Archive for the 'Analisi bayesiana' Category

Bayes. Il verosimile e il plausibile

13 March 2014

11 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Casa Colosseo, Scajola “inconsapevole”. La cricca “voleva condizionarlo”

La formazione delle conoscenze è modellizzata nel teorema di Bayes; dove si distingue tra “verosimiglianza” e “plausibilità”. Forse tale distinzione andrebbe adottata anche nella valutazione degli illeciti “a insaputa”. La plausibilità riguarda le conoscenze a priori; la verosimiglianza quella sulle nuove informazioni che ad essa si aggiungono. Anche una verosimiglianza elevata della tesi innocentista può portare al falso se poggia su una plausibilità bassa, ed è affiancata da una buona verosimiglianza dell’ipotesi opposta (qui che Scajola sapesse che stava comprando al 35% del prezzo). La plausibilità è data dalle conoscenze a priori di Scajola: sui prezzi delle case che cercava e sulla possibilità di ricevere favori per corromperlo o condizionarlo. Ammettiamo, per non offenderlo, che la plausibilità che non sia uno sprovveduto e sia consapevole di quanto costano le case di lusso, e delle insidie della politica, sia del 99%. Traduciamo il “non inverosimile” della sentenza in un 30% di probabilità che a una sua ignoranza sui prezzi e le trappole si sia aggiunto un ulteriore disinteresse sulla convenienza dell’acquisto; e in un generoso 50% la verosimiglianza che, pur scafato, non si sia accorto di un regalo da 1.1 milioni di euro. La probabilità che Scajola, ministro dell’Interno, sia così fuori dal mondo resta dello 0.6 percento. In questi termini, come cittadini si è legittimati a continuare a non credergli, e a dubitare della sentenza.

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Applichiamo invece probabilità realistiche. Probabilità che Scajola sappia quello che fa quando acquista una casa e tratta affari che lo espongono al rischio di ricatti: 99.9%. Probabilità che, essendo uno distaccato dalle cose materiali, si sia inoltre fatto grossolanamente ingannare in questo caso: 10%. Probabilità che pur essendo accorto come crediamo sia, abbia agito col candore di Heidi come dice: 1 su 1000. Le probabilità che Scajola, sprovveduto o adeguato, fosse in buona fede, assommano comunque allo 0.1%. Le probabilità che ci abbia marciato sono del 99.8%. I magistrati non dovrebbero usare la “verosimiglianza” come passepartout retorico. Davanti a proteste di verosimiglianza dovrebbero considerare anche la plausibilità, e il rapporto tra di loro.

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13 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Vannucci “Casa al Colosseo: magari Scajola sapeva di non sapere

Le signore esperte, come quelle che tengono una rubrica di consigli nei giornali femminili, spiegano alle ragazze che ancora non lo sapessero che accettando da un uomo facoltoso il regalo di un gioiello di valore, regalo fatto apparentemente senza ragione proporzionata, accettano anche di dargli accesso a quel loro “gioiello”. Nei manuali di “business ethics” statunitensi è descritta la tecnica del regalo per creare un’obbligazione, e come occorra sottrarvisi se si vuole restare integri (McKay Q. The bottom line on integrity. Gibbs Smith, 2004); e questo noi, forti della antica cultura italica, e non digiuni delle pratiche avvolgenti da sottobosco, quando non paramafiose, non abbiamo bisogno di apprenderlo dai libri degli americani. Non è improbabile che uno Scajola non sapesse che i doni, soprattutto alcuni, poi esigono una contropartita? Vedi nel mio sito “Bayes. Il verosimile e il plausibile.”

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27 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ciccozzi “Sentenza Grandi Rischi: sacralità della scienza o impunità istituzionale?”

La sensibilità è la capacità di riconoscere i positivi; la specificità, di riconoscere i negativi. Per ragioni culturali e di interesse, in medicina vige una falsa sensibilità della diagnosi: i medici, il pubblico e i magistrati considerano più grave l’omessa diagnosi che il falso positivo. Oltre alle procedure diagnostiche anche la ricerca è tarata e distorta verso il falso positivo.Tutto ciò, dannoso per il paziente e fatto a fini di lucro,è imputabile anche a una carenza di ragionamento bayesiano, che è fondamentale in una scienza onesta e nelle oneste decisioni cliniche.

Questo processo invece è su un caso di falsa specificità, di specificità falsamente elevata, della diagnosi. I magistrati di primo grado hanno applicato un corretto ragionamento bayesiano; dando una lezione di scienza ai fan della scienza. Molti scienziati, o perché punti sul vivo due volte, nell’interesse corporativo e nella dottrina, oppure perché poco intelligenti, rispondono confondendo tra il non poter prevedere il verificarsi del terremoto per carenza di sensibilità dei mezzi disponibili, e il prevedere il suo non verificarsi da falsa specificità, il falso negativo deliberato, da cattivo uso volontario delle conoscenze e informazioni.

Si invoca da più parti, nella ricerca biomedica, di recuperare il valore perduto del dato negativo. Se i giudici tenessero duro sarebbero benemeriti anche perché riaffermerebbero la pari dignità epistemologica ed etica del dato negativo.

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@ Paolo uno. L’arroganza, che fa dire “è così e basta”, della quale lei è un esempio in formato mignon, gioca dei brutti scherzi quando, abituati a fare i prepotenti con le persone, si pensa di potere prendersi certe libertà anche con la probabilità, che è un cattivo cliente.

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@ Paolo uno. Lei mostra così tanto impegno nel buttarla in caciara da portarmi chiedere se il suo sia un hobby o un’occupazione.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Tipaldo “Commissione Grandi Rischi, quando la scienza trema /2”

Per Tipaldo l’accertamento del nesso causale è stato scientificamente carente: mancano tra l’altro studi statistici sulla popolazione per poter dire che le vittime siano state influenzate dalla rassicurazione. E’ un’applicazione della “sottodeterminazione delle ipotesi” (Duhem), con la quale si possono sempre negare perfino proposizioni scientifiche. L’usò anche il vescovo di Padova, rifiutando di guardare nel cannocchiale di Galilei sostenendo che le macchie lunari dovevano essere un artefatto da strumento difettoso. E qui non si tratta di scienza. Ma di una comunicazione tecnico-istituzionale al pubblico. Alla quale va applicato il livello di determinazione proprio di tali comunicazioni. Altrimenti si può sostenere che mancano le audiometrie che mostrino che le vittime non avessero problemi di udito, e così via; e nessuna comunicazione sarebbe mai colpevole (specie se le vittime non possono più parlare). Mi pare un riaffermare il diritto di alcuni al libero uso del latinorum scientifico. La “scienza” – la scienza cortigiana – trema, ma di rabbia, perché è stata messa in dubbio la sua superiorità, che ora subito riafferma sfondando il buon senso e prendendo per il collo il diritto. Tribunali a parte, è chiaro che sono state fatte cose da galera. Per interessi particolari, pensando che ciò che era possibile non si sarebbe verificato, si è scelto di non dire la verità: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero” (Stevenson).

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@ G. Tipaldo. Ho letto. Lei nella valutazione degli effetti delle informazioni sulla popolazione non fa uso della statistica, ma del lirismo, quando si tratta degli allarmi di Giuliani: “grida in una fertile oasi mediatica” “ordigno mediaticamente caricato”. Lei aggiunge che quindi è da ritenere “razionalmente comprensibile” il comportamento di Bertolaso. Non mi pare. Se non si è d’accordo con gli allarmi di un outsider, posizione legittima, è razionale, ed obbligatorio per legge ed etica, ignorarli in sede di valutazione dei rischi e delle conseguenti indicazioni sulla sicurezza alla popolazione. Non è razionale e comprensibile, né legale o etico falsare valutazione e informazione sulla sicurezza per screditare l’intruso; puntando, come se si stesse giocando a un gioco d’azzardo, sulla non occorrenza dell’evento. Giuliani potrà essere discutibile, ma gli esperti e chi rappresentava lo Stato e doveva tutelare i cittadini si sono dimostrati incoscienti e meschini.

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@ Ricercatore italiano.

“Nonostante quello che dicono i giornali, e le loro mamme, molti ricercatori sono stupidi” (Jim Watson).

“Ho leccato il sedere quando c’era da leccarlo”: Enzo Boschi. (La Stampa, 8 set 2008). Il suo maestro o il suo modello, immagino, ricercatore italiano.

Non conosco Boschi. Credo che sia tecnicamente competente; che qui è un’aggravante. Ma conosco l’ambiente dei baroni. E, cosa ancor meno gradevole, la composizione umana dei loro codazzi. Che comprendono gente pronta a insultare con battute da piazzista chi presenta argomenti: priva di rispetto anche per la propria funzione. Le sue esibizioni da ricercatore, quale lei dice di essere, sono utili per capire come sono andate le cose. Lei coi suoi interventi rappresenta bene la figura del portaborse, dove l’insulto gratuito e cialtronesco è un aspetto di una medaglia che sull’altra faccia ha virtuosismi di lingua da schioccatore di Brisighella. Quelli come lei così fanno carriera, e occupato un posto degno del volume di elio che li riempie poi fanno danni; come quelli del genere di cui si tratta qui.

Non sono nella carriera accademica, né mai ci sarò. Non si preoccupi. Chi si dovrebbe preoccupare è il contribuente, se i suoi soldi vanno a pagare come ricercatori scientifici ricercatori della pagnotta come lei.

Poveri morti dell’Aquila. Non solo le abitazioni, ma anche le istituzioni dovrebbero essere antisismiche, invece che essere fatte del materiale che lei così bene rappresenta.

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Censurato. @ Paolo Uno. No, ma mi interesso dei rapporti tra scienza, malaffare e istituzioni. Posso chiederle chi è il suo datore di lavoro (come troll)?

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2 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Margottini “Corsi de il Fatto Quotidiano: da Human Technopole a Xylella, per le inchieste scientifiche serve metodo”

censurato

Alla giornalista Margottini, laureata in matematica, segnalo che spesso il giornalismo scientifico e le frodi a fini di lucro della biomedicina sono intimamente legati in uno schema che chiamo “bayesanesimo fraudolento”, riconducibile al teorema di Bayes. Le probabilità a priori di ottenere un dato risultato, cioè la valutazione della plausibilità biologica delle possibili vie sulla base di ciò che si conosce, sono sostituite dallo scegliere ipotesi che si conformino alle aspettative a carattere magico del pubblico, distorcendo ad hoc la teoria; e dal farle sembrare raggiungibili attraverso campagne mediatiche. Ciò è facilitato dall’impostazione empirista che considera i trial clinici – facilmente manipolabili – non una verifica ma la fonte unica di verità. Il caso Stamina mostra come politici, giornalisti e magistrati si occupino di gonfiare le probabilità a priori; così da indirizzare la ricerca e aumentare artatamente la valutazione positiva a posteriori del raggiungimento di effetti clinici*. Rendendo in questo modo “entrenched” quelle che poi si rivelano, come era prevedibile, “underperforming big ideas”**, criticate come pericolosamente viziate da aspettative fideistiche perfino dalla servizievole FDA ***.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Sul mio sito.
**Joyner et al. What happens when underperforming big ideas in research become entrenched? JAMA, 28 lug 2016.
***Marks et al. Clarifying stem-cell therapy’s benefit and risks. NEJM, 30 nov 2016.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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8 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Fascismo, prof. Barbero: “Non può tornare, ma Italia è piena di fascisti in fondo al cuore. Ghigliottina? Certa gente se la meriterebbe”

E’ piacevole ascoltare questo medievalista dotato di una spiccata verve. Sui terrapiattisti “imbecilli” dovrebbe ricordarsi della “ars turpissima sed profunda” dei cerretani (Teseo Pini). E del “pons asinorum”, la prova che nel Medioevo fu considerata separare intellettualmente i capaci dagli inadatti (asini): la dimostrazione secondo Euclide del teorema dell’uguaglianza degli angoli alla base di un triangolo isoscele. Oggi la soglia è stata drasticamente abbassata: se sai che non è vero che la Terra è piatta (tesi questa predicata da Paneroni, che ne ricavò, sotto il fascismo, un ricovero coatto in manicomio) sei istruito e razionale, e capisci e apprezzi la scienza. Il liberismo, che nella sua ricerca forsennata del profitto corrompe le cose migliori per impossessarsi della loro credibilità, lusinga così schiere di ignoranti, e di stupidi, affinché riconoscano come fonte indiscutibile di verità una scienza che il liberismo vuole in catene; una scienza snaturata, che proclama ciò che detta il suo padrone. “Corruptio optimi pessima”. C’è anche il rischio che a cadere sotto la lama che Barbero immagina torni a sibilare siano, se non quelle di nuovi Lavoisier, le teste sbagliate; tra gli sghignazzi delle tricoteuses, orgogliose per aver passato brillantemente il pons asinorum che i cerretani del politically correct pongono per accattivarsi il favore dei polli da spennare.

@ fuzzylogic. E’ più appropriata la distinzione tra sensibilità e valore predittivo. “Se sei istruito e razionale, sai che la Terra è piatta” non è proprio “giusto” avendo l’ambizione di progettare un pons asinorum. E’ formalmente corretto, ma è incompleto. E’ un testa a sensibilità elevata, che considera l’alta proporzione di quelli che sanno che la terra non è piatta tra i razionali e intelligenti; ma che trascura che è elevata anche la proporzione di quelli che lo sanno tra coloro che non sono intelligenti e razionali. Un “ponte” simile ha un basso valore della grandezza valida, il valore predittivo, cioè la proporzione di chi è intelligente e razionale tra quelli che sanno che la Terra non è piatta. E’ quindi da non costruire e se costruito da abbattere e ricostruire con un disegno completamente diverso. Più che con il 5° teorema del 1° libro degli Elementi di Euclide considerato da Ruggero Bacone ha affinità coi falsi certificati di partigiano che si vendevano a guerra finita. I test clinici ad alta sensibilità e a insufficiente valore predittivo, che producono come questo del terrapiattismo molti falsi positivi, sono tra i prodotti smerciati dalla scienza tarocca che ha interesse a propalare la scemenza di considerare le scemenze dei terrapiattisti come criterio negativo di scientificità.

 

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12 January 2014

11 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sperimentazioni: sulla riproducibilità dei risultati scientifici”

E’ curioso che l’allarme sulla carenza di riproducibilità, un indice del degrado della ricerca attuale, provenga dalla Amgen e dalla Bayer, quando il degrado è dovuto alle pressioni commerciali. Ma nell’attuale situazione si può frodare anche attraverso un incremento della riproducibilità. Es. se ci si limita, come fanno Amgen e Bayer nei 2 articoli citati, alla riproducibilità dei risultati nella fase di target validation. In questo modo si riuscirà a meglio ottenere degli effetti biologici reali, che poi con i trial clinici sarà possibile far passare per effetti terapeutici. Es. se gli effetti reali corrispondono a surrogate end points clinici, che come si è visto possono essere vantaggiosi per il paziente sulla carta ma non nella realtà. Un aumento del rigore della fase preclinica – mentre gli standard sui trial clinici vengono sempre più “alleggeriti” – può, paradossalmente, aumentare il livello delle frodi. Gli standard di riproducibilità dovrebbero riguardare tutte le fasi; senza ridursi andando dal biologico al paziente. La riproducibilità non andrebbe identificata con la validità clinica; es. non andrebbe scambiata con ciò che forse si dovrebbe chiamare “ripetibilità”, cioè con l’accordo tra osservatori, che può riguardare un dato autentico ma errato nella sua interpretazione.

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17 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Martelli “Stamina, il perito del tribunale di Brescia: “Cura inutile, inappropriata e dannosa”

Mario Ferrari, il presidente del comitato ministeriale che dovrebbe valutare il metodo Stamina, afferma di voler sentire anche “la campana” dei pazienti. E che la scienza progredisce così. Ma al comitato scientifico spetta di esprimere un giudizio di tipo obiettivo su dati di fatto o di fare il mediatore o il paciere? Appare che la mescolanza tra scienza ed emotività sia una costante in questa vicenda.

Un malato ha almeno due problemi: quello biologico e quello psicologico. Sono entrambi importanti, e vanno entrambi affrontati. Ma tenendoli ben separati. Confonderli, come sta facendo Vannoni, e anche chi dovrebbe valutare il suo incredibile “metodo” o ha sul caso responsabilità amministrative, legislative o giudiziarie, è un pessimo affare per il malato. Con la “scienza dal volto umano” il rischio è di avere quattro parole carezzevoli che coprono una tecnica votata al profitto, inutile, inefficace o dannosa. Questo già nella clinica, e a maggior ragione in una terapia “sperimentale”. Purtroppo è vero, e questo caso lo dimostra, che la “scienza” biomedica oggi progredisce così; seguendo i dettami del marketing.

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@ Rino. Quindi la “massa dei pro-Stamina” la deve gestire chi deve fare la perizia tecnica. In maniera paternalistica, a quanto dici, fingendo di prendere sul serio chi considera “stregoni”. Che squisita delicatezza e dispendio di mezzi da parte della sanità pubblica quando si tratta di creare, mantenere e far lievitare un pastone di sentimenti viscerali e tecnologia. Un pastone altamente nutriente, per chi venderà le cure, di qualsiasi tipo, che ne deriveranno; appetitoso anche per tanti pazienti, ma molto meno salutare.

Uno Stato che avesse a cuore la salute dei cittadini non avrebbe dovuto permettere a Stamina di creare “la massa”, né di entrare nel SSN; e non dovrebbe continuare a riconoscerla come possibile terapia. Così invece lo Stato, premuroso verso il business, continua a rimescolare il calderone; a consentire a Vannoni di recitare lo scienziato incompreso, e aggiungendo nella rappresentazione gli scienziati che dialogano coi malati.

Questa fusione di ricerca e clinica , con la figura dello scienziato di laboratorio che cura e si prende cura, suona bene. Sembra naturale; e lo è, nel senso che soddisfa pulsioni primitive, andando proprio verso una moderna forma di stregoneria. A beneficio di chi la ricerca la usa come un modo per fare soldi sfornando a catena sempre nuovi prodotti da spacciare come miracolosi. Farà più danni di Vannoni, che sta solo preparando il terreno a quella “comunità scientifica” che oggi gli fa la guerra, o dice di fargliela.

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2 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Colluto “Metodo Di Bella, per giudice deve essere a carico del servizio sanitario nazionale”

Considerando che le cure oncologiche sono in genere deludenti rispetto alle promesse e ai soldi spesi, bisognerebbe resistere all’impulso di aderire a una delle due parti, e guardare al quadro più ampio: quello di uno scandalo acceso ad arte che pone un falso dilemma, in ogni caso sfavorevole al cittadino. Solo superficialmente infatti la sentenza pro Di Bella si contrappone all’ufficialità. Essa va nel senso del lasciare la scelta al paziente; che è ciò su cui il business punta per ottenere “sviluppo”, cioè sempre maggiori profitti. Dietro ad una parte valida, riguardante la variabilità biologica tra individui e le preferenze personali, la medicina soggettiva è una medicina commerciale e nociva, che sostituisce i bisogni oggettivi del paziente con i suoi desideri, facilmente manipolabili. In medicina l’anarchia non è meglio della scienza corrotta. Al business fanno comodo entrambe.

“La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo”; Vietti, vicepres. CSM. Con sentenze come questa i magistrati stanno introducendo – a danno della tutela della salute e dell’onestà dei commerci artt. 32 e 41 della Costituzione – l’ideologismo della medicina dei desideri, dove il paziente sceglie il prodotto; che, come per Stamina, dopo la libera uscita ““alternativa”” verrà sfruttato dalle multinazionali, dalla finanza e dalle case di cura private.

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4 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Papa Francesco, in dieci mesi assegnati sei appalti per le riforme del Vaticano”

Si crede che il percorso della medicina sia dettato da considerazioni scientifiche ed etiche. Oggi in realtà a indicare la rotta sono in misura preponderante multinazionali di marketing come la PWC, alla quale il papa ha affidato l’ospedale pediatrico del Bambin Gesù. La PWC (180000 dipendenti e $31.5 mld di fatturato) ad es. ha propugnato e preme per l’alleggerimento delle prove scientifiche di sicurezza ed efficacia per i nuovi farmaci, e l’utilizzo della totalità dei pazienti come cavie (farmaci col triangolo nero), in modo da velocizzare sia l’immissione di nuovi prodotti sia il loro ricambio con altre novità, senza fine. La PWC sta lanciando la “medicina personalizzata”, che ha calcolato produrrà un fatturato di oltre $450 mld nel 2015. La medicina personalizzata suona come una buona idea, e in parte lo sarebbe; ma in pratica significa segmentazione post hoc con conseguenti falsi risultati nella ricerca, e stimolazione dell’individualismo consumista nei pazienti, spinti così a fare shopping medico; per prodotti ““su misura””, quindi più costosi. Ha analogie con la branca della teologia morale detta ““casistica””, nella quale eccelsero i gesuiti. Fu un uomo di fede e di scienza, Pascal, a denunciare come la casistica distrugga i principi etici che dice di applicare. Preti e businessmen della City londinese, quando si tratta di fare profitti, anche sulle malattie dei bambini, adorano assieme lo stesso dio.

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Novartis, generosità o secondi fini?”

La tecnica propagandistica e lobbistica di creare o appoggiare, stimolare, pilotare, finanziare, associazioni di pazienti che facciano pressione sull’opinione pubblica e sullo Stato nella direzione desiderata dall’industria e dalla finanza avanzando argomenti di tipo morale ed emotivo sulla loro malattia, o su quella dei loro congiunti, è ben nota. Ha un nome: astroturfing. (Gioco di parole, derivato dall’espressione “grassroot”, per indicare un movimento che sembra nascere spontaneamente dalla base dei cittadini comuni e invece è artificiale). Costituendo una interferenza sulla valutazione razionale e politica dei prodotti medici, dovrebbe essere vietata come pratica commerciale illecita. Ma, come mostra il recente caso Stamina (v. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale), quelli che ricevendo lo stipendio dello Stato dovrebbero contrastarla partecipano invece anche loro alla farsa, come tante comparse interessate più al cestino e alla paga giornaliera, che al contenuto del film che si gira. Dicendo naturalmente di agire spontaneamente, essendo sinceri difensori del bene dei pazienti, del diritto, dello Stato, etc. Tanto che in Italia si può parlare di astroturf istituzionale.

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@ Bicarbonato. Boh. Che ne so. Se lo dici tu. Io stavo parlando di altro. Quello che so riguardo all’argomento sul quale mi vuoi trascinare è che un antineplastico di successo come il Gleevec è stato appoggiato da una campagna pubblicitaria da 1 miliardo di dollari da parte di un solo centro (Oregon Health & Science University), sollevando perplessità anche tra i più energici sostenitori dell’innovazione in medicina, che hanno parlato di informazioni ingannevoli e di esagerazioni sui successi (Topol on Cancer ‘Cures’: Are We Being Misled? Medscape. Jun 17, 2014). Che un articolo scientifico di una ventina di gioni fa ha evidenziato come gli oncologi promuovano le terapie oncologiche con tecniche di tipo pubblicitario piuttosto che fornire ai pazienti informazioni oggettive (Vater LB, Donohue JM, Arnold R, et al. What are cancer centers advertising to the public?: A content analysis. Ann Intern Med. 2014 May 27.). E che evidentemente la nobile ed alta scienza della cura del cancro ha bisogno dei cachinni di un Bicarbonato per tirare avanti.

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25 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Di Grazia “Medicina: la libertà di cura è libertà di farsi truffare?”

Come Di Grazia, che ricama sull’art. 32, anche un magistrato, Deidda, dirigente della Scuola superiore di magistratura, sostiene oggi (25 lug 14: La Stampa “Impossibile fermarli senza un parere scientifico ufficiale”; informazione Glaxo Smith Kline “Stamina, un giudice difende i giudici”) che nella Costituzione vi sarebbe un diritto alla “libertà di cura”. Tale, secondo lui, da rendere leciti l’iniezione degli intrugli di Stamina e l’obbligo posto dai giudici in questo senso. Di Grazia invece rappresenta la voce “scientifica”: libertà di cura per l’industria, per ciò che le redazioni di riviste scientifiche certificano come “scientifico”; ma non per la concorrenza, ovvero per la piccola e media impresa della ciarlataneria. Con una farsa come Stamina, che condivide con altri interventi istituzionali di questi stessi mesi un sapore eversivo prima che criminale, magistrati e politici stanno operando per introdurre una maggiore “libertà” di spaccio in medicina; e allo stesso tempo, ponendosi come ago della bilancia tra due diversi livelli di malaffare, per ottenere una regolazione fine di tale libertà, al livello di esclusività desiderato dal business farmaceutico. Il pubblico crede che questa “libertà di truffa” sulla salute, in nome della Costituzione, della libertà, della scienza etc, sarà un bene per lui. Credo che ormai l’articolo più rilevante per la salute, in quel Documento che non ha mai regnato e ora è attorniato dai sicari, sia l’art. 41, secondo comma.

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@ Lupesio. “Protocolli rigidissimi”? Ciò che è intricato sembra rigoroso. Sono labirintici, dovendo servire da barriera di mercato, ma plasmabili. Come il diritto, v. le tesi ultraliberiste di Deidda sui farmaci. Riproducibilità? I trial clinici non sono riproducibili, se non in teoria. E si possono aggiustare, in tanti modi. Infatti spesso a giochi fatti vengono smentiti. L’industria ha anche questo da guadagnare nel passare, come esige, alla ricerca clinica prima di avere sufficienti evidenze di laboratorio.

Critiche feroci prima di accettare la scoperta? Si censura la critica, si pagano ditte di PR e esperti che annunciano il miracolo ancor prima che avvenga, si seminano fantasie. Ne è una prova Stamina, che sfrutta il “fumus di efficacia” delle staminali ufficiali nella rigenerazione di tessuti complessi per applicare un “metodo”, segreto, di rigenerazione del tessuto nervoso, che in un ambito non corrotto avrebbe presto portato dal secondino o dallo psicologo.

Grazie a un simile scadimento, la ricerca ufficiale sulle staminali ha buon gioco nel sostenere che lei invece può procedere alla ricerca clinica. Un’applicazione seria del metodo scientifico, e un’applicazione rispettosa del diritto costituzionale alla tutela della salute, richiederebbe, invece che queste farse, risultati solidi – riproducibili – su animali di laboratorio di rigenerazioni di parenchimi di livello terapeutico (non le solite “promettenti” ombre di risultati) prima di passare alla sperimentazione sull’uomo.

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14 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Sla: Luciano, ‘camminatore di domande’ contro la malattia”

La SLA e il Dio che ha fallito

Ci si sente bene, ci si sente nobili e generosi donando per una giusta causa. Donando al PCI, si è visto come è andata a finire. Allora si diceva “per la causa”. La causa, le ingiustizie sociali, era giusta; ma i dirigenti, ultimo dei quali Renzi, hanno pensato ad altro. Anche con la ricerca sulla SLA è quanto meno superficiale pensare che se “la causa” è giusta lo sono anche i mezzi e i fini. E’ preoccupante che, per una malattia refrattaria alle terapie, si stia puntando sulla ricerca della diagnosi precoce; che suona come una cosa buona, e a volte lo è, ma è anche uno dei cavalli di battaglia delle frodi mediche, permettendo di diagnosticare una malattia con metodi indiretti, senza il quadro che la definisce, e poi sostenere di averla guarita quando in realtà la malattia non c’era. Se i nuovi farmaci verranno sperimentati, come già ci si prefigge, su queste forme “precoci”, si sarà allestito il meccanismo che potrà ripetere quello che è già accaduto, e descritto in letteratura, con la diagnosi precoce del cancro; che ha portato a milioni di false diagnosi mentre il cancro autentico continua a uccidere. Media e opinionisti stanno favorendo un aggiramento della razionalità: le secchiate e i casi commoventi permettono di saltare dall’emotivo dei buoni sentimenti all’esoterico degli studi “scientifici”, evitando la fase intermedia delle valutazioni tecniche ed etiche sulle strade da imboccare; che sono lasciate agli interessi del business anziché a quelli dei pazienti.

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21 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “Ricerca scientifica: tanto spendi, tanto ottieni”

@ never8. Me lo chiedo anch’io, come, e prima ancora se, si può “misurare” la qualità scientifica.

Obedient replication: Investigators feel that the prevailing views are so dominant that finding consistent results is a sign of being a good scientist and there is no room for dissenting results and objections.

Obliged replication: Proponents of dominant view are so strong in controlling the publication venues that they can largely select and mold the results, wording, and interpretation of studies eventually published.

[Ioannidis J. Scientific inbreeding and same-team replication: Type D personality as an example. Journal of Psychosomatic Research, 2012. 73: 408.] cit. da Coyne C C discutendo del “confirmatory bias”.

In ambito biomedico, considerare il numero di citazioni, un indice che riflette, almeno in parte, gli effetti degli incentivi e pressioni verso il conformismo e l’opportunismo, come un indice di qualità della ricerca crea un circolo vizioso verso lo scadimento della ricerca sul piano epistemologico, etico e sociale.

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@ Francesco Sylos Labini. Può indicare per cortesia gli studi di validazione che permettono di considerare le citazioni un surrogato della qualità scientifica?

