I magistrati e gli USA

8 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

Nella sua intemerata per difendere il suo clan in un caso dove certo il sistema giudiziario non ha brillato, come quello Knox-Sollecito, Costa ha ragione quando dice che a volte il pubblico è una bestia. Il fatto è che i magistrati, in casi dove poteri forti esercitano la loro influenza, non appaiono migliori del volgo, ma una sua espressione ripulita, che nella baraonda ci sguazza:

I magistrati e gli USA

Anch’io nel mio campo, la medicina, vedo come spesso siano sbagliate, distorte, assurde le pretese del pubblico; ma quelle proposte sfuocate e spesso controproducenti nascono da una percezione intuitiva negativa sulla medicina che non è infondata. Penso che se la medicina fosse onesta e pulita tali proteste mal dirette in gran parte controproducenti rientrerebbero, e tra quelle restanti verrebbero riconosciute e isolate quelle sbagliate.

Che l’avvocato Costa e i magistrati che difende facciano la loro parte per assicurare una giustizia imparziale, equa e efficiente, e vedranno che la gente non tenterà di indossare i loro roboni settecenteschi e i berretti col pon pon. Una giustizia che abbia il carattere della linearità. Per es. se davvero non si vogliono polveroni e cicaleccio, basterebbe, non dico invertire il rapporto capovolto tra effetto e causa, riportandolo alla sua forma naturale, ma almeno accorciare i tempi, attualmente di 3 mesi, tra la sentenza, che è una conclusione, e le motivazioni, che dovrebbero essere le premesse della conclusione stessa. A costo di posticipare la sentenza. Una giustizia che, esposte le conclusioni, ci mette un altro quarto di anno per esporre come ha raggiunto le premesse, e come da esse abbia inferito le conclusioni, mentre fuori il pubblico rumoreggia e straparla, non può dirsi estranea alla caciara, per quando solenni siano le pose che assume.

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La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa
http://menici60d15.wordpress.c…

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

27 gen 11 h 17:10

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Sito de L’Espresso

Commento all’articolo di P. V. Buffa “Così torturavamo i brigatisti” del 5 apr 2012

Sul fatto che i poliziotti, col coraggio dello sciacallo, quando non corrono rischi commettano abusi e i magistrati li coprano, non ho dubbi. Soprattutto se ci sono di mezzo interessi USA. Ciò che è sicuramente vero in questa storia è che polizia e magistratura di nascosto praticano e favoriscono forme abbiette di crimine a favore di interessi USA. Ciò che è sicuramente falso è l’implicazione che lo facciano solo per fini in sé leciti, e solo nei confronti di chi delinque.

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20 dicembre 2011

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato.

ccc

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

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29 maggio 2012
Blog de “Il fatto”
Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova. Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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1 agosto 2012

Blog “Come don Chisciotte”

Commento al post “A Taranto via l’ILVA per far posto alla NATO” del 31 luglio 2012

Non conosco questo caso; la tesi è analoga a quella che vede i procedimenti giudiziari sulla radioattività al poligono di Quirra come funzionali alla speculazione edilizia:

Commento di Robi al post di G. Paglino “Quirra, la commissione del Senato: “Chiudere e riconvertire il poligono” su Il Fatto del 31 mag 2012; e risposta a Robi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

Credo che l’onnipotenza della NATO, e la complicità della magistratura con la NATO e in generale con le volontà degli USA, siano fattori tanto fondamentali quanto trascurati tra quelli che determinano il destino del Paese. Purtroppo gli italiani sbraitano contro i pupi, come i politici ladri che eleggono, ma sono omertosi sui “pezzi da novanta”, cioè sul potere vero e i suoi crimini.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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@ DiogeneBright. Hai ragione, chi si occupa delle finanze di una multinazionale in USA è come un venditore di palloncini da noi. A proposito di mestieri usuranti, che voi pannelliani facciate i galoppini degli USA anche nel caso Kerchner è un indizio utile alla ricostruzione storica, mettendo da parte le risultanze giudiziarie.

