Archive for the 'Libertà di cura' Category

La medicina difensiva come scusa e come illecito

17 November 2014

“Le ordino alcuni esami, giusto per pararmi il culo” [1]

deKay3Il modello che DeKay e Asch, considerando la medicina difensiva, hanno proposto che i magistrati adottino nel giudicare la responsabilità professionale medica [2]

Di recente il Tribunale di Milano, giudice Patrizio Gattari, ha emesso una sentenza sulla responsabilità professionale del medico che è stata definita “rivoluzionaria”. La sentenza rende più difficile ottenere risarcimenti, considerando non più “contrattuale” ma “extracontrattuale” la responsabilità del medico ospedaliero [3]. Credo che con la sentenza i magistrati mostrino, o meglio confermino [4], di essere amici del giaguaro. Il giaguaro sono i grandi interessi economici che, imponendo l’attuale modello di medicina, sono all’origine delle storture e dei danni che spesso portano i pazienti a rivolgersi al magistrato.

Privo di preparazione giuridica, commento la sentenza sotto il profilo medico e politico. Non accuso di essere “amici del giaguaro” i giudici perché pongono un freno alle cause contro i medici. Le cause per malpractice sono divenute in buona parte un’industria fraudolenta indotta dall’industria fraudolenta della medicina [5]. Es. in USA è in corso una forte espansione del settore dei dispositivi medici, che si avvale di una regolamentazione per l’immissione sul mercato meno rigida rispetto a quella per i farmaci. Invece di arginare il fenomeno con una legislazione adeguata sulla messa in commercio di nuovi dispositivi, che preverrebbe il contenzioso, ma frenerebbe il business, si stanno moltiplicando le cause dovute a danni da dispositivi medici; ed è in corso di sviluppo un nuovo settore della giurisprudenza su questa sottocategoria [6].

L’alta frequenza di processi contro i medici non è fisiologica; non è segno di un sano Stato di diritto. Quali che siano le loro cause, in uno Stato che funzioni i procedimenti per responsabilità medica dovrebbero essere una rarità, e la loro frequenza oltre una certa soglia dovrebbe spingere lo Stato a prevenirli intervenendo sulle cause; anche per i motivi che sto per esporre, i procedimenti per “malasanità” sono da considerare come un sintomo di “malattia” della sanità. L’intento dichiarato della sentenza è quindi buono. Ma qui i giudici hanno agito sul sintomo, riducendolo con terapie che aggravano i fattori causali della malattia e pertanto peggiorano lo stato di salute del paziente, che solo all’apparenza fanno sembrare migliorato. Come avveniva per il salasso [7].

Mi riferisco al recedere dal considerare il rapporto tra curante e paziente come contrattuale, e alle motivazioni addotte riferite dai giornali. I giudici hanno portato come argomenti la necessità di limitare la “medicina difensiva” e quella di favorire la “alleanza terapeutica” tra medico e paziente. Alleanza che secondo i giudici va depurata da “un sottinteso e strisciante obbligo di risultato”. Al quale, così pensano i giudici, sarebbe da attribuire la medicina difensiva: è il larvato obbligo di risultato ad essere “spesso alla base di scelte terapeutiche difensive, pregiudizievoli per la collettività e talvolta anche per le stesse possibilità di guarigione del malato”. Un maligno potrebbe volgarmente tradurre: è doveroso che il medico avvolga il paziente in un rapporto di dipendenza psicologica; però poi così il paziente si mette in testa di dover avere dei risultati proporzionati alle speranze suscitate; ed è questo serpentesco intruso nella comunione spirituale tra medico e paziente ciò che costringe il medico ad agire, obtorto collo, a suo vantaggio e a danno del paziente, come terminale dell’industria medica, usando il paziente come supporto e occasione per massimizzare la vendita di beni e servizi medici; occorre quindi, per proteggere il paziente da sé stesso, spuntare il suo diritto a chiedere giustizia, riducendo la responsabilità professionale del medico.

Non so se i magistrati possano addentrarsi così tanto in questioni politiche ed etiche in sede di giudizio. Ma ciò che colpisce della loro “rivoluzione” è che non solo dà agli interessi della medicina liberista parte di ciò che chiedono, ma lo fa ripetendo i relativi ideologismi portati a supporto della richiesta. Ideologismi che sono alla base dei meccanismi che generano danni iatrogeni alla salute e ingiusti profitti; e quindi anche, in gran parte, alla base dell’aumento della litigiosità. Considero qui la medicina difensiva. In un successivo articolo tratterò dell’alleanza terapeutica, e presenterò considerazioni sui rapporti tra questi temi, la pratica della medicina e la posizione dei magistrati.

Espongo prima come la medicina difensiva sia una giustificazione pretestuosa per atti illeciti, e come l’accordare maggiore impunità per ridurla sia accettare un ricatto che lascia mano libera ad ulteriori illeciti. Considero poi i fattori culturali ed ideologici che rendono possibile la medicina difensiva e portano a non riconoscere l’essenza fraudolenta del meccanismo nel quale è integrata, e a sottovalutarne la dannosità e il carattere antigiuridico. Infine mostro come la medicina difensiva sia da considerare a tutti gli effetti un illecito in sé; e come il rispetto delle preferenze del paziente sia un altro ideologismo che si affianca alla medicina difensiva per aiutare a trarre lucro dalla medicina, a spese del paziente.

ccc

1. La medicina difensiva e il divorzio all’italiana

Anche alcuni tra coloro che chiedono di ridurre la punibilità dei medici riconoscono [8] che la medicina difensiva è la giustificazione di routine che i medici presentano per le loro responsabilità nel problema, enorme ma tenuto nell’ombra, delle sovradiagnosi e dei sovratrattamenti [1,9-11]. In realtà, prima della “medicina difensiva”, opera un “perverso sistema di incentivi finanziari” [1,12] col quale si ottiene la prescrizione di cure non necessarie e spesso dannose. “Il nostro sistema incentiva i medici perché forniscano più servizi, ma non perché mantengano sani i pazienti” (Hillary Clinton).

Gli incentivi operano anche nella medicina pubblica. Dove si pratica in realtà una medicina mista: disegnata dal business, e a terminale pubblico. Non ci sono solo gli incentivi monetari dell’attività intra moenia e extra moenia dei medici, e della corruzione di politici e amministratori. I trattamenti non necessari sono determinanti nel fare girare ed espandere quel fondamentale settore dell’economia che la medicina oggi costituisce. I sovratrattamenti assicurano quindi posti di lavoro, giustificano stipendi, danno prestigio. L’essere agiti dalla tecnologia medica dà potere e aiuta a fare carriera [13]. Credo che valga per i medici, i magistrati, e per altre categorie lavorative: nel campo dello sfruttamento legalizzato, al quale appartiene ciò che si tratta qui, assicurare a un numero sufficientemente alto di persone un stipendio buono e sicuro e gli altri vantaggi derivanti dal far parte di “una classe riverita e forte” può costituire una forma di corruzione tanto efficace quanto inapparente. Che permette di mettere a reddito anche il credito di cui gode chi gestisce un servizio pubblico.

La medicina è immersa in un gigantesco comparaggio di tipo industriale, che si va sempre più istituzionalizzando. La corruzione maggiore è a monte della pratica clinica. I casi di esperti che, pagati dalle multinazionali, esprimono pareri e linee guida a favore del consumo di prodotti medici sono quasi la norma [5,14]. Ma non sono purtroppo rarità, neanche da noi, casi di medici, inclusi medici del SSN, che in massa accettano di essere pagati per prescrivere; e di pazienti deceduti a causa di prescrizioni inappropriate di farmaci ottenute dalle case farmaceutiche pagando i medici; es. il caso dell’EPO in USA [15]. Stanno comparendo pagamenti diretti anche ai medici dipendenti dei servizi sanitari europei. Mentre in Italia si discute la sentenza milanese resa pubblica dai media, in UK si protesta perché i medici di famiglia riceveranno dallo Stato un extra di 55 sterline, circa 70 euro, per ogni diagnosi di demenza senile [16,17]. E’ da notare che si tratta di un incentivo alla diagnosi. Alcuni medici hanno osservato che l’incentivo danneggerà gli anziani, causerà una epidemia di diagnosi di demenza e un aumento di spesa sanitaria; che si danno ricompense per diagnosticare una malattia per la quale la diagnosi è soggettiva; che una diagnosi errata di demenza può avere conseguenze “truly tragic” per chi la subisce; che non c’è cura ma ci sono medicine, che spesso non funzionano e mai sono risolutive. Altri accettano i soldi, ma ammettono che ciò comporti un rischio di sovramedicalizzazione. Un’associazione di pazienti parla di “taglia” messa sulla testa di alcuni anziani. C’è una lettera aperta di medici perché non sia istituito un “pericoloso precedente” [18]. Davanti a questo singolare portare alla luce del sole e burocratizzare ciò che già avviene per vie oblique, forse agli inglesi ora appariranno meno eccentriche e radicali le parole dell’irlandese G.B. Shaw: “Il fatto che in ogni nazione sana, avendo ottenuto la fornitura di pane col dare al fornaio un interesse pecuniario nel fare il pane, si prosegua dando al chirurgo un interesse pecuniario nel tagliarti una gamba è sufficiente a fare disperare che vi sia umanità nella politica. Ma è ciò che abbiamo fatto.”; “E’ semplicemente non scientifico affermare o credere che i medici nelle circostanze attuali non eseguano interventi non necessari e non fabbrichino o prolunghino la malattia che dà lucro”. Da noi l’AIFA preconizza una triplicazione delle diagnosi di demenza senile nei prossimi decenni mentre si dice “onorata di rappresentare l’Italia” nel sostenere lo sviluppo internazionale di nuovi farmaci per le demenze [19]. Un obiettivo estremamente ambizioso, data l’attuale scarsa plausibilità biologica del progetto. La via dell’onore o del dovere che passa per il risolvere prima il problema meno formidabile dell’assistenza agli affetti da demenza senile e del sostegno alle famiglie con anziani non autosufficienti è molto meno battuta.

La medicina difensiva implica un maggior numero di trattamenti, e quindi un maggior numero di errori e di danni evitabili [20]. L’incremento degli errori e danni in funzione dei sovratrattamenti è più che proporzionale, come si dirà. Errori e danni evitabili che accrescono anch’essi le ricchezze personali e il PIL. Si è visto che le complicanze chirurgiche aumentano il giro d’affari e i profitti degli ospedali [21]. La medicina difensiva non solo maschera la pratica dei sovratrattamenti, ma è anche la foglia di fico di un dolo sistemico, di una iatrogenesi pilotata, che è il convitato di pietra quando si discute di errore medico.

La medicina difensiva risponde alla necessità del sistema di avere pretesti e scusanti. Che si tratti di un pretesto lo confermano gli studi che riportano come il tipo di medicina che si asserisce essere esercitato a scopo difensivo continui ad essere praticato anche quando il rischio di essere citati in giudizio viene ridotto [22]. Ed è praticato anche nei paesi, come la Nuova Zelanda, dove vige il sistema no-fault, per il quale il paziente viene risarcito senza che il medico venga accusato [23].

A proposito del sistema no-fault, che ha i suoi sostenitori ma incontra resistenze soprattutto per l’aumento dei costi che provocherebbe, la sentenza dei giudici di Milano prevede che mentre per il medico dipendente si passa alla responsabilità extracontrattuale, l’ospedale continui ad essere soggetto alla responsabilità contrattuale. In caso di condanna di entrambi, dovranno risarcire in solido il danno. Questa diversificazione potrebbe configurare un sistema che si avvicina a quello no-fault, che presenta tra i suoi diversi rischi [24] quello di “produrre gli incentivi sbagliati per medici e vittime” [25], facendo venire meno il deterrente per il medico e allo stesso tempo incoraggiando l’azione giudiziaria dei pazienti. Se fosse così, i danni alla salute e le richieste di risarcimento potrebbero aumentare. In pratica c’è il rischio che il sistema rimanga com’è, e si rafforzi nelle sue storture, salvando le capre del business medico col ridurre la responsabilità professionale, e i cavoli delle derivate cause giudiziarie deviando le richieste di risarcimento verso altri soggetti – pubblici in questo caso; e “ tirando nell’affare” il paziente – soprattutto i più spregiudicati e venali tra i pazienti – assegnandogli una quota; a scapito della collettività.

La medicina difensiva deriva da: a) l’includere gli interessi del medico insieme a quelli del paziente nella condotta terapeutica; b) l’esposizione del medico al rischio di cause, a volte pretestuose. Il punto b) viene usato, enfatizzandolo, anche per coprire a), che invece è un tema del quale si parla troppo poco. Ma a) è, come si è visto, solo parzialmente dipendente da b); continua a vivere di vita propria, ad essere alimentato e a produrre gli stessi effetti che sono imputati alla medicina difensiva anche quando b) viene meno. Se si elimina b), ma resta a), che è sottoposto a forti incentivi, la ricerca degli interessi del medico a spese di quelli del paziente continuerà. E anzi potrà essere più sfrenata, venendo meno il timore di b). Anche se venisse meno una scusa sarà immediato sostituirla, essendo già disponibile una batteria di argomenti convincenti : “meglio prevenire che curare” [26], sospetto clinico soggettivo, “libera” preferenza del paziente (v. infra), conformità a linee guida [5,14], il mero timore delle ripercussioni di lamentele del paziente o di azioni giudiziarie verso l’ospedale sulla reputazione e carriera, etc. C’è chi indica anche le classifiche dei centri medici basate sulla soddisfazione dei pazienti tra i fattori che manterranno comunque la medicina difensiva, e potrebbero farla aumentare anche quando ci sarà maggiore impunità per i medici [27]. Fare presente al lupo che all’epoca delle asserite ingiurie non si era ancora nati non servirà.

Le medicina difensiva non è, nei fatti, causa necessaria dei danni che ad essa sono attribuiti. E difficilmente da sola agirebbe come causa sufficiente. E’ un fattore facilitante interno ad un gruppo di fattori causali. Il diagramma sotto mostra come la rete di interessi nella quale la medicina difensiva è integrata sia robusta rispetto alla medicina difensiva, che è sussidiaria ad un sistema che continuerà ad operare allo stesso modo anche senza di essa; e che vedrà migliorare l’efficienza patologica del suo funzionamento quanto più gli si accorda impunità in nome della riduzione della medicina difensiva.

DiagrammaMedDif

Dai giudici ci si aspetterebbe che sappiano riconoscere e distinguere meglio di chiunque altro tra scuse e attenuanti o esimenti vere. Quante volte i magistrati hanno sentito un violento dire con tono mansueto “ho avuto paura…” e il completamento della frase dovrebbe essere “ e gli ho rotto la testa anche se stava scappando; mi pagano per questo”. Invece qui appare che i giudici ci caschino; e che facilitino così quei comportamenti illeciti, dannosi per la salute, che dicono di volere contrastare.

ccc

2. La medicina difensiva e il primato del positivo

Da più parti si accusa la “cultura della colpa” di essere causa degli eccessi della medicina preventiva. Il sistema legale sarebbe complice, sollecitando una “cultura della vergogna”. E si auspica una cultura nuova, che accetti la fallibilità della medicina; e che quindi porti alla non punibilità del medico che sbaglia. [8]. Questa tesi sarebbe rispettabile in un sistema sano. In un sistema sano, dove non vi sia l’interesse ai sovratrattamenti e le persone non vengono illuse dalla propaganda, dovrebbe essere chiaro a tutte le parti che c’è un tasso inevitabile di complicazioni e insuccessi anche nelle attività mediche oneste e appropriate. E che le decisioni cliniche hanno una componente probabilistica (come illustrato sotto), che implica che vi siano insuccessi e danni anche quando sono corrette. (Componente probabilistica che in una medicina sana sarebbe più bassa di quella attuale, dove è gonfiata a dismisura dai sovratrattamenti). Definiti tali tassi per ogni intervento con studi epidemiologici, appositi organi di controllo dovrebbero badare a che non vengano superati, esaminando tutti gli incidenti e verificando inoltre se non ci sia stata invece negligenza, imperizia o imprudenza, da segnalare agli organi giudiziari. La verifica in alcuni casi potrebbe essere fatta solo se il medico supera una soglia, e allora scatterebbero anche accertamenti retrospettivi. In un sistema sano, controlli del genere, se ce ne fosse ancora bisogno, ammansirebbero l’uso improprio del diritto incomprimibile di rivolgersi al giudice se si ritiene di essere stati ingiustamente danneggiati.

La presenza incombente della dimensione giudiziaria può condizionare negativamente il medico nelle sue scelte; e guasta non la “alleanza terapeutica”, che, viscida e abusiva, va nello stesso verso illecito della medicina difensiva (come si dirà), ma il clima di serenità, fondata fiducia e franchezza nel rapporto tra il medico e il paziente. Lo strumento giudiziario è inoltre di dubbia efficienza: in USA il sistema legale si è dimostrato incapace di compensare coloro che hanno subito un danno e di frenare i medici irrispettosi della buona pratica [28]. Ciò è coerente col carattere speculativo, complementare ed aggiuntivo più che di contrapposizione, del movimento che ha fatto delle cause per responsabilità medica, e delle relative assicurazioni, un indotto dell’industria primaria dei sovratrattamenti. Comunque l’efficienza e l’equità del sistema non miglioreranno con l’impunità in nome della riduzione della medicina difensiva, che è un “dare bistecche a una tigre sperando che divenga vegetariana”.

Propugnare un cambio culturale verso una visione più realistica della medicina suona però ipocrita nel sistema attuale, dove si fanno grandi sforzi in senso contrario, per illudere il pubblico presentando la medicina come capace di fare miracoli [29]. Il caso Pantani [15] e il caso Stamina [30], nei quali i magistrati sono stati determinanti, sono esempi di cosa si arrivi a fare per ottenere tale effetto antropologico, da parte dell’apparato di propaganda di poteri così forti che possono avvalersi dei poteri dello Stato. Prima si eccitano nel pubblico e nei pazienti pulsioni arcaiche, si presenta il medico come un onnipotente [13], si suscitano ad arte speranze e aspettative false; e dopo, quando la frittata è fatta e bisognerebbe risponderne, ci si toglie il cappello a cono e la zimarra del mago e vestito il maglioncino dell’intellettuale pacatamente si invita a ragionare da adulti, chiedendo desolati come si può pensare che la medicina abbia soggiogato l’ananke; spiegando che non bisogna illudersi di avere l’immortalità e l’eterna salute dalla medicina, che non esistono fontane dell’eterna giovinezza; e che quel CEO di una compagnia di biotecnologie che ha detto “la morte è una serie di malattie prevenibili” ha esagerato (anche il Nobel Montagnier ha affermato una cosa simile). Questi cambi d’abito sono un esempio dello “eclettismo tecnognostico”, di cui si dirà.

La medicina [1], e le biotecnologie [31], annunciano falsamente al pubblico di poter ottenere grandi risultati benefici, che poi non si realizzano; la medicina usa “false premesse e false promesse” [32]. Ci sono stati medici che hanno sostenuto apertamente in conferenze mediche che i medici devono mentire al pubblico, per il suo bene, esagerando i benefici, per indurlo a sottoporsi ai loro servizi: perché si sottoponga a pratiche come lo screening per il cancro della mammella [33], la cui vantaggiosità viene sempre più spesso negata da studi scientifici mentre è certo che esponga a danni iatrogeni [34]. Ed è ciò che avviene nella pratica, esagerando i benefici e nascondendo i rischi [35]. Nel consigliare di abolire del tutto lo screening mammografico, gli esperti dello Swiss Medical Board hanno osservato anche come alle donne viene fatto credere il falso [36]. Ci si ricorda di dover dire la verità quando è troppo tardi; quando conviene; quando si deve rispondere dei danni causati; o quando, con la brutale rivelazione di una diagnosi infausta (non sempre biologicamente fondata) si assesta al paziente una manganellata psicologica che lo rende sottomesso. Allo stesso tempo la medicina attuale, mentre promette ciò che non può dare non dà tutto ciò che potrebbe dare: non ottimizza le cure, come si vedrà, ma pratica, per ragioni di profitto, un servizio di qualità inferiore a quello che può realmente fornire. Arrivando ad essere lei stessa causa di malattia. Più che fondare una nuova cultura, bisognerebbe abbandonare la nuova cultura liberista del cinismo e del fregare il prossimo come valori.

Nei paesi anglosassoni si stanno comunque conducendo campagne di sensibilizzazione verso i medici, come “Choosing wisely”, “Less is more”, “Too much medicine”, per ridurre gli eccessi che vengono presentati come difensivi. Ma non si tocca, né lì né da noi, un nodo più profondo, quello della asimmetria che conferisce un primato alla positività rispetto alla negatività. Il sistema medico, quello giudiziario e la società considerano più gravi gli errori di omissione che di commissione. Nell’attuale modello, lo scopo della medicina è di scovare a tutti i costi la malattia. A costo di “condannare un innocente”, o di sparare a un innocente, nel senso di diagnosticare e trattare anche quando non ce n’è necessità. Il sistema è congegnato in modo da esaltare i reperti positivi, e quindi anche i falsi positivi, e favorire così anche l’impiego di prodotti medici, anche quando ingiustificato, per aumentare i consumi e i fatturati; e trascura, o addirittura nasconde con dolo, i reperti negativi e la dannosità delle procedure diagnostiche e dei trattamenti. Questo ha la sua base nel messianesimo scientista, nell’imperativo tecnologico che vede l’uso della tecnologia come indiscutibilmente sempre positivo [13,37]. Le rare avvertenze, da parte di medici e ricercatori, che troppa medicina può causare danni, e che i prodotti nuovi business-driven in medicina possono essere più dannosi che benefici [1,11], anche se raggiungono il pubblico suonano a molti eccessive e polemiche come le parole di Shaw sulle amputazioni chirurgiche.

Il riconoscimento di questo primato avviene a tutti i livelli. A livello di diagnostica [38]: gli esami di laboratorio e di imaging sono tarati, o distorti, verso la sensibilità, cioè in modo da scoprire il più piccolo segno di patologia – anche se di patologia non si tratta, v. il caso dei cancri che non sono cancro [39] – a scapito della specificità, la capacità di riconoscere i veri negativi. La ricerca in corso di test sempre più sensibili (adesso pomposamente chiamati “biomarkers”) probabilmente aggraverà il problema delle sovradiagnosi [34]. La diagnostica è così impostata per dottrina, attuando scelte sostanzialmente arbitrarie, di portata globale, la cui dannosità non viene riconosciuta; se non dopo che è stata lasciata libera di agire, causando danni e producendo profitti, per anni: in questi giorni l’autorità canadese preposta ha emanato direttive che dicono di non usare il test del PSA per lo screening del cancro della prostata [40]. Spiegando che l’evidenza accumulata non mostra che il test riduca la mortalità ma mostra che provoca danni al paziente. Lo screening col PSA non aumenta la speranza di vita complessiva, ma può condurre una persona in salute a rimanere impotente e incontinente [41]. Fino a pochi anni fa l’omissione del test sarebbe stata considerata una negligenza grossolana e inspiegabile, dato che il test viene inserito di routine negli esami di laboratorio degli uomini dalla mezza età in poi. E’ da notare che a contestare le direttive dell’autorità canadese sono, oltre agli urologi, gruppi di “advocacy”, cioè associazioni di pazienti e di comuni cittadini; gruppi che spesso sono finanziati dall’industria.

Il primato del positivo ha luogo anche nel campo delle terapie, dove gli effetti avversi vengono sottaciuti e sottovalutati; e si considera trattamento causale quello che modifica i surrogate end-points [7], vistosi ma non necessariamente utili. Ha luogo nel campo della ricerca. Viene assicurato già a livello epistemologico con la “evidence based medicine”, una forma di empirismo filosofico che si traduce nella “medicina basata su quello che c’è sperimentalmente ”; non importa se le conoscenze già disponibili a priori dicono altrimenti; né se i risultati disponibili sono falsi o dubbi e frutto di un’agenda distorta e di censura. Ha luogo nelle scelte sulle ricerche da condurre, dove accade perfino che si cerchi di espandere, applicandole a un maggior numero di persone, pratiche che la ricerca ha già mostrato che andrebbero eliminate o ridotte; a volte coinvolgendo il pubblico senza neppure dire chiaramente alle persone che si stanno sottoponendo a un esperimento [35]. Avviene nella conduzione della ricerca, dove l’apparato statistico e la prassi sono conformati per dare risultati positivi, tanto che esperti accreditati argomentano che la maggior parte dei risultati di ricerca biomedica riportati dalle pubblicazioni scientifiche sono falsi [42]. La lettura troppo favorevole dei dati è tra i fattori che portano le frodi scientifiche, intenzionali, a riguardare, secondo una stima, il 20% delle ricerche [43]. Avviene in sede di pubblicazione scientifica e di controllo istituzionale, dove notoriamente le case farmaceutiche fanno in modo che vengano pubblicati prevalentemente risultati positivi; e a volte nascondono dolosamente informazioni in loro possesso sulla dannosità del farmaco, come mostrano alcuni casi giudiziari. Avviene nell’informazione mediatica, che riporta con toni trionfali risultati preliminari la cui interpretazione in senso positivo è quanto meno dubbia, ai quali poi non seguono conferme più solide, ma altri annunci salvifici. E avviene anche in sede di giudizio sulla responsabilità professionale, dove si condanna il non essere intervenuti più che l’essere intervenuti a sproposito.

I magistrati dovrebbero chiedersi perché i medici sentano il bisogno di difendersi dall’accusa di non avere agito molto più che da quella di non essersi astenuti; e perché il sistema giudiziario di fatto non sanzioni le due responsabilità allo stesso modo. Perché il medico possa sostenere di temere così tanto la mera possibilità di essere accusato di responsabilità omissiva da mettere in atto abusi o reati (v. infra) per evitarlo . E’ una situazione surreale, un po’ come se i soldati in trincea passassero al nemico sostenendo che lo fanno perché alle spalle hanno i carabinieri che se non vanno all’attacco gli sparano; e i carabinieri accettassero la giustificazione. I giudici sono specialisti nel bilanciare diritti e valori contrapposti. Es. la prevenzione del crimine da parte della polizia e la tutela dei diritti della persona (almeno in teoria). I giudici sanno che un commerciante o un professionista, un ingegnere, un avvocato, possono truffare il cliente anche facendogli acquistare servizi che non gli servono, o che addirittura lo danneggiano. Il loro contributo sarebbe prezioso per ridurre questo sbilanciamento verso il positivo, verso questo dargli la priorità, che consente la giustificazione pretestuosa del medico dell’avere agito “per difendersi”, e rende particolarmente dannose per il paziente le conseguenze di questa “autodifesa”.

Il primato del positivo è soprattutto una questione culturale. Per il pubblico, in seguito alla secolarizzazione, all’assetto culturale liberista e a un’epocale opera di convincimento, la medicina non è un rimedio tecnico contro la malattia, spesso imperfetto e raramente privo di affetti avversi, da usare oculatamente; ma è una fonte magica di salute, che deve scorrere rigogliosa. Chi più ne ha più ne metta. Il troppo non “stroppia” , mentre c’è la condanna morale per il mancato intervento. Ne deriva che il pubblico in certo qual modo esige di essere truffato: “Sia il medico che il pubblico sono così fortemente prevenuti a favore della diagnosi che dalla sua omissione risulta una condanna non solo legale ma anche morale, mentre ciò è raramente osservato quando il medico sbaglia sul lato opposto [44]. Perfino nel campo dell’autismo, dove non c’è carenza di accuse di sovradiagnosi, la condanna pubblica tende ad appuntarsi sui pediatri che trovano “scuse” perché avrebbero “paura” di dire che un bambino possa avere l’autismo” [45]. I magistrati potrebbero spendere la loro conoscenza del mondo, capacità di discernimento giuridico e autorevolezza nel correggere questa mentalità sbagliata, che favorisce abusi e reati. Invece alimentano tali credenze nel pubblico. Di recente la Procura di Trani si è lanciata in un allarme sull’autismo che favorirà le sovradiagnosi, considerando cause improbabili e ignorando l’interesse alla sovradiagnosi. Partecipando così di fatto a una campagna di disinformazione che danneggerà il pubblico, e lo confermerà in altre credenze sbagliate e dannose [46].

La sentenza dei giudici di Milano combacia con l’ideologia e con la prassi del primato del positivo anche in un altro aspetto. All’apparenza il passare dal richiedere che sia il paziente a dover dimostrare l’errore e non il medico a dover dimostrare la sua assenza cancella una pretesa irragionevole. Ma l’informazione sui reali effetti delle terapie, già carente e dubbia, soprattutto in campo chirurgico, è viziata verso il positivo; e i grandi interessi commerciali la mantengono pervicacemente in questo stato. Es. il tentativo di porre riparo al malcostume di pubblicare solo ciò che fa comodo e nascondere i dati negativi, e al “data dredging”, mediante l’istituzione di registri dei trial, viene aggirato [47]. Anche grazie alla deregulation, che sempre più permette l’immissione di prodotti non sufficientemente testati, lo standard delle cure rispetto al quale definire le responsabilità in sede giudiziaria è spesso elusivo [6]. Anzi, accade che la medicina difensiva venga eletta con l’uso [1], e anche con interventi ad hoc [48], come standard di cura; uno standard arbitrario e viziato, ma che sarà difficile ignorare in sede di giudizio, nella valutazione dell’errore. La letteratura scientifica disponibile risente anch’essa dell’asimmetria verso il positivo: dato il publication bias, e l’occultamento dei dati che depongono a sfavore della commercializzazione di una terapia, diviene più difficile per il danneggiato portare evidenze scientifiche a supporto della sua doglianza [49]. Anche quando sarebbe di fatto giustificata. L’onere della prova dovrebbe essere definito attentamente, considerando i molteplici fattori che, da entrambe le parti, possono viziarlo. Il passaggio tout court dell’onere al ricorrente è un usare per bilancia della giustizia la stessa bilancia autorevole ma truccata, a bracci diseguali e a pesi alterati, della ricerca e della pratica medica commerciali.

ccc

3. La medicina difensiva e l’eclettismo tecnognostico

Qual è nella nostra cultura la concezione del rapporto medico-paziente, per come si riflette sulla responsabilità professionale? Ad un estremo c’è un rapporto di tipo religioso, che considera la figura del medico come guaritore. Non si fa causa allo sciamano. Davanti al medico-sacerdote ci si pone in un atteggiamento di speranzosa sudditanza psicologica. L’eco psicologica di questo tipo di rapporto, che attiene alle profonde radici antropologiche della relazione di cura, sopravvive oggi, e non è tenue. D’altro lato, studi storici mostrano che anche un’altra concezione, quella contrattualistica, che vede il medico come un qualsiasi altro professionista che presta la sua opera dietro compenso, non è recente. Per secoli, dal Quattrocento al Settecento, a Bologna si stipulavano contratti per i quali il medico era tenuto addirittura a guarire il cliente entro un certo periodo [50]. Le due concezioni possono coesistere, in quell’area della psiche dove si ammonticchiano le idee e i sentimenti sulla medicina.

Oggi, con il medico in posizione subordinata, spesso di franchising [5] rispetto alla medicina industriale, anche al tema della responsabilità professionale viene applicata quella prassi generale che consiste nell’attingere, a seconda della convenienza, a qualsiasi campo ideologico per supportare la tesi desiderata; saccheggiando qualunque bacino culturale a seconda della bisogna, e unendo tra loro posizioni eterogenee e politicamente contrapposte. Essendo facilitati in ciò dalla doppia anima, antropologica e scientifica, della medicina. L’antica base magica della medicina e il moderno diritto, il rigore inflessibile della scienza e la seducente vaghezza del sentimento; tutto in funzione del profitto. La medicina si presenta come “oggettiva”, scientifica, quando è intrisa non solo di suggestioni ed emozioni, ma di suggestioni ed emozioni di tipo primitivo; i frammenti che possono dirsi scientifici vengono presentati come rappresentativi dell’intera disciplina. Magia e scienza vengono usate assieme e scambiate a seconda del caso. Ci consideriamo moderni, ma sulle credenze che regolano i problemi esistenziali vi è stato più un rimescolamento che un progresso: “Quando la religione era forte e la scienza debole, gli uomini consideravano la magia come medicina; ora che la scienza è forte e la religione debole, considerano la medicina come magia” [51].

Un aspetto di questa contraddittorietà rilevante per la medicina difensiva è che mentre si sostiene il superamento del “paternalismo” medico, – e quindi la conseguente cessione di responsabilità, morali e legali, dal medico al paziente – si sostiene anche l’alleanza terapeutica, concetto che proviene dalla psicoanalisi e che, come si dirà in un futuro articolo, fa riferimento all’instaurazione di un legame di attaccamento non lontano da quello di tipo genitoriale. Un altro esempio rilevante è la concezione probabilistica in medicina. Da un lato si fa un affidamento eccessivo sulla statistica, strumento importante ma elevato a nucleo centrale del “metodo scientifico” poiché è alla base dei trial clinici. Per di più non riconoscendo che i risultati dei trial clinici possono benissimo essere fatti apparire come elefanti anche quando sono mosche [52]; e che le statistiche possono essere usate a scopo retorico [53] e per dire bugie [54]. Nelle scienze soft, e anche in medicina, la statistica sta svilendo la pratica scientifica, trascurando la modellizzazione concettuale a favore dei modelli empirici; un fisico ha fatto il paragone con una tribù che avendo trovato un cacciavite lo ritenesse l’unico strumento utile, anche per tagliare e come scalpello [55]. Dall’altro lato, si oscura il carattere probabilistico delle decisioni nella pratica medica, come si dirà a proposito dei danni al paziente da medicina difensiva. Le decisioni cliniche sono considerate avere il carattere deterministico di una formula della meccanica; o di una formula magica. Ai più suonano astruse e teoriche le parole di Kassirer, già editor del New England Journal of Medicine, quando critica la “nostra cocciuta richiesta di certezza diagnostica” tra le cause di quegli eccessi che vengono attribuiti alla medicina difensiva [56]. Si vuole essere “scientifici” con la “medicina basata sull’evidenza” [5,14] – che è tutt’altro che impermeabile a manipolazioni mentre fa da barriera al mercato – e allo stesso tempo si vuole l’off-label [57], che ne è la negazione e moltiplica, oltre che i danni alla salute e i profitti, le occasioni di richiesta di risarcimento. Si celebra la tecnologia, ma si è tecnologici a metà, la metà che fa aumentare i consumi: ci si guarda dall’allestire, sfruttando la tecnologia disponibile, sistemi di rilevazione e limitazione dell’errore medico a feed-back negativo del genere di quelli abbozzati sopra [58]; che porterebbero a una riduzione dei consumi. La tecnologia medica viene piuttosto fatta come sboccare da una mitologica cornucopia.

Queste mescolanze e contaminazioni, queste contraddizioni, delle quali si potrebbero fare tanti altri esempi, danno luogo a un chimerismo ideologico, a un eclettismo che si può chiamare “tecnognostico” [59] (anche se in certi casi sarebbe più appropriata la locuzione “meretricio intellettuale”). La medicina difensiva è un caso dell’eclettismo tecnognostico: il medico è uno scienziato, ma è anche un sacerdote che non va oltraggiato chiamandolo a rispondere legalmente degli effetti del suo ministero. L’esercizio della professione medica è, giustamente, limitato da leggi e regolamenti; come lo è l’immissione di farmaci e dispositivi medici; ma ai medici si riconosce sempre più una sacralità che fa comodo agli investitori. Mentre è in atto una frenetica corsa alla cosiddetta innovazione, cioè al lancio sempre più ravvicinato di nuovi prodotti merceologici, dalle caratteristiche sempre più incerte, al medico che li applica si riconosce sempre più quella stabilità, quella staticità che, ha osservato Ellul, è propria della magia, ed è una delle differenze tra magia e tecnica, sotto altri aspetti accomunate nelle credenze popolari.

A rendere possibile il regresso verso concezioni che credevamo superate, che danno luogo a questo ibrido dove la figura del medico ha l’immunità del uomo-medicina e il prestigio dello scienziato, è proprio ciò che avrebbe dovuto renderci moderni, la tecnologia; la fede in essa, e il conseguente “l’imperativo tecnologico”, del quale la medicina difensiva è stata riconosciuta essere una delle declinazioni [1,13]. L’imperativo tecnologico, sorto nel dopoguerra insieme all’uso della tecnologia come “endless frontier”, cioè come motore perpetuo della crescita economica, impone di usare quanta più tecnologia è possibile; e considera l’uso della più avanzata tecnologia come sinonimo della migliore medicina possibile. Ciò che può essere fatto deve essere fatto. La speranza di futuri progressi coincide con la speranza di nuove tecnologie. “Solo perché qualcosa è nuova e costosa non significa che funzionerà meglio dei metodi standard” ha osservato di recente un medico-avvocato statunitense; che evidentemente non teme di perdere clienti con questo avvertimento [6]: l’imperativo tecnologico risponde poco alle critiche razionali. Appare essere una credenza di tipo mistico, cieca ai limiti e ai pericoli della tecnologia. Un’idolatria di tipo nuovo nella storia umana: che ha per oggetto un’entità prodotta dagli uomini, che non è un puro simulacro ma incide sulla realtà; e che pare a tratti svincolarsi dalle mani che la creano, assumere una vita propria e sovrastare gli uomini con la sua potenza; come un Golem [60]. Da strumento, la tecnologia diviene padrone del medico, è stato osservato [13]. L’imperativo tecnologico è determinante, come si è detto, per il primato del positivo. L’imperativo tecnologico inoltre fa sì che paradossalmente si percepisca una sacralità nella figura del medico tecnologico; come desiderato da chi ne trae guadagno. “L’uomo trasferisce il senso del sacro proprio su ciò che ne ha distrutto l’oggetto, cioè sulla Tecnica” (Ellul). Scacciata la religione, la tecnologia prende il suo posto e ne veste le insegne.

L’idolatria della tecnologia permette di aggirare la razionalità; e con essa l’etica. La tecnica, detronizzato il sacro religioso e divenuta il nuovo sacro, si arroga anche funzioni di tribunale morale di ultima istanza. Come spiega Ellul, la “soppressione dei limiti” è “l’essenza stessa della tecnica” e “La tecnica, autogiudicandosi, si trova ormai libera da ciò che da sempre ha costituito l’ostacolo principale alle azioni dell’uomo: le credenze (sacre, spirituali, religiose) e la morale”. La tecnica non accetta di essere sottoposta a giudizio, ma decide essa stessa dei valori: “Una proposizione morale verrà considerata valida per un dato periodo solo se sarà conforme al sistema tecnico, se concorderà con esso.” [61]. Mentre mal sopporta di essere giudicata, la tecnica diviene fonte di diritto, di ciò che è “fas” e “nefas”, come per l’antico diritto sacro romano. In questo milieu culturale, la pretesa di scusare il consumo di tecnologie a danno del paziente, e di poter richiedere maggiore impunità, con la medicina difensiva; pretesa che, effettuando una modesta epochè, appare assurda e aberrante, viene accettata, fino a venire incorporata nel ragionamento giuridico dei magistrati.

Anche l’idea che la responsabilità del medico verso il paziente possa essere “extracontrattuale” contiene una paradossale ambiguità. Per illustrare la specificità del rapporto medico paziente è utile il seguente esempio [62]. Assistendo a una conferenza, non riuscite concentrarvi a causa di un forte mal di testa. Il vicino di posto vi offre una pillola contro la cefalea, che assumete. Ma il disturbo non migliora. La pillola era in realtà di zucchero. Quando però a dare lo stesso zuccherino fosse la stessa persona, ma che si presentasse come medico, all’interno di un ospedale, l’efficacia del trattamento, hanno mostrato studi sull’effetto placebo, migliorerebbe fino al 40%. Il medico non è un passante che dà un consiglio su come guarire. L’influenza psicologica che esercita per il solo fatto di rappresentare il ruolo è profonda. Inoltre non regala confetti, ma prescrive esami e trattamenti che hanno spesso effetti pesanti sull’organismo. I giudici di Milano vanno anche oltre nella divaricazione tra responsabilità giuridica e potere persuasivo, perché mettono insieme la responsabilità extracontrattuale e l’alleanza terapeutica. Cioè mettono una responsabilità generica a controllare atti medici compiuti sulla base di un legame di attaccamento eccessivamente forte, agganciato ai piani psicologici profondi del paziente. Anche i magistrati quindi concorrono nel delineare un rapporto medico-paziente allo stesso tempo più intimo per il paziente e meno vincolante per il medico. Come avviene tra il capo di una setta e un adepto. Il diritto smobilita, mentre è proprio nel caso del rapporto medico-paziente che dovrebbe dispiegare la sua potenza e sottigliezza, definendo e circoscrivendo tale rapporto con esattezza come un particolare tipo di contratto. Invece con queste semplificazioni non di grana fine contemporaneamente si riconosce al medico uno status castale di sacerdote, e le responsabilità di un quisque de populo che dice la sua.

Consentire ai medici di usare il pretesto della medicina difensiva è incompatibile con una concezione civile dei rapporti tra cliente e medico. Quest’ultimo deve infatti, dietro adeguato compenso, fare l’interesse del paziente. Non è scusabile che lo danneggi per favorire sé stesso. Ma mentre i poteri del business medico possono contare su una poderosa assistenza legale, che può produrre i più avanzati argomenti giuridici, i più astuti trabocchetti [57]; mentre la normativa sull’approvazione dei farmaci è una fitta vegetazione di scienza distorta e regole di comodo nella quale solo attori pachidermici possono muoversi senza restare impigliati, al medico si riconosce, culturalmente, anche da parte dei giuristi, quel tipo di autonomia che si riconosce allo stregone. Come lo stregone, il medico va assecondato. Essendo a priori una fonte di bene, é comprensibile che faccia un poco anche i propri interessi; per evitare i danni che possono derivare da ciò si deve cercare di non farlo inquietare; “altrimenti è peggio”. Non distinguendo tra il lecito interesse ad un equo corrispettivo per la prestazione professionale e lo applicare cure a proprio vantaggio, come si dirà. E’ facile per chi è nella posizione del mediatore tra il popolo e la divinità mettere a tacere timide critiche colpevolizzando chi le avanza per la sua poca fede. Così la medicina davanti all’accusa di badare al profitto può rilanciare, rispondendo con un’impudenza che non viene avvertita di essere obbligata a comportarsi così perché non la si lascia sufficientemente libera. L’impunità legalizzata del medico non solo trae forza dalla concezione sacrale della medicina; a sua volta alimenta la concezione sacrale della medicina, potenziando così il sistema che porta ai danni che si dicono di voler combattere. Del resto, la visione sacrale delle professioni che maneggiano valori etici ed emozioni non dispiace affatto alla cugina corporazione dei magistrati.

La medicina difensiva è una delle razionalizzazioni – una delle più sfrontate – di un sistema di credenze di tipo religioso sulla tecnologia biomedica; che è anche alla base di un business da migliaia di miliardi di dollari all’anno. Credenze in una fede che non dà quel che promette, ed è spesso nociva, ma che è divenuta ai nostri tempi una variante normale e comune dell’indispensabile bozzolo psicologico che consente di vivere nella realtà della vita senza angosce eccessive, facendo apparire rimpicciolite incertezze altrimenti terrorizzanti. Questa funzione è efficace quando si è sani; se ci si ammala i miti sulla potenza della tecnologia medica, messi alla prova dei fatti, sono spesso frustrati: il mito tecnologico porta ora a delusione e rabbia nei pazienti [1]. Sentimenti che il sistema provvede a neutralizzare e a mettere a frutto convogliandoli nell’industria delle cause per malasanità.

Si dirà che è normale e giusto che nel rapporto tra medico e paziente vi sia anche una dimensione non tecnica; e che questa non necessariamente inficia la dimensione tecnica. Il rapporto col medico non è lo stesso del rapporto con l’ingegnere dal quale ci si fa progettare una casa, ovviamente. Dovrebbe fare riflettere che il professore di igiene pubblica che ha progettato ed eseguito un grande studio statistico sull’efficacia dello screening per il tumore della mammella, con un follow-up di 25 anni [63], nel riferire al pubblico i risultati parli di “mito dello screening” [34]. Lo studio mostra che lo screening non ha ridotto la mortalità nelle donne tra i 40 e i 59 anni mentre ha aggiunto ad ogni 100 diagnosi corrette di cancro almeno altre 28 donne che ha etichettato falsamente e ha fatto curare come malate di cancro. Gli autori stimano che per ogni 100 donne alle quali è stato scoperto un cancro non palpabile, almeno altrettante, altre 100, siano state etichettate e trattate come affette dalla stessa malattia, che in realtà non avevano. Parlando di mito, di aspetti antropologici che favoriscono frodi, non si indulge dunque in ubbie filosofiche. Ci sono episodi che mostrano come, mentre si vuole far credere che la medicina sia basata sulla scienza, e non si curi di sofisticherie da umanisti o da parolai, le case farmaceutiche si avvalgono anche delle competenze di antropologi culturali; arrivando a fare in modo di carpire il parere dei maggiori specialisti quando devono lanciare un nuovo farmaco [62].

In sede di responsabilità giuridica, ci si aspetterebbe che i magistrati si sottraggano all’incantesimo e laicamente “tirino“ dalla parte di una visione contrattualistica del rapporto; controbilanciando così la tendenza interessata al rapporto di tipo religioso, che vede il medico come un onnipotente e un intoccabile. Appare qui invece che il magistrato reciti lo stesso credo delle persone comuni, e incorpori nella giurisdizione il timore reverenziale se non verso i medici verso la figura del medico. Timore reverenziale che favorisce illeciti e reati. Tra i quali va annoverata la stessa medicina difensiva, che non è solo una giustificazione, un pretesto.

ccc

4. La medicina difensiva come danno economico

Si pensa che la medicina difensiva sia, solamente, uno spreco di risorse. La stima del costo annuale della medicina difensiva in USA nel 2003 variava tra i 60 miliardi di dollari, secondo il ministero della salute, e gli oltre 200 miliardi secondo la American Medical Association e un istituto di ricerca sulla politica sanitaria [64]. E’ considerata da alcuni il primo fattore di spreco. Appare che serva da capro espiatorio anche per il problema politico ed etico dei costi sempre crescenti, e sempre più spesso insostenibili, della medicina hi-tech. In realtà i primi fattori di spesa inutile, o dannosa, sono dati dalla sovradiagnosi, dai sovratrattamenti e dalla corsa ai prodotti innovativi. La medicina difensiva, isolatamente, è un fattore debole; e prima di essere ciò è un alibi per i fattori forti. Andrebbe tenuta presente la favola di Esopo sulla mosca che diceva di tirare l’aratro insieme al bue.

Questi “costi” contribuiscono però in parte ad accrescere il PIL. Gli economisti spiegano come ciò che è un costo per qualcuno può essere un beneficio per altri; in casi come questo, più che di costi bisognerebbe parlare di produzione e di trasferimento illeciti di ricchezza. I costi veri della medicina difensiva e del pacchetto di storture alle quali fa da paravento sono quelli sociali, cioè i danni iatrogeni e il danno da mancato utilizzo razionale di risorse mediche, e i costi di transazione delle cause giudiziarie, cioè il mancato utilizzo di risorse giudiziarie in attività più produttive. Non sono invece autentici costi quelli degli esborsi di medici e assicurazioni in caso di condanna: si tratta di trasferimenti di ricchezza, e ridurli non ridurrà i costi della medicina [65]. Oltre che un danno alla salute, può esservi anche un danno patrimoniale diretto per il paziente. Si riconosce una “financial toxicity” tra gli effetti collaterali delle nuove costosissime terapie oncologiche [66] e la medicina difensiva è citata tra le cause [67].

ccc

5. La medicina difensiva come atto offensivo

Il pretesto della medicina difensiva aiuta ad aumentare i consumi medici, a non praticare l’astensione dai trattamenti quando è questa la scelta corretta e a sommergere la medicina utile sotto un diluvio di test diagnostici impropri, che sono il motore della iatrogenesi. Viene presa con filosofia dal pubblico. Ci si scherza su, v. la vignetta che riporto del sofisticato “New Yorker”. Viene spesso percepita come un eccesso di zelo, che non è sgradito al paziente ed è anzi a volte da questo apprezzato o assiduamente ricercato. Nel disporre sovradiagnosi o sovratrattamenti, i medici usano spesso espressioni come “per andare sul sicuro”, o “better to err on the safe side”; rese possibili dalla cultura del primato del positivo e dall’immagine del medico come guaritore. Avvocati, politici, medici pensano o sostengono che la medicina difensiva sia comunque benefica per il paziente. Al contrario, un’analisi formale ha dimostrato che i benefici potenziali della medicina difensiva sono sempre inferiori ai danni potenziali, e che quindi la medicina difensiva in media sarà dannosa per il paziente. La medicina difensiva inevitabilmente sacrifica gli interessi del paziente a favore di quelli del medico, e abbassa il livello qualitativo globale della medicina [2,47].

Il modello mostra come la medicina difensiva non sia una medicina in scienza e coscienza ma una medicina quanto meno imprudente, che nell’avvantaggiare il medico e l’industria medica danneggia il paziente. Il modello, è stato commentato, mostra anche come con la medicina difensiva il medico commetta una sorta di furto, appropriandosi di parte dell’utilità che era destinata al paziente [68]. Il modello mostra come la medicina difensiva di per sé sia già un oggettivo inadempimento; e come i medici con la medicina difensiva non rispettano l’obbligo dei fini nell’applicare la medicina. Con la medicina difensiva gli interessi personali del medico, al contrario di quanto previsto nel contratto col paziente, vengono inclusi tra i fini del gesto medico, a scapito degli interessi del paziente; e questa intrusione nei fini si traduce in un inadempimento dell’obbligo di mezzi. La medicina difensiva maschera un dolo sistemico, cioè derivato dall’assetto generale di una medicina, quella attuale, che nella sua ricerca del profitto accetta di esporre la salute del paziente a rischi, e più che evitare la iatrogenesi accetta di sfruttarla economicamente, in forme pilotate, cioè misurate in modo che siano non eccessivamente riconoscibili. I medici, aiutati a volte da dosi variabili di ignoranza e di falsa coscienza (e a volte nella sostanziale consapevolezza) accettano di farsi agenti di questi interessi. Assumendosi responsabilità che a me ricordano concetti come colpa con previsione, preterintenzionalità, dolo eventuale, dolo alternativo.

Andrebbe chiesto quali possibilità ha il paziente, sul quale viene sempre più addossato il peso delle scelte del medico, di rifiutare la medicina difensiva, nella poco probabile ipotesi che si renda conto di stare subendo un abuso e danno: come potrebbe il paziente mettersi a discutere col curante di cosa non fare, addentrandosi in temi che non può conoscere a sufficienza, e senza dover temere di offendere il medico, e venire tacciato di presunzione, sventatezza, ignoranza, scarsa fiducia, etc. E senza dover temere che il medico per ritorsione più o meno consapevolmente faccia andare male le cose, per fare vedere che la scelta del paziente era sbagliata. Purtroppo non si può escludere che possa accadere anche questo; ho descritto in una perizia un caso dove alcuni medici appaiono essersi comportati in questo modo con una paziente riottosa, favorendo le posizioni di colleghi di un altro ospedale in una non nobile diatriba medico-giudiziaria che ha avuto risonanza nazionale. Il medico sostiene di “difendersi” perché minacciato, ma è lui che approfittando dello stato di dipendenza (reso più efficace dalla alleanza terapeutica) mette il paziente sotto il ricatto “o così o non andiamo d’accordo”. C’è del vero nel sostenere che il medico è a sua volta sotto ricatto, da parte dei “big players”; ma nel caso del medico il ricattato trae ampi vantaggi dal cedere, e dal farsi socio col ricattatore, facendosi suo tramite. Mentre il paziente è sostanzialmente indifeso; e lo è tanto più se si nega che vi sia un contratto tra lui e il curante.

Anche qui pesano i fattori culturali. La medicina difensiva è una manifestazione dell’imperativo tecnologico, la forma religiosa dei nostri tempi che placa le ansie sulle incertezze del nostro futuro. Aspetto importante, l’imperativo tecnologico oltre che ad alleviare le ansie del paziente tende a ridurre quelle dei curanti riducendone la responsabilità: la responsabilità viene trasferita alla tecnologia [13]. In questi termini, l’uso della tecnologia deresponsabilizza mentre favorisce l’irrazionale. Talvolta la convinzione, il trasporto, coi quali i medici difendono l’uso improprio e dannoso della tecnologia che prescrivono appare come un sincero abbandono alla “possessione tecnologica” [13]; che potrebbe ricordare quella degli antichi oracoli alla divinità. Al contrario, si dovrebbe riconoscere che la tecnica è un sacro che “desacralizza gli uomini” (Ellul); e che gli strumenti tecnologici, che hanno spesso effetti potenti e inattesi, non sollevano da responsabilità ma al contrario devono imporre maggiore razionalità e responsabilità nella loro applicazione [13,69].

Mentre si pretendono dal pubblico conoscenze che non è tenuto ad avere, e che difficilmente si possono acquisire in forma valida senza lungo studio ed esperienza pratica, mentre lo si esorta a farsi indottrinare dal marketing tacciandolo di “analfabetismo scientifico “, lo si mantiene in uno stato di ignoranza degno di una dittatura facendogli credere che è ovvio e indiscutibile che eseguire un test clinico “per sicurezza” sia una cosa buona. In realtà la decisione va soppesata attentamente. A un test, e alle terapie eventualmente conseguenti, sono associate, con varie probabilità, delle utilità, che assumono valori diversi a seconda delle circostanze, e possono essere sia positive che negative; dalla somma algebrica delle varie utilità, ciascuna pesata per la relativa probabilità, si ottiene l’utilità attesa. Che può anche essere negativa: il test e il trattamento possono essere più dannosi che utili. Esempio per assurdo, è lapalissiano che l’autopsia, pur rappresentando in genere un gold standard, non è praticabile come esame clinico. Discorso analogo per i programmi preventivi: la castrazione riduce la probabilità di eventi cardiovascolari, ma ad un costo inaccettabile. Nella pratica si verificano situazioni dove l’utilità è negativa es. perché la probabilità di malattia è bassa, la malattia è poco curabile e le probabilità del danno da test, da falso positivo e da trattamento sono alte. Se si fa un test senza buona ragione, “per difesa”, è molto più probabile che se positivo lo sia falsamente, che non quando lo si fa perché il quadro clinico lo richiede. Questa secondo Deyo e Patrick “dovrebbe essere considerata una verità inalterabile, come la legge di gravitazione” [1]. “Per difesa” si arriva a mettere persone sane sul nastro trasportatore che alimenta la grande macchina della medicina industriale; un “giro” che, anche quando la persona ne esce, appare come un contrappasso crudele alla ingenua colpa delle credenze di tipo religioso sulla medicina.

Per comprendere la pericolosità insita nell’eseguire esami diagnostici senza reale necessità si può compararli a un gioco d’azzardo, nel quale la prospettiva di ricevere una fortuna fa perdere di vista la possibilità di rimetterci o di rovinarsi. Si dovrebbe considerare la differenza tra giocare e vincere, e tra utilità condizionale, che è quella che viene percepita, e utilità attesa, che invece è quella che si dovrebbe considerare. L’utilità percepita, in realtà utilità condizionale, di vincere un terno al lotto è data dal suo coefficiente di vincita, che è pari a 4250: una vincita “ingrossa” il denaro investito nella giocata di 4250 volte. Ma, poiché la probabilità che ciò avvenga è di 1 su 11748, l’utilità attesa del terno al lotto è di perdere in media nel lungo periodo circa i due terzi del capitale investito.

I percorsi diagnostici e terapeutici vanno applicati solo quando “il gioco” è a rendimento vantaggioso, cioè l’utilità attesa è positiva. Es. un nonno può fare una lotteria ai nipotini, nella quale devono indovinare quale delle sei facce esce al lancio di un dado. Il nonno paga 12 volte la posta. Il prodotto del coefficiente di vincita 12 e della probabilità di evento favorevole 1/6 dà un rendimento di 2. In media per ogni euro giocato i nipotini ne vinceranno 2. Ci sono circostanze e percorsi diagnostici che hanno un utilità attesa per il paziente simile a quella disegnata dal nonno per i nipotini, e altri che non solo hanno l’utilità attesa svantaggiosa tipica dei giochi d’azzardo, ma impongono di fare puntate elevate, es. di giocarsi la casa (la salute) con la prospettiva di vincerne migliaia (di salvarsi da grave malattia). Il nonno dovrebbe fare capire ai nipotini questa differenza tra miraggio e realtà, passando a pagare la vincita 6 volte la posta, e poi 3 volte; mostrando come il premio prospettato possa essere ingannevole, sembrando comunque allettante quando a conti fatti giocare è svantaggioso.

Si comprende quindi come si sia osservato che i test diagnostici difensivi sono test offensivi [48]. Che l’aggiunta di test diagnostici, il cercare di raccogliere quante più informazioni possibile sullo stato del paziente usando gli imperfetti mezzi disponibili, non è necessariamente un rafforzamento del processo diagnostico ma paradossalmente può costituire un peggioramento delle cure [70]. E come pertanto si sia proposto, da cattedre dell’ortodossia medica, di regolamentare i test diagnostici, e di non lasciarli liberi come qualcosa di invariabilmente positivo [71].

Al gioco d’azzardo, invece di contrastarlo, e di scoraggiarlo (magari obbligando ad apporre su ogni macchinetta mangiasoldi il suo rendimento, con una scritta ben visibile del tipo “Questa macchina ha un rendimento dello 0.xy. Fa perdere z euro per ogni 10 euro giocati”), si è aggiunta l’industria delle “ludopatie”. Anche nel caso della medicina si lascia che il banco gestisca giochi sulla salute a rendimento svantaggioso. E si lascia inoltre che sugli effetti di tali giochi si sovrapponga l’industria della malasanità, e poi la medicina difensiva, le assicurazioni, le conseguenti richieste di impunità etc. Si lasciano cioè operare, e si aiutano, meccanismi moltiplicativi, di feedback positivo, propri del business; e propri dei meccanismi patogenetici [58]. Circoli virtuosi per gli investitori, circoli viziosi per la salute delle persone. Le incastellature così costruite sono tenute in piedi da contrafforti ideologici ai quali contribuiscono anche coloro dai quali ci si aspetterebbe il contrario.

Su un piano meno formale, in un manuale rivolto ai pazienti su come evitare diagnosi sbagliate e test non necessari [72] due medici spiegano che il considerare sempre il “worst case scenario”, la peggiore delle ipotesi, rassicura il paziente ma può risolversi in un danno. Gli autori invitano a distinguere tra il tenere presente il worst case scenario e il farne “per sicurezza” l’unico ragionamento, strategia che definiscono un tranello nel quale non cascare; statisticamente farà più male che bene. Il paziente può credere che la medicina difensiva sia anche buona medicina. Ma la medicina difensiva è altro dalla “careful medicine”, “medicina attenta” cioè diligente e prudente [73].

Secondo alcuni, nella pratica medica quotidiana è all’opera anche un bias cognitivo, che spinge a dare maggior peso nella clinica alle informazioni ottenute tramite esami che alle informazioni delle quali si è già in possesso [74]. Certo è controintuitivo, soprattutto nella “era dell’informazione” il considerare che in determinate circostanze è razionale e utile al paziente rinunciare ad acquisire altra informazione. Ma superare l’istinto e i condizionamenti culturali e operare secondo ragione è parte di quelle capacità che dovrebbero contraddistinguere un professionista. Il comportamento dei medici è spesso ben lontano da dubbi e dilemmi del genere: “purtroppo i medici sono colpevoli di usare trattamenti o test che ‘dovrebbero funzionare’ molto prima che ci sia alcuna evidenza che funzionino davvero” [1]. Per un nodo essenziale come questo, al quale sono stati condotti dall’intricatezza della medicina tecnologica, i medici non esigono direttive ufficiali, linee guida serie e oneste, per il corretto trattamento; accontentandosi di quelle commerciali, che favoriscono l’errore a vantaggio del medico liberandolo da responsabilità [5,14].

Gli esami “per stare sul sicuro” causano danni indirettamente, aumentando i falsi positivi, che portano a trattare persone sane; causando quindi danni costituiti a) dalla terapia stessa, es. l’ablazione di un organo sano, come la prostata [41]; b) dall’esposizione agli effetti avversi delle terapie, come quelli dei chemioterapici; nel 1999 in USA le reazioni avverse ai farmaci hanno costituito la quinta causa di morte, superiore agli incidenti d’auto. c) dalle conseguenze psicologiche, sociali e comportamentali dell’etichetta di malato e della prognosi. Gli esami fatti “per sicurezza” possono inoltre essere nocivi direttamente. A volte per complicazioni che si verificano in una minoranza di casi, e sono apparenti o rilevabili, come quelle che possono essere le complicazioni emorragiche di una biopsia epatica. Ma in altri casi la iatrogenicità può essere inevitabile e subdola. Non è percepito dal pubblico – e, studi mostrano, neppure da molti medici – che le TAC, che secondo stime ufficiali per un terzo non sono necessarie, aumentano considerevolmente, data l’esposizione ad alte dosi di radiazioni ionizzanti, il rischio di cancro [75]. Nell’attuale medicina, con le sue procedure ad alto rischio e la sua devozione all’imperativo tecnologico, la medicina difensiva innesca spesso effetti negativi a cascata [76]. Una sequenza di interventi che possono portare anzitempo una persona sana sul tavolo della sala settoria.

Con la medicina difensiva non solo si ottengono vantaggi ingiusti e profitti illeciti per chi la pratica e per i fornitori di prodotti; e non solo si sottraggono risorse a forme utili di assistenza sanitaria; ma, quel che è peggio, si danneggia la salute delle persone. La medicina difensiva, portando a cure non necessarie, è una medicina che uccide. Il governo USA nel 1974 valutava in 16000 i morti all’anno causati dai 2.4 milioni di interventi chirurgici non necessari [77]. E’ stato valutato che i vari problemi indotti da cure mediche, cioè iatrogeni, costituiscano nel loro insieme la terza causa di morte [78], dopo il cancro e prima dell’ictus. Non si dovrebbero lesinare le misure per contrastare i comportamenti volontari che contribuiscono a ciò, come la medicina difensiva. I magistrati dovrebbero riconoscere le gravi conseguenze della medicina difensiva, e controbilanciare una situazione squilibrata. Hanno gli strumenti concettuali per riconoscere che in medicina i dati negativi e positivi, la predizione negativa e positiva, hanno pari valore epistemologico ed etico; che le astensioni deliberate sono cosa diversa dalle omissioni: sono azioni, non solo lecite ma doverose, se del caso. E che l’intervenire può essere invece un omettere colpevolmente dal quadro parte dei fattori che vanno considerati. I magistrati dovrebbero non favorire ma contrastare il bias verso il positivo, che penalizzando il decidere di non intervenire provoca sovratrattamenti; e dovrebbero perseguire anche la medicina difensiva per sé, come un illecito di pericolo, una oggettiva inadempienza che con elevata frequenza si trasforma in un ingiusto danno, a volte dalle gravi e irreparabili conseguenze; inclusa la medicina difensiva che per evitare “rogne” non interviene quando invece dovrebbe; preferendosi una comoda routine. O come minimo, ciò dovrebbe essere noto e chiaro in sede di elaborazione giuridica teorica. Questi illeciti vengono invece aiutati, nella prassi e nella teoria, accettando la versione di chi li commette e accordando impunità.

ccc

6. Le preferenze del paziente

Abbiamo già visto come è difficile per i pazienti evitare la medicina difensiva agendo in prima persona; oltre che essere ingiusto, in quanto ciò dovrebbe essere un preciso dovere del medico. La strada per conformarsi alla medicina difensiva è invece in discesa, essendo aiutata anche da un altro argomento collaterale, quello dell’autonomia del paziente, e della “libertà di cura”: anche se l’esame o la terapia non sono nel suo migliore interesse, il paziente avrebbe comunque un diritto ad accedere a cure che gli danno “speranza”. Una tesi che ha a che fare col consenso dell’avente diritto. In genere l’argomento viene supportato mostrando casi dove nessuna delle alternative è dominante sulle altre. Diversi pazienti chiedono di loro iniziativa esami diagnostici e terapie, e c’è una tendenza dei medici ad acconsentire anche quando non sarebbero d’accordo [79]. Nel caso dei pazienti che chiedono antibiotici per il raffreddore, i medici tendono a trovare sintomi o a porre diagnosi che giustifichino la prescrizione [80]; il loro successivo addossare ai pazienti la colpa di questo uso improprio degli antibiotici è stato definito “disingenuous” [78].

La spinta per le libere preferenze del paziente e per la libertà di cura è complementare alla pubblicità direct-to-consumer, che in quasi tutti i paesi è vietata; o meglio, assume le forme attenuate e mascherate della divulgazione, delle rubriche di medicina, del continuo bombardamento mediatico su risultati di ricerca che vengono presentati al grande pubblico come favolose “speranze” quando non di rado dovrebbero essere discussi tra gli addetti come mezzi fallimenti, o fallimenti totali. Uno dei due paesi nei quali la pubblicità medica direct-to consumer è consentita è la Nuova Zelanda, dove vige il sistema no-fault; l’altro sono gli Stati Uniti.

E’ a dir poco ingenuo considerare il paziente come una variante dell’homo oeconomicus, perfettamente informato, quando spesso neanche i medici conoscono bene gli effetti sullo stato di salute complessivo del paziente del segmento di cure di cui si occupano. Certo non è per ingenuità che si cerca di appioppare al paziente il caveat emptor. Il paziente non può inventarsi in un istante competenze mediche. Inoltre, sotto pressione psicologica per il timore della malattia, e spesso irretito dalla propaganda, può chiedere ciò che lo danneggia. Studi mostrano che i pazienti più soddisfatti per avere ricevuto più cure vengono ricoverati più spesso, senza averne vantaggi in salute [81] o peggiorando rispetto agli scontenti non trattati [82]. In un recente studio i pazienti più soddisfatti sono risultati avere, insieme a maggiori tassi di ospedalizzazione e a costi maggiori, una mortalità più alta del 26% [83]. I crimini dei colletti bianchi hanno la caratteristica della “invisibilità”; e la vittima può rimanere non consapevole di avere subito un danno [84]; la medicina permette che il truffato concorra alla frode a suo danno, fino a pretenderla. Arrivando a fare causa per ottenere di subirla; a fare causa perché gli viene negato di venire truffato a danno della sua salute. Ci sono stati casi in USA di pazienti che, vistisi negare dalle assicurazioni un nuovo trattamento hi-tech per la cura del cancro, propagandato dalla medicina ufficiale come risolutivo, ma in realtà di non provata efficacia, tossico e costosissimo, hanno ottenuto dai giudici di ricevere il trattamento. Venendo dipinti dai media come paladini della libertà di cura. Il trattamento successivamente è stato ritirato come dannoso (dopo essere stato applicato su 42000 donne, per un fatturato di 3.4 miliardi di dollari) [85]. Il caso ha però contribuito a inculcare nel pubblico il concetto fintamente progressista di “libertà di cura”. (Il caso ha analogie con quanto è avvenuto da noi per Stamina [30]). Anche il consenso informato non è autentica manifestazione della volontà del paziente: studi hanno mostrato che si basa spesso su un’informazione incompleta, e che è più un persuadere il paziente raccomandandogli l’intervento piuttosto che un esporre adeguatamente i rischi e i benefici [1].

Queste storture sono un’ulteriore ragione per cui il diritto dovrebbe intervenire anatomizzando la complessa natura del contratto che si instaura tra medico e paziente; invece che aiutare a svicolare verso l’extracontrattuale. In tema di responsabilità, il corretto rapporto tra medico e paziente corrisponde a quello contrattuale “agente-principale”. Dietro adeguato compenso, il medico agisce per conto del paziente, nel suo migliore interesse. Decidendo non solo su cosa è bene fare, ma – altrettanto importante – su cosa è bene non fare. Il medico è il reale acquirente e consumatore di prodotti medici [86], e anche per questo è il responsabile della tecnologia medica applicata al paziente; e ne resta responsabile anche quando non sceglie direttamente ma orienta le scelte che si vogliono addossare al paziente, o acconsente ai dettati del paziente. Se non ci fossero gli interessi venali e la propaganda, e al netto del tenere conto delle preferenze soggettive del paziente fatta salva la sostanza, i dissidi forti tra medici e pazienti sulla condotta clinica sarebbero casi di scuola o poco più.

ccc

7. L’obbligo dei fini e la legalità come finestra

Il “primum non nocere”, espressione attribuita a Ippocrate ma coniata nel 1860, ha retto per circa un secolo come il primo precetto dell’etica medica. Ora è stato retrocesso, da a una medicina che nei fatti è disposta a nuocere pur di ottenere profitto [41]. Ai primi del Novecento in USA la chirurgia non necessaria era definita come “criminal behavior”. Fino agli anni ’70 era tra le comuni fattispecie delle cause per malpractice. Poi, anche grazie a una campagna dell’American Medical Association, si passò a considerarla un atto negligente piuttosto che criminale [78]. Oggi mentre si praticano su larga scala cure inappropriate si piangono lacrime di coccodrillo con la medicina difensiva; e in suo nome anche i magistrati promuovono e soddisfano la richiesta di impunità.

La medicina difensiva è un pretesto per commettere illeciti, che danneggiano il paziente; ed è essa stessa un oggettivo inadempimento, che configura responsabilità più gravi, dato che come si è detto scegliendo di applicarla il medico statisticamente provoca un danno alla salute dei pazienti, a proprio vantaggio. I giudici di Milano dicono di voler evitare che l’obbligo di risultato “inquini” l’alleanza terapeutica (mentre l’industria medica spende ogni anno diverse decine di miliardi di dollari in marketing, cioè per favorire il clima che porta all’alleanza terapeutica, e per inquinarla con false illusioni sui risultati). Ma ignorano il problema della decadenza dell’obbligo dei fini: l’inquinamento dei fini delle cure – l’utilità per il paziente – con le utilità per il medico; e le ripercussioni negative, volontarie, sui mezzi ai quali il medico è obbligato. Anzi favoriscono l’istituzionalizzazione dell’inquinamento dei fini facilitando l’oggettivo inadempimento costituito dalla medicina difensiva, col passaggio alla responsabilità extracontrattuale. I magistrati di Milano non scusano la medicina difensiva, ma neppure la trattano come un illecito che scusa illeciti, e come parte integrante del sistema fraudolento che ha un peso importante nel generare le lamentele e i danni di cui si occupano; e la accettano come argomento a supporto della richiesta di maggiore impunità (per di più facendola derivare dagli effetti sul paziente dell’alleanza terapeutica). Il fatto che affermino tutto ciò riconoscendo una potenziale pericolosità della medicina difensiva, e quindi la minaccia che contiene, aggrava il quadro. La medicina difensiva non può fare parte delle considerazioni a favore dell’alleggerimento della responsabilità professionale. E’ un illecito in sé, che va contrastato attivamente. Per contrastare la medicina difensiva, e ciò che copre, occorre rincalzare il rapporto medico paziente entro la forma del contratto giuridico. Pensare di contrastarla addirittura considerando extracontrattuale la responsabilità del medico è un difendere il pollaio accontentando la volpe nella sua richiesta di essere messa a guardia. Non ci si dovrebbe piegare alle pretese ricattatorie di grandi interessi illeciti, sperando, contro l’evidenza e la logica, che conferendo loro maggiore immunità cessino di sottrarre utilità al paziente a loro vantaggio. Non si può accettare che i ragionamenti abnormi e interessati di chi è in una posizione di forza arrivino, percolando tortuosamente attraverso il ragionamento giuridico, a divenire Legge.

Discuterò in un futuro articolo, sull’alleanza terapeutica, i vari risvolti di quanto esposto, es. come l’ideologia individualista e la sua trasposizione nella pratica medica portino a una medicina che è, sul piano puramente tecnico, biologico, svantaggiosa proprio per il singolo paziente. Si può già dire che la sentenza dei giudici di Milano si iscrive in un movimento più ampio, globale, a favore dell’impunità in medicina. La magistratura sta avendo un peso crescente nell’industria medica. Da un lato i magistrati stanno assumendo le vesti del medico e del ricercatore: lasciano, o favoriscono, che siano le sentenze o gli interventi giudiziari a scrivere pagine nuove – ed errate – di medicina [4]; accettando che il potere dei casi giudiziari di influenzare l’opinione pubblica sulla medicina, potere molto più forte di quello della scienza da sola [87], sia sfruttato a fini di marketing. Dall’altro lato i magistrati abbandonano le navi delle quali sono capitani: si degrada la responsabilità professionale a extracontrattuale, quando poche tra le relazioni tra persone si gioverebbero di un’applicazione attenta e accurata dei concetti e dei principi del contratto giuridico quanto quella tra medico e paziente. Soprattutto nella situazione attuale.

La medicina difensiva è una sorta di depistaggio, uno scaricare tutte le responsabilità su uno dei componenti minori della banda. I magistrati mostrano ancora una volta una forte vulnerabilità al depistaggio, quando questo è a favore di interessi molto grandi, soprattutto sovranazionali. Come in diversi altri casi [4] i magistrati appaiono vedere il problema da un punto di vista non neutrale ma più vicino a quello di poteri forti. La loro interpretazione sviluppa il decreto Balduzzi; che, illogicamente, già concede una licenza di danno a chi ha applicato le linee guida cliniche, cioè i dettami dell’industria; spesso esse stesse volte a interessi commerciali e dannose per il paziente [5,14]. I giudici di Milano e gli altri magistrati che condividono la sentenza si trovano sulle stesse posizioni di personaggi che sono espressione di quei gruppi di potere che si occupano di regolare a vantaggio di interessi forti l’andamento generale della società: G.W. Bush all’epoca della sua presidenza [88], e un alto magistrato in odore di massoneria “deviata” che ha dovuto lasciare l’ordine giudiziario [89]. Il trasferimento grezzo dell’onere della prova dal medico al paziente echeggia la definizione di “chirurgia appropriata” prodotta dalla RAND Corporation, il noto think tank finanziato anche all’industria medica. La definizione della RAND in pratica considera una procedura chirurgica appropriata a meno che non si provi il contrario [78]. Nonostante che molte procedure chirurgiche in uso non siano state neppure testate con trial clinici. Si vede come “evidenza” voglia nei fatti dire “presenza” e non “prova scientifica”. La “evidenza” è intesa non, come dovrebbe essere, in senso epistemologico, ma in senso ontologico. Ciò è un esempio di come agli interventi giudiziari sulla salute corrisponda una “responsabilità ontologica” dei magistrati [90]. Il criterio della RAND protegge il medico, tanto più data l’asimmetria nelle informazioni scientifiche e dottrinarie causata dal primato del positivo, di cui si è detto. Anche il caso della casa di cura S. Rita – un caso che sta al sovratrattamento industriale come il tagliare male una partita di droga, e guastare così la piazza, da parte di piccoli pusher, per fare la cresta, sta al traffico internazionale di stupefacenti [91] – ha contribuito ad affermare l’assunto che se la chirurgia non è dimostrabilmente deviante, come lo era, in maniera comprensibile anche a un bambino, quella della S. Rita, allora è appropriata.

I magistrati sono anch’essi soggetti all’influenza della temperie culturale. Ma non appaiono mostrare la minima consapevolezza delle ingiustizie che incorpora, dei reati che favorisce. Appaiono invece farsi promotori dell’ideologia che la alimenta. “Le imprese tecnoscientifiche non partono da una domanda, ma da una risposta che deve essere poi sostanziata, da una promessa che deve essere mantenuta” [37]. Chissà se i magistrati colgono, o se vogliono cogliere, in questa frase, che riassume icasticamente la “funzione salvifica della tecnoscienza”, le possibili valenze truffaldine dell’ideologia tecnologica, dalla quale derivano anche i sovratrattamenti e la medicina difensiva.

Il Sole 24 ore, organo di Confindustria, conclude l’articolo sulla sentenza [3] chiedendo che sia il legislatore a riconsiderare la responsabilità professionale del medico; “coniugando” “l’esigenza universale di tutelare la salute con quella di compiere scelte economicamente e socialmente sostenibili”. Come detto, il “non nocere” non è più al primo posto; e ora lo si obbliga ad accoppiarsi con altre esigenze. Nello stato attuale, la medicina onesta non è economicamente sostenibile; la frode a danno del paziente, legalizzata e non punibile, è economicamente indispensabile. Le frodi mediche strutturali sono state inserite a pieno titolo nel sistema economico legale, fino a divenirne travi portanti [92]. La medicina difensiva fa parte di un gruppo di illeciti legalizzati che mantengono e fanno crescere l’economia legale, e sono quindi protetti. L’implacabile avidità del business medico ha bisogno di impunità, più che mai oggi, mentre cresce la corsa alla “innovazione” e alla riduzione dei controlli su sicurezza, efficacia e costi. In questi casi i giudici non applicano l’art. 41 della Costituzione sui limiti etici all’attività economica. Ma un articolo non scritto, parallelo all’art. 499 C.P. sui reati contro l’economia, per il quale è chi ostacola la commissione dei reati commessi a favore del business che va perseguito [93]. Viene tutelata una legalità che è legalità non come soglia, ma come finestra [94]; dove anche il superare la soglia superiore, cioè il rifiuto e la denuncia dei reati funzionali a grandi interessi privati è, secondo un codice che non viene mostrato, illegale. Nelle aree della vita sociale dove il mondo è ruotato, e le speculazioni sulla salute a danno della salute divengono “difesa”, gli addetti alla giustizia tendono a ruotare la legalità nello stesso verso; fino ad applicarla al contrario. Crimini come quelli qui descritti vengono protetti dai poteri dello Stato con argomentazioni giuridiche più o meno complesse; e anche per le vie brevi, con metodi analoghi, o identici, a quelli che la borghesia mafiosa applica a favore di quella mafia che politici, magistrati e polizia sempre agitano e mai sconfiggono, usandola come alibi e diversivo per questo genere di lavori. Soprattutto in Lombardia.

Pubblicato anche su https://menici60d15.wordpress.com/

Note

[1] Deyo RA, Patrick DL. Hope or hype. The obsession with medical advances and the high cost of false promises. Amacom, 2005.

[2] DeKay ML, Asch DA. Is the defensive use of diagnostic tests good for patients, or bad? Med Decis Making, 1998. 18:19.

[3] Ferrarella L. Rivoluzione in corsia. Il paziente deve provare l’errore del medico. Corriere della Sera, 13 ott 2014. Occorsio V, Pittella D. Medici, solo il legislatore può frenare interventi diversi. Sole 24 ore, 15 ott 2014.

[4] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[5] L’industria della malasanità. In: L’irresponsabilità della medicina in franchising. https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

[6] Crane M. Malpractice dangers of new medical devices. Medscape, 30 ott 2014.

[7] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[8] Hoffman JR, Kanzaria HK. Intolerance of error and culture of blame drive medical excess. BMJ, 2014. 349: g57.

[9] Welch HG et al. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

[10] Brownlee, S. Overtreated. Why too much medicine is making us sicker and poorer. Bloomsbury, 2007.

[11] Hadler, NM. Worried sick. A prescription for health in an overtreated medicine. University of North Carolina Press, 2008.

[12] Hoffman JR, cit. Vedi citazioni 1-5.

[13] Hofmann B. Is there a technological imperative in health care? International Journal of Technology Assessment in Health Care, 2002. 18: 675.

[14] La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/ franchising

[15] Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

[16] McKee S. Uproar as doctors get £55 per dementia diagnosis. World news, 23 ottobre 2014.

[17] Is paying UK GPs 55 £ for diagnosing dementia a good idea? Blog Doc2doc, 22 ott 2014.

[18] McKee S. Doctors Rally against dementia diagnosis cash scheme. Pharmatimes, 6 nov 2014.

[19] Anche l’AIFA entra nella squadra internazionale anti-demenze. Healthdesk, 12 nov 2014.

[20] Gupta S. More treatment, more mistakes. NY Times, 31 lug 2012.

[21] Eappen S. Relationship between occurence of surgical complications and hospital finances. JAMA, 2013. 309: 1599.

[22] Hoffman JR, cit. Vedi citazioni 13-18.

[23] Cunningham W, Dovey S. Defensive changes in medical practice and the complaints process: a qualitative study of New Zealand doctors. NZ Med J, 2006.119:U2283.

[24] Mechanic D. Some social aspects of the medical malpractice dilemma. Duke Law Journal, 1976. 1179.

[25] Huang H, Soleimani F. What happened to no-fault? The role of error reporting in healthcare reform. 10 Houston Journal of Health Law & Policy, 2009.

[26] I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

[27] Brenner HR. Why defensive medicine won’t go away … and might become worse. Medscape, 19 apr 2011.

[28] Hoffman JR, cit. Vedi cit. 21-26

[29] Callahan D, Nuland S. The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

[30] Stamina come esca per le frodi della medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/

[31] Rose H, Rose S. Genes, cells and brains. The promethean promises of the new biology. Verso, 2013.

[32] Skrabanek P. False premises false promises. Tarragon press, 2000.

[33] James Lind Alliance, 9 feb 2012. Recensione di: Gotzsche PC. Mammography screening: truth, lies and controversy. Radcliffe Publishing, 2012. Il libro riporta numerosi casi di messa in pratica della “bugia a fin di bene”.

[34] Miller AB. The screening myth. Project syndacate, 7 nov 2014.

[35] Wilson C. Critics say wider breast screening trial “unethical”. New Scientist, 10 nov 2014.

[36] Biller-Andorno N, Juni P. Abolishing mammography screening programs? A view from the Swiss Medical Board. New Engl J Med, 2014. 370: 1965.

[37] Benessia A, Funtowicz S. Ottimizzare, sostituire e sconfiggere. I proiettili d’argento dell’innovazione. In: Jasanoff S et al. L’innovazione tra utopia e storia. Codice, 2013.

[38] Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/

[39] I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

[40] Chustecka Z. Now Canada says don’t use PSA test for cancer screening. Medscape, 27 ott 2014.

[41] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce. https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[42] Ioannidis JPA. Why most published research findings are false. Plos medicine, 2005. 2: e124.

[43] Tebano E. Lo scienziato italiano che scopre i falsi dei colleghi. Corriere della Sera, 17 novembre 2014.

[44] Scheff, T. J. (1984). Being mentally ill: a sociological theory. New York, Aldine Pub. Co.

[45] The production of autism diagnoses within an institutional network: towards a theory of diagnosis. Natasha Toni Rossi . Ph. D Thesis, Columbia University, 2012.

[46] L’autismo ai tempi dell’individualismo. https://menici60d15.wordpress.com/2014/04/03/lautismo-al-tempo-dellindividualismo/

[47] Mathieu, S. Comparison of registered and published primary outcomes in randomized controlled trials. JAMA, 2009. 302: 977.

[48] DeKay ML, Asch DA. Offensive testing-the balancing act, the evil twin, and the pure play. Med Decis Making 1998; 18: 35.

[49] Inadequacies in the knowledge base of surgical practice. In: Sharpe VA, Faden AI. Medical harm: historical, conceptual, and ethical dimensions of iatrogenic illness. Cambridge University Press, 1998.

[50] Pomata G. Contracting a Cure: patients, healers, and the law in early modern Bologna. J Hopkins University Press, 1998.

[51] Szaz T. The Second Sin. Routledge, 1974.

[52] Simon, Sd. Statistical evidence in clinical trials. Mountain or molehill, what do the data really tell us? Oxford University Press, 2006.

[53] Battersby M. The rethoric of numbers: statistical inference as argumentation. University of Windsor. Informal logic @25, 14 mag 2003.

[54] Hooke B. How to tell liars from the staticians. Dekker, 1983.

[55] Taagepera R. Making social sciences more scientific. The need for predictive models. Oxford University Press, 2008.

[56] Kassirer JP. Our stubborn quest for diagnostic certainty. NEJM, 1989. 320: 1489.

[57] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[58] Sovradiagnosi III. Parodia e antiomeostasi nella medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[59] Davis E. TechGnosis: myth, magic and mysticism in the age of information. Harmony Books, 1998.

[60] Collins H, Pinch T. Dr. Golem. University of Chicago Press, 2005.

[61] Ellul J. Le systeme technicien. Calman. Levy, 1977.

[62] Cracked. Why psychiatry is doing more harm than good. Icon books, 2013.

[63] Miller AB et al. Twenty five year follow-up for breast cancer incidence and mortality of the Canadian National Breast Screening Study: randomised screening trial. BMJ, 2014. 348: g366.

[64] Crane, ME. Must you practice defensive medicine to avert a malpractice lawsuit? Medscape, 27 ott 2009.

[65] Macones GA, Asch DA. Costs, true costs, and whose costs in economic analyses in medicine? Am J Man Care, 1997. 3: 915.

[66] Mulcahy N. New adverse effect in cancer treatment: “Financial toxicity”. Medscape, 25 apr 2013.

[67] Nelson R. Cancer care cost “unsustainable” in industrialized nations. Lancet Oncol, 2011. 12: 933.

[68] Owens DK. Defensive diagnostic testing – a case of stolen utility? Med Decis Making, 1998. 18:33.

[69] Callahan D. False hopes. Why America’s quest for perfect health is a recipe for failure. Simon & Schuster, 1998.

[70] Sisson JC et al. Clinical decision analysis. The hazard of using additional data. JAMA, 1976. 236: 1259.

[71] Kassirer JP. Should diagnostic testing be regulated? NEJM, 1978. 299: 947.

[72] Wen L, Kosowsky J. When doctors don’t listen. St Martin’s, 2014.

[73] Crane ME. Must you still practice defensive medicine to avert a malpractice suit? Medscape, 27 ott 2009.

[74] Redelmeier R, et al. The beguiling pursuit of more information. Med Decision Making, 2001. 21: 376.

[75] Johnson DA. CT imaging and related risk for cancer. Arch Int Med, 2009. 169: 2078.

[76] Deyo RA. Cascade effects of medical technology. Annu Rev Public Health, 2002. 23: 23.

[77] U.S. Congress, House Committee on Interstate and Foreign Commerce. Subcommittee on Oversight and Investigation. “Cost and quality of health care: unnecessary surgery” (Washington, DC: U.S. Government Printing Office, 1976).

[78] Markle GE, McCrea FB. What if medicine disappeared? State University of New York Press, 2008.

[79] Cohen O et al. Medical investigations requested by patients: how do primary care physicians react? Fam Med, 1999. 31: 426.

[80] Scott J et al. Antibiotic use in acute respiratory infections and the ways patients pressure physicians for a prescription. Journal of Family Practice, 2001. 50: 853.

[81] Weinberger M et al. Does increased access to primary care reduce hospital readmissions? N Engl J Med, 1996. 334: 1441.

[82] Kendrick D et al. Radiography of the lumbar spine in primary care patients with low back pain: Randomised controlled trial. BMJ, 2001. 322: 400. Potosky AL et al. Quality of life following localized prostate cancer treated initially with androgen deprivation therapy or no therapy. J Natl Cancer Inst, 2002. 94: 430.

[83] Brookes LB, Fenton JJ. Patient satisfaction and quality of care: are they linked? Medscape, 11 giu 2014.

[84] Ruggiero V. Economie sporche. L’impresa criminale in Europa. Bollati Boringhieri, 1996.

[85] Mello MM , Brennan TA. The controversy over high-dose chemotherapy with autologous bone marrow transplant for breast cancer. Health Affairs 2001; 20(5): 101-117.

[86] Bennett IL. Technology as a shaping force. In: Knowles JH, ed. Doing better and feeling worse. Norton, 1977:125.

[87] Jasanoff S. Science at the bar. Harvard University Press, 1995.

[88] President uses dubious statistics on costs of malpractice lawsuits. Factcheck.org. Annenberg Public Policy Center of the University of Pennsylvania, 2004.

[89] Spagnolo G. Medicina difensiva, pazienti e finanza pubblica. Giornale della Previdenza, 2011. n.12.

[90] ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

[91] Roba da chiodi. https://menici60d15.wordpress.com/2009/02/26/roba-da-chiodi/

[92] La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

[93] Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

[94] La legalità come finestra. https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/01/la-legalita-come-finestra/

*  *  *

3 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Magistratura: cosa ci insegna ancora Giovanni Falcone”

Falcone è un esempio, forse più per i non magistrati che per gli smaliziati chierici che dicono di esserne colleghi. La nuova legge sulla responsabilità civile sembra un altolà dei poteri forti alla magistratura; che eviterà di disturbarne gli affari illeciti, mentre continuerà a commettere abusi verso chi non ha i muscoli per opporsi; magari perseguitando chi è inviso ai poteri forti, come accadde a Falcone. Confermano ciò le dichiarazioni del segretario dell’ANM della città dove abito, che dice che questa legge sulla responsabilità civile porterà i magistrati all’equivalente della “medicina difensiva”. La medicina difensiva è da considerarsi un vero e proprio reato, che prelude ad altri reati; peraltro guardato con indulgenza, per ragioni di consonanza di interessi, dai magistrati (v. “La medicina difensiva come scusa e come illecito”). Il sindacalista dei giudici avvisa candidamente che verrà praticata una giustizia che è l’equivalente della medicina iatrogena, dove il magistrato, dicendosi intimidito, include il proprio tornaconto nelle decisioni sulla vita dei cittadini.

*  *  *

24 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ambrosi “Sanità, perché è giusto lo sciopero dei medici”

Ci sono situazioni trappola, come la “litigation cell” della citologia vaginale, nelle quali è il medico che si comportasse onestamente, nell’interesse delle pazienti, evitando di sovradiagnosticare, che non dovrebbe dormire la notte, perché statisticamente si esporrà a un rischio cumulativo di falso negativo; il tipo di errore che il sistema, anteponendo il profitto alla salute, persegue accanitamente mentre favorisce il falso positivo. Ma i medici non sono solo “vittime”: la medicina clinica non ha i poteri che fa credere di avere, con la complicità dei giornalisti, es. quello di “prevenire il melanoma cutaneo o il cancro dei polmoni” come sostiene l’articolista Ambrosi. Queste promesse ciarlatanesche incontrano il favore del pubblico, e su di esse si costruiscono imperi economici, speculando sulla paura e coltivando false credenze. Dunque quello degli avvocati è sì uno sciacallaggio, ma di secondo ordine. La medicina difensiva, essa stessa dannosa per la salute e ladronesca (*), viene usata come giustificazione dei furti e dei danni alla salute provocati ai pazienti da queste truffe; che non si ridurranno ma si aggraveranno assicurando maggiore impunità a chi ne trae di che vivere e privatizzandole.

*La medicina difensiva come scusa e come illecito. (Nel mio sito).

*  *  *

*  *  *

11 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Medicina difensiva: l’intervento psichiatrico deve svolgere un ruolo di controllo sociale?”

Casolari, medico psicoanalista, riferendo delle sue esperienze nel campo lascia pensare che i magistrati possano permettere, e talora favorire, l’uso della psichiatria come arma offensiva tramite la scusa della “medicina difensiva”. E’ interessante, anche per ragioni di ricostruzione storica. In Italia si è dato del pazzo perfino a Moro – mentre si evitava di farlo tornare a casa – mediante le valutazioni diagnostiche “nauseanti” [1] di Ferracuti, “collaboratore del Sisde in Italia e agente della CIA” [2]. Il segretario della ANM, Ippolito, definì come “un’ignominia degna della psichiatria stalinista” il trattare Moro come un soggetto bisognoso di trattamenti psichiatrici nel caso di una sua liberazione; piano che invece secondo Cossiga era stato preparato d’intesa con la magistratura. I magistrati smentirono indignati. Andrebbe notato che da parte di psichiatri e di altre figure dotate di potere amministrativo non solo il prestarsi a dichiarare falsamente malata di mente una persona, es. per screditare un testimone, ma anche il prestarsi a minacciarla di farla dichiarare pazza, per esercitare su di essa pressioni indebite, es. per intimidire un testimone, è una forma di violenza subdola e grave.

1 Nese M. Guerzoni: “In quella riunione decisero che era pazzo”. Corriere della Sera, 1 dicembre 1993.
2 Lupacchini O. In pessimo Stato. Koinè, 2014.

*  *  *

9 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Proietti “Previsioni errate, stop alla responsabilità penale per i vertici della Protezione civile”

Nel caso della medicina difensiva l’impunità riguarda comportamenti che hanno una matrice dolosa, sia pure in genere non individuale ma sistemica, volta a ottenere profitto e altri ingiusti vantaggi a danno dei pazienti (v. “La medicina difensiva come scusa e come illecito”). Non sorprende che partecipino alla riunione su come disegnare quest’altra impunità i vertici della magistratura. La funzione dei magistrati appare essere quella non di contrastare l’ingiustizia, ma di modularla, di plasmarla, conformandola agli interessi dei poteri forti; così che quando sono in gioco tali interessi alcuni delitti sono favoriti, alcuni sono ignorati e tenuti nascosti, altri sono rappresentati in maniera esagerata o distorta, e comportamenti contrari a interessi illeciti vengono di fatto repressi come se fossero reati.

*  *  *

28 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Sanità, perché diamo sempre la colpa ai medici?”

Ci sono enormi responsabilità di politici e amministratori, dell’industria e della finanza medica. Da non trascurare quelle di forze di polizia e magistrati, che con la medicina hanno trovato un modo elegante di servire il potere, anche nei suoi aspetti più nefandi, fingendo di lavorare per il popolo. Degli avvocati, che incastellano l’industria della malpractice su quella della medicina volta al profitto. Le responsabilità più riposte, delle quali è tabù parlare, sono quelle del pubblico e dei pazienti, che danno forma alla medicina proiettando su di essa speranze, superstizioni e pretese irrazionali che poi vanno a loro stesso danno. Ci sarebbero perfino responsabilità proprie di coloro che curano le malattie per professione, i medici. Di tutte queste responsabilità i medici normalmente non si accorgono, forse perché sono colpe che vanno, del tutto o in buona parte, a loro vantaggio. Un altro caso di corruzione a propria insaputa. Solo quando sono chiamati in causa attribuiscono la colpa agli altri attori, dicendosi più candidi dei loro camici.

§  §  §

14 dicembre 2016

Blog de il Fatto

Commneto al post di S. Palmisano “Medici punibili solo ‘per colpa grave’. I pazienti sono abbastanza tutelati?”

“Troppe persone ricevono trattamenti di cui non hanno bisogno o inefficaci, che possono causare effetti avversi ai farmaci, complicazioni chirurgiche, morte. Come si è arrivati a questo? La risposta standard dei medici è: gli avvocati. La medicina difensiva. In effetti la paura di essere citati in giudizio influenza il nostro comportamento, ma c’è dell’altro. Ai miei colleghi che danno la colpa agli avvocati propongo questo esperimento mentale: il problema dei sovratrattamenti sparirebbe se gli avvocati sparissero? Li aiuta a comprendere che è all’opera una pluralità di cause. La risposta standard degli economisti è (sorpresa): interessi economici.”*.

“Sebbene solo 250 internisti svizzeri pensassero che i vantaggi dello screening col PSA negli uomini di età superiore ai 50 anni superino i danni, il 75% raccomandava uno screening regolare col PSA. Come mai? Molti medici dicevano di farlo per proteggersi da azioni legali, nonostante che in Svizzera il rischio di contenzioso sia basso.”**.

*Welch HG. Less medicine, more health. 2015.
** Ablin RJ. The great prostate hoax. 2014.

@ giust iv. Sì, la medicina difensiva ha un carattere offensivo*; risente nei suoi rapporti con la legge del carattere “manic aggressive”** che il liberismo le ha infuso. Comunque davanti alla malattia e alle paure che spingono verso la medicina deboli lo siamo tutti. Anche chi è benestante, o in una posizione sociale vantaggiosa, è esposto a queste storture; in alcuni casi perfino più dei diseredati, come osservò Illich. Chi conosce gli ambienti della medicina sa che una costosa assicurazione privata, una raccomandazione o lo zelo per la persona di riguardo possono essere controproducenti.

*DeKay ML Asch DA. Offensive Testing-the Balancing Act, the Evil Twin, and the Pure Play. Med Decis Making 1998; 18: 35.
**DiSalvo CR. Worshipping at the Altar of Technique: Manic Aggressive Medicine and Law. Vill L Rev. , 1995. 1365.

§  §  §

31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

A. Sarmiento. Barebones, 2003.

§  §  §

7 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bimba di 4 anni muore di otite: “Era stata respinta da due ospedali” “

Il messaggio è tonante: dietro alla comune otite c’è un mostro che può uccidere il bambino; l’otite media quindi esige work-up diagnostico e terapia aggressivi. Non viene detto che i mostri sono due, e disposti a tenaglia. Oltre a Scilla, le rare complicazioni di una patologia quasi sempre benigna, c’è Cariddi, gli effetti iatrogeni degli esami e delle terapie. Gli antibiotici hanno scarsa efficacia sulle otiti, e possono fare aumentare le ricorrenze. Il dubbio qui seminato di un ascesso cerebellare trascurato porta alla TAC, che soprattutto nei bambini può causare cancro del cervello e leucemia*, con una probabilità come minimo paragonabile a quella delle complicazioni gravi nelle otiti. La buona medicina pilota il bambino nello specchio di mare, non così stretto, tra i due mostri. Quella cattiva fa rotta a casaccio. La medicina commerciale grida a Scilla per spingere il bambino verso Cariddi, sulla cui presenza tace. Questa vaga e anomala scare story viene da Brescia, città dove i magistrati vanno troppo d’accordo coi medici, e coinvolge la Poliambulanza, ospedale di suore fortemente orientato alla medicina commerciale; tra gli amplificatori, un parroco e la ministra Lorenzin. C’è di che raccomandare ai genitori doppia cautela, data la disseminazione di messaggi parziali, distorti, ingannevoli e pericolosi.

*The use of computed tomography in pediatrics and the associated radiation exposure and estimated cancer risk. JAMA Pediatr 10 giu 2013.

§  §  §

9 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Rosso “Vajont, 55 anni fa il disastro della diga. Tra errori e silenzi c’era anche chi lottava per la verità”

Ma si è sicuri che la magistratura sia desiderosa di sentire pareri tecnici non compiacenti quando gli imputati, o i responsabili, rappresentano grandi interessi? La PM di Milano Tiziana Siciliano ha appena auspicato che venga attuata la legge Gelli, che prevede di giudicare la responsabilità medica rispetto alle linee guida cliniche. “Che in base alla legge avrebbero dovuto essere il nostro faro”, dice. E’ un auspicare di subire una cattura normativa, ed è un po’ come essere ansiosi di premiare gli osti che annacquano il vino – o lo fanno col metanolo – se sta scritto negli insindacabili capitolati della loro corporazione.

§  §  §

11 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Dottori: tra aggressioni e denunce, la paura è un nemico. Tutelarli significa difendere il paziente”

L’industria delle cause ai medici ricorda il concetto biologico di iperparassitismo: organismi che parassitano altri parassiti (nel caso di parassitismo di membri della stessa specie parassita si parla di “adelfoparassitismo”). Una medicina commerciale, resa ricca da pratiche predatorie, viene a sua volta depredata dagli avvocati. Togliere l’iperparassitismo, conferendo impunità ai medici, potrebbe peggiorare la situazione: l’iperparassitismo può in alcuni casi ridurre la virulenza del parassita primario*. Di sicuro la scusa della medicina difensiva consente quelli che economisti chiamano “furti di utilità”: cure finalizzate all’interesse dell’offerta a danno del paziente. La soluzione corretta sarebbe avere una medicina con obbligo dei fini, limitata alle pratiche oneste, che torni ad applicare il “primum non nocere” e rinunci a eccitare i pazienti con promesse ciarlatanesche. In una medicina sana i processi sarebbero una rarità. La loro alta frequenza, l’infestazione da iperparassitismo, riflette il florido parassitismo primario della medicina. Se il medico è un uno sciamano, fragile e da non spaventare perché non si lasci guidare, come dice, dalla paura, una volta investito di immunità, posto davanti alla scelta tra vita tranquilla, soldi e status applicando la parassitaria medicina commerciale, oppure grossi guai rifiutando di farlo, più di prima farà scelte da leone del Mago di Oz.

* Combes C. Parasitism. The Ecology and Evolution of Intimate Interactions.

@ otro otra vez. Ci sono purtroppo buone possibilità che finisca così, cioè che tramite fondi di risarcimento, come i ‘no-fault’, il denaro del contribuente sia usato per mantenere entrambi gli anelli della catena alimentare.

@ Sebbuz. La degenerazione commerciale della medicina porta diversi medici a rinunciare, mostrano alcuni studi, ad alcune delle cure che applicano agli altri. Per te la medicina è cosa vostra, proprietà dei medici, da accettare “tal quale” oppure rinunciare alle cure. Immagino che “sarai più contento” quando anche altri mestieri, professioni, amministrazioni pubbliche applicheranno nei tuoi confronti la tua stessa deregolamentazione anarchica. Il tema della responsabilità medica è reso intricato dalla stratificazione di interessi indebiti. Ma il tuo stropicciarsene dei principi etici contenuti nell’art. 41 della Costituzione spinge a considerare, nella riflessione sulla carta bianca pretesa dai medici, accanto alle icone del medico-sacerdote, del medico disinteressato benefattore, del medico serio professionista, anche il profilo psicologico del monatto descritto da Manzoni nel 32° capitolo del suo romanzo.

@ Sebbuz. In un manuale di marketing degli ospedali cattolici USA si espone un concetto simile a quello che non ti vergogni di esibire: non è necessario essere realmente bravi, l’importante è apparire come la migliore tra le possibilità disponibili. Roba da università di San Vittore. In effetti conoscendo le varie frodi si è talvolta costretti a non andare dai medici. La sgradevolezza dei toni rozzi e aggressivi, e dell’autolelogio ridicolo, dei quali dai un saggio, facilita la rinuncia. Una cosa da sapere sui medici è che quelli che svelano nei modi una concezione volgare e arrogante del loro lavoro sono anche i primi dai quali guardarsi. La tua strafottenza piagnona, comune in chi sa di potere contare sul bisogno dei pazienti e sulle spalle coperte dalle multinazionali le cui frodi spesso spaccia, contiene un concetto interessante: quello dell’esclusione. Invece di applicarlo come fai nella versione ribalda, per il ricatto al paziente e per la repressione della denuncia di frodi lucrose, e invece di fare girare tramite avvocati e magistrati altri denari come prezzo per libbre di carne, per danni che spesso includono la frode come concausa necessaria, bisognerebbe usare maggiormente l’esclusione come sanzione: la sospensione e l’interdizione dalla professione. Ma questo contrasta con l’aura ieratica indispensabile a un’attività tramite la quale tanti oltre ai medici si ingozzano o spiluccano.

@ Sebbuz. Oggi è il 15 dic 2018. Un esempio di cure “peggio che niente” uscito l’altro giorno:

Bildkeli, B et al. Association of inferior vena cava filter use with mortality rates in older adults with acute pulmonary embolism. JAMA Int Med, 10 dic 2018.

I filtri nella vena cava inferiore per prevenire l’embolia polmonare (patologia largamente sovradignosticata tramite la manipolazione dei criteri diagnostici; con conseguenti danni alla salute su persone non affette*) possono fare aumentare la mortalità anziché ridurla.

Di situazioni così, dove se non si va dal medico ci si guadagna, ce ne sono tante. L’elenco delle cure inefficaci riempie interi libri. Mentre i limiti della medicina vengono occultati, attribuendole capacità magiche che non può avere, anche quello che la medicina può fare, che non è poco, viene negato e stravolto in obbedienza alla funzione profitto. Non credo che questo stia nella Costituzione; che sia scritto nella Carta che chi ha il privilegio di occupare nella società una posizione come quella di cura delle malattie non risponde a nessuno, offre le cure gli pare e ha il diritto di dire “o così o quella è la porta”. Le tue pretese illegittime condite da improperi suonano come qualche insegnamento del raggio dove sono rinchiusi i truffatori. Penso che la Costituzione imponga di sanare questi sconci.

*McDonald EG. Rates of Overtreatment and Treatment-Related Adverse Effects Among Patients With Subsegmental Pulmonary Embolism. JAMA Int Med, 30 lug 2018.

@ Sebbuz. Un recente editoriale sul BMJ, con occhiello “Christmas 2018”, considera che la degenerazione della medicina è diffusa, e come l’intera pratica vada ripensata *. Chi lo nega non sa di che parla o è disonesto. Non andare dal medico è la soluzione più logica per il paziente conoscendo le frodi. Frodi che sono protette e celate agli occhi del pubblico con metodi di livello mafioso. Ma rinunciare all’assistenza medica per evitarne le frodi è una difesa obbligata da una situazione illecita, da sanare; non una “facoltà” in un paese civile. Arrogarsi il diritto di offrire cure false e dannose, o queste o niente, la libertà di truffa, nessuno mi può giudicare, è una furfanteria spudorata che neppure gli affaristi più estremi pronunciano. La medicina per la sua natura favorisce l’istituzionalizzazione del crimine; tu lo stai tranquillamente teorizzando in pubblico. I toni perentori e squillanti, volti a intimidire le persone semplici, la caricaturizzazione delle posizioni dell’avversario, l’attribuirgli sentimenti negativi, portano a ricondurre la tua dottrina alla scuola di Vanna Marchi.

*Marshall M. et al. Rethinking medicine. BMJ, 13 dic 2018.

§  §  §

10 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Capozzi “Polizze obbligatorie per medici e ospedali, arriva il regolamento. Ma manca l’indennizzo automatico per il paziente danneggiato”

… un sistema che si avvicina a quello no-fault, che presenta tra i suoi diversi rischi [24] quello di “produrre gli incentivi sbagliati per medici e vittime” [25], facendo venire meno il deterrente per il medico e allo stesso tempo incoraggiando l’azione giudiziaria dei pazienti. Se fosse così, i danni alla salute e le richieste di risarcimento potrebbero aumentare. In pratica c’è il rischio che il sistema rimanga com’è, e si rafforzi nelle sue storture, salvando le capre del business medico col ridurre la responsabilità professionale, e i cavoli delle derivate cause giudiziarie deviando le richieste di risarcimento verso altri soggetti – pubblici in questo caso; e “tirando nell’affare” il paziente – soprattutto i più spregiudicati e venali tra i pazienti – assegnandogli una quota; a scapito della collettività.

[24] Mechanic D. Some social aspects of the medical malpractice dilemma. Duke Law Journal, 1976. 1179.
[25] Huang H, Soleimani F. What happened to no-fault? The role of error reporting in healthcare reform. 10 Houston Journal of Health Law & Policy, 2009.

Da: La medicina difensiva come scusa e come illecito. 2014.

Buone notizie per il business medico, per quello delle assicurazioni, per i furbi. Cattive notizie per il malato e il contribuente, perché favorirà, finanziandola con denaro pubblico, la cattiva medicina. La medicina liberista, volta al lucro al punto che anche il danno crea profitto.

§  §  §

12 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, “colpevole ritardo” nel diagnosticare la sclerosi multipla: medico condannato a risarcire 830mila euro ad una paziente”

Se a Milano in cima all’edificio più alto della città invece della legittima Occupante stesse un diavoletto, questi potrebbe indurre a sfruttare a fini di lucro la sclerosi multipla (SM): è accertato che la SM si presta ad essere sovradignosticata. Ciò viene favorito dall’imaging, e dal cambio dei criteri diagnostici, cui ha partecipato un ospedale milanese fondato da un prete arrembante. Perfino gli artefici delle variazioni ammettono questa evenienza:

“If MRI findings are over-interpreted and the clinical picture is not properly interpreted, there is a clear risk of overdiagnosis (false positives), [… ] . This may result in inappropriate exposure of patients to drugs with associated risks.”

Il diagnosticare la SM anche su chi non ce l’ha porta a fare sembrare le terapie più efficaci di quello che sono. Il diavoletto potrebbe dare impulso a tale spirale a coda di diavolo, sovradiagnosi-falsi successi-sovradiagnosi, inducendo i magistrati locali a creare un deterrente dal considerare il “countervailing risk”. Tanto più che le sovradiagnosi di SM spesso sono su base funzionale*, cioè su soggetti vulnerabili alle suggestioni, come questa condanna. I magistrati verranno inoltre indotti a precipitare nella Geenna sociale i medici che si oppongano.

Il diavoletto avrà così ottenuto una medicina che genera malattia e una giustizia complice del crimine. Ma queste sono fantasie morbose alla Buzzati.

*Functional neurological disorders and multiple sclerosis. J Neurol, 2022.

§  §  §

18 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Sindaci, assessori, carabinieri e medici: i 3.623 pregiudicati per abuso d’ufficio che con la riforma di Nordio avranno le condanne cancellate”

“Tra il forte e il debole, tra il ricco e il povero, tra il padrone e il servitore è la libertà che opprime, è la legge che affranca“. Rousseau e Lacordaire, citato da don Milani.

La “paura della firma” ricorda la “medicina difensiva”*. Ma la critica a Nordio non è tutta la verità. Vi sono abusi di potere su singoli cittadini che vengono commessi in favore dei crimini dei poteri forti verso la collettività. Sulla libera commissione e impunità di questi i politici e i magistrati concordano. Es. gli abusi, mafioidi e fascisti, volti a eliminare le voci tecniche di critica della medicina, giudicate indispensabili perfino da chi chiede uno status giuridico privilegiato davanti alla legge per i medici** (richiesta che sia Nordio, sia magistrati “di sinistra” fanno propria). Politici e magistrati vanno visti come nobili di corte, in lotta tra loro per la supremazia, ma uniti nel servire il re. Uniti anche nel travolgere ogni principio, legge e decenza. Le nuove regole renderanno ancora più scorrevole il compito di proseguire i piani piduisti al servizio dei grandi interessi biomedici a tanti sindaci e funzionari, CC, PS, GdF, e anche a tanti magistrati.

*La medicina difensiva come scusa e come illecito. Sito menici60d15.
**Erosion of Peer Review and Quality Assurance Privilege. JAMA, 14 giu 2023.

§  §  §

28 agosto 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Lo studio dei fisici italiani che negavano il cambiamento climatico ritirato: “Conclusioni non supportate da prove o dati””

Sulle retrazioni operano due tendenze, a tenaglia: “the unwillingness of scientific journals to retract seriously flawed data that mean the findings and conclusions cannot be relied on. … At the same time, however, calls for retractions and apologies have become ubiquitous and vexatious. When a reader or a lobby group disagree with an opinion or the tone of an article, an increasingly common reaction is to demand a retraction, an apology, or both. Sound research, commentaries, and journalism that deliver an uncomfortable message must be instantly erased from the scientific record, in some people’s opinion. When a complainant demands satisfaction, it isn’t by means of swords or pistols at dawn but by retraction”. (Abbasi, BMJ, editor in chief. Retract or be damned: a dangerous moment for science and the public, 22 giu 2023).

La censura di ricercatori di alto valore, es. Ioannidis sul covid, e le condizioni antiscientifiche per essere pubblicati* dovrebbero farci ricordare che l’identificazione della scientificità con la pubblicazione peer-reviewed è già abusiva sul piano epistemiologico, in sé. E considerare che oggi che la scienza ha perso la sua integrità, e viene prostituita a enormi interessi, è un avallare “organised criminal activities, which may be at the behest of sponsors” (Curing the pandemic of misinformation on COVID-19 mRNA vaccines through real evidence-based medicine. Malhotra, 2022)

*How to get published in the Covid era. Hart, 21 ago 2023.

@ pot: “Mai parla di degenerazione della scienza”?. “If a critical mass of scientists become untrustworthy, a tipping point is possible in which the scientific enterprise itself becomes inherently corrupt and public trust is lost, risking a new dark age with devastating consequences to humanity.” Certo che gli addetti lo sanno, del marcio interno e dei suoi effetti.

In biblioteca ci sono articoli come “German medical association finally apologizes for atrocities committed by German physicans under the nazi” 2013, o “Why did so many German doctors join the Nazi Party early?” 2012; ergo per pot, il re del blasé, l’argomento è chiuso.

La medicina difensiva è come la “paura della firma” per liberalizzare l’abuso di ufficio. Ma, essendo i medici forzati a fare i piazzisti di Big pharma qui i magistrati, deboli coi poteri forti, sono d’accordo. Per me la medicina difensiva è un illecito in sé, andando contro il miglior interesse del paziente. Si parla di obbligo di mezzi e non di risultato e si tace dell’obbligo dei fini: v. La medicina difensiva come scusa e come illecito. Sito menici60d15.

Ma quale “verità assoluta” e “infallibilità”. L’onestà però non è un attributo divino, e attendersela nella ricerca della verità e del bene non è da sempliciotti come dice il re del blasé. In un campo che si vuole intoccabile, oltre un certo tipping point di disonestà che si istituzionalizza i crimini, dici bene, non si riesce a contarli. Non tutti si adattano a ciò come un guanto, re pot.

§  §  §

3 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “I contenziosi per via penale tra medici e pazienti ledono tutti: il futuro della medicina è fosco”

Resident in USA, ricevetti un invito a partecipare gratuitamente a un “mock trial”, un processo simulato, dove avvocati ci avrebbero dato istruzioni su cosa dire e non dire al giudice, come rivolgersi alla giuria, etc. Ero giovane, e lo cestinai pensando che non avesse nulla a che fare con la pratica della medicina.

Divenuta comodo strumento di profitto e di potere, la medicina è stata sovrainfettata dal business avvocatesco. In una medicina sana le cause penali e civili sarebbero rare: lo Stato definirebbe la medicina onesta, e, consapevole dei margini fisiologici di incertezza e degli inevitabili tradeoff, controllerebbe che la pratica, non necessariamente pubblica, non deviasse. Ma ogi la medicina non è più in mano ai medici ma a poteri forti, che ne impongono forme aberranti*.

Lo Stato invece di controllare fa da picciotto di sgarro e da esattore. I magistrati hanno accettato la medicina come forma di crimine legale. Nordio e magistrati “di sinistra” sono in consonanza sull’assimilare i medici ai magistrati nell’impunità**. Sanando l’infezione di base si spegnerebbe la sovrainfezione. Invece si istituzionalizza un prestige bias – che piace tanto anche ai magistrati: si difende il “prestigio” della medicina togliendo controlli; favorendo così ulteriori degenerazioni.

* L’irresponsabilità della medicina in franchising. – La medicina difensiva come scusa e come illecito. Sito menici60d15.
**Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura Ib.

§  §  §

v. anche:

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

4 May 2014

 

fACHIRI ccc

Topolino è un cartone, invece Superman esiste davvero”. Uno dei ragazzini nel film “Stand by me”

Sì alle cellule per Sofia, ma che non siano quelle della Stamina, ma staminali di laboratori autorizzati”. Un giudice. [1].

Può sembrare un’insolente presunzione nei confronti della natura, il pretendere di sapere ciò che essa può fare e ciò che essa non può fare. Quanto meno, c’è il rischio di essere brutalmente smentiti, prima o poi, dai fatti. Ma le forme dei viventi non si fanno e non si disfano a capriccio. (…) Ecco dunque dove possiamo rivolgere la nostra attenzione, nell’indagine sui confini tra le forme possibili e le forme impossibili: a quelle leggi, o regole, della cui esistenza cominciamo a sospettare quando le nostre attese vengono così clamorosamente smentite.” A. Minelli. [2]. ccc

1. Bait and switch

L’11 aprile 2014, al Circolo della Stampa di Milano, ho assistito alla presentazione del libro dell’on. Paola Binetti e della giornalista Francesca Lozito “Il caso Stamina e la prova dei fatti”, Magi, 2014. E’ il secondo libro che critica Stamina, dopo quello di Corbellini et al. [3]. A presentazione finita mi sono diretto verso Piazza Duomo, riflettendo sulla presentazione; e su come mentre io aspettavo, per commentare per esteso gli sviluppi del caso Stamina [4], che Guariniello concludesse finalmente la sua indagine, le forze che hanno favorito Stamina fossero già passate alla “fase 2”. Pensavo al parallelismo fatto durante la presentazione del libro da Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, tra la sua associazione e Stamina, in merito alla leucodistrofia metacromatica; e su come tale parallelismo andrebbe svolto in termini diversi, portando a conclusioni molto diverse, del genere di quelle esposte qui, non lusinghiere per Telethon. Sulla strada che congiunge Piazza S. Babila a Piazza Duomo ho trovato, circondato da un capannello di curiosi, una specie di santone che, apparentemente in violazione delle leggi della fisica e dei parametri della fisiologia, da seduto ne sorreggeva senza sforzo con un braccio solo un altro, che stava appollaiato, assorto ma comodo, su un cuscino che poggiava su pallone da calcio; che poggiava sul tronco di bambù retto con nonchalance dal primo santone (v. foto). Lo spettacolo mi ha riportato dai pensieri sulla varietà degli alleli del gene che codifica per l’arilsolfatasi A, l’enzima che è carente nella leucodistrofia metacromatica, al tema di base, la facilità con la quale abili illusionisti possono mostrarci come vere cose impossibili.

Cosa intendo per “fase 2”? Per me Stamina è la componente bait di una frode istituzionale di tipo bait and switch. Per “istituzionale” intendo che è stata condotta con i mezzi e la gestione delle istituzioni dello Stato; anche se, come spesso è accaduto nei cosiddetti delitti di Stato, per conto di interessi esterni allo Stato; probabilmente con una cabina di regia “remota” alla quale lo Stato ha solo obbedito. E’ istituzionale anche perché contribuisce a far divenire una determinata entità, le cure con staminali, un’istituzione sociale, una presenza culturale che viene percepita dal pubblico come una componente naturale e necessaria del panorama sociale.

Quel genere di frodi che nei paesi anglosassoni sono note al pubblico e a magistrati e avvocati come frodi bait and switch, “esca e  scambio”, consistono nell’attirare il pubblico con un’offerta allettante, per poi deviare l’interesse così creato verso un altro prodotto, che era quello che dall’inizio si voleva smerciare. La forma più semplice è quella degli “articoli civetta” con i quali si attirano i clienti per poi vendere loro prodotti più costosi. Stamina è stata l’esca che è servita a creare e sollevare speranze e aspettative sulle staminali. Ora, dopo averle dato il via libera e averla pubblicizzata, si passa alla fase 2, lo switch, lo scambio. Nel quale la domanda così indotta viene deviata verso i prodotti primari, le staminali ufficiali. Che sono un’altra frode, ma a favore del grande business internazionale. Nella fase 1 Stamina ha fatto da esca, ed è stata lanciata e favorita. Ha creato un potenziale mercato. Ora nella fase 2 Stamina serve, come avevo  previsto [5], da falso standard, per fare apparire le staminali ufficiali come la risposta corretta e credibile alla domanda di cure con staminali che è stata suscitata da Stamina stessa. Comincia quindi la sua damnatio, che sarà probabilmente parziale, e più che altro verbale, con tanto fumo e poco arrosto, perché tra compari si finge di litigare e di picchiarsi ma non ci si fa male davvero.

ccc

2. La terza campana

Questo è uno dei tanti casi dove il trucco sta principalmente nel convincere il pubblico a considerare solo l’alternativa presentata, solo le due campane. Ma, soprattutto su questioni politiche, se due litigano chiassosamente, oltre che considerare come sono distribuiti tra di loro torti e ragioni bisognerebbe considerare se i due non siano d’accordo, e se non si tratti di una manfrina che hanno concordato per convincere gli astanti. Un esempio di tale callidissimo stratagemma, che ad alcuni sembrerebbe così inusitato e diabolico da bollarlo come concepibile solo da una mente ottenebrata dai fumi del “complottismo”, è ne “I soliti ignoti” di Monicelli, dove Ferribbotte e Salvatori importunano per strada la servetta; poi Gassman “Peppe er pantera” interviene a difenderla in modo da conquistarsene la fiducia, mettendo in fuga i pappagalli a sganassoni. Le false dispute instaurano falsi dilemmi. E più sono teatrali meglio ci riescono. I falsi duelli, v. Forza Italia e il PD, sono inscenati di continuo, e l’accettarli come veri, scegliendo per l’ennesima volta di parteggiare per l’uno o l’altro dei due contendenti, tacciando di “complottismo” chi avanza dubbi di combine, non depone a favore della vigoria intellettuale del pubblico.

In medicina il falso dilemma, il falso duello tra terapie dilettantesche e terapie scientifiche è particolarmente convincente. Cosa è saggio scegliere come terapia per dimagrire, tra lo “scioglipancia” di Vanna Marchi e le indicazioni dietetiche provenienti dalla ricerca medica ufficiale? Non c’è dubbio che quella di Vanna Marchi sia una truffa.  E, rispetto a Vanna Marchi, la dietologia basata sulla ricerca medica ufficiale sembra rock-solid. Ma è una fallacia logica e cognitiva inferire che la dietologia “scientifica” sia seria in base alla sua comparazione con una truffa. Dare fiducia alle indicazioni della dietetica ufficiale basandosi su questo confronto non è realmente saggio, perché trascura la terza campana: in questo caso, i vizi della ricerca dietetica ufficiale. Di recente un editoriale sulla implausibilità dei risultati di tale ricerca [6] ha portato a una discussione tra medici sulla prevalenza di rubbish, cioè di spazzatura, nella ricerca scientifica ufficiale sulle diete [7].

ccc

3. La terza campana sulle staminali. Onnipotenza e impossibilità

Il frastuono su Stamina copre ancora di più il silenzio della terza campana sulle staminali, cioè la critica razionale e scientifica alla teoria che la scienza ufficiale presenta al pubblico con la complicità dei media. Ne presento qui un assaggio.

La teoria che le cellule staminali possano essere usate a fini terapeutici per ricostituire parti di organi parenchimatosi, es. cuore, fegato, rene, sistema nervoso centrale, etc., viene presentata al pubblico dalla scienza (v. es. Nature [8]) in una versione semplificata ed edulcorata che sta alla realtà come una favola a lieto fine per bambini sta alla vita, tacendo dei formidabili ostacoli che la impediscono. Analogamente, per capirsi, al concetto di xenotrapianto, di sostituzione degli organi umani danneggiati con quelli di animali, che è elementare e intuitivo, prescientifico; ma che, la scienza ci dice, è impedito da barriere di compatibilità immunologica. La natura consente alcune varianti morfologiche, ma ne proibisce altre. Così che esistono varianti “legali” e varianti “inesistenti”; la natura può consentire varianti radicali del Bauplan, del “progetto”; e impedire modifiche che ci paiono minime, così che il loro perseguimento porterebbe a danni e deficit gravi e letali. E’ legale che nascano vitelli – o bambini – a due teste, o, tramite interventi di laboratorio, insetti con in testa un paio di zampe al posto delle antenne; ma è inesistente, è impossibile, una scolopendra con un numero pari di zampe; 22 paia anziché 21 [2].

Con le staminali, il pubblico crede che si stia parlando di una possibile terapia, mentre si tratta di un’ipotesi di ricerca di base, estremamente azzardata, per quanto non scartabile a priori ed esaltante per il ricercatore. Un’ipotesi però modificata e distorta per farla sembrare molto più realizzabile di quanto non sia. Non c’è una vera e propria teoria scientifica di come si possa ottenere a fini terapeutici un fenomeno che è di tipo fisiologico durante lo sviluppo, ma che nella vita post-uterina non avviene nei termini desiderati, che sono anzi fisiologicamente impediti da meccanismi specifici. La teoria ufficiale, amplificata dalla disputa su Stamina, è una “just so story”. Una teoria puerile, rispetto alla ancora inestricabile complessità dei fenomeni biologici ad essa sottesi; e probabilmente volutamente puerile, dovendo essere venduta al grande pubblico; un esempio di teoria scientifica ufficiale marketing-oriented.

La teoria ufficiale delle staminali permette di fare credere che sia possibile riuscire a trattare la materia vivente come la creta con la quale Dio plasmò l’Uomo secondo il Genesi. Le conoscenze scientifiche disponibili mostrano che invece vi è una situazione concettualmente analoga a quella dei quanta per la struttura atomica: solo alcune configurazioni sono possibili. Solo alcuni tragitti di sviluppo sono consentiti, e solo in alcuni periodi della vita dell’organismo. Invece di supporre l’onnipotenza, occorrerebbe prendere atto del carattere discontinuo, discreto, dei percorsi e degli esiti dei processi di crescita tissutale. Per la teoria ufficiale invece, non esiste l’impossibile. Questo può andare bene come motto per gli alpini, ma è falso nella rigenerazione dei tessuti. Quelle delle staminali del midollo osseo, e dei pochi altri distretti dove si sono ottenuti alcuni risultati reali, cute e cornea, non sono induzioni in situ di rigenerazione ma, sul piano biologico, trapianti (ciò è irrilevante sul piano della normativa e delle leggi, nazionali o UE), a volte preceduti da una fase di amplificazione in laboratorio, di cellule che già fisiologicamente esplicano efficaci funzioni staminali nell’adulto, in tessuti non rigidamente strutturati o a struttura semplice. Non autorizzano estrapolazioni sulla fattibilità per altri distretti a dinamica cellulare diversa e ad anatomia microscopica complessa. Lo studio scientifico di eventuali applicazioni mediche delle staminali su organi parenchimatosi dovrebbe essere centrato meno sulla semplice mimesi di ciò che avviene nelle fasi di sviluppo dell’organismo, e più sui limiti che oggi vengono taciuti, sui vincoli biologici, che impediscono tali fenomeni nell’adulto; sul loro studio, su come tentare di superarli, su come trovare l’eccezione consentita. Dovrebbe basarsi sulla consapevolezza dell’improbabilità dell’impresa; non su una hubris che vorrebbe essere prometeica e poi deve appoggiarsi a “Le Iene” di Berlusconi.

