ulteriore rimpallo, alla scienza ufficiale di applicarle lei senza avere prima prodotto sufficienti prove di efficacia: in nome dell’emergenza causata sull’opinione pubblica e, grottescamente, del rigore scientifico, le terapie stanno venendo tolte alla Stamina per essere affidate, in barba a ogni logica, ai laboratori accreditati, le “cell factories”. Le “fabbriche delle cellule”; un nome di marketing; fabbriche che produrrebbero la sostanza di cui siamo fatti; che secondo Shakespeare è la stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.

Il caso Stamina non è un attacco di arditi innovatori ai parrucconi della medicina, ma un colpo di mano del potere, basato su un falso dilemma, per istituzionalizzare una truffa; imponendo mediante un’ammuina prodotti che suonano miracolosi ma non funzionano. Le “cell factories” ricevono le prime commesse non sulla base dei risultati della scienza avanzatissima che questi prodotti dovrebbero rappresentare, ma nell’ambito di una elaborata pagliacciata messa in scena sulla pelle dei pazienti. Ufficialmente, per tamponare uno stato di emergenza.

Il risultato immediato, il volere tutto e subito, ha una valenza autoritaria, che sfocia nello “stato di eccezione”; quello stato di emergenza, di sospensione delle leggi che può essere deciso solo da chi ha il potere sovrano, tanto che ne costituisce la proprietà caratteristica secondo Schmitt, insigne filosofo del diritto e politologo (apprezzato dai nazisti e dagli strateghi della strategia della tensione). Agamben vede questo potere di decidere lo stato di eccezione come un aspetto della biopolitica, nella quale il potere non si rivolge al bios del cittadino, alla vita umana intesa nella sua accezione morale e politica, quella che l’Ulisse di Dante indica come la nostra “semenza”; ma si aggancia allo zoe del suddito, la “nuda vita”, il corpo della persona; fino a farla divenire un homo sacer, che può essere ucciso legalmente [13]. La biopolitica dà forma al complesso degli attuali rapporti tra medicina e potere.

Lo stato di emergenza, usato nel caso Stamina per introdurre le terapie con staminali, è un’altra arma dei poteri rappresentati da Thorne. Col caso Avastin-Lucentis (Roche Genentech) si sta pure tentando di far passare una pratica antiscientifica e perniciosa, l’off-label, come cosa buona in nome di un’emergenza, costruita abilmente su un caso particolare [14], così che in Italia si invoca in nome del bene dei pazienti e della buona amministrazione l’off-label per un farmaco, l’Avastin, mentre in USA si tenta di limitare i danni della deregulation criticando l’off-label dello stesso farmaco in nome degli stessi principi.

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Spaghetti in salsa biotech

L’ambasciatore inoltre sa che il territorio è stato bonificato, mediante la selezione della classe dirigente e la repressione del dissenso. Nell’ambiente tecnico è noto che i farmaci innovativi servono a fare soldi più che a curare il paziente; in letteratura compaiono articoli che ne parlano, come quello a firma di noti esperti italiani che discute seriamente la domanda della battuta della vignetta di Altan: “Un nuovo farmaco anti-cancro sul mercato: buone notizie per gli investitori o per i pazienti ?” [15]. Ma la critica tecnica, già cauta rispetto agli interessi che va a toccare, non arriva al livello politico e mediatico. Si attua una negazione del conseguente [16], riconoscendo il male ma avendo cura che la constatazione tecnica non giunga al pubblico, e non si traduca in denuncia morale e in azione politica.

Thorne, membro della “Skull and bones”, non ha come armi solo le parole. In Italia le stesse strutture dello Stato che si sono occupate dell’eliminazione di Moro, inviso a Kissinger, le stesse forze di polizia che hanno permesso e talora favorito le stragi, la stessa magistratura che le ha lasciate impunite anche a livello di manovalanza, oggi forniscono a un business come quello propugnato da Thorne servizi di soppressione del dissenso su questi temi, mediante tecniche di boicottaggio e di terrorismo psicologico che nella defunta DDR i loro omologhi della Stasi chiamavano di “decomposizione” [17]; tecniche che si dice in Internet siano usate, illegalmente, in USA dalla FBI. A chi è oggetto di queste attenzioni accadono fatti che sembrano avere anch’essi del magico.

I politici che hanno ascoltato Thorne non chiedono altro che di obbedire, cercando di mantenere la benevolenza di un potere che ha sempre meno bisogno di loro. Tra i partecipanti al convegno vi erano Ignazio Marino, del PD, medico tornato dagli USA portando, come gli indesiderabili degli anni ‘50, i semi di nuovi impresentabili business, e Roberto Maroni, già ministro dell’interno, sostenitore del “Padroni a casa nostra”. Inscenano litigate a beneficio del pubblico, ma lavorano assieme per i padroni USA.

Anche i magistrati obbediscono ai dettami dei poteri globalisti che hanno nelle istituzioni USA il loro braccio operativo; seguendo in questo i CC e la PS, che tra un poco potranno dire di essere fedeli agli USA nei secoli; è la forma precipua della loro corruzione [18]. Uno dei magistrati che dovrebbe essere dei migliori, Ingroia, ha partecipato alla vergognosa farsa del caso Stamina [8] e allo stesso tempo ha dichiarato di essere “favorevole ad aumentare gli investimenti americani in Italia” [19]. I magistrati servono gli interessi dell’industria biomedica partecipando al lancio di ideologismi e di prodotti mediante il potere giudiziario, e mediante l’omissione. In Lombardia, il processo di istituzionalizzazione del genere di medicina propugnato da Thorne, contrario ai principi costituzionali sulla salute e sui limiti alla libertà dell’iniziativa economica, può contare sulla cecità pronta e assoluta dei magistrati di ogni colore: i magistrati, posso testimoniare, lasciano campo libero ai reati funzionali agli interessi dei quali Thorne si è fatto portavoce.

L’ordine di scuderia è che le grandi forze criminali che attentano alla legalità sono date solo dalla mafia, da Berlusconi, e dalla corruzione, o meglio dalla bribery di quella classe politica che i poteri forti vogliono ridimensionare. La lotta alla mafia in particolare diviene così un magnifico alibi [20]; e quindi un asset per i poteri sovranazionali interessati a controllare l’ltalia [21]. Thorne nel suo discorso invita a “pensare in modo globale ed agire a livello locale”. Un’esortazione che può aiutare a comprendere il riconoscimento di “top global thinker” assegnato dalla rivista “Foreign Policy” al più celebre magistrato della Lombardia, Ilda Boccassini [22].

E’ interessante che il movimento di Grillo abbia appoggiato, in forme brusche e autoritarie dietro alla maschera buonista dell’aiuto ai malati, sia l’operazione Stamina che quella Avastin off-label [23]. Sul Corriere della Sera, Celentano ha spiegato, nel prendere posizione a favore delle terapie della Stamina, che Grillo ha vinto proprio perché terapie come questa non sono state concesse [24]. Se fosse vero, vorrebbe dire che Grillo vince collegando i grandi interessi dei poteri sovranazionali alla dabbenaggine e alla presunzione popolare. Celentano, che è una persona intelligente (a differenza dei cittadini che gli riconoscono il ruolo di opinion leader su terapie sperimentali), un tempo cantava “Chi non lavora non fa l’amore”; oggi, parlando di “schifo e vergogna” nel fare il controcanto ai sostenitori delle staminali “scientifiche” continua ad aiutare quelli che si arricchiscono senza lavorare. All’appoggio USA a Grillo corrisponde il pericolo concreto che i grillini confondano tra rivoluzione civile e stato d’eccezione; e che la legittima e meritoria voglia di pulizia e rinnovamento si traduca, opportunamente pilotata, nella sostituzione – parziale – della vecchia corruzione delle mazzette e degli inciuci dei politici nazionali con la nuova corruzione istituzionalizzata e impersonale delle multinazionali.

Il pericolo è che si passi dalla protesta espressa dalla canzone “In fila per tre” di Edoardo Bennato all’anticonformismo allineato e coperto simboleggiato da quel video su Youtube [25] dove Celentano canta in un grammelot pseudo-yankee “Prisencolinensinainciusol”, impersonando un maestro al quale gli alunni, rappresentati nella clip da maliziose scolarette, obbediscono, ballando al ritmo travolgente della canzone. Un ballo che però, mostra il video, consiste nel dimenarsi rimanendo seduti al proprio posto; in sincronia, come un plotone militare, ripetendo in coro lo stesso ritornello avvincente e senza senso.

* * *

I khomeinisti, manifestando davanti all’ambasciata USA a Teheran, chiamavano gli USA “Il grande Satana”. Oggi sono i cittadini statunitensi a definire “gestito da Satana” il modello medico promosso dall’ambasciatore: così Amanda Bennett, giornalista premio Pulitzer, ha commentato gli oltre seicentomila dollari delle cure per il marito, morto di cancro; in gran parte sovratrattamenti altamente tecnologici ma futili (con due terzi della spesa negli ultimi 24 mesi di vita) [26]. “Abbiamo trovato un medico per ogni cosa, ma non uno che fosse interessato a lui” scrive la vedova. Tra i trattamenti che elenca, quell’Avastin che da noi i grillini e gli altri indignati della società civile dipingono come il Francesco d’Assisi dei farmaci. Ci vorrebbe meno superficialità, prima di imboccare anche per la medicina la direzione additata dall’ambasciatore ai suoi caudatari indigeni.

La medicina non dovrebbe essere oggetto di profitto e speculazione. L’unione di medicina e crescita economica è una delle parti intrinsecamente errate e pericolose del progetto liberista. Le nozze tra medicina e affari sono mostruose, e non si dovrebbero fare, né ora né mai; purtroppo ci sono tanti don Abbondio, spalleggiati da bravacci, pronti a celebrarle. L’ambasciata USA non smentisce la sua fama sinistra. Ma in fondo questo ordine dell’ambasciatore USA ai ruffiani e agli scagnozzi italiani è il segno di una disperazione che accomuna i paesi avanzati. Il sistema economico liberista si è ridotto a istituzionalizzare una serie concatenata di truffe speculative sulle malattie per continuare a funzionare [27]. Al di là degli USA, il mondo sviluppato è infetto da questa concezione cannibalesca e autofagica.

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Note

[1] Il ruolo ed il futuro dell’industria farmaceutica Americana in Italia. Discorso dell’Ambasciatore David Thorne. Roma, 5 febbraio 2013, Ambasciata Americana. Reperibile su internet.

[2] Bevilacqua P. Elogio della radicalità. Laterza, 2012.

[3] King S. Is Apple/Genentech’s Art Levinson poised to assume chairman role at Roche? Forbes, 5 mar 2013.

[4] Apolone G, Patarnello F. The value of a drug. From innovation to the payment via Karl Marx. J Ambulatory Care Manage, 2008. 31: 52-55.

[5] Perrone N. Perché uccisero Enrico Mattei. Nuova Iniziativa Editoriale, 2006. Caglioti L. La scienza tradita. Le vicissitudini della ricerca scientifica in Italia. Di Renzo, 2006. Pivato M. Il miracolo scippato. Quattro grandi occasioni perdute della scienza italiana negli anni sessanta. Donzelli, 2011.

[6] Kenney M. Biotechnology. The university-industrial complex. Yale University Press, 1986

[7] Collins H, Pinch T. Dr Golem. How to think about medicine. University of Chigago Press. 2005.

[8] Eco U. Il mago e lo scienziato. La Repubblica,  10 novembre  2002.

[9] Gli “strani compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

[10] Eco U. A passo di gambero: guerre calde e populismo mediatico,  Bompiani,  2006.

[11] Transatlantic cooperation on combating bioterrorism. EU/US symposium. Ambasciata d’Italia a Washington, 24 novembre 2003.

[12] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[13] Agamben G. Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita. Einaudi, 1995.

[14] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[15] Apolone A, Tafuri G, Trotta F, Garattini S. A new anticancer drug in the market: good news for investors or for patients? Eur J Cancer, 2008. 44 : 1786-88.

[16] La negazione del conseguente. In: Lo sfruttamento del bias da sovradiagnosi in oncologia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/11/25/lo-sfruttamento-del-bias-da-sovradiagnosi-in-oncologia/

[17] Falanga G. Il ministero della paranoia. Storia della Stasi. Carocci, 2012.

[18] La corruzione ghibellina di magistratura e polizia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/

[19] Dinucci M. L’arte della guerra. Gli ologrammi della politica. Il Manifesto, 13 marzo 2013.

[20] I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

[21] La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri sovranazionali ? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

[22] I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

[23] Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/17/il-grillismo-al-servizio-del-capitalismo-predatorio/

[24] Celentano A. “Ecco perché Grillo ha vinto” Corriere della Sera, 6 marzo 2013.

[25] Prisencolinensinainciusol. Youtube, http://www.youtube.com/watch?v=gU4w12oDjn8

[26] Cancer billing “operated by Satan” says memorist. Medscape, 18 mar 2013.

[27] La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

21 October 2012

Appello al popolo 21 ottobre 2012

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La barbarie è l’assenza di standard a cui appellarsi” (Ortega y Gasset)

Gli standard […] non riguardano tanto le abilità, o l’uniformità, quanto la ridefinizione dell’autonomia del paziente. In breve, riguardano la creazione di nuovi mondi” (S. Timmermans e M. Berg [1])

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E’ in discussione alle Camere il decreto-legge n 158 sul riordino della Sanità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 13 settembre 2012, detto “decreto Balduzzi” dal nome del ministro della salute del governo Monti. Il decreto è stato criticato sotto vari profili, da voci che sono espressione degli interessi dei gruppi e corporazioni che siedono alla tavola della sanità. Non si discute invece di diversi punti del decreto che riguardano più direttamente il cittadino, essendo accomunati da due caratteristiche: appaiono agli occhi del pubblico come misure ragionevoli e utili, che migliorano la tutela della salute; invece costituiscono un pericolo per la salute e un danno economico, contenendo una carica iatrogena e provocando una indebita diversione di fondi pubblici a soggetti privati. Considero qui l’art. 3, dove definisce il rapporto tra responsabilità professionale del medico e linee guida cliniche. Altri punti del decreto che sembrano vantaggiosi per il cittadino ma sono svantaggiosi sono gli articoli sui farmaci innovativi, quello sulle prescrizioni off-label (che pare verrà cancellato), sulle “ludopatie” e sulle medicine alternative.

Art. 3 del decreto, comma 1: “Fermo restando il disposto dell’articolo 2236 del codice civile, nell’accertamento della colpa lieve nell’attivita’ dell’esercente le professioni sanitarie il giudice, ai sensi dell’articolo 1176 del codice civile, tiene conto in particolare dell’osservanza, nel caso concreto, delle linee guida e delle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.”

La norma “rende più serena l’attività del professionista sanitario”, ha commentato il ministro, e associazioni di categoria hanno riconosciuto che è un primo importante passo. Credo debba essere spiegato come invece dal punto di vista del pubblico la norma dovrebbe essere causa di preoccupazione. Discuto quindi le linee guida cliniche sotto il profilo medico e politico. La norma è stata più volte modificata, prima e dopo la pubblicazione del decreto, per il quale il governo si dice intenzionato a porre il voto di fiducia. Mentre pubblico questo commento la bozza di legge considera che il medico che si attiene alle linee guida non sarà punibile per colpa lieve in sede penale, ma sarà possibile chiedere i danni in sede civile, dove il magistrato dovrà tenere conto dell’aderenza alle linee guida. Le considerazioni, non tecniche, sugli aspetti giuridici sono pertanto rinviate a dopo che il Parlamento avrà deciso la forma definitiva e convertito il decreto in legge.

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1. L’utilità delle linee guida

In una delle intercettazioni di Brega Massone, il chirurgo della casa di cura S. Rita di Milano, una dottoressa gli fa osservare che ha operato un paziente per un piccolo nodulo polmonare senza attendere il controllo a tre mesi previsto dalle linee guida. In un’altra, Brega Massone incarica il collega Marco Pansera (nessun nesso, o meglio nessuna parentela con chi scrive, che è pure lui un altro dottor Pansera) di reperire delle linee guida per allegarle alla memoria difensiva. Questa apparente contraddizione illustra come le linee guida cliniche (LGC) [2,3] abbiano un carattere ambiguo e relativo. Il primo punto è prendere atto di tale ambivalenza. Non ci sono attualmente metodi formali che di per sé assicurino qualità ed onestà delle cure. Come è stato osservato [4] nella pratica le LGC possono essere benefiche per il paziente o altamente dannose e lo stesso si può dire della loro sostituzione col giudizio soggettivo del medico.

Che il medico nella pratica quotidiana non abbia libertà professionale assoluta ma segua determinati standard, e debba rispondere dei danni causati da deviazioni arbitrarie da tali standard, è un concetto sia persuasivo sia fondato. Le LGC sono uno degli aspetti principali del processo di standardizzazione della medicina. L’utilità dell’introduzione di forme di standardizzazione in medicina si può vedere da alcune fasi della sua storia [1]. Uno dei padri nobili è stato l’inglese Cochrane. Catturato dai tedeschi nella II Guerra mondiale, unico medico militare in un campo di prigionia con 20000 internati, osservò che dei prigionieri affidati alle sue cure ne morivano molti di meno di quanto egli si aspettasse dati la durezza delle condizioni e gli scarsi mezzi a disposizione. Dopo la guerra comparò la mortalità con quella di un secondo campo di prigionia; ne dedusse che gli interventi medici inappropriati possono causare più danno che l’assenza di cure. Nel 1972 pubblicò “Effectiveness and efficiency”, molto citato dai fautori delle LGC; ma spesso a sproposito, perché il libro contesta l’uso di pratiche mediche prive di reale efficacia, mentre oggi come si vedrà le LGC sono usate per trattare senza necessità decine di milioni di persone.

Si deve alla volontà di standardizzare la medicina per ragioni organizzative, e anche per ragioni commerciali, l’introduzione nel corso del Novecento della moderna cartella clinica, la cui utilità è palese (e che oggi sta venendo distorta con l’introduzione della cartella elettronica). Wennberg ha mostrato la necessità di standardizzazione per evitare l’effetto “Dr Knock” [5], evidenziando la sconcertante variazione geografica in USA nell’utilizzo di risorse mediche. Variazione correlata non alle necessità della popolazione, né alle caratteristiche urbane o rurali dell’area, ma all’offerta di servizi medici: dove c’erano più chirurghi i cittadini venivano operati molto più frequentemente; se in un’area era presente un centro specializzato, es. in angiografie, lì l’incidenza della relativa patologia, la cardiopatia ischemica da curare con bypass, si impennava. E’ impensabile una buona politica sanitaria che non si avvalga di forme di standardizzazione, inclusa la standardizzazione clinica. Un esempio attuale di LGC utili sono alcuni “bundles of care”, che sono delle checklist, delle liste di controllo, ma basate esclusivamente su evidenze scientifiche robuste [6], la cui applicazione nella pratica ospedaliera su presentazioni cliniche specifiche appare poter ridurre la mortalità [7] evitando dimenticanze ed errori.

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2. Linee guida mertoniane e linee guida commerciali

L’altro genitore della standardizzazione in medicina, la ricerca del profitto, è tanto dissoluto quanto il primo è virtuoso. La standardizzazione ha una natura prettamente industriale, tayloristica, ed economica, burocratico-contabile. L’economia si è impossessata della medicina, come settore altamente redditizio ed espandibile a dismisura. Come si vedrà le LGC sono uno strumento naturale per conformare la medicina al profitto. E’ notorio, è ammesso e discusso anche nelle sedi ufficiali, che le commissioni che preparano le LGC sono spesso composte o pesantemente infiltrate da esperti che sono emissari di interessi economici, dai quali gli esperti ricevono denaro, partecipazioni azionarie o altri benefici, e ai quali spesso devono la loro carriera [8]. Una corruzione che può riguardare anche i funzionari pubblici che sviluppano le LGC amministrative, in base alle quali lo Stato acquista ed eroga prodotti medici [9]. La contropartita ovviamente è il favorire il consumo dei prodotti degli “sponsor” (parola che in inglese significa anche “padrino”). Un caso che è emerso, quello dell’impegno e delle risorse investite dalla Eli Lilly per manomettere i bundles of care del trattamento dello shock settico allo scopo di imporre il suo farmaco Xigris, permette di vedere nel dettaglio come ciò avvenga [10].

Nel 2001 la FDA approvò lo Xigris, sulla base di un solo trial clinico; ponendo però riserve sulla sua efficacia, e la raccomandazione di ottenere studi di conferma e eseguire test aggiuntivi. Data questa incertezza le vendite non raggiunsero le aspettative dell’azienda, che erano tra i 300 e i 500 milioni di dollari all’anno. La Eli Lilly si rivolse allora a una ditta di pubbliche relazioni, la Belsito & Company. Fu finanziata, con diversi milioni di dollari, una campagna di marketing che durò anni, articolata in 3 fasi: 1) campagna di sensibilizzazione per definire la necessità di trattare la sepsi; 2) sviluppo di LGC addomesticate; 3) inserimento delle LGCc nei performance bundles coi quali le assicurazioni pagano i trattamenti medici. Ci si avvalse di prestigiose società scientifiche; “11 società scientifiche 11” furono citate tra i “promotori”; mentre fu omesso il rifiuto dell’appoggio della Infectious Diseases Society of America, motivato dalle metodologie falsate e dal conflitto di interesse. La Eli Lilly finanziò i lavori di sviluppo delle LGCc, elargendo inoltre denaro ad personam agli esperti. Dalle LGCc risultarono, senza fondamento, punteggi elevati allo Xigris e più bassi ad altri trattamenti concorrenti come gli antibiotici e la somministrazione di fluidi. Quando due studi clinici dovettero essere interrotti perché il farmaco causava un eccesso di emorragie, gli esperti trascurarono l’informazione. Un terzo studio clinico, che mostrò che il rischio di emorragia era maggiore di quanto si riteneva, fu citato nella documentazione senza alcun commento. Si riuscì a fare inserire le LGCc in un performance bundle, omettendo i dati sui rischi di emorragia.

Parallelamente furono messe in atto diverse attività di supporto: lobbying politico, coinvolgimento di associazioni non profit “watchdog” sulla qualità delle cure, creazione e distribuzione di un periodico sul tema. Due di queste manovre collaterali sono particolarmente interessanti. Essendo il farmaco costoso, si fece spargere la voce che non ce n’era a sufficienza per tutti i pazienti: i medici stavano venendo “sistematicamente forzati” a decidere a chi concedere la vita e chi lasciare morire. In realtà, la casa farmaceutica non riusciva a venderne abbastanza, e il farmaco aumentava le probabilità di decesso. Lanciare l’allarme scarsità è una collaudata tecnica di marketing. Enzo Biagi ha scritto che alcuni personaggi pubblici gli ricordavano i venditori di bomboloni della riviera romagnola, che in spiaggia gridavano “Vado via!” ma restavano sempre lì. E’ interessante comparare l’episodio, e i fenomeni di accaparramento e incetta durante la guerra, con gli odierni allarmi sulla scarsità di farmaci, in particolare quelli oncologici, che sono tanto costosi quanto in genere scarsamente efficaci.

Non contenta, la Eli Lilly organizzò una task force di clinici e bioeticisti, previo finanziamento di 1.8 milioni di dollari, perché ponzasse sull’ardua questione del razionamento delle cure all’interno delle unità di terapia intensiva. Questa tattica mostra un aspetto non conosciuto della bioetica: il suo utilizzo, o la sua prostituzione, a fini propagandistici. Discutendo dei risvolti etici, spesso inventati o fortemente esagerati, di un nuovo ritrovato, si può fare credere, per entimema, per presupposizione, che il prodotto è efficace; si sta usando questa tecnica di disinformazione per le cellule staminali, mediante la diatriba “etica” tra staminali embrionali e adulte, e relativa sceneggiata “clericali contro positivisti” [11].