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26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ G. Amendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

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31 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Sollecito al congresso dei Radicali: “Il carcere è una scuola di reclutamento per la mafia” “

Se possiamo ricevere l’edificante predicazione di questo nobile difensore degli oppressi dobbiamo ringraziare i radicali panneliani, che hanno a preso a cuore il suo caso; proprio come nel 1987 presero a cuore quello di un’altra limpida figura vittima del Moloch giudiziario, Licio Gelli. E dobbiamo ringraziare quell’altra forza politica altrettanto sensibile alle brezze atlantiche, la magistratura, che nella persona del giudice Claudio Pratillo Hellman ha avuto la felix culpa di impedire, con un ragionamento da manuale – da manuale degli errori di ragionamento quantitativo in ambito giudiziario* – l’acquisizione di informazioni di conferma che ci avrebbero fatto correre il rischio sciagurato di essere privati della voce di questo apostolo del Bene.

* The Case of Meredith Kercher: The Test That Wasn’t Done. In: Schneps L, Colmez C. Math on trial. How Numbers Get Used and Abused in the Courtroom. Basic Books, 2013.

@ Flipper. Sia la materia tecnica – il calcolo delle probabilità – sia la gravità di ciò che è in gioco, le responsabilità sullo sgozzamento di una ragazza per motivi abbietti, non si prestano ai riassunti. Posso però mandare copia del capitolo in oggetto a chi me lo richieda, alla email: menici60d15@gmail.com.

@ The Marvelous. Ho assistito in un altro caso celebre alla riduzione deliberata – e non giustificata, se non con argomenti di comodo – dell’informazione di laboratorio disponibile, a favore dei colpevoli, con l’avallo della magistratura. Uno statistico ha chiamato “pruning”, “potatura”, questo ridurre lo spazio degli eventi, cioè il modello a priori di realtà oggetto del giudizio. “Potare” i fatti, rinunciandovi, o distruggendoli, o ignorandoli (quando non mettendo a tacere voci scomode con sistemi piduisti) può essere indice di cattiva fede, costituendo sistema di manipolazione molto efficace. Come alterazione delle premesse, (ubiquitaria nella medicina commerciale) il pruning è potente e poco vistoso.

Mi “rassegno” a vedere che Sollecito, Gelli, la Cassazione che ha assolto Sollecito (e che in precedenza ha giudicato la P2 non pericolosa), i radicali e altri che stanno facendo di Sollecito una guida etica stiano dalla stessa parte, che passa per essere quella giusta ma non è la mia. In questi giorni si sta celebrando Pasolini. Che scrisse: “contro gli uomini politici si scrive … tutti abbiamo il coraggio di parlarne perché sono cinici, furbi … e grandi incassatori” ma sui “magistrati tutti stanno zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché?” Credo che le responsabilità dei magistrati nell’imprimere al Paese la cattiva rotta che sta percorrendo, la consonanza dei loro atti con gli interessi di poteri extraistituzionali, siano fortemente sottovalutate.

@ The Marvelous. Se si vuole criticare i magistrati è utile distinguere, come è stato proposto per i medici, tra “output” ovvero ciò che producono, e “throughput” ovvero il lavoro che vi mettono. Il loro output, la “produzione” di giustizia, è spesso insoddisfacente. E non è che a un throughput intenso e sofisticato corrisponda necessariamente un buon output. Non conosco il diritto (ma conosco gli interventi business-friendly dei magistrati in medicina); vedo da tanti anni come in medicina spesso throughput mastodontici ed esoterici portino ad output nulli, nocivi o disonesti. Conosco bene questi appelli a chinare il capo davanti a formule liturgiche. Qui però lo stesso operato tecnico dei giudici è stato riportato in un libro specialistico, non di diritto, ma di matematica applicata in contesti giudiziari, come esempio di errore madornale.