I vincoli di biologia dello sviluppo (v. l’aureo libro di Minelli [2]), di omeostasi tissutale, e anatomici, che dovrebbero obbligatoriamente essere discussi e studiati come il nucleo centrale dell’ipotesi e del programma di ricerca [9] sono tralasciati dagli addetti ai lavori, e non sono resi noti al pubblico. Al contrario, alle staminali, cellule che producono altre cellule, vengono attribuite proprietà che non hanno: quelle relative all’organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento, che invece sono proprietà “di rete”, distribuite anche ad altre cellule e a fattori umorali. Il tema della complessità dei sistemi biologici, dell’auto-organizzazione e delle proprietà emergenti, che dovrebbe essere ineludibile dato l’oggetto di studio, spicca per la sua assenza; complice anche l’interesse ideologico a ignorare in biomedicina tali temi, che rendono più difficile l’ideazione di ipotesi terapeutiche, per limitarsi a un meccanicismo e riduzionismo estremi, che invece si confanno alle necessità commerciali. ”La modulazione degli elettroliti nel corpo è regolata non dalla ma attraverso la ghiandola surrenale”  fa osservare ai giovani scienziati Medawar [10]; analogamente, i tessuti e gli organi non sono prodotti dalle cellule staminali ma sono ottenuti attraverso le cellule staminali. Sembra che gli scienziati senior abbiano scordato questi canoni elementari. Le staminali partecipano; le capacità di organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento non risiedono esclusivamente nelle staminali, e non sono loro proprietà intrinseche e immutabili, ma dipendono strettamente dal milieu e dalla cronologia; dallo stato fisiologico di crescita e di differenziamento del tessuto. Questa regolazione è presente anche nei tessuti dell’adulto, dove blocca la libera crescita, pena il cancro. Implicite nella corrente concezione delle proprietà delle cellule staminali terapeutiche sono alcune delle caratteristiche che formano l’insieme distintivo delle cellule tumorali: una autosufficienza nei fattori di crescita, la cooperazione con le cellule non-proliferanti, l’insensibilità ai fattori di anti-crescita normalmente presenti nei tessuti  [11].

I fenomeni della morfogenesi sono affascinanti, per quanto intimidiscano per la loro complessità, ben diversa dagli schemetti “for dummies” propinati al pubblico; ma non c’è nulla di particolarmente “magico”, o anche solo di particolarmente importante, nelle staminali. Le staminali sono solo dei componenti di un sistema integrato; sistema dal quale emergono effetti meravigliosi. Sarebbe come, per intendersi, attribuire la cupola del Brunelleschi a chi posava i mattoni e impastava la malta. Ma qui non c’è nessun architetto né muratore: la focalizzazione sulle staminali è un esempio del panglossismo [12] e del determinismo che caratterizzano una ricerca biomedica al servizio del profitto, che deve produrre oggetti ben identificabili, che possono essere oggetto di brevetto e possono essere confezionati e venduti. Un riduzionismo biologico che ripete l’ideologia già vista, fallimentare sul piano terapeutico, e ora in corso di revisione, del determinismo genetico, che assegna al gene un ruolo onnipotente, e promette di ottenere grandi risultati agendo sui meccanismi fittizi che così può disegnare. Un riduzionismo che si accorda e si compenetra con la cultura liberista corrente [13].

Non si impara dalla storia, la storia recente, e si è quindi condannati a ripeterla. Lo hype (uno di quei termini della lingua dei colonizzatori che conviene imparare) sulle staminali ufficiali ripropone in una nuova variante la distorsione ideologica e l’inganno attuati con le mirabolanti promesse sulla terapie geniche. “Per 20 anni i genetisti hanno fatto un sacco di promesse sui risultati che avrebbero potuto ottenere. Pochi sono stati raggiunti e alcuni non lo saranno mai. E’ stato detto che le 4 lettere del codice genetico sono H, Y, P e E, e coloro che forniscono assistenza medica dovrebbero capire che il business della biologia molecolare è abile nel propagandare la sua merce non meno di qualsiasi altro business” ha scritto nel 2000 un genetista in un rapporto, che il tempo non ha smentito, rivolto a “policymakers” della sanità [14]. Ma quando si tratta di promesse fiabesche sulla medicina, come i bambini per le fiabe il pubblico, la classe dirigente e gli intellettuali scientifici non si saziano di sentirne di vecchie e di nuove.

Un recente precedente della versione “pulp” delle staminali, cioè di Stamina, è la “clonazione raeliana”, una teoria che comprendeva astronavi aliene, e che appare avere dato credibilità per contrasto alle affermazioni ufficiali sulla clonazione, mentre impazzava la “pecora Dolly”. Affermazioni ufficiali su risultati sperimentali della ricerca “seria” – anche di premi Nobel –  che, alla luce dell’analisi di competenti genetisti, appare improbabile siano stati davvero ottenuti [15]. Terze campane che sono rimaste lettera morta. I raeliani per la clonazione, e Stamina per le staminali, sono intervenuti come buffoni di corte che stabilizzano distraendo. Distraendo da quello che avrebbe dovuto essere il punto numero uno, la fattibilità tecnica. E’ interessante che in entrambi i casi la questione pregiudiziale della fattibilità sia stata aggirata e offuscata, prima che dalla farsa dei raeliani e di Vannoni, da un’accanita discussione sui risvolti bioetici delle due promesse, con alte grida di non-eticità; discussione che in entrambi i casi ha portato gli spettatori a dare per acquisita la fattibilità (v. infra).

L’avere elevato le cellule staminali a “master cells” [16] o “mattoni magici” [17] è anche un caso di quelli che chiamo “aristotelismo scientista” e “aracnismo”, che sconfinano nell’animismo e quindi nel magico [18]. Per “staminali” oggi si intende “cellule che possono riparare i tessuti di organi parenchimatosi a fini terapeutici”; un’entità ipotetica, e fino a prova contraria dell’ipotetico dell’irrealtà. Si intende, con un antropomorfismo, una “cellula-muratore”, così come nell’antropomorfismo sul sistema immunitario ci sono le “cellule-soldato” che ci difendono. Le cellule sarebbero come individui, con un identità ben definita, e le staminali sarebbero una specie cellulare speciale, individui speciali; starebbero alle altre cellule come gli elfi alle persone comuni. Il biochimico De Luca si vanta di insegnare agli studenti che la cellula staminale – una cellula “semplice”, poco differenziata, primitiva – “è una Ferrari”, e come una Ferrari che esce dal box correrà ovunque [19]. Verrebbe da rispondere che le staminali, o meglio i processi dei quali nella rappresentazione abusiva ufficiale le staminali sono portatrici, non vanno ovunque, non corrono sull’acqua e non scalano le vette per poi ridiscendere dall’altra parte, come si promette; sono mezzi che possono muoversi solo sulla rete stradale, che percorrono obbedendo al guidatore e nel rispetto dei segnali e delle regole del codice della strada, fino a quando, nell’adulto, vengono fermate oppure vengono fatte immettere in un circuito e lì fatte girare.

Le cifre che compongono i numeri telefonici sono “potenti” e a potenza decrescente. Quando si solleva la cornetta si possono chiamare centinaia di milioni di utenti. A mano a mano che si immettono le cifre, questa potenza diminuisce, fino a ridursi a 0 dopo l’ultima cifra. Quella delle cifre dei numeri telefonici è una potenza posizionale. Non è una potenza intrinseca: non è che se si ripete la prima cifra in fondo al numero si torna ad avere la scelta che si aveva con quella cifra. Invece, in una specie di elenco dei personaggi, di mitologia, le staminali sarebbero dei minuscoli demiurghi di varia “potenza”: “totipotenti”, “pluripotenti”, “multipotenti”, “unipotenti”; che bisogna solo convincere a esercitare per noi i loro poteri; scambiando, con un legerdemain semantico, il potenziale aristotelico, l’uovo che è in potenza gallina, con il potere demiurgico di fare di una gallina una supergallina, dagli organi sempre rinnovabili. Ciò è in accordo con l’attuale tendenza della medicina di offrire all’individuo il potere di abbattere le frontiere biologiche entro le quali siamo confinati; di superare la nostra impotenza. Promessa che non può essere mantenuta ma può essere proficuamente commercializzata. In generale, le staminali che appaiono produrre tessuti e organi mostrano questa capacità in quanto determinate dall’ambiente interno e dalla fase biologica, dal luogo e dal tempo, non per una loro caratteristica intrinseca forte. Non hanno i poteri autonomi che questa specie di vitalismo hi-tech attribuisce loro, e che ne farebbero cellule eccezionali. Anche nel loro caso “l’esistenza precede l’essenza”. Come per qualsiasi altro tipo cellulare, vale per la definizione delle staminali, sulla loro natura ed identità, il detto di Ortega Y Gasset “io sono io più la mia circostanza, e se non salvo questa non mi salvo nemmeno io”.

Invece di ricorrere alla costruzione di uno standard negativo con questo sconcio baccano sulla pelle dei bambini malati, la patente scientifica le staminali terapeutiche avrebbero potuto ottenerla splendendo di luce propria, mostrando i risultati sperimentali palpabili, anatomici, che promettono; le ricerche mostrano invece risultati che sono oltre che modesti e dubbi, indiretti e ambigui: vale anche per loro l’osservazione di Zola su Lourdes, “Vedo stampelle ma non protesi” [4]. La biologia dello sviluppo e del differenziamento, mentre è sottoposta a vincoli, ha allo stesso tempo una notevole fluidità combinatoria. Come mostra anche la teratologia, consente un grande numero di varianti non fisiologiche; alcune delle quali possono essere usate per simulare la rigenerazione promessa. E’ dall’Ottocento che l’embriologia sperimentale mostra fenomeni mirabili, sorprendenti. E non è difficile fare esprimere in laboratorio ad alcuni tipi cellulari alcuni dei caratteri di altri tipi, o ottenere da alcuni tessuti altre forme con alcune delle caratteristiche di tessuti diversi da quelli di origine; ciò avviene anche in quel caos cellulare che è il cancro. Anche il cancro, che parassita l’organismo e alla fine uccide l’ospite e con esso sé stesso, ha una sua legalità sul piano delle crescita dei tessuti. Non tutto ciò che è possibile “plasmare” è di valore terapeutico; tra le varianti che possono avere luogo, quelle di valore terapeutico corrispondono a un minuscolo, ipotetico, sottogruppo (fig.). Non si dovrebbe quindi dichiarare automaticamente che tali effetti hanno un potenziale terapeutico, giocando sull’equivoco antropomorfo delle cellule come individui. Invece queste dimostrazioni, questi esercizi, vengono poi spacciati, con la complicità dei media, come ricostruzione in laboratorio di organi e tessuti. Si batte tanto sul “rigore”, limitandosi in realtà a quello sulle GMP, sulle ricette di preparazione, un aspetto necessario ma secondario rispetto al problema, mentre si trascura di stabilire standard interpretativi degli esperimenti, come fu fatto nel 1890 (e ancora prima) tramite i postulati di Koch per l’identificazione degli agenti eziologici delle malattie infettive. Il postulato in vigore è “tutto fa brodo”, in nome della “speranza”; in realtà, del business. Vannoni ha portato alle estreme conseguenze queste gravi omissioni e storture. La Binetti, portavoce dei preti, che la sanno lunga e vogliono far presente ai soci coi quali partecipano a determinate imprese che se aderiscono non è perché sono fessi, ha commentato che, lungi dall’accettare Stamina, “avremmo addirittura bisogno di maggior rigore scientifico” sulle staminali ufficiali.

VennIpotesi1

AlberoIpotesi1

Fig. Diagramma di Venn e diagramma ad albero che mostrano il sottogruppo ipotetico dei fenomeni di rigenerazione a valore terapeutico (?T) e le entità, reali o immaginarie, che possono essere confuse o fatte passare per esso. Il rettangolo rappresenta l’insieme C dei fenomeni di rigenerazione concepibili mentalmente. E’ diviso in due gruppi principali: Legali (L) e Impossibili (I). Ti: terapeutici ma impossibili. Int: impossibili non terapeutici. Ld: legali ma dannosi. Ln: Legali non dannosi. Lnt: legali e non dannosi ma terapeuticamente inefficaci.

ccc

Sarebbe quindi intellettualmente onesto, ed eticamente doveroso trattandosi di medicina, distinguere per i risultati degli esperimenti sulle staminali tra effetti di livello biologico, reali e comuni, ma non applicabili sul piano pratico, ed effetti di livello terapeutico, ipotetici e improbabili (fig.). E stabilire standard per discernere tra i due tipi di risultato sperimentale. Con una metafora, giocare con la variabilità di sistemi combinatori quali sono i meccanismi dello sviluppo e del differenziamento è come giocare al Totocalcio per un singolo giocatore. Gli effetti di livello terapeutico equivalgono a vincere, pronosticando correttamente 13 o 14 esiti. L’ottenere effetti di livello biologico è come fare 7 o 8: non è difficile, e sembra un risultato col suo peso, un passo avanti che porta non molto lontano dalla meta vincente; ma in realtà è dovuto in larga parte alla natura del sistema in esame e a leggi statistiche, e non autorizza a dire che il giocatore è a pochi passi dall’ottenere il jackpot. Anche se così sembra, tanto che questi “risultati promettenti” spingono a continuare a giocare e a predire che la vittoria arriverà.

“Staminali” è ormai un termine deviato, frutto di una scienza deviata. Non si riferisce, nel dibattito corrente, alle corrispondenti entità biologiche, “pezzi” tra i tanti del “meccanismo” di un orologio liquido emerso dal caso; ma a entità biologiche fantastiche, chimere immaginarie ottenute dall’uomo mediante un collage di parti reali. Aggiunge un’altra pagina, moderna, all’antico atlante che contiene anche l’ippogrifo, l’equino che vola. Vannoni ha ottenuto credito usando senza mezze misure, con le esagerazioni iperboliche dell’imbonitore anziché col contagocce dello scienziato prezzolato, tale deviazione, che ha trovato già pronta, non ha creato. Si è impossessato, si è lasciato che si impossessasse, di un Campo dei Miracoli non suo, e del raccolto in zecchini. Ma lo restituirà ai legittimi truffatori più fertile di come lo abbia trovato.

Si vede come, prima di testare l’efficacia terapeutica delle staminali sugli umani, andrebbe dimostrata su animali la possibilità di ottenere nella realtà gli effetti terapeutici postulati (non una loro simulazione tramite effetti biologici, come si è detto). Prima di applicarla su umani e prima di prospettarla al pubblico come terapia andrebbe provata su animali la fattibilità biologica: la possibilità, che per principio non si può scartare, ma che contrasta con quanto è già noto e viene taciuto, che i semplici effetti terapeutici predetti e desiderati (non un loro simulacro sul quale gridare al miracolo) si verifichino [4]; senza un eccesso di effetti negativi. Se si volesse tagliare la testa al toro, bisognerebbe tagliare la coda al gatto; e vedere se ricresce con le staminali.

Questi temi potrebbero e dovrebbero essere sviluppati per decine di pagine, per ricondurre l’ipotesi staminali dal ruolo che usurpa di “speranza”, dal ruolo di speranza come prodotto da inscatolare, prezzare e immettere sul mercato, a quello che dovrebbe esserle proprio: di ipotesi scientifica speranzosa, ma lontana da applicazioni pratiche, da sviluppare in silenzio nelle sedi della ricerca scientifica, e coi suoi modi. Ma non è questo ciò che avviene.

ccc

4. Fermate quel batacchio

Il pubblico, e anche a volte chi ha responsabilità sul caso Stamina, neppure sa che esiste una terza campana; la critica viene silenziata, a livello accademico e “operativo”. Occorre distinguere, come per la mafia e il terrorismo, tra il negativo e il proibito [20]. Il negativo, qui Stamina, viene presentato ed evidenziato, a tinte forti; perché deve recitare il ruolo del Cattivo nel copione. Così gli si permette di emergere e affermarsi, prima di contrastarlo. Il proibito invece è tabù; è fuori dalla trama della rappresentazione, e la danneggerebbe; viene pertanto represso. Si cerca di distruggerlo, o di incapsularlo facendolo apparire come marginale e deviante. Si spendono energie e risorse, e si commettono reati e azioni ignobili, per fare in modo che la propaganda, come Stamina, che gioca la parte di “dissidenza”, e le ricorrenti notizie di “successi” della ricerca ufficiale sulle staminali, occupino completamente l’orizzonte mediatico, sottraendo alla vista del pubblico la critica razionale al progetto delle staminali terapeutiche.

Le fonti accreditate che dovrebbero suonare la terza campana, es. gli specialisti di biologia dello sviluppo, stanno al contrario saltando sul carrozzone. Le promesse sulle staminali terapeutiche sono per molti specialisti non come avere azzeccato un sistema vincente al Totocalcio ma come un biglietto vincente della lotteria che è stato regalato: un’occasione insperata per passare da una posizione periferica (dignitosa) a una ribalta (sporca) che conferisce prestigio, denaro e potere. La British Society of Developmental Biology nel 2013 discuteva se cambiare il proprio nome in “British Society of Developmental and Stem Cell Biology”  [21].

Che io sappia, l’unico esperto che nel denunciare la frode di Stamina ha mosso alcune critiche parallele anche alle staminali ufficiali è stato il prof. Paolo Bianco [22]. Bianco, esperto di staminali mesenchimali, non muove critiche radicali alla teoria ufficiale sulle staminali terapeutiche, ma ammette che si sta esagerando. Nota che “accade che sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo si possano leggere editoriali che argomentano della capacità di cellule ossee di guarire o silenziare tutto ciò che è compreso tra l’autismo e l’incontinenza urinaria, passando per infarti e ictus, Parkinson e SLA. Naturalmente non è così”. Illustra come “alcuni ‘scienziati’ fanno esattamente ciò che Stamina fa senza osservare le regole”, a fini di lucro; così che “la battaglia di Stamina era la loro battaglia: liberarsi di lacci e lacciuoli regolatori, e aprire il mercato”. Per Bianco vi è una alleanza tra Stamina, una quota di mele marce della ricerca ufficiale e alcuni affaristi, contro un sistema sano. Probabilmente è il massimo che si può dire da una cattedra universitaria di medicina senza avere guai, e non volendo segare il ramo sul quale si è seduti.

Sulle staminali, che ormai non sono più primariamente un argomento scientifico, essendo state trasformate in un fenomeno sociale ed economico, la critica tecnica e politica all’ipotesi di base non ha cittadinanza; il suo posto è fuori dal consesso civile, come un’attività marginale e trascurabile, polemica, di bastian contrario, e che è lecito allontanare con attacchi ad hominem. Come per altre teorie biologiche di comodo sulle quali si istituiscono enormi mercati biomedici, tale critica da fonti accreditate avrebbe effetti poco salutari sulla carriera, o sulla sopravvivenza professionale, di chi la muovesse. Così ci si imbatte in dichiarazioni contorte dei biologi dello sviluppo sullo “ottimismo”, sulle “speranze”, mentre tra le righe si legge che sanno bene che il progetto finge di ignorare difficoltà che appaiono insormontabili.

La critica è una componente obbligata della ricerca; è “la madre della metodologia”, è stato scritto. Invece per “metodo scientifico” – che nella sua forma genuina è dato da un’impostazione mentale scientifica piuttosto che essere un decalogo di regole meccaniche [23] – gli zeloti delle staminali ufficiali intendono “liturgia davanti alla quale è sacrilego non tacere e inchinarsi”. In campo biomedico i teorici della “evidence based medicine”, considerando che “le affermazioni ingannevoli sui trattamenti sono frequenti”, richiedono che le affermazioni scientifiche debbano essere sottoposte a “sfide energiche e ripetute”: se resistono le si può considerare “abbastanza affidabili” [24]. Nella realtà avviene che l’evidenza che si vuole mostrare, anche se falsa, venga esaltata al parossismo e protetta, e che quella contraria sia censurata. Per poi dire con sussiego e condiscendenza che “l’evidenza scientifica mostra …”. Come per certi esiti elettorali, si tratta di una “evidenza scientifica” ottenuta con i brogli, la corruzione, e anche con i mazzieri di giolittinana memoria. Stamina, che farebbe ridere se non facesse piangere, prende anche il posto delle sfide autentiche. Per asserzioni come quelle sulle staminali vengono sguinzagliati sgherri di vario genere per proteggere il prodotto da critiche; i guastafeste vengono pugnalati nell’ombra mentre brillano i fuochi d’artificio di campagne come Stamina.

In Italia, dove tra gli articoli della Costituzione applicati all’incontrario c’è anche quello sulla libertà della scienza, le forze che occupano le istituzioni si occupano servizievoli anche di reprimere tali critiche tecniche. Si arriva a ricorrere a una costante pressione fatta di minacce, boicottaggi, ricatti, danneggiamenti “di avvertimento”, costruzione di “incidenti” incresciosi volti a mettere in cattiva luce la persona da zittire. I macchinari che dietro le quinte danno luogo a queste spettacolari campagne di disinformazione hanno aspetti inquietanti, che andrebbero messi in luce. Le campagne propagandistiche sono agite da forze abituate a imporre con la forza la loro volontà, che hanno dimestichezza nell’uso illegale ma protetto e impunito della violenza; che può traboccare, come mostra il caso Pantani [25]. Qui la violenza è stata in primis sui pazienti e le famiglie, usati senza scrupoli. Ma non solo. Posso testimoniare che ad es. i Carabinieri, che pubblicamente hanno sollevato il caso mettendo in luce le pecche di Stamina coi NAS, sottobanco, con strutture che ho soprannominato “nuclei pro sofisticazioni”, si occupano di evitare che la critica sia alle staminali qua staminali. Mediante la tecnica di “alternare la repressione con la provocazione ed il depistaggio” che è attribuita ai ROS [26]; (che non è escluso non si interessino anche di questa, tra le trame di potere che curano). I CC, coi loro cugini del Viminale, i delinquenti più appariscenti del caso Stamina li perseguono per finta, i responsabili principali li tengono in palma di mano, e a coloro che svelerebbero la frode rendono la vita impossibile. Alle campane terze viene impedito di suonare, e le si danneggia in modo che il loro suono sia comunque quello fioco e sgradevole, stralunato e inattendibile, di una campana fessa.

ccc

5. Stamina come esca

La terza campana consentirebbe di inquadrare la disputa. Le staminali appaiono come la risposta ad un quesito. Non il quesito ”qual è la linea di ricerca scientifica migliore nell’interesse dei pazienti?”. Ma: “quale prodotto medico conviene che la ricerca sviluppi per massimizzare i profitti?”. I due quesiti non coincidono, ma divergono. Da un lato autentici balzi in avanti nel campo della cura  delle comuni patologie sono difficili, e legati a tempi lunghi che sono l’opposto dei tempi degli investitori. Dall’altro, la medicina conserva la sua antica anima irrazionale, che oggi ha la forma di una fede di tipo superstizioso nella scienza, e che consente facili promesse. Le staminali fanno parte dei “superfarmaci dell’immortalità” [27]. Promettono la resurrezione degli organi su questa terra. Che dal punto di vista biologico è ancora più difficile che ricostruire ex novo un intero individuo; ma che come concetto fa presa sulle masse, alle quali appare chiaro e netto come lo fu secoli fa la pretesa alchemica di trasmutare il piombo in oro. Binetti non ha torto parlando dello “Strano fascino delle cellule staminali”. Stamina è servita ad accrescere tale fascino, che la ricerca ufficiale sfrutta a fini di profitto; anziché “decostruirlo” spiegando i termini reali della biologia delle staminali.

Stamina ha permesso di fare le promesse da imbonitore, false e assurde, ma gradite al pubblico, sulle staminali, richieste dal business delle staminali ufficiali; senza comprometterlo, ma anzi, col successivo switch, accrescendone la credibilità. La millanteria sfrontata di Stamina dà nerbo, sul piano della propaganda, a un’ipotesi scientifica guascona ed esangue, e così a un progetto industriale disonesto; dotando la medicina scientifica, delicata e limitata, delle possenti leve antropologiche della medicina tradizionale, di inganno e di autoinganno consolatori. Con Stamina, tutti hanno appreso che ci sono delle cellule che sarebbero in grado di ricostituire qualunque tessuto. Vannoni avrebbe tuttalpiù corso un po’ troppo; ma viene dato per scontato che la pelle dell’orso può essere messa in commercio; che le staminali possono dare vita alla medicina rigenerativa, attualmente una medicina in cerca di autore, una delle entità satelliti delle staminali che sono state fatte passare dall’immaginario alla realtà con un fiat, nominandole. Con Stamina è stata costruita una ontologia, una descrizione della realtà naturale e sociale che include le staminali come potente fonte di speranza. E sono stati ovviamente creati un mercato e una domanda.

Stamina contribuisce anche alla ontologia generale della medicina orientata al profitto. Supporta la credenza nella medicina dei miracoli, e rende inattuale la voce della saggezza sul dovere etico e politico di assicurare in primo luogo ai malati tutta l’assistenza utile, possibile e collaudata, invece di negargliela sperperando le risorse in truffe (a favore degli amici) avendoli illusi con false speranze [28]. Nella spesa sanitaria, i trattamenti con promesse di risultati miracolosi dovrebbero costituire un capitolo opzionale, a priorità minore rispetto alle cure di base; si fa invece in modo che siano “l’unica speranza”, la sola carta da giocare per i pazienti e i familiari disperati; mentre con altre informazioni, e con giubilo, vi puntano gli operatori finanziati privati. E’ come se il denaro dei lavoratori prelevato e accantonato per le pensioni fosse usato per giochi speculativi su junk bonds, promettendo pensioni d’oro per tutti.

Il clima culturale favorisce quello che il fisico Feynman ha chiamato “cargo cult”; il culto, in realtà retrogrado, dell’innovazione. “Non ho più voglia di morire” recita la maglietta dei supporters di Stamina. Davanti a tanta gigioneria, Binetti ha buon gioco nell’osservare gravemente che nel terzo millennio si pensa che “non ci si possa più ammalare di questo o di quello e tanto meno morire”; tralasciando che il cattolicesimo, e gli investimenti clericali sulla biomedicina, si basano sulla sollecitazione degli stessi sentimenti in forme più larvate ed elaborate. Stamina supporta la conflazione tra ricerca biomedica e medicina, due attività complementari ma molto diverse tra loro e in parte contrastanti. Oggi si spera nei miracoli medici della “scienza”, sperando che risultati strabilianti siano ottenuti senza sforzo e in un baleno, schioccando le dita. Il business che domina la medicina ufficiale vuole siano diffuse queste idee infantili, della scienza come magia, sulle quali specula non meno dei piccoli imbroglioni che hanno animato la truffa-esca di Stamina.

Nota Binetti nel suo libro che Stamina ha anche preparato il terreno alla “medicina partecipativa”; dove il pubblico viene coinvolto, viene chiamato a giudicare e scegliere dal Ponzio Pilato di turno. “Oggi la gente vuole capire e vuole sentirsi protagonista, vuole partecipare efficacemente ai processi che la riguardano” scrive la Binetti. In un’abile e perversa parodia di democrazia [29], la gente viene adulata e circuita, e viene manovrata come strumento delle frodi a suo danno. Umberto Ambrosoli, uno dei relatori della presentazione, ha evidenziato quanto riporta il libro della Binetti: il Comitato Nazionale di Bioetica suggerisce di applicare un “consenso sociale informato”; cioè l’uso della piazza, manipolata dai media e dal marketing, per fare passare l’approvazione di nuovi prodotti medici.

Vannoni, come un magliaro al quale siano stati conferiti pieni poteri, mentre tiene segreta la “terapia” insiste per una “sperimentazione”, usurpando anche quest’altro termine: diffonde così anche l’ideologia della ricerca di massa e permanente voluta dal business; dove la medicina è in continua ebollizione, col pubblico come cavia. E col pubblico che “partecipa”; facendogli credere di partecipare, mentre in realtà lo si pilota come un bambino su questioni tecniche complesse. Stamina ha contribuito a imprimere nelle concezioni degli strati più ingenui, e più vasti, della popolazione, un panorama ontologico della medicina che è il più favorevole al continuo lancio di nuovi prodotti, anche se dannoso per la tutela della salute. I ceti colti e semicolti, che hanno una certezza ferrea che vi sia solo l’alternativa scolastica tra ciarlataneria e scienza, e che a Stamina si oppongono, completano il danno, accettandola come falso standard. Uno standard negativo, come lo scioglipancia per la dietetica; che porta a propugnare le staminali ufficiali con uno scorretto sillogismo disgiuntivo.

ccc

6. Stamina come standard negativo

Durante la presentazione è intervenuta la Presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia De Biase. Ha detto che lo Stato ha riacchiappato il caso a tempo e lo ha ricondotto su binari normali. In realtà, lo Stato, dopo un vergognoso via libera da Banana Republic, ottenuto l’effetto bait, l’effetto propaganda con l’esca Stamina, è passato allo switch. Lo switch ha a sua volta due componenti. La prima, di conferma della parte di propaganda ottenuta con l’esca: che le staminali possano funzionare viene dato per scontato. La seconda, di sconfessione dell’esca, come mezzo inadeguato, per sostituirla con la frode primaria nel perseguire gli stessi fini e nel prolungare le stesse tematiche ideologiche. Non si contestano le staminali, ma l’eresia di Vannoni. NAS e magistrati accusano di laboratori negli scantinati, ma non sembrano chiedersi quanto è serio, quanto è interessato, chiunque parla oggi da qualsiasi laboratorio o cattedra di una cosa del livello dei miracoli compiuti da Cristo nel Vangelo, cioè la ricostituzione del tessuto nervoso, come fanno entrambe le parti. Non solo si dimentica che le staminali non hanno l’essenza loro arbitrariamente attribuita; ma si dimentica che in medicina l’efficacia e la sicurezza devono precedere la qualità. La versione ufficiale dà molto peso alle “Good manifacturing practices”: le staminali devono essere correttamente prodotte, dalle cell factories (in Italia ce ne sono già 13). Normalmente prima si inventa un prodotto e poi si allestisce la sua produzione industriale. Qui abbiamo delle factories, dei costosissimi “stabilimenti industriali”, con severi disciplinari di preparazione di un prodotto miracoloso, prima che l’efficacia del prodotto sia stata mostrata. Un’industria tessile che produce per tutti i vestiti nuovi dell’imperatore. Si dovrebbe piuttosto parlare di “Good magic”: la critica consentita e propagandata contro Stamina rafforza nel pubblico questa falsa impressione, che basti preparare le staminali per bene per ottenere le magie che di loro si raccontano.

Il governo istituisce una commissione scientifica per valutare Stamina, riconoscendo così implicitamente che se si pronuncia la parola “staminali” si è ipso facto in ambito scientifico. Per la Binetti Stamina corrisponderebbe a una di quelle asserzioni che i logici chiamano “gappy”. Non una truffa da manette, ma una “verità gappy”. Ci sarebbero quindi, tra i gap, le lacune, parti valide. Un poco come vendere ciambelle intascando gli euro dei clienti e non dando loro nulla, ma sostenendo che si consegnano ai clienti ciambelle, che però sono al momento geometricamente degenerate, col diametro del buco pari al diametro della ciambella; e che si è ottimisti sull’ottenere un miglior rapporto tra i due diametri in futuro…. .

In precedenza si è litigato su se è etico usare staminali ottenute da embrioni, o bisogna limitarsi a quelle da adulti. Una manfrina bioetica, che ha indotto a credere che le staminali possano funzionare [30]. Con lo stesso meccanismo, quello della presupposizione, dell’entimeme, della “loaded question”, della domanda suggestiva, ponendo la scelta tra Vannoni e Cattaneo, tra quale dei due sia quello cui conviene affidarsi, si induce a dare per scontata l’idea suadente e meravigliosa che le staminali possano funzionare. Anche la bioetica dà una mano alle grandi frodi della medicina.

La scienza ufficiale delle staminali è ipocrita nell’accusare di marketing Vannoni. Vannoni, esperto di marketing, è una parte della imponente campagna di marketing a favore delle staminali ufficiali. Se le terapie con staminali ufficiali funzionassero come promettono, i loro risultati spazzerebbero via in un attimo questo ciarpame. Ma non solo i risultati tangibili [4] non si sono visti, per quanto vengano periodicamente annunciati con le acrobazie e i trucchi congiunti ricercatori-giornalisti, un duo che ricorda quello dei santoni visti in Corso Vittorio terminata la presentazione del libro della Binetti; ma vi sono serie ragioni per temere che i risultati promessi non vi saranno. Il simulacro ha i piedi di argilla; le notizie su risultati scientifici fraudolenti, su risultati gonfiati, che accompagnano la ricerca sulle staminali terapeutiche dall’inizio, si vanno accavallando. Allora invece di usare il discorso scientifico per valutare quanto si fa credere al pubblico, scelta che sarebbe controproducente sul piano che conta, quello del marketing, si mette accanto all’ipotesi dei luminari, dei Nobel (categoria già diverse volte smentita in passato), un fantoccio (uno spaventapasseri, dicono gli anglosassoni), una cosa ancora più folle, rispetto alla quale l’ipotesi con la corona d’alloro fa bella figura. Dopo che ci si è addentrati per quattro passi nel delirio con Stamina, fare due passi indietro sembra un ritorno alla ragione e alla serietà scientifica.

La ciarlataneria rozza di Stamina permette per confronto di fare passare la figura dello scienziato per quella del mago. Vannoni è un mago; o forse è un impostore e allora i maghi veri sono gli scienziati. La ricerca non più come tentativo razionale, spesso votato all’insuccesso, ma come potere sovrannaturale, che attraverso le sue arti, incomprensibili ai non iniziati, ottiene risultati che ricalcano i desideri umani. Si chiede una alfabetizzazione scientifica per combattere casi come Stamina; ma si vuole una forma di indottrinamento allo scientismo che è essa stessa una forma di fideismo irrazionale [23]. L’educazione per una cittadinanza responsabile dovrebbe essere sia ai princìpi della scienza, sia alla sociologia della scienza; inclusa la consapevolezza degli interessi in gioco nella ricerca biomedica, e dei mezzi, spesso spregiudicati come quelli di altre attività economiche, e anche di più, impiegati per soddisfarli.

Stamina sta anche introducendo l’idea che i risultati terapeutici delle staminali, che per loro natura dovrebbero essere eclatanti, tangibili [4], devono essere valutati con lo stesso metro delle terapie tradizionali: non i risultati risolutivi promessi, come es. a suo tempo quelli della penicillina per la polmonite, o dell’antisepsi per la febbre puerperale, ma i miglioramenti putativi e incrementali dei nuovi prodotti odierni, da estrarre con le potenti tecniche statistiche dei trial, che per la loro natura di strumenti ad alta sensibilità, e grazie ad aggiustamenti di comodo, possono facilmente dar luogo a falsi positivi [4]. In nome della cautela scientifica, della sobrietà dopo la sbornia, i risultati eclatanti promessi verranno sostituiti da altri più modesti, di livello comparabile a quello dei farmaci oggi in uso per le stesse patologie; risultati parziali, probabilistici, sfumati, continuamente rivisti e rimpastati, che come per i farmaci convenzionali è possibile mostrare di avere ottenuto con le consuete routine delle manipolazioni della ricerca clinica e di base. Del resto, i confronti con standard relativi invece che assoluti sono anche uno dei tanti trucchi per ingigantire surrettiziamente rischi e benefici in epidemiologia clinica.

Stamina non è stata l’irruzione della follia nel tempio della Scienza, ma una carnevalata criminale che consente di fare passare come serie le funeste buffonate in camice bianco della ricerca e della medicina ufficiali. Stamina è una caricatura che precede l’originale. Presentata al pubblico per  introdurre l’originale. Una caricatura delle storture delle staminali ufficiali. A partire dalla teoria di base, apodittica, reticente, distorta e vaga sul piano ufficiale e misteriosa e demenziale per Stamina; passando per la sperimentazione, esoterica, gracile, e gonfiata tramite i media per la ricerca ufficiale – e a volte ritirata in quanto manipolata – e segreta, inesistente, diffusa con sistemi da fiera di paese e palesemente truffaldina per Stamina. A guardarli bene in faccia, i due avversari si somigliano. Nella scelta comune a entrambi di partire dal più difficile, la ricostituzione del tessuto nervoso, altamente irrazionale sul piano scientifico, ma che offre oltre una dozzina di vantaggi sul piano della frode e del marketing [4]. Nella scelta comune a entrambi di concentrarsi sulle malattie rare, irrazionale [13], ma funzionale al nuovo corso dell’industria medica, che vuole occuparsi di questo settore, frammentario ma non piccolo; e che può servire da porta d’accesso per l’introduzione di nuovi prodotti nel mercato delle malattie comuni, aggirando con una combinazione di escamotage i criteri più stringenti previsti per l’approvazione all’uso per le malattie comuni. Entrambi i duellanti parlano molto di curare i bambini, emotivamente più convincenti, quando il bersaglio al quale si punta (voce che circola tra i medici) sono le malattie neurologiche dell’anziano, il mercato più redditizio. I bambini malati servono a introdurre l’idea-truffa, seducente e totalmente irrealistica, dell’eterna giovinezza tramite la rigenerazione di organi e tessuti. Alla sfacciata venalità di Vannoni, che ha portato molti a paragonarlo a Vanna Marchi (e Vannoni si è affidato allo stesso avvocato della Marchi, non ritenendo evidentemente ciò inopportuno), corrisponde, resa rispettabile dalla storiella dei ricercatori galileiani e dei medici animati da sacra fiamma, la bramosia di profitto felpata e in giacca e cravatta dei pescecani del business liberista. Il principio è il medesimo: i tentativi terapeutici fatti sotto il segno della (falsa) speranza e della (falsa) scienza si pagano profumatamente. Come dimostrano i prezzi stratosferici e gli effetti marginali o negativi di quei nuovi farmaci “innovativi” che l’industria vuole sfornare a getto continuo [31].

D’altro canto, la ricerca ufficiale, mossa anch’essa dal marketing, ha preso a imitare i santoni di Stamina, e a convergere verso questo ibrido di scienza e superstizione; con il presidente del comitato scientifico nominato dal ministero della sanità, Ferrari, nanotecnologo, ricercatore e businessman nel campo biomedicale, che, da capo della commissione che dovrebbe valutare scientificamente l’efficacia della terapia, si mette a fare l’assistente spirituale dei familiari dei malati, che dice di voler ascoltare anche per quanto riguarda l’efficacia della terapia. La sensazione è quella di una gabbia di matti: quasi come se davanti al caso di un soggetto che crede di essere Napoleone si chiamasse, per valutarne le affermazioni, un esperto di storia militare e questi sostenesse di essere il duca di Wellington. Ferrari, criticato da parte dell’ortodossia, es. Garattini, ha raccolto le lodi della Binetti, che sostiene che il vaso di Pandora di Stamina ha però permesso di liberare la speranza. Stamina ha in realtà permesso di sdoganare, a beneficio del grande business del quale Ferrari è espressione, l’uso illecito delle false speranze in medicina, con ricatti da strozzini del dolore e della  paura.

Stamina fa sembrare per confronto elevata l’ufficialità che scimmiotta; che spesso non raggiunge il mediocre, sul piano intellettuale ed etico. Con la fase switch, molti possono rifarsi una verginità a poco prezzo, semplicemente esprimendo sdegno per Stamina. Di Stefano, il presidente dell’Ordine dei medici di Brescia, che prima ha favorito l’introduzione di Stamina nel SSN come componente del comitato etico del locale ospedale, parla ora della “pochezza” di Stamina. E loda come nobili partigiani della medicina, che hanno il coraggio di opporre un’obiezione di coscienza, i medici che prima, come dipendenti del SSN, hanno applicato la “terapia” Stamina e che ora cercano di non subirne le conseguenze.

Può darsi che qualcosa dell’esca venga lasciato; sia per continuare ad alimentare le suggestioni magiche a beneficio delle staminali ufficiali, sia per ragioni di segmentazione di mercato. Le “terapie” come Stamina sono per i semplici, i presuntuosi ingenui che si formano su “Le iene”. Quelli che Hazlitt ha descritto ne “L’ignoranza delle persone istruite” – un saggio che ogni tanto rileggo a scopo profilattico – sceglieranno le staminali di Cattaneo, quelle della scienza con la “s” maiuscola.

ccc

7. Lo scontro e la confluenza tra ciarlataneria mesmerista e scientismo asimoviano Il 23 aprile 2014, mentre scrivevo questo articolo, il PM Guariniello ha mandato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a Vannoni e a una ventina di persone. L’accusa principale è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa; accusa non infondata, tutt’altro. Ma Stamina è stata una truffa di appoggio alla truffa maggiore, che trarrà giovamento dall’esecrazione e da eventuali condanne. I media hanno riportato la notizia enfatizzando il punto dove Guariniello parla di malati indebitamente trasformati in cavie. Nello scrivere ciò, il magistrato riporta a sua volta il parere del Comitato scientifico ministeriale. E il parere del comitato riflette lo schema esposto qui: si accusa Vannoni di incompetenza, frettolosità e sciatteria nell’uso di mezzi potenzialmente idonei, da introdurre con sistemi scientifici. In realtà quella di Vannoni è ciarlataneria, non sperimentazione su umani. La sperimentazione richiede un solido razionale e un accurato disegno, del tutto assenti nel caso di Stamina; e gravemente carenti nella ricerca ufficiale sulle staminali [4].

Stamina ha fatto peggio che usare i pazienti come cavie. Li ha usati come uccelli da richiamo, perché attirassero l’attenzione e commuovessero con il loro dolore, i loro pianti, urla e proteste. E li ha usati come ostaggi, per continuare a praticare la frode e a svolgere così il suo ruolo di esca e di falso standard, esercitando ricatti morali. E’ la medicina ufficiale che, manovrata dal business, sta andando, con la deregolamentazione dei criteri per l’immissione di farmaci nell’uso clinico, verso i pazienti come cavie. Es. con l’off-label [32], la manomissione degli standard sui trial [4], i farmaci col triangolo nero. Anche qui, Stamina favorisce l’interesse dell’ufficialità sulle staminali, che è di saltare alla sperimentazione clinica senza adeguati riscontri preliminari [4]. E l’interesse generale alla “medicina traslazionale” cioè al trovare la via più spiccia per passare dal laboratorio al mercato, senza un adeguato rispetto dei vincoli di efficacia e sicurezza [33]. Interesse che viene perseguito con una molteplicità di mezzi, anche usando l’appello ad populum mentre ci si appella alla “scienza”. L’argomento fallace sarà “Gli imbroglioni di Stamina pretendono di sperimentare sull’uomo, invece la ricerca ufficiale fa ciò solo quando sussistono i prerequisiti”. (V. epigrafe).

Stamina non è sperimentazione ma è ciarlataneria; ciarlataneria pilotata, e di quella forma particolare che fa un uso ciarlatanesco di acquisizioni scientifiche. Può essere detta “ciarlataneria mesmerista” dal mesmerismo del 700, che faceva un uso ciarlatanesco delle allora recenti acquisizioni scientifiche, sostenendo di poter curare le malattie agendo sul “magnetismo animale”; in pratica un pretesto per pratiche ipnotiche basate sulla suggestione [34]. Anche Mesmer come Vannoni rifiutò di rivelare i segreti delle sue “scoperte”; e fu sbugiardato da una commissione, nominata dal re, di scienziati veri (incluso Lavoisier). Che però evitarono, è stato osservato, di rilevare che l’effetto placebo sul quale Mesmer si basava era sfruttato anche dalla medicina ufficiale, e di estendere ad essa lo scetticismo  [35]. I commenti di quella commissione voluta da Luigi XVI appaiono comunque più seri di quelli delle nostre attuali commissioni governative; che neppure avrebbero dovuto essere istituite per una cosa come Stamina. Osserva Stengers [36] che la commissione nel Settecento anticipò quelli che sono princìpi della ricerca medica moderna, stabilendo che “la guarigione non prova nulla” [in corsivo nel testo] e che anzi “il ciarlatano è ormai definito come colui che rivendica come prova le guarigioni”. Bisognerebbe avere presente questo principio, e spiegarlo al pubblico, per i vari casi come Stamina (effetto placebo, eterogeneità delle patologie – e a volte anche delle pseudopatologie – incluse sotto la stessa etichetta diagnostica, fluttuazioni nell’andamento della malattia, effetti aspecifici delle cure, regressione verso la media, bias nella valutazione degli effetti per mancanza di cieco e per altri fattori, etc.); e bisognerebbe averlo presente anche per i tanti casi dove risultati clinici iniziali sono annunciati come “breakthroughs” che permettono di passare subito alla commercializzazione.

La ciarlataneria mesmerista si è attaccata alla scienza moderna come una remora agli scafi delle navi, sfruttando l’alone di mistero e il senso del meraviglioso che emana da tante acquisizioni scientifiche autentiche. A differenza delle superstizioni degli antichi sulle remore, aiuta la navigazione anziché ostacolarla, sul piano dell’interesse. Ancora oggi è frequente sentire maghi, fattucchiere e guaritori parlare di “bioenergetica”, di applicazioni all’uomo di questa o quella teoria fisica o biologica, di “campi biomagnetici”, “medicina quantica”, stimolazione delle difese immunitarie col potere della mente o con rimedi naturali, etc.; ed esibire macchinari dall’aspetto scientifico tra i parafernali che usano per impressionare i clienti. Regolarmente su “Striscia la notizia” vengono trionfalmente smascherati impostori del genere; e vengono comparati alla medicina ufficiale, che invece sarebbe immune da qualunque trucco e disonestà.

Le autorità perseguono questi pesci piccoli, che spesso sono autori di frodi parassitarie, frodi sulle grandi frodi istituzionalizzate della medicina. Come del resto ha fatto Vannoni reinterpretando la frode delle staminali. Ma le grandi frodi istituzionali della medicina invece vengono favorite dai magistrati [37, 38]. La magistratura tende anzi a dettare regole che favoriscono le frodi istituzionalizzate; “ruolo di supplenza della politica in campo bioetico”, l’ha chiamato il segretario dell’ANM, Carbone. Stamina è stata usata come benchmark negativo in questo senso. Es. stabilendo, mentre la si indagava per truffa, l’esistenza di un “diritto alla speranza” che ha portato i magistrati ad autorizzare, ed imporre, la terapia Stamina, e quindi a maggior ragione consentirà le frodi mediche ufficiali basate su questo genere di strozzinaggio dei sentimenti ai danni di chi è in una condizione di estrema vulnerabilità. L’attività giudiziaria contro Stamina, doverosa ma tardiva e flebile, aiuta lo switch, e inoltre salverà la faccia a una magistratura che ha avuto un ruolo non secondario nella fase bait della frode. Servirà anche per rafforzare il monopolio della medicina ufficiale sulle pratiche di cura e sulle relative frodi; analogamente a come in passato streghe e mammane furono osteggiate dal potere costituito su richiesta della medicina ufficiale con motivazioni “illuministe”, ma in realtà per ragioni corporative, di competizione per i clienti [39].

D’altro canto, le posizioni ufficiali sulle staminali terapeutiche, che hanno interesse ad accusare Vannoni di sperimentazione abusiva su umani anziché di ciarlataneria, a loro volta sfruttano indebitamente le acquisizioni scientifiche autentiche. Non sono scienza, ma scientismo; una particolare forma di scientismo che si può chiamare “scientismo asimoviano”. Da Asimov, scrittore di fantascienza che sfruttava le sue solide conoscenze scientifiche (era docente universitario di biochimica). Asimov ha anche scritto pseudo-articoli scientifici, articoli che sembrano tratti da una rivista scientifica, e richiedono conoscenze scientifiche per essere letti, ma sono fantascienza [40]. Sono contenuti e discussi in un volume della American Chemical Society dove si mostra come sia possibile comporre fantascienza usando elementi scientifici autentici e a volte non banali [41].

I due contendenti in realtà convergono, da fronti opposti, in una fusione di scienza e ciarlataneria, in una mistura le cui giuste dosi sono stabilite dal business. Che vuole una contaminazione reciproca tra immaginario fantascientifico e scienza. Descrive questo fenomeno ideologico anche un libro di Magaudda [42], che prende in esame il caso delle nanotecnologie, che sono insieme alle staminali un altro macrosettore sul quale l’industria e la finanza stanno facendo forti puntate; e sono il campo di attività di quel Ferrari che abbiamo già incontrato alla testa del Comitato scientifico ministeriale su Stamina; CEO e scienziato, ma con una sensibilità verso gli stati psicologici dei malati e dei loro parenti che sarebbe più appropriata per i seguaci di Mesmer. Il libro della Binetti, svolgendo una tesi guarnita secondo l’uso clericale di affermazioni valide e di spessore, ma essenzialmente distorta, va in questa stessa direzione simoniaca, della medicina come magia quotata in Borsa.

ccc

8. L’eversione di Stato al tempo del liberismo: dalle bombe alle frodi mediche Il caso Stamina non è “la cartina di tornasole della tragica condizione di declino culturale in cui versa l’Italia”, declino che la porterebbe a non affidarsi ciecamente all’ufficialità per l’introduzione di terapie cosiddette “innovative” [3]. Stamina è servita proprio per poter avanzare affermazioni del genere, che aggraveranno la situazione e sono esse stesse manifestazioni di imbarbarimento. Una barbarie che si ripulisce e impone standard barbari [43]. Il caso mostra i danni del liberismo, della sua presa di possesso della medicina e degli Stati nazionali. Mostra i danni di una medicina che diviene il settore economico di maggior successo tra quelli legali, al costo di divenire il settore dell’economia legale più corrotto, dove si studia come comporre grandi frodi sempre nuove e istituzionalizzarle. Mostra i danni che gli italiani subiscono e subiranno dalla perdita di sovranità, dall’accettare che i poteri dello Stato siano retti da soggetti non all’altezza e desiderosi di servire poteri maggiori vendendo il Paese.

Chi occupa lo Stato vuole essere giudicato, come ha notato Debord, in base non ai princìpi, a standard positivi, es. i valori costituzionali, ma in base ai “nemici”; a standard negativi come la mafia e il terrorismo, che lo Stato spesso favorisce per poter meglio praticare quell’eversione di Stato e quella mezza mafia che  danneggiano i cittadini non meno del terrorismo e dei mafiosi [44]; e che sono all’opera anche in questo caso. Una analoga tecnica del falso standard, dello standard negativo, oggi, al tempo del liberismo scatenato, viene usata dallo Stato per fare da imbonitore ai prodotti del business privato; il ruolo che l’attuale assetto prevede per ciò che resta degli Stati nazionali [45]. Stamina appare essere un esempio delle manipolazioni per portare il destino economico dell’Italia nella direzione decisa altrove [46, 47]. Dove la medicina avrà sempre maggior peso, e ne avranno quindi le sue frodi; con i malati, e il pubblico, come materia prima.

Anche nel caso Stamina, come per le operazioni nelle quali i terroristi sono stati per un periodo lasciati agire e aiutati, anziché essere subito fermati, dietro agli apparenti errori, incertezze, incompetenze, irresolutezze, ingenuità, appaiono operare – per conto di interessi sovranazionali – strutture prive di scrupoli che sanno quello che devono fare; e che pilotano i crimini delle istituzioni, o li commettono direttamente. Dall’esacerbare il dolore di pazienti e famiglie, illudendoli e tentandoli, facendo loro intravedere una possibile via di salvezza e offrendo loro una via di sfogo con l’attivismo, ponendo su di loro ulteriori pesi, in modo che le loro grida smuovano il pubblico. Al sabotare terze campane che guasterebbero la frode.

Schematicamente, una frode come Stamina si può considerare come composta da tre elementi e tre processi. Gli elementi sono l’esca (Stamina), la frode primaria o contropacco (le staminali ufficiali), e la terza campana (la critica razionale). I processi sono la propaganda di base, che lanciando l’esca instaura una costellazione di credenze e aspettative. Lo switch, una propaganda aggiuntiva che condannando l’esca confrontandola col contropacco mette il mercato creato con l’esca a disposizione del contropacco. E la censura, che in tutte le fasi impedisce che la terza campana guasti l’imbroglio.

La sequenza esca-scambio riesce a dare una spiegazione dei misteri, le costanti ambiguità, le doppiezze, i cambi di casacca del caso Stamina. Spiega come una ciarlataneria folle abbia avuto il via libera nel SSN e sia stata considerata ai massimi livelli dello Stato. Spiega perché i magistrati – un focolaio di corruzione quando sono in gioco grandi interessi sovranazionali – si siano sbracciati per farla introdurre, mentre altri magistrati la indagavano come truffa, ma molto lentamente, lasciando che quanto seminava attecchisse. E’ coerente con una serie di clamorosi interventi dei magistrati su temi medici, che finiscono col favorire grandi affari illeciti creando l’ontologia culturale distorta favorevole alle frodi [48]. Spiega perché a Brescia il rettore dell’università, Pecorelli, medico e “barone” universitario tra i più potenti in Italia, non abbia impedito la pratica di una terapia crassamente antiscientifica nel locale ospedale che fa da policlinico universitario, del quale è il ras, mentre allo stesso tempo la combatteva come presidente dell’AIFA [49]. Perché i preti abbiano sobillato malati e pubblico su Stamina, sull’esca, pur avendo benedetto le staminali “scientifiche” con Ratzinger [50] (e appoggiato quelle “antisistema” di Vannoni con Bergoglio [51]). Ora con la Binetti arrivano alla sintesi preordinata, con un’opposizione a Stamina “ferma” sul piano “scientifico” ma aperta alle suggestioni irrazionali di Stamina. Spiega l’andamento bifasico di altre forze, come i grillini, o Il Fatto Quotidiano, che prima partecipano al lancio di Stamina e poi la criticano a favore delle staminali ufficiali. Induce a classificare tra gli abusi commessi dal Quirinale contro la Costituzione e a danno del popolo anche la creazione di una figura specularmente opposta a Vannoni, ma in realtà complementare, con la nomina ingiustificata della Cattaneo a senatrice a vita mentre furoreggiava Stamina. E così via.

Personalmente, vedo anche la censura della terza campana, e vedo quindi come le autorità e i vari poteri dello Stato, uno Stato privatizzato, facciano non due ma tre giochi, avendo anche questo terzo ruolo, di protezione della immonda farsa dalle voci critiche. C’è la manovalanza, che commette atti illegali impunemente. In alcuni casi appare avere legami o una distanza minore di quanto si supporrebbe con gli ambienti dei servizi. Gli accordi atlantisti contro il “bioterrorismo” del Civile di Brescia [52]. L’avventurosa attività di Andolina in missioni umanitarie in teatri di guerra e in intrighi internazionali dove sono stati coinvolti i servizi [53], incongrua rispetto a quella di genio del laboratorio; un profilo che per alcuni suoi punti contribuisce, insieme ad altri, a far sì che la vicenda Stamina faccia venire alla mente la figura di Cagliostro; come fa venire alla mente un’altra icona massonica, il Ballo Excelsior. Ma andrebbe considerata anche la criminalità di Stato che sorregge gli attori visibili. Qui non si tratta di medicina, diritto, buon governo, etica, scienza, misericordia, democrazia; ma di loro caricature, agitate da una mafia con la divisa dello Stato che briga nella maniera più bassa per ottenere vantaggi aiutando affari criminali sui malati e sulla paura della malattia. E dietro alla facciata dei toni agostiniani della Binetti, delle sue osservazioni talora apprezzabili, opera il pugnale dei gesuiti. L’Italia descritta da Pasolini, “ridicola e sinistra” e governata da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue”.

Brescia, 4 maggio 2014

ccc

Note

1. Angelici L. Sì alle cellule, no alla Stamina. Corriere della Sera, 29 dic 2012.

2. Minelli A. Forme del divenire. La biologia evoluzionistica dello sviluppo. Einaudi, 2007.

3. Capocci M Corbellini G. Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza. Codice, 2014.

4. La paranza delle staminali. Il palpabile e il tangibile. In preparazione.

5. La frode delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

6. Ioannidis J P A. Implausible results in human nutrition research. BMJ, 2013. 347: f6698.

7. Lehman R. Is dietary research largely rubbish? Doc2doc, 25 nov 2013.

8. McKay R. Stem cells – hype and hope. Nature, 2000. 406: 361.

9. Appunti sulle frodi concettuali delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/appunti-sulle-frodi-concettuali-sulle-staminali/

10. Medawar P B. Consigli a un giovane scienziato. Bollati Boringhieri,1981.

11. Hanahan D Weinberg R A. The Hallmarks of Cancer. Cancer, 2000. 100: 57.

12. Gould S Lewontin R.The spandrels of San Marco and the Panglossian paradigm: a critique of the adaptationist programme, Proceedings of the Royal Society of London, 1979. B 205: 581.

13. Testart J. La vita in vendita. Biologia, medicina, bioetica e il potere del mercato. Landau, 2004.

14. Jones S. Genetics in medicine: real promises, unreal expectations. Milbank Memorial fund, 2000. Reperibile su internet.

15. Sgaramella V. Nobel a Gurdon e Yamanaka. Scienza in rete, Gruppo 2003, 16 ott 2012. | Buiatti M. Il benevolo disordine della vita. UTET, 2004.

16. Stem cells: what they are and what they do. Mayo Clinic staff. Reperibile su internet.

17. Danton. I “magici mattoni della vita” Lab. Il mondo del laboratorio, mar-apr 2013. | Borselli L. La cura protezionista. Il biologo Angelo Vescovi spiega perchè il new deal americano sulle staminali non serve alla medicina ma a Wall Street. Reperibile su internet.

18. I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

19. Costa R, Capocci M. Le cellule staminali dal laboratorio alla clinica: dialogo con due protagonisti. In: Le cellule della speranza, cit.

20. Giancarlo Caselli e i Notav. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

21. Stem cells in developmental biology: a debate at the BSDB. Martinez-Arias Lab. Dept of Genetics. University of Cambridge. 25 marzo 2013.

22. Bianco P. L’ ”affare Stamina”: diario dell’attacco politico-commerciale alla medicina in Italia. In: Le cellule della speranza, cit.

23. Bauer H H. Scientific literacy and the myth of the scientific method. University of Illinois Press, 1992.

24. Evans I, Thornton H, Chalmers I. Come sapere se una cura funziona. Il Pensiero Scientifico, 2007.

25. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

26. Comidad. Il Veneto tra il mito della secessione e la realtà della delocalizzazione. 10 aprile 2014.

27. Hall S. I superfarmaci dell’immortalità. Come l’industria mondiale si prepara a sfidare il tabù della morte e a prolungare illimitatamente la nostra vita. Pref. di S. Garattini. Orme, 2003.

28. Callahan D Nuland S. The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

29. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/

30. La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale. https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

33. I trucchi della medicina traslazionale. https://menici60d15.wordpress.com/2014/01/12/i-trucchi-della-medicina-traslazionale/

34. Fuso S. La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi. Carocci, 2013.

35. Wootton D. Bad medicine. Doctors doing harm since Hippocrates. Oxford University Press, 1996.

36. Stengers S. Medici e stregoni. Manifesto per la psicopatologia scientifica. Il medico e il ciarlatano. Boringhieri, 1995.

37. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

38. Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

39. Ehrenreich B English D. For her own good. 150 years of experts advice to women. Doubleday, 1978.

40. Asimov I. The Endochronic Properties of Resublimated Thiotimoline. Astounding science fiction, 1948.

41. Stocker J H , ed. Chemistry and science fiction. American Chemical Society, 1998.

42. Magaudda P. Innovazione Pop. Nanotenologie, scienziati e invenzioni nella popular culture. Il Mulino, 2012.

43. La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

44. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

45. Klein N. Shock economy. Rizzoli, 2007.

46. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

47. Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

48. La responsabilità ontologica dei magistrati nella frode medica strutturale. Il caso dell’Avastin per uso oftalmico. Lettera ai PM Rossi e Pesci, 7 aprile 2014. In: Nuove P2 e organi interni. Cit.

49. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

50. Second international conference Regenerative medicine: a fundamental shift in science and Culture. The Vatican, april 11-13, 2013. | Smith R Trafny T Gomez M. The healing cell: how the greatest revolution in medical medicine is changing your life. With a message from Pope Benedict XVI. Ctr Street, 2013.

51. Bellelli A. Il papa e Stamina: la cura percepita. Il Fatto Quotidiano, 13 dic 2013.

52. Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

53. Altamura M. Oriano Mattei: “Le verità di Pollari”. Rinascita, 13 luglio 2007.

*  *  *

8 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Martelli “Stamina: a Brescia riprendono le infusioni, il direttore dell’Aifa minaccia le dimissioni”

A tutti i magistrati del caso Stamina andrebbe fatto presente che sono coinvolti in una frode “bait and switch” (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”); attuata usando i pazienti come pedine sacrificabili. Frode che sta evolvendo in un noto schema di marketing basato sull’illusione cognitiva scientificamente descritta detta “effetto di dominanza asimmetrica”, o “decoy effect”; nel quale Stamina è il decoy, le staminali ufficiali sono il prodotto da lanciare, e la critica razionale e onesta al progetto delle staminali terapeutiche il “prodotto” da eliminare. Ma appare inutile e rischioso esporre tali ragionamenti a magistrati che nell’investire di poteri straordinari Andolina dicono di non sapere che è accusato di truffa per avere già esercitato quelle stesse attività.

Suona un pò buffo che l’ingiunzione provenga da Pesaro: i marchigiani hanno fama di essere mediamente gente cauta e moderata. Ma l’impressione che si tratti di un colpo di testa è sbagliata. Non so se i magistrati siano marchigiani, ma certo non corrono il rischio di sollevare nei loro confronti quell’ostilità che costò cara a un grande Italiano proveniente dalla provincia di Pesaro, Enrico Mattei. Che invece era uno “anomalo”, che non attaccava il cavallo dove vuole il padrone. Stamina è un caso di virulentazione del crimine per via giudiziaria, e di marketing giudiziario, nell’ambito di un intrigo servendo il quale si ottiene anzi la benevolenza di chi muove i fili.

*  *  *

@ dalfattopassiamoaifatti.  “Chi vende farmaci e cure”, cioè le multinazionali farmaceutiche e altri giganteschi soggetti economici, è proteso alla “innovazione” cioè a immettere sul mercato nuovi prodotti, a maggior valore aggiunto. Sfruttando la circostanza che nella società attuale la gente sembra non stancarsi mai di chiedere nuovi farmaci sempre più meravigliosi. L’idea delle staminali panacea non l’ha inventata Vannoni; lui piuttosto la propaganda. Se fossi al posto dei magistrati, sarei interessato a conoscere cosa sa Vannoni, esperto di marketing, di tecniche di marketing come l’introduzione di prodotti decoy per influenzare i consumatori a favore di altri prodotti; dato che Stamina appare avere una funzione di questo genere.

*  *  *

22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Novartis, generosità o secondi fini?”

Monocalpo: Nella Sua ultima asserzione del soprastante intervento, Lei afferma perentoriamente che senza difensori della scienza come me, non ci sarebbe stato il caso Stamina. Mi stupisca: mi spieghi il perché. Le prometto che la leggerò davvero con attenzione e senza pregiudizi.

@ Monocalpo. In generale, questa retorica bolsa e pomposa sulla scienza rende la scienza stessa fragile e manipolabile. Manipolabile il più della volte dall’industria medica, ma anche da uno scalzacani come Vannoni. Che in realtà, come spiego, è strumento di grandi interessi, che hanno permesso la sua incredibile ascesa. Se si fanno i santoni della scienza, poi non ci si deve meravigliare se arriva la concorrenza dei santoni esperti di marketing. Date le speranze messianiche, la propaganda massiccia e la censura sulle staminali ufficiali, a Vannoni è bastata la formula magica “staminali” per fare calare le brache anche a chi non era direttamente compromesso. Se invece vi fosse stato un approccio critico e scettico a questo hype sulle staminali ufficiali, Vannoni sarebbe subito apparso per un profittatore.

La alfabetizzazione scientifica deve riguardare anche la consapevolezza dei forti limiti della ricerca (consapevolezza sul campo; non come giaculatoria astratta), e anche le pesanti distorsioni economiche e sociali. Il decantato “metodo scientifico”, che, ci dicono diversi epistemologi, è un mito nella forma in cui lo si presenta, è nel migliore dei casi una grammatica, una sintassi. Necessaria, ma insufficiente. Non basta parlare in italiano corretto: bisogna vedere cosa si dice. Invece spesso il mitico “metodo“ non diviene che un grammelot usato per truffare.

*  *  *

@ PLM2. Se c’è chi vende alberi degli zecchini, lo Stato che invece di arrestarli subito istituisce una commissione scientifica per vedere se quegli alberi fruttificano oro, non sta bloccando la frode: sta aiutando future frodi di alberi degli zecchini “scientifici”. La tua è la velina ministeriale. Chi sta in alto (esecutori, comunque), politici, medici, magistrati, hanno permesso e favorito che “cure” palesemente ciarlatanesche entrassero nel SSN, per propagandare le staminali. Hanno permesso e favorito che pazienti e genitori venissero crudelmente illusi, e aizzati, che il pubblico fosse disinformato, diseducato e disorientato. Ora, quando bisogna lanciare le staminali ufficiali paragonandole a quelle di Vannoni, chi sta in alto sta trascinando la cosa il più possibile: più pende più rende, in termini di propaganda; e c’è da salvare i colleghi di casta e compari nel raggiro, i medici di Brescia, dipingendoli come eroici “disobbedienti” alla truffa quando ne sono stati parte fondamentale. Così oggi 24 giu 14 abbiamo allo stesso tempo un’accusa per truffa e ordini dei tribunali di Pesaro e Venezia di proseguire la truffa. Però chi dice questo è affetto da turbe psichiche, secondo quelli come te, che in un Paese serio dovrebbero essere interrogati dai magistrati sui motivi del loro accanimento diffamatorio; e sui loro rapporti con “chi sta in alto”, e con chi trarrà soldi e prestigio da questa truffa a danno della salute, della serenità e degli averi dei cittadini.

*  *  *

17 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Contro Stamina, lo Stato siamo noi”

Sarebbe interesse del pubblico conoscere la differenza tra truffe di offerta e truffe di implementazione in medicina. I palazzinari che vendevano appartamenti senza impianto idraulico, coi rubinetti posati ma senza tubi dietro, attuavano una truffa di implementazione. L’offerta di una casa non è in sé fraudolenta. Vendere sulla carta la macchina del tempo che rende immortali è invece una truffa di offerta. Stamina è entrambe le cose. Implementa come con i rubinetti dei palazzinari un’offerta fraudolenta; offerta – va notato – che è quella data dalle promesse dell’ufficialità sulle staminali. Accusando Stamina considerandola esclusivamente come una truffa di implementazione si conferisce credibilità alla più generale truffa di offerta. E’ come perseguire la truffa della macchina per l’immortalità accettando la fattibilità: contestando solo che dietro al pannello coi bottoni e le lucette non c’è niente, non l’offerta in sé, che viene così “sdoganata”. Da qui buona parte dei paradossi del caso. Se ben presentate, le truffe di offerta della medicina acquistano facilmente grande credibilità e autorevolezza; e rendono tantissimo. A Brescia mentre per medici del suo ospedale universitario viene chiesto il rinvio a giudizio per Stamina l’università celebra, col ministro della sanità Lorenzin, il progetto “Health & Wealth” : l’esplicita ricerca del profitto tramite la medicina. Progetto che verrà favorito dallo sbugiardare, ma solo parzialmente, Stamina; e da manovre affini.

*  *  *

3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, gli esperti bocciano il metodo Vannoni: “No alla sperimentazione” “

L’Accademia Francese delle Scienze rifiutò di prendere in considerazione invenzioni di macchine di moto perpetuo già dal 1775, quando la termodinamica doveva ancora essere scoperta. Alessandro Manzoni che la credenza che la peste fosse trasmessa dagli untori era un’assurdità e un’isteria collettiva lo comprese prima che sorgesse la moderna microbiologia. Nel 2014, per dichiarare che con l’acqua sporca non si ricostituisce il tessuto nervoso ci sono invece voluti studi di scienziati che hanno richiesto mesi, con un ritardo che ha causato danni incalcolabili a pazienti e cittadini. Ma qui bisognava fare attecchire nel pubblico l’idea che se si pronuncia la parola magica “staminali” allora può darsi che il miracolo promesso avvenga. E quindi, invece dell’arrivo del brigadiere e dell’appuntato dietro immediata telefonata al 112, per decidere c’è voluta una causa di beatificazione. Che, dopo anni, ha dato esito negativo, ma legittima il futuro riconoscimento di santi autentici; senza aureola ma con la fustella e un numero elevato di cifre ad indicare il prezzo.

*  *  *

3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, Lorenzin: “No a sperimentazione. Metodo che equivale alla cura dei maghi” “

Stamina è una truffa “a cera persa”. Costituisce la meravigliosa statua in cera di un sogno di libertà dalla malattia. Ora, dopo che si è lasciato per anni che il pubblico la ammirasse, è stata ricoperta da un involucro di argilla, di fango rappreso, e la cera viene sciolta ed evacuata. Al suo posto resta lo stampo, cavo, del sogno delle staminali. Verrà riempito con la colata di bronzo fuso delle staminali ufficiali, che non hanno altrimenti le caratteristiche materiali per poter reggersi da sole ed essere commercializzate onestamente (v. “Stamina come esca per frodi della medicina ufficiale”). O con altre bronzee “innovazioni”. Stamina è una truffa preliminare: l’opera d’arte finale verrà dopo. E’ una truffa ma anche un’operazione di marketing, tramite la quale non ci si limita ad agire sul mercato, ma si crea un nuovo mercato: così come la statua di cera serve a dare forma a un vuoto. Purtroppo il “rapporto tra giustizia e scienza” del quale parla il ministro diviene come animato dallo spirito di Benvenuto Cellini, quando i committenti di questi grandi e tozzi bidoni sulla salute sono quelli di colossali forze economiche.

*  *  *

19 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, commissione Sanità del Senato: “Via libera fu errore del Parlamento” “

Nessun errore. Un consumato mestiere, o un istintivo servizio al potere, da parte di medici, politici, magistrati, forze di polizia, media. Un’operazione in due tempi che istituzionalizza una truffa; con la quale si trasforma la speranza, impalpabile come gli altri contenuti del vaso di Pandora, in un lucroso prodotto commerciale, che si può inscatolare e prezzare. Prima, dando il via libera a Stamina, e fingendo di credergli, e dandogli pubblicità, si è trasformata nei consumatori la riposta speranza di immortalità nella speranza esplicita in una entità materiale, che ora tutti conoscono: le cellule staminali. Poi, sconfessando chi ha liberamente venduto questo fumo nelle piazze e nelle fiere, e riservandone la produzione agli scienziati seri e al grande capitale, lo si trasforma in un bene scarso, e in un bene economico rispettabile, che può entrare a testa alta e con tutti gli onori nel circuito legale. A beneficio dei pochi che lo producono, commercializzano e sostengono; dei “ricchi che rubano”, applicando un’espressione di Travaglio.

*  *  *

4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

*  *  *

18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

Parlare di “trionfo della scienza” perché finalmente si sono fermati soggetti “in divisa da ladro”, e gli è pure stato dato un paterno scappellotto, è come dare una cattedra di fisica per chiara fama a chi risponde “ma va la’ ” a quelli che credono che si possano piegare i cucchiai col pensiero. La corrotta ricerca biomedica ha bisogno di essere definita a contrario, non per i propri comportamenti e meriti, ma facendola apparire come baluardo all’oscurantismo; questo connubio teatrale, dopo tanto torpore, di “giustizia e scienza” appare piuttosto essere la manifestazione di una sotterranea intesa tra magistratura e grande business biomedico. Del resto lo Stato occupato dai corrotti si giova dall’essere definito non per la sua aderenza alla Costituzione, ma come l’opposto del terrorismo e della mafia; che quindi quando occorre aiuta sottobanco. Analogamente, prima di fare la faccia severa lo Stato ha permesso per molti anni a una volgare truffa di spacciare le sue assurdità ai malati e ai familiari. E – cosa perfino peggiore, ma che viene taciuta – di impiantare così nel pubblico aspettative false ma sentite sulla cura delle malattie; di rendere “regnant social expectations” (Callahan) le promesse irrazionali della scienza ufficiale sulle staminali; a vantaggio di quegli affari illeciti, troppo grandi e sofisticati per essere semplicemente definiti ciarlataneria, che i nostri magistrati, candidi come colombe, identificano con la “scienza”.

*  *  *

19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

*  *  *

14 aprile 2015 Blog de Il Fatto Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio. Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

@ Gianni Monroe. Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

*  *  *

6 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, no della Cassazione al metodo di Vannoni: “Nessuna validità scientifica” “

Consideriamo tre tipi di banconote: quelle autentiche; quelle ben contraffatte, così da sembrare vere; e quelle contraffatte in maniera pedestre, es usando una fotocopiatrice, facilmente riconoscibili come false. Chiamare “tecnicamente imperfetto”, come ha fatto la Cassazione, il ridicolo trattamento Stamina è un po’ come chiamare “tecnicamente imperfette” le banconote grossolanamente contraffatte con una fotocopiatrice. E’ un abbassare lo standard a favore delle contraffazioni ben fatte; che appare essere una delle finalità di questa truffa di Stato a favore del business farmaceutico, che calpesta gli interessi dei pazienti e del pubblico. Truffa che vede le posizioni dei magistrati aderire fedelmente al copione, dalle turbinose giravolte delle prime fasi alla precisione millimetrica del presente denouement.

*  *  *

7 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina,”Vannoni è genio ma criminale” il pm chiede due anni per truffa”

La “genialità” di Vannoni è un’altra di quelle giustificazioni della magistratura che ricordano il passo del Manzoni “gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse…”. In effetti la ciarlataneria, che venne definita da un osservatore “ars turpissima sed profunda” – due secoli prima di Galilei – una volta che sia smascherata a volte appare ingegnosa, e profonda nel suo toccare i giusti tasti psicologici.

Ma lo Stato non è un villico ingenuo o una massaia smarrita: dovrebbe sapervi resistere senza difficoltà, e proteggere i cittadini bloccandola sul nascere. Invece ne è complice. Vannoni è stato solo un buon “con artist” che, con le spalle coperte, ha eseguito un copione scritto da altri. Copione al quale anche coloro che avrebbero dovuto fermarlo si sono fedelmente attenuti, come bravi attori o docili burattini.

Non è la presunta diabolicità di chi ha interpretato la parte del protagonista, che è proprio quella dell’irresistibile ciarlatano, che spiega come il marketing abbia potuto raggiungere questi livelli di criminalità. Ma è il marciume delle istituzioni, che sempre più vendono i cittadini a grandi interessi privati; in questo caso prestandosi ad una farsa propagandistica sulle staminali.

*  *  *

@ Chiara Lestuzzi. Non mi sembra il caso di alzare la voce. Di “QUESTO” processo se ne occuperanno quelli come lei. Di fatto qui, commentando l’articolo, si parla della figura di Vannoni, che è indissolubilmente legata all’affare Stamina, e di come essa sia stata plasmata dai magistrati, insieme ai media. E anche, visto che lei è di quelli che tendono a ridurre il reale al giudiziario, di QUEI mancati procedimenti della magistratura che hanno permesso e favorito la resistibile ascesa di questo “genio”.
Per valutare ciò che i magistrati fanno e non fanno relativamente a un problema, in questo caso Vannoni, credo che sarebbe appropriato applicare quella che in statistica si chiama media armonica pesata.

@ Chiara Lestuzzi. La sorte di Vannoni è secondaria. Siamo nell’era del capitalismo cognitivo: su alcuni temi lo schema “guardie e ladri”, con i mariuoli che scappano col malloppo da una parte e i carabinieri coi baffoni che li inseguono dall’altra non è adeguato. L’azione giudiziaria, male impostata e opportunamente modulata, può divenire strumento di convincimento di massa; di costruzione di un’ontologia, cioè di credenze condivise che percepiamo come la realtà. Anche a favore di interessi che comportano gravi lesioni dei diritti umani e costituzionali. Segnalo il post “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale” nel mio sito.

*  *  *

24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

*  *  *

10 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di ItaliaDallEstero “Legge Stabilità: il caso Stamina non ci ha insegnato niente”

Il caso Stamina è un esempio di “bayesanesimo fraudolento”: non ci sono sufficienti prior, sufficienti evidenze precliniche che giustifichino test su umani, cioè la sperimentazione clinica con staminali per le malattie neurodegenerative (una passeggiata, con RCT che sono plasmabili come il pongo). I prior, le credenze a priori, sono stati costruiti sollevando aspettative con la lunga telenovela Stamina, grazie a medici, politici, magistrati, media. Sono prior non scientifici, ma emotivi e culturali. Che ora, fatta fuori Stamina, vengono messi a frutto a beneficio della ricerca “vera” cioè del business.

Il caso Stamina è anche un esempio di molinismo scientista. Nelle Lettere Provinciali Pascal si oppone al molinismo dei gesuiti, volto a giustificare i peccati dei più forti. Anche dove i loro teologi sostengono che non vi sia truffa dei maghi e degli astrologi se questi sono abili e diligenti nelle loro arti: “diligentia a mago apposita est pretio aestimabilis”. Invece della invereconda truffa Stamina, una sofisticata manipolazione con tutti i crismi dell’attuale “rigore scientifico”.

Il resto, se a dettare lo sviluppo della speculazione debbano essere direttamente gli investitori tramite “la scienza”, come vuole Nature; o se debbano esservi una opzione preferenziale dei preti, che ci hanno messo le mani con il ricercatore di mons. Paglia, e una lasagna per i politici, è una questione di spartizione del grisbi.

§  §  §

3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

§  §  §

2 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Margottini “Corsi de il Fatto Quotidiano: da Human Technopole a Xylella, per le inchieste scientifiche serve metodo”

censurato

Alla giornalista Margottini, laureata in matematica, segnalo che spesso il giornalismo scientifico e le frodi a fini di lucro della biomedicina sono intimamente legati in uno schema che chiamo “bayesanesimo fraudolento”, riconducibile al teorema di Bayes. Le probabilità a priori di ottenere un dato risultato, cioè la valutazione della plausibilità biologica delle possibili vie sulla base di ciò che si conosce, sono sostituite dallo scegliere ipotesi che si conformino alle aspettative a carattere magico del pubblico, distorcendo ad hoc la teoria; e dal farle sembrare raggiungibili attraverso campagne mediatiche. Ciò è facilitato dall’impostazione empirista che considera i trial clinici – facilmente manipolabili – non una verifica ma la fonte unica di verità. Il caso Stamina mostra come politici, giornalisti e magistrati si occupino di gonfiare le probabilità a priori; così da indirizzare la ricerca e aumentare artatamente la valutazione positiva a posteriori del raggiungimento di effetti clinici*. Rendendo in questo modo “entrenched” quelle che poi si rivelano, come era prevedibile, “underperforming big ideas”**, criticate come pericolosamente viziate da aspettative fideistiche perfino dalla servizievole FDA ***.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Sul mio sito.
**Joyner et al. What happens when underperforming big ideas in research become entrenched? JAMA, 28 lug 2016.
***Marks et al. Clarifying stem-cell therapy’s benefit and risks. NEJM, 30 nov 2016.

§  §  §

17 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Politi “Papa Francesco, 80 anni amari. In Vaticano è sempre più sotto attacco”

Il papa ieri nel circondarsi di bambini malati, seguiti al Bambin Gesù, si è soffermato sulla piccola Noemi, ora in lista d’attesa per una terapia sperimentale dell’opedale pediatrico vaticano; mettendole in testa la sua papalina. E’ toccante, ma il cappello papale non è il rifugio più sicuro per un bambino malato. E’ invece un ottima copertura per forze che nella ricerca amorale del profitto si comportano come orchi. Nel 2013 papa Francesco aveva usato Noemi per patrocinare Stamina*. Collabora così ad un’operazione di diseducazione e regressione culturale: la traslazione della medicina verso il magico, con la medicina ristretta a quella “scientifica”, in realtà commerciale e corrotta, magia buona, e alle medicine “antisistema”, in realtà ciarlataneria classica aggiornata, magie dubbie o cattive. Un riarrangiamento analogo a quello già architettato nel ‘600 per legittimare la magia dai gesuiti contro i quali si scagliò Pascal nelle Lettere Provinciali. Lunga e sana vita a Bergoglio, come a chiunque. Ma bisognerebbe considerare anche la salute e la longevità delle persone comuni e dei bambini vittime di operazioni che sotto mentite spoglie sono più vicine, nelle finalità, nelle pratiche e nei tradimenti istituzionali, all’Argentina di Videla o alla Sicilia del cardinale Ruffini che al Vangelo.

*Stamina, il Papa un giorno intero al fianco di Noemi, in attesa di nuove cure. Corsera Brescia, 6 nov 2013.

§  §  §

10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Terapia genica, Luigi Naldini: “Così l’esistenza di molti bambini è cambiata in meglio”

@ Beta. Lei non vede i gravi pericoli della operazione malattie rare; e neppure la corruzione diffusa nella ricerca, ammessa pure da molti ricercatori. Sapesse quante cose avvengono a sua insaputa. Credo che prima di accusare di “complottismo” bisognerebbe considerare il concetto di “crimine dall’alto”, una generalizzazione della “eversione dall’alto” di Gramsci e dei “ricchi che rubano” di Travaglio. Sull’innocenza dell’establishment biomedico su Stamina, in questi giorni si addebita alla “psicosi” del pubblico la corsa indiscriminata al vaccino antimeningococco dopo che si è sollevata la paura per una pseudoepidemia costruita ad arte. Questo mostrare indignazione o sconcerto per ciò che si è suscitato lo chiamo “i rimproveri della maitresse”. Sono d’accordo con lei che molte persone si approfittino di gente disperata per lucrare.

§  §  §

4 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Autismo, tumori e disabilità: quanto influisce l’inquinamento sulla nostra salute?

Ricordo il dr. Marfella, che dice di essere schierato dalla parte dei cittadini, a fianco al Procuratore generale di Brescia a una conferenza dove si lanciavano allarmi sui danni alla salute da inquinamento nel bresciano, accomunandolo alla Terra dei Fuochi. Platea di studenti, cioè di minori, scelta a mio parere imprudente, per non dire censurabile*. Marfella accosta l’inquinamento anche alla ”epidemia” di autismo; schierandosi a fianco all’ufficialità, incluso Mattarella, in un’operazione di creazione di malattia per via culturale. La bufala dell’epidemia di autismo da vaccini serve da standard negativo per fare sembrare scientifiche le manipolazioni sull’autismo dell’ufficialità; come Stamina al confronto fa sembrare credibili le promesse fantasiose dell’ufficialità sulla rigenerazione del tessuto nervoso. La chemio, fallimentare, viene valutata paragonandola alla follia del metodo Hamer. Su questo sito M. Mirabella, che ha gravi responsabilità per forme di deleteria pubblicità direct-to-consumer mascherate da divulgazione, sembra un difensore dell’onestà scientifica, essendo mostrato a sbeffeggiare una “raeliana”. Il dibattito è coartato a magia bassa contro magia alta. Per un esempio di terza campana, v. autismo in “Primo non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie”, Boringhieri. L’autore dopo avere diretto la nosografia psichiatrica ufficiale ne è divenuto un critico.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

§  §  §

25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

§  §  §

30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

§  §  §

13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

§  §  §

31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

§  § §

22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

§  §  §

23 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “5s-Lega, Travaglio: “Conte? Chiarisca suo curriculum. Vedo molti cani da riporto trasformarsi in cani da guardia””

Ieri 22 maggio 2018 il Congresso USA ha approvato la legge “Right to try” voluta da Trump, contro il parere – fondato, anche se sua volta non disinteressato – delle società scientifiche; variante del “diritto alla libertà di cura” del quale Giuseppe Conte è paladino. Il “diritto a tentare”, è stato osservato, “esporrà pazienti vulnerabili al rischio di seri danni, incluso il morire prima e in maniera più dolorosa” (M.A. Carome, Public Citizen). Frenerà anche la ricerca di cure efficaci, sviluppate con criteri scientifici, o meno antiscientifici, a danno dei futuri pazienti. Mentre favorirà indebitamente il business. Il cambio di vocazione evidenziato da Travaglio è reciprocante: è vero che i cani da riporto ora fanno i cani da guardia. Ma quelli che si presentano come cani da guardia rivelano inquietanti congruenze con i soliti Melampo, il cane da guardia che nel libro di Collodi era d’accordo con le faine.

@ flamenco. L’angoscia per familiari malati la conosciamo tutti. Anche la pulsione a tentarle tutte è un pensiero domestico, familiare a tutti noi. Oggi però, nel terzo millennio, le conoscenze acquisite mostrano che legalizzando i tentativi disperati si crea una situazione che chiamo di “efficienze divergenti”: diminuisce l’efficienza delle cure e del trovare cure più efficaci, e aumenta l’efficienza economica, il profitto. Un affossare sempre più nella condizione di ‘vinti’ i malati, e incamerare sempre più soldi dall’altro lato. La via relativamente più efficace, e quindi la più etica, è quella razionale, anti-istintiva, non quella emotiva, che viene sollecitata ad arte e infiorettata da speculatori senza cuore.

Il problema oggi è se i governanti rappresentano il popolo o il potere. Si può fare a meno di valutare la buona fede di un candidato alla guida del paese. Lasciando ciò al frate confessore. Al cittadino è sufficiente il fenomeno, cioè l’aderenza di fatto del candidato a potenti ideologismi (appoggiati anche con mezzi criminali, posso dire) a vantaggio del potere e a danno del popolo.

Il “diritto a tentare”, argomento che fu di Berlusconi, è un pessimo affare anche in campo politico. Come in medicina, dovrebbe piuttosto vigere lo “aviation model”. Le cure e il governo del Paese dovrebbero avere garanzie tendenti a quelle che si hanno salendo su un aereo che non cadrà, e non essere esperimenti sulla pelle della popolazione.

@ elpolloloco91. Legga meglio, ho scritto che è paladino della libertà di cura. Come è chiaro dall’averla portata ad argomento nel perorare un’istanza che andava a favore di un “diritto” a che i contribuenti finanzino le truffe mediche più volgari. Dall’essersi speso nella creazione di strutture di sostegno e propaganda a favore di questo “diritto”. E dal fatto che, cattedratico, ha portato argomentazioni giuridiche a sostegno; assai deludenti. Come del resto tanti magistrati, ha ritagliato un facile caso iperuranio ignorando incredibilmente di stare ricalcando un argomento capzioso, a favore di colossali interessi illeciti del mondo terreno della malattia e dell’economia; di stare cucendo una veste giuridica, perché abbiano forza di legge, su slogan probabilmente usciti dalle grandi agenzie di public relation.

§  §  §

28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sla, “i trapianti di cellule staminali umane cerebrali sono sicuri e si potranno fare in numero illimitato””

Uno studio fase I non può provare l’ipotesi di efficacia, salvo risultati eclatanti (come i miracoli promessi per le staminali); ma può contraddirla, e questo studio appare come una falsificazione dell’ipotesi sperimentale di efficacia terapeutica. Dire che il risultato è positivo perché il trattamento non ha peggiorato la malattia, che ha proseguito il suo corso uccidendo il 60% dei soggetti selezionati, e dire che il trapianto si potrà fare illimitatamente quando per ottenere ciò che ad essere ottimisti è un intervento inutile si sono scartati 1002 pazienti su 1020 (il 98%), è un esempio di ‘research spin’, di presentazione capziosa dei risultati. Lo studio appare viziato anche riguardo all’endpoint primario della sicurezza. La mancanza di peggioramento in soggetti con tessuto nervoso già distrutto dalla malattia non prova che l’iniezione di staminali nelle corna anteriori del midollo spinale (luogo della patologia) sia sicura, come invece scrivono gli autori. Se si vuole verificare se un intervento potenzialmente demolitivo su linee telefoniche non causa danni non è un buon disegno (similmente agli studi affetti da ‘immortal time bias’) considerarne l’effetto aggiuntivo su linee telefoniche già abbattute da una bufera.

§  §  §

20 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eleonora Bottaro morta di leucemia, i genitori condannati per aver rifiutato la chemioterapia. La madre: “Rifarei tutto””

Sentenze del genere sarebbero benefiche se la medicina e la magistratura operassero, al contrario di ciò che avviene, in modo da separare nettamente le cure oneste e razionali da quelle disoneste e irrazionali. Né la diffidenza per l’oncologia ufficiale né gli avvisi contro le terapie alternative sono infondati. Nel buon governo sia cure pazzoidi come quella Hamer, sia cure “scientifiche” in realtà volte al profitto a danno del paziente sono bandite. Nel cattivo governo si lasciano entrambe e si fa credere – anche con una magistratura troppo credulona o troppo amichevole col business biomedico che sfruttando una eccezione manda un messaggio generale – che il discrimine sia tra le cure alternative, che sono palesemente sballate, e cure ufficiali, che non sono razionali e oneste come dicono, arrivando a usare come moltiplicatore di profitto i pesanti effetti avversi. Le persone, se lasciate senza guida onesta, e indotte a credere alla “libertà di cura”, la perniciosa illusione – voluta dal business e propagandata qui dai magistrati – di poter scegliere da sé, nel tentativo di trovare una via si alterneranno tra la padella e la brace; perdendo le parti valide della medicina ufficiale; o cadendo in cure ufficiali inefficaci e pesanti. Il pubblico dovrebbe rifiutare la “libertà” di scegliersi il guaritore, e con essa il caveat emptor, e pretendere invece una unica medicina cui potersi affidare, onesta e razionale, depurata da predatori e commensali grandi e piccoli.

22 giugno 2019

La sentenza è arrivata nella “giornata nazionale” delle leucemie. Una condanna della magistratura è un efficace strumento di marketing e propaganda (Jasanoff); meglio, di persuasione, data la minaccia che contiene. Il giorno dopo a Torino i medici del Civile di Brescia sono stati assolti in secondo grado dalle già annacquate accuse per Stamina. Il comportamento consapevole dei luminari di uno dei maggiori policlinici universitari d’Italia non è stato meno ciarlatanesco, cialtronesco, malintenzionato e dannoso dell’inganno nel quale si sono ficcati i genitori puniti a Padova. Ma Stamina, patrocinata dall’avvocato oggi premier Conte, è la versione italiana di una frode propagandistica* in atto anche in USA e altrove; alla quale magistrati di tutta Italia hanno partecipato. Il procuratore di Milano Greco ha espresso stupore per lo scandalo CSM, aggiungendo che “i magistrati del Nord” quelle cose non le fanno. Al Nord diversi medici e magistrati si limitano al gioco grande, i servigi ai massimi poteri; blindati da rischi, date le protezioni sia occulte sia ideologiche. Chissà se il PM Greco, esperto di reati finanziari, ignora anche che le manipolazioni della medicina come queste hanno una natura, e una struttura, finanziaria. Frodi quotate in Borsa, che sfruttano la copertura e la libertà di azione della medicina; la più bassa espressione delle arti della finanza, per il sangue di cui grondano e per il volume.

*v. ‘Stamina come esca per le frodi della medicina commerciale’.

 *  *  *

8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

§  §  §

Blog de Il Fatto

14 gennaio 2020

Commento al post di M. Martucci “Cellulare e tumori, una sentenza conferma il nesso. E ora la posta in gioco è sempre più alta

Il settore biomedico è il più corrotto (Braithwaite, Gotzsche); la medicina, col suo potere persuasivo come pratica antropologica e l’intricato versante tecnico rende facile e sicuro nascondere danni reali e inventarne di falsi. Non si dice al pubblico del previsto “tsunami of iatrogenic harm” (Mandrola) da app mediche degli smartphone*; mentre si agita un rischio cancro aiutando così sia le sovradiagnosi di cancro a fini di lucro, sia interessi extramedici.

Impressiona come e quanto i magistrati siano partecipi. Es. a Brescia e Torino oltre a decretare un nesso cellulari-neoplasie sono già stati determinanti per Stamina, la truffa pro Pharma**, modulando il loro intervento massimizzando l’effetto disinformativo a danno della tutela della salute e coprendo le spalle ai responsabili istituzionali.

Disgustato, anche dalla promiscuità dei magistrati, mi rifugio nelle letture sulle buone pratiche di ricerca. Ma non c’è scampo: il libro di A. Field ‘An adventure in statistics’, Sage 2016, considera la sentenza nostrana sul cancro da cellulari -“In October 2012 Italy’s highest civil court supported Innocente Marcolini’s claim…. “ – per spiegare il metodo scientifico. Come esempio negativo. Il nesso che la nuova sentenza conferma è quello tra magistrati e medicina fraudolenta.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

bobovitz: “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”
Sinceramente, hai mai pensato di consultare uno bravo?

@ bobovitz. Un modo per vendere un prodotto che non funziona è raffrontarlo con uno ancora peggiore. Ciò è stato fatto per le promesse miracolistiche sulle staminali ufficiali, facendo spuntare e crescere versioni cialtronesche di cure miracolose con staminali; in USA si sono registrati tanti casi. In Italia abbiamo avuto Stamina. Non credo che uno psichiatra onesto considererebbe questa tesi motivo per intraprendere cure. Stamina è stata lanciata a Brescia dal più grande ospedale pubblico, sede universitaria, della regione modello per la sanità; essendo il rettore dell’Università di Brescia, Pecorelli, presidente dell’ente per il controllo scientifico dei farmaci, l’AIFA. Forse uno bravo vedrebbe comportamenti psicotici nelle istituzioni responsabili. Lasciando da parte la psichiatria, “tu sei matto” è l’argomento dei borsaioli colti in flagranza.

bobovitz: Vedo che non hai seguito la vicenda Stamina (o l’hai seguita ma non l’hai capita), motivo per cui passo oltre.

@ bobovitz. Capire una truffa è decostruirla e ricomporla (ci si riesce se si possiedono sufficienti conoscenze sul merito e le circostanze). Il primo passo è proprio non accettare la storia che presenta. Storia che a volte ha più di un livello. Es. non credere all’imbonitore che per accattivarsi la fiducia sbugiarda, dicendo il vero, un astante che in realtà è il suo compare. Ma queste cose non le devo certo spiegare a te.

15 gennaio 2020

Commento al post di L. Gaita “Cellulari e tumori, gli scienziati discutono su sentenza. Polichetti (Iss): “Studi non sufficienti per un verdetto così”. L’Isde: “Nessun stupore””

Uno dei criteri classici di causalità in epidemiologia (Bradford Hill) è la presenza di correlazione dose-risposta. Es. più sigarette si fumano più aumenta il rischio di cancro del polmone. Qui abbiamo, nella comunicazione al pubblico, una correlazione inversa. Si tace degli effetti cancerogeni accertati da radiazioni EM ad alta energia, quelle da TAC*, ionizzanti, capaci di alterare il DNA; e della insufficiente attenzione a questo pericolo nel prescrivere esami radiologici**. Mentre si cerca a tutti i costi di fare figurare un simile effetto, nonostante l’evidenza cercata e non trovata, delle radiazioni a bassa energia. L’inversione della correlazione dose-risposta può essere considerata come indice di disinformazione. Qui è associata al silenzio anche sui danni autentici da cellulari, quelli iatrogeni da app mediche***. Quel che è peggio alimenta l’allarmismo che favorisce le lucrose sovradiagnosi di cancro. Mette la credibilità delle sentenze al servizio del perverso marketing biomedico; e scredita una magistratura già collusa rispetto ad una ricerca biomedica che il business, dopo averla resa strumento di frode, vuole sia riconosciuta come supremo legislatore e suprema magistratura.

*Overall Cancer Incidence 24% Greater for Those Exposed to CT in Childhood or Adolescence. BMJ, 2013.
** Personalized and Conscientious Medical Imaging. To Image or Not to Image. Jama, 2017.
*** Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

18 gennaio 2020

Commento al post di P. Gentilini “Cellulare e tumori, la sentenza di Torino è una pietra miliare. Per me una boccata d’aria”

Gli ideali vanno a male, e il liberismo accelera la putrefazione. Es. da Gramsci a Renzi. Gotzsche, parlando della degenerazione della Cochrane, da lui cofondata e che oggi l’ha espulso, riporta come ogni singola ONG crescendo finisca con l’operare in maniera diametralmente opposta ai fini per cui fu fondata. Da Tomatis – pure lui cacciato da ciò che fece grande – che combatté la cancerogenesi da prodotti industriali, ai “medici per l’ambiente” che non fanno pulizia in casa propria, la medicina, ma usano l’inquinamento come spauracchio per aumentare la sporcizia domestica delle sovradiagnosi di cancro. Il livello di conflitto di interesse e di corruzione in medicina è da non credere, dice Gotzsche nel descriverlo. Ma magistrati che parlano di conflitti di interesse qui mi ricordano, oltre a Manzoni “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti”, Iago che dice a Otello “Guardatevi dalla gelosia, mio signore”: ne osservo da anni gli interventi in campo biomedico, e posso mostrare come nelle operazioni di suggestio falsi e suppressio veri a favore del business biomedico ci si tuffino e ci sguazzino. Anche in questo caso, dove mentre si dice di opporsi alla corruzione ci si arrampica sui vetri per lanciare un allarme inconsistente che favorisce le sovradiagnosi di cancro e depista dai cancri veri da radiazioni ionizzanti da esami radiologici e dai danni iatrogeni da app biomediche degli smartphone.

@ Valter Fiore. Lo spiega es. il cardiologo Mandrola*, che in precedenza ha definito uno “tsunami of iatrogenic harm” gli effetti da attendersi da app mediche. V. anche Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

E sui cancri dalle radiazioni ionizzanti delle TAC non necessarie? La testimonianza giurata di non conoscenza da parte di una persona competente come lei è effetto dell’impostazione commerciale, che fa intraprendere e diffondere le cosiddette ‘fishing expeditions’ per acchiappare una pagliuzza essendo omertosi sul pilone da viadotto appenninico.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018. Screening for Atrial Fibrillation Comes With Many Snags. JAMA, 7 ago 2018.

@ Valter Fiore. I wearables e la relativa disinformazione aggiungono, sfruttando la ‘gizmo idolatry’, un ulteriore livello di generatori di sovradiagnosi e quindi di danni iatrogeni alla salute; la cui responsabilità piuttosto che agli ipocondriaci va addossata agli organi regolatori, e a chi ne intasca i benefici, medici “scocciati” inclusi. Le CT scan inutili non sono solo uno spreco. Causano malattia e uccidono, per cascade effects da incidentalomi e anche per effetto diretto provocando cancri. La medicina difensiva è una scusa, e un illecito*, per giustificare gli interessi di lucro di una medicina che è tutta privata, nelle impostazioni e nella dottrina: anche la medicina pubblica oggi è il terminale pubblico di una medicina privata. Le indicazioni e le prassi sono dettate, complici i politici (e magistrati), dal business; che ne raccoglie i profitti, anche indebiti, tramite il prelievo fiscale**. Da qui la recente simpatia per la medicina “pubblica” dei pescecani del business biomedico. “Fishing expedition” in biomedicina è un termine dispregiativo che indica il cercare di produrre risultati a tutti i costi; con mezzi scorretti come l’abuso delle subgroup analysis e il p-hacking. Lei applica la comune confusione tra exploratory e confirmatory research, che è come fare passare la raccolta di voci su eventuali reati per il verdetto di condanna della Cassazione.

*V. La medicina difensiva come scusa e come illecito.

**V. Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

§  §  §

25 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, trapianto di staminali cerebrali umani in 15 pazienti. In valutazione effetti terapeutici”

“Scevra da qualunque problematica etica o morale” ? L’elenco di tali problematiche è in realtà lungo. Es.:

1 Conflicts of interests: “Potential profits from stem cell interventions are massive, and may incentivize investigators to overstate successes or underreport adverse events”.
2 Informed consent: Once stem cells are implanted, patients cannot be guaranteed the right to leave a trial, due to possible migration and growth of cells.
3 Risk-benefit Ratio: Benefits unclear from current animal model studies, risks include both those of surgery and of the stem cells themselves.
4 Patients are also vulnerable to sensational claims made in the media by proponents of stem cell interventions.*

5 Uno dei temi tipicamente evitati dai bioeticisti: l’etica della plausibilità biologica. E’ improbabile che una patologia progressiva, a localizzazione multifocale e imprevedibile, nel più denso, intricato e irrecuperabile dei parenchimi possa curarsi con un trapianto. E’ invece plausibile che le definizioni di comodo e le fluttuazioni della sclerosi multipla facciano figurare successi spuri.

6 La pratica letteralmente criminale di eliminare le voci di dissenso tecnico. La “purezza” vantata richiama le frequentazioni del suo certificatore, il rappresentate del Vaticano Paglia, con il rappresentante dei magistrati Palamara; e ambienti connessi.

* Ethical clinical translation of stem cell interventions for neurologic disease. Neurology, 2017.

§  §  §

13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

§  §  §

2 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Stamina 2, assolto in appello il pediatra Marino Andolina: “Non sono felice, penso a tutti i morti” “

Sarà contento tra gli altri “l’antisistema” Ingroia, che lo candidò 1. Andolina, in armonia con la concezione della legalità di ambienti ai quali è legato 2, affermava che “chi si oppone alla terapia Stamina va perseguito per legge” 3. E’ stato accontentato, applicando “codici” di quelli da loggia trapanese: chi è stato fermato è chi ha indicato la mano dei grandi interessi della biomedicina in una ciarlataneria da due soldi trascinata per anni e anni da medicina ufficiale, magistratura e media 4. Così come non è stato senza conseguenze – conseguenze di natura simile a quelle che hanno lasciato Messina Denaro imprendibile per 30 anni – indicare alla magistratura che l’avere permesso la truffa Stamina nel più grande ospedale della Lombardia, dominus il capo dell’AIFA che portò da Washington gli ordini sui vaccini, ha rilevanza per la localizzazione nello stesso distretto di Corte d’appello dell’anomalo picco di mortalità del 2020 che è servito da giustificazione delle leggi marziali irrazionali e nefaste; e per la nomina di Crisanti, Imperial college, a consulente dei PM 5. Certe scelte di consulenti, es. Tumbarello, parlano più delle sentenze.

1 Gli strani “compagni di letto” di Ingroia.
2 Truffa Staminali, Andolina “ho lavorato per i servizi segreti”. Giornale di Brescia 25 mag 2021.
3 BresciaToday 17 feb 2013.
4 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
5 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

§  §  §

10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Inchiesta sui tamponi rapidi, a processo ex primario e la dg dell’Azienda Zero (Regione Veneto)

C’è un’analogia con lo schema Stamina*: si persegue un illecito per avvalorarne un altro, ufficiale, preso come standard corretto; preso apoditticamente allora, e contro l’evidenza a posteriori oggi. Qui lo standard da mantenere sacro è la nefasta versione Imperial College-Crisanti su come contrastare la pandemia recludendo il Paese in un sanatorio; con le misure dettate da Crisanti in Veneto messe a fare da falsa riprova rispetto alla strage in Lombardia orientale causata dalla poca fede nel Verbo, sempre secondo il copione**. Standard che dati i morti che sono serviti alla sua dimostrazione dovrebbe essere oggetto di indagine, di una magistratura che invece lo dà per sacro dall’inizio, partecipando così a una manipolazione dove tutte le parti istituzionali sono pupi e servono la stessa morale della storia.

Ho appena finito di leggere “I soldi della P2. Sequestri, casinò, mafie e neofascismo: la lunga scia che porta a Licio Gelli” (A. Beccaria, F. Repici, M. Vaudano; 2021, editoriale il Fatto quotidiano). Descrive come la magistratura ha “dragged her feet”, favorendo l’impunità sui mandanti dell’uccisione di un suo valoroso esponente, Bruno Caccia. E aiuta a comprendere la reale consistenza della magistratura davanti ai delitti commissionati da mandanti di massima scala.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

§  §  §

4 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Francesco su Rai 1: “Le apparizioni della Madonna? Non sempre sono vere”. È la prima volta nella storia che un Pontefice è ospite in uno studio tv” “

I miracoli sono un’immagine platonica netta e ben delineata, che siamo predisposti ad accettare come vera: wishful thinking. Esprimono una concezione poco rispettosa della divinità, dipingendola come una specie di capobastone o di politico locale che può salvare o no a seconda di quanto lo si prega.

Tra le incongruenze logiche, una divinità farebbe in modo di mostrare come inequivocabile il suo intervento. Non ci dovrebbe essere bisogno di accertamenti, commissioni, etc. Si ricorre allora a trucchi da imbonitore. Incluso quello dello standard negativo: riconoscendo per truffaldine sceneggiate del genere di Trevignano si legittima il potere di dichiarare miracoli “veri”. Come ribadisce qui Bergoglio.

Lo standard negativo è usato anche per i miracoli laici. Ricordo i cori degli ultrà del Brescia con lanci di bengala davanti al duomo pro Stamina, la truffa grossolana che ha legittimato le promesse di miracolo delle staminali ufficiali; sulle quali anche il clero ha interessi. C’è il wishful bias anche per i miracoli laici: il presidente della Corte d’appello che ha lasciato impunito l’inoculo della ridicola truffa Stamina nel SSN ha di recente ammonito contro l’accusare i medici senza avere le competenze tecniche; e allo stesso tempo li ha lodati come magnifici per il covid, nonostante le caratteristiche iatrogene della strage covid locale, mostrando di sentenziare a sentimento, come minimo.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

§  §  §

23 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni Covid per ottenere il green-pass: la Procura di Ravenna chiede il rinvio a giudizio di 227 persone”

In Svezia tali accuse sono impossibili, in assenza dei ricatti mafiosi di Stato (senza che si siano verificate le sciagure minacciate da Mattarella e c. per giustificarli). I giudici svedesi hanno invece condannato a 2.5 anni un luminare italiano, Macchiarini (The deadly legacy of a stem cell charlatan. BMJ, 21 giu 2023).

In Italia i magistrati sono zelanti nel punire chi elude l’esproprio del proprio corpo, e assolvono i luminari che hanno introdotto la ciarlataneria Stamina (1) nel SSN agli Spedali Civili di Brescia (assolsero anche Macchiarini). Non solo. Il presidente della stessa corte che ha assicurato l’impunità alla ciarlataneria bresciana sulle staminali – e presidente di Magistratura democratica – propugna una “vicinanza” tra magistrati e medici (2). Come Nordio (3). Non solo. Magistrati e forze di polizia perseguitano, con sistemi che dovrebbero essere materia per le loro DDA, chi denuncia frodi ufficiali “deadly” come quelle di Macchiarini e Stamina e quelle deadly sul covid.

I nostri magistrati sono attratti dalla capacità di trasformare il crimine di alto bordo in legge data da una medicina zombie, catturata dal peggior liberismo. Ma per contribuire alla metamorfosi, con un diritto zombie, non per opporvisi.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
2 Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.
3 Processi, più tutele ai medici. Nordio: filtro come per i giudici. Corsera, 19 ott 2004.

§  §  §

13 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Travolge il barista con l’auto ad Alba: “Sei vaccinato”. Ora è indagato per tentato omicidio: il video”

Oltre che definire i torti e le circostanze, si dovrebbe considerare tra le ipotesi che questo scontro tra due dissennati – e altri che forse seguiranno – che nella forma in cui è riportato dai media fa da bilanciamento alle infamie provax, sia stato più o meno indotto, se non concordato. Come ai tempi, che ci si illude siano passati, degli “opposti estremismi” pilotati dal Viminale. Ho un filmato di quando sono stato gratuitamente aggredito e ferito a colpi di rastrello nell’entrare a casa. Mostra che uno degli aggressori dice di avere avuto istruzioni dai CC su come agire. Non ho reagito, evitando la rissa. Ho solo chiamato il 118. Aspetto ancora spiegazioni da magistratura, CC e Comune di Brescia (dopo l’accaduto, e dopo fanali spaccati e auto graffiata, gli aggressori hanno sostenuto che quello non fosse suolo pubblico, in quanto il Comune l’avrebbe affidato a loro; nonostante non vi fosse alcun cartello; quando chiedo di nuovo spiegazioni mi arrivano multe anomale, sanzioni costruite ad arte, etc.). In quel periodo avevo descritto come Stamina fosse una frode grossolana, come al Civile di Brescia l’avessero immessa nel SSN per propagandare le grandi promesse sulle staminali ufficiali, e come la magistratura reggesse il gioco.

Purtroppo, con l’operazione covid, nella quale sono implicati, i magistrati hanno preso la mano, insieme ai giornalisti, nel burocratizzare il loro ruolo, assumendo veline da Minculpop come verità acquisita e procedendo di conseguenza.

@ Hobbes. Quanti ricordi, eh? A proposito di città del Piemonte, ci sono equivoci peggiori. Es. tra il tartufo fungo e il tartufo tipo umano: “Tempo d’esami. Tema in classe «Descrivete la differenza fra il tartufo di Alba e il tartufo di Molière»” (Marcello Marchesi).

§  §  §

26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

§  §  §

Vedi anche:

28 novembre 2023. Due giorni in Questura. L’affinità tra la Sindaco di Brescia Castelletti e la Vicepresidente del Senato Ronzulli. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Quando la frode sta nel respingere i miracoli

I rintocchi funebri del marketing medico

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica

 

ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

21 May 2013

21 maggio 2013

Appello al Popolo

 

Il lobbying si fonda sull’abilità di saper presentare i propri interessi particolari come manifestazioni di interessi e valori superiori[…]. Il lobbying può addirittura parassitare gli sforzi di razionalizzazione delle opposizioni, le quali tendono sempre a cercare un progetto o una concezione ideale, laddove invece vi sono solo propositi affaristici. Il lobbying fagocita il linguaggio e le idee degli oppositori e, attraverso un’opportuna distorsione, li riutilizza ai propri scopi affaristici. (Comidad [1])

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso. (G. Debord)

 ccc

1. Attenti alla coltellata in uscita

La chiusura dell’ILVA di Taranto ridurrà i danni da inquinamento. Ma potrà causare danni di altro genere alla salute della popolazione, e un aumento delle statistiche di incidenza dei tumori e di altre patologie, tramite la medicalizzazione, la sovradiagnosi e la iatrogenesi conseguenti all’allarme. Espongo qui come ciò possa avvenire; e come vi sia un complesso apparato volto a fare sì che ciò avvenga. L’avvertimento non riguarda solo l’ILVA, i tumori e i tarantini, ma è estendibile ad altre località e altre malattie, ed è quindi di interesse generale.

In alcune situazioni la risposta istintiva ad un problema in realtà lo aggrava, o causa unintended consequences negative. Nel test WAIS per la misurazione del quoziente intellettivo, nella sezione sul ragionamento morale, è presente la domanda: “Siete al cinema e vedete un principio d’incendio. Cosa fate?”. Alla risposta “grido al fuoco” viene dato solo metà punteggio, perché anche la calca provocata dall’allarme può causare danni. Ma anche una reazione istintiva pacata può essere dannosa: il direttore di Le Monde, Halimi, ha scritto che “In un teatro in fiamme gli spettatori si lasciano facilmente guidare da chi sostiene di sapere indicare l’uscita –  anche se la strada non è quella giusta”. Anche una reazione basata su argomenti veri e razionali può essere controproducente. Nelle epidemie di colera di metà Ottocento a Londra era stato riconosciuto, correttamente, che le feci trasmettono la malattia. Il tentativo di ridurre il contagio allontanando le feci dalle abitazioni mediante fognature, che scaricavano nel Tamigi, dal quale si attingeva l’acqua potabile, fece aumentare il numero dei decessi.

Un altro esempio è quello della coltellata. Estrarre un coltello confitto nel corpo può provocare la morte aggravando l’emorragia. Anche l’estrazione del coltello fa parte della coltellata; la si potrebbe chiamare “la coltellata in uscita”. Un corpo estraneo confitto ad es. nel torace va tolto dal chirurgo in sala operatoria. La chiusura dell’ILVA per inquinamento, che viene presentata come una vittoria della società civile e della magistratura contro i sordidi interessi dei padroni delle ferriere, contiene anch’essa l’equivalente di una coltellata in uscita per la cittadinanza. Restano infatti coperti alcuni suoi effetti perversi, del tipo “profezia che si auto-avvera”, che vengono favoriti e che la dovrebbero fare qualificare come un cambiamento gattopardesco, anziché una liberazione.

 ccc

2. Pacco, doppio pacco e contropaccotto

L’eterogenesi dei fini può avere carattere doloso, come mostra nel film “Pacco, doppio pacco e contro paccotto” l’episodio omonimo. Nell’episodio, il “buon samaritano” che si offre di riparare a una truffa permette ai complici di commetterne una seconda; e poi un indignato falso maresciallo dei Carabinieri la fa replicare un’altra volta ancora. L’errore delle vittime sta nella loro falsa rappresentazione dei “soccorritori”. La fiducia mal riposta in forze istituzionali “etiche” ha rilevanza anche in questo caso, come si dirà. Ma è la falsa rappresentazione dello stato di cose sulle minacce alla salute, e sulla medicina, che gioca un ruolo preponderante.

Noi abbiamo spesso una rappresentazione scolastica, semplice ma superata, di alcune realtà tecniche. Personalmente, credevo che la mezzadria fosse ancora in vigore; ho appreso solo poco tempo fa ciò che giuristi e agricoltori sanno benissimo: in Italia la stipulazione di nuovi contratti di mezzadria è vietata da quasi 40 anni. La rappresentazione grafica dell’atomo di Bohr, con gli elettroni che girano come pianeti attorno al nucleo in orbite nette, è un’icona familiare al grande pubblico; ma tra poco compirà un secolo la teoria che l’ha superata.

Anche la concezione comune sui rapporti tra inquinamento, salute e medicina è soggetta a un anacronismo. Si ritiene che la minaccia rappresentata dall’inquinamento sia censurata, e che la medicina combatta invece per la salute. Oggi in realtà dell’inquinamento si parla perfino troppo, e una parte non trascurabile della medicina, mentre lo denuncia, non è contrapposta all’inquinamento, ma gli è affiancata come fattore patogeno; e lo sfrutta ai suoi fini.

In passato la concezione sull’inquinamento come pericolo occultato, e isolato, da cui guardarsi senza se a senza ma, era più realistica. Lorenzo Tomatis ha illustrato le pressioni, le frodi scientifiche, i trucchi, la corruzione degli esperti e dei politici, le manipolazioni mediatiche con le quali si sono nascosti – e si nascondono – i danni da inquinamento e da cancerogeni. Oggi però all’inquinamento si è aggiunto, e si è associato, un altro fattore patogeno, dovuto alla medicina stessa.

Perseguendo il profitto, la medicina odierna si è ritorta contro l’uomo, come denunciò Illich; divenendo essa stessa una minaccia alla salute. E’ una medicina che, puntando al profitto, tende a vedere la malattia anche dove non c’è, e a simularne la presenza, o perfino a favorirne l’insorgenza o ad aggravarla; che tende a trattarla anche quando non ha mezzi efficaci; che preferisce cronicizzarla piuttosto che curarla. Vi è un problema di sovradiagnosi, sovratrattamento, iatrogenesi e cronicizzazione; sul quale la medicina ufficiale è omertosa o reticente, soprattutto in Italia. Una medicina che, ad esempio, è in conflitto di interesse con la riduzione delle complicazioni delle terapie, riduzione che le provoca un notevole danno finanziario: è ciò che ha evidenziato un recente studio sulle complicazioni degli interventi chirurgici [2]. Questo orientamento ha la complicità dei medici, ma è dovuto primariamente all’industria e alla finanza. Che a questo scopo non solo spendono miliardi di euro all’anno in propaganda e marketing (inclusa quella efficace tecnica di persuasione che consiste nel dare mazzette), ma si avvalgono anche delle istituzioni dello Stato.

In questo quadro, l’inquinamento, da Proibito, ovvero ciò di cui non si parla, è divenuto Negativo, ciò che viene riconosciuto ed è ammesso nella discussione pubblica, dove viene condannato; perché utile a fini non dichiarati [3]. L’inquinamento, se in parte viene tutt’ora nascosto e minimizzato quando si tratta di indicare responsabilità specifiche, è stato sdoganato, perché serve come alibi e come spauracchio per spingere verso la medicalizzazione e la sovradiagnosi [4]; che restano invece ampiamente nel recinto del Proibito. La chiusura dell’ILVA ridurrà l’inquinamento, e i danni alla salute che provoca; ma l’allarme, spingendo la gente a sottoporsi impaurita ad esami diagnostici e a terapie, può portare ad un incremento di diagnosi di cancro e altre malattie. Un incremento artificiale, dovuto al fatto che l’attuale medicina, per ragioni di interesse, è congegnata in modo da favorire sia i falsi positivi, cioè a etichettare come patologiche o gravi condizioni che non lo sono, sia l’insorgenza di patologie iatrogene. Inoltre, allocando fondi pubblici e risorse per questi interventi si lasciano scoperti servizi di assistenza medica utili.

Anche la chiusura dell’ILVA, nei modi nei quali è stata attuata, provocherà quindi danni alla salute dei cittadini. Danni di un tipo differente, ma sempre legato al profitto, e  più strettamente legato al profitto di quanto non lo siano i danni da inquinamento. Ho illustrato i meccanismi di questo effetto [5]; anche a proposito della “nave dei veleni” di Cetraro [6,7] (prima che la magistratura accertasse che era un falso allarme; probabilmente associato a un depistaggio sullo smaltimento clandestino di rifiuti tossici e radioattivi).

Il clamore sulla chiusura dell’ILVA ha modificato il modello della realtà; embricando nuovi inganni e nuovi danni a vecchie ingiustizie che stanno divenendo obsolete. Presento qui per sommi capi l’articolato complesso di false concezioni che hanno dato forma a tale nuova ontologia.

 ccc

3. La vaghezza del cancro

Che il cancro sia un’entità reale lo sperimentano i pazienti con neoplasia in stadio avanzato, es. quelli afflitti dai dolori delle metastasi ossee. Il cancro è un’entità materiale concreta. I tumori solidi si presentano in genere macroscopicamente come noduli a margini infiltranti, il più delle volte di consistenza aumentata rispetto al tessuto normale. Nel caso estremo di alcuni sarcomi degli arti, per alcuni fini speciali il campionamento viene effettuato congelando l’arto amputato e tagliandolo a fette con una segatrice a nastro da macelleria.

Oggi però il cancro è divenuto un’entità vaga, cioè un concetto che non ha confini netti, che permettano sempre di dire “questa lesione è un cancro e quest’altra non lo è”. Col progresso della medicina, e con la sua industrializzazione, si sono infatti inglobate sotto la temibile parola proliferazioni benigne, processi reattivi, varianti anatomiche, alterazioni dismorfogenetiche, e, nella pratica clinica, artefatti diagnostici. La definizione del cancro, affidata alla scienza, invece di venire ridotta entro limiti il più possibile ristretti e netti, come sarebbe stato dovere della scienza, è stata ampliata e sfumata. L’area grigia tra benigno e maligno, o tra cancro e non cancro, è stata dilatata e annessa al dominio del cancro con concetti come quelli di lesioni precancerose, carcinoma in situ, tumore a bassa aggressività; e con teorie eziologiche ad hoc.

I motivi sono difficili da comprendere per quanto sono elementari. Diagnosticare come cancro ciò che non si comporta come cancro aumenta tre cose: i profitti, aumentando il numero dei trattati e quindi del consumo di prodotti e servizi medici; il potere, suscitando paura; il prestigio, perché i falsi positivi risulteranno come successi terapeutici.

Per rendere possibili queste sovradiagnosi si è sfruttata la “scienza”: a mano a mano che il cancro veniva definito dalla microscopia, dalle caratterizzazioni molecolari, dalle nuove tecniche di imaging, si sono allargati i suoi confini. Una nuova ondata, peggiore delle altre, è un arrivo: quella dei “biomarkers”, che consentirebbero la diagnosi precoce del cancro e di altre malattie con semplici esami del sangue “oggettivi”. In realtà sono un signum che permette ancor più dei criteri precedenti di sganciare la diagnosi dalla realtà biologica; e che si presta quindi a infinite possibilità di manipolazione. L’ideologia che ha permesso sia l’allargamento delle diagnosi di cancro, sia il suo sfruttamento commerciale su larga scala, medicalizzando la popolazione sana, è quella della “prevenzione” [8]: se si prende il cancro a tempo, si può curarlo meglio. Ciò che non si lascia sapere al pubblico è come questa idea, o meglio il suo stravolgimento, abbia un rovescio negativo, dannoso per la salute, che può essere preponderante [9,10].

 ccc

4. I cancerogeni culturali

La paura del cancro, la disinformazione sul cancro, sono cancerogene, sul piano pratico e su quello statistico. Non perché causino materialmente il cancro, ma perché possono portare alla sua sovradiagnosi. (Che a sua volta può condurre, con una frequenza non trascurabile, allo sviluppo di un cancro vero, da antitumorali). Un esempio è dato dal carcinoma della mammella. Si è lanciato lo screening negli anni ’70, come la soluzione al problema. Si calcola che con questa campagna, secondo la quale le donne che non si sottopongono allo screening sono mentalmente insane, in USA in 30 anni si siano generate false diagnosi di cancro della mammella – e quindi gravi danni fisici, psicologici ed economici – su 1.3 milioni di donne; mentre lo screening “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella” [11]. Le mammografie hanno rilevato noduli che non si sarebbero in realtà comportati come cancro, nonostante vengano chiamati così.  Oggi ci sono numerosi studi che smentiscono il trionfalismo su questo screening, il principale. Fonti ufficiali ammettono che la sua efficacia è assente, o se c’è è debole; mentre non si può dire lo stesso dei suoi effetti avversi.

Critiche analoghe stanno comparendo per altri screening. Per il cancro della prostata i falsi positivi in USA sono stati stimati in un milione di casi [v. citaz. in 6]. Appaiono dichiarazioni che dovrebbero suonare sconcertanti al pubblico. Otis Brawley, chief medical officer della American Cancer Society (associazione che è tra i maggiori responsabili dell’accaduto) ha così riassunto i risultati di uno studio clinico: “Con il test del PSA per lo screening del cancro della prostata avete una probabilità circa 50 volte maggiore di rovinarvi la vita piuttosto che di salvarvi la vita”. Una donna, professore universitario di ostetricia, con una storia familiare positiva e multipli fattori di rischio per il cancro alla mammella, ha spiegato pubblicamente i motivi scientifici per i quali ha rifiutato lo screening mammografico [12]. Come per altri tumori, non è stato sviluppato un trattamento che curi le donne che sono affette da cancro della mammella aggressivo; solo “progressi terapeutici”. Se si sapessero curare i cancri veri, non si riuscirebbe più a vendere quelli finti con la scusa della “prevenzione”. Mentre la mammografia, data la cancerogenicità dei raggi X, qualche cancro vero lo provoca, sui grandi numeri; la TAC per la prevenzione del cancro del polmone, con le sue elevate dosi di radiazioni, può fare di peggio.

Nel caso del cancro del polmone non ci sono stati sostanziali miglioramenti del tasso di sopravvivenza negli ultimi decenni. Si è invece rispolverata l’idea, già scartata per i risultati deludenti degli studi clinici, di sottoporre a screening almeno una parte della popolazione, quella dei fumatori (strategia finanziata dalle case produttrici di sigarette). Oggi si discute su quando definire “positivi” i risultati delle TAC usate per questo screening [13,14]: si vuole fare “prevenzione” non solo senza dati davvero validi sulla sua efficacia e vantaggiosità, ma ammettendo che non si sa dire con certezza se quello che si individua come un cancro agli stadi iniziali lo è davvero. Ciò – soprattutto per uno screening che può portare all’asportazione chirurgica di parti dei polmoni – è in stridente contrasto col principio etico, derivato da considerazioni tecniche, che se si offre un trattamento medico per una data patologia a una persona che è in salute per quella patologia si ha l’obbligo di essere certi del beneficio [15]. Uno screening su basi tanto forzate porterà a situazioni non dissimili nella sostanza da quelle della S. Rita, con asportazione di lobi polmonari senza cancro in soggetti che spesso hanno già una ridotta capacità respiratoria; ma legalmente, e su larga scala. Davanti alle pressioni di attori economici dotati di una potenza smisurata, che passano come un carro armato su una realtà biologica irta di ostacoli tecnici e di trabocchetti  [15,16], e anzi li sfruttano a loro vantaggio, di tutto ci sarebbe bisogno fuorché di suscitare paure eccessive nella popolazione. Essendo onesti; se non lo si è, questo è invece proprio ciò che va fornito, in carenza di motivazioni valide, per aiutare l’avvio del business. Cliniche private hanno già cominciato a offrire TAC “preventive” a pagamento.

