Archive for the 'Scambio tra accuratezza e precisione' Category

L’autismo al tempo dell’individualismo

3 April 2014

23 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, procura di Trani apre inchiesta su possibile connessione con autismo”

Sarebbe meritorio se qualche Procura indagasse senza pregiudizi, a 360°, sui fortissimi incrementi di diagnosi psichiatriche su bambini, e di conseguente somministrazione di psicofarmaci. La Procura di Trani invece rilancia un’ipotesi screditata; e quindi ricaccia ancor più nell’ombra i solidi elementi, non difficili da individuare, che imporrebbero di considerare – anche tramite indagini giudiziare – se il boom di diagnosi di autismo sia legato a sovradiagnosi (cioè a diagnosi “gonfiate”; alla “S. Rita”, per intendersi).

Così distorta, l’indagine della magistratura è un depistaggio e uno spot pubblicitario a favore del business dell’autismo; e non ridurrà i danni causati dagli eccessi sui vaccini, e dai loro pericoli, ma aumenterà i danni della epidemia di diagnosi di autismo. Bisognerebbe introdurre un reato di “propaganda di malattia”. Prevedendo aggravanti per chi fa di questi servigi agli interessi illeciti del business biomedico abusando dei mezzi e della credibilità che gli vengono dal suo ruolo di medico, giornalista, magistrato, amministratore pubblico.

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31 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.Spinazzola “Vaccini, le contestazioni in Rete e la comunicazione scientifica”

Scienza? La definizione e la diagnosi di autismo, o “disturbi dello spettro autistico” sono quanto di più arbitrario e proteiforme. Da casi gravi a piccoli disturbi, senza un denominatore comune univoco. Dai markers genetici al famigerato “occhio clinico”, passando per le definizioni stipulative e mutevoli dei chiacchierati esperti del DSM. Da malattia rara e peculiare a “epidemia” con incrementi esplosivi Si ammette che sia sovradiagnosticata, per l’influenza di fattori sociologici, come, in USA, i vantaggi che la diagnosi comporta per familiari e medici. Quali sono gli effetti dell’inclusione di casi di ritardo mentale nell’autismo? Qual è in questo calderone eterogeneo e cangiante dell’autismo il peso di varie eziologie; inclusi i casi, rari, ma non inesistenti, di danno neurologico da vaccino? Qual è il peso delle pressioni per estendere la diagnosi per vendere di più, creando allarme, disinformando, depistando, con i magistrati e i NAS che intervengono a orologeria – rafforzando quello che appare come un bias – insieme agli allarmi della letteratura “scientifica”, amplificati dai media?

Senza definire l’oggetto di cui si parla si può litigare all’infinito, tra gli zeloti che gridano “è scienza” senza mostrarla e senza rispondere nel merito alle critiche e gli zeloti che accettano a occhi chiusi la tesi che è tutta colpa dei vaccini. Qual è la definizione scientifica, e quali sono i conseguenti corretti criteri diagnostici dell’autismo? Se esistono.

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2 aprile 2014 – Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giornata autismo, da uno studio canadese “Spiegazione scientifica a introspezione”

Un bambino, una persona, su 80 affetta da autismo? Ma dove sono?
Non è che è una malattia che sta diventando “di moda”?
Lungi da me sottovalutare una malattia indubbiamente grave e per cui non ci sono ancora cure certe, ma mi sembra che vengano bollati come autistici anche bambini che sono semplicemente introversi, magari immaturi, senza concedergli il beneficio della crescita coi propri tempi. E questo non aiuta gli autistici veri che necessitano di aiuto.
E’ anche vero che il numero degli psicologi e psicoterapeuti ultimamente è lievitato a dismisura, e devono pur lavorare…..

@ Once in a while. Secondo quanto comunicato in questi giorni dal CDC, in 10 anni, dal 2000 al 2010, la prevalenza dei disturbi dello spettro autistico sarebbe aumentata del 120%. Cioè sarebbe più che raddoppiata; per una malattia ora comune, della quale l’umanità non si era accorta fino a ieri. Analisti finanziari prevedono che la prevalenza continuerà ad aumentare del 10%-17% all’anno. Si sta creando quello che gli esperti chiamano “disease reservoir”: l’equivalente di un giacimento, di un bacino idrico, da sfruttare economicamente. In termini di paziente-anno (i diagnosticati hanno spesso speranza di vita normale), si è stimato che sarà paragonabile a quello del più grande mercato neurologico, l’Alzheimer.

Occorre considerare la propensione antropologica ad abbandonarsi ciecamente alla credenza che le parole mediche denotino sempre e fedelmente cose reali. “Una nuova malattia fu lanciata sul mercato, una nuova parola fu coniata. Un conio aureo: COLITE! […] La colite si diffuse come un incendio per tutta Parigi. La mia sala d’aspetto era così piena di clienti che alcuni dovevo metterli in sala da pranzo” (A. Munthe, Storia di San Michele). Certe etichette diagnostiche, a partire da quelle ottenute estendendo in maniera arbitraria e vaga la diagnosi di patologie reali e gravi, possono diffondersi come incendi. Soprattutto quando i pompieri fanno un secondo lavoro al servizio di chi ha interesse a che si butti benzina sul fuoco.

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25 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccino esavalente, “nesso causale con autismo”. Indenizzo per bimbo di 9 anni”

Ci sono evidenze per ammettere che i vaccini possano provocare, in una minoranza di casi, danni neurologici ai bambini. L’autismo, malattia un tempo rara, resa comune dall’espandere e sfumare i criteri diagnostici, è una etichetta-contenitore nella quale possono finire varie malattie neurologiche e mentali; inclusi quindi anche i danni neurologici da vaccino. Appare che, se c’è, il nesso vaccini-autismo sia esile, dovuto a errori di classificazione più che a un genuino rapporto causa-effetto. Ben più robusta appare la possibilità che l’autismo sia sovradiagnosticato, e che gli incentivi finanziari favoriscano ciò, come si dice da tempo in USA. Lì una diagnosi di autismo porta i genitori a ricevere decine di migliaia di dollari per le spese mediche; e centinaia di migliaia di dollari in risarcimenti per autismo “da vaccino”. Appare che l’autismo “da vaccino” abbia contribuito al lancio della malattia: sia facendola conoscere e diffondendo la paura, sia facendo balenare la possibilità di ricevere denaro con essa. Bisognerebbe considerare se la sentenza, che assegna un vitalizio, agirà in questo stesso senso; aggravando così il problema dell’autismo. La sentenza è comunque una buona notizia per gli investitori. Gli analisti finanziari prevedono una crescita del 7.5% annuo del mercato dei farmaci per l’autismo.

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27 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccino esavalente, “nesso causale con autismo”. Indenizzo per bimbo di 9 anni” 

Non è che una sentenza che arbitrariamente dà credito a un’ ipotesi non ha “alcun peso” perché dal punto di vista scientifico non fa testo. La sentenza , che è stata ripresa anche da siti stranieri, rinfocola la polemica, e condiziona l’opinione pubblica. Jasanoff ha osservato che le decisioni giudiziarie su temi scientifici condizionano il pubblico molto più della sola scienza. Mettere una pulce nell’orecchio sui potenziali pericoli dei vaccini può essere utile. Ma l’argomento è complesso, e qui si disinforma invece di chiarire, con un’accusa ai vaccini scientificamente infondata.

La sentenza viene resa nota insieme alla notizia dell’incontro del papa con bambini autistici, genitori e addetti ai lavori; dal Bambin Gesù, ospedale del Vaticano, si è commentato come mentre in USA si considera che un bambino su 68 rientri nello “spettro autistico”, in Italia si fanno troppo poche diagnosi. Le due notizie pubblicizzano l’autismo, e vanno a favore della sovradiagnosi e della misdiagnosis, e quindi dell’espansione truffaldina del mercato dei farmaci al ritardo mentale, ad altri disturbi e a varianti normali.

E’ interessante la tesi del giudice come tronista, che non ricerca la verità, ma emette sentenze a seconda di quale delle due parti sia stata più brava a convincerlo; anche sui temi che riguardano la salute, che destano allarme nel pubblico, e che fanno guadagnare o perdere grandi quantità di denaro all’industria e alla finanza.

v. anche: I falsi pentiti nella disinformazione biomedica

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21 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post ‘Autismo, “test dello sguardo sui neonati per diagnosticare la malattia” ‘

Screenare dei neonati per segni che ipoteticamente predirrebbero futuri disturbi comportamentali è un buon sistema per creare pazienti, sovradiagnosticando malattie scambiando la variabilità fisiologica e ritardi di sviluppo per patologia (1). E per potersi vantare di riuscire a “guarire” una quota di bambini malati, che in realtà corrisponde ai falsi positivi.

1 Recommendations on screening for developmental delay. Canadian Task Force on Preventive Health Care. CMAJ 2016. DOI:10.1503/cmaj.151437.

@ Cb. Dove lo ha letto che con gli screening non si fa diagnosi? Si fa diagnosi, su singole persone. Qui su singoli neonati, di entità arbitrarie, come “l’alto rischio” (considerato nel lavoro di Di Giorgio et al. già assodato prima del test …) in base a un test non validato e implausibile; o di “spettro”: “The term “spectrum” is used to widen categories, for example, “obsessive-compulsive disorder spectrum,” “schizophrenia spectrum disorder,” and “autism spectrum disorder” (1). Inoltre stanno per essere lanciate nuove cure per l’autismo (2). Come è avvenuto per altre “epidemie” appare in allestimento un combinato disposto tra nuove cure e nuovi metodi diagnostici che le faranno sembrare dotate di una efficacia.

1.Angell M. The Epidemic of Mental Illness: Why?.The New York Review, 23 giu 2011.
2.Dawson G. On the Brink of Breakthroughs in Diagnosing and Treating Autism. Scientific American 9 mag 2016

@ Cb. Lei sta equivocando tra diagnosi definitiva e diagnosi iniziale. La mammografia di screening porta a una diagnosi, firmata da un radiologo, che poi quando risulta positiva incanala verso altri esami, es. l’agoaspirato; e può così portare a terapie anche quando è un falso positivo. La diagnosi precoce da screening può portare a gravi danni, dato il rischio di falsi positivi. Pochi, tra i competenti, hanno ormai lo stomaco o la faccia di negarlo. Né andrebbe negato il conflitto di interessi che preme verso i falsi positivi, cioè verso occasioni di profitto e prestigio a danno dei pazienti. Mi dirà che per diagnosi precoce lei intende la diagnosi precoce corretta. Che però è un’astrazione teorica, non potendo essere garantita nella realtà.

Sul JAMA di questa settimana c’è un articolo intitolato “ Vorrei che qualcuno ci avesse detti i rischi e i benefici di sostituire il defibrillatore a mio padre”. “Uno”, cioè il paziente, dovrebbe essere messo in condizioni di decidere, su informazioni veritiere e chiare, se sottoporsi o meno allo screening, come a qualsiasi procedura medica. Screening svantaggiosi, e ce ne sono anche diversi ufficialmente riconosciuti come tali, non dovrebbero neppure essergli prospettati. L’ideologia erronea e deleteria che sia sempre meglio intervenire, che una diagnosi sia “SEMPRE” una cosa positiva, va nella direzione opposta.

@ Cb. Cosa rappresentano le curve ROC per lei? “Diagnosi” non vuol dire necessariamente “scioglimento di un dubbio” come crede lei. a) Perchè si dovrebbe sistematicamente dubitare della salute propria e dei propri figli? b) Le diagnosi non sono infallibili – né ci si sforza molto di avvicinarle a questo ideale – e possono crearlo, il dubbio; o generare informazioni del tutto false; soprattutto quando poste “precocemente”, cioè prematuramente su soggetti asintomatici o su un quadro poco delineato, dove è facile scambiare variazioni non patologiche per malattia.

Così che a volte, non solo secondo me, ma per parere documentato di chi se ne occupa specificamente, è meglio non tentare queste diagnosi oracolari inventate negli ultimi decenni dal business; è es. ciò che illustra l’articolo, da me citato sopra, del panel di esperti canadesi. Sarei interessato a conoscere l’effetto che la lettura dell’articolo ha su di lei.

A chi coltivi le stesse visioni naif che lei ripete, e davvero volesse approfondire anziché cullarsi in pericolose illusioni o fare il galoppino per l’espansione fraudolenta del giro d’affari medico, consiglio la lettura del libro divulgativo di G. Welch “Less medicine, more health. 7 assumptions that drive too much medical care”, cap. 3: “ASSUMPTION #3: SOONER IS ALWAYS BETTER. Disturbing truth: Early diagnosis can needlessly turn people into patients”.

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4 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Autismo, tumori e disabilità: quanto influisce l’inquinamento sulla nostra salute?

Ricordo il dr. Marfella, che dice di essere schierato dalla parte dei cittadini, a fianco al Procuratore generale di Brescia a una conferenza dove si lanciavano allarmi sui danni alla salute da inquinamento nel bresciano, accomunandolo alla Terra dei Fuochi. Platea di studenti, cioè di minori, scelta a mio parere imprudente, per non dire censurabile*. Marfella accosta l’inquinamento anche alla ”epidemia” di autismo; schierandosi a fianco all’ufficialità, incluso Mattarella, in un’operazione di creazione di malattia per via culturale. La bufala dell’epidemia di autismo da vaccini serve da standard negativo per fare sembrare scientifiche le manipolazioni sull’autismo dell’ufficialità; come Stamina al confronto fa sembrare credibili le promesse fantasiose dell’ufficialità sulla rigenerazione del tessuto nervoso. La chemio, fallimentare, viene valutata paragonandola alla follia del metodo Hamer. Su questo sito M. Mirabella, che ha gravi responsabilità per forme di deleteria pubblicità direct-to-consumer mascherate da divulgazione, sembra un difensore dell’onestà scientifica, essendo mostrato a sbeffeggiare una “raeliana”. Il dibattito è coartato a magia bassa contro magia alta. Per un esempio di terza campana, v. autismo in “Primo non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie”, Boringhieri. L’autore dopo avere diretto la nosografia psichiatrica ufficiale ne è divenuto un critico.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

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31 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, padre incolpa un medico di Cosenza della malattia del figlio e lo aggredisce: è ai domiciliari”

Nel 1911 a Verbicaro, prov. di Cosenza, avvenne l’ultimo linciaggio di presunti untori. Salvemini commentò: ““La folla è come un ammalato che ha male allo stomaco e si lamenta di avere male al capo. Essa non sa fare la diagnosi esatta dei propri malanni”. I vaccini obbligatori sono un abuso a favore del business, ma le vaccinazioni, che raramente possono causare complicazioni neurologiche che oggi possono essere etichettate (misdiagnosed) come autismo, non sono la causa dell’epidemia di diagnosi di autismo: quella è un altro imbroglio*. I pro-glaxo incoraggiano le critiche infondate, in pratica favoriscono depistaggi, per screditare quelle fondate. In Calabria poi le autorità preposte alla legalità sono particolarmente solerti nel proteggere il big money in campo farmacologico. L’attuale capo dei NAS, gen. Lusi, è stato comandante dei CC della Legione Calabria. A giudicare dai comportamenti gratuiti dei CC nel cosentino e nel lametino nei confronti di chi denuncia frodi e reati in campo biomedico, la sua nomina ai NAS ha provocato reazioni intense nei responsabili di tali frodi e reati. Si può immaginare come è andata. Alla notizia, CEO che guadagnano milioni di euro all’anno si sono chiusi nei loro uffici, il volto segnato da un’espressione impenetrabile. Dopo un poco si sono uditi dei colpi. Erano i botti dello champagne stappato per festeggiare.

*Frances A. Primo, non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie. Bollati Boringhieri, 2013.

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18 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Sanità, anche io ho il mio codice 048. Ma al Registro tumori non serve”

Non discuto la condizione clinica dalla quale il dr. Marfella riporta essere affetto. In un film della Wertmuller il protagonista vede con terrore sulla faccia del PM gli stessi nei del mafioso. A volte ho un po’ un’impressione simile; es. quando sento come qui magistrati (D. Ceglie) e CC che attribuiscono all’inquinamento dei camorristi una presunta esplosione di casi di cancro basandosi sull’esenzione da ticket. Un grossolano end point surrogato ottimo per il circolo vizioso che è stato chiamato “il paradosso del falso allarme”, dove “il danno è interpretato come beneficio” perché chi viene falsamente diagnosticato come malato di cancro diviene “the most vocal proponent” dei test che portano alla falsa diagnosi*.

Invece di giocare al piccolo epidemiologo introducendo nuovi “metodi” magistrati e polizia dovrebbero commissionare un monitoraggio epidemiologico sull’uso di psicofarmaci, e sul loro possibile ruolo causale**, nei casi di omicidio- suicidio che riempiono le cronache. Sarebbe un dovere d’ufficio, scrissi anni fa al più celebre PM impegnato in fatti di medicina. Ma magistrati e polizia, ricolmi di buon senso, evitano l’epidemiologia che è anatema per il business biomedico, mentre sono un pungolo e un traino per quella del genere che fa aumentare il fatturato.

*Schwartz LM et al. Not so silver lining. Arch Int Med 28 mar 2011. ** Gøtzsche PC. Deadly Psychiatry and Organised Denial, 2015.

22 marzo 2018:

Ho letto l’articolo di Mangone. Compara le esenzioni con i RT, e – in quest’ambito – riporta una sottostima di casi. Con una relativa sovrastima dei tumori più comuni e sovradignosticabili, e un 3.5% di probabili non tumori in pazienti con esenzione. Ciò non contraddice e non deve nascondere la trave, ignorata, che benefici di welfare, e quindi il loro uso come indicatori, possano in circostanze favorevoli, allarmi, falsa informazione medica, propaganda, prevedibilmente portare a incidenze gonfiate – anche nei RT, non esenti da limiti tecnici e condizionamenti politici – per la convergenza tra l’industria, ad avere pazienti, e il pubblico, a ottenere benefici.

Es. per il redattore capo del DSM IV (Frances A. Primo, non curare chi è normale) c’è una “falsa epidemia di autismo”, con uno spettacolare aumento di incidenza di 20 volte, per un “errore dell’epidemiologia” con “epidemiologi psichiatrici, che utilizzano un sistema intrinsecamente difettoso per la sistematica tendenza a fornire un quadro esagerato” quando “L’ «epidemia» di autismo, però, per una buona metà è stata sicuramente alimentata dai servizi: una diagnosi sbagliata è il modo più sicuro per un bambino di ottenere maggiore attenzione nel sistema scolastico e una terapia psichiatrica più accurata.” Anche altri mostrano come alla “epidemia” di autismo ha contribuito l’ottenimento di “a wide range of state-funded services” (Rossi NT. The Production of Autism Diagnoses within an Institutional Network).

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19 giugno 2021

Blog de Il Fatto
Commento al post di M. Carta e V. Petrini ““A Taranto la combinazione tra piombo e arsenico ha effetti deleteri sul quoziente intellettivo dei bambini che vivono a ridosso dell’ex Ilva” “

I livelli di IQ rilevati dallo studio nei quartieri Tamburi e Paolo VI (94 e 102) sono comunque nel range normale. Sono significativamente più bassi rispetto a Statte e Tulsano, sopra la media (110). Solo nella città immaginaria di Lake Wobegon tutti i bambini sono sopra la media. L’ADHD e l’autismo sono facilmente sovradiagnosticati*. Lo studio non consente inferenze causali così fini tra metalli e stato neurologico. Si tratta di dati soft e gonfiati, che stimolando paure porteranno ad un aumento delle sovradiagnosi.

Comunque stiano le cose, le persone dovrebbero essere evacuate dai quartieri prossimi all’ILVA. Ma il fine è politico ed economico, non quello della salute della popolazione, che è solo un pretesto, e che verrà peggiorata da queste manovre, sia spingendo verso la medicina for profit sia a causa dell’impoverimento.

I crimini riconosciuti – a partire da quelli mafiosi – hanno spesso omologhi non riconosciuti nel mondo legale – soprattutto in campo medico. Anni fa criticai sul il Fatto un’inchiesta della procura di Trani, sulla ormai screditata tesi dell’autismo da vaccini (23 marzo 2014 Commento al post “Vaccini, procura di Trani apre inchiesta su possibile connessione con autismo”). Le manipolazioni attuali sull’ILVA sono l’omologo “perbene” del “sistema Trani”.

*Overdiagnosis of Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder in Children and Adolescents. JAMA, 2021. The autism “epidemic”, Neurology, 2017.

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

15 March 2014

14 marzo 2014

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Tahir, Maidan, Caracas, Taksim, Atene, forconi, indignados, Ows… ma che movimenti sono?”

Il prof. Giannuli mette in guardia dal credere che i sommovimenti che a orologeria si presentano nel mondo siano frutto solo dei servizi: che si limiterebbero a innescare le polveri. Questo è un truismo: non si può fare il pane senza la farina, e la qualità del pane dipende dalla farina di cui di dispone. E certe ricette peggiore è la qualità degli ingredienti meglio riescono. Ricordo, bambino, a Siena, allo Stellino, su un muro una scritta i cui caratteri erano più alti di me: “CALABRESI ASSASSINO”. Restò lì per mesi. I senesi sono gente tranquilla; ma tanti di loro, come in tutta Italia, fecero come fa un carico libero nella stiva, che più la nave si inclina più la fa sbandare. Mi chiedo a volte come si creò una mobilitazione, che raccolse gente semplice, i tanti immancabili conformisti e opportunisti, ma anche intellettuali sinceri e di valore, contro Calabresi, instaurando il clima che portò all’omicidio. La risposta che mi do è che siamo in una condizione di minorità, prima di tutto conoscitiva, su questi meccanismi.

Mi pare, in termini aristotelici, che il prof. Giannuli evidenzi un po’ troppo le cause materiali e formali a scapito delle cause efficienti e finali. Non seguo molto la politica internazionale, ma ho occasione di osservare, e toccare con mano, fatti nostrani che mi danno un’idea di come certe sommosse possano essere sollevate. Vedo nel mio campo, la medicina, come sia possibile tramite i media, e istituzioni compiacenti, creare delle contese, dove si individua un male, a volte vero a volte immaginario, e si spinge l’opinione pubblica a combatterlo, ma in nome di una soluzione che è ciò che il potere voleva ottenere, e che è un altro male, a volte peggiore (Ilva, elettrosmog, Stamina, Avastin-Lucentis, etc; v. il mio sito). Vedo come in Italia ciò sia al servizio di un lento movimento eversivo che porterà la medicina ad essere un’attività industriale fondamentale, con i corpi dei cittadini che faranno sempre più da materia, prima, cioè da supporto per consumare in maniera pretestuosa prodotti e servizi medici inutili e nocivi.

Vedo anche su scala minima, a Brescia dove vivo, come la pratica di creare dal nulla tensioni e bersagli, e di orientare le une verso gli altri, sia nella città che si dice ferita dalla strage un’attività strutturata e vigorosa, che si avvale di tecniche di guerra psicologica sofisticate, e dell’opera illegale, oltre che dei servizi, delle istituzioni “in chiaro”, che sono affiancate ai servizi nella subordinazione a quei poteri dei quali i servizi sono il braccio. E di come sia facile servirsi del “carico libero”, le persone comuni; cioè di come con le masse popolari, analogamente alle masse fisiche nella stiva di una nave, si possa allestire un sistema a feedback positivo, dove togliendo alcuni fermi, ungendo qualche rotella, assestando qualche spinta, si può fare lentamente inclinare una situazione e tenerla “ingavonata”, o arrivare a provocare un naufragio.

Parlare del ruolo di zavorra libera delle persone comuni, e di quello poco appariscente ma determinante di istituzioni “pulite” nei disegni eversivi geopolitici o economici, a cominciare dal rimaneggiamento in corso nel nostro Paese, richiede più coraggio e impegno intellettuale che l’attribuire tutto a potentissime e arcane strutture segrete che dominerebbero il mondo, o ai soliti “spezzoni deviati”. O a vaghe combinazioni di servizi e volontà popolare. La gente, inclusa quella che riveste cariche pubbliche, è quella che è: manipolabile, toccando le corde giuste. Ma sull’arte e sui mezzi della manipolazione, e sulle responsabilità colpose e dolose di coloro che istituzionalmente l’eversione dovrebbero prevenirla e non aiutarla, sappiamo molto poco. Gli specialisti dovrebbero studiare questi aspetti, come una causa primaria, anziché minimizzarli come un fattore tra gli altri.

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26 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Parigi, la Marsigliese è un inno alla guerra. Possiamo usarlo come ‘canto della libertà’?

“Al suono della Marsigliese ridotti da cittadini a ostaggi

La colonna sonora della scorsa settimana è stata l’inno della Marsigliese, suonato in tutte le salse ed in tutte le occasioni; ciò, si è detto, per “solidarietà” nei confronti del popolo francese. In realtà la riproposizione dell’inno della Rivoluzione Francese del 1789 ha finito per assumere una valenza simbolica molto più profonda, ed anche molto meno rassicurante.
La Rivoluzione Francese, almeno ai suoi inizi, aveva proposto un’idea di cittadino non come semplice soggetto di diritti e doveri, ma come vera e propria funzione della Repubblica. In tale concezione, il cittadino si poneva come controllore assiduo della legalità e della legittimità degli atti del governo e dell’amministrazione. Già nei decenni successivi questo ideale si annacquava tramite la mediazione della stampa, che trasformava la cittadinanza in “opinione pubblica”, la cui presunta funzione di controllo diventava così controllabile.
Gli avvenimenti di queste ultime settimane configurano un modello di potere addirittura opposto a quello del 1789, dato che il cittadino si ritrova retrocesso al ruolo nemmeno di suddito, ma di ostaggio da parte di un potere che pretenderebbe di porsi come protettore e difensore di una popolazione che esso stesso minaccia con le sue proprie iniziative spericolate.” (Da: Comidad, 26 nov 2015).

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v. anche:

Giustizia per Piazza Loggia
Milizie bresciane
Nuove P2 e organi interni
Il tolemaicismo politico
La corruzione ghibellina di magistratura e polizia

I trucchi della medicina traslazionale

12 January 2014

11 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sperimentazioni: sulla riproducibilità dei risultati scientifici”

E’ curioso che l’allarme sulla carenza di riproducibilità, un indice del degrado della ricerca attuale, provenga dalla Amgen e dalla Bayer, quando il degrado è dovuto alle pressioni commerciali. Ma nell’attuale situazione si può frodare anche attraverso un incremento della riproducibilità. Es. se ci si limita, come fanno Amgen e Bayer nei 2 articoli citati, alla riproducibilità dei risultati nella fase di target validation. In questo modo si riuscirà a meglio ottenere degli effetti biologici reali, che poi con i trial clinici sarà possibile far passare per effetti terapeutici. Es. se gli effetti reali corrispondono a surrogate end points clinici, che come si è visto possono essere vantaggiosi per il paziente sulla carta ma non nella realtà. Un aumento del rigore della fase preclinica – mentre gli standard sui trial clinici vengono sempre più “alleggeriti” – può, paradossalmente, aumentare il livello delle frodi. Gli standard di riproducibilità dovrebbero riguardare tutte le fasi; senza ridursi andando dal biologico al paziente. La riproducibilità non andrebbe identificata con la validità clinica; es. non andrebbe scambiata con ciò che forse si dovrebbe chiamare “ripetibilità”, cioè con l’accordo tra osservatori, che può riguardare un dato autentico ma errato nella sua interpretazione.

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17 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Martelli “Stamina, il perito del tribunale di Brescia: “Cura inutile, inappropriata e dannosa”

Mario Ferrari, il presidente del comitato ministeriale che dovrebbe valutare il metodo Stamina, afferma di voler sentire anche “la campana” dei pazienti. E che la scienza progredisce così. Ma al comitato scientifico spetta di esprimere un giudizio di tipo obiettivo su dati di fatto o di fare il mediatore o il paciere? Appare che la mescolanza tra scienza ed emotività sia una costante in questa vicenda.

Un malato ha almeno due problemi: quello biologico e quello psicologico. Sono entrambi importanti, e vanno entrambi affrontati. Ma tenendoli ben separati. Confonderli, come sta facendo Vannoni, e anche chi dovrebbe valutare il suo incredibile “metodo” o ha sul caso responsabilità amministrative, legislative o giudiziarie, è un pessimo affare per il malato. Con la “scienza dal volto umano” il rischio è di avere quattro parole carezzevoli che coprono una tecnica votata al profitto, inutile, inefficace o dannosa. Questo già nella clinica, e a maggior ragione in una terapia “sperimentale”. Purtroppo è vero, e questo caso lo dimostra, che la “scienza” biomedica oggi progredisce così; seguendo i dettami del marketing.

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@ Rino. Quindi la “massa dei pro-Stamina” la deve gestire chi deve fare la perizia tecnica. In maniera paternalistica, a quanto dici, fingendo di prendere sul serio chi considera “stregoni”. Che squisita delicatezza e dispendio di mezzi da parte della sanità pubblica quando si tratta di creare, mantenere e far lievitare un pastone di sentimenti viscerali e tecnologia. Un pastone altamente nutriente, per chi venderà le cure, di qualsiasi tipo, che ne deriveranno; appetitoso anche per tanti pazienti, ma molto meno salutare.

Uno Stato che avesse a cuore la salute dei cittadini non avrebbe dovuto permettere a Stamina di creare “la massa”, né di entrare nel SSN; e non dovrebbe continuare a riconoscerla come possibile terapia. Così invece lo Stato, premuroso verso il business, continua a rimescolare il calderone; a consentire a Vannoni di recitare lo scienziato incompreso, e aggiungendo nella rappresentazione gli scienziati che dialogano coi malati.

Questa fusione di ricerca e clinica , con la figura dello scienziato di laboratorio che cura e si prende cura, suona bene. Sembra naturale; e lo è, nel senso che soddisfa pulsioni primitive, andando proprio verso una moderna forma di stregoneria. A beneficio di chi la ricerca la usa come un modo per fare soldi sfornando a catena sempre nuovi prodotti da spacciare come miracolosi. Farà più danni di Vannoni, che sta solo preparando il terreno a quella “comunità scientifica” che oggi gli fa la guerra, o dice di fargliela.

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2 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Colluto “Metodo Di Bella, per giudice deve essere a carico del servizio sanitario nazionale”

Considerando che le cure oncologiche sono in genere deludenti rispetto alle promesse e ai soldi spesi, bisognerebbe resistere all’impulso di aderire a una delle due parti, e guardare al quadro più ampio: quello di uno scandalo acceso ad arte che pone un falso dilemma, in ogni caso sfavorevole al cittadino. Solo superficialmente infatti la sentenza pro Di Bella si contrappone all’ufficialità. Essa va nel senso del lasciare la scelta al paziente; che è ciò su cui il business punta per ottenere “sviluppo”, cioè sempre maggiori profitti. Dietro ad una parte valida, riguardante la variabilità biologica tra individui e le preferenze personali, la medicina soggettiva è una medicina commerciale e nociva, che sostituisce i bisogni oggettivi del paziente con i suoi desideri, facilmente manipolabili. In medicina l’anarchia non è meglio della scienza corrotta. Al business fanno comodo entrambe.

“La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo”; Vietti, vicepres. CSM. Con sentenze come questa i magistrati stanno introducendo – a danno della tutela della salute e dell’onestà dei commerci artt. 32 e 41 della Costituzione – l’ideologismo della medicina dei desideri, dove il paziente sceglie il prodotto; che, come per Stamina, dopo la libera uscita ““alternativa”” verrà sfruttato dalle multinazionali, dalla finanza e dalle case di cura private.

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4 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Papa Francesco, in dieci mesi assegnati sei appalti per le riforme del Vaticano”

Si crede che il percorso della medicina sia dettato da considerazioni scientifiche ed etiche. Oggi in realtà a indicare la rotta sono in misura preponderante multinazionali di marketing come la PWC, alla quale il papa ha affidato l’ospedale pediatrico del Bambin Gesù. La PWC (180000 dipendenti e $31.5 mld di fatturato) ad es. ha propugnato e preme per l’alleggerimento delle prove scientifiche di sicurezza ed efficacia per i nuovi farmaci, e l’utilizzo della totalità dei pazienti come cavie (farmaci col triangolo nero), in modo da velocizzare sia l’immissione di nuovi prodotti sia il loro ricambio con altre novità, senza fine. La PWC sta lanciando la “medicina personalizzata”, che ha calcolato produrrà un fatturato di oltre $450 mld nel 2015. La medicina personalizzata suona come una buona idea, e in parte lo sarebbe; ma in pratica significa segmentazione post hoc con conseguenti falsi risultati nella ricerca, e stimolazione dell’individualismo consumista nei pazienti, spinti così a fare shopping medico; per prodotti ““su misura””, quindi più costosi. Ha analogie con la branca della teologia morale detta ““casistica””, nella quale eccelsero i gesuiti. Fu un uomo di fede e di scienza, Pascal, a denunciare come la casistica distrugga i principi etici che dice di applicare. Preti e businessmen della City londinese, quando si tratta di fare profitti, anche sulle malattie dei bambini, adorano assieme lo stesso dio.

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Novartis, generosità o secondi fini?”

La tecnica propagandistica e lobbistica di creare o appoggiare, stimolare, pilotare, finanziare, associazioni di pazienti che facciano pressione sull’opinione pubblica e sullo Stato nella direzione desiderata dall’industria e dalla finanza avanzando argomenti di tipo morale ed emotivo sulla loro malattia, o su quella dei loro congiunti, è ben nota. Ha un nome: astroturfing. (Gioco di parole, derivato dall’espressione “grassroot”, per indicare un movimento che sembra nascere spontaneamente dalla base dei cittadini comuni e invece è artificiale). Costituendo una interferenza sulla valutazione razionale e politica dei prodotti medici, dovrebbe essere vietata come pratica commerciale illecita. Ma, come mostra il recente caso Stamina (v. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale), quelli che ricevendo lo stipendio dello Stato dovrebbero contrastarla partecipano invece anche loro alla farsa, come tante comparse interessate più al cestino e alla paga giornaliera, che al contenuto del film che si gira. Dicendo naturalmente di agire spontaneamente, essendo sinceri difensori del bene dei pazienti, del diritto, dello Stato, etc. Tanto che in Italia si può parlare di astroturf istituzionale.

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@ Bicarbonato. Boh. Che ne so. Se lo dici tu. Io stavo parlando di altro. Quello che so riguardo all’argomento sul quale mi vuoi trascinare è che un antineplastico di successo come il Gleevec è stato appoggiato da una campagna pubblicitaria da 1 miliardo di dollari da parte di un solo centro (Oregon Health & Science University), sollevando perplessità anche tra i più energici sostenitori dell’innovazione in medicina, che hanno parlato di informazioni ingannevoli e di esagerazioni sui successi (Topol on Cancer ‘Cures’: Are We Being Misled? Medscape. Jun 17, 2014). Che un articolo scientifico di una ventina di gioni fa ha evidenziato come gli oncologi promuovano le terapie oncologiche con tecniche di tipo pubblicitario piuttosto che fornire ai pazienti informazioni oggettive (Vater LB, Donohue JM, Arnold R, et al. What are cancer centers advertising to the public?: A content analysis. Ann Intern Med. 2014 May 27.). E che evidentemente la nobile ed alta scienza della cura del cancro ha bisogno dei cachinni di un Bicarbonato per tirare avanti.

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25 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Di Grazia “Medicina: la libertà di cura è libertà di farsi truffare?”

Come Di Grazia, che ricama sull’art. 32, anche un magistrato, Deidda, dirigente della Scuola superiore di magistratura, sostiene oggi (25 lug 14: La Stampa “Impossibile fermarli senza un parere scientifico ufficiale”; informazione Glaxo Smith Kline “Stamina, un giudice difende i giudici”) che nella Costituzione vi sarebbe un diritto alla “libertà di cura”. Tale, secondo lui, da rendere leciti l’iniezione degli intrugli di Stamina e l’obbligo posto dai giudici in questo senso. Di Grazia invece rappresenta la voce “scientifica”: libertà di cura per l’industria, per ciò che le redazioni di riviste scientifiche certificano come “scientifico”; ma non per la concorrenza, ovvero per la piccola e media impresa della ciarlataneria. Con una farsa come Stamina, che condivide con altri interventi istituzionali di questi stessi mesi un sapore eversivo prima che criminale, magistrati e politici stanno operando per introdurre una maggiore “libertà” di spaccio in medicina; e allo stesso tempo, ponendosi come ago della bilancia tra due diversi livelli di malaffare, per ottenere una regolazione fine di tale libertà, al livello di esclusività desiderato dal business farmaceutico. Il pubblico crede che questa “libertà di truffa” sulla salute, in nome della Costituzione, della libertà, della scienza etc, sarà un bene per lui. Credo che ormai l’articolo più rilevante per la salute, in quel Documento che non ha mai regnato e ora è attorniato dai sicari, sia l’art. 41, secondo comma.

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@ Lupesio. “Protocolli rigidissimi”? Ciò che è intricato sembra rigoroso. Sono labirintici, dovendo servire da barriera di mercato, ma plasmabili. Come il diritto, v. le tesi ultraliberiste di Deidda sui farmaci. Riproducibilità? I trial clinici non sono riproducibili, se non in teoria. E si possono aggiustare, in tanti modi. Infatti spesso a giochi fatti vengono smentiti. L’industria ha anche questo da guadagnare nel passare, come esige, alla ricerca clinica prima di avere sufficienti evidenze di laboratorio.

Critiche feroci prima di accettare la scoperta? Si censura la critica, si pagano ditte di PR e esperti che annunciano il miracolo ancor prima che avvenga, si seminano fantasie. Ne è una prova Stamina, che sfrutta il “fumus di efficacia” delle staminali ufficiali nella rigenerazione di tessuti complessi per applicare un “metodo”, segreto, di rigenerazione del tessuto nervoso, che in un ambito non corrotto avrebbe presto portato dal secondino o dallo psicologo.

Grazie a un simile scadimento, la ricerca ufficiale sulle staminali ha buon gioco nel sostenere che lei invece può procedere alla ricerca clinica. Un’applicazione seria del metodo scientifico, e un’applicazione rispettosa del diritto costituzionale alla tutela della salute, richiederebbe, invece che queste farse, risultati solidi – riproducibili – su animali di laboratorio di rigenerazioni di parenchimi di livello terapeutico (non le solite “promettenti” ombre di risultati) prima di passare alla sperimentazione sull’uomo.

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14 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Sla: Luciano, ‘camminatore di domande’ contro la malattia”

La SLA e il Dio che ha fallito

Ci si sente bene, ci si sente nobili e generosi donando per una giusta causa. Donando al PCI, si è visto come è andata a finire. Allora si diceva “per la causa”. La causa, le ingiustizie sociali, era giusta; ma i dirigenti, ultimo dei quali Renzi, hanno pensato ad altro. Anche con la ricerca sulla SLA è quanto meno superficiale pensare che se “la causa” è giusta lo sono anche i mezzi e i fini. E’ preoccupante che, per una malattia refrattaria alle terapie, si stia puntando sulla ricerca della diagnosi precoce; che suona come una cosa buona, e a volte lo è, ma è anche uno dei cavalli di battaglia delle frodi mediche, permettendo di diagnosticare una malattia con metodi indiretti, senza il quadro che la definisce, e poi sostenere di averla guarita quando in realtà la malattia non c’era. Se i nuovi farmaci verranno sperimentati, come già ci si prefigge, su queste forme “precoci”, si sarà allestito il meccanismo che potrà ripetere quello che è già accaduto, e descritto in letteratura, con la diagnosi precoce del cancro; che ha portato a milioni di false diagnosi mentre il cancro autentico continua a uccidere. Media e opinionisti stanno favorendo un aggiramento della razionalità: le secchiate e i casi commoventi permettono di saltare dall’emotivo dei buoni sentimenti all’esoterico degli studi “scientifici”, evitando la fase intermedia delle valutazioni tecniche ed etiche sulle strade da imboccare; che sono lasciate agli interessi del business anziché a quelli dei pazienti.

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21 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “Ricerca scientifica: tanto spendi, tanto ottieni”

@ never8. Me lo chiedo anch’io, come, e prima ancora se, si può “misurare” la qualità scientifica.

Obedient replication: Investigators feel that the prevailing views are so dominant that finding consistent results is a sign of being a good scientist and there is no room for dissenting results and objections.

Obliged replication: Proponents of dominant view are so strong in controlling the publication venues that they can largely select and mold the results, wording, and interpretation of studies eventually published.

[Ioannidis J. Scientific inbreeding and same-team replication: Type D personality as an example. Journal of Psychosomatic Research, 2012. 73: 408.] cit. da Coyne C C discutendo del “confirmatory bias”.

In ambito biomedico, considerare il numero di citazioni, un indice che riflette, almeno in parte, gli effetti degli incentivi e pressioni verso il conformismo e l’opportunismo, come un indice di qualità della ricerca crea un circolo vizioso verso lo scadimento della ricerca sul piano epistemologico, etico e sociale.

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@ Francesco Sylos Labini. Può indicare per cortesia gli studi di validazione che permettono di considerare le citazioni un surrogato della qualità scientifica?

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@ Francesco Sylos Labini. Dr Sylos Labini, gli studi che lei cita non portano evidenze che le citazioni siano un valido indice surrogato della qualità della ricerca, ma lo presumono. In medicina, l’uso disinvolto di indici surrogati nella ricerca è fortemente criticato. Soprattutto per come si riflette sulle scelte e decisioni politiche e amministrative. “One of the most harmful practices in drug regulation is to approve drugs based on their effects on surrogate outcomes. As this mistake has cost the lives of hundreds of thousands, or perhaps even millions, of patients (see below), it’s difficult to understand that the regulators don’t require proven effects on relevant outcomes. (Gotzsche, Deadly Medicines and Organised Crime. Radcliffe, 2013).

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@ Francesco Sylos Labini. La circostanza che i lavori che riportano le scoperte più importanti, e ai quali sono stati conferiti premi, siano in genere più citati non giustifica la generalizzazione per la quale il numero di citazioni sarebbe un indice valido per misurare la qualità della ricerca. Non è un “fatto validato”, in assenza di studi specifici, che più un lavoro è citato, migliore è la sua qualità. Sull’affermazione che sarebbe “ovvio” le faccio osservare che ritenere che oltre alla qualità non vi siano altri fattori che determinano la popolarità, e negare che questi siano irrilevanti per la qualità, o che possano essere in contrasto con la qualità, è quanto meno ingenuo e irrealistico. Es. ci sono studi che mostrano che l’appoggio dell’industria favorisce la pubblicazione su alcuni tra i giornali ad alto impatto (Lundh A, et al. Conflicts of interest at medical journals: the influence of industry-supported sponsorized trials on journal impact factors: Plos Med 2010. 7: e1000354) e quindi maggiori citazioni, da visibilità, e da autorevolezza percepita. C’è anche chi cita l’estensione, da lei adottata, degli indici bibliometrici personali a interi paesi come il caso estremo di una pratica criticabile (Taborsky. Biased citation practice and taxonomic parochialism. Ethology, 2009. 115:111). Le suggerisco di approfondire nella letteratura biomedica cosa sono gli studi di validazione degli indici surrogati.

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@ Francesco Sylos Labini. Oltre all’interpretazione arbitraria del significato del numero di citazioni, andrebbero considerati i limiti degli studi ecologici come il suo. E’ risaputo che non sono adatti a stabilire nessi causali. Quello che si può correttamente inferire dai suoi dati è che in genere dove corrono più soldi è maggiore il numero delle citazioni. Una correlazione che, almeno in campo biomedico, potrebbe anche riflettere l’appiattimento della ricerca della conoscenza scientifica alla ricerca del profitto, con le conseguenti degenerazioni, come da più parti, sempre più spesso, viene denunciato.

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27 gennaio 2015

Blog de Il Fatto 

Commento al post “Stamina: ok della procura alla proposta di patteggiamento di Vannoni”

Quello della cure selvagge con staminali – e delle loro commistioni con la medicina ufficiale – è un fenomeno diffuso, che non riguarda solo l’Italia (Knoepfler P. Stem cell clinics and unapproved, for-profit human experimentation. Sito “Science-based medicine”). Pensare di fermare le truffe alla buona sulle staminali facendo dire a Vannoni che non lo farà più e lasciandolo libero è fare come quel tale che guardava tranquillo mentre in stazione gli stavano rubando la valigia perché, spiegava, la valigia l’aveva chiusa a chiave e le chiavi le aveva lui. Le cure di tipo ciarlatanesco saranno semmai incoraggiate dall’impunità, e dalla rinuncia della magistratura a esprimersi chiaramente sul merito (dopo che sul merito ha dettato legge e si è compromessa, condizionando il pubblico). Ma per le staminali non si tratta di semplice ciarlataneria; le versioni “unapproved” vengono lasciate fare, entro certi limiti, avendo un effetto di traino per le staminali ufficiali: conferendo loro visibilità e, per contrasto, credibilità presso il grande pubblico; es. con questo scandalo. Le staminali ufficiali hanno bisogno di questa propaganda comparativa, in assenza di risultati reali proporzionali alle stratosferiche – e scientificamente scorrette – promesse di rigenerazione degli organi. I magistrati, Vannoni, NAS, politici, medici, giornalisti etc. hanno orientamenti diversi; ma, in ultima analisi, se si fa la somma vettoriale, spingono tutti a favore degli stessi grandi interessi.

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@ Ciuz. Limitare le “cure compassionevoli” a quelle ufficiali è un monopolizzare procedure che possono facilmente trasformarsi in una scappatoia – nella migliore tradizione burocratica – verso l’approvazione. In un’era dove si stanno smantellando i controlli scientifici seri sui farmaci. O sono sperimentazioni cliniche, di fase I o II, anche su soggetti “senza speranza”, che non permettono in realtà gli invece consueti annunci di marketing di nuove cure; o non è sperimentazione, ma uso clinico della speranza, che allora non dovrebbe permettere analisi o inferenze di tipo scientifico, come invece si vuole fare. Come è stato osservato, le cure compassionevoli possono costituire una forma irrazionale di allocazione delle risorse, competendo con possibili veri progressi scientifici; ovviamente irrazionale per i pazienti, e razionale per il business.

Il caso Stamina mostra l’ambiguità sulla contraddizione della speranza umana, che mentre è molto importante in medicina clinica, non ha significato o è fonte di bias nella scienza. Le cure compassionevoli, ora “terapie avanzate”, poggiano su questa confusione per unire i due campi, scienza e clinica, in un modo e in un verso sbagliati, ma utili agli enormi interessi monetari sulla medicina.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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14 aprile 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio.
Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

Il commento ha portato a un diluvio di commenti negativi, con insulti di ogni genere, a nome di 10 diversi bloggers. Appare che si sia adottata anche la tattica di proseguire la discussione ad nauseam. Ho smesso di rispondere alla 54° accusa, dopo avere riempito 13 cartelle di testo in repliche. Riporto qui solo i passi più significativi. I testi completi sono sul sito de Il Fatto.

@ Aldo Quadri. Lei dice di non credere in Dio, ma è affine intellettualmente a quelli che credono alla Sindone; ed è affine moralmente a quelli che speculano su queste credenze. Lei ha solo sostituito la vecchia fede e i vecchi trucchi con una nova fede e con nuovi trucchi. Come per la fede, l’ateismo può essere professato falsamente da sciocchi e opportunisti.

@ Stefano B. Propongo di eliminare la componente antropica: prevenzione primaria vera cioè riduzione dell’esposizione a cancerogeni, ambientali e medici, controllo delle sovradiagnosi, dei farmaci costosissimi e inutili, etc. . Lei è troppo perentorio nel ripetere il luogo comune “il cancro non esiste, ma esistono decine di neoplasie molto diverse tra loro”. Come ha osservato Medawar, questa è a sua volta un’esagerazione. Ha ragione nel mostrare, con la sua domanda apparentemente fuori argomento, come la critica alla medicina ufficiale non è soddisfacente per il pubblico, perché toglie le rassicurazioni che vengono vendute a peso d’oro spacciandole per cure scientifiche.

@ Teschio. Occuparsi della falsità della Sindone offre anche il vantaggio di evitare l’uso un po’ più pesante della ragione e della scienza. Un poco come quelli che si danno al modellismo per non dover guardare le brutture del mondo.
Lo scientismo sta producendo i suoi bigotti, e i suoi ignoranti; e tu sei un buon esempio di questa nuova figura, l’ignorante scientista.

@ Gsax. La scienza invece si propone proprio l’abbattimento dei limiti naturali. Le compagnie farmaceutiche spendono miliardi di euro per propalare questa visione. Qualche spicciolo lo daranno, spero, a quelli che chiamano “complottisti” chi lo fa osservare.

Dal tuo modello teologico su questa forza sovrannaturale che dalla scienza arriverebbe alle persone non portando altro che bene manca una cosuccia da niente: il fattore “interesse”. Quella che chiami “tecnologia” è sviluppo industriale, e viene spacciata per scienza. Solo in Italia abbiamo così tanti fondamentalisti, o adulatori, che negano che l’interesse commerciale e finanziario possa provocare danni anche gravi ai cittadini, e che identificano l’industria farmaceutica – corrottissima – con la “Scienza”. Parlare della falsità della Sindone per affermare la verità delle cure oncologiche ufficiali è un’operazione retorica, logicamente scorretta. Ma fruttuosa: permette di sentire “true believers” scientisti come te, che dicono all’interlocutore “i medicinali grazie quali ai quali sei vivo” dopo avere snocciolato i capisaldi del credo scientista. Questa che dobbiamo la vita ai farmaci, come prima la dovevamo a Dio, è una grossa “tesi”, che dovresti presentare sui social network, che io non frequento, bastandomi gli scienziati seri come te. Tu non ne hai bisogno, ma per chi volesse avvicinarsi all’ateismo medico segnalo “What if medicine disappeared” Markle, McCrea. SUNY Press, 2008.

@ Maelstrom 128. Il tuo è un esempio ingannevole perché, come molti osservano, le imprese giganti, le multinazionali, sono quanto di più contrario al libero mercato, istituendo monopoli e oligopoli, ed essendo in grado con loro potere economico di condizionare la politica. E anche la cultura, come i discorsi tuoi e di tanti altri mostrano. La Sindone è una bufala per creduloni; ma non é messo molto bene neppure chi come te ritiene che sia delirante affermare che aziende con fatturati non di un panettiere, ma superiori al PIL della Svezia, possano costituire un potere pericoloso.

La spesa farmaceutica in USA nel 2014 è cresciuta del 13.1%, a 373.9 miliardi di dollari, avendo ben pochi beneficiari. Solo per l’epatite C, l’industria ha potuto ottenere 11.3 miliardi di dollari, senza altra giustificazione del possesso del brevetto. Perfino il Sole 24 ore considera, nel citato intervento di Garattini, che il sistema attuale di barriere in entrata frena l’innovazione reale (v. es. Morgan et al. “Breakthrough” drugs and growth in expenditure on prescription drugs in Canada. BMJ, 2 set 2005). Quella che chiami “innovazione” è una fuga in avanti verso farmaci che di nuovo hanno essenzialmente l’essere costosissimi (Pillole per pochi. Così fa i soldi big pharma. Secolo XIX, 6 mar 2014). L’unica concorrenza forte è quella, gigantesca e capillare, con la verità: basta vedere come anche in un blog c’è chi come te risponde a capocchia, ma aggressivamente, alla minima critica. Vedere una “concorrenza spietata” nell’industria farmaceutica è peggio che vedere nella Sindone l’impronta autentica del volto di Cristo deposto dalla croce.

Critico che si rubino soldi come con l’operazione epatite C. Si parla di una previsione di spesa per i farmaci per l’epatite C pari alla metà dell’intero bilancio pubblico per la sanità. Questo me lo chiami normale?
– Le mee-too drugs vengo spacciate per farmaci innovativi.
– Le pillole stracostose per pochi sono la nuova direzione del businness farmaceutico.
Il problema è che le industrie farmaceutiche la concorrenza del libero mercato non sanno cosa sia, imponendo i loro prodotti spacciando per “scoperte” e brevetti” ciò che chiamano tale. Quale domanda giudica il loro prodotto, se loro stesse sono, come è stato osservato, imputato e investigatore nel processo di approvazione. Quale concorrenza, se spendono fiumi di denaro per comprare chi dovrebbe controllarli, e il favore del pubblico. Del resto, chi produce una cosa importante come le medicine non avrebbe bisogno di patrocinanti dei loro affari come te, se si basasse su forme leali di attività economica.

Quindi per es., il cittadino che sventatamente si rechi in farmacia senza avere letto la recente review del British Medical Journal che indica come i rischi di effetti avversi anche mortali del farmaco da banco, o SOP, più usato, il paracetamolo, (Tachipirina) siano stati finora sottovalutati, (Roberts et al. Paracetamol: not as safe as we thought? BMJ, 2 mar 2015), è un ignorante che l’infarto del miocardio, l’ictus, l’emorragia gastrica, l’insufficienza renale che eventualmente si becca se li è andati a cercare. D’altra parte, se venisse a conoscenza dell’articolo, e lamentasse questa vendita di sostanze pericolose come se fossero caramelle, tu o un tuo collega potreste rispondere che resta un ignorante, privo dell’indispensabile cultura scientifica, un ignorante presuntuoso, visto che trascura il channelling bias al quale questo tipo di studio è esposto.

Io invece penso che la sola, ma grave, colpa del cittadino sia di avere eletto dei politici venduti o inetti che permettono che egli sia esposto all’assunzione di farmaci in situazioni di bilancio danni/benefici svantaggioso, che i termini di tali bilanci vengano nascosti o alterati con informazioni false o ingannevoli, che si permetta la libera vendita di prodotti pericolosi; e che si permetta in generale di operare così e anche peggio a quelle associazioni a delinquere delle quali sei pertinace sostenitore.

Ci sono numerosi studi che mostrano che le attività illegali delle aziende farmaceutiche sono la norma, non l’eccezione; e che la loro ricerca, viziata dalla ricerca per il profitto è spesso scadente; e trascina verso il basso anche gli standard della ricerca accademica (v. il libro di Gotzsche che ho citato). Credo che sarebbe piuttosto ora di finirla di chiamare paranoici coloro che denunciano questi grandi interessi illeciti, e di chiamare paranoica addirittura l’idea stessa che anche i poteri forti possano imbrogliare in forme proporzionali alla loro forza. Queste sono espressioni da spalla dei truffatori di strada quando vogliono allontanare chi svela agli astanti il trucco. Mi dici che fai ricerca in ambito accademico. Da contribuente, non è una notizia rassicurante sulla qualità intellettuale ed etica dell’università.

Bene, ma guarda che nella foga filantropica i tuoi “15 minuti” sono diventati ore e ore. Mi fai la guardia a tempo pieno, come mostra la cronologia dei tuoi interventi sui miei. Ieri 15 apr 2015: 12:22; 14:15; 15:26; 16:49; 21:33. Oggi 16 apr 2015: 11:46, 12:48; 14:55; 17:43; 18:40. E la giornata non è finita. Dici che vedo la Spectre. Ma che hai paura che se fallisci nel picchiettarmi allo sfinimento le parti intime finisci nel grande acquario con lo squalo ? Tanto vale che tu ti faccia assumere per un secondo lavoro da una di quelle multinazionali di PR che curano l’immagine delle frodi farmaceutiche… Oppure torna in laboratorio, a dare al mondo i preziosi frutti della tua attività, uhm, di scienziato. In ogni caso, fatti passare l’allergia per le citazioni che non ti piacciono, o che non piacciono al tuo capo Stavro Blofeld, come il libro di Gotzsche che descrive le attività della case farmaceutiche, compresa questa tua, come una vera e propria forma di crimine organizzato.

Non si può chiedere alle aziende di agire con “spirito filantropico”. Ma il sistema è semplicemente criminale, e va rifondato. Ci sono varie proposte. Es. quella di non considerare più le prove di evidenza “scienza” ma procedure di approvazione, da togliere al controllo dei produttori di farmaci. Di recente Horton sul Lancet, commentando quanti degli articoli pubblicati presentano dati scorretti, ha riportato la proposta di innalzare la soglia del livello di significatività statistica P. (Veronesi invece vorrebbe che fosse ulteriormente abbassata). Si potrebbero seguire le indicazioni più ampie dell’epidemiologo Ioannidis, che tocca il tema tabù dei pre-study odds. L’idea di educare il pubblico alla scienza è utopica, e porterà solo a esporlo maggiormente alle sofisticate manipolazioni dell’industria. Gli andrebbe invece fatto capire che la medicina non è “scientifica”; si avvale anche di tecniche scientifiche, che però non sono l’unico fattore né sono immuni o esenti da distorsioni commerciali. Invece la tendenza è all’opposto quella di presentare l’attuale sistema corrotto non solo come “scienza” ma di fare di questa una specie di religione, con la “innovazione” come salvezza; noi qui commentiamo un articolo che contrappone la Sindone e la ricerca biomedica.

Una infarinatura scientifica rende solo più esposti alle manipolazioni dei professionisti. La scienza, quella vera, è difficile, non è come quella di Quark di Piero Angela. Ci vogliono anni e anni di studio e di esperienza per potere esprimere con cognizione di causa valutazioni che sono, come noti, sia tecniche che politiche su argomenti esoterici e complessi. Se vuoi sapere come la divulgazione e la “scienza per tutti” possano aiutare a imbrogliare, v. Bauer H.H. “Scientific literacy and the myth of the scientific method” U of Illinois Press, 1992. Io trovo che sia un’operazione di marketing analoga anche quella per la quale il medico pratico, il clinico, dovrebbe essere il grado di valutare lui il lavoro di statistici, farmacologi, biologi molecolari, etc. leggendone le pubblicazioni. E diversi medici sono d’accordo con me.

a) Nelle questioni scientifiche non si decide a maggioranza, ma secondo i dati e la ragione. Si decide a maggioranza nelle questioni corporative. Impostazioni statistiche che consentono di pubblicare come veri rapporti falsi (Ioannidis PA. Why Most Published Research Findings Are False. PLoS Med 2005. 2: e124) accettate come vuoi tu sulla base della volontà della maggioranza sono un esempio di interessi corporativi trasferiti alla metodologia, che viene venerata come il Dio del rigore e invece a forza di queste pensate è, nelle parole di uno statistico, “moribund”. Succede in tutte le professioni; sarebbe ora di capire che gli scienziati non sono speciali, e come gli avvocati se la cantano e se la suonano come gli conviene.
b) Se si danno alla gente, o ai medici, magistrati, politici, giornalisti, modellini semplificati e ad hoc, come quelli delle brochure dei rappresentanti farmaceutici, non li si “educa”. Li si indottrina. Si fa loro credere di aver capito, mentre si propagano false informazioni. Se e quando va preso l’ibuprofene al paziente glielo deve dire il medico; allora per cosa è pagato a fare? La tua visione è quella di fare del farmaco un prodotto di consumo, che si prende come gli altri dallo scaffale al supermaket, scaricando la responsabilità sul cliente. Che poi cliente non è, perché la decisione di assumere il farmaco viene presa dal medico, o dal farmacista, o in caso di automedicazione viene comunque indotta dalle case produttrici.

2. Occorre rivedere la cultura “farmacocentrica”. Dici che sarebbe idiota non avere questa possibilità, di prendere un antiinfiammatorio come una caramella se si ha il mal di testa. Se per ogni fesseria ti prendi un antiinfiammatorio che ti avvicina a un ictus o a un infarto miocardico, o magari ti fa buchini (lacune emorragiche) nel cervello, invece sei un furbo? Parli di “educazione scientifica”. Una delle prima cose che il pubblico dovrebbe sapere è che prodotti da banco come i NSAID sono molto più pericolosi di quanto non viene fatto credere.

@ Gino. La “complessità” del cancro è resa irredimibile dall’averlo trasformato in una lucrosa fonte di guadagno. No, io non sono “anti-scienza”; sono contro la scienza corrotta che lei difende. La “comunità scientifica” oncologica non fa solo l’interesse delle case farmaceutiche, ma anche il proprio, promettendo mari e monti per vendere cure che costano quanto una casa e fanno morire male. C’è un autentica dimensione criminale in quella che lei chiama “scienza” (Gotzsche PC Deadly medicines and organized crime. How big pharma has corrupted health care. Radcliffe, 2013); che si avvale anche di “argomenti” come quelli che lei sta usando nei miei confronti.

@ Mauro Moroni. Per i medici corrotti, v. il libro di Gotzsche che ho citato. L’intero campo risente del clima immorale. Pochi giorni fa la Gdf ha segnalato alla Corte dei Conti la consueta infornata, 985 medici, per eccessive prescrizioni di farmaci per l’osteoporosi. Se si volesse valutare quanti sono gli onesti, si potrebbe verificare in questi casi quanti medici hanno rifiutato il comparaggio (che è comunque una frode derivata, rispetto a quelle più nocive sulla dottrina). Uno studio sull’influenza negativa delle case farmaceutiche nelle prescrizioni di esami e terapie di medici di famiglia USA riporta che un magro 7% ha resistito e si è opposto a prescrizioni orientante al profitto anziché all’interesse del paziente (Hunt et al. The Changing Face of Chronic Illness Management in Primary Care: A Qualitative Study of Underlying Influences and Unintended Outcomes. Annals of Family Medicne, 2012. 15: 452). Ma anche lei sembra più interessato alla reputazione – o all’impunità – dei medici che ai danni che derivano ai pazienti – e alla professione – da questo assetto.

@ Marco Bella. Non so se il ricercatore della Sapienza si riferisce a me, che ho contestato la logica, il merito e l’impostazione ideologica della conclusione della sua tortuosa analogia per la quale siccome è vero che i pro-sindone sono in errore come lo sono i dibelliani (OK), e siccome è vero che i pro-sindone sono stati smentiti dalla buona scienza (OK), allora sarebbe anche vero che la scienza ufficiale che condanna Di Bella è buona scienza quando produce terapie oncologiche (No).