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@ Francesco Sylos Labini. Dr Sylos Labini, gli studi che lei cita non portano evidenze che le citazioni siano un valido indice surrogato della qualità della ricerca, ma lo presumono. In medicina, l’uso disinvolto di indici surrogati nella ricerca è fortemente criticato. Soprattutto per come si riflette sulle scelte e decisioni politiche e amministrative. “One of the most harmful practices in drug regulation is to approve drugs based on their effects on surrogate outcomes. As this mistake has cost the lives of hundreds of thousands, or perhaps even millions, of patients (see below), it’s difficult to understand that the regulators don’t require proven effects on relevant outcomes. (Gotzsche, Deadly Medicines and Organised Crime. Radcliffe, 2013).

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@ Francesco Sylos Labini. La circostanza che i lavori che riportano le scoperte più importanti, e ai quali sono stati conferiti premi, siano in genere più citati non giustifica la generalizzazione per la quale il numero di citazioni sarebbe un indice valido per misurare la qualità della ricerca. Non è un “fatto validato”, in assenza di studi specifici, che più un lavoro è citato, migliore è la sua qualità. Sull’affermazione che sarebbe “ovvio” le faccio osservare che ritenere che oltre alla qualità non vi siano altri fattori che determinano la popolarità, e negare che questi siano irrilevanti per la qualità, o che possano essere in contrasto con la qualità, è quanto meno ingenuo e irrealistico. Es. ci sono studi che mostrano che l’appoggio dell’industria favorisce la pubblicazione su alcuni tra i giornali ad alto impatto (Lundh A, et al. Conflicts of interest at medical journals: the influence of industry-supported sponsorized trials on journal impact factors: Plos Med 2010. 7: e1000354) e quindi maggiori citazioni, da visibilità, e da autorevolezza percepita. C’è anche chi cita l’estensione, da lei adottata, degli indici bibliometrici personali a interi paesi come il caso estremo di una pratica criticabile (Taborsky. Biased citation practice and taxonomic parochialism. Ethology, 2009. 115:111). Le suggerisco di approfondire nella letteratura biomedica cosa sono gli studi di validazione degli indici surrogati.

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@ Francesco Sylos Labini. Oltre all’interpretazione arbitraria del significato del numero di citazioni, andrebbero considerati i limiti degli studi ecologici come il suo. E’ risaputo che non sono adatti a stabilire nessi causali. Quello che si può correttamente inferire dai suoi dati è che in genere dove corrono più soldi è maggiore il numero delle citazioni. Una correlazione che, almeno in campo biomedico, potrebbe anche riflettere l’appiattimento della ricerca della conoscenza scientifica alla ricerca del profitto, con le conseguenti degenerazioni, come da più parti, sempre più spesso, viene denunciato.

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27 gennaio 2015

Blog de Il Fatto 

Commento al post “Stamina: ok della procura alla proposta di patteggiamento di Vannoni”

Quello della cure selvagge con staminali – e delle loro commistioni con la medicina ufficiale – è un fenomeno diffuso, che non riguarda solo l’Italia (Knoepfler P. Stem cell clinics and unapproved, for-profit human experimentation. Sito “Science-based medicine”). Pensare di fermare le truffe alla buona sulle staminali facendo dire a Vannoni che non lo farà più e lasciandolo libero è fare come quel tale che guardava tranquillo mentre in stazione gli stavano rubando la valigia perché, spiegava, la valigia l’aveva chiusa a chiave e le chiavi le aveva lui. Le cure di tipo ciarlatanesco saranno semmai incoraggiate dall’impunità, e dalla rinuncia della magistratura a esprimersi chiaramente sul merito (dopo che sul merito ha dettato legge e si è compromessa, condizionando il pubblico). Ma per le staminali non si tratta di semplice ciarlataneria; le versioni “unapproved” vengono lasciate fare, entro certi limiti, avendo un effetto di traino per le staminali ufficiali: conferendo loro visibilità e, per contrasto, credibilità presso il grande pubblico; es. con questo scandalo. Le staminali ufficiali hanno bisogno di questa propaganda comparativa, in assenza di risultati reali proporzionali alle stratosferiche – e scientificamente scorrette – promesse di rigenerazione degli organi. I magistrati, Vannoni, NAS, politici, medici, giornalisti etc. hanno orientamenti diversi; ma, in ultima analisi, se si fa la somma vettoriale, spingono tutti a favore degli stessi grandi interessi.

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@ Ciuz. Limitare le “cure compassionevoli” a quelle ufficiali è un monopolizzare procedure che possono facilmente trasformarsi in una scappatoia – nella migliore tradizione burocratica – verso l’approvazione. In un’era dove si stanno smantellando i controlli scientifici seri sui farmaci. O sono sperimentazioni cliniche, di fase I o II, anche su soggetti “senza speranza”, che non permettono in realtà gli invece consueti annunci di marketing di nuove cure; o non è sperimentazione, ma uso clinico della speranza, che allora non dovrebbe permettere analisi o inferenze di tipo scientifico, come invece si vuole fare. Come è stato osservato, le cure compassionevoli possono costituire una forma irrazionale di allocazione delle risorse, competendo con possibili veri progressi scientifici; ovviamente irrazionale per i pazienti, e razionale per il business.

Il caso Stamina mostra l’ambiguità sulla contraddizione della speranza umana, che mentre è molto importante in medicina clinica, non ha significato o è fonte di bias nella scienza. Le cure compassionevoli, ora “terapie avanzate”, poggiano su questa confusione per unire i due campi, scienza e clinica, in un modo e in un verso sbagliati, ma utili agli enormi interessi monetari sulla medicina.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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14 aprile 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio.
Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

Il commento ha portato a un diluvio di commenti negativi, con insulti di ogni genere, a nome di 10 diversi bloggers. Appare che si sia adottata anche la tattica di proseguire la discussione ad nauseam. Ho smesso di rispondere alla 54° accusa, dopo avere riempito 13 cartelle di testo in repliche. Riporto qui solo i passi più significativi. I testi completi sono sul sito de Il Fatto.

@ Aldo Quadri. Lei dice di non credere in Dio, ma è affine intellettualmente a quelli che credono alla Sindone; ed è affine moralmente a quelli che speculano su queste credenze. Lei ha solo sostituito la vecchia fede e i vecchi trucchi con una nova fede e con nuovi trucchi. Come per la fede, l’ateismo può essere professato falsamente da sciocchi e opportunisti.

@ Stefano B. Propongo di eliminare la componente antropica: prevenzione primaria vera cioè riduzione dell’esposizione a cancerogeni, ambientali e medici, controllo delle sovradiagnosi, dei farmaci costosissimi e inutili, etc. . Lei è troppo perentorio nel ripetere il luogo comune “il cancro non esiste, ma esistono decine di neoplasie molto diverse tra loro”. Come ha osservato Medawar, questa è a sua volta un’esagerazione. Ha ragione nel mostrare, con la sua domanda apparentemente fuori argomento, come la critica alla medicina ufficiale non è soddisfacente per il pubblico, perché toglie le rassicurazioni che vengono vendute a peso d’oro spacciandole per cure scientifiche.

@ Teschio. Occuparsi della falsità della Sindone offre anche il vantaggio di evitare l’uso un po’ più pesante della ragione e della scienza. Un poco come quelli che si danno al modellismo per non dover guardare le brutture del mondo.
Lo scientismo sta producendo i suoi bigotti, e i suoi ignoranti; e tu sei un buon esempio di questa nuova figura, l’ignorante scientista.

@ Gsax. La scienza invece si propone proprio l’abbattimento dei limiti naturali. Le compagnie farmaceutiche spendono miliardi di euro per propalare questa visione. Qualche spicciolo lo daranno, spero, a quelli che chiamano “complottisti” chi lo fa osservare.

Dal tuo modello teologico su questa forza sovrannaturale che dalla scienza arriverebbe alle persone non portando altro che bene manca una cosuccia da niente: il fattore “interesse”. Quella che chiami “tecnologia” è sviluppo industriale, e viene spacciata per scienza. Solo in Italia abbiamo così tanti fondamentalisti, o adulatori, che negano che l’interesse commerciale e finanziario possa provocare danni anche gravi ai cittadini, e che identificano l’industria farmaceutica – corrottissima – con la “Scienza”. Parlare della falsità della Sindone per affermare la verità delle cure oncologiche ufficiali è un’operazione retorica, logicamente scorretta. Ma fruttuosa: permette di sentire “true believers” scientisti come te, che dicono all’interlocutore “i medicinali grazie quali ai quali sei vivo” dopo avere snocciolato i capisaldi del credo scientista. Questa che dobbiamo la vita ai farmaci, come prima la dovevamo a Dio, è una grossa “tesi”, che dovresti presentare sui social network, che io non frequento, bastandomi gli scienziati seri come te. Tu non ne hai bisogno, ma per chi volesse avvicinarsi all’ateismo medico segnalo “What if medicine disappeared” Markle, McCrea. SUNY Press, 2008.

@ Maelstrom 128. Il tuo è un esempio ingannevole perché, come molti osservano, le imprese giganti, le multinazionali, sono quanto di più contrario al libero mercato, istituendo monopoli e oligopoli, ed essendo in grado con loro potere economico di condizionare la politica. E anche la cultura, come i discorsi tuoi e di tanti altri mostrano. La Sindone è una bufala per creduloni; ma non é messo molto bene neppure chi come te ritiene che sia delirante affermare che aziende con fatturati non di un panettiere, ma superiori al PIL della Svezia, possano costituire un potere pericoloso.

La spesa farmaceutica in USA nel 2014 è cresciuta del 13.1%, a 373.9 miliardi di dollari, avendo ben pochi beneficiari. Solo per l’epatite C, l’industria ha potuto ottenere 11.3 miliardi di dollari, senza altra giustificazione del possesso del brevetto. Perfino il Sole 24 ore considera, nel citato intervento di Garattini, che il sistema attuale di barriere in entrata frena l’innovazione reale (v. es. Morgan et al. “Breakthrough” drugs and growth in expenditure on prescription drugs in Canada. BMJ, 2 set 2005). Quella che chiami “innovazione” è una fuga in avanti verso farmaci che di nuovo hanno essenzialmente l’essere costosissimi (Pillole per pochi. Così fa i soldi big pharma. Secolo XIX, 6 mar 2014). L’unica concorrenza forte è quella, gigantesca e capillare, con la verità: basta vedere come anche in un blog c’è chi come te risponde a capocchia, ma aggressivamente, alla minima critica. Vedere una “concorrenza spietata” nell’industria farmaceutica è peggio che vedere nella Sindone l’impronta autentica del volto di Cristo deposto dalla croce.

Critico che si rubino soldi come con l’operazione epatite C. Si parla di una previsione di spesa per i farmaci per l’epatite C pari alla metà dell’intero bilancio pubblico per la sanità. Questo me lo chiami normale?
– Le mee-too drugs vengo spacciate per farmaci innovativi.
– Le pillole stracostose per pochi sono la nuova direzione del businness farmaceutico.
Il problema è che le industrie farmaceutiche la concorrenza del libero mercato non sanno cosa sia, imponendo i loro prodotti spacciando per “scoperte” e brevetti” ciò che chiamano tale. Quale domanda giudica il loro prodotto, se loro stesse sono, come è stato osservato, imputato e investigatore nel processo di approvazione. Quale concorrenza, se spendono fiumi di denaro per comprare chi dovrebbe controllarli, e il favore del pubblico. Del resto, chi produce una cosa importante come le medicine non avrebbe bisogno di patrocinanti dei loro affari come te, se si basasse su forme leali di attività economica.

Quindi per es., il cittadino che sventatamente si rechi in farmacia senza avere letto la recente review del British Medical Journal che indica come i rischi di effetti avversi anche mortali del farmaco da banco, o SOP, più usato, il paracetamolo, (Tachipirina) siano stati finora sottovalutati, (Roberts et al. Paracetamol: not as safe as we thought? BMJ, 2 mar 2015), è un ignorante che l’infarto del miocardio, l’ictus, l’emorragia gastrica, l’insufficienza renale che eventualmente si becca se li è andati a cercare. D’altra parte, se venisse a conoscenza dell’articolo, e lamentasse questa vendita di sostanze pericolose come se fossero caramelle, tu o un tuo collega potreste rispondere che resta un ignorante, privo dell’indispensabile cultura scientifica, un ignorante presuntuoso, visto che trascura il channelling bias al quale questo tipo di studio è esposto.

Io invece penso che la sola, ma grave, colpa del cittadino sia di avere eletto dei politici venduti o inetti che permettono che egli sia esposto all’assunzione di farmaci in situazioni di bilancio danni/benefici svantaggioso, che i termini di tali bilanci vengano nascosti o alterati con informazioni false o ingannevoli, che si permetta la libera vendita di prodotti pericolosi; e che si permetta in generale di operare così e anche peggio a quelle associazioni a delinquere delle quali sei pertinace sostenitore.

Ci sono numerosi studi che mostrano che le attività illegali delle aziende farmaceutiche sono la norma, non l’eccezione; e che la loro ricerca, viziata dalla ricerca per il profitto è spesso scadente; e trascina verso il basso anche gli standard della ricerca accademica (v. il libro di Gotzsche che ho citato). Credo che sarebbe piuttosto ora di finirla di chiamare paranoici coloro che denunciano questi grandi interessi illeciti, e di chiamare paranoica addirittura l’idea stessa che anche i poteri forti possano imbrogliare in forme proporzionali alla loro forza. Queste sono espressioni da spalla dei truffatori di strada quando vogliono allontanare chi svela agli astanti il trucco. Mi dici che fai ricerca in ambito accademico. Da contribuente, non è una notizia rassicurante sulla qualità intellettuale ed etica dell’università.

Bene, ma guarda che nella foga filantropica i tuoi “15 minuti” sono diventati ore e ore. Mi fai la guardia a tempo pieno, come mostra la cronologia dei tuoi interventi sui miei. Ieri 15 apr 2015: 12:22; 14:15; 15:26; 16:49; 21:33. Oggi 16 apr 2015: 11:46, 12:48; 14:55; 17:43; 18:40. E la giornata non è finita. Dici che vedo la Spectre. Ma che hai paura che se fallisci nel picchiettarmi allo sfinimento le parti intime finisci nel grande acquario con lo squalo ? Tanto vale che tu ti faccia assumere per un secondo lavoro da una di quelle multinazionali di PR che curano l’immagine delle frodi farmaceutiche… Oppure torna in laboratorio, a dare al mondo i preziosi frutti della tua attività, uhm, di scienziato. In ogni caso, fatti passare l’allergia per le citazioni che non ti piacciono, o che non piacciono al tuo capo Stavro Blofeld, come il libro di Gotzsche che descrive le attività della case farmaceutiche, compresa questa tua, come una vera e propria forma di crimine organizzato.

Non si può chiedere alle aziende di agire con “spirito filantropico”. Ma il sistema è semplicemente criminale, e va rifondato. Ci sono varie proposte. Es. quella di non considerare più le prove di evidenza “scienza” ma procedure di approvazione, da togliere al controllo dei produttori di farmaci. Di recente Horton sul Lancet, commentando quanti degli articoli pubblicati presentano dati scorretti, ha riportato la proposta di innalzare la soglia del livello di significatività statistica P. (Veronesi invece vorrebbe che fosse ulteriormente abbassata). Si potrebbero seguire le indicazioni più ampie dell’epidemiologo Ioannidis, che tocca il tema tabù dei pre-study odds. L’idea di educare il pubblico alla scienza è utopica, e porterà solo a esporlo maggiormente alle sofisticate manipolazioni dell’industria. Gli andrebbe invece fatto capire che la medicina non è “scientifica”; si avvale anche di tecniche scientifiche, che però non sono l’unico fattore né sono immuni o esenti da distorsioni commerciali. Invece la tendenza è all’opposto quella di presentare l’attuale sistema corrotto non solo come “scienza” ma di fare di questa una specie di religione, con la “innovazione” come salvezza; noi qui commentiamo un articolo che contrappone la Sindone e la ricerca biomedica.

Una infarinatura scientifica rende solo più esposti alle manipolazioni dei professionisti. La scienza, quella vera, è difficile, non è come quella di Quark di Piero Angela. Ci vogliono anni e anni di studio e di esperienza per potere esprimere con cognizione di causa valutazioni che sono, come noti, sia tecniche che politiche su argomenti esoterici e complessi. Se vuoi sapere come la divulgazione e la “scienza per tutti” possano aiutare a imbrogliare, v. Bauer H.H. “Scientific literacy and the myth of the scientific method” U of Illinois Press, 1992. Io trovo che sia un’operazione di marketing analoga anche quella per la quale il medico pratico, il clinico, dovrebbe essere il grado di valutare lui il lavoro di statistici, farmacologi, biologi molecolari, etc. leggendone le pubblicazioni. E diversi medici sono d’accordo con me.

a) Nelle questioni scientifiche non si decide a maggioranza, ma secondo i dati e la ragione. Si decide a maggioranza nelle questioni corporative. Impostazioni statistiche che consentono di pubblicare come veri rapporti falsi (Ioannidis PA. Why Most Published Research Findings Are False. PLoS Med 2005. 2: e124) accettate come vuoi tu sulla base della volontà della maggioranza sono un esempio di interessi corporativi trasferiti alla metodologia, che viene venerata come il Dio del rigore e invece a forza di queste pensate è, nelle parole di uno statistico, “moribund”. Succede in tutte le professioni; sarebbe ora di capire che gli scienziati non sono speciali, e come gli avvocati se la cantano e se la suonano come gli conviene.
b) Se si danno alla gente, o ai medici, magistrati, politici, giornalisti, modellini semplificati e ad hoc, come quelli delle brochure dei rappresentanti farmaceutici, non li si “educa”. Li si indottrina. Si fa loro credere di aver capito, mentre si propagano false informazioni. Se e quando va preso l’ibuprofene al paziente glielo deve dire il medico; allora per cosa è pagato a fare? La tua visione è quella di fare del farmaco un prodotto di consumo, che si prende come gli altri dallo scaffale al supermaket, scaricando la responsabilità sul cliente. Che poi cliente non è, perché la decisione di assumere il farmaco viene presa dal medico, o dal farmacista, o in caso di automedicazione viene comunque indotta dalle case produttrici.

2. Occorre rivedere la cultura “farmacocentrica”. Dici che sarebbe idiota non avere questa possibilità, di prendere un antiinfiammatorio come una caramella se si ha il mal di testa. Se per ogni fesseria ti prendi un antiinfiammatorio che ti avvicina a un ictus o a un infarto miocardico, o magari ti fa buchini (lacune emorragiche) nel cervello, invece sei un furbo? Parli di “educazione scientifica”. Una delle prima cose che il pubblico dovrebbe sapere è che prodotti da banco come i NSAID sono molto più pericolosi di quanto non viene fatto credere.

@ Gino. La “complessità” del cancro è resa irredimibile dall’averlo trasformato in una lucrosa fonte di guadagno. No, io non sono “anti-scienza”; sono contro la scienza corrotta che lei difende. La “comunità scientifica” oncologica non fa solo l’interesse delle case farmaceutiche, ma anche il proprio, promettendo mari e monti per vendere cure che costano quanto una casa e fanno morire male. C’è un autentica dimensione criminale in quella che lei chiama “scienza” (Gotzsche PC Deadly medicines and organized crime. How big pharma has corrupted health care. Radcliffe, 2013); che si avvale anche di “argomenti” come quelli che lei sta usando nei miei confronti.

@ Mauro Moroni. Per i medici corrotti, v. il libro di Gotzsche che ho citato. L’intero campo risente del clima immorale. Pochi giorni fa la Gdf ha segnalato alla Corte dei Conti la consueta infornata, 985 medici, per eccessive prescrizioni di farmaci per l’osteoporosi. Se si volesse valutare quanti sono gli onesti, si potrebbe verificare in questi casi quanti medici hanno rifiutato il comparaggio (che è comunque una frode derivata, rispetto a quelle più nocive sulla dottrina). Uno studio sull’influenza negativa delle case farmaceutiche nelle prescrizioni di esami e terapie di medici di famiglia USA riporta che un magro 7% ha resistito e si è opposto a prescrizioni orientante al profitto anziché all’interesse del paziente (Hunt et al. The Changing Face of Chronic Illness Management in Primary Care: A Qualitative Study of Underlying Influences and Unintended Outcomes. Annals of Family Medicne, 2012. 15: 452). Ma anche lei sembra più interessato alla reputazione – o all’impunità – dei medici che ai danni che derivano ai pazienti – e alla professione – da questo assetto.

@ Marco Bella. Non so se il ricercatore della Sapienza si riferisce a me, che ho contestato la logica, il merito e l’impostazione ideologica della conclusione della sua tortuosa analogia per la quale siccome è vero che i pro-sindone sono in errore come lo sono i dibelliani (OK), e siccome è vero che i pro-sindone sono stati smentiti dalla buona scienza (OK), allora sarebbe anche vero che la scienza ufficiale che condanna Di Bella è buona scienza quando produce terapie oncologiche (No).

Gentile dr. Bella, lei dice che esiste solo “la Scienza e la Medicina”, senza attributi. Come ideali astratti, forse (anche qui ci sarebbe da discutere). Ma nella realtà, scienza e medicina sono attività umane completamente immerse nella società, nell’economia, nella cultura, e a non definire le caratteristiche variabili che possono assumere sotto l’influenza di questi potenti fattori si rischia di erigere degli altari; con annesse sacrestie, nelle quali, come avviene per le confessioni religiose, si possono condurre affari molto lontani dall’ideale di purezza che lei cita.

@ Gianni Monroe. Lei ragiona come quel chirurgo della barzelletta che, avendo amputato per errore al paziente il pene gli dice: “C’è però una buona notizia. L’istologico è negativo per cancro”. O come Teletutto, la rete tv di Brescia, che quando l’enorme crocifisso di legno di Enrico Job si è spezzato, e nel crollare ha ucciso un ragazzo, ha parlato di miracolo divino perché la croce cadendo ha ucciso una sola persona. O come il premier Renzi, che ha definito “eroi” i CC che hanno catturato Giardiello dopo che gli avevano fatto detenere una pistola nonostante precedenti allarmanti, dopo che ha potuto avere un’arma, sparare e muoversi senza ostacoli nel Palagiustizia, e poi uscire e allontanarsi per 30 chilometri. Siccome al peggio non c’è limite, e lei valuta in base al peggio, anziché in base a ciò che sarebbe giusto, lei potrà trovare del buono e dei motivi di congratulazione in qualsiasi inferno.

Lei parla come il Pangloss di Voltaire. Lei fa l’ateo ma fa discorsi da cattivo prete, cioè sofismi ridicoli per portare ad accettare ruberie e violenze quando queste sono commesse da potenti.

Cosa c’è di peggio del moralismo? L’estetismo. Lei estetizza le peggiori furfanterie. Lei arriva a chiamare bene il male, arrogandosi il diritto di descrivere in maniera tendenziosa i fatti per poterli ficcare dentro alle categorie morali che arbitrariamente definisce. Ripeto, la natura di quanto scrive è pretesca. C’è la venerazione per un telo dipinto, ma c’è anche la “latria” scientista. Magari c’è qualcuno a cui piacerebbe unire le due.

Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

La vita media si è allungata, ben da prima della medicina hi-tech, per merito dell’economia, che ha migliorato le condizioni di vita generali, e delle conoscenze scientifiche, che hanno permesso di ridurre l’esposizione a fattori nocivi. Gli impressionanti incrementi dalla fine dell’800 sono in gran parte dovuti all’abbattimento della mortalità perinatale e infantile e al controllo delle malattie infettive. La medicina clinica ha giocato un ruolo minore sulla mortalità, anche se ha contribuito al benessere dell’individuo in altro modo. Costretta dalla sua trasformazione “corporate” a ottimizzare il profitto anziché la riduzione della sofferenza, mentre promette ciò che non può dare, la medicina nega le cure ottimali che già oggi potrebbe fornire. Il resto dell’equivalente laico del Credo che lei elenca come meriti della medicina sono sue impressioni. Es. i “metodi diagnostici sempre più raffinati” sono spesso metodi eccessivamente sensibili che provocano epidemie di falsi positivi. E’ curioso come lei sia un sostenitore della prevenzione secondaria del cancro, immagino, uno di quei “passi avanti impensabili” della medicina, ma sostenga che invece il malaffare endemico in medicina non può essere prevenuto, ma solo represso a posteriori. Invece si dovrebbe es. controllare già ora i “biomarkers” in sviluppo, “metodi diagnostici raffinati” che tra 20 anni porteranno a dire “è stato un errore, sono nocivi”, come sta avvenendo oggi per certi diffusissimi screening oncologici.

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29 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. D’Ospina “#Vorreiprendereiltreno, bimbo affetto da malattia rara fermato sulle scale del binario: “Troppo lento” “

Le orphan drugs hanno trovato tanti papà; che moralmente sono di incerti natali. Uno studio del 2012 della Thomson Reuters mostra che la cura delle malattie rare può genere profitti non inferiori a quelli da malattie comuni, per un valore di mercato dell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari. Le malattie rare sono una nuova miniera per il business farmaceutico. E’ un settore in crescita esplosiva.

Conferma ciò il marketing d’appoggio sui media. L’uso di malati per propagandare operazioni commerciali con la presentazione di storie ad effetto dovrebbe essere contrastato; soprattutto se, come in questo caso, si utilizzano minori. Il business delle malattie rare sfrutterà queste storie toccanti per ottenere denaro pubblico a prescindere dalla reale validità dei nuovi prodotti, e per massimizzare alcuni dei numerosi vantaggi delle malattie rare: i ridotti costi, tempi e requisiti per l’approvazione alla messa in commercio. Le lacrime versate sugli spot si tradurranno in lacrime nella vita reale, dovute alla diversione delle risorse per le cure, di malattie rare e comuni, da ciò che è più utile verso ciò che è più remunerativo.

Poliziotti e magistrati dovrebbero interessarsi, per dovere istituzionale, a queste manipolazioni dell’opinione pubblica; ma tengono molto all’amicizia dei grandi interessi finanziari e industriali sulla medicina, e nonché contrastarle preferiscono partecipare alle varie campagne di propaganda, interpretando sé stessi.

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@ Tano Loktar Scala. Se una cosa ti rimane incomprensibile nonostante sia stata sottoposta alla tua analisi logica, le possibilità secondo te sono due: o chi la dice è un genio o è “uno dei soliti che girano su internet e non necessitano di spiegazioni”. Applichi il rasoio di Occam, dici. Uno come te, che ha portato a compimento con successo la lettura di un intero articolo de Il Fatto Quotidiano (per di più di Elisa D’Ospina) è un ferratissimo intellettuale che non ha bisogno di informarsi ulteriormente. Non può che ricorrere alla logica deduttiva. A dire il vero non dovresti scartare a priori la possibilità molto parsimoniosa che il problema risieda in te… sta attento a non tagliarti.

Due articoli recenti per chi invece di volesse approfondire il tema della natura speculativa dell’interesse per le malattie rare:

Are orphan drugs too successful? Ttopstart, 16 gen 2015.

e quello dell’uso delle narrazioni ad effetto per vendere prodotti medici:

Patient anecdotes in NY-Presbyterian hospital ads mask mediocre quality ratings. Health News Review, 27 mag 2015.

@ Noodles. Le malattie rare sono un problema di bambini inspiegabilmente maltrattati da poliziotti brutali degni di un romanzo di Dickens o di Hugo; poliziotti carogna che addirittura impediscono a un bambino disabile – per una malattia mitocondriale – di prendere il treno per andare a curarsi. Chi pensa invece che la prima cosa da sapere per il cittadino comune sulle malattie rare è che su di esse si appuntano enormi interessi speculativi; e che tali interessi ricorrono sistematicamente ai ricatti morali su casi umani per spillare soldi, a danno dei pazienti, è un “complottaro”. Almeno secondo noodles, uno dei tanti concorrenti al premio “piccoli Renzi crescono”.

PS. se vuoi proprio parlare di complotti e Polfer, si potrebbe ricordare di quando il capo della Polfer era Umberto D’Amato, legato alla CIA, e scoppiavano le bombe sui treni. Ma sono fantasie complottare “meglio della fantascienza” …

@ Jericho Kilmister. Non mi rivolgo a te, né a quelli come te che credono alla genuinità di questa notizia giornalistica o dicono di crederci. Ma a quelli che possono comprendere come vengono danneggiati da queste manfrine e dagli zelanti guardiani del sacro verbo mediatico come te.

@ Gian TT. Leggendo es. l’articolo che ho citato “Are orphan drugs too successful?” si può rilevare come il presupposto che presenti “per queste malattie al momento nessuno investe” è grossolana disinformazione, essendo oggi vero l’opposto. Il fare propaganda per le operazioni dell’industria medica falsa il processo di introduzione di nuovi farmaci, che vengono sviluppati e poi approvati avendo come base “a priori” un consenso pubblico costruito coi metodi delle agenzie di PR. Es. il sollecitare il pathos sui bambini malati favorirà l’ulteriore abbassamento delle soglie delle prove di efficacia, e la pratica del “premium price”, l’uso di prezzi esorbitanti come prova dell’efficacia; a danno dei malati. Non so come si possa pronunciare come fai tu la parola “ricerca” mentre si sostiene che “a fin di bene” è lecito manipolare il pubblico. Se si trattasse solo di soldi, si potrebbe equiparare ciò all’aggiotaggio, che è già un reato. Ma qui si incide inoltre pesantemente sulla tutela della salute, impiegando le risorse (denaro dei cittadini) in ciò che conviene all’industria e alla finanza; negando cure utili e introducendone altre che chi vi guadagna non solo non ha convenienza siano efficaci, ma non ha neppure convenienza che siano almeno prive di effetti collaterali. La dimensione criminale di tali manovre, che godono della complicità e della connivenza dei poteri dello Stato, non andrebbe sottovalutata.