Tumori come cancro della mammella, prostata, colon, tiroide, rene, tessuti emopoietici e linfoidi, melanoma cutaneo, e anche neoplasie pediatriche [5] hanno, accanto alla forma maligna vera, versioni che, per essere brutalmente chiari, si possono chiamare “taroccate”. Anche per le malattie non neoplastiche che effettivamente vengono aumentate dall’inquinamento atmosferico, come le comuni malattie cardiovascolari e respiratorie, si sono sviluppati e si stanno sviluppando complessi sistemi di sovradiagnosi [9].

Questo gioco necessita di campagne di propaganda, che puntano nella direzione opposta a quella dell’analisi e della razionalità. In USA il lancio dello screening della mammella, allora annunciato come la salvezza e oggi fortemente criticato, beneficiò della propaganda creata coi casi di due first ladies, Nancy Reagan e Betty Ford. Oggi abbiamo Angelina Jolie che fa pubblicità su scala globale, con l’annuncio della sua mastectomia preventiva, ai biomarkers diagnostici, in base ai quali si è fatta operare. La notizia ha fatto alzare in borsa le azioni della ditta che vende, speculandoci, il costosissimo test genetico [17]. In Italia l’allarme tumori ottenuto anche con il caso ILVA spinge la popolazione verso la medicina; che l’aspetta a braccia aperte.

 ccc

5. La nuova medicina dell’Era dell’informazione

Siamo nell’Era del  “capitalismo cognitivo”, nel quale la piramide medica, con i sani alla base e le cure terziarie al vertice, si capovolge [18]: si punta alla grande platea generale, alla vendita direct-to-consumer, mentre i medici si defilano e divengono “facilitators”; o “partners”, “soci” del paziente. Quella sull’ILVA è un esempio dell’informazione funzionale a tale nuovo schema, nel quale si confonde spesso “informazione” con “verità”. Si trascura che l’informazione, anche se paludata da scienza, può essere falsa: ciò che si chiama “bugia”, “disinformazione”, “falsa prova”, “fattoide”, “verità parziale e fuorviante”, etc. Del resto, “comunicazione” è oggi divenuto l’eufemismo per “propaganda”. Si incoraggiano i cittadini a pretendere, anche come diritto giuridico, “informazione” sui temi della salute (la catchword ora è “trasparenza”). Ma:

La disonestà collettiva cominciò dall’inizio. La dottoressa Angela Raffle, consulente in sanità pubblica dei programmi di screening nazionali in UK, dopo aver parlato alla conferenza Europa Donna a Milano nel 1997, ricevette il seguente commento da un direttore di un programma di screening radiologico olandese per il cancro della mammella: “Non sono d’accordo con nulla su ciò che lei dice. Noi dobbiamo mentire alle donne”. Raffle chiese perché, e il radiologo rispose: “Perché se non mentiamo non verranno”.

A metà anni ’90, il professor Michael Baum, che aveva allestito il primo centro di screening in UK nel 1988, si dimise dal comitato di direzione dei programmi di screening del servizio sanitario nazionale quando venne informato dal deputy chief medical officer che se alle donne fossero stati riferiti tutti i fatti non avrebbero aderito, e il programma non avrebbe raggiunto la soglia del 70%. [19].

In soldoni, la falsa informazione spinge le persone a sottoporsi a esami diagnostici preventivi; questi portano alla sovradiagnosi e a un trattamento ingiustificato; trattamento che è spesso iatrogeno, e trasforma il soggetto in un malato vero; e che si auto-sostiene causando complicazioni a cascata, spesso simili a quelle della malattia che dice di trattare; così che il paziente si trova in una trappola di esami diagnostici, cure e controlli, dai quali rischia di non uscire più [20]. L’enfatizzare da parte dei medici il pericolo inquinamento, offrendo contemporaneamente servizi diagnostici e di cura, e il sottacere i derivanti rischi iatrogeni da sovradiagnosi, è un altro esempio delle bugie “a fin di bene” propugnate a Milano dal radiologo olandese; bugie che vengono pronunciate sostenendo che l’era del paternalismo medico è finita.

 ccc

6. Deindustralizzazione e riconversione. Il cancro da sottoprodotto a materia prima

Magistratura e società civile si sono svegliati sull’ILVA solo dopo che si è avviato il processo di deindustrializzazione del Paese. Un processo imposto dall’esterno, a detta di diversi insider. La chiusura della grande acciaieria va in questa direzione. La medicina si evolve di conseguenza. Nel descrivere la medicina come strumento del potere, 40 anni fa Maccacaro osservava che il modo di produzione capitalista guarda alla salute delle masse secondo un calcolo razionale: e che [allora] non interessava la morte della forza-lavoro, che sarebbe stata una perdita; né il suo benessere, che avrebbe costituito un onere inutile. Ciò si rifletteva sulla pratica medica, che puntava a mantenere la popolazione sana quanto bastava alla domanda di lavoro [21]. Oggi, nell’era post-industriale, dove c’è sempre meno bisogno di braccia mentre aumenta il peso degli anziani, e sotto il regno dell’ideologia liberista, l’equazione del rapporto tra salute della popolazione e profitti del grande capitale si è modificata, ed è divenuta ulteriormente sfavorevole per le classi subalterne. Chi è inutile, in quanto non produttivo o non necessario, è zavorra della quale liberarsi; o da far fruttare in altro modo.

La medicina è una industria che traina l’economia [22]. Studi approfonditi hanno mostrato come, combinando la disinformazione e gli allarmi con la manipolazione istituzionalizzata dei criteri diagnostici, si costituiscano artatamente “disease reservoir”, “giacimenti” o “serbatoi” di malattia [23] altamente redditizi. Che si possono raffigurare come i giganteschi serbatoi delle scorte di materia prima di un impianto industriale. Una soluzione è dunque di mettere gli operai, e in generale i cittadini, sul nastro trasportatore della catena di montaggio della medicina industriale. Non è più il tempo dei laminatoi, ma delle pipelines delle case farmaceutiche. Declina la stella dell’ILVA, e in un modo che facilita questa riconversione industriale, mediante la medicalizzazione. Del resto, a Brescia, la città dei proprietari dell’ILVA, cliniche private sono state aperte da padroni di fonderie che chiudevano. Nel capitalismo cognitivo, mentre chiude l’industria pesante, accanto alle Grandi Opere, o al loro posto, si erigono le Grandi Frodi.

 ccc

7. La linea del mammografo

Il business medico è un business globale, alla conquista sistematica di nuovi mercati. Ad es. si prevede che il fatturato per la vendita di farmaci per il cancro della mammella crescerà nei prossimi anni dell’8% all’anno nei paesi BRIC [24]; la Goldman Sachs sta investendo in aziende di tecnologie mediche in India. In questo quadro, nella vecchia Europa il Meridione italiano rappresenta una piccola area che è come sfuggita alle pennellate incrociate dell’imbianchino sul muro. Nel Meridione i programmi di screening sono molto meno diffusi che nel Centro-Nord: l’estensione reale è spesso la metà o un terzo, e in alcuni casi un decimo, di quella del Nord, che è in linea coi valori europei. Ciò va contro ai desiderata delle multinazionali e della finanza, codificati dalle direttive europee. Questo allarme su Taranto, come quello di anni fa sulla Cunsky [6,7] – dove pure hanno fatto capolino i servizi – consentirà di portare a regime uno dei pochi mercati europei non ancora saturi. Si alza quella che Sciascia chiamava “la linea della palma,” con la (comoda [25]) diffusione della mafia al Nord, e si abbassa – verso i mercati della sponda nord-africana – “la linea del mammografo”. Sono due movimenti diretti da forze che convergono al vertice (e che probabilmente, dati casi pregressi di interesse della mafia per la medicina commerciale, hanno punti di contatto anche sul territorio). Partecipare a questo nuovo corso come lavoratore addetto al nastro, o come paziente sul nastro, è una delle prospettive di uscita dei cittadini del Sud dalla morsa della recessione e disoccupazione.

 ccc

8. La Nato e la salute dei popoli

La chiusura dell’ILVA è stata collegata alla volontà della NATO di installare un suo porto a Taranto [26]. E’ un fattore credibile. Anche la TAV, la cui costruzione è sostenuta dai politici con l’irremovibilità di Don Abbondio – e riceve un sostegno dalla magistratura mentre questa fa chiudere l’ILVA – è di interesse NATO [27]. La NATO si occupa di guerra, e in genere non aumenta la longevità, la salute, il benessere e la serenità delle popolazioni. La NATO si occupa anche di affari, dei quali è il braccio militare [28], e quello medico è un affare di prim’ordine. Sul piano economico la medicina attuale è una prosecuzione dell’economia di guerra. Più in particolare, “Si possono fare molti soldi dicendo alle persone sane che sono malate”. Così comincia un celebre articolo del British Medical Journal [29]. La NATO, e i poteri economici che serve, questo lo sanno; con la chiusura dell’ILVA per inquinamento, come è tipico di un certo genere di operazioni [30] si prendono più piccioni con una fava.

I poteri atlantici possono ordinare ai loro zelanti referenti della politica e delle istituzioni italiane [31] uno sconvolgimento come questo, e fargli avere ampia visibilità. Allo stesso tempo, ottengono dai loro servi locali di far togliere di mezzo le voci libere. I corpi di polizia che negli Anni di piombo servivano l’alleanza atlantica pilotando terrorismo rosso, nero e mafia e utilizzandoli per eliminare italiani che ostacolavano i disegni dei poteri sovranazionali, oggi la servono con metodi sofisticati e apparentemente incruenti, ma animati dallo stesso spirito omicida, avvalendosi stavolta di disgraziati di altra specie. Dove abito, a Brescia, una città con legami atlantici, anche riguardanti la medicina, lo Stato si occupa di screditare e zittire con metodi criminali chi guasterebbe, se fosse ascoltato, la rappresentazione che si vuole dare della medicina; come quella che viene promossa in questa operazione su Taranto.

 ccc

9. La giustizia come momento della frode. La responsabilità ontologica dei magistrati

Un corollario della massima di Debord sul vero come momento del falso è che, nella società dello spettacolo, la giustizia può essere un momento della frode. L’intervento della magistratura in sé è fondato. Ma la magistratura non ha supplito alla classe politica, come ha detto Giancarlo Caselli: si è accorta dei “mulini satanici” quando i tempi storici, ai quali appare sensibile più che al tempo della vita delle persone [32], lo richiedevano. La magistratura, come chi grida “al fuoco” al cinema, ritiene che il clamore suscitato e i suoi effetti sulla popolazione non la riguardino. Una magistratura che è determinante nel costruire la nuova realtà, nel modificare lo Zeitgeist, senza doverne rispondere. Una magistratura amica del grande business, che vede solo quello che le fa comodo, più che rispettosa della NATO e sottomessa alla legge della NATO prima che alla Costituzione. La stessa magistratura che col suo sguardo altamente selettivo, con una combinazione di interventi forti e di omissioni voraginose, mentre a Taranto combatte l’inquinamento fa propaganda su tutto il territorio nazionale a frodi mediche come le staminali [33,34]; che partecipa a varie campagne di disinformazione e propaganda del business medico [35]; e offre l’indispensabile sostegno e la copertura giudiziaria a operazioni di eliminazione di chi si oppone a questi crimini.

A Brescia la magistratura applica a grandi imprese inquinanti come A2A e ai grandi affari della medicina la dottrina Pizzillo [36], per la quale se non si vuole danneggiare l’economia bisogna permettere ai grandi interessi di spadroneggiare, e di soffocare il dissenso con metodi non meno gravi di quelli per i quali la Procura a Taranto ha contestato all’ILVA e a rappresentanti delle istituzioni la commissione di reati, e ha ordinato arresti eccellenti. Credo che sia ampiamente sottovalutato il ruolo della magistratura, a fianco a quello della politica, nella sottomissione del Paese a volontà sovranazionali, giocato alternando iniziative encomiabili, “atti dovuti”, occhi ben serrati e complicità attiva; dai tempi di Portella, passando per gli Anni di piombo, fino all’attuale corso storico.

 ccc

10. L’ecologismo liberista. Terzo viene l’Uomo

Chi oserebbe criticare una battaglia ecologista sulla salute, per di più fondata? Soprattutto se ci si ritiene progressisti. Invece questo è uno dei casi nei quali si dovrebbe attingere alla critica marxista, che ha denunciato l’ecologismo in voga come una faccia dell’ideologia liberista [37,38]. Qui l’ecologismo, giustificando la deindustrializzazione, svolge la sua funzione di freno, quando la locomotiva capitalista vuole frenare,; anzi, la funzione di demolitore: diviene strumento della “distruzione creativa” di Schumpeter. Allo stesso tempo serve da pungolo per nuovi consumi, stimolando la medicalizzazione; e da alibi, stornando verso l’inquinamento l’attenzione sulla natura iatrogena dell’attuale medicina. E’ stato osservato, da autori conservatori, che già fin dalla nascita, con i movimenti innescati dai libri di Rachel Carson e Barry Commoner negli anni Sessanta e Settanta, l’ecologismo ha avuto tra i suoi effetti anche quello di spingere verso l’oncologia di massa tramite la “cancer scare” [39].

L’ecologismo liberista è notoriamente malthusiano; non pensa affatto a fare campare tutti cento anni. E’ stato preparato da centri di ricerca ecologisti e di “sviluppo sostenibile” il recente studio finanziato dalla Commissione Europea [40], che riporta: “L’UE deve prendere delle drastiche misure per ridurre la crescita demografica sia in Europa sia, e soprattutto, nel resto del mondo.”; “Nel 2015, nei Paesi Europei il suicidio volontario o assistito sarà diventato legale.”; “Entro il 2020, la maggior parte dei canali d’informazione sarà controllata dal governo e utilizzata nel tentativo di indurre nuovi comportamenti sociali”. La medicalizzazione è potenzialmente in grado di ridurre la longevità, e di trasformare almeno in parte il problema dell’invecchiamento della popolazione in un vantaggio economico. Come per le recenti campagne per l’eutanasia, anche per la medicalizzazione si fa in modo, col supporto di interventi giudiziari [41-43], che sia la vittima a chiedere di essere sacrificata.

Questo ecologismo crea inoltre nuovi mercati, come quello della bonifica dei siti inquinati, in una “economia della finestra rotta”, dove si guadagna creando danno prima, e riparandolo poi. Quello che questo ecologismo non fa è trarre conclusioni politiche coerenti. Si occupa solo di temi particolari, avulsi dal contesto socioeconomico e storico, che non considera e non mette in discussione, se non con qualche vaga chiacchiera. Venato di spiritualità, come alcune religioni di successo è doppiamente appagante presso il pubblico; soddisfa il bisogno di alti ideali, ma è indulgente col fedele, permettendogli di credere di poter avere la botte piena – il modello consumista – e la moglie alticcia che vagheggia un Eden coi cerbiatti e le cascatelle. I sinceri progressisti dovrebbero chiedersi dove porta questo tipo di ecologismo; e interrogarsi sulle questioni radicali che un’autentica sensibilità verso la Natura pone, e se il posto dell’Uomo è davvero terzo, dopo il Business e la Natura. E qual è la preferibile, delle 6 permutazioni possibili.

In quest’ambito la medicina ufficiale – che quando occorre continua a negare i pericoli dell’inquinamento e dei cancerogeni – ha scoperto una coscienza ambientale. Viene data ampia visibilità a battaglieri medici ecologisti che intervengono in modo che il pubblico attribuisca esclusivamente all’inquinamento l’incremento del carico di malattia. Ordini dei medici hanno preso posizione in questo senso, e si sono sviluppate teorie speculative per attribuire all’inquinamento anche l’incremento delle diagnosi di malattia in età pediatrica. L’inquinamento fa molto comodo alla medicina commerciale: induce paura e quindi consumi, mentre, addossando a un altro fattore, autentico, colpe che non ha oltre a quelle che ha, lascia indisturbata la medicina riguardo alle sue responsabilità sulle false diagnosi e la iatrogenesi. Uscendo dalla sfera clinica e affrontando il tema ecologico si ottiene di poter sostenere che l’aumento drammatico delle diagnosi di comuni tipi di tumore non è dovuto anche, come invece è stato mostrato, alle sovradiagnosi; ma solo al fumo che esce da camini e tubi di scappamento (oltre che alle vittime stesse, che indulgerebbero in “stili di vita” dissennati [4,20]). I medici ecologisti, come il marito che picchia la moglie e fuori fa il galante, dovrebbero fare pulizia nella loro casa professionale prima di lanciarsi in altruistiche campagne sull’inquinamento.

 ccc

11. Scienza 2.0

I dati scientifici sugli effetti sulla salute dell’inquinamento da ILVA, e l’interpretazione dei dati che ha permesso di presentare Taranto come un luogo infernale rispetto al resto dei centri urbani, non sono al di sopra di dubbi e critiche circa la loro solidità e interpretazione. Appare improbabile che tali effetti siano assenti, ed è certo che si sia voluto occultare l’inquinamento, ma la dimensione quantitativa dei danni alla salute non è stata determinata con sicurezza. Potrebbe essere inferiore, o anche superiore, a quella stimata.  Ai fini di ciò che si considera qui, diamo per assodato che vi sia realmente un problema particolarmente grave, di danno alla salute da inquinamento a causa dell’ILVA. Anche ammettendo ciò, sono comunque presenti distorsioni.

Come la piramide medica vista prima, anche il rapporto scienza-politica è capovolto. Si dovrebbe partire dai dati scientifici, per prendere decisioni politiche. A seguire dovrebbero venire l’informazione ai cittadini, e l’intervento della società civile. Gli interessi economici particolari dovrebbero restare estranei, o ai margini, di questo processo sulla salute pubblica. Invece si parte dagli interessi privati dei poteri forti, e si punta direttamente ai sentimenti dell’opinione pubblica e alla loro manipolazione. Politica e giornalismo divengono strumenti di questo processo; e così la scienza. Una scienza “post-accademica” che è sottomessa a interessi economici e politici, e, nel migliore dei casi, “dice la verità ma non tutta la verità” [44]. Sull’ILVA la scienza lancia un allarme fondato, ma dà anche credibilità all’allarmismo. Tace su ciò che non conviene: non parla del pericolo della medicalizzazione e della iatrogenesi. I tumori infantili sono un genere di tumori per i quali l’Italia ha ottenuto dei tristi record statistici, e che secondo il giudizio a occhio di alcuni loquaci pediatri insorgerebbero con frequenza spaventosa a Taranto a causa dell’inquinamento. Nella recente monografia dell’AIRTUM sui tumori infantili, mentre si riporta un aumento dell’incidenza la parola “sovradiagnosi” è presente n=0 volte. Lo studio dà invece largo spazio al fattore inquinamento.

Da alcuni anni gli scienziati, gli epidemiologi in questo caso, lavorano, letteralmente, insieme a pubblicitari professionisti per lanciare campagne che sono un genere ibrido tra scienza e pubblicità [45]. I numeri delle statistiche tradizionali si mescolano a quelli delle “sentiment analysis”. I creativi del marketing sono avvantaggiati: la diade miasmi/medicina, mal aria/scienza medica, è quella della medicina ippocratica, che ha fatto presa sui popoli per tanti secoli. Non sorprende quindi che, mentre i risultati sull’inquinamento da emissioni dell’ILVA e altri siti vengano agitati quanto più possibile, sulla medicalizzazione, sovradiagnosi e iatrogenesi già presenti, e sulla loro accentuazione come contraccolpo dell’allarme, si taccia, non si facciano studi mirati, non vi sia dibattito politico; e non si avvisino i cittadini di quest’altro pericolo, che è concreto come quello dell’inquinamento, ed è legato all’allarme sull’inquinamento; ma che comunicare sarebbe antieconomico come è stato per l’inquinamento negli anni precedenti.

 ccc

12. Battaglie civili contro la padella e a favore della brace

Nel commentare la recente scomparsa di Andreotti, un blogger ha riportato uno scritto di Longanesi. Ne riporto un brano: “Quella di un romano non si può mai chiamare vigliaccheria. I romani la sanno lunga sul modo di servire i padroni e, nello stesso tempo, i propri interessi e usano della loro apparente fierezza per far sembrare la viltà solo un adattamento.”[46]. L’arte di lavorare servilmente per il potere apparendo allo stesso tempo critici temerari ha raggiunto in tutta Italia livelli sofisticatissimi. Una regola fondamentale di tale arte è di accettare come vere e indiscutibili le motivazioni ufficiali delle contese pubbliche tra poteri, ignorando la differenza tra chi si oppone a un’ingiustizia disinteressatamente e chi la combatte al fine di sostituirla con un’altra ingiustizia a suo vantaggio [47]. L’industria biomedica mostra una consumata abilità nell’allestire casi “etici”, dove si possono servire business luridi apparendo mossi da intenti umanitari [48,49]. L’ILVA offe un’altra magnifica possibilità agli impegnati, agli intellettuali e ai moralisti che tengono famiglia.

Ai tanti in buona fede della base faccio presente che i poteri ai quali si vorrebbe dare l’assalto ci sovrastano anche sul piano culturale; e sanno come incanalare ideali positivi e istanze legittime verso i propri fini, soprattutto nel campo della salute. Un tempo ciò si chiamava “demagogia”. Sarebbe ora di riconoscere l’esistenza della demagogia medica; e dei modi sottili – a volte accoppiati a modi volutamente grossolani [33,34] – coi quali agisce. Es. l’opera eccezionale di Franco Basaglia, radicale vero, fu sfruttata per ottenere la chiusura dei manicomi; come conveniva al business degli psicofarmaci, le “camice di forza chimiche”, al cui enorme mercato diede inizio uno scienziato anticonformista e critico del sistema, Laborit. Ciò che in Italia si ottenne con la cosiddetta “Legge Basaglia”, in USA fu decretato da Reagan [50].

Con scandali come questo dell’ILVA si sta diffondendo l’idea che dove c’è un rischio ambientale per la salute, la popolazione va messa sotto controllo sanitario. La popolazione che abita nelle vicinanze del nuovo inceneritore di Torino verrà regolarmente controllata, sottoposta ad analisi di laboratorio e check-up [51]. Anche se l’ILVA non chiudesse definitivamente, o chiudesse parzialmente – e anzi a maggior ragione – forme di medicalizzazione, organizzate o spontanee, verranno comunque instaurate. La gente, indottrinata, è contenta di ricevere attenzioni mediche; sensibilizzata da “contestatori” come Grillo, che non perde occasione per attaccare gli inceneritori come pericolosi. Io stesso, avendo scritto ad A2A di Brescia una lettera sul mancato rilascio dei dati sulle emissioni in base ai quali al suo inceneritore era stato conferito un premio (notando che della giuria faceva parte la ditta costruttrice), e avendo mostrato la lettera ad ambientalisti, fui contattato dalla Casaleggio Associati, che ne ha fatto uno degli argomenti di Grillo [52].

Ma Grillo, come l’ufficialità che lancia anch’essa di questi allarmi [5], tace sui danni da medicalizzazione che ne derivano. Non si dice che un programma di screening sulla popolazione generale porta con sé effetti nocivi. Alcuni gruppi anti-inceneritori chiedono controlli medici sulla popolazione, o addirittura li organizzano. Si è al paradosso che un fattore di danno alla salute, la presenza di un inceneritore o di altre fonti di inquinanti, permette interventi locali che aggirano i criteri e i controlli che limitano gli screening per evitare che provochino danni alla salute. Grillo e gli altri “antagonisti” aprono la via alla medicalizzazione del problema; anche dando voce ai medici ecologisti, che indicano l’inquinamento come un flagello parlando in nome della medicina, ma si scordano di come la loro categoria vi speculi. Con impostazioni come questa, Taranto, e altri siti sottoposti a misure di sorveglianza, divengono siti a rischio da danno iatrogeno oltre che da inquinamento.

Non si nota come l’allarme inquinamento stia servendo a introdurre misure di controllo biopolitico della popolazione senza una discussione politica, facendo appello ai sentimenti viscerali della gente. Misure di controllo e di intervento sul corpo, che mettono a serio rischio la libertà, i diritti fondamentali e la salute degli individui. Mentre ci si accalora a “educare” la cittadinanza perché consumi sempre più prodotti medici, non c’è chi la educhi davvero, spiegando che gli esami diagnostici vanno considerati alla stregua di medicine, e che assumerli da sani può portare a conseguenze altrettanto dannose.

 

13. Cittadini pensanti ma non troppo

Anche i cittadini si sono svegliati a comando. Sono incoraggiati a farlo: si parla oggi di “medicina partecipativa”; nella quale il cittadino è coinvolto nelle decisioni. E’ la filosofia del reality: lo spettatore che sale sul palcoscenico, che si fa protagonista. Mentre da un lato lo si convince a votare i peggiori, i corrotti e gli inetti, che creano di queste situazioni, si fa credere al cittadino che lui è capace di valutare e decidere su intricati problemi tecnici, e lo si invita a “scegliere” la soluzione e il prodotto che ritiene più adatti; un’evoluzione dell’imbarbarimento portato dalla società dei consumi di massa, osservato da Pasolini, per il quale alla perdita della cultura popolare si accompagna la crescita dell’ignoranza e della presunzione. L’utopia borghese, che prevede una società nella quale ciascuno svolga seriamente il proprio compito – a partire dal compito di elettore – viene rifiutata dalla gente come noiosa e antiquata, e repressa e marginalizzata dal potere come eversiva.

Nonostante un gruppo civico a Taranto abbia assunto il preoccupante nome di “cittadini pensanti” (e anche “liberi”), tanti attivisti non pensano che vi siano interessi contrastanti tra offerta e domanda di salute. Né considerano che il divenire “partner” o“alleato” di chi si guadagna da vivere, o prospera, vendendo costosissimi prodotti medici, che è illusorio credere di poter valutare da profani sul piano del merito, espone ad essere raggirati. Sono “pensanti q.b”, pensanti quanto basta a chi muove i fili. Gli esperti di pubbliche relazioni rilevano che i programmi di sorveglianza sanitaria sono ben accolti dalla popolazione, che aderisce al modello elementare “inquinamento cattivo-medicina buona”. Mentre diffondono la paura delle peste, i cittadini impegnati ignorano il pericolo della iatrogenesi che si profila e anzi gli vanno incontro di corsa. Non amano invece gli avvertimenti sulle spinte amorali che plasmano l’attuale medicina.

La storia in forme diverse si ripete. Bortolozzo, l’operaio che sollevò l’allarme sulla pericolosità del cloruro di vinile monomero a Marghera, fu per anni isolato e malvisto dai suoi colleghi e dai sindacati; c’era anche chi insinuava che fosse mosso da secondi fini [53]. La generale indifferenza, ignara, incredula e infastidita, sulla nuova forma di sfruttamento e di danno alla salute costituita dalla medicina come contraltare dell’inquinamento, è la reincarnazione dell’indifferenza che negli anni del boom economico portava le masse ansiose di posti di lavoro e di consumi a trattare come ubbie filosofiche e da “figli di papà” [53] le denunce dei danni alla salute provocati dall’inquinamento causato dall’industrializzazione e dalla società dei consumi. Sono discendenti di quelle di allora anche le omertà professionali, politiche, intellettuali, giudiziarie, mediatiche.

Né i cittadini mettono in discussione il modello di crescita generale, che prevede di usare come discarica l’atmosfera, che non è “il vuoto”, ma, dotata di estensione e massa, un oggetto fisico [54]. Un oggetto che inaliamo. Questo uso è intrinsecamente sbagliato; è come se un artigiano usasse la stessa scodella per mangiare e per gli impasti della sua attività lavorativa. Il cielo sopra di noi è il posto dell’aria, degli dei celesti e degli ideali umani. Viene fatto credere che con queste lotte puntiformi all’inquinamento e con l’abbraccio con la medicina si mettano le cose a posto, e si ripristini il rispetto verso il cielo; in termini nuovi, la bestemmia invece continua.

https://menici60d15.wordpress.com/

 ccc

Note

1. Comidad. La lobby di Bill Gates si insedia nella scuola. 9 maggio 2013.

2. Eappen S. Relationship between occurrence of surgical complications and hospital finances. JAMA, 2013. 309: 1599.

3. Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

4. La disinformazione circolare sulle cause di malattia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/21/la-disinformazione-circolare-sulle-cause-di-malattia/

5. SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

6. La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “nave dei veleni”.  https://menici60d15.wordpress.com/2009/10/28/la-magistratura-e-la-separazione-dei-valori-il-caso-della-“nave-di-veleni”/

7. Quando “less is more”. https://menici60d15.wordpress.com/2009/11/18/quando-“less-is-more”/

8. Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/27/la-lotta-ai-contronimi-ideologici-prevenzione/

9. Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/.

10. Welch HG. et al. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

11. Bleyer A. Welch G. Effect of three decades of screening mammography on breast-cancer incidence. NEJM, 2012. 367: 1998.

12. Bewley S. The NHS breast screening programme needs independent review. BMJ 2011; 343 doi: 10.1136/bmj.d6894.

13. Henschke CI et al. Definition of positive test result in computer tomography screening for lung cancer. Ann Int Med, 2013. 158:246.

14. Veronesi G. et al. Estimating overdiagnosis in low-dose computer tomography screening for lung cancer. Ann Int Med, 2013. 157: 776.

15. Reich, JM. Improved survival and higher mortality. The conundrum of lung cancer screening. Chest, 2002. 122: 329.

16. Reich, Goodwin M, Gleeson FV. The pitfalls of lung cancer screening. Cancer Imaging, 2004. 4: 52.

17. PharmaTimes. Myriad Genetics stock rises on Angelina Jolie surgery. 15 mag 2013.

18. Smith R. The future of healthcare systems. Information technology and consumerism will transform health care worldwide. BMJ, 1997. 314: 1495.

19. The James Lind Alliance. New book explains the breast screening controversy. 9 feb 2012.

20. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale. https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

21. Maccacaro G. Classe e salute. In: La salute in fabbrica. Savelli, 1974.

22. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

23. Kaplan, RM. Disease, diagnoses, and dollars. Facing the ever-expanding market for medial care. Copernicus Books, 2009.

24. PharmaTimes. BRIC nations’ breast cancer drug sales “to grow 8%/year”.  28 feb 2013.

25. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

26. Comidad. A Taranto via l’ILVA per far largo alla NATO. 31 lug 2012.

27. Bovo F. TAV, treno ad alta velocità atlantica. Statopotenza, maggio 2012.

28. Dinucci M. C’è anche la NATO economica. Il Manifesto, 19 feb 2013.

29. Moynihan R et al. Selling sickness: the pharmaceutical industry and disease mongering. BMJ, 2002. 324:886.

30. Terrorismo multipronged?  https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/.

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale.  https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Il rispetto della storia nell’azione giudiziaria.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/

33. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

34. Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

35. Nuove P2 e organi interni.  https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

36. Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

37. Paccino D. L’imbroglio ecologico. L’ideologia della natura. Einaudi, 1972.

38. Hudson L. The political animal: species-being and bare life. Meditations, 2008. 23: 89.

39. Efron E. The apocalyptics : cancer and the big lie. How environmental politics controls what we know about cancer. Simon & Schuster,  1984.

40. Gardner L et al. OPEN:EU Scenario Storylines Report: Scenarios for a One Planet Economy in Europe. Lug 2011.

41. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/.

42. Contro il relativismo etico ed epistemico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/.

43. Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/03/09/questionario-immaginario-ai-magistrati-sul-testamento-biologico/

44. Ziman, J. Real science. Cambridge University Press, 2000

45. Come raccontare l’epidemiologia in un mondo 2.0. Seminario dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Bologna, 6 mag 2013.

46. Malvino. Blog di Luigi Castaldi. Nessun mistero. 8 maggio 2013.

47. La differenza tra opposizione e take-over. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/14/la-differenza-tra-opposizione-e-take-over/

48. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

49. Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/17/il-grillismo-al-servizio-del-capitalismo-predatorio/

50. Comidad. Lavoro: finto negoziato e vero colonialismo NATO. 22 mar 2012.

51. Autori vari. “Se sono residente nelle vicinanze di un  inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti, le emissioni prodotte dall’impianto possono rappresentare un rischio per la salute mia e dei miei familiari?”. Relazione al Convegno “Al cittadino non far sapere” dell’Associazione Italiana di Epidemiologia. Bologna, 7 mag 2013.

52. Blog di Beppe Grillo. Premio fai da te degli inceneritori. 8 nov 2006.

53. Bettin G. Dianese M. Petrolkiller. Feltrinelli, 2002.

54. Diritto dell’atmosfera.  https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/04/diritto-dellatmosfera/

*  *  *

V. anche: Teenage cancer

*  *  *

18 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Lapertosa “Rifiuti tossici, allarme pediatri: “Rischio cancro inaccettabile. Incidenza alta” “

Non è così semplice come mostrano i media; non è così cinematografico, coi buoni che combattono i cattivi. L’inquinamento è un grave pericolo per la salute, riconosciuto, ma vi sono altri pericoli, nascosti e contrari al senso comune, che sono potenziati dal battage sull’inquinamento. Le cose possono essere ancora più sudice di come vengono presentate; la camorra può essere usata come “forcone” per spingervi verso “angeli” in camice bianco che angeli non sono. State attenti su questi allarmi, per voi e per i vostri figli, perché oltre ai cancri da inquinamento ambientale e da cancerogeni nei prodotti di consumo ci sono anche i falsi cancri da sovradiagnosi. (V. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

*  *  *

13 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “I preti contro discarica di Poiatica: ‘Cloaca nauseante. Noi preoccupati per la salute’ “

“Trasi munnizza e esci oru” diceva un mafioso del business dei rifiuti. Un business basato sul degrado, che attrae mafiosi, corrotti e cascame umano di vario genere. La concentrazione di monnezza fisica genera una concentrazione di monnezza umana. Lo smaltimento rifiuti non solo riceve, ma emette. Dai rifiuti può anche uscire cancro, per inquinamento. Ma possono uscire diagnosi di cancro anche attraverso allarmi basati sull’emotività, come quelli che qui lanciano i preti, e che vanno a favorire il business dei cancri taroccati, un florido business nel quale i preti hanno grossi interessi (v. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

*  *  *

@ anton ruud. Sono questioni complesse, ma anche fraudolente. E che, come nelle frodi di strada, abbisognano, tra i vari compari, di gorilla che intimidiscano e screditino chi dice cose non gradite, che potrebbero mettere sull’avviso i polli. Nel gergo dei truffatori USA i dissuasori si dicono “Heavy”, o “Freddy”. Ne è un piccolo esempio il tuo commento, sguaiato, senza senso e vagamente minaccioso, che cerca di fare passare me per favorevole a una manifestazione del liberismo dissennato nel quale i preti inzuppano il pane; salvo vestire i panni dei salvatori, per lanciare nuove frodi a loro vantaggio, aggiornate ai tempi.

Come in tutte le truffe, si gioca sull’avidità del pollo; al quale va bene lo stile di vita consumistico, salvo saltare su quando i rifiuti gli arrivano al collo. Allora ascolta le voci più allarmistiche, reagendo come al solito di pancia, e cascando in nuovi seducenti imbrogli.

*  *  *

@ mosquito. Sarebbe tanto se ci fosse un 5% della popolazione che si informa, studia e ragiona invece di farsi dire per cosa deve protestare dagli imbonitori con la tonaca o in borghese.

*  *  *

6 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi, il provvedimento è legge. Screening gratuito e utilizzo dell’esercito”

I rifiuti sono, dal punto di vista economico, “”autofertilizzanti””, come certi reattori nucleari: ciò che producono può a sua volta essere sfruttato. Sui rifiuti ci sono i business nei quali l’inquinamento è l’effetto. E quelli dove l’inquinamento, creato dai business precedenti, è la causa, cioè l’occasione per fare altri soldi: con le bonifiche; ma non solo. Anche con la medicalizzazione e la iatrogenesi. Non dice la verità, ma dice una cosa vera don Patriciello commentando “”E’ un punto di inizio, non di arrivo””. Non è una svolta, ma una prosecuzione su nuove basi.

Sono noti i danni alla salute provocati dal business del primo tipo, cioè da inquinamento. E’ molto meno noto che sono possibili anche danni alla salute provocati dal business del secondo tipo, mentre il potere mostra di voler soccorrere chi ha lasciato fosse esposto a sostanze tossiche. Davanti alla premurosa elargizione di screening gratuiti dopo decenni di libero inquinamento, gli abitanti della Terra dei fuochi dovrebbero stare attenti a non cascare dalla padella alla brace: dai danni alla salute da inquinamento a quelli da medicalizzazione. Vedi l’articolo ““Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato””, reperibile su internet. (Siti Appello al popolo e menici60d15).

*  *  *

23 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “Terra dei fuochi: incontro con Don Maurizio Patriciello. La speranza che non si arrende mai”

“Incontrare don Maurizio Patriciello è un dono” secondo Elisa D’Ospina, che si presenta come “scrittrice”. Io ritengo che per molti bambini, per molti genitori, don Maurizio Patriciello sia una disgrazia, dati i messaggi che diffonde, parziali e ingannevoli, che favoriscono le speculazioni più basse sulla sofferenza e sulla paura, complice l’aura di santità diffusa intorno a lui dai vari turiferari. Vedi: Sos cancro dei bambini e sovradiagnosi. Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato. Reperibili su internet.

*  *  *

@ Ilenia. Un tempo si faceva il galoppino ai democristiani, oggi direttamente ai preti. Reperibili su internet ci sono studi scientifici che mostrano milioni di casi di sovradiagnosi di cancro, dovute a fome di propaganda della malattia. E’ di queste ore la notizia che nel PIL verranno incluse anche attività illegali come traffico di droga e prostituzione. I benefici all’economia da diagnosi fraudolente di cancro, favorite dagli allarmi a senso unico ai quali lei inneggia, vi entreranno a pieno titolo.

Io segnalo a chi non si beve a occhi chiusi i raccontini delle spiegazioni ufficiali, a chi dubita che il potere che ha tollerato la camorra sia rinsavito, questo altro pericolo, che si facciano soldi sulla paura e a danno della salute dopo che si sono fatti soldi inquinando il territorio. Chi ritiene di non aver tempo da perdere ad ascoltare altre voci, ragionare e riflettere, si accomodi, segua il piffero dei don Patriciello e vada a fare la fila alla porta dei reparti di oncologia.

*  *  *

1 agosto 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Taranto, morto a 5 anni Lorenzo: bimbo simbolo della lotta all’inquinamento Ilva”

I media fanno sì che gli spettatori piangano in gruppo un bambino; ciò è toccante. Ma questi riti mediatici intorno all’ara sulla quale giace un bambino hanno anche un lato inquietante. Si fa in modo che piangendolo in gruppo il pubblico pensi anche in gruppo; e che idee sbagliate e pericolose possano ammantarsi della sacralità della morte di un innocente. Questo, in un mondo falso, che non rispetta neppure i bambini, porterà altri bambini, altri giovani, altri adulti, a patire sofferenze che si tradurranno in profitti; passando, nel caso dell’Ilva, da un’industria che provoca sofferenze come effetto collaterale ad un’industria della sofferenza; un’industria che fa della malattia, della paura, del dolore, la sua materia prima. Vedi: Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi. E: Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato.

*  *  *

3 dicembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marescotti “Ilva: dal rischio cancerogeno al rischio genotossico”

“Un cervo inseguito dai cacciatori giunse a una grotta in cui si trovava un leone e vi entrò per nascondersi, ma cadde subito nelle grinfie della belva. “Povero me!” esclamò, mentre il leone lo sbranava. “Per sfuggire agli uomini mi sono buttato tra gli artigli di una fiera”. Così qualche volta, per paura di un pericolo minore, ci si getta in uno più grave.” – (Esopo, VI sec. AC).
Cfr: “Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato” e “SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi” nel mio sito “menici60d15”.

*  *  *

13 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Inquinamento e rischio tumori, ma davvero ammalarsi è solo sfortuna?”

La cancerogenesi ha componenti stocastiche, ed è in parte un fatto di natura, indipendente dalle attività umane. Ma in parte ha cause antropiche; la circostanza che un evento abbia meccanismi aleatori nella catena delle cause anziché essere puramente deterministico non esclude che vi possano essere responsabilità umane, la cui presenza è comunque accertata. Un conto è la probabilità di scivolare sul marciapiede dopo una gelata, un altro la probabilità se qualcuno vi scarica olio o bucce di banana tutto l’anno. Un conto è una roulette russa con un proiettile in una delle 6 camere del tamburo del revolver, un altro un giro dove qualcuno ha caricato il revolver con 5 proiettili su 6 camere.

E’ un gioco delle tre carte: si tende a minimizzare le responsabilità dei soggetti forti, cioè il ruolo dei cancerogeni chimici, ambientali e negli alimenti. Si scarica la responsabilità sulle vittime, esaltando i fattori personali, come i lifestyles, la dieta e ora la “sfortuna”. L’inquinamento a sua volta viene usato per nascondere, e, purtroppo, promuovere, un altro fattore umano legato al profitto, le sovradiagnosi di cancro (v. “Ilva, dal cancro nascosto al cancro inventato”).

*  *  *

6 ottobre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi: Gigi, Anna e le pubblicità ingannevoli”

Nella medicina attuale il cancro non è come il vaiolo, che ha una causa e manifestazioni ben definite (“monotetiche” ci spiegano gli epidemiologi, es. P. Vineis). La sua definizione e le sue cause sono divenute di fatto più eterogenee – politetiche – per l’influenza della ricerca del profitto. Tra le definizioni e quindi tra i criteri diagnostici sono state fatte rientrare alterazioni che non si comportano come cancri ma come tali sono diagnosticate; falsi positivi, che, moltiplicati dalla “prevenzione” – in realtà diagnosi presintomatica di massa – hanno causato crescite esplosive nelle statistiche dei corrispondenti “tumori”. L’inquinamento, fattore causale reale, viene indicato come causa monotetica delle “epidemie” di cancro dovute alle sovradiagnosi. La ricerca amorale del profitto provoca sia le aberrazioni dell’inquinamento, sia le aberrazioni delle sovradiagnosi; le prime vengono usate non solo per nascondere, come capro espiatorio, ma per praticare, come spauracchio che spinge alla “prevenzione” tramite screening, le seconde, mediante una rappresentazione distorta e ingannevole; diffondendo un nocebo in un circolo vizioso. I coniugi D’Alessio rappresentano bene il livello intellettuale e civile di questo appoggio all’industria biomedica. Un’industria che necessita di censura e massiccia propaganda; spesso fornite proprio da quelli che avrebbero il dovere di impedire quella caccia ai sani, per trasformarli in pazienti, che ora sta puntando le ragazzine.

*  *  *

2 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi: il report dell’Iss certifica un altro pezzetto di verità. Guardiamo con fiducia al 2016”

Dallo studio: “Le caratteristiche metodologiche [analoghe a quelle dello studio Sentieri] non consentono, in linea generale, la formulazione di valutazioni di nessi causali, permettono tuttavia di individuare situazioni di possibile rilevanza eziologica da approfondire con studi mirati,”. L’allarme però viene dato in termini causali; come mostrano i toni tribunizi del dr. Marfella, che nel convegno da lui citato del 5 dicembre sedeva a fianco al Procuratore Generale di Brescia. Platea di minorenni, scolaresche. Nonostante a un convegno un eminente epidemiologo abbia risposto affermativamente alla mia domanda su se gli epidemiologi italiani considerino il rischio che questi allarmi mediatici provochino, col meccanismo della profezia che si autoavvera, un aumento spurio di diagnosi dei tumori, data la riconosciuta associazione tra considerazione del rischio e sovradiagnosi, gli epidemiologi, e gli altri addetti, appaiono ignari di ciò. L’inquinamento è una calamità della quale si privilegiano gli aspetti di generatore di profitti: medicalizzazione e bonifiche. Anche la possibilità di un circolo vizioso allarmi-diagnosi andrebbe studiata e contrastata, come fattore confondente e come pericolo futuro; e anche come dovere etico, e non solo, di non costruire sciagurate industrie del cancro, rischio che la storia degli screening dimostra non essere teorico. Ciò tanto più per dati che non sono così eclatanti e indiscutibili come li si presenta sui media.

*  *  *

2 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Tumori pediatrici, la verità ‘dimezzata’ sui dati delle guarigioni”

Nel recente studio citato sulla Terra dei fuochi i tumori del SNC in età 0-1 e 0-14 anni diagnosticati in eccesso (riferimento alla Campania) sono stati dell’ordine delle unità all’anno; per un totale di alcune decine di casi in circa un decennio. L’eccesso maggiore, in provincia di Napoli, è stato di 7 casi invece dei 3 attesi. E’ quindi relativamente semplice, e a questo punto doveroso, analizzare tutte le diagnosi singolarmente per studiare caratteristiche come le modalità di diagnosi, i tipi istologici, i centri medici che li hanno diagnosticati, le eventuali relazioni con possibili fattori etiologici. “La lotta la cancro ha combattuto molte battaglie sbagliate con le armi sbagliate”. E’ verissimo. L’uso dell’epidemiologia per trarre conclusioni causali da effetti di piccole dimensioni è una delle più note armi sbagliate per battaglie sbagliate “sotto comandanti sbagliati”.

@ Patrizia Gentilini. Lei non ha mai sentito parlare di statistiche allarmistiche pro business. Strano. Grazie per l’articolo: le osservazioni sulla strategia da business bias di considerare singole cause e malattie rare supportano quello che dico. L’epidemiologia spadroneggia; può essere usata per distorcere a seconda della convenienza. Minimizzando e confondendo (v. es. Michels D. Doubt is their product 2008). Oppure esagerando, in particolare piccoli effetti, come notano diversi critici dell’establishment. V. es. “Epidemiology – The study of scare stories.” in Penston J. Stats.con, 2010; “Green healthism” in Skrabanek P. The death of human medicine and the rise of coercive healthism, 1994; Goldrake B. Bad science, 2008. Come vi è un interesse a nascondere alcuni rischi, ve ne è uno ad esagerarne altri; e a volte esagerando alcuni fattori si ottiene anche di meglio nasconderne altri. Gli stessi autori del rapporto sulla Terra dei fuochi premettono che dal tipo di studio non si possono trarre inferenze causali; e citano la rarità delle neoplasie infantili come elemento che limita la produzione di evidenze sulle responsabilità di cancerogeni ambientali. Non credo si sia arrivati a scrivere da qualche parte che dati epidemiologici, peraltro non conclusivi, rendono superflui verifiche e approfondimenti analitici clinici, che comunque stiano le cose possono fare chiarezza. Anche se purtroppo è così che si ragiona quando si vuole sostenere una tesi eziologica precostituita, di qualsiasi segno.

@ Stealth. Lo strumento epidemiologico ha la sua utilità, ma non è tutto. Prendere studi ecologici come oracoli che autorizzano allarmi che possono avere effetti controproducenti non è neppure epidemiologia, ma scientismo per le masse. Come ho detto, propongo di andare prendere tutte le cartelle cliniche e gli esami dei casi di neoplasia pediatrica del SNC riportati nello studio e analizzarle, anche statisticamente. Che tipi di tumore hanno dato eccessi? Vi è una variabilità interosservatore nelle diagnosi? Vi sono reperti come i frequenti astrocitomi a decorso benigno e altre patologie benigne il cui reperimento è aumentato negli ultimi anni per l’uso dell’imaging? Qual è stato l’andamento temporale? Vi sono cluster, le diagnosi sono legate a una struttura sanitaria o a modalità di diagnosi, o a un’esposizione locale dei bambini o dei genitori a particolari sostanze che siano cause accertate o plausibili? Etc. I dati disponibili vanno correttamente spolpati; non selezionati, come singole ciliegie staccate da inappetenti, in base a ciò che conviene alla propria tesi.

@ Jano1976. Cosa vuole che le dica. Le molle psicologiche di ciascuno di noi possono essere diverse. In questioni pubbliche di tipo tecnico bisognerebbe guardare al contenuto; e al più agli eventuali moventi pratici. Di sicuro le mie posizioni non hanno consonanza, consapevole o meno, con interessi economici o politici di alcun genere. A differenza di altre. Non ho “tesi preconcette”, ma obiezioni nel merito e nel metodo, che ho esposto. E non faccio attacchi ad hominem, come lei. La mia tesi è che la medicina deve offrire conoscenza, onesta; non coltivare, magari dietro a una vernice di “scientificità”, le eterne pulsioni irrazionali sulla malattia e spaventare a favore del business. V. sopra per i dettagli.

@ Jano1976. La ringrazio. Ormai è riconosciuto l’inquinamento della ricerca biomedica da parte di interessi venali. Ci sono libri di biostatistica che trattano esplicitamente la frode tra le possibilità da considerare nel valutare gli articoli scientifici. Diverse personalità della ricerca biomedica hanno denunciato questa degenerazione. Non irrilevanti per i connubi tra ricerca e propaganda sono le parole di Horton, direttore del Lancet: “Gran parte della letteratura scientifica, forse metà, potrebbe essere semplicemente non vera. Afflitta da studi con campioni di piccole dimensioni, effetti minuscoli, analisi esplorative non valide e flagranti conflitti di interessi, insieme all’ossessione di accodarsi alla moda corrente, la scienza ha imboccato una strada verso le tenebre”.

*  *  *

10 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Presidente Mattarella, vogliamo un’ Italia ‘sostenibile e responsabile’

L’ecologismo o è “a monte”, integrato nel modello socioeconomico, che deve condizionare nel senso di una ecologia umana autentica, o è subordinato ad esso. Nel liberismo che tutto divora l’ecologismo “sostenibile” è un ecologismo roboante ma addomesticato, che parla a comando, giustificando sia autoritarismi; sia gli affari dell’economia dell’inquinamento, questa “finestra rotta” di Bastiat: es. con le bonifiche, e come spauracchio per spingere le masse verso l’industria medica, mai sazia di pazienti, lanciando allarmi parziali e esagerati, con un’evidenza “scientifica” di appoggio alla grancassa mediatica insufficiente e fortemente viziata. Non rassicurano le parole di Mattarella nel suo primo discorso di fine anno sulla necessità, data la “concretezza e centralità del problema” di superare divergenze per “collaborare” sull’ambiente, quando l’argomento appare oggetto di gravi omissioni e distorsioni a favore di interessi particolari che contrastano con i diritti del cittadino dettati dalla Costituzione. Si parla di “genocidio” della Terra dei Fuochi. Ma “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti” (Manzoni). E si fa un favore ad altri birbanti, perché la diffusione di queste narrazioni semplicistiche su draghi sterminatori è in grado di innescare effetti nocebo, che tramite il meccanismo circolare paura-medicalizzazione-sovradiagnosi-paura stanno facendo sì che la profezia si autoavveri.

@ Nokia. Per “ecologismo umano a monte” intendo il fissare a priori al modello socioeconomico dei limiti che consentano una convivenza il più possibile armoniosa tra Uomo e Natura; il decidere quanto abbiamo bisogno di togliere alla Natura per condurre in maniera serena e degna quel tratto di esistenza che ci viene concesso, senza danneggiarla a nostro stesso danno e senza spremerla oltre in un’illusoria ricerca del superamento della nostra condizione umana. Non è all’insegna della “purezza” come il nazismo – o i vagheggimenti tipo New Age – ma della misura. Se ha parentele politiche, queste sono con l’antiutilitarismo e il repubblicanesimo. “Si chiama nazionalsocialismo” nei bollori dei propagandisti del liberismo: l’ideologia che da un lato si sente in guerra con la natura, dall’altro specula sulle scarsità e le paure che crea con l’imbrattarla e il distruggerla. E’ il liberismo che con lo “healthism” tende a un’ecologismo stralunato e opportunista, con connotazioni fasciste: v. P. Skrabanek. The death of human medicine and the rise of coercive healthism.

*  *  *

12 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi, Istituto superiore sanità: “Qui più morti e più tumori” “

In quelle zone mali storici, malvagità e inettitudine hanno dato luogo a una sovrapposizione di pericoli particolarmente spessa. Non solo problemi sociali, la camorra, l’inquinamento, i cancri autentici. C’è una continuità: lo Stato traditore che prima lascia degradare l’ambiente è lo stesso Stato che poi grida allo tsunami cancro da inquinamento e indica la salvezza negli ospedali, senza curarsi delle verifiche e precauzioni che sarebbero state doverose per evitare di causare ulteriori danni alla salute con questo allarme. Data la discrepanza tra l’enorme, sicura, epidemia di cancro da inquinamento che con articoli come questo si fa credere sia certificata dal rapporto dell’ISS e il dato che è in realtà riportato, di entità limitata, omissivo, dai tratti incerti sul quale poggiano conclusioni esorbitanti e inconseguenti, chi non abbia insormontabili pulsioni psicologiche ad apparire come genitore dal cuore straziato dovrebbe essere prudente davanti all’offerta di “percorsi di rapido accesso ai servizi sanitari e all’implementazione di azioni specifiche volte all’ottimizzazione delle procedure diagnostiche e terapeutiche per l’infanzia” (magari in futuro corredata di sovvenzioni-incentivi alle famiglie dei piccoli diagnosticati). Nel disagio sociale i più indifesi, in particolare i bambini, possono essere preda di varie insidie; oggi, anche di quella di essere trasformati in lucrosi pazienti tramite sovradiagnosi o sovratrattamenti.

*  *  *

27 febbraio 2016

Blog Appello al popolo

Commento al post “La coppa dell’assenteista”

Solidarietà agli operai. Attenzione però, al messaggio che La Stampa, il giornale della FIAT, propaga con questo caso. All’arroganza del proprietario gli operai contrappongono certificati medici e interventi chirurgici alla colonna vertebrale, per “ben sei ernie”. Le ernie del disco non sono la causa dei dolori alla schiena, e a parte rari casi non sono una valida indicazione, ma solo un pretesto per interventi ortopedici o neurochirurgici; che studi hanno mostrato peggiorare i dolori e la funzionalità. In uno studio, solo il 26% degli operati era tornato al lavoro, contro il 67% dei non operati. Un chirurgo ortopedico ha giustamente osservato che questa chirurgia andrebbe eseguita solo su chi non ha il mal di schiena (ma ha sintomi, agli arti, di compromissione neurologica).

Al lavoratore con questa storia mediatica viene detto che se ha necessità reale, che non gli viene riconosciuta, di restare a casa, perché è stanco, ha dolori, non si sente bene; o anche se volesse imboscarsi; in entrambi i casi, se non vuole subire sanzioni morali, o se vuole essere in grado di contrastarle con argomenti validi, deve salire e stendersi, come manufatto, su quell’altra catena di montaggio, quella dell’industria medica.

Dove poi può trovarsi intrappolato in situazioni che lo sviliscono come persona, e che lo pongono a rischio di perdere la salute; e con essa a volte alla fine anche il lavoro.

Hadler NM. Stabbed in the back. Confronting back pain in an overtreated society. University of North Carolina Press, 2009.
Welch HG. Less medicine, more health. 7 assumptions that drive too much health care. Beacon Press, 2015.

*  *  *

2 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Birre con erbicida: sul glifosato l’ennesima lezione imparata in ritardo?”

La dr.ssa Gentilini si chiede dove sia la coerenza di una EU che consente l’esposizione a cancerogeni e poi critica il trascurare questo pericolo. La coerenza è nel carattere ciclico, proprio della razionalità economica: del trarre profitto sia nel vendere beni creando danno sia nel vendere prodotti per trattare il danno che si è causato. Vi è un ciclo inquinamento- cancro, nel quale l’inquinare è il braccio “di andata”; il braccio “di ritorno” è l’impaurire e spingere a curarsi, anche esagerando il pericolo, e vendendo prodotti, come gli screening – un’altra lezione non ascoltata – che continuano ad essere presentati al pubblico con meriti che non hanno. Se si vuole, l’esposizione a sostanze dannose è “il pacco” e la speculazione medica il “contro pacco”. Quando si inquina non lo si dice; e quando si lancia l’allarme sull’inquinamento non si avverte dei rischi di sovradiagnosi, sovratrattamento, inefficacia e iatrogenesi. Si dovrebbe invece avere chiaro che i mostri sono due, la Cariddi dei cancerogeni, che quando serve viene mostrata, e la Scilla delle speculazioni mediche, che viene taciuta e verso la quale si spinge; mostri che servono lo stesso padrone.

*  *  *

15 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Augusta, Curia chiede dimissioni del prete che legge in chiesa i nomi dei morti per inquinamento. E la città si mobilita”

Non per nulla i preti chiamano “gregge” la gente. Il gregge prima ha applaudito le industrie inquinanti, l’invasione della chimica con la sua carica cancerogena, senza volere sentire nulla sugli aspetti negativi. E ora applaude l’essere condotto verso l’industria del cancro con allarmi ad hoc e scenette come questa del prete coraggioso osteggiato dal vescovo cattivo; senza voler sentire nulla dei pericoli di sovradiagnosi e di cure fraudolente legalizzate.

Un cardinale di Palermo, il mantovano Ruffini, incluse Tomasi di Lampedusa tra i maggiori mali della Sicilia, accanto alla mafia (della quale però disse anche che era un’invenzione dei comunisti). Forse perché i primi gattopardi sono i preti; che stanno lavorando per l’introduzione dell’oncologia di massa al Sud, mentre l’economia peggiora, l’industria convenzionale viene smantellata e le pensioni degli anziani come fonte di reddito per le famiglie si vanno riducendo. Una rivoluzione apparente che farà sì che tutto resti come prima, o peggiore di prima.

17 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Augusta, ritirata la richiesta di dimissioni di don Palmiro Prisutto: il sacerdote che legge i nomi dei morti per inquinamento resta al suo posto”

Un prete predica in chiesa che ognuno è condannato a morire di cancro, dovuto invariabilmente all’inquinamento industriale, essendo in corso “un vero e proprio genocidio”. In Spoon River gli epitaffi svelavano la verità; non servivano a diffondere gli inganni dei vivi tramite i morti.

L’epidemiologia è oggi uno strumento di persuasione, che serve il business. Sia nascondendo rischi, come quelli delle lavorazioni industriali; uno dei suoi fondatori, sir R. Doll, autore dello studio che dimostra che il fumo causa il cancro del polmone, in seguito, pagato segretamente dalla Monsanto per 20 anni (1500$ al giorno), minimizzò il rischio cancerogeno degli inquinanti ambientali e dei prodotti chimici. Sia gonfiando e distorcendo i “fattori di rischio”, con allarmismi che hanno portato a crescite esponenziali nel consumo di prodotti medici.

Per i cittadini è un danno sia il minimizzare il rischio tumori da inquinamento, come avveniva soprattutto ai tempi dello sviluppo economico coi democristiani; sia l’esagerarlo e l’enfatizzarlo, come avviene oggi, sotto il liberismo, quando si vogliono rastrellare pazienti per l’oncologia, una delle poche industrie mai in crisi e sempre in crescita, che bada a sfruttare il cancro piuttosto che a guarirlo. I preti, ben addentro al business medico, si conformano al corso storico. Buona fortuna a chi crede che l’epidemiologia dei tumori dal pulpito sia contrapposta ai grandi interessi in gioco; e che il vittimismo passivo sia un buon affare.

§  §  §

25 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, mancano i soldi per la bonifica Caffaro. Sindaco scrive alla Regione: “Limitare le aree contaminate”

Al tempo dei sequestri di persona si bloccavano i beni di famiglia per dissuadere i banditi dal commettere altri sequestri. Non si pensa invece a come interrompere l’instaurazione e l’accrescimento di questi cicli economici ricattatori, nei quali prima si fanno soldi scaricando sulla collettività i danni da inquinamento; e dopo si fanno soldi con le bonifiche; attribuendo (analogamente a quanto avviene nelle frodi commerciali della medicina) il pericolo da inquinamento a monocausalità e focalità di comodo – come questo intervento del sindaco conferma. Con due importanti spin-off a beneficio dell’industria medica (rampante a Brescia): le malattie autentiche da inquinamento, e quello ancora più lucroso delle false “patologie” sovradiagnosticate avendo spinto a temere il peggio e a sottoporsi a esami non necessari agitando la paura dei danni alla salute da inquinamento. Questa ottimizzazione dell’economico a scapito dell’umano, questo inquinamento economico che crea cicli degradando per poi rabberciare, che trae profitto dal distruggere e dal gestire le macerie, è un pericolo non meno grave dell’inquinamento chimico. L’ inquinamento chimico non andrebbe visto isolatamente, ma come una componente di un sistema che avvelena non solo il suolo o l’aria, ma anche la società.

§  §  §

18 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tumori, De Luca: “Dalla Campania un vaccino contro il cancro entro 2 anni”

Dal clientelismo democristiano alla ciarlataneria liberista. Il sangue di San Gennaro si liquefà, per via soprannaturale secondo chi ci crede, tre volte all’anno. Invece nei paesi progrediti gli annunci che seri scienziati avrebbero finalmente scoperto cure risolutive per il cancro sono continui, in pratica giornalieri (1,2). Le promesse di De Luca e Telethon di medicine portentose sono un altro elemento che fa presagire che quello che gli elettori riceveranno in futuro sarà l’industria del cancro, nella quale loro saranno materia prima.

1 West J. Your daily ‘Miracle Cure’ for cancer. Medscape. 2 maggio 2016.
2 Abola MV, Prasad V. The use of superlatives in cancer research. JAMA Oncol, 2016. 2: 139.

§  §  §

1 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Sanità Campania, come i ‘medici ammalati’ la riformerebbero”

La medicina, antica pratica antropologica, irrazionale – che ha acquisito in tempi recenti una parte reale e utile, razionale – prevede l’autoinganno del guaritore. Un chirurgo, I. Harris, ha illustrato come i medici partecipino alle illusioni (che a volte sono frodi) che vendono ai pazienti, rafforzandole col loro crederci (1). Melazzini, a capo dell’AIFA, serve fedelmente gli interessi dell’industria farmaceutica; la sua malattia serve più che altro a conferirgli credibilità e intoccabilità. Nella buona medicina il malato, il sofferente, regna ma non governa. Mentre chi decide amministra ma non regna. Oggi invece si fa “governare” il paziente, o meglio glielo si fa credere, strumentalizzandolo per forzare approvazioni non dovute di farmaci, allentamento dei controlli, allestimento di strutture inutili e dannose; mentre lo si spodesta, e si mette sul trono il profitto. Le scelte di politica sanitaria dovrebbero essere tenute separate dal parere tecnico dei collegi medici, che non dovrebbero avere ruoli politici né esercitare pressioni (2). Molti medici, malati e non, possono dare suggerimenti preziosi; ma la figura romantica del medico-malato che governa la sanità consente di aggirare una corretta distribuzione e separazione dei poteri.

1 Surgery the ultimate placebo. A surgeon cuts through the evidence. NewSouth Publishing, 2016.
2 Ewart RM. Primum Non Nocere and the Quality of Evidence:Rethinking the Ethics of Screening. JABFP, 2000. 13: 188.

§  §  §

8 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.T. Totaro “Taranto, la Asl: “Ridurre l’inquinamento non basta, picco di tumori impossibile da calcolare” “

Accostare ai tumori da inquinamento, ai terribili mesoteliomi pleurici da amianto, la richiesta di impiantare l’ambiguo business degli screening di massa per il tumore della mammella, che non c’entra con l’inquinamento, e dove i cancri veri sono annacquati con cancri falsi, ricorda i bancari che, avendo l’agenzia dove lavorano subito un furto o una rapina, dichiarino un bottino 10 volte maggiore di quello reale, e intaschino la differenza. Ma in questa operazione gattopardesca spacciata per progresso civile, in questa riconversione industriale dagli altiforni ai mammografi, i cassieri infedeli non devono temere da CC e magistrati.

@taranto. Il meccanismo ipotetico che lei invita a considerare in nome della cautela non soddisfa neppure la condizione minima di avere riscontri epidemiologici: l’Ilva già Italsider è a Taranto da 50 anni ma non risultano in questi decenni drammatici incrementi geografici nell’incidenza di tumore della mammella predetti dalla teoria portata a giustificazione del quadro catastrofico. E’ invece accertato in letteratura che gli screening provocheranno un aumento spurio di incidenza di tumori, da sovradiagnosi; aumento che verrà attribuito d’ufficio all’inquinamento e solo ad esso. Le teorie patogenetiche che piuttosto che spiegare un fenomeno lo predicono, e che come per magia trovano riscontri a partire da quando sono dichiarate, più che scoperte paiono invenzioni, che esagerano, quando non creano di sana pianta, ad hoc. Soprattutto se sono favorevoli a interessi economici di larga scala; se sono sostenute da un battage mediatico, da appoggi politici e della magistratura; se, in un cherry-picking concettuale, selezionano gli elementi che più fanno comodo, inclusi quelli teorici, trascurandone altri più solidi e fattuali. E se alimentano l’idea intuitiva e rassicurante, ma errata, che la cautela consista nel prendere per veri gli allarmi in quanto tali, e nel mettersi quindi “al sicuro”; e che questo “lato sicuro” esista e sia dato dalla medicalizzazione. Che invece è, come l’inquinamento, un altro dei pericoli per la salute.

@ taranto. La storia della scienza è “costellata” di ipotesi perché le ipotesi sono un elemento costitutivo della scienza; le ipotesi esplicative di fenomeni noti, che vanno verificate prima di essere accettate. Le ipotesi sull’esistenza di un fenomeno che fanno da base, o da pezza giustificativa, a interventi medici – con conferme ex post a coniglio dal cilindro – invece non appartengono alla scienza, né sotto il profilo metodologico né sotto quello etico; anche se sono moneta corrente dell’attuale medicina orientata al profitto e condotta dal marketing; in uno dei suoi tanti equivoci, come quello per il quale più medicina fa sempre bene, e aggiungere medicina – lucrosa, a scapito di interventi più utili ai pazienti – significherebbe “prevenire”. I programmi di screening tumorali, falsamente spacciati come la salvezza, hanno mostrato di non ridurre la mortalità complessiva, e di contribuire significativamente al carico iatrogeno; tanto che in diversi casi si è dovuto ritirarli, nonostante le pressioni “filantropiche” di medici, industria e indotto. E’ interessante che mentre nei paesi più ricchi e progrediti gli screeening per il tumore della mammella vengono ridotti, e ci sono esperti che sostengono che sarebbe meglio abolirli del tutto, nell’Italia di Napolitano, nell’Italia che lesina al cittadino i servizi sanitari essenziali del SSN, il meglio delle istituzioni, della società civile, del clero preme perché lo Stato estenda, come priorità, gli screening al Sud Italia.

§  §  §

18 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caserta, morta a 3 anni. Arrestati falsa pediatra e marito: “Non diagnosticarono tumore””

Un guidatore può sbandare a destra e finire nel burrone. Ma può sbandare a sinistra, invadere la corsia opposta e fare un frontale; soprattutto se bada solamente a stare lontano dal precipizio a destra. Anche per le diagnosi di cancro gli errori possibili sono due. Si può mancare, colpevolmente o meno, la diagnosi di neuroblastoma. Studi hanno mostrato che, date le sue caratteristiche biologiche, c’è per questo tumore, statisticamente, una marcata facilità a commettere l’errore opposto, cioè a sovradiagnosticarlo. Trattando quindi bambini sani come malati di cancro, con gravi conseguenze, anche a lungo termine, sulla loro salute. Ci sono interessi economici, e, soprattutto in Campania, una campagna mediatica, che favoriscono lo sbandare dal lato dei falsi positivi. Vi è una dolosità sistemica in questo. Sul piano culturale, professionale, giudiziario, mentre i falsi negativi si puniscono e si propagandano i falsi positivi si nascondono e si premiano. Gli stessi che alla notizia di una mancata diagnosi di cancro chiedono i castighi più severi ringrazieranno per le lesioni o l’omicidio da errore opposto *. Magistrati, CC, preti, opinionisti, pronti sui falsi negativi, si sottomettono all’ideologia che vuole i falsi positivi sistematici come parte dell’economia legale, da proteggere e aiutare a crescere.

*Jha S. Doctors are thanked by the false positives but sued by the false negatives. Psychology Today. 13 set 2015.

@ Alexv. Aggiungerei “Come si può pensare che istituzioni dello Stato, autorevoli uomini di scienza dediti alla cura delle malattie, santi uomini con la tonaca, e i media, curino altro che il bene del cittadino, e che addirittura lo danneggino servendo per un loro tornaconto altri interessi?”. Accomodati: segui la strada che ti indicano. L’economia ha bisogno di persone che ragionano come te. Io mi rivolgo a quelli che non scambiano i telegiornali e gli allarmi diffusi dai media per la realtà.

§  §  §

8 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marescotti “Ilva, a Taranto la vita dei cittadini è ancora in pericolo”

Gli studi citati non giustificano il lanciare un allarme su una particolare condizione di “pericolo di vita” dei tarantini. (Le statistiche diverranno probabilmente più conformi in futuro, quando la profezia si autoavvererà, per la spirale allarme-paura-medicalizzazione-sovradiagnosi). Comunque il danno alla salute c’è. Ed è meglio andare sul sicuro, giusto? Ma non è vero che la prudenza non è mai troppa; a volte quello che sembra il lato sicuro nasconde altri pericoli. Anni ’60, industrializzazione, Italsider, lavoro, benessere: si allontana il pericolo della povertà. Ma entra silenzioso quello dei danni alla salute da inquinamento, censurato come inopportuno per decenni. 2010, Taranto sarebbe una camera a gas. Si sensibilizza sui danni alla salute da inquinamento, ma senza freni e criterio, spingendo così ciecamente verso la medicalizzazione e la sovradiagnosi; verso la nuova industria, quella medica, che ha bisogno di corpi come materia prima più che di braccia salariate. A volte pensando di mettersi al sicuro si finisce in ore leonis. Es. un comunicato di sicurezza della FDA del 7 set 2016 raccomanda di non usare gli screening per il cancro dell’ovaio, perché fanno più male che bene. La salute e la vita dei tarantini – e degli altri italiani – continuano a essere insidiate dall’uso delle false bilance, con le quali oggi come 50 anni fa a seconda della convenienza si esagerano i pesi su un piatto e si nasconde l’altro piatto e i pesi che porta.

§  §  §

6 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Rosso “Vajont, 53 anni fa la tragedia. Che cosa ci insegna?”

Floriano Calvino, che ebbe il coraggio di produrre una consulenza tecnica veritiera sul Vajont, firmò anche l’improvvido manifesto contro Luigi Calabresi; insieme ad altre persone di valore come F. Basaglia, L. Bianciardi, N. Bobbio, e allo stesso Giorgio Bocca, per limitarsi ai cognomi A-C dell’elenco. Ex post gli errori sono chiari. Una grande opera dell’uomo, come una diga, che sembra sbarrare il passo alla natura, o una battaglia civile, possono esaltarci. Da entrambe le tragedie possiamo imparare che quando fronteggiamo entità che sono non solo molto più grandi di noi, ma complesse, capaci di schiacciarci con le “unintended consequences”, occorre rimanere cauti come davanti a giganti imprevedibili. In questi giorni sui media sono comparsi 2 studi epidemiologici osservazionali su Taranto. Uno mostra il totale di anni di vita persi senza dare il tasso per abitante (trucco detto “broad-base fallacy”). L’altra notizia applica la nota fallacia opposta: dà il tasso relativo di incremento di incidenza senza dare i valori del rischio assoluto. His fretus, si grida alla pestilenza apocalittica, addossandola alla sola ILVA. Non si pensa che oltre all’inquinamento e al suo occultamento anche l’eccesso di allarmismo può provocare livelli nocivi di sostanze tossiche nel sangue. Es. di chemioterapici, dalle sovradiagnosi di cancro che saranno effetto di questa propaganda, che non vede i fianchi franosi dell’invaso che si viene creando con la “diga” per arginare l’inquinamento da ILVA.

§  §  §

30 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Salvadorini “Corsi de il Fatto Quotidiano: il giornalismo scientifico deve essere critico, non megafono della scienza”

Riguardo all’uso della medicina e della “scienza” per fare uscire mafiosi dal carcere, segnalo che secondo notizie giornalistiche a Cosenza sono in corso trattative che coinvolgono il vescovo Nolè e il direttore del carcere Benevento per estendere alle fasce deboli e ai detenuti lo screening per il carcinoma della prostata. Lo screening col PSA o succedanei – v. Ablin, “Il grande inganno della prostata” – non identificando realmente il cancro della prostata ha reso senza necessità impotenti e incontinenti molti che vi si sono sottoposti. E’ infatti in via di ritiro in USA. Ma è un business colossale. Da un lato, i carcerati poveri diavoli, che sono in una posizione di soggezione, potranno subire pressioni per fare da carne da cannone. Magari con la prospettiva che una diagnosi di cancro e la conseguente mutilazione portino ad alleggerimenti di pena. Dall’altro, è da notare che, in funzione dell’età, la biopsia alla quale il test del PSA conduce può mostrare positività per cancro con frequenza elevatissima (oltre il 50-60% dai 50 anni di età). Si e proposto di non chiamare più “cancro” tali reperti istologici. Questi falsi positivi potrebbero fornire un appiglio giuridico a detenuti potenti, provvisti di complicità istituzionali, per evitare la cella; salvo non farsi operare, e non finire quindi ”limp and leaking” (“floscio e gocciolante”) visto che sta prendendo piede il “watchful waiting” invece della prostatectomia.

@ Monocalpo. E infatti non è previsto e non si dovrebbe. Stiamo parlando di imbrogli che possono favorire altri imbrogli. Non pensi che l’etichetta di malato di cancro possa avere un suo peso, tra gli argomenti addotti, davanti a un tribunale di sorveglianza?

§  §  §

10 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ventriglia “Informazione, Gomez a Latella: “Taranto? Non se n’è parlato perché c’è filo diretto tra editori e interessi politici” “

C’è il giornalismo dei pennivendoli, che per interesse serve di chi dovrebbe controllare; a volte con scandali ad hoc. E c’è Il giornalismo Lancillotto, senza macchia e senza paura e lancia in resta, benemerito, ma che a volte fa, involontariamente, anche lui l’interesse del potere, perché identifica il drago senza farsi troppe domande, e quindi il potere lo può manovrare, facendolo caricare dove vuole lui. Gomez è un giornalista di prim’ordine; ma non c’è giornalista, mi pare, che consideri che il vento su Taranto è cambiato. Lo Zeitgeist economico, che per decenni ha chiesto, come mezzi per il profitto, l’omertà delle autorità e l’indifferenza popolare sui danni da inquinamento, ottenendole facilmente, oggi vuole scarmazzo e paura, e una mobilitazione di massa sull’inquinamento, come mezzi per favorire la deindustrializzazione, e per sviluppare un’industria di diverso tipo, l’industria medica, da finanziare e da rifornire di materia prima spingendo verso di essa adulti e bambini. Anche stavolta è la sua volontà a imporsi, anche grazie alla stampa, che combattendo i mezzi del potere passati favorisce quelli odierni, che hanno semplicemente preso un verso opposto rispetto ai precedenti.

§  §  §

11 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ventriglia “Evacuare la Campania? (In)Felix, un futuro apocalittico nel corto animato ispirato a un articolo del Fatto”

Nel cortometraggio di Maria Di Razza sull’inquinamento del suolo in Campania gli animali del luogo diventano belve, e scacciano l’uomo. Ne “Il Parnas” lo psichiatra Arieti racconta di un massacro di un gruppo di ebrei e di alcuni cristiani per mano dei nazisti, realmente avvenuto a Pisa nel 1944. Mentre viene ucciso, il protagonista, affetto da una zoofobia, vede i soldati tedeschi come animali: “Sì, voi siete bestie. La vostra voce è un abbaiare di cani, un ululare di lupi. In ognuno di voi, scorgo un muso, pelo, quattro zampe, e una coda”. La fobia e l’allucinazione trovavano fedele riscontro nella realtà. L’uomo è capace di farsi lupo agli altri uomini. Di fare riemergere dal profondo una paura che è la paura ancestrale per gli animali feroci. A volte con atti bestiali, come nel caso dei nazisti. A volte come strategia, per stanare e spingere le prede verso altri componenti del branco, come fanno certe specie animali nel “cooperative hunting”; e come sta avvenendo con questa disinformazione sull’inquinamento, che oggi è sfrenata nel descriverne i pericoli, ora con interpretazioni capziose dei dati di ricerca, ora con foga oratoria, qui con un cartone animato estetizzante; e invece omette dal quadro descrittivo, e dal bilancio razionale dei rischi, l’altra metà del branco di lupi, verso il quale viene spinta la mandria spaventata, indotta a fuggire verso la medicalizzazione e le frodi del business biomedico, che possono azzannare le persone non meno dell’inquinamento.

§  §  §

6 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Augusta, don Prisutto e i morti per inquinamento: la Spoon River di Sicilia in un documentario”

Tra i prodotti velenosi emessi dalle industrie ce n’è uno particolarmente prezioso per gli speculatori: la paura. La paura della malattia, che spinge le persone verso l’industria medica. Attribuire tutte le morti per cancro a fonti puntuali di inquinamento è un’operazione scorretta, che trova la sua ratio nella valorizzazione di quell’inquinante potente che è la paura. Don Prisutto, esponente di una chiesa che è nel lucroso business della medicina commerciale, si trova a fianco di altre figure “etiche” nell’alimentare credenze distorte sulle malattie a danno della popolazione e a favore del business. Considerare solo i pericoli, reali, dell’inquinamento industriale, gonfiandoli con una retorica accattivante oltre le loro pur rilevanti dimensioni e ignorando le altre cause, e nascondere l’interesse a spingere verso i reparti di oncologia, con le loro false diagnosi di massa spacciate per prevenzione e le cure poco efficaci, pesanti e costosissime per i cancri veri, è come educare i bambini ad attraversare una strada a due sensi di circolazione e molto trafficata guardando solo da un lato anziché sia a sinistra che a destra.

@ FrankVa. Hai ragione sui pericoli dell’ignoranza. Il lato buono di quanto scrivi è che mette in luce la differenza, che andrebbe rimarcata, tra inquinamento ed esposizione. Non è vero che accertato che una sostanza è dannosa si può mettere “punto e basta”, congratularsi con sé stessi per il proprio raziocinio e senso civico e andare a mangiarsi una cassata. Anche un fornello da cucina o un accendino accesi possono causare orribili danni se l’esposizione ai loro gas è troppo ravvicinata. Bisognerebbe vietarli? La tossicità intrinseca è una cosa, l’esposizione è un’altra, gli effetti reali sulla salute un’altra ancora. Una conseguenza del confondere tra inquinamento ed esposizione è che spesso, in conformità a interessi illeciti, si nascondono gli effetti nocivi sui lavoratori o altri soggetti che siano direttamente esposti e allo stesso tempo si impaurisce eccessivamente la popolazione generale. Il rischio viene nascosto oppure esagerato dai don Prisutto in funzione dell’interesse. Un recente studio australiano mostra come i medici sottovalutino gli effetti avversi delle medicine. Il cui consumo beneficia da queste campagne di paura. Il danno da inquinamento va valutato sugli effetti sulla salute, data l’esposizione, non sulla tossicità potenziale. Forse invece di magliette, foulard, parodie di Spoon River, denunce di genocidi e professioni di oggettività bisognerebbe mostrare evidenze valide e, deposta la sicumera e riconosciuti gli interessi palesi e quelli nascosti, ragionarci.

§  §  §

10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Gentilini “Puglia e Tap, l’oncologo in sciopero della fame e l’importanza di non arrendersi”

Gli oncologi sono persone dotate di una particolare sensibilità. Una sensibilità alternata, che si impenna o sparisce in conformità agli interessi economici dell’oncologia. Es. un recente articolo mostra che quando imbottiscono indebitamente di chemio chi ormai sta morendo di cancro, col risultato di aggravare gli ultimi giorni dei pazienti terminali e di sprecare risorse, affermano di farlo per ragioni etiche come l’alimentare la speranza*. Se si tratta di lanciare allarmi, anche infondati o esagerati, su agenti inquinanti cancerogeni nell’ambiente, che spaventando il pubblico lo spingono alla “diagnosi precoce” con gli screening, la loro generosità li porta ad affermazioni a effetto e comportamenti un po’ istrioneschi come questo dello sciopero della fame. Nello slancio dimenticano di fare prima pulizia in casa propria, evitando le sovradiagnosi di massa degli screening e informando il pubblico del pericolo. Su quello, sul fatto che il volume di affari viene moltiplicato etichettando e trattando come malati di cancro masse di persone sane, prevale la riservatezza tipica delle anime delicate. Così che alla fine gli oncologi non sono opposti alle storture e ai danni dell’industria e al business come sostengono e come fanno sembrare; lavorano piuttosto ad un’attività industriale e affaristica collaterale, o gemella siamese.

*Bluhm M et al. Paradox of Prescribing Late Chemotherapy: Oncologists Explain. J Oncol Pract, 2016. 12: e1006-e1015.

§  §  §

20 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Borri “Cari lettori di Taranto”

Bisogna stare attenti a paragonare l’umano a volumi di luridume inanimato. Alla metafora di Impastato, “la mafia è una montagna di m.”, va riconosciuta una sostanziale accuratezza. Mentre il gerarca Farinacci, avvocato degli assassini di Matteotti, si sentì autorizzato a definire l’avvocato della vedova “un metro cubo di letame”. Taranto è una Tilafushi, spazzatura velenosa che si fa suolo, terra, città, come dice la corrispondente di guerra Borri? A Taranto le esagerazioni, gli adynaton (per stare lontano da parole più semplici ed espressive) non vanno a favore dei cittadini, ma a loro grave danno e a favore di grandi interessi della peggiore specie*. Con parole – e idee – senza misura si sembra guerrieri, pugnaci, ma non lo si è affatto. Come il sanguinario Farinacci: “Roberto Farinacci, detto anche l’”onorevole Tettoia”. Il soprannome gli viene attribuito, perché – dopo essere stato un fanatico interventista – Farinacci, durante la prima guerra mondiale, non parte per il fronte, ma rimane sotto la tettoia della stazione ferroviaria di Villetta Malagnino, con la qualifica di capostazione in seconda”. (Walter Tobagi).

§  §  §

2 dicembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Ilva, in una lotta tra inquinati non ci possono essere vincitori”

Dall’alto del monte Olimpo, il Magistrato osserva con compassione i mortali che si dibattono intrappolati nelle pene della condizione umana. Ma è solo una “lotta tra inquinati”, secondo la narrazione costruita dai magistrati? Non sono in gioco anche altri fattori, primari e più forti, dati da grandi interessi economici? I magistrati intervengono imperiosamente a fermare l’Ilva dal 2012, quando è in corso la deindustrializzazione del Paese. Non erano con gli altri responsabili della “vergogna nazionale” nei decenni precedenti? Così come allora si “tenevano gli occhi ben chiusi” su questa esternalità negativa dell’industrializzazione, le conseguenze dell’esposizione a sostanze nocive, oggi si è omertosi e complici sul nuovo corso e i suoi danni: la medicalizzazione, che invece della bugia del silenzio si giova della bugia dell’esagerazione, degli allarmi smodati sul rischio di cancro e altre malattie. I laminatoi vengono sostituiti dai mammografi. Sul nastro trasportatore non più billette, ma corpi. I magistrati non stanno contrastando questa riconversione industriale, ma aiutano la suggestio falsi che la sostiene; e, posso testimoniare, anche la suppressio veri. Trovandosi a lavorare per il potere insieme a forze piduiste.

@ Stef Menc. Una conclusione squallida che è tutta tua. Se fossi un magistrato non mi farebbe piacere ricevere questo genere di supporto. E mi chiederei in che compagine sto mettendo la toga che porto.

@ Traurig. La casta mafiosa e corrotta, i sindacalaidi, gli amici della parrocchietta e capitani coraggiosi che rubano i risparmi di pensionati e famiglie sono in un elenco del quale fa parte anche la tua categoria, che a mio parere è da accostare per gravità alla mafia e al terrorismo come strumento nefasto di potere a danno del Paese: i sessantottisti, che servono chi sta ancora più su del generone italico con temi pseudoprogressisti. E tutti insieme andate avanti a spese degli onesti. Nel loro servilismo, nella loro vigliaccheria, nel loro torpore mentale, i sessantottisti si sentono insultati da discorsi che non ricalchino la dottrina preconfezionata; e quindi legittimati a rispondere con l’insulto, ritenendosi inoltre superiori al dovere di argomentare. Un aspetto di questa piaga, il sessantottismo, in questi anni è la magistratofilia: la “Magistratura” sarebbe esente da errori, pavidità, compromessi col potere, corruzione. Il caso ILVA ha affinità con Tangentopoli, dove pure lo svegliarsi al momento giusto della magistratura, e qualche colloquio con diplomatici USA a quanto si riporta, ha orientato il Paese verso la china desiderata. Per i progressisti dei miei stivali la magistratura, che da che mondo è mondo è strumento del potere, farebbe eccezione: sarebbe una forza “buona”, come loro, a priori. Dimmi chi ti loda e ti dirò chi sei. Sulle marmotte non dico nulla essendo contrario a discutere con chi riporta casi aneddotici personali.

@ Traurig. Sì, il sessantottismo, strumento delle “distruzioni creative” del liberismo, per me è uno dei grandi mali del Paese, misconosciuto (autori di riferimento: Orwell, Lasch, Michea, Pasolini). Ed è, data la portata dei suoi effetti negativi, e data la natura burattinesca, cioè manovrata dall’alto coi fili, accostabile a mafia e terrorismo. E’ una forma speciale del diffusissimo tipo italiano, il vassallo. Che si trova un potere da servire per fare il signorotto sui suoi pari. Nel sessantottismo più o meno consapevolmente si seve il potere indossando panni “antisistema”, e così in più si fa bella figura, passando per coraggiosi combattenti. Basti vedere lei, che prima si scaglia contro di me, e poi “mi ricorda” che siamo occupati e c’è la VI flotta. Che crede di essere a posto misurandosi col peggio. La “LEGALITA’”, ad indossarla come in un vorticoso spettacolo di trasformismo, alternandola a fasi di immobilità da iguana al sole, sono le “forze vive” come la sua. C’è anche la legalità delle bande di criminali (Platone). E’ un valore derivato: dipende dai principi sui quali si basa. Es. se sviluppa i principi di libertà e decenza, che dovrebbero portare a fare meno gli Zampanò contro un connazionale senza padrini che esprime tesi non allineate, e ad essere meno Gelsomina, meno passivi, meno filosofici, meno gattopardeschi, verso i poteri occupanti dei quali si è così solerti nell’indovinare e servire le volontà. Una forma di intuito della quale sono ben provvisti anche i magistrati.

@ Traurig. In base al suo modo di ragionare Pasolini era di destra, perché criticava gli studenti contro i poliziotti. E anche un bigotto, perché critico dell’aborto. P. Impastato era un mafioso, perché come Provenzano era contro Badalamenti. Sciascia un fiancheggiatore della mafia, criticando l’antimafia. E’ l’opposto: dirsi contro un male non vuol dire essere per il bene. Può invece favorire un terzo male, un terzo interesse illecito. Un equivoco sul quale speculano in tanti, dai magistrati ai 5S.

Voi state svendendo le industrie, e allo stesso tempo, con la medicalizzazione, i concittadini. Per lei, “l’anticasta”, sull’indipendenza “è sufficiente” la rivista di De Benedetti, tessera n.1 del PD. Una razionalizzazione del prostituirsi al potere. Lei è allineato con la Digos, che avendo bisogno di giustificazioni per gli abusi su mandato nei miei confronti le sarà grata dell’attribuirmi disegni di “azioni militari” contro USA e NATO. Occorre un’intima disperazione per far convivere grandi proclami con l’atto infimo di additare come soggetto pericoloso da sorvegliare chi è di intralcio alle frodi omicide della medicina commercializzata. Frodi a volte favorite dai magistrati, quelli del “diritto alla vita”. Del resto il groviglio ILVA è un habitat adatto per manipolatori. L’ILVA, e lo stato attuale del Paese, riflettono i danni della gara a lustrare le scarpe a chi sta in alto per ottenere un piccolo feudo. Gara spesso mascherata da esercizio di alti compiti o da opposizione al potere.

@ Traurig. Sì, credo che “lo scambio democratico di opinioni” sia finito: la diagnosi psichiatrica è l’ultima carta che vi resta. Le condizioni psichiatriche sono una disgrazia meno grave della patologia esistenziale della “sindrome di Steve Jobs”, quella di coloro che come lei non hanno bisogno che glielo dica Steve Jobs “stay hungry”, di “stare affamati”, perché la convinzione irremovibile di essere in uno stato perenne di necessità che giustifica qualsiasi atto per mangiare ce l’hanno già.

@ Traurig. Grazie per la rassicurazione. Ma continuo ad avere queste allucinazioni, a sentire l’ombra minacciosa e incombente di chi è disposto a qualsiasi bassezza per mangiare. Di quelli che chiamo “straccioni esistenziali”. Mi rendo conto che è assurdo: sono creature immaginarie, non esistono. E se esistono non hanno nulla a che fare con quelli che intervengono come lei. Grazie per mostrarmi, con l’esibizione nella quale si sta producendo, qual è invece la realtà. Straccione esistenziale. Che idea stramba.

§  §  §

18 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Verdi alleati del Pd? Non basta una lista a far diventare ambientalista Renzi”

E se non ci fosse da stupirsi? E se i Verdi e il PD non fossero che rami diversi della stessa famiglia politica, funzionali sotto mentite spoglie a disegni di larga scala del potere, e che non hanno quindi difficoltà ad allearsi nel servaggio, e nella mistificazione a favore del primato del profitto? Se l’ecologismo politico fosse un’ideologia per rendere più forte l’assoggettamento e lo sfruttamento, come osservò il marxista Paccino (L’imbroglio ecologico, 1972)?. Se fosse un antiumanesmo, come sostiene il clericale Larcher (Il volto oscuro dell’ecologia, 2004)?. Se fosse un elaborato giro retorico che finisce per difendere le feroci leggi del mercato, le leggi della predazione animalesca e spietata, come scrive il teologo luterano Turke? (Violenza e tabù, 1991). E se l’ecologismo come programma etico fosse la permutazione perversa di una gerarchia di giusti valori, come ha scritto Piero Chiara (che era massone): “La prima delle battaglie ecologiche deve riguardare l’animale uomo. Il resto, come la difesa […] dell’ambiente naturale [..] verrà da sé e si troverà salvo se sarà salvo l’uomo con le sue peculiarità, con l’unicità della sua faccia e della sua coscienza”.

§  §  §

11 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Palmisano “Ilva, come svilire le valutazioni ambientali e sanitarie”

L’avv. Palmisano dice che si sta svilendo la stima di un rischio aggiuntivo di tumore da inalazione >1:10000 (0.01%) per un’esposizione life-time (70 anni) su una popolazione di 14000 residenti. Un rischio aggiuntivo life-time di 2:10000 su una popolazione di 14000 si traduce nella comparsa in 1 caso di tumore in più ogni 25 anni nella intera popolazione.

Per come è strutturata l’oncologia, il gridare all’epidemia di cancro e l’associata campagna per introdurre misure mediche portano ad aumenti molto più marcati dell’incidenza di diagnosi di tumore, a causa delle sovradiagnosi. Es. per le donne in età 50-75 che spinte dai toni tribunizi si sottoporranno a screening mammografico, la probabilità che una diagnosi positiva sia in realtà una sovradiagnosi, cioè che la donna sul piano pratico, sostanziale, non abbia in realtà il cancro diagnosticatole, sarà di circa 1 su 3*.

La differenza tra gli ordini di grandezza dei rischi gridati da un lato, e dall’altro di quelli taciuti verso cui gridando si spinge, riflette le distorsioni sanitarie sull’ILVA. Se quello a cui si mira è la tutela della salute, il “principio di prevenzione” non deve omettere che anche le sovradiagnosi di cancro vanno prevenute**.

* Effectiveness of and overdiagnosis from mammography screening in the Netherlands: population based study. BMJ 2017;359:j5224.

** Preventing overdiagnosis: how to stop harming the healthy. BMJ 29 may 2012.

@ ermenegildo zecca. Ho riportato gli scritti ufficiali sui quali l’avv. Palmisano basa il suo discorso. “Inalatorio” l’ho aggiunto io, tra le cose da stipare in 1500 caratteri, riportandolo dal documento ARPA, proprio per specificare che la valutazione riguarda solo l’inquinamento per via inalatoria. La distorsione non è data da questa incompletezza, che comunque non inficia la comparazione che presento tra ordini di grandezza, ma dagli sforzi per comunicare al pubblico ingigantendoli gli effetti cancerogeni da inquinanti a Taranto ignorando le conseguenze iatrogene. Si ricorre a trucchi di retorica quantitativa come il presentare le frequenza assolute, il non comparare con il resto d’Italia, gli indici surrogati come i ricoveri, le “mappe della salute”, ingannevoli per il pubblico. In medicina gli errori commissivi sono permessi rispetto agli omissivi. Si pensa che abbondare sia più sicuro. La distorsione è data dal fingere di non sapere che anche la comunicazione a senso unico, l’allarme su Scilla tacendo di Cariddi, provoca danni alla salute. Ai tempi della Finsider i danni reali dell’inquinamento da ILVA venivano ignorati e nascosti; oggi, ai tempi della medicina commercializzata, e della deindustrializzazione, sono esaltati, dicendo “basta con le bugie” e ignorando, nascondendo e favorendo le conseguenze negative dell’allarme. Una contraddizione che deriva dalla costanza nell’aderire a criteri di convenienza economica e a scelte politiche.

@ MGB. L’accusa di “disonestà intellettuale” andrebbe semmai rivolta agli autori di quanto citato da Palmisano e da chi lo utilizza come fa Palmisano. Non mi pare però che l’assunzione di inquinanti per via inalatoria, del resto sempre agitata sui media – “la mal’aria” – sia in sé, a parte il suo livello e i suoi effetti nel caso specifico, un fattore causale minore. Vi accorgete che sarebbe, a vostro dire, una componente non rappresentativa quando si fanno quattro conti sui suoi effetti quantitativi dati i valori riportati? Per affermarlo, e per accusare di “disonestà intellettuale”, occorrerebbe presentare parecchio di più del “potrebbero esserci sorprese” e di discorsi a impronta etilica su epidemie sterminatrici di moscerini e test con palle di cannone. Invocare altri percorsi causali dopo che è stata mostrata una grottesca discrepanza tra ciò che si grida e i numeri sui documenti ufficiali che gridando si sventolano; invece di partire dal fenomeno del quale si dice di volere spiegare le cause, cioè dai dati di incidenza e mortalità; affrettandosi a passare all’attacco personale, basandosi su queste affermazioni apodittiche; indica una consumata capacità di imbrogliare senza pudore il discorso. Una capacità che, rispondo a lei, dalle mie parti si chiama come dice, ma senza l’aggettivo “intellettuale”.

@ ermenegildo zecca. Gli ordini di grandezza che presento sono quelli delle stime di casi extra di tumore addotti a sostegno, 1 ogni 25 anni sull’intera popolazione, e degli incrementi verificati di false diagnosi da screening di cancro della mammella, 1 ogni 3 diagnosi positive.

Lo pseudonimato sul web protegge il nome, che è comunque registrato (come deve essere), dagli insulti gratuiti, che anche in questa occasione mi sono stati prontamente lanciati da utente non identificato (MGB). E’ come una cerata dovendo lavorare al mercato del pesce. (E, in generale, certi nomi e cognomi, certe gote al vento di incappucciati preferirei non fossero esibite). Anche io penso che sarebbe necessario sapere chi sono le persone con cui si discute. Si può stabilire di usare tutti obbligatoriamente nome e cognome. Ma il nome e cognome è solo uno degli attributi; identifica ma non definsce. Per esempio vorrei sapere quali appoggi, quali appartenenze hanno permesso di occupare una cattedra universitaria, finanziata dal contribuente, a un interlocutore che in una discussione a carattere scientifico cambia in questo modo le carte in tavola.

Il suo pubblico proponimento di non discutere più con chi non dichiara nome e cognome combacia col mio, tacito, di stare lontano dai troppi professori universitari che interpretano la loro posizione non come obbligo di rigore ma come licenza di manipolare. E la cui esibizione di titoli accademici si avvicina troppo a una forma di peculato.

@ MGB. Non sono dell’ARPA. Ma se l’ARPA non avesse fatto altro che applicare un modello che per quanto limitato è più valido di altri presupposti intuitivi? Potrebbe essere stata corretta; non sarebbe la prima volta che avvengono cose del genere. O se avesse commesso qualche errore in buona fede? O se avesse voluto salvare capra e cavoli, prestandosi a fornire qualcosa di utilizzabile come pezza d’appoggio per l’allarme ILVA, ma senza alterare radicalmente la descrizione tecnica fattuale? O addirittura alleggerendola? Non si sa. Nelle questioni miste tecnico-politiche ci sono tantissimi possibili garbugli. Forse conviene astenersi se possibile dal puntare alle persone, da attacchi personali, e cercare invece di estrarre delle evidenze tecniche abbastanza solide: evidenze che chiariscano e che quindi parlino, esprimendo giudizi sulle scelte e responsabilità soggettive.

§  §  §

30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

§  §  §

25 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Taranto, marcia in ricordo di bimbi morti. Arcelor: “Con voi, bandiere a mezz’asta”. Rabbia in Rete: “Ridicoli, spegnete tutto”

Un aperto patrocinio ad un’altra delle tradizionali marce contro il potere volute dal potere. “Al momento di marciare / molti non sanno / che alla loro testa marcia il nemico./ La voce che li comanda / è la voce del loro nemico.” (B. Brecht). I cittadini che ieri obbedienti non vedevano l’inquinamento e che oggi vedono obbedienti solo l’inquinamento, e obbedienti lo elevano a peste nera, stanno marciando obbedienti coi loro figli in bocca ai lupi del business dell’industria dell’oncologia, che è libera di perseguire il profitto a danno loro come lo era ieri quella dell’acciaio. Marciano per la riconversione, necessaria per il potere finanziario, dalle troppe siviere da centinaia di tonnellate alle fiale da centomila euro spacciate per miracolose. I gattopardi, che non rischiano conseguenze serie, eccitano e incanalano la “protesta”; e con essa la paura, che spinge la gente verso le tagliole della medicina industriale. Un’industria che genera profitti superiori a quelli dell’industria dell’acciaio; e non teme crisi da sovrapproduzione, creando più condizioni di malato di cancro che guarigioni autentiche. Questa marcia coi paraocchi favorisce ciò che si crede di combattere, il profitto dei pochi a danno della salute e del benessere dei tanti.

§  §  §

6 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Asta “Ilva, a Taranto sapevano già tutto nel 1971. Così l’acciaio divenne il cappio della classe operaia”

Su come l’attuale “consapevolezza” non interrompa l’aspetto tragico della storia dell’Ilva, ma lo prosegua in forma farsesca: ‘Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato’ nel mio sito.

§  §  §

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

A sentire politici e commentatori come Bonelli a Taranto sarebbe in corso e sarebbe tenuta nascosta un’epidemia di malformazioni congenite, con centinaia di bambini nati malformati a causa dell’inquinamento dell’ILVA. Dal 2002 al 2015 risultano nati a Taranto 25357 bambini. 600 bambini nati con malformazioni danno un tasso di malformazioni congenite del 2.4%. Il Ministero della salute riporta una prevalenza nazionale di malformazioni congenite di circa il 2% nella prima settimana di vita, che sale al 5-6% entro l’anno di vita. Uno studio osservazionale in corso su inquinamento e malformazioni congenite in Bretagna considera un tasso di malformazioni congenite in Francia del 3%. Volendo esercitare le doti di “cittadini liberi e pensanti” si dovrebbe considerare se va nell’interesse proprio e dei propri figli gonfiare la Scilla dell’inquinamento e nascondere la Cariddi delle sovradiagnosi, dei sovratrattamenti e delle altre manipolazioni del business biomedico, verso la quale si sta spingendo seminando paura con informazioni false e ingannevoli.

@ il gattamelata. L’unico numero che viene riportato è quello del totale di tutti i casi accumulatisi in 14 anni; inducendo il lettore a credere che ci siano stati 600 bambini nati malformati a causa dell’ILVA. Solo nel testo si dice che è risultato un numero di malformazioni più alto rispetto al dato regionale; ma, mentre si lanciano accuse di occultamento di dati spaventosi, si tacciono i dati elementari dei valori dell’incremento assoluto e relativo. Non si riporta, come lei dà per certo, che la differenza sia risultata statisticamente significativa. Se anche lo fosse, lo scambiare la significatività statistica per un effetto biologico forte è descritto negli elenchi degli “spin”, delle manipolazioni usate da certi autori per fare dire alle loro ricerche il contrario di ciò che hanno rilevato. I dati disponibili indicano già (v. mio commento precedente) che il pericolo per la salute non è dato solo dall’inquinamento, ma anche dalla diffusione di informazioni grossolanamente artefatte sull’inquinamento.

@ il gattamelata. Le peer review sono accusate di lassismo; ma se lei si presenta come fa qui, difendendo dati che non presenta e teorizzando che se le informazioni – false e catastrofiche – che si diffondono al pubblico sono su dati non pubblicati non si può criticarle, non si stupisca se perfino i corrivi peer reviewers la fermano. Ai dati inventati ma sacri, allo scambiare il cumulativo per l’incremento, roba non da peer review ma da bocciatura alle medie, o da associazione nella stessa cella di Vanna Marchi, aggiunge che dovrei tenermi per me e non svelare i trucchi di manipolazione della comunicazione delle ricerche; un sacrilegio appena commesso es. da il JAMA, la rivista dell’associazione di categoria dei medici USA (Fihn SD. Combating misrepresentation of research findings. 3 mag 2019). Conclude che chi non accetta questa sua “scienza” è pagato. D’acccordo sul “follow the money”: io non sono pagato, ma pago un prezzo per parlare contro il senso comune costruito da media, esperti, magistrati, showman, etc. Vedo piuttosto che esiste una conventio a praticare, in buona parte con denaro pubblico e con l’abuso della autorità istituzionale, la suggestio falsi e la suppressio veri a danno della salute pubblica e a favore di grandi interessi illeciti del business biomedico, notorio corruttore. Il terrapiattismo del potere che lei esibisce con tranquillità non potrebbe esistere e fare i sui danni senza tornaconti, censure e complicità.

@ il gattamelata. Non lo penso solo io che diagnostichino – strutturalmente, secondo dottrina – malattie che non ci sono, in particolare il cancro, per vendere prodotti medici. Posto che la sua sia solo impreparazione, incapacità e presunzione, quando ha finito di fare la ruota e contemporaneamente “svuotarsi l’intestino” sul suo trono digiti “overdiagnosis” su Pubmed. Sono riportati oltre 12000 articoli. Biostatistici hanno sviluppato metodologie per misurare il fenomeno. Tomatis osservò che gli statistici sono svegli ma “stringono al laccio di una formula e strozzano dati sperime7 giugno 2019. Gli altri fratelli di Mattarellantali che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza”. Quindi una laurea in statistica può non essere sufficiente o rilevante; specie se non si hanno 2 centesimi di buon senso, modestia e onestà per capire che sì, la medicina non è scienza pura né filantropia ma una pratica antropologica che genera migliaia di miliardi vendendo sulla fiducia. Non è molto diverso dal capire che il meccanico o l’idraulico possono sovradiagnosticare guasti per alzare il conto. Lanciare allarmi oltre il vero lasciando libere queste frodi istituzionalizzate è come lanciare una Ferrari alla quale sono stati tolti i freni. Se lo si fa in buona fede, cioè si è stupidi, non bisognerebbe fare ricerca, tenere lezione, dettare politiche sanitarie … Se menzogne come questa sono diffuse per vantaggi materiali o psicologici si è nel campo delle consuete miserie che danno gambe agli orrori della storia umana.

@ il gattamelata. Bene, io sono losco perché non metto il mio nome su quel che scrivo sul internet, mentre lei non lo mette per deontologia. A non avere chiaro il concetto di sovradiagnosi sono io, non lei che scrive che mica convincono le persone ad avere tumori per vendergli le cure. Lei poi addirittura spinge il suo coraggio fino a mettere il suo nome sulle sue pubblicazioni scientifiche. Come altri, o meglio tutti (incluso me a suo tempo, devo dire; o come quando scrivo alla magistratura dell’impunità di cui gode la disinformazione nociva alla salute come questa che lei sta propagandando). Lei non mi vede come suo collega. Grazie. Mi duole invece di essere un contribuente, con ricercatori dotati come lei. Siccome per un periodo ho scritto liberamente, su invito, sulla rivista dell’associazione che ha lanciato il termine “sovranista”, articoli come quelli che lei cita, gatta ci cova. La ringrazio anche per la misura di stare lontano da me 2 km; tanto più che l’efficacia dei cordoni sanitari nell’impedire il contagio è sottovalutata. La sua statura, si vede da ciò che scrive, è tale che la sua figura torreggiante sarà visibile anche da quella distanza. Purtroppo non c’è nessuna profilassi contro inganni perniciosi come questo dei 600 casi di malformazioni congenite nascoste causate dall’inquinamento ILVA, che in un paese serio sarebbe oggetto di attenzione dei poteri dello Stato non meno dell’inquinamento ILVA.

@ il gattamelata. Ho esposto al pubblico il lavoro di Welch, con mie considerazioni. Non pubblico più su riviste scientifiche perché mi viene impedito; come del resto sono stati silurati lo stesso Welch, o Gotzsche, autorità riconosciute, dalle stesse forze che danno spazio a campioni come lei. Inoltre aspetti criminologici della medicina non dovrebbero restare confinati entro la corporazione. (Quelli che non vogliono siano rivelati sono gli stessi che chiedono la “medicina partecipativa”, che invece è un coinvolgere le vittime nelle truffe, come si vede qui). Non uso il mio nome, che riporto nel mio sito, per non esporlo agli schizzi di trollini e trolloni; come lei, che invece di vergognarsi e nascondersi per l’appoggio alla diffusione di notizie cialtronesche da esposto in Procura, viene a sindacare dove io posso scrivere. Forse c’è in effetti qualcosa di “sovranista” nel rivelare frodi mediche internazionali che sfruttano le persone come bestiame. In Italia c’è un problema di “soccidanti”, che affittano gli italiani. Sui ricercatori venduti, caro prof, posso scrivere per centinaia di pagine. Il caso di Fisher è un esempio debole; lei lo ha scelto perché è anche remoto e lui era molto intelligente? Quel che l’interessante esibizione che ha voluto offrire qui mi fa venire in mente è un articolo di Feinstein sui “perils of riding on a data barge”, i pericoli dell’analizzare dati che sono una chiatta carica di spazzatura (J Clin Epidemiol 1989.42; 929).

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

§  §  §

10 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bari, inquilini morti in palazzo vicino a una discarica. Il giudice non archivia e ordina ai pm di indagare ancora: “Non c’è prescrizione” “

Il rimpallo di false rappresentazioni della malattia tra medico e paziente è stato chiamato “pas de deux” (Malleson). Anche magistratura e “scienza” ballano assieme, e amplificano concezioni false e dannose scambiandosele. Come questa “teoria miasmatica del cancro”; per la quale il cancro avrebbe modalità di diffusione somiglianti a quelle degli avvelenamenti acuti. Questi casi mediatici contrastano con la “firma epidemiologica” del cancro (definita trattando delle sovradiagnosi, causa reale di picchi di incidenza del cancro*; che “scienza” e magistrati concorrono nell’occultare). Il cancro da agenti ambientali ha firma diversa, se non in casi particolari, es. alcune esposizioni ravvicinate all’amianto; e anche lì con latenze lunghissime. “La giurisprudenza chiama ma la scienza non risponde” secondo un magistrato, a proposito dell’assoluzione di De Benedetti per i morti da amianto. Questi procedimenti, simili alle “sentenze suicide” con le quali si mandavano assolti i fascisti nel dopoguerra, sono “ a pera”: una base larga, mediatica, che manda un messaggio di paura convincente ma falso; l’inconsistenza poi restringerà il caso nei gradi successivi fino al “liberi tutti”. Risultato: l’inquinamento diffuso come causa reale di cancro resta incontrollato e impunito; l’allarme così alimentato spinge verso l’estensione – in particolare al Sud – delle lucrose frodi di massa dell’oncologia*.

*Welch et al. Epidemiologic Signatures in Cancer. NEJM, 3 ott 2019.

 *  *  *

8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

§  §  §

19 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Tani “Mafie, alla Bocconi una cattedra per capire l’impatto della criminalità sull’economia. Pinotti: “Causa riduzione del Pil pro capite fino al 20%”

La white hat mafia

Una magistratura adeguata dovrebbe chiedere il nome dell’anonimo che finanzia la “associate professorship…”, e interrogarsi; non negando il fenomeno del “white hat”: l’indossare il cappello bianco dell’antimafia per meglio praticare affari illeciti del mondo legale. Il Fatto rende noto oggi che A. Mittal sta facendo con Ilva ciò che fece in Romania. Chi l’avrebbe mai detto… anche i candidi magistrati hanno suonato la musica funzionale a questo attacco al Paese*. Invece rapiti applaudiamo le storie di malavita di Gratteri, e la martinella del carroccio suonata dalla Dolci. L’altro giorno dal Cergas Bocconi si è detto che bisogna trasferire più spesa farmaceutica dalle farmacie agli ospedali. Questo favorirà il succhio di denaro pubblico con farmaci di dubbia efficacia, e dai prezzi che analisi economiche mostrano essere in grado di mandare in bancarotta un sistema sanitario, mentre i cittadini dovranno pagare; per una industria farmaceutica che già spaccia tanto inutile e dannoso. Nessun clamore.

Al white hat del business predatorio e della magistratura business-friendly occorre una criminalità mafiosa da esibire; traendo vantaggi, a scapito della collettività, da questo parafulmine. Posso testimoniare che dalle medesime istituzioni che studiano e combattono ma non eliminano la mafia partono azioni per l’eliminazione con sistemi mafioidi di voci sgradite al grande business, come su Ilva e farmaci.

*Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

§  §  §

11 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi al Nord, in aumento il cancro alla prostata. Una ‘lapidazione’ mai vista”

Si è stimato che un 60% delle diagnosi di cancro della prostata siano sovradiagnosi (Welch, Black, JNCI, 2010). Il “great prostate hoax” è “a public health disaster” (Ablin, lo scopritore del PSA; sul cui dosaggio si basa lo hoax). Con la sovradiagnosi si può finire impotenti e incontinenti senza ragione.

L’articolo che dà a Marfella l’appiglio omette di scrivere di quanto è aumentata l’incidenza; discute invece degli aumenti percentuali. Da un grafico si vede un incremento in USA, per un fenomeno rarissimo tra le età 25-39, da meno di 1 caso/milione nel 1975 a meno di 4 casi/milione nel 2015. Un incremento in 40 anni dell’ordine dei decimillesimi di punto percentuale. E’ ingannevole fare passare big percentages per big numbers. “If results are presented as … relative values, mistrust them [diffidane]. Convert the figures to actual results.” (Hickey et al. Tarnished Gold. The Sickness of Evidence-Based Medicine, 2011).

Gli autori ammettono che all’incremento possa contribuire la sovradiagnosi col PSA; che si basa su quella disinformazione che alimentano. Includono tra le possibili cause una maggiore sedentarietà, supposta, dei giovani di oggi; congettura che dà un’idea del genere di “scienza”.

La notizia vera è che il business oncologico monta allarmi per espandersi ai giovani. Marfella vanta la considerazione delle istituzioni, anche a Brescia; un’affinità che aiuta a capire come le istituzioni abbiano visto in Montante un profeta dell’antimafia.

@ Antonio. I dati non sono numeri puri. 4*10^-6 è “il quadruplo” di 10^-6; ma praticamente la mai vista lapidazione di massa che per il dr. Marfella vi corrisponde es. in Lombardia riguarderebbe 1 soggetto ogni 3 anni. Saltando qualche anno, e in certi casi si tratterebbe di sovradiagnosi; che aumenteranno, con questi allarmi che sfondato il confine del vero proseguono in una corsa furiosa.

Feinstein* dice dei clinici che accettano questo modo del dr. Marfella di presentare i dati che “are not wary buyers”; ovvero che sono professionisti che commettono incauto acquisto. Penso, anche per esperienze personali, che per gli amici di Marfella con la divisa e con la toga dello Stato si dovrebbe considerare la ricettazione, e anche peggio, dati i sinistri beneficiari con la marsina del finanziere (per non dire degli inquietanti suggeritori con la tonaca); e date le conseguenze nefaste sul popolo di questo “lying with statistics” – e anche “despite statistics”. Es. il “pulling the plug” per l’ILVA; ma includeranno anche la diffusione di quelle frodi mediche istituzionalizzate, come quelle basate sulle sovradiagnosi, dove invece purtroppo le big percentages riguardano big numbers.

* Invidious Comparisons and Unmet Clinical Challenges. Ann Intern Med, 1992. 92:117.

§  §  §
 

21 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Casula “Ilva, chiusa l’indagine sulle false testimonianze nel processo “Ambiente svenduto”: in sei verso rinvio a giudizio, anche ex vescovo di Taranto”

 

San Tommaso ha detto che non bisogna credere al diavolo neppure quando dice la verità. Non bisogna credergli sulla parola neppure quando fa mostra di essere colpevole. Es. il covid, epidemia gonfiata e pilotata. Complice la magistratura, che queste travi non le vede e le favorisce. Si accumulano i dati sui danni alla salute da vaccini anticovid. Inclusi quelli su aggravamenti di malattie preesistenti. Ma le voci che il vaccino avrebbe fatto insorgere in pochi mesi tumori ex novo sopra l’orizzonte clinico è biologicamente implausibile, e aiuta il business delle sovradiagnosi di cancro; che si basa sulla disinformazione e sulla paura. Così come l’aiutano, a beneficio anche dei vescovi*, le voci smodate su cancro a pioggia di Ilva** e Terre dei fuochi vari. (Anche gli allarmi su un aumento di sclerosi multipla da vaccino covid vanno nel verso di favorire le sovradiagnosi, di sclerosi multipla; mentre si nascondono i danni cardiovascolari da vaccino, e neurologici gravi, es. ictus, addossandoli al long covid). I magistrati, con questo costante fornire in campo medico la suggestio falsi, e anche la suppressio veri, volute da chi regge il gioco, sembrano personaggi minori che si attengono al facile copione di una recita che beneficia il tiranno e i suoi dignitari di palazzo.

*Quando è Pietro che si associa a Simon Mago.
** Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

@ ggerva: Posso anche venire ma il cancro inventato lo conosco già; l’ho processato, misurato, fotografato, visto al microscopio tante volte, nel laboratorio di anatomia patologica. Conosco l’ormai abbondante letteratura sull’argomento. E non ci tengo a constatare de visu il classico pas de deux, che stringe il cuore, dei truffati coi truffatori e i loro complici. Ad assistere in loco all’impianto nel Meridione di un focolaio di una frode sulla salute nata e diffusa nelle aree ricche dell’Occidente (dove oggi si parla di ridurla), ben congegnata, che poggia su mezzi enormi e si avvale di testimonial etici: i magistrati, che lasciano incontrollata una variabile imponente*, e il clero**, che la sfrutta nei suoi ospedali. Una frode commerciale dalle tenaci radici antropologiche; come dimostra il darsi importanza dei tarantini per una disgrazia, che in realtà li danneggia più con la sua parte falsa, preminente, che per quella vera, ingigantita. “Michael Balint … wrote a book called “The Doctor, His Patient and The Illness.” He concluded that once a doctor and a patient agreed on a diagnosis, the “non-disease” becomes incurable”***.

*Overdiagnosis of disease. A modern epidemic. Arch Intern Med, 2012.
Income and Cancer Overdiagnosis — When Too Much Care Is Harmful. NEJM, 2017.
**La trincea di Taranto e i cattolici italiani. Città Nuova. 21 ott 2021.
***G. Lundberg, già editor del JAMA. How common are false diagnoses of specific disease ? Medpage Today, 19 luglio 2011. 

@ ggerva: Non ho capito molto. Solo due cose. a) Il cancro vero esiste, e non è cosa su cui “fissiare”. E’ il nucleo fattuale e morale sul quale si è fatto crescere il business dei cancri commerciali. b) Lo stesso pericolo può essere prima nascosto e poi esagerato dal potere, cambiato il quadro storico. Il cancro da impianti industriali – un pericolo principalmente per i lavoratori – è stato minimizzato e censurato nell’Italia della Prima repubblica, mentre ora, nella sua valenza di spauracchio, viene gonfiato per la transizione dall’industria alla biomedicina commerciale. E’ avvenuto anche per la mafia, e in entrambi i casi i magistrati si sono conformati. “… nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Oggi la mafia di cosca è il grande alibi per il malaffare di Stato, e ci viene presentata come un’entità ontologica infera e ineliminabile a tutte le ore della giornata.

@ ggerva: Veramente sono una quarantina di anni che cerco di esercitare il senso critico in medicina. Nei 2 anni precedenti si sono svegliati gli altri, dato il concentrato di abusi che in realtà erano già stati rodati prima. Incluso l’uso del cosiddetto “astroturf”, la tecnica di sollecitare movimenti dal basso per disegni voluti dall’alto. Facendo così in modo che siano le persone a chiedere ciò che va a loro danno. Dal 2012 a oggi ho raccolto, casualmente, oltre 700 articoli dei media su Ilva e tumori, il tema che secondo lei viene censurato. Vorrei sapere quanti conoscono i rischi delle sovradiagnosi di cancro per ogni 100 persone che conoscono il tema dell’ILVA come vulcano che erutta tumori. Anche i magistrati sono orientati al conformismo. Ora i trucchi avvocateschi e quelli della ricerca scientifica deviata si vanno fondendo. Il “metodo scientifico”, celebrato a chiacchiere, bestemmiato nei fatti, prevede che le osservazioni siano “fair” cioè giuste, eque. Intendendo con ciò che non si ignorino gli effetti di altre variabili (come le sovradiagnosi), oltre a quella in esame (l’inquinamento ILVA), sull’effetto, l’incidenza di tumori e altre malattie. Questa fairness, questa equità nell’indagine, i magistrati non l’hanno applicata. (Hanno piuttosto soffocato le voci di denuncia). Così come non la stanno applicando per la strage covid del 2020, dando per scontata la versione nefasta di chi dovrebbe essere indagato. C’è un problema di fariseismo, prima che di discernimento. 

@ ggerva: La terribile pestilenza covid in realtà ha un infection fatality rate prossimo a quello dell’influenza; come osservò inutilmente dall’inizio Ioannidis, l’epidemiologo più citato al mondo. Anche i dati ILVA non mostrano l’apocalisse inequivocabile che viene rappresentata per via mediatica e giudiziaria; proclamarla, come dovuta a causa singola, per un’eterogeneità di malattie comuni, rimanda alle pratiche manipolatorie, incancrenite, dell’epidemiologia. La religione scientocratica tace delle contorsioni retoriche usate per insinuare conclusioni di causalità, delle “inferenze causali di Schrodinger” (il fisico del gatto che era sia vivo sia morto)*. La disonestà dei vertici dell’ILVA e magistrati, la copertura di responsabilità autentiche, conferma solo che qui il più pulito ha la rogna.

Si è additato a priori un mostro credibile, ignorando, contro il metodo scientifico e il dovere giudiziario, la reale entità e delimitazione del fenomeno, altre noxae note, altri interessi illeciti, come quelli del business biomedico – così protetti e favoriti – per dare corpo alla tesi preordinata della concezione “miasmatica” del cancro (di converso, per giustificare i diktat covid si è negata la diffusione per aerosol per battere falsamente sul contagio interpersonale). Questo avvelenamento culturale, esteso alla nazione, rinnova e aggrava in forme aggiornate ruberie, degrado e lutti.

@ ggerva: “Ilva dal cancro nascosto al cancro inventato” l’ho postato nel 2013. Il covid è cominciato nel 2020. Rilevo tra le due manipolazioni somiglianze; somiglianze che hanno anche un valore di conferma di quanto denuncio, dato che mostrano validità predittiva. In patologia, lo studio biologico delle malattie, cause diverse confluiscono in un numero limitato di manifestazioni comuni. Anche i sistemi delle frodi mediche si basano su un repertorio di trucchi e manipolazioni che si ripetono nello schema di base. Es. quello che i magistrati in Puglia hanno fatto a Taranto, di accettare la versione che suona coraggiosa e invece fa comodo al potere, e svilupparla, a danno dei cittadini, come scrissi 10 anni fa, i magistrati di Bergamo lo stanno facendo per la strage covid in Lombardia*.

Siamo d’accordo che quella dell’Ilva è una situazione torbida; dalla quale il potere può pescare ciò che gli interessa e lasciare sommerso ciò che vuole nascondere; che vi è una componente, probabilmente primaria, economica; sulla quale non mi dilungo perché non è il mio campo, e di giochi di specchi tra i quali destreggiarsi ce ne sono già troppi nel campo che conosco.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Sito menici60d15. Dic 2020- presente.

@ ggerva: Ilva, covid. Con l’argomento salute si può orientare la sorte di enorme impianto industriale, si può mettere ai ferri una nazione. Lo disse già Maccacaro che “la medicina è un modo del potere”. Oggi la medicina è stata “weaponized”, è diventata un instrumentum regni. Dati gli intrecci, è difficile non andare “ultra crepidam”, tra medicina, diritto ed economia. Ma bisognerebbe sempre cercare di evitare. Io non mi avventuro su diritto ed economia anche perché so come in medicina le conoscenze scolastiche, le nozioni generali, siano diverse, a volte radicalmente, dalla realtà tecnica.

Le sentenze vanno distinte dal messaggio al pubblico, ricordando il principio sociologico di Thomas: “se gli uomini definiscono situazioni come reali, sono reali nelle conseguenze”. Se si ammette che la magistratura ha un potere ontologico, di costruzione sociale della realtà, non c’è contraddizione tra l’allarmare prima e poi assolvere. Io chiamo di “raffinazione della paura” (mio sito) le sentenze che assolvono al termine di procedimenti eclatanti che sono serviti come marketing per lanciare concetti, falsi e nocivi, e inculcarli nell’opinione pubblica, dove restano, al di là delle assoluzioni. Un po’ come per i giornali si dice che la smentita è una notizia data due volte. Ricambio il saluto.

§  §  §

30 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Turigliatto “Caso Capovani, ancora non si coglie l’impatto dei tagli alla sanità sulla salute del Paese”

“nel 1963 il presidente Kennedy aveva fatto lo storico annuncio dello stanziamento di fondi federali per la costituzione dei Comprehensive Community Mental Health Centers, che avranno in realtà scarso sviluppo, mentre prenderà piede la politica di riduzione dei tempi di degenza e dei letti pubblici che poi Reagan applicherà su larga scala.” (F. Ongaro Basaglia. Franco Basaglia l’utopia della realtà). Occorreva creare un mercato per gli psicofarmaci chiudendo i presidi psichiatrici; in USA se ne occupò Reagan, “the most fundamental element in the rapid rise of big pharma” (M. Angell); da noi si diede spazio a Basaglia. (Erano i tempi di Qualcuno volò sul nido del cuculo, 5 Oscar). Profeta degli psicofarmaci fu Cassano, univ. di Pisa, del quale Capovani fu allieva. Ora si usano le conseguenze per recuperare l’uso della psichiatria come arma del potere. E per chiedere soldi, senza considerare che andranno ad una medicina dettata dal business.

Dopo avere nascosto il cancro da Ilva lo si ingigantisce per vendere cancri commerciali*. E’ di oggi la notizia che i VV FF di Taranto grazie alla UIL si sottopongono a screening per il melanoma, giorni fa bocciato ancora dallo USPSTF per lo svantaggioso bilancio utilità/danni. Il camaleontismo, l’assumere coloriture ideologiche di segno opposto in coerenza coi propri obiettivi predatori, mi pare una manifestazione della dark triad narcisismo-machiavellismo-sociopatia.

*Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato.

§  §  §

13 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sei dirigenti dell’ex Ilva a processo per la morte di tumore del piccolo Lorenzo Zaratta”

La magistratura che regge il gioco nella strage covid d’innesco*, che legittima il ricatto mafioso sugli inoculi, esercita qui lo stesso uso abnorme di argomenti pseudoscientifici. Arrogandosi un diritto di riscrivere i principi della dottrina medica e della tanto acclamata “scienza” (sotto dettatura di Big Pharma).