Gentile dr. Bella, lei dice che esiste solo “la Scienza e la Medicina”, senza attributi. Come ideali astratti, forse (anche qui ci sarebbe da discutere). Ma nella realtà, scienza e medicina sono attività umane completamente immerse nella società, nell’economia, nella cultura, e a non definire le caratteristiche variabili che possono assumere sotto l’influenza di questi potenti fattori si rischia di erigere degli altari; con annesse sacrestie, nelle quali, come avviene per le confessioni religiose, si possono condurre affari molto lontani dall’ideale di purezza che lei cita.

@ Gianni Monroe. Lei ragiona come quel chirurgo della barzelletta che, avendo amputato per errore al paziente il pene gli dice: “C’è però una buona notizia. L’istologico è negativo per cancro”. O come Teletutto, la rete tv di Brescia, che quando l’enorme crocifisso di legno di Enrico Job si è spezzato, e nel crollare ha ucciso un ragazzo, ha parlato di miracolo divino perché la croce cadendo ha ucciso una sola persona. O come il premier Renzi, che ha definito “eroi” i CC che hanno catturato Giardiello dopo che gli avevano fatto detenere una pistola nonostante precedenti allarmanti, dopo che ha potuto avere un’arma, sparare e muoversi senza ostacoli nel Palagiustizia, e poi uscire e allontanarsi per 30 chilometri. Siccome al peggio non c’è limite, e lei valuta in base al peggio, anziché in base a ciò che sarebbe giusto, lei potrà trovare del buono e dei motivi di congratulazione in qualsiasi inferno.

Lei parla come il Pangloss di Voltaire. Lei fa l’ateo ma fa discorsi da cattivo prete, cioè sofismi ridicoli per portare ad accettare ruberie e violenze quando queste sono commesse da potenti.

Cosa c’è di peggio del moralismo? L’estetismo. Lei estetizza le peggiori furfanterie. Lei arriva a chiamare bene il male, arrogandosi il diritto di descrivere in maniera tendenziosa i fatti per poterli ficcare dentro alle categorie morali che arbitrariamente definisce. Ripeto, la natura di quanto scrive è pretesca. C’è la venerazione per un telo dipinto, ma c’è anche la “latria” scientista. Magari c’è qualcuno a cui piacerebbe unire le due.

Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

La vita media si è allungata, ben da prima della medicina hi-tech, per merito dell’economia, che ha migliorato le condizioni di vita generali, e delle conoscenze scientifiche, che hanno permesso di ridurre l’esposizione a fattori nocivi. Gli impressionanti incrementi dalla fine dell’800 sono in gran parte dovuti all’abbattimento della mortalità perinatale e infantile e al controllo delle malattie infettive. La medicina clinica ha giocato un ruolo minore sulla mortalità, anche se ha contribuito al benessere dell’individuo in altro modo. Costretta dalla sua trasformazione “corporate” a ottimizzare il profitto anziché la riduzione della sofferenza, mentre promette ciò che non può dare, la medicina nega le cure ottimali che già oggi potrebbe fornire. Il resto dell’equivalente laico del Credo che lei elenca come meriti della medicina sono sue impressioni. Es. i “metodi diagnostici sempre più raffinati” sono spesso metodi eccessivamente sensibili che provocano epidemie di falsi positivi. E’ curioso come lei sia un sostenitore della prevenzione secondaria del cancro, immagino, uno di quei “passi avanti impensabili” della medicina, ma sostenga che invece il malaffare endemico in medicina non può essere prevenuto, ma solo represso a posteriori. Invece si dovrebbe es. controllare già ora i “biomarkers” in sviluppo, “metodi diagnostici raffinati” che tra 20 anni porteranno a dire “è stato un errore, sono nocivi”, come sta avvenendo oggi per certi diffusissimi screening oncologici.

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29 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “#Vorreiprendereiltreno, bimbo affetto da malattia rara fermato sulle scale del binario: “Troppo lento” “

Le orphan drugs hanno trovato tanti papà; che moralmente sono di incerti natali. Uno studio del 2012 della Thomson Reuters mostra che la cura delle malattie rare può genere profitti non inferiori a quelli da malattie comuni, per un valore di mercato dell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari. Le malattie rare sono una nuova miniera per il business farmaceutico. E’ un settore in crescita esplosiva.

Conferma ciò il marketing d’appoggio sui media. L’uso di malati per propagandare operazioni commerciali con la presentazione di storie ad effetto dovrebbe essere contrastato; soprattutto se, come in questo caso, si utilizzano minori. Il business delle malattie rare sfrutterà queste storie toccanti per ottenere denaro pubblico a prescindere dalla reale validità dei nuovi prodotti, e per massimizzare alcuni dei numerosi vantaggi delle malattie rare: i ridotti costi, tempi e requisiti per l’approvazione alla messa in commercio. Le lacrime versate sugli spot si tradurranno in lacrime nella vita reale, dovute alla diversione delle risorse per le cure, di malattie rare e comuni, da ciò che è più utile verso ciò che è più remunerativo.

Poliziotti e magistrati dovrebbero interessarsi, per dovere istituzionale, a queste manipolazioni dell’opinione pubblica; ma tengono molto all’amicizia dei grandi interessi finanziari e industriali sulla medicina, e nonché contrastarle preferiscono partecipare alle varie campagne di propaganda, interpretando sé stessi.

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@ Tano Loktar Scala. Se una cosa ti rimane incomprensibile nonostante sia stata sottoposta alla tua analisi logica, le possibilità secondo te sono due: o chi la dice è un genio o è “uno dei soliti che girano su internet e non necessitano di spiegazioni”. Applichi il rasoio di Occam, dici. Uno come te, che ha portato a compimento con successo la lettura di un intero articolo de Il Fatto Quotidiano (per di più di Elisa D’Ospina) è un ferratissimo intellettuale che non ha bisogno di informarsi ulteriormente. Non può che ricorrere alla logica deduttiva. A dire il vero non dovresti scartare a priori la possibilità molto parsimoniosa che il problema risieda in te… sta attento a non tagliarti.

Due articoli recenti per chi invece di volesse approfondire il tema della natura speculativa dell’interesse per le malattie rare:

Are orphan drugs too successful? Ttopstart, 16 gen 2015.

e quello dell’uso delle narrazioni ad effetto per vendere prodotti medici:

Patient anecdotes in NY-Presbyterian hospital ads mask mediocre quality ratings. Health News Review, 27 mag 2015.

@ Noodles. Le malattie rare sono un problema di bambini inspiegabilmente maltrattati da poliziotti brutali degni di un romanzo di Dickens o di Hugo; poliziotti carogna che addirittura impediscono a un bambino disabile – per una malattia mitocondriale – di prendere il treno per andare a curarsi. Chi pensa invece che la prima cosa da sapere per il cittadino comune sulle malattie rare è che su di esse si appuntano enormi interessi speculativi; e che tali interessi ricorrono sistematicamente ai ricatti morali su casi umani per spillare soldi, a danno dei pazienti, è un “complottaro”. Almeno secondo noodles, uno dei tanti concorrenti al premio “piccoli Renzi crescono”.

PS. se vuoi proprio parlare di complotti e Polfer, si potrebbe ricordare di quando il capo della Polfer era Umberto D’Amato, legato alla CIA, e scoppiavano le bombe sui treni. Ma sono fantasie complottare “meglio della fantascienza” …

@ Jericho Kilmister. Non mi rivolgo a te, né a quelli come te che credono alla genuinità di questa notizia giornalistica o dicono di crederci. Ma a quelli che possono comprendere come vengono danneggiati da queste manfrine e dagli zelanti guardiani del sacro verbo mediatico come te.

@ Gian TT. Leggendo es. l’articolo che ho citato “Are orphan drugs too successful?” si può rilevare come il presupposto che presenti “per queste malattie al momento nessuno investe” è grossolana disinformazione, essendo oggi vero l’opposto. Il fare propaganda per le operazioni dell’industria medica falsa il processo di introduzione di nuovi farmaci, che vengono sviluppati e poi approvati avendo come base “a priori” un consenso pubblico costruito coi metodi delle agenzie di PR. Es. il sollecitare il pathos sui bambini malati favorirà l’ulteriore abbassamento delle soglie delle prove di efficacia, e la pratica del “premium price”, l’uso di prezzi esorbitanti come prova dell’efficacia; a danno dei malati. Non so come si possa pronunciare come fai tu la parola “ricerca” mentre si sostiene che “a fin di bene” è lecito manipolare il pubblico. Se si trattasse solo di soldi, si potrebbe equiparare ciò all’aggiotaggio, che è già un reato. Ma qui si incide inoltre pesantemente sulla tutela della salute, impiegando le risorse (denaro dei cittadini) in ciò che conviene all’industria e alla finanza; negando cure utili e introducendone altre che chi vi guadagna non solo non ha convenienza siano efficaci, ma non ha neppure convenienza che siano almeno prive di effetti collaterali. La dimensione criminale di tali manovre, che godono della complicità e della connivenza dei poteri dello Stato, non andrebbe sottovalutata.

@ Stefano.Che fine umorista che sei. Mi fai la parodia anche di questo, tratto da una pagina del documento di analisi “No al Nuovo ordine mondiale” del collettivo anarchico “Bakunin vive”:

“Big Pharma è diventato un global business nell’era dei farmaci blockbuster, quelli che tutti noi conosciamo e utilizziamo. Malgrado il marketing … la creazione di valore per gli azionisti è stata recentemente scarsa o addirittura nulla. La linea potrebbe essere, come consigliano alcune società di consulenza aziendale, di imitare le piccole aziende del farmaco di eccellenza: mirare alla massima customer satisfaction, semplice in regimi di prezzi amministrati o garantiti dai sistemi di rimborso farmacologico pubblico, e puntare ai settori che il blockbuster ha sempre trascurato: le malattie rare e metaboliche …
Ma giocare facile è una tentazione irresistibile: se la ricerca e sviluppo è costosa e non permette questa nuova ingenua religione del «creare valore per gli azionisti», c’è sempre la via d’uscita del marketing aggressivo e più o meno occulto… Tuttavia, sul piano di quelle che potremmo definire le PSYOP (Psychological operations) di Big Pharma, occorre farsi alcune domande essenziali…”

Ah no scusa, è da una pagina di Giancarlo Elia Valori. (Geopolitica della salute. Marsilio, 2014). Ma fa lo stesso. Facciamoci altre due risate.

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@ noodles. C’è il costume di screditare certe segnalazioni di illeciti commessi a favore dei poteri forti dipingendole come “assurde” o frutto di “complottismo”; questa tattica è particolarmente facile in medicina, dove dati i complicati rapporti tra dimensione tecnica e dimensione umana è facile scambiare – agli occhi del pubblico- tra Bene e Male. La partecipazione della polizia di Stato a manipolazioni a danno della salute e dell’erario non è poi una “notiziola”. (Né queste lealtà deviate sono una novità, o sono inconcepibili, v. i citati trascorsi degli uffici al Viminale della Polfer). La reale natura commerciale, e i risvolti negativi sulla tutela della salute, dell’interesse mediatico per le malattie rare e metaboliche, che vengono taciute al pubblico dandogli invece questi spot, non sono poi una notiziola. Del resto, perché ti scaldi tanto per un commento semi-invisibile a una “notiziola”? Quanto al premio, non accetto regalie dalle multinazionali; che poverine hanno già da mantenere la folla di affamati di ogni genere e grado della quale anche tu fai parte.

@ noodles. Questo episodio non è un attentato dinamitardo: non è grave in sé, ma andrebbe indagato e approfondito in quanto sintomatico di rapporti corrotti tra Stato, business farmaceutico e informazione. D’altra parte, tra il prestarsi a uno spot per delle grandi truffe sulla salute e il fare passare un tipo con una valigetta, sapendo che in entrambi i casi se ne avranno vantaggi e non si verrà puniti, non c’è poi una così grande differenza; anche sul piano degli effetti negativi sulla cittadinanza.

Bacini anche a te Noodle; ma mi pare tu esprima la paura che se si lascia che si tiri una maglia poi continuando a tirare si può fare un gomitolo di tutto il maglione. Chi è infedele nel poco lo è anche nel molto; chi è un bugiardo è anche un ladro. Questi detti sono spesso veritieri; e le volpi del business medico hanno grandi code di paglia da proteggere dal fuoco. Così ci sono degli addetti che hanno la funzione di “defensores virginitatis”, e scattano a rinserrare la falla non appena vengono messe in dubbio le finalità di certi accorati lamenti dell’apparato di sfruttamento della malattia su casi di malati che soffrono; e vengono allo stesso tempo posti interrogativi sulla reale professione di certe figure della ricerca medica; che non portano proprio il cilicio (comunque il cilicio lo porta la Binetti, anche lei entusiasta sostenitrice dell’operazione malattie rare).

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13 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Cavicchi “Cancro, un nuovo approccio all’oncologia”

La “medicina personalizzata” è la nuova svolta nel campo dell’oncologia commerciale, quella che è orientata a sfruttare economicamente il cancro, spesso a scapito del paziente. Uno degli inganni sui quali si basa è la confusione tra “cura personale” e “ terapia biologicamente individualizzata”. Pochi saprebbero fare meglio di Ivan Cavicchi, il primo rètore della medicina in Italia, nel supportare questa componente della nuova “scienza”, o meglio ideologia, della “medicina personalizzata”, ingigantendo l’equivoco e la confusione tra l’illusione pseudo-morale di essere curati ad personam, come ci curava la mamma da piccoli, e l’illusione pseudo-scientifica di saper definire e controllare la variabilità biologica tra individui. Una promessa smodata di “olismo” – curare l’intera persona – che maschera la discesa di un altro gradino nella pratica truffaldina del riduzionismo clinico, del ridurre la malattia a test di laboratorio, a “biomarkers” sempre più esoterici e di sempre più dubbia validità scientifica, spacciati, come è già tragicamente avvenuto, per oracoli infallibili.

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18 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al posti di D. Patitucci “Alzheimer, la scoperta dell’università Usa: ‘Diagnosi precoce da studio biomarcatori’ “

@ guest (commento eliminato). Giusto (v. es. Moynihan R, Cassels A. Selling Sickness. How the world’s biggest pharmaceutical companies are turning us all into patients. Nation Books, 2005). Purtroppo anche le teorie sulle cause di malattia, e quindi la definizione biologica di malattia, sono pesantemente condizionate e distorte dal marketing. In USA è in corso di approvazione il “21st Century Cure acts” che tra le tante novità, come quella di permettere in certi casi la sperimentazione dei farmaci “innovativi” su malati senza il loro consenso, spinge per l’approvazione dei farmaci basandosi “more on biomarkers and other surrogate measures than actual clinical endpopints” (Avorn J, Kesselheim A D. The 21st Century Cures Act – Will It Take Us Back in Time? NEJM. 2015. 372: 2473). Pare che alla notizia i rettiliani abbiano preso a imbarcarsi sulle astronavi per il ritorno a casa, considerando che qui ormai non c’è più bisogno del loro intervento.

@ Gianna. La ricerca del 2005 dello Alzheimer Disease Cooperative Study Group mostra che il principio attivo dell’Aricept non è più efficace del placebo nel “prevenire” l’Alzheimer in soggetti positivi a un asserito biomarker. Il farmaco fu lanciato con grande battage anche in Italia “nonostante che le prove della sua efficacia fossero del tutto modeste e non costanti” (Bobbio M. Il malato immaginato. Einaudi, 2010). E’ un prodotto la cui rinnovata approvazione in USA a dosaggi aumentati, nonostante i gravi possibili effetti avversi (polmonite, emorragia intestinale massiva, rottura esofagea, morte) è stata criticata come esempio di introduzione di un farmaco nella pratica clinica contro l’evidenza (Schwartz L M, Woloshin S. How the FDA forgot the evidence: the case of donepezil 23 mg. BMJ, 2012. 344: e1086. Lenzer J. FDA is criticised for licensing high dose donepezil. BMJ, 2011; 342: d3270.). Ed è stata definita da un esperto della Cochrane Collaboration uno “scam” (raggiro), da 2 miliardi di dollari all’anno nei soli USA, basato su pubblicità con affermazioni “untrue” (false) e complicità politiche (Gotzsche P C. Deadly medicine and organized crime. Radcliff, 2013).

@ sgarbatello. I casi “esecrabili” (o meglio, casi che dovrebbero essere oggetto di procedimento penale e che invece sono istituzionalizzati e protetti) come questo non sono un’eccezione. Ce ne sono così tanti che si fa fatica a riuscire a seguirli tutti; come diverse voci avvisano, la situazione sta ulteriormente peggiorando. Ma è vero anche ciò che lei controbatte: non c’è solo il crimine. Bisogna essere contenti per ciò che c’è di non contraffatto, dice lei. Di Mussolini, che portò all’Italia regresso civile, lutti immani e rovina, non solo i sostenitori ma anche gli storici riportano alcuni indirizzi politici positivi. Troisi diceva che anziché dittatore bisognava farlo capostazione, visto che con lui i treni arrivavano in orario.

@ sgarbatello. Non è sarcasmo. E’ il riflesso dell’estrema divaricazione tra ciò che viene fatto apparire e ciò che è realmente nella medicina del marketing. Saluti a lei.

@ sgarbatello. Ha ragione, si può dire con certezza pressochè matematica che non un centesimo delle quote che le multinazionali farmaceutiche spendono in Europa e in Italia per attività di lobbying e corruzione va a finire nelle tasche dei destinatari statunitensi delle attività di lobbying e corruzione che le stesse multinazionali attuano in USA.

@ sgarbatello. Capisco la necessità di mischiare le tinte, e far vedere tutto come attraverso una nebbiolina. E’ una delle tecniche di ciò che stai patrocinando. Anche molte delle frodi biomediche hanno le loro basi tecniche nella creazione ad arte di una larga gamma di sfumature in sostituzione della definizione più netta e ristretta possibile dei confini biologici tra normale e patologico. Di delicati acquerelli a difesa dell’applicazione di cose che hanno ben altri colori ne abbiamo anche troppi.

@ sgarbatello. Da più parti diversi specialisti chiedono che si smetta di diagnosticare come “cancro” reperti anatomopatologici della mammella e della prostata che invece vengono diagnosticati – e quindi trattati – come cancro. Una prassi di massa, a fini di lucro, la cui incidenza è ufficialmente stimata in percentuali a due cifre, che ha causato danni gravissimi, anche mortali, a milioni di persone che non avevano il cancro. E tu constatare questo me lo chiami “manicheismo”? Altro che logica fallace, qui siamo in flagrante truffa a danno della salute. Come conferma il tuo sparare numeri “semiattached “: ”uno 0,01”.

Se però stai invocando il fattore di correzione applicato da chi dovrebbe tutelare l’onestà nei commerci, fattore che fa riconoscere le truffe come tali in ragione direttamente proporzionale alla riconoscibilità del crimine agli occhi dell’opinione pubblica e inversamente proporzionale al potere di chi lo commette, devo purtroppo darti ragione: applicando la correzione sono come minimo un manicheo a dire che i ladri sono ladri anche negli affari miliardari della medicina.

@ sgarbatello. I dati statistici, confermati, ci sono già, e infatti si sta torpidamente facendo retromarcia, badando a non far capire al pubblico il macello provocato. Anche senza le colpe che le addossi, di basarsi sui “dati di un numero sufficiente” di venditori, la medicina basata sull’evidenza è divenuta ciò che confessi: il diritto di applicare cure dannose in nome della “evidenza”. Io sono per la medicina basata sulla scienza; quella che non cura senza prima avere stabilito con adeguato margine di sicurezza efficacia e vantaggiosità delle terapie. La fase preclinica è stata sostituita dal battage pubblicitario di cui questo articolo di Patitucci è un esempio. I trial clinici si basano sullo hype mediatico; mentre le nozioni a priori vengono trascurate, come teorizzato esplicitamente da quella squallida caricatura di scienza, quella ideologia giustificativa della bancarotta frudolenta nella ricerca biomedica che è ormai la EBM.

Es. quando la “prevenzione” dell’Alzheimer basata sui biomarker, e in realtà su campagne mediatiche, incassati i miliardi fallirà, avendo seminato per molti anni morti e feriti, come era prevedibile essendo state ignorate le evidenze contrarie (es. 1) arriveranno sussiegosi quelli come te a dire che è solo un tentativo non riuscito ed è da analfabeti non capire che è questa la scienza.

1 In: Hadler N M. Rethinking aging. 2011. U of North Carolina Press, 2011.

@ sgarbatello. La farmacovigilanza su farmaci immessi in fretta, con scarse prove di efficacia e sicurezza, per fare cassa, è poco efficace, ed immorale. Infatti coi “farmaci innovativi” stiamo avendo un’epidemia di effetti avversi. L’idea che ci possano essere “prove ed errori” sulla pelle delle popolazioni, e che questa sia la scienza, è di un’aberrazione abissale. Sarebbe come dire che ci possono essere prove ed errori nella costruzione dei ponti e palazzi, e se ne casca qualcuno (o tanti, nel caso della medicina) occorre capire che “il metodo scientifico è fallibile” e chi non accetta questa possibilità “ricama complotti”. Il “metodo scientifico” delle multinazionali è così solido che necessita dei discorsi “non di parte” (!) come quelli che emetti e di una marea di articoli che, secondo te, mettono in guardia dalle facili promesse, come quelli di Patitucci ….

Nel caso si facessero le cose in maniera seria e onesta, e non si sfornassero nuovi farmaci di continuo come si sfornano modelli di smartphone, non mi lamenterei, come, alla stregua di un imbonitore di fiera, mi attribuisci. Ha scritto Hans Jonas sulla sperimentazione medica che “il progresso è un obiettivo opzionale.. e i suoi tempi non hanno nulla di sacro”. L’onestà e il rispetto degli altri invece non sono un optional. Piuttosto forse sarebbe scontento qualcuno che perderebbe una fonte di reddito…

@ sgarbatello. L’onestà e il rispetto degli altri uno non se li “arroga”: sono doveri. Decidere se ci sono sufficienti basi precliniche per passare agli studi clinici rientra nelle competenze tecniche, e poi nei doveri deontologici, dei ricercatori. Tu risolvi addossando il controllo del soddisfacimento di una condizione di natura altamente tecnica ai comitati etici. Che sono così onesti, rigorosi e competenti che quello degli Spedali Civili di Brescia, secondo ospedale d’Italia, policlinico dell’università di cui è rettore il presidente dell’AIFA, ha dato il via libera pure alle staminali di Vannoni.

Non so se i comitati etici conoscono e prendono nella dovuta considerazione articoli come questi: Harvard scientist warn about epidemic of side effects due to corruption. NSBC international, 25 jun 2015. Light D et al. “Institutional Corruption of Pharmaceuticals and the Myth of Safe and Effective Drugs” . Journal of Law, Medicine and Ethics – Fall 2013. Ma i componenti dei comitati etici sono persone scelte, che in genere rifuggono simili complottismi. E poi Sgarbatello dice “mah”, e così anche la denuncia dell’incremento degli effetti avversi da indebolimento dei controlli viene sistemata dove merita, in quella interessante struttura che mi vai mostrando.

@ sgarbatello. Se ti sei stufato possiamo interrompere. Non è un piacere per me assistere alle tue contorsioni. Se vuoi continuare ricomponiti e cerca di rispondere nel merito, spiegando come possano i comitati etici garantire la liceità, sul piano tecnico, dell’inizio della sperimentazione clinica; e cosa prevede il tuo manuale, oltre al mugolare “mah”, sull’aumento degli effetti avversi provocato da ciò che tu chiami “scienza” “non matematica”, e io “tecnica della bancarotta fraudolenta in medicina”.

@ sgarbatello. Su Google ci sono già stato. Io vorrei continuare a sentire la tua versione. Ti ricordo che sei intervenuto spontaneamente sui miei commenti. E hai fatto una serie di formidabili affermazioni; che non sembrano farina del tuo sacco. Ora addirittura non capisci l’espressione ”aumento degli effetti avversi”. Non ti va più di esporre il giusto verbo? Puoi allora citarmi un testo, un articolo, un libro, un sito, che espongano la visione della ricerca biomedica che tu ardentemente professi?

@ sgarbatello. Una querela? Per carità, c’è un equivoco: io non “insinuo” nulla. Ma spiego a chiare lettere come quanto tu propugni sia un articolato metodo per lucrare su larga scala sulle malattie, a danno della salute, a scapito dei beni dei cittadini, e facendo della scienza una prostituta, E’ chi svela un disegno così abietto e criminale che deve essere punito? Chiunque lo pratica, o lascia che venga praticato, o ne favorisce la pratica, dovrebbe essere lui oggetto di censura. In futuro continuerò a non tacere davanti a quelli che come te propagandano le frodi biomediche strutturali e le loro metodologie (e a rispondere alle vostre denigrazioni). Non so che rapporti tu abbia coi principali beneficiari di tali crimini. Ma andrebbe loro detto che dopo tanti anni di rappresaglie e intimidazioni miserabili e mafiose non sarà il ricorso, minacciato o effettivo, al magistrato a impressionarmi. Bada piuttosto tu a ciò che scrivi. Potresti doverne rispondere.

sgarbatello, 23 luglio 2014: “Puoi dipingerti come il paladino che vuoi, ma ancora immagini nemici ovunque e insinui che io propugni qualcosa. Buona giornata

@ sgarbatello. Censurato da Il Fatto. Hai ragione, non bisogna scambiare un tafano per un elicottero. Quando vorrai decollare da dove sei posato mi farai un piacere

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

Certe battaglie sono sfruttate dal potere come coperture per il loro opposto. A Brescia forse più che altrove il pestare l’acqua nel mortaio sulla strage impunita – che resta sostanzialmente tale dopo questa sentenza – ha facilitato il servire i poteri occulti che la vollero. Non stupisce che a zampillare lacrime di commozione e ad inneggiare allo “impegno dei cittadini” nella mesta occasione del parto di questo modesto risultato dopo 494 mesi di gestazione, a dire che una simile sentenza mostrerebbe il “potere dei cittadini di cambiare le cose” (“a fianco delle Istituzioni che sono fatte di persone che, in grande maggioranza, conducono la nostra stessa lotta per un Paese migliore e più giusto”) sia Cittadinanzattiva. La “medicina partecipativa” propugnata da Cittadinanzattiva, nella quale i cittadini avrebbero voce, è uno degli strumenti impiegati dal grande business biomedico per ridisegnare il paziente come consumatore (1), rendendolo in realtà ancor più passivo e menomato nei diritti. A me questa retorica celebrativa pare invece un’altra manciata del sale dell’ipocrisia sulle ferite delle coltellate che i volontari “impegnati” e le persone delle istituzioni così spesso fanno assestare alla Nazione nel consegnarla a interessi esterni.

1 Tritter et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routledge, 2010.

@ Cittadinazattiva Onlus. Lieto di avervi informato su cosa fate. A favore di quella che a Brescia è stata ufficialmente battezzata “Health and wealth”, la medicina che genera ricchezza, da autorità con le quali collaborate. Quanto esposto da Tritter et al., che mi auguro leggerete per intero (Routledge è la casa editrice) si applica senza perdita di generalità anche al caso italiano, e al vostro. C’è una certa letteratura a riguardo di ciò che è stato descritto come un deleterio “pas de deux” tra paziente e medico. Già nel 700 scriveva un medico anonimo: “Non è ella una reale pazzia il lagnarsi che la Donnicciuola, lo Speziale, il Barbiere, il volgo tutto si presuppone di poter con giustizia operare, e ragionare delle cose attinenti alla Medicina? Questo volgo opera, e parla da Medico non per altra ragione, se non perché i Medici operano e ragionano da volgo”.

La medicina, e la politica sanitaria, non sono “deleghe”. Sono funzioni altamente tecniche. Il cittadino non può improvvisarsi internista, statistico, biologo molecolare, etc. mentre può facilmente, data la fortissima asimmetria informativa, essere convinto a prendere posizioni su questi temi a vantaggio di chi conduce la medicina, e a suo danno. Il suo unico dovere, sulla cui trasgressione gioca questa sorta di coinvolgimento della vittima nella truffa, è di eleggere politici competenti e onesti. Farsi coinvolgere in responsabilità di governo oltre che un pessimo affare per salute e portafogli è anche una degenerazione della democrazia.

@ Keynez. Rimedio subito. Il bicarbonato che cura il cancro, o Stamina, introdotta nel SSN dal policlinico universitario il cui rettore, presidente dall’AIFA, collabora con Cittadinanzattiva, sono un termine di paragone indispensabile per far brillare la stella dell’attuale scienza medica ufficiale. Il marketing funziona così. Si chiama “decoy effect”. Cittadino, hai intenzione di partecipare anche tu attivamente alle discussioni sulla “governance” della medicina? Sembri portato.

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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18 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tumori, ricercatori: “Scoperta una molecola che ne frena la crescita” “

La sostituzione della ricerca razionale di cure efficaci con la diffusione della speranza che si verrà curati, e la conseguente vendita di speranza spacciata per cura materiale, è uno schema truffaldino che può contare sia su illustri fiancheggiatori istituzionali (es. i magistrati che hanno individuato un “diritto alla speranza” nel caso Stamina), sia su quella parte del pubblico, cioè dei truffati, che batte le mani ogni volta che vengono ripetuti annunci ingannevoli come questo.

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10 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di ItaliaDallEstero “Legge Stabilità: il caso Stamina non ci ha insegnato niente”

Il caso Stamina è un esempio di “bayesanesimo fraudolento”: non ci sono sufficienti prior, sufficienti evidenze precliniche che giustifichino test su umani, cioè la sperimentazione clinica con staminali per le malattie neurodegenerative (una passeggiata, con RCT che sono plasmabili come il pongo). I prior, le credenze a priori, sono stati costruiti sollevando aspettative con la lunga telenovela Stamina, grazie a medici, politici, magistrati, media. Sono prior non scientifici, ma emotivi e culturali. Che ora, fatta fuori Stamina, vengono messi a frutto a beneficio della ricerca “vera” cioè del business.

Il caso Stamina è anche un esempio di molinismo scientista. Nelle Lettere Provinciali Pascal si oppone al molinismo dei gesuiti, volto a giustificare i peccati dei più forti. Anche dove i loro teologi sostengono che non vi sia truffa dei maghi e degli astrologi se questi sono abili e diligenti nelle loro arti: “diligentia a mago apposita est pretio aestimabilis”. Invece della invereconda truffa Stamina, una sofisticata manipolazione con tutti i crismi dell’attuale “rigore scientifico”.

Il resto, se a dettare lo sviluppo della speculazione debbano essere direttamente gli investitori tramite “la scienza”, come vuole Nature; o se debbano esservi una opzione preferenziale dei preti, che ci hanno messo le mani con il ricercatore di mons. Paglia, e una lasagna per i politici, è una questione di spartizione del grisbi.

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20 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Farinella “Vaticano: a proposito della finta donazione del cardinal Bertone”

Che scandalo! Ma l’ingordigia di Bertone è solo una vistosa pagliuzza rispetto alla trave invisibile che favorisce, a danno della dignità, della salute e dei beni delle persone. Bertone non deve sforzarsi molto per impersonare il “bad cop”; così facendo aiuta il “good cop”. La sua donazione è per lo studio delle “malattie rare”. Ottima cosa sulla carta. In pratica le malattie rare sono puntate perché, prevedendo deroghe ai requisiti di approvazione dei farmaci, offrono uno spiraglio per affari colossali (1). E’ in corso un’offensiva per la deregulation a favore di Big Pharma che fa leva anche sulle “malattie rare” (2). Col cavallo di Troia dei bambini malati, e la scappatoia delle orphan drugs, si venderanno “nichebuster”: farmaci non adeguatamente testati, e quindi con maggior probabilità inefficaci o dannosi, a prezzi altissimi, per le malattie comuni; come è già accaduto.
Questi però sono discorsi aspri e tristi, poco gradevoli mediaticamente; invece lo spettacolo del Prete Cattivo che non prevale sulle Forze del Bene impersonate dai Preti Buoni è godibile e appagante.

1 Drugs for rare diseases: mixed assessment in Europe. Prescrire International, 2007. 16: 36.
2 “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: Deregulation under the guise of earlier access. Brussels, 16 October 2015, Joint briefing paper. www.prescrire.org

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20 dicembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Bambin Gesù, Bertone: “Mio è gesto di beneficenza. Contro di me santa alleanza. Su ospedale operazione a mia insaputa”

Bertone, e l’ospedale pediatrico del papa, pongono l’enfasi sulle malattie rare mentre queste sono usate come stratagemma dall’industria e dalla finanza per aggirare i controlli e vendere farmaci poco efficaci, poco sicuri e costosissimi*. Bertone chiede misericordia per sé, ma lui e le gerarchie che all’apparenza gli si oppongono mostrano di averne per le persone comuni e gli ammalati quanto i banchieri e gli speculatori coi quali così collaborano.

*Drugs for rare diseases: mixed assessment in Europe. Prescrire International, 2007. 16: 36. “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: deregulation under the guise of earlier access. Brussels, 16 October 2015, Joint briefing paper. Prescrire.

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21 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Palmisano “Xylella: se la scienza deve dubitare delle sue verità ufficiali”

Quando sono in gioco grandi interessi molto ciò che viene fatto passare per “scienza” è in realtà una perizia di parte, più o meno distorta e falsata. Tale uso strumentale della scienza vuole proprio ciò che chiede Palmisano, la “participatory research”. E’ facile convincere e manipolare dei non esperti affinché esercitino pressioni morali che vanno in realtà a loro danno. Come accadde es. nel caso dell’accesso alla famigerata AZT per gli attivisti AIDS, e al nocivo trattamento del cancro della mammella con trapianto di midollo osseo. Vedi Mayer, una attivista di un movimento di pazienti: Listen to all the voices: an advocate’s perspective on early access to investigational therapies. Clinical Trials, 2006. 3: 149. La scienza, anche quella manipolata, è difficile. Accettare di “partecipare” è in genere una trappola. Quello che il pubblico dovrebbe fare è perdere il timore reverenziale, capire che oggi grandi interessi fanno della scienza uno strumento ideologico, e pretendere un controllo politico su di essa. In casi estremi, come sembra essere questo della Xylella, è giusto intervenire. Ma occorre ricordarsi che ci si è addentrati in un territorio per il quale non si attrezzati, che è illusorio pensare di potere occupare stabilmente. La via migliore non è quella di improvvisarsi copiloti del Jumbo, ma di pretendere buoni piloti. Non è quella di fare i “cittadini scienziati” ma di darsi rappresentanti politici fedeli al popolo, che mettano tecnici onesti e competenti.

@

@ emastro. E quindi, siccome – l’hai scoperto tu, immagino – la derivata seconda della posizione in funzione del tempo provocata dalla forza gravitazionale è di 9.8m/s^2, allora gli olivi vanno tagliati. Si tramanda che anche Eulero – che non era un cretino – abbia detto a Diderot “Signore (a+b^n)/n=x, quindi Dio esiste. Rispondete”; lasciando Diderot con un palmo di naso. Forse è fare un torto al grande matematico attribuirgli questo non sequitur; ma di mezzi Newton che ragionano così ce ne sono diversi in giro.

@ emastro. L’attrazione di gravità non è “pari al prodotto delle masse”; come sai, devi considerare anche il reciproco del quadrato della distanza e la costante gravitazionale. Io non contesto la scienza, attività umana che mi piace e che ammiro, ma la sua elevazione a idolo sacro da un lato e degenerazione a sofisma fraudolento dall’altro. Il calcolo differenziale si è dimostrato corretto e utile, superando critiche fondate a Newton come quelle di Berkeley. Ma è un tassello in un quadro molto più ampio. Sembra che chi ha fatto lo sforzo di comprendere, o maneggiare, concetti ardui e importanti, come quelli dell’analisi matematica, si ritenga, esausto, autorizzato a ritenersi giunto su una vetta sulla quale può sedersi per giudicare tutto il resto. Invece di montagne bisogna scalarne tante altre per avere una visione ampia a sufficienza. Tu sei un po’ fermo a questa tua attività, nella quale eccelli, di fare cascare i gravi, scientificamente, col cronometro in mano.

@ emastro. Che la “democrazia” (o il suo equivalente nel mondo reale, il marketing) non c’entri nel decidere su una patogenicità è quello che ho scritto. La gente deve stare sull’avviso; senza né bersi tutto a occhi chiusi né credere di potersi districare con le sue forze in questioni tecniche complesse e manipolate. I magistrati, con inquirenti e periti, mi sembrano i più adatti a decidere se siano stati commessi illeciti. Anche se, come ho scritto criticando le posizioni della magistratura riguardo ai tre casi che citi, Di Bella, Stamina, autismo da vaccino, anche loro sono esposti alle manipolazioni della ricerca marketing-driven, alle sue esche e ai suoi trabocchetti, e alle influenze politiche delle smisurate forze economiche che hanno fatto della scienza la loro ideologia. Ma questa idea che la scienza sia al di sopra della legge, che echeggia in alcuni controversi orientamenti legislativi UE sulla ricerca medica, è nefasta. Non solo non ha nulla a che vedere con la scienza, ma tradisce un atteggiamento irrazionale e particolaristico che contrasta coi principi etici e metodologici della scienza.

@ Giulio Tedeschi. La legge e la scienza sono ambiti separati come campi di studio. Gli allarmi di tecnici vanno invece sottoposti come le altre attività alla tutela giudiziaria dei diritti, dei beni e della salute dei cittadini. La complessità tecnica della materia – in genere comunque non si tratta di fisica quantistica – non può giustificare una immunità. E’ vero che la prima tutela dovrebbe, come ho detto, essere politica, tramite tecnici affidabili. E che il magistrato non è omnisciente, e che consulenti validi sono quindi indispensabili. Ma è anche vero che un buon magistrato, con la sua esperienza sui comportamenti umani, è in grado di sentire da che parte viene l’odore di bruciato quando vi sia un contrasto tra tesi diverse. E di valutare, meglio di tanti altri, le reali intenzioni di certi “batteri” di 70 kg che fanno più danni di quelli che pesano 10^-12 grammi.

23 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Xylella, nuova procedura di infrazione europea contro l’Italia: “Fermate subito l’avanzata del batterio”

Dieci giorni fa i 23 morti dell’incredibile frontale dei treni fra gli olivi delle Murge. Oggi La UE torna a comandare l’abbattimento delle piante nel Salento. E’ come se Satana avesse mandato in missione in Puglia il demone dei cattivi controlli.

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17 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Annalisa Minetti a Domenica Live, perché gli ipovedenti ce l’hanno con lei”

In questi giorni all’interno del gruppo di advocacy USA “Alzheimer’s association” è esplosa, dopo che le tensioni si sono accumulate per decenni, la disputa “care vs. cure”: se i fondi raccolti debbano andare alle speranze, offerte dalla ricerca, di ipotetiche cure future o al supporto dei pazienti e delle famiglie che lottano con la malattia [1]. “E se la cura non c’è? Che facciamo per i milioni di persone affette nel frattempo?” dice un oppositore. La cura verrà, e l’associazione aiuterà a trovarla, ribatte il direttore. E’ noto agli addetti che i gruppi di malati e familiari possono essere strumentalizzati a fini commerciali, per forzare l’introduzione di cure che hanno bisogno del supporto del marketing. Questa comune tattica di pubbliche relazioni viene chiamata, con un gioco di parole intraducibile, “astroturf”. V. es (2).

Fa piacere vedere che anche da noi qualcuno degli interessati si opponga a manovre del genere. Sull’ideologia della speranza di innovazione a scapito dell’assicurare in primis la migliore assistenza disponibile, e sui danni che provoca, v. Callahan e Nuland (3).

1 Graham J. Leading Alzheimer’s group splinters over claims of misplaced priorities and lavish spending. STAT, 2 marzo 2016.
2 Lieberman T. Groups push pharma agenda under the guise of patient advocacy. Health news Review, 10 febbraio 2016.
3 The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

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19 e 20 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici (podcast)”

Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.

“ ‘With clinical evidence becoming an industry advertisement tool and with much ‘‘basic’’ science becoming an annex to Las Vegas casinos” … “Claims are even made that with new big data, the scientific method is obsolete: petabyte data will replace the scientific method (28) . I apologize for being so old fashioned, but I believe the scientific method is alive and well and will remain so, regardless of amounts of data.
28 The data deluge makes the scientific method obsolete. Available at http://www.wired.com/2008/06/p…. Accessed January 7, 2016.”

Ioannidis JPA. Evidence-based medicine has been hijacked: a report to David Sackett. Journal of Clinical epidemiology, 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jc…

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11 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Obesità infantile, ecco i batteri nemici del fegato. “Future terapie saranno basate su probiotici personalizzati” “

Dagli ottocenteschi postulati di Koch si è arrivati ad annunciare al pubblico di avere individuato come patogene delle specie batteriche avendo riportato una variazione della loro frequenza nelle feci. Un’affermazione che appare come lo sviluppo ai nostri giorni non della scienza, ma degli incredibili cavilli dei gesuiti denunciati da Pascal nelle Lettere Provinciali. Sembra che nell’ospedale del Vaticano dotti teologi abbiano stabilito che spacciare una vaga correlazione dal vago significato per l’individuazione di un agente causale – di un’entità patologica a sua volta dai contorni e dal significato tutt’altro che ben definito – e annunciare questo esile falso come una valida base per medicalizzare bambini e riempirli di lucrosi prodotti farmaceutici, non sia peccato.

@Cleofe e York. Il concetto è che l’industria medica inventa o esagera nuovi stati patologici, e attribuisce loro una – falsa – causa precisa, per vendere farmaci e altri prodotti e servizi medici. Per fare questo si calpestano i criteri logico scientifici che servono a definire le malattie, a individuare le loro cause e a stabilire se nuove cure sono realmente efficaci e sufficientemente sicure; mentre si ricorre a campagne di propaganda mediatiche. I dettagli tecnici richiedono la conoscenza sia dei criteri, sia dell’ambito biologico e clinico della nuova malattia che viene lanciata; sia ormai delle tecniche di propaganda. Un buon inizio, volendo capire, è l’articolo “Selling sickness: the pharmaceutical industry and disease mongering” di Moyniham et al, BMJ 2002. 324: 886. Ci sono – oltre alla cattiva fede di chi è interessato – resistenze psicologiche e culturali alla comprensione. E’ di recente uscito uno studio che mostra come in UK le persone non conoscano e abbiano difficoltà a comprendere il concetto di sovradiagnosi, che è un importante aspetto di queste manipolazioni della medicina a danno dei pazienti (Ghanouni et al. A survey of public definitions of the term ‘overdiagnosis’ in the United Kingdom. BMJ Open. 2016.).

@Cleofe e York. Nell’articolo di Patitucci si dice, o si lascia chiaramente intendere, che sarebbero i batteri a provocare un effetto patologico. E se ne desume, citando gli autori dello studio, che occorre trattare i bambini, agendo sui batteri. Ma una associazione, ammesso che vi sia, non è necessariamente causale. Stabilire la causalità biologica è piuttosto arduo; e prima ancora, bisogna definire in maniera accurata e precisa l’effetto, cioè la malattia, sulla quale si lanciano allarmi e si vuole intervenire. “Laici” e “credenti” sono oggi accomunati dal non rispettare queste procedure, a favore di una medicina molto più facile, superficialmente appagante, e redditizia.

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14 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Pena di morte, il colosso farmaceutico Pfizer nega i suoi medicinali per le iniezioni letali”

“A cominciare dagli anni ’90 i dirigenti del marketing farmaceutico cominciarono a parlare ossessivamente dell’integrazione tra marketing e R&D [ricerca e sviluppo]. Il primo fu William Steere Jr. della Pfizer, che fu promosso da capo del marketing ad amministratore delegato nel 1991. Le priorità dichiarate da Steere nell’assumere il comando della ditta erano tre. “La prima, avvicinare marketing e ricerca. La seconda, avvicinare marketing e ricerca. Poi, disse, la terza era avvicinare marketing e ricerca” (1).
La Pfizer è una “marketing machine” (Fortune); ha un “livello tetro di etica pubblica” (NY Times). Sulla priorità data al marketing a danno della ricerca il Wall Street Journal commenta “quando il gioco si fa duro i duri alzano i prezzi” (2).
Unire marketing e ricerca è andare verso la ciarlataneria e la frode. Per apparire come filantropi mentre praticano strategie criminali le multinazionali farmaceutiche possono contare, oltre che sulla propaganda come questa, su qualche boia e tanti tirapiedi. In Italia reclutati soprattutto nelle istituzioni, tra i tanti esperti in doppiezza; che mentre si presentano es. come cavalieri della lotta alla mafia, o bioeticisti, si occupano di togliere di mezzo con l’assassinio morale le voci scomode.

1 Applbaum K. Is marketing the enemy of pharmaceutical innovation? Hasting Center Report 2009. 4: 13.
2 Mintzberg H. Patent nonsense: evidence tells of an industry out of social control. CMAJ, 2006. 175.

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28 maggio 2016

Blog Critica Scientifica

Commento al post di A. Giuliani “Il ragionamento scientifico mal sopporta il relativismo”

Sull’uso distorto e strumentale del tema fondamentale della complessità in biomedicina – e sulla natura economica di questa “medicina contro l’evidenza” – segnalo “Life as surplus: biotechnology and capitalism in the neoliberal era” di M. Cooper. U of Washington Press, 2008.

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31 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ponzani “Medicina di precisione e mappatura del genoma: la sfida che l’Italia lancia al mondo”

Un simile progetto, che riguarda tutti i sistemi sanitari, o meglio tutte le economie, dei paesi occidentali, imposto da poteri del massimo livello, è paragonabile a quello di un ponte tra Civitavecchia e Olbia; o a un’idrovora che prosciugherà il Tirreno; o che comunque prosciugherà un mare di soldi. Un progetto faraonico nelle dimensioni e di marzapane nella plausibilità delle basi biologiche delle promesse di vantaggi per i malati (più solide sono invece le premesse sui possibili danni al cittadino e al paziente). Credo che la volontà dell’ITT e del governo Renzi, cioè di chi muove i loro fili, di centralizzarlo in un unico istituto sia da assecondare, nell’interesse della salute dei cittadini e del denaro dei contribuenti. In stretta analogia con quanto sostengono studiosi di economia criminale, per i quali è meno dannoso per la società avere un regime monopolistico, con una o poche grandi imprese ben organizzate di questo genere, piuttosto che una condizione disorganizzata con una pluralità di piccole imprese (Schelling T. C., 1967, Economic Analysis of Organized Crime. In: The President’s Commission on Law Enforcement and the Administration of Justice, Task Force Report: Organized Crime, Government Printing Office, Washington, DC).

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1 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Sanità Campania, come i ‘medici ammalati’ la riformerebbero”

La medicina, antica pratica antropologica, irrazionale – che ha acquisito in tempi recenti una parte reale e utile, razionale – prevede l’autoinganno del guaritore. Un chirurgo, I. Harris, ha illustrato come i medici partecipino alle illusioni (che a volte sono frodi) che vendono ai pazienti, rafforzandole col loro crederci (1). Melazzini, a capo dell’AIFA, serve fedelmente gli interessi dell’industria farmaceutica; la sua malattia serve più che altro a conferirgli credibilità e intoccabilità. Nella buona medicina il malato, il sofferente, regna ma non governa. Mentre chi decide amministra ma non regna. Oggi invece si fa “governare” il paziente, o meglio glielo si fa credere, strumentalizzandolo per forzare approvazioni non dovute di farmaci, allentamento dei controlli, allestimento di strutture inutili e dannose; mentre lo si spodesta, e si mette sul trono il profitto. Le scelte di politica sanitaria dovrebbero essere tenute separate dal parere tecnico dei collegi medici, che non dovrebbero avere ruoli politici né esercitare pressioni (2). Molti medici, malati e non, possono dare suggerimenti preziosi; ma la figura romantica del medico-malato che governa la sanità consente di aggirare una corretta distribuzione e separazione dei poteri.

1 Surgery the ultimate placebo. A surgeon cuts through the evidence. NewSouth Publishing, 2016.
2 Ewart RM. Primum Non Nocere and the Quality of Evidence: Rethinking the Ethics of Screening. JABFP, 2000. 13: 188.

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29 luglio 2016

Blog de  Il Fatto

Commento al post “Alzheimer, “farmaco frena la malattia”. Garattini: “Dati incoraggianti ma bisogna aspettare” “

“Il più recente arretramento in un campo devastato da anni di fallimenti.”. “Il farmaco non ha fatto meglio della pillola di zucchero“. “Un altro colpo alla ricerca sull’Alzheimer. Il 99.6% dei trattamenti testati per l’Alzheimer tra il 2002 e il 2012 ha fallito nei trial”. “La TauRx non si è fatta finanziare dai venture capitalist tradizionali, ma ha ottenuto $500 milioni da investitori malesi e di Singapore”*.

“I ricercatori hanno tuttavia cercato di promuovere una sottoanalisi prespecificata, dalla quale risulta che quelli che hanno assunto lo LMTM come monoterapia hanno avuto un miglioramento cognitivo e funzionale rispetto a chi assumeva anche altri farmaci per l’Alzheimer”. “La sola cosa che conta è l’outcome primario”. ”Le analisi secondarie sono piene di difficoltà interpretative a causa dei bias nascosti … è come continuare a lanciare i dadi: alla fine gli occhi del serpente [1+1] arrivano” (D. Knopman, neurologo, Mayo Clinic)**.

*Garde G. Promising Alzheimer’s drug treatment flops in new trial, crushing hopes. Statnews, 27 lug 2016
**Fiore K. Tau Drug Flops in Study. A derivative of methylene blue fails in phase III trial. Medscape, 28 lug 2016

Il Fatto citando Garattini, e Rossini del Gemelli di Roma, presenta come una buona notizia quello che per altri è un flop.

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6 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di PRESSapoco “Screening neonatale, votata la legge ma nessuno deve saperlo”

Le malattie rare consentono di vendere farmaci costosissimi aggirando i già corrivi controlli standard *. Es. è stata appena approvata una terapia per l’ADA Scid, presentata come un successo italiano. Non è stato detto che costerà 665000$ a paziente. Né che avere dubbi sull’efficacia è lecito**, e quindi doveroso (ma poco salutare, dato il sistema di protezione mafiosa istituzionale per questi affari). Gli screening neonatali sono funzionali al business nascente delle malattie rare. Molte malattie genetiche e metaboliche non hanno meccanismi patogenetici semplici e netti, come invece viene fatto credere al pubblico: al dato di laboratorio considerato marker positivo può non corrispondere un futuro sviluppo di malattia, o la malattia può essere espressa in forma lieve. Gli screening possono sia allargare la quota di bambini etichettati come malati e quindi il volume di affari, sia simulare una parziale efficacia dei farmaci, data in realtà dai casi che comunque sarebbero rimasti asintomatici o avrebbero sviluppato forme lievi. E’ uno schema già rodato con gli screening per il cancro. Toglierebbe denaro al SSN per la routine regalandolo alle case farmaceutiche. L’aspetto peggiore è che creerebbe piccoli malati.

* “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: deregulation under the guise of earlier access. 16 ott 2015, Joint briefing paper. Prescrire.org
** Garde D. There’s a possible cure for ‘bubble boy’ disease. It will cost $665,000. Statnews, 3 ago 2016.

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19 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “In matematica si può dire “non esiste” “

Nel IV secolo AC si ottenne la quadratura con riga e compasso di alcune figure curvilinee. “Un po’ di impegno e riusciremo a quadrare anche il cerchio” devono avere ragionevolmente supposto. 22 secoli dopo venne dimostrata l’impossibilità. Questo, che a volte alcuni oggetti sono ottenibili mentre altri, ipotetici, apparentemente poco diversi non lo sono è un insegnamento valido, mutatis mutandis, anche per le scienze empiriche. E’ messo in ombra dall’attuale “cultura” scientifica pop, che come gli ufologi confonde le infinite possibilità teoriche con ciò che realmente avviene (Feynman). E’ possibile dire “ciao” in tempo reale per i nostri sensi a qualcuno all’altro capo della Terra? Sì, basta una telefonata. E con la stella più vicina? No, il “ciao” impiegherà almeno 4 anni ad arrivare. E’ possibile ricostituire un midollo osseo trapiantando le sue cellule staminali, che fisiologicamente producono a getto continuo le varie cellule di un tessuto non strutturato? Sì (con rilevanti limitazioni e effetti avversi); lo si è visto dai tardi anni ’40. E’ possibile fare qualcosa di simile per i complessi circuiti dati dal tessuto nervoso, che è di tipo perenne? Sì, si vaticina in coro. Ma anche no, per le conoscenze attuali, se non ci si fa abbagliare dalla superficiale analogia col midollo osseo. Andrebbe riconosciuta come una fallacia scientista il ritenere che se la Natura ha concesso abbastanza facilmente “30” allora non negherà ciò che a noi sembra “31”.

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13 settembre 2016

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Commento al post  “Genetica, banca dati con Dna centenari sardi: “Sparite alcune provette” “

Le banche dati del DNA a fini medici sono in primo luogo un’entità economica: si conta con esse di generare immensi profitti. La reale vantaggiosità per i pazienti di questi progetti, che Ruth Hubbard, una biologa di Harvard da poco deceduta, ha chiamato “Profitable promises”, intitolando così un suo libro, è assai dubbia. Ma a questo rimedia la propaganda. Tra le varie piste investigative andrebbe considerata anche quella della propaganda per entimeme, per implicatura. Se le provette vengono rubate vuol dire che sono preziose. E che quindi quanto viene promesso sui “big data” genetici è veritiero. Una complicazione è che CC e magistrati in generale mostrano una simpatia eccessiva per i grandi interessi che beneficiano della diffusione di notizie che alterano la percezione del reale valore dei prodotti biomedici, nei pazienti e negli investitori.

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23 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Epilessia, individuato un marcatore in grado di segnalare lo stato iniziale della malattia”

Una sofisticata analisi, su un modello animale che, secondo un grosso salto interpretativo, riprodurrebbe l’epilessia che può seguire tardivamente a gravi traumi cerebrali. Sequela comunque non prevenibile; già in buona misura prevedibile clinicamente; e curabile, quando non scompare da sola come spesso avviene. A questa forma rara (2%) Rizzi in un’intervista assimila abusivamente il 40% delle epilessie, sostenendo di avere aperto la strada per eliminarle. I giornalisti fanno 100%. La malattia viene dipinta in blocco come un rischio latente e evitabile.

Il lavoro è molto lontano da una reale rilevanza sanitaria. Il suo acrobatico stravolgimento in promessa grandiosa di cure è molto vicino al lato oscuro della medicina: quello che crea test “oggettivi” per “diagnosi precoci” equivocando tra non affetto e asintomatico, in modo da espandere il mercato biomedico con malattie fittizie e nuovi prodotti che le “curerebbero” prima della comparsa dei sintomi. Il contesto socioeconomico dell’annuncio ingannevole comprende i precedenti, fortemente negativi, dei farmaci antiepilettici quanto a manovre di marketing, abusi e gravi danni alla salute generati per espanderne il mercato. E lo sviluppo di marker “predittivi”, molecolari o di altro tipo, per gli effetti dei traumi cerebrali; es. test neuropsicologici “baseline” e di controllo – criticati come privi di adeguate basi scientifiche – cui tutti gli sportivi esposti a subire botte in testa dovrebbero sottoporsi preventivamente.

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27 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Gianni “Disabilità, perché lo spot di Zalone non mi fa ridere”

Con la retorica dell’antiretorica, Zalone aiuta un messaggio culturale pernicioso: che il finanziare “la ricerca“ permetta di prevedere a breve future cure. E’ la versione attuale della dottrina di Vannevar Bush sulla messa a reddito della ricerca di base. Strumentalizzando il sano impulso di aiutare bambini malati, si favorisce lo sviluppo di farmaci lucrosi, approvati sull’onda dell’emotività calpestando l’evidenza scientifica. In USA il Sarepta, “an elegant placebo” da 300000$/anno per la m. di Duchenne è stato appena approvato contro il parere degli esperti; presentando bambini in carrozzella e uno studio scadente del quale ora si chiede il ritiro come viziato. I bambini resteranno malati, e potranno subire danni dalle nuove terapie; le risorse per l’assistenza possibile per loro e per chi è affetto da altre malattie rare o comuni verranno distolte a favore di prodotti fraudolenti. Le possibilità della scoperta autentica di cure per le future generazioni tramite ricerca seria verranno bloccate da questa ricerca affrettata basata sul marketing e orientata al profitto.

Il marketing biomedico fa un ampio uso di appelli alla solidarietà umana. Es. si lanciano nuove “malattie” sostenendo di voler “togliere lo stigma”. Una satira di questo genere di retorica è in “Cado dalle nubi”: la canzone dove Zalone difende e compatisce gli omosessuali per la loro “malattia”. E’ un peccato che un artista di talento si metta al servizio di ciò che come pochi saprebbe smascherare.

@ Stefano B. Certo che ci pagano. A carriolate. Come hai fatto a capirlo? Vorrei cederti parte di quello che ricevo, o anche tutto, da dividere coi tuoi colleghi, ma so che gente della tua intelligenza e sensibilità non si lascia nè sviare nè corrompere. Per favore, non dire nulla all’ordine dei medici o ai NAS, o ad altri difensori dei benefattori medici dell’umanità, altrimenti passo un guaio.

@ Fabio62. Il mio è un discorso generale. Al quale la SMA non appare fare eccezione. Mi informi lei per favore sulla “storia” dei futuri successi. Perché una casa farmaceutica che ha grandi mezzi, e prospettive di guadagno stratosferiche a sentire ciò che promette, che firma accordi milionari sul futuro sfruttamento del farmaco, dovrebbe chiedere denaro al pubblico con degli spot per finanziare le sue ricerche sui suoi imminenti successi? Proprio su un fronte dove si starebbero ottenendo vittorie? E’ un controsenso sul piano economico ed etico. In genere ciò si fa per creare consenso, col quale supplire al merito. Io non vedo studi adeguati che convalidino i miracoli promessi. Può indicarmeli? (Gli studi, non la pagina dell’associazione che, come nel caso USA citato, spinge a favore del business). Vedo invece la solita tecnica di introduzione di nuovi prodotti, per asseverazione tramite propaganda anziché tramite presentazione di validi dati scientifici. I successi scientifici non sono prevedibili su basi storiche di avanzamento della ricerca. I business speculativi invece si.

29 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al poost di L. Bizzarri “Checco Zalone, bene l’ironia ma i disabili non sono dei privilegiati”

L’ironia è stata riconosciuta come uno dei 4 tropi retorici fondamentali nel ‘700 da GB Vico. In quegli stessi anni Swift mostrò come usare il cinismo satirico a fini moralistici con la “Modesta proposta”. Ma per molti la trovata che Zalone gli scodella è una novità; e si esaltano, come quei verginoni che scoperto il sesso a 40 anni si mettono a spiegarne le delizie agli altri. Lo spot adula, facendolo sentire intelligente e sensibile, lo spettatore medio; che in cambio accetta l’effetto Carosello, cioè di confondere il valore estetico ed etico del siparietto con il valore di ciò che si vuole vendere. La finalità dello spot è di educare il pubblico ad appoggiare nuovi costosissimi farmaci; oggi uno per la SMA per il quale gli analisti prevedono un fatturato di 0.47 miliardi di $ nel 2023. Nell’ambito dell’operazione più ampia sui farmaci per le malattie rare, che si prevede avranno una crescita di fatturato del 12% composto annuo. In USA si sta discutendo preoccupati di tale operazione, che si basa da un lato sull’abbassamento dei criteri di approvazione e dall’altro sul coinvolgimento emotivo di malati e pubblico; una ricetta che ha già cominciato a far immettere prodotti inefficaci e che prosciugano risorse. I due ingredienti principali sono la corruzione delle classi dirigenti e l’ignoranza presuntuosa del pubblico; l’Italia, un popolo di fini intellettuali governato da integerrimi politici, è quindi al sicuro.

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12 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Famiglie SMA: “Grazie a Checco Zalone raccolti 250mila euro per campagna contro l’atrofia muscolare spinale”

Censurato

I poveretti che non comprendono la grandezza morale dello spot, gli infelici ai quali è precluso lo stato di godimento estetico continuato dato dall’immane capolavoro zaloniano, si crogiolino in basse considerazioni degne della loro condizione. La campagna, ora camuffata da raccolta fondi per l’assistenza medica e sociale, è a sostegno dell’introduzione di un farmaco:

“La tradizionale campagna di raccolta fondi nazionale, che si svolgerà dal 24 settembre all’8 ottobre, acquista oggi un significato tutto particolare: sarà infatti tutta concentrata sul raggiungimento di questo obiettivo di supporto alla distribuzione del farmaco.” (F. Lozito. Avvenire, 7 set 2016).

Farmaco che fatturerà, prevedono gli analisti, 470 milioni di $/anno. Perché – direbbe Franti – farmaci “ultra-scientifici” invece di imporsi da soli sono spinti con argomenti emotivi? Gli inferiori non smossi da questo spot rivolto a persone colte e civili maligneranno che i farmaci che invece che con il solo processo scientifico onesto e adeguato vengono introdotti con l’appoggio della propaganda non funzionano. In USA c’è un’altra lucrosa terapia genica, per la distrofia muscolare, la cui approvazione è stata forzata con gli spot; e che una mutua privata si sta rifiutando di rimborsare come “not medically necessary”. A fare le spese di questo genere di “scienza” – secondo i perbenisti piccolo borghesi – saranno i bambini affetti, le famiglie e tutti gli altri malati, ai quali verranno così sottratte risorse.