@ Stefano.Che fine umorista che sei. Mi fai la parodia anche di questo, tratto da una pagina del documento di analisi “No al Nuovo ordine mondiale” del collettivo anarchico “Bakunin vive”:

“Big Pharma è diventato un global business nell’era dei farmaci blockbuster, quelli che tutti noi conosciamo e utilizziamo. Malgrado il marketing … la creazione di valore per gli azionisti è stata recentemente scarsa o addirittura nulla. La linea potrebbe essere, come consigliano alcune società di consulenza aziendale, di imitare le piccole aziende del farmaco di eccellenza: mirare alla massima customer satisfaction, semplice in regimi di prezzi amministrati o garantiti dai sistemi di rimborso farmacologico pubblico, e puntare ai settori che il blockbuster ha sempre trascurato: le malattie rare e metaboliche …
Ma giocare facile è una tentazione irresistibile: se la ricerca e sviluppo è costosa e non permette questa nuova ingenua religione del «creare valore per gli azionisti», c’è sempre la via d’uscita del marketing aggressivo e più o meno occulto… Tuttavia, sul piano di quelle che potremmo definire le PSYOP (Psychological operations) di Big Pharma, occorre farsi alcune domande essenziali…”

Ah no scusa, è da una pagina di Giancarlo Elia Valori. (Geopolitica della salute. Marsilio, 2014). Ma fa lo stesso. Facciamoci altre due risate.

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@ noodles. C’è il costume di screditare certe segnalazioni di illeciti commessi a favore dei poteri forti dipingendole come “assurde” o frutto di “complottismo”; questa tattica è particolarmente facile in medicina, dove dati i complicati rapporti tra dimensione tecnica e dimensione umana è facile scambiare – agli occhi del pubblico- tra Bene e Male. La partecipazione della polizia di Stato a manipolazioni a danno della salute e dell’erario non è poi una “notiziola”. (Né queste lealtà deviate sono una novità, o sono inconcepibili, v. i citati trascorsi degli uffici al Viminale della Polfer). La reale natura commerciale, e i risvolti negativi sulla tutela della salute, dell’interesse mediatico per le malattie rare e metaboliche, che vengono taciute al pubblico dandogli invece questi spot, non sono poi una notiziola. Del resto, perché ti scaldi tanto per un commento semi-invisibile a una “notiziola”? Quanto al premio, non accetto regalie dalle multinazionali; che poverine hanno già da mantenere la folla di affamati di ogni genere e grado della quale anche tu fai parte.

@ noodles. Questo episodio non è un attentato dinamitardo: non è grave in sé, ma andrebbe indagato e approfondito in quanto sintomatico di rapporti corrotti tra Stato, business farmaceutico e informazione. D’altra parte, tra il prestarsi a uno spot per delle grandi truffe sulla salute e il fare passare un tipo con una valigetta, sapendo che in entrambi i casi se ne avranno vantaggi e non si verrà puniti, non c’è poi una così grande differenza; anche sul piano degli effetti negativi sulla cittadinanza.

Bacini anche a te Noodle; ma mi pare tu esprima la paura che se si lascia che si tiri una maglia poi continuando a tirare si può fare un gomitolo di tutto il maglione. Chi è infedele nel poco lo è anche nel molto; chi è un bugiardo è anche un ladro. Questi detti sono spesso veritieri; e le volpi del business medico hanno grandi code di paglia da proteggere dal fuoco. Così ci sono degli addetti che hanno la funzione di “defensores virginitatis”, e scattano a rinserrare la falla non appena vengono messe in dubbio le finalità di certi accorati lamenti dell’apparato di sfruttamento della malattia su casi di malati che soffrono; e vengono allo stesso tempo posti interrogativi sulla reale professione di certe figure della ricerca medica; che non portano proprio il cilicio (comunque il cilicio lo porta la Binetti, anche lei entusiasta sostenitrice dell’operazione malattie rare).

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13 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Cavicchi “Cancro, un nuovo approccio all’oncologia”

La “medicina personalizzata” è la nuova svolta nel campo dell’oncologia commerciale, quella che è orientata a sfruttare economicamente il cancro, spesso a scapito del paziente. Uno degli inganni sui quali si basa è la confusione tra “cura personale” e “ terapia biologicamente individualizzata”. Pochi saprebbero fare meglio di Ivan Cavicchi, il primo rètore della medicina in Italia, nel supportare questa componente della nuova “scienza”, o meglio ideologia, della “medicina personalizzata”, ingigantendo l’equivoco e la confusione tra l’illusione pseudo-morale di essere curati ad personam, come ci curava la mamma da piccoli, e l’illusione pseudo-scientifica di saper definire e controllare la variabilità biologica tra individui. Una promessa smodata di “olismo” – curare l’intera persona – che maschera la discesa di un altro gradino nella pratica truffaldina del riduzionismo clinico, del ridurre la malattia a test di laboratorio, a “biomarkers” sempre più esoterici e di sempre più dubbia validità scientifica, spacciati, come è già tragicamente avvenuto, per oracoli infallibili.

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18 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al posti di D. Patitucci “Alzheimer, la scoperta dell’università Usa: ‘Diagnosi precoce da studio biomarcatori’ “

@ guest (commento eliminato). Giusto (v. es. Moynihan R, Cassels A. Selling Sickness. How the world’s biggest pharmaceutical companies are turning us all into patients. Nation Books, 2005). Purtroppo anche le teorie sulle cause di malattia, e quindi la definizione biologica di malattia, sono pesantemente condizionate e distorte dal marketing. In USA è in corso di approvazione il “21st Century Cure acts” che tra le tante novità, come quella di permettere in certi casi la sperimentazione dei farmaci “innovativi” su malati senza il loro consenso, spinge per l’approvazione dei farmaci basandosi “more on biomarkers and other surrogate measures than actual clinical endpopints” (Avorn J, Kesselheim A D. The 21st Century Cures Act – Will It Take Us Back in Time? NEJM. 2015. 372: 2473). Pare che alla notizia i rettiliani abbiano preso a imbarcarsi sulle astronavi per il ritorno a casa, considerando che qui ormai non c’è più bisogno del loro intervento.

@ Gianna. La ricerca del 2005 dello Alzheimer Disease Cooperative Study Group mostra che il principio attivo dell’Aricept non è più efficace del placebo nel “prevenire” l’Alzheimer in soggetti positivi a un asserito biomarker. Il farmaco fu lanciato con grande battage anche in Italia “nonostante che le prove della sua efficacia fossero del tutto modeste e non costanti” (Bobbio M. Il malato immaginato. Einaudi, 2010). E’ un prodotto la cui rinnovata approvazione in USA a dosaggi aumentati, nonostante i gravi possibili effetti avversi (polmonite, emorragia intestinale massiva, rottura esofagea, morte) è stata criticata come esempio di introduzione di un farmaco nella pratica clinica contro l’evidenza (Schwartz L M, Woloshin S. How the FDA forgot the evidence: the case of donepezil 23 mg. BMJ, 2012. 344: e1086. Lenzer J. FDA is criticised for licensing high dose donepezil. BMJ, 2011; 342: d3270.). Ed è stata definita da un esperto della Cochrane Collaboration uno “scam” (raggiro), da 2 miliardi di dollari all’anno nei soli USA, basato su pubblicità con affermazioni “untrue” (false) e complicità politiche (Gotzsche P C. Deadly medicine and organized crime. Radcliff, 2013).

@ sgarbatello. I casi “esecrabili” (o meglio, casi che dovrebbero essere oggetto di procedimento penale e che invece sono istituzionalizzati e protetti) come questo non sono un’eccezione. Ce ne sono così tanti che si fa fatica a riuscire a seguirli tutti; come diverse voci avvisano, la situazione sta ulteriormente peggiorando. Ma è vero anche ciò che lei controbatte: non c’è solo il crimine. Bisogna essere contenti per ciò che c’è di non contraffatto, dice lei. Di Mussolini, che portò all’Italia regresso civile, lutti immani e rovina, non solo i sostenitori ma anche gli storici riportano alcuni indirizzi politici positivi. Troisi diceva che anziché dittatore bisognava farlo capostazione, visto che con lui i treni arrivavano in orario.

@ sgarbatello. Non è sarcasmo. E’ il riflesso dell’estrema divaricazione tra ciò che viene fatto apparire e ciò che è realmente nella medicina del marketing. Saluti a lei.

@ sgarbatello. Ha ragione, si può dire con certezza pressochè matematica che non un centesimo delle quote che le multinazionali farmaceutiche spendono in Europa e in Italia per attività di lobbying e corruzione va a finire nelle tasche dei destinatari statunitensi delle attività di lobbying e corruzione che le stesse multinazionali attuano in USA.

@ sgarbatello. Capisco la necessità di mischiare le tinte, e far vedere tutto come attraverso una nebbiolina. E’ una delle tecniche di ciò che stai patrocinando. Anche molte delle frodi biomediche hanno le loro basi tecniche nella creazione ad arte di una larga gamma di sfumature in sostituzione della definizione più netta e ristretta possibile dei confini biologici tra normale e patologico. Di delicati acquerelli a difesa dell’applicazione di cose che hanno ben altri colori ne abbiamo anche troppi.

@ sgarbatello. Da più parti diversi specialisti chiedono che si smetta di diagnosticare come “cancro” reperti anatomopatologici della mammella e della prostata che invece vengono diagnosticati – e quindi trattati – come cancro. Una prassi di massa, a fini di lucro, la cui incidenza è ufficialmente stimata in percentuali a due cifre, che ha causato danni gravissimi, anche mortali, a milioni di persone che non avevano il cancro. E tu constatare questo me lo chiami “manicheismo”? Altro che logica fallace, qui siamo in flagrante truffa a danno della salute. Come conferma il tuo sparare numeri “semiattached “: ”uno 0,01”.

Se però stai invocando il fattore di correzione applicato da chi dovrebbe tutelare l’onestà nei commerci, fattore che fa riconoscere le truffe come tali in ragione direttamente proporzionale alla riconoscibilità del crimine agli occhi dell’opinione pubblica e inversamente proporzionale al potere di chi lo commette, devo purtroppo darti ragione: applicando la correzione sono come minimo un manicheo a dire che i ladri sono ladri anche negli affari miliardari della medicina.

@ sgarbatello. I dati statistici, confermati, ci sono già, e infatti si sta torpidamente facendo retromarcia, badando a non far capire al pubblico il macello provocato. Anche senza le colpe che le addossi, di basarsi sui “dati di un numero sufficiente” di venditori, la medicina basata sull’evidenza è divenuta ciò che confessi: il diritto di applicare cure dannose in nome della “evidenza”. Io sono per la medicina basata sulla scienza; quella che non cura senza prima avere stabilito con adeguato margine di sicurezza efficacia e vantaggiosità delle terapie. La fase preclinica è stata sostituita dal battage pubblicitario di cui questo articolo di Patitucci è un esempio. I trial clinici si basano sullo hype mediatico; mentre le nozioni a priori vengono trascurate, come teorizzato esplicitamente da quella squallida caricatura di scienza, quella ideologia giustificativa della bancarotta frudolenta nella ricerca biomedica che è ormai la EBM.

Es. quando la “prevenzione” dell’Alzheimer basata sui biomarker, e in realtà su campagne mediatiche, incassati i miliardi fallirà, avendo seminato per molti anni morti e feriti, come era prevedibile essendo state ignorate le evidenze contrarie (es. 1) arriveranno sussiegosi quelli come te a dire che è solo un tentativo non riuscito ed è da analfabeti non capire che è questa la scienza.

1 In: Hadler N M. Rethinking aging. 2011. U of North Carolina Press, 2011.

@ sgarbatello. La farmacovigilanza su farmaci immessi in fretta, con scarse prove di efficacia e sicurezza, per fare cassa, è poco efficace, ed immorale. Infatti coi “farmaci innovativi” stiamo avendo un’epidemia di effetti avversi. L’idea che ci possano essere “prove ed errori” sulla pelle delle popolazioni, e che questa sia la scienza, è di un’aberrazione abissale. Sarebbe come dire che ci possono essere prove ed errori nella costruzione dei ponti e palazzi, e se ne casca qualcuno (o tanti, nel caso della medicina) occorre capire che “il metodo scientifico è fallibile” e chi non accetta questa possibilità “ricama complotti”. Il “metodo scientifico” delle multinazionali è così solido che necessita dei discorsi “non di parte” (!) come quelli che emetti e di una marea di articoli che, secondo te, mettono in guardia dalle facili promesse, come quelli di Patitucci ….

Nel caso si facessero le cose in maniera seria e onesta, e non si sfornassero nuovi farmaci di continuo come si sfornano modelli di smartphone, non mi lamenterei, come, alla stregua di un imbonitore di fiera, mi attribuisci. Ha scritto Hans Jonas sulla sperimentazione medica che “il progresso è un obiettivo opzionale.. e i suoi tempi non hanno nulla di sacro”. L’onestà e il rispetto degli altri invece non sono un optional. Piuttosto forse sarebbe scontento qualcuno che perderebbe una fonte di reddito…

@ sgarbatello. L’onestà e il rispetto degli altri uno non se li “arroga”: sono doveri. Decidere se ci sono sufficienti basi precliniche per passare agli studi clinici rientra nelle competenze tecniche, e poi nei doveri deontologici, dei ricercatori. Tu risolvi addossando il controllo del soddisfacimento di una condizione di natura altamente tecnica ai comitati etici. Che sono così onesti, rigorosi e competenti che quello degli Spedali Civili di Brescia, secondo ospedale d’Italia, policlinico dell’università di cui è rettore il presidente dell’AIFA, ha dato il via libera pure alle staminali di Vannoni.

Non so se i comitati etici conoscono e prendono nella dovuta considerazione articoli come questi: Harvard scientist warn about epidemic of side effects due to corruption. NSBC international, 25 jun 2015. Light D et al. “Institutional Corruption of Pharmaceuticals and the Myth of Safe and Effective Drugs” . Journal of Law, Medicine and Ethics – Fall 2013. Ma i componenti dei comitati etici sono persone scelte, che in genere rifuggono simili complottismi. E poi Sgarbatello dice “mah”, e così anche la denuncia dell’incremento degli effetti avversi da indebolimento dei controlli viene sistemata dove merita, in quella interessante struttura che mi vai mostrando.

@ sgarbatello. Se ti sei stufato possiamo interrompere. Non è un piacere per me assistere alle tue contorsioni. Se vuoi continuare ricomponiti e cerca di rispondere nel merito, spiegando come possano i comitati etici garantire la liceità, sul piano tecnico, dell’inizio della sperimentazione clinica; e cosa prevede il tuo manuale, oltre al mugolare “mah”, sull’aumento degli effetti avversi provocato da ciò che tu chiami “scienza” “non matematica”, e io “tecnica della bancarotta fraudolenta in medicina”.

@ sgarbatello. Su Google ci sono già stato. Io vorrei continuare a sentire la tua versione. Ti ricordo che sei intervenuto spontaneamente sui miei commenti. E hai fatto una serie di formidabili affermazioni; che non sembrano farina del tuo sacco. Ora addirittura non capisci l’espressione ”aumento degli effetti avversi”. Non ti va più di esporre il giusto verbo? Puoi allora citarmi un testo, un articolo, un libro, un sito, che espongano la visione della ricerca biomedica che tu ardentemente professi?

@ sgarbatello. Una querela? Per carità, c’è un equivoco: io non “insinuo” nulla. Ma spiego a chiare lettere come quanto tu propugni sia un articolato metodo per lucrare su larga scala sulle malattie, a danno della salute, a scapito dei beni dei cittadini, e facendo della scienza una prostituta, E’ chi svela un disegno così abietto e criminale che deve essere punito? Chiunque lo pratica, o lascia che venga praticato, o ne favorisce la pratica, dovrebbe essere lui oggetto di censura. In futuro continuerò a non tacere davanti a quelli che come te propagandano le frodi biomediche strutturali e le loro metodologie (e a rispondere alle vostre denigrazioni). Non so che rapporti tu abbia coi principali beneficiari di tali crimini. Ma andrebbe loro detto che dopo tanti anni di rappresaglie e intimidazioni miserabili e mafiose non sarà il ricorso, minacciato o effettivo, al magistrato a impressionarmi. Bada piuttosto tu a ciò che scrivi. Potresti doverne rispondere.

sgarbatello, 23 luglio 2014: “Puoi dipingerti come il paladino che vuoi, ma ancora immagini nemici ovunque e insinui che io propugni qualcosa. Buona giornata

@ sgarbatello. Censurato da Il Fatto. Hai ragione, non bisogna scambiare un tafano per un elicottero. Quando vorrai decollare da dove sei posato mi farai un piacere

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

Certe battaglie sono sfruttate dal potere come coperture per il loro opposto. A Brescia forse più che altrove il pestare l’acqua nel mortaio sulla strage impunita – che resta sostanzialmente tale dopo questa sentenza – ha facilitato il servire i poteri occulti che la vollero. Non stupisce che a zampillare lacrime di commozione e ad inneggiare allo “impegno dei cittadini” nella mesta occasione del parto di questo modesto risultato dopo 494 mesi di gestazione, a dire che una simile sentenza mostrerebbe il “potere dei cittadini di cambiare le cose” (“a fianco delle Istituzioni che sono fatte di persone che, in grande maggioranza, conducono la nostra stessa lotta per un Paese migliore e più giusto”) sia Cittadinanzattiva. La “medicina partecipativa” propugnata da Cittadinanzattiva, nella quale i cittadini avrebbero voce, è uno degli strumenti impiegati dal grande business biomedico per ridisegnare il paziente come consumatore (1), rendendolo in realtà ancor più passivo e menomato nei diritti. A me questa retorica celebrativa pare invece un’altra manciata del sale dell’ipocrisia sulle ferite delle coltellate che i volontari “impegnati” e le persone delle istituzioni così spesso fanno assestare alla Nazione nel consegnarla a interessi esterni.

1 Tritter et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routledge, 2010.

@ Cittadinazattiva Onlus. Lieto di avervi informato su cosa fate. A favore di quella che a Brescia è stata ufficialmente battezzata “Health and wealth”, la medicina che genera ricchezza, da autorità con le quali collaborate. Quanto esposto da Tritter et al., che mi auguro leggerete per intero (Routledge è la casa editrice) si applica senza perdita di generalità anche al caso italiano, e al vostro. C’è una certa letteratura a riguardo di ciò che è stato descritto come un deleterio “pas de deux” tra paziente e medico. Già nel 700 scriveva un medico anonimo: “Non è ella una reale pazzia il lagnarsi che la Donnicciuola, lo Speziale, il Barbiere, il volgo tutto si presuppone di poter con giustizia operare, e ragionare delle cose attinenti alla Medicina? Questo volgo opera, e parla da Medico non per altra ragione, se non perché i Medici operano e ragionano da volgo”.

La medicina, e la politica sanitaria, non sono “deleghe”. Sono funzioni altamente tecniche. Il cittadino non può improvvisarsi internista, statistico, biologo molecolare, etc. mentre può facilmente, data la fortissima asimmetria informativa, essere convinto a prendere posizioni su questi temi a vantaggio di chi conduce la medicina, e a suo danno. Il suo unico dovere, sulla cui trasgressione gioca questa sorta di coinvolgimento della vittima nella truffa, è di eleggere politici competenti e onesti. Farsi coinvolgere in responsabilità di governo oltre che un pessimo affare per salute e portafogli è anche una degenerazione della democrazia.

@ Keynez. Rimedio subito. Il bicarbonato che cura il cancro, o Stamina, introdotta nel SSN dal policlinico universitario il cui rettore, presidente dall’AIFA, collabora con Cittadinanzattiva, sono un termine di paragone indispensabile per far brillare la stella dell’attuale scienza medica ufficiale. Il marketing funziona così. Si chiama “decoy effect”. Cittadino, hai intenzione di partecipare anche tu attivamente alle discussioni sulla “governance” della medicina? Sembri portato.

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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18 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tumori, ricercatori: “Scoperta una molecola che ne frena la crescita” “

La sostituzione della ricerca razionale di cure efficaci con la diffusione della speranza che si verrà curati, e la conseguente vendita di speranza spacciata per cura materiale, è uno schema truffaldino che può contare sia su illustri fiancheggiatori istituzionali (es. i magistrati che hanno individuato un “diritto alla speranza” nel caso Stamina), sia su quella parte del pubblico, cioè dei truffati, che batte le mani ogni volta che vengono ripetuti annunci ingannevoli come questo.

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10 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di ItaliaDallEstero “Legge Stabilità: il caso Stamina non ci ha insegnato niente”

Il caso Stamina è un esempio di “bayesanesimo fraudolento”: non ci sono sufficienti prior, sufficienti evidenze precliniche che giustifichino test su umani, cioè la sperimentazione clinica con staminali per le malattie neurodegenerative (una passeggiata, con RCT che sono plasmabili come il pongo). I prior, le credenze a priori, sono stati costruiti sollevando aspettative con la lunga telenovela Stamina, grazie a medici, politici, magistrati, media. Sono prior non scientifici, ma emotivi e culturali. Che ora, fatta fuori Stamina, vengono messi a frutto a beneficio della ricerca “vera” cioè del business.

Il caso Stamina è anche un esempio di molinismo scientista. Nelle Lettere Provinciali Pascal si oppone al molinismo dei gesuiti, volto a giustificare i peccati dei più forti. Anche dove i loro teologi sostengono che non vi sia truffa dei maghi e degli astrologi se questi sono abili e diligenti nelle loro arti: “diligentia a mago apposita est pretio aestimabilis”. Invece della invereconda truffa Stamina, una sofisticata manipolazione con tutti i crismi dell’attuale “rigore scientifico”.

Il resto, se a dettare lo sviluppo della speculazione debbano essere direttamente gli investitori tramite “la scienza”, come vuole Nature; o se debbano esservi una opzione preferenziale dei preti, che ci hanno messo le mani con il ricercatore di mons. Paglia, e una lasagna per i politici, è una questione di spartizione del grisbi.

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20 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Farinella “Vaticano: a proposito della finta donazione del cardinal Bertone”

Che scandalo! Ma l’ingordigia di Bertone è solo una vistosa pagliuzza rispetto alla trave invisibile che favorisce, a danno della dignità, della salute e dei beni delle persone. Bertone non deve sforzarsi molto per impersonare il “bad cop”; così facendo aiuta il “good cop”. La sua donazione è per lo studio delle “malattie rare”. Ottima cosa sulla carta. In pratica le malattie rare sono puntate perché, prevedendo deroghe ai requisiti di approvazione dei farmaci, offrono uno spiraglio per affari colossali (1). E’ in corso un’offensiva per la deregulation a favore di Big Pharma che fa leva anche sulle “malattie rare” (2). Col cavallo di Troia dei bambini malati, e la scappatoia delle orphan drugs, si venderanno “nichebuster”: farmaci non adeguatamente testati, e quindi con maggior probabilità inefficaci o dannosi, a prezzi altissimi, per le malattie comuni; come è già accaduto.
Questi però sono discorsi aspri e tristi, poco gradevoli mediaticamente; invece lo spettacolo del Prete Cattivo che non prevale sulle Forze del Bene impersonate dai Preti Buoni è godibile e appagante.

1 Drugs for rare diseases: mixed assessment in Europe. Prescrire International, 2007. 16: 36.
2 “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: Deregulation under the guise of earlier access. Brussels, 16 October 2015, Joint briefing paper. www.prescrire.org

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20 dicembre 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Bambin Gesù, Bertone: “Mio è gesto di beneficenza. Contro di me santa alleanza. Su ospedale operazione a mia insaputa”

Bertone, e l’ospedale pediatrico del papa, pongono l’enfasi sulle malattie rare mentre queste sono usate come stratagemma dall’industria e dalla finanza per aggirare i controlli e vendere farmaci poco efficaci, poco sicuri e costosissimi*. Bertone chiede misericordia per sé, ma lui e le gerarchie che all’apparenza gli si oppongono mostrano di averne per le persone comuni e gli ammalati quanto i banchieri e gli speculatori coi quali così collaborano.

*Drugs for rare diseases: mixed assessment in Europe. Prescrire International, 2007. 16: 36. “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: deregulation under the guise of earlier access. Brussels, 16 October 2015, Joint briefing paper. Prescrire.

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21 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Palmisano “Xylella: se la scienza deve dubitare delle sue verità ufficiali”

Quando sono in gioco grandi interessi molto ciò che viene fatto passare per “scienza” è in realtà una perizia di parte, più o meno distorta e falsata. Tale uso strumentale della scienza vuole proprio ciò che chiede Palmisano, la “participatory research”. E’ facile convincere e manipolare dei non esperti affinché esercitino pressioni morali che vanno in realtà a loro danno. Come accadde es. nel caso dell’accesso alla famigerata AZT per gli attivisti AIDS, e al nocivo trattamento del cancro della mammella con trapianto di midollo osseo. Vedi Mayer, una attivista di un movimento di pazienti: Listen to all the voices: an advocate’s perspective on early access to investigational therapies. Clinical Trials, 2006. 3: 149. La scienza, anche quella manipolata, è difficile. Accettare di “partecipare” è in genere una trappola. Quello che il pubblico dovrebbe fare è perdere il timore reverenziale, capire che oggi grandi interessi fanno della scienza uno strumento ideologico, e pretendere un controllo politico su di essa. In casi estremi, come sembra essere questo della Xylella, è giusto intervenire. Ma occorre ricordarsi che ci si è addentrati in un territorio per il quale non si attrezzati, che è illusorio pensare di potere occupare stabilmente. La via migliore non è quella di improvvisarsi copiloti del Jumbo, ma di pretendere buoni piloti. Non è quella di fare i “cittadini scienziati” ma di darsi rappresentanti politici fedeli al popolo, che mettano tecnici onesti e competenti.

@

@ emastro. E quindi, siccome – l’hai scoperto tu, immagino – la derivata seconda della posizione in funzione del tempo provocata dalla forza gravitazionale è di 9.8m/s^2, allora gli olivi vanno tagliati. Si tramanda che anche Eulero – che non era un cretino – abbia detto a Diderot “Signore (a+b^n)/n=x, quindi Dio esiste. Rispondete”; lasciando Diderot con un palmo di naso. Forse è fare un torto al grande matematico attribuirgli questo non sequitur; ma di mezzi Newton che ragionano così ce ne sono diversi in giro.

@ emastro. L’attrazione di gravità non è “pari al prodotto delle masse”; come sai, devi considerare anche il reciproco del quadrato della distanza e la costante gravitazionale. Io non contesto la scienza, attività umana che mi piace e che ammiro, ma la sua elevazione a idolo sacro da un lato e degenerazione a sofisma fraudolento dall’altro. Il calcolo differenziale si è dimostrato corretto e utile, superando critiche fondate a Newton come quelle di Berkeley. Ma è un tassello in un quadro molto più ampio. Sembra che chi ha fatto lo sforzo di comprendere, o maneggiare, concetti ardui e importanti, come quelli dell’analisi matematica, si ritenga, esausto, autorizzato a ritenersi giunto su una vetta sulla quale può sedersi per giudicare tutto il resto. Invece di montagne bisogna scalarne tante altre per avere una visione ampia a sufficienza. Tu sei un po’ fermo a questa tua attività, nella quale eccelli, di fare cascare i gravi, scientificamente, col cronometro in mano.

@ emastro. Che la “democrazia” (o il suo equivalente nel mondo reale, il marketing) non c’entri nel decidere su una patogenicità è quello che ho scritto. La gente deve stare sull’avviso; senza né bersi tutto a occhi chiusi né credere di potersi districare con le sue forze in questioni tecniche complesse e manipolate. I magistrati, con inquirenti e periti, mi sembrano i più adatti a decidere se siano stati commessi illeciti. Anche se, come ho scritto criticando le posizioni della magistratura riguardo ai tre casi che citi, Di Bella, Stamina, autismo da vaccino, anche loro sono esposti alle manipolazioni della ricerca marketing-driven, alle sue esche e ai suoi trabocchetti, e alle influenze politiche delle smisurate forze economiche che hanno fatto della scienza la loro ideologia. Ma questa idea che la scienza sia al di sopra della legge, che echeggia in alcuni controversi orientamenti legislativi UE sulla ricerca medica, è nefasta. Non solo non ha nulla a che vedere con la scienza, ma tradisce un atteggiamento irrazionale e particolaristico che contrasta coi principi etici e metodologici della scienza.

@ Giulio Tedeschi. La legge e la scienza sono ambiti separati come campi di studio. Gli allarmi di tecnici vanno invece sottoposti come le altre attività alla tutela giudiziaria dei diritti, dei beni e della salute dei cittadini. La complessità tecnica della materia – in genere comunque non si tratta di fisica quantistica – non può giustificare una immunità. E’ vero che la prima tutela dovrebbe, come ho detto, essere politica, tramite tecnici affidabili. E che il magistrato non è omnisciente, e che consulenti validi sono quindi indispensabili. Ma è anche vero che un buon magistrato, con la sua esperienza sui comportamenti umani, è in grado di sentire da che parte viene l’odore di bruciato quando vi sia un contrasto tra tesi diverse. E di valutare, meglio di tanti altri, le reali intenzioni di certi “batteri” di 70 kg che fanno più danni di quelli che pesano 10^-12 grammi.

23 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Xylella, nuova procedura di infrazione europea contro l’Italia: “Fermate subito l’avanzata del batterio”

Dieci giorni fa i 23 morti dell’incredibile frontale dei treni fra gli olivi delle Murge. Oggi La UE torna a comandare l’abbattimento delle piante nel Salento. E’ come se Satana avesse mandato in missione in Puglia il demone dei cattivi controlli.