L’influenza dell’industria sulle LGC è in parte formalizzata. Alcuni protocolli per la preparazione delle LGC, come quello del NICE inglese, prevedono esplicitamente la partecipazione dell’industria. In USA metà del budget per l’approvazione dei farmaci da parte dell’ente governativo, la FDA, è fornita dalle industrie farmaceutiche: i funzionari addetti ricevono metà del loro stipendio dai postulanti che sottopongono i prodotti da valutare; il governo federale rifiuta di pagarli interamente coi suoi fondi. In Texas, essendo governatore G. W. Bush, lo sviluppo delle LGC statali per il trattamento dei disturbi psichiatrici fu ufficialmente finanziato dalle case farmaceutiche; le LGCc che ne risultarono davano larga priorità al trattamento farmacologico.

Preso atto di “con chi si ha a che fare” occorre premunirsi. Il primo passo è la verifica del livello linguistico. “Standard” già nell’etimologia rinvia al potere: viene da stendardo, il vessillo intorno al quale si radunavano le truppe in battaglia. A volte si tratta, se è una guerra, di una giusta guerra contro l’oscurantismo e lo sfruttamento. Le “linee guida” però, come si vede e come si vedrà da altri esempi, non necessariamente guidano verso la giusta meta ma possono sviare e condurre sulla cattiva strada. Appare chiaro che “linee guida” è una espressione a pelle d’agnello sotto la quale possono nascondersi lupi. Conviene quindi distinguere tra “linee guida cliniche mertoniane” (LGCm), che osservano i principi classici dell’etica scientifica, come quelli enunciati da R.K. Merton; e “linee guida cliniche commerciali” (LGCc), che dicono di seguirli ma servono in realtà fini commerciali. Con LGC senza aggettivi si indicheranno le linee guida in generale. Qualcuno potrebbe commentare che allora si dovrebbero distinguere anche le “LGCp”, “linee guida cliniche politiche”, che cercano un realistico compromesso tra etica ed esigenze dell’economia; ma a me pare più interessante esaminare come il termine, il concetto e la pratica siano stati sovvertiti.

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3. La corruptio optimi nel liberismo

Occorre una breve digressione sull’origine dell’ambivalenza che connota le LGC. Il capitalismo, e ancor più la sua attuale forma, il liberismo, non si limita a fare soldi, ma aggredisce le istituzioni sociali per plasmarle ai suoi scopi. Nel fare ciò, corrompe alcune istituzioni che sono ottime; con gli effetti descritti da Illich, che cita spesso il “Corruptio optimi pessima” (Gregorio Magno): l’Ottimo una volta corrotto si tramuta nel pessimo. Il liberismo nella sua corsa cieca a volte ignora istituzioni sociali ottime, le travolge e le rovina. Ma appare che il liberismo punti anche deliberatamente all’Ottimo per farlo proprio e corromperlo, come strategia di potere. Avvalersi dell’Ottimo è vantaggioso. Il male tramite l’Ottimo corrotto è molto più insidioso da riconoscere e contrastare che il male palese.

Se si dice di agire in nome della Democrazia e della Libertà ci sarà un’esitazione in chi si oppone; passerà del tempo prima di rendersi conto che i concetti nobili di democrazia e libertà sono ridotti a forma, e a slogan per predare e opprimere. Quale modo migliore di praticare l’ingiustizia e lo sfruttamento che affidarne l’allestimento e la gestione proprio alla Sinistra, depositaria storica degli ideali di giustizia sociale, come è squallidamente avvenuto in Italia. La scienza offre la descrizione più profonda del mondo materiale, e ci dà informazioni che permettono di allontanarci dalle brutalità dello stato di natura, e di fare luce anche sul mondo non materiale superando così credenze oscure e superstizione; le sono state affidate sofisticazioni e frodi commerciali su larga scala, e la si sta trasformando sempre più in una specie di religione gnostica al servizio del business. Ci rivolgiamo alla medicina perché ci sollevi dall’angoscia davanti la malattia che ci colpisce o ci spaventa. Questa attività lavorativa che si presenta come animata dallo spirito del Buon Samaritano è stata valorizzata come il migliore terreno per praticare il marketing, approfittando senza pietà della posizione di debolezza e vulnerabilità di chi chiede aiuto, fino a fare di un importante servizio tecnico ed etico un pilastro che troneggia al centro dell’economia; fino a far passare un servizio di supporto alla vita per la fonte della sopravvivenza; con la bioetica, lo studio dei principi morali applicato agli interventi della medicina e della scienza sull’uomo, che invece di contrastare l’immoralità le fa da compare.

Il liberismo invade le istituzioni sociali e ne cattura la parte migliore, l’Ottimo, ma quando può non lo distrugge: piega la potenza dell’Ottimo ai suoi fini. Ne fa un ostaggio, col quale si fonde in un corrotto e complicato oggetto ibrido. Non è vero che “è tutto un magna magna”; è peggio. La frode pervade il sistema molto più di quanto si pensi: ma le varie frodi si notano poco perché si mimetizzano, essendo strettamente legate all’Ottimo, in nuovi composti sociali. Se siamo timidi di fronte alle manipolazioni del liberismo è anche perché mentre “miriamo” ci accorgiamo che sparando potremmo colpire le istituzioni ottime o buone nelle quali le sue frodi sono intessute, istituzioni delle quali non possiamo fare a meno. Bisogna distinguere, discernere, districare, in faticose analisi che, ammesso che arrivino a essere ascoltate, difficilmente faranno presa sulle menti continuamente lavate dalla propaganda mediatica.

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4. Le LGCc e il patto simbiotico medicina-economia

Anche nel caso delle LGCc non si è trattato di una semplice annessione. Le pittoresche commissioni di scienziati e saggi a libro paga sono solo il mezzo di un arrangiamento più ampio; il conflitto d’interesse, generalizzato, dei singoli, è la manifestazione di un conflitto d’interesse strutturale, insanabile fino a quando non interverranno decisioni politiche. Le LGCc mostrano come tra medicina ed economia si sia stabilita quella forma di simbiosi, di mutualismo finalizzato al parassitismo, che si riscontra nei rapporti tra mafia e imprenditori, o tra poteri globalisti e caste nazionali. Da un lato, con le LGCc i medici perdono autonomia, e lavorano per il business. Le LGCc servono a ricattarli: l’aderenza alle LGCc viene usata per valutare la “qualità” (altro Ottimo corrotto dal liberismo) della prestazione professionale. In USA, tramite sistemi come il pay-for-performance, non osservare le LGCc significa guadagnare meno, non fare carriera o perdere il lavoro. In Italia la medicina è di tipo pubblico; ci sono comunque “obiettivi di produttività” che si avvalgono di LGCc, e ora anche il decreto Balduzzi va verso l’americanizzazione prevedendo che i medici siano periodicamente valutati in base a linee guida. Anche da noi si sta costituendo, o rafforzando, un omologo sistema ricattatorio a favore di privati, tramite lo Stato, ora anche con la minaccia/beneficio giudiziaria del decreto Balduzzi; un altro caso di trasformazione dello Stato in vassallo e gendarme di poteri sopranazionali.

D’altro canto le LCGc forniscono ai medici una protezione, che assicura alla categoria grandi vantaggi economici e sociali. Le LGCc demarcano quella che è stata chiamata “la giurisdizione professionale” [1]. Sono una barriera monopolistica, come “le regole dell’arte” delle antiche corporazioni; solo, negoziate con gli sponsor, che ne dettano l’orientamento generale e le parti essenziali. Proteggono il sistema da eccessi destabilizzanti (vedi il caso S. Rita), mantenendo la frode al valore ottimo, l’ottimo non etico ma economico, che come per i prezzi è quello che approssima ma non oltrepassa il massimo che la Domanda può sostenere. Conferiscono una patente di immunità per atti privi di reale giustificazione che possono provocare lesioni anche mortali; possono essere citate a discolpa in sede giudiziaria. Inoltre, come ha mostrato uno studio su medici della previdenza sociale olandese [1] le LGC, con la loro aura di scientificità e oggettività conferiscono legittimazione, credibilità e prestigio alla professione. Le LGCc sono infatti molto usate in oncologia, dove, tolti i “successi” sui falsi cancri da sovradiagnosi, per i quali si riesce a salvare una buona percentuale di sani (non tutti, data la tossicità delle terapie), i progressi reali, sul cancro vero, sono stati vergognosamente scarsi [12]; e dove i farmaci sono particolarmente costosi.

Le LGCc sono spesso enfaticamente definite dai commentatori medici “una camicia di forza”. Per come sono strutturate sono una misura autoritaria che previene la critica e il pensiero indipendente. Portano ad un’alienazione professionale simile a quella dell’artigiano mutato in operaio descritta da Marx. Agiscono da camicia di forza per i medici che non vogliano lavorare per il business, ma sono al contrario un mezzo che permette al medico di scatenarsi nella ricerca furiosa del profitto; una misura costrittiva che libera la pazzia morale facendola figurare come condotta doverosa improntata a prudenza e rigore. Sono una gabbia che impedisce di uscire e protegge dall’esterno, che si è avuto cura di rendere confortevole: appellandosi a valori come l’autonomia professionale e la deontologia, e a realtà come la variabilità biologica e clinica, si fa in modo, come si vedrà, che le LGCc, una volta espletata la loro funzione di deterrente/incentivo per il consumo di prodotti medici e di protezione, non siano d’impaccio o di imbarazzo, ma lascino spazio arbitrario al medico. Si consente che il medico trascuri le indicazioni delle LGCc, come molto spesso avviene, purché egli ne colga lo spirito, che è quello di orientare i consumi nella direzione indicata. Gli effetti negativi di questa componenda tra i due poteri vengono ovviamente scaricati sui cittadini. Per i quali le LGCc sono a volte un editto di condanna.

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5. Le LGCc e la iatrogenesi pilotata

Mentre in Italia col decreto Balduzzi gli emissari del boss entravano, cordialmente accolti, nello studio del medico e gli facevano un discorsetto, in USA veniva pubblicato, con una certa risonanza, un articolo che denuncia i danni alla salute derivanti dall’applicazione delle LGCc nella medicina di famiglia. Hunt et al. [13] considerano il drammatico aumento di diagnosi e terapie per le condizioni croniche in USA. La spesa per i farmaci è aumentata di 6 volte dal 1990. Il 45% degli statunitensi ha almeno una diagnosi di malattia cronica. L’11% della popolazione e il 40% degli ultra sessantenni assume 5 o più farmaci. Le reazioni avverse ai farmaci sono triplicate tra il 1995 e il 2005, fino a divenire la quarta causa di morte. Considerando le terapie per l’ipertensione arteriosa e il diabete [14, 15], gli autori spiegano così questo andamento: le LCGc portano a trattare molte più persone abbassando le soglie diagnostiche e prescrivendo terapie farmacologiche; in USA hanno portato a trattare 10 milioni di persone in più per il diabete e 22 milioni in più per l’ipertensione; persone che avendo valori prossimi alla norma da un lato traggono minore beneficio dai farmaci, dall’altro sono più esposte ai danni da sovratrattamento (es. ipotensione, ipoglicemia). Gli altri effetti avversi dei farmaci, es. disturbi gastrici e respiratori, divengono pure molto più frequenti nella popolazione, e portano ad altre terapie farmacologiche. La polifarmacia, l’assunzione di più farmaci, che interagendo moltiplicano gli effetti avversi, espone i pazienti ad una terza categoria di danno e a ulteriori cure. E’ il circolo vizioso, che gli autori chiamano “prescription cascade”, “prescrizioni a cascata” o “cascata terapeutica”, tipico della medicina commerciale [15].

Le LGC sono sostenute tramite finanziamenti agli esperti da un’industria farmaceutica che spende nei soli USA circa 53 miliardi di dollari all’anno per il marketing. In USA le LGCc sono imposte e incentivate usandole come criterio di valutazione del lavoro dei medici, e mediante sostanziali premi in denaro per i medici che le seguono, ovvero rispondono a deviazioni marginali dei valori degli esami di laboratorio prescrivendo terapie farmacologiche aggressive. Le assicurazioni private dunque appaiono integrate nel sistema, promuovendo ciò che a prima vista avrebbero interesse a limitare. Ma non c’è vera contraddizione, perché questo sistema iatrogeno è il motore dell’espansione della medicina dalla quale ricavano immensi profitti. Gli autori lo dicono tra le righe, presentando il modello qualitativo della “Legge dei benefici inversi”: all’abbassarsi delle soglie lungo la distribuzione di frequenza non solo aumenta rapidamente il numero di pazienti, ma aumentano i danni iatrogeni, mentre i benefici si riducono (fig. 1).

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Figura 1. Da Hunt et al. [13]. La curva a campana rappresenta la distribuzione del valore della glicemia nella popolazione. All’abbassarsi della soglia diagnostica mediante LGCc (linee verticali tratteggiate) un maggior numero di persone risulta incluso nel gruppo dei soggetti da curare, aumentano i danni e si riducono i benefici.

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Figura 2. Espansione del mercato medico tramite LGCc. La curva a campana rappresenta la distribuzione di frequenza in una popolazione dei valori di un ipotetico esame di laboratorio. Le linee punteggiate sono le soglie di trattamento stabilite da LGCc e da LGCm. La retta è data da un indice di danno iatrogeno, equivalente al numero medio per paziente di prodotti medici consumati a causa degli effetti iatrogeni delle cure prescritte in base ai valori dell’esame. La curva più ripida, data dal prodotto tra la distribuzione di frequenza e la funzione della retta del danno, mostra l’incremento del mercato indotto dalle LGCc (frecce; v. testo). Area ombreggiata: mercato con LGCm. Area tratteggiata: mercato con LGCc.

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Con la fig. 2 mostro un esempio schematico dell’importanza strategica delle LGCc per il profitto e del loro conseguente utilizzo come strumento, sulla base di quanto evidenziato da Hunt et al. Le LGCc abbassando le soglie moltiplicano la quota di popolazione trattata (freccia a). Mediante la prescrizione di cure iatrogene moltiplicano ulteriormente la popolazione trattata, trasformandola in una popolazione teorica, la cui unità non è più il paziente ma il paziente-farmaco (freccia b). Premono infine affinché il mercato così creato sia pienamente sfruttato (freccia c). Il grafico mostra come le LGCc, tramite aggiustamenti diagnostici poco vistosi, e scelte terapeutiche “ragionevoli”, ottengano effetti economici di grande portata, disegnando una configurazione altamente vantaggiosa per il business, nella quale i profitti aumentano di molte volte rispetto a quelli ottenibili con LGCm. Ciò al costo di diagnosticare falsamente condizioni morbose su larghe fasce di popolazione, e di renderle davvero malate, riproducendo in termini moderni l’antica sinergia della medicina con la malattia [16].

Il grafico mostra anche quanto sia vantaggioso economicamente puntare sui sani: l’effetto perverso si basa principalmente sul trattamento dei sani, che sono molto più frequenti dei malati e risentono maggiormente degli effetti iatrogeni diretti, da abbassamento dei valori del parametro fisiologico. Le LGCc giocano un ruolo chiave di moltiplicatore: piccole variazioni degli standard permettono di catturare larghe fette di popolazione, secondo una funzione di tipo esponenziale. Le LGCc sono flessibili e versatili, e possono essere impiegate per la creazione di meccanismi di massimizzazione del profitto diversi da quello mostrato qui. Come, alcuni segnali lo fanno pensare, avverrà negli anni futuri.

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6. LCGc e spesa sanitaria

Le LGCc sono uno dei fattori determinanti dell’incremento della spesa sanitaria. Un genere di aumento che all’analisi dei dati non porta, come invece si tende a credere, a miglioramenti della salute della popolazione, ma appare peggiorarla [17]. Le LGCc infatti inducono cure inutili, che hanno effetti iatrogeni generatori di altri costi; comportano inoltre un elevato costo opportunità, lasciando scoperti servizi medici utili. Le LCGc vengono anche usate da enti di controllo per limitare la spesa. Ma con criteri che non vanno necessariamente a vantaggio del cittadino. Gli sprechi indotti dal complesso medico-industriale sono associati a risparmi altrettanto immorali. La medicina dev’essere esaustiva e esclusiva: deve trattare tutte le malattie e solo le malattie. Le LCGc hanno un ruolo importante nel disassare la medicina rispetto a questo standard, producendo una medicina che cura anche senza necessità ciò che è economicamente conveniente e trascura l’assistenza che sarebbe utile al paziente ma non conviene. L’esempio tipico è il paziente operato senza necessità, sulla base di LGCc ufficiali, e poi dimesso troppo in fretta dopo l’intervento, per fare posto ad un altro, con l’avallo di altre LGCc; una catena di montaggio che necessita di pezze d’appoggio giustificative e di un sistema di standard di controllo. In un sistema a sanità pubblica come quello italiano, le LGC spingono per una medicina fuori centro dove lo Stato paga per trattamenti inutili e dannosi, finanziati aumentando le tasse, e allo stesso tempo obbliga il cittadino a sborsare di tasca propria, direttamente o tramite assicurazioni private, per l’assistenza non coperta o non disponibile nella pratica. Assistenza anch’essa regolata da LGCc. Andrebbe inquadrata in questo scenario l’associazione tra il decreto Balduzzi e i tagli ai finanziamenti della sanità pubblica, come quello previsto dalla concomitante “legge di stabilità”.

Si sta tentando di introdurre, superando gli ostacoli costituiti dai dati e dalle analisi che lo sconsigliano, lo screening per il cancro del polmone; così che gli interventi “alla S. Rita”, in forme meno estreme ma molto più diffuse nella pratica clinica, divengano legali, e, venendo codificati in LGCc, perfino meritori o obbligati secondo il decreto Balduzzi. Il caso Ilva cade a fagiolo per spingere il pubblico in questa direzione. Nessuna voce si alza per mettere in guardia da un nuovo screening che viene presentato come un altro Progresso benemerito guidato dalla Scienza. Di quelli che sono addentro, diversi sanno di queste manipolazioni e tacciono, per interesse, o per timore di ritorsioni. Alcuni non sanno, in buona fede, in genere associata a superficialità. Altri in falsa coscienza non vogliono sapere, per quieto vivere o sete di guadagno o entrambe. Hunt at al. nel loro studio su un piccolo campione hanno trovato che un 7% dei medici metteva in dubbio le indicazioni delle LGCc, esponendosi così di persona. Il 67% dei medici ha dichiarato che le applica perché convinto del loro valore scientifico; una credenza largamente condivisa dal pubblico. Ma la scientificità delle LCGc e della ricerca sulla quale poggiano è tutt’altro che scontata.

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7. L’antiscientificità delle LCGc

Le LGCc sono il terminale del sistema della “Evidence based medicine” (EBM). Nell’entrare nel Dipartimento di ostetricia e ginecologia del San Francisco General Hospital gli specializzandi ricevono le seguenti indicazioni: “L’opinione clinica ha uguale peso qualunque sia il rango di chi la esprime. Noi valutiamo le opinioni in base a quanto sono supportate dall’evidenza scientifica, non secondo il prestigio di chi le propone”. I neolaureati appena arrivati sono incoraggiati a contestare le decisioni cliniche di qualunque docente, se hanno recuperato dalla biblioteca o da internet una pubblicazione che sostiene una tesi diversa [1]. (Naturalmente i medici, dal direttore all’ultimo assistente, hanno l’esperienza, la posizione e non di rado la carognaggine per rintuzzare gli attacchi e difendere la gerarchia, che con stili diversi resta ferrea in USA e da noi). Questo aizzare alla rivolta, un esempio di distruzione di valori tradizionali nel liberismo, mostra il carattere ideologico della EBM.

L’EBM è una versione della filosofia empirista, che prende un grano di diamante, la constatazione e la affermazione dell’impossibilità del progresso della conoscenza scientifica senza sperimentazione, e lo trasforma in un grosso pezzo di carbone, sostenendo in pratica che conta solo il risultato dei trial clinici pubblicati, che parlano da soli per bocca dell’alto clero scientifico. E’ un poco la parodia delle definizioni operative della fisica, dove con cautela da un fenomeno, accertato con sicurezza sperimentalmente, si deriva la definizione di una grandezza o di una legge. Qui l’avere pubblicato dei dati consente di precipitarsi a stipulare i criteri ufficiali, di portata generale, sul trattamento delle malattie. Si tratta di dati statistici, prodotti da specialisti che “stringono al laccio di una formula, e strozzano, dati sperimentali o epidemiologici che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza” (Tomatis). Il timore reverenziale verso i numeri [18] – e la loro connotazione magica agli occhi di molti [19] – fa apparire come oro colato qualsiasi panzana; similmente a quanto avviene per l’econometria, anch’essa uno strumento del liberismo. L’interpretazione critica, la plausibilità, la comparazione con gli aspetti fisiopatologici, l’umile buon senso, le proposte alternative, la segnalazione di rischi trascurati, vengono guardati come attentati al rigore scientifico, per non parlare della valutazione socioeconomica, cioè la valutazione della consonanza degli studi scientifici e delle LGCc con grandi interessi di parte.

L’insopprimibile incertezza insita nel trattamento della malattia intesa come entità biologica viene così non ridotta ma amplificata. La medicina è oggi inscritta in un “probabilistic framework”, al quale siamo ormai abituati, che consente un gioco di rimandi all’infinito; come nel gioco delle cocuzze, ma vertiginoso. Lo studio A mostra un aumento della sopravvivenza di 8 mesi nei pazienti per la patologia K con il farmaco x; no, lo studio B dice che è di 1 anno nel 40% dei pazienti e gli effetti collaterali sono ridotti del 30% rispetto ai farmaci della generazione precedente. Lo studio C segnala che però compaiono altri gravi effetti avversi nel 5% dei casi; lo studio D dice che data la limitata efficacia di x occorre guardare al nuovo promettente farmaco y, ingiustamente accusato di essere un ammazzacristiani, e che invece, se somministrato insieme al farmaco z, potrebbe, per alcune sottopopolazioni di pazienti, nel 37% dei casi… In questo modo il “progresso” tende ad assumere un carattere ciclico piuttosto che lineare. Ogni rimescolata del calderone, ogni giro di giostra, sono vantaggiosi per l’industria e la Borsa, provocando una continua immissione di nuovi prodotti commerciali. Questo processo, che usurpa il nome di “innovazione”, non è invece vantaggioso per i malati e il pubblico. Le LGCc, periodicamente aggiornate, cristallizzano, nella forma opportuna, i passaggi principali, dando la fallace impressione di offrire un punto fermo rispetto a questo continuo turbinio.

Non conta, o non conta quanto dovrebbe, visto che la riproducibilità è alla base del metodo sperimentale, se, come si è visto per lo Xigris, il trial è uno solo; e di provenienza sospetta, e se in seguito altri trial lo contraddicono. Fonti ortodosse riconoscono che le frodi nel lavori scientifici stanno aumentando; dal 1976 al 2007 sono divenute circa 9.6 volte più frequenti, secondo una stima basata sugli articoli ritirati [20]. Non solo le commissioni che preparano le LGCc, ma anche gli studi clinici sui quali le commissioni si basano sono anch’essi largamente controllati dall’industria tramite i finanziamenti e la selezione politica degli addetti. E’ noto che nei trial si può, senza arrivare a ricorrere alla falsificazione massiccia dei dati, fare apparire un effetto che non c’è mediante una serie di espedienti [21]. Le LGCc recepiscono fin troppo prontamente “l’innovazione” industriale, ma bloccano le proposte innovative indipendenti, e ritardano così il progresso scientifico [4]. Non contano i problemi dei trial di validità esterna e di eterogeneità, clinica e biologica, della popolazione dei pazienti. La pubblicazione, basata su un trial, di LGCc dell’American College of Cardiology che prescrivevano l’uso dello spironolattone per lo scompenso cardiaco è stata associata a un aumento di 4 volte di questo uso del farmaco; e a un aumento più che quadruplo dei ricoveri per elevazione del potassio ematico, causato dal farmaco, in assenza di riduzione della mortalità per tutte le cause. Le LCGc di ospedali pubblici statunitensi per lo screening del cancro del colon hanno forzato questi esami su pazienti affetti da comorbidità gravi, scoraggiando i medici ad esercitare il giudizio clinico per quei casi nei quali i rischi dello screening erano minori dei potenziali benefici [22].