Il rinvio a giudizio può essere inquadrato nel contrasto di voci su Berlusconi, morto ieri. Per il sociologo Furedi B. ha rappresentato il “populism from above”**. Un populismo che seduce il popolo ma serve i potenti. La politica italiana appare più facile da decifrare se si considera che le istituzioni costituiscano non organi indipendenti ma una corte al servizio del re, cioè dei poteri forti. E che le varie fazioni di cortigiani mentre si contendono spazi di potere gestiscono forme diverse delle stesse direttive regali. B. ha praticato il falso populismo per le classi meno istruite e il popolo grasso. Sinistra e magistratura, il populismo dall’alto di tipo midcult. La magistratura qui sembra difendere il popolo dai poteri forti. In realtà, come ha fatto col covid, li favorisce a danno del popolo; aiutando il business oncologico***. Probabilmente poi assolverà i cortigiani minori che ora accusa su basi inconsistenti mentre copre noxae reali per la salute dei bambini, e le potenzia***; come ha già fatto con Conte e Speranza*.

* Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale
** How Silvio Berlusconi was undone by Brussels, 12 giu 2023.
*** ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato; La raffinazione della paura

§  §  §

9 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Sul Vajont pesanti responsabilità umane, occuparsi dell’ambiente è garanzia di vita”: Mattarella ricorda i 1910 morti del disastro del 1963”

La strage del Vajont andò sostanzialmente impunita. Come la strage di innesco dell’operazione covid del 2020*. Sulla quale Mattarella, che nel 2023 condanna la repressione degli allarmi e denunce di 60 anni fa, ha una posizione simile a quella di Napolitano sulle stragi del 1992.

La strage del Vajont derivò da un modello tecnico della realtà naturale che era stato distorto al fine di ottenere soldi e potere. Come per il covid, e come per il catastrofismo climatico. Oggi l’ENEL è “green”, come altre compagnie; gli stessi “scienziati” che allora falsarono la rappresentazione sul Vajont in nome del progresso oggi sarebbero tra i tanti che falsano i modelli su epidemie e clima per convincerci che abbiamo il dovere di farci inoculare sostanze pericolose e stare agli arresti ad arbitrio del potere; e il dovere di impoverirci, pagando case, spesa, bollette, auto, il doppio per limitare i danni del progresso.

“Quando il benessere bussa alle porte, poveri e onesti tenetevi forte” (M. Marchesi). Ci hanno venduto l’illusione del paradiso in Terra tramite il consumismo. Ora gli stessi affaristi ci vendono, a caro prezzo, l’illusione del “rimedio”. Non meglio della Purdue, la casa farmaceutica criminale che prima ha fatto soldi facendo prescrivere come antidolorifico la droga Oxycontin, causando sterminio, e poi ha brevettato e venduto l’antidoto al suo stesso veleno, la buprenorfina.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

 

§  §  §

vedi anche:

“7 giugno 2019. Gli altri fratelli di Mattarella” in: I rituali zozzonici della banda Mattarella

I rintocchi funebri del marketing medico

 

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

20 March 2013

20 marzo 2013

Appello al popolo

ccc

AltanAnticancro

ccc

ccc

Le distinzioni politiche tradizionali (come quelle fra destra e sinistra, liberalismo e totalitarismo, privato e pubblico) perdono la loro chiarezza e la loro intellegibilità ed entrano in una zona di indeterminazione una volta che il loro referente fondamentale sia diventato la nuda vita. G. Agamben. Homo sacer

ccc

ccc

E’ passato pressoché inosservato il discorso dall’ambasciatore USA David Thorne su “Il ruolo e il futuro dell’industria farmaceutica Americana in Italia” [1] pronunciato il 5 febbraio 2013 all’Ambasciata americana di Via Veneto, in un convegno al quale hanno partecipato personalità come il papabile alla presidenza della Repubblica Gianni Letta, il nipote Enrico Letta del PD, il ministro della salute Balduzzi, il sottosegretario allo sviluppo economico De Vincenti, il direttore generale dell’AIFA Pani, il vice-presidente di Confindustria Regina e il chairman dello “Italian American Pharmaceutical Group”, Antonelli. L’ambasciatore dice in pratica due cose. a) “L’industria farmaceutica basata sulla ricerca, vale a dire il settore farmaceutico e delle biotecnologie incentrato sull’innovazione” è “motore di crescita economica”. b) Chi occupa le istituzioni deve sostenere gli interessi USA in Italia su questo settore; posto inoltre che “gli investitori americani” formano “una parte sostanziale” anche della “industria farmaceutica italiana”.

I farmaci cosiddetti “innovativi” sono un settore ben definito dell’industria farmaceutica; al loro interno la classe principale è quella dei farmaci oncologici. Ufficialmente, e agli occhi del pubblico, l’innovazione farmaceutica ha un carattere prometeico. In realtà oggi la sua natura è sisifea, derivando da un calcolo economico. Nelle parole di Piero Bevilacqua: “ […] l’interesse del capitale per la scarsità non solo rappresenta un aspetto nuovo del suo sforzo di dominio, ma costituisce una minaccia gigantesca che si para al nostro orizzonte. Che il capitale oggi insegua affannosamente la scarsità appare evidente dalla corsa continua con cui le imprese sono impegnate a realizzare sempre nuovi prodotti, a contrastare l’abbondanza delle merci, che perdono rapidamente valore, con variazioni di prodotti e incremento dei loro aspetti simbolici in grado di riaccendere incessantemente i desideri dei consumatori.” [2].

E’ il principio del pipelining, l’allestimento di un percorso produttivo che consente a un’azienda di sfornare in continuazione prodotti sempre nuovi. L’innovazione farmaceutica attualmente non punta ad accrescere e ad applicare le conoscenze scientifiche e tecnologiche per il bene dell’umanità, ma al profitto mediante la continua creazione di scarsità: Una scarsità relativa – spesso fittizia – rispetto ai farmaci esistenti. Nella grande maggioranza dei casi i farmaci innovativi non sono sviluppati per essere risolutivi, ma per superare il prodotto di qualche anno prima e essere superati qualche anno dopo. Devono mostrare qualche beneficio rispetto ai farmaci che intendono sostituire; beneficio che può anche essere minimo, irrilevante o totalmente inventato; e devono contenere vizi, es. effetti collaterali, che ne giustificheranno la sostituzione dopo un po’ di tempo. Un poco come i prodotti software, coi quali però non condividono il conseguimento di reali traguardi tecnologici: occorre che nel mortaio si pesti acqua, perché prodotti che curino efficacemente le malattie, ponendo la parola “fine”, o quasi, su una determinata necessità di cura, spegnerebbero la relativa pipeline, e sarebbero quindi calamitosi per il business.

In genere sono farmaci molto costosi (es. 10000 euro/mese); introdotti con procedure accelerate e semplificate e che si vuole rendere sempre più veloci e meno controllate; sono scarsamente o per nulla efficaci; possono avere pesanti effetti collaterali, che spesso emergono – o sono resi noti – solo dopo la loro frettolosa immissione nel mercato, e che costringono a ulteriori cure. Distolgono la ricerca e lo sviluppo da prodotti risolutivi, e sottraggono allo Stato e alle famiglie risorse economiche obbligandoli a ulteriori spese per interventi più appropriati e utili. Tutte carattestiche vantaggiose per il business.

La ricerca della scarsità è evidente, nota Bevilacqua, nella manovra per rendere scarsa anche l’acqua e privatizzarla; un’operazione di regresso verso la barbarie, perché non si può chiamare civile una società dove un potere pezzente lesina quella quantità d’acqua, piccola rispetto al totale disponibile, necessaria agli usi umani, cioè per bere, cucinare, lavarsi e pulire. Ma la scarsità viene prodotta artificialmente anche nei prodotti hi-tech. Un esempio è dato dall’informatica e dalla telefonia mobile, campi nei quali siamo abituati ai continui aggiornamenti e alla continua uscita di nuove versioni dettati da questa volontà di profitto. Le “novità” sono spesso solo apparenti, e contengono difetti e “bugs” che predispongono a nuovi futuri prodotti. Ci sono stati casi, come quello del sistema operativo Vista di Microsoft, dove su alcuni PC con software preinstallato si è dovuto offrire – a pagamento – il downgrade, cioè l’installazione del sistema precedente, Windows XP. Del resto ci sono forti legami del business biomedico con quello dell’elettronica digitale e del software; gli attuali chairman della Roche-Genentech e della Apple sono la stessa persona [3].

Inoltre, i farmaci innovativi, cioè la frequente uscita di prodotti sempre nuovi, rendono possibile il gioco borsistico. Le notizie di futuri effetti terapeutici di un nuovo farmaco sono in pratica un titolo derivato, un future, che può rendere all’istante più di quanto renderà -forse- il prodotto stesso che dovrebbe uscire anni dopo; anche se la notizia è falsa. Ma degli interessi della finanza l’ambasciatore, che ha cura di citare l’occupazione prodotta dall’industria farmaceutica, non dice nulla. Né c’è in Italia una Sinistra che dica che l’occupazione offerta da una medicina a intensità di capitale è ben inferiore all’occupazione (meno cool, ma più stabile) creata da una sanità a intensità di lavoro, che sarebbe quella necessaria, dato il crescente numero di persone non autosufficienti.

Oggi la medicina è strettamente legata alla finanza: la notizia di un trial dal quale risultino effetti positivi alza il corrispondete titolo in borsa, quella dell’interruzione di una sperimentazione clinica lo fa crollare. I farmaci innovativi avvicinano ancor più tra loro medicina e finanza. I farmaci innovativi hanno il carattere di futures anche per il paziente: vengono es. promossi presentandoli come novità che possono allungare l’aspettativa di vita del malato di qualche mese, secondo le evidenze, esili, e non al di sopra di ogni sospetto, della sperimentazione clinica finanziata dalla casa produttrice. I criteri per stabilire il loro prezzo seguono regole di tipo finanziario piuttosto che industriale. Interessanti analisi a carattere marxista hanno distinto tra valore d’uso e valore di scambio del farmaco innovativo [4]; ma nella realtà il prezzo viene fissato proprio sul valore d’uso, che è artificialmente alto data la promessa che il prodotto rappresenta, di importanza vitale per il paziente. E’ una nuova strategia di prezzo dell’industria farmaceutica, detta “valuebased”; in pratica, è come fare pagare un bicchiere d’acqua in base alla sete del cliente dopo avere monopolizzato l’acqua. Un criterio per il quale si può fare pagare un bicchiere di acqua fangosa 10000 euro ad una persona che stia morendo di sete.

Stupisce un poco che l’ambasciatore, sia pure usando misurate forme diplomatiche, abbia parlato così chiaramente. Lo ha potuto fare per vari motivi. Il primo è la reverenza vile degli italiani verso il potere. Quello degli interessi economici curati dall’ambasciata americana è un argomento che in molti paesi evoca immagini di golpe e di massacri di civili. Da noi dovrebbe per lo meno far ricordare Mattei e le 7 sorelle, e il caso Ippolito, con la perdita dell’indipendenza della politica energetica; o la perdita dell’indipendenza in campo biomedico con la persecuzione politica e giudiziaria del padre dell’Istituto Superiore di Sanità Domenico Marotta; o la perdita dell’indipendenza industriale nel settore hi-tech informatico con l’affossamento dell’Olivetti e la cessione della divisione elettronica alla General Electric [5].

Questi snodi fondamentali della storia della Repubblica sono ignorati, o meglio rimossi, dall’opinione pubblica. Sarebbe interessante sapere quanti su 100 italiani conoscono la leggenda nata sulla morte di Steve Job, fondatore della Apple, e quanti la storia dei prodotti pionieristici della Olivetti nel campo dei personal computer e dei capovolgimenti avvenuti attorno alla strana morte dello scienziato informatico Mario Tchou. Il diplomatico riconosce che per le aziende farmaceutiche USA “l’Italia è stata e continua ad essere uno dei migliori mercati al mondo, dove i loro prodotti hanno avuto grande successo sul mercato”; ma l’italiano medio considera estremista anche il semplice chiedersi se gli interessi delle multinazionali e degli speculatori USA nel campo della salute coincidono col suo interesse personale. Le persone dabbene e responsabili non toccano questi argomenti, e non parlano dell’influenza negativa di Palazzo Margherita sulla vita della nazione e sui destini individuali dei cittadini che la compongono. La recente rivelazione dell’appoggio dell’ambasciatore USA a Grillo probabilmente è servita a fargli prendere voti alle elezioni politiche del febbraio 2013, anziché suonare come un campanello d’allarme, date le concezioni di tanti italiani sul potere sovrano come realtà immodificabile; e sulla necessità di mettersi dalla sua parte.

ccc

Il complesso magico-industriale

Inoltre, l’ambasciatore può procedere perché l’aviazione, l’aviazione culturale, ha già bombardato. E’ difficile per il cittadino medio concepire una medicina non centrata sul farmaco; e concepire il farmaco altrimenti che come una cosa buona, che dà la vita. La medicina si è affiancata alla guerra come motore di crescita economica; il modello del complesso militare-industriale, la cui influenza eccessiva fu denunciata da Eisenhover, come predetto da Chomsky si è allargato ad altri settori industriali; si è passati a quello medico-industriale, e con le biotecnologie allo “university-industrial complex” [6]. Attualmente siamo arrivati al “complesso magico-industriale” secondo un’espressione coniata da due sociologi considerando i rapporti tra medicina ufficiale e “alternativa” [7].

La strategia industriale, e finanziaria, dell’innovazione farmaceutica converge infatti con l’antico pensiero magico, che non ci ha mai abbandonato. Tutte e tre si basano sul desiderio di effetto immediato. Scrive Umberto Eco: “Noi crediamo di vivere [nella] Age of Reason. […] Però questa abitudine alla tecnologia non ha nulla a che fare con l’abitudine alla scienza. Ha piuttosto a che fare con l’eterno ricorso alla magia. Che cosa era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è, come vedremo, ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? La presunzione che si potesse passare di colpo da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi intermedi .” [8].

L’idea stessa di una farmacologia infinita, implicita nel modello della permanente produzione di nuovi farmaci, sta alla fisiologia come l’alchimia sta alla chimica. Nel caso delle cure con le staminali del metodo Stamina [9], in corso mentre Thorne pronunciava il suo discorso, è applicabile quanto Eco scrisse a proposito del caso Di Bella; ancor più che alla stessa terapia Di Bella: “Il caso Di Bella è stato un trionfo della fiducia magica nel risultato immediato. E’ difficile comunicare al pubblico che la ricerca è fatta di ipotesi, esperimenti di controllo, prove di falsificazione. Il dibattito che oppone la medicina ufficiale alle medicine alternative è di questo tipo: perché il pubblico deve credere alla promessa remota della scienza quando ha l’impressione di avere il risultato immediato della medicina alternativa?” [10].

Il caso Di Bella, che lanciò la cosiddetta “libertà di cura”, ovvero spinse verso il marketing medico direct-to-consumer, fu un’operazione dagli aspetti complessi, che sarebbe lungo spiegare qui. E’ interessante che vi partecipò, in una maniera spregiudicata che portò a responsabilità tanto gravi quanto protette, lo stesso centro che ha innescato il caso Stamina, gli Spedali Civili di Brescia, che ha legami col sistema di “sicurezza” USA [11]; e che allora giocò la parte della medicina scientifica e rigorosa, mentre oggi al contrario recita quella della coraggiosa medicina ribelle che rompe gli indugi e spezza le pastoie burocratiche. In entrambi i casi si sono usati bambini.

Eco cita Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio non è che non credano più a nulla. Credono a tutto” [8]. Un poco come la sospensione di alcuni farmaci, pur dannosi, può provocare effetti nocivi, il cosiddetto rebound, così la secolarizzazione, se ha sottratto in parte il popolo all’influenza oscurantista del clero, ha portato a forme di idolatria forse ancor più primitive, che fanno della scienza e della tecnologia uno gnosticismo per le masse. Una religiosità secolare le cui credenze, opportunamente sollecitate, si traducono in profitti (e alle quali il clero si è prontamente convertito [12]). I magistrati e i commentatori del caso Stamina, come Veronesi, parlano di diritto alla speranza. Ma questa è una speranza nella magia. “La fiducia, la speranza nella magia non si è affatto dissolta con l’avvento della scienza sperimentale. Il desiderio di simultaneità si è trasferito nella tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza.” [8].

La stimolazione di concezioni magiche ha larga parte non solo nelle medicine alternative – non a caso ribattezzate “complementari” – ma anche nel lancio dei prodotti hi-tech e innovativi. “Scienza” e magia si aiutano e si rafforzano a vicenda mentre fingono di combattersi. Nel caso Stamina [9], su una base reale data dalle conoscenze sulla biologia dello sviluppo, e da alcuni fenomeni che hanno trovato sfruttamento clinico come la possibilità di impiantare cellule staminali emopoietiche, l’ufficialità ha lanciato l’idea magica delle staminali che curano tutte le più comuni malattie. Basandosi su questa promessa di magia la Stamina ha a sua volta offerto le sue terapie, a risultato immediato garantito; ciò sta permettendo, in un ulteriore rimpallo, alla scienza ufficiale di applicarle lei senza avere prima prodotto sufficienti prove di efficacia: in nome dell’emergenza causata sull’opinione pubblica e, grottescamente, del rigore scientifico, le terapie stanno venendo tolte alla Stamina per essere affidate, in barba a ogni logica, ai laboratori accreditati, le “cell factories”. Le “fabbriche delle cellule”; un nome di marketing; fabbriche che produrrebbero la sostanza di cui siamo fatti; che secondo Shakespeare è la stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.

Il caso Stamina non è un attacco di arditi innovatori ai parrucconi della medicina, ma un colpo di mano del potere, basato su un falso dilemma, per istituzionalizzare una truffa; imponendo mediante un’ammuina prodotti che suonano miracolosi ma non funzionano. Le “cell factories” ricevono le prime commesse non sulla base dei risultati della scienza avanzatissima che questi prodotti dovrebbero rappresentare, ma nell’ambito di una elaborata pagliacciata messa in scena sulla pelle dei pazienti. Ufficialmente, per tamponare uno stato di emergenza.

Il risultato immediato, il volere tutto e subito, ha una valenza autoritaria, che sfocia nello “stato di eccezione”; quello stato di emergenza, di sospensione delle leggi che può essere deciso solo da chi ha il potere sovrano, tanto che ne costituisce la proprietà caratteristica secondo Schmitt, insigne filosofo del diritto e politologo (apprezzato dai nazisti e dagli strateghi della strategia della tensione). Agamben vede questo potere di decidere lo stato di eccezione come un aspetto della biopolitica, nella quale il potere non si rivolge al bios del cittadino, alla vita umana intesa nella sua accezione morale e politica, quella che l’Ulisse di Dante indica come la nostra “semenza”; ma si aggancia allo zoe del suddito, la “nuda vita”, il corpo della persona; fino a farla divenire un homo sacer, che può essere ucciso legalmente [13]. La biopolitica dà forma al complesso degli attuali rapporti tra medicina e potere.

Lo stato di emergenza, usato nel caso Stamina per introdurre le terapie con staminali, è un’altra arma dei poteri rappresentati da Thorne. Col caso Avastin-Lucentis (Roche Genentech) si sta pure tentando di far passare una pratica antiscientifica e perniciosa, l’off-label, come cosa buona in nome di un’emergenza, costruita abilmente su un caso particolare [14], così che in Italia si invoca in nome del bene dei pazienti e della buona amministrazione l’off-label per un farmaco, l’Avastin, mentre in USA si tenta di limitare i danni della deregulation criticando l’off-label dello stesso farmaco in nome degli stessi principi.

ccc

Spaghetti in salsa biotech

L’ambasciatore inoltre sa che il territorio è stato bonificato, mediante la selezione della classe dirigente e la repressione del dissenso. Nell’ambiente tecnico è noto che i farmaci innovativi servono a fare soldi più che a curare il paziente; in letteratura compaiono articoli che ne parlano, come quello a firma di noti esperti italiani che discute seriamente la domanda della battuta della vignetta di Altan: “Un nuovo farmaco anti-cancro sul mercato: buone notizie per gli investitori o per i pazienti ?” [15]. Ma la critica tecnica, già cauta rispetto agli interessi che va a toccare, non arriva al livello politico e mediatico. Si attua una negazione del conseguente [16], riconoscendo il male ma avendo cura che la constatazione tecnica non giunga al pubblico, e non si traduca in denuncia morale e in azione politica.

Thorne, membro della “Skull and bones”, non ha come armi solo le parole. In Italia le stesse strutture dello Stato che si sono occupate dell’eliminazione di Moro, inviso a Kissinger, le stesse forze di polizia che hanno permesso e talora favorito le stragi, la stessa magistratura che le ha lasciate impunite anche a livello di manovalanza, oggi forniscono a un business come quello propugnato da Thorne servizi di soppressione del dissenso su questi temi, mediante tecniche di boicottaggio e di terrorismo psicologico che nella defunta DDR i loro omologhi della Stasi chiamavano di “decomposizione” [17]; tecniche che si dice in Internet siano usate, illegalmente, in USA dalla FBI. A chi è oggetto di queste attenzioni accadono fatti che sembrano avere anch’essi del magico.

I politici che hanno ascoltato Thorne non chiedono altro che di obbedire, cercando di mantenere la benevolenza di un potere che ha sempre meno bisogno di loro. Tra i partecipanti al convegno vi erano Ignazio Marino, del PD, medico tornato dagli USA portando, come gli indesiderabili degli anni ‘50, i semi di nuovi impresentabili business, e Roberto Maroni, già ministro dell’interno, sostenitore del “Padroni a casa nostra”. Inscenano litigate a beneficio del pubblico, ma lavorano assieme per i padroni USA.

Anche i magistrati obbediscono ai dettami dei poteri globalisti che hanno nelle istituzioni USA il loro braccio operativo; seguendo in questo i CC e la PS, che tra un poco potranno dire di essere fedeli agli USA nei secoli; è la forma precipua della loro corruzione [18]. Uno dei magistrati che dovrebbe essere dei migliori, Ingroia, ha partecipato alla vergognosa farsa del caso Stamina [8] e allo stesso tempo ha dichiarato di essere “favorevole ad aumentare gli investimenti americani in Italia” [19]. I magistrati servono gli interessi dell’industria biomedica partecipando al lancio di ideologismi e di prodotti mediante il potere giudiziario, e mediante l’omissione. In Lombardia, il processo di istituzionalizzazione del genere di medicina propugnato da Thorne, contrario ai principi costituzionali sulla salute e sui limiti alla libertà dell’iniziativa economica, può contare sulla cecità pronta e assoluta dei magistrati di ogni colore: i magistrati, posso testimoniare, lasciano campo libero ai reati funzionali agli interessi dei quali Thorne si è fatto portavoce.

L’ordine di scuderia è che le grandi forze criminali che attentano alla legalità sono date solo dalla mafia, da Berlusconi, e dalla corruzione, o meglio dalla bribery di quella classe politica che i poteri forti vogliono ridimensionare. La lotta alla mafia in particolare diviene così un magnifico alibi [20]; e quindi un asset per i poteri sovranazionali interessati a controllare l’ltalia [21]. Thorne nel suo discorso invita a “pensare in modo globale ed agire a livello locale”. Un’esortazione che può aiutare a comprendere il riconoscimento di “top global thinker” assegnato dalla rivista “Foreign Policy” al più celebre magistrato della Lombardia, Ilda Boccassini [22].

E’ interessante che il movimento di Grillo abbia appoggiato, in forme brusche e autoritarie dietro alla maschera buonista dell’aiuto ai malati, sia l’operazione Stamina che quella Avastin off-label [23]. Sul Corriere della Sera, Celentano ha spiegato, nel prendere posizione a favore delle terapie della Stamina, che Grillo ha vinto proprio perché terapie come questa non sono state concesse [24]. Se fosse vero, vorrebbe dire che Grillo vince collegando i grandi interessi dei poteri sovranazionali alla dabbenaggine e alla presunzione popolare. Celentano, che è una persona intelligente (a differenza dei cittadini che gli riconoscono il ruolo di opinion leader su terapie sperimentali), un tempo cantava “Chi non lavora non fa l’amore”; oggi, parlando di “schifo e vergogna” nel fare il controcanto ai sostenitori delle staminali “scientifiche” continua ad aiutare quelli che si arricchiscono senza lavorare. All’appoggio USA a Grillo corrisponde il pericolo concreto che i grillini confondano tra rivoluzione civile e stato d’eccezione; e che la legittima e meritoria voglia di pulizia e rinnovamento si traduca, opportunamente pilotata, nella sostituzione – parziale – della vecchia corruzione delle mazzette e degli inciuci dei politici nazionali con la nuova corruzione istituzionalizzata e impersonale delle multinazionali.

Il pericolo è che si passi dalla protesta espressa dalla canzone “In fila per tre” di Edoardo Bennato all’anticonformismo allineato e coperto simboleggiato da quel video su Youtube [25] dove Celentano canta in un grammelot pseudo-yankee “Prisencolinensinainciusol”, impersonando un maestro al quale gli alunni, rappresentati nella clip da maliziose scolarette, obbediscono, ballando al ritmo travolgente della canzone. Un ballo che però, mostra il video, consiste nel dimenarsi rimanendo seduti al proprio posto; in sincronia, come un plotone militare, ripetendo in coro lo stesso ritornello avvincente e senza senso.

* * *

I khomeinisti, manifestando davanti all’ambasciata USA a Teheran, chiamavano gli USA “Il grande Satana”. Oggi sono i cittadini statunitensi a definire “gestito da Satana” il modello medico promosso dall’ambasciatore: così Amanda Bennett, giornalista premio Pulitzer, ha commentato gli oltre seicentomila dollari delle cure per il marito, morto di cancro; in gran parte sovratrattamenti altamente tecnologici ma futili (con due terzi della spesa negli ultimi 24 mesi di vita) [26]. “Abbiamo trovato un medico per ogni cosa, ma non uno che fosse interessato a lui” scrive la vedova. Tra i trattamenti che elenca, quell’Avastin che da noi i grillini e gli altri indignati della società civile dipingono come il Francesco d’Assisi dei farmaci. Ci vorrebbe meno superficialità, prima di imboccare anche per la medicina la direzione additata dall’ambasciatore ai suoi caudatari indigeni.

La medicina non dovrebbe essere oggetto di profitto e speculazione. L’unione di medicina e crescita economica è una delle parti intrinsecamente errate e pericolose del progetto liberista. Le nozze tra medicina e affari sono mostruose, e non si dovrebbero fare, né ora né mai; purtroppo ci sono tanti don Abbondio, spalleggiati da bravacci, pronti a celebrarle. L’ambasciata USA non smentisce la sua fama sinistra. Ma in fondo questo ordine dell’ambasciatore USA ai ruffiani e agli scagnozzi italiani è il segno di una disperazione che accomuna i paesi avanzati. Il sistema economico liberista si è ridotto a istituzionalizzare una serie concatenata di truffe speculative sulle malattie per continuare a funzionare [27]. Al di là degli USA, il mondo sviluppato è infetto da questa concezione cannibalesca e autofagica.

ccc

HOME

ccc

Note

[1] Il ruolo ed il futuro dell’industria farmaceutica Americana in Italia. Discorso dell’Ambasciatore David Thorne. Roma, 5 febbraio 2013, Ambasciata Americana. Reperibile su internet.

[2] Bevilacqua P. Elogio della radicalità. Laterza, 2012.

[3] King S. Is Apple/Genentech’s Art Levinson poised to assume chairman role at Roche? Forbes, 5 mar 2013.

[4] Apolone G, Patarnello F. The value of a drug. From innovation to the payment via Karl Marx. J Ambulatory Care Manage, 2008. 31: 52-55.

[5] Perrone N. Perché uccisero Enrico Mattei. Nuova Iniziativa Editoriale, 2006. Caglioti L. La scienza tradita. Le vicissitudini della ricerca scientifica in Italia. Di Renzo, 2006. Pivato M. Il miracolo scippato. Quattro grandi occasioni perdute della scienza italiana negli anni sessanta. Donzelli, 2011.

[6] Kenney M. Biotechnology. The university-industrial complex. Yale University Press, 1986

[7] Collins H, Pinch T. Dr Golem. How to think about medicine. University of Chigago Press. 2005.

[8] Eco U. Il mago e lo scienziato. La Repubblica,  10 novembre  2002.

[9] Gli “strani compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

[10] Eco U. A passo di gambero: guerre calde e populismo mediatico,  Bompiani,  2006.

[11] Transatlantic cooperation on combating bioterrorism. EU/US symposium. Ambasciata d’Italia a Washington, 24 novembre 2003.

[12] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[13] Agamben G. Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita. Einaudi, 1995.

[14] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[15] Apolone A, Tafuri G, Trotta F, Garattini S. A new anticancer drug in the market: good news for investors or for patients? Eur J Cancer, 2008. 44 : 1786-88.

[16] La negazione del conseguente. In: Lo sfruttamento del bias da sovradiagnosi in oncologia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/11/25/lo-sfruttamento-del-bias-da-sovradiagnosi-in-oncologia/

[17] Falanga G. Il ministero della paranoia. Storia della Stasi. Carocci, 2012.

[18] La corruzione ghibellina di magistratura e polizia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/

[19] Dinucci M. L’arte della guerra. Gli ologrammi della politica. Il Manifesto, 13 marzo 2013.

[20] I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

[21] La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri sovranazionali ? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

[22] I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

[23] Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/17/il-grillismo-al-servizio-del-capitalismo-predatorio/

[24] Celentano A. “Ecco perché Grillo ha vinto” Corriere della Sera, 6 marzo 2013.

[25] Prisencolinensinainciusol. Youtube, http://www.youtube.com/watch?v=gU4w12oDjn8

[26] Cancer billing “operated by Satan” says memorist. Medscape, 18 mar 2013.

[27] La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

21 October 2012

Appello al popolo 21 ottobre 2012

ccc

La barbarie è l’assenza di standard a cui appellarsi” (Ortega y Gasset)

Gli standard […] non riguardano tanto le abilità, o l’uniformità, quanto la ridefinizione dell’autonomia del paziente. In breve, riguardano la creazione di nuovi mondi” (S. Timmermans e M. Berg [1])

ccc

E’ in discussione alle Camere il decreto-legge n 158 sul riordino della Sanità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 13 settembre 2012, detto “decreto Balduzzi” dal nome del ministro della salute del governo Monti. Il decreto è stato criticato sotto vari profili, da voci che sono espressione degli interessi dei gruppi e corporazioni che siedono alla tavola della sanità. Non si discute invece di diversi punti del decreto che riguardano più direttamente il cittadino, essendo accomunati da due caratteristiche: appaiono agli occhi del pubblico come misure ragionevoli e utili, che migliorano la tutela della salute; invece costituiscono un pericolo per la salute e un danno economico, contenendo una carica iatrogena e provocando una indebita diversione di fondi pubblici a soggetti privati. Considero qui l’art. 3, dove definisce il rapporto tra responsabilità professionale del medico e linee guida cliniche. Altri punti del decreto che sembrano vantaggiosi per il cittadino ma sono svantaggiosi sono gli articoli sui farmaci innovativi, quello sulle prescrizioni off-label (che pare verrà cancellato), sulle “ludopatie” e sulle medicine alternative.

Art. 3 del decreto, comma 1: “Fermo restando il disposto dell’articolo 2236 del codice civile, nell’accertamento della colpa lieve nell’attivita’ dell’esercente le professioni sanitarie il giudice, ai sensi dell’articolo 1176 del codice civile, tiene conto in particolare dell’osservanza, nel caso concreto, delle linee guida e delle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.”

La norma “rende più serena l’attività del professionista sanitario”, ha commentato il ministro, e associazioni di categoria hanno riconosciuto che è un primo importante passo. Credo debba essere spiegato come invece dal punto di vista del pubblico la norma dovrebbe essere causa di preoccupazione. Discuto quindi le linee guida cliniche sotto il profilo medico e politico. La norma è stata più volte modificata, prima e dopo la pubblicazione del decreto, per il quale il governo si dice intenzionato a porre il voto di fiducia. Mentre pubblico questo commento la bozza di legge considera che il medico che si attiene alle linee guida non sarà punibile per colpa lieve in sede penale, ma sarà possibile chiedere i danni in sede civile, dove il magistrato dovrà tenere conto dell’aderenza alle linee guida. Le considerazioni, non tecniche, sugli aspetti giuridici sono pertanto rinviate a dopo che il Parlamento avrà deciso la forma definitiva e convertito il decreto in legge.

ccc

1. L’utilità delle linee guida

In una delle intercettazioni di Brega Massone, il chirurgo della casa di cura S. Rita di Milano, una dottoressa gli fa osservare che ha operato un paziente per un piccolo nodulo polmonare senza attendere il controllo a tre mesi previsto dalle linee guida. In un’altra, Brega Massone incarica il collega Marco Pansera (nessun nesso, o meglio nessuna parentela con chi scrive, che è pure lui un altro dottor Pansera) di reperire delle linee guida per allegarle alla memoria difensiva. Questa apparente contraddizione illustra come le linee guida cliniche (LGC) [2,3] abbiano un carattere ambiguo e relativo. Il primo punto è prendere atto di tale ambivalenza. Non ci sono attualmente metodi formali che di per sé assicurino qualità ed onestà delle cure. Come è stato osservato [4] nella pratica le LGC possono essere benefiche per il paziente o altamente dannose e lo stesso si può dire della loro sostituzione col giudizio soggettivo del medico.

Che il medico nella pratica quotidiana non abbia libertà professionale assoluta ma segua determinati standard, e debba rispondere dei danni causati da deviazioni arbitrarie da tali standard, è un concetto sia persuasivo sia fondato. Le LGC sono uno degli aspetti principali del processo di standardizzazione della medicina. L’utilità dell’introduzione di forme di standardizzazione in medicina si può vedere da alcune fasi della sua storia [1]. Uno dei padri nobili è stato l’inglese Cochrane. Catturato dai tedeschi nella II Guerra mondiale, unico medico militare in un campo di prigionia con 20000 internati, osservò che dei prigionieri affidati alle sue cure ne morivano molti di meno di quanto egli si aspettasse dati la durezza delle condizioni e gli scarsi mezzi a disposizione. Dopo la guerra comparò la mortalità con quella di un secondo campo di prigionia; ne dedusse che gli interventi medici inappropriati possono causare più danno che l’assenza di cure. Nel 1972 pubblicò “Effectiveness and efficiency”, molto citato dai fautori delle LGC; ma spesso a sproposito, perché il libro contesta l’uso di pratiche mediche prive di reale efficacia, mentre oggi come si vedrà le LGC sono usate per trattare senza necessità decine di milioni di persone.

Si deve alla volontà di standardizzare la medicina per ragioni organizzative, e anche per ragioni commerciali, l’introduzione nel corso del Novecento della moderna cartella clinica, la cui utilità è palese (e che oggi sta venendo distorta con l’introduzione della cartella elettronica). Wennberg ha mostrato la necessità di standardizzazione per evitare l’effetto “Dr Knock” [5], evidenziando la sconcertante variazione geografica in USA nell’utilizzo di risorse mediche. Variazione correlata non alle necessità della popolazione, né alle caratteristiche urbane o rurali dell’area, ma all’offerta di servizi medici: dove c’erano più chirurghi i cittadini venivano operati molto più frequentemente; se in un’area era presente un centro specializzato, es. in angiografie, lì l’incidenza della relativa patologia, la cardiopatia ischemica da curare con bypass, si impennava. E’ impensabile una buona politica sanitaria che non si avvalga di forme di standardizzazione, inclusa la standardizzazione clinica. Un esempio attuale di LGC utili sono alcuni “bundles of care”, che sono delle checklist, delle liste di controllo, ma basate esclusivamente su evidenze scientifiche robuste [6], la cui applicazione nella pratica ospedaliera su presentazioni cliniche specifiche appare poter ridurre la mortalità [7] evitando dimenticanze ed errori.

ccc

2. Linee guida mertoniane e linee guida commerciali

L’altro genitore della standardizzazione in medicina, la ricerca del profitto, è tanto dissoluto quanto il primo è virtuoso. La standardizzazione ha una natura prettamente industriale, tayloristica, ed economica, burocratico-contabile. L’economia si è impossessata della medicina, come settore altamente redditizio ed espandibile a dismisura. Come si vedrà le LGC sono uno strumento naturale per conformare la medicina al profitto. E’ notorio, è ammesso e discusso anche nelle sedi ufficiali, che le commissioni che preparano le LGC sono spesso composte o pesantemente infiltrate da esperti che sono emissari di interessi economici, dai quali gli esperti ricevono denaro, partecipazioni azionarie o altri benefici, e ai quali spesso devono la loro carriera [8]. Una corruzione che può riguardare anche i funzionari pubblici che sviluppano le LGC amministrative, in base alle quali lo Stato acquista ed eroga prodotti medici [9]. La contropartita ovviamente è il favorire il consumo dei prodotti degli “sponsor” (parola che in inglese significa anche “padrino”). Un caso che è emerso, quello dell’impegno e delle risorse investite dalla Eli Lilly per manomettere i bundles of care del trattamento dello shock settico allo scopo di imporre il suo farmaco Xigris, permette di vedere nel dettaglio come ciò avvenga [10].

Nel 2001 la FDA approvò lo Xigris, sulla base di un solo trial clinico; ponendo però riserve sulla sua efficacia, e la raccomandazione di ottenere studi di conferma e eseguire test aggiuntivi. Data questa incertezza le vendite non raggiunsero le aspettative dell’azienda, che erano tra i 300 e i 500 milioni di dollari all’anno. La Eli Lilly si rivolse allora a una ditta di pubbliche relazioni, la Belsito & Company. Fu finanziata, con diversi milioni di dollari, una campagna di marketing che durò anni, articolata in 3 fasi: 1) campagna di sensibilizzazione per definire la necessità di trattare la sepsi; 2) sviluppo di LGC addomesticate; 3) inserimento delle LGCc nei performance bundles coi quali le assicurazioni pagano i trattamenti medici. Ci si avvalse di prestigiose società scientifiche; “11 società scientifiche 11” furono citate tra i “promotori”; mentre fu omesso il rifiuto dell’appoggio della Infectious Diseases Society of America, motivato dalle metodologie falsate e dal conflitto di interesse. La Eli Lilly finanziò i lavori di sviluppo delle LGCc, elargendo inoltre denaro ad personam agli esperti. Dalle LGCc risultarono, senza fondamento, punteggi elevati allo Xigris e più bassi ad altri trattamenti concorrenti come gli antibiotici e la somministrazione di fluidi. Quando due studi clinici dovettero essere interrotti perché il farmaco causava un eccesso di emorragie, gli esperti trascurarono l’informazione. Un terzo studio clinico, che mostrò che il rischio di emorragia era maggiore di quanto si riteneva, fu citato nella documentazione senza alcun commento. Si riuscì a fare inserire le LGCc in un performance bundle, omettendo i dati sui rischi di emorragia.

Parallelamente furono messe in atto diverse attività di supporto: lobbying politico, coinvolgimento di associazioni non profit “watchdog” sulla qualità delle cure, creazione e distribuzione di un periodico sul tema. Due di queste manovre collaterali sono particolarmente interessanti. Essendo il farmaco costoso, si fece spargere la voce che non ce n’era a sufficienza per tutti i pazienti: i medici stavano venendo “sistematicamente forzati” a decidere a chi concedere la vita e chi lasciare morire. In realtà, la casa farmaceutica non riusciva a venderne abbastanza, e il farmaco aumentava le probabilità di decesso. Lanciare l’allarme scarsità è una collaudata tecnica di marketing. Enzo Biagi ha scritto che alcuni personaggi pubblici gli ricordavano i venditori di bomboloni della riviera romagnola, che in spiaggia gridavano “Vado via!” ma restavano sempre lì. E’ interessante comparare l’episodio, e i fenomeni di accaparramento e incetta durante la guerra, con gli odierni allarmi sulla scarsità di farmaci, in particolare quelli oncologici, che sono tanto costosi quanto in genere scarsamente efficaci.

Non contenta, la Eli Lilly organizzò una task force di clinici e bioeticisti, previo finanziamento di 1.8 milioni di dollari, perché ponzasse sull’ardua questione del razionamento delle cure all’interno delle unità di terapia intensiva. Questa tattica mostra un aspetto non conosciuto della bioetica: il suo utilizzo, o la sua prostituzione, a fini propagandistici. Discutendo dei risvolti etici, spesso inventati o fortemente esagerati, di un nuovo ritrovato, si può fare credere, per entimema, per presupposizione, che il prodotto è efficace; si sta usando questa tecnica di disinformazione per le cellule staminali, mediante la diatriba “etica” tra staminali embrionali e adulte, e relativa sceneggiata “clericali contro positivisti” [11].

L’influenza dell’industria sulle LGC è in parte formalizzata. Alcuni protocolli per la preparazione delle LGC, come quello del NICE inglese, prevedono esplicitamente la partecipazione dell’industria. In USA metà del budget per l’approvazione dei farmaci da parte dell’ente governativo, la FDA, è fornita dalle industrie farmaceutiche: i funzionari addetti ricevono metà del loro stipendio dai postulanti che sottopongono i prodotti da valutare; il governo federale rifiuta di pagarli interamente coi suoi fondi. In Texas, essendo governatore G. W. Bush, lo sviluppo delle LGC statali per il trattamento dei disturbi psichiatrici fu ufficialmente finanziato dalle case farmaceutiche; le LGCc che ne risultarono davano larga priorità al trattamento farmacologico.

Preso atto di “con chi si ha a che fare” occorre premunirsi. Il primo passo è la verifica del livello linguistico. “Standard” già nell’etimologia rinvia al potere: viene da stendardo, il vessillo intorno al quale si radunavano le truppe in battaglia. A volte si tratta, se è una guerra, di una giusta guerra contro l’oscurantismo e lo sfruttamento. Le “linee guida” però, come si vede e come si vedrà da altri esempi, non necessariamente guidano verso la giusta meta ma possono sviare e condurre sulla cattiva strada. Appare chiaro che “linee guida” è una espressione a pelle d’agnello sotto la quale possono nascondersi lupi. Conviene quindi distinguere tra “linee guida cliniche mertoniane” (LGCm), che osservano i principi classici dell’etica scientifica, come quelli enunciati da R.K. Merton; e “linee guida cliniche commerciali” (LGCc), che dicono di seguirli ma servono in realtà fini commerciali. Con LGC senza aggettivi si indicheranno le linee guida in generale. Qualcuno potrebbe commentare che allora si dovrebbero distinguere anche le “LGCp”, “linee guida cliniche politiche”, che cercano un realistico compromesso tra etica ed esigenze dell’economia; ma a me pare più interessante esaminare come il termine, il concetto e la pratica siano stati sovvertiti.

ccc

3. La corruptio optimi nel liberismo

Occorre una breve digressione sull’origine dell’ambivalenza che connota le LGC. Il capitalismo, e ancor più la sua attuale forma, il liberismo, non si limita a fare soldi, ma aggredisce le istituzioni sociali per plasmarle ai suoi scopi. Nel fare ciò, corrompe alcune istituzioni che sono ottime; con gli effetti descritti da Illich, che cita spesso il “Corruptio optimi pessima” (Gregorio Magno): l’Ottimo una volta corrotto si tramuta nel pessimo. Il liberismo nella sua corsa cieca a volte ignora istituzioni sociali ottime, le travolge e le rovina. Ma appare che il liberismo punti anche deliberatamente all’Ottimo per farlo proprio e corromperlo, come strategia di potere. Avvalersi dell’Ottimo è vantaggioso. Il male tramite l’Ottimo corrotto è molto più insidioso da riconoscere e contrastare che il male palese.

Se si dice di agire in nome della Democrazia e della Libertà ci sarà un’esitazione in chi si oppone; passerà del tempo prima di rendersi conto che i concetti nobili di democrazia e libertà sono ridotti a forma, e a slogan per predare e opprimere. Quale modo migliore di praticare l’ingiustizia e lo sfruttamento che affidarne l’allestimento e la gestione proprio alla Sinistra, depositaria storica degli ideali di giustizia sociale, come è squallidamente avvenuto in Italia. La scienza offre la descrizione più profonda del mondo materiale, e ci dà informazioni che permettono di allontanarci dalle brutalità dello stato di natura, e di fare luce anche sul mondo non materiale superando così credenze oscure e superstizione; le sono state affidate sofisticazioni e frodi commerciali su larga scala, e la si sta trasformando sempre più in una specie di religione gnostica al servizio del business. Ci rivolgiamo alla medicina perché ci sollevi dall’angoscia davanti la malattia che ci colpisce o ci spaventa. Questa attività lavorativa che si presenta come animata dallo spirito del Buon Samaritano è stata valorizzata come il migliore terreno per praticare il marketing, approfittando senza pietà della posizione di debolezza e vulnerabilità di chi chiede aiuto, fino a fare di un importante servizio tecnico ed etico un pilastro che troneggia al centro dell’economia; fino a far passare un servizio di supporto alla vita per la fonte della sopravvivenza; con la bioetica, lo studio dei principi morali applicato agli interventi della medicina e della scienza sull’uomo, che invece di contrastare l’immoralità le fa da compare.

Il liberismo invade le istituzioni sociali e ne cattura la parte migliore, l’Ottimo, ma quando può non lo distrugge: piega la potenza dell’Ottimo ai suoi fini. Ne fa un ostaggio, col quale si fonde in un corrotto e complicato oggetto ibrido. Non è vero che “è tutto un magna magna”; è peggio. La frode pervade il sistema molto più di quanto si pensi: ma le varie frodi si notano poco perché si mimetizzano, essendo strettamente legate all’Ottimo, in nuovi composti sociali. Se siamo timidi di fronte alle manipolazioni del liberismo è anche perché mentre “miriamo” ci accorgiamo che sparando potremmo colpire le istituzioni ottime o buone nelle quali le sue frodi sono intessute, istituzioni delle quali non possiamo fare a meno. Bisogna distinguere, discernere, districare, in faticose analisi che, ammesso che arrivino a essere ascoltate, difficilmente faranno presa sulle menti continuamente lavate dalla propaganda mediatica.

ccc

4. Le LGCc e il patto simbiotico medicina-economia

Anche nel caso delle LGCc non si è trattato di una semplice annessione. Le pittoresche commissioni di scienziati e saggi a libro paga sono solo il mezzo di un arrangiamento più ampio; il conflitto d’interesse, generalizzato, dei singoli, è la manifestazione di un conflitto d’interesse strutturale, insanabile fino a quando non interverranno decisioni politiche. Le LGCc mostrano come tra medicina ed economia si sia stabilita quella forma di simbiosi, di mutualismo finalizzato al parassitismo, che si riscontra nei rapporti tra mafia e imprenditori, o tra poteri globalisti e caste nazionali. Da un lato, con le LGCc i medici perdono autonomia, e lavorano per il business. Le LGCc servono a ricattarli: l’aderenza alle LGCc viene usata per valutare la “qualità” (altro Ottimo corrotto dal liberismo) della prestazione professionale. In USA, tramite sistemi come il pay-for-performance, non osservare le LGCc significa guadagnare meno, non fare carriera o perdere il lavoro. In Italia la medicina è di tipo pubblico; ci sono comunque “obiettivi di produttività” che si avvalgono di LGCc, e ora anche il decreto Balduzzi va verso l’americanizzazione prevedendo che i medici siano periodicamente valutati in base a linee guida. Anche da noi si sta costituendo, o rafforzando, un omologo sistema ricattatorio a favore di privati, tramite lo Stato, ora anche con la minaccia/beneficio giudiziaria del decreto Balduzzi; un altro caso di trasformazione dello Stato in vassallo e gendarme di poteri sopranazionali.

D’altro canto le LCGc forniscono ai medici una protezione, che assicura alla categoria grandi vantaggi economici e sociali. Le LGCc demarcano quella che è stata chiamata “la giurisdizione professionale” [1]. Sono una barriera monopolistica, come “le regole dell’arte” delle antiche corporazioni; solo, negoziate con gli sponsor, che ne dettano l’orientamento generale e le parti essenziali. Proteggono il sistema da eccessi destabilizzanti (vedi il caso S. Rita), mantenendo la frode al valore ottimo, l’ottimo non etico ma economico, che come per i prezzi è quello che approssima ma non oltrepassa il massimo che la Domanda può sostenere. Conferiscono una patente di immunità per atti privi di reale giustificazione che possono provocare lesioni anche mortali; possono essere citate a discolpa in sede giudiziaria. Inoltre, come ha mostrato uno studio su medici della previdenza sociale olandese [1] le LGC, con la loro aura di scientificità e oggettività conferiscono legittimazione, credibilità e prestigio alla professione. Le LGCc sono infatti molto usate in oncologia, dove, tolti i “successi” sui falsi cancri da sovradiagnosi, per i quali si riesce a salvare una buona percentuale di sani (non tutti, data la tossicità delle terapie), i progressi reali, sul cancro vero, sono stati vergognosamente scarsi [12]; e dove i farmaci sono particolarmente costosi.

Le LGCc sono spesso enfaticamente definite dai commentatori medici “una camicia di forza”. Per come sono strutturate sono una misura autoritaria che previene la critica e il pensiero indipendente. Portano ad un’alienazione professionale simile a quella dell’artigiano mutato in operaio descritta da Marx. Agiscono da camicia di forza per i medici che non vogliano lavorare per il business, ma sono al contrario un mezzo che permette al medico di scatenarsi nella ricerca furiosa del profitto; una misura costrittiva che libera la pazzia morale facendola figurare come condotta doverosa improntata a prudenza e rigore. Sono una gabbia che impedisce di uscire e protegge dall’esterno, che si è avuto cura di rendere confortevole: appellandosi a valori come l’autonomia professionale e la deontologia, e a realtà come la variabilità biologica e clinica, si fa in modo, come si vedrà, che le LGCc, una volta espletata la loro funzione di deterrente/incentivo per il consumo di prodotti medici e di protezione, non siano d’impaccio o di imbarazzo, ma lascino spazio arbitrario al medico. Si consente che il medico trascuri le indicazioni delle LGCc, come molto spesso avviene, purché egli ne colga lo spirito, che è quello di orientare i consumi nella direzione indicata. Gli effetti negativi di questa componenda tra i due poteri vengono ovviamente scaricati sui cittadini. Per i quali le LGCc sono a volte un editto di condanna.

ccc

5. Le LGCc e la iatrogenesi pilotata

Mentre in Italia col decreto Balduzzi gli emissari del boss entravano, cordialmente accolti, nello studio del medico e gli facevano un discorsetto, in USA veniva pubblicato, con una certa risonanza, un articolo che denuncia i danni alla salute derivanti dall’applicazione delle LGCc nella medicina di famiglia. Hunt et al. [13] considerano il drammatico aumento di diagnosi e terapie per le condizioni croniche in USA. La spesa per i farmaci è aumentata di 6 volte dal 1990. Il 45% degli statunitensi ha almeno una diagnosi di malattia cronica. L’11% della popolazione e il 40% degli ultra sessantenni assume 5 o più farmaci. Le reazioni avverse ai farmaci sono triplicate tra il 1995 e il 2005, fino a divenire la quarta causa di morte. Considerando le terapie per l’ipertensione arteriosa e il diabete [14, 15], gli autori spiegano così questo andamento: le LCGc portano a trattare molte più persone abbassando le soglie diagnostiche e prescrivendo terapie farmacologiche; in USA hanno portato a trattare 10 milioni di persone in più per il diabete e 22 milioni in più per l’ipertensione; persone che avendo valori prossimi alla norma da un lato traggono minore beneficio dai farmaci, dall’altro sono più esposte ai danni da sovratrattamento (es. ipotensione, ipoglicemia). Gli altri effetti avversi dei farmaci, es. disturbi gastrici e respiratori, divengono pure molto più frequenti nella popolazione, e portano ad altre terapie farmacologiche. La polifarmacia, l’assunzione di più farmaci, che interagendo moltiplicano gli effetti avversi, espone i pazienti ad una terza categoria di danno e a ulteriori cure. E’ il circolo vizioso, che gli autori chiamano “prescription cascade”, “prescrizioni a cascata” o “cascata terapeutica”, tipico della medicina commerciale [15].

Le LGC sono sostenute tramite finanziamenti agli esperti da un’industria farmaceutica che spende nei soli USA circa 53 miliardi di dollari all’anno per il marketing. In USA le LGCc sono imposte e incentivate usandole come criterio di valutazione del lavoro dei medici, e mediante sostanziali premi in denaro per i medici che le seguono, ovvero rispondono a deviazioni marginali dei valori degli esami di laboratorio prescrivendo terapie farmacologiche aggressive. Le assicurazioni private dunque appaiono integrate nel sistema, promuovendo ciò che a prima vista avrebbero interesse a limitare. Ma non c’è vera contraddizione, perché questo sistema iatrogeno è il motore dell’espansione della medicina dalla quale ricavano immensi profitti. Gli autori lo dicono tra le righe, presentando il modello qualitativo della “Legge dei benefici inversi”: all’abbassarsi delle soglie lungo la distribuzione di frequenza non solo aumenta rapidamente il numero di pazienti, ma aumentano i danni iatrogeni, mentre i benefici si riducono (fig. 1).

ccc

Figura 1. Da Hunt et al. [13]. La curva a campana rappresenta la distribuzione del valore della glicemia nella popolazione. All’abbassarsi della soglia diagnostica mediante LGCc (linee verticali tratteggiate) un maggior numero di persone risulta incluso nel gruppo dei soggetti da curare, aumentano i danni e si riducono i benefici.

ccc

Figura 2. Espansione del mercato medico tramite LGCc. La curva a campana rappresenta la distribuzione di frequenza in una popolazione dei valori di un ipotetico esame di laboratorio. Le linee punteggiate sono le soglie di trattamento stabilite da LGCc e da LGCm. La retta è data da un indice di danno iatrogeno, equivalente al numero medio per paziente di prodotti medici consumati a causa degli effetti iatrogeni delle cure prescritte in base ai valori dell’esame. La curva più ripida, data dal prodotto tra la distribuzione di frequenza e la funzione della retta del danno, mostra l’incremento del mercato indotto dalle LGCc (frecce; v. testo). Area ombreggiata: mercato con LGCm. Area tratteggiata: mercato con LGCc.

ccc

Con la fig. 2 mostro un esempio schematico dell’importanza strategica delle LGCc per il profitto e del loro conseguente utilizzo come strumento, sulla base di quanto evidenziato da Hunt et al. Le LGCc abbassando le soglie moltiplicano la quota di popolazione trattata (freccia a). Mediante la prescrizione di cure iatrogene moltiplicano ulteriormente la popolazione trattata, trasformandola in una popolazione teorica, la cui unità non è più il paziente ma il paziente-farmaco (freccia b). Premono infine affinché il mercato così creato sia pienamente sfruttato (freccia c). Il grafico mostra come le LGCc, tramite aggiustamenti diagnostici poco vistosi, e scelte terapeutiche “ragionevoli”, ottengano effetti economici di grande portata, disegnando una configurazione altamente vantaggiosa per il business, nella quale i profitti aumentano di molte volte rispetto a quelli ottenibili con LGCm. Ciò al costo di diagnosticare falsamente condizioni morbose su larghe fasce di popolazione, e di renderle davvero malate, riproducendo in termini moderni l’antica sinergia della medicina con la malattia [16].

Il grafico mostra anche quanto sia vantaggioso economicamente puntare sui sani: l’effetto perverso si basa principalmente sul trattamento dei sani, che sono molto più frequenti dei malati e risentono maggiormente degli effetti iatrogeni diretti, da abbassamento dei valori del parametro fisiologico. Le LGCc giocano un ruolo chiave di moltiplicatore: piccole variazioni degli standard permettono di catturare larghe fette di popolazione, secondo una funzione di tipo esponenziale. Le LGCc sono flessibili e versatili, e possono essere impiegate per la creazione di meccanismi di massimizzazione del profitto diversi da quello mostrato qui. Come, alcuni segnali lo fanno pensare, avverrà negli anni futuri.

ccc

6. LCGc e spesa sanitaria

Le LGCc sono uno dei fattori determinanti dell’incremento della spesa sanitaria. Un genere di aumento che all’analisi dei dati non porta, come invece si tende a credere, a miglioramenti della salute della popolazione, ma appare peggiorarla [17]. Le LGCc infatti inducono cure inutili, che hanno effetti iatrogeni generatori di altri costi; comportano inoltre un elevato costo opportunità, lasciando scoperti servizi medici utili. Le LCGc vengono anche usate da enti di controllo per limitare la spesa. Ma con criteri che non vanno necessariamente a vantaggio del cittadino. Gli sprechi indotti dal complesso medico-industriale sono associati a risparmi altrettanto immorali. La medicina dev’essere esaustiva e esclusiva: deve trattare tutte le malattie e solo le malattie. Le LCGc hanno un ruolo importante nel disassare la medicina rispetto a questo standard, producendo una medicina che cura anche senza necessità ciò che è economicamente conveniente e trascura l’assistenza che sarebbe utile al paziente ma non conviene. L’esempio tipico è il paziente operato senza necessità, sulla base di LGCc ufficiali, e poi dimesso troppo in fretta dopo l’intervento, per fare posto ad un altro, con l’avallo di altre LGCc; una catena di montaggio che necessita di pezze d’appoggio giustificative e di un sistema di standard di controllo. In un sistema a sanità pubblica come quello italiano, le LGC spingono per una medicina fuori centro dove lo Stato paga per trattamenti inutili e dannosi, finanziati aumentando le tasse, e allo stesso tempo obbliga il cittadino a sborsare di tasca propria, direttamente o tramite assicurazioni private, per l’assistenza non coperta o non disponibile nella pratica. Assistenza anch’essa regolata da LGCc. Andrebbe inquadrata in questo scenario l’associazione tra il decreto Balduzzi e i tagli ai finanziamenti della sanità pubblica, come quello previsto dalla concomitante “legge di stabilità”.

Si sta tentando di introdurre, superando gli ostacoli costituiti dai dati e dalle analisi che lo sconsigliano, lo screening per il cancro del polmone; così che gli interventi “alla S. Rita”, in forme meno estreme ma molto più diffuse nella pratica clinica, divengano legali, e, venendo codificati in LGCc, perfino meritori o obbligati secondo il decreto Balduzzi. Il caso Ilva cade a fagiolo per spingere il pubblico in questa direzione. Nessuna voce si alza per mettere in guardia da un nuovo screening che viene presentato come un altro Progresso benemerito guidato dalla Scienza. Di quelli che sono addentro, diversi sanno di queste manipolazioni e tacciono, per interesse, o per timore di ritorsioni. Alcuni non sanno, in buona fede, in genere associata a superficialità. Altri in falsa coscienza non vogliono sapere, per quieto vivere o sete di guadagno o entrambe. Hunt at al. nel loro studio su un piccolo campione hanno trovato che un 7% dei medici metteva in dubbio le indicazioni delle LGCc, esponendosi così di persona. Il 67% dei medici ha dichiarato che le applica perché convinto del loro valore scientifico; una credenza largamente condivisa dal pubblico. Ma la scientificità delle LCGc e della ricerca sulla quale poggiano è tutt’altro che scontata.

ccc

7. L’antiscientificità delle LCGc

Le LGCc sono il terminale del sistema della “Evidence based medicine” (EBM). Nell’entrare nel Dipartimento di ostetricia e ginecologia del San Francisco General Hospital gli specializzandi ricevono le seguenti indicazioni: “L’opinione clinica ha uguale peso qualunque sia il rango di chi la esprime. Noi valutiamo le opinioni in base a quanto sono supportate dall’evidenza scientifica, non secondo il prestigio di chi le propone”. I neolaureati appena arrivati sono incoraggiati a contestare le decisioni cliniche di qualunque docente, se hanno recuperato dalla biblioteca o da internet una pubblicazione che sostiene una tesi diversa [1]. (Naturalmente i medici, dal direttore all’ultimo assistente, hanno l’esperienza, la posizione e non di rado la carognaggine per rintuzzare gli attacchi e difendere la gerarchia, che con stili diversi resta ferrea in USA e da noi). Questo aizzare alla rivolta, un esempio di distruzione di valori tradizionali nel liberismo, mostra il carattere ideologico della EBM.

L’EBM è una versione della filosofia empirista, che prende un grano di diamante, la constatazione e la affermazione dell’impossibilità del progresso della conoscenza scientifica senza sperimentazione, e lo trasforma in un grosso pezzo di carbone, sostenendo in pratica che conta solo il risultato dei trial clinici pubblicati, che parlano da soli per bocca dell’alto clero scientifico. E’ un poco la parodia delle definizioni operative della fisica, dove con cautela da un fenomeno, accertato con sicurezza sperimentalmente, si deriva la definizione di una grandezza o di una legge. Qui l’avere pubblicato dei dati consente di precipitarsi a stipulare i criteri ufficiali, di portata generale, sul trattamento delle malattie. Si tratta di dati statistici, prodotti da specialisti che “stringono al laccio di una formula, e strozzano, dati sperimentali o epidemiologici che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza” (Tomatis). Il timore reverenziale verso i numeri [18] – e la loro connotazione magica agli occhi di molti [19] – fa apparire come oro colato qualsiasi panzana; similmente a quanto avviene per l’econometria, anch’essa uno strumento del liberismo. L’interpretazione critica, la plausibilità, la comparazione con gli aspetti fisiopatologici, l’umile buon senso, le proposte alternative, la segnalazione di rischi trascurati, vengono guardati come attentati al rigore scientifico, per non parlare della valutazione socioeconomica, cioè la valutazione della consonanza degli studi scientifici e delle LGCc con grandi interessi di parte.

L’insopprimibile incertezza insita nel trattamento della malattia intesa come entità biologica viene così non ridotta ma amplificata. La medicina è oggi inscritta in un “probabilistic framework”, al quale siamo ormai abituati, che consente un gioco di rimandi all’infinito; come nel gioco delle cocuzze, ma vertiginoso. Lo studio A mostra un aumento della sopravvivenza di 8 mesi nei pazienti per la patologia K con il farmaco x; no, lo studio B dice che è di 1 anno nel 40% dei pazienti e gli effetti collaterali sono ridotti del 30% rispetto ai farmaci della generazione precedente. Lo studio C segnala che però compaiono altri gravi effetti avversi nel 5% dei casi; lo studio D dice che data la limitata efficacia di x occorre guardare al nuovo promettente farmaco y, ingiustamente accusato di essere un ammazzacristiani, e che invece, se somministrato insieme al farmaco z, potrebbe, per alcune sottopopolazioni di pazienti, nel 37% dei casi… In questo modo il “progresso” tende ad assumere un carattere ciclico piuttosto che lineare. Ogni rimescolata del calderone, ogni giro di giostra, sono vantaggiosi per l’industria e la Borsa, provocando una continua immissione di nuovi prodotti commerciali. Questo processo, che usurpa il nome di “innovazione”, non è invece vantaggioso per i malati e il pubblico. Le LGCc, periodicamente aggiornate, cristallizzano, nella forma opportuna, i passaggi principali, dando la fallace impressione di offrire un punto fermo rispetto a questo continuo turbinio.

Non conta, o non conta quanto dovrebbe, visto che la riproducibilità è alla base del metodo sperimentale, se, come si è visto per lo Xigris, il trial è uno solo; e di provenienza sospetta, e se in seguito altri trial lo contraddicono. Fonti ortodosse riconoscono che le frodi nel lavori scientifici stanno aumentando; dal 1976 al 2007 sono divenute circa 9.6 volte più frequenti, secondo una stima basata sugli articoli ritirati [20]. Non solo le commissioni che preparano le LGCc, ma anche gli studi clinici sui quali le commissioni si basano sono anch’essi largamente controllati dall’industria tramite i finanziamenti e la selezione politica degli addetti. E’ noto che nei trial si può, senza arrivare a ricorrere alla falsificazione massiccia dei dati, fare apparire un effetto che non c’è mediante una serie di espedienti [21]. Le LGCc recepiscono fin troppo prontamente “l’innovazione” industriale, ma bloccano le proposte innovative indipendenti, e ritardano così il progresso scientifico [4]. Non contano i problemi dei trial di validità esterna e di eterogeneità, clinica e biologica, della popolazione dei pazienti. La pubblicazione, basata su un trial, di LGCc dell’American College of Cardiology che prescrivevano l’uso dello spironolattone per lo scompenso cardiaco è stata associata a un aumento di 4 volte di questo uso del farmaco; e a un aumento più che quadruplo dei ricoveri per elevazione del potassio ematico, causato dal farmaco, in assenza di riduzione della mortalità per tutte le cause. Le LCGc di ospedali pubblici statunitensi per lo screening del cancro del colon hanno forzato questi esami su pazienti affetti da comorbidità gravi, scoraggiando i medici ad esercitare il giudizio clinico per quei casi nei quali i rischi dello screening erano minori dei potenziali benefici [22].

Non contano le critiche accese e motivate che qualche volta salgono dalla base dei medici e ricercatori, talora anche nei confronti di LGCc emesse dalle sedi più prestigiose [23,24]. La dottrina della EBM nega esplicitamente valore all’esperienza clinica personale. In medicina l’esperienza da sola è insufficiente e pericolosa, ma associata ad altre forme di conoscenza di fatto ha un valore, che a volte nella pratica è preponderante. Un studio inglese ha rilevato un aumento di mortalità del 6% nei pazienti ammessi in ospedale il primo mercoledì di agosto, primo giorno di lavoro per gli junior doctors appena abilitati [25]; che sono allo stesso livello di quelli che all’arrivo al San Francisco General Hospital vengono istigati a disprezzare l’esperienza clinica altrui. Le LCGc si appropriano della parte critica del processo scientifico, quella basata sul pensiero indipendente; parte critica che la ricerca basata sulla EBM ha già minimizzato. Alla fine in queste che dovrebbero essere la celebrazione dell’oggettività non contano nemmeno i trial e gli altri dati oggettivi, ma pesa il giudizio soggettivo. Ci sono stati casi di procedure estremamente invasive e pesanti che si sono subito affermate come “buona pratica”, prima di dover essere ritirate data la dannosità, es. il trapianto di midollo osseo più chemioterapia per il cancro della mammella negli anni Novanta [3]. Uno studio pluriennale pubblicato del luglio 2012 ha rivelato che la “buona pratica accreditata” finora indiscussa della prostatectomia per il cancro localizzato della prostata, che è tra le diagnosi di cancro più frequenti negli uomini, non dà vantaggi di sopravvivenza rispetto all’astensione terapeutica [26]. Il risultato, che riguarda un intervento invalidante, praticato negli anni su alcuni milioni di persone, ha lasciato “ammutoliti” gli urologi del convegno dove è stato presentato, hanno riferito i giornali che hanno riportato la notizia (si è evitato di darle risalto). Il risultato era prevedibile se si fosse considerata la biologia di questo cancro, gli interessi economici, le evidenti forzature e manipolazioni, il dovere di non nuocere [12]. Tutti elementi che le LCGc trattano al contrario di come si deve fare.

Tra le critiche ufficiali alle LGCc [27] c’è questa non distinguere con sufficiente chiarezza tra dati scientifici e opinioni personali degli esperti (v. “Indiani Pima contro Rancho Bernardo” in [15]). Le opinioni di questi integerrimi probiviri sono riunite in un accordo, il “consensus”; che poi a volte non è neppure un consenso perché la decisione finale è l’opinione dell’esperto che “grida di più”, è stato osservato [28]; come accadeva nel sistema politico spartano, ma qui ha la voce più grossa chi ha alle spalle gli interessi maggiori. In pratica, si calpestano i principi della corretta metodologia scientifica dopo essersene proclamati alti custodi. La scienza non è democratica, in quanto non decide in base alla maggioranza o altri rapporti di forza; ma è democratica in quanto consente a tutte le posizioni legittime di esprimersi e misurarsi, rifiutando il principio di autorità. Nelle LCGc si fa l’opposto.

A questo proposito, non si può tacere che accanto al publication bias, l’occultamento dei risultati sgraditi o la loro soppressione preventiva finanziando solo gli studi desiderati e i ricercatori fidati, opera una forma autentica e criminale di repressione del dissenso. Nell’Italia di Monti e Balduzzi, di Cancellieri, Manganelli e Gallitelli, di Vietti e Sabelli, e dei loro predecessori, si fornisce aiuto istituzionale a queste macro-frodi; inclusa l’eliminazione della dissidenza tecnica radicale; mediante forme sistematiche di boicottaggio, discredito, guerra psicologica e intimidazione. Operazioni che rappresentano l’introduzione in Italia, terra dove storicamente il potere “ha la mano pesante” coi dissidenti (Ferrarotti), di quella proscrizione non dichiarata, descritta da Tocqueville, che in USA colpisce chi si pone contro il senso comune che lega potere e popolo [29]. Tecniche che si avvalgono di strumenti moderni, di respiro e qualità militare; e provengono dall’Atlantico, come le LGCc, la EBM e gli altri artifici ideologici, funzionali ai poteri globalisti, che proteggono. Applicate in Italia con la solita servile complicità e connivenza anche dalle istituzioni “non deviate”; le stesse che vediamo esibirsi e accampare meriti in occasione delle commemorazioni degli omicidi politici e delle stragi (impunite) che nei decenni precedenti furono ordinati da quelle stesse forze che oggi ordinano l’eliminazione di alcune voci che possono denunciare la frode biomedica strutturale. Uno dei tanti angoli sordidi del retrobottega dove il liberismo prepara i prodotti che esporrà luccicanti nella sua vetrina. In questo caso, apponendo il cartellino “Scienza medica”.

Ironia delle ironie, gli standard costituiti dalle LGCc non sono essi stessi standardizzati. Di LGCc ce n’è una moltitudine. Un medico ha commentato che “la cosa buona di questi standard è che ce ne sono così tanti tra i quali scegliere” [1]. LGCc sono emesse da società scientifiche e di categoria, da strutture governative e internazionali, da enti locali, ospedali, compagnie di assicurazione. Esistono agenzie nazionali che dovrebbero valutarle e selezionarle. In Italia c’è il Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma come si vede dal decreto Balduzzi nei fatti si lascia libertà di scelta. In pratica ognuno può fare come vuole purché stia al patto di base. Questo “politeismo” frustra la natura stessa degli standard e ne contraddice il fine dichiarato, mostrando come in realtà essi debbano servire come filtro, per bloccare o fare passare modulando a seconda della convenienza, e debbano pertanto alternare “rigore” a lassismo. Accade che le LGCc vengano bellamente ignorate, senza conseguenze, quando decretano una certa limitazione del consumo di un prodotto medico, per problemi di sicurezza ed efficacia che riguardano una procedura che è già un caso di sovratttamento [30]; o per fare posto a un nuovo prodotto più remunerativo, come è avvenuto per il Pap test [31] dopo l’introduzione del vaccino contro l’HPV e il relativo test. La parodia [15] scivola verso la farsa quando si invitano i medici a valutare essi stessi le LGCc, e al loro interno i gradi di evidenza che queste presentano, e considerare quali LGCc applicare e fino a che punto.

Ci si lamenta da più parti di una medicina che la scienza avrebbe reso disumanizzante. Queste voci non si solleverebbero davanti a una medicina scientifica che offrisse solo vantaggi, per quanto limitati. Il problema della EBM è che fa un uso in larga parte retorico e strumentale della scienza e della tecnologia, applicandole in forme mistificatorie e parziali. La EBM non ha inventato il metodo scientifico ma lo ha distorto in una teologia nella quale si è “scientifici” a metà, la metà che fa comodo; “scientifici” fino a quando non si acchiappa il dato che conviene e poi dogmatici. Andrebbe invece recuperato un genuino spirito scientifico. Andrebbero eliminati i corollari dell’EBM contro altre forme razionali di conoscenza: è scientifico non trascurare nella ricerca e non ignorare nell’analisi gli aspetti fisiopatologici. E’ scientifico non ignorare o sopprimere l’evidenza scientifica e l’analisi critica che confliggono con gli interessi commerciali. E’ scientifico non usare indicatori di comodo, come i “surrogate endpoints”, ma indicatori degli esiti reali delle terapie e degli interventi sulla popolazione che le LGC vengono a costituire [32]. E’ scientifico non scartare a priori ma prendere in considerazione e valutare con criteri oggettivi l’esperienza sul campo dei clinici. E’ scientifico avvalersi, come ipotesi, e come elementi di giudizio nella aree di incertezza, degli input provenienti dalla base professionale, inclusi i singoli medici; e anche degli input provenienti dai pazienti (evitando però la “medicina partecipativa”, un altro ingannevole schema di marketing); aspetti questi ultimi che il sistema di preparazione delle LGC del NICE inglese ammette in certa misura. E’ scientifico non fingere che non esistano influenze commerciali e politiche, ufficiali e coperte, ma dichiararle esplicitamente. E’ scientifico schermare la preparazione delle LCG da queste influenze [33].

L’aspetto che, a parere di chi scrive, più radicalmente contrasta con la buona pratica scientifica e tecnologica riguarda la mancanza di controllo integrato nel disegno del quale le LGCc sono una componente; e in particolare la mancanza di un adeguato feedback negativo. Richiede una trattazione a parte lo spiegare come le LGCm dovrebbero essere parte di un sistema di controllo, progettato ab initio per funzionare come un feedback negativo, integrato nel sistema clinico, da solo o accoppiato a feed forward. Il sistema attualmente è piuttosto disegnato per agire come un feedback positivo, un amplificatore [15]; e la norma del decreto, e la sua futura applicazione da parte dei magistrati, va in questa direzione. Il sistema delle LGCc, che incide sulla salute dell’intera popolazione, ha meno controlli di sicurezza di un autolavaggio a gettone. Non c’è un efficiente sistema di correzione, e neppure di “spegnimento” in caso di errore grave. Per come è configurato, genera errori colossali e oscillazioni paurose, che non vengono corretti efficacemente; solo in alcuni casi, con molto ritardo, ci sono ripensamenti, spesso dovuti a motivazioni politiche [12], come quello per la prostatectomia, e per gli screening oggi messi in discussione sul piano ufficiale come quelli per il cancro della mammella e della prostata. Errori che hanno significato innumerevoli terapie farmacologiche e interventi chirurgici pesanti, inutili e gravemente dannosi. Occorre chiedersi come mai queste notizie di “contrordine” vengano accolte dal pubblico con indifferenza, e su quali meccanismi generali si basi l’accettazione culturale delle LGCc.

ccc

8. Le LGCc come atto linguistico perlocutorio

Le LGCc si presentano come criteri indiscutibili, o comunque autorevoli, in quanto “oggettivi”. Nel suo studio sulla retorica del quantitativo, Porter [34] distingue tra oggettività “meccanica”, come quella es. di un algoritmo per preparare le LGC, e oggettività “disciplinare”, legata all’appartenenza a un gruppo che possiede competenze specialistiche. Ammesso che si possa parlare di oggettività per documenti che arrivano a configurare responsabilità di una gravità incalcolabile, occorre riconoscere che dietro le sembianze di oggettività “meccanica” opera una “oggettività disciplinare”. Espressione questa del resto ossimorica, contenendo la contraddizione tra professionalismo e verità oggettiva, e tra professionalismo e etica. Gli esempi visti permettono comunque di farsi un’idea su come qualificare l’oggettività delle LGCc.

La forza culturale delle LGC è piuttosto una forza pragmatica: sono atti linguistici performativi, di una particolare potenza trattandosi di atti perlocutori medici; potenza ora aumentata dalla trascrizione in una norma dello Stato (che come si dirà date le sue implicazioni ha pure essa un particolare carattere perlocutorio, verso i medici, che travalica quello proprio della legge). Se un medico dice “ fai così o morirai” non sta dando solo delle direttive; oppure se dice “la scienza mostra che chi non fa così muore”, non emette solo una semplice descrizione del mondo: il messaggio arriverà a colpire i piani psicologici profondi del destinatario, che si preoccuperà, a volte perfino se ha ricevuto informazioni affidabili che le indicazioni del medico non sono corrette. Anche il pubblico, inclusi i magistrati, non rimarrà insensibile. Non va dimenticato che la medicina è, non da ieri, una pratica antropologica, che come la magia sua consorella si affida in buona parte al potere della parola. La parola emessa da una fonte medica credibile pesa come piombo, anche se in realtà la densità dei concetti tecnici che esprime non è superiore a quella della paglia. Chi si accinge a “tener conto” delle LGCc dovrebbe tenere conto pure di questo.

ccc

9. La barbarie in loden

La barbarie è l’assenza di standard ai quali appellarsi. Il sociologo dell’economia Thorstein Veblen ha descritto come sotto la patina di civilizzazione del businessman resti il barbaro. Con la modernità la barbarie si avvale di standard; la barbarie si ripulisce e impone standard barbari. In questo modo non solo non ci sono veri standard ai quali appellarsi, ma si viene invitati a conformarsi civilmente ai falsi standard vigenti. (Un altro standard perverso è la mafia, che come standard negativo giustifica la massa dei crimini istituzionali non strettamente mafiosi; inclusi i crimini della medicina commerciale, e le relative complicità istituzionali [35]).

Gli standard, e quei particolari standard che sono le leggi, creano mondi. Se sono standard barbari, creeranno mondi barbari, non importa quanto sofisticati e a tinte sobrie. Critichiamo “il sistema”, ma è il mondo stesso che viene cambiato alterando gli standard. Le LCGc, e il loro enforcement tramite leggi come questo decreto, definiscono un mondo nuovo. Un mondo nel quale il potere froda, sfrutta, e danneggia la salute senza dover ricorrere a truffe rozze e ributtanti come quelle della S. Rita, e con profitti maggiori. Le LGCc non definiscono solo un genere di medicina, ma un genere di paziente. Un paziente in batteria (che resterà tale anche nell’incipiente “medicina personalizzata”).

Il liberismo annette grande importanza alla costruzione di una realtà sociale rispetto alla quale esso sia naturale e legittimo; dove le sue depredazioni appaiano come manifestazioni del giusto ordine delle cose. Il decreto Balduzzi riunisce due poteri capaci di creare nuove realtà, gli standard clinici e l’esercizio della giurisdizione. In un’altra corruptio optimi, anche ai magistrati il liberismo chiede di collaborare alla costruzione del nuovo mondo. Una richiesta alla quale i magistrati si conformano, nonostante che il progetto non sia quello del mondo disegnato dalla Costituzione.

ccc

Seconda parte: L’irresponsabilità della medicina in franchising

https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

ccc

Note

[1] Timmermans S, Berg M. The gold standard. The challenge of evidence-based medicine and standardization in health care. Temple University Press, 2003.

[2] Medical guidelines, Wikipedia.

[3] Jacobson J O, et al. Evidence-based medicine: do clinical practice guidelines contribute to better patient care ? Medscape Hematology-Oncology. 3 settembre 2009

[4] Loewy E H. Ethics and evidence-based medicine: is there a conflict? Medscape General Medicine 2007. 9: 30.

[5] Bamforth I. Knock: a study in medical cynicism. BMJ, 2002. 28: 14.

[6] Haraden C. What is a bundle. Institute for healthcare improvement, 26 aprile 2011.

[7] Robb E. et al. Using care bundles to reduce in-hospital mortality: a quantitative survey. BMJ 2010. 340; c1234.

[8] Vedi: [13]. Citazioni 14, 43, 44 in [13]. Dictating doctors’ orders; in: Abramson J. Overdosed America. Harper Perennial, 2004.

[9] Petersen M. The pharmaceutical business over human kind: making drugs, shaping the rules. New York Times, 1 febbraio 2004.

[10] Eichacker P Q et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.

[11] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[12] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[13] Hunt et al. The changing face of chronic illness management in primary care: a qualitative study of the underlying influences and unintended outcomes. Annals of Family Medicine, 2012. 10: 452.

[14] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[15] Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[16] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[17] Cost-effectiveness and opportunity costs. In: Kaplan R M. Disease, diagnoses and dollars. Copernicus books, 2009.

[18] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[19] Neumayer P. Guarire con i numeri. Efficaci e straordinari metodi di guarigione: da Fibonacci a Grabovoi. Macrolibrarsi, 2012.

[20] Borenstein S. Study: fraud growing in scientific research papers. Bioscience technology online, 1 ottobre 2012.

[21] Smith R. Medical journals are an extension of the marketing arm of pharmaceutical companies. PLoS Medicine, 2005. 2: e138.

[22] Krawitz R L et al. Evidence-based medicine, heterogeneity of treatment effects, and the trouble with averages. Milbank Q, 2004. 82: 661.

[23] Woodman R. Open letter disputes WHO hypertension guidelines. BMJ, 1999. 318; 893.

[24] Concerned scientists dispute new cholesterol-lowering guidelines. Statin drug treatment carries great risk, few benefits. The International Network of Cholesterol skeptics. Agosto 2004.

[25] Jen M H et al. Early in-hospital mortality following trainee doctors’ first day at work. PLoS ONE, 2009. 4: e7103.

[26] Wilt et al. Radical prostatectomy vs. observation for localized prostate cancer. NEJM, 2012. 367: 203.

[27] Trustworthy clinical guidelines. Editoriale. Ann Int Med, 2011. 154: 774.

[28] Wickers AJ. Guidelines panel recommends approach of loudest member. Medscape news, 16 marzo 2012.

[29] Ocone C. La democrazia in America di Tocqueville. Appello al Popolo, 30 settembre 2012. http://www.appelloalpopolo.it/?p=7443

[30] Miller R. Survey shows variance of opinion on PCI appropriateness. Artwire, 29 marzo 2011.

[31] S. Fox. Annual cervical cancer screening persists despite guidelines. Medscape news, 18 agosto 2011.

[32] Kaplan R M. The Ziggy theorem: toward an outcomes-focused health psychology. Health Psychology, 1994. 13: 451.

[33] Restoring the integrity and purpose of medical research. In Abramson J. Overdosed America. Cit.

[34] Porter T M. Trust in numbers. The pursuit of objectivity in science and public life. Princeton University Press, 1995.

[35] I professionisti della metamafia.

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

§  §  §

31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

§  §  §

v. anche:

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce

12 April 2012

Non basta dire che, essendo il cancro maligno, occorre chiamare cancro ogni altra formazione maligna: sarebbe questo un circolo vizioso […] Si deve determinare […] l’istologia e la fisiologia dei tumori. […] Purtroppo tutto ciò non è facile

R. Virchow, 1858

Il test [del PSA per il cancro alla prostata] vale poco più che fare testa o croce

R. J. Ablin, co-scopritore del PSA. In: The great prostate mistake. New York times, 10 mar 2010

ccc

Il cancro purtroppo esiste, e fa paura. Ma nella nostra società sulla paura del cancro si innesta indisturbato un fenomeno di sciacallaggio. Così come le famiglie dei rapiti sono esposte a richieste di riscatto da parte di falsi rapitori, che vogliono sfruttare il loro stato di debolezza, chi ha il cancro, o teme di poterlo contrarre, deve fronteggiare non uno ma due pericoli: quello della malattia biologica e quello dei suoi simili disposti a sfruttare il suo stato di paura e di ricerca di aiuto. Uno sciacallaggio che può prendere un’ampia varietà di forme, ed è istituzionalizzato, come mostra il caso delle sovradiagnosi di cancro. Ciò vale anche per altre malattie, che l’attuale medicina tende a sfruttare economicamente prima che a curare.

Questo è il primo di una serie di articoli che riportano e commentano, integrandoli con aggiunte personali, i capitoli del libro “Sovradiagnosticati. Fare ammalare le persone nel perseguire la salute” di Welch, Schwartz e Woloshin [1]. La sovradiagnosi è diagnosticare una condizione morbosa attribuendole una gravità che non ha. La condizione falsamente rappresentata come molto più grave o potenzialmente più grave di quanto non sia realmente è in genere, anche se non sempre, reale: la sovradiagnosi è un’esagerazione interpretativa truffaldina; che come si può immaginare è a scopo di lucro. Si traduce in un danno per il paziente provocando ansie e paure, perdite economiche e cure inutili e spesso dannose, fino a configurare forme di lesioni gravissime e di omicidio. Può riguardare moltissime malattie, anche conclamate, ma assume aspetti epidemici nelle diagnosi precoci su soggetti asintomatici o con sintomi lievi o vaghi, eseguite per iniziativa individuale oppure nei programmi pianificati di screening di massa, in particolare di quelli per i tumori; dove vengono diagnosticate malattie, anche molto gravi, non in seguito alla richiesta della singola  persona già sofferente per una causa organica da definire, ma su soggetti sani.

Al lettore verrà alla mente il caso della casa di cura S. Rita. Ma lì le diagnosi erano falsificate grossolanamente, per una impostura personale di alcuni medici che, se non sono gli unici a praticare questo genere di medicina, non sono però rappresentativi della categoria. Il problema delle sovradiagnosi è legato al loro essere strutturali, cioè incorporate nella dottrina, e applicate legalmente e con tutti gli onori come routine nella prassi quotidiana, tramite sofisticate manipolazioni e una massiccia propaganda. L’operato di Brega Massone, Pansera Marco e gli altri sta alle sovradiagnosi di massa come un pusher che fa la cresta sulla merce tagliandola eccessivamente sta al traffico internazionale di droga [2]. Come dirò, le forze di polizia e la magistratura non combattono ma favoriscono illeciti come le sovradiagnosi strutturali, che non sono gli illeciti di balordi indisciplinati, ma espressione mainstream della medicina delle multinazionali e dei banchieri.

Il tema in Italia finora fa parte del proibito, di ciò di cui non si deve parlare al grande pubblico [3]. I programmi di screening, spesso appoggiati dallo Stato, in Italia e in altri paesi europei nascondono agli utenti quello che è il loro principale effetto avverso, la sovradiagnosi e il conseguente sovratrattamento. In USA, dove del resto il problema è ancora più grave, invece se ne parla. Su media che fanno opinione come il New York times e Newsweek sono comparsi diversi articoli “eye-opener”. Si sta considerando di avvisare anche formalmente gli utenti, introducendo quella liberatoria chiamata “consenso informato” anche per gli screening, scaricando così sull’utente la responsabilità, ma comunque inducendo almeno i più accorti a considerare di non sottoporsi ad alcuni esami. In USA il tema è stato fatto emergere per vari motivi, il principale dei quali è che in corso una manovra di frenata della spesa sanitaria. Lì, dove il sistema è disegnato per fare aumentare i costi, la spesa sanitaria sta divenendo un problema, e un po’ di marketing negativo mediante qualche spiffero di verità sulle sovradiagnosi, che sono un formidabile moltiplicatore, capace di incrementare capitoli di spesa per decine e centinaia di volte, può aiutare a rallentarne la crescita; senza certo fermare un volano che ha l’inerzia dei convincimenti di tipo religioso sulla medicina, e quella di alcuni trillions di dollari di PIL all’anno (un trillion sono mille miliardi). La spesa sanitaria USA ha raggiunto il 17.3% del PIL nel 2009 e si prevede che sarà del 19.3% nel 2019; se l’esuberanza del suo tasso di crescita, che è oggi intorno al 5% annuo, non verrà placata, la spesa secondo alcuni osservatori raggiungerebbe il 25% nel 2025.

Questo può spiegare perché il Chief medical officer dell’American cancer society, la principale fomentatrice della iatrogenesi in oncologia mediante quelle sovradiagnosi che calpestano il “primum non nocere”,  abbia pubblicato un libro gesuiticamente intitolato “How we do harm” “Come nuociamo” [4]. L’autore, Brawley, che mette in epigrafe una poesia di s. Ignazio di Loyola, e nel dilungarsi sulla sua ammirazione per i gesuiti raccontata come a scuola i gesuiti gli abbiano insegnato a chiamare “shit” la shit, fa vedere un pochino dello sterco dell’oncologia, stando attento a non mostrarne troppo; e fa anche, tra tanta retorica, qualche critica tecnica di notevole peso. Appare piuttosto che i gesuiti gli abbiano insegnato a camminare sul filo, per mettersi alla testa della denuncia delle gravi colpe dello stesso sistema che lo annovera tra gli appartenenti all’alto clero. Forse le confessioni involontarie, prima di quelle dei peccati ammessi come a imitazione di sant’Agostino, sono i passi più interessanti del libro. In Italia, che è spesso indietro di 5-15 anni,  il clero e i cattolici sono all’avanguardia nella produzione di quel lucroso materiale imbrattato di sangue sul quale oggi in USA si piangono lacrime di coccodrillo, pie o laiche.

Anche se forse questa, in USA ma per ora non da noi, è proprio la volontà di chi comanda, è utile diffondere il concetto di sovradiagnosi, che è tra i fattori maggiori di degenerazione della medicina. Il concetto è necessario sul piano politico: la vicinanza sul piano tecnico col modello USA di medicina, già stretta, sta aumentando, e vi è da noi chi auspica che si vada verso il modello USA di espansione della spesa sanitaria anche sul piano delle scelte politico-economiche [5]. La sovradiagnosi è uno dei modi principali di ottenere questo obiettivo. Purtroppo, anche se non dovrebbe mai, mai, essere così, perché ci si dovrebbe poter fidare della medicina, è necessario sapere del problema anche a livello personale, per meglio tutelare la salute della propria famiglia dai trabocchetti della medicina.

L’argomento oltre che vasto è intricato, derivando dalla commistione di due complessità tra loro eterogenee: la sovradiagnosi istituzionalizzata è il risultato di un impasto di alta tecnologia e pulsioni psicologhe primitive, opportunamente stimolate. Una mistura infernale di scienza sofisticata, ma distorta e manipolata in modo da combinarsi con alta affinità con un oscurantismo sostenuto dalla propaganda, che eccita gli eterni sentimenti e paure primordiali sulla salute. Il libro di Welch et al. consente un approccio relativamente semplificato al tema. L’autore principale, ricercatore al Dartmouth college, ha competenze sia cliniche che epidemiologiche, e ha fatto “a hell of a job” nel contestualizzare la sovradiagnosi nella realtà clinica e nel definirla in termini quantitativi sul piano epidemiologico. Glissa, e a volte è omissivo, sulle conseguenze iatrogene e sulla manipolazione ad hoc della dottrina fisiopatologica; pur descrivendo il movente economico, tende a scusare per quanto può le responsabilità morali dei medici, attribuendole in parte a fiducia in buona fede in ciò che prescrivono (nonostante studi abbiano mostrato che quando si indebolisce il “profit motive”, come la copertura di Medicare, calano come per incanto anche le prescrizioni inappropriate e nocive, emesse in scienza e coscienza, come quelle per il cancro alla prostata [4]). Del resto, considerate oggettivamente, le responsabilità sarebbero al livello di crimini contro l’umanità, e coinvolgerebbero una quantità di intoccabili del mondo economico e politico. Welch è comunque un autore che resta nell’ortodossia ufficiale, affiliato a un’istituzione il cui presidente di recente è stato messo a capo della Banca mondiale. Forse vuole anche evitare di essere sbranato dai colleghi, e di essere censurato dai poteri medici superiori, mostrando loro che anzi si è limitato. Ma in ogni caso il libro, che si sforza, riuscendoci, di rendere chiaro un soggetto un po’ complicato e soprattutto contrario al senso comune, ci offre la possibilità di comprendere un tema fondamentale, proibito in Italia.

Comincio dal considerare il capitolo su quello che è considerato come il caso più netto e chiaro di sovradiagnosi: lo screening per il cancro alla prostata.

ccc 

La bolla del cancro della prostata

– Lo psichiatra: perché agita le braccia?

– Il paziente: per tenere lontano gli elefanti.

– Lo psichiatra: ma non ci sono elefanti qui.

– Il paziente: appunto, funziona.

Incredibilmente, in sei anni, dal 1986 al 1992, in concomitanza con l’introduzione dello screening per il cancro della prostata con il PSA, il tasso di diagnosi di cancro della prostata in USA è quasi raddoppiato. Il picco è stato preceduto da un aumento, cominciato nel 1975, legato all’esame istologico dei frammenti di prostata da resezione endouretrale per ipeplasia prostatica; ad esso è seguito un certo calo, ma con un tasso sempre superiore del 50% a quello pre-1975.

Il problema del presagire un male futuro per poi affermare di averlo evitato con un proprio intervento, dalle misure contro gli elefanti del paziente della barzelletta alle predizioni di cancro e relative cure alle predizioni e i relativi sortilegi delle fattucchiere, è che genera controfattuali: se non avviene niente l’oncologo o la maga possono dire che la loro azione ha salvato il cliente. Questo sul piano individuale; la singola persona diagnosticata come affetta da tumore difficilmente metterà in dubbio una simile diagnosi; e se anche lo facesse non saprà riconoscere, se non dispone di competenze specialistiche – che in alcuni casi non sono comunque sufficienti a dare una risposta certa – se aveva davvero un cancro. La sovradiagnosi si rivela sul piano epidemiologico, dove, scrive Welch, se il tasso di diagnosi positive per un tipo di cancro nella popolazione aumenta, e se si tratta davvero di cancro, aumenterà con una buona correlazione anche il tasso di mortalità per quel cancro (fig. 1). Invece la mortalità per il cancro alla prostata è rimasta sostanzialmente stabile, con qualche riduzione attribuibile al miglioramento delle terapie; o anche, paradossalmente, agli effetti iatrogeni delle terapie, che fanno morire il paziente per altre cause, cardiovascolari, prima di quando il cancro della prostata, ammesso che ci fosse, lo avrebbe ucciso [4]; mentre l’incidenza di diagnosi è passata da meno di 100 per centomila nel 1975 a circa 150 per centomila nel 2005, con un picco di oltre 225 per centomila nei primi anni Novanta (fig. 2).

 

Fig. 1 Evidenza epidemiologica di sovradiagnosi secondo Welch.

Fig. 2. USA 1975-2005. L’area scura è data dai cancri della prostata sovradiagnosticati. Welch, cit.

Un fautore dello screening, o anche per il suo campo Wanna Marchi, potrebbero rispondere che se non si vede nulla è perché il danno sarebbe stato maggiore, se non fosse stato sventato appena in tempo, proprio grazie al loro intervento. Ma questa spiegazione “forza la credibilità” commenta Welch. Invece che un fattore – la sovradiagnosi – ne richiede due: autentico incremento nel cancro e miglioramento nelle cure. Inoltre richiede un’ipotesi “eroica”: che l’autentico aumento del carico di cancro, l’introduzione dello screening e il miglioramento delle cure siano avvenuti tutti e tre in perfetta sincronicità. Questa ipotesi tripla è altamente implausibile, mentre come dirò ci sono altri elementi che non lasciano dubbi  che si sia trattato di sovradiagnosi.

Se lo screening fosse solo una diagnosi precoce di cancro autentico, il numero totale di individui diagnosticati sarebbe costante, limitandosi ad accumularsi nei primi anni dell’introduzione dello screening. Con lo screening c’è stato invece un incremento nel numero totale dei cancri della prostata, o meglio delle etichette con questa diagnosi, che Welch stima in un extra di due milioni di persone in USA tra il 1975 e il 2005. I tassi di incidenza sono rimasti elevati. Hanno ammesso che vi è stato un enorme problema di sovradiagnosi le stesse istituzioni Usa preposte. Nel 2008, sulla base di studi clinici, la US Preventive Services Task Force ha raccomandato contro lo screening sui sani per il cancro della prostata, ammettendo che il test sul quale si basa, il dosaggio del PSA, risulta in una riduzione della mortalità piccola o nulla ed è associato a danni; l’American cancer society ha ammesso a posteriori che “la ricerca non ha ancora provato che i potenziali benefici dello screening superano i danni del test e del trattamento” invitando a limitare lo screening ai soli pazienti sintomatici e con più di 10 anni di aspettativa di vita.

In Italia, già nel 1996 un documento di consenso sugli screening del CNR e della AIRC affermava che allo stato non era “lecito né etico realizzare lo screening” per il cancro della prostata. Ma al 2011, quando la non eticità e la non liceità sono risultate ancora più chiare, il nostro ministero della salute propone un test annuale del PSA dopo i 50 anni. Da noi il test ematico di screening a volte viene inserito di routine nei comuni esami del sangue, senza chiedere il consenso del paziente, e non informandolo preventivamente dei pesanti rischi del test. Sulle “problematiche” etiche, deontologiche, giuridiche e politiche di queste politiche e prassi, i nostri tanti bioeticisti, così facondi sui media, muti come pesci sono. I dati ISTAT riportano un quasi raddoppio dell’incidenza delle diagnosi di cancro della prostata tra il 1998 e il 2002. La situazione italiana [6] è un’importazione di quella USA. Ma noi non ce ne preoccupiamo, concentrati a osservare e commentare le vicissitudini mondane delle ghiandole sessuali di Berlusconi anziché pensare a salvare le nostre  [7].

Una diagnosi di cancro su una persona sana non è uno scherzo. Provoca danni gravi, e lesioni che possono arrivare a essere mortali. L’efficacia delle terapie precoci, che viene data per scontata nella mistica degli screening, dovrebbe invece essere la prima questione scientifica da accertare in questo campo, nota Brawley. Welch concede che alcuni tra i pazienti possano avere beneficiato dello screening per il cancro della prostata, anche se su questo non ci sono dati certi, e le istituzioni accreditate ammettono che i benefici potrebbero essere nulli anche per una fortunata minoranza di pazienti; ma calcola che per ogni paziente che ne ha beneficiato, non si sa in che misura, da trenta a cento sicuramente hanno sofferto le conseguenze di una falsa diagnosi di cancro della prostata: le conseguenze psicologiche e sociali della diagnosi, e le pesanti conseguenze fisiche delle cure. Uno studio di coorte ha mostrato che dopo una diagnosi di cancro della prostata i rischi relativi di suicidio e di attacco cardiaco mortale nel primo anno dopo la diagnosi raddoppiano, con un picco di rispettivamente 8 e 11 volte nella prima settimana dopo la diagnosi. Un giornalista del New York times, scrivendo della sua esperienza personale, ha commentato “ è più difficile scrivere del peso della depressione che del cancro della prostata in sé e delle indegnità fisiche che ne conseguono”.

La biopsia prostatica è dolorosa e comporta un certo rischio di sanguinamento e infezioni gravi. Le terapie in Italia tendono ad essere meno “aggressive” che in USA, ma non troppo. La sovradiagnosi ha portato nella maggior parte dei casi all’asportazione chirurgica della prostata e alla radioterapia. Dalla terapia derivano molto spesso impotenza, incontinenza urinaria, altri penosi disturbi alla defecazione. Se le cose si mettono male, la terapia può causare ulteriori complicanze, come la creazione di fistole tra il retto e la vescica, che porteranno a una colostomia e a una ureterostomia, così che le feci e le urine verranno emesse in sacche mediante tragitti che passano la parete addominale. A ciò si può aggiungere il sovratrattamento: venire curati con terapie più pesanti, pensate per il cancro avanzato [4]; blocco della produzione di ormoni maschili mediante farmaci, se non mediante asportazione chirurgica dei testicoli, con complicanze come fratture ossee, attacchi cardiaci, ictus. I milioni di false diagnosi, in USA e negli altri paesi occidentali, inclusa l’Italia, hanno avuto conseguenze inimmaginabili.

Le sovradiagnosi generano un forte spreco di risorse che poi mancano per interventi più utili ai malati. Distorcono la pratica medica e il mercato; in USA gli screening per il cancro della prostata vengono utilizzati per attrarre pazienti per ammortizzare il costo della chirurgia robotica per il cancro della prostata, che ha macchinari – chiamati “da Vinci” – e spese dell’ordine dei milioni di dollari per singolo centro con vantaggi non più che modesti rispetto alla chirurgia tradizionale. Una conseguenza avversa di questi screening, che viene trascurata, è il loro tendere a soffocare la ricerca di cure migliori. Se il cancro diviene un gigantesco affare diagnosticandolo falsamente con indagini di massa, riuscire a controllarlo nelle sue forme autentiche, che riguardano popolazioni molto più piccole, ridurrebbe i profitti rendendo obsoleti gli screening. Il saggio aforisma  “meglio un’oncia di prevenzione che una libbra di cure” è stato stravolto nella fraudocrazia nella quale viviamo; si è visto che non ottenendo una buona oncia di cure si può guadagnare su diverse libbre di falsa prevenzione.

§ § §

La prostata è una ghiandola normalmente delle dimensioni di una testa d’aglio, posta alla base della vescica, dove circonda il primo tratto dell’uretra. Contribuisce alla produzione dello sperma. Non è indispensabile alla sopravvivenza. Il cancro della prostata è la seconda causa di morte per cancro tra i maschi in USA, e la terza in Italia. E’ divenuto la neoplasia più frequentemente diagnosticata negli uomini. Il tasso di frequenza è basso fino all’età di 50 anni, per poi crescere fino a raggiungere livelli molto elevati sopra i 75 anni. Metà delle morti avvengono a un’età superiore agli ottanta anni; l’età mediana di morte per questo cancro è attualmente superire all’aspettativa di vita alla nascita. Quindi, il cancro della prostata è annoverato tra i quattro cancri “big killer”, ma causa la morte principalmente in soggetti con bassa aspettativa di vita. La sottopopolazione più esposta alla malattia, quella degli anziani, è anche quella nella quale misure preventive di massa anche se efficaci porterebbero ai minori vantaggi in termini di aspettativa di vita.

Il cancro autentico della prostata si sviluppa più spesso dalle cellule epiteliali dell’organo. Nelle forme aggressive può infiltrare gli organi vicini, la vescica e il retto, e dare metastasi, anche metastasi localizzate alle ossa, particolarmente dolorose. Si considera in genere, come fa anche Welch, che vi siano forme neoplastiche poco aggressive, molto più frequenti, che crescono così lentamente che restano asintomatiche e la persona muore per altre cause. Le sovradiagnosi deriverebbero dal reperire e trattare questi cancri a bassa aggressività. Questa rappresentazione può essere in parte vera, ma è incompleta e fuorviante.

ccc 

L’assist e il bomber. O l’ubriaco e il paranoico

Vediamo ora i meccanismi che hanno permesso le sovradiagnosi di cancro della prostata; sono molto diversi dalle rozze invenzioni dei chirurghi della S. Rita. Le sovradiagnosi istituzionalizzate di cancro della prostata si basano su un meccanismo a due stadi: c’è un assist, il test del PSA, che passa la palla al bomber, la diagnosi bioptica, che va a segnare. Cominciamo dal bomber. Le sovradiagnosi predittive puntano a fare numero: a diagnosticare come malati il maggior numero possibile di soggetti. Lo fanno, per gli screening oncologici, sfruttando alcune variazioni biologiche comuni, molto più comuni del cancro autentico, che si sviluppano con frequenza elevata in alcuni organi e possono essere fatte passare per cancro. La prostata è tra gli organi che offrono questa opportunità commerciale. Con l’età tende a ingrossarsi, dando luogo a ostruzioni dell’uretra e quindi a difficoltà della minzione. Si tratta dell’iperplasia prosaica benigna, una condizione così comune che c’è chi, a ragione, sostiene che vada considerata come una manifestazione normale, anche se indesiderabile, dell’invecchiamento piuttosto che come una malattia. Oltre, e spesso insieme, a questa iperplasia, si verificano con l’età nell’organo una varietà di modificazioni microscopiche, che al microscopio assomigliano a quelle del cancro conclamato; e pertanto, seguendo e portando al parossismo un antico e anacronistico accademismo, che è una forma della comune fallacia dell’affermazione del conseguente, le si chiama cancro; essenzialmente sulla base del loro aspetto.

Da “se A (cancro autentico) allora B (quadro istologico x)”, si inferisce erroneamente “Se B allora A”, che può essere vero ma non è necessariamente vero. Inferire A da B è possibile, soprattutto su lesioni che hanno dato manifestazioni macroscopiche di sé, ed è estremamente utile quando ciò è possibile; ma non sempre ciò è possibile, soprattutto quando si cerca di farlo su modificazioni minime, precocissime e silenti. In soggetti con cancro conclamato della prostata il tessuto neoplastico avrà al microscopio una certa apparenza x; se ne deduce abusivamente, o sulla base di studi di validazione insufficienti, quando non compiacenti, che se si trovano focolai microscopici di aspetto x, o anche solo riconducibile a x, allora il paziente ha il cancro.

Non era questo che voleva fare Virchow, uno dei fondatori della moderna diagnostica istologica dei tumori, che studiava l’anatomia microscopica dei tumori nelle autopsie di pazienti morti per cancro. Virchow, grande scienziato, e politico progressista che diede un notevole impulso alla difesa della salute pubblica, a quanto scrive (v. epigrafe) sembra avesse intuito il pericolo insito nel nuovo paradigma che andava creando. Sembrerebbe che riguardo a questo concetto preliminare forse aveva maggiore sensibilità lui, che esplorava coi mezzi di allora territori ancora vergini, che i suoi successori di 150 anni dopo, che con tutte le conoscenze accumulate e la tecnologia avanzata, e i danni ai pazienti che sono derivati su larga scala dalla fallacia, non mostrano questa consapevolezza; se non in negativo, per impedire che questo nodo, alla base della loro professione, venga esplicitamente affrontato e risolto. Virchow non poteva immaginare che il paralogismo avrebbe attecchito e si sarebbe ingigantito fino a divenire parte dell’ossatura economica del mondo civile.

Queste modificazioni che sembrano cancro non si comportano come cancro, e nella stragrande maggioranza dei soggetti sono irrilevanti, venendo portate fino alla morte, come una tra la moltitudine di parti che compongono il nostro corpo e delle quali non sappiamo l’esistenza. A meno che non le si vada a cercare e le si proclami “cancro”. La loro frequenza è comparabile a quella della iperplasia prostatica; anzi appare essere anche maggiore di quella dell’iperplasia prostatica nelle classi più giovani: studi su autopsie di soggetti morti per altre cause hanno mostrato che la frequenza cresce con  l’età, passando da un 30% tra i 30 e 40 anni fino a superare l’80% tra i 70 e i 79 anni, il gruppo nel quale è relativamente elevata anche l’incidenza di cancro autentico. Il trucco sta nel chiamare cancro e trattare come tali queste modificazioni.

Volendo, in questo modo si potrebbe ottenere un’epidemia di cancro, falsa, tra i ventenni, tra i quali modificazioni che vengono definite come forme neoplastiche iniziali sono state trovate in uno studio nell’8% delle prostate di soggetti morti per incidente. In uno suo studio, Welch ha mostrato che con l’introduzione dello screening col PSA ha moltiplicato per 7 il numero di diagnosi di cancro della prostata nei soggetti sotto 50 anni; il cancro della prostata in questa classe d’età secondo le statistiche è aumentato di sette volte. Dalla dottrina ufficiale e da ciò che viene raccontato al pubblico consegue l’assurdità che esisterebbe una classe di tumori che da un lato insorgono con elevatissima frequenza e per di più in soggetti giovani, ma che dall’altro lato non danno mai segno di sé, fino a che i soggetti non muoiono per altre cause, spesso di vecchiaia. La rappresentazione più semplice e razionale di un tale fenomeno è che questo sottotipo di cancro della prostata non è cancro, per lo meno ai fini pratici, e pertanto non andrebbe chiamato cancro nella clinica.

Queste modificazioni microscopiche e asintomatiche sono multicentriche,  cioè si sviluppano contemporaneamente in più zone della ghiandola, come è tipico delle varianti parafisiologiche e delle forme degenerative; il cancro autentico invece, che ha origine monoclonale, derivando da una singola cellula, si sviluppa in un unico nodulo, che solo in un secondo tempo replica sé stesso, quando dà metastasi. La multicentricità, invece di costituire un’ulteriore ragione per rivedere la denominazione e classificazione di questi reperti, è stata sfruttata per la sovradiagnosi. Mentre per gli altri tumori si fa la biopsia mirata ad un nodulo o una massa per verificare al microscopio la sua natura, per il carcinoma occulto della prostata, non essendoci un nodulo sospetto (in un organo che spesso è già bozzoluto per l’iperplasia benigna) si eseguono biopsie multiple campionando l’organo; riuscendo così a pescare una di quelle aree che si prestano a venire etichettate come cancro. Studi hanno mostrato che più biopsie per paziente si prendono, più diagnosi di cancro si fanno. Portando il numero delle biopsie a 32-38 per paziente si è arrivati a ottenere una diagnosi di cancro ogni sette soggetti.

L’assist è dato dal test per il PSA. Nello screening le biopsie sono prescritte sulla base di una positività al test per il PSA, prostate specific antigen. Il PSA è un enzima che liquefà lo sperma dopo l’eiaculazione, per facilitare la motilità degli spermatozoi. Aumenta nel sangue in presenza di cancro autentico della prostata, e quindi si è pensato, anche qui con una classica fallacia dell’affermazione del conseguente, di dosarlo nel sangue considerandolo come un indicatore di possibile presenza di cancro iniziale della prostata. Come indicatore a questo scopo è pessimo: il suo livello ematico può aumentare per patologie non neoplastiche, inclusa la comune iperplasia benigna, e invece rimanere basso in presenza di cancro della prostata. Non è specifico non solo per il cancro, ma neppure per la prostata. E’ ciò che serviva per convogliare verso la biopsia non mirata, della cui affidabilità si è già detto. Così si è deciso, arbitrariamente, che livelli ematici superiori a 4 miliardesimi di grammo per millilitro sono un campanello di allarme (soglia che a volte viene ulteriormente abbassata); tali livelli sono presenti nel 5% della popolazione sopra i 65 anni: il test crea un vastissimo portafoglio clienti. Ci sono imprese commerciali che vantano il PSA come un test col 70% di falsi positivi, ed eseguito 45 milioni di volte all’anno nel mondo. Usare su milioni di persone un test sofisticato ma ubriaco, che è costante nel prendere fischi per fiaschi, per convogliare verso un esame di diagnosi istologica che ha tassi paranoici di positività per cancro, segue evidentemente una logica che non è quella della buona qualità delle cure, per non parlare della logica della scienza o di quella dell’etica.

Così come uno degli scopritori del PSA ha preso le distanze dal suo uso (v. epigrafe), anche Gleason, il patologo che negli anni Sessanta formulò con uno studio di correlazione anatomo-clinica il più usato sistema di gradazione istologica del carcinoma della prostata, in seguito rimaneggiato, propose poi, dopo il silenzioso disastro delle sovradiagnosi, di rinominare “adenosi”, termine che evita connotazioni allarmanti, le forme da lui precedentemente classificate come cancro a bassa e media aggressività. Ma non fu ascoltato; la parola fatidica, quella che in USA chiamano “the C word”, “cancro”, oppure “neoplasia” o almeno “atipico” magari con qualificazioni che permettono di usarle ambiguamente, inoculando la paura del cancro ma potendo negare di averlo fatto, “in situ”, “intraepiteliale”, deve essere presente per fare girare la macchina. E si vuole e si ottiene che venga usata sempre di più, mai di meno. La nosografia e la sua nomenclatura “scientifiche” obbediscono a esigenze di marketing, anche quanto sono opposte agli interessi e diritti dei cittadini su un bene come la salute.

Questa è una ricostruzione ridotta e semplificata della frode. Ci sarebbe molto altro da dire su argomenti come le manipolazioni dottrinali della diagnosi istologica del cancro, i possibili effetti causali di sostanze con azione ormonale, la propaganda mediatica, il ruolo attivo dei truffati nella truffa [8], le complicità istituzionali, la censura e la disinformazione gestite da forze di polizia e magistratura in obbedienza a poteri forti internazionali [9] per favorire l’introduzione e il mantenimento nella colonia italica di queste frodi mediche sanguinarie, che sono allo stesso tempo settori industriali, economici e finanziari strategici [10]. Ma quanto esposto può bastare per farsi un’idea di come, quanto facilmente, e quanto spesso, avviene che con la sovradiagnosi una persona in buona salute venga ridotta a un impotente col pannolone e con sulla testa la spada di Damocle della ricorrenza di un cancro, in realtà fantomatico. E può portare a interrogarsi, al di là del caso del cancro, sul peso dello sciacallaggio nel sistema socioeconomico in cui viviamo; e a chiedersi se tale costume sia maggiormente tipico del volgo, dell’inclita, o se non sia piuttosto un tratto trasversale, che sotto sembianze diverse accomuna tanti, dai medici che praticano questa medicina e i loro complici di altre corporazioni agli strati moralmente infimi della società; da coloro che godono della nomea di benefattori dell’umanità e di paladini della giustizia, a quelli che sono riconosciuti come brutta gente.

https://menici60d15.wordpress.com/

Qui altri articoli sulla sovradiagnosi.

ccc
Note

  1. Welch H G, Schwartz L M, Woloshin S. Overdiagnosis. Making people sick in the pursuit of health. Beacon press, 2011.
  2. Voler guarire senza essere malati. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/30/voler-guarire-senza-essere-malati/
  3. Giancarlo Caselli i NOTAV: il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/. L’articolo considera tra l’altro l’affermazione di G. Caselli che la magistratura sarebbe intervenuta chirurgicamente su una sanità sana in un caso di tangenti sui pannoloni. Questo è tipico della nostra magistratura, che attacca quelle che ho chiamato frodi di secondo grado, ma rispetta – e protegge – le frodi strutturali di primo grado sulle quali quelle di secondo grado si basano, chiamando “sano” ciò che è marcio; le frodi che hanno portato Brawley [4] a scrivere che “lo screening del cancro della prostata e il trattamento aggressivo forse salvano vite, ma di sicuro fanno vendere [legalmente] pannoloni” commentando la partecipazione di un’industria di pannoloni al finanziamento di un’associazione che propaganda lo screening con pratiche scorrette e disinformative.
  4. Brawley O W. How we do harm. A doctor breaks ranks about being sick in America. St. Martin’s Press 2011. (L’immagine del caduceo che proietta l’ombra del dollaro è presa dalla copertina).
  5. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/
  6. Tombesi M. Il PSA avanza, ma il tumore non recede. Occhio clinico, apr 2007.
  7. Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili. https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/13/il-mediatico-e-lextramediatico-il-caso-delle-ghiandole-sessuali-maschili/
  8. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/
  9. La corruzione ghibellina di polizia e magistratura. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/
  10. D’Andrea S. I settori industriali strategici. Appello al popolo 31 mar 2012

§ § §

Blog de Il Fatto

Commento al post di A Bellelli “Tumore alla prostata, sul test PSA il dibattito è aperto” del 30 mag 2012

Non credo sia possibile ignorare il fattore profitto, che spiega come su un tema tanto importante la medicina presenti al pubblico posizioni contrastanti, o “agnostiche” come quella del prof. Bellelli. Il test del PSA è un elemento di un disegno più complesso, quello della prevenzione del carcinoma della prostata mediante diagnosi precoce, che viene severamente criticato anche da fonti ortodosse: lo screening per il carcinoma prostatico è il caso più netto e chiaro per illustrare i meccanismi della sovradiagnosi, e i relativi danni. Vedi:

Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce http://menici60d15.wordpress.c…

Il carcinoma della prostata è un caso ben noto, che consente un’analisi a posteriori. A chi volesse osservare in diretta come nascono e si affermano queste grandi operazioni medico-industriali, suggerirei di seguire il lancio in corso dello screening per il cancro del polmone, con l’annesso sviluppo di biomarkers, che svolgeranno un compito analogo a quello che è stato demandato al PSA nel caso della diagnosi precoce del cancro della prostata.

§  §  §

26 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “‘Il concilio d’amore’, tra Dio e il Papa si salva solo il Diavolo”

Ai tempi di Panizza la sifilide faceva paura, e non sorprende che per l’ingenuo iconoclasta rappresenti la vigoria di Satana. Allora erano in tanti a morire pazzi o dementi con la neurosifilide, considerata una manifestazione avanzata della sifilide. Oggi quel genere di flagello appartiene alla storia delle malattie; è scomparso a causa della cattiva medicina, ha scritto Lewis Thomas, perché la delicata spirocheta, che dà la sifilide, è stata immersa in “un aerosol di penicillina” da uso indiscriminato di antibiotici.

O anche perché con l’avvento degli antibiotici si è smesso di trattare la sifilide con mercurio e arsenico, che erano le vere cause della neurosifilide, provocando un avvelenamento cronico con esiti tardivi peggiori della malattia naturale, secondo P. Duesberg. Duesberg vede nell’errore dei medici ottocenteschi un precursore storico delle manipolazioni iatrogene con le quali oggi come allora si condannano a un inferno in terra masse di persone. Non c’è bisogno di calarsi in pozzi bui e viscidi per arrivare al Male. Inutile alzare il pugno e maledire il Cielo, o sbeffeggiare chi millanta di esserne portavoce. Anche il Diavolo è un’ipotesi non necessaria. Ciò che chiamiamo Male è in noi e tra noi, diffuso, in una miscela corrosiva diluita ma permanente composta di stupidità, paura, autoinganno, hubris, avidità e quant’altro. Assume a volte forme concentrate; più spesso in chi comanda, o veste la talare, la divisa, la toga o il camice bianco.

@ Helvetius. Sinceramente, da ciò che scrivi non credo che tu sappia in cosa consista lo studio; e credo che ciò che chiami “studiare” non sia, una volta lasciati i banchi delle elementari, un’attività da raccomandare.

§  §  §

7 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Narcolessia, il morbo autoimmune silenzioso che ha colpito 24mila ignari italiani”

Nei primi anni del 2000 in USA la ditta Cephalon ottenne un’esplosione dei profitti, lodata come sorprendente da Mark Goodman, un analista della banca d’affari Morgan Stanley, essendo riuscita a fare moltiplicare le prescrizioni per il suo farmaco Provigil per la narcolessia – malattia rara – tramite una “campagna di sensibilizzazione”. La “sensibilizzazione” di pubblico e medici fu impostata in modo da congiungere la diagnosi di narcolessia grave con altre più comuni forme di sonnolenza diurna. Si fece leva sui pericoli del colpo di sonno alla guida e al lavoro. Il successo commerciale provocò la diffusione dell’uso di farmaci stimolanti del sistema nervoso, in particolare tra gli studenti (1). Dato il precedente, nello studiare come finanziare tramite il SSN le nuove costose cure per la narcolessia le istituzioni dello Stato non dovrebbero ignorare la possibilità che la lucrosità dei farmaci porti a “campagne di sensibilizzazione” che spingano verso il consueto armamentario  – allarmi di nuova insidia alla salute, “diagnosi precoce”, markers, sintomi aspecifici, off-label – per generare sovradiagnosi e così sovraprescrizioni. C’è anche il rischio, anche questo non inaudito, che anziché controllare e impedire abusi le istituzioni facciano dello Stato un partner dell’operazione, a danno dei cittadini.

1 Critser G. Generation X. How prescription drugs are altering american lives, minds and bodies. Mariner books, 2006.

§  §  §

30 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Insegnanti a scuola di gestione del disagio giovanile, il test in Liguria e Piemonte con il Rotary”

Ci sono 3 Costituzioni. Quella ufficiale, che, come il cilindro campione di platino-iridio del chilogrammo a Sevres, sta sotto una campana di vetro. Quella di fatto, che è data dagli occupanti dei due palazzi del Quirinale, che sono loro la costituzione, facendo dire a quella sotto vetro ciò che vogliono come un ventriloquo al suo pupazzo. E una terza, una Costituzione ideale, del mondo dei sogni. Questa dovrebbe proibire a privati iniziative mediche, e assicurare che non l’esercizio, ma il controllo di efficacia e utilità, e la definizione delle necessità e delle misure mediche, sia esclusiva dello Stato.

A partire dagli screening a tappeto “filantropici”. Che provocano masse di falsi positivi, cioè di persone falsamente etichettate come malate. Qui di giovani bollati come malati di mente. A vantaggio degli squali della medicina. Andrebbe capito che la diagnosi è un atto non meno pericoloso della terapia, e che non ci si può alzare la mattina e decidere di somministrala a sani “a fin di bene”. Tanto più da parte del Rotary, la paramassoneria organo delle classi agiate, quelle che beneficiano da frodi come gli screening di massa. Rotary che è legato alla Gates Foundation, e che finanzia l’OMS, poteri privati che “immense harm”* hanno già fatto ai minori. Né i presidi dovrebbero vendersi gli alunni. Bisognerebbe segnalarlo ai magistrati, che però sono parecchio affratellati col Rotary.

* Yet more fear mongering over covid in children. Gruppo Hart, 1 ago 2023.

Per una lotta ai contronimi ideologici: la “Prevenzione”

27 October 2011

Blog Metilparaben

Commento al post “Minerva comincia col riprendersi le parole (e vi invita a fare altrettanto)” del 27 ott 2011 

Nel sito della Dante Alighieri ho cercato di propormi come “custode” della parola “prevenzione”. Ma non la considerano tra le parole da proteggere. Eppure è una parola che da benemerita è divenuta pericolosissima. E’ di questi giorni la notizia della proposta, abbastanza allucinante, di estendere ai preadolescenti maschi il vaccino HPV, autorevolmente criticato anche dall’ortodossia (v. “Dalla parte delle bambine”, documentario della tv svizzera); e per il quale occorre dubitare che sia anche solo teoricamente in grado di prevenire il carcinoma della cervice uterina:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/liceita-giuridica-del-battesimo-dei-neonati/

Si sta affermando finalmente che lo screening per il cancro della mammella non salva sostanzialmente vite, ma aumenta il peso del cancro diagnosticandolo precocemente o falsamente (Welch, Frankel, Likelihood that a woman with screen-detected breast cancer has had her “life saved” by that screening. Arch Int Med, oct 24, 2011). Da noi invece si cerca di espandere la frode alle donne giovani e alle adolescenti:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/teenage-cancer/

Gran parte di ciò è stato ottenuto con il misnomer “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “Azione diretta a impedire il verificarsi o il diffondersi di fatti non desiderati o dannosi” (Devoto-Oli) e invece nella pratica significa l’opposto, medicalizzazione iatrogena della popolazione sana:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/25/anche-gli-psicologi-vogliono-le-spadare/

“Prevenzione” è così divenuta un “contronimo”, una di quelle parole che racchiudono due significati diametralmente opposti, spesso a causa di manipolazioni ideologiche. (V. “contronimi” nel mio sito). E’ un dato di fatto che attualmente per “prevenzione”, che dovrebbe voler dire “evitare di doversi curare da malati” si intende “sottoporsi a interventi medici da sani”; sottoponendosi a trattamenti che comunque li si voglia valutare di fatto esulano dal significato originario. Inviterei la Dante Alighieri e gli altri che hanno a cuore la lingua e la sua funzione sociale a considerare anche l’adulterazione della parole comuni; e in particolare la formazione di contronimi ideologici. Per ora, invito a riflettere sulle parole profetiche di Maccacaro, caso raro di medico e comunista che ci credeva davvero:

La diagnosi precoce, il check-up, gli screenings di laboratorio, i test multifasici: tutte queste cose che sono assordantemente propagandate e reclamizzate, […] sono assolutamente inefficaci e inopportune per la tutela della salute […]. La loro reale funzione è quella di tranquillante sociale, compiuta col dépistage di qualche “vero” malato organico (cancro, diabete, eccetera il cui destino resterà purtroppo immodificato) per dare agli innumerevoli altri la falsa rassicurazione necessaria al prolungamento nel tempo del loro possibile sfruttamento.

La vera medicina preventiva […], l’unica che abbia senso e verità, non è quella che il capitale ci propone ma quella cui il capitale si oppone. E’ la medicina che rintraccia le cause patogene e le elimina invece di trattenersi agli effetti e mascherarli con la finzione del loro riconoscimento precoce. Però se le cause sono nel modo di produzione, nella gestione sociale, nella costrizione di vita che il capitale ha imposto ed impone, cioè se il capitale è – come è – esso stesso patogeno, potrà mai combattere contro di lui e per l’uomo la medicina che si è fatta mediatrice del suo comando sull’uomo?” (In: Francese D. Sanità SPA, 2011).

Sulle regole per la Roche

30 September 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Perché curarne di meno pagando di più?” del 29 set 2011

Secondo il dr De Felice ci sono due farmaci oftalmologici concorrenti: il Lucentis della Novartis, a 1700 euro “a fiala”, e l’Avastin della Roche, a 24 euro “a fiala”. Sono equivalenti, ma L’Aifa autorizza solo l’uso del primo. In realtà la Roche/Genentech ha sviluppato e commercializza entrambi i prodotti; ha dato il Lucentis in concessione alla Novartis fuori dagli USA. La molecola del Lucentis è stata ottenuta da quella dell’Avastin. L’Avastin, un antitumorale somministrato per via parenterale, per l’uso oftalmico appare più economico perché essendo iniettato localmente, nel vitreo, ne occorre una dose molto più bassa. Il prezzo a dose elevato del Lucentis è un caso mascherato di discriminazione di prezzo e di value-based pricing, volto a massimizzare i profitti. Studi che dissuadono dall’uso oculistico off label dell’Avastin riportando maggiori rischi sono finanziati dalla Roche, la stessa casa che lo produce e ha fatto carte false per estenderne l’uso (ma non alle patologie oculistiche). Politici e opinionisti stanno reggendo questa commedia, invece di esigere dalla Roche un comportamento commerciale corretto: che sgonfi il prezzo del Lucentis o offra l’Avastin in forma farmaceutica per l’uso oftalmico.