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13 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, scoperto un potenziale biomarcatore dai ricercatori italiani”

“Cleofe e York: Non ho capito: il marcatore è stato scoperto o no? Tutti i vari marcatori che anticipano malattie… mah .”

@ Cleofe e York. Giusto: sul piano logico, e quindi su quello scientifico, una proprietà, e in particolare la proprietà di predire validamente lo sviluppo di una malattia, o è scoperta o non è scoperta. Ma sul piano commerciale, che è quello che conta, un marcatore “forse sì forse no”, prono a dare falsi positivi, è promettente, perché può essere sviluppato in uno pseudomarker che causa sovradiagnosi, e che quindi espande il mercato della malattia e permette di spacciare i trattati non affetti come “curati”. I “potential markers”, in genere entità della biologia molecolare alle quali viene attribuita una “potenziale” rilevanza diagnostica, stanno spuntando come funghi. Ad una recente conferenza internazionale sulla sovradiagnosi una delle sessioni è stata intitolata “Genomics – unlimited potential for overdiagnosis?”. La sclerosi multipla è già soggetta a procedure diagnostiche che, sotto la veste hi-tech, causano sovradiagnosi; sul piano etico non si dovrebbe neppure nominare l’espressione “marcatore potenziale” ma si dovrebbe pensare a ridurre l’incertezza diagnostica, favorevole al profitto e non rispettosa del diritto alla tutela della salute, che è già stata introdotta.

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18 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Farmaci, furti di antitumorali per oltre 2 milioni: 18 arresti. L’ombra della camorra”

I nuovi farmaci oncologici sono costosissimi, e il loro prezzo riflette non una reale efficacia o altre giustificazioni razionali ma la volontà di chiedere “what the market will bear”, quanto il mercato sopporta*. Il fatto che vengano rubati mostra che hanno un elevato valore di mercato, ma non implica, come si tenderebbe a credere, che siano preziosi, cioè proporzionalmente efficaci (es. il traffico di corni di rinoceronte, per intendersi). Guardando all’ampiezza e all’intensità degli appoggi istituzionali a pratiche come i prezzi estorsivi e fraudolenti degli antitumorali nel mercato legale, pratiche che nonostante la loro gravità vengono tenute nell’ombra, l’attenzione di CC, magistrati e media ai furti di antitumorali ricorda un poco il 1° capitolo de “La bolla di componenda” di Camilleri: dove la GdF su soffiata bloccava di tanto in tanto uno dei tanti carichi di sigarette, a favore di telecamere, figurando come tutore della legalità, quando in realtà per il contrabbando, lasciato altrimenti indisturbato, il bilancio era positivo, derivandone una pubblicità alle sigarette.

*Kim C, Prasad V. Cancer Drugs Approved on the Basis of a Surrogate End Point and Subsequent Overall Survival: An Analysis of 5 Years of US Food and Drug Administration Approvals. JAMA Internal Medicine, 19 ott 2015. Mailankody S, Prasad V. Five Years of Cancer Drug Approvals: Innovation, Efficacy, and Costs. JAMA Oncology, 2015. 1: 4. 539.

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27 ottobre 2016

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Commento al post di L. D’Auria “Guerrina Piscaglia, una condanna senza corpo della vittima. Gratien ‘prete deviato’ per forza”

Purtroppo si può manipolare anche coi metodi dello “scienziato empirista” che D’Auria esige: si possono portare esempi di come in biomedicina siano indebitamente invocati in senso probatorio o restrittivo a seconda dell’interesse. Un libro di metodologia scientifica (MacMahon B Pugh TF. Epidemiology principles and methods, 1970) osserva che la cautela in assenza di prove dirette è lodevole, ma non dovrebbe essere spinta a estremi irrealistici, e cita a riguardo Thoreau: “ci sono evidenze circostanziali molto forti, come quando trovi una trota nel latte” [Thoreau si riferiva alla possibilità che il latte fosse stato annacquato].

@mauriziorosso. No trota? Sicuro? Comunque parlo dei principi dell’epistemologia applicata. Non dei ghirigori coi quali mandare assolto il prete di Kinshasa.

@ mauriziorosso. Non sto discutendo il merito delle sue premure verso il prete condannato per l’omicidio del’amante. Sto contestando il livello di prova che qui si afferma essere necessario nei casi pratici e gravi della vita, come il riconoscimento degli effetti avversi di una terapia o in un giudizio penale. I prelati che negarono che il cannocchiale di Galilei funzionasse sostenendo che ciò che si vedeva potessero essere artefatti applicavano questa obiezione strumentale (sottodeterminazione di Duhem), che spinge verso il piano metafisico questioni che sono in realtà fatte di terra e di fango. Una strategia che viene tuttora tirata fuori quando serve, in vari campi, spacciandola per “metodo scientifico”.

@ mauriziorosso. Ma io non faccio l’avvocato (né lei è il giudice) e non voglio partecipare al processo parallelo o al processo del processo che lei tiene a imbastire a favore del suo già ben protetto assistito. Io contesto che si possa invocare il “rigore” a piacimento e senza limiti quando fa comodo. Per di più in nome della “scienza” o di un ideale di scientificità. Lo dice es. anche l’autrice di un recente editoriale sul New England Journal of Medicine nel rispondere a chi si oppone in nome del rigore metodologico alla denuncia del problema, poco presentabile, delle sovradiagnosi di massa da screening: “Rather than focusing on statistical issues and study design, we should move forward by agreeing that overdiagnosis does occur, even though the exact percentage of overdiagnosed cases remains unknown”. (Elmore JC. Solving the problem of overdiagnosis. 13 ott 2016). Lorenzo Tomatis osservava che vi è un doppiopesismo nel rigore richiesto alle prove scientifiche a seconda che i risultati convengano o meno. Trovo logicamente infondata, e pericolosa, la tesi dalla quale deriva che il fare sparire un’evidenza, es. un cadavere, conferisce una automatica impunità. E per la quale si può creare “evidenza” sopprimendo le critiche. Sono contro questa “epistemologia del plinto di cemento”, che è adottata dai senza scupoli di tutte le razze e di tutte le casacche.

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14 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Modena, per i pazienti è sempre colpa dei medici. La realtà è diversa da tv e fiction”

“L’intera medicina si è collusa con un progetto più ampio di ricerca di soluzioni tecniche ai problemi esistenziali posti dalla finitezza della vita e dall’inevitabilità dell’invecchiamento, della perdita e della morte… Le sole soluzioni a queste profonde sfide esistenziali vanno cercate nel coraggio, sopportazione e accettazione dei limiti dalla vita. Nel pensare in maniera diversa e più profonda.” (I. Heath sui meccanismi sociologici di quelle frodi mediche istituzionalizzate che sono le sovradiagnosi*). La medicina stimola nel pubblico aspettative false, e irrealistiche fino al delirio, per trarne profitti smisurati. Richiama alla realtà quando le conviene, come in questo caso; con “rimproveri della maitresse”, che ricordano una tenutaria che dia dello sporcaccione ai clienti sulle cui debolezze vive. L’anima fraudolenta delle promesse mediche comporta violenza fisica, con lesioni e omicidi su larga scala. In genere violenza indiretta e mascherata sui pazienti**. Non dovrebbe sorprendere che emerga talora violenza fisica riconoscibile, da parte di pazienti coerenti nel delirio o di chi vende medicina fraudolenta. Per di più la dimensione criminologica della medicina è un tema sul quale magistrati e forze di polizia hanno i carboni bagnati.

*Overdiagnosis: when good intentions meet vested interests. BMJ, 2013. 347: f6361.
** Es. Ablin RJ. The great prostate hoax. How big medicine hijacked the PSA test and caused a public health disaster.

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17 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Voto, suffragio universale e democrazia ‘borghese’ di Manzoni” “

Manzoni sarà stato paternalista, o elitista; ma voleva che alla lettura del romanzo fosse abbinata quella de La colonna infame, che mostra quanto buon padre possa essere il potere. Oggi il grande capitale facendo credere alla gente che è libera di pensare e di scegliere imbriglia l’immensa forza bruta della stupidità di massa. In medicina ai mali del paternalismo si è sostituita, o meglio affiancata, una pretesa autonomia del paziente che “permette ai medici di scapolare dal dovere di base che è sempre stato di perseguire il bene del paziente”*. In USA si stanno indebolendo i regolamenti di controllo sulla sicurezza dei farmaci in nome delle “libere” “scelte” dell’individuo; si approvano prodotti pericolosi affermando che ci si è conformati al livello di rischio voluto dai pazienti. Per poi imporre paternamente compliance, ovvero obbedienza, ai pazienti. L’attuale manipolazione scientifica delle masse ricorre a qualsiasi ideologismo e al suo contrario (Napolitano con la sua storia rappresenta bene questo eclettismo). Credo che il superamento del paternalismo vada cercato nel rifiutare i falsi padri imposti dall’alto ma eleggere se possibile chi ci governi come un buon padre. L’agghiacciante attuale arco politico dimostra che purtroppo il popolo non è affatto bravo in questo, che corrisponde a una forma alta di democrazia rappresentativa.

*Loewy EH. In defense of paternalism. Theor Med Bioeth 2005. 26: 445.

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23 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Meningite in Toscana, eccessi di casi di meningococco C. Rezza (Iss): “Ceppo particolarmente virulento””

C’è una letteratura sulle cause commerciali di variazioni geografiche di incidenza. L’ISS la ignora, insieme alla circostanza che l’incremento di diagnosi di meningite in Toscana è associato all’introduzione di un test diagnostico sviluppato al Meyer di Firenze. Il nuovo test usa un metodo, la PCR, che è noto causare falsi positivi. Ha già provocato incrementi spuri di incidenza di malattie infettive da sovradiagnosi (malaria, m. di Lyme, colite da c. difficile). Prima che di epidemia, il rischio per la salute pubblica appare essere quello che, secondo un collaudato “business model”, che ha già causato tragici effetti, la definizione di malattia venga alterata, identificandola abusivamente con la positività di test di laboratorio a basso valore predittivo positivo, che provocano sovradiagnosi; mentre allo stesso tempo si stimolano paure eccessive. Ciò permette di vendere cure inutili o dannose, a scapito dell’assistenza utile. Mattarella dal Quirinale esclude che possano esservi critiche fondate e responsabili ai vaccini; il presidente dell’ISS Ricciardi può invitare pubblicamente i magistrati a fare da braccio secolare a questa sua “scienza”, rivolgendosi alla stessa Procura che 50 anni fa fu, a danno della nazione, il sicario morale di un presidente dell’ISS come Marotta. Le frodi istituzionali sulla salute, come i test diagnostici che creano le “epidemie” che dicono di contrastare, sono intoccabili anche quando non sono coperte che da un velo sottile.

@ Marco (quello senza avatar). L’incremento dei morti, e i conseguenti allarmi mediatici su un’epidemia, sono qui legati a circostanze poco limpide e molto sospette sulle quali istituzioni all’altezza dei loro poteri e doveri indagherebbero, in un Paese onesto. Andrebbe considerato come un ulteriore indizio che le versioni ufficiali siano appoggiate sul web da squadrette di soggetti pronti a tirare fuori il “complottismo” e a dileggiare chi non scambia, come fanno non molto lucidamente loro, la diagnosi di morte per la diagnosi della causa di morte; rammaricandosi che i manicomi siano stati chiusi. (Secondo un’interpretazione di quelle che danno un lavoro ai troll, furono chiusi, assecondando, ma solo nella pars destruens, il sincero radicale di sinistra Basaglia in Italia, e negli stessi anni dal liberista Reagan in USA, per creare un più ampio mercato agli psicofarmaci, che sono spesso inutili e dannosi).

@ Marco (quello senza avatar). Sì, non c’è nessuna epidemia, e probabilmente nessuna reale rilevante variazione nell’epidemiologia della meningite. Invece, date al pubblico l’impressione, manipolando ad arte esami e notizie, che la pestilenza sia dietro l’angolo; per supportare prediche e obblighi a sempre nuove vaccinazioni. Peccato che “al vostro paese” non ci siano un giudice, una guardia e una gattabuia. Un recente lavoro * mostra che in Europa il carico di malattia da 6 infezioni associate alle cure mediche è maggiore di quello delle altre 32 malattie trasmissibili. Le malattie infettive oggi sono diventate largamente un problema iatrogeno. Ma gli zelanti Savonarola della peste incombente su questo stanno muti.

*Cassini A et al. Burden of Six Healthcare-Associated Infections on European Population Health: Estimating Incidence-Based Disability-Adjusted Life Years through a Population Prevalence-Based Modelling Study. PLOS medicine, 18 ott 2016.

@ Marco (quello senza avatar). Una versione semplificata del lavoro è sul New Scientist: “The first ever study of hospital-acquired infections in European hospitals has found that the combined health impact of these infections is twice that of the combined burden of 32 infections caught outside hospitals, including flu, HIV and tuberculosis.” (18 ott 2016). La licenza di mistificare a piacimento chi te l’ha data? Se distorci ciò che è scritto nero su bianco, accusando gli altri di non capire, si può immaginare cosa fai sulla epidemia-non-epidemia di meningite. Certo è un bello spettacolo per un cittadino vedere la presidenza della Repubblica, l’ISS, Il Meyer di Firenze, la crema della medicina, affiancati da venditori come te.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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18 maggio 2017

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Commento al post di D. Patitucci “Corea di Huntington, speranze dalla terapia genica. La senatrice a vita Cattaneo: “Mai più discriminazione”

In generale, etica della ricerca e cultura cristiana dovrebbero convergere nel tenere l’aspetto etico e quello tecnico separati e distinti. Oggi invece ricercatori e clero cercano la promiscuità. Le malattie gravi inducono a compassione e impongono obblighi di solidarietà. E’ divenuta prassi stimolare ad arte la compassione per rendere credibili le promesse di cura, sostituendo la plausibilità biologica con spot lacrimevoli (bayesanesimo fraudolento). La gravità di una malattia, la sua crudeltà e lo stigma, l’impulso a combatterla, non hanno nulla a che vedere con la possibilità materiale di curarla; ma spesso sono usati, invece che per spingere alla migliore assistenza possibile, per legittimare prodotti hi-tech, basati su teorie di comodo architettate dal business, piuttosto che dalla scienza al servizio della compassione come si vuole fare credere. Presentare casi commoventi, o creare un caso morale*, sono tecniche usate dalle ditte di marketing per aiutare i loro clienti a vendere farmaci costosissimi che non funzionano. E’ divenuta comune l’affermazione di voler “destigmatizzare” per propagandare un prodotto medico carente; es. è stata usata per la colonscopia virtuale**.

*Eichacker PQ et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.
**As radiologists push for “virtual” colonoscopy coverage, risk of misleading readers is real. Health News Review, 12 set 2016.

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21 novembre 2017

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Commento al post “Ema, il direttore Guido Rasi: “Milano molto preparata ma Amsterdam era preferita dai dipendenti” “

Converrebbe, per la propria salute, avere presente che l’assegnazione della nuova sede riguarda interessi, ambienti, equilibri, dispute e personaggi di varia nazionalità piuttosto lontani dal caso di Lise Meitner che superò Enrico Fermi correggendone l’interpretazione degli esperimenti. “As an example, the EMA’s director, Guido Rasi, has brought in a number of people from the drug company Sigma Tau that include Stefano Marino, his head of legal affairs. Rasi has worked with this company for many years and apparently owns several patents together with the company (15).” Commento sulla segretezza e altri atti contro il pubblico interesse e sui conflitti di interesse nell’EMA. Da: Complaint to the European Medicines Agency (EMA) over maladministration at the EMA. Cochrane Nordic, 26 maggio 2016. (La Sigma Tau è stata fondata e diretta da Cavazza, presidente di Farmindustria, che disse di avere pagato De Lorenzo, Donat Cattin, Poggiolini per avere l’approvazione di farmaci).

@ MatFis. Era una litote, un eufemismo e un’ironia. Il prendere letteralmente le figure retoriche non è buon segno. Ho voluto evitare di fare il paragone pesante della competizione tra “Cobra” Cavataio e “i viddani”; ma non si possono evitare i pedanti e simili. Ora invece di parlare delle reali finalità dell’EMA, degli effetti negativi sui malati* e dell’incontro tra le note pratiche illecite italiane e le note pratiche illecite internazionali sull’approvazione dei farmaci lei si può dilungare sulle guerre di mafia.

*Davis C et al. Availability of evidence of benefits on overall survival and quality of life of cancer drugs approved by European Medicines Agency: retrospective cohort study of drug approvals 2009-13. BMJ, 2017. 359:j4530. Conclusions: This systematic evaluation of oncology approvals by the EMA in 2009-13 shows that most drugs entered the market without evidence of benefit on survival or quality of life. At a minimum of 3.3 years after market entry, there was still no conclusive evidence that these drugs either extended or improved life for most cancer indications. When there were survival gains over existing treatment options or placebo, they were often marginal.

Censurato. @ MatFis. Ha ragione. Non posso che arrendermi. Cedo davanti alla minaccia credibile di ricevere un’altra scarica di anagoge brematurata. Mormoro sommessamente che la prova per sfinimento viene usata anche nel malaffare farmaceutico.

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31 dicembre 2017

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Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

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22 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Farmaci antidepressivi sono efficaci”, su The Lancet lo studio su 116mila persone”

Non è una sperimentazione su 116000 persone ma una comparazione tra i risultati già pubblicati di 522 trial; ciascuno condotto su gruppi in genere tra i 50 e 150 soggetti. E’ un po’ come se l’innocenza di un gruppo accusato di crimini fosse stabilita comparando tra loro oltre 500 dichiarazioni di innocenza degli imputati stessi. Se a giurare che loro sono una congrega di benefattori fossero centinaia di ospiti di Poggioreale, Ucciardone, Badu ‘e Carros, etc. la loro parola, con la sua mole, sarebbe attendibile? Il procuratore capo di Boston sta esaminando una richiesta di riapertura delle indagini per i risultati falsificati sull’antidepressivo Celexa su bambini e adolescenti. Fu fatto figurare come efficace, nascondendo i dati che ne mostravano l’inefficacia. La casa produttrice ha già pagato 188$ milioni di transazione. Un gruppo di ricercatori sta chiedendo all’American J of Psychiatry il ritiro della pubblicazione del trial incriminato, che è del 2004.

Ma sembra impensabile che centinaia e centinaia di ricerche scientifiche siano manipolate. Vi sono esperti qualificati che affermano proprio questo, analizzando come gli studi che fanno vendere psicofarmaci siano stati gravemente alterati in massa (metaanalisi comprese), a danno dei pazienti e del pubblico: Gøtzsche P.C. Deadly Psychiatry and Organised Denial. People’s Press, 2015. Gøtzsche esamina anche i meccanismi psicologici e sociali che portano i ricercatori a concorrere in queste frodi di massa.

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28 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anatomia, scoperto un nuovo organo: interstizio. Tra i più grandi del corpo, potrà spiegare tumori e invecchiamento”

Nella frenesia di inventare la giustificazione a un altro “diagnostic tool”, come scrivono, gli autori ingigantiscono l’ovvio sforbiciando la funzione di una struttura anatomica già nota, il sistema linfatico, che drena l’interstizio. G. Azzoni, filosofo del diritto, ha scritto un interessante saggio su “L’arbitrarietà del corpo umano”. Artaud immaginava “Il corpo senza organi”; la medicina attuale al contrario prende alcune entità, alcuni concetti importanti, e li gonfia e li deforma per attribuire loro un ruolo chiave, in un meccanicismo schematico e puerile che deve fare da base teorica di comodo a nuovi prodotti. Gli “innovativi” vanno sfornati in continuazione, come per una maledizione che è la vera vendetta degli dei per il dono di Prometeo all’umanità. Lo ha fatto es. con le staminali, il sistema immunitario, l’apoptosi; lo sta facendo col microbioma, comincia a farlo con l’infiammazione. Il concetto di localismo, di legame tra struttura anatomica e malattia, una delle grandi conquiste della medicina, viene esasperato in un riduzionismo che è volgare semplicismo. Commette anche l’eccesso opposto, quello dell’ignorare l’anatomia, con le terapie “tissue agnostic”, se occorre un altro tipo di pezza d’appoggio al business. Una medicina che nella corsa al soldo saccheggia e sconquassa la conoscenza; più pazza di Artaud, che era schizofrenico.

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17 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?”

Dipende. Il chip che attiva le 4 frecce in caso di frenata di emergenza, o gli algoritmi di controllo in chirurgia, sono utili. L’avidità potenziata dal computer no. R. Caruna, senior researcher della Microsoft, ha illustrato i pericoli della AI in medicina: un suo modello di AI per ricoverare o meno in terapia intensiva chi ha la polmonite mette a rischio gli affetti da asma, che nel modello vengono esclusi in quanto l’asma risulta essere un fattore protettivo; mentre porta solo a maggiore attenzione clinica. Caruna ha aggiunto che i modelli sono così complessi che nessuno ne comprende appieno il funzionamento; l’errore sull’asma lo ha scoperto per caso. La AI può generare “unknown unknowns”. J. Hennessy, già rettore di Stanford, Turing Award 2017, ha commentato: “”Remember one thing, supervised learning is the ultimate example of garbage in garbage out….” (1).

Queste ammissioni provengono da ricercatori coinvolti che come il prof. Ferri “si leccano i baffi”; se li leccano in fase con soggetti meno ‘scholarly’ (2). La AI non è affatto per se a prova di errore. E può generarne di subdoli. In medicina errori iatrogeni incrementando i profitti fanno brodo, dal punto di vista degli investitori; che dettano legge. La medicina “black box” fa paura a chi sa cosa può contenere.

1 Tuma RS. Caution Needed With Artificial Intelligence in Medicine, Experts Warn. Medscape, 29 mag 2018.

2 Ford O. Investors See Big Opportunity in AI. MDDI, 19 lug 2018.

@ Massimo Ferri. Fonti ortodosse sono meno fiduciose (1). La riduzione del complesso al visualizzabile è affascinante. Es. pensai “è uno strumento formidabile” comparando in una fredda sala settoria, tra gli umori e odori della decomposizione, la differenza tra la ricerca anatomica della patologia sul cadavere e le immagini nette e chiare di CT scan e MRI sul diafanoscopio. Le immagini pulite e “asettiche” emesse dai PC sono però anche una delle maggiori fonti di sovradiagnosi. Un esempio tra i mille: (2). E la AI può “ripulirle” troppo in questo senso, automatizzando interpretazioni viziate o creando anatomie virtuali, cioè false, favorevoli al profitto a danno del paziente. Aggravando frodi. Anche chi coltivi discipline difficili come la tua, quando emette giudizi etici, e politici, sui prodotti commerciali che si basano sulle sue competenze deve conoscere, verificare e includere nel giudizio gli aspetti rilevanti, sia tecnici che umani, che esulano dal suo campo. Si propone di usare la AI per contrastare le deviazioni commerciali della medicina (3). Ma il ricercatore che intraprendesse – sul serio – questo meritorio filone, invece che i finanziamenti e la visibilità dello “hyperhyped AI healthcare” (cit.) più probabilmente otterrebbe l’equivalente di una scarica di legnate.

1 Mandl KD et al. Potential Excessive Testing at Scale… JAMA, 8 feb 2019.

2 Soylemez R et al. When a test is too good… BMJ, 2 Lug 2013.

3 Oren O et al. Curbing Unnecessary…. JAMA, 7 gen 2019.

@ Bicchiere_1. Tu dici che dovrei mettermi in testa che “un programma può fare tutto quello che può fare un uomo”; credo più al citato rettore di Stanford col Turing Award, che a proposito degli errori gravi propri delle diagnosi AI ha detto che “These programs can extract information from examples, but they don’t have insights”; lo ‘insight’, ‘acume’, ‘discernimento’, ‘intuizione’, resta una indispensabile dote umana. Quello che un programma scritto da uomini può fare come un uomo, non è difficile comprendere, se non si ha la proverbiale ristrettezza mentale che viene attribuita ad alcuni cultori delle discipline esatte, è fare danno, sbagliando in buona fede o ingannando volontariamente, come farebbe direttamente un umano. Es. adottando gli stessi parametri che portano alla sovradiagnosi dell’embolia polmonare alla TAC; causando così emorragie da anticoagulanti e danno economico (Soylemez, cit.). Uno stadio successivo è il comprendere come possano esserci in aggiunta effetti negativi più sottili, favoriti specificamente dalla programmazione informatica: es. di come basti una semplice variazione della soglia di apprendimento AI per ottenere una curva ROC – quella ideata a suo tempo dagli ingegneri elettronici per il radar – che procuri indebitamente all’industria un aumento sostanziale di clienti per il trattamento della retinopatia diabetica (Mandl, cit.).

@ Bicchiere_1. Ho troppa considerazione per la matematica, e stima per i bravi matematici, per accettare la “matematica sulla parola” come la tua.

@ Bicchiere_1. Hai ragione, pensare che condividere le riserve di tanti esperti del massimo livello su programmi informatici che diagnostichino correttamente le malattie sia come mettere in dubbio il teorema di Pitagora non è matematica; è un’altra cosa, e sarei tentato di dirti cos’è, dati i danni che sta facendo questo confondere crassamente tra conoscenza scientifica e tecnologia commerciale; ma è meglio non rubare altro tempo ai tuoi ardui studi. 2

@ Bicchiere_1. Le critiche che riporto sono corredate da esempi, o controesempi, che è scorretto chiamare “generalizzazioni da caso singolo”. Semmai sono dicto simpliciter gli argomenti della carica dei piazzisti. Ricordo che le diagnosi istologiche con neural networks le vedevo studiate 30 anni fa in USA, e non mi pare ci siano stati progressi risolutivi. “Da buttare” è la prosopopea da venditore di tegami. Per ora quella delle diagnosi tramite AI non è una tecnologia affidabile, è pericolosa per il paziente e può favorire scorciatoie commerciali cioè frodi. Questo è lo stato dell’arte attuale. Il fatto che la AI sia una puntata degli investitori, e che sia pompata dal marketing, es. la tua deep supercazzola che “è matematico che funzionino meglio degli umani”, o un altro attrezzo classico del marketing in medicina, la propaganda per entimeme, dove si grida a temibili conseguenze etiche (“programma di AI bloccato perché può costruire fake news impeccabili”, tramesso dai media, incluso Il Fatto, e ieri sera dal TG1) in modo da fare interiorizzare senza discussione la premessa in realtà non dimostrata di una tremenda efficacia e potenza, sono ulteriori motivi di scetticismo sul piano scientifico; e di preoccupazione su quello pratico, dato il possibile uso fraudolento, spicciolo, questo sì a portata di mano.

@ Bicchiere_1. Per il problema delle diagnosi al microscopio fatte da un computer un passo risolutivo sarebbe riuscire a ottenere diagnosi microscopiche impiegabili nella clinica. Passo che non è stato ottenuto, dopo decenni. Il programma di produzione automatica delle fake micidiali è stato presentato al pubblico come censurato in quanto pericoloso. I problemi che riporto sono giudicati non solo di difficile soluzione, ma di una natura che rende difficile individuarli (“unknown unknowns”): la AI può introdurre variabili nascoste dagli effetti non prevedibili su come i pazienti sono definiti e trattati. Scusa ma mi sembra di parlare con uno che voglia vendere a forza un prodotto scadente facendo leva sullo sfinimento. Facciamo conto che tu abbia la bancarella dell’AI diagnostico, che con il tuo inesauribile scilinguagnolo mi abbia convinto ad acquistare la confezione Maxi 2×3, e che possiamo quindi cordialmente salutarci.

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15 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Còrea di Huntington, silenziato gene della malattia. Elena Cattaneo: “Per la prima volta ridotti livelli proteina tossica””

@ Weston Loomis. Avevo rinunciato a commentare per risparmiarmi gli insulti dei troll di guardia alla propaganda della medicina commerciale. Il lavoro, mirato a verificare non l’efficacia ma la manifestazione di effetti avversi acuti, mostra una riduzione della concentrazione periferica della proteina difettosa, ipotizzando che rifletta una riduzione intracellulare; la senatrice saluta come un successo eccezionale ciò che gli stessi autori classificano come end point secondario; e che hanno correlato a una scala clinica con risultati da interpretare, scrivono, “with caution”; essendo frutto di un’analisi (post hoc) che è annoverata tra i trucchi usati per parlare abusivamente di successo. E’ riportato un aumento del volume delle cavità interne del cervello (ventricoli), segno di atrofia, e dei marker di neuroinfiammazione: risulterebbe che la terapia aggrava la base anatomopatologica della malattia. Un dato allarmante, taciuto. Il divario tra pubblicazione scientifica e soffietto sarebbe uno spunto per parlare di come i surrogate endpoints vengano spacciati per miglioramenti clinici; anche nella pratica medica, quella di routine, come mostra una divergenza di questi giorni tra il presidente dell’Ordine dei medici di Milano e il vicepresidente della Soc. di medicina generale. Sostituire al giudizio clinico globale, onesto, informato ed esperto la falsa oggettività degli endpoint surrogati aumenta i profitti ma danneggia il paziente.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sla, “i trapianti di cellule staminali umane cerebrali sono sicuri e si potranno fare in numero illimitato””

Uno studio fase I non può provare l’ipotesi di efficacia, salvo risultati eclatanti (come i miracoli promessi per le staminali); ma può contraddirla, e questo studio appare come una falsificazione dell’ipotesi sperimentale di efficacia terapeutica. Dire che il risultato è positivo perché il trattamento non ha peggiorato la malattia, che ha proseguito il suo corso uccidendo il 60% dei soggetti selezionati, e dire che il trapianto si potrà fare illimitatamente quando per ottenere ciò che ad essere ottimisti è un intervento inutile si sono scartati 1002 pazienti su 1020 (il 98%), è un esempio di ‘research spin’, di presentazione capziosa dei risultati. Lo studio appare viziato anche riguardo all’endpoint primario della sicurezza. La mancanza di peggioramento in soggetti con tessuto nervoso già distrutto dalla malattia non prova che l’iniezione di staminali nelle corna anteriori del midollo spinale (luogo della patologia) sia sicura, come invece scrivono gli autori. Se si vuole verificare se un intervento potenzialmente demolitivo su linee telefoniche non causa danni non è un buon disegno (similmente agli studi affetti da ‘immortal time bias’) considerarne l’effetto aggiuntivo su linee telefoniche già abbattute da una bufera.

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20 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di J. Piromallo “Luciano De Crescenzo diceva sempre che la vita va ‘allargata’: era geniale. E io lo ricordo così”

Insieme a Camilleri ci lascia un altro dei non molti “italiani da esportazione” (E. Biagi). La Piromallo evidenzia come De Crescenzo fosse anche un uomo di mondo, un bon vivant. Invece di rotolarsi nei piaceri questa decorosa figura di gentiluomo napoletano scriveva, e bene, dimostrando che per farlo non è indispensabile essere degli infelici incacchiati. La Piromallo sottolinea il genere che De Crescenzo praticava, quello del livello notevole che essendo anche accessibile e godibile fa ingelosire i soloni della cultura “alta”. Come Camilleri, Lampedusa, o Piero Chiara, di padre siciliano. Nessun libro mi ha fatto ridere quanto ‘Elena, Elena, amore mio’. Nella sua divulgazione sulla filosofia si trovano preziosità come “Si purificano del sangue versato macchiandosi di altro sangue, come se per pulirsi dalla melma si lavassero con altra melma” (Panta Rei) che descrive bene certe operazioni indicibili delle istituzioni. Ne “Il pressappoco” De Crescenzo riporta la foto di un manifesto funebre sul quale, alla scritta “A 101 anni si è serenamente spento Luigi Esposito” qualcuno aveva aggiunto a penna “e vulevo vedè ca faceva pure storie”; che è utile per chi volesse capire le manovre internazionali e italiane per creare uno schema da decine di miliardi di euro/anno di fatturato speculando bassamente sulle paure e le illusioni dell’età anziana (Fear of dementia could lead to overtreatment. Lown institute, 10 lug 2019).

@ Januaria Piromallo. Grazie a lei. Aveva diverse frecce al suo arco. Non è stato solo un divulgatore; ingegnere, metteva al lavoro, per così dire, i classici della filosofia teoretica sulla vita quotidiana, producendo una sorta di filosofia applicata, perspicua e sorridente.

@ herbert marcuse. Tanti lei come lei non capiscono la differenza e la distanza tra discipline pure e applicate. La distanza tra matematica e fisica, o tra fisica e ingegneria. Nel caso della biomedicina, si è nella frode spacciando per “scienza” una ricerca tecnologica applicata e condizionata da limiti strutturali, fattori umani e famelici interessi commerciali. Si trascura anche come le discipline applicate – quando non corrotte – non siano meno difficili e importanti di quelle sulle quali si basano. De Crescenzo non è Giambattista Vico, ma tra le varie cose buone che ci ha regalato mostra, tongue in check, questa distinzione che tromboni, e imbroglioni, ignorano. Mi colpì quando negli anni 80 lo sentii citare in un ambiente accademico in Olanda, nel presentarmi come italiano. La frase di Eraclito che De Crescenzo riporta e che per lei è una “banalità assoluta” viene tramandata da 24 secoli, e resisterà anche a chi durante una commemorazione si produce in espressioni sguaiate e senza valore. Ma in fondo è un omaggio anche il suo; gli scritti di De Crescenzo esercitano l’attrazione dell’intelligenza, della sensibilità, della benevolenza verso il prossimo; che lei evoca provocando la repulsione per la stupidità, rozzezza e boria.

@ frankzappa.fz. Io vedo i danni della “profondità”, del “depth first”, della conoscenza ingessata in nome del rigore su aspetti ristretti e false strade, e so che i campi da esplorare e tenere presenti sono numerosi, troppi per la durata di una vita di studio; non mi lascio abbindolare da chi ostende un qualsiasi testo sacro, o proclama il primato della filosofia, o della fisica o di qualsiasi altra disciplina o arte; e quindi apprezzo la buona divulgazione di campi non centrali ai miei interessi. Ancora meglio se arricchita da interessanti visioni personali, come nel caso di De Crescenzo. Posso segnalare altri libri di ottima divulgazione filosofica di autori italiani e stranieri. Eraclito nell’originale lo leggono gli specialisti, i filologi; o i pedanti che poi sproloquiano su altri campi dei quali sono ignoranti come cocuzze avendo perso troppo tempo sui presocratici per soddisfare l’illusione di padroneggiare il sapere.

@ frankzappa.fz. C’è anche un’ignoranza insegnata a scuola. Al liceo si doveva studiare la storia della letteratura senza avere letto la letteratura, una tortura che educa a sbrodolare pomposamente su ciò che non si conosce. All’università a medicina mi sono avvicinato ai testi del mondo anglosassone, dove non si applica il “o Cesare o nessuno” ma si studia lo stesso argomento a livelli crescenti di approfondimento, badando alla chiarezza, non allo sfoggio. Il professore di farmacologa, alla Cattolica di Roma, imponeva la sua traduzione di un testo USA; con una sua prefazione più lunga di quella degli autori, e senza l’indice analitico. (Comunque, disillusioni dell’età adulta, è venuto fuori che la dottrina in celebri manuali di medicina USA è stata alterata dietro mazzette).“Grande filosofo”? Non lo dice nessuno, e lui certo non si atteggiava. Ma perché non essere grati a chi sbroglia a livello elementare materie rese più oscure di quello che sono? Perché ingelosirsi per delle buone osservazioni, condite di filosofia classica (un segreto: a volte chi si rifà ad altri autori ha già pensato da solo i concetti, e li guarnisce con precedenti illustri). Perché piccarsi per un successo che non è, come per tanti casi, quello di chi vende fumo? De Crescenzo è da esportazione anche perché era l’opposto del tipo del professore di scuola provinciale che il suo amato Fellini mostra in Amarcord.

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20 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “È innegabile: l’Intelligenza Artificiale funziona (abbastanza)”

Ferri cita l’articolo di Nature sulla discriminazione benigno/maligno di neoformazioni cutanee come evidenza che “l’AI funziona”. L’esempio in realtà mostra i pericoli dell’AI. La diagnosi di melanoma nelle forme non conclamate, confondibili coi nevi, è incerta. Tale incertezza è sfruttata in senso commerciale. Il risultato è da decenni una epidemia di false diagnosi di melanoma, un tempo tumore raro; con mortalità stabile, la classica evidenza di sovradiagnosi. “The enthusiasm for artificial intelligence in melanoma diagnosis is similarly worrisome. Although artificial intelligence could help reduce variable diagnostic standards, we fear that in our volume-driven system it is more likely to be used to increase the capacity to evaluate pigmented lesions, while retaining the lower pathological thresholds currently in practice.” (The Rapid Rise in Cutaneous Melanoma Diagnoses. NEJM, 7 jan 2021). La AI può salvare, dando una patina di scientificità, frodi mediche istituzionalizzate a danno della salute. Sta venendo applicata ad altre sovradiagnosi, es. del cancro mammella. (Anche l’esclusione di cancro via AI per la banale comunissima cheratosi seborroica causerà falsi positivi di cancro, per il teorema di Bayes).

Ci vorrebbero “le leggi della AI”. Una di queste dovrebbe essere che non va applicata a diagnosi di malattie per quali non esiste un gold standard diagnostico solido. Situazione molto più frequente di quel che pensano le anime belle che credono agli imbroglioni.

@ M. Ferri. Dato un sistema umano che genera sistematicamente una quantità impressionante di false diagnosi di cancro – false diagnosi attivamente perseguite per i vantaggi, indebiti, che procurano; sulla dermatologia stanno mettendo le mani, coi loro sistemi, le private equities* – automatizzarlo, sulla base degli stessi presupposti umani viziati che lo generano** come può renderlo sano o migliorarlo? I suoi “supporti”, “aiuti” potenziano il sistema gravemente tarato da cui vengono sviluppati. Non credo, e andrebbe dimostrato, che si possa ottenere un magico “junk in, gold out”. E’ praticamente inevitabile che l’AI basata su una frode, sottesa da enormi interessi, aiuti la frode, sia nell’output diagnostico sia col paludamento esoterico e hi-tech della matematica avanzata. Il fatto poi che attualmente l’AI funzioni “così così” aggiunge solo un ulteriore strato di incertezza. Ammettere tale problema aggiuntivo non esonera dal guardare al nucleo del problema, che potrebbe essere detto “il problema degli assiomi tarocchi”. E’ beffardo che una disciplina deduttiva come la matematica trascuri i postulati di base; in applicazioni dove è in gioco la salute.

*Why Private Equity Is Furious Over a Paper in a Dermatology Journal. NYT, 26 ott 2018.
**Do pathologists play dice? Uncertainty and early histopathological diagnosis of common malignancies. Histopathology, 1997. 31: 495.

@ M. Ferri. “A reference slide collection, injudiciously used, has the inherent danger that the previous mistaken interpretations may be made with increasing frequency and confidence!” (Underwood JCE. Introduction to Biopsy Interpretation and Surgical Pathology). Che ne direbbe di leggere anche gli articoli di medicina altrui rilevanti per il suo lavoro, come quelli che ho citato (posso fornirne diversi altri a chi – a suo rischio – non voglia accettare la fictio del postulato di sacralità della medicina nello sviluppare per la medicina strumenti come questi) invece di continuare a rileggere il suo per ripetersi “quanto sono bravo”, “come è bello”? Non mi pare siano concetti così ardui; tanto meno per un docente di matematica. La difficoltà appare essere di ordine psicologico e morale: “It is difficult to make a man understand something when his salary depends on not understanding it”. Non ce l’ho con lei (che del resto, a differenza di me che denuncio, non corre alcun rischio; anzi). Questa della dipendenza dal non capire va riconosciuta come una condizione perversa estremamente comune nella medicina liberista, che nella sua ricerca implacabile del profitto provoca la corruptio optimi pessima, dall’istopatologia alle reti neurali. E pratica un rigido sistema di premi e punizioni per mantenere assurdi a danno della salute come quelli cui lei sta appiccicando la credibilità posticcia dell’alta matematica.

@ M. Ferri. Sì, mistaken intepretations (JCE underwood, J Hunter professor of pathology, etc.) di esami istologici; come spiegano i lavori che ho citato. C’è una letteratura sulla interobserver variability delle diagnosi differenziali benigno/maligno in istopatologia. La diagnosi istologica non è un test oggettivo, nè ha grandi basi scientifiche*. Ha una forte componente soggettiva, e di verità per coerenza, cioè per aderenza a quello che fanno i peer; e di ad auctoritatem rispetto ai vertici gerachici. Non è matematica, ed è innervata da fattori politici e sociali. Non posso credere che lei non comprenda quando scrivono gli autori che cito. O che le sembri inconcepibile. (Credo però che il sostenerlo, da un pulpito universitario, non sia indipendente dalla sua personale posizione sociale e reddituale). E’ lei che si insulta da solo, forse per buttarla in caciara, con questo spettacolo avvilente e imbarazzante di un ragionamento circolare – capisco che il covid lo abbia sdoganato – come premessa all’evoluzione pseudo-tecnologica di trucchetti in fondo banali e squallidi, come quello di chiamare sistematicamente melanomi incipienti i nevi.

*Pathology as art appreciation. Bandolier. Evidence-based health care, 1997. Vol. 4 issue 3.

@ VTmaster. “«L’intelligenza artificiale è un dono di Dio ma serve un’algor-etica». La «nuova frontiera» della scienza e della tecnologia stringe l’uomo e la macchina in un rapporto complesso. Ne parla Papa Francesco alla plenaria della Pontificia Accademia per la vita in un discorso letto dal presidente mons. Vincenzo Paglia.”

Alta etica, alta scienza e troll. Un pattern costante nelle frodi biomediche strutturali; un viraggio repentino e inatteso dalle stelle allo stallatico, che potrebbe essere studiato con la teoria delle catastrofi di Thom. Ma forse basta la pagina di Pinocchio dove il Gatto, che insieme alla Volpe sta abbindolando Pinocchio con l’atteggiarsi a filantropi che elargiscono preziosi segreti, si avventa sul Merlo bianco che cerca di avvisare la vittima e lo sbrana.

“Noi, – riprese la Volpe, – non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.” “Che brave persone! – pensò dentro di sé Pinocchio”.

@ VTmaster. Mi spiace, posso parlare con tutti di queste cose, con chi non ne sa niente e con chi ne sa più di me; ma non coi troll né coi piazzisti di medicinali. Né tanto meno con chi ha la doppia qualifica. Lei stia al suo posto e si limiti a fare chiasso.

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Vedi anche:

Misurare è un privilegio, non un diritto

La frode delle staminali

Stamina come esca per le frodie della medicina ufficiale

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

La questua delle multinazionali

Sperimentazione animale: uno spoglio etico

Cure oncologiche. A che punto sono Sulle regole per la Roche

Quando è Pietro che si associa a Simon Mago

L’omertà manzoniana su Moro

14 November 2013

Appello al popolo

ccc

Le sue parole io l’ho sentite, e non te le sarei ripetere. Le parole dell’iniquo che è forte penetrano e sfuggono. Può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo. (Manzoni)

Mio padre mi raccontava di quando negli anni ’50 andò, col gruppo di giovani dell’Azione cattolica, da Sambiase, oggi Lamezia, a Catanzaro a sentire un comizio di Scelba. Uno del gruppo chiese a Scelba chi fossero i responsabili della strage di Portella della Ginestra. Scelba rispose, con un tono inferocito e scocciato: “Sono stato io. Va bene?”. Riuscendo così ad ammutolire il contestatore e, sull’argomento, gli altri giovanotti. Scelba diceva allo stesso tempo una cosa vera e falsa, perché come ministro dell’interno ebbe delle gravi responsabilità, ma la strage non era tutta farina del suo sacco, e probabilmente se fosse dipeso solo da lui non vi sarebbe stata.

L’episodio mi è tornato in mente per la notizia di questi giorni che è indagato per calunnia il sottufficiale della GdF che ha costituito una fonte dei libri e degli interventi di Imposimato sulla volontà dello Stato di non salvare Moro [1]. La calunnia riguarderebbe la prigione di Via Montalcini, che secondo il finanziere era circondata e monitorata da polizia, militari e servizi, anche stranieri, ai quali però fu dato l’ordine di non intervenire.

Le altre ipotesi sui luoghi di prigionia includono una base nel ghetto di Roma, e palazzo Caetani; e anche un ipotetico ambiente dotato di una biblioteca, con testi che fanno pensare a un istituto religioso [2] (ricordo vagamente dai miei anni romani che a palazzo Caetani vi era una biblioteca, aperta al pubblico). Quali che siano state le prigioni, e le mosse delle forze che avrebbero dovuto liberarlo, il finanziere e Imposimato non sono certo i soli a sostenere che si volle fare uccidere Moro: ci sono studi dettagliati, come quelli di Flamigni e De Lutiis, che, mostrando un ampio e coerente quadro di elementi, confermano la presenza di una volontà atlantica, e forse anche sovietica, della quale i nostri governanti furono intermediari.

Oltre ai risultati degli specialisti vi è poi una legittima credenza bayesiana, che cioè considera espressamente anche le probabilità a priori; che sono un’entità epistemologica che il moderno scientismo, che permea di sè anche le discipline umanistiche, tende a trascurare in nome di un rigore che rigore non è. Quali sono le probabilità che un gruppo di dilettanti, già sotto controllo, riesca senza aiuti potenti e protezioni a programmare ed eseguire un rapimento simile, e a tenere per mesi in scacco un intero Stato proteso alla ricerca del sequestrato? Quali sono le probabilità che le forze di polizia non trovassero al più presto i responsabili della barbara uccisione dei 5 loro colleghi nell’agguato di Via Fani? Quali sono le probabilità che gli USA e altri poteri forti non esercitino influenze indebite, anche mediante guerra a bassa intensità, e che quindi siano estranei alla vicenda? Dati anche altri casi di terrorismo dove la presenza negativa dei servizi, con la loro subordinazione ai “liberatori”, non è proprio un fantasma ? E dato il carattere di Moro: credo che la principale “colpa” di Moro fosse quella di fare, sia pure con le sue proverbiali cautele, lo statista, anziché il pupazzo, e di esprimere una politica almeno in parte genuinamente indipendente. La “red scare” della Guerra fredda mi pare poco meno di una copertura, una giustificazione ideologica; i “rossi” essendo “rosa”, come si può agevolmente constatare oggi.

Tra le varie possibilità sull’indagine per calunnia c’è quella del paradosso di Gettier, dove una credenza è vera nonostante sia ritenuta tale sulla base di una giustificazione falsa (il libro “Il diavolo, certamente” di Camilleri ne contiene alcuni esempi [3]). In questo caso il finanziere potrebbe avere effettivamente prodotto, in parte o totalmente, delle false evidenze; che danno supporto a una credenza vera, quella della correità dei governanti. Il paradosso di Gettier costruito ad arte può essere una tecnica di depistaggio, per screditare una pista valida o intorbidire le acque su una verità raggiunta.

Sul piano logico corrisponde alla fallacia proposizionale della negazione dell’antecedente: “se A allora B”; “non A”; quindi “non B”. Sul piano della disinformazione fa pensare alla tecnica della “inoculation” (vaccinazione): “vaccinare” contro la verità presentandola in forma non valida. Thomas H. Huxley, “il mastino di Darwin”, ha scritto che “Verità irrazionalmente difese possono essere più dannose di errori ragionati”; e che, d’altra parte “Non c’è errore maggiore che la conclusione affrettata che un’opinione è priva di valore in quanto è malamente argomentata”. Questi giochi hanno un effetto dirompente sulla ricerca della verità (soprattutto se si ha poca voglia di raggiungerla); come in un sistema di specchi, rendono inafferrabile la verità mentre sembrano offrirla.

Bisogna distinguere tra valore di verità e giustificazione di una credenza, quando si tratta di argomenti come i Misteri d’Italia. Nel caso Moro appare esserci stato almeno un altro caso di giustificazione falsa di una verità. Cossiga diceva che lui e i DC avevano ucciso Moro; intendendo di avere causato la morte di Moro indirettamente, come effetto collaterale previsto ma non voluto, e per una scelta autonoma di difesa dello Stato; mentre fu una responsabilità di tipo diretto, e in esecuzione di volontà esterne. L’affermazione di Cossiga, anch’essa una risposta alle accuse, nella sua arrogante ambiguità ha alcune somiglianze con quella di Scelba a Catanzaro.

Non va dimenticato d’altra parte che se i dettagli non sono ricostruibili con certezza, il quadro generale è abbastanza chiaro. Personalmente non ho bisogno di studi interminabili per comprendere che coloro che occupano le istituzioni dello Stato sono corrotti e venduti a forze sovranazionali: lo vedo coi miei occhi ogni giorno. Bisogna anche evitare che, come tendono a fare accademici e magistrati, venga sabotata l’accuratezza in nome della precisione; cioè che si neghi il quadro generale perché alcuni particolari vengono periodicamente messi in discussione e corretti.

Oltre che un depistaggio, le rivelazioni false che indicano la verità e la loro successiva demolizione possono essere una forma di intimidazione, e hanno un effetto demoralizzante. Col conseguente procedimento per calunnia il paradosso intimidisce il pubblico dal profferire ciò che d’altro canto gli si lascia capire. Una nota, questa del negare e mostrare, presente in tutta la vicenda Moro. Sembra anzi che faccia parte della strategia del terrore il far intravedere chi sono i veri mandanti, prima ai politici e alla classe dirigente, ora al pubblico generale; dando così un esempio e lanciando una minaccia. E rivelando quindi il senso di un’operazione altrimenti folle, oltre che scellerata; di una “follia” che apparentemente pervase anche la risposta dello Stato.

Gli atti terroristici del potere, come ho potuto apprezzare a Brescia [4], hanno, dopo la frazione di secondo dell’esplosione, o della penetrazione del proiettile, un lungo fall-out di corruzione e di degrado, che dura anni e decenni. Con Moro si può ancora intimidire il popolo e addestrarlo alla sottomissione. Pochi giorni prima dell’indagine per calunnia, Pieczenik, emissario di Kissinger presso il governo italiano in veste di consulente per il caso Moro, intervistato da Minoli ha affermato, similmente a quanto aveva fatto negli anni precedenti, che vi era un interesse USA a eliminare Moro, e che egli agì in questo senso; attribuendo a sé stesso “il sacrificio” di Moro, come un merito. Con un discorso simile nella struttura formale a quello di Cossiga.

Appare che vi sia la volontà di imporre, mediante ammissioni parziali e distorte da un lato e smentite e minacce giudiziarie dall’altro, una forma di omertà particolarmente umiliante, che si può chiamare “manzoniana”, descritta nella sua perversità da Manzoni, a proposito della dominazione spagnola sull’Italia (v. epigrafe): non si deve dire ma si deve sapere. Così il mostro può circolare liberamente nelle menti ma non nel discorso pubblico. Già nell’agorà la convinzione privata dell’omicidio di Stato in esecuzione di ordini sovranazionali diviene un argomento poco maneggevole e opinabile, al quale vengono affibbiate connotazioni da chiacchiera da bar, complici la diffusa vigliaccheria e il diffuso atteggiamento ruffiano verso il potere. E nelle assemblee ufficiali la terribile accusa di essersi venduti agli stranieri nel partecipare a un assassinio politico non entra se non per essere condannata come una calunnia, che getta fango sui fieri rappresentanti di un popolo fiero.

Qualcosa del genere appare essere avvenuto per l’11 settembre. Vi è una letteratura, scritta da tecnici competenti, sull’impossibilità materiale che le torri collassassero completamente in seguito al solo urto degli aerei. Forse anche qui si è voluto ventilare ciò che ufficialmente si nega. Questo spiegherebbe perché il terzo edificio, il “Salomon Brothers”, è crollato apparentemente da solo, come se si volesse svelare il trucco e insinuare il dubbio sulla versione che allo stesso tempo si propagandava. E’ interessante che coloro che supportano, anche con la loro rispettabilità, la tesi che l’attentato sia stato un auto-attentato vi sia Imposimato.

L’accusa di calunnia coinvolge, sul piano della credibilità, Imposimato, ex magistrato che indagò sull’omicidio di Moro. Io vedo che i magistrati sono “atlantically correct” [5], e che le loro responsabilità e complicità nella dominazione USA, nelle collegate eliminazioni di soggetti sgraditi, e quindi nel degrado del Paese, sono ampiamente sottovalutate. Il PM che sta indagando per calunnia il finanziere è Palamara, già segretario dell’ANM: comunque stiano le cose, egli rappresenta bene la corporazione e gli interessi dei magistrati. Imposimato mi era sembrato l’esponente visibile di una esigua minoranza nobile di magistrati che mi immagino debba esistere; magistrati capaci, esperti e insieme probi e animati da passione civile. Ora pare che non sia sicuro che le cose stiano così [6]. Avendo il prof. Giannuli proposto Guariniello come candidato alla Presidenza della Repubblica, ho scritto di come gli interventi del PM di Torino sulla medicina siano a volte in realtà più consonanti con grandi interessi sovranazionali che con quelli del popolo [7], e sul sito di Giannuli ho proposto invece Imposimato [8], che mi era parso una voce pacata e allo stesso tempo fuori dal “tolemaicismo”, la pratica politica e intellettuale di ricondurre responsabilità sovranazionali a fattori interni [9]. Può darsi che chi si occupa professionalmente dei Misteri d’Italia possa mostrare su Imposimato riserve speculari a quelle che ho espresso su Guariniello rispetto alla medicina, il mio campo.

Come per gli interventi giudiziari di Guariniello, l’opera pubblicistica di Imposimato conserva comunque una sua utilità. Ma temo che l’attesa per la venuta del Magistrato Sconosciuto, prudente come un serpente e candido come una colomba, debba proseguire. Gli italiani, col loro cinismo da povera gente, sono pure colpevoli, per come si sono fatti i fatti loro, per come hanno guardato con indifferenza, con calcolata indifferenza, a quello che è stato definito “il golpe di Via Fani” (De Lutiis). Come se un fatto di tale gravità non li riguardasse direttamente, come se si fosse trattato di uno dei tanti sceneggiati su forze del male, terroristi o mafiosi, capaci di impossessarsi della società, se le forze del bene, lo stesso potere che ci opprime, non le fermano. O al più di una lotta tra signori, della quale era meglio non impicciarsi. Rilevante solo per il fatto che per avere protezione bisognava quindi rivolgersi alla fazione vincitrice; che è ciò che hanno fatto, accettando e votando personaggi, a sinistra non meno che a destra, cento volte peggiori di Moro. E servendoli, speranzosi di ottenere benefici. Dovrebbero riflettere sul fatto che poi hanno avuto Cossiga presidente e ora hanno un Napolitano bis; e su come sarebbe diversa la loro vita se, come sarebbe stato probabile, avessero avuto un settennato Moro, e altri presidenti almeno dello stesso livello.

La risposta di Scelba non era il motivo principale per il quale mio padre ricordava la giornata a Catanzaro. Nel viaggio di ritorno, lungo la strada vecchia tutta curve e pendenze, su quel genere di torpedoni che sono diventati uno dei simboli del Sud, uno della comitiva cominciò ad accusare il mal d’auto. Si mise con la testa fuori dal finestrino, bianco in faccia come un cencio. Un altro personaggio si sporse a sua volta dal finestrino immediatamente posteriore per sfotterlo. Traducendo dal calabrese, diceva, con una voce fintamente carezzevole: “********* brutto, perché sei venuto? Dove va girando uno come te? Non potevi startene a casa? Che c’entri tu con queste cose?”. E così via, senza smettere. La corriera andava, tra curve, controcurve, scossoni e beccheggiamenti, con le due teste che sporgevano fuori; quella china e quella protesa verso l’altra. Il sofferente, persona mite e di umile condizione sociale, non rispondeva. Subiva boccheggiando, fino a che non vomitò, e il getto andò a finire in faccia al suo tormentatore, che si ritrasse ingiuriando e imprecando, con esclamazioni che descrivevano ciò che aveva ricevuto: “puzzi ‘i subbrimatu”, “puzzi d’a midicina d’i surici” [sublimato corrosivo, allora usato come disinfettante e topicida]; tra la soddisfazione ilare del resto del gruppo. La scena rimase memorabile. Io ho collegato i due episodi salienti di quella giornata: il vomito dei semplici sarebbe una risposta adeguata alle parole e agli atti perfidi, che penetrano e allo stesso tempo sfuggono, degli iniqui in posizione di potere.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note

[1]. Non vollero salvare Moro. Indagato per calunnia ex finanziere. Il Fatto Quotidiano, 5 novembre 2013.

[2] De Lutiis G. Commento sul libro “Diario apocrifo di Aldo Moro prigioniero” di A. Vettori. In : Il golpe di Via Fani. Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro il delitto Moro. Sperling & Kupfer, 2007.

[3] Il diavolo, certamente. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/15/il-diavolo-certamente/

[4] Brescia non solo bombe. https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/23/brescia-non-solo-bombe/ . La Leonessa https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/21/la-leonessa/

[5] La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di stato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/09/08/la-convergenza-di-mafia-e-antimafia-pizzo-mafioso-e-pizzo-di-stato/

[6] Caroli G. Imposimato, giudice bendato. Bye bye Uncle Sam, 8 novembre 2013.

[7] Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

[8] Giannuli A. Ancora sulle candidature al Quirinale. 5 marzo 2013.

[9] Il tolemaicismo politico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/04/il-tolemaicismo-nella-storia-contemporanea-italiana/

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12 novembre 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Caso Falcone, caso Moro: ma quanti nuovi (tardivi) testimoni!”

Stiamo parlando di fatti di eccezionale gravità, sui quali è da incoscienti e poveracci accettare che non sia fatta chiarezza, perchè riguardano anche le nostre esistenze personali. Sul caso Ladu sto scrivendo un breve pezzo (attendo che mi arrivi il libro di Imposimato ”I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”) dove commento anche sulla mia proposta di Imposimato come candidato alla Pdr in risposta a quella di Giannuli di Guariniello (A. Giannuli Ancora sulle candidature al Quirinale, 5 marzo 2013). Quando lo avrò pubblicato posterò il link su questo sito, sperando di fare cosa utile.

Un commento al post ““Non vollero salvare Moro”. Indagato per calunnia ex finanziere” Il Fatto quotidiano, 5 novembre 2013

Paradosso di Gettier e depistaggi

Una tra le varie possibilità è quella del paradosso di Gettier, dove una credenza è vera nonostante sia ritenuta tale sulla base di una giustificazione falsa (il libro “Il diavolo, certamente” di Camilleri ne contiene alcuni esempi). In questo caso il finanziere potrebbe avere effettivamente prodotto delle false evidenze; che supportano però un fatto vero. Il paradosso di Gettier costruito ad arte può essere una tecnica di depistaggio, per screditare una pista valida o intorbidire le acque su una verità raggiunta.

Col conseguente procedimento per calunnia intimidisce il pubblico dal profferire ciò che d’altra parte si lascia intravedere: “L’iniquo che è forte … può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo farti sentire che quello che tu sospetti è certo.” (Manzoni). Una nota, questa del negare e mostrare, presente in tutta la vicenda Moro.

Bisogna distinguere tra valore di verità e giustificazione di una credenza, quando si tratta dei Misteri d’Italia. Nel caso Moro appare esserci stato almeno un altro caso di giustificazione falsa di una verità. Cossiga diceva che lui e i DC avevano ucciso Moro; intendendo di avere causato la morte di Moro indirettamente, come effetto collaterale previsto ma non voluto, e per una scelta autonoma di difesa dello Stato; mentre, come mostrano studi come quelli di Flamigni e De Lutiis, fu una responsabilità di tipo diretto, e in esecuzione di volontà esterne.

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16 novembre 2013

Segnalo il post “L’omertà manzoniana su Moro”:

L’omertà manzoniana su Moro

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12 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Moro, pg Roma: “Gravi indizi di concorso in omicidio su ex funzionario Usa”

“aikon. Continuiamo con i fumetti suggestivi che dimostrano quanto meno ignoranza completa della storia delle BR.

“Ma anche l’avvertimento (o minaccia) che ebbe mentre presumibilmente si trovava in un Paese “amico”,e da parte di una personalità in quel Paese autorevole,non crediamo sia possibile collegarlo alla sua eliminazione:e per il fatto stesso che c’è stato.Cose del genere-lo si sa persino proverbialmente-si fanno senza dirle; il non dirle è anzi condizione necessaria per farle”.(Dalla Relazione di minoranza presentata dal deputato Leonardo Sciascia alla Commissione Moro -1982) ”

@ Aikon. Gia’ Aristotele respingeva come un sofisma il sostenere che l’accusato, un uomo forte, non può avere picchiato l’uomo debole perché altrimenti tutti avrebbero capito che è stato lui. E’ il cosiddetto “corax”, l’argomentazione dove si sostiene che “la colpevolezza non è verosimile proprio perché può esserlo”. A parte il fatto che a volte gli uccisori avvertono chiaramente la vittima che la colpiranno se non desiste, es. Aricò con Ambrosoli. L’avvertimento può essere anzi una esibizione criminale di potere; anche come esempio ad altri per future imposizioni. E può disorientare la vittima, e confondere la ricostruzione, soprattutto se l’omicidio in realtà è già stato deciso.Anche Ambrosoli credeva che non fosse possibile che lo uccidessero, perché sarebbe stato un omicidio firmato. Il modo di pensare e di comportarsi del predatore è diverso da quello dell’uomo onesto. Mi dispiace che Sciascia abbia aggiunto la sua voce al guazzabuglio di interpretazioni fuorvianti sull’omicidio di Moro.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “Aldo Moro, Grassi (Pd): “Pieczenik al Viminale per favorire l’omicidio” “

Grazie alle singolari autoaccuse statunitensi, rimembranze di poliziotti e interventi tardivi della magistratura, sta tornando di moda considerare i comunisti di allora come vittime del “golpe di Via Fani”. Invece furono tra i congiurati, assicurandosi il favore degli anglosassoni, dei quali sono servi premurosi ormai da tanti anni. Credo che Moro volesse usare il PCI per dare all’Italia un’autonomia politica, progetto osteggiato da anglosassoni e russi. Quelli del PCI lo hanno consegnato ai suoi carnefici una volta avvenuto il sequestro, partecipando all’immonda sceneggiata della “fermezza” accoppiata al “non riuscire” a trovarlo. Ottenendo così dagli anglosassoni un placet i cui effetti sono oggi davanti ai nostri occhi. Moro fu eliminato perché avrebbe portato l’Italia a non essere totalmente soggiogata, a non essere sfruttata e degradata. Gli “atlantically correct” dei PD e della magistratura oggi non sono meno falsi e meno vili nel fare i sicari o i tirapiedi per mantenere lo status quo.