Non contano le critiche accese e motivate che qualche volta salgono dalla base dei medici e ricercatori, talora anche nei confronti di LGCc emesse dalle sedi più prestigiose [23,24]. La dottrina della EBM nega esplicitamente valore all’esperienza clinica personale. In medicina l’esperienza da sola è insufficiente e pericolosa, ma associata ad altre forme di conoscenza di fatto ha un valore, che a volte nella pratica è preponderante. Un studio inglese ha rilevato un aumento di mortalità del 6% nei pazienti ammessi in ospedale il primo mercoledì di agosto, primo giorno di lavoro per gli junior doctors appena abilitati [25]; che sono allo stesso livello di quelli che all’arrivo al San Francisco General Hospital vengono istigati a disprezzare l’esperienza clinica altrui. Le LCGc si appropriano della parte critica del processo scientifico, quella basata sul pensiero indipendente; parte critica che la ricerca basata sulla EBM ha già minimizzato. Alla fine in queste che dovrebbero essere la celebrazione dell’oggettività non contano nemmeno i trial e gli altri dati oggettivi, ma pesa il giudizio soggettivo. Ci sono stati casi di procedure estremamente invasive e pesanti che si sono subito affermate come “buona pratica”, prima di dover essere ritirate data la dannosità, es. il trapianto di midollo osseo più chemioterapia per il cancro della mammella negli anni Novanta [3]. Uno studio pluriennale pubblicato del luglio 2012 ha rivelato che la “buona pratica accreditata” finora indiscussa della prostatectomia per il cancro localizzato della prostata, che è tra le diagnosi di cancro più frequenti negli uomini, non dà vantaggi di sopravvivenza rispetto all’astensione terapeutica [26]. Il risultato, che riguarda un intervento invalidante, praticato negli anni su alcuni milioni di persone, ha lasciato “ammutoliti” gli urologi del convegno dove è stato presentato, hanno riferito i giornali che hanno riportato la notizia (si è evitato di darle risalto). Il risultato era prevedibile se si fosse considerata la biologia di questo cancro, gli interessi economici, le evidenti forzature e manipolazioni, il dovere di non nuocere [12]. Tutti elementi che le LCGc trattano al contrario di come si deve fare.

Tra le critiche ufficiali alle LGCc [27] c’è questa non distinguere con sufficiente chiarezza tra dati scientifici e opinioni personali degli esperti (v. “Indiani Pima contro Rancho Bernardo” in [15]). Le opinioni di questi integerrimi probiviri sono riunite in un accordo, il “consensus”; che poi a volte non è neppure un consenso perché la decisione finale è l’opinione dell’esperto che “grida di più”, è stato osservato [28]; come accadeva nel sistema politico spartano, ma qui ha la voce più grossa chi ha alle spalle gli interessi maggiori. In pratica, si calpestano i principi della corretta metodologia scientifica dopo essersene proclamati alti custodi. La scienza non è democratica, in quanto non decide in base alla maggioranza o altri rapporti di forza; ma è democratica in quanto consente a tutte le posizioni legittime di esprimersi e misurarsi, rifiutando il principio di autorità. Nelle LCGc si fa l’opposto.

A questo proposito, non si può tacere che accanto al publication bias, l’occultamento dei risultati sgraditi o la loro soppressione preventiva finanziando solo gli studi desiderati e i ricercatori fidati, opera una forma autentica e criminale di repressione del dissenso. Nell’Italia di Monti e Balduzzi, di Cancellieri, Manganelli e Gallitelli, di Vietti e Sabelli, e dei loro predecessori, si fornisce aiuto istituzionale a queste macro-frodi; inclusa l’eliminazione della dissidenza tecnica radicale; mediante forme sistematiche di boicottaggio, discredito, guerra psicologica e intimidazione. Operazioni che rappresentano l’introduzione in Italia, terra dove storicamente il potere “ha la mano pesante” coi dissidenti (Ferrarotti), di quella proscrizione non dichiarata, descritta da Tocqueville, che in USA colpisce chi si pone contro il senso comune che lega potere e popolo [29]. Tecniche che si avvalgono di strumenti moderni, di respiro e qualità militare; e provengono dall’Atlantico, come le LGCc, la EBM e gli altri artifici ideologici, funzionali ai poteri globalisti, che proteggono. Applicate in Italia con la solita servile complicità e connivenza anche dalle istituzioni “non deviate”; le stesse che vediamo esibirsi e accampare meriti in occasione delle commemorazioni degli omicidi politici e delle stragi (impunite) che nei decenni precedenti furono ordinati da quelle stesse forze che oggi ordinano l’eliminazione di alcune voci che possono denunciare la frode biomedica strutturale. Uno dei tanti angoli sordidi del retrobottega dove il liberismo prepara i prodotti che esporrà luccicanti nella sua vetrina. In questo caso, apponendo il cartellino “Scienza medica”.

Ironia delle ironie, gli standard costituiti dalle LGCc non sono essi stessi standardizzati. Di LGCc ce n’è una moltitudine. Un medico ha commentato che “la cosa buona di questi standard è che ce ne sono così tanti tra i quali scegliere” [1]. LGCc sono emesse da società scientifiche e di categoria, da strutture governative e internazionali, da enti locali, ospedali, compagnie di assicurazione. Esistono agenzie nazionali che dovrebbero valutarle e selezionarle. In Italia c’è il Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma come si vede dal decreto Balduzzi nei fatti si lascia libertà di scelta. In pratica ognuno può fare come vuole purché stia al patto di base. Questo “politeismo” frustra la natura stessa degli standard e ne contraddice il fine dichiarato, mostrando come in realtà essi debbano servire come filtro, per bloccare o fare passare modulando a seconda della convenienza, e debbano pertanto alternare “rigore” a lassismo. Accade che le LGCc vengano bellamente ignorate, senza conseguenze, quando decretano una certa limitazione del consumo di un prodotto medico, per problemi di sicurezza ed efficacia che riguardano una procedura che è già un caso di sovratttamento [30]; o per fare posto a un nuovo prodotto più remunerativo, come è avvenuto per il Pap test [31] dopo l’introduzione del vaccino contro l’HPV e il relativo test. La parodia [15] scivola verso la farsa quando si invitano i medici a valutare essi stessi le LGCc, e al loro interno i gradi di evidenza che queste presentano, e considerare quali LGCc applicare e fino a che punto.

Ci si lamenta da più parti di una medicina che la scienza avrebbe reso disumanizzante. Queste voci non si solleverebbero davanti a una medicina scientifica che offrisse solo vantaggi, per quanto limitati. Il problema della EBM è che fa un uso in larga parte retorico e strumentale della scienza e della tecnologia, applicandole in forme mistificatorie e parziali. La EBM non ha inventato il metodo scientifico ma lo ha distorto in una teologia nella quale si è “scientifici” a metà, la metà che fa comodo; “scientifici” fino a quando non si acchiappa il dato che conviene e poi dogmatici. Andrebbe invece recuperato un genuino spirito scientifico. Andrebbero eliminati i corollari dell’EBM contro altre forme razionali di conoscenza: è scientifico non trascurare nella ricerca e non ignorare nell’analisi gli aspetti fisiopatologici. E’ scientifico non ignorare o sopprimere l’evidenza scientifica e l’analisi critica che confliggono con gli interessi commerciali. E’ scientifico non usare indicatori di comodo, come i “surrogate endpoints”, ma indicatori degli esiti reali delle terapie e degli interventi sulla popolazione che le LGC vengono a costituire [32]. E’ scientifico non scartare a priori ma prendere in considerazione e valutare con criteri oggettivi l’esperienza sul campo dei clinici. E’ scientifico avvalersi, come ipotesi, e come elementi di giudizio nella aree di incertezza, degli input provenienti dalla base professionale, inclusi i singoli medici; e anche degli input provenienti dai pazienti (evitando però la “medicina partecipativa”, un altro ingannevole schema di marketing); aspetti questi ultimi che il sistema di preparazione delle LGC del NICE inglese ammette in certa misura. E’ scientifico non fingere che non esistano influenze commerciali e politiche, ufficiali e coperte, ma dichiararle esplicitamente. E’ scientifico schermare la preparazione delle LCG da queste influenze [33].

L’aspetto che, a parere di chi scrive, più radicalmente contrasta con la buona pratica scientifica e tecnologica riguarda la mancanza di controllo integrato nel disegno del quale le LGCc sono una componente; e in particolare la mancanza di un adeguato feedback negativo. Richiede una trattazione a parte lo spiegare come le LGCm dovrebbero essere parte di un sistema di controllo, progettato ab initio per funzionare come un feedback negativo, integrato nel sistema clinico, da solo o accoppiato a feed forward. Il sistema attualmente è piuttosto disegnato per agire come un feedback positivo, un amplificatore [15]; e la norma del decreto, e la sua futura applicazione da parte dei magistrati, va in questa direzione. Il sistema delle LGCc, che incide sulla salute dell’intera popolazione, ha meno controlli di sicurezza di un autolavaggio a gettone. Non c’è un efficiente sistema di correzione, e neppure di “spegnimento” in caso di errore grave. Per come è configurato, genera errori colossali e oscillazioni paurose, che non vengono corretti efficacemente; solo in alcuni casi, con molto ritardo, ci sono ripensamenti, spesso dovuti a motivazioni politiche [12], come quello per la prostatectomia, e per gli screening oggi messi in discussione sul piano ufficiale come quelli per il cancro della mammella e della prostata. Errori che hanno significato innumerevoli terapie farmacologiche e interventi chirurgici pesanti, inutili e gravemente dannosi. Occorre chiedersi come mai queste notizie di “contrordine” vengano accolte dal pubblico con indifferenza, e su quali meccanismi generali si basi l’accettazione culturale delle LGCc.

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8. Le LGCc come atto linguistico perlocutorio

Le LGCc si presentano come criteri indiscutibili, o comunque autorevoli, in quanto “oggettivi”. Nel suo studio sulla retorica del quantitativo, Porter [34] distingue tra oggettività “meccanica”, come quella es. di un algoritmo per preparare le LGC, e oggettività “disciplinare”, legata all’appartenenza a un gruppo che possiede competenze specialistiche. Ammesso che si possa parlare di oggettività per documenti che arrivano a configurare responsabilità di una gravità incalcolabile, occorre riconoscere che dietro le sembianze di oggettività “meccanica” opera una “oggettività disciplinare”. Espressione questa del resto ossimorica, contenendo la contraddizione tra professionalismo e verità oggettiva, e tra professionalismo e etica. Gli esempi visti permettono comunque di farsi un’idea su come qualificare l’oggettività delle LGCc.

La forza culturale delle LGC è piuttosto una forza pragmatica: sono atti linguistici performativi, di una particolare potenza trattandosi di atti perlocutori medici; potenza ora aumentata dalla trascrizione in una norma dello Stato (che come si dirà date le sue implicazioni ha pure essa un particolare carattere perlocutorio, verso i medici, che travalica quello proprio della legge). Se un medico dice “ fai così o morirai” non sta dando solo delle direttive; oppure se dice “la scienza mostra che chi non fa così muore”, non emette solo una semplice descrizione del mondo: il messaggio arriverà a colpire i piani psicologici profondi del destinatario, che si preoccuperà, a volte perfino se ha ricevuto informazioni affidabili che le indicazioni del medico non sono corrette. Anche il pubblico, inclusi i magistrati, non rimarrà insensibile. Non va dimenticato che la medicina è, non da ieri, una pratica antropologica, che come la magia sua consorella si affida in buona parte al potere della parola. La parola emessa da una fonte medica credibile pesa come piombo, anche se in realtà la densità dei concetti tecnici che esprime non è superiore a quella della paglia. Chi si accinge a “tener conto” delle LGCc dovrebbe tenere conto pure di questo.

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9. La barbarie in loden

La barbarie è l’assenza di standard ai quali appellarsi. Il sociologo dell’economia Thorstein Veblen ha descritto come sotto la patina di civilizzazione del businessman resti il barbaro. Con la modernità la barbarie si avvale di standard; la barbarie si ripulisce e impone standard barbari. In questo modo non solo non ci sono veri standard ai quali appellarsi, ma si viene invitati a conformarsi civilmente ai falsi standard vigenti. (Un altro standard perverso è la mafia, che come standard negativo giustifica la massa dei crimini istituzionali non strettamente mafiosi; inclusi i crimini della medicina commerciale, e le relative complicità istituzionali [35]).

Gli standard, e quei particolari standard che sono le leggi, creano mondi. Se sono standard barbari, creeranno mondi barbari, non importa quanto sofisticati e a tinte sobrie. Critichiamo “il sistema”, ma è il mondo stesso che viene cambiato alterando gli standard. Le LCGc, e il loro enforcement tramite leggi come questo decreto, definiscono un mondo nuovo. Un mondo nel quale il potere froda, sfrutta, e danneggia la salute senza dover ricorrere a truffe rozze e ributtanti come quelle della S. Rita, e con profitti maggiori. Le LGCc non definiscono solo un genere di medicina, ma un genere di paziente. Un paziente in batteria (che resterà tale anche nell’incipiente “medicina personalizzata”).

Il liberismo annette grande importanza alla costruzione di una realtà sociale rispetto alla quale esso sia naturale e legittimo; dove le sue depredazioni appaiano come manifestazioni del giusto ordine delle cose. Il decreto Balduzzi riunisce due poteri capaci di creare nuove realtà, gli standard clinici e l’esercizio della giurisdizione. In un’altra corruptio optimi, anche ai magistrati il liberismo chiede di collaborare alla costruzione del nuovo mondo. Una richiesta alla quale i magistrati si conformano, nonostante che il progetto non sia quello del mondo disegnato dalla Costituzione.

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Seconda parte: L’irresponsabilità della medicina in franchising

https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

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Note

[1] Timmermans S, Berg M. The gold standard. The challenge of evidence-based medicine and standardization in health care. Temple University Press, 2003.

[2] Medical guidelines, Wikipedia.

[3] Jacobson J O, et al. Evidence-based medicine: do clinical practice guidelines contribute to better patient care ? Medscape Hematology-Oncology. 3 settembre 2009

[4] Loewy E H. Ethics and evidence-based medicine: is there a conflict? Medscape General Medicine 2007. 9: 30.

[5] Bamforth I. Knock: a study in medical cynicism. BMJ, 2002. 28: 14.

[6] Haraden C. What is a bundle. Institute for healthcare improvement, 26 aprile 2011.

[7] Robb E. et al. Using care bundles to reduce in-hospital mortality: a quantitative survey. BMJ 2010. 340; c1234.

[8] Vedi: [13]. Citazioni 14, 43, 44 in [13]. Dictating doctors’ orders; in: Abramson J. Overdosed America. Harper Perennial, 2004.

[9] Petersen M. The pharmaceutical business over human kind: making drugs, shaping the rules. New York Times, 1 febbraio 2004.

[10] Eichacker P Q et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.

[11] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[12] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[13] Hunt et al. The changing face of chronic illness management in primary care: a qualitative study of the underlying influences and unintended outcomes. Annals of Family Medicine, 2012. 10: 452.

[14] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[15] Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[16] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[17] Cost-effectiveness and opportunity costs. In: Kaplan R M. Disease, diagnoses and dollars. Copernicus books, 2009.

[18] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[19] Neumayer P. Guarire con i numeri. Efficaci e straordinari metodi di guarigione: da Fibonacci a Grabovoi. Macrolibrarsi, 2012.

[20] Borenstein S. Study: fraud growing in scientific research papers. Bioscience technology online, 1 ottobre 2012.

[21] Smith R. Medical journals are an extension of the marketing arm of pharmaceutical companies. PLoS Medicine, 2005. 2: e138.

[22] Krawitz R L et al. Evidence-based medicine, heterogeneity of treatment effects, and the trouble with averages. Milbank Q, 2004. 82: 661.

[23] Woodman R. Open letter disputes WHO hypertension guidelines. BMJ, 1999. 318; 893.

[24] Concerned scientists dispute new cholesterol-lowering guidelines. Statin drug treatment carries great risk, few benefits. The International Network of Cholesterol skeptics. Agosto 2004.

[25] Jen M H et al. Early in-hospital mortality following trainee doctors’ first day at work. PLoS ONE, 2009. 4: e7103.

[26] Wilt et al. Radical prostatectomy vs. observation for localized prostate cancer. NEJM, 2012. 367: 203.

[27] Trustworthy clinical guidelines. Editoriale. Ann Int Med, 2011. 154: 774.

[28] Wickers AJ. Guidelines panel recommends approach of loudest member. Medscape news, 16 marzo 2012.

[29] Ocone C. La democrazia in America di Tocqueville. Appello al Popolo, 30 settembre 2012. http://www.appelloalpopolo.it/?p=7443

[30] Miller R. Survey shows variance of opinion on PCI appropriateness. Artwire, 29 marzo 2011.

[31] S. Fox. Annual cervical cancer screening persists despite guidelines. Medscape news, 18 agosto 2011.

[32] Kaplan R M. The Ziggy theorem: toward an outcomes-focused health psychology. Health Psychology, 1994. 13: 451.

[33] Restoring the integrity and purpose of medical research. In Abramson J. Overdosed America. Cit.

[34] Porter T M. Trust in numbers. The pursuit of objectivity in science and public life. Princeton University Press, 1995.

[35] I professionisti della metamafia.

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

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31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

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v. anche:

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce

12 April 2012

Non basta dire che, essendo il cancro maligno, occorre chiamare cancro ogni altra formazione maligna: sarebbe questo un circolo vizioso […] Si deve determinare […] l’istologia e la fisiologia dei tumori. […] Purtroppo tutto ciò non è facile

R. Virchow, 1858

Il test [del PSA per il cancro alla prostata] vale poco più che fare testa o croce

R. J. Ablin, co-scopritore del PSA. In: The great prostate mistake. New York times, 10 mar 2010

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Il cancro purtroppo esiste, e fa paura. Ma nella nostra società sulla paura del cancro si innesta indisturbato un fenomeno di sciacallaggio. Così come le famiglie dei rapiti sono esposte a richieste di riscatto da parte di falsi rapitori, che vogliono sfruttare il loro stato di debolezza, chi ha il cancro, o teme di poterlo contrarre, deve fronteggiare non uno ma due pericoli: quello della malattia biologica e quello dei suoi simili disposti a sfruttare il suo stato di paura e di ricerca di aiuto. Uno sciacallaggio che può prendere un’ampia varietà di forme, ed è istituzionalizzato, come mostra il caso delle sovradiagnosi di cancro. Ciò vale anche per altre malattie, che l’attuale medicina tende a sfruttare economicamente prima che a curare.

Questo è il primo di una serie di articoli che riportano e commentano, integrandoli con aggiunte personali, i capitoli del libro “Sovradiagnosticati. Fare ammalare le persone nel perseguire la salute” di Welch, Schwartz e Woloshin [1]. La sovradiagnosi è diagnosticare una condizione morbosa attribuendole una gravità che non ha. La condizione falsamente rappresentata come molto più grave o potenzialmente più grave di quanto non sia realmente è in genere, anche se non sempre, reale: la sovradiagnosi è un’esagerazione interpretativa truffaldina; che come si può immaginare è a scopo di lucro. Si traduce in un danno per il paziente provocando ansie e paure, perdite economiche e cure inutili e spesso dannose, fino a configurare forme di lesioni gravissime e di omicidio. Può riguardare moltissime malattie, anche conclamate, ma assume aspetti epidemici nelle diagnosi precoci su soggetti asintomatici o con sintomi lievi o vaghi, eseguite per iniziativa individuale oppure nei programmi pianificati di screening di massa, in particolare di quelli per i tumori; dove vengono diagnosticate malattie, anche molto gravi, non in seguito alla richiesta della singola  persona già sofferente per una causa organica da definire, ma su soggetti sani.

Al lettore verrà alla mente il caso della casa di cura S. Rita. Ma lì le diagnosi erano falsificate grossolanamente, per una impostura personale di alcuni medici che, se non sono gli unici a praticare questo genere di medicina, non sono però rappresentativi della categoria. Il problema delle sovradiagnosi è legato al loro essere strutturali, cioè incorporate nella dottrina, e applicate legalmente e con tutti gli onori come routine nella prassi quotidiana, tramite sofisticate manipolazioni e una massiccia propaganda. L’operato di Brega Massone, Pansera Marco e gli altri sta alle sovradiagnosi di massa come un pusher che fa la cresta sulla merce tagliandola eccessivamente sta al traffico internazionale di droga [2]. Come dirò, le forze di polizia e la magistratura non combattono ma favoriscono illeciti come le sovradiagnosi strutturali, che non sono gli illeciti di balordi indisciplinati, ma espressione mainstream della medicina delle multinazionali e dei banchieri.

Il tema in Italia finora fa parte del proibito, di ciò di cui non si deve parlare al grande pubblico [3]. I programmi di screening, spesso appoggiati dallo Stato, in Italia e in altri paesi europei nascondono agli utenti quello che è il loro principale effetto avverso, la sovradiagnosi e il conseguente sovratrattamento. In USA, dove del resto il problema è ancora più grave, invece se ne parla. Su media che fanno opinione come il New York times e Newsweek sono comparsi diversi articoli “eye-opener”. Si sta considerando di avvisare anche formalmente gli utenti, introducendo quella liberatoria chiamata “consenso informato” anche per gli screening, scaricando così sull’utente la responsabilità, ma comunque inducendo almeno i più accorti a considerare di non sottoporsi ad alcuni esami. In USA il tema è stato fatto emergere per vari motivi, il principale dei quali è che in corso una manovra di frenata della spesa sanitaria. Lì, dove il sistema è disegnato per fare aumentare i costi, la spesa sanitaria sta divenendo un problema, e un po’ di marketing negativo mediante qualche spiffero di verità sulle sovradiagnosi, che sono un formidabile moltiplicatore, capace di incrementare capitoli di spesa per decine e centinaia di volte, può aiutare a rallentarne la crescita; senza certo fermare un volano che ha l’inerzia dei convincimenti di tipo religioso sulla medicina, e quella di alcuni trillions di dollari di PIL all’anno (un trillion sono mille miliardi). La spesa sanitaria USA ha raggiunto il 17.3% del PIL nel 2009 e si prevede che sarà del 19.3% nel 2019; se l’esuberanza del suo tasso di crescita, che è oggi intorno al 5% annuo, non verrà placata, la spesa secondo alcuni osservatori raggiungerebbe il 25% nel 2025.