L’Avastin ha avuto appoggi politici e traversie che hanno sollevato scandalo anche tra gli scienziati mainstream: la sua approvazione per il tumore della mammella è stata concessa dalla FDA contro il parere dei suoi stessi esperti; 2 anni dopo è stata ritirata data l’inefficacia. E’ un antitumorale costosissimo che fattura miliardi di euro all’anno. In USA l’uso antitumorale off label, non rimborsato dalle assicurazioni, porta i pazienti a pagare sui 100000 dollari/anno. In generale l’uso off label è un’altra bieca tattica di marketing che danneggia i pazienti; tale trasgressione delle regole, che in alcuni casi è stata sanzionata in USA con multe di miliardi di dollari, non andrebbe fatta passare per qualcosa di positivo.

~~~

Brescia, 14 nov 2011

Dr Enzo Iacopino
Presidente
Ordine nazionale dei giornalisti
Via Parigi 11
00185 Roma

racc a/r online

e

Dr.sa Adriana Bazzi
abazzi@rcs.it

email


Oggetto: grave disinformazione nell’articolo di Adriana Bazzi “Farmaci fuori indicazione quando è giusto rischiare”. Corriere della Sera, 13 nov 2011.

 “These are not always a victimless crime that’s just about money. These companies are engaged in actions in which there are times that result in people killing themselves or hurting others.”

Patrick Burns, attivista dei Taxpayers Against Fraud, sulla multa di 235 milioni di dollari pagata nel 2010 dalla Novartis per un caso di off label marketing

L’articolo in oggetto riporta una versione distorta e fuorviante della querelle bevacizumab vs. ranizumab. Vedi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/ (allegato)

Invece di svelare la natura artificiosa della questione, l’articolo la “ontologizza”, come se i farmaci, anzi le preparazioni farmaceutiche, fossero un dato di natura immodificabile. Invece di denunciare un basso trucco delle multinazionali farmaceutiche a danno dei pazienti, l’ambiguo gioco delle parti delle agenzie regolatrici, e le conseguenze pericolose e a volte disastrose delle prescrizioni off label, attivamente ricercate per aumentare i profitti; invece di sensibilizzare cittadini e politici perché si faccia cessare un raggiro che pone l’alternativa tra il dover pagare un prezzo truffaldino o esporre i pazienti a un rischio iatrogeno, l’articolo accetta e amplifica la falsa rappresentazione; e ne trae la morale arbitraria e abusiva che l’off label può essere “giusto” anche se è un rischio.

Un sabotaggio terapeutico deliberato, volto alla ricerca amorale della massimizzazione del profitto, viene preso a pretesto per fare apparire accettabili forme ancora più nefaste di deregolamentazione e perseguimento del profitto. Questa posizione calpesta il diritto dei cittadini alla tutela della salute, e il diritto ad una informazione chiara, veritiera e corretta.

Sul sito del Corriere è stato rimosso un mio semplice commento (postato alle h 13:12) all’articolo online, che segnalava la radicale distorsione della versione dei fatti data dal Corriere e denunciava questo cavallo di Troia che invita a guardare con occhio positivo alle prescrizioni off label:

“No, non è andata come dice la giornalista Bazzi. Il bevacizumab (Avastin) e il ranibizumab (Lucentis) provengono dalla stessa casa farmaceutica; la separazione e il caso non erano necessari, ma sono stati costruiti e montati ad arte per generare profitti; con lo spinoff di presentare al pubblico le prescrizioni offlabel, pratica antiscientifica e pericolosa, (per la quale pochi giorni fa la Glaxo ha pagato al governo USA una transazione di 3 miliardi di dollari), come un “giusto rischiare”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

Poche ore dopo, insieme a due commenti, è stata aggiunta la dicitura “Non è possibile inviare commenti a questo articolo”. Questa censura non depone a favore della giornalista e del Corriere, che dovrebbero rendersi conto, insieme agli altri giornalisti e giornali che pure diffondono e occultano notizie come se fossero dipendenti di big pharma, di quanto gravi sono le responsabilità che così si assumono.

Distinti saluti

Dr Francesco Pansera

All.

§ § §

3 lug 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dirindin e N. Magrini “Come risparmiare 200 milioni con un solo farmaco” del 2 lug 2012

E’ un gioco delle 3 carte basato su 2 equivoci: a) c’è un solo farmaco, surrettiziamente separato in due specialità. b) l’off-label qui è formale; confonderlo con l’off-label materiale è delittuoso; ma lo è anche il distinguere tra i due senza reale fondamento. Peccato che i magistrati, professionalmente i più adatti a decostruire questa perfida manovra, si prestino invece a sostenerla.

Immaginiamo che una ditta venda agli automobilisti bloccati in autostrada d’estate per decine di ore bottigliette d’acqua da mezzo litro a 20 euro cadauna. La medesima acqua, imbottigliata con le stesse procedure dalla stessa fonte, viene venduta dalla stessa ditta a 40 centesimi al litro, ma priva delle autorizzazioni per commercializzarla come acqua potabile. Si crea così un movimento che chiede di poter bere dalle bottiglie a 40 c/L; che porta un giudice a stabilire il principio che è lecito in casi particolari commercializzare acqua priva delle autorizzazioni. Aggirare una truffa allentando i controlli su frodi peggiori non è una vittoria né un risparmio né buona giurisprudenza. Si sarebbe dovuto contestare alla ditta di praticare il “value-based pricing” su un bene di prima necessità. E non invece cadere in una sconsiderata apertura sull’off-label, pratica spesso criminale che moltiplica i profitti delle multinazionali farmaceutiche a danno della salute e delle tasche dei cittadini.

Sulle regole per la Roche

§ § §

3 lug 2012 

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Spending review, in sanità si può risparmiare senza spendere” del 3 lug 2012

Lo stesso giorno, 3 lug 2012, mentre su il Fatto (v. anche “Come risparmiare 200 milioni con un solo farmaco” di N. Dirindin e N. Magrini, 2 lug 2012) si decanta l’off-label come la via per sottrarsi ai balzelli delle case farmaceutiche e risparmiare, sul blog per medici del British medical journal si discute di questo:

Can we trust drug companies?

Kirked: “La ditta Glaxo Smith Kline [il 2 luglio] è stata multata per 3 miliardi di dollari dopo avere ammesso di corrompere medici in USA per prescrivere farmaci non approvati [cioè off-label] ad adulti a bambini. Sembra abbia pagato di tutto, dai biglietti per i concerti di Madonna, a partite di caccia, a contante affinché i medici prescrivessero Seroxat [*], Wellbutrin e Avandia [questo ultimo responsabile di decine di migliaia di decessi]. … GSK ha anche promosso articoli che promuovevano questi prodotti e trattenuto articoli critici. GSK è la ditta che dice statine per tutti. Quanto possiamo fidarci della case farmaceutiche?”

E’ da notare che in USA l’off -label è consentito; è la sua promozione da parte della case produttrici che è illegale. Non spiegando cos’è davvero l’off-label, né i termini dell’imbroglio Avastin-Lucentis, si dà al lettore un’indicazione fuorviante; un “a dicto secundum quid ad dictum simpliciter”, che caldeggia ciò che è pernicioso facendolo apparire come un progresso.

Sulle regole per la Roche

§ § §

4 lug 2012

* farmaco che ha causato suicidi nei minorenni ai quali è stato prescitto off-label. L’off-label è tra i responsabili dell’incremento della spesa per i farmaci. La spesa per i soli antipiscotici di seconda generazione tra i quali rientra il Seroxat è passata in USA da 8.4 miliardi di dollari nel 2003 a 14.6 miliardi nel 2009.

§ § §

21 ottobre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Todde “L’Agenzia del Farmaco vieta l’Avastin, rimedio contro la cecità” del 20 ottobre 2012

@docvero. La ringrazio per la correzione. Sia il Seroxat, che è un SSRI di seconda generazione, sia il Seroquel, antipsicotico, hanno avuto problemi per il loro uso off label. Il Seroxat nel 2012 ha portato a una multa di 3 miliardi di dollari alla GSK per avere corrotto i medici perché lo prescrivessero off label (più altri 3 miliardi in altri risarcimenti). Nel 2010 l’Astra Zeneca aveva pagato per lo stesso illecito commesso per aumentare le vendite del Seroquel una multa di circa 565 milioni di dollari. Per i danni da uso off label di antipsicotici: Leslie D E et al. Off label use of antipsychotic medications in Medicaid.  Am J Mang Care, 2012. 18: e109.

§ § §

Guardate che è un cavallo di Troia per introdurre forme di legalizzazione dell’off label, la prescrizione al di fuori delle indicazioni, che è pericolosissima per i pazienti e svuota i fondi statali per i farmaci. Con questo gioco delle parti tra Aifa cattiva e società civile buona si sta facendo in modo che sia la gente a chiedere di essere infinocchiata:

Sulle regole per la Roche
http://menici60d15.wordpress.c…

Chiedere di legalizzare l’off label quando basterebbe che l’Avastin fosse prodotto anche in fiale per uso oftalmico è fare come quei Carabinieri che giravano la caserma per avvitare la lampadina. Bisognerebbe piuttosto chiedere ai nostri rappresentanti politici di farsi coraggio e esigere ciò dal gruppo industriale che produce l’Avastin (che poi è lo stesso gruppo che produce il Lucentis, il farmaco molto più costoso; è lo stesso principio attivo, con una piccola modifica per giustificare la distinzione, e la speculazione).

§ § §

Se lo Stato, che non è la casalinga di Voghera, dicesse alla casa produttrice, della quale è un grosso cliente: “produci l’Avastin in forma oftalmologica, senza gonfiare il prezzo” (prodotto che ha già i requisiti per essere approvato); si eviterebbe: a) di sprecare denaro col Lucentis; b) l’attuale rischio di endoftalmiti, con possibilità di perdita dell’occhio, dovuto a contaminazione nello “sbottigliamento” dell’Avastin; c) di aprire la strada alla legalizzazione dell’off label, che appare essere il fine di questa manfrina. Ma se lo Stato, e i cittadini, neppure prendono in considerazione questa possibilità, allora ci meritiamo questa farsa, e i danni che ne deriveranno.

§ § §

Punti chiave dell’articolo di Leslie et al.:

Il 57.6% dei pazienti ai quali venivano prescritti antipsicotici nel programma Medicaid non aveva avuto diagnosi di psicosi (schizofrenia o disordine bipolare) entro lo stesso anno. Tale uso off label, che porta con sé il rischio di gravi effetti avversi, era più alto tra i bambini, gli anziani, coloro ai quali era stata diagnosticata depressione, e i gruppi etnici più deboli. Persone non “pazze” hanno ricevuto, con motivazioni essenzialmente arbitrarie, farmaci per la schizofrenia che provocano diabete, discinesia tardiva, sindromi extrapiramidali. In USA questa pratica ha portato a un incremento della spesa per tali farmaci del 73% in 6 anni. Altri studi hanno mostrato che in USA il 21% di tutte le prescrizioni è off label. Il 46% delle prescrizioni di cardiovascolari, il 46% di antiepilettici, il 42% di antiasmatici.

§ § §

@docvero. No, non sto scherzando. E’ lei che non considera il tema con sufficiente serietà: le ricordo che in USA le reazioni avverse ai farmaci sono ormai la quarta causa di morte. La descrizione dell’off label in termini agiografici, es. con sceneggiate puerili come questa dove l’off label salva dalla cecità con pochi soldi ma “o’ malamente” lo impedisce, serve gli interessi dell’industria e dell’esercito dei suoi venditori. La pericolosità delle prescrizioni al di fuori delle indicazioni deriva dal fatto che c’è un interesse a vendere il farmaco anche se non serve o fa male. Vendita a volte incentivata corrompendo il medico e i funzionari degli enti preposti; e facendo diffondere dai media, spacciandole come notizie o analisi critiche, le veline delle ditte di pubbliche relazioni.

§ § §

@docvero. ” E’ con l’off-label che si fanno curare i ricchi in USA, andando nelle cliniche al confine col Messico.”. Ho lavorato in USA, e ho visto che i ricchi, che credono che sia solo una questione di soldi, a volte hanno cure peggiori, più pesanti e non necessarie, proprio perché possono pagare. Ho visto anche italiani malati di cancro che si erano venduti la casa per venire a farsi truffare in USA, nella speranza di salvarsi, e morire lì non diversamente da come sarebbero morti in Italia. La vendita della speranza è un settore commerciale ricco di paradossi.

§ § §

@Sonia Martino. Per esempio, in “Shock economy”, di N. Klein, si spiega come sia importante eliminare le figure scomode nelle operazioni di espansione del liberismo; e come sia possibile ottenere i risultati voluti a basso costo, corrompendo i funzionari locali. Il costo di un’operazione del genere sta alle spese annuali di marketing dell’industria farmaceutica come 1-2 euro stanno alla paga annuale di un poliziotto. Non c’è bisogno di arrivare all’eliminazione fisica per casi come il mio; negli anni Sessanta lo shock della persecuzione giudiziaria del padre dell’Istituto superiore di sanità, Marotta, fu sufficiente a imbrigliare la ricerca biomedica italiana. E, mi scusi, non dia per scontato che certe forme di eliminazione morale escludano l’eliminazione fisica, che può anche non essere cruenta o diretta. Inoltre il discredito, l’associare le idee non gradite a una figura stramba e grottesca, e la punizione esemplare, mafia docet, non sono meno importanti. Comunque di fatto ciò è avvenuto e avviene. Io a mia volta mi chiedo perché quanto dico su questi temi politici, che raccoglie i suoi complimenti, ma non mi sembra così eccezionale, non viene detto da altri; mentre io dovrei occuparmi di ricerca biomedica, dei meccanismi delle malattie, campo dove ero in grado di proporre concetti e ipotesi nuovi, come facevo (senza chiedere una lira, né altro) prima che tante belle istituzioni si scomodassero per impedirlo.

§ § §

@loginadsl.  In medicina capire è difficile; ma imbrogliare è facile…

§ § §

22 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Lo Stato come fautore della medicina difensiva” del 22 novembre 2012

L’Avastin ricorda la duplicità del dr Jekill, o meglio, da noi, quella democristiana di Sordi ne Il Moralista. Ha precedenti di pesanti manipolazioni per la sua introduzione. Lo scorso ottobre l’Agenzia europea del farmaco considera di multare pesantemente la Roche per avere omesso i controlli previsti (già scarsi) sugli effetti avversi dell’Avastin. L’Avastin è stato descritto come un farmaco-canaglia, costosissimo (90000$) e con efficacia nulla o scarsissima quanto a estensione della sopravvivenza, ma imposto a forza, come antitumorale (Fojo, Grady. How much life is worth: cetuximab, non-small cell lung cancer, and the $440 billion question. JNCI, 2009. 101: 1044).

Qui invece l’Avastin recita il ruolo di farmaco-santo, un francescano a piedi scalzi che un sinedrio di burocrati non lascia operare come farmaco oftalmologico perché costa poco. Tutto quello che si chiede è di farlo passare come off-label, una pratica che viene così anch’essa investita di un alone angelico. Solo che introducendo l’off-label si introduce uno degli strumenti della medicina-canaglia, costosissima e pericolosa. Chiedere che lo Stato ottenga che sia prodotto in forma per uso oftalmico o che i farmaci concorrenti adeguino il loro prezzo abbassandolo guasta la storia; e non si vede perché i politici debbano agire con coraggio se il pubblico è pecorone con le multinazionali.

Sulle regole per la Roche

§ § §

@Thhh. Il paracetamolo come antipiretico è risultato non superiore ai metodi fisici per trattare la sintomatologia febbrile dei bambini in una review Cochrane. Il suo largo consumo è frutto e causa della mentalità che porta a riempire di farmaci i bambini, una pratica che non è neutra né innocua. Off-label significa impiego al fuori delle indicazioni autorizzate. Quello che può avvenire è che le case farmaceutiche pagano i medici perché prescrivano un farmaco off label. Questo comparaggio toglie risorse per altri interventi più utili, e può provocare danni ai pazienti, es. decessi, come è accaduto ai pazienti rimpinzati di eritropoietina dagli oncologi pagati per prescriverla. In USA alcune case farmaceutiche sono state multate per miliardi di dollari per avere promosso l’uso di farmaci off label. Ma ad essere pagati per favorire l’off label non solo sono i medici. Sul gioco delle 3 carte tra Avastin e Lucentis col quale si sta propagandando l’off label come una buona cosa v. sopra, “Sulle regole per la Roche”.

§ § §

@Thhh. Mi auguro che non “TUTTI” pensino che le spugnature con acqua tiepida siano intollerabili per il bambino. Gli “irresponsabili” che, confermata la natura benigna della febbre, non ascoltino i consigli degli imbonitori farmaceutici possono ottenere vantaggi per i loro bambini: con gli antipiretici si può favorire l’infezione, e prolungare il malessere del bambino anziché ridurlo; il paracetamolo è pur sempre un farmaco, in grado di causare danni, es. epatite fulminate in caso di sovraddosaggio; secondo uno studio sul Lancet, i bambini trattati con paracetamolo presentano un rischio aumentato di sviluppare l’asma. (“Quando abbassare la febbre non è affatto utile” in “Bambini e (troppe) medicine” F. De Luca, 2009).

L’off-label serve a fare soldi, a spese delle tasche del paziente e a volte anche della sua salute. Se un farmaco è davvero efficace, basta farlo approvare; il problema è che spesso non sono efficaci e sicuri neppure i trattamenti “scientifici” provvisti di approvazione istituzionale. In questi giorni sono apparsi articoli che mostrano (Bangalore et al. JAMA, 3 ott 2012.) che un classico della prevenzione farmacologia, i betabloccanti per la riduzione del rischio di accidenti cardiovascolari, non è efficace; mentre alcuni betabloccati aumentano il rischio di diabete, e conseguentemente di infarto e di ictus. Un altro articolo, considerando 30 anni di prevenzione con la mammografia, conclude che lo screening, mentre “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella” ha generato false diagnosi di cancro, con quello che ne consegue, su 1.3 milioni di donne nei soli USA. (Bleyer et al, NEJM, 22 nov 2012). Non credo che fidarsi della sola parola degli studi « scientifici » sponsorizzati dall’industria sia prudente.

§  §  §

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roche e Novartis, danni a sistema sanitario per 400 milioni. Istruttoria Antitrust” del 15 febbraio 2013

@ Giorgio Muccio. Contestare un cartello sul caso Avastin-Lucentis mi pare meritorio; e questa iniziativa italiana potrebbe essere di esempio per gli altri Stati. Purché non vada a finire come chiede l’avvocato Giorgio Muccio, candidato del M5S, che ha presentato un esposto all’Antitrust, ma che in accordo con gli altri esponenti del M5S chiede in pratica l’estensione dell’off-label; ciò è invece servire gli interessi rapaci e immorali delle multinazionali farmaceutiche. L’off-label, lo dovrebbe suggerire il buon senso e i casi in USA lo dimostrano, non porta a un contenimento, ma ad un incremento della spesa farmaceutica; oltre che a danni alla salute dei cittadini, da prescrizioni inappropriate e da spreco di risorse:

Sulle regole per la Roche
http://menici60d15.wordpress.c…

Francesco Pansera

§  §  §

censurato

 @ Giorgio Muccio. Avvocato non alzi la voce, non cambi le mie parole e chiami le cose col loro nome. L’off-label, la deregolamentazione delle prescrizioni, è un male per il cittadino, e patrocinandolo lei, come avvocato o come parlamentare, di fatto lavora per le multinazionali.

Lei dice che “il principio cui fare riferimento è quello dell’alleanza terapeutica sancito dalla sentenza dello Corte costituzionale 151/09”. Non ho trovato nella sentenza da lei citata l’espressione “alleanza terapeutica”; che comunque non c’entra nulla con l’off-label e coi cartelli delle multinazionali; se non per favorire illeciti.

La “alleanza terapeutica” è un concetto della psicoanalisi; mutuato in medicina per ragioni ideologiche: per evitare le responsabilità del rapporto principale-agente tra medico e paziente; e per dare una copertura rispettabile alla forte dipendenza psicologica del paziente nei confronti del medico; dipendenza che favorisce abusi di potere, e andrebbe ridotta anziché stimolata. E’ vero che magistrati e  avvocati fanno spesso riferimento a questa “alleanza”, ma fanno male. I giuristi non dovrebbero fare assurgere uno slogan commerciale a principio giuridico, e sarebbe una mostruosità inserirlo nell’ordinamento:

I giornalisti e il mal di schiena

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-giornalisti-e-il-mal-di-schiena/

§  §  §

Oggi 17 feb 2013 in Svizzera una deputata socialista, Sommaruga, ha criticato la liquidazione di 60 milioni di euro che la Novartis verserà al presidente dimissionario Vasella. Da noi, a una settimana dalle elezioni politiche del feb 2013, Il Fatto Quotidiano diretto da Padellaro censurando un mio post non permette di contestare nel merito, come contrarie agli interessi dei cittadini e favorevoli a quelle delle multinazionali come la Novartis, le posizioni su temi di politica sanitaria di G. Muccio, avvocato grillino che parla già come se fosse in Parlamento a comandare. Ciò per di più su una questione, che l’avv. Muccio segue anche in veste professionale, sulla quale sono in corso procedimenti della magistratura amministrativa e dell’Antitrust. Credo che il Movimento 5 stelle – e Il Fatto – siano portatori di forme nuove dell’inveterato costume di servire il potere, non migliori di quelle dei politici vecchio stile che indicano come il male da estirpare.

3.1.10

§  §  §

censurato

Avv. Muccio, lei e il Fatto censurate le obiezioni di merito e rispondete alle proteste per averle censurate; “ridicolo” è come ve la cantate e ve la suonate. Non l’ho insultata, e se davvero l’avessi fatto non dovrebbe avere difficoltà come avvocato a rispondermi. Lei appoggia la sua azione professionale e politica al blog de Il Fatto, ma censura le critiche che non le fanno fare bella figura; e così facendo protegge la manfrina su Avastin-Lucentis, che potrà avere sulla sanità pubblica effetti negativi peggiori di quello che lei si vanta di avere contrastato. Non so di quale copia incolla stia parlando: il suo comportamento è scorretto anche nel ricostruire i fatti.

Sullo off-label e la “alleanza terapeutica” media e commentatori in Italia diffondono concezioni gravemente distorte. Censurando il minimo intervento che denuncia ciò, si favorisce l’equivoco e l’inganno. Cercherò di fare conoscere per altre vie al pubblico e a chi ha responsabilità giudiziarie, amministrative e politiche quanto lei e Il Fatto ritenete di nascondere ai lettori. Per ora rilevo che come M5S non cominciate affatto bene; mostrando di praticare l’arte dello spacciare come cosa buona ciò che va a danno dei cittadini; e di estendere la mancanza di democraticità e di discussione che sono interne al “movimento” alla discussione politica pubblica e alla tanto celebrata “rete”.

§  §  §

5 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Antitrust, multa da 180 milioni di euro a Roche e Novartis: “Accordi illeciti”

Il provvedimento segna uno stop nella deriva della sanità verso un mondo alla rovescia. Tra i suoi meriti vi è anche quello di avere smascherato uno schema che, impudentemente, porta a favorire le prescrizioni off-label, mettendo a rischio la salute e aumentando ulteriormente la spesa, in nome del risparmio.

§  §  §

7 marzo 2014

Blog de l’Espresso

Commento all’articolo di D. Minerva “Roche, Novartis e i servi sciocchi”

Le truffe sono due, ingegnosamente accoppiate. Una è quella, ora nota, della falsa differenziazione dei 2 farmaci. L’altra è quella ideologica del sostenere che l’azienda è il contraente forte: “il farmaco è suo e fa quel che vuole”; incluso non metterlo in commercio se non le conviene. Quindi lo Stato, invece di governare e dire all’azienda produttrice “il tuo è un trucco illegale, fammi l’Avastin in preparazione per uso oftalmico” dovrebbe eludere le leggi stabilite dall’industria, favorendo l’off-label; andando così, “a schiena dritta” secondo D. Minerva, verso la deregolamentazione dei farmaci già approvati per altro uso, che mette a rischio la salute e aumenta la spesa sanitaria e i profitti aziendali.

§  §  §

7 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Novartis-Roche: chi guadagna sulla salute dei cittadini?”

Le truffe sono due, ingegnosamente accoppiate. Una è quella, ora nota, della falsa differenziazione dei 2 farmaci. L’altra è quella ideologica del sostenere che l’azienda è il contraente forte: “il farmaco è suo e fa quel che vuole” (D. Minerva); incluso non metterlo in commercio se non le conviene. Quindi lo Stato, invece di governare e dire all’azienda produttrice “il tuo è un trucco illegale, fammi l’Avastin in preparazione per uso oftalmico” dovrebbe eludere le leggi stabilite dall’industria, favorendo l’off-label; andando così verso la deregolamentazione dei farmaci già approvati per altro uso, che mette a rischio la salute e aumenta la spesa sanitaria e i profitti aziendali.

E’ pericoloso e ingannevole presentare come rimedio agli abusi l’off-label, che è la base per forme di comparaggio sistematico con giri di affari di decine di miliardi di euro (Big pharma often commits corporate crime, and this must be stopped. BMJ 2012;345:e8462), e porta a sovraprescrizioni che hanno provocato morti di pazienti

Con Avastin-Lucentis Big Pharma ha fatto come quei tassisti che fanno il giro lungo per far pagare la corsa più del dovuto. La multa ha anche il merito di mettere in luce una pratica scorretta. Ma aprire all’off-label sull’onda del caso sarebbe come sostenere che per assicurare che i tassisti seguano il percorso più breve occorre prevedere per loro deroghe al rispetto delle precedenze, dei semafori e dei sensi vietati; e che così il servizio migliorerà.

*  *  *

Giorgio Muccio:

Noi abbiamo avuto una discussione tempo fa sulla questione off-label in cui mi accusavi di promuovere l’off-label e mi accusavi di fare il gioco delle multinazionali (xchè non ti sei andato a leggere gli art. 11 comma 3 e 4 del Decreto Balduzzi 1 non convertiti). Spero di averti smentito.
Il 16 maggio la Corte Costituzionale potrebbe risolvere il problema dando agli enti erogatori dei farmaci (Stato Regioni) la facoltà di chiedere la registrazione facendo diventare “on” quello che prima era “off”.

PS Basta stabilire la tariffa sulla base di quanto dice il navigatore satellitare all’inizio della corsa invece che il tassametro.

@ Giorgio Muccio. Non vi è stata discussione, ma censura, perché – sotto elezioni politiche – le mie risposte, e quindi le mie critiche alle posizioni del m5s sono state censurate da il Fatto (v. Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio). Ora non vedo in cosa mi avresti smentito. Spero che tu non voglia ricominciare coi toni urlati dell’altra volta.

Il paragone del basarsi sui dati del navigatore satellitare per stabilire la tariffa del tassista sarebbe simpatico se non avesse due difetti: a) nella realtà spesso il dato, cioè la possibilità materiale di estendere correttamente l’uso, non è disponibile; questa dell’Avastin è una eccezione (che si strumentalizza per farla divenire regola). Ma spesso si va a braccio, basandosi su pareri di esperti che si è visto sono di routine p-a-g-a-t-i dalle multinazionali (bada che se insisti a trascurare ciò so io a chi rivolgermi: ai grillini, che queste cose le denunciano…). b) come annunci, la tendenza all’opposto è risolvere imboccando comunque un senso vietato, ma facendo rovesciare la freccia che lo indica ai vigili urbani in modo da fare sembrare la cosa legale. O mettere segnali mobili, che si possono togliere o invertire a seconda di chi passa. Così come la segnaletica è necessaria ma non sufficiente alla sicurezza stradale, non è salutare ridurre i problemi dell’off-label, che sono primariamente medici, e tecnici, a un gioco di commi, di leggi, di atti burocratici, mettendo in secondo piano la sostanza.

*  *  *

Giorgio Muccio:

1)Pecchi di logica: come ho fatto a risponderti se eri censurato?
2)Spero di averti smentito circa il fatto di essere al servizio delle multinazionali del farmaco sulla base di quello che proponevo.
Al resto risponderò con i fatti nei prossimi mesi.

@ Giorgio Muccio. 1) Pecco di logica “mucciana” (e quindi mentirei). Ma contra factum non valet argumentum. Le mie risposte a te non sono state pubblicate, e per lasciare memoria dell’accaduto l’ho segnalato a suo tempo all’Ordine dei giornalisti (cfr. I grillini al servizio del capitalismo predatorio). La cosa è inoltre dimostrabile con le copie di quanto postato e quanto scomparso.

2) Questo è un altro dei casi, es. quello in corso di Stamina (v. La truffa delle staminali, sul mio sito), nel quale si favoriscono grandi interessi illeciti in medicina montando uno scandalo, anche giudiziario, con un “malamente” al quale si contrappongono i “buoni”. Il malamente cattivo lo è davvero (le multinazionali, Stamina); ma la soluzione presentata dai “buoni” è in realtà ciò verso cui i grandi interessi illeciti volevano andare a parare.

Si combatte un male a favore non del suo opposto, la cosa giusta, ma di uno dei suoi contrari, un altro male. Le allucinanti pretese di Vannoni (prima lanciato poi attaccato dai grillini) danno credito alla truffa delle promesse terapeutiche infondate delle “rigorose” staminali ufficiali. I trucchi su Avastin portano a presentare la pratica corruttrice dell’off-label come un liberatore dalla corruzione. Questi scandali sono un’occasione irresistibile: permettono di presentarsi come paladini del bene e allo stesso tempo servire il potere. Il M5S e la magistratura agiscono come minimo in termini troppo superficiali rispetto al loro ruolo dichiarato.

*  *  *

11 marzo 2014

Blog de il Fatto

Commento al post di S. Disegni “Occhio non vede…”

Giusto, solo che la soluzione dei nostri statisti non è quella di dire all’industria “producete l’Avastin per uso oftalmico o allineate il prezzo del Lucentis”; ma l’off-label, che porta a corruzione, comparaggio, aumento della spesa e dei profitti, danni iatrogeni. Farà il bravissimo Disegni anche una vignetta sull’altro contendente in questo grottesco duello tra paladini di Big Pharma? Sulle nuove, rigorose, regole? Uno spunto:

Al vescovo vanno a riferire che in un paese c’è un prete che non solo tiene una perpetua di età molto al di sotto, come dice Manzoni, della sinodale; ma che se la corica nello stesso letto. Il vescovo piomba a casa del prete. Gli contesta l’accusa. Il prete non nega. ‘E vero’ dice ‘eccellenza che lei dorme da questo lato e io da quest’altro: ma, come vede, al muro, tra il mio lato e il suo, ci sono dei cardini; e a questi cardini io ogni sera, prima di andare a letto, attacco questa grande e robusta tavola, che è come un muro – e mostra la tavola. Il vescovo si addolcisce, stupito da tanto candore: ricorda qualcuno di quei santi del medioevo che andavano a letto con una donna ma mettendo una croce o una spada nel mezzo, con dolcezza dice ‘Ma figliuolo mio, la tavola, non c’è dubbio, è una precauzione; ma la tentazione, se la tentazione ti assale furiosa, rabbiosa, infernale qual è? E tu che fai, quando la tentazione ti assale?’ ‘Oh eccellenza’ risponde il prete ‘non ci vuole poi tanto: levo la tavola.’. (Sciascia, A ciascuno il suo).

*  *  *

28 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Caso Novartis-Roche: ministro Lorenzin vuole intervenire?”

“Con tutto il dovuto rispetto, questa commissione e questo Congresso saltano quando l’industria farmaceutica gli dice “salta”: si precipitano ad approvare la legislazione quando l’industria medica vuole che passi una certa legislazione”. Deputato USA Sherrod Brown, 2002 (Washington Post, 7 marzo 2002).

Il parlamentare dell’Ohio la fa semplice, ma In Italia sono più furbi; a volte si mettono d’accordo sul dare gli ordini all’incontrario. Così, se l’industria vuole che il personale politico salti, deve dire “non saltate” e loro saltano, obbedendo mentre fingono di opporsi. In questo modo, con questa storia dell’Avastin, stanno introducendo l’off-label, una deregolamentazione che aumenterà i profitti, metterà a rischio la salute dei cittadini, favorirà la corruzione dei medici e degli amministratori, e aumenterà la spesa, incluso lo “out-of pocket” (di tasca propria); fingendo di opporsi allo strapotere di Big Pharma, e di legiferare a favore della tutela della salute e della razionalizzazione della spesa.

Giorgio Muccio:

Come spiegato dal AGCM l’off-label crea concorrenza e quindi diminiusce i profitti non il contrario, per il resto concordo.

@Giorgio Muccio. Segnalo a lei, e, se è vero quanto le attribuisce, alla AGCM, “Regulatory Actions on the Off-Label Use of Prescription Drugs: Ongoing Controversy and Contradiction in 2009 and 2010” Fairman e Curtiss, JMCP 16: 629, 2010; che mostra quanto sia risibile parlare diminuzione dei profitti per una pratica che le industrie premono affinché sia allargata, perché crea “tremendous” incrementi delle vendite; e parlare di concorrenza per un sistema che è la quintessenza della negazione della regolazione tramite il mercato, e che in USA è perciò sotto la costante attenzione del Dipartimento di Giustizia, con multe che ammontano a miliardi di dollari. E di come sia stato specioso prendere a pretesto l’Avastin, sul quale è stato applicato uno spudorato double-standard: mentre viene discriminato per l’uso off-label oftalmico è stato indebitamente permesso come off-label antitumorale – costosissimo – nonostante i pareri tecnici contrari.

E di come la discussione avrebbe dovuto riguardare i ben noti gravi rischi dell’off-label per la salute dei pazienti; e per la spesa. In Italia invece abbiamo avuto propaganda e censura; le istituzioni e le forze politiche hanno fatto da commedianti e da picciotti, recitando il ruolo loro assegnato nella sceneggiata; ingannando i cittadini spacciando un caso particolare per quello generale, stravolgendo e occultando i termini reali della questione; mentre tenevano a bada chi denunciava questa corruzione di alto bordo.

Giorgio Muccio:

La legge DiBella dice che perchè possa essere utilizzato l’Off-label ci debbono essere 3 requisiti: 1) il consenso del paziente all’uso off-label 2) pubblicazioni scientifiche che provino l’efficacia dell’off-label 3) che non ci siano on-label per la stessa patologia. NON VEDO QUINDI COME POSSA ESSERE UTILIZZATO UN OFF-LABEL (PIù COSTOSO) DI UN ON-LABEL (MENO COSTOSO), visto che la sua critica si concentra sui costi.
NB LA PARTICOLARITà DEL caso Avastin è tale in quanto 1) Avastin si è dimostrato tanto efficace da essere rimborsato dal SSN, fintanto che non è stato autorizzato Lucentis 2) L’OMS dice di utilizzare Avastin nonostante ci sia Lucentis autorizzato.
3) Avastin costa 1/60 di Lucentis. ….. per tralasciare tutto quanto emerso nel procedimento davanti all’AGCM.

@ Giorgio Muccio. Lei non vede, o dice di non vedere, l’evidenza. Legga l’articolo che le segnalo. E’ lei che si concentra sui costi, non io, che guardo all’aspetto medico. La realtà non la creano le leggi, ma i fatti, ed è un fatto, universalmente noto, oltre che prevedibile, che l’off-label porti ad aumentare la spesa da un lato e i profitti dall’altro. Anche su un piano logico, i 3 requisiti di legge che cita non impediscono che si introducano nuovi utilizzi off-label di un farmaco a vantaggio di chi lo vende. A parte il fatto che appare che, come già avviene all’estero, ci si voglia accontentare di molto meno che di una “provata efficacia” (nel qual caso sarebbe più semplice e vantaggioso per tutti dichiarare approvato l’uso); basterà qualche pezza d’appoggio confezionata ad hoc e qualche parere “indipendente” di incorruttibili esperti. Il caso Avastin oftalmico appare sempre più come un cavallo di Troia per introdurre la deregolamentazione voluta dall’industria.

*  *  *

Brescia, 7 aprile 2014

Procura della Repubblica
Procuratore aggiunto dott. Nello Rossi
Piazzale Clodio
00192 Roma

Procura della Repubblica
Sostituto procuratore dott. Stefano Pesci
Piazzale Clodio
00192 Roma

racc. r/r online

La responsabilità ontologica dei magistrati nella frode medica strutturale. Il caso dell’Avastin per uso oftalmico

Egregi magistrati

ho saputo dai media che dopo la multa della AGCM avete prontamente aperto un fascicolo per truffa e aggiotaggio riguardo al caso Avastin-Lucentis; mentre il Parlamento sta approvando, sull’onda del caso, la legge sullo off-label. Vi segnalo a riguardo una raccolta di commenti, “Sulle regole per la Roche”, nel mio sito [1], dove mostro che le accuse hanno fondamento (anche se difficilmente si potranno produrre gli estremi per condanne penali; e passata la – opportuna – buriana verranno tutti assolti); ma sono anche strumentali alla liberalizzazione dell’off-label.

Lo scandalo che indagate per diffusione di notizie false e che turbano il mercato è un caso particolare; che dà a sua volta una rappresentazione fortemente distorta, fino all’assurdo e al ridicolo, presentando con un non sequitur la deregolamentazione dell’off-label come soluzione generale. Il caso mediatico che col vostro pubblicizzato intervento state consolidando è a sua volta un mezzo per commettere il genere di illeciti che ipotizzate; e anche peggio, perché andrà inoltre a danneggiare la salute dei cittadini. L’esperienza dell’off-label in altri paesi mostra chiaramente come sia una pratica corruttrice, che farà intascare mazzette ad amministratori pubblici e a medici, falserà il mercato, aumenterà la spesa e metterà a rischio la salute del pubblico. Accettando passivamente la questione nei termini imposti, la magistratura sta aiutando a passare dal secundum quid al dicto simpliciter; a spegnere il fuoco con la benzina.

Una discussione razionale e onesta dovrebbe considerare i ben noti pericoli dell’off-label, nell’ambito della più ampia tendenza in atto per la deregolamentazione dell’immissione di nuovi farmaci nell’uso clinico. Immissione di “nuovi” farmaci, o di un nuovo uso di farmaci già introdotti, che spesso danno vantaggi marginali o nulli, o sono in realtà clinicamente svantaggiosi, a costi monetari astronomici. Beffardamente, ciò è mostrato dagli spudorati via libera, contro l’evidenza sperimentale e il parere degli esperti, conferiti proprio all’eroe di questa storia, l’Avastin, per il suo impiego primario come antitumorale [2]. In un’ottica corretta, sarebbe necessario distinguere tra giuridico e scientifico; tra off-label di fatto e off-label di diritto. Invece la certificazione giuridica e amministrativa viene a sostituirsi surrettiziamente alle garanzie scientifiche.

Da tempo registro interventi clamorosi della magistratura in campo medico che ottengono l’approvazione del pubblico sollecitandone l’indignazione ma che, anche nei casi dove hanno dei fondamenti, sono di fatto, oltre il livello superficiale sul quale giornalisti, politici e non ultimi i magistrati si attestano, strumentali a grandi interessi illeciti (Pantani, ILVA, elettrosmog, Green Hill, i vaccini come causa dell’epidemia di diagnosi di autismo, etc.). Li raccolgo nel post “Nuove P2 e organi interni” [3]. Attendo la conclusione della prolungata indagine del PM Guariniello su Vannoni e complici per illustrare come anche la vicenda Stamina sia uno scandalo montato ad arte a favore del business legale e a discapito della salute e dei beni dei cittadini; e con quanta puntualità la magistratura abbia di fatto recitato la sua parte in questa frode in grande stile (v. anche “La frode delle staminali” [4]).

Con i casi che solleva, e con quelli che tiene al di sotto dell’orizzonte dell’opinione pubblica, la magistratura ha il notevole potere politico, che chiamo “ontologico” di contribuire a costruire la realtà culturale e sociale del Paese (il segretario dell’ANM invece lo chiama, a proposito della medicina, “ruolo di supplenza in campo bioetico”); e ha una conseguente “responsabilità ontologica” (che non esclude responsabilità di altro tipo, più tradizionali). Appare che la magistratura stia mettendo a profitto tale potere, giocando un ruolo politico a favore delle grandi frodi mediche che mettono l’industria medica alla testa dell’economia legale. Appare che la magistratura stia sistematicamente operando nel comporre un panorama artificiale funzionale alla concezione liberista della medicina enunciata dall’attuale vicepresidente del CSM Vietti [5]; e funzionale agli interessi particolari che ne beneficiano.

Non solo, ma appare che la magistratura stia inoltre fornendo, con atti ed omissioni, insieme alla pars construens, l’opera di censura di cui necessitano gli scenari che si vogliono mostrare al pubblico come la realtà entro la quale vive. In altre parole, sta operando in maniera sofisticata per diffondere il falso e nascondere il vero a favore di grandi interessi illeciti. Il potere e il prestigio della magistratura stanno venendo impiegati a fini scenografici, per allestire una realtà posticcia. Incluso l’esaltare e indorare ciò che è lercio e venefico e l’imbrattare e distruggere ciò che sarebbe sano e utile.

Posso ad es. prevedere che riceverò rappresaglie e forme di discredito, tramite le istituzioni dello Stato, per avere scritto questa lettera. Mi ha molto colpito l’affermazione di un magistrato, Pier Luigi Dell’Osso, ora Procuratore generale a Brescia, secondo il quale la P2 era solo un organizzazione affarista, che non aveva alcun intento di eversione dell’ordine costituzionale . E’ un esempio di ontologia giudiziaria; per me la P2 non solo era, come esposto da studiosi e specialisti, uno dei bracci operativi usato da poteri forti volti per controllare il Paese, ma era (o è) un caso particolare di un fenomeno più ampio, che si può chiamare piduismo, cioè la sovversione dello Stato tramite le sue istituzioni. Oggi col declino del Paese si vede più chiaramente come controllo politico sotterraneo e “affarismo”, cioè sfruttamento economico istituzionalizzato e su larga scala, confluiscano.

Tra le attività del piduismo odierno c’è quella di creare le ontologie mediche desiderate dal grande business. Es. a Brescia i problemi della sanità secondo i magistrati locali sarebbero l’elettrosmog, un depistaggio rispetto ai cancerogeni reali [3] e una propaganda per le sovradiagnosi di cancro; e Green Hill, trampolino per un movimento di opinione che porta al ridimensionamento della sperimentazione animale, nell’ambito dell’indebolimento del metodo scientifico per favorire il profitto, e distrae dal tema di una ricerca biomedica sempre più ridotta a strumento speculativo [6].

Mentre un’operazione bresciana criminale e allucinante come la terapia Stamina presso una grande struttura pubblica, una ciarlataneria di Stato per far apparire per contrasto decenti le staminali “scientifiche”, una manovra pubblicitaria sulla pelle dei pazienti per lanciare il megabusiness basato su un bluff delle staminali ufficiali, non è stata fermata; non avendo nulla di illecito, almeno a quanto è dato sapere al pubblico. E chi denuncia queste cose è solo un medico marginale e inattendibile, un soggetto strambo e sospetto, di dubbia moralità, da tenere sotto sorveglianza; coloro che in città commettono reati, abusando dei mezzi e delle strutture dello Stato e del potere legale, al fine di proteggere questo status quo criminale, e aggravarlo, sono liberi di delinquere, da quelle stimabili persone che sono.

Con composizioni “ontologiche” del genere la magistratura sta giocando un ruolo importante nel dare corpo a una sorta di “piano di rinascita democratica”, che cancella i buoni princìpi e scardina le buone regole e li sostituisce con nuove regole a favore dei grandi affari illeciti della medicina e a danno della tutela della salute; mentre i soggetti che sono d’intralcio vengono epurati.

Il dottor Dell’Osso è allo stesso tempo, come altri magistrati di successo, un sostenitore della necessità di concentrarsi sulla mafia. Anche questo vedere solo la mafia e non il piduismo mi sembra un’ontologia distorta. La mafia invece di venire stroncata viene utilizzata dallo Stato come minaccia per ottenere il consenso e la sottomissione dei cittadini [7]; la lotta alla mafia serve come diversivo e alibi per favorire le attività illecite di chi occupa le istituzioni, incluso il piduismo. Ammassare le forze sul fronte della guerra interminabile alla mafia e negare l’esistenza dell’eversione piduista, lasciando completamente sguarnito quest’altro fronte, personalmente mi pare una contraddizione grottesca. Sia per i legami tra le due forme criminali; sia perché, nella mia esperienza, il comportamento piduista delle istituzioni assume spesso le forme oblique e trasversali, vili e turpi, caratteristiche dell’intimidazione e della violenza mafiose.

Distinti saluti

Dr Francesco Pansera

Dr F. Pansera
Via Tosetti 30
25124 Brescia

HOME

Note:

[1] https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/
[2] Fairman A. K. Curtiss F.R. Regulatory Actions on the Off-Label Use of Prescription Drugs: Ongoing Controversy and Contradiction in 2009 and 2010. JMCP, 2010. 16: 629.
[3] https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/
[4] https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/
[5] “”La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo”. Michele Vietti.
[6] https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/
[7] https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

*  *  *

30 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Caso Novartis Roche: l’impegno vincente dei cittadini”

Opporsi a una truffa come quella dell’Avastin-Lucentis introducendo l’off-label, che è stato definito “un’anomalia regolatoria che priva alcuni consumatori di protezione” (Shapiro, S. A. 1979. Limiting Physician Freedom to Prescribe a Drug for Any Purpose: The Need for FDA Regulation. Northwestern University Law Review 73:801) è come abolire le serrature delle porte di casa per impedire ai ladri di usare chiavi false. Oggi chi ha le maggiori ragioni per festeggiare, e di esprimere gratitudine alle persone e ai gruppi elencati da De Felice, sono i produttori e i venditori di medicine.

*  *  *

20 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Big Pharma torna all’attacco sul caso Avastin-Lucentis”

Big Pharma all’attacco lo è sempre. L’analisi di documenti interni ottenuti e resi pubblici da magistrati USA che hanno processato aziende farmaceutiche mostra che essa agisce in base a criteri di marketing anche in campo scientifico (*). Tra le tante manipolazioni rivelate dai documenti c’è quella della segmentazione del mercato. Le case farmaceutiche hanno tipizzato il mercato, e hanno modi di presentare farmaci per i medici che chiamano “High flyers”, propensi all’off-label; e altri modi per i medici “Rule bound”, che vogliono seguire linee guida. In generale, sia propugnare l’off-label, trascurando gli enormi rischi clinici e il forte incremento della spesa, sia favorire l’uso secondo linee guida condizionate comunque dal business, sono modi, solo apparentemente contrapposti, di aiutare la ricerca amorale del profitto in medicina. Qualunque dei due partiti la spunti nel ben congegnato caso Avastin-Lucentis, l’industria e la finanza medica ne avranno in un modo o nell’altro un vantaggio; e avranno motivi di gratitudine per gli attivisti e i poteri dello Stato. Fino a quando Big Pharma sarà il banco, fino a quando politici, opinionisti, magistrati, non metteranno in discussione il diritto che si è presa di essere il banco, vincerà sempre.

* GI Spielmans, PI Parry. From Evidence-based Medicine to Marketing-based Medicine: Evidence from Internal Industry Documents. Bioethical Inquiry, gen 2010. DOI 10.1007/s11673-010-9208-8. Reperibile su internet.

*  *  *

29 dicembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Avastin-Lucentis: nel 2016 avremo una nuova legge sui limiti ai farmaci?”

@ Domenico De Felice. La pagina linkata al sito del Senato riporta solo gli estremi del disegno di legge, s2174, presentato dalla senatrice Montevecchi, cofirmatari Taverna, Donno, Santangelo, Airola, Moronese, Paglini, tutti del M5S. Nel “fascicolo iter” in pdf non c’è alcun testo. Stampando l’intera scheda si trova : “Testi disponibili: nessun testo disponibile”. Il suo articolo presenta la proposta di legge come l’arrivo di un sospirato progresso, ma non dice espressamente di che si tratta; sembra di intuire, dai suoi precedenti interventi, che si vogliano allentare i limiti all’impiego off-label dei farmaci. Sarebbe possibile per cortesia, per venire incontro al cittadino poco pratico, avere un link diretto al testo del disegno di legge? O anche averne un riassunto, con un commento che spieghi i suoi effetti pratici, in modo da potere valutare quanto buona sia la buona notizia?

@ Domenico De Felice. Il link al video non l’ho trovato nel suo articolo, ma ho trovato il video su Youtube. Inviterei i parlamentari M5S a rilasciare senza ritardi al pubblico anche il testo delle proposte legislative che dicono di presentare in favore dei cittadini; nel 2006 Grillo ha fatto un post di una mia lettera sull’inceneritore di Brescia all’ASM, oggi A2A, che verteva proprio su questo dare la notizia senza i documenti relativi. Nel video Paola Taverna chiede i commenti e l’aiuto del pubblico. L’off-label è un grosso favore al business farmaceutico; aumenta la spesa farmaceutica, mentre espone il pubblico a gravi rischi. Il caso particolare dell’Avastin-Lucentis fa da cavallo di Troia. L’uso off-label dello stesso Avastin per il cancro metastatico della mammella è stato portato a esempio di deregulation nociva per il pubblico: Darrow JJ et al. New FDA Breakthrough-drug category-Implications for patients. N Engl J Med 2014; 370: 1252.

*  *  *

19 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Decamerone’: la falsità di Ser Ciappelletto e gli eredi di oggi”

Nel 2007 scrissi una relazione sulla promozione della ricerca, anche italiana, sulla demenza senile (oggi detta morbo di Alzheimer) da parte dell’allora novantenne Michael Stern; che a suo tempo era stato incaricato dai servizi USA di gestire Salvatore Giuliano. Nella relazione, che inviai anche ad alcuni magistrati, tra i quali Scarpinato, mostravo come vi fosse una continuità tra lo Stern giovane dell’OSS e della strage di Portella e quello anziano della filantropia biomedica. Dato quanto sapevo, citai a paragone ser Ciappelletto.

La medicina, partecipe del potere di definire ciò che è Bene e ciò che è Male, crea facilmente questi equivoci: Bene e Male spesso sono inaccessibili alla valutazione, nascosti nelle profondità di una complessa realtà biologica a sua volta coperta da spessi strati di interessi e credenze umani. Un caso attuale di “Ciappelletto” è il farmaco Avastin, che ha una “fedina penale”, una lista di precedenti documentati, tale da venire citato da tecnici come caso esemplare di costosissimo farmaco imposto contro l’evidenza scientifica e prescritto off-label ingiustificatamente (come antitumorale). In Italia, con la vicenda, anche giudiziaria, Avastin-Lucentis, gli si è all’opposto data un’identità di farmaco col saio e con l’aureola; che viene sfruttata, giocando su un secundum quid, per presentare l’off-label – una forma di deregulation voluta dal business dannosa alla salute e al portafogli – come una pratica virtuosa da legalizzare.

 

§  §  §

11 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Avastin-Lucentis, nuovo colpo di scena sui farmaci della discordia”

Aggiornamenti:

-Dati deludenti sull’efficacia, nel contesto clinico reale, dell’Avastin, del rebrand Lucentis e dell’Eylea per la degenerazione maculare e la retinopatia diabetica (1). Il bevacizumab ha già una storia di asserita efficacia smentita dai dati come antitumorale.

-In Usa proposte legislative prevedono l’abbattimento dei controlli, e quindi delle garanzie di sicurezza, per la produzione di massa di galenici (2).

-Il Bevacizumab viene venduto, a caro prezzo, come antitumorale con accordi “value-based” che non solo hanno una natura strozzinesca, ma vengono tenuti segreti (3).

-Come antitumorale aumenta in maniera significativa i rischi di eventi CV, come infarto del miocardio e ictus. Sta così contribuendo all’istituzione di una nuova branca, la cardio-oncologia, che si occupa di trattare i danni CV da terapie oncologiche (4).

La campagna per l’uso off-label dell’Avastin ricorda il tema dello straniero che viene fatto passare per un sant’uomo al quale va lasciata mano libera. Mentre è un poco di buono, e il suo caso un cavallo di Troia per l’invasione di altri come lui.

1 Real-World Anti-VEGF Data Disappointing. Medscape 11ago 2016. Anti-VEGF Treatment May Not Stop Diabetic Retinopathy. Medscape 17 ago 2017.

2 Worst Pills set 2017.

3 A $475,000 price tag for a new cancer drug: crazy or meh? Stat 31 ago 2017.

4 Cardiovascular Adverse Events in Cancer Patients Treated With Bevacizumab. Practice Update 17 ago 2017.

*  *  *

v. anche: Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio

Le perizie ballistiche

25 September 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “Magistrati alzatevi. Stavolta gli imputati siete voi.” del 24 set 2011

Le perizie ballistiche

Mi fa piacere che il giudice Mori citi il principio euristico del rasoio di Occam: l’ho citato anch’io settimane fa in una lettera al presidente di una Corte d’appello nel denunciare le manipolazioni giudiziarie di una perizia che ha deciso un importante processo. I magistrati ottengono perizie addomesticate non solo per sostenere l’accusa, come dice il giudice Mori, ma anche per favorire colpevoli eccellenti. Perizie che a volte sostengono tesi demenziali e grottesche, ma vengono protette dalle critiche con sistemi massonico-mafiosi.

L’autopsia di Ketha Berardi, la bambina morta nel 1999 in seguito alla contesa tra dibelliani e l’oncologia ortodossa, non mostrò ciò che ci si aspettava, un organismo invaso dal tumore, ma un corpo devastato dalle terapie, con un midollo osseo svuotato; nonostante i media nazionali avessero detto al pubblico che la leucemia aveva addirittura invaso l’addome. I disturbi addominali erano dovuti a una colite neutropenica da chemio, incredibilmente non riconosciuta e mal curata, anello di una catena di equivoci che portò al decesso. Per nascondere ciò, i periti del PM – tra cui i medici legali che lavoravano per lo stesso ospedale e nella stessa università dei responsabili –  sostennero che se il cancro non si vedeva è perché era oscurato dal cancro stesso. Come la nebbia di Milano in “Totò Peppino e la malafemmina”: non la si vede perché quando c’è la nebbia non si vede. Qui bisognava proteggere i grandi interessi dell’oncologia ortodossa, e allo stesso tempo la tesi solo apparentemente contraria, la perniciosa “libertà di cura”, che in pratica vuol dire marketing diretto tra industria e pazienti. Andava nascosta la circostanza che la bambina aveva pienamente ragione a fuggire da giudici e CC che su mandato dei medici la braccavano con la siringa in mano; andavano nascosti gli effetti avversi di farmaci lucrosi ma dannosi, come il G-CSF. E andava aiutato lo sviluppo economico di quel pinnacolo di civiltà e scienza che è diventata l’oncologia pediatrica: https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/ .

Nel caso di Pantani, il perito (un massone) ha attribuito le cause del decesso alla sola cocaina. Non si è parlato del Surmontil, un farmaco trovato nella stanza dove il campione è morto, che appartiene ad una classe, quella degli antidepressivi triciclici, che risulta al primo posto in una graduatoria delle cause di morte per overdose da farmaci negli USA. Il rapporto dose letale / dose efficace di queste medicine è ben peggiore di quello della cocaina, con la quale condividono il meccanismo d’azione generale e con la quale interagiscono in maniera sinergica. Ma nello strano accanimento giudiziario e mediatico contro il fuoriclasse è rimasto costante il messaggio che i farmaci non fanno che bene: l’EPO (un farmaco pericoloso, usato criminalmente anche nella clinica, ma “raccomandato”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/ )

è stato presentato come un farmaco-talismano, che potenzia le normali capacità. Mentre quando si sarebbe dovuto parlare come concausa, forse determinante, di un farmaco che si vende in farmacia, il Surmontil, usato per curare la tossicodipendenza, che come molti farmaci può aggravare ciò che dovrebbe curare, silenzio. Non ha invece avuto problemi di doping, o meglio problemi giudiziari e di immagine per il doping di cui faceva uso l’eroe che ha preso il posto di Pantani, lo statunitense Lance Armstrong. Vittorioso anche sul cancro. Il cancro del testicolo, un’eccezione ai generali insuccessi dell’oncologia che è stata fatta passare per regola.

Nel caso Aldrovandi, la Corte d’appello di Bologna ha confermato sulla parola, senza uno straccio di evidenza, l’interpretazione di un luminare di una fotografia che mostrerebbe un ematoma nella parete del cuore non notato dai periti all’autopsia. Non vedere un ematoma, anzi due, che affiorano dalla parete del cuore all’autopsia mentre si sta cercando la causa di morte è come non vedere un’incudine mentre si setaccia un cumulo di paglia cercando un ago, ma il perito (passato dalla difesa all’accusa per nobili ragioni di coscienza) è stato dipinto dai magistrati come un sapiente: una fonte primaria di conoscenza. Dati sperimentali dimostrano che per ottenere una simile lesione agendo a contatto diretto col cuore occorre una pressione equivalente a una tonnellata e 4 quintali a decimetro quadrato. Bisogna essere Hulk per sviluppare questa forza manualmente, e ottenerla agendo dall’esterno; e anche Silvan, per riuscire a mantenere allo stesso tempo la parete toracica e la colonna vertebrale intatte, che è, per capirsi, come fracassare il regalo in un uovo di Pasqua comprimendo l’uovo ma senza romperlo. Qui i giudici proteggono come al solito i poliziotti, applicando la regola che per mano dei colleghi di Montalbano e del maresciallo Rocca i cittadini innocenti muoiono per incredibili e imprevedibili cause accidentali; non per un pestaggio bestiale. Si è difeso, aumentandolo, anche il fumo attorno all’asfissia da compressione, una causa di morte che non deve apparire in forma piana perché è associata a manovre di contenzione e forme di tortura da parte di polizia e infermieri. Sul piano ideologico, i giudici servono il principio della scienza ad auctoritatem; e della validità dell’imaging e del virtuale in medicina, che ha causato e causerà più morti di una guerra con le sovradiagnosi; oltre a produrre montagne di soldi.

Sembra che nelle perizie mediche giudiziarie sia possibile osservare il peggio del potere giudiziario e del potere medico, che proteggendosi a vicenda ed entrambi coperti dal latinorum tecnico gettano la maschera e si abbandonano a forme orgiastiche di abuso di potere. Purtroppo in Italia i magistrati o sono demonizzati dai malfattori istituzionali che vorrebbero mano libera, oppure vengono dipinti dai lecchini “progressisti” come i Buoni che ci proteggono. I magistrati non scippano le vecchiette, e tranne rare eccezioni non prendono bustarelle. Deve esserci tra loro una quota, non preponderante, che svolge il suo dovere correttamente e in silenzio (e che forse un popolo cialtronesco come il nostro neppure si merita). Ma il cittadino che vuole esercitare il potere di controllo democratico dovrebbe tenere ben presente che non esistono poteri buoni; e che quando sono in gioco gli interessi di poteri forti i magistrati per lo più tendono a ritornare alla posizione naturale, accucciandosi ai piedi del trono; e possono fare imbrogli e partecipare a trame che nei meccanismi e negli effetti non sono diversi da quelli dei Cattivi come la banda Berlusconi o la borghesia mafiosa.

*     *     *

@sal. Esperimenti hanno mostrato che il cuore suino, che è paragonabile a quello umano, ha uno stress di rottura di 14 kg/cm^2 (Seki S, Iwamoto H. J Trauma, 1998. 45: 1079). In un decimetro quadrato, un’area dell’ordine di grandezza dell’area di compressione esercitata da una o più persone sul dorso di un soggetto prono a terra, ci sono 100 centimetri quadrati. (14 kg/cm^2) x 100 cm^2= 1400 kg = 1 tonnellata e 4 quintali (per ottenere la pressione utile di 14 kg/cm^2 esercitando una compressione su 4 decimetri quadrati occorrono 5 tonnellate e 6 quintali). E’ da notare che tale valore di pressione rientra nel range di pressioni che si sviluppano nei cilindri di un motore di automobile in moto: 10-60 kg/cm^2. Infatti gli ematomi del cuore si osservano in vittime di schiacciamenti del torace, dove hanno agito pesi rilevanti o energie elevate, es. da incidente automobilistico.

Con questo ematoma della parete cardiaca a torace integro ottenuto manualmente il perito e i magistrati hanno in pratica scritto una nuova, inverosimile, pagina di nosografia; non si capisce come mai tale evenienza non si verifichi nelle tante compressioni del torace da manovre rianimatorie, nelle quali può accadere di provocare fratture costali, e dove non c’è la colonna vertebrale di mezzo. Per spiegare i presunti ematomi il perito ha aggiunto alla pressione esterna quella arteriosa; ma questa, considerando una pressione arteriosa di 200 mmHg, equivale a circa 2 etti e 65 grammi per cm^2, un valore trascurabile, oltre 53 volte inferiore al carico di rottura.

Invece di introdurre questa acrobatica teoria dell’ematoma, che poi sarebbe andato a interrompere il fascio di His, sarebbe bastato considerare che la compressione toracica da immobilizzazione su Aldrovandi e lo stato di soffocamento sono stati comprovati da testimonianze, che ci sono segni autoptici di asfissia, e che “Kneeling on the chest or any other form of chest compression during restraint is now accepted as being potentially fatal, and both the police and the prison service in the UK teach their officers of the risks of such pressure.” (Sheperd R. Simpson’s forensic medicine, 2003. Capitolo sulle asfissie).

*     *     *

Guai a mancare di rispetto

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Zavagli “Gaffe di Cancellieri sul caso Aldrovandi. Insorge la famiglia del ragazzo” del 23 giu 2012 

Allo stesso tempo la Cancellieri dice “guai a mancare di rispetto e fiducia nella magistratura”. Il giorno della sentenza della Cassazione, tornando a casa ho avuto la scorta di una pantera della polizia, F4406, guidata da una donna, che per 5 minuti e qualche chilometro ha fatto la mia stessa strada dietro di me. Ore prima, accanto al tribunale, a una pantera della polizia era seguito un SUV che nell’entrare nel parcheggio del tribunale mentre attraversavo la strada mi ha puntato, costringendomi ad arretrare per non essere investito; poi è passata un’auto dei CC.

La violenza fisica come quella subita da Aldrovandi ha la proprietà di essere chiara. E’ stata poi protetta in sede giudiziaria da atti che sembrano una cosa e sono l’opposto. Come la perizia che vede su fotografia ematomi della parete cardiaca da compressione manuale, diagnosi inedita e assurda che permette di evitare di fare chiarezza su queste morti per asfissia tipiche delle morti da contenzione:

Le perizie ballistiche

Lo stesso perito ha attribuito la morte di Giuseppe Uva a aritmia da prolasso della mitrale, condizione quest’ultima nota per essere una “non malattia”, diagnosticabile in 1 persona su 20. E’ anche per perizie come queste che la magistratura viene difesa dalla polizia; con discorsi e gesti ambigui, più da clan alleati che da istituzioni di uno Stato democratico.

*  *  *

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post di Grazia Fenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granché vestita! ” del 26 set 2011

Davanti ai crimini del potere tanti magistrati, che dicono di indossare la toga di Falcone e Borsellino, sotto la loro toga portano la zimarra di Azzeccagarbugli:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

~~~

Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

Le perizie ballistiche

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

~~~

Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