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12 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Regis “Aldo Moro, verso via libera alla beatificazione. Il postulatore Giampaolo: “Quasi concluso l’iter canonico” “

Moro non fu affatto un santo; ma fu un martire. Era uno statista, figura di politico che oggi i giovani non conoscono nemmeno nelle sue forme più sbiadite. Una battuta vuole che la diplomazia vaticana sia nata quando Pietro negò per la terza volta di conoscere Gesù. Pietro poi si fece crocifiggere capovolto, si riporta; mentre i preti badano a restare coi piedi per terra. Sono capaci di consegnare uno dei loro – uno dei pochi che metteva in predicato l’asservimento delle greggi italiche al tiranno – ai sicari del tiranno. E poi sostenere che il tradito fosse un santo, atteggiandosi ad anime pie e a vittime. Per meglio continuare a tradire. La chiesa del dodicesimo apostolo, ma priva di rimorsi, che fende così la sua via nella storia.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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12 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro: “Ciò che abbiamo saputo finora è una verità dicibile: servì a chiudere la stagione del terrorismo””

Ma che vuol dire che l’eliminazione di Moro “servì a chiudere la stagione del terrorismo”. Probabilmente l’espressione sta per “servì a chiudere, con un assassinio esemplare, la stagione dove c’era ancora uno spiraglio di indipendenza”. Un esempio del dressage istituzionale sugli episodi più tragici e vergognosi della sudditanza della nazione: la tromba suona la carica, e la cavalleria si guarda bene dal caricare; ma esegue figure di alta scuola, galoppi in aria e piroette, per dare l’impressione di valore ed essere applaudita senza andare da nessuna parte. A Brescia, dove Fioroni ha buoni amici, stanno raccogliendo firme per la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. A Brescia c’è un’altra scuola di dressage istituzionale, dove il fiume di commemorazioni e 40 anni di procedimenti giudiziari sulla strage di Piazza Loggia del 74 hanno prodotto sia il topolino delle mezze condanne – a Milano – di due degli esecutori, sia un pratico paravento dietro al quale servire zelantemente USA e NATO negli affari correnti.

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21 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, “A morte le guardie”: imbrattata con svastiche la targa di via Fani a Roma. Famigliari vittime: “Vergognoso””

Nell’agosto 2014, a Celico (Cs), ho ascoltato una conferenza pubblica di Francesco Bruno, il criminologo legato ai servizi che in caso di liberazione avrebbe dovuto “prendersi cura” di Moro, dato il disturbo psichiatrico che era stato diagnosticato a Moro per spiegare quanto scriveva (Ippolito: roba da psichiatri stalinisti. Corsera, 1 dic 1993). Alcune affermazioni di Bruno estranee al tema della conferenza (che era quello delle persone che si perdono nei boschi) hanno rafforzato la convinzione che gli apparati incaricati di coprire con manipolazioni l’eliminazione di Moro siano ancora in piedi. L’uccisione degli agenti di scorta può avere un legame con quanto il giudice Lupacchini riporta sul comportamento delle volanti di polizia nell’attentato alla sinagoga di Roma dell’ottobre 1982 (“Il lodo Moro”. In: In pessimo Stato. Koinè, 2014). Ma anche con l’allontanamento di un dirigente di polizia fedele e abile come Santillo dalle indagini su quel colpo di mano che frantumò quanto restava dell’indipendenza dello Stato; e con la volontà di creare un alibi agli aiutanti del boia, permettendogli di mostrare dei loro caduti come segno di merito. Credo che lo squallido imbrattamento, con gli insulti vili agli agenti uccisi, nel corso di una campagna orchestrata di riesumazione, more democristiano, del pericolo di fascismi e opposti estremismi, contempli anche questo ultimo scopo, sull’immagine pubblica degli odierni tirapiedi.

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12 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Belve, Adriana Faranda ospite su Nove: “Non ci aspettavamo che la scorta di Moro fosse così impreparata””

Forse non sono la Faranda e c. ad essere “belve”; ma sono mezzecalzette quelli che danno corda agli utili scagnozzi della guerra a bassa intensità e accreditano la tesi di Moro tenuto per 55 giorni da terroristi-Diabolik che tengono in scacco un esercito di incapaci. Invece che l’esibizione della belva da baraccone sarebbe stato più interessante sentire parlare di questo:

“Il luogo infatti si colloca nell’ area dove il 16 marzo si perdono le tracce dei rapitori di Moro durante Ia fuga da via Fani; in via della Balduina, da un lato vi sono alcuni stabili appartenenti all’Istituto per le opere di religione, lo lor, diretto per molti anni dal potente monsignore Paul Marcinkus (29) dall’altro vi sono gli ampi giardini e i palazzi della Loyola University of Chicago – Rome Center of Liberal Arts, anch’essa gestita da religiosi [E’ un’università dei gesuiti,ndr]. (De Lutiis, Il golpe di Via Fani).

(29): “Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. (Da: Flamigni, La tela del ragno).

@ Brisk. Lei insinua il seme angoscioso del dubbio. Con innumerevoli pagliacciate come quest’ultima delle memorie militari della comandante Faranda sulla Nove in occasione dell’anniversario del rapimento, e con tanti vivaci clown, signor Brisk, che intervengono dal pubblico a dare man forte allo spettacolo, possibile che abbiano dovuto scomodarsi “menti raffinatissime”? Se è stata la CIA, forse le è bastato incaricare i suoi tirocinanti.

@ Brisk. You jolly fellow, mister Brisk.

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17 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, l’ex Br Balzerani : “La figura della vittima è diventata un mestiere”. La figlia: “Adesso basta. Silenzio””

La Balzerani si attiene ai desiderata istituzionali. C’è da mascherare da terrorismo l’eliminazione di uno statista che mette a rischio l’asservimento dell’Italia ai poteri atlantici? E lei, in tasca i numeri di telefono privati di Marcinkus e di un altro prete agente della CIA, Morlion, fa la guerrigliera impavida dura e pura. Occorre, 40 anni dopo, alimentare la perenne buffoneria, variare i giochi di specchi, fare apparire come fuse in oro le più posticce virtù istituzionali? E lei si mette a fare – senza troppo sforzo – la “bitchy”, l’attaccabrighe da talk show, presentando come un vanto le infamie commesse. Ha fatto da sponda a Cossiga ai tempi del Viminale dell’atlantico Federico Umberto D’Amato, ora fa da spalla a Gabrielli e c. ai tempi dell’atlantico Minniti.

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9 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, Gentiloni: “la sua uccisione pesa sulla coscienza della Repubblica”. Poi cambiato in “Aldo Moro, Mattarella: “L’Italia fu vittima del terrorismo anche con la complicità di pezzi di apparati dello Stato”

Nessuno escluso, piangono il tradimento del Paese di allora per meglio commettere i tradimenti del Paese di oggi. Ai lati della lapide e delle corone di fiori le corazze della guardia presidenziale scintillano, ma sono di latta.

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2 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Versiliana 2018, Gian Carlo Caselli alla festa del Fatto Quotidiano: “La mafia ha perso nonostante la Trattativa””

La fermezza vera sarebbe stata non partecipare alla fictio delle BR samurai invincibili, e liberare Moro. Quello non fu “il fronte della fermezza”, ma “il fronte del tenere fermo”. Tenere fermo Moro, con una motivazione ipocrita, come il traditore tiene ferma la vittima in modo da facilitare al sicario il lavoro col pugnale. E’ possibile che la prolungata prigionia sia stata una forma di guerra psicologica volta a fare emergere e a confermare nella classe politica e dirigente un atteggiamento di base, una opzione fondamentale, una scelta di campo, che diversamente da quelli di Moro fossero di totale sottomissione e complicità. Guardando alla situazione attuale, che secondo il dr. Caselli permetterebbe di parlare di vittorie, nel commissionare omicidi eccellenti i “vantaggi positivi” degli effetti ottenuti sui sopravvissuti e sul pubblico appaiono avere avuto un peso non inferiore a quello dei “vantaggi negativi” derivanti dell’eliminazione di soggetti scomodi, il movente al quale comunemente ci si limita. Immobilizzare la vittima rientra tra i compiti dell’aiutante; rientra tra i compiti che quelli che hanno avuto benefici dalla eliminazione di Moro, e sono divenuti i fiduciari dei mandanti, eseguono tuttora. Con la fatica di Sisifo, in realtà la tela di Penelope, della lotta alla mafia come alibi e paravento.

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14 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “‘Moro. Il caso non è chiuso’, i soldi per il riscatto erano pronti nella villa di Castel Gandolfo”

Tra i veri testi sacri del clero andrebbero annoverati quelli del gesuita spagnolo Baltasar Gracian, che nel ‘600 scrisse che un vincitore non necessita di spiegazioni. Perché la maggioranza della gente non bada ai dettagli, ma solo se si ha vinto o si ha perso. Così che la reputazione non viene danneggiata da atti ignobili, se porta alla vittoria. “Il papa ha fatto pochino. Forse ne avrà scrupolo” scrisse Moro nella sua lettera d’addio. Al papa, amico di Moro, sarà costato e forse dispiaciuto; ma, legato ai servizi, sacrificò a una sorte orribile uno dei suoi uomini migliori per mantenersi dalla parte dei vincitori. Vari storici indicano un ruolo attivo di prelati nel rapimento e nella prigionia di Moro. Per non parlare del ruolo degli israeliani, che qui figurano pure loro – testimone un piduista dei CC – tra i soccorritori.

L’importante, ciò che conta, è non finire in croce, a costo di porgere i chiodi e reggere la scala a chi crocifigge. Assicurata l’appartenenza alla parte vittoriosa, come prescrive il vangelo secondo Baltasar, poi con quattro chiacchiere e fumi d’incenso non ci vuole molto a coprire il dettaglio del sangue e del tradimento. A scrivere la storia capovolta dei vincitori, facendo di papa Pochino un santo e convertendo un cinico abbandono, e probabilmente una collaborazione con i mandanti, in un disperato sforzo per salvarlo. Con fumetti come il cofanetto di banconote; quando per liberare Moro sarebbe bastato volerlo.

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27 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sansa “Coronavirus, qualcuno si ricorderà dei cassieri dei supermercati?”

Stamane sulla RAI hanno mostrato Cordero di Montezemolo che esortava ad affidarsi alla scienza contro il virus. Il Fatto a febbraio ha riportato che PM contestano all’illuminato filantropo di avere dissipato seicentomila euro Alitalia in gozzoviglie. All’una su RAI 3 il mellifluo Paolo Mieli ha ricapitolato la vicenda del generale Bellomo, un eroe vero. Il tema della selezione avversa della classe dirigente è stato abilmente evitato, e si è attribuito alla situazione politica contingente il comportamento vile degli italiani nel lasciare senza fiatare che venisse giustiziato. Nel pomeriggio Ferruccio Sansa canta l’eroismo delle cassiere. Che tra i vari meriti sanitari hanno anche quello di scaccolarsi puntualmente, da anni, quando passano la spesa di un medico del quale si occupano gli stessi apparati che stanno gestendo questa epidemia, di cui la città lombarda dove abito rappresenta uno dei maggiori focolai. Dall’1/1/2020 al 3/3/2020, ultima volta che ci sono stato, non hanno mai saltato. Su Google Drive ho una raccolta di foto di cassiere con le dita ostentatamente nel naso, in bocca, nel cavo ascellare, sul pavimento, nel cestino della spazzatura, etc. nel maneggiare gli alimenti che compro. Potrebbe appoggiare la concessione di medaglie al valore, a loro, alle ditte, al prefetto e agli altri organizzatori, da parte di Mattarella. Non mi stupirei se in serata venisse trasmessa una storia con un mafioso che salva una bambina in crisi respiratoria da Coronavirus.

Bertrand Einstein. peccato, avevi iniziato bene prendendotela con Motezemolo e Mieli, privilegiati e sempre in prima fila a pontificare. Poi te la sei presa con ste disgraziate che fanno un lavoro alienante e sottopagato ed ora – come se nn bastasse – rischiano molto più della media delle persone. Prova tu a stare otto ore in un posto di lavoro dove non puoi nemmeno alzarti (spesso i capi cronometrano addirittura le loro soste bagno) senza poterti gattare il naso o l’ascella se tu prude. Se non è del tutto igienico, pazienza, forse dovresti fare un giro in qualche azienda di prodotti alimentari e vedere quali sono gli standard delle cose che mangi

Censurato @ Bertrand Einstein.

Chi ha i soldi, inclusi i CDA delle GDO miliardarie responsabili di questi reati miserabili, lo sa che “gli operai sono anche peggio di noi” (G. Gaber). Se tu conoscessi le frodi mediche che voi crumiri morali servite, e che mansueti subirete. Ai prossimi gesti fissi delle cassiere – e dei loro direttori – mi pulirò sul posto della loro saliva, muco, sudore o sporco del pavimento o spazzatura, con fogli di carta con le facce di noti monsignori bioeticisti e magistrati anticorruzione dei quali la catena ha sponsorizzato le conferenze. Ieri su il Fatto c’è stato un coro di fischi contro Zanda, che propone di ipotecare Montecitorio dato lo strozzamento dell’economia. E’ la profezia di Moro, “il mio sangue ricadrà su di voi”, che si compie. Moro lo disse ai colleghi, ma vale per l’intera popolazione. Zanda è stato il portavoce di Cossiga durante e dopo l’uccisione di Moro. Se la gente guarda solo al suo particolare e non si cura della civitas, delle epurazioni di chi farebbe i suoi interessi; se permette che chi ha tradito sia premiato; che alle alte cariche dello Stato vengano messi debosciati, e nelle istituzioni fantocci, ruffiani e venduti; se vi prostituite per due lire partecipando all’assassino morale di soggetti non graditi a grandi affari criminali, poi avrete l’impatto della selezione avversa che favorite. Es. Zanda, che forse sta partecipando a un secondo golpe dopo quello del 1978, e i soldi agli usurai li darà non vendendo il Colosseo ma togliendoli ai cittadini.
ccc
[Vedi: 3 marzo 2020. il sigillo presidenziale. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella]

3 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, il pg della Cassazione: “Rischio epidemia nelle carceri. Bisogna alleggerire la pressione e incentivare misure alternative””

Questa epidemia ha caratteristiche anomale sul piano biologico; es. il suo profilo epidemiologico ricalca quello delle cause di morte generali. Le misure prese dal nostro governo per combatterla appaiono massimizzare il danno collaterale alla società: ‘mitigation’ rigida, che non abbatte l’epidemia ma prolunga il suo corso, e quindi le misure restrittive; linearmente; mentre i danni da strozzamento dell’economia attivando fattori moltiplicativi crescono nel tempo in maniera più che lineare. Questo dell’immissione nella società, in nome del freno alla circolazione del virus, di un gruppo dedito ad attività antisociali, è un altro aspetto. Salvi si è pronunciato contro la dietrologia sull’uccisione di Moro, per lui opera esclusiva delle BR. Nella crisi di oggi, che forse può essere comparata a quella del 1978, i magistrati hanno ciò che è un merito, per la visione del mondo sostenuta da Salvi per Moro: avere depurato preventivamente la società di voci di critica tecnica della versione ufficiale e delle conseguenti azioni istituzionali. Voci che oggi più che mai è bene continuino a essere segregate. Come dice il secondino di Collodi, l’apertura delle celle non può riguardare quelli che “non sono del bel numero”.

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24 settembre 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Mattarella a dieci anni dalla morte di Cossiga: “Fu lungimirante nel porre la questione del Sud, della disoccupazione e delle riforme”

Cossiga ha segnato la biforcazione tra l’avere governanti – e capi dello Stato – come Moro o come Cossiga. La strada fatta imboccare al Paese con la forza – ma senza incontrare grandi resistenze – ci ha portato fin qua, e ci sta portando verso gli eventi futuri che si intravedono come nubi plumbee all’orizzonte. Per lo meno con questo panegirico si potrà evitare di essere accusati di vilipendio, dicendo che Sergio Mattarella è dello stesso ramo di Francesco Cossiga.

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

Vedi: Mandanti, esecutori e catalizzatori

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6 gennaio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Maria Fida Moro aderisce alla raccolta firme di Fratelli d’Italia contro Conte. “Cancellati i diritti inviolabili dell’uomo, gente terrorizzata””

Parole antifasciste che portano acqua a un partito postfascista; contro una “sinistra” che serve il fascismo liberista. Un inviluppo che è simbolo dell’avvenuto scambio di ruoli tra destra e sinistra: ora politiche di destra nera vengono fatte condurre alla falsa sinistra, e la falsa opposizione per tenere buono lo scontento la fa la destra populista. Maria Fida Moro appare avere una vulnerabilità alle influenze esterne, e quindi ad essere strumentalizzata.

L’appello della figlia di Moro sembra provenire da un’altra epoca, di quando gli ideali del dopoguerra non erano ancora del tutto spenti. Il suo valore è nel cambiamento in interiore homine che può produrre: il recupero della percezione corretta della realtà, alterata dalla paura indotta dalle mistificazioni della propaganda, nella quota di italiani che non hanno l’animo di quei cagnolini che, ringhiosi con gli estranei, al fischio del padrone gli portano in bocca il guinzaglio col quale verranno legati. La maledizione che Aldo Moro rivolse ai colleghi di partito, ”il mio sangue ricadrà su di voi”, si sta compiendo per larga parte del popolo, per il vizio della povera gente di credere e obbedire al più forte, e combattere per lui attaccando chi gli resiste, nell’illusione di fare così il proprio interesse.

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16 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, Mattarella ricorda le vittime della strage di via Fani: “16 marzo 1978 data indelebile nella nostra coscienza””

Se, come era nell’ordine delle cose, avessimo avuto Aldo Moro presidente della Repubblica, non ci troveremmo dove siamo finiti ora. Moro non era asservito ai padroni del mondo, e puntava abilmente a espandere per quanto possibile la libertà dell’Italia. E’ per quest’ordine di motivi che è stato fatto uccidere, manovrando i cialtroni delle BR e ordinandolo ai ruffiani delle istituzioni.

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28 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, Mattarella: “Il virus limita la libertà, non gli strumenti per sconfiggerlo. La scuola in presenza deve essere un’assoluta priorità”” “La vaccinazione è un dovere morale e civico”

Libera delinquenza, specialmente per i potenti, tramite la costituzionalista Cartabia. L’equivalente di un’agocannula in permanenza nel braccio con libertà di inoculo da parte dello Stato, pena il venire puniti. Frontiere a brache calate, barriere interne staliniste per i cittadini.

Torna il tradimento presentato come virtù. “Nonostante lo sforzo gigantesco, non riusciamo a trovare dove è tenuto prigioniero Moro”: no, le BR non erano così diabolicamente abili; le si è virulentate, e si è bloccata la liberazione di Moro, obbedendo agli ordini. “Fronte della fermezza”: in realtà hanno tenuto Moro fermo sotto i colpi dei sicari. Questa finzione fruttò a Cossiga il Quirinale. Ora la storia si ripete, con un virus terrorista fatto figurare come “samurai invincibile”, e con la “fermezza” del costringere con ricatti materiali e morali la popolazione a farsi inoculare sostanze potenzialmente nocive (primeggiando nel mondo per questa imposizione). Nel 1978 gli italiani non si resero conto che la campana suonava anche per loro, costituendo l’assassinio di Moro lo standard per una selezione di politici fedeli non al popolo ma ai mandanti. Oggi il danno che riceveranno sarà diretto, anche se molti credono che pure stavolta la cosa si risolverà dietro alle menzogne e agli ipocriti sermoni dei palazzi.

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21 aprile 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ferrero “L’Anpi ha completamente ragione: la Resistenza italiana non si può paragonare a quella ucraina”

Non sono paragonabili, ma sono entrambe figlie di posizioni false e autolesioniste. Gli italiani accettarono il fascismo che violento e cialtrone mosse guerra contro nazioni bellicose essendo impreparato e accodandosi alla follia nazista. Dopo l’8 settembre si pose a molti il dilemma dello scambiare nemico e aggregarsi sottomessi al vincitore. Gli ucraini hanno accettato lo zelenskismo, il fare da stato fantoccio suicida. Per il piacere degli USA si sono prestati a rendersi una minaccia per una nazione molto più forte, fino a farsi attaccare. Ora hanno il dilemma di difendere la propria terra essendosela prima venduta e combattendo una guerra altrui in casa propria e con la certezza di sconfitta.

L’ANPI ha evitato la vergogna di unirsi allo zelenskismo nostrano. Ma dovremmo riflettere sulle conseguenze tragiche, per noi nel ‘43, per gli ucraini oggi, di accettare per viltà, ruffianeria, indifferenza, corruzione, le posizioni “furbe” in realtà false e dannose, dei capi. Ieri il fascismo, oggi lo zelenskismo. Non esistono poteri buoni; invece di servire gli uni o gli altri, e invece di bersi la retorica fascio-clericale, trombona e ignorante, che si traduce nell’eseguire l’ordine di “reagire” evirandoci economicamente, dovremmo riconoscere come primo dovere quello della nostra salvezza e sicurezza nello scontro tra i potenti litiganti. E solo dopo esserci messi al sicuro lavorare – ma seriamente – per la pace degli altri, anche a costo di sacrifici.

@ Matteo Sivestrini. “Adesso sta a vedere che il cretino sono io” (De Curtis). Mi rifaccia questa sparata il 9 maggio, quando commemoreranno Aldo Moro, uno di quelli eliminati – tramite gli immancabili traditori e idioti – da chi vuole farci vivere “in un modo aperto e libero”. Con politici come lui PdC o PdR, invece dei campioni attuali, non faremmo la guerra di liberazione tagliandoceli.

@ Matteo Sivestrini. Martinazzoli, abile affabulatore, parlò di “inattualità” di Moro. Forse vivo mentalmente in un mondo inattuale, dove “libertà” non significa piegarsi al potente di turno e servirlo (oggi gli USA; domani chissà) e per il resto cercare di fregare i propri pari. Lei vive nel fumetto con sangue vero delle versioni ufficiali, dove le BR erano “samurai invincibili”. Aldo Moro era un DC, uno scaltro curiale portato al compromesso. Ma non era lontano dall’utopia borghese di una società equilibrata, inattuale e invisa al liberismo non meno del libro dei sogni dei comunisti. Moro, tanto di cappello, era il contrario dei buffoni che a parole sono dei Che Guevara e poi a stipendio ottenuto fanno gli sciuscià. Teneva all’Italia come entità autonoma e libera, e questo ha segnato la sua eliminazione esemplare. Tramite le BR, sciagurati ometti anti-italiani, proprio come la sciagurata masnada per la quale lei interviene, che oggi pratica quello che chiamo il “caetanismo”, l’aberrazione che può degenerare nello zelenskismo. Es. l’influenza del Centro Studi americani di Via Caetani – è davanti al muro esterno della sede del Centro che fu parcheggiata la Renault 4 – nell’orientare, tolti di mezzo gli “inattuali” e promossi gli yes-men, le nuove politiche sanitarie, senza precedenti, senza legalità, senza razionalità e iatrogene. Uniche per l’Italia, una forma di barbarie hi-tech che giusto un bravo scolaretto come lei può vedere come “occidentali”.

@ Ground 01. A me non fanno paura i mostri come Goebbels, che sono rari. A me fanno paura le masse che facilmente li seguono. Es. Why did so many German doctors join the Nazi Party early. International Journal of Law and Psychiatry, 2012. Uno storico tedesco, Kellerhoff, sostiene che la forza principale che ha portato all’Olocausto è stata la peer pressure. Le greggi di pecore, quelle sono sempre attive, cioè pronte a obbedire.

@ Snorri. Legga meglio che c’è. E legga meglio anche sulle cause; a meno di non fare come quegli attaccabrighe che grossi e minacciosi mettono il loro naso a 1 cm dal tuo e ti dicono “ti ho toccato? Che vuoi, se mi tocchi ti meno”. Una variante è che a provocare è uno piccolo, con dietro uno grosso che aspetta di accorrere in soccorso. Veda un po’ di trovare anche qualcosa sul ruolo di paciere degli anglo-americani, che smentirebbe definitivamente le calunnie che li dipingono come guerrafondai. Anche se Il Fatto di oggi riporta del generale Bertolini, già dei parà, ambiente che un poco ho conosciuto da civile e che non mi è parso spiccasse per bolscevismo, irenismo e amletismo, “gli USA tengono in ostaggio la pace”; “se il negoziato non c’è perché gli USA non lo vogliono, la guerra va avanti chissà quanto. E questa è una cosa spaventosa”.

@ Matteo Sivestrini. Le ho lette tutte, e non vi ho trovato nulla sugli USA che trattengano la loro “bald eagle”. Fu detto che la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai generali. C’è da chiedersi se una cosa seria come l’informazione va lasciata a giornalisti e commentatori, perché per l’Ucraina alcuni nostri generali si stanno mostrando, nel dare punti di vista e informazioni, più seri e ponderati di tanti uomini di penna, che invece ricordano la poesia di Trilussa “L’eroe ar caffè”, 1916.

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CENSURATO

3 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”

Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.

Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.

Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).

[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.

Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]

3 settembre 2022

Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”

Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.

Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.

@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.

@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.

La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.

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11 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Bellocchio vince il premio Efa per l’”Innovative storytelling” con Esterno Notte e annuncia: “Voglio fare una serie su Tortora””

Non c’è molto di creativo né di innovativo nell’antica arte cortigiana di coprire un delitto gravissimo, quello che è stato chiamato un golpe* – le cui conseguenze stiamo subendo adesso con una classe dirigente selezionata con questi metodi – mediante quattro svolazzi calligrafici dozzinali che ripetono, infiorettandola, la versione falsa e autoassolutoria dei mandanti, dei complici istituzionali e degli esecutori.

*De Lutiis G. Il golpe di via Fani. Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro al delitto Moro. 2007. Pref. Rosario Priore.

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15 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Io ci sarò ancora”, la diretta con Miguel Gotor, Maddalena Oliva e Andrea Purgatori per parlare dei segreti del caso Moro”

Nelle carceri USA i boss sottraggono ciò che vogliono al detenuto di basso rango in sua presenza, sottolineando che loro non rubano ma prendono. Analogamente, tenere tramite quattro scalzacani uno statista di vertice in prigionia per due mesi prima di ucciderlo è affermazione di dominio. Un’esecuzione pubblica, da potenze coloniali che giustiziano platealmente i pochi singoli che tra i docili nativi mettono in discussione la sottomissione.

Dipinto da vivo come un retore capace di parlare per ore senza dire nulla, non solo ha pagato il suo agire con un’esecuzione esemplare; ma, in un contrappasso immeritato, è entro un enorme bozzolo di chiacchiere, di scambi tra l’essenziale e il ridondante, tassonomie umane da fumetto, bigiotteria intellettuale, guitterie cinematografiche, che è stata imballata la sua storia. Per travisarne la nuda sostanza, semplice, ma impresentabile avendo come causa necessaria – subito dopo la causa prima, coloniale – il tradimento infame di una classe dirigente già allora guasta; e oggi massa inerte priva di qualsiasi luce propria.

“il 20 aprile 1978 in una lettera a Zaccagnini, il prigioniero, riprendendo l’anatema biblico, ribadiva: Se voi non intervenite, sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul paese. Pensateci bene cari amici. Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani’.” (Gotor M. Il Memoriale della Repubblica, 2011). Il dopo domani è arrivato.

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17 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Il caso Moro dalla Storia allo Schermo”. Domenica 18 dicembre a Piacenza l’incontro con Miguel Gotor e Marco Bellocchio”

Nel film di Bellocchio, consulente Gotor, papa “pochino” (A. Moro) è un candido asceta. Non un uomo di potere che sacrifica l’amico per mantenere il fare a mezzi con forze straniere sull’Italia; come il clero fa, a nostro danno, dai tempi dell’alto medioevo. I brigatisti sono guerrieri-filosofi capaci di audaci azioni di commando e di rendersi imprendibili mentre meditano angosciati sul loro agire. Non cialtroni violenti che non sapevano quello che facevano, pilotati, protetti, e ricattati per non parlare. Ma chi oserebbe dirlo, davanti a questa unione di acribia storiografica e somma arte?

Da giovane mi sorprese come l’asserita unione di due virtù possa generare il suo contrario. I mitici MD/PhD, medici col dottorato di ricerca, visti da vicino in USA si rivelarono tranne poche eccezioni scarsi come clinico e come ricercatore, buoni solo a impapocchiare quanto gli veniva ordinato di fare risultare. L’unione di scienza e diritto genera mostri, ora che la medicina è divenuta un vettore etico di sfruttamento e frode; come un’ambulanza nella quale i gangster possono trasportare impunemente, e con diritto di precedenza, armi e droga, grazie anche a magistrati che ricordano il commissario Winchester dei Simpson, perseguendo chi dubita che si tratti di soccorso e non cede il passo. Su temi di rilevanza vitale per il Paese, certi ibridi, certi arditi ircocervi, come questo di storiografia e “licenza poetica”, non andrebbero accolti come supereroi buoni.

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17 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Il caso Moro, dalla storia allo schermo”. Il dibattito tra lo storico Miguel Gotor e il regista Marco Bellocchio, organizzato da Bottega XNL”

Alla “Moroteca di Babele” citata dalla curatrice gioverebbe una classificazione formale. Potrebbe essere basata sulle causalità attribuite. Es. io credo alle ricostruzioni che vedono negli USA e varie potenze estere una causa necessaria e il motore primo; nelle complicità istituzionali e clericali un’altra causa necessaria e causa intermedia; e nel complesso di queste due cause necessarie una causa sufficiente. Oltre che utile per cercare di mettere ordine nella “ambiguità comparata” su Moro, un’analisi causale porta a considerare un elemento trascurato sui misteri d’Italia, credo, importante: quello delle cause ridondanti. Cioè i tanti elementi da soli non necessari né sufficienti – ma pesanti nel loro complesso – che favoriscono e lubrificano l’eversione dall’alto, e ne proteggono il nocciolo sostanziale col loro spesso strato. Es. i calcoli dei politicanti, i tanti funzionari dello Stato postulanti senza onore in logge e sacrestie, la schiera di penne vendute, il servilismo miope del cittadino comune. Lo strato dei fattori ridondanti nella mia esperienza lavora di continuo quando c’è da servire ordini atlantici, avvolgendo la loro impresentabile durezza nel mare viscoso delle cialtronerie, bizantinismi, meschinità, opportunismi, disonestà intellettuali, estetizzazioni mercenarie, abusi e omissioni amministrative, giudiziarie e di polizia che è la routine cui viene di fatto riconosciuto un diritto ad essere praticata.

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21 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Miguel Gotor confessa in pubblico un falso storico nella serie TV ‘Esterno Notte’. Ma è davvero un errore?!”

E’ comune vedere nei film ambientati in secoli lontani finimenti moderni sui cavalli. A parte l’avvincente tema degli anacronismi nel cinema, sul rapporto tra la Faranda, le case di Dio e il rituale di cancellazione di Moro, per i profani – ma che magari hanno una esperienza diretta della montagna di m. che può contare pure su presepi pindarici che la nascondano trasfigurandola – sarebbe meglio avere lumi “soggetto-predicato-complemento”:

“La II Commissione parlamentare d’inchiesta sul delitto Moro (2014-2017) ha accertato … che la mattina del 16 marzo 1978, i terroristi in fuga con l’ostaggio si rifugiarono in uno stabile di via Massimi 91 di proprietà dello Ior (la banca vaticana)”. (Flamigni. Il quarto uomo del delitto Moro).

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda. (Da: Flamigni, La tela del ragno)”. (De Lutiis, Il golpe di Via Fani).

Per Fasanella (Il puzzle Moro) bisognerebbe usare “la felice espressione di Miguel Gotor” di “un bel presepe di coincidenze” anche sulle intersezioni nello stabile di via Massimi tra la Faranda, vista lì fin dal 1970, Marcinkus e un affollamento di prelati e punti d’appoggio di servizi esteri.

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1 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Il caso Moro e le verità nascoste: serve un discorso pubblico che smascheri le fandonie”

“La ricostruzione della verità [sulle bombe] non è poi così difficile”, scrisse Pasolini. Che finì male. Mentre farla diventare un rompicapo da fisica quantistica è salutare e redditizio. Sarebbe doveroso presentare agli italiani, dopo decenni, un quadro essenziale, veritiero e chiaro. Per fare ordine, per sbrogliare, si può ricorrere a strumenti di analisi razionale, es. il modello causale INUS, cioè il dichiarare, documentando, le singole cause necessarie che insieme hanno costituito causa sufficiente. Invece all’opposto si distribuiscono al pubblico, gridando al capolavoro, soap caramellose che presentano cretini violenti e ambigui come dei puri; i giuda diventano santi. Dal punto di vista metodologico è ciò che a Firenze chiamano un “andare a Roma per il Mugello”. Sul piano civile ed umano è incomprensibile e disgustoso. Non è facile dire la verità sul coltello sempre insanguinato del potere; ma dignità e responsabilità dovrebbero portare almeno a tacere piuttosto che collaborare diffondendo il falso. Il ricamare versioni ad usum delphini è espressione del coté cortigiano che rientra nelle “cause ridondanti”. Il suo contributo alla verità non è dato dalle storie propinate ma dall’ostensione di sé stesso: dal mostrare come l’Italia offra una cultura dell’asservimento e una borghesia compradora, figlie di millenarie prassi clericali, favorevoli alla soppressione di leader che non siano dei fantocci.

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

Il tolemaicismo politico

4 February 2013

4 febbraio 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “La difficile partita del Quirinale” del 4 febbraio 2013

Postato il 4 feb 2013 e accettato il 7 feb 2013

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Il tolemaicismo nella storia contemporanea italiana

Ora, quando si saprà, o meglio, si dirà, tutta intera la verità del potere di questi anni, sarà chiara anche la follia dei commentatori politici italiani e delle élites colte italiane. E quindi la loro omertà.

Pasolini, 1976

La minuziosa previsione del prof. Giannuli sui bizantini giochi politici tra partiti che porteranno all’elezione del prossimo capo dello Stato permette di presentare un concetto, quello di “tolemaicismo”, che ho di recente usato in un commento su Ingroia, censurato, nel blog de Il Fatto (in: La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/). Chiamo tolemaicismo, in analogia alla teoria geocentrica dell’astronomo alessandrino Claudio Tolomeo, la pratica di ricondurre a dinamiche esclusivamente – o prevalentemente – interne fatti nazionali che sono in realtà determinati da poteri esteri, come gli USA, la Nato, la finanza internazionale, etc. Ci limitiamo qui al tolemaicismo “descrittivo”, che interpreta gli eventi; ma si potrebbe parlare anche di quello “materiale”, che orchestra determinati eventi in modo che risultino da fattori nazionali.

Le ipotesi su chi sarà il prossimo capo dello Stato ne sono un esempio. Penso che un metodo da non trascurare dovrebbe essere il considerare cosa imporrà lo ”italian desk” a Washington, e come si esprimerà Palazzo Margherita, cioè l’ambasciata USA. O anche guardare ai profili dei papabili in base ai requisiti dal punto di vista USA. Se sono filostatunitensi come Saragat, e Napolitano, “il mio comunista preferito” per Kissinger. Se hanno dato prova di fedeltà collaborando alla sistemazione di qualche italiano sgradito. Cossiga diceva che lui e i DC avevano ucciso Moro; intendendo di avere causato la morte di Moro indirettamente, come effetto collaterale previsto ma non voluto, e per una scelta autonoma, di difesa dello Stato; mentre fu una responsabilità di tipo diretto, e in esecuzione di volontà esterne. Ci si dovrebbe anche chiedere qual è il reale nesso tra Banca d’Italia o burocrazie bancarie internazionali e la carica istituzionale garante del sistema democratico. Il prof. Giannuli rinvia a tale questione, considerando tranquillamente Draghi come il candidato della Merkel; che verrebbe eletto come ripiego, per una “patta” tra i partiti.

Va notato che Tolomeo non era un cretino, ma un ingegno superiore, scopritore di formule trigonometriche usate ancor oggi. E che il suo modello degli epicicli, mentre è falso sul piano fisico, ha in alcuni casi un buon potere predittivo; era capace di produrre previsioni sul moto dei pianeti più accurate di quello copernicano, ai tempi di Galilei. Il tolemaicismo politico è una forma elaborata di omertà, che ha raggiunto in Italia livelli sofisticatissimi, divenendo una vera e propria attività intellettuale, e anche lavorativa, in diversi casi. Es. la dottrina della mafia come il primo potere forte avverso al paese: dove si è omertosi su chi comanda davvero, e lo si serve, combattendo l’omertà sulla mafia; che è un potere criminale, per quanto forte, comunque subalterno a chi comanda davvero, che viene usato sul piano politico come il mammasantissima usa i suoi stessi picciotti per spaventare e fare chiedere protezione. La mafia andrebbe piuttosto vista come i picciotti non dichiarati dei poteri forti (La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/ I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/). L’omertà tolemaica dei politici, dei magistrati, della classe dirigente e degli intellettuali si congiunge con quella del popolo, che istintivamente comprende che può dire peste e corna dei fanti ma deve lasciare stare i santi.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico”
“Il tolemaicismo politico”

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1 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Marcelli “Sentenza Diaz: Cantone chiarisca le sue posizioni”

@ michele o pazzo. “Tolemacismo” si riferisce al geocentrismo, basato sui modelli – o sui teoremi – dell’ottimo matematico Tolomeo; contrapposto al modello eliocentrico copernicano (v. articolo). E’ una metafora per indicare una sofisticata forma di omertà, tipica di intellettuali e “istituzioni”, della quale lei fa sfoggio. Che è pure una forma di servilismo, dove a volte gli esecutori arrivano ad addossarsi anche le responsabilità dei mandanti (confidando comunque, e non a torto, nella comprensione dei magistrati). Appare che lei, Cantone e magistrati affini, gli eroi in divisa torturatori di ragazzini inermi, stiate tutti da una stessa parte. Che è quella giusta, dice lei. Il “partito americano”, dico io. A parte i differenti giudizi, l’identificazione del vostro gruppo è già un risultato condiviso, del quale possiamo accontentarci, su questi argomenti così gravi.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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29 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage Borsellino, i boss accusati da Scarantino chiedono i danni allo Stato”

Ma sono davvero così misteriosi i mandanti primi? “E’ delitto di mafia? Tutti dicono così. Ma è intelligente cercare anche altre piste. E’ prudente toccare anche altri tasti. E’ saggezza investigativa affacciarsi anche su altre sponde. Mafia, terrorismo e destabilizzazione potrebbero andare a braccetto in cupa sinistra convivenza.” Luigi Bommarito, arcivescovo di Catania, 25 giugno 1992.

Chiamo “tolemaicismo politico” (v. mio sito) lo spiegare i misteri d’Italia in termini interni, nazionali, negando o minimizzando i poteri sovranazionali come NATO e USA. Un aspetto dell’analogia è la forza gravitazionale. Identificata da Newton nel ‘700, con la sua legge fenomenologica, rafforzò il modello eliocentrico; ma i meccanismi di questa forza restano tuttora da definire con sicurezza. Stare sul pero sui poteri sovranazionali perché non si hanno evidenze specifiche sufficienti è un po’ come esitare ad abbandonare il modello geocentrico perché i meccanismi della forza gravitazionale non sono accertati.

La “forza gravitazionale” della grande massa che tiene l’Italia come satellite invece agisce, di continuo, e i signori prefetti, i signori ufficiali dei CC, i signori questori, i signori procuratori e giudici ne sono tramite; non solo in casi eccezionali, ma anche nella routine codarda e miserabile dell’asservimento; che li pone, come questo ribaltamento delle parti mostra, due tacche sotto la criminalità mafiosa.

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17 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Omicidio Biagi, pena ridotta di 10 mesi all’ex Br Boccaccini. Il figlio Lorenzo: “Mi fa molta rabbia, prendo atto” “

jav2. ogni tanto pensi anche a quello che ha fatto suo padre… [commento più votato, con 10 like]

@ jav2. Anche nell’omicidio Biagi compaiono complicità di Stato e brigatisti che fanno da ponte coi servizi*. L’omicidio annunciato e lasciato commettere ha educato giuslavoristi e legislatori ad essere diligenti nei compiti di dettato dei poteri forti sulle leggi sul lavoro. Anche grazie ai “lavoratori” che non concepiscono altro che il loro interesse immediato. Non pensando che sia nel loro interesse, che sia indispensabile, tutelare lo Stato e la nazione. Es. impedendo condizionamenti tramite l’assassinio politico, che si tradurranno in danni anche alle condizioni di lavoro, come è avvenuto. Con l’omicidio si è sfruttato, oltre che una classe dirigente che vende il Paese – magistratura non ultima – quello che chiamo ‘il canone italiano’ della gente comune: l’essere aggressivi coi propri pari e connazionali e codardi con il potere. L’attuale stato del lavoro in Italia sotto il tallone liberista mostra l’inefficacia del canone; dello scannarsi tra connazionali e leccare il potere. Chi, invece di scagliarsi contro l’ucciso pensando all’abbonamento allo stadio perso per colpa sua, volesse cominciare, nel suo interesse, ad alzare la testa, può leggere il primo capitolo de ‘Il golpe inglese’, ‘E Churchill ordinò: insabbiare il delitto Matteotti’ (Cereghino e Fasanella, Chiarelettere, 2011) su come gli inglesi armarono con documenti Matteotti contro Mussolini e armarono la mano fascista che l’uccise.

*Dezzani F. Omicidio Marco Biagi: il terrorismo di Stato tra noi. 4 marzo 2015.

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26 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Depistaggio di Stato, ma 25 anni prima di piazza Fontana. Carlo Lucarelli lo racconta su FQMillenniuM in edicola”

Per non dire dell’affaire Putifarre. La moglie, narra la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di stuprarla dopo che Giuseppe le aveva resistito. Casi storici nostrani sono in “In pessimo Stato”, O. Lupacchini; da leggere. Altri paesi hanno antologie simili. Da noi si pratica un equivalente intellettuale dell’astronomia tolemaica: contorsioni per attribuire all’indubbia tradizione locale, quindi primariamente a mandanti interni, i crimini usati per controllare l’Italia; da forze sovranazionali tuttora attive, che contano, primo dei “misteri”, su una classe dirigente collaborazionista. Su Il Fatto del 20 ott 2019, pg. 11, un articolo su Piazza Fontana: “Noi sappiamo”. “Basta con la retorica dei misteri d’Italia”. Più giù: [dei pochi processi sulle stragi risoltisi con condanne] “mancano i mandanti, alcuni degli esecutori, molti dei complici”. L’autore è Barbacetto, uno dei migliori giornalisti italiani, che ha dei meriti quanto a denunce. E’ del 16 dicembre 1969, 4 giorni dopo la strage, il rapporto del SID che dice che era stata realizzata da terroristi neri con l’appoggio della CIA. Il “mistero”, ovvero ciò che viene negato nel discorso pubblico, è che “siamo un protettorato USA” (Maletti). A pg. 10, a fianco al “Noi sappiamo”, articolo sui rapporti tra Berlusconi e Capaci messi in luce dal PM Tescaroli. Ma non si parla della pista USA: “Capaci, Luca Tescaroli: un atto terroristico-eversivo di una strategia più ampia”. S. Zecchi, Euronews, 26 maggio 2019.

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6 dicembre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Genova, morto l’ex magistrato Mario Sossi: fu sequestrato dalle Brigate Rosse per 33 giorni”

Franceschini ha anche detto che su Sossi lo Stato pilotò le BR come con Moro. Risulta un progetto dei servizi per uccidere Sossi simulando un tentativo di liberazione. Tra i rapitori un infiltrato del Viminale, Marra.

Mario Sossi, 1974, durante il sequestro: “… Opportunisti, sfruttatori , manutengoli, ruffiani e vigliacchi, fanno vita comoda e nessuno li va a rapire. Per di più, qualcuno di essi ha la sfrontatezza di recitare la miserabile commedia del cittadino intransigente”! […] Una scelta “équipe” di psichiatri e psicologi, guidati dall’ineffabile P.E.T. [Taviani], ha sentenziato che, se non sono pazzo , poco ci manca; sono pazzo quel tanto che occorre per falsare il significato delle parole che dirò se uscirò di qui … “

Mario Sossi, 1979: “Poiché sono assolutamente convinto del carattere artificioso della guerriglia rivoluzionaria nostrana, non ho il minimo dubbio nell’individuare gli strateghi di queste operazioni in agenti segreti di potenze straniere”

A chi non appartenga alle categorie enumerate da Sossi, e non abbia altri deficit, queste righe del giudice dicono sul doppio Stato – anche su quello attuale – più di tanti libri e convegni.

@ Antandra. Andrebbe chiesto a Il Fatto. In effetti Franceschini, intervistato da Fasanella, ha raccontato in un libro (“Che cosa sono le BR”, postfazione del giudice Priore) come sia stato eseguito una sorta di trapianto di testa delle BR. Le vecchie BR furono decapitate da CC e servizi, e la vecchia testa, che già era manovrabile e bacata, fu sostituita con una nuova perfino peggiore totalmente controllata dallo Stato. Penso occorra ascoltare ogni fonte disponibile, senza considerarne nessuna come certa; né i terroristi che ci hanno ripensato, né i familiari, a volte fagocitati dal sistema come lo fu a suo tempo la vedova Matteotti (v. “La sindrome di Peppa nei familiari delle vittime”) né gli esperti, che non sono infallibili e, con un numero di lodevoli eccezioni, cucinano versioni ad usum delphini, praticando quello che chiamo il tolemaicismo (v. “Il tolemaicismo politico”), lo spiegare l’eversione in termini prevalentemente nazionali. Non sono un esperto, e i miei interessi e competenze sono diversi, ma ritengo di essere testimone diretto di alcune cose; quello che vedo è che le stagioni del terrorismo sono state solo una forma contingente del dominio sull’Italia, che continua dopo l’alibi della Guerra fredda con mezzi non vistosi, potendo contare per le necessarie attività eversive sul repertorio umano descritto da Sossi. Attività che includono il mantenimento, tramite epurazioni, di una classe dirigente e di istituzioni adatte.

@ Antandra. Anch’io considero Sergio Flamigni una risorsa preziosa. Barbacetto è ottimo come capacità professionali, ma come si vede qui per il rapimento del giudice Sossi, una storia torbida che getta luce sulle forze che percorrono l’ltalia, e quindi anche sul nostro travagliato presente, su questi argomenti un grande giornale alla ribalta come il Fatto non può scrivere che 2+2=4.

@ Antandra. Sì, da noi si è sviluppata l’arte di parlare di fatti gravi evitando le verità indicibili. Qui si è aggirato l’indicibile del caso Sossi rivolgendosi a un ex-terrorista che altrove ha effettivamente contribuito alla verità; ma riportando solo del suo “dialogo” con la persona che teneva prigioniera tenendogli una pistola alla tempia. Si può tacere la verità che si fa mostra di gridare anche facendo parlare un esperto, che dall’alto del suo sapere dia un taglio obliquo alla ricostruzione, cesellando dottamente su aspetti vividi ma secondari mentre lascia in ombra la cupa sostanza. Molto usato, in terra di preti, è sostituire al popolo come parte lesa dei delitti politici volti a tenerlo asservito e sfruttato i familiari delle vittime, col loro dolore che li rende incontestabili, e che in buona fede possono ripetere le versioni aggiustate (e perfino in certi casi trarne credibilità e vantaggi indebiti). I familiari messi a occupare oltre al loro anche il posto del popolo come richiedenti giustizia esonerano un popolo poco propenso a fronteggiare poteri forti e cattivi. Le vittime dirette, i testimoni di grado zero, se morti non parlano, e se vivi si fa in modo di screditarli, anche facendo leva sulla loro condizione psicologica, quella di chi è nelle mani di cialtroni con la pistola, come si fece con Sossi e con Moro.

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20 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Bova “Borsellino quater, i giudici: “Nella strage di via d’Amelio possibili interessi convergenti di gruppi di potere estranei a Cosa nostra”

A quanto riporta Il Fatto questa di oggi è una “sentenza anfibologica”. “I giudici hanno escluso responsabilità dei poteri forti sovranazionali”. Falso: citano la presenza di appartenenti ai servizi, notoriamente subalterni ai detti poteri; convergenze, meglio “intersecazioni di convergenze” (possibili) con gruppi di potere estranei a Cosa nostra (non specificati), “coni d’ombra” (parziali). “I giudici hanno riconosciuto mandanti sovranazionali”. Falso: “tragico delitto di mafia dovuto ad una ben precisa strategia del terrore adottata da Cosa nostra”; la mafia come causa necessaria e sufficiente.

“lo scopo finale dello stragismo-terrorismo è un profitto economico che, forse all’insaputa dei «badilanti» del terrore, avvantaggia i «padrini» come in Cile e in Iraq e in molti altri paesi.”(G. Maletti (SID, Andreotti, P2), aprile 2020, in “L’inchiesta spezzata di Pasolini” S. Zecchi). Un modello “copernicano” con la mafia come badilante di poteri esteri dei quali l’Italia è un satellite, appare rozzo rispetto a questo lavoro di bulino dei giudici; ma forse non è peggiore di quello canonico “tolemaico”, che pone al centro forze nazionali, e qui considera i mafiosi come primum movens, proseguendo, dopo il lavoro di zappa con Scarantino, la blindatura sull’input mortifero dei poteri – attorno ai quali il pianetino Italia orbita – capaci di sovvertire dal Cile all’Iraq.

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21 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Borsellino quater, su via D’Amelio restano molte ombre ma la trattativa Stato-boss non c’entra”

Escludere una trattativa Stato-boss appare essere un merito della sentenza. E’ del tutto inverosimile che lo Stato – che tenne fermo Moro mentre lo assassinavano, col refrain della “fermezza” – venga costretto da quattro caprari col mitra a trattare con loro. Ma in quei mesi si consumò, su più livelli, un accomodamento dello Stato con ben altri poteri*, che manovravano per i loro disegni sia caprari sanguinari che compìti magistrati. E ancora li manovrano. Si dice “gettare il bambino con l’acqua sporca”. Insieme all’acqua sudicia e le bolle di sapone con le quali lo si è mascherato non bisogna fare sparire dalla ricostruzione il mostro.

*F. Dezzani. Alle radici dell’infamante Seconda Repubblica: il biennio 1992-1993.

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12 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza Fontana, il Senato twitta la relazione degli ex Msi che rilancia la pista anarchica. Fratoianni: “Oltraggio, fu attentato fascista””

Fu, come si dice, una “strage di Stato”. Ma si dovrebbe dire “strage di Stato commissionata”. Meglio, “strage di Stato commissionata e lasciata impunita”*. Meglio ancora, “strage di Stato commissionata, lasciata impunita e con perenne copertura istituzionale dei mandanti con attribuzione di tutte le responsabilità agli esecutori”. Gli italiani avrebbero da guadagnare, soprattutto oggi, per ciò che attiene al loro futuro, dal superare il timore reverenziale e riconoscere sia il ruolo dei pupari stranieri**, sia – non meno deleteria – la viltà dei burattini istituzionali; invece di accettare, facendosene partecipi, il solito teatrino depistante e autoassolutorio fasci-compagni.

*Salvini G. La maledizione di Piazza Fontana. 2019.
** Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy. 2002.

13 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza Fontana, Mattarella: “Processi hanno lasciato verità non pienamente svelate. Ma emerge la matrice eversiva neofascista””

La matrice eversiva fu atlantica. La sua manovalanza neofascista emerse già al tempo delle calunnie del questore Guida. Che, ho sentito a una conferenza dalla figlia di Pinelli, era stato addetto al confino quando era nella polizia fascista. E’ vero che c’è dai tempi del fascismo di cento anni fa un filo ininterrotto delle infamie; sia nero, rosso, bianco o altro il colore che assume nei vari tratti. Vige il “tolemaicismo” sui misteri d’Italia, cioè il mettere al centro delle ricostruzioni fattori interni, torturando fatti e logica. I post fascisti reggono il gioco ai “glaxocomunisti”, che si rifanno una verginità gridando alle camice nere, mentre servilmente evitano così la visione corretta, “l’eliocentrismo” nel quale l’ltalia è un satellite di poteri esteri, che ne determinano il corso, con i vari mezzi del potere; es. usando cialtroni rossi o neri come pedine. Questa mistificazione, dettata dai mandanti, è anch’essa una prosecuzione in altre forme di quegli anni che si dicono passati; e che invece servirono tra le altre cose a sostituire una classe politica, quella dei Moro, dei Mattei, dei La Torre, che manteneva il senso degli interessi nazionali con una i cui componenti gareggiano nel fare i tirapiedi ai poteri che ordinarono le bombe nell’Italia prospera di allora e che oggi ordinano gli inoculi dietro ricatto del fascismo dei banchieri, nell’Italia tornata terra di conquista.

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11 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Giangiacomo Feltrinelli morì 50 anni fa: su quel mistero un documento getta una luce sinistra”

Avevo 8-9 anni quando nel 1968 uscì il film “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?”, di E. Scola, 1968. A Siena sentii una conversazione su come il film contenesse uno sfottò di un ricco editore di sinistra irrequieto e con smanie guerrigliere. Fecero il nome, ma allora non mi diceva nulla e non lo ricordo con sicurezza. Memorabile la scena di Sordi, l’editore, col ragioniere e la guida scalcagnata che sparano al “simba” accucciato; il leone dopo che hanno spadellato, da breve distanza – non hanno “cogliuto bbuono o tiro” secondo la canzone – si alza dignitosamente e se ne va sparendo nella boscaglia, come scocciato; Sordi, che aveva fantasticato del resoconto del faccia a faccia con la belva nel salotto romano: “Questa non la raccontiamo”.

Circa 30 anni dopo, a Brescia, intorno alla fine degli anni ’90, andai a sentire una conferenza di Inge Feltrinelli. Al momento delle domande le chiesi un ricordo di Leo Szilard. Lei si mostrò sorpresa e mi chiese come facessi a sapere della sua amicizia – quanto aveva 21 anni – col grande fisico. Ne avevo letto in USA; nellla biogradfia di Szilard “Genius in the shadows. The man behind the bomb” (W. Lanouette, con Bela Szilard. Pref. di Jonas Salk. Scribner, 1992). Il libro racconta come Szilard fosse controllato dai servizi USA, e come la sua figura venne offuscata.

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17 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Strage di Capaci, esposti a Milano i resti dell’auto della scorta di Falcone. La vedova Montinaro: “Dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità”

Fu uno dei crimini di obbedienza – obbedienza ai voleri dei poteri forti – che butterano la storia dell’Italia repubblicana. Questo spiega perché “dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità” mentre la teatralità abbonda. Cosa rappresenta quell’ammasso di lamiere informe.

Chi conosce in prima persona l’obbedienza ai mandanti delle stragi che è prevalente nelle stesse istituzioni che si fanno fregio dei Caduti vi vede una spoglia spolpata. Spolpata di meriti e valori altrui per tirare a campare.

Ma a tutti i cittadini che non siano pavidi può ormai apparire come la magniloquenza e l’insistenza delle istituzioni nell’accostarsi a eroismi e sacrifici altrui servano a nascondere il servilismo verso i poteri forti che allora ordinarono le stragi e oggi chiedono altre libbre di carne.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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29 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Trattativa Stato-mafia, per noi familiari delle vittime quegli imputati non sono eroi”

Massimo rispetto per i familiari delle vittime. Commento le loro posizioni solo nella dimensione pubblica delle stragi. Né conosco a fondo i fatti. Però osservo, in ambiti che conosco abbastanza bene, che istituzioni, forze di polizia, PA, magistratura, e purtroppo anche la società civile premono per spiegare in termini nazionali, endogeni, atti criminali imposti da fuori. Dei quali i responsabili italiani sono solo esecutori; figure non diaboliche ma miserabili. Lo chiamo “tolemaicismo”: il modello geocentrico riusciva a rappresentare il moto dei pianeti, ma a costo di contorsioni acrobatiche*. La riduzione forzata al livello nazionale genera labirinti di specchi che tengono al sicuro il male. Es. si additano soggetti che hanno responsabilità vere, ma con accuse distorte; fino al grottesco**. Se si vuole la verità, in un ambito dove il coraggio non si spreca, bisogna, incuranti dei don Abbondio che strillano al complottismo, considerare un modello copernicano, dove gli esecutori sono delinquenza locale protetta, e i “deviati” sono ruffiani al servizio del “motore primo”. Che è dato dai poteri sovranazionali dalla massa molto più grande che impongono la rotta al Paese; anche con la violenza, con la quale inoltre selezionano la classe dirigente eliminando esemplarmente i tipi umani di valore ed elevando i mediocri e i debosciati, fino a farne modelli da imitare.

*Il tolemaicismo politico.
**Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020.

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v. anche:

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

Il canone italiano

La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

21 October 2012

Appello al popolo 21 ottobre 2012

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La barbarie è l’assenza di standard a cui appellarsi” (Ortega y Gasset)

Gli standard […] non riguardano tanto le abilità, o l’uniformità, quanto la ridefinizione dell’autonomia del paziente. In breve, riguardano la creazione di nuovi mondi” (S. Timmermans e M. Berg [1])

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E’ in discussione alle Camere il decreto-legge n 158 sul riordino della Sanità, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 13 settembre 2012, detto “decreto Balduzzi” dal nome del ministro della salute del governo Monti. Il decreto è stato criticato sotto vari profili, da voci che sono espressione degli interessi dei gruppi e corporazioni che siedono alla tavola della sanità. Non si discute invece di diversi punti del decreto che riguardano più direttamente il cittadino, essendo accomunati da due caratteristiche: appaiono agli occhi del pubblico come misure ragionevoli e utili, che migliorano la tutela della salute; invece costituiscono un pericolo per la salute e un danno economico, contenendo una carica iatrogena e provocando una indebita diversione di fondi pubblici a soggetti privati. Considero qui l’art. 3, dove definisce il rapporto tra responsabilità professionale del medico e linee guida cliniche. Altri punti del decreto che sembrano vantaggiosi per il cittadino ma sono svantaggiosi sono gli articoli sui farmaci innovativi, quello sulle prescrizioni off-label (che pare verrà cancellato), sulle “ludopatie” e sulle medicine alternative.

Art. 3 del decreto, comma 1: “Fermo restando il disposto dell’articolo 2236 del codice civile, nell’accertamento della colpa lieve nell’attivita’ dell’esercente le professioni sanitarie il giudice, ai sensi dell’articolo 1176 del codice civile, tiene conto in particolare dell’osservanza, nel caso concreto, delle linee guida e delle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.”

La norma “rende più serena l’attività del professionista sanitario”, ha commentato il ministro, e associazioni di categoria hanno riconosciuto che è un primo importante passo. Credo debba essere spiegato come invece dal punto di vista del pubblico la norma dovrebbe essere causa di preoccupazione. Discuto quindi le linee guida cliniche sotto il profilo medico e politico. La norma è stata più volte modificata, prima e dopo la pubblicazione del decreto, per il quale il governo si dice intenzionato a porre il voto di fiducia. Mentre pubblico questo commento la bozza di legge considera che il medico che si attiene alle linee guida non sarà punibile per colpa lieve in sede penale, ma sarà possibile chiedere i danni in sede civile, dove il magistrato dovrà tenere conto dell’aderenza alle linee guida. Le considerazioni, non tecniche, sugli aspetti giuridici sono pertanto rinviate a dopo che il Parlamento avrà deciso la forma definitiva e convertito il decreto in legge.

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1. L’utilità delle linee guida

In una delle intercettazioni di Brega Massone, il chirurgo della casa di cura S. Rita di Milano, una dottoressa gli fa osservare che ha operato un paziente per un piccolo nodulo polmonare senza attendere il controllo a tre mesi previsto dalle linee guida. In un’altra, Brega Massone incarica il collega Marco Pansera (nessun nesso, o meglio nessuna parentela con chi scrive, che è pure lui un altro dottor Pansera) di reperire delle linee guida per allegarle alla memoria difensiva. Questa apparente contraddizione illustra come le linee guida cliniche (LGC) [2,3] abbiano un carattere ambiguo e relativo. Il primo punto è prendere atto di tale ambivalenza. Non ci sono attualmente metodi formali che di per sé assicurino qualità ed onestà delle cure. Come è stato osservato [4] nella pratica le LGC possono essere benefiche per il paziente o altamente dannose e lo stesso si può dire della loro sostituzione col giudizio soggettivo del medico.