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17 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Annalisa Minetti a Domenica Live, perché gli ipovedenti ce l’hanno con lei”

In questi giorni all’interno del gruppo di advocacy USA “Alzheimer’s association” è esplosa, dopo che le tensioni si sono accumulate per decenni, la disputa “care vs. cure”: se i fondi raccolti debbano andare alle speranze, offerte dalla ricerca, di ipotetiche cure future o al supporto dei pazienti e delle famiglie che lottano con la malattia [1]. “E se la cura non c’è? Che facciamo per i milioni di persone affette nel frattempo?” dice un oppositore. La cura verrà, e l’associazione aiuterà a trovarla, ribatte il direttore. E’ noto agli addetti che i gruppi di malati e familiari possono essere strumentalizzati a fini commerciali, per forzare l’introduzione di cure che hanno bisogno del supporto del marketing. Questa comune tattica di pubbliche relazioni viene chiamata, con un gioco di parole intraducibile, “astroturf”. V. es (2).

Fa piacere vedere che anche da noi qualcuno degli interessati si opponga a manovre del genere. Sull’ideologia della speranza di innovazione a scapito dell’assicurare in primis la migliore assistenza disponibile, e sui danni che provoca, v. Callahan e Nuland (3).

1 Graham J. Leading Alzheimer’s group splinters over claims of misplaced priorities and lavish spending. STAT, 2 marzo 2016.
2 Lieberman T. Groups push pharma agenda under the guise of patient advocacy. Health news Review, 10 febbraio 2016.
3 The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

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19 e 20 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici (podcast)”

Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.

“ ‘With clinical evidence becoming an industry advertisement tool and with much ‘‘basic’’ science becoming an annex to Las Vegas casinos” … “Claims are even made that with new big data, the scientific method is obsolete: petabyte data will replace the scientific method (28) . I apologize for being so old fashioned, but I believe the scientific method is alive and well and will remain so, regardless of amounts of data.
28 The data deluge makes the scientific method obsolete. Available at http://www.wired.com/2008/06/p…. Accessed January 7, 2016.”

Ioannidis JPA. Evidence-based medicine has been hijacked: a report to David Sackett. Journal of Clinical epidemiology, 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jc…

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11 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Obesità infantile, ecco i batteri nemici del fegato. “Future terapie saranno basate su probiotici personalizzati” “

Dagli ottocenteschi postulati di Koch si è arrivati ad annunciare al pubblico di avere individuato come patogene delle specie batteriche avendo riportato una variazione della loro frequenza nelle feci. Un’affermazione che appare come lo sviluppo ai nostri giorni non della scienza, ma degli incredibili cavilli dei gesuiti denunciati da Pascal nelle Lettere Provinciali. Sembra che nell’ospedale del Vaticano dotti teologi abbiano stabilito che spacciare una vaga correlazione dal vago significato per l’individuazione di un agente causale – di un’entità patologica a sua volta dai contorni e dal significato tutt’altro che ben definito – e annunciare questo esile falso come una valida base per medicalizzare bambini e riempirli di lucrosi prodotti farmaceutici, non sia peccato.

@Cleofe e York. Il concetto è che l’industria medica inventa o esagera nuovi stati patologici, e attribuisce loro una – falsa – causa precisa, per vendere farmaci e altri prodotti e servizi medici. Per fare questo si calpestano i criteri logico scientifici che servono a definire le malattie, a individuare le loro cause e a stabilire se nuove cure sono realmente efficaci e sufficientemente sicure; mentre si ricorre a campagne di propaganda mediatiche. I dettagli tecnici richiedono la conoscenza sia dei criteri, sia dell’ambito biologico e clinico della nuova malattia che viene lanciata; sia ormai delle tecniche di propaganda. Un buon inizio, volendo capire, è l’articolo “Selling sickness: the pharmaceutical industry and disease mongering” di Moyniham et al, BMJ 2002. 324: 886. Ci sono – oltre alla cattiva fede di chi è interessato – resistenze psicologiche e culturali alla comprensione. E’ di recente uscito uno studio che mostra come in UK le persone non conoscano e abbiano difficoltà a comprendere il concetto di sovradiagnosi, che è un importante aspetto di queste manipolazioni della medicina a danno dei pazienti (Ghanouni et al. A survey of public definitions of the term ‘overdiagnosis’ in the United Kingdom. BMJ Open. 2016.).

@Cleofe e York. Nell’articolo di Patitucci si dice, o si lascia chiaramente intendere, che sarebbero i batteri a provocare un effetto patologico. E se ne desume, citando gli autori dello studio, che occorre trattare i bambini, agendo sui batteri. Ma una associazione, ammesso che vi sia, non è necessariamente causale. Stabilire la causalità biologica è piuttosto arduo; e prima ancora, bisogna definire in maniera accurata e precisa l’effetto, cioè la malattia, sulla quale si lanciano allarmi e si vuole intervenire. “Laici” e “credenti” sono oggi accomunati dal non rispettare queste procedure, a favore di una medicina molto più facile, superficialmente appagante, e redditizia.

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14 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Pena di morte, il colosso farmaceutico Pfizer nega i suoi medicinali per le iniezioni letali”

“A cominciare dagli anni ’90 i dirigenti del marketing farmaceutico cominciarono a parlare ossessivamente dell’integrazione tra marketing e R&D [ricerca e sviluppo]. Il primo fu William Steere Jr. della Pfizer, che fu promosso da capo del marketing ad amministratore delegato nel 1991. Le priorità dichiarate da Steere nell’assumere il comando della ditta erano tre. “La prima, avvicinare marketing e ricerca. La seconda, avvicinare marketing e ricerca. Poi, disse, la terza era avvicinare marketing e ricerca” (1).
La Pfizer è una “marketing machine” (Fortune); ha un “livello tetro di etica pubblica” (NY Times). Sulla priorità data al marketing a danno della ricerca il Wall Street Journal commenta “quando il gioco si fa duro i duri alzano i prezzi” (2).
Unire marketing e ricerca è andare verso la ciarlataneria e la frode. Per apparire come filantropi mentre praticano strategie criminali le multinazionali farmaceutiche possono contare, oltre che sulla propaganda come questa, su qualche boia e tanti tirapiedi. In Italia reclutati soprattutto nelle istituzioni, tra i tanti esperti in doppiezza; che mentre si presentano es. come cavalieri della lotta alla mafia, o bioeticisti, si occupano di togliere di mezzo con l’assassinio morale le voci scomode.

1 Applbaum K. Is marketing the enemy of pharmaceutical innovation? Hasting Center Report 2009. 4: 13.
2 Mintzberg H. Patent nonsense: evidence tells of an industry out of social control. CMAJ, 2006. 175.

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28 maggio 2016

Blog Critica Scientifica

Commento al post di A. Giuliani “Il ragionamento scientifico mal sopporta il relativismo”

Sull’uso distorto e strumentale del tema fondamentale della complessità in biomedicina – e sulla natura economica di questa “medicina contro l’evidenza” – segnalo “Life as surplus: biotechnology and capitalism in the neoliberal era” di M. Cooper. U of Washington Press, 2008.

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31 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ponzani “Medicina di precisione e mappatura del genoma: la sfida che l’Italia lancia al mondo”

Un simile progetto, che riguarda tutti i sistemi sanitari, o meglio tutte le economie, dei paesi occidentali, imposto da poteri del massimo livello, è paragonabile a quello di un ponte tra Civitavecchia e Olbia; o a un’idrovora che prosciugherà il Tirreno; o che comunque prosciugherà un mare di soldi. Un progetto faraonico nelle dimensioni e di marzapane nella plausibilità delle basi biologiche delle promesse di vantaggi per i malati (più solide sono invece le premesse sui possibili danni al cittadino e al paziente). Credo che la volontà dell’ITT e del governo Renzi, cioè di chi muove i loro fili, di centralizzarlo in un unico istituto sia da assecondare, nell’interesse della salute dei cittadini e del denaro dei contribuenti. In stretta analogia con quanto sostengono studiosi di economia criminale, per i quali è meno dannoso per la società avere un regime monopolistico, con una o poche grandi imprese ben organizzate di questo genere, piuttosto che una condizione disorganizzata con una pluralità di piccole imprese (Schelling T. C., 1967, Economic Analysis of Organized Crime. In: The President’s Commission on Law Enforcement and the Administration of Justice, Task Force Report: Organized Crime, Government Printing Office, Washington, DC).

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1 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Sanità Campania, come i ‘medici ammalati’ la riformerebbero”

La medicina, antica pratica antropologica, irrazionale – che ha acquisito in tempi recenti una parte reale e utile, razionale – prevede l’autoinganno del guaritore. Un chirurgo, I. Harris, ha illustrato come i medici partecipino alle illusioni (che a volte sono frodi) che vendono ai pazienti, rafforzandole col loro crederci (1). Melazzini, a capo dell’AIFA, serve fedelmente gli interessi dell’industria farmaceutica; la sua malattia serve più che altro a conferirgli credibilità e intoccabilità. Nella buona medicina il malato, il sofferente, regna ma non governa. Mentre chi decide amministra ma non regna. Oggi invece si fa “governare” il paziente, o meglio glielo si fa credere, strumentalizzandolo per forzare approvazioni non dovute di farmaci, allentamento dei controlli, allestimento di strutture inutili e dannose; mentre lo si spodesta, e si mette sul trono il profitto. Le scelte di politica sanitaria dovrebbero essere tenute separate dal parere tecnico dei collegi medici, che non dovrebbero avere ruoli politici né esercitare pressioni (2). Molti medici, malati e non, possono dare suggerimenti preziosi; ma la figura romantica del medico-malato che governa la sanità consente di aggirare una corretta distribuzione e separazione dei poteri.

1 Surgery the ultimate placebo. A surgeon cuts through the evidence. NewSouth Publishing, 2016.
2 Ewart RM. Primum Non Nocere and the Quality of Evidence: Rethinking the Ethics of Screening. JABFP, 2000. 13: 188.

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29 luglio 2016

Blog de  Il Fatto

Commento al post “Alzheimer, “farmaco frena la malattia”. Garattini: “Dati incoraggianti ma bisogna aspettare” “

“Il più recente arretramento in un campo devastato da anni di fallimenti.”. “Il farmaco non ha fatto meglio della pillola di zucchero“. “Un altro colpo alla ricerca sull’Alzheimer. Il 99.6% dei trattamenti testati per l’Alzheimer tra il 2002 e il 2012 ha fallito nei trial”. “La TauRx non si è fatta finanziare dai venture capitalist tradizionali, ma ha ottenuto $500 milioni da investitori malesi e di Singapore”*.

“I ricercatori hanno tuttavia cercato di promuovere una sottoanalisi prespecificata, dalla quale risulta che quelli che hanno assunto lo LMTM come monoterapia hanno avuto un miglioramento cognitivo e funzionale rispetto a chi assumeva anche altri farmaci per l’Alzheimer”. “La sola cosa che conta è l’outcome primario”. ”Le analisi secondarie sono piene di difficoltà interpretative a causa dei bias nascosti … è come continuare a lanciare i dadi: alla fine gli occhi del serpente [1+1] arrivano” (D. Knopman, neurologo, Mayo Clinic)**.

*Garde G. Promising Alzheimer’s drug treatment flops in new trial, crushing hopes. Statnews, 27 lug 2016
**Fiore K. Tau Drug Flops in Study. A derivative of methylene blue fails in phase III trial. Medscape, 28 lug 2016

Il Fatto citando Garattini, e Rossini del Gemelli di Roma, presenta come una buona notizia quello che per altri è un flop.

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6 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di PRESSapoco “Screening neonatale, votata la legge ma nessuno deve saperlo”

Le malattie rare consentono di vendere farmaci costosissimi aggirando i già corrivi controlli standard *. Es. è stata appena approvata una terapia per l’ADA Scid, presentata come un successo italiano. Non è stato detto che costerà 665000$ a paziente. Né che avere dubbi sull’efficacia è lecito**, e quindi doveroso (ma poco salutare, dato il sistema di protezione mafiosa istituzionale per questi affari). Gli screening neonatali sono funzionali al business nascente delle malattie rare. Molte malattie genetiche e metaboliche non hanno meccanismi patogenetici semplici e netti, come invece viene fatto credere al pubblico: al dato di laboratorio considerato marker positivo può non corrispondere un futuro sviluppo di malattia, o la malattia può essere espressa in forma lieve. Gli screening possono sia allargare la quota di bambini etichettati come malati e quindi il volume di affari, sia simulare una parziale efficacia dei farmaci, data in realtà dai casi che comunque sarebbero rimasti asintomatici o avrebbero sviluppato forme lievi. E’ uno schema già rodato con gli screening per il cancro. Toglierebbe denaro al SSN per la routine regalandolo alle case farmaceutiche. L’aspetto peggiore è che creerebbe piccoli malati.

* “Adaptive licensing” or “adaptive pathways”: deregulation under the guise of earlier access. 16 ott 2015, Joint briefing paper. Prescrire.org
** Garde D. There’s a possible cure for ‘bubble boy’ disease. It will cost $665,000. Statnews, 3 ago 2016.

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19 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “In matematica si può dire “non esiste” “

Nel IV secolo AC si ottenne la quadratura con riga e compasso di alcune figure curvilinee. “Un po’ di impegno e riusciremo a quadrare anche il cerchio” devono avere ragionevolmente supposto. 22 secoli dopo venne dimostrata l’impossibilità. Questo, che a volte alcuni oggetti sono ottenibili mentre altri, ipotetici, apparentemente poco diversi non lo sono è un insegnamento valido, mutatis mutandis, anche per le scienze empiriche. E’ messo in ombra dall’attuale “cultura” scientifica pop, che come gli ufologi confonde le infinite possibilità teoriche con ciò che realmente avviene (Feynman). E’ possibile dire “ciao” in tempo reale per i nostri sensi a qualcuno all’altro capo della Terra? Sì, basta una telefonata. E con la stella più vicina? No, il “ciao” impiegherà almeno 4 anni ad arrivare. E’ possibile ricostituire un midollo osseo trapiantando le sue cellule staminali, che fisiologicamente producono a getto continuo le varie cellule di un tessuto non strutturato? Sì (con rilevanti limitazioni e effetti avversi); lo si è visto dai tardi anni ’40. E’ possibile fare qualcosa di simile per i complessi circuiti dati dal tessuto nervoso, che è di tipo perenne? Sì, si vaticina in coro. Ma anche no, per le conoscenze attuali, se non ci si fa abbagliare dalla superficiale analogia col midollo osseo. Andrebbe riconosciuta come una fallacia scientista il ritenere che se la Natura ha concesso abbastanza facilmente “30” allora non negherà ciò che a noi sembra “31”.

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13 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post  “Genetica, banca dati con Dna centenari sardi: “Sparite alcune provette” “

Le banche dati del DNA a fini medici sono in primo luogo un’entità economica: si conta con esse di generare immensi profitti. La reale vantaggiosità per i pazienti di questi progetti, che Ruth Hubbard, una biologa di Harvard da poco deceduta, ha chiamato “Profitable promises”, intitolando così un suo libro, è assai dubbia. Ma a questo rimedia la propaganda. Tra le varie piste investigative andrebbe considerata anche quella della propaganda per entimeme, per implicatura. Se le provette vengono rubate vuol dire che sono preziose. E che quindi quanto viene promesso sui “big data” genetici è veritiero. Una complicazione è che CC e magistrati in generale mostrano una simpatia eccessiva per i grandi interessi che beneficiano della diffusione di notizie che alterano la percezione del reale valore dei prodotti biomedici, nei pazienti e negli investitori.

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23 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Epilessia, individuato un marcatore in grado di segnalare lo stato iniziale della malattia”

Una sofisticata analisi, su un modello animale che, secondo un grosso salto interpretativo, riprodurrebbe l’epilessia che può seguire tardivamente a gravi traumi cerebrali. Sequela comunque non prevenibile; già in buona misura prevedibile clinicamente; e curabile, quando non scompare da sola come spesso avviene. A questa forma rara (2%) Rizzi in un’intervista assimila abusivamente il 40% delle epilessie, sostenendo di avere aperto la strada per eliminarle. I giornalisti fanno 100%. La malattia viene dipinta in blocco come un rischio latente e evitabile.

Il lavoro è molto lontano da una reale rilevanza sanitaria. Il suo acrobatico stravolgimento in promessa grandiosa di cure è molto vicino al lato oscuro della medicina: quello che crea test “oggettivi” per “diagnosi precoci” equivocando tra non affetto e asintomatico, in modo da espandere il mercato biomedico con malattie fittizie e nuovi prodotti che le “curerebbero” prima della comparsa dei sintomi. Il contesto socioeconomico dell’annuncio ingannevole comprende i precedenti, fortemente negativi, dei farmaci antiepilettici quanto a manovre di marketing, abusi e gravi danni alla salute generati per espanderne il mercato. E lo sviluppo di marker “predittivi”, molecolari o di altro tipo, per gli effetti dei traumi cerebrali; es. test neuropsicologici “baseline” e di controllo – criticati come privi di adeguate basi scientifiche – cui tutti gli sportivi esposti a subire botte in testa dovrebbero sottoporsi preventivamente.

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27 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Gianni “Disabilità, perché lo spot di Zalone non mi fa ridere”

Con la retorica dell’antiretorica, Zalone aiuta un messaggio culturale pernicioso: che il finanziare “la ricerca“ permetta di prevedere a breve future cure. E’ la versione attuale della dottrina di Vannevar Bush sulla messa a reddito della ricerca di base. Strumentalizzando il sano impulso di aiutare bambini malati, si favorisce lo sviluppo di farmaci lucrosi, approvati sull’onda dell’emotività calpestando l’evidenza scientifica. In USA il Sarepta, “an elegant placebo” da 300000$/anno per la m. di Duchenne è stato appena approvato contro il parere degli esperti; presentando bambini in carrozzella e uno studio scadente del quale ora si chiede il ritiro come viziato. I bambini resteranno malati, e potranno subire danni dalle nuove terapie; le risorse per l’assistenza possibile per loro e per chi è affetto da altre malattie rare o comuni verranno distolte a favore di prodotti fraudolenti. Le possibilità della scoperta autentica di cure per le future generazioni tramite ricerca seria verranno bloccate da questa ricerca affrettata basata sul marketing e orientata al profitto.

Il marketing biomedico fa un ampio uso di appelli alla solidarietà umana. Es. si lanciano nuove “malattie” sostenendo di voler “togliere lo stigma”. Una satira di questo genere di retorica è in “Cado dalle nubi”: la canzone dove Zalone difende e compatisce gli omosessuali per la loro “malattia”. E’ un peccato che un artista di talento si metta al servizio di ciò che come pochi saprebbe smascherare.

@ Stefano B. Certo che ci pagano. A carriolate. Come hai fatto a capirlo? Vorrei cederti parte di quello che ricevo, o anche tutto, da dividere coi tuoi colleghi, ma so che gente della tua intelligenza e sensibilità non si lascia nè sviare nè corrompere. Per favore, non dire nulla all’ordine dei medici o ai NAS, o ad altri difensori dei benefattori medici dell’umanità, altrimenti passo un guaio.

@ Fabio62. Il mio è un discorso generale. Al quale la SMA non appare fare eccezione. Mi informi lei per favore sulla “storia” dei futuri successi. Perché una casa farmaceutica che ha grandi mezzi, e prospettive di guadagno stratosferiche a sentire ciò che promette, che firma accordi milionari sul futuro sfruttamento del farmaco, dovrebbe chiedere denaro al pubblico con degli spot per finanziare le sue ricerche sui suoi imminenti successi? Proprio su un fronte dove si starebbero ottenendo vittorie? E’ un controsenso sul piano economico ed etico. In genere ciò si fa per creare consenso, col quale supplire al merito. Io non vedo studi adeguati che convalidino i miracoli promessi. Può indicarmeli? (Gli studi, non la pagina dell’associazione che, come nel caso USA citato, spinge a favore del business). Vedo invece la solita tecnica di introduzione di nuovi prodotti, per asseverazione tramite propaganda anziché tramite presentazione di validi dati scientifici. I successi scientifici non sono prevedibili su basi storiche di avanzamento della ricerca. I business speculativi invece si.

29 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al poost di L. Bizzarri “Checco Zalone, bene l’ironia ma i disabili non sono dei privilegiati”

L’ironia è stata riconosciuta come uno dei 4 tropi retorici fondamentali nel ‘700 da GB Vico. In quegli stessi anni Swift mostrò come usare il cinismo satirico a fini moralistici con la “Modesta proposta”. Ma per molti la trovata che Zalone gli scodella è una novità; e si esaltano, come quei verginoni che scoperto il sesso a 40 anni si mettono a spiegarne le delizie agli altri. Lo spot adula, facendolo sentire intelligente e sensibile, lo spettatore medio; che in cambio accetta l’effetto Carosello, cioè di confondere il valore estetico ed etico del siparietto con il valore di ciò che si vuole vendere. La finalità dello spot è di educare il pubblico ad appoggiare nuovi costosissimi farmaci; oggi uno per la SMA per il quale gli analisti prevedono un fatturato di 0.47 miliardi di $ nel 2023. Nell’ambito dell’operazione più ampia sui farmaci per le malattie rare, che si prevede avranno una crescita di fatturato del 12% composto annuo. In USA si sta discutendo preoccupati di tale operazione, che si basa da un lato sull’abbassamento dei criteri di approvazione e dall’altro sul coinvolgimento emotivo di malati e pubblico; una ricetta che ha già cominciato a far immettere prodotti inefficaci e che prosciugano risorse. I due ingredienti principali sono la corruzione delle classi dirigenti e l’ignoranza presuntuosa del pubblico; l’Italia, un popolo di fini intellettuali governato da integerrimi politici, è quindi al sicuro.

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12 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Famiglie SMA: “Grazie a Checco Zalone raccolti 250mila euro per campagna contro l’atrofia muscolare spinale”

Censurato

I poveretti che non comprendono la grandezza morale dello spot, gli infelici ai quali è precluso lo stato di godimento estetico continuato dato dall’immane capolavoro zaloniano, si crogiolino in basse considerazioni degne della loro condizione. La campagna, ora camuffata da raccolta fondi per l’assistenza medica e sociale, è a sostegno dell’introduzione di un farmaco:

“La tradizionale campagna di raccolta fondi nazionale, che si svolgerà dal 24 settembre all’8 ottobre, acquista oggi un significato tutto particolare: sarà infatti tutta concentrata sul raggiungimento di questo obiettivo di supporto alla distribuzione del farmaco.” (F. Lozito. Avvenire, 7 set 2016).

Farmaco che fatturerà, prevedono gli analisti, 470 milioni di $/anno. Perché – direbbe Franti – farmaci “ultra-scientifici” invece di imporsi da soli sono spinti con argomenti emotivi? Gli inferiori non smossi da questo spot rivolto a persone colte e civili maligneranno che i farmaci che invece che con il solo processo scientifico onesto e adeguato vengono introdotti con l’appoggio della propaganda non funzionano. In USA c’è un’altra lucrosa terapia genica, per la distrofia muscolare, la cui approvazione è stata forzata con gli spot; e che una mutua privata si sta rifiutando di rimborsare come “not medically necessary”. A fare le spese di questo genere di “scienza” – secondo i perbenisti piccolo borghesi – saranno i bambini affetti, le famiglie e tutti gli altri malati, ai quali verranno così sottratte risorse.

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13 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, scoperto un potenziale biomarcatore dai ricercatori italiani”

“Cleofe e York: Non ho capito: il marcatore è stato scoperto o no? Tutti i vari marcatori che anticipano malattie… mah .”

@ Cleofe e York. Giusto: sul piano logico, e quindi su quello scientifico, una proprietà, e in particolare la proprietà di predire validamente lo sviluppo di una malattia, o è scoperta o non è scoperta. Ma sul piano commerciale, che è quello che conta, un marcatore “forse sì forse no”, prono a dare falsi positivi, è promettente, perché può essere sviluppato in uno pseudomarker che causa sovradiagnosi, e che quindi espande il mercato della malattia e permette di spacciare i trattati non affetti come “curati”. I “potential markers”, in genere entità della biologia molecolare alle quali viene attribuita una “potenziale” rilevanza diagnostica, stanno spuntando come funghi. Ad una recente conferenza internazionale sulla sovradiagnosi una delle sessioni è stata intitolata “Genomics – unlimited potential for overdiagnosis?”. La sclerosi multipla è già soggetta a procedure diagnostiche che, sotto la veste hi-tech, causano sovradiagnosi; sul piano etico non si dovrebbe neppure nominare l’espressione “marcatore potenziale” ma si dovrebbe pensare a ridurre l’incertezza diagnostica, favorevole al profitto e non rispettosa del diritto alla tutela della salute, che è già stata introdotta.

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18 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Farmaci, furti di antitumorali per oltre 2 milioni: 18 arresti. L’ombra della camorra”

I nuovi farmaci oncologici sono costosissimi, e il loro prezzo riflette non una reale efficacia o altre giustificazioni razionali ma la volontà di chiedere “what the market will bear”, quanto il mercato sopporta*. Il fatto che vengano rubati mostra che hanno un elevato valore di mercato, ma non implica, come si tenderebbe a credere, che siano preziosi, cioè proporzionalmente efficaci (es. il traffico di corni di rinoceronte, per intendersi). Guardando all’ampiezza e all’intensità degli appoggi istituzionali a pratiche come i prezzi estorsivi e fraudolenti degli antitumorali nel mercato legale, pratiche che nonostante la loro gravità vengono tenute nell’ombra, l’attenzione di CC, magistrati e media ai furti di antitumorali ricorda un poco il 1° capitolo de “La bolla di componenda” di Camilleri: dove la GdF su soffiata bloccava di tanto in tanto uno dei tanti carichi di sigarette, a favore di telecamere, figurando come tutore della legalità, quando in realtà per il contrabbando, lasciato altrimenti indisturbato, il bilancio era positivo, derivandone una pubblicità alle sigarette.

*Kim C, Prasad V. Cancer Drugs Approved on the Basis of a Surrogate End Point and Subsequent Overall Survival: An Analysis of 5 Years of US Food and Drug Administration Approvals. JAMA Internal Medicine, 19 ott 2015. Mailankody S, Prasad V. Five Years of Cancer Drug Approvals: Innovation, Efficacy, and Costs. JAMA Oncology, 2015. 1: 4. 539.

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27 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. D’Auria “Guerrina Piscaglia, una condanna senza corpo della vittima. Gratien ‘prete deviato’ per forza”

Purtroppo si può manipolare anche coi metodi dello “scienziato empirista” che D’Auria esige: si possono portare esempi di come in biomedicina siano indebitamente invocati in senso probatorio o restrittivo a seconda dell’interesse. Un libro di metodologia scientifica (MacMahon B Pugh TF. Epidemiology principles and methods, 1970) osserva che la cautela in assenza di prove dirette è lodevole, ma non dovrebbe essere spinta a estremi irrealistici, e cita a riguardo Thoreau: “ci sono evidenze circostanziali molto forti, come quando trovi una trota nel latte” [Thoreau si riferiva alla possibilità che il latte fosse stato annacquato].

@mauriziorosso. No trota? Sicuro? Comunque parlo dei principi dell’epistemologia applicata. Non dei ghirigori coi quali mandare assolto il prete di Kinshasa.

@ mauriziorosso. Non sto discutendo il merito delle sue premure verso il prete condannato per l’omicidio del’amante. Sto contestando il livello di prova che qui si afferma essere necessario nei casi pratici e gravi della vita, come il riconoscimento degli effetti avversi di una terapia o in un giudizio penale. I prelati che negarono che il cannocchiale di Galilei funzionasse sostenendo che ciò che si vedeva potessero essere artefatti applicavano questa obiezione strumentale (sottodeterminazione di Duhem), che spinge verso il piano metafisico questioni che sono in realtà fatte di terra e di fango. Una strategia che viene tuttora tirata fuori quando serve, in vari campi, spacciandola per “metodo scientifico”.

@ mauriziorosso. Ma io non faccio l’avvocato (né lei è il giudice) e non voglio partecipare al processo parallelo o al processo del processo che lei tiene a imbastire a favore del suo già ben protetto assistito. Io contesto che si possa invocare il “rigore” a piacimento e senza limiti quando fa comodo. Per di più in nome della “scienza” o di un ideale di scientificità. Lo dice es. anche l’autrice di un recente editoriale sul New England Journal of Medicine nel rispondere a chi si oppone in nome del rigore metodologico alla denuncia del problema, poco presentabile, delle sovradiagnosi di massa da screening: “Rather than focusing on statistical issues and study design, we should move forward by agreeing that overdiagnosis does occur, even though the exact percentage of overdiagnosed cases remains unknown”. (Elmore JC. Solving the problem of overdiagnosis. 13 ott 2016). Lorenzo Tomatis osservava che vi è un doppiopesismo nel rigore richiesto alle prove scientifiche a seconda che i risultati convengano o meno. Trovo logicamente infondata, e pericolosa, la tesi dalla quale deriva che il fare sparire un’evidenza, es. un cadavere, conferisce una automatica impunità. E per la quale si può creare “evidenza” sopprimendo le critiche. Sono contro questa “epistemologia del plinto di cemento”, che è adottata dai senza scupoli di tutte le razze e di tutte le casacche.