~~~

Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

~~~

Blog di Panorama

Commento all’articolo della redazione “Da Perugia ad Avetrana: la debacle della scientifica” del 14 ott 2011

Può anche esserci un interesse della polizia a fare apparire le sue indagini scientifiche come opera di imbranati fantozziani; cfr. la perizia genetica della Polizia scientifica sulle macchie di sangue nell’assassinio dell’ispettore Donatoni in “Mistero di Stato” di M. Almerighi.

http://menici60d15.wordpress.c…..llistiche/

*  *  *

12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riccardo Magherini, medici legali [della Procura]: “Asfissia provocata da modalità di arresto e cocaina”

Sulla morte da “sindrome da excited delirium” – una entità nosologica la cui esistenza è controversa, e che è sospettata di avere una natura “politica”, avendo tra le sue singolarità l’essere fortemente associata a casi “politici”, in particolare gli interventi della polizia – segnalo il commento giornalistico “Death by excited delirium: diagnosis or coverup?” (Morte da excited delirium: diagnosi o insabbiamento? ) di Laura Sullivan, feb 26, 2007. Reperibile su internet.

Questa sindrome viene spesso considerata insieme alla asfissia da compressione nei casi di morte in custodia; ma mentre lo “excited delirium”, che trasferisce almeno parte delle responsabilità alla vittima, è una patologia “raccomandata”, che viene portata in primo piano, nonostante la sua fumosità, o forse proprio per questa sua capacità nebbiogena, dell’asfissia da compressione – che rimanda all’immagine efferata del “burking” – si parla malvolentieri, e si tende a minimizzarne il ruolo causale, nonostante che spiegherebbe in maniera chiara diversi di questi decessi, o forse proprio per questo. In ogni caso, dovrebbe essere interesse degli agenti di polizia non montare sul torace dei fermati stesi a terra, a maggior ragione se i fermati sono agitati o appaiono avere problemi di salute.

*  *  *

9 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Max Brod “Riccardo Magherini, familiari consegnano bossolo alla procura. Oggi prima udienza”

Michele: “Appurare la verita’ non vuol dire proporre tesi fantascientifiche”

@ Michele.  Questo bisognerebbe dirlo ai magistrati, che ammettono nel processo un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”, e le fanno assumere una posizione centrale.

*  *  *

6 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D Lucca “Caso Cucchi, tutto sbagliato fin dall’inizio”

@ Andrea Bellelli. Credo che vi sia stato un concorso di cause, a cascata, all’interno di una cornice di comportamenti illeciti. E che con queste cause si faccia un gioco delle tre carte; per di più spingendo il pubblico a puntare tutto sulla carta sbagliata (ma con un forte effetto intimidatorio) enfatizzando eccessivamente le percosse. Entrato vivo, uscito morto, maltrattato, picchiato secondo diversi testimoni, non curato in ospedale, non credo che si tratti di un caso “atipico”, ma di un caso censurato -nella ricostruzione- per proteggere i responsabili.

Tutt’altro che censurato mediaticamente. Cade a fagiolo la cadenza in questi ultimi anni di diverse notizie di cronaca analoghe. L’orrore associato all’impunità crea una “forza di intimidazione del vincolo associativo” mentre chi occupa lo Stato si occupa di cedere “il controllo di attività economiche” e di “realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Per conoscere la verità di livello giudiziario dei meccanismi della morte occorre andare nei dettagli. E non è detto che basti leggere i referti autoptici. Ho assistito all’autopsia di un altro caso mediatico, anni fa, e ho visto con quanta tranquilla semplicità un perito scelto dalla Procura l’ha manipolata, favorendo i responsabili, che erano anche i suoi colleghi di ospedale; ospedale del quale era la massima autorità medico legale. E quali misure “extragiudiziali” – e anche “extralegali” – sono state prese per mettere tutto a tacere.

 *  *  *

25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

§  §  §

15 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Giuseppe Uva, carabinieri e poliziotti assolti. I giudici: “Niente percosse su di lui” “

Il prolasso della valvola mitrale è una diagnosi gonfiabile. Una “overlap syndrome”, cioè basata su una condizione che il più delle volte non è che una variante normale, la cui presenza e rilevanza vengono falsamente ingigantite [1]. E’ stata usata dai consulenti e dagli avvocati di una casa farmaceutica per confondere le acque sui danni mortali causati da un farmaco [2]. In Italia ai tempi della leva obbligatoria era tra le diagnosi di comodo per farsi riformare. Oggi spiega come mai Uva sia morto in coincidenza con una nottata in caserma nonostante risulti, secondo i magistrati, che nessun CC né poliziotto gli abbia torto un capello.

Cosa devono avere visto e sentito le pareti di certe stanze. “Ogni carcere che gli uomini costruiscono / è fatto con mattoni di vergogna” (O. Wilde). Ma vale anche per alcuni altri edifici costruiti in nome della giustizia.

1 Quill TE et al.. The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse. Gen Intern Med, 1988. 3: 267.

2 Mundy A. Dispensing with the truth. The victims, the drug companies, and the dramatic history behind the battle over Fen-Phen. St. Martin’s Press, 2001.

§  §  §

1 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti in appello due carabinieri e sei poliziotti. Erano imputati per omicidio e sequestro di persona”

La sentenza implica che giudici e imputati appartengano alla stessa classe di persone; e c’è da crederci.

@ Roberto Frison. Fatemi capire voi: come mai non va bene convenire coi giudici sul giudizio morale implicito sugli imputati derivante dalla sentenza di assoluzione? Ho solo dedotto una conseguenza logica della sentenza: per quanto riguarda l’accusa e il giudizio, la corte e gli imputati appartengono allo stesso genere di persone. Ho evitato commenti senza dubbio azzardati, di tipo estetico, che so, che il giustificare la trasformazione di una persona da sana a morta dopo un passaggio di alcune ore in caserma con spiegazioni tipo “excited delirium syndrome”, la fantomatica “sindrome” inventata apposta, e puntualmente invocata anche in Italia, per sottrarre poliziotti e complici al dover rispondere di fattori causali più semplici e concreti, non consente quell’abbandono incondizionato ai pronunciamenti dei magistrati che invece voi esigete quando vi fa comodo; o che il giustificarla con il prolasso della mitrale, la diagnosi comodo di chi voleva evitare la naja, evoca appunto l’immagine di imboscati, di renitenti, di “Ragazzi di Cucarasi’ (vedi “Le rose del ventennio”, G. C. Fusco) più che quella di Salvo D’Acquisto che presenta il petto al plotone di esecuzione o di Emilio Alessandrini che sorride dalle gigantografie esibite nei palazzi di giustizia.

@ SuperC. Grazie per la segnalazione dell’articolo sul parricidio da parte del testimone. Conferma il quadro alternativo a quello ufficiale: se non si fosse trattato di marginali, di persone allo sbando, gli agenti sarebbero stati più corretti e contenuti. Credo che ci siano tanti CC e poliziotti che davanti a due cialtroni avvinazzati che fanno cagnara in strada siano in grado di riportare l’ordine senza violenza fisica né spreco di carta, inchiostro e altre risorse. Riservando le maniere bellicose a un altro genere di soggetti.

“In practice, a great deal of police work is mundane and not directly crime related. Research studies have consistently shown that a high proportion of police time is actually spent carrying out tasks that do not involve crime control – for example, calming disturbances, negotiating conflicts and responding to a wide range of emergencies (…). Indeed, many classic studies of the police role in the 1960s and 1970s in the United States (…) and in Britain (…) point to the service elements in police work and the role of the police as a twenty-four-hour ‘social service’(…).( Carrabine E et al. Criminology. A sociological introduction. Routledge, 2009).

La morte in seguito a un fermo di polizia di uno che schiamazzava rafforza l’impressione che ce ne siano troppi che al solo pensiero di fronteggiare dei delinquentacci veri soffrano di imbarazzanti cali del controllo sfinteriale, e compensino facendo gli uomini di panza sui deboli e gli emarginati.

@ SuperC. Non stavano brandendo scimitarre contro i CC. L’omicidio è avvenuto dopo gli abusi di polizia, commesso da chi ne era l’unico testimone diretto, ago della bilancia della sorte degli imputati. E’ nell’ordine delle cose che abbia luogo prima il delitto e poi il castigo. Ma la sequenza si può invertire. In generale, non andrebbe trascurato che CC e polizia quando commettono qualche abuso grave, quando la fanno troppo sporca, possono mettere in opera meccanismi di profezia che si autoavvera per cercare – a volte riuscendoci se trovano punti deboli in soggetti predisposti – di scaricare responsabilità e discredito sulla vittima. A volte, io lo posso testimoniare, in maniera premeditata, ab initio, cioè commettendo abusi gratuiti su un soggetto ignaro e perfettamente a posto prevedendo di innescare uno stato di cose confuso dal quale pescare, con un po’ di buona volontà da parte dei loro amici – e affini – con la toga da magistrato, la giustificazione al loro operato e l’affossamento della vittima.

@ SuperC. Accettare il risultato dei procedimenti giudiziari come un dato di fatto, una realtà immutabile. Potrei essere d’accordo, per motivi diversi: quando la magistratura è collusa, è inutile e dannoso insistere nel “chiedere giustizia”, e riconoscerle così legittimità. Non conosco il mondo giuridico, e potrei sbagliare, ma credo che sarebbe cosa buona anche una riduzione dei gradi di giudizio, che dilatando i tempi e mescolando le acque annacquano le responsabilità dei magistrati, e rallentano l’esistenza di chi incolpevole deve attraversare i territori dei Ghino di Tacco della legge. Per alcuni reati, come reati infamanti delle forze di polizia, o i crimini commessi servendo i voleri dei poteri sovranazionali, sarebbe più onesto abolire formalmente il diritto di chiedere giustizia, invece di inscenare procedimenti che coonestano le sopraffazioni.

@ SuperC. Davanti al fatto del filmato su Youtube che mostra il modo col quale il pm Abate interroga Biggiogero, e davanti al fatto di questo articolo: Quill TE et al. “The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse.” J Gen Intern Med 1988. 3: 276, sulla spiegazione accampata per dare conto di una morte improvvisa in custodia in circostanze che non appaiono affatto limpide, non c’è bisogno del permesso della legge per pensarla diversamente. La prima giustizia è la verità; e questa la si può cercare anche al di fuori e contro un sistema che, con pessimi precedenti, stavolta produce l’interrogatorio di Abate e appioppa come causa di morte una diagnosi che in ambiente medico era spesso oggetto già tanti anni fa di gomitate e strizzatine d’occhio.

§  §  §

1 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, i giudici d’appello: “Non si può sostenere nesso causale tra condotta imputati e morte”

Ex falso quodlibet.

§  §  §

30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

@ Matteo Rossi. “The data supporting it is tenuous. I think excited delirium is often used as a catch-all to explain in-custody deaths,” said Indiana University cardiologist Dr. Douglas Zipes, who testifies on behalf of clients suing Taser International.” Il delirio da cocaina è una cosa (e dovrebbe essere un motivo di cautela in più per non fare di un fermo la cattura di una bestia da parte di cacciatori di frodo); la morte da excited delirium un’altra. Anche se hanno nomi simili. E’ come confondere “Via del Tempio” con “Via del Tempo” (il commissario che “plays dumb” in ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’; il film prodotto da Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata). O come confondere il paesino di Gradoli con Via Gradoli durante il sequestro Moro. In medicina questi slittamenti e scambi con i nomi sono frequentissimi; ma alla lunga non è un così buon affare giocare su queste cose come crede chi vi partecipa e ne intasca i vantaggi immediati. La medicina ambigua e falsa difesa e imposta dai questurini e dai signori con la toga dello Stato ricadrà anche su loro stessi e sulle loro famiglie.

@ Matteo Rossi. La presunta morte da exicted delirium non è quella da attacco cardiaco da “eccesso di cocaina”. “High blood concentrations of cocaine cannot in themselves be the mechanism of death in excited delirium syndrome, as the concentrations of cocaine in these cases is similar to those in asymptomatic recreational users. 12,17,18.In fact, deaths attributed to cocaine, whether they are or are not associated with excited delirium syndrome, have cocaine levels in the blood that overlap those using cocaine but who die of trauma with cocaine an incidental finding 17”. Di Maio e Di Maio, Excited delirium syndrome, CRC, 2006. E’ il libro di riferimento su questa diagnosi di comodo. Lo acquistai al tempo del caso Aldrovandi, quando questa scusa di ordinanza per nascondere l’asfissia e gli effetti emodinamici dell’immobilizzazione del torace fu pure tirata fuori. Se vuoi posso prestartelo, affinché tu lo lega e regga questa foglia di fico almeno in maniera coerente. Stamane, dopo avere postato il commento sulla circolare che interrompe il “nei secoli a nostra insaputa” e sulle manipolazioni sulla terra dei fuochi, i carabinieri hanno fatto una comparsata all’uscita di casa. Per la consegna potresti incaricare loro, mister onestà intellettuale.

Matteo Rossi: Peggio che disonestà intellettuale… tu sei un autentico paranoico. 

@ Matteo Rossi. Ricambio il profilo psicologico. A me pare che vi manchi ciò che occorre a combattere i crimini dei poteri forti come quelli insiti nell’attuale medicina. E che certi vostri accanimenti nella bassezza servano, oltre che ad acquisire benemerenze presso quei poteri forti, anche a compensare la frustrazione derivante da inconfessabili carenze e agenesie.

§  §  §

25 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “I gemelli rapinatori protetti dal loro Dna: “È troppo simile, difficile distinguerli. Dobbiamo assolverli””

I gemelli identici sono discriminabili dalle impronte digitali (1,2). L’articolo non considera i polpastrelli coi loro dermatoglifi, saltando dal taglio dei capelli e i tatuaggi al DNA. Ciò è in linea con l’attuale ideologia medica, nella sua svalutazione del fenotipo (3) ed esaltazione della biologia molecolare. Ideologia che i magistrati e le forze di polizia – che sui media appaiono più cattolici del papa (4,5) nel culto monoteistico del DNA – abbracciano spesso, con un trasporto eccessivo, apparentemente incuranti dei suoi risvolti affaristici, opachi e fraudolenti.

1 Srishari SN et al. Discriminability of fingerprints of twins. Journal of Forensic Identification, 2008. 58: 109.

2 Xunqiang et al. Fingerprint Recognition with Identical Twin Fingerprints. Plos One, 2012. 7: e35704.

3 Il disprezzo per il fenotipo. Sito menici60d15.

4 Cale CM. Forensic DNA evidence is not infallible. Nature, 2015. 526: 611.

5 Ackerman JP et al. The Promise and Peril of Precision Medicine: Phenotyping Still Matters Most. Mayo Clin Proc, 2016. 91: 1606.

@ Mario Ambrosini. Che i guanti siano una barriera insormontabile all’identificazione lo pensano i malviventi nel loro “false sense of protection” (1); ed esperti nostrani di indagini giudiziarie scientifiche, ai quali in risposta al loro sarcasmo sulla imbattibilità dei guanti andrebbe consigliato di rivolgersi a esperti di indagini giudiziarie scientifiche (1). Ed anche a esperti di indagini giudiziarie generali, che magari non sanno niente di loci ipervariabili e microsatelliti, e sono ignoranti sull’attuale dogma che il DNA sia l’unico marker identificativo, e di come siano gradite e ricompensate le storie persuasive (2) che aiutano il business – e le sue frodi – presentando il DNA come ‘verità cosmica’ (3); ma come tanti loro colleghi non considerano l’uso di guanti una fortezza inespugnabile davanti alla quale guardare con sufficienza chi non getta immediatamente la spugna; e si muovono, capaci di ottenere campioni di impronte digitali o altri semplici marker fenotipici collegati all’autore del crimine col lavoro investigativo, invece di mostrarsi delusi e cogitabondi come il pensatore di Rodin sullo sgabello del laboratorio.

1 Glove prints. Wikipedia, 26 gennaio 2019.

2 Rothenberg KH The drama of DNA: Narrative genomics. 2014 Oxford University Press.

3 Roof J. The poetics of DNA. 2007 Univ of Minnesota Press.

§  §  §

13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

§  §  §

15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “Difendo le psicologhe di Alessia Pifferi: indagare due professioniste è un atto violento”

E’ interessante, per chi non ha competenze specifiche, che un soggetto affetto da gravissimo deficit intellettivo come la Pifferi sappia usare correttamente i congiuntivi. E allora? Anzi. Si approfitti della presenza di Nordio come Guardasigilli per sancire formalmente il diritto di psichiatri, psicologi, forze di polizia, magistrati, etc. all’insindacabilità, cioè al falso ideologico, nel definire il carattere, la morale, le capacità di una persona. Basta con i sotterfugi indecorosi come quelli per i camorristi*, o per tenere Moro nelle mani dei sicari, o per respingere come inattendibili le denunce di reati ai quali lo Stato collabora.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Per la prima volta nero su bianco tutti i come e tutti i perché la criminalità organizzata strumentalizza la malattia mentale e le perizie psichiatriche per ottenere benefici di ogni genere. Una forma pericolosissima di «mafia dei colletti bianchi» che rischia di mettere seriamente in discussione il concetto stesso di giustizia. Castelvecchi, 2017.

§  §  §

4 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lasciò morire di stenti la figlia, lo psichiatra: “Alessia Pifferi visse maternità come obbligo o fatica””

Mentre Santalucia, ANM, in queste ore si indigna sul test psicoattitudinale ai magistrati, e su una loro profilazione psichiatrica, i magistrati appaiono possibilisti con gli avvocati sull’uso nei procedimenti della perizia psichiatrica come jolly, come “Matta”.

Dalle lettere di Moro prigioniero Ferracuti, P2 e agente CIA, diagnosticò un disturbo psichiatrico. Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento in caso di liberazione (Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993). Cossiga non è fonte attendibile, ma i magistrati appaiono approvare l’uso della psichiatria per affari indicibili. Come in altri casi, in questo abboccamento tra magistrati e avvocati si avverte una “fistola” tra narrazione, l’arma degli avvocati, e evidenza, il dovere dei magistrati.

Oggi su Il Fatto il gen. Jucci sulla distruzione di Moro: “purtroppo ci sono stati italiani che hanno operato seguendo le loro indicazioni [degli USA] per obiettivi che forse non dovevano essere né fatti né pensati”. “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002). Oggi più di allora il parere pseudoscientifico è pomposo alibi a pavidità e tradimento. Come è avvenuto per il covid.

§  §  §

v. anche:

Il paradosso dei monatti

Patologizzazione surrettizia e materiale

 

 

 

Liceità giuridica del battesimo dei neonati

22 September 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento censurato al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011

Il dr Liberati da giurista si chiede come si possa addebitare una colpa, e irrogare una scomunica, per aver rifiutato il battesimo che si è ricevuto inconsapevolmente a pochi mesi di vita. Cosa pensano i giuristi della liceità di porre una persona in questa trappola, e in generale in una condizione di appartenente a una religione, avvalendosi – o approfittando – del suo stato di neonato incapace di intendere e volere? Una affiliazione che per di più comporta forme di obbedienza, di accettazione di istruzioni, e comporta la possibilità di ricevere sanzioni. Si potrebbe obiettare su basi giuridiche alla liceità di battezzare i minori, anche se i genitori lo desiderano ?

Ma queste sono questioni teoriche. Non si sfugge al Doppio cielo con un tratto di penna:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/il-doppio-cielo/

E la vera scomunica, lo acquae et igni interdictio, spesso inflitta ed eseguita da preti e massoni a braccetto, è per chi è blasfemo verso il dio Quattrino e i suoi sacerdoti.

*     *    *

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento  al post “Preti pedofili, “sbattezzo” e scomunica” del 22 set 2011. Accettato.

Potrebbe essere utile comparare queste osservazioni sul battesimo di minori con l’appello recentissimo, del 6 set 2011, dell’arcivescovo di Los Angeles Gomez al governatore della California Brown per non fare passare una legge che prevede che i minori vengano vaccinati contro lo HPV anche senza il consenso dei genitori. La legge è voluta da Big pharma; e la capacità del vaccino di prevenire il carcinoma della cervice potrebbe essere paragonata a quella del battesimo di liberare dal peccato originale (cfr. Duesberg P. “Virus che causano il cancro della cervice” in “AIDS il virus inventato”; lettura raccomandata ai genitori che devono decidere se fare vaccinare le loro figlie). Sembra che le due chiese, quella di San Pietro e la nuova che promette la salvezza su questa terra, si contendano il diritto di mettere il loro marchio sui pargulos. Ma ho motivo di ritenere che queste comparazioni non siano gradite nel blog del dr Liberati su Il Fatto:

Liceità giuridica del battesimo dei neonati

*  *  *

27 giugno 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Aborto, riti religiosi “per bimbi mai nati” anche senza il consenso dei genitori” del 27 giugno 2013

Antigone viene ricordata perché, sfidando la legge, volle dare umana sepoltura al fratello. Al contrario, preti e clericali riescono, sgusciando tra le maglie della legge, e favoriti da istituzioni compiacenti, a usare il rito funebre per offendere e umiliare le donne che hanno ritenuto di dover strappare da loro un figlio. Comunque una struttura sanitaria che si presta a tale gioco contravviene al dovere di rispettare la serenità e l’equilibrio psichico dei pazienti: se accettano di farle abortire, sono tenuti a non dare luogo a queste farse indegne. Il fatto che una donna abortisca non implica che sia indifferente alla sorte dei resti, e che non debba riguardarle se queste finiscono in mani interessate; mani che passano il resto del giorno a contare il frusciante, cioè le banconote, che ottengono con tristi manipolazioni come questa.

*  *  *

@gce. Siete voi che rovistate ossessivamente nel dolore e nelle disgrazie della gente per trovare qualche appiglio su cui speculare.

*  *  *

I preti si mettono a guardia della vita degli altri, all’entrata e all’uscita. Come doganieri ai quali va pagato un dazio. Il caso è pittoresco, ma non è più grave ciò che fanno, ed è accettato, sui bambini che nascono, facendo leva sui genitori? Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

*  *  *

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Madron “Riti religiosi “per bimbi mai nati”, dopo 24 ore i genitori non hanno più diritti” del 27 giugno 2013

Battezzare un neonato senza avere sentito la sua volontà, che non è ancora in grado di formulare, affiliandolo così formalmente a una religione che lo conterà tra i suoi adepti, e riterrà quindi di avere stabilito con lui dei vincoli, a valenza psicologica e anche giuridica, non è anch’esso un atto di prevaricazione, che lede i suoi diritti ? Il neonato in quel caso non è persona ?

I giornalisti e il mal di schiena

21 April 2011

Blog di Claudio Messora “Byoblu” su Il Fatto

Commento al post Il paziente italiano” del 21 apr 2011

Il giornalista Messora si lamenta su il Fatto col direttore sanitario dell’Ospedale Sacco di Milano perché sta aspettando troppo per una MRI alla colonna lombare. Pubblica la lettera sui giornali per “aumentare la consapevolezza dei pazienti”, dice.

I pazienti persone comuni queste cose già le sanno. Ed è anche grazie ai giornalisti che c’è un perenne intasamento degli ospedali. I giornalisti sono parte integrante di un sistema truffaldino basato sulle sovradiagnosi. Es. non informano sul fatto che molti mal di schiena non necessiterebbero di intervento chirurgico, ma vengono operati per fare soldi. Il concetto basilare di “esame medico dannoso” è ignorato dai giornalisti italiani; eppure è altamente rilevante per le risonanze magnetiche e altri esami radiologici, che sono una delle fonti principali di sovradiagnosi in ortopedia:

Clinical efficacy of imaging modalities in the diagnosis of low-back pain disorders. European spine journal, 1996.5:2.

Diagnostic imaging for low back pain: advice for high-value health care from the American college of physicians. Annals of internal medicine, 2011.154:174.

Sovradiagnosi che poi ostacolano l’utilizzo dei servizi di diagnosi e cura per chi ne avrebbe veramente bisogno. Anche quando c’è stato in Puglia il caso pro-for-pro, prostitute per protesi, i giornalisti si sono lanciati sull’aspetto mignotte, ma si sono guardati dal cogliere l’occasione per parlare degli eccessi, riconosciuti anche in sede di ortodossia medica, delle cure per il mal di schiena:

https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

In tale contesto, l’articolo del giornalista ammalato non appare mosso primariamente da scopi civici. Sembra piuttosto l’esternazione della sua personale sofferenza, trasformata in minaccia di sputtanare i medici se trattano i giornalisti come trattano, con l’appoggio dei giornalisti, i comuni cittadini.

*     *     *

Bene, se queste sono le sue motivazioni spero che tornato in forma, cosa che le auguro avvenga al più presto, affronti da giornalista in maniera non superficiale e non retorica il tema dei disturbi della colonna lombare, e del business e delle frodi istituzionalizzate ad esso collegate. Gli articoli citati e quelli citati nel link possono essere una buona fonte di partenza.

Non può esserci un autentico rapporto medico-paziente se alla base vi sono situazioni intrinsecamente viziate. Nella mia esperienza, in generale in medicina quando si viene maltrattati si viene anche truffati.

*     *     *

Credo che queste declamazioni di “rapporto paritario di relazioni terapeutiche tra curanti e curati” siano contrarie non solo a come gli ospedali sono, a ciò che avviene nella realtà, aspetto che Messora afferma non interessargli; ma anche a come dovrebbero essere, l’aspetto al quale si limita. Non solo non c’è parità, ma asimmetria, nella relazione di cura; è anche rischioso per il paziente accettare la bella favola che sia desiderabile la parità. La parità deve esserci sul piano civile – dove invece spesso manca – ma non può esserci né va finta su quello terapeutico.

La cosiddetta “alleanza terapeutica”, alla quale secondo la vulgata si deve ispirare la relazione medico-paziente nella medicina clinica è un concetto introdotto in psicoanalisi da Zetzel nel 1956 (Current concepts of transference. International journal of psychoanalysis, 37; 369-76). Nonostante il nome, che allude a una parità, riguarda in pratica la relazione di transfert tra il terapeuta e il paziente. Il transfert è quella relazione psicologica che può servire a curare le nevrosi, ma che quando è affettuosa permette di sfruttare in modi anche gravi il forte ascendente che lo psicoanalista esercita così sul paziente.

Penso che la relazione medico-paziente, per ciò che riguarda le malattie organiche, dovrebbe invece essere una relazione non ispirata a relazioni di vicinanza di tipo psicologico: quella, asimmetrica sia sul piano tecnico che degli interessi, tra “agente e principale”, descritta in economia; la relazione tra cliente e professionista. (Che include il tenere informato il paziente).

“L’alleanza terapeutica” è oltremodo rischiosa nella medicina commerciale odierna. E’ vero che si ha il bisogno di sentirsi uniti ad un guaritore, bisogno che è alla base della medicina; ma si rischia così di porsi in realtà in rapporto di transfert, e di accettare da una figura genitoriale terapie che sono nell’interesse dell’”agente” anziché nell’interesse del “principale”.

*     *     *

@Ellegi. Sarebbe bene capire che “Fare il dottore è soltanto un mestiere” (Lee Masters/De André). Questa, se non la scandalizza troppo, è la versione semplificata del discorso “difficile”.

Suo cognato fa bene a non farsi pagare direttamente dai pazienti. Viene pagato col denaro dei contribuenti. I cittadini, gli elettori, non dovrebbero accettare che chi lavora in una struttura pubblica possa svolgere attività privata, fuori o dentro di essa; ma lo accettano, salvo lamentarsene; nell’ambiente si dice che quelli che più si lamentano poi sono quelli più pronti a pagare. La loro acquiescenza è per me l’emblema della platea dei pazienti, che ha la classe medica che si merita.

*     *     *

@Dyad Moon. Da un lato, è vero che le tecniche comunicative, che dovrebbero far parte del bagaglio del medico, sono trascurate; es. le tecniche di comunicazione di una prognosi infausta. Ho visto persone estrarre dalla busta il referto con la diagnosi di cancro che li condannava e leggerlo mentre scendevano le scale dell’istituto dove l’avevano appena ritirato. Nei paesi anglosassoni questi importanti aspetti sono considerati, ma più nella letteratura per le infermiere che in quella medica.

Dall’altro lato, “communication skills” può essere un eufemismo per tecniche manipolative; che vengono apprese come in altre professioni dove si piazzano prodotti, es. il promotore finanziario. Si discute ad esempio su come chiedere scusa al paziente per gli errori, ma al fine di ammansirlo ed evitare una causa. In 28 stati USA esistono leggi che favoriscono ciò, non permettendo di usare in tribunale le scuse del medico come evidenza di colpevolezza.

Sia la carenza di comunicazione che una comunicazione melliflua e ingannevole possono essere strumento di abusi e frodi. La prima via è quella autoritaria tradizionale in Italia. La seconda è il nuovo che avanza, grazie anche alle campagne giornalistiche che enfatizzano questo aspetto. Qualche giorno fa ho letto del Provenge, un nuovo farmaco per il cancro alla prostata che costa 93000 dollari a ciclo (3 trattamenti). Con le cure mediche che diverranno sempre più costose, e sempre meno rimborsate dallo Stato, le tecniche di persuasione acquisteranno importanza. L’insistenza sulla comunicazione, una necessità reale e un’impellenza per il paziente, non dovrebbe distrarre dalla centralità della efficacia, utilità e qualità delle cure.

*   *   *

17 gennaio 2013

Blog de Il Fatto Commento al post “Roche e Novartis, danni a sistema sanitario per 400 milioni. Istruttoria Antitrust” del 15 febbraio 2013

censurato

@ Giorgio Muccio. Avvocato non alzi la voce, non cambi le mie parole e chiami le cose col loro nome. L’off-label, la deregolamentazione delle prescrizioni, è un male per il cittadino, e patrocinandolo lei, come avvocato o come parlamentare, di fatto lavora per le multinazionali.

Lei dice che “il principio cui fare riferimento è quello dell’alleanza terapeutica sancito dalla sentenza dello Corte costituzionale 151/09”. Non ho trovato nella sentenza da lei citata l’espressione “alleanza terapeutica”; che comunque non c’entra nulla con l’off-label e coi cartelli delle multinazionali; se non per favorire illeciti.

La “alleanza terapeutica” è un concetto della psicoanalisi; mutuato in medicina per ragioni ideologiche: per evitare le responsabilità del rapporto principale-agente tra medico e paziente; e per dare una copertura rispettabile alla forte dipendenza psicologica del paziente nei confronti del medico; dipendenza che favorisce abusi di potere, e andrebbe ridotta anziché stimolata. E’ vero che magistrati e avvocati fanno spesso riferimento a questa “alleanza”, ma fanno male. I giuristi non dovrebbero fare assurgere uno slogan commerciale a principio giuridico, e sarebbe una mostruosità inserirlo nell’ordinamento:

I giornalisti e il mal di schiena

*   *   *

censurato

Avv. Muccio, lei e il Fatto censurate le obiezioni di merito e rispondete alle proteste per averle censurate; “ridicolo” è come ve la cantate e ve la suonate. Non l’ho insultata, e se davvero l’avessi fatto non dovrebbe avere difficoltà come avvocato a rispondermi. Lei appoggia la sua azione professionale e politica al blog de Il Fatto, ma censura le critiche che non le fanno fare bella figura; e così facendo protegge la manfrina su Avastin-Lucentis, che potrà avere sulla sanità pubblica effetti negativi peggiori di quello che lei si vanta di avere contrastato. Non so di quale copia incolla stia parlando: il suo comportamento è scorretto anche nel ricostruire i fatti.

Sullo off-label e la “alleanza terapeutica” media e commentatori in Italia diffondono concezioni gravemente distorte. Censurando il minimo intervento che denuncia ciò, si favorisce l’equivoco e l’inganno. Cercherò di fare conoscere per altre vie al pubblico e a chi ha responsabilità giudiziarie, amministrative e politiche quanto lei e Il Fatto ritenete di nascondere ai lettori. Per ora rilevo che come M5S non cominciate affatto bene; mostrando di praticare l’arte dello spacciare come cosa buona ciò che va a danno dei cittadini; e di estendere la mancanza di democraticità e di discussione che sono interne al “movimento” alla discussione politica pubblica e alla tanto celebrata “rete”.

La questua delle multinazionali

17 December 2010

 

Blog “Sono io”

Commento al post “Supposte Glaxo” del 16 dic 2010

Con un utile netto di 5.66 miliardi di sterline nel 2009, per Glaxo i 10 milioni di euro che investe nella donazione a Telethon sono poco più della metà dei guadagni che accumula in un giorno, per 365 giorni all’anno. E’ una delle normali assurdità del pensiero unico che la gente debba finanziare la ricerca di aziende for profit che hanno bilanci grandi quanto quelli di Stati nazionali. Ma la raccolta fondi, e l’ottenere finanziamenti dai contribuenti tramite coloro che occupano le nostre istituzioni, sempre pronti a sifonare denaro dal popolo per darlo ai potenti, non serve solo a fare cassa. Il fundraising, del quale questi giganti sono gli ultimi ad avere bisogno, è anche uno strumento di marketing, che ha somiglianze con la questua durante la messa: se il singolo sostiene un’idea finanziandola, anche con un solo euro, diverrà sostenitore fedele dell’idea; l’idea entrerà a far parte del suo paradigma cognitivo e morale, per meccanismi psicologici come la dissonanza cognitiva. In questo caso l’idea è che la salute proviene dalle cure mediche centrate sull’hi-tech, costosissime, che Telethon rappresenta; e quindi anche dai sempre nuovi prodotti della Glaxo. Mentre si proibiscono e si cancellano forme di medicina meno lucrose ma più razionali e più utili al paziente. Il più corrotto settore dell’industria e del commercio si pone così su  un  elevato piedistallo etico; e le vittime col loro obolo si sottomettono all’idolo.

Riguardo a ciò segnalo il post:

“Da quali minacce va protetta la Glaxo”

nel mio sito

https://menici60d15.wordpress.com/

* * *

Segnalazione su “Aurora” in “L’irresistible ascesa di Padoa Schioppa” e su “La voce del ribelle” in “Padoa Schioppa, uno di loro”

Padoa Schioppa dichiarò che dovremmo riconoscere che “le tasse sono una cosa bellissima”. Sono una cosa bellissima quando servono a fornire servizi pubblici, in maniera equa, efficace ed efficiente; non se divengono un sistema per sifonare risorse dal popolo per trasferirle a privati che navigano nell’oro, come ho commentato di recente a proposito dei 24 milioni di euro elargiti dal governo italiano alla Glaxo:

“La questua delle multinazionali”

La questua delle multinazionali

nel sito web

HOME

*  *  *

11 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Telethon 2015, #nonmiarrendo. Riparte la raccolta fondi in tv contro le malattie rare”

@ Paolorzo. Sono link a pagine generiche, che affermano ma non mostrano. Potrebbe per cortesia indicare gli estremi delle pubblicazioni scientifiche che riportano i 10 più importanti risultati di ricerca ottenuti da Telethon?

@ Paolorzo. I 2000 studi sono il throughput, la mole di lavoro svolto. Io, come altri, chiedevo invece quale output, cioè il conseguimento di risultati concreti, Telethon può presentare nel chiedere, da 25 anni, finanziamenti ai cittadini come impresa scientifica volta alla cura delle malattie. Gli esempi che riporti come i risultati più rappresentativi sono, al netto dello hype mediatico, quelli di terapie ancora sperimentali, cioè la cui efficacia non è stata ancora dimostrata, per due delle tante malattie rare. Una delle quali, la sindrome di Wiskott-Aldrich, se la sua incidenza in Italia è paragonabile a quella in USA, colpisce circa 1 nuovo nato all’anno.

@ Broono. Basta poco, un pizzico di verità, a fare scattare l’insulto… Bisognerebbe avvisare Luigi Naldini e gli altri ricercatori, Francesca Pasinelli, Luca Cordero di Montezemolo e gli altri mecenati, i responsabili del marketing e comunicazione di Telethon, che vi è un tale, tu, che propaganda Telethon con insulti e con argomenti a livello di Stamina. Pretendere di definire efficace una terapia con criteri stabiliti a piacimento, e dando del cialtrone a chi osserva che non lo è né di fatto né finora neppure formalmente, configura un orientamento truffaldino.

Come è stato osservato, la strategia delle case farmaceutiche di puntare sulle malattie rare favorisce truffe del genere, prevedendo, a partire dall’Orphan Drug Act del 1983, un allentamento dei criteri per l’approvazione*. E’ interessante che si rivolgano alle malattie rare le stesse imprese scientifiche che hanno supporter come te, molto più vicini ai compari che attirano i polli al banchetto coi tre bussolotti e allontanano gli astanti indesiderati insultandoli, che agli appassionati animati dal sacro fuoco della scienza.

*Rose H, Rose S. Genes, cells and brains. The Promethean promises of the new biology. Verso, 2013.

@ Broono. L’onere della prova è su chi afferma; e prima di questo c’è l’obbligo morale – e anche legale – di non riportare risultati non veritieri, es. far credere al pubblico al quale si chiedono soldi che si è riusciti a stabilire nuove cure di malattie quando in sede scientifica si sono presentati risultati che non si sono potuti definire che col solito, logoro “promising”. Ci sono specialisti, come K. Applbaum, che sostengono che oggi la ricerca biomedica sia marketing-driven, funzionale al marketing. Telethon con le sue scelte strategiche singolari e aderenti agli indirizzi del business biomedico, col suo rapporto sproporzionato tra risultati concreti e amplificazione mediatica, tra l’enfasi sugli aspetti emotivi e la reticenza su quelli tecnici, appare essere un caso da studiare sotto questo aspetto. E non solo sotto questo aspetto; il tuo modo di intervenire e ragionare è inquietante. Non ci si aspetterebbe di sentire questi discorsi di bassa lega in chi perora una causa come quella che Telethon dice di avere sposato. La diagnosi di truffa non è una mera “probabilità di esclusione” per chi presenta risultati in maniera falsa e ingannevole con la grancassa mediatica, dà del cialtrone apicale, dell’incapace, del probabile ciarlatano, a chi si azzardi a chiedere a chi propaganda una campagna fondi di citare gli articoli sui quali gli asseriti successi sono riportati, e maneggia cavilli e caciara come il più consumato sensale.

@ Broono. Le pubblicazioni “fiori all’occhiello” di Telethon del 2013 le ho lette nel 2013. Insieme al cospicuo materiale propagandistico che le ha accompagnate. Avrei voluto sincerarmi che non ce ne fossero altre, ma la mia sacrilega curiosità è stata fermata. Che vi siano bufale e frodi nella ricerca medica lo dicono ormai tantissimi addetti ai lavori; per dirne uno Gotszche, della Cochrane, nel libro Deadly Crimes, dove mostra come la ricerca biomedica abbia una dimensione genuinamente criminale. In Italia ciò viene tenuto nascosto al grande pubblico tramite la censura, anche con addetti come te. Né sono certo il solo a criticare Telethon, v. es. Testart. Mi auguro che i ricercatori Telethon non applichino la tua logica, come il tuo dilemma falso per il quale o farnetico oppure sono l’unico ad avere capito in un mondo di stupidi. Forse una disgiunzione esclusiva migliore è se sono pazzo io, come dici, o se è disonesto qualcun altro. Il fatto che un delitto non sia perseguito – in Italia – non significa che non esista. Alla magistratura penale su questo caso andrebbero esposte diverse cose, incluse le tue interessanti vanterie di avere il loro placet.

@ Broono. Le scie chimiche sono il livello al quale la scienza marketing-driven è costretta a paragonarsi per sembrare scienza. Se uno ha il poker che dice di avere non ha bisogno di rispondere a chi chiede di vederlo con la diffamazione, la diagnosi di disturbi mentali e l’invito ad andare dal magistrato: lo mostra. E’ quando si chiama un bluff che la reazione è scomposta. I coniugi Rose sono affermati professori ordinari a Cambridge e alla London School of Economics. Il libro di Gotszche ha le prefazioni elogiative di un direttore del British Medical Journal e di un editor del JAMA. Testart, l’autore che ha descritto Telethon come un raggiro e una propaganda ideologica fuorviante, è un direttore di ricerca di riconosciuta capacità. Autori che non sono come coloro che per raccogliere soldi e consenso nel sacro nome della causa accampano successi inesistenti e fanno gridare “complottista” da qualche scagnozzo a chi li smentisca. E’ stato detto che è il codice penale ad essere complottista là dove prevede l’associazione a delinquere. Stai tranquillo che, con o senza la magistratura che hai citato come testimone, raccontare a quali sistemi ricorre Telethon per poter sfoggiare asseriti intenti umanitari e successi scientifici è tra i compiti che mi pongo. Già questa tua esibizione mostra quali “argomenti” la filantropia di Telethon oppone a chi non si beve i suoi sciropposi programmi tv e la sua ingannevole promozione di interessi speculativi sulla salute.

*  *  *

22 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento  al post “Telethon 2015, record per la ricerca sulle malattie genetiche: raccolti 31,5 milioni”

Non è chiaro su quali basi Telethon si attribuisca il merito di un asserito raddoppio negli ultimi 10 anni dell’aspettativa di vita delle persone affette da distrofia muscolare. Una recente review* (che riporta 12 diverse case farmaceutiche nella sezione “competing interests”) mostra che i lenti miglioramenti della sopravvivenza, avvenuti nei decenni, degli affetti dalla più comune forma di distrofia muscolare sono associati a una serie di misure terapeutiche convenzionali che rendono comunque pesante la vita dei pazienti. Uno studio francese pubblicato nel 2013 attribuisce l’aumento della sopravvivenza principalmente alla ventilazione meccanica attraverso tracheostomia. La review conclude che le case farmaceutiche stanno investendo molto nella terapia genica, dalla quale sperano di trarre profitti; e che dato il loro elevato costo, simili terapie dovrebbero mostrare un chiaro benefico complessivo per essere adottate; ma ”sfortunatamente per ora c’è evidenza insufficiente che alcuno dei nuovi farmaci sviluppati possa ottenere questo desiderabile risultato”.

*Strehle EM, Straub V. Recent advances in the management of Duchenne muscular dystrophy. Arch Dis Child, 2015. 100:1173.

*  *  *

28 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “Disabilità, l’irresistibile entusiasmo della ricerca”

L’entusiasmo nella ricerca è utile quando è, applicando un concetto dell’informatica, incapsulato. Quando cioè spinge a fare ricerca nella giusta direzione, avendo passato il vaglio dell’etica e della ragione, ma non interferisce, non è presente nella ricerca stessa, nella quale bisogna essere freddi e distaccati. Lasciarlo a contatto con la ricerca, cioè fare ricerca sotto il pungolo della gratificazione personale o di altri impulsi emotivi, fa danni. Es. porta non a ricercare ciò che utile al paziente, ma a definire utile ciò che si sa ricercare. Spinge a lavorare per la speculazione, nel caso della irrazionale ricerca delle terapie geniche, volta più al profitto che ai malati. Aiuta il cavallo di Troia della compassione per gli affetti da malattie rare, che porterà a una deregulation della ricerca, anche di quella sulle malattie comuni*. Per fare buona ricerca biomedica bisogna prima di tutto commuoversi per la sorte dei malati; e quindi operare a occhi asciutti e senza speranza, dimentichi sia di loro che di sé stessi. Al contrario nell’attuale ricerca marketing-driven prima si fanno calcoli egoistici e cinici e poi si supplisce alla carenza di risultati con piagnucolamenti, canti e trombettieri che suonano la carica.

* Drugs for rare diseases: mixed assessment in Europe. Prescrire International, 2007. 16: 36. “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: Deregulation under the guise of earlier access. Brussels, 16 October 2015, Joint briefing paper.

@ Massimo Ferri. Evidentemente per chi si occupa di matematica pura, un campo di ricerca stratosferico che non conosco, ma che prevede ferrei sistemi di controllo dei risultati, è possibile e vantaggioso lasciare operare emozioni “unbounded”. Ma in medicina occorre tenere molto bene separati sentimenti e ricerca. Il distacco emotivo e l’assorbimento per la ricerca sono due entità diverse. “Lo scienziato impegnato a fondo in un problema non dedica una parte del proprio tempo alla sua soluzione, ma la meditazione di quell’argomento è lo stato di equilibrio o il punto zero del quadrante a cui la sua mente tende a fare ritorno automaticamente ogni qualvolta non è occupata da altri pensieri.” (Medawar). Ciò è diverso dalla tanto decantata unione tra istanze umanitarie e scienza in medicina; sulla cui dannosità v. Annas GJ. Questing for Grails: Duplicity, Betrayal and Self-Deception in Postmodern Medical Research. J Contemporary Health Law Policy, 1996. 12: 297.

*  *  *

30 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Cancro, “in futuro possibili diagnosi con analisi del sangue”. Tornano le arance della salute dell’Airc con 15 mila volontari”

Su come questo incipiente nuovo business delle diagnosi di cancro con “biopsia liquida” mentre sembra un altro regalo della scienza all’umanità sia avventato, irrazionale e pericoloso per la salute, vedi R. Hoffman, “Grail’s search for a universal cancer screen: noble quest or fool’s errand?” e il capitolo “Assumption #4 – It never hurts to get more information” in Welch H. G. “Less medicine, more health” Beacon Press, 2015.

*  *  *

Vedi: Telethon. La manipolazione dello sperabile e la squadra pro-truffa. In: Milizie bresciane, 13 febbraio 2016

§  §  §

18 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tumori, De Luca: “Dalla Campania un vaccino contro il cancro entro 2 anni”

Dal clientelismo democristiano alla ciarlataneria liberista. Il sangue di San Gennaro si liquefà, per via soprannaturale secondo chi ci crede, tre volte all’anno. Invece nei paesi progrediti gli annunci che seri scienziati avrebbero finalmente scoperto cure risolutive per il cancro sono continui, in pratica giornalieri (1,2). Le promesse di De Luca e Telethon di medicine portentose sono un altro elemento che fa presagire che quello che gli elettori riceveranno in futuro sarà l’industria del cancro, nella quale loro saranno materia prima.

1 West J. Your daily ‘Miracle Cure’ for cancer. Medscape. 2 maggio 2016.
2 Abola MV, Prasad V. The use of superlatives in cancer research. JAMA Oncol, 2016. 2: 139.

§  §  §

1 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Terapia genica con staminali “efficace contro l’Ada-Scid, la sindrome dei bambini bolla”

Un’alternanza di troppo e troppo poco. Prodotti molto elaborati, ma standard scientifici bassi: scarsi i controlli, che sono il cuore del metodo sperimentale. Lo studio, fase I-II, non è disegnato per valutare l’efficacia, e il gruppo di controllo è assente. Né si è voluto mostrare un controllo riportando la gravità, che può essere molto variabile, della malattia per ciascuno dei 18 casi, dando solo alcuni dati sommari. Tanto marketing, con RVM commoventi e edificanti alla Barbara D’Urso; e informazioni tecniche approssimative e ingannevoli; tripudio e celebrazioni per il “miracolo” (Corsera). Silenzio sul carattere marginale dell’asserito successo: le dita di una mano bastano e avanzano per contare i casi all’anno interessati in Italia (scelti perché è la malattia offre le maggiori possibilità di ottenere risultati alle grandiose promesse della terapia genica). Sulle ulteriori limitazioni della terapia, che comporta un chemioterapico su neonati, che resta una seconda scelta e riguarda solo un aspetto di una sindrome metabolica che ha altri deficit, anche mentali. Sui costi esorbitanti (la Glaxo nel rifiutare di dire il prezzo ha promesso che sarà “significantly less” del Glybera; che costa 1 milione di euro a trattamento). E soprattutto sulla costruzione della scappatoia delle malattie rare, con le quali si giustificano bassi standard scientifici e li si estende all’immissione di farmaci di dubbia efficacia e sicurezza nel mercato di massa.

@ Paolorzo. La malattia, quando c’è davvero (deficit di ADA e SCID si intersecano solo parzialmente; e andrebbe detto) è congenita e richiede un intervento precoce; si tratti di neonati o bambini, su organismi in crescita la chemio non fa bene, ma può causare danni che si manifestano anche nel lungo periodo. Per il resto, che vuoi che dica a uno che sostiene che uno studio che non solo non è randomizzato e con un braccio di controllo ma trascura anche i controlli che sarebbero stati possibili, e doverosi, quelli rispetto alla baseline (come si faceva un tempo anche per gli studi sulle cure per l’ADA-SCID) sia addirittura una “sorta di fase III”. Inutile chiederti per quali motivi allora si richiede un gruppo di controllo vero per verificare l’efficacia di una terapia, o come uno studio senza controllo possa mostrare efficacia spuria; anche del 100%. Il controllo non c’è ma è come se ci fosse, dici. Certo che a voi supporters Claude Bernard e Enrico Fermi vi fanno un baffo. Sii orgoglioso di questa tua impostazione scientifica; fini epistemologi la chiamerebbero “baconiana”, da Francesco Bacone, in quanto ricalca il suo metodo, riportando la scienza a prima di Galilei; oppure la si potrebbe chiamare “a controllo virtuale”, che suona hi-tech; a me, nella mia “fumosa prosopopea basata sul nulla”, ricorda i pataccari di strada che vogliono convincere il passante che il loro falso orologio di marca è più bello e va meglio di quello autentico.

@ Paolorzo. Non mi risulta che il trapianto autologo di staminali emopoietiche sia stato finora l’unico trattamento curativo e risolutivo, come scrivi. Il contributo maggiore del gruppo San Raffaele Telethon appare essere stato quello di impiegare un conditioning con busulfano più leggero prima della terapia genica. Il trapianto di midollo osseo HLA-identical da familiare donatore, quando possibile, resta la prima linea di terapia. Sulle limitazioni della verifica sperimentale della terapia genica, chi si mette in condizione di dover sostituire la propria automobile con un monopattino non può dire che quel monopattino è un’automobile. Resta un monopattino. E non si dovrebbe poter prendere una seconda linea terapeutica per una patologia rarissima, che secondo alcuni autori ha una frequenza di 1 su un milione di nascite, che obbligherebbe, secondo la tua linea, alla sostituzione dell’auto col monopattino, cioè all’abbattimento dei criteri, farne un caso, fare passare il principio che tutti i “monopattini” vanno considerati come automobili, e impostare un vendita sistematica di “monopattini” a prezzi da automobili.

@ Paolorzo. “Hematopoietic stem cell transplantation (SCT) from an allogeneic human leukocyte antigen (HLA)-compatible sibling donor is the preferred treatment.” Questo scrivono all’aprile 2016 i ricercatori che secondo te avrebbero surclassato il “vecchio” trapianto. I farmaci “innovativi” possono contare su sostenitori più monarchici del re, che sistematicamente gonfiano i già esagerati annunci dei ricercatori.

@ Paolorzo. “Se”. Sì, se davvero si dimostrasse migliore sarebbe migliore. Una verità a priori. Ecco un caso dove la differenza tra l’indicativo “ è migliore” e il congiuntivo, “se si dimostrasse migliore”, non è una pedanteria.

Che una terapia sperimentale venga approvata da dei burocrati per l’immissione nella pratica clinica per me non è una buona notizia, per i motivi che ho riassunto sopra a Brisk. Si sta spingendo per queste approvazioni “half-baked” anche in USA, soprattutto per quel gruppo di “wonder drugs” accomunate da interessi speculativi, grandi promesse, battage propagandistico e zelantissimi appoggi istituzionali, come la terapia genica e le staminali; e non solo ricercatori e pazienti, ma perfino industrie avvisano contro le “grave consequences” che possono derivarne*. Che poi a dare il via libera sia la UE, che ha sostenuto che il controllo sull’efficacia e la sicurezza dei farmaci sia una questione di politica industriale prima che una questione medica, non è rassicurante.

*Joseph A. Drive to get more patients experimental stem cell treatments stirs concern. STATnews, 30 giugno 2016.

@ Ugo Lopez. Sto dicendo che il rapporto prove/propaganda; il rapporto tra i risultati limitati e incerti riportati sulle pubblicazioni scientifiche e gli splendidi risultati diffusi al pubblico tramite i media; il rapporto tra tutele etiche e interessi pecuniari; il rapporto tra impegno e effetti, quello tra promesse e progressi; e il rapporto tra i possibili benefici clinici alla popolazione e le conseguenze di politica sanitaria negative per la salute della popolazione, sono tutti molto lontani dall’essere brillanti; e dovrebbero spingere allo scetticismo e alla diffidenza piuttosto che al giubilo e alla venerazione. Quelli che hanno intascato riconoscenti gli 80 euro della stessa presidenza del Consiglio che oggi celebra il “primato italiano” sulla ADA-SCID dovrebbero avere imparato che se si considera il quadro più ampio del quale certi regali, certe apparenti elargizioni benefiche, sono parte integrante, se si fa il bilancio del dare e dell’avere, non si dovrebbe essere esultanti. Più che capire il mio post, è difficile superare la fede di tipo religioso nella potenza dell’attuale tecnologia medica.

@ Brisk. Lei solleva un aspetto centrale: la confusione imperante tra scienza e clinica. La scienza procede per errori, per tentativi e correzioni, e ha le sue regole, che contrastano a volte coi nostri sentimenti; ma la clinica non può essere tentativi o cure non adeguatamente testate su pazienti. Invece oggi la ricerca viene trasformata dal marketing (Telethon primeggia in questo) in una relazione di cura; così si nega il dovuto rigore scientifico nello sviluppo delle cure, con obiezioni di sapore etico, come le pelose presentazioni di casi commoventi, le “cure compassionevoli” e la necessità che sarebbe prioritaria di “fast approval”. E la clinica viene trasformata in ricerca anarchica, in innovazione economica shumpeteriana senza pace; negando le dovute tutele ai pazienti, immettendo cure non sufficientemente testate (e a volte immettendole contro l’evidenza) in nome di una entità suprema chiamata “scienza”. Ma così sia la scienza vera, sia la vera medicina, che aiutano l’Uomo nella sua condizione terrena, vengono stravolte in magia. Le segnalo, sulla necessità di non accettare ma di contrastare la conflazione di scienza e clinica, la necessità di considerare le due come entità distinte:

Annas, GJ. Questing for Grails: Duplicity, Betrayal and Self Deception in Postmodern Medical Research. Journal of Contemporary Health Law Policy, 1996. 12: 297.

@ Brisk. Sul piano tecnico, c’è un forte movimento, denunciato da più parti, volto a indebolire i criteri scientifici di approvazione dei farmaci; anche facendo leva su casi del genere. In questi giorni senatori USA, per fare approvare a una recalcitrante FDA un farmaco per la distrofia muscolare che non ha le carte in regola (nel cui sviluppo è pure coinvolto Telethon) da un lato fanno pressioni col loro potere, dall’altro esibiscono i casi pietosi dei bambini affetti. Sul piano generale, quello del “fare comunque qualcosa” è un paralogismo che riguarda le radici antropologiche della convivenza sociale. In una concezione individualista ciascuno prende quello che può, senza attendere, e al diavolo gli altri. Anche se quello che si prende sono un pugno di mosche, a beneficio di venditori che hanno interesse a offrire rimedi “quick and dirty”. Se invece si ha una concezione comunitaria, se ci si sente non isole ma parte di un continente di umanità, si fanno le cose per bene, ovvero in maniera scientifica, e non fintamente scientifica, da maghi; così che, se non noi, chi verrà dopo potrà contare sulle migliori cure ottenibili. E nel frattempo si ottimizzano le cure e l’assistenza possibili ai malati, senza negarle dirottando le risorse verso chi promette cure prodigiose. E’ singolare che sotto al sentimentalismo sdolcinato vi siano feroci interessi economici, mentre la razionalità arcigna e senza cuore potrebbe essere strumento autentico di servizio agli altri.

@ Brisk. Non aderisco ad alcuna particolare filosofia, salvo forse l’utopia borghese di un mondo equilibrato. Non è che un singolo debba contare meno di un milione di persone; è che l’illusione rifilata al singolo mentre non lo salva condanna anche gli altri. Qui stiamo parlando non di grandi sistemi filosofici, ma di sistemi fraudolenti, che tolgono la borsa senza dare la vita che promettono; e che si basano proprio sulla disinformazione.

§  §  §

6 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di PRESSapoco “Screening neonatale, votata la legge ma nessuno deve saperlo”

Le malattie rare consentono di vendere farmaci costosissimi aggirando i già corrivi controlli standard *. Es. è stata appena approvata una terapia per l’ADA Scid, presentata come un successo italiano. Non è stato detto che costerà 665000$ a paziente. Né che avere dubbi sull’efficacia è lecito**, e quindi doveroso (ma poco salutare, dato il sistema di protezione mafiosa istituzionale per questi affari). Gli screening neonatali sono funzionali al business nascente delle malattie rare. Molte malattie genetiche e metaboliche non hanno meccanismi patogenetici semplici e netti, come invece viene fatto credere al pubblico: al dato di laboratorio considerato marker positivo può non corrispondere un futuro sviluppo di malattia, o la malattia può essere espressa in forma lieve. Gli screening possono sia allargare la quota di bambini etichettati come malati e quindi il volume di affari, sia simulare una parziale efficacia dei farmaci, data in realtà dai casi che comunque sarebbero rimasti asintomatici o avrebbero sviluppato forme lievi. E’ uno schema già rodato con gli screening per il cancro. Toglierebbe denaro al SSN per la routine regalandolo alle case farmaceutiche. L’aspetto peggiore è che creerebbe piccoli malati.

* “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: deregulation under the guise of earlier access. 16 ott 2015, Joint briefing paper. Prescrire.org
** Garde D. There’s a possible cure for ‘bubble boy’ disease. It will cost $665,000. Statnews, 3 ago 2016.

§  §  §

10 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scuola, Fondazione Telethon lancia campagna sull’inclusione dei bambini affetti da malattie rare – VIDEO”

Censurato. (Copia inviata p.c. alla presidente del Tribunale dei minori di Venezia)

La presidente del Tribunale dei minori di Venezia ha spiegato come “Abbiamo salvato un bambino non ci siamo riusciti con Eleonora [Bottaro]”*; facendogli d’autorità asportare un occhio, data una diagnosi di tumore. A parte i casi specifici, che necessitano della conoscenza dei dettagli per essere valutati, appare che i magistrati siano solerti nel contrastare le cure ciarlatanesche (a volte dopo averle virulentate, v. Stamina); ciò sarebbe meritorio, se i magistrati non considerassero, con una comparazione errata – e ricercata – la medicina ufficiale, in realtà infestata da deviazioni speculative, come un supremum indiscutibile. La campagna Telethon nelle scuole sulla “inclusione”, singolarmente limitata ad un settore nosologico ristretto – che sta divenendo “invasivo” – può, dietro la facciata pedagogica, favorire l’agenda delle malattie rare, che è descrivibile come una gigantesca operazione per legalizzare frodi mediche**. Le “malattie rare” oggi non coincidono più come si fa credere con le malattie trascurate, tutt’altro. Su questo empito filantropico verso la popolazione scolastica della medicina “scientifica” d’assalto supportata dalle banche i magistrati non pensano di dover vigilare a tutela dei minori.

* Il Mattino, 7 set 2016.
** “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: Deregulation under the guise of earlier access. Brussels, 16 October 2015, Prescrire.org. House orphan drug proposal: a Windfall for Pharma, False ‘Cure’ for Patients. Public citizen, dic 2015.

§  §  §

27 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Gianni “Disabilità, perché lo spot di Zalone non mi fa ridere”

Con la retorica dell’antiretorica, Zalone aiuta un messaggio culturale pernicioso: che il finanziare “la ricerca“ permetta di prevedere a breve future cure. E’ la versione attuale della dottrina di Vannevar Bush sulla messa a reddito della ricerca di base. Strumentalizzando il sano impulso di aiutare bambini malati, si favorisce lo sviluppo di farmaci lucrosi, approvati sull’onda dell’emotività calpestando l’evidenza scientifica. In USA il Sarepta, “an elegant placebo” da 300000$/anno per la m. di Duchenne è stato appena approvato contro il parere degli esperti; presentando bambini in carrozzella e uno studio scadente del quale ora si chiede il ritiro come viziato. I bambini resteranno malati, e potranno subire danni dalle nuove terapie; le risorse per l’assistenza possibile per loro e per chi è affetto da altre malattie rare o comuni verranno distolte a favore di prodotti fraudolenti. Le possibilità della scoperta autentica di cure per le future generazioni tramite ricerca seria verranno bloccate da questa ricerca affrettata basata sul marketing e orientata al profitto.

Il marketing biomedico fa un ampio uso di appelli alla solidarietà umana. Es. si lanciano nuove “malattie” sostenendo di voler “togliere lo stigma”. Una satira di questo genere di retorica è in “Cado dalle nubi”: la canzone dove Zalone difende e compatisce gli omosessuali per la loro “malattia”. E’ un peccato che un artista di talento si metta al servizio di ciò che come pochi saprebbe smascherare.

@ Stefano B. Certo che ci pagano. A carriolate. Come hai fatto a capirlo? Vorrei cederti parte di quello che ricevo, o anche tutto, da dividere coi tuoi colleghi, ma so che gente della tua intelligenza e sensibilità non si lascia nè sviare nè corrompere. Per favore, non dire nulla all’ordine dei medici o ai NAS, o ad altri difensori dei benefattori medici dell’umanità, altrimenti passo un guaio.

@ Fabio62. Il mio è un discorso generale. Al quale la SMA non appare fare eccezione. Mi informi lei per favore sulla “storia” dei futuri successi. Perché una casa farmaceutica che ha grandi mezzi, e prospettive di guadagno stratosferiche a sentire ciò che promette, che firma accordi milionari sul futuro sfruttamento del farmaco, dovrebbe chiedere denaro al pubblico con degli spot per finanziare le sue ricerche sui suoi imminenti successi? Proprio su un fronte dove si starebbero ottenendo vittorie? E’ un controsenso sul piano economico ed etico. In genere ciò si fa per creare consenso, col quale supplire al merito. Io non vedo studi adeguati che convalidino i miracoli promessi. Può indicarmeli? (Gli studi, non la pagina dell’associazione che, come nel caso USA citato, spinge a favore del business). Vedo invece la solita tecnica di introduzione di nuovi prodotti, per asseverazione tramite propaganda anziché tramite presentazione di validi dati scientifici. I successi scientifici non sono prevedibili su basi storiche di avanzamento della ricerca. I business speculativi invece si.

29 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Bizzarri “Checco Zalone, bene l’ironia ma i disabili non sono dei privilegiati”

L’ironia è stata riconosciuta come uno dei 4 tropi retorici fondamentali nel ‘700 da GB Vico. In quegli stessi anni Swift mostrò come usare il cinismo satirico a fini moralistici con la “Modesta proposta”. Ma per molti la trovata che Zalone gli scodella è una novità; e si esaltano, come quei verginoni che scoperto il sesso a 40 anni si mettono a spiegarne le delizie agli altri. Lo spot adula, facendolo sentire intelligente e sensibile, lo spettatore medio; che in cambio accetta l’effetto Carosello, cioè di confondere il valore estetico ed etico del siparietto con il valore di ciò che si vuole vendere. La finalità dello spot è di educare il pubblico ad appoggiare nuovi costosissimi farmaci; oggi uno per la SMA per il quale gli analisti prevedono un fatturato di 0.47 miliardi di $ nel 2023. Nell’ambito dell’operazione più ampia sui farmaci per le malattie rare, che si prevede avranno una crescita di fatturato del 12% composto annuo. In USA si sta discutendo preoccupati di tale operazione, che si basa da un lato sull’abbassamento dei criteri di approvazione e dall’altro sul coinvolgimento emotivo di malati e pubblico; una ricetta che ha già cominciato a far immettere prodotti inefficaci e che prosciugano risorse. I due ingredienti principali sono la corruzione delle classi dirigenti e l’ignoranza presuntuosa del pubblico; l’Italia, un popolo di fini intellettuali governato da integerrimi politici, è quindi al sicuro.

§  §  §

12 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Famiglie SMA: “Grazie a Checco Zalone raccolti 250mila euro per campagna contro l’atrofia muscolare spinale”

Censurato

I poveretti che non comprendono la grandezza morale dello spot, gli infelici ai quali è precluso lo stato di godimento estetico continuato dato dall’immane capolavoro zaloniano, si crogiolino in basse considerazioni degne della loro condizione. La campagna, ora camuffata da raccolta fondi per l’assistenza medica e sociale, è a sostegno dell’introduzione di un farmaco:

“La tradizionale campagna di raccolta fondi nazionale, che si svolgerà dal 24 settembre all’8 ottobre, acquista oggi un significato tutto particolare: sarà infatti tutta concentrata sul raggiungimento di questo obiettivo di supporto alla distribuzione del farmaco.” (F. Lozito. Avvenire, 7 set 2016).

Farmaco che fatturerà, prevedono gli analisti, 470 milioni di $/anno. Perché – direbbe Franti – farmaci “ultra-scientifici” invece di imporsi da soli sono spinti con argomenti emotivi? Gli inferiori non smossi da questo spot rivolto a persone colte e civili maligneranno che i farmaci che invece che con il solo processo scientifico onesto e adeguato vengono introdotti con l’appoggio della propaganda non funzionano. In USA c’è un’altra lucrosa terapia genica, per la distrofia muscolare, la cui approvazione è stata forzata con gli spot; e che una mutua privata si sta rifiutando di rimborsare come “not medically necessary”. A fare le spese di questo genere di “scienza” – secondo i perbenisti piccolo borghesi – saranno i bambini affetti, le famiglie e tutti gli altri malati, ai quali verranno così sottratte risorse.

§  §  §

10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Terapia genica, Luigi Naldini: “Così l’esistenza di molti bambini è cambiata in meglio”

Il “gerrymandering” che enfatizza le malattie rare – citate da Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno – permette dietro all’immagine sacra del bambino malato manovre speculative dello stesso livello di quelle dei salvataggi bancari a spese dei cittadini (e della stessa radice; non sorprende che sia sostenuto dalle banche); ma più gravi, dato il loro impatto negativo sulla salute. Permette infatti approvazioni con controlli ridotti, e di vendere quindi farmaci dall’efficacia terapeutica nulla o dubbia (ma non privi di effetti avversi) applicando il “premium pricing”. Coartando il concetto di malattia rara tende ad estendersi alle malattie comuni, con sotterfugi come il “salami slicing”, aggirando così i controlli e i limiti anche per la massa dei pazienti. Elementi fondamentali dello schema sono la definizione di malattia e di nuovi sottogruppi tramite biomarker e la “diagnosi precoce”, che inevitabilmente porteranno a sovradiagnosi (che permettono di presentare “risultati” terapeutici). La politica e l’informazione invece di fermarsi ai buoni sentimenti da talk show dovrebbero considerare che il combinato di attenzione sproporzionata, propaganda, manipolazione della nosologia e deregolamentazione non porti a un “cambiamento dell’esistenza di molti bambini” – e anche di molti adulti – in peggio, con un bilancio complessivo negativo per la collettività.

Herder M. What is the purpose of the Orphan Drug Act? PLoS Med, 2017. 14; e1002191. E citazioni.

@ Beta. Quanto dico dell’attuale distorsione della ricerca sulle malattie “rare” è il trasferimento sul piano politico di critiche e allarmi lanciati da esperti, anche da Brussels, su una nuova direzione impostata dalle multinazionali farmaceutiche globalmente. Partita dagli USA (anche tramite l’ODA), riguarda anche la UE, es reg. 141/2000*. Telethon, dopo avere spinto per la promessa sostanzialmente mancata – come era prevedibile – della terapia genica, ora ha aggiunto esplicitamente il tema delle malattie rare. Sempre con la formula della propaganda mediatica che strumentalizzando il dolore supporta una ricerca tanto sofisticata quanto basata su presupposti e catene di assunti errati o fragili. E’ stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”. L’Italia non appare estranea alla nuova strategia. Es. la scelta da piano industriale dei politici (5S in testa) di allargare gli screening neonatali obbligatori per le malattie rare, portandoli a 40, senza indicare le malattie; non partendo quindi dalla singola patologia e dal bilancio della validità e utilità dei test. E’ già avvenuto che premure preventive portino a fatturati astronomici per chi vende e ad un forte aumento delle persone, qui bambini, falsamente etichettate come malate, senza che i benefici promessi si avverino.

*Gibson S et al. Why the Shift? Taking a Closer Look at the Growing Interest in Niche Markets and Personalized Medicine. World Medical and Health Policy, 2015. 7:1.

@ Beta. L’europeo ““Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: Deregulation under the guise of earlier access” Prescrire, ott 2015 ? Questa è un’operazione anche economica e politica, nell’ambito di un mercato dove i miliardi di euro corrono come noccioline, e non si dovrebbe storcere il naso se la trattano, come avviene, anche riviste internazionali di legge e di economia. Come in altri casi, alcuni giuristi ed economisti, in possesso di strumenti adatti, per la conoscenza degli ambienti del business, e perché meno coinvolti direttamente, muovono critiche puntuali e istruttive, meglio di tanti ricercatori biomedici. (C’è anche una monografia italiana del 2007, che non ho letto, da un convegno su “Malattie rare: la ricerca tra etica e diritto”).

Lei non solo vede la figura dello scienziato come l’unico tra gli esperti che possa giudicare. Ma gli attribuisce una onniscienza, estesa al futuro, che fa parte dell’attuale diseducazione sulla scienza, una volgarizzazione della dottrina di V. Bush: la credenza che si possano predire i successi scientifici, e ottenerli purché si dedichino loro sufficienti risorse. Si ignora la plausibilità iniziale, e per una “slothful induction”, decenni di fallimenti; si sostituisce al necessario ragionamento bayesiano un bayesanesimo fraudolento che crea priors fittizi con la propaganda come quella di Telethon; le citerei articoli a riguardo ma temo che lei li esamini attraverso la sua ottica, che non si limita a ingrandire.

@ Beta. E’ verissimo che spesso chi fa parte della classe dirigente o del ceto intellettuale non sa, non essendo addentro. E che a volte abbracci lo stesso modello di malattia presentato sulle riviste femminili prima delle pagine dei lavori a uncinetto. L’agenda della ricerca scientifica biomedica viene distorta in radice e per i rami dagli interessi economici. Così che chi conosce e analizza il mondo degli affari a volte diviene adatto a spiegare dove si vuole andare a parare nella “Scienza”. Avviene es. regolarmente sul Wall Street Journal. O a volte partecipa attivamente; es. permettendo che l’autorevolezza del potere giudiziario su temi scientifici (Jasanoff) sia usata per propagandare un dato tema. Sui danni del persistere sulla terapia genica e altre agende imposte dal business v. esempio Joyner et al.What happens when underperforming big ideas become entrenched. JAMA, 28 jul 2017. Su il “time will tell”: Kaptchuck TJ. Effect of interpretive bias on research evidence. BMJ, 2003. 326: 1453. Paolo VI disse che l’Osservatore Romano non considera il mondo com’è ma come dovrebbe essere; anche lei ha una visione curiale di come vanno le cose nella ricerca biomedica.

@ Beta. I politici e gli scienziati muovono entrambi i passi voluti dall’industria; ma, dice lei, è solo un’apparenza che ballino assieme; sono in realtà indipendenti, nonostante disegnino un’unica danza; come le monadi di Leibniz. Anzi, agli scienziati dispiacciono i passi dei politici (che i politici dicono di fare su parere degli scienziati). Converrà che ci sono spiegazioni più parsimoniose: es. che stiano ballando assieme. Stamina, lanciata nel policlinico della facoltà di medicina presieduta dall’allora presidente dell’AIFA, mostra ciò che dico: propaganda per fare assorbire al pubblico un modello di credenze irrazionali, che renda credibili i proclami e le promesse della scienza “seria”.

@ Beta. Lei non vede i gravi pericoli della operazione malattie rare; e neppure la corruzione diffusa nella ricerca, ammessa pure da molti ricercatori. Sapesse quante cose avvengono a sua insaputa. Credo che prima di accusare di “complottismo” bisognerebbe considerare il concetto di “crimine dall’alto”, una generalizzazione della “eversione dall’alto” di Gramsci e dei “ricchi che rubano” di Travaglio. Sull’innocenza dell’establishment biomedico su Stamina, in questi giorni si addebita alla “psicosi” del pubblico la corsa indiscriminata al vaccino antimeningococco dopo che si è sollevata la paura per una pseudoepidemia costruita ad arte. Questo mostrare indignazione o sconcerto per ciò che si è suscitato lo chiamo “i rimproveri della maitresse”. Sono d’accordo con lei che molte persone si approfittino di gente disperata per lucrare.

@ Beta. Se la scienza funzionasse come dovrebbe, non ci sarebbe bisogno di doversi ridurre alla logora parafrasi dell’autodifesa del clero, con la missione salvifica dei ricercatori al netto delle solite mele marce. Nè di caricaturizzare la denuncia di degenerazioni sistematiche che vanno a costituire un nucleo di autentica criminalità, sia pure dal bavero bianco; parallela alla criminalità in giacca e cravatta che vende junk bond (e a volte direttamente legata ad essa, vedi M. Milken). Criminalità non solo impunita, ma che fa la morale e impartisce direttive.

§  §  §

18 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Corea di Huntington, speranze dalla terapia genica. La senatrice a vita Cattaneo: “Mai più discriminazione”

In generale, etica della ricerca e cultura cristiana dovrebbero convergere nel tenere l’aspetto etico e quello tecnico separati e distinti. Oggi invece ricercatori e clero cercano la promiscuità. Le malattie gravi inducono a compassione e impongono obblighi di solidarietà. E’ divenuta prassi stimolare ad arte la compassione per rendere credibili le promesse di cura, sostituendo la plausibilità biologica con spot lacrimevoli (bayesanesimo fraudolento). La gravità di una malattia, la sua crudeltà e lo stigma, l’impulso a combatterla, non hanno nulla a che vedere con la possibilità materiale di curarla; ma spesso sono usati, invece che per spingere alla migliore assistenza possibile, per legittimare prodotti hi-tech, basati su teorie di comodo architettate dal business, piuttosto che dalla scienza al servizio della compassione come si vuole fare credere. Presentare casi commoventi, o creare un caso morale*, sono tecniche usate dalle ditte di marketing per aiutare i loro clienti a vendere farmaci costosissimi che non funzionano. E’ divenuta comune l’affermazione di voler “destigmatizzare” per propagandare un prodotto medico carente; es. è stata usata per la colonscopia virtuale**.

*Eichacker PQ et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.
**As radiologists push for “virtual” colonoscopy coverage, risk of misleading readers is real. Health News Review, 12 set 2016.

§  §  §

7 giugno 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di E. Murgese ““Dalla morte di mia sorella per fibrosi cistica, la speranza di un farmaco salvavita” “

Fornire a chi è affetto da malattie gravi la migliore assistenza possibile è un dovere. Consolarlo è un comportamento lodevole. Lo sfruttare la sofferenza per fare soldi, usandola come leva emotiva per l’introduzione di farmaci di non provata efficacia e dal prezzo “unconscionable”* (iniquo, vessatorio), illudendo i pazienti, comprando i dirigenti della associazioni di malati e ingannando il pubblico, è stato chiamato, nella varietà statunitense, “venture philantropy”, proprio considerando il caso della fibrosi cistica*.

*The invention of venture philantropy. In: American sickness. How healthcare became big business and how you can take it back. Rosenthal E. Penguin Press 2017.

§  §  §

23 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Bella “Vaccini: Alice Pignatti, i consiglieri M5S e la borsa di studio della discordia”

 

Sul JAMA, 22 giu 17, si spiegano le tecniche per convincere i genitori. La propaganda è oggi estensione della “scienza”. Le mamme, in buona fede o meno, sono arruolate come strumento di marketing per fare vendere cure (Schneiderman LJ, Jecker NS. Wrong medicine. Doctors, patients and futile treatments. J Hopkins Univ Press, 1995). Anche a spese del contribuente, mostra questo caso. Le mamme battezzate “mamme rare” di Telethon per il business enorme e truffaldino delle malattie rare; le “madri coraggio” della Terra dei Fuochi per la messa a reddito dei bambini campani (v. “La post-camorra”). Davanti al “cuore di mamma” che promuove compresse o fiale “scientifiche” (e quotate in borsa) occorre un atteggiamento disincantato: “Medical consumer groups are viewed by the public and by the government as claiming the moral high ground and being solely devoted to the general good. Society grants [their] recommendations a special status as being true and honest. [They] are no more than advocates for their own particular diseases and interests, willing to divert medical resources … from other, more worthy areas of health care. They are, in essence, lobbyists, much the same as any other lobbying group or political action committee and, like the others, they are corruptible.” (Gottfried D. Too much medicine. A Doctor’s Prescription for Better and More Affordable Health Care. Paragon House, 2009).

§  §  §

13 settembre 1017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Atrofia muscolare spinale, le famiglie: “Il nuovo farmaco apre nuova era. Non è più malattia mortale se presa in tempo” “

Censurato

“Biogen Safe Harbor
This press release contains forward-looking statements, including statements relating to the potential benefits, safety and efficacy of SPINRAZA […]. These statements may be identified by words such as “believe,” “except,” “may,” “plan,” “potential,” “will” and similar expressions, and are based on our current beliefs and expectations. You should not place undue reliance on these statements. These statements involve risks and uncertainties that could cause actual results to differ materially from those reflected in such statements, including uncertainty of […] the effectiveness of sales and marketing efforts, […] occurrence of adverse safety events, failure to obtain regulatory approvals in other jurisdictions, […] product liability claims, […] and the other risks and uncertainties that are described in the Risk Factors section of Biogen’s most recent annual or quarterly report and in other reports Biogen has filed with the U.S. Securities and Exchange Commission (SEC). Any forward-looking statements speak only as of the date of this press release and we assume no obligation to update any forward-looking statement.” (Dal comunicato della casa produttrice, 14 gennaio 2017, su quelli che sono i dati di ricerca a qualità teorica relativamente più alta sugli asseriti benefici clinici del farmaco venduto a 1 milione di dollari per 8 fiale).

14 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gennaro “Whistleblower in gabbia davanti al Pantheon: “Serve una legge per tutelare chi denuncia corruzione e malaffare””

pubblicato

L’ordoliberismo vuole che si passi dal ladro “libero professionista” al ladro stipendiato: dai politici che rubano al personale politico al servizio dei poteri forti. Dalle mazzette per sé stessi al rendere legge il furto a favore di banche e multinazionali. In USA ci sono politici, come Sanders e Grassley, che si stanno opponendo alle malversazioni che si nascondono dietro alle “malattie rare” e alla relativa legislazione. In Italia tutti zitti: solo sviolinate sui bambini malati e i genitori straziati. Il Fatto, mentre pubblica questo articolo, col titolo sulla SMA “Le famiglie: Il nuovo farmaco apre nuova era. Non è più mortale se presa in tempo” aiuta l’approvazione di un farmaco criticato in USA per il costo, di 125000 $ a fiala. Il messaggio del titolo non è solo falso, perché i dati non dimostrano questo risultato miracoloso. E’ pericoloso per la salute, perché favorisce la fase successiva, la diagnosi e cura “precoce”, che espanderà il business ma porterà sovradiagnosi e furto di risorse. Ci si può aspettare, dal nuovo genere di politici richiesto dal grande business tramite Transparency e 5S, uno screening obbligatorio alla nascita, con una quota di neonati immessi senza reale necessità sul nastro trasportatore dell’industria medica. Mentre difende chi denuncia le mascalzonate dei signorotti nostrani, Il Fatto aiuta la calata degli “imperiali” del farmaco; anche censurando i commenti dei whistleblower invisi a Big Pharma.

§  §  §

23 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Checco Zalone nel nuovo spot solidale per le Famiglie Sma: “#FacciamoloTutti””

L’approvazione di questo farmaco in Usa è stata definita da un neurologo sulla Harvard Business Review “un segnale di minaccia al sistema sanitario”: neppure il sistema sanitario USA sarà in grado di finanziare questo genere di terapie tanto costose. Il prezzo del farmaco in USA è stato posto dalla casa produttrice a 125000$ a fiala. I primi 2 anni di cura su 6 bambini fatturano una somma che oltrepassa abbondantemente i 5 milioni e rotti di euro che nello spot il bambino chiede a Checco (le sole fiale, escludendo gli altri costi). L’efficacia del farmaco è sostenuta da studi che non sono a prova di errore o di manipolazione e dovrebbero indurre cautela nell’amministrazione pubblica; ma basta la parola dell’oste, e il patrocinio di Zalone. Anche il tema della non predittività dell’analisi genetica, data la penetranza variabile dei geni che provocano la SMA, e quindi il pericolo dei trattamenti non necessari e dell’efficacia spuria, è troppo noioso per gli spiriti eletti che assaporano la raffinata ironia del comico pugliese. Per una campagna che chiede ai comuni cittadini di dare soldi a un’operazione del genere, avrei preferito il compianto Villaggio, nel ragionier Fantozzi che si cava il sangue per donarlo a Dracula, o che svuota il proprio conto per aiutare Berlusconi, pronunciando il “com’è umano lei”.

@ Brisk. Ha ragione: neanche Banderas controlla il grano dei biscotti del Mulino Bianco ai quali fa da testimonial. Ma i farmaci da prescrizione non sono biscotti, e infatti la loro propaganda ai consumatori è vietata (meno che in USA e Nuova Zelanda). Lei, che non fa differenza tra medicinali hi-tech e merendine, dovrebbe provare a chiedersi il perché. A maggior ragione dovrebbe essere vietata la propaganda in appoggio all’approvazione di un farmaco. Questo rivestire di sacralità un lucroso prodotto commerciale mettendo avanti i bambini malati e le famiglie non depone a favore della validità e correttezza di un’operazione che in USA viene descritta come speculativa. Non ho difficoltà a dire ai genitori che se un farmaco non efficace viene immesso a prezzo esorbitante, facendo leva sulla vulnerabilità delle famiglie e sulla dabbenaggine degli spettatori, ad essere danneggiati saranno tutti i malati, per il furto di risorse, saranno gli stessi bambini affetti, che vedranno allontanarsi le già improbabili cure efficaci, e saranno diversi bambini non malati o non gravi, che verranno trattati da asintomatici in nome del “funziona se presa a tempo”. E’ già pesante avere a che fare con le consorterie senza scrupoli che si occupano di questi affari. Non voglio interferire con le credenze e le gratificazioni mediatiche di persone come lei; mi rivolgo sommessamente ad una minoranza di persone, se la vostra tremenda sensibilità lo permette.

@ Brisk. Ricambio i cordiali saluti e la riverenza; ma i modi urbani non dovrebbe praticarli solo come chiusa, se non vuole essere ripagato con la stessa moneta. Non le avrei risposto se non pensassi che sia utile evidenziare la sua baldanza nel dare giudizi, di merito, etici e personali su una nuova terapia genica. E la facilità con la quale interviene su obiezioni tecniche ed etiche con l’insulto. Sì, lei è di quelli che dicono: “Non sono un esperto. Però…” e tranciano giudizi. Sono facilitati in questo dall’ortodossia, che propugna, insieme all’intangibilità della “scienza” ufficiale, la “participatory medicine”, la partecipazione del pubblico nella clinica, nella ricerca, nella approvazione dei farmaci. Anche mediante questi spot, camuffati da richiesta fondi. Ritengo sia utile mostrare a quale serbatoio di volontari (a volte pagati) il business attinge per legittimare scelte di politica sanitaria che hanno incidenza sostanziale negativa sulla salute, sul benessere e sulla dignità dell’intera popolazione.

@ antonella genova. Smith GA. The cost of drugs for rare disease is threatening the US Health Care System. Harvard Business review. 7 apr 17. Ollendorf DA et al. Assessing the effectiveness and value of drugs for rare conditions. ICER, may 2017. La crudeltà di una malattia è irrilevante sull’efficacia di nuove cure. La pubblicità, e la questua da parte di investitori miliardari, sono tecniche che creano consenso, che prende il posto dei prior tecnici, delle probabilità a priori di successo, giustificando filoni di ricerca lucrosi ma destinati all’insuccesso clinico. L’obiezione, che in USA è un coro (v. gli studi di Prasad), è che i farmaci “innovativi”, a partire dagli antitumorali, sono costosi in maniera ingiustificata a fronte di scarse prove di validità e a una sostanziale inefficacia. Ritenere un farmaco efficace in quanto costoso è il meccanismo del “premium pricing”. Ho avuto contatti con giovani malati. Da bambino, su invito del parroco, mia madre mi portò a visitare un adolescente, che viveva attaccato a un respiratore. Ricordo la dignità, la pacatezza. Ma gli occhi non smettevano di chiedere risposte e aiuto. Morì qualche anno dopo. Non mi piacque essere stato tolto dai miei giochi, ma rimasi colpito, e l’esperienza ebbe un peso nello scegliere di fare il medico. Le emozioni, nelle valutazioni prima e dopo l’azione medica, sono lecite e utili. Le emozioni nella fase tecnica sono scorrette, e possono essere un ignobile mezzo di frode.

§  §  §

21 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Paolo VI sarà santo: “Individuato un miracolo compiuto dal Pontefice”

Papa Pochino (“il papa ha fatto pochino”, A. Moro, prima dell’esecuzione) era legato a massoneria e servizi; e ai loro affari sporchi. Da Paolo VI a Telethon, la santità, l’eroismo, gli altissimi valori sono un camuffamento dei predatori. In biologia viene chiamato “mimetismo aggressivo”. La differenza tra l’aureola pubblica e la verità picea ricorda quegli ordigni innescati che vengono nascosti in pucciosi peluche per farli esplodere nelle mani di bambini.

§  §  §

31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

§  §  §

28 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giornata malattie rare 2018, la battaglia dei ricercatori per trovare la cura per 6mila malattie. Telethon in prima linea”

Le malattie rare, scelta strategica del business biomedico (1), permettono di sostituire alla presentazione di prove di efficacia solide quella delle immagini dei bambini malati e genitori affranti per ottenere di vendere a centinaia di migliaia di euro farmaci inefficaci o dannosi. E di vendere farmaci inefficaci e dannosi, che spesso costano più dell’immobile dove vive il paziente, anche per le malattie comuni, come il cancro (2), sminuzzando la nosografia e spacciando ciò per “precision medicine”. Stanno venendo propagandate al pubblico con un battage massiccio – da noi con direct- to-consumer disease awareness come questa ennesima “giornata” e i consigli alle mamme della Balivo (RAI) – che andrebbe riconosciuto come “medical intervention” “with unproven public health benefit, dubious plausibility, and suggestive evidence of harm” (3). L’intervento medico della charmant esperta in frivolezze che invita – con messaggi ingannevoli – agli screening neonatali estesi favorisce frodi tacendo la riconosciuta possibilità, e le enormi pressioni speculative, per sovradiagnosi; che causeranno false malattie e – al netto del danno iatrogeno – false guarigioni.

1 Meekings KN. Orphan drug development: an economically viable strategy for biopharma R&D. 2012.

2 One in Five Cancers in the United States Is Considered Rare. Medscape 2017.

3 Pharmaceutical Marketing for Rare Diseases: Regulating Drug Company Promotion in an Era of Unprecedented Advertisement. JAMA, 18 mag 2017.

@ bobovitz. No, sono uno che ha spiegato come mai l’ospedale universitario dove era rettore il presidente dell’AIFA abbia aperto le porte del SSN alla truffa di basso livello di Vannoni; e come mai una truffa ridicola come quella di Vannoni abbia avuto tanto appoggio istituzionale (v. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale). E’ sconsigliabile l’esame olfattivo su alcuni temi, che sono peggio di certe particolari autopsie che ricordo in USA i medical examiner con migliaia di autopsie alle spalle eseguivano fumando, per attenuare l’odore.

§  §  §

3 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Papa incontra l’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare: “Siete una ‘palestra’ di vita attraverso la lezione della sofferenza””

Ricordo con gratitudine una professoressa di italiano delle medie, persona all’antica, un po’ rigida ma coscienziosa e preparatissima. Diceva che i partiti politici “si scoprono gli altarini a vicenda”. Si riferiva con un’espressione compita al noto fenomeno dello sput.tanamento incrociato, al reciproco svergognarsi rivelando le rispettive malefatte. Non avviene solo in politica. All’EMA hanno espresso parere negativo sull’eteplirsen ($300000/anno) per la distrofia muscolare. In USA il farmaco, definito da un critico “an elegant placebo” è stato approvato, nonostante pareri negativi e tra grida allo scandalo, dalla FDA. L’EMA ha anche raccomandato l’estensione delle indicazioni di un altro farmaco per la distrofia muscolare, in origine bocciato, poi ammesso con riserva, l’ataluren (£220000/anno). Che la FDA invece ha respinto come di non provata efficacia*.

La ricerca su terapie geniche per la distrofia muscolare ne ha fatta di strada dagli anni ’90, quando lo scopritore del gene difettoso, Hoffman, parlò indignato di “snake oil” e di arruolamento di famiglie disperate a proposito dei primi tentativi. Oggi c’è un solido complesso marketing-ricerca, così che alla carenza di efficacia di questi prodotti costosissimi si supplisce con una lubrificazione emotiva, belle parole e buoni sentimenti; affidandosi ai migliori specialisti di queste cose.

*Jeffrey S. CHMP Advises Against Approval for Eteplirsen in DMD. Medscape, 1 giu 2018.

§  §  §

3 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Beta Talassemia, il primo paziente: “La terapia genica mi ha cambiato la vita. La fiaba che ti raccontano da bambino”

Un esempio di come la ricerca del profitto produca una medicina deviante rispetto agli interessi del pubblico. Uno dei reali successi della ricerca biomedica è l’avere identificato le cause genetiche delle talassemie, e avere prodotto informazione che rende possibile la prevenzione: è possibile indentificare gli eterozigoti, avvertirli che se concepiscono tra loro avranno un 25% di probabilità di figlio malato a gravidanza; si può fare diagnosi in utero sul concepito, e abortire. Ma mentre si fa passare come salvavita la “prevenzione” del cancro con screening, inefficiente e iatrogena; mentre chi non porge senza fiatare i suoi figli a qualunque prevenzione vaccinale viene classificato come terrapiattista, oltre a subire forme di coercizione; mentre si stanno lanciando screening neonatali a tappeto, contro i criteri previsti, che produrranno falsi malati e così falsi successi per il business lucrosissimo delle malattie rare, non ci si concentra su questa prevenzione, efficace, relativamente semplice e cost-effective, che ha dimostrato di abbattere l’incidenza della malattia. Un testo USA di genetica, l’Hartwell, porta Ferrara come caso esemplare di prevenzione della talassemia. Qui si dà invece spazio al curare più che al prevenire, con hype di marketing per una tecnica sofisticata di dubbia efficacia, e pesante; e che, costosissima, compromette l’impiego razionale delle risorse disponibili per le cure mediche a favore dei guadagni facili e miliardari delle biotecnologie.

Valter Fiore: la talassemia si trasmette per modalità autosomica recessiva, quindi, secondo la sua “etica” visione della medicina, bisognerebbe dire a due ragazzi, innamorati e ahimè per loro, portatori sani, che non devono fare figli pena il condannarli a trasfusioni a vita per non darla vinta al “profitto di una medicina deviante rispetto agli interessi del pubblico”. Un certo Josef M. applaudirebbe.

@ Valter Fiore. Diverse opzioni vengono prospettate alle coppie di portatori eterozigoti: astenersi dall’avere figli, correre il rischio del 25% a gravidanza di avere un figlio malato grave e del 50% di procreare un portatore, l’adozione, il test prenatale con eventuale aborto, il ricorso alle donazione di sperma o di ovuli e altre tecniche di riproduzione assistita. La ricerca può aggirare i pericoli che sa indentificare nel concepimento fisiologico; al quale molte coppie affette accettano di rinunciare senza sentirsi spinte a ciò da nazisti in camice. Andrebbe aggiunto l’avviso di guardarsi dai propagandisti del business biomedico, che parlano di “etica di Mengele” per spingere a produrre figli gravemente malati che facciano da carne da cannone per un business che dà garanzie di qualità e serietà delle “cure” non superiori a quelle delle tecniche di propaganda ingannevoli e dei trolls incontinenti che gli sono indispensabili.

Valter Fiore: lei vorrebbe subordinare il progresso medico-scientifico alla paranoide pseudo etica della lotta “al profitto”, di cui lei sarebbe sommo sacerdote e giudice: se non è questa un’idelogia nazistoide e cialtrona …davvero non saprei come qualificarla.

@ Valter Fiore. Comincio ad avere l’impressione che quelli come lei che estraggono la reductio ad hitlerum con la stessa prontezza con la quale Goering cercava la pistola appena sentiva la parola cultura siano della stessa partita. La ricerca del profitto in medicina è dannosa per i malati. Lo ha sostenuto ad esempio Arrow, in un’analisi economica delle cure mediche. Era un Nobel in economia, con cattedra a Stanford, non esattamente un luogo ostile alla ricerca del profitto e alla subordinazione della ricerca scientifica al profitto. Non un “paranoide sacerdote della pseudoetica” predicante “un’ideologia nazistoide e cialtrona”. Era però anche una persona e uno studioso intelligente e col rispetto di sé stesso, non uno dei tanti magliari venditori di fumo. Il primato del “progresso medico-scientifico” – cioè delle frodi che lei serve – sull’etica, quello è semmai “pseudoetica paranoide”. Ma non vorrei che si scambiassero le parti; ci siamo altre volte scambiate le valutazioni personali, che devono essere un punto fermo. Ognuno al suo posto. Per lei io sono un malato di mente, e per me lei è un volgare troll in appoggio a furfanterie di potenti. Questo sillogismo disgiuntivo, o sono pazzo io o è un miserabile lei, e i tanti come lei, per me va bene.

@ Valter Fiore. Il capitalismo è un’invenzione relativamente recente (Polanyi, La grande trasformazione). Il liberismo sfrenato è recentissimo. Non è vero che senza profitto le attività umane non si muoverebbero, e che indicando i mali della ricerca del profitto si boccerebbe l’intera storia dell’umanità; che non è riducibile a una massa di puttane. Il profitto è un booster; può elevare e può portare a sbattere. Gli ascensori sono una cosa buona. E avere nel palazzo dove si abita due ascensori, tre ascensori quando ne basta uno? Con la medicina è possibile farne acquistare cinque di ascensori, e anche guasti o che precipitano. Che in medicina la ricerca del profitto provochi gravi distorsioni, date le particolarità del rapporto offerta-domanda, è generalmente riconosciuto, anche da economisti conservatori (da noi Ricossa, che saggiamente scrisse che il medico andrebbe pagato e ringraziato proprio per il fatto di non prescriverci nulla). Non equilibrata è questa visione spasmodica per la quale un sistema economico di successo non può divenire dannoso quando supera i suoi limiti; per la quale non c’è salvezza al di fuori della ricerca del profitto, e per la quale qualsiasi campo deve essere messo a reddito. E’ fuori di testa pensare alla medicina come a un servizio, che va adeguatamente remunerato ma deve essere strettamente controllato e tenuto fuori dalla corsa alla crescita economica e all’arricchimento? O è fuori di testa il vendersi pure la salute per stare al passo col “progresso”?

@ Valter Fiore. No, i progetti di ricerca li facciamo dettare come avviene dall’industria; es la Purdue, la casa farmaceutica attualmente sotto inchiesta in Massachussetts per il suo marketing ingannevole sull’Oxycontin col quale ha guadagnato miliardi e ha fatto – letteralmente – una strage; e che ora vuole espandersi nel trattamento della dipendenza da oppiacei che lei stessa ha causato. A proposito di marketing ingannevole, capisco che lei, animato dalla mistica del profitto, pensi subito ai verdi pascoli delle commissioni burocratiche; ma invece di fare sforzare Toninelli, e i suoi omologhi col camice da scienziato e altrettanto entusiasti, applichiamo l’efficienza capitalistica ponendo criteri standard valutabili semplicemente sbarrando caselle: a) lo studio di questo articolo non va presentato come viene fatto come prova di efficacia, essendo uno studio di fase I-II. Classe di studi nota per essere distorta e usata indebitamente a fini di propaganda. b) il presentare come evidenza un caso personale, e in termini emotivi, ciò che agli altri viene addebitato con una smorfia di disprezzo come aneddotica, è pure scorretto e alimenta l’analfabetismo scientifico del quale sareste acerrimi nemici; c) ciò soprattutto in una patologia come la talassemia che può avere vari gradi di severità; non si devono mandare messaggi ingannevoli ai pazienti per vendere la pelle dell’orso. Bocciato, e senza gettoni di commissione, mi spiace.

Andrea Bellelli: Ma una volta che uno la talassemia ce l’ha curarlo è molto importante, non le pare?

@ Andrea Bellelli. Sicuro. Ma non è logico né onesto fare coincidere, come si fa qui, il rilevante problema di salute pubblica talassemia – uno dei pochi per i quali esiste davvero la via della prevenzione – col problema, che si può e si deve porre come un caso marginale in subordine, di trattare chi finisca comunque malato di talassemia. La ricerca è l’arte del solubile, diceva Medawar. Del raggiungibile. Il detto proviene dalla politica, e infatti la politica sanitaria è ancora di più arte del possibile, nell’allocazione degli sforzi della ricerca e nell’impiego di risorse secondo il vantaggio alla salute dei cittadini, invece che l’investire e il trascurare stati patologici in funzione del profitto.

donatella savasta fiore: “si può fare diagnosi in utero sul concepito, e abortire”. questa sì che è una bella conquista della medicina… stile Mengele. 

@ donatella savasta fiore. Non ritengo l’aborto “una conquista di civiltà”, alla Emma Bonino (difensore sorosiano dei diritti umani, che il papa attuale ha lodato come una “grande d’Italia”; i due pulpiti, il laico e il cattolico, hanno posizioni convergenti anche sul fare soldi con la medicina). E’ vero che l’abortire un feto che si sa affetto da grave malattia e il concepire mettendo in conto tale eventualità sono forme di eugenetica; che come tali non dovrebbero andare esenti da un esame etico. Ma chi non solo vuole obbligare gli altri a subire il dolore annunciato del dare al mondo un figlio destinato alla sofferenza, ma alimenta di quella sofferenza il business di cure mediche che dietro allo hype mediatico sono così spesso evitabili, dubbie, falsamente efficaci, generatrici di altre condizioni morbose e così di altre rendite, non pratica anche lui una forma di selezione su umani? Causa di fatto la prevalenza del più ipocrita e spietato, del più ladro e cinico. E tra le due, quella che sottrae dolore e disordine e quella che li genera per cibarsene, la più vicina alla figura del medico sadico nazista al quale pensate così spesso è la vostra.

@ donatella savasta fiore. Il nazismo, anzi Mengele, il peggio del nazismo, l’ha sollevato lei, paragonandolo all’opzione aborto in caso di grave malattia congenita. Ho risposto che tra l’evitare la nascita di un bambino gravemente malato tramite un aborto e lo sfruttare bambini malati e fare in modo da incrementare questa fonte di reddito, la posizione più vicina al nazismo è la seconda. Ma lei insiste col riportare nel dettaglio i massacri nazisti. a) Ricorrere al nazismo, tentando così di intimidire, è indice di mancanza di argomentazioni pertinenti e valide, e di slealtà. b) La fascinazione morbosa per i crimini efferati del nazismo, questo pensarci sempre e proiettarli su chi è di ostacolo a loschi affari, dice qualcosa sulle pulsioni profonde che vi animano. c) Il clero sta partecipando allo sfruttamento dei bambini tramite la medicina, e questo mostrarsi “rigorosi” è un modo per nascondere dietro a simboli sacri programmi criminali che implicano un profondo disprezzo per l’umanità. Volete impressionare e zittire dando del nazista, ma in chi sa cosa praticate suscitate altre forme di repulsione: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini” (Cicerone).

indel: Nessuno mette in secondo piano la prevenzione. Smettila con questi ridicoli complottismi.

@ indel: Smettete voi di dare assurde priorità ai prodotti medici da ingrasso anziché alla medicina utile.

Non censurato. indel: Ma quali prodotti medici di ingrasso? Quali? Non sai manco di cosa si tratta. Ma chi sei tu per dire cos’è utile o no? Ma fai un favore al mondo e smetti di parlare di cose che non capisci

Mia risposta censurata @ indel. E’ appena uscito un articolo del Lown Institute, ‘The moral price we pay for “innovation” ‘ che permette di capire a chi non lo sapesse cosa intendo per medicina da ingrasso. Un paragrafo:

“The pharma sector … is a bubble fed by astronomical, obscene profits. It’s not the innovative ideas, though there are many of those, nor the ‘best and the brightest’ young scientists, though they can be dazzling in their smarts, that are making the biotech sector boom. It’s the recent access to cheap capital and even cheaper hype. And predatory pricing.”.

Dopo avere riportato esempi di ‘overpricing’ e ‘hype posing as innovation’, (promesse sfrontate di cura del cancro, farmaci anticancro approvati che non funzionano, continue richieste di abbassamento di standard già corrivi, oltre il 50% delle start-ups altamente lodate che non presentano evidenza valida per supportare le loro “innovazioni”) conclude che

“our willingness to turn a blind eye to the profiteering of local biotech is a moral failing, for which “history will not judge us kindly.”

La teppaglia come te, che conosco bene, della quale si avvale la Telethon nostrana con le sue grandi imprese finanziatrici, rappresenta bene la versione italiana di un’attività malata, di un crimine di rilevanza storica che sarebbe fare un favore al mondo fermare.

Risposta eliminata con la mia. Cleofe e York. Stai affermando che è la gentaglia nostrana a sostenere la fondazione Telethon? Sei da segnalare.

Mia risposta censurata. I tuoi tentativi di intimidazione, dato il trattamento che ricevo, e conoscendo il livello umano di chi si occupa di me, mi fanno ridere. Sono già segnalato, alla gentaglia che truffa lo stipendio dello Stato appoggiando Telethon sopprimendo il dissenso; e appoggiando le grandi aziende che si fanno belle finanziandola, finanziando così una versione usuraia e fraudolenta della medicina; in linea evidentemente col loro core business. Mentre in un Paese sano la magistratura dovrebbe indagare i mobbers, stalkers e trolls che liberamente si affollano a protezione di un’operazione di marketing ideologico che fa più danni di forme riconosciute di crimine organizzato.

§  §  §

11 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terapia genica, otto bimbi con sindrome di Wiskott-Aldrich curati dai ricercatori del san Raffaele: “In buone condizioni” “

Nella biomedicina onesta le applicazioni cliniche poggiano su una base scientifica solida e stabile; questo è un esempio di biomedicina top-heavy, a piramide che poggia sulla punta. E’ un’analisi interim, cioè provvisoria, dalla quale è scorretto e ingannevole trarre, come viene fatto, conclusioni cliniche e diffonderle al pubblico (Woloshin et al). Analisi che esce nell’aprile 2019 sulla situazione provvisoria all’aprile 2016, per di più su uno studio preliminare (fase I/II), non-randomizzato e open label, piccolo, che considera endpoint surrogati o intermedi per una patologia a quadro clinico variabile. Risultati moderati, friabili e sospetti, con la non esclusa possibilità di indurre leucemie in una patologia che rende suscettibili all’insorgenza di tumori, e che è molto rara, con meno di 1 nuovi casi/anno attesi in Italia, sono sovraccaricati come importanti traguardi. Nell’editoriale di accompagnamento sul Lancet si parla di estendere questa terapia non adeguatamente testata alle “forme più lievi”, saltando indebitamente al vero obiettivo, i pacchetti sovradiagnosi-pseudocure, che rendano le malattie rare più “comuni”, e falsamente curabili. Per poter spacciare per farmaci miracolosi le fiale dai prezzi milionari sulle quali puntano i banchieri che finanziano questa medicina presentata come filantropica; le cui gigantesche speculazioni non reggerebbero sui loro piedi d‘argilla senza la complicità dei media e degli apparati dello Stato.

28 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Sindrome di Wiskott-Aldrich, così Jacob dagli Usa e Arseniy dalla Russia hanno trovato cura in Italia”

La foto dell’articolo mostra 26 persone di Milano, per lo più in camice, che si occupano di una malattia che colpisce in media meno di un bambino all’anno in Italia. Con risultati limitati e dubbi a leggere le pur compiacenti riviste scientifiche, ma celebrati, inventando nella comunicazione mediatica risultanze scientifiche che invece sono assenti, come trionfi. Questa inversione delle proporzioni, dove sono più i dottori che i malati, e dove risultati incerti e ritagliati vengono portati al pubblico cucinati come scienza solida, fa pensare, anche dati i prezzi stratosferici che queste dubbie cure pretendono, a un successo dell’arte del fare passare il cammello per la cruna dell’ago. Ed è solo l’inizio, perché questo battage sugli asseriti successi dell’ospedale di don Verzè, e della improbabile strategia genetica contro le malattie supportata tramite Telethon da banche e grandi imprese non estranee agli ambienti della speculazione finanziaria e della relativa diffusione di notizie ingannevoli, porterà a una moltiplicazione dei pani e dei pesci per chi, dal portantino al luminare al broker, campa o prospera sul vendere medicina: giustificando un aumento di persone etichettate come malato, tramite la sovradiagnosi, sotto l’etichetta di “diagnosi precoce”, che già fa balenare, indebitamente, sul Lancet l’editoriale di accompagnamento all’articolo qui presentato come un abbraccio mondiale ai bambini che soffrono.

Alla pubblicazione del commento è seguito un incontro ravvicinato in strada con un operaio della ditta Valtellina (TIM) che mi si è parato davanti impugnando un paio di forbici chiuse. Riportato in: I rituali zozzonici della banda Mattarella sez. 2 maggio 2019. Il commento è scomparso da internet, avendo cominciato Il Fatto negli stessi giorni a cancellare tutti i commenti dei lettori dopo avere chiuso i post.

§  §  §

16 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terapia genica, due bambini ipovedenti dalla nascita recuperano la vista”

Da “Luxturna: FDA documents reveal the value of a costly gene therapy”* su quello che Telethon riporta come uno dei suoi maggiori successi (il secondo di due farmaci registrati in 30 anni; per il 2% dei bambini affetti dalle già rare distrofie retiniche ereditarie): “Widely described by the media as a curative treatment that ‘restores vision’, it was priced at US$850 000. Although voretigene neparvovec-rzyl represents a substantial therapeutic advance, most reports have failed to adequately describe study outcomes as documented by FDA reviewers. These documents reveal that the drug is not expected to restore normal vision, that only about half of treated patients met the FDA’s threshold for minimally meaningful improvement, that improvements might not persist long-term, that the most common measure of visual function was rejected as a primary endpoint after yielding mixed results, and that two patients experienced permanent vision loss.”*. L’articolo mostra come “trionfi” del genere mentre costituiscono i risultati relativamente più presentabili (o le poche, dubbie, eccezioni al prevedibile underperforming di strategie tecnicamente improbabili) abbiano un valore reale molto più scarso di quanto fatto credere al pubblico. E spiega come soddisfacendo le richieste di avidi investitori distolgano risorse – denaro del contribuente, in Italia – dall’assistenza medica più fondata, utile ed equa.

*Darrow J. Drug Discovery Today, 2019.

§  §  §

19 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fibrosi cistica, creata una terapia su misura per una bambina di 4 anni da un team di ricercatori italiani”

I farmaci considerati nella ricerca alla base di questo salto dalla provetta e dallo stabulario al paziente sono portati a esempio delle incongruenze e promesse mancate della “medicina personalizzata” imposta dal business: “The new, genetically driven drugs for cystic fibrosis parallel the situation in cancer, in that they have modest effects but huge costs (18)”*. Un comitato di esperti in Canada si è espresso contro l’uso di questi farmaci criticandone sia efficacia che costi. Parere negativo anche in Scozia.

L’unione ricerca al banco-cure è una forma estrema di ‘therapeutic misconception’, la credenza che le cure sperimentali siano le migliori. E’ la versione tecno del bisognoso che si rivolge al sapiente con la zimarra per la pozione che verrà preparata per lui. Sono riportate frodi di istituzioni rinomate a danno dei malati con questo “marketing della speranza”. Il pubblico andrebbe piuttosto informato sui pericoli della reincarnazione dell’archetipo del mago nella ricerca commerciale odierna **.

*Joyner MJ et al. Promises, promises, and precision medicine. J Clin Investig 2019. 129: 946.
** Churchill LR et al. Genetic Research as Therapy. J Law Med Ethics 1998. 26: 38. Annas GJ. Questing for grails: duplicity, betrayal and self-deception in post modern medical research. J Contemporary Health Law Policy, 1996. 12: 297.

Errata corrige: nella prima frase togliere “e dallo stabulario”. In questi giorni della settimana Telethon il mobbing, lo stalking, i boicottaggi dei suoi padrini e gabellotti, istituzionali e privati, sono particolarmente pesanti e mi stanno dando parecchi pensieri e parecchio da fare per tamponare i danni. Ciò può avere evocato le immagini dei consueti animali di laboratorio, che nella ricerca in oggetto, di tipizzazione genetica di pazienti, ovviamente non c’entrano. L’articolo de Il Fatto non dà indicazioni bibliografiche. La pubblicazione che ho trovato* comunque scorrettamente omette i materiali e metodi e la descrizione del campione.

*Amato A. et al. Two CFTR mutations within codon 970 differently impact on the chloride channel functionality. Human Mutation, 2019. 40: 742.

§  §  §

29 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella: “Stop alle paure irrazionali, possono portare a comportamenti autolesionistici. Avere fiducia nella scienza””

Respinto. Pubblicato al secondo tentativo 5 ore dopo.

La scienza è un antidoto ai danni autoinflitti da irrazionalità. Quando onesta; la divinizzazione di una scienza corrotta unisce i mostri del sonno della ragione alle tagliole delle frodi tecniche. L’operazione Coronavirus appare avere tra le sue ramificazioni quella di usare lo stato di eccezione per porre “la scienza”, cioè il business farmaceutico, con la sua etica da monatti, al vertice della gerarchia delle autorità morali e materiali. Innumerevoli casi documentati mostrano che è appropriata una sfiducia in un establishment biomedico che tradisce bassamente i cittadini a favore del business. Inoltre nel caso della medicina più che di scienza si tratta di tecnologia commerciale; la cui bontà può e deve essere valutata. Tecnologie dalle dimensioni sociali, economiche, politiche, colossali vogliono essere esentate dal controllo democratico e di legalità in nome di una scienza che stravolgono nei principi e prostituiscono nelle applicazioni. Es., la “scienza” delle malattie rare, che Mattarella qui incensa celebrando Telethon, diluisce, con la scusa della rarità, a livelli omeopatici i già compiacenti requisiti di approvazione dei farmaci; per poi vendere prodotti non scientificamente validati a prezzi gonfiati fino al milione di euro (del contribuente) a ciclo. Uno schema fraudolento per formidabili profitti legali. Sul quale non andrebbe posto il sigillo presidenziale.

v. anche 3 marzo 2020. Il sigillo presidenziale. In I rituali zozzonici della banda Mattarella

§. §. §

7 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara ” “Telethon tortura, no vivisezione”, scritta spray sulla sede della Fondazione: “Un attacco diretto alla ricerca scientifica” “

Le manipolazioni della medicina stanno venendo usate come formidabili casus belli. Un allarme medico opportunamente ordito può fare chiudere una grande acciaieria; o deviare nel senso voluto l’economia mondiale e i suoi equilibri. La medicina è sempre più marketing. Si prospetta un pericolo tremendo e si dà la soluzione, presentandosi come salvatori.

Gli agitatori dell’animalismo – una dottrina antiumanista, e di supporto al generale indebolimento degli standard di ricerca – che somigliano ai terroristi pilotati dei decenni precedenti, offrono il destro, mentre impazza la paura, agli spin doctor di presentare Telethon come la fiaccola della ragione contro le tenebre. Non si parla della sperimentazione sulla popolazione costituita dall’immissione in commercio di farmaci tanto propagandati quanto non adeguatamente testati; a partire da quelli per le malattie rare*, in Italia promossi da Telethon. E’ un non sequitur sostenere che essendo oggetto di attacchi ideologici e vandalismi allora si è scienziati corretti, e filantropi. Posso testimoniare che Telethon, la beniamina del grande capitale, gode di attività di soppressione del dissenso da parte di istituzioni e grandi aziende, di livello criminale, impunite e libere di agire dietro all’indignazione per i tempistici show degli animalari.

*Herder M. The FDA and Sarepta: a window into the real world of drug regulation. Stat 3 set 2019.

@ Paolo-A. ”Il compito che mi sono scelto, in questo e in altri miei interventi, è combattere l’uso disinvolto di pseudologiche fuorvianti, in qualunque contesto, che sono una delle piaghe di questa nostra civiltà, con conseguenze pesantissime.”. Questo può dirlo di sé un Tommaso Campanella: “Io nacqui a debellar tre mali estremi / Tirannide, sofismi, ipocrisia.” Nel suo caso il compito coincide con lo hand-waving del troll che la butta in caciara e insulta senza l’ultimo brandello di pudore a difesa del pensiero unico. Qui a difesa del falso dissenso, consentito e incoraggiato perché occupi il posto di quello proibito. E’ comprensibile che certe attività ricorrano a eufemismi per definirsi. Es. escort per prostituta, o informatore scientifico per piazzista di farmaci e sensale di comparaggi. Le manipolazioni linguistiche sono comuni nei tanti lavori offerti dal leviatano medico; sono usate da chi cerca un piatto di minestra senza andare per il sottile, rappresentanti farmaceutici e troll; ma anche negli ambienti più austeri*. Tra tanti medici “supereroi” (ministro Speranza) e “grandi scienziati che lavorano ogni giorno per farci uscire dal buio della malattia e dell’emarginazione” (Telethon, qui), in questa galleria di vergini autocertificate, occorrono quelli come lei nati per accorrere a imbrattare verità nascoste che affiorino.

*Vinker CH et al. Use of positive and negative words in scientific PubMed abstracts between 1974 and 2014. BMJ, 2015. 351: h6467.

Il gap potenza-conoscenza

10 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Atrofia muscolare spinale, lo screening neonatale in Lazio e Toscana: “Cambiamo la storia della patologia””

Perché non affidare la giustizia direttamente a degli energici sceriffi, lesti con la pistola e pronti con la corda, facendo a meno dei magistrati? Perché si incorrerebbe in errori e distorsioni inaccettabili. Perché ai neopatentati sono imposti limiti di potenza dei mezzi e di velocità? L’uomo crea spesso situazioni di divario tra potenza, elevata, e conoscenza, insufficiente. La scienza e la medicina ne sono forti produttori. Tanto che si paragonano entrambe (Collins e Pinch) al Golem, il servitore bruto della mitologia ebraica.

Qui resta il divario tra l’insufficiente conoscenza sugli effettivi meriti dello screening per SMA, che ha portato organi di controllo a scartarlo*, e la potenza di uno strumento di massa che può dilapidare risorse per creare falsi successi per farmaci come lo “Onasemnogene abeparvovec” (Zolgensma) che sul lato della potenza ha un costo di oltre 1 milione di dollari a trattamento, e su quello della conoscenza una storia di manipolazione degli studi.

Il gap potenza-conoscenza andrebbe considerato quando si parla di “prevenzione”, “prudenza” “cautela”. Es. le misure draconiane e a oltranza sul covid, che trascurano gli effetti sul resto della salute e sull’economia, sono prudenti come il fuggire da un pericolo non ben conosciuto su una Ferrari senza freni; con per unico input la paura e per unico output il piede sull’acceleratore.

*UK national Screening committee Screening for SMA. 31 Ott 2018.

§  §  §

2 novembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Malattie rare, il Senato ha approvato il testo unico: è legge. Dal fondo per il sostegno ai caregiver alla ricerca: cosa prevede”

In medicina pochi campi come quello delle malattie rare offrono una ampiezza e varietà di modi diversi di frodare a danno dei pazienti e del contribuente e a vantaggio del business. Dalla trasmutazione della malattia da fenotipo clinico a positività di incerti test di laboratorio, agli studi per l’approvazione approssimativi e manipolati su campioni esigui, supportati con l’esibizione di bambini in sedia a rotelle; agli screening neonatali che su malattie a bassa incidenza sono garanzia di moltiplicazione delle diagnosi, di false diagnosi e false guarigioni; alle cure preventive controfattuali, che misurano il “successo” sui non-eventi; alle iniezioni messe a 1 milione di dollari l’una; alle esenzioni fiscali alle multinazionali come premio alle frodi; alla moltiplicazione surrettizia delle malattie rare col “salami slicing”, alle associazioni di pazienti astroturf, cioè pagate per premere per il prodotto miracoloso di turno, etc.

Da noi i “mastini” del giornalismo da guardia non annusano la notizia e non abbaiano, presentandola come senz’altro positiva, a differenza che altrove: House Orphan Drug Proposal: A Windfall for Pharma, False ‘Cure’ for Patients – Provision in Proposed 21st Century Cures Act Could Cost the Public $12 Billion. Public Citizen, 2015. Nessuno chiede una legislazione seria che preveda procedure e controlli volti specificamente a impedire che il settore si espanda come paradiso degli imbrogli in campo biomedico.

§  §  §

31 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Banfi, Cucinotta, Verdone, Boccoli: l’invito a donare per la prevenzione del tumore del seno – Fondazione il Fatto Quotidiano per Komen Italia”

CENSURATO

“Io, nutrita dagli slogan: ma con me la pubblicità non funziona mai” Articolo di Benedetta Boccoli, Il Fatto, 1 agosto 2022.

Purtroppo la propaganda ingannevole della quale l’attrice si fa, come tanti personaggi dello spettacolo, testimonial, è straordinariamente efficace, oltre che perversa: Kristen Pickles, Alexandra Barratt et al. Effects of awareness of breast cancer overdiagnosis among women with screen-detected or incidentally found breast cancer. BMJ open, 2022.

 

 

§  §  §

Vedi anche:

Quando è Pietro che si associa a Simon Mago

Un certificato di decenza per le attività antimafia

Anche il CSM interviene su Alfie

Preghiere esaudite. Le cure compassionevoli nella medicina usuraia

Da quali minacce va protetta la Glaxo

7 December 2010

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Comunque vada, Wikileaks lascerà segni molto profondi” del 6 dic 2010

“What does the eight-hundred-pound gorilla do? Anything it wants to”
M Angell, The truth about drug companies.

1. Il prof. Giannuli spiega come lo “scandalo” Wikileaks servirà anche a controllare il Web. Quella futura sarà eventualmente un’accentuazione del controllo, che già esiste in forme non dichiarate; e che dovrebbe continuare in forme oblique, nelle quali la prima censura è negare che vi sia censura. Mentre ricorre di routine alla “character assassination”, e in casi estremi all’omicidio, lo stile censorio anglosassone è diverso da quello della tradizione autoritaria italiana: invece che il segreto assoluto, preferisce che si ventili parzialmente, si sfiati un poco la scatola dei segreti; ma che questi rimangano come voci isolate e sgraziate, “a few squeacky wheels”, frammiste a tanta fuffa, spontanea e artificiale, prodotta da appassionati di complotti e da disinformatori professionali; e disperse nell’armonioso e gradevole dissenso antisistema ufficiale, costruito con cura, che impera sul Web e i cui libri si vendono nei centri commerciali.

2. Colpisce la notizia di Wikileaks che una sede della Glaxo Smith Kline in Italia, specializzata in vaccini, sia stata considerata obiettivo sensibile; non si capisce a leggere gli articoli dei giornali se come azienda italiana spiata dall’intelligence USA (Unità, Repubblica, Radio Tv di San Marino) o, com’è più verosimile, come asset importante degli USA, da proteggere da “terroristi”. (Su questo genere di protezioni contro il terrorismo rivolto alla tecnologia e alla ricerca, e sul fatto che l’Italia non ne sapeva nulla come ha affermato Frattini, cfr. “Leopardi, Unabomber e altri eversori” sul mio sito menici60d15). Ricordo a Brescia un’eminente figura della burocrazia della ricerca biomedica e dell’università auspicare la chiusura dei siti web che denunciavano effetti collaterali del vaccino anti HPV, prodotto anche dalla Glaxo; mentre tali notizie continuano ad apparire su siti anglosassoni (ricordo anche, sulla via del ritorno, la pantera della polizia, intercettazione per me di prammatica quando vado a conferenze pubbliche su argomenti medici sensibili).

3. Va gridato che la Glaxo, multinazionale con base in Gran Bretagna che nel 2009 ha incassato 45 miliardi di dollari, è una delle grandi vittime del web, e si capisce che si voglia proteggere, sia nel mondo reale che nel cyberspazio, questa vitale risorsa etica. Presento una succinta selezione di alcune delle vergognose storie che è possibile raccogliere riguardo alla Glaxo su internet.

a- La Glaxo si è fusa alla Wellcome, azienda collegata a Rockefeller, la forza che ha avuto un peso determinante nel dare forma alla medicina moderna per come la conosciamo. Negli anni ‘30 lo studio legale che curava Wellcome e Rockfeller aveva tra i suoi avvocati Allen Dulles, poi direttore della CIA nella Guerra fredda.

b- Uno dei CEO della Glaxo, Bide, è stato presidente dell’Adam Smith institute, antisocialista. La Glaxo ha potuto contare sull’appoggio del New Labour inglese. Dev’essere vero che i vertici della Glaxo sono su posizioni di destra, perché in Italia Glaxo risulta avere finanziato la fondazione “Italianieuropei” di D’Alema. Forse è per questo che alle riunioni della Fondazione SmithKline, braccio culturale della Glaxo, partecipano esponenti dei DS come l’ex sindaco di Brescia Corsini, che in una di queste occasioni ha dichiarato “L’attenzione alla salute è il paradigma del nostro grado di civiltà”; come dargli torto. La Fondazione SmithKline è il think thank dove si coltivano idee come quella di fare evolvere le antiche forme di trattamento sanitario coatto in forme di persuasione adatte alla società liberale (M Valsecchi, direttore sanitario ASL 20 di Verona: La prevenzione in una società complessa). E forse è anche per questa simpatia dei “compagni” che per il lancio di nuovi vaccini della Glaxo, da molti considerati un caso di globalizzazione della truffa, l’Italia è la vigna dei fregnoni.

c- Alla Glaxo si deve l’AZT per l’AIDS, la malattia politica sostenuta dall’EIA, l’Epidemiological intelligence agency, un servizio segreto del governo USA che si occupa di medicina, anche determinando carriere (cfr. P Duesberg, Il virus inventato). Il farmaco, già scartato per l’attività cancerogena e l’eccessiva tossicità, ha l’interessante caratteristica di causare le lesioni e i sintomi dell’AIDS; la Glaxo stessa avvisava i medici di non confondere gli effetti del farmaco con le manifestazioni della malattia. Ciò spiega perché soggetti asintomatici, cioè che stavano bene, abbiano sviluppato la sintomatologia dell’AIDS una volta cominciato ad assumere l’AZT in seguito alla diagnosi di laboratorio di sieropositività (criticata come inattendibile da dozzine di specialisti). E alla fine siano morti. L’inventore della AZT, Beltz, ha dichiarato di essersi pentito di averla elaborata.

d- La Glaxo è stata accusata di avere nascosto la pericolosità dell’antidiabetico Avandia, anche perseguitando e denigrando il ricercatore J Buse. Il farmaco secondo la “Senate finance committee” USA è stato responsabile di circa 83000 morti per infarto miocardio.

e- Nel 2010 uno studio scientifico USA, esaminati 200 lavori e interventi scientifici, ha evidenziato che il 94% degli esperti che hanno scritto a favore di Avandia avevano legami finanziari con Glaxo.

f- Ha versato 2,5 milioni di dollari per chiudere un processo per frode, in USA, per avere occultato dati sull’inefficacia e gli effetti negativi su bambini e adolescenti del Paxil-Seroxat, un antidepressivo che potendo indurre comportamenti violenti ha causato suicidi e omicidi di familiari.

g- Il Paxil fu approvato dalla FDA mentre negli stessi mesi in USA sembrava fosse in corso un’epidemia della malattia, non identificata fino ad allora, per la quale si prescrive; una delle tante malattie nuove degli ultimi decenni, che secondo molti rientra nel novero delle malattie “corporate backed”, cioè inventate per fare soldi, es. medicalizzando le difficoltà dell’esistenza: il “Disordine da ansietà generalizzato”, a dire il vero già noto in ambito non scientifico come nervosismo, irrequietezza, angst, giramento di balle, etc.; inquadrato nella nosologia poco prima del lancio del farmaco da uno psichiatra della Columbia university, Gorman; che era inoltre a libro paga della Glaxo come consulente. Un altro che aveva lavorato come consulente scientifico per Glaxo è Breckenridge, membro della MHRA, l’ente di controllo dei farmaci UK, che evitò di investigare il caso dei sanguinosi disastri provocati dal farmaco. Non contenta, la Glaxo ha anche truffato Medicaid gonfiando le fatture del Paxil, e per ciò ha dovuto pagare una multa di decine di milioni di dollari.

h- Censurata 14 volte dalla FDA per pubblicità ingannevole di farmaci antiasma. L’FDA ha anche aperto contro la Glaxo procedure per la violazione delle buone pratiche di produzione dei farmaci.

i- Produttrice del vaccino trivalente MMR per morbillo, parotite, rosolia, che può dare gravi reazioni avverse neurologiche. Il vaccino MMR è stato criticato quanto a scientificità delle procedure di sviluppo, utilità, efficacia, dannosità, e reazioni avverse. Sarebbe in grado di provocare l’autismo nei bambini secondo un medico, Wakefield (un’ipotesi dubbia). Wakefield comunque non sbagliava quando osservò che gli studi di sicurezza sul vaccino erano insoddisfacenti. Le vendite del vaccino crollarono, e il ricercatore fu attaccato da una serie di articoli sul Sunday Times, posseduto da un membro del consiglio di amministrazione della Glaxo. Fu in seguito sospeso dalla professione, mentre chi difese la Glaxo fece carriera.

l- Ha pagato come esperti alcuni ricercatori che poi stesero le linee guida dell’OMS per il vaccino contro il virus H1N1. Sospettata di averli corrotti per lucrare su una falsa epidemia. L’OMS impose nel mondo il vaccino, il cui effetto è stato non medico ma economico, producendo profitti per miliardi di dollari. Analoga efficacia per l’antivirale Glaxo contro l’influenza aviaria.

m- In Olanda la multinazionale è stata accusata di comunicare coi giornalisti prima dell’approvazione di un farmaco anti-emicrania; e i giornalisti di fornire alla Glaxo una campagna di propaganda sul farmaco camuffata da informazione. Le tecniche di pubblicità della Glaxo fanno largo uso del direct marketing, il rivolgersi direttamente ai consumatori, a volte sotto le vesti dell’educazione sanitaria, es. sponsorizzando “la settimana dell’emicrania”.

n- Ripetutamente coinvolta in Italia in indagini per comparaggio, che hanno portato al rinvio a giudizio di migliaia di medici, anche illustri, a più riprese, con accuse di truffa ai danni dello Stato, associazione a delinquere, corruzione e falso. Decine di dipendenti della Glaxo Italia sono stati denunciati per associazione a delinquere; ci sono state richieste di interdizione dall’attività della Glaxo. Poi il buon senso ha prevalso e tutto si è dissolto.

o- Accuse di mazzette all’AIFA, l’agenzia del farmaco italiana, per evitare controlli sull’Aulin, ritirato in altri paesi per la sua capacità di provocare gravi lesioni epatiche.

p- Accusata dal Dipartimento di giustizia USA di aver pagato tangenti, oltre che in Italia in molti altri paesi, in alcuni dei quali è finita sotto indagine, es. in Turchia. Ci sono state anche accuse di tangenti a medici in USA. Di recente Glaxo ha avvisato il governo inglese che il nuovo “Bribery act” che come già fa la legislazione USA proibisce di corrompere funzionari esteri, danneggerà i suoi affari, in particolare nel nuovo grande mercato cinese.

q- Le bugie sulle mazzette della Glaxo trovano appoggio nella perfida diceria per la quale nei bilanci delle multinazionali farmaceutiche le spese di amministrazione e marketing, già superiori a quelle per la ricerca, nasconderebbero elargizioni a politici, amministratori, giornalisti, opinion makers, medici e altri addetti, indispensabili per fare girare il business dei farmaci dato il suo carattere fraudolento.

r- Cliente della maggiore multinazionale di pubbliche relazioni, la Burson Marsteller. L’agenzia, che si è occupata anche di curare l’immagine della giunta militare Argentina (sulle vittime degli squadroni della morte commentò “People gets killed everywhere”), è specializzata nella organizzazione di un falso dissenso che sembra partire spontaneamente dal basso e tira acqua al mulino dei potenti committenti (“Astroturf”); es. associazioni di pazienti che invocano un farmaco trattenuto nelle grinfie dei burocrati che non vogliono approvarlo o distribuirlo a spese del SSN perché dicono che non serve. Il dissenso grassroot falso o pilotato è una tecnica che appare rilevante anche per il rovello sulla genuinità dell’affare Wikileaks, e per l’arduo dilemma su chi saranno le vere vittime e chi i veri “villains” delle sue conseguenze future.

4. Queste notizie disponibili su internet mostrano quanto sia sensibile un obiettivo come Glaxo: quanto odio si è accumulato verso la multinazionale che cura i malati, verso questi novelli cavalieri ospedalieri. E’ giusto che la Glaxo si tuteli, a là Allen Dulles, e che in futuro simili calunnie, simili attacchi di cyberterrorismo siano stroncati sul nascere, e non appaiano se non come spazzatura e patologia dell’informazione.

5. E forse Glaxo è ancora più sensibile, coi piedi d’argilla direbbero i malevoli che la criticano, e quindi ancor più bisognosa di protezione. In Italia c’è perfino qualche medico invasato che conosco io (per fortuna messo aumma aumma in condizione di non nuocere da magistrati, poliziotti e altri amici delle multinazionali), che pensa che le cose stanno anche peggio di quanto trapela sui media e su internet; che ci sono elementi per sostenere che anche altri farmaci della Glaxo, es. per l’ulcera peptica, la sclerosi multipla, alcuni oncologici, e il vaccino per la prevenzione del tumore della cervice, sono basati su presupposti scientifici falsi e di comodo, essendo frutto del “corporate take over of science”; e che appare probabile che se si andasse ad esaminare scientificamente uno ad uno tutti i prodotti del catalogo Glaxo ci sarebbe da dare ragione a Roses, alto dirigente della Glaxo, che ha recentemente affermato che “più del 90% dei farmaci non funzionano”. (Roses lo ha detto per poi aggiungere subito che funzionano solo nel 30-50% dei soggetti; un’affermazione a effetto nell’ambito del lancio dell’ultimo grido della ricerca e del marketing farmaceutico, la farmacogenetica per la “tailored medicine”, il farmaco tagliato su misura, “ad personam”).

6. C’è come una buona stella che protegge il gigante Glaxo dalla macchina del fango: perfino gli attacchi sui farmaci per l’AIDS del Presidente sudafricano Mbeki, non un “keyboard warrior” ma un nero che ha speso la vita per la liberazione della sua gente, dipinto dalla stampa mainstream come un paranoico nemico dei bambini malati, sono rientrati. Chissà di quali argomenti si è avvalsa la Provvidenza.

7. Fosse per l’Italia, neppure ci sarebbe bisogno di un giro di vite sul web contro il partito dell’odio e dell’invidia. Il web è piombato sull’Italia come un oggetto fantascientifico proveniente da un altro pianeta; dipendesse da noi, trasformato in carrozzone pubblico al servizio di interessi privati, sarebbe stato imbrigliato da un pezzo; aprire un sito per il semplice cittadino sarebbe più difficile che ottenere il porto d’armi; e la rete non andrebbe molto oltre Radio Maria, i reality, C’è posta per te, le previsioni del tempo, le ricette, il calcio, la pubblicità palese e redazionale, es. i siti di educazione alla salute e sul corretto uso dei farmaci, pluralistiche rappresentanze di partiti e forze sindacali, etc.; l’angolo più estremista, luogo di feroci duelli tra bloggers, nell’ambito di quanto consentito dai moderatori, sarebbe il sito di Fabio Fazio.

8. Inoltre in un Paese tosto come il nostro la Glaxo e le sue sorelle, la loro immagine di benefattori, la loro libertà di ricerca e d’impresa, sono già protette contro questo nuovo terrorismo; potendo contare, per la liquidazione ad nutum di fonti percepite come un minaccia, sui servigi di persone serie e importanti, di corpi armati benemeriti; sui servigi di padroni delle ferriere che si sono improvvisamente scoperti una vocazione per la medicina accademica e vogliono acquisire meriti per entrare nel ramo, di soci italiani di Rockefeller, dei nostri servizi di sicurezza con la loro alta tradizione di indipendenza e abnegazione; tanti nobili signori che davanti a soldi e carriera arricciano il naso schifati, ma lottano a costo della vita per la salute dell’umanità; come quelli della Glaxo, essendo fatti della stessa pasta.

Sito web: menici60d15

~~~

Blog de “Il Fatto”

Commento al post “Caso Pronzato, il botta e risposta tra Marco Travaglio e Massimo D’Alema sul Fatto” del 20 ott 2011

La fondazione Italianieuropei di D’Alema, il post-comunista che è a capo dell’organo di controllo dei servizi, ha preso soldi anche da case farmaceutiche come la Glaxo, che ne sono soci benemeriti. Questo legame sarà meno avvincente e meno politically correct di quelli con le storie di corruzione nazionale; ma dovrebbe essere più interessante, perché non riguarda solo “la questione morale”, ma anche la questione della salute dei cittadini, riguardando il modo col quale i politici controllano come vengono curati; per esempio, dovrebbe essere considerato se ci si volesse soffermare su quanto sta emergendo sui prezzi folli e la scarsa efficacia, per un usare un eufemismo, dei farmaci antitumorali “innovativi”:

par. 3b in https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

§  §  §

9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti

27 February 2010

Segnalato il 27 feb 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Magistrati in politica: favorevole o contrario?” del 23 feb 2010


Ho fatto il magistrato, non lo spacciatore di droga

Il PM Nicastro sulla sua candidatura alle regionali del 2010

Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga

N. G. Davila

 

 

 

1. Non so se sia un bene o un male che i magistrati entrino in politica. In generale, i magistrati lasciano la toga seguendo percorsi di diverso tipo. Abbiamo avuto un ex magistrato senatore che è stato implicato nei procedimenti giudiziari sull’eliminazione, con una pistolettata in bocca, di qualcuno che parlava troppo. So di un  giudice che si fece monaco, ritirandosi in una abbazia incantata; forse sarebbe stato meglio per noi se si fosse buttato nella mischia parlamentare. Ci sono celebri figure di magistrati divenuti parlamentari, stagionate e recenti, che personalmente ho difficoltà a inquadrare e in alcuni casi sollevano forti perplessità.

2. Osservando da diversi anni il tema del rapporto tra frode medica strutturale e magistratura, ho invece un’opinione netta sulla candidatura alle prossime elezioni regionali del PM di Bari Lorenzo Nicastro nell’Italia dei valori, che oltre che un magistrato in politica è un magistrato in medicina, data la sua “prenotazione” del posto di assessore alla sanità nella giunta Vendola. Mi pare la conferma, che avrei preferito non registrare, del quadro che ho già delineato in questo e altri forum sull’appoggio della magistratura al grande business medico [1-12]. Le dichiarazioni di Nicastro sulla sanità sono deludenti e preoccupanti, e se fossi un elettore pugliese, e se non restituissi ormai da tanti anni il documento elettorale ad ogni tornata, non solo non lo voterei, ma borbotterei, come don Ciccio Tumeo nel Gattopardo, la dichiarazione di voto che espongo qui.

3. In breve [8], in medicina vi sono frodi mediche di primo grado, che ho paragonato alle frodi  dei banchieri; sono attuate dal grande business, e consistono in genere nell’alterazione della dottrina ufficiale, in modo da rendere ortodossi e legali interventi medici, spesso inutili o nocivi, volti al profitto invece che all’interesse del paziente (es. [1,13]). Sono quindi frodi non riconoscibili, per il loro carattere tecnico, al quale si sovrappongono i fattori antropologici che portano a conferire fiducia alla medicina, e che rendono pertanto difficile il riconoscimento di queste frodi anche quando vengono denunciate. L’Italia è ai primi posti in Europa per frequenza di interventi di protesi d’anca, per un mercato di un miliardo e trecento milioni di euro, più altri cinquecento milioni di euro per la riabilitazione, e con una crescita del 5% all’anno. Per continuare la crescita, sta venendo lanciata in questi mesi anche in Italia una nuova patologia dell’anca, della quale quei fessi che fondarono l’ortopedia non si erano accorti: il “femoroacetabular impingement”. Veramente i fessi dei tempi passati mettevano in guardia sulla scarsa correlazione tra dolore e lesione anatomica, un principio che qui viene travolto. All’interno del monopolio medico, il mercato delle malattie è libero: c’è libertà d’impresa di inventare malattie sempre nuove, una pratica in crescita. L’entità nosologica non è ben stabilita, ammesso che esista veramente, ma già consente artroscopie, terapie farmacologiche, interventi di protesi, etc. Appare essere l’ennesimo caso di non-malattia basata su difetti anatomici o su semplici varianti anatomiche, che viene inclusa tra le malattie per espandere il mercato tramite lo spauracchio della progressione verso forme gravi: così ora abbiamo gli interventi  preventivi anche per l’artrosi. In questo caso il target sono i giovani sportivi, che appaiono soggetti, e anche psicologicamente propensi, a lamentare dolori e a sottoporsi a cure chirurgiche. Basta la comune pubalgia dell’atleta e si parte con un iter che può arrivare alla protesi d’anca, un intervento di chirurgia maggiore. Vi sono poi frodi mediche di secondo grado, che parassitano quelle di primo grado, attuate in genere da parte di piccoli operatori, che ho paragonato a un bancario che storna fondi ad una banca, e quindi ruba oltre che al pubblico anche a coloro che l’hanno fondata. Es. lo scandalo “pro-pro” sotto la giunta Vendola, il comparaggio sulle protesi ortopediche dove il “sinallagma” consisteva nelle prestazioni di prostitute. Le frodi di secondo grado possono restare nascoste e impunite, ma una volta emerse sono facilmente riconoscibili.

4. La mia tesi, derivata da anni di osservazione, è che la magistratura combatte le frodi mediche di secondo grado, invise ai poteri forti dell’industria e della finanza, che a volte sono letteralmente banchieri, e favorisce quelle di primo grado, attuate da quegli stessi poteri. La candidatura del PM Nicastro dopo lo scandalo pro-pro, con lo scandalo ancora nelle mani della Procura di Bari, appare come una conferma. Anche nell’arretrato meridione, dopo una fase di lancio, come ho detto [10], della medicina commerciale e tecnologica ad alto volume, attuata permettendo su di essa frodi di secondo grado, si è pronti ad entrare a regime, nel sistema della frode di primo grado; e la magistratura sta ora bloccando la frode di secondo grado, che pare fosse nota da anni; non solo ma ora fornisce anche l’uomo che è in grado di impedirla anche sul piano amministrativo. Il dr Nicastro, metto la mano sul fuoco, si farebbe tagliare una mano piuttosto che accettare una mazzetta, o farla accettare ad altri. E sostiene nella sua campagna che questo, porre fine alla corruzione, è quello che ci vuole per la sanità. In realtà, il non zanzare soldi o altri benefici è solo un prerequisito minimo per la buona sanità. Non c’è bisogno di dire che l’assenza di frodi di secondo grado è un bene, ma va aggiunto che deve essere accoppiata all’assenza di frodi di primo grado. Se si fermano i bancari infedeli e si lasciano liberi di fare ciò che vogliono i banchieri senza scrupoli, il cittadino non ne beneficia. La sostituzione delle frodi di secondo grado con la frode di primo grado può paradossalmente tradursi in uno svantaggio maggiore per la salute del cittadino, come scrissi anni fa a un PM di Catanzaro oggi parlamentare europeo con l’ex PM Di Pietro. Un esempio di ciò è il caso Poggi Longostrevi, che voleva fregare tutti – anche il sistema al quale era organico, e che gli permetteva di frodare – non eseguendo gli esami inutili o dannosi che faceva prescrivere. Se gli esami fossero stati eseguiti, i pazienti avrebbero sofferto le conseguenze di radiazioni, e dell’entrare in quella spirale di accertamenti, trattamenti e complicanze che è capace di ridurre al lumicino una persona sana e robusta come un cavallo. Il truffatore sarebbe oggi un riverito luminare. Ma Poggi Longostrevi con la sua avidità danneggiava il consumo di prodotti medici, e ha fatto una brutta fine.

5. Nicastro ha detto, nel presentarsi agli elettori, “…il magistrato per 23 anni, è l’armamentario di chi sa che bisogna lavorare con le regole. Di chi sa ciò che non va assolutamente fatto”. Veramente un politico dovrebbe sapere anche cosa si deve fare, e presentarsi con un programma positivo e dettagliato. La deriva securitaria che ha portato a identificare la sicurezza con più polizia ha il suo corrispettivo nel magistrato che è da preferire come amministratore al politico in quanto non ruba e non farebbe rubare. Questa posizione di censore, per un campo come la sanità, sarebbe già pochino; e si vede che le cose da non fare per Nicastro sono le mazzette e affini; che sono solo una parte di una parte delle cose che non si devono assolutamente fare.

6. Sceso in campo, il magistrato ha esordito dicendo, a proposito dell’incarico al quale aspira, “Non parlerei di sanità, ma di salute”. La sostituzione, di uso comune, di “sanità” con “salute” è un portato della ideologia liberista arrivata col vento della globalizzazione, uno slogan degno di Madison Avenue che si è riflesso anche nel cambio di titolo del ministero competente. Come la felicità, la salute è un’aspirazione, e solo in parte è nelle mani degli uomini o degli Stati. La sanità è la tutela della salute, la tutela per quanto possibile, ed è quella che dovrebbe essere l’obiettivo del buon politico. Questo però i cittadini non lo capiscono; loro vogliono “il diritto alla salute”, un’espressione ottusa e disonesta. Quello che si può e si deve pretendere, a una lettura razionale dell’art. 32 della Costituzione, è il diritto alla tutela della salute. Invece, col miraggio dell’elisir di eterna salute, spesso si commettono solenni truffe che pregiudicano la salute. Intorno agli anni 2000, con la riforma Bassanini, il Ministero della Sanità fu abolito, nella stolida e folle indifferenza di tutti, incluse le masse di ipocondriaci. Risorse, in posizione subordinata, come Ministero della Salute sotto Berlusconi. Il cambio di nome del ministero, che passò anch’esso inosservato, mi sembrò il cattivo segno di una mutazione ideologica; che il candidato dalle mani pulite rinnova, forse con un aggravante: come PM sa bene che spesso i truffati con le loro illusioni pretese e velleità giocano un ruolo attivo nei meccanismi fraudolenti dei quali cadono vittima; e pertanto né i magistrati né i politici dovrebbero incoraggiare nei cittadini concezioni irrazionali dettate dalla propaganda. Né tanto meno sfruttare la credulità popolare già sollecitata ad arte da interessi che gli amministratori dovrebbero contrastare.

7. E’ vero che la OMS definì la salute come “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto assenza di malattia“; fu nel 1948, quando cominciava la lunga progressione che ha traformato la medicina da servizio in settore di punta dell’economia, fino alla situazione attuale, dove la spesa medica si è ingigantita tanto di poter minare la salute economica delle nazioni. Ricercatori di public health anglosassoni hanno commentato che questa dell’OMS più che la definizione di salute è la definizione di orgasmo. Una definizione insana: implica che se non si é in uno stato perfetto si può trovare il modo di sostenere che non si è in salute. Ciò facilita quanto osservato da studiosi della frode medica strutturale (Moynihan e Cassels): nell’ambito di una strategia direct-to-consumer l’essere malati diviene la condizione di default e la malattia viene messa al centro della vita umana. L’OMS è quella istituzione che quest’anno ha sostenuto il business miliardario dell’influenza A, un caso singolare di truffa medica a cielo aperto; ha chiesto di fare luce anche Maurizio Gasparri. Ormai hanno buttato tanto pastone che pescano quasi senza l’esca, con l’amo nudo.

8. Nicastro ha anche detto (sui media non ha detto moltissimo altro di notevole del suo programma) che ascolterà i cittadini sulla salute: “Deciderò con i cittadini quello che bisogna fare giorno per giorno”. Un curioso viraggio, per un magistrato. Il populismo sanitario è anch’esso un potente strumento delle frodi mediche di primo grado. Ed è anch’esso un pessimo affare per il cittadino. Sta ai diritti in tema di salute come l’audience di RAI e Mediaset stanno alla democrazia. Nella “cupola” che governa la medicina il ceffo peggiore, la fronte bassa, gli occhi vicini, è “la Ggente”; che in genere non sa ciò che è bene per lei in medicina, mentre le martellanti campagne di direct marketing le fanno credere che lo sa e che deve pretenderlo. Da un magistrato mi sarei aspettato uno dei pregi che un magistrato in politica può offrire: che decidesse per il bene pubblico sine spe ac metu. Speriamo che non chieda consiglio alla moglie, che vende farmaci come farmacista. Del resto, se si rivolgesse agli esperti, cosa che probabilmente, da persona ragionevole, farà, riceverebbe la ripetizione di pareri costruiti altrove, pareri apparentemente disinteressati che sono in realtà stati modellati tenendo conto anche dei gusti del pubblico, in base a serissime ricerche di marketing come per qualsiasi importante prodotto commerciale. Mi risulta che la magistratura, che sta veramente fornendo un servizio completo alle multinazionali, si incarichi oltre che del tenere a freno gli “scassapagliare” anche dell’eliminazione senza troppi disturbi delle sparute voci di tecnici che non si propongono di arricchirsi alle spalle del prossimo, e che se non venissero fatti fuori sarebbero in grado di applicare in maniera non del tutto inefficace l’onestà a questioni tecniche importanti, complesse e non riconosciute, producendo informazioni che potrebbero mettere in crisi le frodi di primo grado. Una doppia attività che non ricorda né “i contrabbandieri” né “i magistrati”, i termini della alternativa secondo Nicastro, ma ricorda i campieri al servizio dei latifondisti.

9. Nicastro presenta come emancipazione una sanità subalterna, che non persegue un modello ideale di buona sanità, ma, come sempre nel Meridione, piega la schiena e obbedisce, stavolta orientando le preghiere e le aspirazioni verso la mecca lombarda. Una medicina, quella accennata da Nicastro, confindustriale. Nicastro ha lodato Emma Marcegaglia per le sue esortazioni agli italiani sul tema della legalità. La presidente di Confindustria, che ricordo arringare sprezzante e rabbiosa gli industriali a Brescia contro chi critica gli inceneritori, gli impianti che vuole costruire anche in Puglia; secondo la quale la ricerca è ancella delle imprese. Travaglio ha definito la Confindustria “il più popoloso consesso di corruttori mai visto in natura”. Nel 2008 la SPA dell’oggetto delle lodi del PM anticorruzione ha patteggiato una condanna per una tangente di più di 1 milione di euro; oltre ai “delitti d’autore”, c’è anche una “legalità d’autore” per i PM engagé? Una medicina che va verso la berlusconiana medicina di Verzé, grande amico e guida medico-spirituale di Vendola; un altro benefattore dell’umanità vittima di cattive compagnie, evidentemente, perché anni addietro i colleghi meneghini di Nicastro non lo classificarono dalla parte dei buoni. Una medicina che deve la sua fama di eccellenza anche ai servigi del genere di quelli praticati da un altro personaggio legato a Verzé, Pio Pompa. I magistrati in politica possono finire col ritrovarsi con quelli che Shakespeare chiama gli “strange bedfellows”. Non li preserva da ciò l’affiliarsi alla “sinistra”, il cui ruolo, IDV inclusa, pare essere proprio quello di favorire queste convergenze a giro largo, queste convergenze clandestine all’hotel degli equivoci che si concretizzano dopo che all’inizio le parti sembravano dirette in direzioni opposte.

10. Appare che all’onestà personale e alla sicurezza in sé stesso del candidato non corrisponda una adeguata impostazione culturale in tema di politica sanitaria, né una buona comprensione dei reali problemi della medicina, ma piuttosto ossequiosità per gli interessi forti e un solido conformismo, che ha il suo pezzo forte nell’idea fallace che i problemi della medicina si identifichino con la corruzione e i disservizi; e che siano quindi problemi per i quali ciò che occorre non sono politici consapevoli che sanno quello che si deve fare, ma uomini della legge che facciano il politico-macchinista, prendendo in mano la guida di una locomotiva che è su binari stabiliti. Dal punto di vista del big business, Nicastro appare come l’uomo ideale per commissariare l’ufficio pagamenti sanità della Regione.

11. Da destra attaccano Nicastro perché ha indagato il candidato dell’altra coalizione, Fitto. Si sorvola sul fatto, che a me pare più grave, che il magistrato si aggrega a Vendola, dopo quel che è venuto fuori da parte della Procura della quale fa parte sulla gestione della sanità della giunta Vendola. Il problema è stato risolto da Di Pietro, che con due pennellate ha rappresentato Vendola come un ingenuo, che necessita di un tutore, un magistrato, per evitare di venire raggirato. A me pare che la successione di Tedesco con Nicastro non sarebbe una svolta, ma sia sulla linea degli interessi del grande business sanitario, rappresentando la successione, dritta come una spada, della frode di secondo grado, che ha allestito il business, con quella di primo grado, che deve raccogliere il seminato. L’ANM ha storto un po’ la bocca, il CSM ha dato il via libera; non credo che la candidatura di Nicastro sia una “deviazione” rispetto al resto della categoria, o una cosa davvero sgradita alla corporazione dei magistrati: mi pare perfettamente coerente con una politica di supporto nei confronti del grande business sanitario, e dei suoi illeciti, che la magistratura tiene da anni; non diversamente nella sostanza da quei partiti che si fanno noleggiare da interessi privati per operazioni specifiche; solo, a un livello più alto.

12. Forse il motivo per prendere ufficialmente le distanze, mentre si dà il via libera, è che la vistosa candidatura di Nicastro rischia di mettere un poco troppo in luce il tropismo degli interventi della magistratura rispetto agli interessi dei poteri forti, e quindi i servigi resi a tali poteri. Non so quanta consapevolezza ci sia tra i singoli magistrati del sostanziale asservimento dell’ordine giudiziario al big business medico. Se questa mafia un giorno finirà, allora si dirà di essere stati tutti ingannati, tutti depistati da poteri deviati, che qui hanno fatto capolino, etc.  Il caso Puglia potrà mostrare come, consapevoli o meno i singoli, oggettivamente la magistratura abbia ricalcato le difficili volute dei disegni di interessi illeciti; oggettivamente abbia attaccato il cavallo dove voleva il padrone.

13. Il problema della candidatura di Nicastro non è quindi la complementarietà Nicastro-Fitto, inquirente-indagato, trasferitasi sul piano politico. C’è sì un problema di opportunità sul magistrato che dopo avere perseguito il politico corrotto ne prende anche il posto; problema che distrae da una circostanza ben più grave, data dagli elementi di continuità parziale tra tangentisti e magistrati rispetto al grande business. La circostanza che si sfrutti l’indignazione dell’elettorato per scandali che erano una libera uscita, consentiti dagli stessi poteri che ora suonano il rientro nei ranghi, le due fasi antitetiche gestite dalla stessa compagine politica, con la magistratura che regola il traffico. Andrebbe riconosciuto l’esatto opposto di quello che dice Nicastro, e ciò di cui lo si accusa: che vi è in realtà una non-complementarietà tra magistrati e tangentisti, sul piano degli effetti sulla moralità pubblica. Il concetto di non-complementarietà cui mi riferisco proviene dallo studio della frode medica di primo grado. La complementarietà si ha quando costituenti di un sistema sono mutuamente esclusive, o variano in modo mutuamente esclusivo. Si è visto (Reich J.M. et al. Citato in [1])  che, contrariamente a quel che si pensa istintivamente, sopravvivenza e mortalità per tumore possono essere non-complementari: non è detto che al variare dell’una l’altra vari in verso opposto. Alcuni screening tumorali possono portare ad un miglioramento della sopravvivenza (la proporzione di individui vivi 5 anni dopo la diagnosi) e a un peggioramento della mortalità (la proporzione di deceduti per quella patologia nella popolazione generale per anno): sia la sopravvivenza che la mortalità aumentano. Analogamente, perseguire alcuni tipi di disonestà non significa necessariamente promuovere l’onestà, ma può favorire altre forme di disonestà, portando complessivamente ad un peggioramento. E lo stesso può avvenire sostituendo i politici ladri con magistrati personalmente integri. L’effetto può essere una riduzione delle bustarelle, ma anche una riduzione del livello di moralità pubblica e giustizia sociale; ciò se l’azione di contrasto porta a uno spostamento degli illeciti dal secondo al primo grado.

14. Volendo interpretare tutto nei termini asfittici del pollaio della politica, si finisce come i capponi di Renzo. Vi sono interessi diversi e più forti, oltre a quelli della lotta partitica per il potere. Quelli che davanti a noi si contendono le poltrone come in un combattimento tra galli, dietro le quinte competono fianco a fianco come cortigiani della stessa corte per la benevolenza dei poteri superiori. Non è vero che le cose andranno necessariamente meglio seguendo il modello di complementarietà dipinto dal PM Nicastro. “E’ meglio qualche magistrato di più in lista che qualche delinquente in più nelle istituzioni”, come se “magistrato” fosse sinonimo di “onesto”: non è che nella sanità i magistrati siano l’opposto dei delinquenti, anche se sono naturalmente il contrario dei delinquenti. La divisione di maggior rilevanza del mondo reale della medicina è tra delinquenti e “galantuomini”; e la magistratura appare combattere i reati dei delinquenti e proteggere i galantuomini e i loro crimini; proteggendoli dai piccoli e medi delinquenti; e anche dagli onesti che danno fastidio. La non-complementarietà di magistrati e tangentisti sulle frodi biomediche può avere come conseguenza la promozione di programmi di screening che portino alla citata non-complementarietà degli effetti epidemiologici sulla salute della popolazione. In medicina come nell’attività giurisdizionale certe semplificazioni all’apparenza ovvie e indiscutibili permettono al diavolo di rimanere annidato nei dettagli.

15. Ridurre la corruzione della medicina alle tangenti, o ai risvolti boccacceschi del caso Puglia, è altamente fuorviante. L’espressione “medicina e  prostitute” al PM Nicastro farà venire in mente le indagini a riguardo della Procura di Bari, sulle marchette nelle frodi di secondo grado; e lo rinsalderà nel compito affidatogli di proteggere da cattive compagnie il candido e sognante Vendola. Non so quanto fossero le tariffe delle escort, ma a me l’espressione fa venire in mente una cifra esigua, una ventina di euro. Ciò perché quando penso a  prostituzione e medicina penso a quelle forze istituzionali che prostituendosi, promuovendo il falso e soffocando il dissenso, hanno permesso che in 10 anni, dal 1998 al 2007, in Europa la spesa annuale pro capite per i farmaci oncologici passasse da 4.3 euro a 26.3 euro; secondo uno studio della European federation of pharmaceutical industries and associations (EFPIA). Senza che le cure per il cancro siano diventate nel decennio sei volte migliori; o la situazione del cancro sei volte più leggera, tutt’altro. E’ la cifra di questo differenziale, l’incremento della frazione della tassa sul cancro pertinente alle terapie farmacologiche, un risultato da proteggere e migliorare per gli analisti finanziari, che rappresenta bene le vere marchette della medicina, le marchette a favore delle frodi di primo grado; e l’opera della magistratura italiana non è certo andata nel verso del contrasto a questo mercimonio.

16. La situazione va oltre il caso Puglia. La tensione tra frode di primo e secondo grado in medicina appare essere costitutiva. In Italia, è interesse del big business medico scalzare la frode di secondo grado dalla sua tradizionale egemonia, e spostare l’equilibrio dal secondo grado al primo grado. Una mutazione che include anche lo spostamento della greppia medica dai posti di lavoro ai dividendi degli azionisti. Soprattutto al Sud; al Nord il cambiamento è già in buona parte avvenuto. In USA, dove il primo grado impera, la frode medica di secondo grado ad opera di amministratori, medici, pazienti, etc. , pur essendo contrastata, ha il suo spazio, anche se eccentrico rispetto al cuore del sistema; come mostra il libro “License to steal: how fraud bleeds America’s health system“ (Westwiew Press, 2000) di un docente di Harvard, Sparrow, che non a caso è un ex constable della squadra di polizia antifrode inglese. In USA le frodi di secondo grado servono come capro espiatorio per le truffe di primo grado; e anche come “stecca”, per creare una rete ampia di compartecipazioni, convergenza di interessi e complicità che sorregga le frodi di primo grado. La FBI ha segnalato un aumento di frodi di secondo grado, lucrose e a basso rischio, ai danni della medicina pubblica, Medicare (Medicare fraud. Don’t let it happen to you. Sito web FBI, 03/22/06). In Florida anche gli spacciatori di cocaina si starebbero convertendo dagli stupefacenti a queste frodi (Weaver J. Criminals bilk Medicare of billions each year. AARP Bullettin, 1 nov 2009. Reperibile sul web). Ma, anziché una conferma delle tesi di Nicastro, questa mi pare una conferma delle mie: Nicastro echeggia la versione della polizia USA, che segnala solo le frodi mediche dei malviventi, di secondo grado, e non quelle dei “big shots”, di primo grado.

17. Sarebbe lungo discutere il tema della medicina come droga, e dei medicinali come droga. In Florida nel 2007 i decessi per overdose da medicinali sono stati il triplo dei decessi per droga. Nell’ultimo decennio c’è stato anche in Italia un boom del consumo di psicofarmaci, che possono dare dipendenza; questo è un tema autentico, che attiene al primo grado, che i politici che si occupano di sanità dovrebbero affrontare, invece di pensare solo a come aumentare la spesa pubblica per consumi medici facendo contento il pubblico e qualcun altro. (Questo è inoltre un tema che dovrebbe interessare il lavoro dei magistrati piuttosto direttamente, perché alcune classi di psicofarmaci possono provocare alterazioni psichiche che portano a gesti violenti, verso sé stessi o gli altri; e possono quindi essere una delle cause maggiori dell’aumento di esplosioni inattese di violenza tra le persone comuni). Ci può essere dipendenza dalla medicina, da psicofarmaci, da farmaci con effetti collaterali psicotropi, da placebo, dagli effetti terapeutici o palliativi dei farmaci; a beneficio di quelli che li commerciano, che traggono vantaggio dall’avere un esercito di assuntori cronici, e perciò stati cronici e dipendenza. C’è una non-complementarietà anche tra pusher e chi vende farmaci, e tra trafficanti di droga e assessori alla sanità.

18. La relazione tra le due frodi va oltre la medicina, che pure attualmente è settore di punta dell’economia. Una relazione complessa, che oscilla tra contrapposizione e cooperazione. Questa tensione tra frodi legalizzate e corruzione, tra politici locali che rubano grossolanamente e grandi interessi mondiali che rendono le loro frodi benemerita normalità e legalità, tra vassalli e imperatore, con le sue fluttuazioni, andrebbe riconosciuta come fondamentale. Tangentopoli può essere letta in questi termini [7,8]. La recente riabilitazione di Craxi sembra una orgogliosa chiamata alle armi dei feudatari minori; mentre le precipitose dichiarazioni anticorruzione di Berlusconi di questi giorni appaiono come una misura per ammansire sotto elezioni i signori del primo grado per evitare di finire buttati fuori a pedate come accadde con Tangentopoli.

19. La questione dei magistrati in politica appare allora essere quella di base del rapporto tra magistratura e potere, ciò che un tempo quelli di sinistra chiamavano la questione della “giustizia borghese”. Quanto dico può scandalizzare, oggi che la magistratura appare come un potere “alternativo”, un argine alla corruzione; ma rientra in una sequenza storica che il potere giudiziario sieda ai piedi del trono; ai nostri giorni la giubba è quella delle imprese grandi come Stati, e più potenti degli Stati, che reggono l’impero dei prodotti medici. La questione dei magistrati in politica riguarda forse anche il pericolo del logoramento, e per i più sensibili del burn out; i magistrati hanno a che fare tutto il giorno come il carceriere di una canzone di De Andrè con “quattro infamoni” etc., con il dolore delle vittime o la frustrazione dei danneggiati, l’incomprensione del pubblico, i politici che per non essere ammanettati vorrebbero legargli le mani, le rivalità interne, i loro stessi limiti e peccati. Stanchi della guerra, possono cercare di evadere, in paradiso, come quel magistrato andato in un convento tra dolci colline. O all’inferno in politica, attratti dalla fascinazione della scomparsa del crimine per sublimazione. Il crimine che si converte e si evolve, il crimine che si trasfigura in economia legale e produce ricchezza e pace; il crimine che si fa buono e saggio, che aiuta gli altri e sale sulla cattedra o sul pulpito, il crimine finalmente pulito e forbito; il crimine che si fa istituzione; le tecniche di sfruttamento mortali ma garbate, che rispettano le forme, che danno forma, e che hanno una spessa blindatura morale, come appunto quelle legate alla medicina. Il crimine che non preme furtivo un grilletto ma officiando in piena luce preme lo stantuffo di una siringa.

20. Un magistrato può candidarsi indipendentemente dalla sua professione; oppure può candidarsi per proseguire, oltre i limiti imposti dalla separazione dei poteri e dalle leggi, quello che faceva nella sua professione, e allora bisogna considerare cosa faceva, nella sua professione. O quali erano, sul piano politico ed etico, le linee della sua categoria alle quali si adeguava. La candidatura di un magistrato in politica dovrebbe avere questo valore ideale: il passare a combattere sul piano politico quel genere di ingiustizie che difficilmente possono essere combattute sul piano giurisdizionale. Certo, se quelle stesse ingiustizie sono aiutate sul piano giurisdizionale dalla categoria di provenienza, o dal magistrato stesso, il passaggio del magistrato alla politica suona vicino a quei passaggi tra controllori, controllati, lobbisti, politici etc, che stanno divenendo frequenti anche da noi. I magistrati si occupano sempre più di sanità, e ora scendono in politica su questo tema. Magari ci fosse un magistrato che passasse al Parlamento o ad altri organi elettivi dello Stato e lì facesse sentire la sua voce contro le frodi mediche di primo grado. Una candidatura come quella di Nicastro dà l’impressione che il business medico, stanco dei politici che alla sua tavola si abbuffano senza ritegno, voglia sostituirli, o minacci di sostituirli, con sceriffi che non ruberanno, preverranno i furti, e per il resto eviteranno di ficcare il naso nei loro affari, occupandosi della “medicina che mette al centro il paziente” e banalità del genere. Forse la candidatura Nicastro è un avvalersi della magistratura per lanciare un avvertimento ai politici contro la loro bulimia. La magistratura può essere una provenienza ottima, tra le migliori che si possano sperare per un parlamentare, se l’uomo è davvero indipendente; indipendente non solo col cuore ma anche con la testa. Se non lo è, il suo cambio di ordine di potere sarà più apparente che reale, e il suo ingresso nelle stanze dei bottoni una disgrazia politica come tante altre. Ma un magistrato che sia anche una persona libera, è già tanto se riesce a sopravvivere al suo posto.

 

Articoli citati

  1. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
  2. Roba da chiodi
  3. Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico
  4. La magistratura come cuscinetto
  5. Contro il relativismo etico ed epistemico
  6. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
  7. Servizi segreti nella Sanitopoli barese ?
  8. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado
  9. Indipendenza della magistratura e pneumatici
  10. La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”
  11. Quando “less is more”. Liste di attesa per le Tac, per i processi, e liste di priorità per il controllo dei  cancerogeni in Calabria
  12. Vendola e il nostos del professore
  13. Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili

Copia della presente viene inviata firmata con racc. a/r online ai PM della Procura di Bari, c/o il Procuratore capo Laudati. E al Direttore scolastico regionale della Lombardia Giuseppe Colosio, responsabile regionale dell’istituzione dello Stato che sta cercando di intimidirmi e ricattarmi, incurante di commettere reati come il falso e la calunnia, tramite atti di mobbing trasversale ogni volta che denuncio qualcosa su qualche cosca (cfr. La barbarie, la giustizia e la fogna). Invio copia anche al Prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace, per prevenire, quando tra poche settimane restituirò la tessera elettorale al Quirinale, la convocazione in Prefettura e la lezione sull’importanza di andare a votare. Mi basta già la lezione di legalità, coraggio e nobiltà che state offrendo. E’ evidente che la mia concezione di democrazia è incompatibile con quella delle persone che occupano le istituzioni. E forse sto regredendo anche dall’attaccamento alla Costituzione, verso norme primitive ed elementari, come i detti popolari: ricordo sempre quello per il quale chi si rivale sulle donne annega in uno sputo.

§ § §

Blog de Il Fatto

Commento del 19 feb 2012 al post di M. Imperato “Mani pulite: vent’anni sembrano pochi” del 18 feb 2012

Credo che i magistrati non combattano la corruzione in sé, ma ne combattano alcune forme favorendone altre. Mentre si oppongono alla bribery dei signorotti locali, favoriscono – e a volte attivamente aiutano – l’istituzionalizzazione della grande corruzione, quella dei poteri forti. E’ un poco come la lotta tra piccoli feudatari e potere centrale, al tempo per esempio di Richelieu:

La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado
http://menici60d15.wordpress.c…

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti http://menici60d15.wordpress.c…

Questo è confermato da magistrati come il PM Imperato che oggi loda “Mani pulite” e pochi giorni prima ha prospettato in termini positivi la legalizzazione delle lobbies (Lobby al sole anche da noi?, 27 gen 2012), uno dei più nefasti focolai di corruzione e degenerazione della politica interna e internazionale.

La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”

28 October 2009

Segnalato il 28 ott 2009 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post del 23 ott 2009 “Cari colleghi dove eravate?” di Gabriella Nuzzi

 

Innanzitutto occorrerebbe che la magistratura non si sentisse in dovere di dire la verità, e che lasci questo ruolo alla politica”  (Mino Martinazzoli, Giornale di Brescia, 21 dic 2004).

Mi spiace dirglielo, dr.sa Nuzzi, ma lei ha un serio problema come professionista del diritto. Lei scrive (in “Cari colleghi, dove eravate?”)  “La ricerca della verità accomuna Giustizia e Informazione.” (Per sua fortuna aggiunge “ma non è una lucina debole e fioca, che si accende e si spegne all’intermittenza della ipocrisia e della convenienza politica. E’ un faro immenso, luminosissimo…”). Lei non conosce o non accetta il principio della separazione dei valori. La Giustizia e la Verità sono entità separate e distinte. Le persone come Lei, o come me, che pensano che Giustizia, Conoscenza e Informazione siano legate, siano strettamente connesse, siano parte di un fascio di valori che non può essere smembrato, e forse nomi diversi dati alla stessa cosa vista da diverse angolature, sono prive di quella concezione equilibrata che nelle attività intellettuali conferisce professionalità e responsabilità, ed è quindi il prerequisito per il successo.

La separazione tra Giustizia e Verità configura un riduzionismo duplice: ideologico, che permette di parlare di giustizia mentre si calpesta la verità, e materiale, che consente di alterare la rappresentazione di fatti. Nel mio campo, la medicina, vige un rigido riduzionismo materiale, che dà luogo a ibridi lussureggianti quando si unisce al riduzionismo ideologico giudiziario (v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico). In campo medico-legale i due riduzionismi vanno a nozze; di recente, nel caso Aldrovandi, periti e magistrati hanno distinto tra meccanismo di morte cardiaco e meccanismo di morte respiratorio. Il cuore e i polmoni sono separati e distinti nel caso dei bovini sul bancone del macellaio. Sono organi che sul piano fisiopatologico sono fortemente interconnessi, tanto che è possibile e a volte obbligatorio considerarli un unico blocco; ma così si è potuto saltare a piè pari gli effetti della bastonatura e della compressione toracica sul complesso cuore-polmoni, per andare a inserire il solito ingegnoso meccanismo alla “Wile Coyote” che spiega un crimine operato da persone in divisa come un atto di legittima difesa finito male per aver calcato la mano e per una sfortunata, incredibile, casualità.

In questi giorni è in prima pagina la vicenda della “Nave dei veleni”, sollevata dalle Procure di Paola e Catanzaro. Da una parte, meglio tardi che mai: si doveva intervenire molti anni prima su questa infamia e questo sfregio alla Calabria delle navi affondate al largo delle sue coste, che forse ha attinenza anche con l’omicidio di Ilaria Alpi. Ma l’azione giudiziaria non è solo tardiva; è anche prematura, nel senso che si parla e si grida sui veleni prima e non dopo avere accertato il contenuto della nave. Osservando da anni la manipolazione delle notizie di interesse medico, per me questo tirare fuori ciò che si è tenuto per tanti anni nei cassetti, e tirarlo frettolosamente fuori “half-baked”, proprio mentre è in corso una campagna mediatica su cancro e Meridione (v. infra)  suona come un campanello d’allarme; insieme alla presenza  di politici come Loiero, Pecorella, Minniti, Veltroni, a soffiare sul fuoco; e alla assidua copertura di giornali come Libero, che dovrebbe rappresentare i “cattivi”, assieme ovviamente a Manifesto e Unità, che invece sarebbero dalla parte dei “buoni”. La magistratura sta facendo finalmente Giustizia e Verità sul caso? Giustizia forse si. Verità no. E gli effetti complessivi saranno negativi: l’azione delle Procure di Paola e Catanzaro sarà un fattore di incremento delle diagnosi di cancro in Calabria.

Infatti, viene ignorato che in Calabria sono in gioco non una ma almeno tre noxae patogene in grado di fare aumentare gli indici epidemiologici del cancro. L’inquinamento focale, dovuto a una concentrazione di cancerogeni in aree ristrette, (esempi da manuale sono il cloruro di vinile monomero e l’amianto), è solo una delle noxae. Tali focolai seguiranno dinamiche dipendenti dalla distanza e dalla dose, fattori che, in genere, ne limiteranno l’effetto, anche se gli inquinanti dovessero diffondersi, es. tramite la catena alimentare. La Calabria, terra politicamente debole, è effettivamente a rischio di divenire una pattumiera di veleni, se non lo è già, e tale noxa va contrastata con la massima energia. Diverso è l’inquinamento diffuso, es. quello dell’aria nella Pianura padana, o quello legato agli alimenti industriali, che è a intensità più bassa di quello focale ma ha effetti di massa. Bisogna contrastare ovviamente anche questo inquinamento, guardando es. agli inceneritori, intorno ai quali girano molto denaro e potenti interessi.

La terza noxa, importantissima e trascurata, o meglio censurata, è quella che gli esperti di comunicazione chiamerebbero “memetica”. E’ una noxa che ha caratteristiche singolari. Cresce col crescere degli allarmi, fondati o falsi, sul rischio di cancro, e i suoi effetti sono rapidi, a differenza dei cancerogeni materiali. Come ho già esposto, agitare le notizie di rischio di cancro porta a un incremento di diagnosi spurie di cancro tramite specifici meccanismi di persuasione e inganno, in operazioni tipiche delle grandi agenzie di pubbliche relazioni che forniscono consulenza alle multinazionali (v. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi). Questa noxa non segue leggi fisiche e biologiche, ma le leggi della disinformazione e della propaganda: da Rocca Imperiale a Melito Porto Salvo, tutti i calabresi vi saranno esposti. E’ una noxa immateriale, che non vuol dire inesistente o fumosa. Voi magistrati sapete bene che la penna o la parola ne ammazzano più della spada. Questa estate, uno studio sul Journal of the National cancer institute (Mulcahy N. Prostate Cancer Overdiagnosis in the United States: The Dimensions Revealed. Medscape medical news, 1 set 2009) ha riconosciuto che in USA ci sono stati negli ultimi 30 anni circa un milione di uomini ai quali è stato sovradiagnosticato il cancro della prostata, la diagnosi di tumore più frequente negli uomini (v. Il mediatico e l’extramediatico: il caso delle ghiandole sessuali maschili). Una massa di sovradiagnosi che ha riguardato anche pazienti relativamente giovani, sottostimata, e sovrimposta su statistiche che erano già inflazionate da falsi positivi, precisano gli autori. Almeno un milione di uomini che non avevano un vero cancro alla prostata, e che sono stati castrati e messi nella condizione di malato di cancro per fare soldi. Perfino la potente American cancer society, uno dei colpevoli del disastro, la cui auri fames l’ha portata in passato ad essere indagata e condannata dai magistrati statunitensi, ora denuncia che si è esagerato con le diagnosi di cancro della prostata. Mentre in USA, nelle roccaforti del business oncologico, si tirano i freni a un sistema che toglie la borsa e la vita e che sta divenendo insostenibile anche per lo stesso capitalismo laissez faire, la Calabria e il Meridione sono nel mirino di manovre volte a estendere a queste terre di frontiera dell’Occidente il business della medicina commerciale, e in particolare dell’oncologia commerciale.

Solo quest’anno, il 2009, ci sono stati, oltre al bombardamento giornalistico e a quello dei politici sulla sanità-inferno del Sud che deve diventare come la virtuosa sanità del Nord, interventi di istituzioni autorevoli e credibili. L’Airtum ha rassicurato: l’aumento di incidenza e di mortalità dei tumori è dovuto all’invecchiamento della popolazione; che è un poco come dire che la elevata frequenza di casi di pedofilia da turismo sessuale in certi paesi del terzo mondo è dovuta alla bassa età media di quelle popolazioni. Il quoziente generico di mortalità per cancro è una media ponderata dei quozienti per età, e come tale non è un artefatto, ma ha anch’esso rilevanza per descrivere il carico di cancro sulla popolazione. L’Associazione italiana registri tumori rileva inoltre che la minor incidenza di cancro nel Meridione va scomparendo, e attribuisce ciò “all’acquisizione di stili di vita urbanizzati” e “perdita dei benefici derivanti dall’alimentazione di tipo mediterraneo”. Una spiegazione apodittica, che ripete il catechismo ufficiale: il cancro, rectius una diagnosi di cancro, uno se la becca a causa dei propri peccati, come il mangiare male; non per i cancerogeni naturali, né, per l’amor di Dio, per cause umane esogene, molto più intense ormai di quelle naturali: l’inquinamento ambientale, l’esposizione a sostanze chimiche o a radiazioni ionizzanti, l’adulterazione degli alimenti, o la sovradiagnosi. Non una parola sugli screening, e sulla lievitazione di diagnosi di cancro che notoriamente comportano.

Di tale aumento parla invece il Libro bianco 2009 dell’Istituto di igiene dell’Università cattolica (Salute, le donne italiane stanno bene ma aumenta il divario fra il Nord e il Sud. Adnkronos salute, 16  set 2009). Premesso, con riferimento al carcinoma della mammella (che commercialmente e statisticamente è l’omologo femminile dal carcinoma della prostata) che “il gap tra Nord e Sud e’ ancora molto ampio – ha spiegato Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e medicina preventiva all’universita’ Cattolica di Roma e autore del Libro Bianco – solo riguardo ai tumori si e’ avuto un miglioramento: piu’ screening, piu’ diagnosi, ma anche piu’ guarigioni. le donne del Nord, costantemente ‘bombardate’ da programmi di prevenzione, sanno cosa e’ giusto mangiare e quali sono gli stili di vita sani e le cose da fare per prevenire le malattie. Al Sud non e’ cosi’”, l’autore spiega che l’aumento di incidenza di cancro al Sud in seguito a screening, che porterà al pareggio dell’incidenza tra Nord e Sud, c’è, ma è da leggere anche in positivo, perché è dovuto allo svelamento di casi nascosti. Questa è una di quelle stupefacenti affermazioni, come il commento di Martinazzoli in epigrafe, che intimidiscono: provenendo da fonte autorevole, si ha paura di sembrare sempliciotti, poco intelligenti, a non riconoscerle come un acuto paradosso e rispondere: ma che sta dicendo. L’affermazione che vi sia un elemento positivo nell’aumento del livello di incidenza di cancro per screening è un paralogismo tutt’altro che onesto: gli epidemiologi hanno osservato che se il caso fosse questo, l’aumento di incidenza sarebbe un picco temporaneo. Non dovrebbe essere prevedibile che negli anni crescerà fino ad allinearsi alle altre regioni. Nei fatti quando l’incidenza di cancro aumenta in seguito a screening, per decenni rimane sostenuta, e anzi continua a crescere, fino a raggiungere livelli epidemici, come se i cancri miracolosamente spuntassero per il fatto di essere cercati; contro la biologia, ma come è caratteristico di un prodotto commerciale di successo. Andrebbe al contrario riconosciuto che alla capacità biologica del cancro di metastatizzare l’uomo ha aggiunto la capacità di moltiplicarsi tramite una sorta di disseminazione memetica.

Poi c’è stato il caso protesi-prostitute a Bari (v. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado; Servizi segreti nella Sanitopoli barese? ). Gli aspetti relativi alla salute pubblica sono stati tralasciati; non si è quasi parlato dell’inutilità e dannosità degli interventi. In USA ignorare questa verità sarebbe stato un poco più complicato: è apparso un articolo del New York times sulla chirurgia vertebrale e le forniture di chiodi e protesi (The spine as a profit center, 30 dic 2006), che dice che “The evidence of wide spread corrupt practices is truly staggering.” Da noi invece per quel poco che si è parlato di questo aspetto, sottraendo attenzione alle mignotte, si sono diffuse notizie tendenziose: Santoro ad Anno Zero ha affermato che in Puglia la spesa per le protesi è aumentata dal 2001 ad oggi del 243%, contro il 55% dell’Italia; facendo credere che sia la Puglia la pecora nera, e che il Meridione dovrebbe prendere a modello il Nord. In realtà, per ciò che conta maggiormente per la salute pubblica in questo caso di corruzione, l’appropriatezza degli interventi di impianto di protesi, il Nord non può dare lezioni, ma dovrebbe essere lui il primo a essere messo nel gabbione degli imputati. Dai dati (Manno V, Masciocchi M, Torre M. Epidemiologia degli interventi di chirurgia protesica ortopedica in Italia. 2009. Rapporto Istituto superiore di sanità 09/22) si può ricavare, considerando 9,5 milioni di abitanti per la Lombardia e 4 milioni per la Puglia, che per l’intervento più frequente, quello di impianto di protesi d’anca, nel 2001 in Puglia il tasso di interventi in rapporto alla popolazione, per regione di appartenenza dell’ospedale, era circa il 50% di quello della Lombardia, e che nel  2005 questo tasso era salito al 57%. Lo stesso tasso per regione di appartenenza del paziente era per la Puglia il 62% di quello della Lombardia nel 2001, ed è salito al 73% nel 2005. Al Sud, con tutta la corruzione, non si fanno più interventi che al Nord, ma meno. Il tasso di incremento degli interventi nello stesso periodo è stato più elevato in Puglia che in Lombardia: 29% in Puglia vs il 13% della Lombardia per regione di appartenenza dell’ospedale; 27% in Puglia vs. 8,6% in Lombardia per regione di appartenenza del paziente. Anche qui, tassi di tipo commerciale, stabili e anzi fortemente crescenti. La Puglia sta rincorrendo il treno lombardo, che ormai è lanciato a velocità alle quali è sempre più difficile continuare ad accelerare. In Puglia, alla fase di lancio della medicina commerciale, nella quale si sono permesse le forme più voraci e paesane di corruzione, subentrerà l’austera frode medica di primo grado, nella quale i prezzi unitari si abbasseranno, e che per la popolazione sarà addirittura peggiore, con tassi di interventi impropri ancora più elevati. In questi giorni Verzè ha offerto a Vendola, il responsabile politico del puttanaio barese, la presidenza del San Raffaele del Mediterraneo, clone del San Raffaele di Milano, tempio della medicina vergine, della medicina come sacerdozio secondo il patron di Pio Pompa. Nessuna contraddizione, una semplice riconversione stilistica dell’adescamento: dalle escort locali al circuito “bene” della medicina scientifica internazionale; che è ancor meno soggetto a rossori; dalle donnine con le giarrettiere per i primari alla seduzione delle masse mediante i parafernalia dei laboratori. Viene presentata come moralizzazione quella che è una modernizzazione della frode. Anche in medicina c’è ormai un divorzio, una voragine, tra “Scienza” e Verità.

Mentre impazzava lo scandalo di Bari, il Censis, considerando la soddisfazione dei pazienti come una componente valida di un indice di qualità della sanità, ha concluso che per offerta di sanità l’Emilia-Romagna, dove i programmi di screening oncologico sono all’avanguardia, è la prima, e la Calabria è l’ultima. Accostando a questo risultato quello per il quale secondo il Censis anche la salute della popolazione è peggiore al Sud. Anche se spesso non hanno una buona assistenza sanitaria, i calabresi (che a tavola mangiano prodotti locali migliori di quelli che in altre regioni si comprano nei supermercati) hanno la più bassa incidenza e mortalità per tumore; sono gli indici più importanti secondo l’epidemiologia,  e a pensarci anche secondo il buon senso; gli epidemiologi onesti, che non ripetono la favola dei trionfi sul cancro, assegnano loro l’importanza dovuta; mentre nell’attuale vulgata si tratta di una quisquilia, che viene trascurata nelle analisi, e celata nelle informazioni al pubblico facendo anzi credere il contrario. Se ne parla solo per predire che questa indecenza, che è sputtanante per la fiaba dei meriti soteriologici della medicina “d’eccellenza”, e che deve indispettire alcuni italiani di razza superiore come se fosse un’altra manifestazione dell’infingardaggine e del parassitismo meridionali, è sul punto di finire.

Ora è arrivata un’altra voce attendibile e autorevole, la magistratura col bastimento carico di cancro. Sui media, nella politica, nella “società civile”, i furbi cavalcano l’onda formata dall’azione giudiziaria; e la popolazione si è mobilitata, senza sapere che protestando per una delle tante ingiustizie subite dalla Calabria verrà fottuta dall’altra parte, con una diversa, nuova, ingiustizia. Non ci sono santi, il cancro in Calabria deve crescere.

I servizi, che si sono occupati di traffico di rifiuti, si occupano anche di biomedicina. Siamo un Paese dove il covo di Via Gradoli, in un appartamento che era sotto il controllo dei servizi, non viene scoperto quando sarebbe stato utile alla democrazia scoprirlo, ma viene fatto scoprire, volutamente, in seguito, dagli stessi che lo avevano utilizzato. Eppure non abbiamo imparato nulla; qualsiasi minimo ragionamento che non accetti senza fiatare quello che ci raccontano, che consideri che vi possa essere una tattica dietro certe rivelazioni anomale, viene graniticamente respinto; e  seguiamo irremovibili come “Jugale” l’iperrealtà mediatica che ci viene ammanita. Non abbiamo visto forse le immagini delle telecamere subacquee? Non credere alla tv oggi è come non credere in Dio nel Medioevo.

Ammettiamo che la nave affondata al largo di Cetraro sia effettivamente carica, come è possibile, di scorie radioattive o di potenti cancerogeni chimici. Ammettiamo che tali agenti possano superare la barriera costituita dai 500 m di profondità e dalla distanza dalla costa. Anche in questo caso, limitare l’attenzione alla sola noxa focale favorirà la noxa memetica. Le persone si spaventeranno e entreranno nei programmi di screening di massa o cercheranno controlli individuali. La magistratura avrà così contribuito ad instaurare una spirale tossica: il pericolo della noxa focale favorirà la noxa memetica. L’incidenza dei tumori aumenterà per sovradiagnosi. Ciò a sua volta comporterà un cambiamento culturale che porterà a prendere atto dell’aumento di incidenza dei tumori, e quindi ad accettare come un dato di fatto gli eventuali effetti reali di noxae materiali focali e diffuse. La Calabria diverrà moderna, con indici epidemiologici sul cancro rispettabili, e magari brillanti. Non dovrà più temere gli insulti di Venditti.

Forse con l’avvento del nuovo alcune delle storiche sconcezze della sua sanità passeranno; ma ciò solo se anche in Calabria, finalmente, ci si metterà a produrre cancro su scala industriale, facendo decollare la moderna economia oncologica, e ci si metterà così in pari con le altre regioni. Geograficamente al centro del nuovo grande mercato mediterraneo, grazie all’industria medica, che è l’industria della paura e del dolore, forse un domani la Calabria non sarà più “in the middle of nowhere”. Dato l’aumento di incidenza del cancro da sovradiagnosi e da inquinamento, e l’importanza che l’oncologia acquisirà nella vita sociale, il nuovo stato di equilibrio, a tasso di tumori non più relativamente basso ma elevato, apparirà dopo qualche tempo naturale, completando la spirale. Le azioni giudiziarie sulla nave dei veleni e gli altri più probabili siti inquinati saranno servite, limitando il quadro, sia da innesco, sia da capro espiatorio non innocente, per una situazione più vasta e complessa, che verrà quindi aiutata. Condotta in questi termini, l’offensiva giudiziaria sui veleni in Calabria favorirà gli interessi dell’alta finanza in campo biomedico; che non sono molto distanti da quegli interessi responsabili della discarica abusiva delle scorie, e dell’inquinamento da crescita economica.

I magistrati si occupano di Bene e Male, pensa la gente. Non so cosa pensino i magistrati a riguardo, ma, se per loro la verità conta qualcosa, dovrebbero sapere e avere ben presente che in medicina, e soprattutto nella medicina attuale, spesso, soprattutto in quei casi giudiziari che vengono ripresi e amplificati e talora distorti dai media, invece che tra il Bene e il Male i magistrati dovrebbero discriminare tra “competing risks”: tra mali in competizione. Dove alcuni dei rischi, dei mali, sono di natura antropica, e a volte sono deliberati, fraudolenti e criminali. E, perseguendo soltanto quello che prima facie appare come Il Male contrapposto al Bene, in realtà si favorisce un male più grave e più subdolo.

Mostra ciò anche un caso simile, minore, che pure riguarda la disinformazione e gli effetti cancerogeni delle radiazioni, avvenuto a Bologna, dove ai primi di settembre del 2009 la Procura ha indagato per omicidio colposo 4 medici di diversa specializzazione che non hanno diagnosticato un tumore cerebrale a una bambina che accusava cefalea. “Sarebbe bastata una Tac” hanno ripetuto i media, es. il TG5. La cefalea essenziale nei bambini è decine di migliaia di volte più frequente di quella provocata dai tumori cerebrali. La Tac può provocare tumori cerebrali (Brenner DJ, Hall EJ. Computed tomography – An increasing source of radiation exposure. N Engl J Med, 2007. 357:2277-2284). L’effetto della notizia sarà quello di una maggior offerta e una maggior domanda di Tac nei bambini con cefalea. Così oltre al rischio di falsi positivi, e alle carenze nell’assistenza medica che deriveranno da allocazione irrazionale delle risorse, aumenterà l’incidenza reale dei tumori cerebrali, e di altri tumori. Il prof. Picano, direttore del Centro di fisiologia clinica del CNR, osservando che i tessuti dei bambini sono particolarmente sensibili agli effetti cancerogeni delle radiazioni, raccomanda: “I pediatri dovrebbero fare molta più attenzione del normale” nel prescrivere esami radiologici e in particolare Tac. Pochi giorni dopo la notizia dell’indagine, e della relativa propaganda alle Tac cerebrali ai bambini, il Lancet (Barclay L. Validated rules may predict children at very low risk for brain injury after head trauma. 22 set 2009) ha pubblicato uno studio dove si premette che  “CT [computed tomography] imaging of head-injured children has risks of radiation-induced malignancy” e si cerca pertanto il modo di limitare l’uso della Tac sui bambini con trauma cerebrale.