Questo può spiegare perché il Chief medical officer dell’American cancer society, la principale fomentatrice della iatrogenesi in oncologia mediante quelle sovradiagnosi che calpestano il “primum non nocere”,  abbia pubblicato un libro gesuiticamente intitolato “How we do harm” “Come nuociamo” [4]. L’autore, Brawley, che mette in epigrafe una poesia di s. Ignazio di Loyola, e nel dilungarsi sulla sua ammirazione per i gesuiti raccontata come a scuola i gesuiti gli abbiano insegnato a chiamare “shit” la shit, fa vedere un pochino dello sterco dell’oncologia, stando attento a non mostrarne troppo; e fa anche, tra tanta retorica, qualche critica tecnica di notevole peso. Appare piuttosto che i gesuiti gli abbiano insegnato a camminare sul filo, per mettersi alla testa della denuncia delle gravi colpe dello stesso sistema che lo annovera tra gli appartenenti all’alto clero. Forse le confessioni involontarie, prima di quelle dei peccati ammessi come a imitazione di sant’Agostino, sono i passi più interessanti del libro. In Italia, che è spesso indietro di 5-15 anni,  il clero e i cattolici sono all’avanguardia nella produzione di quel lucroso materiale imbrattato di sangue sul quale oggi in USA si piangono lacrime di coccodrillo, pie o laiche.

Anche se forse questa, in USA ma per ora non da noi, è proprio la volontà di chi comanda, è utile diffondere il concetto di sovradiagnosi, che è tra i fattori maggiori di degenerazione della medicina. Il concetto è necessario sul piano politico: la vicinanza sul piano tecnico col modello USA di medicina, già stretta, sta aumentando, e vi è da noi chi auspica che si vada verso il modello USA di espansione della spesa sanitaria anche sul piano delle scelte politico-economiche [5]. La sovradiagnosi è uno dei modi principali di ottenere questo obiettivo. Purtroppo, anche se non dovrebbe mai, mai, essere così, perché ci si dovrebbe poter fidare della medicina, è necessario sapere del problema anche a livello personale, per meglio tutelare la salute della propria famiglia dai trabocchetti della medicina.

L’argomento oltre che vasto è intricato, derivando dalla commistione di due complessità tra loro eterogenee: la sovradiagnosi istituzionalizzata è il risultato di un impasto di alta tecnologia e pulsioni psicologhe primitive, opportunamente stimolate. Una mistura infernale di scienza sofisticata, ma distorta e manipolata in modo da combinarsi con alta affinità con un oscurantismo sostenuto dalla propaganda, che eccita gli eterni sentimenti e paure primordiali sulla salute. Il libro di Welch et al. consente un approccio relativamente semplificato al tema. L’autore principale, ricercatore al Dartmouth college, ha competenze sia cliniche che epidemiologiche, e ha fatto “a hell of a job” nel contestualizzare la sovradiagnosi nella realtà clinica e nel definirla in termini quantitativi sul piano epidemiologico. Glissa, e a volte è omissivo, sulle conseguenze iatrogene e sulla manipolazione ad hoc della dottrina fisiopatologica; pur descrivendo il movente economico, tende a scusare per quanto può le responsabilità morali dei medici, attribuendole in parte a fiducia in buona fede in ciò che prescrivono (nonostante studi abbiano mostrato che quando si indebolisce il “profit motive”, come la copertura di Medicare, calano come per incanto anche le prescrizioni inappropriate e nocive, emesse in scienza e coscienza, come quelle per il cancro alla prostata [4]). Del resto, considerate oggettivamente, le responsabilità sarebbero al livello di crimini contro l’umanità, e coinvolgerebbero una quantità di intoccabili del mondo economico e politico. Welch è comunque un autore che resta nell’ortodossia ufficiale, affiliato a un’istituzione il cui presidente di recente è stato messo a capo della Banca mondiale. Forse vuole anche evitare di essere sbranato dai colleghi, e di essere censurato dai poteri medici superiori, mostrando loro che anzi si è limitato. Ma in ogni caso il libro, che si sforza, riuscendoci, di rendere chiaro un soggetto un po’ complicato e soprattutto contrario al senso comune, ci offre la possibilità di comprendere un tema fondamentale, proibito in Italia.

Comincio dal considerare il capitolo su quello che è considerato come il caso più netto e chiaro di sovradiagnosi: lo screening per il cancro alla prostata.

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La bolla del cancro della prostata

– Lo psichiatra: perché agita le braccia?

– Il paziente: per tenere lontano gli elefanti.

– Lo psichiatra: ma non ci sono elefanti qui.

– Il paziente: appunto, funziona.

Incredibilmente, in sei anni, dal 1986 al 1992, in concomitanza con l’introduzione dello screening per il cancro della prostata con il PSA, il tasso di diagnosi di cancro della prostata in USA è quasi raddoppiato. Il picco è stato preceduto da un aumento, cominciato nel 1975, legato all’esame istologico dei frammenti di prostata da resezione endouretrale per ipeplasia prostatica; ad esso è seguito un certo calo, ma con un tasso sempre superiore del 50% a quello pre-1975.

Il problema del presagire un male futuro per poi affermare di averlo evitato con un proprio intervento, dalle misure contro gli elefanti del paziente della barzelletta alle predizioni di cancro e relative cure alle predizioni e i relativi sortilegi delle fattucchiere, è che genera controfattuali: se non avviene niente l’oncologo o la maga possono dire che la loro azione ha salvato il cliente. Questo sul piano individuale; la singola persona diagnosticata come affetta da tumore difficilmente metterà in dubbio una simile diagnosi; e se anche lo facesse non saprà riconoscere, se non dispone di competenze specialistiche – che in alcuni casi non sono comunque sufficienti a dare una risposta certa – se aveva davvero un cancro. La sovradiagnosi si rivela sul piano epidemiologico, dove, scrive Welch, se il tasso di diagnosi positive per un tipo di cancro nella popolazione aumenta, e se si tratta davvero di cancro, aumenterà con una buona correlazione anche il tasso di mortalità per quel cancro (fig. 1). Invece la mortalità per il cancro alla prostata è rimasta sostanzialmente stabile, con qualche riduzione attribuibile al miglioramento delle terapie; o anche, paradossalmente, agli effetti iatrogeni delle terapie, che fanno morire il paziente per altre cause, cardiovascolari, prima di quando il cancro della prostata, ammesso che ci fosse, lo avrebbe ucciso [4]; mentre l’incidenza di diagnosi è passata da meno di 100 per centomila nel 1975 a circa 150 per centomila nel 2005, con un picco di oltre 225 per centomila nei primi anni Novanta (fig. 2).

 

Fig. 1 Evidenza epidemiologica di sovradiagnosi secondo Welch.

Fig. 2. USA 1975-2005. L’area scura è data dai cancri della prostata sovradiagnosticati. Welch, cit.

Un fautore dello screening, o anche per il suo campo Wanna Marchi, potrebbero rispondere che se non si vede nulla è perché il danno sarebbe stato maggiore, se non fosse stato sventato appena in tempo, proprio grazie al loro intervento. Ma questa spiegazione “forza la credibilità” commenta Welch. Invece che un fattore – la sovradiagnosi – ne richiede due: autentico incremento nel cancro e miglioramento nelle cure. Inoltre richiede un’ipotesi “eroica”: che l’autentico aumento del carico di cancro, l’introduzione dello screening e il miglioramento delle cure siano avvenuti tutti e tre in perfetta sincronicità. Questa ipotesi tripla è altamente implausibile, mentre come dirò ci sono altri elementi che non lasciano dubbi  che si sia trattato di sovradiagnosi.

Se lo screening fosse solo una diagnosi precoce di cancro autentico, il numero totale di individui diagnosticati sarebbe costante, limitandosi ad accumularsi nei primi anni dell’introduzione dello screening. Con lo screening c’è stato invece un incremento nel numero totale dei cancri della prostata, o meglio delle etichette con questa diagnosi, che Welch stima in un extra di due milioni di persone in USA tra il 1975 e il 2005. I tassi di incidenza sono rimasti elevati. Hanno ammesso che vi è stato un enorme problema di sovradiagnosi le stesse istituzioni Usa preposte. Nel 2008, sulla base di studi clinici, la US Preventive Services Task Force ha raccomandato contro lo screening sui sani per il cancro della prostata, ammettendo che il test sul quale si basa, il dosaggio del PSA, risulta in una riduzione della mortalità piccola o nulla ed è associato a danni; l’American cancer society ha ammesso a posteriori che “la ricerca non ha ancora provato che i potenziali benefici dello screening superano i danni del test e del trattamento” invitando a limitare lo screening ai soli pazienti sintomatici e con più di 10 anni di aspettativa di vita.

In Italia, già nel 1996 un documento di consenso sugli screening del CNR e della AIRC affermava che allo stato non era “lecito né etico realizzare lo screening” per il cancro della prostata. Ma al 2011, quando la non eticità e la non liceità sono risultate ancora più chiare, il nostro ministero della salute propone un test annuale del PSA dopo i 50 anni. Da noi il test ematico di screening a volte viene inserito di routine nei comuni esami del sangue, senza chiedere il consenso del paziente, e non informandolo preventivamente dei pesanti rischi del test. Sulle “problematiche” etiche, deontologiche, giuridiche e politiche di queste politiche e prassi, i nostri tanti bioeticisti, così facondi sui media, muti come pesci sono. I dati ISTAT riportano un quasi raddoppio dell’incidenza delle diagnosi di cancro della prostata tra il 1998 e il 2002. La situazione italiana [6] è un’importazione di quella USA. Ma noi non ce ne preoccupiamo, concentrati a osservare e commentare le vicissitudini mondane delle ghiandole sessuali di Berlusconi anziché pensare a salvare le nostre  [7].

Una diagnosi di cancro su una persona sana non è uno scherzo. Provoca danni gravi, e lesioni che possono arrivare a essere mortali. L’efficacia delle terapie precoci, che viene data per scontata nella mistica degli screening, dovrebbe invece essere la prima questione scientifica da accertare in questo campo, nota Brawley. Welch concede che alcuni tra i pazienti possano avere beneficiato dello screening per il cancro della prostata, anche se su questo non ci sono dati certi, e le istituzioni accreditate ammettono che i benefici potrebbero essere nulli anche per una fortunata minoranza di pazienti; ma calcola che per ogni paziente che ne ha beneficiato, non si sa in che misura, da trenta a cento sicuramente hanno sofferto le conseguenze di una falsa diagnosi di cancro della prostata: le conseguenze psicologiche e sociali della diagnosi, e le pesanti conseguenze fisiche delle cure. Uno studio di coorte ha mostrato che dopo una diagnosi di cancro della prostata i rischi relativi di suicidio e di attacco cardiaco mortale nel primo anno dopo la diagnosi raddoppiano, con un picco di rispettivamente 8 e 11 volte nella prima settimana dopo la diagnosi. Un giornalista del New York times, scrivendo della sua esperienza personale, ha commentato “ è più difficile scrivere del peso della depressione che del cancro della prostata in sé e delle indegnità fisiche che ne conseguono”.

La biopsia prostatica è dolorosa e comporta un certo rischio di sanguinamento e infezioni gravi. Le terapie in Italia tendono ad essere meno “aggressive” che in USA, ma non troppo. La sovradiagnosi ha portato nella maggior parte dei casi all’asportazione chirurgica della prostata e alla radioterapia. Dalla terapia derivano molto spesso impotenza, incontinenza urinaria, altri penosi disturbi alla defecazione. Se le cose si mettono male, la terapia può causare ulteriori complicanze, come la creazione di fistole tra il retto e la vescica, che porteranno a una colostomia e a una ureterostomia, così che le feci e le urine verranno emesse in sacche mediante tragitti che passano la parete addominale. A ciò si può aggiungere il sovratrattamento: venire curati con terapie più pesanti, pensate per il cancro avanzato [4]; blocco della produzione di ormoni maschili mediante farmaci, se non mediante asportazione chirurgica dei testicoli, con complicanze come fratture ossee, attacchi cardiaci, ictus. I milioni di false diagnosi, in USA e negli altri paesi occidentali, inclusa l’Italia, hanno avuto conseguenze inimmaginabili.

Le sovradiagnosi generano un forte spreco di risorse che poi mancano per interventi più utili ai malati. Distorcono la pratica medica e il mercato; in USA gli screening per il cancro della prostata vengono utilizzati per attrarre pazienti per ammortizzare il costo della chirurgia robotica per il cancro della prostata, che ha macchinari – chiamati “da Vinci” – e spese dell’ordine dei milioni di dollari per singolo centro con vantaggi non più che modesti rispetto alla chirurgia tradizionale. Una conseguenza avversa di questi screening, che viene trascurata, è il loro tendere a soffocare la ricerca di cure migliori. Se il cancro diviene un gigantesco affare diagnosticandolo falsamente con indagini di massa, riuscire a controllarlo nelle sue forme autentiche, che riguardano popolazioni molto più piccole, ridurrebbe i profitti rendendo obsoleti gli screening. Il saggio aforisma  “meglio un’oncia di prevenzione che una libbra di cure” è stato stravolto nella fraudocrazia nella quale viviamo; si è visto che non ottenendo una buona oncia di cure si può guadagnare su diverse libbre di falsa prevenzione.

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La prostata è una ghiandola normalmente delle dimensioni di una testa d’aglio, posta alla base della vescica, dove circonda il primo tratto dell’uretra. Contribuisce alla produzione dello sperma. Non è indispensabile alla sopravvivenza. Il cancro della prostata è la seconda causa di morte per cancro tra i maschi in USA, e la terza in Italia. E’ divenuto la neoplasia più frequentemente diagnosticata negli uomini. Il tasso di frequenza è basso fino all’età di 50 anni, per poi crescere fino a raggiungere livelli molto elevati sopra i 75 anni. Metà delle morti avvengono a un’età superiore agli ottanta anni; l’età mediana di morte per questo cancro è attualmente superire all’aspettativa di vita alla nascita. Quindi, il cancro della prostata è annoverato tra i quattro cancri “big killer”, ma causa la morte principalmente in soggetti con bassa aspettativa di vita. La sottopopolazione più esposta alla malattia, quella degli anziani, è anche quella nella quale misure preventive di massa anche se efficaci porterebbero ai minori vantaggi in termini di aspettativa di vita.

Il cancro autentico della prostata si sviluppa più spesso dalle cellule epiteliali dell’organo. Nelle forme aggressive può infiltrare gli organi vicini, la vescica e il retto, e dare metastasi, anche metastasi localizzate alle ossa, particolarmente dolorose. Si considera in genere, come fa anche Welch, che vi siano forme neoplastiche poco aggressive, molto più frequenti, che crescono così lentamente che restano asintomatiche e la persona muore per altre cause. Le sovradiagnosi deriverebbero dal reperire e trattare questi cancri a bassa aggressività. Questa rappresentazione può essere in parte vera, ma è incompleta e fuorviante.

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L’assist e il bomber. O l’ubriaco e il paranoico

Vediamo ora i meccanismi che hanno permesso le sovradiagnosi di cancro della prostata; sono molto diversi dalle rozze invenzioni dei chirurghi della S. Rita. Le sovradiagnosi istituzionalizzate di cancro della prostata si basano su un meccanismo a due stadi: c’è un assist, il test del PSA, che passa la palla al bomber, la diagnosi bioptica, che va a segnare. Cominciamo dal bomber. Le sovradiagnosi predittive puntano a fare numero: a diagnosticare come malati il maggior numero possibile di soggetti. Lo fanno, per gli screening oncologici, sfruttando alcune variazioni biologiche comuni, molto più comuni del cancro autentico, che si sviluppano con frequenza elevata in alcuni organi e possono essere fatte passare per cancro. La prostata è tra gli organi che offrono questa opportunità commerciale. Con l’età tende a ingrossarsi, dando luogo a ostruzioni dell’uretra e quindi a difficoltà della minzione. Si tratta dell’iperplasia prosaica benigna, una condizione così comune che c’è chi, a ragione, sostiene che vada considerata come una manifestazione normale, anche se indesiderabile, dell’invecchiamento piuttosto che come una malattia. Oltre, e spesso insieme, a questa iperplasia, si verificano con l’età nell’organo una varietà di modificazioni microscopiche, che al microscopio assomigliano a quelle del cancro conclamato; e pertanto, seguendo e portando al parossismo un antico e anacronistico accademismo, che è una forma della comune fallacia dell’affermazione del conseguente, le si chiama cancro; essenzialmente sulla base del loro aspetto.

Da “se A (cancro autentico) allora B (quadro istologico x)”, si inferisce erroneamente “Se B allora A”, che può essere vero ma non è necessariamente vero. Inferire A da B è possibile, soprattutto su lesioni che hanno dato manifestazioni macroscopiche di sé, ed è estremamente utile quando ciò è possibile; ma non sempre ciò è possibile, soprattutto quando si cerca di farlo su modificazioni minime, precocissime e silenti. In soggetti con cancro conclamato della prostata il tessuto neoplastico avrà al microscopio una certa apparenza x; se ne deduce abusivamente, o sulla base di studi di validazione insufficienti, quando non compiacenti, che se si trovano focolai microscopici di aspetto x, o anche solo riconducibile a x, allora il paziente ha il cancro.

Non era questo che voleva fare Virchow, uno dei fondatori della moderna diagnostica istologica dei tumori, che studiava l’anatomia microscopica dei tumori nelle autopsie di pazienti morti per cancro. Virchow, grande scienziato, e politico progressista che diede un notevole impulso alla difesa della salute pubblica, a quanto scrive (v. epigrafe) sembra avesse intuito il pericolo insito nel nuovo paradigma che andava creando. Sembrerebbe che riguardo a questo concetto preliminare forse aveva maggiore sensibilità lui, che esplorava coi mezzi di allora territori ancora vergini, che i suoi successori di 150 anni dopo, che con tutte le conoscenze accumulate e la tecnologia avanzata, e i danni ai pazienti che sono derivati su larga scala dalla fallacia, non mostrano questa consapevolezza; se non in negativo, per impedire che questo nodo, alla base della loro professione, venga esplicitamente affrontato e risolto. Virchow non poteva immaginare che il paralogismo avrebbe attecchito e si sarebbe ingigantito fino a divenire parte dell’ossatura economica del mondo civile.

Queste modificazioni che sembrano cancro non si comportano come cancro, e nella stragrande maggioranza dei soggetti sono irrilevanti, venendo portate fino alla morte, come una tra la moltitudine di parti che compongono il nostro corpo e delle quali non sappiamo l’esistenza. A meno che non le si vada a cercare e le si proclami “cancro”. La loro frequenza è comparabile a quella della iperplasia prostatica; anzi appare essere anche maggiore di quella dell’iperplasia prostatica nelle classi più giovani: studi su autopsie di soggetti morti per altre cause hanno mostrato che la frequenza cresce con  l’età, passando da un 30% tra i 30 e 40 anni fino a superare l’80% tra i 70 e i 79 anni, il gruppo nel quale è relativamente elevata anche l’incidenza di cancro autentico. Il trucco sta nel chiamare cancro e trattare come tali queste modificazioni.

Volendo, in questo modo si potrebbe ottenere un’epidemia di cancro, falsa, tra i ventenni, tra i quali modificazioni che vengono definite come forme neoplastiche iniziali sono state trovate in uno studio nell’8% delle prostate di soggetti morti per incidente. In uno suo studio, Welch ha mostrato che con l’introduzione dello screening col PSA ha moltiplicato per 7 il numero di diagnosi di cancro della prostata nei soggetti sotto 50 anni; il cancro della prostata in questa classe d’età secondo le statistiche è aumentato di sette volte. Dalla dottrina ufficiale e da ciò che viene raccontato al pubblico consegue l’assurdità che esisterebbe una classe di tumori che da un lato insorgono con elevatissima frequenza e per di più in soggetti giovani, ma che dall’altro lato non danno mai segno di sé, fino a che i soggetti non muoiono per altre cause, spesso di vecchiaia. La rappresentazione più semplice e razionale di un tale fenomeno è che questo sottotipo di cancro della prostata non è cancro, per lo meno ai fini pratici, e pertanto non andrebbe chiamato cancro nella clinica.

Queste modificazioni microscopiche e asintomatiche sono multicentriche,  cioè si sviluppano contemporaneamente in più zone della ghiandola, come è tipico delle varianti parafisiologiche e delle forme degenerative; il cancro autentico invece, che ha origine monoclonale, derivando da una singola cellula, si sviluppa in un unico nodulo, che solo in un secondo tempo replica sé stesso, quando dà metastasi. La multicentricità, invece di costituire un’ulteriore ragione per rivedere la denominazione e classificazione di questi reperti, è stata sfruttata per la sovradiagnosi. Mentre per gli altri tumori si fa la biopsia mirata ad un nodulo o una massa per verificare al microscopio la sua natura, per il carcinoma occulto della prostata, non essendoci un nodulo sospetto (in un organo che spesso è già bozzoluto per l’iperplasia benigna) si eseguono biopsie multiple campionando l’organo; riuscendo così a pescare una di quelle aree che si prestano a venire etichettate come cancro. Studi hanno mostrato che più biopsie per paziente si prendono, più diagnosi di cancro si fanno. Portando il numero delle biopsie a 32-38 per paziente si è arrivati a ottenere una diagnosi di cancro ogni sette soggetti.

L’assist è dato dal test per il PSA. Nello screening le biopsie sono prescritte sulla base di una positività al test per il PSA, prostate specific antigen. Il PSA è un enzima che liquefà lo sperma dopo l’eiaculazione, per facilitare la motilità degli spermatozoi. Aumenta nel sangue in presenza di cancro autentico della prostata, e quindi si è pensato, anche qui con una classica fallacia dell’affermazione del conseguente, di dosarlo nel sangue considerandolo come un indicatore di possibile presenza di cancro iniziale della prostata. Come indicatore a questo scopo è pessimo: il suo livello ematico può aumentare per patologie non neoplastiche, inclusa la comune iperplasia benigna, e invece rimanere basso in presenza di cancro della prostata. Non è specifico non solo per il cancro, ma neppure per la prostata. E’ ciò che serviva per convogliare verso la biopsia non mirata, della cui affidabilità si è già detto. Così si è deciso, arbitrariamente, che livelli ematici superiori a 4 miliardesimi di grammo per millilitro sono un campanello di allarme (soglia che a volte viene ulteriormente abbassata); tali livelli sono presenti nel 5% della popolazione sopra i 65 anni: il test crea un vastissimo portafoglio clienti. Ci sono imprese commerciali che vantano il PSA come un test col 70% di falsi positivi, ed eseguito 45 milioni di volte all’anno nel mondo. Usare su milioni di persone un test sofisticato ma ubriaco, che è costante nel prendere fischi per fiaschi, per convogliare verso un esame di diagnosi istologica che ha tassi paranoici di positività per cancro, segue evidentemente una logica che non è quella della buona qualità delle cure, per non parlare della logica della scienza o di quella dell’etica.

Così come uno degli scopritori del PSA ha preso le distanze dal suo uso (v. epigrafe), anche Gleason, il patologo che negli anni Sessanta formulò con uno studio di correlazione anatomo-clinica il più usato sistema di gradazione istologica del carcinoma della prostata, in seguito rimaneggiato, propose poi, dopo il silenzioso disastro delle sovradiagnosi, di rinominare “adenosi”, termine che evita connotazioni allarmanti, le forme da lui precedentemente classificate come cancro a bassa e media aggressività. Ma non fu ascoltato; la parola fatidica, quella che in USA chiamano “the C word”, “cancro”, oppure “neoplasia” o almeno “atipico” magari con qualificazioni che permettono di usarle ambiguamente, inoculando la paura del cancro ma potendo negare di averlo fatto, “in situ”, “intraepiteliale”, deve essere presente per fare girare la macchina. E si vuole e si ottiene che venga usata sempre di più, mai di meno. La nosografia e la sua nomenclatura “scientifiche” obbediscono a esigenze di marketing, anche quanto sono opposte agli interessi e diritti dei cittadini su un bene come la salute.