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14 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Modena, per i pazienti è sempre colpa dei medici. La realtà è diversa da tv e fiction”

“L’intera medicina si è collusa con un progetto più ampio di ricerca di soluzioni tecniche ai problemi esistenziali posti dalla finitezza della vita e dall’inevitabilità dell’invecchiamento, della perdita e della morte… Le sole soluzioni a queste profonde sfide esistenziali vanno cercate nel coraggio, sopportazione e accettazione dei limiti dalla vita. Nel pensare in maniera diversa e più profonda.” (I. Heath sui meccanismi sociologici di quelle frodi mediche istituzionalizzate che sono le sovradiagnosi*). La medicina stimola nel pubblico aspettative false, e irrealistiche fino al delirio, per trarne profitti smisurati. Richiama alla realtà quando le conviene, come in questo caso; con “rimproveri della maitresse”, che ricordano una tenutaria che dia dello sporcaccione ai clienti sulle cui debolezze vive. L’anima fraudolenta delle promesse mediche comporta violenza fisica, con lesioni e omicidi su larga scala. In genere violenza indiretta e mascherata sui pazienti**. Non dovrebbe sorprendere che emerga talora violenza fisica riconoscibile, da parte di pazienti coerenti nel delirio o di chi vende medicina fraudolenta. Per di più la dimensione criminologica della medicina è un tema sul quale magistrati e forze di polizia hanno i carboni bagnati.

*Overdiagnosis: when good intentions meet vested interests. BMJ, 2013. 347: f6361.
** Es. Ablin RJ. The great prostate hoax. How big medicine hijacked the PSA test and caused a public health disaster.

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17 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Voto, suffragio universale e democrazia ‘borghese’ di Manzoni” “

Manzoni sarà stato paternalista, o elitista; ma voleva che alla lettura del romanzo fosse abbinata quella de La colonna infame, che mostra quanto buon padre possa essere il potere. Oggi il grande capitale facendo credere alla gente che è libera di pensare e di scegliere imbriglia l’immensa forza bruta della stupidità di massa. In medicina ai mali del paternalismo si è sostituita, o meglio affiancata, una pretesa autonomia del paziente che “permette ai medici di scapolare dal dovere di base che è sempre stato di perseguire il bene del paziente”*. In USA si stanno indebolendo i regolamenti di controllo sulla sicurezza dei farmaci in nome delle “libere” “scelte” dell’individuo; si approvano prodotti pericolosi affermando che ci si è conformati al livello di rischio voluto dai pazienti. Per poi imporre paternamente compliance, ovvero obbedienza, ai pazienti. L’attuale manipolazione scientifica delle masse ricorre a qualsiasi ideologismo e al suo contrario (Napolitano con la sua storia rappresenta bene questo eclettismo). Credo che il superamento del paternalismo vada cercato nel rifiutare i falsi padri imposti dall’alto ma eleggere se possibile chi ci governi come un buon padre. L’agghiacciante attuale arco politico dimostra che purtroppo il popolo non è affatto bravo in questo, che corrisponde a una forma alta di democrazia rappresentativa.

*Loewy EH. In defense of paternalism. Theor Med Bioeth 2005. 26: 445.

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23 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Meningite in Toscana, eccessi di casi di meningococco C. Rezza (Iss): “Ceppo particolarmente virulento””

C’è una letteratura sulle cause commerciali di variazioni geografiche di incidenza. L’ISS la ignora, insieme alla circostanza che l’incremento di diagnosi di meningite in Toscana è associato all’introduzione di un test diagnostico sviluppato al Meyer di Firenze. Il nuovo test usa un metodo, la PCR, che è noto causare falsi positivi. Ha già provocato incrementi spuri di incidenza di malattie infettive da sovradiagnosi (malaria, m. di Lyme, colite da c. difficile). Prima che di epidemia, il rischio per la salute pubblica appare essere quello che, secondo un collaudato “business model”, che ha già causato tragici effetti, la definizione di malattia venga alterata, identificandola abusivamente con la positività di test di laboratorio a basso valore predittivo positivo, che provocano sovradiagnosi; mentre allo stesso tempo si stimolano paure eccessive. Ciò permette di vendere cure inutili o dannose, a scapito dell’assistenza utile. Mattarella dal Quirinale esclude che possano esservi critiche fondate e responsabili ai vaccini; il presidente dell’ISS Ricciardi può invitare pubblicamente i magistrati a fare da braccio secolare a questa sua “scienza”, rivolgendosi alla stessa Procura che 50 anni fa fu, a danno della nazione, il sicario morale di un presidente dell’ISS come Marotta. Le frodi istituzionali sulla salute, come i test diagnostici che creano le “epidemie” che dicono di contrastare, sono intoccabili anche quando non sono coperte che da un velo sottile.

@ Marco (quello senza avatar). L’incremento dei morti, e i conseguenti allarmi mediatici su un’epidemia, sono qui legati a circostanze poco limpide e molto sospette sulle quali istituzioni all’altezza dei loro poteri e doveri indagherebbero, in un Paese onesto. Andrebbe considerato come un ulteriore indizio che le versioni ufficiali siano appoggiate sul web da squadrette di soggetti pronti a tirare fuori il “complottismo” e a dileggiare chi non scambia, come fanno non molto lucidamente loro, la diagnosi di morte per la diagnosi della causa di morte; rammaricandosi che i manicomi siano stati chiusi. (Secondo un’interpretazione di quelle che danno un lavoro ai troll, furono chiusi, assecondando, ma solo nella pars destruens, il sincero radicale di sinistra Basaglia in Italia, e negli stessi anni dal liberista Reagan in USA, per creare un più ampio mercato agli psicofarmaci, che sono spesso inutili e dannosi).

@ Marco (quello senza avatar). Sì, non c’è nessuna epidemia, e probabilmente nessuna reale rilevante variazione nell’epidemiologia della meningite. Invece, date al pubblico l’impressione, manipolando ad arte esami e notizie, che la pestilenza sia dietro l’angolo; per supportare prediche e obblighi a sempre nuove vaccinazioni. Peccato che “al vostro paese” non ci siano un giudice, una guardia e una gattabuia. Un recente lavoro * mostra che in Europa il carico di malattia da 6 infezioni associate alle cure mediche è maggiore di quello delle altre 32 malattie trasmissibili. Le malattie infettive oggi sono diventate largamente un problema iatrogeno. Ma gli zelanti Savonarola della peste incombente su questo stanno muti.

*Cassini A et al. Burden of Six Healthcare-Associated Infections on European Population Health: Estimating Incidence-Based Disability-Adjusted Life Years through a Population Prevalence-Based Modelling Study. PLOS medicine, 18 ott 2016.

@ Marco (quello senza avatar). Una versione semplificata del lavoro è sul New Scientist: “The first ever study of hospital-acquired infections in European hospitals has found that the combined health impact of these infections is twice that of the combined burden of 32 infections caught outside hospitals, including flu, HIV and tuberculosis.” (18 ott 2016). La licenza di mistificare a piacimento chi te l’ha data? Se distorci ciò che è scritto nero su bianco, accusando gli altri di non capire, si può immaginare cosa fai sulla epidemia-non-epidemia di meningite. Certo è un bello spettacolo per un cittadino vedere la presidenza della Repubblica, l’ISS, Il Meyer di Firenze, la crema della medicina, affiancati da venditori come te.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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18 maggio 2017

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Commento al post di D. Patitucci “Corea di Huntington, speranze dalla terapia genica. La senatrice a vita Cattaneo: “Mai più discriminazione”

In generale, etica della ricerca e cultura cristiana dovrebbero convergere nel tenere l’aspetto etico e quello tecnico separati e distinti. Oggi invece ricercatori e clero cercano la promiscuità. Le malattie gravi inducono a compassione e impongono obblighi di solidarietà. E’ divenuta prassi stimolare ad arte la compassione per rendere credibili le promesse di cura, sostituendo la plausibilità biologica con spot lacrimevoli (bayesanesimo fraudolento). La gravità di una malattia, la sua crudeltà e lo stigma, l’impulso a combatterla, non hanno nulla a che vedere con la possibilità materiale di curarla; ma spesso sono usati, invece che per spingere alla migliore assistenza possibile, per legittimare prodotti hi-tech, basati su teorie di comodo architettate dal business, piuttosto che dalla scienza al servizio della compassione come si vuole fare credere. Presentare casi commoventi, o creare un caso morale*, sono tecniche usate dalle ditte di marketing per aiutare i loro clienti a vendere farmaci costosissimi che non funzionano. E’ divenuta comune l’affermazione di voler “destigmatizzare” per propagandare un prodotto medico carente; es. è stata usata per la colonscopia virtuale**.

*Eichacker PQ et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16.
**As radiologists push for “virtual” colonoscopy coverage, risk of misleading readers is real. Health News Review, 12 set 2016.

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21 novembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post “Ema, il direttore Guido Rasi: “Milano molto preparata ma Amsterdam era preferita dai dipendenti” “

Converrebbe, per la propria salute, avere presente che l’assegnazione della nuova sede riguarda interessi, ambienti, equilibri, dispute e personaggi di varia nazionalità piuttosto lontani dal caso di Lise Meitner che superò Enrico Fermi correggendone l’interpretazione degli esperimenti. “As an example, the EMA’s director, Guido Rasi, has brought in a number of people from the drug company Sigma Tau that include Stefano Marino, his head of legal affairs. Rasi has worked with this company for many years and apparently owns several patents together with the company (15).” Commento sulla segretezza e altri atti contro il pubblico interesse e sui conflitti di interesse nell’EMA. Da: Complaint to the European Medicines Agency (EMA) over maladministration at the EMA. Cochrane Nordic, 26 maggio 2016. (La Sigma Tau è stata fondata e diretta da Cavazza, presidente di Farmindustria, che disse di avere pagato De Lorenzo, Donat Cattin, Poggiolini per avere l’approvazione di farmaci).

@ MatFis. Era una litote, un eufemismo e un’ironia. Il prendere letteralmente le figure retoriche non è buon segno. Ho voluto evitare di fare il paragone pesante della competizione tra “Cobra” Cavataio e “i viddani”; ma non si possono evitare i pedanti e simili. Ora invece di parlare delle reali finalità dell’EMA, degli effetti negativi sui malati* e dell’incontro tra le note pratiche illecite italiane e le note pratiche illecite internazionali sull’approvazione dei farmaci lei si può dilungare sulle guerre di mafia.

*Davis C et al. Availability of evidence of benefits on overall survival and quality of life of cancer drugs approved by European Medicines Agency: retrospective cohort study of drug approvals 2009-13. BMJ, 2017. 359:j4530. Conclusions: This systematic evaluation of oncology approvals by the EMA in 2009-13 shows that most drugs entered the market without evidence of benefit on survival or quality of life. At a minimum of 3.3 years after market entry, there was still no conclusive evidence that these drugs either extended or improved life for most cancer indications. When there were survival gains over existing treatment options or placebo, they were often marginal.

Censurato. @ MatFis. Ha ragione. Non posso che arrendermi. Cedo davanti alla minaccia credibile di ricevere un’altra scarica di anagoge brematurata. Mormoro sommessamente che la prova per sfinimento viene usata anche nel malaffare farmaceutico.

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31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

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22 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Farmaci antidepressivi sono efficaci”, su The Lancet lo studio su 116mila persone”

Non è una sperimentazione su 116000 persone ma una comparazione tra i risultati già pubblicati di 522 trial; ciascuno condotto su gruppi in genere tra i 50 e 150 soggetti. E’ un po’ come se l’innocenza di un gruppo accusato di crimini fosse stabilita comparando tra loro oltre 500 dichiarazioni di innocenza degli imputati stessi. Se a giurare che loro sono una congrega di benefattori fossero centinaia di ospiti di Poggioreale, Ucciardone, Badu ‘e Carros, etc. la loro parola, con la sua mole, sarebbe attendibile? Il procuratore capo di Boston sta esaminando una richiesta di riapertura delle indagini per i risultati falsificati sull’antidepressivo Celexa su bambini e adolescenti. Fu fatto figurare come efficace, nascondendo i dati che ne mostravano l’inefficacia. La casa produttrice ha già pagato 188$ milioni di transazione. Un gruppo di ricercatori sta chiedendo all’American J of Psychiatry il ritiro della pubblicazione del trial incriminato, che è del 2004.

Ma sembra impensabile che centinaia e centinaia di ricerche scientifiche siano manipolate. Vi sono esperti qualificati che affermano proprio questo, analizzando come gli studi che fanno vendere psicofarmaci siano stati gravemente alterati in massa (metaanalisi comprese), a danno dei pazienti e del pubblico: Gøtzsche P.C. Deadly Psychiatry and Organised Denial. People’s Press, 2015. Gøtzsche esamina anche i meccanismi psicologici e sociali che portano i ricercatori a concorrere in queste frodi di massa.

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28 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anatomia, scoperto un nuovo organo: interstizio. Tra i più grandi del corpo, potrà spiegare tumori e invecchiamento”

Nella frenesia di inventare la giustificazione a un altro “diagnostic tool”, come scrivono, gli autori ingigantiscono l’ovvio sforbiciando la funzione di una struttura anatomica già nota, il sistema linfatico, che drena l’interstizio. G. Azzoni, filosofo del diritto, ha scritto un interessante saggio su “L’arbitrarietà del corpo umano”. Artaud immaginava “Il corpo senza organi”; la medicina attuale al contrario prende alcune entità, alcuni concetti importanti, e li gonfia e li deforma per attribuire loro un ruolo chiave, in un meccanicismo schematico e puerile che deve fare da base teorica di comodo a nuovi prodotti. Gli “innovativi” vanno sfornati in continuazione, come per una maledizione che è la vera vendetta degli dei per il dono di Prometeo all’umanità. Lo ha fatto es. con le staminali, il sistema immunitario, l’apoptosi; lo sta facendo col microbioma, comincia a farlo con l’infiammazione. Il concetto di localismo, di legame tra struttura anatomica e malattia, una delle grandi conquiste della medicina, viene esasperato in un riduzionismo che è volgare semplicismo. Commette anche l’eccesso opposto, quello dell’ignorare l’anatomia, con le terapie “tissue agnostic”, se occorre un altro tipo di pezza d’appoggio al business. Una medicina che nella corsa al soldo saccheggia e sconquassa la conoscenza; più pazza di Artaud, che era schizofrenico.

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17 febbraio 2019

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Commento al post di M. Ferri “Chi ha paura dell’intelligenza artificiale?”

Dipende. Il chip che attiva le 4 frecce in caso di frenata di emergenza, o gli algoritmi di controllo in chirurgia, sono utili. L’avidità potenziata dal computer no. R. Caruna, senior researcher della Microsoft, ha illustrato i pericoli della AI in medicina: un suo modello di AI per ricoverare o meno in terapia intensiva chi ha la polmonite mette a rischio gli affetti da asma, che nel modello vengono esclusi in quanto l’asma risulta essere un fattore protettivo; mentre porta solo a maggiore attenzione clinica. Caruna ha aggiunto che i modelli sono così complessi che nessuno ne comprende appieno il funzionamento; l’errore sull’asma lo ha scoperto per caso. La AI può generare “unknown unknowns”. J. Hennessy, già rettore di Stanford, Turing Award 2017, ha commentato: “”Remember one thing, supervised learning is the ultimate example of garbage in garbage out….” (1).

Queste ammissioni provengono da ricercatori coinvolti che come il prof. Ferri “si leccano i baffi”; se li leccano in fase con soggetti meno ‘scholarly’ (2). La AI non è affatto per se a prova di errore. E può generarne di subdoli. In medicina errori iatrogeni incrementando i profitti fanno brodo, dal punto di vista degli investitori; che dettano legge. La medicina “black box” fa paura a chi sa cosa può contenere.

1 Tuma RS. Caution Needed With Artificial Intelligence in Medicine, Experts Warn. Medscape, 29 mag 2018.

2 Ford O. Investors See Big Opportunity in AI. MDDI, 19 lug 2018.

@ Massimo Ferri. Fonti ortodosse sono meno fiduciose (1). La riduzione del complesso al visualizzabile è affascinante. Es. pensai “è uno strumento formidabile” comparando in una fredda sala settoria, tra gli umori e odori della decomposizione, la differenza tra la ricerca anatomica della patologia sul cadavere e le immagini nette e chiare di CT scan e MRI sul diafanoscopio. Le immagini pulite e “asettiche” emesse dai PC sono però anche una delle maggiori fonti di sovradiagnosi. Un esempio tra i mille: (2). E la AI può “ripulirle” troppo in questo senso, automatizzando interpretazioni viziate o creando anatomie virtuali, cioè false, favorevoli al profitto a danno del paziente. Aggravando frodi. Anche chi coltivi discipline difficili come la tua, quando emette giudizi etici, e politici, sui prodotti commerciali che si basano sulle sue competenze deve conoscere, verificare e includere nel giudizio gli aspetti rilevanti, sia tecnici che umani, che esulano dal suo campo. Si propone di usare la AI per contrastare le deviazioni commerciali della medicina (3). Ma il ricercatore che intraprendesse – sul serio – questo meritorio filone, invece che i finanziamenti e la visibilità dello “hyperhyped AI healthcare” (cit.) più probabilmente otterrebbe l’equivalente di una scarica di legnate.

1 Mandl KD et al. Potential Excessive Testing at Scale… JAMA, 8 feb 2019.

2 Soylemez R et al. When a test is too good… BMJ, 2 Lug 2013.

3 Oren O et al. Curbing Unnecessary…. JAMA, 7 gen 2019.

@ Bicchiere_1. Tu dici che dovrei mettermi in testa che “un programma può fare tutto quello che può fare un uomo”; credo più al citato rettore di Stanford col Turing Award, che a proposito degli errori gravi propri delle diagnosi AI ha detto che “These programs can extract information from examples, but they don’t have insights”; lo ‘insight’, ‘acume’, ‘discernimento’, ‘intuizione’, resta una indispensabile dote umana. Quello che un programma scritto da uomini può fare come un uomo, non è difficile comprendere, se non si ha la proverbiale ristrettezza mentale che viene attribuita ad alcuni cultori delle discipline esatte, è fare danno, sbagliando in buona fede o ingannando volontariamente, come farebbe direttamente un umano. Es. adottando gli stessi parametri che portano alla sovradiagnosi dell’embolia polmonare alla TAC; causando così emorragie da anticoagulanti e danno economico (Soylemez, cit.). Uno stadio successivo è il comprendere come possano esserci in aggiunta effetti negativi più sottili, favoriti specificamente dalla programmazione informatica: es. di come basti una semplice variazione della soglia di apprendimento AI per ottenere una curva ROC – quella ideata a suo tempo dagli ingegneri elettronici per il radar – che procuri indebitamente all’industria un aumento sostanziale di clienti per il trattamento della retinopatia diabetica (Mandl, cit.).

@ Bicchiere_1. Ho troppa considerazione per la matematica, e stima per i bravi matematici, per accettare la “matematica sulla parola” come la tua.

@ Bicchiere_1. Hai ragione, pensare che condividere le riserve di tanti esperti del massimo livello su programmi informatici che diagnostichino correttamente le malattie sia come mettere in dubbio il teorema di Pitagora non è matematica; è un’altra cosa, e sarei tentato di dirti cos’è, dati i danni che sta facendo questo confondere crassamente tra conoscenza scientifica e tecnologia commerciale; ma è meglio non rubare altro tempo ai tuoi ardui studi. 2

@ Bicchiere_1. Le critiche che riporto sono corredate da esempi, o controesempi, che è scorretto chiamare “generalizzazioni da caso singolo”. Semmai sono dicto simpliciter gli argomenti della carica dei piazzisti. Ricordo che le diagnosi istologiche con neural networks le vedevo studiate 30 anni fa in USA, e non mi pare ci siano stati progressi risolutivi. “Da buttare” è la prosopopea da venditore di tegami. Per ora quella delle diagnosi tramite AI non è una tecnologia affidabile, è pericolosa per il paziente e può favorire scorciatoie commerciali cioè frodi. Questo è lo stato dell’arte attuale. Il fatto che la AI sia una puntata degli investitori, e che sia pompata dal marketing, es. la tua deep supercazzola che “è matematico che funzionino meglio degli umani”, o un altro attrezzo classico del marketing in medicina, la propaganda per entimeme, dove si grida a temibili conseguenze etiche (“programma di AI bloccato perché può costruire fake news impeccabili”, tramesso dai media, incluso Il Fatto, e ieri sera dal TG1) in modo da fare interiorizzare senza discussione la premessa in realtà non dimostrata di una tremenda efficacia e potenza, sono ulteriori motivi di scetticismo sul piano scientifico; e di preoccupazione su quello pratico, dato il possibile uso fraudolento, spicciolo, questo sì a portata di mano.

@ Bicchiere_1. Per il problema delle diagnosi al microscopio fatte da un computer un passo risolutivo sarebbe riuscire a ottenere diagnosi microscopiche impiegabili nella clinica. Passo che non è stato ottenuto, dopo decenni. Il programma di produzione automatica delle fake micidiali è stato presentato al pubblico come censurato in quanto pericoloso. I problemi che riporto sono giudicati non solo di difficile soluzione, ma di una natura che rende difficile individuarli (“unknown unknowns”): la AI può introdurre variabili nascoste dagli effetti non prevedibili su come i pazienti sono definiti e trattati. Scusa ma mi sembra di parlare con uno che voglia vendere a forza un prodotto scadente facendo leva sullo sfinimento. Facciamo conto che tu abbia la bancarella dell’AI diagnostico, che con il tuo inesauribile scilinguagnolo mi abbia convinto ad acquistare la confezione Maxi 2×3, e che possiamo quindi cordialmente salutarci.

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15 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Patitucci “Còrea di Huntington, silenziato gene della malattia. Elena Cattaneo: “Per la prima volta ridotti livelli proteina tossica””

@ Weston Loomis. Avevo rinunciato a commentare per risparmiarmi gli insulti dei troll di guardia alla propaganda della medicina commerciale. Il lavoro, mirato a verificare non l’efficacia ma la manifestazione di effetti avversi acuti, mostra una riduzione della concentrazione periferica della proteina difettosa, ipotizzando che rifletta una riduzione intracellulare; la senatrice saluta come un successo eccezionale ciò che gli stessi autori classificano come end point secondario; e che hanno correlato a una scala clinica con risultati da interpretare, scrivono, “with caution”; essendo frutto di un’analisi (post hoc) che è annoverata tra i trucchi usati per parlare abusivamente di successo. E’ riportato un aumento del volume delle cavità interne del cervello (ventricoli), segno di atrofia, e dei marker di neuroinfiammazione: risulterebbe che la terapia aggrava la base anatomopatologica della malattia. Un dato allarmante, taciuto. Il divario tra pubblicazione scientifica e soffietto sarebbe uno spunto per parlare di come i surrogate endpoints vengano spacciati per miglioramenti clinici; anche nella pratica medica, quella di routine, come mostra una divergenza di questi giorni tra il presidente dell’Ordine dei medici di Milano e il vicepresidente della Soc. di medicina generale. Sostituire al giudizio clinico globale, onesto, informato ed esperto la falsa oggettività degli endpoint surrogati aumenta i profitti ma danneggia il paziente.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sla, “i trapianti di cellule staminali umane cerebrali sono sicuri e si potranno fare in numero illimitato””

Uno studio fase I non può provare l’ipotesi di efficacia, salvo risultati eclatanti (come i miracoli promessi per le staminali); ma può contraddirla, e questo studio appare come una falsificazione dell’ipotesi sperimentale di efficacia terapeutica. Dire che il risultato è positivo perché il trattamento non ha peggiorato la malattia, che ha proseguito il suo corso uccidendo il 60% dei soggetti selezionati, e dire che il trapianto si potrà fare illimitatamente quando per ottenere ciò che ad essere ottimisti è un intervento inutile si sono scartati 1002 pazienti su 1020 (il 98%), è un esempio di ‘research spin’, di presentazione capziosa dei risultati. Lo studio appare viziato anche riguardo all’endpoint primario della sicurezza. La mancanza di peggioramento in soggetti con tessuto nervoso già distrutto dalla malattia non prova che l’iniezione di staminali nelle corna anteriori del midollo spinale (luogo della patologia) sia sicura, come invece scrivono gli autori. Se si vuole verificare se un intervento potenzialmente demolitivo su linee telefoniche non causa danni non è un buon disegno (similmente agli studi affetti da ‘immortal time bias’) considerarne l’effetto aggiuntivo su linee telefoniche già abbattute da una bufera.

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20 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di J. Piromallo “Luciano De Crescenzo diceva sempre che la vita va ‘allargata’: era geniale. E io lo ricordo così”

Insieme a Camilleri ci lascia un altro dei non molti “italiani da esportazione” (E. Biagi). La Piromallo evidenzia come De Crescenzo fosse anche un uomo di mondo, un bon vivant. Invece di rotolarsi nei piaceri questa decorosa figura di gentiluomo napoletano scriveva, e bene, dimostrando che per farlo non è indispensabile essere degli infelici incacchiati. La Piromallo sottolinea il genere che De Crescenzo praticava, quello del livello notevole che essendo anche accessibile e godibile fa ingelosire i soloni della cultura “alta”. Come Camilleri, Lampedusa, o Piero Chiara, di padre siciliano. Nessun libro mi ha fatto ridere quanto ‘Elena, Elena, amore mio’. Nella sua divulgazione sulla filosofia si trovano preziosità come “Si purificano del sangue versato macchiandosi di altro sangue, come se per pulirsi dalla melma si lavassero con altra melma” (Panta Rei) che descrive bene certe operazioni indicibili delle istituzioni. Ne “Il pressappoco” De Crescenzo riporta la foto di un manifesto funebre sul quale, alla scritta “A 101 anni si è serenamente spento Luigi Esposito” qualcuno aveva aggiunto a penna “e vulevo vedè ca faceva pure storie”; che è utile per chi volesse capire le manovre internazionali e italiane per creare uno schema da decine di miliardi di euro/anno di fatturato speculando bassamente sulle paure e le illusioni dell’età anziana (Fear of dementia could lead to overtreatment. Lown institute, 10 lug 2019).

@ Januaria Piromallo. Grazie a lei. Aveva diverse frecce al suo arco. Non è stato solo un divulgatore; ingegnere, metteva al lavoro, per così dire, i classici della filosofia teoretica sulla vita quotidiana, producendo una sorta di filosofia applicata, perspicua e sorridente.

@ herbert marcuse. Tanti lei come lei non capiscono la differenza e la distanza tra discipline pure e applicate. La distanza tra matematica e fisica, o tra fisica e ingegneria. Nel caso della biomedicina, si è nella frode spacciando per “scienza” una ricerca tecnologica applicata e condizionata da limiti strutturali, fattori umani e famelici interessi commerciali. Si trascura anche come le discipline applicate – quando non corrotte – non siano meno difficili e importanti di quelle sulle quali si basano. De Crescenzo non è Giambattista Vico, ma tra le varie cose buone che ci ha regalato mostra, tongue in check, questa distinzione che tromboni, e imbroglioni, ignorano. Mi colpì quando negli anni 80 lo sentii citare in un ambiente accademico in Olanda, nel presentarmi come italiano. La frase di Eraclito che De Crescenzo riporta e che per lei è una “banalità assoluta” viene tramandata da 24 secoli, e resisterà anche a chi durante una commemorazione si produce in espressioni sguaiate e senza valore. Ma in fondo è un omaggio anche il suo; gli scritti di De Crescenzo esercitano l’attrazione dell’intelligenza, della sensibilità, della benevolenza verso il prossimo; che lei evoca provocando la repulsione per la stupidità, rozzezza e boria.

@ frankzappa.fz. Io vedo i danni della “profondità”, del “depth first”, della conoscenza ingessata in nome del rigore su aspetti ristretti e false strade, e so che i campi da esplorare e tenere presenti sono numerosi, troppi per la durata di una vita di studio; non mi lascio abbindolare da chi ostende un qualsiasi testo sacro, o proclama il primato della filosofia, o della fisica o di qualsiasi altra disciplina o arte; e quindi apprezzo la buona divulgazione di campi non centrali ai miei interessi. Ancora meglio se arricchita da interessanti visioni personali, come nel caso di De Crescenzo. Posso segnalare altri libri di ottima divulgazione filosofica di autori italiani e stranieri. Eraclito nell’originale lo leggono gli specialisti, i filologi; o i pedanti che poi sproloquiano su altri campi dei quali sono ignoranti come cocuzze avendo perso troppo tempo sui presocratici per soddisfare l’illusione di padroneggiare il sapere.

@ frankzappa.fz. C’è anche un’ignoranza insegnata a scuola. Al liceo si doveva studiare la storia della letteratura senza avere letto la letteratura, una tortura che educa a sbrodolare pomposamente su ciò che non si conosce. All’università a medicina mi sono avvicinato ai testi del mondo anglosassone, dove non si applica il “o Cesare o nessuno” ma si studia lo stesso argomento a livelli crescenti di approfondimento, badando alla chiarezza, non allo sfoggio. Il professore di farmacologa, alla Cattolica di Roma, imponeva la sua traduzione di un testo USA; con una sua prefazione più lunga di quella degli autori, e senza l’indice analitico. (Comunque, disillusioni dell’età adulta, è venuto fuori che la dottrina in celebri manuali di medicina USA è stata alterata dietro mazzette).“Grande filosofo”? Non lo dice nessuno, e lui certo non si atteggiava. Ma perché non essere grati a chi sbroglia a livello elementare materie rese più oscure di quello che sono? Perché ingelosirsi per delle buone osservazioni, condite di filosofia classica (un segreto: a volte chi si rifà ad altri autori ha già pensato da solo i concetti, e li guarnisce con precedenti illustri). Perché piccarsi per un successo che non è, come per tanti casi, quello di chi vende fumo? De Crescenzo è da esportazione anche perché era l’opposto del tipo del professore di scuola provinciale che il suo amato Fellini mostra in Amarcord.