Che il medico nella pratica quotidiana non abbia libertà professionale assoluta ma segua determinati standard, e debba rispondere dei danni causati da deviazioni arbitrarie da tali standard, è un concetto sia persuasivo sia fondato. Le LGC sono uno degli aspetti principali del processo di standardizzazione della medicina. L’utilità dell’introduzione di forme di standardizzazione in medicina si può vedere da alcune fasi della sua storia [1]. Uno dei padri nobili è stato l’inglese Cochrane. Catturato dai tedeschi nella II Guerra mondiale, unico medico militare in un campo di prigionia con 20000 internati, osservò che dei prigionieri affidati alle sue cure ne morivano molti di meno di quanto egli si aspettasse dati la durezza delle condizioni e gli scarsi mezzi a disposizione. Dopo la guerra comparò la mortalità con quella di un secondo campo di prigionia; ne dedusse che gli interventi medici inappropriati possono causare più danno che l’assenza di cure. Nel 1972 pubblicò “Effectiveness and efficiency”, molto citato dai fautori delle LGC; ma spesso a sproposito, perché il libro contesta l’uso di pratiche mediche prive di reale efficacia, mentre oggi come si vedrà le LGC sono usate per trattare senza necessità decine di milioni di persone.

Si deve alla volontà di standardizzare la medicina per ragioni organizzative, e anche per ragioni commerciali, l’introduzione nel corso del Novecento della moderna cartella clinica, la cui utilità è palese (e che oggi sta venendo distorta con l’introduzione della cartella elettronica). Wennberg ha mostrato la necessità di standardizzazione per evitare l’effetto “Dr Knock” [5], evidenziando la sconcertante variazione geografica in USA nell’utilizzo di risorse mediche. Variazione correlata non alle necessità della popolazione, né alle caratteristiche urbane o rurali dell’area, ma all’offerta di servizi medici: dove c’erano più chirurghi i cittadini venivano operati molto più frequentemente; se in un’area era presente un centro specializzato, es. in angiografie, lì l’incidenza della relativa patologia, la cardiopatia ischemica da curare con bypass, si impennava. E’ impensabile una buona politica sanitaria che non si avvalga di forme di standardizzazione, inclusa la standardizzazione clinica. Un esempio attuale di LGC utili sono alcuni “bundles of care”, che sono delle checklist, delle liste di controllo, ma basate esclusivamente su evidenze scientifiche robuste [6], la cui applicazione nella pratica ospedaliera su presentazioni cliniche specifiche appare poter ridurre la mortalità [7] evitando dimenticanze ed errori.

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2. Linee guida mertoniane e linee guida commerciali

L’altro genitore della standardizzazione in medicina, la ricerca del profitto, è tanto dissoluto quanto il primo è virtuoso. La standardizzazione ha una natura prettamente industriale, tayloristica, ed economica, burocratico-contabile. L’economia si è impossessata della medicina, come settore altamente redditizio ed espandibile a dismisura. Come si vedrà le LGC sono uno strumento naturale per conformare la medicina al profitto. E’ notorio, è ammesso e discusso anche nelle sedi ufficiali, che le commissioni che preparano le LGC sono spesso composte o pesantemente infiltrate da esperti che sono emissari di interessi economici, dai quali gli esperti ricevono denaro, partecipazioni azionarie o altri benefici, e ai quali spesso devono la loro carriera [8]. Una corruzione che può riguardare anche i funzionari pubblici che sviluppano le LGC amministrative, in base alle quali lo Stato acquista ed eroga prodotti medici [9]. La contropartita ovviamente è il favorire il consumo dei prodotti degli “sponsor” (parola che in inglese significa anche “padrino”). Un caso che è emerso, quello dell’impegno e delle risorse investite dalla Eli Lilly per manomettere i bundles of care del trattamento dello shock settico allo scopo di imporre il suo farmaco Xigris, permette di vedere nel dettaglio come ciò avvenga [10].

Nel 2001 la FDA approvò lo Xigris, sulla base di un solo trial clinico; ponendo però riserve sulla sua efficacia, e la raccomandazione di ottenere studi di conferma e eseguire test aggiuntivi. Data questa incertezza le vendite non raggiunsero le aspettative dell’azienda, che erano tra i 300 e i 500 milioni di dollari all’anno. La Eli Lilly si rivolse allora a una ditta di pubbliche relazioni, la Belsito & Company. Fu finanziata, con diversi milioni di dollari, una campagna di marketing che durò anni, articolata in 3 fasi: 1) campagna di sensibilizzazione per definire la necessità di trattare la sepsi; 2) sviluppo di LGC addomesticate; 3) inserimento delle LGCc nei performance bundles coi quali le assicurazioni pagano i trattamenti medici. Ci si avvalse di prestigiose società scientifiche; “11 società scientifiche 11” furono citate tra i “promotori”; mentre fu omesso il rifiuto dell’appoggio della Infectious Diseases Society of America, motivato dalle metodologie falsate e dal conflitto di interesse. La Eli Lilly finanziò i lavori di sviluppo delle LGCc, elargendo inoltre denaro ad personam agli esperti. Dalle LGCc risultarono, senza fondamento, punteggi elevati allo Xigris e più bassi ad altri trattamenti concorrenti come gli antibiotici e la somministrazione di fluidi. Quando due studi clinici dovettero essere interrotti perché il farmaco causava un eccesso di emorragie, gli esperti trascurarono l’informazione. Un terzo studio clinico, che mostrò che il rischio di emorragia era maggiore di quanto si riteneva, fu citato nella documentazione senza alcun commento. Si riuscì a fare inserire le LGCc in un performance bundle, omettendo i dati sui rischi di emorragia.

Parallelamente furono messe in atto diverse attività di supporto: lobbying politico, coinvolgimento di associazioni non profit “watchdog” sulla qualità delle cure, creazione e distribuzione di un periodico sul tema. Due di queste manovre collaterali sono particolarmente interessanti. Essendo il farmaco costoso, si fece spargere la voce che non ce n’era a sufficienza per tutti i pazienti: i medici stavano venendo “sistematicamente forzati” a decidere a chi concedere la vita e chi lasciare morire. In realtà, la casa farmaceutica non riusciva a venderne abbastanza, e il farmaco aumentava le probabilità di decesso. Lanciare l’allarme scarsità è una collaudata tecnica di marketing. Enzo Biagi ha scritto che alcuni personaggi pubblici gli ricordavano i venditori di bomboloni della riviera romagnola, che in spiaggia gridavano “Vado via!” ma restavano sempre lì. E’ interessante comparare l’episodio, e i fenomeni di accaparramento e incetta durante la guerra, con gli odierni allarmi sulla scarsità di farmaci, in particolare quelli oncologici, che sono tanto costosi quanto in genere scarsamente efficaci.

Non contenta, la Eli Lilly organizzò una task force di clinici e bioeticisti, previo finanziamento di 1.8 milioni di dollari, perché ponzasse sull’ardua questione del razionamento delle cure all’interno delle unità di terapia intensiva. Questa tattica mostra un aspetto non conosciuto della bioetica: il suo utilizzo, o la sua prostituzione, a fini propagandistici. Discutendo dei risvolti etici, spesso inventati o fortemente esagerati, di un nuovo ritrovato, si può fare credere, per entimema, per presupposizione, che il prodotto è efficace; si sta usando questa tecnica di disinformazione per le cellule staminali, mediante la diatriba “etica” tra staminali embrionali e adulte, e relativa sceneggiata “clericali contro positivisti” [11].

L’influenza dell’industria sulle LGC è in parte formalizzata. Alcuni protocolli per la preparazione delle LGC, come quello del NICE inglese, prevedono esplicitamente la partecipazione dell’industria. In USA metà del budget per l’approvazione dei farmaci da parte dell’ente governativo, la FDA, è fornita dalle industrie farmaceutiche: i funzionari addetti ricevono metà del loro stipendio dai postulanti che sottopongono i prodotti da valutare; il governo federale rifiuta di pagarli interamente coi suoi fondi. In Texas, essendo governatore G. W. Bush, lo sviluppo delle LGC statali per il trattamento dei disturbi psichiatrici fu ufficialmente finanziato dalle case farmaceutiche; le LGCc che ne risultarono davano larga priorità al trattamento farmacologico.

Preso atto di “con chi si ha a che fare” occorre premunirsi. Il primo passo è la verifica del livello linguistico. “Standard” già nell’etimologia rinvia al potere: viene da stendardo, il vessillo intorno al quale si radunavano le truppe in battaglia. A volte si tratta, se è una guerra, di una giusta guerra contro l’oscurantismo e lo sfruttamento. Le “linee guida” però, come si vede e come si vedrà da altri esempi, non necessariamente guidano verso la giusta meta ma possono sviare e condurre sulla cattiva strada. Appare chiaro che “linee guida” è una espressione a pelle d’agnello sotto la quale possono nascondersi lupi. Conviene quindi distinguere tra “linee guida cliniche mertoniane” (LGCm), che osservano i principi classici dell’etica scientifica, come quelli enunciati da R.K. Merton; e “linee guida cliniche commerciali” (LGCc), che dicono di seguirli ma servono in realtà fini commerciali. Con LGC senza aggettivi si indicheranno le linee guida in generale. Qualcuno potrebbe commentare che allora si dovrebbero distinguere anche le “LGCp”, “linee guida cliniche politiche”, che cercano un realistico compromesso tra etica ed esigenze dell’economia; ma a me pare più interessante esaminare come il termine, il concetto e la pratica siano stati sovvertiti.

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3. La corruptio optimi nel liberismo

Occorre una breve digressione sull’origine dell’ambivalenza che connota le LGC. Il capitalismo, e ancor più la sua attuale forma, il liberismo, non si limita a fare soldi, ma aggredisce le istituzioni sociali per plasmarle ai suoi scopi. Nel fare ciò, corrompe alcune istituzioni che sono ottime; con gli effetti descritti da Illich, che cita spesso il “Corruptio optimi pessima” (Gregorio Magno): l’Ottimo una volta corrotto si tramuta nel pessimo. Il liberismo nella sua corsa cieca a volte ignora istituzioni sociali ottime, le travolge e le rovina. Ma appare che il liberismo punti anche deliberatamente all’Ottimo per farlo proprio e corromperlo, come strategia di potere. Avvalersi dell’Ottimo è vantaggioso. Il male tramite l’Ottimo corrotto è molto più insidioso da riconoscere e contrastare che il male palese.

Se si dice di agire in nome della Democrazia e della Libertà ci sarà un’esitazione in chi si oppone; passerà del tempo prima di rendersi conto che i concetti nobili di democrazia e libertà sono ridotti a forma, e a slogan per predare e opprimere. Quale modo migliore di praticare l’ingiustizia e lo sfruttamento che affidarne l’allestimento e la gestione proprio alla Sinistra, depositaria storica degli ideali di giustizia sociale, come è squallidamente avvenuto in Italia. La scienza offre la descrizione più profonda del mondo materiale, e ci dà informazioni che permettono di allontanarci dalle brutalità dello stato di natura, e di fare luce anche sul mondo non materiale superando così credenze oscure e superstizione; le sono state affidate sofisticazioni e frodi commerciali su larga scala, e la si sta trasformando sempre più in una specie di religione gnostica al servizio del business. Ci rivolgiamo alla medicina perché ci sollevi dall’angoscia davanti la malattia che ci colpisce o ci spaventa. Questa attività lavorativa che si presenta come animata dallo spirito del Buon Samaritano è stata valorizzata come il migliore terreno per praticare il marketing, approfittando senza pietà della posizione di debolezza e vulnerabilità di chi chiede aiuto, fino a fare di un importante servizio tecnico ed etico un pilastro che troneggia al centro dell’economia; fino a far passare un servizio di supporto alla vita per la fonte della sopravvivenza; con la bioetica, lo studio dei principi morali applicato agli interventi della medicina e della scienza sull’uomo, che invece di contrastare l’immoralità le fa da compare.

Il liberismo invade le istituzioni sociali e ne cattura la parte migliore, l’Ottimo, ma quando può non lo distrugge: piega la potenza dell’Ottimo ai suoi fini. Ne fa un ostaggio, col quale si fonde in un corrotto e complicato oggetto ibrido. Non è vero che “è tutto un magna magna”; è peggio. La frode pervade il sistema molto più di quanto si pensi: ma le varie frodi si notano poco perché si mimetizzano, essendo strettamente legate all’Ottimo, in nuovi composti sociali. Se siamo timidi di fronte alle manipolazioni del liberismo è anche perché mentre “miriamo” ci accorgiamo che sparando potremmo colpire le istituzioni ottime o buone nelle quali le sue frodi sono intessute, istituzioni delle quali non possiamo fare a meno. Bisogna distinguere, discernere, districare, in faticose analisi che, ammesso che arrivino a essere ascoltate, difficilmente faranno presa sulle menti continuamente lavate dalla propaganda mediatica.

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4. Le LGCc e il patto simbiotico medicina-economia

Anche nel caso delle LGCc non si è trattato di una semplice annessione. Le pittoresche commissioni di scienziati e saggi a libro paga sono solo il mezzo di un arrangiamento più ampio; il conflitto d’interesse, generalizzato, dei singoli, è la manifestazione di un conflitto d’interesse strutturale, insanabile fino a quando non interverranno decisioni politiche. Le LGCc mostrano come tra medicina ed economia si sia stabilita quella forma di simbiosi, di mutualismo finalizzato al parassitismo, che si riscontra nei rapporti tra mafia e imprenditori, o tra poteri globalisti e caste nazionali. Da un lato, con le LGCc i medici perdono autonomia, e lavorano per il business. Le LGCc servono a ricattarli: l’aderenza alle LGCc viene usata per valutare la “qualità” (altro Ottimo corrotto dal liberismo) della prestazione professionale. In USA, tramite sistemi come il pay-for-performance, non osservare le LGCc significa guadagnare meno, non fare carriera o perdere il lavoro. In Italia la medicina è di tipo pubblico; ci sono comunque “obiettivi di produttività” che si avvalgono di LGCc, e ora anche il decreto Balduzzi va verso l’americanizzazione prevedendo che i medici siano periodicamente valutati in base a linee guida. Anche da noi si sta costituendo, o rafforzando, un omologo sistema ricattatorio a favore di privati, tramite lo Stato, ora anche con la minaccia/beneficio giudiziaria del decreto Balduzzi; un altro caso di trasformazione dello Stato in vassallo e gendarme di poteri sopranazionali.

D’altro canto le LCGc forniscono ai medici una protezione, che assicura alla categoria grandi vantaggi economici e sociali. Le LGCc demarcano quella che è stata chiamata “la giurisdizione professionale” [1]. Sono una barriera monopolistica, come “le regole dell’arte” delle antiche corporazioni; solo, negoziate con gli sponsor, che ne dettano l’orientamento generale e le parti essenziali. Proteggono il sistema da eccessi destabilizzanti (vedi il caso S. Rita), mantenendo la frode al valore ottimo, l’ottimo non etico ma economico, che come per i prezzi è quello che approssima ma non oltrepassa il massimo che la Domanda può sostenere. Conferiscono una patente di immunità per atti privi di reale giustificazione che possono provocare lesioni anche mortali; possono essere citate a discolpa in sede giudiziaria. Inoltre, come ha mostrato uno studio su medici della previdenza sociale olandese [1] le LGC, con la loro aura di scientificità e oggettività conferiscono legittimazione, credibilità e prestigio alla professione. Le LGCc sono infatti molto usate in oncologia, dove, tolti i “successi” sui falsi cancri da sovradiagnosi, per i quali si riesce a salvare una buona percentuale di sani (non tutti, data la tossicità delle terapie), i progressi reali, sul cancro vero, sono stati vergognosamente scarsi [12]; e dove i farmaci sono particolarmente costosi.

Le LGCc sono spesso enfaticamente definite dai commentatori medici “una camicia di forza”. Per come sono strutturate sono una misura autoritaria che previene la critica e il pensiero indipendente. Portano ad un’alienazione professionale simile a quella dell’artigiano mutato in operaio descritta da Marx. Agiscono da camicia di forza per i medici che non vogliano lavorare per il business, ma sono al contrario un mezzo che permette al medico di scatenarsi nella ricerca furiosa del profitto; una misura costrittiva che libera la pazzia morale facendola figurare come condotta doverosa improntata a prudenza e rigore. Sono una gabbia che impedisce di uscire e protegge dall’esterno, che si è avuto cura di rendere confortevole: appellandosi a valori come l’autonomia professionale e la deontologia, e a realtà come la variabilità biologica e clinica, si fa in modo, come si vedrà, che le LGCc, una volta espletata la loro funzione di deterrente/incentivo per il consumo di prodotti medici e di protezione, non siano d’impaccio o di imbarazzo, ma lascino spazio arbitrario al medico. Si consente che il medico trascuri le indicazioni delle LGCc, come molto spesso avviene, purché egli ne colga lo spirito, che è quello di orientare i consumi nella direzione indicata. Gli effetti negativi di questa componenda tra i due poteri vengono ovviamente scaricati sui cittadini. Per i quali le LGCc sono a volte un editto di condanna.

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5. Le LGCc e la iatrogenesi pilotata

Mentre in Italia col decreto Balduzzi gli emissari del boss entravano, cordialmente accolti, nello studio del medico e gli facevano un discorsetto, in USA veniva pubblicato, con una certa risonanza, un articolo che denuncia i danni alla salute derivanti dall’applicazione delle LGCc nella medicina di famiglia. Hunt et al. [13] considerano il drammatico aumento di diagnosi e terapie per le condizioni croniche in USA. La spesa per i farmaci è aumentata di 6 volte dal 1990. Il 45% degli statunitensi ha almeno una diagnosi di malattia cronica. L’11% della popolazione e il 40% degli ultra sessantenni assume 5 o più farmaci. Le reazioni avverse ai farmaci sono triplicate tra il 1995 e il 2005, fino a divenire la quarta causa di morte. Considerando le terapie per l’ipertensione arteriosa e il diabete [14, 15], gli autori spiegano così questo andamento: le LCGc portano a trattare molte più persone abbassando le soglie diagnostiche e prescrivendo terapie farmacologiche; in USA hanno portato a trattare 10 milioni di persone in più per il diabete e 22 milioni in più per l’ipertensione; persone che avendo valori prossimi alla norma da un lato traggono minore beneficio dai farmaci, dall’altro sono più esposte ai danni da sovratrattamento (es. ipotensione, ipoglicemia). Gli altri effetti avversi dei farmaci, es. disturbi gastrici e respiratori, divengono pure molto più frequenti nella popolazione, e portano ad altre terapie farmacologiche. La polifarmacia, l’assunzione di più farmaci, che interagendo moltiplicano gli effetti avversi, espone i pazienti ad una terza categoria di danno e a ulteriori cure. E’ il circolo vizioso, che gli autori chiamano “prescription cascade”, “prescrizioni a cascata” o “cascata terapeutica”, tipico della medicina commerciale [15].

Le LGC sono sostenute tramite finanziamenti agli esperti da un’industria farmaceutica che spende nei soli USA circa 53 miliardi di dollari all’anno per il marketing. In USA le LGCc sono imposte e incentivate usandole come criterio di valutazione del lavoro dei medici, e mediante sostanziali premi in denaro per i medici che le seguono, ovvero rispondono a deviazioni marginali dei valori degli esami di laboratorio prescrivendo terapie farmacologiche aggressive. Le assicurazioni private dunque appaiono integrate nel sistema, promuovendo ciò che a prima vista avrebbero interesse a limitare. Ma non c’è vera contraddizione, perché questo sistema iatrogeno è il motore dell’espansione della medicina dalla quale ricavano immensi profitti. Gli autori lo dicono tra le righe, presentando il modello qualitativo della “Legge dei benefici inversi”: all’abbassarsi delle soglie lungo la distribuzione di frequenza non solo aumenta rapidamente il numero di pazienti, ma aumentano i danni iatrogeni, mentre i benefici si riducono (fig. 1).

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Figura 1. Da Hunt et al. [13]. La curva a campana rappresenta la distribuzione del valore della glicemia nella popolazione. All’abbassarsi della soglia diagnostica mediante LGCc (linee verticali tratteggiate) un maggior numero di persone risulta incluso nel gruppo dei soggetti da curare, aumentano i danni e si riducono i benefici.

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Figura 2. Espansione del mercato medico tramite LGCc. La curva a campana rappresenta la distribuzione di frequenza in una popolazione dei valori di un ipotetico esame di laboratorio. Le linee punteggiate sono le soglie di trattamento stabilite da LGCc e da LGCm. La retta è data da un indice di danno iatrogeno, equivalente al numero medio per paziente di prodotti medici consumati a causa degli effetti iatrogeni delle cure prescritte in base ai valori dell’esame. La curva più ripida, data dal prodotto tra la distribuzione di frequenza e la funzione della retta del danno, mostra l’incremento del mercato indotto dalle LGCc (frecce; v. testo). Area ombreggiata: mercato con LGCm. Area tratteggiata: mercato con LGCc.

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Con la fig. 2 mostro un esempio schematico dell’importanza strategica delle LGCc per il profitto e del loro conseguente utilizzo come strumento, sulla base di quanto evidenziato da Hunt et al. Le LGCc abbassando le soglie moltiplicano la quota di popolazione trattata (freccia a). Mediante la prescrizione di cure iatrogene moltiplicano ulteriormente la popolazione trattata, trasformandola in una popolazione teorica, la cui unità non è più il paziente ma il paziente-farmaco (freccia b). Premono infine affinché il mercato così creato sia pienamente sfruttato (freccia c). Il grafico mostra come le LGCc, tramite aggiustamenti diagnostici poco vistosi, e scelte terapeutiche “ragionevoli”, ottengano effetti economici di grande portata, disegnando una configurazione altamente vantaggiosa per il business, nella quale i profitti aumentano di molte volte rispetto a quelli ottenibili con LGCm. Ciò al costo di diagnosticare falsamente condizioni morbose su larghe fasce di popolazione, e di renderle davvero malate, riproducendo in termini moderni l’antica sinergia della medicina con la malattia [16].

Il grafico mostra anche quanto sia vantaggioso economicamente puntare sui sani: l’effetto perverso si basa principalmente sul trattamento dei sani, che sono molto più frequenti dei malati e risentono maggiormente degli effetti iatrogeni diretti, da abbassamento dei valori del parametro fisiologico. Le LGCc giocano un ruolo chiave di moltiplicatore: piccole variazioni degli standard permettono di catturare larghe fette di popolazione, secondo una funzione di tipo esponenziale. Le LGCc sono flessibili e versatili, e possono essere impiegate per la creazione di meccanismi di massimizzazione del profitto diversi da quello mostrato qui. Come, alcuni segnali lo fanno pensare, avverrà negli anni futuri.

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6. LCGc e spesa sanitaria

Le LGCc sono uno dei fattori determinanti dell’incremento della spesa sanitaria. Un genere di aumento che all’analisi dei dati non porta, come invece si tende a credere, a miglioramenti della salute della popolazione, ma appare peggiorarla [17]. Le LGCc infatti inducono cure inutili, che hanno effetti iatrogeni generatori di altri costi; comportano inoltre un elevato costo opportunità, lasciando scoperti servizi medici utili. Le LCGc vengono anche usate da enti di controllo per limitare la spesa. Ma con criteri che non vanno necessariamente a vantaggio del cittadino. Gli sprechi indotti dal complesso medico-industriale sono associati a risparmi altrettanto immorali. La medicina dev’essere esaustiva e esclusiva: deve trattare tutte le malattie e solo le malattie. Le LCGc hanno un ruolo importante nel disassare la medicina rispetto a questo standard, producendo una medicina che cura anche senza necessità ciò che è economicamente conveniente e trascura l’assistenza che sarebbe utile al paziente ma non conviene. L’esempio tipico è il paziente operato senza necessità, sulla base di LGCc ufficiali, e poi dimesso troppo in fretta dopo l’intervento, per fare posto ad un altro, con l’avallo di altre LGCc; una catena di montaggio che necessita di pezze d’appoggio giustificative e di un sistema di standard di controllo. In un sistema a sanità pubblica come quello italiano, le LGC spingono per una medicina fuori centro dove lo Stato paga per trattamenti inutili e dannosi, finanziati aumentando le tasse, e allo stesso tempo obbliga il cittadino a sborsare di tasca propria, direttamente o tramite assicurazioni private, per l’assistenza non coperta o non disponibile nella pratica. Assistenza anch’essa regolata da LGCc. Andrebbe inquadrata in questo scenario l’associazione tra il decreto Balduzzi e i tagli ai finanziamenti della sanità pubblica, come quello previsto dalla concomitante “legge di stabilità”.

Si sta tentando di introdurre, superando gli ostacoli costituiti dai dati e dalle analisi che lo sconsigliano, lo screening per il cancro del polmone; così che gli interventi “alla S. Rita”, in forme meno estreme ma molto più diffuse nella pratica clinica, divengano legali, e, venendo codificati in LGCc, perfino meritori o obbligati secondo il decreto Balduzzi. Il caso Ilva cade a fagiolo per spingere il pubblico in questa direzione. Nessuna voce si alza per mettere in guardia da un nuovo screening che viene presentato come un altro Progresso benemerito guidato dalla Scienza. Di quelli che sono addentro, diversi sanno di queste manipolazioni e tacciono, per interesse, o per timore di ritorsioni. Alcuni non sanno, in buona fede, in genere associata a superficialità. Altri in falsa coscienza non vogliono sapere, per quieto vivere o sete di guadagno o entrambe. Hunt at al. nel loro studio su un piccolo campione hanno trovato che un 7% dei medici metteva in dubbio le indicazioni delle LGCc, esponendosi così di persona. Il 67% dei medici ha dichiarato che le applica perché convinto del loro valore scientifico; una credenza largamente condivisa dal pubblico. Ma la scientificità delle LCGc e della ricerca sulla quale poggiano è tutt’altro che scontata.

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7. L’antiscientificità delle LCGc

Le LGCc sono il terminale del sistema della “Evidence based medicine” (EBM). Nell’entrare nel Dipartimento di ostetricia e ginecologia del San Francisco General Hospital gli specializzandi ricevono le seguenti indicazioni: “L’opinione clinica ha uguale peso qualunque sia il rango di chi la esprime. Noi valutiamo le opinioni in base a quanto sono supportate dall’evidenza scientifica, non secondo il prestigio di chi le propone”. I neolaureati appena arrivati sono incoraggiati a contestare le decisioni cliniche di qualunque docente, se hanno recuperato dalla biblioteca o da internet una pubblicazione che sostiene una tesi diversa [1]. (Naturalmente i medici, dal direttore all’ultimo assistente, hanno l’esperienza, la posizione e non di rado la carognaggine per rintuzzare gli attacchi e difendere la gerarchia, che con stili diversi resta ferrea in USA e da noi). Questo aizzare alla rivolta, un esempio di distruzione di valori tradizionali nel liberismo, mostra il carattere ideologico della EBM.

L’EBM è una versione della filosofia empirista, che prende un grano di diamante, la constatazione e la affermazione dell’impossibilità del progresso della conoscenza scientifica senza sperimentazione, e lo trasforma in un grosso pezzo di carbone, sostenendo in pratica che conta solo il risultato dei trial clinici pubblicati, che parlano da soli per bocca dell’alto clero scientifico. E’ un poco la parodia delle definizioni operative della fisica, dove con cautela da un fenomeno, accertato con sicurezza sperimentalmente, si deriva la definizione di una grandezza o di una legge. Qui l’avere pubblicato dei dati consente di precipitarsi a stipulare i criteri ufficiali, di portata generale, sul trattamento delle malattie. Si tratta di dati statistici, prodotti da specialisti che “stringono al laccio di una formula, e strozzano, dati sperimentali o epidemiologici che andrebbero considerati in un contesto biologico del quale hanno scarsa conoscenza” (Tomatis). Il timore reverenziale verso i numeri [18] – e la loro connotazione magica agli occhi di molti [19] – fa apparire come oro colato qualsiasi panzana; similmente a quanto avviene per l’econometria, anch’essa uno strumento del liberismo. L’interpretazione critica, la plausibilità, la comparazione con gli aspetti fisiopatologici, l’umile buon senso, le proposte alternative, la segnalazione di rischi trascurati, vengono guardati come attentati al rigore scientifico, per non parlare della valutazione socioeconomica, cioè la valutazione della consonanza degli studi scientifici e delle LGCc con grandi interessi di parte.

L’insopprimibile incertezza insita nel trattamento della malattia intesa come entità biologica viene così non ridotta ma amplificata. La medicina è oggi inscritta in un “probabilistic framework”, al quale siamo ormai abituati, che consente un gioco di rimandi all’infinito; come nel gioco delle cocuzze, ma vertiginoso. Lo studio A mostra un aumento della sopravvivenza di 8 mesi nei pazienti per la patologia K con il farmaco x; no, lo studio B dice che è di 1 anno nel 40% dei pazienti e gli effetti collaterali sono ridotti del 30% rispetto ai farmaci della generazione precedente. Lo studio C segnala che però compaiono altri gravi effetti avversi nel 5% dei casi; lo studio D dice che data la limitata efficacia di x occorre guardare al nuovo promettente farmaco y, ingiustamente accusato di essere un ammazzacristiani, e che invece, se somministrato insieme al farmaco z, potrebbe, per alcune sottopopolazioni di pazienti, nel 37% dei casi… In questo modo il “progresso” tende ad assumere un carattere ciclico piuttosto che lineare. Ogni rimescolata del calderone, ogni giro di giostra, sono vantaggiosi per l’industria e la Borsa, provocando una continua immissione di nuovi prodotti commerciali. Questo processo, che usurpa il nome di “innovazione”, non è invece vantaggioso per i malati e il pubblico. Le LGCc, periodicamente aggiornate, cristallizzano, nella forma opportuna, i passaggi principali, dando la fallace impressione di offrire un punto fermo rispetto a questo continuo turbinio.

Non conta, o non conta quanto dovrebbe, visto che la riproducibilità è alla base del metodo sperimentale, se, come si è visto per lo Xigris, il trial è uno solo; e di provenienza sospetta, e se in seguito altri trial lo contraddicono. Fonti ortodosse riconoscono che le frodi nel lavori scientifici stanno aumentando; dal 1976 al 2007 sono divenute circa 9.6 volte più frequenti, secondo una stima basata sugli articoli ritirati [20]. Non solo le commissioni che preparano le LGCc, ma anche gli studi clinici sui quali le commissioni si basano sono anch’essi largamente controllati dall’industria tramite i finanziamenti e la selezione politica degli addetti. E’ noto che nei trial si può, senza arrivare a ricorrere alla falsificazione massiccia dei dati, fare apparire un effetto che non c’è mediante una serie di espedienti [21]. Le LGCc recepiscono fin troppo prontamente “l’innovazione” industriale, ma bloccano le proposte innovative indipendenti, e ritardano così il progresso scientifico [4]. Non contano i problemi dei trial di validità esterna e di eterogeneità, clinica e biologica, della popolazione dei pazienti. La pubblicazione, basata su un trial, di LGCc dell’American College of Cardiology che prescrivevano l’uso dello spironolattone per lo scompenso cardiaco è stata associata a un aumento di 4 volte di questo uso del farmaco; e a un aumento più che quadruplo dei ricoveri per elevazione del potassio ematico, causato dal farmaco, in assenza di riduzione della mortalità per tutte le cause. Le LCGc di ospedali pubblici statunitensi per lo screening del cancro del colon hanno forzato questi esami su pazienti affetti da comorbidità gravi, scoraggiando i medici ad esercitare il giudizio clinico per quei casi nei quali i rischi dello screening erano minori dei potenziali benefici [22].

Non contano le critiche accese e motivate che qualche volta salgono dalla base dei medici e ricercatori, talora anche nei confronti di LGCc emesse dalle sedi più prestigiose [23,24]. La dottrina della EBM nega esplicitamente valore all’esperienza clinica personale. In medicina l’esperienza da sola è insufficiente e pericolosa, ma associata ad altre forme di conoscenza di fatto ha un valore, che a volte nella pratica è preponderante. Un studio inglese ha rilevato un aumento di mortalità del 6% nei pazienti ammessi in ospedale il primo mercoledì di agosto, primo giorno di lavoro per gli junior doctors appena abilitati [25]; che sono allo stesso livello di quelli che all’arrivo al San Francisco General Hospital vengono istigati a disprezzare l’esperienza clinica altrui. Le LCGc si appropriano della parte critica del processo scientifico, quella basata sul pensiero indipendente; parte critica che la ricerca basata sulla EBM ha già minimizzato. Alla fine in queste che dovrebbero essere la celebrazione dell’oggettività non contano nemmeno i trial e gli altri dati oggettivi, ma pesa il giudizio soggettivo. Ci sono stati casi di procedure estremamente invasive e pesanti che si sono subito affermate come “buona pratica”, prima di dover essere ritirate data la dannosità, es. il trapianto di midollo osseo più chemioterapia per il cancro della mammella negli anni Novanta [3]. Uno studio pluriennale pubblicato del luglio 2012 ha rivelato che la “buona pratica accreditata” finora indiscussa della prostatectomia per il cancro localizzato della prostata, che è tra le diagnosi di cancro più frequenti negli uomini, non dà vantaggi di sopravvivenza rispetto all’astensione terapeutica [26]. Il risultato, che riguarda un intervento invalidante, praticato negli anni su alcuni milioni di persone, ha lasciato “ammutoliti” gli urologi del convegno dove è stato presentato, hanno riferito i giornali che hanno riportato la notizia (si è evitato di darle risalto). Il risultato era prevedibile se si fosse considerata la biologia di questo cancro, gli interessi economici, le evidenti forzature e manipolazioni, il dovere di non nuocere [12]. Tutti elementi che le LCGc trattano al contrario di come si deve fare.

Tra le critiche ufficiali alle LGCc [27] c’è questa non distinguere con sufficiente chiarezza tra dati scientifici e opinioni personali degli esperti (v. “Indiani Pima contro Rancho Bernardo” in [15]). Le opinioni di questi integerrimi probiviri sono riunite in un accordo, il “consensus”; che poi a volte non è neppure un consenso perché la decisione finale è l’opinione dell’esperto che “grida di più”, è stato osservato [28]; come accadeva nel sistema politico spartano, ma qui ha la voce più grossa chi ha alle spalle gli interessi maggiori. In pratica, si calpestano i principi della corretta metodologia scientifica dopo essersene proclamati alti custodi. La scienza non è democratica, in quanto non decide in base alla maggioranza o altri rapporti di forza; ma è democratica in quanto consente a tutte le posizioni legittime di esprimersi e misurarsi, rifiutando il principio di autorità. Nelle LCGc si fa l’opposto.

A questo proposito, non si può tacere che accanto al publication bias, l’occultamento dei risultati sgraditi o la loro soppressione preventiva finanziando solo gli studi desiderati e i ricercatori fidati, opera una forma autentica e criminale di repressione del dissenso. Nell’Italia di Monti e Balduzzi, di Cancellieri, Manganelli e Gallitelli, di Vietti e Sabelli, e dei loro predecessori, si fornisce aiuto istituzionale a queste macro-frodi; inclusa l’eliminazione della dissidenza tecnica radicale; mediante forme sistematiche di boicottaggio, discredito, guerra psicologica e intimidazione. Operazioni che rappresentano l’introduzione in Italia, terra dove storicamente il potere “ha la mano pesante” coi dissidenti (Ferrarotti), di quella proscrizione non dichiarata, descritta da Tocqueville, che in USA colpisce chi si pone contro il senso comune che lega potere e popolo [29]. Tecniche che si avvalgono di strumenti moderni, di respiro e qualità militare; e provengono dall’Atlantico, come le LGCc, la EBM e gli altri artifici ideologici, funzionali ai poteri globalisti, che proteggono. Applicate in Italia con la solita servile complicità e connivenza anche dalle istituzioni “non deviate”; le stesse che vediamo esibirsi e accampare meriti in occasione delle commemorazioni degli omicidi politici e delle stragi (impunite) che nei decenni precedenti furono ordinati da quelle stesse forze che oggi ordinano l’eliminazione di alcune voci che possono denunciare la frode biomedica strutturale. Uno dei tanti angoli sordidi del retrobottega dove il liberismo prepara i prodotti che esporrà luccicanti nella sua vetrina. In questo caso, apponendo il cartellino “Scienza medica”.

Ironia delle ironie, gli standard costituiti dalle LGCc non sono essi stessi standardizzati. Di LGCc ce n’è una moltitudine. Un medico ha commentato che “la cosa buona di questi standard è che ce ne sono così tanti tra i quali scegliere” [1]. LGCc sono emesse da società scientifiche e di categoria, da strutture governative e internazionali, da enti locali, ospedali, compagnie di assicurazione. Esistono agenzie nazionali che dovrebbero valutarle e selezionarle. In Italia c’è il Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma come si vede dal decreto Balduzzi nei fatti si lascia libertà di scelta. In pratica ognuno può fare come vuole purché stia al patto di base. Questo “politeismo” frustra la natura stessa degli standard e ne contraddice il fine dichiarato, mostrando come in realtà essi debbano servire come filtro, per bloccare o fare passare modulando a seconda della convenienza, e debbano pertanto alternare “rigore” a lassismo. Accade che le LGCc vengano bellamente ignorate, senza conseguenze, quando decretano una certa limitazione del consumo di un prodotto medico, per problemi di sicurezza ed efficacia che riguardano una procedura che è già un caso di sovratttamento [30]; o per fare posto a un nuovo prodotto più remunerativo, come è avvenuto per il Pap test [31] dopo l’introduzione del vaccino contro l’HPV e il relativo test. La parodia [15] scivola verso la farsa quando si invitano i medici a valutare essi stessi le LGCc, e al loro interno i gradi di evidenza che queste presentano, e considerare quali LGCc applicare e fino a che punto.

Ci si lamenta da più parti di una medicina che la scienza avrebbe reso disumanizzante. Queste voci non si solleverebbero davanti a una medicina scientifica che offrisse solo vantaggi, per quanto limitati. Il problema della EBM è che fa un uso in larga parte retorico e strumentale della scienza e della tecnologia, applicandole in forme mistificatorie e parziali. La EBM non ha inventato il metodo scientifico ma lo ha distorto in una teologia nella quale si è “scientifici” a metà, la metà che fa comodo; “scientifici” fino a quando non si acchiappa il dato che conviene e poi dogmatici. Andrebbe invece recuperato un genuino spirito scientifico. Andrebbero eliminati i corollari dell’EBM contro altre forme razionali di conoscenza: è scientifico non trascurare nella ricerca e non ignorare nell’analisi gli aspetti fisiopatologici. E’ scientifico non ignorare o sopprimere l’evidenza scientifica e l’analisi critica che confliggono con gli interessi commerciali. E’ scientifico non usare indicatori di comodo, come i “surrogate endpoints”, ma indicatori degli esiti reali delle terapie e degli interventi sulla popolazione che le LGC vengono a costituire [32]. E’ scientifico non scartare a priori ma prendere in considerazione e valutare con criteri oggettivi l’esperienza sul campo dei clinici. E’ scientifico avvalersi, come ipotesi, e come elementi di giudizio nella aree di incertezza, degli input provenienti dalla base professionale, inclusi i singoli medici; e anche degli input provenienti dai pazienti (evitando però la “medicina partecipativa”, un altro ingannevole schema di marketing); aspetti questi ultimi che il sistema di preparazione delle LGC del NICE inglese ammette in certa misura. E’ scientifico non fingere che non esistano influenze commerciali e politiche, ufficiali e coperte, ma dichiararle esplicitamente. E’ scientifico schermare la preparazione delle LCG da queste influenze [33].

L’aspetto che, a parere di chi scrive, più radicalmente contrasta con la buona pratica scientifica e tecnologica riguarda la mancanza di controllo integrato nel disegno del quale le LGCc sono una componente; e in particolare la mancanza di un adeguato feedback negativo. Richiede una trattazione a parte lo spiegare come le LGCm dovrebbero essere parte di un sistema di controllo, progettato ab initio per funzionare come un feedback negativo, integrato nel sistema clinico, da solo o accoppiato a feed forward. Il sistema attualmente è piuttosto disegnato per agire come un feedback positivo, un amplificatore [15]; e la norma del decreto, e la sua futura applicazione da parte dei magistrati, va in questa direzione. Il sistema delle LGCc, che incide sulla salute dell’intera popolazione, ha meno controlli di sicurezza di un autolavaggio a gettone. Non c’è un efficiente sistema di correzione, e neppure di “spegnimento” in caso di errore grave. Per come è configurato, genera errori colossali e oscillazioni paurose, che non vengono corretti efficacemente; solo in alcuni casi, con molto ritardo, ci sono ripensamenti, spesso dovuti a motivazioni politiche [12], come quello per la prostatectomia, e per gli screening oggi messi in discussione sul piano ufficiale come quelli per il cancro della mammella e della prostata. Errori che hanno significato innumerevoli terapie farmacologiche e interventi chirurgici pesanti, inutili e gravemente dannosi. Occorre chiedersi come mai queste notizie di “contrordine” vengano accolte dal pubblico con indifferenza, e su quali meccanismi generali si basi l’accettazione culturale delle LGCc.

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8. Le LGCc come atto linguistico perlocutorio

Le LGCc si presentano come criteri indiscutibili, o comunque autorevoli, in quanto “oggettivi”. Nel suo studio sulla retorica del quantitativo, Porter [34] distingue tra oggettività “meccanica”, come quella es. di un algoritmo per preparare le LGC, e oggettività “disciplinare”, legata all’appartenenza a un gruppo che possiede competenze specialistiche. Ammesso che si possa parlare di oggettività per documenti che arrivano a configurare responsabilità di una gravità incalcolabile, occorre riconoscere che dietro le sembianze di oggettività “meccanica” opera una “oggettività disciplinare”. Espressione questa del resto ossimorica, contenendo la contraddizione tra professionalismo e verità oggettiva, e tra professionalismo e etica. Gli esempi visti permettono comunque di farsi un’idea su come qualificare l’oggettività delle LGCc.

La forza culturale delle LGC è piuttosto una forza pragmatica: sono atti linguistici performativi, di una particolare potenza trattandosi di atti perlocutori medici; potenza ora aumentata dalla trascrizione in una norma dello Stato (che come si dirà date le sue implicazioni ha pure essa un particolare carattere perlocutorio, verso i medici, che travalica quello proprio della legge). Se un medico dice “ fai così o morirai” non sta dando solo delle direttive; oppure se dice “la scienza mostra che chi non fa così muore”, non emette solo una semplice descrizione del mondo: il messaggio arriverà a colpire i piani psicologici profondi del destinatario, che si preoccuperà, a volte perfino se ha ricevuto informazioni affidabili che le indicazioni del medico non sono corrette. Anche il pubblico, inclusi i magistrati, non rimarrà insensibile. Non va dimenticato che la medicina è, non da ieri, una pratica antropologica, che come la magia sua consorella si affida in buona parte al potere della parola. La parola emessa da una fonte medica credibile pesa come piombo, anche se in realtà la densità dei concetti tecnici che esprime non è superiore a quella della paglia. Chi si accinge a “tener conto” delle LGCc dovrebbe tenere conto pure di questo.

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9. La barbarie in loden

La barbarie è l’assenza di standard ai quali appellarsi. Il sociologo dell’economia Thorstein Veblen ha descritto come sotto la patina di civilizzazione del businessman resti il barbaro. Con la modernità la barbarie si avvale di standard; la barbarie si ripulisce e impone standard barbari. In questo modo non solo non ci sono veri standard ai quali appellarsi, ma si viene invitati a conformarsi civilmente ai falsi standard vigenti. (Un altro standard perverso è la mafia, che come standard negativo giustifica la massa dei crimini istituzionali non strettamente mafiosi; inclusi i crimini della medicina commerciale, e le relative complicità istituzionali [35]).

Gli standard, e quei particolari standard che sono le leggi, creano mondi. Se sono standard barbari, creeranno mondi barbari, non importa quanto sofisticati e a tinte sobrie. Critichiamo “il sistema”, ma è il mondo stesso che viene cambiato alterando gli standard. Le LCGc, e il loro enforcement tramite leggi come questo decreto, definiscono un mondo nuovo. Un mondo nel quale il potere froda, sfrutta, e danneggia la salute senza dover ricorrere a truffe rozze e ributtanti come quelle della S. Rita, e con profitti maggiori. Le LGCc non definiscono solo un genere di medicina, ma un genere di paziente. Un paziente in batteria (che resterà tale anche nell’incipiente “medicina personalizzata”).

Il liberismo annette grande importanza alla costruzione di una realtà sociale rispetto alla quale esso sia naturale e legittimo; dove le sue depredazioni appaiano come manifestazioni del giusto ordine delle cose. Il decreto Balduzzi riunisce due poteri capaci di creare nuove realtà, gli standard clinici e l’esercizio della giurisdizione. In un’altra corruptio optimi, anche ai magistrati il liberismo chiede di collaborare alla costruzione del nuovo mondo. Una richiesta alla quale i magistrati si conformano, nonostante che il progetto non sia quello del mondo disegnato dalla Costituzione.

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Seconda parte: L’irresponsabilità della medicina in franchising

https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

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Note

[1] Timmermans S, Berg M. The gold standard. The challenge of evidence-based medicine and standardization in health care. Temple University Press, 2003.

[2] Medical guidelines, Wikipedia.

[3] Jacobson J O, et al. Evidence-based medicine: do clinical practice guidelines contribute to better patient care ? Medscape Hematology-Oncology. 3 settembre 2009

[4] Loewy E H. Ethics and evidence-based medicine: is there a conflict? Medscape General Medicine 2007. 9: 30.

[5] Bamforth I. Knock: a study in medical cynicism. BMJ, 2002. 28: 14.

[6] Haraden C. What is a bundle. Institute for healthcare improvement, 26 aprile 2011.

[7] Robb E. et al. Using care bundles to reduce in-hospital mortality: a quantitative survey. BMJ 2010. 340; c1234.

[8] Vedi: [13]. Citazioni 14, 43, 44 in [13]. Dictating doctors’ orders; in: Abramson J. Overdosed America. Harper Perennial, 2004.

[9] Petersen M. The pharmaceutical business over human kind: making drugs, shaping the rules. New York Times, 1 febbraio 2004.

[10] Eichacker P Q et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.

[11] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[12] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[13] Hunt et al. The changing face of chronic illness management in primary care: a qualitative study of the underlying influences and unintended outcomes. Annals of Family Medicine, 2012. 10: 452.

[14] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[15] Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[16] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[17] Cost-effectiveness and opportunity costs. In: Kaplan R M. Disease, diagnoses and dollars. Copernicus books, 2009.

[18] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[19] Neumayer P. Guarire con i numeri. Efficaci e straordinari metodi di guarigione: da Fibonacci a Grabovoi. Macrolibrarsi, 2012.

[20] Borenstein S. Study: fraud growing in scientific research papers. Bioscience technology online, 1 ottobre 2012.

[21] Smith R. Medical journals are an extension of the marketing arm of pharmaceutical companies. PLoS Medicine, 2005. 2: e138.

[22] Krawitz R L et al. Evidence-based medicine, heterogeneity of treatment effects, and the trouble with averages. Milbank Q, 2004. 82: 661.

[23] Woodman R. Open letter disputes WHO hypertension guidelines. BMJ, 1999. 318; 893.

[24] Concerned scientists dispute new cholesterol-lowering guidelines. Statin drug treatment carries great risk, few benefits. The International Network of Cholesterol skeptics. Agosto 2004.

[25] Jen M H et al. Early in-hospital mortality following trainee doctors’ first day at work. PLoS ONE, 2009. 4: e7103.

[26] Wilt et al. Radical prostatectomy vs. observation for localized prostate cancer. NEJM, 2012. 367: 203.

[27] Trustworthy clinical guidelines. Editoriale. Ann Int Med, 2011. 154: 774.

[28] Wickers AJ. Guidelines panel recommends approach of loudest member. Medscape news, 16 marzo 2012.

[29] Ocone C. La democrazia in America di Tocqueville. Appello al Popolo, 30 settembre 2012. http://www.appelloalpopolo.it/?p=7443

[30] Miller R. Survey shows variance of opinion on PCI appropriateness. Artwire, 29 marzo 2011.

[31] S. Fox. Annual cervical cancer screening persists despite guidelines. Medscape news, 18 agosto 2011.

[32] Kaplan R M. The Ziggy theorem: toward an outcomes-focused health psychology. Health Psychology, 1994. 13: 451.

[33] Restoring the integrity and purpose of medical research. In Abramson J. Overdosed America. Cit.

[34] Porter T M. Trust in numbers. The pursuit of objectivity in science and public life. Princeton University Press, 1995.

[35] I professionisti della metamafia.

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

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31 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Camici sporchi e medici spezza ossa, attenzione a sbattere il dottore-mostro in prima pagina”

Le situazioni mostruose generate dal sonno della ragione non vanno scambiate per “il mostro”. E’ improbabile che spaccasse volontariamente ossa (mentre è facile che fosse disposto a correre il rischio anteponendo un suo interesse illecito a quello legittimo e ai diritti del paziente). Meglio non emettere pesanti giudizi non conoscendo a fondo i fatti. Soprattutto, “il mostro”, l’aberrazione, l’esagerazione caricaturale non rappresenta la situazione generale, sulla quale il pubblico dovrebbe invece porre attenzione. Una situazione di frode istituzionalizzata*. E’ plausibile che l’accusato fosse non un mostro ma qualcosa di più tremendo: un leader. Riverito e seguito dai più, in un ambito dove pratiche come applicare protesi substandard con interventi inutili o dannosi per aumentare i profitti sono la norma, letteralmente*; e che ora, con una mostruosità giuridica, sono tutelate e premiate dalla legge, con l’aderenza alle linee guida stilate dagli stessi “controllandi”, case produttrici e medici. Riconoscere il carattere strutturale va contro immensi arricchimenti. Per fortuna dei beneficiari, va anche contro la potente fantasia del medico-genitore che si prende cura di noi come da bambini facevano mamma e papà. Così conviene calcare la mano sul “mostro”, scaricando tutto sulla “mela marcia”, facendo sfogare malcontenti e lasciando il business intatto.

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v. anche:

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale

7 July 2012

13 giugno 2012 

Comunicato a “Appello al popolo” il 13 giugno 2012 e lì pubblicato il 28 giugno 2012 

L’efficacia specifica della metformina [il farmaco di prima scelta per il diabete dell’adulto] nel prevenire il decesso o eventi cardiovascolari non è stata provata …  Non abbiamo trovato evidenza che la metformina abbia alcun effetto benefico specifico sulla mortalità per tutte le cause, sulla mortalità cardiovascolare, o sulla morbosità cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2. … Sebbene la metformina sia considerata come lo standard di riferimento, il suo rapporto benefici/rischi resta incerto. Non possiamo escludere una riduzione del 25% o un incremento del 31% nella mortalità per tutte le cause. Non possiamo escludere una riduzione del 33% o un aumento del 64% della mortalità cardiovascolare … Comparato con gli altri antidiabetici orali, la metformina potrebbe essere quello coi minori svantaggi”. Da PLoS Medicine, aprile 2012 [3]

“La relatività della normalità non deve costituire in alcun modo per il medico un incoraggiamento ad annullare in una confusione la distinzione tra normale e patologico. Questa confusione spesso si addobba del prestigio di una tesi, essenziale per il pensiero di Claude Bernard, secondo la quale lo stato patologico è omogeneo allo stato normale di cui non costituisce altro che una variazione quantitativa in più o in meno. Questa tesi positivista … è stata volgarizzata prima di Cl. Bernard da Broussais e da Comte. In effetti, se si esamina il fatto patologico nel dettaglio dei suoi sintomi e nel dettaglio dei meccanismi anatomo-fisiologici, esistono numerosi casi in cui il normale e il patologico si presentano come delle semplici variazioni quantitative di un fenomeno omogeneo (vedi la glicemia nel diabete, per esempio). Ma è proprio questa patologia atomistica che, se è inevitabile sul piano pedagogico, rimane contestabile su quello teorico e pratico. Considerato nel suo insieme, un organismo in situazione di malattia è “altro”, e non lo stesso modificato solo nelle dimensioni (il diabete deve essere considerato una malattia della nutrizione il cui il metabolismo dei glucidi dipende da fattori multipli, coordinati dall’azione di fatto indivisibile del sistema endocrino) ”. G Canguilhem, Il normale e il patologico, 1943, 1968.

Echeggiando i concetti espressi un secolo prima da C. Bernard, “Trovare il diabetico nascosto” [film propagandistico della casa farmaceutica Upjohn, 1965, per il lancio della prevenzione farmacologica del diabete] terminava con il monito: “Non dobbiamo pensare più che il diabete è avere lo zucchero nelle urine: dobbiamo pensare alla malattia dinamica”. Senza la distinzione categorica della presenza o assenza di zucchero nelle urine come si-o-no diagnostico, come tracciare il confine tra glicemia elevata e stato di malattia diabetica? … la distinzione fu mediata dalla categoria mobile e malleabile del prediabete”. J A Greene, 2007 [4]

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Nel terzo capitolo, intitolato “Noi cambiamo le regole. Come vengono cambiati i numeri per diagnosticarti diabete, colesterolo elevato e osteoporosi”, Welch e al. [5] estendono quanto visto per il caso dell’ipertensione [2]: un singolo “numero” viene usato per diagnosticare una condizione morbosa che si asserisce essere nel suo stadio asintomatico iniziale. Nel caso del diabete, che è la patologia che consideriamo in questa puntata, la diagnosi precoce di laboratorio dovrebbe servire a prevenire lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 (DMII), quello dell’adulto e dell’anziano, che è un fattore di rischio per infarto cardiaco, ictus, danni oculari fino alla cecità, insufficienza renale, neuropatie, ulcere e cancrene agli arti inferiori e altre patologie.

Questi numeri soglia, notano gli autori, sono stabiliti da gruppi di esperti, in un processo che non è puramente scientifico, ma è influenzato da giudizi di valore, “e perfino da interessi finanziari”. Il valore della soglia diagnostica dell’esame di base per la diagnosi del diabete, la glicemia a digiuno, che era di 140 mg/dl, nel 1997 è stato abbassato a 126 mg/dl. Attualmente la soglia per la diagnosi di prediabete è di 100 mg/dl.

Welch spiega che i benefici del trattamento sono una funzione crescente della severità della anormalità quantitativa considerata; e che quindi per anormalità lievi i benefici se ci fossero sarebbero comunque bassi; mentre può essere rischioso ridurre un parametro vitale come la glicemia, quando già di per sé non è particolarmente elevato. Welch porta l’esempio di un trial clinico iniziato nel 2003, su diabetici ad alto rischio per infarto o ictus. In uno dei bracci, 5000 persone ricevettero una terapia farmacologica intensiva, che riesce ad abbassare la glicemia tanto da portarla sotto il limite dei 140 mg/dl. Nel 2008, l’omologo USA del nostro Istituto superiore di sanità, che conduceva il trial, dovette interrompere questo trattamento intensivo; dichiarò che lo “modificavano” come “misura di sicurezza”, un eufemismo per dire che il trattamento veniva interrotto per quel braccio a causa di un eccesso di mortalità rispetto ai pazienti che ricevevano una terapia standard. I ricercatori affermarono che la causa dell’eccesso di mortalità probabilmente non era dovuta ai farmaci, ma a qualche combinazione non identificata di fattori. Welch commenta che se il trattamento intensivo avesse mostrato una riduzione di mortalità gli autori non avrebbero avuto esitazioni nell’attribuirla ai farmaci.

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Il tema parodistico e il fattore anti-omeostatico nella medicina commerciale

La nota comica della diversa interpretazione del trial randomizzato (il modello di ricerca che viene venerato come lo strumento capace di svelare gli effetti di un intervento clinico, al netto di bias e fattori confondenti) a seconda che dia i risultati voluti o no, è da prendere sul serio. Nell’esaminare il caso della sovradiagnosi del diabete come un altro “puntare alla pancia” della gaussiana [2] vorrei esporre il concetto di parodia e quello di anti-omeostasi nella medicina commerciale, e in particolare nella medicina preventiva. Nello scandalo che scosse gli USA nel 1970, dovuto alla rivelazione che l’uso della tolbutamide per la prevenzione del diabete stava causando un eccesso di decine di migliaia di morti, del quale si dirà, uno dei protagonisti, Bradley, osservò che in questi casi ognuno proclama di servire l’interesse pubblico, ma ognuno nel montare il cavallo dell’interesse pubblico va in una differente direzione (cit. in [4]). I grandi programmi di screening che ingigantiscono la spesa sanitaria e i profitti delle multinazionali, coi loro accorati appelli, sono in genere parodie mostruose dell’avere a cuore l’interesse pubblico. In generale, nella sua ricerca del profitto il liberismo economico fa una parodia del servire l’interesse pubblico. Ciò è particolarmente marcato nel caso della medicina, dove i vari settori, diagnosi, cura, prevenzione, si prestano a essere distorti a favore del profitto, con risultati economici straordinari. La medicina liberista prende a questo scopo dall’armamentario ideologico, culturale, dottrinale, scientifico le componenti che le servono (v. epigrafe), accozzandole senza badare alla loro eterogeneità, con risultati irrazionali, e talora farseschi, ma efficaci sul piano della persuasione dei pubblico e su quello economico. Il vizio, già presente nella medicina “keynesiana”, è sfrenato in quella “reaganiana” che la sta sostituendo.

L’aspetto fondamentale di questa parodia riguarda la funzione omeostatica della medicina. La medicina curativa per sua natura è omeostatica: si affianca o si sostituisce ai meccanismi naturali di feed-back negativo (FB-) (un FB- è quello del termostato, per capirci) che mantengono o riportano l’organismo allo stato di salute. La medicina curativa è anch’essa strutturata come un FB- : si osservano gli effetti delle cure sul paziente, e li si regola di conseguenza. Se non funzionano o sono dannosi, li si elimina; se sono efficaci, li si dosa fino a che si ottengono i risultati voluti, o fino a che gli effetti avversi superano quelli benefici. L’interesse privato può ottenere tale FB-, anche con risultati non inferiori, o talora superiori, a quelli di una medicina “di Stato”; ma solo fino a un certo punto. L’omeostasi ha un carattere autolimitante, che contrasta con l’essenza espansiva, col bisogno di continua crescita, del liberismo. Il liberismo è sotto il segno del feedback positivo (FP+) (un esempio di FB+ è la crescita economica che genera altra crescita). In fisiopatologia, il FB+ è nella maggior parte dei casi sinonimo di circolo vizioso; in economia, è spesso sinonimo di circolo virtuoso.

La medicina liberista tenderà a forzare le limitazioni derivanti dal suo successo; abbiamo visto [2] come storicamente nel dopoguerra le preoccupazioni delle industrie farmaceutiche che il successo degli antibiotici limitasse la loro crescita portarono alla creazione del mercato infinito della prevenzione mediante farmaci. Avvalendosi dell’autorità e fiducia di cui gode, la medicina può invertire il FB- in un FB+: cure non ottimali, ma più costose; effetti iatrogeni che generano altre cure e così altro profitto. Il liberismo, lo dice la parola stessa, vuole essere libero; non gli piacciono i controlli, che quando non può eliminare tende a trasformare in parodie di controllo, che lo favoriscono. Viene in genere trascurato che con la prevenzione medica si riesce a sottrarsi maggiormente al circuito di controllo del FB-, con un salto categoriale: si passa dal feedback, che corregge basandosi sui risultati, al feedforward (FF), che invece corregge preventivamente comparando uno standard con quelli che sono identificati come disturbi. (Un esempio di FF è l’epurazione preventiva di voci scomode; es. lo stroncare sul nascere la carriera, la reputazione e l’attività di qualche giovane medico e ricercatore che ha dato segno di costituire una fonte di dissenso dannoso per le frodi mediche strutturali). Nella prevenzione medica i dati presi in considerazione dal controllo non sono più gli output clinici, l’evoluzione dello stato di malattia del paziente e gli effetti delle cure, ma fattori di disturbo anteriori alla malattia, i fattori di rischio (opportunamente caricaturizzati) o alterazioni presentate come manifestazioni precoci del male. L’idea è quella ovvia di intervenire prima che compaia la malattia conclamata. Una strategia in sé buona, che però viene spesso falsificata e distorta nelle sue componenti, per massimizzare i  profitti, anche contro l’interesse del singolo paziente e del pubblico. Il FF permette ciò: non è un meccanismo di autoregolazione, a differenza del FB-. Perché il FF sia efficace occorre che modellizzi fedelmente la realtà; altrimenti si può sostenere che il sale che non si scioglie è un malum omen, e che occorre acquistare costose pozioni per prevenire gli effetti incombenti della negatività. E’ un FF anche questo.

Si passa, in termini tecnici, da un controllo ad anello chiuso ad uno ad anello aperto, manipolabile a piacimento. Con la medicina preventiva il retrocircuito non è più dato dal monitoraggio continuo e in tempo reale degli effetti delle cure sulla malattia del singolo paziente, ma è assente dal disegno primario; viene aggiunta una forma affievolita di FB- coi risultati, tardivi e spesso contradditori e controversi, di studi epidemiologici, effettuati ogni tanto, a distanza di anni, sugli effetti aggregati della prevenzione sulla popolazione trattata, della quale viene studiato un piccolo campione non sempre rappresentativo. Studi non esenti dall’influenza di chi ha investito molto denaro su ciò che viene misurato, guadagnandone molto. Sta facendo scalpore in questi giorni l’autorevole raccomandazione della US Preventive Services Task Force contro il test del PSA per lo screening del cancro della prostata; dopo che lo screening ha provocato sui pazienti danni paragonabili a quelli di una guerra [1]. Oppure con la “sorveglianza farmacologia” sugli effetti avversi, un altro controllo ex post carente e addomesticabile, contestato nella sua applicazione perfino dai politici (v. gli interventi a riguardo del senatore USA Grassley [6]). L’anima anti-omeostatica della medicina liberista, liberata dalla verifica puntuale del FB-, attiva meccanismi di amplificazione del business fino ad arrivare a dare luogo all’effetto cascata, dove, avendo repertato magari per caso su un paziente un nonnulla si può, in una catena crescente di esami, terapie, complicazioni, effetti avversi, arrivare ai più pesanti, inutili e costosi trattamenti [7]. Se mi sarà possibile, approfondirò in successivi articoli la discussione di questo vizio madornale nel disegno degli attuali interventi preventivi. Per ora consideriamo parodia e anti-omeostasi nel caso della prevenzione del diabete e delle sue complicazioni.