Questa è una ricostruzione ridotta e semplificata della frode. Ci sarebbe molto altro da dire su argomenti come le manipolazioni dottrinali della diagnosi istologica del cancro, i possibili effetti causali di sostanze con azione ormonale, la propaganda mediatica, il ruolo attivo dei truffati nella truffa [8], le complicità istituzionali, la censura e la disinformazione gestite da forze di polizia e magistratura in obbedienza a poteri forti internazionali [9] per favorire l’introduzione e il mantenimento nella colonia italica di queste frodi mediche sanguinarie, che sono allo stesso tempo settori industriali, economici e finanziari strategici [10]. Ma quanto esposto può bastare per farsi un’idea di come, quanto facilmente, e quanto spesso, avviene che con la sovradiagnosi una persona in buona salute venga ridotta a un impotente col pannolone e con sulla testa la spada di Damocle della ricorrenza di un cancro, in realtà fantomatico. E può portare a interrogarsi, al di là del caso del cancro, sul peso dello sciacallaggio nel sistema socioeconomico in cui viviamo; e a chiedersi se tale costume sia maggiormente tipico del volgo, dell’inclita, o se non sia piuttosto un tratto trasversale, che sotto sembianze diverse accomuna tanti, dai medici che praticano questa medicina e i loro complici di altre corporazioni agli strati moralmente infimi della società; da coloro che godono della nomea di benefattori dell’umanità e di paladini della giustizia, a quelli che sono riconosciuti come brutta gente.

https://menici60d15.wordpress.com/

Qui altri articoli sulla sovradiagnosi.

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Note

  1. Welch H G, Schwartz L M, Woloshin S. Overdiagnosis. Making people sick in the pursuit of health. Beacon press, 2011.
  2. Voler guarire senza essere malati. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/30/voler-guarire-senza-essere-malati/
  3. Giancarlo Caselli i NOTAV: il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/. L’articolo considera tra l’altro l’affermazione di G. Caselli che la magistratura sarebbe intervenuta chirurgicamente su una sanità sana in un caso di tangenti sui pannoloni. Questo è tipico della nostra magistratura, che attacca quelle che ho chiamato frodi di secondo grado, ma rispetta – e protegge – le frodi strutturali di primo grado sulle quali quelle di secondo grado si basano, chiamando “sano” ciò che è marcio; le frodi che hanno portato Brawley [4] a scrivere che “lo screening del cancro della prostata e il trattamento aggressivo forse salvano vite, ma di sicuro fanno vendere [legalmente] pannoloni” commentando la partecipazione di un’industria di pannoloni al finanziamento di un’associazione che propaganda lo screening con pratiche scorrette e disinformative.
  4. Brawley O W. How we do harm. A doctor breaks ranks about being sick in America. St. Martin’s Press 2011. (L’immagine del caduceo che proietta l’ombra del dollaro è presa dalla copertina).
  5. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/
  6. Tombesi M. Il PSA avanza, ma il tumore non recede. Occhio clinico, apr 2007.
  7. Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili. https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/13/il-mediatico-e-lextramediatico-il-caso-delle-ghiandole-sessuali-maschili/
  8. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/
  9. La corruzione ghibellina di polizia e magistratura. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/
  10. D’Andrea S. I settori industriali strategici. Appello al popolo 31 mar 2012

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A Bellelli “Tumore alla prostata, sul test PSA il dibattito è aperto” del 30 mag 2012

Non credo sia possibile ignorare il fattore profitto, che spiega come su un tema tanto importante la medicina presenti al pubblico posizioni contrastanti, o “agnostiche” come quella del prof. Bellelli. Il test del PSA è un elemento di un disegno più complesso, quello della prevenzione del carcinoma della prostata mediante diagnosi precoce, che viene severamente criticato anche da fonti ortodosse: lo screening per il carcinoma prostatico è il caso più netto e chiaro per illustrare i meccanismi della sovradiagnosi, e i relativi danni. Vedi:

Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce http://menici60d15.wordpress.c…

Il carcinoma della prostata è un caso ben noto, che consente un’analisi a posteriori. A chi volesse osservare in diretta come nascono e si affermano queste grandi operazioni medico-industriali, suggerirei di seguire il lancio in corso dello screening per il cancro del polmone, con l’annesso sviluppo di biomarkers, che svolgeranno un compito analogo a quello che è stato demandato al PSA nel caso della diagnosi precoce del cancro della prostata.

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26 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “‘Il concilio d’amore’, tra Dio e il Papa si salva solo il Diavolo”

Ai tempi di Panizza la sifilide faceva paura, e non sorprende che per l’ingenuo iconoclasta rappresenti la vigoria di Satana. Allora erano in tanti a morire pazzi o dementi con la neurosifilide, considerata una manifestazione avanzata della sifilide. Oggi quel genere di flagello appartiene alla storia delle malattie; è scomparso a causa della cattiva medicina, ha scritto Lewis Thomas, perché la delicata spirocheta, che dà la sifilide, è stata immersa in “un aerosol di penicillina” da uso indiscriminato di antibiotici.

O anche perché con l’avvento degli antibiotici si è smesso di trattare la sifilide con mercurio e arsenico, che erano le vere cause della neurosifilide, provocando un avvelenamento cronico con esiti tardivi peggiori della malattia naturale, secondo P. Duesberg. Duesberg vede nell’errore dei medici ottocenteschi un precursore storico delle manipolazioni iatrogene con le quali oggi come allora si condannano a un inferno in terra masse di persone. Non c’è bisogno di calarsi in pozzi bui e viscidi per arrivare al Male. Inutile alzare il pugno e maledire il Cielo, o sbeffeggiare chi millanta di esserne portavoce. Anche il Diavolo è un’ipotesi non necessaria. Ciò che chiamiamo Male è in noi e tra noi, diffuso, in una miscela corrosiva diluita ma permanente composta di stupidità, paura, autoinganno, hubris, avidità e quant’altro. Assume a volte forme concentrate; più spesso in chi comanda, o veste la talare, la divisa, la toga o il camice bianco.

@ Helvetius. Sinceramente, da ciò che scrivi non credo che tu sappia in cosa consista lo studio; e credo che ciò che chiami “studiare” non sia, una volta lasciati i banchi delle elementari, un’attività da raccomandare.

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7 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Narcolessia, il morbo autoimmune silenzioso che ha colpito 24mila ignari italiani”

Nei primi anni del 2000 in USA la ditta Cephalon ottenne un’esplosione dei profitti, lodata come sorprendente da Mark Goodman, un analista della banca d’affari Morgan Stanley, essendo riuscita a fare moltiplicare le prescrizioni per il suo farmaco Provigil per la narcolessia – malattia rara – tramite una “campagna di sensibilizzazione”. La “sensibilizzazione” di pubblico e medici fu impostata in modo da congiungere la diagnosi di narcolessia grave con altre più comuni forme di sonnolenza diurna. Si fece leva sui pericoli del colpo di sonno alla guida e al lavoro. Il successo commerciale provocò la diffusione dell’uso di farmaci stimolanti del sistema nervoso, in particolare tra gli studenti (1). Dato il precedente, nello studiare come finanziare tramite il SSN le nuove costose cure per la narcolessia le istituzioni dello Stato non dovrebbero ignorare la possibilità che la lucrosità dei farmaci porti a “campagne di sensibilizzazione” che spingano verso il consueto armamentario  – allarmi di nuova insidia alla salute, “diagnosi precoce”, markers, sintomi aspecifici, off-label – per generare sovradiagnosi e così sovraprescrizioni. C’è anche il rischio, anche questo non inaudito, che anziché controllare e impedire abusi le istituzioni facciano dello Stato un partner dell’operazione, a danno dei cittadini.

1 Critser G. Generation X. How prescription drugs are altering american lives, minds and bodies. Mariner books, 2006.

Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”

27 October 2011

Blog Metilparaben

Commento al post “Minerva comincia col riprendersi le parole (e vi invita a fare altrettanto)” del 27 ott 2011 

Nel sito della Dante Alighieri ho cercato di propormi come “custode” della parola “prevenzione”. Ma non la considerano tra le parole da proteggere. Eppure è una parola che da benemerita è divenuta pericolosissima. E’ di questi giorni la notizia della proposta, abbastanza allucinante, di estendere ai preadolescenti maschi il vaccino HPV, autorevolmente criticato anche dall’ortodossia (v. “Dalla parte delle bambine”, documentario della tv svizzera); e per il quale occorre dubitare che sia anche solo teoricamente in grado di prevenire il carcinoma della cervice uterina:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/liceita-giuridica-del-battesimo-dei-neonati/

Si sta affermando finalmente che lo screening per il cancro della mammella non salva sostanzialmente vite, ma aumenta il peso del cancro diagnosticandolo precocemente o falsamente (Welch, Frankel, Likelihood that a woman with screen-detected breast cancer has had her “life saved” by that screening. Arch Int Med, oct 24, 2011). Da noi invece si cerca di espandere la frode alle donne giovani e alle adolescenti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/teenage-cancer/

Gran parte di ciò è stato ottenuto con il misnomer “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “Azione diretta a impedire il verificarsi o il diffondersi di fatti non desiderati o dannosi” (Devoto-Oli) e invece nella pratica significa l’opposto, medicalizzazione iatrogena della popolazione sana:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/25/anche-gli-psicologi-vogliono-le-spadare/

“Prevenzione” è così divenuta un “contronimo”, una di quelle parole che racchiudono due significati diametralmente opposti, spesso a causa di manipolazioni ideologiche. (V. “contronimi” nel mio sito). E’ un dato di fatto che attualmente per “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “evitare di doversi curare da malati” si intende “sottoporsi a interventi medici da sani”; sottoponendosi a trattamenti che comunque li si voglia valutare di fatto esulano dal significato originario. Inviterei la Dante Alighieri e gli altri che hanno a cuore la lingua e la sua funzione sociale a considerare anche l’adulterazione della parole comuni; e in particolare la formazione di contronimi ideologici. Per ora, invito a riflettere sulle parole profetiche di Maccacaro, caso raro di medico e comunista che ci credeva davvero:

La diagnosi precoce, il check-up, gli screenings di laboratorio, i test multifasici: tutte queste cose che sono assordantemente propagandate e reclamizzate, […] sono assolutamente inefficaci e inopportune per la tutela della salute […]. La loro reale funzione è quella di tranquillante sociale, compiuta col dépistage di qualche “vero” malato organico (cancro, diabete, eccetera il cui destino resterà purtroppo immodificato) per dare agli innumerevoli altri la falsa rassicurazione necessaria al prolungamento nel tempo del loro possibile sfruttamento.

La vera medicina preventiva […], l’unica che abbia senso e verità, non è quella che il capitale ci propone ma quella cui il capitale si oppone. E’ la medicina che rintraccia le cause patogene e le elimina invece di trattenersi agli effetti e mascherarli con la finzione del loro riconoscimento precoce. Però se le cause sono nel modo di produzione, nella gestione sociale, nella costrizione di vita che il capitale ha imposto ed impone, cioè se il capitale è – come è – esso stesso patogeno, potrà mai combattere contro di lui e per l’uomo la medicina che si è fatta mediatrice del suo comando sull’uomo?” (In: Francese D. Sanità SPA, 2011).

Sulle regole per la Roche

30 September 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Perché curarne di meno pagando di più?” del 29 set 2011

Secondo il dr De Felice ci sono due farmaci oftalmologici concorrenti: il Lucentis della Novartis, a 1700 euro “a fiala”, e l’Avastin della Roche, a 24 euro “a fiala”. Sono equivalenti, ma L’Aifa autorizza solo l’uso del primo. In realtà la Roche/Genentech ha sviluppato e commercializza entrambi i prodotti; ha dato il Lucentis in concessione alla Novartis fuori dagli USA. La molecola del Lucentis è stata ottenuta da quella dell’Avastin. L’Avastin, un antitumorale somministrato per via parenterale, per l’uso oftalmico appare più economico perché essendo iniettato localmente, nel vitreo, ne occorre una dose molto più bassa. Il prezzo a dose elevato del Lucentis è un caso mascherato di discriminazione di prezzo e di value-based pricing, volto a massimizzare i profitti. Studi che dissuadono dall’uso oculistico off label dell’Avastin riportando maggiori rischi sono finanziati dalla Roche, la stessa casa che lo produce e ha fatto carte false per estenderne l’uso (ma non alle patologie oculistiche). Politici e opinionisti stanno reggendo questa commedia, invece di esigere dalla Roche un comportamento commerciale corretto: che sgonfi il prezzo del Lucentis o offra l’Avastin in forma farmaceutica per l’uso oftalmico.

L’Avastin ha avuto appoggi politici e traversie che hanno sollevato scandalo anche tra gli scienziati mainstream: la sua approvazione per il tumore della mammella è stata concessa dalla FDA contro il parere dei suoi stessi esperti; 2 anni dopo è stata ritirata data l’inefficacia. E’ un antitumorale costosissimo che fattura miliardi di euro all’anno. In USA l’uso antitumorale off label, non rimborsato dalle assicurazioni, porta i pazienti a pagare sui 100000 dollari/anno. In generale l’uso off label è un’altra bieca tattica di marketing che danneggia i pazienti; tale trasgressione delle regole, che in alcuni casi è stata sanzionata in USA con multe di miliardi di dollari, non andrebbe fatta passare per qualcosa di positivo.

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Brescia, 14 nov 2011

Dr Enzo Iacopino
Presidente
Ordine nazionale dei giornalisti
Via Parigi 11
00185 Roma

racc a/r online

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Dr.sa Adriana Bazzi
abazzi@rcs.it

email


Oggetto: grave disinformazione nell’articolo di Adriana Bazzi “Farmaci fuori indicazione quando è giusto rischiare”. Corriere della Sera, 13 nov 2011.

 “These are not always a victimless crime that’s just about money. These companies are engaged in actions in which there are times that result in people killing themselves or hurting others.”

Patrick Burns, attivista dei Taxpayers Against Fraud, sulla multa di 235 milioni di dollari pagata nel 2010 dalla Novartis per un caso di off label marketing

L’articolo in oggetto riporta una versione distorta e fuorviante della querelle bevacizumab vs. ranizumab. Vedi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/ (allegato)

Invece di svelare la natura artificiosa della questione, l’articolo la “ontologizza”, come se i farmaci, anzi le preparazioni farmaceutiche, fossero un dato di natura immodificabile. Invece di denunciare un basso trucco delle multinazionali farmaceutiche a danno dei pazienti, l’ambiguo gioco delle parti delle agenzie regolatrici, e le conseguenze pericolose e a volte disastrose delle prescrizioni off label, attivamente ricercate per aumentare i profitti; invece di sensibilizzare cittadini e politici perché si faccia cessare un raggiro che pone l’alternativa tra il dover pagare un prezzo truffaldino o esporre i pazienti a un rischio iatrogeno, l’articolo accetta e amplifica la falsa rappresentazione; e ne trae la morale arbitraria e abusiva che l’off label può essere “giusto” anche se è un rischio.

Un sabotaggio terapeutico deliberato, volto alla ricerca amorale della massimizzazione del profitto, viene preso a pretesto per fare apparire accettabili forme ancora più nefaste di deregolamentazione e perseguimento del profitto. Questa posizione calpesta il diritto dei cittadini alla tutela della salute, e il diritto ad una informazione chiara, veritiera e corretta.

Sul sito del Corriere è stato rimosso un mio semplice commento (postato alle h 13:12) all’articolo online, che segnalava la radicale distorsione della versione dei fatti data dal Corriere e denunciava questo cavallo di Troia che invita a guardare con occhio positivo alle prescrizioni off label:

“No, non è andata come dice la giornalista Bazzi. Il bevacizumab (Avastin) e il ranibizumab (Lucentis) provengono dalla stessa casa farmaceutica; la separazione e il caso non erano necessari, ma sono stati costruiti e montati ad arte per generare profitti; con lo spinoff di presentare al pubblico le prescrizioni offlabel, pratica antiscientifica e pericolosa, (per la quale pochi giorni fa la Glaxo ha pagato al governo USA una transazione di 3 miliardi di dollari), come un “giusto rischiare”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

Poche ore dopo, insieme a due commenti, è stata aggiunta la dicitura “Non è possibile inviare commenti a questo articolo”. Questa censura non depone a favore della giornalista e del Corriere, che dovrebbero rendersi conto, insieme agli altri giornalisti e giornali che pure diffondono e occultano notizie come se fossero dipendenti di big pharma, di quanto gravi sono le responsabilità che così si assumono.

Distinti saluti

Dr Francesco Pansera

All.

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3 lug 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dirindin e N. Magrini “Come risparmiare 200 milioni con un solo farmaco” del 2 lug 2012

E’ un gioco delle 3 carte basato su 2 equivoci: a) c’è un solo farmaco, surrettiziamente separato in due specialità. b) l’off-label qui è formale; confonderlo con l’off-label materiale è delittuoso; ma lo è anche il distinguere tra i due senza reale fondamento. Peccato che i magistrati, professionalmente i più adatti a decostruire questa perfida manovra, si prestino invece a sostenerla.

Immaginiamo che una ditta venda agli automobilisti bloccati in autostrada d’estate per decine di ore bottigliette d’acqua da mezzo litro a 20 euro cadauna. La medesima acqua, imbottigliata con le stesse procedure dalla stessa fonte, viene venduta dalla stessa ditta a 40 centesimi al litro, ma priva delle autorizzazioni per commercializzarla come acqua potabile. Si crea così un movimento che chiede di poter bere dalle bottiglie a 40 c/L; che porta un giudice a stabilire il principio che è lecito in casi particolari commercializzare acqua priva delle autorizzazioni. Aggirare una truffa allentando i controlli su frodi peggiori non è una vittoria né un risparmio né buona giurisprudenza. Si sarebbe dovuto contestare alla ditta di praticare il “value-based pricing” su un bene di prima necessità. E non invece cadere in una sconsiderata apertura sull’off-label, pratica spesso criminale che moltiplica i profitti delle multinazionali farmaceutiche a danno della salute e delle tasche dei cittadini.

Sulle regole per la Roche

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3 lug 2012 

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Spending review, in sanità si può risparmiare senza spendere” del 3 lug 2012

Lo stesso giorno, 3 lug 2012, mentre su il Fatto (v. anche “Come risparmiare 200 milioni con un solo farmaco” di N. Dirindin e N. Magrini, 2 lug 2012) si decanta l’off-label come la via per sottrarsi ai balzelli delle case farmaceutiche e risparmiare, sul blog per medici del British medical journal si discute di questo:

Can we trust drug companies?

Kirked: “La ditta Glaxo Smith Kline [il 2 luglio] è stata multata per 3 miliardi di dollari dopo avere ammesso di corrompere medici in USA per prescrivere farmaci non approvati [cioè off-label] ad adulti a bambini. Sembra abbia pagato di tutto, dai biglietti per i concerti di Madonna, a partite di caccia, a contante affinché i medici prescrivessero Seroxat [*], Wellbutrin e Avandia [questo ultimo responsabile di decine di migliaia di decessi]. … GSK ha anche promosso articoli che promuovevano questi prodotti e trattenuto articoli critici. GSK è la ditta che dice statine per tutti. Quanto possiamo fidarci della case farmaceutiche?”

E’ da notare che in USA l’off -label è consentito; è la sua promozione da parte della case produttrici che è illegale. Non spiegando cos’è davvero l’off-label, né i termini dell’imbroglio Avastin-Lucentis, si dà al lettore un’indicazione fuorviante; un “a dicto secundum quid ad dictum simpliciter”, che caldeggia ciò che è pernicioso facendolo apparire come un progresso.

Sulle regole per la Roche

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4 lug 2012

* farmaco che ha causato suicidi nei minorenni ai quali è stato prescitto off-label. L’off-label è tra i responsabili dell’incremento della spesa per i farmaci. La spesa per i soli antipiscotici di seconda generazione tra i quali rientra il Seroxat è passata in USA da 8.4 miliardi di dollari nel 2003 a 14.6 miliardi nel 2009.

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21 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Todde “L’Agenzia del Farmaco vieta l’Avastin, rimedio contro la cecità” del 20 ottobre 2012

@docvero. La ringrazio per la correzione. Sia il Seroxat, che è un SSRI di seconda generazione, sia il Seroquel, antipsicotico, hanno avuto problemi per il loro uso off label. Il Seroxat nel 2012 ha portato a una multa di 3 miliardi di dollari alla GSK per avere corrotto i medici perché lo prescrivessero off label (più altri 3 miliardi in altri risarcimenti). Nel 2010 l’Astra Zeneca aveva pagato per lo stesso illecito commesso per aumentare le vendite del Seroquel una multa di circa 565 milioni di dollari. Per i danni da uso off label di antipsicotici: Leslie D E et al. Off label use of antipsychotic medications in Medicaid.  Am J Mang Care, 2012. 18: e109.

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Guardate che è un cavallo di Troia per introdurre forme di legalizzazione dell’off label, la prescrizione al di fuori delle indicazioni, che è pericolosissima per i pazienti e svuota i fondi statali per i farmaci. Con questo gioco delle parti tra Aifa cattiva e società civile buona si sta facendo in modo che sia la gente a chiedere di essere infinocchiata:

Sulle regole per la Roche
http://menici60d15.wordpress.c…

Chiedere di legalizzare l’off label quando basterebbe che l’Avastin fosse prodotto anche in fiale per uso oftalmico è fare come quei Carabinieri che giravano la caserma per avvitare la lampadina. Bisognerebbe piuttosto chiedere ai nostri rappresentanti politici di farsi coraggio e esigere ciò dal gruppo industriale che produce l’Avastin (che poi è lo stesso gruppo che produce il Lucentis, il farmaco molto più costoso; è lo stesso principio attivo, con una piccola modifica per giustificare la distinzione, e la speculazione).

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Se lo Stato, che non è la casalinga di Voghera, dicesse alla casa produttrice, della quale è un grosso cliente: “produci l’Avastin in forma oftalmologica, senza gonfiare il prezzo” (prodotto che ha già i requisiti per essere approvato); si eviterebbe: a) di sprecare denaro col Lucentis; b) l’attuale rischio di endoftalmiti, con possibilità di perdita dell’occhio, dovuto a contaminazione nello “sbottigliamento” dell’Avastin; c) di aprire la strada alla legalizzazione dell’off label, che appare essere il fine di questa manfrina. Ma se lo Stato, e i cittadini, neppure prendono in considerazione questa possibilità, allora ci meritiamo questa farsa, e i danni che ne deriveranno.

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Punti chiave dell’articolo di Leslie et al.:

Il 57.6% dei pazienti ai quali venivano prescritti antipsicotici nel programma Medicaid non aveva avuto diagnosi di psicosi (schizofrenia o disordine bipolare) entro lo stesso anno. Tale uso off label, che porta con sé il rischio di gravi effetti avversi, era più alto tra i bambini, gli anziani, coloro ai quali era stata diagnosticata depressione, e i gruppi etnici più deboli. Persone non “pazze” hanno ricevuto, con motivazioni essenzialmente arbitrarie, farmaci per la schizofrenia che provocano diabete, discinesia tardiva, sindromi extrapiramidali. In USA questa pratica ha portato a un incremento della spesa per tali farmaci del 73% in 6 anni. Altri studi hanno mostrato che in USA il 21% di tutte le prescrizioni è off label. Il 46% delle prescrizioni di cardiovascolari, il 46% di antiepilettici, il 42% di antiasmatici.

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@docvero. No, non sto scherzando. E’ lei che non considera il tema con sufficiente serietà: le ricordo che in USA le reazioni avverse ai farmaci sono ormai la quarta causa di morte. La descrizione dell’off label in termini agiografici, es. con sceneggiate puerili come questa dove l’off label salva dalla cecità con pochi soldi ma “o’ malamente” lo impedisce, serve gli interessi dell’industria e dell’esercito dei suoi venditori. La pericolosità delle prescrizioni al di fuori delle indicazioni deriva dal fatto che c’è un interesse a vendere il farmaco anche se non serve o fa male. Vendita a volte incentivata corrompendo il medico e i funzionari degli enti preposti; e facendo diffondere dai media, spacciandole come notizie o analisi critiche, le veline delle ditte di pubbliche relazioni.