Non sono per partito preso contro i magistrati; e temo la Cariddi di chi li vuole imbrigliati a tirare il carro del potere non meno della Scilla dei loro abusi corporativi. A volte ho difeso le loro sentenze, es. quelle di condanna per le false rassicurazioni “scientifiche” sul terremoto dell’Aquila, prima che venissero ribaltate, date le pressioni, di portata internazionale. Lei chiama in causa la sua esperienza. Potei parlare della mia; per la quale posso affermare con sicurezza, pur non essendo laureato in astrofisica, che i magistrati, quando si sono certi interessi e certe pressioni, tendono a dire che a mezzogiorno è buio.

@ The Marvelous. o non conosco il diritto, e dico che la sentenza di primo grado per il terremoto dell’Aquila condannava, giustamente, i responsabili per le loro rassicurazioni, consapevolmente forzate. Condannava per gli effetti tragici di una sconsiderata hubris burocratica che portò a credere di poter fare i prepotenti anche con la probabilità; un’entità che noi umani maneggiamo male, e va quindi trattata con la massima circospezione. Lei che il diritto lo conosce risolve sostenendo che la sentenza era “un obbrobrio” che condannava un “mancato allarme”, affermazione calunniosa verso quei magistrati. Io non conosco il diritto – disciplina che rispetto e ammiro – e considero nel caso Kercher il tema della rinuncia all’aumento del valore predittivo con la ripetizione di un test. Lei che lo conosce ripete il tema abusato dei singoli magistrati che sono uomini come tutti, e che quindi nel loro lavoro sono come dei reucci, e possono essere preda di passioni, miserie, etc. Per me i magistrati, categoria da selezionare tra gli “aristoi”, ricevono un consistente stipendio statale come corrispettivo per l’esercizio della loro funzione in maniera imparziale; formano una struttura, pagata dai contribuenti, e vanno valutati come componenti di tale struttura, e insieme alla struttura che li integra e li governa. Credo proprio che parliamo di due discipline diverse. E che gli “opportuni distinguo” che lei afferma di riuscire a fare siano troppo “opportuni”. Arrivederci.

@ The Marvelous.Ma io non ho parlato di “chi” debba valutare i magistrati. Ho detto “come” andrebbero valutati, chiunque li valuti e in qualunque sede, osservando che è scorretto accettare di considerarli tanti singoli reucci, secondo il luogo comune del “i magistrati sono uomini come tutti” che lei ripete, quando sono parte di una struttura, espressione di una istituzione. E sono pagati per comportarsi come ci si aspetta da un magistrato.

Non studio le “388 pagine” della sentenza dell’Appello perché non sono in grado di valutarle. Infatti al tempo dell’assoluzione qui su Il Fatto (8 ott 2011) mi sono astenuto dall’unirmi ai tanti che criticavano la sentenza; ma ho riportato la mia esperienza personale, conforme a precedenti storici, del trattamento di favore che i voleri USA, anche illeciti, ricevono dai magistrati; e di come le perizie siano spesso manipolate. Un argomento, una sentenza, è come un recipiente, che può essere solidissimo, ad un esame lungo e accurato come quello che lei mi invita a compiere, sul 99,9% della sua superficie. Ma se ha un buco alla base perderà non lo 0,1% dell’acqua, ma molto di più, fino al 100%. Un buco del genere l’ho trovato, casualmente, nel libro che cito sul ragionamento probabilistico in campo giudiziario. Se le 13 pagine della trattazione non sono troppo poche per Lei, gliene posso mandare copia. Arrivederci.

@ The Marvelous. Io parlavo dell’umanità del giudice come giustificazione al suo arbitrio. Penso sia preferibile che i giudici non siano esposti ai possibili ricatti di chi è forte, con l’estensione della responsabilità civile; però dovrebbero essere controllati seriamente all’interno; e dovrebbero esserci misure preventive, a partire dalla selezione, che deve essere continua, e dall’obbligo di rimanere estranei a gruppi di potere, cordate, etc. Non cause di routine contro i giudici, ma espulsioni di routine via CSM.