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Il diabete amaro

Giuvenilia è una città (l’organismo) che deve crescere. Nel piazzale antistante la città (il sangue) arrivano autotreni di cibo, autobotti di carburante (glucosio e lipidi)  e camion di materiale edilizio (materiale proteico e altro). Ma l’ufficio dogane non funziona, e non rilascia i permessi (insulina) per fare entrare gli approvvigionamenti in città. La burocrazia (i sistemi omeostatici dell’organismo) si riserva questo potere per limitare forme di approvvigionamento e di crescita eccessive e disordinate, squilibri interni alla città che porterebbero a forme di degrado urbanistico e sociale. L’eccessiva mancanza di permessi di accesso impedisce alla città di sostenersi e crescere. La città subisce effetti analoghi a quelli di uno stato d’assedio. Gli edifici esistenti vengono bruciati per ottenere energia e non morire di freddo, c’è la fame. Gli autisti scaricano le autobotti di carburante nei fossi, causando inquinamento. Interviene una potenza straniera (la medicina) che rilascia d’imperio permessi ad hoc. Questi permessi (iniezioni di insulina) fanno entrare i camion in città, ma sono regolati sulle autobotti di glucosio (il dosaggio della terapia con insulina sui valori di glicemia). I camion entrano, la morte per fame è scongiurata, la manutenzione e la costruzione di edifici riprende. Anche se l’intervento straordinario della potenza straniera, che non riproduce esattamente la regolazione delle dogane, a lungo andare porta con sé quegli squilibri che l’occhiuta burocrazia interna voleva evitare.

Questa metafora, rozza, approssimativa e ipersemplificata senza vergogna, ma non tanto quanto è rozzo, omissivo, distorto e senza vergogna lo stato delle conoscenze e della dottrina attuale sul diabete dell’adulto, vuole dare un’idea di cosa accade nel diabete di tipo I, la forma giovanile, e degli effetti della sua terapia con insulina, allo scopo di meglio comprendere cosa accade nella sovradiagnosi e nel sovratrattamento del diabete di tipo II, quello dell’adulto e dell’anziano, la forma soggetta a prevenzione di massa. Andiamo infatti a Congedati, la città del diabete di tipo II. E’ una città pingue, dove si è costruito e immagazzinato anche troppo e si mangia fin troppo (obesità). L’ufficio dogane rilascia fin troppi permessi (iperinsulinemia), ma il piazzale è ingorgato (iperglicemia) dalle continue richieste della città.

Arriva un gruppo di potenti affaristi; un gruppo più potente di molti Stati. Sostengono, indicando il piazzale ingolfato di automezzi, che la città ha un problema, che è simile a quello di Giuvenilia: troppi camion in attesa di entrare (iperglicemia). E che il rimedio, se si vuole evitare la catastrofe, deve essere dello stesso tipo: ridurre l’ingolfamento nel piazzale rilasciando permessi extra, che forzeranno l’ingresso delle merci in città, basandosi sul numero di autobotti di glucosio nel piazzale. Un intervento per il quale va pagato chi lo fornisce, gli affaristi, naturalmente. E l’eccesso di permessi? Ci sarà, ma non viene recepito dai doganieri (intolleranza all’insulina). E se la resistenza dei doganieri (recettori dell’insulina) fosse un tentativo, su input di cittadini avveduti, di limitare l’eccessivo afflusso, fonte anch’esso di squilibri e di danni? Non perdiamoci in sofismi, si risponde; e si fa notare che a forza di rilasciarne, l’ufficio preposto (pancreas endocrino) può logorarsi ed esaurirne l’emissione. Del resto, questa ribellione della città, che arriva a bloccare le dogane, provoca alla fine anch’essa squilibri (diabete dell’adulto conclamato); se Congedati, che si sente una civiltà in decadenza e ha paura della fine, vuole evitarli deve cominciare da subito ad acquistare i rimedi degli affaristi. I rimedi saranno gli stessi, in principio, che per Giuvenilia: più permessi (insulina); oppure, ancora meglio, pressioni sull’ufficio dogane per rilasciare permessi, e sui doganieri perché lascino passare i rifornimenti obbedendo ai permessi (ipoglicemizzanti orali). Gli affaristi possono presentare dati che mostrano che il loro sistema funziona, per quanto solo parzialmente, limitando gli eccessi alla Savonarola indotti nei doganieri dalla constatazione della crapula che ha luogo in città, e limitando i danni da inquinamento degli scarichi abusivi di carburante nei fossi. Ma è soprattutto grazie ai sapienti pagati, alla propaganda sulla cittadinanza, ai ruffiani e manutengoli delle istituzioni cittadine che li favoriscono, anche sopprimendo il dissenso, che l’affare prospera. Intanto il degrado aumenta, alimentato anche dall’eccesso di permessi, in un circolo vizioso che diventa esplosivo.

A Giuvenilia l’intervento ripristina, con parziale successo, un FB- fisiologico che la malattia ha obliterato. A Congedati bisognerebbe chiedersi se l’intervento degli affaristi mira sempre al circuito di controllo giusto, e se il suo intervento non ne instaura un altro di tipo espansivo, capace di produrre risultati anch’essi abnormi. L’allegoria non ha certo la pretesa di descrivere fedelmente ciò che accade; vuole mostrare uno schema ipotetico (e di moderata critica; diverse altre varianti sono possibili) per fare luce sulla circostanza dell’avere contemporaneamente una campagna ossessiva sulla prevenzione del diabete, che mette sotto terapia una buona fetta della cittadinanza anziana, e quella che viene definita un’epidemia crescente di diabete. Mostra come i circuiti di FB- siano stravolti o invertiti per ottenere al contrario un’espansione del mercato, cioè delle malattie.

Il diabete (dal greco dia-baino, passare attraverso, con riferimento alla poliuria) è noto fin da tempi remoti, per la sua caratteristica di aumentare la produzione di urina e di renderla dolce dato il “trabocco” nelle urine dell’eccesso di zucchero nel sangue (“meravigliosamente dolce, come miele,” secondo Willis nel Seicento; da qui l’aggettivo “mellito”). Nel 1936 si distinse tra diabete giovanile (già chiamato nell’Ottocento “diabete magro”) e quello dell’adulto (detto “diabete grasso”). La sistemazione nosologica si è in pratica fermata a questo stadio rudimentale; essendo quella più consona alla crescita industriale mediante prevenzione. Negli anni Cinquanta la Upjohn lanciò il primo antidiabetico orale, l’Orinase (tolbutamide). Il mercato target era inizialmente solo quello dei diabetici trattati con insulina, ai quali il farmaco orale risparmiava le iniezioni. Il farmaco però non risultò efficace sui malati sintomatici di diabete giovanile. L’attenzione si volse allora ai pazienti più anziani, fino ad allora trattati con la dieta, e agli adulti asintomatici. Da quel momento la definizione scientifica del diabete è passata ad essere funzione degli interessi dell’industria. Le cause e i meccanismi patogenetici del diabete e delle sue complicazioni restano poco noti, relegati in poche stanzette del falansterio della ricerca sul diabete. La Upjhon tentò perfino di fare definire dagli esperti un diabete “Orinase-responsive”. Da un lato l’industria volle che lo stato di resistenza all’insulina che insorge con l’età restasse legato alla parola “diabete”, che indica una grave malattia, da scongiurare. Un nome che permette di presentare come prevenzione farmacologica del DMII la stessa strategia già impiegata, su basi più razionali, per la terapia del diabete giovanile: quella mediante gli ipoglicemizzanti. Allo stesso tempo, beffardamente, si sbarazzò della glicosuria, il segno che aveva dato il nome alla malattia (v. epigrafe) ma che limitava il pool di acquirenti. Seguendo l’esempio del Diuril [2], partì una poderosa macchina di guerra fatta di rapporti scientifici e di propaganda verso i medici curanti e verso il pubblico, per trattare coi nuovi ipoglicemizzanti orali la nuova malattia, il diabete asintomatico, cioè stati, sempre più lievi, di elevazione della glicemia, denominati “hidden diabetes”, “diabete nascosto”.

Si escogitò il “prediabete”, un’entità con numerosi sinonimi e con definizioni differenti, per istituire la continuità che serviva tra il normale e il patologico (v. epigrafe); col prediabete si poté trasformare il diabete in “un mercato infinitamente espandibile” [4]. Col prediabete, termine riaffiorato ai nostri giorni, e i suoi congeneri, si può agitare lo spauracchio del diabete e allo stesso tempo negare di averlo fatto. La glicemia assunse un ruolo centrale, o meglio di attore unico, in una sindrome che, nelle sue forme autentiche, ha in realtà una base biochimica intricata e multifattoriale. Attualmente le cause del DMII, emergenza mondiale, restano sconosciute o vaghe; i meccanismi di passaggio dalla glicemia elevata alle gravi complicazioni ricevono scarsa attenzione ai fini pratici, e i modelli proposti sono dubbi; questi campi di ricerca sono ridotti a settori secondari. Fare luce su questi aspetti fondamentali, necessari all’impostazione razionale delle terapie e delle misure preventive, favorirebbe i malati veri, e la prevenzione autentica; ma rischierebbe di detronizzare la glicemia e i farmaci ipoglicemizzanti dal loro ruolo di padroni della scena. Il diabete deve restare “troppo zucchero nel sangue”, un concetto che tutti conoscono e che tutti afferrano.

Andrebbe distinto il rapporto tra diabete autentico dell’adulto, o l’insieme eterogeneo di patologie che questa etichetta comprende, e le forme “pre-“, inclusa la resistenza all’insulina. Le forme iniziali di DMII che vengono fatte rientrare nella sfera del diabete appaiono piuttosto essere parte di una sindrome metabolica composta da alterazioni interconnesse di diverse vie metaboliche, dovute al processo di invecchiamento e a effetti legati all’alimentazione; nelle quali la resistenza all’insulina è solo uno tra i vari fattori, forse di natura reattiva, da classificare tra le cause intermedie e non tra quelle iniziali. Ma anche questa impostazione metterebbe a rischio il principio degli ipoglicemizzanti come la via giusta alla prevenzione (come pure di altri farmaci preventivi per altre patologie correlate). Così, dopo la caricatura del diabete senza dia-baino è stata impostata una parodia di quest’altra concezione, che è stata appunto chiamata ufficialmente “Sindrome metabolica”, che tampona questo pericolo. Un poco come quando nel Medioevo la Chiesa istituiva delle regole monastiche che riconducevano al suo interno le pressioni centrifughe eretiche. La sindrome metabolica ufficiale non è tanto un’entità fisiopatologica quanto semplicemente un aggregato di diagnosi: obesità o sovrappeso, trigliceridi, glicemia e pressione arteriosa elevati, ridotto colesterolo HDL (quello “buono”); tutti con soglie basse; e ulteriormente abbassate, in assenza di studi clinici che lo giustificassero. Più della metà degli statunitensi sopra i 50 anni rientra nei nuovi criteri diagnostici della sindrome metabolica [8]. Così definita la sindrome serve in pratica a vendere farmaci a un maggior numero di soggetti, e nella forma del pacchetto completo per la prevenzione cardiovascolare. Una volta messa una parodia del concetto al posto del concetto vero, poi è la stessa ortodossia a criticarlo sul piano teorico [9] per evitare che dissolva le varie fonti di mercato in un unicum che potrebbe imporre di cercare altri indicatori e altre vie terapeutiche e preventive, una catastrofe sul piano commerciale; mentre sul piano pratico la sindrome continua a aiutare le vendite delle varie filiere del consorzio.

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Il rimprovero della maitresse

C’è un altro motivo per il quale si vuole che le cause del DDMII restino nell’ombra. Ci sono forti evidenze [10] che il diabete dell’adulto, la cui incidenza nei paesi occidentali si è impennata insieme alla crescita economica e sta crescendo nei paesi del Terzo mondo in crescita economica, sia dovuto all’alimentazione. Non solo all’aumento di cibo ingerito, ma anche alla sua qualità; sono indiziati composti come gli acidi grassi di sintesi – grassi idrogenati – e gli zuccheri raffinati. Indicare i cibi industriali come colpevoli porterebbe a concludere che la prevenzione dovrebbe consistere nell’eliminarli dai prodotti alimentari in vendita e in un radicale riassetto dell’Offerta commerciale di cibo, con proibizione dei componenti alimentari nocivi e obbligo di utilizzo di quelli benefici. Questa sarebbe prevenzione autentica, attuata sulla popolazione e non sul singolo [11]: invece di spostare la soglia di trattamento verso sinistra, “tirare” verso sinistra la curva gaussiana della distribuzione dei valori di glicemia nella popolazione, analoga a quella già vista per l’ipertensione [2]. Si eviterebbero così la medicalizzazione della vita, e i danni alla salute e gli esorbitanti costi economici della “prevenzione” farmacologica; che ormai si può criticare col dire che è meglio prevenire (sul serio) che curare (chiamando le cure sui sani prevenzione). Una misura che, prendendo il posto del raccomandare farmaci ipoglicemizzanti a larghe fette della popolazione dalla mezza età in poi, danneggerebbe gravemente l’industria medica; e che danneggerebbe gravemente l’industria alimentare e quella della grande distribuzione. Mentre attualmente le ultime due forniscono clienti alla prima.

La melliflua dittatura della grande distribuzione ci obbliga a cibi di qualità mediocre e dannosi per la salute. Non c’è nelle nostre società scarsità di cibo (sulla quale i sistemi omeostatici dell’organismo sono tarati) ma abbondanza. Cibi che però non soddisfano e quindi non danno senso di sazietà date le loro caratteristiche organolettiche. O che in alcuni casi, forse stimolando temporaneamente i centri cerebrali del piacere, provocano una coazione a mangiare, cioè a consumare di più; l’aggiunta di zuccheri è uno dei metodi per ottenere ciò. Da poco tempo, seguendo il modello USA dei drugstore, i supermarket vendono anche farmaci, per ora con alcuni limiti. Uno spin-off del ciclo alimenti/malattia, nel tripudio dei consumatori che credono così di risparmiare denaro e guadagnare salute.

L’antinomia è stata risolta indicando l’obesità, il principale fattore di rischio per il diabete, come una delle sue cause; e anzi abbassandone la soglia, data dall’indice di massa corporea, BMI, per includere più pazienti nei trattamenti in assenza di evidenza scientifica [8]. Mentre patologizzare un lieve sovrappeso è sovradiagnosi, l’obesità franca è un autentico problema di salute pubblica. Solo, la si considera come dovuta esclusivamente ai comportamenti individuali, al “lifestyle”, e non come conseguenza di un’offerta di cibo patologica, che non lascia molta scelta, dovuta a fattori a loro volta derivanti dalla spasmodica ricerca del profitto. Si fanno così coesistere i due mercati, e se ne aggiungono altri, come quello delle diete. In televisione i continui consigli gastronomici sono inframmezzati da esortazioni degli esperti a dimagrire. E’ come una maitresse che dice “sporcaccione” a un cliente che crea disturbo, o che aumenta eccessivamente la confusione già presente, nel locale dove esibisce le sue ragazze. Come per la clientela della maitresse, il consumatore ha una parte di responsabilità, indulgendo ai suoi appetiti; che gli vengono rinfacciati dallo stesso sistema che li stimola e li sfrutta.

La parodia degli alimenti di migliore qualità si è inoltre sviluppata nella creazione di un nuovo settore di mercato, quello dei “cibi biologici”, dizione che dovrebbe essere preoccupante, implicando che esistono alimenti non biologici; il che non è infondato, alcuni componenti dei cibi essendo prodotti chimici di sintesi, sui quali le mosche non si posano. Sulla genuinità dei “biologici” sono state avanzate numerose riserve. Ci si dovrebbe inoltre chiedere perché la Sanità di Stato impiega una buona quota del denaro pubblico in medicine (spesso inefficaci) che dovrebbero prevenire rischi (talora fantomatici) ma lascia che solo chi se lo può permettere effettui una prevenzione più efficace mangiando cibo più sano. Si lascia al lettore la valutazione dell’elemento parodistico nel recente intendimento di mettere una sovrattassa sul “junk food”.

Quel che è peggio, si è prodotta un’obesità nei bambini, che tenderà a permanere con la crescita; sono passati i tempi dove “le mamme si disperano per la magrezza [fisiologica] dei loro figlioli” [12]. In studi che hanno sancito l’efficacia degli ipoglicemizzanti orali nella prevenzione della progressione del DMII, il SES, socioeconomic status, fattore confondente critico, è stato scorrettamente ignorato [13]. Nella nostra società l’obesità colpisce maggiormente le classi meno abbienti. Il ruolo diabetogeno degli ormoni dello stress e l’importanza di una vita serena è un altro tasto che non si accorda con la cultura egemone della competizione e dell’insicurezza.

Nell’ambulatorio medico, sfruttando l’ambiguità delle categorie corrispondenti al pre-diabete, si spiega al paziente che il primo trattamento previsto dai protocolli di prevenzione è quello basato su dieta e esercizio fisico, che risultano più efficaci dei farmaci. Poi, visto l’insuccesso del “modificare lo stile di vita” per abbassare i valori di glicemia (ed è particolarmente difficile abbassare ciò che è prossimo al normale, o è in realtà normale), scuotendo lievemente la testa davanti al soggetto sufficientemente colpevolizzato, si prescrivono i  farmaci. Il cliente, a  sua volta, accetta di continuare nelle sue abitudini in cambio dell’assunzione giornaliera della pillola.

Naturalmente si trascura che, analogamente a quanto visto per l’ipertensione, un’elevazione dei valori glicemici a digiuno può essere la risposta fisiologica a stress mentali, esercizio, dolore, freddo. Non solo il diabete è l’iperglicemia, ma l’iperglicemia è diabete secondo i buoni credenti.

Così, al tempo in cui si grida all’epidemia mondiale, prevedendo mezzo miliardo di diabetici tra 20 anni, con costi insostenibili, e si chiede la “prevenzione” mediante diagnosi precoce, non ci si preoccupa molto, apparentemente, di definire in maniera completa e certa le cause e i meccanismi del diabete e quelli della sua progressione verso gravi patologie; prosperano invece filoni di ricerca come quello per il quale il consumo di cioccolata preverrebbe le malattie cardiovascolari, anche secondo sofisticatissimi modelli statistici. Un’affermazione che andrebbe esaminata avendo presente quanto detto sulla tendenza dell’ortodossia a compartimentalizzare i componenti della sindrome metabolica, sull’inversione dei circuiti di controllo, sulla preminenza accordata agli studi statistici rispetto ai dati fisiopatologici, e sui messaggi contraddittori emessi da alcune categorie di esercenti.

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Indiani Pima contro Rancho Bernardo

La scienza della medicina liberista, anche per ciò che riguarda l’abbassamento delle soglie diagnostiche, trascura e coarta gli aspetti fisiopatologici. Contano primariamente le associazioni statistiche descritte su popolazioni, centrate sul concetto di fattore di rischio, travestito da fattore causale e quindi da malattia, e sugli effetti benefici, spesso in termini di endpoints surrogati, parodie dei benefici autentici come la riduzione della mortalità; associazioni misurate con operazioni una tantum dagli studi di epidemiologia clinica.

Hadler [14] ha esaminato criticamente i maggiori studi sui quali si basa la prevenzione farmacologica del DMII, mostrando come dietro alle affermazioni trionfalistiche i risultati siano stati in realtà, quando non negativi, elusivi, necessitando di analisi supplementari che hanno estratto qualche punto a favore della causa “massagiando e torturando i dati” [13]. Gli studi sono semmai da interpretarsi come evidenze che la prevenzione con ipoglicemizzanti non riduce la mortalità, e come indicazioni a evitare gli interventi farmacologici a favore di interventi non farmacologici per i soggetti asintomatici che non hanno elevazioni marcate della glicemia; la maggioranza dei soggetti. La glicemia, e altri esami come l’emoglobina glisosilata, sono end point surrogati, che vengono curati al posto della malattia, commenta Hadler. Questo autore nota inoltre come gli opinion leader medici che sostengono la tesi opposta alla sua dichiarino relazioni d’affari con case farmaceutiche fortemente impegnate nel commerciare agenti per il trattamento del DMII, come Aventis, Lilly e Novo Nordisk. Questo genere di associazione tra esaminatori ed esaminandi è ben noto [15] ed è stato rilevato anche in un celebre caso di resistenza istituzionale al ritiro dal mercato di un antidiabetico nocivo [16]. L’ADA enfatizza i farmaci e minimizza dieta ed esercizio nei suoi programmi educativi; affidati a organizzazioni non profit che hanno come “corporate partners” AstraZeneca, Aventis, Bristol-Myers Squibb, Eli lilly, GlaxoSmithKline, Merck, Merck/Schering-Plough, Monarch, Novartis, Pfizer e Wyeth. Probabilmente a questi legami si riferiva chi ha commentato che l’ADA – le cui indicazioni fanno testo nel mondo – “si è venduta al diavolo”.

Non si è riusciti a provare l’utilità della profilassi farmacologica per la prevenzione del diabete nella popolazione generale, un proposito che, è stato osservato da eminenti specialisti, appare dettato dall’avidità piuttosto che dall’altruismo, ed espone la popolazione a rischio iatrogeno [17,18]; c’è invece evidenza dell’efficacia degli interventi su alimentazione e attività fisica, misure utili anche per prevenire altre patologie, che non necessiterebbero di un approccio medico. Gli organismi consultivi si sono astenuti dall’esprimersi a favore dello screening universale per il diabete, che è ciò verso cui si sta spingendo. Lo raccomanda l’influente ADA a tutti gli adulti dopo i 45 anni; e si vogliono estendere le indicazioni per lo screening per il DMII ai giovani. La stessa associazione stima in 20.8 milioni il numero di americani diabetici, il 7% della popolazione. E in 42 milioni, il 14% della popolazione, gli affetti da “prediabete”. Ciò in USA genera un giro d’affari annuale di 112 miliardi di dollari (o il doppio secondo altre stime), con straordinarie prospettive di crescita.

Il diabete nella storia è stato considerato una stranezza. Galeno dice di averne visto solo due casi in tutta la sua carriera. Oggi nelle società occidentali una persona ha in media un 10-20% di probabilità di ricevere la diagnosi di questa condizione cronica nel corso della vita. Il diabete era fino agli inizi del Novecento una malattia rara; era considerato raro anche in Cina, dove nei secoli precedenti si era osservato che colpiva i nobili piuttosto che i poveri. Nel 2012 la Lilly ha ufficialmente aperto un centro di ricerca e sviluppo sul diabete a Shangai. Nella Cina comunista del XXI secolo i diabetici sarebbero 90 milioni. La ricercatrice cinese che dirige il centro ha affermato che anche in Cina il diabete ha raggiunto proporzioni epidemiche. L’apertura della fabbrica della Lilly in Cina per la produzione di antidiabetici è prevista entro lo stesso anno. I tempi dell’Orinase, che nel 1959 poteva contare su 2 milioni di diabetici in USA, il cui lancio portò a una crisi nella quale illustri clinici statunitensi si scambiarono in pubblico accuse di essere dei venali ciarlatani – o delle “puttane delle case farmaceutiche” – sono lontani e fanno sorridere.

L’incremento nella prevalenza del diabete è dovuto all’invecchiamento della popolazione, e all’incremento autentico di incidenza da fattori dietetici, che ufficialmente vengono imputati alla ghiottoneria e poltronaggine della gente; ma anche a fenomeni moltiplicativi basati sull’abbassamento delle soglie diagnostiche. Nel 2003 l’ADA propose di abbassare la soglia per la diagnosi di prediabete a 100 mg/dl; proposta che è stata in seguito applicata. Il comitato di esperti ammise che gli studi disponibili non supportavano la decisione, e che questa avrebbe provocato un incremento (drammatico) nel numero di soggetti etichettati come bisognosi di trattamento medico. La soglia dei 100 mg/dl venne giustificata mediante dati statistici sugli indiani Pima, un gruppo di indiani d’America di circa 5˙000 persone che vive in Arizona, particolarmente propenso a sviluppare obesità e diabete.

Kaplan e al. [8] hanno messo alla prova la tesi dell’ADA che il prediabete conduce al diabete esaminando una popolazione bianca, di classe sociale medio-elevata, di circa 50˙000 persone, quella della comunità di Rancho Bernardo in California. L’analisi, condotta da un gruppo dell’Università di California di San Diego, non pubblicata su riviste peer reviewed, ha mostrato che sotto i 100 mg/dl il 2,3% aveva sviluppato il diabete nei successivi 20 anni. Al di sopra della soglia, tra i 100 e i 110 mg/dl, il diabete si è sviluppato nel 4.1% dei soggetti. I soggetti con valori corrispondenti alla diagnosi di Impaired Fasting Glucose, alterata glicemia a digiuno, con valori superiori ai 100 mg/dl e fino a 126 mg/dl, non hanno avuto in 20 anni un significativo incremento di incidenza dei segni di complicazioni rispetto ai soggetti con valori inferiori a 100 mg/dl.

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L’omeopatia pesante e l’effetto “trappola per topi”

I benefici della prevenzione del diabete mediante il trattamento del prediabete se ci sono non sono più che minimi. Gli svantaggi, che vengono esclusi dalle informazioni al pubblico, e dai bilanci vantaggi-svantaggi, appaiono molto più corposi. In generale, abbassare eccessivamente la glicemia è pericoloso. C’è una “casa” che non ha bisogno dei “permessi doganali” visti prima: il cervello, che al contrario di altri distretti si serve di glucosio a piacimento per i suoi fabbisogni energetici, senza dipendere dall’insulina, consumando una larga quota del glucosio disponibile. Ma il cervello normalmente utilizza solo glucosio e ne è strettamente dipendente, a differenza di altri distretti che possono impiegare anche acidi grassi e resistono meglio alla carenza di composti energetici. Se ci sono troppi “permessi doganali”, permessi che spesso sono accompagnati dall’ingiunzione a costruire e immagazzinare, gli altri distretti possono fare piazza pulita, cioè provocare un abbassamento eccessivo della glicemia, lasciando “a secco” il cervello (innescando una catena complessa di eventi patologici). Ne risultano sincope, coma, morte. Questo rischio è più marcato con l’insulina e con alcune classi di ipoglicemizzanti orali, come le sulfaniluree: Welch racconta di un suo paziente di 74 anni al quale prescrisse un farmaco, il gliburide, che provocò ipoglicemia e di conseguenza un incidente automobilistico dal quale riportò fratture multiple delle vertebre cervicali.

Gli ipoglicemizzanti orali possono dare una varietà di effetti avversi, es. danni epatici e un incremento nel tasso di cadute e fratture negli anziani. Un aspetto singolare del caso che consideriamo, quello delle sovradiagnosi, è che questi farmaci sono in grado di causare ciò che dovrebbero curare; come, in teoria, i farmaci omeopatici. Con la differenza che l’omeopatia è una terapia placebo, mentre questi farmaci, date le loro caratteristiche intrinseche e le dosi, hanno efficacia farmacologica (che non vuol dire efficacia terapeutica).

Nel 1970 il Washington Post diffuse la notizia che secondo lo studio UGDP almeno 8˙000 pazienti all’anno morivano per danni cardiaci provocati dall’Orinase. A Wall Street il titolo della Upjohn cadde in poche ore. Scoppiò uno scandalo, che solo anni dopo fu smorzato mediante controdeduzioni scientifiche, che però non erano conclusive. L’episodio merita di essere ricordato anche perché, come altre “battaglie di civiltà” di quegli anni, che da noi erano quelli del ’68, la rivolta – in sé fondata – contro l’autorità e il paternalismo smantellò alcune forme di controllo per sostituirle con altre più insidiose. I medici non avevano tutti i torti nel protestare che la notizia, comunicata direttamente al pubblico con un grande battage (al quale partecipò anche il celebre anchorman Cronkite) li scavalcava scorrettamente e lasciava nell’incertezza e nel disorientamento i pazienti. Lo scandalo diede il via libera a forme di comunicazione diretta al pubblico non solo sui prodotti medici, ma sugli standard terapeutici, su ciò che fa bene o fa male, senza un adeguato filtro dello Stato che verifichi la qualità e gli scopi delle informazioni e le trasmetta attraverso canali appropriati; tecnica che oggi è prassi. L’Orinase fu sostituito con altri prodotti, e l’espansione del mercato proseguì meglio di prima, potendosi avvalere anche di questa nuova arma.

L’insulina è sospettata di avere un ruolo causale nella comparsa delle complicazioni cardiovascolari che compaiono nei soggetti che, affetti da diabete giovanile, sopravvivono a lungo grazie a questa terapia. Gli ipoglicemizzanti orali per la prevenzione del DMII hanno un meccanismo d’azione che simula quello della insulina nel diabete giovanile, nonostante che, come si è visto nel racconto delle due città, situazioni fisiopatologiche differenti e per certi versi opposte sottendano le due entità, dando luogo a manifestazioni cliniche che in parte sono molto diverse tra loro; le due entità sono accomunate dall’iperglicemia, dalla terapia con insulina o con sostanze che ne mimano gli effetti, dalle complicanze a lungo termine, e dal nome: quando si dice la potenza delle parole. Questa continuità terapeutica lascia perplessi, soprattutto per ciò che riguarda la prevenzione del DMII. Es. le sulfaniluree stimolano la secrezione di insulina; altri antidiabetici, come quelli appartenenti alla classe dei tiazolidinedioni (“Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona”, il Nerone di Petrolini), rendono i tessuti più sensibili all’azione dell’insulina, che è già in eccesso in molti casi di DMII; non sorprende che queste due classi di farmaci provochino obesità, il principale fattore di rischio per il diabete; ciò che bisognerebbe evitare. Le statine, un altro farmaco preventivo del pacchetto “Sindrome metabolica”, aumentano il rischio di sviluppare diabete. Vi è evidenza che gli ipoglicemizzanti, inclusa la metformina [3], possano provocare eventi cardiovascolari, come infarto e scompenso cardiaco, ciò che dovrebbero prevenire. Cioè che possa accadere che una persona assuma gli ipoglicemizzanti per prevenire un diabete che comunque nel 97% dei casi non sarebbe mai comparso; con farmaci che non è detto che eviteranno il rischio residuo; ma che si procuri così un infarto del miocardio mortale.

Un tiazolidinedione, il rosiglitazone, è stato mantenuto in commercio per anni nonostante si sapesse che provoca un eccesso di accidenti cardiovascolari fatali; e che stava causando decine di migliaia di decessi. Era stato approvato in fretta, presentandolo come “wonder drug”. Non solo la casa produttrice, la GlaxoSmithKline, che ne otteneva un fatturato di 3 miliardi di dollari all’anno, ma anche gli enti regolatori, la statunitense FDA e l’europea EMA, sono ricorsi a manipolazioni e tattiche dilatorie per immetterlo sul mercato, non avvertire il pubblico del rischio e non ritirarlo, in una saga che è andata avanti per oltre un decennio prima del ritiro nel 2010 [19].

La terapia con antidibetici dovrebbe salvare da complicazioni come la cecità; ma i tiazolidinedioni sono accusati anche di provocare edema maculare [20], la più comune causa di perdita della vista nei pazienti con retinopatia diabetica. A sua volta l’edema maculare alimenta, insieme alla retinopatia diabetica, un’altra patologia dove l’insulina e i suoi analoghi sono sospettati di essere agenti causali [21], un lucroso mercato farmaceutico, sul quale si sono impiantati altri intrighi e manipolazioni volti a espandere ulteriormente il mercato [22].

Questa “omeopatia pesante”, nella quale appare presente una sinergia tra malattia e terapia [6], è coerente col modello espansivo, ampliando il mercato delle malattie. Se un malato peggiora dopo la somministrazione di un farmaco, mentre va meglio se il farmaco non viene impiegato, ciò può essere rilevato dai curanti e dai pazienti stessi; che, pur entro pesanti limiti, si regoleranno di conseguenza, su quel paziente e sui pazienti successivi. Ma se un sano assume una medicina per prevenire una malattia che gli è stato detto è a rischio di contrarre in futuro, e, come accade frequentemente, dopo 5 anni sviluppa quella malattia, causatagli però dal farmaco stesso, si penserà che sia stato un altro dei tanti sfortunati che si ammalano nonostante le terapie preventive. Non si penserà a un nesso causale tra farmaco e terapia, che sarà comunque difficile da provare. La sostituzione del FB- della medicina curativa col FF della medicina preventiva consente di somministrare ancor più facilmente farmaci iatrogeni, che causano ciò che dovrebbero prevenire, senza che ciò sia rilevato.

La prevenzione farmacologica espone così a un effetto simile a quello che si ottiene con l’impiego come veleno per topi del coumadin (un farmaco usato anche sull’uomo per la prevenzione delle trombosi). Il coumadin provoca emorragie mortali nei ratti solo dopo alcuni giorni. Gli animali muoiono lontani dall’esca. I superstiti non associano i decessi all’esca, che altrimenti eviterebbero come fanno per altri veleni. A prescindere da giudizi di valore e sull’intenzionalità, ciò è coerente col generale movimento storico nel quale meccanismi di omeostasi sono, mediante parodie, trasformati in meccanismi di espansione. Se si trattano milioni di pazienti, non occorre che tali effetti iatrogeni siano molto frequenti; anche percentuali basse possono creare un pool di nuovi pazienti in grado di sostenere un lauto mercato. Anzi, è conveniente per il business evitare farmaci che diano luogo troppo spesso al meccanismo della profezia che si autoavvera e che vi diano luogo con effetti fatali, perché ciò potrebbe mettere in allarme il pubblico, e la cronicità è una condizione appetibile per lo sfruttamento economico.

L’uso preventivo di farmaci su larga scala sui sani dovrebbe per principio, e per legge, essere subordinato all’accertamento dell’assenza di significativi effetti avversi, come del resto è previsto dai protocolli classici per tutti i nuovi farmaci. Invece, ripetendo il mantra “tutti i farmaci hanno effetti collaterali” e presentando “rapporti benefici/rischi” tagliati per il lavoro di imbonitore degli informatori farmaceutici, la politica è di accelerare l’approvazione riducendo o eliminando i controlli di sicurezza; tale volontà delle industrie farmaceutiche è recepita anche a Strasburgo, dove l’industria farmaceutica spende 40 milioni di euro all’anno in lobbying [23].

Ci si espone così al rischio che l’esca invitante della compressa che previene gravi malattie contenga un agente che aumenta la probabilità di contrarre tali malattie. Ci si espone al rischio di incidenti come quelli riferiti, o come quello del Rezulin, che nel 1996 fu il primo antidiabetico orale approvato con procedura accelerata, nonostante non presentasse vantaggi rispetto ai congeneri. Ne fu ordinato il ritiro, in seguito a una procedura ritardata, nel 2000, perché aveva provocato troppi casi di insufficienza epatica mortale. La casa produttrice, che nel frattempo era finita sotto indagine penale per le sue pratiche di marketing, aveva speso decine di milioni di dollari per finanziare lo studio di efficacia, e in regalie agli esperti e ai medici.

Invece di astenersi dal somministrare farmaci di non provata sicurezza, soprattutto ai sani su larga scala come avviene nella prevenzione, si sono istituiti e si stanno rafforzando sistemi di “farmacovigilanza”, o meglio di post-marketing, il cui scopo appare essere quello di monitorare il mercato dal punto di vista dell’Offerta, anche per evitare l’instaurarsi di situazioni da incidenza e gravità eccessive degli effetti avversi che possano essere riconosciute e dare troppo scandalo o allarme. (Il ritiro di farmaci per sostituirli con prodotti “innovativi” è di per sé connaturato al sistema economico-finanziario dell’industria farmaceutica). Un circuito di controllo a FB- che regola e mantiene in attività un sistema malato e iatrogeno (con inquietanti implicazioni quanto al problema dell’invecchiamento della popolazione e relative politiche demografiche). Ottenendo così che quelle che qualche marxista chiamerebbe “le contraddizioni del capitalismo” non esplodano, né spariscano, ma, girando al regime appropriato, continuino ad agire e a permettere di intascare illecitamente denaro a danno altrui.

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Quante parodie della cura della salute pubblica abbiamo descritto? Quanti circoli viziosi, quanti FB- depressi o eliminati e sostituiti con FB+ e FF, o con FB- patologici volti a favorire interessi illeciti privati, si possono contare in quanto esposto qui espressamente o implicitamente? Quanti altri se ne potrebbero descrivere? Sul piano biologico, il diabete può essere definito come una patologia del controllo metabolico. Nella nostra realtà, il diabete è anche una patologia dei controlli sociali e politici, con formazione di circoli viziosi iatrogeni che corrispondono a forme di espansione commerciale, che creano un altro diabete, a imitazione delle banche che creano con vari artifici nuovo denaro.

Considerazioni simili si possono fare per altre malattie. Lo studio del fattore anti-omeostatico della medicina liberista potrebbe essere esteso ai campi dell’economia e della politica; campi che appaiono anch’essi malati a causa del sovvertimento dei meccanismi di controllo che dovrebbero prevenire e stabilizzare, o “curare”. Si parla di decrescita; un modo per farlo potrebbe essere quello del considerare la necessità di ripristinare o istituire FB- politici e amministrativi, riconoscendoli come una componente essenziale del governo di una nazione; come un sistema omeostatico sociale che è altamente dannoso smantellare (“deregulation”) o ancora peggio stravolgere. Va notato che le forze liberiste, mentre si liberano dei FB- che sono loro d’intralcio, dipingendo i controlli sulla ricerca del profitto come anticaglie illiberali, si avvalgono di propri FB- per la tutela dei propri interessi. I rischi del FF devono d’altra parte mettere in guardia sui rischi dell’economia pianificata. Sarebbe interessante considerare anche l’azione giudiziaria come un FB- dell’organismo sociale, guardando al cosiddetto “guadagno” del FB, ai tempi di risposta, alla generazione di instabilità, a inversioni del verso o della finalità del FB, etc.

Sia le istituzioni sia il popolo appaiono avere abbracciato l’ideologia, e la filosofia di vita, dell’espansione continua a scapito della stabilità. Queste frodi si sostengono anche grazie alla predisposizione mentale del pubblico, ormai dipendente dal veleno dell’insoddisfazione perenne e del perseguimento di un continuo accrescimento della propria potenza personale; un miraggio che comprende quello che Hadler – il clinico universitario che è tra i critici qualificati delle versioni “scientifiche” sulla diagnosi e cura del prediabete – chiama “il complesso di Matusalemme”: l’idea di poter determinare il giorno della propria morte, contraddicendo l’Ecclesiaste dove dice che questo potere l’uomo non lo ha. Le frodi si mantengono e prosperano anche grazie alla complicità attiva delle istituzioni, in altro caso di FB- pervertito. Tutori della legalità che non accetterebbero mai una mazzetta, davanti alla prospettiva di acquisire meriti presso i poteri forti commettono automaticamente atti peggiori. Come il cane addestrato di Pavlov, che secerne saliva al solo suono della campanella, associandolo al pasto; un riflesso condizionato che è il più famoso caso di FF in fisiologia.

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Qui altri articoli sulla sovradiagnosi.


La prossima parte è prevista dopo la pausa estiva

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Note:

[1] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[2] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[3] Boussageon R et al. Reappraisal of metformin efficacy in the treatment of type 2 diabetes: A meta-analysis of randomised controlled trials. PloS Medicine, 2012. apr 10.

[4] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[5] Welch H G, Schwartz L M, Woloshin S. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

[6] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[7] Deyo R A. Cascade effects of medical technology. Annu Rev Public Health, 2002. 23: 23-44.

[8] Kaplan R M. Disease, diagnoses, and dollars. Facing the ever-expanding market for medical care. Copernicus Books, 2009.

[9] Kahn R et al. The Metabolic Syndrome: time for a critical appraisal. Diabetes Care, 2005. 28: 2289-304.

[10] Cordain L. et al. Origins and evolutions of the Western diet: health implications for the 21th century. Am J Clin Nutr, 2005. 81: 341-54.

[11] McKinlay J , Marceau L. US public health and the 21st century: diabetes mellitus. Lancet, 2000. 356: 757-61.

[12] Lenzi F , Caniggia A. Manuale di semeiotica medica. Minerva Medica, 1979.

[13] Hadler N M. Worried sick. A prescription for health in an ovetreated America. University of North Carolina Press, 2008.

[14] Hadler NM. Oral hypoglycemics and diabetic nephropathy. Clin J Am Soc Nephrol, 2008. 3: 159-62.

[15] Miller R. Conflicts of Interest Abound in Diabetes Guidelines Committees. Heartwire, 2011.

[16] Wang et al. Association between industry affiliation and position on cardiovascular risk of rosiglitazone: cross sectional systematic review. British Medical Journal, 2010. 340: c1344.

[17] Montori V et al. Waking up from the DREAM of preventing diabetes with drugs. British Medical Journal, 2007. 334: 882-84.

[18] Tuomilehto, J. Evidence-based prevention of type 2 diabetes: the power of lifestyle management. Diabetes Care, 2007. 30: 435-38.

[19] Mutalik M. The story of glitazones. Int J Cur Biomed Phar Res, 2011. 1: 141-147.

[20] Idris I et al. Association between thiazolidinedione treatment and risk of macular edema among patients with type 2 diabetes. Arch Intern Med. Pubblicato online 11 giugno, 2012.

[21] Chantelau et al. Insulin, insulin analogues and diabetic retinopathy. Arch Physiol Biochem, 2008. 114 : 54-62.

[22] Sulle regole per la Roche.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[23] Grogan K. Big pharma spends 40 millions euros per year lobbying in EU. 28 marzo 2012. Reperibile su internet.

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Blog di Appello al popolo

Commento al post “Salute, cioccolato alleato del cervello che invecchia. Migliora funzioni cognitive” del 14 agosto 2012

Il Fatto e gli altri media hanno diffuso al pubblico questo risultato scientifico lo stesso giorno della sua pubblicazione online su una rivista di prim’ordine, il 14 agosto 2012. Non avrebbero dovuto omettere il particolare che lo studio è stato finanziato da un grande produttore di dolciumi industriali: la Mars; che ha fatturato 30 miliardi di dollari nel 2010. Avrebbero inoltre dovuto avvertire il pubblico, distinguendo tra un possibile effetto farmacologico positivo del cacao e gli effetti alimentari negativi del comune cioccolato dolce: una barretta Mars, o i cioccolatini mostrati da Il Fatto nella fotografia sotto il titolo, contengono zuccheri raffinati e grassi, in forma concentrata; che innalzano la glicemia e fanno ingrassare. I prodotti al cioccolato inoltre tendono a dare dipendenza e a provocare assunzione compulsiva, con conseguente eccesso calorico. E’ più probabile che con la cura con le praline o le barrette di cioccolato ripiene di caramello della Mars le funzioni cerebrali cognitive peggiorino, per l’aterosclerosi; e che peggiorino anche quelle motorie, sensoriali e simboliche, per un incremento del rischio di ictus e Tia. Per una critica della prevenzione cioccolataia v. “Il rimprovero della maitresse” in “Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale”
http://menici60d15.wordpress.c…

Nello stesso numero, il Foglio loda la magistratura per la ritrovata inflessibilità nell’applicazione della legge, col blocco dell’Ilva (Ilva, Io sto con Patrizia Todisco; Ilva, la politica dei veleni; etc.). Non credo ci sia contraddizione; si può sostenere che Il Fatto difenda in entrambi i casi la salute. Ma ci sono elementi per ritenere che anche nel caso dell’Ilva non sia la difesa della salute dei cittadini l’intento di chi ci dice cosa fa bene e cosa fa male.

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@ni hao. Le informazioni sulla salute diffuse congiuntamente da fonti scientifiche e mediatiche, come questa, spesso anziché aiutare il cittadino a compiere scelte razionali sono fuorvianti e dannose, essendo in consonanza con grandi interessi industriali e finanziari.

 

Il commensalismo dei magistrati

29 May 2012

27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlamento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

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Blog de “Il fatto” 

Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova.   Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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6 luglio 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Nominati nuovi vertici della Polizia: Chiusolo alla DCa e Pellizzari allo SCO” del 6 luglio 2012

Ho saggiato di persona, quando era Questore a Brescia, i metodi di Gaetano Chiusolo, cognato di Pierferdinando Casini. Per esempio, per anni non sono potuto entrare in librerie né biblioteche senza essere intercettato all’entrata, o all’uscita, o all’entrata e all’uscita da auto della polizia. Mi pare abbia una concezione dello Stato, dei poteri che sovrastano lo Stato e della convivenza civile e democratica affine a quella dei colleghi che va a sostituire.
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8 luglio 2012 

Blog de Il Fatto 

Commenti al post di L. Mazzetti “Manganelli, le scuse non bastano” dell’8 luglio 2012

Lo “anche se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” vale anche per la gente, pronta ad accettare mezze verità e capri espiatori sui crimini di Stato per poter continuare a praticare il servilismo verso il potere. Mazzetti scrive che rimane il dubbio che i responsabili della Uno bianca siano stati coperti dalla polizia. Ad essere accusato di ciò, anche formalmente, fu in particolare Chiusolo, che ha preso il posto di uno degli epurati dei fatti di Genova come capo dell’anticrimine. Un’inchiesta penale lo prosciolse. La sua figura appare più vicina a quella di De Gennaro, anch’egli prosciolto dai magistrati, per il G8, che a quella di poliziotti capaci e fedeli alla Repubblica come Emilio Santillo, allontanato dal comando dell’antiterrorismo quando si doveva lasciare che Moro fosse assassinato. I magistrati ci hanno messo 11 anni a rimuovere, a reati prescritti, alcuni dei responsabili. Ma la “società civile” non si cura di avere nuovi funzionari che garantiscano contro il terrore e l’eversione dall’alto. Né in questa decade ha fatto nulla su identificabilità della polizia alle manifestazioni e il reato di tortura. E’ più comodo indignarsi guardando il film “Diaz” e ripetere il mantra che la colpa alla fine è dei soliti politici, come il mignottaro di Arcore e la sua corte. Poi, se come appare stia già avvenendo prenderanno piede nuove forme, adatte ai tempi, di controllo mediante la violenza e la mistificazione, ricominceranno borbottii e geremiadi.
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@ Giulioterzo. Quando avremo una polizia democratica e non più fascista? Forse quando i cittadini avranno il coraggio di pensare che le forze di polizia sono così principalmente in quanto strumenti in mano a poteri sovranazionali come la NATO, e oggi anche la UE; e non solo perché culturalmente discendenti dalla scuola di Arturo Bocchini e di Mario Roatta.
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19 luglio 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post “Processo Ros, assolto ex pm Conte Generale Ganzer rinuncia a prescrizione” del 18 luglio 2012
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“L’Italia è un paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”.(Pasolini)
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4 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ganzer e i suoi “spregiudicati per fuoco sacro”. Attenuanti per lunghezza processo”

Ecomostro: “Mi piace molto il passaggio logico “nel […] agire con […] indifferenza rispetto a […] legge […] hanno ritenuto, pur nella consapevolezza […] di cadere nell’illegalità, di poter […] ottenere […] prevenzione dei reati”… cioè, sostanzialmente, detto in altre parole, “hanno sì commesso reati; però mentre lo facevano pensavano che così facendo avrebbero prevenuto la commissione di reati”… proprio un bel principio, che ci può portare molto lontano…”
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@ Ecomostro: E’ il genere di logica che a me ricorda quella dei gesuiti contro la quale si scaglia Pascal nelle Provinciali: “…cerchiamo di mettere in pratica il nostro metodo di ‘dirigere l’intenzione’, che consiste nel proporsi per fine delle proprie azioni un oggetto permesso. Non che, per quanto è in nostro potere, noi non cerchiamo di distogliere gli uomini dalle cose proibite; ma, quando non possiamo impedire l’azione, purifichiamo per lo meno l’intenzione; e così correggiamo il vizio del mezzo con la purezza del fine.” Un’impostazione che, come mostra Pascal, alla bisogna permette di giustificare moralmente l’omicidio per futili motivi e quello a tradimento, il furto, la frode, l’usura, la calunnia e quant’altro.
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Lettera al presidente dall’ANM 

Brescia, 28 mag 2012

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”

(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

Con tutte le infamie commesse dalla magistratura e dalle forze di polizia nei miei confronti, a danno mio ma non solo mio, che non mi sia arrivata la ricevuta di ritorno della racc. spedita oltre un mese fa al giudice Platè (v. sopra “La corte dei miracoli bresciana dopo l’assoluzione per la strage”) dovrebbe essere l’ultima delle mie preoccupazioni. E’ già successo per molte altre denunce che le ricevute di ritorno sparissero; si è semplicemente riaffermato il principio che non posso spedire liberamente corrispondenza. Come è prassi, alla protesta è seguito un aggravio dei comportamenti denunciati: i postini sono divenuti una presenza fissa tra le comparse che inscenano atti di stalking.

L’episodio merita di essere notato per due motivi. Uno riguarda il livello di corruzione e il livello qualitativo della magistratura; i livelli intrinseci, al netto di altri fattori di malagiustizia. I magistrati attribuiscono la mediocre e talora pessima qualità del servizio giudiziario alle leggi sbagliate, alla carenza di dotazioni, a deficit organizzativi e alle responsabilità di poche “mele marce”, elementi senza dubbio reali. Però questa libertà di boicottaggio e provocazione è indipendente da tali fattori: l’episodio, solo uno tra gli innumerevoli atti di abuso, molestia e provocazione commessi impunemente, indica un atteggiamento collusivo della magistratura. Una magistratura che non sa garantire al cittadino che se questi scriverà a un magistrato quanto invia verrà correttamente recapitato; una magistratura che consente che l’abuso de “l’iniquo che è forte” venga reiterato nel comunicarlo a un giudice, è una magistratura che non ha rispetto di sé stessa; e che non si classificherebbe molto bene nella famosa graduatoria de “Il giorno della civetta”.

Il secondo aspetto è quello dei legami tra magistratura e terrorismo di Stato. Non è la prima volta che resto sorpreso dall’alone di pochezza e ambiguità che scopro attorno a un magistrato che si è occupato della Strage di Piazza Loggia del 1974, e che quindi dovrebbe essere un avversario di certi poteri. Questo ennesimo microepisodio, un momento in un continuum di abusi, è un esempio di un complesso di tecniche ben definite di boicottaggio, mobbing, discredito, logoramento e provocazione che sono espressione di nuove forme di controllo antidemocratico. E che sono probabilmente derivate da un’unica matrice che si occupa anche – si va facendo sempre più chiaro [*] – di nuove tecniche di terrorismo false flag o pilotato. Andrebbe riconosciuto che la magistratura non si è limitata a mantenere impunito post factum il terrorismo di ieri, ma lascia libera di agire, e aiuta nei suoi primi passi, l’opera di allestimento di nuove forme di “eversione dall’alto” mediante la creazione surrettizia o materiale di una devianza, l’imposizione di uno stigma su soggetti da eliminare dalla vita civile, e la diffusione dei corrispondenti modelli culturali nell’opinione pubblica.

La questione decontestualizzata appare bagatellare e segue a ruota l’assoluzione per la Strage (e avviene mentre a Brindisi sembra riapparire la strategia della tensione ma il PM, lupus in fabula, attribuisce subito la bomba a qualche singolo arrabbiato col mondo); mostra una delle strategie dei magistrati per togliersi d’impaccio, e anzi acquisire meriti presso i don Rodrigo, quando i don Rodrigo che dovrebbero fare stare a dovere sono soggetti come la NATO, gli USA, i loro manutengoli delle forze di polizia, etc. : i magistrati tendono a porre i reati fuori dalla loro portata, mediante l’estremizzazione e la minimizzazione. In casi come la Strage, lasciano crescere lo scandalo provocato dal reato – reato che aveva tra i suoi fini proprio quello di incidere sull’opinione pubblica – fino a che il fatto appare tanto enorme da giustificare in qualche modo sul piano umano la loro defezione. All’opposto in altri casi, come il mio, vedono solo singoli attimi isolati di una dinamica complessiva, rappresentandoli come di poco o nessun conto e non meritevoli perciò di considerazione; il padrone di casa, com’è suo interesse, li favorisce in questo loro applicare la fallacia del sorite, procedendo quando possibile a piccoli passi.

Con mezzi del genere i magistrati mantengono la posizione di rispettoso commensale davanti ai poteri che, nel perseguire grandi interessi economici e politici, ordinano le operazioni di omicidio politico e di psyop di vario tipo, quelle clamorose dei decenni precedenti e quelle apparentemente meno cruente di oggi.

Copia della presente viene inviata come racc. online (se i vari convitati me lo permettono) a Rodolfo Sabelli, presidente dell’ANM. Senza ricevuta di ritorno.

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Leopardi, Unabomber e altri eversori.

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/27/il-pendolo-di-foucault-e-il-generatore-di-kelvin/

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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Brescia, 9 luglio 2012

Nicoletta Paris
Direttore della filiale di Brescia
Poste Italiane
Via L. Gambara 10
25121 Brescia
racc. rr online

Violenza privata Poste Italiane

Direttrice Paris

Il 25 giu 2012 Poste Italiane mi ha comunicato tramite lettera – non firmata – che dal 2 luglio il mio conto corrente viene bloccato, venendomi impedito di effettuare operazioni di sportello, per carenza di informazioni relative alle norme della prevenzione dei reati di riciclaggio. La lettera dice che il blocco è inevitabile, precisando che potrò sanare la presunta “irregolarità” solo dopo che sarà scattato il blocco e non prima. Irregolarità che è inesistente e inventata: ho rilasciato, quando mi sono state richieste, cioè l’anno precedente, le informazioni a riguardo; non ho da allora effettuato alcuna operazione superiore al ritiro di poche centinaia di euro. Sul conto è depositata una somma non superiore a quella che occorre all’acquisto di un’auto di classe media.

Questo illecito sequestro di denaro, il più recente anello di una catena di abusi, segue la pubblicazione della descrizione di altre scorrettezze gratuite di Poste Italiane nei miei confronti. E segue la pubblicazione di altri miei post e commenti sgraditi a grandi interessi, tanto illeciti quanto potenti. Abusa delle norme antiriciclaggio a chiaro fine di ritorsione, provocazione, insulto e intimidazione. Mostra il vigente regime di legalità inversa, dove perfino le misure di lotta al crimine sono sfruttate per commettere illeciti; e mostra il relativo capovolgimento dei ruoli tra le persone oneste e coloro che, pur occupando cariche rilevanti, sostanzialmente sorreggono il loro percorso di vita con espedienti.

Poste italiane non ha né reale necessità né titolo per farmi ripetere quanto ho già dichiarato nel nov 2011 sulle norme antiriciclaggio; né tanto meno per confiscare a sua discrezione il mio denaro ponendo condizioni arbitrarie per restituirlo. Comunque, constatando come non sia infondata la convinzione che Poste Italiane ostenta di poter tafanare, vessare e danneggiare liberamente e a oltranza, accetto di ripetermi, se questa è la condizione ricattatoria per tornare a poter disporre del mio denaro.

Ma non verrò come vorreste impormi in un ufficio postale per rappresentare questa farsa. Rivolgetemi le domande sulla dichiarazione antiriciclaggio per iscritto e risponderò per iscritto tramite raccomandata. Penso che quest’altra vostra guapperia (non firmata) sia sufficiente: non intendo accettare che ad essa si aggiungano ulteriori offese, molestie e provocazioni, prevedibili in base all’esperienza pregressa, come piazzate, urti di facchini, addetti allo sportello che si puliscono il naso con le dita prima di porgermi i moduli etc. In luglio e settembre sono contattabile al seguente indirizzo email: hropan@tin.it

Francesco Pansera

La presente è aggiunta al post “Il commensalismo dei magistrati” sul mio blog menici60d15, dove commento sulla partecipazione di Poste italiane alle operazioni di mobbing, stalking e quant’altro di cui sono oggetto.

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v. il post Patologia e malattia delle istituzioni dell’8 ottobre 2013.

Aids: negazionisti vs non-riproducibilisti

26 January 2012

Blog de Il Fatto

Commento al posti di A. Bellelli “Aids, l’epidemia che esiste” del 26 gen 2011

Postato su questo sito il 21 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Ho acquistato online (pur essendo un medico, la frequentazione delle biblioteche biomediche mi è di fatto interdetta da molestie e boicottaggi) l’articolo di Lohse et al (Annals of internal medicine, 2007, 146: 87) che secondo il prof. Bellelli dimostra la validità del principio che l’AIDS è causato dall’HIV. L’articolo non contiene alcun dato che consenta tale inferenza; infatti gli autori si astengono dal trarla. Al contrario, nella discussione dei risultati gli autori ammettono che la minore aspettativa di vita che, nel loro studio, risulta in coloro ai quali è stata attribuita una positività per l’HIV, può derivare da altri fattori, costituendo queste persone un gruppo esposto a maggiori fattori di rischio della popolazione generale. Lohse et al riconoscono esplicitamene che attribuire l’eccesso di mortalità all’HIV può essere una “overestimation” dovuta a tale fattore confondente.

Né gli autori, pur desiderosi di riconoscersi nell’ortodossia, si macchiano dell’affermazione che la riduzione di mortalità provocata dalle nuove terapie è una prova che l’HIV causa l’AIDS; consapevoli che così dicendo considererebbero dei farmaci altamente tossici, quelli delle prime terapie per l’AIDS, come controllo della prova ex adiuvantibus.

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Autori, Titolo, Rivista, Anno, Volume, Pagina.

@ Bellelli. Prof. Bellelli, forse è meglio che sia lei a rileggere quanto ha scritto. Appare che lei affermi e neghi le stesse asserzioni. E che adotti una forma imprecisa e ambigua che favorisce ciò; ad esempio, lei scrive “relazione Hiv-Aids” ma evita di dire, come invece dovrebbe visto che è ciò di cui sta parlando ai lettori, considerandolo un dato indiscutibile, “relazione causale Hiv-Aids”. Questo mi ricorda quel classico studio epidemiologico che trovò una strettissima correlazione positiva tra frequenza di nidi di cicogne e tasso di natalità tra le città di un paese del Nord Europa; mentre non ci sono studi che mostrino che tale fortissima relazione tra presenza di cicogne e nascite sia causale. Il fattore confondente era il benessere economico, che oltre che un incremento delle nascite portava a un maggior utilizzo dei riscaldamenti, e quindi favoriva la nidificazione.

E’ anche curioso che un professore di biochimica medica porti come prova di un’etiologia virale studi epidemiologici (interpretati arbitrariamente) anziché studi di laboratorio. Io non sostengo nulla; le dico solo “show me”: l’onere della prova è su chi afferma. Mi pare che lei sostenga che l’AIDS è causato dall’HIV. Se non è, come ora anche lei mi pare ammetta, la pubblicazione che lei ha citato a provarlo, la cosa più semplice, e anche quella doverosa, è che lei indichi per favore la pubblicazione o le pubblicazioni che riportano la prova di ciò: Autori, Titolo, Rivista, Anno, Volume, Pagina.

Grazie per l’invito nella biblioteca dell’istituto che dirige. Ne approfitterei se fossi a Roma anziché a Brescia, dove hanno metodi più spicci per acquisire meriti presso le multinazionali.

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@ Bellelli. Usare come prova ciò che poi si chiama “conferma” costituisce un petizione di principio. Se si ammette di non avere certezze non bisognerebbe trattare come visioni importune o pericolose le ipotesi alternative avanzate da numerosi scienziati accreditati. E il principio che bisogna provare ciò che si afferma vale anche per l’asserto che l’ipotesi Hiv-Aids sarebbe la più forte sul piano scientifico. Questa è una versione estrema del proclamare a priori un’ipotesi come la più forte e su questa base escludere le altre; i sociologi della scienza chiamano questa forma di profezia che si autoavvera “Effetto San Matteo”.

Neanch’io desidero continuare la discussione, perché mi sembra di ricevere la risposte che in “Totò Peppino e la Malafemmina” i fratelli Capone davano a Mezzacapo dopo averlo invitato a chiedere un risarcimento per il danno subito. E’ interessante che nella scenetta Totò, Peppino e Mezzacapo mentre parlano girano attorno a un tavolo; in un girotondo che ricorda il circulus in probando del prof. Bellelli e di tanti altri.

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18 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Spinazzola “Nuovi farmaci per l’epatite cronica C in tempo di crisi? del 18 novembre 2012

Per la storia di come è stata definita e lanciata l’epatite C, una ricostruzione che getta pesanti ombre su questo affare in grado di inghiottire una buona fetta della spesa sanitaria, vedi “Virus fantomatici e grossi guadagni” in Duesberg P. H. Il virus inventato. Baldini &Castaldi, 1998. Pag. 97-101.

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@ maldicapo. Negli anni ’70 si parlava di “epatite non-A non-B”, una definizione negativa che si riferiva a uno o più agenti causali non ancora definiti. La storia dell’epatite C di cui si parla nell’articolo comincia negli anni ’80, quando i ricercatori della Chiron, la stessa ditta che vendette il kit diagnostico, annunciarono di avere trovato il virus dell’epatite C. Affermazione che fruttò alla Chiron incassi vertiginosi, e che Duesberg, da virologo, contesta nel merito, evidenziandone le incongruità.