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@docvero. ” E’ con l’off-label che si fanno curare i ricchi in USA, andando nelle cliniche al confine col Messico.”. Ho lavorato in USA, e ho visto che i ricchi, che credono che sia solo una questione di soldi, a volte hanno cure peggiori, più pesanti e non necessarie, proprio perché possono pagare. Ho visto anche italiani malati di cancro che si erano venduti la casa per venire a farsi truffare in USA, nella speranza di salvarsi, e morire lì non diversamente da come sarebbero morti in Italia. La vendita della speranza è un settore commerciale ricco di paradossi.

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@Sonia Martino. Per esempio, in “Shock economy”, di N. Klein, si spiega come sia importante eliminare le figure scomode nelle operazioni di espansione del liberismo; e come sia possibile ottenere i risultati voluti a basso costo, corrompendo i funzionari locali. Il costo di un’operazione del genere sta alle spese annuali di marketing dell’industria farmaceutica come 1-2 euro stanno alla paga annuale di un poliziotto. Non c’è bisogno di arrivare all’eliminazione fisica per casi come il mio; negli anni Sessanta lo shock della persecuzione giudiziaria del padre dell’Istituto superiore di sanità, Marotta, fu sufficiente a imbrigliare la ricerca biomedica italiana. E, mi scusi, non dia per scontato che certe forme di eliminazione morale escludano l’eliminazione fisica, che può anche non essere cruenta o diretta. Inoltre il discredito, l’associare le idee non gradite a una figura stramba e grottesca, e la punizione esemplare, mafia docet, non sono meno importanti. Comunque di fatto ciò è avvenuto e avviene. Io a mia volta mi chiedo perché quanto dico su questi temi politici, che raccoglie i suoi complimenti, ma non mi sembra così eccezionale, non viene detto da altri; mentre io dovrei occuparmi di ricerca biomedica, dei meccanismi delle malattie, campo dove ero in grado di proporre concetti e ipotesi nuovi, come facevo (senza chiedere una lira, né altro) prima che tante belle istituzioni si scomodassero per impedirlo.

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@loginadsl.  In medicina capire è difficile; ma imbrogliare è facile…

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22 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Lo Stato come fautore della medicina difensiva” del 22 novembre 2012

L’Avastin ricorda la duplicità del dr Jekill, o meglio, da noi, quella democristiana di Sordi ne Il Moralista. Ha precedenti di pesanti manipolazioni per la sua introduzione. Lo scorso ottobre l’Agenzia europea del farmaco considera di multare pesantemente la Roche per avere omesso i controlli previsti (già scarsi) sugli effetti avversi dell’Avastin. L’Avastin è stato descritto come un farmaco-canaglia, costosissimo (90000$) e con efficacia nulla o scarsissima quanto a estensione della sopravvivenza, ma imposto a forza, come antitumorale (Fojo, Grady. How much life is worth: cetuximab, non-small cell lung cancer, and the $440 billion question. JNCI, 2009. 101: 1044).

Qui invece l’Avastin recita il ruolo di farmaco-santo, un francescano a piedi scalzi che un sinedrio di burocrati non lascia operare come farmaco oftalmologico perché costa poco. Tutto quello che si chiede è di farlo passare come off-label, una pratica che viene così anch’essa investita di un alone angelico. Solo che introducendo l’off-label si introduce uno degli strumenti della medicina-canaglia, costosissima e pericolosa. Chiedere che lo Stato ottenga che sia prodotto in forma per uso oftalmico o che i farmaci concorrenti adeguino il loro prezzo abbassandolo guasta la storia; e non si vede perché i politici debbano agire con coraggio se il pubblico è pecorone con le multinazionali.

Sulle regole per la Roche

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@Thhh. Il paracetamolo come antipiretico è risultato non superiore ai metodi fisici per trattare la sintomatologia febbrile dei bambini in una review Cochrane. Il suo largo consumo è frutto e causa della mentalità che porta a riempire di farmaci i bambini, una pratica che non è neutra né innocua. Off-label significa impiego al fuori delle indicazioni autorizzate. Quello che può avvenire è che le case farmaceutiche pagano i medici perché prescrivano un farmaco off label. Questo comparaggio toglie risorse per altri interventi più utili, e può provocare danni ai pazienti, es. decessi, come è accaduto ai pazienti rimpinzati di eritropoietina dagli oncologi pagati per prescriverla. In USA alcune case farmaceutiche sono state multate per miliardi di dollari per avere promosso l’uso di farmaci off label. Ma ad essere pagati per favorire l’off label non solo sono i medici. Sul gioco delle 3 carte tra Avastin e Lucentis col quale si sta propagandando l’off label come una buona cosa v. sopra, “Sulle regole per la Roche”.

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@Thhh. Mi auguro che non “TUTTI” pensino che le spugnature con acqua tiepida siano intollerabili per il bambino. Gli “irresponsabili” che, confermata la natura benigna della febbre, non ascoltino i consigli degli imbonitori farmaceutici possono ottenere vantaggi per i loro bambini: con gli antipiretici si può favorire l’infezione, e prolungare il malessere del bambino anziché ridurlo; il paracetamolo è pur sempre un farmaco, in grado di causare danni, es. epatite fulminate in caso di sovraddosaggio; secondo uno studio sul Lancet, i bambini trattati con paracetamolo presentano un rischio aumentato di sviluppare l’asma. (“Quando abbassare la febbre non è affatto utile” in “Bambini e (troppe) medicine” F. De Luca, 2009).

L’off-label serve a fare soldi, a spese delle tasche del paziente e a volte anche della sua salute. Se un farmaco è davvero efficace, basta farlo approvare; il problema è che spesso non sono efficaci e sicuri neppure i trattamenti “scientifici” provvisti di approvazione istituzionale. In questi giorni sono apparsi articoli che mostrano (Bangalore et al. JAMA, 3 ott 2012.) che un classico della prevenzione farmacologia, i betabloccanti per la riduzione del rischio di accidenti cardiovascolari, non è efficace; mentre alcuni betabloccati aumentano il rischio di diabete, e conseguentemente di infarto e di ictus. Un altro articolo, considerando 30 anni di prevenzione con la mammografia, conclude che lo screening, mentre “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella” ha generato false diagnosi di cancro, con quello che ne consegue, su 1.3 milioni di donne nei soli USA. (Bleyer et al, NEJM, 22 nov 2012). Non credo che fidarsi della sola parola degli studi « scientifici » sponsorizzati dall’industria sia prudente.

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Blog de Il Fatto

Commento al post “Roche e Novartis, danni a sistema sanitario per 400 milioni. Istruttoria Antitrust” del 15 febbraio 2013

@ Giorgio Muccio. Contestare un cartello sul caso Avastin-Lucentis mi pare meritorio; e questa iniziativa italiana potrebbe essere di esempio per gli altri Stati. Purché non vada a finire come chiede l’avvocato Giorgio Muccio, candidato del M5S, che ha presentato un esposto all’Antitrust, ma che in accordo con gli altri esponenti del M5S chiede in pratica l’estensione dell’off-label; ciò è invece servire gli interessi rapaci e immorali delle multinazionali farmaceutiche. L’off-label, lo dovrebbe suggerire il buon senso e i casi in USA lo dimostrano, non porta a un contenimento, ma ad un incremento della spesa farmaceutica; oltre che a danni alla salute dei cittadini, da prescrizioni inappropriate e da spreco di risorse:

Sulle regole per la Roche
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Francesco Pansera

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censurato

 @ Giorgio Muccio. Avvocato non alzi la voce, non cambi le mie parole e chiami le cose col loro nome. L’off-label, la deregolamentazione delle prescrizioni, è un male per il cittadino, e patrocinandolo lei, come avvocato o come parlamentare, di fatto lavora per le multinazionali.

Lei dice che “il principio cui fare riferimento è quello dell’alleanza terapeutica sancito dalla sentenza dello Corte costituzionale 151/09”. Non ho trovato nella sentenza da lei citata l’espressione “alleanza terapeutica”; che comunque non c’entra nulla con l’off-label e coi cartelli delle multinazionali; se non per favorire illeciti.

La “alleanza terapeutica” è un concetto della psicoanalisi; mutuato in medicina per ragioni ideologiche: per evitare le responsabilità del rapporto principale-agente tra medico e paziente; e per dare una copertura rispettabile alla forte dipendenza psicologica del paziente nei confronti del medico; dipendenza che favorisce abusi di potere, e andrebbe ridotta anziché stimolata. E’ vero che magistrati e  avvocati fanno spesso riferimento a questa “alleanza”, ma fanno male. I giuristi non dovrebbero fare assurgere uno slogan commerciale a principio giuridico, e sarebbe una mostruosità inserirlo nell’ordinamento:

I giornalisti e il mal di schiena

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-giornalisti-e-il-mal-di-schiena/

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Oggi 17 feb 2013 in Svizzera una deputata socialista, Sommaruga, ha criticato la liquidazione di 60 milioni di euro che la Novartis verserà al presidente dimissionario Vasella. Da noi, a una settimana dalle elezioni politiche del feb 2013, Il Fatto Quotidiano diretto da Padellaro censurando un mio post non permette di contestare nel merito, come contrarie agli interessi dei cittadini e favorevoli a quelle delle multinazionali come la Novartis, le posizioni su temi di politica sanitaria di G. Muccio, avvocato grillino che parla già come se fosse in Parlamento a comandare. Ciò per di più su una questione, che l’avv. Muccio segue anche in veste professionale, sulla quale sono in corso procedimenti della magistratura amministrativa e dell’Antitrust. Credo che il Movimento 5 stelle – e Il Fatto – siano portatori di forme nuove dell’inveterato costume di servire il potere, non migliori di quelle dei politici vecchio stile che indicano come il male da estirpare.

3.1.10

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censurato

Avv. Muccio, lei e il Fatto censurate le obiezioni di merito e rispondete alle proteste per averle censurate; “ridicolo” è come ve la cantate e ve la suonate. Non l’ho insultata, e se davvero l’avessi fatto non dovrebbe avere difficoltà come avvocato a rispondermi. Lei appoggia la sua azione professionale e politica al blog de Il Fatto, ma censura le critiche che non le fanno fare bella figura; e così facendo protegge la manfrina su Avastin-Lucentis, che potrà avere sulla sanità pubblica effetti negativi peggiori di quello che lei si vanta di avere contrastato. Non so di quale copia incolla stia parlando: il suo comportamento è scorretto anche nel ricostruire i fatti.

Sullo off-label e la “alleanza terapeutica” media e commentatori in Italia diffondono concezioni gravemente distorte. Censurando il minimo intervento che denuncia ciò, si favorisce l’equivoco e l’inganno. Cercherò di fare conoscere per altre vie al pubblico e a chi ha responsabilità giudiziarie, amministrative e politiche quanto lei e Il Fatto ritenete di nascondere ai lettori. Per ora rilevo che come M5S non cominciate affatto bene; mostrando di praticare l’arte dello spacciare come cosa buona ciò che va a danno dei cittadini; e di estendere la mancanza di democraticità e di discussione che sono interne al “movimento” alla discussione politica pubblica e alla tanto celebrata “rete”.

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5 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Antitrust, multa da 180 milioni di euro a Roche e Novartis: “Accordi illeciti”

Il provvedimento segna uno stop nella deriva della sanità verso un mondo alla rovescia. Tra i suoi meriti vi è anche quello di avere smascherato uno schema che, impudentemente, porta a favorire le prescrizioni off-label, mettendo a rischio la salute e aumentando ulteriormente la spesa, in nome del risparmio.

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7 marzo 2014

Blog de l’Espresso

Commento all’articolo di D. Minerva “Roche, Novartis e i servi sciocchi”

Le truffe sono due, ingegnosamente accoppiate. Una è quella, ora nota, della falsa differenziazione dei 2 farmaci. L’altra è quella ideologica del sostenere che l’azienda è il contraente forte: “il farmaco è suo e fa quel che vuole”; incluso non metterlo in commercio se non le conviene. Quindi lo Stato, invece di governare e dire all’azienda produttrice “il tuo è un trucco illegale, fammi l’Avastin in preparazione per uso oftalmico” dovrebbe eludere le leggi stabilite dall’industria, favorendo l’off-label; andando così, “a schiena dritta” secondo D. Minerva, verso la deregolamentazione dei farmaci già approvati per altro uso, che mette a rischio la salute e aumenta la spesa sanitaria e i profitti aziendali.

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7 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Novartis-Roche: chi guadagna sulla salute dei cittadini?”

Le truffe sono due, ingegnosamente accoppiate. Una è quella, ora nota, della falsa differenziazione dei 2 farmaci. L’altra è quella ideologica del sostenere che l’azienda è il contraente forte: “il farmaco è suo e fa quel che vuole” (D. Minerva); incluso non metterlo in commercio se non le conviene. Quindi lo Stato, invece di governare e dire all’azienda produttrice “il tuo è un trucco illegale, fammi l’Avastin in preparazione per uso oftalmico” dovrebbe eludere le leggi stabilite dall’industria, favorendo l’off-label; andando così verso la deregolamentazione dei farmaci già approvati per altro uso, che mette a rischio la salute e aumenta la spesa sanitaria e i profitti aziendali.

E’ pericoloso e ingannevole presentare come rimedio agli abusi l’off-label, che è la base per forme di comparaggio sistematico con giri di affari di decine di miliardi di euro (Big pharma often commits corporate crime, and this must be stopped. BMJ 2012;345:e8462), e porta a sovraprescrizioni che hanno provocato morti di pazienti

Con Avastin-Lucentis Big Pharma ha fatto come quei tassisti che fanno il giro lungo per far pagare la corsa più del dovuto. La multa ha anche il merito di mettere in luce una pratica scorretta. Ma aprire all’off-label sull’onda del caso sarebbe come sostenere che per assicurare che i tassisti seguano il percorso più breve occorre prevedere per loro deroghe al rispetto delle precedenze, dei semafori e dei sensi vietati; e che così il servizio migliorerà.

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Giorgio Muccio:

Noi abbiamo avuto una discussione tempo fa sulla questione off-label in cui mi accusavi di promuovere l’off-label e mi accusavi di fare il gioco delle multinazionali (xchè non ti sei andato a leggere gli art. 11 comma 3 e 4 del Decreto Balduzzi 1 non convertiti). Spero di averti smentito.
Il 16 maggio la Corte Costituzionale potrebbe risolvere il problema dando agli enti erogatori dei farmaci (Stato Regioni) la facoltà di chiedere la registrazione facendo diventare “on” quello che prima era “off”.

PS Basta stabilire la tariffa sulla base di quanto dice il navigatore satellitare all’inizio della corsa invece che il tassametro.

@ Giorgio Muccio. Non vi è stata discussione, ma censura, perché – sotto elezioni politiche – le mie risposte, e quindi le mie critiche alle posizioni del m5s sono state censurate da il Fatto (v. Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio). Ora non vedo in cosa mi avresti smentito. Spero che tu non voglia ricominciare coi toni urlati dell’altra volta.

Il paragone del basarsi sui dati del navigatore satellitare per stabilire la tariffa del tassista sarebbe simpatico se non avesse due difetti: a) nella realtà spesso il dato, cioè la possibilità materiale di estendere correttamente l’uso, non è disponibile; questa dell’Avastin è una eccezione (che si strumentalizza per farla divenire regola). Ma spesso si va a braccio, basandosi su pareri di esperti che si è visto sono di routine p-a-g-a-t-i dalle multinazionali (bada che se insisti a trascurare ciò so io a chi rivolgermi: ai grillini, che queste cose le denunciano…). b) come annunci, la tendenza all’opposto è risolvere imboccando comunque un senso vietato, ma facendo rovesciare la freccia che lo indica ai vigili urbani in modo da fare sembrare la cosa legale. O mettere segnali mobili, che si possono togliere o invertire a seconda di chi passa. Così come la segnaletica è necessaria ma non sufficiente alla sicurezza stradale, non è salutare ridurre i problemi dell’off-label, che sono primariamente medici, e tecnici, a un gioco di commi, di leggi, di atti burocratici, mettendo in secondo piano la sostanza.

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Giorgio Muccio:

1)Pecchi di logica: come ho fatto a risponderti se eri censurato?
2)Spero di averti smentito circa il fatto di essere al servizio delle multinazionali del farmaco sulla base di quello che proponevo.
Al resto risponderò con i fatti nei prossimi mesi.

@ Giorgio Muccio. 1) Pecco di logica “mucciana” (e quindi mentirei). Ma contra factum non valet argumentum. Le mie risposte a te non sono state pubblicate, e per lasciare memoria dell’accaduto l’ho segnalato a suo tempo all’Ordine dei giornalisti (cfr. I grillini al servizio del capitalismo predatorio). La cosa è inoltre dimostrabile con le copie di quanto postato e quanto scomparso.

2) Questo è un altro dei casi, es. quello in corso di Stamina (v. La truffa delle staminali, sul mio sito), nel quale si favoriscono grandi interessi illeciti in medicina montando uno scandalo, anche giudiziario, con un “malamente” al quale si contrappongono i “buoni”. Il malamente cattivo lo è davvero (le multinazionali, Stamina); ma la soluzione presentata dai “buoni” è in realtà ciò verso cui i grandi interessi illeciti volevano andare a parare.

Si combatte un male a favore non del suo opposto, la cosa giusta, ma di uno dei suoi contrari, un altro male. Le allucinanti pretese di Vannoni (prima lanciato poi attaccato dai grillini) danno credito alla truffa delle promesse terapeutiche infondate delle “rigorose” staminali ufficiali. I trucchi su Avastin portano a presentare la pratica corruttrice dell’off-label come un liberatore dalla corruzione. Questi scandali sono un’occasione irresistibile: permettono di presentarsi come paladini del bene e allo stesso tempo servire il potere. Il M5S e la magistratura agiscono come minimo in termini troppo superficiali rispetto al loro ruolo dichiarato.

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11 marzo 2014

Blog de il Fatto

Commento al post di S. Disegni “Occhio non vede…”

Giusto, solo che la soluzione dei nostri statisti non è quella di dire all’industria “producete l’Avastin per uso oftalmico o allineate il prezzo del Lucentis”; ma l’off-label, che porta a corruzione, comparaggio, aumento della spesa e dei profitti, danni iatrogeni. Farà il bravissimo Disegni anche una vignetta sull’altro contendente in questo grottesco duello tra paladini di Big Pharma? Sulle nuove, rigorose, regole? Uno spunto:

Al vescovo vanno a riferire che in un paese c’è un prete che non solo tiene una perpetua di età molto al di sotto, come dice Manzoni, della sinodale; ma che se la corica nello stesso letto. Il vescovo piomba a casa del prete. Gli contesta l’accusa. Il prete non nega. ‘E vero’ dice ‘eccellenza che lei dorme da questo lato e io da quest’altro: ma, come vede, al muro, tra il mio lato e il suo, ci sono dei cardini; e a questi cardini io ogni sera, prima di andare a letto, attacco questa grande e robusta tavola, che è come un muro – e mostra la tavola. Il vescovo si addolcisce, stupito da tanto candore: ricorda qualcuno di quei santi del medioevo che andavano a letto con una donna ma mettendo una croce o una spada nel mezzo, con dolcezza dice ‘Ma figliuolo mio, la tavola, non c’è dubbio, è una precauzione; ma la tentazione, se la tentazione ti assale furiosa, rabbiosa, infernale qual è? E tu che fai, quando la tentazione ti assale?’ ‘Oh eccellenza’ risponde il prete ‘non ci vuole poi tanto: levo la tavola.’. (Sciascia, A ciascuno il suo).

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28 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Caso Novartis-Roche: ministro Lorenzin vuole intervenire?”

“Con tutto il dovuto rispetto, questa commissione e questo Congresso saltano quando l’industria farmaceutica gli dice “salta”: si precipitano ad approvare la legislazione quando l’industria medica vuole che passi una certa legislazione”. Deputato USA Sherrod Brown, 2002 (Washington Post, 7 marzo 2002).

Il parlamentare dell’Ohio la fa semplice, ma In Italia sono più furbi; a volte si mettono d’accordo sul dare gli ordini all’incontrario. Così, se l’industria vuole che il personale politico salti, deve dire “non saltate” e loro saltano, obbedendo mentre fingono di opporsi. In questo modo, con questa storia dell’Avastin, stanno introducendo l’off-label, una deregolamentazione che aumenterà i profitti, metterà a rischio la salute dei cittadini, favorirà la corruzione dei medici e degli amministratori, e aumenterà la spesa, incluso lo “out-of pocket” (di tasca propria); fingendo di opporsi allo strapotere di Big Pharma, e di legiferare a favore della tutela della salute e della razionalizzazione della spesa.

Giorgio Muccio:

Come spiegato dal AGCM l’off-label crea concorrenza e quindi diminiusce i profitti non il contrario, per il resto concordo.

@Giorgio Muccio. Segnalo a lei, e, se è vero quanto le attribuisce, alla AGCM, “Regulatory Actions on the Off-Label Use of Prescription Drugs: Ongoing Controversy and Contradiction in 2009 and 2010” Fairman e Curtiss, JMCP 16: 629, 2010; che mostra quanto sia risibile parlare diminuzione dei profitti per una pratica che le industrie premono affinché sia allargata, perché crea “tremendous” incrementi delle vendite; e parlare di concorrenza per un sistema che è la quintessenza della negazione della regolazione tramite il mercato, e che in USA è perciò sotto la costante attenzione del Dipartimento di Giustizia, con multe che ammontano a miliardi di dollari. E di come sia stato specioso prendere a pretesto l’Avastin, sul quale è stato applicato uno spudorato double-standard: mentre viene discriminato per l’uso off-label oftalmico è stato indebitamente permesso come off-label antitumorale – costosissimo – nonostante i pareri tecnici contrari.

E di come la discussione avrebbe dovuto riguardare i ben noti gravi rischi dell’off-label per la salute dei pazienti; e per la spesa. In Italia invece abbiamo avuto propaganda e censura; le istituzioni e le forze politiche hanno fatto da commedianti e da picciotti, recitando il ruolo loro assegnato nella sceneggiata; ingannando i cittadini spacciando un caso particolare per quello generale, stravolgendo e occultando i termini reali della questione; mentre tenevano a bada chi denunciava questa corruzione di alto bordo.

Giorgio Muccio:

La legge DiBella dice che perchè possa essere utilizzato l’Off-label ci debbono essere 3 requisiti: 1) il consenso del paziente all’uso off-label 2) pubblicazioni scientifiche che provino l’efficacia dell’off-label 3) che non ci siano on-label per la stessa patologia. NON VEDO QUINDI COME POSSA ESSERE UTILIZZATO UN OFF-LABEL (PIù COSTOSO) DI UN ON-LABEL (MENO COSTOSO), visto che la sua critica si concentra sui costi.
NB LA PARTICOLARITà DEL caso Avastin è tale in quanto 1) Avastin si è dimostrato tanto efficace da essere rimborsato dal SSN, fintanto che non è stato autorizzato Lucentis 2) L’OMS dice di utilizzare Avastin nonostante ci sia Lucentis autorizzato.
3) Avastin costa 1/60 di Lucentis. ….. per tralasciare tutto quanto emerso nel procedimento davanti all’AGCM.