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20 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Ferri “È innegabile: l’Intelligenza Artificiale funziona (abbastanza)”

Ferri cita l’articolo di Nature sulla discriminazione benigno/maligno di neoformazioni cutanee come evidenza che “l’AI funziona”. L’esempio in realtà mostra i pericoli dell’AI. La diagnosi di melanoma nelle forme non conclamate, confondibili coi nevi, è incerta. Tale incertezza è sfruttata in senso commerciale. Il risultato è da decenni una epidemia di false diagnosi di melanoma, un tempo tumore raro; con mortalità stabile, la classica evidenza di sovradiagnosi. “The enthusiasm for artificial intelligence in melanoma diagnosis is similarly worrisome. Although artificial intelligence could help reduce variable diagnostic standards, we fear that in our volume-driven system it is more likely to be used to increase the capacity to evaluate pigmented lesions, while retaining the lower pathological thresholds currently in practice.” (The Rapid Rise in Cutaneous Melanoma Diagnoses. NEJM, 7 jan 2021). La AI può salvare, dando una patina di scientificità, frodi mediche istituzionalizzate a danno della salute. Sta venendo applicata ad altre sovradiagnosi, es. del cancro mammella. (Anche l’esclusione di cancro via AI per la banale comunissima cheratosi seborroica causerà falsi positivi di cancro, per il teorema di Bayes).

Ci vorrebbero “le leggi della AI”. Una di queste dovrebbe essere che non va applicata a diagnosi di malattie per quali non esiste un gold standard diagnostico solido. Situazione molto più frequente di quel che pensano le anime belle che credono agli imbroglioni.

@ M. Ferri. Dato un sistema umano che genera sistematicamente una quantità impressionante di false diagnosi di cancro – false diagnosi attivamente perseguite per i vantaggi, indebiti, che procurano; sulla dermatologia stanno mettendo le mani, coi loro sistemi, le private equities* – automatizzarlo, sulla base degli stessi presupposti umani viziati che lo generano** come può renderlo sano o migliorarlo? I suoi “supporti”, “aiuti” potenziano il sistema gravemente tarato da cui vengono sviluppati. Non credo, e andrebbe dimostrato, che si possa ottenere un magico “junk in, gold out”. E’ praticamente inevitabile che l’AI basata su una frode, sottesa da enormi interessi, aiuti la frode, sia nell’output diagnostico sia col paludamento esoterico e hi-tech della matematica avanzata. Il fatto poi che attualmente l’AI funzioni “così così” aggiunge solo un ulteriore strato di incertezza. Ammettere tale problema aggiuntivo non esonera dal guardare al nucleo del problema, che potrebbe essere detto “il problema degli assiomi tarocchi”. E’ beffardo che una disciplina deduttiva come la matematica trascuri i postulati di base; in applicazioni dove è in gioco la salute.

*Why Private Equity Is Furious Over a Paper in a Dermatology Journal. NYT, 26 ott 2018.
**Do pathologists play dice? Uncertainty and early histopathological diagnosis of common malignancies. Histopathology, 1997. 31: 495.

@ M. Ferri. “A reference slide collection, injudiciously used, has the inherent danger that the previous mistaken interpretations may be made with increasing frequency and confidence!” (Underwood JCE. Introduction to Biopsy Interpretation and Surgical Pathology). Che ne direbbe di leggere anche gli articoli di medicina altrui rilevanti per il suo lavoro, come quelli che ho citato (posso fornirne diversi altri a chi – a suo rischio – non voglia accettare la fictio del postulato di sacralità della medicina nello sviluppare per la medicina strumenti come questi) invece di continuare a rileggere il suo per ripetersi “quanto sono bravo”, “come è bello”? Non mi pare siano concetti così ardui; tanto meno per un docente di matematica. La difficoltà appare essere di ordine psicologico e morale: “It is difficult to make a man understand something when his salary depends on not understanding it”. Non ce l’ho con lei (che del resto, a differenza di me che denuncio, non corre alcun rischio; anzi). Questa della dipendenza dal non capire va riconosciuta come una condizione perversa estremamente comune nella medicina liberista, che nella sua ricerca implacabile del profitto provoca la corruptio optimi pessima, dall’istopatologia alle reti neurali. E pratica un rigido sistema di premi e punizioni per mantenere assurdi a danno della salute come quelli cui lei sta appiccicando la credibilità posticcia dell’alta matematica.

@ M. Ferri. Sì, mistaken intepretations (JCE underwood, J Hunter professor of pathology, etc.) di esami istologici; come spiegano i lavori che ho citato. C’è una letteratura sulla interobserver variability delle diagnosi differenziali benigno/maligno in istopatologia. La diagnosi istologica non è un test oggettivo, nè ha grandi basi scientifiche*. Ha una forte componente soggettiva, e di verità per coerenza, cioè per aderenza a quello che fanno i peer; e di ad auctoritatem rispetto ai vertici gerachici. Non è matematica, ed è innervata da fattori politici e sociali. Non posso credere che lei non comprenda quando scrivono gli autori che cito. O che le sembri inconcepibile. (Credo però che il sostenerlo, da un pulpito universitario, non sia indipendente dalla sua personale posizione sociale e reddituale). E’ lei che si insulta da solo, forse per buttarla in caciara, con questo spettacolo avvilente e imbarazzante di un ragionamento circolare – capisco che il covid lo abbia sdoganato – come premessa all’evoluzione pseudo-tecnologica di trucchetti in fondo banali e squallidi, come quello di chiamare sistematicamente melanomi incipienti i nevi.

*Pathology as art appreciation. Bandolier. Evidence-based health care, 1997. Vol. 4 issue 3.

@ VTmaster. “«L’intelligenza artificiale è un dono di Dio ma serve un’algor-etica». La «nuova frontiera» della scienza e della tecnologia stringe l’uomo e la macchina in un rapporto complesso. Ne parla Papa Francesco alla plenaria della Pontificia Accademia per la vita in un discorso letto dal presidente mons. Vincenzo Paglia.”

Alta etica, alta scienza e troll. Un pattern costante nelle frodi biomediche strutturali; un viraggio repentino e inatteso dalle stelle allo stallatico, che potrebbe essere studiato con la teoria delle catastrofi di Thom. Ma forse basta la pagina di Pinocchio dove il Gatto, che insieme alla Volpe sta abbindolando Pinocchio con l’atteggiarsi a filantropi che elargiscono preziosi segreti, si avventa sul Merlo bianco che cerca di avvisare la vittima e lo sbrana.

“Noi, – riprese la Volpe, – non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.” “Che brave persone! – pensò dentro di sé Pinocchio”.

@ VTmaster. Mi spiace, posso parlare con tutti di queste cose, con chi non ne sa niente e con chi ne sa più di me; ma non coi troll né coi piazzisti di medicinali. Né tanto meno con chi ha la doppia qualifica. Lei stia al suo posto e si limiti a fare chiasso.

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Vedi anche:

Misurare è un privilegio, non un diritto

La frode delle staminali

Stamina come esca per le frodie della medicina ufficiale

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

La questua delle multinazionali

Sperimentazione animale: uno spoglio etico

Cure oncologiche. A che punto sono Sulle regole per la Roche

Quando è Pietro che si associa a Simon Mago

L’omertà manzoniana su Moro

14 November 2013

Appello al popolo

ccc

Le sue parole io l’ho sentite, e non te le sarei ripetere. Le parole dell’iniquo che è forte penetrano e sfuggono. Può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo. (Manzoni)

Mio padre mi raccontava di quando negli anni ’50 andò, col gruppo di giovani dell’Azione cattolica, da Sambiase, oggi Lamezia, a Catanzaro a sentire un comizio di Scelba. Uno del gruppo chiese a Scelba chi fossero i responsabili della strage di Portella della Ginestra. Scelba rispose, con un tono inferocito e scocciato: “Sono stato io. Va bene?”. Riuscendo così ad ammutolire il contestatore e, sull’argomento, gli altri giovanotti. Scelba diceva allo stesso tempo una cosa vera e falsa, perché come ministro dell’interno ebbe delle gravi responsabilità, ma la strage non era tutta farina del suo sacco, e probabilmente se fosse dipeso solo da lui non vi sarebbe stata.

L’episodio mi è tornato in mente per la notizia di questi giorni che è indagato per calunnia il sottufficiale della GdF che ha costituito una fonte dei libri e degli interventi di Imposimato sulla volontà dello Stato di non salvare Moro [1]. La calunnia riguarderebbe la prigione di Via Montalcini, che secondo il finanziere era circondata e monitorata da polizia, militari e servizi, anche stranieri, ai quali però fu dato l’ordine di non intervenire.

Le altre ipotesi sui luoghi di prigionia includono una base nel ghetto di Roma, e palazzo Caetani; e anche un ipotetico ambiente dotato di una biblioteca, con testi che fanno pensare a un istituto religioso [2] (ricordo vagamente dai miei anni romani che a palazzo Caetani vi era una biblioteca, aperta al pubblico). Quali che siano state le prigioni, e le mosse delle forze che avrebbero dovuto liberarlo, il finanziere e Imposimato non sono certo i soli a sostenere che si volle fare uccidere Moro: ci sono studi dettagliati, come quelli di Flamigni e De Lutiis, che, mostrando un ampio e coerente quadro di elementi, confermano la presenza di una volontà atlantica, e forse anche sovietica, della quale i nostri governanti furono intermediari.

Oltre ai risultati degli specialisti vi è poi una legittima credenza bayesiana, che cioè considera espressamente anche le probabilità a priori; che sono un’entità epistemologica che il moderno scientismo, che permea di sè anche le discipline umanistiche, tende a trascurare in nome di un rigore che rigore non è. Quali sono le probabilità che un gruppo di dilettanti, già sotto controllo, riesca senza aiuti potenti e protezioni a programmare ed eseguire un rapimento simile, e a tenere per mesi in scacco un intero Stato proteso alla ricerca del sequestrato? Quali sono le probabilità che le forze di polizia non trovassero al più presto i responsabili della barbara uccisione dei 5 loro colleghi nell’agguato di Via Fani? Quali sono le probabilità che gli USA e altri poteri forti non esercitino influenze indebite, anche mediante guerra a bassa intensità, e che quindi siano estranei alla vicenda? Dati anche altri casi di terrorismo dove la presenza negativa dei servizi, con la loro subordinazione ai “liberatori”, non è proprio un fantasma ? E dato il carattere di Moro: credo che la principale “colpa” di Moro fosse quella di fare, sia pure con le sue proverbiali cautele, lo statista, anziché il pupazzo, e di esprimere una politica almeno in parte genuinamente indipendente. La “red scare” della Guerra fredda mi pare poco meno di una copertura, una giustificazione ideologica; i “rossi” essendo “rosa”, come si può agevolmente constatare oggi.

Tra le varie possibilità sull’indagine per calunnia c’è quella del paradosso di Gettier, dove una credenza è vera nonostante sia ritenuta tale sulla base di una giustificazione falsa (il libro “Il diavolo, certamente” di Camilleri ne contiene alcuni esempi [3]). In questo caso il finanziere potrebbe avere effettivamente prodotto, in parte o totalmente, delle false evidenze; che danno supporto a una credenza vera, quella della correità dei governanti. Il paradosso di Gettier costruito ad arte può essere una tecnica di depistaggio, per screditare una pista valida o intorbidire le acque su una verità raggiunta.

Sul piano logico corrisponde alla fallacia proposizionale della negazione dell’antecedente: “se A allora B”; “non A”; quindi “non B”. Sul piano della disinformazione fa pensare alla tecnica della “inoculation” (vaccinazione): “vaccinare” contro la verità presentandola in forma non valida. Thomas H. Huxley, “il mastino di Darwin”, ha scritto che “Verità irrazionalmente difese possono essere più dannose di errori ragionati”; e che, d’altra parte “Non c’è errore maggiore che la conclusione affrettata che un’opinione è priva di valore in quanto è malamente argomentata”. Questi giochi hanno un effetto dirompente sulla ricerca della verità (soprattutto se si ha poca voglia di raggiungerla); come in un sistema di specchi, rendono inafferrabile la verità mentre sembrano offrirla.

Bisogna distinguere tra valore di verità e giustificazione di una credenza, quando si tratta di argomenti come i Misteri d’Italia. Nel caso Moro appare esserci stato almeno un altro caso di giustificazione falsa di una verità. Cossiga diceva che lui e i DC avevano ucciso Moro; intendendo di avere causato la morte di Moro indirettamente, come effetto collaterale previsto ma non voluto, e per una scelta autonoma di difesa dello Stato; mentre fu una responsabilità di tipo diretto, e in esecuzione di volontà esterne. L’affermazione di Cossiga, anch’essa una risposta alle accuse, nella sua arrogante ambiguità ha alcune somiglianze con quella di Scelba a Catanzaro.

Non va dimenticato d’altra parte che se i dettagli non sono ricostruibili con certezza, il quadro generale è abbastanza chiaro. Personalmente non ho bisogno di studi interminabili per comprendere che coloro che occupano le istituzioni dello Stato sono corrotti e venduti a forze sovranazionali: lo vedo coi miei occhi ogni giorno. Bisogna anche evitare che, come tendono a fare accademici e magistrati, venga sabotata l’accuratezza in nome della precisione; cioè che si neghi il quadro generale perché alcuni particolari vengono periodicamente messi in discussione e corretti.

Oltre che un depistaggio, le rivelazioni false che indicano la verità e la loro successiva demolizione possono essere una forma di intimidazione, e hanno un effetto demoralizzante. Col conseguente procedimento per calunnia il paradosso intimidisce il pubblico dal profferire ciò che d’altro canto gli si lascia capire. Una nota, questa del negare e mostrare, presente in tutta la vicenda Moro. Sembra anzi che faccia parte della strategia del terrore il far intravedere chi sono i veri mandanti, prima ai politici e alla classe dirigente, ora al pubblico generale; dando così un esempio e lanciando una minaccia. E rivelando quindi il senso di un’operazione altrimenti folle, oltre che scellerata; di una “follia” che apparentemente pervase anche la risposta dello Stato.

Gli atti terroristici del potere, come ho potuto apprezzare a Brescia [4], hanno, dopo la frazione di secondo dell’esplosione, o della penetrazione del proiettile, un lungo fall-out di corruzione e di degrado, che dura anni e decenni. Con Moro si può ancora intimidire il popolo e addestrarlo alla sottomissione. Pochi giorni prima dell’indagine per calunnia, Pieczenik, emissario di Kissinger presso il governo italiano in veste di consulente per il caso Moro, intervistato da Minoli ha affermato, similmente a quanto aveva fatto negli anni precedenti, che vi era un interesse USA a eliminare Moro, e che egli agì in questo senso; attribuendo a sé stesso “il sacrificio” di Moro, come un merito. Con un discorso simile nella struttura formale a quello di Cossiga.

Appare che vi sia la volontà di imporre, mediante ammissioni parziali e distorte da un lato e smentite e minacce giudiziarie dall’altro, una forma di omertà particolarmente umiliante, che si può chiamare “manzoniana”, descritta nella sua perversità da Manzoni, a proposito della dominazione spagnola sull’Italia (v. epigrafe): non si deve dire ma si deve sapere. Così il mostro può circolare liberamente nelle menti ma non nel discorso pubblico. Già nell’agorà la convinzione privata dell’omicidio di Stato in esecuzione di ordini sovranazionali diviene un argomento poco maneggevole e opinabile, al quale vengono affibbiate connotazioni da chiacchiera da bar, complici la diffusa vigliaccheria e il diffuso atteggiamento ruffiano verso il potere. E nelle assemblee ufficiali la terribile accusa di essersi venduti agli stranieri nel partecipare a un assassinio politico non entra se non per essere condannata come una calunnia, che getta fango sui fieri rappresentanti di un popolo fiero.

Qualcosa del genere appare essere avvenuto per l’11 settembre. Vi è una letteratura, scritta da tecnici competenti, sull’impossibilità materiale che le torri collassassero completamente in seguito al solo urto degli aerei. Forse anche qui si è voluto ventilare ciò che ufficialmente si nega. Questo spiegherebbe perché il terzo edificio, il “Salomon Brothers”, è crollato apparentemente da solo, come se si volesse svelare il trucco e insinuare il dubbio sulla versione che allo stesso tempo si propagandava. E’ interessante che coloro che supportano, anche con la loro rispettabilità, la tesi che l’attentato sia stato un auto-attentato vi sia Imposimato.

L’accusa di calunnia coinvolge, sul piano della credibilità, Imposimato, ex magistrato che indagò sull’omicidio di Moro. Io vedo che i magistrati sono “atlantically correct” [5], e che le loro responsabilità e complicità nella dominazione USA, nelle collegate eliminazioni di soggetti sgraditi, e quindi nel degrado del Paese, sono ampiamente sottovalutate. Il PM che sta indagando per calunnia il finanziere è Palamara, già segretario dell’ANM: comunque stiano le cose, egli rappresenta bene la corporazione e gli interessi dei magistrati. Imposimato mi era sembrato l’esponente visibile di una esigua minoranza nobile di magistrati che mi immagino debba esistere; magistrati capaci, esperti e insieme probi e animati da passione civile. Ora pare che non sia sicuro che le cose stiano così [6]. Avendo il prof. Giannuli proposto Guariniello come candidato alla Presidenza della Repubblica, ho scritto di come gli interventi del PM di Torino sulla medicina siano a volte in realtà più consonanti con grandi interessi sovranazionali che con quelli del popolo [7], e sul sito di Giannuli ho proposto invece Imposimato [8], che mi era parso una voce pacata e allo stesso tempo fuori dal “tolemaicismo”, la pratica politica e intellettuale di ricondurre responsabilità sovranazionali a fattori interni [9]. Può darsi che chi si occupa professionalmente dei Misteri d’Italia possa mostrare su Imposimato riserve speculari a quelle che ho espresso su Guariniello rispetto alla medicina, il mio campo.

Come per gli interventi giudiziari di Guariniello, l’opera pubblicistica di Imposimato conserva comunque una sua utilità. Ma temo che l’attesa per la venuta del Magistrato Sconosciuto, prudente come un serpente e candido come una colomba, debba proseguire. Gli italiani, col loro cinismo da povera gente, sono pure colpevoli, per come si sono fatti i fatti loro, per come hanno guardato con indifferenza, con calcolata indifferenza, a quello che è stato definito “il golpe di Via Fani” (De Lutiis). Come se un fatto di tale gravità non li riguardasse direttamente, come se si fosse trattato di uno dei tanti sceneggiati su forze del male, terroristi o mafiosi, capaci di impossessarsi della società, se le forze del bene, lo stesso potere che ci opprime, non le fermano. O al più di una lotta tra signori, della quale era meglio non impicciarsi. Rilevante solo per il fatto che per avere protezione bisognava quindi rivolgersi alla fazione vincitrice; che è ciò che hanno fatto, accettando e votando personaggi, a sinistra non meno che a destra, cento volte peggiori di Moro. E servendoli, speranzosi di ottenere benefici. Dovrebbero riflettere sul fatto che poi hanno avuto Cossiga presidente e ora hanno un Napolitano bis; e su come sarebbe diversa la loro vita se, come sarebbe stato probabile, avessero avuto un settennato Moro, e altri presidenti almeno dello stesso livello.

La risposta di Scelba non era il motivo principale per il quale mio padre ricordava la giornata a Catanzaro. Nel viaggio di ritorno, lungo la strada vecchia tutta curve e pendenze, su quel genere di torpedoni che sono diventati uno dei simboli del Sud, uno della comitiva cominciò ad accusare il mal d’auto. Si mise con la testa fuori dal finestrino, bianco in faccia come un cencio. Un altro personaggio si sporse a sua volta dal finestrino immediatamente posteriore per sfotterlo. Traducendo dal calabrese, diceva, con una voce fintamente carezzevole: “********* brutto, perché sei venuto? Dove va girando uno come te? Non potevi startene a casa? Che c’entri tu con queste cose?”. E così via, senza smettere. La corriera andava, tra curve, controcurve, scossoni e beccheggiamenti, con le due teste che sporgevano fuori; quella china e quella protesa verso l’altra. Il sofferente, persona mite e di umile condizione sociale, non rispondeva. Subiva boccheggiando, fino a che non vomitò, e il getto andò a finire in faccia al suo tormentatore, che si ritrasse ingiuriando e imprecando, con esclamazioni che descrivevano ciò che aveva ricevuto: “puzzi ‘i subbrimatu”, “puzzi d’a midicina d’i surici” [sublimato corrosivo, allora usato come disinfettante e topicida]; tra la soddisfazione ilare del resto del gruppo. La scena rimase memorabile. Io ho collegato i due episodi salienti di quella giornata: il vomito dei semplici sarebbe una risposta adeguata alle parole e agli atti perfidi, che penetrano e allo stesso tempo sfuggono, degli iniqui in posizione di potere.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note

[1]. Non vollero salvare Moro. Indagato per calunnia ex finanziere. Il Fatto Quotidiano, 5 novembre 2013.

[2] De Lutiis G. Commento sul libro “Diario apocrifo di Aldo Moro prigioniero” di A. Vettori. In : Il golpe di Via Fani. Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro il delitto Moro. Sperling & Kupfer, 2007.

[3] Il diavolo, certamente. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/15/il-diavolo-certamente/

[4] Brescia non solo bombe. https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/23/brescia-non-solo-bombe/ . La Leonessa https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/21/la-leonessa/

[5] La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di stato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/09/08/la-convergenza-di-mafia-e-antimafia-pizzo-mafioso-e-pizzo-di-stato/

[6] Caroli G. Imposimato, giudice bendato. Bye bye Uncle Sam, 8 novembre 2013.

[7] Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

[8] Giannuli A. Ancora sulle candidature al Quirinale. 5 marzo 2013.

[9] Il tolemaicismo politico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/04/il-tolemaicismo-nella-storia-contemporanea-italiana/

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12 novembre 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Caso Falcone, caso Moro: ma quanti nuovi (tardivi) testimoni!”

Stiamo parlando di fatti di eccezionale gravità, sui quali è da incoscienti e poveracci accettare che non sia fatta chiarezza, perchè riguardano anche le nostre esistenze personali. Sul caso Ladu sto scrivendo un breve pezzo (attendo che mi arrivi il libro di Imposimato ”I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”) dove commento anche sulla mia proposta di Imposimato come candidato alla Pdr in risposta a quella di Giannuli di Guariniello (A. Giannuli Ancora sulle candidature al Quirinale, 5 marzo 2013). Quando lo avrò pubblicato posterò il link su questo sito, sperando di fare cosa utile.

Un commento al post ““Non vollero salvare Moro”. Indagato per calunnia ex finanziere” Il Fatto quotidiano, 5 novembre 2013

Paradosso di Gettier e depistaggi

Una tra le varie possibilità è quella del paradosso di Gettier, dove una credenza è vera nonostante sia ritenuta tale sulla base di una giustificazione falsa (il libro “Il diavolo, certamente” di Camilleri ne contiene alcuni esempi). In questo caso il finanziere potrebbe avere effettivamente prodotto delle false evidenze; che supportano però un fatto vero. Il paradosso di Gettier costruito ad arte può essere una tecnica di depistaggio, per screditare una pista valida o intorbidire le acque su una verità raggiunta.

Col conseguente procedimento per calunnia intimidisce il pubblico dal profferire ciò che d’altra parte si lascia intravedere: “L’iniquo che è forte … può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo farti sentire che quello che tu sospetti è certo.” (Manzoni). Una nota, questa del negare e mostrare, presente in tutta la vicenda Moro.

Bisogna distinguere tra valore di verità e giustificazione di una credenza, quando si tratta dei Misteri d’Italia. Nel caso Moro appare esserci stato almeno un altro caso di giustificazione falsa di una verità. Cossiga diceva che lui e i DC avevano ucciso Moro; intendendo di avere causato la morte di Moro indirettamente, come effetto collaterale previsto ma non voluto, e per una scelta autonoma di difesa dello Stato; mentre, come mostrano studi come quelli di Flamigni e De Lutiis, fu una responsabilità di tipo diretto, e in esecuzione di volontà esterne.

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16 novembre 2013

Segnalo il post “L’omertà manzoniana su Moro”:

L’omertà manzoniana su Moro

sul mio sito

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12 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Moro, pg Roma: “Gravi indizi di concorso in omicidio su ex funzionario Usa”

“aikon. Continuiamo con i fumetti suggestivi che dimostrano quanto meno ignoranza completa della storia delle BR.

“Ma anche l’avvertimento (o minaccia) che ebbe mentre presumibilmente si trovava in un Paese “amico”,e da parte di una personalità in quel Paese autorevole,non crediamo sia possibile collegarlo alla sua eliminazione:e per il fatto stesso che c’è stato.Cose del genere-lo si sa persino proverbialmente-si fanno senza dirle; il non dirle è anzi condizione necessaria per farle”.(Dalla Relazione di minoranza presentata dal deputato Leonardo Sciascia alla Commissione Moro -1982) ”

@ Aikon. Gia’ Aristotele respingeva come un sofisma il sostenere che l’accusato, un uomo forte, non può avere picchiato l’uomo debole perché altrimenti tutti avrebbero capito che è stato lui. E’ il cosiddetto “corax”, l’argomentazione dove si sostiene che “la colpevolezza non è verosimile proprio perché può esserlo”. A parte il fatto che a volte gli uccisori avvertono chiaramente la vittima che la colpiranno se non desiste, es. Aricò con Ambrosoli. L’avvertimento può essere anzi una esibizione criminale di potere; anche come esempio ad altri per future imposizioni. E può disorientare la vittima, e confondere la ricostruzione, soprattutto se l’omicidio in realtà è già stato deciso.Anche Ambrosoli credeva che non fosse possibile che lo uccidessero, perché sarebbe stato un omicidio firmato. Il modo di pensare e di comportarsi del predatore è diverso da quello dell’uomo onesto. Mi dispiace che Sciascia abbia aggiunto la sua voce al guazzabuglio di interpretazioni fuorvianti sull’omicidio di Moro.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “Aldo Moro, Grassi (Pd): “Pieczenik al Viminale per favorire l’omicidio” “

Grazie alle singolari autoaccuse statunitensi, rimembranze di poliziotti e interventi tardivi della magistratura, sta tornando di moda considerare i comunisti di allora come vittime del “golpe di Via Fani”. Invece furono tra i congiurati, assicurandosi il favore degli anglosassoni, dei quali sono servi premurosi ormai da tanti anni. Credo che Moro volesse usare il PCI per dare all’Italia un’autonomia politica, progetto osteggiato da anglosassoni e russi. Quelli del PCI lo hanno consegnato ai suoi carnefici una volta avvenuto il sequestro, partecipando all’immonda sceneggiata della “fermezza” accoppiata al “non riuscire” a trovarlo. Ottenendo così dagli anglosassoni un placet i cui effetti sono oggi davanti ai nostri occhi. Moro fu eliminato perché avrebbe portato l’Italia a non essere totalmente soggiogata, a non essere sfruttata e degradata. Gli “atlantically correct” dei PD e della magistratura oggi non sono meno falsi e meno vili nel fare i sicari o i tirapiedi per mantenere lo status quo.

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12 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Regis “Aldo Moro, verso via libera alla beatificazione. Il postulatore Giampaolo: “Quasi concluso l’iter canonico” “

Moro non fu affatto un santo; ma fu un martire. Era uno statista, figura di politico che oggi i giovani non conoscono nemmeno nelle sue forme più sbiadite. Una battuta vuole che la diplomazia vaticana sia nata quando Pietro negò per la terza volta di conoscere Gesù. Pietro poi si fece crocifiggere capovolto, si riporta; mentre i preti badano a restare coi piedi per terra. Sono capaci di consegnare uno dei loro – uno dei pochi che metteva in predicato l’asservimento delle greggi italiche al tiranno – ai sicari del tiranno. E poi sostenere che il tradito fosse un santo, atteggiandosi ad anime pie e a vittime. Per meglio continuare a tradire. La chiesa del dodicesimo apostolo, ma priva di rimorsi, che fende così la sua via nella storia.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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12 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro: “Ciò che abbiamo saputo finora è una verità dicibile: servì a chiudere la stagione del terrorismo””

Ma che vuol dire che l’eliminazione di Moro “servì a chiudere la stagione del terrorismo”. Probabilmente l’espressione sta per “servì a chiudere, con un assassinio esemplare, la stagione dove c’era ancora uno spiraglio di indipendenza”. Un esempio del dressage istituzionale sugli episodi più tragici e vergognosi della sudditanza della nazione: la tromba suona la carica, e la cavalleria si guarda bene dal caricare; ma esegue figure di alta scuola, galoppi in aria e piroette, per dare l’impressione di valore ed essere applaudita senza andare da nessuna parte. A Brescia, dove Fioroni ha buoni amici, stanno raccogliendo firme per la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. A Brescia c’è un’altra scuola di dressage istituzionale, dove il fiume di commemorazioni e 40 anni di procedimenti giudiziari sulla strage di Piazza Loggia del 74 hanno prodotto sia il topolino delle mezze condanne – a Milano – di due degli esecutori, sia un pratico paravento dietro al quale servire zelantemente USA e NATO negli affari correnti.