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27 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Hiv, condannato a 24 anni per lesioni aggravate Talluto: ha contagiato 32 donne. Pm avevano chiesto ergastolo”

Lo Stato, mentre distorce il modello effetto gregge per obbligare a far vaccinare i propri figli, stabilisce tramite sentenza che una persona abbia potuto – deliberatamente – infettarne decine con un virus il cui tasso di trasmissione è stimato nell’ordine di 1 per ogni 500 rapporti sessuali. Perfino le organizzazioni che si occupano di AIDS, come UNAIDS e HIVMA, avvisano delle infondatezze e dei pericoli della criminalizzazione della sindrome, esponendone i danni sanitari, giuridici e culturali*. Anche se nei gradi successivi si nasconderà la mano riformando la sentenza, resterà il danno peggiore: la propaganda, tramite l’azione giudiziaria, al concetto che la malattia non è un fenotipo ma un dato di laboratorio. I magistrati stanno applicando il prestigio della loro funzione a questa concezione perniciosa, e la stanno estendendo alla giustizia penale; anche la prova di colpevolezza diviene un dato di laboratorio. Basta impapocchiare qualche test “scientifico”, a volte da parte della stessa ditta che poi vende le cure, e il foglietto stampato dal macchinario con sopra scritto “positivo” diviene evidenza inoppugnabile per dichiarare una persona affetta da grave malattia. O colpevole di terribili delitti. E quindi drenare miliardi di euro dei contribuenti vendendo farmaci, e fare dell’amministrazione della giustizia un pugnale del potere.

* Criminalisation of HIV Non-Disclosure, Exposure and Transmission: Background and Current Landscape. UNAIDS, feb 2012.

@ evron. Fenotipo è ciò che appare macroscopicamente. I piselli rugosi di Mendel, una setticemia. (Non è, né “i libri” dicono questo, “l’insieme delle caratteristiche scritte nel genoma”). Il termine proviene dalla genetica, ed è un’abbreviazione appropriata per “manifestazioni cliniche direttamente osservabili”. Anche perché molti dei test che si stanno sostituendo alla sua valutazione clinica sono genetici. Es. un caso, con risvolti legali, dove è stata diagnosticata una patologia, definita da un’alterazione dell’elettrocardiogramma, sulla base di un sofisticato test genetico. Mentre sarebbe bastato fare un banale ECG per vedere che l’alterazione non c’era*. A definire la malattia come risultato di laboratorio succede che tanti, spaventati e disinformati, e spinti da disonesti, corrotti e animosi imbecilli seguano il consiglio di un vecchio slogan per la propaganda dell’Epatite C: “Si ti senti bene, fai le analisi del sangue. I sintomi dell’epatite C sono molti diffusi: aspetto sano, appetito normale, assenza di dolore”. Tu che sei persona istruita e dotata di elasticità mentale, si vede da cosa scrivi, converrai sull’opportunità di usare un termine sintetico, appunto “fenotipo”, del resto già usato in questo senso, da contrapporre alle diagnosi di malattia oracolari, basate su test di laboratorio.

*Ackerman JP et al. The Promise and Peril of Precision Medicine: Phenotyping Still Matters Most. Mayo Clin Proc. 2016. 91: 1606.

@ ErPanza78. Lei parla di significato preciso delle parole e intanto altera le mie parole. In ambito tecnico e scientifico le parole sono etichette di concetti. Le etichette devono essere utili e pratiche. Non è peccato modificarne il significato se ciò è utile e pratico. Es. ampliandolo. (Ma non alterandolo, come invece si fa con espressioni “mouthful” come “precision medicine”). Sono i concetti che devono essere aderenti alla realtà. Es. il concetto che secondo le conoscenze ufficiali non è possibile infettare a raffica con l’HIV decine di persone tramite rapporti sessuali. Il concetto, pernicioso, che una condizione morbosa è definita dalla positività a un test. Ignorare i concetti, e i loro gravi vizi, e concentrarsi pedantemente sulle parole, deriva dalla concezione essenzialista di malattia, che “has no place in science” (Scadding JG.Essentialism and nominalism in medicine: logic of diagnosis in disease terminology).

@ Evron. La tua è la versione che critico come corrotta, nell’indebolimento e stravolgimento della logica e dei presupposti epistemologici, nella ricerca, nella pratica clinica e nelle operazioni di censura, disinformazione e marketing tramite i poteri dello Stato. Se il termine non ti piace, come è comprensibile data l’importanza artificiosamente attribuita al genotipo, dalla medicina commerciale, sostituiscilo con “fenomenologico”, “clinico”, “osservabile” etc. Ma credo che sia il concetto che non piace, della differenza tra il materiale e l’astratto, e del relativo abuso.

@ Evron. Probabilità di infettare di 1/500 per rapporto. Elevandola a 1 su 50 per partner, la probabilità di infettarne 30 su 30, che è il messaggio che viene dato, è (1/50)^30, cioè 1 su un numero di 51 cifre che comincia per 9. Una probabilità circa 1.5 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi più bassa di quella di vincere il primo premio al Superenalotto. Gli ospedali e gli uffici giudiziari non sembrano curarsi neppure della plausibilità – al di fuori del mondo dei fumetti – di un impestatore eccezionalmente virulento e allo stesso tempo asintomatico. Il buon senso che “se ne sta nascosto per paura del senso comune” della peste del Manzoni; e anche l’ipocrisia borghese di “Palla di sego” di Maupassant.

@ Evron. No, sono grottesche le conseguenze quantitative della storia improbabile che presentate al pubblico. Ma è meglio lasciare il freddo mondo dei numeri e guardare all’aspetto umano. Una storia di degrado morale e abbrutimento, di gente senza creanza, senza vergogna, senza rispetto per sé stessi. E non sto parlando dell’imputato e delle sedicenti vittime…

@ Evron. Nella mitologia borghese descritta nei racconti di Maupassant, nella visione ipocrita che divide in “perbene” e “gentaglia”, è presente, in un racconto, anche la figura dell’untrice che contagia volontariamente di sifilide i suoi amanti tedeschi. Se la biologia dell’AIDS fosse quella della medicina ufficiale e dei tribunali come questo, data la – incoraggiata – promiscuità sessuale in tutti gli strati della società mezza Italia sarebbe un lazzaretto. La probabilità cumulativa per un tasso di trasmissione di 1/500 che su 1500 rapporti tra 25 e 35 diano luogo a infezione è di 1 su cinquecentomila miliardi. Ergastolo, o 24 anni, per un reato impossibile. Un messaggio al pubblico sulla malattia come risultato di laboratorio che aiuterà i peggiori furfanti ad arricchirsi depredando l’erario e causerà danni veri di massa alla salute.

Gli autori del capolavoro riceveranno probabilmente riconoscimenti e onorificenze. Non è il caso di prendersela per i miei commenti, che sono come un peto in un mulino. Le ”infette”, riporta l’articolo, alla lettura della sentenza hanno detto piangendo “giustizia è fatta”. Ma tu mi correggi severamente: è sbagliato dire che si ritengono vittime. Mi ricordi il Malato Immaginario con Sordi. Al suo capezzale il vecchio medico porta il giovane figlio neolaureato (Cristian De Sica); che dice sussiegoso: “Il paziente stupisce e il medico…”. “Lo guarisce” – fa Sordi. “No, lo cura”. Sordi, rivolto al padre: “Certo che il figliolo ne dà di soddisfazioni”.

@ Evron. Nei miei esempi oltre a considerare gli elementi della notizia data dai media ho usato i valori da lei citati. Inclusi 1500 rapporti, che non è ragionevole pensare corrispondano a un pari numero di relazioni sentimentali: non dovrebbe attribuirmi premesse che non ho usato. 10 rapporti a relazione, e anche con altre ragazze, lei ora dice. La probabilità di infezione a ragazza sarà: (1/500)*10= 1/50. Consideriamo che, dotato di prodigiose capacità seduttive e di un appetito insaziabile, abbia avuto 300 differenti partner, 10 rapporti a partner. La probabilità cumulativa di infettarne tra 25 e 35 è di circa 3 su un miliardo. Vuole in più decuplicare il tasso di infezione? Anche in questo quadro caricaturale, in questo delirio osceno, la probabilità è meno di 1 su 10000. La storia che lei si affanna a difendere è sballata; anche sotto altri profili tecnici. Per me è in questo e nella sua provenienza, non da un forum di leggende metropolitane ma da un procedimento giudiziario, che risiede il suo carattere sinistro. E’ ulteriormente inquietante che la notizia del processo sia uscita in concomitanza con la giornata dell’AIDS*. E che quest’anno la sentenza di condanna sia stata emessa mentre alla European AIDS Conference a Milano venivano presentate le nuove linee guida per il trattamento. E’ lei che ha cominciato; se vuole smettere di rimestare mi fa un piacere.

*Pennetta E. AIDS: annunci da marketing e la strana storia dell’untore della capitale. Critica scientifica, 19 dic 2015.

@ Togasso. Grazie. In effetti la scienza e la razionalità applicate dai magistrati qui appaiono essere quelle della “Osteria numero venti …”. E pensare che la distribuzione di Poisson comparve per la prima volta in un libro di legge… (Ho usato la binomiale cumulativa). L’occasione fa l’uomo ladro, e in numerosi casi i magistrati appaiono non astenersi dal cogliere, agendo “in nome del popolo”, diverse situazioni alla “Barabba o Cristo” offerte dall’attuale medicina: dove si può essere corrotti senza rischi, assecondando allo stesso tempo gli umori della piazza e i disegni dei dominatori. Al tempo di Barabba e Gesù i dominatori erano i Romani, oggi sono la finanza e il business biomedico.
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13 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ancona, sieropositivo da 11 anni ma aveva rapporti non protetti: arrestato. Ai poliziotti: “Questa malattia non esiste””

Sarebbe un grave errore, una tragica leggerezza, pensare che si tratti di un caso isolato. Di gente che si congiunge carnalmente senza le doverose verifiche sierologiche preventive, di gente folle che fa sesso senza prima passare dal dottore, ce n’è tanta. Occorre rafforzare la lotta al contagio; è imperativo istituire sezioni specializzate in diritto postribolare nelle Procure, e di polizia genitale nei vari corpi delle forze dell’ordine. Non si dovrà partire da zero, date le competenze diffuse e le punte di eccellenza già presenti tra i tutori della legalità.
ccc
 
@ Segnalatore anonimo. Perché venne dato un farmaco, l’AZT, già scartato per tossicità, che causava gli stessi sintomi ed effetti della sindrome immunodepressiva che avrebbe dovuto curare? Ho una cartella, intitolata “Omeopatia pesante”, con oltre 200 articoli; più un’altra ottantina in una sezione “Omeopatia pesante cancro”. Alcuni degli articoli aggiunti nelle ultime settimane:
– Aumento delle emorragie intracerebrali da trattamento dell’ictus con trombolitici (The Case Against Thrombolytic Therapy in Stroke. Medscape 13 aprile 2018).
– Fratture da bifosfonati nei prescritti periodi di sospensione della terapia con bifosfonati per la prevenzione delle fratture da osteoporosi. (Endocrine Pract. 2018; 24:163).
– Emorragie intracraniche in pazienti con fibrillazione atriale da anticoagulanti per la prevenzione dell’ictus. (Stroke.2012;43:1511).
– Aumento di malattie respiratorie, allergiche, infettive dopo rimozione di adenoidi e tonsille nei bambini. (JAMA Otolaryngol Head Neck Surg. 7 giu 2018).
– Articoli vari sulla iperprogressione di tumori solidi, e conseguente riduzione della sopravvivenza, causate da immunoterapia.
ccc
Non è un quadro con figure a bordi spessi, colori vividi, e personaggi nettamente caratterizzati che parlano per nuvolette; come invece questa storia, a paragone rassicurante, della cattura del delinquente impestatore.
ccc
 
@ Segnalatore anonimo. L’acqua di Hahnemann, farmacologicamente innocua, andrebbe contrastata per la pericolosità insita nelle teorie mediche a carattere magico. Andrebbe evitata, per principio, anche la “omeopatia pesante”, il curare o prevenire malattie con cattive applicazioni di risultati scientifici, efficaci nel causare effetti identici o simili a ciò che si afferma di voler curare: prevenzioni oncologiche cancerogene, antiaritmici aritmogeni, antibiotici che provocano gravi infezioni, etc. Una “omeopatia” che è largamente presente nella medicina “allopatica”, ed è un fattore non secondario del suo straordinario successo commerciale.

Giochi su Galileo Galilei

29 December 2011

Blog Appello al popolo

Commenti al post di Tonguessy “Strutture di potere – Galileo e la Chiesa” del 29 dic 2011

Postato su questo sito il 19 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Grazie a Tonguessy per l’ottimo articolo. E’ particolarmente interessante l’osservazione del progresso scientifico come ideologia che allontana il popolo dalla concezione medievale della vita frugale. La promessa di salvezza intramondana che allontana da quella concezione del limite che abbiamo perso, e che farebbe risaltare la Scienza nella sua vera grandezza.

Io sono tra quelli che quando sono in spiaggia sul Tirreno restano a guardare il tramonto sul mare. Uno spettacolo bello in sé, e che induce a riflessioni delle quali “Il silenzio” fuori ordinanza è l’equivalente musicale. La contemplazione del sublime che la nostra stella ci offre quotidianamente è temperata dal pensiero che non è il Sole che cala dietro l’orizzonte, spandendo colori regali attorno a sé; ma siamo invece noi che insieme alle sdraio e a tutto il resto ci stiamo lentamente ribaltando all’indietro.

Anche l’antagonismo Chiesa/Scienza si è evoluto, e credo occorra fare attenzione a non identificarlo con quello dei tempi di Galilei; come invece può essere interesse dei contendenti far credere: https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

Resta l’antagonismo ideologico, con la Scienza e la Fede usate come armi; un esempio è dato da come entrambe le parti strumentalizzano la discussione sul darwinismo. Confronto che a volte sbotta in toni che tradiscono l’antica vocazione: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/16/i-preambula-fidei-di-san-tommaso-e-quelli-di-de-mattei-e-carancini/

Ma il clero attualmente ha anche interesse a favorire la scienza. Interessi “pastorali”, perché, preso atto che la nuova religione secolare è oggi quella che fa più presa sulla credulità delle masse, preferisce cooptarla e sfruttarla anziché attaccarla frontalmente. (E sa, vecchia volpe, che conviene dargli corda anche perché le magagne della degenerazione affaristica della scienza ne minano la credibilità dall’interno). Diventato lo scientismo un’ideologia parareligiosa, il clero col suo know-how può insegnare ai seguaci di Prometeo come ricavarne consenso e zecchini.

Interessi politici, perché il Vaticano deve trovare un punto di convivenza e alleanza con altri poteri che non può certo contrastare, e che fanno dell’ideologia scientista il loro credo. Appoggiando la scienza, evitando di attaccarla, se non per ridicole questioni teologiche, tacendo sulle strumentalizzazioni e storture dei modi nei quali è praticata, e fornendo servizi di supporto, il clero può acquisire meriti presso poteri che non lo amano.

Interessi economici, perché la “scienza” è in pratica la tecnologia commerciale, e il clero è tra le forze che investono molto denaro e ricavano molto denaro da essa; v. il caso San Raffaele, scoperchiato, nei suoi aspetti finanziari ma non in quelli “scientifici”, nell’anno del passaggio di governo da Berlusconi a Monti.

Così le occasionali rumorose baruffe e le frequenti gomitate non devono fare perdere di vista che tra le due chiese, che se potessero adotterebbero gli argomenti degli inquisitori da un lato e dei lanzi dall’altro, i rapporti sono articolati; come quelli dei famosi imprenditori di Pisa, che litigavano di giorno ma cooperavano di notte: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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@Lorenzo. Tra il primitivo che adora la luna e lo scienziato capace di mandarci un razzo (magari forte della pregressa esperienza pionieristica con le V2 naziste) c’è una grande differenza; ma non sarei così sicuro che ci sia un abisso. Il 23 dicembre scorso c’è stato il quarantennale della “Guerra al cancro” dichiarata da Nixon sull’onda dell’esaltazione per le missioni Apollo. La luna è sempre là, non più meta di visite a parte quelle innocue dei poeti, ma la guerra al cancro non è stata vinta. Invece, si è trasformata la lotta al cancro in una economia di guerra. La soluzione è stata brillante sul piano economico; inqualificabile su quello etico e politico.

La “comunità scientifica”, superiore alle diatribe ideologiche, lo sguardo fisso in alto verso il perseguimento della Conoscenza dell’ignoto, ma anche con un fine intuito per buste paga e pensioni, continua a pestare alacremente l’acqua nel mortaio così come si vuole che faccia. Il cancer burden continua ad aumentare. Dal 1998 al 2007 in Europa la spesa pro capite per i farmaci oncologici è cresciuta di sei volte, e attualmente si parla di aumento dei prezzi insostenibile per i nuovi farmaci “innovativi”; prodotti frutto di un metodo così galileiano che si discute apertamente nelle sedi ufficiali di come valutarne l’efficacia sui pazienti dopo che sono stati commercializzati, in carenza di dati sperimentali sufficienti; cioè di come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati; e così efficaci che diversi medici scelgono di non assumere le terapie destinate ai pazienti se affetti da cancro. Gli analisti finanziari prevedono ulteriori enormi guadagni, e la gente continua a credere, anche se con qualche tentennamento, ai proclami di vittoria della “comunità scientifica”.

Lo scienziato non deve essere necessariamente “engagé”; ma deve essere onesto, e non può pretendere di essere considerato tale per dogma. Tra il primitivo e lo scienziato ideale in mezzo c’è l’acquitrino della scienza corrotta, e di quell’atteggiamento irrazionale, diffuso tra il pubblico e anche tra i ricercatori, prossimo alle credenze dei primitivi che il fisico Feynman (Il Nobel che scoprì la causa del banale errore tecnico che causò il disastro della navetta Challenger) ha chiamato “Cargo cult science”. Cioè l’adorazione di stampo tribale di ritrovati tecnologici e della scienza, che vengono visti come divinità benevole e onnipotenti.

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@Lorenzo. Grazie per questo esempio di teologia scientista.

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@Mincuo. Leggo che Bellarmino ebbe parte nel primo processo a Galilei, quello del 1616. Circa venti anni prima aveva partecipato al procedimento che aveva mandato sul rogo Giordano Bruno; alla figura del cardinale, e futuro santo e dottore della Chiesa, era quindi associata una notevole carica intimidatoria; se non altro da vivo. Assieme a teorie che oggi suonano esoteriche, veniva contestata a Bruno l’affermazione che “vediamo il sole nascere e tramontare perché la terra se gira circa il proprio centro”. Pare che a Bruno fosse stata offerta la possibilità di evitare la morte accettando qualche compromesso dottrinale; ma Bruno non volle. Questa fermezza, più ancora che le sue teorie, deve essere suonata inaccettabile alle orecchie dei preti.

Una posizione ancora oggi da giudicare negativamente per l’ethos nazionale: ricordo come Montanelli sul Corriere abbia scritto che in pratica Bruno, che comunque secondo lui era un pensatore che valeva poco, se l’era cercata con la sua cocciutaggine. La sua scelta credo fosse il frutto di un misto di consapevolezza intellettuale e carattere; e anche di stanchezza esistenziale, se non disgusto, per la sua vita travagliata e per la meschinità e viltà che vedeva nei suoi persecutori. Bruno divenne poi un simbolo di laicità; cioè in pratica di anticlericalismo massonico, che invece nei compromessi si trova a suo agio.

Come Campanella, se i suoi concetti mostrano un modo nuovo di pensare che muove i primi passi, fu un bravo poeta. Mi colpì su “the Crimson”, la rivista di Harvard (interdisciplinare), un detto a lui attribuito: “Lux umbra dei”, la luce è l’ombra di Dio. Un altro pianeta rispetto ai minuziosi sofismi di coloro che dicono di parlare in Suo nome; e rispetto alla loro nascosta ma non sopita propensione a scempiare quelli che non possono piegare; con qualsiasi mezzo, dalle dotte falsità dell’erudito alle pratiche di compiaciuta violenza degli sbirri e lacchè.

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@Mincuo. “L’ambasciatore della Corte medicea, Piero Guicciardini, ottimo conoscitore dell’ambiente romano, era ben consapevole dei pericoli incombenti sullo scienziato: «so bene che alcuni frati di San Domenico, che hanno gran parte nel Santo Offizio, et altri, gli hanno male animo addosso; e questo non è paese da venire a disputare sulla luna, né da volere, nel secolo che corre, sostenere né portarci dottrine nuove».[44]

Il 24 febbraio 1616, richiesti dal Sant’Uffizio, i teologi risposero unanimemente che la proposizione «il sole è il centro del mondo e del tutto immobile di moto locale», era «stolta e assurda in filosofia, e formalmente eretica», in quanto contraddiceva molti passi delle Sacre Scritture e le opinioni dei Padri della Chiesa; che la proposizione «la Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove anche di moto diurno», era «censurabile in filosofia; riguardo alla verità teologica, almeno erronea nella fede». Di conseguenza, il 25 febbraio il papa ordinò al cardinale Bellarmino di «convocare Galileo e di ammonirlo di abbandonare la suddetta opinione; e se si fosse rifiutato di obbedire, il Padre Commissario, davanti a un notaio e a testimoni, di fargli precetto di abbandonare del tutto quella dottrina e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla». Un documento datato 26 febbraio attesterebbe l’avvenuto precetto del Bellarmino e l’obbedienza di Galileo[45] mentre il 5 marzo era reso pubblico il decreto della Congregazione dell’Indice che proibiva e sospendeva «rispettivamente gli scritti di Nicola Copernico De revolutionibus orbium coelestium, di Didaco Stunica su Giobbe e di Paolo Antonio Foscarini, frate carmelitano».” (Wikipedia).

Lei chiama “raccomandazioni amichevoli” una convocazione dopo una procedura formale,  da parte di uno che aveva sistemato Bruno; il quale pare sia stato anche torturato (secondo Wikipedia). Qui bisognerebbe parlare della radice culturale comune a clero e mafia, evidente anche nei modi di esprimersi. Ma non vorrei essere ripreso da lei con accusa di andare fuori tema. Dovreste vergognarvi per quello che avete fatto, in quella e innumerevoli altre occasioni, e invece vi mettete in cattedra a dispensare menzogne e giudizi. Non so chi lei si creda di essere o cosa pensi di avere detto, ma ci vuole un po’ più di un pallone gonfiato per farmi “lasciare stare”.

Non sono di nessun partito, non difendo nessuna fazione, a differenza di lei. Non apprezzo Michele Serra, non leggo Repubblica, che elogia quanto ha prodotto in medicina e in campo culturale il suo degno correligionario Verzè. Vede, lei questo non può capirlo, ma ci sono persone che hanno opinioni forti pur non appartenendo a nessun gruppo. L’argomento del quale tratto non è Galileo, ma gli abusi di potere della Chiesa. Che lei giustifica con la situazione politica del tempo. No; posso testimoniare che avete la vocazione, come mostra anche il suo atteggiamento mistificatorio e arrogante. Lo mostra nella sua parte presentabile; i sudici scagnozzi dei quali allora come oggi vi servite completeranno i suoi auguri di lunga vita e la brillante lezione di filologia fraudolenta.

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Egregio Mincuo, difensore della Fede, cerchi di capire. Il clero si oppone sostanzialmente al progresso che emancipando l’uomo lo sottrae al giogo del potere. E nell’opporsi non si astiene da forme di violenza e di inganno; anzi eleva queste pratiche al rango di scienza, che è l’unica scienza che si può riconoscere alla massa di zeloti e farisei dei quali lei fa parte. Se fosse per Bellarmino o per quelli come lei staremmo ancora al Medioevo; agli aspetti negativi del Medioevo. Queste sono responsabilità molto gravi. Sono il primo a criticare le distorsioni dell’attuale tecnocrazia, alla quale i preti fanno da tirapiedi. Ma il progresso sano è salvezza dell’Uomo. Pensi ad esempio se non avessimo le fogne: quante malattie infettive. Certo, ci sarebbero anche aspetti positivi. Davanti a un vomitatore di insulti come lei, si potrebbe prendere il pitale, metterglielo davanti e dirgli “parla con questo”.

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Caro Stefano, grazie per il tuo intervento. Non ho nessuna voglia di riaprire la questione che hai chiuso, ma vorrei andare oltre evidenziando un aspetto che mi pare interessante. Un poco la storia si ripete. J. Schwartz, in “The creative moment”, 1992, sostiene che la Chiesa era orientata ad ammettere la teoria eliocentrica purché fosse nascosta entro l’oscuro linguaggio matematico, ferma restando la versione delle Scritture. Lo stesso Bellarmino, leader intellettuale dei gesuiti, istruiva i preti a stare lontano dalle dispute coi matematici sulla questione. Per questo autore, un fisico, lo scandalo è consistito non tanto nella soppressione della verità da parte dell’autorità, ma nell’avere imposto che la “chiarezza sovversiva” della fisica venisse avvolta in un linguaggio matematico inaccessibile ai più.

Oggi più di allora il rigore, la specializzazione, possono essere distorti in uno strumento per occultare e censurare il vero. O per propagare il falso. E’ nota la critica ai modelli matematici in economia; si parla meno di come alcune metodologie matematiche di base dell’epidemiologia clinica, di difficile valutazione per i non iniziati, a detta di statistici professionisti servano più ad ingannare che a trovare il vero. Qui sul blog è stato possibile screditare con toni sprezzanti chi proponeva tesi non gradite, col pretesto che non si può parlare che di un solo processo a Galilei, non contando nulla la raccomandazione di censura dei teologi nel 1616, e la conseguente disposizione del papa a Bellarmino di ordinare a Galileo di cessare di insegnare, discutere, difendere le sue tesi se non voleva essere arrestato. (Che a me sembra anche peggio di un regolare processo). Tizio spara a Caio con una calibro 9, e Caio, sopravvissuto, lo accusa di avergli tirato una revolverata. L’avvocato di Tizio, rispondendo che per il perito balistico è una sciocchezza chiamare “revolver” la calibro 9, che invece è un arma semiautomatica, non sta servendo il rigore e la precisione; se adotta questi argomenti si vede che non può che buttarla in chiasso.

Ci sono molti modi per reprimere voci non gradite. Dall’omicidio fisico a quello morale all’attacco verbale all’appello al metodo; da usarsi diversamente a seconda delle circostanze. Nell’affresco del quale il caso Galilei è parte appaiono le varie tipologie. Mentre qui tutto lo spazio è stato invaso e occupato da ciò che potrebbe costituire l’oggetto di una nota a piè pagina, se correttamente riportato. Spaccando la pagliuzza in quattro si può ignorare il quadro generale; dalle pugnalate, si ritiene per mano di sicari della Chiesa, all’amico di Galilei Paolo Sarpi, difensore dell’indipendenza della Repubblica di Venezia; alle migliaia di donne che in quegli anni in Europa venivano bruciate per stregoneria.

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24 settembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto, Clini attacca la sentenza: “Unico precedente è quello di Galileo” del 24 settembre 2012

E’ un cupo esempio di come la mediocrità al potere uccide. Ma se proprio si vogliono scomodare i massimi sistemi e si vogliono cercare precedenti storici, trattandosi di un caso di incosciente servilismo degli scienziati che ha avuto conseguenze tragiche si potrebbero citare i 10 scienziati che inventarono per Mussolini le basi teoriche delle leggi razziali.

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@grab. Contrariamente a quanto ritenuto dalle ingenue credenze popolari, si può essere ciarlatani anche maneggiando provette in laboratorio o risolvendo equazioni differenziali.

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7 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al posto “Nature: l’Italia non capisce la scienza” del 7 novembre 2012

Secondo Nature la “scienza” conferisce a chi la pratica una posizione di superiorità simile a quella che secondo il clero Dio conferirebbe alla Chiesa; superiorità che, in entrambi i casi, si pretende che gli altri poteri e il popolo riconoscano, sottomettendosi. I magistrati italiani mi sembrano fin troppo arrendevoli e compiacenti con la “scienza”, o meglio coi poteri forti sopranazionali che la usano come ideologia. Forse il catechismo di Nature non trova ancora in Italia tutto lo spazio che vorrebbe perché il posto è già ingombrato da quello cattolico. Andrà a finire che dovremo sorbirci entrambi. Però in Italia qualcuno che, pur comprendendone l’importanza, ha mantenuto della scienza una visione laica l’abbiamo avuto:

“Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. … l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” (D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997).

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@ Flavio Masi. A me invece la tecnocrazia sembra un dato di fatto rimosso. L’attuale governo di “tecnici” che sono criticati sul piano tecnico da affermati specialisti, mi sembra in realtà una formazione, un po’ casereccia, di tecnocrati. Il saggio di Fisichella comincia parlando di “bancocrazia”; anche questo non mi pare un concetto iperuranio, anche se il termine non è di uso comune.

L’onestà degli scienziati dovrebbe essere un loro elementare dovere, e non motivo di “ammirazione” da parte del pubblico. La “comunità scientifica” è uno di quei gruppi che al loro interno sono molto diversi da come si presentano al pubblico. Chi non si accontentasse del panegirico sulla ricerca guidata dal metodo scientifico che come la colomba dello Spirito santo illumina e guida gli scienziati, potrebbe leggere ad es. “Visto dall’interno” di L. Tomatis.

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@ Flavio Masi. “Per il resto dissento. Il metodo scientifico si può discutere, come ogni cosa umana, e come ogni cosa umana è tutt’altro che infallibile, manegarne l’utilità mi sembra arduo.”

Non ho negato l’utilità del metodo scientifico. E’ curioso come il citarlo autorizzi alcuni a cambiare le carte in tavola.

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@ Flavio Masi. “La sua citazione parodistica del metodo scientifico, unita al suo post precedente, mi ha indotto a pensare che dietro ci fosse una critica radicale. Tutto qui.”.

E’ lo stesso slittamento di chi difende i condannati dell’ Aquila: se si criticano le mistificazioni commesse in nome della scienza si è contro la scienza.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Tipaldo “Commissione Grandi Rischi, quando la scienza trema /2”

Per Tipaldo l’accertamento del nesso causale è stato scientificamente carente: mancano tra l’altro studi statistici sulla popolazione per poter dire che le vittime siano state influenzate dalla rassicurazione. E’ un’applicazione della “sottodeterminazione delle ipotesi” (Duhem), con la quale si possono sempre negare perfino proposizioni scientifiche. L’usò anche il vescovo di Padova, rifiutando di guardare nel cannocchiale di Galilei sostenendo che le macchie lunari dovevano essere un artefatto da strumento difettoso. E qui non si tratta di scienza. Ma di una comunicazione tecnico-istituzionale al pubblico. Alla quale va applicato il livello di determinazione proprio di tali comunicazioni. Altrimenti si può sostenere che mancano le audiometrie che mostrino che le vittime non avessero problemi di udito, e così via; e nessuna comunicazione sarebbe mai colpevole (specie se le vittime non possono più parlare). Mi pare un riaffermare il diritto di alcuni al libero uso del latinorum scientifico. La “scienza” – la scienza cortigiana – trema, ma di rabbia, perché è stata messa in dubbio la sua superiorità, che ora subito riafferma sfondando il buon senso e prendendo per il collo il diritto. Tribunali a parte, è chiaro che sono state fatte cose da galera. Per interessi particolari, pensando che ciò che era possibile non si sarebbe verificato, si è scelto di non dire la verità: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero” (Stevenson).

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21 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto L’Aquila, Cassazione: assolti scienziati Commissione grandi rischi. Condannato solo De Bernardinis”

Lo scientismo, l’appello magico-religioso alla scienza, è ai nostri tempi la potente ideologia dei grandi interessi economici e politici. Siamo al tempo della “unholy alliance between bad science and big business” (Ho). La “scienza” è divenuta un simulacro al quale fare dire ciò che conviene al potere. Una fonte di verità suprema, che non ha niente sopra di sé; e quindi un potere normativo incontrollato. Riportando i sacerdoti di questa “scienza” alle loro reali dimensioni e responsabilità terrene, i magistrati, forse inconsapevoli degli interessi che andavano a toccare, rischiavano di rendere visibile che la “scienza” non è il sole attorno al quale le altre attività umane ruotano. Fatti oggetto di una campagna internazionale, hanno abiurato. Al di là degli aspetti giudiziari, il non riuscire a distinguere, o il non volere distinguere, tra rassicurazione positiva ingiustificata di non terremoto, mentre è in corso un’attività sismica, e mancata previsione di terremoto (e anche tra affermazioni accademiche a dispetto e consulenza tecnica sul campo mentre sono in gioco vite umane; tra manomissione della scienza per meschini giochi di interesse e corretta applicazione della scienza a importanti quesiti pratici) offre un test, un pons asinorum, per capire se si ha a che fare con chi, per interesse o per stupidità, sostiene lo scientismo, e come tanti preti e bigotti disprezza e calpesta in realtà i principi che dice di proclamare e difendere.

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29 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “Xylella, Stamina e L’Aquila: quando la giustizia ‘processa’ la scienza”

@ Andrea Bellelli. In medicina, il “probabilistic framework” che in effetti occorre per maneggiare alcune classi di fenomeni è stato dilatato a dismisura. Ciò non solo produce false acquisizioni (v. es. Penston J. Stats.con, 2010); consente anche doppie verità, per le quali si può sia affermare un risultato, in nome di un “rigoroso” metodo statistico in realtà traballante o non valido, sia negare di averlo fatto lamentando una non comprensione di quella tormentata e fumosa entità che è la causalità statistica; a seconda della convenienza. Forse occorre valutare le responsabilità delle conseguenze deterministiche delle informazioni “probabilistiche”. Se si induce a mozzare olivi, fare restare la gente in casa mentre è in corso un fenomeno sismico, o si iniettano costosi preparati dalle asserite proprietà miracolose, poi non si può pretendere un tribunale domestico presieduto dalla fortuna cieca anziché dalla giustizia bendata.

 

Lo sfruttamento del bias da sovradiagnosi in oncologia

25 November 2011

Sito “Partecipasalute” (Ist. Mario Negri, aderente allo standard Honcode per l’affidabilità dell’informazione medica).

Commento al post di Anna Roberto “Tumori e sopravvivenza: dati rapporto AIRTUM 2011” del 25 nov 2011. 

“Partecipasalute”, che vuole che i cittadini “partecipino e decidano consapevolmente”, e ha un comitato scientifico di tutto rilievo, dovrebbe spiegare che l’informazione dell’AIRTUM che riporta senza commenti è gravemente carente sul piano tecnico, etico e politico. La “sopravvivenza” di cui si parla è la sopravvivenza data una diagnosi di neoplasia; ed è diversa dalla mortalità, il tasso di decessi per tumore nella popolazione.

Il Sud ha una sopravvivenza statistica più bassa; ma ha avuto tassi di mortalità migliori del resto d’Italia: contrariamente a quello che l’articolo fa credere, al Sud si muore di cancro meno che al Nord (salvo progressi della ultim’ora). Il paradosso è spiegabile, tra gli altri fattori, con le sovradiagnosi di tumore, derivanti soprattutto da programmi di screening: nella mortalità le unità statistiche e la variabile in esame sono oggettive; nella sopravvivenza possono essere gonfiate.

Partecipasalute potrebbe informare su come nell’ortodossia internazionale stia crescendo la richiesta di informare i pazienti dei rischi di sovradiagnosi e altri danni dei programmi di screening. Richiesta rafforzata da studi recenti che hanno mostrato come ad es il principale screeening oncologico, quello per la mammella, salva non più che pochissime vite; contrariamente a quanto propagandato in Italia da studi e notizie come quelli in oggetto.

Sarebbe anche necessario, per un’informazione corretta, considerare il cancer burden e i DALY per cancro, cioè comparare quanta vita toglie il cancro, per morte e per menomazione della qualità di vita. Lo stesso meccanismo che fa ingannevolmente credere che si viva di più al Nord che al Sud dato il cancro, cioè le sovradiagnosi, che pongono in una condizione di malato ed espongono a rilevanti rischi iatrogeni, peggiora ulteriormente i DALY, cioè la qualità di vita e presumibilmente la longevità, al Nord.

Più che di un bias macroscopico inspiegabilmente trascurato, questa informazione tendenziosa, per non dire capziosa, appare come il riflesso di una volontà sistematica, volta a rafforzare, e ad estendere al Sud, la medicina commerciale e speculativa, inutile e dannosa per i pazienti ma redditizia e comoda per chi a vario titolo la gestisce.

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La negazione del conseguente

Che le statistiche di cancro al Sud, dove la sanità ha piaghe diverse, si sarebbero allineate a quelle del Centro Nord lo predissi anni fa [1], anche nel denunciare come bufala la rivelazione della “nave dei veleni” di Cetraro [2]. Ma non credo si possa ancora parlare di “sostanziale omogeneizzazione”, se non per alcune aree, come la Campania. Quando in questi anni ho detto che la mortalità per tumore in Lombardia risulta del 30% più alta che in Calabria [3], il più delle volte ho osservato, sui volti sia di calabresi che di lombardi, un’espressione di incredulità. Questo non è che uno degli effetti delle informazioni distorte presentate al pubblico, che hanno nell’equivoco semantico tra mortalità e sopravvivenza [1] uno dei loro fulcri. Il Rapporto AIRTUM 2011 in oggetto afferma nella prima pagina di prefazione che “al Sud si sopravvive un 4% in meno che al Nord e al Centro”. I citati dati AIRTUM [3] mostrano che al Nord si muore un 4% in più che al Sud. Non vi pare doveroso chiarire che dove “si sopravvive” di più si muore di più, e come è possibile? Forse introducendo il concetto di non-complementarietà tra mortalità e sopravvivenza [4]?

La comparazione della sopravvivenza tra aree con screening e senza screening invece che essere presentata come indice della superiorità della sanità (delle aree con screening), può servire a sviluppare un indice epidemiologico sulle sovradiagnosi, e quindi sulla iatrogenesi (delle aree con screening).

Grazie per avere trovato nella lettera spunti interessanti per leggere i dati, ma non dico novità: che la mortalità sia come indicatore generale più affidabile della sopravvivenza, e dell’incidenza, è stato spiegato da anni da cattedre autorevoli [5]. Al contrario, la monografia AIRTUM in oggetto non solo con la sua credibilità coonesta presso il pubblico l’equivoco tra sopravvivenza e mortalità, ma caldeggia l’impiego della “sopravvivenza oncologica” come strumento fondamentale della valutazione e quindi della programmazione sanitaria.

In realtà nella attuale epidemiologia dei tumori la sopravvivenza è un esempio da manuale di indice epidemiologico vistoso ma non autonomo, che non andrebbe considerato isolatamente, perché da solo è insufficiente e fuorviante al punto da essere gravemente dannoso. Assegnargli per se un valore politico centrale, per la “valutazione del sistema sanitario nella sua complessità” è deprecabile, per non dire sciagurato, equivalendo a legalizzare un artifizio contabile che, registrando le passività (iatrogene) come attivi, induce a una spirale perversa.

E’ meritorio che segnaliate anche i danni degli screening, e la propaganda su cui si basano; siete tra i pochi a farlo. Però in questo articolo di fatto sostenete radicalmente gli screening; come del resto fa esplicitamente la monografia in oggetto, che parla di “risultati eclatanti” per lo screening della mammella. E’ eclatante che in questi stessi giorni tra le varie voci qualificate di critica vi sia quella di una docente universitaria di ostetricia che spiega le ragioni scientifiche per le quali ha declinato l’invito a sottoporsi allo screening, nonostante sia portatrice di fattori di rischio [6].

Nel linguaggio comune questo si direbbe un “dare un colpo al cerchio e uno alla botte”. A me pare una pratica diffusa tra specialisti competenti che trattano di argomenti politicamente caldi, o meglio “hot”. L’ho osservata ad esempio tra gli studiosi più ferrati del terrorismo in Italia: che svelano e descrivono i legami di pochi sbandati con strutture dello Stato e poteri sopranazionali immensamente più forti; salvo poi minimizzare, quando non negare, il peso avuto da tali legami. La chiamo “la negazione del conseguente”, perché segue lo schema logico:

 – A

 – Se A allora B

– Non B.

Qui, semplificando:

 – Gli screening portano a sovradiagnosi, che aumentano i profitti a scapito della salute.

 – Se ci sono sovradiagnosi, l’uso dell’indice di sopravvivenza per la valutazione della qualità della sanità è ingannevole e aggrava la situazione.

 – L’indice di sopravvivenza mostra la qualità della sanità e deve guidare la programmazione sanitaria.

L’implicazione materiale porta spesso a errori logici, basati sullo scambio tra necessario e sufficiente; ma nella vita di tutti i giorni non si commette spesso un errore tanto evidente come la negazione del conseguente. Che perciò si potrebbe chiamare “la fallacia dei dotti”. O forse, dei dotti che sono uomini di mondo.

 30 nov 2011 h 8:15

1. https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

2. https://menici60d15.wordpress.com/2009/10/28/la-magistratura-e-la-separazione-dei-valori-il-caso-della-“nave-di-veleni”/

3. Grande E. et al. Regional estimates of all cancer malignancies in Italy. Rapporto AIRTUM 2007. Tumori, 2007. 93: 345-351.

4. Reich J.M. Improved survival and higher mortality. The conundrum of lung cancer screening. Chest, 2002. 122: 329-337.

5. Bailar E.C. Cancer undefeated. NEJM, 1997: 336: 1569-1574.

6. Bewley S. The NHS breast screening programme needs independent review. BMJ 25 ott 2011.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “I testi tossici dell’economia” del 17 dic 2011

I modelli matematici hanno nella loro parte verbale, e in particolare nei nomi delle variabili, un punto debole che si presta particolarmente a manipolazioni. Esiste un retorica quantitativa, che consente di mentire e ingannare coi numeri (in realtà, con le misure o i conteggi). Per es. in epidemiologia dei tumori si equivoca tra “mortalità” e “sopravvivenza”, riuscendo a fare figurare un aggravamento del cancer burden come un successo: v. Lo sfruttamento del bias da sovradiagnosi in oncologia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/11/25/lo-sfruttamento-del-bias-da-sovradiagnosi-in-oncologia/.

Nonostante si sappia che nel valutare l’efficacia di interventi sanitari come gli screening di massa l’indice corretto è la mortalità, non la sopravvivenza: v. paragrafo 20, in: National lung screening trial questions & answers. National cancer institute. http://www.cancer.gov/newscenter/qa/2002/nlstqaQA

Basterebbe sostituire il termine ingannevole “sopravvivenza” con quello tecnicamente più corretto “case fatality ratio”. Ma anche le professioni scientifiche hanno i loro trucchi.

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15 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “Università: studenti ‘matti’, ciarlatani. Morte e vita”

L’interesse di quelli del CICAP per la “junk science” tende a fare credere che vi siano solo due categorie: ciarlatani e scienziati seri. Mettendo in ombra la terza categoria, quella della scienza ufficiale manipolata, e favorendo così il costume di accorpare le critiche razionali su di essa alla ciarlataneria o alla “pazzia”. Perché, invece di fermarsi al pezzo di maniera sull’eccentrico che studia con successo matematica e vuole curare il cancro con le cure alternative, lei che è un matematico e ha la moglie oncologo non spiega la differenza tra “mortalità” e “sopravvivenza” in tema di cure oncologiche. Indici epidemiologici coi quali nell’informare il pubblico si fanno dei giochi di prestigio semantici; anche in questi giorni, nello scontro titanico tra Grillo e Lorenzin. Potrebbe usare il paradosso dell’aumento di entrambe [1]. Potrebbe spiegare come un aumento della sopravvivenza (spesso spacciato per riduzione della mortalità) possa essere, e sia, una cattiva notizia, se è dovuto, come è spesso dovuto, a sovradiagnosi [2], lead time bias, length bias; concetti statistici che pure sarebbe meritorio lei prendesse in considerazione nella sua opera di divulgatore e di difensore della scienza.

[1] Reich J.M. Improved survival and higher mortality. The conundrum of lung cancer screening. Chest, 2002. 122:329.
[2] Barratt A. Overdiagnosis in mammography screening: a 45 year journey from shadowy idea to acknowledged reality. BMJ, 2015. 350:h867 doi: 10.1136/bmj.h867.

@ Massimo Ferri. Grazie. Mi permetta di farle osservare che non è costretto a scegliere “o CICAP o Simoncini” e quindi, volendo combattere le mistificazioni, a ignorare come fa il CICAP quelle interne alla scienza: in medicina non c’è solo il cancro curato col bicarbonato, ma c’è un vasto campo, largamente indisturbato, di errori tecnici molto più sottili; anche logico-matematici, dove i custodi delle discipline hard come lei potrebbero riportare l’ordine. Lei ha presentato una narrazione, un caso umano “e basta”; padronissimo, ma se si limita a questo dà della critica alla medicina ufficiale una visione distorta, ricalcando un tema abusato. Mi ricorda un po’ i rischi dell’induzione in matematica, dove si presentano degli esempi che paiono confermare un teorema che invece è falso. Es. “(2^x)-2 è sempre divisibile per x, con x numero intero” funziona con x=5 e x=7, ma è falso.

Commento così perché vedo che diversi fisici e matematici intervengono sulla medicina in maniera deludente, conferendo autorevolezza a posizioni culturali conformiste e fuorvianti, quando non “dead wrong”, che sono già fin troppo supportate; e Lei non mi pare privo di apertura mentale. Ci sono anche quelli che, mettendo a frutto le loro preziose competenze, danno contributi molto utili. Di recente un ex direttore del JAMA, Lundberg, nel commentare il degrado metodologico della ricerca biomedica ha segnalato il libro di uno statistico, Weisberg: “Willful ignorance: the mismeasure of uncertainty”.

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26 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. D’Alessio “Prevenzione tumori, i marcatori oncologici possono fare la differenza”

La differenza in peggio. L’articolo induce a credere che i test diano un risultato corretto di positività per tumore nel 95% dei casi. In Italia vengono diagnosticati circa 370000 nuovi casi di tumore all’anno, su una popolazione di circa 60 milioni di persone. Consideriamo, seguendo la giornalista-scrittrice, che si effettui un test con marcatori su 10 milioni di soggetti, con un tasso di falsi positivi del 5%. I casi attesi di nuovi tumori saranno circa 61700. Consideriamo, irrealisticamente, che i test abbiano sensibilità del 100%, cioè non si facciano mai scappare un tumore. Per il teorema di Bayes, il valore predittivo positivo del test sarà 100*(61700/(61700+ (9938300*0.05))= 11. L’11%. In circa 9 casi su 10 la persona con il mano il foglio che gli dice che ha il cancro sarà invece non affetta. Questo esempio schematico mostra il genere di calcolo corretto quando vengono proposti test di screening “salvifici” per “prevenire” malattie. Non bisogna confondere – neanche sui media – la sensibilità e specificità di un test con la sua capacità di dare informazioni corrette, che è ciò che conta e che non dipende solo dalle sue caratteristiche intrinseche, come si crede, ma anche da quelle della popolazione. Perfino se un test diagnostico avesse buone performance in sé – e i markers tumorali spesso non le hanno – quando lo si applichi a una vasta popolazione generale, composta prevalentemente da non affetti, diverrà esso stesso una minaccia alla salute.

@ otra vez. Scusi, ma volendo fare chiarezza lei dovrebbe dire che si “perdono” malati veri coi falsi negativi, che possono essere frequenti (v. PSA), e si guadagnano tanti malati finti, etichettando sani come malati. Non che in entrambi i casi si “perdono” sfortunati; come per dei soccorritori che non riescono a salvare tutti. L’articolo dà per assunto che i biomarkers siano una cosa vantaggiosa per la “prevenzione” del cancro, e lo proclama fin dal titolo. Poi fa riferimento ad una necessità di limitare gli eccessi. E’ tipico, quando nel disegno di base ci sono grossi vizi, che vanno a favore di interessi commerciali e danno del pubblico, non parlare chiaro, essere ambigui, fare discorsi doppi, confusi e suggestivi; si promuove il prodotto omettendone il vizio di impostazione, presentandolo come indiscutibilmente valido ma da regolare. Quelli che sono fattori di danno costitutivi e gravi vengono taciuti; e derubricati a errori eliminabili, e sotto controllo. Oggi su un articolo del Fatto online si discute di come la legge contro la tortura sia un pro forma. Un esempio medico di questo “spin” è dato da un recente articolo sulle “implicazioni etiche” dell’approvazione dello Spinraza, il farmaco milionario che ha goduto dell’appoggio di Checco Zalone: King NMP, Bishop CE. New treatments for serious conditions: ethical implications. Gene Therapy, 2017. 24: 534.

 

I magistrati e gli USA

8 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

Nella sua intemerata per difendere il suo clan in un caso dove certo il sistema giudiziario non ha brillato, come quello Knox-Sollecito, Costa ha ragione quando dice che a volte il pubblico è una bestia. Il fatto è che i magistrati, in casi dove poteri forti esercitano la loro influenza, non appaiono migliori del volgo, ma una sua espressione ripulita, che nella baraonda ci sguazza:

I magistrati e gli USA

Anch’io nel mio campo, la medicina, vedo come spesso siano sbagliate, distorte, assurde le pretese del pubblico; ma quelle proposte sfuocate e spesso controproducenti nascono da una percezione intuitiva negativa sulla medicina che non è infondata. Penso che se la medicina fosse onesta e pulita tali proteste mal dirette in gran parte controproducenti rientrerebbero, e tra quelle restanti verrebbero riconosciute e isolate quelle sbagliate.

Che l’avvocato Costa e i magistrati che difende facciano la loro parte per assicurare una giustizia imparziale, equa e efficiente, e vedranno che la gente non tenterà di indossare i loro roboni settecenteschi e i berretti col pon pon. Una giustizia che abbia il carattere della linearità. Per es. se davvero non si vogliono polveroni e cicaleccio, basterebbe, non dico invertire il rapporto capovolto tra effetto e causa, riportandolo alla sua forma naturale, ma almeno accorciare i tempi, attualmente di 3 mesi, tra la sentenza, che è una conclusione, e le motivazioni, che dovrebbero essere le premesse della conclusione stessa. A costo di posticipare la sentenza. Una giustizia che, esposte le conclusioni, ci mette un altro quarto di anno per esporre come ha raggiunto le premesse, e come da esse abbia inferito le conclusioni, mentre fuori il pubblico rumoreggia e straparla, non può dirsi estranea alla caciara, per quando solenni siano le pose che assume.

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La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa
http://menici60d15.wordpress.c…

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

27 gen 11 h 17:10

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Sito de L’Espresso

Commento all’articolo di P. V. Buffa “Così torturavamo i brigatisti” del 5 apr 2012

Sul fatto che i poliziotti, col coraggio dello sciacallo, quando non corrono rischi commettano abusi e i magistrati li coprano, non ho dubbi. Soprattutto se ci sono di mezzo interessi USA. Ciò che è sicuramente vero in questa storia è che polizia e magistratura di nascosto praticano e favoriscono forme abbiette di crimine a favore di interessi USA. Ciò che è sicuramente falso è l’implicazione che lo facciano solo per fini in sé leciti, e solo nei confronti di chi delinque.

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20 dicembre 2011

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato.

ccc

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

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29 maggio 2012
Blog de “Il fatto”
Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova. Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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1 agosto 2012

Blog “Come don Chisciotte”

Commento al post “A Taranto via l’ILVA per far posto alla NATO” del 31 luglio 2012

Non conosco questo caso; la tesi è analoga a quella che vede i procedimenti giudiziari sulla radioattività al poligono di Quirra come funzionali alla speculazione edilizia:

Commento di Robi al post di G. Paglino “Quirra, la commissione del Senato: “Chiudere e riconvertire il poligono” su Il Fatto del 31 mag 2012; e risposta a Robi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

Credo che l’onnipotenza della NATO, e la complicità della magistratura con la NATO e in generale con le volontà degli USA, siano fattori tanto fondamentali quanto trascurati tra quelli che determinano il destino del Paese. Purtroppo gli italiani sbraitano contro i pupi, come i politici ladri che eleggono, ma sono omertosi sui “pezzi da novanta”, cioè sul potere vero e i suoi crimini.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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@ DiogeneBright. Hai ragione, chi si occupa delle finanze di una multinazionale in USA è come un venditore di palloncini da noi. A proposito di mestieri usuranti, che voi pannelliani facciate i galoppini degli USA anche nel caso Kerchner è un indizio utile alla ricostruzione storica, mettendo da parte le risultanze giudiziarie.

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26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ G. Amendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

*  *  *

31 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Sollecito al congresso dei Radicali: “Il carcere è una scuola di reclutamento per la mafia” “

Se possiamo ricevere l’edificante predicazione di questo nobile difensore degli oppressi dobbiamo ringraziare i radicali panneliani, che hanno a preso a cuore il suo caso; proprio come nel 1987 presero a cuore quello di un’altra limpida figura vittima del Moloch giudiziario, Licio Gelli. E dobbiamo ringraziare quell’altra forza politica altrettanto sensibile alle brezze atlantiche, la magistratura, che nella persona del giudice Claudio Pratillo Hellman ha avuto la felix culpa di impedire, con un ragionamento da manuale – da manuale degli errori di ragionamento quantitativo in ambito giudiziario* – l’acquisizione di informazioni di conferma che ci avrebbero fatto correre il rischio sciagurato di essere privati della voce di questo apostolo del Bene.

* The Case of Meredith Kercher: The Test That Wasn’t Done. In: Schneps L, Colmez C. Math on trial. How Numbers Get Used and Abused in the Courtroom. Basic Books, 2013.

@ Flipper. Sia la materia tecnica – il calcolo delle probabilità – sia la gravità di ciò che è in gioco, le responsabilità sullo sgozzamento di una ragazza per motivi abbietti, non si prestano ai riassunti. Posso però mandare copia del capitolo in oggetto a chi me lo richieda, alla email: menici60d15@gmail.com.

@ The Marvelous. Ho assistito in un altro caso celebre alla riduzione deliberata – e non giustificata, se non con argomenti di comodo – dell’informazione di laboratorio disponibile, a favore dei colpevoli, con l’avallo della magistratura. Uno statistico ha chiamato “pruning”, “potatura”, questo ridurre lo spazio degli eventi, cioè il modello a priori di realtà oggetto del giudizio. “Potare” i fatti, rinunciandovi, o distruggendoli, o ignorandoli (quando non mettendo a tacere voci scomode con sistemi piduisti) può essere indice di cattiva fede, costituendo sistema di manipolazione molto efficace. Come alterazione delle premesse, (ubiquitaria nella medicina commerciale) il pruning è potente e poco vistoso.

Mi “rassegno” a vedere che Sollecito, Gelli, la Cassazione che ha assolto Sollecito (e che in precedenza ha giudicato la P2 non pericolosa), i radicali e altri che stanno facendo di Sollecito una guida etica stiano dalla stessa parte, che passa per essere quella giusta ma non è la mia. In questi giorni si sta celebrando Pasolini. Che scrisse: “contro gli uomini politici si scrive … tutti abbiamo il coraggio di parlarne perché sono cinici, furbi … e grandi incassatori” ma sui “magistrati tutti stanno zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché?” Credo che le responsabilità dei magistrati nell’imprimere al Paese la cattiva rotta che sta percorrendo, la consonanza dei loro atti con gli interessi di poteri extraistituzionali, siano fortemente sottovalutate.

@ The Marvelous. Se si vuole criticare i magistrati è utile distinguere, come è stato proposto per i medici, tra “output” ovvero ciò che producono, e “throughput” ovvero il lavoro che vi mettono. Il loro output, la “produzione” di giustizia, è spesso insoddisfacente. E non è che a un throughput intenso e sofisticato corrisponda necessariamente un buon output. Non conosco il diritto (ma conosco gli interventi business-friendly dei magistrati in medicina); vedo da tanti anni come in medicina spesso throughput mastodontici ed esoterici portino ad output nulli, nocivi o disonesti. Conosco bene questi appelli a chinare il capo davanti a formule liturgiche. Qui però lo stesso operato tecnico dei giudici è stato riportato in un libro specialistico, non di diritto, ma di matematica applicata in contesti giudiziari, come esempio di errore madornale.

Non sono per partito preso contro i magistrati; e temo la Cariddi di chi li vuole imbrigliati a tirare il carro del potere non meno della Scilla dei loro abusi corporativi. A volte ho difeso le loro sentenze, es. quelle di condanna per le false rassicurazioni “scientifiche” sul terremoto dell’Aquila, prima che venissero ribaltate, date le pressioni, di portata internazionale. Lei chiama in causa la sua esperienza. Potei parlare della mia; per la quale posso affermare con sicurezza, pur non essendo laureato in astrofisica, che i magistrati, quando si sono certi interessi e certe pressioni, tendono a dire che a mezzogiorno è buio.

@ The Marvelous. o non conosco il diritto, e dico che la sentenza di primo grado per il terremoto dell’Aquila condannava, giustamente, i responsabili per le loro rassicurazioni, consapevolmente forzate. Condannava per gli effetti tragici di una sconsiderata hubris burocratica che portò a credere di poter fare i prepotenti anche con la probabilità; un’entità che noi umani maneggiamo male, e va quindi trattata con la massima circospezione. Lei che il diritto lo conosce risolve sostenendo che la sentenza era “un obbrobrio” che condannava un “mancato allarme”, affermazione calunniosa verso quei magistrati. Io non conosco il diritto – disciplina che rispetto e ammiro – e considero nel caso Kercher il tema della rinuncia all’aumento del valore predittivo con la ripetizione di un test. Lei che lo conosce ripete il tema abusato dei singoli magistrati che sono uomini come tutti, e che quindi nel loro lavoro sono come dei reucci, e possono essere preda di passioni, miserie, etc. Per me i magistrati, categoria da selezionare tra gli “aristoi”, ricevono un consistente stipendio statale come corrispettivo per l’esercizio della loro funzione in maniera imparziale; formano una struttura, pagata dai contribuenti, e vanno valutati come componenti di tale struttura, e insieme alla struttura che li integra e li governa. Credo proprio che parliamo di due discipline diverse. E che gli “opportuni distinguo” che lei afferma di riuscire a fare siano troppo “opportuni”. Arrivederci.

@ The Marvelous.Ma io non ho parlato di “chi” debba valutare i magistrati. Ho detto “come” andrebbero valutati, chiunque li valuti e in qualunque sede, osservando che è scorretto accettare di considerarli tanti singoli reucci, secondo il luogo comune del “i magistrati sono uomini come tutti” che lei ripete, quando sono parte di una struttura, espressione di una istituzione. E sono pagati per comportarsi come ci si aspetta da un magistrato.

Non studio le “388 pagine” della sentenza dell’Appello perché non sono in grado di valutarle. Infatti al tempo dell’assoluzione qui su Il Fatto (8 ott 2011) mi sono astenuto dall’unirmi ai tanti che criticavano la sentenza; ma ho riportato la mia esperienza personale, conforme a precedenti storici, del trattamento di favore che i voleri USA, anche illeciti, ricevono dai magistrati; e di come le perizie siano spesso manipolate. Un argomento, una sentenza, è come un recipiente, che può essere solidissimo, ad un esame lungo e accurato come quello che lei mi invita a compiere, sul 99,9% della sua superficie. Ma se ha un buco alla base perderà non lo 0,1% dell’acqua, ma molto di più, fino al 100%. Un buco del genere l’ho trovato, casualmente, nel libro che cito sul ragionamento probabilistico in campo giudiziario. Se le 13 pagine della trattazione non sono troppo poche per Lei, gliene posso mandare copia. Arrivederci.

@ The Marvelous. Io parlavo dell’umanità del giudice come giustificazione al suo arbitrio. Penso sia preferibile che i giudici non siano esposti ai possibili ricatti di chi è forte, con l’estensione della responsabilità civile; però dovrebbero essere controllati seriamente all’interno; e dovrebbero esserci misure preventive, a partire dalla selezione, che deve essere continua, e dall’obbligo di rimanere estranei a gruppi di potere, cordate, etc. Non cause di routine contro i giudici, ma espulsioni di routine via CSM.

I magistrati, come ha scritto un magistrato, Edoardo Mori, sono partecipi del gioco delle perizie. Es. ho visto che “sanno che le perizie sono sempre di parte” eppure, o per questo, affidano la perizia della Procura proprio al professore di medicina legale dello stesso policlinico dove sono accaduti gli atti (gravissimi e ignobili) che andrebbe indagati.

Non racconti a me che i giudici motivano le sentenze. Firmano atti con conseguenze equivalenti ad una proscrizione, capovolgendo sentenze minuziosamente motivate, senza un rigo di motivazione, quando si tratta di fare un altro piacerino alle stesse forze interessate all’assoluzione della Knox. Ovviamente giustificando la laconicità con il genere di inattaccabili spiegazioni procedurali delle quali lei è maestro.

Prendo atto che per lei non ci sono state parzialità dei giudici. La invito a non fare come i prelati che si rifiutarono di guardare nel cannocchiale di Galilei, e leggere il libro che segnalo. Arrivederci.

@ The Marvelous. In medicina la grande maggioranza delle diagnosi si fa sulla base della storia clinica. Qui la “storia clinica”, fino alla sentenza di 1° grado, portava a ritenere che i due fossero colpevoli. Certo, il giudizio d’appello può, come a volte indagini supplementari nella diagnosi clinica, ribaltare il primo giudizio. Ma è singolare che ciò sia stato ottenuto bloccando un test di laboratorio utile e forse dirimente. Mi sono imbattuto nella descrizione come errore della rinuncia alla ripetizione dell’esame del DNA occupandomi della rinuncia ad acquisire dati disponibili da parte di chi deve giudicare in uno stato di incertezza: diagnosi cliniche, progetti di ricerca; o decisioni giudiziarie. La riduzione selettiva dell’informazione è un potente bias, che può avere natura anche volontaria e illecita. Es. il publication bias a favore dell’industria biomedica, che ha contribuito a fare denunciare da esperti come falsi la maggioranza dei risultati della ricerca biomedica. Lei risponde che solo i giuristi possono giudicare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici. Sarebbe precluso al profano sostenere che vi è sostanziale differenza tra l’affermare positivamente che non ci sono rischi sismici e il mancare di prevedere un terremoto Questo suo volere estromettere la critica su aspetti tecnici non giuridici, per annetterseli come territorio giuridico, mi pare anch’esso una forma di quella potatura dell’informazione che è cattivo segno quanto a ricerca disinteressata della verità.