@ Giorgio Muccio. Lei non vede, o dice di non vedere, l’evidenza. Legga l’articolo che le segnalo. E’ lei che si concentra sui costi, non io, che guardo all’aspetto medico. La realtà non la creano le leggi, ma i fatti, ed è un fatto, universalmente noto, oltre che prevedibile, che l’off-label porti ad aumentare la spesa da un lato e i profitti dall’altro. Anche su un piano logico, i 3 requisiti di legge che cita non impediscono che si introducano nuovi utilizzi off-label di un farmaco a vantaggio di chi lo vende. A parte il fatto che appare che, come già avviene all’estero, ci si voglia accontentare di molto meno che di una “provata efficacia” (nel qual caso sarebbe più semplice e vantaggioso per tutti dichiarare approvato l’uso); basterà qualche pezza d’appoggio confezionata ad hoc e qualche parere “indipendente” di incorruttibili esperti. Il caso Avastin oftalmico appare sempre più come un cavallo di Troia per introdurre la deregolamentazione voluta dall’industria.

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Brescia, 7 aprile 2014

Procura della Repubblica
Procuratore aggiunto dott. Nello Rossi
Piazzale Clodio
00192 Roma

Procura della Repubblica
Sostituto procuratore dott. Stefano Pesci
Piazzale Clodio
00192 Roma

racc. r/r online

La responsabilità ontologica dei magistrati nella frode medica strutturale. Il caso dell’Avastin per uso oftalmico

Egregi magistrati

ho saputo dai media che dopo la multa della AGCM avete prontamente aperto un fascicolo per truffa e aggiotaggio riguardo al caso Avastin-Lucentis; mentre il Parlamento sta approvando, sull’onda del caso, la legge sullo off-label. Vi segnalo a riguardo una raccolta di commenti, “Sulle regole per la Roche”, nel mio sito [1], dove mostro che le accuse hanno fondamento (anche se difficilmente si potranno produrre gli estremi per condanne penali; e passata la – opportuna – buriana verranno tutti assolti); ma sono anche strumentali alla liberalizzazione dell’off-label.

Lo scandalo che indagate per diffusione di notizie false e che turbano il mercato è un caso particolare; che dà a sua volta una rappresentazione fortemente distorta, fino all’assurdo e al ridicolo, presentando con un non sequitur la deregolamentazione dell’off-label come soluzione generale. Il caso mediatico che col vostro pubblicizzato intervento state consolidando è a sua volta un mezzo per commettere il genere di illeciti che ipotizzate; e anche peggio, perché andrà inoltre a danneggiare la salute dei cittadini. L’esperienza dell’off-label in altri paesi mostra chiaramente come sia una pratica corruttrice, che farà intascare mazzette ad amministratori pubblici e a medici, falserà il mercato, aumenterà la spesa e metterà a rischio la salute del pubblico. Accettando passivamente la questione nei termini imposti, la magistratura sta aiutando a passare dal secundum quid al dicto simpliciter; a spegnere il fuoco con la benzina.

Una discussione razionale e onesta dovrebbe considerare i ben noti pericoli dell’off-label, nell’ambito della più ampia tendenza in atto per la deregolamentazione dell’immissione di nuovi farmaci nell’uso clinico. Immissione di “nuovi” farmaci, o di un nuovo uso di farmaci già introdotti, che spesso danno vantaggi marginali o nulli, o sono in realtà clinicamente svantaggiosi, a costi monetari astronomici. Beffardamente, ciò è mostrato dagli spudorati via libera, contro l’evidenza sperimentale e il parere degli esperti, conferiti proprio all’eroe di questa storia, l’Avastin, per il suo impiego primario come antitumorale [2]. In un’ottica corretta, sarebbe necessario distinguere tra giuridico e scientifico; tra off-label di fatto e off-label di diritto. Invece la certificazione giuridica e amministrativa viene a sostituirsi surrettiziamente alle garanzie scientifiche.

Da tempo registro interventi clamorosi della magistratura in campo medico che ottengono l’approvazione del pubblico sollecitandone l’indignazione ma che, anche nei casi dove hanno dei fondamenti, sono di fatto, oltre il livello superficiale sul quale giornalisti, politici e non ultimi i magistrati si attestano, strumentali a grandi interessi illeciti (Pantani, ILVA, elettrosmog, Green Hill, i vaccini come causa dell’epidemia di diagnosi di autismo, etc.). Li raccolgo nel post “Nuove P2 e organi interni” [3]. Attendo la conclusione della prolungata indagine del PM Guariniello su Vannoni e complici per illustrare come anche la vicenda Stamina sia uno scandalo montato ad arte a favore del business legale e a discapito della salute e dei beni dei cittadini; e con quanta puntualità la magistratura abbia di fatto recitato la sua parte in questa frode in grande stile (v. anche “La frode delle staminali” [4]).

Con i casi che solleva, e con quelli che tiene al di sotto dell’orizzonte dell’opinione pubblica, la magistratura ha il notevole potere politico, che chiamo “ontologico” di contribuire a costruire la realtà culturale e sociale del Paese (il segretario dell’ANM invece lo chiama, a proposito della medicina, “ruolo di supplenza in campo bioetico”); e ha una conseguente “responsabilità ontologica” (che non esclude responsabilità di altro tipo, più tradizionali). Appare che la magistratura stia mettendo a profitto tale potere, giocando un ruolo politico a favore delle grandi frodi mediche che mettono l’industria medica alla testa dell’economia legale. Appare che la magistratura stia sistematicamente operando nel comporre un panorama artificiale funzionale alla concezione liberista della medicina enunciata dall’attuale vicepresidente del CSM Vietti [5]; e funzionale agli interessi particolari che ne beneficiano.

Non solo, ma appare che la magistratura stia inoltre fornendo, con atti ed omissioni, insieme alla pars construens, l’opera di censura di cui necessitano gli scenari che si vogliono mostrare al pubblico come la realtà entro la quale vive. In altre parole, sta operando in maniera sofisticata per diffondere il falso e nascondere il vero a favore di grandi interessi illeciti. Il potere e il prestigio della magistratura stanno venendo impiegati a fini scenografici, per allestire una realtà posticcia. Incluso l’esaltare e indorare ciò che è lercio e venefico e l’imbrattare e distruggere ciò che sarebbe sano e utile.

Posso ad es. prevedere che riceverò rappresaglie e forme di discredito, tramite le istituzioni dello Stato, per avere scritto questa lettera. Mi ha molto colpito l’affermazione di un magistrato, Pier Luigi Dell’Osso, ora Procuratore generale a Brescia, secondo il quale la P2 era solo un organizzazione affarista, che non aveva alcun intento di eversione dell’ordine costituzionale . E’ un esempio di ontologia giudiziaria; per me la P2 non solo era, come esposto da studiosi e specialisti, uno dei bracci operativi usato da poteri forti volti per controllare il Paese, ma era (o è) un caso particolare di un fenomeno più ampio, che si può chiamare piduismo, cioè la sovversione dello Stato tramite le sue istituzioni. Oggi col declino del Paese si vede più chiaramente come controllo politico sotterraneo e “affarismo”, cioè sfruttamento economico istituzionalizzato e su larga scala, confluiscano.

Tra le attività del piduismo odierno c’è quella di creare le ontologie mediche desiderate dal grande business. Es. a Brescia i problemi della sanità secondo i magistrati locali sarebbero l’elettrosmog, un depistaggio rispetto ai cancerogeni reali [3] e una propaganda per le sovradiagnosi di cancro; e Green Hill, trampolino per un movimento di opinione che porta al ridimensionamento della sperimentazione animale, nell’ambito dell’indebolimento del metodo scientifico per favorire il profitto, e distrae dal tema di una ricerca biomedica sempre più ridotta a strumento speculativo [6].

Mentre un’operazione bresciana criminale e allucinante come la terapia Stamina presso una grande struttura pubblica, una ciarlataneria di Stato per far apparire per contrasto decenti le staminali “scientifiche”, una manovra pubblicitaria sulla pelle dei pazienti per lanciare il megabusiness basato su un bluff delle staminali ufficiali, non è stata fermata; non avendo nulla di illecito, almeno a quanto è dato sapere al pubblico. E chi denuncia queste cose è solo un medico marginale e inattendibile, un soggetto strambo e sospetto, di dubbia moralità, da tenere sotto sorveglianza; coloro che in città commettono reati, abusando dei mezzi e delle strutture dello Stato e del potere legale, al fine di proteggere questo status quo criminale, e aggravarlo, sono liberi di delinquere, da quelle stimabili persone che sono.

Con composizioni “ontologiche” del genere la magistratura sta giocando un ruolo importante nel dare corpo a una sorta di “piano di rinascita democratica”, che cancella i buoni princìpi e scardina le buone regole e li sostituisce con nuove regole a favore dei grandi affari illeciti della medicina e a danno della tutela della salute; mentre i soggetti che sono d’intralcio vengono epurati.

Il dottor Dell’Osso è allo stesso tempo, come altri magistrati di successo, un sostenitore della necessità di concentrarsi sulla mafia. Anche questo vedere solo la mafia e non il piduismo mi sembra un’ontologia distorta. La mafia invece di venire stroncata viene utilizzata dallo Stato come minaccia per ottenere il consenso e la sottomissione dei cittadini [7]; la lotta alla mafia serve come diversivo e alibi per favorire le attività illecite di chi occupa le istituzioni, incluso il piduismo. Ammassare le forze sul fronte della guerra interminabile alla mafia e negare l’esistenza dell’eversione piduista, lasciando completamente sguarnito quest’altro fronte, personalmente mi pare una contraddizione grottesca. Sia per i legami tra le due forme criminali; sia perché, nella mia esperienza, il comportamento piduista delle istituzioni assume spesso le forme oblique e trasversali, vili e turpi, caratteristiche dell’intimidazione e della violenza mafiose.

Distinti saluti

Dr Francesco Pansera

Dr F. Pansera
Via Tosetti 30
25124 Brescia
https://menici60d15.wordpress.com/

Note:

[1] https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/
[2] Fairman A. K. Curtiss F.R. Regulatory Actions on the Off-Label Use of Prescription Drugs: Ongoing Controversy and Contradiction in 2009 and 2010. JMCP, 2010. 16: 629.
[3] https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/
[4] https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/
[5] “”La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo”. Michele Vietti.
[6] https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/
[7] https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

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30 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Caso Novartis Roche: l’impegno vincente dei cittadini”

Opporsi a una truffa come quella dell’Avastin-Lucentis introducendo l’off-label, che è stato definito “un’anomalia regolatoria che priva alcuni consumatori di protezione” (Shapiro, S. A. 1979. Limiting Physician Freedom to Prescribe a Drug for Any Purpose: The Need for FDA Regulation. Northwestern University Law Review 73:801) è come abolire le serrature delle porte di casa per impedire ai ladri di usare chiavi false. Oggi chi ha le maggiori ragioni per festeggiare, e di esprimere gratitudine alle persone e ai gruppi elencati da De Felice, sono i produttori e i venditori di medicine.

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20 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Big Pharma torna all’attacco sul caso Avastin-Lucentis”

Big Pharma all’attacco lo è sempre. L’analisi di documenti interni ottenuti e resi pubblici da magistrati USA che hanno processato aziende farmaceutiche mostra che essa agisce in base a criteri di marketing anche in campo scientifico (*). Tra le tante manipolazioni rivelate dai documenti c’è quella della segmentazione del mercato. Le case farmaceutiche hanno tipizzato il mercato, e hanno modi di presentare farmaci per i medici che chiamano “High flyers”, propensi all’off-label; e altri modi per i medici “Rule bound”, che vogliono seguire linee guida. In generale, sia propugnare l’off-label, trascurando gli enormi rischi clinici e il forte incremento della spesa, sia favorire l’uso secondo linee guida condizionate comunque dal business, sono modi, solo apparentemente contrapposti, di aiutare la ricerca amorale del profitto in medicina. Qualunque dei due partiti la spunti nel ben congegnato caso Avastin-Lucentis, l’industria e la finanza medica ne avranno in un modo o nell’altro un vantaggio; e avranno motivi di gratitudine per gli attivisti e i poteri dello Stato. Fino a quando Big Pharma sarà il banco, fino a quando politici, opinionisti, magistrati, non metteranno in discussione il diritto che si è presa di essere il banco, vincerà sempre.

* GI Spielmans, PI Parry. From Evidence-based Medicine to Marketing-based Medicine: Evidence from Internal Industry Documents. Bioethical Inquiry, gen 2010. DOI 10.1007/s11673-010-9208-8. Reperibile su internet.

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29 dicembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Avastin-Lucentis: nel 2016 avremo una nuova legge sui limiti ai farmaci?”

@ Domenico De Felice. La pagina linkata al sito del Senato riporta solo gli estremi del disegno di legge, s2174, presentato dalla senatrice Montevecchi, cofirmatari Taverna, Donno, Santangelo, Airola, Moronese, Paglini, tutti del M5S. Nel “fascicolo iter” in pdf non c’è alcun testo. Stampando l’intera scheda si trova : “Testi disponibili: nessun testo disponibile”. Il suo articolo presenta la proposta di legge come l’arrivo di un sospirato progresso, ma non dice espressamente di che si tratta; sembra di intuire, dai suoi precedenti interventi, che si vogliano allentare i limiti all’impiego off-label dei farmaci. Sarebbe possibile per cortesia, per venire incontro al cittadino poco pratico, avere un link diretto al testo del disegno di legge? O anche averne un riassunto, con un commento che spieghi i suoi effetti pratici, in modo da potere valutare quanto buona sia la buona notizia?

@ Domenico De Felice. Il link al video non l’ho trovato nel suo articolo, ma ho trovato il video su Youtube. Inviterei i parlamentari M5S a rilasciare senza ritardi al pubblico anche il testo delle proposte legislative che dicono di presentare in favore dei cittadini; nel 2006 Grillo ha fatto un post di una mia lettera sull’inceneritore di Brescia all’ASM, oggi A2A, che verteva proprio su questo dare la notizia senza i documenti relativi. Nel video Paola Taverna chiede i commenti e l’aiuto del pubblico. L’off-label è un grosso favore al business farmaceutico; aumenta la spesa farmaceutica, mentre espone il pubblico a gravi rischi. Il caso particolare dell’Avastin-Lucentis fa da cavallo di Troia. L’uso off-label dello stesso Avastin per il cancro metastatico della mammella è stato portato a esempio di deregulation nociva per il pubblico: Darrow JJ et al. New FDA Breakthrough-drug category-Implications for patients. N Engl J Med 2014; 370: 1252.

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19 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Decamerone’: la falsità di Ser Ciappelletto e gli eredi di oggi”

Nel 2007 scrissi una relazione sulla promozione della ricerca, anche italiana, sulla demenza senile (oggi detta morbo di Alzheimer) da parte dell’allora novantenne Michael Stern; che a suo tempo era stato incaricato dai servizi USA di gestire Salvatore Giuliano. Nella relazione, che inviai anche ad alcuni magistrati, tra i quali Scarpinato, mostravo come vi fosse una continuità tra lo Stern giovane dell’OSS e della strage di Portella e quello anziano della filantropia biomedica. Dato quanto sapevo, citai a paragone ser Ciappelletto.

La medicina, partecipe del potere di definire ciò che è Bene e ciò che è Male, crea facilmente questi equivoci: Bene e Male spesso sono inaccessibili alla valutazione, nascosti nelle profondità di una complessa realtà biologica a sua volta coperta da spessi strati di interessi e credenze umani. Un caso attuale di “Ciappelletto” è il farmaco Avastin, che ha una “fedina penale”, una lista di precedenti documentati, tale da venire citato da tecnici come caso esemplare di costosissimo farmaco imposto contro l’evidenza scientifica e prescritto off-label ingiustificatamente (come antitumorale). In Italia, con la vicenda, anche giudiziaria, Avastin-Lucentis, gli si è all’opposto data un’identità di farmaco col saio e con l’aureola; che viene sfruttata, giocando su un secundum quid, per presentare l’off-label – una forma di deregulation voluta dal business dannosa alla salute e al portafogli – come una pratica virtuosa da legalizzare.

 

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11 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Avastin-Lucentis, nuovo colpo di scena sui farmaci della discordia”

Aggiornamenti:

-Dati deludenti sull’efficacia, nel contesto clinico reale, dell’Avastin, del rebrand Lucentis e dell’Eylea per la degenerazione maculare e la retinopatia diabetica (1). Il bevacizumab ha già una storia di asserita efficacia smentita dai dati come antitumorale.

-In Usa proposte legislative prevedono l’abbattimento dei controlli, e quindi delle garanzie di sicurezza, per la produzione di massa di galenici (2).

-Il Bevacizumab viene venduto, a caro prezzo, come antitumorale con accordi “value-based” che non solo hanno una natura strozzinesca, ma vengono tenuti segreti (3).

-Come antitumorale aumenta in maniera significativa i rischi di eventi CV, come infarto del miocardio e ictus. Sta così contribuendo all’istituzione di una nuova branca, la cardio-oncologia, che si occupa di trattare i danni CV da terapie oncologiche (4).

La campagna per l’uso off-label dell’Avastin ricorda il tema dello straniero che viene fatto passare per un sant’uomo al quale va lasciata mano libera. Mentre è un poco di buono, e il suo caso un cavallo di Troia per l’invasione di altri come lui.

1 Real-World Anti-VEGF Data Disappointing. Medscape 11ago 2016. Anti-VEGF Treatment May Not Stop Diabetic Retinopathy. Medscape 17 ago 2017.

2 Worst Pills set 2017.

3 A $475,000 price tag for a new cancer drug: crazy or meh? Stat 31 ago 2017.

4 Cardiovascular Adverse Events in Cancer Patients Treated With Bevacizumab. Practice Update 17 ago 2017.

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v. anche: Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio

Le perizie ballistiche

25 September 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “Magistrati alzatevi. Stavolta gli imputati siete voi.” del 24 set 2011

Le perizie ballistiche

Mi fa piacere che il giudice Mori citi il principio euristico del rasoio di Occam: l’ho citato anch’io settimane fa in una lettera al presidente di una Corte d’appello nel denunciare le manipolazioni giudiziarie di una perizia che ha deciso un importante processo. I magistrati ottengono perizie addomesticate non solo per sostenere l’accusa, come dice il giudice Mori, ma anche per favorire colpevoli eccellenti. Perizie che a volte sostengono tesi demenziali e grottesche, ma vengono protette dalle critiche con sistemi massonico-mafiosi.

L’autopsia di Ketha Berardi, la bambina morta nel 1999 in seguito alla contesa tra dibelliani e l’oncologia ortodossa, non mostrò ciò che ci si aspettava, un organismo invaso dal tumore, ma un corpo devastato dalle terapie, con un midollo osseo svuotato; nonostante i media nazionali avessero detto al pubblico che la leucemia aveva addirittura invaso l’addome. I disturbi addominali erano dovuti a una colite neutropenica da chemio, incredibilmente non riconosciuta e mal curata, anello di una catena di equivoci che portò al decesso. Per nascondere ciò, i periti del PM – tra cui i medici legali che lavoravano per lo stesso ospedale e nella stessa università dei responsabili –  sostennero che se il cancro non si vedeva è perché era oscurato dal cancro stesso. Come la nebbia di Milano in “Totò Peppino e la malafemmina”: non la si vede perché quando c’è la nebbia non si vede. Qui bisognava proteggere i grandi interessi dell’oncologia ortodossa, e allo stesso tempo la tesi solo apparentemente contraria, la perniciosa “libertà di cura”, che in pratica vuol dire marketing diretto tra industria e pazienti. Andava nascosta la circostanza che la bambina aveva pienamente ragione a fuggire da giudici e CC che su mandato dei medici la braccavano con la siringa in mano; andavano nascosti gli effetti avversi di farmaci lucrosi ma dannosi, come il G-CSF. E andava aiutato lo sviluppo economico di quel pinnacolo di civiltà e scienza che è diventata l’oncologia pediatrica: https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/ .

Nel caso di Pantani, il perito (un massone) ha attribuito le cause del decesso alla sola cocaina. Non si è parlato del Surmontil, un farmaco trovato nella stanza dove il campione è morto, che appartiene ad una classe, quella degli antidepressivi triciclici, che risulta al primo posto in una graduatoria delle cause di morte per overdose da farmaci negli USA. Il rapporto dose letale / dose efficace di queste medicine è ben peggiore di quello della cocaina, con la quale condividono il meccanismo d’azione generale e con la quale interagiscono in maniera sinergica. Ma nello strano accanimento giudiziario e mediatico contro il fuoriclasse è rimasto costante il messaggio che i farmaci non fanno che bene: l’EPO (un farmaco pericoloso, usato criminalmente anche nella clinica, ma “raccomandato”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/ )

è stato presentato come un farmaco-talismano, che potenzia le normali capacità. Mentre quando si sarebbe dovuto parlare come concausa, forse determinante, di un farmaco che si vende in farmacia, il Surmontil, usato per curare la tossicodipendenza, che come molti farmaci può aggravare ciò che dovrebbe curare, silenzio. Non ha invece avuto problemi di doping, o meglio problemi giudiziari e di immagine per il doping di cui faceva uso l’eroe che ha preso il posto di Pantani, lo statunitense Lance Armstrong. Vittorioso anche sul cancro. Il cancro del testicolo, un’eccezione ai generali insuccessi dell’oncologia che è stata fatta passare per regola.

Nel caso Aldrovandi, la Corte d’appello di Bologna ha confermato sulla parola, senza uno straccio di evidenza, l’interpretazione di un luminare di una fotografia che mostrerebbe un ematoma nella parete del cuore non notato dai periti all’autopsia. Non vedere un ematoma, anzi due, che affiorano dalla parete del cuore all’autopsia mentre si sta cercando la causa di morte è come non vedere un’incudine mentre si setaccia un cumulo di paglia cercando un ago, ma il perito (passato dalla difesa all’accusa per nobili ragioni di coscienza) è stato dipinto dai magistrati come un sapiente: una fonte primaria di conoscenza. Dati sperimentali dimostrano che per ottenere una simile lesione agendo a contatto diretto col cuore occorre una pressione equivalente a una tonnellata e 4 quintali a decimetro quadrato. Bisogna essere Hulk per sviluppare questa forza manualmente, e ottenerla agendo dall’esterno; e anche Silvan, per riuscire a mantenere allo stesso tempo la parete toracica e la colonna vertebrale intatte, che è, per capirsi, come fracassare il regalo in un uovo di Pasqua comprimendo l’uovo ma senza romperlo. Qui i giudici proteggono come al solito i poliziotti, applicando la regola che per mano dei colleghi di Montalbano e del maresciallo Rocca i cittadini innocenti muoiono per incredibili e imprevedibili cause accidentali; non per un pestaggio bestiale. Si è difeso, aumentandolo, anche il fumo attorno all’asfissia da compressione, una causa di morte che non deve apparire in forma piana perché è associata a manovre di contenzione e forme di tortura da parte di polizia e infermieri. Sul piano ideologico, i giudici servono il principio della scienza ad auctoritatem; e della validità dell’imaging e del virtuale in medicina, che ha causato e causerà più morti di una guerra con le sovradiagnosi; oltre a produrre montagne di soldi.

Sembra che nelle perizie mediche giudiziarie sia possibile osservare il peggio del potere giudiziario e del potere medico, che proteggendosi a vicenda ed entrambi coperti dal latinorum tecnico gettano la maschera e si abbandonano a forme orgiastiche di abuso di potere. Purtroppo in Italia i magistrati o sono demonizzati dai malfattori istituzionali che vorrebbero mano libera, oppure vengono dipinti dai lecchini “progressisti” come i Buoni che ci proteggono. I magistrati non scippano le vecchiette, e tranne rare eccezioni non prendono bustarelle. Deve esserci tra loro una quota, non preponderante, che svolge il suo dovere correttamente e in silenzio (e che forse un popolo cialtronesco come il nostro neppure si merita). Ma il cittadino che vuole esercitare il potere di controllo democratico dovrebbe tenere ben presente che non esistono poteri buoni; e che quando sono in gioco gli interessi di poteri forti i magistrati per lo più tendono a ritornare alla posizione naturale, accucciandosi ai piedi del trono; e possono fare imbrogli e partecipare a trame che nei meccanismi e negli effetti non sono diversi da quelli dei Cattivi come la banda Berlusconi o la borghesia mafiosa.