Ma nella nostra cultura i familiari esami radiologici vengono sottovalutati – anche dai medici, mostrano alcuni studi –  come fonte di quelle radiazioni ionizzanti che sono in grado, con elevata probabilità, di causare tumori. Per tutta la penisola si invocano a gran voce “Cchiù Tac ppì ttutti”, anche se gli stessi radiologi ormai dicono, nei loro congressi, che se ne fanno troppe (salvo ai pochi pazienti che ne trarrebbero davvero utilità). La nave seppellita sott’acqua dalla ‘ndrangheta, o i telefonini, quelle sì che sono cose che di certo fanno venire il cancro. Non viene detto, ma lo si nasconde, alla faccia delle discettazioni dei giuristi e dei giudici sul consenso informato e del nugolo di fini bioeticisti ardenti guardiani della autodeterminazione del paziente: è un fattore di rischio per cancro, soprattutto in età premenopausale, oltre che sicura fonte di una valanga di sovradiagnosi (il 33% secondo il National cancer institute) anche la mammografia periodica di screening; alla quale le donne calabresi si sottoporranno in massa dopo l’attuale tambureggiamento mediatico sul rischio di cancro (ma non ci sono indagini e cortei su questo; il ricercatore che negli anni Settanta svelò il pericolo, calcolando che le mammografie ne uccidevano il doppio di quante ne salvavano, Irwin Bross del Roswell Park di Buffalo, ebbe la carriera stroncata).

I magistrati di Bologna inquisiscono i medici del caso in oggetto per un errore diagnostico gravissimo, nel quale col senno di poi appare evidente che una consulenza neurologica per eventuale diagnosi di sede e una risonanza magnetica si sarebbero dovute richiedere; un errore che appare essere la conseguenza, la nemesi, del riduzionismo diagnostico dei vari specialisti. Fanno bene, e fanno Giustizia. Ma non fanno Verità, valore dal quale i diritti costituzionali e il bene pubblico restano dipendenti non meno che dalla Giustizia; e anzi contribuiscono a propagandare il falso, e così a diffondere il danno ingiusto alla cittadinanza a vantaggio di interessi privati.

La separazione tra Giustizia e Verità è strategica per le fortune della casta giudiziaria. Con questo assioma si può produrre giustizia senza verità. Si può produrre una giustizia che non è un faro, ma è una lanterna magica che proietta le storie desiderate. Si può partecipare al gioco del potere senza apparire compromessi; anzi apparendo difensori degli interessi della cittadinanza. Si possono ad esempio servire gli interessi del grande business medico, quello delle multinazionali, ben più potente di Berlusconi, assicurando così alla corporazione un’alleanza che le copre le spalle. Del resto, fior di giuristi invocano il “diritto mite” il “diritto che deve fare un passo indietro” quando si tratta della Verità in biomedicina. Se la Verità è separata e distinta dalla Giustizia, allora è possibile non solo ignorarla, ma c’è anche modo di riuscire a combatterla lasciando intatta la Giustizia. Vale quindi la pena di salvaguardare la giustizia da commistioni improprie con la verità, a tutti i costi. Anche con qualche strappo, mediante abusi nei quali non c’è ombra né di giustizia né di verità, ma solo cavilli dozzinali e violenza di Stato. Se si riconoscono alcune informazioni, addio al gioco della giustizia con la testiera, la giustizia coi paraocchi e il morso. Pertanto certe informazioni sulla medicina i magistrati non solo non le scoprono e non le raccolgono, non solo quando le hanno davanti non le esaminano e le ignorano come se non esistessero, ma le censurano attivamente. Centinaia di km a Nord di Cetraro, nelle curie romane, e più a Nord, dove i boss locali non sono pittoreschi ndranghetisti ma pensosi intellettuali prestati alla politica, o padani che faticano e producono, una mafia vincente e compiuta, che veste la toga dello Stato e la divisa dello Stato, si occupa di sopprimere verità scomode, che modificherebbero le verità parziali come quelle alle quali i magistrati di Paola e Catanzaro porgono invece grande ascolto. I pentiti, i non pentiti, magistrati, forze di polizia, politici, amministratori pubblici, dita diverse della stessa mano. Questa necessità forte di stabilire come principio irrinunciabile la separazione dei valori forse può spiegare anche la punizione interna alla magistratura dei magistrati di Salerno, assurda agli occhi del pubblico laico, e davvero inusuale.

Copia della presente viene inviata alle Procure di Paola e Bologna, alla DDA di Catanzaro, e ai sindaci di Cetraro e Paola.

*  *  *

Adesione all’appello alla Procura generale presso la suprema Corte di Cassazione ed alla Sezione disciplinare del CSM comparso su “Uguale per tutti il 29 ott 2009

30 ott 2009

Aderisco all’appello di “Uguale per tutti” affinché gli organi disciplinari della magistratura conformino la loro azione ai principi regolatori della giurisdizione nel ricorrere a misure cautelari. Non bisogna abusare del potere che si esercita per conto dello Stato, come dicevo avantieri su questo blog a proposito della “Nave dei veleni”, che ieri si è rivelata un decoy presentato dal pentito, probabilmente pilotato da qualche “manina”; e come ho ripetuto ieri mattina all’equipaggio della volante (GdF 197AZ) che mi sono trovato ferma davanti poco dopo l’uscita da casa, in un quartiere di periferia, e che, ricomparso a 3 km di cammino, nel centro di Brescia, dopo altri due passaggi mi ha chiesto i documenti (mentre leggevo un interessante articolo sulla “sindrome di Struldbrugg”, cioè i rischi di una eccessiva medicalizzazione dell’anziano; gli Struldbruggs sono gli anziani decrepiti ma immortali dei Viaggi di Gulliver). Altrimenti poi può divenire difficile distinguere i pentiti e i non pentiti dalle guardie e dai magistrati.

Tanto le azioni disciplinari strumentali che le intimidazioni di polizia appaiono seguire anziché la Costituzione il precetto del cardinale Mazzarino, riportato da Nando Dalla Chiesa nei suoi libri: l’arte del trasformare la vittima in colpevole, del trasformare chi accusa in soggetto da sorvegliare e punire. Più in generale, l’arte dello scambio dei ruoli.

Francesco Pansera

Via Tosetti 30 Brescia

 

§  §  §

4 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Boero “Navi dei veleni: il caso di Otranto raccontato da Maritati è più attuale che mai”

Un altro magistrato scrittore* pugliese e eletto nei DS; come Carofiglio che in tv chiama chi non si vaccina “free-rider”; “scrocconi”, spiega Parenzo col quale fa un duo.

La lotta al potere può essere dal basso, genuina, o top-down, indotta dal potere per suoi disegni. (Un concetto utile per il caso Lucano). Conosciamo tutti i rischi che ci vengono rappresentati con le storie sulle “navi dei veleni”. Mentre non si parla dei rischi del benzene che con la benzina “verde” ha sostituito il piombo tetraetile. La tossicità ematopoietica, la capacità di provocare leucemia mieloide acuta e altre gravi malattie**. Lo respiriamo ogni giorno, ignari, imbevuti della propaganda giuliva su distributori e auto; mentre abbiamo viva l’immagine dell’ombra tenebrosa della mole di una nave sul fondo del mare.

Così pericoli alla salute in atto e diffusi vengono nascosti, stornando l’attenzione su aspetti ad alto impatto narrativo che non mettono in crisi il sistema. E che hanno il vantaggio aggiuntivo della paura che, depurata da responsabilità, viene diffusa perché spinga verso il business della biomedicina, come quello delle sovradiagnosi di cancro, altro tabù che viene favorito da questi allarmi strategicamente piazzati.

Nell’attività giurisdizionale, politica, autoriale, i magistrati tendono ad alimentare le denunce top-down e a soffocare quelle bottom-up.

*I magistrati scrittori. Sito menici60d15.
** Benzene. In: Casarett and Doull’s, Toxicology, the basic science of poisons, 2019.

Vedi il susseguente scambio con troll in : I magistrati scrittori

Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

24 June 2009

Lettera ai magistrati del 24 giu 2009

Segnalata sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Contro il relativismo etico ed epistemico” del 4 giu 2009

 

in appendice:

L’azione giudiziaria non euclidea

Lettera racc online al PM Del Grosso del 9 set 2009

 

Il clero sembrerebbe aver trascurato l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli di essere “prudenti come serpenti”, se a contrastare i propugnatori del testamento biologico manda “Militia Christi”, un gruppo cattolico inquietante fin dal nome, che ha decorato il suo sito internet con immagini di santi armati da capo a piedi; come se non fosse storicamente provato che quando le religioni cingono la spada gli esiti sono sciagurati. Per alcune sue affermazioni sul caso Welby, pochi giorni fa questo gruppo è stato condannato in sede civile dal Tribunale di Roma a pagare 20.000 euro all’Associazione per la Liberta’ della ricerca scientifica Luca Coscioni dell’associazione la Rosa nel pugno, e altrettanti al dottor Mario Riccio, per diffamazione. Per altre affermazioni sul caso Welby il Tribunale di Monza, sez. di Desio, ha condannato in sede penale i giornalisti Belpietro e Lorenzetto per diffamazione a danno del dr. Riccio. Il loro quotidiano, “il Giornale”, berlusconiano, sta alla borghesia conservatrice illuminata  – ammesso che tale favolosa entità esista – come la “milizia di Cristo” sta al messaggio evangelico. I parlamentari Binetti e Volontè, dai quali la vedova Welby riferisce di avere ricevuto accuse velenose, si sono sottratti alle loro responsabilità ammantandosi dell’immunità parlamentare. La sinistra progressista ha esultato per questa condanna; si è plaudito la vittoria contro “una portentosa opera di disinformazione e manipolazione della verita’ a danno, anzitutto, dei cittadini che vengono ritenuti ‘popolo bue’ al quale dare a credere qualsiasi ciarpame pur di evitare che si formi una coscienza collettiva, basata sulla conoscenza, su temi quali il fine vita. E cosi’ l’opera volta a ristabilire la verità…” (Marco Cappato e on. Maurizio Turco, PD).

Presumo che la sentenza sia in sé equilibrata, corretta e ineccepibile; ma non si può dire altrettanto degli effetti politici e sociali della sentenza, anche come parte delle posizioni generali della magistratura in tema di testamento biologico. Credo, per  ragioni già esposte, che il clero non è così contrario al testamento biologico come fa mostra di essere; e che questa vittoria giudiziaria sia un altro episodio del teatrino laici-cattolici su questioni bioetiche; con la partecipazione, non neutrale sul piano politico, della magistratura. La sentenza, rimbalzando sui media, non diminuirà ma aumenterà, come intendo dimostrare qui, la disinformazione e l’oscurantismo a danno del pubblico; proprio come detto da Cappato e Turco; anzi peggio, perché si formerà nel popolo una coscienza collettiva, ma distorta e contraria ai propri interessi.

Se da un lato c’è “Militia Christi” dall’altro sta la “morte opportuna”, espressione usata dal dr. Riccio per dare il titolo al suo libro su Welby: le posizioni del dr. Riccio, destinate a prevalere, alle quali questa condanna fornisce ulteriore credibilità e autorevolezza, non sono meno estremiste, e a mio parere non sono meno dannose, di quelle dei suoi bellicosi diffamatori cattolici. Ho avuto modo di constatarlo l’11 giu 09, ascoltando una conferenza sul testamento biologico tenuta dal dr. Riccio nella città dove abito, mentre il Presidente del locale Ordine dei notai autenticava gratuitamente le firme del testamento biologico. Nel suo intervento – che ho registrato – il dr. Riccio, accanto ad alcune osservazioni condivisibili, e ad altre interessanti, ha fatto diverse affermazioni a carattere medico per me sorprendenti. Ne riporto solo alcune.

“I casi Welby ed Englaro non sono eccezionali o unici, come vengono presentati; provocatoriamente sosterrò che di casi come Welby e Englaro ce ne sono 16.000 all’anno, circa una quarantina al giorno. Sono casi ordinari”. Infatti, spiega il dr. Riccio, “un quinto dei 150.000 ricoverati all’anno nelle terapie intensive muoino; di questi 30.000, 16.000 cioè il 62% [52%] muoiono per una decisione clinica: muoino perché la terapia viene limitata, ridotta, sospesa o non iniziata. Esattamente i casi Welby ed Englaro”.

E’ vero che Welby ed Englaro non sono casi eccezionali, né unici; ma non sono neppure casi ordinari. Si tratta di casi particolari, che riguardano poche migliaia di persone all’anno. La loro caratteristica specifica principale è lo stato di cronicità stabile in quella che ho definito come una “agonia statica”: che si può protrarre per molti anni. E’ capzioso paragonarli alle situazioni che si creano nelle terapie intensive, alle quali il dr. Riccio fa riferimento, dove giunge la massa dei casi che non sono né cronici né stabili, ma al contrario sono casi di persone che sono entrate da poche ore in una fase acuta grave che spesso porta inevitabilmente al decesso: es. un infarto miocardico esteso, politraumatizzati gravi da incidenti automobilistici, il precipitare di una malattia cronica come un’insufficienza respiratoria (per questo vengono chiamate anche “Critical care units”; l’opposto delle lungodegenze, che riguardano casi come quelli di Welby ed Englaro). Sono situazioni nelle quali, quando non c’è più nulla da fare, i rianimatori non insistono con interventi futili, che non andrebbero né nell’interesse del singolo paziente né, dati gli effetti sull’allocazione delle risorse, nell’interesse della comunità. Tali decisioni vengono prese insieme ai parenti. Ma anche qui esistono casi dubbi e problematici, sui quali non si dovrebbe essere tranchant in sede dottrinale.

Il dr. Riccio ha il merito di ricordare un altro contesto dei decessi medicalizzati, che non è il più comune, ma certo è importante, quello delle unità di terapia intensiva; ma è una forzatura ideologica equiparare Welby ed Englaro ai comuni casi di interruzione delle cure in terapia intensiva. Al contrario, sarebbe basilare riconoscere che le diverse condizioni cliniche portano a traiettorie di fine vita diverse (Chen J, et al. Terminal trajectories of functional decline in the long-term care setting. J Gerontology, 2007. 62A: 531-536. Al-Qurainy R, Collis E, Feuer D. Dying in an acute hospital setting: the challenges and solutions. Int J Clin Pract, 2009. 63: 508-515.); e che i problemi tecnici ed etici relativi a ciascun tipo di traiettoria non possono essere accorpati fingendo che le sottostanti condizioni e prospettive biologiche siano tra loro equivalenti. Traspare una volontà di usare i casi clinici di Welby ed Englaro come paradigmi per il problema di fine vita, per unificare le varie situazioni entro un’unica supercategoria; in modo da giustificare, come ho già detto in altri post e come esporrò qui, interventi analoghi su situazioni croniche superficialmente simili, sostanzialmente diverse, centinaia di volte più comuni e quindi molto più rilevanti economicamente.

“L’eutanasia è considerata unicamente un atto volontario, diretto, col quale viene iniettata una sostanza atta a interrompere rapidamente l’attività cardiaca o respiratoria. Non esiste un’eutanasia indiretta o passiva come qualcuno sostiene”.

E’ come dire che non ci sono colpe o responsabilità per gli atti omissivi, se chi li subisce esprime o avrebbe espresso la volontà di subirli. Una riclassificazione arbitraria, che porta a ricordare che il testamento biologico (“living will”) è stato introdotto negli anni ’60 da un’associazione che si chiamava “Euthanasia society of America”, e che in seguito reputò opportuno ribattezzarsi “Society for the right to die”. Questo mostra sia le radici ideologiche del movimento pro testamento biologico, sia l’attenzione che pone nell’evitare denominazioni allarmanti.

Un linguista ha distinto tra parole “purr” e parole “snarl” (parole “fusa” e parole “ringhio”). Qui i “laici” stanno attenti ad adottare termini “fusa”, mentre i cattolici, con tutta la loro ricca tavolozza di sfumature sembra lo facciano apposta a usare parole, e posizioni, “ringhio”. La causa per diffamazione appare rientrare in questa singolare traslazione, dove i cattolici, mentre non presentano le buone ragioni contro il testamento biologico, risultano cattivissimi, e i “laici” moderati; una traslazione che fa apparire agli occhi dell’opinione pubblica come “civile” e auspicabile il testamento biologico, in particolare la richiesta di interrompere acqua e cibo; e come fanatica e codina qualsiasi critica a questi atti.

“La morte naturale è un concetto privo di significato”. “La morte naturale non esiste. La morte naturale è un concetto del medico di fine Ottocento, che vedeva morire il suo paziente, non sapeva perché moriva, e quindi trovava un modo per nascondere la sua incolpevole ignoranza”. “Noi oggi tutti moriamo con una diagnosi e una terapia; la morte naturale è rimasta nel gergo giudiziario, nelle indagini sulle persone trovate morte”. “Welby non è morto di morte naturale, e neanche la signora che ha rifiutato l’amputazione del piede in cancrena diabetica”.

I magistrati vogliono sapere se un individuo è morto per cause naturali, e la domanda è pienamente sensata sul piano biologico. La patologia, con o senza diagnosi, è un’entità naturale. La morte è un fatto naturale: la longevità è un parametro fisiologico di specie, che obbedisce a stretti vincoli allometrici, es. quelli con la frequenza cardiaca. Gli esseri della nostra specie, nonostante ciò che si sente dire in tv, non possono arrivare a vivere 120 anni col miglioramento dello stato di salute della popolazione, come non possono arrivare ad essere alti due metri e mezzo col crescere dell’altezza media col benessere. Il dr. Riccio potrebbe chiamare a sostegno delle sue tesi il premio Nobel Montagnier, che portando il ragionamento alle sue logiche conclusioni ha sostenuto che “l’immortalità [tramite l’intervento medico] è un’ipotesi da prendere in considerazione” (F. Pierantozzi. L’immortalità. Colloquio con Luc Montagnier. Allegato al n. 48 di Liberal, 1999).

Il dr. Riccio confonde la “causa della morte”, ciò che causa i meccanismi fisiopatologici che portano alla morte, che può essere un fenomeno naturale, come un cancro, o può essere “antropica”, come una ferita da arma da fuoco, con la “manner of death”, ciò che ha provocato la causa della morte, che può essere naturale come una malattia, oppure dovuta all’uomo, come un omicidio, es. sparare a una persona o somministrarle senza valido motivo terapie cancerogene, o un suicidio. Per Welby ed Englaro la manner of death corrisponde sì ad una scelta umana, ponderata e permessa dai magistrati, di ritiro delle cure; ma che ha lasciato libera di agire una manner of death naturale, dovuta alla sottostante condizione patologica; che nelle sue forme specifiche è stata la causa di morte, pure di tipo naturale.

“Io ho una familiarità per malattie cardiache; se non controllo i fattori di rischio (soprappeso, vita sedentaria, alcool, colesterolo) e dovesse arrivarmi prematuramente una morte per danno cardiaco quella non sarebbe una morte naturale; naturale fino a un certo punto, sarebbe la conseguenza di un comportamento mio e sapevo benissimo a cosa andavo incontro”.

Il dr. Riccio confonde anche, seguendo un equivoco che è stato impressso nell’opinione pubblica, i fattori di rischio, che sono entità epidemiologiche a carattere meramente associativo, con i “lifestyle factors”, a carattere causale, che a volte coincidono coi fattori di rischio, che a volte non sono sufficientemente provati, e che spesso hanno la funzione, in quella religione gnostica che è la medicina attuale, di “peccati”. Il principale fattore di rischio per il cancro è l’età; ma non è che se un anziano sviluppa un cancro è colpa sua. Fattori come il fumo, il sovrappeso e la vita sedentaria sono effettivamente fattori di rischio e lifestyle factors per la cardiopatia ischemica; conviene ridurli, ma ci sono stati casi clamorosi di maratoneti magri morti d’infarto. Un livello ematico elevato di colesterolo è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (sopravvalutato; è un fattore di rischio forte solo per un piccolo sottogruppo), ma l’efficacia preventiva delle misure farmacologiche di massa per abbassarne il livello è a dir poco dubbia; solo, questa idea che con una pillolina si può continuare ad abbuffarsi e campare cento anni piace, e su di essa si è creato un business delle dimensioni di uno Stato, un Eldorado, per l’industria farmaceutica. In USA nel 2008, anno di vacche magre per l’industria farmaceutica, col tasso di crescita più basso mai registrato dal 1961, le statine, citate dal dr. Riccio tra i fattori che consentono di giudicare sorpassato il concetto di morte naturale, sono scese al secondo posto nella scala dei prodotti più venduti per fatturato annuo (al primo posto sono passati gli antipsicotici): dai 16.4 miliardi di dollari del 2007 a 14.5 miliardi di dollari. Il fatturato per le statine è così sceso dal 94° al 111° posto rispetto alla lista del 2008 dei PIL annui nazionali; continuando comunque a precedere Senegal, Albania, e un’altra sessantina di paesi.

Il dr. Riccio si presenta come laico, e condanna la vecchia medicina “ippocratica”. Ma propugna una medicina ancora peggiore, la medicina delle multinazionali dove la salute e la longevità te le dà la medicina, e se ti ammali o muori è colpa tua che non le obbedisci: una medicina non “paternalistica” ma “padreternalistica”. “Militia Christi” vuole, si legge nel suo sito, il “riconoscimento della Regalità Sociale di Cristo”; il dr. Riccio va verso una forma moderna, ma anch’essa totalizzante e teocratica, di medicina; una medicina che, come Dio, ti lascia la libertà di cadere nel peccato; ma solo seguendo la sua volontà ti salverai. E’ singolare sentir dire dagli stessi che propugnano la libertà di cura che l’osservanza dei precetti del medico dà la salvezza, addirittura emancipando dallo stato di natura, mentre la morte è causata dall’inosservanza dei precetti medici. Alla faccia della laicità.

Con la sentenza si dipingono come campioni della “difesa della libertà di ricerca” i sostenitori del neoliberismo USA come i radicali, e la magistratura, che in materia di violazione del primo comma dell’articolo 33 della Costituzione ha acquisito meriti presso le multinazionali, ma ha così scritto pagine di vergogna. E’ un autoritratto ribaldo, che capovolge la realtà. L’attuale business medico non può funzionare senza censura, e ha l’abilità di invocare per sé la libertà di ricerca mentre la fa togliere a chi gli è d’ostacolo, mediante i poteri dello Stato; anche con metodi violenti, che stravolgono la figura di chi deve essere messo a tacere fino a farlo apparire come un deviante o un delinquente. Questo scambio di ruoli tra persecutore e perseguitato, oggi di moda tra i potenti, mi ricorda un poco la fine di Fantozzi quando bussa alla porta del Paradiso. Ma le affermazioni come quelle del dr. Riccio su morte, natura e medicina suonano vicine a quelle di un’altra chiusura di film satirico; quella del “dr. Tersilli”, che citando un “prof. Stroganoff” sostiene che “La vecchiaia e la bruttezza sono malattie dalle quali si può e si deve guarire”.

“Al medico non spetta valutare qual è una vita dignitosa per il paziente; o comunque non si può fare valere tale giudizio per il paziente”. “Abbiamo rianimato un killer mafioso, che poi ha ucciso ancora”. “Il rapporto fiduciario medico-paziente è una favola, salvo casi di amicizia personale”.

Al medico non spetta certo giudicare se una persona deve vivere o morire in base alle sue qualità morali, ed è sinistro sentire considerare tale ipotesi, sia pure per poi scartarla. Ma al medico curante dovrebbe spettare di formulare una valutazione su quali sono e saranno le condizioni biologiche del paziente rispetto alle aspirazioni a una vita dignitosa; nell’esclusivo interesse del paziente, rispetto al quale egli è non è né semplice prestatore d’opera né figura genitoriale o divina né amico, ma agente, che come tale ha degli obblighi. La professione medica esiste in quanto le persone ritengono di non poter fare da sole sui problemi di salute; il paziente (termine deprecato, ma che ritengo preferibile a “cliente”) non va lasciato solo, sotto il peso talora schiacciante della sua condizione, a decidere della sua sopravvivenza, proprio nei casi nei quali avrebbe maggior bisogno di un sostegno tecnico e morale; un sostegno impermeabile all’influenza di quelli che sono gli interessi dell’agente. E d’altra parte il paziente non può essere accontentato, in nome di una astratta posizione avalutativa, se chiede di essere ucciso in base a una sua personale e soggettiva opinione, indotto dalla disperazione o dalla propaganda; o costretto dai trattamenti che ha ricevuto.

“L’accanimento terapeutico è un concetto inutile e pericoloso. E’ un termine che vi posso assicurare non troverete in nessun testo internazionale; è un ossimoro italiano non ben definito e indefinibile: il limite è personale”.

Concordo con quanto osserva il dr. Riccio a sostegno di questa sua tesi, che nel caso Welby era inappropriato parlare di accanimento terapeutico a proposito del respiratore che lo teneva in vita, come invece ha fatto la ministra Turco. Ma l’accanimento terapeutico non solo esiste, come si può verificare nei quotidiani problemi che pone; non solo è un concetto indispensabile per discutere i problemi di fine vita: ma si riferisce a un problema imprescindibile per l’analisi dell’intera medicina odierna: quello del sovratrattamento. Nella letteratura internazionale non si usa la nostra espressiva locuzione letteraria, ma si parla semplicemente di “overtreatment” o, soprattutto per i problemi di fine vita, di “overzealous treatment”. Ciò che non si trova comunemente nella letteratura medica internazionale è l’affermazione che il limite tra cure e sovratrattamento sia solo un problema personale. Il dr. Riccio considera come unico termine lecito la “futilità” cioè l’inutilità del trattamento; che è un caso particolare di sovratrattamento, che anche l’Offerta medica trova conveniente evitare, ma limitatamente al fine vita. Si tratta infatti di un’eccezione alla regola; per l’Offerta medica la regola è sovratrattare. Ci sono sovratrattamenti che non sono semplicemente futili o “overzealous”: sono sovratrattamenti fraudolenti, ingiustificati e dannosi, ma applicati in quanto economicamente redditizi. Per esempio, il lucroso sovratrattamento di massa di lesioni sovradiagnosticate come cancro, responsabile di crescite esplosive nelle statistiche d’incidenza dei tumori.

Il giorno stesso della conferenza del dr. Riccio avevo ricevuto per posta il libro “Overtreated” di Brownlee. Prima mi erano arrivati “”Overdosed America” di Abramson, e “Worried sick. A prescription for health in overtreated America” di Hadler. Sono libri “mainstream” e di buon successo, scritti da seri professionisti (che descrivono anche parte delle manipolazioni che hanno permesso di costruire un Eldorado con le statine). Mentre il dr. Riccio diceva che l’accanimento terapeutico non lo si deve neppure nominare, e lo scelto uditorio annuiva, pensavo che il sovratrattamento, attualmente molto discusso in Usa, almeno tra la parte più avvertita della popolazione, per i progressisti della provincia italiana invece non esiste, è uno dei nostri soliti svolazzi retorici. In realtà, c’è un mostruoso problema di sovratrattamento nella medicina attuale, dovuto al perseguimento del profitto; ma non si può dire; a sinistra, dove partiti sindacati e intellettuali organici sono al servizio di detto business, non meno che a destra.

Non si devono accostare le parole “accanimento” e “terapia” perché, dovendo spaventare il pubblico sulla possibilità di essere sovratrattati a fine vita, bisogna però stornare il sospetto che questo avvenga anche prima, che avvenga di continuo. Non bisogna cioè fare capire che il paziente, mentre gli viene fatto credere che è lui che decide, viene sovratrattato finché ciò è redditizio; e che quando diviene un peso, quando non è più un supporto valido per l’applicazione delle tante costose terapie, occorre toglierselo dai piedi, anche sottotrattandolo. Così abbiamo un medico che combatte il sovratrattamento negando che esso esista. Altro che “ossimoro”.

Stefano Rodotà, nella prefazione del libro di Riccio “Una morte opportuna” scrive “Riccio ci dà una lezione di moralità professionale”. L’impressione che ho tratto ascoltandolo è che il dr. Riccio non sia un maestro, né di moralità né tanto meno un maestro intellettuale, ma una persona pratica e grintosa, una specie di “rugbista” della discussione, inserito nel gruppo pro testamento accanto a teorici come Flores D’Arcais e Rodotà per la sua capacità di travolgere apoditticamente i concetti che sono d’impaccio.

La sentenza pro Riccio è un altro passettino verso l’orientamento desiderato. Aggrava lo stato di manipolazione culturale sul fine vita, e aggrava così il conseguente danno al pubblico, sia diretto per ciò che avverrà nei reparti di degenza, sia per il conseguente imbarbarimento della mentalità, e anche per l’imbarbarimento del diritto. La magistratura può sostenere, fondatamente ci mancherebbe altro, che lei ha solo giudicato sulla diffamazione, e che certo non può e non deve prendere parte alla contesa. Queste posizioni ricordano ciò che avviene nella ricerca biomedica, dove sostenendo il “riduzionismo” cioè la necessità metodologica (che in realtà è solo una strategia euristica) di occuparsi soltanto di aspetti parziali e ben definiti, poi, col mosaico dei dati così “rigorosamente” ottenuti, e quindi non contestabili, si costruisce un quadro complessivo preordinato, con vantaggi di carriera o finanziari “olistici” per gli scienziati “riduzionisti”. Un esempio è dato dai “trial” clinici, che hanno fortissime limitazioni di validità esterna, cioè di applicabilità al mondo reale, oltre ad una lunghissima lista di concreti pericoli di vizi e fattori confondenti: una volta che la loro “sentenza” (“trial” in  inglese vuol dire anche processo giudiziario) giunge sui media diviene indiscutibile; e acquista valore generale, ben al di là di quei limiti che lo studio si era posto in nome del rigore (e che gli hanno permesso di ottenere il risultato che la retrostante industria farmaceutica desiderava).

Come altre categorie, anche i magistrati di fatto fanno politica quando la loro azione riguarda temi politicamente rilevanti. E questo non è un male, anzi; è un bene che i magistrati mettano il più possibile le loro conoscenze e competenze al servizio del Paese; non solo nell’azione giudiziaria, ma anche come autorevole opinione, fra le altre, fuori dalle aule. Fare politica non significa sostituirsi al Parlamento o all’esecutivo. Può significare interessarsi, nell’ambito delle proprie competenze, o come cittadini, del bene pubblico; la parola “politica” però è un contronimo, perché può significare anche difendere gli interessi di una parte, legittimamente o illegittimamente, a scapito del bene pubblico.

Se, come nel caso del testamento biologico, i magistrati, emettendo sentenze (o omettendo sentenze o altre azioni giudiziarie) sono determinanti per il formarsi di quella opinione pubblica e per la costruzione culturale di quella realtà sociale che condizioneranno le leggi e le prassi, e fanno così politica; allora avrebbero il dovere non istituzionale, ma deontologico, di spiegare con commenti, con dichiarazioni informali, la differenza – o la concordanza – tra il loro ristretto operato giurisdizionale e le conseguenze pratiche e le implicazioni ideologiche, molto più ampie, del loro operato.

In questo come in altri casi i magistrati stanno operando in un modo, “riduzionista”, che guarda caso cristallizza il dibattito esattamente nei termini desiderati dalle parti forti; ma non intervengono per chiarire sui media, con visibilità pari a quella delle sentenze, il senso del loro operato istituzionale rispetto al contesto sociale e politico, come invece fanno spesso, giustamente, su altri temi che pure riguardano le leggi e la vita civile, tramite pronunciamenti del CSM, del loro sindacato di categoria l’ANM o di gruppi di studio di magistrati o di singoli magistrati.

Dovrebbero invece farlo, tanto più quando, come in questo caso, la loro azione si avvicina effettivamente a quella di supplenza degli altri poteri dello Stato: c’è stato un conflitto formale di competenze, e Flores d’Arcais loda la magistratura che ci salva dai politici sul testamento biologico. Ai magistrati e ai progressisti questo ruolo para-legislativo non dispiace. A me pare che, almeno in campo biomedico, si cada dalla padella alla brace. Vedo che su questi grandi temi i magistrati più che contrastare i maneggi dei politici gareggiano con loro nel fare ciò che è gradito ai poteri forti (poteri forti veri, come le multinazionali farmaceutiche); facendo così politica nel senso di curare gli interessi del proprio gruppo.

Ciò appare vero ancor più quando, sempre in base a rigorosi criteri “riduzionistici”, ma in realtà abusando del loro potere, i magistrati accoppiano all’amplificazione delle campane che i grandi interessi vogliono siano sentite l’eliminazione delle campane scomode; in questo caso quelle che potrebbero disturbare l’opera dei pupi tra le medievali milizie di Cristo e i kantiani come il dr. Riccio.

Col riduzionismo giudiziario la magistratura di fatto sta fornendo, da anni, un servizio completo, propaganda e censura, a manovre di poteri forti volte a fini illeciti in campo biomedico. E nessuno può dirle niente; anzi fa pure bella figura. Questa è una forma di alto bordo di quel “professionismo delle carte a posto” che è già stato imputato alla magistratura in altre tristi occasioni. In questa e in altre tematiche biomediche i poteri forti sono debitori alla magistratura di un pacchetto completo: propaganda e soffocamento del dissenso.

Così, mentre si celebra la vittoria della luce della ragione contro le tenebre clericali, le questioni sostanziali restano nell’ombra. Non si dice che la maggior parte di queste scelte riguarderà i pazienti anziani affetti da demenza senile, la cui traiettoria di fine vita è particolarmente lenta (ed è quindi mimata da quelle, mediaticamente più presentabili, di Welby ed Eluana). Non si parla della concreta possibilità, offerta dall’interruzione di idratazione e alimentazione, di forme di decesso pilotate. Questi pazienti col progredire della demenza possono arrivare a ridurre o perdere la capacità di nutrirsi da soli, per riduzione delle capacità cognitive, depressione, isolamento, povertà, problemi di dentatura, cibo inadatto, o, solo nei casi più gravi, per un danno organico reale, es. la paralisi pseudobulbare, che provochi autentica disfagia. Tale deficit viene comunque enfatizzato, per esempio ignorando che nell’anziano le richieste metaboliche si riducono, cioè mangia fisiologicamente di meno, tanto da mimare la denutrizione, potendo raggiungere fisiologicamente indici di massa corporea molto bassi (Hoffer L J. Tube feeding in advanced dementia: the metabolic perspective. BMJ, 2006. 333: 1214-1215).

La saldatura di queste manipolazioni tecniche con quella culturale rivolta al pubblico e alla classe dirigente, per la quale l’interruzione di cibo e acqua è una civile misura che va nell’interesse del paziente, consente di confondere facilmente causa ed effetto tra le condizioni dovute alla demenza e la riduzione dell’assistenza o l’abbandono clinico. Si ha interesse a trascurare le cause di denutrizione trattabili e a sovradiagnosticare le difficoltà di alimentazione come manifestazione di danno irreversibile, aprendo così la strada a soluzioni economicamente razionali: l’idratazione e alimentazione artificiale (che può essere sia indegna, sia più dannosa che utile) o meglio ancora l’interruzione prematura dell’alimentazione e dell’idratazione (che può essere un barbaro omicidio). Imboccarli è “labor intensive and therefore expensive” (Chernoff R. Tube feeding patients with dementia. Nutrition in clinical practice, 2006. 21: 142-146); un sondino è una soluzione più economica e più comoda (così come lo è il ben noto catetere vescicale); l’interruzione definitiva di cibo e acqua resta la soluzione migliore, sul piano commerciale.

Il Froedtert Hospital, un ospedale del Wisconsin, ha pubblicato su internet le direttive ai medici del suo comitato etico (Non-oral hydration and feeding in advanced dementia or at the end of life – Guidelines for physician staff), per le quali (pag. 4) l’alternativa all’alimentazione artificiale è o imboccare l’anziano o interrompere definitivamente l’alimentazione e l’idratazione, cioè lasciarlo morire di fame e di sete. Dunque, secondo questo documento è possibile che l’alimentazione artificiale venga iniziata prima che ce ne sia effettiva necessità, e che l’interruzione definitiva di cibo e acqua sia un’alternativa all’imboccare il paziente. Sembra un assurdo, ma è buon senso manageriale; i bioeticisti di Milwaukee, la città di “Happy days”, hanno il merito di dimostrare, avendolo messo per iscritto come linea guida bioetiche, ciò che avviene o può avvenire, e avverrà, nella realtà: l’alimentazione artificiale viene considerata non come l’ultimo – discutibile – stadio di una sequenza fissa di cure, ma come una tra le possibili alternative, che comprendono un’assistenza infermieristica costosa oppure il lasciarli morire di fame e sete. Studi statunitensi mostrano che i pazienti economicamente svantaggiati sono quelli che ricevono più frequentemente sia l’alimentazione tramite il sondino nasogastrico, sia la sospensione dell’assistenza conformemente a volontà sottoscritte in precedenza; a volte sottoscritte in quanto condizione per ricevere le cure.

Queste realtà, più terra terra rispetto agli strabilianti riordinamenti teorici del Dr. Riccio, in un dibattito civile e democratico dovrebbero essere in primo piano; invece non sono “in hoc mundo”, non essendo né negli acta giudiziari seguiti tramite i media da milioni di spettatori, né nei pronunciamenti delle varie forze che stanno introducendo il testamento biologico. Sono protette da un’omertà trasversale, che sposta l’attenzione dal cuore del problema alla sua periferia. Mentre si bisticcia su Sagunto, è Roma che viene espugnata. Credo quindi che le parti che festeggiano la vittoria della causa per diffamazione; le controparti; e anche la magistratura, tutti quanti, abbiano responsabilità collettive non distributive moralmente più gravi, anche se diverse, di quelle delle accuse lanciate dai querelati per le quali i magistrati di Roma e Monza hanno giudicato esservi stata diffamazione.

Dubito però che, se anche si trovassero elementi per querelarmi, verrò querelato. Un conto è intentare una causa che rafforza il falso che il potere vuole propagandare, un altro è farla dovendo considerare posizioni, e responsabilità, che è vantaggioso per entrambi i contendenti ufficiali, e per la “parte terza“, la magistratura, continuare a ignorare ufficialmente come inesistenti o marginali. Né tanto meno verrò lasciato stare, senza ricevere sanzioni per quanto scrivo. Per le voci come la mia i poteri dello Stato – tutori della legalità in prima linea – ricorrono a sistemi diversi: quelli mafioso-massonici di intimidazione, boicottaggio materiale, calunnia, discredito, guerra psicologica, etc.; potendo contare sulla Milizia della Pagnotta, che è la compagnia più antica, numerosa, fervente e pugnace tra quelle che si aggirano per l’Italia.

* * *

Copia della presente viene inviata, firmata, con racc a/r online ai magistrati che hanno condotto questi procedimenti, c/o i Presidenti dei Tribunali di Roma e Monza. E anche, idealmente, agli equipaggi delle auto di CC, PS e affini, che non mancano mai di accompagnarmi vistosamente nei miei spostamenti. Pochi giorni fa l’equipaggio di una gazzella dei CC  mi ha spiegato che come cittadino dovrei essere contento di questo controllo del territorio così assiduo. Io veramente preferirei potere qualche volta andare a fare la spesa senza “la scorta”, e che i crimini di alto bordo in campo medico non godessero di appoggi e coperture istituzionali. Si vede che i Carabinieri hanno anche loro un’idea “riduzionista” della sicurezza; organica all’idea “riduzionista” della giustizia dei loro partner i magistrati, insieme ai quali stanno assicurando giustizia e sicurezza agli Eldorado della medicina meglio dei migliori contractors.

* * *

L’azione giudiziaria non euclidea

Ho appreso dai media che la Procura di Lecco, avendo impiegato sufficienti risorse in estese indagini su un gran numero di siti web, ha potuto rinviare a giudizio ben 30 persone per diffamazione nei confronti del padre di Eluana Englaro (per avere usato espressioni come “omicida”). A mio parere questa è una scelta di allocazione delle risorse che va a vantaggio dei magistrati anziché dei cittadini. A questo proposito segnalo il commento “Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale; il caso del testamento biologico” https://menici60d15.wordpress.com/ che ho inviato per lettera a giudici di Roma e Monza che hanno già emesso condanne su casi analoghi.  Sul sito sono presenti altri commenti su magistrati e testamento biologico, e magistrati e biomedicina.

Vorrei ribadire un aspetto di quanto indico nel commento: nella pratica clinica, su pazienti che sono diventati “un peso”, le due procedure, il ritiro di cibo e acqua e l’alimentazione e idratazione artificiali, non sono così lontane e così contrapposte come si dice. Quanto già avviene in paesi più “avanzati” mostra che sono anzi pratiche piuttosto vicine e associate, che spesso vengono considerate sullo stesso piano, e adottate in sequenza, soprattutto su pazienti socialmente deboli.

Entrambe le procedure possono facilmente andare contro l’interesse del paziente ad avere buone cure; e contro il suo diritto alla vita e alla dignità. Appare probabile che in futuro anche in Italia in tanti casi non verrà applicata o l’una o l’altra, ma entrambe, ed entrambe prematuramente; a volte anche sullo stesso paziente: prima un po’ di alimentazione artificiale e poi, col peggiorare del quadro clinico, il ritiro di cibo e acqua. Il taglio di acqua e cibo resta la soluzione più semplice sul piano meramente manageriale, ma il sondino nasogastrico, che tra l’altro permette di fatturare ulteriore tecnologia medica, potrà avere una funzione preliminare: servirà a incanalare, sul piano etico e biologico, il paziente verso la misura risolutiva della morte per inedia. Oppure si può fare in modo di lasciar morire prematuramente il paziente, ritirando l’assistenza adeguata, col sondino nasogastrico inserito che serve da alibi. Pratiche del genere riguarderanno specialmente la massa crescente di persone che moriranno per demenza senile. Ciò avverrà anche grazie al movimento di opinione creato col caso giudiziario Englaro e simili; movimento ben più solido e duraturo delle posizioni dichiarate dell’attuale governo PDL.

Come mostro nel commento, anche sul piano degli interessi le due procedure,  che alleggeriscono costi e fatica nella gestione dei pazienti, stanno dalla stessa parte; la contrapposizione principale è fra il loro “lancio” congiunto da un lato e i reali interessi e diritti dei cittadini – che nessuna forza sta tutelando adeguatamente – dall’altro. Non è detto che la vita debba essere prolungata a tutti i costi; tanto meno in base a norme o ordini dello Stato; ma la dignità umana, questa non può essere mai interrotta: mentre con l’attuale farsa intorno alla povera Eluana non viene tutelato da nessuno degli attori il diritto del cittadino a non divenire un preparato biologico trattato secondo convenienze economico-politiche; il diritto a non subire gravi patimenti fisici perchè fa comodo ad altri.

E’ un po’ come quando i piazzisti spostano l’attenzione dall’opportunità dell’acquisto a quali prodotti scegliere. Alle due procedure corrisponde, con i berci tra laici e cattolici, una furibonda “lite” tra compari, inscenata con comparse inconsapevoli, volta a fare passare quello che in realtà è un pacchetto di interventi che, contenendo entrambe le procedure, permetterà di pilotare il fine vita secondo interessi industriali ed economici in conflitto con quelli dei pazienti.

Qui però non si è davanti alla commedia di due poveracci, come Gassman e Carotenuto davanti al giudice in “I soliti ignoti”; è una recita di alto affare, e la magistratura vi partecipa. La magistratura non si sta risparmiando in questa rappresentazione, ed è pertanto moralmente coinvolta; coinvolta in un’operazione di portata storica per la quale parlare semplicemente di omicidio è riduttivo. La magistratura sta avendo un ruolo determinante nel fare apparire al pubblico come poli opposti quelle che sono due entità complementari sottese dagli stessi interessi.

La disputa tra “crociati” e “volterriani” occupa l’intero spazio visivo. La magistratura non vede altro, e così neanche il pubblico vede altro; così si abitua a valutare la questione nei ristretti termini voluti dal potere. Come in tanti altri casi di interventi giudiziari su questioni biomediche. Una emianopsia culturale non in buona fede: che si regge non solo sull’ignoranza, ma sulla mistificazione, e anche sull’azione repressiva di diverse istituzioni, inclusa la stessa magistratura; inclusi corpi armati dello Stato, che costringono in una gabbia di minacciose molestie chi potrebbe attentare ad essa.

Sulle questioni biomediche, azioni della magistratura “non euclidee” come questa sono comuni. Mostrano come si può essere formalmente impeccabili e al tempo stesso manipolativi. Ricordano la geometria proiettiva e le altre geometrie primitive, che comprendono la geometria euclidea come caso particolare, ma consentono di distorcere fino a stravolgerla la rappresentazione della realtà fisica, rilassando la conservazione delle invarianze per alcune proprietà e relazioni, es. tra gli angoli o tra le lunghezze. Osservando l’operato della magistratura in campo biomedico, capisco bene chi ha parlato di “anamorfosi dello Stato di diritto” (S. Palidda) a proposito di altri abusi delle istituzioni. L’anamorfosi fa parte della geometria proiettiva.

Posto che, tralasciando le scoperte della fisica moderna, ai fini pratici si può dire che sul piano umano viviamo in un mondo euclideo, in una società “euclidea”, credo che vi sia un obbligo della magistratura, deontologico e forse costituzionale, ad essere “euclidea” nei suoi atti: ad agire cercando di mappare, e quindi rappresentare, la realtà il più fedelmente possibile, ovvero conservando tutte le relazioni illecite che la compongono. Ciò specialmente quando viene chiamata ad intervenire su alcune nuove realtà sociali che vengono costruite con l’atto di rappresentarle.

Invece in casi come questo la magistratura limita l’invarianza a quelle relazioni che il potere ha interesse vengano perseguite; contribuendo allo stesso tempo nella rappresentazione pubblica all’alterazione delle relazioni illecite che il potere vuole restino nascoste.

*  *  *

27 novembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Eutanasia, estensione ai minori: coro di no. Unica eccezione i Radicali”

Non è che se una cosa la dicono i preti, dei quali in effetti non c’è da fidarsi, e che tradizionalmente preferiscono vedere la gente impantanata nella sofferenza, essa è sicuramente sbagliata. Liberismo e invecchiamento della popolazione spingono verso l’eutanasia e il suicidio assistito, e per la loro promozione culturale. A volte, quando la vita diventa un’agonia cronica, si può pensare a forme di riduzione della sofferenza che comportano come effetto collaterale un accorciamento della vita. Ma l’eutanasia e il suicidio possono essere promossi per togliersi dai piedi corpi – martoriati dalle lucrose terapie hi-tech – che non sono più redditizi. Il rispetto della vita non andrebbe lasciato ai cattolici (che se ne ricordano quando devono torcere il coltello nella piaga). Laicamente, senza farsi suggestionare al contrario dai cattolici, bisogna stare attenti a questo zelo per accorciarci la vita mentre si tagliano le pensioni e l’assistenza ai disabili.

*  *  *

Rispetto e stimo Monicelli, per come ha voluto concludere la sua vita. Ci sono alcuni casi dove mantenere in vita una persona può essere una forma di violenza nei suoi confronti. Ma non capisco l’ansia di voler affidare la propria morte alla volontà di altri, o alle loro informazioni, o a come dispongono la situazione. O di affidarla ai loro interessi. E chiamare “esercizio del libero arbitrio” questo tirarsi la veste sul viso e rimettersi alla pietà di estranei.

Nel caso del Liverpool Care Pathway, un protocollo di cure palliative per i morenti usato in UK, che porta a morte in media in 29 ore, si è visto che è stato usato come sistema per liberare posti letto, ridurre la spesa sanitaria e ottenere gli incentivi economici previsti, applicandolo in massa anche a pazienti che non stavano morendo; e a chi non aveva neppure dato il consenso. Il suo livello di convinzione è profondo, ma ciò di cui è convinta è superficiale. Lei non pensa che una società dovrebbe impedire questi modi di morire?

Sareste padroni di ottenere tale forma di welfare, che il liberismo vuole darvi, mentre toglie l’assistenza che serve per campare, se nel chiedere stoicamente di farsi ammazzare a discrezione di altri non trascinaste le vite degli altri con le vostre. Io non voglio ulteriori regole che di fatto consentono a terzi di pilotare verso il peggio la qualità e la durata della vita delle persone.

*  *  *

L’eutanasia sarà il “diritto” di fare decidere ad altri se e come morire. La sua morte, e quella degli altri che trascinerà con sé, non servirà a ridurre le spese sanitarie, ma a spostarle in settori medici più redditizi, a danno di altri pazienti che non sono ancora morti.

Su come i soldi risparmiati anticipando il decesso verranno spesi non a favore ma a danno di altri pazienti, le segnalo l’articolo “The quagmire” di Callahan e Nuland. Su come sono gli altri che in pratica decidono, v. il sopra citato caso UK, o digiti “testamento biologico” nella casella di ricerca del mio sito menici60d15. Sì, l’eutanasia sarebbe semmai un diritto, non un dovere. Ma è stato osservato da altri che il diritto di morire può trasformarsi in un dovere di morire. E ci sono segni di volontà e di pratiche che confermano che questo è un pericolo reale. Purtroppo in questo campo le convinzioni personali e i presupposti filosofici, pure importanti, non bastano; si devono fare i conti con la realtà socioeconomica.

*  *  *

29 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. A. Grana “Il volto caritatevole del Bambin Gesù di Roma è quello del piccolo Charlie”

Nel 2012 in Inghilterra alcuni medici denunciarono che il Liverpool Care Pathway, un protocollo per il trattamento di fine vita accreditato come “best practice”, che porta a morte in media in 29 ore, veniva applicato anche a malati anziani curabili, come mezzo di eutanasia di massa per liberare posti letto e ridurre la spesa sanitaria. Gli ospedali ricevevano incentivi economici per raggiungere elevati livelli di applicazione del protocollo; alcuni hanno incassato mezzo milione di sterline. Su questo il clero, che a chiacchiere difende la vita, è stato omertoso. Ma non c’è contraddizione col caso Charlie Gard (i cui genitori sono stati assistiti da un avvocato pro-eutanasia) se si considera che ciò che il clero vuole è esercitare un controllo sul vivere e sul morire. Pretesa che combacia con un criterio liberista essenzialmente zootecnico: si abbattono i capi che non rendono; o al contrario li si ingozza di medicine, come le oche con le zampe inchiodate per il foie gras, quando è questa la convenienza. Charlie Gard è servito per una spietata propaganda pro cure “compassionevoli” e quindi a controlli ridotti, cioè costosissime e inefficaci, per le malattie rare. Un’operazione fraudolenta colossale, che vede l’Italia, come per i vaccini, in prima fila.

Del resto, la chiesa ha combattuto la scienza quando questa contribuiva all’emancipazione materiale e morale dell’umanità. Se ne fa alfiere oggi, quando viene prostituita a strumento fraudolento di profitto.

§  §  §

16 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Pasciuti “Fine vita, Francesco è la vera ‘classe dirigente’: indica la strada senza curarsi della convenienza”

Quello che è buono non è nuovo e quello che è nuovo non è buono. Il buono è l’identificazione dell’accanimento medico a fine vita o in condizioni di malattia estreme e crudeli. Il nuovo è l’appoggio alla liberatoria culturale e giuridica per un maggiore arbitrio medico su vita e morte. Es. il Liverpool Care Pathway in UK, dove la soppressione di anziani, volta ridurre la spesa, ottenuta applicando buoni protocolli di fine vita anche a chi non stava morendo, è stata ricompensata in denaro. Non c’è contraddizione con la pretesa assurda e macabra di “curare” Charlie Gard: il medesimo fine, il profitto, impone a seconda delle circostanze che si curino i morti e si uccida chi non vuole morire. E’ ovvio che il clero abbia saperi e capacità politiche di gran lunga superiori a quelli dei figuranti messi a gestire lo Stato. Ma è patetico credere che i preti non predichino secondo la loro convenienza. Sono puntuali nel posizionarsi secondo il loro interesse, e la campagna sul libero morire ha – come decenni fa quella sul libero amore – finalità economiche, più che di emancipazione. Oggi accorre sbarazzarsi di cittadini non redditizi. Si lecca la mano che porta al macello, mentre si tacciono i tetri calcoli sul controllo della popolazione. E’ stata meno ipocrita Lady Warnock, filosofo moralista consulente del governo UK: per lei chi soffre di demenza “ha il dovere di morire” perché costa troppo.

§  §  §

17 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “DJ Fabo, Pm: “Assolvete Cappato, nessun ruolo esecutivo. Dignità è poter essere uomo e autodeterminarsi”

Le affermazioni della PM Siciliano sul caso particolare di DJ Fabo sono moralmente rispettabili. Il problema è quanto non considera nella sua perorazione generale, sui media, del diritto al suicidio assistito. Il magistrato presta l’autorevolezza del suo ruolo ai cantori della morte a richiesta nel farne soltanto una questione di diritti umani. Dove la malattia, a volte di concerto con le cure, si accanisce, e crea “l’uomo incrodato”, crea una situazione di agonia cronica, l’interruzione attiva delle residue funzioni vitali può costituire l’unico rimedio, l’unica difesa della dignità umana, e della stessa salute intesa in senso lato. Ma l’eutanasia risponde anche all’interesse di sopprimere persone e pazienti in base a criteri economici. E addirittura in base a incentivi finanziari. Come mostra il caso del Liverpool Care Pathway in UK. “Sparatevi Breda” scrisse M. Marchesi. Un magistrato, a contatto professionale con la miseria umana, e quindi anche con l’arte di spacciare per aiuto il sopruso, non dovrebbe nell’appoggiarlo pubblicamente ignorare l’ambivalenza e il possibile uso perverso di un nuovo principio etico. I magistrati seguono il flusso culturale imposto dal business e gradito al popolo, che al pretesco celebrare il digrignare di denti per il dolore sostituisce l’occultamento della condizione umana, fornendo sia lo schermo delle false promesse di immortalità da cure miracolose, spesso fonte di sofferenze non necessarie, sia quello dell’abbattimento zootecnico.

@ Pot. Non so molto della genealogia culturale del suicidio e della soppressione dei malati, ma mi pare che, mentre storicamente è antica, precristiana, la concezione della liceità – non il “diritto”, termine ormai degradato – del suicidarsi, dell’uccidersi da sé, sia piuttosto nuova l’idea del comprendere tra le cure mediche il farsi dare la morte, come evenienza di routine, e alla fine come servizio fatturabile. “Cantori della morte a richiesta”, perché chi si profonde in questa battaglia “di civiltà” a mio parere usa toni trionfalistici ed esibisce una sicumera giustificabili da una causa migliore di quella del legalizzare ed espandere ciò che finora è stata una estrema, mesta, ratio. Forse lo scarso entusiasmo del quale mi accusa deriva dalla consapevolezza delle pressioni economiche, antiumanistiche, di cui ho detto, verso questo bel progresso, e dal vedere ogni giorno come la medicina calpesti la dignità dei malati nello stesso taciuto perseguimento del profitto con cure non necessarie*; nell’indifferenza o nella complicità di quelli che si accalorano per portare l’efficienza del suicidio agli stessi alti livelli generali di civiltà della nostra società. E nella foga, sbadatamente, aprendo la strada all’omicidio mascherato.

*Mandrola J. In defense of less-is-more. Medscape, 9 gen 2018.

@ pappacci. Sono temi pesanti; mi pare che lei abbia un’acuta reazione di difesa. Il libero arbitrio? Basta un buchino nella dentina, o una pietruzza in un uretere, per spazzare via questo elaborato capitolo dei trattati di filosofia. Per non parlare di quando le metastasi rosicchiano incessantemente le ossa o una malattia neurologica trasforma il corpo in un manichino. La responsabilità dell’assistenza, che può includere il convenire di usare come terapia l’interruzione delle funzioni vitali, non può essere scaricata sull’assistito immaginandolo come una sorta di superuomo padrone di sé stesso. Il mondo reale, con le terapie truffa vendute col ricatto della speranza, c’entra eccome. Lo sa quanti casi ci sono di “nessuna possibilità di miglioramento”? La campana non suona solo per i casi rari, come DJ Fabo, selezionati, ritagliati per sostenere la tesi che è bene rilasciare una liberatoria per farsi sopprimere, ma per quelli quotidiani. Per un Welby, un DJ Fabo, ci sono es. tanti malati terminali che vengono curati con la chemio, inutilmente e a loro danno*. Si potrà dare loro comodamente il colpo di grazia, togliendoseli dai piedi dopo averli usati come supporti per cure aberranti, facendolo passare per una scelta del paziente, alla quale si è acconsentito per alti motivi. Proseguendo con l’applicare le espressioni in malafede* della medicina commerciale.

*Mulcahy N. Palliative Chemotherapy Is ‘Disingenuous Term,’ Says Critic. Medscape, 5 marzo 2018.

@ RiccardoAlasia. E’ questo il bello del sessantottismo, cioè del supportare tesi che sembrano progressiste e invece sono al servizio delle forze di sfruttamento: permette di sembrare eroici mentre si serve. Permette ai mosci di atteggiarsi a forti. Ai fifoni di fare gli spadarotta. E di sfogarsi assestando il calcio dell’asino. Vada a sgambare in attesa del nuovo input dei radicali. O dei magistrati come la Siciliano, che ha eccitato animi come il suo sollevando il pathos della corazzata Potemkin: quello dello strumento di dominazione che passa invece a difendere i deboli. Ma a ben vedere, invece che all’immagine dei cannoni della corazzata dello zar che i marinai puntano sui cosacchi dello zar che stanno massacrando donne e bambini sulla scalinata di Odessa, la situazione è più simile a quella del voltafaccia al processo di Otello Celletti ne “Il vigile”. Non perda tempo con me, e galoppi a soccorrere qualche altro vincitore.

@ RiccardoAlasia. Ciò su cui lei salta a piè pari, con l’aiuto di qualche battito d’ala, è un cumulo di monnezza. Quando ha finito di fare chicchirichì dal suo pulpito, cerchi, invece di occuparsi della mia ventilazione, di abbassare di qualche torr la pressione dei gas dei quali è gonfio.

@ RiccardoAlasia. Alla buon ora. Un addetto di una partecipata presieduta da un cattedratico con esperienze oxoniensi ha già provveduto al consueto spernacchiamento. Certo che in Lombardia i magistrati possono contare sull’appoggio della parte più vibrante della società civile.

@ Pot. Ci sono due medicine. La medicina-servizio fa il miglior interesse del paziente. Non crea situazioni trappola che inducono a chiedere la morte. Quando queste si presentino spontaneamente si trova in effetti davanti al dilemma di quando si possono recidere i brandelli che tenendo attaccata la persona alla sopravvivenza biologica le causano sofferenze atroci. La medicina-business massimizza il profitto, facendo danni pur di vendere prodotti e servizi, e può essere lei la causa delle situazioni che spingono a chiedere la morte. Nelle sue mani, l’omicidio consensuale è un’arma in più; può sia favorire trattamenti inutili che provocano gravi sofferenze sia essere applicato con criteri zootecnici.

Oggi regna la medicina orientata al profitto. Il suo quadretto è uno spot di questa medicina: morire facendosi uccidere è una cosa naturale e accettata da tutti, per fortuna fornita dai medici, che sono umani e sensibili, ma ostacolata da norme inspiegabili e strane sul non uccidere, e dagli affetti da una patologia fobica, che, non curati, agitano i fantasmi di abusi, causando danni terribili ai normali.

La medicina commerciale trae il suo potere dalla nostra tendenza a considerare e immaginare, come meccanismo di difesa, solo gli aspetti positivi e nobili dell’intervento medico. La reale emancipazione proverrà dal divenire capaci di guardare anche i lingotti d’oro sanguinosi che oggi sono sull’altro piatto della bilancia.

@ RiccardoAlasia. Meno di 24 ore, e il gas si è già riformato. Mi spiace, non posso fare più nulla per lei.

@ RiccardoAlasia. In effetti a intrattenermi con lei comincio a sentire il disagio che si prova stando al bordo del vacuo più del necessario. La vertigine sonnolenta data dal piatto, da ciò che non ha profondità.

§  §  §

15 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Cappato, la Consulta depenalizzi l’aiuto al suicidio per motivi umanitari

Abele. Il suicidio tramite terzi allontana lo spettro del fare la fine della vittima del racconto di Poe “Il barile di Amontillado”. Magistrati e politici illuminati e coraggiosi stanno conducendo una battaglia di civiltà.

Caino. E’ arrivato l’ordine: legalizzare l’eliminazione di persone in base a criteri economici. Media, radicali e magistrati, sensibili ai voleri atlantisti, si sono messi all’opera. Si mostrano casi particolari come questo di dj Fabo dove la soppressione delle restanti funzioni vitali è eticamente difendibile e una deroga, rigidamente circoscritta, ridurrebbe lo sconcio di sofferenze prolungate. Si tace sul vero obiettivo, la massa di vecchietti e malati gravi di ogni età – inclusi sani resi malati dalla medicina – da sfruttare per vendere cure fraudolente inefficaci o nocive e poi buttare come limoni spremuti. In USA ora si criticano le speculazioni commerciali ($3000) sul PAD, physician assisted dying. Da noi si ignorano rozzamente gli interessi e le condizioni che costituiscono l’imbuto che conduce a “scegliere liberamente” il suicidio sostituendolo con un fantoccio, lo “Homo juridicus” padrone delle sue scelte. L’immagine implicita di questi festeggiamenti per la morte facile è quella di Casper del viandante solitario che osserva dall’alto della cima il mare di nebbia. Per molti l’immagine appropriata sarà quella di un insetto che finito nella corolla a imbuto di una pianta carnivora si dissolve al suo fondo, poco importa come.

@ Dada Cinnok. Sì, siamo figli di Caino. Riconoscerlo può aiutarci a limitare e superare la nostra natura; e a non abboccare a tante predicazioni di amore, bontà, santità, incluse quelle in salsa “laica”, come questo brillante diritto-dovere di aiutare gli altri ad andare a morire ammazzati. In modo da raggiungere e mantenere una convivenza civile, dove non vigano sotto cosmesi etiche, ideologiche e giuridiche le leggi di Caino. Una società basata sulla decenza, che è il minimo accettabile, e salvo casi fortunati anche il massimo cui si può ragionevolmente puntare.

@ Angle. Ah, lei intende in senso letterale. Dio, il Dio il cui nome ricorre spesso nei discorsi dei suoi portavoce, e Satana, se posso usare i vostri termini, hanno in comune questa narrazione della lotta tra bene e male, tra good guy/bad guy, angeli e demoni, santi e scellerati. Quanti fascismi ho visto dietro all’antifascismo, quanto piduismo, la mafia di Stato, dietro all’antimafia, quanta “eversione dall’alto” (cit.) dietro all’antiterrorismo, empietà contro l’Uomo dietro a parole di fede in Dio. Quanta propaganda pro frodi mediche dietro all’antidoping, barbarie di ritorno dietro a battaglie di civiltà come questa del suicidio a domanda, frodi tecniche dietro alla lotta alle ciarlatanerie delle cure alternative. Così, sarà Dio, sarà Satana, quando sento proclamare applicazioni del binarismo bene/male mi chiedo se provengono da quella minoranza di brave persone o dal solito lupo che s’è mangiato la nonna, ne indossa la cuffia e aspetta Cappuccetto Rosso.

@ Angle. Non si dovrebbe citare Dio, usandolo come un “jolly”, per ciò che è spiegabile in termini terreni. Cappato lavora per il liberismo. E quelli che calano “Dio” in continuazione? Lei dice che loro sono doppiamente contrari. A me pare siano contrari a metà. La regolazione delle morti è imposta dall’economia liberista, e il clero sa che chi si mette dalla parte del più forte campa 2000 anni. Serve al business biomedico, alla medicina dei guadagni di Borsa stratosferici, che ha resuscitato sotto il manto dello scienziato forme di magia naturale e promesse di salvezza ancora più arcaiche della novella cristiana. Un business stregonesco tinto di sangue col quale anche il clero si arricchisce. Per di più, la gente, mentre crede che pozioni e gizmo tecnologici la manterranno sempre in forma, si affretta ad accettare che si tiri la spina alla prima prospettiva di soffrire. Così i preti si limitano a un “lip service”. Peccato, perché c’è un clericalismo che specula sul dolore, ma c’è anche una filosofia cristiana che potrebbe dare un contributo positivo, educando a una visione di vita più sobria e forte; a non credere né alle promesse di immortalità terrena, né alle paure e minacce di tormenti degli imbonitori. Potrebbe indirizzare molti sulla strada per affrontare, senza sfuggire – né pretendere di risolverla – la condizione umana.

§  §  §

9 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Eluana Englaro, “così in Cassazione stabilimmo che la dignità è il diritto dei diritti. Poi la fase oscura della politica””

Nell’attuale medicina commerciale la longevità ha sostituito la salute, così che si imbottiscono i pazienti di cure futili, aggressive e dolorose vendendo la speranza falsa di prolungare a oltranza la vita. La maggior parte delle spese mediche è in media consumata nell’ultimo anno di vita. Ciò ha prodotto la necessità economica contrastante di troncare a piacimento le cure. N. Wade, l’autore di ‘Betrayers of truth – fraud and deceit in science’, commentò una delle tante promesse commerciali di immortalità, quella della Geron sulla telomerasi, citando le Parche. Agli affari occorre anche Atropo. Qui i magistrati si svegliano, ricordandosi della dignità “diritto dei diritti”, e generalizzando da un caso particolare e mediatico. In medicina e nel diritto il rigore astratto, il rigore “scientifico” è mancanza di rigore: in queste discipline applicate occorre ciò che è stato definito ‘rigore pratico’, che tiene conto di tutti i fattori, inclusi quelli umani, storici, economici. Volendo davvero preservare la dignità bisognerebbe intervenire per ridurre sovradiagnosi, sovratrattamenti e medicalizzazione della morte; invece di limitarsi a fornire un meccanismo di smaltimento dei corpi sui quali ci si è accaniti per fare soldi. Ma in Italia a tanti, dai terroristi agli alti magistrati, piace la “doppia medaglia”; che si ottiene contribuendo a quelle parti dell’architettura ideologica voluta dal potere che fanno apparire come idealisti disinteressati che combattono per dei principi.

§  §  §

28 settembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Farinella “Caso Cappato, la vita è sacra finché è umana. E la decenza imporrebbe il silenzio di fronte alla sofferenza”

“Libertà”? E’ questione di libertà quando si è in trappola come un minatore in una galleria crollata e chi ce lo ha fatto finire gli offre di immettere gas cianuro? “Sacralità della vita” ? Quando la sopravvivenza biologica si separa dalla vita arrivando a divenirle nemica, terminare le funzioni biologiche può essere il modo di preservare la vita; è facendo leva su questi casi estremi, come Dj Fabo, che i grandi interessi vogliono legalizzare l’omicidio medico per le malattie comuni; di routine, vedi il caso del Liverpool Care Pathway.

Il convitato di pietra, che entrambi i contendenti nascondono, è che le cure mediche seguono la funzione profitto, che diverge da quella etica. Es. le terapie intensive neonatali, lucrose, che in USA proliferano oltre la necessità trattando anche chi non ne ha bisogno creandogli danni; mentre ai bambini che ne escono viene negata l’assistenza per i loro deficit, che non rende*. Le varie forme di eutanasia ottimizzano l’allocazione della spesa medica, e quindi i profitti, alle cure più redditizie, anche inutili e dannose, eliminando gli “esausti”; che sono anche cattiva pubblicità.

I preti sfruttano la sofferenza; ma sono dentro al business medico, e anche a loro serve la selezione dei pazienti. Dietro ai rispettivi filosofemi altisonanti e ai diversi stili i due usurai, “laico” e “cattolico”, non sono così contrapposti.

* Cruel Calculus: Why Saving Premature Babies Is Better Business Than Helping Them Thrive. Health Affairs Nov 2010.

§  §  §

1 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Eutanasia, cambierà realmente qualcosa? Io confido in un ‘grande cerchio’ “

Tommaso Moro. E gli Stoici; o il suicidio dell’eroe omerico, visto che oggi si intorta il paziente con la “warrior trap”. O Socrate, ma è troppo calzante, controproducente. Nel Padrino II un boss viene spinto a suicidarsi anche citandogli casi storici illustri. La medicina sta seguendo il decorso di quella saga. Se l’interesse fosse quello di limitare le sofferenze si comincerebbe dal togliere l’accanimento terapeutico; e solo dopo si affronterebbe il problema di quando la sopravvivenza biologica si distacca gravemente dalla vita. Come con l’auto elettrica, dove mentre si predica la riduzione dei consumi si mostrano gare di ‘formula E’, il fine è di scartare i malati che rendono meno e di smaltire gli impresentabili residui umani creati ingannando i pazienti e imbottendoli di interventi lucrosi, inutili e dannosi, al posto di assistenza valida.

Es. il progetto di prevenire la demenza senile con screening (in Italia se ne occupa la cattolicissima Univ. Cattolica). Un’idea, messa in campo da grandi forze, senza capo né coda, essendo assai dubbia – a dir poco – la descrizione biologica, e non essendoci cure efficaci. I soldi verranno stornati dall’assistenza alla non autosufficienza a esami e farmaci inutili e dannosi. Sovradiagnosticando l’Alzheimer, di quelli che non l’avrebbero sviluppato si dirà di averli salvati. Gli affetti o con danni iatrogeni converrà toglierli di mezzo per quanto possibile; con l’aiuto del “grande cerchio di medici, religiosi, magistrati e politici”.

§  §  §

12 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, Beppe Grillo: “No alla bacchettoneria, ognuno sia libero di scegliere quello che ritiene il meglio per sé””

Pubblicato al secondo tentativo il giorno successivo

Aiutare gli altri a farsi ammazzare è civiltà. Mentre è ”ficcare il naso nelle cose altrui” obiettare; es. facendo presente che la giusta istanza della riduzione di sofferenze non necessarie viene strumentalizzata, tramite i vari cantori del superficiale, dei quali Grillo è il re, per illecite finalità di profitto. Chi dice “fatti i fatti tuoi” tace di quelli che credendo alle promesse di immortalità e salute perenne della medicina commerciale si fanno martoriare e sono quindi contenti di essere abbattuti per fare posto a altri disgraziati. Es. il colpo di grazia ai malati di cancro sui quali si pratica accanimento di fine vita per vendere lucrosi farmaci che a volte sono peggio che niente. O quelli da eliminare perché non redditizi: es. gli affetti da demenza senile, perché i soldi pubblici invece che all’assistenza per la non autosufficienza devono andare ai privati della truffa della “prevenzione dell’Alzheimer”. Guai poi a uscire dallo schemino clero/laici, osservando che una tesi che suona bene può essere una fregatura anche se è attaccata (ipocritamente) dai preti e di provenienza “progressista”.

Quel che è più grave, il poter uccidere pazienti mettendoli nella condizione che siano loro a chiederlo, o, come già avviene in altre nazioni, abusando impunemente della licenza di uccidere, propizia standard medici falsi e violenti; e ciò non riguarda solo quelli che si fermano a Grillo, Cappato, etc. ma anche chi deve subire le conseguenze del loro entusiasmo.

§  §  §

24 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dj Fabo, la requisitoria della pm Siciliano: “Fabiano ha scelto di morire autonomamente, l’imputato Cappato venga assolto”

Il problema etico reale, con le sue aporie, è sovrastato dalla pressione del business per avere una via legale allo smaltimento dei pazienti; i magistrati conformano il diritto a ciò che fingono di ignorare ma di cui echeggiano gli argomenti raffazzonati dalle agenzie di marketing. DJ Fabo, nota la PM Siciliano, era una persona forte, un “combattente”, capace di autodeterminarsi. Ma a) DJ Fabo non è tipico della popolazione per la quale si chiede di cambiare la legislazione. Un caso tipico è l’anziano depresso e spossato, per la malattia e spesso anche per gli effetti avversi delle cure. E’ il trucco del far tornare i conti e generalizzare scegliendo soggetti adatti: è stato detto che per essere ammessi a certi trial clinici di oncologia si deve essere atleti olimpionici col cancro*. b) La retorica del malato combattente è stata chiamata “warrior trap”**: sei un guerriero quindi “combatti”, ovvero accetti di subire trattamenti devastanti e inutili ma lucrosi. E ti fai abbattere se diventi ingombrante. c) Quale libera scelta quando si è in una relazione di dipendenza, incatenati da sofferenza e terrore? Sembra piuttosto esserci una carenza di autodeterminazione, rispetto a grandi interessi, nei magistrati che dipingono l’omicidio di chi viene portato a acconsentirvi come la morte del superuomo.
ccc
*’Buying a Ford but Paying for a Ferrari’: Value in Cancer Care. Medscape, 2017.
ccc
**Pharma banks on cancer patients who are ‘determined to keep fighting’. Health News Review, 2018.

§  §  §

17 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Troilo “Eutanasia, la battaglia non si ferma: Mattarella ha trasmesso una lettera al ministro D’Incà”

Invece di credere alle lusinghe su quanto saremmo disciplinati e coraggiosi, sul nostro condurre “battaglie” come questa per l’eutanasia, dovremmo riconoscere che siamo guidati nei nostri pensieri dalla paura inconsulta. Meglio, tramite la paura inconsulta. Mediante la quale veniamo spinti ad affidare la nostra sorte ad autorità alle cui decisioni ci abbandoniamo come da bambini ai nostri genitori quando eravamo spaventati. Ci stiamo suicidando economicamente, e anche fisicamente, obbedendo alle regole orwelliane che dovrebbero salvarci la vita dalla peste; rinunciando inoltre a quella dignità di vita che crediamo di rivendicare essendo indotti a chiedere – contemporaneamente – di essere abbattuti per paura di soffrire.

La paura è in certa misura naturale e sana. Ci porta a proporzionate misure di prevenzione contro le infezioni. Ci porta a rifiutare l’accanimento terapeutico a fine vita o in condizioni di vita meramente zoologica. Ma la paura blu, il terrore, ci spinge ad atti controintuitivi che ci danneggiano. Acclamiamo il raddoppio dei posti di terapia intensiva vantato da Speranza per il Covid, che causerà quell’accanimento che temiamo*; e che crediamo ci verrà evitato con l’eutanasia, che invece aumenta ancora la discrezionalità di vita e di morte, a seconda dell’interesse del business medico*, su di noi.

* The Urge to Build More Intensive Care Unit Beds and Ventilators: Intuitive but Errant. Ann Int Med, 7 maggio 2020. E sua bibliografia.

@ rolfo56. Neppure io ti capisco quando scrivi che il dolore può essere trasformato, sempre, anche quando intollerabile, in occasione di crescita spirituale. E non si tratta di idioma. Mi ricordi il prete che in Ricomicio da tre dice che anche perdere una mano non va visto come un castigo ma come un dono; Troisi gli risponde che i preti esagerano sempre. Quello che voglio dire è che bisognerebbe affidarsi meno alle opposte retoriche, la clericale e la “laica”, entrambe altisonanti e superomistiche. E guardare di più a fattori reali come gli interessi economici e di potere, la paura, l’uso della paura da parte dei grandi interessi, e il merito tecnico delle scelte sull’inserire e lo staccare la spina.

@ rolfo56. Anche questo basare valutazioni etiche e legislative generali su vividi casi singoli riportati dai media, che porta alla distorsione detta ‘identifiable victim effect’ (molto sfruttata, anche nell’emergenza Covid), andrebbe superato. Dei “numeri” tanto citati, cioè delle statistiche, dei dati di popolazione aggregati, si sottovalutata, soprattutto in campo biomedico, e anche bioetico, sia la capacità di ingannare, sia la capacità di correggere false impressioni e inganni a favore della pietà, compassione e solidarietà usandoli correttamente.

 @ rolfo56. A me sembra di avere colto dove vuoi andare a parare; anche perché l’argomento del dolore come “occasione di crescita”, per quanto astruso è in libera circolazione, dato lo spazio di cui il clero dispone sui media. E’ anche usato dal marketing biomedico: es. la sezione Salute del Corriere della Sera ha una rubrica fissa che si intitola “La malattia come opportunità”. Un argomento ripreso anche dalla Società Italiana di Pediatria, che a mio parere nel farlo ha debordato dai suoi compiti a spese dei suoi doveri. L’estetizzazione dello stato di malattia è uno dei figli malati dell’attuale matrimonio d’interesse tra business medico e Chiesa. Una nota saggista, con diagnosi di cancro della mammella, ha scritto contro queste tecniche di vendita avvilenti e disoneste: Ehrenreich B. Smile or die. How positive thinking fooled America & the world. Granta, 2010. Da noi c’è la versione pretesca; che ha affinità con l’esaltazione tramite mortificazione del corpo del misticismo medievale, e con la lugubre retorica fascista. Gli intendimenti di questa glorificazione interessata del dolore degli altri, l’aberrante spacciato per elevato, penso di averli compresi.

§  §  §

18 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Referendum sull’eutanasia, Peter Gomez: “Ecco perché Ilfattoquotidiano.it sostiene la battaglia per la liberta di decidere””

La parte giusta di questa “battaglia” (voluta dal potere, tanto più oggi, in vista degli sfoltimenti di popolazione) è di non lasciare morire le persone come un cane che agonizza sull’asfalto dopo essere stato investito. Fa da vettore etico alla parte perversa: si ignora come tante situazioni dolorose, o anche atroci, siano prodotte dallo stesso business medico, che pratica l’accanimento terapeutico; accanimento che verrà favorito dal suicidio medico. Non si dice come l’eccesso di medicina crei situazioni terribili, mentre si esalta la “civiltà” del finire i morenti; anzi si promuove in continuazione il consumo medico dannoso con false speranze (Cancer drugs, survival, and ethics. BMJ, 2019, 9 nov 2021), false rappresentazioni (Misconceptions about CPR distress patients at the end of life and bereaved people. BMJ, 28 apr 2021) sfruttando il “pull of desperation”, e perfino contro la reale volontà del paziente (Do you want everyting done? Lown Institute, 8 nov 2019).

La “buona morte” dovrebbe essere data dal “fare il più possibile per il paziente e il meno possibile al paziente” (Bernard Lown). Non il promettere eterna salute e miracoli, pasticciare sul corpo, intascare e alla fine abbattere; ma, fatto l’efficace, accompagnare nel modo più dignitoso e indolore. Questo dovrebbe essere chiesto. Invece così il paziente, dopo essere stato illuso e ridotto a un ecce homo per spremerne profitto, verrà comodamente smaltito come un oggetto di consumo che ha terminato il suo ciclo.

@ bladerunner. No, non ho fatto il testamento biologico. Tra i medici ce ne sono alcuni che dicono di portare in tasca un biglietto dove è scritto che se cadessero in stato di incoscienza non vogliono essere ricoverati nel reparto del collega Tizio o Caio…

E’ impressionante come voi guerrieri antisistema abbracciate gli ideologismi coi quali il sistema rende pecore. Come questo della “libertà di scelta”; dell’homus economicus omnisciente. Non c’è libertà senza informazione corretta. Di fatto basta la “lurida prosa” del medico “la ciste alla TAC potrebbe essere cancro”, “una delle coronarie principali presenta un’ostruzione del 50%” per convincere le persone a farsi massacrare senza necessità (B. Lown A Maverick’s Lonely Path in Cardiology, 2012).

Allo Stato non va chiesta libertà di scelta sulle cure. Ovvero la libertà di essere ingannati dal marketing biomedico – e dallo Stato stesso. Ma garanzie che la medicina non indirizzerà che verso il miglior interesse del paziente. Che a volte, è vero e ciò va tutelato, non è l’aggiungere giorni e minuti ai tormenti; ma neppure il farsi condurre in situazioni che portano a chiedere di essere uccisi. Quelli come te, che si atteggiano spavaldi a maestri di libertà e non hanno neppure la forza morale per non prendere per oro colato la propaganda biomedica, sono i primi a rinunciare alla libertà, sia saltando pronti nelle tagliole, sia offrendosi al colpo di grazia quando divengono un ingombro.

@ bladerunner. Questa idea del considerarsi costituzionalmente fragili e bisognosi di guida e assistenza (Furedi F. Therapeutic culture. Cultivating vulnerability in an uncertain age. 2004) è tra le basi della medicalizzazione, che porta ad abboccare all’esca di chiedere di mettere il proprio fine vita nelle mani dell’industria medica dopo averle consegnato docili il proprio corpo per le cure “scientifiche”. Sì, credo che terrorizzato dal non essere in linea col politically correct, lo chiederesti di esser aiutato … Io invece ti suggerisco di impugnare la vanga e dedicare qualche ora al giorno alla cura dell’orto.

@ bladerunner. Figurati, anzi grazie per mostrare il livello del trollaggio di supporto.

§  §  §

17 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Trentini, le motivazioni dell’assoluzione di Cappato e Welby: “Il suicidio assistito è lecito. Esiste il diritto a una vita dignitosa””

“’Groundbreaking’ Law Erases Some Barriers to Medical Aid to Dying”. Medscape, 16 lug 21: il New Mexico apre alla morte pilotata. Quando le forze che dettano il politically correct vogliono una cosa, qui la morte indotta, si instaura sui media e nei centri intermedi di potere “l’ombelico del mondo”: “Dove le regole non esistono, esistono solo le eccezioni”. Welby è di quella minoranza di casi che giustificano una deroga. Ma il caso comune è quello dell’accanimento terapeutico finalizzato al profitto (v. es. il procedimento in corso in UK a J Stebbing, o *). Dove a un certo punto il colpo di grazia, fatto chiedere al torturato “liberamente”, toglie d’imbarazzo e velocizza la catena di montaggio aumentando i profitti. Il fare dell’eccezione la norma, ottenere l’istituzionalizzazione del colpo di grazia spacciandolo per “morte buona”, ignorando i giganteschi interessi e fattori iatrogeni che aggiungendosi alla Natura matrigna creano situazioni disumane, favorirà la routine medica aggressiva e invasiva, e accentuerà quindi quelle sofferenze inutili e quel controllo e abuso sui corpi che i bene intenzionati, semplici cittadini, intellettuali, togati, credono di combattere accettando argomenti stilizzati preconfezionati che non aderiscono alla realtà storica attuale ma la travisano.

* Association between progression-free survival and patients’ quality of life in cancer clinical trials. Int. J Cancer. 2018.

@ francy68, Lei non è laico, ma diversamente bigotto. Segue un diverso pifferaio; che oggi fa cartello col pifferaio concorrente con la tonaca. La sua “laicità” conferirà anche al clero, insieme a una maggiore libertà di manovra nel business medico nel quale ha pesanti interessi, un potere ancora maggiore sul corpo e sul dolore. Anche su quelli degli altri oltre che sui suoi, potenziando i sovratrattamenti standard avendoli dotati di uno scarico. Lei ha una visione stereotipata dei rapporti laici/cattolici. Non siamo nell’800. Consegnare le forbici di Atropo nelle mani di curanti che già vendono e applicano di routine trattamenti inutilmente cruenti è una misura squilibrata che aggrava il problema che dice di volere risolvere. Fa il paio con la riforma Cartabia, che la giustizia che viene negata allungando i processi a dismisura, come sul letto di Procuste, sostiene di volerla recuperare tagliando le gambe e le braccia ai processi alla maniera di Procuste. Ha ragione nel definire i giudici dei quali sbandierate i commenti come affini a voi. Ho già visto diverse volte questa insufficiente distanza tra il “midwit” superficiale, supponente e servile che fa da truppa di manovra al radicalismo sovversivo liberista e i pronunciamenti di magistrati anche importanti a favore di gravi manipolazioni, contrarie ai diritti elementari prima ancora che alla Costituzione, volute dal potere in campo medico.

@ francy68. “Where all think alike, no one thinks very much”. Di sicuro non pratico il groupthinking. Lei deve esserne un vizioso, perché chiama anormale chi non si iscrive in nessun club. Torni nel mucchio e si dedichi a ciò che sa fare.

@ Nitro150. Tolga la testa dalla sabbia, invece di compiacersi di fare lo struzzo. Il vostro chiedere di farsi abbattere una volta esaurito il ruolo di capi di bestiame da sfruttare non riguarda solo voi. Conformarsi anche su questo all’agenda liberista lede la mia libertà, con quella degli altri; lede proprio il diritto di tutti a trattamenti medici nel miglior interesse del paziente e ad una parte finale della vita dignitosa e senza inutili sofferenze: voi così favorite l’impostazione sempre più aggressiva di una medicina volta al profitto; come norma, come standard al quale non è possibile sottrarsi. Il referendum non dovrebbe neppure essere consentito, vista questa conseguenza imprevista, o meglio occultata, che attende nel mondo reale mentre declamate i vostri temini da terza media. Al suo posto andrebbero leggi efficaci contro l’accanimento terapeutico e i sovratrattamenti, rampanti, che accettate come pecore, e che “le istituzioni” vigliaccamente appoggiano; e norme rigorose e dettagliate sui casi nei quali l’eliminazione della sofferenza può prevalere sul mantenimento delle mere funzioni vitali. Ma con giureconsulti come la ciellina e formigoniana Cartabia questa voce dell’agenda Cappato, il colpo di grazia legalizzato che permette di massimizzare i sovratrattamenti e quindi i profitti, non è davvero osteggiata. Padre Pio, “Il santo impostore” (M. Guarino) è vicino al suo bigottismo “laico” e oscurantista.

@ albspazio. Il tema è più complesso della forma scheletrica, astratta e distorta nella quale lo presentate voi. Tu es. neppure consideri gli interessi di Big Pharma. Abbi la bontà di leggere, e comprendere, es. l’articolo dell’Int J Cancer che riporto. O anche Prasad V. Malignant: how bad policy and bad evidence harm people with cancer. Hopkins Univ Press, 2020. La liberatoria per staccare la spina al paziente facilita l’impiego di farmaci costosissimi, inefficaci e dannosi. E permette quindi l’impostazione generale della medicina su questo modello aberrante, che va a colpire tutti.

@ Lu Mode. E’ vero, non ci sono solo i malati di cancro. Voi mettete in lista per l’eliminazione in base a interessi economici, e tramite incentivi finanziari, anche altre categorie, es. gli anziani affetti da demenza, come mostra il caso degli omicidi di massa via eutanasia del Liverpool Care Pathway. Le questioni non mediche ma esistenziali personali si possono risolvere col suicidio per propria mano; senza mescolare le due cose, trascinando con sé gli altri, prospettando a tutti che per loro potrà essere preferibile scegliere di essere uccisi da terzi dopo quello che verrà loro fatto. E senza approfittare del pull of desperation di chi è gravemente malato. La tua propaganda della legalizzazione dell’omicidio di routine incorporato in una medicina che crea la gran parte delle situazioni che tali omicidi dovrebbero risolvere è altamente torbida.

@ Nitro150.

La sua impressione che io “rimescoli le carte in tavola”, con “fantasie e complotti” è dovuta ad una scarsa dimestichezza coi problemi multidimensionali. Che invece sono tipici della medicina. Ciò che chiede lei, di essere aiutato a morire se dovesse trovarsi nelle condizioni la cui vista su un’altra persona l’ha ferita, è solo una parte della questione. Bisogna vedere ciò che realmente vogliono gli altri interessati, gli “stakeholder”, come si usa dire*. A partire dai contraenti forti. Es. il clero non è così avverso ai laici come lei ripete; fanno affari – sporchi – insieme. Bisogna vedere anche come materialmente, biologicamente, clinicamente, si raggiungono le condizioni inaccettabili. Altro è una cattiveria della Natura, altro sono le tante situazioni create a fini di profitto dalla medicina, dove l’eutanasia sarà il perfezionamento di lesioni aggravate e omicidio a fini abietti. E ne favorirà l’estensione.

Non è del tutto colpa sua: il pubblico viene diseducato a riconoscere la complessità dei problemi, e incoraggiato al pensiero “2+2” (e anche a sfogare la frustrazione insultando chi tenta approcci più elaborati). E’ un grave vulnus alla democrazia. I magistrati, dei quali Cappato si sta vantando, hanno gravi responsabilità, sia nella soppressione delle voci critiche; sia nello spingere il pubblico al pensiero semplificato, quando loro “should know better”.

*Di Maio e la lobby dei malati di cancro. Il paziente come stakeholder. Sito menici60d15.

@ Alberto Usai. Anche lo spettacolo della mezzapialla che adottati i temi pseudolibertari precotti che gli vengono messi davanti si atteggia ad essere superiore, apostolo delle libertà civili, caustico davanti ad obiezioni che neppure capisce, mentre sta mettendo la testa nel collare, o nel cappio, avrebbe un posto apprezzabile nella commedia umana, se non fosse per i danni immani che causate.

@ Lu Mode. Il colon non è attorcigliato, ma ha delle flessure e poi diventa sigmoidale, assumendo il nome di sigma. Ad essere attorcigliati, e intrecciati a pose ed espressioni sprezzanti, sono i vostri slogan. Non sono io che ti impedisco di spararti. Sei tu che vuoi precludermi una buona medicina, volendo imporne una che si fa i suoi comodi a danno del paziente fino a trasformarlo in un “disposable”.

@ Alberto Usai. arlate di ottenere la “vita dignitosa” mediante la legalizzazione dell’omicidio previa firma di una liberatoria da parte della vittima. Ma non praticate vie basilari alla vita dignitosa; es. l’astenersi dal partecipare ad operazioni losche fornendo gli schiamazzi di disturbo verso chi si oppone presentando argomenti.

@ baronz023. Le due cose non si escludono ma sono complementari: aumento dei profitti da cronicizzazione, aumento dei profitti da accanimento reso possibile dalla “soluzione finale”.Diritti autentici dei pazienti e profitto dell’industria medica non vanno d’accordo, e volendo morire in pace e senza soffrire è meglio tenerli separati e lontani tra loro.

@ Lu Mode. La realtà è molto più complessa dei vostri schemetti puerili, e molto più pericolosa degli omicidi legalizzati “per giusta causa” che giulivi auspicate.

@ Lu Mode. A parte”, “a parte”. E se invece di fare i saputi esaminaste ciò che date per scontato? Es. come il suicidio assistito tanto propagandato possa essere funzionale all’accanimento e al profitto che invece sono tenuti in ombra. Mai sentito parlare di effetti inattesi, o di promesse politiche che ottenuto il consenso lo usano per fare l’opposto? Qui le premesse ci sono tutte. O come il “welfare” pratichi una medicina tecnicamente simile a quella dei sistemi con assicurazione privata, a beneficio di grandi interessi privati, facendola finanziare, accanimenti e frodi comprese, tramite le tasse. O come sarebbe meglio una medicina che invece di curarti con farmaci che abbassano la qualità di vita senza salvarti, fino a farti preferire di essere soppresso, badasse di più ad assicurare una buona qualità di vita e meno a toglierti di mezzo quando non ce la fai più.

§  §  §

25 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Gaita ““Mio padre se n’è andato in 46 giorni e io ho fatto di tutto perché fosse in modo dignitoso. Ora da avvocata raccolgo le firme per il referendum sull’eutanasia””

matteodini: Condivido questo referendum,libertà di scelta sempre,pero’ libertà di scelta anche per il vaccino,senza discriminazione,non capisco perché i radicali non facciano la battaglia anche contro green pass 

@ matteodini.

Ottima osservazione. In realtà i radicali sono coerenti. Coerenti con la necropolitica, il controllo politico tramite la morte (Mbembe). Nell’ambito del finto progressismo pro poteri forti che praticano. Il green pass, l’esproprio della salute*, cioè il trasformare, abusando dei poteri legittimi, la popolazione in una massa di pericolosi malati, costringendola a inocularsi ciò che il potere ordina per riavere in concessione un pezzetto dei propri diritti naturali, è coerente con la “libertà” di perdere la libertà, firmando una specie di procura all’omicidio in base alla quale per i medici sarà più facile massacrare i pazienti di terapie lucrose e inutili – come già fanno, nell’omertà dei radicali e degli altri, preti compresi – potendo poi dare il colpo di grazia**. Così che accanimento, sofferenza e deprivazione di diritti e dignità aumenteranno. La medicina verrà impostata su questo standard perverso: mentre parlano di autodeterminazione danneggiano oltre che sé stessi tutti gli altri, gli entusiasti che si fermano caparbi alla superfice e ai facili slogan, come se non avessero mai visto che a richieste e promesse in sé giuste può corrispondere nei fatti il loro opposto.

*L’esproprio della salute da parte della medicina dei banchieri
**Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

@ pot. L’alcool riduce i riflessi anche a basse dosi, e non si dovrebbero assumere neppure due bicchieri di vino prima di guidare. E poi ad alcuni basta un dito per sbroccare. E proclamare cose come “la politica obbliga a vivere vaccinandosi”. A chi non sia sotto l’effetto di alcool o pot si può spiegare come il potere se ne frega che tu viva o muoia, ed è disposto sia a prolungare le tue sofferenze, sia a danneggiarti, sia a toglierti di mezzo a seconda della sua convenienza. Sempre con la scusa di fare il tuo bene, che voi di bocca buona vi bevete avidamente.

@ pot. Veramente mi rivolgo a chi sia disposto a mettere in dubbio le credenze che gli vengono presentate come ovvie e indiscutibili. Comunque grazie, vai, ma per favore prima di chiudere la porta apri le finestre. Il fumo del pot mi dà fastidio. E, lasciatelo dire, farne uso è un’altra delle cattive idee dell’agenda Cappato che diffondete: Strong Support for Causal Role of Cannabis in Schizophrenia. Medscape, 23 lug 21.

§  §  §

3 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia legale, raccolte oltre 320mila firme per il referendum. Aderiscono anche i sindaci di 78 città”

Sullo Hastings Center Report, un’importante rivista di bioetica, Battin e Kious hanno proposto l’idea di un dispositivo da impiantare che rilascia un farmaco letale quando il timer di cui è dotato raggiunge la data e l’ora per le quali il paziente ha programmato la propria morte*. C’è una corsa all’accelerare i decessi, evitando le responsabilità scaricandole sul morituro; sia nell’ambito di piani demografici, sia per favorire gli accanimenti terapeutici della medicina commerciale, che – già ora indisturbati e sotto omertà – saranno facilitati e non frenati dal rendere disposable le persone.

I 78 sindaci da politici si sono avventati su una “battaglia” – in realtà un altro marketing politico-biomedico basato sulla paura – che consente di servire i peggiori disegni dei poteri forti (incluso il clero, che ha grossi interessi in biomedicina) e allo stesso tempo adulare potenziali elettori facendoli sentire spiriti liberi, laici, etc.

Così come altre “battaglie” in sé giuste ma strumentali e pilotate sono esitate rapidamente nel loro opposto (Mani pulite, Grillo), con le nuove regole l’accanimento, la sofferenza, l’inciviltà, il disprezzo per la persona umana aumenteranno; per tutti, perché la medicina verrà calibrata su questo “Black Pass”.

*Ending one’s life in advance. Maggio 2021.

@ Stokasto. In circostanze specifiche può prevalere la cura della sofferenza sul mantenimento delle funzioni vitali. Occupandomi di frodi mediche vedo che queste campagne non sono volte a tale migliore interesse. Altrimenti si occuperebbero dell’accanimento: di come diverse situazioni penose, disumane, siano nella realtà comune – diversa dai casi mediatici particolari che vengono mostrati – provocate da pratiche terapeutiche aggressive, che non sono nell’interesse di chi le riceve ma di chi le vende. Es.: Anticoagulation and the end of life. JAMA Intern Med, 2021.

Si dovrebbe contrastare i sovratrattamenti, che sono routine e passano sotto silenzio, e quindi, così ridotti i casi, definire con cautela e attenzione quelli dove sia accettabile fare prevalere il desiderio di cessazione della sofferenza sulla nuda vita e sul principio del non uccidere. Invece con la liberatoria a forfait si attribuisce il potere del colpo di grazia a interessi che usano il corpo del malato come supporto per prodotti lucrosi e nocivi. La conseguenza sarà che il malato, in posizione di estrema asimmetria, conoscitiva, di potere, psicologica, verrà convinto prima, con false speranze, a prestarsi con la sua carne agli interessi predatori del business; che verranno esasperati, potendo poi convincerlo a togliersi di mezzo, come quei torturati che vengono portati a implorare di essere uccisi. E’ incomprensibile, o è lo schemetto ufficiale ad essere semplicistico e truffaldino?

§  §  §

15 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Gaita “Eutanasia, la testimonianza del giudice: ‘Dj Fabo e mio padre non erano eroi, ma malati costretti a una scelta. Legislatore vigliacco rende necessario il referendum’”

Parafrasando la celebre spiegazione di Sasà sui giornalisti in Fortapàsc, ci sono i magistrati-magistrati e i magistrati-impiegati. Alcuni dei primi sono finiti ad essere esposti, in effige, negli uffici giudiziari, come paravento per le attività dei magistrati-impiegati. Questi altri fanno un mestiere diversi ordini di grandezza più facile. Come in questo caso, dove per servire un disegno di potere necropolitico basta prendere il caso scolastico e perorare la sua facile soluzione adolescenziale. Basta prendere casi particolari, aneddoti personali, ed estenderli al caso generale, fornendo così l’autorevolezza del magistrato a tecniche di marketing. Fingendo, mentre da magistrati si ha un panorama sulle brutture del mondo e i loro espedienti e mascheramenti, che non esistano interessi inconfessabili, come quello di conferire il potere del colpo di grazia, e il potere di estorcerne il consenso, a una medicina che situazioni atroci le crea di routine, e ancor più le creerà con la facoltà legalizzata di smaltire i corpi e le vite che non è più conveniente sfruttare e sono testimonianza di fallimento e frode*. La medicina offre la possibilità individuata da Cicerone, che anche i magistrati-impiegati colgono: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini”.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.

§  §  §

29 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Referendum Eutanasia legale – Mario Riccio, il dottore che aiutò Welby: “Io credo nel dovere morale del medico di portare a morte un paziente. Perché è la medicina a creare situazioni che non esistevano in passato””

La medicina crea situazioni di sofferenza, e le crea sotto pressioni degli interessi speculativi. Volendo davvero fare l’interesse del paziente occorre trovare una funzione di cura che ottimizzi, minimizzando il carico di sofferenza, il carico di sofferenza totale, e quello che in termini matematici può essere chiamata la densità di sofferenza, cioè la quantità di sofferenza per unità di tempo. Così invece si massimizza la medicina for profit: prima sofferenza in nome della sopravvivenza, a scapito della qualità della vita, che viene ignorata; fino a quando non è conveniente dare il colpo di grazia. Cosa facile dato lo stato di depressione dei pazienti, portati al punto di voler morire*. Con almeno tre ulteriori conseguenze generali negative: rendendo più facili e più convenienti le cure inutili e causa di sofferenze, le si aumenterà e si aumenterà così la sofferenza; la medicina verrà impostata, per tutti, su questa sequenza cure pesanti-smaltimento; si calpesta a fini di profitto con la foglia di fico della compassione il principio base del non uccidere, e lo si legalizza, ritornando verso la barbarie anche sul piano dottrinale. Chi parla di libertà, e assume pose stoiche, non vuole sentire parlare di considerare il problema nell’insieme dell’iter terapeutico – e diagnostico. Non vuole guardare in faccia come si viene portati con l’inganno ad accettare sofferenze inutili, e poi portati a chiedere la morte.

*The Secret I’ll Take to My Grave: Doc Reveals. JAMA, 25 ago 2021

§  §  §

8 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di Luisiana Gaita “Eutanasia, dalla sfida impossibile al “miracolo laico”: come la mobilitazione di volontari e cittadini ha permesso di raccogliere oltre un milione di firme”

Nella “desperation oncology”* vengono applicati su malati terminali trattamenti che in quelle condizioni fanno più male che bene**. Alcuni oncologi hanno pertanto lanciato un appello perché i colleghi facciano un passo indietro, in nome della compassione e del non nocere***.

Ottenuta la liberalizzazione di forme di omicidio del consenziente, i malati di cancro non saranno protetti da tale accanimento, ma dovranno affidarsi alla coscienza e al buon cuore dei curanti. Ad essere protetti saranno i medici che nel perseguire i premi e nell’evitare le punizioni – soldi, carriera, reputazione – per la vendita dei lucrosissimi farmaci in oggetto potranno accanirsi facendo balenare speranze, per poi togliersi dall’imbarazzo di avere ridotto il paziente a un ecce homo: con un colpo di grazia. Legalizzato in nome di civiltà, umanità, libertà, laicità etc.

La situazione sarà peggiore della precedente. Risultato che non dovrebbe stupire, data l’efficacia di questa tecnica con gli italiani, che abboccano voraci alle esche succulente che coprono ami di acciaio. Es. l’esca Grillo e l’amo Draghi.

*Desperation oncology. Seminars in Oncology, 2018.
** Immune Checkpoint Inhibitor Use Near the End of Life Is Associated With Poor Performance Status, Lower Hospice Enrollment, and Dying in the Hospital. American Journal of Hospice & Palliative Medicine, 2019.
*** Immunotherapy for Cancer Patients With Poor PS Needs a Rethink. Medscape, 16 set 2021.

9 ottobre 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Eutanasia, l’intervento di don Ettore Cannavera al congresso dell’associazione Coscioni: “Ecco perché ho firmato per il referendum” “

A teorizzare la liberalizzazione di forme di omicidio dei malati ci sono anche docenti della Loyola Law School di Los Angeles (Il Fatto, 12 agosto 2021), tenuta dai gesuiti. La difesa della dottrina cattolica viene gesuiticamente lasciata a figure pittoresche come Adinolfi. Questo è in linea con le posizioni di Bergoglio, integrato nella Santa Alleanza che mentre ci massacra col covid si prepara a farlo con “la tutela dell’ambiente”, “del Creato” nella versione vaticana. E non è contrario al viziaccio clericale di sciacallare su dolore e debolezza, anzi. Renderà possibili meglio di prima gli accanimenti terapeutici, e quindi aumenterà il potere tramite il controllo del corpo su chi si trova nella posizione del torturato. Allo stesso tempo favorirà il business medico nel quale il clero investe molto, con la vendita di cure inutili, lucrose e nocive potendo disporre dell’exit strategy del colpo di grazia chiesto dalla vittima. Non si sentono né laici né preti che parlino contro quella diffusa violazione della dignità e libertà e che è l’accanimento medico a fini di lucro e di potere, che produce relitti umani che chiedono la morte come liberazione. Quel che è peggio, si favorirà una impostazione generale della medicina in termini fraudolenti, predatori e necrofili anche a danno di chi non abbocca alla facile esca dei radicali sulla “libertà di decidere”, così invitante per chi vuole sentirsi coraggioso e intellettuale senza esercitare né coraggio né raziocinio.

§  §  §

12 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, ecco il nodo gordiano che nemmeno il colpo di spada del referendum può sciogliere”

Si finge che la questione sia tra da un essere perfettamente razionale e padrone di sé stesso e la sua malattia. E’ piuttosto, nella routine, tra una persona col suo male, che la rende debole e impaurita, e il medico, che è il terminale di immani interessi e poteri. Va dunque inquadrata in un rapporto morale e giuridico agente-principale; già sbilanciato. Se si dà all’agente anche il potere di uccidere il principale si aumenterà l’induzione a che approfitti dell’asimmetria e applichi cure lucrose e nocive, come viene fortemente pressato a fare: proprio per avere forzato la mano, creando condizioni intollerabili, potrà ottenere la richiesta di colpo di grazia e togliersi di impaccio. V. es. Immunotherapy for Cancer Patients With Poor PS Needs a Rethink. Medscape 16 set 21.

Dato il potere magico-antropologico della medicina, e la propaganda, non vediamo le decisioni tecniche dei medici sul nostro corpo come quelle di amministratori la cui infedeltà va prevenuta ma come quelle di giudici di sicura imparzialità. GB Shaw: “Nobody supposes that doctors are less virtuous than judges; but a judge whose salary and reputation depended on whether the verdict was for plaintiff or defendant would be as little trusted as a general in pay of the enemy. To offer me a doctor as my judge and then weigh the decision with a bribe and a guarantee that if he makes a mistake it can never be proved against him, is to go wildly beyond the ascertained strain which human nature will bear”.

§  §  §

23 novembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, il Vaticano sul caso ‘Mario’: “Giusto incoraggiare a togliersi la vita?”. Regione: “Dubbi sul farmaco richiesto””

Si dice che il “senza condizioni” nella lettera di Paolo VI alle BR abbia segnato la fine di Moro. Analogamente è doppiezza, è recitare un gioco delle parti per dare esca ai midwit che ignorano l’opposizione laica all’eutanasia, questo farsi vivi per un caso particolare, dove la sopravvivenza biologica è meccanismo ineludibile di sofferenza, e dove quindi vi è una logica e una giustificazione etica nel togliere la vita togliendo il dolore. Mentre il clero parla poco della routine, es. cancro terminale, demenze, ictus. Tace sul colpo di grazia che si vuole liberalizzare per le patologie comuni, che la sofferenza e la disumanità le aumenterà, e aumenterà il dominio tramite il dolore che tanto piace al clero, dando mano libera ad accanimenti terapeutici che le situazioni di sofferenza insopportabile le creano. Accanimenti lucrosi, della medicina commerciale, nella quale il clero è pienamente coinvolto.

§  §  §

15 gennaio 2022

Blog de il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Suicidio assistito, i gesuiti prendono posizione e aprono il dibattito dentro la Chiesa: “La legge non sia affossata””

Contrariamente a quanto i midcult, gli acculturati a metà, ripetono sussiegosi, vi è un interesse dell’attuale clero all’instaurazione di forme di omicidio dei malati. Coerente con i grandi interessi dei quali il clero beneficia ed è alleato. In campo medico – dove il maggiore gruppo medico cattolico USA ha appena vinto uno “Shkreli Award” per “profiteering and disfunction in health care” avendo dirottato risorse dalle cure ai poveri a speculazioni finanziarie – si potranno vendere e somministrare ancora più facilmente cure lucrose inefficaci e pesanti: prima facendole balenare come una speranza, poi, dopo avere conciato il paziente peggio di Cristo flagellato, “riconoscendo” il suo diritto a farsi abbattere divenuto ingombrante. Con la legalizzazione del colpo di grazia il dolore, le condizioni insopportabili – e il vizio pretesco del potere tramite il dominio sul corpo – aumenteranno. Invece di questa teoria gesuitica del male minore, un clero fedele ai suoi principi dovrebbe chiedere che i casi autenticamente problematici vengano ridotti al minimo, evitando quell’accanimento di massa ricercato per paura dagli stessi che poi si atteggiano a stoici accettando di venire smaltiti. E’ per ragioni simili che, al contrario di quanto pensano quelli che si credono volterriani che combattono l’Inquisizione, esiste una opposizione laica all’eutanasia: Hartling O. Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An argument against assisted death. Bloomsbury Academic, 2021.
ccc
@ Alekine. E’ presunzione infantile negare l’esistenza di ciò che non si capisce. 2 articoli di oggi 17 gen 2022: Unnecessary use of radiotherapy persists in end-of-life patients, Medscape; Which health systems are doing the most to reduce overuse? Lown Institute. I trattamenti inappropriati non sono “delinquenza” rispetto ad una norma generalmente rispettata. Ma una degenerazione istituzionalizzata, routinaria. Es. Prasad: Malignant: how bad policy and bad evidence harm people with cancer. Hopkins Univ Press, 2020. Ciò sulla spinta di enormi interessi economici. Grazie ai tanti come voi: la medicina, data la sua sempre viva anima antropologica, la fanno in gran parte i pazienti, come la religione la fanno in gran parte i fedeli. Ciecamente superstiziosi nell’ingollare cure che non sono nel miglior interesse del paziente, diventate pensatori engagé per inventare un “diritto” a farsi ammazzare, secondo criteri che vi illudete siano in mano vostra mentre vi consegnate passivi a meccanismi di interesse amorali e fuori controllo. Voi dipingete un fantastico uomo di ferro, padrone della sua vita e della sua morte anche nella sofferenza, per poter fare gli struzzi fifoni, continuare a credere alle favole e non guardare la realtà e affrontarla. Il superomismo di Fantozzi. Quel che è peggio, danneggiate gli altri consentendo al business lo spostamento degli standard su livelli più ancora più alti di nocività, reso possibile dalla legalizzazione dell’abbattimento del paziente.
ccc
ccc

@ Alekine.Io dico che se le persone chiedono di poter terminare la vita, anzi di essere uccise in deroga al principio che lo proibisce, bisogna esaminare le cause che portano a ciò. Le cause possono essere naturali, cioè uno stato biologico patologico; ma non solo, come viene fatto credere. Vi sono anche importanti cause antropiche, iatrogene, da overuse a fini di profitto.

Riconosciuta questa “summa divisio”, naturale/antropico, dico allora che bisogna 1) combattere le cause iatrogene, legate alla routine. 2) combattere l’interesse a forme di eutanasia che favoriscono tali effetti aberranti da profitto, e che quindi aumenteranno la sofferenza, favorendo la medicalizzazione a oltranza, e faranno tornare alla barbarie della soppressione degli scomodi sotto mentite spoglie. 3) studiare identificazione e soluzioni, come ho detto qui, e in precedenza, per la minoranza di casi realmente problematici, non così comuni, in genere stati cronici e irreversibili, es. una tetraplegia con complicazioni (quelli che vengono mostrati per generalizzare indebitamente).

Se invece si finge che sia tutta colpa della natura e del fato, si finisce col servire interessi che portano a conseguenze nefande, fino ad autentiche forme di omicidio di massa in funzione di calcoli monetari di privati. Da notare che i preti avrebbero da offrire un po’ di buona filosofia cristiana sul non imbrogliare né uccidere da un lato e l’accettazione dei limiti umani dall’altro, se non fossero così presi da ben altri interessi.

§  §  §

21 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Uccise la madre 92enne gravemente malata perché soffriva: dopo tre anni confessa e viene assolto”

Insieme a quella dell’assoluzione per l’eutanasia della madre, è di oggi la notizia di una forma di obbligatorietà di test clinici in Puglia: tutte le donne dai 40 ai 74 anni riceveranno la convocazione per lo screening del cancro al seno, e verranno multate se non daranno disdetta. Si va creando una “giurisprudenza” “ridicola e sinistra” (Pasolini) che associa cure coatte su sani e omicidio dei malati scomodi. La si sta costruendo insinuandosi in interstizi e forzandoli; con magistrati che tali spazi li lasciano aperti o li spalancano. La contraddizione è solo apparente: sia la medicalizzazione -iatrogena – ora arrivata all’esproprio della salute, che viene erogata dallo Stato tramite interventi medici, sia i colpi di grazia agli scomodi sono coerenti col business. I magistrati sono collaborativi su questi obblighi abnormi, che da quello “unethical, immoral, discriminatory, ineffective” e che favorisce la diffusione del virus* sul vaccino covid si estendono ora a pratiche fortemente criticate, ridotte o abolite altrove data la iatrogenicità, qual è lo screening per cancro della mammella. Allo stesso tempo i colleghi di Falcone e Borsellino, ma anche di Palamara, si danno da fare per produrre fattispecie presentabili e quindi fessure giuridiche per i successivi piedi di porco anche sullo smaltimento di chi dopo essere stato ridotto a malato non è più redditizio.

*Open letter to House of Lords on NHS Vaccine Mandate. Hart 3 gen 2022.

@ Pier Francesco Del Signore. La libertà al tempo del covid è capovolta. La libertà è non ricevere cure pesanti e nocive che arricchiscono il business e che poi riducono la persona in uno stato tale da fargli acconsentire ad essere abbattuta. La libertà è non subire medicina push, proibita anche dal giuramento di Ippocrate. E quindi è non dover temere sanzioni pecuniarie e morali se non si risponde a una convocazione a farsi irradiare le mammelle per ottenere dati notoriamente inaccurati e poco utili, coi gravi danni che – occultati – possono derivarne.

Che tu, 19496 commenti a macchinetta pro business medico, corra in soccorso ai magistrati, compreso Emiliano, che in questi giorni a loro volta corrono in soccorso al più forte dando per assodate le inverosimili versioni ufficiali dello Stato che avrebbero il dovere di verificare, mi ricorda un articolo sul non forzare queste decisioni che in epigrafe riporta la procedura giudiziaria dove prima si emette la sentenza e poi si giudica:

“Let the jury consider their verdict,” the King said, for about the twentieth time that day. “No, no!” said the Queen. “Sentence first — verdict afterwards.” “Stuff and nonsense!” said Alice loudly. “The idea of having the sentence first!” “Hold your tongue!” said the Queen, turning purple. “I won’t!” said Alice. “Off with her head!” the Queen shouted at the top of her voice.”(Whither scientific deliberation in health policy recommendations? Alice in the Wonderland of Breast-Cancer Screening. NEJM, 1997).

@ for a wonderful world. Grazie per la solidarietà. Seguendo da anni le frodi mediche strutturali, ho descritto tante volte come i magistrati le servano volontariamente. Non meno dei politici. A differenza di tanti politici, i magistrati tranne eccezioni mai prenderebbero una mazzetta. Ma quanto ad asservimento ai poteri forti non sono meno compromessi dei politici. Sto pensando di scrivere sui magistrati nell’operazione covid, mostrandone il ruolo partecipe. Es. l’alimentare il mantenimento abnorme e surrettizio dell’epidemia consentendo confirmation bias su ricoveri e TI, tramite l’epurazione illegittima dei medici che non si prestano. I magistrati non dovrebbero applicare senza fiatare leggi che sono “anticostituzionali” quanto lo è una coltellata a chi intralci progetti criminosi; e non si limitano ad applicarle ma rilanciano. Longanesi diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi carabinieri: il mistero più tremendo e intoccabile delle varie sventure del Paese è dato dalla tiepidità timorosa dell’italiano medio. Sarebbe ora di considerare, oltre a quelle dei soliti noti, delle teste di turco deputate, anche le responsabilità dei magistrati e delle forze di polizia nelle imposizioni “ab extrinseco” che deformano e storpiano il destino del Paese.

@ oimetra. Strano, perché in Romagna c’era una certa tradizione contro le prepotenze dello Stato. Si vede che l’involuzione politica che ha portato dal socialismo umanitario a Renzi prende in Puglia forme da fascismo agrario, mentre in Emilia maschera la servitù volontaria da solidarietà sociale. Segnalo: Susan Bewley: “Things should never be the same again in the screening world”. British Medical Journal 14 apr 2020. E’ una donna inglese, professore di ostetricia e ginecologia, che sullo screening per il cancro della mammella non ha affatto la presuntuosa dabbenaggine che lei attribuisce a tutte le donne della sua regione.

@ oimetra. Lo screening aumenta la probabilità di finire in sala operatoria e non prolunga la vita:
-Estimates of overdiagnosis of invasive breast cancer associated with screening mammography. Cancer Causes Control, 2010. 21:275.
-Why cancer screening has never been shown to “save lives”—and what we can do about it. BMJ, 2016. 352:h6070.
-The secret harms of cancer screening. Lown Institute, 31 gen 2020.
-Breast screening should be scrapped. The Guardian, 2 ago 2011.Mafia? Due anni fa ho inviato a un’amministrazione comunale del Sud, che pure si è messa a esaltare lo screening mammografico, i libri “Gotzsche P. Mammography screening. Truth, lies and controversy. Radcliffe, 2012. Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.” Io ho ricevuto rappresaglie; l’amministrazione è stata poi sciolta per infiltrazioni mafiose. La linea della palma che sale e la linea del mammografo che scende sono legate. Anche nei metodi di difesa dei loro affari; con la disinformazione tutelata dai magistrati. La mafia da cinema fa da paravento a spinte insospettabili che determinano sia le punizioni di Emiliano alle donne che non scattano alla premura pelosa dello Stato perché si sottopongano a una pratica invasiva che in paesi più avanzati si discute come limitare o abolire; sia la comprensione dei suoi colleghi giudici, altrimenti sordi e impassibili su tante mostruosità materiali e giuridiche commesse in nome della medicina, per i cuscini sulla faccia dei malati gravi.@ Synesthedy. Ci sono differenze ma non sono essenziali: entrambi i sistemi prevedono un terzo pagante, e una medicina dettata dall’offerta privata. La nostra medicina non è veramente pubblica: è a terminale pubblico, ma è definita nella dottrina e nella pratica – e nella selezione dei medici – dai grandi interessi privati, ormai fusi con la finanza. Che con una medicina a terminale pubblico possono avvalersi, grazie alla loro forza, dei poteri dello Stato – di uno Stato debole e asservito – inapplicabili direttamente. Ciò che appare evidente col covid. Infatti in USA si preme per andare verso una medicina “pubblica” di questo genere, che in realtà è una forma di medicina privata che si potenzia munendosi dei poteri dello Stato. Da aggiungere che lì, dove tutto nasce, hanno frenato sugli screening, es. quello della prostata, non potendo continuare a negare il bilancio sfavorevole, evidenziato da fonti autorevoli. Appare che il business voglia scaricare questo lucroso prodotto a dir poco mediocre, in realtà peggio che mediocre, sulle altre zone, come quelle meridionali della colonia italica, finora rimaste escluse, non per virtù ma per arretratezza economica.

§  §  §

9 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, dal premio Nobel Parisi a Vito Mancuso e Gherardo Colombo: i primi 101 nomi che chiedono di votare sì al referendum”

“Un uomo non è frutta. Non puoi mangiare l’arancia e buttare via la buccia” (Morte di un commesso viaggiatore). Questa voce dell’agenda Cappato invece servirà allo smaltimento del paziente dopo che è stato spremuto con terapie inutili, nocive e lucrose. Es. *. Non è una legge, che sarebbe doverosa, contro le sofferenze inutili, cioè contro l’accanimento terapeutico. E’ una legge che favorirà l’accanimento terapeutico di routine, tema censurato, e quindi aumenterà le sofferenze inutili, legalizzando il colpo di grazia. Anche a danno di chi non è d’accordo, imponendo standard terapeutici che prevedono l’omicidio terminale.

Gran parte degli illustri firmatari devono la loro fortuna a essere non voci eminenti del popolo, ma portavoce o portaordini del potere. Sono muti, o favorevoli, sul lysenkismo e le sue epurazioni, il lavoro tolto a chi non si fa inoculare, la trasformazione ordoliberista dello Stato, il fallimento pilotato. Aggiungono invece questa ciliegina mortifera sulla necropolitica.

L’intellettuale, lo scienziato, il magistrato è degno se ignora la superficie delle apparenze, la perfora e estrae il vero sottostante. Non se serve il potere come direttore dei cori che ripetono facili slogan, confezionati per portare all’opposto di dove dicono. Anche su questa ulteriore cessione di proprietà del proprio corpo, dopo lo “ius inoculandi”, è illusorio credere che “andrà tutto bene”.

*Immunotherapy for Cancer Patients With Poor PS Needs a Rethink. Medscape 16 set 2021.

@ AI.La. “Necropolitics is the use of social and political power to dictate how some people may live and how some must die”. (Wikipedia). Mbembe A. Necropolitics. Public Culture, 2003. 15: 11. 5.

Siccome non conosci un termine e il concetto che rappresenta, decidi tu il suo significato e lo spieghi a chi lo usa. Tono ghignante, sostanza a “tasso di banana” 100%. Tu mostri un punto cruciale: il peso del midcult, dei midwit, nelle manipolazioni ideologiche odierne. La categoria, identificata da Pascal, e da Pasolini, di quelli che non hanno né la cultura popolare né quella alta. Ma stanno in mezzo, e “cattivi giudici e disgrazia per il mondo” (Pascal) propagandano gli ideologismi precotti atteggiandosi a spiriti liberi. Come la “libertà” di una persona gravemente malata e sofferente; un’invenzione che richiede stolidità, morale prima che intellettuale. I midwit, smaniosi e presuntuosi, che fanno danno agli altri oltre che a sé stessi, vanno identificati tra i mostri del nostro tempo. Grazie per la tua esibizione di buon esemplare.

Il bacio non lo ricambio, ma ti auguro di avere davanti alla morte un po’ dello stesso piglio da uomo di ferro che esibisci contro chi mette sull’avviso. E che invece vi manca del tutto, voi che belate di essere ammazzati, chiedendo di morire per paura, rinunciando alla dignità umana che dite di difendere consegnandovi a chi sulla vita e sulla morte specula.

§  §  §

18 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di Riccardo Cristano “Suicidio assistito: il Vaticano può dire addio a certi valori non negoziabili?”

Inzerillo portò dagli USA la tecnica di sciogliere i cadaveri nell’acido. I boss ordinarono di riesumare i corpi putrefatti dei seppelliti per applicare anche agli omicidi pregressi l’innovazione tecnologica*. La cura e l’impegno sull’occultamento e la distruzione dei cadaveri erano ovviamente coerenti con gli omicidi; non una forma di rispetto per i defunti.

Analogamente, invece di svicolare sull’accanimento terapeutico di fine vita, come fa l’articolista che lo scansa dicendo che sarebbe un concetto insufficiente e vago, si deve valutare in quale genere di relazione si pone rispetto all’accanimento terapeutico questa ansia indotta dalla propaganda di medicalizzare la morte e di farsi uccidere. Se davvero si tratta di ridurre sofferenze inutili; e allora si deve affrontare il tema del contrasto all’accanimento che di routine le genera. Come sarebbe etico e doveroso. Oppure se si tratta di smaltire corpi martoriati per essere stati usati come occasione per terapie lucrose e inutili, come già avviene. Ciò che l’innovazione legislativa aumenterà facilitandole. Il clamore sul farsi ammazzare per non soffrire, associato all’omertà sull’accanimento, si tradurrà in un aumento delle sofferenze e del degrado dei pazienti; dei profitti del business biomedico, incluso quello clericale; e della biopolitica, il potere tramite il controllo sui corpi, ricercato dai preti non meno che ai laici. Complice il vigoroso tafazzismo delle future vittime.

*Profondo nero. Lo Bianco e Rizza.

§  §  §

6 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “M5s, Salvatore Borsellino e l’endorsement per Scarpinato: “Non sapevo chi votare. La sua candidatura cambia tutto, scelta coraggiosa””

@ morenik. Dal detto popolare “fermarsi alla prima osteria”. La prima osteria etica. Gli esempi sono troppi. Nel mio campo, la medicina, giustissima la volontà di non prolungare sofferenze inutili. Ma il movimento sulla liberalizzazione dell’omicidio del consenziente è una prima osteria: considerando solo il colpo di grazia finale permetterà – e anzi imporrà a tutti – terapie ancora più pesanti a fini di profitto, e le indegnità e sofferenze aumenteranno. (v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico; nel mio sito).

Giustissime le denunce di Grillo che hanno portato i 5s all’exploit elettorale (su richiesta di Casaleggio, diedi un contributo anch’io). Ma questa prima osteria è finita come con Napoleone della Fattoria degli animali.

C’è bisogno di dire che la mafia va combattuta ? Ma quella che si vede è per lo più l’antimafia prima osteria. L’antimafia vera, volta all’eliminazione della mafia, è soppiantata dall’antimafia eccezionalista: sono antimafia e quindi posso tutto (v. il caso Montante, non a caso finito con condanne lievi, dati i carboni bagnati di tanti uffici giudiziari, comandi CC, questure, prefetture, tutti antimafia…). In questo caso sostenere un partito di senza merito che serve i peggiori poteri, quelli che all’occorrenza possono mediante strutture apposite usare anche le stragi per imporre le loro volontà.

Bisogna resistere alla tentazione di placare la sete di giustizia bevendo d’istinto.

§  §  §

26 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia per la morte dell’82enne Romano: “Ci sono troppe richieste, aiutatemi. È violenza di Stato””

Un conto è la riduzione dell’accanimento terapeutico, i cui orrori sono invece celati e protetti; e i limitati casi particolari autenticamente problematici. Tutt’altra cosa, superficialmente simile ma in realtà opposta, è la legalizzazione dell’omicidio dei malati come routine, che favorendo l’accanimento aumenterà sofferenze, soggezione e barbarie. Es. un oncologo ha notato che i nuovi lucrosi ritrovati oncologici sono somministrati a troppi, troppo a lungo, in dosi eccessive, troppo spesso*. La possibilità di fare chiedere al paziente il colpo di grazia faciliterà tali sovratrattamenti, a spese del malato (e del contribuente). Ma nessuno va dal magistrato per questo. Gli interventi medici con motivazioni pseudoetiche – “chi non si vaccina uccide” – sono divenuti l’ariete per la grande breccia e l’irruzione del male nell’ordine costituito. Forniscono la giustificazione a immondi paradisi giudiziari. Gli operatori del “diritto”, della “giustizia”, ci stanno. Così che, come dimostra l’istrionica autodenuncia di Cappato, pelosi benefattori con la siringa in mano e toghe austere si spalleggiano come il gatto e la volpe.