I magistrati, come ha scritto un magistrato, Edoardo Mori, sono partecipi del gioco delle perizie. Es. ho visto che “sanno che le perizie sono sempre di parte” eppure, o per questo, affidano la perizia della Procura proprio al professore di medicina legale dello stesso policlinico dove sono accaduti gli atti (gravissimi e ignobili) che andrebbe indagati.

Non racconti a me che i giudici motivano le sentenze. Firmano atti con conseguenze equivalenti ad una proscrizione, capovolgendo sentenze minuziosamente motivate, senza un rigo di motivazione, quando si tratta di fare un altro piacerino alle stesse forze interessate all’assoluzione della Knox. Ovviamente giustificando la laconicità con il genere di inattaccabili spiegazioni procedurali delle quali lei è maestro.

Prendo atto che per lei non ci sono state parzialità dei giudici. La invito a non fare come i prelati che si rifiutarono di guardare nel cannocchiale di Galilei, e leggere il libro che segnalo. Arrivederci.

@ The Marvelous. In medicina la grande maggioranza delle diagnosi si fa sulla base della storia clinica. Qui la “storia clinica”, fino alla sentenza di 1° grado, portava a ritenere che i due fossero colpevoli. Certo, il giudizio d’appello può, come a volte indagini supplementari nella diagnosi clinica, ribaltare il primo giudizio. Ma è singolare che ciò sia stato ottenuto bloccando un test di laboratorio utile e forse dirimente. Mi sono imbattuto nella descrizione come errore della rinuncia alla ripetizione dell’esame del DNA occupandomi della rinuncia ad acquisire dati disponibili da parte di chi deve giudicare in uno stato di incertezza: diagnosi cliniche, progetti di ricerca; o decisioni giudiziarie. La riduzione selettiva dell’informazione è un potente bias, che può avere natura anche volontaria e illecita. Es. il publication bias a favore dell’industria biomedica, che ha contribuito a fare denunciare da esperti come falsi la maggioranza dei risultati della ricerca biomedica. Lei risponde che solo i giuristi possono giudicare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici. Sarebbe precluso al profano sostenere che vi è sostanziale differenza tra l’affermare positivamente che non ci sono rischi sismici e il mancare di prevedere un terremoto Questo suo volere estromettere la critica su aspetti tecnici non giuridici, per annetterseli come territorio giuridico, mi pare anch’esso una forma di quella potatura dell’informazione che è cattivo segno quanto a ricerca disinteressata della verità.

@ The Marvelous. Se uno fa una fesseria o una manipolazione extragiuridica, poi non può appellarsi alle competenze giuridiche per conferirle una immunità. Il diritto è una cosa, i fatti un’altra. Questa pretesa che la ricostruzione giudiziaria della realtà non sia criticabile, se non da giuristi, è ridicola e perniciosa.

Io la sentenza l’ho letta appena me l’ha segnalata. (Un altro motivo di perplessità è il “corax” – argomento tipico delle difese – per il quale se il coltello in oggetto fosse l’arma del delitto non sarebbe stato conservato dall’omicida). Legga lei una buona volta come il magistrato abbia impedito la conferma del test che mostra il DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, e come questo costituisca un errore, diritto o non diritto.

Faccio inoltre presente che in un caso come questo, dove il risultato, “l’output” che conta, l’individuazione e la condanna di tutti i colpevoli, è stato mancato, atteggiamenti di sicumera sull’asserito buon esito dell’azione giudiziaria sono fuori luogo. Stiamo comunque parlando di un fallimento della giustizia. E i fallimenti, lei lo sa, possono avere varia natura. Arrivederci.

@ The Marvelous. Bene, ormai lei è in arringa. Non sono io ad argomentare a tesi. Solo pochi appunti. Davanti a un risultato che non può essere casuale, il profilo fedele del DNA di Meredith sulla lama del coltello di Sollecito, si rinuncia ad aumentare il valore predittivo del test. E’ falso quanto lei afferma, che la contaminazione della lama del coltello col DNA di Meredith “si è stabilita”: nella sentenza della Cassazione è meramente ipotizzata la possibilità, in astratto.

Vero è che a indagini in più punti “maldestre”, si sia combinata, come il cacio sui maccheroni, una “acribia” da inquisitori domenicani dei giudicanti; che davanti a un profilo del DNA sulla lama del coltello di Sollecito sovrapponibile al DNA di Meredith con una probabilità che il reperto sia casuale così bassa da essere trascurabile, modificano la teoria delle probabilità, almeno quella che deriva dagli assiomi di Kolmogorov, evitando così di rafforzare il significato del test, qualunque fosse il risultato; e che danno agli avvocati difensori il destro di asserire falsamente che “si è stabilita la contaminazione” applicando la teoria della sottodeterminazione di Duhem; teoria con la quale si può negare a piacimento la certezza di qualsiasi osservazione, es. classico anche che le immagini nel cannocchiale di Galilei fossero vere. Interessante, in questa epistemologia giuridica, pure il concetto che se un test va a sfavore dell’assistito non si dice “positivo” ma “preordinato”. Buon lavoro.

@ The Marvelous. Troppo buono. Ma non dovrebbe essere motivo di riflessione e allarme una contrapposizione tra scienza e diritto nella valutazione di prove scientifiche fondamentali?. In realtà, oltre alla scienza e al diritto ha agito la tecnica delle strategie di comunicazione; che condizionano pesantemente la ricerca biomedica; e anche il diritto, vedo. La ditta Gogerty and Marriott, di Seattle, della quale si è servita la famiglia Knox, ha curato in particolare il punto dolente del DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, seminando a riguardo sui media falsità, in base alle quali si sono diffamati gli investigatori, dipinti come degli stupidi per questo reperto (Schneps e Colmez, cit.). Falsità del genere di quelle, comprensibili, degli avvocati della difesa: il DNA in oggetto non era “alterato” né “sovrapposto” né “contraddittorio”; e il test non si è voluto ripeterlo. Al contrario, i giudici, e con loro i periti ai quali si sono appoggiati nel cancellare la prova, non spiegano come sia risultato l’elettroferogramma di Meredith dalla lama del coltello di Sollecito; forse consapevoli che contra factum non valet argumentum, e che argumenta presentabili non ce ne sono. Spiace che tra le due, la scienza e la propaganda commerciale, il diritto dei magistrati, il diritto che i magistrati adottano in questi casi, sia entrato in sintonia più con la seconda che con la prima (Schneps e Colmez, cit.). Arrivederci.

@ The Marvelous. Il coltello con l’impronta genetica di Meredith sulla lama è stato trovato nell’abitazione di Sollecito. Lei, che conosce l’ambiente dall’interno, dice che i magistrati inquirenti sono stati degli incapaci, mentre i giudici di Cassazione sarebbero esenti da colpe, e “tutto quadra” in quanto asseriscono. Anni fa ho osservato, a proposito di altri fatti, che in medicina a volte alcuni leader di consumata esperienza praticano la “negazione del conseguente”, che ha la forma logica: “A”; “se A allora B”; quindi “non B”; e che consiste nello svelare o dimostrare una cosa grave, per poi non trarne le necessarie conclusioni sulle responsabilità ma al contrario negarle con un escamotage preordinato. In pratica un dire “mostro ciò di cui sei colpevole e ti assolvo con un cavillo”. Una cosa del genere può accadere anche in sede giudiziaria, e anche in Cassazione. Ebbe questa forma quello che fu detto “un paradosso del diritto”, l’assoluzione nel dopoguerra degli assassini dei fratelli Rosselli, stigmatizzata con parole di fuoco da Salvemini, attuata dai magistrati giocando sulle motivazioni, con una palese contraddizione tra le risultanze del processo e la sentenza (Franzinelli M. I tentacoli dell’Ovra. Boringhieri 1999).

@ The Marvelous. A mia volta posso citare come tante storture e frodi della ricerca biomedica siano determinate da premesse e scelte inziali errate. Errori che si potevano e si dovevano evitare, ma erano e sono vantaggiosi sul piano del profitto. A volte riconosciuti, dopo decenni. Qui appare che ci sia stato quel fenomeno detto del “suicidio” dell’azione giudiziaria, che è stata fatta andare male (con una “sciatteria” nelle indagini, con un “rigore” ingiustificato alla fine). Non penso si possano ignorare gli USA; la cui ombra – lo dico anche per esperienza diretta – porta i magistrati, per non parlare delle forze di polizia, ad applicare un “Codice Atlantico”; che non ha nulla a che vedere col genio leonardesco.

@ The Marvelous. Dai magistrati e dagli altri inquirenti come cittadino non mi aspetto che prima operino in modo da lasciarsi dipingere dalla stampa internazionale come dei cialtroni, e poi all’opposto applichino un “rigore” così estremo da venire riportato in un testo internazionale come esempio di errore di ragionamento che fa perdere a un procedimento giudiziario la possibilità di fare luce e quindi giustizia. La variabilità degli standard giudiziari qui ha compreso entrambe le codine patologiche di una gaussiana o altra curva già troppo poco puntuta.

Sulla “spe et metu”, che, io lo vedo, animano i magistrati, ma che, dice lei, il diritto rifiuta di considerare perché non sono dimostrabili, e non sono dimostrabili perché non misurabili (!); ciò va ad aggiungersi, come il contributo di un giurista, alle perle sull’uso retorico della misura, frequente in campo scientifico. Attualmente, o nel delirio attuale, si vogliono usare i cani per diagnosticare “scientificamente” il cancro e altre malattie con l’olfatto, sulla base di studi quantitativi *. (Sta collaborando all’impresa anche il Centro militare veterinario del nostro esercito). Chissà, forse allora si potrebbero fare annusare oltre che le urine dei pazienti anche quelle dei magistrati, per verificare, con standard che dovrebbero essere adeguati anche al diritto, il loro stato psicologico.

* Trained Dogs Sniff Out Thyroid Cancer With High Accuracy. Medscape, 9 marzo 2015.

@ The Marvelous. Che alle mie critiche, e alle critiche di altri che cito, al brillante procedimento giudiziario sull’assassinio di Meredith si risponda con una diagnosi psichiatrica rivela il valore di quel “diritto” che è il suo strumento, e che a quanto dice condivide con i magistrati. E che a mio parere, senza dubbio manifestazione della mia attuale condizione di “pazzo visionario”, non ha interrotto la violenza vile subita da Meredith ma ne è stato un prolungamento.

@ The Marvelous. Può aggiungere tutto il fragore bandistico, gli insulti e le insolenze che vuole, ma in questa vicenda continua a sentirsi, al posto della voce amica della giustizia, il parlottio degli scellerati e degli iniqui.

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2 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Adriana Faranda a corso di formazione per magistrati. Che protestano: “Assurdo” “

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. “Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio”. (Sergio Flamigni, La tela del ragno e Convergenze parallele).

La Faranda alla scuola dei magistrati? L’ambiguità della situazione riflette l’ambiguità della grande maggioranza dei burocrati giudiziari, che mentre vanno dicendo di essere colleghi di Alessandrini e Occorsio stanno invece allineati e coperti rispetto ai poteri che muovevano i fili allora e continuano a muoverli oggi. E’ una presenza proficua per i giovani giureconsulti: li aiuta ad apprendere l’arte di articolare le categorie reali con le categorie dichiarate, che sono tra loro opposte e incompatibili. Ed e’ istruttivo anche per il pubblico.

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21 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piercamillo Davigo: “Magistrati uccisi? È accaduto perché chi delinque ha trovato sponde in alcuni apparati dello Stato” “

Credo che per molti dei magistrati che sono stati uccisi – col supporto logistico dei servizi – il movente ultimo sia stato quello di epurare ed educare la classe dirigente di una nazione subalterna. Come per altri omicidi politici, la caratteristica che ha fatto del magistrato un bersaglio è stata una spontanea indipendenza rispetto a quei poteri forti sovranazionali che controllano il Paese; e che in genere possono contare su una magistratura compiacente.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.