@ The Marvelous. Se uno fa una fesseria o una manipolazione extragiuridica, poi non può appellarsi alle competenze giuridiche per conferirle una immunità. Il diritto è una cosa, i fatti un’altra. Questa pretesa che la ricostruzione giudiziaria della realtà non sia criticabile, se non da giuristi, è ridicola e perniciosa.

Io la sentenza l’ho letta appena me l’ha segnalata. (Un altro motivo di perplessità è il “corax” – argomento tipico delle difese – per il quale se il coltello in oggetto fosse l’arma del delitto non sarebbe stato conservato dall’omicida). Legga lei una buona volta come il magistrato abbia impedito la conferma del test che mostra il DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, e come questo costituisca un errore, diritto o non diritto.

Faccio inoltre presente che in un caso come questo, dove il risultato, “l’output” che conta, l’individuazione e la condanna di tutti i colpevoli, è stato mancato, atteggiamenti di sicumera sull’asserito buon esito dell’azione giudiziaria sono fuori luogo. Stiamo comunque parlando di un fallimento della giustizia. E i fallimenti, lei lo sa, possono avere varia natura. Arrivederci.

@ The Marvelous. Bene, ormai lei è in arringa. Non sono io ad argomentare a tesi. Solo pochi appunti. Davanti a un risultato che non può essere casuale, il profilo fedele del DNA di Meredith sulla lama del coltello di Sollecito, si rinuncia ad aumentare il valore predittivo del test. E’ falso quanto lei afferma, che la contaminazione della lama del coltello col DNA di Meredith “si è stabilita”: nella sentenza della Cassazione è meramente ipotizzata la possibilità, in astratto.

Vero è che a indagini in più punti “maldestre”, si sia combinata, come il cacio sui maccheroni, una “acribia” da inquisitori domenicani dei giudicanti; che davanti a un profilo del DNA sulla lama del coltello di Sollecito sovrapponibile al DNA di Meredith con una probabilità che il reperto sia casuale così bassa da essere trascurabile, modificano la teoria delle probabilità, almeno quella che deriva dagli assiomi di Kolmogorov, evitando così di rafforzare il significato del test, qualunque fosse il risultato; e che danno agli avvocati difensori il destro di asserire falsamente che “si è stabilita la contaminazione” applicando la teoria della sottodeterminazione di Duhem; teoria con la quale si può negare a piacimento la certezza di qualsiasi osservazione, es. classico anche che le immagini nel cannocchiale di Galilei fossero vere. Interessante, in questa epistemologia giuridica, pure il concetto che se un test va a sfavore dell’assistito non si dice “positivo” ma “preordinato”. Buon lavoro.

@ The Marvelous. Troppo buono. Ma non dovrebbe essere motivo di riflessione e allarme una contrapposizione tra scienza e diritto nella valutazione di prove scientifiche fondamentali?. In realtà, oltre alla scienza e al diritto ha agito la tecnica delle strategie di comunicazione; che condizionano pesantemente la ricerca biomedica; e anche il diritto, vedo. La ditta Gogerty and Marriott, di Seattle, della quale si è servita la famiglia Knox, ha curato in particolare il punto dolente del DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, seminando a riguardo sui media falsità, in base alle quali si sono diffamati gli investigatori, dipinti come degli stupidi per questo reperto (Schneps e Colmez, cit.). Falsità del genere di quelle, comprensibili, degli avvocati della difesa: il DNA in oggetto non era “alterato” né “sovrapposto” né “contraddittorio”; e il test non si è voluto ripeterlo. Al contrario, i giudici, e con loro i periti ai quali si sono appoggiati nel cancellare la prova, non spiegano come sia risultato l’elettroferogramma di Meredith dalla lama del coltello di Sollecito; forse consapevoli che contra factum non valet argumentum, e che argumenta presentabili non ce ne sono. Spiace che tra le due, la scienza e la propaganda commerciale, il diritto dei magistrati, il diritto che i magistrati adottano in questi casi, sia entrato in sintonia più con la seconda che con la prima (Schneps e Colmez, cit.). Arrivederci.

@ The Marvelous. Il coltello con l’impronta genetica di Meredith sulla lama è stato trovato nell’abitazione di Sollecito. Lei, che conosce l’ambiente dall’interno, dice che i magistrati inquirenti sono stati degli incapaci, mentre i giudici di Cassazione sarebbero esenti da colpe, e “tutto quadra” in quanto asseriscono. Anni fa ho osservato, a proposito di altri fatti, che in medicina a volte alcuni leader di consumata esperienza praticano la “negazione del conseguente”, che ha la forma logica: “A”; “se A allora B”; quindi “non B”; e che consiste nello svelare o dimostrare una cosa grave, per poi non trarne le necessarie conclusioni sulle responsabilità ma al contrario negarle con un escamotage preordinato. In pratica un dire “mostro ciò di cui sei colpevole e ti assolvo con un cavillo”. Una cosa del genere può accadere anche in sede giudiziaria, e anche in Cassazione. Ebbe questa forma quello che fu detto “un paradosso del diritto”, l’assoluzione nel dopoguerra degli assassini dei fratelli Rosselli, stigmatizzata con parole di fuoco da Salvemini, attuata dai magistrati giocando sulle motivazioni, con una palese contraddizione tra le risultanze del processo e la sentenza (Franzinelli M. I tentacoli dell’Ovra. Boringhieri 1999).

@ The Marvelous. A mia volta posso citare come tante storture e frodi della ricerca biomedica siano determinate da premesse e scelte inziali errate. Errori che si potevano e si dovevano evitare, ma erano e sono vantaggiosi sul piano del profitto. A volte riconosciuti, dopo decenni. Qui appare che ci sia stato quel fenomeno detto del “suicidio” dell’azione giudiziaria, che è stata fatta andare male (con una “sciatteria” nelle indagini, con un “rigore” ingiustificato alla fine). Non penso si possano ignorare gli USA; la cui ombra – lo dico anche per esperienza diretta – porta i magistrati, per non parlare delle forze di polizia, ad applicare un “Codice Atlantico”; che non ha nulla a che vedere col genio leonardesco.

@ The Marvelous. Dai magistrati e dagli altri inquirenti come cittadino non mi aspetto che prima operino in modo da lasciarsi dipingere dalla stampa internazionale come dei cialtroni, e poi all’opposto applichino un “rigore” così estremo da venire riportato in un testo internazionale come esempio di errore di ragionamento che fa perdere a un procedimento giudiziario la possibilità di fare luce e quindi giustizia. La variabilità degli standard giudiziari qui ha compreso entrambe le codine patologiche di una gaussiana o altra curva già troppo poco puntuta.

Sulla “spe et metu”, che, io lo vedo, animano i magistrati, ma che, dice lei, il diritto rifiuta di considerare perché non sono dimostrabili, e non sono dimostrabili perché non misurabili (!); ciò va ad aggiungersi, come il contributo di un giurista, alle perle sull’uso retorico della misura, frequente in campo scientifico. Attualmente, o nel delirio attuale, si vogliono usare i cani per diagnosticare “scientificamente” il cancro e altre malattie con l’olfatto, sulla base di studi quantitativi *. (Sta collaborando all’impresa anche il Centro militare veterinario del nostro esercito). Chissà, forse allora si potrebbero fare annusare oltre che le urine dei pazienti anche quelle dei magistrati, per verificare, con standard che dovrebbero essere adeguati anche al diritto, il loro stato psicologico.

* Trained Dogs Sniff Out Thyroid Cancer With High Accuracy. Medscape, 9 marzo 2015.

@ The Marvelous. Che alle mie critiche, e alle critiche di altri che cito, al brillante procedimento giudiziario sull’assassinio di Meredith si risponda con una diagnosi psichiatrica rivela il valore di quel “diritto” che è il suo strumento, e che a quanto dice condivide con i magistrati. E che a mio parere, senza dubbio manifestazione della mia attuale condizione di “pazzo visionario”, non ha interrotto la violenza vile subita da Meredith ma ne è stato un prolungamento.

@ The Marvelous. Può aggiungere tutto il fragore bandistico, gli insulti e le insolenze che vuole, ma in questa vicenda continua a sentirsi, al posto della voce amica della giustizia, il parlottio degli scellerati e degli iniqui.

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2 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Adriana Faranda a corso di formazione per magistrati. Che protestano: “Assurdo” “

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. “Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio”. (Sergio Flamigni, La tela del ragno e Convergenze parallele).

La Faranda alla scuola dei magistrati? L’ambiguità della situazione riflette l’ambiguità della grande maggioranza dei burocrati giudiziari, che mentre vanno dicendo di essere colleghi di Alessandrini e Occorsio stanno invece allineati e coperti rispetto ai poteri che muovevano i fili allora e continuano a muoverli oggi. E’ una presenza proficua per i giovani giureconsulti: li aiuta ad apprendere l’arte di articolare le categorie reali con le categorie dichiarate, che sono tra loro opposte e incompatibili. Ed e’ istruttivo anche per il pubblico.

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21 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piercamillo Davigo: “Magistrati uccisi? È accaduto perché chi delinque ha trovato sponde in alcuni apparati dello Stato” “

Credo che per molti dei magistrati che sono stati uccisi – col supporto logistico dei servizi – il movente ultimo sia stato quello di epurare ed educare la classe dirigente di una nazione subalterna. Come per altri omicidi politici, la caratteristica che ha fatto del magistrato un bersaglio è stata una spontanea indipendenza rispetto a quei poteri forti sovranazionali che controllano il Paese; e che in genere possono contare su una magistratura compiacente.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

La medicina reaganiana dei DRG

5 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Rimborsi sanitari: dubbi e certezze” del 4 ott 2011

Un economista conservatore, Ricossa, disse che il medico lo si dovrebbe pagare lo stesso indipendentemente dalla terapia: anche se non prescrive alcuna cura, purché sia la scelta più appropriata. La medicina è un “mercato imperfetto”, nel quale il paziente non sa ciò è bene per lui, e può accettare ad occhi chiusi prestazioni che sono nell’interesse dell’Offerta, ma che non lo aiutano o lo danneggiano. I pagamenti a prestazione come i DRG, introdotti da Reagan, spingono al consumo di esami e cure inutili o nocive su scala industriale. Prestazioni inappropriate che spesso inducono altre prestazioni, a catena. I DRG sono iatrogeni; premiano gli effetti avversi di esami e terapie, e la cattiva sanità: in USA ospedali che hanno ridotto le infezioni nosocomiali hanno visto ridurre le loro entrate da DRG. Paradossalmente, le truffe per “upcoding”, e a volte come per Poggi Longostrevi con pagamenti per esami non eseguiti, sono meno lesive, e meno gravi moralmente del lucro indebito ottenuto impunemente applicando quanto previsto dai DRG. Inoltre i DRG, consentendo l’arbitrio nel riclassificare la nosologia, e nell’attaccare alle varie classi pesi in denaro, vengono usati per favorire alcuni prodotti – in genere chirurgici a basso rischio, come le artroscopie di ginocchio- a scapito di altri a volte più utili, remunerandoli di più. Una mappatura dalla medicina reale a quella commerciale, deformante e irrazionale, dove le scelte del medico sono una variabile controllata dal business. In terzo luogo, i DRG consentono di agire come limitatori di spesa, per evitare che il sistema, costruito per produrre una spirale crescente di spesa medica, esploda. Questo aspetto, e l’irrazionalità della mappatura, sono quelli più contestati dai medici. Lamentele come quella del dr De Felice sono comuni. Si parla invece molto poco dei DRG come fondativi di un mercato falso e truccato che incentiva i consumi medici a danno della borsa e della vita.

*     *     *

Risposta all’autore. Censurata.

@De Felice. Grazie per la risposta. Se si critica il sistema chiedendo di aumentare i consumi, è più facile “metterci la faccia”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/09/2398/

Invece se le critiche minacciano sostanzialmente i profitti si ha una reazione istituzionale e corporativa che a mio parere è pienamente di ordine criminale. Fare la critica della medicina con L’Ordine dei medici è come “Fare la rivoluzione coi Carabinieri”, che secondo Montanelli è una tipica aspirazione degli italiani.

Le perizie ballistiche

25 September 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “Magistrati alzatevi. Stavolta gli imputati siete voi.” del 24 set 2011

Le perizie ballistiche

Mi fa piacere che il giudice Mori citi il principio euristico del rasoio di Occam: l’ho citato anch’io settimane fa in una lettera al presidente di una Corte d’appello nel denunciare le manipolazioni giudiziarie di una perizia che ha deciso un importante processo. I magistrati ottengono perizie addomesticate non solo per sostenere l’accusa, come dice il giudice Mori, ma anche per favorire colpevoli eccellenti. Perizie che a volte sostengono tesi demenziali e grottesche, ma vengono protette dalle critiche con sistemi massonico-mafiosi.

L’autopsia di Ketha Berardi, la bambina morta nel 1999 in seguito alla contesa tra dibelliani e l’oncologia ortodossa, non mostrò ciò che ci si aspettava, un organismo invaso dal tumore, ma un corpo devastato dalle terapie, con un midollo osseo svuotato; nonostante i media nazionali avessero detto al pubblico che la leucemia aveva addirittura invaso l’addome. I disturbi addominali erano dovuti a una colite neutropenica da chemio, incredibilmente non riconosciuta e mal curata, anello di una catena di equivoci che portò al decesso. Per nascondere ciò, i periti del PM – tra cui i medici legali che lavoravano per lo stesso ospedale e nella stessa università dei responsabili –  sostennero che se il cancro non si vedeva è perché era oscurato dal cancro stesso. Come la nebbia di Milano in “Totò Peppino e la malafemmina”: non la si vede perché quando c’è la nebbia non si vede. Qui bisognava proteggere i grandi interessi dell’oncologia ortodossa, e allo stesso tempo la tesi solo apparentemente contraria, la perniciosa “libertà di cura”, che in pratica vuol dire marketing diretto tra industria e pazienti. Andava nascosta la circostanza che la bambina aveva pienamente ragione a fuggire da giudici e CC che su mandato dei medici la braccavano con la siringa in mano; andavano nascosti gli effetti avversi di farmaci lucrosi ma dannosi, come il G-CSF. E andava aiutato lo sviluppo economico di quel pinnacolo di civiltà e scienza che è diventata l’oncologia pediatrica: https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/ .

Nel caso di Pantani, il perito (un massone) ha attribuito le cause del decesso alla sola cocaina. Non si è parlato del Surmontil, un farmaco trovato nella stanza dove il campione è morto, che appartiene ad una classe, quella degli antidepressivi triciclici, che risulta al primo posto in una graduatoria delle cause di morte per overdose da farmaci negli USA. Il rapporto dose letale / dose efficace di queste medicine è ben peggiore di quello della cocaina, con la quale condividono il meccanismo d’azione generale e con la quale interagiscono in maniera sinergica. Ma nello strano accanimento giudiziario e mediatico contro il fuoriclasse è rimasto costante il messaggio che i farmaci non fanno che bene: l’EPO (un farmaco pericoloso, usato criminalmente anche nella clinica, ma “raccomandato”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/ )

è stato presentato come un farmaco-talismano, che potenzia le normali capacità. Mentre quando si sarebbe dovuto parlare come concausa, forse determinante, di un farmaco che si vende in farmacia, il Surmontil, usato per curare la tossicodipendenza, che come molti farmaci può aggravare ciò che dovrebbe curare, silenzio. Non ha invece avuto problemi di doping, o meglio problemi giudiziari e di immagine per il doping di cui faceva uso l’eroe che ha preso il posto di Pantani, lo statunitense Lance Armstrong. Vittorioso anche sul cancro. Il cancro del testicolo, un’eccezione ai generali insuccessi dell’oncologia che è stata fatta passare per regola.

Nel caso Aldrovandi, la Corte d’appello di Bologna ha confermato sulla parola, senza uno straccio di evidenza, l’interpretazione di un luminare di una fotografia che mostrerebbe un ematoma nella parete del cuore non notato dai periti all’autopsia. Non vedere un ematoma, anzi due, che affiorano dalla parete del cuore all’autopsia mentre si sta cercando la causa di morte è come non vedere un’incudine mentre si setaccia un cumulo di paglia cercando un ago, ma il perito (passato dalla difesa all’accusa per nobili ragioni di coscienza) è stato dipinto dai magistrati come un sapiente: una fonte primaria di conoscenza. Dati sperimentali dimostrano che per ottenere una simile lesione agendo a contatto diretto col cuore occorre una pressione equivalente a una tonnellata e 4 quintali a decimetro quadrato. Bisogna essere Hulk per sviluppare questa forza manualmente, e ottenerla agendo dall’esterno; e anche Silvan, per riuscire a mantenere allo stesso tempo la parete toracica e la colonna vertebrale intatte, che è, per capirsi, come fracassare il regalo in un uovo di Pasqua comprimendo l’uovo ma senza romperlo. Qui i giudici proteggono come al solito i poliziotti, applicando la regola che per mano dei colleghi di Montalbano e del maresciallo Rocca i cittadini innocenti muoiono per incredibili e imprevedibili cause accidentali; non per un pestaggio bestiale. Si è difeso, aumentandolo, anche il fumo attorno all’asfissia da compressione, una causa di morte che non deve apparire in forma piana perché è associata a manovre di contenzione e forme di tortura da parte di polizia e infermieri. Sul piano ideologico, i giudici servono il principio della scienza ad auctoritatem; e della validità dell’imaging e del virtuale in medicina, che ha causato e causerà più morti di una guerra con le sovradiagnosi; oltre a produrre montagne di soldi.

Sembra che nelle perizie mediche giudiziarie sia possibile osservare il peggio del potere giudiziario e del potere medico, che proteggendosi a vicenda ed entrambi coperti dal latinorum tecnico gettano la maschera e si abbandonano a forme orgiastiche di abuso di potere. Purtroppo in Italia i magistrati o sono demonizzati dai malfattori istituzionali che vorrebbero mano libera, oppure vengono dipinti dai lecchini “progressisti” come i Buoni che ci proteggono. I magistrati non scippano le vecchiette, e tranne rare eccezioni non prendono bustarelle. Deve esserci tra loro una quota, non preponderante, che svolge il suo dovere correttamente e in silenzio (e che forse un popolo cialtronesco come il nostro neppure si merita). Ma il cittadino che vuole esercitare il potere di controllo democratico dovrebbe tenere ben presente che non esistono poteri buoni; e che quando sono in gioco gli interessi di poteri forti i magistrati per lo più tendono a ritornare alla posizione naturale, accucciandosi ai piedi del trono; e possono fare imbrogli e partecipare a trame che nei meccanismi e negli effetti non sono diversi da quelli dei Cattivi come la banda Berlusconi o la borghesia mafiosa.

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@sal. Esperimenti hanno mostrato che il cuore suino, che è paragonabile a quello umano, ha uno stress di rottura di 14 kg/cm^2 (Seki S, Iwamoto H. J Trauma, 1998. 45: 1079). In un decimetro quadrato, un’area dell’ordine di grandezza dell’area di compressione esercitata da una o più persone sul dorso di un soggetto prono a terra, ci sono 100 centimetri quadrati. (14 kg/cm^2) x 100 cm^2= 1400 kg = 1 tonnellata e 4 quintali (per ottenere la pressione utile di 14 kg/cm^2 esercitando una compressione su 4 decimetri quadrati occorrono 5 tonnellate e 6 quintali). E’ da notare che tale valore di pressione rientra nel range di pressioni che si sviluppano nei cilindri di un motore di automobile in moto: 10-60 kg/cm^2. Infatti gli ematomi del cuore si osservano in vittime di schiacciamenti del torace, dove hanno agito pesi rilevanti o energie elevate, es. da incidente automobilistico.

Con questo ematoma della parete cardiaca a torace integro ottenuto manualmente il perito e i magistrati hanno in pratica scritto una nuova, inverosimile, pagina di nosografia; non si capisce come mai tale evenienza non si verifichi nelle tante compressioni del torace da manovre rianimatorie, nelle quali può accadere di provocare fratture costali, e dove non c’è la colonna vertebrale di mezzo. Per spiegare i presunti ematomi il perito ha aggiunto alla pressione esterna quella arteriosa; ma questa, considerando una pressione arteriosa di 200 mmHg, equivale a circa 2 etti e 65 grammi per cm^2, un valore trascurabile, oltre 53 volte inferiore al carico di rottura.

Invece di introdurre questa acrobatica teoria dell’ematoma, che poi sarebbe andato a interrompere il fascio di His, sarebbe bastato considerare che la compressione toracica da immobilizzazione su Aldrovandi e lo stato di soffocamento sono stati comprovati da testimonianze, che ci sono segni autoptici di asfissia, e che “Kneeling on the chest or any other form of chest compression during restraint is now accepted as being potentially fatal, and both the police and the prison service in the UK teach their officers of the risks of such pressure.” (Sheperd R. Simpson’s forensic medicine, 2003. Capitolo sulle asfissie).

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Guai a mancare di rispetto

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Zavagli “Gaffe di Cancellieri sul caso Aldrovandi. Insorge la famiglia del ragazzo” del 23 giu 2012 

Allo stesso tempo la Cancellieri dice “guai a mancare di rispetto e fiducia nella magistratura”. Il giorno della sentenza della Cassazione, tornando a casa ho avuto la scorta di una pantera della polizia, F4406, guidata da una donna, che per 5 minuti e qualche chilometro ha fatto la mia stessa strada dietro di me. Ore prima, accanto al tribunale, a una pantera della polizia era seguito un SUV che nell’entrare nel parcheggio del tribunale mentre attraversavo la strada mi ha puntato, costringendomi ad arretrare per non essere investito; poi è passata un’auto dei CC.

La violenza fisica come quella subita da Aldrovandi ha la proprietà di essere chiara. E’ stata poi protetta in sede giudiziaria da atti che sembrano una cosa e sono l’opposto. Come la perizia che vede su fotografia ematomi della parete cardiaca da compressione manuale, diagnosi inedita e assurda che permette di evitare di fare chiarezza su queste morti per asfissia tipiche delle morti da contenzione:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

Lo stesso perito ha attribuito la morte di Giuseppe Uva a aritmia da prolasso della mitrale, condizione quest’ultima nota per essere una “non malattia”, diagnosticabile in 1 persona su 20. E’ anche per perizie come queste che la magistratura viene difesa dalla polizia; con discorsi e gesti ambigui, più da clan alleati che da istituzioni di uno Stato democratico.

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Blog “Uguale per tutti”

Commento al post di Grazia Fenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granché vestita! ” del 26 set 2011

Davanti ai crimini del potere tanti magistrati, che dicono di indossare la toga di Falcone e Borsellino, sotto la loro toga portano la zimarra di Azzeccagarbugli:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog di Panorama

Commento all’articolo della redazione “Da Perugia ad Avetrana: la debacle della scientifica” del 14 ott 2011

Può anche esserci un interesse della polizia a fare apparire le sue indagini scientifiche come opera di imbranati fantozziani; cfr. la perizia genetica della Polizia scientifica sulle macchie di sangue nell’assassinio dell’ispettore Donatoni in “Mistero di Stato” di M. Almerighi.

http://menici60d15.wordpress.c…..llistiche/

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12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riccardo Magherini, medici legali [della Procura]: “Asfissia provocata da modalità di arresto e cocaina”

Sulla morte da “sindrome da excited delirium” – una entità nosologica la cui esistenza è controversa, e che è sospettata di avere una natura “politica”, avendo tra le sue singolarità l’essere fortemente associata a casi “politici”, in particolare gli interventi della polizia – segnalo il commento giornalistico “Death by excited delirium: diagnosis or coverup?” (Morte da excited delirium: diagnosi o insabbiamento? ) di Laura Sullivan, feb 26, 2007. Reperibile su internet.

Questa sindrome viene spesso considerata insieme alla asfissia da compressione nei casi di morte in custodia; ma mentre lo “excited delirium”, che trasferisce almeno parte delle responsabilità alla vittima, è una patologia “raccomandata”, che viene portata in primo piano, nonostante la sua fumosità, o forse proprio per questa sua capacità nebbiogena, dell’asfissia da compressione – che rimanda all’immagine efferata del “burking” – si parla malvolentieri, e si tende a minimizzarne il ruolo causale, nonostante che spiegherebbe in maniera chiara diversi di questi decessi, o forse proprio per questo. In ogni caso, dovrebbe essere interesse degli agenti di polizia non montare sul torace dei fermati stesi a terra, a maggior ragione se i fermati sono agitati o appaiono avere problemi di salute.

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9 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Max Brod “Riccardo Magherini, familiari consegnano bossolo alla procura. Oggi prima udienza”

Michele: “Appurare la verita’ non vuol dire proporre tesi fantascientifiche”

@ Michele.  Questo bisognerebbe dirlo ai magistrati, che ammettono nel processo un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”, e le fanno assumere una posizione centrale.

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6 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D Lucca “Caso Cucchi, tutto sbagliato fin dall’inizio”

@ Andrea Bellelli. Credo che vi sia stato un concorso di cause, a cascata, all’interno di una cornice di comportamenti illeciti. E che con queste cause si faccia un gioco delle tre carte; per di più spingendo il pubblico a puntare tutto sulla carta sbagliata (ma con un forte effetto intimidatorio) enfatizzando eccessivamente le percosse. Entrato vivo, uscito morto, maltrattato, picchiato secondo diversi testimoni, non curato in ospedale, non credo che si tratti di un caso “atipico”, ma di un caso censurato -nella ricostruzione- per proteggere i responsabili.

Tutt’altro che censurato mediaticamente. Cade a fagiolo la cadenza in questi ultimi anni di diverse notizie di cronaca analoghe. L’orrore associato all’impunità crea una “forza di intimidazione del vincolo associativo” mentre chi occupa lo Stato si occupa di cedere “il controllo di attività economiche” e di “realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Per conoscere la verità di livello giudiziario dei meccanismi della morte occorre andare nei dettagli. E non è detto che basti leggere i referti autoptici. Ho assistito all’autopsia di un altro caso mediatico, anni fa, e ho visto con quanta tranquilla semplicità un perito scelto dalla Procura l’ha manipolata, favorendo i responsabili, che erano anche i suoi colleghi di ospedale; ospedale del quale era la massima autorità medico legale. E quali misure “extragiudiziali” – e anche “extralegali” – sono state prese per mettere tutto a tacere.

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25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

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15 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Giuseppe Uva, carabinieri e poliziotti assolti. I giudici: “Niente percosse su di lui” “

Il prolasso della valvola mitrale è una diagnosi gonfiabile. Una “overlap syndrome”, cioè basata su una condizione che il più delle volte non è che una variante normale, la cui presenza e rilevanza vengono falsamente ingigantite [1]. E’ stata usata dai consulenti e dagli avvocati di una casa farmaceutica per confondere le acque sui danni mortali causati da un farmaco [2]. In Italia ai tempi della leva obbligatoria era tra le diagnosi di comodo per farsi riformare. Oggi spiega come mai Uva sia morto in coincidenza con una nottata in caserma nonostante risulti, secondo i magistrati, che nessun CC né poliziotto gli abbia torto un capello.

Cosa devono avere visto e sentito le pareti di certe stanze. “Ogni carcere che gli uomini costruiscono / è fatto con mattoni di vergogna” (O. Wilde). Ma vale anche per alcuni altri edifici costruiti in nome della giustizia.

1 Quill TE et al.. The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse. Gen Intern Med, 1988. 3: 267.

2 Mundy A. Dispensing with the truth. The victims, the drug companies, and the dramatic history behind the battle over Fen-Phen. St. Martin’s Press, 2001.

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1 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti in appello due carabinieri e sei poliziotti. Erano imputati per omicidio e sequestro di persona”

La sentenza implica che giudici e imputati appartengano alla stessa classe di persone; e c’è da crederci.

@ Roberto Frison. Fatemi capire voi: come mai non va bene convenire coi giudici sul giudizio morale implicito sugli imputati derivante dalla sentenza di assoluzione? Ho solo dedotto una conseguenza logica della sentenza: per quanto riguarda l’accusa e il giudizio, la corte e gli imputati appartengono allo stesso genere di persone. Ho evitato commenti senza dubbio azzardati, di tipo estetico, che so, che il giustificare la trasformazione di una persona da sana a morta dopo un passaggio di alcune ore in caserma con spiegazioni tipo “excited delirium syndrome”, la fantomatica “sindrome” inventata apposta, e puntualmente invocata anche in Italia, per sottrarre poliziotti e complici al dover rispondere di fattori causali più semplici e concreti, non consente quell’abbandono incondizionato ai pronunciamenti dei magistrati che invece voi esigete quando vi fa comodo; o che il giustificarla con il prolasso della mitrale, la diagnosi comodo di chi voleva evitare la naja, evoca appunto l’immagine di imboscati, di renitenti, di “Ragazzi di Cucarasi’ (vedi “Le rose del ventennio”, G. C. Fusco) più che quella di Salvo D’Acquisto che presenta il petto al plotone di esecuzione o di Emilio Alessandrini che sorride dalle gigantografie esibite nei palazzi di giustizia.

@ SuperC. Grazie per la segnalazione dell’articolo sul parricidio da parte del testimone. Conferma il quadro alternativo a quello ufficiale: se non si fosse trattato di marginali, di persone allo sbando, gli agenti sarebbero stati più corretti e contenuti. Credo che ci siano tanti CC e poliziotti che davanti a due cialtroni avvinazzati che fanno cagnara in strada siano in grado di riportare l’ordine senza violenza fisica né spreco di carta, inchiostro e altre risorse. Riservando le maniere bellicose a un altro genere di soggetti.

“In practice, a great deal of police work is mundane and not directly crime related. Research studies have consistently shown that a high proportion of police time is actually spent carrying out tasks that do not involve crime control – for example, calming disturbances, negotiating conflicts and responding to a wide range of emergencies (…). Indeed, many classic studies of the police role in the 1960s and 1970s in the United States (…) and in Britain (…) point to the service elements in police work and the role of the police as a twenty-four-hour ‘social service’(…).( Carrabine E et al. Criminology. A sociological introduction. Routledge, 2009).

La morte in seguito a un fermo di polizia di uno che schiamazzava rafforza l’impressione che ce ne siano troppi che al solo pensiero di fronteggiare dei delinquentacci veri soffrano di imbarazzanti cali del controllo sfinteriale, e compensino facendo gli uomini di panza sui deboli e gli emarginati.

@ SuperC. Non stavano brandendo scimitarre contro i CC. L’omicidio è avvenuto dopo gli abusi di polizia, commesso da chi ne era l’unico testimone diretto, ago della bilancia della sorte degli imputati. E’ nell’ordine delle cose che abbia luogo prima il delitto e poi il castigo. Ma la sequenza si può invertire. In generale, non andrebbe trascurato che CC e polizia quando commettono qualche abuso grave, quando la fanno troppo sporca, possono mettere in opera meccanismi di profezia che si autoavvera per cercare – a volte riuscendoci se trovano punti deboli in soggetti predisposti – di scaricare responsabilità e discredito sulla vittima. A volte, io lo posso testimoniare, in maniera premeditata, ab initio, cioè commettendo abusi gratuiti su un soggetto ignaro e perfettamente a posto prevedendo di innescare uno stato di cose confuso dal quale pescare, con un po’ di buona volontà da parte dei loro amici – e affini – con la toga da magistrato, la giustificazione al loro operato e l’affossamento della vittima.

@ SuperC. Accettare il risultato dei procedimenti giudiziari come un dato di fatto, una realtà immutabile. Potrei essere d’accordo, per motivi diversi: quando la magistratura è collusa, è inutile e dannoso insistere nel “chiedere giustizia”, e riconoscerle così legittimità. Non conosco il mondo giuridico, e potrei sbagliare, ma credo che sarebbe cosa buona anche una riduzione dei gradi di giudizio, che dilatando i tempi e mescolando le acque annacquano le responsabilità dei magistrati, e rallentano l’esistenza di chi incolpevole deve attraversare i territori dei Ghino di Tacco della legge. Per alcuni reati, come reati infamanti delle forze di polizia, o i crimini commessi servendo i voleri dei poteri sovranazionali, sarebbe più onesto abolire formalmente il diritto di chiedere giustizia, invece di inscenare procedimenti che coonestano le sopraffazioni.

@ SuperC. Davanti al fatto del filmato su Youtube che mostra il modo col quale il pm Abate interroga Biggiogero, e davanti al fatto di questo articolo: Quill TE et al. “The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse.” J Gen Intern Med 1988. 3: 276, sulla spiegazione accampata per dare conto di una morte improvvisa in custodia in circostanze che non appaiono affatto limpide, non c’è bisogno del permesso della legge per pensarla diversamente. La prima giustizia è la verità; e questa la si può cercare anche al di fuori e contro un sistema che, con pessimi precedenti, stavolta produce l’interrogatorio di Abate e appioppa come causa di morte una diagnosi che in ambiente medico era spesso oggetto già tanti anni fa di gomitate e strizzatine d’occhio.

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1 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, i giudici d’appello: “Non si può sostenere nesso causale tra condotta imputati e morte”

Ex falso quodlibet.

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30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

@ Matteo Rossi. “The data supporting it is tenuous. I think excited delirium is often used as a catch-all to explain in-custody deaths,” said Indiana University cardiologist Dr. Douglas Zipes, who testifies on behalf of clients suing Taser International.” Il delirio da cocaina è una cosa (e dovrebbe essere un motivo di cautela in più per non fare di un fermo la cattura di una bestia da parte di cacciatori di frodo); la morte da excited delirium un’altra. Anche se hanno nomi simili. E’ come confondere “Via del Tempio” con “Via del Tempo” (il commissario che “plays dumb” in ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’; il film prodotto da Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata). O come confondere il paesino di Gradoli con Via Gradoli durante il sequestro Moro. In medicina questi slittamenti e scambi con i nomi sono frequentissimi; ma alla lunga non è un così buon affare giocare su queste cose come crede chi vi partecipa e ne intasca i vantaggi immediati. La medicina ambigua e falsa difesa e imposta dai questurini e dai signori con la toga dello Stato ricadrà anche su loro stessi e sulle loro famiglie.

@ Matteo Rossi. La presunta morte da exicted delirium non è quella da attacco cardiaco da “eccesso di cocaina”. “High blood concentrations of cocaine cannot in themselves be the mechanism of death in excited delirium syndrome, as the concentrations of cocaine in these cases is similar to those in asymptomatic recreational users. 12,17,18.In fact, deaths attributed to cocaine, whether they are or are not associated with excited delirium syndrome, have cocaine levels in the blood that overlap those using cocaine but who die of trauma with cocaine an incidental finding 17”. Di Maio e Di Maio, Excited delirium syndrome, CRC, 2006. E’ il libro di riferimento su questa diagnosi di comodo. Lo acquistai al tempo del caso Aldrovandi, quando questa scusa di ordinanza per nascondere l’asfissia e gli effetti emodinamici dell’immobilizzazione del torace fu pure tirata fuori. Se vuoi posso prestartelo, affinché tu lo lega e regga questa foglia di fico almeno in maniera coerente. Stamane, dopo avere postato il commento sulla circolare che interrompe il “nei secoli a nostra insaputa” e sulle manipolazioni sulla terra dei fuochi, i carabinieri hanno fatto una comparsata all’uscita di casa. Per la consegna potresti incaricare loro, mister onestà intellettuale.

Matteo Rossi: Peggio che disonestà intellettuale… tu sei un autentico paranoico. 

@ Matteo Rossi. Ricambio il profilo psicologico. A me pare che vi manchi ciò che occorre a combattere i crimini dei poteri forti come quelli insiti nell’attuale medicina. E che certi vostri accanimenti nella bassezza servano, oltre che ad acquisire benemerenze presso quei poteri forti, anche a compensare la frustrazione derivante da inconfessabili carenze e agenesie.

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25 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “I gemelli rapinatori protetti dal loro Dna: “È troppo simile, difficile distinguerli. Dobbiamo assolverli””

I gemelli identici sono discriminabili dalle impronte digitali (1,2). L’articolo non considera i polpastrelli coi loro dermatoglifi, saltando dal taglio dei capelli e i tatuaggi al DNA. Ciò è in linea con l’attuale ideologia medica, nella sua svalutazione del fenotipo (3) ed esaltazione della biologia molecolare. Ideologia che i magistrati e le forze di polizia – che sui media appaiono più cattolici del papa (4,5) nel culto monoteistico del DNA – abbracciano spesso, con un trasporto eccessivo, apparentemente incuranti dei suoi risvolti affaristici, opachi e fraudolenti.

1 Srishari SN et al. Discriminability of fingerprints of twins. Journal of Forensic Identification, 2008. 58: 109.

2 Xunqiang et al. Fingerprint Recognition with Identical Twin Fingerprints. Plos One, 2012. 7: e35704.

3 Il disprezzo per il fenotipo. Sito menici60d15.

4 Cale CM. Forensic DNA evidence is not infallible. Nature, 2015. 526: 611.

5 Ackerman JP et al. The Promise and Peril of Precision Medicine: Phenotyping Still Matters Most. Mayo Clin Proc, 2016. 91: 1606.

@ Mario Ambrosini. Che i guanti siano una barriera insormontabile all’identificazione lo pensano i malviventi nel loro “false sense of protection” (1); ed esperti nostrani di indagini giudiziarie scientifiche, ai quali in risposta al loro sarcasmo sulla imbattibilità dei guanti andrebbe consigliato di rivolgersi a esperti di indagini giudiziarie scientifiche (1). Ed anche a esperti di indagini giudiziarie generali, che magari non sanno niente di loci ipervariabili e microsatelliti, e sono ignoranti sull’attuale dogma che il DNA sia l’unico marker identificativo, e di come siano gradite e ricompensate le storie persuasive (2) che aiutano il business – e le sue frodi – presentando il DNA come ‘verità cosmica’ (3); ma come tanti loro colleghi non considerano l’uso di guanti una fortezza inespugnabile davanti alla quale guardare con sufficienza chi non getta immediatamente la spugna; e si muovono, capaci di ottenere campioni di impronte digitali o altri semplici marker fenotipici collegati all’autore del crimine col lavoro investigativo, invece di mostrarsi delusi e cogitabondi come il pensatore di Rodin sullo sgabello del laboratorio.

1 Glove prints. Wikipedia, 26 gennaio 2019.

2 Rothenberg KH The drama of DNA: Narrative genomics. 2014 Oxford University Press.

3 Roof J. The poetics of DNA. 2007 Univ of Minnesota Press.

La retorica quantitativa

23 March 2011

Blog di Dario Bressanini su “il Fatto”

Commento al blog “Vento, sole o aria fritta? Le energie rinnovabili fuori dal mito” del 22 mar 2011

“Certo quantificare non significa fare scienza”
P. Medawar

I numeri sono indispensabili in un discorso come la politica energetica. O meglio le misure numeriche, alle quali è errato attribuire la sicurezza matematica dei numeri puri (sull’onda dell’ideologia tecnocratica, si tende a confondere tra matematica pura e modellizzazione matematica) Le misure hanno es. il merito si sfatare alcune comode illusioni “verdi”. Ma la pretesa di togliere gli aggettivi, cioè di eliminare la discussione, e di fare parlare solo “i numeri”, oggetti che devono la loro efficacia alla carenza di significato intrinseco, è una forma di retorica. La retorica quantitativa dello scientismo, che nel proteggere interessi di parte – quantificabili in euro e dollari – pratica forme di antiscientificità come questa di dare la voce maggiore a certi numeri, tentando di zittire la critica col potere intimidatorio della matematica.

Sono necessarie entrambe le cose, le misure e il discorso politico. Come ho scritto (*), i primi numeri dovrebbero riguardare la scelta dei limiti dei kWh/d pro capite di una popolazione (mi fa piacere di avere pensato alla stessa grandezza dell’autore esaltato da Bressanini). Una scelta eminentemente politica. Senza numeri non si sa di cosa si sta parlando. Ma con il “Numeri, non aggettivi” in pratica si permette un modello incompleto, anzi acefalo, che finge che siano assenti gli interessi economici privati e i numeri della speculazione (e gli interessi corporativi degli esperti di numeri a cui il nucleare e la tecnologia danno lavoro); che la politica non sia che un consesso di cialtroni che friggono l’aria, e vanno guidati dagli scienziati. Un modello che può fare passare per oggettivo e scontato l’assioma della crescita illimitata, sul quale gli aggettivi e gli avverbi da usare sono davvero molti.

(*)https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/20/l’obesita-energetica/

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@Giumangi. I politici sono un consesso di venduti, che non si esimono dal ricorrere alla censura di voci tecniche critiche per spianare la strada a progetti “scientifici” che servono a fare soldi a scapito della popolazione. La politica è un’altra cosa, ma se chi legge non capisce cosa voglio dire allora è inutile spiegarlo.

Penso che possiamo convenire che nel dibattito pubblico, nella discussione tra persone comuni, es. nei blog, non si possano tralasciare gli aspetti tecnici. E’ per questo che sto segnalando il libro di Melis; faccio appello ai tecnici perché la critica delle politiche energetiche possa avere una bibliografia divulgativa sugli aspetti tecnici e quantitativi -a partire dal tema della limitazione della produzione di energia, del risparmio e dell’ottimizzazione dell’efficienza- non inferiore a quella del versante favorevole al nucleare e alle altre grandi strutture for profit del grande capitale.

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Blog de Il Fatto

Commento del 12 apr 2012 al post “Homo Sapiens 2.0. La mia esistenza in cifre” di Matteo Bittanti del 12 apr 2011

Pare che tra gli antichi ebrei fosse proibito contare le persone. Ma, anche per gli esseri umani, c’è la quantificazione buona e quella cattiva:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/23/la-retorica-quantitativa/

Anche gli psicologi vogliono le spadare

25 February 2011

Blog di Luigi D’Elia e Nicola Piccinini – Il Fatto

Commento al post “Investire sulla prevenzione dei disturbi mentali conviene. E incide (positivamente) sul Pil” del 25 feb 2011

In soggetti che necessitano di cure, sostituire ai farmaci la psicoterapia può dare vantaggi clinici ed economici. Ma, perdonate, i programmi di “prevenzione” portano a un aumento della spesa, come dimostrato dagli effetti dei fallimentari e dannosi screening oncolgici, e come predetto dalla generalizzazione della legge di Roemer: non si avranno più psicoterapia e meno psicofarmaci, ma più psicoterapia e più psicofarmaci. La spesa pro capite potrebbe ridursi, ma il volume globale di spesa si impennerà. Questo sarà vantaggioso, su un piano puramente economico e occupazionale; tanto più che, come ha detto anche Ascanio Celestini, si può delocalizzare al Terzo mondo la produzione di scarpe ma non la cura dei matti.

In USA la “prevenzione”, supportata dalle multinazionali farmaceutiche, ha portato a un’esplosione di diagnosi psichiatriche di comodo, a una nazione di adulti e piccini impasticcati, agli screening psicopatologici obbligatori e ai TSO facili sui minori. Senza arrivare a questo, in Europa la prevenzione centrata sulla psicologia può essere un socio e un cavallo di Troia per andare verso lo “Stato terapeutico” predetto da Szaz.

Patologizzazione dei problemi personali e della vita quotidiana, eccitazione dell’ipocondria, istituzionalizzazione del sick role, controllo della devianza e controllo sociale in nome della prevenzione mediante etichette nosologiche, incanalamento verso gli psicofarmaci, etc. Con conseguente stigma sociale, al di là delle pose da oratorio: “Gli uomini sessuali sono gente come noi … noi normali” (ma gay, e narcisisti, funzionali al liberismo, hanno un trattamento di favore). Rafforzamento della spirale iatrogena sovradiagnosi-sovratrattamento. Una nazione di gente che “va seguita” anche dallo psicologo, oltre che dai tanti altri dottori. Gli indicatori della ricchezza reale più validi del vetusto PIL indicheranno un regresso.

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Grazie Nicola. Mi sento già meglio. In questi giorni in UK si piange lo NHS, il celebre sistema sanitario nazionale inglese; smantellato per aprire le porte alla medicina liberista, che ha nella prevenzione una delle sue armi più efficaci. Permettimi di segnalarti il libro “L’amara medicina. Come la sanità italiana ha sbagliato strada. Perché il “sistema” della prevenzione non funziona”. R. Volpi, Mondadori 2008.

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Caro Luigi, se fossi prevenuto non avrei scritto qui e non vi parlerei. Scusa, ma se lo hai letto, e conoscendo a fondo i pericoli dell’ipocondria, non pensi che il disastro descritto da Volpi possa estendersi, mutatis mutandis, al campo delle malattie mentali, come si è già esteso in USA secondo dinamiche di penetrazione economica? Oggi su Il Fatto si agogna la prevenzione; lì si parla da anni di “cruel fraud” per le campagne di screening della depressione. Come per la celeberrima Ruby, certi “successi” malati non si sa se a mostrarli si ottenga un effetto aversivo oppure emulativo. Forse può interessarti anche questo testo accademico – se non lo conosci già – che è ancora meglio: Disease, diagnoses and dollars. Facing the ever expanding market for medical care. RM Kaplan, Springer 2009. Presenta concetti interessanti anche per gli psicologi: le pseudomalattie; o una critica dell’assunto che le malattie vadano comunque trattate; i “disease reservoir”, i giacimenti di malattia da sfruttare economicamente. Però ho qualche remora. I giacimenti del disagio psicologico sono largamente intatti… Scherzo.

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@ Muffa. Il titolo del post è “Investire sulla prevenzione dei disturbi mentali conviene”, e tratta di cose come l’assunzione di 10000 psicoterapeuti per uno stanziamento di 800 milioni di euro. Questo mi pare si possa chiamare prevenzione secondaria; che ha attori economici, e interessi economici gemelli, o a volte in comune, rispetto alla prevenzione secondaria delle malattie organiche. O forse, secondo quanto ammetti, si potrebbe chiamare “psicoterapia di massa”; che però non suona bene. Davanti alle critiche, tu rispondi che ci si sta riferendo alla prevenzione primaria, che non ha nulla di medico né riguarda gli psicologi clinici. E allora gli 800 milioni ? Scusa ma è una posizione un po’ “bi-logica”, secondo il concetto di Matte Blanco; però ha il merito di evidenziare, in una fase “fondativa” della futura psicologia a tappeto, una di quelle ambiguità terminologiche che spesso sono presenti alla base di interi nuovi settori della medicina.

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E’ indispensabile distinguere tra “prevenzione primaria” e “prevenzione secondaria”, come dicevo a Muffa. Prevenzione primaria è es. ridurre l’esposizione a prodotti cancerogeni, e creare una società dove la gente non soffra più di quanto prevede la condizione umana. Prevenzione secondaria è rincorrere la malattia o il disagio dopo che la frittata è fatta.

Grillo non ha torto quando dice che “ci fregano con le parole”. Il significato comune di “prevenzione” è la prevenzione primaria, cosa ottima e sacrosanta; ma il referente della parola nel mondo reale è invece la prevenzione secondaria; in sanità, “programmi di prevenzione” è un ”misnomer”. In un linguaggio non mistificatorio si dovrebbe dire “diagnosi e trattamento precoce”.

Nell’attuale liberismo conviene ridurre la prevenzione primaria, antieconomica, e convertire il danno alla popolazione in profitti e posti di lavoro mediante la “prevenzione” secondaria. (Non sono di sinistra; ma chi lo è o dice di esserlo queste cose dovrebbe denunciarle; o ammetterle). La prevenzione secondaria, basata sulla paura e sulla sofferenza, e ben propagandata, è un prodotto che vende; così che, per ovvie ragioni di interesse, si svincola dalla missione originale, e tende a trovare malattia anche quando non c’è: dove è applicata, le statistiche di incidenza – cancro o disturbo mentale – schizzano in alto.

La sovradiagnosi da prevenzione secondaria porta a terapie inutili; non solo: terapie che producono malattia, es. chemio e psicofarmaci. Si crea così un circolo vizioso, o virtuoso sul piano economico. Sono discorsi poco chic nel salotto della rete. Ma contribuiscono a spiegare fenomeni come l’aumento di 6 volte del tasso di invalidità per disturbi mentali rispetto agli anni Cinquanta in USA, o il raddoppio dell’incidenza del cancro alla prostata in una manciata di anni in Italia, e altre cose che crescono a braccetto del PIL:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

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Che sostituire ai farmaci lo psicologo possa essere un bene è la prima cosa che ho detto. Essendo tu d’accordo con le cose molto gravi che affermo, converrai che la diffidenza è giustificata. Per evitare categorie come malfidato, arruffone arraffone, etc. si può distinguere tra prescrittivo, come le cose dovrebbero essere, e descrittivo, come sono. Psicoterapia o farmaci? Nel prescrittivo studi scientifici onesti avrebbero già dovuto dare la risposta. Nel descrittivo, anything goes per fare soldi: infatti la psicoterapia è promossa insieme alla “prevenzione”. La prevenzione della polmonite è comparabile alla prevenzione di stati ansioso-depressivi ? Solo su aspetti organizzativi generali si possono accostare entità tanto lontane nel prescrittivo. Nel descrittivo, lo stesso leviatano, Glaxo, corrompe infettivologi e psichiatri per speculare su entrambe le forme di “prevenzione”:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

Depressione post partum. Faccio un esempio parallelo nel mio campo. Nel training in Usa, in una importante università bostoniana, mi dissero che il Pap test normale non esiste. Bisogna trovare sempre qualcosina, che spinga a controlli successivi. Ora leggo che la nascita di un figlio getta sempre in un profondo sconforto la donna, che quindi deve farsi trattare. Ma esistono donne con cervici uterine sane, e donne felici di avere appena avuto un figlio? Esiste il cancro della cervice, e i casi tragici di madri depresse che vanno a Castiglione delle Stiviere. Ma il prescrittivo sarebbe di partire in entrambi i casi dalla fisiologia e vedere dove davvero comincia la patologia seria. Il descrittivo è che si agitano i pericoli reali e si espandono i limiti del patologico fino a medicalizzare il 100% della popolazione. Casi di suicidi sono stati attribuiti agli psicofarmaci dati per depressione post partum. Lo psicologo sarà un argine o l’anticamera dell’intervento farmacologico ?

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E’ vero Nicola, quello che descrivo non è un paese per sani.

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30 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Langher “‘È depressa’, invece ha il cancro. Quando è il medico ad aver bisogno di aiuto”

Può accadere che un cancro sia erroneamente diagnosticato come depressione (il cancro del pancreas in particolare). La consigliera dell’ordine degli psicologi evidenzia questa trave nell’occhio altrui. Ma non guarda al pilone da viadotto appenninico che è nell’occhio di chi lancia questo genere di allarmi tacendo il caso opposto, diversi ordini di grandezza più frequente: dove una depressione facilita la falsa diagnosi di cancro. Per un carcinoma metastatico della mammella non diagnosticato e scambiato per depressione, quante donne hanno un falso positivo di cancro della mammella essendosi sottoposte per depressione ad accertamenti? Il tasso di sovradiagnosi per gli screening per il cancro della mammella è stimato sul 30%-50%. Gridando solo a Scilla, cancro scambiato per depressione, si aiuta Cariddi, la depressione che favorisce l’etichettare e trattare sani come malati di cancro, lucrosamente e in massa. Gli psicologi dovrebbero parlare al pubblico della malattia come “surrogate complaint” nel mondo attuale: di come venga incoraggiato l’esprimere una sofferenza morale in termini di malattia organica. Ciò, e la propaganda a senso unico sui falsi negativi, favoriscono i falsi positivi, con l’abbandono delle incertezze della clinica in favore di percorsi diagnostici e biomarkers in realtà tarati per il profitto. “Il sistema impone” ai medici di creare pazienti; anche a favore della psico-oncologia.

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19 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Treviso, prete brucia 500mila euro della parrocchia al casinò: patteggia due anni”

C’è chi nega l’esistenza della ludopatia*. Ammesso che l’entità nosologica abbia, come sembra, un nucleo reale, è interesse delle case da gioco e di chi nello Stato favorisce i loro affari espanderlo e dilatarlo, in modo da trasferire sulle vittime la responsabilità morale e giuridica di quella che è una truffa statistica legalizzata. La ludopatia inoltre crea pazienti, e quindi fatturato, per l’industria psichiatrica, che prospera – causando gravi danni – proprio sulla patologizzazione dei comportamenti. Lo sviluppo del concetto di ludopatia viene finanziato da casinò**. I preti, sempre pronti a puntare l’indice sui vizi e le debolezze degli altri, nel caso del confratello parlano di “patologia”, per la quale il prete giocatore è stato immesso in “un impegnativo programma terapeutico”. In effetti non deve essere un campione di equilibrio psicologico. Ma l’etichetta di malato è anche comoda come quella di cleptomane per la signora bene che venga trovata a rubare dagli scaffali dei supermarket. E soprattutto serve la funzione che il clero ha appaltato di propagandare sotto pelli di agnello gli ideologismi a sostegno delle bassezze del liberismo. *Vesper I. Gaming addiction probably isn’t a real condition, study suggests. New Scientist, 26 ottobre 2017. ** Casinos fund therapy for gambling. Las Vegas Sun, 9 marzo 2012.

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28 giugno 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Covid, Crepet: “Nel Cts non c’è neanche l’ombra di specialisti in psiche. E l’ordine dei medici tace. Chi paga  danni subiti dai ragazzi?””

Gli psicologi sono centrali nell’operazione covid, con la manipolazione della paura e il “nudging” (Dodsworth L. A State of fear). Fin troppo (The dubious ethics of covert psychological “nudges”. Hart, 24 giu 2021).

Per Crepet “tanti non si vogliono vaccinare perché in giro c’è un’ignoranza spaventosa”. Ieri qui sul Il Fatto: “Claudio Amendola: chi si rifiuta di vare il vaccino è un ignorante”. A chi non vaccinandosi prendesse sul serio lo psicologo dei salotti tv e il bravo attore che ha sniffato l’aria del momento, e si sentisse mortificato e confuso dalle diagnosi di ignoranza, segnalo l’articolo “Outcome reporting bias in Covid-19 mRNA Vaccine Clinical trials”. Che riporta tra l’altro come sia strano che la tecnica ad mRNA all’improvviso funzioni, dati i precedenti; che in base ai dati di chi la vende la reale riduzione di rischio è intorno all’1%, non intorno al 95%; che questo modo di riportare “la scienza” “mislead and distort the public’s interpretation of COVID-19 mRNA vaccine efficacy and violate the ethical and legal obligations of informed consent.”

“È questo è il vero male dell’Italia: la furbizia degli italiani, ovvero quella millantata furbizia che invece in realtà è solo mascalzonaggine.” (Claudio Amendola: “Il vero male dell’Italia? La ‘mascalzonaggine’, travestita da furbizia” Il Fatto, 26 feb 2015). Diverse professioni stanno istigando la creazione di categorie di “inferiori” per ingraziarsi, furbescamente, le stesse forze che impongono la legge Zan.

@ Claudio Bramini. E’ lei che difende il diffondere informazioni fuorvianti sostenendo che le informazioni corrette sarebbero la stessa cosa. Con una falsa analogia: un conto è dire che il tasso alcolemico elevato causa un aumento del rischio relativo di incidente mortale di oltre il trentaseimila percento (dai suoi odds); e quindi imporre il fioretto di non bere a un numero ridotto di persone in particolari circostanze, prima di guidare. Un altro è inoculare l’intera nazione con sostanze ad effetti non ben noti, e possibilmente gravi e permanenti. Ottenute “miracolosamente” in un lampo dopo decenni di tentativi infruttuosi, sia per i vaccini per coronavirus in generale sia per la tecnologia mRNA.

I tanti esperti che avvisano sul non imbrogliare vendendo il rischio relativo come rischio assoluto sanno di cosa parlano. Sia Pfizer e Moderna e gli esperti che ripetono il dato ingannevole e nascondono così il quadro autentico, sia l’autore del quale riporto le osservazioni e gli editors e i referee che hanno pubblicato il suo lavoro, sanno di cosa parlano; nel manipolare e nel denunciare la manipolazione, rispettivamente. Probabilmente non lo si sa da un certo livello in giù, tra quelli che ripetono a pappagallo. E che sono pronti all’insulto: ignorante, straparla, etc. Il suo contributo è di mostrare la volontà di mentire a oltranza e con arroganza, certi dell’impunità. Che riporta al tema del post, il ruolo inconfessabile della psicologia delle masse nell’operazione covid.

Obbedienza alle regole e obbedienza delle regole

8 February 2011

Blog di Bruno Tinti

Commento al post “Metti una sera al buffet” – “Mondo delle regole” del 4 feb 2011

A proposito delle cose che succedono nel meraviglioso mondo delle regole:

Ratio formigoniana

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/08/ratio-formigoniana/

Un principio come “L’omicidio è vietato” è stato parecchio addolcito da regole giuridiche, religiose e politiche:

La lama e il manico: la violenza indiretta

https://menici60d15.wordpress.com/2008/04/11/la-lama-e-il-manico-la-violenza-indiretta/

Credo che sia appropriato, soprattutto dato lo sfascio, anche quello al quale fanno riferimento il dr Tinti e altri magistrati, un approccio “assiomatico”, che distingua nettamente le regole dai principi; che vanno dichiarati esplicitamente, e ai quali le regole devono obbedire.

La fallacia delle regole

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/05/la-fallacia-delle-regole/

I cittadini obbediscano alle regole. Ma le regole devono obbedire a giusti principi. Che devono formare un giusto insieme.

https://menici60d15.wordpress.com/

Ratio formigoniana

8 February 2011

Blog di Beppe Grillo

Non accettato 7 feb 2011

Chi sta vicino al fuoco si scalda”

proverbio contadino

Davanti all’allarme inquinamento in Lombardia, e alle incombenti multe UE, Formigoni ha ripetuto al Tg regionale, 5 feb 11, la sua tesi che bisogna considerare “l’inquinamento pro capite” (Clima. Formigoni:”La UE consideri l’inquinamento pro capite. Sito Regione Lombardia. 2009). Dicendo “inquinamento procapite” non si spiega se si sta parlando dei tassi di inquinamento, cioè delle concentrazioni, come si può credere dato che è questo a cui comunemente, e giustamente, ci si riferisce; oppure delle emissioni pro capite, come sembra si tratti; queste sono appropriate non come la misura del livello del rischio locale di malattie dovute all’inquinamento in una data area, ma principalmente per comparare le emissioni di CO2 tra nazioni o aree, ed evidenziare il contributo, molto diverso, di differenti popolazioni – es. statunitensi, cinesi, europei, africani, bolognesi – all’aumento di CO2 nell’atmosfera e agli effetti sul pianeta, in particolare sul clima.

Sia che si tratti delle concentrazioni che dei valori assoluti, come misura del danno da inquinamento l’indice pro capite dà luogo a risultati demenziali. Per rendere l’idea, anche per una camera a gas, dove si muore per intossicazione acuta, si può sostenere che va considerato l’indice di inquinamento pro capite, dato dal rapporto tra quantità di gas immesso, oppure concentrazione di gas nell’aria della camera, e numero di persone che contiene. Più persone si stipano nella camera a gas, meglio stanno, secondo questo indice. Considerando l’inquinamento pro capite, un terrorista che irrorasse con una tonnellata di sostanze tossiche una metropoli farebbe molto meno danno di uno che eseguisse la medesima operazione con la stessa quantità di sostanze tossiche su un’area di pari estensione, ma occupata solo da un paesino con le sue frazioni. Esempi estremi e truculenti; ma non fuori luogo, perché, con modalità diverse, anche di inquinamento si può morire; esempi ai quali portano i ragionamenti di Formigoni, che hanno implicazioni grottesche e macabre.

Come ogni inverno, in Lombardia non piove, non c’è vento e i riscaldamenti vanno. I depositi di polveri sono visibili a occhio nudo: basta guardare le carrozzerie e i vetri delle auto. Mentre la Lombardia gronda polveri, il suo governatore si vanta che in Lombardia la produzione di polveri pro capite è la più bassa d’Europa. Siccome i livelli di inquinamento sono molto elevati, in realtà questo vuol dire, come per l’esempio della camera a gas, che in Lombardia un maggior numero di persone è esposto a livelli dannosi.Il rapporto tra inquinanti e numero di abitanti è inversamente proporzionale alla densità abitativa: più abitanti si affollano in Lombardia, migliore, secondo tale indice, sarà la situazione; ovviamente in realtà la situazione sarà peggiore, perché un numero maggiore di persone saranno esposte agli stessi livelli di inquinanti. Ovvero, all’aumento del denominatore del rapporto emissioni/abitanti, cioè all’aumento del numero di abitanti, corrisponderà sia un peggioramento della realtà, sia un miglioramento, falso, dell’indice che dovrebbe descriverla.

Alla riduzione del numeratore, considerato come dato dalle emissioni totali di inquinanti (misure che sono più facili da manipolare di quelle delle concentrazioni nell’aria), si avrà una riduzione dell’indice; riduzione che però può avere una significatività spuria. Se in una camera a gas si immette meno gas, ma i livelli di gas all’interno restano comunque al di sopra della soglia di letalità, l’indice di inquinamento pro capite della camera si ridurrà; ma non è migliorata la sorte delle persone nella camera; è aumentata l’efficienza della camera a gas. Se, come avviene, a parità di popolazione si riducono le emissioni m