*Gyawaly B. The Great Irony of Modern Oncology: Immunotherapy’s Imprecision. Medscape, 30 ago 2022.

@ Stokasto. Io invece sono abituato, e non provo nausea. Per quelli che incitano all’omicidio medico legalizzato impassibili, ma il disgusto gli viene, al posto di contro argomenti, per qualsiasi argomentazione contraria. Per quelli che stanno sempre dalla parte del potere e delle sue violenze mascherate da cura, si tratti del costringere a fare firmare per farsi dare il colpo di grazia chi è stato ridotto a sperare nella morte, o di costringere sani a farsi iniettare farmaci tirati fuori dal cilindro. Che sostengono che solo loro soffrono; che decidono di cosa si deve parlare e di cosa no. Un impasto di debolezza intellettuale, arroganza e vigliaccheria, con la magistratura che dati i vostri padrini vi regge il gioco e vi vizia. Certo, rimpiango quando svuotavo del loro contenuto i segmenti di colon provenienti dalle sale operatorie.

@ Stokasto. Denuncio l’inganno dell’omicidio “compassionevole” almeno dal 2009*. Siete voi che pretendete di imporre l’agenda Cappato, con la sua sequenza di imposizioni invariabilmente mortifere. Non sono io fuori tema; il tema della sopraffazione in nome dell’etica, col camice bianco al posto della tonaca, è sempre lo stesso, siete voi abituali e recidivi.

*Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. – Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

@ fuzzylogic. Illazioni ? Se io rifiuto di consegnarle il portafoglio sto facendo illazioni sulla sua onestà? Piuttosto, andrebbe esaminata l’illazione, cioè l’inferenza deduttiva, per la quale chi tace sull’accanimento e si straccia le vesti per l’omicidio a fin di bene di chi ne è vittima agirebbe disinteressatamente, e con fini umanitari.

@ fuzzylogic. Ricerca Google, 27 nov 22: “overtreatment”: “circa 5.850.000 risultati.”

Non è che se non vedete una montagna che sta franando addosso al popolo, o vi coprite gli occhi, la montagna non esiste, e citarla è “una illazione, una paura senza riscontro”. La risposta alle pressioni per l’omicidio a fin di bene, che includono questo teatrale appoggiarsi alla magistratura, è troppo contenuta.

@ Giorgio Bussa. I miei argomenti ricordano quelli contro il divorzio, una battaglia meritoria dei radicali, nella sua testa. Il rischio non è che il paziente chieda il colpo di grazia; è che sia indotto, e in pratica inconsapevolmente costretto, a chiederlo, imbottendolo a fini di lucro di cure inutili e nocive. Le commissioni per evitare abusi composte da chi ha interesse a commetterli, ed è spinto a commetterli con incentivi e minacce, non funzionano. Con queste singolari credenze, è lei che dovrebbe fare uno sforzo e rendersi conto della differenza tra il porre termine all’accanimento intervenendo contro di esso o lasciandolo libero e dare in aggiunta a chi lo commette la facoltà, non di cattivo gusto, a criminale, vile e scellerata, di abbattere il paziente dopo avergli prospettato la morte provocata come l’unica via d’uscita dall’incubo atroce nel quale lo ha portato.

@ Roberto Altiri.

-Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.
– Hartling O. Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions: an argument against assisted dying. Bloomsbury, 2021
-Yuill K. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case against Legalization. Palgrave, 2013.

Grazie a guardiani come Mattarella, Draghi, Speranza, Anelli, i presidenti degli Ordini provinciali, la magistratura, non ultima, e tutto il resto, lei non deve temere per le informazioni che i medici danno ai pazienti. E i risultati si vedono, nel paese dove sul covid si sono ottenuti i risultati peggiori col massimo dei sacrifici: “Dal report emerge che per l’84,8% degli italiani i vaccini contro Covid-19 sono «importanti», percentuale molto più alta della media Ue che è del 78,4%. Complessivamente, considerando i vaccini in generale e non solo quelli contro Covid-19, gli italiani sono diventati più consapevoli, relativamente al resto dell’Europa, della rilevanza di questi farmaci: mentre nel 2018 e nel 2020 il Paese era sesto in Ue per fiducia nei vaccini, nel 2022 è quarto, con il 61,8% che ritiene questi rimedi importanti, sicuri, efficaci e compatibili con le convinzioni religiose. … La Germania è solo al 58,9%, la Francia addirittura al 46,8%”. (Doctor33, 26 nov 2022).

@ Nitro150. Ma quale volontà? Oggi medici, eticisti, magistrati, parlano come i mafiosi sulla libertà di rifiutare richieste. La “libera volontà” di chi da sano non conosce gli aspetti nascosti, come le enormi pressioni per sovratrattamenti , e da malato può essere ridotto a un “Ecce homo” che firmerà qualsiasi cosa?

Che la sanità si metta ad ammazzare gente con la scusa dell’alleviare sofferenze, semplicemente in base a criteri di interesse, è già avvenuto, es. il caso delle “eutanasie” del Liverpool Care Pathway. La visione per la quale la sanità sarebbe buona in sé, e sia quindi esentata da norme che impediscano abusi, è puerile e nefasta. La laicità consiste nel non considerare “superiori” individui e istituzioni a priori, una base alla loro posizione, ma in base al loro valore effettivo, dato da ciò che fanno. Beffardamente, sono i “laici” alla Cappato a stimolare la concezione bigotta e bambinesca sulla medicina.

@ Nitro150. Il paziente ha bisogno di cure fidate. Quale autoderminazione può avere una persona in preda alla paura, al dolore, all’angoscia? L’autodeterminazione che il mafioso riconosce a chi non gli paga il pizzo. L’autodeterminazione del truffato che in stato di necessità crede agli inganni del truffatore in posizione di credibilità, autorevolezza e status istituzionale. Siamo nell’era della fraudocrazia. Apprezzo il tentativo di abbozzare un argomento, sia pure ottenuto col copia e appiccica di un sofisma impudente; e comprendo che lo sforzo e la soddisfazione per tale parto la portino a darmi del vaneggiante intossicato da allucinogeni.

@ Nitro150. I bambini credono che quanto si dice loro non possa che essere vero. Poi sviluppano il concetto di bugia, e quello di inganno. E quello della insincerità che circola nel mondo. E con essi riconoscono gradualmente la necessità di essere cauti, considerando contesti, finalità non dichiarate, effetti inattesi. Capacità che vengono affinate con l’esperienza. I giuggioloni mantengono le credenze dei bambini; ma fanno i danni dei grandi. Danni che possono essere gravissimi, quando i giuggioloni vengono raccolti, inquadrati e fatti marciare assieme. La giuggioloneria del male.

@ Nitro 150. E questo me lo chiama discussione? Lei la discussione non l’ha neanche aperta. Ha solo dato sfoggio del senso di entitlement narcisista, della pochezza di ragionamento e della facilità all’insulto che tipicamente animano i fan dell’omicidio a fin di bene. PS: il fatto che un vaccino x sia vantaggioso non significa che lo sia anche il vaccino y. La nozione che una specie di una entità complessa non sia identificabile col genere al quale appartiene passate le elementari dovrebbe essere acquisita. Il libro di Gotzsche “Vaccines: truth, lies and controversy” 2020, esamina i vaccini uno per uno, e mostra che alcuni sono buoni, altri sono una truffa. I sicofanti sono un cesto di contraddizioni. Dicono spesso “non si può generalizzare”, quando la generalizzazione corretta è un’operazione logica fondamentale. Mentre all’occorrenza, come lei col suo vaccino che le avrebbe salvato la vita, praticano la hasty generalization ovvero il secundum quid.

@ Nitro 150. Come le ho scritto, con la medicina si può essere ingannati anche da sani. Soprattutto se l’informazione è viziata. Chiamare il dissenso politico che mostra ciò che viene celato “fare il processo” mentre si fa la sceneggiata con la magistratura amica è un esempio egregio di informazione coartata nel senso dei voleri del potere. Sulla sofferenza delle persone care, auguriamoci tutti che quella da malattia non venga moltiplicata da carità pelose. Come purtroppo già avviene e ancor più avverrà se si seguono i falsi profeti.

28 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aiuto al suicidio, Cappato ancora indagato. Le ultime parole di Romano: “Non mi arrendo all’idea di non essere libero””

“… la speranza che, se non lo hanno fatto le aule parlamentari, possano le aule di tribunale riconoscere un DIRITTO FONDAMENTALE come questo”. Il diritto fondamentale non è, come dovrebbe essere, quello a non subire accanimento terapeutico; e quello a fare coincidere la possibile cura del dolore con la cessazione della vita soltanto nei casi limitati e da circoscrivere strettamente dove in effetti non vi è altra soluzione ragionevole praticabile. Nessun discernimento tra i casi, e omertà sull’accanimento: il diritto che si vuole imporre è quello di liberarsi dei pazienti dopo averli massacrati di cure inutili e dannose per lucrarci sopra. Il diritto all’inserimento del colpo di grazia, dell’omicidio a fin di bene, nella routine clinica. Con conseguente aumento delle cure inutili, e così della sofferenza, del controllo sui corpi, e dei profitti.

Come dimostra la compliance dei magistrati con le leggi liberticide, degradanti e dannose per salute del lockdown e degli inoculi dietro ricatto, Cappato sa quel che dice, perché sui voleri “medici” del principe i gentiluomini di corte con la toga sono persino più zelanti di quelli col laticlavio. Con i nostri magistrati a venire punito e zittito non è questo ambasciatore di Big Pharma, ma chi denuncia che temi etici sono usati come vettore per fini scellerati.

@ Valter Fiore. Lei deve essere onnisciente e dotato di volontà sovrumana. Tra l’altro ipotizza addirittura l’omicidio medico come opzione terapeutica iniziale, che per fortuna per ora non è sul tavolo (non convenendo neppure a quelli che vogliono legalizzare il colpo di grazia). Quello che accade alle persone comuni nella realtà, non nei fumetti propagandistici, è che viene loro prospettata una speranza, e, deboli e vulnerabili, accettano ciò che viene loro prescritto, anche se è nell’interesse di chi lo vende e a loro danno, come mostrano le cure a oltranza: Nelson R. Many Patients at End of Life Still Receiving Cancer Therapy. Medscape, 1 Nov 2022.

@ Valter Fiore. Sì, facciamo che uno vale uno: le “scelte” degli altri, qui “libertà “ di cure inutili e nocive + “libertà” di colpo di grazia, in realtà indotte dal business, vanno a consentire standard terapeutici a danno di chi vorrebbe invece cure solo se utili, e di morire in pace. Come la moneta, la medicina fraudolenta scaccia la medicina buona a danno di tutti. Le conseguenze collettive di scelte individuali le si considera solo con i discorsi fasulli “se non ti vaccini uccidi gli altri”. Chi accetta le frodi biomediche per sè danneggia anche gli altri.

@ Valter Fiore. L’industria biomedica è da decenni* descritta dagli studiosi del white collar crime come la più corrotta. Non dovrebbe “essere come le altre”, nel senso che dovrebbe avere standard etici all’altezza del carattere etico dei suoi prodotti. Invece, occupandosi di estrarre quanto più profitto e potere dalla medicina, “fa marketing”, cioè mente e imbroglia, peggio delle altre; e ora detta le leggi e la loro applicazione; fino a premere per la legalizzazione dello smaltimento via omicidio nella lavorazione del malato.

“Ma chi lo decide se una cura è utile …”. O se invece è dannosa. Non so, i televirologi, Otelma? Con tutta questa montagna di scienza non ci si capisce più niente … Di sicuro gli azionisti, tramite i burattini col camice bianco e quelli con altri costumi.

Del modus operandi e delle complicità istituzionali precedenti, cioè delle frodi e delle leggi aberranti pregresse mentre si cerca di infilarne di nuove, è meglio che se ne parli e se ne tenga conto. Almeno un minimo, un assaggio, perché la fedina completa è interminabile. I precedenti li dovrebbero considerare anche i magistrati, che però se ne guardano, preferendo giudicare non la questione reale, ma la versione che presentano i media e la claque. Artefatta e ripulita dal sangue che viene versato e dai soldi che vengono sottratti.

*J Braithwaite, Corporate Crime in the Pharmaceutical Industry. 1984.

29 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cappato: “Romano è morto senza soffrire e salutando i cari, per me non è suicidio. Facciamo disobbedienza per l’inerzia della politica””

“Altrimenti sarebbe stato attaccato a una PEG”. Iona Heath, presidente del Royal College of General Practitioners: “two technological wrongs do not make an existential right. I don’t want assisted dying, but I also don’t want a PEG tube”*. I torti sono ridurre a un problema tecnologico un problema esistenziale. Sia la PEG sia la morte come terapia sono risposte tecnologiche. Di fatto associate, non contrapposte: “When doctors fail to recognise and acknowledge existential suffering in the dying and take refuge in excessive technological interventions, patients become frightened and, no longer able to trust their doctors, may request assisted dying”. Le possibilità vere non sono quelle ricattatorie di Cappato, ma tra morte naturale e la morte tecnocratica, dove c’è un controllo della persona tramite la medicina, che prima si accanisce, per vendere, negando la morte naturale – che, spiega la Heath, nella grande maggioranza dei casi preverrebbe la questione – e poi abbatte. Sostanzialmente a sua discrezione. Dietro allo spot girato da Cappato con la morte alla Mulino Bianco si subiranno sia trattamenti “futile and even cruel” sia il colpo di grazia, come spiega Heath, che conosce la realtà medica. La dottoressa aggiunge che inevitabilmente vi saranno pressioni per indurre chi è ormai un peso a firmare per farsi uccidere. E’ vero che ciò che l’agenda Cappato prevede non è suicidio; ma omicidio mascherato.

* What’s wrong with assisted dying. BMJ, 2012.

§  §  §

8 dicembre 2022

Blog de il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, l’ultimo videomessaggio di Massimiliano: “Perché non posso farlo in Italia? Costretto ad andarmene via, per andarmene via” “

Gli interventi dei troll d’appoggio sono riportati in

Entomologia forense. L’infestazione da troll delle notizie di reato

 

Come per lockdown e coercizione vaccinale le cose stanno in maniera molto diversa da come vengono presentate con spot a effetto come questo. Fatto pronunciare a una persona in condizioni di assoluta dipendenza. Ciò per cui si preme non sono i rari casi limite ma l’omicidio medico di routine, il colpo di grazia che aumenterà il potere medico sul corpo dei malati, e così lucrosi accanimenti terapeutici, dipendenza e sofferenza morale e fisica. Infatti si tace, mafiosamente, del reale male, l’accanimento terapeutico di routine a fini di lucro. Si prosegue con ciò che è già stato fatto “per il nostro bene” col covid. Come per il covid gli emissari con le spalle coperte dai poteri che impongono una medicina degenerata, volta al profitto e al controllo, strumento di morte, fanno uno zimbello delle istituzioni che dovrebbero mantenere la legalità; dal fare proclamare “costituzionali” i ricatti sul pane quotidiano per forzare l’accesso dei giganti farmaceutici e della finanza all’interno dei corpi dei cittadini e immettervi a piacimento sostanze; a queste autodenunce arroganti e prevaricatrici, che dovrebbero ricordare il Mussolini che nel discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, dopo l’assassinio di Matteotti, sfida interlocutori che sa essere deboli e pavidi dicendo di assumersi la responsabilità e chiede di essere giudicato e se del caso impiccato.

@ SERVIZIDEVIATIDAME. Conviene guardare prima a ciò che si ha in comune piuttosto che a differenze. Siamo tutti sotto lo stesso cielo; e immersi nella stessa umanità. Una medicina che preveda l’abbattimento finale sarà una medicina con protocolli ancora più aggressivi degli attuali, che verranno applicati anche a chi non abbocca all’offerta della morte dolce (che a volte non è affatto dolce). Indipendentemente da come sto, nella malattia e al decesso vorrei preservare la dignità e minimizzare la sofferenza. Conoscendo l’ambiente e i suoi inganni, questa voce dell’agenda Cappato è tutt’altro che il modo giusto.

@ Ermete Macchioni. Mentre leggo il suo intervento, con la dovuta attenzione, vedo che su “Striscia la notizia” stanno mostrando delle borseggiatrici che, similmente, insultano Staffelli e il suo staff che le svergognano come ladre.

Le piccole malviventi oggetto dello zelo farisaico di Mediaset non si presentano come benefattrici mosse da nobili intenti; non hanno le spalle coperte dal fascismo dei banchieri. Le scippatrici di portafogli che quando scoperte reagiscono lanciando zozzerie, come fa lei, sono limpide figure di nobildonna al confronto di quelli che scippano la vita; di coloro che a favore di disegni di potere e arricchimento spingono senza sosta a lasciarsi uccidere chi già barcolla. Con magistratura e forze di polizia che, amiche, come hanno fatto per lo scempio covid collaborano, e non vi indagano e non vi diffidano per l’istigazione ai suicidi che questo battage incessante sta verosimilmente inducendo.

@ SERVIZIDEVIATIDAME. Siete voi che volete imporre agli altri una mostruosità, quello che è stato chiamato il dovere di morire*. L’omicidio medico non riguarda solo chi lo agogna, ma ha effetti anche su chi non ci crede. Io mi sto difendendo, sia da protocolli clinici futili e dolorosi consentiti dal colpo di grazia, sia dalle pressioni per farsi togliere di mezzo che inevitabilmente subirà chi è divenuto un peso*, sia dal genere di società barbara che si vuole imporre. Inoltre, se potete parlare voi, avendo a disposizione tutti gli altoparlanti, non si vede perché gli altri non possano aprire bocca per esprimere parere diverso su una questione etica. Infine, invece di chiamare istrionici e ammiccanti i magistrati a farvi da spalla dovreste essere fermati in questo vostro istigare al suicidio.

*Hartling O. Euthanasia and the Ethics of a Doctor’s Decisions—An Argument Against Assisted Dying.

@ Pier Francesco Delsignore. E’ arrivata una delle pistole più veloci del blog. La pistola prezzatrice con la quale prima di tutto appiccica addosso un’etichetta a chi non accetta il sistema di credenze pseudoetico, in realtà altamente fraudolento, per il quale lavorate. Etichetta per etichetta, è rivelatore che uno dei più instancabili troll covidisti intervenga anche in appoggio all’omicidio a fin di bene dell’agenda Cappato. Parlate tanto di andare verso la libertà e conducete la gente verso gli stabbi e poi il macello.

@ Pier Francesco Delsignore. Qui di paranoico ci sta l’evil joker logorroico e assillante che spunta puntuale con quelli come te dietro alla maschera filantropica.

§  §  §

9 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fine vita, in tre si autodenunciano per il caso di Massimiliano: Cappato, la giornalista Chiara Lalli e una attivista

CENSURATO

Gli italiani creduloni, che si sono fatti iniettare mRNA bevendosi la patacca dell’inoculo come dovere etico che avrebbe troncato l’epidemia, ora sono pronti ad assentire e premere per farsi abbattere dopo venire torturati, ancor più di quanto già avviene, con cure futili e dannose a scopo di lucro, es. *. L’agenda dei poteri forti che ci ha pestato col covid a dio del vulcano, che si placa solo se si buttano nel cratere diritti, vita normale, benessere, salute, può contare sull’instaurato paradiso giudiziario sui diktat biomedici; dalla Consulta che mette la Costituzione sotto le suole di Pfizer ai magistrati che si prestano a fare da spalla a Cappato. I magistrati, temibili con le persone comuni, come docili figuranti quando c’è di mezzo il potere biomedico. Non c’è un’azione della magistratura contro l’accanimento terapeutico a fini di lucro, fonte della maggior parte delle sofferenze e indegnità cui si vorrebbe rimediare con l‘omicidio medico; accanimento che invece così, con la legalizzazione del colpo di grazia mentre resta libero, verrà ulteriormente favorito, a danno dei malati. Cappato e c. possono promuovere e istigare a mezzo dei media il suicidio di chi è di peso senza che nessuno nelle istituzioni li fermi. Invece, vanno loro a fare una visita in caserma, con la serenità del giusto; in realtà con la tracotanza dell’intoccabile.

* When Too Much Treatment Creates More Harm Than Good. Medscape, 8 lug 2022.

§  §  §

14 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “I 20 anni dell’Associazione Coscioni, Cappato: ‘Tema dell’eutanasia è urgenza sociale. Politica non dà risposte? Le cercheremo nei tribunali’”

Con l’esclusione – spero – di alcune delle voci pro disabilità (a parte induzione e favoreggiamento della prostituzione, pagata dal SSN), è un catalogo di ribalderie e manipolazioni orwelliane. “Eutanasia” (aumento del lucroso accanimento terapeutico legalizzando il colpo di grazia, fatto invocare “liberamente” al paziente martoriato). Procreazione assistita (sterilità sociale e genitorialità per censo; donne come vacche fattrici, anche ad uso di omosessuali ricchi; avvio alle diagnosi predittive riguardanti il nascituro, riconosciuto campo di frodi). Malattie rare (deregulation con pretesti etico-tecnici per vendere farmaci tarocchi a centinaia di migliaia di euro a fiala mostrando bambini in sedia a rotelle). Cannabis terapeutica (stordimento dei sudditi facendo passare per medicina toccasana la cannabis, coi suoi danni alla salute e i suoi pericoli per l’incolumità). Staminali (progetto naif gravemente underperforming pompato come magico con la frode di Stato Stamina). Un magistrato che non provenga dalla montagna del sapone dovrebbe considerare la mano che Cappato gli tende alla stregua della proposta di essere punciuto. Ma le toghe nere, quando ci sono di mezzo i diktat liberticidi paludati in camice bianco dei poteri massimi*, sono molto diverse dalle figure epiche delle quali si dicono prosecutrici.

*Open letter to HoC & HoL scrutiny committees. The WHO’s pandemic PPR treaty is a major threat to national sovereignty and democracy. Gruppo Hart, 9 dic 2022.

§  §  §

13 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Cappato “Gli atti di disobbedienza civile non sono tutti uguali: vanno sempre comparati alle alternative. Inerzia inclusa”

Nella società dello spettacolo, e dopo la lezione del terrorismo pilotato, la prima, necessaria distinzione dovrebbe essere tra il dissenso autentico e il sicofantismo, cioè lo stracciarsi le vesti per impressionare gli ingenui e trascinarli a servire, a loro danno, disegni di dominio e sfruttamento.

Quando si dice “disobbedienza civile” penso con rispetto a Davide Lazzaretti, il cui “hearing a different drummer” lo rese inviso a clero e Stato; fatto assassinare tramite i CC (“l’uccisione del Lazzaretti è stata di una crudeltà feroce e freddamente premeditata”; Gramsci). A Danilo Dolci che scrive col pennello sul pilastro del tribunale di Palermo “Chi tace è complice”, fatto condannare da Bernardo Mattarella.

Invece praticano non la disobbedienza civile, che inscenano, abbagliando i male informati e gli spiriti adolescenziali, ma sicofantismi, barbari nei fini prima che prevaricatori nei mezzi, i pifferai dell’omicidio come terapia di routine, che favorisce a vantaggio del business medico i trattamenti futili e pesanti e le sofferenze e indegnità che promette di evitare*; e i balilla cresciutelli dell’ecologismo elitista, che tuona di voler salvare l’umanità ma vuole impoverire e degradare le masse in nome del dio Ambiente. Al contrario di chi per davvero dice no agli abusi del potere, non hanno molto da temere da CC, Digos, magistrati, Quirinale, date le forze che li manovrano.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

§  §  §

3 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Trieste, iniezioni letali per nove anziani: ex anestesista condannato a 15 anni. Pena ridotta perché ha agito per motivi di “valore morale””

Invece che “per motivi di particolare valore morale e sociale”, la formula del codice penale, forse è meglio dire “per convinzioni di carattere morale”. Soprattutto, si dovrebbe aggiungere che simili convinzioni morali, giustificabili e valide in una minoranza di casi da circoscrivere e regolamentare attentamente, stanno venendo usate da vettore etico per introdurre l’omicidio come terapia di routine, con finalità altamente immorali e del tutto antisociali. Una routine che comporterebbe un aggravamento del controllo arbitrario sul corpo, delle sofferenze e indegnità: la legalizzazione del colpo di grazia favorirà ulteriormente la somministrazione di trattamenti lucrosi, futili, dolorosi e degradanti che già è praticata oggi nell’omertà generale. A partire dall’omertà dei samaritani dell’iniezione letale facile e dei magistrati che hanno orecchie solo per loro.

@ Valter Fiore. Sto parlando dei lucrosi trattamenti terapeutici per la malattia di base, es.*. Strano che lei fraintenda, perché è già intervenuto in precedenza su questa mia stessa osservazione, contestandola in nome di una “libertà” di farsi prima ingannare con false promesse e massacrare da accanimenti futili e poi di farsi abbattere.

A parte il fatto che anche l’omicidio medico può essere business, ulteriore, es. **. E che è ridicolo fingere che la fame di oro si fermi davanti alla morte. “Sparatevi Breda” scrisse in proposito Marcello Marchesi, che conosceva il divario tra gli interessi reali e i messaggi suadenti e premurosi della propaganda commerciale, essendone egli stesso autore.

*Inpatient palliative chemotherapy is associated with high mortality and aggressive end-of-life care in patients with advanced solid tumors and poor performance status. BMC palliative care. 2019.
**Lucrative New Medical Specialty Emerging: Purposely Killing Patients. Briggs, 7 dic 2022.

§  §  §

14 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione per le due attiviste che hanno accompagnato una donna in Svizzera”

L’entità “trattamenti di tipo farmacologico, interrotti i quali si verificherebbe la morte del malato anche se in maniera non rapida” è vaga e ambigua. Così da permettere nella routine, al di là dal caso in esame, studiato per ottenere la giurisprudenza voluta, sia il causare sofferenze e indegnità non necessarie sia la corrispondente induzione, interessata, al lasciarsi uccidere. Cioè un omicidio volontario mascherato da libero suicidio. In ambito clinico faciliterà e aggraverà il consueto accanimento terapeutico, ottenuto col consenso di una persona sofferente, dipendente e spaventata che è tutto fuorché libera, es. *: sarà più facile praticarlo potendo assestare il colpo di grazia. Accanimento lucroso, incentivato in termini monetari e di carriera dallo strapotente business biomedico per i medici; e compensato in termini di spartizioni di potere per i magistrati che lasciando indisturbati gli orrori dell’accanimento terapeutico e sostituendo il loro arbitrio e le loro fumosità a confini di legge chiari e netti per l’omicidio legalizzato mettono in atto i voleri dei poteri forti di esproprio dei corpi, in società con questi samaritani con la Luger.

*Physician Influence on Variation in Receipt of Aggressive End-of-Life Care Among Women Dying of Ovarian Cancer. JCO Precis Oncol 2022.

§  §  §

5 maggio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte colpito al volto da un no vax, l’aggressore portato in Questura. La solidarietà del governo e della politica”

La scusa della compassione consente l’omicidio arbitrario, come si è fatto in modo avvenisse nel covid: “… the neuroleptics haloperidol and levomepromazine are recommended if midazolam alone does not work. There is no mention of the .. interactions between the antibiotics that could be used for bacterial pneumonia … and opioids or neuroleptics. …; it could lead to opioid toxicity…. The combination of opioid, benzodiazepine and/or neuroleptic is used in specialist palliative care settings for symptom control and for ‘palliative sedation’ to reduce agitation at the end of life. It takes great skill and experience to use palliative sedation proportionately so that extreme physical and existential distress are palliated, but death is not primarily accelerated. NG163 states: “Sedation and opioid use should not be withheld because of a fear of causing respiratory depression.” If COVID-19 infection were uniformly fatal, this would be an acceptable statement. But for people not previously known to be at the end of life, there is potential risk of unintended serious harm … the recommended doses for morphine and midazolam are sometimes higher than current guidelines state for non-specialist use; and moreover there are inconsistencies between the maximum doses recommended by the oral or subcutaneous routes (Critica delle linee guida ufficiali. BMJ, 2020:369:m1461).

§  §  §

26 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella ““Le terapie oncologiche come forma di sostegno vitale”, così per Gloria è stato possibile morire. Con lei il dottor Riccio: “Mi ha ringraziato””

Il processo Rinascita-Scott riguarda anche la fine di Roberto Soriano, che “prima di essere ucciso fu torturato usando una tenaglia di quelle per tagliare le unghie alle vacche”; “mentre lo torturavano li pregava di ucciderlo”. Ma, come ho modo di constatare trovandomi in Calabria, l’attività antindrangheta copre e protegge affari di alto bordo, che vestono i panni più nobili; come quello oncologico, dove pure i pazienti sono indotti a chiedere di essere uccisi quando subiscono terapie che non sono “sostegno vitale”, ma accanimento, es.*, finalizzato al profitto, es.**, a loro danno.

Con questa licenza di colpo di grazia le sofferenze dei malati aumenteranno, sotto le enormi pressioni economiche. Una vera legge anti-sofferenza dovrebbe combattere l’accanimento terapeutico. Che così sarà invece ulteriormente favorito. L’accanimento terapeutico è il nocciolo della questione, ma passa sotto omertà, mentre le campagne per l’uccisione medica ricorrono a immagini sensazionaliste e terrificanti per indurre il pubblico ad accettarla***.

*When Too Much Treatment Creates More Harm Than Good. Medscape, 8 lug 2023.
** Cancer Immunotherapy Drugs Driving End-of-Life Cost Increases. Medscape, 2 mar 2023.
*** Assisted dying campaign video accused of ‘scaremongering’. BBC, 11 set 2019.

§  §  §

28 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, anche un prete a favore della proposta Liberi Subito: “Doveroso. La religione non è in contrasto, i cattolici lo sanno””

Questa voce dell’agenda Cappato non è sull’evitare sofferenze inutili; se fosse così dovrebbe riguardare – come sarebbe doveroso – l’accanimento terapeutico e il mancato controllo del dolore 1, sui quali invece si tace perché rendono. E’ sul dare ai medici una licenza di uccidere, potendo pilotare il “consenso”, o anche facendone a meno, come è accaduto col covid per creare il picco iniziale a giustificazione del resto 2. E estendendo la “carità” 3. Le sofferenze potranno anzi aumentare: si potrà più di prima usare il paziente per vendere trattamenti futili e lucrosi, potendo poi dargli il colpo di grazia avendolo ridotto nelle condizioni di implorarlo.

L’inganno è denunciato da laici, es. 4; mentre il clero è favorevole a una misura che suona caritatevole e invece aumenta il potere sui corpi e il loro sfruttamento a fini di arricchimento. I preti sono in affari col globalismo, che sta usando, complice lo Stato, la medicina per danneggiare e sottomettere la persona mentre fa credere che si stia operando per il suo bene.

1Iatrogenic suffering at the end of life: An ethnographic study. Palliative medicine, 2023.
2Covid deaths in early 2020 and the use of midazolam. Bartram, 2023. – Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
3 Assisted Suicide for the Poor Recommended by Canadian Ethicists. Chudov, 2023.
4The liberal humanist case against assisted dying. Spiked, 2022. – Euthanasia and assisted dying: the illusion of autonomy. BMJ, 2021.

§  §  §

29 agosto 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Cappato: “Mi dicono che sono intercettato dai servizi”. Mantovano: “Escludo nel modo più assoluto”, la replica: “Fonte attendibile””

Potrebbe darsi. Furono tenuti sotto controllo dai servizi anche piduisti, che con i servizi erano in società. Se anche fosse, non vorrebbe dire che Cappato sia inviso al potere, come ridicolmente vorrebbe far credere. Con la sua agenda – omicidio medico*, stordimento delle masse con la cannabis, impoverimento e decadenza con la scusa di dover raffreddare il globo, inoculi forzosi, OGM, etc. – Cappato lavora puntualmente per il “radicalismo sovversivo del liberismo” (Michea), ed è così a fianco ai servizi nell’eseguire ordini di poteri sovranazionali a danno degli italiani. Un addebito che non dovrebbe stupire, conoscendo la “puntuale convergenza”** dei radicali pannelliani con i piani di Gelli. E che spiega come Cappato abbia porte aperte dai magistrati*, oltre che dai politici e i media. Mentre chi naturaliter si oppone alla sua agenda di morte e di degrado riceve un ben diverso trattamento, dal Viminale e annessi; e da quelli che si spacciano per colleghi dei magistrati che furono epurati esemplarmente mediante omicidio, a volte via P2. Uccisi su mandato degli stessi poteri sovranazionali che oggi possono guardare con soddisfazione al docile e variegato parco addetti che hanno ottenuto in Italia.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.
**Giannuli A. Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi). Il piano massonico sulla “rinascita democratica” e la vera storia della sua realizzazione. 2016.

§  §  §

18 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Archiviazione o Consulta, i pm di Milano su Cappato: “Non aiutò il suicidio ma ’autodeterminazione dei malati” “

Calamandrei scrisse che il conformismo è la peggiore sciagura per i magistrati. Forse la peggiore sciagura è la cortigianeria; della quale il conformismo è espressione. Il diritto che viene riconosciuto è un diritto dei magistrati alla cortigianeria Il diritto a fingere di credere ai legerdemain ideologici coi quali i poteri forti danno una veste etica, legale, e “coraggiosa”, “progressista”, a volontà criminali. E il diritto a renderli legge. Quando il lavoro dei magistrati sarebbe quello di separare il grano dal loglio, di discernere tra etica tarocca e reale.

Se si volesse davvero evitare ai malati sofferenze inutili, e ciò sarebbe doveroso, si dovrebbe agire a monte di ciò che crea tante situazioni insostenibili: contro l’accanimento terapeutico e i sovratrattamenti. Sui quali si è omertosi, perché corrispondono a vendite lucrative di prodotti medici. Se si volesse davvero riconoscere l’autodeterminazione, si dovrebbero definire e circoscrivere i casi realmente problematici, di “incrodati”, nei quali l’accettare la richiesta può essere il male minore. Ma quale autodeterminazione può avere chi è stato reso gravemente sofferente nella routine? Così si legittimerà il colpo di grazia. Che permetterà un ancor maggior accanimento e quindi maggiori espropri sui corpi e maggiori sofferenze. E si legittimerà l’omicidio medico, che altrove si parla già di estendere a malati di mente, marginali, poveri.

v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

§  §  §

22 settembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Uccise e fece a pezzi Carol Matesi, Davide Fontana ammesso alla giustizia riparativa. Il padre della vittima: “Schifato” “

“Il sonno della ragione genera mostri”. Questi sono i mostri, ma il sonno è il nostro, che permettiamo di tenere i posti di guida del Paese occupati da soggetti che non sono nostri rappresentanti, nostri fiduciari, ma alieni. L’alieno è “colui che appartiene ad altri”. Come la Cartabia, o come i tanti che vanno a fare l’inchino al meeting di CL, a partire dal presidente del CSM, il PdR Mattarella.

@ Brisk: Il sonno della ragione genera mostri. Non bisogna confondere lo strumento con l’effetto. E’ vero che Goya lo disse descrivendo gli orrori dell’invasione di una rozza soldataglia; ma nel caso della penna del giudice – o della siringa del medico – con le “trovate mirabolanti”, con gli argomenti in sé ridicoli, si generano mostri con poco sforzo. Es. nell’applicare la sciagurata amnistia Togliatti i giudici ci aggiunsero del loro. Come nel caso dei fascisti assolti in quanto i giudici giudicarono non sufficientemente efferato lo stupro di gruppo – con modalità particolamente violente e umilianti – di una staffetta partigiana (Franzinelli M. L’amnistia Togliatti. 1946. Colpo di Spugna su crimini fascisti. Feltrinelli, 2016).

Pensando alle conseguenze, delle mancate epurazioni di allora, e oggi della giustizia resa una variabile aleatoria, una concessione soggetta al capriccio di chi ha in mano la penna, un bene scarso da pietire, si può dire che il sonno della ragione, il dormire e lasciare fare dei cittadini, genera stirpi di mostri: mostri che si riproducono e diventano così una presenza perenne.

@ Brisk: Usiamo categorie diverse. I magistrati aiutarono i fascisti non in quanto affini (anche se alcuni avevano indossato la camicia nera sotto la toga, e scritto su “Diritto della razza”), ma in obbedienza al nuovo potere. Che non voleva le epurazioni, volendo i fascisti come strumento per il controllo del Paese. I magistrati in quegli anni favorirono anche la mafia per lo stesso motivo. Togliatti con l’amnistia si adeguò ad ordini spartitori sovranazionali, Yalta, etc. Oggi col medesimo spirito cortigiano i magistrati “progressisti” servono i disegni del moderno fascismo tecnocratico in medicina, es. sul suicidio assistito, la legalizzazione del colpo di grazia che aumenterà sovratrattamenti e sofferenze. Dietro alla tenue vernice ideologica opera la perenne potente forza che spinge a mettersi dalla parte del più forte. Non è che Napolitano fosse un fascista convinto quando era nel GUF, un fanatico stalinista quando approvava l’URSS che schiacciava l’Ungheria, un sincero lockiano quando frequentava le ambasciate USA e UK e si metteva al servizio della NATO mentre gli stessi ambienti evitavano che avessimo degli Aldo Moro come PdR facendolo uccidere. Napolitano serviva il potere. Si trascura l’elementare, possente spinta a “correre in soccorso al vincitore”, e la si copre sotto storielle di duelli ideologici. La magistratura non è meno compromessa dei politici in questa forma di corruzione.

v. Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

§  §  §

18 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anche a Firenze chiesta l’archiviazione per Cappato, indagato per aiuto al suicidio”

Noi abbiamo Cappato. In UK non stanno molto meglio, ma almeno hanno un parlamentare, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sulle uccisioni di pazienti non consenzienti con midazolam (1). L’uso omicidiario di midazolam e altri farmaci letali (2) è un aspetto sia delle morti iatrogene attribuite al coronavirus (3), sia del tema, tutt’altro che teorico, della degenerazione in gravi abusi dell’eutanasia in mano ai medici, e dei suoi effetti controproducenti, di aggravamento invece che di riduzione di sofferenze e perdita di autonomia e dignità (4). Due argomenti – e due tipologie e casi reali di gravi reati – non graditi alle stesse forze che stanno imponendo l’omicidio medico; tagliati fuori dal “dibattito” e sui quali i magistrati fanno compatti orecchie da mercante; così come sono compatti nel fare da spalla sia alla funesta opera di disinformazione, propaganda e esautorazione del potere legislativo affidata a Cappato, sia alle nefande aberrazioni istituite in nome del covid.

1 Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. Expose news 2 mar 2023.
2 High levels of Midazolam prescriptions. Urgent investigation required. Gruppo Hart, 10 giu 2023.
3 Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale
4 Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Ib.

§  §  §

29 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia per Margherita Botto: “Aumentano le richieste, ora ne abbiamo oltre 5 al giorno””

A Chieti un GIP ha assolto due persone denunciate dai carabinieri per avere chiesto, in un hub vaccinale, informazioni sulle reazioni avverse degli inoculi covid. Il magistrato ha anzi chiesto alla Procura, che aveva chiesto 4 mesi di reclusione o 9000 euro di multa per interruzione di pubblico servizio, di valutare il comportamento della dottoressa che ha risposto alla legittima richiesta di informazioni chiamando i carabinieri.

Seguo le manipolazioni della medicina, con la relativa subordinazione delle istituzioni a grandi interessi privati, con gli scambi tra bene e male, tra merito e colpa, tra dovere autentico e retorica fraudolenta. La scena della stretta di mano mostrata nel video tra Cappato che si atteggia a martire e il carabiniere che fa gli onori di casa non mi sorprende. Entrambi lavorano per l’agenda biomedica dei poteri forti. In questo caso si sta soppiantando il processo democratico imponendo, grazie anche ai magistrati, una grave truffa etica e giuridica che spaccia come un valore una legalizzazione del crimine. Viene presentata come la giusta minimizzazione della sofferenza, che dovrebbe essere ottenuta contrastando in toto i sovratrattamenti a fini di lucro, quella che è invece una liberalizzazione dell’omicidio che, omertosa sui sovratrattamenti, li aggraverà data la legalizzazione del colpo di grazia, e aumenterà così degrado e sofferenze (v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale; il caso del testamento biologico).

Teschio:

Certo che siete proprio ossessionati dai vaccini, tanto da tirarli fuori in ogni singolo commento, eh? Siete rimasti gli unici a pensarci ogni giorno, spesso per più ore al giorno, e neppure vi rendete conto di quanto sia indice di gravi problemi psicologici.

E ovviamente il diritto di scelta su quando e come morire diventa complotto dei Poteri Forti a danno degli ignari cittadini, perché cosa sareste voi complottari senza una causa da combattere, non importa quanto inventata?

@ Teschio:

In passato quando bussavano alla porta e si chiedeva “Chi è ?” i carabinieri rispondevano “la legge”. Non so se lo facciano ancora. Oggi comunque non è più una metonimia. La compagine alla quale i carabinieri forniscono il braccio armato si pone come “la legge”. Ordina, e ci si deve fare inoculare sostanze non testate, inefficaci e pericolose (es. *; fai pure il tuo noto numero). Si chiede se sono sicure? Arrivano i CC e un procuratore a farti passare l’insolenza. Poi arriva Teschio, con l’insulto per argomento, a stabilire di cosa si deve parlare e di cosa si deve tacere. (Dato lo stato pietoso dei poteri dello Stato, potrebbero introdurre un “diritto al silenzio” oltre a quello già vigente sull’impunità; c’è già una cosa simile col “diritto all’oblio”, che nasconde i cancri secondari e gli altri danni dei tanto celebrati “successi” sui tumori pediatrici**).Bisogna dare ai medici, ridotti a docili esecutori, la possibilità di abbattere i pazienti ormai da buttare dopo lucrose terapie inutili e pesanti ? Arriva Cappato e dimostra, autodenunciandosi, che il verbo del quale è messaggero è sopra la legge; si mette a decidere lui chi deve vivere e chi può essere abbattuto, mentre gli si stende un tappeto rosso. Un esempio di quel che diceva Montanelli, che gli italiani vogliono la rivoluzione coi carabinieri.

*Another measure of the vaccines’ evident failure is being flagrantly ignored. Hart, 23 nov 2023.
**The long shadow of childhood cancer. BMC 2021.

Teschio:

So per certo di aver già replicato innumerevoli volte alle sue insensate affermazioni, spesso riportando i dati che la smentiscono (tipo i dati di efficacia differenziale dei vaccini contro la forma grave, che pure sono pubblici e che MAI ho sentito un no-vax commentare, in quanto demoliscono la vostra narrazione). Potrei farlo ancora una volta, ma sarebbe un perfetto spreco di tempo: una volta replicavo per evitare la diffusione delle vostre balle, ma ormai mi sono reso conto che siete rimasti gli unici ad essere ancora ossessionati dai vaccini, e a pensare costantemente ad essi. Farvi cambiare idea è impossibile anche di fronte all’evidenza dei dati, il pericolo che “infettiate” altri con le vostre convinzioni è scongiurato perché siete rimasti gli unici a pensare all’argomento, trovo quindi inutile perdere altro tempo. Faccio quindi opera di carità, e provo a farle capire quanto sia insano continuare a rimuginare sulla sua ossessione. Penso che un professionista potrebbe aiutarla a capire cosa non va nella sua vita, tanto da averla costretta ad abbracciare queste credenze per dare un senso ad essa: se risolve i suoi problemi, magari scompare anche la sua insana ossessione.

Ah, Cappato non ha la presunzione di decidere chi deve vivere e chi deve morire, così come invece fanno quelli che vogliono arrogarsi il diritto di decidere per gli altri. Ha semplicemente aiutato una persona che VOLEVA morire a farlo. La decisione era di quella persona, mica di Cappato.

lolraf08: Teschio
Standing ovation!
Non capisco perchè molti pensano che se passa la legge poi sono costretti a morire pure loro! Non capisco dove o chi gli ha detto una fregnaccia simile.

@ lolraf08:

1 le leggi riguardano tutti, e ci se ne può interessare anche oltre l’aspetto egoistico. Non ci sono solo Cappato e c. ad occuparsi degli altri, con questa loro possente vocazione filantropica ad ammazzare.

2 le leggi danno il tono generale alla società, al modo col quale vengono trattate le persone, e qui si parla di una liberalizzazione dell’omicidio.

3 l’omicidio medico presenta il pericolo di deriva della morte come dovere e come soluzione a problematiche sociali. Ci sono già numerosi casi di abuso, es Liverpool Care Pathway, di richieste di eutanasia per disabili e chi è di peso, e di intrusioni dello Stato – voi che parlate di liberà di scelta – magistrati compresi*, su un obbligo a morire.

4 Il colpo di grazia permetterà di riposizionare gli standard terapeutici su livelli ancora più pesanti, a fini di lucro, con incremento di sofferenze e indegnità. Che porteranno a implorare di essere finiti. Questo riguarda tutti, anche chi non è ansioso di farsi ammazzare.

Ho conosciuto persone che ricevuto l’inoculo covid hanno detto di “camminare due metri sopra terra”; ora non lo dicono più e non fanno i richiami. Forse ora hanno paura di finire due metri sotto terra. Dovreste riflettere un poco di più prima di scattare in standing ovation per la prospettiva di poter accedere alla soluzione finale.

* State overreach in medical decisions. Hart, 4 ott 2023.

Teschio:

1) nessuno ammazza chi non vuole essere ammazzato. Il concetto di libertà personale, a quanto pare, non le entra in testa.

2) esatto, danno il tono della società: e una società in cui si riconosce il diritto delle persone all’autodeterminazione, che comprende anche il diritto a morire qualora lo vogliano, è certamente più civile di una società in cui alcuni si arrogano il diritto di costringere a vivere chi non vuole più farlo.

3) la storia della china scivolosa è una sciocchezza. Nessuno ti ammazza per liberare un posto letto o risparmiare sulle cure. Ci deve essere la esplicita e diretta richiesta dell’interessato, il fatto che lei faccia finta di ignorare questo punto permette di cestinare tutte le sue paranoie complottare.

4) e, a proposito di paranoie complottare, eccone qui un’altra… ti fanno soffrire apposta così poi ti ammazzi. I deliri di certa gente davvero non hanno limite, ma in fondo è comprensibile: è l’unico modo in cui insoddisfatti cronici come lei possono illudersi di sentirsi speciali.

E, ovviamente, non poteva non partire la tirata sul vaccino, autentico chiodo fisso di ogni complottaro da qualche anno a questa parte, in una dimostrazione di ossessione e disagio mentale che non dovrebbe venire sottovalutata, e che sarà certo molto studiata da psicologi e sociologi in futuro.

@ Teschio:

1 Siete voi che non riconoscete la libertà di criticare l’inserimento forzato, col concorso delle istituzioni giudiziarie, dell’omicidio tra le pratiche del business biomedico e della biopolitica. Il Liverpool C. P. ha consentito omicidi di massa senza consenso.

2 Giustificare l’omicidio attribuendone la responsabilità a una libera scelta di chi è riverso e attanagliato dal dolore e dal terrore – avendovi contribuito – è un’altra applicazione, dopo il ricatto pro Pfizer “chi non si fa bucare non mangia”, dell’argomento mafioso “sei libero di scegliere”.

3 E’ tipico dei midwit – la piaga sfruttata da questa e altre campagne top-down – identificare una tipologia di argomento con la fallacia corrispondente: la china scivolosa qui è reale. Ampliare la platea di precari esistenziali ai quali offrire l’ultima spinta non è neutrale. Es. Canada’s euthanasia programme is flirting with eugenics. The plan to expand medically assisted dying to drug addicts [e ai malati mentali] is utterly barbaric. Spiked 25 ott 2023.

4 Non è sadismo, anche se aiuta. Ti usano come supporto per lucrare su prodotti medici; l’epifenomeno delle sofferenze così provocate viene usato per dominarti e ora anche per smaltirti. Non è inaudito, una paranoia da irrisolti dici, che si degradi per meglio sfruttare.

Le manipolazioni psicologiche del pubblico a fini di frode medica stanno già venendo studiate. Es. The Covid Inquiry: Further insights into the murky world of Behavioural Science. Hart, 23 nov 2023.

lorfa08:

menici60d15

Lei coi suoi punto uno e punto due, mi fa venire la pecola! Sa cos’è? Non augurerei mai a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico, di passare o veder passare quello che hanno passato le persone a me più care, A NESSUNO! Spero per lei, di non passarci mai, ma se dovesse accadere, le auguro di essere lucido a sufficienza, per capire, ma non poter chiedere che qualcuno possa aiutarla a chiudere una vita che non è più vita, tra dolori,💩 che nessuno ti viene a pulire! Vogliamo poi parlare dell’ipocrisia dei medici? Avanti, parliamone!!! Sono pronti a tagliuzzarti, a toglierti pezzo per pezzo, ma poi ti sbattono fuori, non c’è più posto per te, servono i letti, tu sei diventato un peso! Le persone come lei, non sanno nemmeno che cosa vuol dire! Vuole vedere un suo caro ridotto come una larva, trattato come una m@@@a da qualche medico perchè non più autosufficiente? Liberissimo/ma, ma non rompete più le scatole tirando in ballo leggi, fede e altre azzate! Non parlo per me, quando deciderò, ho già tutto pronto, parlo per chi, a causa di queste leggi ita—gliane, non ne ha la possibilità. Tutti questi bla bla bla mi annoiano a morte! Si ricordi che tutti dobbiamo morire, questo è assodato, ma come, non lo sappiamo, neppure lei con la sua saccenza da quattro soldi! Saluti

@lolrfa08:

E’ peggio di come lei dice. Se la gente vedesse i riscontri autoptici si darebbe una calmata su questo continuo credere ai miracoli medici e chiederne ancora. I criteri dovrebbero essere mantenimento della dignità, minimizzazione della sofferenza e minimizzazione di intervento umano sulla vita. Ci sono casi dove minimizzare la sofferenza coincide con l’accorciare o terminare la vita, e ciò va accettato. Ma non va preso a pretesto per andare oltre. Quella di Cappato è una falsa soluzione, una ricetta che fa comodo a chi dirige la biomedicina e ne trae denaro e potere. Sofferenza e indegnità potranno aumentare. Si vuole fare ammazzare perché non le ritirano la pala? Perché le fanno venire le piaghe da decubito? Non è meglio chiedere assistenza infermieristica efficiente? Crede agli spot, che se firma di voler essere ammazzato la tratteranno meglio ? Da clinica svizzera ? Ne ho visti tanti, di quelli che deprecano la medicina e poi sono i primi ad abboccare alle frodi che purtroppo l’infestano.

Siamo tutti sotto lo stesso cielo, la sofferenza e la morte riguardano tutti. Non solo: la nostra condizione ci condanna inoltre, per minimizzare la sofferenza, ad affrontare le circostanze che la causano e avere un po’ di coraggio. Restare passivi, voltarle le spalle, come illude Cappato e c., è peggio. Tutti dobbiamo morire, ma come dice una frase di Shakespeare (abbia pazienza) resa famosa da un magistrato coraggioso, chi muore di paura muore molte volte prima di morire.

Teschio:

1) non c’è alcun omicidio, c’è aiuto al suicidio. L’omicidio è verso chi non vuole morire, qui il caso è letteralmente opposto.

2) come ampiamente prevedibile, non passa giorno senza che gente come lei tiri fuori il vaccino, autentica ossessione di ogni complottaro moderno. D’altra parte, senza una causa a cui dedicare la vostra esistenza, cos’altro vi resterebbe?

3) ah beh, sono certo che Spiked Magazine sia una fonte serissima… non c’è alcuna china scivolosa, chi vuole morire deve poter morire, fine.

4) certo certo, ci vogliono tutti malati e sofferenti per lucrarci sopra. Ma lei, col solo potere della sua intelligenza e di una connessione internet, ha capito la Verità. Come faremmo senza il suo prezioso contributo, che di certo non è dettato dal disperato bisogno di sentirsi speciale nonostante ogni evidenza del contrario?

@ Teschio: 1 Mai sentito parlare di omicidio del consenziente, di induzione al suicidio ? Per non dire di persone che torturate implorano di essere finite; e di omicidio camuffato da terapia.
2 Fuffa con insulti.
3 Fuffa con codice di cosca: “Dio mi è testimone, è lui che si è voluto fare uccidere”.
4 Fuffa con insulti.

Dei privati, Cappato e c., stanno forzando una liberalizzazione dell’omicidio, col sostanziale appoggio delle istituzioni preposte alla legalità; istituzioni reduci dall’avere fatto i gendarmi per il covid. La morte di Kissinger mi ha fatto ricordare come alcune presenze siano significative. Gugliemi e Moscardi in via Fani. Il suo emissario Pieczenik nel Viminale a gestire l’eliminazione di Moro* (replicata con l’MI5-Imperial-Crisanti-Procura Bergamo**); che incluse diagnosi psichiatriche su quanto scriveva. Qui la presenza significativa tra magistrati e CC è (con un fattore di scala di 10^-9 rispetto al caso Moro) un troll, che mi diagnostica un disturbo mentale per avere espresso critiche. Prima delle tue diagnosi ho letto un articolo, tutto fuorché “anti” (JAMA, da autore finanziato da case farmaceutiche)*** su quanto sia difficile e ingrato spiegare ai pazienti che sarebbe a loro vantaggio interrompere alcune terapie. Tra i compiti della magistratura dovrebbe esserci anche quello di proteggere il popolo da truffe concettuali come questa del colpo di grazia al posto dell’evitare i sovratrattamenti. Invece a mio parere vi collaborano. Capisco come non sia messo bene sulla vostra scala di valutazione delle vite umane.

* Flamigni G. Rapporto sul caso Moro. Il sequestro, Steve Pieczenik e il golpe atlantico. 2019.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
*** Deciding When It’s Better to Deprescribe Medicines Than to Continue Them. 29 nov 2023.

Teschio:

Non c’è alcuna “liberalizzazione dell’omicidio”: non è che chi vuole vivere viene ammazzato. Si tratta solo di lasciare libertà ad una persona di decidere della propria vita, che comprende anche quando porvi termine.

Ma il complottaro ha sempre bisogno di vedere trame occulte contro la brava gente, di cui ovviamente solo lui si è accorto, per avere un qualche scopo nella propria altrimenti piatta esistenza.

@ Teschio: Anche il mafioso e l’imbroglione hanno bisogno di dire “è una tua scelta”. (E il troll non può fare a meno di insultare). Le battaglie etiche pilotate context-free, le leggi servili context-free, le sentenze servili context-free sono forme sofisticate di inganno e di violenza.

Teschio: Niente, quel pensiero fisso del complottaro secondo cui l’intero mondo trama contro di lui non è scalfibile neanche a cannonate. Se non le entra in testa che l’eutanasia è sempre una libera scelta, è perché non vuole capirlo: le piace troppo fare la vittima del Sistema, è l’unica cosa che dà sapore alla sua esistenza, evidentemente. Per quanto mi riguarda, vorrei essere libero di decidere io se e quando morire, non che tale scelta sia demandata a gente come lei, grazie.

@ Teschio:

l vostro terrapiattismo* è peggio di un pensiero fisso. E’ incapacità di percepire una terza dimensione, quella alto-basso, potere-gente comune; l’asse z. Come in Flatland di Abbott.

Sul tuo decesso, se ti ho dato l’impressione di volervi interferire me ne scuso. Il più tardi possibile, spero. Scusa, voglio dire, quando vuoi tu.

* Il vero terrapiattismo. Sito menici60d15.

Teschio:

“Sito menici60d15”

Oddio, ho visto adesso il suo blog! Davvero l’apice del disagio mentale, si mette a riportare ogni post scritto sul FQ che a suo avviso gli è stato censurato… qui andiamo ben oltre le semplici ossessioni complottare, siamo proprio nel regno delle manie di persecuzione, di “il Sistema ce l’ha con me e con gli altri uomini liberi come come!”, un livello di paranoia delirante che solo una persona che avrebbe bisogno di aiuto serio e qualificato può esprimere…

@ Teschio:

Trascrivo nel mio sito tutti i miei commenti, oltre 4300 in 16 anni. In varie raccolte tematiche. Una è “Commenti censurati da Il Fatto”, 108 commenti (il 2.4%). Credo possa essere di qualche interesse riguardo questo blog, l’unica arena importante di discussione che dà voce a semplici cittadini. Un’altra è “Entomologia forense. L’infestazione da troll delle notizie di reato”. Ne “I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”“ riporto la prassi di non lasciarmi rispondere, censurando il mio commento, a scariche di violenta diffamazione a base di diagnosi psichiatriche (I sillogismo). Evidenzio come i troll usino l’infangare come proposizione logica dirimente (II sillogismo). E come ciò avvenga quando presento argomenti volti a mostrare quanto siano errati, deleteri e orientati a favore di grandi interessi, interventi di magistrati su argomenti medici. Nella lista dei commenti censurati segno quelli di questo tipo come “Merlo bianco”: il commentatore che il Gatto fece sparire, mangiandolo, perché metteva in guardia Pinocchio dalla truffa.

Primo sillogismo: Dando del malato di mente a chi denuncia come fraudolenti argomenti tecnici, disegni politici o versioni ufficiali su gravi fatti, si istituisce un sillogismo disgiuntivo irreversibile: o chi dissente è davvero malato di mente o chi lo etichetta così è un autentico farabutto.

Secondo sillogismo: A o B. Chi sostiene B è un cretino, ignorante, pazzo, pericoloso. Ergo A.

Teschio:

“Trascrivo nel mio sito tutti i miei commenti, oltre 4300 in 16 anni”

E questa non sarebbe una ossessione?

“Una è “Commenti censurati da Il Fatto”, 108 commenti”

Il che vuol dire che lei controlla ogni suo commento passato per vedere se viene pubblicato o, a suo dire, “censurato”. Qui siamo anche oltre l’ossesssione….

“riporto la prassi di non lasciarmi rispondere, censurando il mio commento”

E qui c’è paranoia: a tutti gli utenti alcuni commenti non vengono passati, solo che a differenza sua non se ne accorgono perché non controllano in modo maniacale le loro attività passate. Solo lei ci vede una persecuzione nei suoi confronti.

Lei davvero non sta bene. E questo non è un modo per attaccare le sue idee: ho spesso replicato ad esse nel merito in passato, e non ci vuole un granché a smontarle in quanto lei fa spesso affermazioni non verificate che spaccia per dati di fatto. Ma dopo aver “scoperto” il suo blog, mi rendo conto che c’è una grave sofferenza psicologica dietro le sue ossessioni.

Mi spiace molto per lei, cercherò di evitare di disturbarla oltre, perché mi sembra di farle un torto ad alimentare certi sui atteggiamenti. Ma, se posso avanzare un consiglio, provi a parlare con qualcuno di qualificato: potrebbe cambiarle la vita in meglio.

@ Teschio:

Raccogliere i propri scritti postati su internet in un proprio sito, senza peraltro promuoverlo (un sito shadow banned; che aprii su consiglio di un magistrato) sarebbe ossessione paranoica di chi è affetto da gravi disturbi mentali. Questa diagnosi proviene dal fronte che si ritiene ad un tale livello etico e tecnico da potere serenamente mettersi al di sopra della legge, su un tema come le sofferenze dei pazienti e l’offerta di omicidio. Dal fronte che occulta i dati negativi sul vaccino covid al punto che anche l’ufficialità, in altre nazioni, deve ammetterlo* (lo so, nominare i vaccini altro che per lodarli è segno infallibile di frustrazione narcisista, etc.). Non sono impressionato positivamente da chi, d’altro canto, vi dà credito e si presta a sceneggiate come questa di Cappato che fa l’Amatore Sciesa condotto all’esecuzione.

Mi fa piacere il tuo proposito di smettere di tampinarmi (con un’insistenza che si direbbe patologica, se non rientrasse in un gioco di interessi che la rendono remunerativa). D’altra parte, se non avverrà, le accanite bassezze alle quali dovete ridurvi per controbattere dicono del carattere pilotato, della disonestà, della violenza e assenza di freni – queste sì di livello dark triad – di operazioni come questa della deregulation dell’omicidio; mostrarlo è ciò che più mi interessa.

* FDA urged to publish follow-up studies on covid-19 vaccine safety signals. BMJ, 25 ott 23.

Ermete Macchioni: Caro menicius, ci vuole un enorme sprezzo del ridicolo per continuare a blaterare di “sostanze non testate e pericolose”, riferendosi a quello che è, molto probabilmente, il vaccino più sicuro della storia. È qualcosa che va oltre la schiavitù dei propri bias di conferma: è qualcosa di simile ad un metodo Goebbels autoinflitto. Mi affascina, dal punto di vista psichiatrico, notare come i più si limitino a ripetere a pappagallo tale filastrocca, mentre i più ossessionati credono che linkare articoli tratti da riviste predatorie dia loro aura di competenza. È uno spaccato di miseria umana atteggiarsi a preparati quando in realtà si è solo dei polli da spennare: le riviste suddette non campano solo grazie a chi paga per vedere pubblicate le proprie panzane, ma anche grazie a visualizzazioni e condivisioni. Mai che si chieda, chi si abbevera a tali fonti, perché certi “luminari” non sottopongano i propri studi ad una peer review. Va da sè, venendo al tema dell’articolo, che chi è ancora succube da paranoia vaccinale sicuramente vedrà in una chiave completamente sballata ed avulsa dalla realtà la questione eutanasia. Insomma, chi ha scelto di vivere nel terrore non può fare a meno di autoalimentarlo. Saluti

@ Ermete Macchioni: V. quanto ho già risposto a Teschio. Aggiungo che magistrati e CC si trovano assieme a soggetti che come te arrivano a commettere reati per sostenere la tesi preordinata. A parte quanto scrivi su di me – ridicolo, miseria umana, paranoico, incompetente, disonesto – chiami predatorie e pagate le pubblicazioni di Hart, un gruppo di accademici inglesi di riconosciuto valore, volontari; del BMC Health Services Research, stimata rivista peer reviewed; e dell’autrice, della Facoltà di medicina dell’Università di Lucerna. Diffamazione e calunnia per fare largo all’imposizione, scavalcando la legge o coartandola a piacimento, di una forma di deregolamentazione dell’omicidio mascherata con motivazioni filantropiche. Chissà se almeno i magistrati si fanno domande: su ciò cui stanno partecipando, dati i supporters come te e gli argomenti cui ricorrono; sulla vostra disinvoltura nell’infrangere la legge e nello spargere il falso e il discredito; e su un punto sul quale al netto di ciò che mi lanci addosso convengo con te, la coerenza tra le rispettive posizioni sul covid e sull’omicidio concordato.

§  §  §

27 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Associazione Coscioni: nel 2023 quasi 14mila richieste di informazioni sul fine vita. 12 le Regioni pronte a discutere una legge”

Da una linda clinica, un video di commiato sereno e drammatico insieme; un mite dominio sulla morte mentre le si va incontro. Non viene detto che togliere la barriera che circoscrive la minoranza dei casi nei quali la morte coincide con la cura, e occultare gli interessi, smisurati, spietati e potentissimi, sui sovratrattamenti – come fanno Cappato e c. – esiterà in situazioni meglio rappresentabili con la scena di un povero corpo inutilmente martoriato che viene finito nelle sue feci in una banale routine. Rese abbattibili, le persone verranno sfruttate ancora di più a fini di lucro e potere. Frode, sofferenza, dipendenza e indegnità aumenteranno*.

Gli stessi poteri massimi che impongono la guerra impongono la liberalizzazione dell’omicidio; tramite propaganda, e un analogo di ciò che in fisica si chiama “processo quasistatico” nel quale il cambiamento, anche radicale, passa per stati che sono in equilibrio. Cioè singolarmente all’apparenza accettabili; essendoci magistrati e media compiacenti. I processi quasistatici sono paragonati all’aggiungere un granello di sabbia alla volta; il che richiama l’etimologia del sorite, mucchio (di sabbia), la fallacia logica corrispondente. Qui di granello in granello si arriva alla legalizzazione della macelleria medica. I processi giudiziari e legislativi quasistatici andrebbero riconosciuti come ingannevoli e illeciti.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

§  §  §

16 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Comemnto al post “Fine Vita, Zaia in consiglio regionale: “Immorale gestire un tema così importante con una sentenza della Corte Costituzionale””

E’ immorale fare credere ai cittadini che questa premura nel liberalizzare forme di omicidio sia fatta nel loro interesse, e non sia invece una voce della stessa agenda che sta sistematicamente degradando il vivere, sotto la solita pelle di pecora di motivi etici. Agenda che politici, magistrati e giornalisti servono.

Es.: Canada has revealed the horror of assisted dying. Spiked, 15 gen 2024.

La possibilità del colpo di grazia faciliterà i sovratrattamenti, sui quali i generosi dispensatori “laici” di morte, e anche i preti, che hanno le mani in pasta nel business biomedico, sono omertosi, così che dipendenza, indegnità e sofferenze dei malati gravi potranno aumentare, invece di diminuire come promesso*.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale.

@ Luciosol. L’esperienza di dover seguire un parente stretto malato terminale l’abbiamo avuta tutti. Ti sei mai chiesto quanto di quelle sofferenze siano dovute alla malattia e quante alle cure ? Ti sei mai chiesto se non ci sia un conflitto tra gli interessi di usare il malato per vendere prodotti e quelli di chi soffre? In letteratura escono in continuazione articoli sull’accanimento a fine vita. Es. End-of-Life Treatment With Immunotherapy Increasing for Patients With Cancer. Medscape Oncology, 12 gen 2024. Ti sei mai chiesto se non sia più corretto prevenire per prima cosa le sofferenze non necessarie da cure commerciali che vanno contro i diritti e l’interesse del paziente. E solo dopo occuparsi, come è giusto, di non prolungare sofferenze inutili da malattia. Invece di essere pecora nel farsi prima massacrare di terapie, ed essere pecora nel facilitare il proprio massacro nel limitarsi a chiedere, a gran voce, di farsi finire quando si è da buttare.

@ molival. “Astrattismo etico”. L’eliminazione di soggetti indesiderati, in corso in Canada, il ritorno dell’eugenetica, non è un’astrazione. Se vedeste sul tavolo settorio come sono concretamente conciati certi pazienti da cure non necessarie. L’Italia pullula di midwit, ieri preda delle ideologie, oggi del marketing, che fa loro credere di essere intellettuali engagé se abbracciano – a danno loro e degli altri – tesi semplificate e superficiali, che sono l’equivalente degli album da colorare.

@ molival. Non lo so. Non vado molto oltre Travaglio, fervente anarchico, che una volta fece notare che anche i ricchi rubano.

@ Tirullo Dicartoni. Nessuna fonte seria nega che la medicina possa essere essa causa di danno alla salute e di sofferenza. Uno studio recente (da Harvard sul NEJM): Bates DW et al . The Safety of Inpatient Health Care. 2023.

Il tuo intervento mostra:
– Il target ingenuo cui la propaganda è rivolta. Il concetto puerile che le cure non possano essere che l’opposto della malattia. Rifiuto o incapacità di considerare cause multiple, effetti controintuitivi, il peso degli interessi economici Per chi non volesse crogiolarsi in queste illusioni infantili: Welch HG et al. Sovradiagnosi. Come gli sforzi per migliorare la salute possono renderci malati. Il Pensiero scientifico, 2013.
– La disonestà della campagna. Alteri quanto ho detto, cioè che vanno considerati sia la malattia sia gli effetti iatrogeni. Mi dai del disturbato mentale, un infelice da compatire che deve farsi curare, L’ultima carta dell’imbroglione senza argomenti. Che fa presa su chi è geloso della spilletta di persona illuminata in regalo a chi abbocca.
-La convergenza destra-sinistra nel servire i grandi interessi sulla medicina*. La fesseria che le cure non possano fare male si accorda con l’impunità che Schillaci e Nordio stanno assicurando a una medicina sempre più fuori controllo nella caccia al profitto. Così come si accorda la legalizzazione del colpo di grazia, che permetterà cure futili e dannose a oltranza, presentata come “progressista”.

* Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

@ Tirullo Dicartoni. Vedo la questione come la vedono Welch et al., cit. E innumerevoli altri. Es. Monica Smith: When Too Much Treatment Creates More Harm Than Good – End-of-Life Aggressive Care Still Common. Medscape 2022; Earle CC et al. Trends in the Aggressiveness of Cancer Care Near the End of Life. J Clin Oncol, 2004; Koroukian SM et al. Incidence of Aggressive End-of-Life Care Among Older Adults With Metastatic Cancer Living in Nursing Homes and Community Settings. JAMA, 2023.

Non bisogna equivocare tra gli effetti avversi di cure dotate di efficacia e quelli di cure non utili. Somministrate queste ultime per fini di profitto; facendo balenare al paziente la possibilità di averne beneficio, cioè ingannandolo facendo leva sulla sua vulnerabilità; cosa che avviene di routine (v. i lavori citati), a proposito di “libera scelta sul proprio corpo”.

@ puroveleno. L’impostazione bayesiana usa le scommesse come misura delle credenze; ma non voglio scommettere con te. C’è già chi si è fatto questa domanda e ha dato una risposta. Es. Markle GE, McCrea FB. What if medicine disappeared? State University of New York Press, 2008. – Ioannidis JPA. How Many Contemporary Medical Practices Are Worse Than Doing Nothing or Doing Less? Mayo Clinic Proceedings, 2013. Si tratta di studiosi qualificati. Ioannidis è tra i più citati al mondo. Le loro risposte, documentate, sono diverse dalle tue entusiastiche congetture. Perderesti la scommessa.

Né ti chiedo di farti a tua volta domande, e di rendermi nota la risposta. Es. che cosa c’entra secondo te la parte sana e utile di un’attività umana quale la medicina con la sua degenerazione eugenetica.

17 gennaio 2024

Commento al post “Fine vita, Zaia dopo lo stop alla legge: “Non istituiva nulla, c’è già una sentenza nazionale. Stabiliva solo i tempi per le risposte ai malati”

C’è un involontario umorismo macabro in questo zelo. Prima di assicurare un celere abbattimento del paziente, si dovrebbero eliminare su tutto il territorio i bivacchi in barella di ore e giorni ai Pronto soccorso; e si dovrebbe evitare che chi abbia un problema reale di salute venga fatto correre da Ponzio a Pilato. Per prima cosa smettendo di pompare la domanda di cure non necessarie e i sovratrattamenti; dei quali il colpo di grazia “concordato” è l’esito più comodo per il business biomedico, a scapito dell’assistenza medica onesta e necessaria. Poi impiegando le ingenti risorse, pubbliche, in maniera etica e razionale, non secondo gli interessi di squali grandi e piccoli.

@ DonatellaSavastaFiore2. La dignità va preservata e il dolore evitato a costo di ridurre indirettamente i giorni o le settimane di sopravvivenza. C’è una quota limitata di situazioni di “incrodati” (come nell’angosciante film “E Johnny prese il fucile”) per i quali il problema si pone realmente; per questi casi la legislazione appare in linea di principio adeguata. Ma con questo battage si serve un’agenda che vuole estendere la pratica del suicidio passivo alla massa della popolazione. Una “liberalizzazione” pericolosissima, che consente diverse aberrazioni; in presenza di forti pressioni economiche e politiche.

-Soppressione di soggetti “marginali”, come mostrano es. il Liverpool Care Pathway, e il Canada, v. Canada has revealed the horror of assisted dying. Spiked, 2024; in una forma mascherata di eugenetica.
-La possibilità del colpo di grazia facilitando ulteriormente la somministrazione di sovratrattamenti lucrosi potrà portare – al contrario di quello che viene fatto credere – ad un aumento di indegnità e sofferenze per i malati.

Si offre inoltre un sistema per praticare impunemente omicidi su anziani, malati, vulnerabili, tramite subdola istigazione ad acconsentire al suicidio passivo. Vanno considerate anche le conseguenze generali di una radicale svalutazione della vita umana.

§  §  §

22 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Fine vita, il gip di Firenze solleva nuova eccezione di legittimità sull’aiuto al suicidio. Il caso di Massimiliano”

Illusorio pensare di catturare la complessità dei casi e degli interessi con regole semplici. Vanno distinti i casi. Una summa divisio, nota, è quella tra aiutare A morire e aiutare NEL morire.

Aiutare A morire. I casi, come quelli presentati per la propaganda, di persone consapevoli, intrappolate in condizioni crudeli ma non mortali a breve, che preferiscono la morte. Ragionevole l’aiuto A morire, se ben controllato. Aiutare A morire i depressi e gli emarginati, come avviene in Canada, o i fragili indotti per interesse con maltrattamenti al suicidio: no. Gli affetti da una malattia mortale: no, il colpo di grazia farà aumentare dipendenza, sofferenze e indegnità, permettendo sovratrattamenti*.

Aiutare NEL morire, quando inevitabile: sì. Es. tipico i malati di cancro. Invece di usarli come puntaspilli per vendere cure lucrose e inutili, che aumentano le sofferenze, e poi abbatterli, stabilire percorsi condivisi di accompagnamento ad una morte pacifica. Senza interventi medici che aggravino, assicurando dignità, e senza lesinare terapie per il dolore, anche se questo può accorciare la sopravvivenza.

Gli pseudoprogressisti (coi preti ambigui, le mani in pasta nel business biomedico), vogliono l’aiutare A morire liberalizzato, in accordo con business biomedico, malthusianesimo, eugenetica. Mentre sono omertosi e omissivi sull’accompagnare NEL morire, evitando sovratrattattementi, accanimenti e indegnità.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale.

@ Rooobbb: Perché cambi quanto ho scritto e fai confusione? Non ho detto “tutti gli ammalati”; e neppure, tantomeno, “terminali”: l’andare verso la morte inevitabile comincia spesso prima. Dal cancro, quello vero*, si guarisce solo in una minoranza di casi particolari. In Italia il tasso di mortalità annuo per cancro è di circa 300/100000; la LILT riporta che ogni giorno muoiono di cancro 500 persone. E’ con mistificazioni come la tua, inclusa la falsa speranza pelosa e le chiacchiere smielate per vendere farmaci e interventi chirurgici, che i malati di cancro vengono massacrati pro business, senza necessità (es. Earle CC et al. Trends in the Aggressiveness of Cancer Care Near the End of Life. J Clin Oncol, 2004; Koroukian SM et al. Incidence of Aggressive End-of-Life Care Among Older Adults With Metastatic Cancer Living in Nursing Homes and Community Settings. JAMA, 2023). Con la legalizzazione del colpo di grazia lo saranno ancora di più. Nel dibattito impoverito e semplicistico si ignora che esiste un dissenso laico alla medicalizzazione dell’omicidio**, estraneo alle ambigue posizioni del clero, sempre interessato al controllo sulle persone tramite il degrado e al business.

*Kramer et al. Cancer Screening: The Clash of Science and Intuition. Annu Rev Med 2009. – Oke et al. Breast cancer: conflating case fatality with mortality. BMJ, 2023.
** Hartling O. Euthanasia and the ethics of a doctor’s decision, 2021. – The liberal, humanist case against assisted dying. Spiked, 2022.

@ Rooobbb: Il tasso di mortalità è dato da quante persone sono morte – in quell’anno – rispetto alla popolazione generale. Non da quante persone sopravvivono rispetto alle diagnosticate. Quello è il tasso di sopravvivenza. Si equivoca molto sui due indici, anche da sedi titolate, v. articolo di Oke et al. citato: non volendo fare confusione bisognerebbe distinguere “mortalità” e “case fatality rate”. Lei questa confusione la porta all’assurdo. Es. il tasso di mortalità generale in Italia nel 2022 è stato di 1210/100000. Non è che 98790 siano diventati immortali (o che qualcuno li voglia sopprimere).

Detto in un altro modo, la probabilità che sia il cancro la causa del proprio decesso nelle società occidentali è superiore al 20%. Più di 1 su 5. Mentre la probabilità di finire in una di quelle crudeli trappole della natura e del fato dove non si muore ma si è in una sorta di agonia cronica (di finire “incrodati”) è molto molto più bassa. Sono però questi ultimi i casi che Cappato, magistrati e media ci mostrano. Perché sono i casi nei quali l’aiutare A morire può essere eticamente sostenuto. Per poi generalizzarlo, abusivamente, per i casi dove si dovrebbe aiutare NEL morire, come le comunissime morti per cancro. Lì si vuole legalizzare il colpo di grazia, per vendere prodotti, spesso mentendo sulla loro efficacia, e contando sull’aggrapparsi del malato– altro che autodeterminazione – a qualsiasi fuscello. Sembra che si aiuti, e invece si deruba e sciacalleggia. Da monatti.

Commento al post di G. Trinchella “Suicidio assistito, ecco perché il giudice di Firenze ritiene incostituzionale il requisito del sostegno vitale che fu deciso dalla Consulta”

Impressiona come i giuristi, mentre ingigantiscono e cesellano alcuni aspetti, nascondano e trascurino fattori macroscopici. 1) Siamo tutti dipendenti dagli altri. Chi è nella morsa della malattia e della sofferenza, o in uno stato di marginalità, lo è ancora di più; materialmente e psicologicamente; è quindi vulnerabile ad abusi e ad interessi di terzi. Dai quali va protetto. La autodeterminazione di chi è in croce, che riecheggia l’Homo oeconomicus, è una fictio ideologica. Nella realtà del letto d’ospedale può andare vicina allo “è una scelta tua” del ricatto mafioso. Si immagina una inesistente sovrumana volontà individuale mentre si affida la propria individualità a terzi, spesso interessati. La realtà clinica è meglio rappresentata da Ortega y Gasset: “io sono io e la mia circostanza”. 2) Si ignorano gli immani interessi commerciali e di potere sul corpo, sulla longevità e la medicina. Si ignora come ciò che si dice di voler evitare, indegnità e sofferenze, potrà aumentare, i sovratrattamenti a fini di lucro venendo facilitati dalla legalizzazione del colpo di grazia. 3) Si ignorano le diverse situazioni cliniche e diverse traiettorie prognostiche, accorpandole arbitrariamente. Es. la sclerosi multipla spesso non uccide, ma può rendere la vita un inferno. Una malattia a esito mortale in età avanzata, se ben trattata, né troppo né poco, può permettere di morire in pace.

§  §  §

29 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Se un essere umano decide di porre fine alle sue sofferenze, secondo me va aiutato”

Credo che sia utile distinguere tra l’aiutare A morire e l’aiutare NEL morire. E considerare che ci sono interessi economici e politici divergenti: che vogliono l’aiutare A morire e non vogliono l’aiutare NEL morire. Un conto è evitare l’accanimento quando il destino è segnato, e puntare a minimizzare indegnità e sofferenze: aiutare NEL morire. Un altro è aiutare A morire, in pratica uccidere, attribuendo alla mafiosa la “scelta” al paziente, che può facilmente essere condotto a non avere altra scelta. O al quale si può arbitrariamente attribuire la scelta, come è accaduto e accade. Ci sono casi limite, poco comuni, dove può essere lecito aiutare A morire. Sono questi che ci vengono presentati dai media, per convincere a generalizzare alla routine, a una deregolamentazione dell’omicidio. Lasciando da parte i gatti – e respingendo la tendenza ad equiparare moralmente l’essere umano agli animali – la situazione di gran lunga più comune che si configura è quella di un paziente che prima viene imbottito di trattamenti non necessari per fare soldi, e poi viene abbattuto. Mentre tanti buoni samaritani accorrono premurosi con la Luger – piuttosto che occuparsi di inefficienze e aberrazioni della sanità – non si rende nota al pubblico la prassi dei sovratrattamenti a fini di lucro; e la loro estensione al fine vita. Che aumenteranno con la liberalizzazione del colpo di grazia, e con essi sofferenze e indegnità.

@ Cynical. Nella raccolta “Il riduzionismo giudiziario nella frode media strutturale” cito diversi articoli che mostrano i sovratrattamenti. Soprattutto in campo oncologico. Un libro, tradotto: Welch et al. Sovradiagnosi. Come gli sforzi per migliorare la salute possono renderci malati. Il Pensiero scientifico, 2013. Ma studi mostrano che questi avvisi fanno poca presa sul pubblico, indottrinato. Le concezioni sulla medicina sono state fatte regredire al livello primitivo: malattia cattiva, ergo medicina buona. La dimensione irrazionale della medicina è sollecitata e sfruttata dai peggiori furfanti e usurai. Con la complicità dei media. E, imperdonabile, dei magistrati, che hanno un dovere di applicare la logica aristotelica e non la “bi-logica”.

Molte cure ufficiali sono inutili e nocive. La sanità pubblica non esiste. E’ una medicina a terminale pubblico, ordoliberista, che applica quanto dettato da interessi privati; lo Stato invece che da controllore fa da esattore (e da sicario per le voci di denuncia). La ricerca non è adeguatamente separata dalla clinica e dal business, soprattuto sul cancro (v. “therapeutic misconception”). Anche l’idea di essere pro o contro l’eutanasia è una distorsione del marketing al servizio di grandi interessi. Siamo contro le indegnità la sofferenza inutile; l’agenda Cappato le aumenterà, giocando su concezioni ingenue stimolate ad arte, complici quelli che dovrebbero tutelare una medicina autenticamente “pubblica”.

§  §  §

5 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Fine vita, Cappato: “La Regione Lombardia non si volti dall’altra parte. Servono tempi certi perché le persone soffrano meno” “

In Lombardia nel 2020 si è verificato il picco record mondiale di letalità, mai raggiunto altrove, che ha dato il via all’operazione covid giustificando, a livello internazionale, le successive “misure”. Presentata come dovuta a un virus paragonabile a quello del film Contagion, ma anomala sotto gli aspetti tecnici, la breve e circoscritta fase di letalità straordinariamente elevata è inspiegabile in termini di epidemia covid; mentre è spiegata da specialisti come una coerente serie di conseguenze di interventi medici irrazionali e nocivi*. Tra quelli descritti come le reali cause del picco attribuito al virus, la somministrazione non necessaria di midazolam*. Il midazolam è usato anche per il suicidio assistito.

Le stesse forze che hanno voluto il picco nel 2020 vogliono una liberalizzazione dell’omicidio medico; che aumenterà indegnità e sofferenze**. Ritengo che la Lombardia, dove vivo, sia stata scelta per fornire i morti usati per giustificare diktat e ricatti covid date le caratteristiche delle sue strutture sociali, politiche, sanitarie e giudiziarie. Prima di seguire il pifferaio Cappato e chiedere di avere le fiale di midazolam e affini pronte che li aspettano, ai lombardi dovrebbe essere permesso di considerare quale uso degli stessi farmaci è stato fatto in Lombardia dal potere medico 4 anni fa.

* Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

§  §  §

13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

§  §  §

14 feb 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fulghesu “Marco Pantani e il viaggio dell’Eroe: a 20 anni dalla morte il ricordo dei successi e del coraggio in ogni ripartenza”

Non fu omicidio diretto, per ciò che è noto, ma per gli elementi disponibili – e tenuti coperti – fu una grande vigliaccata collettiva*. Il servilismo cieco e pronto, quello delle istituzioni e dei media per primi, ebbe come esito il dare in pasto un campione a interessi che vanno a nostro danno. Celebrarlo da morto addirittura come “eroe” permette di autoassolversi e di tacere che nell’Italia protettorato, perfino in campo sportivo, l’aria che si respira non è salubre per figure eminenti, che emergano dalla mediocrità, la rendano apparente stagliandosi su di essa, e trascinino gli altri ad emanciparsene.

* Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Stokasto. Ti sei dimenticato il Midazolam. Di prenderlo…tre volte al giorno.

@ Stokasto: Stokasto, grazie a te che mostri il livello umano che ha risucchiato Pantani. In UK hanno almeno un parlamentare non allineato, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sull’uso omicida del midazolam nell’operazione covid*. Da noi passa per coraggioso antisistema Cappato, un altro promotore del marketing farmaceutico; e promotore dell’uso omicidiario del midazolam e c.; i cui seguaci usano rodomontate di questo livello. Magistrati e Cappato boys recitano lo stesso copione di marketing sulla morte facile**; date le responsabilità dei magistrati nella fine di Pantani*** non mi stupisce questa convergenza tra troll pro-pharma e ricostruzione giudiziaria vuota.

* Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. 2 mar 2023.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
*** Per cosa è morto Pantani, cit.

§  §  §

15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fine vita, annullata la condanna per istigazione al suicidio al presidente dell’associazione Exit-Italia”

“È scientificamente provato e riconosciuto che i vaccini costituiscono una delle misure preventive più efficaci con un rapporto rischi/benefici particolarmente elevato ed un valore etico intrinseco assai rilevante in quanto espressione del dovere di solidarietà”*. Con questo umbrella statement, un universale affermativo illecito, “tutti i vaccini sono buoni e santi” ergo gli inediti e improbabili inoculi mRNA per il covid sono buoni e santi, la Cassazione, e le Procure al seguito, hanno praticato il peculato intellettuale, appropriandosi della logica, che è loro affidata a fini di giustizia, per manomettere il ragionamento in obbedienza ai poteri che supremi lo sono davvero. Oltre a calpestare i principi della scienza e il semplice buon senso.

Similmente, la magistratura mette il prestigio assegnatole al servizio della disinformazione e propaganda sulla morte facile, ponendola anche qui sotto l’ombrello santimonioso; nascondendo interessi indicibili, per i quali l’omicidio è fine e non mezzo, e il colpo di grazia consente lucrosi sovratrattamenti, con aumento delle sofferenze**. Esaltando, invece di sbrogliarlo, l’equivoco tra l’aiutare NEL morire, buona assistenza che viene negata, e l’aiutare A morire, cioè, salvo alcune eccezioni, una liberalizzazione dell’omicidio con pretesti medici e morali**.

*Vaccini, “Archiviate tutto”. Scoop su come la Cassazione dettava la linea. 11 feb 2024.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

@ matematico-apostata: La logica è parte del lavoro del giudice, e ci sono stati giudici-matematici di alto livello. Anche i giuristi che hanno definito l’induzione al suicidio e l’omicidio del consenziente avevano da insegnare come ragionare. E soprattutto come partire da premesse vere, fattuali, che rappresentino la vita reale; con le sue miserie. Sta invece prendendo piede la bi-logica (Matte Blanco).

Per la quale si scambia la facoltà di fatto di potersi uccidere con un “diritto” di “scelta” di farsi ammazzare quando si è stati messi in condizioni atroci.

O si sostiene (sicuro di essere un matematico?) che siccome alcuni vaccini sono efficaci e utili, allora un intruglio non ben testato, tirato fuori al volo dopo decenni di fallimenti sulla stessa famiglia di virus, con una tecnologia nuova, dubbia e irta di pericoli, è un “vaccino” efficace e sicuro; tanto da poterlo imporre con un ricatto mafioso (e si è dovuta cambiare la definizione di vaccino per potergli fare usurpare il nome).

Un libro che illustra nel dettaglio come alcuni vaccini funzionano e sono utili e altri no: Gotzsche PC. Vaccines, truth, lies and controversy. 2021.

Il caso del vaiolo, anni ’60, cioè senza le asserite meraviglie della biologia molecolare, non dimostra che la parola magica “vaccino” scaccia la malattia, come dite. Ma al contrario che l’efficacia dipende dalle caratteristiche della malattia. Nel caso del vaiolo, il Leicester method – risalente all’800: pronta notifica, isolamento e quarantena dei casi.

matematico-apostata: Fallacia dell’inquinamento del pozzo. Per schiarire nuovamente é sufficiente ricordare ancora una volta che non esiste obbligo di vivere secondo il dettato costituzionale. Solo il soggetto può decidere liberamente. Né stato né religione alcuna.

Per il vaccino, le solite farneticazioni complottiste. Il vaccino utilizzato contro il COVID si è dimostrato di gran lunga il farmaco più sicuro: basta fare il rapporto tra le dosi inoculate e i morti per sola causa del farmaco.

Chi afferma il contrario deve fare nuovamente i conti. E naturalmente, il long COVID non è certo una forma influenzale (nè i farneticanti novax possono spiegare i danni neurologici da COVID).
Saluti da un matematico apostata .

@ matematico-apostata:

CENSURATO

Di matematico ci sono frodi contabili per fare figurare efficaci gli inoculi*; e che aberrazioni covid e legalizzazione della morte facile sono elementi dello stesso insieme; la stessa agenda di demolizione delle tutele.

Campanile scrive di una signora che quando il marito le dimostrava con la logica che aveva torto rispondeva con un ceffone: convinta che logica sia un’offesa. Come fa lei, che accusa di “avvelenare il pozzo”. Mentre mi attribuisce “farneticazioni complottiste”, avvelenando il pozzo.

C’è un massone che si cura di coprire di discredito miei commenti. Il 13 feb 24 in “Il ricorso al fine vita è un diritto…“ Il Fatto ha censurato la mia risposta al disturbatore, leggibile in**. Negli stessi giorni G. Amato è stato promosso a Procuratore generale di Roma. Avevo commentato sulla sua “fulminea” [sic] assoluzione di Cappato, in 6 feb 24 “Procura generale di Roma…”. Sembra che l’introduzione dell’omicidio medico goda sia di appoggi di alti magistrati sia di bassa manovalanza troll. E che le critiche argomentate ai magistrati vengano trattate per prassi con diffamazione e censura della difesa**. Se accadesse anche stavolta, invierò al Procuratore Amato i commenti censurati, e una testimonianza di come la lotta alla mafia di cosca fornisca copertura morale a una gestione paramafiosa di agende politiche aberranti e occultamento di crimini di Stato.

*Prof. Fenton’s mathematical search for covid truth. Youtube.
**I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”

In preparazione: lettera al Procuratore Generale Giuseppe Amato. Titolo provvisorio: Le narrazioni biomediche come ponte tra la magistratura e l’eversione dall’alto.

 

 

 

§  §  §

V. anche:

L’agenda Palamara dei magistrati

 

 

 

 

Psicoanalisi e budella

5 June 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Contro il relativismo etico ed epistemico” del 4 giu 2009


Caro “Besugo”, sull’enigmistica sul mio nick e sulla mia persona (“nemici”, “micine” “4 nemici che obbligano il signore in questione all’anonimato”) mi riservo di rispondere; non ho capito bene cosa c’entra la psicoanalisi con la ricerca razionale del vero e del buono. Poche ore prima un iscritto al blog mi ha mandato un’email per farmi sapere che, lui se ne intende, sono letteralmente un delinquente da galera; meglio allora parlare di psicoanalisi, che tanto si può sempre sostenere che c’entra. Solo, bisogna vedere come.

Per esempio, pur rispettando questa disciplina, non condivido una delle sue applicazioni di maggior successo: la cosiddetta “alleanza terapeutica”, alla quale secondo la vulgata si deve ispirare la relazione medico-paziente nella medicina clinica. L’alleanza terapeutica è un concetto introdotto in psicoanalisi da Zetzel nel 1956 (Current concepts of transference. International journal of psychoanalysis, 37; 369-76). Riguarda in pratica la relazione di transfert tra il terapeuta e il paziente. Il transfert è quella relazione psicologica che può servire a curare le nevrosi, ma che quando è affettuosa permette di sfruttare in modi anche gravi il forte ascendente che lo psicoanalista esercita così sul paziente.

Penso che la relazione medico-paziente, per ciò che riguarda le malattie organiche, dovrebbe invece essere una relazione non ispirata a relazioni di tipo psicologico; il modello dovrebbe essere quello tra “agente e principale”, descritto in economia; il modello tra cliente e professionista. Qualsiasi relazione di dipendenza psicologica, che viene istintivamente ricercata, e incoraggiata, fino ad assumere forme profonde di autentica “alleanza terapeutica”, è oltremodo rischiosa, nella medicina commerciale odierna. E’ vero che si ha un bisogno di affidarsi ad un guaritore, bisogno che è alla base della medicina; se ci si affida al medico o al chirurgo come a una figura genitoriale si alleviano le proprie ansie, che è già un risultato terapeutico (“Il medico è la prima medicina” secondo il medico psicoanalista Balint); ma si rischia così di accettare terapie che sono nell’interesse dell’offerta anziché nell’interesse della domanda. Evitare l’alleanza terapeutica aiuta anche a non cadere nell’eccesso opposto, o apparentemente opposto, la “libertà di cura”; ma di questa parlerò in qualche altra occasione, se sarà possibile.

Si tratta di casi dove il “relativismo gnoseologico sussunto a pulsioni transferiali può essere esiziale”; esiziale per le Vostre budella: avete presente, stomaco, polmoni, vescica, fegato, cuore, colon, reni etc. Io queste cose le vorrei dire; solo farle presenti, solo lasciarle scritte da qualche parte, sottoposte al libero giudizio del lettore, senza cercare di vendere nulla; se non si condividono o non interessano, basta ignorarle; molto sinceramente, non mi strapperò i capelli per questo; oppure si può discutere nel merito.

Ma non ha senso parlare di questi argomenti venendo insultati al volo ogni volta che si apre bocca, tra battutine, o accuse e insinuazioni che per essere respinte richiederebbero di presentare il certificato del casellario giudiziario (non ho mai ricevuto accuse penali formali, anche se attiro l’attenzione incessante delle tante varietà di poliziotti; che nella mia esperienza quotidiana hanno, contrariamente a quel che si dice, benzina e tempo da vendere). Se dò tanta noia non mi costa nulla occuparmi d’altro; fate un po’ come vi pare. Se volete che parli lasciatemi parlare in condizioni di decenza, almeno nella “blogosfera”; per farmi desistere ci sono già fior di galantuomini pagati per questo nella vita reale.

Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico

9 March 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Eluana Englaro” del 25 feb 2009


Con le sentenze, come quella che ha permesso la morte di Eluana Englaro, e con gli interventi informali i magistrati stanno avendo un ruolo importante nel processo che sta portando all’introduzione del testamento biologico. Un processo culturale e legislativo che forse non è stato ben definito, nonostante abbia occupato tanto spazio sui media e sui blog. Il presente questionario, che si immagina distribuito a tutti i magistrati, è rivolto a illuminare alcuni dei tanti, troppi, aspetti lasciati in ombra (o attivamente soppressi) dalle forze che hanno animato il dibattito.

1) Il testamento biologico sta venendo trattato sotto l’aspetto bioetico, giuridico, religioso, filosofico. Ritiene che tale approccio sia completo, che non sia eccessivamente astratto, e che non tralasci aspetti fondamentali?

2) Si è scritto che il “diritto a morire” potrebbe divenire un “dovere di morire”. Di recente un’importante bioeticista britannica, baroness Warnock, ha sostenuto apertamente proprio questo: che i soggetti con l’Alzheimer hanno un dovere di morire, dato il peso che costituiscono per i familiari e per il sistema sanitario nazionale. La possibilità di restare più a lungo biologicamente in vita è dovuta solo in parte a tecnologie mediche, e non coincide con la distribuzione dei consumi medici ottimale per gli investitori. Considera plausibile che crudi calcoli contabili, legati agli enormi interessi sulla spesa medica, e all’invecchiamento della popolazione, abbiano un peso nella questione del testamento biologico ? Le risulta che il motivo economico sia stato adeguatamente preso in considerazione, valutato e discusso, o anche solo sfiorato, dai magistrati che si sono interessati al problema? Ritiene possibile che un movente puramente economico possa essere alla base dell’esplosione mediatica del caso Englaro e dei casi analoghi che sono sorti in altri paesi; ritiene possibile che gli aspetti etici, giuridici, filosofici, religiosi e sociologici mentre occupano tutta la scena non abbiano che un carattere strumentale, o quanto meno derivato (“sovrastrutturale” direbbero i marxisti)?

3) Ogni anno muoiono in Italia circa 550.000 persone, delle quali oltre 120.000 per tumore. Nel 2004 circa il 51% dei decessi ha riguardato ultraottantenni. Le persone in stato vegetativo sono circa 1.500. I casi di SLA sono circa 5.000. Il dibattito riguarda il cosiddetto “testamento biologico”, che è di interesse generale. I casi pubblici sulla volontà del paziente a fine vita, come Welby ed Englaro, riguardano però le forme estreme di condizioni patologiche particolari, che sono statisticamente poco frequenti, particolarmente innaturali sul piano clinico, altamente impegnative sul piano bioetico, impressionanti su quello emotivo: la crudele dissociazione totale tra mente e corpo della sclerosi laterale amiotrofica per Welby, che ricorda l’angosciante film “E Johnny prese il fucile”; le persone giovani che sopravvivono a lungo in uno stato vegetativo, come trasformate in piante per una maledizione mitologica o fiabesca, per Eluana. In realtà la grande maggioranza dei testamenti biologici riguarderà non queste singolari lungodegenze, ma i comuni malati terminali e le Rianimazioni, come già avviene da anni in USA. Riguarderà principalmente la durata e la velocità del comune decorso in discesa verso la morte; e solo secondariamente i casi di “agonia statica” come Welby e Englaro; che sono casi molto diversi, sotto tutti gli aspetti, dal comune modo di morire, e dal frequente attardarsi sulla soglia della fine. Non ritiene che un approccio razionale e onesto prima punterebbe a risolvere i problemi di fine vita per la massa dei casi comuni, la routine; e dopo, avendo una base, passerebbe ai casi più rari e difficili, i casi di scuola? Ritiene che sia corretto generalizzare, sul piano logico, etico, legislativo e giudiziario da questi casi particolarissimi ed estremi alla popolazione generale, che nella maggior parte dei casi muore in un ospedale per acuti, in genere in età avanzata, a seguito del precipitare di condizioni legate alle comuni patologie croniche? Non ritiene che stavolta l’espressione tanto abusata “non fare di tutta l’erba un fascio” sarebbe invece pertinente, e che non distinguere in base alla condizione del paziente possa portare a conseguenze inattese? Ritiene che tale generalizzazione sia un caso? Il suo fiuto di inquirente o di giudice le dice qualcosa riguardo alla possibile presenza di una regìa, di intenzioni e interessi non necessariamente leciti che pilotano il dibattito?

4) “La questione della “living will” [l’omologo del testamento biologico] non sarebbe mai sorta se le cure terminali non fossero state trasferite negli ospedali e medicalizzate”. Questa elementare affermazione di un medico anglosassone appare essere considerata superflua nell’attuale dibattito. Ritiene che come magistrato, che deve solo applicare la legge, Lei è esentato dal considerarla? La gente, che sul piano epidemiologico nella storia non è mai stata mediamente tanto in salute, visti i casi Welby ed Englaro si sta orientando in direzione di forme di eutanasia; addirittura alcuni stanno pubblicando il proprio testamento biologico con un video su Youtube. Sembra che molti ora temano non più solo la morte, ma temano di fare la morte del sorcio; di finire come quei marinai bloccati in sommergibili che non potevano più risalire, che preferirono suicidarsi. Ritiene come magistrato che ai cittadini stia venendo presentata una scelta equa? Che siano stati correttamente informati sui termini della questione e su tutte le possibili opzioni? Che stiano venendo spaventati e diseducati per poi forse essere frodati? Davanti ad un esposto per la pubblicazione di notizie tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico, o per il pericolo di istigazione al suicidio, avrebbe qualche esitazione, qualche commento non negativo prima di farlo archiviare?

5) Ritiene che i magistrati abbiano tenuto sufficiente conto degli effetti mediatici e culturali delle loro decisioni? Che abbiano tenuto in dovuto conto le conseguenze delle loro prese di posizione pubbliche rispetto a fattori economici nascosti, rispetto alla attuale condizione di medicalizzazione delle fasi terminali, e riguardo agli effetti della generalizzazione da casi limite?

6) Ritiene che i magistrati abbiano ben impiegato sull’argomento il loro patrimonio di conoscenze dottrinali ed empiriche? Date le sue conoscenze giuridiche, le pare limpida l’espressione “testamento biologico” per delle volontà da assolvere quando il testante è ancora in vita, almeno biologicamente? Ritiene utile e appropriato considerare sul piano giuridico il testamento biologico come una specie di liberatoria (ciò che in pratica è il consenso informato); o provare a vederlo, in una simulazione teorica, come un contratto a titolo oneroso, nel quale gli interessi non sono solo quelli del paziente, ma vi è uno scambio? Come esperto in contratti, non ritiene che possano esserci condizionamenti e interessi nascosti che danneggiano il contraente debole, tanto da rendere il contratto nullo?

7) Ritiene che i magistrati abbiano applicato il loro potere istituzionale con pari attenzione sulla tematica del fine vita al di fuori dei casi mediatici come Welby e Englaro? Le risultano indagini sulla qualità delle cure ospedaliere per i pazienti terminali? Crede che tutti i morenti vengano trattati coi guanti come Eluana? Che nella realtà non accada che si muoia negli ospedali in condizioni banalmente terribili?

8) Il dibattito è stato rappresentato come uno scontro tra posizioni “laiche” (favorevoli al testamento biologico) e cattoliche (contrarie, o restie). Ritiene che tale dualismo sia esaustivo delle posizioni possibili sul piano teoretico? Ritiene che il dibattito in corso sia realmente rappresentativo di posizioni dottrinali che si rifanno alla cultura laica alta e agli insegnamenti del Vangelo? Immagini una tabella 2×2 sul testamento biologico (o sull’eutanasia), che abbia come intestazione delle 2 colonne “favorevole”e ”contrario”, e come intestazione delle 2 righe “buone ragioni”e ”ragioni immorali”. Saprebbe riempire con delle spiegazioni le 4 caselle “favorevole per buone ragioni”; “contrario per buone ragioni“; “favorevole per ragioni immorali”; “contrario per ragioni immorali” ?

9) Ritiene che tutte le 4 possibilità descritte sopra siano state sufficientemente esaminate? Che si possano ridurre alla semplice dicotomia laici/cattolici? Ritiene che ci sia stato un appiattimento su posizioni convenzionali a scapito di altri punti di vista, sgraditi alle parti forti, ma forse non meno importanti e utili per i pazienti? Non ritiene intellettualmente codardo, e poco laico, propugnare la morte per inedia e allo stesso tempo ignorare i temi, più vasti e ben più antichi, dell’eutanasia e del suicidio quando la malattia fa sì che la vita venga percepita come inaccettabile o non più degna di essere vissuta? Forse esiste oggi una patologia iatrogena del fine vita, alla quale è limitato il dibattito in atto: la “agonia statica indotta artificialmente”. “L’incrodato” è l’alpinista fermo su una parete, che non riesce né a salire né a scendere. E’ davvero un sistema civile quello che provoca tali casi di “incrodati” e poi, ritirando le cure, si allontana e li lascia lì? Abbiamo creato un generatore di mostruosità prevedibili, che conferiscono all’eutanasia valore terapeutico? Non ritiene d’altro canto sventato e irresponsabile, soprattutto nel nostro sistema economico “senza pietà e senza sogni” (W. Benjamin), che si tralasci il principio aconfessionale della sacralità del corpo umano, baluardo contro le mai spente pulsioni discriminatorie e omicide della nostra specie (es. le soppressioni a fini eugenetici)?

10) Le posizioni laiche hanno per araldi figure come Umberto Veronesi, che dirige istituti clinici e di ricerca strettamente legati alla grande finanza e al profitto; e Ignazio Marino, grande sostenitore degli espianti a cuore battente. Le posizioni cattoliche corrispondono ad un’istituzione, la Chiesa cattolica, che ha anch’essa grandi interessi materiali sul tema, date le migliaia di ospedali cattolici. Ritiene che i due contendenti siano liberi da conflitti d’interesse? Ritiene che ciò che viene presentato come un dualismo insanabile laici/cattolici sia veramente tale sul piano pratico?

11) Nella ridda di pareri, vi è qualche flebile voce che se potesse farsi sentire sosterrebbe che il caso Englaro è un altro esempio di un teatrino laici-cattolici che è ormai consueto su temi di bioetica, e che ricorda i finti litigi che alcuni imbonitori inscenano tra loro per attirare l’attenzione del pubblico e convincerlo ad acquistare un prodotto. Ritiene che dietro le quinte possa esservi una vicinanza tra le forze “laiche” e quelle “cattoliche”, e una convergenza di interessi nell’introdurre presso l’opinione pubblica l’idea della necessità di accorciare le fasi terminali, in una forma più dipendente dai loro interessi che da quelli dei pazienti? Ritiene possibile che entrambi, con stili e accenti diversi, siano interessati ad un controllo di tipo “biopolitico” sulle ultime fasi della vita, e che la scelta tra le due posizioni ufficiali sia in realtà una falsa scelta, con un esito finale simile per il paziente nella gran parte dei casi?

12) “Paura di finire come Welby o Eluana, eh? Bene, quando arrivi vicino alla morte se vuoi ti stacco la spina; sempre che io dia l’OK dichiarando le tue condizioni tali da rendere applicabile il testamento biologico [dipende da quanto mi rendi nei due casi]”; “Sacrilego! Non puoi scegliere di morire [ergo sei in mio potere; e ti uso come supporto per lucrose terapie mediche quanto mi pare, in nome della difesa della vita; e siccome dopo il dibattito sul testamento biologico si sa che l’accanimento terapeutico è una brutta cosa, e anch’io lo considero immorale, se – come al mio concorrente laico – mi conviene liberare il tuo posto letto ci vorrà davvero poco, ridotto come sei]. Ritiene che tali posizioni abbiano alcunché a che fare con la trasposizione delle posizioni “laiche” e “cattoliche” nella realtà pratica?

13) E’ noto che in medicina non sempre gli interessi del paziente vengono al primo posto. I magistrati favorevoli alle rigide tesi cattoliche ritengono che la medicina praticata nell’ospedalità cattolica si distingua sostanzialmente da quella laica, e che tale differenza comporti una maggiore carità per il paziente, e un maggior rispetto per la persona? Ritengono che le cure negli ambulatori e nei reparti degli ospedali cattolici sono riconoscibilmente diverse da quelli laici, sacrificando vantaggi economici a favore di principi etici e religiosi, e fornendo quindi un fondamento tangibile e universale, nelle opere e non nella fede, alla pretesa della Chiesa di essere guida morale su questi temi? Le risulta una tendenza del clero a esercitare un controllo fine a sé stesso sulle persone, in particolare su quelle istituzionalizzate o in stato di dipendenza?

14) La magistratura appare orientata in buona parte sulla posizione “laica”. In un convegno di Magistratura democratica sui casi Welby ed Englaro tenuto presso l’aula magna del palazzo di giustizia di Milano il 16 feb 07 Veronesi ha sostenuto che i laici e i cattolici non sono dotati allo stesso modo, e che i medici “colti e consapevoli” andrebbero dalla sua parte. In effetti “cretino” viene da “chretienne”; molti cristiani appaiono come dei creduloni manovrati da un clero scaltro che mentre si dice portavoce del messaggio di Cristo prospera nel fango di questa terra. Condivide tale giudizio sulla superiorità dei laici? Questo aggregarsi sotto la bandiera di Veronesi è vera laicità o si tratta di posizioni “midcult”, di adepti guadagnati alla causa con la lusinga del titolo chic di “laico”? Ritiene che i “chretiennes” siano solo cattolici, o che ce ne siano tanti anche tra i laici, incantati dalle nuove imposture dei nuovi maghi col camice bianco, e seguaci dei sacerdoti della nuova risplendente religione scientista?

15) In USA l’avere compilato un ordine DNR (Do not resuscitate) risulta associato a povertà e ridotta possibilità di accedere alle cure terminali. I magistrati progressisti sono sicuri di stare dalla parte giusta stando dalla parte di Veronesi, cioè di Capitalia, Unicredit, Italcementi etc. ? Sono sicuri di non essere affetti dalla tendenza della sinistra italiana a farsi alfiere degli interessi del grande capitale ? Di non praticare la fine arte degli ex-PCI di cavalcare temi all’apparenza progressisti che in realtà servono interessi reazionari?

16) Le capita mai di avvertire una netta differenza e un ampio scollamento tra il dibattito in corso su Eluana Englaro e i sottostanti problemi etici del fine vita? Di provare un senso di nausea per il contenuto e i toni del dibattito, per le fiaccolate pro morte per sete e fame da un lato e i rosari a favore del dominio su un corpo senza persona dall’altro ? Ha l’impressione che i problemi etici reali del fine vita nonostante il gran parlare vengano poco sviluppati, e che anzi siano schiacciati da un dibattito artificioso e grottesco, sostanzialmente rozzo e primitivo, nel quale prendere posizione è ingannevolmente facile? In tal caso, si sente personalmente impreparato sulla soluzione dei formidabili problemi etici reali del fine vita che vengono alla luce una volta rimosso il cumulo costituito dal dibattito mediatico sul caso Englaro?

La redazione di “Uguale per tutti”, nell’introdurre l’editoriale sotto il quale il presente questionario è stato inserito come commento, fa appello alla capacità di farsi domande sul caso Englaro. L’autore del questionario, che risponderebbe affermativamente al punto 16, dispone di un surplus di dozzine di domande sul tema. Ai magistrati che rispondessero al presente questionario verrà inviato su richiesta un questionario omaggio, meno blando, con altre domande sulle responsabilità e gli interessi della magistratura nell’appoggiare l’introduzione del testamento biologico. All’occorrenza si possono preparare questionari con domande specifiche per il pubblico, per gli intellettuali e i bioeticisti, e per i giornalisti e i bloggers che discutono del testamento biologico.

Roba da chiodi

26 February 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “I reati che non si potranno più accertare” del 19 feb 2009


Il caso della S. Rita è un esempio calzante del danno alla giustizia che la legge sulle intercettazioni provocherà. Non va però scambiato per un esempio rappresentativo degli orrori della medicina commerciale, né per un esempio rappresentativo dell’attenzione dei magistrati verso tali reati. Si parla di “clinica degli orrori”, ma le pratiche che emergono dalle intercettazioni sulla S. Rita non sono casi isolati veri e propri: sono piuttosto casi all’estremo di un continuum di una prassi che è ubiquitaria in Lombardia e in altre regioni. Gli interlocutori delle intercettazioni vengono giustamente perseguiti, ma è da notare che si tratta di illeciti “personalistici” che vanno a danneggiare, oltre che l’utente, altri affari illeciti “sistemici”.

In una delle intercettazioni un chirurgo afferma che impianterà un chiodo pertrocanterico non più sterile, su chiunque, ma meglio se su un novantenne che tanto “che aspettativa di vita può avere?”. L’infermiere si era sbagliato: aveva aperto la confezione di un chiodo sinistro mentre in quell’intervento ne occorreva uno destro. Dall’intercettazione emerge anche che la ditta che beneficia di pingui commesse di chiodi a 445 euro l’uno rifiuta di fornire un servizio di risterilizzazione per le confezioni aperte accidentalmente; nel rifiutare riferisce che l’inconveniente non è raro. Si evince dall’intercettazione che se qualcuno apre per sbaglio una confezione di questi chiodi, può capitare che un mini Mengele li impianti comunque; ma si tratta di casi eccezionali, di mele marce: la medicina è sana, e quello che succede di norma se un sanitario sbadato confonde la destra con la sinistra è che il fornitore non li ritira gratuitamente, per una quota ragionevole, consapevole dell’ottimo affare che comunque sta facendo con un’amministrazione pubblica dotata di grande forza contrattuale; né ci sono equi costi aggiuntivi di ritiro e risterilizzazione; ma c’è la vincita di un’ulteriore commessa da 445 euro pagata dal banco, cioè dai contribuenti, alla ditta produttrice e agli intermediari. Un messaggio rassicurante. Nel dialogo registrato gli interlocutori non hanno detto cose come: “Oh bella, com’è che questa particolare ditta non ritira il chiodo?”;”Perché a noi no?”; “Insistiamo, facciamo intervenire la Regione, troviamo un accordo”. Operatori spregiudicati come quelli della S. Rita non hanno premuto per ottenere le dovute condizioni economiche. Hanno preferito commettere reati degradanti e rischiosi quando avrebbero potuto fare valere le loro buone ragioni.

E’ pertanto da presumere, anche alla luce dell’andazzo generale della sanità lombarda, che un tale riguardoso atteggiamento verso i fornitori sia di natura politica, e che quindi non sia un caso isolato; e che valga anche per gli altri tipi di chiodi; e per i vari tipi di protesi d’anca, quelle di ginocchio, etc., che hanno prezzi molto più elevati. Nell’anziano la frattura del collo del femore (che è favorita da farmaci di uso comune, come i corticosteroidi e alcuni diuretici e antiacidi) innesca una catena di eventi patogenetici che spesso lo porta alla morte. Il 20-30% degli anziani con frattura del collo del femore muore entro un anno dall’evento iniziale. Il 50% dei sopravvissuti rimane disabile. Gli interventi di chirurgia ortopedica per queste fratture possono provocare complicazioni che vanno ad aggravare una condizione già precaria. La riduzione della frattura è solo un aspetto di questo importante problema geriatrico. La Regione i prodotti tecnologici come i chiodi pertrocanterici li fa scartare come se fossero caramelle; largheggiando nel finanziare la cura dell’episodio acuto, toglie fondi all’assistenza per la successiva disabilità, che può provocare pesanti disagi economici alle famiglie. Sarebbe interessante sapere se i magistrati penali e quelli della Corte dei conti hanno dato un occhiata a questo scialo di alta carpenteria, e cosa hanno accertato.

Comunque stiano le cose, il caso del chiodo apri e getta è sintomatico di una situazione generale. I reparti di ortopedia in Lombardia si sono moltiplicati a dismisura negli ultimi tempi, e non stanno con le mani in mano. La traumatologia e la patologia ortopedica classiche sono soverchiate da un’ortopedia d’assalto molto meno utile e giustificata, come quella che ruota attorno alle artroscopie, che mette a disagio gli ortopedici onesti, ma è una benedizione per le ditte che costruiscono presidi ortopedici. L’allocazione delle risorse è distorta a favore di interessi industriali. In campo ortopedico, il servizio sanitario lombardo sovratratta la popolazione giovane; le artroscopie su soggetti giovani si sprecano. Questo stesso servizio sanitario tende a defilarsi una volta piantato l’ultimo chiodo, che spesso è quello della frattura del collo del femore, quando il paziente ha un drammatico bisogno di assistenza e aiuto. Il chirurgo riciclone fa rizzare i capelli, soprattutto se si hanno presenti le lunghe dolorose conseguenze dell’infezione di un impianto ortopedico; ma fa anche girare le idee alle case produttrici di tale ferramenta d’oro, che vogliono che dei loro prodotti se ne consumi il più possibile. Un consumo che deve seguire protocolli apparentemente razionali ed etici, con risultati che abbiano una parvenza di presentabilità.

L’asepsi operatoria in genere è rispettata; è l’asepsi etica che lascia a desiderare. Credo che se Poggi Longostrevi, morto suicida nell’ignominia, avesse eseguito gli esami diagnostici che faceva prescrivere senza necessità, anziché andare oltre “le regole” e non eseguirli, oggi sarebbe un venerato luminare, ospite di Mirabella. Avrebbe causato maggiori danni iatrogeni ai pazienti, ma non avrebbe sabotato il business. Paradossalmente, il suo voler fregare anche il sistema illecito dal quale traeva benefici se da un lato lo ha portato alla perdizione, dall’altro ha risparmiato danni ai pazienti. Altrettanto paradossalmente, punendo i chirurghi della S. Rita, che anteponevano il perseguimento di vantaggi personali a qualsiasi altra considerazione, si bloccheranno alcuni crimini particolarmente sconci, ma si aiuterà anche la regolazione interna di un sistema iatrogeno e predatorio molto più vasto, che vuole operare in maniera molto più sofisticata, frodando a vantaggio non solo degli operatori, ma – in primis – di grandi interessi industriali. Tali grandi interessi vengono sistematicamente favoriti e protetti dai poteri dello Stato. Anche con metodi inimmaginabili. I medici e gli amministratori della S. Rita sembrano piccoli spacciatori che hanno fatto la cresta a danno di un boss mafioso, pensando di poter parassitare il traffico internazionale di droga, e che pertanto vengono puniti da chi di dovere, come esempio per gli altri, mentre il boss rimane “imprendibile”.

Risulta che la S. Rita pesa per oltre il 10% nella statistica dei decessi in strutture riabilitative in Lombardia. Ma la Lombardia spende cifre enormi per un genere di sanità che pone l’inutile e il dannoso al centro della propria filosofia e prassi (Roberto Volpi. L’amara medicina. Mondadori, 2008); e tale stato di cose non cambierebbe se anche si chiudesse del tutto la S. Rita. Un business che non deve temere da polizia e magistratura. Fermando i chirurghi troppo svelti di questa casa di cura si è rimosso un ostacolo ad un meccanismo che è ben oliato, e deve funzionare senza intoppi né rumori (Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi); e si è rafforzata la verginità di polizia e magistrati a riguardo. Le intercettazioni sono indispensabili per la difesa della legalità, ma se si tratta di reati legati al grande business della medicina da quest’orecchio i magistrati ci sentono poco. La registrazione degli strenui sforzi del chirurgo per salvare il chiodo sconcerta chi non conosce il sistema, ma allo stesso tempo non viene letta appieno per illuminare i vari livelli di corruzione e per fare pulizia anche ai piani alti. Le keyword dell’editoriale che sto commentando sono “Berlusconi e leggi ad personam” e “intercettazioni”. Non c’è keyword per cosucce come “sanità”, o “reati in campo sanitario”. Appare che i magistrati, non diversamente dal cittadino comune, siano sensibili solo agli aspetti più vistosi e caricaturali delle aberrazioni della medicina, che vengono visti come corpi estranei confitti in un corpo sano.

Un altro esempio di ciò è dato dalla polemica che impazza in questi giorni sul disegno di legge che dà ai medici la facoltà di denunciare i clandestini. Il settimanale “Famiglia cristiana” parla di “leggi razziali” contro gli immigrati. Anche il presente blog, che si chiama “Uguale per tutti”, ha stigmatizzato il provvedimento (”Animalità razionale” menici60d15. Commento all’editoriale del 5 feb 2009 di Felice Lima “I medici che denunciano i pazienti: ovvero della differenza fra l’uomo e la bestia.”). La legge svilisce anche la figura del medico, e la federazione degli Ordini dei medici ora minaccia sanzioni contro i medici che denunceranno i clandestini. “Elegante” caso di legislazione domestica che punisce ciò che la legge dello Stato se approvata consentirà e che il governo invita a fare (è più frequente il caso inverso, nel quale l’Ordine vuole lasciare impunito ciò che la legge proibirebbe). Contemporaneamente, il governo Berlusconi sta studiando un “codice argento” per l’accesso dell’anziano fragile ai servizi sanitari. Una singolare suddivisione dei pazienti che non considera più la sola condizione morbosa ma anche l’età. E quindi l’aspettativa di vita. La gente non sa che, a parte il caso del chirurgo che per non perdere una manciata di euro arriva a impiantare su un morituro un chiodo non sterile, non sono rare nella pratica medica scelte diagnostiche e terapeutiche nascostamente basate sull’aspettativa di vita, che non vanno nell’interesse del paziente, ma soddisfano altri interessi; spesso interessi di sistema, come si è detto. Il progetto prevede la figura di un case manager che in pratica porrà l’anziano sotto tutela; il progetto formale lo denomina “angelo custode”. L’idea in sé non è necessariamente negativa, ma l’applicazione nella realtà di questa “separazione delle carriere” per i pazienti dovrebbe destare preoccupazioni. Nel progetto non sono previsti studi che considerino, sotto il profilo medico, etico e giuridico, possibili conflitti di interesse e abusi, come quelli citati sopra, degli angeli custodi e delle altre gerarchie celesti della medicina; e che indichino le misure per evitarli. Questo è il genere di provvedimenti non eclatanti che possono poi generare ingiustizie e sofferenze non solo gravissime, ma generalizzate. Distratti dal roboante proclama fascistoide su medici e clandestini, non ci si preoccupa delle discriminazioni che tale triangolo argento può comportare una volta che venga cucito sugli abiti dei nostri anziani.

*  *  *

9 aprile 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Clinica Santa Rita, Brega Massone condannato all’ergastolo. Arrestato in aula”

Anni fa una ricerca svizzera, di G. Domenighetti, prendendo in considerazione interventi chirurgici comuni (appendicectomia, tonsillectomia, isterectomia, etc. ) ha mostrato che se il paziente è un medico l’indicazione all’intervento chirurgico viene posta meno spesso che nella popolazione generale; e che gli avvocati condividono con i medici questo trattamento “astensionista”.

Credo che i magistrati, che per professione vedono di cosa sono capaci gli uomini per avere denaro e potere, e che si stanno dando molto da fare con la medicina commerciale, abbiano capito che genere di tiri può ricevere di questi tempi chi si rivolga al medico o al chirurgo per una sospetta patologia neoplastica. E come non ci sia bisogno di arrivare agli spropositi di Brega Massone, e di Pansera Marco, ma si possa usare il coltello o il veleno senza necessità restando formalmente nei limiti legali. Con questa condanna all’ergastolo i magistrati stanno anche mandando il segnale, agli appartenenti alla corporazione cugina, di non fare certi scherzi se il paziente è un magistrato.

Dovrebbero capire di che si tratta anche le persone comuni. Per es. riflettendo sulla frase di un primario italiano nell’introduzione allo studio di Domenighetti: “Lo sparviero campa sulla credulità dei piccioni”. E leggendo “Sovradiagnosi” di G. Welch, ed. Il Pensiero Scientifico.

*  *  *

L’immagine data dai magistrati di un caso aberrante isolato in una medicina sana, garantita dai poteri dello Stato, è rassicurante, ma non corrisponde al vero. Questa è la esile coda di una panciuta curva di distribuzione. Un caso non comune (ma neppure unico) che si pone all’estremo di uno spettro continuo di una prassi generalizzata di sovradiagnosi e sovratrattamenti, che vengono praticati in massa e di routine in forme più sottili e sofisticate. In forme legali, protette dalla stessa magistratura e dalle forze di polizia -anche con mezzi illeciti- e sfruttate anche da alcuni dei soggetti ammessi come parti civili.

La magistratura con questa sentenza punisce solo chi ha voluto fare di testa propria e esagerare fuoriuscendo dalle regole di un business che prevede la sovradiagnosi e il sovratrattamento in forma strutturale, ma entro limiti definiti, che impediscono eccessi controproducenti per il profitto. Come sarebbero controproducenti per un traffico di banconote false di buona qualità degli spacciatori che prendessero l’iniziativa di spacciarne, insieme a quelle ricevute, altre di qualità scadente, facilmente riconoscibili come false, mettendo sull’avviso pubblico e autorità.

Portando alla luce un caso dove la mostruosità è evidente e annunciando, per il godimento della piazza, la più terribile punizione, la magistratura mantiene nell’ombra la banalità del male che pervade l’odierna medicina quotata in borsa; male al quale non è estranea.

*  *  *

@ Bicarbonato. I suoi interventi vuoti e arroganti, fatti di puro insulto, sono un discreto esempio del pabulum sociale nel quale ha potuto verificarsi il caso S. Rita. Non sono io che mi devo curare; è lei che dovrebbe costituirsi.

§  §  §

23 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Milano, ai domiciliari il chirurgo Norberto Confalonieri. Le accuse: “Asservito a interessi di società fornitrici di protesi””

E’ facile indignarsi. Più difficile è trovare la forza di mettere in dubbio convinzioni rassicuranti. Il pubblico non dovrebbe fermarsi alle responsabilità personali. Il libro Barebones – A surgeon’s tale (Prometheus, 2003) di A. Sarmiento, un importante specialista di chirurgia protesica dell’anca, illustra nel dettaglio come in questo e in altri campi dell’ortopedia il “profit motive” abbia soppiantato la deontologia professionale.

Sarvolo:  La deontologia professionale? Che cosa è?

@ Sarvolo. Vedi: Relman AS. Medical professionalism in a commercialized health care market. JAMA, 2007. 298:2668.

§  §  §

31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

A. Sarmiento. Barebones, 2003

§  §  §

23 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Brega Massone, la Cassazione annulla l’ergastolo all’ex primario della Santa Rita: “Non erano omicidi dolosi””

Nel maggio 2017 in Inghilterra un chirurgo, Ian Patterson, è stato condannato perché diagnosticava falsamente il cancro alla mammella e operava quindi senza necessità (senza causare la morte). Il giudice, Jeremy Baker, ha riconosciuto che le conseguenze dannose sul corpo delle vittime hanno avuto natura dolosa: la condanna, a 15 anni di carcere per 17 casi, è stata per avere “wounded with intent”, “lesioni intenzionali”. Il giudice ha detto al chirurgo “Lei ha deliberatamente giocato sulle paure peggiori delle pazienti, inventando o esagerando il rischio che avrebbero sviluppato un cancro, e ha conquistato in questo modo la loro fiducia e confidenza perché acconsentissero alle procedure chirurgiche che ha eseguito su di loro.”