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@sal. Esperimenti hanno mostrato che il cuore suino, che è paragonabile a quello umano, ha uno stress di rottura di 14 kg/cm^2 (Seki S, Iwamoto H. J Trauma, 1998. 45: 1079). In un decimetro quadrato, un’area dell’ordine di grandezza dell’area di compressione esercitata da una o più persone sul dorso di un soggetto prono a terra, ci sono 100 centimetri quadrati. (14 kg/cm^2) x 100 cm^2= 1400 kg = 1 tonnellata e 4 quintali (per ottenere la pressione utile di 14 kg/cm^2 esercitando una compressione su 4 decimetri quadrati occorrono 5 tonnellate e 6 quintali). E’ da notare che tale valore di pressione rientra nel range di pressioni che si sviluppano nei cilindri di un motore di automobile in moto: 10-60 kg/cm^2. Infatti gli ematomi del cuore si osservano in vittime di schiacciamenti del torace, dove hanno agito pesi rilevanti o energie elevate, es. da incidente automobilistico.

Con questo ematoma della parete cardiaca a torace integro ottenuto manualmente il perito e i magistrati hanno in pratica scritto una nuova, inverosimile, pagina di nosografia; non si capisce come mai tale evenienza non si verifichi nelle tante compressioni del torace da manovre rianimatorie, nelle quali può accadere di provocare fratture costali, e dove non c’è la colonna vertebrale di mezzo. Per spiegare i presunti ematomi il perito ha aggiunto alla pressione esterna quella arteriosa; ma questa, considerando una pressione arteriosa di 200 mmHg, equivale a circa 2 etti e 65 grammi per cm^2, un valore trascurabile, oltre 53 volte inferiore al carico di rottura.

Invece di introdurre questa acrobatica teoria dell’ematoma, che poi sarebbe andato a interrompere il fascio di His, sarebbe bastato considerare che la compressione toracica da immobilizzazione su Aldrovandi e lo stato di soffocamento sono stati comprovati da testimonianze, che ci sono segni autoptici di asfissia, e che “Kneeling on the chest or any other form of chest compression during restraint is now accepted as being potentially fatal, and both the police and the prison service in the UK teach their officers of the risks of such pressure.” (Sheperd R. Simpson’s forensic medicine, 2003. Capitolo sulle asfissie).

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Guai a mancare di rispetto

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Zavagli “Gaffe di Cancellieri sul caso Aldrovandi. Insorge la famiglia del ragazzo” del 23 giu 2012 

Allo stesso tempo la Cancellieri dice “guai a mancare di rispetto e fiducia nella magistratura”. Il giorno della sentenza della Cassazione, tornando a casa ho avuto la scorta di una pantera della polizia, F4406, guidata da una donna, che per 5 minuti e qualche chilometro ha fatto la mia stessa strada dietro di me. Ore prima, accanto al tribunale, a una pantera della polizia era seguito un SUV che nell’entrare nel parcheggio del tribunale mentre attraversavo la strada mi ha puntato, costringendomi ad arretrare per non essere investito; poi è passata un’auto dei CC.

La violenza fisica come quella subita da Aldrovandi ha la proprietà di essere chiara. E’ stata poi protetta in sede giudiziaria da atti che sembrano una cosa e sono l’opposto. Come la perizia che vede su fotografia ematomi della parete cardiaca da compressione manuale, diagnosi inedita e assurda che permette di evitare di fare chiarezza su queste morti per asfissia tipiche delle morti da contenzione:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

Lo stesso perito ha attribuito la morte di Giuseppe Uva a aritmia da prolasso della mitrale, condizione quest’ultima nota per essere una “non malattia”, diagnosticabile in 1 persona su 20. E’ anche per perizie come queste che la magistratura viene difesa dalla polizia; con discorsi e gesti ambigui, più da clan alleati che da istituzioni di uno Stato democratico.

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Blog “Uguale per tutti”

Commento al post di Grazia Fenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granché vestita! ” del 26 set 2011

Davanti ai crimini del potere tanti magistrati, che dicono di indossare la toga di Falcone e Borsellino, sotto la loro toga portano la zimarra di Azzeccagarbugli:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog di Panorama

Commento all’articolo della redazione “Da Perugia ad Avetrana: la debacle della scientifica” del 14 ott 2011

Può anche esserci un interesse della polizia a fare apparire le sue indagini scientifiche come opera di imbranati fantozziani; cfr. la perizia genetica della Polizia scientifica sulle macchie di sangue nell’assassinio dell’ispettore Donatoni in “Mistero di Stato” di M. Almerighi.

http://menici60d15.wordpress.c…..llistiche/

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12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riccardo Magherini, medici legali [della Procura]: “Asfissia provocata da modalità di arresto e cocaina”

Sulla morte da “sindrome da excited delirium” – una entità nosologica la cui esistenza è controversa, e che è sospettata di avere una natura “politica”, avendo tra le sue singolarità l’essere fortemente associata a casi “politici”, in particolare gli interventi della polizia – segnalo il commento giornalistico “Death by excited delirium: diagnosis or coverup?” (Morte da excited delirium: diagnosi o insabbiamento? ) di Laura Sullivan, feb 26, 2007. Reperibile su internet.

Questa sindrome viene spesso considerata insieme alla asfissia da compressione nei casi di morte in custodia; ma mentre lo “excited delirium”, che trasferisce almeno parte delle responsabilità alla vittima, è una patologia “raccomandata”, che viene portata in primo piano, nonostante la sua fumosità, o forse proprio per questa sua capacità nebbiogena, dell’asfissia da compressione – che rimanda all’immagine efferata del “burking” – si parla malvolentieri, e si tende a minimizzarne il ruolo causale, nonostante che spiegherebbe in maniera chiara diversi di questi decessi, o forse proprio per questo. In ogni caso, dovrebbe essere interesse degli agenti di polizia non montare sul torace dei fermati stesi a terra, a maggior ragione se i fermati sono agitati o appaiono avere problemi di salute.

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9 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Max Brod “Riccardo Magherini, familiari consegnano bossolo alla procura. Oggi prima udienza”

Michele: “Appurare la verita’ non vuol dire proporre tesi fantascientifiche”

@ Michele.  Questo bisognerebbe dirlo ai magistrati, che ammettono nel processo un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”, e le fanno assumere una posizione centrale.

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6 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D Lucca “Caso Cucchi, tutto sbagliato fin dall’inizio”

@ Andrea Bellelli. Credo che vi sia stato un concorso di cause, a cascata, all’interno di una cornice di comportamenti illeciti. E che con queste cause si faccia un gioco delle tre carte; per di più spingendo il pubblico a puntare tutto sulla carta sbagliata (ma con un forte effetto intimidatorio) enfatizzando eccessivamente le percosse. Entrato vivo, uscito morto, maltrattato, picchiato secondo diversi testimoni, non curato in ospedale, non credo che si tratti di un caso “atipico”, ma di un caso censurato -nella ricostruzione- per proteggere i responsabili.

Tutt’altro che censurato mediaticamente. Cade a fagiolo la cadenza in questi ultimi anni di diverse notizie di cronaca analoghe. L’orrore associato all’impunità crea una “forza di intimidazione del vincolo associativo” mentre chi occupa lo Stato si occupa di cedere “il controllo di attività economiche” e di “realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Per conoscere la verità di livello giudiziario dei meccanismi della morte occorre andare nei dettagli. E non è detto che basti leggere i referti autoptici. Ho assistito all’autopsia di un altro caso mediatico, anni fa, e ho visto con quanta tranquilla semplicità un perito scelto dalla Procura l’ha manipolata, favorendo i responsabili, che erano anche i suoi colleghi di ospedale; ospedale del quale era la massima autorità medico legale. E quali misure “extragiudiziali” – e anche “extralegali” – sono state prese per mettere tutto a tacere.

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25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

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15 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Giuseppe Uva, carabinieri e poliziotti assolti. I giudici: “Niente percosse su di lui” “

Il prolasso della valvola mitrale è una diagnosi gonfiabile. Una “overlap syndrome”, cioè basata su una condizione che il più delle volte non è che una variante normale, la cui presenza e rilevanza vengono falsamente ingigantite [1]. E’ stata usata dai consulenti e dagli avvocati di una casa farmaceutica per confondere le acque sui danni mortali causati da un farmaco [2]. In Italia ai tempi della leva obbligatoria era tra le diagnosi di comodo per farsi riformare. Oggi spiega come mai Uva sia morto in coincidenza con una nottata in caserma nonostante risulti, secondo i magistrati, che nessun CC né poliziotto gli abbia torto un capello.

Cosa devono avere visto e sentito le pareti di certe stanze. “Ogni carcere che gli uomini costruiscono / è fatto con mattoni di vergogna” (O. Wilde). Ma vale anche per alcuni altri edifici costruiti in nome della giustizia.

1 Quill TE et al.. The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse. Gen Intern Med, 1988. 3: 267.

2 Mundy A. Dispensing with the truth. The victims, the drug companies, and the dramatic history behind the battle over Fen-Phen. St. Martin’s Press, 2001.

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1 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti in appello due carabinieri e sei poliziotti. Erano imputati per omicidio e sequestro di persona”

La sentenza implica che giudici e imputati appartengano alla stessa classe di persone; e c’è da crederci.

@ Roberto Frison. Fatemi capire voi: come mai non va bene convenire coi giudici sul giudizio morale implicito sugli imputati derivante dalla sentenza di assoluzione? Ho solo dedotto una conseguenza logica della sentenza: per quanto riguarda l’accusa e il giudizio, la corte e gli imputati appartengono allo stesso genere di persone. Ho evitato commenti senza dubbio azzardati, di tipo estetico, che so, che il giustificare la trasformazione di una persona da sana a morta dopo un passaggio di alcune ore in caserma con spiegazioni tipo “excited delirium syndrome”, la fantomatica “sindrome” inventata apposta, e puntualmente invocata anche in Italia, per sottrarre poliziotti e complici al dover rispondere di fattori causali più semplici e concreti, non consente quell’abbandono incondizionato ai pronunciamenti dei magistrati che invece voi esigete quando vi fa comodo; o che il giustificarla con il prolasso della mitrale, la diagnosi comodo di chi voleva evitare la naja, evoca appunto l’immagine di imboscati, di renitenti, di “Ragazzi di Cucarasi’ (vedi “Le rose del ventennio”, G. C. Fusco) più che quella di Salvo D’Acquisto che presenta il petto al plotone di esecuzione o di Emilio Alessandrini che sorride dalle gigantografie esibite nei palazzi di giustizia.

@ SuperC. Grazie per la segnalazione dell’articolo sul parricidio da parte del testimone. Conferma il quadro alternativo a quello ufficiale: se non si fosse trattato di marginali, di persone allo sbando, gli agenti sarebbero stati più corretti e contenuti. Credo che ci siano tanti CC e poliziotti che davanti a due cialtroni avvinazzati che fanno cagnara in strada siano in grado di riportare l’ordine senza violenza fisica né spreco di carta, inchiostro e altre risorse. Riservando le maniere bellicose a un altro genere di soggetti.

“In practice, a great deal of police work is mundane and not directly crime related. Research studies have consistently shown that a high proportion of police time is actually spent carrying out tasks that do not involve crime control – for example, calming disturbances, negotiating conflicts and responding to a wide range of emergencies (…). Indeed, many classic studies of the police role in the 1960s and 1970s in the United States (…) and in Britain (…) point to the service elements in police work and the role of the police as a twenty-four-hour ‘social service’(…).( Carrabine E et al. Criminology. A sociological introduction. Routledge, 2009).

La morte in seguito a un fermo di polizia di uno che schiamazzava rafforza l’impressione che ce ne siano troppi che al solo pensiero di fronteggiare dei delinquentacci veri soffrano di imbarazzanti cali del controllo sfinteriale, e compensino facendo gli uomini di panza sui deboli e gli emarginati.

@ SuperC. Non stavano brandendo scimitarre contro i CC. L’omicidio è avvenuto dopo gli abusi di polizia, commesso da chi ne era l’unico testimone diretto, ago della bilancia della sorte degli imputati. E’ nell’ordine delle cose che abbia luogo prima il delitto e poi il castigo. Ma la sequenza si può invertire. In generale, non andrebbe trascurato che CC e polizia quando commettono qualche abuso grave, quando la fanno troppo sporca, possono mettere in opera meccanismi di profezia che si autoavvera per cercare – a volte riuscendoci se trovano punti deboli in soggetti predisposti – di scaricare responsabilità e discredito sulla vittima. A volte, io lo posso testimoniare, in maniera premeditata, ab initio, cioè commettendo abusi gratuiti su un soggetto ignaro e perfettamente a posto prevedendo di innescare uno stato di cose confuso dal quale pescare, con un po’ di buona volontà da parte dei loro amici – e affini – con la toga da magistrato, la giustificazione al loro operato e l’affossamento della vittima.

@ SuperC. Accettare il risultato dei procedimenti giudiziari come un dato di fatto, una realtà immutabile. Potrei essere d’accordo, per motivi diversi: quando la magistratura è collusa, è inutile e dannoso insistere nel “chiedere giustizia”, e riconoscerle così legittimità. Non conosco il mondo giuridico, e potrei sbagliare, ma credo che sarebbe cosa buona anche una riduzione dei gradi di giudizio, che dilatando i tempi e mescolando le acque annacquano le responsabilità dei magistrati, e rallentano l’esistenza di chi incolpevole deve attraversare i territori dei Ghino di Tacco della legge. Per alcuni reati, come reati infamanti delle forze di polizia, o i crimini commessi servendo i voleri dei poteri sovranazionali, sarebbe più onesto abolire formalmente il diritto di chiedere giustizia, invece di inscenare procedimenti che coonestano le sopraffazioni.

@ SuperC. Davanti al fatto del filmato su Youtube che mostra il modo col quale il pm Abate interroga Biggiogero, e davanti al fatto di questo articolo: Quill TE et al. “The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse.” J Gen Intern Med 1988. 3: 276, sulla spiegazione accampata per dare conto di una morte improvvisa in custodia in circostanze che non appaiono affatto limpide, non c’è bisogno del permesso della legge per pensarla diversamente. La prima giustizia è la verità; e questa la si può cercare anche al di fuori e contro un sistema che, con pessimi precedenti, stavolta produce l’interrogatorio di Abate e appioppa come causa di morte una diagnosi che in ambiente medico era spesso oggetto già tanti anni fa di gomitate e strizzatine d’occhio.

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1 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, i giudici d’appello: “Non si può sostenere nesso causale tra condotta imputati e morte”

Ex falso quodlibet.

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30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

@ Matteo Rossi. “The data supporting it is tenuous. I think excited delirium is often used as a catch-all to explain in-custody deaths,” said Indiana University cardiologist Dr. Douglas Zipes, who testifies on behalf of clients suing Taser International.” Il delirio da cocaina è una cosa (e dovrebbe essere un motivo di cautela in più per non fare di un fermo la cattura di una bestia da parte di cacciatori di frodo); la morte da excited delirium un’altra. Anche se hanno nomi simili. E’ come confondere “Via del Tempio” con “Via del Tempo” (il commissario che “plays dumb” in ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’; il film prodotto da Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata). O come confondere il paesino di Gradoli con Via Gradoli durante il sequestro Moro. In medicina questi slittamenti e scambi con i nomi sono frequentissimi; ma alla lunga non è un così buon affare giocare su queste cose come crede chi vi partecipa e ne intasca i vantaggi immediati. La medicina ambigua e falsa difesa e imposta dai questurini e dai signori con la toga dello Stato ricadrà anche su loro stessi e sulle loro famiglie.

@ Matteo Rossi. La presunta morte da exicted delirium non è quella da attacco cardiaco da “eccesso di cocaina”. “High blood concentrations of cocaine cannot in themselves be the mechanism of death in excited delirium syndrome, as the concentrations of cocaine in these cases is similar to those in asymptomatic recreational users. 12,17,18.In fact, deaths attributed to cocaine, whether they are or are not associated with excited delirium syndrome, have cocaine levels in the blood that overlap those using cocaine but who die of trauma with cocaine an incidental finding 17”. Di Maio e Di Maio, Excited delirium syndrome, CRC, 2006. E’ il libro di riferimento su questa diagnosi di comodo. Lo acquistai al tempo del caso Aldrovandi, quando questa scusa di ordinanza per nascondere l’asfissia e gli effetti emodinamici dell’immobilizzazione del torace fu pure tirata fuori. Se vuoi posso prestartelo, affinché tu lo lega e regga questa foglia di fico almeno in maniera coerente. Stamane, dopo avere postato il commento sulla circolare che interrompe il “nei secoli a nostra insaputa” e sulle manipolazioni sulla terra dei fuochi, i carabinieri hanno fatto una comparsata all’uscita di casa. Per la consegna potresti incaricare loro, mister onestà intellettuale.

Matteo Rossi: Peggio che disonestà intellettuale… tu sei un autentico paranoico. 

@ Matteo Rossi. Ricambio il profilo psicologico. A me pare che vi manchi ciò che occorre a combattere i crimini dei poteri forti come quelli insiti nell’attuale medicina. E che certi vostri accanimenti nella bassezza servano, oltre che ad acquisire benemerenze presso quei poteri forti, anche a compensare la frustrazione derivante da inconfessabili carenze e agenesie.

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25 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “I gemelli rapinatori protetti dal loro Dna: “È troppo simile, difficile distinguerli. Dobbiamo assolverli””

I gemelli identici sono discriminabili dalle impronte digitali (1,2). L’articolo non considera i polpastrelli coi loro dermatoglifi, saltando dal taglio dei capelli e i tatuaggi al DNA. Ciò è in linea con l’attuale ideologia medica, nella sua svalutazione del fenotipo (3) ed esaltazione della biologia molecolare. Ideologia che i magistrati e le forze di polizia – che sui media appaiono più cattolici del papa (4,5) nel culto monoteistico del DNA – abbracciano spesso, con un trasporto eccessivo, apparentemente incuranti dei suoi risvolti affaristici, opachi e fraudolenti.

1 Srishari SN et al. Discriminability of fingerprints of twins. Journal of Forensic Identification, 2008. 58: 109.

2 Xunqiang et al. Fingerprint Recognition with Identical Twin Fingerprints. Plos One, 2012. 7: e35704.

3 Il disprezzo per il fenotipo. Sito menici60d15.

4 Cale CM. Forensic DNA evidence is not infallible. Nature, 2015. 526: 611.

5 Ackerman JP et al. The Promise and Peril of Precision Medicine: Phenotyping Still Matters Most. Mayo Clin Proc, 2016. 91: 1606.

@ Mario Ambrosini. Che i guanti siano una barriera insormontabile all’identificazione lo pensano i malviventi nel loro “false sense of protection” (1); ed esperti nostrani di indagini giudiziarie scientifiche, ai quali in risposta al loro sarcasmo sulla imbattibilità dei guanti andrebbe consigliato di rivolgersi a esperti di indagini giudiziarie scientifiche (1). Ed anche a esperti di indagini giudiziarie generali, che magari non sanno niente di loci ipervariabili e microsatelliti, e sono ignoranti sull’attuale dogma che il DNA sia l’unico marker identificativo, e di come siano gradite e ricompensate le storie persuasive (2) che aiutano il business – e le sue frodi – presentando il DNA come ‘verità cosmica’ (3); ma come tanti loro colleghi non considerano l’uso di guanti una fortezza inespugnabile davanti alla quale guardare con sufficienza chi non getta immediatamente la spugna; e si muovono, capaci di ottenere campioni di impronte digitali o altri semplici marker fenotipici collegati all’autore del crimine col lavoro investigativo, invece di mostrarsi delusi e cogitabondi come il pensatore di Rodin sullo sgabello del laboratorio.

1 Glove prints. Wikipedia, 26 gennaio 2019.

2 Rothenberg KH The drama of DNA: Narrative genomics. 2014 Oxford University Press.

3 Roof J. The poetics of DNA. 2007 Univ of Minnesota Press.

Liceità giuridica del battesimo dei neonati

22 September 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento censurato al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011

Il dr Liberati da giurista si chiede come si possa addebitare una colpa, e irrogare una scomunica, per aver rifiutato il battesimo che si è ricevuto inconsapevolmente a pochi mesi di vita. Cosa pensano i giuristi della liceità di porre una persona in questa trappola, e in generale in una condizione di appartenente a una religione, avvalendosi – o approfittando – del suo stato di neonato incapace di intendere e volere? Una affiliazione che per di più comporta forme di obbedienza, di accettazione di istruzioni, e comporta la possibilità di ricevere sanzioni. Si potrebbe obiettare su basi giuridiche alla liceità di battezzare i minori, anche se i genitori lo desiderano ?

Ma queste sono questioni teoriche. Non si sfugge al Doppio cielo con un tratto di penna:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/il-doppio-cielo/

E la vera scomunica, lo acquae et igni interdictio, spesso inflitta ed eseguita da preti e massoni a braccetto, è per chi è blasfemo verso il dio Quattrino e i suoi sacerdoti.

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Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento  al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011. Accettato.

Potrebbe essere utile comparare queste osservazioni sul battesimo di minori con l’appello recentissimo, del 6 set 2011, dell’arcivescovo di Los Angeles Gomez al governatore della California Brown per non fare passare una legge che prevede che i minori vengano vaccinati contro lo HPV anche senza il consenso dei genitori. La legge è voluta da Big pharma; e la capacità del vaccino di prevenire il carcinoma della cervice potrebbe essere paragonata a quella del battesimo di liberare dal peccato originale (cfr. Duesberg P. “Virus che causano il cancro della cervice” in “AIDS il virus inventato”; lettura raccomandata ai genitori che devono decidere se fare vaccinare le loro figlie). Sembra che le due chiese, quella di San Pietro e la nuova che promette la salvezza su questa terra, si contendano il diritto di mettere il loro marchio sui pargulos. Ma ho motivo di ritenere che queste comparazioni non siano gradite nel blog del dr Liberati su Il Fatto:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/liceita-giuridica-del-battesimo-dei-neonati/

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27 giugno 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Aborto, riti religiosi “per bimbi mai nati” anche senza il consenso dei genitori” del 27 giugno 2013

Antigone viene ricordata perché, sfidando la legge, volle dare umana sepoltura al fratello. Al contrario, preti e clericali riescono, sgusciando tra le maglie della legge, e favoriti da istituzioni compiacenti, a usare il rito funebre per offendere e umiliare le donne che hanno ritenuto di dover strappare da loro un figlio. Comunque una struttura sanitaria che si presta a tale gioco contravviene al dovere di rispettare la serenità e l’equilibrio psichico dei pazienti: se accettano di farle abortire, sono tenuti a non dare luogo a queste farse indegne. Il fatto che una donna abortisca non implica che sia indifferente alla sorte dei resti, e che non debba riguardarle se queste finiscono in mani interessate; mani che passano il resto del giorno a contare il frusciante, cioè le banconote, che ottengono con tristi manipolazioni come questa.

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@gce. Siete voi che rovistate ossessivamente nel dolore e nelle disgrazie della gente per trovare qualche appiglio su cui speculare.

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I preti si mettono a guardia della vita degli altri, all’entrata e all’uscita. Come doganieri ai quali va pagato un dazio. Il caso è pittoresco, ma non è più grave ciò che fanno, ed è accettato, sui bambini che nascono, facendo leva sui genitori? Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Riti religiosi “per bimbi mai nati”, dopo 24 ore i genitori non hanno più diritti” del 27 giugno 2013

Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?