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21 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, “A morte le guardie”: imbrattata con svastiche la targa di via Fani a Roma. Famigliari vittime: “Vergognoso””

Nell’agosto 2014, a Celico (Cs), ho ascoltato una conferenza pubblica di Francesco Bruno, il criminologo legato ai servizi che in caso di liberazione avrebbe dovuto “prendersi cura” di Moro, dato il disturbo psichiatrico che era stato diagnosticato a Moro per spiegare quanto scriveva (Ippolito: roba da psichiatri stalinisti. Corsera, 1 dic 1993). Alcune affermazioni di Bruno estranee al tema della conferenza (che era quello delle persone che si perdono nei boschi) hanno rafforzato la convinzione che gli apparati incaricati di coprire con manipolazioni l’eliminazione di Moro siano ancora in piedi. L’uccisione degli agenti di scorta può avere un legame con quanto il giudice Lupacchini riporta sul comportamento delle volanti di polizia nell’attentato alla sinagoga di Roma dell’ottobre 1982 (“Il lodo Moro”. In: In pessimo Stato. Koinè, 2014). Ma anche con l’allontanamento di un dirigente di polizia fedele e abile come Santillo dalle indagini su quel colpo di mano che frantumò quanto restava dell’indipendenza dello Stato; e con la volontà di creare un alibi agli aiutanti del boia, permettendogli di mostrare dei loro caduti come segno di merito. Credo che lo squallido imbrattamento, con gli insulti vili agli agenti uccisi, nel corso di una campagna orchestrata di riesumazione, more democristiano, del pericolo di fascismi e opposti estremismi, contempli anche questo ultimo scopo, sull’immagine pubblica degli odierni tirapiedi.

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12 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Belve, Adriana Faranda ospite su Nove: “Non ci aspettavamo che la scorta di Moro fosse così impreparata””

Forse non sono la Faranda e c. ad essere “belve”; ma sono mezzecalzette quelli che danno corda agli utili scagnozzi della guerra a bassa intensità e accreditano la tesi di Moro tenuto per 55 giorni da terroristi-Diabolik che tengono in scacco un esercito di incapaci. Invece che l’esibizione della belva da baraccone sarebbe stato più interessante sentire parlare di questo:

“Il luogo infatti si colloca nell’ area dove il 16 marzo si perdono le tracce dei rapitori di Moro durante Ia fuga da via Fani; in via della Balduina, da un lato vi sono alcuni stabili appartenenti all’Istituto per le opere di religione, lo lor, diretto per molti anni dal potente monsignore Paul Marcinkus (29) dall’altro vi sono gli ampi giardini e i palazzi della Loyola University of Chicago – Rome Center of Liberal Arts, anch’essa gestita da religiosi [E’ un’università dei gesuiti,ndr]. (De Lutiis, Il golpe di Via Fani).

(29): “Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. (Da: Flamigni, La tela del ragno).

@ Brisk. Lei insinua il seme angoscioso del dubbio. Con innumerevoli pagliacciate come quest’ultima delle memorie militari della comandante Faranda sulla Nove in occasione dell’anniversario del rapimento, e con tanti vivaci clown, signor Brisk, che intervengono dal pubblico a dare man forte allo spettacolo, possibile che abbiano dovuto scomodarsi “menti raffinatissime”? Se è stata la CIA, forse le è bastato incaricare i suoi tirocinanti.

@ Brisk. You jolly fellow, mister Brisk.

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17 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, l’ex Br Balzerani : “La figura della vittima è diventata un mestiere”. La figlia: “Adesso basta. Silenzio””

La Balzerani si attiene ai desiderata istituzionali. C’è da mascherare da terrorismo l’eliminazione di uno statista che mette a rischio l’asservimento dell’Italia ai poteri atlantici? E lei, in tasca i numeri di telefono privati di Marcinkus e di un altro prete agente della CIA, Morlion, fa la guerrigliera impavida dura e pura. Occorre, 40 anni dopo, alimentare la perenne buffoneria, variare i giochi di specchi, fare apparire come fuse in oro le più posticce virtù istituzionali? E lei si mette a fare – senza troppo sforzo – la “bitchy”, l’attaccabrighe da talk show, presentando come un vanto le infamie commesse. Ha fatto da sponda a Cossiga ai tempi del Viminale dell’atlantico Federico Umberto D’Amato, ora fa da spalla a Gabrielli e c. ai tempi dell’atlantico Minniti.

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9 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, Gentiloni: “la sua uccisione pesa sulla coscienza della Repubblica”. Poi cambiato in “Aldo Moro, Mattarella: “L’Italia fu vittima del terrorismo anche con la complicità di pezzi di apparati dello Stato”

Nessuno escluso, piangono il tradimento del Paese di allora per meglio commettere i tradimenti del Paese di oggi. Ai lati della lapide e delle corone di fiori le corazze della guardia presidenziale scintillano, ma sono di latta.

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2 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Versiliana 2018, Gian Carlo Caselli alla festa del Fatto Quotidiano: “La mafia ha perso nonostante la Trattativa””

La fermezza vera sarebbe stata non partecipare alla fictio delle BR samurai invincibili, e liberare Moro. Quello non fu “il fronte della fermezza”, ma “il fronte del tenere fermo”. Tenere fermo Moro, con una motivazione ipocrita, come il traditore tiene ferma la vittima in modo da facilitare al sicario il lavoro col pugnale. E’ possibile che la prolungata prigionia sia stata una forma di guerra psicologica volta a fare emergere e a confermare nella classe politica e dirigente un atteggiamento di base, una opzione fondamentale, una scelta di campo, che diversamente da quelli di Moro fossero di totale sottomissione e complicità. Guardando alla situazione attuale, che secondo il dr. Caselli permetterebbe di parlare di vittorie, nel commissionare omicidi eccellenti i “vantaggi positivi” degli effetti ottenuti sui sopravvissuti e sul pubblico appaiono avere avuto un peso non inferiore a quello dei “vantaggi negativi” derivanti dell’eliminazione di soggetti scomodi, il movente al quale comunemente ci si limita. Immobilizzare la vittima rientra tra i compiti dell’aiutante; rientra tra i compiti che quelli che hanno avuto benefici dalla eliminazione di Moro, e sono divenuti i fiduciari dei mandanti, eseguono tuttora. Con la fatica di Sisifo, in realtà la tela di Penelope, della lotta alla mafia come alibi e paravento.

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14 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “‘Moro. Il caso non è chiuso’, i soldi per il riscatto erano pronti nella villa di Castel Gandolfo”

Tra i veri testi sacri del clero andrebbero annoverati quelli del gesuita spagnolo Baltasar Gracian, che nel ‘600 scrisse che un vincitore non necessita di spiegazioni. Perché la maggioranza della gente non bada ai dettagli, ma solo se si ha vinto o si ha perso. Così che la reputazione non viene danneggiata da atti ignobili, se porta alla vittoria. “Il papa ha fatto pochino. Forse ne avrà scrupolo” scrisse Moro nella sua lettera d’addio. Al papa, amico di Moro, sarà costato e forse dispiaciuto; ma, legato ai servizi, sacrificò a una sorte orribile uno dei suoi uomini migliori per mantenersi dalla parte dei vincitori. Vari storici indicano un ruolo attivo di prelati nel rapimento e nella prigionia di Moro. Per non parlare del ruolo degli israeliani, che qui figurano pure loro – testimone un piduista dei CC – tra i soccorritori.

L’importante, ciò che conta, è non finire in croce, a costo di porgere i chiodi e reggere la scala a chi crocifigge. Assicurata l’appartenenza alla parte vittoriosa, come prescrive il vangelo secondo Baltasar, poi con quattro chiacchiere e fumi d’incenso non ci vuole molto a coprire il dettaglio del sangue e del tradimento. A scrivere la storia capovolta dei vincitori, facendo di papa Pochino un santo e convertendo un cinico abbandono, e probabilmente una collaborazione con i mandanti, in un disperato sforzo per salvarlo. Con fumetti come il cofanetto di banconote; quando per liberare Moro sarebbe bastato volerlo.

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27 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sansa “Coronavirus, qualcuno si ricorderà dei cassieri dei supermercati?”

Stamane sulla RAI hanno mostrato Cordero di Montezemolo che esortava ad affidarsi alla scienza contro il virus. Il Fatto a febbraio ha riportato che PM contestano all’illuminato filantropo di avere dissipato seicentomila euro Alitalia in gozzoviglie. All’una su RAI 3 il mellifluo Paolo Mieli ha ricapitolato la vicenda del generale Bellomo, un eroe vero. Il tema della selezione avversa della classe dirigente è stato abilmente evitato, e si è attribuito alla situazione politica contingente il comportamento vile degli italiani nel lasciare senza fiatare che venisse giustiziato. Nel pomeriggio Ferruccio Sansa canta l’eroismo delle cassiere. Che tra i vari meriti sanitari hanno anche quello di scaccolarsi puntualmente, da anni, quando passano la spesa di un medico del quale si occupano gli stessi apparati che stanno gestendo questa epidemia, di cui la città lombarda dove abito rappresenta uno dei maggiori focolai. Dall’1/1/2020 al 3/3/2020, ultima volta che ci sono stato, non hanno mai saltato. Su Google Drive ho una raccolta di foto di cassiere con le dita ostentatamente nel naso, in bocca, nel cavo ascellare, sul pavimento, nel cestino della spazzatura, etc. nel maneggiare gli alimenti che compro. Potrebbe appoggiare la concessione di medaglie al valore, a loro, alle ditte, al prefetto e agli altri organizzatori, da parte di Mattarella. Non mi stupirei se in serata venisse trasmessa una storia con un mafioso che salva una bambina in crisi respiratoria da Coronavirus.

Bertrand Einstein. peccato, avevi iniziato bene prendendotela con Motezemolo e Mieli, privilegiati e sempre in prima fila a pontificare. Poi te la sei presa con ste disgraziate che fanno un lavoro alienante e sottopagato ed ora – come se nn bastasse – rischiano molto più della media delle persone. Prova tu a stare otto ore in un posto di lavoro dove non puoi nemmeno alzarti (spesso i capi cronometrano addirittura le loro soste bagno) senza poterti gattare il naso o l’ascella se tu prude. Se non è del tutto igienico, pazienza, forse dovresti fare un giro in qualche azienda di prodotti alimentari e vedere quali sono gli standard delle cose che mangi

Censurato @ Bertrand Einstein.

Chi ha i soldi, inclusi i CDA delle GDO miliardarie responsabili di questi reati miserabili, lo sa che “gli operai sono anche peggio di noi” (G. Gaber). Se tu conoscessi le frodi mediche che voi crumiri morali servite, e che mansueti subirete. Ai prossimi gesti fissi delle cassiere – e dei loro direttori – mi pulirò sul posto della loro saliva, muco, sudore o sporco del pavimento o spazzatura, con fogli di carta con le facce di noti monsignori bioeticisti e magistrati anticorruzione dei quali la catena ha sponsorizzato le conferenze. Ieri su il Fatto c’è stato un coro di fischi contro Zanda, che propone di ipotecare Montecitorio dato lo strozzamento dell’economia. E’ la profezia di Moro, “il mio sangue ricadrà su di voi”, che si compie. Moro lo disse ai colleghi, ma vale per l’intera popolazione. Zanda è stato il portavoce di Cossiga durante e dopo l’uccisione di Moro. Se la gente guarda solo al suo particolare e non si cura della civitas, delle epurazioni di chi farebbe i suoi interessi; se permette che chi ha tradito sia premiato; che alle alte cariche dello Stato vengano messi debosciati, e nelle istituzioni fantocci, ruffiani e venduti; se vi prostituite per due lire partecipando all’assassino morale di soggetti non graditi a grandi affari criminali, poi avrete l’impatto della selezione avversa che favorite. Es. Zanda, che forse sta partecipando a un secondo golpe dopo quello del 1978, e i soldi agli usurai li darà non vendendo il Colosseo ma togliendoli ai cittadini.
ccc
[Vedi: 3 marzo 2020. il sigillo presidenziale. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella]

3 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, il pg della Cassazione: “Rischio epidemia nelle carceri. Bisogna alleggerire la pressione e incentivare misure alternative””

Questa epidemia ha caratteristiche anomale sul piano biologico; es. il suo profilo epidemiologico ricalca quello delle cause di morte generali. Le misure prese dal nostro governo per combatterla appaiono massimizzare il danno collaterale alla società: ‘mitigation’ rigida, che non abbatte l’epidemia ma prolunga il suo corso, e quindi le misure restrittive; linearmente; mentre i danni da strozzamento dell’economia attivando fattori moltiplicativi crescono nel tempo in maniera più che lineare. Questo dell’immissione nella società, in nome del freno alla circolazione del virus, di un gruppo dedito ad attività antisociali, è un altro aspetto. Salvi si è pronunciato contro la dietrologia sull’uccisione di Moro, per lui opera esclusiva delle BR. Nella crisi di oggi, che forse può essere comparata a quella del 1978, i magistrati hanno ciò che è un merito, per la visione del mondo sostenuta da Salvi per Moro: avere depurato preventivamente la società di voci di critica tecnica della versione ufficiale e delle conseguenti azioni istituzionali. Voci che oggi più che mai è bene continuino a essere segregate. Come dice il secondino di Collodi, l’apertura delle celle non può riguardare quelli che “non sono del bel numero”.

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24 settembre 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Mattarella a dieci anni dalla morte di Cossiga: “Fu lungimirante nel porre la questione del Sud, della disoccupazione e delle riforme”

Cossiga ha segnato la biforcazione tra l’avere governanti – e capi dello Stato – come Moro o come Cossiga. La strada fatta imboccare al Paese con la forza – ma senza incontrare grandi resistenze – ci ha portato fin qua, e ci sta portando verso gli eventi futuri che si intravedono come nubi plumbee all’orizzonte. Per lo meno con questo panegirico si potrà evitare di essere accusati di vilipendio, dicendo che Sergio Mattarella è dello stesso ramo di Francesco Cossiga.

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

Vedi: Mandanti, esecutori e catalizzatori

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6 gennaio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Maria Fida Moro aderisce alla raccolta firme di Fratelli d’Italia contro Conte. “Cancellati i diritti inviolabili dell’uomo, gente terrorizzata””

Parole antifasciste che portano acqua a un partito postfascista; contro una “sinistra” che serve il fascismo liberista. Un inviluppo che è simbolo dell’avvenuto scambio di ruoli tra destra e sinistra: ora politiche di destra nera vengono fatte condurre alla falsa sinistra, e la falsa opposizione per tenere buono lo scontento la fa la destra populista. Maria Fida Moro appare avere una vulnerabilità alle influenze esterne, e quindi ad essere strumentalizzata.

L’appello della figlia di Moro sembra provenire da un’altra epoca, di quando gli ideali del dopoguerra non erano ancora del tutto spenti. Il suo valore è nel cambiamento in interiore homine che può produrre: il recupero della percezione corretta della realtà, alterata dalla paura indotta dalle mistificazioni della propaganda, nella quota di italiani che non hanno l’animo di quei cagnolini che, ringhiosi con gli estranei, al fischio del padrone gli portano in bocca il guinzaglio col quale verranno legati. La maledizione che Aldo Moro rivolse ai colleghi di partito, ”il mio sangue ricadrà su di voi”, si sta compiendo per larga parte del popolo, per il vizio della povera gente di credere e obbedire al più forte, e combattere per lui attaccando chi gli resiste, nell’illusione di fare così il proprio interesse.

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16 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aldo Moro, Mattarella ricorda le vittime della strage di via Fani: “16 marzo 1978 data indelebile nella nostra coscienza””

Se, come era nell’ordine delle cose, avessimo avuto Aldo Moro presidente della Repubblica, non ci troveremmo dove siamo finiti ora. Moro non era asservito ai padroni del mondo, e puntava abilmente a espandere per quanto possibile la libertà dell’Italia. E’ per quest’ordine di motivi che è stato fatto uccidere, manovrando i cialtroni delle BR e ordinandolo ai ruffiani delle istituzioni.

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28 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, Mattarella: “Il virus limita la libertà, non gli strumenti per sconfiggerlo. La scuola in presenza deve essere un’assoluta priorità”” “La vaccinazione è un dovere morale e civico”

Libera delinquenza, specialmente per i potenti, tramite la costituzionalista Cartabia. L’equivalente di un’agocannula in permanenza nel braccio con libertà di inoculo da parte dello Stato, pena il venire puniti. Frontiere a brache calate, barriere interne staliniste per i cittadini.

Torna il tradimento presentato come virtù. “Nonostante lo sforzo gigantesco, non riusciamo a trovare dove è tenuto prigioniero Moro”: no, le BR non erano così diabolicamente abili; le si è virulentate, e si è bloccata la liberazione di Moro, obbedendo agli ordini. “Fronte della fermezza”: in realtà hanno tenuto Moro fermo sotto i colpi dei sicari. Questa finzione fruttò a Cossiga il Quirinale. Ora la storia si ripete, con un virus terrorista fatto figurare come “samurai invincibile”, e con la “fermezza” del costringere con ricatti materiali e morali la popolazione a farsi inoculare sostanze potenzialmente nocive (primeggiando nel mondo per questa imposizione). Nel 1978 gli italiani non si resero conto che la campana suonava anche per loro, costituendo l’assassinio di Moro lo standard per una selezione di politici fedeli non al popolo ma ai mandanti. Oggi il danno che riceveranno sarà diretto, anche se molti credono che pure stavolta la cosa si risolverà dietro alle menzogne e agli ipocriti sermoni dei palazzi.

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21 aprile 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ferrero “L’Anpi ha completamente ragione: la Resistenza italiana non si può paragonare a quella ucraina”

Non sono paragonabili, ma sono entrambe figlie di posizioni false e autolesioniste. Gli italiani accettarono il fascismo che violento e cialtrone mosse guerra contro nazioni bellicose essendo impreparato e accodandosi alla follia nazista. Dopo l’8 settembre si pose a molti il dilemma dello scambiare nemico e aggregarsi sottomessi al vincitore. Gli ucraini hanno accettato lo zelenskismo, il fare da stato fantoccio suicida. Per il piacere degli USA si sono prestati a rendersi una minaccia per una nazione molto più forte, fino a farsi attaccare. Ora hanno il dilemma di difendere la propria terra essendosela prima venduta e combattendo una guerra altrui in casa propria e con la certezza di sconfitta.

L’ANPI ha evitato la vergogna di unirsi allo zelenskismo nostrano. Ma dovremmo riflettere sulle conseguenze tragiche, per noi nel ‘43, per gli ucraini oggi, di accettare per viltà, ruffianeria, indifferenza, corruzione, le posizioni “furbe” in realtà false e dannose, dei capi. Ieri il fascismo, oggi lo zelenskismo. Non esistono poteri buoni; invece di servire gli uni o gli altri, e invece di bersi la retorica fascio-clericale, trombona e ignorante, che si traduce nell’eseguire l’ordine di “reagire” evirandoci economicamente, dovremmo riconoscere come primo dovere quello della nostra salvezza e sicurezza nello scontro tra i potenti litiganti. E solo dopo esserci messi al sicuro lavorare – ma seriamente – per la pace degli altri, anche a costo di sacrifici.

@ Matteo Sivestrini. “Adesso sta a vedere che il cretino sono io” (De Curtis). Mi rifaccia questa sparata il 9 maggio, quando commemoreranno Aldo Moro, uno di quelli eliminati – tramite gli immancabili traditori e idioti – da chi vuole farci vivere “in un modo aperto e libero”. Con politici come lui PdC o PdR, invece dei campioni attuali, non faremmo la guerra di liberazione tagliandoceli.

@ Matteo Sivestrini. Martinazzoli, abile affabulatore, parlò di “inattualità” di Moro. Forse vivo mentalmente in un mondo inattuale, dove “libertà” non significa piegarsi al potente di turno e servirlo (oggi gli USA; domani chissà) e per il resto cercare di fregare i propri pari. Lei vive nel fumetto con sangue vero delle versioni ufficiali, dove le BR erano “samurai invincibili”. Aldo Moro era un DC, uno scaltro curiale portato al compromesso. Ma non era lontano dall’utopia borghese di una società equilibrata, inattuale e invisa al liberismo non meno del libro dei sogni dei comunisti. Moro, tanto di cappello, era il contrario dei buffoni che a parole sono dei Che Guevara e poi a stipendio ottenuto fanno gli sciuscià. Teneva all’Italia come entità autonoma e libera, e questo ha segnato la sua eliminazione esemplare. Tramite le BR, sciagurati ometti anti-italiani, proprio come la sciagurata masnada per la quale lei interviene, che oggi pratica quello che chiamo il “caetanismo”, l’aberrazione che può degenerare nello zelenskismo. Es. l’influenza del Centro Studi americani di Via Caetani – è davanti al muro esterno della sede del Centro che fu parcheggiata la Renault 4 – nell’orientare, tolti di mezzo gli “inattuali” e promossi gli yes-men, le nuove politiche sanitarie, senza precedenti, senza legalità, senza razionalità e iatrogene. Uniche per l’Italia, una forma di barbarie hi-tech che giusto un bravo scolaretto come lei può vedere come “occidentali”.

@ Ground 01. A me non fanno paura i mostri come Goebbels, che sono rari. A me fanno paura le masse che facilmente li seguono. Es. Why did so many German doctors join the Nazi Party early. International Journal of Law and Psychiatry, 2012. Uno storico tedesco, Kellerhoff, sostiene che la forza principale che ha portato all’Olocausto è stata la peer pressure. Le greggi di pecore, quelle sono sempre attive, cioè pronte a obbedire.

@ Snorri. Legga meglio che c’è. E legga meglio anche sulle cause; a meno di non fare come quegli attaccabrighe che grossi e minacciosi mettono il loro naso a 1 cm dal tuo e ti dicono “ti ho toccato? Che vuoi, se mi tocchi ti meno”. Una variante è che a provocare è uno piccolo, con dietro uno grosso che aspetta di accorrere in soccorso. Veda un po’ di trovare anche qualcosa sul ruolo di paciere degli anglo-americani, che smentirebbe definitivamente le calunnie che li dipingono come guerrafondai. Anche se Il Fatto di oggi riporta del generale Bertolini, già dei parà, ambiente che un poco ho conosciuto da civile e che non mi è parso spiccasse per bolscevismo, irenismo e amletismo, “gli USA tengono in ostaggio la pace”; “se il negoziato non c’è perché gli USA non lo vogliono, la guerra va avanti chissà quanto. E questa è una cosa spaventosa”.

@ Matteo Sivestrini. Le ho lette tutte, e non vi ho trovato nulla sugli USA che trattengano la loro “bald eagle”. Fu detto che la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai generali. C’è da chiedersi se una cosa seria come l’informazione va lasciata a giornalisti e commentatori, perché per l’Ucraina alcuni nostri generali si stanno mostrando, nel dare punti di vista e informazioni, più seri e ponderati di tanti uomini di penna, che invece ricordano la poesia di Trilussa “L’eroe ar caffè”, 1916.

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CENSURATO

3 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”

Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.

Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.

Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).

[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.

Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]

3 settembre 2022

Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”

Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.

Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.

@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.

@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.

La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.

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11 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Bellocchio vince il premio Efa per l’”Innovative storytelling” con Esterno Notte e annuncia: “Voglio fare una serie su Tortora””

Non c’è molto di creativo né di innovativo nell’antica arte cortigiana di coprire un delitto gravissimo, quello che è stato chiamato un golpe* – le cui conseguenze stiamo subendo adesso con una classe dirigente selezionata con questi metodi – mediante quattro svolazzi calligrafici dozzinali che ripetono, infiorettandola, la versione falsa e autoassolutoria dei mandanti, dei complici istituzionali e degli esecutori.

*De Lutiis G. Il golpe di via Fani. Protezioni occulte e connivenze internazionali dietro al delitto Moro. 2007. Pref. Rosario Priore.

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15 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Io ci sarò ancora”, la diretta con Miguel Gotor, Maddalena Oliva e Andrea Purgatori per parlare dei segreti del caso Moro”

Nelle carceri USA i boss sottraggono ciò che vogliono al detenuto di basso rango in sua presenza, sottolineando che loro non rubano ma prendono. Analogamente, tenere tramite quattro scalzacani uno statista di vertice in prigionia per due mesi prima di ucciderlo è affermazione di dominio. Un’esecuzione pubblica, da potenze coloniali che giustiziano platealmente i pochi singoli che tra i docili nativi mettono in discussione la sottomissione.

Dipinto da vivo come un retore capace di parlare per ore senza dire nulla, non solo ha pagato il suo agire con un’esecuzione esemplare; ma, in un contrappasso immeritato, è entro un enorme bozzolo di chiacchiere, di scambi tra l’essenziale e il ridondante, tassonomie umane da fumetto, bigiotteria intellettuale, guitterie cinematografiche, che è stata imballata la sua storia. Per travisarne la nuda sostanza, semplice, ma impresentabile avendo come causa necessaria – subito dopo la causa prima, coloniale – il tradimento infame di una classe dirigente già allora guasta; e oggi massa inerte priva di qualsiasi luce propria.

“il 20 aprile 1978 in una lettera a Zaccagnini, il prigioniero, riprendendo l’anatema biblico, ribadiva: Se voi non intervenite, sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul paese. Pensateci bene cari amici. Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani’.” (Gotor M. Il Memoriale della Repubblica, 2011). Il dopo domani è arrivato.

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17 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Il caso Moro dalla Storia allo Schermo”. Domenica 18 dicembre a Piacenza l’incontro con Miguel Gotor e Marco Bellocchio”

Nel film di Bellocchio, consulente Gotor, papa “pochino” (A. Moro) è un candido asceta. Non un uomo di potere che sacrifica l’amico per mantenere il fare a mezzi con forze straniere sull’Italia; come il clero fa, a nostro danno, dai tempi dell’alto medioevo. I brigatisti sono guerrieri-filosofi capaci di audaci azioni di commando e di rendersi imprendibili mentre meditano angosciati sul loro agire. Non cialtroni violenti che non sapevano quello che facevano, pilotati, protetti, e ricattati per non parlare. Ma chi oserebbe dirlo, davanti a questa unione di acribia storiografica e somma arte?

Da giovane mi sorprese come l’asserita unione di due virtù possa generare il suo contrario. I mitici MD/PhD, medici col dottorato di ricerca, visti da vicino in USA si rivelarono tranne poche eccezioni scarsi come clinico e come ricercatore, buoni solo a impapocchiare quanto gli veniva ordinato di fare risultare. L’unione di scienza e diritto genera mostri, ora che la medicina è divenuta un vettore etico di sfruttamento e frode; come un’ambulanza nella quale i gangster possono trasportare impunemente, e con diritto di precedenza, armi e droga, grazie anche a magistrati che ricordano il commissario Winchester dei Simpson, perseguendo chi dubita che si tratti di soccorso e non cede il passo. Su temi di rilevanza vitale per il Paese, certi ibridi, certi arditi ircocervi, come questo di storiografia e “licenza poetica”, non andrebbero accolti come supereroi buoni.

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17 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Il caso Moro, dalla storia allo schermo”. Il dibattito tra lo storico Miguel Gotor e il regista Marco Bellocchio, organizzato da Bottega XNL”

Alla “Moroteca di Babele” citata dalla curatrice gioverebbe una classificazione formale. Potrebbe essere basata sulle causalità attribuite. Es. io credo alle ricostruzioni che vedono negli USA e varie potenze estere una causa necessaria e il motore primo; nelle complicità istituzionali e clericali un’altra causa necessaria e causa intermedia; e nel complesso di queste due cause necessarie una causa sufficiente. Oltre che utile per cercare di mettere ordine nella “ambiguità comparata” su Moro, un’analisi causale porta a considerare un elemento trascurato sui misteri d’Italia, credo, importante: quello delle cause ridondanti. Cioè i tanti elementi da soli non necessari né sufficienti – ma pesanti nel loro complesso – che favoriscono e lubrificano l’eversione dall’alto, e ne proteggono il nocciolo sostanziale col loro spesso strato. Es. i calcoli dei politicanti, i tanti funzionari dello Stato postulanti senza onore in logge e sacrestie, la schiera di penne vendute, il servilismo miope del cittadino comune. Lo strato dei fattori ridondanti nella mia esperienza lavora di continuo quando c’è da servire ordini atlantici, avvolgendo la loro impresentabile durezza nel mare viscoso delle cialtronerie, bizantinismi, meschinità, opportunismi, disonestà intellettuali, estetizzazioni mercenarie, abusi e omissioni amministrative, giudiziarie e di polizia che è la routine cui viene di fatto riconosciuto un diritto ad essere praticata.

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21 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Miguel Gotor confessa in pubblico un falso storico nella serie TV ‘Esterno Notte’. Ma è davvero un errore?!”

E’ comune vedere nei film ambientati in secoli lontani finimenti moderni sui cavalli. A parte l’avvincente tema degli anacronismi nel cinema, sul rapporto tra la Faranda, le case di Dio e il rituale di cancellazione di Moro, per i profani – ma che magari hanno una esperienza diretta della montagna di m. che può contare pure su presepi pindarici che la nascondano trasfigurandola – sarebbe meglio avere lumi “soggetto-predicato-complemento”:

“La II Commissione parlamentare d’inchiesta sul delitto Moro (2014-2017) ha accertato … che la mattina del 16 marzo 1978, i terroristi in fuga con l’ostaggio si rifugiarono in uno stabile di via Massimi 91 di proprietà dello Ior (la banca vaticana)”. (Flamigni. Il quarto uomo del delitto Moro).

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda. (Da: Flamigni, La tela del ragno)”. (De Lutiis, Il golpe di Via Fani).

Per Fasanella (Il puzzle Moro) bisognerebbe usare “la felice espressione di Miguel Gotor” di “un bel presepe di coincidenze” anche sulle intersezioni nello stabile di via Massimi tra la Faranda, vista lì fin dal 1970, Marcinkus e un affollamento di prelati e punti d’appoggio di servizi esteri.

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1 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Il caso Moro e le verità nascoste: serve un discorso pubblico che smascheri le fandonie”

“La ricostruzione della verità [sulle bombe] non è poi così difficile”, scrisse Pasolini. Che finì male. Mentre farla diventare un rompicapo da fisica quantistica è salutare e redditizio. Sarebbe doveroso presentare agli italiani, dopo decenni, un quadro essenziale, veritiero e chiaro. Per fare ordine, per sbrogliare, si può ricorrere a strumenti di analisi razionale, es. il modello causale INUS, cioè il dichiarare, documentando, le singole cause necessarie che insieme hanno costituito causa sufficiente. Invece all’opposto si distribuiscono al pubblico, gridando al capolavoro, soap caramellose che presentano cretini violenti e ambigui come dei puri; i giuda diventano santi. Dal punto di vista metodologico è ciò che a Firenze chiamano un “andare a Roma per il Mugello”. Sul piano civile ed umano è incomprensibile e disgustoso. Non è facile dire la verità sul coltello sempre insanguinato del potere; ma dignità e responsabilità dovrebbero portare almeno a tacere piuttosto che collaborare diffondendo il falso. Il ricamare versioni ad usum delphini è espressione del coté cortigiano che rientra nelle “cause ridondanti”. Il suo contributo alla verità non è dato dalle storie propinate ma dall’ostensione di sé stesso: dal mostrare come l’Italia offra una cultura dell’asservimento e una borghesia compradora, figlie di millenarie prassi clericali, favorevoli alla soppressione di leader che non siano dei fantocci.

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

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22 settembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Uccise e fece a pezzi Carol Matesi, Davide Fontana ammesso alla giustizia riparativa. Il padre della vittima: “Schifato” “

“Il sonno della ragione genera mostri”. Questi sono i mostri, ma il sonno è il nostro, che permettiamo di tenere i posti di guida del Paese occupati da soggetti che non sono nostri rappresentanti, nostri fiduciari, ma alieni. L’alieno è “colui che appartiene ad altri”. Come la Cartabia, o come i tanti che vanno a fare l’inchino al meeting di CL, a partire dal presidente del CSM, il PdR Mattarella.

@ Brisk: Il sonno della ragione genera mostri. Non bisogna confondere lo strumento con l’effetto. E’ vero che Goya lo disse descrivendo gli orrori dell’invasione di una rozza soldataglia; ma nel caso della penna del giudice – o della siringa del medico – con le “trovate mirabolanti”, con gli argomenti in sé ridicoli, si generano mostri con poco sforzo. Es. nell’applicare la sciagurata amnistia Togliatti i giudici ci aggiunsero del loro. Come nel caso dei fascisti assolti in quanto i giudici giudicarono non sufficientemente efferato lo stupro di gruppo – con modalità particolamente violente e umilianti – di una staffetta partigiana (Franzinelli M. L’amnistia Togliatti. 1946. Colpo di Spugna su crimini fascisti. Feltrinelli, 2016).

Pensando alle conseguenze, delle mancate epurazioni di allora, e oggi della giustizia resa una variabile aleatoria, una concessione soggetta al capriccio di chi ha in mano la penna, un bene scarso da pietire, si può dire che il sonno della ragione, il dormire e lasciare fare dei cittadini, genera stirpi di mostri: mostri che si riproducono e diventano così una presenza perenne.

@ Brisk: Usiamo categorie diverse. I magistrati aiutarono i fascisti non in quanto affini (anche se alcuni avevano indossato la camicia nera sotto la toga, e scritto su “Diritto della razza”), ma in obbedienza al nuovo potere. Che non voleva le epurazioni, volendo i fascisti come strumento per il controllo del Paese. I magistrati in quegli anni favorirono anche la mafia per lo stesso motivo. Togliatti con l’amnistia si adeguò ad ordini spartitori sovranazionali, Yalta, etc. Oggi col medesimo spirito cortigiano i magistrati “progressisti” servono i disegni del moderno fascismo tecnocratico in medicina, es. sul suicidio assistito, la legalizzazione del colpo di grazia che aumenterà sovratrattamenti e sofferenze. Dietro alla tenue vernice ideologica opera la perenne potente forza che spinge a mettersi dalla parte del più forte. Non è che Napolitano fosse un fascista convinto quando era nel GUF, un fanatico stalinista quando approvava l’URSS che schiacciava l’Ungheria, un sincero lockiano quando frequentava le ambasciate USA e UK e si metteva al servizio della NATO mentre gli stessi ambienti evitavano che avessimo degli Aldo Moro come PdR facendolo uccidere. Napolitano serviva il potere. Si trascura l’elementare, possente spinta a “correre in soccorso al vincitore”, e la si copre sotto storielle di duelli ideologici. La magistratura non è meno compromessa dei politici in questa forma di corruzione.

v. Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

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12 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “54 anni fa la Strage di Piazza Fontana: un sanguinoso fil rouge unisce i 5 attacchi del 12 dicembre”

G. Salvini con A. Sceresini. La maledizione di Piazza Fontana. L’indagine interrotta. I testimoni dimenticati. La guerra tra i magistrati. Chiarelettere, 2019.

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Piazza Fontana, Sala alla commemorazione: “A Milano fascisti e nazisti, vecchi e nuovi, non devono avere spazio””

La “matrice fascista” è un falso e un alibi. I fascisti sono stati causa intermedia, cioè sciagurati esecutori, mediante i servizi. La matrice, cioè i mandanti, la causa necessaria, è la mamma atlantica. Che oggi sindaci “antifascisti” lombardi non sono secondi a nessuno nel servire. Una causa necessaria resa sufficiente dall’acquiescenza e complicità delle istituzioni, le stesse che ipocritamente “chiedono giustizia tutti gli anni”.

@ Il figlio del grigio: “Involontariamente ci hai preso”. Non è farina del mio sacco. Ci sono serie ricostruzioni di studiosi, magistrati e giornalisti – di una realtà complicata, ma la cui essenza è sintetizzabile in poche righe – e sono in molti a sapere. E non è involontario, il rompere un’omertà fifona. Da re nudo, da segreto di Pulcinella, su qualcosa di molto grave e molto importante, un po’ difficile da riconoscere ma che non è rocket science. V. L’omertà manzoniana su Moro. Sito menici60d15 (“può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo”). Il problema sono anche gli italiani, che stanno al gioco, e sono pronti a combattere a parole fascisti e mafiosi, purché non si scherzi “con i santi”. V. Il tolemaicismo politico; e L’orizzontalizzazione, ib.

@ Il figlio del grigio: Potresti cominciare da “Trame atlantiche” S. Flamigni; “The puppetmasters. The political use of terrorism in Italy” P. Willan; “Gli eserciti segreti della NATO” D. Ganser; “Dietro tutte le trame” Tamburino G.”; “The Jakarta method. Washington’s anticommunist Crusade & The Mass Murder Program That Shaped Our World” Bevins V. Date le tue simpatie clericali, i libri di Casarrubea sugli inizi in Sicilia nel dopoguerra, nei quali si staglia la collaborazione del Vaticano; che prosegue. Ho già citato “La maledizione di Piazza Fontana” di G. Salvini, da leggere sia in sé, sia come omaggio all’autore, che va in pensione in questi giorni, essendo stato avversato all’interno di una magistratura che quelli che non stanno al gioco li prende come propri simboli ma non certo come modello. Di scritti ce ne sono tanti. Come per tante altre letture, il passettino, minimo, per distillare la morale ce lo deve mettere il lettore.

@ Ierre: La letteratura è abbondante. Es. G. De Lutiis. I servizi segreti in Italia, 2010. Piazza Fontana vi è citata 64 volte, e non in termini positivi per i servizi.

Questo mostrarsi meravigliati mi ricorda un episodio del mese che passai in Israele in uno scambio studentesco. Sentivo spesso dei boati (probabilmente i jet militari che superavano la barriera del suono, poi ho ricostruito). Ne chiesi ai medici dell’ospedale di Kfar Saba che mi ospitava come studente di medicina. Ma caddero dalle nuvole. Un giorno a mensa, a tavola con altri tre medici, si sentì un boato fortissimo. Ebbi come l’impressione che la minestra tremasse nel piatto. “Ecco, questi boati. Li avete sentiti?” I tre medici si scambiarono un impercettibile sorriso e risposero “no”. Ma forse, trattandosi non di fedeltà alla propria nazione ma del suo opposto, è più appropriato il paragone con la scenetta boccaccesca di donne infedeli che colte in flagrante non solo negano, ma proseguono l’atto.

@ Ierre: Sono noti, e se anche non lo fossero resterebbe la responsabilità della struttura nell’ingranaggio. Alcuni sono stati condannati. Il citato libro di De Lutiis ha 15 pagine di indice dei nomi. Che ricorrono in tanti altri libri. O es. nelle liste note P2. In testa alla prima pagina, seconda colonna, “Allavena Giovanni”. L’ultimo nome, dopo Zorzi Delfo, è “Zvi Zamir”, capo del Mossad. Il libro ha anche un appendice con le liste dei responsabili dei vari servizi. Bisognerebbe semmai conoscere di più su quelli odierni. I nomi restano nell’ombra rispetto alle responsabilità un po’ per la natura segreta; un po’ per l’impunità loro garantita; un po’ perché sono in fondo mezze figure, esecutori di ordini sovranazionali più prossimi ad addetti al capestro con lo stipendio ministeriale il 27 che a James Bond. A “Un giorno in pretura” sentii una PM citare Nietzsche : “l’assassino non è all’altezza del suo gesto”. Penso lo stesso dei quadri – servizi, polizie in divisa, magistrati, politici, amministratori, omini comuni – che si prestano a tanti di questi crimini. A tante operazioni sanguinose e abiette di condizionamento del Paese verso il basso; che non appartengono solo a un passato concluso, sul quale si dibatte senza fine e si inscenano cerimonie bolse mentre si commettono tradimenti nel presente. Es. parlando di amministratori lombardi, bipartisan, e di papaveri assortiti a Roma: Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15.

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7 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Mascali “Procura generale di Roma, l’ostilità di Chigi per Amato e l’influenza di Mantovano: il nuovo favorito al Csm ora è il “moderato” Patrono”

Un Procuratore generale di Roma, Ciampoli, stava facendo chiarezza, la chiarezza essenziale, sostanziale, su Moro (1). Stava anche definendo il ruolo di Pieczenik; a insabbiare ci pensò la figura scelta dai magistrati per rappresentare i loro interessi, Palamara.

Affidando la ricostruzione della strage iniziale del 2020 a un emissario dell’Imperial college (Ferguson, MI5) i magistrati hanno ricalcato i passi di Cossiga con Pieczenik emissario di Kissinger (2). Ma non c’è un pari di Ciampoli che voglia fare chiarezza su questo. Commentavo ieri qui (3) su Cappato che preme per depenalizzare l’uso omicida degli stessi farmaci che sono stati descritti tra le vere cause dei picchi di letalità covid. Leggo ora di aspiranti procuratori generali che scotomizzato il picco anomalo di letalità “fulminei” spalleggiano Cappato; ovvero l’agenda dettata da quei poteri che vollero la testa di Moro (col Vaticano doppio oggi sulle iniezioni letali come allora su Moro). Sul covid, come per le stragi del passato, i magistrati play dumb e drag their feet. Favoriscono e partecipano (2). Ciò dà una spiegazione dello slancio nel gareggiare per cariche che a esercitarle seriamente sono pesanti e ingrate.

1 Barbacetto G. “La commissione Moro ha nascosto la verità” Il Fatto, 25 nov 2019.
2 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale
3 Fine vita, Cappato: “La Regione Lombardia non si volti dall’altra parte. Servono tempi certi perché le persone soffrano meno”

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5 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““La tua rivoluzione è stata la mia”. Polemica su Di Cesare per il post su Balzerani (poi cancellato). Rettrice La Sapienza: “Sconcerto””

Si possono esecrare le tesi di un intellettuale che sostenga la lotta armata, ma comunque rispettarlo. E’ invece disgustoso che – bene imboscata nello Stato con una cattedra universitaria – si elogi il terrorismo pilotato. Tramite il terrorismo affidato ai vari Moretti*, il compagno della Balzerani, si è soggiogato il Paese, si sono eliminati leader che lo volevano libero, si è selezionata una classe dirigente di servi. Disgustoso è il narcisismo del fiancheggiare l’oppressore e presentarsi come fiancheggiatore della ribellione all’oppressione (vale anche per i post-fascisti).

Donatella Di Cesare ha pubblicato “Immunodemocracy. Capitalist asphyxia” una critica addomesticata dell’operazione covid che vorrebbe sostituirsi a quella – per me altamente valida – di Agamben (vergognosamente attaccato, anche su questo sito). Il saggio è stato subito pubblicato dalla Massachussetts Institute of Technology Press. Toni Negri, promotore del terrorismo con legami con figure sinistre del capitalismo, fu pubblicato dalla Harvard University Press. A Cambridge, Massachussets (Boston), trovano porte aperte e così legittimazione e prestigio autori italiani che si appropriano di critiche antisistema, le deformano e le indirizzano in forme che ne permettono un utilizzo strumentale da parte del potere che dicono di combattere.

*S. Flamigni. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

@ MARCOBASTA: Non metto in discussione il diritto di salutare sul piano umano anche il peggior delinquente. Ma si ha anche il diritto di osservare che riconoscendo con l’occasione dignità alle “idee” di un doppio gioco, sanguinoso, preparato a tavolino in qualche think tank di oltre oceano, condotto per stupidità o scelleratezza, che ha portato alla decadenza invece che alla crescita, ci si esibisce nell’arte del servire il padrone fingendosi ribelli.

Come in tutte le storie di ambiguità e doppiezza, “una parola” non basta. Ci sono abbondanti evidenze che ci fosse anche cattiva fede. E protezione. Es. “stella a sei punte” Moretti. Nella migliore delle ipotesi, “ci credevano” come utili idioti. Gli intellettuali servirebbero a questo, a riconoscere i cattivi insegnamenti. Es. Pasolini: “Essi credono di spezzare il cerchio e invece non fanno altro che rinsaldarlo”.

Avremmo bisogno di un’autentica sinistra progressista, e di un’autentica destra conservatrice. Invece appare che siano permesse solo caricature, vuote dietro alle sparate, e accomunate dal servire i poteri che nel 1978 manovravano i terroristi improvvisati, resi “samurai invincibili”, e che oggi non ne hanno neppure bisogno, essendo sufficiente il personale politico ottenuto anche con via Fani, via Caetani, etc.

@ MARCOBASTA: Prima l’ha “salutata” lodandone i deliri e lo sfacelo provocato, poi si è retratta, come il cucù degli orologi svizzeri. Non ha neppure tenuto il punto, ma ha nascosto il braccio. Va bene la lotta armata, ma anche i contributi INPS….

L’espressione sui samurai è di Tobagi: “non sono samurai invincibili”. Tobagi fu ucciso da dei figli di papà, al solito protetti. Non è “fare i samurai” fare i sicari – e le patsy, i prestanome – essendo un terminale di apparati delle maggiori potenze politiche e militari, servendole in quello che voi dovreste riconoscere come “imperialismo”. E’ invece simile alla viltà degli squadristi, che attaccavano in venti contro uno. Si sono spente le voci equilibrate, come Moro e Tobagi, si sono eliminati coraggiosi autentici, da Bellomo a Rossa a Borsellino a Calipari, e si dà spazio a sguaiataggini servili e incoscienti con ritrazione incorporata. In Italia pure terroristi e annessi tengono famiglia, e sono raccomandati.

La sinistra calvinista e il “fair game”

21 April 2008

Forum http://www.marcotravaglio.it

Commento al post “La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi”

sito chiuso


Il pullman è temporaneamente sotto sequestro, ma un ragazzo, che tra l’altro aveva dato prova di sapersi dedicare a cose buone, come l’impegno nel sociale, è finito sottoterra. Non varrebbe la pena di soffermarsi sul caso, anziché assolvere e condannare come sbarrando le caselle su un modulo prestampato? Una stima adeguata di ciò di cui stiamo parlando – di quelli che nell’analisi bayesiana, che viene impiegata anche nella valutazione della commissione di reati, si chiamano “priors”, cioè delle probabilità a priori che l’autista abbia potuto compiere una scorrettezza dall’esito fatale – potrebbe essere data dalla frequenza di notizie o di denunce a carico di autisti per scorrettezze che mettono a rischio l’altrui incolumità, al netto dei falsi positivi. Si potrebbe anche chiedere informazioni sulla frequenza di tali comportamenti alla Stradale, che meglio di chiunque altro ha il polso della situazione; e che però ha anche interesse a escludere la possibilità di omicidio per colpa cosciente o dolo eventuale, avendo un suo agente sotto processo per la stessa accusa in una situazione simile.

Indagini del genere non sono alla nostra portata, ma si può pensare che tale probabilità a priori non sia trascurabile: non credo di essere l’unico in Italia ad avere visto autisti commettere scorrettezze pericolose. Pochi giorni fa il preside di medicina della Sapienza ha incluso gli autisti di autobus tra le categorie da sottoporre eventualmente ad antidoping. Invece, secondo le risposte apparse qui, la probabilità a priori di scorrettezze pericolose da parte degli autisti non può che essere zero, essendo tale probabilità statistica soppiantata da una certezza che viene ancora prima, un prius di tipo morale: l’abuso della forza dell’automezzo da parte degli autisti è uno di quei mali immaginari che in realtà non esistono; è quindi fantasioso, o peggio, includerlo nella “diagnosi differenziale” delle cause per le quali un autista in un’area di sosta ha stritolato sotto le ruote del suo mezzo un giovane che gli si era messo davanti.

Uno dei moderatori del blog, RobertoMorelli, aveva in precedenza anche lui commentato, ma in forma civile, che Bagnaresi ha trovato ciò che stava cercando (“Tifoso ucciso”, 30 mar 2008, in: Discussioni off topic di questo blog). Giambi, che milita sotto il segno dei Simpson, esprime questa convinzione col sistema di Berlusconi: accomunandomi ai marxisti-leninisti. Mitb da pochi giorni ha cambiato nick; attualmente, anche su questo post, mantendo l’avatar di Filippo Facci è diventato “Filippa la pazzoide”. Un nome che è già un insulto. Nei blog, bisognerebbe moderare anche l’anagrafe degli utenti. Filippa si rammarica per i disagi all’autista, e liquida l’ucciso come un “teppista” “delinquentello” che stava “importunando” tranquilli borghesi. Forse Bagnaresi se l’è cercata nel senso che, avendo scelto volontariamente di fare l’ultrà, non solo ha accettato di partecipare ad azioni violente, o di subirne; ma purtroppo ha anche inconsapevolmente accettato l’offerta del potere di essere portatore di uno stigma, e quindi la possibilità di cadere vittima di abusi, e di farsene poi attribuire la colpa in via esclusiva. Come “Palla di sego”, la prostituta dell’omonimo racconto di Maupassant, vittima della “vigliaccheria ammantata di rispettabilità … della borghesia” (“Boule de suif” quarta di copertina ed. Einaudi, 2000).

Nel frattempo ci sono state le elezioni, il centrosinistra ha perso, la “sinistra” è sparita dal Parlamento, mentre si è affermata la Lega. Il blog si è indignato per il risultato. Però alcuni hanno difeso l’autista (che è di un paesino della bergamasca) con argomenti e insulti di tipo leghista (che poi ricordano i temi della sceneggiata napoletana): un autista che porta il pane alla sua famiglia è al di sopra di ogni sospetto, porco qui porco là. L’argomento di Corax, applicato ad Andreotti, per cui è inverosimile che un importante statista come lui possa aver avuto rapporti con la mafia, viene aspramente criticato sul blog; ma viene invece applicato ciecamente alla categoria degli autisti, o dei padroncini. Si tuona contro la casta; più che giusto. Si è più tiepidi con le corporazioni minori, le categorie che non sono classe dirigente ma sono aiutate, e sono anch’esse responsabili di disfunzioni sociali e ingiustizie; es. gli artigiani che non pagano le tasse o gli stipendiati imboscati da qualche parte. E’ più facile guardare freddamente alle colpe di Giulio Andreotti, il belzebù che sta nell’alto dei cieli, che a quelle, più modeste, ma non innocue, di alcune figure sociali, di alcune corporazioni di arti e mestieri che sono parte del nostro quotidiano. La piccola e media borghesia è sacra.

E’ sacrilego non considerare immuni da critiche gli autisti? Gli autisti possono comportarsi male come chiunque, e come qualunque categoria. Noi li vediamo come esponenti del popolo che lavora; in Cile i camionisti, pagati dalla CIA su mandato delle multinazionali del rame, innescarono il golpe di Pinochet paralizzando il paese con uno sciopero. Si dice che la notte facessero la guardia armata ai loro mezzi recitando il rosario. I tassisti nostrani si comportano come una corporazione aggressiva, che difende i suoi privilegi in maniera becera e violenta; uno di loro ha ammazzato un abusivo a pugni. Nessuno dice niente sui tassisti. Gli interessi dei guidatori di Tir sono legati ad una serie di mali del paese, l’eccessivo trasporto merci su gomma, l’intasamento delle strade, la necessità di aggiungerne di nuove degradando ulteriormente ambiente, l’inquinamento e gli incidenti automobilistici; ma chi osa dirlo, se non di sfuggita. Filippa la pazzoide, è stato interessante vedere sotto le elezioni, sul blog intitolato a Travaglio e votato a Di Pietro, questa manifestazione di poujadismo, da destra bottegaia, da partito dell’Uomo qualunque di Giannini, che farebbe assentire qualsiasi leghista o forzitaliota. E’ interessante, Filippa, vedere applicata su questo blog la teoria penale fascista della “colpa d’autore”, per la quale le responsabilità si attribuiscono e si escludono a priori, in base al modo di essere delle persone, in base alla veste sociale, in base al “comune sentire”, e non in base a un’indagine seria su fatti e motivazioni.

Credo che l’episodio di Bagnaresi e la reazione alle mie osservazioni si inquadrino nel contesto politico generale. Credo che il centrosinistra, e anche la sinistra sedicente “radicale”, abbiano perso avendo la stessa visione di fondo della destra; e che alcuni dei votanti dei due gruppi che hanno riportato il maggior successo, leghisti e dipietristi, su certe cose la pensino allo stesso modo, es. la concezione per la quale un autista di pullman è per definizione una persona perbene che non può sbagliare, mentre un ultrà non può che essere il solo colpevole di tutto ciò di cui é vittima. Come ha osservato Eco (U. Eco, Perché in Berlusconi si nasconde un comunista), a sua volta Berlusconi adotta le tecniche semiotiche dei veterocomunisti, es. la demonizzazione dell’avversario. Ma Berlusconi è più coerente: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto” fa dire Fellini ad un “bauscia” in un suo film. Senza dare del ladro o della faccia da ladro a nessuno, Berlusconi, privo di princìpi e istrionico, è, nel suo genere, più “onesto”, cioè più autentico, di Veltroni; che non è su posizioni radicalmente diverse da quelle di Berlusconi, ed è perfino più falso di lui relativamente agli ideali che vorrebbe rappresentare.

Ciò che maggiormente differenzia l’attuale centrosinistra da Berlusconi non è l’elemento che per Bobbio caratterizza la sinistra, la ricerca dell’uguaglianza. Ma è al contrario l’etica della disuguaglianza: l’ambiguo moralismo calvinista, l’etica del capitalismo, che chiede rigore, ma subordinato agli affari; un’etica che esalta il capitalismo, considerando il successo mondano segno dell’approvazione divina, e lo stabilizza ideologicamente chiedendo di praticarlo “asceticamente”, come se fosse un esercizio religioso. Se poi lo si pratica edonisticamente, pazienza, l’uomo è peccatore, ma non per questo bisogna cambiare la società. E’ l’etica della predestinazione, e quindi della protezione delle caste e degli ordini sociali. Seguendo tale etica, di questa destra si criticano solo la rozzezza, l’esibizione, la voracità senza freni, le frequentazioni nella sfera della criminalità comune o mafiosa. La critica a Berlusconi dell’Economist. La critica appare radicale e implacabile perché questo centrodestra è smodato. Forze come “L’Italia dei valori” denunciano, giustamente, comportamenti dei politici che in molti casi sono arrivati a tradursi addirittura in condanne penali; ma non contestano le opzioni valoriali di fondo, delle quali le condanne penali sono il sintomo. Queste opzioni, che sono le più importanti, non si discutono, come non le discute certo l’Economist. Fare soldi, “the pursuit of happiness” sono i valori fondanti e accettati. (Infatti anche i censori come Di Pietro hanno le loro marachelle e le loro partecipazioni nelle colpe, e negli affari, della destra; sì, però in modica quantità …). Il centrosinistra vorrebbe aggregarsi al carro del vincitore rappresentando, sul piano ideologico più che su quello pratico, la coscienza del liberismo. Vorrebbe partecipare al banchetto vestito da pastore protestante.

L’etica calvinista auspica una maggiore austerità nella lotta a coltello per la pagnotta e per il companatico, non la giustizia in sé. Il liberismo dal volto umano. Quella che Latouche chiama “etica di secondo grado”. L’etica del “ma anche” nella belante versione Veltroniana. Tutela la separazione in ordini sociali, considerati ordine divino, coi relativi privilegi e impunità, legati a una grazia “irresistibile”. Solo alcuni, gli eletti, si salvano. Un’etica che chiede solo un certo stile, una certa misura, nell’accettare la volontà divina della disuguaglianza. Una posizione cruda e ingiusta, ma non spregevole quando è temperata da una forte opposizione di sinistra che si ispiri invece a un credo socialista; ma che diviene l’ideologia dell’usuraio e dell’imbroglione se lasciata padrona del campo. Credo che la sinistra sia stata sconfitta, o si è fatta sconfiggere, anche per l’adozione del moralismo calvinista, che è ancora troppo recente, in un paese a cultura cattolica e con una tradizione di sinistra, per non stridere come contraddittorio. Una sinistra, più che contraddittoria, ideologicamente truffaldina. Altro che i rialzi nelle scarpe. Probabilmente col tempo, superato il trauma, sotto il bombardamento mediatico, e data la soppressione delle alternative (grazie anche ai mitb-Filippa, e a chi permette loro di usare sistematicamente il dileggio), gli elettori si abitueranno, o si rassegneranno, a riconoscersi in questa nuova “sinistra” calvinista, di stampo anglosassone. Può darsi che in questo modo molti dei voti operai alla Lega torneranno all’ovile. Così anche in Italia si sarà definitivamente compiuta la metamorfosi storica che ha portato, dai tranvieri che nel 1944 nella Milano occupata scioperarono contro i fascisti e i nazisti, agli autisti che per aggiungere qualche soldo alle loro entrate non hanno problemi nell’allearsi all’occorrenza agli interessi più sporchi delle multinazionali.

Di Pietro e Travaglio, che rappresentano una destra posata, contraria alla destra rapinosa e corruttrice delle istituzioni di Berlusconi, stanno col centrosinistra. Questo apparentamento, derivante dalla rotazione verso destra dell’intero arco parlamentare, non è un bene. L’etica calvinista dovrebbe essere l’etica di una destra liberale presentabile. Invece il centrodestra aderisce all’etica della cosca, ed è la sinistra che vorrebbe il voto delle masse spacciando per ideali di giustizia sociale l’etica di Ginevra e dei suoi banchieri. Inoltre, in Italia, il paese dell’indulgenza cattolica verso i prepotenti, la rigida teoria etica calvinista non dà neppure quel che di buono può offrire, tendendo a degenerare nel facile poujadismo. Si tratti di etica calvinista o di poujadismo, con questa virata ideologica il piccolo imprenditore, l’esercente, chi ha trovato di che vivere con qualche agio divengono anche per i progressisti figurine del presepio; solo un “malamente” può dirne male. La critica va rivolta verso chi è così potente che può ridersene, e il risentimento verso categorie apposite di dis-graziati: tra le quali rientrano, uno o due giorni alla settimana, gli ultras. I quali da questa vicenda dovrebbero capire quanto sia stolto abbonarsi volontariamente nell’esercito degli emarginati morali.

Sarebbe interessante conoscere come la pensa a questo proposito l’autista. Se, tutte le altre cose sul piazzale dell’autogrill essendo uguali, davanti al suo pullman non ci fosse stato un ultrà, ma un “normale”, un avventore qualsiasi, avrebbe dato al mezzo i medesimi comandi, o avrebbe usato un maggior riguardo? Col dilagare e l’affermarsi in forme nuove di questa vecchia ideologia che, lasciata senza una opposizione, glorifica il peggio della mentalità borghese, liberandone la “vigliaccheria ammantata di rispettabilità”, può darsi che aumenteranno gli atti violenti verso soggetti portatori di stigma negativo, poi giustificati in sede giudiziaria dagli esecutori e dai tutori della legalità con la paura. C’è il concreto rischio, con questo nuovo corso, che gli appartenenti ad alcune categorie vengano visti sempre più come ciò che gli anglosassoni chiamano “fair game” (“selvaggina consentita”): soggetti che, appartenendo a gruppi che si sono comportati male, o che hanno questa etichetta, possono essere liberamente fatti oggetto di abusi più o meno gravi.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia