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Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

4 May 2014

 

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Topolino è un cartone, invece Superman esiste davvero”. Uno dei ragazzini nel film “Stand by me”

Sì alle cellule per Sofia, ma che non siano quelle della Stamina, ma staminali di laboratori autorizzati”. Un giudice. [1].

Può sembrare un’insolente presunzione nei confronti della natura, il pretendere di sapere ciò che essa può fare e ciò che essa non può fare. Quanto meno, c’è il rischio di essere brutalmente smentiti, prima o poi, dai fatti. Ma le forme dei viventi non si fanno e non si disfano a capriccio. (…) Ecco dunque dove possiamo rivolgere la nostra attenzione, nell’indagine sui confini tra le forme possibili e le forme impossibili: a quelle leggi, o regole, della cui esistenza cominciamo a sospettare quando le nostre attese vengono così clamorosamente smentite.” A. Minelli. [2]. ccc

1. Bait and switch

L’11 aprile 2014, al Circolo della Stampa di Milano, ho assistito alla presentazione del libro dell’on. Paola Binetti e della giornalista Francesca Lozito “Il caso Stamina e la prova dei fatti”, Magi, 2014. E’ il secondo libro che critica Stamina, dopo quello di Corbellini et al. [3]. A presentazione finita mi sono diretto verso Piazza Duomo, riflettendo sulla presentazione; e su come mentre io aspettavo, per commentare per esteso gli sviluppi del caso Stamina [4], che Guariniello concludesse finalmente la sua indagine, le forze che hanno favorito Stamina fossero già passate alla “fase 2”. Pensavo al parallelismo fatto durante la presentazione del libro da Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, tra la sua associazione e Stamina, in merito alla leucodistrofia metacromatica; e su come tale parallelismo andrebbe svolto in termini diversi, portando a conclusioni molto diverse, del genere di quelle esposte qui, non lusinghiere per Telethon. Sulla strada che congiunge Piazza S. Babila a Piazza Duomo ho trovato, circondato da un capannello di curiosi, una specie di santone che, apparentemente in violazione delle leggi della fisica e dei parametri della fisiologia, da seduto ne sorreggeva senza sforzo con un braccio solo un altro, che stava appollaiato, assorto ma comodo, su un cuscino che poggiava su pallone da calcio; che poggiava sul tronco di bambù retto con nonchalance dal primo santone (v. foto). Lo spettacolo mi ha riportato dai pensieri sulla varietà degli alleli del gene che codifica per l’arilsolfatasi A, l’enzima che è carente nella leucodistrofia metacromatica, al tema di base, la facilità con la quale abili illusionisti possono mostrarci come vere cose impossibili.

Cosa intendo per “fase 2”? Per me Stamina è la componente bait di una frode istituzionale di tipo bait and switch. Per “istituzionale” intendo che è stata condotta con i mezzi e la gestione delle istituzioni dello Stato; anche se, come spesso è accaduto nei cosiddetti delitti di Stato, per conto di interessi esterni allo Stato; probabilmente con una cabina di regia “remota” alla quale lo Stato ha solo obbedito. E’ istituzionale anche perché contribuisce a far divenire una determinata entità, le cure con staminali, un’istituzione sociale, una presenza culturale che viene percepita dal pubblico come una componente naturale e necessaria del panorama sociale.

Quel genere di frodi che nei paesi anglosassoni sono note al pubblico e a magistrati e avvocati come frodi bait and switch, “esca e  scambio”, consistono nell’attirare il pubblico con un’offerta allettante, per poi deviare l’interesse così creato verso un altro prodotto, che era quello che dall’inizio si voleva smerciare. La forma più semplice è quella degli “articoli civetta” con i quali si attirano i clienti per poi vendere loro prodotti più costosi. Stamina è stata l’esca che è servita a creare e sollevare speranze e aspettative sulle staminali. Ora, dopo averle dato il via libera e averla pubblicizzata, si passa alla fase 2, lo switch, lo scambio. Nel quale la domanda così indotta viene deviata verso i prodotti primari, le staminali ufficiali. Che sono un’altra frode, ma a favore del grande business internazionale. Nella fase 1 Stamina ha fatto da esca, ed è stata lanciata e favorita. Ha creato un potenziale mercato. Ora nella fase 2 Stamina serve, come avevo  previsto [5], da falso standard, per fare apparire le staminali ufficiali come la risposta corretta e credibile alla domanda di cure con staminali che è stata suscitata da Stamina stessa. Comincia quindi la sua damnatio, che sarà probabilmente parziale, e più che altro verbale, con tanto fumo e poco arrosto, perché tra compari si finge di litigare e di picchiarsi ma non ci si fa male davvero.

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2. La terza campana

Questo è uno dei tanti casi dove il trucco sta principalmente nel convincere il pubblico a considerare solo l’alternativa presentata, solo le due campane. Ma, soprattutto su questioni politiche, se due litigano chiassosamente, oltre che considerare come sono distribuiti tra di loro torti e ragioni bisognerebbe considerare se i due non siano d’accordo, e se non si tratti di una manfrina che hanno concordato per convincere gli astanti. Un esempio di tale callidissimo stratagemma, che ad alcuni sembrerebbe così inusitato e diabolico da bollarlo come concepibile solo da una mente ottenebrata dai fumi del “complottismo”, è ne “I soliti ignoti” di Monicelli, dove Ferribbotte e Salvatori importunano per strada la servetta; poi Gassman “Peppe er pantera” interviene a difenderla in modo da conquistarsene la fiducia, mettendo in fuga i pappagalli a sganassoni. Le false dispute instaurano falsi dilemmi. E più sono teatrali meglio ci riescono. I falsi duelli, v. Forza Italia e il PD, sono inscenati di continuo, e l’accettarli come veri, scegliendo per l’ennesima volta di parteggiare per l’uno o l’altro dei due contendenti, tacciando di “complottismo” chi avanza dubbi di combine, non depone a favore della vigoria intellettuale del pubblico.

In medicina il falso dilemma, il falso duello tra terapie dilettantesche e terapie scientifiche è particolarmente convincente. Cosa è saggio scegliere come terapia per dimagrire, tra lo “scioglipancia” di Vanna Marchi e le indicazioni dietetiche provenienti dalla ricerca medica ufficiale? Non c’è dubbio che quella di Vanna Marchi sia una truffa.  E, rispetto a Vanna Marchi, la dietologia basata sulla ricerca medica ufficiale sembra rock-solid. Ma è una fallacia logica e cognitiva inferire che la dietologia “scientifica” sia seria in base alla sua comparazione con una truffa. Dare fiducia alle indicazioni della dietetica ufficiale basandosi su questo confronto non è realmente saggio, perché trascura la terza campana: in questo caso, i vizi della ricerca dietetica ufficiale. Di recente un editoriale sulla implausibilità dei risultati di tale ricerca [6] ha portato a una discussione tra medici sulla prevalenza di rubbish, cioè di spazzatura, nella ricerca scientifica ufficiale sulle diete [7].

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3. La terza campana sulle staminali. Onnipotenza e impossibilità

Il frastuono su Stamina copre ancora di più il silenzio della terza campana sulle staminali, cioè la critica razionale e scientifica alla teoria che la scienza ufficiale presenta al pubblico con la complicità dei media. Ne presento qui un assaggio.

La teoria che le cellule staminali possano essere usate a fini terapeutici per ricostituire parti di organi parenchimatosi, es. cuore, fegato, rene, sistema nervoso centrale, etc., viene presentata al pubblico dalla scienza (v. es. Nature [8]) in una versione semplificata ed edulcorata che sta alla realtà come una favola a lieto fine per bambini sta alla vita, tacendo dei formidabili ostacoli che la impediscono. Analogamente, per capirsi, al concetto di xenotrapianto, di sostituzione degli organi umani danneggiati con quelli di animali, che è elementare e intuitivo, prescientifico; ma che, la scienza ci dice, è impedito da barriere di compatibilità immunologica. La natura consente alcune varianti morfologiche, ma ne proibisce altre. Così che esistono varianti “legali” e varianti “inesistenti”; la natura può consentire varianti radicali del Bauplan, del “progetto”; e impedire modifiche che ci paiono minime, così che il loro perseguimento porterebbe a danni e deficit gravi e letali. E’ legale che nascano vitelli – o bambini – a due teste, o, tramite interventi di laboratorio, insetti con in testa un paio di zampe al posto delle antenne; ma è inesistente, è impossibile, una scolopendra con un numero pari di zampe; 22 paia anziché 21 [2].

Con le staminali, il pubblico crede che si stia parlando di una possibile terapia, mentre si tratta di un’ipotesi di ricerca di base, estremamente azzardata, per quanto non scartabile a priori ed esaltante per il ricercatore. Un’ipotesi però modificata e distorta per farla sembrare molto più realizzabile di quanto non sia. Non c’è una vera e propria teoria scientifica di come si possa ottenere a fini terapeutici un fenomeno che è di tipo fisiologico durante lo sviluppo, ma che nella vita post-uterina non avviene nei termini desiderati, che sono anzi fisiologicamente impediti da meccanismi specifici. La teoria ufficiale, amplificata dalla disputa su Stamina, è una “just so story”. Una teoria puerile, rispetto alla ancora inestricabile complessità dei fenomeni biologici ad essa sottesi; e probabilmente volutamente puerile, dovendo essere venduta al grande pubblico; un esempio di teoria scientifica ufficiale marketing-oriented.

La teoria ufficiale delle staminali permette di fare credere che sia possibile riuscire a trattare la materia vivente come la creta con la quale Dio plasmò l’Uomo secondo il Genesi. Le conoscenze scientifiche disponibili mostrano che invece vi è una situazione concettualmente analoga a quella dei quanta per la struttura atomica: solo alcune configurazioni sono possibili. Solo alcuni tragitti di sviluppo sono consentiti, e solo in alcuni periodi della vita dell’organismo. Invece di supporre l’onnipotenza, occorrerebbe prendere atto del carattere discontinuo, discreto, dei percorsi e degli esiti dei processi di crescita tissutale. Per la teoria ufficiale invece, non esiste l’impossibile. Questo può andare bene come motto per gli alpini, ma è falso nella rigenerazione dei tessuti. Quelle delle staminali del midollo osseo, e dei pochi altri distretti dove si sono ottenuti alcuni risultati reali, cute e cornea, non sono induzioni in situ di rigenerazione ma, sul piano biologico, trapianti (ciò è irrilevante sul piano della normativa e delle leggi, nazionali o UE), a volte preceduti da una fase di amplificazione in laboratorio, di cellule che già fisiologicamente esplicano efficaci funzioni staminali nell’adulto, in tessuti non rigidamente strutturati o a struttura semplice. Non autorizzano estrapolazioni sulla fattibilità per altri distretti a dinamica cellulare diversa e ad anatomia microscopica complessa. Lo studio scientifico di eventuali applicazioni mediche delle staminali su organi parenchimatosi dovrebbe essere centrato meno sulla semplice mimesi di ciò che avviene nelle fasi di sviluppo dell’organismo, e più sui limiti che oggi vengono taciuti, sui vincoli biologici, che impediscono tali fenomeni nell’adulto; sul loro studio, su come tentare di superarli, su come trovare l’eccezione consentita. Dovrebbe basarsi sulla consapevolezza dell’improbabilità dell’impresa; non su una hubris che vorrebbe essere prometeica e poi deve appoggiarsi a “Le Iene” di Berlusconi.

I vincoli di biologia dello sviluppo (v. l’aureo libro di Minelli [2]), di omeostasi tissutale, e anatomici, che dovrebbero obbligatoriamente essere discussi e studiati come il nucleo centrale dell’ipotesi e del programma di ricerca [9] sono tralasciati dagli addetti ai lavori, e non sono resi noti al pubblico. Al contrario, alle staminali, cellule che producono altre cellule, vengono attribuite proprietà che non hanno: quelle relative all’organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento, che invece sono proprietà “di rete”, distribuite anche ad altre cellule e a fattori umorali. Il tema della complessità dei sistemi biologici, dell’auto-organizzazione e delle proprietà emergenti, che dovrebbe essere ineludibile dato l’oggetto di studio, spicca per la sua assenza; complice anche l’interesse ideologico a ignorare in biomedicina tali temi, che rendono più difficile l’ideazione di ipotesi terapeutiche, per limitarsi a un meccanicismo e riduzionismo estremi, che invece si confanno alle necessità commerciali. ”La modulazione degli elettroliti nel corpo è regolata non dalla ma attraverso la ghiandola surrenale”  fa osservare ai giovani scienziati Medawar [10]; analogamente, i tessuti e gli organi non sono prodotti dalle cellule staminali ma sono ottenuti attraverso le cellule staminali. Sembra che gli scienziati senior abbiano scordato questi canoni elementari. Le staminali partecipano; le capacità di organizzazione e regolazione della crescita e del differenziamento non risiedono esclusivamente nelle staminali, e non sono loro proprietà intrinseche e immutabili, ma dipendono strettamente dal milieu e dalla cronologia; dallo stato fisiologico di crescita e di differenziamento del tessuto. Questa regolazione è presente anche nei tessuti dell’adulto, dove blocca la libera crescita, pena il cancro. Implicite nella corrente concezione delle proprietà delle cellule staminali terapeutiche sono alcune delle caratteristiche che formano l’insieme distintivo delle cellule tumorali: una autosufficienza nei fattori di crescita, la cooperazione con le cellule non-proliferanti, l’insensibilità ai fattori di anti-crescita normalmente presenti nei tessuti  [11].

I fenomeni della morfogenesi sono affascinanti, per quanto intimidiscano per la loro complessità, ben diversa dagli schemetti “for dummies” propinati al pubblico; ma non c’è nulla di particolarmente “magico”, o anche solo di particolarmente importante, nelle staminali. Le staminali sono solo dei componenti di un sistema integrato; sistema dal quale emergono effetti meravigliosi. Sarebbe come, per intendersi, attribuire la cupola del Brunelleschi a chi posava i mattoni e impastava la malta. Ma qui non c’è nessun architetto né muratore: la focalizzazione sulle staminali è un esempio del panglossismo [12] e del determinismo che caratterizzano una ricerca biomedica al servizio del profitto, che deve produrre oggetti ben identificabili, che possono essere oggetto di brevetto e possono essere confezionati e venduti. Un riduzionismo biologico che ripete l’ideologia già vista, fallimentare sul piano terapeutico, e ora in corso di revisione, del determinismo genetico, che assegna al gene un ruolo onnipotente, e promette di ottenere grandi risultati agendo sui meccanismi fittizi che così può disegnare. Un riduzionismo che si accorda e si compenetra con la cultura liberista corrente [13].

Non si impara dalla storia, la storia recente, e si è quindi condannati a ripeterla. Lo hype (uno di quei termini della lingua dei colonizzatori che conviene imparare) sulle staminali ufficiali ripropone in una nuova variante la distorsione ideologica e l’inganno attuati con le mirabolanti promesse sulla terapie geniche. “Per 20 anni i genetisti hanno fatto un sacco di promesse sui risultati che avrebbero potuto ottenere. Pochi sono stati raggiunti e alcuni non lo saranno mai. E’ stato detto che le 4 lettere del codice genetico sono H, Y, P e E, e coloro che forniscono assistenza medica dovrebbero capire che il business della biologia molecolare è abile nel propagandare la sua merce non meno di qualsiasi altro business” ha scritto nel 2000 un genetista in un rapporto, che il tempo non ha smentito, rivolto a “policymakers” della sanità [14]. Ma quando si tratta di promesse fiabesche sulla medicina, come i bambini per le fiabe il pubblico, la classe dirigente e gli intellettuali scientifici non si saziano di sentirne di vecchie e di nuove.

Un recente precedente della versione “pulp” delle staminali, cioè di Stamina, è la “clonazione raeliana”, una teoria che comprendeva astronavi aliene, e che appare avere dato credibilità per contrasto alle affermazioni ufficiali sulla clonazione, mentre impazzava la “pecora Dolly”. Affermazioni ufficiali su risultati sperimentali della ricerca “seria” – anche di premi Nobel –  che, alla luce dell’analisi di competenti genetisti, appare improbabile siano stati davvero ottenuti [15]. Terze campane che sono rimaste lettera morta. I raeliani per la clonazione, e Stamina per le staminali, sono intervenuti come buffoni di corte che stabilizzano distraendo. Distraendo da quello che avrebbe dovuto essere il punto numero uno, la fattibilità tecnica. E’ interessante che in entrambi i casi la questione pregiudiziale della fattibilità sia stata aggirata e offuscata, prima che dalla farsa dei raeliani e di Vannoni, da un’accanita discussione sui risvolti bioetici delle due promesse, con alte grida di non-eticità; discussione che in entrambi i casi ha portato gli spettatori a dare per acquisita la fattibilità (v. infra).

L’avere elevato le cellule staminali a “master cells” [16] o “mattoni magici” [17] è anche un caso di quelli che chiamo “aristotelismo scientista” e “aracnismo”, che sconfinano nell’animismo e quindi nel magico [18]. Per “staminali” oggi si intende “cellule che possono riparare i tessuti di organi parenchimatosi a fini terapeutici”; un’entità ipotetica, e fino a prova contraria dell’ipotetico dell’irrealtà. Si intende, con un antropomorfismo, una “cellula-muratore”, così come nell’antropomorfismo sul sistema immunitario ci sono le “cellule-soldato” che ci difendono. Le cellule sarebbero come individui, con un identità ben definita, e le staminali sarebbero una specie cellulare speciale, individui speciali; starebbero alle altre cellule come gli elfi alle persone comuni. Il biochimico De Luca si vanta di insegnare agli studenti che la cellula staminale – una cellula “semplice”, poco differenziata, primitiva – “è una Ferrari”, e come una Ferrari che esce dal box correrà ovunque [19]. Verrebbe da rispondere che le staminali, o meglio i processi dei quali nella rappresentazione abusiva ufficiale le staminali sono portatrici, non vanno ovunque, non corrono sull’acqua e non scalano le vette per poi ridiscendere dall’altra parte, come si promette; sono mezzi che possono muoversi solo sulla rete stradale, che percorrono obbedendo al guidatore e nel rispetto dei segnali e delle regole del codice della strada, fino a quando, nell’adulto, vengono fermate oppure vengono fatte immettere in un circuito e lì fatte girare.

Le cifre che compongono i numeri telefonici sono “potenti” e a potenza decrescente. Quando si solleva la cornetta si possono chiamare centinaia di milioni di utenti. A mano a mano che si immettono le cifre, questa potenza diminuisce, fino a ridursi a 0 dopo l’ultima cifra. Quella delle cifre dei numeri telefonici è una potenza posizionale. Non è una potenza intrinseca: non è che se si ripete la prima cifra in fondo al numero si torna ad avere la scelta che si aveva con quella cifra. Invece, in una specie di elenco dei personaggi, di mitologia, le staminali sarebbero dei minuscoli demiurghi di varia “potenza”: “totipotenti”, “pluripotenti”, “multipotenti”, “unipotenti”; che bisogna solo convincere a esercitare per noi i loro poteri; scambiando, con un legerdemain semantico, il potenziale aristotelico, l’uovo che è in potenza gallina, con il potere demiurgico di fare di una gallina una supergallina, dagli organi sempre rinnovabili. Ciò è in accordo con l’attuale tendenza della medicina di offrire all’individuo il potere di abbattere le frontiere biologiche entro le quali siamo confinati; di superare la nostra impotenza. Promessa che non può essere mantenuta ma può essere proficuamente commercializzata. In generale, le staminali che appaiono produrre tessuti e organi mostrano questa capacità in quanto determinate dall’ambiente interno e dalla fase biologica, dal luogo e dal tempo, non per una loro caratteristica intrinseca forte. Non hanno i poteri autonomi che questa specie di vitalismo hi-tech attribuisce loro, e che ne farebbero cellule eccezionali. Anche nel loro caso “l’esistenza precede l’essenza”. Come per qualsiasi altro tipo cellulare, vale per la definizione delle staminali, sulla loro natura ed identità, il detto di Ortega Y Gasset “io sono io più la mia circostanza, e se non salvo questa non mi salvo nemmeno io”.

Invece di ricorrere alla costruzione di uno standard negativo con questo sconcio baccano sulla pelle dei bambini malati, la patente scientifica le staminali terapeutiche avrebbero potuto ottenerla splendendo di luce propria, mostrando i risultati sperimentali palpabili, anatomici, che promettono; le ricerche mostrano invece risultati che sono oltre che modesti e dubbi, indiretti e ambigui: vale anche per loro l’osservazione di Zola su Lourdes, “Vedo stampelle ma non protesi” [4]. La biologia dello sviluppo e del differenziamento, mentre è sottoposta a vincoli, ha allo stesso tempo una notevole fluidità combinatoria. Come mostra anche la teratologia, consente un grande numero di varianti non fisiologiche; alcune delle quali possono essere usate per simulare la rigenerazione promessa. E’ dall’Ottocento che l’embriologia sperimentale mostra fenomeni mirabili, sorprendenti. E non è difficile fare esprimere in laboratorio ad alcuni tipi cellulari alcuni dei caratteri di altri tipi, o ottenere da alcuni tessuti altre forme con alcune delle caratteristiche di tessuti diversi da quelli di origine; ciò avviene anche in quel caos cellulare che è il cancro. Anche il cancro, che parassita l’organismo e alla fine uccide l’ospite e con esso sé stesso, ha una sua legalità sul piano delle crescita dei tessuti. Non tutto ciò che è possibile “plasmare” è di valore terapeutico; tra le varianti che possono avere luogo, quelle di valore terapeutico corrispondono a un minuscolo, ipotetico, sottogruppo (fig.). Non si dovrebbe quindi dichiarare automaticamente che tali effetti hanno un potenziale terapeutico, giocando sull’equivoco antropomorfo delle cellule come individui. Invece queste dimostrazioni, questi esercizi, vengono poi spacciati, con la complicità dei media, come ricostruzione in laboratorio di organi e tessuti. Si batte tanto sul “rigore”, limitandosi in realtà a quello sulle GMP, sulle ricette di preparazione, un aspetto necessario ma secondario rispetto al problema, mentre si trascura di stabilire standard interpretativi degli esperimenti, come fu fatto nel 1890 (e ancora prima) tramite i postulati di Koch per l’identificazione degli agenti eziologici delle malattie infettive. Il postulato in vigore è “tutto fa brodo”, in nome della “speranza”; in realtà, del business. Vannoni ha portato alle estreme conseguenze queste gravi omissioni e storture. La Binetti, portavoce dei preti, che la sanno lunga e vogliono far presente ai soci coi quali partecipano a determinate imprese che se aderiscono non è perché sono fessi, ha commentato che, lungi dall’accettare Stamina, “avremmo addirittura bisogno di maggior rigore scientifico” sulle staminali ufficiali.

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Fig. Diagramma di Venn e diagramma ad albero che mostrano il sottogruppo ipotetico dei fenomeni di rigenerazione a valore terapeutico (?T) e le entità, reali o immaginarie, che possono essere confuse o fatte passare per esso. Il rettangolo rappresenta l’insieme C dei fenomeni di rigenerazione concepibili mentalmente. E’ diviso in due gruppi principali: Legali (L) e Impossibili (I). Ti: terapeutici ma impossibili. Int: impossibili non terapeutici. Ld: legali ma dannosi. Ln: Legali non dannosi. Lnt: legali e non dannosi ma terapeuticamente inefficaci.

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Sarebbe quindi intellettualmente onesto, ed eticamente doveroso trattandosi di medicina, distinguere per i risultati degli esperimenti sulle staminali tra effetti di livello biologico, reali e comuni, ma non applicabili sul piano pratico, ed effetti di livello terapeutico, ipotetici e improbabili (fig.). E stabilire standard per discernere tra i due tipi di risultato sperimentale. Con una metafora, giocare con la variabilità di sistemi combinatori quali sono i meccanismi dello sviluppo e del differenziamento è come giocare al Totocalcio per un singolo giocatore. Gli effetti di livello terapeutico equivalgono a vincere, pronosticando correttamente 13 o 14 esiti. L’ottenere effetti di livello biologico è come fare 7 o 8: non è difficile, e sembra un risultato col suo peso, un passo avanti che porta non molto lontano dalla meta vincente; ma in realtà è dovuto in larga parte alla natura del sistema in esame e a leggi statistiche, e non autorizza a dire che il giocatore è a pochi passi dall’ottenere il jackpot. Anche se così sembra, tanto che questi “risultati promettenti” spingono a continuare a giocare e a predire che la vittoria arriverà.

“Staminali” è ormai un termine deviato, frutto di una scienza deviata. Non si riferisce, nel dibattito corrente, alle corrispondenti entità biologiche, “pezzi” tra i tanti del “meccanismo” di un orologio liquido emerso dal caso; ma a entità biologiche fantastiche, chimere immaginarie ottenute dall’uomo mediante un collage di parti reali. Aggiunge un’altra pagina, moderna, all’antico atlante che contiene anche l’ippogrifo, l’equino che vola. Vannoni ha ottenuto credito usando senza mezze misure, con le esagerazioni iperboliche dell’imbonitore anziché col contagocce dello scienziato prezzolato, tale deviazione, che ha trovato già pronta, non ha creato. Si è impossessato, si è lasciato che si impossessasse, di un Campo dei Miracoli non suo, e del raccolto in zecchini. Ma lo restituirà ai legittimi truffatori più fertile di come lo abbia trovato.

Si vede come, prima di testare l’efficacia terapeutica delle staminali sugli umani, andrebbe dimostrata su animali la possibilità di ottenere nella realtà gli effetti terapeutici postulati (non una loro simulazione tramite effetti biologici, come si è detto). Prima di applicarla su umani e prima di prospettarla al pubblico come terapia andrebbe provata su animali la fattibilità biologica: la possibilità, che per principio non si può scartare, ma che contrasta con quanto è già noto e viene taciuto, che i semplici effetti terapeutici predetti e desiderati (non un loro simulacro sul quale gridare al miracolo) si verifichino [4]; senza un eccesso di effetti negativi. Se si volesse tagliare la testa al toro, bisognerebbe tagliare la coda al gatto; e vedere se ricresce con le staminali.

Questi temi potrebbero e dovrebbero essere sviluppati per decine di pagine, per ricondurre l’ipotesi staminali dal ruolo che usurpa di “speranza”, dal ruolo di speranza come prodotto da inscatolare, prezzare e immettere sul mercato, a quello che dovrebbe esserle proprio: di ipotesi scientifica speranzosa, ma lontana da applicazioni pratiche, da sviluppare in silenzio nelle sedi della ricerca scientifica, e coi suoi modi. Ma non è questo ciò che avviene.

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4. Fermate quel batacchio

Il pubblico, e anche a volte chi ha responsabilità sul caso Stamina, neppure sa che esiste una terza campana; la critica viene silenziata, a livello accademico e “operativo”. Occorre distinguere, come per la mafia e il terrorismo, tra il negativo e il proibito [20]. Il negativo, qui Stamina, viene presentato ed evidenziato, a tinte forti; perché deve recitare il ruolo del Cattivo nel copione. Così gli si permette di emergere e affermarsi, prima di contrastarlo. Il proibito invece è tabù; è fuori dalla trama della rappresentazione, e la danneggerebbe; viene pertanto represso. Si cerca di distruggerlo, o di incapsularlo facendolo apparire come marginale e deviante. Si spendono energie e risorse, e si commettono reati e azioni ignobili, per fare in modo che la propaganda, come Stamina, che gioca la parte di “dissidenza”, e le ricorrenti notizie di “successi” della ricerca ufficiale sulle staminali, occupino completamente l’orizzonte mediatico, sottraendo alla vista del pubblico la critica razionale al progetto delle staminali terapeutiche.

Le fonti accreditate che dovrebbero suonare la terza campana, es. gli specialisti di biologia dello sviluppo, stanno al contrario saltando sul carrozzone. Le promesse sulle staminali terapeutiche sono per molti specialisti non come avere azzeccato un sistema vincente al Totocalcio ma come un biglietto vincente della lotteria che è stato regalato: un’occasione insperata per passare da una posizione periferica (dignitosa) a una ribalta (sporca) che conferisce prestigio, denaro e potere. La British Society of Developmental Biology nel 2013 discuteva se cambiare il proprio nome in “British Society of Developmental and Stem Cell Biology”  [21].

Che io sappia, l’unico esperto che nel denunciare la frode di Stamina ha mosso alcune critiche parallele anche alle staminali ufficiali è stato il prof. Paolo Bianco [22]. Bianco, esperto di staminali mesenchimali, non muove critiche radicali alla teoria ufficiale sulle staminali terapeutiche, ma ammette che si sta esagerando. Nota che “accade che sulle più prestigiose riviste scientifiche del mondo si possano leggere editoriali che argomentano della capacità di cellule ossee di guarire o silenziare tutto ciò che è compreso tra l’autismo e l’incontinenza urinaria, passando per infarti e ictus, Parkinson e SLA. Naturalmente non è così”. Illustra come “alcuni ‘scienziati’ fanno esattamente ciò che Stamina fa senza osservare le regole”, a fini di lucro; così che “la battaglia di Stamina era la loro battaglia: liberarsi di lacci e lacciuoli regolatori, e aprire il mercato”. Per Bianco vi è una alleanza tra Stamina, una quota di mele marce della ricerca ufficiale e alcuni affaristi, contro un sistema sano. Probabilmente è il massimo che si può dire da una cattedra universitaria di medicina senza avere guai, e non volendo segare il ramo sul quale si è seduti.

Sulle staminali, che ormai non sono più primariamente un argomento scientifico, essendo state trasformate in un fenomeno sociale ed economico, la critica tecnica e politica all’ipotesi di base non ha cittadinanza; il suo posto è fuori dal consesso civile, come un’attività marginale e trascurabile, polemica, di bastian contrario, e che è lecito allontanare con attacchi ad hominem. Come per altre teorie biologiche di comodo sulle quali si istituiscono enormi mercati biomedici, tale critica da fonti accreditate avrebbe effetti poco salutari sulla carriera, o sulla sopravvivenza professionale, di chi la muovesse. Così ci si imbatte in dichiarazioni contorte dei biologi dello sviluppo sullo “ottimismo”, sulle “speranze”, mentre tra le righe si legge che sanno bene che il progetto finge di ignorare difficoltà che appaiono insormontabili.

La critica è una componente obbligata della ricerca; è “la madre della metodologia”, è stato scritto. Invece per “metodo scientifico” – che nella sua forma genuina è dato da un’impostazione mentale scientifica piuttosto che essere un decalogo di regole meccaniche [23] – gli zeloti delle staminali ufficiali intendono “liturgia davanti alla quale è sacrilego non tacere e inchinarsi”. In campo biomedico i teorici della “evidence based medicine”, considerando che “le affermazioni ingannevoli sui trattamenti sono frequenti”, richiedono che le affermazioni scientifiche debbano essere sottoposte a “sfide energiche e ripetute”: se resistono le si può considerare “abbastanza affidabili” [24]. Nella realtà avviene che l’evidenza che si vuole mostrare, anche se falsa, venga esaltata al parossismo e protetta, e che quella contraria sia censurata. Per poi dire con sussiego e condiscendenza che “l’evidenza scientifica mostra …”. Come per certi esiti elettorali, si tratta di una “evidenza scientifica” ottenuta con i brogli, la corruzione, e anche con i mazzieri di giolittinana memoria. Stamina, che farebbe ridere se non facesse piangere, prende anche il posto delle sfide autentiche. Per asserzioni come quelle sulle staminali vengono sguinzagliati sgherri di vario genere per proteggere il prodotto da critiche; i guastafeste vengono pugnalati nell’ombra mentre brillano i fuochi d’artificio di campagne come Stamina.

In Italia, dove tra gli articoli della Costituzione applicati all’incontrario c’è anche quello sulla libertà della scienza, le forze che occupano le istituzioni si occupano servizievoli anche di reprimere tali critiche tecniche. Si arriva a ricorrere a una costante pressione fatta di minacce, boicottaggi, ricatti, danneggiamenti “di avvertimento”, costruzione di “incidenti” incresciosi volti a mettere in cattiva luce la persona da zittire. I macchinari che dietro le quinte danno luogo a queste spettacolari campagne di disinformazione hanno aspetti inquietanti, che andrebbero messi in luce. Le campagne propagandistiche sono agite da forze abituate a imporre con la forza la loro volontà, che hanno dimestichezza nell’uso illegale ma protetto e impunito della violenza; che può traboccare, come mostra il caso Pantani [25]. Qui la violenza è stata in primis sui pazienti e le famiglie, usati senza scrupoli. Ma non solo. Posso testimoniare che ad es. i Carabinieri, che pubblicamente hanno sollevato il caso mettendo in luce le pecche di Stamina coi NAS, sottobanco, con strutture che ho soprannominato “nuclei pro sofisticazioni”, si occupano di evitare che la critica sia alle staminali qua staminali. Mediante la tecnica di “alternare la repressione con la provocazione ed il depistaggio” che è attribuita ai ROS [26]; (che non è escluso non si interessino anche di questa, tra le trame di potere che curano). I CC, coi loro cugini del Viminale, i delinquenti più appariscenti del caso Stamina li perseguono per finta, i responsabili principali li tengono in palma di mano, e a coloro che svelerebbero la frode rendono la vita impossibile. Alle campane terze viene impedito di suonare, e le si danneggia in modo che il loro suono sia comunque quello fioco e sgradevole, stralunato e inattendibile, di una campana fessa.

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5. Stamina come esca

La terza campana consentirebbe di inquadrare la disputa. Le staminali appaiono come la risposta ad un quesito. Non il quesito ”qual è la linea di ricerca scientifica migliore nell’interesse dei pazienti?”. Ma: “quale prodotto medico conviene che la ricerca sviluppi per massimizzare i profitti?”. I due quesiti non coincidono, ma divergono. Da un lato autentici balzi in avanti nel campo della cura  delle comuni patologie sono difficili, e legati a tempi lunghi che sono l’opposto dei tempi degli investitori. Dall’altro, la medicina conserva la sua antica anima irrazionale, che oggi ha la forma di una fede di tipo superstizioso nella scienza, e che consente facili promesse. Le staminali fanno parte dei “superfarmaci dell’immortalità” [27]. Promettono la resurrezione degli organi su questa terra. Che dal punto di vista biologico è ancora più difficile che ricostruire ex novo un intero individuo; ma che come concetto fa presa sulle masse, alle quali appare chiaro e netto come lo fu secoli fa la pretesa alchemica di trasmutare il piombo in oro. Binetti non ha torto parlando dello “Strano fascino delle cellule staminali”. Stamina è servita ad accrescere tale fascino, che la ricerca ufficiale sfrutta a fini di profitto; anziché “decostruirlo” spiegando i termini reali della biologia delle staminali.

Stamina ha permesso di fare le promesse da imbonitore, false e assurde, ma gradite al pubblico, sulle staminali, richieste dal business delle staminali ufficiali; senza comprometterlo, ma anzi, col successivo switch, accrescendone la credibilità. La millanteria sfrontata di Stamina dà nerbo, sul piano della propaganda, a un’ipotesi scientifica guascona ed esangue, e così a un progetto industriale disonesto; dotando la medicina scientifica, delicata e limitata, delle possenti leve antropologiche della medicina tradizionale, di inganno e di autoinganno consolatori. Con Stamina, tutti hanno appreso che ci sono delle cellule che sarebbero in grado di ricostituire qualunque tessuto. Vannoni avrebbe tuttalpiù corso un po’ troppo; ma viene dato per scontato che la pelle dell’orso può essere messa in commercio; che le staminali possono dare vita alla medicina rigenerativa, attualmente una medicina in cerca di autore, una delle entità satelliti delle staminali che sono state fatte passare dall’immaginario alla realtà con un fiat, nominandole. Con Stamina è stata costruita una ontologia, una descrizione della realtà naturale e sociale che include le staminali come potente fonte di speranza. E sono stati ovviamente creati un mercato e una domanda.

Stamina contribuisce anche alla ontologia generale della medicina orientata al profitto. Supporta la credenza nella medicina dei miracoli, e rende inattuale la voce della saggezza sul dovere etico e politico di assicurare in primo luogo ai malati tutta l’assistenza utile, possibile e collaudata, invece di negargliela sperperando le risorse in truffe (a favore degli amici) avendoli illusi con false speranze [28]. Nella spesa sanitaria, i trattamenti con promesse di risultati miracolosi dovrebbero costituire un capitolo opzionale, a priorità minore rispetto alle cure di base; si fa invece in modo che siano “l’unica speranza”, la sola carta da giocare per i pazienti e i familiari disperati; mentre con altre informazioni, e con giubilo, vi puntano gli operatori finanziati privati. E’ come se il denaro dei lavoratori prelevato e accantonato per le pensioni fosse usato per giochi speculativi su junk bonds, promettendo pensioni d’oro per tutti.

Il clima culturale favorisce quello che il fisico Feynman ha chiamato “cargo cult”; il culto, in realtà retrogrado, dell’innovazione. “Non ho più voglia di morire” recita la maglietta dei supporters di Stamina. Davanti a tanta gigioneria, Binetti ha buon gioco nell’osservare gravemente che nel terzo millennio si pensa che “non ci si possa più ammalare di questo o di quello e tanto meno morire”; tralasciando che il cattolicesimo, e gli investimenti clericali sulla biomedicina, si basano sulla sollecitazione degli stessi sentimenti in forme più larvate ed elaborate. Stamina supporta la conflazione tra ricerca biomedica e medicina, due attività complementari ma molto diverse tra loro e in parte contrastanti. Oggi si spera nei miracoli medici della “scienza”, sperando che risultati strabilianti siano ottenuti senza sforzo e in un baleno, schioccando le dita. Il business che domina la medicina ufficiale vuole siano diffuse queste idee infantili, della scienza come magia, sulle quali specula non meno dei piccoli imbroglioni che hanno animato la truffa-esca di Stamina.

Nota Binetti nel suo libro che Stamina ha anche preparato il terreno alla “medicina partecipativa”; dove il pubblico viene coinvolto, viene chiamato a giudicare e scegliere dal Ponzio Pilato di turno. “Oggi la gente vuole capire e vuole sentirsi protagonista, vuole partecipare efficacemente ai processi che la riguardano” scrive la Binetti. In un’abile e perversa parodia di democrazia [29], la gente viene adulata e circuita, e viene manovrata come strumento delle frodi a suo danno. Umberto Ambrosoli, uno dei relatori della presentazione, ha evidenziato quanto riporta il libro della Binetti: il Comitato Nazionale di Bioetica suggerisce di applicare un “consenso sociale informato”; cioè l’uso della piazza, manipolata dai media e dal marketing, per fare passare l’approvazione di nuovi prodotti medici.

Vannoni, come un magliaro al quale siano stati conferiti pieni poteri, mentre tiene segreta la “terapia” insiste per una “sperimentazione”, usurpando anche quest’altro termine: diffonde così anche l’ideologia della ricerca di massa e permanente voluta dal business; dove la medicina è in continua ebollizione, col pubblico come cavia. E col pubblico che “partecipa”; facendogli credere di partecipare, mentre in realtà lo si pilota come un bambino su questioni tecniche complesse. Stamina ha contribuito a imprimere nelle concezioni degli strati più ingenui, e più vasti, della popolazione, un panorama ontologico della medicina che è il più favorevole al continuo lancio di nuovi prodotti, anche se dannoso per la tutela della salute. I ceti colti e semicolti, che hanno una certezza ferrea che vi sia solo l’alternativa scolastica tra ciarlataneria e scienza, e che a Stamina si oppongono, completano il danno, accettandola come falso standard. Uno standard negativo, come lo scioglipancia per la dietetica; che porta a propugnare le staminali ufficiali con uno scorretto sillogismo disgiuntivo.

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6. Stamina come standard negativo

Durante la presentazione è intervenuta la Presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia De Biase. Ha detto che lo Stato ha riacchiappato il caso a tempo e lo ha ricondotto su binari normali. In realtà, lo Stato, dopo un vergognoso via libera da Banana Republic, ottenuto l’effetto bait, l’effetto propaganda con l’esca Stamina, è passato allo switch. Lo switch ha a sua volta due componenti. La prima, di conferma della parte di propaganda ottenuta con l’esca: che le staminali possano funzionare viene dato per scontato. La seconda, di sconfessione dell’esca, come mezzo inadeguato, per sostituirla con la frode primaria nel perseguire gli stessi fini e nel prolungare le stesse tematiche ideologiche. Non si contestano le staminali, ma l’eresia di Vannoni. NAS e magistrati accusano di laboratori negli scantinati, ma non sembrano chiedersi quanto è serio, quanto è interessato, chiunque parla oggi da qualsiasi laboratorio o cattedra di una cosa del livello dei miracoli compiuti da Cristo nel Vangelo, cioè la ricostituzione del tessuto nervoso, come fanno entrambe le parti. Non solo si dimentica che le staminali non hanno l’essenza loro arbitrariamente attribuita; ma si dimentica che in medicina l’efficacia e la sicurezza devono precedere la qualità. La versione ufficiale dà molto peso alle “Good manifacturing practices”: le staminali devono essere correttamente prodotte, dalle cell factories (in Italia ce ne sono già 13). Normalmente prima si inventa un prodotto e poi si allestisce la sua produzione industriale. Qui abbiamo delle factories, dei costosissimi “stabilimenti industriali”, con severi disciplinari di preparazione di un prodotto miracoloso, prima che l’efficacia del prodotto sia stata mostrata. Un’industria tessile che produce per tutti i vestiti nuovi dell’imperatore. Si dovrebbe piuttosto parlare di “Good magic”: la critica consentita e propagandata contro Stamina rafforza nel pubblico questa falsa impressione, che basti preparare le staminali per bene per ottenere le magie che di loro si raccontano.

Il governo istituisce una commissione scientifica per valutare Stamina, riconoscendo così implicitamente che se si pronuncia la parola “staminali” si è ipso facto in ambito scientifico. Per la Binetti Stamina corrisponderebbe a una di quelle asserzioni che i logici chiamano “gappy”. Non una truffa da manette, ma una “verità gappy”. Ci sarebbero quindi, tra i gap, le lacune, parti valide. Un poco come vendere ciambelle intascando gli euro dei clienti e non dando loro nulla, ma sostenendo che si consegnano ai clienti ciambelle, che però sono al momento geometricamente degenerate, col diametro del buco pari al diametro della ciambella; e che si è ottimisti sull’ottenere un miglior rapporto tra i due diametri in futuro…. .

In precedenza si è litigato su se è etico usare staminali ottenute da embrioni, o bisogna limitarsi a quelle da adulti. Una manfrina bioetica, che ha indotto a credere che le staminali possano funzionare [30]. Con lo stesso meccanismo, quello della presupposizione, dell’entimeme, della “loaded question”, della domanda suggestiva, ponendo la scelta tra Vannoni e Cattaneo, tra quale dei due sia quello cui conviene affidarsi, si induce a dare per scontata l’idea suadente e meravigliosa che le staminali possano funzionare. Anche la bioetica dà una mano alle grandi frodi della medicina.

La scienza ufficiale delle staminali è ipocrita nell’accusare di marketing Vannoni. Vannoni, esperto di marketing, è una parte della imponente campagna di marketing a favore delle staminali ufficiali. Se le terapie con staminali ufficiali funzionassero come promettono, i loro risultati spazzerebbero via in un attimo questo ciarpame. Ma non solo i risultati tangibili [4] non si sono visti, per quanto vengano periodicamente annunciati con le acrobazie e i trucchi congiunti ricercatori-giornalisti, un duo che ricorda quello dei santoni visti in Corso Vittorio terminata la presentazione del libro della Binetti; ma vi sono serie ragioni per temere che i risultati promessi non vi saranno. Il simulacro ha i piedi di argilla; le notizie su risultati scientifici fraudolenti, su risultati gonfiati, che accompagnano la ricerca sulle staminali terapeutiche dall’inizio, si vanno accavallando. Allora invece di usare il discorso scientifico per valutare quanto si fa credere al pubblico, scelta che sarebbe controproducente sul piano che conta, quello del marketing, si mette accanto all’ipotesi dei luminari, dei Nobel (categoria già diverse volte smentita in passato), un fantoccio (uno spaventapasseri, dicono gli anglosassoni), una cosa ancora più folle, rispetto alla quale l’ipotesi con la corona d’alloro fa bella figura. Dopo che ci si è addentrati per quattro passi nel delirio con Stamina, fare due passi indietro sembra un ritorno alla ragione e alla serietà scientifica.

La ciarlataneria rozza di Stamina permette per confronto di fare passare la figura dello scienziato per quella del mago. Vannoni è un mago; o forse è un impostore e allora i maghi veri sono gli scienziati. La ricerca non più come tentativo razionale, spesso votato all’insuccesso, ma come potere sovrannaturale, che attraverso le sue arti, incomprensibili ai non iniziati, ottiene risultati che ricalcano i desideri umani. Si chiede una alfabetizzazione scientifica per combattere casi come Stamina; ma si vuole una forma di indottrinamento allo scientismo che è essa stessa una forma di fideismo irrazionale [23]. L’educazione per una cittadinanza responsabile dovrebbe essere sia ai princìpi della scienza, sia alla sociologia della scienza; inclusa la consapevolezza degli interessi in gioco nella ricerca biomedica, e dei mezzi, spesso spregiudicati come quelli di altre attività economiche, e anche di più, impiegati per soddisfarli.

Stamina sta anche introducendo l’idea che i risultati terapeutici delle staminali, che per loro natura dovrebbero essere eclatanti, tangibili [4], devono essere valutati con lo stesso metro delle terapie tradizionali: non i risultati risolutivi promessi, come es. a suo tempo quelli della penicillina per la polmonite, o dell’antisepsi per la febbre puerperale, ma i miglioramenti putativi e incrementali dei nuovi prodotti odierni, da estrarre con le potenti tecniche statistiche dei trial, che per la loro natura di strumenti ad alta sensibilità, e grazie ad aggiustamenti di comodo, possono facilmente dar luogo a falsi positivi [4]. In nome della cautela scientifica, della sobrietà dopo la sbornia, i risultati eclatanti promessi verranno sostituiti da altri più modesti, di livello comparabile a quello dei farmaci oggi in uso per le stesse patologie; risultati parziali, probabilistici, sfumati, continuamente rivisti e rimpastati, che come per i farmaci convenzionali è possibile mostrare di avere ottenuto con le consuete routine delle manipolazioni della ricerca clinica e di base. Del resto, i confronti con standard relativi invece che assoluti sono anche uno dei tanti trucchi per ingigantire surrettiziamente rischi e benefici in epidemiologia clinica.

Stamina non è stata l’irruzione della follia nel tempio della Scienza, ma una carnevalata criminale che consente di fare passare come serie le funeste buffonate in camice bianco della ricerca e della medicina ufficiali. Stamina è una caricatura che precede l’originale. Presentata al pubblico per  introdurre l’originale. Una caricatura delle storture delle staminali ufficiali. A partire dalla teoria di base, apodittica, reticente, distorta e vaga sul piano ufficiale e misteriosa e demenziale per Stamina; passando per la sperimentazione, esoterica, gracile, e gonfiata tramite i media per la ricerca ufficiale – e a volte ritirata in quanto manipolata – e segreta, inesistente, diffusa con sistemi da fiera di paese e palesemente truffaldina per Stamina. A guardarli bene in faccia, i due avversari si somigliano. Nella scelta comune a entrambi di partire dal più difficile, la ricostituzione del tessuto nervoso, altamente irrazionale sul piano scientifico, ma che offre oltre una dozzina di vantaggi sul piano della frode e del marketing [4]. Nella scelta comune a entrambi di concentrarsi sulle malattie rare, irrazionale [13], ma funzionale al nuovo corso dell’industria medica, che vuole occuparsi di questo settore, frammentario ma non piccolo; e che può servire da porta d’accesso per l’introduzione di nuovi prodotti nel mercato delle malattie comuni, aggirando con una combinazione di escamotage i criteri più stringenti previsti per l’approvazione all’uso per le malattie comuni. Entrambi i duellanti parlano molto di curare i bambini, emotivamente più convincenti, quando il bersaglio al quale si punta (voce che circola tra i medici) sono le malattie neurologiche dell’anziano, il mercato più redditizio. I bambini malati servono a introdurre l’idea-truffa, seducente e totalmente irrealistica, dell’eterna giovinezza tramite la rigenerazione di organi e tessuti. Alla sfacciata venalità di Vannoni, che ha portato molti a paragonarlo a Vanna Marchi (e Vannoni si è affidato allo stesso avvocato della Marchi, non ritenendo evidentemente ciò inopportuno), corrisponde, resa rispettabile dalla storiella dei ricercatori galileiani e dei medici animati da sacra fiamma, la bramosia di profitto felpata e in giacca e cravatta dei pescecani del business liberista. Il principio è il medesimo: i tentativi terapeutici fatti sotto il segno della (falsa) speranza e della (falsa) scienza si pagano profumatamente. Come dimostrano i prezzi stratosferici e gli effetti marginali o negativi di quei nuovi farmaci “innovativi” che l’industria vuole sfornare a getto continuo [31].

D’altro canto, la ricerca ufficiale, mossa anch’essa dal marketing, ha preso a imitare i santoni di Stamina, e a convergere verso questo ibrido di scienza e superstizione; con il presidente del comitato scientifico nominato dal ministero della sanità, Ferrari, nanotecnologo, ricercatore e businessman nel campo biomedicale, che, da capo della commissione che dovrebbe valutare scientificamente l’efficacia della terapia, si mette a fare l’assistente spirituale dei familiari dei malati, che dice di voler ascoltare anche per quanto riguarda l’efficacia della terapia. La sensazione è quella di una gabbia di matti: quasi come se davanti al caso di un soggetto che crede di essere Napoleone si chiamasse, per valutarne le affermazioni, un esperto di storia militare e questi sostenesse di essere il duca di Wellington. Ferrari, criticato da parte dell’ortodossia, es. Garattini, ha raccolto le lodi della Binetti, che sostiene che il vaso di Pandora di Stamina ha però permesso di liberare la speranza. Stamina ha in realtà permesso di sdoganare, a beneficio del grande business del quale Ferrari è espressione, l’uso illecito delle false speranze in medicina, con ricatti da strozzini del dolore e della  paura.

Stamina fa sembrare per confronto elevata l’ufficialità che scimmiotta; che spesso non raggiunge il mediocre, sul piano intellettuale ed etico. Con la fase switch, molti possono rifarsi una verginità a poco prezzo, semplicemente esprimendo sdegno per Stamina. Di Stefano, il presidente dell’Ordine dei medici di Brescia, che prima ha favorito l’introduzione di Stamina nel SSN come componente del comitato etico del locale ospedale, parla ora della “pochezza” di Stamina. E loda come nobili partigiani della medicina, che hanno il coraggio di opporre un’obiezione di coscienza, i medici che prima, come dipendenti del SSN, hanno applicato la “terapia” Stamina e che ora cercano di non subirne le conseguenze.

Può darsi che qualcosa dell’esca venga lasciato; sia per continuare ad alimentare le suggestioni magiche a beneficio delle staminali ufficiali, sia per ragioni di segmentazione di mercato. Le “terapie” come Stamina sono per i semplici, i presuntuosi ingenui che si formano su “Le iene”. Quelli che Hazlitt ha descritto ne “L’ignoranza delle persone istruite” – un saggio che ogni tanto rileggo a scopo profilattico – sceglieranno le staminali di Cattaneo, quelle della scienza con la “s” maiuscola.

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7. Lo scontro e la confluenza tra ciarlataneria mesmerista e scientismo asimoviano Il 23 aprile 2014, mentre scrivevo questo articolo, il PM Guariniello ha mandato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a Vannoni e a una ventina di persone. L’accusa principale è di associazione a delinquere finalizzata alla truffa; accusa non infondata, tutt’altro. Ma Stamina è stata una truffa di appoggio alla truffa maggiore, che trarrà giovamento dall’esecrazione e da eventuali condanne. I media hanno riportato la notizia enfatizzando il punto dove Guariniello parla di malati indebitamente trasformati in cavie. Nello scrivere ciò, il magistrato riporta a sua volta il parere del Comitato scientifico ministeriale. E il parere del comitato riflette lo schema esposto qui: si accusa Vannoni di incompetenza, frettolosità e sciatteria nell’uso di mezzi potenzialmente idonei, da introdurre con sistemi scientifici. In realtà quella di Vannoni è ciarlataneria, non sperimentazione su umani. La sperimentazione richiede un solido razionale e un accurato disegno, del tutto assenti nel caso di Stamina; e gravemente carenti nella ricerca ufficiale sulle staminali [4].

Stamina ha fatto peggio che usare i pazienti come cavie. Li ha usati come uccelli da richiamo, perché attirassero l’attenzione e commuovessero con il loro dolore, i loro pianti, urla e proteste. E li ha usati come ostaggi, per continuare a praticare la frode e a svolgere così il suo ruolo di esca e di falso standard, esercitando ricatti morali. E’ la medicina ufficiale che, manovrata dal business, sta andando, con la deregolamentazione dei criteri per l’immissione di farmaci nell’uso clinico, verso i pazienti come cavie. Es. con l’off-label [32], la manomissione degli standard sui trial [4], i farmaci col triangolo nero. Anche qui, Stamina favorisce l’interesse dell’ufficialità sulle staminali, che è di saltare alla sperimentazione clinica senza adeguati riscontri preliminari [4]. E l’interesse generale alla “medicina traslazionale” cioè al trovare la via più spiccia per passare dal laboratorio al mercato, senza un adeguato rispetto dei vincoli di efficacia e sicurezza [33]. Interesse che viene perseguito con una molteplicità di mezzi, anche usando l’appello ad populum mentre ci si appella alla “scienza”. L’argomento fallace sarà “Gli imbroglioni di Stamina pretendono di sperimentare sull’uomo, invece la ricerca ufficiale fa ciò solo quando sussistono i prerequisiti”. (V. epigrafe).

Stamina non è sperimentazione ma è ciarlataneria; ciarlataneria pilotata, e di quella forma particolare che fa un uso ciarlatanesco di acquisizioni scientifiche. Può essere detta “ciarlataneria mesmerista” dal mesmerismo del 700, che faceva un uso ciarlatanesco delle allora recenti acquisizioni scientifiche, sostenendo di poter curare le malattie agendo sul “magnetismo animale”; in pratica un pretesto per pratiche ipnotiche basate sulla suggestione [34]. Anche Mesmer come Vannoni rifiutò di rivelare i segreti delle sue “scoperte”; e fu sbugiardato da una commissione, nominata dal re, di scienziati veri (incluso Lavoisier). Che però evitarono, è stato osservato, di rilevare che l’effetto placebo sul quale Mesmer si basava era sfruttato anche dalla medicina ufficiale, e di estendere ad essa lo scetticismo  [35]. I commenti di quella commissione voluta da Luigi XVI appaiono comunque più seri di quelli delle nostre attuali commissioni governative; che neppure avrebbero dovuto essere istituite per una cosa come Stamina. Osserva Stengers [36] che la commissione nel Settecento anticipò quelli che sono princìpi della ricerca medica moderna, stabilendo che “la guarigione non prova nulla” [in corsivo nel testo] e che anzi “il ciarlatano è ormai definito come colui che rivendica come prova le guarigioni”. Bisognerebbe avere presente questo principio, e spiegarlo al pubblico, per i vari casi come Stamina (effetto placebo, eterogeneità delle patologie – e a volte anche delle pseudopatologie – incluse sotto la stessa etichetta diagnostica, fluttuazioni nell’andamento della malattia, effetti aspecifici delle cure, regressione verso la media, bias nella valutazione degli effetti per mancanza di cieco e per altri fattori, etc.); e bisognerebbe averlo presente anche per i tanti casi dove risultati clinici iniziali sono annunciati come “breakthroughs” che permettono di passare subito alla commercializzazione.

La ciarlataneria mesmerista si è attaccata alla scienza moderna come una remora agli scafi delle navi, sfruttando l’alone di mistero e il senso del meraviglioso che emana da tante acquisizioni scientifiche autentiche. A differenza delle superstizioni degli antichi sulle remore, aiuta la navigazione anziché ostacolarla, sul piano dell’interesse. Ancora oggi è frequente sentire maghi, fattucchiere e guaritori parlare di “bioenergetica”, di applicazioni all’uomo di questa o quella teoria fisica o biologica, di “campi biomagnetici”, “medicina quantica”, stimolazione delle difese immunitarie col potere della mente o con rimedi naturali, etc.; ed esibire macchinari dall’aspetto scientifico tra i parafernali che usano per impressionare i clienti. Regolarmente su “Striscia la notizia” vengono trionfalmente smascherati impostori del genere; e vengono comparati alla medicina ufficiale, che invece sarebbe immune da qualunque trucco e disonestà.

Le autorità perseguono questi pesci piccoli, che spesso sono autori di frodi parassitarie, frodi sulle grandi frodi istituzionalizzate della medicina. Come del resto ha fatto Vannoni reinterpretando la frode delle staminali. Ma le grandi frodi istituzionali della medicina invece vengono favorite dai magistrati [37, 38]. La magistratura tende anzi a dettare regole che favoriscono le frodi istituzionalizzate; “ruolo di supplenza della politica in campo bioetico”, l’ha chiamato il segretario dell’ANM, Carbone. Stamina è stata usata come benchmark negativo in questo senso. Es. stabilendo, mentre la si indagava per truffa, l’esistenza di un “diritto alla speranza” che ha portato i magistrati ad autorizzare, ed imporre, la terapia Stamina, e quindi a maggior ragione consentirà le frodi mediche ufficiali basate su questo genere di strozzinaggio dei sentimenti ai danni di chi è in una condizione di estrema vulnerabilità. L’attività giudiziaria contro Stamina, doverosa ma tardiva e flebile, aiuta lo switch, e inoltre salverà la faccia a una magistratura che ha avuto un ruolo non secondario nella fase bait della frode. Servirà anche per rafforzare il monopolio della medicina ufficiale sulle pratiche di cura e sulle relative frodi; analogamente a come in passato streghe e mammane furono osteggiate dal potere costituito su richiesta della medicina ufficiale con motivazioni “illuministe”, ma in realtà per ragioni corporative, di competizione per i clienti [39].

D’altro canto, le posizioni ufficiali sulle staminali terapeutiche, che hanno interesse ad accusare Vannoni di sperimentazione abusiva su umani anziché di ciarlataneria, a loro volta sfruttano indebitamente le acquisizioni scientifiche autentiche. Non sono scienza, ma scientismo; una particolare forma di scientismo che si può chiamare “scientismo asimoviano”. Da Asimov, scrittore di fantascienza che sfruttava le sue solide conoscenze scientifiche (era docente universitario di biochimica). Asimov ha anche scritto pseudo-articoli scientifici, articoli che sembrano tratti da una rivista scientifica, e richiedono conoscenze scientifiche per essere letti, ma sono fantascienza [40]. Sono contenuti e discussi in un volume della American Chemical Society dove si mostra come sia possibile comporre fantascienza usando elementi scientifici autentici e a volte non banali [41].

I due contendenti in realtà convergono, da fronti opposti, in una fusione di scienza e ciarlataneria, in una mistura le cui giuste dosi sono stabilite dal business. Che vuole una contaminazione reciproca tra immaginario fantascientifico e scienza. Descrive questo fenomeno ideologico anche un libro di Magaudda [42], che prende in esame il caso delle nanotecnologie, che sono insieme alle staminali un altro macrosettore sul quale l’industria e la finanza stanno facendo forti puntate; e sono il campo di attività di quel Ferrari che abbiamo già incontrato alla testa del Comitato scientifico ministeriale su Stamina; CEO e scienziato, ma con una sensibilità verso gli stati psicologici dei malati e dei loro parenti che sarebbe più appropriata per i seguaci di Mesmer. Il libro della Binetti, svolgendo una tesi guarnita secondo l’uso clericale di affermazioni valide e di spessore, ma essenzialmente distorta, va in questa stessa direzione simoniaca, della medicina come magia quotata in Borsa.

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8. L’eversione di Stato al tempo del liberismo: dalle bombe alle frodi mediche Il caso Stamina non è “la cartina di tornasole della tragica condizione di declino culturale in cui versa l’Italia”, declino che la porterebbe a non affidarsi ciecamente all’ufficialità per l’introduzione di terapie cosiddette “innovative” [3]. Stamina è servita proprio per poter avanzare affermazioni del genere, che aggraveranno la situazione e sono esse stesse manifestazioni di imbarbarimento. Una barbarie che si ripulisce e impone standard barbari [43]. Il caso mostra i danni del liberismo, della sua presa di possesso della medicina e degli Stati nazionali. Mostra i danni di una medicina che diviene il settore economico di maggior successo tra quelli legali, al costo di divenire il settore dell’economia legale più corrotto, dove si studia come comporre grandi frodi sempre nuove e istituzionalizzarle. Mostra i danni che gli italiani subiscono e subiranno dalla perdita di sovranità, dall’accettare che i poteri dello Stato siano retti da soggetti non all’altezza e desiderosi di servire poteri maggiori vendendo il Paese.

Chi occupa lo Stato vuole essere giudicato, come ha notato Debord, in base non ai princìpi, a standard positivi, es. i valori costituzionali, ma in base ai “nemici”; a standard negativi come la mafia e il terrorismo, che lo Stato spesso favorisce per poter meglio praticare quell’eversione di Stato e quella mezza mafia che  danneggiano i cittadini non meno del terrorismo e dei mafiosi [44]; e che sono all’opera anche in questo caso. Una analoga tecnica del falso standard, dello standard negativo, oggi, al tempo del liberismo scatenato, viene usata dallo Stato per fare da imbonitore ai prodotti del business privato; il ruolo che l’attuale assetto prevede per ciò che resta degli Stati nazionali [45]. Stamina appare essere un esempio delle manipolazioni per portare il destino economico dell’Italia nella direzione decisa altrove [46, 47]. Dove la medicina avrà sempre maggior peso, e ne avranno quindi le sue frodi; con i malati, e il pubblico, come materia prima.

Anche nel caso Stamina, come per le operazioni nelle quali i terroristi sono stati per un periodo lasciati agire e aiutati, anziché essere subito fermati, dietro agli apparenti errori, incertezze, incompetenze, irresolutezze, ingenuità, appaiono operare – per conto di interessi sovranazionali – strutture prive di scrupoli che sanno quello che devono fare; e che pilotano i crimini delle istituzioni, o li commettono direttamente. Dall’esacerbare il dolore di pazienti e famiglie, illudendoli e tentandoli, facendo loro intravedere una possibile via di salvezza e offrendo loro una via di sfogo con l’attivismo, ponendo su di loro ulteriori pesi, in modo che le loro grida smuovano il pubblico. Al sabotare terze campane che guasterebbero la frode.

Schematicamente, una frode come Stamina si può considerare come composta da tre elementi e tre processi. Gli elementi sono l’esca (Stamina), la frode primaria o contropacco (le staminali ufficiali), e la terza campana (la critica razionale). I processi sono la propaganda di base, che lanciando l’esca instaura una costellazione di credenze e aspettative. Lo switch, una propaganda aggiuntiva che condannando l’esca confrontandola col contropacco mette il mercato creato con l’esca a disposizione del contropacco. E la censura, che in tutte le fasi impedisce che la terza campana guasti l’imbroglio.

La sequenza esca-scambio riesce a dare una spiegazione dei misteri, le costanti ambiguità, le doppiezze, i cambi di casacca del caso Stamina. Spiega come una ciarlataneria folle abbia avuto il via libera nel SSN e sia stata considerata ai massimi livelli dello Stato. Spiega perché i magistrati – un focolaio di corruzione quando sono in gioco grandi interessi sovranazionali – si siano sbracciati per farla introdurre, mentre altri magistrati la indagavano come truffa, ma molto lentamente, lasciando che quanto seminava attecchisse. E’ coerente con una serie di clamorosi interventi dei magistrati su temi medici, che finiscono col favorire grandi affari illeciti creando l’ontologia culturale distorta favorevole alle frodi [48]. Spiega perché a Brescia il rettore dell’università, Pecorelli, medico e “barone” universitario tra i più potenti in Italia, non abbia impedito la pratica di una terapia crassamente antiscientifica nel locale ospedale che fa da policlinico universitario, del quale è il ras, mentre allo stesso tempo la combatteva come presidente dell’AIFA [49]. Perché i preti abbiano sobillato malati e pubblico su Stamina, sull’esca, pur avendo benedetto le staminali “scientifiche” con Ratzinger [50] (e appoggiato quelle “antisistema” di Vannoni con Bergoglio [51]). Ora con la Binetti arrivano alla sintesi preordinata, con un’opposizione a Stamina “ferma” sul piano “scientifico” ma aperta alle suggestioni irrazionali di Stamina. Spiega l’andamento bifasico di altre forze, come i grillini, o Il Fatto Quotidiano, che prima partecipano al lancio di Stamina e poi la criticano a favore delle staminali ufficiali. Induce a classificare tra gli abusi commessi dal Quirinale contro la Costituzione e a danno del popolo anche la creazione di una figura specularmente opposta a Vannoni, ma in realtà complementare, con la nomina ingiustificata della Cattaneo a senatrice a vita mentre furoreggiava Stamina. E così via.

Personalmente, vedo anche la censura della terza campana, e vedo quindi come le autorità e i vari poteri dello Stato, uno Stato privatizzato, facciano non due ma tre giochi, avendo anche questo terzo ruolo, di protezione della immonda farsa dalle voci critiche. C’è la manovalanza, che commette atti illegali impunemente. In alcuni casi appare avere legami o una distanza minore di quanto si supporrebbe con gli ambienti dei servizi. Gli accordi atlantisti contro il “bioterrorismo” del Civile di Brescia [52]. L’avventurosa attività di Andolina in missioni umanitarie in teatri di guerra e in intrighi internazionali dove sono stati coinvolti i servizi [53], incongrua rispetto a quella di genio del laboratorio; un profilo che per alcuni suoi punti contribuisce, insieme ad altri, a far sì che la vicenda Stamina faccia venire alla mente la figura di Cagliostro; come fa venire alla mente un’altra icona massonica, il Ballo Excelsior. Ma andrebbe considerata anche la criminalità di Stato che sorregge gli attori visibili. Qui non si tratta di medicina, diritto, buon governo, etica, scienza, misericordia, democrazia; ma di loro caricature, agitate da una mafia con la divisa dello Stato che briga nella maniera più bassa per ottenere vantaggi aiutando affari criminali sui malati e sulla paura della malattia. E dietro alla facciata dei toni agostiniani della Binetti, delle sue osservazioni talora apprezzabili, opera il pugnale dei gesuiti. L’Italia descritta da Pasolini, “ridicola e sinistra” e governata da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue”.

Brescia, 4 maggio 2014

ccc

Note

1. Angelici L. Sì alle cellule, no alla Stamina. Corriere della Sera, 29 dic 2012.

2. Minelli A. Forme del divenire. La biologia evoluzionistica dello sviluppo. Einaudi, 2007.

3. Capocci M Corbellini G. Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza. Codice, 2014.

4. La paranza delle staminali. Il palpabile e il tangibile. In preparazione.

5. La frode delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

6. Ioannidis J P A. Implausible results in human nutrition research. BMJ, 2013. 347: f6698.

7. Lehman R. Is dietary research largely rubbish? Doc2doc, 25 nov 2013.

8. McKay R. Stem cells – hype and hope. Nature, 2000. 406: 361.

9. Appunti sulle frodi concettuali delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/appunti-sulle-frodi-concettuali-sulle-staminali/

10. Medawar P B. Consigli a un giovane scienziato. Bollati Boringhieri,1981.

11. Hanahan D Weinberg R A. The Hallmarks of Cancer. Cancer, 2000. 100: 57.

12. Gould S Lewontin R.The spandrels of San Marco and the Panglossian paradigm: a critique of the adaptationist programme, Proceedings of the Royal Society of London, 1979. B 205: 581.

13. Testart J. La vita in vendita. Biologia, medicina, bioetica e il potere del mercato. Landau, 2004.

14. Jones S. Genetics in medicine: real promises, unreal expectations. Milbank Memorial fund, 2000. Reperibile su internet.

15. Sgaramella V. Nobel a Gurdon e Yamanaka. Scienza in rete, Gruppo 2003, 16 ott 2012. | Buiatti M. Il benevolo disordine della vita. UTET, 2004.

16. Stem cells: what they are and what they do. Mayo Clinic staff. Reperibile su internet.

17. Danton. I “magici mattoni della vita” Lab. Il mondo del laboratorio, mar-apr 2013. | Borselli L. La cura protezionista. Il biologo Angelo Vescovi spiega perchè il new deal americano sulle staminali non serve alla medicina ma a Wall Street. Reperibile su internet.

18. I cancri che non sono cancro. https://menici60d15.wordpress.com/2013/10/09/i-cancri-che-non-sono-cancro/

19. Costa R, Capocci M. Le cellule staminali dal laboratorio alla clinica: dialogo con due protagonisti. In: Le cellule della speranza, cit.

20. Giancarlo Caselli e i Notav. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

21. Stem cells in developmental biology: a debate at the BSDB. Martinez-Arias Lab. Dept of Genetics. University of Cambridge. 25 marzo 2013.

22. Bianco P. L’ ”affare Stamina”: diario dell’attacco politico-commerciale alla medicina in Italia. In: Le cellule della speranza, cit.

23. Bauer H H. Scientific literacy and the myth of the scientific method. University of Illinois Press, 1992.

24. Evans I, Thornton H, Chalmers I. Come sapere se una cura funziona. Il Pensiero Scientifico, 2007.

25. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

26. Comidad. Il Veneto tra il mito della secessione e la realtà della delocalizzazione. 10 aprile 2014.

27. Hall S. I superfarmaci dell’immortalità. Come l’industria mondiale si prepara a sfidare il tabù della morte e a prolungare illimitatamente la nostra vita. Pref. di S. Garattini. Orme, 2003.

28. Callahan D Nuland S. The Quagmire. The New Republic, 9 giugno 2011, 16.

29. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/

30. La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

31. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale. https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

32. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

33. I trucchi della medicina traslazionale. https://menici60d15.wordpress.com/2014/01/12/i-trucchi-della-medicina-traslazionale/

34. Fuso S. La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento ad oggi. Carocci, 2013.

35. Wootton D. Bad medicine. Doctors doing harm since Hippocrates. Oxford University Press, 1996.

36. Stengers S. Medici e stregoni. Manifesto per la psicopatologia scientifica. Il medico e il ciarlatano. Boringhieri, 1995.

37. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

38. Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

39. Ehrenreich B English D. For her own good. 150 years of experts advice to women. Doubleday, 1978.

40. Asimov I. The Endochronic Properties of Resublimated Thiotimoline. Astounding science fiction, 1948.

41. Stocker J H , ed. Chemistry and science fiction. American Chemical Society, 1998.

42. Magaudda P. Innovazione Pop. Nanotenologie, scienziati e invenzioni nella popular culture. Il Mulino, 2012.

43. La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

44. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

45. Klein N. Shock economy. Rizzoli, 2007.

46. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

47. Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato. https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

48. La responsabilità ontologica dei magistrati nella frode medica strutturale. Il caso dell’Avastin per uso oftalmico. Lettera ai PM Rossi e Pesci, 7 aprile 2014. In: Nuove P2 e organi interni. Cit.

49. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

50. Second international conference Regenerative medicine: a fundamental shift in science and Culture. The Vatican, april 11-13, 2013. | Smith R Trafny T Gomez M. The healing cell: how the greatest revolution in medical medicine is changing your life. With a message from Pope Benedict XVI. Ctr Street, 2013.

51. Bellelli A. Il papa e Stamina: la cura percepita. Il Fatto Quotidiano, 13 dic 2013.

52. Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

53. Altamura M. Oriano Mattei: “Le verità di Pollari”. Rinascita, 13 luglio 2007.

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8 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Martelli “Stamina: a Brescia riprendono le infusioni, il direttore dell’Aifa minaccia le dimissioni”

A tutti i magistrati del caso Stamina andrebbe fatto presente che sono coinvolti in una frode “bait and switch” (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”); attuata usando i pazienti come pedine sacrificabili. Frode che sta evolvendo in un noto schema di marketing basato sull’illusione cognitiva scientificamente descritta detta “effetto di dominanza asimmetrica”, o “decoy effect”; nel quale Stamina è il decoy, le staminali ufficiali sono il prodotto da lanciare, e la critica razionale e onesta al progetto delle staminali terapeutiche il “prodotto” da eliminare. Ma appare inutile e rischioso esporre tali ragionamenti a magistrati che nell’investire di poteri straordinari Andolina dicono di non sapere che è accusato di truffa per avere già esercitato quelle stesse attività.

Suona un pò buffo che l’ingiunzione provenga da Pesaro: i marchigiani hanno fama di essere mediamente gente cauta e moderata. Ma l’impressione che si tratti di un colpo di testa è sbagliata. Non so se i magistrati siano marchigiani, ma certo non corrono il rischio di sollevare nei loro confronti quell’ostilità che costò cara a un grande Italiano proveniente dalla provincia di Pesaro, Enrico Mattei. Che invece era uno “anomalo”, che non attaccava il cavallo dove vuole il padrone. Stamina è un caso di virulentazione del crimine per via giudiziaria, e di marketing giudiziario, nell’ambito di un intrigo servendo il quale si ottiene anzi la benevolenza di chi muove i fili.

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@ dalfattopassiamoaifatti.  “Chi vende farmaci e cure”, cioè le multinazionali farmaceutiche e altri giganteschi soggetti economici, è proteso alla “innovazione” cioè a immettere sul mercato nuovi prodotti, a maggior valore aggiunto. Sfruttando la circostanza che nella società attuale la gente sembra non stancarsi mai di chiedere nuovi farmaci sempre più meravigliosi. L’idea delle staminali panacea non l’ha inventata Vannoni; lui piuttosto la propaganda. Se fossi al posto dei magistrati, sarei interessato a conoscere cosa sa Vannoni, esperto di marketing, di tecniche di marketing come l’introduzione di prodotti decoy per influenzare i consumatori a favore di altri prodotti; dato che Stamina appare avere una funzione di questo genere.

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Novartis, generosità o secondi fini?”

Monocalpo: Nella Sua ultima asserzione del soprastante intervento, Lei afferma perentoriamente che senza difensori della scienza come me, non ci sarebbe stato il caso Stamina. Mi stupisca: mi spieghi il perché. Le prometto che la leggerò davvero con attenzione e senza pregiudizi.

@ Monocalpo. In generale, questa retorica bolsa e pomposa sulla scienza rende la scienza stessa fragile e manipolabile. Manipolabile il più della volte dall’industria medica, ma anche da uno scalzacani come Vannoni. Che in realtà, come spiego, è strumento di grandi interessi, che hanno permesso la sua incredibile ascesa. Se si fanno i santoni della scienza, poi non ci si deve meravigliare se arriva la concorrenza dei santoni esperti di marketing. Date le speranze messianiche, la propaganda massiccia e la censura sulle staminali ufficiali, a Vannoni è bastata la formula magica “staminali” per fare calare le brache anche a chi non era direttamente compromesso. Se invece vi fosse stato un approccio critico e scettico a questo hype sulle staminali ufficiali, Vannoni sarebbe subito apparso per un profittatore.

La alfabetizzazione scientifica deve riguardare anche la consapevolezza dei forti limiti della ricerca (consapevolezza sul campo; non come giaculatoria astratta), e anche le pesanti distorsioni economiche e sociali. Il decantato “metodo scientifico”, che, ci dicono diversi epistemologi, è un mito nella forma in cui lo si presenta, è nel migliore dei casi una grammatica, una sintassi. Necessaria, ma insufficiente. Non basta parlare in italiano corretto: bisogna vedere cosa si dice. Invece spesso il mitico “metodo“ non diviene che un grammelot usato per truffare.

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@ PLM2. Se c’è chi vende alberi degli zecchini, lo Stato che invece di arrestarli subito istituisce una commissione scientifica per vedere se quegli alberi fruttificano oro, non sta bloccando la frode: sta aiutando future frodi di alberi degli zecchini “scientifici”. La tua è la velina ministeriale. Chi sta in alto (esecutori, comunque), politici, medici, magistrati, hanno permesso e favorito che “cure” palesemente ciarlatanesche entrassero nel SSN, per propagandare le staminali. Hanno permesso e favorito che pazienti e genitori venissero crudelmente illusi, e aizzati, che il pubblico fosse disinformato, diseducato e disorientato. Ora, quando bisogna lanciare le staminali ufficiali paragonandole a quelle di Vannoni, chi sta in alto sta trascinando la cosa il più possibile: più pende più rende, in termini di propaganda; e c’è da salvare i colleghi di casta e compari nel raggiro, i medici di Brescia, dipingendoli come eroici “disobbedienti” alla truffa quando ne sono stati parte fondamentale. Così oggi 24 giu 14 abbiamo allo stesso tempo un’accusa per truffa e ordini dei tribunali di Pesaro e Venezia di proseguire la truffa. Però chi dice questo è affetto da turbe psichiche, secondo quelli come te, che in un Paese serio dovrebbero essere interrogati dai magistrati sui motivi del loro accanimento diffamatorio; e sui loro rapporti con “chi sta in alto”, e con chi trarrà soldi e prestigio da questa truffa a danno della salute, della serenità e degli averi dei cittadini.

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17 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Contro Stamina, lo Stato siamo noi”

Sarebbe interesse del pubblico conoscere la differenza tra truffe di offerta e truffe di implementazione in medicina. I palazzinari che vendevano appartamenti senza impianto idraulico, coi rubinetti posati ma senza tubi dietro, attuavano una truffa di implementazione. L’offerta di una casa non è in sé fraudolenta. Vendere sulla carta la macchina del tempo che rende immortali è invece una truffa di offerta. Stamina è entrambe le cose. Implementa come con i rubinetti dei palazzinari un’offerta fraudolenta; offerta – va notato – che è quella data dalle promesse dell’ufficialità sulle staminali. Accusando Stamina considerandola esclusivamente come una truffa di implementazione si conferisce credibilità alla più generale truffa di offerta. E’ come perseguire la truffa della macchina per l’immortalità accettando la fattibilità: contestando solo che dietro al pannello coi bottoni e le lucette non c’è niente, non l’offerta in sé, che viene così “sdoganata”. Da qui buona parte dei paradossi del caso. Se ben presentate, le truffe di offerta della medicina acquistano facilmente grande credibilità e autorevolezza; e rendono tantissimo. A Brescia mentre per medici del suo ospedale universitario viene chiesto il rinvio a giudizio per Stamina l’università celebra, col ministro della sanità Lorenzin, il progetto “Health & Wealth” : l’esplicita ricerca del profitto tramite la medicina. Progetto che verrà favorito dallo sbugiardare, ma solo parzialmente, Stamina; e da manovre affini.

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3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, gli esperti bocciano il metodo Vannoni: “No alla sperimentazione” “

L’Accademia Francese delle Scienze rifiutò di prendere in considerazione invenzioni di macchine di moto perpetuo già dal 1775, quando la termodinamica doveva ancora essere scoperta. Alessandro Manzoni che la credenza che la peste fosse trasmessa dagli untori era un’assurdità e un’isteria collettiva lo comprese prima che sorgesse la moderna microbiologia. Nel 2014, per dichiarare che con l’acqua sporca non si ricostituisce il tessuto nervoso ci sono invece voluti studi di scienziati che hanno richiesto mesi, con un ritardo che ha causato danni incalcolabili a pazienti e cittadini. Ma qui bisognava fare attecchire nel pubblico l’idea che se si pronuncia la parola magica “staminali” allora può darsi che il miracolo promesso avvenga. E quindi, invece dell’arrivo del brigadiere e dell’appuntato dietro immediata telefonata al 112, per decidere c’è voluta una causa di beatificazione. Che, dopo anni, ha dato esito negativo, ma legittima il futuro riconoscimento di santi autentici; senza aureola ma con la fustella e un numero elevato di cifre ad indicare il prezzo.

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3 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, Lorenzin: “No a sperimentazione. Metodo che equivale alla cura dei maghi” “

Stamina è una truffa “a cera persa”. Costituisce la meravigliosa statua in cera di un sogno di libertà dalla malattia. Ora, dopo che si è lasciato per anni che il pubblico la ammirasse, è stata ricoperta da un involucro di argilla, di fango rappreso, e la cera viene sciolta ed evacuata. Al suo posto resta lo stampo, cavo, del sogno delle staminali. Verrà riempito con la colata di bronzo fuso delle staminali ufficiali, che non hanno altrimenti le caratteristiche materiali per poter reggersi da sole ed essere commercializzate onestamente (v. “Stamina come esca per frodi della medicina ufficiale”). O con altre bronzee “innovazioni”. Stamina è una truffa preliminare: l’opera d’arte finale verrà dopo. E’ una truffa ma anche un’operazione di marketing, tramite la quale non ci si limita ad agire sul mercato, ma si crea un nuovo mercato: così come la statua di cera serve a dare forma a un vuoto. Purtroppo il “rapporto tra giustizia e scienza” del quale parla il ministro diviene come animato dallo spirito di Benvenuto Cellini, quando i committenti di questi grandi e tozzi bidoni sulla salute sono quelli di colossali forze economiche.

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19 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Stamina, commissione Sanità del Senato: “Via libera fu errore del Parlamento” “

Nessun errore. Un consumato mestiere, o un istintivo servizio al potere, da parte di medici, politici, magistrati, forze di polizia, media. Un’operazione in due tempi che istituzionalizza una truffa; con la quale si trasforma la speranza, impalpabile come gli altri contenuti del vaso di Pandora, in un lucroso prodotto commerciale, che si può inscatolare e prezzare. Prima, dando il via libera a Stamina, e fingendo di credergli, e dandogli pubblicità, si è trasformata nei consumatori la riposta speranza di immortalità nella speranza esplicita in una entità materiale, che ora tutti conoscono: le cellule staminali. Poi, sconfessando chi ha liberamente venduto questo fumo nelle piazze e nelle fiere, e riservandone la produzione agli scienziati seri e al grande capitale, lo si trasforma in un bene scarso, e in un bene economico rispettabile, che può entrare a testa alta e con tutti gli onori nel circuito legale. A beneficio dei pochi che lo producono, commercializzano e sostengono; dei “ricchi che rubano”, applicando un’espressione di Travaglio.

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4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

Parlare di “trionfo della scienza” perché finalmente si sono fermati soggetti “in divisa da ladro”, e gli è pure stato dato un paterno scappellotto, è come dare una cattedra di fisica per chiara fama a chi risponde “ma va la’ ” a quelli che credono che si possano piegare i cucchiai col pensiero. La corrotta ricerca biomedica ha bisogno di essere definita a contrario, non per i propri comportamenti e meriti, ma facendola apparire come baluardo all’oscurantismo; questo connubio teatrale, dopo tanto torpore, di “giustizia e scienza” appare piuttosto essere la manifestazione di una sotterranea intesa tra magistratura e grande business biomedico. Del resto lo Stato occupato dai corrotti si giova dall’essere definito non per la sua aderenza alla Costituzione, ma come l’opposto del terrorismo e della mafia; che quindi quando occorre aiuta sottobanco. Analogamente, prima di fare la faccia severa lo Stato ha permesso per molti anni a una volgare truffa di spacciare le sue assurdità ai malati e ai familiari. E – cosa perfino peggiore, ma che viene taciuta – di impiantare così nel pubblico aspettative false ma sentite sulla cura delle malattie; di rendere “regnant social expectations” (Callahan) le promesse irrazionali della scienza ufficiale sulle staminali; a vantaggio di quegli affari illeciti, troppo grandi e sofisticati per essere semplicemente definiti ciarlataneria, che i nostri magistrati, candidi come colombe, identificano con la “scienza”.

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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14 aprile 2015 Blog de Il Fatto Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio. Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

@ Gianni Monroe. Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

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6 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, no della Cassazione al metodo di Vannoni: “Nessuna validità scientifica” “

Consideriamo tre tipi di banconote: quelle autentiche; quelle ben contraffatte, così da sembrare vere; e quelle contraffatte in maniera pedestre, es usando una fotocopiatrice, facilmente riconoscibili come false. Chiamare “tecnicamente imperfetto”, come ha fatto la Cassazione, il ridicolo trattamento Stamina è un po’ come chiamare “tecnicamente imperfette” le banconote grossolanamente contraffatte con una fotocopiatrice. E’ un abbassare lo standard a favore delle contraffazioni ben fatte; che appare essere una delle finalità di questa truffa di Stato a favore del business farmaceutico, che calpesta gli interessi dei pazienti e del pubblico. Truffa che vede le posizioni dei magistrati aderire fedelmente al copione, dalle turbinose giravolte delle prime fasi alla precisione millimetrica del presente denouement.

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7 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina,”Vannoni è genio ma criminale” il pm chiede due anni per truffa”

La “genialità” di Vannoni è un’altra di quelle giustificazioni della magistratura che ricordano il passo del Manzoni “gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse…”. In effetti la ciarlataneria, che venne definita da un osservatore “ars turpissima sed profunda” – due secoli prima di Galilei – una volta che sia smascherata a volte appare ingegnosa, e profonda nel suo toccare i giusti tasti psicologici.

Ma lo Stato non è un villico ingenuo o una massaia smarrita: dovrebbe sapervi resistere senza difficoltà, e proteggere i cittadini bloccandola sul nascere. Invece ne è complice. Vannoni è stato solo un buon “con artist” che, con le spalle coperte, ha eseguito un copione scritto da altri. Copione al quale anche coloro che avrebbero dovuto fermarlo si sono fedelmente attenuti, come bravi attori o docili burattini.

Non è la presunta diabolicità di chi ha interpretato la parte del protagonista, che è proprio quella dell’irresistibile ciarlatano, che spiega come il marketing abbia potuto raggiungere questi livelli di criminalità. Ma è il marciume delle istituzioni, che sempre più vendono i cittadini a grandi interessi privati; in questo caso prestandosi ad una farsa propagandistica sulle staminali.

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@ Chiara Lestuzzi. Non mi sembra il caso di alzare la voce. Di “QUESTO” processo se ne occuperanno quelli come lei. Di fatto qui, commentando l’articolo, si parla della figura di Vannoni, che è indissolubilmente legata all’affare Stamina, e di come essa sia stata plasmata dai magistrati, insieme ai media. E anche, visto che lei è di quelli che tendono a ridurre il reale al giudiziario, di QUEI mancati procedimenti della magistratura che hanno permesso e favorito la resistibile ascesa di questo “genio”.
Per valutare ciò che i magistrati fanno e non fanno relativamente a un problema, in questo caso Vannoni, credo che sarebbe appropriato applicare quella che in statistica si chiama media armonica pesata.

@ Chiara Lestuzzi. La sorte di Vannoni è secondaria. Siamo nell’era del capitalismo cognitivo: su alcuni temi lo schema “guardie e ladri”, con i mariuoli che scappano col malloppo da una parte e i carabinieri coi baffoni che li inseguono dall’altra non è adeguato. L’azione giudiziaria, male impostata e opportunamente modulata, può divenire strumento di convincimento di massa; di costruzione di un’ontologia, cioè di credenze condivise che percepiamo come la realtà. Anche a favore di interessi che comportano gravi lesioni dei diritti umani e costituzionali. Segnalo il post “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale” nel mio sito.

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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10 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di ItaliaDallEstero “Legge Stabilità: il caso Stamina non ci ha insegnato niente”

Il caso Stamina è un esempio di “bayesanesimo fraudolento”: non ci sono sufficienti prior, sufficienti evidenze precliniche che giustifichino test su umani, cioè la sperimentazione clinica con staminali per le malattie neurodegenerative (una passeggiata, con RCT che sono plasmabili come il pongo). I prior, le credenze a priori, sono stati costruiti sollevando aspettative con la lunga telenovela Stamina, grazie a medici, politici, magistrati, media. Sono prior non scientifici, ma emotivi e culturali. Che ora, fatta fuori Stamina, vengono messi a frutto a beneficio della ricerca “vera” cioè del business.

Il caso Stamina è anche un esempio di molinismo scientista. Nelle Lettere Provinciali Pascal si oppone al molinismo dei gesuiti, volto a giustificare i peccati dei più forti. Anche dove i loro teologi sostengono che non vi sia truffa dei maghi e degli astrologi se questi sono abili e diligenti nelle loro arti: “diligentia a mago apposita est pretio aestimabilis”. Invece della invereconda truffa Stamina, una sofisticata manipolazione con tutti i crismi dell’attuale “rigore scientifico”.

Il resto, se a dettare lo sviluppo della speculazione debbano essere direttamente gli investitori tramite “la scienza”, come vuole Nature; o se debbano esservi una opzione preferenziale dei preti, che ci hanno messo le mani con il ricercatore di mons. Paglia, e una lasagna per i politici, è una questione di spartizione del grisbi.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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2 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Margottini “Corsi de il Fatto Quotidiano: da Human Technopole a Xylella, per le inchieste scientifiche serve metodo”

censurato

Alla giornalista Margottini, laureata in matematica, segnalo che spesso il giornalismo scientifico e le frodi a fini di lucro della biomedicina sono intimamente legati in uno schema che chiamo “bayesanesimo fraudolento”, riconducibile al teorema di Bayes. Le probabilità a priori di ottenere un dato risultato, cioè la valutazione della plausibilità biologica delle possibili vie sulla base di ciò che si conosce, sono sostituite dallo scegliere ipotesi che si conformino alle aspettative a carattere magico del pubblico, distorcendo ad hoc la teoria; e dal farle sembrare raggiungibili attraverso campagne mediatiche. Ciò è facilitato dall’impostazione empirista che considera i trial clinici – facilmente manipolabili – non una verifica ma la fonte unica di verità. Il caso Stamina mostra come politici, giornalisti e magistrati si occupino di gonfiare le probabilità a priori; così da indirizzare la ricerca e aumentare artatamente la valutazione positiva a posteriori del raggiungimento di effetti clinici*. Rendendo in questo modo “entrenched” quelle che poi si rivelano, come era prevedibile, “underperforming big ideas”**, criticate come pericolosamente viziate da aspettative fideistiche perfino dalla servizievole FDA ***.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Sul mio sito.
**Joyner et al. What happens when underperforming big ideas in research become entrenched? JAMA, 28 lug 2016.
***Marks et al. Clarifying stem-cell therapy’s benefit and risks. NEJM, 30 nov 2016.

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17 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Politi “Papa Francesco, 80 anni amari. In Vaticano è sempre più sotto attacco”

Il papa ieri nel circondarsi di bambini malati, seguiti al Bambin Gesù, si è soffermato sulla piccola Noemi, ora in lista d’attesa per una terapia sperimentale dell’opedale pediatrico vaticano; mettendole in testa la sua papalina. E’ toccante, ma il cappello papale non è il rifugio più sicuro per un bambino malato. E’ invece un ottima copertura per forze che nella ricerca amorale del profitto si comportano come orchi. Nel 2013 papa Francesco aveva usato Noemi per patrocinare Stamina*. Collabora così ad un’operazione di diseducazione e regressione culturale: la traslazione della medicina verso il magico, con la medicina ristretta a quella “scientifica”, in realtà commerciale e corrotta, magia buona, e alle medicine “antisistema”, in realtà ciarlataneria classica aggiornata, magie dubbie o cattive. Un riarrangiamento analogo a quello già architettato nel ‘600 per legittimare la magia dai gesuiti contro i quali si scagliò Pascal nelle Lettere Provinciali. Lunga e sana vita a Bergoglio, come a chiunque. Ma bisognerebbe considerare anche la salute e la longevità delle persone comuni e dei bambini vittime di operazioni che sotto mentite spoglie sono più vicine, nelle finalità, nelle pratiche e nei tradimenti istituzionali, all’Argentina di Videla o alla Sicilia del cardinale Ruffini che al Vangelo.

*Stamina, il Papa un giorno intero al fianco di Noemi, in attesa di nuove cure. Corsera Brescia, 6 nov 2013.

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10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Terapia genica, Luigi Naldini: “Così l’esistenza di molti bambini è cambiata in meglio”

@ Beta. Lei non vede i gravi pericoli della operazione malattie rare; e neppure la corruzione diffusa nella ricerca, ammessa pure da molti ricercatori. Sapesse quante cose avvengono a sua insaputa. Credo che prima di accusare di “complottismo” bisognerebbe considerare il concetto di “crimine dall’alto”, una generalizzazione della “eversione dall’alto” di Gramsci e dei “ricchi che rubano” di Travaglio. Sull’innocenza dell’establishment biomedico su Stamina, in questi giorni si addebita alla “psicosi” del pubblico la corsa indiscriminata al vaccino antimeningococco dopo che si è sollevata la paura per una pseudoepidemia costruita ad arte. Questo mostrare indignazione o sconcerto per ciò che si è suscitato lo chiamo “i rimproveri della maitresse”. Sono d’accordo con lei che molte persone si approfittino di gente disperata per lucrare.

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4 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Autismo, tumori e disabilità: quanto influisce l’inquinamento sulla nostra salute?

Ricordo il dr. Marfella, che dice di essere schierato dalla parte dei cittadini, a fianco al Procuratore generale di Brescia a una conferenza dove si lanciavano allarmi sui danni alla salute da inquinamento nel bresciano, accomunandolo alla Terra dei Fuochi. Platea di studenti, cioè di minori, scelta a mio parere imprudente, per non dire censurabile*. Marfella accosta l’inquinamento anche alla ”epidemia” di autismo; schierandosi a fianco all’ufficialità, incluso Mattarella, in un’operazione di creazione di malattia per via culturale. La bufala dell’epidemia di autismo da vaccini serve da standard negativo per fare sembrare scientifiche le manipolazioni sull’autismo dell’ufficialità; come Stamina al confronto fa sembrare credibili le promesse fantasiose dell’ufficialità sulla rigenerazione del tessuto nervoso. La chemio, fallimentare, viene valutata paragonandola alla follia del metodo Hamer. Su questo sito M. Mirabella, che ha gravi responsabilità per forme di deleteria pubblicità direct-to-consumer mascherate da divulgazione, sembra un difensore dell’onestà scientifica, essendo mostrato a sbeffeggiare una “raeliana”. Il dibattito è coartato a magia bassa contro magia alta. Per un esempio di terza campana, v. autismo in “Primo non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie”, Boringhieri. L’autore dopo avere diretto la nosografia psichiatrica ufficiale ne è divenuto un critico.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

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31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia. Storia della bambina “farfalla” che i genitori hanno voluto curare con metodo Vannoni”

L’industria farmaceutica, vista la crisi delle scoperte reali e il calo dei profitti, si sta in parte convertendo da volume based a value based. Dal venderne tanti al venderne pochi ma costosissimi. Le malattie rare sono la miniera del value based: consentono “facilitazioni”, cioè abbassamento delle prove di efficacia e aumento dei prezzi. Plausibilità, razionalità ed etica sono sostituite, col marketing, v. Telethon, dall’emotività. Stamina, ciarlataneria pura, è servita da standard negativo per far sembrare valida la scienza ufficiale, sofisticata ma gracile e obbediente al business. E per introdurre l’idea delirante che le improbabili cure di patologie complesse siano prodotti da attendersi. Osservando che la cura Telethon per una malattia genetica, come è quella di Sofia, Strimvelis, costa 665000$, in USA ci si chiede se queste cure non manderanno in bancarotta il sistema sanitario. Considerando l’esiguità delle prove scientifiche presentate e i prezzi astronomici, esperti hanno proposto per lo Strimvelis e simili un rimborso se non funzionassero. Ma è un altro trabocchetto. Si stanno lanciando gli screening neonatali, che chiuderanno il cerchio della frode creando, con la scusa della diagnosi precoce, falsi pazienti e quindi falsi successi; e maggior volume. Stamina è stata una truffa piccola in appoggio, complice lo Stato, alla truffa grande; come un compare del Grande Mago che inscena il mago “rivale” scarso per fare sembrare credibile e potente la pozione del Grande Mago.

@ Valter Fiore. Se “è ovvio” che non si sono mezzi di verifica scientifica solida, dovrebbe essere ovvio non salutare i prodotti come scientifici e non accettare lo “extortion pricing”. G. M. Weinberg* spiega come vi siano sistemi troppo complessi per i metodi analitici e troppo organizzati e poco numerosi per quelli statistici. Verso i campi che più corrispondono a quest’area cieca, dove le verifiche sull’efficacia sono difficili, il business orienta la ricerca. Sia con le malattie rare, che presentano altre caratteristiche che facilitano successi fittizi, es. penetranza e espressività variabili. Sia come lei dice con l’oncologia “personalizzata”. Con i biomarkers e i farmaci “tissue-agnostic” si sta spezzettando il cancro e precludendo la verifica statistica, l’unica disponibile, già criticabile. I due campi di elusione della scientificità tramite “la scienza” confluiscono: è stato detto che “un giorno tutti i tumori saranno malattie rare”; l’AIFA, ente controllore che lavora per i controllati, sta inserendo terapie per sottotipi di tumori comuni nel fondo farmaci orfani.

Si vuole che a decidere gli acquisti dei farmaci sia “la scienza”. E’ sconsiderato, o eversivo, che lo Stato obbedisca ad articoli di riviste scientifiche, controllati dal business; ma prima ancora, le prove di efficacia presentate sono scarse e dubbie. C’è invece tanta propaganda, con bambini in sedia a rotelle o morenti soccorsi da angeli in camice bianco, che copre trucchi da usurai anaffettivi.

*An introduction to general systems thinking. Weinberg & Weinberg, 2011.

@ Valter Fiore. Lei precisa di non avere detto zuppa ma pan bagnato: senza trial in doppio cieco di adeguata potenza e privi di bias non si può neppure supporre di avere ottenuto risultati positivi per le malattie genetiche. A meno di risultati eclatanti, definitivi, impliciti nel battage propagandistico, ma poco probabili, dove i ciechi riacquistano la vista e i paraplegici l’uso delle gambe; che non si vedono. Un tempo si diceva che se c’è bisogno di analisi statistica per evidenziare i risultati l’esperimento non è riuscito; oggi si stanno sforbiciando gli standard statistici di prova fino a ridurli a simulacri.

Il Kymriah che lei sceglie a esempio non ha solo un costo di 475000$. La stessa Novartis propone di non farlo pagare se la leucemia non risponde entro un mese. Ma, ha osservato un medico esperto in drug pricing, nel trial chiave per il Kymriah il 25% dei responders a 1 mese ha avuto una progressione a 6 mesi. Prasad – che ha pubblicato diverse analisi sull’inefficacia di tanti costosissimi antitumorali “innovativi” – ha osservato che la finestra di rimborso a 1 mese permette di incassare senza dare in cambio benefici, e dovrebbe essere estesa a 3 anni. Inoltre il farmaco come gli altri della sua classe causa con elevata frequenza, prossima al 50% in uno studio riportato dalla ditta produttrice, gravi effetti avversi immunologici e neurologici, che possono arrivare ad essere mortali. Una cura dagli effetti così aleatori e volatili somiglia più a un contratto di vendita di speranza a prezzi e condizioni usuraie a chi è disperato che a un risultato valido. Io, che non condivido il suo ottimismo alla Pangloss, li chiamo “contratti gotici”, per la nota di cupa disumanità delle scelte alle quali costringono.

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

@ Valter Fiore. Non aderisco a “teorie politiche unificanti”. Mi limito ad osservare che sofismi di poteri diversi prendono la stessa forma, cosa che non dovrebbe sconvolgere troppo. Sono colpito dalla sua onesta ammissione, mentre parla di scienza, di non riuscire a vedere isomorfismi tra fenomeni diversi, neppure quando le vengono indicati. Un po’ meno dai suoi criteri per l’introduzione di nuove pratiche mediche e per la loro valutazione a posteriori. Per lei “il PSA si è rivelato meno specifico di quanto sembrava essere, tutto lì” A parte che si è rivelato anche meno sensibile, per il suo scopritore Ablin il suo impiego nello screening è stato “una gigantesca truffa che ha provocato un disastro di salute pubblica” (Ablin R, Piana R. The Great Prostate Hoax: How Big Medicine Hijacked the PSA Test and Caused a Public Health Disaster. St. Martin’s Press, 2014). E’ sicuro di usare gli stessi pesi quando valuta i pro e i contro delle pratiche mediche vecchie e nuove?

@ Valter Fiore. Il risultato di discorsi come i suoi, contraddetti da esperti e istituzioni, è stato ed è la creazione illecita di innumerevoli invalidi, uomini resi incontinenti e impotenti senza reale giustificazione con un test che si sa essere non valido, quindi dolosamente. Non c’è bisogno di evocare “grandi disegni” dove la perenne e ubiquitaria pulsione ad approfittare di una posizione di potere, e di uno stato di debolezza altrui, inquina il rapporto medico paziente, in maniera inqualificabile. Sotto la maschera sacra e grottesca dello “scientifico” unito al giudizio soggettivo del medico allignano comportamenti di rilevanza criminologica. La medicina non può essere una collezione di scuse per fare soldi sbolognando impunemente cure ingiustificate anche a danno del paziente. Mi dispiace, ma non è piacevole leggere le sue contorsioni.

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22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

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23 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “5s-Lega, Travaglio: “Conte? Chiarisca suo curriculum. Vedo molti cani da riporto trasformarsi in cani da guardia””

Ieri 22 maggio 2018 il Congresso USA ha approvato la legge “Right to try” voluta da Trump, contro il parere – fondato, anche se sua volta non disinteressato – delle società scientifiche; variante del “diritto alla libertà di cura” del quale Giuseppe Conte è paladino. Il “diritto a tentare”, è stato osservato, “esporrà pazienti vulnerabili al rischio di seri danni, incluso il morire prima e in maniera più dolorosa” (M.A. Carome, Public Citizen). Frenerà anche la ricerca di cure efficaci, sviluppate con criteri scientifici, o meno antiscientifici, a danno dei futuri pazienti. Mentre favorirà indebitamente il business. Il cambio di vocazione evidenziato da Travaglio è reciprocante: è vero che i cani da riporto ora fanno i cani da guardia. Ma quelli che si presentano come cani da guardia rivelano inquietanti congruenze con i soliti Melampo, il cane da guardia che nel libro di Collodi era d’accordo con le faine.

@ flamenco. L’angoscia per familiari malati la conosciamo tutti. Anche la pulsione a tentarle tutte è un pensiero domestico, familiare a tutti noi. Oggi però, nel terzo millennio, le conoscenze acquisite mostrano che legalizzando i tentativi disperati si crea una situazione che chiamo di “efficienze divergenti”: diminuisce l’efficienza delle cure e del trovare cure più efficaci, e aumenta l’efficienza economica, il profitto. Un affossare sempre più nella condizione di ‘vinti’ i malati, e incamerare sempre più soldi dall’altro lato. La via relativamente più efficace, e quindi la più etica, è quella razionale, anti-istintiva, non quella emotiva, che viene sollecitata ad arte e infiorettata da speculatori senza cuore.

Il problema oggi è se i governanti rappresentano il popolo o il potere. Si può fare a meno di valutare la buona fede di un candidato alla guida del paese. Lasciando ciò al frate confessore. Al cittadino è sufficiente il fenomeno, cioè l’aderenza di fatto del candidato a potenti ideologismi (appoggiati anche con mezzi criminali, posso dire) a vantaggio del potere e a danno del popolo.

Il “diritto a tentare”, argomento che fu di Berlusconi, è un pessimo affare anche in campo politico. Come in medicina, dovrebbe piuttosto vigere lo “aviation model”. Le cure e il governo del Paese dovrebbero avere garanzie tendenti a quelle che si hanno salendo su un aereo che non cadrà, e non essere esperimenti sulla pelle della popolazione.

@ elpolloloco91. Legga meglio, ho scritto che è paladino della libertà di cura. Come è chiaro dall’averla portata ad argomento nel perorare un’istanza che andava a favore di un “diritto” a che i contribuenti finanzino le truffe mediche più volgari. Dall’essersi speso nella creazione di strutture di sostegno e propaganda a favore di questo “diritto”. E dal fatto che, cattedratico, ha portato argomentazioni giuridiche a sostegno; assai deludenti. Come del resto tanti magistrati, ha ritagliato un facile caso iperuranio ignorando incredibilmente di stare ricalcando un argomento capzioso, a favore di colossali interessi illeciti del mondo terreno della malattia e dell’economia; di stare cucendo una veste giuridica, perché abbiano forza di legge, su slogan probabilmente usciti dalle grandi agenzie di public relation.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sla, “i trapianti di cellule staminali umane cerebrali sono sicuri e si potranno fare in numero illimitato””

Uno studio fase I non può provare l’ipotesi di efficacia, salvo risultati eclatanti (come i miracoli promessi per le staminali); ma può contraddirla, e questo studio appare come una falsificazione dell’ipotesi sperimentale di efficacia terapeutica. Dire che il risultato è positivo perché il trattamento non ha peggiorato la malattia, che ha proseguito il suo corso uccidendo il 60% dei soggetti selezionati, e dire che il trapianto si potrà fare illimitatamente quando per ottenere ciò che ad essere ottimisti è un intervento inutile si sono scartati 1002 pazienti su 1020 (il 98%), è un esempio di ‘research spin’, di presentazione capziosa dei risultati. Lo studio appare viziato anche riguardo all’endpoint primario della sicurezza. La mancanza di peggioramento in soggetti con tessuto nervoso già distrutto dalla malattia non prova che l’iniezione di staminali nelle corna anteriori del midollo spinale (luogo della patologia) sia sicura, come invece scrivono gli autori. Se si vuole verificare se un intervento potenzialmente demolitivo su linee telefoniche non causa danni non è un buon disegno (similmente agli studi affetti da ‘immortal time bias’) considerarne l’effetto aggiuntivo su linee telefoniche già abbattute da una bufera.

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20 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eleonora Bottaro morta di leucemia, i genitori condannati per aver rifiutato la chemioterapia. La madre: “Rifarei tutto””

Sentenze del genere sarebbero benefiche se la medicina e la magistratura operassero, al contrario di ciò che avviene, in modo da separare nettamente le cure oneste e razionali da quelle disoneste e irrazionali. Né la diffidenza per l’oncologia ufficiale né gli avvisi contro le terapie alternative sono infondati. Nel buon governo sia cure pazzoidi come quella Hamer, sia cure “scientifiche” in realtà volte al profitto a danno del paziente sono bandite. Nel cattivo governo si lasciano entrambe e si fa credere – anche con una magistratura troppo credulona o troppo amichevole col business biomedico che sfruttando una eccezione manda un messaggio generale – che il discrimine sia tra le cure alternative, che sono palesemente sballate, e cure ufficiali, che non sono razionali e oneste come dicono, arrivando a usare come moltiplicatore di profitto i pesanti effetti avversi. Le persone, se lasciate senza guida onesta, e indotte a credere alla “libertà di cura”, la perniciosa illusione – voluta dal business e propagandata qui dai magistrati – di poter scegliere da sé, nel tentativo di trovare una via si alterneranno tra la padella e la brace; perdendo le parti valide della medicina ufficiale; o cadendo in cure ufficiali inefficaci e pesanti. Il pubblico dovrebbe rifiutare la “libertà” di scegliersi il guaritore, e con essa il caveat emptor, e pretendere invece una unica medicina cui potersi affidare, onesta e razionale, depurata da predatori e commensali grandi e piccoli.

22 giugno 2019

La sentenza è arrivata nella “giornata nazionale” delle leucemie. Una condanna della magistratura è un efficace strumento di marketing e propaganda (Jasanoff); meglio, di persuasione, data la minaccia che contiene. Il giorno dopo a Torino i medici del Civile di Brescia sono stati assolti in secondo grado dalle già annacquate accuse per Stamina. Il comportamento consapevole dei luminari di uno dei maggiori policlinici universitari d’Italia non è stato meno ciarlatanesco, cialtronesco, malintenzionato e dannoso dell’inganno nel quale si sono ficcati i genitori puniti a Padova. Ma Stamina, patrocinata dall’avvocato oggi premier Conte, è la versione italiana di una frode propagandistica* in atto anche in USA e altrove; alla quale magistrati di tutta Italia hanno partecipato. Il procuratore di Milano Greco ha espresso stupore per lo scandalo CSM, aggiungendo che “i magistrati del Nord” quelle cose non le fanno. Al Nord diversi medici e magistrati si limitano al gioco grande, i servigi ai massimi poteri; blindati da rischi, date le protezioni sia occulte sia ideologiche. Chissà se il PM Greco, esperto di reati finanziari, ignora anche che le manipolazioni della medicina come queste hanno una natura, e una struttura, finanziaria. Frodi quotate in Borsa, che sfruttano la copertura e la libertà di azione della medicina; la più bassa espressione delle arti della finanza, per il sangue di cui grondano e per il volume.

*v. ‘Stamina come esca per le frodi della medicina commerciale’.

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8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

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Blog de Il Fatto

14 gennaio 2020

Commento al post di M. Martucci “Cellulare e tumori, una sentenza conferma il nesso. E ora la posta in gioco è sempre più alta

Il settore biomedico è il più corrotto (Braithwaite, Gotzsche); la medicina, col suo potere persuasivo come pratica antropologica e l’intricato versante tecnico rende facile e sicuro nascondere danni reali e inventarne di falsi. Non si dice al pubblico del previsto “tsunami of iatrogenic harm” (Mandrola) da app mediche degli smartphone*; mentre si agita un rischio cancro aiutando così sia le sovradiagnosi di cancro a fini di lucro, sia interessi extramedici.

Impressiona come e quanto i magistrati siano partecipi. Es. a Brescia e Torino oltre a decretare un nesso cellulari-neoplasie sono già stati determinanti per Stamina, la truffa pro Pharma**, modulando il loro intervento massimizzando l’effetto disinformativo a danno della tutela della salute e coprendo le spalle ai responsabili istituzionali.

Disgustato, anche dalla promiscuità dei magistrati, mi rifugio nelle letture sulle buone pratiche di ricerca. Ma non c’è scampo: il libro di A. Field ‘An adventure in statistics’, Sage 2016, considera la sentenza nostrana sul cancro da cellulari -“In October 2012 Italy’s highest civil court supported Innocente Marcolini’s claim…. “ – per spiegare il metodo scientifico. Come esempio negativo. Il nesso che la nuova sentenza conferma è quello tra magistrati e medicina fraudolenta.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

bobovitz: “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”
Sinceramente, hai mai pensato di consultare uno bravo?

@ bobovitz. Un modo per vendere un prodotto che non funziona è raffrontarlo con uno ancora peggiore. Ciò è stato fatto per le promesse miracolistiche sulle staminali ufficiali, facendo spuntare e crescere versioni cialtronesche di cure miracolose con staminali; in USA si sono registrati tanti casi. In Italia abbiamo avuto Stamina. Non credo che uno psichiatra onesto considererebbe questa tesi motivo per intraprendere cure. Stamina è stata lanciata a Brescia dal più grande ospedale pubblico, sede universitaria, della regione modello per la sanità; essendo il rettore dell’Università di Brescia, Pecorelli, presidente dell’ente per il controllo scientifico dei farmaci, l’AIFA. Forse uno bravo vedrebbe comportamenti psicotici nelle istituzioni responsabili. Lasciando da parte la psichiatria, “tu sei matto” è l’argomento dei borsaioli colti in flagranza.

bobovitz: Vedo che non hai seguito la vicenda Stamina (o l’hai seguita ma non l’hai capita), motivo per cui passo oltre.

@ bobovitz. Capire una truffa è decostruirla e ricomporla (ci si riesce se si possiedono sufficienti conoscenze sul merito e le circostanze). Il primo passo è proprio non accettare la storia che presenta. Storia che a volte ha più di un livello. Es. non credere all’imbonitore che per accattivarsi la fiducia sbugiarda, dicendo il vero, un astante che in realtà è il suo compare. Ma queste cose non le devo certo spiegare a te.

15 gennaio 2020

Commento al post di L. Gaita “Cellulari e tumori, gli scienziati discutono su sentenza. Polichetti (Iss): “Studi non sufficienti per un verdetto così”. L’Isde: “Nessun stupore””

Uno dei criteri classici di causalità in epidemiologia (Bradford Hill) è la presenza di correlazione dose-risposta. Es. più sigarette si fumano più aumenta il rischio di cancro del polmone. Qui abbiamo, nella comunicazione al pubblico, una correlazione inversa. Si tace degli effetti cancerogeni accertati da radiazioni EM ad alta energia, quelle da TAC*, ionizzanti, capaci di alterare il DNA; e della insufficiente attenzione a questo pericolo nel prescrivere esami radiologici**. Mentre si cerca a tutti i costi di fare figurare un simile effetto, nonostante l’evidenza cercata e non trovata, delle radiazioni a bassa energia. L’inversione della correlazione dose-risposta può essere considerata come indice di disinformazione. Qui è associata al silenzio anche sui danni autentici da cellulari, quelli iatrogeni da app mediche***. Quel che è peggio alimenta l’allarmismo che favorisce le lucrose sovradiagnosi di cancro. Mette la credibilità delle sentenze al servizio del perverso marketing biomedico; e scredita una magistratura già collusa rispetto ad una ricerca biomedica che il business, dopo averla resa strumento di frode, vuole sia riconosciuta come supremo legislatore e suprema magistratura.

*Overall Cancer Incidence 24% Greater for Those Exposed to CT in Childhood or Adolescence. BMJ, 2013.
** Personalized and Conscientious Medical Imaging. To Image or Not to Image. Jama, 2017.
*** Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

18 gennaio 2020

Commento al post di P. Gentilini “Cellulare e tumori, la sentenza di Torino è una pietra miliare. Per me una boccata d’aria”

Gli ideali vanno a male, e il liberismo accelera la putrefazione. Es. da Gramsci a Renzi. Gotzsche, parlando della degenerazione della Cochrane, da lui cofondata e che oggi l’ha espulso, riporta come ogni singola ONG crescendo finisca con l’operare in maniera diametralmente opposta ai fini per cui fu fondata. Da Tomatis – pure lui cacciato da ciò che fece grande – che combatté la cancerogenesi da prodotti industriali, ai “medici per l’ambiente” che non fanno pulizia in casa propria, la medicina, ma usano l’inquinamento come spauracchio per aumentare la sporcizia domestica delle sovradiagnosi di cancro. Il livello di conflitto di interesse e di corruzione in medicina è da non credere, dice Gotzsche nel descriverlo. Ma magistrati che parlano di conflitti di interesse qui mi ricordano, oltre a Manzoni “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti”, Iago che dice a Otello “Guardatevi dalla gelosia, mio signore”: ne osservo da anni gli interventi in campo biomedico, e posso mostrare come nelle operazioni di suggestio falsi e suppressio veri a favore del business biomedico ci si tuffino e ci sguazzino. Anche in questo caso, dove mentre si dice di opporsi alla corruzione ci si arrampica sui vetri per lanciare un allarme inconsistente che favorisce le sovradiagnosi di cancro e depista dai cancri veri da radiazioni ionizzanti da esami radiologici e dai danni iatrogeni da app biomediche degli smartphone.

@ Valter Fiore. Lo spiega es. il cardiologo Mandrola*, che in precedenza ha definito uno “tsunami of iatrogenic harm” gli effetti da attendersi da app mediche. V. anche Artificial Intelligence Is Rushing Into Patient Care—And Could Raise Risks. Sci Am 2019.

E sui cancri dalle radiazioni ionizzanti delle TAC non necessarie? La testimonianza giurata di non conoscenza da parte di una persona competente come lei è effetto dell’impostazione commerciale, che fa intraprendere e diffondere le cosiddette ‘fishing expeditions’ per acchiappare una pagliuzza essendo omertosi sul pilone da viadotto appenninico.

*I’m a Heart Doctor. Here’s Why I’m Wary of the New Apple Watch. Medium, 17 Set 2018. Screening for Atrial Fibrillation Comes With Many Snags. JAMA, 7 ago 2018.

@ Valter Fiore. I wearables e la relativa disinformazione aggiungono, sfruttando la ‘gizmo idolatry’, un ulteriore livello di generatori di sovradiagnosi e quindi di danni iatrogeni alla salute; la cui responsabilità piuttosto che agli ipocondriaci va addossata agli organi regolatori, e a chi ne intasca i benefici, medici “scocciati” inclusi. Le CT scan inutili non sono solo uno spreco. Causano malattia e uccidono, per cascade effects da incidentalomi e anche per effetto diretto provocando cancri. La medicina difensiva è una scusa, e un illecito*, per giustificare gli interessi di lucro di una medicina che è tutta privata, nelle impostazioni e nella dottrina: anche la medicina pubblica oggi è il terminale pubblico di una medicina privata. Le indicazioni e le prassi sono dettate, complici i politici (e magistrati), dal business; che ne raccoglie i profitti, anche indebiti, tramite il prelievo fiscale**. Da qui la recente simpatia per la medicina “pubblica” dei pescecani del business biomedico. “Fishing expedition” in biomedicina è un termine dispregiativo che indica il cercare di produrre risultati a tutti i costi; con mezzi scorretti come l’abuso delle subgroup analysis e il p-hacking. Lei applica la comune confusione tra exploratory e confirmatory research, che è come fare passare la raccolta di voci su eventuali reati per il verdetto di condanna della Cassazione.

*V. La medicina difensiva come scusa e come illecito.

**V. Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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25 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sclerosi multipla, trapianto di staminali cerebrali umani in 15 pazienti. In valutazione effetti terapeutici”

“Scevra da qualunque problematica etica o morale” ? L’elenco di tali problematiche è in realtà lungo. Es.:

1 Conflicts of interests: “Potential profits from stem cell interventions are massive, and may incentivize investigators to overstate successes or underreport adverse events”.
2 Informed consent: Once stem cells are implanted, patients cannot be guaranteed the right to leave a trial, due to possible migration and growth of cells.
3 Risk-benefit Ratio: Benefits unclear from current animal model studies, risks include both those of surgery and of the stem cells themselves.
4 Patients are also vulnerable to sensational claims made in the media by proponents of stem cell interventions.*

5 Uno dei temi tipicamente evitati dai bioeticisti: l’etica della plausibilità biologica. E’ improbabile che una patologia progressiva, a localizzazione multifocale e imprevedibile, nel più denso, intricato e irrecuperabile dei parenchimi possa curarsi con un trapianto. E’ invece plausibile che le definizioni di comodo e le fluttuazioni della sclerosi multipla facciano figurare successi spuri.

6 La pratica letteralmente criminale di eliminare le voci di dissenso tecnico. La “purezza” vantata richiama le frequentazioni del suo certificatore, il rappresentate del Vaticano Paglia, con il rappresentante dei magistrati Palamara; e ambienti connessi.

* Ethical clinical translation of stem cell interventions for neurologic disease. Neurology, 2017.

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13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

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2 febbraio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Stamina 2, assolto in appello il pediatra Marino Andolina: “Non sono felice, penso a tutti i morti” “

Sarà contento tra gli altri “l’antisistema” Ingroia, che lo candidò 1. Andolina, in armonia con la concezione della legalità di ambienti ai quali è legato 2, affermava che “chi si oppone alla terapia Stamina va perseguito per legge” 3. E’ stato accontentato, applicando “codici” di quelli da loggia trapanese: chi è stato fermato è chi ha indicato la mano dei grandi interessi della biomedicina in una ciarlataneria da due soldi trascinata per anni e anni da medicina ufficiale, magistratura e media 4. Così come non è stato senza conseguenze – conseguenze di natura simile a quelle che hanno lasciato Messina Denaro imprendibile per 30 anni – indicare alla magistratura che l’avere permesso la truffa Stamina nel più grande ospedale della Lombardia, dominus il capo dell’AIFA che portò da Washington gli ordini sui vaccini, ha rilevanza per la localizzazione nello stesso distretto di Corte d’appello dell’anomalo picco di mortalità del 2020 che è servito da giustificazione delle leggi marziali irrazionali e nefaste; e per la nomina di Crisanti, Imperial college, a consulente dei PM 5. Certe scelte di consulenti, es. Tumbarello, parlano più delle sentenze.

1 Gli strani “compagni di letto” di Ingroia.
2 Truffa Staminali, Andolina “ho lavorato per i servizi segreti”. Giornale di Brescia 25 mag 2021.
3 BresciaToday 17 feb 2013.
4 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
5 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Inchiesta sui tamponi rapidi, a processo ex primario e la dg dell’Azienda Zero (Regione Veneto)

C’è un’analogia con lo schema Stamina*: si persegue un illecito per avvalorarne un altro, ufficiale, preso come standard corretto; preso apoditticamente allora, e contro l’evidenza a posteriori oggi. Qui lo standard da mantenere sacro è la nefasta versione Imperial College-Crisanti su come contrastare la pandemia recludendo il Paese in un sanatorio; con le misure dettate da Crisanti in Veneto messe a fare da falsa riprova rispetto alla strage in Lombardia orientale causata dalla poca fede nel Verbo, sempre secondo il copione**. Standard che dati i morti che sono serviti alla sua dimostrazione dovrebbe essere oggetto di indagine, di una magistratura che invece lo dà per sacro dall’inizio, partecipando così a una manipolazione dove tutte le parti istituzionali sono pupi e servono la stessa morale della storia.

Ho appena finito di leggere “I soldi della P2. Sequestri, casinò, mafie e neofascismo: la lunga scia che porta a Licio Gelli” (A. Beccaria, F. Repici, M. Vaudano; 2021, editoriale il Fatto quotidiano). Descrive come la magistratura ha “dragged her feet”, favorendo l’impunità sui mandanti dell’uccisione di un suo valoroso esponente, Bruno Caccia. E aiuta a comprendere la reale consistenza della magistratura davanti ai delitti commissionati da mandanti di massima scala.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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4 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Francesco su Rai 1: “Le apparizioni della Madonna? Non sempre sono vere”. È la prima volta nella storia che un Pontefice è ospite in uno studio tv” “

I miracoli sono un’immagine platonica netta e ben delineata, che siamo predisposti ad accettare come vera: wishful thinking. Esprimono una concezione poco rispettosa della divinità, dipingendola come una specie di capobastone o di politico locale che può salvare o no a seconda di quanto lo si prega.

Tra le incongruenze logiche, una divinità farebbe in modo di mostrare come inequivocabile il suo intervento. Non ci dovrebbe essere bisogno di accertamenti, commissioni, etc. Si ricorre allora a trucchi da imbonitore. Incluso quello dello standard negativo: riconoscendo per truffaldine sceneggiate del genere di Trevignano si legittima il potere di dichiarare miracoli “veri”. Come ribadisce qui Bergoglio.

Lo standard negativo è usato anche per i miracoli laici. Ricordo i cori degli ultrà del Brescia con lanci di bengala davanti al duomo pro Stamina, la truffa grossolana che ha legittimato le promesse di miracolo delle staminali ufficiali; sulle quali anche il clero ha interessi. C’è il wishful bias anche per i miracoli laici: il presidente della Corte d’appello che ha lasciato impunito l’inoculo della ridicola truffa Stamina nel SSN ha di recente ammonito contro l’accusare i medici senza avere le competenze tecniche; e allo stesso tempo li ha lodati come magnifici per il covid, nonostante le caratteristiche iatrogene della strage covid locale, mostrando di sentenziare a sentimento, come minimo.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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23 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni Covid per ottenere il green-pass: la Procura di Ravenna chiede il rinvio a giudizio di 227 persone”

In Svezia tali accuse sono impossibili, in assenza dei ricatti mafiosi di Stato (senza che si siano verificate le sciagure minacciate da Mattarella e c. per giustificarli). I giudici svedesi hanno invece condannato a 2.5 anni un luminare italiano, Macchiarini (The deadly legacy of a stem cell charlatan. BMJ, 21 giu 2023).

In Italia i magistrati sono zelanti nel punire chi elude l’esproprio del proprio corpo, e assolvono i luminari che hanno introdotto la ciarlataneria Stamina (1) nel SSN agli Spedali Civili di Brescia (assolsero anche Macchiarini). Non solo. Il presidente della stessa corte che ha assicurato l’impunità alla ciarlataneria bresciana sulle staminali – e presidente di Magistratura democratica – propugna una “vicinanza” tra magistrati e medici (2). Come Nordio (3). Non solo. Magistrati e forze di polizia perseguitano, con sistemi che dovrebbero essere materia per le loro DDA, chi denuncia frodi ufficiali “deadly” come quelle di Macchiarini e Stamina e quelle deadly sul covid.

I nostri magistrati sono attratti dalla capacità di trasformare il crimine di alto bordo in legge data da una medicina zombie, catturata dal peggior liberismo. Ma per contribuire alla metamorfosi, con un diritto zombie, non per opporvisi.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
2 Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.
3 Processi, più tutele ai medici. Nordio: filtro come per i giudici. Corsera, 19 ott 2004.

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13 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Travolge il barista con l’auto ad Alba: “Sei vaccinato”. Ora è indagato per tentato omicidio: il video”

Oltre che definire i torti e le circostanze, si dovrebbe considerare tra le ipotesi che questo scontro tra due dissennati – e altri che forse seguiranno – che nella forma in cui è riportato dai media fa da bilanciamento alle infamie provax, sia stato più o meno indotto, se non concordato. Come ai tempi, che ci si illude siano passati, degli “opposti estremismi” pilotati dal Viminale. Ho un filmato di quando sono stato gratuitamente aggredito e ferito a colpi di rastrello nell’entrare a casa. Mostra che uno degli aggressori dice di avere avuto istruzioni dai CC su come agire. Non ho reagito, evitando la rissa. Ho solo chiamato il 118. Aspetto ancora spiegazioni da magistratura, CC e Comune di Brescia (dopo l’accaduto, e dopo fanali spaccati e auto graffiata, gli aggressori hanno sostenuto che quello non fosse suolo pubblico, in quanto il Comune l’avrebbe affidato a loro; nonostante non vi fosse alcun cartello; quando chiedo di nuovo spiegazioni mi arrivano multe anomale, sanzioni costruite ad arte, etc.). In quel periodo avevo descritto come Stamina fosse una frode grossolana, come al Civile di Brescia l’avessero immessa nel SSN per propagandare le grandi promesse sulle staminali ufficiali, e come la magistratura reggesse il gioco.

Purtroppo, con l’operazione covid, nella quale sono implicati, i magistrati hanno preso la mano, insieme ai giornalisti, nel burocratizzare il loro ruolo, assumendo veline da Minculpop come verità acquisita e procedendo di conseguenza.

@ Hobbes. Quanti ricordi, eh? A proposito di città del Piemonte, ci sono equivoci peggiori. Es. tra il tartufo fungo e il tartufo tipo umano: “Tempo d’esami. Tema in classe «Descrivete la differenza fra il tartufo di Alba e il tartufo di Molière»” (Marcello Marchesi).

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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Vedi anche:

28 novembre 2023. Due giorni in Questura. L’affinità tra la Sindaco di Brescia Castelletti e la Vicepresidente del Senato Ronzulli. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Quando la frode sta nel respingere i miracoli

I rintocchi funebri del marketing medico

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica

 

La legalità come finestra

1 May 2014

29 aprile 2014

Blog di A. Giannuli

Commento al post di S. Palidda “Gli abusi delle forze di polizia e la “civilizzazione della guerra”

 

Mi pare che ci sia un interesse politico di intimidire i cittadini mostrando loro che le forze di polizia sono capaci di commettere azioni violente e illegali; esibendo casi eclatanti, come i pestaggi mortali di soggetti indifesi. Ma gli abusi e le soverchierie sono di vario genere, e spesso restano sotto l’orizzonte mediatico. Parlando di abusi di polizia, e di abusi della magistratura, trovo utile il concetto di legalità non come soglia ma come finestra. Lungo un asse verticale di comportamenti a valore etico e politico crescente, polizia e magistratura si occupano di mantenere i comportamenti dei singoli e della popolazione tra due limiti, quello inferiore, che corrisponde a ciò che comunemente si intende per soglia di legalità, e quello superiore, sopra il quale i comportamenti, positivi o encomiabili sulla carta, lo sono un po’ troppo nella realtà, e vanno quindi fermati, perché contrari all’assetto generale della società e della economia. Presidiando la soglia inferiore e quindi proteggendoci dai “ladri”, “guardie” e magistrati ottengono da noi legittimità e consenso; proteggendo la soglia superiore ottengono i favori dei poteri forti.

Il concetto che polizia e magistratura si occupano anche di reprimere, con abusi, omissioni, parzialità, false rappresentazioni dei fatti e altri mezzi obliqui, comportamenti in sé eccessivamente onesti o eccessivamente consequenziali rispetto ai valori costituzionali, aiuta a spiegare molte loro posizioni. Linearizzando quella che Palidda chiama “l’anamorfosi dello Stato di diritto”, si potrebbero costruire grafici qualitativi delle finestre di legalità per ogni settore di attività, caratterizzandoli per livello medio e ampiezza della finestra. Io lo vedo nel mio settore, la medicina, un settore di primaria importanza dell’economia che deve il suo successo economico in gran parte all’uso di suggestioni antropologiche che spesso sono indistinguibili dalla truffa, e che quindi necessita di impunità e di repressione del dissenso per operare e crescere. In questo campo la finestra è spostata verso il basso e ha una soglia superiore bassa, così che crimini di alto livello sono attivamente protetti e favoriti da polizia e magistratura. Anche perseguitando chi denuncia; quelli che nel 1956 Calamandrei, nell’arringa difensiva per Danilo Dolci, chiamò “insopportabili importuni”.

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

15 March 2014

14 marzo 2014

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Tahir, Maidan, Caracas, Taksim, Atene, forconi, indignados, Ows… ma che movimenti sono?”

Il prof. Giannuli mette in guardia dal credere che i sommovimenti che a orologeria si presentano nel mondo siano frutto solo dei servizi: che si limiterebbero a innescare le polveri. Questo è un truismo: non si può fare il pane senza la farina, e la qualità del pane dipende dalla farina di cui di dispone. E certe ricette peggiore è la qualità degli ingredienti meglio riescono. Ricordo, bambino, a Siena, allo Stellino, su un muro una scritta i cui caratteri erano più alti di me: “CALABRESI ASSASSINO”. Restò lì per mesi. I senesi sono gente tranquilla; ma tanti di loro, come in tutta Italia, fecero come fa un carico libero nella stiva, che più la nave si inclina più la fa sbandare. Mi chiedo a volte come si creò una mobilitazione, che raccolse gente semplice, i tanti immancabili conformisti e opportunisti, ma anche intellettuali sinceri e di valore, contro Calabresi, instaurando il clima che portò all’omicidio. La risposta che mi do è che siamo in una condizione di minorità, prima di tutto conoscitiva, su questi meccanismi.

Mi pare, in termini aristotelici, che il prof. Giannuli evidenzi un po’ troppo le cause materiali e formali a scapito delle cause efficienti e finali. Non seguo molto la politica internazionale, ma ho occasione di osservare, e toccare con mano, fatti nostrani che mi danno un’idea di come certe sommosse possano essere sollevate. Vedo nel mio campo, la medicina, come sia possibile tramite i media, e istituzioni compiacenti, creare delle contese, dove si individua un male, a volte vero a volte immaginario, e si spinge l’opinione pubblica a combatterlo, ma in nome di una soluzione che è ciò che il potere voleva ottenere, e che è un altro male, a volte peggiore (Ilva, elettrosmog, Stamina, Avastin-Lucentis, etc; v. il mio sito). Vedo come in Italia ciò sia al servizio di un lento movimento eversivo che porterà la medicina ad essere un’attività industriale fondamentale, con i corpi dei cittadini che faranno sempre più da materia, prima, cioè da supporto per consumare in maniera pretestuosa prodotti e servizi medici inutili e nocivi.

Vedo anche su scala minima, a Brescia dove vivo, come la pratica di creare dal nulla tensioni e bersagli, e di orientare le une verso gli altri, sia nella città che si dice ferita dalla strage un’attività strutturata e vigorosa, che si avvale di tecniche di guerra psicologica sofisticate, e dell’opera illegale, oltre che dei servizi, delle istituzioni “in chiaro”, che sono affiancate ai servizi nella subordinazione a quei poteri dei quali i servizi sono il braccio. E di come sia facile servirsi del “carico libero”, le persone comuni; cioè di come con le masse popolari, analogamente alle masse fisiche nella stiva di una nave, si possa allestire un sistema a feedback positivo, dove togliendo alcuni fermi, ungendo qualche rotella, assestando qualche spinta, si può fare lentamente inclinare una situazione e tenerla “ingavonata”, o arrivare a provocare un naufragio.

Parlare del ruolo di zavorra libera delle persone comuni, e di quello poco appariscente ma determinante di istituzioni “pulite” nei disegni eversivi geopolitici o economici, a cominciare dal rimaneggiamento in corso nel nostro Paese, richiede più coraggio e impegno intellettuale che l’attribuire tutto a potentissime e arcane strutture segrete che dominerebbero il mondo, o ai soliti “spezzoni deviati”. O a vaghe combinazioni di servizi e volontà popolare. La gente, inclusa quella che riveste cariche pubbliche, è quella che è: manipolabile, toccando le corde giuste. Ma sull’arte e sui mezzi della manipolazione, e sulle responsabilità colpose e dolose di coloro che istituzionalmente l’eversione dovrebbero prevenirla e non aiutarla, sappiamo molto poco. Gli specialisti dovrebbero studiare questi aspetti, come una causa primaria, anziché minimizzarli come un fattore tra gli altri.

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26 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Parigi, la Marsigliese è un inno alla guerra. Possiamo usarlo come ‘canto della libertà’?

“Al suono della Marsigliese ridotti da cittadini a ostaggi

La colonna sonora della scorsa settimana è stata l’inno della Marsigliese, suonato in tutte le salse ed in tutte le occasioni; ciò, si è detto, per “solidarietà” nei confronti del popolo francese. In realtà la riproposizione dell’inno della Rivoluzione Francese del 1789 ha finito per assumere una valenza simbolica molto più profonda, ed anche molto meno rassicurante.
La Rivoluzione Francese, almeno ai suoi inizi, aveva proposto un’idea di cittadino non come semplice soggetto di diritti e doveri, ma come vera e propria funzione della Repubblica. In tale concezione, il cittadino si poneva come controllore assiduo della legalità e della legittimità degli atti del governo e dell’amministrazione. Già nei decenni successivi questo ideale si annacquava tramite la mediazione della stampa, che trasformava la cittadinanza in “opinione pubblica”, la cui presunta funzione di controllo diventava così controllabile.
Gli avvenimenti di queste ultime settimane configurano un modello di potere addirittura opposto a quello del 1789, dato che il cittadino si ritrova retrocesso al ruolo nemmeno di suddito, ma di ostaggio da parte di un potere che pretenderebbe di porsi come protettore e difensore di una popolazione che esso stesso minaccia con le sue proprie iniziative spericolate.” (Da: Comidad, 26 nov 2015).

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v. anche:

Giustizia per Piazza Loggia
Milizie bresciane
Nuove P2 e organi interni
Il tolemaicismo politico
La corruzione ghibellina di magistratura e polizia

La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato

8 September 2013

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

Appello al Popolo

8 settembre 2013

AlfonsoJpg

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I principi e le regole della democrazia sono estranei alla natura del popolo italiano […]. La gran massa degli italiani è individualista e politicamente irresponsabile e si preoccupa soltanto dei suoi problemi economici più urgenti. Mussolini aveva ragione a dire che gli italiani sono sempre stati povera gente.

L’ambasciatore britannico presso il Vaticano. Novembre 1943. [1]

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Non dico certo che i mafiosi e chi si occupa di combatterli siano in media sullo stesso piano, né che svolgano complessivamente le stesse attività, né che operino in modi perfettamente sovrapponibili; ma sono convinto che buona parte della mafia e dell’antimafia, con tutte le profonde differenze, siano nello stesso contenitore, o nella stessa cassetta degli attrezzi, che ha sul coperchio una Rosa dei Venti. Quest’estate consideravo gli aspetti costanti e le differenze di comportamento nei miei confronti delle forze di polizia nei distretti antimafia di Brescia e di Cosenza; le stesse forze che regolarmente compaiono sui media per aver eseguito brillanti operazioni antimafia. Quando ogni estate scendo in Calabria sono un poco come quel personaggio di un film, emigrato in USA, al quale l’unica cosa che mancava dell’Italia erano i fumetti di Tex Willer: riconosco comportamenti a carattere mafioso da parte delle istituzioni dello Stato per averli sperimentati a Brescia, dove l’iconografia accettata, secondo la quale la città sarebbe virtuosa, e solo vittima della mafia, paradossalmente permette una ancor maggior tranquillità agli esecutori.

La medicina è un campo nel quale imbrogliare è sia facile, sia altamente redditizio; la medicina “scientifica” non è affatto a prova di frode, e può esserne strumento; occorrerebbero controlli specifici sull’onestà delle cure. In Italia, la penetrazione delle grandi frodi mediche organizzate da multinazionali e poteri finanziari internazionali viene favorita, oltre che dai politici, da magistratura e forze di polizia, che stanno fornendo tale controllo di legalità, ma alla rovescia, perseguitando con modi obliqui chi si oppone alle frodi; in modo da proteggerle. Del resto, la tolleranza e la connivenza di magistratura e polizia caratterizzano la storia della mafia nella fase del dopoguerra.

Mentre riflettevo su ciò, ho letto la notizia delle celebrazioni ufficiali a Gela per l’anniversario dell’invasione della Sicilia nel 1943 [2]. Così mi è venuta in mente la vignetta che riporto, disegnata sul posto da un celebre cartoonist dell’esercito USA, che partecipò allo sbarco in Sicilia e alla campagna d’Italia [3,4]. Mi ha colpito, qualche giorno dopo, anche la diagnosi psichiatrica del prof. Andreoli sugli italiani [5]. Tra quegli stessi italiani, in un Paese che ne vede da secoli e secoli di ogni colore, ora va di moda considerare come una patologia mentale, detta “complottismo”, l’idea che i potenti, nel curare i propri interessi, non si astengano dal tramare a loro vantaggio e a danno dei sottomessi. I complotti, i machiavelli, gli arcana imperi, anche quando sono reali, sono solo metà della storia dei mali che affliggono la nazione; l’altra, quella più terribile [6], e che li rende possibili, è il cattivo assetto psicologico, intellettivo e morale delle masse, il loro presuntoso servilismo, la loro furbesca ignoranza [7].

I media mainstream nazionali non hanno trovato nulla di rilevante nella celebrazione di un evento che portò a quella che è stata chiamata “la morte della patria”, a lutti e sciagure che squassarono il Paese, ad un asservimento che dura tutt’ora. Né gli italiani hanno protestato per la squallida festa, tenuta, con la scusa dell’antifascismo, allo scopo di adulare i vincitori del cataclisma dell’estate ’43; mentre brindavano o si stracciavano le vesti sulla condanna – consentita e voluta dai poteri sovranazionali – di Berlusconi, e discutevano sulle presunte “liste di proscrizione” di magistrati. Magistrati e Berlusconi starebbero conducendo un duello all’ultimo sangue. Ma nessuno si farà male [8]; a parte il popolo, che vuole credere alla sceneggiata, seguendo il principio “gioca con i fanti ma lascia stare i santi”.

Ho già commentato su questa celebrazione [9]. L’hanno contestata sul posto i No-Muos, che hanno ricevuto dal governatore antimafia Crocetta l’accusa di essere infiltrati dalla mafia. Dopo un repentino voltafaccia sulla questione del Muos, Crocetta ha citato la sorte di Enrico Mattei; ma semmai sarebbe stato più appropriato citare quella di Pio La Torre, che si oppose alla base NATO di Comiso, e fu ucciso dalla mafia; con armi inconsuete per dei mafiosi, in dotazione all’esercito USA. Crocetta avrebbe dovuto citare anche i tanti compagni di partito che, abbandonati La Torre e altri comunisti siciliani al loro destino di morte, con gli yankee hanno fatto carriera; come Napolitano, che il giorno dell’assassinio si trovava in USA. Cereghino e Fasanella commentano il rapporto dell’ambasciatore UK sul carattere degli italiani osservando che Mattei fu eliminato avendo provato a emancipare i connazionali dal loro stato di “povera gente” [1]. Sia Mattei, sia La Torre, grandi Italiani, che sapevano a cosa si esponevano, erano privi di quell’arte circense dimostrata da Crocetta nel combattere per finta le pretese statunitensi e allo stesso tempo sostenerle fino a celebrare l’anniversario di un’invasione straniera a danno di quella che dovrebbe essere la sua nazione.

Crocetta si vanta di essere un nemico della mafia, e allo stesso tempo, come pressoché tutta l’intera classe dirigente, come tanti antimafiosi, considera gli americani in Italia una benedizione. Ingroia, per esempio, non contento di essere un ferro di lancia della lotta alla mafia, della quale conoscerà i meccanismi profondi, quando ancora magistrato ha tentato la carta della politica si è espresso, assumendo la foggia di un vaporoso piumino, a favore dell’aumento di investimenti USA in Italia [10]. Ma anche il campo avversario è su posizioni fortemente filoamericane; anche i mafiosi considerano gli USA una provvidenza. I rapporti tra gli USA e la mafia non sono quelli ostili tra i Liberatori e i malvagi, ma tra un protettore-mandante e un esecutore [11]. Anche la mafia deve guardare con interesse a investimenti USA come una base militare, che in passato hanno significato per lei appalti e scambi di favori. Il PM Palermo, che indagava su traffici di armi, fu sfrattato dalla base NATO nella quale alloggiava, prima di subire l’attentato.

Sia i mafiosi, sia le forze che dicono di contrastare la mafia, sono postulanti dell’amico americano, e favoriscono il suo radicamento e consolidamento militare, politico ed economico sul territorio. Abbiamo un’antimafia che combatte la mafia, o dice di combatterla, mentre si prostra ai superiori della mafia.

La mafia è sì una realtà terribile come si dice, e anche più; ma molto diversa dal film, centrato sui pochi eroi autentici, che viene propinato da RAI, Mediaset e altri media in infusione continua, e che gli italiani, vigliaccamente, accettano. Oltre ad un antagonismo, esiste una convergenza tra mafia e antimafia: nell’essere entrambe subordinate ai poteri atlantici, e nell’operare a loro favore [12], venendone protette e favorite. Una convergenza contingente, di potere, rafforzata in molti casi da una parentela culturale, di mentalità e di stili. Una convergenza di entità tra loro indipendenti; ma, insieme a questo comune tropismo, appaiono esistere anche canali orizzontali, dati dai servizi e da corpi speciali di polizia, che collegano i due fronti, quello delle masserie, o del jet set mafioso, e quello delle divise e delle toghe.

Il risultato è un pool comune di effetti eversivi prodotti dalla mafia e dalle forze deputate a combatterla, ottenuti con mezzi diversi, ma comunque a favore del patron che dal ’43 non se ne è più andato, avendo innestato nel Meridione, sul ceppo mafioso originario, la mafia dei grandi traffici di droga e armi e quella terroristica degli omicidi politici. Ma mentre i guasti della mafia abbiamo per lo meno imparato a riconoscerli, quelli praticati da coloro che hanno il crest della DIA alle spalle della scrivania passano per legalità. Questo concetto della convergenza in alto di mafia e antimafia – che per me è in primo luogo una constatazione empirica – consente di spiegare più facilmente, in accordo col principio di parsimonia delle ipotesi, non solo la storia infinita della mafia; e della lotta alla mafia, questa tela di Penelope a favore dei Proci; ma anche le altre disgrazie del Paese, alle quali dietro l’alibi della lotta alla mafia le istituzioni statali danno il loro appoggio.

Non credo sia ormai onesto né serio analizzare la mafia e l’antimafia omettendo di considerare il livello sovranazionale – nei suoi due aspetti politico e dei poteri economici e finanziari – che le accomuna; di come e quanto questo livello controlli o influenzi entrambe le parti. Ma il carattere degli italiani è quello della vignetta, e del servo encomio di 70 anni dopo. I fascisti, che dovevano fermare gli invasori sul “bagnasciuga” [battigia], ci misero poco a sostituire l’orbace e gli alalà. Già nel 1947, protetti da Viminale, Vaticano e democristiani, sono di nuovo in armi in Sicilia, stavolta a Portella della Ginestra, dotati di lanciagranate di fabbricazione USA, nel ruolo di killer di connazionali inermi per conto dell’OSS; un contadino li sente gridare “hurrah”.

I comunisti nostrani mainstream hanno voluto darsi più tempo nel mettersi al servizio dello star spangled banner e poi dei poteri globalisti, ma hanno fatto danni anche peggiori; ora che hanno gettato la maschera, ciò dovrebbe essere palese. La lotta alla mafia è “imenopoietica”: rigenera verginità. Fa sempre presa la retorica di coloro che, mentre scalano poltrone che sono inaccessibili a chi non abbia ricevuto il pass dei poteri che manovrano anche la mafia, sventolano le immagini sempre più gualcite dei Caduti che la mafia l’hanno combattuta davvero; di Quelli che l’hanno combattuta in prima linea avendo alle spalle un vuoto, o un’ostilità, non meno paurosi del fronte nemico.

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I poteri innominati

I politici, che il popolo si è dato, non sono i soli responsabili; ma tra i compiti del loro lavoro, che assume sempre di più carattere postribolare, c’è anche quello di fare da parafulmine, attirando su di loro tutte le accuse (senza ovviamente pagare). Alzare lo sguardo, andare oltre le colonne d’Ercole dei legami tra mafia e politici nazionali, è difficile come salire su una montagna sempre più ripida. Viene evitato l’argomento, fondamentale, della subordinazione delle forze di polizia e della magistratura ai successori dei Liberatori del ‘43, e della conseguente esecuzione di operazioni illegali e dannose per il Paese, delle complicità e connivenze.

Il livello sovranazionale è al di fuori del discorso consueto: quando si tocca questo tasto il fiume di parole sulla mafia, alla quale in alcune librerie è espressamente dedicata una sezione degli scaffali, diviene un rivoletto impercettibile. La mole dei commenti ortodossi sulla mafia rappresenta a mio parere uno dei casi principali di “tolemaicismo”: lo spiegare fenomeni che hanno radici sovranazionali in termini esclusivi di dinamiche nazionali, ricorrendo a tortuose ed elaborate versioni pur di evitare di citare gli agenti esterni [13].

La mafia è il Negativo, che viene esaltato nel discorso ufficiale; i suoi burattinai sono il Proibito [14], del quale non bisogna parlare. Analogamente a quanto avviene nella ricerca medica attuale, dettata dall’industria, sulla mafia si sviscerano ad nauseam sempre gli stessi temi, ma è proibito considerarne altri. Il livello sovranazionale, il suo legame con la mafia da un lato e i suoi referenti istituzionali, magistrati e polizia in particolare, dall’altro, sono un argomento che dovrebbe emergere quanto meno sul piano dell’inferenza logica; ma non fa parte del discorso, dell’imponente discorso, sulla mafia, che anzi lo oscura. E’ tra le cose che è difficile anche solo nominare; e che non vanno nominate e non devono avere nome.

Comprendo meglio oggi perché Manzoni volle chiamare “l’innominato” uno spietato signorotto locale; una scelta all’apparenza troppo enfatica, da feuilleton. Col suo estro finissimo che lo portava disegnare i casi della vita con un’esattezza pari a quella di una macchina di precisione, Manzoni, consapevolmente o meno, ha così rappresentato il fenomeno dell’istituzionalizzazione dell’oppressione e dell’iniquità, per il quale certi poteri, certi crimini, vengono accettati dal popolo – da un popolo debole e adatto a essere soggiogato – come dati di fatto, come strutture fisse che trascendono la dimensione personale e danno forma alla realtà, e come tali sono intoccabili. Divengono istituzioni, cioè “abitudini di pensiero” (T. Veblen), che non sono oggetto di discussione, così come non si discute, e a volte neppure si nomina, ciò che è sacro; e che impongono regole, leggi, alle quali sono i fatti (cioè le interpretazioni della realtà) a doversi adattare, ha scritto Veblen.

Chiamando “innominato” un brigante divenuto castellano, che dalla cima del poggio “come l’aquila dal suo nido insanguinato” “non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto”, Manzoni dà un’allegoria dell’istituzionalizzazione del crimine, che si fa potere supremo e si spersonalizza; che, da potere militare, si fa cielo sotto il quale condurre la propria vita, per gli abitanti della vallata. Nella realtà, questi poteri non si convertono, ma fanno convertire il popolo, facendosi considerare entità sovraterrene. Si dice “poteri forti”, locuzione insoddisfacente, che in effetti si espone alla critica di essere generica; li si potrebbe chiamare poteri anonimi; o meglio, “poteri innominati”.

Invece, andrebbe riconosciuto e detto a chiare lettere che vi è un livello sovranazionale che controlla sia la mafia, sia le istituzioni che conducono la lotta alla mafia; che la mafia in Italia è solo una delle due ganasce asimmetriche di una tenaglia di sfruttamento, tenuta da una mano che è quella di giganteschi interessi globali; che non solo la mafia ma anche la cronicizzazione della guerra alla mafia, questo stato di eccezione permanente [15], pone un pericolo per i cittadini, permettendo l’avverarsi, nel campo dell’antimafia, del sogno mafioso dell’oppressione che si fa Stato e norma. Che si fa istituzione politica e, ancor prima, istituzione antropologica. La paura, il terrore, vanno sullo sfondo; l’asservimento e il danno diventano una componente dell’ordine naturale del mondo, e non provocano paura né dolore.

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La paura teologica della mafia e la paura rimossa dello sfruttamento

Così che, ad esempio, mentre condanniamo sprezzanti i Meridionali che accettano la cultura mafiosa, troviamo normale pagare il pizzo, quel pizzo istituzionalizzato che è ciò che in parte sono diventate le imposte e tasse, ad un picciotto – che è solo l’esattore – che si chiama Stato. E troviamo naturale la frattura tra un popolo sfruttato, e tenuto nelle condizioni adatte a questo fine, e governanti che fanno i baroni ma dicono di essere lo Stato. Stato al quale pensiamo di dovere devozione perché ci protegge impedendo ai mafiosi di venire a bussare alla porta di casa a chiederci soldi. Stato la cui seconda carica è attualmente ricoperta dal già Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, difensore, e possibile successore, del viceré USA Giorgio Napoletano.

Gli psicologi sociali distinguono paure primarie, realistiche per una data epoca storica, e paure secondarie, che sono “‘spostamenti’ volti a fornire obiettivi credibili su cui sia possibile scaricare l‘angoscia” [16]. In passato erano molto diffuse paure secondarie come quelle su streghe, Satana, etc. La Chiesa tentò di trasformare queste paure viscerali in paure teologiche, “indicando di volta in volta alcuni obiettivi … su cui la comunità cristiana poteva incanalare le paure primarie “ [16]. Oggi il potere eleva una paura primaria, la mafia, fenomeno temibile ma umano (G. Falcone) a paura teologica, a ipostasi del Male, per stornare da sé sentimenti di avversione e anzi ottenere consenso. Anche in questo caso Manzoni, delicato cantore della provvidenza divina e anatomista del Male umano, viene in aiuto, nel brano dove, con l’ampollosa prosa marinista di quando il dominatore era la Spagna, alla criminalità viene attribuita una natura infera, sulla base dell’incapacità della “antimafia” di allora – anche allora lodatissima – di sconfiggerla.

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.” (Promessi sposi)

Le tasse sono state per secoli una delle grandi paure delle popolazioni, accanto alle pestilenze e alla fame [16]. Noi moderni in genere non percepiamo questa paura. Col nuovo corso di spoliazione associato alla crisi economica, la paura delle tasse torna di fatto ad essere giustificata; ma viene spostata su altri oggetti, come la mafia, che inducono all’obbedienza, e alla gratitudine, verso chi raccoglie il pizzo istituzionalizzato.

Le tasse c’è chi cerca di evaderle, c’è chi sbuffa e mugugna nel pagarle, ma non suscitano paura (con rilevanti eccezioni). E’ vero che in condizioni di giustizia non ci dovrebbe essere nessuna paura delle tasse. In una repubblica che funzioni, pagare le giuste imposte e tasse, che mandino avanti la macchina sociale, dovrebbe essere, oltre che un ovvio dovere, quasi un piacere. Ma le tasse fanno parte di un obbligo binario: vanno in coppia con l’obbligo di chi le esige di destinarle esclusivamente al bene dei cittadini [17]. Oltre all’evasione fiscale, quella di chi non versa, va riconosciuta e condannata l’esistenza di una immane “diversione fiscale”, nella quale chi manovra lo Stato “succhia” dal fondo nel quale affluisce il denaro versato dai cittadini, avendo creato canali effluenti, che a loro volta si suddividono in rami a favore del proprio gruppo, di amici, soci e clienti (che spesso sono anche evasori); e non ultimo, tutt’altro, a favore dei poteri sopranazionali che ci stanno strozzando.

Né si nota che i pulpiti dai quali provengono le prediche sul dovere di non evadere sono quelli di chi attua la diversione fiscale o ne beneficia [17]. Chi evade per principio è moralmente malato; ma non è psicologicamente sano il cittadino che, per ingenuità, indifferenza o rassegnazione, non sente l’urto della natura vessatoria delle tasse attuali. In tanti le tasse inique non evocano il sentimento di paura che si proverebbe per il ceffo che si presentasse alla propria attività e obbligasse a versare una quota per un servizio di “protezione”. Né la paura che si dovrebbe provare per il furto alla luce del sole che impoverisce; per il “perché sono il leone” fatto legge dello Stato; per la sopraffazione soffocante da parte del potere legale. Non si prova la paura che innesca la reazione fisiologica di allarme “fight or flight”, “combatti o fuggi”, che è preludio alla presa di coscienza e alla reazione politica.

Oggi, anche mantenendo la mafia e agitandola come uno spauracchio, gestito da quella che chiamo la metamafia, la mafia sulla mafia, la mafia sulla minaccia mafiosa [18], il principe riesce a farci pagare le tasse in eccesso; senza che neppure percepiamo l’imposizione, in aggiunta alle tasse dovute, di balzelli illegittimi e odiosi, le sovrattasse a beneficio di banche, speculatori, tangentisti, poteri esteri, clero e parassiti laici. Una tassazione di tipo medievale a fronte di una crescente disoccupazione e di un arretramento generale del Paese; e di servizi pubblici non di rado carenti o scadenti. Mentre ci accingiamo a pagare di tasca nostra senza fiatare quote crescenti di sanità, istruzione e pensioni; servizi che dovrebbero essere finanziati, come sarebbe sacrosanto, da una equa tassazione.

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Piduisti e “atlantically correct”

E, almeno nel caso della medicina, servizi – pubblici o privati – non di rado fraudolenti; e protetti con sistemi mafiosi da coloro che dicono di essere prosecutori dell’opera di Falcone e Borsellino e dei poliziotti e CC uccisi perché troppo bravi nella lotta alla mafia. Quest’altra funzione delle forze che esibiscono il distintivo antimafia e parlano tanto di mafia è un aspetto, oltre che della tradizione di doppiezza delle forze di polizia, degli eccellenti – e riservati – rapporti tra magistratura e grandi gruppi finanziari, tra magistratura e poteri globalisti [19]. Mentre combattono stancamente la mafia, e avvalendosi di questa copertura, sottobanco le istituzioni deputate alla legalità vanno verso il modello che vede messe sul mercato le loro prerogative, come servizi di protezione a grandi interessi privati [20].

Magistrati e forze di polizia aiutano le grandi frode mediche non solo con la repressione del dissenso, ma anche partecipando a campagne di propaganda e indottrinamento [21,22]. La diade mafia/antimafia ne copre un’altra più profonda: quella tra filoamericani, o filoliberisti, piduisti e filoamericani e filoliberisti “atlantically correct”. I piduisti sono l’ala militare, più dura, che gestisce affari come stragi, terrorismo, mafia, censura a favore delle frodi.

Gli “atlantically correct” portano avanti le tesi politiche e ideologiche desiderate dagli USA e dai grandi poteri finanziari e industriali. Tesi che sembrano progressiste e sono a favore di interessi usurai; confusione questa frequentissima in campo medico [23]. Tra di loro vi sono anche persone oneste e di valore in buona fede; vengono quindi scambiati, dalla gente affamata di capi, per genuini progresssisti che vogliono il bene del popolo. A volte gli atlantically correct sono sinceri oppositori dei piduisti; salvo poi lavorare con altri mezzi per lo stesso Mangiafuoco. Fungono da opinion leader del progressismo consentito in Italia, e quindi diffuso tra i concittadini istruiti dell’Alfonso della vignetta; il progressismo che va a sedere in parlamento, e che contribuisce a dare alla sedicente sinistra quel suo timbro falso, occupandosi di temi costruiti a tavolino, o secondari, rispetto ai veri problemi del Paese.

Questa distinzione spiega perché il cacciatore di mafiosi Ingroia ha dato una mano all’operazione Stamina [24], che andrà a confluire in una diversione, fraudolenta ma istituzionalizzata, di spesa sanitaria a danno della popolazione da fare invidia a quei mafiosi conclamati che si sono occupati di ospedali. O perché certi magistrati fanno spot per l’introduzione di pratiche mediche che sfociano in responsabilità penali [9]; come Gherardo Colombo, per altri versi stimabile, che scoprì le liste della P2, o parte di esse, e oggi per la gioia dei piduisti attuali propaganda, non si sa a quale titolo, la “prevenzione” medica, cioè gli screening [25], quando in tutto il mondo occidentale essi sono ormai oggetto di una massa di critiche anche ufficiali che li indicano come pericolosi per la salute e truffaldini [26]. O perché Nando Dalla Chiesa, decano dell’antimafia civile, anziché applicare gli strumenti di sociologo che studia i rapporti tra società e crimine alla grande operazione di pubbliche relazioni sulle staminali [27], fa il lirico su Elena Cattaneo [28], contribuendo a preparare il terreno per la nomina di questa a senatore a vita, un altro atto del Viceré configurabile come anticostituzionale; e sicuramente dannoso i cittadini, in questo caso sotto il profilo della tutela della salute [29].

O perché i magistrati in Lombarda, nei libri che scrivono per avvertire i cittadini sui pericoli mafiosi che rischierebbero di corrodere “le fondamenta della città” se magistratura e corpi speciali di polizia non li contrastassero valorosamente, includono il capitolo del racket dei parcheggi dei bibitari [30]; ma lasciano mano libera, da 20 anni, all’instaurazione, anche con mezzi illegali, di una medicina liberista anch’essa annoverabile tra i monopoli criminali, con un giro d’affari e un’incidenza negativa sulla società di molti ordini di grandezza superiore a quello dei panini al volo; e che resta tale anche al netto delle infiltrazioni ndranghetiste.

La lotta ai confratelli ndranghetisti dei politici lumbard, e ai fondi neri, è anzi un esempio del sistema metamafioso. Certo, avere amministratori della sanità mafiosi è toccare il fondo; ma si ha l’impressione, tolta la feccia ndranghetista e tangentista, di avere un sistema sanitario pulito e valido, per la soddisfazione degli atlantically correct. Invece ciò che resta è ciò che si voleva ottenere dall’inizio, una medicina tecnocratica a vantaggio del grande capitale (che non vuole dare ai piccoli forchettoni locali, e ai medi delinquenti, fette più grandi di quelle necessarie [31]). Una medicina che antepone il profitto alla tutela della salute, arrivando a propagandare assiduamente interventi iatrogeni come quelli raccomandati da Gherardo Colombo (e protetta dalle intemperanze dei guastafeste dai sicari dell’ala piduista; mentre gli atlantically correct sono troppo occupati a togliere le mani della mafia dalle piadine; o atlanticamente giustificano quest’uso mafioso del potere legale). La ndrangheta qui è un falso standard, uno standard negativo, a favore di una illegalità istituzionalizzata [18]; analogamente a Stamina rispetto al lancio delle staminali “scientifiche” [24]. Una situazione che ha analogie con la storia sul contrabbando di sigarette nel capitolo primo de “La bolla di componenda” di Camilleri. Questo quadro consente di non interrogarsi troppo a lungo sui meriti filosofici o intellettuali di uno dei più rappresentativi magistrati della Lombardia, al quale la rivista Foreign Policy ha conferito il titolo di “top global thinker” [32]. Porta però ad altri interrogativi sul riconoscimento. Del resto, non è una novità che gli angloamericani controllino l’Italia anche attraverso la selezione della classe intellettuale e la manipolazione cuturale [1,33].

A una conferenza ho sentito un giurista distinguere tra associazioni a delinquere nelle quali sia i fini sia i mezzi sono illeciti, es. il pizzo mafioso, e quelle dove i fini sono leciti e i mezzi illeciti, es. l’ottenere un appalto di un opera pubblica con minacce mafiose. Credo che andrebbe individuato un terzo tipo di associazione a delinquere, non meno pericoloso, che mediante mezzi in sé leciti ottiene fini illeciti; è il territorio delle frodi mediche strutturali, e degli intellettuali, politici, magistrati, amministratori, professionisti “atlantically correct”.

Le associazioni a delinquere del terzo tipo a loro volta si distinguono in volontarie, quando i soci sanno a che gioco stanno giocando, ed emergenti, dove i vari partecipanti non lo sanno o rifiutano di ammetterlo a sè stessi, e il carattere delinquenziale è una proprietà emergente del sistema. Frequenti le forme miste, in varie combinazioni. Appare che uno dei compiti principali dell’ala piduista sia proprio di favorire, anche con la violenza e il delitto, e insieme a una poderosa macchina propagandistica, tali associazioni a delinquere, creando le condizioni, il clima sociale, il modello di realtà adatti. Gli atlantically correct a volte sono in mala fede; altre volte applicano dosi massicce di falsa coscienza; altre ancora non sembra si rendano conto che se possono esporre le loro tesi e ottenere vasto consenso è anche perché vi è il ramo piduista che si occupa di facilitargli il lavoro, sopprimendo in vari modi le voci contrarie e conformando la realtà in modo da fargli trovare la via spianata.

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In parole povere, anche grazie a un processo di epurazione dei pochi Italiani che volevano fare le cose sul serio, le istituzioni dello Stato sono per la maggior parte occupate da ruffiani, che ci vendono; però con sistemi sofisticati, non immediatamente riconoscibili. Inoltre, sono ruffiani di alto bordo in un paese che pullula di ruffiani, e pertanto sui loro affari coi poteri sovranazionali non devono temere denunce o critiche più di quanto debba temerne dai compaesani, per i suoi contatti con qualche ufficiale della NATO, un capomafia in uno di quegli sperduti paesini del Sud che sono permeati della subcultura che accetta la mafia; paesini che, a detta della vulgata ufficiale, sarebbero sorgente di un’energia criminale così elevata da irradiare di Male l’intero pianeta.

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8 set 2013

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Note

  1. Cereghino M J. Fasanella G. Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio in Italia. Chiarelettere, 2011.

  2. 70 anni fa lo sbarco alleato, Gela ricorda con Crocetta e Thorne. AGI, 10 lug 2013.

  3. La caricatura internazionale durante la II guerra mondiale. De Agostini, 1971.

  4. Bill Mauldin. Wikipedia.

  5. Purgatori A. Il professor Vittorino Andreoli: “L’Italia è un Paese malato di mente. Esibizionisti, individualisti, masochisti, fatalisti”. Huffington Post, 6 ago 2013.

  6. Il terzo livello. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/05/il-terzo-livello/

  7. Paranoia e ebefrenia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/24/paranoia-e-ebefrenia/

  8. I magistrati e l’effetto Bokassa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

  9. Celebrazioni dell’estate 2013. In: Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

  10. Dinucci M. L’arte della guerra. Gli ologrammi della politica. Il Manifesto, 13 marzo 2013.

  11. Cosa Nostra: la legione sicula della CIA. Blog di A. Carancini, 11 gen 2011.

  12. La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

  13. Il tolemaicismo politico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/04/il-tolemaicismo-nella-storia-contemporanea-italiana/

  14. Giancarlo Caselli e i No-Tav. Il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

  15. Antimafia e cultura dell’emergenza. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/28/antimafia-e-cultura-dellemergenza/

  16. Oliverio Ferraris A. Psicologia della paura. Bollati Boringhieri, 1998.

  17. Le tasse come obbligo binario. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/le-tasse-come-obbligo-binario/

  18. I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

  19. Giannuli A. Ma sono proprio le toghe rosse i nemici di Berlusconi? 1a puntata. 12 ago 2013. La metamorfosi della magistratura e il tormentone delle toghe rosse. 2a puntata 15 ago 2013. Sito web di A. Giannuli.

  20. Cavallaro L. Il modello mafioso e la società globale. Manifestolibri, 2004.

  21. Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

  22. Il magistrato e gli stregoni. https://menici60d15.wordpress.com/2013/04/15/il-magistrato-e-gli-stregoni/

  23. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

  24. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

  25. De Felice D. Gherardo Colombo e “le regole” in sanità. Il Fatto quotidiano, 28 maggio 2013.

  26. Sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/sovradiagnosi/

  27. La frode delle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

  28. Commento al post di N. Dalla Chiesa “La ricercatrice in lotta contro la danza più infelice del mondo” Il Fatto quotidiano, 24 febbraio 2013. Censurato. In: Gli strani “compagni di letto” di Ingroia, cit.

  29. In preparazione.

  30. Gennari G. Le fondamenta della città. Come il Nord Italia ha aperto le porte alla ‘ndrangheta. Mondadori, 2013.

  31. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

  32. I mafiosi filantropi e la Lombarda non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

  33. Saunders F. S. Who paid the piper? The CIA and the Cultural Cold War. Granta, 1999.

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14 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.A. Mazzola “C’eravamo tanto Amato”. Censurato

Giuliano Amato e la meritocrazia mafiosa

@ m.l. audit. Grazie per la segnalazione del libro di Barrotta sulla meritocrazia. Segnalo il mio articolo “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”, reperibile su internet. Le capacità individuali vengono citate non solo in maniera distorta; le si cita solo quando fa comodo. In un ambiguo intervento sull’ineluttabilità della mafia (Mafia, Amato: ormai è diventata economia. ADN Kronos, 28 apr 2007) l’uomo per tutte le stagioni oggi messo a fare il giudice costituzionale, che allora reggeva gli Interni, ha affermato: “Noi possiamo decapitare la mafia, ma è un organismo che ha una capacità di riprodursi, che forse null’altro in Italia ha in egual misura”.

La mafia come l’Idra di Lerna, o come l’invertebrato che da lei prende il nome? Quando ghigliottinarono Lavoisier fu detto che era bastato un secondo per tagliare una testa come la sua, ma sarebbero occorsi cento anni per averne un’altra. Non è vero che è possibile rimpiazzare a ripetizione un capo in grado di condurre una cosca con un altro delinquente. Se si tolgono di mezzo gli ufficiali dell’esercito dei gangster, questo verrà sconfitto; se si vuole sconfiggerlo. Allo stesso modo, e lo stiamo vedendo, se si eliminano magistrati antimafia valenti e valorosi, non sarà facile sostituirli.

E questo può essere detto di tutte le altre attività di tipo dirigenziale o intellettuale. Quando conviene ai poteri che servono, i dr sottile sostituiscono l’ideologia del merito con visioni egualitaristiche della natura umana altrettanto mitologiche.

[Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito]

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21 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. V. Rizzo “Antimafia, io ghost writer della della spektre mafiosa” del 21 settembre 2013

Non conosco i siti nisseni dei quali parla il Procuratore Lari, che può darsi che abbia ragione. In questo campo si entra in un gioco di specchi dove diventa aleatorio orientarsi. Ma credo che ci siano validi motivi per criticare l’antimafia, cosa che faccio da diversi anni (v. i miei interventi sui blog, come il recente “La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato”, raccolti in “I professionisti della metamafia”, reperibili su internet).

Sono d’accordo col magistrato sul rischio di nuovi attentati. Questo timore deriva da considerazioni astratte, da un esperimento mentale. Immaginiamo che gli omicidi dei valorosi combattenti antimafia non siano avvenute. Che visione avremmo della lotta alla mafia? Una visione fallimentare. Una tela di Penelope a favore dei Proci. Le uccisioni di personalità sono fondamentali nel modello mafia-antimafia che tratteggio nei miei post. Può darsi che con la crisi economica la gente si avveda di come l’antimafia possa essere funzionale al sistema di sfruttamento. E che quindi occorra un boost, del sangue vero per continuare a fare andare la macchina scenica. Ne seguiranno celebrazioni barocche a non finire e tutto resterà come prima. Possono colpire qualcuno senza grandi meriti, o anche chi sia davvero in prima linea. In modo da educarne cento, e da rinnovare l’alibi all’antimafia che distoglie dallo sfruttamento e lo legittima, e alla vigliaccheria degli italiani che accettano tutto questo.

F. Pansera

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19 setttembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Buccinasco, la ‘ndrangheta torna a sparare. Vittima costretta a lasciare la Lombardia” del 18 settembre 2013

L’intimidazione tra delinquenti avviene ad aprile, ma la notizia viene riportata ad ottobre: quando si sarebbe dovuto comunicare che i colpevoli sono stati condannati. ”Le potenti cosche di Platì”, ammesso che di loro si tratti, continuano a imperversare. Mantenere in vita la mafia, e colorare a tinte forti anche episodi minori come questo, fa comodo, mentre il Paese viene depredato. Lo spauracchio della mafia e la lotta alla mafia servono anche come giustificazione, diversivo e copertura ai piduisti delle forze di polizia, agli “atlantically correct” della magistratura e dei media, e ai tanti lazzari, la gente comune al servizio del potere, che in Lombardia non sono meno frequenti che nelle regioni che oggi corrispondono al Regno delle due Sicilie.

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Spezzano della Sila, 28 ottobre 2013

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Dott. Gianni Speranza

Sindaco di Lamezia Terme

Via Sen. Arturo Perugini

88046 Lamezia Terme

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Dott. Domenico Prestinenzi

P. Repubblica

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Offerta di donazione di beni inutilizzabili a causa di furto e danneggiamento a scopo intimidatorio

Ieri domenica 27 ottobre 2013, intorno alle ore 7:30 circa, in località Felicetta (Sambiase), giunto col fratello della mia compagna nel piccolo oliveto che possiedo, abbiamo scoperto che qualcuno aveva portato via le 4 reti che avevamo lasciato il giorno precedente. Il furto delle reti, acquistate alcuni giorni prima per 123 euro, combinato con il giorno festivo del 1 novembre e con l’improcrastinabile ritorno a Brescia, dove risiedo, mi impedisce di la raccolta delle olive delle 22 piante rimanenti.

Il gesto va ad aggiungersi, casualmente, ad altre forme, sgradevoli e caricaturali ma prive di conseguenze pratiche, di scoraggiamento e dissuasione rispetto alla mia intenzione di curare personalmente il piccolo fondo (un terzo di ettaro); con qualche scenetta nei giorni precedenti che a me, figlio di lametini ma cresciuto fuori dal Sud, è sembrata tratta da un film sulla mafia rurale, e vagamente comica nel suo carattere surreale. Non credo che la mafia vera e propria c’entri qualcosa.

Appare ora evidente, fin troppo, la volontà di provocare e demoralizzare. Non so se il prossimo passo sarà il furto delle olive, che peraltro non potrà passare inosservato dato che la zona è frequentata, oppure se ci si limiterà a quanto fatto. Ma ciò che mi preoccupa non è tanto il danno materiale, né quello che appare come il movente ovvio e immediato.

In concomitanza con l’accaduto si è tenuta a Lamezia una “festa” contro le intimidazioni mafiose. Poche ore prima del furto avevo scritto sul post “Calabria, record di amministratori minacciati. Avviso pubblico va a Lamezia.” de Il Fatto quotidiano, il seguente commento:

Solidarietà agli amministratori locali calabresi oggetto di intimidazioni e minacce da parte di “enclavi affaristico-mafiose-criminali”. Speriamo che le “enclavi” criminose vengano finalmente distrutte. E anche che gli amministratori lombardi e calabresi smettano di usare i dipendenti pubblici per molestie e stalking paramafiosi contro singoli invisi a potentati economici globali. Alla “festa” [sic] antimafia sarà presente il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Minniti, con delega ai servizi segreti. Nella mia esperienza personale, l’antimafia dei sindaci lombardi e calabresi è vicina a Cossiga, già presidente onorario dell’ICSA, il centro di “Intelligence culture” fondato dall’on. Minniti, piuttosto che a Falcone e Borsellino. Appaiono esserci, dietro alle declamazioni di facciata, convergenze, affinità e collegamenti tra la mafia e questa antimafia; così che l’unica vera enclave è quella entro la quale vengono confinati gli onesti. Una enclave ideale, perché con attenzioni come questa dello stalking municipale si ha cura di disperderli e isolarli.

(Il commento, e la presente lettera, verranno aggiunti al post “La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato” sul mio sito https://menici60d15.wordpress.com/).

La coincidenza, che come innumerevoli altre dello stesso genere sembra una risposta di scherno e di intimidazione, mi ha fatto pensare di offrire al Comune di Lamezia a titolo gratuito le olive che mi è stato impedito di raccogliere. Invito quindi il Comune a fare raccogliere liberamente le olive rimaste nell’appezzamento di mia proprietà e a sfruttarle come crede. In base a quanto già ottenuto delle altre 25 piante, la raccolta persa corrisponde a circa 200 litri di olio. Estremi catastali: [omissis].

In generale, il rimettere agli enti locali o allo Stato i beni “confiscati” dalle mafie o da altri prevaricatori, o oggetto di gesti di boicottaggio e di sfregio da parte di poteri affini alle mafie, mi pare possa essere una extrema ratio per resistere in modo civile alle arti del sopruso.

Sia che il sopruso nasca dai ambienti rozzi e grossolani che cercano di arraffare quanto più possono, sia che muova, con cadenza prevedibile e implacabile, dai settori più raffinati delle istituzioni, quelli che sono all’interfaccia tra Stato e poteri forti sovranazionali. E’ mia convinzione che i due mondi non siano così distanti né così separati come si crede; e che le moltitudini di “lazzari”, le persone comuni che quando richieste fanno da piccola manovalanza ai disegni inconfessabili del potere, costituiscano una delle principali variabili nascoste e trascurate quando si parla di corruzione o di mafi

Distinti saluti

Dr Francesco Pansera

cccc

Dr F. Pansera

Via Tosetti 30

25124 Brescia

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Il 29 ottobre 2013, il giorno dopo aver spedito via internet la lettera al sindaco e alla procura di Lamezia, ho ricevuto questa email:

From: bartoloiamonte@libero.it <bartoloiamonte@libero.it>

Subject: RE: Salut

To: Me <menici60g15@gmail.com>

ciao, in 2 settimane ho perso 8 chili, provalo gratuitamente http :ly/1ay4SQz

Da Bartolo Iamonte, che fa parte dell’omonima ‘ndrina ed è stato condannato in via definitiva per reati di mafia. In effetti da meno di un mese sto cercando di dimagrire, e la raccolta manuale delle olive, forzosamente interrotta, stava, incidentalmente, contribuendo a ciò. Ma questo Iamonte non poteva saperlo; né si giustifica il tono confidenziale, come tra due persone che si conoscano e siano in contatto. Non sentivo Iamonte, che non ho mai incontrato, da 4 anni, quando, nel maggio 2009, avendo egli letto miei interventi sul blog “Uguale per tutti” del magistrato Felice Lima, mi aveva mandato alcune email (usando il Lei) sulla sua condizione di -a suo dire- ingiustamente condannato, che lo avrebbe accomunato a me (che di condanne giudiziarie formali non ne ho mai ricevute).

Questo e altri fatti anomali e inquietanti avvenuti subito dopo aver spedito la lettera mi confermano di essere oggetto dell’opera di mobbing e intimidazione di apparati che si potrebbero chiamare “Nuclei pro Sofisticazioni”; che favoriscono e proteggono le grandi frodi mediche strutturali con operazioni di discredito e guerra psicologica verso chi vi si oppone. “Nuclei” che sono collegati alla “antimafia di giorno”: l’antimafia che di giorno combatte i mafiosi e di notte lavora per i poteri forti che controllano anche la mafia. E che è in buoni rapporti con quello che dovrebbe essere il fronte nemico, così che all’occorrenza i mafiosi possono essere affiancati alle persone “perbene” per dare una mano a certe onorate attività dell’antimafia e delle altre istituzioni “pulite”.

Contemporaneamente all’email di Iamonte ho ricevuto la segnalazione di un articolo di Antimafia 2000, e ho inviato la seguente email:

Questa è una e-mail di contatto dal sito http://www.antimafiaduemila.com/ inviata da:

Francesco Pansera <menici60d15@gmail.com>

Spezzano Sila, 29 ott 2013

Egregia redazione di Antimafia 2000

oggetto: antimafia e staminali.

Vedo che vi interessare alle staminali: oggi 29 ott 2013 avete pubblicato l’articolo pro-Stamina “Legalità e terapia con cellule staminali” di Andolina. Sui rapporti tra antimafia e staminali vi segnalo i miei post: “Gli strani “compagni di letto” di Ingroia :

https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

e “La convergenza di mafia e antimafia.Pizzo mafioso e pizzo di Stato” :

https://menici60d15.wordpress.com/2013/09/08/la-convergenza-di-mafia-e-antimafia-pizzo-mafioso-e-pizzo-di-stato/

sul mio sito https://menici60d15.wordpress.com/

Altri miei post sull’argomento:

I professionisti della metamafia

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

La frode delle staminali

https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

Buon lavoro

Francesco Pansera

menici60d15@gmail.com

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14 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Borromeo “Papa Francesco, il pm Gratteri: “La sua pulizia preoccupa la mafia”

@ Palermitano. Dunque, a quanto lei dice, dopo quello che ha detto Gratteri chi critica le notizie apologetiche sul papa è complice morale dei mafiosi. Certo che anche Gratteri, trovandosi dalla sua parte, si ritrova con compagni coi quali non si desidererebbe di vedere un magistrato.

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18 novembre 2013

Blog de Il Fatto
Commento al post di A. Lapertosa “Rifiuti tossici, allarme pediatri: “Rischio cancro inaccettabile. Incidenza alta” “

Non è così semplice come mostrano i media; non è così cinematografico, coi buoni che combattono i cattivi. L’inquinamento è un grave pericolo per la salute, riconosciuto, ma vi sono altri pericoli, nascosti e contrari al senso comune, che sono potenziati dal battage sull’inquinamento. Le cose possono essere ancora più sudice di come vengono presentate; la camorra può essere usata come “forcone” per spingervi verso “angeli” in camice bianco che angeli non sono. State attenti su questi allarmi, per voi e per i vostri figli, perché oltre ai cancri da inquinamento ambientale e da cancerogeni nei prodotti di consumo ci sono anche i falsi cancri da sovradiagnosi. (V. “Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato”).

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1 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Accusata di truffa e peculato, la paladina dell’antimafia Rosy Canale torna in libertà”

L’ambiguità di tanta antimafia non dovrebbe essere ridotta a questa grottesca storia alla Alberto Sordi. Il refrain della lotta ai mafiosi da film fa dimenticare che esiste una mafia legale, che prospera indisturbata, e che nonostante quanto va dicendo non è affatto incompatibile con la mafia da 41 bis. “I gruppi clientelari-mafiosi illegali trovano il loro vivaio più opportuno ove è presente il sistema clientelare-mafioso legale” (Danilo Dolci). Ciò vale sia per la Calabria che la Lombardia, dove gruppi clientelari-mafiosi legali operano protetti da magistratura e forze di polizia; e dichiarandosi nemici dei loro affini illegali possono svolgere più agevolmente le loro attività clientelari-mafiose. Prima che la contrapposizione tra mafia e antimafia si dovrebbe considerare la distinzione tra mafia illegale e mafia legale. E quando chiunque si presenta come antimafia bisognerebbe sempre considerare se è dell’antimafia che davvero si oppone alla mafia o se è di quella funzionale alla mafia legale.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Massoneria al voto, con lo spettro della ‘ndrangheta”

Da “Mafia come ordinamento giuridico”. In: S. Lupo. Storia della mafia. Donzelli, 1996:

La relazione tra mafia e massoneria va al di là dell’occasionale presenza di qualche boss tra i liberi muratori.
Tra mafia e massoneria c’è un legame storico, oltre che funzionale.
Dal concetto massonico di ““umanità”” deriva quello camorristico di ““umiltà””, vale a dire subordinazione ai voleri dell’organizzazione; da qui, attraverso la conversione della ““l”” in ““r”” tipica del dialetto siciliano, verrebbe al parola “”omertà””.

V. anche: “Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato”. M. Guarino. Donzelli, 2004, dove si usa il termine ““massomafia””.

““Il piduismo ha permeato di sé buona parte della massoneria italiana, come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. “ A. Cordova. Da ““Occhio alla P3””. In: “F. Forgione, M Mondani. Oltre la cupola. Massoneria mafia politica. Rizzoli, 1994. Libro sui legami massoneria-ndrangheta.

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27 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Senato, Raffaele Cantone presidente dell’Autorità anticorruzione”

La corruzione è di due tipi. Quella tangentista, volgare (bribery) rivolta verso il basso, che munge i cittadini per fare cassa. E quella eversiva, di alto bordo, nella quale politici, magistrati, amministratori piegano i loro compiti e i loro interventi agli interessi dei poteri forti; creando una legalizzazione di forme di sfruttamento. La nomina di Cantone è una garanzia contro la corruzione del primo tipo, quella dei taglieggiamenti tramite la pubblica amministrazione, delle mazzette e dei favori; che è dannosa per noi, e che i poteri che beneficiano della corruzione del secondo tipo hanno interesse a ridimensionare, non per ragioni di equità e giustizia ma per sostituirsi ad essa nello sfruttamento dei cittadini.

La nomina non è invece rassicurante rispetto alla corruzione eversiva, quella che beneficia poteri che i magistrati appaiono voler compiacere. Poteri che stanno ottenendo una istituzionalizzazione dello sfruttamento (privatizzazione dei servizi, decime camuffate da imposte, deregolamentazione a favore delle frodi in medicina e nei consumi, etc.). Poteri dei quali non si parla ma che, come l’attuale crisi economica mostra, costituiscono per il cittadino un pericolo non inferiore a quello dei forchettoni e dei mafiosi, dei quali si parla in continuazione. Con Cantone si riduce la possibilità che un Cicciotto e Mezzanott venga a bussare alle nostre porte. Ma temo che aumenti quella che a bussare sia l’ufficiale giudiziario.

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@ Giovanni Pozzi. Mi sembra che tu rappresenti quelli che quando qualcuno mette in dubbio i facili schemetti della propaganda, con lo sceriffo che combatte i cattivi, reagiscono come se gli si spegnesse di colpo la tv proprio mentre il film era allo “arrivano i nostri”. Buona visione e buon Renzi.

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4 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Borsellino, il pm Gozzo: “Magistrati e antimafia facciano autocritica ”

Sull’assassinio di Borsellino con i quattro agenti della scorta ancora non è stata fatta chiarezza. Il PM Gozzo chiede “cosa non ha funzionato”, in questi 20 anni di depistaggi: polizia, magistratura, controlli disciplinari e penali, Csm, la dottrina, la libera stampa. Immaginiamo un orologio le cui lancette girino alla corretta velocità angolare, ma in senso antiorario. Non è che quell’orologio “non funziona”: funziona al contrario. Quando certe “mamme”, che possono contare su esecutori obbedienti sia nella mafia che tra quelli che dovrebbero combatterla, ordinano di eliminare qualcuno, l’orologio istituzionale gira al contrario. Funzionando come un orologio svizzero.

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9 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ‘Oppido, inchino al boss. “Identificati tutti i portatori della statua della Madonna” ‘

“La mafia è una montagna di m…” diceva Peppino Impastato. La definizione andrebbe aggiornata: “La mafia è una montagna di m… che viene messa in evidenza per nascondere le montagne di m… che stanno nelle istituzioni”. (E ora anche il clero sta usando la mafia per distrarre dai propri letamai). Ci stanno togliendo tutto, non diversamente dai mafiosi, tramite gli abusi di chi occupa lo Stato; ma in tanti si consolano con queste gag cinematografiche, con queste co-produzioni Stato-mafia che i mafiosi e gli antimafiosi sfornano meglio di Cinecittà ai tempi d’oro.

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Pochi minuti dopo avere postato il commento sopra, mi è arrivata una email senza senso di una persona che non conosco, ma che so essere stata condannata per ndrangheta; e che si era già fatta viva quando l’anno scorso postai su Il Fatto un commento sui rapporti ambigui tra amministrazioni locali calabresi, antimafia e servizi. Se le cose non stessero come le descrivo sopra, denuncerei l’invio della email ai Carabinieri o alla magistratura, come gesto intimidatorio. A Oppido Mamertina si sono avvicendate diverse mafie; da quelle rurali e primitive descritte da don Luca Asprea ne “Il previtocciolo” a quelle che sono in ottimi rapporti con strutture i cui dipendenti, che dicono di operare contro la mafia, ricevono stipendi dallo Stato.

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10 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ‘ Oppido, il maresciallo: “La ‘ndrangheta forma odiosa di sopraffazione” ‘

A me preoccupano i carabinieri che come questo maresciallo parlano (su Facebook) di “dietrologia”; loro sono maestri nell’arte di nascondere il Proibito (il Male che deve restare segreto) dietro al Negativo (il Male che viene esposto e additato). I CC tendono a essere tazza e cucchiara con tutte le forme del potere. Non siamo più ai tempi di Impastato, che vedeva i CC passeggiare a braccetto, letteralmente, coi mafiosi; oggi più di allora la sopraffazione non è solo mafia, come si vuole far credere. Forse ci si accorgerà dello scopo di queste sceneggiate alla maresciallo Rocca tra qualche anno, quando gli oppidesi, come gli abitanti di Cogne, di Figline Valdarno e del resto d’Italia, con tante tasse e poco lavoro invece che pagare il pizzo ai mafiosi dovranno pagare altro denaro a privati per avere sanità, istruzione e pensioni; e i CC che faranno la guardiania al business. Business, e forma odiosa di sopraffazione, che già oggi i Carabinieri stanno sottobanco collaborando a impiantare; con metodi degni dei CC che depistarono le indagini sull’omicidio di Impastato, imbrattandone la figura. Forse tra qualche anno ci si accorgerà di come i governanti demolivano i diritti costituzionali mentre venivamo distratti con favolette come questa: che la minaccia sono gli inarrestabili mafiosi delle processioni della Madonna di Oppido Mamertina; e che i CC sono lì apposta per proteggerci.

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@ Montalbano. Lei fa appello a un sentimento del quale si parla poco, e che qui viene sfruttato: la voglia inappagata di normalità, di buona convivenza, di poter avere il piacere di tributare a qualcuno il suo per aver fatto bene. La provo anch’io. Può accadere che ci siano comportamenti del genere, anche di singoli Carabinieri, nella vita normale. Ma qui stiamo parlando di una notizia pubblica, di un’operazione simpatia a favore dei CC sfruttando una cosa come la mafia. Mesi fa ho risposto a un articolista de Il Fatto, noto scrittore di mafia, che sempre a proposito di Oppido diceva che i calabresi sono geneticamente animali (perchè hanno dovuto adattarsi a un territorio dove ci sono montagne e fiumare…). Con questa storia che il Male sta tutto nei mitici paesini calabresi si sta facendo della mafia sulla mafia. Qui si è trascinato nel fango un intero paese per raccontare una storia che non solo è costruita, ma copre realtà e problemi ben più gravi.

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@ Annamaria Zerbi. Il carabiniere si è comportato come gli hanno ordinato i suoi superiori. E evidentemente sia lui che i suoi superiore hanno scoperto nel 2014 che a Oppido esistono manifestazioni culturali della mafia, anche durante la processione della Madonna; e nel 2014 sono intervenuti. A viale Romania, nella mia esperienza personale, per la Lombardia e per la Calabria sono più interessati a servire i poteri forti, e a sfruttare la paura della mafia a questo fine, che a estirpare la mafia. E non si comportano affatto bene.

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@ Montalbano. Lei fa appello a un sentimento del quale si parla poco, e che qui viene sfruttato: la voglia inappagata di normalità, di buona convivenza, di poter avere il piacere di tributare a qualcuno il suo per aver fatto bene. La provo anch’io. Può accadere che ci siano comportamenti del genere, anche di singoli Carabinieri, nella vita normale. Ma qui stiamo parlando di una notizia pubblica, di un’operazione simpatia a favore dei CC sfruttando una cosa come la mafia. Mesi fa ho risposto a un articolista de Il Fatto, noto scrittore di mafia, che sempre a proposito di Oppido diceva che i calabresi sono geneticamente animali (perchè hanno dovuto adattarsi a un territorio dove ci sono montagne e fiumare…). Con questa storia che il Male sta tutto nei mitici paesini calabresi si sta facendo della mafia sulla mafia. Qui si è trascinato nel fango un intero paese per raccontare una storia che non solo è costruita, ma copre realtà e problemi ben più gravi.

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@ kiniko. Quando si tratta di criminalità al servizio del potere, come è la mafia, più che ringraziare bisogna ricordare commossi e riverenti quelli che sono morti combattendola. Che sono andati avanti senza avere le spalle coperte. E che sono stati eliminati anche per dare l’esempio a quelli che invece fanno in modo di campare 100 anni, e pretendono pure l’inchino, come mi dice lei. Posso testimoniare della loro complicità. “Le salmerie sopravvivono” diceva uno che di guerra se ne intendeva.

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@ superC. Lo diceva anche G. Falcone: per essere presi sul serio bisogna farsi ammazzare? Ci ho pensato a lungo, e la risposta che mi sono dato è che la la sincerità di intenti dell’antimafia è verificabile dal comportamento verso altre forme di criminalità: i poteri forti, i potentati locali, gli abusi delle ammninistrazioni dello Stato. A me pare, soprattutto per esperienza personale, che Italia ci sia quella che chiamo l’antimafia de “i ragazzi di Cucarasi”; dal titolo di un racconto di G. Fusco. Cioè che con la scusa della lotta alla mafia altre forme di criminalità vengano lasciate libere di agire. E così non si vince nè la mafia nè il resto, che non sarebbe da meno.

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@ Annamaria Zerbi. Presumo che sia andata così, per 2 ragioni. Da un lato, il fatto, subito ripreso dai media, che sarebbe potuto accadere da quando è in vigore questo asserito “inchino”, segue di pochi giorni l’intervento del papa sulla mafia, ed è stato seguito dall’intervento del vescovo, che ha sospeso le processioni. Come ho scritto, anche il clero ora si rifà una verginità e si dà un alibi sfruttando la mitologia per la quale la casa dove abita il Male sono i paesini calabresi, così come la casa degli dei greci era il Monte Olimpo; in modo da distogliere l’attenzione dai suoi lati bui, o inferi.

Inoltre, da molti anni ho modo di toccare con mano come i CC si danno la briga, evidentemente perché così ordinati, di commettere atti che non vanno nella direzione della lotta al crimine, ma in quella della protezione di interessi forti, interessi così potenti che possono avvalersi ora della mafia ora dello Stato. In Calabria vedo come a volte non sia possibile distinguere, per chi è inviso a tali interessi, tra atti intimidatori di CC e di forze dello Stato collegate, dei massoni e dei mafiosi. Per esempio, vorrei sapere da dove è partita l’inquietante email, a firma di un condannato per ndrangheta, che mi è arrivata nei minuti intercorsi tra quando ho postato il primo commento su questo episodio e la sua pubblicazione. Commento dove ho scritto che la mafia è una montagna di m…, come diceva Impastato, che viene messa in evidenza per coprire le montagne di m… delle istituzioni.

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@ Annamaria Zerbi. Davanti a un orologio a cucù che funziona, si presume che al suo interno operi il meccanismo di un orologio. Se su qualsiasi notizia riportata dai media per interpretarla si dovesse avere sempre la certezza di livello giudiziario su ogni dettaglio, né io né lei né nessun cittadino comune potremmo commentare alcuna notizia (né i media potrebbero riportarla).

Le sono vicino per il coraggioso grido sulla mafia “di m…”, ma non siamo a Cinisi negli anni ’70, a cento metri da Badalamenti. Oggi strillare così, al sicuro, in qualche happening antimafia, fa solo fare bella figura. Se però lei aggiunge che si parla sempre di Osso e Mastrosso, si parla così tanto di mafia che la fiction e la cronaca si mescolano (come in questo caso); però non la si debella, e nel frattempo governo, polizia e magistrati, tutti presi dalla mafia, lasciano commettere, o aiutano attivamente, il tale crimine y, a favore della multinazionale x, che provocherà ai cittadini il danno z, (v. il mio sito), allora può darsi che venga a trovarsi in cattive acque. Se dice che mentre stiamo a occhi sgranati al televisore a goderci l’ennesimo reality sulla mafia ci svaligiano la casa con l’aiuto dello Stato, può darsi che venga vista come una persona che non vuole ragionare. E se insiste i messaggi diverranno puntuali come un cucù svizzero. E le arriveranno anche da chi meno se lo aspetterebbe se fosse vero ciò che si dice sull’impegno delle “istituzioni” per la legalità.

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13 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Mafia: la solitudine di Tiberio, imprenditore che osò resistere al pizzo”

Siamo nella società dello spettacolo, dove occorre che la gente veda determinate entità, e non ne veda altre. Al potere occorre che il pubblico veda la presenza costante della mafia; un mascherone mostruoso che gli serve, oltre che come strumento, come diversivo e come spauracchio per ottenere consenso mentre opera forme di sfruttamento di portata non inferiore. Si usano, per convincere, narrazioni dickensiane come questa. Che distolgono dal fatto che in silenzio, in forme meno crude, tanti si trovano nelle stesse condizioni di questa persona, ad opera non della mafia ma dello Stato; che paghiamo un pizzo legale quando ci viene imposto di pagare sempre più tasse per le quali riceviamo sempre meno servizi, così che dobbiamo dare altri soldi ancora. L’imprenditore reggino deve impersonare un ruolo, a sue spese; poi magari interverrà a risolvere il caso lo Stato-fatina, lo stesso che ha creato la situazione da incubo, e che la sta sfruttando a fini propagandistici. Mille chilometri a Nord di Reggio Calabria, a Brescia, è in corso un’altra recita di Stato, col caso Stamina. Anche questa a favore di grandi interessi, di grandi forme di sfruttamento a danno dei cittadini, con i poteri dello Stato come macchinisti teatrali. E anche in quel caso, usando singoli come attori involontari, e facendone carne da cannone.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post  ‘Oppido, don Rustico: :”Non capisco la Dda. Arresti non servono. Così si criminalizza” ‘

Ma non vi pare costruita questa commedia? Col prete che fa di tutto per farsi dare del mafioso, che si erge a contraddire il papa, il vescovo, l’opinione pubblica, le autorità, su una cosa come la mafia? E’ più probabile che il prete stia facendo da spalla. Come in un programma Mediaset. Se i mafiosi causano interazioni “mafiogene” con la popolazione, che li si tolga dalla loro sfera di influenza antropologica: che non siano permessi arresti domiciliari nel loro paese di origine, ma solo altrove; che le famiglie mafiose siano tolte dai loro paesi e disperse, separandone i componenti in luoghi diversi. Ma lo scarmazzo inconcludente sulla mafia è metamafia, è mafia sulla mafia. Conviene al potere, e anche ai preti, accentrare l’attenzione sulla mafia: per far dimenticare, e per fare accettare, che la maggior parte degli italiani il pizzo lo paga non ai mafiosi come quelli dell'”inchino”, ma, attraverso lo Stato, ai poteri forti (incluso il clero); e che da questi, prima che dalla mafia, subisce soprusi, angherie, perdita di diritti, ingiustizie. Poteri che del resto all’occorrenza possono servirsi per i lavori sporchi di quei mafiosi che a parole condannano. Ora preferiscono usarli come alibi, diversivo e spauracchio, per tenere sottomessa la popolazione: un uso mafioso della lotta alla mafia. Pensare che i mali d’Italia provengano dai 5000 abitanti di Oppido Mamertina, o dai 500 di San Procopio, è da stupidi e da vigliacchi.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Cattolicesimo e mafie: la Madonna di Oppido Mamertina e degli italiani”

Piero Chiara racconta di un salumaio che sotto il fascismo quando un funerale passava davanti alla sua bottega usciva, si faceva il segno della croce, poi il saluto fascista e infine col braccio teso si inchinava ai familiari del defunto. I calabresi, vae victis, devono fare da capro espiatorio per un servilismo che molti di loro ben rappresentano, ma che è nazionale ed è in primo luogo di quelli che dovrebbero dare l’esempio. Ogni 28 maggio a Brescia assisto alla cerimonia per la strage impunita del 1974; e ai contorcimenti retorici coi quali mentre la si condanna si evita di dire chi furono i mandanti sovranazionali, ripetendo anzi la versione dei mandanti che si trattò di una strage “fascista”, essendo fascisti gli esecutori. Non un inchino, ma un bacio osceno ai poteri che gli “antifascisti” servono tutto l’anno. Del resto, del ruolo di tali poteri nel conferire alla mafia quell’invincibilità che dovrebbe fare ricordare il brano di Manzoni sull”inferno d’atti tenebrosi” i primi a non parlarne sono proprio gli “antimafia”. Il Paese intero è stato venduto ai poteri forti, e più che di inchino si deve parlare di alto tradimento. A tutti i livelli, leccare, vendersi, è normale. Vi è quindi una generale esigenza di ripulirsi, di rivalersi proiettando sdegno e disprezzo verso il servilismo degli altri. Da qui il coro contro i paesini calabresi, un bersaglio conveniente per le istituzioni e per i milioni di italiani a schiena curva.

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@ Roberto Magri. Come dice un’espressione che sentii da un ebreo, lei è di quelli che pensano che la loro m… non puzza. In Italia sia i “fascisti” sia i “comunisti” fanno a gara a leccare i poteri forti. I suoi “comunisti” non sono comunisti: sono “fighetti moramente più spregevoli dei berlusconiani” scrive oggi un noto commentatore di sinistra a proposito di Milano. E si stanno vendendo il Paese, Nord e Sud, quanto i berlusconiani e i mafiosi, oltre che insieme a loro. Mi risulta che i massoni lombardi (magari con la tessera da comunisti) siano in ottimi rapporti con quelli calabresi; e che insieme facciano danno, per rafforzare il loro parassitismo. Vedo che l’impunità giudiziaria che c’è in Lombardia per le prodezze dei massoni (o dei clericali) rivaleggia con quella che c’è in Calabria. Non vedo emuli di Alessandrini o di Galli. La vostra “diversità” rispetto alla mafia si rivela anche dal genere di calabresi che piace alla dirigenza lombarda, e dalla resistenza che hanno trovato i mafiosi nella loro penetrazione. I Calabresi hanno mille torti, ma non hanno bisogno di denigrare altri gruppi per definirsi; non vanno in giro a vantarsi di essere superiori per poi, “cercando il business”, servire come camerieri, e come tirapiedi, quelli che gli hanno messo le bombe in piazza. La mafia se la tengono stretta i tanti come lei che ne hanno bisogno per coprire i loro reati e le loro infamie mentre “cercano il business”. A proposito di figli, cercate voi di non venderveli “cercando il business”, con l’inquinamento che vi sommerge, con le diagnosi di cancro taroccate, o con operazioni da gente votata al male come la pagliacciata Stamina a Brescia sulla pelle dei malati.

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23 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato il boss Iamonte. “Aveva un rilevatore di microspie”

“I magistrati di Reggio Calabria l’hanno definita “la tecnica del continuo orecchio teso della cosca Iamonte che gode “della complicità o contiguità con ambienti istituzionali”. La famiglia mafiosa di Melito Porto Salvo sarebbe stata in grado di accedere ad informazioni a carattere riservato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.”

“Deus sive natura” diceva Spinoza. Ci sono situazioni “panmafiose” nelle quali al malcapitato verrebbe da dire “ndrangheta sive servizi”; o “mafia sive Viminale”. Sia in Calabria, dove possono sbucare fuori rinomati soggetti del paese più a Sud della penisola, sia ai piedi delle Alpi, dove i locali parlano lumbard e credono di essere persone perbene, che non fanno nulla di grave facendo certi piacerini a uomini “delle istituzioni”.

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14 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Sla: Luciano, ‘camminatore di domande’ contro la malattia”

Ci si sente bene, ci si sente nobili e generosi donando per una giusta causa. Donando al PCI, si è visto come è andata a finire. Allora si diceva “per la causa”. La causa, le ingiustizie sociali, era giusta; ma i dirigenti, ultimo dei quali Renzi, hanno pensato ad altro. Anche con la ricerca sulla SLA è quanto meno superficiale pensare che se “la causa” è giusta lo sono anche i mezzi e i fini. E’ preoccupante che, per una malattia refrattaria alle terapie, si stia puntando sulla ricerca della diagnosi precoce; che suona come una cosa buona, e a volte lo è, ma è anche uno dei cavalli di battaglia delle frodi mediche, permettendo di diagnosticare una malattia con metodi indiretti, senza il quadro che la definisce, e poi sostenere di averla guarita quando in realtà la malattia non c’era. Se i nuovi farmaci verranno sperimentati, come già ci si prefigge, su queste forme “precoci”, si sarà allestito il meccanismo che potrà ripetere quello che è già accaduto, e descritto in letteratura, con la diagnosi precoce del cancro; che ha portato a milioni di false diagnosi mentre il cancro autentico continua a uccidere. Media e opinionisti stanno favorendo un aggiramento della razionalità: le secchiate e i casi commoventi permettono di saltare dall’emotivo dei buoni sentimenti all’esoterico degli studi “scientifici”, evitando la fase intermedia delle valutazioni tecniche ed etiche sulle strade da imboccare; che sono lasciate agli interessi del business anziché a quelli dei pazienti.

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27 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Abati “Poste Italiane “segnalata” nell’inchiesta sulla “banca della ‘ndrangheta” in Brianza”

Ho l’impressione che notizie sulla mafia come questa mentre svelano nuovi scenari li coprono e li proteggono, dandone una versione attenuata e sfocata. Mi fanno pensare ad una versione aggiornata del Mito della caverna di Platone. Ombre, colorate, ma pallide rispetto a una realtà molto più netta. Personalmente ho sperimentato comportamenti che mi portano a ritenere che vi siano legami tra, da un lato, dirigenti di questo ente, e dall’altro quegli apparati verso i quali tanti delinquenti di alto bordo, e anche la mafia, hanno motivi di gratitudine; apparati composti dai servizi e da quella fetta delle istituzioni – non diciamo quanto larga – che è marcia.

Considerare che tali apparati siano all’opera per sorreggere – tra il resto – le mafie, invece di fermarsi ai manovali, alla nota di colore del postino “punciuto”, può rendere comprensibile l’apparente invincibilità delle mafie. Permette di superare la tesi “marinista” dell’antimafia ufficiale. Quella che in pratica spiega tale ”invincibilità” parafrasando il passo del Manzoni “Gli amplissimi Senatori quali stelle fisse …”; e che trasforma così in una misteriosa entità connaturata alla vita quello che è un fatto umano (G. Falcone). Un fatto composto da tanti ingranaggi che considerati singolarmente sono semplici e miserabili. Composto anche da gente normale, come uno sportellista o un direttore delle Poste. Gente normale; povera gente, che – a tutti i livelli – si vende per un tozzo di pane.

Francesco Pansera

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28 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “La ‘nuova mafia’ al Nord: meno padrini doc e più area grigia”

La lotta alla “nuova mafia” al Nord servirà, non diversamente dalla lotta alla vecchia mafia, come diversivo per lasciare indisturbata la libera commissione di reati legati all’economia legale. Es. , a Brescia, i reati di supporto allo sfruttamento della medicina, come i reati di supporto all’operazione Stamina, o di supporto alla manipolazione in senso affaristico delle relazioni tra inquinamento e cancro. Senza lo spauracchio affascinante della mafia, vecchia o nuova, reale o inventata, o gonfiata, o virulentata, o contraffatta chiamando “mafia” la delinquenza comune, in un’area come Brescia sarebbe più difficile giustificare omissioni, connivenze e complicità istituzionali, quando non la gestione diretta, per frodi, illeciti e crimini che non sono riconosciuti ma causano alle persone danni non meno gravi di quelli mafiosi. E che producono anch’essi ingenti profitti; ma in soldi puliti “ab initio”, senza necessità di riciclaggio. Denaro che, riversandosi in casse pulite poi probabilmente permetterà, restituendo il favore, di riciclare anche i guadagni mafiosi. Un gioco della parti, dove malviventi meridionali e ora anche locali vengono messi su un palcoscenico sotto i riflettori a interpretare sé stessi affinché altri loro pari, che non dicono né “mixxxia” né “pxxa” ma hanno un eloquio forbito, o quasi, e stanno in platea in prima fila, possano apparire come persone perbene; benefattori e difensori della legalità, al di sopra di ogni sospetto.

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5 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Politica, sanità, imprese: in Lombardia la ‘ndrangheta si piglia tutto”

Non è vero che nella Sanità lombarda la ndrangheta si pigli tutto. Si prende la sua fetta; che le viene accordata anche perché con la sua immagine tenebrosa permette di tenere nell’ombra le fette altrui. Es. quelle per il caso Stamina, col quale, in un gioco di omissioni e di interventi parziali da parte delle istituzioni, si sta creando sul nulla un mercato falso ma miliardario, che consentirà un altro sciacallaggio legalizzato sulle malattie. Non è detto che lo yacht dei mafiosi sia quello più lungo e lussuoso, in quel porto delle nebbie che è la sanità lombarda. E bisognerebbe guardare anche ai panfili di forze insospettabili, come quelle che stanno reggendo il gioco Stamina, e che appaiono più brave a fermare, con metodi mafiosi, chi svela i grandi affari, criminali ma legalizzati, nella sanità lombarda, che ad acchiappare quegli ndranghetisti che indicano come il solo grande focolaio di corruzione.

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25 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Medicina ‘umana’ a tempo determinato: la storia di Ketti”

Secondo l’articolo, e lo IEO, il “clinical decision making” è questione di psicologia e buoni sentimenti. Non di scelte razionali, a volte controintuitive, e contrarie agli interessi del business. Così la cura degli aspetti psicologi diviene il lubrificante delle frodi. Secondo l’articolo, medico e paziente puntano entrambi verso la stessa direzione, quella del benessere del paziente. Non vi è nessun conflitto di interessi. Che non è molto diverso dal dire “la mafia non esiste”: il problema dei trattamenti non necessari o dannosi prescritti , secondo i voleri di grandi interessi economici, a scapito del paziente e a beneficio del medico, è riconosciuto, ed è gigantesco. Lo stesso giorno, Maroni, presidente di Reg. Lombardia, loda lo IEO come “modello innovativo” che pratica i principi di “una sana gestione privata”. E’ questa convergenza dell’adamantino antimafia Dalla Chiesa con Maroni, ambiguo sulla mafia, che dovrebbe essere esaminata, anziché ripetere il ritornello ossessivo su Maroni che si sbagliava o mentiva nel dire che in Lombardia la mafia non c’è. La mafia c’è, e – anche grazie alla provocatoria uscita di Maroni – accentrando l’attenzione sulla mafia si tengono nascoste altre aree di grande criminalità. E le si aiuta; al prof. Dalla Chiesa, sociologo, consiglio, quando vuole parlare di medicina, di posare il violino e leggere prima libri sull’argomento scritti da suoi colleghi accademici, es. “What if medicine disappeared” di Markle e McCrea.

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6 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Celestini “Leonard Peltier, 39 anni in carcere. Bastano?”

Ammesso che sia questo il vero soggetto dell’articolo, nulla da dire sul caso di Leonard Peltier, che non viene esposto nell’articolo e sul quale non saprei esprimere un giudizio. Come critica dell’ergastolo, mi sembra rilevante quella di Foucault, che ha scritto che Cesare Beccaria ha proposto di sostituire la morte con la schiavitù perpetua. La speculazione di Veronesi, e la relativa marchetta pubblicitaria sulle staminali, per la quale i mafiosi ergastolani diverrebbero persone oneste nel lungo periodo perché il cervello verrebbe negli anni sostituito e modificato dalle cellule staminali, è sgangherata sul piano scientifico, o anche solo sul piano del buon senso. Ha piuttosto una sua coerenza sul piano pratico, perché sia gli affari della mafia sia il business del cancro, e quello delle staminali, e in generale della medicina commerciale, sono collegati a doppio filo a potenti oligarchie, che investono con successo in entrambi i rami. Sono quindi tra loro meno lontani e incompatibili di quanto i diversi contesti e modi di operare non facciano credere; avendo in comune anche protezioni da parte delle stesse istituzioni dello Stato.

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17 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Zaccariello “Reggio Emilia, commissione Antimafia: “Qui ‘ndrangheta pronta a usare armi” “

La scorsa estate, a un convegno in Sila, l’ho sentita spiegare che “i mafiosi sono vispi” (furbi, nella parlata toscana). Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ora fa osservare che i gangster hanno i mitra. Senza questa differenza gli ndranghetisti in oggetto non si distinguono sostanzialmente dagli altri gruppi affaristici che gravitano attorno alle istituzioni. Se l’antimafia può affermare che ci sono mafiosi con arsenali e pronti a sparare, a questi mafiosi si potrebbe anche togliere le armi, avendo centinaia di migliaia di persone stipendiate per fare il poliziotto: questa affermazione ricorda quella per la quale a Palermo le forze di polizia sapevano che era arrivato il tritolo per Borsellino; mentre non si sapeva, evidentemente, come fare a evitare la strage. Ma occorre dipingere la ndrangheta come un esercito straniero; come l’armata di Serse capace di oscurare il sole con le sue frecce, se ci si vuole presentare come i 300 di Leonida. Per continuare, forti di questa patente eroica, ad appoggiare affari di livello non diverso di quelli intessuti dalla ndrangheta in Emilia. E anche operazioni “altro dito, stessa mano”: non molto lontane da quelle della mafia che spara a bersagli politici su mandato, posso dire, ricordando quando la Bindi è stata ministro della sanità.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

@ Andrea. Veramente scrivi di peggio: “il liberismo o il nulla”. Tu ricalchi le posizioni dell’industria farmaceutica anche in questo: nello “ontologizzare” le sue condotte illecite.“There in no alternative” è una frase della Thatcher; “Business ontology” è stata chiamata (Fisher). Già Max Weber diceva: “L’odierno ordinamento capitalistico è un enorme cosmo, in cui il singolo viene immesso nascendo, e che è a lui dato, per lo meno in quanto singolo, come un ambiente praticamente non mutabile, nel quale è costretto a vivere”. Chi presenta sistemi di sfruttamento enormi, truffaldini e sanguinosi propri di questo periodo storico come la volta celeste sopra di noi, allo stesso tempo ci promette l’emancipazione dalla condizione mortale tramite la medicina. Io al contrario penso che si possa e si debba contrastare i mali causati dall’uomo per avidità e desiderio di potere, come questa forma di crimine organizzato, prima di tentare di imporre sulla Natura l’artificialità senza limiti che ci piacerebbe. Anche per questo ammiro la figura di Falcone, che davanti a un altro totem presentato come una deità invincibile, la mafia, diceva che è un fatto umano e che avrà una fine.

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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24 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, condannato per la Diaz ora è il numero due dell’Antimafia: “Come si fa a dire che l’Italia è cambiata?””

Non c’è contraddizione tra il dirigente di polizia responsabile di vili pestaggi a freddo di pacifici manifestanti e il prode paladino antimafia. E’ piuttosto errata la premessa che tutto ciò che porta l’etichetta “antimafia” sia libero e buono. L’antimafia di chi è stato eliminato fisicamente sparandogli alle spalle o col tritolo non è la stessa di quella degli allineati e coperti, dei carrieristi e degli imboscati. Gli eroi uccisi dell’antimafia sono più degli epurati che non, come si vuole far credere, campioni rappresentativi dell’antimafia. Semplificando, l’Italia non è un paese indipendente, e i pupari che con una mano controllano i mafiosi con l’altra controllano l’antimafia. Operazioni sporche, come atti di violenza eclatanti che condizionano il corso politico, o l’eliminazione di soggetti scomodi, possono essere assegnate alla mafia o alle istituzioni che si fregiano del titolo di antimafia; a seconda delle circostanze.
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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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Ved anche:

Medicina e rischio democratico

 

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v. anche:

Milizie bresciane

I quattro assi della moralità

7 June 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Cucchi, gli operai di Terni e la corporazione giudiziaria” del 7 giu 2013

Cucchi è stato particolarmente sfortunato: la collaborazione illecita tra polizia, medici e magistrati dà luogo a un composto altamente venefico. (Quando poi anche i preti fanno parte della combine, la tossicità da agenzie morali colluse è ulteriormente potenziata). Senza tale collaborazione, non solo i responsabili sarebbero stati adeguatamente condannati; ma Cucchi sarebbe uscito vivo dalla disavventura. Al di là di questo caso, andrebbe riconosciuta sul piano politico la pericolosità della corruzione che si annida in quelle forze, e in quelle caste, che si presentano come agenzie morali, e alle quali la gente quindi si aggrappa; e l’effetto sinergico delle collusioni tra agenzie morali; che si vogliono, nel caso della magistratura, indipendenti. Gli studiosi di storia contemporanea dovrebbero riconoscere che, con l’implosione delle forze politiche tradizionali, è emersa dalla collaborazione tra agenzie morali una entità a più teste, polizia, medicina, magistrati – e, non ultimi, preti – strumento dei poteri che comandano davvero sull’Italia, che sta pesando nel determinare il futuro del Paese. Es. il caso Ilva:

https://menici60d15.wordpress.com/2013/05/21/ilva-dal-cancro-nascosto-al-cancro-inventato/

O la truffa delle staminali:

https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

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Collaborazione. Io l’insulto. Tu lo tieni, lui gli mena, noi aiutiamo e voi guardate se essi arrivano.” (Marcello Marchesi)

La sentenza proclama l’impunità di un omicidio a responsabilità distribuita; e se ne fa così partecipe. La conoscenza della legge, e una buona coordinazione tra caste e camarille, che certo non manca, permettono di ottenere, come in questo caso, una violenza senza soggetto. E’ una forma di violenza ossequiosa delle regole che disprezza: come un serpente, si avvolge e si conforma ai codici per minimizzare le responsabilità mentre massimizza il danno alla vittima. Sua caratteristica perversa è che più sono i soci e i complici, maggiori sono sia il danno alla vittima sia l’impunità. E’ uno dei vanti nascosti di tanti tutori dell’ordine e della legalità; e anche di quei medici (e infermieri) capaci di scordarsi in massa ardui concetti scientifici come quello per cui se un ricoverato non viene alimentato le sue condizioni peggioreranno e alla fine morirà.

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@ Leonilde. La medicina sta prendendo il posto dell’industria come forma di sfruttamento; spesso a scapito della salute. Credo che sulla posizione della magistratura davanti a reati contro la salute sarebbe salutare non credere alle favole, ma recuperare il concetto marxiano di “sovrastruttura”; sembra che i primi ad averlo dimenticato siano quelli di provenienza comunista.

Le ingiustizie e i reati contro la salute vengono perseguiti se e quando conviene al capitale; altrimenti sono coperti e protetti; in alcuni casi, impedendo a chi si oppone non solo di lavorare, ma di campare. Se possibile, date le attenzioni che i tutori della legalità mi riservano, preparerò un scritto per illustrare il complesso di motivi utilitaristici che ritengo abbiano portato a sdoganare, dopo tanto tempo, la tossicità dell’amianto, consentendo l’azione giudiziaria, comunque meritoria (ma non assolutoria); e come contemporaneamente nuovi danni alla salute siano attivamente promossi e aiutati mediante un’attività criminale delle istituzioni, magistratura compresa.

Sono d’accordo sui rischi di strumentalizzazione delle richieste di controllo dell’operato dei magistrati (il controllo dovrebbe essere in primo luogo preventivo, penso: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/). E sulla necessità di tutelare l’indipendenza della magistratura; sia dalle forze esterne, sia dalle pratiche venderecce interne.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Vallorani “Stefano Cucchi, risposta a Giovanardi: a volte è necessario il silenzio” del 12 giugno 2013

Questo duetto tra retori accentua l’immagine falsa che della polizia e dei magistrati danno la tv e gli altri media: o eroi o ribaldi. Solo le due esili code della gaussiana. In realtà, la mediocrità regna sovrana. Uno si immagina chissà che di poliziotti e magistrati – e medici – mentre il più delle volte non sono all’altezza né dei loro compiti, né dei crimini che commettono tradendo le loro funzioni.

Non deve trasparire che la banalità, la viltà, la grettezza, generano volumi di Male superiori a quelli della malvagità. Così Giovanardi esalta una vergogna, e Vallerani gli parla come Calamandrei a Kesserling; stolida tracotanza da un lato, ispirata nobiltà dall’altro. Prese di posizione, toni forti, che devono distogliere dalla mediocrità di una storia ignobile: le soddisfazioni abiette, il colpire chi barcolla e poi piagnucolare innocenza, gli interessi di bottega elevati a legge, il vendersi per poco o per tanto, l’abusare della propria arte e posizione per nuocere, le omertà e le protezioni mentre si dice di combattere la mafia.

Allontanata dalla vista la mediocrità esangue e sconcia, la docente universitaria e il senatore la riammettono ripulita: concordi nel dire che i poliziotti sono “eroi” e devono essere pagati di più. Un appoggio ruffianesco a una rivendicazione salariale a favore di una polizia che con morti gratuite e impunite come questa sta esercitando obliquamente intimidazioni e minacce verso i comuni cittadini, che finanziano gli stipendi dei poliziotti.

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31 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cucchi, legale: ‘Fallimento giustizia’. Sap: ‘Chi disprezza salute paga conseguenze’”

Il poliziotto sindacalista commenta l’assoluzione compilata dai giudici dicendo che Cucchi avrebbe solo pagato le conseguenze di una sua condotta “dissoluta”. Cucchi avrebbe inoltre disprezzato lo stare in salute, e ha quindi avuto ciò si doveva aspettare. Si infierisce sulla memoria di uno sventurato alle cui sfortune personali si sono aggiunte quelle di essere incappato in poliziotti, medici e magistrati che seguono scrupolosamente la celebre regola salutista per campare 100 anni. Secondo voi una polizia così eroica, davanti ai delinquenti veri, quelli grossi, che non si fanno affamare ma affamano, ci difenderà o si metterà d’accordo con loro?

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Il sindacato di polizia SAP sull’assoluzione per l’uccisione di Cucchi: “Chi disprezza la salute ne paga le conseguenze”. “Un cretino, io certe persone non le rispetto neanche da morte”: Corrado “Ammazza sentenze” Carnevale su Giovanni Falcone. E’ il metodo del lavare il fango col fango, tipico di polizia e magistrati quando affiorano alcuni dei loro abusi del più inqualificabile livello: ” Per detergersi dalla melma si lavano con altra melma” (Origene).

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2 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. D’Onghia “Morte Cucchi, “i pestaggi di Stato” e le condanne dei pochi che hanno pagato”

Questi episodi, dove i poliziotti picchiano a piacere e i magistrati confermano che possono farlo, sono visti come aspetti di privilegio e impunità. Credo debbano essere visti anche come intimidazioni funzionali allo sfruttamento. Noi pensiamo che magistrati e poliziotti si frappongano tra chi vive onestamente e il crimine. Ma appare che ad essere in mezzo siamo noi, polli da spennare, tra la mafia da un lato e polizia e magistrati dall’altro. Con casi come questi, che i media riportano ampiamente, veniamo “convinti” a temere lo Stato; e quindi a stare buoni e farci tosare come pecore e imbrogliare come scemi dalla squallida classe “dirigente” che permettiamo occupi lo Stato; e che così arricchisce sé stessa e i poteri maggiori ai quali ci vende.

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6 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D Lucca “Caso Cucchi, tutto sbagliato fin dall’inizio”

@ Andrea Bellelli. Non bisognerebbe neppure saltare alla conclusione che, siccome le botte mentre era in custodia presumibilmente non sono state causa diretta del decesso, allora non vi è alcuna responsabilità morale e giudiziaria nella morte di Cucchi. Si può applicare il modello causale INUS, usato anche in epidemiologia, che mira a descrivere la causalità da fattori multipli nella vita reale: le botte e le conseguenti lesioni, che hanno provocato reazioni psicologiche e comportamentali in Cucchi, alle quali sono seguite controreazioni materiali della polizia e dei sanitari, fino al lasciare morire di fame e di sete “una rogna” mentre era in un letto di un ospedale pubblico, sono state una componente insufficiente ma necessaria di una condizione non necessaria ma sufficiente. Sono state necessarie a comporre una causa sufficiente. La condizione non necessaria ma sufficiente è stata in pratica l’avere disposto costantemente di una persona in custodia in condizioni di fragilità psichica e fisica come se si fosse trattato di un randagio da condurre allo stabulario.

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@ Andrea Bellelli. Credo che vi sia stato un concorso di cause, a cascata, all’interno di una cornice di comportamenti illeciti. E che con queste cause si faccia un gioco delle tre carte; per di più spingendo il pubblico a puntare tutto sulla carta sbagliata (ma con un forte effetto intimidatorio) enfatizzando eccessivamente le percosse. Entrato vivo, uscito morto, maltrattato, picchiato secondo diversi testimoni, non curato in ospedale, non credo che si tratti di un caso “atipico”, ma di un caso censurato -nella ricostruzione- per proteggere i responsabili.

Tutt’altro che censurato mediaticamente. Cade a fagiolo la cadenza in questi ultimi anni di diverse notizie di cronaca analoghe. L’orrore associato all’impunità crea una “forza di intimidazione del vincolo associativo” mentre chi occupa lo Stato si occupa di cedere “il controllo di attività economiche” e di “realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Per conoscere la verità di livello giudiziario dei meccanismi della morte occorre andare nei dettagli. E non è detto che basti leggere i referti autoptici. Ho assistito all’autopsia di un altro caso mediatico, anni fa, e ho visto con quanta tranquilla semplicità un perito scelto dalla Procura l’ha manipolata, favorendo i responsabili, che erano anche i suoi colleghi di ospedale; ospedale del quale era la massima autorità medico legale. E quali misure “extragiudiziali” – e anche “extralegali” – sono state prese per mettere tutto a tacere.

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@ Andrea Bellelli. Non mi pare un “gigantesco cover up”: si soffia anche sul fuoco. Piuttosto, una gigantesca ambiguità, che ricorda l’osservazione di Manzoni: “L’iniquo che è forte […] Può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo”. Le connivenze – come per tanti altri casi – non occorre siano “gigantesche”; sono come quei fenomeni di autoassemblaggio dove, in condizioni adatte, strutture complesse si formano da componenti minuscoli ognuno dei quali vede solo ciò che lo riguarda direttamente, e agisce di conseguenza; e non vede la struttura che emerge dall’insieme dei comportamenti. E’ stato detto qualcosa di simile anche a proposito di gravi omicidi politici.

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2 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.A. Mazzola “Giustizia: forte con i deboli e debole con i forti”

La scritta “La legge è uguale per tutti” è uno sberleffo, ma nelle aule di giustizia è esposto anche un segnale di avvertimento, che smentisce la sarcastica vanteria. Il crocifisso, simbolo di potere e di ipocrisia, simbolo del Sinedrio e di Pilato; icona della sorte che tocca ai poveri cristi se credono davvero che la legge e chi la amministra li proteggeranno dai soprusi del potenti.

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18 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stefano Cucchi, nuova assoluzione in appello per cinque medici. La sorella Ilaria: “Sei sempre stato morto” “

Da giovane non ci credevo, ma le mafie meridionali hanno avuto e hanno anche medici tra gli affiliati e i fiancheggiatori; i casi sono numerosi, tanto che si potrebbe scrivere un libro sull’argomento. Se qualcuno qualificato avesse tale intenzione, posso dargli copia di una settantina di ritagli, da giornali e da libri, che negli anni ho casualmente raccolto sull’argomento.

Un libro sui comportamenti di tipo mafioso, sensu strictu, dell’industria della medicina è già stato pubblicato, da un medico ricercatore della Cochrane collaboration *.

Ci sarebbe da scrivere un libro anche su un terzo tema, quello delle joint ventures e degli scambi di “favori”, non così diversi dalla complicità mafiosa per natura e per gravità delle conseguenze, tra coloro che dicono di tutelare la salute e coloro che dicono di combattere la mafia.

*Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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12 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Michele Ferrulli, giudici di Milano: “Colpi degli agenti necessari per ammanettarlo””

Ci sono delle semplici procedure per evitare che più persone nell’immobilizzare un uomo, in particolare un uomo agitato, lo uccidano. Dovrebbero essere atti automatici per chi occupi meritatamente la posizione di poliziotto. La procedura di malmenare in quattro il catturato, considerando una simulazione i suoi lamenti sotto i colpi, e smettendo di esercitare violenza una volta raggiunta l’unanimità nell’accettare come valide le evidenze prodotte dalla vittima del suo avvenuto o imminente decesso, ha una lunga tradizione, che si può fare risalire alla battaglia di Gavinana del 1530, dove Fabrizio Maramaldo, un mercenario al servizio di Carlo V, si regolò grosso modo alla stessa maniera su Francesco Ferrucci, prigioniero e ferito, che difendeva Firenze dagli imperiali. (Ferrucci è ricordato nell’inno di Mameli: “Ogn’uom di Ferruccio / ha il core ha la mano”). Il sostantivo e aggettivo “maramaldo” e il verbo “maramaldeggiare” sono entrati nel vocabolario, a indicare chi si mostri coraggioso e di animo nobile, combattendo fieramente per una giusta causa contro un avversario molto più forte; come appunto fanno assieme tanti uomini d’arme al soldo dello Stato e tanti uomini di penna che vestono la toga dello Stato.

Il magistrato e gli stregoni

15 April 2013

Appello al popolo

Riporto un mio commento alla proposta del prof. A. Giannuli di sostenere la candidatura del procuratore Raffaele Guariniello a Presidente della Repubblica [1].

ccc

L’onestà personale e l’indisponibilità a partecipare ai giochi sporchi del potere sono condizioni necessarie per la carica di Capo dello Stato. Averle soddisfatte, con Guariniello, avrebbe già del miracoloso; ma sarebbe sufficiente? Chi è nella stanza dei bottoni deve conoscere gli intricati circuiti che arrivano e partono dalla console: a quali effetti paradossali può dare luogo pigiando comodamente un bottone.

Per esempio, nel caso Stamina i magistrati hanno buttato olio sul fuoco di una guerra tra maghi, sostenendo fortemente entrambe le parti; ma guardandosi dal riconoscerla come una manfrina. In queste ore, Balduzzi ha aperto la strada alle terapie pseudoscientifiche, sostenute da Celentano e Gina Lollobrigida (e da Grillo); affidando la verifica delle cure Stamina agli stessi Spedali Civili di Brescia che le praticano, che è come affidare una perizia giudiziaria all’indagato (non è la prima volta che l’ospedale di questa città di galantuomini assediata dalla mafia ottiene una tale prova di fiducia). Anche l’altro versante, sostenuto dall’azione in sé meritoria di Guariniello, il versante della scienza “post-accademica” [2] cioè tecnicamente competente ma aggiogata a esigenze di profitto, sta come prevedevo [3,4] raccogliendo i frutti del rito tribale: allo stesso tempo è partita in Italia la prima sperimentazione clinica al mondo per la cura con staminali della paralisi sopranucleare progressiva, una malattia rara, che si manifesta clinicamente anche con parkinsonismo, presentata dai media come “una forma grave di Parkinson”.

Questa sperimentazione ufficiale parte sulla stessa onda delle aspettative create col caso Stamina, ma ha tutte le carte a posto. L’obiettivo che si pone è altrettanto ambizioso di quelli della ditta indagata da Guariniello per truffa e associazione a delinquere: al confronto della ricostituzione dei circuiti neuronali, l’ottenere la ricrescita dei capelli nei calvi, o una terza dentizione nell’età adulta, dovrebbero essere giochi da ragazzi. Appare che entrambe le attuali scuole italiane sulle terapie con staminali condividano alcune peculiarità. Non solo i dulcamara ma anche gli scienziati accreditati preferiscono partire dal più difficile, e dal meno facilmente verificabile, anziché andare per gradi cominciando con modelli più semplici e di facile valutazione. Così che anche per terapie ufficiali con staminali come questa vale il commento di Emile Zola a Lourdes davanti agli ex-voto: “Vedo stampelle ma non protesi”.

Finirà che la gente dovrà continuare a pagarsi, come prima e più di prima, sia la dentiera, sia, se malattie neurologiche la rendono non autosufficiente, buona parte dell’assistenza per disabili. I fondi pubblici saranno stati allocati nelle costosissime terapie ufficiali che soddisfano quello che i magistrati pro-Stamina hanno chiamato “il diritto alla speranza”; inclusa la speranza degli investitori di fare soldi sfruttando la credulità popolare con la complicità di chi occupa lo Stato. E c’è il rischio che i beneficati debbano per di più fronteggiare anche qualche tumore impiantato con le staminali.

I magistrati che si tuffano in queste grandi operazioni di marketing biomedico sostenute dallo Stato, che si addentrano nell’antro dello stregone e danno credibilità ad apprendisti o a maestri, mi paiono a loro volta, nel migliore dei casi [5], colpiti da un sortilegio: magistrati “brain in a vat”. Processano, secondo coscienza e secondo il diritto, gli input che vengono fatti giungere loro; input che però non descrivono la realtà, ma ne danno una rappresentazione di comodo.

Un presidente “brain in a vat” (si potrebbero fare anche altri nomi), manipolabile ma non venduto, che serve il potere solo se convinto, è all’atto pratico molto diverso, o molto meglio, dei presidenti burattino? Forse sì; ma anche un ipotetico presidente “brain in a vat”, ancorché onesto, non ci basterebbe per uscire dalla fossa nella quale ci siamo cacciati seguendo i film avvincenti che ci vengono fatti percepire come se fossero la realtà.

1. Giannuli A. Per il nuovo Presidente della Repubblica: torno a proporre Raffaele Guariniello. Blog di Aldo Giannuli, 10 aprile 3013.

2. Ziman J. Real Science. Cambridge University Press, 2000.

3. Gli strani “compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

4. L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale. https://menici60d15.wordpress.com/2013/03/20/4753/

5. La corruzione ghibellina di magistratura e polizia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/

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Blog di A. Giannuli

Commento al post “Per il nuovo Presidente della Repubblica: torno a proporre Raffaele Guariniello” del 10 aprile 3013

Nell’odierna medicina commerciale l’ambivalenza dei processi biologici si fonde con l’ambiguità della politica; nella “biopolitica” – dove come ha scritto Agamben sbiadiscono le distinzioni tra destra/sinistra, pubblico/privato etc.- mentre ciò che appare viene percepito in termini elementari e manichei, buono/cattivo, la realtà sottostante, quella di un sistema complesso, fa sì che spesso gli effetti di interventi “moralizzatori” siano del tutto diversi da quelli previsti. Pareto ha distinto tra verità, efficacia e utilità di un’ideologia. Il dr Guariniello, insieme ad altri magistrati, offre buon materiale per discutere la natura ideologica di teorie mediche presentate come dogmi al pubblico. Permette di illustrare con esempi (v. il mio sito) come interventi giudiziari apparentemente progressisti e controcorrente, e quindi persuasivi per l’opinione pubblica, “efficaci” secondo Pareto, siano in realtà espressione di ideologie false, o solo parzialmente vere, e lanciate in quanto utili ai poteri economici piuttosto che al popolo che sembrano difendere.

Una nozione che è applicabile anche alla chiusura dell’Ilva di Taranto, dove, in obbedienza a interessi economici e politici, si sta passando dal cancro nascosto al cancro inventato; come mi riprometto di scrivere; non appena riuscirò ad accumulare il fiato necessario date le attenzioni di altri fedeli servitori dello Stato, che un tempo si occupavano di attività che il prof. Giannuli studiava e oggi sono d’accordo con Guariniello su importanti temi di salute pubblica.

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17 aprile 2013

Blog de Il Fatto 

Commento al post “Staminali, Nature: “No a malati come cavie. Italia ascolti monito” ” del 16 aprile 2013

Al convegno vaticano criticato dalla rivista inglese ha aderito Sir JB Gurdon, Nobel 2012 per le sue ricerche sulle staminali. Contemporaneamente al convegno, in USA esce un libro dal titolo “The healing cell: how the greatest revolution in medical history is changing your life” che esalta le promesse scientifiche sulle staminali. E’ scritto da un prete, una dottoressa-businesswoman e un giornalista medico, con forti legami con l’establishment biomedico USA; prefazione di Benedetto 16°. In questo imbroglio, i preti e gli scientisti anglosassoni sono molto più vicini e solidali di quanto Nature, coi suoi toni indignati, non voglia far credere. E’ piuttosto una manfrina tra compari per fare passare il business delle staminali creando aspettative con tecniche di propaganda mediatica. I preti la buttano sull’etica astratta e sul sentimentale; gli scientisti sul metodo scientifico e i regolamenti, che garantirebbero la verità essendo a prova di frode (ma non lo sono, tutt’altro). Gli spettatori ruspanti scelgono la ciarlataneria strappalacrime della Stamina; quelli che si sentono intellettuali e laici, le boriose frodi dell’attuale ricerca biomedica commerciale. L’apparente scontro tra i discepoli di san Francesco e gli adoratori di Newton, i toni roboanti dei due “contendenti”, coprono l’avida ricerca del profitto e la carenza di progressi rilevanti, di prospettive terapeutiche reali, di scienza e di onestà che accomunano entrambi.

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Blog di A. Giannuli

Commento al post “Cucchi, gli operai di Terni e la corporazione giudiziaria” del 7 giu 2013

@ Leonilde. La medicina sta prendendo il posto dell’industria come forma di sfruttamento; spesso a scapito della salute. Credo che sulla posizione della magistratura davanti a reati contro la salute sarebbe salutare non credere alle favole, ma recuperare il concetto marxiano di “sovrastruttura”; sembra che i primi ad averlo dimenticato siano quelli di provenienza comunista.

Le ingiustizie e i reati contro la salute vengono perseguiti se e quando conviene al capitale; altrimenti sono coperti e protetti; in alcuni casi, impedendo a chi si oppone non solo di lavorare, ma di campare. Se possibile, date le attenzioni che i tutori della legalità mi riservano, preparerò un scritto per illustrare il complesso di motivi utilitaristici che ritengo abbiano portato a sdoganare, dopo tanto tempo, la tossicità dell’amianto, consentendo l’azione giudiziaria, comunque meritoria (ma non assolutoria); e come contemporaneamente nuovi danni alla salute siano attivamente promossi e aiutati mediante un’attività criminale delle istituzioni, magistratura compresa.

Sono d’accordo sui rischi di strumentalizzazione delle richieste di controllo dell’operato dei magistrati (il controllo dovrebbe essere in primo luogo preventivo, penso: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/). E sulla necessità di tutelare l’indipendenza della magistratura; sia dalle forze esterne, sia dalle pratiche venderecce interne.

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24 giugno 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “SLA, “i primi test con cellule staminali cerebrali sono positivi” del 24 giugno 2013

Spendido. Ormai la SLA e altre malattie neurologiche hanno i giorni contati: è scientifico. Va però ricordato il contributo di preti, magistratura, forze di polizia, politici, amministrazioni locali, giornalisti, e tanta altra parte della meglio società a questa grande impresa, “la più grande rivoluzione nella storia della medicina, che cambierà la vostra vita”, come dice il titolo di un recente libro USA sul tema; prefato da Ratzinger quando era ancora papa. Conoscendo questo Lavoro, oscuro ma prezioso, di sostegno agli Scienziati, non mi sorprende che l’Italia primeggi nel campo delle staminali: le doti di abnegazione e insieme di acume intellettuale, di severo rigore, dura fatica e felice creatività, onestà cristallina, coraggio, tenacia e indipendenza di giudizio, di culto del diritto e amore per l’umanità tutta di cui lo Stivale è pieno sono esattamente ciò che occorre per risolvere un problema come quello posto dalla geniale idea di curare le patologie del tessuto nervoso con cellule staminali. Che il mondo sappia, e si inchini riconoscente. Noi non abbiamo solo la mafia; abbiamo pure quest’altro genere di onorevoli associazioni.

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13 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Di Grazia “Stamina bocciata, chi è il ciarlatano e chi il genio?” del 12 ottobre 2013

Se si vuole vendere come miracoloso un prodotto che non funziona, un modo per farlo è mandare avanti un compare che faccia il ciarlatano: che ne presenti una versione ancora più scombinata, e che con grandi promesse crei un’aspettativa nel pubblico. Per poi farlo sbugiardare da un venditore credibile, un dottore, uno scienziato, che correggendo gli errori (in realtà inseriti apposta) sembrerà presentare una versione valida del prodotto; che altro non è che il prodotto originale.

La domanda dovrebbe essere chi sono i furbi e chi i fessi. I furbi sono quelli che hanno montato questo finto litigio tra compari, col quale si sono lanciate come possibili e imminenti terapie che sul piano tecnico sono estremamente improbabili. Da quelli che nelle istituzioni hanno dato spazio e visibilità a un Vannoni, a Napolitano che nomina senatore a vita a credito, per futuri altissimi meriti, la Cattaneo; passando per i magistrati e i giornalisti.

I fessi sono quelli che accettano il falso dilemma. Sia i “masscult” che credono che Vannoni sia un genio filantropo osteggiato dall’establishment; sia i “midcult” che ragionano che siccome Vannoni è un ciarlatano allora le staminali della vera Scienza potranno soddisfare promesse fantascientifiche come quella di ricreare il tessuto nervoso.

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@ Ander Elessedil. Tanti come te affermano: a) che l’introduzione di nuove terapie avviene solo su criteri scientifici; b) che è ”impossibile” frodare nella ricerca clinica in quanto la riproducibilità è usata per verificare l’efficacia e prevenire le frodi; c) che la ricerca sulle staminali è indifferente al clamore mediatico.

Si tratta di posizioni molto molto ingenue, che scambiano il catechismo con la realtà. Gli stessi addetti ai lavori ammettono che le cose spesso non vanno così; e ci sono tanti scandali a confermarlo. In questo caso la scienza è spudoratamente al servizio del marketing. Con Vannoni, e con le continue passerelle mediatiche degli scienziati, si è introdotto un bias nella ricerca, che vizierà ipotesi, finanziamenti e interpretazioni. Si dovrebbe ormai prevedere anche un “cieco” delle aspettative, proibendo questi clamori, volendo essere davvero scientifici.

Prevedere futuri successi medici (e dargli un seggio in senato) è antiscientifico (e opposto al principio costituzionale di tutela della salute).

La stessa puerile teoria delle staminali come “mattoni magici” calpesta la “textbook science”, ciò che già si sa sulla biologia dello sviluppo. Come è stato osservato, con le staminali basterebbe usare modelli animali, per applicare ciò che dici; invece sia Vannoni che gli “oppositori” vogliono subito passare all’uomo, e al più difficile (e meno facilmente verificabile): il tessuto nervoso; come a Lourdes, dove Zola osservò che vedeva “stampelle ma non protesi”.

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@ Ander Elessedil.

1) La medicina attuale bara sul metodo scientifico. Per esempio: Elshaug AG, et al. Over 150 potentially low-value health care practices: an Australian study. Med J Aust 2012; 197: 000-000. doi: 10.5694/mja12.11083.

2) “è assurdo” non è un argomento.

3) Nominare senatore a vita non chi ha ottenuto grandi risultati ma chi propugna terapie non dimostrate è dannoso per i cittadini; e probabilmente anticostituzionale, creando il merito anziché riconoscerlo e viziando la ricerca medica con pregiudizi che potranno riflettersi negativamente su efficacia e sicurezza delle terapie. Parlare di antipatia personale è di bassa lega come del resto il tuo tono.

4) Antiscientifico è parlare a priori di futuri successi. Un’ipotesi comunque deve essere coerente coi dati noti; se non lo è in partenza è capzioso sostenere che occorre attendere il responso de “la Scienza” per criticarla.

5) L’articolo de Il Fatto che citi è un esempio deontologicamente censurabile di cattivo giornalismo medico, che lascia intravedere risultati senza reali basi.

Grazie per il consiglio di leggere; non posso ricambiarlo perché da come ragioni mi pare tu appartenga alla categoria di quelli che non traggono beneficio dagli studi. Beneficio in termini intellettuali. Poi su come rimediare la pagnotta ognuno si regola come crede e come può.

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@ Ander Elessedil. Lo stesso Garattini considera che su 8500 farmaci solo un centinaio sia davvero utile. Sul metodo scientifico in medicina vedo che tu a Vannoni avete idee molto molto vicine: è scientifico, e sacro, quello che pare a voi.

Sul tuo giudicare come assurdo che il caso Stamina sia un marketing stunt che deve surrogare l’inconsistenza scientifica delle staminali, mi pare che tu come tanti associ un’eccessiva fantasia sulle potenzialità delle staminali a un atteggiamento bigotto su come va avanti la scienza medica.

La nomina di un senatore a vita, “per incoraggiamento” (G. Napolitano), che incide su un campo scientifico e medico (e su un grosso business) in fieri riguarda certo la Costituzione.

Non bisogna essere né ottimisti né pessimisti nel comunicare i risultati al pubblico. Bisogna dire la verità e non creare false speranze imbastendo favolette a proprio vantaggio.

La sperimentazione non è un rito che ha la sua efficacia nell’essere celebrato. Mostrami tu che le staminali risolvono una perdita di tessuto cerebrale nell’animale e poi ne riparliamo. E non leggere troppo.

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@ Ander Elessedil. Sei tu che confondi medicina e scienza. Gli errori sistematici nella pratica medica non sono “scienza”, come sventatamente affermi. Sono colpe, frodi o omicidi. Le persone non sono cavie.

Sì, tutti complici, allineati e coperti, di un modesto sistema per sbarcare il lunario, come in altri campi di una medicina resa ipertrofica a gracile dalla ricerca esasperata del profitto.

Ovviamente la mossa quirinalizia a te sta bene.

La favoletta è comunicare al pubblico di poter ricostruire tessuti stabili come cuore e cervello a fini terapeutici, tacendo dei vincoli biologici che ostacolano il progetto e in assenza di risultati sperimentali sufficienti.

Lo affermo ancora: non si dovrebbe passare all’uomo senza prima avere prove solide su animali. Ma si è sviluppata un’arte, detta “ricerca traslazionale”, per saltare da dati di laboratorio insufficienti alla clinica. Arte che include cose come la libera uscita a Vannoni, la nomina a senatrice di Cattaneo, il tuo atteggiamento borioso e sguaiato e sapessi quanto altro ancora.

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@ Ander Elessedil. Non basta che una terapia sia sostenuta da basi scientifiche. Le basi devono essere valide. Lo screening per il cancro della prostata ha “basi scientifiche” secondo la tua definizione. Per il direttore scientifico dell’American Cancer Association, Brawley, “ha una probabilità 50 volte maggiore di rovinarti la vita che di salvartela”. Sì, sto parlando anche di omicidio. E non è certo la prima volta che il male nasce dalla mediocrità che esemplifichi.

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@ Ander Elessedil. In medicina quello che è valido oggi può essere superato domani; ma, sul piano etico, non può essere riconosciuto come nocivo domani; come invece sta avvenendo in tanti casi. E a ciò, e ai conseguenti omicidi, portano visioni paranoidi come la tua di una medicina come pura pratica scientifica.

Vuol dire che se si dice alla popolazione sana di eseguire un programma di screening, bisogna essere certi dei benefici. Non si può dire 30 anni dopo “Ci siamo sbagliati, la Scienza ci ha parlato ancora e ora sappiamo che fa più male che bene”.

La paranoia è una diagnosi psichiatrica. Bisognerebbe evitare di affibbiare diagnosi psichiatriche a quelli con cui si discute. Nel tuo caso non dirò che sei sociopatico ed ebefrenico. Ma che non brilli per onestà e vigore intellettuale.

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@ Ander Elessedil. Non è stato affatto un processo “scientifico dalla prima all’ultima fase.”. Le manipolazioni (inclusi gli attacchi ad personam verso chi le denunciava) non si contano (Gotzsche. Mammography screening. Radcliffe 2012). E’ stato un enorme business che si è impadronito della scienza e le ha fatto produrre le pezze d’appoggio. La Scienza poi serve anche come alibi: chi non se ne fida è paranoico, secondo certi suoi chierici. Per te la scienza sono gli articoli scientifici coi grafici e le tabelle. Un’idea chiara, ma falsa.

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@ Ander Elessedil. Essendoci già state delle frodi e manipolazioni, – strutturali, non semplicemente di singoli – che hanno causato danni rilevanti, non è spropositato chiedersi se la cosa si ripete con le attuali promesse sulle staminali. Non è blasfemo. Non corrono “anni-luce” tra le frodi dell’altro giorno e l’oggi. Un anno luce sono oltre 9400 miliardi di Km; è vero, il tuo non è un eufemismo; è un’altra cosa. Mostri bene come proclamandosi sacerdoti della scienza se ne possa fare l’uso più disinvolto e sgangherato. Mostri come la scienza venga usata come foglia di fico per un sostanziale laissez-faire nel business sanitario.

E confermi quanto dico sul caso Stamina: tu e gli altri propagandisti delle staminali siete facilitati nello spararle così grosse dal paragone con Vannoni sul piano etico e scientifico; paragone che è stato imposto con un caso costruito a forza. Rispetto a lui potete fare una certa figura. Ma rispetto agli standard veri, dovete ringraziare la generale corruzione dei poteri dello Stato.

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@ Ander Elessedil. La burocrazia nella ricerca medica serve più da barriera al mercato che come controllo etico. Se lavori scientifici mostrano che la medicina non rispetta gli standard scientifici ai quali dice di attenersi, la cosa resta, anche se tu decidi che la prova è inammissibile.

Stamina è magia; praticata nel secondo miglior ospedale d’Italia, secondo la classifica Agenas. Per maggiori dettagli v. “Gli strani ‘compagni di letto’ di Ingroia” e “La frode delle staminali”, nel sito che porta il mio nome. Anche la versione ufficiale comunicata al pubblico sulle staminali è magia, rispetto alle conoscenze di biologia dello sviluppo. La prima è magia alla Wanna Marchi; la seconda ricorda i racconti di fantascienza di Asimov, che era anche docente universitario di biochimica.

Riguardo alle mie “paranoie”, prendo atto che sei tra quelli che emettono di queste diagnosi. Sul tuo status di anticomplottista volontario e non pagato, guarda, lo dico senza ironia, lo dico letteralmente, che esiste un mercato per questo servizio alle imprese.

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@ Ander Elessedil. Quello che ti posso dare, in cambio della promessa di non ammorbarmi ulteriormente, è il consiglio di imparare a distinguere tra normativo e descrittivo. Per te i comitati etici chiamandosi così sono etici, la burocrazia deve proteggere il cittadino e quindi lo protegge, etc. Per le tue aspirazioni a ricevere uno stipendio da quelli che beneficiano della tua opera indefessa, buona fortuna.

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@ Ander Elessedil. Anche come buttafuori sei parecchio gracilino. Chissà, un domani, con le staminali…

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@ alienMIT. Chi teorizza che sia un’idea inconcepibile, da burlare come stortura mentale, la possibilità che il potere inganni i cittadini, non sembra avere reazioni cutanee marcate; è del genere che non arrossisce.

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@ Darsch. Gli anticomplottologi sono dei ruffiani senza vergogna. Così è più chiaro?

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@ Darsch. Nuove professioni e antichi mestieri: l’anticomplottista.

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@ Darsch. Bene, lei “adora” individuare “menti piccole”, e farle “scaldare”. E paragona questo piacere a quello che trae dall’osservare le lampade al plasma.

E’ utile cominciare a delineare i tratti caratteriali di quella particolare varietà di prosseneta che è l’anticomplottista; cioè chi, per calcolo o per inclinazione naturale, tende ad ottenere meriti presso il potere attaccando sul piano personale quelli che ritengono di avere compreso alcuni inganni del potere e comunicano al pubblico le loro tesi.

Gli attacchi consistono principalmente nello spiegare le teorie “complottiste” come manifestazioni di gravi disturbi mentali, principalmente la paranoia (patologia che può giustificare un TSO); o come espressioni di una carenza intellettiva e morale tale da giustificare il disprezzo. Sono accompagnati da atteggiamenti altezzosi e provocazioni. Gli attacchi hanno un potenziale intimidatorio e una carica pedagogica; anche sul pubblico, che viene educato a scegliere le idee non in base al merito, ma alla popolarità; e a coltivare non il dubbio, ma il gregarismo.

Continui pure, e se vuole mi parli ancora di lei. Quando ha cominciato? Come si è associato alla compagnia delle staminali?

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@ Darsch. Raccolgo i miei post sul mio sito, menici60d15. C’è una pagina “la frode delle staminali”. Io non sostengo nessun “magico guaritore”: ma che in questa vicenda il più pulito – che resta da individuare – ha la rogna.

Complimenti per la bella vita. Finora ha commentato che dico supercazzole, che ho una mente piccola e facile da destabilizzare, e mi ha falsamente attribuito un sostegno a “magici guaritori” (chi, Vannoni o Cattaneo?). Me lo vuole mostrare un pensiero suo sul tema, cioé la vicenda Stamina? Se non è troppo fuori tema.

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@ Darsch. Un anticomplottista puro. Solo fango, senza infingimenti. Signor Darth lei rappresenta una importante risorsa per la ricerca scientifica sul ruffianesimo. Sul marketing ha ragione. In letteratura si registrano altri casi di discussioni pseudo-bioetiche montate ad arte, a suon di milioni di dollari, da ditte di pubbliche relazioni pagate da case farmaceutiche per fare apparire efficaci terapie che non lo erano (Eichacker et al. Surviving sepsis – practicing guidelines, marketing campaigns and Ely Lilly. NEJM, 2006. 335: 16.). Speriamo che la magistratura continui a dormire, altrimenti addio vita beata.

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Non mi attribuisca una fiducia nella magistratura che non ho affatto. “Contestiate”? Quando ci si trova contro certe mafie si è soli. Io ho citato la magistratura dopo che nei miei scritti ho prodotto evidenze che avrebbero già dovuto dare luogo a un suo intervento. E, comportamenti mafiosi delle istituzioni permettendo, ho intenzione di produrne ancora: questa storia delle staminali è un giacimento, non d’oro, non di platino, ma del materiale del quale sono fatti i sogni degli uomini, e i disegni degli strozzini, sulla medicina.

Lei invece la cita in risposta, un po’ come come quei signori che replicano “Vada dal magistrato” (N. Dalla Chiesa, Manuale del perfetto mafioso). Ieri 15 ott c’è stata una telefonata di solidarietà del papa a dei malati che vogliono le terapie Stamina.

Quali che siano gli esiti delle loro eventuali indagini, su un campo sul quale si stende l’ombra della bandiera di interessi economici abituati a spadroneggiare senza temere la nostra magistratura, spero una cosa. Vedo che lei si è già messo a puntare la parola “marketing”. Esistono delle ditte di pubbliche relazioni (multinazionali, non piccoli studi professionali come Vannoni), che nel lanciare prodotti medici “blockbuster” impostano campagne di marketing basate sulle
tecniche amorali e a volte immorali della persuasione pubblicitaria; l’immagine popolare della “Scienza” viene ampiamente sfruttata a questi fini. Spero che per lo meno i magistrati non concedano a voi anticomplottisti anche di far passare quest’altra realtà come i fantasmi di menti malate.

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Vediamo un po’. “Complesso” del “Super eroe”. Mi ci sono trovato; pensi che credevo che la medicina e la ricerca medica mi mettessero al riparo dalle porcherie del mondo. Non saranno piuttosto ad essere delle “mezze pialle” quelli come lei, capaci di diffamare e insultare per pagine e pagine coloro che sostengono tesi che ostacolano affari illeciti, senza parlare mai del merito delle tesi?

Al mondo ci sono anche diverse persone semplicemente oneste; certo che chi fa un lavoro come il suo tende psicologicamente a negare che ciò sia possibile e che sia una forma di normalità.

Non mi pare di esercitare alcun brigantaggio; se resisto ai tanti malfattori di passo, spesso stipendiati con denaro pubblico, è grazie al disgusto che mi danno. Su Vannoni, non cambi le carte in tavola: sta semmai dalla sua parte, non dalla mia. L’immagine popolare della scienza, ridotta a un fumetto per accalappiare clienti, l’hanno resa malconcia quelli dell’associazione della quale lei fa parte, non io.

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7 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di U. Bardi “Ricerca: troppe leggi (non fisiche) rovinano la scienza” del 7 novembre 2013

Il metodo Stamina è sì da “Italia dei pifferai”, come lei, docente di chimica, lo definisce; ma ciò anche perché è servito da catalizzatore alla frode ufficiale sulle staminali, quella della ricerca ufficiale, che anche grazie a Stamina può per confronto atteggiarsi a scienza seria mentre fa promesse strabilianti e ingiustificate (v. La frode delle staminali http://menici60d15.wordpress.c… su http://menici60d15.wordpress.c…. Il caso Stamina si può paragonare anche a quelle reazioni chimiche che la natura o l’uomo accoppiano ad altre che altrimenti non potrebbero avvenire. Sarebbe anche utile richiamare il carattere combinatorio e multifattoriale, e le proprietà emergenti, dei processi chimici, come antidoto alla favola preformista di una “potenza” intrinseca delle cellule staminali. Le leggi, o i vincoli, della biologia dello sviluppo che imporrebbero di non lanciare promesse messianiche sulle staminali non sono rispettati da nessuna delle 2 scuole “neoalchemiche”, Vannoni e scienza ufficiale, che dandosi battaglia stanno assieme lanciando il business delle staminali. Lo Stato fornisce un servizio completo, dalla promozione di Stamina a quella della ricerca “invece” seria con la senatrice a vita per meriti futuri, alla repressione del dissenso. In questo business tecnologico, di leggi giuridiche e di diritto degni di questo nome non ci sono che quantità omeopatiche.

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4 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stamina, il Tar accoglie ricorso Vannoni contro nomina comitato scientifico”

Le staminali di Vannoni e di alcuni magistrati sono il Pacco. Le staminali della sen. Cattaneo e di altri magistrati sono il Contropacco.

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4 dicembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post di D. Pretini “Senatori a vita, Forza Italia fa rinviare la convalida: “Chiarire i loro meriti” “

Paragonare le nomine per merito al livello medio del Pdl è come paragonare B. a Bokassa e concludere che è un filantropo. Cambiano i personaggi, ma la telenovela continua, sotto la stessa regia. Elena Cattaneo non ha ottenuto risultati scientifici che possano essere definiti “altissimi meriti”. Ha però “meriti” politici: rappresenta il futuro dell’Italia, quello di un Paese de-industrializzato, in mano a potentati economici esteri, dove è centrale per l’economia la medicina, con le sue frodi, come quelle basate sulle promesse di resurrezione dei tessuti a struttura complessa mediate le staminali. Promesse tanto seducenti quanto assurde, e nocive per la tutela della salute. Come senatrice a vita, sganciata dal controllo popolare, potrà operare in tale senso; tra gli applausi degli astuti italiani che pensano che la Cattaneo li farà vivere 100 anni, così come hanno pensato che B. li avrebbe arricchiti.

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18 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stamina, Davide Vannoni patteggia condanna a un anno e dieci mesi”

Parlare di “trionfo della scienza” perché finalmente si sono fermati soggetti “in divisa da ladro”, e gli è pure stato dato un paterno scappellotto, è come dare una cattedra di fisica per chiara fama a chi risponde “ma va la’ ” a quelli che credono che si possano piegare i cucchiai col pensiero. La corrotta ricerca biomedica ha bisogno di essere definita a contrario, non per i propri comportamenti e meriti, ma facendola apparire come baluardo all’oscurantismo; questo connubio teatrale, dopo tanto torpore, di “giustizia e scienza” appare piuttosto essere la manifestazione di una sotterranea intesa tra magistratura e grande business biomedico. Del resto lo Stato occupato dai corrotti si giova dall’essere definito non per la sua aderenza alla Costituzione, ma come l’opposto del terrorismo e della mafia; che quindi quando occorre aiuta sottobanco. Analogamente, prima di fare la faccia severa lo Stato ha permesso per molti anni a una volgare truffa di spacciare le sue assurdità ai malati e ai familiari. E – cosa perfino peggiore, ma che viene taciuta – di impiantare così nel pubblico aspettative false ma sentite sulla cura delle malattie; di rendere “regnant social expectations” (Callahan) le promesse irrazionali della scienza ufficiale sulle staminali; a vantaggio di quegli affari illeciti, troppo grandi e sofisticati per essere semplicemente definiti ciarlataneria, che i nostri magistrati, candidi come colombe, identificano con la “scienza”.

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14 aprile 2015
Blog de Il Fatto
Commento al post di Marco Bella “Sindone: quando la storia può essere rigorosa quanto la scienza”

Vorrei chiedere agli storici e ai sociologi se la presenza della Sindone a Torino abbia influenzato l’esoterismo laico, cioè massonico, per il quale è nota questa città, stimolando, nello stesso campo del magico, del misterico, una reazione di segno opposto; o parzialmente contrario, dati i legami tra i due gruppi di potere. Es. l’importante museo egizio.
Questa “guerra tra maghi” mi sembrerebbe un paragone un poco più calzante del contrasto tra dibelliani e oncologia ufficiale, che non quello tra dibelliani e “autenticisti” uniti contro la Verità Scientifica avanzato da Marco Bella. Il cancro è una risorsa economica prima di essere un oggetto di studio scientifico. L’imponente scienza del cancro è una scienza debole, viziata dal “profit motive” e intrisa di fideismo scientista, che fa da paravento e strumento a enormi interessi economici. Una “scienza” che quanto ad applicazioni, cioè cure, con rare eccezioni gira a vuoto, o gira al contrario, in senso iatrogeno, e fa così ottenere guadagni sempre crescenti a danno dei pazienti. I progressi terapeutici reali sono modesti, e di cancro si continua a soffrire e morire. Una scienza che, come nel caso Stamina, si fa bella paragonandosi alla ciarlataneria e alla superstizione non potendo splendere di luce propria. Una “scienza” che, irrazionalmente, fa dei torti altrui le proprie ragioni.

@ Gianni Monroe. Vede il suo non è solo un arbitrario relativismo etico. E’ un relativismo epistemico, nell’interpretazione dei fatti. Ed è un “relativismo” coerente con la frode. Per lei l’establishment scientifico (Tomatis), che come è costume dei benpensanti lei chiama “comunità scientifica” è una forza buona che smaschera le vergogne. Invece i dati indicano che la sua forza buona è in forte conflitto di interesse, essendo condizionata dall’industria, e le vergogne contribuisce a crearle e a nasconderle. Non si dovrebbe contare sul buon cuore della “comunità scientifica” per impedire le stragi per frodi biomediche, delle quali casi come il Vioxx sono la parte visibile dell’iceberg, imponente e tuttavia minoritaria rispetto a ciò che non si vede. Affidare la custodia del pollaio alle volpi in termine tecnico si chiama “cattura normativa” (una delle finalità di quella tragedia e farsa del caso Stamina). La si può rivestire come fa lei con panni filosofici, di uno scetticismo sulle fondamenta, a suo dire elusive, dei principi per i quali es. non si può uccidere una persona per impossessarsi dei suoi beni; ma restano sofismi che danno forma estetica a sovrastrutture culturali che coprono forme di sfruttamento parecchio brutte.

Lei dà come entità primitive l’indifferenza dei valori morali, che non sarebbero che mere convenzioni sociali, e allo stesso tempo la “bellezza” della “comunità scientifica”, che ci proteggerebbe dalle frodi. La frode c’entra perché con questa “business ontology” così svergolata uno dei principali attori della frodi biomediche strutturali, l’establishment scientifico, viene posto in una posizione privilegiata di controllore delle frodi stesse. Così es. basta fare in modo, con la compiacenza e la partecipazione delle istituzioni dello Stato, che a Stamina, una banale frode che normalmente sarebbe durata 30 minuti, il tempo dell’arrivo del maresciallo dei CC, vengano invece fatte assumere dimensioni giganti, per poter presentare per contrasto una comunità scientifica corrotta come il baluardo contro la ciarlataneria; con magistrati come Guariniello e Santosuosso che come lei commentano inneggiando alla “scienza” quando dovrebbero controllarne gli abusi, coonestando una cattura normativa che è anche “deep capture” (Hanson e Yosifon), cioè cattura culturale.

Invece per me non c’è bisogno della filosofia per assumere che la medicina non deve nuocere al paziente a favore di chi la vende. E occorre prendere tristemente atto (v. Gotzsche, cit.) che la ricerca scientifica ai nostri giorni non è la cura, ma è parte della patogenesi. La volontà di rappresentare posizioni, interessi, e rapporti di forza senza infingimenti è già un orientarsi verso la soluzione.

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17 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Epatite C: pm indaga sui fondi non ricevuti dalle Regioni per pagare farmaco”

Nella storia dell’epatite C è costante, fin dalla nascita, lo squilibrio tra l’esilità e le anomalie delle evidenze scientifiche da un lato e dall’altro la brillantissima performance economica, mediata da un massiccio uso del marketing e da straordinarie fortune politiche. Vi è già stato, in altri paesi, un ruolo determinante dei giuristi nella “costruzione della malattia tramite la legge”, è stato scritto a proposito della strana natura di questa entità nosologica. Il farmaco per il quale il PM Guariniello ora indaga per omissione di cure, “la cura da 1000 dollari a pillola” è così costoso da essere in grado, è stato osservato, di mandare in bancarotta l’intero sistema sanitario, e non solo quello italiano. Comunque stiano le cose sull’onestà dell’offerta di cure, e su eventuali complicità istituzionali, visto che questa azione giudiziaria incide così profondamente in campo politico, condizionando l’allocazione delle risorse pubbliche destinate al diritto alla tutela della salute, andrebbe chiesto al PM Guariniello, e agli altri magistrati che volessero emularlo, di presentare gli elementi sui quali basano l’assunto che il farmaco è appropriato ed efficace; e la convinzione che il farmaco sia così appropriato ed efficace che i termini del suo uso vadano imposti dalla magistratura.

@ Elisabetta Picchietti. Un conto è esigere dallo Stato la miglior tutela possibile della salute, un altro è accettare che questa richiesta venga orientata a favore degli interessi dell’industria e della finanza. IL PPI (patient and public involvement) è una strategia per la commercializzazione e la privatizzazione della medicina – dettata da istituzioni come l’OCSE, la Banca Mondiale, la UE – che contrariamente alle apparenze va contro gli interessi dei pazienti e del pubblico (Tritter J et al. Globalization, markets and healthcare policy. Routhledge, 2009.).

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20 giugno 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Dalla Prima alla Seconda Repubblica in Italia”

In medicina è detto “never events” quel genere di errori che non dovrebbero accadere mai: amputare la gamba sana invece che quella in cancrena, somministrare a Tizio le cure destinate a Caio, lasciare un tampone nell’addome, etc. In campo politico e amministrativo ci sono never events che sono indice non di negligenza ma di dolo. E che si spiegano con la subordinazione dei poteri dello Stato a poteri economici sovranazionali. Es. l’avere lasciati indisturbati i black bloc a Genova [1].

E’ stato un never event anche l’aver fatto passare nel SSN e sui media, per anni, la ciarlatanesca e spudorata “terapia” Stamina, ignorando le pur tenui barriere “scientifiche”; e superando le barriere politiche, molto più robuste, per le quali se a politici, clero, polizia, magistrati non sta bene in Italia non si può neppure attraversare liberamente la strada. Un “errore” incredibile, che trova la sua spiegazione in un’operazione di marketing di magistratura, polizia, politica (non senza l’ombra dei sevizi) a favore del business biomedico [2]. In questi termini sono spiegabili anche altri interventi di magistratura e polizia, come la distruzione di Pantani [3] o l’intervento forte e tardivo sui veleni dell’ILVA [4]. Attualmente ci sono gli estremi per sostenere che abbiamo i CC e Guariniello (che il prof. Giannuli vorrebbe al Quirinale) che esercitando l’azione penale spingono a favore di quella che può essere la maggiore singola truffa a danno del contribuente e del cittadino, le terapie a colpi di centinaia di milioni di euro per l’epatite C.

Osservando questi fenomeni, sono giunto alla conclusione che in campo medico magistrati e forze di polizia operano, ancor più dei politici, a favore di interessi illeciti del business medico [5]. Una tesi che trova riscontro in quella di Giannuli per la quale la globalizzazione neo liberista comporta una “alleanza diretta tra il potere finanziario e gli apparati tecnici dello stato (polizia, magistratura, servizi segreti) e confina il potere politico ad una funzione meramente servente” in un “nuovo blocco storico che indichiamo come “l’alleanza tra la spada e la moneta” “.

Restano nascoste sotto alle concezioni ingenue e rassicuranti su medicina, magistrati e polizia le conseguenze negative dei servigi resi dalla penna e dal manganello a poteri che, paragonabili a organizzazioni mafiose [6], determinano come curare le malattie. Mentre la gravità delle conseguenze dovrebbe portare a identificare in questi rapporti patologici tra potere giudiziario e moneta medica un pericoloso focolaio di corruzione.

1 Fracassi F. G8 Gate. Alpine studio, 2011.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. *
3 Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. *
4 Ilva. Dal cancro nascosto al cancro inventato. *
5 Nuove P2 e organi interni. *
6 Gotzsche P. Deadly Medicines and Organised Crime. Radcliffe, 2013.

*nel mio sito.

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25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

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24 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Guariniello, il pool su lavoro e salute continua senza di lui. Spataro apre bando per coordinatore”

Il 5 dicembre scorso a un convegno con Guariniello un magistrato ha paragonato gli inquinatori a chi intossica gli altri fumando in ascensore. Il fumo è un importante agente cancerogeno per chi fuma; occorre riflettere sul perché chi lo dimostrò, Doll, sia stato lautamente pagato sottobanco per 20 anni dall’industria chimica. Il fumo passivo invece appare essere un rischio gonfiato (Penston, Stats.con). Così si addossano su un solo cancerogeno anche colpe non sue, distogliendo dagli altri; mostrando solo il fumo si scarica la responsabilità sul pubblico (il cancro colpa dei “lifestyles”). Si contribuisce alla paura che spingerà verso il controverso screening per il cancro del polmone, che può divenire una forma legalizzata di ciò che Brega Massone ha fatto in maniera spudorata.

Occupandosi di salute un magistrato può ottenere insieme la gratitudine di potenti interessi illeciti e il plauso del pubblico. Se volesse farlo sine spe avrebbe vita dura. Dovrebbe essere consapevole del rischio di strumentalizzazione; di come reti patogene complesse possono paradossalmente essere mantenute e aggravate considerando ed esagerando solo alcuni dei nodi (o inventandone); che a lanciare l’allarme solo su Scilla, l’inquinamento, si spinge la gente nella Cariddi delle sovradiagnosi. Che vi sono sforzi per ottenere la “cattura normativa” da parte di grandi interessi, e anche la “deep capture”, la cattura culturale, così che chi controlla finisce per lavorare per il controllato.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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22 maggio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte e il caso Stamina: nel 2013 fu legale della bimba che i genitori volevano curare con i metodi di Vannoni”

Stamina è stata una operazione di marketing, e una farsa criminale, gestita dallo Stato a favore dei poteri forti. Si è inscenato uno scontro tra due modi diversi, ma non mutualmente esclusivi, e anzi complementari, di lucrare sulla medicina a danno della salute e dei beni dei cittadini. Va contro la salute la parte in commedia del protagonista , di chi come Conte spinge per la “libertà di cura”, tipico ideologismo liberista che sembra progressista ed è un bidone; corrispondendo di fatto alla “libertà di truffa” (questo carattere ‘bifronte’ è ricercato dalle forze che servono il potere fingendo di stare dalla parte della gente). Va contro la salute anche la parte dell’antagonista; di chi, come la papabile alla presidenza del consiglio Cattaneo*, ha usato una truffa livello Vanna Marchi come standard negativo per propagandare e dare credibilità alle promesse “scientifiche” ufficiali, sofisticate ma anch’esse ciarlatanesche, sull’asserita individuazione del giacimento aurifero della rigenerazione di parti di organi solidi tramite staminali. E’ contro la salute anche il ruolo dei macchinisti di Stato che dietro le quinte hanno alimentato e retto il gioco per anni; e si sono occupati inoltre di reprimere le voci che lo avrebbero messo a rischio, con sistemi da codice penale che troverebbero l’approvazione dei mafiosi che dicono di combattere.

Vedi: Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

*Gastaldi G. Il Fatto, 7 mag 2018.

@ luigiboschin. Li conosco i fatti. E Iacona, che una volta ha parlato di “apertura di prateria per noi giornalisti” in campo biomedico, non è una fonte molto attendibile. Semmai tu dovresti spegnare la tv e leggere materiale di prima mano; anche sulle gravi responsabilità dei giornalisti nelle frodi mediche; su come le notizie giornalistiche false o distorte costituiscano atto medico e provochino danni alla salute su scala collettiva; e sui “conflitti di interesse” tra verità e multinazionali generose e riconoscenti che corrispondono ai grassi e verdi pascoli di Iacona.

@ luigiboschin. La tua figliola non ha “i FATTI”, come scrivi, e neppure ha i fatti; anche se ha lavorato da giornalista insieme a un PM. Questa collaborazione conferma piuttosto quanto denuncio. Una giornalista non dovrebbe “lavorare insieme a un PM” come scrivi; ma di fatto è successo questo, nell’ambito di un’operazione di marketing di Stato che ha diffuso false concezioni a favore di business illeciti. E dove Iacona e coll. hanno fatto la loro parte. A danno del pubblico; mentre ne hanno beneficato in diversi, inclusi magistrati e giornalisti; che in effetti lavorano insieme, in questi casi. Una sociologa della scienza, Jasanoff, ha osservato come la propaganda medica tragga credibilità dagli interventi giudiziari. Quello che dici di non capire sul lavoro di tua figlia è il genere di concetti definito da Maynard Keynes: “è difficile fare capire una cosa a qualcuno il cui stipendio dipende dal non capirlo”. A non capire certe cose ci si guadagna; fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Mentre a non farsi i fatti propri si hanno seri guai. In USA c’è un dibattito sui conflitti di interesse dei giornalisti biomedici (c’è anche chi parla di “checkbook science”). Es. “Real harm to real people from shoddy PR news releases” Health News Review, 19 gen 2016. Da noi c’è chi sostiene l’incomprensibilità del concetto mentre vanta una collaborazione col celebre Guariniello.

@ luigiboschin. Tu vai all’insediamento del presidente degli USA. Ah no, quello era Gelli, con Carter. Tu vai a cena da Donald Trump. Holy canasta. I’m impressed. Interessanti i legami multipli di tua figlia giornalista, con Guariniello, Iacona, e l’entourage di Trump. I soldi del canone RAI obbligatorio sono spesi bene. Le compagnie farmaceutiche uccidono impunemente; “are getting away with murder”. Sono le parole del tuo amico Trump, Che però si è subito dimostrato ottimo amico di quelli che chiama assassini, mettendoli in posti di governo importanti e legiferando a loro favore. Credo che sia la stessa tecnica dei “populisti” (in realtà, demagoghi) nostrani; e quindi la partecipazione alla farsa criminale Stamina fa curriculum. Buona fortuna a voi che “la vita la viviamo in diretta” (ma attenti agli effetti omicidiari della medicina che servite).

Commento agli auguri di Pasqua 2013 del vescovo di Brescia su Youtube

31 March 2013

C’è anche chi dice di vedere Gesù, e lo annuncia, ma non riconosce l’Uomo. Uno dei modi per svilire la persona umana è anteporle un Dio e dirsene rappresentanti. I trascorsi rapporti tra la gerarchia ecclesiastica che ha espresso il nuovo papa e la giunta militare argentina sono un esempio di come per il Dio dei preti il gregge è bestiame. Il bastone pastorale è prossimo alla picana.

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

20 March 2013

20 marzo 2013

Appello al popolo

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AltanAnticancro

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Le distinzioni politiche tradizionali (come quelle fra destra e sinistra, liberalismo e totalitarismo, privato e pubblico) perdono la loro chiarezza e la loro intellegibilità ed entrano in una zona di indeterminazione una volta che il loro referente fondamentale sia diventato la nuda vita. G. Agamben. Homo sacer

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E’ passato pressoché inosservato il discorso dall’ambasciatore USA David Thorne su “Il ruolo e il futuro dell’industria farmaceutica Americana in Italia” [1] pronunciato il 5 febbraio 2013 all’Ambasciata americana di Via Veneto, in un convegno al quale hanno partecipato personalità come il papabile alla presidenza della Repubblica Gianni Letta, il nipote Enrico Letta del PD, il ministro della salute Balduzzi, il sottosegretario allo sviluppo economico De Vincenti, il direttore generale dell’AIFA Pani, il vice-presidente di Confindustria Regina e il chairman dello “Italian American Pharmaceutical Group”, Antonelli. L’ambasciatore dice in pratica due cose. a) “L’industria farmaceutica basata sulla ricerca, vale a dire il settore farmaceutico e delle biotecnologie incentrato sull’innovazione” è “motore di crescita economica”. b) Chi occupa le istituzioni deve sostenere gli interessi USA in Italia su questo settore; posto inoltre che “gli investitori americani” formano “una parte sostanziale” anche della “industria farmaceutica italiana”.

I farmaci cosiddetti “innovativi” sono un settore ben definito dell’industria farmaceutica; al loro interno la classe principale è quella dei farmaci oncologici. Ufficialmente, e agli occhi del pubblico, l’innovazione farmaceutica ha un carattere prometeico. In realtà oggi la sua natura è sisifea, derivando da un calcolo economico. Nelle parole di Piero Bevilacqua: “ […] l’interesse del capitale per la scarsità non solo rappresenta un aspetto nuovo del suo sforzo di dominio, ma costituisce una minaccia gigantesca che si para al nostro orizzonte. Che il capitale oggi insegua affannosamente la scarsità appare evidente dalla corsa continua con cui le imprese sono impegnate a realizzare sempre nuovi prodotti, a contrastare l’abbondanza delle merci, che perdono rapidamente valore, con variazioni di prodotti e incremento dei loro aspetti simbolici in grado di riaccendere incessantemente i desideri dei consumatori.” [2].

E’ il principio del pipelining, l’allestimento di un percorso produttivo che consente a un’azienda di sfornare in continuazione prodotti sempre nuovi. L’innovazione farmaceutica attualmente non punta ad accrescere e ad applicare le conoscenze scientifiche e tecnologiche per il bene dell’umanità, ma al profitto mediante la continua creazione di scarsità: Una scarsità relativa – spesso fittizia – rispetto ai farmaci esistenti. Nella grande maggioranza dei casi i farmaci innovativi non sono sviluppati per essere risolutivi, ma per superare il prodotto di qualche anno prima e essere superati qualche anno dopo. Devono mostrare qualche beneficio rispetto ai farmaci che intendono sostituire; beneficio che può anche essere minimo, irrilevante o totalmente inventato; e devono contenere vizi, es. effetti collaterali, che ne giustificheranno la sostituzione dopo un po’ di tempo. Un poco come i prodotti software, coi quali però non condividono il conseguimento di reali traguardi tecnologici: occorre che nel mortaio si pesti acqua, perché prodotti che curino efficacemente le malattie, ponendo la parola “fine”, o quasi, su una determinata necessità di cura, spegnerebbero la relativa pipeline, e sarebbero quindi calamitosi per il business.

In genere sono farmaci molto costosi (es. 10000 euro/mese); introdotti con procedure accelerate e semplificate e che si vuole rendere sempre più veloci e meno controllate; sono scarsamente o per nulla efficaci; possono avere pesanti effetti collaterali, che spesso emergono – o sono resi noti – solo dopo la loro frettolosa immissione nel mercato, e che costringono a ulteriori cure. Distolgono la ricerca e lo sviluppo da prodotti risolutivi, e sottraggono allo Stato e alle famiglie risorse economiche obbligandoli a ulteriori spese per interventi più appropriati e utili. Tutte carattestiche vantaggiose per il business.

La ricerca della scarsità è evidente, nota Bevilacqua, nella manovra per rendere scarsa anche l’acqua e privatizzarla; un’operazione di regresso verso la barbarie, perché non si può chiamare civile una società dove un potere pezzente lesina quella quantità d’acqua, piccola rispetto al totale disponibile, necessaria agli usi umani, cioè per bere, cucinare, lavarsi e pulire. Ma la scarsità viene prodotta artificialmente anche nei prodotti hi-tech. Un esempio è dato dall’informatica e dalla telefonia mobile, campi nei quali siamo abituati ai continui aggiornamenti e alla continua uscita di nuove versioni dettati da questa volontà di profitto. Le “novità” sono spesso solo apparenti, e contengono difetti e “bugs” che predispongono a nuovi futuri prodotti. Ci sono stati casi, come quello del sistema operativo Vista di Microsoft, dove su alcuni PC con software preinstallato si è dovuto offrire – a pagamento – il downgrade, cioè l’installazione del sistema precedente, Windows XP. Del resto ci sono forti legami del business biomedico con quello dell’elettronica digitale e del software; gli attuali chairman della Roche-Genentech e della Apple sono la stessa persona [3].

Inoltre, i farmaci innovativi, cioè la frequente uscita di prodotti sempre nuovi, rendono possibile il gioco borsistico. Le notizie di futuri effetti terapeutici di un nuovo farmaco sono in pratica un titolo derivato, un future, che può rendere all’istante più di quanto renderà -forse- il prodotto stesso che dovrebbe uscire anni dopo; anche se la notizia è falsa. Ma degli interessi della finanza l’ambasciatore, che ha cura di citare l’occupazione prodotta dall’industria farmaceutica, non dice nulla. Né c’è in Italia una Sinistra che dica che l’occupazione offerta da una medicina a intensità di capitale è ben inferiore all’occupazione (meno cool, ma più stabile) creata da una sanità a intensità di lavoro, che sarebbe quella necessaria, dato il crescente numero di persone non autosufficienti.

Oggi la medicina è strettamente legata alla finanza: la notizia di un trial dal quale risultino effetti positivi alza il corrispondete titolo in borsa, quella dell’interruzione di una sperimentazione clinica lo fa crollare. I farmaci innovativi avvicinano ancor più tra loro medicina e finanza. I farmaci innovativi hanno il carattere di futures anche per il paziente: vengono es. promossi presentandoli come novità che possono allungare l’aspettativa di vita del malato di qualche mese, secondo le evidenze, esili, e non al di sopra di ogni sospetto, della sperimentazione clinica finanziata dalla casa produttrice. I criteri per stabilire il loro prezzo seguono regole di tipo finanziario piuttosto che industriale. Interessanti analisi a carattere marxista hanno distinto tra valore d’uso e valore di scambio del farmaco innovativo [4]; ma nella realtà il prezzo viene fissato proprio sul valore d’uso, che è artificialmente alto data la promessa che il prodotto rappresenta, di importanza vitale per il paziente. E’ una nuova strategia di prezzo dell’industria farmaceutica, detta “valuebased”; in pratica, è come fare pagare un bicchiere d’acqua in base alla sete del cliente dopo avere monopolizzato l’acqua. Un criterio per il quale si può fare pagare un bicchiere di acqua fangosa 10000 euro ad una persona che stia morendo di sete.

Stupisce un poco che l’ambasciatore, sia pure usando misurate forme diplomatiche, abbia parlato così chiaramente. Lo ha potuto fare per vari motivi. Il primo è la reverenza vile degli italiani verso il potere. Quello degli interessi economici curati dall’ambasciata americana è un argomento che in molti paesi evoca immagini di golpe e di massacri di civili. Da noi dovrebbe per lo meno far ricordare Mattei e le 7 sorelle, e il caso Ippolito, con la perdita dell’indipendenza della politica energetica; o la perdita dell’indipendenza in campo biomedico con la persecuzione politica e giudiziaria del padre dell’Istituto Superiore di Sanità Domenico Marotta; o la perdita dell’indipendenza industriale nel settore hi-tech informatico con l’affossamento dell’Olivetti e la cessione della divisione elettronica alla General Electric [5].

Questi snodi fondamentali della storia della Repubblica sono ignorati, o meglio rimossi, dall’opinione pubblica. Sarebbe interessante sapere quanti su 100 italiani conoscono la leggenda nata sulla morte di Steve Job, fondatore della Apple, e quanti la storia dei prodotti pionieristici della Olivetti nel campo dei personal computer e dei capovolgimenti avvenuti attorno alla strana morte dello scienziato informatico Mario Tchou. Il diplomatico riconosce che per le aziende farmaceutiche USA “l’Italia è stata e continua ad essere uno dei migliori mercati al mondo, dove i loro prodotti hanno avuto grande successo sul mercato”; ma l’italiano medio considera estremista anche il semplice chiedersi se gli interessi delle multinazionali e degli speculatori USA nel campo della salute coincidono col suo interesse personale. Le persone dabbene e responsabili non toccano questi argomenti, e non parlano dell’influenza negativa di Palazzo Margherita sulla vita della nazione e sui destini individuali dei cittadini che la compongono. La recente rivelazione dell’appoggio dell’ambasciatore USA a Grillo probabilmente è servita a fargli prendere voti alle elezioni politiche del febbraio 2013, anziché suonare come un campanello d’allarme, date le concezioni di tanti italiani sul potere sovrano come realtà immodificabile; e sulla necessità di mettersi dalla sua parte.

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Il complesso magico-industriale

Inoltre, l’ambasciatore può procedere perché l’aviazione, l’aviazione culturale, ha già bombardato. E’ difficile per il cittadino medio concepire una medicina non centrata sul farmaco; e concepire il farmaco altrimenti che come una cosa buona, che dà la vita. La medicina si è affiancata alla guerra come motore di crescita economica; il modello del complesso militare-industriale, la cui influenza eccessiva fu denunciata da Eisenhover, come predetto da Chomsky si è allargato ad altri settori industriali; si è passati a quello medico-industriale, e con le biotecnologie allo “university-industrial complex” [6]. Attualmente siamo arrivati al “complesso magico-industriale” secondo un’espressione coniata da due sociologi considerando i rapporti tra medicina ufficiale e “alternativa” [7].

La strategia industriale, e finanziaria, dell’innovazione farmaceutica converge infatti con l’antico pensiero magico, che non ci ha mai abbandonato. Tutte e tre si basano sul desiderio di effetto immediato. Scrive Umberto Eco: “Noi crediamo di vivere [nella] Age of Reason. […] Però questa abitudine alla tecnologia non ha nulla a che fare con l’abitudine alla scienza. Ha piuttosto a che fare con l’eterno ricorso alla magia. Che cosa era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è, come vedremo, ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie? La presunzione che si potesse passare di colpo da una causa a un effetto per cortocircuito, senza compiere i passi intermedi .” [8].

L’idea stessa di una farmacologia infinita, implicita nel modello della permanente produzione di nuovi farmaci, sta alla fisiologia come l’alchimia sta alla chimica. Nel caso delle cure con le staminali del metodo Stamina [9], in corso mentre Thorne pronunciava il suo discorso, è applicabile quanto Eco scrisse a proposito del caso Di Bella; ancor più che alla stessa terapia Di Bella: “Il caso Di Bella è stato un trionfo della fiducia magica nel risultato immediato. E’ difficile comunicare al pubblico che la ricerca è fatta di ipotesi, esperimenti di controllo, prove di falsificazione. Il dibattito che oppone la medicina ufficiale alle medicine alternative è di questo tipo: perché il pubblico deve credere alla promessa remota della scienza quando ha l’impressione di avere il risultato immediato della medicina alternativa?” [10].

Il caso Di Bella, che lanciò la cosiddetta “libertà di cura”, ovvero spinse verso il marketing medico direct-to-consumer, fu un’operazione dagli aspetti complessi, che sarebbe lungo spiegare qui. E’ interessante che vi partecipò, in una maniera spregiudicata che portò a responsabilità tanto gravi quanto protette, lo stesso centro che ha innescato il caso Stamina, gli Spedali Civili di Brescia, che ha legami col sistema di “sicurezza” USA [11]; e che allora giocò la parte della medicina scientifica e rigorosa, mentre oggi al contrario recita quella della coraggiosa medicina ribelle che rompe gli indugi e spezza le pastoie burocratiche. In entrambi i casi si sono usati bambini.

Eco cita Chesterton: “Quando gli uomini non credono più in Dio non è che non credano più a nulla. Credono a tutto” [8]. Un poco come la sospensione di alcuni farmaci, pur dannosi, può provocare effetti nocivi, il cosiddetto rebound, così la secolarizzazione, se ha sottratto in parte il popolo all’influenza oscurantista del clero, ha portato a forme di idolatria forse ancor più primitive, che fanno della scienza e della tecnologia uno gnosticismo per le masse. Una religiosità secolare le cui credenze, opportunamente sollecitate, si traducono in profitti (e alle quali il clero si è prontamente convertito [12]). I magistrati e i commentatori del caso Stamina, come Veronesi, parlano di diritto alla speranza. Ma questa è una speranza nella magia. “La fiducia, la speranza nella magia non si è affatto dissolta con l’avvento della scienza sperimentale. Il desiderio di simultaneità si è trasferito nella tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza.” [8].

La stimolazione di concezioni magiche ha larga parte non solo nelle medicine alternative – non a caso ribattezzate “complementari” – ma anche nel lancio dei prodotti hi-tech e innovativi. “Scienza” e magia si aiutano e si rafforzano a vicenda mentre fingono di combattersi. Nel caso Stamina [9], su una base reale data dalle conoscenze sulla biologia dello sviluppo, e da alcuni fenomeni che hanno trovato sfruttamento clinico come la possibilità di impiantare cellule staminali emopoietiche, l’ufficialità ha lanciato l’idea magica delle staminali che curano tutte le più comuni malattie. Basandosi su questa promessa di magia la Stamina ha a sua volta offerto le sue terapie, a risultato immediato garantito; ciò sta permettendo, in un ulteriore rimpallo, alla scienza ufficiale di applicarle lei senza avere prima prodotto sufficienti prove di efficacia: in nome dell’emergenza causata sull’opinione pubblica e, grottescamente, del rigore scientifico, le terapie stanno venendo tolte alla Stamina per essere affidate, in barba a ogni logica, ai laboratori accreditati, le “cell factories”. Le “fabbriche delle cellule”; un nome di marketing; fabbriche che produrrebbero la sostanza di cui siamo fatti; che secondo Shakespeare è la stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.

Il caso Stamina non è un attacco di arditi innovatori ai parrucconi della medicina, ma un colpo di mano del potere, basato su un falso dilemma, per istituzionalizzare una truffa; imponendo mediante un’ammuina prodotti che suonano miracolosi ma non funzionano. Le “cell factories” ricevono le prime commesse non sulla base dei risultati della scienza avanzatissima che questi prodotti dovrebbero rappresentare, ma nell’ambito di una elaborata pagliacciata messa in scena sulla pelle dei pazienti. Ufficialmente, per tamponare uno stato di emergenza.

Il risultato immediato, il volere tutto e subito, ha una valenza autoritaria, che sfocia nello “stato di eccezione”; quello stato di emergenza, di sospensione delle leggi che può essere deciso solo da chi ha il potere sovrano, tanto che ne costituisce la proprietà caratteristica secondo Schmitt, insigne filosofo del diritto e politologo (apprezzato dai nazisti e dagli strateghi della strategia della tensione). Agamben vede questo potere di decidere lo stato di eccezione come un aspetto della biopolitica, nella quale il potere non si rivolge al bios del cittadino, alla vita umana intesa nella sua accezione morale e politica, quella che l’Ulisse di Dante indica come la nostra “semenza”; ma si aggancia allo zoe del suddito, la “nuda vita”, il corpo della persona; fino a farla divenire un homo sacer, che può essere ucciso legalmente [13]. La biopolitica dà forma al complesso degli attuali rapporti tra medicina e potere.

Lo stato di emergenza, usato nel caso Stamina per introdurre le terapie con staminali, è un’altra arma dei poteri rappresentati da Thorne. Col caso Avastin-Lucentis (Roche Genentech) si sta pure tentando di far passare una pratica antiscientifica e perniciosa, l’off-label, come cosa buona in nome di un’emergenza, costruita abilmente su un caso particolare [14], così che in Italia si invoca in nome del bene dei pazienti e della buona amministrazione l’off-label per un farmaco, l’Avastin, mentre in USA si tenta di limitare i danni della deregulation criticando l’off-label dello stesso farmaco in nome degli stessi principi.

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Spaghetti in salsa biotech

L’ambasciatore inoltre sa che il territorio è stato bonificato, mediante la selezione della classe dirigente e la repressione del dissenso. Nell’ambiente tecnico è noto che i farmaci innovativi servono a fare soldi più che a curare il paziente; in letteratura compaiono articoli che ne parlano, come quello a firma di noti esperti italiani che discute seriamente la domanda della battuta della vignetta di Altan: “Un nuovo farmaco anti-cancro sul mercato: buone notizie per gli investitori o per i pazienti ?” [15]. Ma la critica tecnica, già cauta rispetto agli interessi che va a toccare, non arriva al livello politico e mediatico. Si attua una negazione del conseguente [16], riconoscendo il male ma avendo cura che la constatazione tecnica non giunga al pubblico, e non si traduca in denuncia morale e in azione politica.

Thorne, membro della “Skull and bones”, non ha come armi solo le parole. In Italia le stesse strutture dello Stato che si sono occupate dell’eliminazione di Moro, inviso a Kissinger, le stesse forze di polizia che hanno permesso e talora favorito le stragi, la stessa magistratura che le ha lasciate impunite anche a livello di manovalanza, oggi forniscono a un business come quello propugnato da Thorne servizi di soppressione del dissenso su questi temi, mediante tecniche di boicottaggio e di terrorismo psicologico che nella defunta DDR i loro omologhi della Stasi chiamavano di “decomposizione” [17]; tecniche che si dice in Internet siano usate, illegalmente, in USA dalla FBI. A chi è oggetto di queste attenzioni accadono fatti che sembrano avere anch’essi del magico.

I politici che hanno ascoltato Thorne non chiedono altro che di obbedire, cercando di mantenere la benevolenza di un potere che ha sempre meno bisogno di loro. Tra i partecipanti al convegno vi erano Ignazio Marino, del PD, medico tornato dagli USA portando, come gli indesiderabili degli anni ‘50, i semi di nuovi impresentabili business, e Roberto Maroni, già ministro dell’interno, sostenitore del “Padroni a casa nostra”. Inscenano litigate a beneficio del pubblico, ma lavorano assieme per i padroni USA.

Anche i magistrati obbediscono ai dettami dei poteri globalisti che hanno nelle istituzioni USA il loro braccio operativo; seguendo in questo i CC e la PS, che tra un poco potranno dire di essere fedeli agli USA nei secoli; è la forma precipua della loro corruzione [18]. Uno dei magistrati che dovrebbe essere dei migliori, Ingroia, ha partecipato alla vergognosa farsa del caso Stamina [8] e allo stesso tempo ha dichiarato di essere “favorevole ad aumentare gli investimenti americani in Italia” [19]. I magistrati servono gli interessi dell’industria biomedica partecipando al lancio di ideologismi e di prodotti mediante il potere giudiziario, e mediante l’omissione. In Lombardia, il processo di istituzionalizzazione del genere di medicina propugnato da Thorne, contrario ai principi costituzionali sulla salute e sui limiti alla libertà dell’iniziativa economica, può contare sulla cecità pronta e assoluta dei magistrati di ogni colore: i magistrati, posso testimoniare, lasciano campo libero ai reati funzionali agli interessi dei quali Thorne si è fatto portavoce.

L’ordine di scuderia è che le grandi forze criminali che attentano alla legalità sono date solo dalla mafia, da Berlusconi, e dalla corruzione, o meglio dalla bribery di quella classe politica che i poteri forti vogliono ridimensionare. La lotta alla mafia in particolare diviene così un magnifico alibi [20]; e quindi un asset per i poteri sovranazionali interessati a controllare l’ltalia [21]. Thorne nel suo discorso invita a “pensare in modo globale ed agire a livello locale”. Un’esortazione che può aiutare a comprendere il riconoscimento di “top global thinker” assegnato dalla rivista “Foreign Policy” al più celebre magistrato della Lombardia, Ilda Boccassini [22].

E’ interessante che il movimento di Grillo abbia appoggiato, in forme brusche e autoritarie dietro alla maschera buonista dell’aiuto ai malati, sia l’operazione Stamina che quella Avastin off-label [23]. Sul Corriere della Sera, Celentano ha spiegato, nel prendere posizione a favore delle terapie della Stamina, che Grillo ha vinto proprio perché terapie come questa non sono state concesse [24]. Se fosse vero, vorrebbe dire che Grillo vince collegando i grandi interessi dei poteri sovranazionali alla dabbenaggine e alla presunzione popolare. Celentano, che è una persona intelligente (a differenza dei cittadini che gli riconoscono il ruolo di opinion leader su terapie sperimentali), un tempo cantava “Chi non lavora non fa l’amore”; oggi, parlando di “schifo e vergogna” nel fare il controcanto ai sostenitori delle staminali “scientifiche” continua ad aiutare quelli che si arricchiscono senza lavorare. All’appoggio USA a Grillo corrisponde il pericolo concreto che i grillini confondano tra rivoluzione civile e stato d’eccezione; e che la legittima e meritoria voglia di pulizia e rinnovamento si traduca, opportunamente pilotata, nella sostituzione – parziale – della vecchia corruzione delle mazzette e degli inciuci dei politici nazionali con la nuova corruzione istituzionalizzata e impersonale delle multinazionali.

Il pericolo è che si passi dalla protesta espressa dalla canzone “In fila per tre” di Edoardo Bennato all’anticonformismo allineato e coperto simboleggiato da quel video su Youtube [25] dove Celentano canta in un grammelot pseudo-yankee “Prisencolinensinainciusol”, impersonando un maestro al quale gli alunni, rappresentati nella clip da maliziose scolarette, obbediscono, ballando al ritmo travolgente della canzone. Un ballo che però, mostra il video, consiste nel dimenarsi rimanendo seduti al proprio posto; in sincronia, come un plotone militare, ripetendo in coro lo stesso ritornello avvincente e senza senso.

* * *

I khomeinisti, manifestando davanti all’ambasciata USA a Teheran, chiamavano gli USA “Il grande Satana”. Oggi sono i cittadini statunitensi a definire “gestito da Satana” il modello medico promosso dall’ambasciatore: così Amanda Bennett, giornalista premio Pulitzer, ha commentato gli oltre seicentomila dollari delle cure per il marito, morto di cancro; in gran parte sovratrattamenti altamente tecnologici ma futili (con due terzi della spesa negli ultimi 24 mesi di vita) [26]. “Abbiamo trovato un medico per ogni cosa, ma non uno che fosse interessato a lui” scrive la vedova. Tra i trattamenti che elenca, quell’Avastin che da noi i grillini e gli altri indignati della società civile dipingono come il Francesco d’Assisi dei farmaci. Ci vorrebbe meno superficialità, prima di imboccare anche per la medicina la direzione additata dall’ambasciatore ai suoi caudatari indigeni.

La medicina non dovrebbe essere oggetto di profitto e speculazione. L’unione di medicina e crescita economica è una delle parti intrinsecamente errate e pericolose del progetto liberista. Le nozze tra medicina e affari sono mostruose, e non si dovrebbero fare, né ora né mai; purtroppo ci sono tanti don Abbondio, spalleggiati da bravacci, pronti a celebrarle. L’ambasciata USA non smentisce la sua fama sinistra. Ma in fondo questo ordine dell’ambasciatore USA ai ruffiani e agli scagnozzi italiani è il segno di una disperazione che accomuna i paesi avanzati. Il sistema economico liberista si è ridotto a istituzionalizzare una serie concatenata di truffe speculative sulle malattie per continuare a funzionare [27]. Al di là degli USA, il mondo sviluppato è infetto da questa concezione cannibalesca e autofagica.

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Note

[1] Il ruolo ed il futuro dell’industria farmaceutica Americana in Italia. Discorso dell’Ambasciatore David Thorne. Roma, 5 febbraio 2013, Ambasciata Americana. Reperibile su internet.

[2] Bevilacqua P. Elogio della radicalità. Laterza, 2012.

[3] King S. Is Apple/Genentech’s Art Levinson poised to assume chairman role at Roche? Forbes, 5 mar 2013.

[4] Apolone G, Patarnello F. The value of a drug. From innovation to the payment via Karl Marx. J Ambulatory Care Manage, 2008. 31: 52-55.

[5] Perrone N. Perché uccisero Enrico Mattei. Nuova Iniziativa Editoriale, 2006. Caglioti L. La scienza tradita. Le vicissitudini della ricerca scientifica in Italia. Di Renzo, 2006. Pivato M. Il miracolo scippato. Quattro grandi occasioni perdute della scienza italiana negli anni sessanta. Donzelli, 2011.

[6] Kenney M. Biotechnology. The university-industrial complex. Yale University Press, 1986

[7] Collins H, Pinch T. Dr Golem. How to think about medicine. University of Chigago Press. 2005.

[8] Eco U. Il mago e lo scienziato. La Repubblica,  10 novembre  2002.

[9] Gli “strani compagni di letto” di Ingroia. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

[10] Eco U. A passo di gambero: guerre calde e populismo mediatico,  Bompiani,  2006.

[11] Transatlantic cooperation on combating bioterrorism. EU/US symposium. Ambasciata d’Italia a Washington, 24 novembre 2003.

[12] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[13] Agamben G. Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita. Einaudi, 1995.

[14] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[15] Apolone A, Tafuri G, Trotta F, Garattini S. A new anticancer drug in the market: good news for investors or for patients? Eur J Cancer, 2008. 44 : 1786-88.

[16] La negazione del conseguente. In: Lo sfruttamento del bias da sovradiagnosi in oncologia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/11/25/lo-sfruttamento-del-bias-da-sovradiagnosi-in-oncologia/

[17] Falanga G. Il ministero della paranoia. Storia della Stasi. Carocci, 2012.

[18] La corruzione ghibellina di magistratura e polizia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/

[19] Dinucci M. L’arte della guerra. Gli ologrammi della politica. Il Manifesto, 13 marzo 2013.

[20] I professionisti della metamafia. https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

[21] La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri sovranazionali ? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

[22] I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

[23] Il grillismo al servizio del capitalismo predatorio. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/17/il-grillismo-al-servizio-del-capitalismo-predatorio/

[24] Celentano A. “Ecco perché Grillo ha vinto” Corriere della Sera, 6 marzo 2013.

[25] Prisencolinensinainciusol. Youtube, http://www.youtube.com/watch?v=gU4w12oDjn8

[26] Cancer billing “operated by Satan” says memorist. Medscape, 18 mar 2013.

[27] La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia

13 February 2013

Appello al popolo

13 febbraio 2013

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Le staminali e altre questioni di biopolitica porteranno sempre più i politici ad avere strani compagni di letto

JD Moreno

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L’espressione “strani compagni di letto” (da La Tempesta, Shakespeare: “misery acquaints a man with strange bedfellows”) è comunemente usata dai commentatori politici anglosassoni per indicare alleanze inattese e anomale. Ingroia si è subito trovato compagni di partito che appaiono piuttosto strani per fare una “rivoluzione” o almeno portare una ventata di aria pulita: stagionati guerriglieri della poltrona come Diliberto, Ferrero, Di Pietro, etc. Ma il commento del bioeticista Moreno [1], che considera che nuove strane alleanze politiche verranno formate sotto la pressione delle forze economiche che vogliono imporre le biotecnologie [2], si attaglia specificatamente alla scelta di Rivoluzione Civile di candidare Andolina per le prossime elezioni politiche del 24 febbraio 2013. L’analisi del bioeticista sull’influenza del biotech sulla politica mostra come l’Ingroia politico non sia un fenomeno spontaneo, ma un prodotto piuttosto sofisticato inserito in una tendenza globale.

Andolina applica, al di fuori dei protocolli ufficiali, con metodi di preparazione alla buona, una terapia con cellule staminali che lo ha portato ad essere inquisito insieme ad altri dal Procuratore Guariniello per truffa, associazione a delinquere, somministrazione di medicinali pericolosi per la salute pubblica. E’ senza dubbio al centro di una querelle intrisa di emotività su un tema importante e delicato, che richiederebbe lucidità, fermezza e coerenza. Tutto ciò non ha fermato il paladino della legalità Ingroia, che ha messo Andolina come capolista; con giustificazioni tanto fumose e contorte (non sapevo; non l’ho candidato io ma Rifondazione; però se eletto si dimette) quanto furono cristalline le parole del suo maestro Borsellino sui criteri di candidatura dei politici.

Andolina è un truffatore che gioca sulle malattie dei bambini o un genio incompreso benefattore dell’umanità? Considerando le staminali come un tema di sanità pubblica, non sono interessato alle sue responsabilità personali, ma alla truffa più ampia nella quale si trova a giocare essenzialmente il ruolo di compare; insieme a insospettabili come i magistrati. Gli psicologi che studiano il comportamento degli investitori nei mercati finanziari considerano che le scelte delle persone in situazioni di informazione incompleta derivano da un processo duale, cioè dall’interazione tra il sistema cognitivo, razionale, e quello affettivo, inconscio; il secondo essendo il più forte [3]. Dato il doppio carattere, tecnico e emotivo, degli interventi a tutela della salute, è utile considerare la presenza dei due sistemi e la loro interazione anche nelle situazioni di incertezza relative alla valutazione di terapie innovative. Tanto più che, è stato osservato da uno specialista del settore, ormai sulle terapie farmacologiche l’aspetto finanziario è predominante rispetto a quello industriale, così che gli effetti sulla Borsa della notizia diffusa oggi di una possibile nuova cura contano più dei guadagni ottenuti dalle vendite del farmaco 5 anni dopo.

Sul piano affettivo, le staminali rientrano nel pacchetto di promesse di salute perenne e immortalità tramite prodotti hi-tech [4]. Le staminali, si dice al pubblico, diverranno una mano santa: dovrebbero riparare le lesioni di cuore e cervello che spesso rendono penosa la vecchiaia; restituire l’uso degli arti a chi è rimasto paralizzato per lesioni del midollo spinale o per malattie neurologiche degenerative; curare il diabete, i tumori solidi, l’artrosi, rimediare alle malattie genetiche, ridare la vista a chi l’ha persa per patologie della retina, etc. Sul piano razionale, sono un filone di ricerca che tenta di estendere alcune proprietà della crescita e differenziazione dei tessuti per applicarle al campo medico. Proprietà che da un lato sono strabilianti, ma dall’altro sono contenute entro poderosi vincoli biologici. Il processo di sviluppo e differenziazione è ricco di fenomeni che sono sbalorditivi, ben più della puerile vulgata delle staminali che come abili muratori ricostruiscono organi e tessuti danneggiati; appartenendo a quel genere di processi naturali che fanno dire anche a scientisti duri, se non puri, come R. Dawkins che “la realtà è magica” [5].

Ma nella realtà alcune “magie” avvengono e altre non avvengono, né possono avvenire (ci sono degli invarianti; che sono anch’essi stupefacenti); è compito della scienza discernere tra queste categorie. Il business, con i ricercatori più che consenzienti, si è impossessato di quello che dovrebbe essere un piccolo campo di ricerca chiuso nei laboratori; sfruttando la base delle conoscenze scientifiche, ampia e consolidata, seppure incompleta, su un fenomeno biologico che in alcune sue manifestazioni sembra magico, nel senso che ha del meraviglioso, ha forzato le previsioni sulle applicazioni cliniche in senso magico, cioè nel senso di sovrannaturale, al di là di qualsiasi plausibilità e decenza, e le ha diffuse nell’opinione pubblica tramite un’imponente e incessante campagna mediatica.

Come era da attendersi i risultati di rilevanza medica qua staminali terapeutiche, al netto delle terapie con staminali ante litteram e dei fenomeni rigenerativi fisiologici, sono stati marginali; tolto il can can mediatico, ai pazienti restano delle prospettive di future avare eccezioni al sostanziale “no” col quale la realtà fisica ha risposto alla ricerca di quest’altra fonte miracolosa. Nulla che corrisponda lontanamente alle promesse della propaganda. Un fallimento, testimoniato dal caso del ritiro, con rinuncia ai 25 milioni di dollari di finanziamento già ottenuti da un’agenzia statale, da parte di una ditta pioniere delle biotecnologie, che ha così abbandonato la sperimentazione clinica intrapresa sul genere di cure che Andolina dice di poter ottenere con uno schiocco di dita [6].

Si è quindi reso necessario per gli affaristi ricorrere a vari espedienti per continuare l’affare, ed espanderlo, tenendo insieme scienza e superstizione, forti della presa che le notizie di nuove cure possono avere sui malati e sul pubblico. Non potendo presentare fatti concreti chiaramente positivi, risultati tangibili che spegnerebbero lo scetticismo, è tramite tecniche di persuasione, ottenendo con sistemi manipolativi un consenso di massa, che si sta creando una accettazione del principio che le ricerche sulle staminali danno o daranno luogo a terapie efficaci. In particolare, si cerca di produrre nel pubblico ciò che gli psicologi cognitivi – anche quelli che studiano come convincere gli investitori – chiamano “anchoring”: un giudizio di base, rispetto al quale verranno valutate le successive informazioni. E’ stato dimostrato da celebri studi che le correzioni di questo giudizio iniziale prodotte da nuovi dati tendono a essere insufficienti. L’anchoring tende cioè a vincolare i giudizi successivi alla prima opinione che il soggetto si forma sull’argomento; una euristica naturale che se si basa su false informazioni o false convinzioni può causare gravi errori nel giudizio e nelle decisioni [7].

L’esempio che viene fatto è il prezzo iniziale gonfiato di un’auto usata, che nella negoziazione farà sembrare accettabili i ribassi successivi anche se restano superiori al reale valore dell’auto [8]. Vanno soggetti a errori da anchoring, e da altre fallacie cognitive, non solo il pubblico, ma anche gli esperti [9] e i medici nella pratica quotidiana [10]. L’anchoring è collegato, anche nella progressione della ricerca scientifica, all’effetto d’ordine [11]: l’informazione che si riceve per prima tende ad essere accettata come uno standard, sul quale misurare le informazioni successive; e quindi pesa di più nella formazione finale della credenza, non per il suo valore di verità, ma per la sua posizione. Sulle staminali si sta facendo molto per ottenere un anchoring e un effetto d’ordine circa la loro validità, mediante la propaganda mediatica, alla quale si sono aggiunte varie operazioni.

Una prima operazione è stata quella della controversia bioetica tra “cattolici” e “laici” su staminali adulte ed embrionali [12], che induce a credere all’efficacia delle staminali per presupposizione: se due litigano tanto per un tesoro, il tesoro deve esserci, ovvero le staminali funzionano o funzioneranno. Il clero, che manda gruppi di devoti a manifestare pro Stamina davanti ai tribunali, in realtà ha più investimenti che scrupoli nel business delle staminali. E’ riportato in letteratura almeno un altro caso di quest’uso strumentale della bioetica, dove si è creata ad arte – e mediante ricchi finanziamenti agli esperti – una discussione etica per propagandare un farmaco inefficace e dannoso [13].

Simile a questo sistema, che possiamo chiamare “manfrina bioetica”, è la “manfrina giudiziaria”, che in Italia sta venendo applicata col caso Stamina. C’è chi parteggia per il medico coraggioso che rompe gli schemi; chi esige invece l’aderenza ai severi protocolli ufficiali; ma in entrambe le scelte il falso dilemma implica che le staminali funzionano. Nel pubblico si configurano e si rafforzano speranze e aspettative a mano a mano che la vicenda si sviluppa.

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Giurisdizione e marketing farmaceutico

I magistrati reggono bene il gioco. Ingroia, e i giudici che hanno ordinato la prosecuzione delle terapie, danno credibilità ad Andolina e alla versione “alternativa” delle staminali. Guariniello, che insieme ad altri magistrati e ai NAS dei Carabinieri è già stato partecipe di quello che considero un caso analogo di strumentalizzazione del potere giudiziario a fini di marketing farmaceutico [14], si trova invece a spingere, insieme ai NAS, all’AIFA e ad altri magistrati, verso la versione istituzionale, che alla lunga sarà quella prevalente, e che paradossalmente otterrà i maggiori benefici dalla violazione dei più elementari principi scientifici – e di buon senso – da parte di Andolina e c. La ricerca ufficiale apparirà per contrasto seria e ragionevole nelle sue pacate – e contenute, almeno nelle pubblicazioni scientifiche – affermazioni di efficacia. E’ da notare che Andolina ha accettato di puntare al più improbabile degli effetti clinici, la rigenerazione del tessuto nervoso; con un preparato dalla composizione non ben definita. Un po’ come se avesse chiesto 50000 euro per una Panda catorcio. Una esagerazione che sembra fatta per fornire credibilità alle terapie ufficiali con staminali, che proporranno obiettivi non così abborracciati, e relativamente meno ambiziosi (e quindi più facili da raggiungere coi tanti trucchi coi quali si possono manipolare i trial e confondere le acque in sede clinica).

Andolina trae legittimità dalle teorie ufficiali sulle staminali, e la ricerca ufficiale ne trae ancora di più da Andolina, apparendo seria e rigorosa paragonata alle sue sgangherate procedure. Un’ambivalenza pilotata funzionale a grandi interessi, che spiega la distribuzione delle – marcate – posizioni dei magistrati su entrambi i fronti. Ambivalenza riassunta dal commento di Veronesi, per il quale è sbagliato non ammettere la terapia di Andolina “ma anche” andare contro le motivazioni scientifiche che l’hanno fermata. Il filone alternativo, promettendo guarigioni miracolose, sta incontrando il favore del pubblico in tutto il mondo; si è sviluppato un turismo medico verso i paesi, in molti casi non tecnologicamente avanzati, che consentono questa lucrosa truffa (attualmente il costo di un trattamento con staminali è indicativamente attorno ai 40000 euro, ma può superare i 150000 euro; in paesi come la Tailandia il rito di immortalità può costare meno di 10000 euro). In Italia, ottenuti i gradi sul campo con questo colpo di mano, e le medaglie grazie a Ingroia e agli altri magistrati, il filone alternativo potrà proseguire, sia pure in semiclandestinità, come forma borderline, e riemergere al bisogno.

Il filone ufficiale avrà vantaggi anche superiori; come il clero che respingendo come falsi alcuni miracoli acquisisce la credibilità e l’autorevolezza che vengono poi spese nel dichiararne altri autentici (avvalendosi di comitati scientifici). Come il venditore che mette in guardia da proposte di concorrenti troppo belle per essere vere, per poi presentare la sua che resta comunque allettante, e che al confronto delle altre appare ragionevole; ma è truffaldina anch’essa. Ad Andolina infatti si contestano i mezzi, più che il progetto in sé. Uno dei giudici ha emesso una sentenza che secondo i media si riassume nel “Sì alle cellule per [bambina], ma che non siano quelle della Stamina, ma staminali di laboratori autorizzati” [15]. Una presa di posizione che dovrebbe essere ricordata come esempio negativo. Esempio di come la magistratura persegue le frodi mediche di secondo grado, quelle che leggiamo sui giornali, e aiuta quelle di primo grado, quelle strutturali e legalizzate [16]; e di come a volte aiuti le frodi di primo grado col contrastare quelle di secondo grado; e accettando di arrogarsi compiti tecnici che non dovrebbero competerle.

I singoli magistrati sembrano condividere la credulità che stimolano nei cittadini; saranno anche loro come tutti noi vittime di questi giochi sulla salute. Non hanno trovato strano che uno dei maggiori ospedali d’Italia, e il più grande della Lombardia, gli Spedali Civili di Brescia, sede di reparti universitari, diretto da una burocrazia pubblica fin troppo fiscale, (capace di contestare a un medico dipendente il fatto che lavori, gratuitamente, oltre le ore previste dal contratto), dia credito a sperimentazioni terapeutiche dilettantesche e estremamente azzardate, per non dire senza senso, su minori, e che addirittura le ospiti, avendo solo da perderci in prestigio, quando se funzionassero gli stessi risultati potrebbero essere ottenuti, pazientando un poco, con procedure ortodosse; magari sviluppate dalla propria facoltà di medicina, ottenendo così riconoscimenti mondiali. Né trovano strano che l’AIFA, che ha denunciato Andolina, sia presieduta dal rettore dell’Università di Brescia, Pecorelli, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica Università di Brescia/Spedali Civili di Brescia. Pecorelli non ha prevenuto lo “scandalo” che colpiva la sua istituzione di provenienza; non ha operato per insabbiare o sopire l’azione dell’AIFA come suo presidente; e questo, non c’è bisogno di dirlo, va a suo onore.

Ma Pecorelli non ha fermato il danno alla propria istituzione di provenienza neppure come rettore, e come tra i più influenti cattedratici bresciani, e nazionali, intervenendo senza commettere illeciti con una moral suasion su Brescia, per riportare alla ragione i dipendenti dell’ospedale ai quali sembra abbia improvvisamente dato di volta il cervello. Invece delle proverbiali connivenze e obbedienze accademiche, avremmo qui un singolare caso di anarchia e autolesionismo. Volendo ricorrere alla satira, si potrebbe dire che è come se uno scaltro capomafia, tra i più potenti, folgorato dalla lettura della Critica della ragion pratica, applicasse l’inflessibile etica kantiana e denunciasse alla polizia alcuni dei suoi fedeli sottocapi; o basterebbe citare “Quel generale romano” di Campanile [17].

Pecorelli è uno dei maggiori promotori in Italia del vaccino contro l’HPV sulle ragazze per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero. Il caso Stamina a Brescia mi ha fatto ricordare che, prima di divenire presidente dell’AIFA e rettore, a una conferenza rivolta al pubblico, alla sala San Barnaba di Brescia, sulla prevenzione in età scolare del tumore della cervice uterina, il 16 ottobre 2008, citò con approvazione i tentativi di terzi di fare oscurare siti web che criticavano il vaccino come pericoloso (ricordo anche la pantera della PS che, attesa e immancabile, mi sfilò accanto fatti pochi passi dopo essere uscito dalla sala). C’è una certa somiglianza col caso in oggetto, perché quelle critiche – che definì “depistaggi” – contro le quali si scagliava appaiono in effetti non adeguatamente supportate, ma ciò non toglie che vi sia una minoranza di scienziati qualificati che avanzano critiche valide: considerando questo vaccino come un caso di scienza ufficiale corrotta, che presenta al pubblico come evidenza fattuale assunti di base errati o non dimostrati; assunti di comodo che vengono tradotti in messaggi distorti, a favore di interessi economici che godono di forti protezioni da parte dei governi [18,19]. In entrambi i casi, staminali e vaccino, appare che siano stati indicati dei facili bersagli sui quali fare puntare l’attenzione per distogliere dalle magagne autentiche e mostrarsi onesti e scientifici. Il vaccino antiHPV, la cui efficacia non è dimostrata, e che con ogni probabilità è inefficace, e che se anche avesse l’efficacia parziale promessa dai produttori non avrebbe che un effetto minimo, pochi decimi di punto percentuale, sulla mortalità femminile per tumore in Italia, è uno dei fiori all’occhiello dei responsabili della politica sanitaria italiana: “L’Italia questa volta vince il confronto con gli altri Paesi europei e si colloca al terzo posto per diffusione del vaccino” [20]. In compenso non ci sono fondi per coprire l’assistenza agli anziani non autosufficienti.

Inoltre, le case farmaceutiche non sono tenere con coloro che percepiscono come una minaccia per i loro interessi; e senza un loro appoggio, o consenso, i responsabili di terapie che le scavalcano prendendo per di più scorciatoie illecite, di porte aperte avrebbero trovato solo quelle delle case circondariali, se non avessero recepito gli avvertimenti. Ad Andolina invece dà appoggio una grande struttura ospedaliera della regione che sarebbe la leader anche per la sanità; e pare gli si voglia assicurare addirittura l’immunità parlamentare, una tecnica alla Dell’Utri. Probabilmente ottenuto l’effetto voluto si farà in modo che nessuno dei compari che hanno giocato la parte dei ribelli nella manfrina giudiziaria si faccia male veramente.

Intanto sull’onda di questa “emergenza” il ministero della Salute ha emanato direttive per le sperimentazioni sulle staminali; che verranno supervisionate dall’AIFA. Si sono ristabiliti ordine e rigore. La questione della legittimità di intraprendere sperimentazioni su umani senza attendere sufficienti evidenze precliniche, e anzi in presenza di un quadro complessivo di evidenze di efficacia negativo, il tema della plausibilità biologica, della correttezza scientifica e dell’opportunità sul piano della scelta politica dell’allocazione delle risorse per la sanità, sono stati così elegantemente evitatati, facendoli evaporare ai calori del caso Stamina.

Nella sanità lombarda, celebrata per la sua efficienza, si calpesta ancor più che altrove l’aureo enunciato di Cochrane, per il quale un sistema sanitario “non può raggiungere l’efficienza senza passare per l’efficacia”. E’ grazie a quello stesso spirito che è all’opera sulle staminali a Brescia, diametralmente opposto alla concezione di Cochrane, che in Lombardia si sono succhiati dalle casse dello Stato i tanti milioni di euro andati poi in quelle tangenti che oggi i magistrati, svegliatisi da un sonno durato diversi lustri, scoprono. Ma né i magistrati – né il pubblico – sono curiosi di sapere con quali sistemi è stata ottenuta quella montagna di denaro pubblico stornata a favore degli amici. Le staminali sembrano la fantascienza che si fa realtà; pensando a cosa accadrà ai malati, a me questo lancio delle costosissime cellule magiche mentre la sanità pubblica viene ridotta, e mentre aumentano le esigenze di assistenza agli anziani, ricorda quei paesi del Meridione dove le fognature erano carenti, ma ogni anno il Comune destinava una quota consistente dei fondi disponibili allo “sparo”, i fuochi d’artificio per la festa del patrono.

Alcuni magistrati hanno ordinato di proseguire le terapie della Stamina parlando di “diritto alla speranza”, una difesa che allora si può applicare a qualsiasi ciarlatano che, appigliandosi a uno straccio di argomento pseudorazionale, susciti la speranza di guarigione in chi è in condizioni disperate. La speranza, nei casi dove è utile stimolarla, la si può ottenere anche con dei placebo economici (un tempo si usava la “pillula panis”) anziché con misture che costringono le persone a vendere la casa, o che nel caso delle terapie pubbliche lasciano scoperti servizi utili. A questi magistrati suggerirei di considerare la speranza in medicina invece che come un diritto in sé come il diritto a un farmaco: come il diritto agli oppiacei, farmaci che possono essere una medicina preziosa, in alcune circostanze, o una droga che abbrutisce o uccide, in altre; e che possono essere spacciati anche dai peggiori soggetti o essere tagliati male.

Altri magistrati hanno accettato la tesi del ricorrente che i “centri d’eccellenza internazionale” – gli Spedali Civili e l’Università di Brescia – renderebbero “pleonastico” illustrare la giustificazione razionale delle terapie. A loro volta le sentenze dei magistrati a favore di Andolina vengono citate come prova della bontà delle sue cure, anche da eminenti giuristi candidati con Rivoluzione Civile. Si sta dunque affermando una nuova brillante forma di validazione delle cure per via giudiziaria, tramite un circulus in probando costituito da una legittimazione reciproca tra due argomenti ad auctoritatem. Potrebbe essere chiamata “validazione a simmetria centrale”. Le due autorità, medica e giudiziaria, si dispongono infatti tra di loro in un atteggiamento che ricorda le figure a simmetria centrale, es. il simbolo buddista dello yin-yang.

Queste operazioni manipolano l’opinione pubblica; appannano le non eccezionali facoltà di discernimento dei governanti e indeboliscono la loro già flebile capacità di resistere ai voleri dei poteri forti, mentre stuzzicano i loro vivaci appetiti. Interferiscono inoltre col processo scientifico. Si sa che i trial vengono condotti in doppio o anche triplo cieco per evitare che i pregiudizi del paziente, del medico, e di chi verifica influenzino le misure. Ma in casi come questi i progetti di ricerca successivi partono già da alcune credenze e aspettative diffuse e radicate a livello culturale: si è generato un bias ambientale di anchoring e di order effect; che orienterà la ricerca nella direzione voluta, e renderà più facile far passare per buoni i dati delle sperimentazioni accreditate. Credo che la funzione dei magistrati sia di rappresentare e difendere alcuni standard fissi; scritti nella Costituzione e nelle norme. Con questi giochi i magistrati stanno costituendo all’opposto dei falsi standard a favore delle staminali, tradendo così nella maniera più radicale il loro compito ed esorbitando di fatto dalle loro competenze.

La magistratura dovrebbe smettere di fare il pesce in barile, e prendere invece misure per evitare di venire strumentalizzata. Dovrebbe, anziché favorirle, contrastare tali operazioni, che sono attentati alla salute dei cittadini, ad una efficiente assistenza sanitaria e all’inviolabilità delle casse dell’erario. La magistratura si sta assumendo la responsabilità storica dell’introduzione di queste e di altre terapie “innovative”. Ingroia e i suoi colleghi magistrati portatori di questo dubbio onore si trovano ad avere altri strani bedfellows. Cicchitto, piduista berlusconiano, ha commentato che “C’è un giudice a Berlino” a proposito di una sentenza favorevole ad Andolina. Da Falcone e Borsellino a Cicchitto. E’ tipico della sinistra istituzionale partire cantando “la entranable transparencia, de tu querida presencia…” e arrivare presto, con una breve sequenza di intelligenti mosse politiche, a trovarsi a lavorare insieme a Gelli.

Un modo serio per valutare le terapie con staminali e evitare frodi sarebbe quello di richiedere risultati robusti e convincenti su validi modelli animali prima di consentire la sperimentazione su umani. Neppure a farlo apposta, magistrati di Brescia nello stesso periodo del caso Stamina hanno dato vigore all’opposizione alla sperimentazione animale, con la chiusura dell’allevamento di Green Hill. La sperimentazione animale può essere una truffa e una crudeltà, ma correttamente eseguita può dare informazioni necessarie alla tutela della salute; ed è interesse di chi conduce operazioni come questa sulle staminali indebolire gli standard di verifica delle terapie [21]. I magistrati, e gli attivisti dai quali hanno ottenuto applausi, hanno avuto in questa battaglia di civiltà compagni come Formigoni e Vittoria Brambilla; per non parlare della pornostar bresciana Elena Grimaldi, che sostiene che “Green Hill ha chiuso grazie a me”. La situazione creata è di quelle che un’espressione colloquiale paragona alla baraonda di una casa di tolleranza. Un chiassoso mercimonio; anche a prescindere dalla professionista bresciana.

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I professionisti della metamafia e la magistratofilia

Non scrivo per favorire altri partiti o movimenti, che non reputo migliori. Non sono pregiudizialmente contrario al passaggio di magistrati a funzioni politiche, anche se le esperienze pregresse, e valutazioni sui meccanismi di potere profondi, dovrebbero intimare cautela [22]. Il caso Ingroia mi interessa per ciò che può dire su tendenze generali. Ingroia è un valoroso magistrato antimafia che non guarda in faccia a nessuno, o una figura piuttosto ambigua che va a unirsi all’orgia della politica romana, al servizio, come gli altri e forse più ancora, di poteri imperiali come le multinazionali farmaceutiche? La dissonanza cognitiva si può risolvere lasciando cadere come assurda e calunniosa la presente interpretazione. Oppure, si può accettare il lavoro faticoso e ingrato di revisione delle premesse, cioè delle proprie credenze sulla lotta alla mafia e sugli interessi della magistratura.

Ingroia come magistrato antimafia sarà rispettabile, anche se sembra più graffiare che mordere; la vicenda delle intercettazioni sul Quirinale, un altro spettacolo pirotecnico i cui ultimi sprazzi si vanno già spegnendo, sembra caduta a fagiolo per sollevarne le quotazioni. Ma il punto è che essere antimafia non dovrebbe dare oggi necessariamente una patente di superiorità morale. C’è un’antimafia combattente, coi suoi eroi davanti ai quali alzarsi in piedi e togliersi il cappello; ma c’è anche ed è preponderante un’antimafia di comodo, che veste le penne del pavone e bada a campare cento anni, e che arriva al suo estremo ad essere ricettacolo di imboscati e di ruffiani; perché non solo la mafia, ma anche una perenne antimafia che non vince mai la guerra è funzionale agli interessi dei poteri forti [23,24].

Tra le rovine che la mafia ha causato al Paese vi è quella derivante dall’essere stata posta dal potere come standard; un altro ancoraggio, un altro falso standard, uno standard negativo sul quale misurare la legalità, e rispetto al quale il resto dell’illegalità appare meno grave o secondario; o non compare per nulla, e viene così lasciato libero di operare. L’antimafia di converso è sinonimo di eroicità, anche quando in realtà di eroismo non ce n’è troppo. Così oggi non si giudica il politico Ingroia su cosa farà per il Paese, e neppure si considerano i suoi risultati concreti come magistrato, la sua strana defezione sul più bello, le giravolte nella metamorfosi da magistrato a leader di un gruppetto parlamentare che potrà incidere sugli equilibri politici; ma lo si esalta come un Giulio Cesare della lotta alla mafia, che va sostenuto senza discutere, o comunque non va criticato, se non si vuole passare per mafiosi o simpatizzanti.

E’ per me una mesta soddisfazione vedere una conferma, con questa candidatura di Andolina, di quanto sostengo da anni, che l’antimafia serve anche da legittimazione e da alibi per favorire interessi dei poteri economici e finanziari come le frodi mediche. Ciò vale in generale per l’intera magistratura. Posso testimoniare che non ci sono magistrati per i reati, anche gravi, di supporto a queste operazioni. E che le forze di polizia lavorano come se fossero contractors profumatamente pagati dalle multinazionali, piuttosto che tutelare la legalità in questo campo. La presenza sotto la guida del discepolo di Borsellino di Andolina, e di soggetti in odore di massoneria comunista, come Diliberto e Soffritti, o dalle posizioni non sempre limpide come l’accusatore di Falcone Leoluca Orlando, o dalle frequentazioni atlantiche come Di Pietro, anche lui magistrato simbolo passato dalle stelle di grandi operazioni giudiziarie moralizzatrici al calduccio maleodorante della politica, appare comica e sinistra per chi sperimenta le complicità di politici e magistrati, e i mezzi e i servizi istituzionali, dei quali possono disporre le forze che impongono prodotti medici come le staminali.

Grillo, l’altro degli “irregolari”, rivale di Ingroia per il posto di capo dell’insurrezione civile che metterà fine alla corruzione, pranza con l’ambasciatore USA e ne riceve le lodi [25]. Gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi Carabinieri, diceva Montanelli. Seguendo un costume secolare, gli italiani considerano necessario avere un protettore tra i potenti; nello sconvolgimento politico e sociale degli ultimi decenni alcuni pensano di averlo trovato nella magistratura; immemori evidentemente di come funzioni l’amministrazione giudiziaria nella routine. Ma la magistratura ha due anime – e forse Ingroia mostra come non siano tanto separate tra loro. C’è quella che aspira sinceramente a distribuire giustizia, a costo di sacrifici, dell’incomprensione del pubblico e di esposizioni personali; e quella che tende a servire il trono per partecipare dei suoi privilegi. C’è nella magistratura, questa sorta di aristocrazia, un’anima nobile; e anche un’anima cortigiana e parassitaria, che tra le due non è quella più debole. Noi cittadini dovremmo mostrare da un lato riconoscenza e sostegno per il magistrato che immette giustizia nella società, invece di restare indifferenti fino a quando non viene colpito; ma dall’altro lato dovremmo esercitare verso la magistratura come potere una diffidenza attenta e ragionata, invece dell’abbandonarci al timore reverenziale.

O di abbandonarci al sogno di avere trovato un “potere buono”, e al tifo; un altro aspetto della degenerazione delle istanze di sinistra, che ricadono in concezioni pre-politiche conservatrici e illiberali proprie della cultura italica. Sui dirigenti comunisti di Rifondazione che, accodatisi a Ingroia, servono il peggior Capitale con la furbata di mettere a capolista “l’antisistema” Andolina non occorre spendere parole. I semplici cittadini che si ritengono di sinistra stanno accettando troppo facilmente l’equivoco tra giustizia e potere giudiziario. Gli entusiasti di qualsiasi colore che sperano di ottenere la giustizia affidandosi al partito dei giudici cadono in ore leonis.

I magistrati certo non scippano le vecchiette e, salvo eccezioni, non vogliono bustarelle. Ma cercano a loro volta il favore di poteri maggiori, e tendono pertanto a servire proprio i poteri superiori che sono la fonte principale delle sempre più pesanti ingiustizie e dell’affossamento della nazione; li servono sfruttando la leva della funzione di controllo, che permette loro di agire senza dover esporsi troppo, e anzi riuscendo a fare bella figura, come si vede qui. Combattono, meritoriamente, la corruzione di politici e amministratori, di quei “baroni” che “l’impero” vuole ridimensionare; ma tendono a servire l’altra corruzione, quella dei poteri sopranazionali, che includono la tecnocrazia globalista che vuole imporre il mercato del biotech. Poteri che hanno dimostrato di curare la selezione della classe dirigente nazionale, aiutando l’ascesa di alcuni e fermando altri, arrivando a fare uccidere quelli della pasta di Falcone e Borsellino.

Oggi il trono è dato in primo luogo da quei poteri che influenzano l’Italia avendo “la testa fuori dall’Italia”. Un tema sul quale vige una generale omertà [26]. Con atti come la candidatura di Andolina, Ingroia aiuta la corporazione dei magistrati, che vuole tessere di queste alleanze [27]; ma danneggia la magistratura come istituzione, svilendone la funzione, abbassandola a strumento di marketing; in aderenza alla dottrina, derivata dalle teorie economiche – con le collegate pesanti interferenze politiche nei vari paesi – della scuola di Milton Friedman, che prevede che lo Stato induca una Domanda commerciale che poi i privati soddisfano [28].

In operazioni come questa sulle staminali la magistratura si trova in conflitto di interessi. Un conflitto nel quale viene premiata se opera male e punita se opera bene. Aiutando il business delle staminali la magistratura ottiene il favore, anziché l’ostilità, di poteri forti; inoltre, in generale lo sfruttamento parassitario del popolo si traduce in benefici per lei. D’altro canto, se si opponesse al criminale messianesimo sulle terapie magiche i primi – ma non i soli – a darle addosso sarebbero gli innumerevoli sciocchi presenti nel popolo. Così partecipa alla frode, piegandosi alla realtà contingente, o approfittando dell’occasione, costituite entrambe dalla convergenza tra gli interessi del potere truffatore e i sentimenti del popolo truffato.

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Note

[1] Moreno J.D. Biotech is thrusting us into new political territory. New Scientist, 28 ago 2012.

[2] Kenney M. Biotechnology and the creation of a new economic space. In Thackray A. Private science: biotechnology and the rise of molecular sciences. University of Pennsylvania press, 1998.

[3] Lovric et al. A conceptual model of investor behavior. In: Advances in cognitive systems. London Institution of Engineering and Technology, 2010.

[4] Hall S. I superfarmaci dell’immortalità. Prefazione di S. Garattini. Orme editori, 2004.

[5] Dawkins R. La realtà è magica. Mondadori, 2012.

[6] Boseley S. Geron abandons stem cell therapy as treatment for paralysis. Guardian, 15 nov 2011.

[7] Tversky A. Kahnemann D. Judgement under uncertainty. Heuristics and biases. Science, 1974. 185: 1124.

[8] Anchoring. Wikipedia.

[9] Eyles et al. Do expert assessments converge? An exploratory case study of evaluating and managing a blood supply risk. BMC Public Health, 2011. 11: 666.

[10] Groopman J. How doctors think. Houghton Mufflin, 2007.

[11] Wang et al. Human belief revision and the order effect. Twenty-second annual conference of the Cognitive Science Society, 2000.

[12] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[13] Eichacker et al. Surviving sepsis – Practice guidelines, marketing campaigns, and Eli Lilly. NEJM, 2006. 335:16. Linee guida mertoniane e linee guida commerciali. In: La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

[14] Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

[15] Angelici L. Sì alle cellule, no alla Stamina. Corriere della Sera, 29 dic 2012.

[16] La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

[17] Campanile A. Vite degli uomini illustri. Rizzoli, 1975.

[18] Dueberg P. Virus che causano il cancro della cervice. In: AIDS, Il virus inventato. Baldini e Castoldi, 1998. p. 119.

[19] Tomljenovic et al. HPV vaccines and cancer prevention, science versus activism. Infectious Agents and Cancer, 2013. 8: 6.

[20] Edott. Vaccinazione anti-Hpv, Italia terza in Europa. 30 gen 2012

[21] La sperimentazione animale. Uno spoglio etico. https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

[22] Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti. https://menici60d15.wordpress.com/2010/02/27/1322/

[23] La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali? https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/ .

[24] I professionisti della metamafia  https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

[25] Il fascino dell’ambasciatore USA per Grillo: “Interlocutore affidabile”. Il Fatto Quotidiano, 12 feb 2013.

[26] Il tolemaicismo politico. https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/04/il-tolemaicismo-nella-storia-contemporanea-italiana/

[27] La corruzione ghibellina di magistratura e polizia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/

[28] Klein N. Shock economy. Rizzoli, 2007.

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24 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “La ricercatrice in lotta contro la danza più infelice del mondo” del 24 febbraio 2013

censurato

Se il discernimento accademico non impedisce al prof. Dalla Chiesa di considerare interpretazioni che non hanno cittadinanza nell’università della quale sia lui sia la collega per la quale ha impugnato la cetra fanno parte, gli segnalo il seguente articolo sul rapporto tra antimafia, criminalità economica e staminali:

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia

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5 agosto 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Sperimentazione Stamina, 20 scienziati a Lorenzin: “Protocollo sia reso pubblico” del 5 agosto 2013

Il duello Stamina-ortodossia appare come un caso di quella tecnica promozionale che le ditte di pubbliche relazioni – il campo di expertise di Vannoni – chiamano “impollinazione incrociata”, nella quale una tesi viene fatta passare orchestrando uno scontro tra due parti apparentemente in conflitto (Rampton S, Stauber J. Toxic sludge is good for you. Lies, damned lies and the public relation industry, 1995): v. “Gli “strani compagni di letto” di Ingroia” e “Il magistrato e gli stregoni”, reperibili su internet.

La posizione dell’Università di Brescia-Spedali Civili, che con una mano pratica il metodo, legittimandolo, e con l’altra lo attacca in nome dell’onestà e del rigore, potrebbe essere detta un caso di “autoimpollinazione”. Del resto, l’Italia progressista in questi giorni esulta per la condanna di Berlusconi mentre il principale partito che la rappresenta, e che davanti agli elettori ha sempre dipinto Berlusconi come la causa dei mali d’Italia, ci governa assieme: in Italia il tenere il piede in due staffe, o in tre, passa inosservato; se non per venire apprezzato come segno di acume e abilità.

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Questa è una e-mail di contatto dal sito http://www.antimafiaduemila.com/ inviata da:

Francesco Pansera <menici60d15@gmail.com>

Spezzano Sila, 29 ott 2013

Egregia redazione di Antimafia 2000

oggetto: antimafia e staminali.

Vedo che vi interessare alle staminali: oggi 29 ott 2013 avete pubblicato l’articolo pro-Stamina “Legalità e terapia con cellule staminali” di Andolina. Sui rapporti tra antimafia e staminali vi segnalo i miei post: “Gli strani “compagni di letto” di Ingroia :

https://menici60d15.wordpress.com/2013/02/13/gli-strani-compagni-di-letto-di-ingroia/

e “La convergenza di mafia e antimafia.Pizzo mafioso e pizzo di Stato” :

https://menici60d15.wordpress.com/2013/09/08/la-convergenza-di-mafia-e-antimafia-pizzo-mafioso-e-pizzo-di-stato/

sul mio sito https://menici60d15.wordpress.com/

Altri miei post sull’argomento:

I professionisti della metamafia

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

La frode delle staminali

https://menici60d15.wordpress.com/la-frode-delle-staminali/

Buon lavoro

Francesco Pansera

menici60d15@gmail.com

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13 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gina Lollobrigida è candidata al Senato: l’attrice 95enne in corsa per la lista Italia Sovrana e Popolare”

O una spregiudicata mossa propagandistica, o una conferma che per essere ammessi sulla scena politica qualsiasi sia la posizione professata occorre in ogni caso dare prova di volubilità e cialtroneria. Dare garanzia che come nel film del 1953 del nonno di Calenda al posto della sostanza si metterà la fantasia.

– Che ti mangi ?
– Pane.- E che ci metti dentro ?
– Fantasia marescia’.

15 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gina Lollobrigida si candida al Senato e si ispira a Gandhi: “Mi batterò perché sia il popolo a decidere””

A Miss Italia mentre la concorrente sfila, la presentatrice legge a) il sogno nel cassetto (es. “Laurearmi in medicina e lavorare all’estero”; b) il motto della candidata (es. “Credere in sé stessi così che gli altri possano credere in te”). Qui il sogno nel cassetto è diventare senatrice, e il motto essere gandhiani e lasciare decidere al popolo su sanità e giustizia.

I movimenti politici “diagnostici”, che si presentano avendo il merito dell’accurata individuazione e descrizione degli oceanici scempi prodotti dall’establishment, ma nessuna prova diretta che faranno ciò che dicono, dovrebbero studiare come dare delle garanzie di serietà ai cittadini cui chiedono di mandarli al potere; come garantire di non offrire delle esche che nascondono degli ami, pescando così elettori a sostegno di ciò che con la bocca dicono di combattere; come è stato per Grillo, o Di Pietro, o per la degenerazione da Nenni a Craxi, da Gramsci a Letta, etc. Le rassicurazioni verbali, le denunce esatte e vibrate, lo scilinguagnolo, non bastano. Questa candidatura, di una persona che non ha qualifiche particolari, una esperienza di vita opposta a quella popolare, e che supera di 15 anni il limite di età posto dagli accorti preti per partecipare al conclave, non va in questo senso. Oltre che non rispettare, strumentalizzandola, una amata figura del cinema italiano.

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15 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Conte candida Scarpinato. Nel listino M5s anche l’ex magistrato De Raho e l’ex ministro Costa. Chi sono gli altri: da Appendino a De Santoli”

Una riprova di come la mafia di cosca serva a mantenere l’ipomafia istituzionale. E di come ciò avvenga mediante l’antimafia. Se non ci fosse la mafia, se la si fosse eradicata, come dovrebbe essere in un Paese sano, non ci potrebbero essere i semidei dell’antimafia. Semidei che coprono le spalle all’ipomafia istituzionale, e ora la rivestono della loro credibilità e del loro prestigio. Es. l’ipomafia praticata da Pierpaolo Sileri, 5 stelle, che da sottosegretario alla sanità ha vociato di esilio (a calci) e messo in atto il ricatto di “rendere la vita difficile” fino a togliere il lavoro, ed estromettere, tuttora, dall’esercizio della professione medica, per chi non si sottoponga a iniezioni che si stanno rivelando inefficaci e nocive.

Magistrati autenticamente antimafia – o magistrati tout court – dovrebbero rifiutare con sdegno di fornire legittimazione e lustro a un partito che pratica l’ipomafia istituzionale, responsabile in concorso della triturazione di diritti fondamentali, incluso il rispetto della vita umana, con l’operazione covid. Magari potrebbero aiutare il loro sodale Ingroia, iscrivendosi nelle sue liste. E’ invece Ingroia che ambiguo aiuta il loro gioco, candidando la veneranda Gina Lollobrigida. Questi tempi particolarmente torbidi offrono la possibilità di vedere in diretta come funziona il teatro dei pupi istituzionale; in questo caso come la mafia degli eterni latitanti serve da alibi per pratiche mafiose che usano la Gazzetta ufficiale.

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

29 January 2013

Blog  Appello al popolo

GraficiAmgen

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Una rivista di quella intellighenzia di sinistra che è stata così severa su Pantani, “Diario” di Enrico Deaglio, ha pubblicato un articolo nel quale si chiama in causa Sartre, e quel che è peggio Tocqueville, per incensare Armstrong (Browning F. Quando Jean-Paul e Alexis videro Lance pedalare. Diario, 99, 2005). […] Sarebbe utile fare un parallelo tra la vicenda mediatica fatta subire a Pantani e quella costruita sul rivale Armstrong, testimonial dell’efficacia delle terapie oncologiche, figura vittoriosa, non stroncata ma rafforzata dalle accuse di doping. F. Pansera, 16 gennaio 2008, lettera ai Procuratori della Repubblica Branca e Guariniello uuu uuu uuu

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Che ci fosse del losco nelle accuse a Pantani lo scrissi per la prima volta 10 giorni dopo la sua morte, il 24 febbraio 2004, in una lettera ai PM Guariniello, Bocciolini e Gengarelli, intitolata “Eterogenesi dei fini e ambiguità nell’azione pubblica dei magistrati in campo sanitario: il caso della lotta al doping e della morte di Pantani”. Dal mio punto di osservazione, il caso Pantani, e quello di Armstrong, sono da inscrivere in una più ampia azione di marketing volta a promuovere il consumo di massa di farmaci e di altri prodotti medici agendo sul sistema culturale. Nell’ultima parte del 2012 c’è stato il colpo di teatro della rivelazione ufficiale del doping di Armstrong. Ed è accaduto qualcosa nel retroscena: è comparsa una pubblicazione scientifica che mostra che non ci sono presupposti teorici, né prove scientifiche solide, che indichino che l’EPO abbia proprietà “ergogeniche”, cioè che funzioni come doping [1]. Se l’EPO non funziona, se anche l’arcirivale era dopato (e non solo con EPO, probabilmente, ma anche con qualcosa di più efficace) credo ci si debba chiedere: ma allora, per cosa è morto Pantani? Riassumo, rivedendolo e aggiornandolo, quanto scrissi, nel 2004 e nel 2008, ai magistrati.

Sulla morte del “Pirata” esistono teorie “complottiste”, alcune delle quali prese peraltro in considerazione a suo tempo dalla magistratura, che appaiono per lo più come esagerazioni sensazionalistiche e forse depistanti. Accetto la tesi che Pantani facesse uso di EPO. Ma non quella che sia stato il farmaco a fare di lui un campione: l’EPO era largamente usato tra i concorrenti; e l’efficacia dell’EPO nel migliorare la performance atletica allo stato è da ritenersi nulla [1]. Non trovo elementi sufficienti per credere che qualcuno lo abbia materialmente ucciso quella notte nel residence; ma appare chiaro che sia stato spinto verso quel bordo dell’esistenza oltre il quale c’è il baratro; spinto, penso, anche volontariamente, oltre che da coloro che hanno responsabilità colpose poco nobili. La vicenda appare sistematicamente intessuta con enormi interessi economici, che sarebbe omissivo trascurare come irrilevanti. Interessi del genere di quelli che portano Big Pharma a spendere 53 miliardi di dollari all’anno nei soli USA per il marketing.

Presento quindi un’interpretazione, basata su esperienze personali oltre che su un’analisi, che potrà essere bollata anch’essa come “dietrologica” dagli anticomplottologi di mestiere o volontari. Trovo sensate e plausibili le tesi di Stefano Anelli, alias John Kleeves, un politologo indipendente che tentò di avvisare Pantani sulle forze che l’avevano preso di mira [2]. Kleeves vede un complotto USA nella caduta in disgrazia di Pantani, e lo collega all’ascesa di Armstrong, attribuendo il movente a una generale volontà di propaganda culturale degli USA in Europa. Gli USA hanno storicamente strutture governative, integrate col loro apparato bellico, dedicate alla promozione della loro immagine nel mondo, come, durante la Guerra Fredda, l’USIS, nata dallo Psychological Warfare Branch [3]. Statunitensi ed europei non condividono gli stessi sport popolari; Armstrong, capitano di una squadra statunitense, diventando il numero uno di uno sport europeo sarebbe servito ad aumentare le nostre simpatie e la considerazione verso gli USA; a riconoscerli come i più forti senza vederli come estranei.

Ciò potrebbe avere favorito, secondo quanto ha scritto Anelli, la nostra approvazione e partecipazione militare alle guerre che gli USA perennemente muovono verso il malcapitato popolo di turno quando i mezzi economici e quelli a bassa intensità non sono ritenuti adeguati a soggiogarlo; o quando gli serve una guerra. Anelli osserva che Armstrong si è presentato non con una squadra sponsorizzata come di consueto da un privato – es. la “Mercatone Uno” – ma con lo US Postal Service, che è un’agenzia del governo USA. Armstrong ha avuto alle spalle la potenza USA. Anelli considera che quindi il suo doping probabilmente era espressione dei migliori laboratori e delle migliori conoscenze. La tesi di Anelli combacia col quadro che presento qui. E’ molto probabile che il doping di Armstrong non sia stato l’EPO, come invece dichiara.

Kleeves-Anelli è morto in circostanze tanto allucinanti e folli, secondo la versione data dai giornalisti, quanto sono pacati e lucidi i suoi scritti di critica agli USA, es. “Un paese pericoloso”. Scritti reperibili su internet, che consiglio, trovandoli più interessanti e attendibili delle rivelazioni di figure di “perseguitati” ufficiali come Assange [4]. Anelli e io, Francesco Pansera, che come lui conosco gli USA anche per averci vissuto e non sembro stare affatto in simpatia a quei poteri che Anelli ha ben individuato, indipendentemente abbiamo scritto, tra le altre cose, interpretazioni complementari su Pantani. Anelli non ha mai saputo della mia esistenza, e io ho saputo della sua solo dopo la morte.

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La lotta al doping come propaganda: farmaci-medicina, farmaci-amuleto e farmaci-talismano

Rispetto al gigantesco business dei farmaci, il doping rappresenta solo una piccola parte degli illeciti e dei danni legati ai farmaci; la iatrogenesi è oggi una delle maggiori minacce alla salute. Enfatizzando la lotta al doping si deviano l’attenzione del pubblico e le risorse dello Stato rispetto ai problemi e ai crimini più gravi relativi ai farmaci. Ma la lotta al doping, che ha ricevuto un forte impulso col caso Pantani, paradossalmente è anche una forma di propaganda per i farmaci.

Come è stato osservato la scientificità che la medicina ha conquistato non ha scacciato il pensiero magico che la pervade fin dalla sua origine; e l’ha sotto importanti aspetti potenziato. Nel pensiero magico una medicina, una pozione miracolosa, cura e guarisce; un amuleto preserva dai mali; un talismano potenzia le normali capacità. Ci sono farmaci-medicina, quelli di uso clinico, che tolgono la malattia; farmaci-amuleto, come i vaccini, o la chemioprevenzione, o la proposta della “polypill” che da sola preverrebbe tutte le comuni patologie cardiovascolari dell’invecchiamento [5]. E farmaci-talismano, come appunto il doping, che permettono di compiere imprese eccezionali donando la forza e lo spirito che fanno ottenere soddisfazioni, vittoria, denaro, gloria, fama. Elevandolo a talismano, il farmaco non è più, come dovrebbe essere, un rimedio contro quella avversità che è la malattia grave; è una dotazione permanente dell’uomo moderno di successo. Un modello che è particolarmente efficace nella cultura USA; ma che ha attecchito ormai anche da noi, insieme agli altri elementi della colonizzazione culturale.

E’ conveniente per le case produttrici che il farmaco sia visto, oltre che come una medicina, che si prende quando si è malati, come un amuleto e come un talismano, che si portano sempre addosso, ovvero si assumono anche da sani, meglio se a vita. Tale concezione culturale stimola la domanda di farmaci, rafforza l’accettazione reverenziale delle prescrizioni, dei prezzi, dei proclami di efficacia e sicurezza, e allarga il mercato, dai malati verso l’intera popolazione. I pubblicitari, che conoscono le strutture mentali sulle quali fanno leva, per non dire che conoscono i loro polli, prevedono nel loro codice di autodisciplina che la pubblicità su prodotti medicinali e terapie non deve “indurre a ritenere che il medicinale o il trattamento curativo possano migliorare il normale stato di buona salute”. Le notizie sul doping aggirano questo divieto etico generale, introducendo la credenza che i farmaci possano conferire uno stato di supernormalità. Il doping mostra come il farmaco dà successo, fa vincere.

I’EPO ha una doppia applicazione; prima che essere un farmaco-talismano è un farmaco-medicina, essendo usato per curare le anemie, principalmente quelle di pazienti nefrologici e oncologici. Un cattivo farmaco terapeutico con una nutrita “fedina penale”, come si dirà. La figura di Armstrong associa il farmaco-medicina – chemioterapia e farmaco biotech – alla forza e alla riuscita. La sua fondazione oncologica, dopo essere stata intitolata a lui stesso, Armstrong (che in inglese suona come “Fortebraccio”), ora, dopo le ammissioni di doping – con EPO – si chiama “Livestrong”. Un nome che riecheggia uno degli slogan pubblicitari dell’EPO per uso clinico: “Strength for life”. Il farmaco fa vivere, e fa vivere da forte. L’EPO è particolarmente adatto a questa propaganda; un farmaco sofisticato, modernissimo, che arricchisce la persona di sangue; “il sugo della vita”, il liquido speciale ricco di valenze simboliche e magiche [6].

Quella del farmaco come talismano, dell’oggetto la cui efficacia è simbolica e non reale, è una delle metafore che, formulate per facilitare l’espressione di un concetto, poi si scoprono essere non meri paragoni figurati o analogie, ma descrizioni abbastanza aderenti alla realtà. Risulta infatti che il talismano che ha portato Pantani alla rovina non funzioni sul piano biologico. Da una recente valutazione qualitativa condotta da un gruppo di farmacologi olandesi [1] emerge che non esiste evidenza scientifica che l’EPO ricombinante (prodotta cioè con tecniche di ingegneria genetica) potenzi la prestazione atletica dei ciclisti ad alta performance. Gli autori esaminano inoltre approfonditamente sul piano fisiologico e farmacologico la possibilità teorica che l’EPO possa funzionare come dopante negli atleti, e concludono che tale possibilità teorica non c’è o non potrebbe essere che molto limitata. La loro analisi teorica mostra anche possibili effetti peggiorativi sulla performance. Inoltre, notano, gli effetti avversi sono stati trascurati; nonostante ci siano stati diversi casi di decessi di atleti attribuiti all’EPO. Tutto ciò è sconcertante rispetto alla storia ufficiale, ma coerente col quadro qui esposto. Del resto, le credenze dei nostri tempi sull’efficacia come dopante dello stimolatore della produzione di globuli rossi sono una curiosa inversione della credenza, che ha occupato i due millenni precedenti, che cavare il sangue sia efficace nel curare le malattie [7].

La cultura del doping aiuta anche la diffusione della cultura delle droghe stimolanti; es. la cocaina, il business di quella ndrangheta che si dice di voler combattere. Il PM Scarpinato ha parlato di doping sociale adatto a una società darwiniana, commentando il forte incremento dell’uso di cocaina nel primo decennio del millennio. Ci sono rapporti che segnalano la diffusione del “doping per il cervello”, cioè dell’uso di “smart drugs” nelle università [8]. Certe produzioni intellettuali fanno sospettare che ci sia questo uso, ma che sia un’arma a doppio taglio; che potrebbe, piuttosto che fare raggiungere la genialità, rendere formidabile la cretinaggine.

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Sport e marketing oncologico

Insieme a una funzione ideologica generale sui farmaci, questa vicenda ne ha una di pubblicità specifica per l’EPO. Il colossale spot pubblicitario fatto con il suo uso come dopante, la narrazione mediatica a tutti nota che ruota attorno ai suoi poteri talismano, è solo una parte della storia di questo farmaco. La storia del maggior successo economico della puntata giocata da industria e finanza sulle biotecnologie farmaceutiche. Un falso successo, sostenuto dallo hype mediatico sulle biotecnologie come futura radiosa era della farmacologia; una dottrina millenarista, nata negli ambienti finanziari non meno che nei laboratori, i cui limiti, e quindi i cui fallimenti sul piano clinico, erano del resto prevedibili fin dall’inizio per elementari ragioni biologiche [9]. Mediante le notizie sul doping, noi associamo l’EPO alla potenza, sia pure ottenuta illecitamente; nella realtà clinica quella dell’’EPO è una storia dove regnano avidità, sofferenza e morte.

Un storia “sordida”, così è stata definita [10]. Che coincide con la nascita e l’ascesa della Amgen, la casa produttrice, la più grande ditta di biotech al mondo. Una catena di liti per i brevetti, di altri trucchi di marketing, di persecuzione dei whistlebowers cioè di coloro che, interni al sistema, hanno denunciato le irregolarità, di prezzi gonfiati rispetto ai costi di ricerca e sviluppo, di rimborsi ottenuti pagando i politici grazie ai quali – succede anche in USA – si sono ottenuti profitti privati spropositati con il denaro pubblico destinato alla sanità. Nel 2002, mentre Pantani andava alla deriva, producendo l’EPO la Amgen, anche grazie alla propaganda così ottenuta, fatturava 5 miliardi di dollari. Denaro per la maggior parte dei contribuenti USA; con profitti di circa un terzo, una performance eccellente.

U. Veronesi si è espresso a favore della liberalizzazione dell’EPO come dopante. La sua posizione mostra come gli oncologi siano per la somministrazione dell’EPO a tutta cannella. Come al solito, le rivelazioni della dannosità del farmaco sono arrivate successivamente ai profitti. Dopo 20 anni di profitti favolosi, ad uso clinico consolidato, si è “scoperto” che l’EPO aumenta sì l’ematocrito, ma non c’è evidenza valida – analogamente al suo uso come doping – che dia benefici alla maggior parte dei pazienti con insufficienza renale cronica, mentre ci sono dati che indicano che sia dannoso [11]. Si è inoltre accertato che l’EPO non riduce ma aumenta la mortalità nei malati di cancro [12]. Un trial su dializzati e uno su pazienti con cancro della mammella hanno dovuto essere interrotti perché l’elevazione dell’ematocrito era associata a incrementi della mortalità e di eventi cardiovascolari. Ciò per la sua capacità di provocare tromboembolie, e nei pazienti oncologici, si ritiene, per un complesso di effetti che include la stimolazione della crescita tumorale, data la sua natura di fattore di crescita.

L’EPO andrebbe comunque accuratamente dosato, su pazienti accuratamente selezionati. Al contrario, la Amgen ha pagato centinaia di milioni di dollari ai medici perché ne massimizzassero il consumo tramite le prescrizioni, e i nefrologi e gli oncologi ne hanno imbottito quanti più pazienti possibile, provocando così morti in nome del profitto [13,14]. I due grafici all’inizio [14] mostrano l’andamento nel tempo delle spese di lobbying per l’EPO, che hanno raggiunto i 16.3 milioni di dollari all’anno nel 2007, e il correlato incremento dei dosaggi, che sono arrivati a triplicarsi. L’EPO è il capostipite dei farmaci ingiustificatamente costosi e allo stesso tempo inefficaci e nocivi, che sono uno dei tanti regali dell’evoluzione del liberismo sfrenato.

Ottenere l’EPO ricombinante è stato in sé un notevole risultato scientifico (raggiunto grazie a un importante lavoro di ricerca preliminare finanziato con denaro federale, cioè pubblico [9]); ma la proteina non dà al paziente i vantaggi terapeutici sperati; dà comunque a chi l’ha sviluppata e agli investitori i profitti agognati, perché sulla scienza è stata innestata la frode, appoggiata dalla corruzione, dalla disinformazione e dalla violenza. La commistione variegata di scienza e crimine, espressione della corrupio optimi del liberismo [15], è frequente nell’attuale medicina. Gli autori del lavoro sull’inefficacia dell’EPO nel ciclismo agonistico osservano che il suo uso come dopante è simile ai casi – frequenti – di uso clinico di farmaci non basato su prove sperimentali di efficacia. Nella biomedicina attuale il livello di rigore delle prove di efficacia richiesto per la prescrizione dei farmaci varia dalla coercizione autoritaria all’anarchia e alla superstizione, in funzione del profitto [15-17].

L’EPO, “un paradigma per l’industria farmaceutica” secondo uno dei suoi promotori, lascia dietro di sé una stria di sangue. La forza simboleggiata da Armstrong è in realtà quella dell’homo homini lupus. O meglio, la forza per la quale chi è in condizione di necessità e debolezza, il dializzato o l’ammalato di cancro allo stadio avanzato, è una preda; la forza di canidi più vicini allo sciacallo che al lupo.

Armstrong si è anche presentato come colui che ha vinto il cancro prima di vincere le corse. La sua figura associa terapie oncologiche e successo. Non viene detto che il tumore del quale era affetto, quello del testicolo, ha alti tassi di guarigione, perfino quando dà metastasi; costituendo una delle poche eccezioni e non la regola di un’oncologia sostanzialmente fallimentare sul piano terapeutico, più brava a sfruttare il cancro come risorsa economica che a curarlo.

Visto il generale carattere altamente fraudolento di tutta questa storia, e considerando gli interessi medici che tale frode è andata a favorire, non sarebbe fuori luogo avere riserve sulla caratterizzazione della neoplasia (tumore a cellule germinali nonseminomatoso, misto, stadio III): un piccolo aggiustamento, es. sulla componente coriocarcinomatosa, può aver aiutato a fare apparire il risultato terapeutico più brillante. Resta singolare che Armstrong sia stato colpito proprio da una delle pochissime neoplasie che fanno fare bella figura alla chemioterapia e agli oncologi.

Anche dopo l’apparente caduta, Armstrong continua a essere utile al business oncologico. In Italia la sua immagine viene usata per favorire la manovra attualmente in corso di estensione del business del cancro agli adolescenti, una classe di età particolarmente sensibile al richiamo delle figure sportive. Lo US Preventive Service Task Force ha concluso che lo screening per il cancro del testicolo non dà benefici, anche in considerazione della curabilità di questo tipo di tumore; a rigor di logica, la guarigione di Armstrong dovrebbe mostrare proprio questo. Ma gli screening tumorali sono una miniera d’oro, e Armstrong è quindi citato al contrario, per supportare messaggi come “l’autopalpazione può salvare i maschi” [18]: oncologi e altri soggetti economici interessati discutono pubblicamente se Armstrong resta un grande, essendo “riuscito a dare voce agli adolescenti malati di tumore” o se sono da preferirgli i calciatori della serie A, testimonial della campagna “Non fare autogol”, promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica per sensibilizzare gli adolescenti al rischio cancro [19]. Credendo alle storie e agli slogan della pubblicità medica, che li vogliono attirare nelle trappole della falsa “prevenzione”, le persone, minori e adulti, rischiano di farlo davvero l’autogol, come sta venendo ammesso anche da fonti ufficiali le più ortodosse [20].

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Il braccio muscoloso e quello focomelico della giustizia

I magistrati hanno una posizione rispetto al business medico che chiamo di commensalismo [21]: fanno parte della stessa classe sociale e siedono sul piano culturale e istituzionale alla stessa mensa con coloro che mettono in atto le frodi mediche strutturali; condividono con loro, oltre che privilegi, i presupposti ideologici ammanniti dal padrone di casa insieme al buon cibo. In questo caso la cultura del farmaco; il farmaco come oggetto magico di potente efficacia, invariabilmente onesto e prezioso quando lo si usa in obbedienza ai poteri che lo generano.

In casi come questo la magistratura si attiene a quello che appare come un canovaccio già scritto, recitando una parte prestabilita nella rappresentazione dello spettacolo della medicina. Quando si occupa di notizie biomediche scottanti – e a maggior ragione se ci sono di mezzo gli USA – la magistratura configura una giustizia dalle braccia fortemente asimmetriche. Se il copione prevede che debba intervenire adopera il suo braccio forte, dalla muscolatura ipertrofica e allenata quanto quella di un campione di atletica pesante. Quando avrebbe il dovere di mostrare, perseguendole, le truffe, le violenze e gli strazi degli affari voluti dai poteri che serve, adopera l’altro braccio, il braccio di un focomelico: un povero abbozzo inutilizzabile.

In questi casi la magistratura perseguita e non persegue. Esattamente l’opposto di quanto affermò uno dei PM che si occuparono di Pantani, che, forse per un meccanismo di difesa psicologico, disse che “l’autorità giudiziaria persegue, non perseguita”.

Un famoso medico così integrato nel sistema da divenire ministro della sanità ha proposto di liberalizzare l’EPO per il doping; su Pantani però lo Stato ha lanciato “blitz” di Carabinieri e ha impegnato sette Procure. La contraddizione è solo apparente, come si vede qui. Occupandosi accanitamente di ciò che oggi appare come un “reato impossibile” vista l’inefficacia dell’EPO, e che è sempre stato marginale rispetto alla massa di reati riguardanti i farmaci, la magistratura ha fatto scoppiare uno scandalo che ha lanciato in campo mediatico il messaggio del farmaco-talismano. A tante paia di orecchie non adeguatamente separate tra loro da tessuto nervoso è arrivato il messaggio “prendi la pillola e diventi forte come Pantani”.

Inoltre, togliendo di mezzo Pantani si è dato spazio alla leggenda di Armstrong, venuto dall’America a vincere in Francia alla maniera di Asterix, e come Asterix grazie a magiche pozioni. Si sapeva che anche Armstrong fosse dopato; come gli altri; probabilmente in realtà meglio degli altri visto chi aveva alle spalle, come nota Kleeves. Può darsi che Pantani costituisse un ostacolo insormontabile anche per l’apparato farmacologico che sosteneva Armstrong, e che per questo si sia ritenuto di farlo eliminare. Tolto il rivale, in modo da favorire le credenze sui farmaci-talismano, la voce fatta trapelare che gli impressionanti successi di Armstrong fossero dovuti al doping favoriva anch’essa l’ideologia del farmaco. Ma ad Armstrong, il campione superbo quanto la nazione che ha rappresentato, la giustizia non ha fatto nulla.

Fino al 2012, quando la narrazione sulle vittorie di Armstrong viene chiusa in modo da sfruttarla ulteriormente (con un “fuoco d’artificio finale” come in altri scandali sportivi, hanno commentato alcuni bloggers). A carriera conclusa e a risultato propagandistico – politico e commerciale – ottenuti, Armstrong, ricco e famoso, viene dopo tanti anni smascherato e squalificato a vita dalla giustizia sportiva USA (dall’agenzia antidoping). Il “duro” mostra ora il suo lato umano, come in una soap che si rispetti. Armstrong ha raccontato in TV, in uno degli show più seguiti, di avere usato sostanze dopanti, anzi di avere usato l’EPO, e altri farmaci; reo confesso, caso mai i capa tosta si ostinassero a non credere che è tutto merito dei farmaci. Armstrong ha pianto, ha parlato della mamma, dei figli, del piacere dell’onestà, etc. Ha suscitato negli spettatori sentimenti edificanti, completamente diversi dal “gotcha!” del 1999 sul piccolo italiano imbroglione. Recita il mea culpa e sta trattando, da pari a pari, una resa; ha offerto, pare, 5 dei suoi 100 milioni di euro. Una smentita che è una notizia data per la seconda volta. Si ristabilisce tardivamente una “verità” nota – che poi verità non è – ma la morale non cambia, e si rafforza: i farmaci fanno vincere e portano in alto.

Tutti sanno dell’EPO come dopante, che rende potenti; che non sia in realtà un farmaco miracoloso che rende campioni lo sanno in pochi; e pochi sanno della sua inefficacia nell’uso clinico, dei soldi ai politici, dei comparaggi, e delle morti di pazienti. Né la magistratura italiana ha voluto indagare seriamente sulle gravi manipolazioni riguardanti l’uso clinico dell’EPO, anche quando ciò è stato – dal sottoscritto – ad essa segnalato, insieme alle manipolazioni per un altro prodotto analogo, sempre della stessa casa produttrice, la Amgen. E’ interessante che il magistrato al quale fu assegnato il caso che avrebbe dovuto portarlo ad occuparsene diede invece la caccia a ciclisti e calciatori dopati; e che sia stato tra gli imputati nelle accuse di traffico di droga a carico dei capi dei Carabinieri del ROS, accuse dalle quali i suoi colleghi l’hanno assolto.

Tutti sanno che Pantani sarebbe morto per overdose di cocaina. E’ stata invece fatta sparire dalla ricostruzione mediatica la presenza sul luogo della morte di una confezione del farmaco Surmontil, un simpaticomimetico come la cocaina, che ha un meccanismo di azione analogo a quello della cocaina, è più della cocaina in grado di provocare morte, e agisce in sinergia con la cocaina, potenziandone gli effetti. Non è frequente che una overdose di cocaina arrivi a uccidere un soggetto giovane e sano; mentre gli antidepressivi triciclici, la famiglia della quale il Surmontil fa parte, sono uno dei maggiori agenti causali delle morti per overdose da sostanze ad azione farmacologia.

Sarebbe stato ragionevole considerare anche gli effetti sinergici del Surmontil; ma la droga che si compra in farmacia è sacra, così tutta la colpa è stata data alla droga che si compra per strada. Il perito – di area massonica – al quale la magistratura ha affidato la ricostruzione per spiegare la morte ha in pratica considerato che Pantani abbia assunto un fustino di cocaina, mentre l’antidepressivo, “cugino” della cocaina sul piano farmacologico, più pericoloso, ma con una reputazione di medicina rispettabile, è stato tolto di scena.

Acqua in bocca anche sul possibile ruolo indiretto degli psicofarmaci che Pantani assumeva, che potrebbero avere indotto crisi psicotiche e comportamenti autolesionistici. La magistratura sempre più spesso scrive pagine tecniche di medicina, legittimando tesi che favoriscono infondatamente interessi illeciti, anche quando sembrano andare nel verso opposto [22]; oppure conferisce autorevolezza a perizie mediche che postulano l’impossibile quando occorre che non si faccia troppa chiarezza sui gravi reati, passati e futuri, di imputati privilegiati, come la polizia [23]. Invece sul rapporto causale tra psicofarmaci e atti di violenza, es. in riferimento ai casi di omicidio-suicidio, un campo che rientra pienamente nelle sue competenze e nei suoi doveri, dove sarebbe importante indagare e fare giustizia a tutela della salute pubblica, la magistratura si fa i fatti suoi, non disturbando così uno dei maggiori settori del mercato farmaceutico. Gli antidepressivi sono “la gallina dalla uova d’oro” dell’industria farmaceutica, nota l’autore di un recente articolo sul British Medical Journal nel descrivere come siano sovraprescritti, come le prescrizioni e il consumo continuino a crescere, e come siano poco o nulla efficaci. Neanche le molecole sono tutte uguali davanti alla legge.

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Lo sport per propagandare l’hi-tech biomedico

Come prevedevo nella lettera ai PM del 2004, lo sport viene sempre più usato per propagandare il business medico presso il grande pubblico. Lo sport non solo appassiona in sé, ma attira come condizione di super-salute; come stato simbolico del corpo che non solo è sano, ma dà successo, permettendo di raggiungere grandi mete.

Al di là del caso EPO, c’è una tendenza generale di sfruttamento dello sport a fini di marketing biomedico. In occasione delle Olimpiadi di Pechino e di Londra gli esperti e i dirigenti internazionali dell’antidoping hanno lanciato sgomenti l’allarme sul “doping genetico” e il “doping con staminali”, che produrrebbero atleti “geneticamente modificati”. Pura fantascienza, volta a fare credere al pubblico che le biotecnologie biomediche possano ottenere quei fantastici risultati promessi e sbandierati, a priori estremamente improbabili, che finora non si sono visti.

Un altro tema è quello degli atleti con protesi, come Pistorius, che è stato ammesso a gareggiare con atleti sani. L’invalido che supera i normali grazie ad un artifizio tecnologico. Queste storie ci mostrano una tecnologia che è capace non solo di supplire alle funzioni perse, ma di fare dell’uomo un superuomo, un uomo-macchina, verso il cyborg; un altro passaggio dai prodotti-medicina a quelli talismano, che propaganda l’hi-tech biomedico, la magia quotata in borsa.

Propaganda utile in particolare per quell’hi-tech che ha maggior necessità di una stampella pubblicitaria date le scarse possibilità reali, come le promesse di una “medicina rigenerativa” mediante cellule staminali; che aggiungono al loro vastissimo carnet di favole propagandistiche [24] quella di poter dare luogo a superatleti. Paradossalmente, l’hi-tech biomedico, che dovrebbe essere il campo delle tecnologie più avanzate, è il luogo della maggiore convergenza tra scienza e ciarlataneria, in forme sofisticate.

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La Gladio della medicina e la medicina dei Carabinieri e delle Questure

Qualche anno fa a Brescia a una conferenza pubblica la persona considerata l’addetto stampa della Gladio, alzatasi dal pubblico, ha parlato delle necessità di controllare le notizie sulla salute, affermando che su Cernobyl dovettero intervenire esercitando una censura per evitare di allarmare l’opinione pubblica. A parte le tante riserve sul merito, non si comprende, a prima vista, cosa possa interessare di un problema di salute pubblica a una struttura paramilitare segreta che ha fornito pazienti e salme a ospedali e cimiteri.

Ma in effetti le strutture “deviate” si occupano anche di medicina, ed è verissimo che si occupano di censura su temi di salute pubblica. Non però per il bene della popolazione, ma per servire gli interessi dei proprietari – che non sono i medici – di un settore che occupa una posizione centrale nell’attuale sistema economico. Un settore, l’industria medica, con la particolare caratteristica di avere una grande componente irrazionale, che fa sì che la pratica si conformi facilmente a credenze e manipolazioni psicologiche. Un campo adatto a operazioni di disinformazione mediatica e guerra psicologica; che pur non essendo materiali come una bomba o un proiettile possono avere effetti materiali pesanti sulla popolazione e sui singoli. Nel caso del business biomedico, abbiamo i professionisti dell’inganno che aiutano e difendono un’industria largamente basata sull’inganno.

Appare esservi una specie di Gladio medica, dipendente naturalmente dai servizi USA, che si occupa di operazioni come queste, nell’interesse della industria medica globale, manipolando l’opinione pubblica, sviando autorità vogliose di farsi sviare, screditando e mettendo a tacere voci scomode e di denuncia. Forse sono le stesse strutture degli Anni di Piombo, che oggi, caduto il Muro e instauratosi il cosiddetto “capitalismo cognitivo” hanno trovato nuovi compiti, che permettono loro di continuare a lavorare per le necessità dei poteri sovranazionali. I magistrati sono integrati con tali forze, fornendo il braccio grosso o quello offeso a seconda della necessità. E tali forze hanno buon gioco in un Paese molle, in un Paese di povera gente dove vige l’omertà e serpeggia un’istintiva collaborazione verso le scorrerie e gli omicidi del potere [25].

Non viene apprezzato quanto oggi Viminale e Viale Romania si occupino di medicina e la condizionino, sfruttando il loro potere di polizia. Ci si preoccupa giustamente di Eurogendfor, dei CC che diverranno una polizia al di sopra della legge e al servizio dei banchieri, delle multinazionali, degli USA; non si considera che affidare ai CC, tramite i NAS, il controllo sui farmaci di concerto con l’AIFA, come ha stabilito un recente accordo [26], oltre ad essere inappropriato su un piano di principio non è differente in alcuni casi chiave dall’affidare la tutela della salute prevista dalla Costituzione a qualcuna delle multinazionali di pubbliche relazioni alle quali le case farmaceutiche commissionano campagne di promozione, o di disinformazione sanitaria; o dall’affidarla a dei contractors, dei sicari al soldo di case farmaceutiche.

Non sappiamo tutto, ma si può dire che a Pantani è stato fatto peggio che ucciderlo. E’ stato patologizzato, cioè gravemente destabilizzato sul piano psichico; con la pressione giudiziaria, la gogna mediatica, la stigmatizzazione e – da non sottovalutare – gli psicofarmaci. Non approfondisco qui il tema della patologizzazione, materiale e surrettizia [27], che oltre a essere orribile e disgustoso in sé, ha oggi rilevanza per la reale natura dei rapporti tra controllo del Paese, eversione e istituzioni, a cominciare dalle forze di polizia e inclusa la magistratura; e potrebbe avere stretti legami con diversi inspiegabili episodi di violenza e terrorismo che si stanno susseguendo, tra i quali non si può escludere la morte di Anelli.

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Distrutto ma non vinto

Le idee camminano sulle gambe degli uomini, secondo la frase di Nenni amata da Giovanni Falcone. Anche i movimenti, simili a quelli di zolle tettoniche, degli interessi impersonali e molto grandi che hanno ucciso Pantani sono resi possibili da persone in carne ed ossa. L’immagine di Pantani continua a spiccare; a quello luminoso delle salite si è aggiunto uno sfondo livido composto di smorte passioni umane. La speranza dei ruffiani e il servilismo sadico dei tirapiedi, le due principali categorie di addetti al mostruoso macchinario ai cui ingranaggi Pantani è stato dato in pasto. La schadenfreude dei mediocri che si appagano nel vedere la persona superiore che cade. Una nazione che si abbandona alla dominazione USA; nella quale persone invise all’occupante come Anelli e Pantani non hanno più garanzie che Renzo Tramaglino. Lo zelo verso il potere e verso i crimini del potere; ci sono stati parecchi scandali internazionali sul doping, ma l’Italia può fregiarsi di meriti particolari: ha lanciato l’EPO nello sport, col gruppo di Conconi, e nel mettere in scena lo spettacolo ha fatto a pezzi per davvero un suo campione.

Le drug whores della professione medica. La presunzione di chi senza esserne capace vorrebbe fare grandi cose e per questo ricorre al doping o alla droga. Le parole di disprezzo e compatimento degli ipocriti passati dalla bandiera rossa alle stelle e strisce; quando si sono precipitati a dire che non era un vero campione ma solo un truffatore, è di sé stessi che parlavano. Il telespettatore che risponde agli stimoli visivi in maniera prevedibile come un topo di laboratorio, per il quale i campioni sono immagini costruite a tavolino alla Armstrong. La meschinità dei tanti figuranti che per un panino si prestano a inscenare quanto occorre a queste operazioni. Il commensalismo dei magistrati, pronti a dare corpo a uno script pubblicitario come a non vedere reati gravi fino a farsene complici.

Tanti lo ricordano con affetto e ammirazione, perché Pantani non era solo un campione sul piano atletico; era nato col carattere del campione. Disarcionato e trascinato nel fango, ha recuperato la grandezza proseguendo la discesa, attraversando il dolore fino a giungere alla dimensione tragica che lo ha riportato, per altra via, a quello che era il suo posto.

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Note

[1] Heuberger et al. Erythropoietin doping in cycling: lack of evidence for efficacy and a negative risk-benefit. Br J Clin Pharmacol, 2012. doi: 10.1111/bcp.12034.

[2] Kleeves J. Sport e politica: la morte di Pantani. 3 luglio 2004. Reperibile su internet.

[3] Tobia S. Advertising America. The United States Information Service in Italy (1945-1956).

[4] Da quali minacce va protetta la Glaxo. https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

[5] O’Riordan M. One pill cure them all: single-drug polypharmacy in cardiovascular disease. Heartwire, 28 set 2012. [6] Camporesi P. Il Sugo della vita. Simbolismo e magia del sangue. Garzanti, 1997.

[7] Il salasso ieri e oggi e la sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[8] Doping per il cervello, è boom nelle università. GSK informa, 26 feb 2010.

[9] Le Fanu J. The rise and fall of modern medicine. Carroll and Graf, 1999. Cap. The brave new world of the new genetics, sez. Genetic engineering, penultimo paragrafo.

[10] Goozner M. The $800 million pill. The truth behind the cost of new drugs. University of California press, 2005.

[11] Jacques et al. Decision memo for erythropoiesis stimulating agents (ESAs) for treatment of anemia in adults with CKD including patients on dialysis and patients not on dialysis (CAG-00413N). Centers for Medicare & Medicaid Services, 16 giu 2011.

[12] Bohlius et al. Recombinant human erythropoiesis-stimulating agents and mortality in patients with cancer: a meta-analysis of randomised trials. Lancet, 2009. 373: 1532.

[13] Berenson A. Pollack A. Doctors reap millions for anemia drugs. NY Times, 9 mag 2007.

[14] Whoriskey P. Anemia drugs made billions, but at what cost? Washington Post, 20 lug 2012.

[15] La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

[16] L’irresponsabilità della medicina in franchising. https://menici60d15.wordpress.com/2012/11/30/lirresponsabilita-della-medicina-in-franchising/

[17] Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[18] Martinella V. “L’autopalpazione può salvare i maschi”. Corriere della Sera, 6 luglio 2012.

[19] Cuppini L, Martinella V. Lance Armstrong e la lotta al cancro. “Ha sbagliato, resta un grande esempio”. Corriere della Sera, 12 ottobre 2012. Massi C. Armstrong, ancora supereroe anti-cancro?. Il Messaggero, 14 ott 2012.

[20] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce. https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[21] “A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.” (I commensali al tavolo di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V).

[22] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[23] Le perizie ballistiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

[24] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[25] Il terzo livello. https://menici60d15.wordpress.com/2012/09/05/il-terzo-livello/

[26] Sanita’: Aifa-Nas, nasce la “superagenzia” italiana del farmaco. AGI, 17 dic 2012.

[27] Patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale. In: Leopardi, Unabomber e altri eversori https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

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20 giugno 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Farmaco per bambini contraffatto, appello dei carabinieri: “non usate Ozopulmin” ” del 19 giugno 2013

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L’ozopulmin, mentre può avere effetti nocivi anche seri, non è un farmaco di provata efficacia, e non ci sono molte ragioni per pensare che possa essere utile sul piano biologico. E’ un farmaco ormai marginale, di una classe in via di eliminazione. La frode, la mancanza di principio attivo, può essere paradossalmente vantaggiosa, se il composto che lo sostituisce non ha a sua volta effetti avversi.

Tanti altri pericoli, e tanti altri inganni, anche molto più gravi, riguardanti farmaci ai bambini, restano ben coperti; questo “appello dei CC” a non usare l’Ozopulmin senza principio attivo sembra uno spot costruito per introdurre i CC come autorità sanitaria (CC e AIFA hanno di recente siglato un accordo per formare assieme una “superagenzia”).

A molte persone, buoni spettatori del maresciallo Rocca e di Don Matteo – e buoni consumatori di pillole – piacerà questo poliziesco, e l’idea che veicola dei Carabinieri che proteggono la gente anche in campo farmacologico; e piacerà l’idea complementare che il problema sono i farmaci taroccati, mentre quelli autentici fanno bene. A me no: i NAS vanno bene per i pesci piccoli, come questi; ma è poco salutare, in tema di medicina, affidarsi ai CC, che stanno dalla parte delle multinazionali e delle banche; in maniera così radicale che a chi è di ostacolo ai grandi affari, non candidi, del business medico ufficiale, i CC appaiono come una milizia al servizio di tali interessi.

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14 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Pagani e A. Scanzi “Pantani, 10 anni dopo. Mura: “Quando morì, pensai di lasciare Repubblica”

Gianni Mura definisce due schieramenti su Pantani: quelli del ““drogato”” e quelli del ““complotto cosmico””. E si tira fuori da entrambi, dice. Non dubito del suo dispiacere, e va apprezzato l’interesse per la figura di Pantani, ma vorrei osservare che ridurre tutto a un esercizio di barocco lombardo, nello stile di Gianni Brera, su Pantani come caso umano, addossandogli ancora, stavolta coi toni del compianto, la responsabilità della sua distruzione, può configurare uno di quei casi nei quali il rifuggire da due estremismi è istituirne un terzo. Si fa l’esempio dei due gruppi che sostengono l’uno, che la Terra giri da Est a Ovest, e l’altro che giri da Ovest a Est; chi, scuotendo il capo, abbraccia la via di mezzo vuole una Terra immobile. La Terra invece gira, in un verso definito; e ciò che la fa girare, a parte il momento angolare, è il denaro. Non è questione di ““complotti”” ma di non coprirsi come sempre occhi orecchie e bocca davanti ai grandi interessi economici e politici di poteri forti; e lasciare così che altri casi sciagurati avvengano, altri danni siano prodotti. Danni che possono riguardarci non solo come spettatori, ma come vittime: v. ““Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico””, reperibile su internet.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico” “Il tolemaicismo politico”

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21 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Travaglio “Marco Pantani, le nuove inchieste e quell’ematocrito fuorilegge già nel 1995”

Anch’io, per quanto esposto da Travaglio, penso che Pantani abbia usato l’EPO. Credo però non sia irrilevante l’analisi di alcuni farmacologi, che mostrano che non ci sia evidenza scientifica che l’EPO funzioni come dopante, e che ci siano ragioni teoriche per dubitare fortemente che possa funzionare (Heuberger et al. Erythropoietin doping in cycling: lack of evidence for efficacy and a negative risk-benefit. Br J Clin Pharmacol, 2012. doi: 10.1111/bcp.12034.). Ciò, e la “fedina” dell’EPO come farmaco clinico, la sua storia di marketing, che un libro ha definito “sordida” (Goozner M. The $800 million pill. The truth behind the cost of new drugs. U of California Press, 2005.), imporrebbero di considerare un filone che è stato ignorato dagli inquirenti professionisti e dilettanti (v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). L’ho esposto precedentemente a questa nuova “rumba” mediatico-giudiziaria; pensando che fosse ormai calato il silenzio su una storia che a mio parere è comunque sordida. Ora c’è questo nuovo polverone che, tramite l’esagerazione, potrebbe fare in modo di perpetuare la confusione, e di continuare a tenere oscurate realtà meno romanzesche e maggiormente legate ai soldi. Travaglio può insegnare come possa accadere che mentre scorrono fiumane di inchiostro e rotolano valanghe di faldoni giudiziari su versioni fantasiose ma accettabili per il potere, altre ricostruzioni più fondate ma non “politically correct” restino inesplorate.

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@ Bedrosian Baol. La medicina che si dice scientifica in realtà punta molto sull’eterno desiderio di affidarsi a “maghi”. Il caso Pantani ha contribuito ad alimentare nel pubblico il pensiero magico sui farmaci.

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23 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ziliani “Marco Pantani con ematocrito alto nel ’98. Ma fu cacciato il gregario Forconi”

@ Giorgio Vittori. Lei sostiene che “la risposta al doping è assolutamente individuale” e “imprevedibile” al punto di poter fare di un atleta modesto un campione assoluto, che surclasserebbe gli atleti che al netto del doping gli sarebbero superiori, e nonostante che si dopino anche loro. Basandosi su questo modello, sostiene che Pantani non aveva meriti personali ma “faceva rendere al meglio le pratiche truffaldine che utilizzava per vincere” (qui non è chiaro se le “faceva rendere” per costituzione, o se lei voglia dire che era particolarmente abile nel doparsi). E’ una tesi interessante, anche per la ricostruzione delle motivazioni, o dei moventi, sia della tenacia delle accuse mosse a Pantani sia della veemenza delle espressioni di disprezzo nei suoi confronti. Combacia inoltre con il crescente interesse delle multinazionali farmaceutiche (e dei loro reparti di marketing) alla variabilità individuale nella risposta terapeutica ai farmaci. Lei presenta le sue affermazioni in tono molto sicuro; addirittura chiama “ignorante” chi non le considera assodate. Può dare qualche fonte sulla asserita estrema variabilità, su questi effetti esplosivi in soggetti predisposti, della risposta ergogenica all’EPO, e al doping in generale? Come spiega che Pantani abbia vinto il Giro d’Italia dilettanti nel 1992, e avendo già collezionato altri successi, prima cioè di quando si ritiene abbia cominciato ad assumere EPO?

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12 marzo 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Strage Piazza della Loggia, perquisizioni del Ros per cercare foto e documenti”

I giornali riportano che la morte di Pantani è ora attribuita dalla perizia disposta dalla magistratura anche agli psicofarmaci, oltre che alla cocaina; è quanto avevo scritto, spiegandolo estesamente, agli inquirenti 11 anni fa, nella racc. r/r del 3 giugno 2004 al GIP Mussoni e al PM Gengarelli (v. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). Oggi perquisizioni dei ROS per la strage di P. Loggia del 1974. Mi pare ci sia un caratteristico “pipeline giudiziario”, che ritarda l’accertamento della verità per poi ripescarlo molti anni dopo, a giochi fatti, in modo da non occuparsi di attività “delicate” attuali; o in alcuni casi di occuparsene, ma all’incontrario…

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5 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, pm chiede archiviazione. La madre Tonina: “Ora inizia la guerra” “

Tra i commentatori de Il Fatto ce n’è uno, “Otello”, che sostiene che bisogna maggiormente temere non i delinquenti, ma gli “onesti”. Mi sembra di capire che per “onesti” intenda quelle figure, soprattutto istituzionali, che sono comunemente considerate tali; e che pertanto automaticamente vengono contrapposte a mafiosi, corrotti, violenti etc. Mi sono una volta scontrato aspramente con lui (tende a parteggiare per il clero; al quale invece la sua teoria calza a pennello); ma questo è un caso dove penso si potrebbe dargli ragione. La distruzione di Pantani non è stata questione di killer, ma di rinomate istituzioni dello Stato, che sono attentissime nel servire i desiderata, e quindi gli interessi, di poteri forti. I desiderata su quale visione del mondo e delle cose vada data all’opinione pubblica, es. conformando ad essa l’azione giudiziaria; e i desiderata di soffocamento di realtà sgradite, con omissioni di atti di ufficio, parzialità, autentiche persecuzioni. La morte di Pantani appare essere stata un effetto collaterale di questo marketing di Stato a favore di interessi privati illeciti; di questo plasmare, mediante il potere legale dello Stato, una “realtà” fittizia a favore del big business. Con conseguenze che non sono meno gravi per il popolo, non sono meno criminali, dei killer misteriosi immaginati nel residence dalla madre di Pantani. (V. nel mio sito: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico).

@ A mia volta sono sorpreso dall’estrema facilità con la quale si scrive senza leggere o senza saper leggere. Dove ho scritto che Pantani era una minaccia, come Mattei, per i poteri forti? Consapevole che attribuzioni di responsabilità vanno supportate, ho segnalato nel commento un mio articolo. Le costava così tanta fatica leggerlo? Contiene informazioni di tipo fattuale, che restano fuori dal rimestare lo stesso pastone al quale lei partecipa. Es. che ad un’analisi scientifica l’EPO è risultato non efficace come dopante. E’ un particolare trascurabile? E che l’EPO ha in campo medico una storia, descritta da altri, di “complotti” – la parola con la quale vi riempite la bocca – a fini di profitto; “complotti” che hanno compreso corruzione, falsi attestati di efficacia, marketing spregiudicato, e pazienti uccisi per avidità, con sovraprescrizioni. Nell’articolo, del 2013, è anche anticipato quanto la Procura dice solo ora: che la morte non è dovuta alla sola cocaina, e che lo psicofarmaco considerato vi ha avuto un ruolo importante. Io questo lo scrissi ai PM nel 2004, venendo ignorato. Forse tra qualche altro decennio la magistratura vorrà considerare pure gli altri elementi; che continua a omettere, a sentire le dichiarazioni del PM sui media. Per ora resto un “complottista”, secondo i tanti che fanno consapevolmente disinformazione; e per i “nowhere man”, quelli che mentre non sono ben orientati nello spazio chiamano “complottista” chi presenta una possibile mappa.

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14 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo “Marco Pantani, detenuto intercettato: “La camorra gli fece perdere il Giro d’Italia ’99” “

I magistrati, che con il Pantani vivo furono degli inquisitori implacabili e rigidi, sembrano diventati dei creduloni di bocca buona.

A una conferenza (10 dic 2010) ho sentito Salvatore Borsellino spiegare come “La gente ancora crede che Borsellino sarebbe stato ucciso dalla mafia”. La mafia è una gran comodità per il potere; soprattutto per le espressioni del potere più insospettabili. Ci sono elementi per considerare che la camorra sia una “patsy”, che distoglie e rassicura il pubblico sulle colpe istituzionali: vedi “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.” In questi casi i magistrati divengono creduloni; come è avvenuto nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio.

@ Blackimp. Qui abbiamo addirittura una mafia astratta, non provata per ammissione del magistrato. Ma guai a dubitarne, altrimenti si minimizza la mafia; e quindi si è suoi complici. Invece, è proprio con l’attribuire tutto alla mafia che si minimizza “lo sterco”. Le mafie sono solo una parte dello sterco; e fanno da parafulmine al resto. Grazie anche ai coraggiosi come te che “o la mafia o i templari e i marziani”.

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8 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, il pusher in commissione Antimafia: “Non si è suicidato, è stato ucciso. Doveva darmi 20mila euro ma sono spariti” “

L’altro ieri sull’omicidio di Piersanti Mattarella si è dato spazio al parere di Giusva Fioravanti; che in un paese libero sarebbe al “fine pena mai” effettivo. Oggi su Pantani si fa concionare uno spacciatore dagli scranni dell’antimafia, alla destra del presidente. Tutto può essere, ma colpisce come l’ipotesi omicidio di mafia, con la sua sproporzione tra evidenze scarse e larga diffusione mediatica, sia privilegiata rispetto ad altre meno facili, ma più fondate approfondendo; come la morte in conseguenza di altri delitti o l’induzione al suicidio (v. ‘Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico’). Il Fatto ha ricordato che Sciascia chiamò “confortevoli” le ipotesi che riconducevano l’omicidio di Mattarella esclusivamente alla mafia. Attribuire il male invincibile ai tagliagole di paese rassicura il popolo rispetto all’idea di essere sotto una spietata tirannide economica. La mafia è la sentina nella quale occultare l’indicibile; e una funzione dell’antimafia istituzionale appare essere quella di coprire i crimini della mafia alta coi crimini della mafia bassa. Soprattutto un’antimafia diretta da Morra, in ottimi rapporti con affiliati all’Ordine del Santo Sepolcro, organizzazione paramassonica vaticana, che ha avuto esponenti come B. Contrada, Gelli, Marcinkus, e nel suo piccolo il prefetto Paola “Scarpetta” Galeone (quella alla quale si imputa in pratica di avere ripulito quanto restava nel piatto con una scarpetta da 700 euro).

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Brescia, 29 novembre 2021
Dr. ssa Elisabetta Melotti
Procuratore della Repubblica
Rimini

prot.procura.rimini@giustiziacert.it

La censura del gatto e la volpe su Antimafia e caso Pantani al tempo del Covid

Allego un mio commento e lo scambio con un troll, ai cui insulti pro Big Pharma è stata lasciata l’ultima parola, sulla notizia di una nuova apertura delle indagini su una pista mafiosa per la morte di Pantani. Desidero lasciare memoria di una censura a miei commenti sul caso Pantani. Non per la forma vile e boriosa, nulla di particolare per me, immerso nel bagno di illegalità ipomafiosa (vedi “L’ipomafia”; questo e gli articoli citati sono nel mio sito menici60d15) generato e alimentato da magistratura e forze di polizia. Ma per ciò di cui è indice, soprattutto oggi, al tempo della “epidemia ircocervo”, con caratteristiche mai viste nella storia, che giustificano una curva di gravità delle “misure”, cioè l’abrogazione di diritti umani e costituzionali, che continua a crescere indisturbata dopo venti mesi.

-Rispetto a quanto scrissi in “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico” la versione ufficiale ha poi corretto il tiro, includendo gli psicofarmaci, che avevo indicato essere stati grossolanamente omessi, tra le cause di morte. Resta costante, e riceve un “booster” al tempo del covid l’allontanare la ricostruzione dagli interessi del business farmaceutico. Questo nuovo capitolo su Pantani aggiorna le manipolazioni e le frodi biomediche del passato a quelle odierne, dove l’industria farmaceutica è assurta a dio dell’Olimpo. Non sorprende che a farlo sia l’Antimafia.

-Come dico da anni (La metamafia; Un certificato di decenza per le attività antimafia; L’ipomafia; L’eccezionalismo su fascismo, mafia e covid, in preparazione), l’antimafia appare essere il complementare della mafia nell’ambito di un meccanismo di potere. Nella mia esperienza quando i poteri che dominano l’Italia vogliono ottenere un certo risultato, come tagliare la testa di qualcuno che intralcia crimini come quelli in oggetto, possono affidare il compito sia agli assassini della mafia, sia ai ruffiani e imboscati senza onore e senza dignità che dicono di combattere la mafia. (Digitare anche “Morra” e “Cavalieri del Santo sepolcro” nella casella di ricerca del mio sito menici60d15). Sull’assassinio morale di chi si oppone e denuncia non solo si omette di indagare; si lascia mano libera ai killer, e si partecipa, mentre si inscenano storie fumetto sulla mafia onnipotente. La selezione inversa, l’epurazione degli onesti e capaci ad opera dell’ipomafia istituzionale è una componente del risultato che si erge tetro e pauroso davanti a noi in questi mesi col covid.

-Questa funzione servente delle istituzioni ha avuto e ha rilevanza anche per la distruzione di Pantani e i successivi depistaggi. Ci sono analogie col caso Kercher, che in questi giorni si perfeziona con la liberazione precoce di uno dei responsabili del ributtante assassinio; quello che ha fatto da pecora. Il magistrato Mignini disse che il suo lavoro di PM si svolse sotto i riflettori degli States. Certi potenti tagli di luce e di ombre possono fare apparire colori che non ci sono, sostituendosi a quelli autentici che non devono apparire. I mafiosi, che a volte neppure ricordano tutti i loro crimini per quanti ne hanno commessi – e che hanno legami col mondo ambiguo dei servizi – possono fare da pecora. Oggi, coi riflettori dei poteri forti puntati sul covid, si sta agevolando il lavoro della Procura di Bergamo con la pecora della farsa Zambon-OMS del mancato piano pandemico per la strage del 2020 in Lombardia (Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale). So per esperienza come sotto certi gelidi raggi appare in trasparenza la colonna vertebrale, con la sua debole consistenza, di quelli che esibiscono la foto di Falcone o Borsellino o il ritratto di Salvo D’Acquisto che offre il petto. Per non parlare di quelli che dicono di concepire la medicina come un sacerdozio. Col covid la loro debolezza di rachide sta avendo effetti deleteri sull’intera nazione.

-I magistrati, per nulla estranei alle responsabilità su Pantani insieme a quelli che le sofisticazioni sulla sanità dovrebbero combatterle, hanno il supporto di amici curiae come questo squallido troll, che imbevono di veleni la ricostruzione di una morte che fu dovuta ad azioni imbevute di veleno. E’ singolare che scrive subisca – grazie a una magistratura fantoccio – un trattamento di assassinio morale che include pesanti forme di guerra psicologica, volto a fiaccarlo e delegittimarlo, di provenienza istituzionale; quando chi aveva presentato tesi compatibili su Patani, Stefano Anelli, è scomparso in circostanze eccezionali che hanno preso la forma del massimo discredito.

-La tecnica di routine vile e miserabile di intervenire per insultare pubblicamente chi riporta notizie di reato a comento di indagini e poi ottenere la censura della risposta (La censura del gatto e la volpe, in Commenti censurati da Il Fatto; Entomologia forense: l’infestazione da troll delle notizie di reato) è indice del mutato ruolo del giornalismo, che, già asservito al business medico, ne sta diventando strumento senza anima (v. O’ Neill. Big Media is turning into Big Brother. Spiked, 9 nov 2021; From news and entertainment to Government propaganda; HART, 23 nov 2021).

Distinti saluti

Francesco Pansera

§ § §

22 novembre 2021
Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, riaperta di nuovo l’inchiesta sulla morte dopo le audizioni in Antimafia: i pm di Rimini indagano per omicidio”

La mafia è una montagna di m. che, vistosa com’è, viene usata – oltre che come manovalanza per gli affari più sporchi – per nascondere dietro di essa le inconfessabili infamie prodotte dall’asservimento di chi occupa le istituzioni a poteri sovranazionali. Il ripescaggio dei sospetti di omicidio mafioso, che allontanerà ulteriormente dalle responsabilità superiori *, ha una sua attualità, come alibi e diversivo, e forse anche come depistaggio, riguardando il caso Pantani l’asservimento ai poteri del business farmaceutico. E’ attuale visto come i politici stanno abusano del potere dello Stato a beneficio di detti poteri. E visto che i magistrati ricordano nella difesa della Costituzione, massacrata a beneficio di detti poteri, le capitolazioni senza combattere del passato. Dalla Marcia su Roma all’8 settembre, alla caduta della Repubblica di Venezia descritta da Nievo. Alla difesa di Roma dai francesi della nobiltà papalina ne Il marchese del Grillo, dove “Io so io” si tinge la faccia di sangue per far credere di avere fatto qualcosa, per poi accogliere gli invasori.

*Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

Max Costantini:
Dopo tutto sto pistolotto filo complottista, in buona sostanza contro Big Pharma, permettimi una domanda: quando ti ammali come ti curi?
1) con erbe e preparati galenici venduti al mercato nero?
2) hai uno sciamano di fiducia?
3) vai in farmacia con la ricetta medica e compri medicinali prodotti guarda un pò da Big Pharma?

@ Max Costantini: Come dico nell’articolo che cito, l’episodio della morte di Pantani è inseribile nel quadro della massiccia propaganda culturale pro farmaci, che attribuendo al farmaco poteri magici e assegnandogli un ruolo dominante nel trattamento medico porta a sproloqui come i tuoi. Propaganda culturale che ha spianato la via all’attuale operazione covid. Le responsabilità per la morte di Pantani vanno cercate anche in un apparato statale docile nel servire tale propaganda – magistrati e polizie non ultimi – e nel creare quindi dei riprogrammati mentali come te. Responsabilità che si possono tenere nascoste anche grazie al paravento della mafia di cosca – che ci si guarda dall’eliminare, con un’antimafia che somiglia al vaccino per il covid, sacro mentre non estingue il problema e permette l’emergenza infinita.

Max Costantini:
L’unico che ha fatto uno sproloquio, al solito contro l’industria del farmaco sei stato. Dopo averlo letto, ammetto con un pizzico di ironia ti ho posto una domanda. Mi rispondi al limite dell’insulto, senza poi entrare nel merito delle domande che ti ho fatto, che restano ironiche e continui a sproloquiare contro Big pharma con una strizzatina d’occhio ai no vax, che probabilmente ti annoverano tra le proprie fila. Mi resta il dubbio quando stai male come ti curi?

@ Max Costantini: Per eventuali lettori, non per te, dico le condizioni iniziali. Davanti alla malattia – quelle vere, e quelle tarocche, in genere da sovradiagnosi, che nella medicina commerciale sono una buona fetta – si è come davanti a un territorio pericolosissimo da dover attraversare. Una giungla con belve, insetti mortali, trappole, precipizi, etc. Occorre una guida. Ma le guide ufficiali sono corrotte, e pensano a spennarti, anche a costo della tua pelle. Fare da sé, o scegliere a proprio giudizio una guida alternativa (“libertà di cura”) non è meno rischioso. L’unica soluzione sicura è che nella giungla della malattia non viga la legge della giungla, ma che lo Stato garantisca guide affidabili. Es. esperti hanno proposto che le terapie non siano quelle liberamente offerte dall’industria, dietro alla maschera oscena che usurpa il nome di “scienza” (con la quale sempre più il business definisce la malattia in funzione di pillole e fiale da propinare), ma vengano commissionate dallo Stato. E da questo verificate. Utopia, con una classe dirigente venduta. Bisogna barcamenarsi. Riconoscendo come banditeschi criteri come il tuo “O mangi la minestra o salti la finestra”, che echeggia la lista di opzioni in un manuale di marketing degli ospedali cattolici USA (1 Only known option. 2 Top-of-mind option. 3 Acceptable option. 4 Best Option. 5 Only acceptable option)*. Ciò che ripeti è nel campo della biocriminologia, più che della medicina.

*MacStravic. Marketing religious health care.

Max Costantini:
Ti faccio i complimenti per la dotta citazione. Ma resta il punto, dopo lo sproloquio e la citazione, quindi farina non del tuo sacco, come e dove ti curi? Bellissime queste menate, ma la domanda è semplice. La mia era partita in modo ironico, ma visto che ti incaponisci infilando addirittura citazioni da un testo del secolo scorso, la risposta, più semplice del testo che citi, e che con buona probabilità non hai letto, è questione di principio.

@ Max Costantini, Censurato da Il Fatto:
Sì, in effetti il testo sul marketing degli ospedali cattolici, del 1987, la cui lettura fu abbastanza sconvolgente, con Bergoglio è divenuto superato. Ora è peggio. Vedi “Quando è Pietro che si associa a Simon mago” sul mio sito. (Non che l’altro compare, quello “laico”, sia migliore). Inutile citarti il classico lavoro di Domenighetti, che mostra che i medici si fanno sottoporre a interventi chirurgici meno della popolazione generale. Regolandomi su quello che so sulla medicina e sui medici sono arrivato alla soglia della terza età in buona salute, e senza dare soldi a purgantieri e private equities. Preferirei avere di chi fidarmi; i troll molesti come te ricordano che genere di guida riceverei.

Più che ironia, il tuo disprezzo è autorassicurazione. Comprensibile, visto che le idee storte che covi oltre a danneggiare la società sono punizione a sé stesse. Ne ho visti diversi di agenti e difensori della medicina fraudolenta che sono rimasti vittima della medicina carnivora che per interesse o stupidità propagandavano. Del resto, siamo al tempo nel quale, secondo ciò di cui tu sei una goccia – e grazie ai nostri formidabili giuristi – la condizione di default del cittadino è divenuta quella del paziente, che deve accettare “responsabile“ e grato misure e trattamenti medici (v. “L’esproprio della salute da parte della medicina dei banchieri”. Nel mio sito). Pensa a curarti e lasciami stare.

Max Costantini, aggiunto il 25 novembre, due giorni dopo la censura:
Quindi alla fine, visto che al di là di sproloqui contro big pharma, citando addirittura testi americani del secolo scorso, che sicuramente non hai letto, non sei stato capace di fare le due cose più semplici: cogliere e mantenere il tono ironico del mio primo commento, e da ultimo ancora più semplice rispondere e basta. Continua così duro e puro.

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17 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Marco Pantani, la commissione: “Mafia? La pista resta aperta. Sulla squalifica verità non soddisfacenti, ora Procura faccia chiarezza” “

“accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini sinché si riducessero a levigatissimi scheletri anonimi. (Il Gattopardo).

“a giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.” (I Promessi Sposi).

Nell’Italia odierna la mafia ha come il pozzo de Il Gattopardo molteplici funzioni. Anche questa, di occultare le reali responsabilità di crimini commessi su commissione tramite lo Stato, attribuendoli ad essa. Funzione di “pecora”, nel gergo criminale, che i criminali della mafia accettano, come indica il loro utilizzo come manovalanza in omicidi eccellenti. Morra, l’antimafia amico dei Cavalieri del Santo Sepolcro*, la congrega implicata in sanguinose trame piduiste e mafiose ai tempi nei quali ne faceva parte Bruno Contrada, rappresenta bene un’antimafia adatta a queste operazioni.

Vedi: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

* Il Manifesto 25 feb 2016. “Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche”.

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14 feb 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fulghesu “Marco Pantani e il viaggio dell’Eroe: a 20 anni dalla morte il ricordo dei successi e del coraggio in ogni ripartenza”

Non fu omicidio diretto, per ciò che è noto, ma per gli elementi disponibili – e tenuti coperti – fu una grande vigliaccata collettiva*. Il servilismo cieco e pronto, quello delle istituzioni e dei media per primi, ebbe come esito il dare in pasto un campione a interessi che vanno a nostro danno. Celebrarlo da morto addirittura come “eroe” permette di autoassolversi e di tacere che nell’Italia protettorato, perfino in campo sportivo, l’aria che si respira non è salubre per figure eminenti, che emergano dalla mediocrità, la rendano apparente stagliandosi su di essa, e trascinino gli altri ad emanciparsene.

* Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Stokasto. Ti sei dimenticato il Midazolam. Di prenderlo…tre volte al giorno.

@ Stokasto: Stokasto, grazie a te che mostri il livello umano che ha risucchiato Pantani. In UK hanno almeno un parlamentare non allineato, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sull’uso omicida del midazolam nell’operazione covid*. Da noi passa per coraggioso antisistema Cappato, un altro promotore del marketing farmaceutico; e promotore dell’uso omicidiario del midazolam e c.; i cui seguaci usano rodomontate di questo livello. Magistrati e Cappato boys recitano lo stesso copione di marketing sulla morte facile**; date le responsabilità dei magistrati nella fine di Pantani*** non mi stupisce questa convergenza tra troll pro-pharma e ricostruzione giudiziaria vuota.

* Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. 2 mar 2023.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
*** Per cosa è morto Pantani, cit.

 

 

Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito

10 December 2012

Appello al Popolo

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Il merito, qualunque genere di merito, non esiste altro che per convenzione. (…) Che merito ha la mosca di avere sei zampe là dove il ragno ne ha otto? Maffeo Pantaleoni, Erotemi, 1925.

Il metro di valutazione [nel settore primario e secondario], per l’operaio e per il contadino, è facile, quantitativo: se la fabbrica sforna tanti pezzi l’ora, se il podere rende. (…) Nei nostri mestieri [terziari] è diverso, non ci sono metri di valutazione quantitativa. (…) Come si può valutare un prete, un pubblicitario, un PRM? (….) No, non abbiamo altro metro se non la capacità di ciascuno di restare a galla, e di salire più su, insomma di diventare vescovo. In altre parole, a chi scelga una professione terziaria o quartaria occorrono doti di tipo politico. La politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere. L. Bianciardi, La Vita Agra.

La trasformazione dell’Italia in un Paese “ordinato secondo i criteri del merito e della gerarchia” “per l’esclusivo bene del popolo”. Licio Gelli

Ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani, come scopo della vita, il successo (…) Infatti un uomo che ha avuto successo è colui che molto riceve dai sui simili, incomparabilmente di più di quanto gli sarebbe dovuto per servigi da lui resi a costoro. Il valore di un uomo, tuttavia, si dovrebbe giudicare da ciò che egli dà e non da ciò che egli riceve. A. Einstein

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Secondo il governo, i problemi del lavoro sono le pretese dei giovani, che si devono mettere in testa che la stabilità del lavoro è finita, che essere disoccupati è normale, che accettare qualsiasi condizione è doveroso. Per ribadire ciò, ai giovanotti è stato fatto osservare che sono sfigati (Martone), fermi al posto fisso (Cancellieri), choosy (Fornero), e ora viziatelli troppo abituati a cercare vie dorate sempre secondo il Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità Elsa Fornero, che ha preso a cuore questa campagna di moralizzazione. E’ come ne “Il marchese del Grillo”, ma non solo per la battuta famosa; anche per la scena dove il marchese, nel suo palazzo, stanco di lanciare frutta agli accattoni postulanti al cancello, comincia a tirargli pigne: non è che quegli italiani che hanno accettato il sistema clientelare non si meritino di essere presi a pesci in faccia dai politici, ora che i nodi stanno venendo al pettine.

E non è che non ci sia una non trascurabile parte di verità nelle accuse; ma la parte più veritiera sta proprio sullo stesso pulpito dal quale proviene la predica. Per il sottosegretario Martone gli studenti che a 28 anni non si sono ancora laureati sono sfigati; nessuna precisazione sulle diverse tipologie di fuoricorso. L’università di massa amplifica il fenomeno sociale indicato da Medawar – e prima di lui da Salvemini – nel quale alcuni vengono istruiti al di sopra della loro intelligenza; ma un sottosegretario di Stato che si esprime con tale rozza albagia mostra di essere anche lui un “pompato”, in questo non diverso da chi presume troppo di sé percorrendo un corso di studi per i quali non è adatto. Martone è divenuto ordinario a 29 anni, ma per il rotto della cuffia, con un concorso più simile all’esame di uno sfigato raccomandato al quale i professori non mancano di fare notare che il 18 gli viene regalato, che all’abbraccio a un “giovane maestro” (Martone e il concorso (non-sfigato), Il Fatto, 25 gen 2012). E’ figlio di un alto magistrato che tra gli incarichi accumulati ha avuto quello di presidente dell’ANM, l’associazione di categoria dei magistrati, una casta tra le più forti, che vive ai piedi del trono. Il padre evidentemente ha insegnato al figlio il suum cuique tribuere: i modi ossequiosi sono per i potenti, quelli cortesi per gli altri gentiluomini di corte, mentre la plebe va trattata per quella che è.

Abbiamo poi il figlio del Ministro dell’Interno Cancellieri, Peluso, che ha ricevuto 3.6 milioni di euro per abbandonare una nave che sta affondando, della quale era ufficiale, cioè direttore finanziario, la Fondiaria assicurazioni. Una buonuscita di 3 annualità dopo 14 mesi di lavoro. Soffermarsi sulla notizia di questo trattamento potrebbe aiutarci a progredire nella comprensione dell’oscuro fenomeno dei prezzi esosi e sempre crescenti delle polizze per rc auto. Il figlio non è rimasto tuttavia disoccupato; Telecom, della quale conosciamo da utenti il culto dell’efficienza, si è subito accaparrata un manager che ha dimostrato di sapere generare denaro praticamente dal nulla. Solo i maligni direbbero che si tratta di un caso di “mamager”, con la “m” in mezzo. E sarebbe antipolitica fare illazioni su come questi cadeaux da parte di privati possano spingere la mamma a sdebitarsi, coi soldi nostri, quando siede al Viminale, o coi colleghi a Palazzo Chigi. Resta però la sensazione di essere presi tra due fuochi, tra “pubblico” della madre e il privato del figlio; tra le imposte e tasse con le quali il governo della mamma ci toglie denaro per darlo agli speculatori finanziari e i taglieggiamenti di aziende come quella del figlio.

La figlia della Fornero, giovane professoressa universitaria con 102 pubblicazioni. Sono tante; forse troppe. Un ricercatore anziano, quando da studente ero interno in un laboratorio, diceva che a lavorare bene di ricerche scientifiche di laboratorio non si riuscirebbe a pubblicarne più di una all’anno. Erwin Chargaff, nel lamentarsi dell’eccesso di pubblicazioni scientifiche (che è spinto anche dalle case editrici) osservò che il ricercatore in carriera pubblica molto ma metà di ciò che pubblica è robaccia; solo che non si capisce quale metà. Alcune università USA chiedono ai candidati ai posti di professore di presentare soltanto le loro principali 5 o 10 pubblicazioni.

La figlia invece ha invece scelto la via italiana delle pubblicazioni a palate; e, di riflesso, il costume italiano di affollare le pubblicazioni di autori. Una volta un avvocato, abituato a vedere il figlio che pubblicava come autore unico, osservò che le pubblicazioni presentate dagli altri candidati a un concorso pubblico per assistente ospedaliero più che titoli di merito scientifico erano attestati di iscrizione a cooperative: per fare una cooperativa occorrevano allora almeno 9 persone, e le pubblicazioni che si presentano ai concorsi spesso hanno elenchi degli autori chilometrici. Forse il numero sufficiente a fondare una cooperativa stabilito nel Codice Civile fino al 2001 potrebbe essere preso come livello di guardia, almeno in campo universitario, nella valutazione dei titoli esibiti da chi vuole dimostrare la propria eminenza intellettuale. A meno di non cominciare ad assegnare cattedre a cooperative di ricercatori invece che a singoli.

Le pubblicazioni in cooperativa possono essere segno di vari vizi che dovrebbero essere incompatibili con la posizione di professore universitario; tra i quali il conformismo. Le due professioni inamovibili, magistrato e professore universitario, non dovrebbero essere occupate da conformisti. Calamandrei ha scritto che il conformismo è la peggiore sciagura per i magistrati. I magistrati, in particolare quelli di Magistratura Democratica, hanno illustrato con esaustiva precisione come la meritocrazia applicata alle promozioni dei magistrati possa divenire strumento di controllo politico; sull’abuso delle valutazioni da parte dei poteri forti a fini di discriminazione in altre professioni hanno un atteggiamento molto più aperto, e perfino collaborativo.

Per i professori, valgono le parole che Brecht ha messo in bocca a Galilei: “Non credo che la pratica della scienza possa essere disgiunta dal coraggio. (…). Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, e ogni nuova macchina non sarà fonte che di triboli per l’uomo. (…) [Con scienziati conformisti] il massimo in cui si può sperare è una progenie di gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per qualsiasi scopo”. In tutti i campi, la differenza tra il conformismo e la ruffianeria verso il potere può facilmente annullarsi. Questo brano da La Vita di Galilei andrebbe citato quando gli scienziati piagnucolano di subire le persecuzioni di Galilei essendosi comportati nel modo per il quale i membri della Commissione Grandi Rischi sono stati condannati in primo grado.

Le 102 pubblicazioni su Pubmed della scienziata che ha avuto la fortuna di essere figlia della severa ma giusta castigatrice dei costumi hanno in media 10.4 autori (deviazione standard 5.9); sembra che in questo la brillante rampolla dell’elite sia stata democratica, e anzi collettivista, avendo seguito la via della mutualità. Es. l’articolo più recente, novembre 2012, riporta gli autori: D’Arena, Gemei, Luciano, D’Auria, Deaglio, Statuto, Bianchino, Grieco, Mansueto, Guariglia, Pietrantuono, Martorelli, Villani, Del Vecchio e Musto. La spiegazione consueta è che l’elevato numero di articoli e l’elevato numero di autori sono un riflesso della complessità e quindi dell’alto valore della ricerca, oggi che la ricerca non è più la scienza ottocentesca dei pochi scienziati solitari etc. Ma il cittadino potrebbe allora chiedere su quale criterio è stata, così speditamente, assegnata una tenured professorship, finanziata con denaro pubblico, a una delle tante formichine della ricerca moderna. L’interpellata ha risposto agli attacchi che per lei parla il curriculum; il quale è un elenco di riconoscimenti, ma è opaco rispetto il merito; sarebbe meglio indicasse quali vittorie scientifiche le hanno fatto compiere una rapida carriera da tenente a generale come nell’esercito napoleonico, dove c’era il bastone di maresciallo nello zaino di ogni soldato.

Da quello che ho trovato, la ricercatrice è stata coautrice di pubblicazioni “dalle quali si evince un notevole apporto personale”; non dice di più il giudizio di idoneità per il posto di professore associato, che ha conseguito presso la Facoltà di psicologia dell’Università di Chieti-Pescara. All’Università di Torino, l’università del cui corpo docente fanno parte i genitori, è arrivata essendovi chiamata; dalla facoltà di medicina. Il presidente della commissione che ha stilato il giudizio in Abruzzo, Piazza, genetista di alto livello, è lo stesso professore di Torino nel cui dipartimento la studiosa è rimbalzata, come una palla che va in buca dopo un preciso tiro di sponda.

Che cosa ha scoperto, cosa ha fatto personalmente, di così notevole da convincere addirittura l’università italiana, che negò una cattedra anche a Rubbia, a ritenere che occorresse farla professore al più presto? E’ curioso come beneficiati e difensori della meritocrazia siano restii a entrare nel merito circa i meriti riconosciuti. Usano invece esibire quelli che sono considerati gli indicatori del merito, come il CV e la lista delle pubblicazioni. E’ la medesima filosofia concettuale dei markers clinici, indicatori predittivi, diagnostici, prognostici e terapeutici; che è un’altra disgrazia sotto mentite spoglie che sta per abbattersi sull’ignara popolazione, sui malati e sui sani. Sta per prendere il posto, o per affiancarsi, a quella degli screening di massa; probabilmente una disgrazia ancora peggiore. Non si considera più la realtà, ma ciò che si stabilisce siano i segni della realtà. La medicina, come le regole del merito, si semiotizza. Non è difficile comprendere quali occasioni di frode offra il passaggio dalle cose ai segni delle cose; anche senza citare U. Eco, che dice che la semiotica, la scienza dei segni, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire.

Le pubblicazioni della ricercatrice mostrano che ha partecipato a lavori di equipe sulla caratterizzazione di alcuni recettori di membrana, tra i tanti presenti sulla superficie dei leucociti; molecole come le tante altre alle quali la ricerca si sta sforzando di appiccicare il più possibile, senza lasciarsi impressionare dalla realtà, valore clinico, e quindi valore economico, facendole considerare dei markers clinici o dei recettori per farmaci immunologici. La ricerca alla quale la figlia si è aggregata è rigorosamente mainstream, è sull’asse centrale del fiume, dove la corrente è più veloce. Ed è una minuscola tessera della rivoluzione semiotica in corso nella biomedicina, una fase di evoluzione di una medicina fraudolenta e sfruttatrice; ma non sono sicuro che questo la professoressa Silvia Deaglio lo sappia; e non credo che se lo sapesse sarebbe così choosy da evitare nel suo lavoro di collaborare al disegno generale, o di contrastarlo.

La Deaglio ha raggiunto la posizione di professore universitario occupandosi di ricerche tali da non permetterle, neppure una sola volta su 102 pubblicazioni, di pubblicare da sola, di fare sentire la sua voce da solista invece di cantare nel coro. Penso si possa escludere che la figlia della Fornero sia capace di produrre a getto continuo idee che mobilitano all’istante dozzine e dozzine di ricercatori, come si potrebbe ingenuamente evincere dall’elenco dei suoi articoli, e dalla posizione accademica ottenuta; un portento che al confronto un’altra coppia di accademiche madre-figlia, Maria e Irene Curie, sembrerebbero due mezze calzette. Anzi, dato che entrambi i genitori della genetista sono anch’essi professori universitari il confronto andrebbe fatto con il trio Curie, includendo il marito e padre Pierre Curie; tutti e tre premi Nobel di indiscutibile valore. Anche il marito di Irene ottenne un meritato Nobel; a riprova che, ovviamente, sono possibili cluster familiari legittimi; ma da non confondere con le cliques familistiche. Si è fatto osservare, a difesa della giovane, che i genitori sono cattedratici in campi diversi, insegnando a economia. Ma la differenza è minore di quanto si possa pensare; la biomedicina è ormai una branca dell’economia; e non dell’economia pulita.

Oggi i risultati delle sperimentazioni biomediche sono regolarmente seguiti sul Wall Street Journal, avendo ripercussioni sui titoli in Borsa. In USA i ricercatori da tempo vengono indagati per insider trading; di recente la Security and Exchanges Commission, la Consob statunitense, ha comunicato che l’FBI ha arrestato per insider trading un neurologo che sperimentava un farmaco per l’Alzheimer. Del resto la studiosa si occupa di un recettore sul quale si sta sviluppando un farmaco che probabilmente, se approvato, come altri farmaci oncologici della sua classe sarà inutile al paziente, senza essere innocuo; ma che gli analisti finanziari prevedono già che, efficace o no, genererà fatturati miliardari, avendo già reso decine di milioni di dollari per la vendita della licenza. Le ricerche della figlia inoltre ricevono finanziamenti anche da una banca; ad essere picky, la stessa dove la mamma è stata vicepresidente; ma ciò non dovrebbe distrarre dagli stretti rapporti tra banche e business biomedico.

Sul tema del rapporto tra ricerca biomedica e denaro può dire qualcosa anche Barbara Ensoli, una dei tanti coautori della figlia della Fornero, anche lei con una lista di pubblicazioni sia lunga che larga su riviste prestigiose. La Ensoli, ricercatrice di successo come la figlia della Fornero, e anche di più, ha ottenuto decine di milioni di finanziamenti pubblici per una ricerca sullo sviluppo di un vaccino antiAIDS che si sta rivelando un colossale fallimento; secondo Agnoletto, che auspica l’intervento della magistratura, il prevedibile fallimento di una ricerca fine a sé stessa, cioè fine ai finanziamenti; ma che, come mostrano anche le migliaia di citazioni dei suoi articoli, ha creato un volume di affari, dando lavoro, lavoro scientifico prestigioso, ad un largo giro di persone; inclusi alcuni familiari della Ensoli.

La denuncia di Agnoletto è appoggiata da Robert Gallo, che ha scritto la prefazione al libro di Agnoletto “AIDS, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli). Agnoletto ha riportato sul sito di Grillo che Gallo ha ritenuto fin dall’inizio privo “di un grammo di logica e di dati” il presupposto della sperimentazione cominciata 15 anni prima dalla Ensoli. Coloro che a suo tempo valutarono il merito del progetto non se ne accorsero? E’ interessante che Grillo, che si è fatto la fama di antisistema anche schierandosi contro l’establishment dell’AIDS, diffondendo la denuncia di Agnoletto ora si trovi dalla parte del numero uno di quell’establishment, Gallo; il quale a sua volta fu accusato di misconduct, in pratica di furto, sulla identificazione dell’HIV come agente dell’AIDS, e sul relativo brevetto. Fu assolto dopo un accordo tra Reagan e Chirac. Duesberg, che nega la validità della scoperta della quale Gallo si è appropriato, ha commentato che Gallo, ottenuta visibilità in questo modo, ha attirato nel campo dell’AIDS una scia di ricercatori carrieristi; anche perché dal giorno del proclama di Gallo sull’avere isolato il virus dell’AIDS, il plagio di un falso, i finanziamenti governativi USA divennero abbondanti per chi seguiva quella linea e si chiusero per gli altri. La Ensoli ha lavorato per 12 anni nel laboratorio di Gallo, nella mecca della ricerca biomedica, i National Institutes of Health di Bethesda; lì ha imparato come rubare agli dei il fuoco per darlo all’umanità. Sembra l’intreccio di una soap opera o il retroscena di un congresso della vecchia DC, ma questi sono gli esponenti di punta di un settore di ricerca di punta, la creme de la creme; un esempio del distillato ottenibile con le dure regole meritocratiche vigenti nella “comunità scientifica” internazionale.

* * *

“Meritocrazia” è in realtà la parodia liberista del merito. Nei paesi anglosassoni significa che il potere fa in modo che il posto vada al più adatto, indipendentemente – o quasi – da rapporti o interessi personali. Indipendentemente, va notato, da valutazioni etiche, per come le si intende comunemente. Ma non indipendentemente da valutazioni politiche. Diversi incarichi vanno effettivamente ai migliori nel senso alto della parola; ma, nei campi dove corrono grandi interessi, come la medicina, anche se occorre un posto di professore per una manipolazione ideologica, per una frode concettuale o materiale, per mantenere uno stato di cose iniquo ma generatore di immensi profitti, anche in questo caso si sceglie effettivamente il più adatto a tale scopo; il più intelligente, preparato, creativo, infaticabile, amorale, servile, falso e spregiudicato; anche se è uno sconosciuto senza appoggi appena arrivato dall’altra parte del mondo.

Nella mia esperienza in USA, che ha incluso alcune delle stesse istituzioni dove si è perfezionata la figlia della Fornero (dove sono andato, e da dove sono tornato, in circostanze totalmente diverse), nel corpo docente, che includeva alcuni italiani, pur tra lotte e intrighi accademici erano assenti quei grossolani casi di raccomandazioni filiali così frequenti da noi; tranne che per un caso, “the glaring exception” commentò una collega inglese mentre parlavamo delle differenze tra Europa e USA. Era il direttore di un dipartimento di un’istituzione for profit affiliata; il quale, come è tipico di tanti raccomandati, forse per reazione alle chiacchiere sul suo conto, o perché non avendo conosciuto la fatica non la rispettava, e per ottenere come poteva il rispetto che ai suoi colleghi veniva tributato per le loro capacità, era anche il più “cattivo” e temuto dagli specializzandi.

C’erano invece tra i visitatori dall’estero italiani figli di genitori influenti, a volte figli di baroni universitari; persone di capacità normali, senza infamia e senza lode, non particolarmente portate per la ricerca né appassionate, che facevano il loro stage per formare i titoli previsti per il rilascio del posto sotto casa che gli era tenuto in caldo in Italia. E che avrebbero docilmente diffuso, a volte dall’alto di qualche cattedra, gli insegnamenti di stampo liberista al loro ritorno in patria; una tecnica di conquista economica descritta da Naomi Klein in “Shock Economy”. Il libro della Klein mostra che è una tecnica che storicamente fa parte di un insieme che ha compreso l’assassinio, nei giorni successivi al golpe in Cile dell’11 settembre 1973, degli altri medici che con Allende avevano attuato la sovranità sanitaria nel loro Paese, puntando su una medicina sociale e abbattendo l’importazione e il consumo di farmaci; e quindi i profitti delle multinazionali farmaceutiche. Il New England Journal of Medicine, la cui direzione era a pochi passi dai centri di Harvard per i quali sia la figlia della Fornero sia io siamo passati, pubblicò un editoriale che in pratica dice che quei medici se l’erano cercata (Jonsen et al., 1974; a commento di un articolo sulla stessa rivista che aveva illustrato i meriti del sistema sanitario socialista smantellato da Pinochet). Editoriale intitolato “Doctors in politics: a lesson from Chile”.

La meritocrazia liberista, dove il merito è stabilito dall’alto, può comportare anche l’eliminazione attiva, in modi diversi, di soggetti non graditi, “immeritevoli” rispetto alla hidden agenda. Discriminandoli e delegittimandoli; fino all’assassinio morale, facendoli figurare come elementi indegni, professionalmente e moralmente. Nei casi più molesti e pervicaci, magari come soggetti mentalmente disturbati; magari come potenziali terroristi [1]. Si trascura che in Italia quei poteri che vogliono la meritocrazia hanno ottenuto una selezione della classe dirigente; tramite l’eliminazione fisica di soggetti altamente meritevoli, o eccezionali, che avremmo dovuto tenerci stretti; usando i servizi e i terroristi come longa manus; e tramite le “lezioni” che le uccisioni costituiscono, facendo leva sul nostro individualismo di povera gente. Mentre sono stati aiutati altri soggetti, che è stato calamitoso avere nei posti di comando e che invece abbiamo accettato, spesso festosamente; fino ai governanti di oggi, nominati d’imperio, che, come ci meritiamo, ci sbeffeggiano mentre ci vendono.

Nei vari centri USA che ho conosciuto non ho trovato figli di madri famose o di genitori influenti tra i docenti, ma il comportamento di diversi di loro portava al contrario a pensare che fossero, metaforicamente, figli di madre ignota; tecnicamente bravi e quindi pericolosi. Nelle università e nei centri di ricerca statunitensi dove ci si occupa di ricerche finalizzate al profitto – il modello verso il quale l’università italiana sta strisciando – è comune la figura dello scienziato selezionato in base al merito strumentale, che è sia bravo, sia un ragguardevole “figlio di …”, il cui accesso alla direzione della ricerca ad elevato valore pubblico dovrebbe essere sconsigliato per ragioni di salute pubblica. Può darsi che al successo che il finanziere Sindona riscosse in USA, dove tenne anche conferenze in importanti università, abbiano contribuito le sue capacità di problem-solving matematico, che si dice fossero non comuni.

Il merito strumentale, la selezione del personale che non è ad personam, ma persegue un forma di efficienza per soddisfare un diverso calcolo egoistico, noi provinciali li scambiamo per equità, favoleggiando degli USA e di altri paesi come dell’Eldorado della Giustizia Lavorativa. E siamo pronti ad applaudire e ad indignarci per i nostos, i ritorni dei “cervelli in fuga” [2]; che a volte dovrebbero invece fare ricordare le conseguenze sull’Italia del rimpatrio di Lucky Luciano e degli altri indesiderati dagli USA negli anni ’50, perché sono utilizzati come strumento di colonizzazione, per l’introduzione di prodotti commerciali o di ideologie funzionali al business.

Da noi siamo agli inizi; l’antico malcostume si fonde col nuovo in ibridi grotteschi. La “meritocrazia” da noi attualmente non è neppure merito strumentale, ma la caricatura del merito. In essa il successo dovrebbe essere funzione del talento e di altre doti; in realtà vale la funzione inversa. Prescrive formalmente la regola che si va avanti se si è bravi; ma funziona in realtà secondo la regola che se si è avanti allora vuol dire che si è bravi. Non sempre naturalmente, ma spesso sono altri i determinanti effettivi del successo. E vale l’opposto: se si è discriminati si è dei perdenti, degli sfigati tanto presuntuosi quanto inetti; il danno e lo stigma.

Sul piano politico, da noi oggi meritocrazia non vuol dire come dice l’etimologia “il governo di chi merita”, ma che chi comanda va considerato il più meritevole. L’ultima posizione che ricordo della sinistra istituzionale contro la meritocrazia è quella di un articolo di Bruno Trentin sull’Unità del 13 lug 2006, “A proposito di merito”, dove si analizza sul piano storico la meritocrazia e la si riconosce come uno strumento del potere, concludendo che il concetto di merito sul lavoro è divenuto sinonimo di obbedienza. Già nell’Unità del 22 gen 2007 si leggeva un articolo dal seguente incipit: “Meritocrazia. E’ racchiusa in una parola la rivoluzione che Fabio Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca, racconta in videochat ai lettori de L’Unità, intervistato dal direttore Antonio Padellaro”. Un altro punto sul quale la “sinistra” si è trovata d’accordo con Berlusconi, che si è espresso anche lui sulla necessità di introdurre la meritocrazia nell’università; e che ha portato esempi pratici alle donne in cerca di fortuna di come se sono brave possono aggiungere il laticlavio al loro guardaroba.

E’ una riedizione della vecchia storia che la posizione sulla scala sociale sarebbe determinata dalle capacità intellettuali. Ora possono cadere le maschere, e si ravvivano forme di classismo che non si erano mai spente. In risposta a Fornero e c. , coloro ai quali viene riconosciuto alto ingegno per il loro alto lignaggio potrebbero essere chiamati marchesini, dalla poesia del Belli:

A dì trenta settembre il marchesino,
D’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
Diè nel castello avito il suo gran saggio,
Di toscan, di francese e di latino.

Ritto all’ombra di un feudal baldacchino,
Con ferma voce e signoril coraggio,
Senza libri provò che paggio e maggio
Scrivonsi con due g come cugino.

Quinci, passando al gallico idïoma,
Fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
E Rome è una città simile a Roma.

E finalmente il marchesino Eufemio,
Latinizzando esercito distrutto,
Disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.

(Il saggio del marchesino Eufemio, 1834)

Le espressioni sprezzanti verso i giovani, ai quali è stata tolta la prospettiva di una vita serena e completa, lanciate da questo governo di servitorelli, di abusivi raccomandati dalla finanza internazionale, non sono che l’accentuazione di uno degli aspetti peggiori del tradizionale sistema della raccomandazione: i raccomandati e chi li sostiene hanno spesso un atteggiamento scostante e altezzoso, simile a quello dei rinnegati, coi quali hanno in comune necessità psicologiche di autogiustificazione, e coi quali a volte hanno anche qualche parentela morale. Un atteggiamento che vuole sottolineare una incolmabile differenza; come se chi sta in alto per privilegio e chi sta in basso per discriminazione appartenessero a due razze diverse, o addirittura a due diverse specie biologiche. Anche in questa concezione c’è a volte del vero; ma in termini diversi da quelli delle fantasie che si rapprendono nelle menti dei suprematisti nostrani.

Ho l’impressione che, così come le buffonate e le prostitute di Berlusconi sono state preparatorie alle misure del governo Monti, che al confronto sembra serio perché non fa avanspettacolo e non dà luogo a notizie da rivista del barbiere, parimenti la diffusione di questi scandaletti, di questi sketch che farebbero ridere se non ci danneggiassero, servirà a introdurre una maggiore quota di merito strumentale, che sembrerà merito vero rispetto al nepotismo.

* * *

La meritocrazia è un modo col quale il potere ordina gerarchicamente la società. Non solo la ordina stabilendo gerarchie, ma la “pettina”: orienta i singoli verso il potere, verso il suo benevolo giudizio; così come “le freccette”, i vettori, di un campo di forze attrattivo puntano tutti, dalle loro diverse posizioni, a un centro di attrazione fisso. In ciò non solo è antidemocratica, ma corrode il popolo stesso, atomizzandolo, trasformandolo da comunità di soggetti che interagiscono in una massa di individui o di frammenti eterodiretti. Per non parlare degli effetti sull’entità che brulica sotto il belletto dell’espressione “comunità scientifica”.

Si possono distinguere due correnti, non separate, della meritocrazia; la “meritocrazia dei figli di” e la “meritocrazia dei marchesini” ne sono i rispettivi esempi paradigmatici. Una, misconosciuta, derivata dall’utilitarismo anglosassone, è quella che premia effettivamente una forma di merito, il merito strumentale. Nel merito strumentale sono i mezzi che giustificherebbero moralmente il fine. Per esso vale quanto osservato da D. Fisichella: “Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. (…) l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” [3]. Una meritocrazia che degenera sino a ricordare la scena, ne I Soliti Ignoti, della lezione tenuta da Totò, con una pacata verve professorale, sulla tecnica di scassinamento delle casseforti.

L’altra, che invece è ben nota, è quella del merito-grazia, un po’ calvinista e un po’ da Roma papalina, che taglia corto stabilendo che se uno ha successo è segno che è un predestinato, o che così vuole Dio che lo sa Lui quello che deve fare. In genere il potere vuole nei posti direttivi una quota sufficiente di un mix delle due varietà: “figli di” o altri portatori di merito strumentale, e marchesini o nobiltà di mestolo. Mentre sopravvalutiamo acriticamente il merito dei primi, i secondi ci appaiono, dal nostro punto di vista, come dei privilegiati; ma non va dimenticato che sono allo stesso tempo dei clientes, per quanto d’alto bordo; sono lì per dire sempre yes.

Si parla così tanto di meritocrazia, e dei complessi metodi che consentirebbero misure quantitative del merito, che ci stiamo scordando cosa è il merito, nella sua essenza classica, non distorta da ideologie politiche. Il merito non è quello degli esempi dei casi di ricercatori contemporanei e altre persone di successo esaminati qui. Non è neppure identificabile con genuine capacità intellettuali né con le abilità umane nelle loro varie declinazioni: già Aristotele nell’Etica Nicomachea osserva che “l’incontinenza”, la mancanza di saggezza, è compatibile con la scienza; e che tale mancanza di saggezza è compatibile anche con l’abilità. La scienza e l’abilità infatti prescindono dal fine buono. Mentre la saggezza è “la capacità di congiungere una premessa universale concernente il fine buono con una premessa particolare concernente i mezzi adeguati ad esso” [4]. Questo è il migliore principio che conosco al quale conformare i criteri per valutare il merito delle attività intellettuali, o tentare una valutazione.

Come i meriti esaltati dalla meritocrazia, questo merito, il merito classico, è anch’esso frutto di un criterio convenzionale. Ma un criterio naturale; basato su elementi etici, principalmente quello dell’utilità per la comunità delle capacità della persona, delle sue qualità e di ciò che con esse produce o di ciò che può produrre se gli viene consentito. Un merito che ci si può fare riconoscere portando la nostra povera merce non davanti alla ratio, a una razionalità che è bounded, limitata dati i nostri limiti cognitivi e limitata deliberatamente del potere. Ma davanti alla phronesis, la saggezza, nella quale la ratio è necessariamente ma solo parzialmente inclusa. Il merito rispetto alla capacità di usare mezzi particolari, e i corretti mezzi particolari, per un’utilità universale, come posto da Aristotele. Un criterio molto diverso da quello top-down, che discende dall’alto, che assegna il merito a capacità e doti che servono utilità particolari, non sempre lecite né sempre coerenti con l’utilità sociale: che è il criterio del merito strumentale, il massimo che l’ideologia della meritocrazia può offrire, quando non dà luogo a farse sguaiate e indecenti; o a pratiche di selezione tramite eliminazione delle quali è specialista Licio Gelli, e in generale la massoneria, che sono altri propugnatori della meritocrazia.

Il merito così inteso è una particolare forma di valutazione etica. Guarda ai vantaggi che le qualità dell’individuo offrono alla comunità. Non ci si dovrebbe vergognare di sostenere che il merito lavorativo va valutato secondo l’etica pubblica. Credo, a proposito del merito accademico, che sia da guardare con sospetto la produzione scientifica di quegli studiosi che la vantano dicendo che è “avalutativa”. Per diversi motivi. Intanto un conto è sforzarsi di essere oggettivi, un altro è riuscirci. Poi, la pretesa, comune a tante ideologie di diverso segno, di essere “scientifici” finge di non sapere che la teoria, inclusa la teoria politica, inevitabilmente permea di sé qualsiasi lavoro scientifico, accademico o intellettuale. Inoltre, la circostanza che un dato risultato sia oggettivo tende ad essere indebitamente usata come motivazione per imporre che il risultato non sia sottoposto a una valutazione delle sue valenze etiche, sociali ed economiche. Infine, oggi l’oggettività scientifica è piuttosto intersoggettività, accettazione da parte di altri soggetti, come ha mostrato Ellul. E’ accettazione tra pari, a cominciare dai professori universitari; gli effetti politici dei loro giudizi sono un’ulteriore ragione per la quale i professori dovrebbero essere selezionati nell’interesse del popolo; mentre spesso vengono nominati dall’alto, dai veri detentori della sovranità, e lavorano per loro.

Vi è anche chi sostiene che il merito non esiste, o che comunque tutti dovrebbero ricevere lo stesso trattamento. Questa posizione, che si sentiva ai tempi del ’68, ha il pregio di mostrare gli eccessi e le aberrazioni nel riconoscimento del merito e del suo compenso nella meritocrazia, e di come si manipoli il merito per eliminare quella pari dignità umana che va riconosciuta a tutti. Ma, considerando contro i fatti che tutti abbiano le stesse capacità, o che la società umana possa funzionare senza alcuna forma di compenso, di facilitazione o di garanzia in cambio del talento, dell’impegno e dell’assunzione di responsabilità utili alla società, è un’esagerazione di segno opposto che porta a sua volta, tramite il livellamento, a forme di discriminazione alla rovescia. Accettato che debba essere riconosciuto il merito, il passo successivo è prendere atto del problema del criterio. I criteri per la valutazione del merito e dei benefici da riconoscergli possono essere visti come algoritmi, dei quali possono essercene innumerevoli. Non procura nulla di buono ai più l’algoritmo della meritocrazia liberista che porta alle stelle alcuni, ai quali magari andrebbero posizioni molto più modeste, o che dovrebbero addirittura essere puniti, mentre all’estremo opposto incarica gli uffici affari riservati del Viminale di neutralizzare altri che avrebbero dei meriti ma secondo un diverso algoritmo, di carattere non gradito al potere.

La diade “particolare/universale” è un elemento chiave, oggi mortificato, per la valutazione del merito accademico e professionale (e che andrebbe recuperato anche in politica). Nel valutare il merito si deve porre attenzione a quali sono i reali destinatari dei vantaggi che produce. Ma la riduzione al particolare opera negativamente non solo sui fini ma anche al livello tecnico, quello dei mezzi. Spesso in medicina, col riduzionismo, si pretende che i risultati scientifici non solo siano immuni da valutazioni etiche sulle loro applicazioni, ma che siano adottati trascurando altri oggettivi aspetti materiali che modificherebbero o capovolgerebbero quel giudizio valoriale positivo che si dà per scontato. Mentre allargando la visuale, su un piano scientifico, divengono evidenti pecche gravi che dovrebbero impedire l’introduzione del ritrovato.

Invece l’oggettività puntiforme è il sigillo sacro che apre tutte le porte. Sono oggettive le statistiche per le quali il carcinoma del collo dell’utero è il secondo tumore più frequente nella popolazione femminile mondiale. E’ un dato che viene ripetuto dagli esperti e diffuso dai media, per propagandare il vaccino contro l’HPV, le cui basi sarebbe lungo criticare; ma il dato altrettanto oggettivo che in Italia, analogamente ad altri Paesi avanzati, questo tumore rappresenta solo lo 0.6% della mortalità per tumore tra le donne viene taciuto nel fare pubblicità al lucroso vaccino; al quale vanno così attenzione e risorse sproporzionate, nonostante che la sua efficacia nel prevenire il cancro non sia scientificamente dimostrata, e che sia prevista in grado non più che parziale dalle stesse fonti che lo hanno prodotto e approvato; e che vi siano ragioni biologiche per ritenere a priori che tale efficacia non possa essere che nulla – come per il vaccino antiHIV della Ensoli secondo Gallo, che però parla solo ora – secondo scienziati critici come Duesberg, che ha denunciato ciò prima che il vaccino antiHPV fosse sviluppato. Considerando questi elementi, i meriti del vaccino, di chi lo sviluppa e di chi lo promuove appaiono sotto una luce diversa.

Nella meritocrazia della biomedicina si riconosce come merito anche un merito che non solo è limitato al piano tecnico, ma che ha per oggetto informazioni tecniche che quando non sono false sono monche e distorte, ottenute usando lo stesso piano tecnico come un letto di Procuste. Si finisce così per riverire come meritori autentici illeciti o crimini; la cui copertura intellettuale è secondaria. Della definizione aristotelica andrebbe evidenziata la condizione che essa pone dell’adeguatezza tecnica dei mezzi, non meno di quella dell’universalità dei fini etici. Ci sono anche un’etica dei mezzi intellettuali, un’etica delle metodologie, un’etica della conoscenza, che sono state estromesse dalla giuria del merito.

* * *

In USA c’è una comune espressione rivelatrice della cultura del lavoro nel liberismo: to become a success, diventare un successo. (C’è anche l’espressione rat race, per definire la corsa al successo lavorativo, e l’alienazione che provoca). Fanno credere alla gente che il successo sia tutto, per poi lasciarla ormai con un pugno di mosche. Il lavoro serve a sopravvivere; e il problema dei più, nonché sceglierlo, è di trovarne uno o conservarlo. Volendosi impegnare nell’ottenere una posizione di qualità, volendo investire nella carriera, o volendo resistere all’oppressione tramite il ricatto occupazionale, si potrebbe considerare l’opzione di essere choosy, anzi rigidi, guardando al merito del lavoro oltre che ai propri meriti. Rigidi verso sé stessi, non eccedendo i propri limiti, cioè cercando solo lavori nei quali si è certi di potere assolvere il dovere di essere competenti, attivi, e responsabili verso gli altri. E rigidi verso il mercato, escludendo lavori o compiti che comportano disvalori rispetto all’etica pubblica o individuale, a cominciare da quelli che li comportano occultamente; e rifiutando forme e prassi lavorative che non rispettano la dignità personale del lavoratore; mettendo così in mora il sistema. Per pagarsi questo lusso, che i figli di ministri non possono permettersi, occorre essere più easy, più accomodanti (ma non rinunciatari) sul resto, come le proprie aspirazioni, che spesso sono drogate dai messaggi di una società basata sui consumi. Non si diventerà big shots, pezzi da novanta, non si avrà vita facile, ma si resterà umani; e si contribuirà ad abbassare, verso il popolo, l’attuale baricentro della piramide sociale.

[1] Leopardi, Unabomber e altri eversori. https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

[2] Vendola e il nostos del professore. https://menici60d15.wordpress.com/2010/01/26/vendola-e-il-nostos-del-professore/

[3] D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997.

[4] Berti E. Aristotele. Sei, 1992.

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14 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di M.A. Mazzola “C’eravamo tanto Amato”. Censurato

Giuliano Amato e la meritocrazia mafiosa

@ m.l. audit. Grazie per la segnalazione del libro di Barrotta sulla meritocrazia. Segnalo il mio articolo “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”, reperibile su internet. Le capacità individuali vengono citate non solo in maniera distorta; le si cita solo quando fa comodo. In un ambiguo intervento sull’ineluttabilità della mafia (Mafia, Amato: ormai è diventata economia. ADN Kronos, 28 apr 2007) l’uomo per tutte le stagioni oggi messo a fare il giudice costituzionale, che allora reggeva gli Interni, ha affermato: “Noi possiamo decapitare la mafia, ma è un organismo che ha una capacità di riprodursi, che forse null’altro in Italia ha in egual misura”.

La mafia come l’Idra di Lerna, o come l’invertebrato che da lei prende il nome? Quando ghigliottinarono Lavoisier fu detto che era bastato un secondo per tagliare una testa come la sua, ma sarebbero occorsi cento anni per averne un’altra. Non è vero che è possibile rimpiazzare a ripetizione un capo in grado di condurre una cosca con un altro delinquente. Se si tolgono di mezzo gli ufficiali dell’esercito dei gangster, questo verrà sconfitto; se si vuole sconfiggerlo. Allo stesso modo, e lo stiamo vedendo, se si eliminano magistrati antimafia valenti e valorosi, non sarà facile sostituirli.

E questo può essere detto di tutte le altre attività di tipo dirigenziale o intellettuale. Quando conviene ai poteri che servono, i dr sottile sostituiscono l’ideologia del merito con visioni egualitaristiche della natura umana altrettanto mitologiche.

[Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito]

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4 dicembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post di D. Pretini “Senatori a vita, Forza Italia fa rinviare la convalida: “Chiarire i loro meriti”

Paragonare le nomine per merito al livello medio del Pdl è come paragonare B. a Bokassa e concludere che è un filantropo. Cambiano i personaggi, ma la telenovela continua, sotto la stessa regia. Elena Cattaneo non ha ottenuto risultati scientifici che possano essere definiti “altissimi meriti”. Ha però “meriti” politici: rappresenta il futuro dell’Italia, quello di un Paese de-industrializzato, in mano a potentati economici esteri, dove è centrale per l’economia la medicina, con le sue frodi, come quelle basate sulle promesse di resurrezione dei tessuti a struttura complessa mediate le staminali. Promesse tanto seducenti quanto assurde, e nocive per la tutela della salute. Come senatrice a vita, sganciata dal controllo popolare, potrà operare in tale senso; tra gli applausi degli astuti italiani che pensano che la Cattaneo li farà vivere 100 anni, così come hanno pensato che B. li avrebbe arricchiti.

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16 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Letta “Elkann e gli altri: il partito dei Bamboccioni”

Enrico Verga contrappone alle parole di Elkann, Martone, Fornero etc. sui giovani che sarebbero disoccupati per colpa loro una speranza in Renzi. Ma Renzi simboleggia un cambiamento gattopardesco, e probabilmente un peggioramento: una parziale transizione dai raccomandati ““marchesini”” ai raccomandati ““figli di””: v. ““Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”,” reperibile su internet.

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12 febbraio 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di E. Murgese ““Respinto a Medicina a Milano, oggi sono a Oxford. Il problema dell’Italia? I fondi”

La radioterapia è in uso dal 1896, e di cancro si continua a morire. Non è la strada giusta, e bisognerebbe cercare nuovi mezzi terapeutici. Invece si prevede una forte espansione della radioterapia in futuro; grazie agli “assetati di successo” come si definisce questo ricercatore, che pur essendo laureato in fisica non sembra avere presente il concetto di miglioramento asintotico di una terapia che ha limiti intrinseci di efficacia. E grazie alla superficialità del pubblico, che anziché appassionarsi a questi “Dagli Appennini alle Ande” dovrebbe badare al suo interesse es. in materia di cura del cancro, e guardare al merito delle ricerche, che non vanno necessariamente a suo vantaggio ma di sicuro vanno a vantaggio di interessi privati.

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25 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Giannuli “Meritocrazia”

Si ritiene che Michael Young, laburista, avesse intenti satirici nel coniare l’espressione “meritocrazia”; v. “L’inganno della meritocrazia” di M. Boarelli, in Lo straniero, aprile 2010. Quello che scrisse in senso ironico e beffardo è stato preso sul serio dai liberisti. Il tema si presta ad equivoci. Un altro è quello sui “figli di”. Occorre distinguere tra la meritocrazia dei figli di papà, frequente da noi, e la meritocrazia di stampo anglosassone dei figli di buona donna; v. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/12/10/choosy-marchesini-e-figli-di-la-differenza-tra-meritocrazia-e-merito/

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10 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Libertà, giustizia e merito si trovano solo nell’isola di Utopia”

Nicola Fusco. C’è anche chi ha avuto il coraggio di argomentare che questo stato di cose sia quello ottimale, per la prosperità di una società… avrà sicuramente letto “La favola delle api”…

@ Nicola Fusco. “Queste lucide analisi [di Mandeville, su una asserita dannosità delle virtù civiche] confermano il ruolo sovversivo che George Orwell attribuiva alla ‘common decency’. Spiegano anche perché tutti i poteri del secolo hanno dovuto unirsi in una nuova santa alleanza per liquidarla: la Sinistra e gli stalinisti attraverso l’intervento dello Stato, la Destra e i liberali attraverso il mercato, i fascisti per principio.” (Michea JC. L’insegnamento dell’ignoranza. Metauro, 2004).

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2 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Concorsi truccati, un grande classico. Quando il trombato era Giambattista Vico”

Piero Chiara commenta che il freddo di Vatolla, “nel Cilento nevoso”, forse ha aiutato Vico nelle sue meditazioni. Che oggi vengono riportate in sofisticati testi anglosassoni di semiotica. Bartolo Nigrisoli, chirurgo di guerra, estraneo ai servilismi e agli intrighi dei Balanzone, uno dei pochi professori che preferirono perdere la cattedra piuttosto che giurare fedeltà al fascismo, raccontava di come il prof. Rummo avesse copiato pari pari dalla tesi di laurea di Codivilla. Codivilla non disse nulla; intervenne rivendicando il suo anni dopo, quando Rummo si scagliò pubblicamente contro un terzo medico, Moscatelli, che aveva plagiato ciò che lui Rummo aveva rubato a Codivilla. Di aneddoti sulle miserie accademiche ce ne sono tanti. Ma converrebbe non scordare che in Italia gli scandali, le tangentopoli, esplodono, dopo decenni di impunità, quando arriva l’ordine di sostituire una mafia vecchia con una nuova. I magistrati sembrano avere una particolare destrezza nel perseguire le gaglioffate giuste al momento giusto. Il nepotismo, il clientelismo, possono essere sostituiti non dal merito ma dalla meritocrazia strumentale: dove a fare il professore di diritto tributario va il più abile nel curare gli interessi delle banche. O nelle cattedre mediche il più brillante nell’eseguire il copione delle multinazionali farmaceutiche. Con una censura non meno ferrea delle voci sgradite. V. “Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito”.

Il prof. Bellelli osserva che comunque l’Italia si colloca ottava in una classifica della ricerca internazionale basata sulle citazioni. Questi indici, più appropriati come misura del conformismo, sono criticati per la varietà di storture che generano. Inclusa la capacità di creare gli inciuci* nei quali noi italiani, forse a torto, siamo considerati i primi; di certo non siamo gli ultimi arrivati. Inoltre la ricerca internazionale, metro di paragone per Bellelli, in campo biomedico è così sana che si discute su se ad essere falsi sia la maggioranza dei risultati di ricerca, secondo il celebre articolo di Ioannidis (oltre 5000 citazioni…), o “solo” una bella fetta dalle dimensioni da definire. Gli argomenti di Bellelli costituiscono un esempio, una trasposizione al tema della selezione degli universitari, di temi importanti per la biologia e la clinica delle malattie che la pletorica ricerca ufficiale, imbrigliata, accantona, e copre con sofismi standard: l’assenza di “gold standard” di malattia solidi e la loro sostituzione con surrogati non validi; e il disprezzo, la svalutazione, per il fenotipo della malattia, per ciò che accade, sostituiti in nome dell’oggettività da indici pseudoquantitativi o esoterici test di laboratorio, che suonano scientifici ed essendo complicati intimidiscono, ma troppo spesso sono un latinorum ad hoc.

*Greenberg SA. How citation distortions create unfounded authority: analysis of a citation network. BMJ, 2009.

@ Andrea Bellelli. Non è questione di nazioni, ma di tipi umani. Non sono contento. Non si considera abbastanza ciò che il dr. Lupacchini evidenzia, che gli effetti delle epurazioni, della selezione inversa della classe dirigente, quali che siano la sua provenienza e le modalità, dagli omicidi politici “eccellenti” degli anni passati a silenziose eliminazioni per via burocratica, li scontiamo tutti.

@ Giacomo Mulas. “Esagerazioni”? Con un mercato globale dei farmaci sul milione di milioni di euro/anno, e in crescita incessante, è più facile che siano invece i suoi beneficiari a minimizzare ciò che è così smisurato che non si può negarlo del tutto. Il praticare una forma tradizionale di malaffare non impedisce di aggiungervi una forma più moderna, e di fonderle. (Io poi commentavo l’uso di questa aggiunta come elemento a discolpa dell’uso privato delle assunzioni nell’università pubblica). Credo anzi che il fattore sovranazionale sia al centro dei motivi che sottendono lo scandalo: i signorotti dello Stivale capiranno l’antifona, e compiaceranno l’impero il più possibile per cercare di mantenere l’ereditarietà dei feudi minori. Col risultato, che già c’è posso testimoniare, di un “lussureggiamento degli ibridi” tra la corruzione italica e quella d’importazione. Del resto, il ceppo nostrano della mafia è stato potenziato dal patrocinio di poteri esteri. Rileggendo il suo commento, con passi logici come “la corruzione generalizzata della ricerca non è minimamente un problema italiano perché non riguarda solo l’Italia” un altro esempio che mi viene alla mente è quello di Stanlio e Ollio: grazie al doppiaggio di Sordi e Zambuto la versione italiana fa ridere ancora di più dell’originale in inglese.

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28 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dal Corno “Carriere, lo studio: “La fortuna conta più del talento. Per questo i mediocri battono chi ha maggiori abilità””

La fortuna può essere apparente, derivando da altre capacità. Napoleone per assegnare un incarico di comando chiedeva del militare: “E’ fortunato ?”. Pasteur diceva che il caso aiuta la mente preparata. Ma, con tutto il rispetto per l’arduo modello statistico dei fisici catanesi, “ho avuto fortuna” è anche una delle spiegazioni tipiche dei raccomandati. Il concetto di fortuna che sbaraglia il talento dovrebbe essere preso con le molle nella vita pratica. A volte la fortuna è un eufemismo per altri fattori. Non andrebbe trascurato (anche nei modelli statistici) il concetto di puntualità della fortuna per alcune persone di successo, bene esposto da un altro siciliano, acuto osservatore del mondo: “Due anni dopo la fuga di don Calogero con Bastiana lo hanno trovato morto sulla trazzera che va a Rampinzeri, con dodici lupare nella schiena. Sempre fortunato don Calogero, perché quello stava diventando importuno e prepotente.” (Il Gattopardo).

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6 febbraio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di M. Del Corno ” “La tirannia del merito”, nel libro di Michael Sandel tutti gli inganni e i pericoli della meritocrazia”

Il merito è il criterio valido quando comprende le doti morali oltre alla competenza e alle capacità. La meritocrazia è l’ideologia per la quale il comandare, il privilegio, l’arricchimento, sono meritati per definizione. Occorre distinguere nettamente tra merito e meritocrazia*. Altrimenti si può benissimo avere contemporaneamente meritocrazia e soppressione del merito vero. Lo mostra il pendolo della politica che ci passa sibilando davanti oscillando tra i due nuovi poli: demagoghi e tecnocrati. Tecnocrati ultra-competenti, ultra-competenti anche nel confezionare cravatte e applicarcele. Demagoghi di vario genere, rozzi, mediocri, a volte incapaci totali, figure appaganti per i mediocri e i presuntuosi, ma anche loro obbedienti ai burattinai. Con nel mezzo figure di politici tradizionali che, poco rassicuranti, e a volte agghiaccianti, sono i generatori del moto pendolare.

*Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito. (2012).

 

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Vedi anche:

La selezione avversa

La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati

Vendola e il nostos del professore

Pienza e la nuova Pienza

Il paradosso dei monatti

L’irresponsabilità della medicina in franchising

30 November 2012

Appello al popolo

In queste cause, i medici sono tenuti a rispondere solo se accusati di aver agito in contrasto col codice sanitario, d’aver dimostrato imperizia nella loro prestazione delle cure prescritte, o d’aver mancato ai loro doveri per sete di guadagno o per indolenza. Il problema però è che la maggior parte del danno inflitto dal medico moderno non appartiene a nessuna di queste categorie. Si verifica infatti nell’ordinario esercizio svolto da uomini e donne ben preparati, che hanno imparato ad adeguarsi ai giudizi e ai metodi imperanti nella professione anche quando sanno (o potrebbero e dovrebbero sapere) quali danni arrecano.” Ivan Illich, Nemesi medica

Nell’era nazista c’era un funzionario delle ferrovie responsabile della programmazione dei convogli per l’Est. Tutto quello che “faceva” era organizzare le partenze dei treni per Varsavia, Lodz, e naturalmente Treblinka, Sobibor, Auschwitz II, etc. La destinazione, egli riteneva, non lo riguardava. Il paragone non è esagerato.” E. Loewy. Ethics and Evidence-based medicine: is there a conflict? 2007

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Come appendice all’articolo sulle linee guida cliniche commerciali (LGCc) nel decreto Balduzzi [1] commento il testo definitivo, ora convertito in legge: Art. 3. 1. L’esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica non risponde penalmente per colpa lieve. In tali casi resta comunque fermo l’obbligo di cui all’articolo 2043 del codice civile. Il giudice, anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene debitamente conto della condotta di cui al primo periodo.

Esamino la norma non da un punto di vista propriamente giuridico, non avendone la competenza, ma proseguendo il discorso sugli aspetti medici e politici. Una presentazione delle differenze tra il punto di vista medico e quello giudiziario sulle LGC in USA, aggiornata al 2003, è in: Clinical practice guidelines and the law [2]. Il testo riporta che l’American Medical Association si oppone all’uso delle LGC come standard legale, chiedendo che in sede giudiziaria abbiano solo valore indiziario. Nelle corti USA le LGC risultano essere usate più frequentemente per incolpare che come elementi a discarico; mentre chi le sostiene in ambito medico preme perché possano essere usate solo per discolparsi. Una recente presentazione delle posizioni giuridiche sul tema in Italia è in Caminiti [3]. Potrebbe essere utile come ausilio euristico nello studio giuridico una comparazione con la normativa sulla responsabilità nel franchising, accordo commerciale che ha alcune sostanziali analogie con la medicina basata sulle LGCc [1].

Per riallacciarsi a quanto già detto nel precedente articolo, e per ricordare quale sia nel concreto la solidità delle LGC come fondamenta della responsabilità professionale, e quali possano essere le conseguenze del loro impiego in questo senso, riporto alcuni casi di LCG messe in discussione nel periodo durante il quale il decreto veniva convertito in legge. Una buona pratica accreditata, molto nota, sancita da tutte le LGCc, quella dell’uso dei beta bloccanti per le coronaropatie, sta venendo sconfessata. Recenti studi hanno mostrato che i betabloccanti non danno vantaggi di sopravvivenza e non riducono il rischio di infarto o ictus. Contemporaneamente altri medici hanno fatto notare che i betabloccanti, almeno alcuni, aumentano il rischio di diabete, e conseguentemente di infarto e di ictus. Una rivista di divulgazione scientifica ha commentato che i betabloccanti, per i quali nel periodo di fulgore è stato assegnato un Nobel, “sono stati usati per 40 anni per trattare i problemi cardiaci, ma ora sembra che non funzionino. Cosa è andato storto?” [4]. In campo oncologico, LCGc molto importanti, quelle per la prevenzione del cancro della mammella, non traggono lustro da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine [5], che considerando 30 anni di prevenzione con la mammografia conclude che lo screening “sta avendo, nel migliore dei casi, solo un piccolo effetto sulla mortalità per cancro della mammella”, mentre ha generato false diagnosi di cancro – e quindi danni fisici, psicologici ed economici – su 1.3 milioni di donne nei soli USA.

In Inghilterra, i giornali hanno usato tinte forti per riferire di una spaccatura tra i medici sul Liverpool Care Pathway, un protocollo per il trattamento di fine vita accreditato dal Department of Health come “best practice” [6]. Alcuni medici hanno denunciato che il protocollo, che porta a morte in media in 29 ore, viene usato come mezzo di eutanasia di massa degli anziani per liberare posti letto, e ridurre la spesa sanitaria, applicandolo anche a pazienti che non stanno morendo. Gli ospedali ricevono incentivi economici per raggiungere elevati livelli di applicazione del protocollo; alcuni ospedali hanno così raggiunto il mezzo milione di sterline. Per difendere il protocollo un “Consensus statement” è stato emesso congiuntamente da un gruppo di società mediche, come il Royal College of General Practitioners, alle quali si sono uniti il Royal College of Nursing che rappresenta gli infermieri e gruppi di pressione come Age UK che dice di operare nell’interesse degli anziani; riviste come il British Medical Journal lo hanno difeso enfatizzando i lati positivi del programma (la rivista gemella, il Journal of Medical Ethics, quest’anno ha pubblicato l’articolo di due bioeticisti italiani, Giubilini e Minerva, che sostengono che l’uccisione dei neonati è lecita nelle stesse circostanze in cui lo è l’aborto). Oltre che i rischi derivanti dall’assegnare troppo potere, e immunità, alle LGC, il caso mostra come il tema, che da noi si chiama del “testamento biologico”, abbia una rilevante dimensione economica, e come ci possano essere interessi economici di larga scala e moventi di tipo malthusiano per abbreviare la vita di alcune categorie di pazienti. Interessi che sono accuratamente censurati da noi, dove l’idea di forme di abbreviamento della vita è stata introdotta allestendo il teatrino laici/cattolici, al quale i magistrati si sono prestati [7]. In UK l’obiezione è sostenuta dai cattolici; che in Italia, dove tali pratiche, o meglio la loro formalizzazione, devono ancora affermarsi, si sono guardati dal diffondere la notizia dello scandalo. L’autonomia del paziente, che include il diritto a morire, e forse anche la facoltà di ottenere di abbreviare la fine, viene confusa con il suo opposto, la pretesa della medicina e di chi la manovra di decidere in base a criteri di parte se e quando la persona deve togliersi di mezzo; preferibilmente col suo consenso, avendola convinta che è quello il suo bene.

Una quarta notizia di questi giorni che aiuta a inquadrare la norma è l’analisi della PricewaterhouseCoopers, una multinazionale di consulenza alle imprese, che prospetta alle industrie farmaceutiche di fare in modo che i loro prodotti sostituiscano interventi medici più costosi, prevedendo che in questo modo la quota per la farmaceutica della spesa sanitaria possa salire dall’attuale 15% al 20% entro il 2020 [8]. Le LCGc saranno uno dei campi di battaglia di queste guerre per annettersi quote di mercato strappandole a settori concorrenti. La notizia è utile anche nell’analisi di scelte politiche del governo – sempre comprensivo con le industrie farmaceutiche [9] – come la riduzione della spesa pubblica per l’assistenza ospedaliera, il taglio dei posti letto e la chiusura di ospedali.

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1. Dal mondo reale al mondo rovesciato in tre mosse

La norma si basa su un concetto già opinabile, quello di colpa lieve in medicina. In medicina la nozione di “colpa lieve”, soprattutto di colpa lieve penalmente rilevante, è discutibile, perché in medicina anche una colpa “lieve” può avere effetti gravi, riguardando la diagnosi e la cura: la medicina è un “life-critical system”, per il quale vanno applicate misure di sicurezza stringenti. La colpa lieve appare far parte di un orientamento volto a evitare una pressione giudiziaria eccessiva sull’attività del medico; orientamento che porta i magistrati a emettere “principi e opinioni estremamente favorevoli nei confronti degli esercenti l’attività medica” [10].

Su questa premessa si è compiuto il passo fondamentale, quello dell’istituzione di un mondo [1] incorporando standard commerciali nella legge dello Stato. Un mondo rovesciato. Come detto, in linea di principio le LCG possono essere utili, o preziose, e alcune lo sono realmente; ma questa risorsa è inquinata da interessi economici, così che le LGC, a partire da quelle che riguardano le cure più comuni, possono essere formulate, e vengono formulate, in termini che sono altamente dannosi per il paziente, e anche per i sani [1]. La medicina ha il potere di definire ciò che è male e ciò che bene. Se scambia i valori coi disvalori, e se la legge sancisce lo scambio, ciò che è criminale può divenire obbligo, e il rifiuto di commettere reati un reato. Scambiando il male col bene, e imponendo il primo con la legge, si ottiene il temibile effetto di renderlo altamente efficiente. E’ una istituzionalizzazione di quei crimini dei colletti bianchi che hanno tra le loro caratteristiche quella di non essere riconoscibili come tali, e anzi di essere talvolta ricevuti con gratitudine dalle vittime [11].

Il comma del decreto Balduzzi appare essere espressione del patto simbiotico medicina-economia precedentemente esposto. Il liberismo è legalista: si sbarazza dell’etica sostituendola col diritto. Le LGCc, espressione della EBM, sono adatte all’applicazione in campo medico della pratica di spodestare l’etica insediando al suo posto la legge: alcuni clinici, discutendo di come la EBM porti, tramite salti logici, a costose indicazioni terapeutiche che non sono nell’interesse della salute del paziente, l’hanno definita “una adorazione della forma” [12]. La norma è un esempio di come l’uso corrotto dell’Ottimo consenta di calpestare i principi fondamentali e instaurare un regime di sfruttamento autoritario, tramite il controllo del corpo, senza suscitare allarmi e opposizione. Mostra come la scienza funga da ideologia al liberismo; mostra come quella che si fa chiamare “comunità scientifica” in campo medico andrebbe piuttosto chiamata “biocrazia” [13], essendo animata dai tecnocrati della medicina. La norma è un esempio di norma tecnocratica; dove classe medica e magistratura sottomettendosi a criteri “oggettivi” [1] in realtà si sottomettono a interessi particolari illeciti e antisociali e ne divengono strumento.

Infine, la norma sacralizza le LCGc, e il crimine che in esse può essere contenuto. Al di là dei limiti sull’entità della colpa e della distinzione tra civile e penale, che hanno un effetto cosmetico, la norma introduce nell’ordinamento il principio delle LGCc, dettate come si è visto da interessi terzi, come standard giuridico sul quale valutare l’operato del medico. Sacralizza quia absurdum, proclamando l’illogico, l’irrazionale. Non si comprende infatti per quale motivo un medico non dovrebbe rispondere di colpa lieve se applica le LGC. Non si comprende il nesso tra l’applicazione di standard e impunità. Anche nel caso di LGC mertoniane [1], cioè etiche e valide: sarebbe come legiferare che se una ditta edile costruisce la struttura in cemento armato di una casa secondo un progetto antisismico che sulla carta assicura elevata sicurezza allora è in certa misura esentata dal rispondere della corretta esecuzione materiale dei lavori. (Ma se le LGCc fossero pulite non ci sarebbe motivo di associarle a norme cervellotiche come questa). Una legge che premia senza una ragione giustificabile; una specie di legge-truffa, che premia quelle che spesso sono truffe. E’ una estensione della teologia scientista: chi applica la EBM è un sacerdote della scienza, che non esercita una professione ma officia riti, e non lo fa per sé ma per un Bene superiore; e quindi quando sbaglia non può essere giudicato col metro che si applica ai comuni fedeli, o agli eretici. La legge apparentemente suona ragionevole; a guardare meglio appare sventata e sciocca; la sua ratio reale è quella di un raffinato modo per sostituire alla Costituzione le regole di un nuovo ordine (Balduzzi è ordinario di diritto costituzionale, e ha insegnato “diritto costituzionale della salute e dell’organizzazione sanitaria”).

Il clero medico può essere controllato solo se per mezzo della legge si limita e si revoca la sua prerogativa di decidere che cosa è malattia, chi è malato e che cosa bisogna fargli”. L’affermazione di Illich [14], che si richiama alla concezione di Freidson per la quale le professioni si basano su una concessione di potere da parte della collettività [15] è tuttora attuale, se la si aggiorna, come ha in seguito fatto lo stesso Illich [16], alla nuova situazione, dove tale potere è ormai stato in larga parte tolto al medico, essendosene impadronita l’industria medica. Industria che questa norma perversa al contrario rende partecipe del potere di controllo dello Stato. Con la norma, che delega la definizione degli standard alle commissioni di esperti a libro paga delle multinazionali [1], la legittimazione professionale è di tipo teocratico, discendendo dalla dea Scienza, tramite la EBM controllata dall’industria. Vediamo come la norma interagisce, in una rete di complicità, con i medici, i magistrati e quella che chiamo “l’industria della malasanità”. Senza tacere, come invece vuole l’etichetta, le colpe e responsabilità delle persone che compongono il popolo.

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2. Il dilemma di Catalano

Ai medici la norma fa un occhiolino che è una proposta che non può essere rifiutata. Lavora per noi e avrai impunità, sgarra e sarai bastonato dal giudice. Vesti i panni dello scienziato, e avrai i privilegi dello stregone. Data l’influenza ufficiale e sottobanco sulle LCGc dell’industria medica [1], il decreto riconosce e in misura sostanziale prescrive obblighi del medico nelle decisioni cliniche verso soggetti terzi portatori di interessi che sono in conflitto con quelli del paziente, e talora in diretta opposizione. Un comparaggio forzoso. E’ una legge la cui carica perlocutoria di fatto non agisce come deterrente affinché ci si astenga dal danneggiare il prossimo, ma va nella direzione opposta. Esprime verso i medici una minaccia – e allo stesso tempo un’offerta corruttiva – che di fatto, dato lo stato epocale della realtà sociale della medicina, danneggia la tutela della salute per favorire quel genere di iniziativa economica che l’art. 41 della Costituzione proibisce. Discrimina inoltre tra medici, e quindi tra cittadini davanti alla legge, tramite un criterio abnorme.

Una minaccia che fa appello alla ragionevolezza. Catalano era il trombettista che in “Quelli della notte” dispensava riflessioni come “E’ molto meglio innamorarsi di una donna bella, intelligente e ricca anziché di un mostro, cretino e senza una lira”. La norma dice al medico che per lui è molto meglio attenersi a degli specchietti che anche un deficiente sa applicare, essere così rispettato e stimato, guadagnare e godere di impunità, piuttosto che scervellarsi a capire qual è il bene del paziente che ha davanti, passare per incompetente, rischiare di non lavorare e di finire sotto processo e essere condannato. Col decreto Balduzzi anche da noi viene istituzionalizzato lo scaltro alibi della “medicina difensiva”; alibi che preso per buono viene a sua volta usato – da conservatori come G.W. Bush, e da noi da alti magistrati in odore di massoneria deviata [17] – come argomento per legalizzare l’impunità dei medici; col risultato di favorire entrambi i mali, sia un eccesso di consumi medici nocivo e costoso, sia l’impunità. La legge premia l’applicazione automatica delle LGCc; inoltre stabilisce margini di tolleranza commerciali, cioè consente entro certi limiti un’applicazione frettolosa e sbadata degli schemini che riassumono le LGCc; come è vantaggioso nella medicina ad alta produttività, a catena di montaggio. Una norma patologica sul piano giuridico e iatrogena su quello medico.

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3. I magistrati e l’altra corruzione

Ai magistrati la norma fa un altro occhiolino. Consente loro di servire i poteri forti proteggendo il cuore nero del business medico senza esporsi. I magistrati tendono a perseguire le frodi mediche di secondo grado, quelle degli scandali che appaiono a ritmo continuo sui media, e a proteggere e favorire le frodi di primo grado, quelle strutturali, che vengono nascoste al pubblico [18]. La norma li aiuta in ciò rafforzando la separazione tra i due gradi e glorificando le frodi di primo grado. Con la nuova norma e il ruolo assegnato alle LGCc il magistrato perde un poco del suo potere decisionale, per vestire i panni dell’esecutore di giustizia delle multinazionali; può invocare per sé la stessa tesi difensiva che ha accolto nell’assolvere il medico: “ho applicato la legge / ho applicato le linee guida”, ”come è mio dovere”. La “Nuremberg defense”, così detta dalla difesa degli imputati del processo di Norimberga. Qui le responsabilità del medico – e del magistrato – non sono quelle dei criminali di guerra; ma non sono nemmeno così indirette come quelle del funzionario dei treni nazista (epigrafe).

L’applicazione del decreto e il valore giuridico così riconosciuto alle LGCc permettono di mandare assolto chi causa – anche consapevolmente – danno. Mentre espongono a punizione con sentenze alla giudice di Pinocchio quella minoranza di medici che “non sono del bel numero” (Collodi) e decidono, in scienza e coscienza, e correttamente, di non applicare le LCGc; (la magistratura fa di questi piacerini all’industria medica e ai suoi bracci operativi). Dato il carattere frequentemente iatrogeno delle LGCc e i susseguenti contrordini, potrebbe accadere che un medico venga condannato per non avere applicato una certa procedura, e che cinque anni dopo un medico sia condannato perché l’ha applicata, nello stesso contesto clinico. La norma impedisce la sciagura che si eserciti una giustizia che correggendo le aberrazioni del sistema abbia effetti politici, e invece coinvolge la magistratura in atti di frode e violenza. D’altro canto, la abnormità della legge può tradursi in un permesso morale, per alcuni magistrati, di applicare la loro discrezionalità, contrastando gli effetti perversi della norma, es. facendo leva sull’opinabilità del concetto di “colpa lieve” nell’atto medico.

Si parla molto di corruzione dei politici, riferendosi principalmente alla bribery, le tangenti nell’amministrazione di denaro pubblico. Altre fondamentali forme di corruzione vengono invece trascurate. La norma ne mette in luce due, molto importanti. Una è la corruzione a favore degli interessi dei poteri forti sopranazionali, principalmente le oligarchie anglo-americane e i poteri finanziari che hanno nella UE il loro braccio politico. Quei poteri forti, quei poteri atlantici, i cui disegni sull’Italia, ormai evidenti, la magistratura storicamente ha più favorito che ostacolato. Comprende la corruzione a favore della tecnocrazia; in ciò la si potrebbe chiamare “l’altra corruzione”, perché corrisponde a quello che Fisichella ha chiamato “l’altro potere” [19]. Non sorprende che la norma sia stata fatta emanare da un governo di tecnocrati, per quanto tecnocrati caserecci.

La seconda, collegata, è la corruzione che non mette le mani in tasca al cittadino, ma modifica il modello del mondo, capovolgendolo, a testa in giù, così che il denaro cada per gravità, come un fatto di natura, dalle tasche delle persone nelle mani dei profittatori. La si potrebbe chiamare “corruzione ontologica” nella quale si opera sulla costruzione della realtà sociale. Quello di costruzione della realtà è forse il più importante tra i poteri non scritti della magistratura. Il magistrato con norme del genere non giudicherà su quanto è avvenuto nel mondo reale, ma su un modello, difforme quanto meno nelle premesse. Giudicherà sulla base di miti; ciò che è inaccettabile, di miti dannosi, partoriti dagli studi di marketing e inoculati nel pubblico con i miliardi spesi in attività di pubbliche relazioni, con la corruzione, con la censura. Giudicherà su un mondo di carta e di sogni che spesso è un mondo rovesciato, al quale conferirà credibilità e consistenza.

Del resto la magistratura già contribuisce alla costruzione di un mondo falso, strutturato per lo sfruttamento tramite la medicina; volontariamente, senza esservi obbligata dalla legge, con decisioni giudiziarie che accettano, e avvalorano, le tesi di poderose campagne di disinformazione a favore del business medico; come la propaganda delle staminali, che devono appoggiarsi al mito e alla caciara non avendo dati reali che confermino le grandiose promesse [20], con sentenze che secondo il piduista berlusconiano Cicchitto mostrano che “c’è un giudice a Berlino” [21] e altre che sostengono l’esistenza di un “diritto alla speranza”, tale da rimanere “innegabile” [22] anche per lucrose terapie ciarlatanesche che in altre sedi giudiziarie, non avverse al business medico, hanno portato a un’inchiesta per truffa e associazione a delinquere: si ottiene così la creazione nel pubblico di aspettative, e la creazione di uno standard negativo che servirà a far risaltare al confronto come affidabili e promettenti le sperimentazioni cliniche ufficiali; il depistaggio sulle cause iatrogene dell’incremento delle diagnosi di cancro incolpandone l’uso dei telefoni cellulari [23]; con la chiusura di Green Hill, l’incoraggiamento, con l’appoggio di figure tanto nobili e disinteressate in tema di medicina quale è quella di Formigoni, a protestare contro la sperimentazione animale; una protesta pilotata strumentalizzando alcune buone ragioni, per indebolire ulteriormente i controlli scientifici, e per deviare la protesta dalle politiche che causano sofferenza alle persone al tema del dolore fisico inflitto agli animali [24].

Ogni gruppo sociale ha le sue pratiche particolari di abuso; queste due forme di corruzione appaiono proprie della magistratura, una magistratura “business friendly” [25], con precedenti di estrema gravità quanto a inversione pinocchiesca della devianza, di concerto con le forze di polizia, per favorire la frode medica strutturale; una magistratura sulla quale i signori della frode medica che hanno imposto la legge possono contare.

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4. L’industria della malasanità

Le frequenti cause giudiziarie per responsabilità professionale non sono parte della fisiologia di una società ben funzionante, come invece siamo abituati a pensare. Come impresa etica a carattere tecnico, che riguarda beni fondamentali, il lavoro del medico dovrebbe raramente finire in tribunale; in un sistema sano. La medicina dovrebbe essere strutturata in modo tale da prevenire in larga misura la commissione di reati e l’insorgenza di un contenzioso nel suo esercizio. Come ha intuito Illich (epigrafe), gran parte dei danni della medicina derivano da un dolo sistemico, che ora si istituzionalizza. Dolo che provoca sia iatrogenesi; sia la generazione di errori, dati il volume e la complessità delle procedure mediche; e dati i criteri industriali di produttività ai quali la medicina deve attenersi. Lo Stato, lo Stato nazionale [26], non dovrebbe sottrarsi alla responsabilità di definire lui gli standard [1], il bene e il male in medicina, e conseguentemente di impedire il dolo strutturale, per il quale i vari gruppi che traggono profitto dalla medicina storicamente spingono. Ma abbiamo uno Stato campiere. I medici non devono essere esonerati dal rispondere di imperizia, imprudenza, negligenza, ma di rado dovrebbero dare motivo per ricevere tale contestazione; l’errore medico puro dovrebbe essere ridotto al minimo con misure diverse da quelle giudiziarie. La dolosità, che in forme torpide e mascherate è comunemente associata alla medicina che persegue il profitto, dovrebbe essere riconosciuta e efficacemente repressa. Occorrerebbe inoltre evitare che le cause contro i medici vengano mosse strumentalmente, per perseguire profitti.

Invece nella realtà odierna la corruttela medica è consentita e sostenuta. Anziché prevenirla e contrastarla si è scelto di sfruttarla economicamente derivandone un ulteriore mercato, quello delle assicurazioni e delle cause legali. Un ulteriore feedback positivo, dove la “medicina difensiva” chiude il loop, che danneggia la tutela della salute [27]. In USA la “malpratice”, il contenzioso legale sulla responsabilità medica è anch’esso un’industria standardizzata: in alcune specialità l’agenda del medico prevede due appuntamenti fissi mensili col proprio avvocato. E’ parte integrante dell’attività professionale. Ricordo che al primo anno di residency in USA ricevetti da uno studio legale un cartoncino di invito a partecipare gratuitamente a un “mock trial”, un processo simulato, dove ci avrebbero dato istruzioni su come vestirsi, come parlare al magistrato, come rivolgersi all’eventuale giuria, etc. In USA sono gli studi legali che contattano sistematicamente i pazienti; una pratica che comincia ad affacciarsi da noi. In Italia le denunce sono passate da circa 9500 nel 1994 a circa 33600 nel 2010 [28]; le richieste di risarcimento sono più frequenti al Nord. La frequenza di tali cause potrebbe essere presa a indice del livello di industrializzazione della medicina di un Paese o di un’area. In questo modo il servizio giustizia segue la sorte del servizio medicina: anche del servizio giustizia si fa un altro settore economico, che impiega risorse pubbliche a scapito delle richieste fondate di giustizia.

I media, gli stessi che diffondono le false speranza sulla medicina, alimentano anche questa industria fomentando nel pubblico la propensione a fare causa con le storie di “malasanità”. I media sono anche lo specchio che amplifica responsabilità che, andrebbe riconosciuto, sono da attribuire al pubblico: “Indulgere alla moda radicaleggiante di mettere in berlina il medico sarebbe la maniera più sicura per disinnescare qualunque crisi politica alimentata dalla nuova coscienza della salute. Se i medici dovessero diventare vistosi capri espiatori, il buon paziente sarebbe sollevato da ogni colpa per la sua cupidigia terapeutica”. A scriverlo è Illich [14], un autore non sospettabile di partigianeria per la corporazione medica, né di sentimenti elitisti. Il medico è ormai un anello intermedio della catena dello sfruttamento; partecipando alla frode, nel ricevere ingiusti vantaggi deve addossarsi anche colpe non sue.

L’industria della malasanità agisce anche come valvola di sfogo, per evitare di fare crescere troppo l’insoddisfazione del pubblico, che percepisce una connotazione fraudolenta nella medicina commerciale, senza riuscire ad articolare una critica dati gli ostacoli e le barriere tecniche, psicologiche e culturali. La medicina tecnocratica, apparentemente così razionale, con le sue promesse pubblicitarie provoca in realtà una regressione psicologica, che viene sfruttata per il dirottamento. Illich [14] ha osservato che la medicina tecnocratica “favorisce la ricomparsa delle illusioni più primitive riguardo alle cause della morte.” Per le quali tra l’altro “la morte richiede …qualcuno a cui imputarla”. “La tradizionale caccia alle streghe, che si scatenava alla morte del capotribù, si modernizza. Per ogni morte prematura o clinicamente ingiustificata, si può sempre trovare la persona o l’ente responsabile che ha ritardato o impedito l’intervento medico.”

Abbiamo sulle cause giudiziarie mediche la percezione sbagliata che siano una normale routine. Un’altra percezione errata è che riducano la frode strutturale, quella insita nella medicina. L’industria della malasanità in realtà supporta le frodi. Con la sensibilità e acutezza che gli sono proprie, Illich nota che “la facoltà (dove esiste) di ricorrere in giudizio contro la cattiva pratica professionale ha mitigato il senso d’impotenza del profano, ma nella sostanza ha anche rafforzato la determinazione del paziente a insistere nelle cure ritenute idonee dall’opinione medica aggiornata”. E che “Se non disavvezza il cliente dal suo bisogno di chiedere e prendere sempre più assistenza, la difesa dei consumatori non fa che rafforzare la collusione tra chi dà e chi prende”. Le sue previsioni si sono avverate.

Allo stesso tempo, l’ordinamento, la prassi e la propaganda sono strutturati in modo che il dolo strutturale, funzionale al grande business, incorporato nelle LCGc, goda di immunità assoluta; che non sia in hoc mundi sul piano giudiziario. Al contrario, ora abbiamo la frode che si fa, con la necessaria circospezione, legge. Sempre più i reati che derivano dalla frode medica strutturale non solo sono intoccabili, ma vengono favoriti tramite la legge e l’azione giudiziaria. In USA si può essere condannati per non avere prescritto uno screening raccomandato dalle LGCc anche se secondo l’evidenza disponibile al paziente non sarebbe andata meglio se lo si fosse sottoposto allo screening [29]; mentre i medici non devono temere conseguenze giudiziarie se lo stesso screening provoca un cancro da radiazioni, o porta a una catena di eventi clinici e complicanze che termina col decesso, in una persona che era altrimenti sana. Sia in USA che in Italia colpe e comportamenti dolosi personali, anche molto gravi, tante volte restano impuniti mediante i tradizionali meccanismi castali e particolaristici; allo stesso tempo, molte cause sono pretestuose, motivate dalla venalità di avvocati, pazienti e familiari, e dalle spinte culturali e psicologiche citate sopra. Un’industria, quella della malasanità, che è fuori centro come lo è la medicina industriale basata sulle LGCc [1].

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5. Diritto ermetico

Il comma Balduzzi è funzionale a tale quadro; fa la sua comparsa nello stesso tempo in cui viene resa obbligatoria per i medici, dal 2013, l’assicurazione per responsabilità professionale. Le assicurazioni sostengono che in Italia il settore è in forte perdita; si prevedono pertanto aumenti del costo e riduzione dell’estensione delle coperture [28], verso la situazione USA, dove pure in passato le assicurazioni hanno riferito perdite, ma ora i margini di profitto per la vendita delle assicurazioni per responsabilità professionale sono sicuramente generosi, e sono andati aumentando, fino a superare, secondo una statistica, quelli del 99% delle aziende nella lista Fortune delle 500 maggiori imprese USA [30]. Il comma esplica a favore dell’industria della malasanità almeno tre funzioni. Rende possibile la sua crescita evitando che danneggi il business sul quale è sovrapposta, con la funzione di barriera di protezione; protezione della frode strutturale, che è elevata a standard e quindi non viene messa in discussione; non viene giudicata ma viene usata come metro di giudizio. Una botte di ferro che ripara in parte anche il medico, che in più continuerà a godere di ampie franchigie di impunità. Secondo, la funzione di moltiplicatore del contenzioso, poiché causa l’espansione quantitativa di procedure mediche, che sono innervate da fattori iatrogeni.

Una terza funzione è quella di generatore di incertezza e confusione che crei un opulento mercato per assicurazioni, avvocati, periti. etc. “Norma” in latino vuol dire squadra, la squadra dell’artigiano; da un lato, erigendo un muro bene a piombo attorno all’altare sul quale stanno regole che sono espressione di grandi interessi privati amorali, la norma è rigida e netta; ma le contraddizioni interne e rispetto alla realtà materiale la rendono intrinsecamente instabile, facendola agire anche come un generatore di disordine all’esterno del perimetro sacro che delimita. In sede giudiziaria può generare un caleidoscopio di configurazioni, distinguo, sofismi; la norma potrà portare a un traballamento, a un gioco ciclico, simile a quello visto per i farmaci nella EBM [1], tra LGCc, le loro diverse versioni, le critiche soft alle LGCc, che non mancano, e la gradazione della colpa. La colpa è grave o lieve? Quali LGC sono state applicate? In che misura? La loro applicazione è stata valida, ovvero lo specifico paziente parte lesa può correttamente essere rappresentato sul piano clinico dalla classe ideale di pazienti alla quale le LGC applicate o invocate fanno riferimento? Fino a dove si estende l’immunità conferita dall’avere applicato le sacre tavole? Le LGC vanno intese nel loro significato di intervento sulla popolazione, o valutate rispetto al singolo paziente? Come vanno considerate le LCG, soprattutto quelle che alcune fonti indicano come controproducenti, nella ricostruzione della causalità dell’evento? Possono essere considerate causa, concausa o vanno escluse a priori? Il medico ha una sua discrezionalità professionale o è un mero affiliato come chi distribuisce un prodotto con un marchio? Etc.

I medici saranno forse assolti con frequenza maggiore che senza la norma; purché paghino il pizzo al sistema, sotto forma di rata dell’assicurazione o di parcella agli avvocati. Costi che ricadranno sulla spesa sanitaria e quindi sul pubblico e sui pazienti [31]. Per un saggio della discussione in giuridichese delle LGCc nel decreto Balduzzi, piuttosto deprimente, anche se non privo di riferimenti al “cinico e pigro sapore aziendalistico” delle LGC, vedi Capitani [32]. Una norma chiara nella lettera che genera un diritto “ermetico”, ermetico nei due significati della parola: sia per l’isolamento ermetico, rispetto all’accertamento delle responsabilità, che con la norma si vuole assicurare ad elementi impresentabili della realtà materiale; quelli corrispondenti ai voleri e agli interessi del big business medico. Sia perché porterà a discussioni intricate e bolse, in alcuni casi difficili da valutare correttamente, cioè abbracciando la globalità dei fatti, anche per gli inquirenti, i giudicanti e le parti del processo. Con le LGC come standard giuridico il processo sarà spesso disaccoppiato dalla realtà; il suo esito sarà spesso determinato dal peso degli interessi coinvolti, dall’abilità degli avvocati e dalla qualità dei magistrati. Un bel risultato per questa unione tra rigore scientifico e certezza del diritto.

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Note

[1] La corruptio optimi nel liberismo. Le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi. https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

[2] Timmermans S. Berg M. The gold standard. The challenge of evidence-based medicine and standardization in health care. Temple University Press,  2003.

[3] Caminiti R. La rilevanza delle linee guida e il loro utilizzo nell’ottica della c.d. “medicina difensiva”. In: Ferrario et al. La medicina difensiva. Questioni giuridiche, assicurative, medico-legali. Maggioli, 2011.

[4] Bloom J. Beta blockers are busted – what happens next? New Scientist, 12 novembre 2012. Expert: time to break the beta blocker habit? Bioscience technology, 12 novembre 2012.

[5] Bleyer A. Welch G. Effect of three decades of screening mammography on breast-cancer incidence. NEJM, 2012. 367: 1998-2005.

[6] Doughty S. Care Pathway condemned by senior doctors as “medical treatment that hastens death”. Mail Online, 23 ottobre 2012. Doughty S. Doctors to act on Care Pathway: after Mail campaign, investigation is launched into controversial guidelines on « hastening death ». Mail Online, 24 ottobre 2012. McCartney M. The assault on the Liverpool care pathway. BMJ, 2012. 345: e7316.

[7] Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/24/il-riduzionismo-giudiziario-nella-frode-medica-strutturale-il-caso-del-testamento-biologico/

Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. https://menici60d15.wordpress.com/2009/03/09/questionario-immaginario-ai-magistrati-sul-testamento-biologico/

[8] Pharma industry ‘on cusp of golden era’. World News, 15 nov 2012.

[9] La generosità del governo Monti e del suo elettorato verso le multinazionali farmaceutiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/01/la-generosita-del-governo-monti-e-del-suo-elettorato-virtuale-verso-le-multinazionali-farmaceutiche/

[10] Drui P. Il medico, vittima o artefice del sistema giuridico italiano? Giornale della Previdenza, 2010. n. 8.

[11] Ruggiero V. Economie sporche. L’impresa criminale in Europa. Bollati Boringhieri, 1996.

[12] Psaty B M. Evidence-based medicine. Worship of form and treatment of high blood pressure. J Gen Int Med, 2000. 15: 755.

[13] Lech G. The biocrats. Penguin, 1972.

[14] Illich I. Nemesi medica. L’espropriazione della salute. Mondadori, 1977.

[15] Freidson E. Professions of medicine: a study of the sociology of applied knowledge, Dodd, Mead, 1971.

[16] Illich I. La salute è malata. Corriere della Sera, 23 ottobre 1998.

[17] Spagnolo G. Medicina difensiva, pazienti e finanza pubblica. Giornale della Previdenza, 2011. n.12.

[18] La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado. https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

[19] D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997.

[20] La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

[21] Staminali: Cicchitto, c’é un giudice a Berlino. AGI, 22 agosto 20121.

[22] Staminali, dal giudice di Catania nuovo sì alle cure per Smeralda. Il Giorno Brescia, 2 ottobre 20122

[23] Nuove P2 e organi interni. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/08/nuove-p2-e-organi-interni/

[24] Sperimentazione animale. Uno spoglio etico. https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

[25] Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/ .

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa. https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

[26] Sovranità sanitaria. http://www.appelloalpopolo.it/?p=5626

[27] Sovradiagnosi II. Parodia e antiomeostasi nella medicina commerciale.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/

[28] Le Pera A. Responsabilità civile. Pillola amara per i medici. Giornale della Previdenza, 2012. n. 6.

[29] Kaplan R. M. Disease, diagnoses, and dollars. Copernicus Books, 2009.

[30] Eviatar D. Medical malpractice insurers’ profits higher than nearly all Fortune 500 companies. Washington Independent, 6 ott 2009.

[31] Gordon L. Financial effects of defensive medicine and medical malpractice insurance. Tesi. Ball State University, Indiana, 2011.

[32] Capitani F. G. il “Decreto Balduzzi” e la responsabilità medica: le linee guida ospedaliere. Lex24 Sole 24 ore, 4 ottobre 2012.

 

*  *  *

20 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Big Pharma torna all’attacco sul caso Avastin-Lucentis”

Big Pharma all’attacco lo è sempre. L’analisi di documenti interni ottenuti e resi pubblici da magistrati USA che hanno processato aziende farmaceutiche mostra che essa agisce in base a criteri di marketing anche in campo scientifico (*). Tra le tante manipolazioni rivelate dai documenti c’è quella della segmentazione del mercato. Le case farmaceutiche hanno tipizzato il mercato, e hanno modi di presentare farmaci per i medici che chiamano “High flyers”, propensi all’off-label; e altri modi per i medici “Rule bound”, che vogliono seguire linee guida. In generale, sia propugnare l’off-label, trascurando gli enormi rischi clinici e il forte incremento della spesa, sia favorire l’uso secondo linee guida condizionate comunque dal business, sono modi, solo apparentemente contrapposti, di aiutare la ricerca amorale del profitto in medicina. Qualunque dei due partiti la spunti nel ben congegnato caso Avastin-Lucentis, l’industria e la finanza medica ne avranno in un modo o nell’altro un vantaggio; e avranno motivi di gratitudine per gli attivisti e i poteri dello Stato. Fino a quando Big Pharma sarà il banco, fino a quando politici, opinionisti, magistrati, non metteranno in discussione il diritto che si è presa di essere il banco, vincerà sempre.

* GI Spielmans, PI Parry. From Evidence-based Medicine to Marketing-based Medicine: Evidence from Internal Industry Documents. Bioethical Inquiry, gen 2010. DOI 10.1007/s11673-010-9208-8. Reperibile su internet.

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3 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “I contenziosi per via penale tra medici e pazienti ledono tutti: il futuro della medicina è fosco”

Resident in USA, ricevetti un invito a partecipare gratuitamente a un “mock trial”, un processo simulato, dove avvocati ci avrebbero dato istruzioni su cosa dire e non dire al giudice, come rivolgersi alla giuria, etc. Ero giovane, e lo cestinai pensando che non avesse nulla a che fare con la pratica della medicina.

Divenuta comodo strumento di profitto e di potere, la medicina è stata sovrainfettata dal business avvocatesco. In una medicina sana le cause penali e civili sarebbero rare: lo Stato definirebbe la medicina onesta, e, consapevole dei margini fisiologici di incertezza e degli inevitabili tradeoff, controllerebbe che la pratica, non necessariamente pubblica, non deviasse. Ma ogi la medicina non è più in mano ai medici ma a poteri forti, che ne impongono forme aberranti*.

Lo Stato invece di controllare fa da picciotto di sgarro e da esattore. I magistrati hanno accettato la medicina come forma di crimine legale. Nordio e magistrati “di sinistra” sono in consonanza sull’assimilare i medici ai magistrati nell’impunità**. Sanando l’infezione di base si spegnerebbe la sovrainfezione. Invece si istituzionalizza un prestige bias – che piace tanto anche ai magistrati: si difende il “prestigio” della medicina togliendo controlli; favorendo così ulteriori degenerazioni.

* L’irresponsabilità della medicina in franchising. – La medicina difensiva come scusa e come illecito. Sito menici60d15.
**Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura Ib.

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vedi anche:

 

La necessità di laicità contro l’aggiramento dei limiti e l’inversione dei controlli posti dall’art. 41 della Costituzione

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

I buchi neri

27 November 2012

23 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Feltri “La domenica va dove ti porta la Tamaro” del 23 novembre 2012

Credo che sia più sano per lo spirito e per il portafoglio non accettare che anche il proprio tempo libero venga colonizzato dal grande business. L’attrazione esercitata dai centri commerciali mi sembra quella del Paese dei Balocchi di Pinocchio, dove si entra persone e si esce ciuchi.

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Aveva ragione Piero Chiara: il “Servitevi da soli” dei supermarket è un segno di disprezzo.

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@ Uva63. Collodi mette in guardia; anche contro gli omini “teneri e untuosi” che dietro ai modi carezzevoli sono dei violenti sanguinari. La storia delle forze che stanno dietro ai centri commerciali, la scarsa distanza, come per il conduttore del carro per il Paese dei balocchi, tra promesse luccicanti e violenza, deve ancora essere scritta; nonostante nei centri commerciali sia possibile incrociare i maggiori magistrati della città; che forse sono troppo presi con la mafia e il terrorismo per occuparsene.

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@ Zaffarallo. Se è per questo, in USA facevo la spesa nei drugstore alle 11 di sera, non avendo altro tempo. Ma nei centri commerciali il necessario e il vacuo sono mescolati; come nei vecchi casini dove non c’erano confini chiari tra necessità e vizio. La domenica la gente dovrebbe riposarsi, non essere obbligata a completare il ciclo economico come un criceto sulla ruota.

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18 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Stinco “Ikea, scontri tra facchini e polizia. Due i feriti lievi (video)” del 18 dicembre 2012

Censurato lasciando le repliche ai miei commenti

@ Guest, rimosso. “Guerra tra poveri”?  Questo è uno scontro tra  un gigante economico e dei magazzinieri. Che avrebbe dovuto essere prevenuto da sindacati e istituzioni. I poliziotti, da quelli che guadagnano 1500 euro al mese a quelli che ne guadagnano 50000, stanno dalla parte dei soldi. Posso testimoniare che l’Ikea va a braccetto con la polizia, praticando tecniche di provocazione che poi danno lavoro ai poveri in divisa.

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@ AndreaBB. I commessi Ikea sono assunti per una quota nel comune che ha permesso la costruzione del centro. E’ facile pensare che siano soggetti raccomandati; anche a giudicare dai comportamenti di frequente supponenti coi clienti e servili con la direzione. Andrebbero studiati gli effetti antropologici dei centri commerciali su popolazioni come quella di Roncadelle, nel bresciano, che è un paesino gonfio di centri commerciali, dai quali assorbe denaro e una mentalità deteriore.

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@ Ciro di Persia. E’ esperienza diretta. E se ci fossero dei magistrati meno “global thinker” sarebbe una denuncia penale. Lei a quanto dice sta all’Ikea; non mi è nuovo il suo atteggiamento da dipendente che sta dalla parte del padrone. Soprattutto nella grande distribuzione, il rapporto di lavoro ha assunto un carattere corporativo, per il quale multinazionali e istituzioni possono usare i dipendenti per operazioni extracontrattuali che, ripeto, dovrebbero andare all’attenzione della magistratura. In un mondo organizzato in filiere di sfruttamento, arriverà anche il suo turno; i 1800 euro che guadagna come carrellista sono molto meno di quanto occorrerebbe a giustificare il suo tono compiaciuto.

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27 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Merico ” “La Coop siamo noi”, lavoratrici scrivono alla Littizzetto: “Non arriviamo a 700 euro”” del 26 novembre 2012

@ Callisto 8. Anche a me risulta che ci sia un interesse della ditta a selezionare per fare le cassiere donne che hanno l’animo, se non i costumi sessuali, della prostituta. Lo stesso criterio appare essere applicato al personale maschile. Vogliono persone in sintonia con i valori della dirigenza.

Francesco Pansera

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@ rantolo. Alla Coop l’unica cosa di sinistra che è rimasta è la retorica; dietro alla quale si commettono atti che solo chi ha l’animo di una prostituta può commissionare o eseguire senza vergognarsi.

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@ reta. Io vorrei poter andare dove ritengo opportuno senza essere molestato. A Esselunga, nel cui consiglio di amministrazione attualmente siede un ex vicecomandante generale dell’arma, i carabinieri mi hanno invitato a non andare, se non volevo incontrarli ogni volta che ci mettevo piede. La crisi economica e la crisi dei valori stanno portando a questo fenomeno della selezione del personale in base a criteri morali perversi. Andrebbe riconosciuto che a volte resta disoccupato chi non è adatto a un sistema corrotto. Invece di fare gli offesi occorrerebbe riconoscere il problema e non fare “marchette”, marchette metaforiche, che non sono meno gravi di quelle altre.

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@ rantolo. E’ roba da denuncia penale, non da esempio. Peccato che un importante procuratore anni fa abbia detto, commentando un discorso di Dino Greco (che, come qualche altro alto magistrato, frequenta la mia stessa Coop), che l’effervescente retorica dell’allora segretario della CGIL gli aveva fatto venire “i brividi”. Per ora tocca commentare le osservazioni altrui sugli aspetti più convenzionali della vendita di ciò che non si dovrebbe vendere.

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18 giugno 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Dedicato a quelli a cui piace tanto la nostra magistratura di cui difendono la fiera indipendenza…” del 18 giugno 2013

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Sfruttatori e privilegiati

Secondo Augè i centri commerciali sono “nonluoghi”. Nella mia esperienza sono non luoghi anche rispetto allo Stato di diritto: appaiono esserci intese sottobanco, per nulla pulite, tra grande distribuzione e forze di polizia. Con la scusa della sicurezza, sono porti franchi dove è ad esempio possibile praticare impunemente molestie e provocazioni su soggetti che vanno destabilizzati. I magistrati, come è prassi, davanti ai grandi interessi e agli affari sporchi della polizia assumono una posizione a dir poco compiacente. Tale atteggiamento di favore, questo spalleggiare gli sfruttatori da parte dei privilegiati, potrebbe aver contribuito alla condanna dell’anziana.

Ma vogliamo dire qualcosa, oltre che sui privilegiati, i magistrati, come giustamente fa Giannuli, anche sui supermercati? Sono pratici; ma, ottenuta una posizione quasi monopolistica e di cartello, vendono a prezzi alti cibo mediocre, cibo che non sa di nulla e induce a mangiarne sempre di più, spingendo allo stesso tempo verso costumi alimentari dannosi, con quello che ne consegue per la salute (Il rimprovero della maitresse. In: https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/07/sovradiagnosi-iii-parodia-e-anti-omeostasi-nella-medicina-commerciale/ ).

La pagliuzza dell’anziana viene portata, con successo, davanti alla magistratura; le loro pratiche commerciali irresponsabili (per non parlare dell’evasione fiscale), il dissesto del tessuto sociale che provocano (e i lavoretti sporchi per gli uffici affari riservati), vanno lisci. I centri commerciali stanno anzi assumendo atteggiamenti arroganti e autoritari, tipici di chi sfrutta da una posizione di forza una massa di pecoroni; godendo in ciò dell’appoggio delle forze di polizia, e della magistratura. Assistiamo al pugno di ferro con le ottantenni mentre Esselunga va a scempiare Mantova e Palazzo Tè; e Coop “la rossa” si allea a CL, con la quale condivide lo stesso livello etico. Il supermarket, lo scintillante antro delle sirene del consumismo, andrebbe riconosciuto come luogo di potere ostile al cittadino.

*  *  *

La grande distribuzione vuole vendere anche i farmaci da banco e quelli senza obbligo di prescrizione. I sondaggi mostrerebbero che la possibilità di aggiungere le pillole nel carrello della spesa passando dalla “parafarmacia” del supermarket piace alla maggioranza della gente; che la scambia per una iniziativa “etica”, a favore del popolo; anche perché così la presentano i DS e la COOP. Forse piacerebbe di meno se venisse adeguatamente spiegato che questi non sono sempre farmaci “leggeri”, coi quali si va sul sicuro. Alcuni tra i più comuni, gli anti-infiammatori non steroidei, sono responsabili, tra i vari effetti avversi gravi possibili, anche di ictus e infarti.

Dietro al banco dei surgelati, farmaci pericolosi in libera vendita. In corsia 7, una vecchia si frega una bottiglia di liquore e un pacco di biscotti. Davanti al silenzio – e alla censura, con la complicità dei magistrati – sulla barbarie di prodotti capaci di rendere invalidi e di uccidere venduti a ignari acquirenti come caramelle, insieme alle caramelle, è sconfortante sentire disquisire su quanto è stato giusto applicare il processo penale, la pressa da 100 tonnellate – che quando servirebbe per i casi davvero gravi si inceppa – a un furto da 20 euro commesso da una donna di 80 anni.

Non ha rubato pane, ma generi voluttuari. Nel romanzo di Mauriac “La farisea” l’autore riesce, probabilmente proprio grazie alle sue posizioni cattoliche, a far sprigionare dalle pagine la morbosità del moralismo. In un episodio la protagonista, giudice inflessibile delle altrui debolezze, osserva indignata che una coppia di indigenti ha speso parte del denaro che lei gli elargisce nel noleggio di un pianoforte; che non sanno neppure suonare. Li umilia, e poi se ne pente procurandosi ulteriori fremiti spirituali.

In questo modo il supermarket, il capannone dei sogni, dove l’immaginario e le merci si incontrano, allarga i suoi confini annettendo nuovi territori, e rafforza antichi paletti; in nome del bene, ma sbagliando i punti cardinali, e moltiplicando certezze sbagliate.

Il liberismo mentre uccide la politica risparmia il diritto, e ne fa un suo strumento; in un assetto innaturale che genera risultati grotteschi e tende a istituzionalizzare il crimine del potere. I magistrati, nella mia esperienza, si prestano volentieri.

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19 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga criticata per apertura a Mantova. Risponde regalando buoni spesa da 30 euro”

Piero Chiara ha scritto che il “servitevi da soli” dei supermarket è segno di disprezzo. Anche questo buono spesa per 30 euro, elargito ai mantovani per ottenerne il consenso su uno scempio urbanistico, è un gesto che tradisce arroganza. Bernardo Caprotti, che si fa passare per mecenate e ha ricevuto lauree ad honorem, non è migliore di Achille Lauro, che a Napoli regalava pacchi di pasta, zucchero e farina in cambio di voti. E chi si fa comprare, cambiando idea perché gli è stata regalata una mezza busta di spesa a 70 km di distanza, non sta messo meglio di quei napoletani ai quali Lauro dava una scarpa prima delle elezioni e l’altra a voto avvenuto.

Francesco Pansera

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24 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Paolini “Follonica, due donne frugano tra la merce fallata. Gli addetti le rinchiudono, le filmano e le deridono”

Una scena da bassofondo, tra le zingare che strillano e chi si diverte a tenerle in gabbia. Mostra il retro del supermarket. Nel grande magazzino si soddisfano le pulsioni primarie dei clienti, ma dietro le apparenze lustre e gli inviti suadenti tutto è in vendita, tutto ha una marchetta con il prezzo. Gli addetti sono spesso quello che ci si può aspettare in un posto del genere.

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30 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Grosseto, chiusero due rom in un gabbiotto: licenziati due dipendenti Lidl”

Ma insomma. Ci derubano tramite le tasse e ci tolgono i servizi essenziali, e facciamo finta di niente. Disoccupazione, degrado sociale, libero magna magna, mantenimento di giovani bighelloni stranieri, in un Paese che sta scivolando verso un passato che sembrava solo un ricordo, e tutti fermi, a parte un generico mugugno. Se non resta neppure che rivalersi su due donne, per di più ladruncole e zingare, e fare vedere su di loro quanto si è tosti, che vita è? A onor del vero, quando i reati e le vigliaccate hanno per mandante un ministero che sta su uno dei 7 Colli, anche quello un covo di fegatacci, l’impunità è assicurata, e non solo i commessi hanno mano libera nello sfogare la frustrazione per le loro carenze, ma il management della grande distribuzione non ha difficoltà a collaborare.

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25 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “Coronavirus, l’assalto ai supermercati e l’atavico terrore della pancia vuota”

L’ammirazione per Manzoni aumenta ripensando alla sua descrizione sicura e attuale degli effetti psicologici della peste del ‘600; un’analisi basata sulle conoscenze del primo Ottocento, prima delle scoperte di Pasteur e di Koch. “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”. La sollecitazione di paure irrazionali sempre più diviene strumento di potere; mentre i cavalieri dell’apocalisse effettivi oggi hanno facce accattivanti, come quelle degli spot pubblicitari dei supermercati. I supermercati sono le cattedrali del cibo industriale, di quel processed food il cui impatto negativo sulla salute e sulla longevità dell’intera popolazione è tenuto nascosto, e viene lasciato libero di fare danni*. Il contrario delle notizie e degli interventi sul Coronavirus.

*Gotzsche PC. Survival in an overmedicated world.

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27 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sansa “Coronavirus, qualcuno si ricorderà dei cassieri dei supermercati?”

Stamane sulla RAI hanno mostrato Cordero di Montezemolo che esortava ad affidarsi alla scienza contro il virus. Il Fatto a febbraio ha riportato che PM contestano all’illuminato filantropo di avere dissipato seicentomila euro Alitalia in gozzoviglie. All’una su RAI 3 il mellifluo Paolo Mieli ha ricapitolato la vicenda del generale Bellomo, un eroe vero. Il tema della selezione avversa della classe dirigente è stato abilmente evitato, e si è attribuito alla situazione politica contingente il comportamento vile degli italiani nel lasciare senza fiatare che venisse giustiziato. Nel pomeriggio Ferruccio Sansa canta l’eroismo delle cassiere. Che tra i vari meriti sanitari hanno anche quello di scaccolarsi puntualmente, da anni, quando passano la spesa di un medico del quale si occupano gli stessi apparati che stanno gestendo questa epidemia, di cui la città lombarda dove abito rappresenta uno dei maggiori focolai. Dall’1/1/2020 al 3/3/2020, ultima volta che ci sono stato, non hanno mai saltato. Su Google Drive ho una raccolta di foto di cassiere con le dita ostentatamente nel naso, in bocca, nel cavo ascellare, sul pavimento, nel cestino della spazzatura, etc. nel maneggiare gli alimenti che compro. Potrebbe appoggiare la concessione di medaglie al valore, a loro, alle ditte, al prefetto e agli altri organizzatori, da parte di Mattarella. Non mi stupirei se in serata venisse trasmessa una storia con un mafioso che salva una bambina in crisi respiratoria da Coronavirus.

Bertrand Einstein. peccato, avevi iniziato bene prendendotela con Motezemolo e Mieli, privilegiati e sempre in prima fila a pontificare. Poi te la sei presa con ste disgraziate che fanno un lavoro alienante e sottopagato ed ora – come se nn bastasse – rischiano molto più della media delle persone. Prova tu a stare otto ore in un posto di lavoro dove non puoi nemmeno alzarti (spesso i capi cronometrano addirittura le loro soste bagno) senza poterti gattare il naso o l’ascella se tu prude. Se non è del tutto igienico, pazienza, forse dovresti fare un giro in qualche azienda di prodotti alimentari e vedere quali sono gli standard delle cose che mangi

Censurato @ Bertrand Einstein.

Chi ha i soldi, inclusi i CDA delle GDO miliardarie responsabili di questi reati miserabili, lo sa che “gli operai sono anche peggio di noi” (G. Gaber). Se tu conoscessi le frodi mediche che voi crumiri morali servite, e che mansueti subirete. Ai prossimi gesti fissi delle cassiere – e dei loro direttori – mi pulirò sul posto della loro saliva, muco, sudore o sporco del pavimento o spazzatura, con fogli di carta con le facce di noti monsignori bioeticisti e magistrati anticorruzione dei quali la catena ha sponsorizzato le conferenze. Ieri su il Fatto c’è stato un coro di fischi contro Zanda, che propone di ipotecare Montecitorio dato lo strozzamento dell’economia. E’ la profezia di Moro, “il mio sangue ricadrà su di voi”, che si compie. Moro lo disse ai colleghi, ma vale per l’intera popolazione. Zanda è stato il portavoce di Cossiga durante e dopo l’uccisione di Moro. Se la gente guarda solo al suo particolare e non si cura della civitas, delle epurazioni di chi farebbe i suoi interessi; se permette che chi ha tradito sia premiato; che alle alte cariche dello Stato vengano messi debosciati, e nelle istituzioni fantocci, ruffiani e venduti; se vi prostituite per due lire partecipando all’assassino morale di soggetti non graditi a grandi affari criminali, poi avrete l’impatto della selezione avversa che favorite. Es. Zanda, che forse sta partecipando a un secondo golpe dopo quello del 1978, e i soldi agli usurai li darà non vendendo il Colosseo ma togliendoli ai cittadini.
ccc
[Vedi: 3 marzo 2020. il sigillo presidenziale. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella]

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9 Ottobre 2020. Raffinatezza intellettuale e profondità culturale della Brescia di Emilio Del Bono e della TIM di Salvatore Rossi. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

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17 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Galeotti ““Nei supermercati ingressi liberi e nessuno segue le regole: rischiamo il contagio e tanti colleghi muoiono. Per non perdere il posto i diritti vanno in secondo piano” “

Grande distribuzione, sindacati, manager, cassiere. Alimenti di qualità mediocre a prezzi sostenuti. Vendere, vendere, vendere. Il pabulum adatto alla proliferazione del virus sterminatore. Non quello vero, quello politico, che deve impestare la vita quotidiana delle persone in ogni suo interstizio per estrarne soldi e potere.

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7 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Green pass, l’ad di Conad: “I dipendenti non vaccinati vadano in aspettativa non retribuita” “

Francesco Pugliese, cavaliere del lavoro (Mattarella). Presidente di GS1 e ADM, associazioni di categoria. Ha firmato un libro dal tema a impronta etica e progressista: “Tessiture sociali”. Insieme ad Aldo Bonomi, sociologo, il cui nome notoriamente ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, nelle analisi sul ruolo dei servizi e dei suoi infiltrati, e sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo e di interessi stranieri*. Ne parla in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi, il fascista condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia.

La connessione col mondo dei burattinai, dei giochi di specchi, degli omicidi di Stato, aiuta a spiegare l’aut aut. Che probabilmente è volto a intimidire, sia per spingere alla vaccinazione; sia per indurre a sottomissione la forza lavoro, e selezionare informalmente i dipendenti tra i più deboli quanto a doti morali e intellettuali. Un’altra radice è la mentalità nazionale prevalente. Montanelli diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi carabinieri. E’ vero, e non solo. Questo farsi la propria legge sull’onda dell’operazione covid e dire “non siamo noi che ti ricattiamo minacciandoti di toglierti il lavoro se non ti fai bucare, sei tu che rinunci a campare” è un esempio di come tanti italiani non si lasciano scappare l’occasione di fare i mafiosi coi carabinieri.

*es. G. Barbacetto. Il grande vecchio. 2009.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

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v. anche:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/17/salsa-cilena-allesselunga/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/24/le-magie-dellesselunga/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/24/la-famiglia-ikea/

La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali ?

28 July 2012

Comunicato il 23 luglio 2012 a “Appello al popolo”. In attesa di pubblicazione

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”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”

Manzoni, I Promessi sposi.

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Sul blog de il Fatto il 19 luglio scorso è apparso un post su un plagio, fin troppo palese, di Saviano [1]. Ho postato il seguente commento:

Nel Giulio Cesare di Shakespeare la folla vuole linciare i congiurati. Vede Cinna e vuole ucciderlo. Ma non è Cinna il congiurato, è Cinna il poeta. “Ammazziamolo lo stesso, ha scritto brutte poesie”. Simmetricamente, la folla continuerà a osannare Saviano anche quando i suoi plagi sono ostentati, perché è Saviano, lo scrittore antimafia. Oggi si celebra Borsellino, in uno di quei riti tribali italici dove si venerano figure eccezionali dopo aver lasciato che fossero uccise, per ottenere un trasferimento simbolico del loro valore a coloro che sono servi dei poteri che vollero quelle eliminazioni. Sarebbe ora di non seguire la folla, lasciare perdere Saviano, pensare in silenzio a Borsellino, e considerare che, invece di eradicare la mafia e passare a occuparsi dei maggiori problemi del Paese, di altre forme di grande criminalità altrettanto dannose che ci stanno togliendo il futuro, sulla mafia chi occupa lo Stato ha costruito una metamafia, che gli permette di continuare a praticare il peggiore malaffare:

I professionisti della metamafia

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

Mi è stato risposto:

Sudlander. “il problema non è criticare saviano, ma avere l’ossessione di criticare saviano che è un aberrazione esattamente come il santificarlo.

il 90% delle critiche a saviano si possono riassumere in: è un ebreo, è diventato ricco, dice cose che tutti sanno. le prime 2 non mi sembrano dei reati, la terza non è vera e anche se fosse vera c’è differenza tra banalità e bugia.il restante 10% sono critiche estetiche al suo primo libro (ok qualcuno credeva che fosse il nuovo pasolini? o forse ha il dovere di esserlo?)

tu dici di lasciar perdere saviano? ecco iniziamo a non dare attenzione ad ogni virgola che scrive sopratutto se,con molta probabilità,dietro questa notizia del plagio non c’è nessun reale plagio.

(per piacere pubblicatelo)

il 20 luglio ho replicato:

“Non critico certo che sia ebreo; anche se non andrebbe ignorato cosa hanno fatto a un oppositore extrasistema, critico di Saviano, Arrigoni:

I precedenti di Arrigoni

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/15/i-precedenti-di-arrigoni/

Né che sia arricchito; anche se non andrebbe ignorata la differenza tra chi opponendosi viene distrutto dallo Stato e chi ne ottiene benefici. Ho già scritto di apprezzare Gomorra sul piano estetico e informativo; anche se un libro da treno non andrebbe scambiato per un capolavoro, e l’attenzione che gli si presta mi pare espressione di “Un’antimafia di Stato vanitosa e sbadata dove la fanfara è la prima arma”:

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell%E2%80%99anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

Io critico che ci si consoli con le storie di mafia mentre la frode diviene sistema, crescono le tasse e si privatizzano i servizi pubblici (penso al mio campo, la medicina); a favore di forze che possono contare sia sulla mafia sia sulle istituzioni corrotte. La mafia è un male ma non è l’unico male; è come una tra le vette dell’Himalaya, non come un Kilimangiaro solitario. Non viene abbattuta, ma è usata per distrarre, impaurire, esigere il pizzo del consenso, giustificare omissioni e complicità. Il cittadino medio deve temere per la sua vita e i suoi beni più la criminalità economica alla quale le istituzioni ci stanno vendendo, che i “Cicciotto e mezzanotte”. “

ccc

Ma Il Fatto, apparentemente per una catena di insormontabili difficoltà informatiche, non ha pubblicato la mia risposta, né mi ha dato su ciò le spiegazioni che gli ho chiesto. Il Fatto in precedenza ha censurato altri miei commenti [2], compresi alcuni riguardanti lo stesso argomento [3].  Ciò ha rafforzato le mie convinzioni “eretiche” su mafia e antimafia. La concezione corrente della mafia si basa su tre postulati impliciti, che ci appaiono ovvi e indiscutibili, e che respingo ad un analisi razionale come inverosimili e contrari all’evidenza. Il postulato di invincibilità, per il quale è normale che se qualche decina di viddani di Corleone o di tamarri di qualche sperduto paesino dell’Aspromonte decidono di divenire una potenza mondiale non c’è niente che possa fermarli. Il postulato di sovranità, per il quale la mafia è un’entità autonoma e indipendente, non sottomessa ai poteri che potrebbero annientarla senza grande sforzo. Il postulato di nazionalità, che è di portata generale venendo applicato anche ad altre piaghe del Paese, che considera che in Italia la mafia deve il suo successo ad appoggi politici – e dei servizi – esclusivamente nazionali, cioè italiani, a loro volta sovrani, che resistono a qualsiasi stagione e a qualsiasi forza contraria.

Anche le idee sulla genesi della attuale mafia sembrano chiare e da condividere ma non lo sono. Nel marzo scorso a una conferenza a Brescia il procuratore Prestipino, chiedendosi come si è arrivati a questo punto, ha detto che gli interessa maggiormente quello che c’è da fare per contrastare questo fenomeno criminale, piuttosto che la storia di come siamo arrivati alla situazione attuale; invitando a guardare al “bicchiere mezzo pieno”, i passi avanti ottenuti e i successi conseguiti; es. oggi non ci sono più, tra gli ndranghetisti di spessore condannati, latitanti; anche se nel frattempo la ndrangheta si è estesa al Nord. Il magistrato antimafia ha fatto notare che la mafia è quanto meno coeva alla formazione dello Stato unitario, e ha influenzato il Paese lungo la sua storia da allora ai nostri giorni. E’ per questa circostanza che, ha aggiunto, è da disapprovare l’uso della parola “emergenza”; a me invece questa emergenza perenne sulla mafia suona falsa e antidemocratica per altri motivi [4]. Il sistema mafioso col suo doppio aggancio al territorio e al potere costituito ha una sua compiutezza sociologica, che lo rende particolarmente temibile e porta ad annoverarlo tra i modelli fissi che in forme diverse si presentano nel corso storico, in luoghi e tempi diversi, quando l’humus antropologico è adatto e le circostanze lo permettono; ma nonostante ciò la mafia meridionale in Italia avrebbe potuto essere tra i tanti fenomeni che si sono conclusi. La nazione e lo Stato oggi sono, anche se non tanto quanto dovrebbero essere, molto più forti e consapevoli di quelli dell’Italia rurale dei tempi di Palizzolo o del prefetto Mori. La continuità della mafia mi pare artificiale, e la sua permanenza un anacronismo deliberato, che a sua volta ha frenato la crescita dell’Italia.

Mi pare che la mafia storica –  su un isola sulla quale già prima dell’Unità l’Inghilterra poneva particolare attenzione militare e commerciale –  sia stata mantenuta in vita e virulentata dagli USA, che, conoscendone il ramo statunitense, ne compresero le potenzialità intrinseche e se ne servirono, come avevano fatto in precedenza politici italiani, come instrumentum regni; prima per lo sbarco in Sicilia del 1943; poi per fare della Sicilia la “49° stella” di fatto, cioè un protettorato USA al centro del Mediterraneo, spezzando le istanze di libertà con le uccisioni di sindacalisti, il bandito Giuliano, la strage di Portella. Pio La Torre, politico intransigente che si opponeva alla base NATO di Comiso, fu ucciso dalla mafia con armi in dotazione all’esercito USA (quel giorno il suo compagno di partito Napolitano si trovava a Manhattan). Il potere mafioso è rifluito dai potenti USA al vecchio ceppo primario, rinvigorendolo e probabilmente salvandolo; gli furono conferiti, dagli arcana imperii, anche tramite la massoneria, incarichi come il narcotraffico, il traffico d’armi, di capitali, il condizionamento della vita politica nazionale, omicidi politici e stragi terroristiche; insieme a un’ampia impunità nei suoi delitti di routine, dal racket allo sfruttamento degli appalti pubblici.

Negli ultimi decenni, con lo scatenarsi dei poteri economici e finanziari globali, e soprattutto dopo la caduta del Muro, la nuova mafia è stata usata come stampella antimodernista del liberismo, assegnandole un ulteriore compito. Abituata a operare nell’ombra e con discrezione, è divenuta spettacolare, ostentando la propria ferocia; desiderosa di alleanza con lo Stato, per un periodo questa criminalità astuta e cauta gli ha mosso guerra; da argomento tabù è stata fatta diventare una delle maggiori icone nazional-popolari. Mediante questa mutazione operativa e culturale si è attuata un’opera di mistificazione che favorisce il dominio e la spoliazione della nazione. Se si vuole conquistare un paese si possono corrompere alcuni suoi “generali” (come si fece letteralmente coi generali borbonici nel 1860; e come appare si sia fatto in Libia e si stia facendo in Siria). I nostri “generali” al 99% sono a buon mercato; ma per conquistare o tenere sottomesso un paese occidentale moderno è preferibile operare in modo più sofisticato, in modo da non alienarsi il consenso popolare. Dei vari fronti dai quali il Paese è attaccato, si può mediante un’opera di corruzione e disinformazione fare concentrare le difese su di un singolo fronte; avendo così mano libera sugli altri fronti.

La mafia, nonostante la mitologia della quale è ammantata, che ci viene ripetuta incessantemente da innumerevoli film, manifestazioni, dibattiti etc., di per sé sarebbe rispetto allo Stato un nemico relativamente debole, che potremmo stroncare in poco tempo; volendolo. Invece viene protetta, virulentata, e quindi additata come il Male ontologico, il Male metafisico, in modo che l’attenzione e gli sforzi si concentrino contro di essa. Ottenendo così una diversione, di forze e dell’attenzione dell’opinione pubblica, e allo stesso tempo un alibi per le impunità e i servigi che la nostra ruffianissima classe dirigente assicura ai poteri extranazionali; oltre che un alibi per un diverso e più noto capitolo di corruzione, quello delle ruberie, concussioni e clientelismi mafiosoidi per la propria fazione. Una classe dirigente che così facendo ottiene allo stesso tempo credibilità presso la cittadinanza opportunamente sensibilizzata. La forza attuale della mafia è esterna ad essa (N. Dalla Chiesa), ma risiede prima che nella società e la politica nazionali, come giustamente si dice, in centri di potere che le travalicano, sui quali rigorosamente si tace. Falcone sentì la necessità di affermare che la mafia è un fenomeno umano. Oggi è nell’immaginario collettivo “opus diaboli”, la sua essenza satanica manifestandosi nel fatto che nonostante tante battaglie non venga sconfitta. E’ come l’Uomo nero per un bambino, e chi occupa lo Stato ci dà protezione in cambio del pizzo della sottomissione. Da qui la necessità di costruire eroi, appropriandosi della figura di quelli veri, come i magistrati e altri combattenti autentici osteggiati in vita e mandati a morire, i mafiosi di fronte e i collusi alle spalle; e costruendone di artificiali come Saviano o altri. Intanto, mentre guardiamo rapiti il serial pluridecennale che ci propina, chi ci ha imposto Berlusconi, D’Alema, Napolitano, Monti, etc. ci fa svaligiare la casa.

Ci sono guerre che al potere conviene non vincere (un’altra, che conosco da medico e ricercatore, è quella contro il cancro). Sul piano tattico, la mafia è tenuta sotto controllo, in modo che operi e se ne rilevi la presenza ma il suo potere non cresca all’infinito. Si ha cura di preservare la versione ufficiale sulla sua natura. La magistratura “atlantista e berlingueriana” [5] ha pestato l’acqua nel mortaio sulle cause prime e le finalità di fatti gravissimi; riproposti in continuazione all’attenzione del pubblico mentre il Paese regredisce; con ricostruzioni diverse ma mai conclusive: le stragi di venti anni fa che, dietro a versioni di copertura come quella dello Stato che spaventato tratta coi mafiosi che vogliono un alleviamento del carcere duro, ebbero un ruolo basilare nella realizzazione delle volontà atlantiche di allora sul Paese.

Sul piano strategico, per l’Italia concentrarsi sulla mafia in una eterna guerra di logoramento, invece di schiacciarla e passare agli altri fronti, è un esporsi ulteriormente indebolita ai poteri che si vogliono appropriare della nazione. La cosa più triste in tutto ciò è che ci si avvale anche di capacità e di energie di persone in buona fede, nelle istituzioni e nel popolo, dissipando risorse che sarebbero preziose su posizioni che sono sguarnite; dove grandi forme di criminalità dei colletti bianchi sono libere di depredare, dando luogo alle spoliazioni delle quali percepiamo l’esistenza, come quelle che si stanno manifestando nell’attuale crisi economica; e ad altre che la grande maggioranza delle persone non è neppure consapevole di subire, come le frodi mediche strutturali. Avvalendosi degli idealisti e degli onesti, non consapevoli dell’eterogenesi dei fini, l’antimafia è divenuta inoltre una piccola industria, che accanto a una parte operativa consente a diversi di acchiappare qualche vantaggio, costruire carriere, emulare Impastato su palcoscenici sicuri; e tende perciò a perpetuarsi e a perpetuare l’ideologia che la regge.

Ora si è sostituita come prima mafia Cosa nostra con la ndrangheta, e lanciata la mafia al Nord. Gli ndranghetisti avrebbero colonizzato il Settentrione, secondo la Direzione nazionale antimafia e all’unisono Mario Draghi, grand commis della dissoluzione della sovranità nazionale a beneficio delle banche e delle multinazionali; una specie di Spedizione dei Mille da Sud verso Nord, improbabile ma efficace quanto quella delle Camice rosse [6]; non sarebbero serviti a fermarla i tanti anni di esperienza accumulati nella lotta alla mafia al Sud, e le risorse allocate a questo scopo. A pensarci bene, la vulgata di come estese attività mafiose si siano insediate e si estendano al Nord è un insulto all’intelligenza, e l’averlo permesso, per ciò che è vero, e pure per ciò che è esagerazione, un insulto alla memoria dei valorosi caduti combattendo la mafia. Posso testimoniare che in Lombardia e anche in altre regioni le stesse istituzioni che si fanno belle con l’antimafia – magistratura, forze di polizia, sinistra debenedettina, politici locali di ogni colore, sindacati, clero etc. – sono i migliori agenti delle forze neoliberiste extranazionali che ci stanno sottoponendo a uno sfruttamento di tipo coloniale, che sta portando una quota crescente di una popolazione laboriosa e creativa a condizioni di vita stentate. Forze che anche al Nord si avvalgono, con la zelante manovalanza delle istituzioni e degli autoctoni, di metodi mafiosi. Per la società civile, sarebbe ora di combattere la mafia chiedendo di vincerla finalmente e di finirla, questa guerra.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note

[1] Ecomafia 2012, la prefazione di Saviano troppo “simile” al capitolo di Terzian. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/19/rapporto-ecomafia-2012-nella-prefazione-di-saviano-troppe-analogie-con-capitolo/297662/#disqus_thread

[2] menici60d15. Commenti censurati da “Il Fatto”.

https://menici60d15.wordpress.com/commenti-censurati-da-il-fatto/

[3] Ndrangheta e privatizzazione della sanità. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

Antimafiosi. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/antimafiosi/

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/20/i-mafiosi-filantropi-e-la-lombardia-non-omertosa/

Segnalazione del post: “Giancarlo Caselli e i No-Tav: il negativo e il proibito” su post pro Caselli di Gomez, Travaglio, Dalla Chiesa. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Contro la legalizzazione della mafia. In: https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

[4] Antimafia e cultura dell’emergenza. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/28/antimafia-e-cultura-dellemergenza/

[5] Blog di A. Carancini. Vent’anni dalla morte di Borsellino? Dalla mafia mi guardo io… 20 luglio 2012

[6] Italia.150 anni di conquiste fiat. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

v. anche i link nei post citati

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21 ottobre 2014

Blog dei Il Fatto

Commento al post ” Concussione, Scarpinato: “Le legge Severino riduce le pene e crea omertà ”

I libri e gli interventi di Scarpinato suscitano stima. Per questo anni fa gli mandai copia di una relazione sui nuovi interessi di uno dei protagonisti della “Storia segreta della Sicilia” (Casarrubea), Mike Stern, che da giovane gestì Salvatore Giuliano e da anziano ha partecipato alle frodi mediche strutturali. Un campo dell’“osceno” (Scarpinato), le frodi mediche legalizzate, che a mio parere i magistrati aiutano a tenere fuori scena, e a prosperare. Favoriti in ciò anche dall’essere concentrati sulla mafia. Mi ha fatto piacere che usiamo la stessa espressione, “linea Maginot”, riferendoci alla lotta alla mafia. Con valore diverso però: “Si costruisce, in un cantiere perenne che è una perenne ossessione estetica come la chiesa di Gaudì, questa linea Maginot contro la mafia, e si lascia che venga aggirata in mille modi.”. Comunemente, “linea Maginot” è una metafora per un’opera di difesa imponente nella quale si sono riversate tutte le energie, che poi viene aggirata dal nemico, anche per la sua incompletezza. Forse Scarpinato, che scrive benissimo, vuole invece riferirsi a quelle valutazioni storiografiche che le riconoscono parziale efficacia; trasformando la critica in lode. Come è successo alla parola “meritocrazia”, che fu coniata in senso ironico e spregiativo. Ma forse sbagliamo tutte due, perché la mafia è una quinta colonna; o una delle quinte colonne, di quei poteri economici per i quali l’Italia è tornata ad essere terra di conquista.

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Ved anche:

Medicina e rischio democratico

 

Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale

7 July 2012

13 giugno 2012 

Comunicato a “Appello al popolo” il 13 giugno 2012 e lì pubblicato il 28 giugno 2012 

L’efficacia specifica della metformina [il farmaco di prima scelta per il diabete dell’adulto] nel prevenire il decesso o eventi cardiovascolari non è stata provata …  Non abbiamo trovato evidenza che la metformina abbia alcun effetto benefico specifico sulla mortalità per tutte le cause, sulla mortalità cardiovascolare, o sulla morbosità cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2. … Sebbene la metformina sia considerata come lo standard di riferimento, il suo rapporto benefici/rischi resta incerto. Non possiamo escludere una riduzione del 25% o un incremento del 31% nella mortalità per tutte le cause. Non possiamo escludere una riduzione del 33% o un aumento del 64% della mortalità cardiovascolare … Comparato con gli altri antidiabetici orali, la metformina potrebbe essere quello coi minori svantaggi”. Da PLoS Medicine, aprile 2012 [3]

“La relatività della normalità non deve costituire in alcun modo per il medico un incoraggiamento ad annullare in una confusione la distinzione tra normale e patologico. Questa confusione spesso si addobba del prestigio di una tesi, essenziale per il pensiero di Claude Bernard, secondo la quale lo stato patologico è omogeneo allo stato normale di cui non costituisce altro che una variazione quantitativa in più o in meno. Questa tesi positivista … è stata volgarizzata prima di Cl. Bernard da Broussais e da Comte. In effetti, se si esamina il fatto patologico nel dettaglio dei suoi sintomi e nel dettaglio dei meccanismi anatomo-fisiologici, esistono numerosi casi in cui il normale e il patologico si presentano come delle semplici variazioni quantitative di un fenomeno omogeneo (vedi la glicemia nel diabete, per esempio). Ma è proprio questa patologia atomistica che, se è inevitabile sul piano pedagogico, rimane contestabile su quello teorico e pratico. Considerato nel suo insieme, un organismo in situazione di malattia è “altro”, e non lo stesso modificato solo nelle dimensioni (il diabete deve essere considerato una malattia della nutrizione il cui il metabolismo dei glucidi dipende da fattori multipli, coordinati dall’azione di fatto indivisibile del sistema endocrino) ”. G Canguilhem, Il normale e il patologico, 1943, 1968.

Echeggiando i concetti espressi un secolo prima da C. Bernard, “Trovare il diabetico nascosto” [film propagandistico della casa farmaceutica Upjohn, 1965, per il lancio della prevenzione farmacologica del diabete] terminava con il monito: “Non dobbiamo pensare più che il diabete è avere lo zucchero nelle urine: dobbiamo pensare alla malattia dinamica”. Senza la distinzione categorica della presenza o assenza di zucchero nelle urine come si-o-no diagnostico, come tracciare il confine tra glicemia elevata e stato di malattia diabetica? … la distinzione fu mediata dalla categoria mobile e malleabile del prediabete”. J A Greene, 2007 [4]

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Nel terzo capitolo, intitolato “Noi cambiamo le regole. Come vengono cambiati i numeri per diagnosticarti diabete, colesterolo elevato e osteoporosi”, Welch e al. [5] estendono quanto visto per il caso dell’ipertensione [2]: un singolo “numero” viene usato per diagnosticare una condizione morbosa che si asserisce essere nel suo stadio asintomatico iniziale. Nel caso del diabete, che è la patologia che consideriamo in questa puntata, la diagnosi precoce di laboratorio dovrebbe servire a prevenire lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 (DMII), quello dell’adulto e dell’anziano, che è un fattore di rischio per infarto cardiaco, ictus, danni oculari fino alla cecità, insufficienza renale, neuropatie, ulcere e cancrene agli arti inferiori e altre patologie.

Questi numeri soglia, notano gli autori, sono stabiliti da gruppi di esperti, in un processo che non è puramente scientifico, ma è influenzato da giudizi di valore, “e perfino da interessi finanziari”. Il valore della soglia diagnostica dell’esame di base per la diagnosi del diabete, la glicemia a digiuno, che era di 140 mg/dl, nel 1997 è stato abbassato a 126 mg/dl. Attualmente la soglia per la diagnosi di prediabete è di 100 mg/dl.

Welch spiega che i benefici del trattamento sono una funzione crescente della severità della anormalità quantitativa considerata; e che quindi per anormalità lievi i benefici se ci fossero sarebbero comunque bassi; mentre può essere rischioso ridurre un parametro vitale come la glicemia, quando già di per sé non è particolarmente elevato. Welch porta l’esempio di un trial clinico iniziato nel 2003, su diabetici ad alto rischio per infarto o ictus. In uno dei bracci, 5000 persone ricevettero una terapia farmacologica intensiva, che riesce ad abbassare la glicemia tanto da portarla sotto il limite dei 140 mg/dl. Nel 2008, l’omologo USA del nostro Istituto superiore di sanità, che conduceva il trial, dovette interrompere questo trattamento intensivo; dichiarò che lo “modificavano” come “misura di sicurezza”, un eufemismo per dire che il trattamento veniva interrotto per quel braccio a causa di un eccesso di mortalità rispetto ai pazienti che ricevevano una terapia standard. I ricercatori affermarono che la causa dell’eccesso di mortalità probabilmente non era dovuta ai farmaci, ma a qualche combinazione non identificata di fattori. Welch commenta che se il trattamento intensivo avesse mostrato una riduzione di mortalità gli autori non avrebbero avuto esitazioni nell’attribuirla ai farmaci.

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Il tema parodistico e il fattore anti-omeostatico nella medicina commerciale

La nota comica della diversa interpretazione del trial randomizzato (il modello di ricerca che viene venerato come lo strumento capace di svelare gli effetti di un intervento clinico, al netto di bias e fattori confondenti) a seconda che dia i risultati voluti o no, è da prendere sul serio. Nell’esaminare il caso della sovradiagnosi del diabete come un altro “puntare alla pancia” della gaussiana [2] vorrei esporre il concetto di parodia e quello di anti-omeostasi nella medicina commerciale, e in particolare nella medicina preventiva. Nello scandalo che scosse gli USA nel 1970, dovuto alla rivelazione che l’uso della tolbutamide per la prevenzione del diabete stava causando un eccesso di decine di migliaia di morti, del quale si dirà, uno dei protagonisti, Bradley, osservò che in questi casi ognuno proclama di servire l’interesse pubblico, ma ognuno nel montare il cavallo dell’interesse pubblico va in una differente direzione (cit. in [4]). I grandi programmi di screening che ingigantiscono la spesa sanitaria e i profitti delle multinazionali, coi loro accorati appelli, sono in genere parodie mostruose dell’avere a cuore l’interesse pubblico. In generale, nella sua ricerca del profitto il liberismo economico fa una parodia del servire l’interesse pubblico. Ciò è particolarmente marcato nel caso della medicina, dove i vari settori, diagnosi, cura, prevenzione, si prestano a essere distorti a favore del profitto, con risultati economici straordinari. La medicina liberista prende a questo scopo dall’armamentario ideologico, culturale, dottrinale, scientifico le componenti che le servono (v. epigrafe), accozzandole senza badare alla loro eterogeneità, con risultati irrazionali, e talora farseschi, ma efficaci sul piano della persuasione dei pubblico e su quello economico. Il vizio, già presente nella medicina “keynesiana”, è sfrenato in quella “reaganiana” che la sta sostituendo.

L’aspetto fondamentale di questa parodia riguarda la funzione omeostatica della medicina. La medicina curativa per sua natura è omeostatica: si affianca o si sostituisce ai meccanismi naturali di feed-back negativo (FB-) (un FB- è quello del termostato, per capirci) che mantengono o riportano l’organismo allo stato di salute. La medicina curativa è anch’essa strutturata come un FB- : si osservano gli effetti delle cure sul paziente, e li si regola di conseguenza. Se non funzionano o sono dannosi, li si elimina; se sono efficaci, li si dosa fino a che si ottengono i risultati voluti, o fino a che gli effetti avversi superano quelli benefici. L’interesse privato può ottenere tale FB-, anche con risultati non inferiori, o talora superiori, a quelli di una medicina “di Stato”; ma solo fino a un certo punto. L’omeostasi ha un carattere autolimitante, che contrasta con l’essenza espansiva, col bisogno di continua crescita, del liberismo. Il liberismo è sotto il segno del feedback positivo (FP+) (un esempio di FB+ è la crescita economica che genera altra crescita). In fisiopatologia, il FB+ è nella maggior parte dei casi sinonimo di circolo vizioso; in economia, è spesso sinonimo di circolo virtuoso.

La medicina liberista tenderà a forzare le limitazioni derivanti dal suo successo; abbiamo visto [2] come storicamente nel dopoguerra le preoccupazioni delle industrie farmaceutiche che il successo degli antibiotici limitasse la loro crescita portarono alla creazione del mercato infinito della prevenzione mediante farmaci. Avvalendosi dell’autorità e fiducia di cui gode, la medicina può invertire il FB- in un FB+: cure non ottimali, ma più costose; effetti iatrogeni che generano altre cure e così altro profitto. Il liberismo, lo dice la parola stessa, vuole essere libero; non gli piacciono i controlli, che quando non può eliminare tende a trasformare in parodie di controllo, che lo favoriscono. Viene in genere trascurato che con la prevenzione medica si riesce a sottrarsi maggiormente al circuito di controllo del FB-, con un salto categoriale: si passa dal feedback, che corregge basandosi sui risultati, al feedforward (FF), che invece corregge preventivamente comparando uno standard con quelli che sono identificati come disturbi. (Un esempio di FF è l’epurazione preventiva di voci scomode; es. lo stroncare sul nascere la carriera, la reputazione e l’attività di qualche giovane medico e ricercatore che ha dato segno di costituire una fonte di dissenso dannoso per le frodi mediche strutturali). Nella prevenzione medica i dati presi in considerazione dal controllo non sono più gli output clinici, l’evoluzione dello stato di malattia del paziente e gli effetti delle cure, ma fattori di disturbo anteriori alla malattia, i fattori di rischio (opportunamente caricaturizzati) o alterazioni presentate come manifestazioni precoci del male. L’idea è quella ovvia di intervenire prima che compaia la malattia conclamata. Una strategia in sé buona, che però viene spesso falsificata e distorta nelle sue componenti, per massimizzare i  profitti, anche contro l’interesse del singolo paziente e del pubblico. Il FF permette ciò: non è un meccanismo di autoregolazione, a differenza del FB-. Perché il FF sia efficace occorre che modellizzi fedelmente la realtà; altrimenti si può sostenere che il sale che non si scioglie è un malum omen, e che occorre acquistare costose pozioni per prevenire gli effetti incombenti della negatività. E’ un FF anche questo.

Si passa, in termini tecnici, da un controllo ad anello chiuso ad uno ad anello aperto, manipolabile a piacimento. Con la medicina preventiva il retrocircuito non è più dato dal monitoraggio continuo e in tempo reale degli effetti delle cure sulla malattia del singolo paziente, ma è assente dal disegno primario; viene aggiunta una forma affievolita di FB- coi risultati, tardivi e spesso contradditori e controversi, di studi epidemiologici, effettuati ogni tanto, a distanza di anni, sugli effetti aggregati della prevenzione sulla popolazione trattata, della quale viene studiato un piccolo campione non sempre rappresentativo. Studi non esenti dall’influenza di chi ha investito molto denaro su ciò che viene misurato, guadagnandone molto. Sta facendo scalpore in questi giorni l’autorevole raccomandazione della US Preventive Services Task Force contro il test del PSA per lo screening del cancro della prostata; dopo che lo screening ha provocato sui pazienti danni paragonabili a quelli di una guerra [1]. Oppure con la “sorveglianza farmacologia” sugli effetti avversi, un altro controllo ex post carente e addomesticabile, contestato nella sua applicazione perfino dai politici (v. gli interventi a riguardo del senatore USA Grassley [6]). L’anima anti-omeostatica della medicina liberista, liberata dalla verifica puntuale del FB-, attiva meccanismi di amplificazione del business fino ad arrivare a dare luogo all’effetto cascata, dove, avendo repertato magari per caso su un paziente un nonnulla si può, in una catena crescente di esami, terapie, complicazioni, effetti avversi, arrivare ai più pesanti, inutili e costosi trattamenti [7]. Se mi sarà possibile, approfondirò in successivi articoli la discussione di questo vizio madornale nel disegno degli attuali interventi preventivi. Per ora consideriamo parodia e anti-omeostasi nel caso della prevenzione del diabete e delle sue complicazioni.

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Il diabete amaro

Giuvenilia è una città (l’organismo) che deve crescere. Nel piazzale antistante la città (il sangue) arrivano autotreni di cibo, autobotti di carburante (glucosio e lipidi)  e camion di materiale edilizio (materiale proteico e altro). Ma l’ufficio dogane non funziona, e non rilascia i permessi (insulina) per fare entrare gli approvvigionamenti in città. La burocrazia (i sistemi omeostatici dell’organismo) si riserva questo potere per limitare forme di approvvigionamento e di crescita eccessive e disordinate, squilibri interni alla città che porterebbero a forme di degrado urbanistico e sociale. L’eccessiva mancanza di permessi di accesso impedisce alla città di sostenersi e crescere. La città subisce effetti analoghi a quelli di uno stato d’assedio. Gli edifici esistenti vengono bruciati per ottenere energia e non morire di freddo, c’è la fame. Gli autisti scaricano le autobotti di carburante nei fossi, causando inquinamento. Interviene una potenza straniera (la medicina) che rilascia d’imperio permessi ad hoc. Questi permessi (iniezioni di insulina) fanno entrare i camion in città, ma sono regolati sulle autobotti di glucosio (il dosaggio della terapia con insulina sui valori di glicemia). I camion entrano, la morte per fame è scongiurata, la manutenzione e la costruzione di edifici riprende. Anche se l’intervento straordinario della potenza straniera, che non riproduce esattamente la regolazione delle dogane, a lungo andare porta con sé quegli squilibri che l’occhiuta burocrazia interna voleva evitare.

Questa metafora, rozza, approssimativa e ipersemplificata senza vergogna, ma non tanto quanto è rozzo, omissivo, distorto e senza vergogna lo stato delle conoscenze e della dottrina attuale sul diabete dell’adulto, vuole dare un’idea di cosa accade nel diabete di tipo I, la forma giovanile, e degli effetti della sua terapia con insulina, allo scopo di meglio comprendere cosa accade nella sovradiagnosi e nel sovratrattamento del diabete di tipo II, quello dell’adulto e dell’anziano, la forma soggetta a prevenzione di massa. Andiamo infatti a Congedati, la città del diabete di tipo II. E’ una città pingue, dove si è costruito e immagazzinato anche troppo e si mangia fin troppo (obesità). L’ufficio dogane rilascia fin troppi permessi (iperinsulinemia), ma il piazzale è ingorgato (iperglicemia) dalle continue richieste della città.

Arriva un gruppo di potenti affaristi; un gruppo più potente di molti Stati. Sostengono, indicando il piazzale ingolfato di automezzi, che la città ha un problema, che è simile a quello di Giuvenilia: troppi camion in attesa di entrare (iperglicemia). E che il rimedio, se si vuole evitare la catastrofe, deve essere dello stesso tipo: ridurre l’ingolfamento nel piazzale rilasciando permessi extra, che forzeranno l’ingresso delle merci in città, basandosi sul numero di autobotti di glucosio nel piazzale. Un intervento per il quale va pagato chi lo fornisce, gli affaristi, naturalmente. E l’eccesso di permessi? Ci sarà, ma non viene recepito dai doganieri (intolleranza all’insulina). E se la resistenza dei doganieri (recettori dell’insulina) fosse un tentativo, su input di cittadini avveduti, di limitare l’eccessivo afflusso, fonte anch’esso di squilibri e di danni? Non perdiamoci in sofismi, si risponde; e si fa notare che a forza di rilasciarne, l’ufficio preposto (pancreas endocrino) può logorarsi ed esaurirne l’emissione. Del resto, questa ribellione della città, che arriva a bloccare le dogane, provoca alla fine anch’essa squilibri (diabete dell’adulto conclamato); se Congedati, che si sente una civiltà in decadenza e ha paura della fine, vuole evitarli deve cominciare da subito ad acquistare i rimedi degli affaristi. I rimedi saranno gli stessi, in principio, che per Giuvenilia: più permessi (insulina); oppure, ancora meglio, pressioni sull’ufficio dogane per rilasciare permessi, e sui doganieri perché lascino passare i rifornimenti obbedendo ai permessi (ipoglicemizzanti orali). Gli affaristi possono presentare dati che mostrano che il loro sistema funziona, per quanto solo parzialmente, limitando gli eccessi alla Savonarola indotti nei doganieri dalla constatazione della crapula che ha luogo in città, e limitando i danni da inquinamento degli scarichi abusivi di carburante nei fossi. Ma è soprattutto grazie ai sapienti pagati, alla propaganda sulla cittadinanza, ai ruffiani e manutengoli delle istituzioni cittadine che li favoriscono, anche sopprimendo il dissenso, che l’affare prospera. Intanto il degrado aumenta, alimentato anche dall’eccesso di permessi, in un circolo vizioso che diventa esplosivo.

A Giuvenilia l’intervento ripristina, con parziale successo, un FB- fisiologico che la malattia ha obliterato. A Congedati bisognerebbe chiedersi se l’intervento degli affaristi mira sempre al circuito di controllo giusto, e se il suo intervento non ne instaura un altro di tipo espansivo, capace di produrre risultati anch’essi abnormi. L’allegoria non ha certo la pretesa di descrivere fedelmente ciò che accade; vuole mostrare uno schema ipotetico (e di moderata critica; diverse altre varianti sono possibili) per fare luce sulla circostanza dell’avere contemporaneamente una campagna ossessiva sulla prevenzione del diabete, che mette sotto terapia una buona fetta della cittadinanza anziana, e quella che viene definita un’epidemia crescente di diabete. Mostra come i circuiti di FB- siano stravolti o invertiti per ottenere al contrario un’espansione del mercato, cioè delle malattie.

Il diabete (dal greco dia-baino, passare attraverso, con riferimento alla poliuria) è noto fin da tempi remoti, per la sua caratteristica di aumentare la produzione di urina e di renderla dolce dato il “trabocco” nelle urine dell’eccesso di zucchero nel sangue (“meravigliosamente dolce, come miele,” secondo Willis nel Seicento; da qui l’aggettivo “mellito”). Nel 1936 si distinse tra diabete giovanile (già chiamato nell’Ottocento “diabete magro”) e quello dell’adulto (detto “diabete grasso”). La sistemazione nosologica si è in pratica fermata a questo stadio rudimentale; essendo quella più consona alla crescita industriale mediante prevenzione. Negli anni Cinquanta la Upjohn lanciò il primo antidiabetico orale, l’Orinase (tolbutamide). Il mercato target era inizialmente solo quello dei diabetici trattati con insulina, ai quali il farmaco orale risparmiava le iniezioni. Il farmaco però non risultò efficace sui malati sintomatici di diabete giovanile. L’attenzione si volse allora ai pazienti più anziani, fino ad allora trattati con la dieta, e agli adulti asintomatici. Da quel momento la definizione scientifica del diabete è passata ad essere funzione degli interessi dell’industria. Le cause e i meccanismi patogenetici del diabete e delle sue complicazioni restano poco noti, relegati in poche stanzette del falansterio della ricerca sul diabete. La Upjhon tentò perfino di fare definire dagli esperti un diabete “Orinase-responsive”. Da un lato l’industria volle che lo stato di resistenza all’insulina che insorge con l’età restasse legato alla parola “diabete”, che indica una grave malattia, da scongiurare. Un nome che permette di presentare come prevenzione farmacologica del DMII la stessa strategia già impiegata, su basi più razionali, per la terapia del diabete giovanile: quella mediante gli ipoglicemizzanti. Allo stesso tempo, beffardamente, si sbarazzò della glicosuria, il segno che aveva dato il nome alla malattia (v. epigrafe) ma che limitava il pool di acquirenti. Seguendo l’esempio del Diuril [2], partì una poderosa macchina di guerra fatta di rapporti scientifici e di propaganda verso i medici curanti e verso il pubblico, per trattare coi nuovi ipoglicemizzanti orali la nuova malattia, il diabete asintomatico, cioè stati, sempre più lievi, di elevazione della glicemia, denominati “hidden diabetes”, “diabete nascosto”.

Si escogitò il “prediabete”, un’entità con numerosi sinonimi e con definizioni differenti, per istituire la continuità che serviva tra il normale e il patologico (v. epigrafe); col prediabete si poté trasformare il diabete in “un mercato infinitamente espandibile” [4]. Col prediabete, termine riaffiorato ai nostri giorni, e i suoi congeneri, si può agitare lo spauracchio del diabete e allo stesso tempo negare di averlo fatto. La glicemia assunse un ruolo centrale, o meglio di attore unico, in una sindrome che, nelle sue forme autentiche, ha in realtà una base biochimica intricata e multifattoriale. Attualmente le cause del DMII, emergenza mondiale, restano sconosciute o vaghe; i meccanismi di passaggio dalla glicemia elevata alle gravi complicazioni ricevono scarsa attenzione ai fini pratici, e i modelli proposti sono dubbi; questi campi di ricerca sono ridotti a settori secondari. Fare luce su questi aspetti fondamentali, necessari all’impostazione razionale delle terapie e delle misure preventive, favorirebbe i malati veri, e la prevenzione autentica; ma rischierebbe di detronizzare la glicemia e i farmaci ipoglicemizzanti dal loro ruolo di padroni della scena. Il diabete deve restare “troppo zucchero nel sangue”, un concetto che tutti conoscono e che tutti afferrano.

Andrebbe distinto il rapporto tra diabete autentico dell’adulto, o l’insieme eterogeneo di patologie che questa etichetta comprende, e le forme “pre-“, inclusa la resistenza all’insulina. Le forme iniziali di DMII che vengono fatte rientrare nella sfera del diabete appaiono piuttosto essere parte di una sindrome metabolica composta da alterazioni interconnesse di diverse vie metaboliche, dovute al processo di invecchiamento e a effetti legati all’alimentazione; nelle quali la resistenza all’insulina è solo uno tra i vari fattori, forse di natura reattiva, da classificare tra le cause intermedie e non tra quelle iniziali. Ma anche questa impostazione metterebbe a rischio il principio degli ipoglicemizzanti come la via giusta alla prevenzione (come pure di altri farmaci preventivi per altre patologie correlate). Così, dopo la caricatura del diabete senza dia-baino è stata impostata una parodia di quest’altra concezione, che è stata appunto chiamata ufficialmente “Sindrome metabolica”, che tampona questo pericolo. Un poco come quando nel Medioevo la Chiesa istituiva delle regole monastiche che riconducevano al suo interno le pressioni centrifughe eretiche. La sindrome metabolica ufficiale non è tanto un’entità fisiopatologica quanto semplicemente un aggregato di diagnosi: obesità o sovrappeso, trigliceridi, glicemia e pressione arteriosa elevati, ridotto colesterolo HDL (quello “buono”); tutti con soglie basse; e ulteriormente abbassate, in assenza di studi clinici che lo giustificassero. Più della metà degli statunitensi sopra i 50 anni rientra nei nuovi criteri diagnostici della sindrome metabolica [8]. Così definita la sindrome serve in pratica a vendere farmaci a un maggior numero di soggetti, e nella forma del pacchetto completo per la prevenzione cardiovascolare. Una volta messa una parodia del concetto al posto del concetto vero, poi è la stessa ortodossia a criticarlo sul piano teorico [9] per evitare che dissolva le varie fonti di mercato in un unicum che potrebbe imporre di cercare altri indicatori e altre vie terapeutiche e preventive, una catastrofe sul piano commerciale; mentre sul piano pratico la sindrome continua a aiutare le vendite delle varie filiere del consorzio.

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Il rimprovero della maitresse

C’è un altro motivo per il quale si vuole che le cause del DDMII restino nell’ombra. Ci sono forti evidenze [10] che il diabete dell’adulto, la cui incidenza nei paesi occidentali si è impennata insieme alla crescita economica e sta crescendo nei paesi del Terzo mondo in crescita economica, sia dovuto all’alimentazione. Non solo all’aumento di cibo ingerito, ma anche alla sua qualità; sono indiziati composti come gli acidi grassi di sintesi – grassi idrogenati – e gli zuccheri raffinati. Indicare i cibi industriali come colpevoli porterebbe a concludere che la prevenzione dovrebbe consistere nell’eliminarli dai prodotti alimentari in vendita e in un radicale riassetto dell’Offerta commerciale di cibo, con proibizione dei componenti alimentari nocivi e obbligo di utilizzo di quelli benefici. Questa sarebbe prevenzione autentica, attuata sulla popolazione e non sul singolo [11]: invece di spostare la soglia di trattamento verso sinistra, “tirare” verso sinistra la curva gaussiana della distribuzione dei valori di glicemia nella popolazione, analoga a quella già vista per l’ipertensione [2]. Si eviterebbero così la medicalizzazione della vita, e i danni alla salute e gli esorbitanti costi economici della “prevenzione” farmacologica; che ormai si può criticare col dire che è meglio prevenire (sul serio) che curare (chiamando le cure sui sani prevenzione). Una misura che, prendendo il posto del raccomandare farmaci ipoglicemizzanti a larghe fette della popolazione dalla mezza età in poi, danneggerebbe gravemente l’industria medica; e che danneggerebbe gravemente l’industria alimentare e quella della grande distribuzione. Mentre attualmente le ultime due forniscono clienti alla prima.

La melliflua dittatura della grande distribuzione ci obbliga a cibi di qualità mediocre e dannosi per la salute. Non c’è nelle nostre società scarsità di cibo (sulla quale i sistemi omeostatici dell’organismo sono tarati) ma abbondanza. Cibi che però non soddisfano e quindi non danno senso di sazietà date le loro caratteristiche organolettiche. O che in alcuni casi, forse stimolando temporaneamente i centri cerebrali del piacere, provocano una coazione a mangiare, cioè a consumare di più; l’aggiunta di zuccheri è uno dei metodi per ottenere ciò. Da poco tempo, seguendo il modello USA dei drugstore, i supermarket vendono anche farmaci, per ora con alcuni limiti. Uno spin-off del ciclo alimenti/malattia, nel tripudio dei consumatori che credono così di risparmiare denaro e guadagnare salute.

L’antinomia è stata risolta indicando l’obesità, il principale fattore di rischio per il diabete, come una delle sue cause; e anzi abbassandone la soglia, data dall’indice di massa corporea, BMI, per includere più pazienti nei trattamenti in assenza di evidenza scientifica [8]. Mentre patologizzare un lieve sovrappeso è sovradiagnosi, l’obesità franca è un autentico problema di salute pubblica. Solo, la si considera come dovuta esclusivamente ai comportamenti individuali, al “lifestyle”, e non come conseguenza di un’offerta di cibo patologica, che non lascia molta scelta, dovuta a fattori a loro volta derivanti dalla spasmodica ricerca del profitto. Si fanno così coesistere i due mercati, e se ne aggiungono altri, come quello delle diete. In televisione i continui consigli gastronomici sono inframmezzati da esortazioni degli esperti a dimagrire. E’ come una maitresse che dice “sporcaccione” a un cliente che crea disturbo, o che aumenta eccessivamente la confusione già presente, nel locale dove esibisce le sue ragazze. Come per la clientela della maitresse, il consumatore ha una parte di responsabilità, indulgendo ai suoi appetiti; che gli vengono rinfacciati dallo stesso sistema che li stimola e li sfrutta.

La parodia degli alimenti di migliore qualità si è inoltre sviluppata nella creazione di un nuovo settore di mercato, quello dei “cibi biologici”, dizione che dovrebbe essere preoccupante, implicando che esistono alimenti non biologici; il che non è infondato, alcuni componenti dei cibi essendo prodotti chimici di sintesi, sui quali le mosche non si posano. Sulla genuinità dei “biologici” sono state avanzate numerose riserve. Ci si dovrebbe inoltre chiedere perché la Sanità di Stato impiega una buona quota del denaro pubblico in medicine (spesso inefficaci) che dovrebbero prevenire rischi (talora fantomatici) ma lascia che solo chi se lo può permettere effettui una prevenzione più efficace mangiando cibo più sano. Si lascia al lettore la valutazione dell’elemento parodistico nel recente intendimento di mettere una sovrattassa sul “junk food”.

Quel che è peggio, si è prodotta un’obesità nei bambini, che tenderà a permanere con la crescita; sono passati i tempi dove “le mamme si disperano per la magrezza [fisiologica] dei loro figlioli” [12]. In studi che hanno sancito l’efficacia degli ipoglicemizzanti orali nella prevenzione della progressione del DMII, il SES, socioeconomic status, fattore confondente critico, è stato scorrettamente ignorato [13]. Nella nostra società l’obesità colpisce maggiormente le classi meno abbienti. Il ruolo diabetogeno degli ormoni dello stress e l’importanza di una vita serena è un altro tasto che non si accorda con la cultura egemone della competizione e dell’insicurezza.

Nell’ambulatorio medico, sfruttando l’ambiguità delle categorie corrispondenti al pre-diabete, si spiega al paziente che il primo trattamento previsto dai protocolli di prevenzione è quello basato su dieta e esercizio fisico, che risultano più efficaci dei farmaci. Poi, visto l’insuccesso del “modificare lo stile di vita” per abbassare i valori di glicemia (ed è particolarmente difficile abbassare ciò che è prossimo al normale, o è in realtà normale), scuotendo lievemente la testa davanti al soggetto sufficientemente colpevolizzato, si prescrivono i  farmaci. Il cliente, a  sua volta, accetta di continuare nelle sue abitudini in cambio dell’assunzione giornaliera della pillola.

Naturalmente si trascura che, analogamente a quanto visto per l’ipertensione, un’elevazione dei valori glicemici a digiuno può essere la risposta fisiologica a stress mentali, esercizio, dolore, freddo. Non solo il diabete è l’iperglicemia, ma l’iperglicemia è diabete secondo i buoni credenti.

Così, al tempo in cui si grida all’epidemia mondiale, prevedendo mezzo miliardo di diabetici tra 20 anni, con costi insostenibili, e si chiede la “prevenzione” mediante diagnosi precoce, non ci si preoccupa molto, apparentemente, di definire in maniera completa e certa le cause e i meccanismi del diabete e quelli della sua progressione verso gravi patologie; prosperano invece filoni di ricerca come quello per il quale il consumo di cioccolata preverrebbe le malattie cardiovascolari, anche secondo sofisticatissimi modelli statistici. Un’affermazione che andrebbe esaminata avendo presente quanto detto sulla tendenza dell’ortodossia a compartimentalizzare i componenti della sindrome metabolica, sull’inversione dei circuiti di controllo, sulla preminenza accordata agli studi statistici rispetto ai dati fisiopatologici, e sui messaggi contraddittori emessi da alcune categorie di esercenti.

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Indiani Pima contro Rancho Bernardo

La scienza della medicina liberista, anche per ciò che riguarda l’abbassamento delle soglie diagnostiche, trascura e coarta gli aspetti fisiopatologici. Contano primariamente le associazioni statistiche descritte su popolazioni, centrate sul concetto di fattore di rischio, travestito da fattore causale e quindi da malattia, e sugli effetti benefici, spesso in termini di endpoints surrogati, parodie dei benefici autentici come la riduzione della mortalità; associazioni misurate con operazioni una tantum dagli studi di epidemiologia clinica.

Hadler [14] ha esaminato criticamente i maggiori studi sui quali si basa la prevenzione farmacologica del DMII, mostrando come dietro alle affermazioni trionfalistiche i risultati siano stati in realtà, quando non negativi, elusivi, necessitando di analisi supplementari che hanno estratto qualche punto a favore della causa “massagiando e torturando i dati” [13]. Gli studi sono semmai da interpretarsi come evidenze che la prevenzione con ipoglicemizzanti non riduce la mortalità, e come indicazioni a evitare gli interventi farmacologici a favore di interventi non farmacologici per i soggetti asintomatici che non hanno elevazioni marcate della glicemia; la maggioranza dei soggetti. La glicemia, e altri esami come l’emoglobina glisosilata, sono end point surrogati, che vengono curati al posto della malattia, commenta Hadler. Questo autore nota inoltre come gli opinion leader medici che sostengono la tesi opposta alla sua dichiarino relazioni d’affari con case farmaceutiche fortemente impegnate nel commerciare agenti per il trattamento del DMII, come Aventis, Lilly e Novo Nordisk. Questo genere di associazione tra esaminatori ed esaminandi è ben noto [15] ed è stato rilevato anche in un celebre caso di resistenza istituzionale al ritiro dal mercato di un antidiabetico nocivo [16]. L’ADA enfatizza i farmaci e minimizza dieta ed esercizio nei suoi programmi educativi; affidati a organizzazioni non profit che hanno come “corporate partners” AstraZeneca, Aventis, Bristol-Myers Squibb, Eli lilly, GlaxoSmithKline, Merck, Merck/Schering-Plough, Monarch, Novartis, Pfizer e Wyeth. Probabilmente a questi legami si riferiva chi ha commentato che l’ADA – le cui indicazioni fanno testo nel mondo – “si è venduta al diavolo”.

Non si è riusciti a provare l’utilità della profilassi farmacologica per la prevenzione del diabete nella popolazione generale, un proposito che, è stato osservato da eminenti specialisti, appare dettato dall’avidità piuttosto che dall’altruismo, ed espone la popolazione a rischio iatrogeno [17,18]; c’è invece evidenza dell’efficacia degli interventi su alimentazione e attività fisica, misure utili anche per prevenire altre patologie, che non necessiterebbero di un approccio medico. Gli organismi consultivi si sono astenuti dall’esprimersi a favore dello screening universale per il diabete, che è ciò verso cui si sta spingendo. Lo raccomanda l’influente ADA a tutti gli adulti dopo i 45 anni; e si vogliono estendere le indicazioni per lo screening per il DMII ai giovani. La stessa associazione stima in 20.8 milioni il numero di americani diabetici, il 7% della popolazione. E in 42 milioni, il 14% della popolazione, gli affetti da “prediabete”. Ciò in USA genera un giro d’affari annuale di 112 miliardi di dollari (o il doppio secondo altre stime), con straordinarie prospettive di crescita.

Il diabete nella storia è stato considerato una stranezza. Galeno dice di averne visto solo due casi in tutta la sua carriera. Oggi nelle società occidentali una persona ha in media un 10-20% di probabilità di ricevere la diagnosi di questa condizione cronica nel corso della vita. Il diabete era fino agli inizi del Novecento una malattia rara; era considerato raro anche in Cina, dove nei secoli precedenti si era osservato che colpiva i nobili piuttosto che i poveri. Nel 2012 la Lilly ha ufficialmente aperto un centro di ricerca e sviluppo sul diabete a Shangai. Nella Cina comunista del XXI secolo i diabetici sarebbero 90 milioni. La ricercatrice cinese che dirige il centro ha affermato che anche in Cina il diabete ha raggiunto proporzioni epidemiche. L’apertura della fabbrica della Lilly in Cina per la produzione di antidiabetici è prevista entro lo stesso anno. I tempi dell’Orinase, che nel 1959 poteva contare su 2 milioni di diabetici in USA, il cui lancio portò a una crisi nella quale illustri clinici statunitensi si scambiarono in pubblico accuse di essere dei venali ciarlatani – o delle “puttane delle case farmaceutiche” – sono lontani e fanno sorridere.

L’incremento nella prevalenza del diabete è dovuto all’invecchiamento della popolazione, e all’incremento autentico di incidenza da fattori dietetici, che ufficialmente vengono imputati alla ghiottoneria e poltronaggine della gente; ma anche a fenomeni moltiplicativi basati sull’abbassamento delle soglie diagnostiche. Nel 2003 l’ADA propose di abbassare la soglia per la diagnosi di prediabete a 100 mg/dl; proposta che è stata in seguito applicata. Il comitato di esperti ammise che gli studi disponibili non supportavano la decisione, e che questa avrebbe provocato un incremento (drammatico) nel numero di soggetti etichettati come bisognosi di trattamento medico. La soglia dei 100 mg/dl venne giustificata mediante dati statistici sugli indiani Pima, un gruppo di indiani d’America di circa 5˙000 persone che vive in Arizona, particolarmente propenso a sviluppare obesità e diabete.

Kaplan e al. [8] hanno messo alla prova la tesi dell’ADA che il prediabete conduce al diabete esaminando una popolazione bianca, di classe sociale medio-elevata, di circa 50˙000 persone, quella della comunità di Rancho Bernardo in California. L’analisi, condotta da un gruppo dell’Università di California di San Diego, non pubblicata su riviste peer reviewed, ha mostrato che sotto i 100 mg/dl il 2,3% aveva sviluppato il diabete nei successivi 20 anni. Al di sopra della soglia, tra i 100 e i 110 mg/dl, il diabete si è sviluppato nel 4.1% dei soggetti. I soggetti con valori corrispondenti alla diagnosi di Impaired Fasting Glucose, alterata glicemia a digiuno, con valori superiori ai 100 mg/dl e fino a 126 mg/dl, non hanno avuto in 20 anni un significativo incremento di incidenza dei segni di complicazioni rispetto ai soggetti con valori inferiori a 100 mg/dl.

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L’omeopatia pesante e l’effetto “trappola per topi”

I benefici della prevenzione del diabete mediante il trattamento del prediabete se ci sono non sono più che minimi. Gli svantaggi, che vengono esclusi dalle informazioni al pubblico, e dai bilanci vantaggi-svantaggi, appaiono molto più corposi. In generale, abbassare eccessivamente la glicemia è pericoloso. C’è una “casa” che non ha bisogno dei “permessi doganali” visti prima: il cervello, che al contrario di altri distretti si serve di glucosio a piacimento per i suoi fabbisogni energetici, senza dipendere dall’insulina, consumando una larga quota del glucosio disponibile. Ma il cervello normalmente utilizza solo glucosio e ne è strettamente dipendente, a differenza di altri distretti che possono impiegare anche acidi grassi e resistono meglio alla carenza di composti energetici. Se ci sono troppi “permessi doganali”, permessi che spesso sono accompagnati dall’ingiunzione a costruire e immagazzinare, gli altri distretti possono fare piazza pulita, cioè provocare un abbassamento eccessivo della glicemia, lasciando “a secco” il cervello (innescando una catena complessa di eventi patologici). Ne risultano sincope, coma, morte. Questo rischio è più marcato con l’insulina e con alcune classi di ipoglicemizzanti orali, come le sulfaniluree: Welch racconta di un suo paziente di 74 anni al quale prescrisse un farmaco, il gliburide, che provocò ipoglicemia e di conseguenza un incidente automobilistico dal quale riportò fratture multiple delle vertebre cervicali.

Gli ipoglicemizzanti orali possono dare una varietà di effetti avversi, es. danni epatici e un incremento nel tasso di cadute e fratture negli anziani. Un aspetto singolare del caso che consideriamo, quello delle sovradiagnosi, è che questi farmaci sono in grado di causare ciò che dovrebbero curare; come, in teoria, i farmaci omeopatici. Con la differenza che l’omeopatia è una terapia placebo, mentre questi farmaci, date le loro caratteristiche intrinseche e le dosi, hanno efficacia farmacologica (che non vuol dire efficacia terapeutica).

Nel 1970 il Washington Post diffuse la notizia che secondo lo studio UGDP almeno 8˙000 pazienti all’anno morivano per danni cardiaci provocati dall’Orinase. A Wall Street il titolo della Upjohn cadde in poche ore. Scoppiò uno scandalo, che solo anni dopo fu smorzato mediante controdeduzioni scientifiche, che però non erano conclusive. L’episodio merita di essere ricordato anche perché, come altre “battaglie di civiltà” di quegli anni, che da noi erano quelli del ’68, la rivolta – in sé fondata – contro l’autorità e il paternalismo smantellò alcune forme di controllo per sostituirle con altre più insidiose. I medici non avevano tutti i torti nel protestare che la notizia, comunicata direttamente al pubblico con un grande battage (al quale partecipò anche il celebre anchorman Cronkite) li scavalcava scorrettamente e lasciava nell’incertezza e nel disorientamento i pazienti. Lo scandalo diede il via libera a forme di comunicazione diretta al pubblico non solo sui prodotti medici, ma sugli standard terapeutici, su ciò che fa bene o fa male, senza un adeguato filtro dello Stato che verifichi la qualità e gli scopi delle informazioni e le trasmetta attraverso canali appropriati; tecnica che oggi è prassi. L’Orinase fu sostituito con altri prodotti, e l’espansione del mercato proseguì meglio di prima, potendosi avvalere anche di questa nuova arma.

L’insulina è sospettata di avere un ruolo causale nella comparsa delle complicazioni cardiovascolari che compaiono nei soggetti che, affetti da diabete giovanile, sopravvivono a lungo grazie a questa terapia. Gli ipoglicemizzanti orali per la prevenzione del DMII hanno un meccanismo d’azione che simula quello della insulina nel diabete giovanile, nonostante che, come si è visto nel racconto delle due città, situazioni fisiopatologiche differenti e per certi versi opposte sottendano le due entità, dando luogo a manifestazioni cliniche che in parte sono molto diverse tra loro; le due entità sono accomunate dall’iperglicemia, dalla terapia con insulina o con sostanze che ne mimano gli effetti, dalle complicanze a lungo termine, e dal nome: quando si dice la potenza delle parole. Questa continuità terapeutica lascia perplessi, soprattutto per ciò che riguarda la prevenzione del DMII. Es. le sulfaniluree stimolano la secrezione di insulina; altri antidiabetici, come quelli appartenenti alla classe dei tiazolidinedioni (“Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona”, il Nerone di Petrolini), rendono i tessuti più sensibili all’azione dell’insulina, che è già in eccesso in molti casi di DMII; non sorprende che queste due classi di farmaci provochino obesità, il principale fattore di rischio per il diabete; ciò che bisognerebbe evitare. Le statine, un altro farmaco preventivo del pacchetto “Sindrome metabolica”, aumentano il rischio di sviluppare diabete. Vi è evidenza che gli ipoglicemizzanti, inclusa la metformina [3], possano provocare eventi cardiovascolari, come infarto e scompenso cardiaco, ciò che dovrebbero prevenire. Cioè che possa accadere che una persona assuma gli ipoglicemizzanti per prevenire un diabete che comunque nel 97% dei casi non sarebbe mai comparso; con farmaci che non è detto che eviteranno il rischio residuo; ma che si procuri così un infarto del miocardio mortale.

Un tiazolidinedione, il rosiglitazone, è stato mantenuto in commercio per anni nonostante si sapesse che provoca un eccesso di accidenti cardiovascolari fatali; e che stava causando decine di migliaia di decessi. Era stato approvato in fretta, presentandolo come “wonder drug”. Non solo la casa produttrice, la GlaxoSmithKline, che ne otteneva un fatturato di 3 miliardi di dollari all’anno, ma anche gli enti regolatori, la statunitense FDA e l’europea EMA, sono ricorsi a manipolazioni e tattiche dilatorie per immetterlo sul mercato, non avvertire il pubblico del rischio e non ritirarlo, in una saga che è andata avanti per oltre un decennio prima del ritiro nel 2010 [19].

La terapia con antidibetici dovrebbe salvare da complicazioni come la cecità; ma i tiazolidinedioni sono accusati anche di provocare edema maculare [20], la più comune causa di perdita della vista nei pazienti con retinopatia diabetica. A sua volta l’edema maculare alimenta, insieme alla retinopatia diabetica, un’altra patologia dove l’insulina e i suoi analoghi sono sospettati di essere agenti causali [21], un lucroso mercato farmaceutico, sul quale si sono impiantati altri intrighi e manipolazioni volti a espandere ulteriormente il mercato [22].

Questa “omeopatia pesante”, nella quale appare presente una sinergia tra malattia e terapia [6], è coerente col modello espansivo, ampliando il mercato delle malattie. Se un malato peggiora dopo la somministrazione di un farmaco, mentre va meglio se il farmaco non viene impiegato, ciò può essere rilevato dai curanti e dai pazienti stessi; che, pur entro pesanti limiti, si regoleranno di conseguenza, su quel paziente e sui pazienti successivi. Ma se un sano assume una medicina per prevenire una malattia che gli è stato detto è a rischio di contrarre in futuro, e, come accade frequentemente, dopo 5 anni sviluppa quella malattia, causatagli però dal farmaco stesso, si penserà che sia stato un altro dei tanti sfortunati che si ammalano nonostante le terapie preventive. Non si penserà a un nesso causale tra farmaco e terapia, che sarà comunque difficile da provare. La sostituzione del FB- della medicina curativa col FF della medicina preventiva consente di somministrare ancor più facilmente farmaci iatrogeni, che causano ciò che dovrebbero prevenire, senza che ciò sia rilevato.

La prevenzione farmacologica espone così a un effetto simile a quello che si ottiene con l’impiego come veleno per topi del coumadin (un farmaco usato anche sull’uomo per la prevenzione delle trombosi). Il coumadin provoca emorragie mortali nei ratti solo dopo alcuni giorni. Gli animali muoiono lontani dall’esca. I superstiti non associano i decessi all’esca, che altrimenti eviterebbero come fanno per altri veleni. A prescindere da giudizi di valore e sull’intenzionalità, ciò è coerente col generale movimento storico nel quale meccanismi di omeostasi sono, mediante parodie, trasformati in meccanismi di espansione. Se si trattano milioni di pazienti, non occorre che tali effetti iatrogeni siano molto frequenti; anche percentuali basse possono creare un pool di nuovi pazienti in grado di sostenere un lauto mercato. Anzi, è conveniente per il business evitare farmaci che diano luogo troppo spesso al meccanismo della profezia che si autoavvera e che vi diano luogo con effetti fatali, perché ciò potrebbe mettere in allarme il pubblico, e la cronicità è una condizione appetibile per lo sfruttamento economico.

L’uso preventivo di farmaci su larga scala sui sani dovrebbe per principio, e per legge, essere subordinato all’accertamento dell’assenza di significativi effetti avversi, come del resto è previsto dai protocolli classici per tutti i nuovi farmaci. Invece, ripetendo il mantra “tutti i farmaci hanno effetti collaterali” e presentando “rapporti benefici/rischi” tagliati per il lavoro di imbonitore degli informatori farmaceutici, la politica è di accelerare l’approvazione riducendo o eliminando i controlli di sicurezza; tale volontà delle industrie farmaceutiche è recepita anche a Strasburgo, dove l’industria farmaceutica spende 40 milioni di euro all’anno in lobbying [23].

Ci si espone così al rischio che l’esca invitante della compressa che previene gravi malattie contenga un agente che aumenta la probabilità di contrarre tali malattie. Ci si espone al rischio di incidenti come quelli riferiti, o come quello del Rezulin, che nel 1996 fu il primo antidiabetico orale approvato con procedura accelerata, nonostante non presentasse vantaggi rispetto ai congeneri. Ne fu ordinato il ritiro, in seguito a una procedura ritardata, nel 2000, perché aveva provocato troppi casi di insufficienza epatica mortale. La casa produttrice, che nel frattempo era finita sotto indagine penale per le sue pratiche di marketing, aveva speso decine di milioni di dollari per finanziare lo studio di efficacia, e in regalie agli esperti e ai medici.

Invece di astenersi dal somministrare farmaci di non provata sicurezza, soprattutto ai sani su larga scala come avviene nella prevenzione, si sono istituiti e si stanno rafforzando sistemi di “farmacovigilanza”, o meglio di post-marketing, il cui scopo appare essere quello di monitorare il mercato dal punto di vista dell’Offerta, anche per evitare l’instaurarsi di situazioni da incidenza e gravità eccessive degli effetti avversi che possano essere riconosciute e dare troppo scandalo o allarme. (Il ritiro di farmaci per sostituirli con prodotti “innovativi” è di per sé connaturato al sistema economico-finanziario dell’industria farmaceutica). Un circuito di controllo a FB- che regola e mantiene in attività un sistema malato e iatrogeno (con inquietanti implicazioni quanto al problema dell’invecchiamento della popolazione e relative politiche demografiche). Ottenendo così che quelle che qualche marxista chiamerebbe “le contraddizioni del capitalismo” non esplodano, né spariscano, ma, girando al regime appropriato, continuino ad agire e a permettere di intascare illecitamente denaro a danno altrui.

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Quante parodie della cura della salute pubblica abbiamo descritto? Quanti circoli viziosi, quanti FB- depressi o eliminati e sostituiti con FB+ e FF, o con FB- patologici volti a favorire interessi illeciti privati, si possono contare in quanto esposto qui espressamente o implicitamente? Quanti altri se ne potrebbero descrivere? Sul piano biologico, il diabete può essere definito come una patologia del controllo metabolico. Nella nostra realtà, il diabete è anche una patologia dei controlli sociali e politici, con formazione di circoli viziosi iatrogeni che corrispondono a forme di espansione commerciale, che creano un altro diabete, a imitazione delle banche che creano con vari artifici nuovo denaro.

Considerazioni simili si possono fare per altre malattie. Lo studio del fattore anti-omeostatico della medicina liberista potrebbe essere esteso ai campi dell’economia e della politica; campi che appaiono anch’essi malati a causa del sovvertimento dei meccanismi di controllo che dovrebbero prevenire e stabilizzare, o “curare”. Si parla di decrescita; un modo per farlo potrebbe essere quello del considerare la necessità di ripristinare o istituire FB- politici e amministrativi, riconoscendoli come una componente essenziale del governo di una nazione; come un sistema omeostatico sociale che è altamente dannoso smantellare (“deregulation”) o ancora peggio stravolgere. Va notato che le forze liberiste, mentre si liberano dei FB- che sono loro d’intralcio, dipingendo i controlli sulla ricerca del profitto come anticaglie illiberali, si avvalgono di propri FB- per la tutela dei propri interessi. I rischi del FF devono d’altra parte mettere in guardia sui rischi dell’economia pianificata. Sarebbe interessante considerare anche l’azione giudiziaria come un FB- dell’organismo sociale, guardando al cosiddetto “guadagno” del FB, ai tempi di risposta, alla generazione di instabilità, a inversioni del verso o della finalità del FB, etc.

Sia le istituzioni sia il popolo appaiono avere abbracciato l’ideologia, e la filosofia di vita, dell’espansione continua a scapito della stabilità. Queste frodi si sostengono anche grazie alla predisposizione mentale del pubblico, ormai dipendente dal veleno dell’insoddisfazione perenne e del perseguimento di un continuo accrescimento della propria potenza personale; un miraggio che comprende quello che Hadler – il clinico universitario che è tra i critici qualificati delle versioni “scientifiche” sulla diagnosi e cura del prediabete – chiama “il complesso di Matusalemme”: l’idea di poter determinare il giorno della propria morte, contraddicendo l’Ecclesiaste dove dice che questo potere l’uomo non lo ha. Le frodi si mantengono e prosperano anche grazie alla complicità attiva delle istituzioni, in altro caso di FB- pervertito. Tutori della legalità che non accetterebbero mai una mazzetta, davanti alla prospettiva di acquisire meriti presso i poteri forti commettono automaticamente atti peggiori. Come il cane addestrato di Pavlov, che secerne saliva al solo suono della campanella, associandolo al pasto; un riflesso condizionato che è il più famoso caso di FF in fisiologia.

https://menici60d15.wordpress.com/

Qui altri articoli sulla sovradiagnosi.


La prossima parte è prevista dopo la pausa estiva

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Note:

[1] Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/04/12/sovradiagnosi-i-come-la-medicina-nuoce/

[2] Sovradiagnosi II. Il business medico mira alla pancia.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/14/sovradiagnosi-ii-il-business-medico-mira-alla-pancia/

[3] Boussageon R et al. Reappraisal of metformin efficacy in the treatment of type 2 diabetes: A meta-analysis of randomised controlled trials. PloS Medicine, 2012. apr 10.

[4] Greene J A. Prescribing by numbers. Drugs and the definition of disease. Johns Hopkins University Press, 2007.

[5] Welch H G, Schwartz L M, Woloshin S. Overdiagnosed. Making people sick in the pursuit of health. Beacon Press, 2011.

[6] Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/15/il-salasso-ieri-e-oggi-la-sinergia-tra-malattia-e-terapia/

[7] Deyo R A. Cascade effects of medical technology. Annu Rev Public Health, 2002. 23: 23-44.

[8] Kaplan R M. Disease, diagnoses, and dollars. Facing the ever-expanding market for medical care. Copernicus Books, 2009.

[9] Kahn R et al. The Metabolic Syndrome: time for a critical appraisal. Diabetes Care, 2005. 28: 2289-304.

[10] Cordain L. et al. Origins and evolutions of the Western diet: health implications for the 21th century. Am J Clin Nutr, 2005. 81: 341-54.

[11] McKinlay J , Marceau L. US public health and the 21st century: diabetes mellitus. Lancet, 2000. 356: 757-61.

[12] Lenzi F , Caniggia A. Manuale di semeiotica medica. Minerva Medica, 1979.

[13] Hadler N M. Worried sick. A prescription for health in an ovetreated America. University of North Carolina Press, 2008.

[14] Hadler NM. Oral hypoglycemics and diabetic nephropathy. Clin J Am Soc Nephrol, 2008. 3: 159-62.

[15] Miller R. Conflicts of Interest Abound in Diabetes Guidelines Committees. Heartwire, 2011.

[16] Wang et al. Association between industry affiliation and position on cardiovascular risk of rosiglitazone: cross sectional systematic review. British Medical Journal, 2010. 340: c1344.

[17] Montori V et al. Waking up from the DREAM of preventing diabetes with drugs. British Medical Journal, 2007. 334: 882-84.

[18] Tuomilehto, J. Evidence-based prevention of type 2 diabetes: the power of lifestyle management. Diabetes Care, 2007. 30: 435-38.

[19] Mutalik M. The story of glitazones. Int J Cur Biomed Phar Res, 2011. 1: 141-147.

[20] Idris I et al. Association between thiazolidinedione treatment and risk of macular edema among patients with type 2 diabetes. Arch Intern Med. Pubblicato online 11 giugno, 2012.

[21] Chantelau et al. Insulin, insulin analogues and diabetic retinopathy. Arch Physiol Biochem, 2008. 114 : 54-62.

[22] Sulle regole per la Roche.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

[23] Grogan K. Big pharma spends 40 millions euros per year lobbying in EU. 28 marzo 2012. Reperibile su internet.

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Blog di Appello al popolo

Commento al post “Salute, cioccolato alleato del cervello che invecchia. Migliora funzioni cognitive” del 14 agosto 2012

Il Fatto e gli altri media hanno diffuso al pubblico questo risultato scientifico lo stesso giorno della sua pubblicazione online su una rivista di prim’ordine, il 14 agosto 2012. Non avrebbero dovuto omettere il particolare che lo studio è stato finanziato da un grande produttore di dolciumi industriali: la Mars; che ha fatturato 30 miliardi di dollari nel 2010. Avrebbero inoltre dovuto avvertire il pubblico, distinguendo tra un possibile effetto farmacologico positivo del cacao e gli effetti alimentari negativi del comune cioccolato dolce: una barretta Mars, o i cioccolatini mostrati da Il Fatto nella fotografia sotto il titolo, contengono zuccheri raffinati e grassi, in forma concentrata; che innalzano la glicemia e fanno ingrassare. I prodotti al cioccolato inoltre tendono a dare dipendenza e a provocare assunzione compulsiva, con conseguente eccesso calorico. E’ più probabile che con la cura con le praline o le barrette di cioccolato ripiene di caramello della Mars le funzioni cerebrali cognitive peggiorino, per l’aterosclerosi; e che peggiorino anche quelle motorie, sensoriali e simboliche, per un incremento del rischio di ictus e Tia. Per una critica della prevenzione cioccolataia v. “Il rimprovero della maitresse” in “Sovradiagnosi III. Parodia e anti-omeostasi nella medicina commerciale”
http://menici60d15.wordpress.c…

Nello stesso numero, il Foglio loda la magistratura per la ritrovata inflessibilità nell’applicazione della legge, col blocco dell’Ilva (Ilva, Io sto con Patrizia Todisco; Ilva, la politica dei veleni; etc.). Non credo ci sia contraddizione; si può sostenere che Il Fatto difenda in entrambi i casi la salute. Ma ci sono elementi per ritenere che anche nel caso dell’Ilva non sia la difesa della salute dei cittadini l’intento di chi ci dice cosa fa bene e cosa fa male.

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@ni hao. Le informazioni sulla salute diffuse congiuntamente da fonti scientifiche e mediatiche, come questa, spesso anziché aiutare il cittadino a compiere scelte razionali sono fuorvianti e dannose, essendo in consonanza con grandi interessi industriali e finanziari.

 

Il commensalismo dei magistrati

29 May 2012

27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlamento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

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Blog de “Il fatto” 

Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova.   Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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6 luglio 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Nominati nuovi vertici della Polizia: Chiusolo alla DCa e Pellizzari allo SCO” del 6 luglio 2012

Ho saggiato di persona, quando era Questore a Brescia, i metodi di Gaetano Chiusolo, cognato di Pierferdinando Casini. Per esempio, per anni non sono potuto entrare in librerie né biblioteche senza essere intercettato all’entrata, o all’uscita, o all’entrata e all’uscita da auto della polizia. Mi pare abbia una concezione dello Stato, dei poteri che sovrastano lo Stato e della convivenza civile e democratica affine a quella dei colleghi che va a sostituire.
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8 luglio 2012 

Blog de Il Fatto 

Commenti al post di L. Mazzetti “Manganelli, le scuse non bastano” dell’8 luglio 2012

Lo “anche se vi credete assolti siete lo stesso coinvolti” vale anche per la gente, pronta ad accettare mezze verità e capri espiatori sui crimini di Stato per poter continuare a praticare il servilismo verso il potere. Mazzetti scrive che rimane il dubbio che i responsabili della Uno bianca siano stati coperti dalla polizia. Ad essere accusato di ciò, anche formalmente, fu in particolare Chiusolo, che ha preso il posto di uno degli epurati dei fatti di Genova come capo dell’anticrimine. Un’inchiesta penale lo prosciolse. La sua figura appare più vicina a quella di De Gennaro, anch’egli prosciolto dai magistrati, per il G8, che a quella di poliziotti capaci e fedeli alla Repubblica come Emilio Santillo, allontanato dal comando dell’antiterrorismo quando si doveva lasciare che Moro fosse assassinato. I magistrati ci hanno messo 11 anni a rimuovere, a reati prescritti, alcuni dei responsabili. Ma la “società civile” non si cura di avere nuovi funzionari che garantiscano contro il terrore e l’eversione dall’alto. Né in questa decade ha fatto nulla su identificabilità della polizia alle manifestazioni e il reato di tortura. E’ più comodo indignarsi guardando il film “Diaz” e ripetere il mantra che la colpa alla fine è dei soliti politici, come il mignottaro di Arcore e la sua corte. Poi, se come appare stia già avvenendo prenderanno piede nuove forme, adatte ai tempi, di controllo mediante la violenza e la mistificazione, ricominceranno borbottii e geremiadi.
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@ Giulioterzo. Quando avremo una polizia democratica e non più fascista? Forse quando i cittadini avranno il coraggio di pensare che le forze di polizia sono così principalmente in quanto strumenti in mano a poteri sovranazionali come la NATO, e oggi anche la UE; e non solo perché culturalmente discendenti dalla scuola di Arturo Bocchini e di Mario Roatta.
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19 luglio 2012
Blog de Il Fatto
Commento al post “Processo Ros, assolto ex pm Conte Generale Ganzer rinuncia a prescrizione” del 18 luglio 2012
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“L’Italia è un paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”.(Pasolini)
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4 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ganzer e i suoi “spregiudicati per fuoco sacro”. Attenuanti per lunghezza processo”

Ecomostro: “Mi piace molto il passaggio logico “nel […] agire con […] indifferenza rispetto a […] legge […] hanno ritenuto, pur nella consapevolezza […] di cadere nell’illegalità, di poter […] ottenere […] prevenzione dei reati”… cioè, sostanzialmente, detto in altre parole, “hanno sì commesso reati; però mentre lo facevano pensavano che così facendo avrebbero prevenuto la commissione di reati”… proprio un bel principio, che ci può portare molto lontano…”
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@ Ecomostro: E’ il genere di logica che a me ricorda quella dei gesuiti contro la quale si scaglia Pascal nelle Provinciali: “…cerchiamo di mettere in pratica il nostro metodo di ‘dirigere l’intenzione’, che consiste nel proporsi per fine delle proprie azioni un oggetto permesso. Non che, per quanto è in nostro potere, noi non cerchiamo di distogliere gli uomini dalle cose proibite; ma, quando non possiamo impedire l’azione, purifichiamo per lo meno l’intenzione; e così correggiamo il vizio del mezzo con la purezza del fine.” Un’impostazione che, come mostra Pascal, alla bisogna permette di giustificare moralmente l’omicidio per futili motivi e quello a tradimento, il furto, la frode, l’usura, la calunnia e quant’altro.
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Lettera al presidente dall’ANM 

Brescia, 28 mag 2012

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”

(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

Con tutte le infamie commesse dalla magistratura e dalle forze di polizia nei miei confronti, a danno mio ma non solo mio, che non mi sia arrivata la ricevuta di ritorno della racc. spedita oltre un mese fa al giudice Platè (v. sopra “La corte dei miracoli bresciana dopo l’assoluzione per la strage”) dovrebbe essere l’ultima delle mie preoccupazioni. E’ già successo per molte altre denunce che le ricevute di ritorno sparissero; si è semplicemente riaffermato il principio che non posso spedire liberamente corrispondenza. Come è prassi, alla protesta è seguito un aggravio dei comportamenti denunciati: i postini sono divenuti una presenza fissa tra le comparse che inscenano atti di stalking.

L’episodio merita di essere notato per due motivi. Uno riguarda il livello di corruzione e il livello qualitativo della magistratura; i livelli intrinseci, al netto di altri fattori di malagiustizia. I magistrati attribuiscono la mediocre e talora pessima qualità del servizio giudiziario alle leggi sbagliate, alla carenza di dotazioni, a deficit organizzativi e alle responsabilità di poche “mele marce”, elementi senza dubbio reali. Però questa libertà di boicottaggio e provocazione è indipendente da tali fattori: l’episodio, solo uno tra gli innumerevoli atti di abuso, molestia e provocazione commessi impunemente, indica un atteggiamento collusivo della magistratura. Una magistratura che non sa garantire al cittadino che se questi scriverà a un magistrato quanto invia verrà correttamente recapitato; una magistratura che consente che l’abuso de “l’iniquo che è forte” venga reiterato nel comunicarlo a un giudice, è una magistratura che non ha rispetto di sé stessa; e che non si classificherebbe molto bene nella famosa graduatoria de “Il giorno della civetta”.

Il secondo aspetto è quello dei legami tra magistratura e terrorismo di Stato. Non è la prima volta che resto sorpreso dall’alone di pochezza e ambiguità che scopro attorno a un magistrato che si è occupato della Strage di Piazza Loggia del 1974, e che quindi dovrebbe essere un avversario di certi poteri. Questo ennesimo microepisodio, un momento in un continuum di abusi, è un esempio di un complesso di tecniche ben definite di boicottaggio, mobbing, discredito, logoramento e provocazione che sono espressione di nuove forme di controllo antidemocratico. E che sono probabilmente derivate da un’unica matrice che si occupa anche – si va facendo sempre più chiaro [*] – di nuove tecniche di terrorismo false flag o pilotato. Andrebbe riconosciuto che la magistratura non si è limitata a mantenere impunito post factum il terrorismo di ieri, ma lascia libera di agire, e aiuta nei suoi primi passi, l’opera di allestimento di nuove forme di “eversione dall’alto” mediante la creazione surrettizia o materiale di una devianza, l’imposizione di uno stigma su soggetti da eliminare dalla vita civile, e la diffusione dei corrispondenti modelli culturali nell’opinione pubblica.

La questione decontestualizzata appare bagatellare e segue a ruota l’assoluzione per la Strage (e avviene mentre a Brindisi sembra riapparire la strategia della tensione ma il PM, lupus in fabula, attribuisce subito la bomba a qualche singolo arrabbiato col mondo); mostra una delle strategie dei magistrati per togliersi d’impaccio, e anzi acquisire meriti presso i don Rodrigo, quando i don Rodrigo che dovrebbero fare stare a dovere sono soggetti come la NATO, gli USA, i loro manutengoli delle forze di polizia, etc. : i magistrati tendono a porre i reati fuori dalla loro portata, mediante l’estremizzazione e la minimizzazione. In casi come la Strage, lasciano crescere lo scandalo provocato dal reato – reato che aveva tra i suoi fini proprio quello di incidere sull’opinione pubblica – fino a che il fatto appare tanto enorme da giustificare in qualche modo sul piano umano la loro defezione. All’opposto in altri casi, come il mio, vedono solo singoli attimi isolati di una dinamica complessiva, rappresentandoli come di poco o nessun conto e non meritevoli perciò di considerazione; il padrone di casa, com’è suo interesse, li favorisce in questo loro applicare la fallacia del sorite, procedendo quando possibile a piccoli passi.

Con mezzi del genere i magistrati mantengono la posizione di rispettoso commensale davanti ai poteri che, nel perseguire grandi interessi economici e politici, ordinano le operazioni di omicidio politico e di psyop di vario tipo, quelle clamorose dei decenni precedenti e quelle apparentemente meno cruente di oggi.

Copia della presente viene inviata come racc. online (se i vari convitati me lo permettono) a Rodolfo Sabelli, presidente dell’ANM. Senza ricevuta di ritorno.

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Leopardi, Unabomber e altri eversori.

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/27/il-pendolo-di-foucault-e-il-generatore-di-kelvin/

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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Brescia, 9 luglio 2012

Nicoletta Paris
Direttore della filiale di Brescia
Poste Italiane
Via L. Gambara 10
25121 Brescia
racc. rr online

Violenza privata Poste Italiane

Direttrice Paris

Il 25 giu 2012 Poste Italiane mi ha comunicato tramite lettera – non firmata – che dal 2 luglio il mio conto corrente viene bloccato, venendomi impedito di effettuare operazioni di sportello, per carenza di informazioni relative alle norme della prevenzione dei reati di riciclaggio. La lettera dice che il blocco è inevitabile, precisando che potrò sanare la presunta “irregolarità” solo dopo che sarà scattato il blocco e non prima. Irregolarità che è inesistente e inventata: ho rilasciato, quando mi sono state richieste, cioè l’anno precedente, le informazioni a riguardo; non ho da allora effettuato alcuna operazione superiore al ritiro di poche centinaia di euro. Sul conto è depositata una somma non superiore a quella che occorre all’acquisto di un’auto di classe media.

Questo illecito sequestro di denaro, il più recente anello di una catena di abusi, segue la pubblicazione della descrizione di altre scorrettezze gratuite di Poste Italiane nei miei confronti. E segue la pubblicazione di altri miei post e commenti sgraditi a grandi interessi, tanto illeciti quanto potenti. Abusa delle norme antiriciclaggio a chiaro fine di ritorsione, provocazione, insulto e intimidazione. Mostra il vigente regime di legalità inversa, dove perfino le misure di lotta al crimine sono sfruttate per commettere illeciti; e mostra il relativo capovolgimento dei ruoli tra le persone oneste e coloro che, pur occupando cariche rilevanti, sostanzialmente sorreggono il loro percorso di vita con espedienti.

Poste italiane non ha né reale necessità né titolo per farmi ripetere quanto ho già dichiarato nel nov 2011 sulle norme antiriciclaggio; né tanto meno per confiscare a sua discrezione il mio denaro ponendo condizioni arbitrarie per restituirlo. Comunque, constatando come non sia infondata la convinzione che Poste Italiane ostenta di poter tafanare, vessare e danneggiare liberamente e a oltranza, accetto di ripetermi, se questa è la condizione ricattatoria per tornare a poter disporre del mio denaro.

Ma non verrò come vorreste impormi in un ufficio postale per rappresentare questa farsa. Rivolgetemi le domande sulla dichiarazione antiriciclaggio per iscritto e risponderò per iscritto tramite raccomandata. Penso che quest’altra vostra guapperia (non firmata) sia sufficiente: non intendo accettare che ad essa si aggiungano ulteriori offese, molestie e provocazioni, prevedibili in base all’esperienza pregressa, come piazzate, urti di facchini, addetti allo sportello che si puliscono il naso con le dita prima di porgermi i moduli etc. In luglio e settembre sono contattabile al seguente indirizzo email: hropan@tin.it

Francesco Pansera

La presente è aggiunta al post “Il commensalismo dei magistrati” sul mio blog menici60d15, dove commento sulla partecipazione di Poste italiane alle operazioni di mobbing, stalking e quant’altro di cui sono oggetto.

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v. il post Patologia e malattia delle istituzioni dell’8 ottobre 2013.

V. anche:

Il populismo cortigiano

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura

Terrorismo multipronged ?

19 May 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “L’attentato di Brindisi” del 19 mag 2012

Come il prof. Giannuli, davanti a questo fatto abbandono le remore metodologiche e dico anch’io la mia. Anzi, in parte l’avevo già detta:

“C’è la possibilità che questo governo “Vaticano-Loggia Continua”, che dovrà raccogliere quanto Berlusconi ha seminato, si avvalga di un qualche ritorno del terrorismo? Come standard negativo dal quale trarre credibilità, legittimità e consenso:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

(Blog di Aldo Giannuli – Commento al post “Due parole sul nuovo governo” del 21 nov 2011))

“Vedo che tra i compiti del ministero attualmente diretto da [Cancellieri] c’è anche questo, di educare il popolo ad accettare le ruberie, gli abusi, le frodi, le violenze “legali” dei poteri forti dell’economia; educarlo a convincersi che quelle dei banchieri o degli assicuratori non sono ingiustizie e soperchierie che il cittadino ha il diritto e il dovere di contrastare, ma una realtà immodificabile; che non accettare è vano e stolto, e può anche essere pericoloso per il cittadino, esponendolo a rappresaglie. Educare il popolo a credere che gli unici grandi attentatori alla convivenza civile e alla giustizia sono la mafia e il terrorismo. Questo caso di estorsione, piccolo, ma sfacciato quanto una richiesta di pizzo, è un esempio dell’applicazione del principio che il Ministero degli interni difende a mano armata, e promuove con una zelante attività “pedagogica”. (Email a un importante manager italiano, il giorno prima della bomba ai liceali a Brindisi).

D’altra parte, analisi di esperti, come Giannuli qui, e Comidad sulla gambizzazione dell’AD di Ansaldo nucleare (Attentati false flag, attentati true flag e attentati flagless, 5 mag 2012), indicano per questi attentati con la didascalia (pistola Tokarev, Scuola Morvillo Falcone) anche un’altra pista non così ovvia: quella della predazione del pesce grande a danno del pesce medio; ipotizzando scenari che hanno evidenti analogie con quello degli attentati che nei primi anni Novanta aiutarono la transizione politica voluta dai poteri extranazionali. Le due ipotesi non sono incompatibili: gli attentati potrebbero essere operazioni “multipronged”, cioè “a più punte” (come le punte di un forcone); mentre non si può dire nulla sugli esecutori materiali, sembra di intravedere alcuni dei rebbi, cioè parte della molteplicità dei fini.

1) Siamo ai tempi nei quali i barbari ci chiedono sempre più oro, e lo pesano con bilance truccate; non c’è da stupirsi che per prevenire o reprimere malcontento e esitazioni aggiungano all’altro piatto il peso della spada. Quindi, le solite bombe pedagogiche, rivolte a noi Ciccioformaggio, cioè al popolo che non ha il coraggio neppure di parlare, per spingerlo a stringersi spaventato, sottomesso e riconoscente alle istituzioni corrotte che lo derubano e lo vendono; e che lo proteggono dall’uomo nero: la mafia, il terrorismo politico, qualche spostato. Dopo l’eruzione esplosiva, parte come al solito la colata di retorica che spazzerà via qualsiasi reazione democratica seria.

2) Inoltre, un messaggio ai Manutengoli, cioè la classe dirigente, perché da un lato continuino imperterriti a salassarci per loro conto, ma dall’altro si accontentino della paga e delle commissioni, stiano al loro posto e cedano qualche altro osso. Due giorni prima della bomba a Brindisi c’è stata una reazione dell’ABI, con toni fermi che è insolito sentire da istituzioni italiane, all’attacco straniero contro le banche italiane, e la Consob ha convocato Moody’s. “Un’aggressione, “all’Italia, alle sue imprese, alle sue famiglie, ai suoi cittadini”, che conferma il ruolo di “destabilizzazione” delle agenzie di rating con i loro giudizi “parziali e contraddittori” “ (M. Meggiolaro, Il Fatto).

3) Con l’occasione, anche un messaggio contro le Impurità della magistratura, con un attentato pochi giorni prima della ricorrenza dell’assassinio a Capaci di un magistrato di eccezionale spessore. Un’intimidazione verso eventuali elementi che invece di servire i padroni del mondo vorrebbero fare i magistrati. Perché si fermino, o comunque non passi per la testa alla massa dei loro colleghi di imitarli, o di muovere qualche passo in quella direzione. A proposito di “anarchici informali”, una curiosità: tra le motivazioni del premio che l’FBI ha conferito a De Gennaro c’è quella di essere stato un “consigliere informale” degli ambasciatori USA in Italia.

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Blog Il Corrosivo

Commento al post di M Cedolin “Bomba a Brindisi, utilità della tensione” del 19 mag 2012 

Segnalo il post “Terrorismo multipronged ?” sull’attentato avvenuto nella città che è il porto d’imbarco per la Grecia:

Terrorismo multipronged ?

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Chiesa “Il tempo dei Breivik” del 21 mag 2012 

Così se uno dà segni di insofferenza ai  taglieggiamenti legali eseguiti mediante il potere dello Stato, o con la complicità dello Stato, a favore di interessi privati; se uno non è sufficientemente mansueto nell’accettare di venire derubato di denaro buono ricevendo in cambio servizi mediocri o pessimi, quando ci sono; allora potrebbe essere classificato come un potenziale terrorista. Se uno dà in smanie per il pizzo legale eccessivamente pesante, per torti (o provocazioni) subiti da un potere che non lo fa campare; e,  come Renzo quando andava da Azzeccarbugli, a vederlo pare un matto, allora potrebbe essere uno che, nelle parole del PM Di Napoli “ce l’ha col mondo”, e quindi è capace di mettere le bombe.  Una tesi a dir poco azzardata (ma non è escluso che la “conferma” ad affermazioni così perentorie venga a posteriori) ma che è quella delle “istituzioni”, e che fa comodo alle “istituzioni”. La si potrebbe ribaltare considerando che la sua introduzione e diffusione sia una delle molteplici finalità dell’attentato di Brindisi; e anche di altri, come quelli di questi mesi verso Equitalia:

Terrorismo multipronged ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

Forse siamo “Al tempo dei Breivik” nel senso che ora ci si avvarrà di spostati più o meno autentici per tenere buono il popolo bue con la minaccia del terrorismo; anzi con la minaccia di essere etichettato come potenziale sovversivo, se non si sta zitti e chini nel farsi togliere diritti e opportunità, e se non ci si presenta a richiesta coi soldi in bocca. Un terrorismo che dà la possibilità di eliminare voci scomode trattandole come potenziali focolai generatori di crimini efferati. Che la tesi sviluppata da Giulietto Chiesa vada a sovrapporsi a quella delle “istituzioni”, che hanno una pratica pluridecennale nel terrorismo pilotato, potrebbe essere una coincidenza dovuta a grande capacità e grande onestà intellettuali; ma anche no.

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Lo “spostato” non fa più notizia” del 27 mag 2012

Nuovi terrorismi e sensibilità letterarie dei Carabinieri

Se avessi velleità accademiche, se fosse questo il mio campo e se non avessi altro a cui badare rivendicherei di essere stato in Italia il primo, o tra i primi, a indicare questa nuova forma di terrorismo, e a darne un’interpretazione, prima che avvenissero i fatti ai quali viene comunemente legata:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/ (2010)

Oggi, con gli inquirenti che parlano come prima ipotesi di attentatore isolato che “odia il mondo” per la bomba a Brindisi (e poi nascondono il braccio), si può dire che il concetto sia stato ormai efficacemente inoculato nell’opinione pubblica; tanto da “non fare più notizia”. Diversi commentatori anche progressisti, come G. Chiesa, hanno dato il loro profondo contributo all’affermazione culturale del tema del terrorismo alla “se perdo la pazienza mi scatta la iulenza”:

Terrorismo multipronged ?

Terrorismo multipronged ?

Sempre su “il Fatto” la scrittrice Lidia Ravera ha sostenuto (“Il massacro senza ragione di una persona “normale”) la tesi nella sua forma forte, per la quale anche una persona normale può lanciare una bomba a casaccio, es. contro delle ragazzine, senz’altra motivazione che un generico ma smisurato odio. Il più votato dei commenti al suo articolo online: “Avvisate gli investigatori! la Ravera ha risolto il caso: l’assassino è un uomo normale. Si dia inizio alla caccia. Avvisate anche la comunità scientifica, il tratteggio della patologia criminale è servito: è un portatore sano di odio. Sicuramente misogino.”

Non si può dire che questo e altri crudeli sbeffeggiamenti la Ravera non se li sia meritati. Ha perso un’occasione; gli scrittori, esperti di sentimenti e passioni, potrebbero dare un loro contributo sull’argomento distinguendo i concetti che si sta tentando di unificare in un grottesco e immondo pastone. Potrebbero trattare di una distinzione preliminare fondamentale: quella tra l’odio endogeno, che nasce da oscure alchimie interiori, e l’odio indotto, che porta qualunque persona, se sufficientemente esasperata, a rispondere a sua volta con una zampata agli animali che non smettono di tormentarla. Possono sviluppare il tema di come evitare di accettare lo scambio che coloro che vogliono indurre l’odio, persone animate da un’aggressività ferina, miserabili da compiangere, cercano di ottenere tra loro e chi riceve le loro persecuzioni; nel tentativo di appropriarsi di qualità e virtù delle quali sono sprovvisti.

Gli scrittori possono specificare quali sono le abissali differenze tra le dinamiche della ribellione sociale, di chi si dipinge la faccia e grida “Si se ‘ntosta a nervatura mett’a tutt’e ‘nfaccia o muro”, e quelle, precise come un congegno a orologeria, del terrore senza volto seminato dal potere. Possono raccontare come a volte si assecondino e incoraggino le reazioni all’ingiustizia per poterle meglio reprimere. Possono raccomandare la cultura come antidoto, indicando come avere letto qualche libro non alla moda, pensare contro l’opinione corrente, discutere contro sé stessi, aiuti a non cadere nella trappola. Potrebbero spiegare che chi si consuma sui libri e critica la follia umana come Leopardi – quel loro collega – è l’antitesi del terrorista; ed è tra i bersagli di chi confeziona il terrorismo e dei fiancheggiatori.

Questa concezione per la quale chiunque è sospettabile di essere un terrorista, soprattutto se è scontento, protesta o critica, nuova nella declinazione, che è adatta ai tempi, ma in fondo non una novità storica nella sostanza, ha un’evidente dimensione narrativa; credo sia interessante a questo proposito considerare il variegato rapporto che quelli che dovrebbero fermare la nuova minaccia, cioè i Carabinieri, hanno con la narrativa e le lettere. Nelle fiction sui CC si dà un’immagine dei custodi dell’ordine edulcorata e gigionesca fino allo stomachevole, che fa pensare a gusti letterari fanciulleschi; del resto, la figura di terrorista che è stata abbozzata dai commenti ai fatti di sangue recenti e pregressi è degna dei copioni su don Matteo e il maresciallo Frassica.

E’ opinione comune, rafforzata dalle barzellette, che i Carabinieri parlino male e scrivano male. Allo stesso tempo, sembra diano un’importanza perfino eccessiva alla forma. Sfogliando un libro di quiz per l’esame di ammissione a sottufficiale dei CC ho visto che ricorrevano le domande sui plurali dei nomi composti (“pescespada”, “cassaforte”), una delle parti più arzigogolate e noiose della grammatica italiana; pedanteria lievemente sadica, da caserma. I peggiori sono quelli che, intervistati da qualche emittente locale, si esprimono con termini inutilmente ricercati, e non appropriati, per fare vedere che non sono solo abili investigatori e uomini d’azione.

D’altra parte, i CC a volte fingono un’ignoranza che non hanno; per fare calare le difese all’interlocutore, o per fare passare per colpa ciò che è dolo. Il prof. Giannuli pochi giorni fa ha tacciato di inettitudine il ministro Cancellieri per le indagini sull’attentato di Brindisi; ma a volte fa comodo ai poliziotti “play dumb”, come il commissario di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970), che storpia volutamente “via del Tempio” in “via del Tempo” dopo avere dato del cretino a un suo sottoposto per lo stesso errore. Così facendo si può meglio sostenere, ad esempio, che per “Gradoli” si intendeva in buona fede il paesino vicino al lago di Bolsena, non la via di Roma dov’era il covo dei brigatisti che ebbero parte nell’esecuzione di Moro; nonostante che proprio in via Gradoli il Sisde e anche il capo della polizia Parisi avessero intestati alcuni appartamenti.

Gli ufficiali dei Carabinieri che si occupano di analisi del crimine o di redigere comunicati si esprimono in buon italiano, presentando a volte, come i professionisti di altri campi, concetti istruttivi. Ma non sono solo gli alti gradi quelli dai quali si può apprendere. Piero Chiara, un maestro del narrare e dell’uso dell’italiano, dopo avere elencato i grandi scrittori dai quali ha imparato l’arte aggiunge: “Ma c’è stata una schiera di scrittori involontari che ho preso in considerazione durante gli anni nei quali ho lavorato nell’Amministrazione della giustizia: quella dei marescialli dei carabinieri. Ho letto migliaia di verbali nei quali uomini semplici e pieni del senso della realtà si studiavano di riferire i fatti nel modo più chiaro possibile. I marescialli dei carabinieri non facevano riflessioni né si abbandonavano a introspezioni psicologiche: riferivano puramente e semplicemente. Mi sono capitati sotto gli occhi dei piccoli capolavori di narrativa, dai quali ho imparato a raccontare vedendo nella mente i fatti come in un film e studiandomi di tradurli in parole semplici e precise”.

Tornando agli emuli di Breivik e di Kaczynzki, credo non sia irrilevante che i Carabinieri, nella loro rivista “il Carabiniere”, direttore il Comandante generale dell’arma, abbiano 15 anni fa ospitato un saggio (“Vi racconto Lord Jim”, Il Carabiniere, dic 1997) dell’italianista statunitense TJ Harrison, l’autore secondo il quale oggi un Leopardi, date le sue critiche, andrebbe considerato come un potenziale Unabomber (v. Leopardi, Unabomber…, cit.). Queste del pazzo furioso o del savio impazzito che ricorrono alle bombe per esprimersi, del normale che fa una strage gratuita, o dell’emarginato che avendo perso la fiammella della speranza perde anche quella della ragione, sono narrazioni che per andare in scena necessitano di violenze sanguinose e di forme meno evidenti ma anch’esse gravi di violenza illecita. Corrono su binari fissi allestiti già da diversi anni, imposti dai massimi poteri e sorretti com’è tradizione da complicità dei poteri dello Stato; credo, sulla base di quanto ho visto coi miei occhi, che siano narrazioni eversive che, per quanto contrastino col “senso della realtà” di un qualsiasi bravo maresciallo, e per quanto servano a costruire una diversa e ingiusta realtà sociale, le forze di polizia nazionali non possono che ripetere, astenendosi dall’applicare il loro sapere, se non per arricchirle e renderle più credibili; obbedendo agli ordini, nello spirito dell’allievo che deve conoscere che le parole “il capostipite”, “il caposquadra”, “la capoclasse”, “la capocuoca” seguono ciascuna una diversa regola per la formazione del plurale.

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@Giannuli. No, “Il Carabiniere “ non ha pubblicato il saggio ““Leopardi, Unabomber” di TJ Harrison, Dip. di italianistica, Columbia university, e Istituto italiano di cultura, New York, 1999. (Un’istituzione piuttosto diversa da com’era ai tempi di Prezzolini; una delle tappe delle visite ad limina dei personaggi italiani in cerca della benedizione USA, come Vendola). E’ consultabile in: Giacomo Leopardi: Poeta e filosofo , ed. Alessandro Carrera (Firenze: Cadmo, 1999), pp. 51-60. L’arma dei Carabinieri ha però mostrato interesse per questo singolare autore, Harrison, che su Il Carabiniere ha trattato il tema di Lord Jim, di Conrad. Harrison ha anche nel suo curriculum l’intervista televisiva “Mussolini’s Secret War”, one-hour documentary for The History Channel, 2001, che pure potrebbe interessarle.

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Blog Il Corrosivo

Commento al post “Berremo anche questa?” del  7 giu 2012

Devo difendere magistratura e forze di polizia: una telenovela non si giudica dalla prima puntata.

Terrorismo multipronged ?
https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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10 lug 2012 

Blog Il Corrosivo

Commento al post “L’anticiclone brucia le prove” del 9 lug 2012 

Dopo il “paradosso di Gettier” del PM Dinapoli che subito dopo l’attentato dice che è stato uno che ce l’ha col mondo e poi viene arrestato uno che dice che ha messo la bomba perché ce l’aveva col mondo; dopo “la fiaccola sotto il moggio” di un asserito attentato “dimostrativo” non percepibile come tale dal destinatario; è arrivata l’autocombustione notturna, in un centro di polizia, a distruggere reperti; o forse solo a  proseguire la catena di messaggi anomali. A questo punto, non dovrebbe stupire che quest’altra esplosione venga attribuita all’anticiclone Caronte, che come mostra il grafico di Cedolin proviene da Sud; sciarada per sciarada, una “Corrente del Sud”, Southstream in inglese.

https://menici60d15.wordpress.com/2012/05/19/terrorismo-multipronged/

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8 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Bomba contro magistrato a Mantova, un arresto: “Ripicca per furto impunito” del 7 novembre 2012

Dopo Vantaggiato, un’altra bomba dai moventi ufficiali flosci; e per di più messa da un poliziotto. Nella notte dell’attentato, il 4 luglio, Independence day, in USA si tengono dei grandiosi spettacoli di fuochi d’artificio. Data la soggezione delle forze di polizia italiane agli americani, forse qualcuno è stato particolarmente influenzato e ha voluto fare i botti qui da noi.

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23 aprile 2013

Blog Come Don Chisciotte

Commento al post di V. Lo Monaco “Ma la rabbia dov’è finita?” del 23 aprile 2013

Sembra che il grillismo stia funzionando come barriera di protezione del sistema. Come imbottitura, che assorbe lo scontento popolare e lo devia facendolo sfogare in un innocuo spettacolo pieno di suono e di furia.

O Grillo o la lotta armata? Speriamo che non ci pensi qualche ufficio affari riservati a conferire credibilità a questa alternativa falsa e ignorante. Grillo sta diventando una comoda giustificazione all’analfabetismo politico, alla codardia e alla subordinazione volontaria. Sono invece da apprezzare quel 50% di friulani che alle elezioni regionali di due giorni fa, senza tante chiacchiere, hanno speso i loro diritti elettorali astenendosi, e ponendo così una democratica mozione di sfiducia verso la cricca che ci sta svuotando le tasche. Forse è stato solo un calcolo egoistico a muoverli; ma in ogni caso non votando hanno avuto la serietà, la forza e la dignità di rispondere con un “no” alla richiesta di firmare la liberatoria con la quale ai parassiti che usurpano le istituzioni viene riconosciuta legittimità democratica.

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30 aprile 2013

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Cosa c’è dietro l’attentato di Roma?” del 29 aprile 2013

Il gesto di Preiti è come una ciliegia candita che, caduta per caso non si sa da dove, centra esattamente il suo posto sulla torta. Ha consentito ai politici – e ai poliziotti – la violenza concettuale per la quale se mentre ti strangolano protesti sei un violento verbale che istiga a spargere sangue. Le tremebonde masse italiane saranno ancora più caute nel lamentarsi; mentre una piccola minoranza potrà essere spinta a emulare il gesto, giustificando così la repressione, e confermando il concetto che dire “i ladri sono ladri” è irresponsabile e violento.

Andrebbe sottolineato che non bisogna imitare Preiti, ma neppure lasciarsene intimidire: assolutamente no alla violenza, ma no anche al voler fare la rivoluzione coi Carabinieri, come diceva Montanelli. O all’affidare la rivoluzione a Eurogendfor. Andrebbe superata l’illusione dell’ammutinamento della Corazzata Potemkin, delle forze di polizia che si mettono dalla parte del popolo. Sembra che quando sono in gioco grandi interessi, come il saccheggio del Paese, i Carabinieri e le altre forze di polizia rispondano a poteri superiori, e siano cani da guardia dei politici che tengono al guinzaglio i loro padroni.

L’attentato, com’è come non è, può costituire un messaggio anche per figure di potere, oltre che uno spot per il popolo bue. Verso le teste di legno che stavano giurando a Palazzo Chigi, ricordando loro qualche cosa; e anche verso frange oneste, o tentate dall’onestà, delle istituzioni, della magistratura, o delle stesse forze di polizia: se cedi alla debolezza di fare il tuo dovere può sempre esserci una scheggia impazzita, un calabrese di ritorno, che arriva e ti spara.

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5 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Alessandria, esplosione in cascina disabitata: 3 pompieri morti e 3 feriti. Procuratore: “Atto doloso, abbiamo trovato timer e bombola gas”

Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce

12 April 2012

Non basta dire che, essendo il cancro maligno, occorre chiamare cancro ogni altra formazione maligna: sarebbe questo un circolo vizioso […] Si deve determinare […] l’istologia e la fisiologia dei tumori. […] Purtroppo tutto ciò non è facile

R. Virchow, 1858

Il test [del PSA per il cancro alla prostata] vale poco più che fare testa o croce

R. J. Ablin, co-scopritore del PSA. In: The great prostate mistake. New York times, 10 mar 2010

ccc

Il cancro purtroppo esiste, e fa paura. Ma nella nostra società sulla paura del cancro si innesta indisturbato un fenomeno di sciacallaggio. Così come le famiglie dei rapiti sono esposte a richieste di riscatto da parte di falsi rapitori, che vogliono sfruttare il loro stato di debolezza, chi ha il cancro, o teme di poterlo contrarre, deve fronteggiare non uno ma due pericoli: quello della malattia biologica e quello dei suoi simili disposti a sfruttare il suo stato di paura e di ricerca di aiuto. Uno sciacallaggio che può prendere un’ampia varietà di forme, ed è istituzionalizzato, come mostra il caso delle sovradiagnosi di cancro. Ciò vale anche per altre malattie, che l’attuale medicina tende a sfruttare economicamente prima che a curare.

Questo è il primo di una serie di articoli che riportano e commentano, integrandoli con aggiunte personali, i capitoli del libro “Sovradiagnosticati. Fare ammalare le persone nel perseguire la salute” di Welch, Schwartz e Woloshin [1]. La sovradiagnosi è diagnosticare una condizione morbosa attribuendole una gravità che non ha. La condizione falsamente rappresentata come molto più grave o potenzialmente più grave di quanto non sia realmente è in genere, anche se non sempre, reale: la sovradiagnosi è un’esagerazione interpretativa truffaldina; che come si può immaginare è a scopo di lucro. Si traduce in un danno per il paziente provocando ansie e paure, perdite economiche e cure inutili e spesso dannose, fino a configurare forme di lesioni gravissime e di omicidio. Può riguardare moltissime malattie, anche conclamate, ma assume aspetti epidemici nelle diagnosi precoci su soggetti asintomatici o con sintomi lievi o vaghi, eseguite per iniziativa individuale oppure nei programmi pianificati di screening di massa, in particolare di quelli per i tumori; dove vengono diagnosticate malattie, anche molto gravi, non in seguito alla richiesta della singola  persona già sofferente per una causa organica da definire, ma su soggetti sani.

Al lettore verrà alla mente il caso della casa di cura S. Rita. Ma lì le diagnosi erano falsificate grossolanamente, per una impostura personale di alcuni medici che, se non sono gli unici a praticare questo genere di medicina, non sono però rappresentativi della categoria. Il problema delle sovradiagnosi è legato al loro essere strutturali, cioè incorporate nella dottrina, e applicate legalmente e con tutti gli onori come routine nella prassi quotidiana, tramite sofisticate manipolazioni e una massiccia propaganda. L’operato di Brega Massone, Pansera Marco e gli altri sta alle sovradiagnosi di massa come un pusher che fa la cresta sulla merce tagliandola eccessivamente sta al traffico internazionale di droga [2]. Come dirò, le forze di polizia e la magistratura non combattono ma favoriscono illeciti come le sovradiagnosi strutturali, che non sono gli illeciti di balordi indisciplinati, ma espressione mainstream della medicina delle multinazionali e dei banchieri.

Il tema in Italia finora fa parte del proibito, di ciò di cui non si deve parlare al grande pubblico [3]. I programmi di screening, spesso appoggiati dallo Stato, in Italia e in altri paesi europei nascondono agli utenti quello che è il loro principale effetto avverso, la sovradiagnosi e il conseguente sovratrattamento. In USA, dove del resto il problema è ancora più grave, invece se ne parla. Su media che fanno opinione come il New York times e Newsweek sono comparsi diversi articoli “eye-opener”. Si sta considerando di avvisare anche formalmente gli utenti, introducendo quella liberatoria chiamata “consenso informato” anche per gli screening, scaricando così sull’utente la responsabilità, ma comunque inducendo almeno i più accorti a considerare di non sottoporsi ad alcuni esami. In USA il tema è stato fatto emergere per vari motivi, il principale dei quali è che in corso una manovra di frenata della spesa sanitaria. Lì, dove il sistema è disegnato per fare aumentare i costi, la spesa sanitaria sta divenendo un problema, e un po’ di marketing negativo mediante qualche spiffero di verità sulle sovradiagnosi, che sono un formidabile moltiplicatore, capace di incrementare capitoli di spesa per decine e centinaia di volte, può aiutare a rallentarne la crescita; senza certo fermare un volano che ha l’inerzia dei convincimenti di tipo religioso sulla medicina, e quella di alcuni trillions di dollari di PIL all’anno (un trillion sono mille miliardi). La spesa sanitaria USA ha raggiunto il 17.3% del PIL nel 2009 e si prevede che sarà del 19.3% nel 2019; se l’esuberanza del suo tasso di crescita, che è oggi intorno al 5% annuo, non verrà placata, la spesa secondo alcuni osservatori raggiungerebbe il 25% nel 2025.

Questo può spiegare perché il Chief medical officer dell’American cancer society, la principale fomentatrice della iatrogenesi in oncologia mediante quelle sovradiagnosi che calpestano il “primum non nocere”,  abbia pubblicato un libro gesuiticamente intitolato “How we do harm” “Come nuociamo” [4]. L’autore, Brawley, che mette in epigrafe una poesia di s. Ignazio di Loyola, e nel dilungarsi sulla sua ammirazione per i gesuiti raccontata come a scuola i gesuiti gli abbiano insegnato a chiamare “shit” la shit, fa vedere un pochino dello sterco dell’oncologia, stando attento a non mostrarne troppo; e fa anche, tra tanta retorica, qualche critica tecnica di notevole peso. Appare piuttosto che i gesuiti gli abbiano insegnato a camminare sul filo, per mettersi alla testa della denuncia delle gravi colpe dello stesso sistema che lo annovera tra gli appartenenti all’alto clero. Forse le confessioni involontarie, prima di quelle dei peccati ammessi come a imitazione di sant’Agostino, sono i passi più interessanti del libro. In Italia, che è spesso indietro di 5-15 anni,  il clero e i cattolici sono all’avanguardia nella produzione di quel lucroso materiale imbrattato di sangue sul quale oggi in USA si piangono lacrime di coccodrillo, pie o laiche.

Anche se forse questa, in USA ma per ora non da noi, è proprio la volontà di chi comanda, è utile diffondere il concetto di sovradiagnosi, che è tra i fattori maggiori di degenerazione della medicina. Il concetto è necessario sul piano politico: la vicinanza sul piano tecnico col modello USA di medicina, già stretta, sta aumentando, e vi è da noi chi auspica che si vada verso il modello USA di espansione della spesa sanitaria anche sul piano delle scelte politico-economiche [5]. La sovradiagnosi è uno dei modi principali di ottenere questo obiettivo. Purtroppo, anche se non dovrebbe mai, mai, essere così, perché ci si dovrebbe poter fidare della medicina, è necessario sapere del problema anche a livello personale, per meglio tutelare la salute della propria famiglia dai trabocchetti della medicina.

L’argomento oltre che vasto è intricato, derivando dalla commistione di due complessità tra loro eterogenee: la sovradiagnosi istituzionalizzata è il risultato di un impasto di alta tecnologia e pulsioni psicologhe primitive, opportunamente stimolate. Una mistura infernale di scienza sofisticata, ma distorta e manipolata in modo da combinarsi con alta affinità con un oscurantismo sostenuto dalla propaganda, che eccita gli eterni sentimenti e paure primordiali sulla salute. Il libro di Welch et al. consente un approccio relativamente semplificato al tema. L’autore principale, ricercatore al Dartmouth college, ha competenze sia cliniche che epidemiologiche, e ha fatto “a hell of a job” nel contestualizzare la sovradiagnosi nella realtà clinica e nel definirla in termini quantitativi sul piano epidemiologico. Glissa, e a volte è omissivo, sulle conseguenze iatrogene e sulla manipolazione ad hoc della dottrina fisiopatologica; pur descrivendo il movente economico, tende a scusare per quanto può le responsabilità morali dei medici, attribuendole in parte a fiducia in buona fede in ciò che prescrivono (nonostante studi abbiano mostrato che quando si indebolisce il “profit motive”, come la copertura di Medicare, calano come per incanto anche le prescrizioni inappropriate e nocive, emesse in scienza e coscienza, come quelle per il cancro alla prostata [4]). Del resto, considerate oggettivamente, le responsabilità sarebbero al livello di crimini contro l’umanità, e coinvolgerebbero una quantità di intoccabili del mondo economico e politico. Welch è comunque un autore che resta nell’ortodossia ufficiale, affiliato a un’istituzione il cui presidente di recente è stato messo a capo della Banca mondiale. Forse vuole anche evitare di essere sbranato dai colleghi, e di essere censurato dai poteri medici superiori, mostrando loro che anzi si è limitato. Ma in ogni caso il libro, che si sforza, riuscendoci, di rendere chiaro un soggetto un po’ complicato e soprattutto contrario al senso comune, ci offre la possibilità di comprendere un tema fondamentale, proibito in Italia.

Comincio dal considerare il capitolo su quello che è considerato come il caso più netto e chiaro di sovradiagnosi: lo screening per il cancro alla prostata.

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La bolla del cancro della prostata

– Lo psichiatra: perché agita le braccia?

– Il paziente: per tenere lontano gli elefanti.

– Lo psichiatra: ma non ci sono elefanti qui.

– Il paziente: appunto, funziona.

Incredibilmente, in sei anni, dal 1986 al 1992, in concomitanza con l’introduzione dello screening per il cancro della prostata con il PSA, il tasso di diagnosi di cancro della prostata in USA è quasi raddoppiato. Il picco è stato preceduto da un aumento, cominciato nel 1975, legato all’esame istologico dei frammenti di prostata da resezione endouretrale per ipeplasia prostatica; ad esso è seguito un certo calo, ma con un tasso sempre superiore del 50% a quello pre-1975.

Il problema del presagire un male futuro per poi affermare di averlo evitato con un proprio intervento, dalle misure contro gli elefanti del paziente della barzelletta alle predizioni di cancro e relative cure alle predizioni e i relativi sortilegi delle fattucchiere, è che genera controfattuali: se non avviene niente l’oncologo o la maga possono dire che la loro azione ha salvato il cliente. Questo sul piano individuale; la singola persona diagnosticata come affetta da tumore difficilmente metterà in dubbio una simile diagnosi; e se anche lo facesse non saprà riconoscere, se non dispone di competenze specialistiche – che in alcuni casi non sono comunque sufficienti a dare una risposta certa – se aveva davvero un cancro. La sovradiagnosi si rivela sul piano epidemiologico, dove, scrive Welch, se il tasso di diagnosi positive per un tipo di cancro nella popolazione aumenta, e se si tratta davvero di cancro, aumenterà con una buona correlazione anche il tasso di mortalità per quel cancro (fig. 1). Invece la mortalità per il cancro alla prostata è rimasta sostanzialmente stabile, con qualche riduzione attribuibile al miglioramento delle terapie; o anche, paradossalmente, agli effetti iatrogeni delle terapie, che fanno morire il paziente per altre cause, cardiovascolari, prima di quando il cancro della prostata, ammesso che ci fosse, lo avrebbe ucciso [4]; mentre l’incidenza di diagnosi è passata da meno di 100 per centomila nel 1975 a circa 150 per centomila nel 2005, con un picco di oltre 225 per centomila nei primi anni Novanta (fig. 2).

 

Fig. 1 Evidenza epidemiologica di sovradiagnosi secondo Welch.

Fig. 2. USA 1975-2005. L’area scura è data dai cancri della prostata sovradiagnosticati. Welch, cit.

Un fautore dello screening, o anche per il suo campo Wanna Marchi, potrebbero rispondere che se non si vede nulla è perché il danno sarebbe stato maggiore, se non fosse stato sventato appena in tempo, proprio grazie al loro intervento. Ma questa spiegazione “forza la credibilità” commenta Welch. Invece che un fattore – la sovradiagnosi – ne richiede due: autentico incremento nel cancro e miglioramento nelle cure. Inoltre richiede un’ipotesi “eroica”: che l’autentico aumento del carico di cancro, l’introduzione dello screening e il miglioramento delle cure siano avvenuti tutti e tre in perfetta sincronicità. Questa ipotesi tripla è altamente implausibile, mentre come dirò ci sono altri elementi che non lasciano dubbi  che si sia trattato di sovradiagnosi.

Se lo screening fosse solo una diagnosi precoce di cancro autentico, il numero totale di individui diagnosticati sarebbe costante, limitandosi ad accumularsi nei primi anni dell’introduzione dello screening. Con lo screening c’è stato invece un incremento nel numero totale dei cancri della prostata, o meglio delle etichette con questa diagnosi, che Welch stima in un extra di due milioni di persone in USA tra il 1975 e il 2005. I tassi di incidenza sono rimasti elevati. Hanno ammesso che vi è stato un enorme problema di sovradiagnosi le stesse istituzioni Usa preposte. Nel 2008, sulla base di studi clinici, la US Preventive Services Task Force ha raccomandato contro lo screening sui sani per il cancro della prostata, ammettendo che il test sul quale si basa, il dosaggio del PSA, risulta in una riduzione della mortalità piccola o nulla ed è associato a danni; l’American cancer society ha ammesso a posteriori che “la ricerca non ha ancora provato che i potenziali benefici dello screening superano i danni del test e del trattamento” invitando a limitare lo screening ai soli pazienti sintomatici e con più di 10 anni di aspettativa di vita.

In Italia, già nel 1996 un documento di consenso sugli screening del CNR e della AIRC affermava che allo stato non era “lecito né etico realizzare lo screening” per il cancro della prostata. Ma al 2011, quando la non eticità e la non liceità sono risultate ancora più chiare, il nostro ministero della salute propone un test annuale del PSA dopo i 50 anni. Da noi il test ematico di screening a volte viene inserito di routine nei comuni esami del sangue, senza chiedere il consenso del paziente, e non informandolo preventivamente dei pesanti rischi del test. Sulle “problematiche” etiche, deontologiche, giuridiche e politiche di queste politiche e prassi, i nostri tanti bioeticisti, così facondi sui media, muti come pesci sono. I dati ISTAT riportano un quasi raddoppio dell’incidenza delle diagnosi di cancro della prostata tra il 1998 e il 2002. La situazione italiana [6] è un’importazione di quella USA. Ma noi non ce ne preoccupiamo, concentrati a osservare e commentare le vicissitudini mondane delle ghiandole sessuali di Berlusconi anziché pensare a salvare le nostre  [7].

Una diagnosi di cancro su una persona sana non è uno scherzo. Provoca danni gravi, e lesioni che possono arrivare a essere mortali. L’efficacia delle terapie precoci, che viene data per scontata nella mistica degli screening, dovrebbe invece essere la prima questione scientifica da accertare in questo campo, nota Brawley. Welch concede che alcuni tra i pazienti possano avere beneficiato dello screening per il cancro della prostata, anche se su questo non ci sono dati certi, e le istituzioni accreditate ammettono che i benefici potrebbero essere nulli anche per una fortunata minoranza di pazienti; ma calcola che per ogni paziente che ne ha beneficiato, non si sa in che misura, da trenta a cento sicuramente hanno sofferto le conseguenze di una falsa diagnosi di cancro della prostata: le conseguenze psicologiche e sociali della diagnosi, e le pesanti conseguenze fisiche delle cure. Uno studio di coorte ha mostrato che dopo una diagnosi di cancro della prostata i rischi relativi di suicidio e di attacco cardiaco mortale nel primo anno dopo la diagnosi raddoppiano, con un picco di rispettivamente 8 e 11 volte nella prima settimana dopo la diagnosi. Un giornalista del New York times, scrivendo della sua esperienza personale, ha commentato “ è più difficile scrivere del peso della depressione che del cancro della prostata in sé e delle indegnità fisiche che ne conseguono”.

La biopsia prostatica è dolorosa e comporta un certo rischio di sanguinamento e infezioni gravi. Le terapie in Italia tendono ad essere meno “aggressive” che in USA, ma non troppo. La sovradiagnosi ha portato nella maggior parte dei casi all’asportazione chirurgica della prostata e alla radioterapia. Dalla terapia derivano molto spesso impotenza, incontinenza urinaria, altri penosi disturbi alla defecazione. Se le cose si mettono male, la terapia può causare ulteriori complicanze, come la creazione di fistole tra il retto e la vescica, che porteranno a una colostomia e a una ureterostomia, così che le feci e le urine verranno emesse in sacche mediante tragitti che passano la parete addominale. A ciò si può aggiungere il sovratrattamento: venire curati con terapie più pesanti, pensate per il cancro avanzato [4]; blocco della produzione di ormoni maschili mediante farmaci, se non mediante asportazione chirurgica dei testicoli, con complicanze come fratture ossee, attacchi cardiaci, ictus. I milioni di false diagnosi, in USA e negli altri paesi occidentali, inclusa l’Italia, hanno avuto conseguenze inimmaginabili.

Le sovradiagnosi generano un forte spreco di risorse che poi mancano per interventi più utili ai malati. Distorcono la pratica medica e il mercato; in USA gli screening per il cancro della prostata vengono utilizzati per attrarre pazienti per ammortizzare il costo della chirurgia robotica per il cancro della prostata, che ha macchinari – chiamati “da Vinci” – e spese dell’ordine dei milioni di dollari per singolo centro con vantaggi non più che modesti rispetto alla chirurgia tradizionale. Una conseguenza avversa di questi screening, che viene trascurata, è il loro tendere a soffocare la ricerca di cure migliori. Se il cancro diviene un gigantesco affare diagnosticandolo falsamente con indagini di massa, riuscire a controllarlo nelle sue forme autentiche, che riguardano popolazioni molto più piccole, ridurrebbe i profitti rendendo obsoleti gli screening. Il saggio aforisma  “meglio un’oncia di prevenzione che una libbra di cure” è stato stravolto nella fraudocrazia nella quale viviamo; si è visto che non ottenendo una buona oncia di cure si può guadagnare su diverse libbre di falsa prevenzione.

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La prostata è una ghiandola normalmente delle dimensioni di una testa d’aglio, posta alla base della vescica, dove circonda il primo tratto dell’uretra. Contribuisce alla produzione dello sperma. Non è indispensabile alla sopravvivenza. Il cancro della prostata è la seconda causa di morte per cancro tra i maschi in USA, e la terza in Italia. E’ divenuto la neoplasia più frequentemente diagnosticata negli uomini. Il tasso di frequenza è basso fino all’età di 50 anni, per poi crescere fino a raggiungere livelli molto elevati sopra i 75 anni. Metà delle morti avvengono a un’età superiore agli ottanta anni; l’età mediana di morte per questo cancro è attualmente superire all’aspettativa di vita alla nascita. Quindi, il cancro della prostata è annoverato tra i quattro cancri “big killer”, ma causa la morte principalmente in soggetti con bassa aspettativa di vita. La sottopopolazione più esposta alla malattia, quella degli anziani, è anche quella nella quale misure preventive di massa anche se efficaci porterebbero ai minori vantaggi in termini di aspettativa di vita.

Il cancro autentico della prostata si sviluppa più spesso dalle cellule epiteliali dell’organo. Nelle forme aggressive può infiltrare gli organi vicini, la vescica e il retto, e dare metastasi, anche metastasi localizzate alle ossa, particolarmente dolorose. Si considera in genere, come fa anche Welch, che vi siano forme neoplastiche poco aggressive, molto più frequenti, che crescono così lentamente che restano asintomatiche e la persona muore per altre cause. Le sovradiagnosi deriverebbero dal reperire e trattare questi cancri a bassa aggressività. Questa rappresentazione può essere in parte vera, ma è incompleta e fuorviante.

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L’assist e il bomber. O l’ubriaco e il paranoico

Vediamo ora i meccanismi che hanno permesso le sovradiagnosi di cancro della prostata; sono molto diversi dalle rozze invenzioni dei chirurghi della S. Rita. Le sovradiagnosi istituzionalizzate di cancro della prostata si basano su un meccanismo a due stadi: c’è un assist, il test del PSA, che passa la palla al bomber, la diagnosi bioptica, che va a segnare. Cominciamo dal bomber. Le sovradiagnosi predittive puntano a fare numero: a diagnosticare come malati il maggior numero possibile di soggetti. Lo fanno, per gli screening oncologici, sfruttando alcune variazioni biologiche comuni, molto più comuni del cancro autentico, che si sviluppano con frequenza elevata in alcuni organi e possono essere fatte passare per cancro. La prostata è tra gli organi che offrono questa opportunità commerciale. Con l’età tende a ingrossarsi, dando luogo a ostruzioni dell’uretra e quindi a difficoltà della minzione. Si tratta dell’iperplasia prosaica benigna, una condizione così comune che c’è chi, a ragione, sostiene che vada considerata come una manifestazione normale, anche se indesiderabile, dell’invecchiamento piuttosto che come una malattia. Oltre, e spesso insieme, a questa iperplasia, si verificano con l’età nell’organo una varietà di modificazioni microscopiche, che al microscopio assomigliano a quelle del cancro conclamato; e pertanto, seguendo e portando al parossismo un antico e anacronistico accademismo, che è una forma della comune fallacia dell’affermazione del conseguente, le si chiama cancro; essenzialmente sulla base del loro aspetto.

Da “se A (cancro autentico) allora B (quadro istologico x)”, si inferisce erroneamente “Se B allora A”, che può essere vero ma non è necessariamente vero. Inferire A da B è possibile, soprattutto su lesioni che hanno dato manifestazioni macroscopiche di sé, ed è estremamente utile quando ciò è possibile; ma non sempre ciò è possibile, soprattutto quando si cerca di farlo su modificazioni minime, precocissime e silenti. In soggetti con cancro conclamato della prostata il tessuto neoplastico avrà al microscopio una certa apparenza x; se ne deduce abusivamente, o sulla base di studi di validazione insufficienti, quando non compiacenti, che se si trovano focolai microscopici di aspetto x, o anche solo riconducibile a x, allora il paziente ha il cancro.

Non era questo che voleva fare Virchow, uno dei fondatori della moderna diagnostica istologica dei tumori, che studiava l’anatomia microscopica dei tumori nelle autopsie di pazienti morti per cancro. Virchow, grande scienziato, e politico progressista che diede un notevole impulso alla difesa della salute pubblica, a quanto scrive (v. epigrafe) sembra avesse intuito il pericolo insito nel nuovo paradigma che andava creando. Sembrerebbe che riguardo a questo concetto preliminare forse aveva maggiore sensibilità lui, che esplorava coi mezzi di allora territori ancora vergini, che i suoi successori di 150 anni dopo, che con tutte le conoscenze accumulate e la tecnologia avanzata, e i danni ai pazienti che sono derivati su larga scala dalla fallacia, non mostrano questa consapevolezza; se non in negativo, per impedire che questo nodo, alla base della loro professione, venga esplicitamente affrontato e risolto. Virchow non poteva immaginare che il paralogismo avrebbe attecchito e si sarebbe ingigantito fino a divenire parte dell’ossatura economica del mondo civile.

Queste modificazioni che sembrano cancro non si comportano come cancro, e nella stragrande maggioranza dei soggetti sono irrilevanti, venendo portate fino alla morte, come una tra la moltitudine di parti che compongono il nostro corpo e delle quali non sappiamo l’esistenza. A meno che non le si vada a cercare e le si proclami “cancro”. La loro frequenza è comparabile a quella della iperplasia prostatica; anzi appare essere anche maggiore di quella dell’iperplasia prostatica nelle classi più giovani: studi su autopsie di soggetti morti per altre cause hanno mostrato che la frequenza cresce con  l’età, passando da un 30% tra i 30 e 40 anni fino a superare l’80% tra i 70 e i 79 anni, il gruppo nel quale è relativamente elevata anche l’incidenza di cancro autentico. Il trucco sta nel chiamare cancro e trattare come tali queste modificazioni.

Volendo, in questo modo si potrebbe ottenere un’epidemia di cancro, falsa, tra i ventenni, tra i quali modificazioni che vengono definite come forme neoplastiche iniziali sono state trovate in uno studio nell’8% delle prostate di soggetti morti per incidente. In uno suo studio, Welch ha mostrato che con l’introduzione dello screening col PSA ha moltiplicato per 7 il numero di diagnosi di cancro della prostata nei soggetti sotto 50 anni; il cancro della prostata in questa classe d’età secondo le statistiche è aumentato di sette volte. Dalla dottrina ufficiale e da ciò che viene raccontato al pubblico consegue l’assurdità che esisterebbe una classe di tumori che da un lato insorgono con elevatissima frequenza e per di più in soggetti giovani, ma che dall’altro lato non danno mai segno di sé, fino a che i soggetti non muoiono per altre cause, spesso di vecchiaia. La rappresentazione più semplice e razionale di un tale fenomeno è che questo sottotipo di cancro della prostata non è cancro, per lo meno ai fini pratici, e pertanto non andrebbe chiamato cancro nella clinica.

Queste modificazioni microscopiche e asintomatiche sono multicentriche,  cioè si sviluppano contemporaneamente in più zone della ghiandola, come è tipico delle varianti parafisiologiche e delle forme degenerative; il cancro autentico invece, che ha origine monoclonale, derivando da una singola cellula, si sviluppa in un unico nodulo, che solo in un secondo tempo replica sé stesso, quando dà metastasi. La multicentricità, invece di costituire un’ulteriore ragione per rivedere la denominazione e classificazione di questi reperti, è stata sfruttata per la sovradiagnosi. Mentre per gli altri tumori si fa la biopsia mirata ad un nodulo o una massa per verificare al microscopio la sua natura, per il carcinoma occulto della prostata, non essendoci un nodulo sospetto (in un organo che spesso è già bozzoluto per l’iperplasia benigna) si eseguono biopsie multiple campionando l’organo; riuscendo così a pescare una di quelle aree che si prestano a venire etichettate come cancro. Studi hanno mostrato che più biopsie per paziente si prendono, più diagnosi di cancro si fanno. Portando il numero delle biopsie a 32-38 per paziente si è arrivati a ottenere una diagnosi di cancro ogni sette soggetti.

L’assist è dato dal test per il PSA. Nello screening le biopsie sono prescritte sulla base di una positività al test per il PSA, prostate specific antigen. Il PSA è un enzima che liquefà lo sperma dopo l’eiaculazione, per facilitare la motilità degli spermatozoi. Aumenta nel sangue in presenza di cancro autentico della prostata, e quindi si è pensato, anche qui con una classica fallacia dell’affermazione del conseguente, di dosarlo nel sangue considerandolo come un indicatore di possibile presenza di cancro iniziale della prostata. Come indicatore a questo scopo è pessimo: il suo livello ematico può aumentare per patologie non neoplastiche, inclusa la comune iperplasia benigna, e invece rimanere basso in presenza di cancro della prostata. Non è specifico non solo per il cancro, ma neppure per la prostata. E’ ciò che serviva per convogliare verso la biopsia non mirata, della cui affidabilità si è già detto. Così si è deciso, arbitrariamente, che livelli ematici superiori a 4 miliardesimi di grammo per millilitro sono un campanello di allarme (soglia che a volte viene ulteriormente abbassata); tali livelli sono presenti nel 5% della popolazione sopra i 65 anni: il test crea un vastissimo portafoglio clienti. Ci sono imprese commerciali che vantano il PSA come un test col 70% di falsi positivi, ed eseguito 45 milioni di volte all’anno nel mondo. Usare su milioni di persone un test sofisticato ma ubriaco, che è costante nel prendere fischi per fiaschi, per convogliare verso un esame di diagnosi istologica che ha tassi paranoici di positività per cancro, segue evidentemente una logica che non è quella della buona qualità delle cure, per non parlare della logica della scienza o di quella dell’etica.

Così come uno degli scopritori del PSA ha preso le distanze dal suo uso (v. epigrafe), anche Gleason, il patologo che negli anni Sessanta formulò con uno studio di correlazione anatomo-clinica il più usato sistema di gradazione istologica del carcinoma della prostata, in seguito rimaneggiato, propose poi, dopo il silenzioso disastro delle sovradiagnosi, di rinominare “adenosi”, termine che evita connotazioni allarmanti, le forme da lui precedentemente classificate come cancro a bassa e media aggressività. Ma non fu ascoltato; la parola fatidica, quella che in USA chiamano “the C word”, “cancro”, oppure “neoplasia” o almeno “atipico” magari con qualificazioni che permettono di usarle ambiguamente, inoculando la paura del cancro ma potendo negare di averlo fatto, “in situ”, “intraepiteliale”, deve essere presente per fare girare la macchina. E si vuole e si ottiene che venga usata sempre di più, mai di meno. La nosografia e la sua nomenclatura “scientifiche” obbediscono a esigenze di marketing, anche quanto sono opposte agli interessi e diritti dei cittadini su un bene come la salute.

Questa è una ricostruzione ridotta e semplificata della frode. Ci sarebbe molto altro da dire su argomenti come le manipolazioni dottrinali della diagnosi istologica del cancro, i possibili effetti causali di sostanze con azione ormonale, la propaganda mediatica, il ruolo attivo dei truffati nella truffa [8], le complicità istituzionali, la censura e la disinformazione gestite da forze di polizia e magistratura in obbedienza a poteri forti internazionali [9] per favorire l’introduzione e il mantenimento nella colonia italica di queste frodi mediche sanguinarie, che sono allo stesso tempo settori industriali, economici e finanziari strategici [10]. Ma quanto esposto può bastare per farsi un’idea di come, quanto facilmente, e quanto spesso, avviene che con la sovradiagnosi una persona in buona salute venga ridotta a un impotente col pannolone e con sulla testa la spada di Damocle della ricorrenza di un cancro, in realtà fantomatico. E può portare a interrogarsi, al di là del caso del cancro, sul peso dello sciacallaggio nel sistema socioeconomico in cui viviamo; e a chiedersi se tale costume sia maggiormente tipico del volgo, dell’inclita, o se non sia piuttosto un tratto trasversale, che sotto sembianze diverse accomuna tanti, dai medici che praticano questa medicina e i loro complici di altre corporazioni agli strati moralmente infimi della società; da coloro che godono della nomea di benefattori dell’umanità e di paladini della giustizia, a quelli che sono riconosciuti come brutta gente.

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Qui altri articoli sulla sovradiagnosi.

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Note

  1. Welch H G, Schwartz L M, Woloshin S. Overdiagnosis. Making people sick in the pursuit of health. Beacon press, 2011.
  2. Voler guarire senza essere malati. https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/30/voler-guarire-senza-essere-malati/
  3. Giancarlo Caselli i NOTAV: il Negativo e il Proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/. L’articolo considera tra l’altro l’affermazione di G. Caselli che la magistratura sarebbe intervenuta chirurgicamente su una sanità sana in un caso di tangenti sui pannoloni. Questo è tipico della nostra magistratura, che attacca quelle che ho chiamato frodi di secondo grado, ma rispetta – e protegge – le frodi strutturali di primo grado sulle quali quelle di secondo grado si basano, chiamando “sano” ciò che è marcio; le frodi che hanno portato Brawley [4] a scrivere che “lo screening del cancro della prostata e il trattamento aggressivo forse salvano vite, ma di sicuro fanno vendere [legalmente] pannoloni” commentando la partecipazione di un’industria di pannoloni al finanziamento di un’associazione che propaganda lo screening con pratiche scorrette e disinformative.
  4. Brawley O W. How we do harm. A doctor breaks ranks about being sick in America. St. Martin’s Press 2011. (L’immagine del caduceo che proietta l’ombra del dollaro è presa dalla copertina).
  5. La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/
  6. Tombesi M. Il PSA avanza, ma il tumore non recede. Occhio clinico, apr 2007.
  7. Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili. https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/13/il-mediatico-e-lextramediatico-il-caso-delle-ghiandole-sessuali-maschili/
  8. Dittatura a stampo e medicina. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/23/dittatura-a-stampo-e-medicina/
  9. La corruzione ghibellina di polizia e magistratura. https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/24/la-corruzione-ghibellina-di-magistratura-e-polizia/
  10. D’Andrea S. I settori industriali strategici. Appello al popolo 31 mar 2012

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A Bellelli “Tumore alla prostata, sul test PSA il dibattito è aperto” del 30 mag 2012

Non credo sia possibile ignorare il fattore profitto, che spiega come su un tema tanto importante la medicina presenti al pubblico posizioni contrastanti, o “agnostiche” come quella del prof. Bellelli. Il test del PSA è un elemento di un disegno più complesso, quello della prevenzione del carcinoma della prostata mediante diagnosi precoce, che viene severamente criticato anche da fonti ortodosse: lo screening per il carcinoma prostatico è il caso più netto e chiaro per illustrare i meccanismi della sovradiagnosi, e i relativi danni. Vedi:

Sovradiagnosi I. Come la medicina nuoce http://menici60d15.wordpress.c…

Il carcinoma della prostata è un caso ben noto, che consente un’analisi a posteriori. A chi volesse osservare in diretta come nascono e si affermano queste grandi operazioni medico-industriali, suggerirei di seguire il lancio in corso dello screening per il cancro del polmone, con l’annesso sviluppo di biomarkers, che svolgeranno un compito analogo a quello che è stato demandato al PSA nel caso della diagnosi precoce del cancro della prostata.

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26 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “‘Il concilio d’amore’, tra Dio e il Papa si salva solo il Diavolo”

Ai tempi di Panizza la sifilide faceva paura, e non sorprende che per l’ingenuo iconoclasta rappresenti la vigoria di Satana. Allora erano in tanti a morire pazzi o dementi con la neurosifilide, considerata una manifestazione avanzata della sifilide. Oggi quel genere di flagello appartiene alla storia delle malattie; è scomparso a causa della cattiva medicina, ha scritto Lewis Thomas, perché la delicata spirocheta, che dà la sifilide, è stata immersa in “un aerosol di penicillina” da uso indiscriminato di antibiotici.

O anche perché con l’avvento degli antibiotici si è smesso di trattare la sifilide con mercurio e arsenico, che erano le vere cause della neurosifilide, provocando un avvelenamento cronico con esiti tardivi peggiori della malattia naturale, secondo P. Duesberg. Duesberg vede nell’errore dei medici ottocenteschi un precursore storico delle manipolazioni iatrogene con le quali oggi come allora si condannano a un inferno in terra masse di persone. Non c’è bisogno di calarsi in pozzi bui e viscidi per arrivare al Male. Inutile alzare il pugno e maledire il Cielo, o sbeffeggiare chi millanta di esserne portavoce. Anche il Diavolo è un’ipotesi non necessaria. Ciò che chiamiamo Male è in noi e tra noi, diffuso, in una miscela corrosiva diluita ma permanente composta di stupidità, paura, autoinganno, hubris, avidità e quant’altro. Assume a volte forme concentrate; più spesso in chi comanda, o veste la talare, la divisa, la toga o il camice bianco.

@ Helvetius. Sinceramente, da ciò che scrivi non credo che tu sappia in cosa consista lo studio; e credo che ciò che chiami “studiare” non sia, una volta lasciati i banchi delle elementari, un’attività da raccomandare.

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7 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Daina “Narcolessia, il morbo autoimmune silenzioso che ha colpito 24mila ignari italiani”

Nei primi anni del 2000 in USA la ditta Cephalon ottenne un’esplosione dei profitti, lodata come sorprendente da Mark Goodman, un analista della banca d’affari Morgan Stanley, essendo riuscita a fare moltiplicare le prescrizioni per il suo farmaco Provigil per la narcolessia – malattia rara – tramite una “campagna di sensibilizzazione”. La “sensibilizzazione” di pubblico e medici fu impostata in modo da congiungere la diagnosi di narcolessia grave con altre più comuni forme di sonnolenza diurna. Si fece leva sui pericoli del colpo di sonno alla guida e al lavoro. Il successo commerciale provocò la diffusione dell’uso di farmaci stimolanti del sistema nervoso, in particolare tra gli studenti (1). Dato il precedente, nello studiare come finanziare tramite il SSN le nuove costose cure per la narcolessia le istituzioni dello Stato non dovrebbero ignorare la possibilità che la lucrosità dei farmaci porti a “campagne di sensibilizzazione” che spingano verso il consueto armamentario  – allarmi di nuova insidia alla salute, “diagnosi precoce”, markers, sintomi aspecifici, off-label – per generare sovradiagnosi e così sovraprescrizioni. C’è anche il rischio, anche questo non inaudito, che anziché controllare e impedire abusi le istituzioni facciano dello Stato un partner dell’operazione, a danno dei cittadini.

1 Critser G. Generation X. How prescription drugs are altering american lives, minds and bodies. Mariner books, 2006.

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30 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Insegnanti a scuola di gestione del disagio giovanile, il test in Liguria e Piemonte con il Rotary”

Ci sono 3 Costituzioni. Quella ufficiale, che, come il cilindro campione di platino-iridio del chilogrammo a Sevres, sta sotto una campana di vetro. Quella di fatto, che è data dagli occupanti dei due palazzi del Quirinale, che sono loro la costituzione, facendo dire a quella sotto vetro ciò che vogliono come un ventriloquo al suo pupazzo. E una terza, una Costituzione ideale, del mondo dei sogni. Questa dovrebbe proibire a privati iniziative mediche, e assicurare che non l’esercizio, ma il controllo di efficacia e utilità, e la definizione delle necessità e delle misure mediche, sia esclusiva dello Stato.

A partire dagli screening a tappeto “filantropici”. Che provocano masse di falsi positivi, cioè di persone falsamente etichettate come malate. Qui di giovani bollati come malati di mente. A vantaggio degli squali della medicina. Andrebbe capito che la diagnosi è un atto non meno pericoloso della terapia, e che non ci si può alzare la mattina e decidere di somministrala a sani “a fin di bene”. Tanto più da parte del Rotary, la paramassoneria organo delle classi agiate, quelle che beneficiano da frodi come gli screening di massa. Rotary che è legato alla Gates Foundation, e che finanzia l’OMS, poteri privati che “immense harm”* hanno già fatto ai minori. Né i presidi dovrebbero vendersi gli alunni. Bisognerebbe segnalarlo ai magistrati, che però sono parecchio affratellati col Rotary.

* Yet more fear mongering over covid in children. Gruppo Hart, 1 ago 2023.

Il pendolo di Foucault e il generatore di Kelvin

27 March 2012

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Un altro spostato: l’eccidio di Tolosa” del 27 mar 2012 

Casseri, che si occupava di occultismo e teorie fasciste, campi che mi provocano l’orticaria, prima di morire ha accusato di plagio, con argomenti che non appaiono palesemente infondati, Umberto Eco, per “Il cimitero di Praga”, romanzo storico su occultismo e servizi segreti. Eco in precedenza aveva scritto “Il pendolo di Foucault”. Il pendolo di Foucault, comune nei musei di storia naturale, appartiene a quella classe di esperimenti fisici affascinanti, dove un apparecchio rilevatore di estrema semplicità svela la presenza di grandi forze naturali. Eco, “la pietra di Pappagone della cultura italiana” nella definizione di Marcello Marchesi, non si è fatto scappare il sottile senso del meraviglioso che emana dall’esperimento del fisico francese.

Il prof. Giannuli, nel considerare il caso Casseri e gli altri simili avvenuti in pochi mesi, ci ricorda giustamente che il metodo scientifico parte dalle ipotesi, e che qui siamo su “thin ice”. A volte si sa così poco che occorre un lavoro preliminare alla formulazione di ipotesi. Davanti a questi strani casi di “pazzia politica” credo che la prima ipotesi debba essere quella generalissima e altamente astratta di una black box: l’ipotesi che esistano dei meccanismi per produrre questi fenomeni, dei metodi a noi sconosciuti. Abbiamo cioè un problema di ingegneria inversa: data una scatola nera con certo output, cosa c’è dentro? Per tentare di risolvere un simile problema occorre studiare, prima di formulare ipotesi specifiche.

Se avessi il compito e il potere di indagare su queste schifezze – e se gli uffici del servizi non volessero confidarmi cosa sanno su queste cose – chiederei per es. ad uno storico del terrorismo e dei servizi come il prof. Giannuli di riscrivere una storia del terrorismo in Italia impostandola sotto il profilo della manipolazione dei terroristi neri e rossi da parte dei servizi. Di quali mezzi, di quali leve, di quali analisi, di quali risorse, di quali espedienti si sono serviti per le operazioni false flag? Quanto vi è stato di spontaneo, quanto di pilotato, quanto la mano dei servizi è intervenuta direttamente, e soprattutto, quali sono state le forme miste negli atti di terrorismo ?

Inoltre chiederei a uno psichiatra esperto di metodi di condizionamento mentale una relazione sulle tecniche psicologiche, farmacologiche, organizzative, con le quali si possono ottenere dati comportamenti. Nel frattempo leggerei, cautamente e con scetticismo, la letteratura corrispondente a quella delle due relazioni. Quindi cercherei di incrociare le due fonti, nella speranza di trovare un appiglio di una qualche consistenza che permetta di fare luce, o di formulare un’ipotesi, sul principio, o sui meccanismi, sui quali si basa il funzionamento della scatola nera che oggi sembrerebbe avere preso il posto delle operazioni degli Anni di piombo. (Chiederei anche i motivi e i mandanti di alcuni comportamenti ad alcune istituzioni dello Stato, e della città dove abito).

Può darsi che le sconcertanti notizie sui casi di strage, e forse anche quelle su alcuni tragici suicidi, rispecchino la nostra ignoranza e minorità rispetto ad alcune moderne tecnologie del potere, davanti alle quali siamo come dei primitivi davanti a un accendino, o a una radio. Può darsi che questi fatti terribili siano la forma estrema e rara di metodi di condizionamento e manipolazione diffusi, che più spesso prendono forme meno intense; si dovrebbe studiare l’esistenza di altre forme mirate ma meno cruente o incruente; ad esempio, esiste oggi, io ritengo, un pesante “mobbing di Stato” (commissionato, come altri delitti dell’Italia repubblicana) teso a condizionare chi ne è oggetto; fino a considerare le forme che sfociano nel condizionamento ideologico e culturale di massa coi media, “banale” forse, ma non da sottovalutare, viste le follie collettive cui storicamente può portare e sta portando.

Riguardo a ciò, nel brainstorming, o nel libero inventare, sui numerosi diversi congegni che ipoteticamente potrebbero stare nella scatola nera, si potrebbe immaginare tra i tanti anche qualche analogo psicologico del generatore di Kelvin; un apparato, la cui spiegazione si può trovare su internet, che è un altro di quegli oggetti scientifici che sono sbalorditivi per noi laici, per la semplicità con la quale ottengono effetti di larga scala. Nel generatore di Kelvin si riesce a produrre grandi differenze di potenziale, anche superiori ai diecimila volt, facendo gocciolare l’acqua da due taniche in due secchi, col solo fare passar le gocce attraverso due collari metallici collegati per via incrociata all’acqua dei secchi. Fino a che scoccano scintille tra gli elettrodi montati sui due secchi; inaspettatamente e come dal nulla agli occhi degli astanti, che pensano a qualche dispositivo elettrico nascosto che invece non c’è.

La generazione di alta tensione con mezzi elementari si trova non di rado in elettrostatica; e non è da confondere con una generazione sostenuta di corrente elettrica. L’accrocco comunque mostra, per metafora, come a volte bastano mezzi minimi e ingredienti in sé leciti e insospettabili per evocare potenti forze naturali; come disponendo in un certo sapiente ordine oggetti semplici e comuni e lasciando andare le cose sia possibile creare il fuoco con l’acqua; come con delle innocue goccioline, goccia a goccia, si può ottenere un accumulo di energia, fino a che alla fine non è che il vaso trabocca; ma parte una forte scarica elettrica; che in alcuni casi potrebbe incendiare del combustibile che qualcuno potrebbe avere messo a distanza utile.

La corruzione ghibellina di magistratura e polizia

24 March 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “La corruzione come l’infiltrazione mafiosa. Così la prefettura potrà sciogliere il Comune” del 24 mar 2012

Credo che questa misura vada vista nell’ambito della guerra che “l’Impero”, cioè i poteri forti sovranazionali, sta facendo ai “Baroni”, cioè i potentati locali, per aumentare la propria quota nella spartizione dello sfruttamento della nazione.

Purtroppo prefetture e uffici giudiziari sono ghibellini: mentre (ora) contrastano i furfanti della corruzione “baronale”, quella delle mazzette, allo stesso tempo favoriscono e aiutano la corruzione “imperiale”, quella di alto livello, che rapina e danneggia i cittadini mediante taglieggiamenti e frodi che vengono istituzionalizzate, divenendo legge scritta, o legge di fatto.

V. “L’Impero e i Baroni” in: La UE come mostro adescatore: la proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Compagno Ferrero, come si fa a dire: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura…”? ” del 23 mar 2012

Sul Procuratore Caselli e i NOTAV segnalo il post:

https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Credo che la magistratura condivida col Ministero degli interni una inclinazione che per comodità potremmo chiamare “ghibellina”:

“L’Impero e i Baroni” in

La UE come mostro adescatore: proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

Le forze progressiste, oltre a combattere i soprusi dei “baroni” (a la Berlusconi), dovrebbero per lo meno riconoscere l’esistenza entro le istituzioni dello Stato di una corruzione “ghibellina” (a la Monti), che combatte la corruzione delle mazzette e dei magheggi, ma nell’ambito di un appoggio alla guerra che l’impero sta facendo ai baroni per soppiantarli come attore principale nello sfruttamento della nazione. Purtroppo la sinistra nostrana è la prima a correre in soccorso dell’“Impero”; e questo può contribuire a spiegare perché Ferrero esprima così tanta fiducia nella magistratura.

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7 ottobre 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Calabria, vedova Fortugno condannata per truffa, falso e abuso a due anni” del 6 ottobre 2012

L’omicidio Fortugno ha contribuito a lanciare la ndrangheta come prima mafia sul palcoscenico mediatico. La biasimevole nomina della vedova a deputato ha potenziato l’effetto. Ora che l’effetto è stato ottenuto, la condanna della Laganà aiuta la campagna contro la corruzione, cioè la campagna contro la corruzione dei baroni locali e a favore della corruzione dell’impero globalista. Una corruzione quest’ultima che comporta una politica sanitaria liberista che non è più etica della politica sanitaria “morotea”, che il Dr Fortugno mi pare rappresentasse.

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16 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Tinti “Con Monti per un governo di “salute pubblica”” del 16 dicembre 2012

Speriamo che questa presa di posizione di Tinti, che rappresenta la magistratura progressista, serva ad aprire gli occhi ai tanti affetti da magistratofilia. I magistrati vengono osannati perché perseguono i mafiosi e ogni tanto i mangioni nostrani. Ma c’è un’altra corruzione, che ci danneggia non meno della mafia e dei tangentisti, che si potrebbe chiamare “il livello atlantico”: quella a favore di poteri globalisti, delle oligarchie anglosassoni, dei banchieri e delle loro lobbies a Bruxelles. E di questa corruzione i magistrati, insieme agli pseudoavversari DS, sono più alleati che nemici.

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18 dicembre 2012

Blog Don Chisciotte

Commento al post di M. Dinucci “Vedi Napoli e poi muori” del 18 dicembre 2012

De Magistris, magistrato passato alla politica, offre Napoli come base strategica alla Nato, chiedendole di vigilare sul mondo. La magistratura è femmina: va col vincitore, e si innamora del vincitore. Sarebbe bene aprire gli occhi sulla magistratura atlantista, che sta passando dall’influenzare la politica al gestirla direttamente, come fiduciaria dei poteri forti sovranazionali.

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@ Gratis. Ripetere la dottrina Nato non è dire frasi di circostanza. De Magistris è un altro magistrato che passato alla politica si rivela deludente: mutatis mutandis, non è diverso da te che corri in soccorso alla Nato. C’è modo e modo di stare sotto un dominio straniero, e il tuo non è di quelli più dignitosi. Dici che bisogna accettare la Nato senza fiatare perché c’è da tanto tempo. Forse da quando sei nato “nire nire”? A volte basta solo na guardata…

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Il problema non è solo la l’Italia nella Nato, ma la Nato nell’Italia. La Nato è il braccio armato di poteri che condizionano pesantemente il Paese; e condizionano negativamente le nostre esistenze: il lavoro, la salute, i servizi pubblici, le tasse, etc. Dovremmo rendercene conto, valutare come cittadini ed elettori il grado di atlantismo dei nostri politici e magistrati (a partire da quelli che si presentano come progressisti), e regolarci di conseguenza nell’appoggiarli o votarli. Altrimenti continueremo ad avere carrieristi che si votano al santo giusto, raggiungono posizioni di potere e poi collaborano al nostro sfruttamento, che è ciò che sta avvenendo.

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@ Fedeledellacroce. Un conto è essere un Paese occupato (anche se non proprio “militarmente a tutti gli effetti” come dici), un altro è abbandonarsi all’occupante.

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20 dicembre 2012

Blog de il Fatto

Commento al post “Chi, attacco alla Boccassini: dal mozzicone a terra alle calze a righe” del 20 dicembre 2012

Nonostante che le colpe di B siano un argomento così trattato che per alcuni è divenuto un mestiere, non si parla di uno dei peggiori danni inflitti da B. al Paese: l’instaurazione di standard negativi sui quali comparare gli altri attori pubblici. Così come Bersani, Grillo o Monti sembrano grandi statisti se paragonati a B., la Boccassini rifulge rispetto alle frivole stupidaggini di Signorini. Si potrebbero usare misure astronomiche: la Boccassini è 10 anni-luce sopra Signorini. Questa posizione rispetto a un intrattenitore mondano non ci dice in sé dove stia la Boccassini rispetto alla giustizia; a sua volta, pur avendo alcuni meriti, potrebbe trovarsi a 100 anni-luce dalla posizione di stella polare dove la pone la stampa che osanna i magistrati come salvatori dell’Italia. L’operato dei magistrati andrebbe valutato non relativamente a personaggi negativi, ma rispetto a standard fissi, non escluso lo stato di legalità e di giustizia del territorio sul quale operano. E in Lombardia, oltre alla ndrangheta e alle prostitute di B. , ci sono altre forme di criminalità, istituzionalizzata, che passano sotto silenzio; e che operano senza timore della magistratura, ma anzi guardano ad essa come ad una sicurezza.

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22 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Imperato “”la morale della telefonatina” del 22 dicembre 2012

Secondo il PM Imperato i magistrati sono “lo specchio della società”, e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il magistrato, membro del CSM, trova normale, “ovvio”, che i magistrati siano un campione rappresentativo della società, anziché un gruppo selezionato, che ha il ruolo, retribuito, di non comportarsi come tutti, e di fare in modo che le persone non si conformino all’andazzo generale, ma a standard prestabiliti. Questa è una concezione indulgente sulle responsabilità dei magistrati, secondo la quale quando si tratta di doveri i magistrati vanno visti come il resto della società. Magari il male fosse solo questo, e fosse solo questione di “telefonatine”. I magistrati sono lo specchio non della società, ma della classe dirigente; che include quelli che “le occasioni che fanno l’uomo ladro” se le cercano, quelli che frequentano gli arcana più laidi delle tecniche del potere, e i tanti che vedendo ciò stanno zitti.

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10 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commenti al post di M. Imperato “Antimafia, toghe e politica” del 10 gennaio 2013

Bisognerebbe dire al dr Ingroia di andare da un magistrato, se avrà tempo, quando finita la campagna elettorale dall’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi tornerà a Mondello o al Lido di Ostia: un PM che indaga sulle stragi e ripete lo “Io so” di Pasolini, che lo pronunciò – 38 anni prima – da intellettuale, a me fa venire in mente quello che il perfido imprenditore (Paolo Stoppa) nel film “La mazzetta” dice al piccolo faccendiere napoletano (Nino Manfredi): “avvocato, se necessario le mando un avvocato”.

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@ Eunice. Non credo che sia la criminalità organizzata che ha preso il potere, ma forze economiche e politiche sovranazionali, che si avvalgono tra l’altro anche della mafia; forze sulle quali tutti, arancioni compresi, muti sono. Il suo peana mostra come Ingroia, al quale anch’io istintivamente guardavo con ammirazione e stima, sia ormai una figura carismatica; e gli eroi ognuno se li sceglie secondo i suoi gusti. A me piace molto il motto della Amerigo Vespucci: “Non chi comincia ma quel che persevera”; e un magistrato che abbandona a metà un procedimento fondamentale, concludendo il suo lavoro con uno “Io so”, e va dall’altro lato dell’oceano con un altro compito, e appena sbarcato da lì fa campagna elettorale in Italia, mi provoca effetti diversi da quelli che suscita ai tanti come lei. Forse anche perché tocco con mano come quelle forze criminali che andrebbero contrastate siano libere di spadroneggiare, e vedano la magistratura più come un asset che come un nemico. Vorrei meno parole e più sostanza. Ma ho l’impressione che tra il dire e il fare ci sia di mezzo l’Atlantico; Il Nord Atlantico in particolare.

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@ Eunice. Ho vissuto a Brescia, città che ha legami con istituzioni Nord Atlantiche. Che la natura sia meravigliosa al punto da simulare la magia è un profondo tema epistemologico (cfr. “La realtà è magica” R. Dawkins, Mondadori); ma è fuori luogo che un chirurgo, aperto l’addome del paziente, si fermi a contemplare e dica “Che cos’è la macchina umana”, come fa Totò-chirurgo in “Totò diabolicus”. Lo “Io so” di Pasolini nel ‘74, quando nessuno capiva cosa davvero accadendo, fu una delle poche esternazioni coraggiose, alte e autentiche in questo paese di tromboni e trombette. Lo “Io so” di Ingroia oggi è inquietante. Ingroia fa lo storico e l’intellettuale quando dovrebbe proseguire il suo lavoro di magistrato, ma quando si tratta di parlare dei fattori sopranazionali (es. chi poteva organizzare il golpe al quale accenna) non ne parla applicando il livello di rigore della prova giudiziaria. Inoltre, procedimenti giudiziari che certificano che vi sono stati allucinanti abusi del potere dello Stato ma non arrivano a tradursi nelle conseguenti sanzioni – penso anche all’omicidio Aldrovandi – possono avere come effetto collaterale una valenza intimidatoria nei confronti della popolazione e dei pochi che fanno il loro dovere.

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@ Eunice. Non credo che i mafiosi siano samurai invincibili, ma delinquenza organizzata virulentata e protetta dallo Stato su mandato di forze internazionali; non mi trovo a mio agio a discutere con chi come lei crede alla dottrina ortodossa sulla natura della mafia e, salvo eccezioni, della lotta alla mafia: ”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.” (Manzoni). A Brescia, come in Lombardia, fiorisce una degenerazione maligna dell’antimafia, che chiamo “metamafia”, nella quale le istituzioni usano la mafia come spauracchio, alibi e diversivo per mantenere credibilità e legittimazione mentre, servendo quegli stessi poteri che danno ordini alla mafia, commettono o favoriscono crimini che non sono meno ignobili e miserabili di quelli dei mafiosi.

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@ Eunice. “La mafia non esiste” lo dicevano politici e magistrati fino agli anni Sessanta. Ora invece l’omertà si declina dicendo “esiste solo la mafia”. Non perda tempo con crisi economica indotta, disoccupazione, pizzo tramite le tasse, privatizzazione di sanità e scuola, taglio delle pensioni, assenza di prospettive per i giovani, impoverimento economico e morale del Paese, la frode eretta a pilastro del sistema economico, etc. Pensi a Osso, Mastrosso e Carcagnosso, alle gesta di Scarpuzzedda e di Cicciotto e mezzanotte, alla puncitina, a come quando la mafia decide di conquistare il mondo, passando per Garbagnate, non ci sia nulla da fare, etc. . Buona visione a Voi partigiani; almeno fino a quando non vi porteranno via anche il televisore.

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@ Beppe A. Parlamentari provenienti dalla magistratura potrebbero, in linea di principio, essere utili, o preziosi, come legislatori. Ma abdicare alla funzione e ai poteri di controllo di legalità per andare a fare il guru di una minoranza raccogliticcia e impotente, la solita sinistra “radicale” istituzionale che parla come Don Chisciotte e agisce come Sancho Panza, rastrellare consensi da iniettare in un sistema politico fantoccio, mi pare in linea con il generale asservimento “a testa alta” della magistratura verso i poteri liberisti. La magistratura appare ereditare la parte di opposizione “pulita” che nella fictio democratica della Prima repubblica toccò al PCI atlantista di Berlinguer. Temo, per esperienza personale, che, come per il PCI di allora, anche persone pulite contribuiranno a legittimare il luridume politico; e quello giudiziario.

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@ Beppe A. Non mi permetto di dirti come votare. Personalmente credo si abbia il dovere non di votare, ma di esercitare i diritti elettorali: non possiamo votare come ci pare, ma abbiamo un preciso dovere di votare candidati adatti. Non abbiamo il diritto di votare bauscia, quisling, ruffiani, faccendieri, mangioni, mezzecalze, fiancheggiatori della mafia, etc. Non è lecito, e non è neanche accorto: nomineremmo amministratore dei nostri beni un noto truffatore? Né le elezioni sono una fiera di beneficenza, dove comunque qualcosa bisogna acquistare anche se la merce è scadente. Se i candidati sono tutti insufficienti, credo che occorra restituire la scheda elettorale: No Dal Molin. Pesélo, paghèlo, impichélo.  http://menici60d15.wordpress.c…

Nel caso dei candidati magistrato ha luogo il “paradosso astronomico”: Ingroia è, rispetto es. a Berlusconi e al campionario di cui sopra, 10 anni-luce più in alto; ma questo non vuol dire che sia vicino alla posizione di stella polare dove lo pone la propaganda. Sembra che il potere con le elezioni non voglia che esprimiamo nostri rappresentanti, ma che votando chiunque da una rosa da lui designata lo legittimiamo. Questa inversione del processo elettorale, che cambia il voto in un televoto, genera mostri, e non andrebbe accettata. Dovremmo applicare nei confronti del potere meno “speranza”; e più diffidenza, “il mezzo di difesa della democrazia che accomuna tutte le persone sensate” secondo Demostene.

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20 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “Caro Ingroia, non servono altre commissioni parlamentari” del 20 gennaio 2013

La signora Maggiani Chelli ha ragione. In genere le commissioni parlamentari d’inchiesta sono un espediente dei politici per approdare a poco o nulla. E il leader di Rivoluzione civile ha precedenti: ha già trovato il modo per estromettere il valoroso PM che ha condotto le indagini dal processo sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”. Un processo che ha evidente rilevanza per la verità sulle stragi del ’93.

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Il passaggio di Ingroia dall’esercitare la giurisdizione sulle stragi di 20 anni prima al prospettare una futura commissione politica d’inchiesta viene visto come un avanzata dai suoi fan, ma credo costituisca una notizia incoraggiante per la manovalanza e i quadri dell’eversione di Stato.

F. Imposimato, nel presentare “La Repubblica delle stragi impunite”, nov 2012: “La struttura politico militare che ha commesso le stragi da Piazza Fontana a via D’Amelio è intatta ed anzi si è rafforzata. E dunque il pericolo del ripetersi di stragi come strumento di lotta politica esiste ed è grave. Dietro c’è come sempre l’ombra sinistra della politica e dei poteri economici e finanziari, quelli che fanno capo a gruppi insospettabili con la testa fuori dall’Italia.”.

Se siamo a questo punto è anche perché siamo dei pecoroni. Esprimiamo una magistratura che è in media molle sui crimini di quei poteri politici, economici e finanziari; fino ad esserne in alcuni casi complice, posso testimoniare. Esprimiamo inoltre una “società civile” tanto pavida quanto vanagloriosa, pronta a vestire i panni del rivoluzionario, del partigiano, del combattente etc. mentre studia i più elaborati compromessi per evitare di indisporre il nemico. Così accade che una figura simbolo della magistratura marci come un generale alla testa dei suoi uomini in direzione diversa da quella che porta al fronte, tra due ali di “impegnati” che lo acclamano e si uniscono alle truppe.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di L. De Carolis “Rivoluzione civile, Ingroia e la grana dell’impresentabile” del 27 gen 2013

Pochi sanno della disinformazione, dello stravolgimento della realtà, dei giochi delle parti in corso per propagandare le terapie con staminali, che sono molto lontane dal poter dare i risultati promessi, come la rigenerazione del tessuto nervoso; sia nelle loro sgangherate versioni “dissidenti”, alle quali anche Ingroia sta conferendo visibilità e credibilità, sia in quelle ufficiali, che trarranno beneficio dalla caciara apparendo oneste e plausibili al confronto.

Non ci si rende conto della gravità della candidatura di Andolina nella lista Ingroia. E’ una notizia sinistra e rivoltante, ma molto interessante per la comprensione dei rapporti tra magistratura e poteri occulti, delle complicità della magistratura nella frode medica strutturale, e della reale funzione della lotta alla mafia nel sistema di potere che domina l’Italia. E anche, absit iniuria, dei meccanismi della credulità popolare in tema di medicina. Invece di sognare di essere salvati da Ingroia o Grillo o da chi altro, da Andolina o Guariniello, gli elettori dovrebbero preoccuparsi delle pericolose frodi di Stato sulle quali si sprecano i soldi per la sanità.

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Blog de Il Fatto

Commento al post “Ilda Boccassini contro Antonio Ingroia: “Lui come Falcone? Come si permette” del 29 gennaio 2013

Ingroia, che ha avuto un incarico dall’ONU, la stessa organizzazione che ne diede uno al figlio di Licio Gelli, e Boccassini, considerata tra i 100 maggiori “global thinker” mondiali dalla rivista “Foreign policy”, sono allo stesso, altissimo, livello. Ingroia mentre fa ancora parte della magistratura candida Andolina, meritatamente indagato per truffa e associazione a delinquere. Andolina fa da compare nella frode delle terapie ufficiali con le staminali, generando aspettative nel pubblico e conferendo credibilità alle terapie “scientifiche” per contrasto. Gli imbrogli delle terapie ufficiali vengono invece protetti, oltre che manu militari dalla polizia, dai magistrati sobri e rigorosi dei quali Boccassini è un simbolo, che non vedono le frodi e le violenze sulle quali tali terapie si basano, avendo ben altro da perseguire, come la ndrangheta e casi di prostituzione minorile. Una costellazione di astri di prima grandezza.

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Commento al post di G. Maggiani Chelli “Boccassini vs Ingroia, sarà colpa della politica?” del 30 gennaio 2013. Censurato.

Non è strano questo sgradevole contrasto tra Ingroia e Boccassini? La stranezza è un portato del “tolemaicismo”, ovvero l’interpretare i fatti italiani in chiave esclusivamente locale, escludendo fattori esteri. Che converrebbe invece considerare, anche in questo scontro tra Aiace e Ulisse per le armi di Falcone. Ingroia ha svergognato i politici nazionali, che i poteri forti vogliono ridimensionare, con lo “io so”, ma poi a metà lavoro ha fatto le valige per la terra dei Maya, troncando così un tema, le stragi, che porterebbe a livelli che vanno oltre quello dei politici locali, verso i poteri sovranazionali. L’ONU, che gli ha fornito un intermezzo prima del suo ingresso in politica, dove sta modificando gli equilibri, è la stessa organizzazione che diede un seggio al figlio di Gelli.

Certo Ingroia non l’ha imparato da Borsellino a candidare, essendo ancora magistrato, un inquisito come Andolina. Che non è solo l’artefice ma anche il compare di una truffa per il lancio delle terapie con staminali: gioca il ruolo del ciarlatano a favore delle terapie ufficiali, che sono altrettanto inefficaci, e otterranno così domanda e credibilità. Le frodi mediche strutturali sono protette dalla magistratura, che lascia fare sui reati dei poteri sopranazionali, come quelli di Big Pharma, con la scusa che c’è da badare alla ndrangheta, o alle malefatte di B.; ciò può spiegare perché alla Boccassini la rivista “Foreign Policy” ha conferito il titolo di “top global thinker”.

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@mondoallarovescia. E’ difficile seguire un discorso su ciò di cui non si parla. In generale, sì, di fatto le Procure e altri uffici giudiziari conformano la loro azione a interessi illeciti delle multinazionali farmaceutiche, modulando interventi e omissioni. Vedi ad es:

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Nel caso delle staminali, ho intenzione di scrivere estesamente su come stia avvenendo qualcosa di simile a Brescia, col caso Stamina.

Occorre distinguere tra “negativo” e “proibito”. La magistratura combatte il negativo, che viene altamente pubblicizzato, come la ndrangheta, ma non il proibito, che non deve esistere nel discorso pubblico. Il titolo di grande pensatore globale a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che di fatto fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti della mafia, e non meno nocive per il cittadino.

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Alcuni economisti ultraliberisti sostengono che molte attività considerate ignobili – usuraio, ricattatore, spacciatore, poliziotto corrotto, chi sfrutta il lavoro minorile etc. – sono in realtà eroiche, perché forniscono servizi economici richiesti. Tra queste, un autore (Block W. Defending the undefendable. Ludwig von Mises Institute, Alabama, 2008) cita anche il “medical quack” il ciarlatano (accanto al “pimp”, il lenone). Per motivi che ho tentato di segnalare agli elettori su questo blog (ma il mio commento è stato rimosso), candidando Andolina Ingroia, e Rifondazione comunista, si mostrano più vicini a queste teorie dei seguaci di Milton Friedman che alle sane idee di Borsellino sui requisiti dei candidati. Del resto Ingroia non è l’unico magistrato a considerare l’illegalità non come una soglia, ma come una finestra; dove solo alcuni reati, quelli messi bene in vista, vanno perseguiti; mentre altri ancora più gravi ma non visibili vanno tenuti nascosti, tollerati, e anche attivamente favoriti; come la frode medica strutturale ed i reati che l’accompagnano.

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@peppefer. ”C’è un giudice a Berlino” (Cicchitto, piduista e berlusconiano, su una sentenza a favore di Andolina). Spero che questo serva a chiarire a cosa accomuno quelli sulle sue posizioni. Grazie per riconoscere che apparteniamo a categorie diverse.

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Commento al post “Cellule staminali, giudici autorizzano cura compassionevole per bimba di 5 anni” del 31 gennaio 2013

I giudici, in questo caso quelli di Crotone, sono troppo modesti. Il merito di avere coraggiosamente lanciato, contro ogni apparente ragionevolezza, la terapia con staminali per una patologia come il morbo di Niemann Pick, naturalmente a scopo compassionevole e non certo per fare soldi, va a loro non meno che ai “centri d’eccellenza internazionale” che renderebbero secondo il ricorrente “pleonastico” illustrarne la giustificazione razionale. E’ una nuova brillante forma di validazione delle cure che potrebbe essere chiamata “a simmetria centrale”, essendo costituita da una legittimazione reciproca tra due argomenti ad auctoritatem. La disposizione delle due autorità, medica e giudiziaria, tra di loro ricorda infatti quelle figure a simmetria centrale come il simbolo buddista dello yin-yang. Più qualche aiutino del genere di quelli per i quali vanno rinomati posti come Cutro; mentre viene ingiustamente trascurato come è a Brescia che li si usa efficacemente contro chi disturba questo genere di progressi scientifici ed etici.

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Di parassiti che prosperano vendendo fumo e speculando sulle disgrazie altrui – come in questo caso – non ci sono solo i preti. I popoli possono essere narcotizzati con le religioni tradizionali, ma anche con forme magico-religiose travestite da “scienza”. Gruppi cattolici hanno manifestato davanti ai tribunali perché queste cure fossero applicate. Quando c’è da mangiare abusando della credulità popolare nessuno della brigata manca all’appello. I preti sulle staminali sono come i comunisti di Berlusconi, che secondo lui mangerebbero i bambini quando invece pranzano e cenano assieme.

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Commento al post di S. Borsellino “Cosa penso davvero di Ingroia e del suo progetto politico” del 1 febbraio 2013 censurato

La prospettiva di un politico pulito attrae chi vorrebbe un’Italia pulita. Ma non credo che Ingroia rappresenti una vera svolta rispetto a quei mediatori del parassitismo che sono le altre liste. Mi permetto di consigliare cautela; perché Ingroia non si è ancora tolto la toga, e non è ancora entrato in Parlamento, che ha già candidato un soggetto come Andolina, che non solo è inquisito per truffa e associazione a delinquere a danno di malati, ma è implicato in una operazione inqualificabile, a favore di grandi interessi industriali e finanziari, che si avvale, tra gli altri appoggi, di quel genere di strutture “deviate”, o meglio devianti, che nei decenni precedenti si sono occupate in maniera criminale e funesta di magistrati come Paolo Borsellino.

Lo si associa a figure che furono un’eccezione rispetto alla media dei colleghi; ma di fatto nella scelta dei candidati mostra di esercitare il peggiore vizio della corporazione che l’ha espresso, favorendo intrighi e manipolazioni che esiteranno in forme particolarmente gravi di parassitismo del potere a danno dei cittadini. L’entusiasmo acritico non è un buon antidoto al cinismo gretto. Il sogno non interrompe l’inganno, ma può prolungarlo. Anche senza puntare il dito verso Ingroia quando lo elogiano persone da ascoltare come Salvatore Borsellino, non bisognerebbe dimenticare che sono all’opera menti un po’ più raffinate delle nostre; e, ho l’impressione, di quella dello stesso Ingroia.

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24 febbraio 2013

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Commento al post di B. Giulietti “Le famiglie dei magistrati ringraziano Berlusconi” del 24 febbraio 2013

C’è anche chi ringrazia entrambi gli attori del siparietto allestito dai giornalisti: sia il piduista Berlusconi frequentatore di mafiosi, sia la magistratura che si fa bella con le vittime delle epurazioni che lei stessa ha permesso col suo atteggiamento cortigiano verso quei poteri forti che dominano il Paese, e che possono decidere e commissionare omicidi eccellenti e stragi.

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Commento al post  di M. Zavagli “Ferrara, Grasso: ‘Stipendio giusto da parlamentare è di 5-7mila euro’ ” del 5 ottobre 2013

Prima di chiedersi quanto pagarli, si dovrebbe valutare quanto valgono coloro che occupano le posizioni di parlamentare o magistrato. Mi chiedo spesso qual è il valore in euro di un parlamentare, di un’alta carica dello Stato, di un PM, di un giudice, per poteri forti come le multinazionali farmaceutiche. E se chi occupa quelle cariche vale quella somma di denaro, dal punto di vista dei cittadini, col non favorire quegli interessi che l’hanno determinata e servire invece gli interessi del popolo.

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13 novembre 2013

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Commento al post di B. Tinti “Giustizia o verità, sbagliare è umano”

Ho sentito anni fa il dr. Tinti a una conferenza a Borgosatollo, e mi pare di ricordare che considerasse il caso Tortora un errore giudiziario. Ora omette questo elemento nella sua analisi, che mostra 2 simmetrie che mi sembrano da correggere. Una è quella tra gradi di giudizio: sarebbero equivalenti, almeno il 1° e 2°, quanto a ricerca di verità. Come la partita di andata e quella di ritorno. In effetti pare anche a me che sia così di fatto; che vi sia una loro “parallelizzazione”; che spesso serve a favorire una data sentenza senza perdere la faccia, o per altri giochi. Sarebbe utile definire le loro funzioni in modo che siano genuinamente sequenziali, e non si possa dire come fa Tinti: aveva ragione il 1° grado o il 2°?

Inoltre mentre si chiede come quel governatore romano “cos’è la verità?” l’ex PM ignora le influenze esterne, rispetto alle quali il processo sarebbe quindi simmetrico. Se la “verità processuale” risulta costantemente deviata, rispetto alla verità sostanziale, a favore di potenti piccoli e grandi, allora non solo “la verità rivelata”, ma anche la fiducia nel sistema giudiziario e oltre un certo limite quella nei magistrati diventano “per i credenti”.

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@ Iachi. No, io credo che dovendo scegliere tra gli abissi epistemologici della “non conoscibilità della verità sostanziale”, che lei sostiene, e la circostanza terra terra che anche i magistrati “difendono il loro salario dall’inflazione”, sia più sostanziale la seconda via.

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@ Iachi. Io seguo gli interventi della magistratura su questioni mediche, e noto la apparente credulità della magistratura su questioni – in realtà commerciali – come le staminali. Mi pare curioso che mentre si attribuisce alla “scienza” un potere cognitivo portentoso e immediato, sulle verità su fatti umani, quelle che un PM, o un maresciallo dei CC o un ispettore di polizia che sanno il loro mestiere possono nella gran parte dei casi ottenere o approssimare, si diventi dei pensosi filosofi, e si reciti “l’ignorabimus”. Vedo che spesso i giudici decidono in base alla “verosimiglianza” come criterio estetico, quando non dovrebbero, e trascurano la veromisiglianza bayesiana, cioè le probabilità a priori, quando dovrebbero tenerne conto. Sono d’accordo con le sue conclusioni: se è come dice lei, che “la verità non esiste”, allora si è autorizzati e in certi casi tenuti a giudicare sistematicamente le decisioni dei giudici.

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@ Iachi. Non è troppo serio essere creduloni sul raggiungimento di verità sulla natura, e invocare Godel o Heisemberg sull’accertamento della verità su fatti umani. Soprattutto se si fa il magistrato. Il magistrato che facesse discorsi come i suoi mi ricorderebbe Totò chirurgo che davanti all’addome che ha aperto esclama “che cos’è la macchina umana”.

Filosofi quando conviene, poi. Non si può mettere in croce un innocente, o un perseguitato, e servire Barabba, con la massima superficialità, e poi lamentarsi accorati dei limiti metafisici della conoscenza. I magistrati ritengo traggano prestigio dalla loro capacità di raggiungere la verità su fatti umani. Nel momento in cui si dice che la verità non esiste, che la loro è una valutazione di plausibilità e verosimiglianza, e alla fine li si lascia fare come loro conviene, ci si pone di fatto al di fuori dei valori che lei elenca. Anche se li si usa come scudo, o come carapace.

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@ Iachi. Grazie per l’affermazione “un giudizio senza prove e dimostrazioni è una opinione e come tale è aria fritta: sono gli argomenti e le dimostrazioni che come tali danno loro consistenza e peso.” E’ esattamente, quello, dimostrabile per tabulas, che a volte fanno i magistrati, a favore di grandi interessi. Mi fa piacere che ora stia tentando di dare una definizione di verità, che prima considerava inesistente. La verità non viene prodotta, ma raggiunta. Invece di “una tesi che regga alle verifiche” le propongo la definizione classica di ”adequatio rei et intellectus”. Sa, col criterio di resistenza alle verifiche si può sempre incaricare qualche magistrato di fermare, abusando del proprio potere, chi potrebbe mostrare la falsità di certe tesi care a grandi interessi.

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@ Iachi. Scusi, non è lei che ha scritto sopra: “Non è poi così abissale, in realtà è semplicissimo: la “Verità” non esiste, esiste solo la verosimiglianza, la plausibilità e i giudici decidono in base a questa. ”. Il mio pensiero negativo sulla magistratura deriva da constatazioni empiriche. Volendo trovare un punto d’incontro, lei paragona l’operato dei giudici al dibattito culturale. E’ così, ma non dovrebbe essere così. Le decisioni dei giudici, date le loro conseguenze sulla persona e sulla società, dovrebbero appartenere ad un livello superiore, paragonabile a quello per i calcoli della struttura di un ponte o degli elementi scientifici per l’applicazione di cure mediche. Io ho un’impressione vicina alla sua, che a volte i giudici impugnino la loro penna con la leggerezza, interessata, di tanti critici letterari o cinematografici. Ma la vita di una persona non è un film.

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@ Iachi. Credo che dal diritto possano venire ottimi insegnamenti metodologici per la ricerca scientifica, che attualmente ha un’impostazione empirista e quindi anti-razionalista. Questa della verità diversa a seconda dell’iniziale maiuscola o minuscola mi pare appartenga però alla retorica giudiziaria. La verità è bene considerarla la verità per corrispondenza tra mente e cosa, che è unica, prima di addentrarsi in disquisizioni epistemologiche.

La plausibilità è un concetto diverso: una affermazione plausibile può essere vera o falsa. Nella ricerca medica, la plausibilità biologica è uno degli indizi (criteri di Bradford Hill) per stabilire un rapporto causale (criterio importante, e spesso volutamente trascurato quando si devono lanciare promesse di “wonder drugs”, es le staminali). Sono sicuro che sulla plausibilità i giuristi possono dire cose più utili che mescolarla e confonderla, erroneamente, con la “verità”.

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@ Iachi. Un asino che vola non è implausibile. E’ impossibile. Haldane, matematico e biologo, calcolò che un angelo, per come viene raffigurato nell’ iconografia religiosa, per poter volare dovrebbe avere muscoli pettorali spessi oltre un metro, e essere scheletrico. Chiamare “verità” la circostanza che le cose stanno in realtà come si pensa o come si afferma che stiano è una definizione ”autoreferenziale” ? E’ preoccupante questa ostilità verso il concetto di verità e verso il buon senso. Se i magistrati la pensano come lei, questo spiega tante cose.

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@ Iachi. Dalla plausibilità al posto della verità a “mutazioni genetiche che dotano della possibilità di eludere la forza gravitazionale” (pensi che io evito espressioni come “è nel suo DNA”, conoscendo le fantasticherie alle quali dà luogo il determinismo genetico). Passando per la realtà che non esiste in sé, ma è conseguenza del suo essere ricercata. Complimenti anche a lei: certo che ne ha di ottave lo strumento che lei riesce a suonare. Mi auguro però che non sia questo il genere di “musica” delle aule dei tribunali.

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26 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Discriminati di Stato, una legge per sanare le disuguaglianze tra gli ufficiali dell’Arma”

Sarebbe interessante conoscere e comparare i tassi di obbedienza massonica nei due gruppi.

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16 febbraio 2014

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Commento al post “Tangentopoli, l’eterna corruzione italiana. Incontro a Milano con i magistrati del pool”

Tangentopoli è un esempio della differenza, sempre presente ed eternamente ignorata nella politica italiana, tra ““il contrario”” e ““l’opposto””. L’opposto di un male è un bene; ma il contrario di un male può essere un altro male. L’opposto dei tangentisti di allora è uno Stato retto da politici integri. Invece abbiamo avuto il contrario dei tangentisti della Prima repubblica: i forchettoni della seconda repubblica, che oltre a mangiare hanno svenduto l’Italia. E non abbiamo imparato nulla, perchè continuiamo con una costanza che ha del demenziale a confondere i nuovi “contrari” con “l’opposto”; salutando nuovi mali come ciò che ci salverà dai mali attuali. Per i rapporti tra la magistratura di Mani pulite e organi diplomatici e servizi USA, v. “Capitalismo predatore”, Amoroso B., Perrone N. Castelvecchi, 2014.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Corruzione, che passione!

@ clack. La corruzione è un cancro; ma non consiste solo nelle mazzette e nei favoritismi. C’è anche la corruzione che consiste nello svendere il Paese e i suoi cittadini a interessi esterni; in genere in cambio di privilegi, e potere sui concittadini, piuttosto che di denaro. Una corruzione che è anche eversione e tradimento. Ci sono quelli che praticano entrambe le forme; e quelli che, praticando solo la corruzione di tipo eversivo, che passa inosservata, pretendono di essere considerati dei Catone della pubblica moralità. Tipico di questi corrotti-traditori è lo sfascismo, il premiare e incoraggiare nei fatti il malcostume per il quale a parole si stracciano le vesti. In modo da favorire il fallimento del Paese e quindi la sua vendita a prezzi d’occasione.

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21 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza Loggia Brescia, Cassazione annulla assoluzioni Maggi e Tramonte”

Posso testimoniare che i magistrati oggi sono estremamente accomodanti con le forze che allora furono mandanti della strage (i mandanti veri, “atlantici”, non gli sciagurati che furono usati). Per me è preoccupante sentire che si loda la magistratura per il nuovo processo, perché le fornirà un alibi per continuare ad essere accomodante. Certo, è difficile non sperare nella giustizia. Ma è da lodare una magistratura che produce questi risultati? Coi potenti gli italiani sono affetti dalla sindrome di Lucia Mondella: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Così oggi molti esaltano la magistratura perché promette di partorire un topolino dopo una gestazione che è arrivata al quarantesimo anno; quando ci si dovrebbe mettere le mani nei capelli.

Francesco Pansera

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27 marzo 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Senato, Raffaele Cantone presidente dell’Autorità anticorruzione”

La corruzione è di due tipi. Quella tangentista, volgare (bribery) rivolta verso il basso, che munge i cittadini per fare cassa. E quella eversiva, di alto bordo, nella quale politici, magistrati, amministratori piegano i loro compiti e i loro interventi agli interessi dei poteri forti; creando una legalizzazione di forme di sfruttamento. La nomina di Cantone è una garanzia contro la corruzione del primo tipo, quella dei taglieggiamenti tramite la pubblica amministrazione, delle mazzette e dei favori; che è dannosa per noi, e che i poteri che beneficiano della corruzione del secondo tipo hanno interesse a ridimensionare, non per ragioni di equità e giustizia ma per sostituirsi ad essa nello sfruttamento dei cittadini.

La nomina non è invece rassicurante rispetto alla corruzione eversiva, quella che beneficia poteri che i magistrati appaiono voler compiacere. Poteri che stanno ottenendo una istituzionalizzazione dello sfruttamento (privatizzazione dei servizi, decime camuffate da imposte, deregolamentazione a favore delle frodi in medicina e nei consumi, etc.). Poteri dei quali non si parla ma che, come l’attuale crisi economica mostra, costituiscono per il cittadino un pericolo non inferiore a quello dei forchettoni e dei mafiosi, dei quali si parla in continuazione. Con Cantone si riduce la possibilità che un Cicciotto e Mezzanott venga a bussare alle nostre porte. Ma temo che aumenti quella che a bussare sia l’ufficiale giudiziario.

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@ Giovanni Pozzi. Mi sembra che tu rappresenti quelli che quando qualcuno mette in dubbio i facili schemetti della propaganda, con lo sceriffo che combatte i cattivi, reagiscono come se gli si spegnesse di colpo la tv proprio mentre il film era allo “arrivano i nostri”. Buona visione e buon Renzi.

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10 maggio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Expo 2015, card. Parolin: “Corruzione male del mondo. Non abbassare la guardia” “

“Lotta alla corruzione” vuol dire “centralizzazione e legalizzazione della corruzione”. I piccoli feudatari, i tangentisti, i forchettoni, vanno ridimensionati, lasciando loro solo una ragionevole commissione. La corruzione, istituzionalizzata tramite lo Stato, deve andare principalmente a beneficio dei poteri forti come multinazionali, nazioni egemoni, banche, Vaticano. Il clero si unisce ai magistrati e alle forze di polizia in quest’opera di riforma della ripartizione dei territori e della spartizione degli utili tra gangster.

Come già fece con Tangentopoli, il pubblico applaude i “liberatori”, illudendosi che l’attacco alla mafia perdente andrà a suo vantaggio.

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19 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Scontro procura di Milano: Bruti-Robledo, caso chiuso, problemi aperti”

Nel 1991 Cossiga inviò i blindati dei CC davanti alla sede del CSM a scopo intimidatorio. Il CSM resistette. Attaccabilissimo quanto a pratiche clientelari, il CSM era tuttavia inattaccabile sui principi, ha commentato Romano Canosa. Oggi con Napolitano e Vietti siamo messi peggio di allora; i blindati non servono, basta un portalettere.

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29 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Pellizzetti “Riforma del Senato: Camera dei Lord, Rotary o massoneria?”

Le istituzioni di copertura

Pellizzetti si avventura, con la verve che gli è propria, nel concetto di “istituzioni di copertura”: che si presentano come istituzioni democratiche, ma sono in realtà il braccio istituzionale di interessi particolari. La massoneria, certo. Ma questa a sua volta è un corpo intermedio, composto per lo più da persone il cui rapporto tra ambizioni e meriti ricalca la distribuzione dei pesi in un misirizzi. A dettare gli ordini non sono conciliaboli di incappucciati, ma i grandi interessi senza volto dell’economia globale; che i misirizzi incappucciati fiorentini, lombardi, calabresi, etc. servono, per tornaconto.

Altre istituzioni, oltre a quelle del governo e del parlamento, si stanno avviando a divenire mera copertura quando sono in gioco grandi interessi. Es. in medicina forze di polizia e magistratura stanno operando, in maniera non meno spregiudicata e abusiva di quella dei politici, al servizio della trasformazione richiesta da grandi interessi liberisti. (Es. l’operazione Stamina: v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

Se, come gli verrebbe spontaneo, il cittadino ossequioso dello Stato di diritto riconosce come legittime le istituzioni di copertura, si sottomette in realtà ai poteri retrostanti. Se le disconosce, non accettando questo sovvertimento dell’ordine democratico, può essere incasellato lui come eversore; come un ribelle, un anarchico. E può quindi essere perseguito con mezzi legali; intrecciati ai sistemi massonici.

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13 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Stipendi forze dell’ordine, l’annuncio di Alfano: “Trovata soluzione al problema” “

Dimmi chi ti paga, e quanto, e ti dirò a chi sei leale. Nella mia esperienza, le forze di polizia sono leali non alla Costituzione, ma ai poteri forti che, non contenti delle razzie degli scorsi decenni, stanno dando corso all’opera conclusiva di sovversione istituzionale. Così che mentre la gente stringe la cinghia i “soldati”, cioè gli “assoldati” del pletorico e ambiguo esercito delle polizie chiedono e ottengono un “sovrassoldo”, la loro porzione di bottino, per continuare a collaborare nello spolpamento del Paese.

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14 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Premio Campiello, vince a sorpresa “Morte di un uomo felice” di Giorgio Fontana”

C’è una scissione tra la magistratura letteraria e quella reale. Chissà se invece di mostrarci sempre magistrati-San-Giorgio a caccia del drago qualcuno scriverà su come un Paese che consente che vi sia un’amministrazione della giustizia di routine, la giustizia per le persone comuni, così inefficiente che la disonestà ne risulta premiata è un Paese dove si coltiva la gramigna. Chissà se ci sarà mai uno scrittore – magari uno dei tanti magistrati che si cimentano con la pagina bianca – che anziché l’ennesima variazione, letterariamente più o meno felice, sul cliché del magistrato che combatte i Cattivi, scriva sugli attuali ottimi rapporti tra la magistratura e i poteri economici e finanziari che allora si avvalsero anche dei terroristi per tenere in pugno l’Italia, per spaventare e per eseguire epurazioni; e ai quali oggi non occorrono più quegli sciagurati, bastandogli schioccare le dita perché i poteri dello Stato obbediscano. Chissà se ci sarà chi si avvalga della forma romanzo non per nascondere l’allargamento del fossato tra il potere giudiziario e il popolo, ma per “sfrondare gli allori”, es. mettendo in luce le conseguenze che tali rapporti, tali collaborazioni, stanno avendo sul destino del Paese.

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26 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post ” Berlusconi, il condannato tratta con i sindacati di polizia a nome di Renzi”

Ma perché, con chi dovrebbero trattare i sindacati di polizia per questo trattamento di favore? Nell’attuale sfascio da basso impero, sono pretoriani che vogliono più soldi per continuare a fare i guardiani dello sfruttamento e proteggere i privilegiati dagli sfruttati. Un altro aspetto della privatizzazione dello Stato. Con B. si intenderanno benissimo. Quelli del M5S reggono il gioco eccependo che chi fa l’accordo ha la cravatta che non si intona con la giacca e la camicia, mentre trascurano che ha anche il sedere scoperto.

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@ gian. Certa gentaccia i poliziotti preferiscono evitarla: tengono famiglia. Qui si tratta di rimediare qualche carta da 100 euro in più assicurando l’appoggio ad un altro tipo di grande criminalità; e B., sommo esperto di favoritismi tramite leggi ad hoc e uomo di mondo, (peraltro non estraneo ad ambienti mafiosi) è l’interlocutore giusto.

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@ gian. Padrino, addirittura. Non esageriamo. B. ha dimostrato di essere un signore; uno che quando c’è da mettere mano al portafoglio per pagare che so, un magistrato, non sta a lesinare il centesimo. Per molte persone, e anche per molti poliziotti, quando si è così ricchi e munifici non si può essere che persone perbene, ci mancherebbe altro. E anche se stavolta pagherà con soldi nostri, lo farà con lo stesso impeto di generosità che gli è proprio.

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25 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Corruzione, delibera di Cantone su ordini professionali: “No incarichi a politici” “

Credo che il messaggio sia che le lobby nazionali, corrotte e arroganti, devono fare spazio lungo la mangiatoia ai poteri sovranazionali. Troveranno un accordo, e avremo altre bocche, dai denti aguzzi, da sfamare. Anzi, si stanno già mettendo d’accordo, applicando l’abuso di potere degli ordini professionali a interessi di livello globale. Nel mio caso, avendo denunciato gravi illeciti in campo medico, e continuando a farlo, sono tenuto dall’Ordine dei medici sotto procedimento disciplinare, con motivazioni false, illegittime e grottesche, da 14 mesi: non mi sono presentato a difendermi, ma il verdetto viene rinviato e ritardato sine die. Ciò sta favorendo la prosecuzione degli abusi la cui denuncia a CC e prefettura ha avuto per risposta l’apertura del procedimento. Questo da un presidente dell’Ordine provinciale che ha concorso personalmente, insieme a diversi suoi colleghi amici, a una delle frodi che denuncio. Sulla quale, molto nota, a giorni si aprirà un processo, ma di incerto significato e con un taglio parziale che ignora gli interessi più grossi. Il caso mostra che per gli Ordini, e anche per la magistratura, CC e prefetture “dat veniam corvis, vexat censura columbas”, quando certe “mamme” chiamano. Non sarebbe la prima volta che la lotta ai corrotti, in sé sacrosanta, si risolve in un peggioramento, vedi Tangentopoli. E’ necessario che tutto cambi affinché tutto resti come prima. Cantone, che ha scritto un libro intitolato “I Gattopardi”, dovrebbe saperlo.

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2 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. D’Onghia “Morte Cucchi, “i pestaggi di Stato” e le condanne dei pochi che hanno pagato”

Questi episodi, dove i poliziotti picchiano a piacere e i magistrati confermano che possono farlo, sono visti come aspetti di privilegio e impunità. Credo debbano essere visti anche come intimidazioni funzionali allo sfruttamento. Noi pensiamo che magistrati e poliziotti si frappongano tra chi vive onestamente e il crimine. Ma appare che ad essere in mezzo siamo noi, polli da spennare, tra la mafia da un lato e polizia e magistrati dall’altro. Con casi come questi, che i media riportano ampiamente, veniamo “convinti” a temere lo Stato; e quindi a stare buoni e farci tosare come pecore e imbrogliare come scemi dalla squallida classe “dirigente” che permettiamo occupi lo Stato; e che così arricchisce sé stessa e i poteri maggiori ai quali ci vende.

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3 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cucchi, sindacato Sappe querela sorellella Ilaria: “Istiga all’odio e al sospetto”. Titolo poi cambiato in: ” Cucchi, Pignatone “rivedrà gli atti” ma elogia i pm. Famiglia: “Abbiamo perso tempo”

“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.” Credo che questa definizione “(legge Rognoni La Torre) possa avere rilevanza per comprendere quanto sta accadendo e viene pubblicizzato dai media, e cioè la catena di morti innocenti dove appaiono evidenti responsabilità istituzionali, che però vengono negate dai giudici, con sentenze che sollecitano la tracotanza del braccio armato dello Stato; mentre chi governa si occupa di cedere il controllo di attività economiche a terzi, privatizzando servizi pubblici, e di fare loro realizzare profitti e vantaggi ingiusti.

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16 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Tinti “Processo L’Aquila e Tor Sapienza: Giudici, processi e isterie collettive”

Il diritto, in sé, è una cosa seria. Tinti fa bene a ricordarci che siamo ignoranti in materia (a volte anche a nostro svantaggio). E che questa nostra ignoranza può causare gravi danni. Però è anche vero che i magistrati, che non in futuro come preconizza – o minaccia – Tinti, ma da sempre a volte danno ragione al più forte, su questa ignoranza ci marciano: “-Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, si sis affinis,…- cominciava Don Abbondio, contando sulle punta delle dita. -Si piglia gioco di me? Interruppe il giovine – Che vuol ch’io faccia del suo latinorum? -Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa.”.

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@ Stefano Mencarelli. Il tema della partecipazione della nostra magistratura, così “atlantically correct”, negli affari più gravi e oscuri della storia del Paese, tema che non riguarda solo la mafia, né solo singoli magistrati, merita di essere considerato a parte.

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7 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Padellaro “Enzo Tortora, chi ne usa e ne abusa”

Tortora non è stato ancora pienamente riabilitato: filibustieri in processione possono oscenamente accostare il loro nome al suo. Marcello Fiori ha buon gioco nel far notare che il PM che lo accusa è lo stesso che accusò ingiustamente Tortora perché dice una cosa vera, anche se non è vero che lui e il suo caso siano comparabili a quelli di Tortora. Sono contrario a leggi, come quella recente sulla responsabilità civile dei magistrati, che consentano di esercitare pressioni sulla magistratura, e in funzione della propria potenza. Dovrebbero però esserci altre forme di controllo. Il non prendere provvedimenti interni contro i magistrati che si rendono responsabili di gravi danni ai cittadini ha una valenza discriminatoria a favore dei potenti. Il coordinatore dei club Forza Italia può lanciare questa stoccata, quando forse avrebbe di che stare zitto. Per un semplice cittadino, la magistratura che si lecca i baffi dopo essersi mangiata Tortora è una magistratura che fa paura. I potenti vorrebbero una magistratura al guinzaglio. Ma la magistratura, mentre negozia coi poteri forti, è più interessata ad apparire come un Moloch che come la moglie di Cesare agli occhi del popolo, dal quale dovrebbe trarre legittimità.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bergamo, induzione indebita e peculato: indagato il questore Dino Finolli”

Il Fatto riporta che alla notizia che il loro questore è indagato perché sospettato di avere favorito la dilazione di un versamento al fisco, i poliziotti della Questura sono rimasti choccati, e più di uno si è sentito male ed è tornato a casa. Si potrebbe considerare la reazione come indice di una visione dei “Buoni e Cattivi” irrealistica, schematica e eccessivamente lusinghiera verso la propria categoria. Ma è il segno di un cuore puro. Meglio non fare soffrire i poliziotti rivelando loro cosa altro fanno, routinariamente, i dipendenti del Viminale, cioè i poliziotti stessi, nel distretto di Corte d’appello di Brescia senza tema che la magistratura crei noie. Dato questo amore virginale dei questurini per la legalità, qualcuno di loro incanutirebbe di colpo.

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25 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “25 Aprile: “Da Mussolini ai delatori, il fascismo fu complice dello sterminio degli ebrei” “

Il libro di Levis Sullam, sui danni provocati allora dall’aggregazione di quei mucchietti di viltà e grettezza che sono gli animi dei delatori, gli animi dei persecutori per interesse, si potrebbe regalarlo a diverse persone che oggi occupano le stesse cariche pubbliche citate nell’articolo, e che sono i discendenti morali di quei questori, ufficiali dei CC, prefetti, magistrati, etc. che allora si macchiarono di questo abominio. Oggi servono nuovi padroni, nuovi fascismi, con metodi più subdoli, in funzione di scopi diversi; non ci sono vagoni piombati che vanno verso l’annientamento morale e fisico. Ma sotto nuovi panni e nuovi modi l’animo torpido ma tenace del delatore, l’animo del caporale, resta lo stesso; e con esso la sua carica distruttiva del vivere civile e la sua potenzialità di morte, alle quali settanta anni fa fu permesso di dispiegarsi in forma completa.

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12 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Biagi, prescritti De Gennaro e Scajola. ‘Si confrontino con loro coscienze’ “

Credo che sarebbe più dignitoso e utile se si riconoscesse apertamente che la magistratura non ha la possibilità – né in generale ha la voglia – di perseguire i crimini commessi dai circoli di potere superiori. Fino a quando si tratta di mafiosi che bruciano i santini e sciolgono le vittime nell’acido, o di mangioni filmati mentre intascano la busta coi contanti, e fino a quando si tratta di dipingere mafiosi e mangioni come dei Satana in persona, ai quali i magistrati si oppongono come strenui difensori dei cittadini, è un conto. Ma quando si tratta del Satana vero, coi suoi tirapiedi istituzionali (o mafiosi), dei crimini politici che da decenni servono a tenere soggiogato il Paese, i magistrati molto spesso guardano altrove o si limitano a fingere di interessarsi. O peggio, a volte attuano comportamenti che appaiono consonanti con la volontà dei mandanti, contribuendo a isolare la vittima prima dell’esecuzione e lasciandosi facilmente “depistare”.

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5 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Marcelli “Lavoro, la salute dei poliziotti va tutelata”

“deve essere riconosciuto il loro diritto a rifiutarsi a prestare servizi in violazione della legge, a tutela non solo della loro salute e sicurezza ma anche della democrazia, della libertà e della vita di tutti i cittadini.”. Secondo il giurista Marcelli ai poliziotti verrebbe negato il diritto di rifiutarsi di prestare servizi in violazione della legge e a danno della democrazia, della libertà e della vita dei cittadini. Io pensavo che avessero non il diritto, ma il dovere di non eseguire gli ordini di commettere illegalità. Ritengo comunque che se uno è un uomo il diritto naturale di non commettere atti immorali lo ha comunque, e lo deve esercitare comunque.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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1 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Modena, il sindacalista arrestato: “Hanno voluto incastrarmi. A quell’incontro non dovevo esserci””

Trappole del genere, che fanno un uso criminale della legge, non possono essere messe in atto dove ci sia una magistratura come si deve, che eserciti un effetto deterrente con la sua presenza, creando nei disonesti e nei funzionari deviati la consapevolezza che se ricorressero a questi mezzi sarebbe fatta chiarezza sulle loro trame e verrebbero svergognati e adeguatamente puniti. Invece, se la magistratura è debole, coloro che condividono con la mafia l’arte di intorbidire le acque, mascariare e intimidire avranno campo libero.

Ci sono poi anche casi di persecuzione politica, di corruzione a favore di grandi interessi, dove la magistratura è collusa, e chi dovrebbe tutelare la legalità rilascia licenze di delinquere; assicurando impunità, partecipando alle manipolazioni, e arrivando a istruire su come commettere reati e farla franca.

@ Recobino. Con una semplicità pari a quella che ci vede lei, può essere una montatura. In un sistema sano, l’accertamento solido dei fatti dovrebbe prevenire l’instaurare una situazione di dubbio estremo, che non si limita all’innocenza o alla colpevolezza, ma dove dall’esterno non si sa se il soggetto sia colpevole o vittima. E la sorte del soggetto non dovrebbe dipendere da chi ha partecipato alla produzione della situazione ambigua, ma dovrebbe essere valutata da inquirenti e giudici terzi. Dovrebbe essere fatta chiarezza: una giusta condanna per calunnia, a carico o del sindacalista accusato o di chi l’accusa, dovrebbe in ogni caso venire emessa.

@ Silmarille. No, non ha preso la busta da quel che si vede nel video (diffuso senza audio). Gli inquirenti avrebbero dovuto accertare come si sono svolti i fatti e il loro significato in maniera sicura prima di arrestarlo e precipitarsi a dipingerlo sui media come un sindacalista corrotto. Non conosco la realtà dei Cobas e dei loro nemici. Intervengo per portare una testimonianza. Nella mia esperienza: a) l’emettere un giudizio, da parte dell’autorità, basandosi su dati incerti e parziali, rinunciando a ottenere e considerare informazione facilmente disponibile, è indice di cattiva fede; b) le forze di polizia a volte organizzano macchinazioni contro chi è inviso a poteri forti, e possono contare su una magistratura che gli copre le spalle e li aiuta.

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17 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ilaria Alpi, la madre: “Basta iniziative. Io umiliata e offesa da formali ossequi di chi ha operato per occultare la verità””

Solidarietà alla madre di Ilaria Alpi. Ricusare la giustizia dei tribunali a volte è l’unica via che resta per tutelare la verità e il principio di giustizia. Rinunciò a difendersi, revocando il mandato ai legali, Danilo Dolci, querelato da Bernardo Mattarella. Rifiutò di comparire in aula, con motivazioni che lo esposero all’accusa di oltraggio alla corte, Domenico Marotta, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, persona di stampo ben diverso da quello di alcuni altri suoi successori; vittima di un’operazione che è stata giustamente definita “una vergogna della magistratura”*.

Per chi da decenni ordina i delitti più gravi, quelli commessi per mantenere il Paese sottomesso, tra i quali l’eliminazione di persone di valore e preziose per il Paese; per chi fa stroncare l’esempio dato da persone come Alpi, Dolci, Marotta, la magistratura non è un deterrente e a volte è una risorsa. In Italia in genere soltanto delinquenti e disonesti considerano, per ovvie ragioni, la magistratura come fonte di male. E’ indice dello scarso senso civico degli italiani – e del loro scarso coraggio davanti al potere – il non includere la magistratura, nei suoi rapporti con i poteri forti, tra i focolai di corruzione che determinano i mali perenni della Repubblica e ora il declino della nazione.

*Russo L Santoni E. Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia. Feltrinelli, 2010.

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12 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, esplosione in strada davanti alle Poste. “Non si esclude la pista anarchica””

Il ministero delle Poste a suo tempo faceva parte del comitato della Presidenza del consiglio per la “difesa psicologica”. Chissà quale contorto ragionamento ha portato gli anarchici a vedere oppressione nel ritirare e consegnare, sia pure con la notoria sciatteria, lettere e pacchi. Ma di sicuro verrà trovato un movente che sembrerà uscito dalla penna di Bakunin; mentre non credo che la magistratura inquirente, per non parlare di CC e PS, prenderebbe in considerazione la tesi che le Poste attuali collaborano con quegli apparati che tradizionalmente si occupano di pilotare l’opinione pubblica pilotando bombaroli e terroristi; e che oggi si occupano anche di swapping tra onestà e crimine, ovvero di dipingere chi è di intralcio a grandi affari illeciti (anche se di idee moderate e borghesi) come un deviante; e chi pratica i grandi affari illeciti come vittima da proteggere.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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17 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove”

S. Palidda, studioso del controllo di polizia, usa l’espressione “anamorfosi dello Stato di diritto” per indicare l’applicazione abnorme e omissiva delle norme a favore di interessi particolari. Come nelle anamorfosi ottiche, disegni deformi e irriconoscibili proiettati sullo schermo visibile al pubblico acquistano forma compiuta e presentabile. Hanno carattere di anamorfosi anche le innumerevoli ricostruzioni delle stragi dove è costante lo schema “l’impegno dei magistrati e investigatori non è mai mancato ma…” ma ci sono stati diabolici depistaggi. Credo che nessuna ricostruzione che voglia essere onesta e approfondita possa eludere il tema dell’applicazione del “codice atlantico”, delle connivenze e complicità di magistrati, forze di polizia e notabili locali alle operazioni sotto l’egida della Rosa dei Venti. Ieri e oggi. Il tribunale di Brescia ha da poco assolto un medico per avere incassato, quando era il rettore, lo stipendio di primario senza andare al lavoro: perché l’università e l’ospedale glielo hanno lasciato fare*. Una motivazione che suona farsesca al lettore comune. Un ragionamento giuridico che sa di anamorfosi, di mappatura di altre ragioni, riconducibili, per chi conosca gli affari che prosperano impuniti a Brescia, al ruolo dell’allora rettore di portaordini di Washington. Ordini che oggi riguardano operazioni mediche come Stamina e i vaccini imposti.

*M. Toresini. Corsera, 15 lug 2017.

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14 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, il capo della polizia revoca la destituzione di Bruno Contrada: avrà stipendi arretrati con interessi”

Credo che il provvedimento sia da classificare insieme alle scarcerazioni e alla sistemazione lavorativa dei terroristi usati come sicari negli anni di piombo. Ovvero nell’ambito delle protezioni, incluse ripulitura di immagine e trattamento previdenziale, degli addetti alle corde e alle ruote utilizzati per il controllo del Paese. E che la sbadataggine della magistrato Accardo sia in linea con i comportamenti della grande maggioranza della magistratura quando certe mamme chiamano.

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19 novembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Barbara D’Urso accolta dalla polizia col picchetto d’onore nella Questura di Milano”

Barbara D’Urso e le forze di polizia esercitano di concerto un’importante funzione: la costruzione a favore di grandi interessi privati della realtà sociale, cioè della percezione condivisa della realtà sulla quale si basano le pratiche sociali. A favore di grandi interessi che a volte, es. nel caso dei prodotti medici quotati in Borsa, contengono una componente criminale. Una costruzione della realtà dettata da affari illeciti di alto livello, ottenuta sia tramite attività propagandistiche di manipolazione mediatica; sia tramite attività coperte di repressione del dissenso, che nella PS hanno preso il posto di quelle di quando il Viminale pilotava il terrorismo. Il servire in ruoli diversi gli stessi poteri può spiegare l’omaggio delle forze dell’ordine alla celeberrima presentatrice. Rincuora leggere commenti indignati, ma la polizia può contare sui tanti italiani pronti a credere che un funzionario di polizia sia simile a figure eccezionali immaginarie come il commissario Montalbano e gli altri poliziotti delle fiction; o reali come Boris Giuliano, Pasquale Juliano, Emilio Santillo. Piuttosto che essere, più probabilmente, un genere di persona più affine a Bruno Contrada; o a Barbara D’Urso, come questo episodio mostra.

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27 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Berlusconi da Fazio a Che tempo che fa: “Non fossi candidabile ho pensato al generale dell’Arma Gallitelli”

Gallitelli, che è stato il degno vice del generale Delfino, è quello che ci vuole per completare l’opera di svendita e degrado della nazione condotta dal compare di Dell’Utri.

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Commento al post di R. Colella “Perché Silvio Berlusconi ha proposto Leonardo Gallitelli come candidato premier”

I CC dal dopoguerra sono strumento, anche in operazioni inconfessabili, degli stessi poteri forti sovranazionali che con la stagione delle bombe lanciarono B. nella politica italiana. L’Italia, “paese ridicolo e sinistro” retto da “maschere comiche vagamente imbrattate di sangue” (Pasolini) viene controllata tramite la selezione di una classe politica pagliaccesca; forse si mandano in scena i fidati macchinisti perchè lo spettacolo è arrivato ad essere così disgustoso per molti elettori che occorre qualche maschera che sembri seria.

@ josephdredd. Non sto “accusando esattamente”. La Rosa dei Venti ha diverse punte … Le accuse esatte – e vere – dovresti chiederle a chi riceve un buono stipendio per difendere il Paese. Come tanti, so, perché “non è poi così difficile”, che, mentre hanno svolto compiti esecutivi, le bombe non possono essere farina del sacco delle figure plautine messe lì a fare da classe dirigente. Né credo alla sanguinosa pagliacciata della “arte e fattura diabolica” (Manzoni) che spiegherebbe la potenza eccezionale della malavita mafiosa, malavita anch’essa sponsorizzata dai poteri forti. Quando coloro dai quali dovrebbero provenire “accuse esatte” non hanno vergogna a farsi sponsorizzare da un personaggio con la storia di B, non devono esserci remore nell’usare il proprio giudizio e rifiutare le farsesche versioni ufficiali coi loro scenari di cartone; e nello spiegarsi ciò che accade guardando a forze reali come quelle della NATO, in grado di condizionare le sorti di intere nazioni, anche con interventi di “guerra a bassa intensità”, e note per praticare, anche nel nostro Paese, queste attività.

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27 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, promosso a questore il poliziotto che accusò i no-global di aver ucciso Carlo Giuliani”

Del neo questore Lauro non sappiamo molto. Sappiamo, dall’episodio di Piazza Alimonda dove accusò subito i manifestanti di avere ammazzato loro, “pezzi di m.”, Giuliani, che tende a giungere a conclusioni frettolose nelle indagini. Ma forse non è così: ha invece mostrato il pregio, dal punto di vista di chi seleziona la classe dirigente italiana, di essere prontissimo nel mistificare. La tecnica dello scambiare le parti tra aggressore e vittima si può fare risalire alla moglie di Putifarre, che, racconta la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di farle violenza non essendo riuscita a sedurlo. Nel 1947 il mafioso Ofria, braccio destro del massone Soresi, partecipò ad un assalto con mitra e bombe a mano contro una sede del PCI. Vi furono morti e feriti. Uno dei feriti colpì a sua volta Ofria con un colpo di pistola. Il commissario capo di Polizia di Partinico, Agnello, scagionò Ofria inserendolo nell’elenco degli aggrediti. Impastato fu assassinato dalla mafia in modo da essere poi fatto passare per un dinamitardo da inquirenti predisposti a questo falso. Posso testimoniare che anche oggi i pezzi di m. veri delle istituzioni nell’eseguire l’atto di proscrizione decretato dai loro padroni verso qualcuno troppo onesto per le loro attività fanno di tutto per costruirgli una figura di deviante, di soggetto da controllare, tramite provocazioni e costruzione di false prove.

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4 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Macerata, Grasso: “Se fomenti il razzismo, uno che spara lo trovi. Solidarietà Forza nuova? Oltre ogni limite””

L’opposizione è di massa, e gli italiani nel complesso non hanno tra i loro peccati quello di sentirsi un popolo superiore. Per molti, l’opposizione non è dovuta, come sostiene Grasso, al colore della pelle, che anzi rassicura e placa. Se fossero scandinavi i tanti che bighellonano a nostre spese per strada, questa violenza imposta dal potere apparirebbe più netta, e l’opposizione sarebbe uguale, o forse più netta e forte, libera dall’equivoco razziale. “Uno che spara lo trovi”. Le parole del titolo attribuite a Grasso andrebbero lette come un’ammissione. I politici sanno come falsare i termini, fomentando la feccia. “So dunque che gli uomini al potere continueranno a organizzare altri assassini e altre stragi, e quindi a inventare i sicari fascisti: creando cosi una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista e per rubare ai ladri i loro voti; ma, nel tempo stesso, mantenendo l’impunità delle bande fasciste che essi, se volessero, liquiderebbero in un giorno.” (Pasolini, 1975). Oggi un Traini cade come il cacio sui maccheroni per fare passare per civiltà il fascismo globalista dell’immigrazione forzosa, e per dare del razzista a chiunque si opponga a questo moderno cugino del razzismo, sul quale i Grasso e le Boldrini basano le loro tristi fortune.

@ Guido Guber. A proposito di “fornire la pistola”, com’è che a un borderline esaltato, a un disoccupato che ha dato segni di squilibrio comportamentale, a uno con un tatuaggio nazistoide sulla faccia, è stata lasciata una Glock? La “Magistratura” “ritiene” di indagare anche su questo aspetto? Traini è un fascista, e i fascisti non solo sono violenti, ma, quel che forse è perfino peggio, sono gregari. Com’è, come non è, il “cane sciolto” ha fatto come al solito quello che voleva il potere. In modo da permettere a quelli come te di accusare di appoggio al fascismo quelli come me (e con noi Pasolini). Così non si parla del nocciolo della questione: lo scafismo. Per il quale chi sale su un barcone acquista uno status speciale che impone attenzioni e cure particolari, a scapito delle moltitudini sfruttate e oppresse che si lascia dietro, e a scapito delle popolazioni costrette a fargli spazio e mantenerlo. Lo scafismo appartiene alla stessa famiglia del razzismo. Il razzismo sostiene che ci sono, costituzionalmente, gruppi umani superiori e inferiori, da ordinare gerarchicamente; lo scafismo predica non l’uguaglianza, ma l’interscambiabilità, un’altra aberrazione, per la quale il posto su questa terra di qualunque persona comune può essere concesso a piacimento dal potere a chiunque altro, in modo da ottenere una configurazione etnica conforme a un disegno imposto dall’alto. Quest’altra violazione dei diritti umani la state facendo passare per “civiltà”.

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21 febbraio 2018

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Commento al post “Aldo Moro, “A morte le guardie”: imbrattata con svastiche la targa di via Fani a Roma. Famigliari vittime: “Vergognoso””

Nell’agosto 2014, a Celico (Cs), ho ascoltato una conferenza pubblica di Francesco Bruno, il criminologo legato ai servizi che in caso di liberazione avrebbe dovuto “prendersi cura” di Moro, dato il disturbo psichiatrico che era stato diagnosticato a Moro per spiegare quanto scriveva (Ippolito: roba da psichiatri stalinisti. Corsera, 1 dic 1993). Alcune affermazioni di Bruno estranee al tema della conferenza (che era quello delle persone che si perdono nei boschi) hanno rafforzato la convinzione che gli apparati incaricati di coprire con manipolazioni l’eliminazione di Moro siano ancora in piedi. L’uccisione degli agenti di scorta può avere un legame con quanto il giudice Lupacchini riporta sul comportamento delle volanti di polizia nell’attentato alla sinagoga di Roma dell’ottobre 1982 (“Il lodo Moro”. In: In pessimo Stato. Koinè, 2014). Ma anche con l’allontanamento di un dirigente di polizia fedele e abile come Santillo dalle indagini su quel colpo di mano che frantumò quanto restava dell’indipendenza dello Stato; e con la volontà di creare un alibi agli aiutanti del boia, permettendogli di mostrare dei loro caduti come segno di merito. Credo che lo squallido imbrattamento, con gli insulti vili agli agenti uccisi, nel corso di una campagna orchestrata di riesumazione, more democristiano, del pericolo di fascismi e opposti estremismi, contempli anche questo ultimo scopo, sull’immagine pubblica degli odierni tirapiedi.

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23 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Ulivieri “Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa”

Un altro fattore, meno noto, soprattutto da noi, ma più incisivo e maggiormente comprovato, che spiega questi incrementi di incidenza “stepwise” di tumori come melanoma cutaneo, carcinoma del rene, della tiroide, della mammella, è la sovradiagnosi. Una caratteristica delle sovradiagnosi di cancro è che si alimentano con gli allarmi sulla presenza di fattori cancerogeni sul territorio; e, una volta innescate, si autoalimentano con l’aumento spurio di incidenza e il conseguente rinnovato allarme. Sarebbe interessante conoscere l’opinione riguardo a questo aspetto, messo un po’ in ombra dall’emergenza sul flagello delle Terre dei Fuochi, dei magistrati noti al pubblico per il loro impegno nel contrastare (soprattutto tramite clamorose indagini; meno in termini di condanne) i reati su rifiuti e discariche in quanto cause delle riportate epidemie di cancro; come Sandro Raimondi. Comunque, nella sfortuna a Brescia è sorta una laboriosa industria della diagnosi e della cura del cancro; che si avvale del prezioso concorso, nella sua meritoria opera a tutela della salute, delle Istituzioni preposte alla legalità: prefettura, questura, comando CC, assessorato e comando polizia municipale. E non ultimi ma primi i servitori dello Stato con la toga che hanno intitolato il palazzo di giustizia di Brescia all’insigne giurista e tra i fondatori della P2 storica Giuseppe Zanardelli.

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9 luglio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ginambartolomei “Xenofobia e reati d’odio, la Procura di Torino: priorità ai fascicoli, pool di pm ad hoc e no archiviazione facili”

La parte buona, da accettare senza riserve, del pronunciamento del procuratore Spataro è data dal suo dissuadere dal commettere reati e atti incivili verso gli immigrati. Trascendere, abbandonarsi a scorrettezze (come fanno anche gli immigrati; a volte usati come provocatori e stalker dalla polizia, posso testimoniare) sarebbe un degradarsi. E anche un auto-sconfiggersi, cadendo in una trappola; si può temere che a sostegno dei diktat e degli insulti pro sbarchi compaiano delitti di utili idioti verso gli occupanti, come già accaduto a Macerata. La parte cattiva è l’appoggio politico del magistrato agli sbarchi decisi da chi manovra il traffico, cioè a una violenza contro il popolo, i cui mandanti ultimi appaiono essere gli stessi poteri che ci hanno dato – con la complicità dello Stato – la stagione del terrorismo e la mafia perenne. in Italia il servizio giustizia non funziona e a volte funziona a rovescio; ma la magistratura si sveglia, dispiega una voce chiara e forte e dà “lezioni di civiltà giuridica “ agli altri paesi quando c’è da legare il cavallo dove vuole il padrone a danno del popolo. A Lecco un magistrato ha disposto che gli appartamenti pignorati agli italiani morosi fossero assegnati a richiedenti asilo. Chissà se un giorno gli italiani si accorgeranno da che parte stanno regolarmente i magistrati quando il tallone di ferro dei poteri forti preme sui cittadini.

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v. anche:

La decenza precede la santità

I crimini di controllo e il loro carattere continuativo e moltiplicativo

La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

Brescia non solo bombe

La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

I depistaggi a stupro continuato

Corruzione “qui tam” e sfruttamento

Servizi, masse e istituzioni nei movimenti di protesta

Patologia e malattia delle istituzioni

La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato

L’ambasciatore USA ordina il sostegno al loro complesso magico-industriale

I magistrati e l’altra corruzione. In: L’irresponsabilità della medicina in franchising

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Apoptosi della sinistra e magistratofilia

Nuove P2 e organi interni

I magistrati e gli USA

L’omertà e le complicità nazionali nelle epurazioni USA

La medicina come rimedio ai limiti della crescita economica

Radiotossicità mafiosa e legale

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

Massoni e legalità

Rispetto della Storia nell’azione giudiziaria

Reati contro l’economia

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa

I professionisti della metamafia

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti

Quando “less is more”

La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”

La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado

Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

Il mediatico e l’extramediatico. Il caso delle ghiandole sessuali maschili

I 18 anni di Noemi e la nascita della sanità integrativa La magistratura come cuscinetto

La UE come mostro adescatore: proibizione agli Stati nazionali di presentare argomenti scientifici

15 March 2012

Blog  Appello al popolo

15 mar 2012

Due mesi fa, su una rivista della Società europea di biologia molecolare due ricercatori, la norvegese Wickson e l’inglese Wynne, hanno paragonato la natura di una proposta legislativa della Commissione europea (CE) alla rana pescatrice abissale [1]; è quel pesciaccio, che vive negli strati marini profondi, dove la luce solare non arriva, che pare disegnato da un caricaturista per quanto è brutto e per come rappresenta il predatore astuto (e anche la dabbenaggine delle sue vittime). Ha una enorme bocca, sproporzionatamente grande rispetto al corpo in alcune specie, orlata di lunghi denti aghiformi. Dalla testa gli protrude un filamento che porta un’esca luminescente. In quei neri abissi, nella zona “abissopelagica”, gli organismi ci vedono poco, quando non sono del tutto ciechi. Quelli che percepiscono la luce dell’esca ballonzolante le si avvicinano, senza vedere a cosa è attaccata, e finiscono inghiottiti nella bocca spalancata del predatore.

Il lysenkismo della CE

Ho apprezzato la metafora del mostro che è inguardabile e che però riesce ad attrarre le sue prede, conoscendo la propensione del pubblico a prestare consenso alle frodi che provengono dalle oscure profondità del big business sopranazionale, riguardanti la cura delle malattie [2]. I due ricercatori sono ricorsi all’immagine della rana pescatrice per mostrare come una riforma UE in discussione, a prima vista attraente, sia realtà una trappola e una mostruosità: la recente proposta della CE di non consentire agli Stati nazionali di avanzare obiezioni di carattere scientifico sulle importazioni di cibo geneticamente modificato, né sugli organismi e le coltivazioni geneticamente modificate; in particolare, sulla loro sicurezza e sui danni che possono provocare alla salute e all’ambiente.

Questi argomenti scientifici verrebbero riservati alla preposta agenzia UE, che diviene quindi l’unica fonte qualificata a esprimere pareri scientifici recepibili sede legislativa UE; gli Stati potrebbero avanzare sugli OGM solo obiezioni di altro genere: sociali, economiche, di politica interna, etc. (v. l’articolo [1], reperibile su internet, per i dettagli e un’analisi critica). Il perseguimento della centralizzazione in sede comunitaria dell’analisi scientifica dei rischi degli OGM si basa su presupposti confusi, falsi e contradditori, affermano giustamente i due ricercatori.

Il Parlamento europeo ha proposto emendamenti che eliminano questo diktat; non conosco l’evoluzione più recente dell’iter legislativo, se e quanto questa misura draconiana verrà bocciata o addolcita; i media, anche quelli “progressisti”, e forse quelli “progressisti” ancor più degli altri, stanno attenti a non farci sapere nulla di queste cose, mentre ci martellano e ci distraggono con le solite questioni di cortile, le solite miserie nostrane, o sempre nuove scempiaggini: argomenti come la denuncia di questa singolare limitazione agli Stati fanno parte del Proibito [3]. In ogni caso, resta il fatto che la CE vorrebbe fare un solo boccone di una serie di capisaldi di civiltà, giustizia e razionalità, che riguardano la salute delle persone e la tutela dell’ambiente oltre che gli interessi economici degli Stati nazionali; con un notevole danno per le popolazioni. Mediante una misura che è rivelatrice dei reali princìpi ispiratori della politica comunitaria.

Sul versante scientifico, la restrizione della CE non rispetta le norme di comunitarismo e universalismo dell’etica della ricerca. Questa reductio ad unum della consulenza scientifica, ottenuta lasciando parlare solo gli scienziati di corte, per ora sugli OGM, e, una volta fatto passare il principio, magari anche su altri campi, come le cure mediche o le grandi opere, non rispetta il metodo scientifico, che è basato sul confronto tra ricercatori diversi. E in un campo, quello dell’analisi scientifica del rischio, che è tra i più incerti, indeterminati e controversi; e tra i più esposti a influenze politiche ed economiche e conseguentemente ad analisi e interpretazioni di parte. Un settore che spesso dà luogo a diatribe che si trascinano per molti anni, dove in effetti si spererebbe che la scienza desse risposte univoche; che è cosa molto diversa da una scienza che parla con una voce sola, la voce del padrone.

Sul versante politico, la pretesa della CE non rispetta la più elementare decenza. Secondo la CE ora i popoli non dovrebbero essere liberi neppure più di proteggersi dai rischi alla salute e all’ambiente, ma dovrebbero accettare prodotti sapendo che sono nocivi. La CE non rispetta la libertà politica, impedendo a un’entità politica – a Stati nazionali, non alla giunta di Roccacannuccia – di scegliere, tra quelli legittimi, gli argomenti che giudica appropriati. Non rispetta il corretto rapporto tra scienza e politica, dove non può essere “accountable” una scienza volta alla “non accountability” politica; e non lo rispetta fingendo di ignorare come gli argomenti etici, e anche quelli sociali o politici, sono, nell’analisi del rischio, inestricabilmente intrecciati a quelli scientifici.

L’Olimpo dal quale dovrebbero discendere sugli abitanti di Europa le pure e imparziali verità scientifiche non è altro che l’EFSA, che ha sede a Parma. Un ente tutt’altro che indipendente, da sempre fortemente favorevole al cibo e alle coltivazioni OGM, e da anni per questo criticato da associazioni watchdog [4-6]; con un curriculum, che si sta aggiornando in queste settimane, di denunce e reprimende che lo vedono con le mani nella marmellata: esperti che dirigono potenti associazioni di categoria dell’industria alimentare, o che lavorano per le industrie che dovrebbero controllare; adozione degli stessi criteri di valutazione tossicologica scelti per convenienza dall’industria; decisioni su prodotti sui quali, più ancora che gli OGM, non si dovrebbe scherzare, come i pesticidi, prese sulla base di studi sponsorizzati dall’industria, mentre, antiscientificamente, studi indipendenti vengono ignorati; norme di abbattimento dei controlli, scappatoie, e innalzamento delle concentrazioni di sicurezza a favore dell’industria. Si parla di una sua riforma …

L’EFSA è così responsabile e rigorosa che ha anche appoggiato con affermazioni false che ha poi dovuto ritirare l’introduzione in commercio di prodotti OGM contenti geni che conferiscono resistenza a antibiotici di primaria importanza per l’uso medico, esponendo così le popolazioni a un rischio di diffusione della resistenza a tali antibiotici (la patata Amflora per la produzione industriale di amido e, con gli scarti di questa produzione, come mangime per animali). L’EFSA appare come un modello di cattiva scienza, al servizio di interessi parte. Secondo la CE l’oste, oltre ad avere l’esclusiva sui controlli antisofisticazioni di legge sul suo vino, non potrebbe neppure venire contestato, essendo stabilito che il suo Verbo è assoluto.

I soloni della CE mostrano una superbia e un’esaltazione che raggiunge il ridicolo. Allestiscono una scenetta dove la UE è rappresentata da un austero scienziato che ascolta, paziente, ma fermo, gli Stati nazionali che si presentano coi farfugliamenti di fricchettoni alla Verdone di “Un sacco bello” sull’amore per la natura, o le recriminazioni interessate e miopi di villici gretti e ignoranti nemici del progresso, o le superstizioni di donnicciole spaventate da dicerie metropolitane sui rischi del cibo industriale.

La proibizione ha anche un valore simbolico, che è umiliante per gli Stati. La notizia è un dato a favore di quanto dice Ida Magli, che parla di dittatura europea, di mostruosità del progetto UE, e sostiene che la sua unica finalità è l’eliminazione degli Stati nazionali. Questi fondamentalisti dei cavoli loro vogliono addirittura sancire l’inferiorità intellettuale rispetto all’Impero [7] di intere nazioni, le stesse che con tutte le loro colpe hanno fatto la Civiltà occidentale. Nazioni che hanno fatto anche la storia della scienza, che un tempo dicevano sciovinisticamente cose come “la chimica è una scienza francese”, adesso dovrebbero stare zitte e col cappello in mano mentre le buone forchette di Parma (l’EFSA) gli fanno la lezione.

E se non rispettano intere comunità nazionali, possiamo farci il conto di quanto importi dei singoli individui a questi emissari dei grandi poteri economici e finanziari. E’ una conferma che alla CE non sono interessati alla salute, al benessere e alla prosperità delle popolazioni, quanto agli interessi di chi trae profitto da quelle popolazioni.

Questa trovata ricorda il caso Lysenko (che pure riguardava l’agronomia) in URSS sotto Stalin: la manipolazione della scienza, e l’imposizione di tale scienza manipolata da parte dello Stato. Ora si vuole qualcosa di simile in Occidente, e a livello sovranazionale, contro gli Stati. L’impossessarsi della scienza per farne un instrumentum regni è in tempi moderni tentazione di tutti i poteri forti. Il caso mostra l’imperversare dello scientismo, che nel sistema neoliberista degenera nell’opposto della scienza autentica: una forma di Sacro sul quale fondare il potere tecnocratico. Uno stravolgimento e una corruzione della scienza che guasta e discredita questa preziosa risorsa intellettuale dell’umanità.

L’Impero e i Baroni

L’uso strumentale di argomenti scientifici in politica economica internazionale non è una novità, ma finora ha interessato la competizione tra attori economici e quindi quella tra Stati. Lorenzo Tomatis ha scritto di come in materia di regolamenti internazionali sui cancerogeni per un certo periodo le industrie più forti volevano che fossero privilegiati i dati sperimentali rispetto a quelli epidemiologici: i dati sperimentali portavano più di quelli epidemiologici all’eliminazione di sostanze in uso nell’industria, imponendo quindi una riconversione che solo le industrie forti potevano sostenere, e che aveva quindi come conseguenza la sparizione o l’asservimento delle industrie piccole e medie. (Oggi i poteri forti fanno largo uso dei “dati” epidemiologici, più facilmente manipolabili e, date le difficoltà pratiche, meno facilmente replicabili e quindi meno facilmente smentibili; così che accade che un cattedratico di biochimica citi come risolutivi a favore del dogma HIV-AIDS dati epidemiologici anziché sperimentali [8]). La novità è che ora la scienza, o meglio la retorica pseudoscientifica, è messa al servizio della centralizzazione dell’economia, e anche al servizio della centralizzazione delle frodi a fini di profitto.

Oltre che come volto a soggiogare e svilire gli Stati, a impedirgli di difendere i loro legittimi interessi, l’intendimento della CE va visto nell’ambito della guerra dell’Impero ai Baroni. Il contrasto sotto gli occhi di tutti, ma tabù, tra da un lato l’Impero, che ha la sua testa, o la principale tra le sue teste, in USA (e questo caso lo conferma [9]); cioè i poteri forti della globalizzazione che si stanno impossessando dell’Europa; come le grandi banche, le multinazionali, i poteri finanziari, i poteri militari. Impero del quale la CE non è che uno dei tentacoli politici, per quanto importante. E dall’altro lato i Baroni, i tanti piccoli e medi potentati locali che un tempo, tramite il potere degli Stati nazionali, regnavano non formalmente ma di fatto sui rispettivi feudi, nell’ambito di un complesso gioco di alleanze ed equilibri tra di loro; come i partiti, i gruppi di interesse, le caste; il clero, un principato tra i più potenti. Soprattutto nel caso dell’Italia, con la secolare attitudine dei suoi abitanti a stare sotto qualche potentato grande o piccolo, la guerra riguarda i diritti di sfruttamento sui sudditi, che l’impero vuole per sé, riducendo, se non abolendo, il potere dei baroni.

Ad esempio, prima gli agricoltori o i proprietari dell’industria alimentare locali potevano rivolgersi, per la tutela dei loro interessi, non sempre coincidenti con gli interessi del popolo, al politico del partito giusto, previo pagamento di una quota al partito, agli amici e perché no anche al politico stesso, che avrebbe difeso e promosso i loro interessi in sede legislativa nazionale, e anche internazionale; magari appoggiandosi secondo convenienza ad argomenti “scientifici”. Non va dimenticato che anche le politiche statali nazionali possono essere corrotte; per non parlare della ricerca scientifica che, indipendentemente dalla UE, riguardi temi rilevanti per grandi interessi economici. I baroni contano ancora qualcosa; il peso degli interessi locali dell’agricoltura e dell’industria alimentare non è stato ancora del tutto cancellato. Misure come questa tolgono potere ai baroni per darlo agli “imperiali” come le multinazionali.

Una lotta che vede un’inclinazione ghibellina della nostra magistratura [3,10,11], che identifica la corruzione con l’endemica corruzione esercitata dai baroni, seguendo i dettami di “Transparency international”, e la combatte; meritoriamente; ma che davanti a forme superiori di corruzione e malaffare, quelle relative all’impero, è, almeno in campo biomedico, muta come una trota e cieca come un pesce abissopelagico; quando non le aiuta attivamente.

Mussolini, che in precedenza aveva detto “il razzismo è roba da biondi”, poi su pressione di Hitler impose le infami leggi razziali, con relative teorie d’appoggio sulle razze biologiche umane. Bottai, considerato tra i gerarchi più colti e intelligenti, commentò “perché sparare con un cannone per uccidere un uccellino?”, “il problema degli ebrei esiste ” ma “si poteva risolverlo con piccoli atti amministrativi”. Anche la proposta della CE di impedire per legge agli Stati nazionali obiezioni scientifiche sugli OGM è roba da biondi, da anglosassoni (o anche da germanici), che hanno questa tendenza a formalizzare il sopruso e l’imbroglio, a renderli direttamente legge scritta; es. con la legalizzazione delle lobbies (la cui introduzione in Italia è auspicata da illuminati magistrati nostrani, allo stesso tempo cantori di “Mani pulite” [10]; l’EFSA è stata anche accusata di essere un trampolino per il lobbying, dati i passaggi, tipici del lobbismo, di suoi controllori alle dipendenze dei controllati come lobbisti UE [4]). Invece in un paese cattolico e con una tradizione giuridica come il nostro si preferisce il sistema alla Bottai, quello di non mettere direttamente nero su bianco, inequivocabili, l’infamia o l’inganno troppo grossi, ma di fare la legge prima facie presentabile, ma predisposta all’infamia e alla strumentalizzazione, e poi escogitare caso per caso come aggirarla o sfruttarla con piccole mosse, salvando le apparenze e facilitando la corruzione baronale.

Del resto i due poteri in parte si contrastano, ma in parte si sostengono e cooperano, trovando accordi spartitori. All’Impero un po’ di corruzione locale, ridimensionata e rispettosa dei suoi interessi, serve comunque per scopi amministrativi e come lubrificante per la sua macchina; né i baroni possono minimamente sognare attualmente di potersi liberare dell’Impero. La cooperazione ha ragione d’essere soprattutto in Italia, dove la classe “dominante”, o subdominante – a cominciare dal clero –  ha una storica tradizione compradora, cioè di mediatrice di forme di sfruttamento del Paese da parte di poteri esteri; badando ai suoi interessi, conformandosi al periodo storico, cercando di trovare accordi con gli invasori di turno e per il resto impipandosene altamente del bene della nazione [12].

Ida Magli si è chiesta stupita come è stato possibile ottenere un così totale  “addomesticamento delle scienze umane” all’ideologia necessaria al progetto UE [13]. Posso risponderle che, per quel che riguarda le scienze biomediche in Italia, oltre all’inganno, alla propaganda, alla corruzione, all’istituzionalizzazione del sopruso, si è ricorsi, al fine di ottenere la selezione voluta dai poteri dei quali la CE è braccio politico, a epurazioni col sistema Bottai di soggetti che non si facevano addomesticare, e rischiavano di traviare gli altri col loro esempio.

La vendita di singoli cittadini è preliminare alla vendita di cittadini in massa; è un servizio che i baroni della ricca (finora) e molle provincia italica hanno svolto e svolgono per l’Impero, con una perizia e un’affidabilità testimoniate dall’appoggio che hanno fornito alle eliminazioni cruente, che hanno avuto luogo fin dalla nascita della Repubblica, di soggetti invisi ai poteri esteri egemoni. Un’onorata società composta da magistrati, politicanti, amministratori pubblici, antichi corpi di gendarmi che stanno passando armi e bagagli sotto la bandiera della gendarmeria europea, e servizi, si occupa di neutralizzare voci che intralcerebbero il disegno dell’Impero, soffocandole e screditandole, applicando gli insegnamenti dell’illustre fascista, aggiornati ai mezzi offerti dal progresso.

L’esca nel buio

Questo caso conferma come l’Unione europea contrariamente al nome abbia una natura litica: come non unisce le forze per costruire una più ampia e forte entità politica, ma dissolve strutture politiche e sociali, principi non negoziabili, sistemi culturali, diritti e regole fondamentali, sciogliendo gli Stati e le comunità nazionali in una poltiglia adatta a essere sfruttata. Questa non è un’unione, ma l’unificazione a un omogenato. Non sappiamo come andrà a finire; non si può escludere che il progetto UE data la sua natura strumentale rientri, una volta che ci avrà resi sufficientemente poveri e soli. Noi credevamo – peccando di superficialità, commenterebbe da antropologa Ida Magli [13] – a questa affascinante storia dell’unire i popoli europei, dell’affratellarci superando l’ostilità che ha portato a scannarci tra di noi per tanti secoli, per raggiungere la pace e la prosperità. In realtà, davanti al progetto reale di unione europea e alle sue tante manifestazioni siamo come la preda nel buio davanti all’esca del mostro abissale. Questa unione europea non unisce ma dissolve.

Dobbiamo essere grati a chi ci avverte dell’abbaglio, e a coloro che, come gli animatori di questo sito, oltre a informarci studiano possibili vie d’uscita e ce le indicano. Ma il mostro adescatore è l’intero sistema neoliberista, con le sue tante trappole composte da seduzioni luccicanti collegate a mandibole che si serrano automaticamente. Il fenomeno della bioluminescenza accomuna la rana pescatrice abissale alle lucciole. Le lucciole sono quasi scomparse, cacciate dall’inquinamento. Aggiornando il proverbio ai tempi, stiamo attenti a non prendere esche luminescenti per lanterne.

https://menici60d15.wordpress.com/

Note 

1. F. Wickson, B. Wynnie. The anglerfish deception. EMBO reports. 12 Jan 2012. Reperibile su internet.

2. menici60d15. La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/12/01/la-generosita-del-governo-monti-e-del-suo-elettorato-virtuale-verso-le-multinazionali-farmaceutiche/

3. menici60d15. Giancarlo Caselli e i No-TAV: il negativo e il proibito. https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

4. Conflicts on the menu. A decade of industry influence at the European Food Safety Authority (EFSA). Corporate Europe observatory e Earth open source. Reperibile su internet.

5. G. Paglino. “Mancanza di indipendenza e conflitto di interessi”. L’Efsa nel mirino delle associazioni. Il Fatto quotidiano 6 mar 2012.

6. G. Monastra. La questione OGM. Circoli Nuova Italia. 11 apr 2010. Reperibile su internet.

7. Uso lo steso termine, ma per fini che non hanno nulla a che fare con quelli del libro “Impero” di Toni Negri; edito, andrebbe notato, dalla Harvard university press.

8. menici60d15. Aids: negazionisti vs. non-riproducibilisti. https://menici60d15.wordpress.com/2012/01/26/aids-negazionisti-vs-non-riproducibilisti/

9. A. Pisanò. Pressioni americane sull’Europa per introdurre colture Ogm. Il Fatto quotidiano. 9 mag 2011.

10. menici60d15. I magistrati business friendly e la mafia come sineddoche tendenziosa

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

11. menici60d15. Reati contro l’economia. https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/

12. menici60d15. C’è la parola: compradora.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

13. Ida Magli. La dittatura europea. BUR, 2010.

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Blog di A. Giannuli

Commento al post “Contro la legge sul negazionismo” del 18 ottobre 2013

Mi associo. In questo modo poi accade che “I vincitori sono padroni anche della verità” (Primo Levi). Segnalo il post “La UE come mostro adescatore. La proibizione agli stati nazionali di presentare argomenti scientifici”*, su un altro tentativo di imbavagliare ope legis la libertà di dissenso, addirittura a livello di sovranità nazionale. Ci sarebbe molto da dire anche sui metodi informali, o meglio coperti, già affidati sottobanco ai “questurini e magistrati” (e agli uffici affari riservati) coi quali le istituzioni dello Stato praticano a favore di potenti interessi privati la censura e la repressione del dissenso in campi come la medicina.

Nel post osservo che proprio le “verità scientifiche” di Stato, col manifesto degli scienziati razzisti, facilitarono la persecuzione degli ebrei. Queste operazioni discriminatorie attraggono cialtroni e vili; ma risucchiano anche studiosi e intellettuali di valore. Ad aderire successivamente al manifesto vi furono persone come Piero Bargellini, Giovanni Gentile, Giovannino Guareschi, Giovanni Papini, Ardengo Soffici. Sarà quindi meritevole se gli storici riusciranno a tenere almeno il loro campo in carreggiata.

Francesco Pansera

*https://menici60d15.wordpress.com/2012/03/15/la-ue-come-mostro-adescatore-proibizione-agli-stati-nazionali-di-presentare-argomenti-scientifici/

 

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30 marzo 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Colluto “Xylella, studio Efsa: “E’ la causa del disseccamento degli olivi del Salento”

Se lo dice l’EFSA…

Sicurezza alimentare, bufera sull’Efsa. Scoppia un caso per conflitto d’interessi. Il quotidiano Le Monde apre un caso sull’agenzia europea: “Chi deve controllare ha lavorato per anni come consulente per i grandi colossi industriali”. Il Fatto, 31 gen 2012.

“Mancanza di indipendenza e conflitto di interessi”. L’Efsa nel mirino delle associazioni. Un rapporto stilato dalle associazioni Corporate Europe Observatory e Earth Open Source denuncia i conflitti d’interesse dei membri dell’EFSA e ripetuti favoritismi nei confronti delle multinazionali. Il Fatto, 6 mar 2012.

Concerns about the political use of their opinions have been expressed by members of the EFSA themselves. According to the report, this situation is due to the close ties between “certain members” of the GMO panel and the giants of biotechnology, led by the panel’s chairman, Harry Kuiper. Kuiper is the coordinator of Entransfood, a project funded by the European Union to “facilitate market introduction of GMOs in Europe, and therefore bring the European industry in[to] a competitive position.” In that capacity, he is a participant in a working group that includes Monsanto and Syngenta. Robin MM The world according to Monsanto, 2012.

“WE WERE PRESSURED BY INDUSTRY TO HIJACK SCIENCE”. This is the candid confession of Dr. Herman Koeter, head of the European Food Safety Authority, after resigning from the corrupted agency. B. Martini, 5 set 2011.

@ ogeid3. Così? Monbiot G. The fake persuaders. Corporations are inventing people to rubbish their opponents on the internet. The Guardian, 14 mag 2002.

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23 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, commissario Ue: “Gli Stati hanno la responsabilità morale di immunizzare i bambini se i loro genitori non lo fanno””

Dove trovare ormai cimiteri affollati di tombe di bambini morti secoli fa, che quell’organizzazione benefica che è la UE esorta a visitare? Ce ne sarà forse rimasto qualcuno; ma è un’immagine da feuilleton, scelta perché commuove, e blocca la ragione. “… a Napoli muoiono troppi bambini. Quando muore un bambino i suoi parenti gettano, dietro il carro bianco che si allontana, manciate di confetti. Rimbalzano e rotolano sulla strada, questi confetti di qualità scadente, porosi e grigiastri: innumerevoli coetanei del defunto accorrono e si accapigliano per raccoglierli, lasciando lembi di camicia e di pelle nella zuffa; ridenti e furiosi non sentono la morte che li chiama e li conta come la chioccia fa con i pulcini, ma sono pieni della necessaria dimestichezza con lei”. (G. Marotta. L’oro di Napoli, 1947). Nel modello della transizione epidemiologica in Europa le grandi epidemie sono dal ‘700 gradualmente scomparse, e la mortalità da malattie infettive è calata fino a crollare, col crescere del reddito e con il miglioramento delle condizioni di vita. La crescente tendenza allo sfruttamento, orchestrata tramite la UE, non va nel verso della tutela della salute. Oggi l’insidia alla salute dei bambini costituita dalle bugie della propaganda e dall’asservimento al business dei politici e dei burocrati può portare a un regresso, come sta avvenendo in vari aspetti della vita civile, anche in campo sanitario.

Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito

23 February 2012

Sottoposto  a Appello al popolo il 23 feb 2012 e lì pubblicato il 27 feb 2012

“… questi episodi mi ricordano i familiari dei camorristi che circondano le auto delle forze dell’ordine per impedire gli arresti dei loro congiunti” Giancarlo Caselli, 20 feb 2012, sulle contestazioni alla carcerazione dei NO-TAV

Il cardinale Giulio Mazzarino, reggente di Francia, scrisse che se un governante vuole colpire legalmente un soggetto che non ha colpe deve prima fare punire ingiustamente una persona cara al soggetto, più volte, per poi prendere a pretesto le sue crescenti proteste e recriminazioni, i “trascorsi di lingua” così suscitati, per accusarlo e punirlo.

In questi giorni infuria lo scambio di accuse tra i NO-TAV e il Procuratore di Torino Caselli in merito alla carcerazione di attivisti NO-TAV e della conseguente contestazione di Caselli. Caselli sostiene che lo si vuole zittire, e fa intendere di percepire in questi atti l’atmosfera prodromica di un possibile nuovo terrorismo. Sull’altro fronte, viene accusato di servire i poteri forti abusando del potere giudiziario. Credo che questo caso mostri le conseguenze della differenza tra “il Negativo” e “il Proibito” [1].

Andrebbe riconosciuto che lo Stato combatte e reprime due entità diverse: quelle negative e quelle proibite. Le attività proibite non devono apparire sulla scena pubblica; anche e soprattutto se sono positive; come, in questo caso della lotta alla TAV, la lotta ai soprusi degli insaziabili predatori e speculatori istituzionali. Le attività negative sono attività illecite reali, ufficialmente combattute, ma in realtà entro certi limiti permesse, perché svolgono alcuni ruoli inconfessabili funzionali agli arcana imperi; e perché è utile mostrarle al popolo come il Nemico che lo minaccia. Al contrario delle attività proibite, che non devono neppure esistere agli occhi dei cittadini, e la cui repressione deve avvenire il più possibile in forme coperte, alla lotta alle attività negative viene data pubblicità. Ad esempio trafficare in droga è un’attività altamente illegale e del tutto negativa, ma non è davvero proibita: si mostrano i successi dei sequestri, ma il traffico non viene eradicato. La mafia è da noi il massimo della negatività; se ne parla in continuazione in tutte le salse, le librerie e le cineteche hanno settori ad essa dedicati; perché non è proibita, e anzi è stata ed è favorita; la mafia svolge varie funzioni criminali e politiche, e ora, soprattutto nella sua “inarrestabile” espansione al Nord, serve da alibi a classe dirigente, politici, magistratura e forze di polizia per trascurare i reati del crimine istituzionalizzato [2]. Incluse speculazioni e saccheggi come questo della TAV.

Il Proibito positivo va represso e nascosto; non deve apparire. Quando ciò non sia possibile, uno dei modi di reprimere il Proibito positivo è di trasformarlo in Negativo, in un’entità visibile, ma che l’opinione pubblica riconosce come negativa, dando quindi pieno consenso allo Stato nella sua repressione. Per gli oppositori di penna isolati, li si può fare passare per pazzi, irresponsabili, visionari, potenziali criminali. Il terrorismo è stato un altro grande Negativo. Non è un segreto che il terrorismo degli Anni di piombo sia stato favorito e pilotato dallo Stato; che in questo modo ha raccolto consenso mentre, con l’alibi della lotta al terrorismo, evitava di considerare richieste politiche magari a volte discutibili, ma legittime e pacifiche, di progresso sociale. Ex chaos ordo. Oppure si può esaltare un Negativo per nascondere un altro Proibito: non si parla che delle infiltrazioni al Nord della mafia, ormai un’entità non umana ma demoniaca a credere a quanto si dice sulla sua inarrestabilità, e intanto si lascia che la sanità compia la sua evoluzione liberista, che comporta crimini non inferiori a quelli dei mafiosi (a volte in società con la mafia); a volte usando la mafia come spauracchio per favorire gli interessi della privatizzazione della sanità [3]. La mafia viene rappresentata come un Kilimangiaro solitario, non come una tra le vette della catena himalaiana della criminalità e dello sfruttamento nella quale è integrata.

Essendomi occupato di frodi mediche strutturali, come i sistemi per lucrare legalmente sulle malattie falsificando la dottrina, o diagnosticandole falsamente, ho conosciuto personalmente le tecniche che magistrati, forze di polizia e altri galantuomini praticano, e le pagine di infamia che scrivono, per trasformare il Proibito in Negativo, a spese della persona da censurare.

I NO-TAV della Val di Susa sono un caso particolare, un’eccezione nel desolante panorama di inerzia popolare e di movimenti fintamente opposti al potere: non solo hanno toccato un tema autentico e proibito, di elevato valore etico e politico, ma sono stati capaci di renderlo pubblico, e di riscuotere il sostegno o l’approvazione di una larga quota della cittadinanza. Credo che sia in corso un tentativo da parte dello Stato di trasformare la lotta alla TAV, questa inaccettabile comparsa del Proibito sul palcoscenico mediatico, in un Negativo, esecrato dall’opinione pubblica.

Una delle attività delle forze di polizia appare essere quella della provocazione volta a tal fine. Posso testimoniare quanta scienza, quanto innato talento, quanta cura, quante risorse vengono spese in questo che è un vero e proprio compito istituzionale non scritto (nel quale la magistratura appare a volte stare – consapevolmente – a disposizione della polizia, anziché dirigerla). La carcerazione dei NO-TAV appare allora come una provocazione giudiziaria che sfrutta la precedente provocazione di polizia; come un altro gradino di un’escalation volta a convertire il Proibito in Negativo. La polizia non è una banda di teppisti, anche quando si comporta come se lo fosse (diversi di loro senza grande sforzo per immedesimarsi nella parte); e non lascia molto al caso; i gesti di violenza, sfregio, e provocazione in Val di Susa devono essere stati pianificati per innescare una reazione. Che ha portato alla situazione attuale. Anche l’inclusione tra i carcerati di due madri di famiglia incensurate e di una persona con stampella riporta ai sistemi del cardinale Mazzarino di cui in epigrafe. Io li conosco bene.

I NO-TAV della Val di Susa sono gente onesta, decisa e che sa quello che fa, dalla quale c’è da imparare. Se posso permettermi un’opinione, direi loro di stare attenti a non essere sospinti sul piano inclinato del Negativo. Credo non sia affatto un caso che si siano trovati a essere accusati di non rispettare proprio il Procuratore Caselli: Caselli non è uno qualsiasi, ma è tra i viventi forse la massima figura simbolo della lotta al Negativo da parte dello Stato, per la sua attività contro mafia e terrorismo. In questo si è dimostrato persona credibile e di valore, una specie di generale che sta in trincea. Capace di fronteggiare, da uomo di legge, persone che avevano commesso decine di omicidi, o potenti come Contrada e Dell’Utri. Non si può che ringraziarlo e rispettarlo per questo (tenendo presente che la sua carriera non è esente da ombre). Anche se non andrebbe scordato che lo Stato lascia incancrenire Negativi come la mafia e a suo tempo il terrorismo, dipingendoli come invincibili, quando gli fa comodo. Oltre a questo, quello che appare certo su Caselli è che è una persona di elevato spessore, “tosta”, forse fin troppo, che è svilente attaccare con mezzi beceri. Rattrista vederlo oggi come il castigamatti dei NO-TAV; una congiuntura che mi porta a fantasticare che, forse, tra le finalità dell’atto giudiziario c’è anche quella di evitare al movimento guai e accuse molto più gravi.

I rapporti di Caselli, rappresentante di punta della magistratura, col mondo dei poteri forti sono un altro discorso. Ricordo le sue lodi, che mi parvero eccessive, sulla figura di Gianni Agnelli, l’alleato di Kissinger e di Gelli. La lotta verso certe fazioni, Andreotti, il “cardinale reggente” al quale gli USA vollero assestare un colpo, e Berlusconi, che nonostante il suo livello di onestà e sottomissione non è sufficientemente gradito all’alta finanza, non permette di escludere suoi buoni rapporti con altre fazioni. Mi colpirono mesi fa i suoi commenti riguardo all’azione della Procura di Torino su tangenti sulla fornitura di pannoloni e altri illeciti analoghi: “un’operazione chirurgica contro fatti specifici” su un corpo altrimenti sano. Nella sanità c’è tanto di quel marcio che le tangenti sui pannoloni sono poca cosa; lì, volendo operare nell’interesse dei cittadini, ci sarebbe da spalare con la vanga o le ruspe, non da incidere col bisturi del chirurgo; la bassa corruzione, Negativo, si innesta su un forte elemento strutturale, la cui denuncia è Proibito, e sul quale la magistratura appare sorda, cieca, muta e anzi compiacente; un elemento strutturale che può trarre vantaggio dal contrasto al sistema delle tangenti [4,5].

Anche la lotta all’amianto, che Caselli ha citato a sostegno nel suo attacco a chi lo contestava, andrebbe vista in una prospettiva meno romantica. E’ doveroso plaudire alle condanne dei responsabili (per quanto saranno probabilmente simboliche). Ma non va taciuto che l’amianto, oggi entrato a far parte del Negativo, è stato a lungo un tema proibito. Un killer noto da decenni che è stato lasciato agire per decenni, perché allora così conveniva agli interessi economici (complice anche la sinistra in nome della tutela dell’economia e del lavoro). Sembra che oggi sia arrivata l’ora di sfruttarlo non più “a mettere”, come prodotto, ma “a levare” tramite il grande business della bonifica, che beneficerà di questa pubblicità. Prima la vita e poi la borsa. Mentre si lasciano agire altri agenti cancerogeni noti e controllabili, ma il cui abbattimento ostacolerebbe il business; ad esempio, si sta zitti e non si fa nulla sui tanti cancri provocati dalle vagonate di esami radiologici non necessari, eseguiti per ragioni non tecniche ma commerciali.

Togliere le intercettazioni non è proprio come “pretendere che i medici rinuncino alle radiografie, alle TAC, alle risonanze magnetiche”, come ha dichiarato Caselli. D’accordo sull’importanza fondamentale delle intercettazioni; ma i lucrosi esami di imaging con radiazioni ionizzanti stanno facendo nell’omertà generale delle istituzioni quello che è stato lasciato fare all’amianto in passato, e andrebbero urgentemente ricondotti a livelli appropriati. Paragone infelice, che riassume bene l’orientamento della magistratura sul Negativo e sul Proibito. Forse sarà piaciuto ad alcuni molto in alto; gli stessi che si fregano le mani vedendo che l’Italia (dati 2008) è equipaggiata (coi soldi dei contribuenti) con una densità di apparecchi per TAC e risonanze magnetiche tra le più alte in Europa, superiore, e a volte doppia o tripla, rispetto a paesi come Germania, Francia, Inghilterra, Danimarca, Svizzera.

Quindi credo che si dovrebbe evitare di distrarsi, focalizzando la protesta su un’icona sacra come Caselli, non volendo essere trascinati nel Negativo. Diversi commentatori hanno buttato benzina sul fuoco. Oggi meno il NO-TAV si occupa di Caselli, che del resto non ha fatto tutto da solo, meglio è. Dove i provvedimenti giudiziari fossero giusti, questo aiuterà il movimento, depurandolo dai violenti e inducendolo a non seguire derive suicide; va riconosciuto che un movimento come il NO-TAV può attrarre facinorosi, i migliori alleati della reazione che li incoraggerà a fare i loro numeri; che ci possono essere inevitabilmente errori davanti a soprusi e provocazioni continui. Va ricordato che l’avere subito abusi non assolve penalmente dall’averli commessi. E’ illusorio pretendere che non ci si sporcherà lottando contro una bestia, che non si verrà in qualche misura corrotti a propria volta dal Male che si subisce; ma bisogna cercare di limitare questo danno. Anche se suscita qualche perplessità la versione della polizia e di Caselli, che fa sembrare i valsusini più temibili dei Gurkha delle valli nepalesi.

Dove gli interventi giudiziari sono infondati, o eccessivi, o strumentali come autorevolmente sostenuto dal magistrato Pepino, sarebbe meglio limitarsi a mostrare le vittime innocenti che lo Stato mercenario fa nella difesa di interessi illeciti; denunciando le appaiate omissioni sulle violenze, quelle sì autentiche, della polizia; denunciando la manovra di provocazione, il tentativo di criminalizzare il movimento. Senza permettere che l’ingiustizia faccia perdere di vista l’aspetto pregiato, e inaccettabile per il potere, della protesta; il Proibito di una  popolazione che difende la sua terra dalla rapacità proterva e distruttrice dei poteri forti. Aspetto che invece deve restare sempre in primo piano.

Non  bisogna accettare che un problema eminentemente politico, e vergognoso per i politici, sia trasformato dallo Stato in uno di ordine pubblico o peggio di terrorismo o di attacco allo Stato. A Caselli, che come è lecito interviene spesso nel dibattito pubblico, si può educatamente e fermamente chiedere, in nome dei suoi meriti, cosa fa la magistratura, che vede un disegno organizzato nelle violenze, contro i reati individualmente commessi dalle forze di polizia contro i NO-TAV; e cosa fa la magistratura rispetto al disegno eversivo di provocazione mediante la violenza verso i NO-TAV. E cosa ne pensa lui come commentatore e opinion-maker sui temi della giustizia. Bisognerebbe anche chiedere, non si sa a chi, se è deontologicamente corretto che un Procuratore che ha fatto eseguire carcerazioni (peraltro assai discutibili) nei confronti di esponenti di un movimento politico per presunti reati commessi nell’ambito dell’attività politica, poi non eviti situazioni di contestazione, ma vi risponda, spendendo il suo prestigio di magistrato in espressioni smodate (comportamenti da famiglie di camorristi, responsabili di situazioni gravi e allarmanti dalle conseguenze imprevedibili) che discreditano tale movimento agli occhi dell’opinione pubblica. Ma non è a Caselli, o solo a Caselli, ma a tutta la classe di governo, che va chiesto perché lo sventramento di un territorio viene protetto manu militari contro la fiera opposizione dei suoi abitanti; perché lo Stato fa la guerra a chi vuole salvare la propria casa e la propria famiglia da un atto vandalico titanico, che spacca le montagne e squarcia il fondovalle senza altra utilità che quella di permettere a dei piccoli parassiti di appropriarsi del denaro altrui.

Nella contestazione alla magistratura di Torino c’è una certa ingenuità; ci si indigna perché la magistratura sta dalla parte dei prepotenti. I tanti anni di Negativo politico pernicioso, grottesco e sguaiato con Berlusconi, e il relativo martellante impegno (verbale) per la giustizia quando spadroneggiava il Capo che i saggi italiani si sono dati, impegno di colpo ammansitosi davanti all’imposizione di Monti, sono serviti a fare dimenticare che non esistono poteri buoni; che anche la magistratura storicamente fa comunque parte della corte del potere, e che non è identificabile nel suo complesso con le figure di alcuni suoi rari esponenti (che forse non ci meritavamo) che si sono immolati per la giustizia. Un conto è combattere alcune forme di corruzione, di crimine, quelle negative, deputate a rappresentare il Male; un altro è combatterle tutte, incluse quelle più forti che è proibito considerare. La magistratura, dietro alla lotta al Negativo, alla mafia, a Berlusconi, alla lotta alla corruzione o meglio alla bribery, cioè alla corruzione e concussione mediante denaro, tra funzionari pubblici e imprenditori, o tra funzionari e cittadini, sta aiutando ciò di cui è proibito occuparsi: la corruzione, spesso senza versamento di denaro, tra poteri dello Stato e poteri forti; attuando orientamenti “business friendly”[4-6], dove la corporazione si assicura i propri spazi alleandosi ai poteri più forti, in genere sopranazionali, talora favorendo forme di corruzione che superano la bribery, e portano all’istituzionalizzazione del crimine, come nel caso dell’americanizzazione della sanità e delle speculazioni sulle grandi opere. Tra i suoi meriti, la lotta dei NO-TAV può avere quello di fare aprire gli occhi sulla posizione della magistratura rispetto a pezzi sulla scacchiera che non appaiono nella versione mediatica semplificata “poteri buoni-contro-poteri cattivi”. Il merito di indurre a una visione della magistratura più realistica e matura, in un Paese dove non ci sono solo i personaggi mafiosi da film o le prostitute di Berlusconi, e relativi magistrati eroici o inflessibili, ma anche problemi ordinari, per i quali i tempi dei procedimenti giudiziari non di rado si possono misurare in lustri.

La magistratura inoltre, come la polizia, ha una natura di istituzione ibrida [7]: contemporaneamente svolge un servizio indispensabile – per il quale come istituzione va tutelata – e serve il potere; il caso di Caselli mostra come criticarla fondatamente sia impegnativo e delicato come il gioco dei bastoncini dello Shangai. Stretta tra la necessità di essere credibile e quella di mantenere il suo spazio tra gli altri poteri, la corporazione, che data la sua attività conosce bene la natura umana e la sua debolezza, non persegue né esclusivamente la giustizia, né solo i propri interessi, ma compie scelte politiche, a volte molto complesse; e a volte inique, dove la difesa della giustizia diviene un ostaggio per praticare l’ingiusto; così che c’è il rischio attaccandola di buttare il bambino senza avere eliminato l’acqua sporca. Questo caso mostra anche come l’azione repressiva dello Stato possa indirettamente aiutare il movimento, se ben sfruttata, evitandogli di imboccare strade sbagliate, e mostrando da che parte sta lo Stato, o meglio da che parte sta chi lo occupa, in nome del popolo.

Dobbiamo sostenere i NO-TAV da questo subdolo attacco, col consenso. Si sta avvicinando la dichiarazione dei redditi: perché non fare in modo da poter destinare il quattro per mille ai NO-TAV? Occorre inoltre fare una scelta netta di rifiuto della violenza. Per ragioni se non altro tattiche: si hanno davanti forze molto più forti. Vogliono che il movimento si lanci a testa bassa contro un muro; è la testa che si rompe, diceva Gramsci. Non solo, ma si hanno davanti forze più scaltre di noi, nei loro machiavellismi; forze che vogliono trascinare nel Negativo i NO-TAV, questo Proibito che rischia di divenire incontenibile, che rischia di svegliare un popolo di abulici dalla loro accettazione di soprusi e sfruttamenti, mostrandogli come si può reagire. Senza violenza non vuol dire senza forza: bisogna essere incudine e non martello. Cioè attuare forme di resistenza e di protesta non violente, mettendo in conto che non sarà una gloriosa passeggiata, ma si prenderanno ingiustamente tanti colpi, in senso figurato o anche fisico. Occorre a questo proposito temere le infiltrazioni, e il regalo di “alleati” che sarebbe meglio non avere. Le carcerazioni potrebbero essere l’inizio di una guerra di logoramento e di una campagna di discredito, che sono più pesanti da sopportare di quanto non si creda. Oppure potrebbero essere in programma azioni violente da parte della polizia, con gli arresti, le accuse di violenza  e quelle di avere minacciato Caselli che servono a preparare l’opinione pubblica. Non si può escludere che sia da temere qualche atto terroristico partorito come in passato da qualche ufficio affari riservati, con la manovalanza dei soliti cialtroni disgraziati (cosa quest’ultima che sono sicuro Caselli non voglia, e che forse potrebbe voler fare in modo di evitare). Non bisognerebbe perdere mai di vista che si sta combattendo per una causa giusta e nobile, che lo Stato vuole mantenere proibita tentando di trasformarla in qualcosa di negativo, non essendo riuscito stavolta a soffocarla.

Pubblicato anche su https://menici60d15.wordpress.com/

1. Il negativo e il proibito https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/04/il-negativo-e-il-proibito/

2. I professionisti della metamafia https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

3. Ndrangheta e privatizzazione della sanità https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

4. La magistratura di fronte alle frodi mediche di primo e secondo grado https://menici60d15.wordpress.com/2009/08/22/la-magistratura-davanti-alle-frodi-mediche-di-primo-e-secondo-grado/

5. Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti https://menici60d15.wordpress.com/2010/02/27/1322/

6. I magistrati business friendly e la mafia come sineddoche silenziosa https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/16/1593/

7. Le istituzioni ibride https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/22/istituzioni-ibride/

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Blog de Il Fatto

Segnalo il post “Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito”:

Giancarlo Caselli e i NO-TAV: il Negativo e il Proibito

Segnalazione censurata dai post:

“La pericolosa stupidità dei blitz anti-Caselli” di P. Gomez 21 feb 2012

“No Tav, le minacce non sono libertà di pensiero” di F. Rossi 22 feb 2012

“Il Procuratore Pippo” M. Travaglio 22 feb 2012

“Un odio che sa di muffa” N. Dalla Chiesa, 23 feb 2012

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Blog Il Corrosivo

Commento del 27 feb 2012 al post di M. Cedolin “Che mondo è?”

Onore a Luca Abbà. Quasimodo ha cantato dei giovani crocifissi ai pali del telegrafo durante la Resistenza. Oggi i migliori tornano a salire sulla croce per la nostra ignavia.

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9 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Tav, Erri De Luca rinviato a giudizio per istigazione a delinquere”

La Tav è una forma di parassitismo. Si buca la Terra come un verme scava nella mela, e si tolgono risorse ad altri uomini, distruggendole irreversibilmente, per accumulare altro denaro. Sarebbe ora di rendersi conto che la magistratura non è fatta di eroi popolari, ma serve, con i propri, i grandi interessi dei poteri forti. Ma le posizioni di De Luca mi stanno antipatiche. Invitare all’azione fisica contro forze materialmente soverchianti è la ricetta per la sconfitta. E’ come dare testate al muro, diceva Gramsci: è la testa che si rompe. E’ un invito prima di ogni altra cosa stupido, che porta a finire in trappole catastrofiche, trascinando con sé le buone ragioni della lotta. Penso agli sciaguratissimi sobillatori della lotta armata, che servì a stabilizzare il sistema, e a fare giustiziare alcuni dei pochi esponenti di valore della classe dirigente, educando gli altri. All’invito accettato ad “assaltare” la zona rossa al G8, andando a giocare ai “guerriglieri” a un summit di superpotenze che non hanno avuto scrupoli nello sporcarsi le mani di sangue bombardando civili inermi per perseguire disegni di dominio. Il boicottaggio deve essere morale e politico.

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12 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Marietti “Tav, io sto con Erri De Luca”

All’articolista il procedimento giudiziario contro De Luca ricorda l’arresto per chi vendette un libro di Ginsberg. Anche a me, ma per ragioni diverse. Se un autore viene ostentatamente messo sotto accusa dal potere, non è detto che ciò che dice sia valido. I poeti della beat generation aiutarono a scardinare il vecchio ordine, ma favorirono l’instaurarsi dell’attuale pensiero unico consumista, non migliore. Le banalità di De Luca sul sabotare spingono a fare ciò che il potere vuole il movimento faccia per sconfiggerlo. Nè significa che l’autore sia davvero inviso al potere. In USA i comizi di Ginsberg a platee di accannati, insieme al guru dell’LSD Leary, venivano mostrati in diretta ai giovani dalle tv nazionali. Lotta continua, il giornale di De Luca, era stampato a Roma da una tipografia di proprietà di uomini della CIA. State tranquilli che De Luca non andrà in galera; forse ci andrà qualche ingenuo che gli crede. Cercate di non appoggiarvi a figure carismatiche più o meno autentiche, ma di reggervi sulle vostre gambe. Almeno, cercate di non farvi imporre come al solito i vostri capi, i vostri leader, dagli avversari.

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@ Cristiana_c. Gentile Cristiana, lei chiede che interesse poteva avere un’organizzazione anticomunista come la CIA a stampare un giornale di comunisti arrabbiati. Forse alla CIA erano scemi, o cavallereschi. O volevano boicottare i “commie” inserendo volutamente errori tipografici. Es. stampando “i compagni si devono scoglionare lungo il percorso del corteo” invece che “i compagni si devono scaglionare…” (la battuta, sull’obbedienza al Partito dei comunisti degli anni ’50, è di Guareschi). Oppure erano interessati a strumentalizzare la sinistra estrema; volevano un caos dal quale estrarre l’ordine che faceva loro comodo. La domanda da porsi in questi casi dovrebbe essere: e se i fessi fossimo noi? Marco Boato disse che comunque non interferivano e facevano prezzi molto buoni.

Se vuole approfondire, ed evitare così questa ambiguità tipica dei movimenti italiani (favorita dalla bellettristica barricadera), la vicenda è esposta nel libro “Il pistarolo” di Marco Nozza, che ho letto di recente grazie a un articolo di Barbacetto su Il Fatto. Segnalazione per la quale sono grato, perché anch’io, con lo scetticismo e il distacco che derivano da qualche anno e qualche esperienza specifica in più, cerco figure positive, e Nozza, giornalista investigativo con un’impostazione filologica, un’ottima penna ma che andava al sodo, un vero “watchdog” della democrazia, è stato, tra tanti retori ed esteti, una delle non molte voci critiche capaci e genuine, da prendere ad esempio.

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@ Bat 21. Lei confonde il rischio di farsi infiltrare con il lasciarsi infiltrare e magari la voglia di farsi infiltrare. Confonde l’infiltrazione con la permeabilità. Ma è possibile che in Italia perfino quando si dice di essere disposti a lottare fino alla morte contro il sistema, a compiere gesti estremi, abbracciando ideologie estreme, poi si riesca sempre ad infilare un qualcosa per compiacere il potente di turno? A scapito del Paese e di quelli che ci credono davvero. A parte De Luca, che quantomeno fornisce la retorica per questa insormontabile tendenza a giocare la parte voluta dal potere, in Italia sono ruffiani pure i terroristi; ci sono lecchini pure tra gli estremisti.

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@ Bat12. E’ lasciandosi “esfiltrare” che i quaquaraquà della BR hanno dato una mano a sistemare il democristiano meno preferito da Kissinger? E’ per questo che hanno ucciso persone di valore, lasciando il campo libero ai peggiori? Curioso che cerchiate di zittire chi vi critica mentre indicate De Luca come vittima di repressione. Già avete ricominciato a decidere chi può dire cosa? Può parlare solo De Luca e i suoi fan? Nonostante il danno che avete fatto, avete la stessa boria di allora. Si vede che sentite che potete ancora essere utili a coloro dai quali vi fate “esfiltrare”.

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@ Bat21. Caro signore, in effetti stavo per prendere una cantonata. Mi accingevo a dirle che gli ex sessantottini come lei parlano con l’albagia tipica di chi ha le spalle coperte, che li accomuna ai funzionari di polizia o di prefettura quando abusano del loro potere per proteggere interessi illeciti dei potenti. Invece lei è proprio, mi dice, un ex appartenente alle FA, che ha combattuto il terrorismo. A me risulta che le forze di polizia abbiano favorito il terrorismo, prima di smorzarlo quando non serviva più (le stragi e gli omicidi politici sono stati passati ai mafiosi). E ridicola mi suona questa sua pretesa di esserne totalmente fuori. Non mi meraviglia che difenda a spada tratta De Luca, catalizzatore di quei sentimenti irrazionali che permettono ai suoi colleghi di pilotare le cose nel senso voluto, di occupare così il proprio tempo e così giustificare lo stipendio, lasciando impuniti altri reati, quelli dei potenti, e anzi favorendoli. Né che lei trovi affinità con lui, mentre si scaglia verso un borghese come sarei io. Anche per me, come per lei, il giudizio umano su polizia e cantori ufficiali della lotta armata, su chi gioca su due tavoli, che stia nella squadra delle guardie o in quella dei “ribelli”, è simile. Su quello che faccio io, si informi dai suoi colleghi presso la Questura o il Comando CC o la Prefettura di Brescia, che, nonostante la carenza di mezzi, mi seguono con tanta attenzione.

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@ Bat 21. Per ora no. Sono sufficienti i contractors delle FA come lei. 1200 euro al mese sono pochi per chi rischia quotidianamente la vita…

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@ Carlo Pifferi. Non ho detto che i poeti beat abbiano favorito il consumismo, ma che ci fosse un interesse a usarli, a dare loro visibilità, a farne dei miti, es. con l’episodio del libraio arrestato, contro il vecchio ordine per instaurarne uno nuovo. A mia volta sono d’accordo con lei sulla differenza tra quei sinceri “poeti maledetti” e certi “millelirici” italiani, e sullo stato attuale dell’intellighenzia italiana. Anche l’arte e la cultura sono controllate. Facendo a meno di star come Saviano, Servillo, Sorrentino, De Luca, lei non perde molto, e forse ci guadagna. Qui comunque sarà meglio limitarsi alle idee politiche, senza confonderle col valore artistico.

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@ Carlo Pifferi. Mi riferisco al nuovo ordine culturale, funzionale al corso economico. Della strumentalizzazione a favore di una società edonista ha scritto tale Pasolini. “Era giusto che noi ricorressimo alla ragione per sconsacrare tutta la merda che i clerico-fascisti avevano consacrato. Dunque era giusto essere laici, illuministi, progressisti a qualunque patto”. [Ma oggi il nuovo potere] “si è valso proprio delle nostre conquiste mentali di laici, di illuministi, di razionalisti, per costruire la propria impalcatura di falso laicismo, di falso illuminismo, di falsa razionalità. Si è valso delle nostre sconsacrazioni per liberarsi di un passato che, con tutte le sue atroci e idiote consacrazioni, non gli serviva più”.

Le segnalo “La cultura del narcisismo – l’individuo in fuga dal sociale in un’epoca di disillusioni collettive” di C. Lasch, 1979. A proposito del culto di De Luca, e degli altri “Io sto con (x)”, nel libro si legge: “I narcisisti, dice Kernberg, “si entusiasmano spesso per qualche eroe o qualche individuo eccezionale” e ” ‘si vivono’ come parte di quella persona eccezionale”. Vedono l’individuo da loro venerato “semplicemente come un prolungamento di loro stessi”.” Io faccio presente il rischio che si sfrutti questa tendenza per orientare il movimento Notav in direzioni, come quelle delle quali De Luca è propagandista, che permetteranno di vincerlo neutralizzandone la carica morale e criminalizzandolo. Ma sembra che dica cose dell’altro mondo.

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@ Carlo Pifferi. I valsusini stanno combattendo, con una notevole determinazione, per la loro terra. Qui non è che gli costruiscono solo nel “backyard”. Gli stanno togliendo la terra da sotto i piedi. La loro terra, che un poco è anche nostra, trattandosi di Italia.

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@ Carlo Pifferi. Le famiglie legate alla ndrangheta credo siano, per lo Stato, una specie protetta; quanto e più dei camosci e degli stambecchi. Se la loro attività criminale si estinguesse, sarebbe una liberazione per i cittadini ma un guaio per tanti “uomini delle istituzioni”: perché le ndrine forniscono un alibi allo Stato, alle forze di polizia e alla magistratura per fingere di non vedere certi crimini legati agli interessi dei poteri forti, con la scusa che si è impegnati contro questa entità che dicono invincibile; e permettono di commettere parzialità, abusi, omissioni, provocazioni, manipolazioni, reati gravi a favore degli stessi poteri, traendo legittimità e credibilità dalla lotta contro i demoni devoti alla Madonna di Polsi. Mafie e terrorismo favoriscono i crimini di Stato. Sembra che qualcosa di simile stia avvenendo anche in Val di Susa. (Ecco perché penso che i Notav dovrebbero evitare le tentazioni come quelle offerte dalla “persecuzione” di De Luca). Lei, che dice di appartenere ai meglio informati, e senz’altro è dalla parte dei più danarosi e dei più armati, non ha mancato di condire le sue affermazioni, per il resto tanto smodate quanto apodittiche, con la lotta alla ndrangheta. A me pare che la lotta alla mafia sia degenerata al punto che con essa si giustificano le peggiori cose. Dirsi contro la mafia è diventato un comodo camouflage per quelli che sono i meglio informati su come farsi i propri interessi a danno degli altri.

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2 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Festa dell’Unità a Genova: spinte e urla contro la Tav e il procuratore Caselli”

Disturbando un loro raduno non solo si è commessa una scorrettezza. Si è data loro l’occasione di atteggiarsi a vittime, quando, nella mia esperienza in Lombardia e in Calabria, gli ex comunisti stanno dimostrando pochi scrupoli nei comportamenti bulleschi, violenti e ricattatori per proteggere i loro interessi, e anche grandi interessi illeciti. Sembra che quel che gli è rimasto del comunismo siano le pratiche staliniste. Anche Giancarlo Caselli però, che fa lezione agli italiani contro la cultura mafiosa, dovrebbe evitare di avallare, con la sua presenza, i comportamenti dei DS. Anni fa, a una sua conferenza a Brescia (dalle “suore poverelle”), arrivato il giro delle domande una donna anziana gli espose un suo caso personale, protestando di essere vittima di comportamenti “mafiosi” da parte dell’amministrazione locale. Caselli all’apparenza non capì la questione, e le rispose continuando a parlare della lotta alla mafia meridionale. Sembra che a forza di occuparsi dei delinquentacci della mafia questi grossi magistrati abbiano perso la percezione della “lex mafiosa” che sovrasta la vita di tante persone comuni; legge imposta non da mafiosi ma dai politici corrotti e dai corrotti che occupano le varie amministrazioni dello Stato. Caselli dovrebbe capire che verso le persone comuni, o non protette, la mentalità e i comportamenti dei DS spesso non differiscono da quelli di soggetti in odore di mafia; coi quali i DS a volte sono in affari; mentre tuonano contro la mafia.

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24 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Corruzione, le parole del Papa e i politici sordi”

Il papa certamente sa parlare. Le sue prediche contro la corruzione possono avere un peso. Ma sono parole, che hanno effetti molto deboli. Sull’altro piatto della bilancia, abbiamo un clero che ha informato della sua cultura la nazione. La loro concezione gerarchica della società e quella per la quale lo Stato è subordinato a poteri etici, cioè ai preti, il loro paternalismo e particolarismo, il perdono come opzione al bisogno, la crudezza dei rapporti di forza dietro l’ipocrisia barocca, il criterio mafioso per il quale nulla spetta ma tutto è grazia concessa dall’alto, hanno fatto dell’Italia una nazione nella quale la corruzione è intessuta intimamente nella società. La massa degli italiani non sa, sinceramente, cosa voglia dire essere cittadini, e i vantaggi, oltre che i limiti, che ciò comporta. Anche se quando vuole la descrive magistralmente, il clero è più fonte di corruzione che opposizione ad essa. Le società calviniste invece, con la loro idea del successo come segno della predestinazione, inducono a forme diverse di corruzione, che istituzionalizzano, rendono legale, lo sfruttamento, del quale la corruzione nostrana è solo una declinazione. Sembra che i magistrati siano solidali col papa per passare anche da noi dalla corruzione “tridentina” a quella luterana, come vogliono le forze della globalizzazione. Purtroppo probabilmente il risultato sarà un ibrido delle due, con i preti e i magistrati custodi, come sempre, del nuovo assetto.

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14 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

 (Cancellato da Il Fatto) Leonardo Ceppa : “cupi interessi dei poteri forti”. il mondo capovolto del vecchio marx diventa qui slogan anticapitalistico-fondamentalistico, denuncia pregiudiziale, fantasmatica, psicotica. urge ricovero alla neuro.

 (Cancellato da Il Fatto) @ Leonardo Ceppa. Io sarei di idee borghesi; non è che se uno è contrario ai “ricchi che rubano” (Travaglio) è “marxista”. Sulla proposta di TSO, uhm, “Leonardo Ceppa”. Strano ossimoro. Da quello che scrive, lei è più la solita ceppa … che un nuovo Leonardo.

 (Cancellato da Il Fatto) Leonardo Ceppa: menici60d15? perbacco.

 (Cancellato da Il Fatto) @ Leonardo Ceppa. Se non altro non sono uno che non sa fare altro che dare dello psicotico da ricoverare a chi critica il potere. I Notav stanno forse avendo “alleati” dei quali sarebbe meglio facessero a meno. Ma anche Caselli non ci fa una bella figura, con fiancheggiatori del suo calibro.

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@ Alzappone1. Forse prima che a me converrebbe rivolgersi alle opere degli autori che ho citato: Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Braithwaite J. Corporate crime in the pharmaceutical industries. Sempre che non si sia di quelli come lei, che ho l’impressione facciano meno fatica a scrivere che a leggere. Sulle sue lodi di una mia presunta grandezza, quelli che usano il suo argomento mi ricordano una vignetta di Altan. Un bambino al padre: “Papà, non sono degno di te”. Il padre: “allora sei proprio l’ultima m.”.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

P.S. @ Alzappone. Quanto affermi su P. Gotzsche e J. Braithwaite è falso; v. le relative voci su Wikipedia, e il libro “Mammography Screening: truth, lies and controversy”. Braithwaite, criminologo, (“ruthless bastards”) è uno studioso di livello internazionale e del tutto “mainstream”; es. nel suo curriculum vi è anche una laurea honoris causa dell’Università cattolica di Lovanio. Nella prefazione al libro di Gotzsche sulla corruzione della ricerca biomedica, Richard Smith, già editor del BMJ, scrive, a proposito degli studi di Gotzsche sui danni della mammografia e sulla cattiva scienza che li ha resi possibili, e a proposito degli attacchi e scorrettezze che Gotzsche ha ricevuto in risposta, “Peter’s view might now be called the orthodox view”. Sono ricercatori stimati, che hanno cariche e riconoscimenti importanti; non “hanno idee” ma presentano corposi cataloghi di casi documentati dai quali hanno derivato le loro conclusioni sull’inquinamento della biomedicina. Sono così noti e preparati che li si può solo pugnalare alle spalle; come fai con le tue invenzioni denigratorie. Questo post, di Gian Carlo Caselli, è su “La storia riscritta dagli squadristi”. Noi siamo finiti a parlare d’altro, di “scienza”; ma tu rientri bene in argomento, col tuo uso pronto e deciso della menzogna per dipingere come estremisti sconclusionati e velleitari tutti coloro che si oppongono agli interessi e ai crimini dei poteri forti.

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29 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Corradino “Libertà di espressione: c’è De Luca e De Luca”

Credo che siano entrambi, il maneggione di pochi scrupoli e l’agitatore sessantottino, funzionali al sistema di potere. Sono la versione riadattata ai tempi di due figure che in passato si contrapponevano come le travi e i puntoni della stessa capriata. Il governatore reincarna il democristiano vecchio stampo, appalti e raccomandazioni. L’intellettuale viene eletto a simbolo di coscienza civile dimentichi della scia di sangue e delle deviazioni del Paese generati, a vantaggio dei poteri forti, dal gruppo dei cattivi capi del quale faceva parte alcuni decenni fa. Entrambi a loro modo sinceri nel servire in ruoli diversi lo stesso controllatissimo copione; che polarizza il consenso prevedendo da un lato il sistema tribale dell’affarismo e delle briciole clientelari; dall’altro il tranello della lotta violenta per contrastare la violenza del potere.

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2 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Catania “Cannabis, l’ex maresciallo della Guardia di Finanza che la usa contro la sua patologia: “Avevo dolori cronici, sono rinato. Sia legale””

Questo ex maresciallo della Finanza, che fa notare i benefici dell’avere sottufficiali accannati, descrive la cannabis come acqua di Lourdes. E ottenibile come il basilico con la piantina sul balcone. Una visione così distorta, naive ed estrema – ma diffusa nel pubblico* – da invitare a citare i pericoli e i danni dell’assunzione della sostanza, come l’induzione di psicosi **. La “sintesi”, cioè l’andare a parare, potrà essere quella di avere un popolo di rintontiti legalizzando l’uso di versioni sintetiche, come propugna la Open Foundation di Soros ***. A beneficio delle case farmaceutiche; alle quali i vertici mafiosi di alto livello, approdati all’alta finanza, che ambiscono a ripulirsi e legalizzarsi, non sono certo ostili… .

Nella mia esperienza i vertici di viale XXI Aprile non sono da meno dei cugini di viale Romania e del Viminale nel servire la suggestio falsi dettata dal business biomedico (e anche nel fornire servizi di suppressio veri a detto business). Sulla diffusione delle droghe, c’è il precedente dell’Operazione Blue Moon.

* Americans’ View of Marijuana Is Rosy, and Unscientific. Reuters, 24 lug 2018. – Smoke and Mirrors: Is Marijuana Actually Medicinal? Medscape, 18 apr 2018.
** Cannabinoids in Medicine: Limitless Hope or Hype? Medscape, 12 mag 2022.
*** Savioli S. ONG, il cavallo di Troia del capitalismo globale. 2018.

@ Alex Cece. Tu se non sbaglio sei entusiasta sia delle libere canne che delle pere a mRNA di Draghi, Speranza e compagnia. Che vuoi, c’è una tradizione di complottisti che vedono il male in nobili battaglie progressiste. Es. quell’acido di Tocqueville, che in “Democracy in America” parla delle “ready-made opinions for the use of individuals,who are thus relieved from the necessity of forming opinions of their own”. Le opinioni ready-made, le opinioni precotte, come questa del libero stordirsi come vuole il potere, passando pure per spiriti liberi, o quella del farsi siringare a comando, passando per persone mature e responsabili, sono così comode. Quale mente malata può credere che chi ordina queste campagne d’opinione non voglia il nostro bene? I fatti mostrano il contrario. Non fare caso ai seccatori complottisti. Libere canne e obbedienza vaccinale, all’apparenza contrastanti, sono due temi della stessa agenda farmacologica, accomunati dalla volontà di controllare i pecoroni. Oops; scusa. Non farci caso. Fumaci su; e pensa alla quarta dose. E alle successive.

@ Alex Cece. I danni sociali da alcool o altre sostanza psicotrope non giustificano l’aggravamento della situazione con la cultura dello spinello. Sì, mi sono interrogato sull’opposizione al tabacco – che è realmente nocivo alla salute fisica. Osservo che la sua soppressione come sostanza psicotropa va di pari passo con la spinta verso gli psicofarmaci, generalmente inefficaci, addictive e nocivi (il cui consumo è in continuo aumento) – e verso le canne.

Mazzucco è volenteroso ma spesso impreciso ed esagerato sui temi medici.

La libertà tu la intendi come “fare come mi pare”. E’ giusto chiedere di poter disporre del proprio corpo. Ma come cittadino, lavoratore (e guidatore) hai la responsabilità sociale, cioè verso gli altri, di essere lucido e responsabile. Ci sono già troppa indifferenza, disimpegno e menefreghismo per incrementarli per via farmacologica. Dici di essere libero, ma ripeti il catechismo del potere: chi non accetta il pensiero precotto è “complottista”; sì alle canne, sì ai vaccini.

La cultura dello spinello è la cultura dell’individualismo servile. Come confermano i tuoi strilli e improperi da bambino al quale è stato tolto il ciucciotto. I romani chiamavano il vino “la mammella dei vecchi”. Anche con le canne siamo a livello orale: un “pacifier” (il ciucciotto in inglese), nell’ambito del processo di regressione infantile delle masse.

 

@ Alex Cece. Appare sia mantenuta una forma di equilibrio, che è in corso di modifica, tra droghe e farmaci. Tendo a “speculare”, come dicono gli anglosassoni quando l’analisi – su dati, non su fantasie – non gli piace; l’impellenza di capire, capire per migliorare, mi porta a costruire degli strumenti concettuali, delle categorie. Es. distinguo tra “negativo” e “proibito” stabiliti dal potere. Le droghe, o es. la mafia che le commercia, sono negativo, venendo così finora considerate, ma non sono proibito, essendo mantenute presenti nella vita reale; è possibile che le droghe siano state rese illegali senza che il loro consumo venga stroncato anche per creare una scarsità e produrre un mercato, controllato; e a fini di controllo sociale, come dicevo. E che la mafia di cosca venga mantenuta sia perché conduce servizi come il traffico di droga sia perché come spauracchio aiuta a coprire forme più sottili di predazione, legalizzate e istituzionalizzate. Chi la mafia la vuole annientare, o si oppone ai disegni del business farmaceutico nelle sue varie forme, è proibito: viene stroncato e non appare sulla scena.

Solidarietà e vicinanza, se mi permetti, per la situazione personale che esponi. Ma consentimi anche di farti notare che la libertà sta in alto, e bisogna arrampicarsi per raggiungerla. Mentre quelli che sono presentati come scivoli verso la libertà, qui gli scivoli dati dalle sostanza psicotrope, portano giù, in situazioni che sono il contrario della vita libera.

La patafisica dei Carabinieri sull’assassinio di Borsellino

4 February 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino fu avvertito dell’attentato ma scelse di proteggere la famiglia” del 4 feb 2012

Da un lato, dicendo che si sapeva che ci sarebbe stato un attentato, il colonnello Sinico fa un’asserzione che ricorda quelle prove matematiche dette “non costruttive”, che definiscono l’esistenza di un oggetto – l’attentato – senza che si sappia come giungere a quell’oggetto. E’ una forma di ragionamento che taluni esperti giudicano eccessivamente astratta perfino per il rarefatto contesto del pensiero matematico. Si sapeva che ci sarebbe stato un attentato, ma non si è operato efficacemente per individuare gli attentatori, bloccarli, proteggere il magistrato. Con le prove non costruttive si prova in maniera rigorosa, ad esempio, che è possibile sezionare una palla grande quanto un’arancia e ricomporla in una palla grande quanto la Luna.

Dall’altro lato, il carabiniere ripete, in una elaborazione edulcorata, la consueta tesi per la quale se uno è consapevole che se prosegue nel combattere l’ingiustizia verrà ucciso, e tuttavia non si tira indietro, allora è animato da pulsioni suicide o comunque sbagliate. La confusione tra il superare la paura della morte e il voler morire. “Dio sa che è lui che ha voluto farsi ammazzare” dicono i mafiosi. “Il battuto era almeno almeno un imprudente” secondo Don Abbondio. E in un popolo educato alla viltà tanti sono sinceri quando, per ciò che li riguarda, identificano la categoria del non arrendersi davanti ai crimini dei potenti con quella del suicidio, o con qualche altra distorsione psicologica.

La prima affermazione è di una logica che esorbita dalla logica del mondo reale. La seconda fa la caricatura di una deliberazione che fu nobile, ma suona inconcepibile per le concezioni che istituzioni e maggioranza popolare condividono sullo saper stare al mondo. La dirittura di Borsellino lascia attoniti e in commossa ammirazione noi persone di medio livello; ma induce altri a interpretazioni malevole. Credo che ciò che contribuì a condannare Borsellino presso i poteri forti, dei quali i mafiosi non furono che esecutori o “patsy”, sia stato il suo eccezionale coraggio, l’alta qualità della persona. A differenza dei tanti mangiatori di pastasciutta; inclusi tanti di quelli che sostengono che è il sangue di Falcone e Borsellino la sostanza che tinge di rosso le loro toghe.

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4 giugno 2014
Blog de Il Fatto
Commento al post ” Borsellino, il pm Gozzo: “Magistrati e antimafia facciano autocritica ”

Sull’assassinio di Borsellino con i quattro agenti della scorta ancora non è stata fatta chiarezza. Il PM Gozzo chiede “cosa non ha funzionato”, in questi 20 anni di depistaggi: polizia, magistratura, controlli disciplinari e penali, Csm, la dottrina, la libera stampa. Immaginiamo un orologio le cui lancette girino alla corretta velocità angolare, ma in senso antiorario. Non è che quell’orologio “non funziona”: funziona al contrario. Quando certe “mamme”, che possono contare su esecutori obbedienti sia nella mafia che tra quelli che dovrebbero combatterla, ordinano di eliminare qualcuno, l’orologio istituzionale gira al contrario. Funzionando come un orologio svizzero.

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6 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Lauricella “Strage Borsellino, Scarantino racconta in aula il depistaggio di Stato: “Costretto a dire il falso da pm e poliziotti” “

“A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato”
PAOLO BORSELLINO

Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia

15 January 2012

Blog Appello al popolo

Postato su questo sito il 20 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

In un precedente intervento su Appello al popolo, Tonguessy illustra come Richelieu morì vittima della fiducia nelle pratiche mediche “scientifiche”, e come Paganini corse il rischio di fare la stessa fine [1]. E’ interessante apprendere che morirono in seguito a salasso e affetti da tisi sia Richelieu che Luigi XIII. Quest’ultimo era il successore dei re di Francia taumaturghi, ai quali nel Medioevo il popolo attribuiva il potere di guarire i loro sudditi, mediante l’imposizione delle mani, dalla scrofola, una forma tubercolotica che colpisce i linfonodi del collo. Di personaggi storici morti per salasso devono essercene stati diversi. Un altro fu Raffaello Sanzio, morto nel 1520 a 37 anni dopo essere stato trattato con ripetuti salassi per una febbre insorta, secondo il Vasari, a causa di “eccessi amorosi”. I bambini statunitensi imparano a scuola che George Washington non disse mai una bugia in vita sua; pur essendo quindi una figura diversa da Richelieu, anche Washington morì in seguito ai salassi effettuati dal suo medico personale (che in più gli somministrò calomelano, un purgativo costituito da un composto del mercurio), nel 1799. Del resto, anche il leggendario Robin Hood sarebbe morto per essersi fidato di una perfida badessa, che nel salassarlo lo dissanguò deliberatamente.

La pratica è antichissima. La cita Ippocrate, e Galeno ne sviluppò la dottrina. A fine Settecento, mentre in Francia stava per sorgere quella medicina scientifica che molto tempo dopo ne avrebbe decretato la fine, Rasori [1] rivestì il salasso di una teoria fisiopatologica ad hoc: le malattie essendo causate da uno stimolo, occorre un controstimolo. Rasori applicò il salasso ai malati di tifo petecchiale delle truppe franco-cisalpine del generale Massena; e i salassi sono considerati con approvazione nei capolavori della letteratura romantica che narrano di eroi gravitanti attorno a quel periodo. Una ferita del protagonista de “La certosa di Parma” si ascessualizza nonostante i salassi. Ne “Le confessioni di un italiano” – un “must” per chi condivida le idee di questa e-zine risorgimentale – Carlino Altoviti, spirito laico, intelligente, colto, ardimentoso e d’animo nobile come il suo autore, militando nei cisalpini ritrova la Pisana, unico e grande amore della sua vita, durante uno scontro sanguinoso coi borbonici; e per farla rinvenire le fa aprire una vena da un barbiere.

A parte rare situazioni particolari, il salasso è una terapia irrazionale e deleteria. Segue però una sua logica, che l’ha fatto arrivare ai giorni nostri. In USA ci sono case di cura che nel 2012 offrono al pubblico il salasso terapeutico. Molti di noi hanno conosciuto anziani ai quali da giovani la polmonite era stata trattata con l’applicazione di “sanguette”, la Hirudo medicinalis. Ai primi anni Ottanta, studente, raccolsi la storia clinica di un paziente che mi riferì di essere stato curato dal medico di famiglia mediante autotrasfusioni, con iniezioni intramuscolo del suo stesso sangue prelevato da una vena. L’assistente mi disse di avere già sentito altri casi del genere. Una pratica che probabilmente era una forma di compromesso per proseguire una terapia ormai scientificamente inaccettabile ma che, commenta G. Cosmacini ”incontrava favore o non suscitava rigetto nel popolo, cui la sottrazione di sangue a scopo terapeutico appariva tutt’altra cosa dal “vampirismo sanguemaniaco” stigmatizzato dai detrattori del metodo” [2]. Senza il consenso e l’entusiasmo del popolo tante follie della medicina non esisterebbero.

D’altra parte il consenso popolare non doveva essere assoluto se il medico-poeta Rajberti nel 1840 ammoniva che “Fra i mille e uno errori del volgo relativamente alla medicina … il più grave …dico essere questo l’odio ai salassi, o meglio all’uso di molti salassi”. Rajberti era un oppositore dell’omeopatia, una teoria che non ha basi razionali, basata sul principio “similia similibus curentur”; ma anche curare chi è malato cavandogli il sangue è fare come i pompieri di Viggiù che spegnevano il fuoco con la benzina. C’è una forma di “omeopatia pesante”, che cura il simile col simile e non usa dosi infinitesimali ma dosi efficaci e a volte da cavallo; è una costante della medicina; oggi è praticata in forme sofisticate da tanti medici che si dicono “allopatici”.

Ci furono nei secoli medici che criticarono e combatterono il salasso, sulla base del buon senso accoppiato all’esperienza, e poi sulla consapevolezza derivata dalle acquisizioni scientifiche. A coloro che ai nostri giorni verrebbero chiamati “negazionisti”, o fautori del “nichilismo terapeutico”, si opposero i difensori della tradizione, che col crescere della medicina scientifica si avvalsero, secondo uno schema molto usato anche oggi, oltre che dei consueti meccanismi di difesa corporativi anche di giustificazioni ex post in stile scientifico; come quella per la quale evidenze sperimentali mostravano che gli animali salassati aumentavano di peso.

La logica alla quale il salasso deve il suo successo appare essere la logica delle possenti radici magiche della medicina, e in particolare quella della “effectiveness”. Se il paziente, e anche il medico, credono nelle virtù curative di una terapia, non è necessario che essa sia davvero efficace. Basta che abbia “effectiveness”, che produca degli effetti biologici interpretabili come miglioramenti, per essere accettata. Il controllo su una variabile biologica mimerà il recupero del perduto controllo sul corpo.

Con i salassi ripetuti si possono ottenere stati clinici interpretabili positivamente; non perché il malato stia meglio, ma perché si otterrà un effetto calmante e di remissione apparente della malattia. L’insufficienza di circolo e il deficit di ossigenazione indeboliranno il paziente e lo obbligheranno a risparmiare le forze al punto che sembrerà che i salassi abbiano attenuato o spento la malattia di base. In alcuni casi l’agitazione potrà aumentare nelle fasi iniziali, ma col proseguire dei prelievi calerà comunque, sostituita da gradi crescenti di ottundimento e astenia. Anche se interiormente l’angoscia dovesse salire, le sue manifestazioni avranno energia minore. Il paziente sembrerà più “tranquillo” e meno sofferente, almeno temporaneamente. Si insisteva sulla necessità di ripetere i salassi probabilmente perché così si poteva oltrepassare la fase delle manifestazioni reattive dello shock e dell’anemia, quando avevano luogo, e giungere ad uno stato di segni interpretabili come ottenimento di una “pace”, una “atarassia”, anche se in realtà espressioni di un livello più grave di deterioramento: sembrava quindi che l’intervento avesse ripristinato un qualche equilibrio.

Inoltre, il salasso, spesso usato per curare malattie infettive febbrili, mentre peggiora l’infezione, provocando vasocostrizione periferica può abbassare la temperatura cutanea, dando così l’impressione di stare contrastando efficacemente la patologia, che veniva (e viene) identificata con la febbre. Manifestazioni patologiche causate o aggravate dall’emorragia, come la fame d’aria, il polso debole e rapido, delirio, convulsioni, verranno comunque imputate esclusivamente alla malattia di base. Il suo stato di salute oggettivo è peggiorato, ma quando, salasso dopo salasso, i parametri ematici e emodinamici scendono a livelli molto bassi il paziente raggiunge una condizione di letargia – e poi a volte il coma – che fa sembrare il malato come addormentato, e il decesso un passare dal sonno alla morte.

Col salasso si otteneva una effettività di tipo pubblico: agli occhi degli astanti i suoi effetti potevano essere scambiati per segni di miglioramento, o di efficacia parziale, curativa o palliativa, della terapia. Anche oggi tanti sforzi terapeutici per malati gravi sono più in funzione delle persone vicine al malato e del pubblico che nell’interesse del malato stesso. Sarebbe interessante studiare nel dettaglio sotto questo punto di vista l’evoluzione degli effetti fisiopatologici e clinici derivanti dalla sovrapposizione su una patologia infettiva, o di altro genere, di salassi ripetuti, praticati secondo il calendario e le quantità usate storicamente.

Il paziente diviene anche più remissivo e disposto ad obbedire al medico; toltogli abbastanza sangue se imprecherà non potrà farlo che con un filo di voce, e nonché discutere o protestare farà fatica a muoversi; ma è più probabile che speri disperatamente in un aiuto. Un effetto di aumentata compliance, o meglio di sottomissione, sul quale occorrerebbe riflettere anche in merito a pesanti terapie odierne. Se poi il paziente è così gagliardo da riuscire a superare non solo la malattia ma anche le cure si avrà un successone. Tutto ciò potrebbe spiegare come una pratica tanto assurda sia stata per secoli una terapia universale di base; e una delle principali fonti di reddito dei chirurghi, in concorrenza coi flebotomi e barbieri.

L’ipotesi è suffragata da elementi storici che portano a supporre che il salasso periodico, limitato, che sfianca, sia stato usato anche come strumento di controllo sociale. La scuola di Salerno lo consigliava ai sani come misura preventiva. Risulta essere stato praticato in forme codificate in “istituzioni totali”. Il salasso era usato come provvedimento disciplinare nell’esercito romano. Nei conventi medievali il sottoporsi a salassi ripetuti era previsto dalle regole degli ordini, e le scadenze venivano riportate in calendari che fondevano l’aspetto religioso con quello astrologico e igienistico. Lombroso riporta come nell’Ottocento i detenuti calabresi fossero regolarmene salassati [3]. E’ noto che ai nostri tempi in istituzioni totali come carceri, caserme o strutture psichiatriche per mantenere l’ordine si faccia largo uso di sedativi, a volte prescritti, a volte somministrati a insaputa dei soggetti. Oggi assistiamo alla tendenza a mettere sotto psicofarmaci buona parte della popolazione, medicalizzando le comuni difficoltà personali e sociali. Nel 2010 in USA un adulto su 5 ha assunto almeno una volta un farmaco psichiatrico; nelle donne la proporzione è risultata di 1 su 4.

L’espediente di fare passare l’effectiveness per efficacy è più vivo che mai. Nell’attuale medicina “evidence based” ha preso la forma dei “surrogate endpoints”, una metodologia non risolutiva, da maneggiare con le molle e avendo le mani pulite, se proprio non si può evitarla; forte generatrice di fallacie ed errori [4-6] ovvero in pratica eccellente opportunità per aggirare i controlli e frodare. Oggi è divenuta prassi comune. I surrogate endpoints valutano i vantaggi di una terapia non sui “patient important endpoints”, cioè su ciò che conta, ma su effetti positivi surrogati, che la propaganda ci ha abituato a considerare come clinical endpoints; es. “su una misura di laboratorio come la pressione arteriosa, invece che su un’evidenza clinica più diretta come la prevenzione degli ictus” [7,8]. O, nel caso del salasso, sulla capacità di abbassare la temperatura cutanea e smorzare le manifestazioni di sofferenza in una malattia infettiva. Un altro esempio è il dichiarare efficace un antitumorale perché si è documentata in studi clinici una sua capacità di ridurre il volume o di arrestare la crescita della massa neoplastica rilevabile agli esami di imaging; nonostante che la progressione tumorale a livello cellulare continui, più aggressiva di prima dati effetti selettivi, e su un organismo indebolito dalla terapia, sfociando quindi in manifestazioni come le metastasi a organi vitali, così che la sopravvivenza e la qualità di vita non migliorano, o peggiorano.

I surrogate endpoints non guardano agli effetti di un farmaco o di altra terapia su una patologia, ma solamente, tra i molteplici effetti del farmaco e tra i vari meccanismi della malattia, agli effetti del farmaco su una singola variabile patologica (che può essere insufficiente a definire il corso della malattia, o in alcuni casi non rilevante). Lasciano così fuori dalla valutazione gli effetti collaterali del farmaco e gli altri determinanti della malattia. Prima di essere usati come markers di efficacia dovrebbero almeno essere validati da altri studi, ma questo molto spesso non avviene, oppure viene fatto in maniera tale che non fa che aggiungere un altro strato di complessità e incertezza al processo di verifica dell’efficacia. Sono molto usati per l’approvazione accelerata di farmaci “innovativi” [9], con la riserva che l’efficacia sarà confermata in seguito, mediante studi di postmarketing che poi vengono condotti in maniera debole e pro forma e a volte restano sospesi; o che se anche mostrano inefficacia non danno luogo alle misure di ritiro previste. La celebrata serietà anglosassone qui prende forme burocratiche all’italiana, diciamo.

A contrastare il gioco dei surrogate endpoints, che ha permesso l’approvazione di farmaci, costosissimi, che in alcuni casi i pur compiacenti organi di controllo sono stati costretti a ritirare come inefficaci e dannosi [10], ci ha provato nel 2009 C. Grassley, un senatore repubblicano del GAO, “Government accountability office”, la commissione del Congresso USA che si occupa del controllo della spesa pubblica [7]. Il politico non si è certo messo di punta contro al sistema, però ha chiesto il rispetto dei controlli postmaketing, sulla base di un’analisi dettagliata dell’operato della FDA in merito a farmaci approvati grazie ai surrogate endpoints. Deve essersi preoccupato per la pericolosità di alcuni dei farmaci da lui presi ad esempio, come l’antidiabetico rosiglitazone, somministrato a circa 60 milioni di persone nel mondo prima che studi evidenziassero che incrementa nettamente nei pazienti la patologia e la mortalità cardiovascolari. Grassley avrà evidentemente tenuto conto anche dei soldi che in questo modo vengono salassati ai contribuenti, e a coloro che pagano i balzelli al sistema direttamente con le assicurazioni mediche private.

Il senatore se l’è cavata con un “vicious attack” sul Wall Street journal, a firma di Thornton, un ex funzionario della FDA che lo ha accusato di cospirare per impedire che i malati di cancro ricevano cure migliori; come quelle che vende Thornton stesso, passato a dirigere una ditta di biotecnologie che sviluppa farmaci oncologici (informazione che ha omesso nella intemerata). Secondo l’organo di Wall Street le moderate obiezioni avanzate dal senatore repubblicano e la sua richiesta di porre un freno agli aspetti più indecenti del sistema dei surrogate endpoints pongono lo sviluppo dei farmaci oncologici “sull’orlo del baratro di un ritorno ai Secoli bui”.

In Italia, dove i politici si azzuffano tra loro per chi deve essere il primo a fare da scendiletto alle case farmaceutiche e nessuno vuole giocare la parte del guastafeste, i surrogate endpoints sono un esempio tipico di argomento sul quale vige l’omertà politica. Per un semplice medico lo sviluppare critiche radicali ai surrogate endpoints, e al sistema del quale sono strumento, espone a i rischi cui si espone chi ostacoli dei delinquenti nei loro crimini. I guai che ne derivano sono mediati dalla solita compagnia. Monsignori che si credono dei Richelieu e sono sul livello di Marcinkus; “compagni” mantenuti del FMI e BCE; apparati che prima della caduta del Muro servivano gli interessi “atlantici” di selezione della classe dirigente pilotando omicidi politici, e ora non vogliono stare con le mani in mano; e la massa dei fiancheggiatori istituzionali e popolari, il branco ottuso e famelico dei furbi che si vendono ai poteri che vincono sempre; ottenendone, come mostra anche il destino imboccato dalla nazione, il guadagno di Pottino.

Un’ulteriore evoluzione dei surrogate endpoints e dello sfruttamento della effectiveness è costituita dai biomarkers, complessi marcatori molecolari che aumentano la scivolosità diagnostica invece di ridurla, con conseguente aumento di “clienti” e quindi del fatturato. Si occupa di applicare biomarkers a campi dove l’accuratezza diagnostica è già carente ad es. il San Raffaele di Milano [11], un centro dove la disinvoltura morale nel fare soldi con la medicina (appoggiandosi magari ai lavori sporchi dei servizi [12]) non è limitata agli aspetti amministrativi così come si vuole fare credere e come la gente vuole credere.

I tempi bui del salasso non sono alle nostre spalle. Del resto oggi la deplezione ematica è praticata su larga scala, mediante i chemioterapici antitumorali che come effetto collaterale deprimono il midollo osseo, l’organo che produce le cellule del sangue. L’effetto è indiretto, ma non sgradito agli interessi economici: ha permesso la creazione di un mercato di stimolatori dell’emopoiesi, inclusa l’EPO, l’eritropoietina resa famosa dal caso Pantani, farmaco i cui alti e bassi borsistici vengono attentamente seguiti dagli speculatori finanziari. In USA pagando gli oncologi la casa produttrice ha ottenuto che l’EPO fosse somministrata ai malati di tumore oltre le indicazioni e i dosaggi previsti, uccidendo pazienti. C’è chi campa, e si arricchisce, anche in maniera criminale, sulle anemie iatrogene da salasso chimico. Ciò mostra come la iatrogenicità abbia un effetto economico di moltiplicatore, dove un danno iatrogeno consente di vendere oltre al prodotto che l’ha causato anche il rimedio al danno; in una spirale che la medicina attuale non si astiene dall’instaurare e sfruttare, tutt’altro. Le terapie attuali sono informate da quella che B. Martin, studioso della soppressione dell’innovazione in campo scientifico, chiama “Interested technological vulnerability”.

Più ancora che la produzione dei globuli rossi, i chemioterapici deprimono la produzione della serie bianca, privando l’organismo delle naturali difese che impediscono ai microrganismi patogeni di mangiarci vivi; così che anche gli agenti che normalmente il nostro sistema immunitario tiene a bada senza che compaiano manifestazioni cliniche divengono temibili e agguerriti. D’altra parte, anche chi commercia o investe in antibiotici o in fattori di crescita granulocitari deve sopravvivere. Ho seguito da vicino e descritto in una relazione un caso di una giovane paziente che ha subito indebitamente questa triste sorte. E ho visto come il disastro prodotto dai farmaci, e dalle cure all’incontrario, sia stato occultato e messo a tacere da autorità mediche e giudiziarie che, nel loro piccolo, hanno poco da invidiare a Richelieu quanto a scrupoli morali; e quanto a metodi per “fare apparire le vittime come colpevoli”, secondo il principio caro al suo degno successore e correligionario Mazzarino.

Non siamo più ai tempi nei quali si curavano col salasso anche le emorragie o la grave disidratazione del colera; ma si può stilare una lunga lista di esempi attuali di “omeopatia pesante”: sofisticate terapie che causano o aggravano ciò che dovrebbero curare. Sul piano tecnico, resta presente in medicina una forte sinergia tra malattia e terapia, che assicura la crescita del business biomedico. Non si teorizza più apertamente come il Fioravanti nel Cinquecento che “il medico dee fare con gli ammalati come fa il cuoco quando la pignatta bolle et fa strepito et va per sopra, che ne cava fuori una picciola quantità et così manca il strepito e non va più fuori”. Si presentano invece mediante pacati scienziati tabelle e grafici che mostrano epidemie incombenti, creando un clima di paura; e allo stesso tempo un clima di intolleranza che in qualcuno porta alla voglia di assestare una badilata “in testa, di taglio” [13] a chi diffonda le tesi di quei ricercatori che denunciano tali tabelle e grafici come falsi; e che denunciano le terapie che tali frodi promuovono come atte a provocare lo stesso quadro clinico devastante della malattia [14].

Sul piano morale i “progressi” sono consistiti nel mantenere, affinare e calibrare la sinergia malattia-terapia per sfruttarla al meglio, senza farla trasparire troppo; coprendola spesso con forme di effectiveness, più evolute di quella rozza del salasso. Facendo così della medicina un pilastro del sistema economico liberista; usando tra i vari mezzi anche la iatrogenesi e la technological vulnerability come moltiplicatori che generano crescita economica. L’antica anima irrazionale della medicina sopravvive vigorosa; ma oggi l’oscurantismo è un prodotto delle ditte di public relations al servizio del marketing, costruito consapevolmente e scientificamente. Il potere ha proiettori che invece che luce proiettano coni d’ombra.

Come risultato, si creano situazioni anomale, inimmaginabili, che dovrebbero sgomentare l’uomo della strada che le esaminasse; es. le affermazioni di Duesberg, accomunato a scopo denigratorio a personaggi come Simoncini ma tra i maggiori virologi al mondo, che parla di “AIDS da ricetta medica”; o quelle di Sonnabend, infettivologo dissidente apprezzato dai leader dell’ortodossia come Fauci per le sue posizioni concilianti rispetto al dogma HIV, che dice che “sono abbastanza cinici da immettere farmaci sapendo che hanno effetti tossici e che produrranno una certa mortalità, e sapendo che dopo due o tre anni, quando la mortalità diverrà ovvia, dovranno ridurre i dosaggi”.

Pubblicato anche in https://menici60d15.wordpress.com/

Note

1.Tonguessy. Strutture di potere – Richelieu e la scienza. Appello al popolo, 12 gen 2012. http://www.appelloalpopolo.it /?p=5451

2.Cosmacini G. L’arte lunga. Laterza, 1997

3.Zanobio B. Armocida G. Storia della medicina. Masson, 1997

4.Fleming TR et al. Surrogate end points in clinical trials: are we being misled? Ann Int Med, 1996. 125: 605:613.

5.Sobel BE at al. Surrogates, semantics, and sensible public policy. Circulation, 1997. 95:1661:63.

6.D’Agostino, RB. Debate: The slippery slope of surrogate outcomes. Current Controlled Trials in Cardiovascular Medicine, 2000. 1:76-78

7.New drug approval. FDA needs to enhance its oversight of drugs approved on the basis of surrogate endpoints. GAO report to the ranking member, Committee on finance, U.S. Senate, 2009.

8.Psaty BM et al. Evidence-based Medicine. Worship of form and treatment of high blood pressure. J Gen Intern Med, 2000. 15: 755–756.

9.menici60d15. La generosità del governo Monti e del suo elettorato virtuale verso le multinazionali farmaceutiche. Appello al popolo, 16 dic 2011. http://www.appelloalpopolo.it/?p=5262

10.menici6ad15. Sulle regole per la Roche. https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/30/sulle-regole-per-la-roche/

11.Scoperto il “codice a barre” della sclerosi multipla. La Stampa, 28 dic 2011

12.menici60d15. https://menici60d15.wordpress.com/2007/06/11/commento-al-topic-lui-e-cristo/

13.Commento di un blogger al post di A. Delfanti “Nessuna correlazione tra HIV e AIDS”. Scontro scientifico sulle teorie “negazioniste”. Il Fatto quotidiano, 9 gen 2012. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/09/nessuna-correlazione-aids-articolo-apre-scontro-nella-comunita-scientifica/182546/

14.Duesberg P et al. AIDS since 1984: no evidence for a new, viral epidemic – not even in Africa. Italian journal of anatomy and embryology, 2011. 116: 73:92. http://www.fupress.net/index.php/ijae/article/view/10336/9525

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15 feb 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Si scopre che la camorra assicura un welfare avanzato. E lo stato?”

Veramente che il farmaco sia una “risorsa” lo si vede a occhi chiusi, oggi 15 feb 2022, quando a chi non se ne fa iniettare uno di dubbia utilità e sicurezza viene tolto il lavoro. Alla mafiosa. Ma Marfella si riferisce non ai trilioni di dollari del business farmaceutico, ma umilmente alla piccola lasagna per gli impiegati di concetto della ricerca. Che con sincerità partenopea accosta alle vedette dello spaccio. Non solo il farmaco è pilastro centrale dell’economia; ma ciò è un punto sul quale camorristi, politici, magistrati, preti, etc. sono d’accordo. Così che occupano o sostengono livelli diversi della stessa variabile: lo sfruttamento tramite i farmaci. L’altro giorno hanno arrestato Guttadauro, noto esponente storico di quella mafia che ricorda gli antri siciliani dei ciclopi, i mostri che si cibavano di carne umana. Nulla a che vedere con le frodi della medicina ufficiale; che pure pasteggiano con la carne umana, ma in maniera sofisticata. Lo spauracchio mafioso invece di essere incenerito viene agitato da figure come Saviano: aiuta lo sfruttamento tenendo bassa la media e quindi lo standard dell’integrità. Così che i perbene possono arricchirsi illecitamente usando il farmaco come “risorsa”, e sembrare onesti e meritevoli. E’ una delle funzioni della mafia. La statistica insegna che bisognerebbe usare anche la mediana del tasso di criminalità, oltre che la media aritmetica, raffrontando mafia e legalità. E soprattutto raffrontando mafia e medicina.

@ CarloJr. Nel 2021 i ricavi attesi erano un rispettabile 50 miliardi di dollari per quell’anno per i soli vaccini mRNA. Lo riporta Nature*. Non male per prodotti che vengono fatti assumere tramite i governi, con disinformazione e ricatti. E che pertanto la cui “vendita”, termine improprio trattandosi di inganno tramite paura ed estorsione tramite violenza, quindi, meglio, il cui prelievo fiscale a beneficio di privati, è rinnovabile ed espandibile a piacimento. E la cui base scientifica era stata giudicata, testuale, “s***”, cioè m****, da un premio Nobel, il cui nome viene tenuto coperto, riporta lo stesso articolo di Nature.

Il suo strepito è intonato alla pia glorificazione dei suddetti prodotti contenuta nell’ordinanza 583 del 4 feb 2022 con la quale il Consiglio di Stato ha confermato l’obbligo vaccinale per i sanitari; e così l’epurazione dei medici che non reggono con diagnosi e terapie il gioco mortifero sul covid che continua a produrre e aggrava, dopo due anni di epidemia e di misure draconiane, le pessime statistiche usate per giustificare norme che si servono del degrado morale e materiale come arma per obbligare ai farmaci. Mantenendo così lo stesso circolo vizioso di quando la maggioranza dei medici reiteravano il salasso in risposta al peggioramento delle condizioni del paziente dopo il salasso**.

*The tangled history of mRNA vaccines. Nature, 16 set 2021.
**Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. Sito menici60d15.

Giochi su Galileo Galilei

29 December 2011

Blog Appello al popolo

Commenti al post di Tonguessy “Strutture di potere – Galileo e la Chiesa” del 29 dic 2011

Postato su questo sito il 19 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Grazie a Tonguessy per l’ottimo articolo. E’ particolarmente interessante l’osservazione del progresso scientifico come ideologia che allontana il popolo dalla concezione medievale della vita frugale. La promessa di salvezza intramondana che allontana da quella concezione del limite che abbiamo perso, e che farebbe risaltare la Scienza nella sua vera grandezza.

Io sono tra quelli che quando sono in spiaggia sul Tirreno restano a guardare il tramonto sul mare. Uno spettacolo bello in sé, e che induce a riflessioni delle quali “Il silenzio” fuori ordinanza è l’equivalente musicale. La contemplazione del sublime che la nostra stella ci offre quotidianamente è temperata dal pensiero che non è il Sole che cala dietro l’orizzonte, spandendo colori regali attorno a sé; ma siamo invece noi che insieme alle sdraio e a tutto il resto ci stiamo lentamente ribaltando all’indietro.

Anche l’antagonismo Chiesa/Scienza si è evoluto, e credo occorra fare attenzione a non identificarlo con quello dei tempi di Galilei; come invece può essere interesse dei contendenti far credere: https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

Resta l’antagonismo ideologico, con la Scienza e la Fede usate come armi; un esempio è dato da come entrambe le parti strumentalizzano la discussione sul darwinismo. Confronto che a volte sbotta in toni che tradiscono l’antica vocazione: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/16/i-preambula-fidei-di-san-tommaso-e-quelli-di-de-mattei-e-carancini/

Ma il clero attualmente ha anche interesse a favorire la scienza. Interessi “pastorali”, perché, preso atto che la nuova religione secolare è oggi quella che fa più presa sulla credulità delle masse, preferisce cooptarla e sfruttarla anziché attaccarla frontalmente. (E sa, vecchia volpe, che conviene dargli corda anche perché le magagne della degenerazione affaristica della scienza ne minano la credibilità dall’interno). Diventato lo scientismo un’ideologia parareligiosa, il clero col suo know-how può insegnare ai seguaci di Prometeo come ricavarne consenso e zecchini.

Interessi politici, perché il Vaticano deve trovare un punto di convivenza e alleanza con altri poteri che non può certo contrastare, e che fanno dell’ideologia scientista il loro credo. Appoggiando la scienza, evitando di attaccarla, se non per ridicole questioni teologiche, tacendo sulle strumentalizzazioni e storture dei modi nei quali è praticata, e fornendo servizi di supporto, il clero può acquisire meriti presso poteri che non lo amano.

Interessi economici, perché la “scienza” è in pratica la tecnologia commerciale, e il clero è tra le forze che investono molto denaro e ricavano molto denaro da essa; v. il caso San Raffaele, scoperchiato, nei suoi aspetti finanziari ma non in quelli “scientifici”, nell’anno del passaggio di governo da Berlusconi a Monti.

Così le occasionali rumorose baruffe e le frequenti gomitate non devono fare perdere di vista che tra le due chiese, che se potessero adotterebbero gli argomenti degli inquisitori da un lato e dei lanzi dall’altro, i rapporti sono articolati; come quelli dei famosi imprenditori di Pisa, che litigavano di giorno ma cooperavano di notte: https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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@Lorenzo. Tra il primitivo che adora la luna e lo scienziato capace di mandarci un razzo (magari forte della pregressa esperienza pionieristica con le V2 naziste) c’è una grande differenza; ma non sarei così sicuro che ci sia un abisso. Il 23 dicembre scorso c’è stato il quarantennale della “Guerra al cancro” dichiarata da Nixon sull’onda dell’esaltazione per le missioni Apollo. La luna è sempre là, non più meta di visite a parte quelle innocue dei poeti, ma la guerra al cancro non è stata vinta. Invece, si è trasformata la lotta al cancro in una economia di guerra. La soluzione è stata brillante sul piano economico; inqualificabile su quello etico e politico.

La “comunità scientifica”, superiore alle diatribe ideologiche, lo sguardo fisso in alto verso il perseguimento della Conoscenza dell’ignoto, ma anche con un fine intuito per buste paga e pensioni, continua a pestare alacremente l’acqua nel mortaio così come si vuole che faccia. Il cancer burden continua ad aumentare. Dal 1998 al 2007 in Europa la spesa pro capite per i farmaci oncologici è cresciuta di sei volte, e attualmente si parla di aumento dei prezzi insostenibile per i nuovi farmaci “innovativi”; prodotti frutto di un metodo così galileiano che si discute apertamente nelle sedi ufficiali di come valutarne l’efficacia sui pazienti dopo che sono stati commercializzati, in carenza di dati sperimentali sufficienti; cioè di come chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati; e così efficaci che diversi medici scelgono di non assumere le terapie destinate ai pazienti se affetti da cancro. Gli analisti finanziari prevedono ulteriori enormi guadagni, e la gente continua a credere, anche se con qualche tentennamento, ai proclami di vittoria della “comunità scientifica”.

Lo scienziato non deve essere necessariamente “engagé”; ma deve essere onesto, e non può pretendere di essere considerato tale per dogma. Tra il primitivo e lo scienziato ideale in mezzo c’è l’acquitrino della scienza corrotta, e di quell’atteggiamento irrazionale, diffuso tra il pubblico e anche tra i ricercatori, prossimo alle credenze dei primitivi che il fisico Feynman (Il Nobel che scoprì la causa del banale errore tecnico che causò il disastro della navetta Challenger) ha chiamato “Cargo cult science”. Cioè l’adorazione di stampo tribale di ritrovati tecnologici e della scienza, che vengono visti come divinità benevole e onnipotenti.

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@Lorenzo. Grazie per questo esempio di teologia scientista.

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@Mincuo. Leggo che Bellarmino ebbe parte nel primo processo a Galilei, quello del 1616. Circa venti anni prima aveva partecipato al procedimento che aveva mandato sul rogo Giordano Bruno; alla figura del cardinale, e futuro santo e dottore della Chiesa, era quindi associata una notevole carica intimidatoria; se non altro da vivo. Assieme a teorie che oggi suonano esoteriche, veniva contestata a Bruno l’affermazione che “vediamo il sole nascere e tramontare perché la terra se gira circa il proprio centro”. Pare che a Bruno fosse stata offerta la possibilità di evitare la morte accettando qualche compromesso dottrinale; ma Bruno non volle. Questa fermezza, più ancora che le sue teorie, deve essere suonata inaccettabile alle orecchie dei preti.

Una posizione ancora oggi da giudicare negativamente per l’ethos nazionale: ricordo come Montanelli sul Corriere abbia scritto che in pratica Bruno, che comunque secondo lui era un pensatore che valeva poco, se l’era cercata con la sua cocciutaggine. La sua scelta credo fosse il frutto di un misto di consapevolezza intellettuale e carattere; e anche di stanchezza esistenziale, se non disgusto, per la sua vita travagliata e per la meschinità e viltà che vedeva nei suoi persecutori. Bruno divenne poi un simbolo di laicità; cioè in pratica di anticlericalismo massonico, che invece nei compromessi si trova a suo agio.

Come Campanella, se i suoi concetti mostrano un modo nuovo di pensare che muove i primi passi, fu un bravo poeta. Mi colpì su “the Crimson”, la rivista di Harvard (interdisciplinare), un detto a lui attribuito: “Lux umbra dei”, la luce è l’ombra di Dio. Un altro pianeta rispetto ai minuziosi sofismi di coloro che dicono di parlare in Suo nome; e rispetto alla loro nascosta ma non sopita propensione a scempiare quelli che non possono piegare; con qualsiasi mezzo, dalle dotte falsità dell’erudito alle pratiche di compiaciuta violenza degli sbirri e lacchè.

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@Mincuo. “L’ambasciatore della Corte medicea, Piero Guicciardini, ottimo conoscitore dell’ambiente romano, era ben consapevole dei pericoli incombenti sullo scienziato: «so bene che alcuni frati di San Domenico, che hanno gran parte nel Santo Offizio, et altri, gli hanno male animo addosso; e questo non è paese da venire a disputare sulla luna, né da volere, nel secolo che corre, sostenere né portarci dottrine nuove».[44]

Il 24 febbraio 1616, richiesti dal Sant’Uffizio, i teologi risposero unanimemente che la proposizione «il sole è il centro del mondo e del tutto immobile di moto locale», era «stolta e assurda in filosofia, e formalmente eretica», in quanto contraddiceva molti passi delle Sacre Scritture e le opinioni dei Padri della Chiesa; che la proposizione «la Terra non è il centro del mondo, né immobile, ma da sé si muove anche di moto diurno», era «censurabile in filosofia; riguardo alla verità teologica, almeno erronea nella fede». Di conseguenza, il 25 febbraio il papa ordinò al cardinale Bellarmino di «convocare Galileo e di ammonirlo di abbandonare la suddetta opinione; e se si fosse rifiutato di obbedire, il Padre Commissario, davanti a un notaio e a testimoni, di fargli precetto di abbandonare del tutto quella dottrina e di non insegnarla, non difenderla e non trattarla». Un documento datato 26 febbraio attesterebbe l’avvenuto precetto del Bellarmino e l’obbedienza di Galileo[45] mentre il 5 marzo era reso pubblico il decreto della Congregazione dell’Indice che proibiva e sospendeva «rispettivamente gli scritti di Nicola Copernico De revolutionibus orbium coelestium, di Didaco Stunica su Giobbe e di Paolo Antonio Foscarini, frate carmelitano».” (Wikipedia).

Lei chiama “raccomandazioni amichevoli” una convocazione dopo una procedura formale,  da parte di uno che aveva sistemato Bruno; il quale pare sia stato anche torturato (secondo Wikipedia). Qui bisognerebbe parlare della radice culturale comune a clero e mafia, evidente anche nei modi di esprimersi. Ma non vorrei essere ripreso da lei con accusa di andare fuori tema. Dovreste vergognarvi per quello che avete fatto, in quella e innumerevoli altre occasioni, e invece vi mettete in cattedra a dispensare menzogne e giudizi. Non so chi lei si creda di essere o cosa pensi di avere detto, ma ci vuole un po’ più di un pallone gonfiato per farmi “lasciare stare”.

Non sono di nessun partito, non difendo nessuna fazione, a differenza di lei. Non apprezzo Michele Serra, non leggo Repubblica, che elogia quanto ha prodotto in medicina e in campo culturale il suo degno correligionario Verzè. Vede, lei questo non può capirlo, ma ci sono persone che hanno opinioni forti pur non appartenendo a nessun gruppo. L’argomento del quale tratto non è Galileo, ma gli abusi di potere della Chiesa. Che lei giustifica con la situazione politica del tempo. No; posso testimoniare che avete la vocazione, come mostra anche il suo atteggiamento mistificatorio e arrogante. Lo mostra nella sua parte presentabile; i sudici scagnozzi dei quali allora come oggi vi servite completeranno i suoi auguri di lunga vita e la brillante lezione di filologia fraudolenta.

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Egregio Mincuo, difensore della Fede, cerchi di capire. Il clero si oppone sostanzialmente al progresso che emancipando l’uomo lo sottrae al giogo del potere. E nell’opporsi non si astiene da forme di violenza e di inganno; anzi eleva queste pratiche al rango di scienza, che è l’unica scienza che si può riconoscere alla massa di zeloti e farisei dei quali lei fa parte. Se fosse per Bellarmino o per quelli come lei staremmo ancora al Medioevo; agli aspetti negativi del Medioevo. Queste sono responsabilità molto gravi. Sono il primo a criticare le distorsioni dell’attuale tecnocrazia, alla quale i preti fanno da tirapiedi. Ma il progresso sano è salvezza dell’Uomo. Pensi ad esempio se non avessimo le fogne: quante malattie infettive. Certo, ci sarebbero anche aspetti positivi. Davanti a un vomitatore di insulti come lei, si potrebbe prendere il pitale, metterglielo davanti e dirgli “parla con questo”.

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Caro Stefano, grazie per il tuo intervento. Non ho nessuna voglia di riaprire la questione che hai chiuso, ma vorrei andare oltre evidenziando un aspetto che mi pare interessante. Un poco la storia si ripete. J. Schwartz, in “The creative moment”, 1992, sostiene che la Chiesa era orientata ad ammettere la teoria eliocentrica purché fosse nascosta entro l’oscuro linguaggio matematico, ferma restando la versione delle Scritture. Lo stesso Bellarmino, leader intellettuale dei gesuiti, istruiva i preti a stare lontano dalle dispute coi matematici sulla questione. Per questo autore, un fisico, lo scandalo è consistito non tanto nella soppressione della verità da parte dell’autorità, ma nell’avere imposto che la “chiarezza sovversiva” della fisica venisse avvolta in un linguaggio matematico inaccessibile ai più.

Oggi più di allora il rigore, la specializzazione, possono essere distorti in uno strumento per occultare e censurare il vero. O per propagare il falso. E’ nota la critica ai modelli matematici in economia; si parla meno di come alcune metodologie matematiche di base dell’epidemiologia clinica, di difficile valutazione per i non iniziati, a detta di statistici professionisti servano più ad ingannare che a trovare il vero. Qui sul blog è stato possibile screditare con toni sprezzanti chi proponeva tesi non gradite, col pretesto che non si può parlare che di un solo processo a Galilei, non contando nulla la raccomandazione di censura dei teologi nel 1616, e la conseguente disposizione del papa a Bellarmino di ordinare a Galileo di cessare di insegnare, discutere, difendere le sue tesi se non voleva essere arrestato. (Che a me sembra anche peggio di un regolare processo). Tizio spara a Caio con una calibro 9, e Caio, sopravvissuto, lo accusa di avergli tirato una revolverata. L’avvocato di Tizio, rispondendo che per il perito balistico è una sciocchezza chiamare “revolver” la calibro 9, che invece è un arma semiautomatica, non sta servendo il rigore e la precisione; se adotta questi argomenti si vede che non può che buttarla in chiasso.

Ci sono molti modi per reprimere voci non gradite. Dall’omicidio fisico a quello morale all’attacco verbale all’appello al metodo; da usarsi diversamente a seconda delle circostanze. Nell’affresco del quale il caso Galilei è parte appaiono le varie tipologie. Mentre qui tutto lo spazio è stato invaso e occupato da ciò che potrebbe costituire l’oggetto di una nota a piè pagina, se correttamente riportato. Spaccando la pagliuzza in quattro si può ignorare il quadro generale; dalle pugnalate, si ritiene per mano di sicari della Chiesa, all’amico di Galilei Paolo Sarpi, difensore dell’indipendenza della Repubblica di Venezia; alle migliaia di donne che in quegli anni in Europa venivano bruciate per stregoneria.

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24 settembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto, Clini attacca la sentenza: “Unico precedente è quello di Galileo” del 24 settembre 2012

E’ un cupo esempio di come la mediocrità al potere uccide. Ma se proprio si vogliono scomodare i massimi sistemi e si vogliono cercare precedenti storici, trattandosi di un caso di incosciente servilismo degli scienziati che ha avuto conseguenze tragiche si potrebbero citare i 10 scienziati che inventarono per Mussolini le basi teoriche delle leggi razziali.

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@grab. Contrariamente a quanto ritenuto dalle ingenue credenze popolari, si può essere ciarlatani anche maneggiando provette in laboratorio o risolvendo equazioni differenziali.

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7 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al posto “Nature: l’Italia non capisce la scienza” del 7 novembre 2012

Secondo Nature la “scienza” conferisce a chi la pratica una posizione di superiorità simile a quella che secondo il clero Dio conferirebbe alla Chiesa; superiorità che, in entrambi i casi, si pretende che gli altri poteri e il popolo riconoscano, sottomettendosi. I magistrati italiani mi sembrano fin troppo arrendevoli e compiacenti con la “scienza”, o meglio coi poteri forti sopranazionali che la usano come ideologia. Forse il catechismo di Nature non trova ancora in Italia tutto lo spazio che vorrebbe perché il posto è già ingombrato da quello cattolico. Andrà a finire che dovremo sorbirci entrambi. Però in Italia qualcuno che, pur comprendendone l’importanza, ha mantenuto della scienza una visione laica l’abbiamo avuto:

“Ma si può immaginare una “competenza” così asettica da sfuggire sempre e comunque a ogni condizionamento dell’interesse? “Si può peccare per ignoranza” – osserva Vilfredo Pareto – “ma si può peccare per interesse. La competenza tecnica può fare evitare il primo male, ma non può nulla contro il secondo”. … l’esperienza dice che il mondo è pieno di scienziati e di intellettuali che si prostituiscono al potere e ne avallano tutte le abiezioni. Forse che costoro non sono corrotti perché sono competenti ?” (D. Fisichella. L’altro potere. Tecnocrazia e gruppi di pressione. Laterza, 1997).

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@ Flavio Masi. A me invece la tecnocrazia sembra un dato di fatto rimosso. L’attuale governo di “tecnici” che sono criticati sul piano tecnico da affermati specialisti, mi sembra in realtà una formazione, un po’ casereccia, di tecnocrati. Il saggio di Fisichella comincia parlando di “bancocrazia”; anche questo non mi pare un concetto iperuranio, anche se il termine non è di uso comune.

L’onestà degli scienziati dovrebbe essere un loro elementare dovere, e non motivo di “ammirazione” da parte del pubblico. La “comunità scientifica” è uno di quei gruppi che al loro interno sono molto diversi da come si presentano al pubblico. Chi non si accontentasse del panegirico sulla ricerca guidata dal metodo scientifico che come la colomba dello Spirito santo illumina e guida gli scienziati, potrebbe leggere ad es. “Visto dall’interno” di L. Tomatis.

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@ Flavio Masi. “Per il resto dissento. Il metodo scientifico si può discutere, come ogni cosa umana, e come ogni cosa umana è tutt’altro che infallibile, manegarne l’utilità mi sembra arduo.”

Non ho negato l’utilità del metodo scientifico. E’ curioso come il citarlo autorizzi alcuni a cambiare le carte in tavola.

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@ Flavio Masi. “La sua citazione parodistica del metodo scientifico, unita al suo post precedente, mi ha indotto a pensare che dietro ci fosse una critica radicale. Tutto qui.”.

E’ lo stesso slittamento di chi difende i condannati dell’ Aquila: se si criticano le mistificazioni commesse in nome della scienza si è contro la scienza.

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13 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Tipaldo “Commissione Grandi Rischi, quando la scienza trema /2”

Per Tipaldo l’accertamento del nesso causale è stato scientificamente carente: mancano tra l’altro studi statistici sulla popolazione per poter dire che le vittime siano state influenzate dalla rassicurazione. E’ un’applicazione della “sottodeterminazione delle ipotesi” (Duhem), con la quale si possono sempre negare perfino proposizioni scientifiche. L’usò anche il vescovo di Padova, rifiutando di guardare nel cannocchiale di Galilei sostenendo che le macchie lunari dovevano essere un artefatto da strumento difettoso. E qui non si tratta di scienza. Ma di una comunicazione tecnico-istituzionale al pubblico. Alla quale va applicato il livello di determinazione proprio di tali comunicazioni. Altrimenti si può sostenere che mancano le audiometrie che mostrino che le vittime non avessero problemi di udito, e così via; e nessuna comunicazione sarebbe mai colpevole (specie se le vittime non possono più parlare). Mi pare un riaffermare il diritto di alcuni al libero uso del latinorum scientifico. La “scienza” – la scienza cortigiana – trema, ma di rabbia, perché è stata messa in dubbio la sua superiorità, che ora subito riafferma sfondando il buon senso e prendendo per il collo il diritto. Tribunali a parte, è chiaro che sono state fatte cose da galera. Per interessi particolari, pensando che ciò che era possibile non si sarebbe verificato, si è scelto di non dire la verità: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero” (Stevenson).

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21 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terremoto L’Aquila, Cassazione: assolti scienziati Commissione grandi rischi. Condannato solo De Bernardinis”

Lo scientismo, l’appello magico-religioso alla scienza, è ai nostri tempi la potente ideologia dei grandi interessi economici e politici. Siamo al tempo della “unholy alliance between bad science and big business” (Ho). La “scienza” è divenuta un simulacro al quale fare dire ciò che conviene al potere. Una fonte di verità suprema, che non ha niente sopra di sé; e quindi un potere normativo incontrollato. Riportando i sacerdoti di questa “scienza” alle loro reali dimensioni e responsabilità terrene, i magistrati, forse inconsapevoli degli interessi che andavano a toccare, rischiavano di rendere visibile che la “scienza” non è il sole attorno al quale le altre attività umane ruotano. Fatti oggetto di una campagna internazionale, hanno abiurato. Al di là degli aspetti giudiziari, il non riuscire a distinguere, o il non volere distinguere, tra rassicurazione positiva ingiustificata di non terremoto, mentre è in corso un’attività sismica, e mancata previsione di terremoto (e anche tra affermazioni accademiche a dispetto e consulenza tecnica sul campo mentre sono in gioco vite umane; tra manomissione della scienza per meschini giochi di interesse e corretta applicazione della scienza a importanti quesiti pratici) offre un test, un pons asinorum, per capire se si ha a che fare con chi, per interesse o per stupidità, sostiene lo scientismo, e come tanti preti e bigotti disprezza e calpesta in realtà i principi che dice di proclamare e difendere.

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29 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Sylos Labini “Xylella, Stamina e L’Aquila: quando la giustizia ‘processa’ la scienza”

@ Andrea Bellelli. In medicina, il “probabilistic framework” che in effetti occorre per maneggiare alcune classi di fenomeni è stato dilatato a dismisura. Ciò non solo produce false acquisizioni (v. es. Penston J. Stats.con, 2010); consente anche doppie verità, per le quali si può sia affermare un risultato, in nome di un “rigoroso” metodo statistico in realtà traballante o non valido, sia negare di averlo fatto lamentando una non comprensione di quella tormentata e fumosa entità che è la causalità statistica; a seconda della convenienza. Forse occorre valutare le responsabilità delle conseguenze deterministiche delle informazioni “probabilistiche”. Se si induce a mozzare olivi, fare restare la gente in casa mentre è in corso un fenomeno sismico, o si iniettano costosi preparati dalle asserite proprietà miracolose, poi non si può pretendere un tribunale domestico presieduto dalla fortuna cieca anziché dalla giustizia bendata.

 

Patologizzazione surrettizia e materiale

15 December 2011

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Breivik e gli altri: siamo sicuri che siano tutti (e solo) matti ?” del 14 dic 2011

Postato su questo sito il 15 feb 2012  causa boicottaggio Telecom

Il prof. Giannuli vede un possibile fattore causale comune tra le stragi del norvegese Breivik e quelle avvenute nelle stesse ore ieri a Liegi e Firenze. Mi pare significativo che Breivik abbia citato l’Unabomber statunitense, portatore di un messaggio ideologico molto diverso, come ispiratore. Sulle ultime due stragi e la loro coincidenza – e sulle reazioni, come quella a cacio sui maccheroni di Sofri – sono possibili diverse ipotesi; questi episodi (come pure alcuni strani suicidi) spingono ad una serie di congetture che gli esperti dovrebbero studiare. Può essere utile, in questo bell’argomento di come la caratteriopatia sociopatica di chi ha potere possa usare come arma la psicosi, la distinzione tra patologizzazione surrettizia e patologizzazione materiale, che ho considerato a proposito dell’Unabomber del NordEst:

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

Nella patologizzazione surrettizia si fa figurare come pazzo chi non lo è. Con la simulazione, come forse è avvenuto nel caso dell’Unabomber del NordEst. O con la calunnia; spesso aiutata da torti e provocazioni che provocano comportamenti rappresentabili come disturbati; così come ad un osservatore esterno doveva sembrare un matto Renzo Tramaglino mentre, roteando le braccia, e con esse i capponi che teneva in mano, andava dall’Azzeccagarbugli.

Non è così difficile simulare l’opera di un pazzo; o applicare l’etichetta di pazzo. In USA mi è stato insegnato che nella diagnosi microscopica dei tumori occorre tener presente che se si esaminano le cellule normali ad ingrandimento troppo elevato si tende a vederle come cancerose. Riflettei che avviene lo stesso con gli umani; Basaglia ha detto che “da vicino nessuno è normale” e lo “scrutiny” è elencato tra i sistemi per mobbizzare i whisteblowers. Benigni nel “Il mostro” fa dell’umorismo sulla pratica della parafrasi psichiatrica di comportamenti normali, e di come questa provochi un circolo vizioso. Gli effetti di stigma di questa forma di patologizzazione, e le forme illegali di controllo che spesso l’accompagnano, sono favoriti dalle ricorrenti notizie di stragi commesse da folli: tra le numerose valenze di queste notizie c’è anche quella di favorire la patologizzazione surrettizia di chi è inviso al potere.

Nella patologizzazione materiale gesti folli possono essere ottenuti “eccitando e incanalando i nuclei psicotici di qualche sventurato” (cit.). C’è una letteratura complottista, e anche mi pare una più attendibile, su queste pratiche. Anche qui è possibile una similitudine con la biologia dei tumori. La cancerogenesi appare essere un fenomeno “multistep”, avviene cioè per stadi. Fattori mutageni diversi possono agire sul DNA: quando la somma dei danni multipli raggiunge una soglia si ha la trasformazione neoplastica. Analogamente, in un soggetto predisposto, che ha già salito per cause diverse alcuni gradini della scala verso la psicosi, stimoli successivi, applicati in maniera deliberata e mirata, possono portare alla psicosi franca o innescare una crisi psicotica. Sono anche possibili giochi e intrecci tra le due forme di patologizzazione.

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Il fattore psicofarmaci evidenziato da Nicola Mosti è uno di quelli che hanno un rapporto efficacia/attenzione altamente favorevole dal punto di vista di chi potrebbe organizzare tali atti. Gli psicofarmaci sono tra i determinanti strutturali invisibili dell’attuale società. I magistrati tendono ad evitare l’argomento, nonostante abbia pesante rilevanza in gravi reati contro la persona. Otto anni fa segnalai rispettosamente l’utilità che la magistratura se ne occupasse al Procuratore Guariniello, specializzato in inchieste sulla sanità, che ha condotto diverse importanti indagini, e attualmente sta conducendo un’indagine sull’ingannevolezza delle affermazioni circa la capacità della Crescina di fare tornare il capillizio a precedenti splendori. Ne scrissi a proposito del caso Pantani:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

Ma il ruolo degli psicofarmaci in esplosioni inattese di violenza non è nella fitta agenda degli interventi dei magistrati sulla medicina:

Il PM Nicastro come assessore alla sanità: la non complementarietà tra magistrati e tangentisti. Par. 17. https://menici60d15.wordpress.com/2010/02/27/1322/

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Nella cassetta delle ipotesi non può mancare la “patsy”, il capro espiatorio al quale attribuire l’esecuzione, e da esibire ai media, mentre la strage è stata materialmente compiuta da altri, da soli o in concorso con la patsy. Come è avvenuto per Lee Oswald, incastrato per l’assassinio di JFK; e, secondo le recenti ricostruzioni, anche per la strage di Portella della Ginestra, dove la patsy era il bandito Giuliano con la sua banda. C’è chi pensa che l’esperienza di Portella sia stata applicata a Dallas. Si è ipotizzato che Breivik sia una patsy consapevole.

Anche in altri fatti di terrorismo, come la dinamica del rapimento in Via Fani dello statista che non piaceva a Kissinger, e la successiva gestione, sembra possibile sospettare che vi siano stati più esecutori con piani diversi. Per diversi omicidi politici, la mafia può essere stata una patsy dalle mani insanguinate. Per es. quello di Pio La Torre, nemico vero della mafia ma anche severo oppositore delle basi USA in Italia; ucciso con un’arma in uso non ai mafiosi, ma all’esercito USA. La patsy può anche essere immaginaria; una figura fantomatica creata dai servizi, come ritengo potrebbe essere l’Unabomber nostrano. Anche la Nave dei veleni di Cetraro, che denunciai come bufala prima degli accertamenti, ha alcune caratteristiche della patsy.

C’è un ampio spazio, che non bisognerebbe scavalcare a “Ponte sullo Stretto”, tra i rettiliani e le labirintiche ambiguità di quelli che dovrebbero tutelare la legalità ma non si capisce da che parte stanno, o meglio lo si capisce ma si fa fatica a crederlo; o tra gli arcana imperii supertecnologici e i puttana imperii dei comunisti della varietà apprezzata da Kissinger, ai quali fa comodo una riesumazione del fascismo squadrista per fingersi di sinistra.

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11 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Casolari “Medicina difensiva: l’intervento psichiatrico deve svolgere un ruolo di controllo sociale?”

Casolari, medico psicoanalista, riferendo delle sue esperienze nel campo lascia pensare che i magistrati possano permettere, e talora favorire, l’uso della psichiatria come arma offensiva tramite la scusa della “medicina difensiva”. E’ interessante, anche per ragioni di ricostruzione storica. In Italia si è dato del pazzo perfino a Moro – mentre si evitava di farlo tornare a casa – mediante le valutazioni diagnostiche “nauseanti” [1] di Ferracuti, “collaboratore del Sisde in Italia e agente della CIA” [2]. Il segretario della ANM, Ippolito, definì come “un’ignominia degna della psichiatria stalinista” il trattare Moro come un soggetto bisognoso di trattamenti psichiatrici nel caso di una sua liberazione; piano che invece secondo Cossiga era stato preparato d’intesa con la magistratura. I magistrati smentirono indignati. Andrebbe notato che da parte di psichiatri e di altre figure dotate di potere amministrativo non solo il prestarsi a dichiarare falsamente malata di mente una persona, es. per screditare un testimone, ma anche il prestarsi a minacciarla di farla dichiarare pazza, per esercitare su di essa pressioni indebite, es. per intimidire un testimone, è una forma di violenza subdola e grave.

1 Nese M. Guerzoni: “In quella riunione decisero che era pazzo”. Corriere della Sera, 1 dicembre 1993.
2 Lupacchini O. In pessimo Stato. Koinè, 2014.

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17 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di Laura Quarà – Area pro labour – giuristi per il lavoro “Colleghi difficili e vita d’ufficio: ecco cosa fare in caso di conflitto sul lavoro”

Ridurre, come fa qui questa esperta, i contrasti sul lavoro alla dimensione psicologica e caratteriale – considerando addirittura disturbi della personalità “non conclamati” – favorisce, nelle forme più accese della universale lotta per l’interesse, il victim blaming e la patologizzazione della vittima. Lo mostra il caso estremo dei ‘whistleblower’ in ambito lavorativo, che studi riportano essere esposti al vedersi applicare false diagnosi psichiatriche che spiegano le loro denunce come frutto di disturbo mentale. L’analisi psicologica non è sminuita dall’essere subordinata al ‘reality check’, e non esenta dal guardare ai profili di correttezza ed equità e dal restarvi ancorati. Una impostazione equilibrata dovrebbe prima verificare la realtà dei fatti, il merito delle accuse che le parti si rivolgono, le circostanze e gli interessi materiali in gioco, e poi compararli con le rimostranze e i comportamenti e valutarne eventuali posizioni psicologiche distorte, infondate o esorbitanti. Se si parte dalle carenze affettive nell’infanzia e non si guarda mai all’osso conteso o predato, si può finire col fornire una vidimazione paludata allo scorretto (o al narcisista…) che di chi reagisce ai suoi soprusi o rivela i suoi illeciti dice “è pazzo”, e cerca di provocarne reazioni interpretabili secondo il catalogo che questa consulente sfodera subito: fobie, proiezioni, manie di persecuzione etc.

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Da:

2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ex Ilva, Bonelli (Verdi): “600 bambini nati con malformazioni a Taranto, ma governo rinvia presentazione dello studio””

In: ILVA. Dal cancro nascosto al cancro inventato

il gattamelata. Bene. In attesa che venga “silurato” anche Paci e le centinaia di altri autori che si occupano della questione senza farsi radiare, quindi vendendosi alle forze del male immagino, come me d’altronde, la invito sinceramente a cercare aiuto da un collega ancora abilitato. 

@ il gattamelata. In un Paese dove il capo dello Stato oversells mammography * e manda la figlia a fare da madrina ad operazioni di disinformazione a danno del diritto costituzionale alla tutela della salute (a proposito di psichiatria della medicina, il “diritto alla salute” è stato identificato come paranoia **); dove si ammette quando non lo si può più negare che si è peccatori per considerarsi quindi assolti e proseguire; dove chi dovrebbe essere censurato usa impunemente la psichiatrizzazione per screditare e minacciare chi sveli frodi sulla salute, il posto di chi non si adatta è quello del matto. Sono fortunato; abito nella città, e d’estate nel paesino, dei due psichiatri che si occuparono di spiegare le lettere di Moro sequestrato diagnosticando un disturbo psichiatrico. Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo nella psichiatrizzazione piduista, e nel fare internare Moro in psichiatria in caso di liberazione. In questi giorni magistrati accostano gli scandali affiorati su CSM e ANM alla vicenda P2 del 1981. Una magistratura che es. nel caso ILVA persegue solo la “mafia perdente” e aiuta l’altra, permettendo che in nome della lotta all’inquinamento si passi dall’industria dell’acciaio a quella delle truffe della medicina, che continua a consentire l’uso mafioso della psichiatria, è anch’essa ben integrata in un sistema folle e miserabile.

*Woloshin S et al How a charity oversells mammography. BMJ, 2012 345: e5132.

**Zoja L Paranoia. La follia che fa la storia. 2011.

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6 dicembre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Genova, morto l’ex magistrato Mario Sossi: fu sequestrato dalle Brigate Rosse per 33 giorni”

Franceschini ha anche detto che su Sossi lo Stato pilotò le BR come con Moro. Risulta un progetto dei servizi per uccidere Sossi simulando un tentativo di liberazione. Tra i rapitori un infiltrato del Viminale, Marra.

Mario Sossi, 1974, durante il sequestro: “… Opportunisti, sfruttatori , manutengoli, ruffiani e vigliacchi, fanno vita comoda e nessuno li va a rapire. Per di più, qualcuno di essi ha la sfrontatezza di recitare la miserabile commedia del cittadino intransigente”! […] Una scelta “équipe” di psichiatri e psicologi, guidati dall’ineffabile P.E.T. [Taviani], ha sentenziato che, se non sono pazzo , poco ci manca; sono pazzo quel tanto che occorre per falsare il significato delle parole che dirò se uscirò di qui … “

Mario Sossi, 1979: “Poiché sono assolutamente convinto del carattere artificioso della guerriglia rivoluzionaria nostrana, non ho il minimo dubbio nell’individuare gli strateghi di queste operazioni in agenti segreti di potenze straniere”

A chi non appartenga alle categorie enumerate da Sossi, e non abbia altri deficit, queste righe del giudice dicono sul doppio Stato – anche su quello attuale – più di tanti libri e convegni.

@ Antandra. Andrebbe chiesto a Il Fatto. In effetti Franceschini, intervistato da Fasanella, ha raccontato in un libro (“Che cosa sono le BR”, postfazione del giudice Priore) come sia stato eseguito una sorta di trapianto di testa delle BR. Le vecchie BR furono decapitate da CC e servizi, e la vecchia testa, che già era manovrabile e bacata, fu sostituita con una nuova perfino peggiore totalmente controllata dallo Stato. Penso occorra ascoltare ogni fonte disponibile, senza considerarne nessuna come certa; né i terroristi che ci hanno ripensato, né i familiari, a volte fagocitati dal sistema come lo fu a suo tempo la vedova Matteotti (v. “La sindrome di Peppa nei familiari delle vittime”) né gli esperti, che non sono infallibili e, con un numero di lodevoli eccezioni, cucinano versioni ad usum delphini, praticando quello che chiamo il tolemaicismo (v. “Il tolemaicismo politico”), lo spiegare l’eversione in termini prevalentemente nazionali. Non sono un esperto, e i miei interessi e competenze sono diversi, ma ritengo di essere testimone diretto di alcune cose; quello che vedo è che le stagioni del terrorismo sono state solo una forma contingente del dominio sull’Italia, che continua dopo l’alibi della Guerra fredda con mezzi non vistosi, potendo contare per le necessarie attività eversive sul repertorio umano descritto da Sossi. Attività che includono il mantenimento, tramite epurazioni, di una classe dirigente e di istituzioni adatte.

@ Antandra. Anch’io considero Sergio Flamigni una risorsa preziosa. Barbacetto è ottimo come capacità professionali, ma come si vede qui per il rapimento del giudice Sossi, una storia torbida che getta luce sulle forze che percorrono l’ltalia, e quindi anche sul nostro travagliato presente, su questi argomenti un grande giornale alla ribalta come il Fatto non può scrivere che 2+2=4.

@ Antandra. Sì, da noi si è sviluppata l’arte di parlare di fatti gravi evitando le verità indicibili. Qui si è aggirato l’indicibile del caso Sossi rivolgendosi a un ex-terrorista che altrove ha effettivamente contribuito alla verità; ma riportando solo del suo “dialogo” con la persona che teneva prigioniera tenendogli una pistola alla tempia. Si può tacere la verità che si fa mostra di gridare anche facendo parlare un esperto, che dall’alto del suo sapere dia un taglio obliquo alla ricostruzione, cesellando dottamente su aspetti vividi ma secondari mentre lascia in ombra la cupa sostanza. Molto usato, in terra di preti, è sostituire al popolo come parte lesa dei delitti politici volti a tenerlo asservito e sfruttato i familiari delle vittime, col loro dolore che li rende incontestabili, e che in buona fede possono ripetere le versioni aggiustate (e perfino in certi casi trarne credibilità e vantaggi indebiti). I familiari messi a occupare oltre al loro anche il posto del popolo come richiedenti giustizia esonerano un popolo poco propenso a fronteggiare poteri forti e cattivi. Le vittime dirette, i testimoni di grado zero, se morti non parlano, e se vivi si fa in modo di screditarli, anche facendo leva sulla loro condizione psicologica, quella di chi è nelle mani di cialtroni con la pistola, come si fece con Sossi e con Moro.

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Blog de Il Fatto

11 dicembre 2022

Commento al post ““Benvenuti all’inferno, qui sono tutti ladri. Mi tengono senza luce per sparare in tranquillità”. I deliri online del killer di Roma contro i vicini”

Sarebbe interessante sapere come è stato possibile che abbia potuto, per di più coi precedenti noti ai CC, avere accesso ad un poligono di tiro; ad una Glock calibro 9; e portarsela via. Come con una bicicletta a noleggio a Villa Borghese. La tragedia è avvenuta in un genere di ambienti dove a volte malaffare borghese e uffici insospettabili ma equivoci si incontrano.

12 dicembre 2022

Commento al post di S. Montanari “Strage a Roma: quando rancore e risentimento ti portano a uccidere”

Il giorno prima della strage ho inconsapevolmente usato una delle espressioni del blog dell’assassino*. La giustizia deve servire “ne ad arma veniant”. Ma magistrati e forze di polizia hanno di fatto due funzioni: giurisdizionale e ontologica. La giurisdizionale: ergastolo, siamo d’accordo. La funzione ontologica, cioè di costruzione della realtà sociale e culturale, è falsa e perversa, essendo quella di dare vesti presentabili al “vassallismo”. Una gerarchia di feudi, dai maggiori, come la magistratura, che serve l’imperatore coonestando un’ontologia medica criminale*, ai valvassini di provincia cui viene lasciato parassitare usando i codici.

L’ontologia giudiziaria prevede, con la complicità degli psichiatri, di circoscrivere a malattia endogena lo sbroccare sotto le vessazioni protette dei vari feudi. Un apice dell’ontologia è che il mero non accettarle è segno di latente furia omicida, stigma che giustifica discriminazione e controllo. La Glock da asporto al poligono è coerente con la costruzione di tale apice.

Mandai a De Raho, DNA, un resoconto di come aggressioni condominiali – con istruzioni dei CC per l’impunità, nelle parole dei bastonatori – siano studiate per provocare e svilire, e favorire quindi impunità su grandi crimini delegittimando denunce. Ora parlamentare potrebbe occuparsene, se gli avanzasse tempo dalla missione di presentare i magistrati come emuli di Falcone e Borsellino.

I paradisi giudiziari per la grande criminalità biomedica . Sito menici60d15.

12 dicembre 2022

Commento al post di L. Casolari “Strage in condominio, questi casi non sono rari ma i servizi psichiatrici in Italia sono in difficoltà”

Una settimana fa su il Fatto Tescaroli ha ricordato il caso Vitale, il primo pentito di mafia, le cui accuse vere furono ignorate mentre fu, non senza fondamento, ricoverato in manicomio. Uscito, gli spararono. Siamo il paese dove si è arrivati senza problemi al livello cloaca di chiamare Moro impazzito per ciò che scriveva mentre lo si teneva fermo in balia dei sicari. Esiste anche la patologizzazione interessata, per giustificare carognate, viltà, ruberie, violenze, vessazioni, censure, omissioni e favoritismi giudiziari.

Bisognerebbe – ad essere onesti e professionali – includerla nella diagnosi differenziale. Considerando ovviamente le forme miste. Mentre suona interessato correre a chiedere più fatturato per gli psichiatri e ignorare che è comunque prevenzione l’impedire situazioni scatenanti tramite la giustizia amministrata lealmente dallo Stato. Tutt’altro: appare che la prassi sia procedere, forti di impunità, ad esasperare ad arte, in modo da poter chiamare folle la vittima. Sembra che si privilegi il prendere, il succhiare, il togliere a proprio vantaggio, soldi, potere, reputazione, da parte di amministratori, politici, magistrati, psichiatri. A oltranza. A questo soggetto, senza dubbio non equilibrato, ciò che è stato dato è incredibilmente una pistola di grosso calibro con la quale rafforzare la narrazione gaglioffa e miserabile che gli abusi protetti e favoriti da chi dovrebbe impedirli non esistono e chi se ne lamenta è un pazzo pericoloso.

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

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vedi:

10 febbraio 2023. Restituzione della scheda elettorale, elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023.
Tumbarello e Crisanti. Il supporto dei magistrati alla grande criminalità biomedica al tempo della gloriosa cattura di Messina Denaro. In: Milizie bresciane

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Montanari “l caso di Paul Seung e la psicosi paranoica: quali sono i segnali d’allarme da non sottovalutare”

Viene nascosto che la diffidenza verso il potere è un valore. La si accosta invece alla follia violenta; e una classe dirigente debosciata fa presto a misclassificarla, criminalmente, come sintomo di pericolo dal quale proteggersi.

“tutti questi mezzi di difesa sono frutto del lavoro umano e richiedono una spesa; ma ve ne è uno che accomuna per natura le persone sensate, che è valido e garantisce la salvezza per tutti, specialmente per i governi democratici rispetto a quelli tirannici. Di che si tratta? Della diffidenza. Proteggetela, attaccatevi ad essa, se la conserverete non avrete a subire alcun male.”. Demostene, IV sec. AC.

“Lance DeHaven-Smith, a professor of Public Administration and
Policy at Florida State University and author of Conspiracy Theory in
America, argues that a suspicious attitude toward government is crucial to maintaining our democracy and supported by the realistic view of mankind and the potential for political corruption and misconduct foreseen by The Founders in the Declaration of Independence.

Labeling someone who is suspicious of criminal wrongdoing at the
highest levels of government a “conspiracy theorist” effectively frames them as paranoid crazies whose arguments should be rejected out of hand, a convenient way of avoiding rebuttal with evidence”. Stiles M. One idea to rule them all. Reverse engineering American propaganda, 2022.

Della dark triad – narcisismo, machiavellismo, sociopatia – diffusa tra capi e sergenti, non si parla.

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13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

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15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “Difendo le psicologhe di Alessia Pifferi: indagare due professioniste è un atto violento”

E’ interessante, per chi non ha competenze specifiche, che un soggetto affetto da gravissimo deficit intellettivo come la Pifferi sappia usare correttamente i congiuntivi. E allora? Anzi. Si approfitti della presenza di Nordio come Guardasigilli per sancire formalmente il diritto di psichiatri, psicologi, forze di polizia, magistrati, etc. all’insindacabilità, cioè al falso ideologico, nel definire il carattere, la morale, le capacità di una persona. Basta con i sotterfugi indecorosi come quelli per i camorristi*, o per tenere Moro nelle mani dei sicari, o per respingere come inattendibili le denunce di reati ai quali lo Stato collabora.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Per la prima volta nero su bianco tutti i come e tutti i perché la criminalità organizzata strumentalizza la malattia mentale e le perizie psichiatriche per ottenere benefici di ogni genere. Una forma pericolosissima di «mafia dei colletti bianchi» che rischia di mettere seriamente in discussione il concetto stesso di giustizia. Castelvecchi, 2017.

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4 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lasciò morire di stenti la figlia, lo psichiatra: “Alessia Pifferi visse maternità come obbligo o fatica””

Mentre Santalucia, ANM, in queste ore si indigna sul test psicoattitudinale ai magistrati, e su una loro profilazione psichiatrica, i magistrati appaiono possibilisti con gli avvocati sull’uso nei procedimenti della perizia psichiatrica come jolly, come “Matta”.

Dalle lettere di Moro prigioniero Ferracuti, P2 e agente CIA, diagnosticò un disturbo psichiatrico. Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento in caso di liberazione (Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993). Cossiga non è fonte attendibile, ma i magistrati appaiono approvare l’uso della psichiatria per affari indicibili. Come in altri casi, in questo abboccamento tra magistrati e avvocati si avverte una “fistola” tra narrazione, l’arma degli avvocati, e evidenza, il dovere dei magistrati.

Oggi su Il Fatto il gen. Jucci sulla distruzione di Moro: “purtroppo ci sono stati italiani che hanno operato seguendo le loro indicazioni [degli USA] per obiettivi che forse non dovevano essere né fatti né pensati”. “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002). Oggi più di allora il parere pseudoscientifico è pomposo alibi a pavidità e tradimento. Come è avvenuto per il covid.

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5 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Maddalena “Con i test psicoattitudinali si indebolisce la figura del magistrato e si infrange la Costituzione”

In “Primo, non curare chi è normale” lo psichiatra Frances – in precedenza tra i redattori del DSM che critica – denuncia come l’abuso della psichiatria possa servire a normalizzare la popolazione, a omologarla rendendola uniforme con un profilo fissato dal potere. Il danno delle valutazioni sullo stato mentale è anche questo, selezionare magistrati conformisti, che accettano le false narrazioni ufficiali come “fatti” (es. covid); oltre a quello di dichiarare pazzo chi individua reati di poteri intoccabili (un’infamia alla quale non sono estranei).

Per di più i magistrati di professione valutano il profilo psicologico e umano di chi hanno davanti. E attenti come sono alla carriera, anche quello dei colleghi. (E’ inquietante che con queste capacità si siano dati Palamara a rappresentarli…). Quindi sono in grado di individuare e fermare, volendolo, derive di colleghi.

D’altra parte la pretesa di nessuna sostanziale accountability rispetto all’esterno è insostenibile. In teoria e data la realtà. Un rimedio potrebbe essere adottare il principio dei gangster italoamericani*: associare le nomine a dei garanti. Chi nomina deve in certa misura, entro l’ambito costituzionale, rispondere di deviazioni del nominato. Si può immaginare con quale entusiasmo la proposta** – da estendere al resto delle alte cariche della PA – verrà accolta da cordate e capicordata.

* Fusco G.C. Gli indesiderabili. Sellerio, 2003.
** La ‘generatio aequivoca’ di professori universitari e magistrati

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frodina “Test psicoattitudinali ai magistrati, il governo va fino in fondo: lunedì la norma in Cdm. L’Anm: “Sconcerto, disegno contrario alla Costituzione””

“Semerari c’è sempre. Se indagato, viene assolto. Anche dopo mesi di carcere per la strage di Bologna. È un professionista stimato, temuto e riverito, il perito più richiesto dai magistrati e allo stesso tempo il criminologo di fiducia della banda della Magliana e di Luciano Liggio, della camorra e dell’eversione nera.” “Un giorno un invito a casa di un magistrato, quello successivo al matrimonio di Renato Vallanzasca. Questo è Aldo Semerari”.*

La “verifica della salute mentale” è un attrezzo piduista. Roba da Semerari e Ferracuti*. Ma i magistrati non sono estranei al piduismo, né a questa sua particolare infamia. Alla quale ora rischiano di venire a loro volta esposti dopo che l’hanno favorita e mentre continuano a favorirla in combutta con il peggio del peggio.

*D. De Rosa. La mente nera. Un cattivo maestro e i misteri d’Italia: lo strano caso di Aldo Semerari. Sperling e Kupfer, 2014.

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25 marzo 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Test psicoattitudinali agli aspiranti magistrati: al Csm togati e laici di Pd e M5s chiedono una discussione urgente. Martedì la norma in Cdm”

“carabinieri che tentarono di accreditare Peppino Impastato come una persona instabile sul piano psichico”. Subranni: “Purtroppo la signora Piraino [vedova di Borsellino, che riferì che il marito le aveva detto che Subranni era punciuto] non sta bene in salute. Forse un Alzheimer, non so quando cominciato” (Il Fatto, 25 marzo 2024, “Morto Antonio Subranni, l’ex generale dei Ros dei Carabinieri”). I gendarmi sono usi a questi mezzi molto poco onorevoli quando li chiama Mangiafuoco.

Con le valutazioni dello stato mentale si può facilmente invertire la realtà, fino a mascherare adducendo tare della vittima l’eliminazione di chi denuncia il crimine protetto dallo Stato; e mandare liberi killer di camorra e della banda della Magliana. Le valutazioni mentali sono, usando un termine della genetica, entità per loro natura pleiotropiche: servono da strumenti di verità e giustizia come da strumenti di falso e di crimine. E di selezione dei più smidollati intellettualmente e moralmente. Chi dettò il piano Gelli lo sapeva. Lo sanno bene anche i magistrati, i maghi del pleiotropismo, che non vogliono bere la medicina che vedono somministrare da farabutti e prescrivono essi stessi.

 

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Vedi anche:

Leopardi, Unabomber e altri eversori

L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

 

 

Lo schifo di Stato nella buona e nella cattiva letteratura

27 November 2011

Blog de Il Fatto

Commenti al post “La poliziotta-scrittrice: “Sull’assalto alla Diaz assoluzioni dubbie” ” del 26 nov 2011 

“Però non sono d’accordo con la tesi che tutto questo sia stato deciso precedentemente, come un mostro che si muove e mette i tentacoli”.
Simona Mammano, l’agente di polizia scrittrice che condanna l’operato della polizia al G8 di Genova ma non vi vede dolo (né lo vede nelle successive assoluzioni).

“…decine e decine di serpenti aggrovigliati tra loro che si mangiavano l’uno con l’altro… un poco più distante, un altro serpente più grosso, con la testa d’uomo li guarda compiaciuto …dalla sua bocca pende la coda di un topo e cola del sangue nero. ‘Che schifo… dobbiamo intervenire per interrompere questa carneficina e sapere chi è … conoscere il progetto di quest’uomo serpente’ dice Calipari. ‘Hai ragione…dobbiamo…perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione e a scoprire la verità’. “
Il sogno di un personaggio in “Mistero di Stato, la strana morte dell’ispettore Donatoni”, scritto dal giudice Mario Almerighi.

Da un lato la scrittrice con la pistola, che disorienta anche per la delicatezza sbagliata con cui rifinisce l’opera di smorzamento delle responsabilità di polizia e magistratura. Riconosco per esperienza di vita che l’allegoria del mostro schifoso, che si ha buon gioco a respingere come inconcepibile, è tanto fedele al vero quanto distante dalla melassa mediatica nella quale ormai anche l’affare G8 sta venendo dissolto.

Dall’altro un uomo di legge sorprende per l’apparente brutalità dell’immagine che usa affrontando uno di quei casi agghiaccianti, che restano sommersi e impuniti grazie alle viltà e complicità dei più, dove la polizia appare come l’antistato. Non nasconde né abbellisce l’orrore, ma con mano sicura lo svela e lo indica, svegliando dal torpore anziché cullare con favole rassicuranti.

Francesco Pansera

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9 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Diaz, Cantone “difende” De Gennaro: “Assolto. Non può pagare per tutti” “

Cantone è voluto intervenire sulle torture alla Diaz per definire la vicenda un “tiro alla polizia”. Sarebbe dunque la polizia a dovere lamentare un’aggressione; aggravata dalla circostanza che la polizia sarebbe, sempre secondo Cantone, “la parte più popolare del Paese”. Cantone è un elemento di spicco della magistratura. Speriamo che i magistrati che rappresenta non abbiano tutti questa disposizione mentale distorta e servile quando devono giudicare sui rapporti tra Stato e cittadino.

@ Fabrizio Ferrucci. La polizia gli ordini li prende dal ministro dell’interno. E poliziotti e ministro sanno bene che oltre che agli ordini vi è un’obbedienza verso la legge, per la quale se commettono reati sono esposti a sanzioni. Si guarda sempre al comportamento delle istituzioni dopo l’accaduto; ma quando accadono fatti abnormi come questo, dove i poliziotti trasgrediscono en masse, commettendo atti così vergognosi e squalificanti che è difficile pensare che ne siano stati tutti fieri, credo che bisognerebbe chiedersi se non sapessero prima, dall’inizio, di avere le spalle coperte, non solo sul piano gerarchico e politico, ma anche su quello giudiziario.

La scomparsa dei Calamandrei

5 November 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Truzzi “Calamandrei, educazione italiana” del 5 nov 2011

Le sue parole, che emanano il “fresco profumo di libertà”, erano consentite negli anni del Dopoguerra. Oggi Calamandrei va bene come santo laico, al quale accendere una candela per poi voltarsi, tornare nel mondo alleggeriti da sensi di colpa e continuare a peccare contro l’etica pubblica con rinnovato vigore.

Persone come lui, o anche solo persone normali che seguono istintivamente la direzione che magistralmente indicava e descriveva, oggi possono essere attivamente eliminate, sul piano morale quando non fisico, da apparati dedicati. Con meccanismi che ottengono una selezione avversa della classe dirigente, inclusa del resto l’estinzione dei veri azionisti; che assegnano valore alle persone secondo una scala invertita, per poi fare in modo che tale perversa falsa misura si avveri. Come un processo dove la sentenza viene emessa per prima, e poi il procedimento e la realtà vengono ad essa adattati col dolo e la violenza, potrei dire a Calamandrei se fosse vivo.

Apparati ai quali non è estranea la magistratura, che anche in questo più che i suoi elogi merita la sua diagnosi di conformismo e di letargia morale. Oggi un Calamandrei verrebbe classificato come “un insopportabile importuno”, cioè un rompiscatole, se non peggio. Calamandrei contrastò ai suoi tempi tali capovolgimenti, ormai istituzionalizzati:

“[L’arcivescovo di Palermo Ruffini nel 1964] denunciò una diabolica congiura mediatica mirante a calunniare la Sicilia; una congiura che aveva tre teste. … Danilo Dolci … Giuseppe Tomasi di Lampedusa … e la mafia, la quale, affermava Ruffini, non era niente di grave”. J. Dickie, Cosa nostra. Storia della mafia siciliana, 2005.

“Sono insopportabili questi importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità”. P. Calamandrei, arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

(da: https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/)

Le magie dell’Esselunga

24 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco “Cocaina e banane, trovati 25 chili di droga tra i bancali dell’Esselunga” del 24 ott 2011

Strane cose accadono all’Esselunga. Ora i 25 kg di cocaina tra le banane. E dire che la ditta è strettamente sorvegliata dalle forze dell’ordine. Per esempio, dopo aver postato questo:


https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

e questo:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/17/salsa-cilena-allesselunga/

mi ci sono voluti 41 tentativi, nell’arco di un mese (mentre negli stessi giorni, vedo, avveniva il contrabbando di cocaina) per riuscire a compiere le poche centinaia di metri da casa all’Esselunga di via Volta a Brescia senza incrociare almeno un’auto di polizia. Per poi subire il solito comportamento gratuitamente provocatorio all’interno del grande magazzino. Oggi, appena pochi minuti prima di leggere l’articolo de Il Fatto, essendo passato in auto lì vicino, ho goduto della scorta di una Land Rover dalla Polizia provinciale, lo stesso modello di auto e lo stesso corpo di cui riferisco nel primo post, che mi si è messa dietro seguendomi a lungo per poi svoltare per una stradina che porta all’Esselunga.

Quasi sicuramente combinazioni prive di significato; oppure, dato il loro sapore onirico, opera del mago burlone sapientemente descritto da Tornatore nella sua recente apologia cinematografica dell’Esselunga. Oppure forse, attorno a forti realtà imprenditoriali come Esselunga le categorie onesti/criminali/tutori della legalità, presentate dai media e dalle forze di polizia, e sancite – o coonestate – dalla magistratura, e accettate come ovvie e naturali dal pubblico, sono solo parzialmente sovrapponibili a quelle reali; così che i ruoli e le alleanze reali sono talora opposti a quelli apparenti. I magistrati, inclusi quelli che si occupano di mafia, dovrebbero avere presente che vi sono oltre a quelle riconosciute anche forme sommerse di grande criminalità; e la possibilità che, come ho scritto più volte, con l’alibi della lotta alla criminalità si commettano reati non meno gravi.

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@Ecomostro. I fatti oggetto di denuncia si distinguono principalmente in veri o falsi, non in realistici o irrealistici. Io ho i filmati dei passaggi delle auto di polizia. (Né ci vuole molto, con la video sorveglianza, a fare eseguire un passaggio a una pattuglia al bisogno). Contra factum non valet argumentum. Argomento peraltro fallace: possono benissimo esserci fatti veri che suonano irrealistici. Se una denuncia venisse negata a priori perché secondo i gusti di qualcuno, o il sentire comune, non suona realistica, i critici cinematografici potrebbero fare le veci dei PM. Capisco che quanto denuncio possa essere accolto con perplessità. Però conoscere la differenza tra vero e verosimile fa parte del’abc del cittadino consapevole. Negare sicuri un abuso non conoscendo i fatti perché non corrisponde ai canoni Mediaset e Rai di rappresentazione del crimine è invece l’attività preferita dei boccaloni. Il “realistico” spesso non è che un nome rispettabile per “conformismo” e bigotteria. Io ad esempio ho forti dubbi che alla polizia manchi la benzina, visto che non mi riesce di uscire senza incrociarla. E la storia d’Italia è costellata di fatti “irrealistici”, inclusa l’invincibilità della mafia:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

Un piccolo test. Poniamo che sia stata commessa una strage terroristica nella piazza principale di Brescia, diciamo nel 1974. E diciamo che oggi, ottobre 2011, si attenda l’anno prossimo per un’altra tornata del relativo processo. E’ “realistico” che un processo per un fatto tanto grave si estenda al quinto decennio dalla commissione del reato, diverse epoche storiche e politiche dopo? Per me è un esempio della normale assurdità in cui viviamo. Di sicuro, è lo stesso ambiente dove avvengono i fatti che riporto; dei quali probabilmente dovrei discutere solo con chi non consideri “realistici” i tempi – e gli esiti – dei processi sul terrorismo.

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@ecomostro. Quello che non capisco io è come non ci possano essere eccezioni al “continuo via vai” in quel tratto; a Lei succede di incontrare senza eccezioni un’auto della Polizia ogni 500 metri ? E le capita di essere urtato al supermarket dallo stesso dipendente nello stesso punto per 4 volte consecutive?

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@n di zorro. Per proseguire il tuo “brainstorming”, forse non si sono lasciati scappare un quarto di quintale di coca; potrebbero anche averlo lasciato arrivare. Senza offesa. Le forze di polizia hanno precedenti di tutto rilievo nel doppio gioco sulla droga e nel non farsi scappare affari di droga (Ros di Bergamo); nel provocare e reprimere a fini di controllo politico (secondo gli insegnamenti di Cossiga); e nel pilotare l’eversione (attività sulla quale sono state scritte centinaia di pagine). E da quei professionisti che sono riescono a fare queste cose contemporaneamente senza fatica. Non come te che devi sforzarti per emettere contemporaneamente fesserie e insulti.

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@xenomars. A me pare che la polizia, e i servizi, siano anche troppo amici di Esselunga; e che abbiano una tendenza ad allestire insieme falsi scenari. (E che la Coop sia rivale in affari, ma non avversario ideologico di Esselunga, facendo parte dello stesso sistema).

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@pombo. Non mi seguono, si fanno vedere. Lo stalking Esselunga è cominciato a fine 2006, quando scrissi al comandante della municipale, promosso vicecomandante a Milano, e al difensore civico comunale, un magistrato emerito, commentando sulla circostanza, che è durata per tutto il 2006, per la quale ogni volta che entravo o uscivo da una biblioteca o da una libreria di Brescia incrociavo, senza eccezioni, un auto della polizia municipale, CC, PS, etc. E a volte sia quando entravo che quando uscivo.

Questo è l’esergo della lettera del 2006:

Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia…
(I Promessi Sposi. Commento sul modo dei bravi di farsi riconoscere dall’abito, dal portamento e dall’esibizione delle armi.)

L’accompagnamento culturale ha smesso di essere al 100%, ed è cominciato quello al supermarket; che è tenace e duraturo. Può darsi che a loro, e mi sa pure a te, siano più congeniali le banane che i libri.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di J. Piromallo “Trash-chic, dalle ‘nonne con le palle’ a Mr Esselunga: l’elogio dell’altra giovinezza”

Data la gerontocrazia italiana, è più facile leggere “slurpate” di ottuagenari, o nonagenari, che non le storie di vecchi mal vissuti che hanno condotto il Paese allo sfascio. “Mr Esselunga” è un grosso bottegaio che ha un’esatta percezione delle circostanze; ed è servile o tracotante a seconda del caso. Colluso con uno Stato corrotto (e con un vice comandate generale dei CC nel consiglio di amministrazione), è stato capace di bassezze da taverniere per compiacere i poteri maggiori ai quali deve la sua fortuna. E’, al netto delle adulazioni che compra, privo di qualsiasi visione che non si riferisca al proprio interesse. Può essere dipinto come grande uomo o grande imprenditore solo dai furbastri che si accodano ai Berlusconi, ai Gelli, ai Caprottti, fiutando istintivamente dei capibranco della loro stessa specie.

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1 aprile 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Ferrucci “Bernardo Caprotti, patron Esselunga: “Expo, sì a Coop e Farinetti. Noi fuori”

Caprotti è “calvinista” quanto un capomandamento al Sud è protettore delle vedove e degli oppressi. E chi crede a queste sviolinate è come quei paesani smidollati che si convincono che il capomafia sia un protettore dei deboli.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

La fallacia esistenziale nel dibattito bioetico sulle staminali

22 October 2011

Blog de “Il Fatto”

Commento al post di A. Pisanò “Corte di Giustizia europea, no ai brevetti sugli embrioni umani” del 22 ott 2011

Sono almeno 40 anni che si annuncia la venuta dell’era della produzione di organi e tessuti mediate staminali. Un’idea affascinante; ma il gap tra sogno e risultati pratici resta oceanico, mentre al business occorrono risultati commerciabili. Non importa però che siano reali; trattandosi di medicina, basta dare l’impressione che ci siano. La bioetica, giovane disciplina ancillare al business, serve anche a fornire tale falsa impressione. Il litigio accanito su una carta inscenato tra il mazziere del gioco delle tre carte e il suo compare che si finge uno del pubblico dà agli astanti l’impressione che il gioco sia equo e ci sia per loro una possibilità di vincere. La bioetica assolve spesso lo stesso ruolo: allestendo una diatriba etica, fa sembrare vero l’entimeme dell’esistenza delle cure oggetto di discussione, o della possibilità di ottenerle in tempi brevi. Qui il gioco è quello delle staminali, e mazziere e compare sono i laici e i cattolici. Già 20 anni fa un famoso bioeticista, Kaplan, affrontò il caso, che ancora oggi è prematuro tanto quanto è contorto, di una donna che voleva farsi inseminare artificialmente dal padre, affetto da Alzheimer, per ottenere cellule embrionali con le quali curarlo. Il moralista non si chiese se tale questione non assomigliasse a quelle prove ontologiche che vorrebbero provare l’esistenza di qualcosa, in genere onnipotente, considerandone gli attributi; e se la questione, stante l’impossibilità materiale allo stato di curare l’Alzheimer con le staminali, non appartenesse alla categoria dei sofismi che rispondono in primis a esigenze ideologiche di interesse e di potere.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

I magistrati favoriscono il business delle staminali dando una mano a entrambi gli attori in questa recita, e tenendo a bada i guastafeste.

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@Precisa. Grazie. Andrebbe riconosciuto che la bioetica può avere un fine propagandistico, che segue le leggi del marketing, o delle pubbliche relazioni. Può creare aspettative, e può contribuire a creare un prodotto che è una merce virtuale, fatto solo di aspettative, speranze e false impressioni. Cioè una truffa. Qui siamo a distanze astronomiche dagli impressionanti effetti terapeutici della penicillina sulla polmonite lobare.

Penso che, se davvero si fosse in grado di rigenerare strutture anatomiche con le staminali embrionali, i cattolici, che sono animati da un attaccamento sano, e talora fin troppo viscerale, a questa valle di lacrime, e che hanno avuto un papa che si fece iniettare cellule fetali di agnello nel tentativo di ritardare il redde rationem con Colui del quale era vicario, troverebbero in un lampo buonissime giustificazioni teologiche per usarle.

Dall’altro versante, la sentenza dei giudici della Corte europea toglierà molti “laici” dall’imbarazzo, permettendo di sostenere che se non ci sono stati i risultati promessi è perché, cedendo alle ingerenze clericali, si è penalizzata la ricerca sugli embrioni; dando così nuovo impulso alle interminabili recriminazioni tra “laici” e “cattolici”, la macchina del fumo; fumo che viene poi venduto a peso d’oro.

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Blog “Appello al popolo”

Commento al post “15 ottobre: un punto di vista diverso” del 23 ott 2011 

@Stefano. Segnalo un altro caso di falso dilemma impostato e imposto dal potere (con la complicità dei magistrati) partecipando al quale come “sinistra” si ottiene il doppio vantaggio di fare bella figura apparendo come progressisti e di intascare benefici per la manovalanza fornita alle frodi e alla violenza del potere:
https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/22/la-fallacia-esistenziale-nel-dibattito-bioetico-sulle-staminali/

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22 agosto 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “E’ tempo di staminali ?” del 21 agosto 2012

L’atrofia muscolare spinale colpisce anche i cani e i gatti. Si sono individuati modelli animali della patologia (Zanotelli et al. Fund Neurol, 2010. 25:73). Al di là della decisione specifica sul caso della piccola Celeste, caso che data la risonanza sta diffondendo presso il pubblico notizie che appaiono infondate e dannose, la magistratura potrebbe disporre di fare eseguire  verifiche sperimentali su animali delle affermazioni miracolistiche della Stamina foundation. Tali prove sarebbero anche nell’interesse dei pionieri, che si dicono osteggiati da “Big pharma” e sono attualmente accusati di truffa e associazione a delinquere. Si potrebbe anche testare la terapia su cani da laboratorio ai quali sia stata praticata una sezione del midollo spinale.

Purtroppo, conoscendo di persona i metodi criminali e miserabili coi quali a Brescia si protegge il business delle staminali, un mega business che nonché essere avversato gode di appoggi impensabili, in quartieri insospettabili, credo che si voglia andare nel verso opposto a quello della chiarezza, e anzi fare caciara per ottenere degli spot mediatici sulle staminali, dove quel che più conta è il clamore. Queste notizie scandalistiche creano in ogni caso speranze e aspettative; che saranno soddisfatte da susseguenti studi “seri” che presenteranno risultati, e relativi prodotti commerciali, meno eclatanti ma comunque ragguardevoli… Le staminali in carenza di risultati reali hanno bisogno di dosi particolarmente elevate di manovre mistificatorie e di propaganda; queste si scientifiche.

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@Marco Biti.

Anche l’opposizione alla sperimentazione animale può essere funzionale agli interessi dell’industria farmaceutica, permettendo di presentare prodotti “scientifici” saltando i controlli; come mostra questo caso della Stamina Foundation, che si sta sviluppando a Brescia parallelamente alla vicenda di Green Hill:

Sperimentazione animale: uno spoglio etico
http://menici60d15.wordpress.c…

Riguardo all’illusione di Vita eterna, c’è chi pensa di ottenerla tramite farmaci; ma sembra che a loro volta alcuni attivisti facciano dell’animalismo un culto, a giudicare dall’irrazionalità, dalla veemenza, e dal sovvertimento della scala tradizionale dei valori.

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27 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. De Carolis “Rivoluzione civile, Ingroia e la grana dell’impresentabile” del 27 gen 2013

Pochi sanno della disinformazione, dello stravolgimento della realtà, dei giochi delle parti in corso per propagandare le terapie con staminali, che sono molto lontane dal poter dare i risultati promessi, come la rigenerazione del tessuto nervoso; sia nelle loro sgangherate versioni “dissidenti”, alle quali anche Ingroia sta conferendo visibilità e credibilità, sia in quelle ufficiali, che trarranno beneficio dalla caciara apparendo oneste e plausibili al confronto.

Non ci si rende conto della gravità della candidatura di Andolina nella lista Ingroia. E’ una notizia sinistra e rivoltante, ma molto interessante per la comprensione dei rapporti tra magistratura e poteri occulti, delle complicità della magistratura nella frode medica strutturale, e della reale funzione della lotta alla mafia nel sistema di potere che domina l’Italia. E anche, absit iniuria, dei meccanismi della credulità popolare in tema di medicina. Invece di sognare di essere salvati da Ingroia o Grillo o da chi altro, da Andolina o Guariniello, gli elettori dovrebbero preoccuparsi delle pericolose frodi di Stato sulle quali si sprecano i soldi per la sanità.

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29 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ilda Boccassini contro Antonio Ingroia: “Lui come Falcone? Come si permette” del 29 gennaio 2013

Ingroia, che ha avuto un incarico dall’ONU, la stessa organizzazione che ne diede uno al figlio di Licio Gelli, e Boccassini, considerata tra i 100 maggiori “global thinker” mondiali dalla rivista “Foreign policy”, sono allo stesso, altissimo, livello. Ingroia mentre fa ancora parte della magistratura candida Andolina, meritatamente indagato per truffa e associazione a delinquere. Andolina fa da compare nella frode delle terapie ufficiali con le staminali, generando aspettative nel pubblico e conferendo credibilità alle terapie “scientifiche” per contrasto. Gli imbrogli delle terapie ufficiali vengono invece protetti, oltre che manu militari dalla polizia, dai magistrati sobri e rigorosi dei quali Boccassini è un simbolo, che non vedono le frodi e le violenze sulle quali tali terapie si basano, avendo ben altro da perseguire, come la ndrangheta e casi di prostituzione minorile. Una costellazione di astri di prima grandezza.

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30 gennaio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “Boccassini vs Ingroia, sarà colpa della politica?” del 30 gennaio 2013

censurato

Non è strano questo sgradevole contrasto tra Ingroia e Boccassini? La stranezza è un portato del “tolemaicismo”, ovvero l’interpretare i fatti italiani in chiave esclusivamente locale, escludendo fattori esteri. Che converrebbe invece considerare, anche in questo scontro tra Aiace e Ulisse per le armi di Falcone. Ingroia ha svergognato i politici nazionali, che i poteri forti vogliono ridimensionare, con lo “io so”, ma poi a metà lavoro ha fatto le valige per la terra dei Maya, troncando così un tema, le stragi, che porterebbe a livelli che vanno oltre quello dei politici locali, verso i poteri sovranazionali. L’ONU, che gli ha fornito un intermezzo prima del suo ingresso in politica, dove sta modificando gli equilibri, è la stessa organizzazione che diede un seggio al figlio di Gelli.

Certo Ingroia non l’ha imparato da Borsellino a candidare, essendo ancora magistrato, un inquisito come Andolina. Che non è solo l’artefice ma anche il compare di una truffa per il lancio delle terapie con staminali: gioca il ruolo del ciarlatano a favore delle terapie ufficiali, che sono altrettanto inefficaci, e otterranno così domanda e credibilità. Le frodi mediche strutturali sono protette dalla magistratura, che lascia fare sui reati dei poteri sopranazionali, come quelli di Big Pharma, con la scusa che c’è da badare alla ndrangheta, o alle malefatte di B.; ciò può spiegare perché alla Boccassini la rivista “Foreign Policy” ha conferito il titolo di “top global thinker”.

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@mondoallarovescia. E’ difficile seguire un discorso su ciò di cui non si parla. In generale, sì, di fatto le Procure e altri uffici giudiziari conformano la loro azione a interessi illeciti delle multinazionali farmaceutiche, modulando interventi e omissioni. Vedi ad es:

Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

Nel caso delle staminali, ho intenzione di scrivere estesamente su come stia avvenendo qualcosa di simile a Brescia, col caso Stamina.

Occorre distinguere tra “negativo” e “proibito”. La magistratura combatte il negativo, che viene altamente pubblicizzato, come la ndrangheta, ma non il proibito, che non deve esistere nel discorso pubblico. Il titolo di grande pensatore globale a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che di fatto fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti della mafia, e non meno nocive per il cittadino.

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Alcuni economisti ultraliberisti sostengono che molte attività considerate ignobili – usuraio, ricattatore, spacciatore, poliziotto corrotto, chi sfrutta il lavoro minorile etc. – sono in realtà eroiche, perché forniscono servizi economici richiesti. Tra queste, un autore (Block W. Defending the undefendable. Ludwig von Mises Institute, Alabama, 2008) cita anche il “medical quack” il ciarlatano (accanto al “pimp”, il lenone). Per motivi che ho tentato di segnalare agli elettori su questo blog (ma il mio commento è stato rimosso), candidando Andolina Ingroia, e Rifondazione comunista, si mostrano più vicini a queste teorie dei seguaci di Milton Friedman che alle sane idee di Borsellino sui requisiti dei candidati. Del resto Ingroia non è l’unico magistrato a considerare l’illegalità non come una soglia, ma come una finestra; dove solo alcuni reati, quelli messi bene in vista, vanno perseguiti; mentre altri ancora più gravi ma non visibili vanno tenuti nascosti, tollerati, e anche attivamente favoriti; come la frode medica strutturale ed i reati che l’accompagnano.

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@peppefer.  “C’è un giudice a Berlino” (Cicchitto, piduista e berlusconiano, su una sentenza a favore di Andolina). Spero che questo serva a chiarire a cosa accomuno quelli sulle sue posizioni. Grazie per riconoscere che apparteniamo a categorie diverse.

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1 febbraio 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Cellule staminali, giudici autorizzano cura compassionevole per bimba di 5 anni” del 31 gennaio 2013

I giudici, in questo caso quelli di Crotone, sono troppo modesti. Il merito di avere coraggiosamente lanciato, contro ogni apparente ragionevolezza, la terapia con staminali per una patologia come il morbo di Niemann Pick, naturalmente a scopo compassionevole e non certo per fare soldi, va a loro non meno che ai “centri d’eccellenza internazionale” che renderebbero secondo il ricorrente “pleonastico” illustrarne la giustificazione razionale. E’ una nuova brillante forma di validazione delle cure che potrebbe essere chiamata “a simmetria centrale”, essendo costituita da una legittimazione reciproca tra due argomenti ad auctoritatem. La disposizione delle due autorità, medica e giudiziaria, tra di loro ricorda infatti quelle figure a simmetria centrale come il simbolo buddista dello yin-yang. Più qualche aiutino del genere di quelli per i quali vanno rinomati posti come Cutro; mentre viene ingiustamente trascurato come è a Brescia che li si usa efficacemente contro chi disturba questo genere di progressi scientifici ed etici.

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Di parassiti che prosperano vendendo fumo e speculando sulle disgrazie altrui – come in questo caso – non ci sono solo i preti. I popoli possono essere narcotizzati con le religioni tradizionali, ma anche con forme magico-religiose travestite da “scienza”. Gruppi cattolici hanno manifestato davanti ai tribunali perché queste cure fossero applicate. Quando c’è da mangiare abusando della credulità popolare nessuno della brigata manca all’appello. I preti sulle staminali sono come i comunisti di Berlusconi, che secondo lui mangerebbero i bambini quando invece pranzano e cenano assieme.

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@ Stefano Mori.  Nel lavoro citato (“Neural stem cell implantation extends life in Niemann–Pick C1 mice”. Journal of applied genetics 48 (3): 269–72.) si ammette che il danno neurologico e il decadimento fisico non sono stati migliorati dall’intervento. Ciò dovrebbe impedire di parlare di effetto terapeutico. Produrre princisbecco, unendo nelle corrette proporzioni rame, zinco e stagno, è un onesto esercizio di metallurgia. Sostenere che si è fatto un passo avanti verso la generazione di oro, o che si ha la formula per generare oro, invece è cosa diversa.

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@ Stefano Mori. Segnalo a lei e ad altri interessati la raccolta di commenti “La fallacia esistenziale nel dibattito bioetica sulle staminali”:
http://menici60d15.wordpress.c…

e anche un editoriale sul Lancet, uscito oggi, intitolato “What is the purpose of medical research? “ 2 feb 2013 381: pag. 347, dove si dice che lo scopo della ricerca biomedica non è più quello di avanzare la conoscenza per il bene della società, trovando modi di prevenire e trattare le malattie, ma quello di fare soldi, anzi di essere un “motore economico” per le nazioni. E si invita a fermarsi, riflettere, e invertire la degenerazione.

4.2.3

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2 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Cosa penso davvero di Ingroia e del suo progetto politico” del 1 febbraio 2013

censurato

La prospettiva di un politico pulito attrae chi vorrebbe un’Italia pulita. Ma non credo che Ingroia rappresenti una vera svolta rispetto a quei mediatori del parassitismo che sono le altre liste. Mi permetto di consigliare cautela; perché Ingroia non si è ancora tolto la toga, e non è ancora entrato in Parlamento, che ha già candidato un soggetto come Andolina, che non solo è inquisito per truffa e associazione a delinquere a danno di malati, ma è implicato in una operazione inqualificabile, a favore di grandi interessi industriali e finanziari, che si avvale, tra gli altri appoggi, di quel genere di strutture “deviate”, o meglio devianti, che nei decenni precedenti si sono occupate in maniera criminale e funesta di magistrati come Paolo Borsellino.

Lo si associa a figure che furono un’eccezione rispetto alla media dei colleghi; ma di fatto nella scelta dei candidati mostra di esercitare il peggiore vizio della corporazione che l’ha espresso, favorendo intrighi e manipolazioni che esiteranno in forme particolarmente gravi di parassitismo del potere a danno dei cittadini. L’entusiasmo acritico non è un buon antidoto al cinismo gretto. Il sogno non interrompe l’inganno, ma può prolungarlo. Anche senza puntare il dito verso Ingroia quando lo elogiano persone da ascoltare come Salvatore Borsellino, non  bisognerebbe dimenticare che sono all’opera menti un po’ più raffinate delle nostre; e, ho l’impressione, di quella dello stesso Ingroia.

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7 febbraio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di  F. Marcelli “Crozza chiedi scusa ad Andolina, ma pubblicamente!” del 7 febbraio 2013

Con Andreotti, appoggiato dal PCI, gli Italiani hanno perso le libertà democratiche. Con Berlusconi, appoggiato dai post-PCI, la decenza e il decoro. Monti, aiutato dai DS, gli ha tolto i soldi. Ora, con “politici” come questi che vogliono imporre l’introduzione di terapie strampalate e lucrosissime tramite le candidature elettorali e a colpi di querela, agli italiani verrà tolta la salute (sempre con i comunisti a fare da spalla).

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@ Giuseppe Marcantonio. Misuratela tu (ma non esagerare). Conosco le frodi mediche. Si comincia col misurare la temperatura e si finisce con terapie da 80000 euro a ciclo….

Del resto, come si guadagnano il lauto stipendio quelli che ottengono il posto di parlamentare se non come in questo caso, inscenando una manfrina sulle staminali, un’operazione demagogica che si volgerà a favore di Big Pharma, e che per il cittadino avrà effetti non meno dannosi del pizzo e delle violenze della mafia. A proposito, su 160 commenti 0 di grillini.

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17 aprile 2013

Blog de Il Fatto 

Commento al post “Staminali, Nature: “No a malati come cavie. Italia ascolti monito” ” del 16 aprile 2013

Al convegno vaticano criticato dalla rivista inglese ha aderito Sir JB Gurdon, Nobel 2012 per le sue ricerche sulle staminali. Contemporaneamente al convegno, in USA esce un libro dal titolo “The healing cell: how the greatest revolution in medical history is changing your life” che esalta le promesse scientifiche sulle staminali. E’ scritto da un prete, una dottoressa-businesswoman e un giornalista medico, con forti legami con l’establishment biomedico USA; prefazione di Benedetto 16°. In questo imbroglio, i preti e gli scientisti anglosassoni sono molto più vicini e solidali di quanto Nature, coi suoi toni indignati, non voglia far credere. E’ piuttosto una manfrina tra compari per fare passare il business delle staminali creando aspettative con tecniche di propaganda mediatica. I preti la buttano sull’etica astratta e sul sentimentale; gli scientisti sul metodo scientifico e i regolamenti, che garantirebbero la verità essendo a prova di frode (ma non lo sono, tutt’altro). Gli spettatori ruspanti scelgono la ciarlataneria strappalacrime della Stamina; quelli che si sentono intellettuali e laici, le boriose frodi dell’attuale ricerca biomedica commerciale. L’apparente scontro tra i discepoli di san Francesco e gli adoratori di Newton, i toni roboanti dei due “contendenti”, coprono l’avida ricerca del profitto e la carenza di progressi rilevanti, di prospettive terapeutiche reali, di scienza e di onestà che accomunano entrambi.

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6 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Bellelli “Sperimentazione e modelli computerizzati: se il biologo si chiama computer” del 5 maggio 2013

Anche  i modelli matematici applicati alla medicina vengono deformati dalle pressioni commerciali. La biomatematica può spiegare che “La norma della crescita biologica è quella esponenziale. Una casa cresce per accrezione: i mattoni che rappresentano le unità di incremento non crescono essi stessi. Ma la caratteristica centrale della crescita biologica è che ciò che è formato dalla crescita è esso stesso a sua volta capace di crescere” (P. Medawar). Ciò aiuta a comprendere come il trapianto di midollo osseo, dove cellule staminali producono – come avviene fisiologicamente – centinaia di milioni di cellule isolate al giorno, non autorizza alla metafora del muratore, nella quale cellule staminali sarebbero capaci di rimpiazzare i “mattoni” perduti nei parenchimi e nei tessuti strutturati a popolazione cellulare stabile o perenne.

Su questo principio basilare si tace, per non guastare la piazza al business delle staminali. Altre volte invece si vorrebbe soppiantare la sperimentazione, oggi scomoda per il business, col computer. Pretesa che ricorda un errore del grande biomatematico D’Arcy Thompson. Dimostrò matematicamente che nella gallina la peristalsi foggia l’uovo in modo che il polo ottuso stia davanti rispetto al moto. L’uovo esce in effetti così; solo, studi radiografici hanno poi mostrato che in realtà l’uovo procede nell’ovidotto col polo acuto avanti, e si capovolge poco prima della deposizione.

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v. anche:

Cerca “staminali” nel sito.

Lo sport per propagandare l’hi-tech biomedico. in: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

https://menici60d15.wordpress.com/2013/01/29/per-cosa-e-morto-pantani-lo-sport-e-il-marketing-farmaceutico/

Linee guida mertoniane e linee guida commerciali. In: La corruptio optimi nel liberismo: le linee guida cliniche e il decreto Balduzzi

https://menici60d15.wordpress.com/2012/10/21/la-corruptio-optimi-nel-liberismo-le-linee-guida-cliniche-e-il-decreto-balduzzi/

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

16 October 2011

Due analisi riservate sui Black bloc e su coloro che, tutto al contrario, civilmente manifestano contro le banche con la benedizione di Mario Draghi:

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Blog “Appello al popolo”

Commento al post “15 ottobre: un punto di vista diverso” del 17 ott 2011  

Beati i Black bloc, che vengono lasciati liberi di sfasciare tutto senza ombra di poliziotto attorno: a me per riuscire ad andare a comprare il pane all’Esselunga vicino casa senza incrociare auto delle forze di polizia, l’ultima volta ci sono voluti numero quarantuno tentativi, eseguiti in 11 giorni, nell’arco di un mese. Avendo la sorte di essere oggetto di un assillante e ostentato stalking di polizia, con associate provocazioni in borghese per giustificarlo e connivenze della magistratura perché resti impunito, forse vedo i fatti del 15 ottobre sotto una prospettiva un po’ deformata. Sono consapevole che suoni come una delirante calunnia sostenere che storicamente in Italia la violenza politica più cieca e insensata è salvo eccezioni pilotata dal Viminale e da Viale Romania, e dagli annessi servizi, che a tale fine con consumato mestiere infiltrano i gruppi adatti, e sobillano e lasciano liberi di agire i peggiori cialtroni, per poi presentarsi come paladini della legalità, in modo da preservare lo statu quo. Ma, tendendo ormai a vedere polizia dappertutto, aggiungo che ad essere manovrati non sono stati solo i facinorosi: il corteo può essere considerato come composto al 100% da infiltrati. Secondo me, oltre ai Black bloc, ai quali la polizia ha affidato in subappalto delicati compiti politici, anche i manifestanti pacifici sono riconducibili alla polizia: in quanto carabinieri spirituali. Chi, obbedendo agli ordini mediatici, si dichiara “indignato” per ciò che Altan raffigurerebbe come un ombrello piantato nel suo didietro, e rafforza l’espressione del suo sdegno con una educata camminata di gruppo in una bella ottobrata romana, è l’omologo civile dei CC delle barzellette.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/29/le-ragioni-per-non-votare/

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Il ritorno dei samurai angolo via Labicana

Caro Stefano, a me fa molto piacere avere trovato persone che, da un percorso diverso, sono giunte, in forma più strutturata, ai miei stessi ideali di Giustizia sociale, Sovranità nazionale e Indipendenza. Anche se ammiro e supporto il voler tradurre tali ideali in azione politica concreta, non sono d’accordo nel credere che il popolo possa fare suo, con la necessaria intensità, un tale progetto politico. Lo si vede in questi giorni. Il potere fa fatti; il popolo non fa niente. Non i manifestanti violenti, col fuoco di paglia dei loro capriccetti futili e funzionali all’oppressione. Non gli indignati obbedienti, ai quali vanno bene tutti i politici, e l’attuale sistema, e qualsiasi ideologia, se assicurano il potere d’acquisto per i consumi e il quieto vivere. Forse questi nostri ideali sono un po’ come quelli di certi rivoluzionari risorgimentali, che non piacevano in primis a coloro che i rivoluzionari pensavano di emancipare.

Riguardo all’azione politica, fa molto poco anche quella. Pur nel mio pessimismo, penso che si dovrebbero chiedere le dimissioni del ministro dell’interno, per le sue evidenti responsabilità, se non altro omissive (ma non credo solo omissive), nell’accaduto (e magari organizzare una manifestazione a tale fine). E si dovrebbero chiedere indagini giudiziarie sulle responsabilità delle forze di polizia. O anche in questa (per me del tutto inverosimile) incapacità di controllare e fermare un pugno di ragazzini nel cuore di Roma non si vede nulla di colpevole? Invece tale elementare risposta politica non solo non c’è un 20% che la chiede, ma non c’è nessuno. Se si vuole conquistare il popolo, bisognerebbe mostrargli i valori di pregio che un movimento come il tuo può offrire: la tensione a vedere le cose chiaramente e il retto rispondere. La radicalità della ragione e la sostanzialità dell’azione contro la hubris mediatica.

Trovo deprimente che, dopo le centinaia di morti e i danni alla nazione causati dalla strategia della tensione, la gente comune, e anche chi “should know better”, continuino ad accettare, come per un riflesso automatico, lo stesso schema narrativo di quella che è la solita farsa. Che andrebbe chiamata dei “samurai invincibili”, secondo l’espressione di Tobagi. E alla quale il pubblico partecipa prendendo la parti ora dell’uno ora dell’altro degli attori, con pensosi distinguo ma in maniera prevedibile quanto per una sceneggiata napoletana.

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Stefano, il commento di Buzz che tu approvi mi sembra, per le parti che riesco a capire, un insieme di affermazioni sussiegose, apodittiche e sbagliate. “Partire dagli effetti per dedurne [inferire] una causa”, essendo note alcune premesse, come quella storicamente accertata dell’esistenza dell’eversione di Stato, non è “scientificamente scorretto”: si chiama “abduzione”, operazione che si fa coincidere con la generazione creativa di ipotesi scientifiche che consente il progresso della conoscenza sulle cause dei fenomeni. Ma qui non accorre grande creatività. E d’altro lato, dopo 70 anni di storia della Repubblica, parlare con cipiglio di dietrologia, pigrizia intellettuale, tesi comode, incapacità di apprendere dalla storia, gravi errori metodologici etc contro chi fa notare che esiste la strategia della tensione, richiede capacità e “metodi” che sono lieto di non possedere.

Quanto affermi sull’inizio di un nuovo periodo storico e su ciò che sono stati questi anni mi pare invece molto interessante. Ma non contrasta con quanto dico: il potere può avere anzi un interesse ancora maggiore a intervenire con l’esibizione mediatica di violenza pilotata, per orientare l’opinione pubblica contro possibili forme di violenza spontanea o politicamente organizzata, per spingere verso forme di protesta votate al fallimento, e per favorire leggi e prassi repressive.

Tornando all’epistemologo Buzz, c’è una fallacia gigantesca ed esiziale, che tutti tendiamo a commettere: di accettare l’assunto implicito che il ristretto ventaglio di opzioni che ci viene presentato dal potere e dai media esaurisca le possibilità. Oggi accettando il falso dilemma Indignados o Black bloc. I primi mosci e inconcludenti, gli altri finti e insensati. Se ci si fa dettare dal padrone, che ci mostra due scelte apparentemente opposte, la strategia per uscire dalla subalternità, la vittoria non è proprio assicurata. Lo spettro, sia dell’esistente che del potenziale, è molto più ampio: c’è la violenza che cova di chi è veramente oppresso, e che non si limiterebbe all’innocua Cinecittà dell’altro giorno; c’è la rabbia di chi non sfila a comando ma non ce la fa più e voterebbe qualcuno più serio delle attuali maschere della politica. Ci sono i modi nuovi, inediti da scoprire urgentemente – questa sì è pigrizia, oltre che errore politico madornale – di opporsi efficacemente al potere; senza cadere né nella trappola di chi ti vuole addormentare dandoti ragione a chiacchiere, né in quella che ti incita a fermare un Frecciarossa in corsa a spallate.

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Blog de “Il Fatto”

Commento al post di Travaglio “Prendo le distanze” del 20 ott 2011

Scusi Travaglio, ma qui si stanno prendendo le distanze anche dalla legalità. A proposito della mescolanza di farsa e tragedia in Italia (Pasolini, oggi citato per la sua difesa dei poliziotti, andrebbe citato per “L’Italia è un Paese ridicolo e sinistro. I suoi governanti sono maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue”); perché non chiedere le dimissioni di Maroni, per non avere saputo controllare e fermare un pugno di scemotti che ha guastato una manifestazione politica? E chiedere alla magistratura di indagare su responsabilità, che appaiono palesi, delle forze di polizia, sempre che il tema “poppe e natiche frequentate da B.” le lasci un po’ di spazio? C’era un giornalista, Tobagi, che contestava il dogma dell’invincibilità dei manovali del caos, ma purtroppo l’hanno ammazzato:

Il ritorno dei samurai angolo V. Labicana. In: https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/informazioni-riservate-su-black-bloc-e-indignati/

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Segnalato su:

Blog di A Giannuli

post “La manifestazione di Roma: solito dejavu?” del 15 ott 2011

Comunicato del SIU* n. 1

Colendissimo Signor Lunnai

Due documenti riservati su Black bloc e Indignati, che mi auguro non cadano nelle mani di complottomani e dietrologi:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Suo fratello in Iside

Clisma 4

Guardia scelta del SIU*

* Scatorchiano Intelligence Unit.

e post ” Ancora su Piazza San Giovanni” del 18 ott 2011:

Riguardo ai consigli di Cossiga nel 2008:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/10/29/incudine-e-non-martello/

Blog “L’aria che tira” di M. Cedolin 

Post “Dietro il fumo dei lacrimogeni e delle camionette che vanno a fuoco, c’è una società in cancrena” del 21 set 2011:

C’è una fallacia gigantesca ed esiziale, che tutti tendiamo a commettere: accettare l’assunto implicito che il ristretto ventaglio di opzioni che ci viene presentato dal potere e dai media esaurisca le possibilità. Oggi accettando il falso dilemma Indignados o Black bloc. I primi mosci e inconcludenti, gli altri finti e insensati. Se ci si fa dettare dal padrone, che ci mostra due scelte apparentemente opposte, la strategia per uscire dalla subalternità, la vittoria non è proprio assicurata. Lo spettro, sia dell’esistente che del potenziale, è molto più ampio: c’è la violenza che cova di chi è veramente oppresso, e che non si limiterebbe all’innocua Cinecittà dell’altro giorno; c’è la rabbia di chi non sfila a comando ma non ce la fa più e voterebbe qualcuno più serio delle attuali maschere della politica. Ci sono i modi nuovi, inediti da scoprire urgentemente – questa sì è pigrizia, oltre che errore politico madornale – di opporsi efficacemente al potere; senza cadere né nella trappola di chi ti vuole addormentare dandoti ragione a chiacchiere, né in quella che ti incita a fermare un Frecciarossa in corsa a spallate.

In:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Blog Metilparaben

Post “I garantisti delle leggi speciali” del 20 ott 2011 

Gatta ci cova…

https://menici60d15.wordpress.com/2011/10/16/informazioni-riservate-su-black-bloc-e-indignati/ 20 ottobre 2011 17:09

Blog Dietro il sipario

Post “Gli Indignados, strumenti inconsapevoli del Lucis Trust” dell’8 nov 2011

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

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Segnalazioni censurate: 

Blog de Il Fatto:

Post di P. Ojetti “La legge Irreale” del 17 ott 2011:

Ecco fatto. Bravi:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Post di Claudio Fava “Le leggi liberticide non servono” del 18 ott 2011:

I comportamenti liberticidi servono:

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

Post della Redazione “Roma, cortei in centro vietati per un mese. Solo “una manifestazione statica” per la Fiom” del 17 ott 2011:

C’è qualcosa che non quadra…

Informazioni riservate su Black bloc e Indignati

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3 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “No Expo, Milano in piazza per ripulire città dopo i black bloc. Il sindaco Pisapia: “No a ogni sopruso e violenza””

Conoscendo i costumi di ASM in materia di soprusi e violenza, e i suoi legami con gli specialisti del false flag, capisco quanto facciano comodo i fantomatici (*) black bloc a quelli come Pisapia.

* Fantomatico: che sfugge misteriosamente a ogni identificazione (Devoto Oli).

@ mariel_3. La spazzatura è il vostro mestiere.

@ ididit4love. E’ tipico di certi ambienti istituzionali: “si lavano dalla melma detergendosi con altra melma” (Eraclito). Si sbiancano del loro fascismo coi black bloc nerovestiti.

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4 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Liuzzi “No Expo: Milano due giorni dopo. Una lezione di civiltà”

Luciano Bianciardi “milanese” di adozione? “Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.”

Bianciardi nel 1953 si batté contro la legge-truffa. Oggi quelli che sarebbero i suoi concittadini ignorano la legge-truffa di Renzi per occuparsi di questa storiella edificante per preadolescenti non troppo svegli. Forse Bianciardi era un anarchico, un anticonformista. Ma lui era una persona seria, che si occupava di cose serie; alieno dalle buffonate come questa, dove si è lasciato che si sporcasse per poter dire di essere puliti.

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@ Emiliano Rossi. Sì, sembra che questo del “fare pulizia” sia un tema caro ai fascisti, o comunque a chi è su posizioni autoritarie. Ci sono tanti esempi. Dopo l’8 settembre il “Lustige Blatter” di Berlino pubblicò una vignetta dove una mano con una spazzola con la svastica toglie il fango che copre lo stivale Italia; con la dicitura “Via la feccia!”. Pare che i torturatori della dittatura argentina degli anni Settanta cospargessero di saponata per pavimenti i prigionieri legati alle brande per poi passarli con lo spazzolone. A proposito della città che il 23 marzo 1919 diede, con l’adunata di Piazza San Sepolcro, il battesimo al fascismo – e a proposito di “psyops” – c’è da dire che aziende che si occupano di rifiuti legate al Comune di Milano e al Comune di Brescia hanno questo costume squadrista, cioè violento e vile, dell’uso metaforico e “suprematista” del pulire. Pulire meritoriamente la società come si puliscono le strade; una “pulizia” che consente la “cosificazione” delle persone. L’innalzarsi trattando altri esseri come cose è una delle componenti del carattere fascista. Può darsi inoltre che in questi soggetti, e nei loro complici e mandanti, sia all’opera il meccanismo di difesa della formazione reattiva, data un’implicita consapevolezza della sporcizia che hanno dentro, e delle montagne di letame che creano nella loro ricerca ossessiva di denaro e sicurezza.

@ Emiliano Rossi. A volte. Bisogna vedere caso per caso, rifiutando formule a priori di qualsiasi segno. Va riconosciuto che “pulire” può essere un eufemismo ideologico, come “pacificare” o “uomo d’ordine” o anche ”liberismo”; nel gergo della malavita meridionale, “pulizzare” significa assassinare. O può indicare semplicemente la funzione igienica ed estetica, socialmente utile. L’ambiguità della figura del pulitore è rappresentata dalla parola inglese “scavenger”, che denomina sia lo spazzino, chi tiene pulita la città, che gli animali saprofagi, come la iena, lo sciacallo, l’avvoltoio. Dalle parti di Pisapia ci sono grosse aziende per le quali valgono entrambe le accezioni.

@ Emiliano Rossi. Se sei interessato, c’è il classico “Purity and danger” della sociologa M. Douglas, su come ottenere sacralità dallo sporco. Un tema che nella Lombardia ciellina-piddina ha una rilevanza generale.

@ Emiliano Rossi. Prego. Questo scaricare le colpe della politica su misteriosi imbrattatori dei muri di Milano riporta a un famosissimo precedente; e agli sfoghi di Renzo all’osteria della luna piena. Vedi se ti vuoi segnare pure questa.

@ Emiliano Rossi. A scuola spesso si fanno studiare, pedantemente, cose buone ma inadatte a dei ragazzi. Col risultato di “vaccinare” contro il sapere. I romanzi letti dopo che un po’ si è conosciuto la vita sono un’altra cosa. A rileggerli liberamente da grandi “i promessi” non sono pesanti, consolano e aiutano a capire. La buona letteratura ha anche un valore pratico: rende “scafati” sulle fregnacce narrative di bassa lega che ci propina la propaganda.

I magistrati e gli USA

8 October 2011

Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

Nella sua intemerata per difendere il suo clan in un caso dove certo il sistema giudiziario non ha brillato, come quello Knox-Sollecito, Costa ha ragione quando dice che a volte il pubblico è una bestia. Il fatto è che i magistrati, in casi dove poteri forti esercitano la loro influenza, non appaiono migliori del volgo, ma una sua espressione ripulita, che nella baraonda ci sguazza:

I magistrati e gli USA

Anch’io nel mio campo, la medicina, vedo come spesso siano sbagliate, distorte, assurde le pretese del pubblico; ma quelle proposte sfuocate e spesso controproducenti nascono da una percezione intuitiva negativa sulla medicina che non è infondata. Penso che se la medicina fosse onesta e pulita tali proteste mal dirette in gran parte controproducenti rientrerebbero, e tra quelle restanti verrebbero riconosciute e isolate quelle sbagliate.

Che l’avvocato Costa e i magistrati che difende facciano la loro parte per assicurare una giustizia imparziale, equa e efficiente, e vedranno che la gente non tenterà di indossare i loro roboni settecenteschi e i berretti col pon pon. Una giustizia che abbia il carattere della linearità. Per es. se davvero non si vogliono polveroni e cicaleccio, basterebbe, non dico invertire il rapporto capovolto tra effetto e causa, riportandolo alla sua forma naturale, ma almeno accorciare i tempi, attualmente di 3 mesi, tra la sentenza, che è una conclusione, e le motivazioni, che dovrebbero essere le premesse della conclusione stessa. A costo di posticipare la sentenza. Una giustizia che, esposte le conclusioni, ci mette un altro quarto di anno per esporre come ha raggiunto le premesse, e come da esse abbia inferito le conclusioni, mentre fuori il pubblico rumoreggia e straparla, non può dirsi estranea alla caciara, per quando solenni siano le pose che assume.

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La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog de Il Fatto

Commento del 27 gen 2012 al post di M. Imperato “Lobby al sole anche da noi?” del 27 gen 2012

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Il PM Imperato invita a considerare di introdurre anche da noi il lobbismo, cioè la legalizzazione dei finanziamenti ai politici da parte di gruppi di interesse. Il magistrato invita a guardare al fenomeno senza ipocrisie. Si dovrebbe estendere il suo suggerimento al potere giudiziario: considerando il fenomeno USA dei finanziamenti legali alle campagne elettorali dei magistrati da parte delle multinazionali. Lì è legale comprarsi dei magistrati in questo modo. Ma anche in Italia, così come non è sconosciuto il fenomeno dei soldi passati sottobanco da potenti gruppi di interesse ai politici, esiste la magistratura “business friendly”, che fa carriera essendo compiacente col business:

I magistrati “business friendly” e la mafia come sineddoche tendenziosa
http://menici60d15.wordpress.c…

Reati contro l’economia

http://menici60d15.wordpress.c…

27 gen 11 h 17:10

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Sito de L’Espresso

Commento all’articolo di P. V. Buffa “Così torturavamo i brigatisti” del 5 apr 2012

Sul fatto che i poliziotti, col coraggio dello sciacallo, quando non corrono rischi commettano abusi e i magistrati li coprano, non ho dubbi. Soprattutto se ci sono di mezzo interessi USA. Ciò che è sicuramente vero in questa storia è che polizia e magistratura di nascosto praticano e favoriscono forme abbiette di crimine a favore di interessi USA. Ciò che è sicuramente falso è l’implicazione che lo facciano solo per fini in sé leciti, e solo nei confronti di chi delinque.

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20 dicembre 2011

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Franco e F. Baraggino “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato.

ccc

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona, che si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

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29 maggio 2012
Blog de “Il fatto”
Commento al post di M. Portanova “De Gennaro assolto. Ma solo in tribunale” del 29 mag 2012

Cossiga dichiarò dai banchi del Parlamento che De Gennaro serviva l’FBI. Queste impunità e i crimini che se ne giovano non cesseranno se il popolo pecorone non riconoscerà il commensalismo dei magistrati coi poteri forti sovranazionali:

A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a far star a dovere don Rodrigo, come s’è visto sopra.”
(I commensali alla tavola di don Rodrigo, Promessi sposi, cap. V)

@Portanova. Il fatto che De Gennaro sia stato assolto da un’accusa marginale non dovrebbe distrarre dalla circostanza che i magistrati non lo hanno processato per le torture di massa; sostenendo così implicitamente che decine di poliziotti, comandati dai vertici della polizia per un evento importantissimo, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale, sotto gli occhi della maggiori potenze mondiali, si siano di punto in bianco comportati come si comportavano i fascisti di Villa Koch, su decine di persone inermi, senza che il comandante in capo della polizia ne sapesse niente o li fermasse. Dev’essere la scuola Scajola, allora ministro dell’interno, al quale regalavano case a sua insaputa. Contrariamente a Portanova, penso che De Gennaro avrebbe dovuto rispondere ai giudici del comportamento dei suoi subordinati; e che le omissioni dei magistrati non andrebbero scusate con ragionamenti che prendono in giro la gente, usando i politici come “whipping boy” per mantenere il mito di una magistratura che fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno. Quando si tratta del “partito americano” i magistrati non sono secondi ai politici nell’obbedire e assicurare l’impunità agli esecutori.

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1 agosto 2012

Blog “Come don Chisciotte”

Commento al post “A Taranto via l’ILVA per far posto alla NATO” del 31 luglio 2012

Non conosco questo caso; la tesi è analoga a quella che vede i procedimenti giudiziari sulla radioattività al poligono di Quirra come funzionali alla speculazione edilizia:

Commento di Robi al post di G. Paglino “Quirra, la commissione del Senato: “Chiudere e riconvertire il poligono” su Il Fatto del 31 mag 2012; e risposta a Robi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

Credo che l’onnipotenza della NATO, e la complicità della magistratura con la NATO e in generale con le volontà degli USA, siano fattori tanto fondamentali quanto trascurati tra quelli che determinano il destino del Paese. Purtroppo gli italiani sbraitano contro i pupi, come i politici ladri che eleggono, ma sono omertosi sui “pezzi da novanta”, cioè sul potere vero e i suoi crimini.

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31 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Meredith e i mali del nostro processo”

Da profano del diritto, credo che Caselli abbia ragione sulle degenerazioni che nascono dai gradi di giudizio. Qui però il problema appare essere stato primariamente politico: quello di dover giudicare, per un delitto atroce commesso forse per un capriccio da debosciati, la rampolla di un membro dell’establishment USA. I magistrati appaiono essere piuttosto “atlantisti”; come gli conviene; mentre non potrebbero contare sull’appoggio di un popolo in cerca di padrone. L’ombra del grande cowboy appare essersi riflessa anche nella procedura. Sono riconosciute le cosiddette “sentenze suicide”, le sentenze scritte volutamente male, in modo da essere rigettate nei successivi gradi di giudizio. Qui appare che siano state le indagini ad essere “suicide”. Si sottovaluta quanto le premesse possano minare le conclusioni. Es. molta della ricerca biomedica entra nella fase clinica già su basi a dir poco traballanti. Ne conseguono conferme, poi smentite, nuove conferme, per lunghi anni, in una serie simile a quella dei gradi di giudizio dei tribunali. Nelle more il prodotto si vende, fino a che non viene sostituito, in un nuovo ciclo. Sia nella ricerca biomedica, sia nell’attività giudiziaria, insieme al tema dei gradi di giudizio e delle prove bisognerebbe considerare il problema della solidità delle fasi iniziali. E dell’applicazione di quel principio trascurato che sintetizza l’importanza delle premesse rispetto al “trial” nel detto “junk in, junk out”.

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@ DiogeneBright. Hai ragione, chi si occupa delle finanze di una multinazionale in USA è come un venditore di palloncini da noi. A proposito di mestieri usuranti, che voi pannelliani facciate i galoppini degli USA anche nel caso Kerchner è un indizio utile alla ricostruzione storica, mettendo da parte le risultanze giudiziarie.

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26 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “L’Enciclica ‘Laudato si’’, Papa Francesco e Berlinguer”

@ Elcondorpasa. Berlinguer, quello che predicava le virtù repubblicane e anticapitaliste stando – parole sue – “sotto l’ombrello della Nato”. La stessa balda posizione – la bocca a sinistra e il sedere sotto l’ombrello atlantico – di tanti magistrati, intellettuali, leader spirituali, etc. ai quali dobbiamo buona parte del successo del nostro Paese.

@ Nokia. Quello stesso che, avvisato dell’imminente attentato terroristico alla Questura di Milano del 1973, tacque, e lasciò che avvenisse, come era nella volontà dei servizi, mentre tramite G. Pajetta intratteneva buoni rapporti col capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, D’Amato, emissario della CIA. Renzi non è un mutante, ma il prevedibile frutto dell’albero. L’ubertoso albero dei doppiogiochisti.

@ Nokia. Non mi drogo. Il fatto è riportato in un’ordinanza di un collega di Amendola, il giudice Antonio Lombardi. Non so se ho ferito un nostalgico nelle sue illusioni o se ho dato a un ruffiano il modo di ricevere un altro buono pasto.

@ Nokia. E allora? L’articolo conferma quanto dico. Lei non potendo confutare ricorre all’attacco ad personam. Berlinguer, grande figura. Apprezzato anche dai “nemici”: un mese prima del sequestro Moro viene invitato da N Birnbaum, ritenuto collegato alla CIA, per tenere conferenze in USA. Al suo posto manda un altro, tale Napolitano. Diversi commentatori, affetti evidentemente dagli stessi gravi disturbi che lei diagnostica a me (Chessa, Pinotti, Santachiara), hanno collegato ciò alla fine di Moro, e alle susseguenti fortune dei “comunisti” “preferiti”. Lei si deve stordire con alcool o altro per fare questo suo lavoro o ormai ci ha fatto il callo? O è nato con la vocazione?

@ Nokia. Non credo che le obbedienze che hanno gestito l’assassinio di Moro abbiano a che fare con le scie chimiche. Non ho mai considerato il tema delle scie chimiche. Lo ignoro, supponendo a priori che probabilmente sia una di quelle bufale di disturbo, che servono ad aggiungere confusione, mescolandosi alle verità sporche e così mimetizzandole, giustificando la tesi che chi controinforma sul potere non è che un “complottista”. Eh, i comunisti atlantisti, un colossale bluff, uniscono i metodi della propaganda stalinista a quelli delle multinazionali di pubbliche relazioni occidentali.

@ Cesby. A Civitavecchia la gente venera le statue della Madonna che piangerebbero sangue, e il Procuratore della Repubblica venera l’asserito anticapitalismo di Berlinguer (v. infra). Tutti insieme lodano il papa “ecologista” come leader spirituale e politico. I fedeli saranno anche brava gente, il Procuratore ha dei meriti. Ma sembra che in Italia siamo condannati a vivere in un perenne Seicento manzoniano.

@ G. Amendola. Il suo elogio di Berlinguer e l’accostamento tra il segretario del PCI e papa Bergoglio mi hanno fatto ricordare di un altro magistrato, del quale non ricordo il nome, che tanti anni fa in un’intervista paragonò la situazione italiana, sul terrorismo, a un fiume che, date le increspature prodotte in superficie dal vento, sembra scorrere in un verso, mentre in realtà scorre nel verso opposto. Se vogliamo un futuro dove si pensi con la propria testa, e ci si possa fidare della testa di altri su questioni sulle quali non sappiamo giudicare, bisogna privilegiare la coerenza tra ciò che appare e ciò che è. Ci sono stati casi di coerenza, pagata cara, anche tra i comunisti e i cattolici. E’ alle loro posizioni lineari, anziché ai trompe l’oeil della politica di successo, che va la mia ammirazione.

F. Pansera

*  *  *

31 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Raffaele Sollecito al congresso dei Radicali: “Il carcere è una scuola di reclutamento per la mafia” “

Se possiamo ricevere l’edificante predicazione di questo nobile difensore degli oppressi dobbiamo ringraziare i radicali panneliani, che hanno a preso a cuore il suo caso; proprio come nel 1987 presero a cuore quello di un’altra limpida figura vittima del Moloch giudiziario, Licio Gelli. E dobbiamo ringraziare quell’altra forza politica altrettanto sensibile alle brezze atlantiche, la magistratura, che nella persona del giudice Claudio Pratillo Hellman ha avuto la felix culpa di impedire, con un ragionamento da manuale – da manuale degli errori di ragionamento quantitativo in ambito giudiziario* – l’acquisizione di informazioni di conferma che ci avrebbero fatto correre il rischio sciagurato di essere privati della voce di questo apostolo del Bene.

* The Case of Meredith Kercher: The Test That Wasn’t Done. In: Schneps L, Colmez C. Math on trial. How Numbers Get Used and Abused in the Courtroom. Basic Books, 2013.

@ Flipper. Sia la materia tecnica – il calcolo delle probabilità – sia la gravità di ciò che è in gioco, le responsabilità sullo sgozzamento di una ragazza per motivi abbietti, non si prestano ai riassunti. Posso però mandare copia del capitolo in oggetto a chi me lo richieda, alla email: menici60d15@gmail.com.

@ The Marvelous. Ho assistito in un altro caso celebre alla riduzione deliberata – e non giustificata, se non con argomenti di comodo – dell’informazione di laboratorio disponibile, a favore dei colpevoli, con l’avallo della magistratura. Uno statistico ha chiamato “pruning”, “potatura”, questo ridurre lo spazio degli eventi, cioè il modello a priori di realtà oggetto del giudizio. “Potare” i fatti, rinunciandovi, o distruggendoli, o ignorandoli (quando non mettendo a tacere voci scomode con sistemi piduisti) può essere indice di cattiva fede, costituendo sistema di manipolazione molto efficace. Come alterazione delle premesse, (ubiquitaria nella medicina commerciale) il pruning è potente e poco vistoso.

Mi “rassegno” a vedere che Sollecito, Gelli, la Cassazione che ha assolto Sollecito (e che in precedenza ha giudicato la P2 non pericolosa), i radicali e altri che stanno facendo di Sollecito una guida etica stiano dalla stessa parte, che passa per essere quella giusta ma non è la mia. In questi giorni si sta celebrando Pasolini. Che scrisse: “contro gli uomini politici si scrive … tutti abbiamo il coraggio di parlarne perché sono cinici, furbi … e grandi incassatori” ma sui “magistrati tutti stanno zitti, civicamente e seriamente zitti. Perché?” Credo che le responsabilità dei magistrati nell’imprimere al Paese la cattiva rotta che sta percorrendo, la consonanza dei loro atti con gli interessi di poteri extraistituzionali, siano fortemente sottovalutate.

@ The Marvelous. Se si vuole criticare i magistrati è utile distinguere, come è stato proposto per i medici, tra “output” ovvero ciò che producono, e “throughput” ovvero il lavoro che vi mettono. Il loro output, la “produzione” di giustizia, è spesso insoddisfacente. E non è che a un throughput intenso e sofisticato corrisponda necessariamente un buon output. Non conosco il diritto (ma conosco gli interventi business-friendly dei magistrati in medicina); vedo da tanti anni come in medicina spesso throughput mastodontici ed esoterici portino ad output nulli, nocivi o disonesti. Conosco bene questi appelli a chinare il capo davanti a formule liturgiche. Qui però lo stesso operato tecnico dei giudici è stato riportato in un libro specialistico, non di diritto, ma di matematica applicata in contesti giudiziari, come esempio di errore madornale.

Non sono per partito preso contro i magistrati; e temo la Cariddi di chi li vuole imbrigliati a tirare il carro del potere non meno della Scilla dei loro abusi corporativi. A volte ho difeso le loro sentenze, es. quelle di condanna per le false rassicurazioni “scientifiche” sul terremoto dell’Aquila, prima che venissero ribaltate, date le pressioni, di portata internazionale. Lei chiama in causa la sua esperienza. Potei parlare della mia; per la quale posso affermare con sicurezza, pur non essendo laureato in astrofisica, che i magistrati, quando si sono certi interessi e certe pressioni, tendono a dire che a mezzogiorno è buio.

@ The Marvelous. o non conosco il diritto, e dico che la sentenza di primo grado per il terremoto dell’Aquila condannava, giustamente, i responsabili per le loro rassicurazioni, consapevolmente forzate. Condannava per gli effetti tragici di una sconsiderata hubris burocratica che portò a credere di poter fare i prepotenti anche con la probabilità; un’entità che noi umani maneggiamo male, e va quindi trattata con la massima circospezione. Lei che il diritto lo conosce risolve sostenendo che la sentenza era “un obbrobrio” che condannava un “mancato allarme”, affermazione calunniosa verso quei magistrati. Io non conosco il diritto – disciplina che rispetto e ammiro – e considero nel caso Kercher il tema della rinuncia all’aumento del valore predittivo con la ripetizione di un test. Lei che lo conosce ripete il tema abusato dei singoli magistrati che sono uomini come tutti, e che quindi nel loro lavoro sono come dei reucci, e possono essere preda di passioni, miserie, etc. Per me i magistrati, categoria da selezionare tra gli “aristoi”, ricevono un consistente stipendio statale come corrispettivo per l’esercizio della loro funzione in maniera imparziale; formano una struttura, pagata dai contribuenti, e vanno valutati come componenti di tale struttura, e insieme alla struttura che li integra e li governa. Credo proprio che parliamo di due discipline diverse. E che gli “opportuni distinguo” che lei afferma di riuscire a fare siano troppo “opportuni”. Arrivederci.

@ The Marvelous.Ma io non ho parlato di “chi” debba valutare i magistrati. Ho detto “come” andrebbero valutati, chiunque li valuti e in qualunque sede, osservando che è scorretto accettare di considerarli tanti singoli reucci, secondo il luogo comune del “i magistrati sono uomini come tutti” che lei ripete, quando sono parte di una struttura, espressione di una istituzione. E sono pagati per comportarsi come ci si aspetta da un magistrato.

Non studio le “388 pagine” della sentenza dell’Appello perché non sono in grado di valutarle. Infatti al tempo dell’assoluzione qui su Il Fatto (8 ott 2011) mi sono astenuto dall’unirmi ai tanti che criticavano la sentenza; ma ho riportato la mia esperienza personale, conforme a precedenti storici, del trattamento di favore che i voleri USA, anche illeciti, ricevono dai magistrati; e di come le perizie siano spesso manipolate. Un argomento, una sentenza, è come un recipiente, che può essere solidissimo, ad un esame lungo e accurato come quello che lei mi invita a compiere, sul 99,9% della sua superficie. Ma se ha un buco alla base perderà non lo 0,1% dell’acqua, ma molto di più, fino al 100%. Un buco del genere l’ho trovato, casualmente, nel libro che cito sul ragionamento probabilistico in campo giudiziario. Se le 13 pagine della trattazione non sono troppo poche per Lei, gliene posso mandare copia. Arrivederci.

@ The Marvelous. Io parlavo dell’umanità del giudice come giustificazione al suo arbitrio. Penso sia preferibile che i giudici non siano esposti ai possibili ricatti di chi è forte, con l’estensione della responsabilità civile; però dovrebbero essere controllati seriamente all’interno; e dovrebbero esserci misure preventive, a partire dalla selezione, che deve essere continua, e dall’obbligo di rimanere estranei a gruppi di potere, cordate, etc. Non cause di routine contro i giudici, ma espulsioni di routine via CSM.

I magistrati, come ha scritto un magistrato, Edoardo Mori, sono partecipi del gioco delle perizie. Es. ho visto che “sanno che le perizie sono sempre di parte” eppure, o per questo, affidano la perizia della Procura proprio al professore di medicina legale dello stesso policlinico dove sono accaduti gli atti (gravissimi e ignobili) che andrebbe indagati.

Non racconti a me che i giudici motivano le sentenze. Firmano atti con conseguenze equivalenti ad una proscrizione, capovolgendo sentenze minuziosamente motivate, senza un rigo di motivazione, quando si tratta di fare un altro piacerino alle stesse forze interessate all’assoluzione della Knox. Ovviamente giustificando la laconicità con il genere di inattaccabili spiegazioni procedurali delle quali lei è maestro.

Prendo atto che per lei non ci sono state parzialità dei giudici. La invito a non fare come i prelati che si rifiutarono di guardare nel cannocchiale di Galilei, e leggere il libro che segnalo. Arrivederci.

@ The Marvelous. In medicina la grande maggioranza delle diagnosi si fa sulla base della storia clinica. Qui la “storia clinica”, fino alla sentenza di 1° grado, portava a ritenere che i due fossero colpevoli. Certo, il giudizio d’appello può, come a volte indagini supplementari nella diagnosi clinica, ribaltare il primo giudizio. Ma è singolare che ciò sia stato ottenuto bloccando un test di laboratorio utile e forse dirimente. Mi sono imbattuto nella descrizione come errore della rinuncia alla ripetizione dell’esame del DNA occupandomi della rinuncia ad acquisire dati disponibili da parte di chi deve giudicare in uno stato di incertezza: diagnosi cliniche, progetti di ricerca; o decisioni giudiziarie. La riduzione selettiva dell’informazione è un potente bias, che può avere natura anche volontaria e illecita. Es. il publication bias a favore dell’industria biomedica, che ha contribuito a fare denunciare da esperti come falsi la maggioranza dei risultati della ricerca biomedica. Lei risponde che solo i giuristi possono giudicare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici. Sarebbe precluso al profano sostenere che vi è sostanziale differenza tra l’affermare positivamente che non ci sono rischi sismici e il mancare di prevedere un terremoto Questo suo volere estromettere la critica su aspetti tecnici non giuridici, per annetterseli come territorio giuridico, mi pare anch’esso una forma di quella potatura dell’informazione che è cattivo segno quanto a ricerca disinteressata della verità.

@ The Marvelous. Se uno fa una fesseria o una manipolazione extragiuridica, poi non può appellarsi alle competenze giuridiche per conferirle una immunità. Il diritto è una cosa, i fatti un’altra. Questa pretesa che la ricostruzione giudiziaria della realtà non sia criticabile, se non da giuristi, è ridicola e perniciosa.

Io la sentenza l’ho letta appena me l’ha segnalata. (Un altro motivo di perplessità è il “corax” – argomento tipico delle difese – per il quale se il coltello in oggetto fosse l’arma del delitto non sarebbe stato conservato dall’omicida). Legga lei una buona volta come il magistrato abbia impedito la conferma del test che mostra il DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, e come questo costituisca un errore, diritto o non diritto.

Faccio inoltre presente che in un caso come questo, dove il risultato, “l’output” che conta, l’individuazione e la condanna di tutti i colpevoli, è stato mancato, atteggiamenti di sicumera sull’asserito buon esito dell’azione giudiziaria sono fuori luogo. Stiamo comunque parlando di un fallimento della giustizia. E i fallimenti, lei lo sa, possono avere varia natura. Arrivederci.

@ The Marvelous. Bene, ormai lei è in arringa. Non sono io ad argomentare a tesi. Solo pochi appunti. Davanti a un risultato che non può essere casuale, il profilo fedele del DNA di Meredith sulla lama del coltello di Sollecito, si rinuncia ad aumentare il valore predittivo del test. E’ falso quanto lei afferma, che la contaminazione della lama del coltello col DNA di Meredith “si è stabilita”: nella sentenza della Cassazione è meramente ipotizzata la possibilità, in astratto.

Vero è che a indagini in più punti “maldestre”, si sia combinata, come il cacio sui maccheroni, una “acribia” da inquisitori domenicani dei giudicanti; che davanti a un profilo del DNA sulla lama del coltello di Sollecito sovrapponibile al DNA di Meredith con una probabilità che il reperto sia casuale così bassa da essere trascurabile, modificano la teoria delle probabilità, almeno quella che deriva dagli assiomi di Kolmogorov, evitando così di rafforzare il significato del test, qualunque fosse il risultato; e che danno agli avvocati difensori il destro di asserire falsamente che “si è stabilita la contaminazione” applicando la teoria della sottodeterminazione di Duhem; teoria con la quale si può negare a piacimento la certezza di qualsiasi osservazione, es. classico anche che le immagini nel cannocchiale di Galilei fossero vere. Interessante, in questa epistemologia giuridica, pure il concetto che se un test va a sfavore dell’assistito non si dice “positivo” ma “preordinato”. Buon lavoro.

@ The Marvelous. Troppo buono. Ma non dovrebbe essere motivo di riflessione e allarme una contrapposizione tra scienza e diritto nella valutazione di prove scientifiche fondamentali?. In realtà, oltre alla scienza e al diritto ha agito la tecnica delle strategie di comunicazione; che condizionano pesantemente la ricerca biomedica; e anche il diritto, vedo. La ditta Gogerty and Marriott, di Seattle, della quale si è servita la famiglia Knox, ha curato in particolare il punto dolente del DNA di Meredith sul coltello di Sollecito, seminando a riguardo sui media falsità, in base alle quali si sono diffamati gli investigatori, dipinti come degli stupidi per questo reperto (Schneps e Colmez, cit.). Falsità del genere di quelle, comprensibili, degli avvocati della difesa: il DNA in oggetto non era “alterato” né “sovrapposto” né “contraddittorio”; e il test non si è voluto ripeterlo. Al contrario, i giudici, e con loro i periti ai quali si sono appoggiati nel cancellare la prova, non spiegano come sia risultato l’elettroferogramma di Meredith dalla lama del coltello di Sollecito; forse consapevoli che contra factum non valet argumentum, e che argumenta presentabili non ce ne sono. Spiace che tra le due, la scienza e la propaganda commerciale, il diritto dei magistrati, il diritto che i magistrati adottano in questi casi, sia entrato in sintonia più con la seconda che con la prima (Schneps e Colmez, cit.). Arrivederci.

@ The Marvelous. Il coltello con l’impronta genetica di Meredith sulla lama è stato trovato nell’abitazione di Sollecito. Lei, che conosce l’ambiente dall’interno, dice che i magistrati inquirenti sono stati degli incapaci, mentre i giudici di Cassazione sarebbero esenti da colpe, e “tutto quadra” in quanto asseriscono. Anni fa ho osservato, a proposito di altri fatti, che in medicina a volte alcuni leader di consumata esperienza praticano la “negazione del conseguente”, che ha la forma logica: “A”; “se A allora B”; quindi “non B”; e che consiste nello svelare o dimostrare una cosa grave, per poi non trarne le necessarie conclusioni sulle responsabilità ma al contrario negarle con un escamotage preordinato. In pratica un dire “mostro ciò di cui sei colpevole e ti assolvo con un cavillo”. Una cosa del genere può accadere anche in sede giudiziaria, e anche in Cassazione. Ebbe questa forma quello che fu detto “un paradosso del diritto”, l’assoluzione nel dopoguerra degli assassini dei fratelli Rosselli, stigmatizzata con parole di fuoco da Salvemini, attuata dai magistrati giocando sulle motivazioni, con una palese contraddizione tra le risultanze del processo e la sentenza (Franzinelli M. I tentacoli dell’Ovra. Boringhieri 1999).

@ The Marvelous. A mia volta posso citare come tante storture e frodi della ricerca biomedica siano determinate da premesse e scelte inziali errate. Errori che si potevano e si dovevano evitare, ma erano e sono vantaggiosi sul piano del profitto. A volte riconosciuti, dopo decenni. Qui appare che ci sia stato quel fenomeno detto del “suicidio” dell’azione giudiziaria, che è stata fatta andare male (con una “sciatteria” nelle indagini, con un “rigore” ingiustificato alla fine). Non penso si possano ignorare gli USA; la cui ombra – lo dico anche per esperienza diretta – porta i magistrati, per non parlare delle forze di polizia, ad applicare un “Codice Atlantico”; che non ha nulla a che vedere col genio leonardesco.

@ The Marvelous. Dai magistrati e dagli altri inquirenti come cittadino non mi aspetto che prima operino in modo da lasciarsi dipingere dalla stampa internazionale come dei cialtroni, e poi all’opposto applichino un “rigore” così estremo da venire riportato in un testo internazionale come esempio di errore di ragionamento che fa perdere a un procedimento giudiziario la possibilità di fare luce e quindi giustizia. La variabilità degli standard giudiziari qui ha compreso entrambe le codine patologiche di una gaussiana o altra curva già troppo poco puntuta.

Sulla “spe et metu”, che, io lo vedo, animano i magistrati, ma che, dice lei, il diritto rifiuta di considerare perché non sono dimostrabili, e non sono dimostrabili perché non misurabili (!); ciò va ad aggiungersi, come il contributo di un giurista, alle perle sull’uso retorico della misura, frequente in campo scientifico. Attualmente, o nel delirio attuale, si vogliono usare i cani per diagnosticare “scientificamente” il cancro e altre malattie con l’olfatto, sulla base di studi quantitativi *. (Sta collaborando all’impresa anche il Centro militare veterinario del nostro esercito). Chissà, forse allora si potrebbero fare annusare oltre che le urine dei pazienti anche quelle dei magistrati, per verificare, con standard che dovrebbero essere adeguati anche al diritto, il loro stato psicologico.

* Trained Dogs Sniff Out Thyroid Cancer With High Accuracy. Medscape, 9 marzo 2015.

@ The Marvelous. Che alle mie critiche, e alle critiche di altri che cito, al brillante procedimento giudiziario sull’assassinio di Meredith si risponda con una diagnosi psichiatrica rivela il valore di quel “diritto” che è il suo strumento, e che a quanto dice condivide con i magistrati. E che a mio parere, senza dubbio manifestazione della mia attuale condizione di “pazzo visionario”, non ha interrotto la violenza vile subita da Meredith ma ne è stato un prolungamento.

@ The Marvelous. Può aggiungere tutto il fragore bandistico, gli insulti e le insolenze che vuole, ma in questa vicenda continua a sentirsi, al posto della voce amica della giustizia, il parlottio degli scellerati e degli iniqui.

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2 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Adriana Faranda a corso di formazione per magistrati. Che protestano: “Assurdo” “

“Tra il materiale sequestrato ai brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda dopo il loro arresto (29 maggio 1979) c’era l’indirizzo e il numero telefonico dell’abitazione di monsignor Marcinkus, nonché l’indirizzo e il numero telefonico di padre Felix Morlion (agente della Cia), ai quali l’autorità giudiziaria non ha mai rivolto alcuna domanda”. “Per confutare la perizia sulla mitraglietta Skorpion utilizzata per uccidere Moro, Valerio Morucci e Adriana Faranda si sono avvalsi di un perito di parte legato al servizio segreto militare: tale Marco Morin, estremista di destra, appartenente a “Gladio”. (Sergio Flamigni, La tela del ragno e Convergenze parallele).

La Faranda alla scuola dei magistrati? L’ambiguità della situazione riflette l’ambiguità della grande maggioranza dei burocrati giudiziari, che mentre vanno dicendo di essere colleghi di Alessandrini e Occorsio stanno invece allineati e coperti rispetto ai poteri che muovevano i fili allora e continuano a muoverli oggi. E’ una presenza proficua per i giovani giureconsulti: li aiuta ad apprendere l’arte di articolare le categorie reali con le categorie dichiarate, che sono tra loro opposte e incompatibili. Ed e’ istruttivo anche per il pubblico.

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21 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piercamillo Davigo: “Magistrati uccisi? È accaduto perché chi delinque ha trovato sponde in alcuni apparati dello Stato” “

Credo che per molti dei magistrati che sono stati uccisi – col supporto logistico dei servizi – il movente ultimo sia stato quello di epurare ed educare la classe dirigente di una nazione subalterna. Come per altri omicidi politici, la caratteristica che ha fatto del magistrato un bersaglio è stata una spontanea indipendenza rispetto a quei poteri forti sovranazionali che controllano il Paese; e che in genere possono contare su una magistratura compiacente.

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25 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Mani pulite-25 anni dopo”, il libro. Dai pm “manettari” ai “comunisti salvati”, ecco le post verità su Tangentopoli”

Mani pulite ha fatto sì che al momento giusto una vecchia mafia politica, tarata su un’economia keynesiana, divenuta obsoleta per la mutata situazione storica venisse rapidamente scalzata e sostituita da “viddani” adatti al corso liberista successivo alla Caduta del muro. Ottenuto il cambiamento tutto è stato nuovamente “blindato”. Dalla calata di Napoleone alla Resistenza, le speranze di palingenesi accese dal vento di interessi stranieri durano poco. Secondo Barbacetto, Gomez e Travaglio, ai quali dobbiamo puntuali ricostruzioni giornalistiche dei fatti giudiziari e politici, Mani pulite fu “una grande, ma ordinaria azione giudiziaria”; un’epopea spontanea da ricordare e celebrare. Io chiamo “tolemaicismo” lo spiegare i grandi cambiamenti della storia repubblicana in termini nazionali, interni; con argomenti complessi, dotti e ingegnosi, che ricordano la teoria tolemaica degli epicicli e degli eccentrici con la quale si sorreggeva, validamente sul piano logico, il falso modello geocentrico del moto degli astri. Non vi fu complotto, dicono. Bisogna ammettere che, data l’ansia di compiacere gli USA che alberga in tanti, a cominciare da magistrati, CC e Viminale come sa chi ci capita, se vi è stato un disegno tutt’al più la CIA lo avrà affidato ai suoi tirocinanti del primo anno.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

La CIA e l’art. 33 della Costituzione

6 October 2011

Blog Blogghete

Commmento al post di G. Freda “Spacciatori di fuffa” del 6 ott 2011 

Dell’influenza degli USA sull’arte tramite la CIA sentii parlare da Enrico Baj ad una conferenza che tenne mi pare nel 1997 in un paese vicino a Brescia. Citò anche lui Peggy Guggenheim. Fece affermazioni sorprendenti su metodi di persuasione del genere “diplomazia delle cannoniere” che furono usati a Venezia. Riporto un passo da “Conversazioni con Enrico Baj” di L. Caprile, 1997 (pag. 54):

“Castelli ha organizzato la mostra al Padiglione americano della Biennale di Venezia nel 1964 assieme al suo amico Alan Solomon, entrambi dei servizi segreti americani. D’altra parte, i servizi segreti americani, qualche anno fa, hanno pienamente ammesso di aver considerato l’arte americana come un fatto d’importanza strategica e per tale considerazione di avere sollecitato l’interesse diretto del governo e della Casa Bianca. Nel caso della Biennale, Castelli e Solomon hanno avuto via libera dal Dipartimento di Stato.[…] improvvisamente si presenta l’accoppiata Castelli-Solomon, cambiano tutti i progetti precedenti e tutto lo spazio viene occupato dalla Pop Art con il conseguente successo dell’immagine americana up to date. […] Pensavamo che la Pop art volesse distruggere il mito della Coca-cola, della Marylin e del fumetto. Eravamo in errore perché lo si voleva solo esaltare.”

Credo che, come per altri aspetti della Guerra fredda, quello della opposizione all’URSS fosse un pretesto. Il movente principale mi pare sia stato quello di costruire un’egemonia culturale nei paesi “alleati”, che favorisse il dominio politico ed economico; creando consenso per le idee politiche capitalistiche, e mercati per i prodotti da consumare. Non si dirà mai abbastanza degli effetti negativi del condizionamento culturale. D’altro lato, occorre considerare che si tratta di informazioni “declassified”, come mostrano anche il libro della Stonor Sanders e la circostanza che la clamorosa rivelazione è arrivata sulle pagine di Repubblica. Sembra uno di quei “limited hang-out” tipici degli anglosassoni.

Questa ingerenza viola l’art. 33 della Costituzione, che dice che “L’arte e la scienza sono libere”. E’ noto il controllo sull’arte, che si può dire abbia ottenuto i suoi effetti già da molti anni; si parla molto meno di quello sulla scienza, attuato mediante i servizi e mediante vie riservate; che invece è più attuale e importante, per le ovvie implicazioni economiche; soprattutto in campo biomedico. Controllando l’arte si può influenzare la cultura generale dei popoli; controllando la ricerca scientifica e tecnologica, si controllano l’industria e il commercio.

I gruppi facenti capo a Rockefeller, citati a proposito del controllo dei servizi sull’arte, sono noti anche per l’influenza determinante che hanno avuto nel plasmare la medicina e la ricerca scientifica biomedica del nostro tempo. Pochi in Italia conoscono il caso della persecuzione di Domenico Marotta, mediata da magistratura e democristiani, e appoggiata da una campagna diffamatoria dell’Unità, due anni dopo l’uccisione di Mattei e alcuni mesi dopo il caso Ippolito. Marotta era un autentico gran commis dello Stato, molto lontano dai soggetti cui siamo ormai abituati. Fu un validissimo direttore dell’Istituto superiore di sanità, del quale è considerato il padre. Infranse il monopolio anglo-americano sulla penicillina, chiamando l’inglese Chain, premio Nobel, a lavorare per noi; un atto che ha evidenti analogie con la ricerca dell’indipendenza energetica per l’Italia di Mattei e Ippolito. Subì l’oltraggio del carcere ottantenne, mentre sui giornali veniva presentato come una “forchetta della scienza”. Marotta era un uomo del passato. I moderni servitori dello Stato hanno reso l’Italia un verde pascolo per le multinazionali farmaceutiche estere. In Italia un bambino su due assume almeno un antibiotico all’anno – molto spesso inutilmente e con effetti nocivi – contro il 14% degli inglesi.

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2 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Pellizzetti “Referendum riforme: ‘250 grandi intellettuali 250′ per la Boschi e Renzi”

Nel 1931 i professori universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo furono 12 su 1250, lo 0.96%: E. Bonaiuti, M. Carrara, G. De Sanctis, G. Errera, G. Levi Della Vida, F. Luzzatto, P. Martinetti, B. Negrisoli, E. Ruffini, F. Ruffini, L. Venturi.

@ Uva 63. Non è un parallelo. Quel 99.04 di “sì” è un indice del proverbiale servilismo degli intellettuali, e quindi del valore da attribuire al loro fare da testimonial a leggi liberticide.

@ Uva 63. Sì, è una questione di precedenti che mostrano il servilismo degli intellettuali verso i potenti per ottenere vantaggi personali, non un “paragone”. Comunque somiglianze ci sono. Anche Mussolini, che conosceva gli italiani, si assicurava l’appoggio degli intellettuali pagandoli; con assegni mensili di importo variabile. Così che si diceva che in Italia i poeti si distinguono in millelirici, duemilalirici e tremilalirici.

@ Inverness. I 12 sono esempi di virtù eroiche. Persero la cattedra e la libertà. Anche nei primi anni del fascismo vi fu una spontanea consistente opposizione degli intellettuali, che poi su soffocata. Per alcuni ci vollero le maniera forti; ma per i più bastò fare leva sul “tengo famiglia” che i chiosatori come te incarnano perfettamente.

@ Inverness. Anche a me rincresce di aver anteposto i nomi delle 12 perle che non giurarono ai tuoi stentorei commenti.

@ nonnepossopiù. o dico che storicamente in Italia c’è una tradizione di servilismo degli intellettuali verso il potere autoritario, e lei replica chiedendomi cosa direi se ribattesse che le percentuali dei contrari sono circa pari a quelle dei pazzi. Cosa direi? Niente. Non si risponde ai non-argomenti. Rifletterei contrito sui grossi calibri intellettuali, capaci di cotanta confutazione, che il fronte del Sì ha a disposizione.

@ Effendi. Benedetto Croce, umanista di indubbio valore (come G. Gentile, del quale si dice fosse fascista per convenienza) nel dopoguerra lo ritroviamo presidente del Congresso della libertà e della cultura, “rappresentante di un crescente ‘pensiero euro-americano’ ”; un’associazione voluta dalle stesse strutture USA che organizzarono Gladio e Stay Behind. E che si occuparono di selezionare la classe intellettuale italiana facendo promuovere quelli che secondo loro erano “i capaci e i meritevoli” (*). Selezione che come si vede dà i suoi frutti.

*Sanders FS. La guerra fredda culturale. La CIA e il mondo delle lettere e delle arti. Fazi, 2004.

@ Effendi. Neanch’io ho mai capito molto l’idealismo crociano, e, a parte le strumentalizzazioni scientiste, bisogna riconoscere che il suo considerare la scienza come “tecnica” inferiore alle discipline umanistiche non ha giovato alla cultura italiana. E neppure capisco la versione “attualista” di Gentile. Erano però uomini di grande cultura. Sulla morte di Gentile c’è un libro di L. Canfora, “La sentenza”, secondo il quale non fu una semplice vendetta partigiana.

Le perizie ballistiche

25 September 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “Magistrati alzatevi. Stavolta gli imputati siete voi.” del 24 set 2011

Le perizie ballistiche

Mi fa piacere che il giudice Mori citi il principio euristico del rasoio di Occam: l’ho citato anch’io settimane fa in una lettera al presidente di una Corte d’appello nel denunciare le manipolazioni giudiziarie di una perizia che ha deciso un importante processo. I magistrati ottengono perizie addomesticate non solo per sostenere l’accusa, come dice il giudice Mori, ma anche per favorire colpevoli eccellenti. Perizie che a volte sostengono tesi demenziali e grottesche, ma vengono protette dalle critiche con sistemi massonico-mafiosi.

L’autopsia di Ketha Berardi, la bambina morta nel 1999 in seguito alla contesa tra dibelliani e l’oncologia ortodossa, non mostrò ciò che ci si aspettava, un organismo invaso dal tumore, ma un corpo devastato dalle terapie, con un midollo osseo svuotato; nonostante i media nazionali avessero detto al pubblico che la leucemia aveva addirittura invaso l’addome. I disturbi addominali erano dovuti a una colite neutropenica da chemio, incredibilmente non riconosciuta e mal curata, anello di una catena di equivoci che portò al decesso. Per nascondere ciò, i periti del PM – tra cui i medici legali che lavoravano per lo stesso ospedale e nella stessa università dei responsabili –  sostennero che se il cancro non si vedeva è perché era oscurato dal cancro stesso. Come la nebbia di Milano in “Totò Peppino e la malafemmina”: non la si vede perché quando c’è la nebbia non si vede. Qui bisognava proteggere i grandi interessi dell’oncologia ortodossa, e allo stesso tempo la tesi solo apparentemente contraria, la perniciosa “libertà di cura”, che in pratica vuol dire marketing diretto tra industria e pazienti. Andava nascosta la circostanza che la bambina aveva pienamente ragione a fuggire da giudici e CC che su mandato dei medici la braccavano con la siringa in mano; andavano nascosti gli effetti avversi di farmaci lucrosi ma dannosi, come il G-CSF. E andava aiutato lo sviluppo economico di quel pinnacolo di civiltà e scienza che è diventata l’oncologia pediatrica: https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/ .

Nel caso di Pantani, il perito (un massone) ha attribuito le cause del decesso alla sola cocaina. Non si è parlato del Surmontil, un farmaco trovato nella stanza dove il campione è morto, che appartiene ad una classe, quella degli antidepressivi triciclici, che risulta al primo posto in una graduatoria delle cause di morte per overdose da farmaci negli USA. Il rapporto dose letale / dose efficace di queste medicine è ben peggiore di quello della cocaina, con la quale condividono il meccanismo d’azione generale e con la quale interagiscono in maniera sinergica. Ma nello strano accanimento giudiziario e mediatico contro il fuoriclasse è rimasto costante il messaggio che i farmaci non fanno che bene: l’EPO (un farmaco pericoloso, usato criminalmente anche nella clinica, ma “raccomandato”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/ )

è stato presentato come un farmaco-talismano, che potenzia le normali capacità. Mentre quando si sarebbe dovuto parlare come concausa, forse determinante, di un farmaco che si vende in farmacia, il Surmontil, usato per curare la tossicodipendenza, che come molti farmaci può aggravare ciò che dovrebbe curare, silenzio. Non ha invece avuto problemi di doping, o meglio problemi giudiziari e di immagine per il doping di cui faceva uso l’eroe che ha preso il posto di Pantani, lo statunitense Lance Armstrong. Vittorioso anche sul cancro. Il cancro del testicolo, un’eccezione ai generali insuccessi dell’oncologia che è stata fatta passare per regola.

Nel caso Aldrovandi, la Corte d’appello di Bologna ha confermato sulla parola, senza uno straccio di evidenza, l’interpretazione di un luminare di una fotografia che mostrerebbe un ematoma nella parete del cuore non notato dai periti all’autopsia. Non vedere un ematoma, anzi due, che affiorano dalla parete del cuore all’autopsia mentre si sta cercando la causa di morte è come non vedere un’incudine mentre si setaccia un cumulo di paglia cercando un ago, ma il perito (passato dalla difesa all’accusa per nobili ragioni di coscienza) è stato dipinto dai magistrati come un sapiente: una fonte primaria di conoscenza. Dati sperimentali dimostrano che per ottenere una simile lesione agendo a contatto diretto col cuore occorre una pressione equivalente a una tonnellata e 4 quintali a decimetro quadrato. Bisogna essere Hulk per sviluppare questa forza manualmente, e ottenerla agendo dall’esterno; e anche Silvan, per riuscire a mantenere allo stesso tempo la parete toracica e la colonna vertebrale intatte, che è, per capirsi, come fracassare il regalo in un uovo di Pasqua comprimendo l’uovo ma senza romperlo. Qui i giudici proteggono come al solito i poliziotti, applicando la regola che per mano dei colleghi di Montalbano e del maresciallo Rocca i cittadini innocenti muoiono per incredibili e imprevedibili cause accidentali; non per un pestaggio bestiale. Si è difeso, aumentandolo, anche il fumo attorno all’asfissia da compressione, una causa di morte che non deve apparire in forma piana perché è associata a manovre di contenzione e forme di tortura da parte di polizia e infermieri. Sul piano ideologico, i giudici servono il principio della scienza ad auctoritatem; e della validità dell’imaging e del virtuale in medicina, che ha causato e causerà più morti di una guerra con le sovradiagnosi; oltre a produrre montagne di soldi.

Sembra che nelle perizie mediche giudiziarie sia possibile osservare il peggio del potere giudiziario e del potere medico, che proteggendosi a vicenda ed entrambi coperti dal latinorum tecnico gettano la maschera e si abbandonano a forme orgiastiche di abuso di potere. Purtroppo in Italia i magistrati o sono demonizzati dai malfattori istituzionali che vorrebbero mano libera, oppure vengono dipinti dai lecchini “progressisti” come i Buoni che ci proteggono. I magistrati non scippano le vecchiette, e tranne rare eccezioni non prendono bustarelle. Deve esserci tra loro una quota, non preponderante, che svolge il suo dovere correttamente e in silenzio (e che forse un popolo cialtronesco come il nostro neppure si merita). Ma il cittadino che vuole esercitare il potere di controllo democratico dovrebbe tenere ben presente che non esistono poteri buoni; e che quando sono in gioco gli interessi di poteri forti i magistrati per lo più tendono a ritornare alla posizione naturale, accucciandosi ai piedi del trono; e possono fare imbrogli e partecipare a trame che nei meccanismi e negli effetti non sono diversi da quelli dei Cattivi come la banda Berlusconi o la borghesia mafiosa.

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@sal. Esperimenti hanno mostrato che il cuore suino, che è paragonabile a quello umano, ha uno stress di rottura di 14 kg/cm^2 (Seki S, Iwamoto H. J Trauma, 1998. 45: 1079). In un decimetro quadrato, un’area dell’ordine di grandezza dell’area di compressione esercitata da una o più persone sul dorso di un soggetto prono a terra, ci sono 100 centimetri quadrati. (14 kg/cm^2) x 100 cm^2= 1400 kg = 1 tonnellata e 4 quintali (per ottenere la pressione utile di 14 kg/cm^2 esercitando una compressione su 4 decimetri quadrati occorrono 5 tonnellate e 6 quintali). E’ da notare che tale valore di pressione rientra nel range di pressioni che si sviluppano nei cilindri di un motore di automobile in moto: 10-60 kg/cm^2. Infatti gli ematomi del cuore si osservano in vittime di schiacciamenti del torace, dove hanno agito pesi rilevanti o energie elevate, es. da incidente automobilistico.

Con questo ematoma della parete cardiaca a torace integro ottenuto manualmente il perito e i magistrati hanno in pratica scritto una nuova, inverosimile, pagina di nosografia; non si capisce come mai tale evenienza non si verifichi nelle tante compressioni del torace da manovre rianimatorie, nelle quali può accadere di provocare fratture costali, e dove non c’è la colonna vertebrale di mezzo. Per spiegare i presunti ematomi il perito ha aggiunto alla pressione esterna quella arteriosa; ma questa, considerando una pressione arteriosa di 200 mmHg, equivale a circa 2 etti e 65 grammi per cm^2, un valore trascurabile, oltre 53 volte inferiore al carico di rottura.

Invece di introdurre questa acrobatica teoria dell’ematoma, che poi sarebbe andato a interrompere il fascio di His, sarebbe bastato considerare che la compressione toracica da immobilizzazione su Aldrovandi e lo stato di soffocamento sono stati comprovati da testimonianze, che ci sono segni autoptici di asfissia, e che “Kneeling on the chest or any other form of chest compression during restraint is now accepted as being potentially fatal, and both the police and the prison service in the UK teach their officers of the risks of such pressure.” (Sheperd R. Simpson’s forensic medicine, 2003. Capitolo sulle asfissie).

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Guai a mancare di rispetto

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Zavagli “Gaffe di Cancellieri sul caso Aldrovandi. Insorge la famiglia del ragazzo” del 23 giu 2012 

Allo stesso tempo la Cancellieri dice “guai a mancare di rispetto e fiducia nella magistratura”. Il giorno della sentenza della Cassazione, tornando a casa ho avuto la scorta di una pantera della polizia, F4406, guidata da una donna, che per 5 minuti e qualche chilometro ha fatto la mia stessa strada dietro di me. Ore prima, accanto al tribunale, a una pantera della polizia era seguito un SUV che nell’entrare nel parcheggio del tribunale mentre attraversavo la strada mi ha puntato, costringendomi ad arretrare per non essere investito; poi è passata un’auto dei CC.

La violenza fisica come quella subita da Aldrovandi ha la proprietà di essere chiara. E’ stata poi protetta in sede giudiziaria da atti che sembrano una cosa e sono l’opposto. Come la perizia che vede su fotografia ematomi della parete cardiaca da compressione manuale, diagnosi inedita e assurda che permette di evitare di fare chiarezza su queste morti per asfissia tipiche delle morti da contenzione:

Le perizie ballistiche

Lo stesso perito ha attribuito la morte di Giuseppe Uva a aritmia da prolasso della mitrale, condizione quest’ultima nota per essere una “non malattia”, diagnosticabile in 1 persona su 20. E’ anche per perizie come queste che la magistratura viene difesa dalla polizia; con discorsi e gesti ambigui, più da clan alleati che da istituzioni di uno Stato democratico.

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Blog “Uguale per tutti”

Commento al post di Grazia Fenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granché vestita! ” del 26 set 2011

Davanti ai crimini del potere tanti magistrati, che dicono di indossare la toga di Falcone e Borsellino, sotto la loro toga portano la zimarra di Azzeccagarbugli:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/25/le-perizie-ballistiche/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Bruno Tinti “Meredith, il verdetto del popolo sovrano” dell’8 ott 2011

Al dr Tinti le discussioni sull’assoluzione della Knox e di Sollecito fanno venire in mente che il popolo ciancia senza capire nulla di diritto, e che i magistrati italiani sono superiori a quelli USA perché motivano le sentenze. Pur condividendo il giudizio sulla gente e sul sistema giudiziario USA, posso testimoniare che quando si tratta di dare impunità o appoggio ai crimini dei poteri forti, a partire da quelli coi quali gli USA mantengono il loro dominio sull’Italia, i magistrati italiani non sono migliori della gente e dei colleghi USA. Si può assistere alla “parallelizzazione” dei gradi di giudizio, che, sequenziali nel tempo, vengono affiancati sul piano spicciolo creando doppie verità; così che gli imputati sono assolti però si lascia intravedere, magari anche dallo stesso giudice che ha smentito il giudizio di colpevolezza del grado precedente, che di fatto sono colpevoli (o al danneggiato viene data ragione formalmente mentre col grado successivo, senza negare il giudizio precedente, si fa in modo che il torto prosegua). Le perizie tecniche, che andrebbero ormai riconosciute come un magnifico mezzo per eludere la logica più elementare e la decenza dietro al paravento del “rigore” e della prosopopea scientifica, possono certificare che gli asini volano:

Le perizie ballistiche

o i periti possono divenire degli imbranati fantozziani (v. la perizia genetica della polizia per l’assassinio dell’ispettore Donatoni, in “Mistero di Stato”, di M. Almerighi). E la luce non è mai giusta: o è quella abbagliante dei proiettori dello show mediatico, oppure magistrati e forze di polizia cercano di operare nell’oscurità, senza contraddittorio, con procedure anomale, e di dare meno motivazioni pubbliche possibile, agendo per vie informali e riservate, lasciando meno tracce possibile della loro concezione del diritto e della giustizia rispetto allo zio Sam o altri signori.

Francesco Pansera

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Blog de Il Fatto

Commento al post di  G. Costa “Tutti i giudici di Amanda Knox” del 10 ott 2011

La coppia “calculemus” e “ignorabimus” nell’attività giudiziaria

@Gioele28. Che brutta professione quella del giudice, sul piano intellettuale oltre che umano, se consiste davvero in ciò che tu dici. Credo che la verità, ai fini pratici, etici e giudiziari sia un’entità tangibile e unica *; la cui approssimazione, se non sempre è possibile, non è però neppure così terribilmente irraggiungibile. Viene dipinta come vaporosa soprattutto quando al contrario si è proceduto con l’accetta.

E’ un po’ buffo che parlando dell’attività dei tribunali, che dovrebbero essere il luogo della misura nel giudizio, dall’ottimismo positivista sulle perizie tecniche si passi a dolenti considerazioni sull’inaccessibilità della verità, dove la vita reale sembra un’entità noumenica che le mura dei palazzi di giustizia tengono separata dal lavoro dei magistrati. Dalla hubris scientista, dal “calculemus” leibniziano, ad uno “ignorabimus” che invoca smarrito la trascendenza a giochi fatti.

Credo che sarebbe utile per tutti, meno che per chi è colpevole, che ci fossero linee guida solide sulla prova scientifica nei procedimenti giudiziari; basate su una definizione non ingenua – non ingenua sotto il profilo epistemologico e quello della conoscenza di come va il mondo – del rapporto tra la ricostruzione “naturale” del fatto, considerato come fenomeno causato da azioni umane, e ruolo dell’analisi scientifica nella ricostruzione. L’analisi scientifica porta la ricostruzione ai piani ipogei o iperurani del non osservabile, e può approfittarne per sdoganarsi dalla razionalità e dal controllo di attendibilità; facendo le veci del Dio di cui parla Gioele28; o meglio venendo usata come un traballante deus ex machina che interviene tonante e cigolante per imporre il finale desiderato.

* https://menici60d15.wordpress.com/2009/06/03/contro-il-relativismo-etico-ed-epistemico/

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Avvocato Costa, ringrazio Lei per mostrarmi in cosa consiste il Vostro lavoro.

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Blog di Panorama

Commento all’articolo della redazione “Da Perugia ad Avetrana: la debacle della scientifica” del 14 ott 2011

Può anche esserci un interesse della polizia a fare apparire le sue indagini scientifiche come opera di imbranati fantozziani; cfr. la perizia genetica della Polizia scientifica sulle macchie di sangue nell’assassinio dell’ispettore Donatoni in “Mistero di Stato” di M. Almerighi.

http://menici60d15.wordpress.c&#8230;..llistiche/

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12 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riccardo Magherini, medici legali [della Procura]: “Asfissia provocata da modalità di arresto e cocaina”

Sulla morte da “sindrome da excited delirium” – una entità nosologica la cui esistenza è controversa, e che è sospettata di avere una natura “politica”, avendo tra le sue singolarità l’essere fortemente associata a casi “politici”, in particolare gli interventi della polizia – segnalo il commento giornalistico “Death by excited delirium: diagnosis or coverup?” (Morte da excited delirium: diagnosi o insabbiamento? ) di Laura Sullivan, feb 26, 2007. Reperibile su internet.

Questa sindrome viene spesso considerata insieme alla asfissia da compressione nei casi di morte in custodia; ma mentre lo “excited delirium”, che trasferisce almeno parte delle responsabilità alla vittima, è una patologia “raccomandata”, che viene portata in primo piano, nonostante la sua fumosità, o forse proprio per questa sua capacità nebbiogena, dell’asfissia da compressione – che rimanda all’immagine efferata del “burking” – si parla malvolentieri, e si tende a minimizzarne il ruolo causale, nonostante che spiegherebbe in maniera chiara diversi di questi decessi, o forse proprio per questo. In ogni caso, dovrebbe essere interesse degli agenti di polizia non montare sul torace dei fermati stesi a terra, a maggior ragione se i fermati sono agitati o appaiono avere problemi di salute.

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9 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Max Brod “Riccardo Magherini, familiari consegnano bossolo alla procura. Oggi prima udienza”

Michele: “Appurare la verita’ non vuol dire proporre tesi fantascientifiche”

@ Michele.  Questo bisognerebbe dirlo ai magistrati, che ammettono nel processo un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”, e le fanno assumere una posizione centrale.

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6 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D Lucca “Caso Cucchi, tutto sbagliato fin dall’inizio”

@ Andrea Bellelli. Credo che vi sia stato un concorso di cause, a cascata, all’interno di una cornice di comportamenti illeciti. E che con queste cause si faccia un gioco delle tre carte; per di più spingendo il pubblico a puntare tutto sulla carta sbagliata (ma con un forte effetto intimidatorio) enfatizzando eccessivamente le percosse. Entrato vivo, uscito morto, maltrattato, picchiato secondo diversi testimoni, non curato in ospedale, non credo che si tratti di un caso “atipico”, ma di un caso censurato -nella ricostruzione- per proteggere i responsabili.

Tutt’altro che censurato mediaticamente. Cade a fagiolo la cadenza in questi ultimi anni di diverse notizie di cronaca analoghe. L’orrore associato all’impunità crea una “forza di intimidazione del vincolo associativo” mentre chi occupa lo Stato si occupa di cedere “il controllo di attività economiche” e di “realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.

Per conoscere la verità di livello giudiziario dei meccanismi della morte occorre andare nei dettagli. E non è detto che basti leggere i referti autoptici. Ho assistito all’autopsia di un altro caso mediatico, anni fa, e ho visto con quanta tranquilla semplicità un perito scelto dalla Procura l’ha manipolata, favorendo i responsabili, che erano anche i suoi colleghi di ospedale; ospedale del quale era la massima autorità medico legale. E quali misure “extragiudiziali” – e anche “extralegali” – sono state prese per mettere tutto a tacere.

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25 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. Titolo mutato in “Morto dopo Tso: “Soldi ucciso da ipossia dovuta a compressione del collo” dopo avere postato il commento

“Morto dopo TSO: “Soldi non aveva patologie al cuore, morto per ipossia”. “Quando si accerta la causa di morte, è importante ricordare che riportare il solo meccanismo di morte non è accettabile”. (Prahlow J. Forensic Pathology for Police, Death Investigators, Attorneys, and Forensic Scientists. Springer, 2010); ciò dovrebbe valere anche per la comunicazione al pubblico dei riscontri autoptici.

Si distingue tra “modalità di morte”: es. omicidio. “Causa della morte”: es. strozzamento; così si chiama la compressione del collo che l’omicida effettua senza ausili meccanici (con es. un laccio è strangolamento). “Meccanismo della morte”: es. la conseguente ipossia, cioè insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, che può a sua volta derivare da molteplici percorsi causali. I tre aspetti rappresentano una scala di crescente dettaglio sul piano biologico, che è utile o necessario percorrere nei due sensi per l’accertamento delle responsabilità.

L’enfasi sul meccanismo di morte può venire utilizzata per annacquare le responsabilità, secondo la tattica, frequente sia in medicina che in campo giudiziario, dell’esibire una precisione tecnica per ridurre l’accuratezza sostanziale. Es. “ipossia” o “anemia cerebrale acuta” (in grassetto nell’articolo) suonano meglio che “strozzamento”; e prospettano le acrobatiche scappatoie patogenetiche la cui sussiegosa costruzione è prevista nella licenza di illegalità rilasciata ad alcune categorie, come le forze di polizia o gli psichiatri.

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15 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Giuseppe Uva, carabinieri e poliziotti assolti. I giudici: “Niente percosse su di lui” “

Il prolasso della valvola mitrale è una diagnosi gonfiabile. Una “overlap syndrome”, cioè basata su una condizione che il più delle volte non è che una variante normale, la cui presenza e rilevanza vengono falsamente ingigantite [1]. E’ stata usata dai consulenti e dagli avvocati di una casa farmaceutica per confondere le acque sui danni mortali causati da un farmaco [2]. In Italia ai tempi della leva obbligatoria era tra le diagnosi di comodo per farsi riformare. Oggi spiega come mai Uva sia morto in coincidenza con una nottata in caserma nonostante risulti, secondo i magistrati, che nessun CC né poliziotto gli abbia torto un capello.

Cosa devono avere visto e sentito le pareti di certe stanze. “Ogni carcere che gli uomini costruiscono / è fatto con mattoni di vergogna” (O. Wilde). Ma vale anche per alcuni altri edifici costruiti in nome della giustizia.

1 Quill TE et al.. The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse. Gen Intern Med, 1988. 3: 267.

2 Mundy A. Dispensing with the truth. The victims, the drug companies, and the dramatic history behind the battle over Fen-Phen. St. Martin’s Press, 2001.

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1 giugno 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti in appello due carabinieri e sei poliziotti. Erano imputati per omicidio e sequestro di persona”

La sentenza implica che giudici e imputati appartengano alla stessa classe di persone; e c’è da crederci.

@ Roberto Frison. Fatemi capire voi: come mai non va bene convenire coi giudici sul giudizio morale implicito sugli imputati derivante dalla sentenza di assoluzione? Ho solo dedotto una conseguenza logica della sentenza: per quanto riguarda l’accusa e il giudizio, la corte e gli imputati appartengono allo stesso genere di persone. Ho evitato commenti senza dubbio azzardati, di tipo estetico, che so, che il giustificare la trasformazione di una persona da sana a morta dopo un passaggio di alcune ore in caserma con spiegazioni tipo “excited delirium syndrome”, la fantomatica “sindrome” inventata apposta, e puntualmente invocata anche in Italia, per sottrarre poliziotti e complici al dover rispondere di fattori causali più semplici e concreti, non consente quell’abbandono incondizionato ai pronunciamenti dei magistrati che invece voi esigete quando vi fa comodo; o che il giustificarla con il prolasso della mitrale, la diagnosi comodo di chi voleva evitare la naja, evoca appunto l’immagine di imboscati, di renitenti, di “Ragazzi di Cucarasi’ (vedi “Le rose del ventennio”, G. C. Fusco) più che quella di Salvo D’Acquisto che presenta il petto al plotone di esecuzione o di Emilio Alessandrini che sorride dalle gigantografie esibite nei palazzi di giustizia.

@ SuperC. Grazie per la segnalazione dell’articolo sul parricidio da parte del testimone. Conferma il quadro alternativo a quello ufficiale: se non si fosse trattato di marginali, di persone allo sbando, gli agenti sarebbero stati più corretti e contenuti. Credo che ci siano tanti CC e poliziotti che davanti a due cialtroni avvinazzati che fanno cagnara in strada siano in grado di riportare l’ordine senza violenza fisica né spreco di carta, inchiostro e altre risorse. Riservando le maniere bellicose a un altro genere di soggetti.

“In practice, a great deal of police work is mundane and not directly crime related. Research studies have consistently shown that a high proportion of police time is actually spent carrying out tasks that do not involve crime control – for example, calming disturbances, negotiating conflicts and responding to a wide range of emergencies (…). Indeed, many classic studies of the police role in the 1960s and 1970s in the United States (…) and in Britain (…) point to the service elements in police work and the role of the police as a twenty-four-hour ‘social service’(…).( Carrabine E et al. Criminology. A sociological introduction. Routledge, 2009).

La morte in seguito a un fermo di polizia di uno che schiamazzava rafforza l’impressione che ce ne siano troppi che al solo pensiero di fronteggiare dei delinquentacci veri soffrano di imbarazzanti cali del controllo sfinteriale, e compensino facendo gli uomini di panza sui deboli e gli emarginati.

@ SuperC. Non stavano brandendo scimitarre contro i CC. L’omicidio è avvenuto dopo gli abusi di polizia, commesso da chi ne era l’unico testimone diretto, ago della bilancia della sorte degli imputati. E’ nell’ordine delle cose che abbia luogo prima il delitto e poi il castigo. Ma la sequenza si può invertire. In generale, non andrebbe trascurato che CC e polizia quando commettono qualche abuso grave, quando la fanno troppo sporca, possono mettere in opera meccanismi di profezia che si autoavvera per cercare – a volte riuscendoci se trovano punti deboli in soggetti predisposti – di scaricare responsabilità e discredito sulla vittima. A volte, io lo posso testimoniare, in maniera premeditata, ab initio, cioè commettendo abusi gratuiti su un soggetto ignaro e perfettamente a posto prevedendo di innescare uno stato di cose confuso dal quale pescare, con un po’ di buona volontà da parte dei loro amici – e affini – con la toga da magistrato, la giustificazione al loro operato e l’affossamento della vittima.

@ SuperC. Accettare il risultato dei procedimenti giudiziari come un dato di fatto, una realtà immutabile. Potrei essere d’accordo, per motivi diversi: quando la magistratura è collusa, è inutile e dannoso insistere nel “chiedere giustizia”, e riconoscerle così legittimità. Non conosco il mondo giuridico, e potrei sbagliare, ma credo che sarebbe cosa buona anche una riduzione dei gradi di giudizio, che dilatando i tempi e mescolando le acque annacquano le responsabilità dei magistrati, e rallentano l’esistenza di chi incolpevole deve attraversare i territori dei Ghino di Tacco della legge. Per alcuni reati, come reati infamanti delle forze di polizia, o i crimini commessi servendo i voleri dei poteri sovranazionali, sarebbe più onesto abolire formalmente il diritto di chiedere giustizia, invece di inscenare procedimenti che coonestano le sopraffazioni.

@ SuperC. Davanti al fatto del filmato su Youtube che mostra il modo col quale il pm Abate interroga Biggiogero, e davanti al fatto di questo articolo: Quill TE et al. “The medicalization of normal variants: the case of mitral valve prolapse.” J Gen Intern Med 1988. 3: 276, sulla spiegazione accampata per dare conto di una morte improvvisa in custodia in circostanze che non appaiono affatto limpide, non c’è bisogno del permesso della legge per pensarla diversamente. La prima giustizia è la verità; e questa la si può cercare anche al di fuori e contro un sistema che, con pessimi precedenti, stavolta produce l’interrogatorio di Abate e appioppa come causa di morte una diagnosi che in ambiente medico era spesso oggetto già tanti anni fa di gomitate e strizzatine d’occhio.

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1 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, i giudici d’appello: “Non si può sostenere nesso causale tra condotta imputati e morte”

Ex falso quodlibet.

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30 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Magherini, Cassazione: “Carabinieri assolti perché non potevano prevedere la sua morte””

Senza la circolare del 13 marzo 2014 i Carabinieri, arma istituita il 13 luglio 1814, non sanno come fermare correttamente, essendo in 4, un agitato. I magistrati oltre che all’insostituibile funzione neurocognitiva delle circolari hanno creduto a un’entità di comodo come la “excited delirium syndrome”. Quando ci sono di mezzo grandi interessi il discernimento di magistrati e poliziotti corre su una scala logaritmica, potendo variare nel giro di qualche riga dalla zappa al microtomo, da Giufà o Gioppino alla logica di Frege e alla sensibilità di Proust. Per chi ha l’uso legale della violenza, di spada o di penna, l’ignoranza su quello che fa non può essere una scusante.

L’ignoranza che favorisce grandi interessi illeciti la vedo esercitare dai magistrati su questioni di sanità. Es. andrebbe loro mostrato come lo screening su minori per cancro della tiroide dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha portato a fare emergere e sovradiagnosticare come cancro serbatoi di lesioni noncliniche e subcliniche, innocue, con “un peggioramento anziché un miglioramento della salute”*. Perché non possano poi dire che ignoravano che oltre all’inquinamento anche l’allarme su di esso ha pericoli, antropogeni, e può essere illecito; e nel dare forza alle paure su “terre dei fuochi” non ignorino l’interesse criminale miliardario, accertato, a estrarre falsi cancri dai serbatoi nonclinici a fini di profitto.

*Bauer et al, Morris. JAMA, Otolaryngology–Head & Neck Surgery, 29 nov 2018.

@ Matteo Rossi. “The data supporting it is tenuous. I think excited delirium is often used as a catch-all to explain in-custody deaths,” said Indiana University cardiologist Dr. Douglas Zipes, who testifies on behalf of clients suing Taser International.” Il delirio da cocaina è una cosa (e dovrebbe essere un motivo di cautela in più per non fare di un fermo la cattura di una bestia da parte di cacciatori di frodo); la morte da excited delirium un’altra. Anche se hanno nomi simili. E’ come confondere “Via del Tempio” con “Via del Tempo” (il commissario che “plays dumb” in ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’; il film prodotto da Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata). O come confondere il paesino di Gradoli con Via Gradoli durante il sequestro Moro. In medicina questi slittamenti e scambi con i nomi sono frequentissimi; ma alla lunga non è un così buon affare giocare su queste cose come crede chi vi partecipa e ne intasca i vantaggi immediati. La medicina ambigua e falsa difesa e imposta dai questurini e dai signori con la toga dello Stato ricadrà anche su loro stessi e sulle loro famiglie.

@ Matteo Rossi. La presunta morte da exicted delirium non è quella da attacco cardiaco da “eccesso di cocaina”. “High blood concentrations of cocaine cannot in themselves be the mechanism of death in excited delirium syndrome, as the concentrations of cocaine in these cases is similar to those in asymptomatic recreational users. 12,17,18.In fact, deaths attributed to cocaine, whether they are or are not associated with excited delirium syndrome, have cocaine levels in the blood that overlap those using cocaine but who die of trauma with cocaine an incidental finding 17”. Di Maio e Di Maio, Excited delirium syndrome, CRC, 2006. E’ il libro di riferimento su questa diagnosi di comodo. Lo acquistai al tempo del caso Aldrovandi, quando questa scusa di ordinanza per nascondere l’asfissia e gli effetti emodinamici dell’immobilizzazione del torace fu pure tirata fuori. Se vuoi posso prestartelo, affinché tu lo lega e regga questa foglia di fico almeno in maniera coerente. Stamane, dopo avere postato il commento sulla circolare che interrompe il “nei secoli a nostra insaputa” e sulle manipolazioni sulla terra dei fuochi, i carabinieri hanno fatto una comparsata all’uscita di casa. Per la consegna potresti incaricare loro, mister onestà intellettuale.

Matteo Rossi: Peggio che disonestà intellettuale… tu sei un autentico paranoico. 

@ Matteo Rossi. Ricambio il profilo psicologico. A me pare che vi manchi ciò che occorre a combattere i crimini dei poteri forti come quelli insiti nell’attuale medicina. E che certi vostri accanimenti nella bassezza servano, oltre che ad acquisire benemerenze presso quei poteri forti, anche a compensare la frustrazione derivante da inconfessabili carenze e agenesie.

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25 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “I gemelli rapinatori protetti dal loro Dna: “È troppo simile, difficile distinguerli. Dobbiamo assolverli””

I gemelli identici sono discriminabili dalle impronte digitali (1,2). L’articolo non considera i polpastrelli coi loro dermatoglifi, saltando dal taglio dei capelli e i tatuaggi al DNA. Ciò è in linea con l’attuale ideologia medica, nella sua svalutazione del fenotipo (3) ed esaltazione della biologia molecolare. Ideologia che i magistrati e le forze di polizia – che sui media appaiono più cattolici del papa (4,5) nel culto monoteistico del DNA – abbracciano spesso, con un trasporto eccessivo, apparentemente incuranti dei suoi risvolti affaristici, opachi e fraudolenti.

1 Srishari SN et al. Discriminability of fingerprints of twins. Journal of Forensic Identification, 2008. 58: 109.

2 Xunqiang et al. Fingerprint Recognition with Identical Twin Fingerprints. Plos One, 2012. 7: e35704.

3 Il disprezzo per il fenotipo. Sito menici60d15.

4 Cale CM. Forensic DNA evidence is not infallible. Nature, 2015. 526: 611.

5 Ackerman JP et al. The Promise and Peril of Precision Medicine: Phenotyping Still Matters Most. Mayo Clin Proc, 2016. 91: 1606.

@ Mario Ambrosini. Che i guanti siano una barriera insormontabile all’identificazione lo pensano i malviventi nel loro “false sense of protection” (1); ed esperti nostrani di indagini giudiziarie scientifiche, ai quali in risposta al loro sarcasmo sulla imbattibilità dei guanti andrebbe consigliato di rivolgersi a esperti di indagini giudiziarie scientifiche (1). Ed anche a esperti di indagini giudiziarie generali, che magari non sanno niente di loci ipervariabili e microsatelliti, e sono ignoranti sull’attuale dogma che il DNA sia l’unico marker identificativo, e di come siano gradite e ricompensate le storie persuasive (2) che aiutano il business – e le sue frodi – presentando il DNA come ‘verità cosmica’ (3); ma come tanti loro colleghi non considerano l’uso di guanti una fortezza inespugnabile davanti alla quale guardare con sufficienza chi non getta immediatamente la spugna; e si muovono, capaci di ottenere campioni di impronte digitali o altri semplici marker fenotipici collegati all’autore del crimine col lavoro investigativo, invece di mostrarsi delusi e cogitabondi come il pensatore di Rodin sullo sgabello del laboratorio.

1 Glove prints. Wikipedia, 26 gennaio 2019.

2 Rothenberg KH The drama of DNA: Narrative genomics. 2014 Oxford University Press.

3 Roof J. The poetics of DNA. 2007 Univ of Minnesota Press.

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13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

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15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “Difendo le psicologhe di Alessia Pifferi: indagare due professioniste è un atto violento”

E’ interessante, per chi non ha competenze specifiche, che un soggetto affetto da gravissimo deficit intellettivo come la Pifferi sappia usare correttamente i congiuntivi. E allora? Anzi. Si approfitti della presenza di Nordio come Guardasigilli per sancire formalmente il diritto di psichiatri, psicologi, forze di polizia, magistrati, etc. all’insindacabilità, cioè al falso ideologico, nel definire il carattere, la morale, le capacità di una persona. Basta con i sotterfugi indecorosi come quelli per i camorristi*, o per tenere Moro nelle mani dei sicari, o per respingere come inattendibili le denunce di reati ai quali lo Stato collabora.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Per la prima volta nero su bianco tutti i come e tutti i perché la criminalità organizzata strumentalizza la malattia mentale e le perizie psichiatriche per ottenere benefici di ogni genere. Una forma pericolosissima di «mafia dei colletti bianchi» che rischia di mettere seriamente in discussione il concetto stesso di giustizia. Castelvecchi, 2017.

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4 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lasciò morire di stenti la figlia, lo psichiatra: “Alessia Pifferi visse maternità come obbligo o fatica””

Mentre Santalucia, ANM, in queste ore si indigna sul test psicoattitudinale ai magistrati, e su una loro profilazione psichiatrica, i magistrati appaiono possibilisti con gli avvocati sull’uso nei procedimenti della perizia psichiatrica come jolly, come “Matta”.

Dalle lettere di Moro prigioniero Ferracuti, P2 e agente CIA, diagnosticò un disturbo psichiatrico. Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento in caso di liberazione (Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993). Cossiga non è fonte attendibile, ma i magistrati appaiono approvare l’uso della psichiatria per affari indicibili. Come in altri casi, in questo abboccamento tra magistrati e avvocati si avverte una “fistola” tra narrazione, l’arma degli avvocati, e evidenza, il dovere dei magistrati.

Oggi su Il Fatto il gen. Jucci sulla distruzione di Moro: “purtroppo ci sono stati italiani che hanno operato seguendo le loro indicazioni [degli USA] per obiettivi che forse non dovevano essere né fatti né pensati”. “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002). Oggi più di allora il parere pseudoscientifico è pomposo alibi a pavidità e tradimento. Come è avvenuto per il covid.

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v. anche:

Il paradosso dei monatti

Patologizzazione surrettizia e materiale

 

 

 

Istituzioni ibride

22 September 2011

Blog  Il Corrosivo di Marco Cedolin

Commento al post “Quali sono i veri poliziotti?” del 22 set 2011

La polizia, che è fatta di Italiani, manifesta davanti a Montecitorio perché è voltagabbana: ha fiutato il vento e si stacca dal signorotto in disgrazia che prima ha aiutato con tutti i mezzi a spadroneggiare; e anzi gli va contro. Il Griso quando Don Rodrigo si ammala prende le distanze e poi lo tradisce accordandosi coi monatti, noterebbe qualcuno. Come fa spesso, Cedolin coglie un punto nodale: I poliziotti sono onesti e benemeriti lavoratori o sgherri del potere? Credo che il dilemma sia insolubile, posto così. Per trovare le coordinate che Cedolin giustamente chiede occorre superare le dicotomie semplici, e ammettere che alcune grandi istituzioni etiche, come la polizia, sono intrinsecamente ibride: hanno una funzione sociale positiva, ma anche una insopprimibile componente oscura. Un miscuglio, nel quale il primo aspetto, al quale ascrivere comportamenti corretti e esempi luminosi, viene sfruttato dal secondo, che si fa scudo dei casi nobili di aderenti all’istituzione che sono stati uccisi, che a volte sono casi di epurazione.

Come la salute, l’ordine quando c’è non si nota. Ci dimentichiamo che se non siamo in un Far West è perché c’è il lavoro delle forze di polizia. Non si può fare a meno di tale servizio pubblico. Questa azione però è carente là dove sarebbe più necessaria, come le aree del Sud dove la mafia è forte; e per i crimini dei colletti bianchi;  e solo chi ci è passato in prima persona può sapere quanto possono essere vendute le forze di polizia (soprattutto, posso dire, quando servono i poteri forti, come quelli che hanno commissionato gli omicidi politici); e quali reati possono impunemente commettere, quali abissi di infamia possono raggiungere; con la connivenza e a volte la complicità attiva della magistratura, altra istituzione ibrida.

La polizia dovrebbe difendere i cittadini: in realtà tende ad esercitare una protezione, arbitraria ed ineguale a seconda del cittadino, e che si riserva di ritirare a piacimento, regolandosi sulle convenienze e gli interessi in gioco, analogamente alla protezione mafiosa. Per il cittadino comune, la protezione si paga col pizzo della sottomissione al potere, che ha nei poliziotti i suoi campieri. Bisogna fuggire sia il rifiuto ideologico dell’istituzione, sia la tentazione di porvi cieca fiducia, come la propaganda martellante e la pavidità del cittadino medio spingono a fare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/14/vogliono-i-poliziotti/

Ma da cittadini repubblicani occorre guardarla con distacco, esercitando il controllo democratico e pretendendo che nei suoi comportamenti si avvicini a ciò che dovrebbe essere, se vuole essere riconosciuta come istituzione, e non come una banda di soggetti descritti nel canto della mala:

“Prima faceva il ladro / e poi la spia / adesso è delegato di polizia”.

Quello dei Notav, in un’Italia piena di finte proteste pilotate dal potere, è un raro caso di lotta popolare genuina, e di risonanza nazionale, contro i soprusi del potere. Quindi sono in gioco non solo le grandi ruberie sull’Alta velocità, ma anche il principio che la gente deve stare buona mentre viene derubata; questo rifiuto di massa ad essere defraudati di beni essenziali è inaccettabile per la tirannia che aleggia dietro alla fictio democratica. Occorre che i resistenti della Val di Susa stiano attenti, perché se da un lato si cercherà di addormentare la protesta, dall’altro si farà di tutto per dipingerla come opera di violenti, esaltati, etc. E i poliziotti, che davanti a terroristi veri non brillerebbero, quando si tratta di bastonare brave persone divengono guerrieri implacabili e audaci.

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Grazie Marco. E’ vero che la polizia è immersa in una rete di relazioni istituzionali, che ne condizionano il comportamento;  e come altri poteri dello Stato è subordinata a forze come gli USA, le oligarchie finanziarie, il Vaticano. L’assorbimento, del quale parli, è un fenomeno passivo; ma le forze di polizia brillano anche di luce propria. Andrebbe forse maggiormente riconosciuto il ruolo attivo, silenzioso e sottovalutato, delle forze di polizia nel determinare la politica italiana, al livello intermedio del quale fanno parte. La difesa manu militari degli interessi illeciti del business medico è a mio parere un esempio di questa cogestione attiva. La gente non lo sa, ma la medicina che ha e che avrà

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

è una medicina imposta coi questurini e i militari dal budriere bianco; e anche con forme più sofisticate di poliziotto.

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Blog “Conflitti e strategie”

Commento al Post di Gianni Petrosillo “Dateci un taglio” del 23 set 2011

Questa immagine della polizia esasperata che assalta il Palazzo ricorda gli ammutinati della Corazzata Potemkin; e chi ci crede dovrebbe stare a sentire Fantozzi…

Non so quanto sia sincero questo attrito tra La Russa e i poliziotti, che di fatto ha gettato l’amo di una polizia che sta al fianco dei cittadini esasperati dal Palazzo, e non di fronte a difesa del Palazzo con i randelli e con gli uffici riservati; ma anche se lo fosse, non mi sembra quello tra un fascista e onesti lavoratori esasperati …

Istituzioni ibride

Salsa cilena all’Esselunga

17 September 2011

 

Blog de “Il Fatto”

Commento cancellato dalla redazione al post “Il patron di Esselunga Caprotti condannato per il libro “Falce e carrello” di T. Mackinson del 17 set 2011

Salsa cilena all’Esselunga

Come riporta Thomas Mackinson su Il Fatto, Caprotti è socio e alleato di Rockefeller. Rockefeller è ritenuto da molti una forza determinante nel plasmare la medicina nella sua forma attuale, affaristica e di pochi scrupoli. (Un modello di medicina – che contempla che i farmaci si vendano al supermarket, come nei drugstore USA – abbracciato del resto anche da Coop). Secondo un’ipotesi, l’Unabomber veneto sarebbe un’operazione dei servizi, di provenienza anglosassone, appoggiata come già avvenuto in passato per altre forme di terrorismo dalle istituzioni italiane, volta a giustificare la repressione di chi si oppone in maniera civile a aspetti del liberismo come la medicina secondo Rockefeller:

https://menici60d15.wordpress.com/leopardi-unabomber-e-altri-eversori/

E’ singolare che l’autore dell’ipotesi, oppositore delle degenerazioni della medicina liberista, lamenti un comportamento anomalo di costante e gratuita molestia e provocazione in un punto vendita Esselunga:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

Forse potrebbe essere interessante indagare su tale comportamento per comprendere meglio il significato dei muti attentati dell’Unabomber “nostrano”; e la reale posizione della grande distribuzione rispetto alla minaccia Unabomber. Ma la magistratura, con un locale Procuratore della Repubblica che in passato ha indagato a vuoto proprio su Unabomber, non sembra interessata a questa pista: è come assente, e lascia anzi che alle molestie si associ una costante presenza di polizia. In particolare dei Carabinieri; che nella loro rivista, direttore il Comandante generale dell’arma, hanno in passato ospitato (Il Carabiniere, dic 1997) l’italianista statunitense, TJ Harrison, secondo il quale oggi un Leopardi, con le sue critiche, andrebbe considerato come un probabile Unabomber.

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21 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Famularo “Neoliberismo: un vero nemico o un’arma di distrazione di massa?”

Mingardi è affiliato al Cato Institute; come J. Pinera, ministro del lavoro e della sicurezza sociale di Pinochet. L’istituto USA è emanazione della scuola di Milton Friedman, il teorico dietro ai massacri cileni. Come l’istituto Bruno Leoni, si tratta di think-tanks che “spread a patina of academese and expertise over the views of their sponsors.” (cit.). Mingardi ha scritto “Il quid hayekiano e thatcheriano di Caprotti, fascio di energia lombarda”. Quando protestai per lettera per lo stalking di polizia che ricevevo nell’andare a fare la spesa all’Esselunga, allo stalking si aggiunsero urti e spintoni dei magazzinieri e cassiere di Caprotti. Lo stalking in quella zona è tuttora pesante; dato il fascio di viltà e corruzione a Brescia. Mingardi è vicedirettore della fondazione TIM. TIM si fa bella finanziando ricerche biomediche funzionali a speculazioni, delle quali descrivo aspetti fraudolenti e conseguente aumento del lucroso burden of disease; mentre finanzia negativamente e boicotta il dissenso, facendomi pagare più del doppio per una ADSL che va a meno della metà. Filantropia usuraia. ‘

La libertà è la libertà degli altri’ (Luxemburg). La dottrina neoliberista è la patina of academese della cleptocrazia (G. Sapelli), del saccheggio distruttivo (P. Bevilacqua). In campo biomedico, posso testimoniare, della mafia compiuta, dove la cupola delle grandi aziende usa mezzi mafiosi, complici i lacchè dello Stato, per proteggere “la libertà” di frode e saccheggio.

lorenzomagni1979: molto volentieri, anche perché è evidente che non lo sappiate, il neo-liberismo infatti pur basandosi sulla concorrenza, sul mercato e sulle libertà individuali pensa che, in fase di redistribuzione, l’intervento dello stato sia necessario per risanare le diseguaglianze. Per cui, massima libertà di intraprendere ma controllo sulla redistribuzione, non come succede ad es. in Italia, in cui con questo governo si vuole un controllo sulla produzione, Pastori sardi, Alitalia ecc. ecc. es. di Paesi neoliberali, Svizzera, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Svezia ecc. ecc. cioè i Paesi dove si vive meglio al mondo. Es. di Paesi non neoliberisti, Italia, Francia, Russia, Turchia, Venezuela.

@ lorenzomagni1979. Oggi Formigoni è entrato in carcere. Chi esulta, chi depreca. Io penso a come sia stato lasciato libero di agire per un ventennio. Da un mio scritto, “Ratio formigoniana”, del 7 feb 2011, respinto dal blog di Beppe Grillo e riportato sul mio sito, una definizione di “mafia fordista” che ha un evidente isomorfismo con la sua definizione di neoliberismo:

“E’ l’ideologia dell’utilitarismo. Che nella sua versione italiana, e padana, può degenerare ulteriormente in “mafia fordista”: una mafia vincente, accettata dal sistema legale, che redistribuisce una quota rilevante dei proventi alla popolazione; a differenza dei mafiosi col bollino di mafioso che egoistacci se li tengono quasi tutti per sé. Una mafia che non ha bisogno di sparare, ma che pratica forme di violenza occulta, nei suoi affari commerciali e nelle misure di repressione contro chi è troppo di ostacolo a tali affari, con l’appoggio dello Stato. Una mafia che a volte si mette in affari con la mafia meridionale, con la quale c’è dietro alle differenze una sostanziale affinità. La ndrangheta in Lombardia è più un gemellaggio che un’invasione di barbari.”

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

Mafia padana e magistrati

7 September 2011

Blog “L’anticomunitarista” 

Commento al post “On. Torazzi, Lega Nord: “I magistrati meridionali favoriscono la mafia” del 7 set 2011. Cancellato dal blog de “Il Fatto”, post “Mafia al Nord? Per il deputato leghista basta avere “magistrati padani”” del 7  set 2011

Ho denunciato le frodi strutturali del business medico, che sta a Brescia e alla Lombardia come la mafia sta a Palermo o Locri. Da anni CC, PS, etc. si fanno vedere immancabilmente ogni volta che vado a fare la spesa all’Esselunga di Brescia, V. Volta. Ho protestato, con l’unico effetto che i magazzinieri e le commesse dell’Esselunga hanno cominciato a urtarmi mentre faccio la spesa. Suppongo che le discussioni derivate da questo mobbing abbiano offerto il pretesto per continuare le molestie di polizia. Oggi 7 set 2011, tornato dalle vacanze, varcata di qualche metro la soglia, da fermo in un ampio spazio, una commessa mi ha dato una buona spallata frontale. Uscito dal supermercato, Polizia provinciale (particolare divertente, seguita da un furgone della ditta “ROS” di Bergamo).

A Brescia il Procuratore della Repubblica, Pace, è della Basilicata. A giudicare dagli abusi e intimidazioni mafiose che i bresciani, o i settentrionali come Caprotti, sono liberi di esercitare a oltranza, devo riconoscere che esistono elementi compatibili con questa tesi dei magistrati meridionali che favoriscono la mafia. Solo, qui si tratta della mafia padana, quella del grande capitale, e degli straccioni che commettono qualsiasi bassezza per un tozzo di pane. Il Procuratore precedente, di Parma, non è stato da meno. Penso che la divisione principale, alla quale guardare senza farsi fuorviare dalle solite carnevalate della Lega, sia tra tipo di malaffare: crimine organizzato vs grande crimine economico istituzionalizzato. La mafia meridionale in parte è combattuta, da qualche magistrato onesto di ogni latitudine. Ma è mantenuta in vita dalle istituzioni, perché fa comodo. Tra i suoi vari ruoli istituzionali c’è quello di fornire un alibi per lasciare indisturbato il grande malaffare delle multinazionali e delle banche, che ruba e uccide non meno della mafia convenzionale.

Francesco Pansera

https://menici60d15.wordpress.com/

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12 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga, polemiche sul cartello contro i “truffatori napoletani”. Il gruppo: “Il responsabile già sospeso dal servizio””

Che rozzezza. Eppure all’Esselunga sanno essere fini. Per un periodo ogni volta che facevo la fila per pagare arrivava un magazziniere che entrava o usciva passando nella strettoia tra le casse destinata ai clienti e mi strusciava malamente. Un giorno nella cassa accanto c’era in fila un noto magistrato. Verrò spintonato anche davanti a questo tutore della legalità ? Mi chiesi. Quella volta lo struscio mi fu risparmiato. Arrivò una commessa e fece cadere un pomodorino che rotolando sul pavimento andò a fermarsi contro la mia scarpa. Gli spintoni ripresero le volte successive. Da allora soprannominai mentalmente il magistrato “ciliegino”. Era un brillante parlatore. Ricordo una sua conferenza pubblica tenuta insieme ad un cattedratico – consulente di Cossiga durante l’eliminazione di Moro – che nella stessa giurisdizione ebbe delle noie, venendo accusato da un PM di avere favorito un camorrista. La richiesta di rinvio a giudizio fu respinta; a me però resta l’impressione che date misteriose fratellanze, date certe catene di amici di amici, davanti ad alcuni tipi di napoletano, es. un camorrista, nelle Esselunga lombarde quegli atteggiamenti che secondo alcuni maligni sarebbero attribuibili a una grave carenza di niacina vengano sostituiti dalla più alacre e rispettosa disponibilità.

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27 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commenti al post di B. Ballardini “Spot Esselunga, la pubblicità è alla frutta”

Commento al post di  V. Russo “Una pesca all’Esselunga senza plastica? Si vede che è tutto finto”

“… un vero e proprio «impero del mercato» che, grazie all’operato congiunto del sistema produttivo e di quello statale statunitensi, creò figure nuove – i cittadini consumatori – plasmando sulla sua immagine quella civiltà europea che, fino ad allora, aveva sempre fatto vanto della propria radicale diversità socioculturale rispetto agli Stati Uniti: ecco così sorgere una nuova forma di pubblicità, volta non a convincere informando, bensì a inculcare nella mente del consumatore il bisogno assoluto del bene reclamizzato; ecco sorgere i supermercati (il primo in Italia [Esselunga, ndr] nacque a Milano alla fine degli anni Cinquanta ad opera della International Basic Economy Corporation di Nelson A. Rockefeller) , nuove cattedrali del consumo, la religione che si stava facendo strada nell’Italia del boom.”*

Esselunga, con Caprotti che voleva Draghi PdR, è parte di quell’imprenditoria di stampo USA che copre interessi impresentabili con il “virtue-signaling”, acquistato da ditte di PR, come questo spot alla “Piange il telefono”. (Nel 2019 i CC hanno simulato un attacco terroristico in una Esselunga, a Pioltello. La magistratura dovrebbe guardare al triangolo tra economia liberista, condizionamenti ideologici e apparati di sicurezza, invece di cincischiare sull’ipotesi puerile del pazzo isolato, se volesse fare sul serio sul terrorismo di “Unabomber”** nei supermarket).

* Luzzi S. Il virus del benessere, Laterza 2009.
** Leopardi, Unabomber e altri eversori.

Per lo più la frutta è esposta sfusa; poi la si passa alla cassa non libera come nello spot, ma imbustata e prezzata; dal cliente (“Il servitevi da soli non è un invito, ma un segno di disprezzo, come il termine consumatore”, Piero Chiara). E’ comunque vero che l’involucro non è meno importante del contenuto, e che questo spot lo conferma. Il PdC Meloni, che dovrebbe essere al timone della nave in mare grosso tra gli scogli, twitta che lo trova “bello e toccante”. Il direttore del principale giornale online di opposizione, Gomez, ha versato una lacrima, ci dice. Male, perché le lacrime vanno riservate ai dolori della vita reale, mentre non bisogna farsi smuovere da chi tocca ad arte corde emotive (è anche per questo che da giovani bisogna leggere es. le novelle di Verga, e lasciarsene commuovere: per immunizzarsi dalle dozzinali strimpellate di gelidi imbroglioni nella vita adulta). E soprattutto perché per sopravvivere nella giungla liberista bisogna distinguere l’involucro dal contenuto. In particolare la differenza tra la pelle di agnello e la bestia carnivora che se ne rivesta. Qui a chiamare a raccolta col violino dei teneri sentimenti è una ditta le cui recenti vicende giudiziarie* non sono che la punta dell’iceberg, come sa chi ha a che fare con la “fratellanza” della quale fa parte.

*“Frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, sequestrati quasi 48 milioni a Esselunga. Pm: “Sistema illecito fin dal 2016”. Il Fatto, 22 giu 2023.

@ Hobbes:

E’ vero che nessuna offerta al pubblico può avere un successo duraturo se non trova riscontro in una recezione del pubblico. Ma ciò non significa che il bisogno al quale si lega sia “reale”: può essere un bisogno indotto. Amplificandone uno reale o creandolo ex novo. Con la disinformazione e l’indottrinamento. L’industria miliardaria del marketing si occupa di ciò. L’industria plurimiliardaria della medicina – con la quale la grande distribuzione, Esselunga in particolare, ha legami opachi – si basa sulla trasformazione di una domanda genuina e essenziale in una smisurata domanda indotta. Una facile via al profitto, avendone i mezzi, che arriva a livelli criminali. Interessi che hanno appoggi criminali insospettabili*.

Né tantomeno successo di pubblico vuol dire necessariamente “funzione sociale necessaria e importante”. Altrimenti dovremmo dirlo es. di dittature storiche o della droga. Un successo che si basa anche su violenza e censura.

Bisognerebbe al contrario che il potere dei soldi non debordi: qui che venda buoni prodotti alimentari a un prezzo onesto, lasciando ad altri la discussione su temi come la crisi della famiglia. (E stando lontano dalla medicina commerciale, alla quale Esselunga è legata da figure come A. Alfano, già ministro degli Interni).

*Mello M. The United States of America vs Theodore John Kaczynski. Ethics power and the invention of the Unabomber.

@ Hobbes:

Rap di C. Bisio, 1992: “poi ‘sti pescatori greci non potrebbero pescare in alto mare … senza andare a importunare le ragazze come te che normalmente sono brave ma travolte dagli eventi non disdegnano di fare la put.ana?” La ragazza che porti a esempio va in Grecia – e non fa figli – perché l’assetto socioeconomico la costringe in quella direzione. Forse se potesse scegliere liberamente tra vari mondi possibili, preferirebbe quello con una serena vita tradizionale. Pasolini percepì presto come col consumismo alle persone venisse tolta l’identità sedimentata, sostituendola con la forza e la propaganda con una distorta. La “coercive persuasion”, furiosa nel covid. Siamo influenzabili e ci pieghiamo; ma siamo davvero così costituzionalmente scarsi da considerare uno spot livello Harmony, commissionato da pizzicagnoli senza remore per attribuirsi altruismo, come un inedito di E. De Filippo, o ci siamo stati portati?

Studi mostrano che i pazienti “scelgono” cure che non sono nel loro interesse avendo ricevuto informazioni ingannevoli. A volte chiedono cure aggressive che i medici scartano per sé stessi. Mentre quando si dà un quadro onesto e veritiero i pazienti scelgono razionalmente. In medicina sta prendendo piede la “shared decision”, che spesso è un modo mascherato per rifilare cure cattive, lucrose, facendolo figurare come una “scelta” del paziente.

Ma sono discorsi come quelli di Kaczynski, che sono stati collegati a uova esplosive nei supermercati…

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Vedi anche: Il pacchetto sovradiagnosi-pseudocure e la terza fogna. In: Un certificato di decenza per le attività antimafia

Riflessioni e divagazioni sulla scelta dei nomi

4 May 2011

Blog “Appello al popolo” 4 mag 2011

Che nome gli metterò? Disse fra sé e sé. Lo voglio chiamar Pinocchio, il nome gli porterà fortuna; ho conosciuto una famiglia di Pinocchi … e tutti se la passavano bene. Il più ricco chiedeva l’elemosina”.
Mastro Geppetto

In un recente post di questo blog un padre ha parlato del senso gravoso di responsabilità provato nel dare il nome a un bambino. Nello scegliere un nome per un bambino – o nel darsi uno pseudonimo da usare nei blog – giocano diversi elementi. Tra questi, può essere utile considerare che il nome deve assolvere a due funzioni, che in parte sono contrastanti; e che quando sono soddisfatte contemporaneamente possono assieme andare in una direzione sbagliata. Una è quella identificativa; per la quale il nome deve essere univoco. La burocrazia cerca di ottenere l’univocità aggiungendo all’occorrenza al nome e cognome la data di nascita e la paternità. Idealmente, ci si potrebbe chiamare con un semplice codice alfanumerico, una sequenza di lettere e numeri, della minima lunghezza sufficiente ad assicurare la copertura dell’insieme delle persone da registrare; un identificativo rigoroso e totalmente muto sul piano umano. Come il codice fiscale, che però echeggia ancora il nome e cognome riprendendone alcune consonanti.

Si potrebbe costruire un algoritmo che generi automaticamente il nome-codice partendo dalla data di nascita e dal codice dei genitori; verrebbe emesso in sala parto da un terminale, che produrrebbe un’etichetta al momento della prima fasciatura; magari integrato alla bilancia pesabambini, così come la bilancia dei supermarket emette l’etichetta della frutta per la cassa. Nella società multietnica, dove la nazione è un porto di mare, inondato di volti anonimi, una babele di nomi e cognomi, di documenti falsi e di sans papier, la necessità di assegnare identificativi univoci alle persone sta acquistando importanza. Di certo la pratica di identificare le persone con codici “sintattici” ottimizzati per il trattamento dati, come il codice fiscale, magari preregistrati su un supporto elettronico, crescerà con lo sviluppo dello e-commerce.

L’altra dimensione del nome è quella morale, dove il nome identifica sé stesso: segnalando che è un significante che ha per referente una persona, non un oggetto qualsiasi. La modernità e i suoi gadget non riducono questa necessità, tutt’altro. Inoltre, mentre la ridondanza è peccato nel “modello relazionale” – la teoria matematica alla base della costruzione dei moderni database dove si raccolgono anche i nomi – un codice ridondante aiuta gli umani a ricordare il nome stesso, non lavorando la nostra memoria come quella di un computer. Come il ciondolo di un portachiavi aiuta a maneggiare e a non perdere una chiave.

Nelle nostre culture si usano “antroponimi”: nomi propri specifici per gli individui. Presso gli antichi romani il senso della “de hominis dignitate” veicolato dagli antroponimi risultava rafforzato dall’uso di una sequenza, che allunga il nome (prenomen; nomen, che indicava la gens; e cognomen): Lucio Anneo; Marco Tullio; Publio Cornelio; Quinto Fabio Massimo, il vincitore di Annibale (che a dirla tutta si chiamava Quinto Fabio Massimo Verrucoso).

Questo senso di dignità viene trasmesso anche dall’uso russo del patronimico, introdotto per ragioni identificative. I nomi storici usati da alcune nazioni degli indiani americani sono descrizioni umane della natura; paradossalmente spesso definiscono una persona con descrizioni di animali, come se si associasse la persona a un’entità totemica: “Alce chiazzato”, “Scoiattolo che ride” “Gru bianca che cammina” “Sole che sorge”. Questi nomi trasmettono un piacevole lieve pathos. Per la falsa referenza, la discrepanza tra il significato e il referente, e la qualità del significato, si prestano a canzonature da parte di noi Occidentali. Ma un vecchio saggio pellerossa potrebbe in teoria rispondere che i visi pallidi sono pazzi anche nel dare un nome alle cose umane. A volte identificano le persone con codici che non consentono alcun fraintendimento, che poi strutturano in database elettronici conservati a migliaia di chilometri di distanza. Si vantano per atti come questo di essere superiori in quanto razionali; ma sui nomi di parti del corpo malate fanno cose da pazzi, che smentiscono sia il possesso di una razionalità degna di questo nome sia la pretesa di essere il faro del mondo.

Per esempio, chiamano “carcinoma in situ” proliferazioni epiteliali della mammella che non sono cancro e che in gran parte restano occulte, se non le si va a cercare. Questa denominazione, assieme ad altri fattori, allarga anziché restringere l’area grigia tra benigno e maligno, il confine che avrebbe dovuto essere dovere primario della medicina definire nella maniera più rigorosa possibile. E’ stato osservato che questo è un nome arbitrario che assurge a diagnosi [1]. Un modo di chiamare le cose all’uso del paese di Acchiappacitrulli [2].

E in un certo senso anche un modo fraudolento di chiamare una persona, o un essere animato; perché il cancro, una scomposta vegetazione cellulare fuori controllo, psicologicamente è Il Male, ed è come la Morte un’entità personificata, o comunque con un’anima, con la quale a volte i pazienti dialogano mentalmente. Oppure ne studiano angosciati il nome, come “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello: “Un nome dolcissimo… più dolce di una caramella: Epitelioma…”.

Anche i bambini capiscono che “Toro seduto”, “Cavallo pazzo”, “Cane giallo” non sono veramente animali; mentre l’equivoco ottenuto col nome arbitrario, o ingannevole, “carcinoma in situ” della mammella imbroglia anche i grandi; è stato determinante nel gonfiare, a spese delle donne, le diagnosi di cancro della mammella e con esse l’industria del cancro della mammella, che nei paesi del G7 per i soli farmaci è arrivata a fatturare oltre 10 miliardi di dollari all’anno, e continuerà a fatturarli secondo le proiezioni di analisti finanziari.

Altri analisti prospettano per il 2019 una crescita di 5 miliardi di dollari delle vendite annuali dei costosi farmaci di ultima generazione per il cancro della mammella. Un’etichetta a occhio, rozza e fallace, è stata tra le fondamenta “scientifiche” che hanno giustificato l’allestimento di un gigantesco complesso medico-industriale, volto a sfruttare il cancro per ottenere profitti sempre maggiori. Una diagnosi istopatologica di cancro “non dovrebbe essere un anacronismo sostenuto da aneddoti, congetture e tradizioni” concludeva un articolo di un patologo su Lancet che trattava di questo scambio tra nome e diagnosi; articolo rimasto inascoltato, se non per tutelare l’ambiguità diagnostica da questa critica; era intitolato appunto “I patologi sono usciti pazzi?” [3].

Tornando ai nomi di battesimo, Troisi, in “Ricomincio da tre” dice di voler chiamare il figlio “Ugo” anziché “Massimiliano” per richiamarlo meglio; è un accorgimento che si usa realmente coi nomi dei cani. I nomi lunghi sono poco pratici e poco adatti all’attuale velocità della vita. Negli Stati Uniti si usa molto l’identificazione col Social security number (assegnato anche agli immigrati legali temporanei), e si sfrutta il “middle name”; scelte che in quel paese pragmatico spesso si associano all’eliminazione delle ridondanze nei nomi. Lì è OK ridurre i nomi di persone molto note alle sole iniziali: J.F.K. , J.R. Nei luoghi di lavoro agli stranieri che non hanno il middle name può essere assegnata d’ufficio e immessa nel computer aziendale la sola iniziale del nome del padre come iniziale del middle name; così che la persona ha una iniziale puntata tra nome e cognome: un secondo nome solo potenziale, col quale nessuno la chiamerà mai.

Nella toccante canzone di Dalla “4 marzo 1943” la madre, che morirà giovane, vuole chiamare il figlio, presto orfano anche del padre – un marinaio di passaggio – “Gesù Bambino”. Il nome della seconda persona della Trinità è usato come nome di battesimo in alcuni paesi. Non in Italia, forse perché la prudenza pretesca l’ha impedito. Un nome tanto impegnativo può portare a contrasti impresentabili; es. Jesus era il middle name di James J. Angleton, che fu uno dei primi agenti segreti USA a gestire il protettorato italiano; con metodi da governatore romano in intesa col sinedrio dei sacerdoti locali, ma non così svagato come Pilato (era in ottimi rapporti di lavoro col Vaticano, peraltro). Tra il ’44 e il ’47 questo Jesus trovò una consonanza col Cattivo ladrone, che salvò: sottrasse alcuni fascisti al plotone d’esecuzione e li riconvertì in terroristi; insieme al futuro papa Montini impiantò le “ratlines” che esfiltrarono i nazisti in Sud America. Si occupò, con la collaborazione dei poteri nazionali, di attività come la strage di Portella della Ginestra. Chissà se nel decidere quella prima strage oltre ai fini principali pesò anche il fatto che una manifestazione del genere assomigliava un po’ troppo a un pellegrinaggio di fedeli a un santuario fuori porta. Jesus e i suoi portarono la cattiva novella a una giovane concorrente delle secolari processioni religiose; una processione laica, che forse alcuni dei partecipanti stavano conducendo con lo stesso passo col quale avevano già sfilato in precedenza in nome di Gesù, santi e madonne.

Un nome simile ha altri inconvenienti. Può indurre da piccoli a credenze eccessivamente lusinghiere su sé stessi. E poi, date le espressioni ingiuriose che vengono comunemente associate al nome di una persona quando si impreca contro di lei, l’afflato religioso dei genitori potrebbe esitare, soprattutto con certi figli, in una variegata fioritura di dichiarazioni di negazione del Credo cattolico, involontarie, ma pronunciate con voce ferma e forte, talora gridate, e dal contenuto gravemente blasfemo.

Ora va di moda allontanarsi dai nomi dei “santi vecchi”, per cercare nomi strani ed evocativi. Ma la ricerca di nomi poetici, ricercati, inediti, ha in genere un che di triste. Sembra obbedire alla regola del pensiero unico per la quale è obbligatorio sia essere omologati sulle cose sostanziali, sia differenziarsi in quelle superficiali. Soldatini ben inquadrati in impeccabili plotoni; ciascuno però con una diversa maglietta variopinta a piacere; la differenza d’ordinanza. La divisa sta nella testa. Nomi esotici che suonano smorfiosi nei vip; e pretenziosi e ingenui nelle persone comuni, non diversamente dal tatuaggio da bordello di Singapore sulla cassiera della locale cassa rurale e artigiana, e quello da guerriero Maori del piastrellista. Un costume che configura una società che ricorda certe terrace-house popolari, una interminabile ripetizione di appartamenti tutti uguali, e abitati da persone molto simili nel modo di pensare e comportarsi; tinteggiati però ciascuno con un colore diverso e squillante.

Il nome andrebbe cercato assolvendo a queste due necessità, identificativa e morale, ma evitando gli estremi, all’insegna della misura e del buon gusto. La tradizione, es. quella di ripetere il nome di un genitore o di un parente, resta uno dei pozzi ai quali si può attingere con successo. La ricerca di un nome univoco, o meglio di una combinazione nome-cognome se non unica almeno poco comune, può aiutare nella scelta, essendo un criterio utile e che restringe l’insieme dei nomi candidati. Ma non si dovrebbe finire col zavorrare l’ignara creatura con nomi che suonino bizzarri ed eccentrici. Volendo incorporare nel nome una connotazione valoriale, si potrebbe scegliere il nome, in sé neutro, di una figura che si ammira. Chi ritiene di usare un alias per rappresentare la sua identità sui bit della blogosfera, potrebbe costruire una sequenza univoca, una volta registratosi col suo nome vero, aggiungendo a una parte morale, con la quale essere chiamato nelle discussioni, un breve suffisso alfanumerico, es. la data di nascita abbreviata.

Inoltre, se è meglio evitare slanci lirici, il significato etico del nome non dovrebbe neppure avere un valore negativo. Capita anche questo. Ritengo che la magistratura sia da annoverare tra i protettori istituzionali occulti delle frodi mediche strutturali, e quindi anche dei nomi come “carcinoma in situ” della mammella, che sono leciti quanto una stuoia che celi una buca con al fondo un palo di legno appuntito; ma sul decoro dei nomi di persona vigila nel verso giusto. Hanno fatto bene quei magistrati che hanno impedito a dei genitori di chiamare loro figlio Venerdì, come il cannibale che secondo Defoe si emancipò divenendo servo di un naufrago europeo.

1. Pathology as art appreciation. Bandolier. Evidence-based health care, 1997. Vol. 4 issue 3. Reperibile su internet.
2. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi. https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/
3. Foucar E. Carcinoma-in-situ of the breast: have pathologists run amok? Lancet, 1996. 347: 707-8.

Pubblicato anche in menici60d15

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Blog Uguale per tutti

Commento al post di G. Faenza “Il re è nudo … ma anche la magistratura italiana, purtroppo, non è granchè vestita!” del 26 set 2011

Gentile Grazia da Crotone, lei dice di avere dovuto trovare il coraggio, per riuscire a intervenire sul blog con nome e cognome. Mi permetta una bonaria osservazione. Come mostrano anche innumerevoli episodi della vita pubblica, al giorno d’oggi, nella nostra società, coi suoi capovolgimenti di valori, non sono tanto le generalità quelle che bisogna avere il coraggio di mettere in gioco intervenendo:

Metterci la faccia

( https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/09/2398/ ).

Ci sono lettere anonime firmate, si dice. Col rapporto tra le persone o le cose e i loro nomi si possono fare tanti giochi. Per esempio, a mio parere i magistrati sono parte – non sempre inconsapevole – del sistema di protezione di alcune importanti e gravi frodi, istituzionalizzate, che sono legate anche a nomi relativi alle persone e al loro corpo. Ci sono, nella nosologia del cancro, trasposizioni di nomi che sono come chiamare “tigre” un gatto in quanto entrambi felidi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/04/riflessioni-e-divagazioni-sulla-scelta-dei-nomi/

*   *   *

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, la bambina Andrea deve chiamarsi Andrée (per legge) del 29 dic 2011

Credo che il nome proprio abbia due funzioni, identificativa e morale:

Riflessioni e divagazioni sulla scelta dei nomi https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/04/riflessioni-e-divagazioni-sulla-scelta-dei-nomi/

La funzione identificativa richiede che il nome indichi la persona nella maniera più chiara; questa mi pare una motivazione rispettabile per evitare nomi che diano luogo a equivoci. Tenendo conto del vincolo identificativo nello scegliergli il nome, si risparmieranno al figlio seccature in futuro; e con tutti i nomi che ci sono la creatività onomastica non verrà seriamente limitata. Sulla valenza morale, non meno importante, dei nomi stranieri, a parte il caso in oggetto, dove in effetti c’è una ragione valida per scegliere un nome straniero, ognuno è libero di regolarsi come crede; anche se non condivido quest’ansia di dissolvere l’identità antropologica nazionale nel calderone globale.

Il doppio cielo

24 April 2011

Youtube

Commento agli auguri di Pasqua 2011 del vescovo di Brescia

Commento censurato da Youtube

La volta della Cappella sistina eleva a sé chi la guarda dal basso. Ma volgendo lo sguardo al concreto operato dei preti si vede che l’impostura religiosa usa un doppio cielo per opprimere. Coprire il cielo vero con un contro-cielo. Macchinisti teatrali che si fanno Ananke, costruendo per gli altri un falso cielo, un falso destino. Posando il loro telone separano Cielo e uomini, e spregiano così entrambi.

*     *     *

Blog de Il Fatto

Commento al post di Pallante e Bertaglio “L’ipocrisia leghista è l’arroganza occidentale” del 4 ott 2011

@giustizialista. Questo “ontolologizzare” la volontà dei poteri più forti, o le conseguenze della loro volontà, per cui la globalizzazione liberista, e le relative migrazioni, vanno prese come un dato di realtà non modificabile altrimenti è propaganda, mi pare un’impostura blasfema:

Il doppio cielo

“Io non m’impiccio coi ragazzi”

19 April 2011

Blog di Sergio Caserta su “Il Fatto”

Commento al post “Arrigoni, martire non per tutti” del 18 apr 2011  

Sergio Caserta, esperto di marketing, vendoliano, che attribuisce l’assassinio di Arrigoni ad Hamas e dintorni, osserva giustamente che mentre lodano i militari morti in missione, le autorità, ipocritamente, parlano poco di Arrigoni. Il Capo di Stato maggiore dell’Esercito, Valotto, ha avuto la buona grazia di lodare il pacifista Arrigoni; accomunandolo ai soldati per l’impegno e il coraggio; e forse  accomunato anche dall’esposizione a forme volontarie e subdole di quello che i militari chiamano fuoco amico.

Non è del tutto vero che le altre autorità staranno zitte; è come per il terrorismo: se si tratta di commemorare genericamente, ponendosi in prima fila ai funerali per “rifarsi una verginità” (Pasolini), allora partecipano e pontificano; ma se c’è il rischio di dover sentire che la responsabilità è di forze come gli USA e Israele, allora le nostre autorità, quelle che si riempiono la bocca di Stato di diritto, o Resistenza, o Patria; le polizie che proteggono i cittadini dai delinquenti piccoli, e aiutano quelli grossi; i preti che si atteggiano convinti a mezzi Dio; i politici e amministratori che credono di avere le palle perché litigano con la voce grossa mentre studiano come meglio vendersi, tutti quanti, cambiano faccia. Come la cambiò Azzeccagarbugli:

“Che mi venite a rompere il capo con queste fandonie? …Andate, andate; non sapete quel che dite; io non m’impiccio coi ragazzi”.

Come Azzeccagarbugli, siedono “in atto di rispetto il più puro, il più sviscerato” alla tavola degli occupanti; e nonché della loro ipocrisia, bisognerebbe parlare del loro costume di vendere gli italiani dello stampo di Arrigoni:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/15/i-precedenti-di-arrigoni/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

Radiazioni: spauracchi e trappole vere

14 April 2011

Blog “Blogghete”

Commento al post “I bambini atomici” del 13 apr 2011

Quando avevo circa 27 anni, 1-2 anni dopo Chernobyl, lavoravo saltuariamente nell’ambulatorio della direzione generale dell’ENEL (un appalto sontuoso a un tale, che non ci pagava, se non dopo 6-8 mesi e lunghe insistenze, le 60milalire/giorno pattuite). Fuori a volte c’erano i manifestanti contro il nucleare; e io, che ero non meno candido di quanto Freda dice dei suoi vent’anni, mi meravigliavo di come fossero tollerati, e anzi trattati amichevolmente nonostante le pesanti accuse che gridavano contro l’ENEL e i suoi capi.

Il 10 mag 2009, a Brescia, dopo una conferenza pubblica di uno studioso degli Anni di piombo, nel dibattito – saremo stati non più di una quindicina di spettatori – si è alzato Francesco Gironda, che ha detto di avere lavorato come “addetto stampa” di Gladio. Ha raccontato che dopo Chernobyl gli storni cadevano a mucchi nel suo giardino; e che dovere dello Stato “parallelo” è stato quello di tenere, responsabilmente, nascosta la notizia, che avrebbe provocato il panico. Questo per dire che tali notizie vengono considerate e manipolate (quando non create) dai famosi “servizi”. Che oggi si occupano meno di bombe e più di business, non ultimo il business della medicina.

Come osserva giustamente Freda, la notizia su Chernobyl fu tutt’altro che nascosta. Sono altre le notizie mediche che i colleghi di Gironda fanno in modo non emergano. Fa bene Freda, col suo fiuto, a non bersi le notizie mediche di fonti di parte come Repubblica; ma si tratta di un gioco di specchi complicato. Da un lato le radiazioni possono fare molto male, facilmente e in modo del tutto inapparente (e questa non è che una delle ragioni per opporsi al nucleare); dall’altro la loro grave pericolosità viene sia esagerata a dismisura, sia ferreamente censurata a seconda della convenienza; es. si sollecitano paure agitando fantasmi di radiazioni inesistenti, ma che paradossalmente, spingendo a fare accertamenti per la paura di essersi presi il cancro, tra i danni che provocheranno avranno quello di un aumento di esposizione alle radiazioni “buone”: le radiazioni mediche, che non sono affatto buone. Tutti sanno della “nave dei veleni” radioattiva di Cetraro, una brutta operazione di disinformazione (come scrissi prima che cominciassero le verifiche); ma ci si guarda dall’informare adeguatamente il pubblico sul rischio cancerogeno concreto derivante dal cumulo degli effetti degli esami radiografici o con isotopi radioattivi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

In USA tutti sanno di Three miles Island, ma le cardio TAC “preventive”, che è stato calcolato provocano 75 nuovi casi cancro ogni 50000 soggetti, vengono pubblicizzate da cartelloni con l’immagine di un bambino che dice che per la Festa del papà regalerà al babbo una cardio TAC. L’allarme montante sulla radioattività dal Giappone potrebbe preludere a un nuovo allarme su un aumentato rischio di cancro e sulla necessità di farsi controllare; in particolare per alcuni tumori, come quello alla tiroide. Segnalo anche un altro mio commento, che include considerazioni sul cancro della tiroide, e sulla sua sovradiagnosi:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/25/opere-e-omissioni-2/

La sinistra smagnetizzata

3 April 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento del 3 apr 2011 al post “Berlinguer e la strage di Brescia: anche questa volta Vinciguerra non ha parlato a vanvera” del 3 apr 2011. Rimosso senza avviso il 24 apr 2011

Non sono un esperto di strategia della tensione né un appassionato dei Misteri d’Italia, ma penso di essere un testimone. Quanto dice Vinciguerra corrisponde alla mia esperienza personale a Brescia. Da medico, ritengo che oggi i servizi, caduto il pericolo -o lo spauracchio- dell’URSS si occupino maggiormente di temi industriali ed economici, e in particolare di medicina: di proteggere le sue frodi e il suo sviluppo economico da critiche. Questa attività viene svolta a Brescia, sotto direzione USA naturalmente; e quello che mi ha spiazzato è quanto essa possa contare sull’appoggio delle istituzioni dello Stato, polizia, magistratura, amministrazioni (nonché del Vaticano); e anche sulla collaborazione della “sinistra”. All’inizio è stato difficile rendersi conto e accettare che quelle forze della sinistra, quelle stesse persone, che si sono stracciate le vesti, e si sono fatte belle, piangendo la Strage, sono attive e scattanti nel collaborare coi servizi e con altri pezzi di Stato per soddisfare gli attuali voleri criminosi di quegli stessi poteri che nel ’74 vollero la bomba. Capisco come quanto dico possa sembrare folle; è sembrato così anche a me per lungo tempo. Desidero ringraziare coloro che come Vinciguerra e Carancini forniscono informazioni che alleviano la penosa sensazione di irrealtà e smarrimento davanti ai comportamenti in fondo miserabili di coloro che uno considererebbe le forze pulite.

Francesco Pansera

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/21/la-leonessa/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/23/brescia-non-solo-bombe/

Vinciguerra mi pare nel giusto anche quando parla della strumentalizzazione dei familiari delle vittime:

https://menici60d15.wordpress.com/2009/01/02/la-sindrome-di-peppa-nei-familiari-delle-vittime/

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Blog di Elisabetta Reguitti su Il Fatto

Commento del 23 apr 2011 al post “Adro ha bisogno di un sindaco come Lancini?”

La notizia, comunica indignata la giornalista de Il Fatto Elisabetta Reguitti, è che la CGIL ha denunciato per peculato il sindaco di Adro perché ha usato la carta del Comune per inviare ai cittadini lettere che attaccano la CGIL. Credo che la magistratura bresciana, che non ha risorse per occuparsi dei reati dei maggiorenti bresciani, non si risparmierà su questo fatto gravissimo.

Vivo a Brescia, e conosco purtroppo sia il comportamento della Lega, sia quello della CGIL bresciana, sia quello del prefetto Brassesco Pace. Per me l’immagine per la quale vi è una forte contrapposizione tra loro è una colossale cantonata o un falso gigantesco, indegno di un giornale di punta dei progressisti. Ritengo piuttosto che queste baruffe, come quella sulla pagliacciata dei soli delle Alpi di Adro, siano fumo negli occhi; che nasconde una sostanziale intesa di fondo, prioritaria rispetto alla rivalità per il potere; secondo una consolidata tecnica che ho paragonato al gioco tra “il bianco e l’augusto”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/21/i-magistrati-e-leffetto-bokassa/

Una tecnica che ha a Brescia una scuola di prim’ordine, che ha poco da invidiare alla “falsa politica” dei mafiosi meridionali, e che protegge manovre non meno gravi di quelle della mafia convenzionale; manovre di tenore ben diverso dall’uso illegittimo di qualche foglio di carta intestata del Comune:

La sinistra smagnetizzata

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Blog Barbaranotav

Commento al post “La guerra in Libia non esiste per la marcia Perugia Assisi che parla di lavoro” del 26 set 2011

In genere questi ipocriti di professione quando dovrebbero parlare di problemi interni come la seria difesa dei diritti dei cittadini e del lavoro, parlano invece di questioni internazionali, di massimi sistemi, delle donnine di B. etc.; e quando, marciando per la pace, dovrebbero parlare della guerra d’aggressione in atto a Sud di Lampedusa, e del nostro ruolo di ascari in questa guerra coloniale, allora parlano di questioni interne come il lavoro. Da molti anni la “sinistra” è servizievole, fino alla complicità in operazioni ignobili e gravi reati, con quelle forze straniere che hanno seminato zizzania insanguinando il nostro Paese con le stragi e gli omicidi politici

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/03/la-sinistra-smagnetizzata/

Forze che ora hanno seminato zizzania in uno stato sovrano per poi invaderlo, massacrando innocenti. E che sono il braccio armato di quei poteri che stanno depredando il Paese e che condizionano, menomandola, la vita quotidiana dei cittadini. Grazie a Barbara e agli autori riportati per avere indicato in maniera netta e forte il gesuitismo della “sinistra”. Una sinistra che di radicale ha solo la doppiezza.

Giornalisti e mafia a Brescia

2 April 2011

Blog di Giorgio Meletti su il Fatto

Commento al post “L’ordine dei giornalisti e la libertà” del 2 apr 2011

Tolstoj diceva che i giornalisti sono prostitute intellettuali. Con tutto il rispetto per il Grande russo, non posso seguirlo su posizioni tanto radicali: alcuni giornalisti mostrano gravi lacune di cultura generale, e sono sgrammaticati.

Mesi fa a una guardia giurata di una ditta bresciana saltò la mosca al naso, e sparò un colpo in testa a un ragazzo disarmato. Scrissi una riga di commento all’articolo online di “Brescia oggi” del 15 nov 2011 che riportava l’accaduto: “Se Tizio spara in testa a Caio, non è corretto usare il termine “sparatoria”, come hanno fatto Brescia Oggi e Teletutto”. In precedenza avevo scritto un breve commento sul blog di Beppe Grillo:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/11/14/nobili-battaglie-e-quieto-vivere-a-brescia-nel-nov-2010/

Il giorno dopo: a) “Brescia oggi” titolò “La sparatoria di Sarezzo”; b) le pattuglie dei vigilantes della “Città di Brescia” colleghi dell’omicida cominciarono a sbucarmi davanti come mosche quando uscivo. Durò qualche giorno. Non che lo stalking di polizia sia per me un’evenienza eccezionale.

Della sorte del ragazzo, dato allora per non ancora morto, i media non hanno detto più nulla secondo Google. Né è concepibile che parlino della mafia bresciana; quella che, forte dell’appoggio delle istituzioni dello Stato, si sente libera di intimidire con personale armato un cittadino che parla troppo. (Prefetto: Brassesco Pace. Sindaco: Paroli. Procuratore della Repubblica: Pace).

A quanto vedo, con l’iscrizione all’ordine si può meglio impossessarsi non solo dell’attività di denuncia civile, per poi essere omertosi; ma addirittura del linguaggio, distorcendolo in modo da favorire nella maniera più servile le viltà e i reati del potere e dei suoi bravacci. “Brescia oggi” sarà tra i media che ora gridano alla “colonizzazione” mafiosa della Lombardia; ma forse gli ndranghetisti hanno da imparare dai bresciani.

Copia viene inviata al Pres. dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia

Il celibato dei magistrati

1 April 2011

Blog di Alessio Liberati su Il Fatto

Commento al post “Io giudice  irresponsabile” dell’1 apr 2011

Credo sia giusto che l’attività dei magistrati abbia un margine di non punibilità giudiziaria delle responsabilità colpose maggiore di quello di altre professioni. Questa immunità però dovrebbe essere bilanciata, oltre che da un efficace sistema interno di punizioni e ricompense, dal divieto di legge di appartenere a gruppi di interesse, e da sanzioni severe ed effettive per chi viola la regola. Non è interesse dei più deboli avere un magistrato timoroso o ricattabile rispetto ai potenti; ma lo è ancor meno una magistratura che da un lato ha poco da temere per le conseguenze dei suoi atti, dall’altro “collabora” con la massoneria:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/11/massoni-e-legalita/

Massoneria, partiti, gruppi religiosi, organizzazioni sindacali, cliques informali, cordate etc. dovrebbero essere per i magistrati come le mogli per i preti. Lo status di magistrato non può contemplare solo le diversità vantaggiose, ma deve ammettere anche quelle pesanti. Oggi in certe città del Nord, dove si freme di sdegno al solo sentire nominare la mafia, può accadere che consorterie locali facciano precedere alla commissione di alcuni reati l’avvertenza che tanto possono contare su magistrati “allineati”; e magari facciano apparire come per caso qualche magistrato in carne e ossa a sostegno dell’avvertimento.

La proibizione “enforced” all’appartenenza a gruppi, per quanto poco naturale, soprattutto in un paese di clan, o di bande, come il nostro, accrescerebbe inoltre la credibilità e il prestigio della magistratura. E in certi casi eviterebbe che sia l’imputato o il danneggiato a dovere fornire, portandosele da casa, la dignità e la decenza necessarie all’amministrazione della giustizia delle quali a volte le corti sono sprovviste:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/31/“se-la-canaglia-impera-la-patria-degli-onesti-e-la-galera”/

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@AndreaC. Non è che possa spingere la metafora alla castrazione dei magistrati… Quello che vorrei dire è che nel caso dei magistrati, date le caratteristiche di “terzietà”, e la gravità delle conseguenze del loro lavoro, anziché un controllo mediante sanzioni a posteriori il grosso del controllo dovrebbe avvenire a monte, essere cioè di natura essenzialmente preventiva. Si porta in genere l’esempio delle professioni liberali: ma anche lì, non è che convenga molto, es. per la chirurgia, “prendere l’uomo per quello che è, lasciargli la massima libertà” e poi una volta sventrati chiedergli di essere risarciti per come nuovi. Meglio un’oncia di prevenzione che il giudizio sui giudici, che porta alle conseguenze logiche della “regressio ad infinitum”; e che per chi non ha a disposizione una muta di legulei può portare alle conseguenze pratiche del “vediamo questo stupido dove vuole arrivare”.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Daria Lucca “Nitto Palma vuole che i giudici paghino” del 12 ott 2011. Censurato. Pubblicato il 14 ott 2011.

In una democrazia dove nessuno è al di sopra della legge, coloro che esercitano il controllo di legalità, i magistrati, è bene che entro certi limiti non paghino per gli errori, se commessi in autentica buona fede; però in una democrazia laica dove nessuno è al di sopra dell’etica, e nessun potere va sottratto al sistema di controlli, di pesi e contrappesi, bisognerebbe anche impedire ai magistrati  di mettere a reddito tale impunità:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

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Blog de Il Fatto

Commento al post di Daria Lucca “Nitto Palma vuole che i giudici paghino” del 12 ott 2011. Censurato.

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/01/il-celibato-dei-magistrati/

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10 giugno 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post ” Per un dibattito sulla riforma della giustizia” 

Uno dei segni dell’inconsistenza e della sventatezza degli italiani come cittadini è l’aver lasciato la critica della magistratura ai delinquenti e ai corrotti. I cittadini dovrebbero vigilare, e prendere posizione, in modo da poter contare su una magistratura che sia organizzata e funzioni in maniera tale da dover essere giudicata il meno possibile:

Il celibato dei magistrati

Il celibato dei magistrati

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7 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Padellaro “Enzo Tortora, chi ne usa e ne abusa”

Tortora non è stato ancora pienamente riabilitato: filibustieri in processione possono oscenamente accostare il loro nome al suo. Marcello Fiori ha buon gioco nel far notare che il PM che lo accusa è lo stesso che accusò ingiustamente Tortora perché dice una cosa vera, anche se non è vero che lui e il suo caso siano comparabili a quelli di Tortora. Sono contrario a leggi, come quella recente sulla responsabilità civile dei magistrati, che consentano di esercitare pressioni sulla magistratura, e in funzione della propria potenza. Dovrebbero però esserci altre forme di controllo. Il non prendere provvedimenti interni contro i magistrati che si rendono responsabili di gravi danni ai cittadini ha una valenza discriminatoria a favore dei potenti. Il coordinatore dei club Forza Italia può lanciare questa stoccata, quando forse avrebbe di che stare zitto. Per un semplice cittadino, la magistratura che si lecca i baffi dopo essersi mangiata Tortora è una magistratura che fa paura. I potenti vorrebbero una magistratura al guinzaglio. Ma la magistratura, mentre negozia coi poteri forti, è più interessata ad apparire come un Moloch che come la moglie di Cesare agli occhi del popolo, dal quale dovrebbe trarre legittimità.


“Se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”

31 March 2011

ccc

Guareschi, commentando il suo rifiuto nel 1943 dell’offerta di collaborare con nazisti e fascisti e scegliere invece di finire nello Stalag come lavoratore schiavo:

Per rimanere liberi bisogna a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione.

Nel dopoguerra, alle prese non più con le barbare SS ma con il plurisecolare gesuitismo italiano, coi maestri di doppiezza, con i confezionatori di piattini verso chi non serve strisciando il potente di turno, gli fu più difficile evitare di essere sporcato. Cadde nella pania di quelli che combattono gli “importuni che ricordano, con il loro esempio, fastidioso come un rimprovero vivente, che nel mondo esiste la onestà e la dignità” P. Calamandrei, arringa in difesa di Danilo Dolci, 1956.

Guareschi rinunciò all’appello nonostante risulti gli fosse stata assicurata da Scelba l’assoluzione in secondo grado per insufficienza di prove. Dolci in risposta al comportamento di parte dei magistrati rinunciò a difendersi da una querela di Mattarella padre, del quale aveva descritto le pesanti collusioni mafiose. Due figure perseguitate in odium fidei. In odio a quella fede che riconosce che ci sovrasta un piano superiore, ma gli assegna i doveri verso gli altri, invece che farlo occupare da un Dio che viene mosso dai preti come un burattino, o da ideologie posticce di ogni genere – oggi è in voga la dea Natura dell’ecologismo elitista – volte a soverchiare e parassitare.

 

31 marzo 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento al post “Giovannino Guareschi, o la patria degli onesti”

No, niente Appello. Qui non si tratta di riformare una sentenza ma un costume

Guareschi

Giovannino Guareschi, con la sua penna leggera e acuminata di umorista e galantuomo, è una di quelle figure che danno ristoro e indicano la via “se la canaglia impera”. Il suo caso mostra quanto sia sottovalutato il costume delle nostre classi dirigenti di vendere l’Italia e gli italiani a interessi esteri:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/21/c’e-la-parola-compradora/

E quali sentimenti omicidi possano nutrire i preti e i loro agenti verso la gente che vogliono dominare:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

Vorrei accostare a Guareschi Domenico Marotta, già direttore dell’Istituto superiore di sanità; un italiano di valore che stava rendendo grandi servigi all’Italia quando fu messo in galera dai DC e dai magistrati a beneficio dei padroni esteri. Guareschi rifiutò di ricorrere in appello e di chiedere la grazia; Marotta, alto burocrate, rifiutò di presentarsi ai giudici. Di recente c’è stato un altro caso di disconoscimento a proprie spese del potere giudiziario con Parmaliana. Quando impera la canaglia, bisogna difendersi non davanti ai magistrati, ma difendere sé stessi e la società dai magistrati.

Qui tam pro domino rege https://menici60d15.wordpress.com/2010/03/27/qui/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/04/30/il-ladro-e-il-viandante/

§ § §

19 dicembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post “”Elezioni rimandate? Grillo: “Una farsa, ma non muoio neanche se mi ammazzano” del 19 dicembre 2012

La battuta “non muoio neanche se mi ammazzano” è di Guareschi, uno di quegli italiani galantuomini che pagarono per essersi opposti al sistema; l’archivio delle loro frasi celebri è molto consultato da quelli che opponendosi al sistema fanno carriere strepitose.

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17 maggio 2014

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Cade l’accusa di terrorismo ai no Tav: ottima notizia, però …”

Il libro “Bombardate Roma!” di M. Franzinelli, appena uscito, mostra in maniera cogente che le lettere, pubblicate da Guareschi, con le quali De Gasperi avrebbe invitato gli Alleati a bombardare Roma, erano un falso. Franzinelli critica come frutto di una “impronta complottistico-dietrologica”, le posizioni di chi, come Giannuli, ha considerato autentiche le lettere. Il caso risale al 1954; l’analisi di Franzinelli è arrivata 60 anni dopo. Accettando la ricostruzione di Franzinelli, credo ci sia ancora molto da commentare su questa che a me pare un’altra “destabilizzazione per stabilizzare”; mi riprometto di scriverne. La magistratura non fece chiarezza, ma proseguì lo svolgimento di quella che oggi Franzinelli mostra essere stata una trama preordinata. Un intrigo che a mio modesto parere non è stato ancora del tutto sviscerato, né collocato nel suo ambito storico e politico autentico.

Le responsabilità furono tutte scaricate sull’unico che non aveva la rogna, Guareschi, che fu colpito con la stessa violenza voluttuosa con la quale il disonesto si vendica in maniera formalmente legale del galantuomo, cogliendolo in castagna dopo averlo fatto cadere in un tranello. Lo scambiarsi di posto, il far passare chi non è come loro per ciò che loro sono, e mettersi dalla parte di quella “legalità” che disprezzano e calpestano, è la mira costante dei ruffiani; che sono il tipo umano più trascurato e più comune della nostra classe dirigente, selezionata in modo da purificarla da soggetti come Guareschi.

Ha ragione Giannuli quando dice che bisogna sbarazzarsi delle “mitologie” sulla magistratura, e considerare il suo ruolo di forza di potere; oggi, il ruolo della magistratura nell’ambito dei processi di globalizzazione, dove la guerra è per i soldi prima che per territori. Lo mostrano il caso TAV, e anche il caso Stamina:

https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/

https://menici60d15.wordpress.com/2012/02/23/giancarlo-caselli-e-i-no-tav-il-negativo-e-il-proibito/

Ai Notav, e a chi è oggetto delle operazioni poliziesche e repressive che la magistratura favorisce con azioni o omissioni, ricordo come nel perseguire intenti buoni ci si debba guardare dal farsi attirare in imboscate dagli scellerati di professione dei quali il trono si circonda. E ricordo una riflessione di Guareschi in carcere:

…Io mi sento come chi sta nella stiva di una nave che affonda. Se anziché essere “ai ferri” io mi trovassi sul ponte, niente muterebbe nella sostanza. […]. O si cambia l’equipaggio e si chiude la falla, o la barca andrà a fondo”.

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@ Germano Germani. I bombardamenti di obiettivi civili e gli eventuali tradimenti sono una cosa, le presunte lettere un’altra. Articolare le due cose è impegnativo. Es. le lettere con gli inviti vaticani a bombardare Roma sono datate gennaio 1944; nel febbraio 1944 gli Alleati ridussero in macerie, con un bombardamento aereo che non aveva motivazioni tattiche dicono gli esperti, l’abbazia di Monte Cassino.

Di Franzinelli mi colpì, anche per la qualità storiografica, “Un dramma partigano “, sulla storia dell’assassinio in terra bresciana del ten. colonnello Raffaele Menici. Non credo che i suoi libri siano soldi sprecati, come non lo sono i libri del prof. Giannuli, anche se non bisogna giurare sulle parole di nessun maestro.

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@ davidem. Sì, si esagera e si va nell’off-topic se dal “rema” che ho presentato, la condanna di Guareschi per diffamazione, si passa ai bombardamenti, e ci si dilunga su questi, fino a prendere il posto del “tema”; che è e resta l’insufficiente consapevolezza di come “l’azione giudiziaria in Italia non rispetti il Tempo ma obbedisca ai tempi”, così che i magistrati “mentre coi loro interminabili procedimenti non rispettano il Tempo, quello della vita delle persone, ossequiano la Storia, conformando ad essa la loro azione” (https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/).

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29 agosto 2015

Blog di A. Giannuli

Commento al post “Le morti opportune nella storia d’Italia.”

L’intellettuale come bayesiano

Che la morte di Valerio Borghese, pur simulando un caso di morte “opportuna”, sia stata invece una morte naturale non è un caso bizzarro. Mette in luce un aspetto costitutivo di una potente leva intellettuale, che, per interessi ideologici, viene svalutata. (Soprattutto in medicina, dove la sua applicazione alla ricerca è chiesta da un crescente numero di scienziati, preoccupati dalla degenerazione a fini di profitto della “evidence based medicine”). Il ragionamento bayesiano, che permette di risalire alla probabilità delle cause dalla probabilità degli effetti. La stranezza e la puntualità di tante, davvero tante morti “strane”, unita alla massa delle informazioni sui “misteri d’Italia”, ha portato all’inferenza inversa che fossero in realtà omicidi mascherati; parallela a quella che alcuni omicidi, come quello di Moro o di Borselllino, avessero mandanti e motivazioni diverse da quelle ufficiali, i terroristi e la mafia essendo manovrati.

La capacità istintiva di ragionare per gli innaturali schemi bayesiani è un dono, proprio dell’intellettuale autentico. E’ descritta, in fondo, inconsapevolmente da Pasolini: “io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.

Il teorema di Bayes legittima questa abilità, e incoraggia lo sforzo e il coraggio che richiede; e la disciplina, ricordandoci che esistono però i falsi positivi (es. la morte di Borghese); che restano un trabocchetto anche quando si è metodologicamente sulla strada giusta, che è comunque stretta, ardua e incerta. Un errore facilitato dalla tendenza generale a commettere l’errore cognitivo (chiamato anche “prosecutor’s fallacy”, la “fallacia del PM”) di prendere la probabilità degli effetti date le cause (la probabilità del mal di testa dato un tumore cerebrale, elevata) per la probabilità corretta, quella delle cause dati gli effetti (la probabilità di un tumore cerebrale data una cefalea, bassa). Un errore al quale si viene inoltre esposti dalla debolezza, presente anche nei migliori, dell’essere sedotti dalle idee che riusciamo a raggiungere.

Guareschi e Sciascia sono due casi di intellettuali veri, capaci di ragionare in modo bayesiano; che supportarono notevoli risultati bayesiani con esempi (test) errati: con brutti falsi positivi. Il concetto di Guareschi dei governanti che ci vendono a poteri esteri, e quello di Sciascia de “l’antimafia come strumento di potere. Che può benissimo accadere anche in un sistema democratico, retorica aiutando e spirito critico mancando.” sono autentici, e sarebbero stati preziosi, e lo sarebbero ancora di più oggi, in un Paese che non fosse così pervaso da viltà intellettuale a tutti i livelli, e quindi pronto a buttare il bambino con la scusa dell’acqua sporca. In un certo senso questi fondamentali concetti politici – collegati tra loro, come aspetti diversi di uno stesso potere – “sono stati suicidati” anch’essi. Col piattino fatto a Guareschi tramite le false lettere di De Gasperi e i coordinati interventi selettivi, omissivi e censori dei bravi magistrati (cfr. M. Franzinelli, Bombardate Roma!). E con i gradini perennemente insaponati degli ambienti “perimafiosi”, che portarono Sciascia a prendere come esempio proprio uno dei pochi magistrati fuori posto, uno dei pochi che non stava al gioco ma si batteva davvero, e che anche per questa sua superiore diversità fu poi eliminato.

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8 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Pier Paolo Pasolini: di quale verità è morto veramente”

E’ come se ci fosse una formula. Quando alcune variabili, personali e ambientali, immesse nella formula, portino il calcolo della formula a superare un determinato valore, si viene eliminati. Un termine della formula rappresenta ciò che si fa. Pasolini da intellettuale, Occorsio da magistrato, stavano portando alla luce centri di potere criminale occulto. Un altro dei termini della formula è dato da ciò che si è. Credo che il fatto di rappresentare tipi antropologici proibiti, da epurare e da marchiare come modelli funesti, sia stato tra i moventi di molti omicidi eccellenti; un fattore strategico distinto dalla necessità contingente di eliminare una figura “pericolosa”; anche se associato a tale necessità. Pasolini era un intellettuale vero; “bayesiano”, come ho descritto altrove, cioè capace di inferire conoscenza su fatti non noti raccogliendo e selezionando fatti noti e comparando le due categorie di dati. Inoltre era un “parresiasta”, uno che diceva in maniera chiara e penetrante cose scomode e importanti. Occorsio come altri magistrati uccisi era uno dei “Capaci”: integerrimi, coraggiosi, abili. Credo che anche questo rappresentare tipi antropologici proibiti abbia avuto un peso nel decidere gli omicidi; che erano anche volti a plasmare i valori e la classe dirigente secondo un modello di società subalterna. Così che sulle varietà umane indesiderate, da estirpare, da estinguere, da scoraggiare, è stato imposto un sigillo di proibizione colpendo i maggiori esempi.

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11 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Sacchetti “La Rabbia di Guareschi e Pasolini. Un documentario eretico

Mi pare ambiguo ricordare gli “eretici”, in realtà quelli che non abiurarono, come affetti da “rabbia, sinonimo di frustrazione” per la colonizzazione culturale. Rappresentano piuttosto coloro che restano saldi nei propri riferimenti valoriali invece di convertirsi all’istante alla religione dei nuovi padroni. E’ costume vestirsi dei meriti dei dissidenti celebrandoli, in una ipallage: “documentario eretico”. Sarebbe utile, anche se meno piacevole, disegnarli per negativo, descrivendo l’infido pastone italiano sul quale si stagliano. Per Pasolini, la doppiezza dei “disinistra”, che con la loro asserita “diversità” già allora ammiccavano sottobanco ai poteri ai quali oggi sono pubblicamente prostituiti. E la doppiezza del clero, che ha sfruttato le inquietudini religiose dell’artista per le scenografie con le quali copre i suoi affari, mentre il suo braccio politico, Andreotti, disse che “se l’era cercata”. Per Guareschi l’opportunismo della magistratura, l’azione giudiziaria a diavoletto di Maxwell, che punì solo l’unico in buona fede della manovra straniera contro De Gasperi (Colonia Italia. Cereghino e Fasanella. Chiarelettere); sventando l’attacco, ma guardandosi dal praticare la prima giustizia, il ristabilire la verità intera. La magistratura invece scaricando tutto su chi era per altri versi un altro obiettivo dei mandanti collaborò con loro, nell’epurazione di quelli renitenti all’asservimento.

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30 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Nardacchione “Danilo Dolci e la disobbedienza civile nonviolenta, dagli anni ’50 ad oggi: “Fare presto (e bene) perché si muore”

Per rifarmi la bocca ho riletto uno scritto di Dolci, sul sistema clientelare-mafioso legale. Un passo può essere utile a coloro che appoggino l’immigrazione forzosa in buona fede, credendo alle figure autorevoli e ai tanti agitatori che la presentano come motivata da scopi etici:

‘Tanto i mafiosi come i politici del sistema si stimano necessari all’ordine pubblico, locale e/o internazionale. “L’omertà è una qualità indispensabile per un mafioso” come per un giudice, un militare, un “politico” che voglia “fare carriera”. Come i delinquenti comuni più capaci e decisi non hanno alcuna possibilità di conoscere i segreti dell’organizzazione mafiosa, similmente – se pur diversamente – gli attivisti politici di base ignorano i traffici illegali e le trame segrete dei loro condottieri; e cosi i funzionari dello Stato ignorano le decisioni segrete (talora determinanti in micidiali forme) dei massimi boss politici che si atteggiano, melliflui o tronfi, a espressione della volontà popolare.’ (In: Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta, 2010).

Tanto più utile al giorno d’oggi, quando la criminalità del potere ha assunto forme “post-moderne”, ovvero appiccica – come in questo caso – icone etiche tradizionali sui propri disegni. Così che abbiamo la mafia post-moderna, che gestisce l’antimafia e chiede che nelle scuole sia insegnata la legalità (il caso Montante), e la tratta di esseri umani post-moderna che batte sullo spacciarsi per umanitarismo e nonviolenza.

@ Brodo. Non so chi sia la persona che, unica, a lei fa venire in mente quanto Dolci indica. A me fa venire in mente tutto il baule dei pupi, nessuno escluso, e i vari gruppi di fan che parteggiano per questo o quel paladino. Nelle stesse pagine sul sistema mafioso legale Dolci descrive la sua denuncia come mafioso di Mattarella padre; sarebbe interessante compararla con le posizioni istituzionali attuali, che dietro coperturte come la sagoma di Dolci non sono così lontane dalle posizioni dei notabili siciliani di allora, asservite ai poteri superiori e sprezzanti del popolo.

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7 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mediterranea, il capitano della nave Alex: “Un agente piangeva mentre controllava i documenti. Un altro ci ha ringraziato””

Accettare questo invito grottesco alla lacrimuccia non è solo ingenuità; è anche un segno della debolezza verso le figure di autorità che gli italiani scontano sulla loro pelle. Forse ci saranno poliziotti ipersensibili e dai rubinetti facili; ma in genere in questi casi vale quello che scrisse Celine della borghesia, “impassibile e piagnucolosa”, a seconda della convenienza personale, e quindi anche a seconda di ciò che il copione del potere prescrive. La consolidata ruffianeria delle forze di polizia e della magistratura verso i poteri forti è tra i principali fattori nascosti per i quali l’Italia non è un Paese per onesti. Ruffianeria verso i poteri forti che include la collaborazione ai soprusi abusando del potere istituzionale, e, come in questo caso, partecipazione alle narrative volte a fare passare per uno stato di cose normale o lodevole lo sfruttamento. “Salvarne” uno e sommergere cento persone comuni, italiani e stranieri, nell’impassibilità complice delle quinte colonne.

@ Stendhal. Credo che il tipo umano che oggi serve il potere dando del nazista a chi si oppone all’immigrazione forzosa sia lo stesso, sia il discendente morale di quello che allora serviva il potere nella caccia agli ebrei; che collabora con il più forte, privo di vergogna. Il tipo umano del delatore. “Se tutte le città d’Italia avessero fatto come Sarzana il fascismo non sarebbe passato”: Sandro Pertini. A proposito di forze di polizia, a Sarzana i carabinieri bloccarono i fascisti; oggi gli stipendiati di polizia calano le brache recitando queste farse patetiche. Se Vittorio Emanule III, detto Sciaboletta, avesse firmato il decreto d’assedio non saremmo caduti nel baratro del fascismo. Se avessimo la spina dorsale per esercitare il modesto sforzo occorrente a fermare l’immigrazione forzosa, come fanno altre nazioni, eviteremmo danni futuri. Se non lasciassimo campo libero ai ruffiani, agli intriganti con la tonaca, ai gauleiter, agli sciaboletta ai quali va bene che si affoghino neri per esercitare il ricatto morale per il quale gli unici da soccorrere, gli unici infelici sulla faccia della terra sarebbero i giovanotti con le treccine che hanno pagato il biglietto per il passaggio sui barconi, potremmo vivere meglio noi e fare qualcosa di buono per chi ha davvero bisogno nei paesi svantaggiati.

@ Stendhal. Non è plausibile che masse di persone paghino un lungo viaggio per andare a farsi internare volontariamente in lager allucinanti dai quali poi, se sopravvissuti, tentare di fuggire. Ricorda quel che racconta Woody Allen, di quando faceva telefonate oscene a una donna; e di come le facesse “collect” a carico del destinatario, e la donna le accettasse sempre. Non cito Woody Allen perché sono favorevole alla causa degli ebrei di New York. E Woody Allen non mi piace molto. Però la battuta è buona. Se cito una descrizione della borghesia di Celine, questo le darebbe il diritto di attriburmi sentimenti nazisti e da sterminatore di ebrei? Humani a mi nihil alienum puto. Cerco di riconoscere e prendere il buono tra un mare di paccottiglia e di veleni; anche se la fonte ha idee politiche o finalità lontane dalle mie. Quelli che parlano come lei, applicando le suddivisioni puerili tra martiri, demoni e santi tracciate dalla propaganda, cercano di racimolare una pagnotta, raccogliendo e lanciando qualsiasi spazzatura. Invece di organizzare ronde per il controllo del linguaggio e dei sentimenti altrui vedete di mettere mano a ciò che è racchiuso nei vostri sepolcri imbiancati.

@ Stendhal. La pietà e la solidarietà false imposte dagli strozzini tramite mezzani sviliscono i loro corrispettivi autentici. Per non parlare di quelli che di mestiere dicono di essere portavoce della divinità, e indossati paramenti di genere insultano coloro che resistono ai loro raggiri come fanno indovini e fattucchiere. La prostituzione di valori etici e religiosi a interessi di potere non è pietà o solidarietà. È santimonia, che già prima di Cristo era riconosciuta come rivoltante: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini”. Cicerone.

@ Stendhal. Segua lei il mio consiglio, ceda l’armamentario a qualche emulo di Otelma e bussi al portone del luogo che meglio può accoglierla: la più vicina casa circondariale.

@ Stendhal. Spiace sempre per una persona al gabbio. Comunque la pena deve comprendere anche la riabilitazione; alla quale lei può avvicinarsi considerando questa notizia edificante del 7 luglio 2019, dei poliziotti che scoppiano in lacrime davanti alla flotta delle Ong; e la notizia di ieri, 8 luglio, l’assoluzione definitiva dei CC per l’omicidio di Giuseppe Uva. Rifletta e mediti su di esse, come farebbe per parabole evangeliche, le compari, con la sua intensa spiritualità. Si ponga come astri che guidano il cammino fulgidi esempi come questi del Vero e del Buono – ce ne sono tanti – li assimili, aiutato dalla Fede, e vedrà che si troverà pronto a rioccupare senza dover temere nulla il suo posto nella società dei liberi.

@ Stendhal. La compartimentazione, indispensabile alla vita e ubiquitaria nelle strutture biologiche, è un valore; contrariamente a quanto sostiene chi dice “ponti non muri”, come Bergoglio; o come il presidente dell’associazione USA delle case farmaceutiche, che ha spacciato per un creare “ponti” (Holmer AF. Direct-to-Consumer Prescription Drug Advertising Builds Bridges Between Patients and Physicians. JAMA 1989. 281. 380) l’induzione della domanda di farmaci tramite pubblicità (Hollun MF. Direct-to-Consumer Marketing of Prescription Drugs. Creating Consumer Demand. JAMA, ivi) sostanzialmente fraudolenta. Quindi plaudo alla sua asserita voglia di frapporre una barriera tra quelli come me e quelli come voi. Come commentò Guareschi dopo essere stato fatto cadere in un intrigo vero tramite un intrigo falso, “Se la canaglia impera il posto degli onesti è la galera”. Certo, i ser Ciappelletto e i frate Cipolla possono giocare sulla confusione tra chi è la canaglia e chi l’onesto; Pinocchio, incarcerato perché vittima, sarebbe rimasto in carcere nonostante l’amnistia se non si fosse dichiarato malandrino. Ma la segregazione di due classi antitetiche è già una forma di ordine. Però non sciupi tutto con i suoi rosari; l’importante è che rimaniamo dai lati opposti delle sbarre.

@ Stendhal. La lascio alle “pure gioie ascose” del suo cenobio.

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8 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, Cassazione conferma assoluzione di poliziotti e carabinieri. Famigliari: “Ricorso a Corte europea””

Sentenze come questa e come quelle a favore di Ciontoli incoraggiano appartenenti ai corpi armati dello Stato a chiudere la bocca tramite l’eliminazione fisica a coloro verso i quali sono stati commessi gravi abusi. Con ricostruzioni false e irragionevoli che ripetono e certificano versioni difensive false e irragionevoli la magistratura non solo lava il fango con altro fango; ma incoraggia i suoi protetti a lavarsi dal sangue con altro sangue.

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24 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Ercolani “Montanelli: imperfetta è la statua, l’imbrattatore e un’umanità bisognosa di piedistalli”

La vernice è quella del potere, che Montanelli serviva; col ’68 si fece spazio all’individualismo e all’edonismo; ora si usano i bacchettoni a comando per imporre la dittatura del politically correct. Una vernice che aggiunge un altro strato alle ambiguità di una figura complessa. Testimone del secolo, la sua scrittura era essenziale e precisa come la lama del più temibile spadaccino. Sostenitore di poteri che manovravano chi gli sparò. Virtuoso dell’arte del conformismo controcorrente (“Troppo facile, Indro/ scriver Controcorrente / traendo dal cilindro /quel che pensa la gente.” G. Calcagno ). Nei suoi scritti ha sputato sulla tomba di Moro e messo in manicomio chi sosteneva che Mattei fosse stato ucciso; ha invitato a votare DC come se vivere nel tanfo sia inevitabile. Ma intuì la degenerazione della Seconda Repubblica e ci avvisò. Già fascista. Ma meno fascista dentro di tanti altri. Esibì la bruttura del mondo raccontando del sesso tra lui soldato invasore e una bambina. Sarebbe stato meglio ricordarlo senza statua. Del resto Sordi, al quale qui è paragonato, grande attore, ha sì spiegato l’italiano mediocre; ma lo ha anche scusato, abbellito e fatto accettare. Guareschi lo definì “la diffamazione vivente dell’italiano”. Di tipi “sordiani” ne abbiamo troppi; abbiamo capito; Sordi è l’ultimo da mettere su un piedistallo per additarlo ai bambini. Due uomini da rispettare e apprezzare per ciò che hanno dato; senza venerarli, dato quanto hanno tolto.

@ tiepolo veneziano111. 1500 caratteri. Mi colpì anche il modo col quale faceva a pezzi Giordano Bruno. Ho conservato un ritaglio: “E si creò un campione del libero pensiero”. Corsera, 26 nov 1996. Una omelia da domenicano contro il peccato più grave: non chinare il capo all’autorità; non essere come i personaggi di Sordi. Bisognerebbe però allora citare anche la sua meritoria, anche se a detta degli esperti con non pochi errori, divulgazione della storia d’Italia. Poi c’è “Addio Wanda”, brillante nella forma, squallidotto nell’apologia della prostituzione; con “ragazze che muoiono sulle spiagge, vergini sì ma da una parte sola”. L’ho omesso anche perché gli aizzerebbe contro le erinni femministe, che lo punirebbero oltre le sue colpe. Il pamphlet mostra una volontà di “epater” che forse può spiegare il suo racconto della dodicenne africana. Montanelli era essenzialmente un giornalista, un ibrido ben riuscito tra un intellettuale e un guitto, che affascinava anche i lettori come me che ne riconoscevano bugie e manipolazioni. Forse l’errore è pretendere che un giornalista sia anche un eroe e un parresiasta – questo bisogna essere per scrivere certe verità in Italia – come pure ce ne sono stati.

@ tiepolo veneziano111. Eh sì. Da bambino negli anni ’60, guardando i buoi accosciati nelle stalle del senese, mi colpiva il contrasto tra la bellezza maestosa del bianco immacolato dell’ampio manto e le larghe macchie di letame che lo insozzavano. E’ spesso così anche per gli uomini di valore. Poi ci sono bovi nei quali la quota del letame è il 100% o subtotale …

@ tiepolo veneziano111. E’ proprio vero. Io lo dico sempre che il problema è che c’è una insufficiente distanza morale, una troppo simile visione del mondo e del modo di starci, tra chi spala il letame e un procuratore generale. Forse in Italia lo abbiamo scordato, cosa sia una classe dirigente degna. E le canonizzazioni di Montanelli e Sordi contribuiscono a tenerci nell’oblio.

Per restare nel campo dei grandi ruminanti domestici, questo caso appartiene alle situazioni che chiamo “a corna di vacca maremmana”; nelle quali si fronteggiano solo i due corni estremi, e la vera vittima sono le virtù medie. Così che gli sproloqui dei politically correct e dei neocon occupano la scena, e la misura e la decenza ne stanno ai margini, e sembrano loro posizioni strambe e oltranziste. Ambo i corni naturalmente sono attaccati a testoni e a corpaccioni che tirano il carro dello stesso vincitore.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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vedi anche:

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

I conti di Ambrosoli e quelli di Carancini. In: L’uso del fisco nell’eversione di Stato settembre 2020.

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20 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Nordio: “Sindaci Pd sono venuti in processione da me per abolizione abuso d’ufficio”. Poi attacca intercettazioni e paragona Meloni a De Gasperi”

De Gasperi fu il firmatario dell’ignobile Protocollo italo-belga “Uomo-carbone”. Di lui, che l’aveva fatto condannare per diffamazione (v. “Se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”), Guareschi nella sua autobiografia scrisse:

“Non voglio rivangare vecchie storie che sono diventate polvere di tribunale e di galera: Dio sa come effettivamente sono andate le cose e questo mi tranquillizza in pieno.

Né voglio rivedere posizioni che non possono essere mutate in quanto assunte per solo suggerimento della coscienza.

Voglio soltanto rendere omaggio alla verità e riconoscere che, al confronto dei campioni politici d’oggi, De Gasperi era un gigante.”

Dato ciò che i politici dei nostri giorni, bipartisan, commettono e occultano* – con la magistratura che fornisce i coperchi alle loro pentole – il paragone con De Gasperi va fatto col metro di Guareschi, agnello tra i lupi, piuttosto che con quello cortigiano dei Nordio.

* Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE.

 

Energia solare e take-over della Libia

29 March 2011

Blog di Dario Bressanini su Il Fatto

Commento al  post “Energia sostenibile senza aria fritta” del 29 mar 2011

“Vivere delle rinnovabili di altri paesi?

Se il Mediterraneo diverrà un’area di cooperazione o di scontro nel 21° secolo sarà di importanza strategica per la nostra sicurezza comune. J Fisher, Ministro degli esteri tedesco, 2004”

Titolo ed epigrafe del cap. 25 di “Sustainable energy – without the hot air.” Versione 3.5.2, 2008 di DJC MacKay, Chief scientific advisor del Dip. dell’energia UK. Reperibile su internet.

Il cap. illustra che nel deserto nordafricano si potrebbero installare impianti solari capaci di risolvere il difficile problema energetico europeo, inclusi i risvolti ecologici. Dal testo, le tabelle e i grafici si evince che la Libia è il paese ideale per la vicinanza, la bassissima densità di popolazione, l’elevata quantità di energia potenzialmente ottenibile.

cap. 30, sez. “tirate le somme”:

“Siamo realistici. Proprio come la Gran Bretagna, l’Europa non può vivere delle sue rinnovabili. Se il fine è quello di svincolarsi dai carburanti fossili, l’Europa necessita del nucleare, oppure dell’energia solare del deserto di altri popoli, o di entrambi.”

Sul piano politico, mentre il coriaceo Gheddafi potrebbe essere un problema per tale progetto, un governo fantoccio renderebbe la Libia una “sandbox” perfetta per lo sfruttamento energetico occidentale. Può essere utile annotare che lo scatolone libico è pieno di energia che non è solo quella del petrolio, e potrebbe essere un’area di fondamentale importanza per l’approvvigionamento di energia dell’Europa. Può darsi che la contabilità di MacKay spieghi anche l’intervento in Libia; di sicuro l’attacco è coerente con la filosofia riflessa da MacKay:

“La crescita è uno dei principi della nostra società: la gente diventa più ricca e quindi può giocare con più gadgets. La domanda per videogames ancora più superlativi…” (cap. 22).

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/20/l’obesita-energetica/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/23/la-retorica-quantitativa/

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Blog di Giulietto Chiesa su Il Fatto

Commento del 3 apr 2011 al post “Southern Mistral 2011” del  3 apr 2011

Forse le ragioni, al di là delle versioni ufficiali che tanto piacciono alla “sinistra”, sono molteplici; alcune ipotesi sono abbastanza ovvie:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/30/quando-e-lo-stupido-che-guarda-alla-luna/

Altre possibili ragioni attendono di essere portate alla luce dagli esperti. Tra le ipotesi si potrebbe anche considerare l’impossessarsi, oltre che dei pozzi di energia da fossili, di una fonte di energia rinnovabile, per sfruttarla o per toglierla ad altri o entrambe le cose:

Energia solare e take-over della Libia

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Raccomando ai più saggi di pensare quello che vi dicono di pensare senza sgarrare, e di godersi le conseguenze di quest’altro bell’affare della Libia; altrimenti eretzdavide su Il Fatto vi dichiara fasciocomplottisti matti.

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Chi volesse i dettagli tecnici giusti legga il libro di MacKay che cito, reperibile su Internet, pag 177 e seguenti.

 

 

Ndrangheta e privatizzazione della sanità

25 March 2011

Blog de “Il Fatto”

Commento al post “Vendola-Formigoni, il primo: “Lombardia regione mafiosa”. L’altro: “E’ un miserabile” del 25 mar 2011

Vendola chiama mafiosa la sanità lombarda e Formigoni gli dà del drogato. Ieri sera 24 mar 11 a una conferenza di Nando Dalla Chiesa un economista dell’università di Brescia ha spiegato che le mafie prosperano sulla spesa pubblica (concetto importate); ma ha aggiunto che il modo per contrastare la ndrangheta in Lombardia è dunque privatizzare la sanità: buona conclusione per assicurazioni, fondi, banche, considerate dai tecnici tra le cause maggiori della cattiva sanità USA.

Sciascia ha scritto del “Potere che mette tutto e tutti insieme, che intesse tutto. Che assimila tutto. Anche l’opposizione, anche la contestazione”. Un modo per ottenere questo è di creare un nemico comune. Es. la ndrangheta, che avrebbe “colonizzato” l’onesta Lombardia con le sue forze, nonostante i decenni di esperienza di lotta alla mafia.

Penso che la mafia debba il suo successo ai poteri forti che la sostengono; e che questi poteri la stiano usando anche come spauracchio per ottenere risultati come la privatizzazione della sanità. Le stesse forze dello Stato che al Sud contrastano la mafia, al Nord la fanno passare, mentre si occupano di fare tacere le voci di critica alla medicina delle multinazionali. Ora, dopo che si sono lasciati scorrazzare 4 gangster, le voci più avvertite chiedono di fare scelte politiche fondamentali non in funzione di ciò che è bene per la salute dei cittadini, ma per sfuggire alla mafia.

La ndrangheta è divenuta quello che i critici cinematografici hanno chiamato, a proposito di pellicole come “Non è un paese per vecchi” , “il male invincibile”. Se vi piace il film, se davvero credete che Formigoni e Vendola, entrambi sostenitori della medicina liberista del prete dei servizi Verzè, siano davvero nemici, buona visione. Il risultato sarà una medicina delle banche; è una medicina che fa paura a chi sa cos’è, ma almeno così probabilmente non è di lupara che moriremo.

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Commento del 26 mar 2011 allo stesso post, censurato

Denuzzom dice che in Lombardia un malato di cancro ha delle possibilità, in Puglia no. La mortalità per cancro della popolazione generale, standardizzata per età, nel 2005 è stata di 157/100000 per la Lombardia e 136/100000 per la Puglia: in Lombardia risulta muoia di cancro un 15% in più. Altra cosa è la sopravvivenza di chi si è ammalato. Altra cosa ancora è la sopravvivenza reale di chi ha avuto una diagnosi di cancro: la sopravvivenza apparentemente migliore dei malati di cancro in Lombardia è dovuta almeno in parte a un artefatto dovuto a una maggior quota di sovradiagnosi:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

In soldoni, se si diagnostica il cancro anche a soggetti sani, sembrerà che una percentuale maggiore di malati si salvi; in realtà si è peggiorato lo stato di salute della popolazione, medicalizzando dei sani. Il trattamento medico senza reale necessità è una truffa generalizzata nascosta, tipica della medicina liberista, che ha avuto nel caso della clinica S Rita un’espressione estrema e rozza. D’altro canto in Lombardia in genere gli aspetti organizzativi della sanità, che sono importanti per la condizione psicologica e morale oltre che fisica del malato, non toccano gli sconci che si incontrano spesso al Sud.

In Lombardia è maggiore il rischio di morire per cancro, di venire trattati essendo sani, e di venire sovratrattati da malati. Se si è malati, la qualità della vita legata agli aspetti organizzativi delle cure può essere migliore in Lombardia. La medicina di fatto è business; il livello etico è carente ovunque; l’arretratezza della Puglia, che si sta mettendo in pari, è commerciale:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/09/vincitori-e-vinti-nella-sanita-puglliese/

Dietro alla sceneggiata lumbard/terroni le cose sono diverse, e più brutte, di come sembrano:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

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5 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Milosa “Politica, sanità, imprese: in Lombardia la ‘ndrangheta si piglia tutto”

Non è vero che nella Sanità lombarda la ndrangheta si pigli tutto. Si prende la sua fetta; che le viene accordata anche perché con la sua immagine tenebrosa permette di tenere nell’ombra le fette altrui. Es. quelle per il caso Stamina, col quale, in un gioco di omissioni e di interventi parziali da parte delle istituzioni, si sta creando sul nulla un mercato falso ma miliardario, che consentirà un altro sciacallaggio legalizzato sulle malattie. Non è detto che lo yacht dei mafiosi sia quello più lungo e lussuoso, in quel porto delle nebbie che è la sanità lombarda. E bisognerebbe guardare anche ai panfili di forze insospettabili, come quelle che stanno reggendo il gioco Stamina, e che appaiono più brave a fermare, con metodi mafiosi, chi svela i grandi affari, criminali ma legalizzati, nella sanità lombarda, che ad acchiappare quegli ndranghetisti che indicano come il solo grande focolaio di corruzione.

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25 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Medicina ‘umana’ a tempo determinato: la storia di Ketti”

Secondo l’articolo, e lo IEO, il “clinical decision making” è questione di psicologia e buoni sentimenti. Non di scelte razionali, a volte controintuitive, e contrarie agli interessi del business. Così la cura degli aspetti psicologi diviene il lubrificante delle frodi. Secondo l’articolo, medico e paziente puntano entrambi verso la stessa direzione, quella del benessere del paziente. Non vi è nessun conflitto di interessi. Che non è molto diverso dal dire “la mafia non esiste”: il problema dei trattamenti non necessari o dannosi prescritti , secondo i voleri di grandi interessi economici, a scapito del paziente e a beneficio del medico, è riconosciuto, ed è gigantesco. Lo stesso giorno, Maroni, presidente di Reg. Lombardia, loda lo IEO come “modello innovativo” che pratica i principi di “una sana gestione privata”. E’ questa convergenza dell’adamantino antimafia Dalla Chiesa con Maroni, ambiguo sulla mafia, che dovrebbe essere esaminata, anziché ripetere il ritornello ossessivo su Maroni che si sbagliava o mentiva nel dire che in Lombardia la mafia non c’è. La mafia c’è, e – anche grazie alla provocatoria uscita di Maroni – accentrando l’attenzione sulla mafia si tengono nascoste altre aree di grande criminalità. E le si aiuta; al prof. Dalla Chiesa, sociologo, consiglio, quando vuole parlare di medicina, di posare il violino e leggere prima libri sull’argomento scritti da suoi colleghi accademici, es. “What if medicine disappeared” di Markle e McCrea.

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1 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post ” ‘Ndrangheta, un arresto a Milano: “Farmacia acquistata con profitti narcotraffico”

“Le farmacie lombarde vogliono erogare più servizi al cittadino, per esempio offrendo l’accesso agli screening di prevenzione, ai farmaci innovativi, il monitoraggio dei pazienti cronici, prenotare visite ed esami magari anche ritirare i referti e pagare i ticket. Queste alcune delle novità presentate al convegno a Milano organizzato da Federfarma Lombardia e dalla Regione. Alla richiesta dei farmacisti lombardi di un “maggiore coinvolgimento delle nella sanità territoriale”, come ha spiegato Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ha risposto il governatore Roberto Maroni. “Noi vogliamo sostenere le nuove farmacie dei servizi a beneficio di un sistema sanitario efficiente ed integrato – ha detto Maroni – sempre più vicino ai bisogni concreti dei cittadini”. (ANSA, 7 febbraio 2016).

Se si ammette, come penso si dovrebbe, che “mafia” sia l’integrazione da parte dello Stato di forme di delinquenza nel sistema sociale, in quanto coerenti col corso economico e politico, allora si può dire che il rapporto tra mafia e sanità è profondo, molto più di quel che si fa credere; e che magistrati, CC e PS sulla mafia nella sanità facciano come la lontananza e il vento della canzone di Modugno: spengono i focolai piccoli e aiutano quelli grandi. Soprattutto in Lombardia.

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28 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Mattioni “Mantovani (FI), l’ex assessore a processo per corruzione: “Vi ho dato 3 anni di buona sanità. Ora voglio la commissione Giustizia”

Robert Pearl, chirurgo, docente universitario a Stanford e CEO del Permanente Medical Group, il maggiore gruppo medico in USA (integrato nel consorzio di managed care Kaiser Permanente), è uno che la sa lunga sulla sanità. Anche troppo. Ha scritto un libro, “Mistreated” (2017), che ha per sottotitolo “Why we think we’re getting good health care – and why we’re usually wrong”. Nel libro Pearl spiega come le persone spesso sbaglino nel credere di ricevere buone cure. La percezione errata deriva da fattori psicologici e tecnici, che richiedono un certo impegno del lettore non medico per essere compresi e accettati, superando resistenze e la mancanza di conoscenze specifiche. Questa scena del politico che si vanta di avere fornito buona sanità in un discorso agli amici – e a chi lo accusa e lo giudica – che ricorda certe riunioni conviviali di una delle malfamate aree del Sud, dovrebbe suscitare interrogativi negli utenti adulti e vaccinati su quanto è davvero buona la sanità di don Mario Mantovani e c.

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19 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Messina Denaro aveva il Covid al momento dell’arresto. Il capo del Ros: “Latitanze ultra decennali possibili solo grazie a collusioni””

Non è credibile che il libero gironzolare di Messina Denaro per decenni sia stato dovuto solo a collusioni contingenti di “infedeli”. Appare all’opera una variabile latente che sovrasta le istituzioni e impone una collusione strutturale. La mafia di cosca giustifica un’antimafia perenne che copre una mafia di Stato che è al servizio di chi controlla il Paese. Analogamente, la “lotta” agli interessi sulla medicina della mafia di cosca citati dal generale copre gli interventi mafiosi dello Stato a favore della grande criminalità biomedica. Un recente riassunto sulle “trattative Stato-Big Pharma” che le istituzioni dello Stato applicano more mafioso: Hudson N, Actuarial and statistical problems around the Covid phenomen. 11 Oct 2023.

L’autore stesso osserva che il crimine che l’analisi di specialisti onesti converge nel mostrare “is hard to digest”. Non è un “antisistema”: si occupa con successo di private equities. E spiega come per sopravvivere nel mondo della finanza occorra avere lo “skepticism necessary in an environment characterised by asymmetric information”. (Altri casi mostrano che i businessmen tendono a non bersi, come invece fa la massa, gli annunci di portenti medici). Lo stesso genere di consapevolezza che i CC e i magistrati, anche loro ben preparati su come va il mondo, devono inghiottire nel ripetere le versioni farsa di copertura sulla mafia, sul covid e in generale sulla difesa della salute.

I preti sciamani furbi

21 March 2011

Blog Malvino

Commento al post “L’idea della Provvidenza” del 21 mar 11

Questo documento, la tesi del vescovo Manzella e del vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche De Mattei che le grandi catastrofi come oggi il Giappone o Messina nel 1908 sono giusti castighi, esigenze della giustizia di Dio, e “benevola manifestazione della misericordia di Dio” per i sopravvissuti, dovrebbe aprire gli occhi sul pericolo culturale, sociale e politico rappresentato dal clero e dai suoi zeloti. Il caso mostra anche come gli “scienziati” oggi possano allearsi al clero, e spendere l’autorevolezza della scienza per sollecitare bassamente le corde funeste dell’irrazionale.

La gente è smarrita, impaurita, e i preti possono tirare fuori gli antichi ferri del mestiere per sottometterla. Credo che sia giunta l’ora di esaminare le loro prese di posizione su un piano etnopsichiatrico. Il mondo è pazzo, noi siamo fatti di un legno storto; ma sembra che la pazzia umana sia raccolta, amplificata, sistematizzata e istituzionalizzata dai preti. Come per gli sciamani, la funzione di prete pare esigere un assetto psicologico e caratteriale non equilibrato; che consente di aprire bocca e profferire senza vergogna simile spazzatura.

Se Dio è la proiezione di desideri umani, i preti proiettano e razionalizzano gli incubi e i fantasmi depositati nella sentina della nostra psiche, in virtù di una distorsione mentale che unita alla loro lucida bramosia di potere forma una miscela la cui pericolosità andrebbe riconosciuta. Mentre hanno i piedi ben piantati nel fango, e sono ben zavorrati dai soldi che traboccano dalle loro tasche, i preti sono psicologicamente pre-morali e pre-razionali; quasi sempre furbi, qualche volta intelligenti, frequentano il mondo dei simboli e delle ombre. Sono quindi capaci di giustificare, e commettere, le peggiori nequizie, salvo spennellarle con bugie e giustificazioni che in altri farebbero pensare a un delirio religioso.

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@PLM. Il clero è dotato di queste posizioni catamarano, dove può sostenere sia una tesi sia il suo opposto, poggiando su uno scafo oppure sull’altro a seconda di dove soffia il vento. Ma la rotta è sempre quella dei suoi interessi particolari, che dietro le scene non difende con la discussione, ma con la violenza, l’inganno e il dileggio, in una forma talmente sistematica e accanita da escludere che sia il frutto di ipotetici insegnamenti evangelici.

Dipingersi come perseguitati, accusare di essere oggetto di “repulisti” aiuterà i loro autentici repulisti; attività che hanno svolto apertamente per secoli, e che oggi, grazie all’alleanza tra aspersorio e manganello, cioè alla subordinazione delle forze di polizia al clero, conducono in modi coperti, illegali, vili e fascisti.

martedì, 22 marzo, 2011

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Blog Metilparaben

Commenti del 29 mar 110 al post “Certi paesi non hanno proprio speranza”

@Luca Venturini. I toni millenaristici dell’evangelico Collins sul Progetto genoma sono stati portati a esempio del culto secolare della tecnologia (Noble, Religion of technology). Ci sono stati scienziati mistici, a partire da Newton; Keplero viveva di oroscopi. Oggi ci sono anche scienziati religiosi e un po’ fregoni. Il pio e potente Collins è stato coinvolto nella falsificazione di articoli scientifici; nelle false affermazioni di avere trovato e poi di stare per trovare una cura genetica per la fibrosi cistica; in forme di propaganda ai lucrosi test genetici predittivi considerate scorrette dagli stessi genetisti. E anche nella protesta per l’estromissione dei ricercatori delle case farmaceutiche dall’aggiornamento dei medici: un po’ come De Mattei, Collins dirige la ricerca pubblica e fa il tifo per la “concorrenza”.

Andrebbe riconosciuto che la scienza può degenerare, divenendo “neaoalchimia”, finendo per sostituirsi alle religioni convenzionali; e che entrambe possono convergere e allearsi, propalando falsità per ottenere soldi e potere soddisfacendo la naturale sete di religiosità e la dabbenaggine diffusa:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/01/21/diplomi-di-laurea-bruciati-sul-sagrato-tornano-i-roghi/

La sismologia sciamanica di De Mattei e la genetica gnostica di Collins sono abnormi rispetto allo statuto epistemologico della scienza; lo sono molto meno rispetto al suo attuale statuto politico e socioeconomico, almeno in campo biomedico.

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@ Luca Venturini. “Di norma” le carriere dei responsabili di frodi scientifiche che riguardano grandi interessi non vengono stroncate: si trovano giustificazioni e capri espiatori (come nel caso degli articoli con dati falsi co-firmati da Collins); o sono stroncate le carriere di chi denuncia le frodi; come nel caso di Margot O’Toole, “vilified and effectively driven out of the profession” (senatore USA J Dingell) per aver rivelato la falsificazione dei dati da parte di Imanishi-kari e del Nobel Baltimore. Un caso celebre sul quale ho un piccolo ricordo personale:


https://menici60d15.wordpress.com/2011/05/16/sperimentazione-animale-uno-spoglio-etico-2/

Sono d’accordo con te che non bisogna usare espressioni non necessarie; però l’insistenza sullo smorzare i toni davanti a una situazione marcia, che provoca danni gravi alla salute delle persone, mi ricorda un po’ quel dialogo di Altan: “I ladri sono ladri” – “Lei non può colpevolizzare così un’intera categoria”.

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Il fatto che i risultati di ricerca di un medio ricercatore siano stati “criticati” (Nature) contraddice la mia posizione? Se l’impunità non è del 100% è esagerato parlare di sistema corrotto ?

Un vicepresidente dell’istituzione dello Stato che amministra la ricerca scientifica afferma insieme a un vescovo che :

a)I terremoti sono provocati dalla volontà di Dio.

b)Ci fanno bene spiritualmente e fisicamente.

c)Sono una forma di giustizia di Dio.

d)Sono un castigo giusto per colpe personali o collettive.

e)E’ inevitabile che Dio colpisca così anche innocenti, ma ciò va accettato perché Dio è padrone della vita e della morte.

f)Sono manifestazione della misericordia di Dio, per noi superstiti che non veniamo ammazzati pur meritandocelo, essendo colpevoli.

Andrebbe notato, con voce sommessa quanto vuoi, così come è sommessa quella di De Mattei a Radio Maria, che queste sono le tipiche enormità malate che i preti e i loro accoliti esprimono con voce agnellata. E’ sbagliato perdere la calma, ma non va taciuto che queste maledizioni sussurate (e a volte accompagnate da forme occulte di quella violenza del potere che tanto attrae gli “uomini di Dio”) appartengono alla patologia del pensiero e della cultura.

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Blog Malvino

Commento del 30 mar 2011 al post “Un pizzico di faccia tosta”

Segnalo altri commenti sulle esternazioni di De Mattei, che ho postato, dopo che su Malvino, su altri blog:

I preti sciamani furbi

Nella mia esperienza, la “risposta” dei preti e dei “pretofili” a chi contesta loro quel diritto a sopraffare che è insito nel messaggio di De Mattei viene data nella vita reale più che sui blog; ed è coerente col Dio di morte che hanno dentro.

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Blog di Eleonora Bianchini su Il Fatto

Commento del 30 mar 2011 al post “Se per il vicepresidente del CNR lo tsumani è ‘una voce della bontà di Dio’ “

Sull’etiologia e la teleologia dei sismi secondo il vicepresidente del CNR De Mattei:

I preti sciamani furbi

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Blog “Gians- Sono io”

Commento del 7 apr 2011 al post “Vi mostro il mioPollice” del 7 apr 2011

Penso che occorra distinguere nettamente tra religione e clero. Lo stalking, la molestia continua deumanizzante, non dichiarata e attuata con mezzi obliqui, è, posso testimoniarlo, uno strumento pretesco dei nostri giorni; ma ha a che fare con la religione quanto gli strumenti del boia che i preti usavano liberamente nei secoli scorsi.

Nel dibattito sulla libertà di religione andrebbe detto che i preti, uno dei vari gruppi di potere terreni, spesso e volentieri violano e calpestano anche il naturale senso religioso delle persone.

Segnalo il commento “I preti sciamani furbi” sul proclama di Radio Maria delle calamità naturali come meritati e misericordiosi castighi di Dio:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

Questa è gente pericolosa, che non scherza, disposta a spazzare via con qualsiasi mezzo, quando può, chi ritiene vada tolto di mezzo. Se si vuole sopravvivere, anche in un cantuccio, bisogna resistere.

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Grazie a te, Gians. Accettare la distinzione tra “credenti” e “atei”, noi/loro, può essere una trappola. Forse si potrebbe stabilire che tutti hanno diritto al rispetto della loro sfera religiosa, o meglio spirituale come dice Nicoletta; inclusi gli a-tei, che vengono definiti in negativo rispetto ai “credenti”, e dipinti quindi come degli esseri privi di spiritualità; quindi vuoti, o malvagi; o instancabili libertini. Gli atei non sembrano peggiori dei credenti; e a volte si costruiscono una loro ricca spiritualità, senza farsela iniettare come un vaccino dalle religioni confessionali.

Accanto a ciò, si potrebbe stabilire anche che, dato ciò che la storia insegna, l’adesione a una religione o a una qualsiasi credenza comporta pericoli almeno potenziali per la società: non è un merito in sé. Non può mai essere un lasciapassare, che fa entrare in una casta di “eletti” e che consente di commettere le porcherie grandi, piccole e medie che da sempre i professionisti della religione e i loro seguaci commettono in nome di un dio.

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Gians, a volte più che ingerenze bisogna dire “ricatti” e “violenze”. Non è solo proselitismo o attivismo politico. Qui in Lombardia, feudo CL, i preti hanno portato il loro principio “nulla salus extra ecclesia” a livelli più vicini alla mafia che alla vecchia DC.

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Gians, non per aggravare il sintomo ma per  manifestare solidarietà:

https://menici60d15.wordpress.com/2008/05/18/pubblicare-la-lista-dei-magistrati-di-cl/

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Blog di Fabio Marcelli su Il Fatto

Commento del 23 apr 2011 al post “Il Cnr, prima di Talete
e dopo De Mattei” del 23 apr 2011

Secondo i difensori di De Mattei, anche lo tsunami del 2004 è stato un castigo di Dio; ed è stato la giusta punizione per il turismo sessuale nel Sud Est asiatico. Ovvero, Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni:

I preti sciamani furbi

Penso che questo caso offra l’occasione per studiare la psicopatologia del potere clericale.

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Blog di Andrea Carancini 

Commento del 16 apr 2011 al post “Sbagliata la petizione contro Roberto De Mattei” del 16 apr 2011 . Cancellato senza avviso al 25 apr 2011

La tesi di De Mattei non è illogica: è infatti esente da vizi logici evidenti. Come quella di quel pastore anglicano che cercò di contestare l’evoluzione dicendo che i reperti fossili ce li aveva messi Dio stesso, che li aveva creati fossili fin dall’inizio: i ragionamenti religiosi hanno spesso logicità, cioè coerenza interna, e a volte sono ingegnosi.

Ma quanto afferma De Mattei non è razionale; le affermazioni sulle cause dei fenomeni naturali si richiede siano di carattere scientifico per essere considerate razionali; e per essere di carattere scientifico devono essere almeno “falsificabili”, secondo la nota espressione di Popper. La tesi che Dio faccia provocare terremoti, osserva Carancini, non è “dimostrabilmente falsa”; nel senso che non è possibile dimostrarne la falsità; ma questo è esattamente il criterio generalmente stabilito per considerare un assunto non assurdo, o privo di valore o di significato, ma estraneo al discorso scientifico.

E siccome si sta parlando di terremoti è impressionante che un alto funzionario dell’istituto pubblico che dirige anche la ricerca sul tema indulga in spiegazioni causali non falsificabili. Le spiegazioni non falsificabili di disgrazie sono tipiche di maghi, fattucchiere e profittatori vari; il clero stesso è prudente nel dosare questo strumento di persuasione. Attribuire una natura divina alle calamità naturali non lascia sperare che si farà tutto il possibile per prevenire gli strazi e i danni che provocano, e per porvi rimedio. Non si vorrebbe percepire una morbosa approvazione per le sciagure in chi avrebbe l’incarico di contrastarle.

Oltre a ciò va rilevata una carica di fanatismo che allontana ancor più le affermazioni di De Mattei dalla razionalità (e anche dalla carità): per es. per De Mattei il terremoto sarebbe anche segno della misericordia divina, perché, pur meritando noi di venire uccisi, essendo peccatori, Dio ci risparmia. Questo più che razionale suona come indice di una mentalità sadica e prevaricatrice. E’ da notare che sul sito “Pontifex”, dove si sono minacciate azioni legali a difesa di De Mattei (citando anche miei passi), nel post “Riflessioni su catastrofi e castighi” si afferma, a proposito dello Tsunami del 2004 nel Sud Est asiatico, che:

“purtroppo, anche molti uomini di Chiesa hanno detto che non era certamente da considerarsi come un castigo. Ora è innegabile che il “turismo sessuale”, che si commetteva in molti di quei luoghi, è proibito dalla legge di Dio; basta leggere la Bibbia (sia il Vecchio che il Nuovo Testamento) per rendersi conto che Dio non transige su certi comportamenti.”

Cioè Dio avrebbe punito il turismo sessuale spazzando via con un’ondata le vittime del turismo sessuale e le loro povere abitazioni. Se questa è razionalità, è una razionalità che darebbe tanto lavoro a uno psicanalista.

Sono comunque d’accordo che una petizione contro De Mattei sia errata; in sé, perché per principio non si può votare l’ostracismo verso il singolo che esprime opinioni; sia perché avvantaggerebbe l’altra chiesa, quella scientista; che poi col clero è in buoni rapporti d’affari; affari seri che spesso beneficiano di queste baruffe per i gonzi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/21/i-preti-sciamani-furbi/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/12/i-futures-di-santa-lucia/

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Blog di  Andrea Carancini

Commento non pubblicato con la motivazione di essere inerente a un commento ritirato

Ho ricevuto il seguente interessante commento email (del quale posso esibire copia):

Non tutto ciò che è razionale è scientifico, almeno rispetto alla percezione comune di ciò che è scientifico. Di sicuro, quanto detto da De Mattei non solo non è irrazionale ma è coerente con il concetto cattolico di razionalità, che ha sempre postulato la CONOSCIBILITA’ di Dio tramite la conoscenza della natura. La logica dei ciarlatani non può certo essere paragonata a quella di un S. Tommaso.
Nessuno si può permettere di tacciare di ciarlatanismo i preambula fidei di S. Tommaso. Per me la discussione finisce qui.”

Ritengo utile rispondere:

I Preambula fidei del tredicesimo secolo dell’Aquinate non sono “ciarlatanismo”; ma non sono neppure i criteri sui quali si basa la ricerca scientifica nel mondo. Alcuni, come la prova “ex fine” dell’esistenza di Dio sono tipi di ragionamento esplicitamente negati dalla metodologia scientifica ufficiale. Secondo il criterio di falsificabilità cui si attiene universalmente la ricerca scientifica per essere riconosciuta tale, quanto dice il vicedirettore del CNR De Mattei dei terremoti non è razionale; è libero di dirlo ovviamente, ma si tratta di affermazioni non compatibili con una posizione di dirigente di ricerca.

Francesco Pansera

Le ballerine e la sala macchine

19 March 2011

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Ma è un film di Bunuel? ” del 18 mar 2011

Le ballerine e la sala macchine

Giusto:
https://menici60d15.wordpress.com/2009/05/09/i-18-anni-di-noemi-e-la-nascita-della-sanita-integrativa/

Per esempio, è appena uscito un rapporto della “Economist intelligence unit” che, citando dati della Banca mondiale, avvisa che la spesa pubblica per la sanità potrebbe saltare dall’attuale 8 % al 14% del PIL nel 2030. Oltre all’invecchiamento della popolazione, giocheranno un ruolo la crescente [e spesso ingiustificata] costosità delle cure e la aumentata domanda [indotta] di servizi medici. Lo studio prevede e auspica un’accentuazione dell’impostazione commerciale della medicina. Es. un’enfasi ancora maggiore sulla “medicina preventiva”, un ossimoro di fatto che è tra le maggiori cause sia della spirale della spesa sanitaria, sia della spirale iatrogenica. L’EIU prevede inoltre una conseguente privatizzazione della sanità, con razionamento delle risorse pubbliche e spese di tasca propria da parte dell’utente. Considera che tra 20 anni ci possa essere un unico sistema sanitario UE, funzionale al progetto.

Questa medicina dei banchieri sarà una medicina degli usurai, che inciderà sulla borsa e sulla vita, ma ci si guarda dal dirlo alla gente. E’ tra i fattori principali che concorrono a configurare un sistema socioeconomico che è come una nave da crociera piena di piacevolezze, dove i passeggeri possono, in misura variabile, partecipare ai divertimenti, o almeno guardare gli altri divertirsi, fino a che non divengono combustibile per i potenti motori della nave.

Riguardo alla mafia al Nord, la “conquista” simmetrica (1) servirà tra le altre cose a coprire le masso-mafie del Nord; inclusi i servigi mafiosi che in mafioso silenzio, dietro a sconvolgenti rivelazioni di orge e fieri litigi per alti ideali, le forze sane e la parte produttiva della nazione – politici assortiti, forze di polizia, magistrati, sindacati, lumbard e qualche ndranghetista doc (2) – stanno prestando tutti assieme affinché la profezia e i desideri dell’Economist e dei banchieri si avverino.

1.Italia. 150 anni di conquiste fiat
https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

2.Pescatori di cancro
https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/15/pescatori-di-cancro/

3. Vincitori e vinti nella sanitopoli pugliese
https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/09/vincitori-e-vinti-nella-sanita-puglliese/

Massoni e legalità

11 March 2011

Blog di Alessio Liberati su “Il Fatto”

Commento al post “I massoni e la legalità” del 15 feb 2011

Il magistrato Alessio Liberati, articolista de Il Fatto, ha scoperto sul sito web del “Grande oriente democratico” massoni che ringraziano la magistratura e vogliono essere paladini del bene. Ciò gli è stato confermato dal capo di quella massoneria.

Il dr Liberati si è così convinto che c’è anche una massoneria “buona”; non mi intendo delle varie confessioni massoniche, ma la sua visione del mondo sembrerebbe un po’ alla “Heidi”. E’ vero che lo stesso Cordova, che ha denunciato -inutilmente- i tanti magistrati massoni, ha scritto che bisogna ben distinguere tra massoneria deviata e massoneria in sé. Può  cominciare il gioco delle cocuzze: quante “mele marce” nella massoneria ? Il 99%. E perché il 99%? E quante sennò? Il 2%. E perché … etc.

Il dr Liberati augura l’inizio di “una collaborazione sincera e duratura tra massoneria e magistratura”. La collaborazione c’è già, ed è di lunga data. Della tradizionale appartenenza della vecchia guardia della magistratura alla massoneria parla l’inglese Dickie in un libro intitolato “Cosa nostra. Storia della mafia siciliana”.

Per vicende personali, posso testimoniare della collaborazione ai nostri giorni. Si possono ricevere da “esoteristi” velate minacce massoniche di rovina, appoggiate dall’affermazione contestuale che le liste dei massoni vengono depositate presso le Procure della Repubblica; (e che tra gli iscritti ci sono le cariche più alte dello Stato). Vedo che la magistratura, nel procacciarsi i favori della massoneria collaborando ai suoi intrighi, ottiene livelli di criminalità e abiezione irraggiungibili dai delinquenti comuni. Quando ci sono in ballo interessi curati dai “fratelli”, con certi magistrati può essere come finire nelle mani di sequestratori. E il sequestrato non torna a casa se li vede senza cappuccio: cioè col cappuccio massonico.

https://menici60d15.wordpress.com/2010/01/25/semiotica-del-potere-via-craxi-palazzo-di-giustizia-zanardelli-e-le-“sedi-disagiate”/

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Blog di Alessio Liberati su “Il Fatto”

Commento al post “Massoneria e Opus Dei al Consiglio di Stato? del 6 gen 2011

Provenzano e Cavataio

Che si siano legami tra massoneria e Vaticano non dovrebbe stupire il dr. Liberati; è un dato noto che dovrebbe fare parte del bagaglio di conoscenze e consapevolezza di qualunque magistrato, in un’Italia dove abbiamo avuto la P2 e Andreotti, lo IOR, Calvi e Marcinkus; dove un papa, Montini, addentro al mondo dei servizi, la cui elezione è stato scritto fu decisa nella villa del piduista Ortolani, fece “pochino” per salvare Moro. Dove abbiamo visto il cardinale Pio Laghi amico e consigliere dei piduisti argentini che scaricavano i desaparecidos dagli aerei nel Rio della Plata. I magistrati che non sapessero questo potrebbero informarsi presso Elia Valori, figura molto seguita dai nostri tutori della giustizia.

Sembra che sopra le nostre teste sia in corso un ricambio e un riequilibrio interno al sistema. Il candore di Liberati, e la fonte massonica della notizia sugli intrecci tra massoneria e Opus dei nel Consiglio di Stato, scoop per me sconcertante quanto la rivelazione che Ruby e la Minetti non sono pure e illibate, fa pensare che la lotta tra fazioni massoniche possa essere usata per fare passare l’idea di una massoneria buona che si oppone ad una cattiva; con quest’ultima unica responsabile dei crimini che queste reti di potere, qualunque sia la loro composizione, commettono per mantenere l’Italia sotto un tallone di ferro. Operazione che in verità richiede poco sforzo: con questa propaganda gli innumerevoli ruffiani sanno che ci sono nuovi dòmini dei quali divenire clientes. Per gli altri questi giochi sono paragonabili a quelli tra Provenzano e Cavataio a fine anni Settanta, o tra i “viddani” e la vecchia mafia intorno al 1980.

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20 settembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Liberati “Giudici amministrativi: ancora scandali legati alla massoneria” del 19 settembre 2013

Che ci sia del marcio in Danimarca è risaputo. Forse non si sa, o si sottovaluta, quanto gravi, quanto eversive possano essere le conseguenze degli atti giudiziari pilotati mediante legami massonici. I rapporti tra giudici amministrativi e massoneria sono disgustosi.

Ma non è molto limpido che un giudice dello Stato si associ ad un gruppo massonico emergente nel denunciare le “troppe” deviazioni “dall’ethos massonico” di altri magistrati legati a obbedienze massoniche tradizionali.

Né che, mentre parla delle affiliazioni massoniche dei magistrati, cioè della subordinazione dei magistrati ai poteri e agli interessi – a volte criminali – dei quali la massoneria è tramite, “condivida le preoccupazioni” di un “ven.” (“venerabile”) sul rischio di limitazione della “libertà di associazione”.

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Il carattere vassallo degli italiani e i magistrati massoni

@ giuliog02. E’ vero che la massoneria non è per uomini liberi. Non siamo sotto gli austriaci o sotto Mussolini, e la massoneria rispetto ai poteri egemoni non è esattamente una carboneria. Il massone comune ha l’animo del vassallo: vuole servire ciecamente il potere superiore e rivalersi su quelli che considera i sottoposti.

Un orientamento che purtroppo costituisce “l’autobiografia degli italiani” più ancora della mentalità fascista, che ne è un caso particolare. L’italiano vuole essere signore, nel senso di feudatario, sia pure come l’ultimo valvassino. La concezione gerarchica della società rende affini l’usciere e il ministro, il magazziniere e il presidente di tribunale, passando per i gradi intermedi.

I massoni in giro, lungi dall’essere portatori di un’alterità morale, possiedono lo spirito del vassallo in forma accentuata, qualche volta in grado “eroico”. Un magistrato che si aggrega alla massoneria, o a qualsiasi altra parrocchia o consorteria simil-massonica, non solo è un magistrato al guinzaglio; è anche un magistrato mordace, con chi sa di potere mordere. E’ una persona fatta di un materiale umano poco pregiato, le cui caratteristiche sono l’opposto di quelle che servirebbero per l’importante funzione di giudice.

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19 febbraio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Massoneria al voto, con lo spettro della ‘ndrangheta”

Da “Mafia come ordinamento giuridico”. In: S. Lupo. Storia della mafia. Donzelli, 1996:

La relazione tra mafia e massoneria va al di là dell’occasionale presenza di qualche boss tra i liberi muratori.
Tra mafia e massoneria c’è un legame storico, oltre che funzionale.
Dal concetto massonico di “umanità” deriva quello camorristico di “umiltà”, vale a dire subordinazione ai voleri dell’organizzazione; da qui, attraverso la conversione della “l” in “r” tipica del dialetto siciliano, verrebbe la parola “omertà”.

V. anche: Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato. M. Guarino. Donzelli, 2004, dove si usa il termine “massomafia”.

“Il piduismo ha permeato di sé buona parte della massoneria italiana, come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. A. Cordova. Da “Occhio alla P3”. In: F. Forgione, M Mondani. Oltre la cupola. Massoneria mafia politica. Rizzoli, 1994. Libro sui legami massoneria-ndrangheta.

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29 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Pellizzetti “Riforma del Senato: Camera dei Lord, Rotary o massoneria?”

Le istituzioni di copertura

Pellizzetti si avventura, con la verve che gli è propria, nel concetto di “istituzioni di copertura”: che si presentano come istituzioni democratiche, ma sono in realtà il braccio istituzionale di interessi particolari. La massoneria, certo. Ma questa a sua volta è un corpo intermedio, composto per lo più da persone il cui rapporto tra ambizioni e meriti ricalca la distribuzione dei pesi in un misirizzi. A dettare gli ordini non sono conciliaboli di incappucciati, ma i grandi interessi senza volto dell’economia globale; che i misirizzi incappucciati fiorentini, lombardi, calabresi, etc. servono, per tornaconto.

Altre istituzioni, oltre a quelle del governo e del parlamento, si stanno avviando a divenire mera copertura quando sono in gioco grandi interessi. Es. in medicina forze di polizia e magistratura stanno operando, in maniera non meno spregiudicata e abusiva di quella dei politici, al servizio della trasformazione richiesta da grandi interessi liberisti. (Es. l’operazione Stamina: v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

Se, come gli verrebbe spontaneo, il cittadino ossequioso dello Stato di diritto riconosce come legittime le istituzioni di copertura, si sottomette in realtà ai poteri retrostanti. Se le disconosce, non accettando questo sovvertimento dell’ordine democratico, può essere incasellato lui come eversore; come un ribelle, un anarchico. E può quindi essere perseguito con mezzi legali; intrecciati ai sistemi massonici.

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17 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, “ministero valuta sanzioni per medici che li sconsigliano”. Poi la retromarcia: “Percorsi di concertazione”. Parzialmente censurato da Il Fatto

C’è un grande divario tra l’analisi scientifica delle vaccinazioni, es. la reale natura della teoria della memoria immunologica sulla quale si basano [1]; o i dati su una menomata capacità delle madri vaccinate di trasmettere anticorpi protettivi ai figli, che sono così resi più vulnerabili [2]; o su come la vaccinazione antinfluenzale possa ridurre la risposta immunitaria a susseguenti esposizioni [3,4]; e le grevi intimidazioni del ministro dell’industria medica Beatrice Lorenzin, che agita il manganello e subito lo nasconde dietro la schiena.

1 Zinkermagel RM et al. Protective ‘immunity’ by pre-existent neutralizing antibody titers and preactivated T cells but not by so-called ‘immunological memory’. Immnol Rev 2006. 211: 310.
2 Papania M et al. Increased susceptibility to measles in infants in the United States. Pediatrics 1999. 104: e59.
3 Skowronski, D. M., et al. 2010. Association between the 2008-09 seasonal influenza vaccine and pandemic H1N1 illness during spring-summer 2009: four observational studies from Canada. PLoS Med. 7:e1000258.
4 Choi et al. Reduced Antibody Responses to the Pandemic (H1N1) 2009 Vaccine after Recent Seasonal Influenza Vaccination. Clinical and Vaccine Immunology, 2011. 18: 1519.

*  *  *

@ Gianluigi Loi. La sua risposta conferma le intenzioni illecite del governo, sostenendo che si possa sanzionare pesantemente un giudizio medico in scienza e coscienza, e ponendo come condizione per la non sanzionabilità la qualità scientifica (giudicata da chi ?) dell’evidenza a supporto delle critiche. (Aggiungo alla mia collezione di contraddizioni della medicina questa, per la quale la ricerca “buona” si valuta dalla copertina, cioè dagli indici bibliometrici; mentre quella scomoda si valuta nel merito, e per vedere se la sua presentazione a sostegno di una tesi non debba essere motivo di sanzione). La teoria che il medico debba basarsi esclusivamente sulla “evidenza” cioè sulle pubblicazioni, è riconosciuta come fallace e interessata. Ci sono ampie evidenze che l’evidenza è pilotata, esaltandoi risultati desiderati e sopprimendo quelli imbarazzanti, dall’industria. Editoriali sulle maggiori riviste discutono dei problemi di publication bias e non riproducibilità di tanta ricerca, e si pongono il quesito di come arginare questa degenerazione della scienza. Infine, posso testimoniare che proprio chi porta evidenze scientifiche può essere oggetto di rappresaglie inqualificabili, con atti e argomenti da fare arrossire qualunque funzionario onesto, tramite l’Ordine dei medici, i Carabinieri, e con la connivenza di quelli che dicono di essere colleghi di Falcone e Borsellino. Il principio seguito di fatto da chi occupa le istituzioni è il “superior stabat lupus”.

@ Gianluigi Loi. Furia francese e ritirata spagnola. Non vi si può accusare di essere degli integralisti fanatici; solo degli implacabili opportunisti.

@ Gianluigi Loi. Io non ho difficoltà a parlare anche con chi non ha buoni argomenti, e non capisce molto. Parlo perfino con quelli che oltre a ciò intervengono su temi riguardati soprusi e reati inzuppandoci il pane per raccattare un po’ di minestra.

@ Gianluigi Loi. Lei invece ha la logica e le doti morali adatte al governo a favore del quale semina sciocchezze e insulti. Un buon esemplare di Renzi-boy, o Lorenzin-boy.

@ Uva63. Può indicarmi le prove che il vaccino sia stato causa sufficiente, così lei lo rappresenta, della scomparsa del vaiolo? E gli argomenti per i quali un simile successo renderebbe lecito proibire la comunicazione al pubblico della valutazione critica degli altri vaccini, e il commettere atti persecutori illegali, a fini di censura, sul tema della salute, da parte del governo?

@ Uva63. Va bene, ma se le avanza tempo dal lavoro a maglia, le segnalo il pensiero di uno dei maggiori guru della spiritualità vegana, che ha scritto nella rivista “Guarire con gli aromi” che “la continua riduzione in incidenza e mortalità non sono stati direttamente collegati, nel tempo, all’immunizzazione”. Ah no, è stato un direttore generale dell’OMS (H Mahler. A demystification of medical technology. Lancet 1 november 1975). Come non detto, mi scuso, non volevo distoglierla, continui con i ferri.

@ Uva63. Dico “ferro” e le scatta l’antitetanica. Il tetano si sviluppa da quelle ferite infettate col batterio che permettono condizioni anaerobie. Che qualsiasi ferita da ferro arrugginito possa causare il tetano appartiene al folclore diffuso per vendere di più. Torni al suo lavoro sul sofà. Non c’è bisogno che mi informi che la sedentarietà aumenta il rischio cardiovascolare e che lei fa esercizio fisico e tiene sotto controllo il colesterolo con le statine.

@ Uva63. Le segnalo che si vogliono immettere sul mercato farmaci “nootropi” che potenzierebbero le facoltà intellettive anche nei sani. Non funzioneranno, ma approfitti. Male che vada, contatti i produttori, sono sicuramente in cerca di piazzisti.

@ Mattia Tedesco. Non basta agli epidemiologi, perché la causa della riduzione, avvenuta in concomitanza di un generale miglioramento delle condizioni di vita, e una generale riduzione della malattie infettive, può essere un’altra. O più cause possono avere concorso. Sul piano biologico, le malattie infettive non dipendono solo dall’agente infettivo, ma anche dall’ambiente e dallo stato dell’ospite. Sul piano logico, non è che all’introduzione di A segue B allora A è necessariamente causa di B. Non c’è bisogno di grandi competenze e capacità per capire come si possa giocare sulla successione temporale: “Mi fecero abile / e la guerra finì” (Buscaglione F, L’uomo dal whisky facile. Cetra, 1957).

@ Mattia Tedesco. Quanto ti ho detto non è oggetto di discussione in ambito scientifico. E’ la tua che è la versione “pulp” della scienza, errata per quanto diffusa. Se si volesse davvero fare chiarezza, dimostrare onestà di intenti, e dare ai cittadini il modo di giudicare, il ministero addetto, le associazioni di pediatri, e altri gruppi che vogliono imporre i vaccini minacciando sanzioni, o annunciando lutti e epidemie causate dalla disobbedienza ai loro voleri, dovrebbero pubblicare le loro tesi in forma scritta, non senza corredare ognuna delle singole affermazioni con le quali compongono i loro modelli, i loro allarmi e i loro ordini, dei dati e degli studi sulle quali le basano; anziché sguinzagliare chi come te diffonde idee sgangherate e crea una disinformazione che non è neutra rispetto al diritto alla tutela della salute.

@ Mattia Tedesco. Non basta “essere puliti” per evitare le malattie, e l’igiene pubblica non si riduce certo all’uso del sapone; anche se aiuta. In un blog di medici inglese mesi fa si è discusso dell’ossessione per l’igiene personale. Si esagera anche in questo. In USA amministratori delegati di ospedali vorrebbero sanzionare i medici che a loro dire non si lavano abbastanza spesso le mani. Appare che siano in corso varie campagne intimidatorie, come questa della Lorenzin che prende a pretesto i vaccini, per fare dei medici esecutori sempre più docili (ma ricompensati) dei voleri del business.

Tornando a te, ci sono varie misure preventive. In uno Stato sano, una delle misure sarebbe l’identificazione e il controllo delle motivazioni e di eventuali mandanti degli agitatori come te, che non si capisce se “ci sono o ci fanno” nel lavorare assiduamente per la disinformazione e la iatrogenesi.

@ Mattia Tedesco. Il mago Otelma è un dilettante rispetto all’associazione che servi come galoppino.

Eliminato da Il Fatto. @ Mattia Tedesco. Davvero lo fai gratis? De gustibus. Tra i “ciarlatani” che ho citato c’è un premio Nobel per l’immunologia. Devo convenire che tu, smanioso fan della Lorenzin, non hai niente a che fare con lui, nè con gli altri ricercatori che cito.

@ Mattia Tedesco. Citate così spesso Otelma perché avete necessità di vincere facile: Otelma, grottesco personaggio televisivo, si presta a fare sembrare seri e onesti per contrasto quelli che lo trattano con derisione e disprezzo. A proposito di ruoli, è degno di nota che sia la Lorenzin in questa operazione di intimidazione; sia i tuoi “medici di fama internazionale a favore dei vaccini” – e anche i massoni – godano nel blog del sostegno di un commentatore del tuo genere; che ricorda quella persona che nelle bande delle truffe di strada ha il compito di screditare e fare allontanare chi metta sull’avviso i polli, berciando calunnie e insulti. In USA nel gergo dei truffatori di strada viene detto il “Freddy”.

@ Mattia Tedesco. “Da bravo paranoico” vedo che voi di area massonica avete la diagnosi psichiatrica facile. Come Ferracuti, piduista, su Aldo Moro.

@ Mattia Tedesco. E infatti non ti ho detto che sei massone. Spero tu non mi voglia rispondere “di area massonica lo dici a tua sorella”. Cossiga, che si affidava ai piduisti come Ferracuti, ha sempre negato di esserlo; anche ai magistrati che inspiegabilmente, forse anche loro “bravi paranoici”, ritenevano appropriato chiederglielo. Conosco un tale che come te dice di non essere massone ma loda la massoneria, è appassionato di esoterismo, e per un periodo non perdeva occasione di parlarmene; conservo copia di un modulo di iscrizione al Grande Oriente d’Italia che non so perché mi diede da esaminare. Non credo che sia segno di paranoia chiamare “di area massonica” certe figure e ambienti che praticano questo dico e non dico; che non è segno di limpidezza. Anche il tuo commento su di me nel post sui vaccini di De Grazia, dove auspichi “la selezione naturale” per eliminare interventi come i miei, ha un certo sapore massonico: i massoni fanno sinistre allusioni alla morte di chi è loro d’ostacolo.

@ Mattia Tedesco. Il punto è quindi se si conosce o meno l’organizzazione. Una volta, in una pizzeria di Brookline, quartiere bene di Boston, mi fu risposto in maniera simile. Dal proprietario, un italo-americano, che portava al collo una piastrina d’oro a forma di Sicilia con un diamante in corrispondenza di Palermo. “Purtroppo in Sicilia c’è la mafia” gli dissi, nel chiacchierare dopo i complimenti per la pizza. “E la mafia è una rovina” aggiunsi. Silenzio. Ripetei il commento. Allora rispose: “Dipende. Se la conosci, è una cosa. Se non ti conoscono possono esserci problemi”.

@ Mattia Tedesco. Diciamo che sei o non sei di area massonica come lo era o non lo era Cossiga, che come te negava. Non credo che i massoni siano satanisti o celebrino riti cruenti. Nel film di Monicelli, il liquido misterioso che Sordi deve bere come prova per l’ammissione nella loggia “è Petrus” gli sussurra l’amico. Non ho preclusioni verso la massoneria in quanto tale. Possono vantare personaggi celebri, compresi alcuni che sono tra i miei preferiti (ma anche legami con la mafia). I massoni non si capisce quale funzione positiva svolgano per la società quando non sono intenti a curare i propri interessi personali; mentre i “fratelli” fanno capolino in manovre e intrighi di ogni livello. Credo che operino una selezione avversa della classe dirigente, emarginando molti dei migliori; e istituendo un sistema gerarchico ombra contrario alla democrazia. Il darwinismo sociale, che traspone l’animalità all’uomo, è un altro tema che ho sentito da altri estimatori della massoneria. Ma questa selezione non è darwiniana, come dici tu preconizzando la mia morte anticipata, ma è fatta dall’uomo, ed è antisociale; dal comune posto di lavoro fino alla P2, che obbedendo a livelli sovranazionali ha concorso all’eliminazione fisica di italiani di valore che erano preziosi per la nazione.

@ Mattia Tedesco. Il concetto di “massomafia” con gli elementi che hanno portato alla sua definizione [*] mostra come sia riduttiva la tua versione di poche pecore nere che vengono cacciate (?) da una massoneria sana.

*Guarino M. Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato. Dedalo, 2004.

@ Mattia Tedesco. A me sembra invece che ad essere esagerata sia la distanza tra la P2 e il resto della massoneria. Vedo che è fondato quanto ha detto il Procuratore Agostino Cordova, che conosce l’argomento: “Il piduismo ha permeato di sé buona parte della massoneria italiana, come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”.

@ Mattia Tedesco. Il troll è spesso una varietà digitale del “Freddy”. Il troll-Freddy spesso è a protezione di partnership perverse tra governo e interessi privati. Citi la frase di Goya sul sonno della ragione, per chiamare me mostruoso figlio dell’Ignoranza e te stesso Difensore della Ragione. E che difensore. Sulla vaccinazione come causa della scomparsa del vaiolo esibisci il post hoc ergo propter hoc come se fosse un merito. Sostieni non solo che chi afferma non ha l’onere della prova, ma che è un “fuffaro” chi non dimostra il contrario. Non presenti nessuna pubblicazione scientifica, e accusi chi lo fa di non portare evidenze. Cerchi di trascinare la discussione nella piazzata.

La sensibilità di Goya lo portò poi a dipingere orrori conseguenza del sonno della ragione, quelli dell’invasione napoleonica, che derivavano dalla rapida degenerazione degli ideali illuministici. Appare che anche la Ragione finisca, come altri nobili ideali, col generare mostri – e mostriciattoli – specie oggi, quando “con l’economia di mercato l’oscuro orizzonte del mito viene rischiarato dal sole della ragione calcolatrice, sotto i cui gelidi raggi germoglia il seme della nuova barbarie (soprattutto del fascismo)” (Horkheimer e Adorno, Dialettica dell’illuminismo).

@ Mattia Tedesco. La ragione in ambito scientifico dice che non si può fermarsi alla filosofia razionalista, come quella di Spinoza, ma occorre verificare le ipotesi con l’esperimento o con validi dati empirici: “Nullius in verba” (Orazio, motto della Royal Society); soprattutto prima dell’applicazione clinica. Occorrono studi validi anche per gli interventi di sanità pubblica, come ha sottolineato un direttore dell’OMS (commentando inoltre che la riduzione storica in incidenza e mortalità non è stata direttamente dovuta alle immunizzazioni) (Mahler H. Demystification of Medical Technology. Lancet, 1 nov 1975). Prima hai affermato che la prova è che dopo il vaccino il vaiolo è scomparso. Non è una “prova” accettabile. Mi dai gli estremi delle pubblicazioni coi dati che dimostrano, dici ora, che “è certo” che la scomparsa del vaiolo sia dovuta al vaccino? E i dati che ti permettono l’inferenza che siccome avrebbero funzionato per alcune malattie, allora i vaccini sono da considerare “a fortiori ratione” (?) indiscutibilmente vantaggiosi? Ma non credo che sia la verità scientifica ciò che vai cercando. Nel post di De Grazia, per avere io citato dati e interviste di esperti di indiscussa credibilità su come la scarsa efficacia del vaccino influenzale sia coperta dalle fonti ufficiali con dati falsi gonfiati hai commentato “non ci arriva, speriamo nella selezione naturale”; venendo giustamente descritto come violento, presuntuoso e inquietante da un terzo blogger.

@ Mattia Tedesco. Ti ho chiesto i dati a riprova, non un libro celebrativo. Ricapitolando, le interpretazioni ufficiali sono oro colato, anche in assenza di dati risolutivi. Quelle che, analizzando i dati, negano il trionfalismo sul vaccino per il vaiolo, e riportano una storia tutt’altro che brillante e onorevole (esempio: Dissolving Illusions. Disease, Vaccines, and the Forgotten History. Humphries S, Bystrianyk R), sono inesistenti o fuffa per complottisti malati di mente. Per gli elementi sulla dannosità dei vaccini v. ad esempio gli articoli che ho citato nel primo intervento. Sempre che la loro lettura non ti porti ad aggravare la tua prognosi infausta sulla mia sopravvivenza: avendo segnalato uno studio del più accreditato centro di meta-analisi che dimostra che le percentuali di guarigione per il vaccino antinfluenzale delle comunicazioni ufficiali sono maggiorate di 20 volte rispetto ai modestissimi dati reali, tu sei intervenuto con la tua teoria, che definisci scientifica e darwinista, per la quale essendo inguaribilmente inferiore non merito di vivere o procreare, ma è da augurare che io sia eliminato dalla selezione naturale; critticato da un altro blogger, confermi che la mia probabilità di morire è maggiore della tua; ammetti che pure tu un giorno morirai, “ma senza incidenti particolari”.

@ Mattia Tedesco. Registro le mistificazioni – e ora le misure coercitive e censorie – a favore dei vaccini, ma non sono da annoverare tra gli “antivaccino”. Critico anche loro, che spesso non sono scientifici: es. in passato qui su Il Fatto, la decisione della magistratura di dare credito alla voce che i vaccini provocherebbero l’autismo.

L’unicità del successo di un programma di 50 anni fa, l’eradicazione del vaiolo, è spiegabile con le associate misure di quarantena (Leicester method), particolarmente efficaci date le caratteristiche biologiche della malattia. Non giustificherebbe comunque l’elevazione a sacra panacea di prodotti che mostrano problemi di efficacia e sicurezza. Dimmi pure che morirò anzitempo, essendo indegno di vivere e di avere una progenie, come hai già fatto per avere io riportato un’analisi Cochrane che oggi smentisce le falsità propagandistiche della “scienza” ufficiale sull’efficacia del vaccino antinfluenzale.

Prendendo spunto dal tuo chiamarmi paranoico, penso che si possa interpretare quest’altra nuova campagna di vendita per i vaccini, dai più accentuati toni terroristici e autoritari, e con annessa caccia alla streghe, in termini etnopsichiatrici: un classico del marketing, l’induzione di un “delirio di onnipotenza dell’immaginario narcisistico della società attuale” (Gnasso S Iabichino P. Existential marketing, Hoepli, 2014) . Un effetto del marketing che spiega il fenomeno storico della comparsa di sedicenti difensori della Scienza del tuo stampo.

@ Mattia Tedesco. Se la vaccinazione fu “determinante” per l’eradicazione, come mai mezzo secolo dopo, nonostante successivi enormi sviluppi dei vaccini e delle relative campagne vaccinali, si è rimasti a un solo caso registrato di eradicazione tramite vaccinazione, quello dove si è potuto associare la vaccinazione ad altre misure, low-tech, che le caratteristiche biologiche della specifica malattia rendono praticabili e particolarmente efficaci. (Non sto chiedendo la tua risposta). Riflettendoci, la storia del vaccino per il vaiolo, con i suoi precedenti insuccessi ed effetti iatrogeni e con l’unicità del successo del programma di eradicazione globale del vaiolo degli anni ’60, può essere interpretata come evidenza della “fede privilegiata” e dell’eccessivo credito assegnati in generale agli interventi medici a scapito dell’importanza di più semplici misure di sanità pubblica non mediche.

Per il resto, continui una concione che mostra segni evidenti di distacco dalla realtà fattuale. Tra l’altro mi dici “guarda cosa mostra un’altra analisi” e mi mostri un raro (e benemerito) caso di articolo dove gli autori concludono che “these result [i loro] are therefore inconclusive” e affermano la necessità di non trarre conclusioni da surrogate endpoints. Che sono un’altra disgrazia della medicina commerciale e della subordinazione dei politici ai suoi interessi (Mulcahy, N. Approved But Not Proven: What’s Up With FDA, Cancer Drugs? Medscape, oct 22, 2015). Penso che abbiamo parlato abbastanza.

@ Mattia Tedesco. Il caso del vaiolo, l’unica malattia infettiva eradicata e dichiarata eradicata, rimane unico, anche per la relativa facilità con la quale l’eradicazione è stata raggiunta, in un’era che non aveva i mezzi di oggi.

A me pare che tu applichi, con consumata disinvoltura, la tecnica, molto usata nel marketing medico, dello “storytelling”, che è l’eufemismo corrente per le bugie del contastorie che introducono quelle dell’imbonitore. Es. la peste non è stata, come sostieni, eradicata; tantomeno dai vaccini. Il focolaio più recente, mesi fa, con 40 morti, è stato in Madagascar; che, riporta l’OMS, è una delle aree dove la peste è endemica. L’OMS riporta anche che i vaccini contro la peste, in passato molto usati, non sono risultati efficaci, e ne consiglia un uso limitato a casi particolari. La peste si contiene con misure di igiene pubblica e personale.

@ Mattia Tedesco. 13 falsità in meno di 6 righe. Se ti si mostra la sfacciata falsità di una tua singola affermazione, rispondi rilanciando con una secchiata di nuove bugie. Nella tecnica di vendita alla quale collabori occorre che i contastorie inducano nel pubblico la “trance narrativa”, cioè lo immergano totalmente nel falso, prima che gli imbonitori comincino il loro numero sul prodotto.

Replica a Mattia Tedesco non pubblicata per chiusura dei commenti da parte de Il Fatto.  Grazie per riconoscermi il demerito che quanto scrivo, costruito sui lavori e le idee altrui, comprende una componente originale. “ll buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”: anche per questo ammiro Manzoni, che, prima non di internet, dei link e di Pubmed, ma prima delle scoperte di Pasteur capì con la ragione l’assurda follia collettiva della caccia agli untori e ne illustrò gli effetti mostruosi. Lo stesso tipo umano che nel ‘600 eccitava la folla additando gli untori, oggi, incurante di internet e Pubmed, per guadagnarsi i favori di ricchi e potenti racconta la fiaba di marketing che sarebbe stato il vaccino a liberarci dalla peste.
E’ il tuo mentire per la gola, il negare in flagranza, il presagire la morte a chi contesta le invenzioni che proclami con tono che non ammette repliche, l’insultare, la tua arrogaza, a costituire una forma di evidenza, la principale, non scientifica ma morale, del valore del tuo racconto sugli straordinari trascorsi dei vaccini, propedeutico alle vendite dei prodotti attuali*. Né il tuo name-dropping di entità potenti interessate, come il governo USA *, è evidenza di nulla riguardo a ciò che racconti, se non del tuo affaccendarsi a favore di grandi interessi e fartene scudo.

ccc
*Brownlee S Lenzer J. Does vaccine matter? The Atlantic, november 2009.

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15 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Uva, assolti carabinieri e poliziotti da accusa di omicidio: “Il fatto non sussiste”. Familiari: “Maledetti” “

Chissà se mai un giorno gli italiani si stancheranno di identificare i carabinieri col maresciallo Rocca e i poliziotti col commissario Montalbano; se smetteranno di credere che Falcone e Borsellino siano rappresentativi della categoria dei magistrati; se non penseranno più di avere colto le ragioni storiche e antropologiche profonde della mafia ascoltando per la millesima volta la storia di Osso, Mastrosso e Carcagnosso; e comprenderanno che “la forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva” è esercitata anche dalle istituzioni che dicono di proteggerci, con storie come questa.

@ Il moralizzatore. E se smetteranno di credere che sia giustizia il metodo Catarella-Carnevale, usato quando c’è da assolvere qualcuno, es. A Knox: indagini demenziali e giudizio ultragarantista.

@ Michele o pazzo. Ci sono Falcone e Borsellino, ma ci sono i Carnevale, i magistrati della Corda Fratres (non solo in Sicilia, ma anche in Lombardia), quelli il cui numero di telefono privato si trova nella tasca di killer professionisti . Con uno Stato, una magistratura, e forze di polizia che fossero la metà di quello che dicono di essere Falcone e Borsellino non sarebbero stati uccisi. A proposito, anche il processo sui colpevoli dell’omicidio di Borsellino è di quelli più vicini a chi ne volle la morte che a Borsellino.

@ Michele o pazzo. A parte la minoranza di casi di affiliazione o collusione con cosche mafiose, è l’intero sistema che è malato di mafia; nel senso che si basa comunemente sul privilegio e sulla differenza di dignità tra individui, e pratica l’arbitrio, la manipolazione, l’intimidazione, la doppiezza, l’impunità istituzionalizzata. La cultura mafiosa tinge di sé ogni transazione nella quale sia coinvolto il potere. La mafia delle cosche è la cultura mafiosa declinata dalla criminalità. Sì, siamo seri: come si può pretendere che un criminale di professione, magari un sociopatico, di Cosa nostra, o uno ndranghetista, abbia concezioni del mondo e dei rapporti tra persone più elevate di quelle che nella loro versione “civile”, o nella loro versione imbelle, sono tenute da buona parte della dirigenza del Paese? Di questa cultura mafiosa, extra cosche ma non per questo onesta, che non spara ma seminatrice di lutti e dolori, magistrati e poliziotti sono inflessibili custodi, come casi del genere confermano.

@ Mattia Tedesco. Non mi rassicura che a dire che le forze di polizia non esercitano un potere di tipo mafioso sia uno strenuo difensore della massoneria.

@ Mattia Tedesco. E’ esperienza personale; che corrisponde a una regolarità generale: storicamente, nei casi dove lo Stato funziona all’incontrario è altamente probabile reperire la presenza di massoni. O di patrocinatori della massoneria; come lei, che si presenta a difendere i responsabili di una vicenda giudiziaria che non è di quelle da medaglie.

@ Mattia Tedesco. Dei filantropi, degli spiriti eletti come voi assurdamente associati agli episodi più gravi e miserabili. Con una puntualità che stupisce: si fa fatica a elencare i casi di queste monotone calunnie senza perdere il conto. Eh, lo vedo, l’ignoranza è una brutta bestia.

@ Mattia Tedesco. Purtroppo i libri di esoterismo sono tra i pochi generi che non riesco a leggere. Ma che bisogno c’è di leggere. Basta contemplarvi. In Voi il rapporto tra materia e volume è tale che siete degli aeriformi; che si avvicinano ad essere puro spirito, nel loro distacco dalle cose del mondo.

@ Mattia Tedesco. Hai ragione, e a volte si è costretti ad informarsi.
S. Flamigni. Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2.
F. Pinotti. Fratelli d’Italia. Un’inchiesta nel mondo segreto della fratellanza massonica che decide le sorti del Belpaese.
G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici.
M. Guarino. Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndgrangheta, massoneria e apparati dello Stato.
etc.
Quindi mi informo, anche se ne avrei fatto volentieri a meno.

@ Mattia Tedesco. Ho capito, il fatto non sussiste, come per Uva.

@ Mattia Tedesco. Bene, i fatti riportati da Flamigni, Pinotti, De Lutis, Cipriani, Guarino etc. non sono che fuffa. Per fortuna ci sono i quelli come te e ci sono giudici che – all’unisono – preservano massoni e CC dalle rispettive fuffe che tocca loro subire nell’espletamento delle loro alte missioni – missioni a volte congiunte. Così la parte migliore della nazione è salva.

@ Mattia Tedesco. Non ero sicuro che coi tuoi link su un ostello per i poveri organizzato dai massoni tu intendessi contrastare le accuse di complicità su terrorismo, mafia, soggezione dell’Italia a interessi esteri, corruzione, malaffare, esposte nei libri che cito. La concezione che avete di voi stessi riesce sempre a stupirmi. Ho taciuto per imbarazzo; se insisti, che ti devo dire, è la difesa di Al Capone, che pure aprì una mensa per i poveri. Su CC, magistrati e massoni (ci sono libri anche su questo, ma preferirei non esporre gli autori, persone serie – tra cui Carabinieri – ai tuoi insulti) ovviamente non penso che in questo omicidio c’entri la massoneria. Penso che questo tuo presenziare a questa assoluzione con un’apologia della massoneria aggiunga squallore a una storia ignobile.

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18 gennaio 2017

Censurato dal blog de Il Fatto

Commento al post “Massoneria, Bisi (Goi): “Non darò elenco all’Antimafia. Non ci sono parlamentari iscritti”

La libera consultazione degli elenchi completi ed esaustivi degli iscritti alle varie massonerie – incluse le forme affini come l’Opus Dei e CL – sarebbe un passo semplice e praticabile per rendere il cittadino comune meno indifeso, e il suolo italiano meno propizio alla crescita e persistenza di malerbe. Peccato che gli antimafia e i grillini su modeste misure del genere stiano zitti, votati come sono a spendere le loro virtù guerriere in ben altre battaglie.

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10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Casta delle federazioni, Sticchi Damiani confermato all’Aci ma manca la ratifica di Mattarella: “Voterò lo stesso per il Coni””

Mesi fa ho rinnovato la patente all’ACI. Ho portato delle fototessera normali, scattate da un fotografo che lo fa di mestiere. Ma la patente mi è stata consegnata con la foto ridotta a una silhouette nerastra, con la faccia resa irriconoscibile. Il presidente dell’Aci locale non ha risposto alla mia lettera dove chiedevo mi fosse consegnata senza ritardi una patente decente e valida (per la quale avevo pagato 80 euro), scambiandola con quella che impedisce l’identificazione. Mi è stato offerto da un impiegato dell’ACI di ritirare la patente e farmene avere una con la foto non alterata dopo due mesi. Tempo fa il Fatto ha riferito che questo presidente dell’ACI locale è stato coinvolto in “una vicenda ingarbugliata e non proprio edificante, in cui compaiono da protagonisti o comprimari personaggi di peso non solo nella città lombarda, ma anche a livello nazionale”. Tiene conferenze sul Flauto magico di Mozart. Per questi motivi, che si aggiungono ad altri più specifici, inclusa una catena di errori improbabili, dispetti e abusi gratuiti quando devo rivolgermi ad amministrazioni locali o statali, ho commentato tra me che mi è stata rilasciata una patente massonica, nel senso di mascariamento massonico. Apprendo da questo articolo che il presidente nazionale dell’ACI è vicino al ministro Lotti. Ciò rafforza l’idea che anche all’ACI ci sia la presenza attiva di quelli che si vantano che Mozart era dei loro.

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3 ottobre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Rosso “Concorsi truccati, ‘si premiano i burocrati e non gli intellettuali’. Firmato Piero Villaggio”

@ kutuzov. Non so come si possa sostenere “with a straight face” che la massoneria non intervenga per i ricercatori universitari. Posso smentirla anche sugli operatori ecologici: la massoneria interviene eccome anche per loro. Sia perché si tratta comunque di posti di lavoro; sia perché se ne serve per azioni di mobbing e oltraggio, data la spazzatura che maneggiano. Come ha osservato Monicelli, che parlava di logge “Rotary dei poveri”, la massoneria non è solo piani alti. Si sottovaluta quanto sia ridotta sul piano umano la distanza tra un alto grado e uno basso, tra un gran maestro e il lazzarone non affiliato che il venerabile usa per operazioni sporche. Non è ampia come si potrebbe pensare la distanza morale e culturale tra gli spazzini che fanno in modo di gettare materialmente sporcizia su un soggetto che intralcia gli affari immondi (magari paludati da “scienza”) appoggiati dai massoni, da un lato, e dall’altro i fratelli nei vertici della partecipata del Comune che versa loro lo stipendio e le gratifiche, nel Comune stesso, nelle forze di polizia che gestiscono, tra i magistrati che danno la licenza di delinquere. Anche se gli abiti e le funzioni sono diverse, sono fatti della stessa pasta. Tanto che la massoneria può essere vista come un’agenzia che organizza in reti di potere gerarchiche una limitata varietà di tipi umani che stazionano in tutti i piani della società.

@ kutuzov. E’ lei che sta sostenendo che sì, la massoneria influisce sulle carriere universitarie, meno che sull’entrata iniziale nei ranghi accademici. Saremmo davanti a un potere che occupati posti chiave evita di riprodursi sfruttando il potere di cooptazione. E quando mai si è visto un professore massone favorire un determinato candidato al semplice posto di ricercatore. Boh. Non adduce a sostegno di questa tesi singolare altro che un tono supponente. E’ come dire che i frigoriferi sono venduti col cibo già dentro. E che chi lo nega dice “boiate pazzesche”. Pensi che a me risulta che si pratichi impunemente la raccomandazione negativa: assumere uno sconosciuto senza collare come assistente ospedaliero in un importante ospedale dove non aveva mai messo piede prima, magari aggiungendo al volo un secondo posto (quello previsto andando alla moglie dell’aiuto), metterlo in un reparto universitario nonostante l’assunto volesse stare lontano dall’università e dalle sue ricerche truffaldine (“Non decide lei” nelle parole del direttore sanitario), ricattarlo “o fa ricerca per me o la pagherà” e dopo il rifiuto usare le vie brevi per togliere di mezzo la voce scomoda, ciò che era nei piani. Io però parlavo di cose più leggiadre, la raccolta e l’utilizzo dell’immondizia; in questi giorni che un’importante azienda di smaltimento rifiuti sta lanciando un candidatura a senatore a vita, sulla quale si dovrebbero fare critiche articolate; anche se molto meno intricate delle sue uscite.

Nota. Lapsus calami. Non fu il direttore sanitario ma il direttore amministrativo a pronunciare la frase in risposta alla mia richiesta di non andare in un reparto universitario (di una facoltà di medicina istituita da poco della quale non conoscevo l’esistenza; il mio trattamento, su procura, è stato tra i suoi primi gloriosi passi). I direttori sanitari fecero di peggio negli anni successivi.

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3 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Arresto Lucano, il procuratore di Locri: “Non processiamo il progetto Riace ma gli illeciti. Ho lanciato una bomba in una favola”

Quando sono in Calabria l’impressione che ho è che il malaffare massonico e quello clericale non abbiano di che temere dalla magistratura. Non mi stupirei quindi se anche col “modello Riace” la magistratura reggesse il gioco alla costruzione di un eroico soccorso al vincitore. Il progetto, sostenuto da massoni e clero, dell’immigrazione forzosa, se ha una “nobiltà”, come dice il Procuratore di Locri, ha una nobiltà condizionale, una nobiltà “cherry picking”: di tutte le cose nobili e umanitarie che si possono fare in Calabria, in Italia, e per il Terzo Mondo, si sceglie proprio quel pezzettino marginale che corrisponde agli interessi globalisti a danno degli altri cittadini italiani e che non migliora le condizioni dei popoli in difficoltà. Tutti pecoroni davanti alle vessazioni tramite la legge, ma leoni quando trasgredendo la legge si servono poteri superiori allo Stato. C’è la tragedia di Antigone che onora i vincoli familiari e c’è la farsa di Antigone che tiene famiglia.

filippoguidarelli. Il malaffare massonico e quello clericale servi del globalismo? Davvero è questo il male profondo della Calabria?

@ filippoguidarelli. Chi lo sa? Secondo Enrico Fierro qui su Il Fatto la natura selvaggia avrebbe selezionato una popolazione di irrecuperabili bruti. All’opposto, figlio di calabresi cresciuto fuori dalla Calabria, sospetto che non vi sia un male profondo, ma una sfortuna storica; una serie di condizioni e di scelte politiche sulla Calabria che l’hanno collocata nel quadro nazionale e internazionale in una posizione svantaggiosa; che si è accresciuta, autoalimentandosi con l’esaltazione dei difetti dei calabresi e la soppressione dei loro pregi. Alcuni mali che sembrano eterni, immutabili, e quindi costitutivi, ‘ontologici’, come la mafia, o in medicina impostazioni errate che risalgono a secoli precedenti, sono invece anacronismi voluti: artificialmente tenuti in vita da grandi interessi. Anche la malasorte della Calabria, credo. “lo stesso giorno dell’arrivo in Città degli anglo-americani “una pattuglia puntò su Fuscaldo Marina per incontrare l’Avvocato Samuele Tocci” ultimo Venerabile della Loggia cosentina prima dello scioglimento.” (Libro Unione provinciale agricoltori Cosenza). Il clero in Calabria per secoli ha sfruttato il popolo associandosi in affari coi criminali (v. G. Sole. L’invenzione del calabrese, 2015). A Sambiase negli anni ’60 quelli che oggi chiamiamo ndranghetisti erano chiamati “massoni”. L’influenza negativa di clero e massoneria, anche come agenti dei poteri esterni, appare maggiore di quella delle fiumare, delle timpe e delle scogliere omeriche.

Commento al post “Riace, Di Matteo a Tv2000: “Rischio strumentalizzazione per denigrare accoglienza migranti”

Il finanziamento da parte del contribuente all’immigrazione forzosa è “accoglienza” quanto il pizzo estorto ai commercianti è “assistenza ai carcerati”. Il modello Riace che Di Matteo esalta dando per scontato che sia un’attività positiva e meritoria permette, agganciandosi al servire i poteri globalisti contro l’interesse dei cittadini, di fare rinascere in una forma ammodernata l’assistenzialismo clientelare, dove politici e clero elargiscono a loro discrezione denaro pubblico a chi vogliono; pratica mafioide favorevole alla crescita delle mafie. Una magistratura che pratica interventi di propaganda a favore della politica imposta dai poteri forti nascondendo e mascherando gli aspetti negativi a danno dei cittadini sta alla magistratura con la emme maiuscola come la sinistra dei banchieri di Renzi sta a quella di Gramsci. “Il più grave fattore di inquinamento della nostra democrazia” è l’ubiquitaria (nessuno escluso) sottomissione di politici e organi dello Stato ai poteri forti; sottomissione che accomuna tra gli altri la mafia alla antimafia del genere rappresentato da questo spot del sostituto procuratore della DNA De Matteo sull’emittente vaticana.

Petti rosso. La vostra paranoica avversione per i migranti vi ha mandato in tilt la ragione e il buon senso. Ripiatevi.

@ Petti rosso. Ricordo una volta la cattura di un borseggiatore. Gridava senza ritegno “pazzo” a chi lo accusava, ma il poliziotto di mezza età che lo teneva non ci faceva caso. Forse però lei è a suo modo sincero. Il vostro camaleontismo narcisistico vi fa vedere il bene dove c’è squallido calcolo e il male in chi non ha ingurgitato il beverone del quale vi nutrite come poppanti al biberon. Inutile rispondervi “ripijateve voi”, perché dalla condizione narcisistica, dalla condizione di chi non ha faccia propria ma ha una maschera determinata dall’esterno che diviene faccia, non si esce. Si può solo cambiare personaggio.

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29 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Mimmo Lucano, verso ’archiviazione giudice indagato per favoreggiamento: “Sono onorato di essergli amico”

Fa cascare le braccia vedere, e per di più in Calabria, l’arbitrio nella ridistribuzione di denaro, voluto dai poteri forti, aiutato e giustificato in termini etici da un magistrato. Sono convinto che in una società civile la decenza, la grigia, umile decenza precede la santità. La decenza, la semplice correttezza, l’equità elementare vengono prima, sono più importanti e utili, dell’eroismo, dei grandi gesti; lo “stato di eccezione” è spesso la giustificazione, l’alibi, per ingiustizie e ruberie. E’ lo sfarzo barocco che copre la pezzenteria. Lo penso anche sulla scorta del mobbing e stalking istituzionale- massonico- clericale, a favore degli stessi grandi interessi illeciti serviti dall’utile Lucano e da magistrati come questo, che devo aspettarmi quando sono costretto a recarmi nel lametino (Cz), la terra dei miei genitori. La Calabria, l’Italia, non si risolleveranno mai se non verrà riconosciuto questo ordine di priorità. L’anteporre la santità – o la presunta santità – l’eccezionale, alla regola, alla decenza, alla razionalità, equità, legalità accomuna disonesti e prevaricatori di vario abito; e, reato o meno, il sostenerlo da parte di un magistrato lo rende non idoneo alla carica, che non avrebbe dovuto essergli assegnata e che probabilmente ha ricevuto per intercessione di qualche divinità.

lele: in effetti il problema non è la ‘ndrangheta…ma il traffico (citazione).

@ lele: Benigni è bravo come comico, ed è un guru dell’arte di servire chi comanda fingendosi partigiani della giustizia. In effetti senza la ndrangheta e le altre mafie tante mascalzonate dei “perbene”, tanti servigi resi agli stessi burattinai che muovono anche i fili della mafia, tante omertà e viltà apparirebbero per quello che sono, e non ci sarebbero alibi per lasciarle indisturbate e favorirle. La mafia delle ndrine fa sembrare onesta la mafia del palazzo e del mondo legale. Fa comodo. “I magistrati si occupino piuttosto della mafia” lo ha detto Salvini su una indagine su un leghista, lo dicono i galoppini dei preti e dei poteri globalisti che esaltano Lucano, questo Robin Hood che lavora per lo sceriffo di Nottingham, e lo dicono chissà quanti imbroglioni di mezza tacca colti con le mani nel sacco.

fender 957: Se cominciaste a liberarvi dalla ‘ndrangheta sarebbe un bel passo avanti.

@ fender 957: Hai ragione. E la mafia andrebbe eliminata non solo per i suoi crimini diretti, ma anche per la sua funzione di standard negativo che favorisce l’altra mafia; da quella dello sfruttamento del Paese da parte dei poteri forti al clero e alle massonerie, al clientelismo dei politicanti locali, a quella dei micro-imbroglioni rappresentati come angelici al confronto della mafia dal candido sosia di Johnny Stecchino nel film di Benigni. La mafia e l’antimafia si sono composte in un sistema di potere integrato, che andrebbe scisso. Potremmo chiedere aiuto a Graziano “Cutro” Delrio, di Reggio Emilia. Per voi del Nord liberarsi dalla mafia non so se sarebbe un passo avanti. Poi come farebbero i lombardi a delinquere impunemente (ne conosco tanti), come farebbero i magistrati a chiudere gli occhi davanti a gravi attività illecite delle “aree produttive” con la scusa della sovrumana e inestirpabile risalita della linea della palma? La mafia è una montagna di m. che ha effetti fertilizzanti per altri generi di crimine.

Syrantex: Certo che mettere massoni e clericali nello stesso complotto….quando si fa l’insalata non si possono mettere ingredienti a caso.

@ Syrantex: Se si legge la storiografia sulla mafia e il terrorismo nell’Italia repubblicana si trovano Vaticano e massoneria alleati negli stessi sanguinosi complotti. E’ praticamente la norma. Alleanza che si riscontra anche, in Calabria o a Brescia, se si è testimoni di affari sporchi di alto bordo. Quando si fa l’anticomplottista è utile l’anacronismo, il fingere di essere ai tempi di Clemente XII, primo Settecento, o che vi sia la scomunica immediata per i prelati iscritti alle logge. Certo non dico che Bergoglio sia iscritto al Rotary. Mi correggo, è socio onorario del Rotary, e di quello di Buenos Aires, che sulla P2 e i suoi crimini deve avere concezioni parecchio misericordiose. Il Rotary era già stato rivalutato da papa Montini, di Brescia.

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27 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione l’ex governatore Roberto Maroni e Augusta Iannini (moglie di Vespa)”

Lo “Oltre la cupola” di Lombardia. Dove non c’è un Agostino Cordova da fermare, come fece la Iannini da magistrato per i fratelli calabresi. Oggi il Fatto cartaceo pubblica un fotomontaggio con Maroni e Alfano in camice bianco. Si potrebbe aggiungervi Luciana Lamorgese: l’attuale ministro dell’Interno prosegue il compito dei due predecessori di fornire a questi affari (e a pesci dell’industria biomedica ancora più grandi; come quelli che faranno miliardi col covid) un servizio di guardiania; analogo a quello del quale si dotavano i baroni siciliani, e altrettanto efficiente.

@ unatarmaalleterme. E’ sicuro che nominare nella sanità convenzionata, cioè pagata con denaro pubblico, due ex ministri degli interni, e un magistrato che ha tolto dai guai le reti massonico-mafiose individuate a suo tempo dal Procuratore Agostino Cordova, non debba riguardare i cittadini ? Nella mia esperienza tali sinecure sono gli esiti visibili di una rete sotterranea piduista, cioè di una mafia di Stato, responsabile di cose indicibili in medicina. (Un’altra manifestazione è stata il record mondiale negativo della Lombardia nella crisi covid). Se non vuole credere a me, c’è un’ampia casistica di danni da “revolving doors”, i passaggi da controllori di Stato a controllati, in medicina. Il discorso della luna e del dito è valido quando a indicare la luna è “il saggio”. Se la indica un imbroglione, lo stupido guarda la luna nel cielo, mentre è proprio al dito, e alla faccia del suo proprietario, che bisogna guardare. Es. le revolving doors sono riportate tra le cause dell’immissione nella pratica clinica di farmaci oncologici costosissimi, inefficaci e dannosi*. Giudichi lei se ciò ci riguarda o meno come cittadini.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 2016. 355: i5792.

@ unatarmaalleterme. Lei dice che se il sistema è strutturato con regole che assicurino il suo funzionamento corretto si può anche metterne a capo “Pietro Gambadilegno” o i fortunelli in oggetto e andrà tutto bene.

a)”Se.”. Così rispondevano ai discorsi ipotetici gli spartani. Forse la Iannini, fine giurista, sarebbe d’accordo con lei. Anche Maroni e Alfano. E anche Gambadilegno; e la banda Bassotti, e i cugini Dalton di Lucky Luke, detti “I quattro cavalieri della stupidità”.

b)Io sono tra quelli che pensano che in medicina occorra al contrario una ridondanza di controlli e sicurezze, come in aviazione*. Che invece sul piano tecnico sono carenti a un livello che chi non è addentro non può immaginare. Anche sul piano politico, la realtà sulla quale i suddetti fortunelli giocano la loro parte è più simile all’attuazione del piano di rinascita democratica di Gelli che a una delle tante utopie politiche dalle quali lei attinge le basi per i suoi – pericolosi per la salute, anche sua, me lo lasci dire – sofismi. Ricambio i saluti.

*Applying aviation safety to healthcare—are we missing the fundamental?. BMJ, 2019. 364: I735.

@ unatarmaalleterme. Gli attacchi personali non sono argomenti. Sono indice di mancanza di argomenti. E di stizza, che mi pare le stia facendo perdere completamente la bussola. Anch’io ho opinioni non lusinghiere su questo suo modo di ragionare, ma le tengo per me. Mi limito a osservare che lei scambia “mondi possibili” che appartengono a un’altra galassia, o ai mondi dei fumetti, con quanto accade – come di norma – in Lombardia, Italia, pianeta Terra, nel giugno 2020. Grazie per convertire il suo evidente dispetto in una dichiarazione di cessazione delle ostilità e di liberazione della colomba col ramoscello. Di nuovo.

@ unatarmaalleterme. Per carità, rispetto ai trattamenti Alfano, Maroni o Lamorgese, e a quelli dei fratelli dei 61 indagati del bastimento inchiesta massoneria deviata (800 faldoni) inghiottito nelle nebbie oceaniche ai tempi del GIP Augusta Iannini, quella con lei è la più godibile chiacchierata. Ossequi.

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4 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”

E i magistrati? Forse la loggia Ungheria è un calunnioso falso. O è vero. O è una miscela vero/falso. O uno svergognare per una reformatio in pejus gattopardesca, come con Tangentopoli. O una “inoculation”, la disinformazione che vaccina contro il vero. O un metterla sotto schiaffo per immobilizzarla del tutto mentre si straccia la Costituzione e si sabota il Paese. O chissà cos’altro.

In ogni caso, nel mio campo, la medicina, la magistratura ha tenuto negli anni condotte viziose come se pilotata a favore dei poteri forti tramite logge e sacrestie. Il cedimento particolarmente rovinoso dell’Italia nell’operazione covid ha tra i suoi fattori anche le collusioni del potere giudiziario.

Nelle logge, pie congreghe, cordate, le finalità pro domo sua sono condizionate al servire come quadri dei poteri forti; la peggiore forma di corruzione. Che il cittadino vada informato dell’eventuale appartenenza a gruppi di potere, di qualsiasi matrice, di chiunque eserciti su di lui il potere dello Stato, lo scrissi nel 2008 (“Pubblicare la lista dei magistrati di CL”); ricevendo rappresaglie di provenienza clericale e massonica. Ebbi anche la brillante idea di mandare l’appello al capo dell’ANM, del quale conoscevo solo carica e nome, tale Palamara.

Ma nel gioco di specchi del potere la disclosure senza altre misure, in stile anglosassone, può avere un effetto permissivo: When Sunlight Fails to Disinfect: Understanding the Perverse Effects of Disclosing Conflicts of Interest. 2010.

@ Zzunk. Possiamo distinguere tre livelli: 1) l’accordo sotto banco, la pastetta, tra parenti, amici, compari; fenomeni di malcostume spontanei, universali. 2) una rete strutturata che fa di questi imbrogli, e che costituendo una organizzazione ne moltiplica gli effetti iniqui sulla società. 3) una rete che trae vantaggio e forza, fino all’intoccabilità, dall’essere strumento di poteri forti, dove gli ingiusti vantaggi personali sono funzionali a grandi disegni, e al condizionare la rotta sociale e politica del Paese, e qui si sfocia nell’eversione. Si gioca a banalizzare i livelli superiori confondendoli con quelli bassi. La magistratura ha giudicato perfino la P2 come di tipo 2 e non 3. Per chi scrive, la vita nella giurisdizione di uno di quei magistrati è stata segnata da persecuzioni eseguite con la naturalezza di chi sia certo dell’appoggio delle istituzioni di garanzia, talora esplicitamente dichiarato.

@ Syrantex. @ Syrantex. Fatelo sapere anche a noi spettatori di che si tratta, invece di costringerci a elencare ipotesi come ho fatto (un’altra: lotta intestina tra magistrati; ma per cosa?). Sulla massoneria ufficiale che non c’entrerebbe nulla con le logge dedite al crimine e all’eversione; sto sviluppando, spinto dalle attenzioni incessanti di ottimi massoni e di santi pastori, e dalla lettura de “I preti e i mafiosi” di I. Sales, una “teoria polimorfica” della mafia, applicabile anche ad altre reti di potere. Si paragona spesso la mafia a un cancro. Un’altra metafora medica è quella delle “grandi imitatrici”. Così sono dette alcune malattie, per prima la sifilide, ma anche la tbc, nelle quali lo stesso singolo agente causale fa sviluppare manifestazioni molto diverse tra loro a seconda del distretto anatomico. Così che per secoli le manifestazioni furono considerate malattie diverse. La cultura mafioso-clericale permea di sé l’intera società. Dà luogo a manifestazioni diverse, polimorfe, a seconda del settore sociale dove attecchisce. La mafia di cosca nel distretto del crimine, le camarille mafioidi in benemerite istituzioni. La cultura massonica potrà vantare manifestazioni positive; ma nella mia esperienza, dominando in essa l’inclinazione mefistofelica ad asservirsi al potere per primeggiare, c’è una continuità sotterranea, dovuta alla matrice comune, tra le sue manifestazioni che sarebbero lecite e le peggiori manifestazioni; come il piduismo cioè la mafia di Stato, o la massomafia.

@ Syrantex. Non vede i legami sotterranei ? E’ come ignorare la parte sommersa dell’iceberg. O che il micelio è parte determinante della morfologia dei funghi del bosco. Le suggerirei “Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ndrangheta, massoneria e apparati dello Stato”. M. Guarino, 2004.

La sua reazione è tipica del gallonato: il legame padrone-servitore verso il potere dal quale si dipende viene compensato con atteggiamenti altezzosi verso gli estranei. Lo mostra in tv Bruno Vespa, sulla cui fierezza di carattere Striscia la notizia ha creato uno spassoso personaggio, che come lei assume i toni più imperiosi e sprezzanti verso i non protetti che vanno colpiti. Non sono né massone né mafioso. Non voglio, e non sarei adatto ai vostri fini sociali. Mi riferisco invece alla mia esperienza con i mediocri che volendo primeggiare non hanno altra via che farsi mettere il collare, fare branco, inventarsi questa o quella favola su superiorità arcane delle quali sarebbero partecipi e impestare chi non è come loro.

@ Syrantex. Non sono mai stato massone o mafioso. Né ho cercato di esserlo. Una volta da ragazzo venni attirato per strada da una bella ragazza in una sede di Scientology perché compilassi un questionario psicologico. Arrivò un caporione che lette le mie risposte mi cacciò in malo modo. Ero giovane, ci rimasi male, ma ora so di essere un elemento che non conviene avere a sette di alcun genere.

Mafioso o massone a me? Da querela (…). L’attribuzione infamante alla vittima di appartenenze ai gruppi dei sicari non è una novità. E’ imminente la tragica farsa della beatificazione di Livatino, cioè della appropriazione della sua figura da parte di un clero che è la fonte della mafiosità culturale che dà luogo ai vari polimorfismi mafiosi. Fu detto anche di lui che era colluso con la mafia che lo fece uccidere. C’è stata una falsa tessera P2 intestata al giudice Tamburino, e i finti conti svizzeri intestati ai magistrati Viola, Colombo e Turone nella valigia della figlia di Gelli. A me sa che lei si sia informato presso i suoi compari di quanto rende il miserabile servizio di occuparsi per conto terzi della neutralizzazione di uno come me, e voglia aggregarsi. Sicuro di non sapere nulla dell’intrigo Loggia Ungheria?

@ Syrantex. L’errore, il sofisma, è dire che siccome la massoneria non è identificabile con la P2 allora è immacolata. Ripeto che l’esperienza mostra che sono tutte le consorterie coperte a essere in sé inutili nel migliore dei casi, e in pratica lesive per l’equità, la decenza, la democrazia. Anche a prescindere dalle consuete e prevedibili gravi degenerazioni particolari che propiziano e che quindi gemmano al loro interno. E’ l’uso perverso dello standard negativo per sembrare puliti, come per la mafia: si addita la mafia di cosca, la mafia dei tagliagola, manifestazione estrema delle ubiquitarie cultura e pratiche mafiose, come unica mafia per preservare e meglio praticare la mafia di testa, la mafia di penna, imperante nei centri di potere e nelle istituzioni. Credo che allo stesso modo si stia anche sacrificando una frangia bassa della massoneria, esponendone gli intrallazzi, per proteggere strati superiori.

Sulla manovra della loggia Ungheria non so nulla, e aspetto che ci venga spiegata. So qualcosa sui fattori causali in corso di insabbiamento della strage covid in Lombardia orientale che ha innescato l’operazione covid; e per questo ricevo un rafforzamento delle prodezze dei figli della vedova, e di quelli che tra tre giorni beatificheranno Livatino. Alcuni di loro sembrano divertirsi con me, come dice, forti dell’impunità e delle complicità istituzionali (un equivalente reale della loggia Ungheria); ma è il ghigno del dileggio che accompagna azioni gravi e vili.

@ Syrantex. A cena, al circolo, nei corridoi, non solo imbastite magheggi per avere il fido bancario o il primariato, ma prendete ordini per conformare i ruoli che occupate a magheggi giganti, coi quali si controlla il Paese; fino a quelli di massima scala come oggi il covid. La licenza edilizia o l’importante carica pubblica non arrivano gratis: il beneficiato diverrà un docile agente. Della mafia e della massoneria si ripetono gli aspetti antropologici coi cliché scenografici, santini bruciati, simbologie esoteriche; ci si ferma agli aspetti predatori, carnivori; e si trascura l’aspetto ancora più deleterio, il carattere strumentale, di corpi intermedi, ramificati e pervasivi come ife, al servizio dei poteri forti; nonostante sia nota la vicinanza ai rinomati servizi.

Lei parla come se mi conoscesse e dice che ho esperienza come mafioso e non ne ho come testimone e oppositore di reati di stampo piduista. Se quindi sputo nel piatto dove mangio, e se ledo “dignità e diritti” di persone dabbene volte al perfezionamento spirituale e al miglioramento del genere umano, non vi mancano agganci né presso i miei superiori né presso la magistratura ordinaria, le forze di polizia, gli uffici del fisco, etc. per provvedere. Già sono noto. Sulla mafia di ndrina per ora no, ma quanto a doppie lealtà delle sedi istituzionali, a cominciare da quelle che la legalità dovrebbero tutelarla, esperienza ne ho eccome. C’è un giudice a Berlino. E lui e il re sono affiliati alla stessa loggia …

@ Syrantex. “… lei è stato un boia” Robledo ieri a Palamara, già capo dell’ANM, parlando della loggia Ungheria. La mia analoga opinione non è da avversione preconcetta, o da appartenenze che non ho, ma nasce da constatazioni di atti specifici di vostri tirapiedi, che il cappuccio lo indossano per nascondere il collare oltre che la faccia. Constatazioni confermate dai riscontri nella storia dell’azzoppamento del Paese dal dopoguerra.

Il richiamarsi ai tempi e alle figure della Carboneria mentre si fa ben altro è un’ulteriore intersezione con la mafia. Il Vascello fu luogo di una pagina nobile e commovente, la Repubblica Romana, alla quale chi pratica quello che vedo e che ricevo sta come il vostro amico Marcinkus stava al Golgota. Anni fa mi fu dato un volumetto, sulla storia della Confagricoltura di Cosenza, dove è scritto che nel 1943 a Cosenza gli americani il giorno stesso dell’arrivo presero contatto coi massoni locali. Lo fecero in Sicilia anche coi mafiosi; per i massoni perseguitati dai fascisti sembrerebbe un arrivano i nostri. Ma il ruolo della massoneria è poi stato quello di sostituire con una cavezza straniera il giogo fascista. E’ impudente usare persecuzioni e meriti patriottici di vostri predecessori come alibi per le malefatte da borghesia compradora. La massoneria si scontrò, a volte con successo, con altri poteri; anch’essi oggi degenerati quanto a base ideale. Ora avete fatto pace, vi siete messi d’accordo e fate a gara a chi la fa più sporca.

@ Syrantex. “L’ Amgot, anche se non nella ufficialità, stabilisce subito contatti con gli ambienti della Massoneria che se pure sciolta dal Fascismo in tutto il ventennio ha continuato la sua attività, questa volta ancora più segretamente”. “lo stesso giorno dell’arrivo in Città degli anglo-americani “una pattuglia puntò su Fuscaldo Marina per incontrare l’Avvocato Samuele Tocci” ultimo Venerabile della Loggia cosentina prima dello scioglimento.” Qui si parla dell’occupazione, non di lotta al fascismo. Vi vantate del ruolo – mai abbandonato – di fiduciari del governo USA in sede riservata e lo nascondete in pubblico. Servili e nemici della luce del sole. Voi il cappuccio è come se lo portaste pure sotto la doccia.

Concordo con lei che siamo su fronti opposti, di fatto e moralmente. Questa acquisizione è preziosa e va mantenuta. La divergenza è su se come dice il mafioso sono io, che ho dimensioni sociali puntiformi, o non sia il corpaccione del quale lei è parte la variante perbene della mafia nella società legale. Continui pure con la tracotanza sfrontata con la quale mi viene dietro; per me è indice dell’impunità e degli aiuti che ricevete dai vostri non pochi fratelli nelle istituzioni, che permettono e catalizzano un’opera di diffamazione, meglio di character assassination, volta a favorire affari illeciti di alto bordo, nel mio caso quelli del business biomedico.

@ Syrantex. “Dal punto di vista genuinamente teorico, la massoneria è una istituzione perfetta […] Nella massoneria si combinano solo elementi della borghesia o di chi aspira ad essere borghese. […] La libertà di oggi non può essere la libertà spirituale e personale di ieri. […] Bisogna che la massoneria si impegni contro le oligarchie, la concentrazione dei monopoli e regole anti umane e anti sociali” dal discorso di dimissioni dalla massoneria di Allende, 2 giu 1965 (la massoneria cilena le respinse “assicurando di voler cambiare il mondo” (cit.)).

Semmai il suo modo di intendere la massoneria fu un motivo in più per eliminarlo. Bisognerebbe studiare il possibile parallelo con la vicenda di Piersanti Mattarella.

Sarebbe di buon gusto se tra i bluff a vostro vanto non citaste pure l’11 settembre 1973. Domani 9 maggio è l’anniversario del ritrovamento del cadavere di Moro. Per il resto prosegua pure col numero di ser Ciappelletto.

@ Syrantex. “Non giurerò sulle parole di nessun maestro / dove la tempesta porta la mia barchetta lì farò il mio porto”. Sono solo, e la mia storia e condizione lo dimostrano. Classificare nel partito golpista degli isolati vittime delle epurazioni ordinate dalle stesse forze che ordinano golpe, forze che servite in entrambi i compiti, è molto gelliano. Ed è tipico di voi che giurate a due padroni: la calunnia, per pronunciare la quale occorrono doti da marciapiede, scambiando i posti per di più allevia l’intima dolorosa consapevolezza della necessità di fare branco per esistere.

Appropriarsi della figura di Allende da parte di chi per 30 denari regge la coda alle peggiori pratiche del potere è in carattere con le lacrime di coccodrillo per Moro, oggi 9 maggio; con la beatificazione di Livatino pure oggi da parte di un clero che è tra i fattori causali della mafia, come fonte perenne dell’ubiquitaria cultura e prassi mafioide prima che per le storiche collusioni; e con una magistratura, i cui estesi legami con la massoneria furono mostrati già dal Procuratore Cordova, che pratica mercimoni indicibili dietro alle gigantografie dei magistrati fatti uccidere dai poteri che serve. Fatti uccidere nell’ambito di una selezione inversa dalla quale si ottiene la crema che voi rappresentate. Alla quale una magistratura pure selezionata consente, violando l’unicuique suum e il resto, di schizzare il materiale che vi è congeniale.

Syrantex: Quando rispondere non le conviene cambia argomento? I farfugliamenti autoreferenziali stanno diventando un pò ripetitivi.
Non ho capito perchè ce l’ha con Livatino e Moro, e cosa dovrebbero c’entrare. Se ha elementi per sostenere che li abbiano fatti ammazzare dei massoni vada in procura, perchè allo stato risulta che il primo fu ammazzato dai suoi sodali e il secondo da oscurantisti (di destra e di sinistra) come lei.
Quanto a Cordova, si vada a leggere il decreto di archiviazione del GIP, gliene cito un passo che le piacerà “è stata compiuta in tutto il territorio nazionale, una massiccia generalizzata attività di perquisizione e sequestro che le iniziali dichiarazioni del notaio Pietro Marrapodi certamente non consentivano; racconti a contenuto generalissimo ma conformi all’immaginario collettivo sul tema gruppi di potere…. in questo procedimento, infatti, l’art. 330 cpp è stato interpretato come potere del PM di acquisire notizie e non, come si dovrebbe, notizie di reato.
Mai visto un GIP umiliare così un PM.
Avanti cambi di nuovo discorso che nemmeno qui le conviene più.

@ Syrantex. “Le indagini venivano trasferite per «incompetenza tecnica» della Procura di Palmi (…) alla Procura di Roma nel giugno del 1994 e affidate ai pm Lina Cusano e Nello Rossi. Il procedimento restò pressoché fermo per quasi sei anni, poi, nel dicembre 2000, il giudice per le indagini preliminari Augusta Iannini disponeva l’archiviazione dell’inchiesta, nonostante gli ottocento faldoni raccolti nel corso degli anni e i sessantun indagati.” (F. Pinotti. Fratelli d’Italia).

“Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione (…) Augusta Iannini (moglie di Vespa)” (Il Fatto 27 giu 2020).

Le procure praticano per l’eversione ciò che chiamo il pipelining giudiziario. Oggi si occupano dell’eversione di decenni fa. Perché ascoltino notizie di reato sull’operazione covid, e quindi, tra l’altro, qualcosa sui legami massoneria-medicina, occorrerà aspettare alcuni decenni. A dirglielo prima si risentono.

“Un passo che le piacerà”. E’ un passo interessante: per me il modo di trattare l’informazione è rivelatore della buona o cattiva fede. La censura delle indagini sui massoni giocando sulla polisemia della parola “notizia” è circolare all’assurdo. Che insieme lei citi Marrapodi, finito impiccato in circostanze non chiare dopo avere dato il via alle indagini denunciando i legami massoneria-magistratura e massoneria-ndrangheta, non mi piace; ma non mi spaventa. Oltre un certo livello prevale il disgusto per la cialtroneria.

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30 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “In Belgio è caccia a Jürgen Conings, il tiratore scelto idolo delle destre no vax che minaccia il virologo più famoso del Paese”

Il Belgio ha il record delle morti covid per milione di abitanti tra i paesi a economia avanzata: 2142/milione. L’Italia è seconda con 2088/milione (Worldometer). Il Belgio è stato solerte nel gonfiare le statistiche inserendovi casi “sospetti”*. Ora si munisce del solito terrorismo fuori di testa, col cecchino che invece di acquattarsi si autodenuncia – e che con la sua provenienza ed expertise militare ricorda la banda del Brabante-Vallone**. Un terrorismo che aiuta la propaganda ad accomunare a violenti, fanatici e squilibrati chi chieda di togliere i forchettoni che bloccano i freni che avrebbero dovuto e dovrebbero fermare le spaventose illegalità del covid, e quindi la loro violenza, follia e conseguenze deleterie. Le psyop sulle quali le misure covid si reggono*** trasformano i forchettoni nella legalità e il toglierli in eversione e devianza. Forchettoni che semplificano la vita a quelli che istituzionalmente dovrebbero esercitare l’azione frenante, anche in Italia, che è in una situazione analoga al Belgio per il covid come lo è stata al tempo degli eccidi della Uno bianca**, coi loro messaggi di morte a doppio registro, urlati e sussurrati.

*K.Beisel.”Warum Belgien die höchste Todesrate weltweit hat,”Tages-Anzeiger (Zurich), April 22, 2020. Citato in Reiss K, Bhakdi S. Corona false alarm? Facts and figures, 2020.
** S. Limiti. Doppio livello. Come si organizza la destabilizzazione in Italia. Chiarelettere, 2013.
*** Dodsworth L. A State of fear.2021.

@ Syrantex. Terrorista lo è per definizione, essendoselo scritto in fronte da solo. Chiedersi se visto che al momento giusto sta facendo un gran casino non lavori per capitano Uncino (Bennato), come in tanti altri casi precedenti – con morti veri – fa parte del negazionismo; secondo capitan Uncino e la sua ciurma. A proposito del bollo di “negazionista”; questo storpiare in maniera farsesca i principi della logica scientifica è una costante dei “coronatossici”: “paragonare mele e patate” è il lavoro quotidiano della scienza; incluso il paragonare nazioni diverse tenendo conto delle differenze (v. es. la raccolta di 35 studi in Lockdowns Do Not Control the Coronavirus: The Evidence. AIER 19 dic 2020; e prima ancora la fondata sfiducia di tecnici e istituzioni nei lockdown fino al 2020). Nella scientocrazia all’evidenza scientifica che svergognerebbe vengono messe le orecchie d’asino. E i coronatossici provano una doppia soddisfazione per lo scambio di cappelli a loro vantaggio. Come qui, dove si confonde il sacrosanto paragonare mele e patate (ammesso che vi siano tali radicali differenze) con il “sommare mele e patate”, operazione non lecita. O meglio, non sempre lecita: “per sommare 3 e 2 si conta un insieme di tre oggetti (mele) e un insieme disgiunto di due altri oggetti (chissà perché si chiede che siano omogenei e si insiste che non si possono sommare mele e pere), si uniscono e si conta l’insieme ottenuto.” (G. Lolli, professore di logica matematica).

@ Syrantex. Bravo, reciti i suoi articoli di fede, controfattuali e contraddetti da osservazioni e studi come quelli che cito. (E avvalorati dal provvidenziale film del Rambo pazzo del Brabante-Vallone … ). I morti sono stati contati, sono contati e verranno contati come è riportato es. nel libro della Dodsworth che cito. Capitolo 11, Counting the dead. Inclusi i tanti morti non da covid ma da iatrogenesi da allarme covid e da lockdown, e da zelo dei coronatossici. La scientocrazia sa contare come il gangster del musical Guys and dolls, che giocava con dei suoi dadi dalle facce bianche, e leggeva lui quali numeri erano usciti. Sosteneva di ricordarsi i puntini sulle facce a memoria. E si arrabbiava se qualcuno osava mettere in dubbio questa sua metodologia e capacità. Le diagnosi di causa di morte erano a volte alla Big Jule, il gangster del musical, già prima del covid (parlo per esperienza personale), e ora col covid sono i dadi con le facce segnate ad essere banditi da voi “normali”, come lei di autodefinosce.

@ Syrantex. “Idiocrazia”, “covidioti”. Il nuovo test di intelligenza ora è se si crede alle versioni ufficiali. Un modo migliore per verificare se la natura è stata generosa o meno nell’assegnare le capacità intellettive è se si sta a sentire i galoppini come lei, che non parlano del merito ma attaccano ad hominem il messaggero. Farsi convincere da chi ti dice con voce e pose roboanti “questa è scienza, sei un covidiota o un Napalm51 se non ci credi” e ti loda come intelligente e responsabile se cedi mansueto diritti, averi, salute, serenità etc., invece di diffidare, è segno che la natura non è stata benigna.

“Speriamo in Darwin”. Il darwinismo sociale, l’applicazione all’Uomo della legge della savana, è la farfugliata copertura della prepotenza e della violenza. Come queste del covid. Peraltro l’evoluzionismo vero, che considera anche la dimensione sociale e cooperativa, è più complesso; e l’avaro non è razionale. A volte chi punta a essere il più farabutto, il più falso e ruffiano, invece di assicurarsi la sopravvivenza si scava la fossa da solo con la sua bramosia cieca. Soprattutto con la medicina. Ne ho visti diversi che si credevano furbi, o “leone e non gazzella” cadere nel genere di trappole che applaudivano o con le quali volevano vivere alle spalle dei fessi. La responsabilità, la correttezza, l’aiuto reciproco (erga omnes, non tra grembiulini…) sono anche strategie di sopravvivenza. Fossi in lei con questi chiari di luna non lo invocherei tanto Darwin.

@ Syrantex. Il Belgio ha contato il doppio dei morti per milione di abitanti dell’Olanda. Anche manipolando i dati, come hanno osservato Reiss e Bhadki, che ho citato all’inizio; che sono alcuni fra i tanti ricercatori affermati, o anche famosi, che secondo i galoppini come lei “delirano”. L’Italia è prossima al Belgio e lontana dall’Olanda sia nella gestione sia negli effetti numerici che ne derivano. Non sono io che deliro, è lei che mi sta attaccato in maniera entomologica continuando a insultarmi; e ora fa come un ragioniere magliaro che sostenga che il bilancio in esame non può essere falso perché i numeri non mentono. E che metterlo in dubbio significa negare l’aritmetica e i postulati di Peano. Purtroppo invece che da un maresciallo della GdF, da un funzionario delle imposte o da un PM che lo guardano fisso e gli rispondono per le rime, davanti ai deliri dei bilanci covid ufficiali lo Stato è come rappresentato da figure che scattano a credere o a fingere di credere alle grossolane alterazioni del ragioniere. A riprova di ciò e per rifarsi la bocca, un articolo di ricercatori veri (Queen Mary University, Londra) che scientificamente svergogna le manipolazioni da gioco delle tre carte del governo UK su sacri numeri del covid: Fenton, Neil, McLachlan. What proportion of people with Covid-19 do not get symptoms? 9 Apr 2021. L’articolo permette di rendersi conto anche di come tanta “scienza” abbia necessità dell’attività entomologica verso chi nota che i conti non tornano.

@ Syrantex. Scusi sa se invece che limitarmi ad Anversa e Rotterdam, come lei pretende si faccia, considero anche le città italiane. Ne parla anche lei; solo che vuole fare come Calimero, con l’olandesina che da nero lo fa diventare bianco immergendolo nella tinozza. Worldometer, 1 giugno 2021, morti covid per milione. Belgio 2143; Italia 2089 (il 2.5% in meno del Belgio). Olanda 1026, distanziata da Belgio e Italia da circa 35 altri paesi. L’Italia è nel gruppo di testa della graduatoria mondiale di mortalità per milione, vicino al Belgio. I pochi paesi che precedono l’Italia, paesi più piccoli a parte il Brasile, hanno tutti un PIL inferiore a quello dell’Italia. L’Italia risulta quindi come il paese che ha preso la sederata più forte. Purtroppo noi non abbiamo fatto come l’Olanda, ma come il Belgio. Gli studi che ho già citato mostrano come sia falso il raccontino sussiegoso che attribuisce le variazioni tra regioni al carattere più o meno stringente delle misure ipotizzando una relazione inversa. Le ondate epidemiche, quelle eccezionali e quelle periodiche spacciate per tsunami, tendono ad andare per conto loro rispetto alle pretese umane di fare il diavoletto di Maxwell coi virus; appare esserci piuttosto una certa relazione diretta, con il danno che è funzione crescente – e prevedibile – delle malnate misure di strozzamento.

@ Syrantex. La letteratura scientifica è piena di intercountry comparisons, ora sul covid. Es. quelle raccolte nell’articolo dell’AIER che ho citato. Siccome mostrano la pessima performance italiana, mostrano che l’Italia è in coda per i risultati e primeggia nei danni e negli abusi sulla popolazione, vi inventate che non sarebbero scientifiche. Totò nei film interpreta spesso personaggi che fanno discorsi come i vostri. Anche Ficarra, del duo comico, ha sviluppato questo tema dei criteri aggiustati con tono sicuro ad hoc senza limiti né vergogna.

@ Syrantex. Il volere censurare la circostanza che nei paesi dove le misure a strozzo non si applicano le cose vanno complessivamente meglio è un esempio del calpestare la refutedeness, il vincolo di assenza di contraddizioni con fatti empirici. Definita già da B. Russell, è discussa in un lavoro che prende una precedente disastrosa consulenza al governo UK di Ferguson a modello di modelli falsi e disastrosi (Use and abuse of mathematical models: an illustration from the 2001 foot and mouth disease epidemic in the United Kingdom. Rev. Sci. Tech. Off. Int. Epiz. 2006). E’ un buttare via il contra factum non valet argumentum con un grammelot pseudoscientifico da televendita.

Non esiste uno studio serio che assolva l’onere di mostrare che le mascherine valgono il danno. Ci sono studi seri sull’inefficacia, e sui danni, bellamente ignorati (per dirne uno, Is a Mask That Covers the Mouth and Nose Free from Undesirable Side Effects in Everyday Use and Free of Potential Hazards?). All’estero ci sono petizioni di gruppi di medici per smetterla con le mascherine, soprattutto sui bambini.

Non è chi chiede non dico rigore, ma decenza minima nel misurare e valutare il fenomeno ad essere “più dannoso del terrorista che ha promesso morte”. Siete voi operatori della ciarlataneria di Stato a uccidere la verità e scioglierla nell’acido, con effetti mortiferi di massa, sicuri di avere le spalle coperte.

@ Syrantex. Sulla “assenza dell’influenza”. 1) almeno in parte è spiegabile con l’averla fatta figurare come covid, come mostrano statistiche (Do Not Buy The Manufactured Second-Wave Panic. Briggs WM 10 nov 2020). 2) Conduce alla domanda: com’è che le misure anticovid non hanno impedito la virosi da covid, anzi avrebbero consentito un secondo tsunami covid, ma sarebbero riuscite nell’effetto impossibile di fermare la virosi influenzale? 3) Porterebbe a dover affrontare il tema serio, e come altri temi seri e scomodi censurato tra lazzi e cachinni, dei fattori reali di fluttuazione dell’andamento delle ILI: dry tinder, harvesting, etc. Ma parlarne con uno che dice che non c’è bisogno di studi per verificare gli effetti dell’ostruire a milioni di persone cronicamente le vie aeree per le quali passano (ventilazione) i flussi d’aria che riforniscono le cellule di ossigeno (respirazione) ed eliminano l’anidride carbonica, componenti base delle reazioni chimiche di combustione lenta che danno la vita biologica – quella nuda vita che il terrorismo covid vuole sia l’unica cosa che conta – sarebbe come parlare della musica di Mozart a un virtuoso degli assolo fatti comprimendo ritmicamente una mano nell’ascella con l’altro braccio.

@ Syrantex. Il libro sulle cause reali di variazione stagionale delle virosi, es. il modello di Hope-Simpson, è bene resti locked down, come lo si tiene; al riparo da simili interlocutori.

Venendo a noi, come il complesso [misure anticovid orwelliane] + [“pieno di gente che non le rispetta”] riesce a dare allo stesso tempo un’orrida ondata alta quanto un palazzo di 5 piani per il Sars-coV-2 e uno specchio d’acqua piatto come un lago incantato per gli altri virus ILI? Gli ammutinati diffondono il virus del covid e dispettosi non gli altri virus, mentre i virtuosi sono come spartani davanti agli altri virus ma impotenti per quello del covid?

Il risultato ricorda il cartone animato “Fantasia” di Disney: la parte di Satana e i dannati, Una Notte sul Monte Calvo di Mussorgsky, cui segue quella della processione di fedeli, Ave Maria di Shubert. Nel cartone le due scene sono in successione, qui coesisterebbero. E’ interessante letterariamente, questa unione di inferno e paradiso. Come la follia, cui oggi è congiunta, anche la frode può generare sottoprodotti artistici. Sul piano biologico e politico, via, è meglio sentirvi suonare “Romagna mia” con la mano nell’ascella.

@ Syrantex. Il covid non è “molto più contagioso” dell’influenza stagionale. Lo Ro è stato esagerato dall’inizio – per giustificare le misure liberticide – come ha descritto Ioannidis, tra i maggiori epidemiologi al mondo: Coronavirus disease 2019: The harms of exaggerated information and non-evidence-based measures. Eur J Clin Investig Marzo 2020. (Grazie per accomunarmi a Ioannidis tra i “negazionisti”).

Per dirne solo una tra le tante “Rebreathing exhaled air may increase the risk of bacterial respiratory infections and consequently increase the risk of bacterial pneumonia”. Dalla Open Letter from the UK Medical Freedom Alliance. Le mie posizioni sulle mascherine sono accostabili a questa di altri medici, accademici e avvocati, non al cecchino armato latitante che minaccia il virologo come lei impunemente vomita. Che non è mio amico, e semmai, in coerenza con le manipolazioni tecniche e le tecniche di psicologia comportamentale a fini golpistici, e secondo i tradizionali rapporti tra attivismo di loggia, terrorismo false flag e istituzioni deviate e deviabili, sarà amico vostro.

“Le cose sono molto più semplici.” Sono le panzane come le sue, basate su versioni antropomorfe, di paladini che sconfiggono il drago e traditori che invece lo aiutano, ad essere semplici in quanto puerili. Le cose hanno il carattere di un incubo gotico: “Peru: world’s strictest lockdown and world’s highest death rate”. Spiked, 2 giu 2021.

CENSURATO

@ Syrantex. “Medical doctor warns that bacterial penumonia are on the rise from mask wearing” 25 ott 2020. I medici che alleggeriscono il burden terapeutico con placebo, all’antica, qui la vitamina D (che proviene dalla medicina ufficiale (1)), sono meno peggio (2) dei rampanti che lo esasperano creando malattia con cure pesanti; quelli che ora vogliono vaccinare per il covid anche i bambini. Il voltafaccia (3), l’opposizione a rimedi inconsulti, con la quale vi atteggiate a scienziati, è funzionale all’imporre vaccini, bavagli etc. come la sola via d’uscita. E’ una tattica dei mercanti medici affossare parzialmente un prodotto – o una frode – per fare spazio ad un’aggiunta. Es. gli attacchi al pap test (4), finora celebrato come il principe degli screening, mentre si lancia lo screening per l’HPV. Affermato il business vaccinale come prassi fissa ricomincerete a sgolarvi per il vostro ricco campionario di acqua di Lourdes. Le vostre vitamine incluse. Sta già accadendo coi ricoveri: da eccessivi per creare le scene coi camion militari, fosse comuni, etc. si sta tornando a chiedere di riprendere la deospedalizzazione in corso prima del covid per ottimizzare i profitti.

1 Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results. JAMA, 3 set 2020.
2 Il decoy effect e l’effetto Rasputin nelle frodi mediche.
3 Why has Vitamin D supplementation suddenly become controversial? BMJ, 18 dic 2020.
4 HARMS OF CERVICAL CANCER SCREENING… Int J Cancer. 2017.

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9 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Chi si candida deve dichiarare se appartiene a una loggia massonica: una legge necessaria”

30 anni fa, per 2 anni per andare al lavoro come resident in un grande ospedale di Boston scendevo dalla metropolitana alla fermata del Common, la grande piazza centrale. Ogni giorno una delle prime cose che vedevo uscito all’aperto era un edificio imponente, con su un’architrave, inciso a caratteri giganti, “Grand Lodge of Masons in Massachussetts”. Non ci facevo più caso (me l’avrebbero fatto ricordare i nostri camerieri gallonati degli USA al ritorno in patria).

Lo stile anglosassone è la disclosure, la “luce del sole che non disinfetta” ma anzi mimetizza. Lo si riconosce in campo medico: “Doctors should avoid having financial conflicts of interest. The idea that, as long as they declare them, everything is all right, is silly. Financial conflicts of interest distort what people say and write, so how should readers handle a research report with authors on industry payroll? Should they ignore the report completely or downgrade it, and if so, in what way and by how much? The solution clearly is to avoid financial conflicts of interest entirely.” (PC Gotzche. Deadly Psychiatry and Organised Denial). La disclosure – di tutti i funzionari pubblici – è il minimo, ma è anche uno sdoganare. La non iscrizione è segno necessario, anche se non sufficiente, della virtù interiore, che sola rende valido chi impersoni lo Stato; e che lo porterà a non iscriversi ad alcuna conventicola con la scusa che ne hanno fatto parte Mozart e Garibaldi, o che vi si venera S. Maria Goretti, etc.

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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17 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brunetta al comizio attacca un lavoratore: “Sei dipendente? Perché ca*** parli?”. Poi non lo fa rispondere: “Il microfono ce l’ho io, comando io””

“Rosario Spatola aveva esordito professionalmente negli anni Cinquanta come lattaio ambulante. Aveva anche ricevuto una contravvenzione perché allungava il latte con acqua.” (G. Falcone. Cose di cosa nostra). Questo tirare sempre fuori come titolo di merito il fatto di essere figlio di un venditore ambulante da parte di uno come Brunetta dovrebbe essere sfruttato come controesempio, come antidoto alla retorica, di frequente uso in Italia, per la quale le umili origini sono un titolo di merito, un blasone di onestà e valore.

Per di più, a giudicare da quanto è riportato su di lui – e sui suoi legami con Draghi – in “Potere massonico. La fratellanza che comanda l’Italia: politica, finanza, industria, mass media, magistratura, crimine organizzato” (F. Pinotti, Chiarelettere, 2021) Brunetta non è esattamente uno che si è fatto da solo scalando a mani nude la piramide sociale dalla base al vertice con i suoi muscoli e la forza di volontà.

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28 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni per far ottenere il Green pass, medico condannato a 5 anni e 3 mesi in abbreviato”

La sentenza riflette l’ideologia covid dell’esproprio della salute: il nuovo credo per il quale la salute non è uno stato di natura ottenuto attivamente dal corpo; non è la norma – da tutelare – la malattia essendo un’eccezione; ma è concessa a cittadini altrimenti inermi – e se del caso imposta – a pagamento, dal big business, tramite lo Stato.

E’ l’opposto, tanto che assumere questi vaccini può essere svantaggioso: Natural immunity is not – and never was – just a right-wing conspiracy theory. A plea to return to sane medical theses. Gruppo Hart, 25 giu 2022.

Oltre che a coonestare la riscrittura orwelliana della Costituzione e intimidire la resistenza, la sentenza “severa” appare volta a creare un alibi a una magistratura zitta e cooperante, dietro al grande telone con l’immagine di Falcone e Borsellino, sulle scorrerie commesse in nome della salute. Con la sentenza si rappresenta una buona fede, una sincerità, nel credere a versioni sempre più sgangherate; da parte di coloro che per professione riconoscono e smascherano imbrogli e miserie umane. Come l’imperatore della fiaba di Andersen che continua a camminare impettito dopo che il bambino ha gridato che è in mutande. O come certe ragazze che raccontano, e se ne convincono, che è per amore che si accompagnano a vecchiardi straricchi. O meglio, data la carica di violenza, come quelli che commettendo reati comuni contro la persona, dettati dall’interesse personale, dicono di farlo per ragioni ideali.

@ LorenzoM68. Veramente a discutere per slogan e frasette siete voi terracubisti, che descrivete fenomeni biologici la cui plausibilità è paragonabile all’affermazione che il pianeta ha forma cubica. Voi motoperpetuisti, che vi state inventando l’epidemia perpetua.

@ LorenzoM68. Le tabelline non sono le epidemie. E sono pubbliche, non riservate ai sommi sacerdoti*. E sono invarianti nel tempo, non avendo risultati diversi di mese in mese come i semplicismi fraudolenti, i “2+2”, con i quali i televirologi stanno creando la prima epidemia perpetua. Siete voi che fate un po’ come Eulero che disse a Diderot “Monsieur, (a+b^n)/n = x, donc Dieu existe; respondez”. Si possono dire sciocchezze anche essendo eccelsi matematici. Figuriamoci nel caso vostro. L’esaltare la sentenza spacciando per certe quanto l’aritmetica dei numeri naturali sperimentazioni, che per di più sono sia raffazzonate e manipolate sia beneficiarie di cattura normativa*, e pareri, che per di più senza pudore calpestano le nozioni acquisite, la storia naturale e la storiografia delle epidemie, la logica, perfino l’umile buon senso, mostra quanto sono solidi e misurati gli appoggi intellettuali e morali di questo genere di applicazioni di un potere giudiziario altrimenti disertore. Da parte di “plutocrazie farmaco massoniche”, l’unica sua affermazione che non è scollata e lontana dalla realtà.

*V. es. First finding from Pfizer trials. 95% efficacy claim does not stand up. Hart. 16 giugno 2022. Su un tribunale statunitense che ha ordinato all’FDA di rilasciare i documenti che vuole tenere segreti fino al 2076 sull’approvazione di emergenza del vaccino Pfizer.

@ Syrentex. 1) Ci sono medici convinti che i vaccini siano inefficaci, e possano avere efficacia negativa. 2) Come confermano diversi studi. E la situazione generale sotto gli occhi. 3) All’assunzione di tali vaccini lo Stato condiziona, vergogna dell’Italia, l’avere di che vivere, il lavoro, la dignità, il poter recarsi in un negozio o in ufficio, a scuola, all’università. 4) lncluso il poter esercitare la professione medica. 5) Oltre che col ricatto, l’assenso viene ottenuto spendendo la credibilità dello Stato, quella della magistratura, e epurando i medici che dissentono. 6) Riguardo al “sottarli agli altri”, a parte la sovrabbondanza di vaccini da smaltire, pagati coi nostri soldi, un medico preparato conosce “l’effetto S. Teresa d’Avila” in medicina: si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle rifiutate. Es. classico, il forzare in USA tramite la magistratura una cura del cancro del mammella con ablazione del midollo osseo e chemio ad alte dosi causò una strage delle donne che l’avevano preteso.

Penso che vadano considerati tutti gli elementi, esemplificati qui sommariamente, non solo quelli della versione del governo e di chi lo manovra. E che si possa quindi parlare di stato di necessità, di dissimulazione onesta finalizzata al rispetto sostanziale dell’etica e delle leggi. E al rispetto di sé stessi, come persona e come medico. Dare 5 anni e ignorare il quadro di allarme invece mi pare tradire il mandato al controllo di legalità sugli altri poteri.

@ Syrentex. Personalmente mi comporto come lei dice; per linearità. Per il mio modo personale di oppormi all’ingiustizia privilegiando la chiarezza delle posizioni. Ma stringo idealmente la mano al condannato, per quanto so da questo articolo. Pur avendolo spesso criticato mi mancano i post su Il Fatto di O. Lupacchini, il magistrato “giusfilosofo”, dispensato dopo avere osato criticare Gratteri. Il Fatto si è impoverito privandosene. Tra le cose che ho appreso da lui la vitalità del diritto, come entità autonoma, come argine all’arbitrio tramite la legge. Anche tramite la sua segnalazione di “Diritto e menzogna – La questione della giustizia in Italia”. U. Vincenti. 2013. Che il medico in casi del genere o è “braccio dello Stato”, senza occhi, raziocinio né coscienza, oppure non esiste, può essere legge di fatto, come in effetti sta avvenendo e come i magistrati come questo avvalorano, ma non è degno di essere detto diritto. Legge aberrante, analoga a quelle che hanno provocato, dopo un’adesione sorprendentemente facile* alle ideologie che se ne avvalsero, i noti orrori**. E altri, meno noti, ma non meno sanguinosi, ne sta provocando. E qui prima di codici e pandette ci sono la realtà biologica e la medicina, dove affidarsi al suo “diritto” potrà avere conseguenze estremamente spiacevoli.

* Why did so many German doctors join the Nazi Party early? International Journal of Law and Psychiatry, 2012.
**The Nazi doctors and the Nuremberg code. Oxford U Press, 1992.

@ Syrentex. Non posso intavolare una discussione in termini giuridici, non avendo la preparazione. Posso contestare che si parta dal codice, e che si proceda per deduzione. Penso che si debba partire dalla realtà, data la quale se in casi particolari si trasgrediscono regole formali per evitare un danno ingiusto ad altri non si dovrebbe essere puniti. “Esimenti”, o cose del genere. E si dovrebbe indagare sul pericolo che l’imputato evidenzia contrastandolo.

Ho già osservato che sulla medicina, e ancor più sul covid, i magistrati accentuano la tendenza, evidenziata da Vincenti, allo scolastico, al deduttivo, o meglio allo pseudodeduttivo. Dando per assunte premesse che celano il falso, dettate dal principe, e srotolando da lì calcoli logici, vistosi ma viziati in radice. Purtroppo la diserzione dei magistrati dal controllo su cosa sta avvenendo col covid e con le sue misure da 28 ottobre 1922 facilita ciò.

Non sono un giurista, ma da cittadino vorrei che l’amministrazione della giustizia fosse – come per altre attività applicate, e applicate all’uomo – una disciplina primariamente induttiva, cioè basata in primis sull’accertamento dei fatti e della sostanza delle responsabilità. Altrimenti si giudica come don Ferrante. E, data la realtà biologica sulla quale tanti credono di poter fare i prepotenti e i giocolieri delle carte a posto come fanno coi poveri cittadini, si rischia di fare la stessa fine.

@ Syrentex. Avere ragione e mostrarlo non basta ….La funzione del PM dovrebbe essere anche quella, accertando i fatti, di riscontrare le esimenti. Invece, nessun sospetto che il si salvi chi può covid, il pandemonio con le sue smisurate e continue anomalie, contraddizioni ed estremizzazioni sia sotteso da interessi illeciti di massima scala. Neanche da parte del giudice. Anzi, con la condanna si nega positivamente che sia così (per asseverazione, senza avere soddisfatto l’onere della prova). Questi magistrati ricordano quell’inglese che continuava a uscire dalla sua camera d’albergo e a rientrarvi dopo avere chiesto un bicchiere d’acqua. Perché la sua stanza era in fiamme. Ma non sono sicuro che il loro sia aplomb. Sembra più una grave forma di emianopsia o di sordità selettiva. O di “belle indifference”.

Lei si rifarà a norme procedurali, parlando di inversione dell’onere della prova. Forse un test di buona giustizia potrebbe essere questo: che la sentenza stia in piedi anche in termini laici, senza tecnicismi. I trial – la parola indica anche i processi – clinici spesso sono costruiti ad hoc, in modo da dare i risultati voluti. Hanno validità interna ma non validità esterna, cioè applicabilità nella pratica medica alla popolazione di malati di riferimento. Analogamente, le sentenze, tecniche quanto volete, dovrebbero essere tali da restare aderenti al vero anche varcata in uscita la soglia dell’aula dalla quale sono entrate, provenendo dal mondo esterno dove vivono.

@ Syrentex. Stiamo parlando della notizia del processo – che è pure importante, per il messaggio che diffonde – non del processo, del quale non conosciamo i dettagli. Il solito equivocare tra prescrittivo e descrittivo. Se è prescritto, perché i magistrati si sono comportati, come spesso fanno, come se avessero al contrario un diritto al prima facie, al superficiale, al conformismo prono? A istruire procedimenti ed emettere condanne basandosi sulla medicina per come viene raccontata dalle riviste femminili ? Per come viene dettata dal marketing biomedico (che conosce il potere persuasivo, e intimidatorio, di una singola sentenza di tribunale). Un diritto a ignorare circostanze e evidenze drammatiche e di dimensioni epocali, che al contrario dovrebbero doverosamente essere oggetto della loro funzione di indagine?

E’ noto che in biomedicina il riduzionismo favorisce interpretazioni errate e di comodo. A tale proposito, parlando di covid, v. What is a pathogen? Toward a process view of host-parasite interactions. Virulence, 2014. I magistrati fanno lo stesso, almeno in appoggio a grandi operazioni ideologico affaristiche in medicina, che sono l’antitesi fedele della Costituzione mentre si conformano all’apparenza ai suoi dettati; tanto da ricordare l’antagonismo molecolare farmacologico – come quello di molti veleni letali. V. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.

@ Syrentex. Parlate voi di forma e sostanza … mentre dite che il giudice di Pinocchio va bene perché il condannato può rivolgersi ai giudici delle corti superiori. Anzi peggio: per sentenze del genere, a parte il danno all’imputato, così come la smentita di una notizia falsa diffusa a mezzo stampa perfeziona la disinformazione, l’assolvere nei gradi successivi dopo che la notizia della sentenza ha dato i suoi effetti deleteri sul pubblico lascia il danno e autoassolve i magistrati. Che dovrebbero essere più responsabili sul loro potere di costruzione della realtà sociale. E risponderne. Alla luce del teorema di Thomas: “ if men define situations as real, they are real in their consequences”. Ciò vale soprattutto per i pronunciamenti della magistratura sulla medicina, che viene presentata al pubblico in versioni artefatte a fini di lucro; a volte puntualmente associate a spot giudiziari. Soprattutto su questioni controverse e politicamente sovraccariche come questa anomala epidemia. Soprattutto per un’epidemia gonfiata con adynaton e imposizioni ad hoc, abnormi e nocive. Tanto che si dovrebbe indagare per epidemia dolosa; includendovi la diffusione di informazioni e le delibere che definendo il reale anche se biologicamente infondate creano nei fatti una situazione di epidemia, coi suoi danni. E includendovi anche i magistrati che partecipano alla costruzione dell’epidemia tramite suggestio falsi e suppressio veri. Invece si pongono le basi per avere in futuro altre “epidemie di Thomas”.

@ Syrentex. Nel dirimere una contesa, dando ragione all’uno e torto all’altro, il giudice inevitabilmente crea uno che è contento e uno che è scontento. Questa massima che i magistrati ripetono spesso mi fa cascare le braccia e mi porta a interrogarmi sul loro modo di sentire e di ragionare. I casi minimi infatti non sono due ma quattro: contento avendo viste riconosciute le proprie ragioni. Contento per “essere andato in tasca alla giustizia” avendo vinto essendo nel torto. Scontento perché avendo torto il giudice lo ha dimostrato. Scontento perché essendo nel giusto viene invece sancito che ha torto. C’è una essenziale differenza tra l’essere scontento per non averla fatta franca o per finire cornuto e mazziato. Chi riconosce solo due casi commette una circolarità sul piano logico e mostra insensibilità per l’altro e per l’avere giustizia, mentre mette sé stesso al centro e si attribuisce infallibilità.

Sulla sorte delle mie denunce, ho motivi di ottimismo: quando mai i magistrati non hanno svelato le trame del potere, come quelle dei cosiddetti “Misteri d’Italia”, presto e bene, e messo subito in galera, in massa, esecutori, quadri intermedi e mandanti? E ne abbiamo già parlato, ricorda. Nello scambio a commento al post del 4 maggio 2021 “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”, quando tra le altre squisitezze additò alla mia attenzione come andarono a finire le denunce del povero notaio Marrapodi …

Nel dirimere una contesa, dando ragione all’uno e torto all’altro, il giudice inevitabilmente crea uno che è contento e uno che è scontento. Questa massima che i magistrati ripetono spesso mi fa cascare le braccia e mi porta a interrogarmi sul loro modo di sentire e di ragionare. I casi minimi infatti non sono due ma quattro: contento avendo viste riconosciute le proprie ragioni. Contento per “essere andato in tasca alla giustizia” avendo vinto essendo nel torto. Scontento perché avendo torto il giudice lo ha dimostrato. Scontento perché essendo nel giusto viene invece sancito che ha torto. C’è una essenziale differenza tra l’essere scontento per non averla fatta franca o per finire cornuto e mazziato. Chi riconosce solo due casi commette una circolarità sul piano logico e mostra insensibilità per l’altro e per l’avere giustizia, mentre mette sé stesso al centro e si attribuisce infallibilità.

Sulla sorte delle mie denunce, ho motivi di ottimismo: quando mai i magistrati non hanno svelato le trame del potere, come quelle dei cosiddetti “Misteri d’Italia”, presto e bene, e messo subito in galera, in massa, esecutori, quadri intermedi e mandanti? E ne abbiamo già parlato, ricorda. Nello scambio a commento al post del 4 maggio 2021 “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”, quando tra le altre squisitezze additò alla mia attenzione come andarono a finire le denunce del povero notaio Marrapodi …

@ Syrentex. Se un crimine è dimostrato e il giudice non accetta la dimostrazione – per non parlare della lupara bianca delle denunce – non è che non sia vero. O realmente non soddisfa gli standard giudiziari, o il giudice è incapace o pavido o venduto. Quanti magistrati scippano le vecchiette? Nessuno. Quanti aderiscono al peculato epistemologico che lei teorizza, per il quale la verità di fatto, la verità storica, la stabilisce il giudice? Mentre si mette il collare ai magistrati, si vuole dare loro questa funzione di cani da guardia del pensiero unico. Addestrandoli su cosa è scienza e cosa è complottismo, scie chimiche, etc. Sembra che la repulsione per lo scippo della verità sia minore che per lo scippo delle borsette. Sarebbe interessante conoscere la reazione dei magistrati alla difesa che si riduce a parlare di rettiliani, di negazione di Eratostene sulla geometria del pianeta (II secolo AC), quando si documentano crimini dei poteri maggiori.

Tamburino nel suo recente libro “Dietro tutte le trame” (nel quale la massoneria è citata 81 volte) parla di “distanza, talora abissale, tra verità reale e ricostruzione giudiziaria”. A volte c’è anche una distanza come quella tra la terraferma e il fondo della Fossa delle Marianne tra i doveri dei magistrati e i loro comportamenti. Altrimenti lei si guarderebbe dal definire in questi termini svilenti la funzione giudiziaria.

@ Syrentex. Al momento l’unico etichettato formalmente come criminale, da chi si occupa di pendagli da forca, è il medico oggetto del procedimento. Il tempo dirà delle posizioni dell’etichettato e degli etichettatori.

Gli alchimisti pensavano di mutare il piombo in oro, per via chimica. Avevano torto, ma la trasmutazione degli elementi è stata ottenuta tramite la fisica nucleare. Il vaccino cowpox non mutava le persone in vacche. E’ il vaccino di Speranza che oggi muta la società in una Fattoria degli animali, con il gregge da spremere, i tribuni del popolo che divengono tiranni, gli uguali più uguali, la zootecnia dei cittadini mascherata da medicina. Del resto, volendo evitare l’impresentabile realtà attuale, e parlare di remoti precedenti storici, il riferimento più antico non è al ‘700 di Jenner, ma al Vangelo di Matteo: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete”; considerando che Speranza è affiliato alla Fabian society, che ha per emblema un lupo coperto da una pelle d’agnello.

@ Syrentex. I fatti, e le bugie contraddittorie, con il morbo ammazzadiritti che impazza* dopo la vaccinazione di massa forzosa – quando avrebbe già dovuto esaurirsi naturalmente – con i dati sulla salute della popolazione che dietro alle veline sono peggiorati con le vaccinazioni**, con le persone rese bolse dal ricatto vaccinale***, indicano che state facendo di Barabba il messia. “Dai loro frutti li riconoscerete”; e questo vale anche per i magistrati.

*Covid, i medici di famiglia: “incremento esponenziale del contagio con numeri mai osservati in oltre 2 anni di pandemia”. Il Fatto, 2 lug 2022.
** A picture tells a thousand words: or does it? More data lies try to prop up crumbling narrative. Gruppo Hart, 2 giugno 2022.
*** Rise in long-term sickness. But the timing doesn’t fit long covid. Gruppo Hart, 25 giu 2022.

@ Syrentex. Lei dice di ragionare in termini di diritto ma batte e ribatte sulla categoria “Novax”. Cioè applica la guilt by association. Tipica del maccartismo. Mizzica che giurista. Accetto la sua etichetta, “novax”: lei dice di non averne mai sentito uno che non proponga “ognuno faccia come gli pare”. Eccomi. La libertà di cura è un’altra truffa della medicina degli usurai. E’ il caveat emptor, alternativo alla medicina forzosa. Nella giungla della malattia è rischioso, fino a essere suicida, “scegliere” tra i vari “professional” o fare di testa propria. Occorre affidarsi alla medicina; uno dei cui compiti principali è dire cosa non fare, allontanando dalle credenze irrazionali e dalla superstizione. Però lo Stato deve garantire una medicina cristallina e affidabile. Non la medicina di Vanna Marchi con venature di Mengele. La libertà di cura è segno del naufragio; è il si salvi chi può, l’estrema ratio davanti a un impazzimento come quello presente.

“Non c’è criminale che non si lamenti dei giudici”. Detto da lei mi viene in mente il “non tutti i massoni sono criminali ma tutti i criminali sono massoni”. Comunque. E’ proprio questo il problema, che in Italia se ne lamentano solo i criminali e i traffichini. Mentre dovrebbe essere riconosciuto dagli onesti che senza giustizia imparziale ed efficiente non c’è democrazia; e che rispetto ai poteri forti la magistratura non la conta giusta, e fa il doppio gioco.

Non postato per chiusura dei commenti. @ Syrentex. Raj Bhopal, tra i maggiori esperti di igiene pubblica, ha paragonato il trovarsi in una epidemia nuova alla condizione di “zugzwang” degli scacchi, dove ogni mossa è svantaggiosa e i piani vanno studiati per uscirne minimizzando il danno, accettando soluzioni che comportano danno per evitare danni peggiori. L’ha detto sapendo che le epidemie sono battaglie che vengono comunque vinte, dalle difese naturali; si tratta di minimizzare il costo della vittoria. Tanti esperti, es. con la Barrington declaration, hanno applicato correttamente in questo senso le conoscenze mediche. Venendo bastonati. Invece l’epidemia è stata presentata come la fine del mondo, la medicina come magia onnipotente, che salva senza danno, e le persone come i “topi nudi” di laboratorio, prive di difesa. Col risultato che si è giocato a perdere, arrivando alle conseguenze allucinanti di una epidemia che proseguirebbe come mai visto prima avendo obbligato la cittadinanza a vaccinarsi come mai fatto prima. Sulle responsabilità di massoni e magistrati (un’endiadi, a volte …), come lei dice quando mai chi è responsabile di disastri di portata storica lo ammette, etc.

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Vedi

26 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Falsi tamponi a Trento, chiesto il processo per un infermiere e 87 clienti: “Pagavano 200-250 euro per poter ottenere il green pass””

In: Entomologia forense. L’infestazione da troll delle notizie di reato

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18 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria, la relazione dell’Antimafia: “La legge scritta dopo la scoperta della P2 è inadeguata, servono nuove norme””

“Mi ha dotato di sette cose belle.” “E quali sono?” “Omertà, fedeltà, politica, falsa politica, carta e penna, coltello, rasoio.” (Sull’iniziazione ndranghetista. Da “Il previtocciolo”, Feltrinelli 1971; di Don Luca Asprea, un prete di Oppido Mamertina). A proposito di falsa politica, di fumo negli occhi, sui rapporti tra massoneria e ndrangheta (decenni fa le due parole erano sinonimi in Calabria) sarebbe un passo avanti se la commissione antimafia non avesse a capo uno che come Morra sia promotore di massoni; e di Cavalieri del Santo Sepolcro*, l’organizzazione paramassonica che ricorre in tante descrizioni: banca Rasini, banda della Magliana, Bruno Contrada e il conte Cassina, Marcinkus, Gelli e altri massoni, il notabilato palermitano dei tempi dell’uccisione di Insalaco, imprese negative di magistrati, carabinieri, questori, etc. Ma l’attuale antimafia tende ad includere, in osservanza di un precetto base della cultura politica italiana, che foggiata dal clero considera poco cristiano separare, porre limiti netti e contrapposizioni assolute tra poteri, ma li vuole affratellati dietro alle sceneggiate di facciata.

* Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche. Il Manifesto, 26 feb 2016.

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vedi:

9 gennaio 2023

Le carte a posto dei giudici, le puntuali sfortunate coincidenze tra il denunciare tradimenti istituzionali e ricevere danni ingiusti dallo Stato, e i proiettili in testa: i tre livelli della rappresaglia al tempo delle fortune dei Mattarella

In: L’uso del fisco nell’eversione di Stato

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11 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Francesco Bruno, morto il criminologo che si è occupato del mostro di Firenze e di decine di casi di ‘nera’”

Insieme al suo maestro Ferracuti (P2 e agente CIA*) diagnosticò un disturbo psichiatrico a Moro prigioniero. Sulla base di una lettera di Moro. “Il mio compito, ha dichiarato Bruno, avrebbe dovuto essere quello di aiutare il presidente della Dc a ricostruire la sua personalità provata dalla prigionia e da una condizione che lo stesso Moro aveva definito di “pieno e incontrollato dominio di altri su di lui”. Mi ricordo che all’ epoca si parlò della possibilità di isolarlo per alcuni giorni, come consigliavano di fare nei casi di “sindrome di Stoccolma” gli studi americani, in una stanza al policlinico Gemelli.”**

Nel 1993 Cossiga affermò che la Procura di Roma era d’accordo con l’internamento**. Suscitando proteste sdegnate. Cossiga non è una fonte sicura; ma non escluderei che abbia detto il vero, potendo portare a conferma una testimonianza di ciò di cui sono capaci i magistrati in conformità agli interessi criminali di chi controlla l’Italia. Per di più conoscendo come certi poteri, tradizionali servitori di chi controllando l’Italia ogni tanto chiede qualche testa, siano particolarmente di casa a Celico, come in altri paesini e città calabresi.

*Imposimato F. Doveva Morire. Chiarelettere, 2008.

**Cossiga: tacevo per carita’ di patria. Polemiche dopo le dichiarazioni di Cossiga Francesco sul progetto per accogliere Moro Aldo dopo un eventuale rilascio. “l’isolamento concordato con la Procura ” – Guerzoni: “in quella riunione decisero che era pazzo”. Corsera 1 dic 1993.

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21 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Nicola Gratteri ad Accordi&Disaccordi (Nove): “Parlare di sconfitta delle mafie? Oggi non ci sono le condizioni per dirlo””

Falcone disse che le mafie avranno fine in quanto fenomeno umano; ma non ha detto quando. Così spiega Gratteri, con un ragionamento che ricorda quello sullo “halting problem” di un computer di Alan Turing. Con la differenza che Turing considerava un sistema deduttivo chiuso, nel quale la logica porta a verità. La liberazione potrebbe avvenire quando la Terra verrà assorbita dal Sole, conclude Gratteri, applicando, come tendono a fare i magistrati, deduzioni logiche corrette a premesse che ignorano componenti chiave della realtà, o false. Certo non in tempi brevi: le mafie “sono una componente strutturale del tessuto sociale ed economico. È illusorio pensare di poterle debellare». (G. Melillo, capo dell’antimafia).

Le mafie sono rese immortali in quanto fanno comodo a troppi come componente strutturale del sistema di potere. A chi le usa come strumento per controllare l’Italia; ai contigui che ci fanno affari e accordi; ai politici, che ne traggono legittimazione; al popolo, che con il film della mafia si ritiene esentato dal contrastare civilmente mafiosità legalizzate, dal ricatto jab for job al pizzo in bolletta. E a magistrati e polizie, per i quali il concentrarsi sul fronte mafioso è un alibi per ignorare altre grandi predazioni e violenze, legalizzate; che i poteri dello Stato aiutano, con mezzi culturalmente mafiosi, come mi viene dato modo di osservare nella Lamezia di Gratteri e nella Brescia dove Melillo ha pronunciato la sua crudele diagnosi.

@ arrivo io. In un altro punto dell’intervista, riportato oggi su il Fatto, Gratteri giustamente dice che la mafia ci può assomigliare: è immortale “il legno storto dell’umanità”. Ma è questione di intensità, i cui effetti non sono proporzionali. Un sassolino scagliato a mano fa un po’ male. Per la fisica, un proiettile della stessa massa, lanciato a una velocità 50 volte maggiore, farà male non 50 ma 2500 volte. La descrizione di questo grande alibi, la mafia, oscilla tra lo “arte e fattura diabolica” del falso anonimo manzoniano e lo “anche il bambino che toglie la merendina al compagno”. Mentre scrivevo pensavo a come sono stati coperti stragi e omicidi di valorosi al Sud e a come similmente stanno venendo coperte la natura e le responsabilità dell’anomala strage covid in Lombardia nel 2020. Non alla termoidraulica “freghigna” che tutti dobbiamo fronteggiare. Dove tracciare il confine? Per me, ai piedi di quello che chiamo “Il versante Rotary”. La massoneria, l’affiliazione del medico che copriva Messina Denaro – consulente di magistrati – ha due versanti. Quello su mafia, eversione P2, etc. E quello delle aggregazioni paramassoniche, frequentate da prefetti, questori, medici, magistrati, commercialisti, etc. Che nella mia esperienza non sono innocenti. E’ lì – incluse le varietà clericali – che va piantato il cartello “hic sunt”; a segnare la soglia di mondi che comprendono insieme alla mafia altre scelleratezze, come l’uso che sta venendo fatto della medicina.

@ arrivo io. Forse ha ragione. Dovevamo rifare un modesto corpo avanzato di 30 mq, e l’ingegnere ci ha sconsigliato di usare il 110%, pur avendone diritto, perché è una cosa da ammanicati, ci ha detto, e avremmo rischiato di pagare per intero, a prezzi gonfiati. Ma questo resta il meno dell’affollato versante Rotary, conoscendone altri frutti. Credo che lei non abbia chiaro cosa vuol dire più che proporzionale: che certi atti hanno un effetto moltiplicativo, spesso da sinergie. Es. diagnosi e cure sbagliate, in accordo con ordini di scuderia, in un clima di emergenza ingigantito ad arte da politici e media, facilmente possono dare luogo a un picco di mortalità; che servirà a giustificare la sospensione dei diritti di base (incluso quello del rispetto della salute delle persone); e magistrati compiacenti facilmente possono mettere tutto a tacere.

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24 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Bindi a La7: “Non esisterebbe senza la copertura degli apparati dello Stato. Nordio? Non mi convince la sua idea sulla criminalità” “

Ieri sera Report ha mostrato che da molti anni erano stati segnalati i legami di Tumbarello, il medico massone che copriva Messina Denaro, con ambienti compromessi con la mafia. Eppure Tumbarello è stato consulente dei magistrati, a spese del contribuente*. “Apparati dello Stato” sta per servizi. “Borghesia mafiosa” sta per il versante piduista della massoneria; quest’ultima espressione però non è solo un eufemismo, ma un coprire spostando i picchetti di confine. Il cartello “hic sunt” andrebbe posto alle pendici dell’altro versante, il versante “Rotary”, quello delle varie consorterie laiche e cattoliche dei perbene.

*Le “protezioni” di massoneria e imprenditori nella latitanza di Messina Denaro. Avvenire, 18 gennaio 2023.

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13 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia”

Mizzica. Questo articolo de Il Fatto del 13 maggio 2023 l’ho letto oggi sabato 13 maggio 2023, ore 9:30, appena tornato dalle Poste di Brescia, avendo inviato per racc. al procuratore generale Rispoli la tessera elettorale – date le imminenti elezioni comunali – con lo scritto “La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi” dove parlo dell’attuale procedimento, da lui avocato, sulla strage covid in Lombardia del 2020*. Nel materiale faccio anche riferimento all’uso abituale da parte dei massoni delle coincidenze a scopo di derisione, di ostentazione di potere e immunità, e di minaccia. Credevo che la vicinanza di Rispoli fosse limitata al clero, essendo egli l’autore con Vito Mancuso del libro dal dimesso titolo “La bellezza, la legge e Dio”.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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21 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “Mafia e massoneria, Bisi: “In Sicilia abbiamo depennato dalle logge due condannati”. Di Bernardo: “È la sanzione contro i morosi” “

La trave dei legami con la mafia distoglie dal pilone da viadotto della colonizzazione dello Stato. A Bolzano un gran maestro loda come massone nato un procuratore generale*. Lode fondata, posso testimoniare. E questo è niente rispetto a quanto si fa nel cosentino e nel lametino dove si ostentano, con la petulanza del picciotto, a sfregio a chi denuncia reati di alto bordo che vanno protetti complicità tra la massoneria e le istituzioni proposte alla legalità, posso testimoniare. Certo che ci sono legami tra massoneria e mafia. Ma la masso-mafia non deve mettere in ombra il masso-Stato, dove dalle Dolomiti alla Sila la compenetrazione tra massoneria e istituzioni porta ad operazioni che è ingenuo e sconsiderato credere siano meno gravi di quelle del tempi di Gelli, del terrorismo e dello stragismo.

*Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia. Il Fatto, 13 maggio 2023.

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24 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Riaperta la chiesa dove fu ritrovato il corpo di Elisa Claps. Il fratello: “Ladri di verità per 30 anni, spero che nessuno ci entri””

Non va dimenticato che la verità sull’omicidio di Elisa è emersa fortunosamente, per la reiterazione del crimine da parte di uno psicopatico protetto lasciato impunito, e per non potere più nasconderla data l’azione giudiziaria in UK. La storia mostra anche un’altra verità che si vuole far dimenticare: l’alleanza tra clero, massoneria, forze di polizia e magistratura a copertura di crimini. Dietro alle declamazioni altisonanti su Vangelo, legalità, contrasto alla mafia, eroismo dei servitori dello Stato, etc. E’ una verità che le persone oneste che si oppongono a crimini di notabili conoscono bene. Mentre quella che chiamo “mafia passiva”, le tante persone comuni con la loro omertà, questa verità la respinge, ed entrerà in quella chiesa che è stata profanata dai suoi stessi custodi, non conoscendo altro che la speranza del favore dei potenti e la paura di scontentarli.

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14 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “La mamma di Elisa Claps a “Chi l’ha visto”: “Il parroco sapeva benissimo la verità”. E spunta un nuovo testimone: “Io in questa Chiesa sono stato abusato””

In quella chiesa più che Dio si è di fatto adorato Satana. Si dice che Dio si serva dei piccoli. Anche Satana: uno stuolo di piccoli uomini ha continuato a servirlo dopo il massacro di una ragazza pura, coprendo a oltranza gli immondi officianti. La prosecuzione è avvenuta in altri luoghi che come le chiese si presentano come consacrati al Bene: i luoghi della legalità e della giustizia. Cioè i luoghi dell’emancipazione dallo stato di natura. Dalla bestialità. Quella che è stata celebrata davanti al tabernacolo.

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15 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Loggia Ungheria, indagine archiviata a Perugia: il gip accoglie la richiesta di Cantone”

La Loggia Ungheria esiste? Non lo so. Anche se non esiste materialmente, come questa archiviazione induce a pensare, è una efficace rappresentazione di posizioni della magistratura rispetto ai poteri massimi. Nella mia esperienza quando sono in gioco indicibili voleri sovranazionali, quelli del business medico e ora della medicina come instrumentum regni, la magistratura collabora. Così che i poteri forti possono contarla tra le loro quinte colonne, insieme a servizi, mafia, Vaticano, logge, e corrotti sfusi.

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30 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Insegnanti a scuola di gestione del disagio giovanile, il test in Liguria e Piemonte con il Rotary”

Ci sono 3 Costituzioni. Quella ufficiale, che, come il cilindro campione di platino-iridio del chilogrammo a Sevres, sta sotto una campana di vetro. Quella di fatto, che è data dagli occupanti dei due palazzi del Quirinale, che sono loro la costituzione, facendo dire a quella sotto vetro ciò che vogliono come un ventriloquo al suo pupazzo. E una terza, una Costituzione ideale, del mondo dei sogni. Questa dovrebbe proibire a privati iniziative mediche, e assicurare che non l’esercizio, ma il controllo di efficacia e utilità, e la definizione delle necessità e delle misure mediche, sia esclusiva dello Stato.

A partire dagli screening a tappeto “filantropici”. Che provocano masse di falsi positivi, cioè di persone falsamente etichettate come malate. Qui di giovani bollati come malati di mente. A vantaggio degli squali della medicina. Andrebbe capito che la diagnosi è un atto non meno pericoloso della terapia, e che non ci si può alzare la mattina e decidere di somministrala a sani “a fin di bene”. Tanto più da parte del Rotary, la paramassoneria organo delle classi agiate, quelle che beneficiano da frodi come gli screening di massa. Rotary che è legato alla Gates Foundation, e che finanzia l’OMS, poteri privati che “immense harm”* hanno già fatto ai minori. Né i presidi dovrebbero vendersi gli alunni. Bisognerebbe segnalarlo ai magistrati, che però sono parecchio affratellati col Rotary.

* Yet more fear mongering over covid in children. Gruppo Hart, 1 ago 2023.

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1 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “È morto l’ex ministro Luigi Berlinguer, aveva 91 anni. Schlein: “Lascia un patrimonio politico inestimabile””

– l’ex ministro dell’Università Podestà si lasciò sfuggire una confidenza difficilmente dimostrabile, ma probabilmente vera: «I rettori italiani? La metà di loro è iscritta alla massoneria».8 Certo si riferiva anche al proprio successore sulla poltrona di ministro dell’Università, quel Luigi Berlinguer all’epoca rettore a Siena, e poi presidente della conferenza dei rettori, indicato da un quotidiano locale, Il Cittadino di Siena, come uno dei maestri più venerati della città del palio. (Un Paese di baroni. Truffe, favori, abusi di potere, logge segrete e criminalità organizzata. Come funziona l’università italiana. Chiarelettere, 2009).

– ll governo D’Alema appoggia i bombardamenti della Nato a Belgrado. Scavalca a destra gli alleati cattolici e Berlusconi anche su un altro versante. Il ministro all’Istruzione Luigi Berlinguer pensa bene di arrivare dove nemmeno la Dc si è mai spinta: invece di rilanciare la scuola pubblica, finanzia quelle private con buoni statali e con l’estensione del trattamento fiscale riservato agli enti senza fini di lucro. (I panni sporchi della sinistra. I segreti di Napolitano e gli affari del PD. Chiarelettere, 2013).

– Con il varo della riforma universitaria che porta il nome di Luigi Berlinguer, iniziava anche istituzionalmente il lungo genocidio che avrebbe portato a completa distruzione l’università italiana, consegnandola alle sue tare originarie. (Modernizzazione senza sviluppo. Il capitalismo secondo Pasolini. B. Mondadori, 2005).

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9 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “Chi l’ha visto?, Federica Sciarelli chiede scusa alla madre di Elisa Claps: ecco perché lo ha fatto”

Il diavolo fa le pentole. La magistratura fa i coperchi (v. “Felicia Genovese” in *). E’ accaduto che le pentole abbiano perso il coperchio, con l’omicidio in UK, del quale la compiacenza delle istituzioni italiane è stata causa necessaria. A ciò e alla dirittura dei Claps si deve se la scelleratezza non è rimasta occultata come l’avevano resa clero, massoneria, magistratura, polizia, etc.

Elisa è morta per una sua pulizia interiore, per la Fede istintiva e candida che hanno alcune ragazze: una chiesa le sembrava un luogo sicuro. Altri giovani sono stati uccisi per la fiducia che provavano rispetto a istituzioni etiche. Morì così Serantini**. Abbandonato in un brefotrofio, era stato adottato da un poliziotto. Serantini deve avere associato la divisa al bene, alla protezione. Quando la polizia caricò, lui non fuggì come gli altri. Gli fracassarono il cranio col calcio dei fucili. Anche qui la magistratura ne esce molto male**. Era figlio di un agente di polizia, locale, anche Federico Aldrovandi, ucciso per avere incontrato poliziotti sbagliati. Credeva evidentemente che le caserme dei CC siano luoghi consacrati alla legalità Serena Mollicone.

La storia di Elisa dovrebbe mantenere aperta una consapevolezza, soprattutto per i giovani del genere omnia munda mundis, sulle reti sotterranee che collegano i vari palazzi del potere, e sui pericoli dietro alle loro facciate rassicuranti.

*T. Jones. Sangue sull’altare. 2012.
**C. Stajano. Il sovversivo. 1975.

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13 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al postr di P. Barabino “Martina Rossi “corresponsabile” della sua caduta mortale per sfuggire alla violenza. La richiesta choc dei condannati al giudice”

Insomma un po’ “è stata una scelta sua” quella di esporsi al rischio di precipitare. Un merito questi avvocati ce l’hanno: mostrano, riproducendola, la forma mentis dei loro assistiti, e fanno così rivivere la violenza cialtrona alla quale Martina volle sottrarsi. L’atteggiamento arrogante e petulante dei piccoli prepotenti che si atteggiano a duri e ricattano, convinti dato il loro metro di vigliacchi di stare avanzando una proposta che non può essere rifiutata. Che i loro avvocati in aula arrivino a sviluppare, nel chiedere ulteriore impunità, lo stesso argomento col quale Martina è stata spinta fuori dal balcone è un indice del favore che negli uffici giudiziari viene accordato ai peggiori.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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V. anche:

I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”

– La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

Il paradosso dei monatti

 

Morte cardiaca, CC e magistrati

3 March 2011

Blog di Andrea Carancini

Commento al post “Due italiani seri: ricordo del generale Giorgio Manes e del magistrato Ottorino Pesce” del 3 mar 2011

Mi associo sommessamente al ricordo del generale Manes e del magistrato Pesce. Onore a loro e agli altri Caduti.

https://menici60d15.wordpress.com/2008/06/21/calipari-virtu-militari-e-diritto/

https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/21/1744/(L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA)

Quello delle tecniche per provocare o favorire una morte cardiaca prematura è un discorso complesso e delicato; ma sarebbe quanto mai attuale oggi, con una magistratura e un’arma dei CC “bonificati”, e che hanno imparato fin troppo bene la lezione, tanto da avere ormai, ritengo, più meriti come esecutori delle epurazioni che come vittime.

https://menici60d15.wordpress.com/

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31 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Guglielmo Mollicone, morto il papà di Serena: per 20 anni ha cercato la verità sull’omicidio”

Anni fa inviai una lettera di protesta sul comportamento mafioide di magistrati al presidente dell’ANM. Tale Palamara; allora non era noto al grande pubblico e io non sapevo niente di lui tranne che era stato scelto dai magistrati a rappresentarli. L’unico riscontro apparente è stato una reiterazione e un aggravamento dei comportamenti mafioidi istituzionali. Ho sviluppato una scorza alle porcherie del potere, ma anche per me è toccante l’immagine di quella ragazza di 19 anni che con la sua concezione ingenua del mondo bussa alla sede preposta alla legalità. Ora, passati tanti anni e col processo che deve ancora iniziare, se ne è andato il padre. L’arte di simulare la giustizia senza praticarla davvero ha tra le sue procedure anche quella di logorare le parti lese, stressandole, con effetti avversi sulla circolazione coronarica.

V. anche Pubblicare la lista dei magistrati di CL

‘O guerriero

3 March 2011

Blog di Beppe Grillo

Commento al post “La via del guerriero –  Piercamillo Davigo” del 2 mar 2011

“Dovere di un guerriero.. è combattere … Non te ne deve importare niente … se sei dalla parte giusta o dalla parte sbagliata, meno che mai ti deve importare di quali saranno le conseguenze ultime delle tue azioni…”. P. Davigo, citando il Mahabharata.

Anche il prefetto di Brescia, Brassesco Pace, ha raccontato in tv che un politico le ha detto “Lei è un guerriero”. Io invece nel mio idioletto, quando vengo molestato da auto della polizia o sfiorato da auto in borghese, cosa che mi capita ogni giorno, la chiamo “Mezzastriscia”:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/04/la-mezzastriscia/

Dalle sale biliardo si è esteso ai manager e ora a chi esercita il potere dello Stato il paragonarsi a un guerriero. I guerrieri si giocano la vita. Haldane, uno scienziato che aveva combattuto nei commando, ha scritto, citando come Davigo la tradizione indù, che il gioco d’azzardo si addice al guerriero perché simboleggia quanto facilmente egli possa giocarsi la vita e perdere. Chi è garantito dallo Stato a volte gioca con la vita degli altri e fa carriera pugnalando alle spalle per conto del Principe; arrivando sano e salvo alla pensione. Atteggiarsi a guerriero, ridicolo a parte, può costituire una razionalizzazione narcisistica di atti e reati che meriterebbero una punizione per codardia, non una medaglia al valore.

Non è degno di chi amministra la giustizia predicare che non importa se si sta dalla parte del torto o della ragione, né quali sono le conseguenze ultime del proprio operato, purché si combatta. Ce ne sono già troppi che appiccicano questa filosofia alle loro gesta. Sono i mercenari che si trovano sempre miracolosamente dalla parte del più forte, a lottare per i fatti propri. I magistrati, anzichè degradarsi a guardiani nella repubblica platonica, e sentirsi “corruschi d’armi ferree”, dovrebbero smettere di fingere di non vedere quali disegni spesso e volentieri servono, e di quali conseguenze deleterie si fanno così responsabili.

Francesco Pansera (menici60d15) 03.03.11 08:55|

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6 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, ‘prefetto consigliò a imprenditore di dire il falso per riavere la patente’ “

Questo consiglio del prefetto Narcisa Brassesco Pace a un amico su come evitare una multa dicendo il falso sta ad altre responsabilità della prefettura di Brescia come il problema del traffico stava al problema della mafia a Palermo ai tempi di Johnny Stecchino.

La mezzastriscia

4 February 2011

Blog di Beppe Grillo

Post “La caccia al pedone” dell’ 1 feb 2011

A Brescia, in via Bissolati, hanno risolto non rimettendo le strisce pedonali dopo che, 4 mesi fa, hanno riasfaltato l’ultimo tratto della strada. Tanto non servono: le auto e i bus in genere non si fermano, e qualcuno ti punta pure. Sulla via, trafficata nelle ore di punta, si affollano i cantieri della Coop edilizia, di un nuovo centro commerciale, della metropolitana, di una Radioterapia. Milioni e milioni di euro, ma non i quattro soldi per ripristinare le strisce. I passaggi di auto civili e della polizia del Comune si sprecano, ma niente strisce.

Sarebbe lungo discutere i diversi motivi per i quali le strisce non andavano tolte. Uno semplice e importante è che su quel tratto c’è anche un grosso ospedale. Le “Suore ancelle”, orgogliose custodi della opulenta e tecnologica Poliambulanza, trovano a misura d’uomo la cancellazione delle strisce davanti all’ingresso di un ospedale, in un punto dove attraversano pazienti e loro familiari. Una mezza cancellazione: perché a differenza delle altre due strisce, scomparse del tutto, qui è rimasta la striscia, sbiadita, su una sola delle due carreggiate, oltre uno spartitraffico. Uno scherzo da preti.

La mezzastriscia, la striscia sospesa, che ti porta in mezzo alla strada e ti lascia lì, è metafora delle forme abusive e malevole del potere istituzionale, che predica ipocrita e perfido “le regole” per poi negarle a chi le ha seguite. La sorte di tanti cittadini, e pazienti. Simboleggia bene quelle situazioni ibride e insidiose, metà e metà, tra ordine e caos, tra legalità e legge della giungla, forse peggiori dell’assenza totale di leggi, dove crescono bene le larve della mentalità mafiosa.

Copia della presente viene inviata al Prefetto di Brescia Brassesco Pace, all’Assessore comunale al traffico e mobilità Nicola Orto e al Presidente di Brescia trasporti Andrea Gerardi.

Antropologicamente diversi ?

3 February 2011

Il Fatto quotidiano

Commento all’articolo “La provocazione di Pasquale Profiti, magistrato ‘eversore e disturbato’ “ del 29 gen 2011

Gli insulti iperbolici di Berlusconi consentono orazioni encomiastiche anch’esse immeritate. Quando indagano il capo del governo avendo avuto notizia di reati, o si oppongono alla sottomissione della magistratura ai politici, i magistrati non sono eversori; né eroi: fanno il loro dovere o difendono insieme ai loro interessi principi democratici. Ma è pure vero che stanno facilitando un avvicendamento che rafforzerà il liberismo, del quale proteggono aspetti torbidi (*);  similmente a quando nel ‘92 si svegliarono e perseguirono i tangentisti. Il ruolo di catalizzatori dei cambiamenti politici voluti da poteri forti sopranazionali, e di protettori degli interessi di tali poteri, non è agli antipodi dell’eversione.

Secondo Castoriadis, per il capitalismo “tipi antropologici” antichi come “il giudice incorruttibile, il burocrate weberiano” non sono “matti inoffensivi” ma anomalie scampate all’omologazione. I magistrati ovviamente non sono matti; ma salvo eccezioni non sono neppure portatori di quelle diversità antropologiche che il capitalismo ha quasi estinto e chiama pazzia nei pochi superstititi. In media i magistrati sono fin troppo normali, per un lavoro al quale andrebbero destinati “oi aristoi”. Rispetto al potere vero sono allineati e coperti; tanto che se richiesti si fanno complici nell’eliminare come possibile eversore o disturbato chi sia portatore di valori, argomenti e denunce non graditi. Porre nel ruolo di pericoloso malato di mente o eversore un tipo antropologico proibito dal sistema economico o politico è uno dei crimini più gravi e più bassi, e chi se ne macchia non vale più di Berlusconi.

* Il pornografico e l’osceno https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/30/il-pornografico-e-l’osceno/ .

Il come e il cosa https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/02/il-come-e-il-cosa/ .

Reati contro l’economia https://menici60d15.wordpress.com/2011/01/23/reati-contro-leconomia/ .

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5 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. De Fazio “Assessore a 19 anni ‘nel nome del padre’. Che dice: “Bella e brava, come la Boschi

Io ho una teoria personale, che l’eliminazione di uomini come Emilio Alessandrini avesse tra i suoi scopi quello di marchiare come proibiti alcuni tipi antropologici pregiati; e quindi continuare a fare andare le cose come sta avvenendo nella giunta del figlio, Marco Alessandrini.

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3 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fabbretti “Omicidio Bruno Caccia, perché dopo 33 anni manca ancora la verità”

Forse alcuni omicidi eccellenti hanno avuto, al di là dei moventi contingenti, al di là della criminalità che ha fornito gli esecutori, una funzione politica di “pulizia antropologica”: sono serviti a marcare come proibiti alcuni tipi umani. Nel capitalismo alcuni tipi umani, tra i quali il magistrato integerrimo, sono un’anomalia sistemica e non devono esistere, ha scritto Castoriadis. Il fatto che dopo 33 anni “manchi ancora la verità” da parte di quelli che dovrebbero essere i colleghi di Caccia sembra confermare che uccidendolo sia stata soffocata una varietà rara, una autentica diversità antropologica, impedendo che si riproducesse con l’esempio e l’insegnamento.

Commento al post “Roma, Guariniello possibile capo gabinetto di Raggi: “Sto decidendo””

Guariniello e i 5S hanno in comune due tratti congiunti. Da un lato non sono compromessi col generale mangia-mangia casareccio, e hanno qualche merito nel contrastarlo. Dall’altro tendono a perorare cause che sembrano progressiste e invece finiscono puntualmente per favorire i poteri forti più potenti. I 5S hanno appoggiato Stamina, Guariniello, molto lentamente, l’ha contrastata. Il duetto tra i due cori, durato anni, ha costituito una mega-propaganda a beneficio delle staminali ufficiali (v. “Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale”).

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17 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Omicidio Caccia, Caselli: “Responsabilità disciplinare magistratura? Problema aperto. Il Csm fu disattento””

La nostra concezione di causalità risente troppo di quella semplicistica e intuitiva del positivismo. Bruno Caccia è stato vittima di delinquenti; così come chi muore per tbc è ucciso dal micobatterio. Come ha osservato il genetista Lewontin, in biomedicina occorre distinguere tra “agente” e “causa”. Batteri e virus patogeni erano gli agenti dell’elevata mortalità per malattie infettive nell’’Ottocento; che è crollata per il venire meno delle cause, ambientali, col migliorare delle condizioni di vita. La correzione non è limitata alla patologia e alla genetica. Ndranghetisti, massoni e servizi, magistrati collusi, sono stati, in posizioni diverse, agenti dell’epurazione di una figura troppo vicina a ciò che un magistrato dovrebbe essere. Ma nella descrizione della causa dell’omicidio rientra a pieno titolo l’assenza di un ambiente giudiziario sano e forte, che impedisca le scorrerie di poteri criminali. Infatti il caso è ancora aperto dopo 35 anni; e Caccia viene ricordato come una mosca bianca. Per le persone oneste che si espongono, la massa di magistrati mediocri e ignavi costituisce una forza ostile non meno pericolosa dei delinquenti e della minoranza di magistrati francamente corrotti. I “malamente” di tante eliminazioni sono agenti; strumenti contingenti di una causa a monte, le forze che selezionano i tipi umani da diffondere o ridurre, come in un ecosistema controllato, nella classe dirigente italiana.

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4 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Silvio Berlusconi e lo ‘strano caso’ dell’audio del magistrato Franco, riesumato solo dopo la morte”

Nei trial clinici, gli studi per verificare l’efficacia e la sicurezza dei farmaci, il campione deve essere rappresentativo della popolazione alla quale andranno somministrati i farmaci. Altrimenti non si avrà “validità esterna”. Invece si prendono soggetti forti, per occultare gli effetti avversi; è stato commentato che per venire ammessi a un trial su un farmaco oncologico bisogna essere atleti olimpionici col cancro. Per Caselli è da accettare che i magistrati siano un “campione di società”; che abbiano “validità esterna”. Mentre qui bisognerebbe che fossero atleti selezionati quanto a doti morali e capacità. Sono inoltre pagati, onorati e depositari di privilegi, proprio per non essere, o almeno per non comportarsi, come dei quisque de populo. E a sentire loro sono ciò che dovrebbero essere, “oi aristoi”. Purtroppo, rispetto a un popolo che si mette nelle mani di un Berlusconi (e dei suoi rivali, con i magistrati che appoggiano le rispettive bande) non vi vuole molto a recitare questo ruolo. Il magistrato Franco sembra un caso estremo dei dilaganti sdoppiamenti grotteschi, degli “a sua insaputa” che si potrebbero chiamare del “Quel generale romano”, dal racconto omonimo di Achille Campanile. Ma sembra anche un caso estremo della licenza che non uno ma tanti magistrati si prendono di muoversi secondo la loro convenienza personale. Licenza che rende vulnerabile la loro funzione anche ad attacchi dubbi come questo delle strane voci dall’oltretomba.

 

Il pornografico e l’osceno

30 January 2011

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “L’inevitabile punizione della storia” di Felice Lima del 22 gen 2011

1. Distinguere tra il pornografico, cioè lo sconcio esibito, e l’osceno, cioè lo sconcio tenuto nascosto fuori scena (Scarpinato), permetterebbe di comprendere meglio cosa sta accadendo e cosa seguirà; es. la scarsa reazione del pubblico contro la guerra di Berlusconi per soggiogare i magistrati. Il Rubygate è il pornografico. Per me che mi occupo di medicina l’osceno invece è l’affermazione dell’AIRC, in occasione della giornata delle “arance per la salute”, che “E’ stato ampiamente dimostrato che il 30% dei tumori nasce a tavola” “a causa di cattive abitudini alimentari” (AGI, 27 gen 2011). (Su queste raccolte fondi v. “La questua delle multinazionali”). Tanto il Rubygate è esibito, da Berlusconi per primo, dai magistrati, dal centrosinistra, dai media, altrettanto questi stessi attori proteggono e tengono nascosta la falsità e la gravità dell’affermazione dell’AIRC.

2. Come spesso avviene, l’annuncio della “scoperta” (espressa in termini sufficientemente generici da apparire come un dato pacifico e allo stesso tempo da consentire retromarce al bisogno) ha preceduto la prova: già nel marzo 2010 il presidente della LILT, Schittulli, spiegò a Palazzo Chigi che la prima causa del cancro (35%) è la cattiva alimentazione. I meccanismi di tale legame sarebbero stati svelati ora, in occasione della giornata “arance per la salute” 2011: “L’oncologia si decide a tavola“, (In: Cibo e tumori, scoperto il meccanismo che li collega. GSK informa, 28 gen 2011. Fonti: Corriere della sera, La Repubblica, Sole 24 ore).

3. Se fosse vera, si tratterebbe di una scoperta epocale. Ma più che una scoperta è una forma di revisionismo; anche l’oncologia la scrivono i vincitori. Nel 1964 l’OMS attribuì all’inquinamento l’80% dei casi di cancro nelle società industrializzate. C’è stato chi ha criticato la stima come troppo bassa, mentre le industrie che venivano ad essere accusate hanno spinto con le loro potenti leve perché fosse ridotta. Decenni di ricerca hanno pienamente dimostrato che il cancro è causato principalmente da agenti ambientali: prima di tutto l’esposizione a sostanze chimiche prodotte dall’uomo, nell’aria, nell’acqua, e – da non sottovalutare – nell’agricoltura e nel cibo. Una causa trascurata sono le radiazioni ionizzanti, incluse quelle degli esami diagnostici. Un altro importante gruppo di cause della recente esplosione dei casi di cancro, il più osceno, quello che non si deve far sapere al volgo, e neppure all’inclita, sono le sovradiagnosi per fini commerciali (v. es. SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi). Il peso di queste cause viene così ridotto; e nell’informazione al pubblico viene annullato, perché si minimizza o si tace sul ruolo schiacciante dei prodotti chimici industriali nella cancerogenesi, sui tumori da cibi industriali, da esami radiologici, e sulle diagnosi come cancro di formazioni che biologicamente o clinicamente non sono cancro.

4. I costumi alimentari sono da aggiungere alla lista delle cause di cancro false, o descritte come enormemente più potenti di quanto siano in realtà; peraltro ben supportate dalla magistratura: es. le onde radio, con l’inchiesta su Radio Vaticana, del progressista Procuratore Amendola; o il telefonino, dichiarato in grado di provocare tumori dalla Corte d’appello di Brescia del “P2+1” Marra. Come ad Alì Agca e alla sua banda è stata accollata anche la scomparsa di Emanuela Orlandi, così l’obesità, importante fattore di rischio per diverse malattie, es. il diabete, e fattore di rischio minore per alcuni tumori (peraltro discutibile), viene elevata a causa principale del cancro.

5. Questo da un lato depista dai veri colpevoli; non si agirà contro fattori cancerogeni veri né contro eventuali relative responsabilità politiche, morali e giudiziarie; dall’altro scarica la responsabilità sulla vittima, il paziente, inducendolo a provare quel timore e senso di colpa che spinge a fare controlli “preventivi”, favorendo le sovradiagnosi; e comunque a varcare la soglia del sistema cancro col capo chino, nell’atteggiamento impaurito e sottomesso che si conviene. E’ un aspetto particolare del fenomeno della trasformazione della medicina in religione, dove la malattia non ha cause esogene, che non possiamo controllare, come il mare di veleni nel quale viviamo; ma ha cause endogene, cause in ultima istanza morali; non accusiamo la pagliuzza altrui per assolverci dalla nostra trave: il cancro viene per “stili di vita” sbagliati; è il castigo per il peccato; per non aver seguito gli amorosi precetti dei medici-prete. Si esalta e si stira la parte fisicamente fondata dell’ideologia colpevolizzante, es. i danni da fumo di sigaretta, per coprire le enormi responsabilità sulle cause industriali e commerciali.

6. L’affermazione outrageous dell’AIRC passa senza che nessuno fiati. Sul cancro le fonti ufficiali possono sostenere qualsiasi cosa, sparare qualsiasi enormità, senza alcun controllo. Aveva ragione mio nonno, calabrese, che diceva che “il peggior delinquente è quello che si fa i fatti suoi”, cioè che agisce in silenzio e indisturbato. Contro una notizia falsa e tendenziosa che danneggerà gravemente la salute del pubblico si dovrebbe agire sul piano politico e tecnico; forse anche su quello giudiziario. Ma tale dinformazione, che sarebbe di primaria importanza contrastare per il benessere dei cittadini, non solo non è esaminata, e se del caso perseguita; è attivamente sostenuta dallo Stato, e da forze locali; che oltre a favorirne le diffusione la proteggono mediante un sistema di stampo mafioso.

7. Berlusconi e i magistrati lottano all’ultimo sangue, o almeno così sembra; ma sulle cose più importanti, come la definizione del cancro, abbassano i coltelli, e anzi li puntano assieme contro lo stesso nemico. So per esperienza che il solo chiedere all’AIRC e all’AGI le referenze scientifiche che comprovino l’affermazione avrebbe come unica risposta un immediato incremento dello stalking nei miei confronti da parte delle forze di polizia; per dirne solo alcuni, CC e PS; e la temibile polizia municipale di Brescia, la città che lavora; gente che i gurkha gli fanno il solletico. Passano e spassano ovunque vada, come al Sud fanno i picciotti quando vogliono esercitare l’azione intimidatoria; o come devono avere già fatto negli Anni di piombo quando bisognava esasperare gli animi, per eccitare l’antagonismo contro lo Stato in modo da “destabilizzare per stabilizzare” (es. il Viminale sotto Cossiga); forti della posizione di scomunicato senza credito e senza diritti assegnatami in precedenza dalla magistratura; e della connivenza o partecipazione della magistratura rispetto a misure supplementari di censura. La “lotta” al cancro nello Stato di diritto funziona così; pestando l’acqua nel mortaio quanto a cure vere, cercando invece di accrescere ulteriormente il business tramite il falso, e recludendo chi guasterebbe questa fantastica macchina stampasoldi.

8. Le telefonate dall’alto – delle quali è intessuta la storia dell’Italia repubblicana – in questi casi passano senza problemi: a differenza del caso di Ruby in Questura. Ho sperimentato la disponibilità dei magistrati ad esaudire i desideri dei poteri forti quando vogliono che sia colpito qualcuno; adottano un formalismo e un immobilismo da mandarini confuciani; capisco perciò come vi siano analisti che per spiegare la scattante e vigorosa azione giudiziaria sulle mignotte del premier ipotizzano, analogamente a Tangentopoli, qualche “telefonata” da un alto più in alto che ha detto di cacciare il satrapo. Ma forse tra i magistrati o poliziotti e chi detiene il potere sommo c’è un’intesa naturale che non necessita di telefonate.

9. Quindi, a proposito delle responsabilità storiche di cui parla il dr Lima, se un giorno si dovessero stabilire quelle sul disastro cancro in Italia, i magistrati andranno accomunati a Berlusconi (ed entrambi a Prodi & c., che hanno fatto lo stesso). La sanità lombarda ha i suoi angeli custodi internazionali, che sono in sintonia con le toghe “rosse” sul tema di quali tra le tante forme di corruzione vanno combattute: la corruzione degli amministratori pubblici a favore di sé stessi o dei partiti. E’ una sanità che ha un bisogno vitale di disinformazione e mistificazione, es. questa sul cancro che si prende abbuffandosi; in una scala di priorità etiche e politiche, e anche giudiziarie, la vergognosa – e rivelatrice – presenza nei banchi di Nicole Minetti è in realtà tra gli ultimi aspetti dei quali ci si dovrebbe occupare guardando alla Regione Lombardia. Una sanità che deve il suo successo non solo alla giunta berlusconiana di Formigoni ma anche agli uffici giudiziari che hanno fornito impunità, repressione e propaganda. Per non parlare dell’appoggio dei “Glaxocomunisti” (v. Da quali minacce va protetta la Glaxo).

10. A meno che non sia palesemente infondata, e questo non è certo il caso, non si ha il diritto di attaccare i magistrati perché esercitano l’azione penale. Ma è lecito comparare ciò che fanno legittimamente con ciò che omettono, o che non potrebbero fare e invece fanno. Se la lotta al pornografico straripa dalle prime pagine e quella all’osceno non occupa neppure un trafiletto viene meno l’autenticità. La gente non capisce cosa avviene nel campo dell’oncologia; né, lo vedo su di me, in chissà quanti altri campi dell’economia; ma spesso vive direttamente sulla propria pelle una parte dell’osceno, e percepisce a naso che questi scandali pornografici sui media sono integrati in una situazione distorta e falsa, dove i problemi principali non si toccano, dove non ci si spinge oltre il secondario, il collaterale; ciò provoca disincanto per l’impegno sulla sfera pubblica, in una popolazione che ha già una scarsa tensione civile.

11. Il tema sessuale, sfruttato anche all’estero, es. con Clinton (v. Noemi e la nascita della sanità integrativa), colpisce nuclei psicologici profondi, dando così l’impressione di una incisività dell’azione del sistema di controllo del potere; di un profondità etica e politica che invece è latitante. L’etica non risiede nelle mutande; tanto meno l’etica pubblica. Con tutti i suoi grandissimi meriti in altri contesti, meriti per i quali le lodi non saranno mai troppe, la vulva non può occupare il posto centrale nel discorso politico. L’enfasi sui reati a sfondo sessuale nell’opposizione a Berlusconi appare come un modo, che può far comodo anche all’astuto brianzolo, di ritagliare tra lui e quelli che attualmente vogliono mandarlo via una differenza che ad un esame globale è più modesta di quanto venga cantata, date aree nere di collaborazione, come questa sugli affari sporchi della medicina.

12. Il danno che il berlusconismo – che ha avuto l’appoggio del clero – ha fatto alla costruzione di una società sana, giusta e civile è incalcolabile; il sexgate perlomeno porta alcuni a chiedersi fino a dove si spingerà l’aver messo il mercimonio alla base dei rapporti sociali. Le “pornae” nude, le prostitute di basso livello, oscurano forme moralmente più basse di prostituzione in giacca e cravatta. Si sta inoltre affermando un tipo di prostituzione più evoluto. Tomatis ha scritto di come l’industria chimica pagasse gli scienziati per nascondere gli effetti cancerogeni di sostanze chimiche. Ora forse c’è meno bisogno di corrompere tramite denaro. Con la videocrazia, con la mutazione culturale, cambiate le teste delle persone sta prendendo piede il costume, a rigor di termini impossibile, per il quale vi è chi si prostituisce gratuitamente; chi batte senza farsi neppure pagare.

13. La critica è quindi complicata dal fatto che focalizzando l’attenzione sui festini, forse più vantati che reali, dell’anziano premier, se da un lato si svia, e si alimenta ciò che andrebbe soffocato, dall’altro sotto un certo aspetto si mette il dito nella piaga: il berlusconismo, che va ben oltre Silvio, ha inoculato nella nazione l’ethos dell’harem. Il sesso che condisce qualsiasi interesse e lubrifica le relazioni sociali. Il bene e il male sostituiti dal piacere e dalla punizione, decisi da chi comanda. Un messaggio che attecchisce tra i giovani, e nelle moltitudini di adulti stupidi. Mediaset, e alla sua ruota la RAI, sicuramente hanno corrotto e corrompono en masse minorenni normali col loro messaggio. E’ OK usare il sesso perfino per la propaganda istituzionale di trattamenti medici, che invece andrebbero criticati (v. L’amore come forza antiegualitaria).

14. Il berlusconismo è l’adolescenza del liberismo. La vendita del corpo come oggetto sessuale anticipa una più ampia liberalizzazione. Nel liberismo maturo mettere legalmente sul mercato corpo e anima è ammesso, e incoraggiato come unica salvezza. Lo American journal of kidney disease (2009. 54:1145) ha pubblicato un articolo che propugna forme legalizzate di vendita di un proprio rene da parte dei poveri; per mettere fine al traffico d’organi, dicono. Si pone rimedio al male istituzionalizzandolo, al disordine con un ordine patologico; credo che questa sequenza, dalla fase selvaggia a quella regolata, avverrà anche col berlusconismo, che è propedeutico come sono propedeutici i suoi scandali: il resto del lavoro lo faranno i compassati successori di Silvio. Forse dopo il bauscia, con le sue storie di letti trafficati come negli stanchi sogni di qualche pensionato, arriveranno usurai dai modi sobri, che considereremo dei liberatori.

Copia della presente viene inviata con racc online a Piero Sierra, presidente dell’AIRC, Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico dell’AIRC, e Roberto Iadicicco, direttore dell’AGI.

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Blog di Bruno Tinti

Commento al post “La parte lesa” del 29 gen 2011

Commovente. Come la Piccola fiammiferaia. Mi permetto di suggerirle di segnalare alla polizia o alla magistratura un possibile caso di prostituzione minorile. Però siamo seri, i bambini rendono. Ricordo una bambina di 11 anni che scappava letteralmente dai CC, che la cercavano per obbligarla alla chemio; su ordine dei giudici, ai quali l’avevano chiesto i medici. La bambina non conosceva la medicina né il diritto, ma aveva tutte le ragioni, mediche e morali, per scappare. Portava al collo una di quelle collanine ottenute da una molla fatta di un filo di plastica bruno, che aderiscono alla cute tanto da dare l’impressione di un tatuaggio. La moda di quelle collanine durò poco. Quanto la bambina. Quando morì in diversi avrebbero dovuto rispondere di omicidio; allora gli zeli si spensero, o si capovolsero, e si mise a tacere tutto. I bambini rendono:

Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi
https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

E gli sconci non hanno tutti la stessa fortuna. Ci sono quelli esibiti e quelli occultati:

Il pornografico e l’osceno

Il pornografico e l’osceno

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Reati contro l’economia

23 January 2011

Blog di Bruno Tinti

Commento all’articolo “Il padrone dello Stato” del 22 gen 2011

La lotta antiberlusconista centrata sulla vulva finirà come è finita per gli operai FIAT che anni fa guardando “Drive in” in tv si sentivano degli arrivati. I culetti di Ruby e di Nicole, oggi in primo piano nella riflessione politica, scompariranno come “le nevi dell’altro anno”; resterà invece ciò da cui hanno distolto. Il dr Tinti va oltre il livello porchereccio, osservando che Berlusconi prima che un mignottaro e un corruttore di minorenni è “un uomo pericoloso, come tutti quelli che commettono reati contro l’economia”.

Il tema dei reati contro l’economia, di ciò che costituisce colpa verso l’economia, è fondamentale; ma è ampiamente trascurato dati alcuni suoi aspetti irriducibilmente equivoci. Es. pochi giorni fa uno studio su un’importante rivista scientifica USA (JNCI) ha previsto che tra 10 anni la spesa per la cura del cancro, già esorbitante, sarà cresciuta di due terzi (83 miliardi di dollari all’anno in più nei soli USA). Una crescita rigogliosa che è una benedizione per l’economia; mentre se il problema cancro sparisse o si riducesse sarebbe un brutto colpo. Nella vittoriosa economia liberista, il cancro è da decenni una materia prima preziosa. Le “riserve di cancro” (RM Kaplan. Disease, diagnoses and dollars, 2009) vanno coltivate e tutelate. Non si contesta formalmente l’art. 499 del C.P. a chi vi attenti. In questi casi “delicati” si esercita l’azione penale seguendo un altro codice; come si è fatto con Falcone, che anche secondo il suo superiore Pizzillo andava fermato per il bene dell’economia.

Berlusconi non danneggia ma protegge gli aspetti criminali del business medico. I suoi pacati “oppositori”, ancor più pronti di lui nel riconoscere ai poteri forti della finanza e dell’economia una signoria sullo Stato, preso il suo posto proseguiranno, accentuandola, l’opera di protezione dei crimini dell’economia legale. Il dio dell’economia verrà saziato sempre più attraverso la malattia e le cure.

https://menici60d15.wordpress.com

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Blog di Domenico Finiguerra – Il Fatto

Commento al post “Un altro agnello ?” del 3 mar 2011

[La sostituzione dell’art. 41 della Costituzione] E’ l’adeguamento della Costituzione formale a quella reale:

Reati contro l’economia

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27 ottobre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anm, Vietti: “Magistrati evitino invasioni”. Carbone: “Incandidabilità è questione etica” del 26 ottobre 2013

Il dr. Maurizio Carbone, segretario dell’ANM, sostiene che la magistratura svolge un ruolo di supplenza della politica anche in campo bioetico. Seguendo da anni i rapporti tra magistratura e questioni mediche, posso dire che tramite omissioni, parzialità, connivenze e interventi attivi la magistratura sta di fatto svolgendo, al fianco della politica, un articolato ruolo di complice in grandi operazioni che dovrebbero essere dette “biocriminalità”.

Poco prima di essere eletto dal Parlmento al CSM, Vietti ha dichiarato: “La sanità oggi deve essere concepita non come una spesa infruttifera per fornire ai cittadini un semplice servizio solidaristico, ma come motore di sviluppo, capace di alimentare sia la ricerca che una occupazione qualificata”. Con un’impostazione politica così radicale, non c’è da meravigliarsi che il servizio giustizia su questioni mediche divenga un servizio all’imprenditoria medica. Ricercare la crescita economica e il profitto tramite le cure mediche è roba da cannibali. Attali, banchiere, anni fa scrisse un libro che si intitola “Vita e morte della medicina. L’ordine cannibale”.

 

L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA

21 December 2010

Blog Il Fattto, Aldo Giannuli et al. 21 dic 2010

Un alto magistrato ha affermato di non aver pensato neppure per un momento a cause naturali quando seppe della morte improvvisa del Capitano De Grazia. Che quello di Calipari sia stato un omicidio volontario premeditato lo scrissi il giorno del funerale, e lo ripetei quando l’indagine fu archiviata (v. “Calipari: virtù militari e diritto” sul sito https://menici60d15.wordpress.com/).

Ora Wikileaks rivela che il governo Berlusconi tramò per evitare che la verità, tramite le indagini dei magistrati, venisse a galla. Il PD, anche per bocca dello “zio d’America” Ignazio Marino, ha chiesto indignato a Berlusconi di dare conto. Ciò per me conferma che Wikileaks disinforma, a favore degli USA, imbrogliando ancor più le carte mentre rivela parzialmente il vero. (v.”Da quali minacce va protetta la Glaxo” sul mio sito).

La “rivelazione” infatti implica:

– Che nessuno lo sapesse. E’ dalla Liberazione che vengono eliminati Italiani sgraditi agli USA, e tutti, istituzioni e pubblico, vilmente fanno finta di nulla sui mandanti; i quali possono pure alludere a come andò, per giochi strumentali e a riprova del loro dominio.

– Che la sinistra si opponga alla destra almeno in questo. Moro docet, è altrettanto sottomessa. E oggi forse è perfino più venduta dei piduisti riconosciuti.

– Che le eliminazioni avvengano contro una volontà forte. In realtà, gli epurandi, tipi anomali, vengono venduti. La classe dirigente, a partire dai “colleghi”, è spesso parte attiva nell’eliminazione, e il popolo, a cominciare dagli “impegnati”, è omertoso e offre bassa manovalanza per un tozzo di pane.

– Che la magistratura, “famigerata” secondo Palazzo Margherita, vada frenata altrimenti scopre la verità. Quando si tratta di fare un favore agli USA, magari quando c’è da eliminare qualcuno che non è sufficientemente servo, tanti magistrati, q. b. agli interessi della corporazione, sono sempre pronti all’obbedienza, e ben lieti di farsi depistare.

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Segnalazione sul blog “Uguale per tutti”, post “Di cosa ha bisogno l’ANM”  21 dic 2010

La Procura di Roma ha dichiarato di avere agito correttamente. La vedova Calipari si è detta disgustata; a me ha aiutato l’esperienza anatomopatologica. L’associazione di categoria dei magistrati farebbe cosa buona se finalmente considerasse – esplicitamente – il tema delle persecuzioni di cittadini italiani da parte di poteri forti internazionali, e delle relative complicità istituzionali; stabilendo ciò che la magistratura può fare a riguardo; e soprattutto, ciò che non dovrebbe assolutamente mai fare.

Un campo che può procurare alle caste che detengono i poteri dello Stato forti e facili vantaggi senza rischi; come è proprio di chi ha venduto l’anima al diavolo:

L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA

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Blog de “il Fatto”, post di Alessio Liberati “Io, giudice, pericolo per la democrazia” 26 dic 2010 e di Bruno Tinti “Vogliamo i colonnelli” del 31 dic 2010

Le dichiarazioni di Wikileaks riguardanti la magistratura mostrano come quando si favorisce un potere forte si mette la propria reputazione nelle sue mani. Penso che l’uscita di Wikileaks su D’Alema/Spogli vs. i giudici nemici dello Stato, subito dopo quella sull’insabbiamento, vergognosissimo per tutti quanti, dell’omicidio Calipari, sia la carota dopo il bastone. I magistrati italiani non sono la pecora nera tra i poteri dello Stato. Ma è falsa anche l’implicazione ovvia che siano al contrario nell’insieme un baluardo della democrazia. I magistrati non sono rossi o neri, ma fanno parte a sé. Non aspirano a incarichi pubblici per rubare come i politici; ma prosperano in un sistema giudiziario scassato e servono il più forte. Non il più forte tra i pupi, ma il puparo. I magistrati pericolosi per il potere, o antipatici agli USA, sono una specie estinta, anche per morte violenta, o in via di estinzione; e comunque non ci meritiamo magistrati eroi, che pure ci sono stati. La massa dei magistrati sono un asset per gli americani e per il partito americano; un asset da proteggere anche fornendogli credenziali, false, di imparzialità, o addirittura di frondismo rispetto ai suddetti poteri. Una favola che attecchisce bene nell’attuale sistema a ruoli scambiati, dove le forze progressiste sono “magistratofile”, seguendo il costume italiano di opporsi alle vessazioni del potere cercando un “potere buono” col quale schierarsi. Io vedo che anche i magistrati, quando si tratta dei desiderata USA, frequentano livelli bui e luridi; livelli dove la democrazia è una barzelletta per i fessi:

L’omertà e la complicità nazionali nelle epurazioni USA https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/21/1744/

Calipari: virtù militari e diritto https://menici60d15.wordpress.com/2008/06/21/calipari-virtu-militari-e-diritto/

Da quali minacce va protetta la Glaxo https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

https://menici60d15.wordpress.com/

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Vedi anche:

I “capitano Peugeot” nell’Italia sottomessa
La terza testa del mostro
C’è la parola: compradora

Da quali minacce va protetta la Glaxo

7 December 2010

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Comunque vada, Wikileaks lascerà segni molto profondi” del 6 dic 2010

“What does the eight-hundred-pound gorilla do? Anything it wants to”
M Angell, The truth about drug companies.

1. Il prof. Giannuli spiega come lo “scandalo” Wikileaks servirà anche a controllare il Web. Quella futura sarà eventualmente un’accentuazione del controllo, che già esiste in forme non dichiarate; e che dovrebbe continuare in forme oblique, nelle quali la prima censura è negare che vi sia censura. Mentre ricorre di routine alla “character assassination”, e in casi estremi all’omicidio, lo stile censorio anglosassone è diverso da quello della tradizione autoritaria italiana: invece che il segreto assoluto, preferisce che si ventili parzialmente, si sfiati un poco la scatola dei segreti; ma che questi rimangano come voci isolate e sgraziate, “a few squeacky wheels”, frammiste a tanta fuffa, spontanea e artificiale, prodotta da appassionati di complotti e da disinformatori professionali; e disperse nell’armonioso e gradevole dissenso antisistema ufficiale, costruito con cura, che impera sul Web e i cui libri si vendono nei centri commerciali.

2. Colpisce la notizia di Wikileaks che una sede della Glaxo Smith Kline in Italia, specializzata in vaccini, sia stata considerata obiettivo sensibile; non si capisce a leggere gli articoli dei giornali se come azienda italiana spiata dall’intelligence USA (Unità, Repubblica, Radio Tv di San Marino) o, com’è più verosimile, come asset importante degli USA, da proteggere da “terroristi”. (Su questo genere di protezioni contro il terrorismo rivolto alla tecnologia e alla ricerca, e sul fatto che l’Italia non ne sapeva nulla come ha affermato Frattini, cfr. “Leopardi, Unabomber e altri eversori” sul mio sito menici60d15). Ricordo a Brescia un’eminente figura della burocrazia della ricerca biomedica e dell’università auspicare la chiusura dei siti web che denunciavano effetti collaterali del vaccino anti HPV, prodotto anche dalla Glaxo; mentre tali notizie continuano ad apparire su siti anglosassoni (ricordo anche, sulla via del ritorno, la pantera della polizia, intercettazione per me di prammatica quando vado a conferenze pubbliche su argomenti medici sensibili).

3. Va gridato che la Glaxo, multinazionale con base in Gran Bretagna che nel 2009 ha incassato 45 miliardi di dollari, è una delle grandi vittime del web, e si capisce che si voglia proteggere, sia nel mondo reale che nel cyberspazio, questa vitale risorsa etica. Presento una succinta selezione di alcune delle vergognose storie che è possibile raccogliere riguardo alla Glaxo su internet.

a- La Glaxo si è fusa alla Wellcome, azienda collegata a Rockefeller, la forza che ha avuto un peso determinante nel dare forma alla medicina moderna per come la conosciamo. Negli anni ‘30 lo studio legale che curava Wellcome e Rockfeller aveva tra i suoi avvocati Allen Dulles, poi direttore della CIA nella Guerra fredda.

b- Uno dei CEO della Glaxo, Bide, è stato presidente dell’Adam Smith institute, antisocialista. La Glaxo ha potuto contare sull’appoggio del New Labour inglese. Dev’essere vero che i vertici della Glaxo sono su posizioni di destra, perché in Italia Glaxo risulta avere finanziato la fondazione “Italianieuropei” di D’Alema. Forse è per questo che alle riunioni della Fondazione SmithKline, braccio culturale della Glaxo, partecipano esponenti dei DS come l’ex sindaco di Brescia Corsini, che in una di queste occasioni ha dichiarato “L’attenzione alla salute è il paradigma del nostro grado di civiltà”; come dargli torto. La Fondazione SmithKline è il think thank dove si coltivano idee come quella di fare evolvere le antiche forme di trattamento sanitario coatto in forme di persuasione adatte alla società liberale (M Valsecchi, direttore sanitario ASL 20 di Verona: La prevenzione in una società complessa). E forse è anche per questa simpatia dei “compagni” che per il lancio di nuovi vaccini della Glaxo, da molti considerati un caso di globalizzazione della truffa, l’Italia è la vigna dei fregnoni.

c- Alla Glaxo si deve l’AZT per l’AIDS, la malattia politica sostenuta dall’EIA, l’Epidemiological intelligence agency, un servizio segreto del governo USA che si occupa di medicina, anche determinando carriere (cfr. P Duesberg, Il virus inventato). Il farmaco, già scartato per l’attività cancerogena e l’eccessiva tossicità, ha l’interessante caratteristica di causare le lesioni e i sintomi dell’AIDS; la Glaxo stessa avvisava i medici di non confondere gli effetti del farmaco con le manifestazioni della malattia. Ciò spiega perché soggetti asintomatici, cioè che stavano bene, abbiano sviluppato la sintomatologia dell’AIDS una volta cominciato ad assumere l’AZT in seguito alla diagnosi di laboratorio di sieropositività (criticata come inattendibile da dozzine di specialisti). E alla fine siano morti. L’inventore della AZT, Beltz, ha dichiarato di essersi pentito di averla elaborata.

d- La Glaxo è stata accusata di avere nascosto la pericolosità dell’antidiabetico Avandia, anche perseguitando e denigrando il ricercatore J Buse. Il farmaco secondo la “Senate finance committee” USA è stato responsabile di circa 83000 morti per infarto miocardio.

e- Nel 2010 uno studio scientifico USA, esaminati 200 lavori e interventi scientifici, ha evidenziato che il 94% degli esperti che hanno scritto a favore di Avandia avevano legami finanziari con Glaxo.

f- Ha versato 2,5 milioni di dollari per chiudere un processo per frode, in USA, per avere occultato dati sull’inefficacia e gli effetti negativi su bambini e adolescenti del Paxil-Seroxat, un antidepressivo che potendo indurre comportamenti violenti ha causato suicidi e omicidi di familiari.

g- Il Paxil fu approvato dalla FDA mentre negli stessi mesi in USA sembrava fosse in corso un’epidemia della malattia, non identificata fino ad allora, per la quale si prescrive; una delle tante malattie nuove degli ultimi decenni, che secondo molti rientra nel novero delle malattie “corporate backed”, cioè inventate per fare soldi, es. medicalizzando le difficoltà dell’esistenza: il “Disordine da ansietà generalizzato”, a dire il vero già noto in ambito non scientifico come nervosismo, irrequietezza, angst, giramento di balle, etc.; inquadrato nella nosologia poco prima del lancio del farmaco da uno psichiatra della Columbia university, Gorman; che era inoltre a libro paga della Glaxo come consulente. Un altro che aveva lavorato come consulente scientifico per Glaxo è Breckenridge, membro della MHRA, l’ente di controllo dei farmaci UK, che evitò di investigare il caso dei sanguinosi disastri provocati dal farmaco. Non contenta, la Glaxo ha anche truffato Medicaid gonfiando le fatture del Paxil, e per ciò ha dovuto pagare una multa di decine di milioni di dollari.

h- Censurata 14 volte dalla FDA per pubblicità ingannevole di farmaci antiasma. L’FDA ha anche aperto contro la Glaxo procedure per la violazione delle buone pratiche di produzione dei farmaci.

i- Produttrice del vaccino trivalente MMR per morbillo, parotite, rosolia, che può dare gravi reazioni avverse neurologiche. Il vaccino MMR è stato criticato quanto a scientificità delle procedure di sviluppo, utilità, efficacia, dannosità, e reazioni avverse. Sarebbe in grado di provocare l’autismo nei bambini secondo un medico, Wakefield (un’ipotesi dubbia). Wakefield comunque non sbagliava quando osservò che gli studi di sicurezza sul vaccino erano insoddisfacenti. Le vendite del vaccino crollarono, e il ricercatore fu attaccato da una serie di articoli sul Sunday Times, posseduto da un membro del consiglio di amministrazione della Glaxo. Fu in seguito sospeso dalla professione, mentre chi difese la Glaxo fece carriera.

l- Ha pagato come esperti alcuni ricercatori che poi stesero le linee guida dell’OMS per il vaccino contro il virus H1N1. Sospettata di averli corrotti per lucrare su una falsa epidemia. L’OMS impose nel mondo il vaccino, il cui effetto è stato non medico ma economico, producendo profitti per miliardi di dollari. Analoga efficacia per l’antivirale Glaxo contro l’influenza aviaria.

m- In Olanda la multinazionale è stata accusata di comunicare coi giornalisti prima dell’approvazione di un farmaco anti-emicrania; e i giornalisti di fornire alla Glaxo una campagna di propaganda sul farmaco camuffata da informazione. Le tecniche di pubblicità della Glaxo fanno largo uso del direct marketing, il rivolgersi direttamente ai consumatori, a volte sotto le vesti dell’educazione sanitaria, es. sponsorizzando “la settimana dell’emicrania”.

n- Ripetutamente coinvolta in Italia in indagini per comparaggio, che hanno portato al rinvio a giudizio di migliaia di medici, anche illustri, a più riprese, con accuse di truffa ai danni dello Stato, associazione a delinquere, corruzione e falso. Decine di dipendenti della Glaxo Italia sono stati denunciati per associazione a delinquere; ci sono state richieste di interdizione dall’attività della Glaxo. Poi il buon senso ha prevalso e tutto si è dissolto.

o- Accuse di mazzette all’AIFA, l’agenzia del farmaco italiana, per evitare controlli sull’Aulin, ritirato in altri paesi per la sua capacità di provocare gravi lesioni epatiche.

p- Accusata dal Dipartimento di giustizia USA di aver pagato tangenti, oltre che in Italia in molti altri paesi, in alcuni dei quali è finita sotto indagine, es. in Turchia. Ci sono state anche accuse di tangenti a medici in USA. Di recente Glaxo ha avvisato il governo inglese che il nuovo “Bribery act” che come già fa la legislazione USA proibisce di corrompere funzionari esteri, danneggerà i suoi affari, in particolare nel nuovo grande mercato cinese.

q- Le bugie sulle mazzette della Glaxo trovano appoggio nella perfida diceria per la quale nei bilanci delle multinazionali farmaceutiche le spese di amministrazione e marketing, già superiori a quelle per la ricerca, nasconderebbero elargizioni a politici, amministratori, giornalisti, opinion makers, medici e altri addetti, indispensabili per fare girare il business dei farmaci dato il suo carattere fraudolento.

r- Cliente della maggiore multinazionale di pubbliche relazioni, la Burson Marsteller. L’agenzia, che si è occupata anche di curare l’immagine della giunta militare Argentina (sulle vittime degli squadroni della morte commentò “People gets killed everywhere”), è specializzata nella organizzazione di un falso dissenso che sembra partire spontaneamente dal basso e tira acqua al mulino dei potenti committenti (“Astroturf”); es. associazioni di pazienti che invocano un farmaco trattenuto nelle grinfie dei burocrati che non vogliono approvarlo o distribuirlo a spese del SSN perché dicono che non serve. Il dissenso grassroot falso o pilotato è una tecnica che appare rilevante anche per il rovello sulla genuinità dell’affare Wikileaks, e per l’arduo dilemma su chi saranno le vere vittime e chi i veri “villains” delle sue conseguenze future.

4. Queste notizie disponibili su internet mostrano quanto sia sensibile un obiettivo come Glaxo: quanto odio si è accumulato verso la multinazionale che cura i malati, verso questi novelli cavalieri ospedalieri. E’ giusto che la Glaxo si tuteli, a là Allen Dulles, e che in futuro simili calunnie, simili attacchi di cyberterrorismo siano stroncati sul nascere, e non appaiano se non come spazzatura e patologia dell’informazione.

5. E forse Glaxo è ancora più sensibile, coi piedi d’argilla direbbero i malevoli che la criticano, e quindi ancor più bisognosa di protezione. In Italia c’è perfino qualche medico invasato che conosco io (per fortuna messo aumma aumma in condizione di non nuocere da magistrati, poliziotti e altri amici delle multinazionali), che pensa che le cose stanno anche peggio di quanto trapela sui media e su internet; che ci sono elementi per sostenere che anche altri farmaci della Glaxo, es. per l’ulcera peptica, la sclerosi multipla, alcuni oncologici, e il vaccino per la prevenzione del tumore della cervice, sono basati su presupposti scientifici falsi e di comodo, essendo frutto del “corporate take over of science”; e che appare probabile che se si andasse ad esaminare scientificamente uno ad uno tutti i prodotti del catalogo Glaxo ci sarebbe da dare ragione a Roses, alto dirigente della Glaxo, che ha recentemente affermato che “più del 90% dei farmaci non funzionano”. (Roses lo ha detto per poi aggiungere subito che funzionano solo nel 30-50% dei soggetti; un’affermazione a effetto nell’ambito del lancio dell’ultimo grido della ricerca e del marketing farmaceutico, la farmacogenetica per la “tailored medicine”, il farmaco tagliato su misura, “ad personam”).

6. C’è come una buona stella che protegge il gigante Glaxo dalla macchina del fango: perfino gli attacchi sui farmaci per l’AIDS del Presidente sudafricano Mbeki, non un “keyboard warrior” ma un nero che ha speso la vita per la liberazione della sua gente, dipinto dalla stampa mainstream come un paranoico nemico dei bambini malati, sono rientrati. Chissà di quali argomenti si è avvalsa la Provvidenza.

7. Fosse per l’Italia, neppure ci sarebbe bisogno di un giro di vite sul web contro il partito dell’odio e dell’invidia. Il web è piombato sull’Italia come un oggetto fantascientifico proveniente da un altro pianeta; dipendesse da noi, trasformato in carrozzone pubblico al servizio di interessi privati, sarebbe stato imbrigliato da un pezzo; aprire un sito per il semplice cittadino sarebbe più difficile che ottenere il porto d’armi; e la rete non andrebbe molto oltre Radio Maria, i reality, C’è posta per te, le previsioni del tempo, le ricette, il calcio, la pubblicità palese e redazionale, es. i siti di educazione alla salute e sul corretto uso dei farmaci, pluralistiche rappresentanze di partiti e forze sindacali, etc.; l’angolo più estremista, luogo di feroci duelli tra bloggers, nell’ambito di quanto consentito dai moderatori, sarebbe il sito di Fabio Fazio.

8. Inoltre in un Paese tosto come il nostro la Glaxo e le sue sorelle, la loro immagine di benefattori, la loro libertà di ricerca e d’impresa, sono già protette contro questo nuovo terrorismo; potendo contare, per la liquidazione ad nutum di fonti percepite come un minaccia, sui servigi di persone serie e importanti, di corpi armati benemeriti; sui servigi di padroni delle ferriere che si sono improvvisamente scoperti una vocazione per la medicina accademica e vogliono acquisire meriti per entrare nel ramo, di soci italiani di Rockefeller, dei nostri servizi di sicurezza con la loro alta tradizione di indipendenza e abnegazione; tanti nobili signori che davanti a soldi e carriera arricciano il naso schifati, ma lottano a costo della vita per la salute dell’umanità; come quelli della Glaxo, essendo fatti della stessa pasta.

Sito web: menici60d15

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Blog de “Il Fatto”

Commento al post “Caso Pronzato, il botta e risposta tra Marco Travaglio e Massimo D’Alema sul Fatto” del 20 ott 2011

La fondazione Italianieuropei di D’Alema, il post-comunista che è a capo dell’organo di controllo dei servizi, ha preso soldi anche da case farmaceutiche come la Glaxo, che ne sono soci benemeriti. Questo legame sarà meno avvincente e meno politically correct di quelli con le storie di corruzione nazionale; ma dovrebbe essere più interessante, perché non riguarda solo “la questione morale”, ma anche la questione della salute dei cittadini, riguardando il modo col quale i politici controllano come vengono curati; per esempio, dovrebbe essere considerato se ci si volesse soffermare su quanto sta emergendo sui prezzi folli e la scarsa efficacia, per un usare un eufemismo, dei farmaci antitumorali “innovativi”:

par. 3b in https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

Brescia non solo bombe

23 November 2010

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “La sentenza di Brescia: lo Stato e le stragi” del 22 nov 2010

“La questione è una città che con la forza del muratore e lo sguardo ampio dell’architetto, sappia costruire fondamenta sociali solide”. (Giornale di Brescia, conclusione del fondo del direttore, 16 nov 10, giorno dell’assoluzione per la Strage)

Ho già commentato sulla sentenza di assoluzione (v. La Leonessa, sul sito menici60d15). Il commento del prof. Giannuli contiene molti aspetti istruttivi e coraggiosi. Avrei volentieri evitato di criticare altri aspetti di quanto scrive una persona delle sue conoscenze e capacità, alla quale si deve gratitudine per la sua opera di studioso, per la luce che ha fatto sull’eversione, e apprezzamento per la sua disponibilità alla discussione coi “quisque de populo”. Ma sull’impunità dell’eversione a Brescia mi considero una “persona informata dei fatti”, o meglio una vittima; e davanti ad alcune analisi mi sento come un tale al quale abbiano sparato, che dice che gli hanno tirato una revolverata, e che si sente rispondere da un ottimo perito balistico che è falso, in quanto è stata usata un’arma semiautomatica, non un revolver.

Alcuni contemporaneisti e altri analisti dell’eversione pare non ci tengano a trovare un principio unificante, ciò che in altre scienze viene considerato il più appetibile dei traguardi: es. l’origine microbiologica delle malattie contagiose, la tavola periodica degli elementi chimici, la deriva dei continenti, l’unificazione delle forze fisiche, l’identificazione delle pulsioni di base della psiche. Non che tale principio unificante debba esserci necessariamente (a volte anche per alcuni campi delle scienze “hard” si è concluso – ma dopo averlo cercato – che non esiste). Pare che chi si occupa di storia del terrorismo consideri dilettantesco e antiscientifico ricercare ciò che in altre discipline è il “Santo Graal”.

Prevale la visione “folignocentrica” dell’eversione (dal detto folignate “Foligno è lu centru de lu munnu”), per la quale l’eversione è un fenomeno essenzialmente locale: nazionale, e a volte addirittura provinciale; visione che è uno degli effetti della “tuboscopia”, l’analizzare meticolosamente singoli eventi uno a uno, come guardando con un occhio attraverso uno stretto tubo, orientando il tubo nelle direzioni opportune; e poi mettendo i fatti così selezionati uno accanto all’altro per sostenere una tesi, spesso preordinata; ma senza perseguire una sintesi complessiva, che, assegnate per quanto possibile a tutte e ad ognuna delle tessere disponibili le reali relazioni con le altre, si sforzi di scoprire cosa rappresenta la figura incompleta che emerge dal mosaico; in questo caso, un“pantocratore” terreno. Prassi che, spacciate per rigore, davanti ad alcune generalizzazioni consentono di gridare alla “dietrologia” anche quando si tratta di segreti di Pulcinella.

Ne consegue un’aderenza a un canone, a una regola di bon ton, o forse di sopravvivenza, che impone che l’eversione sia stata un fenomeno endogeno nazionale, dovuto a scontri di inenarrabile complessità tra DC-PCI, neri-rossi, Franza-Spagna, etc., animati da 4 coglioni esaltati che però, all’opposto dei buoni che avrebbero dovuto fermarli, erano incredibilmente abili e fortunati nel fare danno; con l’aiuto, a volte, di alcuni strani figuri delle istituzioni, peraltro sostanzialmente sane. Chi parla di mandanti esteri es. sull’uccisione di Moro è un “pistarolo” (ho assistito a una conferenza, al circolo bresciano “A. Moro”, dove tale tesi, sostenuta da un autorevole esperto e primo cittadino, DS, di Brescia, è stata corretta, non da un anarchico del Ponte della Ghisolfa, ma, sia pure blandamente, dall’allora ministro degli Interni, Pisanu, che ha citato a supporto l’Hyperion). Alcuni concedono che vi sia stato qualche influsso estero; però non si sa, e non è detto fossero solo e sempre gli USA, anzi… e poi neanche i vertici Usa sono monolitici… e così ad infinitum.

Venendo incontro alla storica soggezione del popolo e della classe dirigente italiche verso i forti, alla storica tendenza ad accettare chi sta in alto con la frusta e lottare solo sull’asse orizzontale, tra bande; e producendo un enorme fascio di dati slegato, privo di un principio informatore, difficile da maneggiare, dal quale si può estrarre e nel quale si può tenere nascosto ciò che si vuole, la “tuboscopia” e il “folignocentrismo”, nelle varianti accademica e giornalistica, ipertrofici a scapito della sintesi e del taglio pratico che l’importanza vitale dei temi imporrebbe, sono da contare tra i fattori che hanno favorito l’impunità. Fuciliamo i brigatisti; ora e sempre Resistenza; ma scherza con i fanti e lascia stare i santi. Anche se l’abbondante produzione saggistica e di denuncia ha costituito una qualche barriera, come un muro di libri, contro la strategia delle bombe e degli assassini politici.

Personalmente, estraneo sia ai rossi che ai neri che a qualsiasi fazione, senza competenze professionali specifiche ma avendo dovuto interessarmi obtorto collo all’argomento, credo, grazie all’ampia produzione di storici e analisti, e per esperienza personale in USA e in Italia, che con tutti i distinguo, le pieghe, le eccezioni, i fattori ausiliari, le convergenze d’interessi, le giravolte, i buchi neri, i cerchi concentrici, i burattini senza fili etc. vi sia un principio alla base di tutta l’eversione, di tutta l’eversione che ha contato e che ha fatto ciò che ha voluto; e che questo principio sia l’influenza della politica estera statunitense; a sua volta determinata, prima che dalla geopolitica, dai grandi poteri economici dei quali il governo USA è il braccio operativo. E penso che, oltre a chi ne ha scritto, moltissimi altri sanno, cento volte meglio di me, che il re è nudo.

Il principio unificante dei voleri degli USA può spiegare ad esempio quanto considera il prof. Giannuli, che il terrorismo rosso sia stato perseguito più efficacemente di quello nero, anche oggi che i magistrati non hanno simpatie per la destra; data l’inclinazione diffusa tra politici, magistrati e forze di polizia a compiacere, chi pancia per terra, chi facendo il pesce in barile, il potere vero, e quindi gli americani: il terrorismo nero era più vicino, sul piano ideologico e operativo, non solo ai servizi ma anche ai veri mandanti.

Quello che vorrei testimoniare, anche avendo visto – e sentito – da vicino alcuni dei protagonisti della “battaglia” per la verità sulla Strage, è che a Brescia, più ancora che nel resto del Paese, tali interessi di Stati Uniti e altri paesi influenti vengono serviti, almeno da dopo la caduta del Muro, col maggior zelo; con una partecipazione massiccia unanime e omertosa da fare invidia al più mafioso dei paesini del Sud. Interessi che vengono serviti anche quando consistono in interventi “deviati” volti a modificare, con metodi sporchi, con reati ignobili, l’andamento delle cose nel senso voluto; modifiche che ieri si ottenevano con la guerra a bassa intensità, con inequivocabili bombe in piazza o con clamorosi omicidi politici, e oggi con forme di violenza “a bassissima intensità” e perciò invisibile: oggi si persuade col lento veleno dei media; e si eliminano soggetti scomodi col lento veleno di forme di boicottaggio, discredito e logoramento camuffate da interventi legali, oppure occulte.

Credo che occorra distinguere nettamente tra onda d’urto fisica di una bomba, che dura una frazione di secondo, e onda d’urto politica, che può durare decenni; tra gli attentati e la lunga scia di ripercussioni; queste ultime possono avere effetti paradossi; sembra che chi ha fatto mettere le bombe avesse una profondissima conoscenza dei meccanismi di psicologia sociale che avrebbero messo in moto. Per me la reazione cittadina alla strage a Brescia rappresenta una delle vette dell’arte di rappresentare un’opposizione alta e vibrante dietro alla quale meglio servire i potenti.

A Brescia oggi operazioni eredi di quella stagione di eversione vengono servite, dietro la maschera dell’indignazione per la Strage, da chi ha responsabilità istituzionali ma anche da volontari. Da persone “serie e importanti” come dall’ultimo spalamerda raccomandato. Oggi l’omicidio politico, non solo morale ma fisico, viene compiuto con mezzi più sottili e subdoli, e simulando di aborrire ciò che nascostamente si aiuta. Brescia, addestrata alle doppiezze pretesche, e a suo agio anche con le doppiezze dello spirito protestante, è particolarmente adatta a ciò. Per avere un’idea di quello cui mi sto riferendo, e che non è né piacevole né facile da raccontare e spiegare, si può vedere il mio sito menici60d15; questa assoluzione, secondo la quale sopra la linea d’orizzonte del conosciuto non risulta alcun responsabile neppure per una folla di persone fatte letteralmente a pezzi da una bomba nella piazza principale, dice anche della credibilità di chi ignora tali denunce come opera di un mitomane.

Operazioni oggi aiutate, a Brescia e in Italia, dalla sinistra non meno che dalla destra. Sofri, oggi apertamente filoamericano e filosionista, che il prof. Giannuli cita, mi pare il prototipo della sinistra ambiguità della sinistra.

Così, paradossalmente, dopo la sorpresa ho accolto con sollievo la pur spiacevole notizia che la montagna non ha partorito nemmeno un topolino; sia perché una condanna due o tre fasi storiche dopo l’accaduto sarebbe stata ormai inutile rispetto al quadro sociopolitico; sia perché avrebbe condannato – a pene teoriche – dei manovratori più che i mandanti; ma soprattutto perché l’assoluzione evita di alimentare la doppiezza di istituzioni e società civile sull’eversione; il gesuitismo di laici e cattolici, di fascisti mascherati che danno lezioni di democrazia e di postcomunisti ridotti ad allearsi col delfino di Almirante nel servire poteri esteri che, come ha scritto una volta il prof. Giannuli, non ci sono amici.

La sentenza evita di riconoscere un risultato qualificante ad un sistema falso e corrotto, e con ciò di rafforzarlo. Evita di favorire ulteriormente la pratica dell’occultamento dell’eversione dietro al suo opposto, e di favorire ulteriormente i danni che agli epurandi di 40 anni dopo derivano da tale doppiogiochismo. Lascia uno sfregio che rende meno credibili i languori di “riconciliazione” dei discendenti dei Partigiani, e che risparmia forse all’Italia qualche altro dispiacere. Nello stato in cui siamo, meglio che la memoria della Strage e della reazione ad essa non siano completamente coperte dagli interventi cosmetici, ma resti un’impronta in negativo, come il pilastro scheggiato dall’esplosione a Piazza Loggia.

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14 luglio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Signorelli “Cattolicesimo e mafie: la Madonna di Oppido Mamertina e degli italiani”

Piero Chiara racconta di un salumaio che sotto il fascismo quando un funerale passava davanti alla sua bottega usciva, si faceva il segno della croce, poi il saluto fascista e infine col braccio teso si inchinava ai familiari del defunto. I calabresi, vae victis, devono fare da capro espiatorio per un servilismo che molti di loro ben rappresentano, ma che è nazionale ed è in primo luogo di quelli che dovrebbero dare l’esempio. Ogni 28 maggio a Brescia assisto alla cerimonia per la strage impunita del 1974; e ai contorcimenti retorici coi quali mentre la si condanna si evita di dire chi furono i mandanti sovranazionali, ripetendo anzi la versione dei mandanti che si trattò di una strage “fascista”, essendo fascisti gli esecutori. Non un inchino, ma un bacio osceno ai poteri che gli “antifascisti” servono tutto l’anno. Del resto, del ruolo di tali poteri nel conferire alla mafia quell’invincibilità che dovrebbe fare ricordare il brano di Manzoni sull”inferno d’atti tenebrosi” i primi a non parlarne sono proprio gli “antimafia”. Il Paese intero è stato venduto ai poteri forti, e più che di inchino si deve parlare di alto tradimento. A tutti i livelli, leccare, vendersi, è normale. Vi è quindi una generale esigenza di ripulirsi, di rivalersi proiettando sdegno e disprezzo verso il servilismo degli altri. Da qui il coro contro i paesini calabresi, un bersaglio conveniente per le istituzioni e per i milioni di italiani a schiena curva.

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@ Roberto Magri. Come dice un’espressione che sentii da un ebreo, lei è di quelli che pensano che la loro m… non puzza. In Italia sia i “fascisti” sia i “comunisti” fanno a gara a leccare i poteri forti. I suoi “comunisti” non sono comunisti: sono “fighetti moramente più spregevoli dei berlusconiani” scrive oggi un noto commentatore di sinistra a proposito di Milano. E si stanno vendendo il Paese, Nord e Sud, quanto i berlusconiani e i mafiosi, oltre che insieme a loro. Mi risulta che i massoni lombardi (magari con la tessera da comunisti) siano in ottimi rapporti con quelli calabresi; e che insieme facciano danno, per rafforzare il loro parassitismo. Vedo che l’impunità giudiziaria che c’è in Lombardia per le prodezze dei massoni (o dei clericali) rivaleggia con quella che c’è in Calabria. Non vedo emuli di Alessandrini o di Galli. La vostra “diversità” rispetto alla mafia si rivela anche dal genere di calabresi che piace alla dirigenza lombarda, e dalla resistenza che hanno trovato i mafiosi nella loro penetrazione. I Calabresi hanno mille torti, ma non hanno bisogno di denigrare altri gruppi per definirsi; non vanno in giro a vantarsi di essere superiori per poi, “cercando il business”, servire come camerieri, e come tirapiedi, quelli che gli hanno messo le bombe in piazza. La mafia se la tengono stretta i tanti come lei che ne hanno bisogno per coprire i loro reati e le loro infamie mentre “cercano il business”. A proposito di figli, cercate voi di non venderveli “cercando il business”, con l’inquinamento che vi sommerge, con le diagnosi di cancro taroccate, o con operazioni da gente votata al male come la pagliacciata Stamina a Brescia sulla pelle dei malati.

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10 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, scontro in Procura. Una circolare per bloccare i colloqui tra pm e giornalisti”

Un giornalista d’inchiesta locale, Renato Rovetta, definì Brescia “una delle città più omertose d’Italia”. Brescia è considerata distretto produttivo anche sotto il profilo della legalità: i reati commessi a supporto dell’economia legale appaiono essere oggetto non di particolare attenzione, ma di una particolare franchigia. Inclusi quelli commessi a favore delle truffe dell’economia legale. Per me non è una buona notizia “l’istituzione di uno specifico nucleo della DIA a Brescia”. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia, ma perché temo che il super-ufficio agirà come alibi e diversivo, andando così a rafforzare la già consolidata tradizione della borghesia mafiosa bresciana di libera commissione di abusi e reati e di uso della ritorsione in risposta alla loro denuncia (Cfr. A. Fusco, “I ragazzi di Cucarasi”. In: “Le rose del ventennio”).

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Blog de Il Fatto

6 dicembre 2014

Commento al post di M. Portanova “Carminati si è imborghesito. Come la mafia”

Il Procuratore generale di Brescia, Dell’Osso, che ora lancia l’allarme sulla “nuova mafia”, ha anche sostenuto che la P2 era (è) solo un’organizzazione affaristica, senza fini eversivi. A me invece pare che vi sia, tra le altre, una corruzione “qui tam”. Una corruzione piduista, cioè che abusa dei poteri dello Stato a fini eversivi, a favore dei detentori della sovranità reale; a favore del re, cioè dei poteri forti. E’ la corruzione, attuata da coloro che gestiscono i poteri dello Stato, che sta facendo del Paese sempre più una terra di sfruttamento per la grande speculazione. Notizie clamorose come questa di Carminanti e soci, con CC e magistrati che fanno uscire dal cilindro, o dai cassetti, gravi attività illecite che sono state lasciate operare per decenni, tendono a distrarre dalla corruzione qui tam, e a lasciarla nell’ombra. Facendo addirittura passare per paladini della lotta alla corruzione coloro che, se non prenderebbero mai una mazzetta, praticano a danno del Paese la corruzione qui tam, per averne altri vantaggi, personali e corporativi. Con metodi che sono quelli eterni di mafiosi, piduisti, corrotti, etc. Soprattutto a Brescia, che nella mia esperienza è una specie di Barcellona Pozzo di Gotto padana per il malaffare istituzionale di alto bordo, es. quello a favore di grandi affari illeciti delle multinazionali farmaceutiche.

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3 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Immigrazione, a Brescia manifesti Forza Nuova contro sindaco, prefetto e vescovo”

I fascisti dichiarati sono una benedizione per chi fascista lo è interiormente ma recita una diversa parte. E’ almeno dal 28 maggio 1974 che a Brescia la destra in camicia nera interviene per fare sembrare al confronto democratici e civili i clericali, i massoni, la “sinistra” atlantista e compagnia bella; aiutando così chi regge la città a praticare un fascismo travisato, al servizio non di nostalgie ideologiche ma dei grandi interessi che stanno distruggendo il Paese.

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Ma non è fascismo anche la sostituzione etnica? Non è fascismo un’immigrazione imposta e indiscriminata volta ad arricchire pochi mentre rovina un Paese? Forza Nuova, e la Lega, fanno sembrare “buoni” coloro che attaccano: secondo il solito copione, la ”sinistra” può gridare “fascisti” mentre serve le volontà antidemocratiche del liberismo. Manca un’opposizione autenticamente popolare e progressista all’immigrazione forzata.

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@ mema. Un extra comunitario che si occupava di accoglienza ad altri extracomunitari mi ha raccontato di come il ministero dell’interno retto da Maroni fosse generoso e disponibile. E’ vero che ci mostrano sceneggiate mentre lavorano sottobanco in direzione contraria. Tu dici di non curarsi se la porta è aperta perché il problema è più complesso. Penso che la prima cosa sarebbe rendersi conto della gravità di quanto accade, e della falsità e pericolosità dei messaggi e degli insegnamenti diffusi dagli interessi rappresentati dai tre soggetti dei manifesti. Nel frattempo sarebbe meglio rimettere la porta, antichissimo manufatto umano, sui suoi cardini, e usarla.

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6 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, ‘prefetto consigliò a imprenditore di dire il falso per riavere la patente’ “

Questo consiglio del prefetto Narcisa Brassesco Pace a un amico su come evitare una multa dicendo il falso sta ad altre responsabilità della prefettura di Brescia come il problema del traffico stava al problema della mafia a Palermo ai tempi di Johnny Stecchino.

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12 marzo 2015

Blog de il Fatto

Commento al post “Strage Piazza della Loggia, perquisizioni del Ros per cercare foto e documenti”

I giornali riportano che la morte di Pantani è ora attribuita dalla perizia disposta dalla magistratura anche agli psicofarmaci, oltre che alla cocaina; è quanto avevo scritto, spiegandolo estesamente, agli inquirenti 11 anni fa, nella racc. r/r del 3 giugno 2004 al GIP Mussoni e al PM Gengarelli (v. Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico). Oggi perquisizioni dei ROS per la strage di P. Loggia del 1974. Mi pare ci sia un caratteristico “pipeline giudiziario”, che ritarda l’accertamento della verità per poi ripescarlo molti anni dopo, a giochi fatti, in modo da non occuparsi di attività “delicate” attuali; o in alcuni casi di occuparsene, ma all’incontrario…

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19 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, rettore assume ex segretaria Gelmini. Indaga Corte dei Conti”

Pecorelli, ginecologo, è sia il rettore dell’università della quale gli Spedali civili di Brescia sono il policlinico, sia il presidente dell’Aifa. Cioè comanda sia nell’ospedale pubblico che ha accolto i magliari di Stamina, sia nell’agenzia statale che dovrebbe assicurare la “scientificità” dei farmaci. Non è strano? Solo se si bevono le veline mediatiche: Stamina fa sembrare scientifiche le terapie ufficiali, e aiuta la pretesa di una farmacologia al di sopra della legge, e che si fa legge. Il trasformare la “health” in “wealth” necessita di questi “stunt” di marketing, e di certi pupari.

E anche di amici nelle istituzioni. Nella primavera del 2014 ho assistito a una scena agghiacciante. All’università di Brescia Nicola Gratteri ha prima, parlando di come combatte gli ndranghetisti, trascinato l’uditorio; me compreso, che ho antenati delle sue parti e trovo affinità perfino fisionomiche, oltre che culturali, con Gratteri; e poi è stato zitto e sorridente, facendo da testimonial, mentre Pecorelli esponeva il progetto “Health and wealth”. Un progetto che vuole fare affari sulla salute; che non può funzionare senza frodi, senza impunità e aiuti istituzionali alle frodi, senza la soppressione delle voci di denuncia; nella migliore tradizione paramafiosa delle nostre istituzioni e classi dirigenti. Altro che assistere alla puncitina.

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4 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Liuzzi “No Expo: Milano due giorni dopo. Una lezione di civiltà”

Luciano Bianciardi “milanese” di adozione? “Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l’asciugacapelli, il bidet e l’acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.”

Bianciardi nel 1953 si batté contro la legge-truffa. Oggi quelli che sarebbero i suoi concittadini ignorano la legge-truffa di Renzi per occuparsi di questa storiella edificante per preadolescenti non troppo svegli. Forse Bianciardi era un anarchico, un anticonformista. Ma lui era una persona seria, che si occupava di cose serie; alieno dalle buffonate come questa, dove si è lasciato che si sporcasse per poter dire di essere puliti.

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@ Emiliano Rossi. Sì, sembra che questo del “fare pulizia” sia un tema caro ai fascisti, o comunque a chi è su posizioni autoritarie. Ci sono tanti esempi. Dopo l’8 settembre il “Lustige Blatter” di Berlino pubblicò una vignetta dove una mano con una spazzola con la svastica toglie il fango che copre lo stivale Italia; con la dicitura “Via la feccia!”. Pare che i torturatori della dittatura argentina degli anni Settanta cospargessero di saponata per pavimenti i prigionieri legati alle brande per poi passarli con lo spazzolone. A proposito della città che il 23 marzo 1919 diede, con l’adunata di Piazza San Sepolcro, il battesimo al fascismo – e a proposito di “psyops” – c’è da dire che aziende che si occupano di rifiuti legate al Comune di Milano e al Comune di Brescia hanno questo costume squadrista, cioè violento e vile, dell’uso metaforico e “suprematista” del pulire. Pulire meritoriamente la società come si puliscono le strade; una “pulizia” che consente la “cosificazione” delle persone. L’innalzarsi trattando altri esseri come cose è una delle componenti del carattere fascista. Può darsi inoltre che in questi soggetti, e nei loro complici e mandanti, sia all’opera il meccanismo di difesa della formazione reattiva, data un’implicita consapevolezza della sporcizia che hanno dentro, e delle montagne di letame che creano nella loro ricerca ossessiva di denaro e sicurezza.

@ Emiliano Rossi. A volte. Bisogna vedere caso per caso, rifiutando formule a priori di qualsiasi segno. Va riconosciuto che “pulire” può essere un eufemismo ideologico, come “pacificare” o “uomo d’ordine” o anche ”liberismo”; nel gergo della malavita meridionale, “pulizzare” significa assassinare. O può indicare semplicemente la funzione igienica ed estetica, socialmente utile. L’ambiguità della figura del pulitore è rappresentata dalla parola inglese “scavenger”, che denomina sia lo spazzino, chi tiene pulita la città, che gli animali saprofagi, come la iena, lo sciacallo, l’avvoltoio. Dalle parti di Pisapia ci sono grosse aziende per le quali valgono entrambe le accezioni.

@ Emiliano Rossi. Se sei interessato, c’è il classico “Purity and danger” della sociologa M. Douglas, su come ottenere sacralità dallo sporco. Un tema che nella Lombardia ciellina-piddina ha una rilevanza generale.

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25 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, “non ci fu omissione volontaria verso Robledo”: pm chiede archiviazione per Bruti”

Non conosco la vicenda della Procura di Milano. Ma in certe Procure, a chi indaga sull’ipotesi che altri magistrati abbiano lasciato deliberatamente nascosti e impuniti reati gravi può capitare mentre legge le carte di sentire come una vocina – che non è quella della Giustizia – che ripete la frase di Orazio: “Mutato nomine de te fabula narratur”.

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5 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Multa annullata al figlio del consigliere di A4, condannato ex prefetto Brescia”

Questa appare essere l’eccezione e non la regola, perché in altre occasioni gli uffici giudiziari bresciani hanno coonestato gli abusi della prefettura, ben più gravi dell’annullamento di una multa.

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9 giugno 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carrara, sindaco aggredito durante la cerimonia per la Bandiera Blu”

Se fosse solo per degli schiaffi, come riporta l’articolo, 22 giorni di prognosi sarebbero troppi. In compenso, qui in Lombardia orientale, quando i mafiosi delle istituzioni – con un Comune che ha tenuto a far vedere alla vittima di essere coinvolto – hanno fatto aggredire a colpi di rastrello qualcuno, per intimidirlo, o innescare una sua reazione, o per fare in qualche altro modo caciara, in modo da disarticolare comunque la sua attività di denuncia di reati, hanno potuto contare, nell’ambito di una generale complicità e omertà, anche su medici di pronto soccorso compiacenti (ospedale tenuto da suore …) che hanno steso referti falsi riducendo drasticamente i reali giorni di prognosi: 5 giorni, mentre dopo 40 giorni le ferite non erano ancora guarite. (Medici che invece sono stati scrupolosi nell’anamnesi, fino a chiedere, al paziente con un braccio sanguinante, delle sue abitudini alimentari).

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23 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, ergastolo per Maggi e Tramonte 41 anni dopo”

Qui a Brescia, ho provato disgusto e stanchezza per le espressioni di trionfo ed esultanza su questa sentenza. Una condanna simbolica, fuori tempo massimo di alcuni decenni, i cui effetti pratici non sono che quelli di mascherare l’attuale devozione della magistratura ai poteri atlantici, che quaranta anni fa vollero la strage. Poteri che nell’Italia repubblicana le istituzioni hanno sempre servito, così da portarci dove ci troviamo; e che oggi vengono serviti con ancor maggiore zelo.

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23 luglio 2015

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Piazza della Loggia, un punto fermo nella storia di stragi senza colpevoli”

Per me il comportamento delle istituzioni “anti-strage”, in particolare a Brescia, è simile a quello di certi politici che al Sud si pavoneggiano come “anti-mafia” mentre sottobanco sono collusi con la mafia. Sulla base di questa esperienza diretta valuto così la notizia della sentenza, applicando tre criteri che si usano per alcuni test clinici.

Validità analitica. Il processo ha individuato i responsabili? Parzialmente positivo. Sono stati individuati alcuni degli esecutori, mentre i mandanti restano nell’ombra. Inoltre in 40 anni è stato acquisito un notevole corpus di informazioni sulle strutture alle quali veniva affidato lo stragismo.

Validità clinica. L’individuazione dei responsabili materiali corrisponde all’individuazione della “malattia”? Negativo. La strategia di dominio attuata da poteri sovranazionali resta nell’ombra, mentre viene attribuita una volontà autonoma ai fascisti e ai servizi e politici nazionali.

Utilità clinica. La sentenza incide positivamente sulla “salute” del Paese? Negativo. Sono ormai passate diverse ere dal 1974, e le risultanze sono limitate a manovalanza e quadri. Inoltre le condanne, pur di solo alcuni tra gli esecutori, pur nominali in un quadro di sostanziale impunità, da noi bastano per riconoscere alla magistratura un alibi per le sue odierne disponibilità nei confronti dei poteri forti che allora vollero le stragi e oggi hanno altri ordini; rafforzano così il sistema malato che tiene il Paese con la bocca a pelo d’acqua.

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24 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di Cittadinanzattiva “Strage di Piazza della Loggia, l’impegno dei cittadini alla lunga paga”

Certe battaglie sono sfruttate dal potere come coperture per il loro opposto. A Brescia forse più che altrove il pestare l’acqua nel mortaio sulla strage impunita – che resta sostanzialmente tale dopo questa sentenza – ha facilitato il servire i poteri occulti che la vollero. Non stupisce che a zampillare lacrime di commozione e ad inneggiare allo “impegno dei cittadini” nella mesta occasione del parto di questo modesto risultato dopo 494 mesi di gestazione, a dire che una simile sentenza mostrerebbe il “potere dei cittadini di cambiare le cose” (“a fianco delle Istituzioni che sono fatte di persone che, in grande maggioranza, conducono la nostra stessa lotta per un Paese migliore e più giusto”) sia Cittadinanzattiva. La “medicina partecipativa” propugnata da Cittadinanzattiva, nella quale i cittadini avrebbero voce, è uno degli strumenti impiegati dal grande business biomedico per ridisegnare il paziente come consumatore (1), rendendolo in realtà ancor più passivo e menomato nei diritti. A me questa retorica celebrativa pare invece un’altra manciata del sale dell’ipocrisia sulle ferite delle coltellate che i volontari “impegnati” e le persone delle istituzioni così spesso fanno assestare alla Nazione nel consegnarla a interessi esterni.

1 Tritter et al. Globalisation, Markets and Healthcare Policy. Redrawing the patient as consumer. Routledge, 2010.

@ Cittadinazattiva Onlus. Lieto di avervi informato su cosa fate. A favore di quella che a Brescia è stata ufficialmente battezzata “Health and wealth”, la medicina che genera ricchezza, da autorità con le quali collaborate. Quanto esposto da Tritter et al., che mi auguro leggerete per intero (Routledge è la casa editrice) si applica senza perdita di generalità anche al caso italiano, e al vostro. C’è una certa letteratura a riguardo di ciò che è stato descritto come un deleterio “pas de deux” tra paziente e medico. Già nel 700 scriveva un medico anonimo: “Non è ella una reale pazzia il lagnarsi che la Donnicciuola, lo Speziale, il Barbiere, il volgo tutto si presuppone di poter con giustizia operare, e ragionare delle cose attinenti alla Medicina? Questo volgo opera, e parla da Medico non per altra ragione, se non perché i Medici operano e ragionano da volgo”.

La medicina, e la politica sanitaria, non sono “deleghe”. Sono funzioni altamente tecniche. Il cittadino non può improvvisarsi internista, statistico, biologo molecolare, etc. mentre può facilmente, data la fortissima asimmetria informativa, essere convinto a prendere posizioni su questi temi a vantaggio di chi conduce la medicina, e a suo danno. Il suo unico dovere, sulla cui trasgressione gioca questa sorta di coinvolgimento della vittima nella truffa, è di eleggere politici competenti e onesti. Farsi coinvolgere in responsabilità di governo oltre che un pessimo affare per salute e portafogli è anche una degenerazione della democrazia.

@ Keynez. Rimedio subito. Il bicarbonato che cura il cancro, o Stamina, introdotta nel SSN dal policlinico universitario il cui rettore, presidente dall’AIFA, collabora con Cittadinanzattiva, sono un termine di paragone indispensabile per far brillare la stella dell’attuale scienza medica ufficiale. Il marketing funziona così. Si chiama “decoy effect”. Cittadino, hai intenzione di partecipare anche tu attivamente alle discussioni sulla “governance” della medicina? Sembri portato.

@ Keynez. La cure demenziali e sciacallesche di Stamina e di Simoncini fanno entrambe sembrare al confronto razionale e nobile la corrotta e avida “scienza” biomedica ufficiale, oggi controllata dalle multinazionali. Un poco come il terrorismo spinse la gente a stringersi attorno alle corrotte istituzioni dello Stato. A Brescia, 40 anni fa la bomba, oggi Stamina, sono entrambe state rese possibili e favorite da forze istituzionali che poi si sono presentate come salvatrici della patria per il terrorismo, e come novelli Galilei che salvano la “scienza” dal baratro per le staminali di Vannoni. Una differenza è che questa volta i neofascisti veneti di sicuro non c’entrano. (Curiosamente, pure Vannoni e Andolina provengono dalla ex “frontiera calda”, incubatrice di trame, che è stato il Nord Est).

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4 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, la sfortuna dell’ospedale fa ricchi gli avvocati. Sempre gli stessi, quelli di CL”

Non è sfortuna, con qualche studio legale fortunato che ne beneficia. Un avvocato e politico bresciano, Cesare Trebeschi, ha paragonato gli avvocati al “buon ladrone”. Al confronto con i traffici intorno agli Spedali Civili di Brescia, era più sincera la retorica di quei delinquenti calabresi che nell’Ottocento, nel lametino, nel presentarsi a taglieggiare i piccoli proprietari pronunciavano la formula “il buon ladrone aiuta il cattivo ladrone”. Nella città della Loggia opera un’associazione i cui elementi comprendono A2A, il Comune di Brescia, la magistratura, l’arma dei CC, il Viminale, clero, incappucciati e quel che ne segue. Ci sono elementi per ritenere che non sia stato un caso sfortunato che il luogo di impianto dell’operazione Stamina, che ha numerose caratteristiche in comune con l’eversione di Stato, incluso il grave danno al Paese, siano stati gli Spedali Civili-Università di Brescia.

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11 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Aylan e Angelica, c’è cadavere e cadavere”

La gente è diventata cinica; o meglio, apertamente cinica. I poliziotti no, vuole far credere E. Reguitti. Ogni tanto vado a leggere sul lungolago di Salò, non lontano da dove alcuni automobilisti non hanno avuto il minimo riguardo per un cadavere sulla strada. Partendo da Brescia, posso prevedere la scena molesta che mi si presenterà sulla strada all’ingresso nella città. Il suo puntuale verificarsi mi porta a pensare che i comuni cittadini – i “buzzurri”, come dice la Reguitti – i poliziotti, chi dirige la polizia, e chi dovrebbe fare rispettare le leggi e assicurare la civile convivenza, vivono sullo stesso livello morale e culturale.

Come ha osservato Castoriadis, il liberismo “sta consumando in modo irreversibile un’eredità storica creata dalle epoche precedenti, che esso è incapace di riprodurre. Questa eredità comprende, per esempio, l’onestà, l’integrità, la responsabilità, la cura del lavoro, le attenzioni dovute agli altri, eccetera.”. Il denaro è il valore principe, la legge l’unica fonte di sanzioni (ma in un tale sistema i magistrati sono spinti a vendersi, nota Castoriadis). Conducenti, poliziotti, quelli che occupano le istituzioni, sanno che non andranno all’inferno. Ma stanno allestendo per loro e per i loro figli un inferno in terra. Un girone moderno, nel quale ognuno dietro a una malferma maschera umana coltiva la convinzione di potere e dovere essere un lupo verso gli altri non appena le circostanze lo consentano.

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8 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Reguitti “Gianrico Carofiglio e il linguaggio della politica: ovvero parlare senza impegnarsi a dire la verità”

Ottimi la condanna del linguaggio mistificatorio, degli shibboleth giuridici e castali, e il chiamare dovere lo sforzarsi di essere chiari. Ma si rischia di ottenere l’effetto opposto se si dimenticano due altri elementi della comunicazione. La precisione non è l’accuratezza, che è l’adequatio del dire alla realtà. Si può essere precisi, quindi efficaci, nel descrivere falsamente uno stato di cose. Un medico statunitense ha osservato che il potere di convincimento conferito ad alcuni leader dal loro sapere parlare e scrivere eccezionalmente bene è tra le fonti di falsa precisione, che maschera e istituzionalizza una grave inaccuratezza diagnostica. Anche la “studiata semplicità” dello stile anglosassone (Prezzolini) può essere una retorica. Es. la nascente “precision medicine”. Prima di tentare di raggiungere l’eloquenza, l’icasticità, occorre, ed è già sufficiente, attenersi alla definizione di Stevenson: “dire la verità non consiste nel dire cose vere, ma nel dare impressioni fedeli del vero”; anche perché c’è un altro problema: quello del ricevente, che deve voler comprendere il messaggio. La città dove abito la chiamo “la sabbionaia” quando penso a come i locali magistrati, forniti di adeguate capacità comunicative, tappandosi occhi, orecchie e narici permettano un esercizio di abusi e reati libero e continuato, così che i responsabili curano i propri interessi illeciti spensierati come i bambini che giocano al sicuro nel recinto della sabbia.

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13 ottobre 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Solidarietà a Saverio Ferrari ed allo studente di Barletta pestato dai fascisti.”

Esprimo solidarietà. Non mi sorprende che si progetti di affidare a degli immigrati un pestaggio politico mascherato da rapina. Gli immigrati sono una nuova comoda risorsa – che va ad aggiungersi a quella data dai miserabili autoctoni – per le attività di certi uffici non distanti dall’ufficio permessi di soggiorno e per altri benemeriti presidi di legalità.

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6 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, il commissario Tronca e il rischio cecchini. Primo atto: “Spostate la scrivania” “

@ ginobonatesta (0occfec30). Dal 2006 al 2008 Francesco Paolo Tronca è stato prefetto di Brescia, dove abito. Da quel che ho visto allora, una comparazione tra lui e il Prefetto Dalla Chiesa a Palermo, soprattutto quanto ai rischi derivanti dall’anteporre il dovere e il bene della nazione agli interessi e ai voleri dei poteri forti – i poteri che plasmano la classe dirigente con epurazioni e avanzamenti – è assurda e ripugnante. Tronca è piuttosto da accostare ad un altro personaggio che pure, prima di lui, è stato prefetto di Brescia, e che come lui ha fatto carriera, Anna Maria Cancellieri.
 
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23 novembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Rifiuti, sotto c’è una montagna di polizze false. Da Brescia allerta a tutte le Procure”

@ saregasto. Non condivido il suo entusiasmo. Il portare alla luce e perseguire alcuni reati non implica necessariamente che non se ne lascino impuniti e se ne favoriscano altri, non meno gravi. Questa non è soltanto una inoppugnabile verità logica, ma è purtroppo anche una constatazione empirica.

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2 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Terrorismo, a Brescia fermi ed espulsioni: la strategia di Digos e Viminale dopo gli arresti respinti per la riforma di Renzi”

Anni fa in Florida la polizia arrestò uno spacciatore che girava la sera tra la folla di turisti con una collanina fluorescente sulla tesa del cappello, e gridando “cocaina!” mentre mostrava le bustine sulle palme delle mani. Anche questi terroristi non sono molto furbi. Non solo parlano in pubblico sulla rete dei loro desideri e progetti criminali; ma operano a Brescia, dove magistrati e PS, per non parlare dei CC, essendo in prima fila nel servire i poteri forti e gli affari dei maggiorenti cittadini necessitano di mostrare una lotta a qualche nemico immane, a partire da mafia e terrorismo, come contrappeso al loro lasciare senza freni e favorire altre attività meno eclatanti ed esotiche ma non meno dannose per i cittadini.

@ Edmondo. Credo che il califfo sia amico degli amici di quelli che dicono di combatterlo, e che ci stanno inondando di islamici. Comunque questo califfo è una mano santa per i disonesti e i corrotti che – a tutti i livelli – occupano le istituzioni; e per i loro amici, di ogni livello. Se non ci fosse dovrebbero inventarlo.

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3 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “‘Ndrangheta al Nord: dal Senato al Consiglio di Stato, la rete del costruttore accusato di mafia”

Gli effetti di alcuni veleni, come gli anticolinesterasici usati negli insetticidi, di alcuni farmaci, come il Prozac, di alcune droghe, come la cocaina, sono dovuti a sostanze presenti fisiologicamente nell’organismo: molti farmaci, veleni o droghe agiscono bloccando i meccanismi fisiologici che limitano gli effetti dei normali neurotrasmettitori, che vengono cioè lasciati liberi col tenere occupati i meccanismi deputati a controllarli; provocando così un’iperattività di funzioni fisiologiche, una ipereccitazione endogena. Al Nord il veleno mafioso ha anche un effetto indiretto analogo, che può spiegare la presenza di affari e crimini mafiosi meglio dell’attribuzione alla mafia di capacità demoniache. In un’area come quella del distretto di Brescia, “primo polo bancario, finanziario e industriale del Paese”, immettere dei mafiosi è come dare psicostimolanti: l’economia legale, “fisiologica”, es. quel fondamentale settore economico che è la medicina, viene resa libera di perseguire il profitto fino a raggiungere forme aberranti e illegali, perché la tutela della legalità non guarda e non agisce, essendo impegnata a combattere la “colonizzazione” mafiosa.

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18 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bomba davanti a scuola polizia. “Grave intimidazione, pista anarchica” “

A Brescia le istituzioni, a partire da quelle che dovrebbero fare osservare la Costituzione e le leggi dello Stato, applicano una diligente osservanza del “Codice Atlantico”; cioè considerano legge tutto ciò che vuole la Nato, e gli altri portavoce dei poteri forti. Questa scrupolosa identificazione della legalità coi desideri, o con i comandi, di forze che in fatto di violenza, bombe, mistificazioni non sono gli ultimi arrivati non andrebbe esclusa dalla rosa di elementi coi quali cercare di comprendere il significato di un inquietante attentato nel quale la polizia – la polizia giudiziaria – figura come bersaglio.

 @ NoVat. A Brescia nel lontano 1974 fu messa una bomba nell’ambito della strategia della tensione, che aveva una di matrice atlantista; nessuno, neppure quegli sciagurati scalzacani che fecero da manovalanza, ancora è in galera. Ne’ il processo e’ concluso. Le condanne stentate, dopo 40 anni a Milano, limitate ad alcuni tra i sicari, e teoriche, non contraddicono la posizione subalterna e complice dello Stato; arrivate diverse ere politiche dopo, prive di effetti che non siano simbolici, servono come foglia di fico per una devozione istituzionale che è oggi ancora più pronta, miope e robusta.

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16 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, sieropositivo pretendeva rapporti senza protezioni. Obiettivo: contagiare”

La civilissima Brescia!

@ Giovanna Maggiani Chelli. Come per qualsiasi altro posto, non si può dire “la civilissima Brescia” per un singolo caso di comportamento ignobile.

Inoltre le cose potrebbero stare in maniera diversa. La notizia in sé appare sospetta. Il caso di “untore” AIDS del mese scorso è stato fatto uscire dalla magistratura romana con precisione svizzera, quando il calendario ha segnato la giornata mondiale dell’AIDS. Date le incongruenze emerse ad un’analisi tecnica (che comportano la possibilità che l’imputato sia assolto dopo avere svolto la funzione propagandistica) quel caso è stato giudicato “un’operazione di marketing per rilanciare una “stanca” giornata mondiale contro l’AIDS “ (Pennetta E. AIDS: annunci da marketing e la strana storia dell’untore della capitale. Blog “Critica scientifica” 19 dic 2015).

In questo genere di operazioni, di marketing spregiudicato pro business biomedico, Brescia, pur arrivata tardi, primeggia. Pungolati dall’avidità piuttosto che costretti dal bisogno, non pochi bresciani si sono tuffati in questa nuova industria. Posso enumerare diversi casi; che hanno trovato appoggio presso la magistratura locale, la cui azione giudiziaria (a parte certe azioni che non si possono definire “giudiziarie”), ora zelante ora catatonica, “dovetails” col marketing biomedico – e le relative esigenze di censura e impunità. E’ in questo senso che è appropriato dire “la civilissima Brescia”.

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22 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “L’antimafia non è mai stata così viva”

@ Nokia. Il darmi dell’amico tuo è una diffamazione intollerabile, da querela. Vada per il bisognoso di cure psichiatriche: mi rendo conto di quanto angusto sia lo spazio nel quale potete muovervi rispetto a una critica fingendo di essere civili; e desiderando io sopra ogni cosa di essere distinto da quelli come te mi rendo anche conto che non posso pretendere di più che essere discriminato in questo modo. Ricordo un luminare della psichiatria della città dove abito che secondo quanto predisposto dal Viminale si sarebbe dovuto occupare di Moro se fosse sopravvissuto; facendolo passare per pazzo; come fecero con Moro ancora vivo altri rinomati psichiatri che il caso pure mi ha posto più vicino, come domicilio, di quanto avrei preferito. Anni dopo, il luminare ebbe noie giudiziarie per ricoveri facili di mafiosi, anche qui con diagnosi creative. Ma era anche buon amico dei magistrati: lo ricordo tenere banco a una conferenza a fianco a un brillante capo di un ufficio GIP. Comunque per questi lavoretti basta uno dei tanti scalzacani, che anzi ci mette più anima; solo, sarei curioso di sapere se le sue opinioni su mafia e antimafia collimano con l’alto sentire antimafia che stai difendendo con questi tuoi argomenti.

[vedi “25 gennaio 2016” in “Milizie bresciane” per i susseguenti danneggiamenti  all’auto.]

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7 febbraio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Lenzi “Incontri tra ex terroristi e vittime? Ancora troppe nuvole coprono la verità”

I poteri che propagarono la paura di un terrorismo autonomo, che in realtà pilotavano, ora si giovano di questo fare assumere ai familiari in aggiunta alla posizione, sacrosanta, di vittime in quanto congiunti il ruolo improprio di rappresentanti esclusivi e indiscutibili dei cittadini come vittime degli effetti politici di quelle strategie violente. La paura terroristica è tramontata; ma i poteri egemoni che la vollero non sono inattivi; continuano, indisturbati, a dare ordini. Si perpetuano e si facilitano i loro affari criminali, oggi sotterranei anziché vistosi, con questa falsa riduzione ad una riconciliazione tra ribelli in buona fede e le vedove e gli orfani su un passato lontano. La squallida classe dirigente che mantiene per loro conto l’Italia a pelo d’acqua è anche il frutto di quella stagione che si vorrebbe sepolta; e delle interferenze, che hanno mutato forma senza perdere in efficacia, che si vorrebbero inesistenti. Invece di riscritture romantiche e edificanti ad uso dei vincitori sarebbe utile al Paese guardarsi la piaga cancrenosa. Si dovrebbero raccontare i terroristi come utili idioti, quando non collaborazionisti. E es. di come il fascismo agì sulla vedova Matteotti per normalizzare l’assassinio del marito; comparando ciò all’attuale ruolo normalizzatore dei familiari delle vittime. Invece di preti che mantengono torbide le acque costruendo epiloghi luminosi, servirebbe un’analisi storica che chiarisca le complicità del clero.

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19 e 20 marzo 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici (podcast)”

Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.

“ ‘With clinical evidence becoming an industry advertisement tool and with much ‘‘basic’’ science becoming an annex to Las Vegas casinos” … “Claims are even made that with new big data, the scientific method is obsolete: petabyte data will replace the scientific method (28) . I apologize for being so old fashioned, but I believe the scientific method is alive and well and will remain so, regardless of amounts of data.
28 The data deluge makes the scientific method obsolete. Available at http://www.wired.com/2008/06/p…. Accessed January 7, 2016.”

Ioannidis JPA. Evidence-based medicine has been hijacked: a report to David Sackett. Journal of Clinical epidemiology, 2016. http://dx.doi.org/10.1016/j.jc…

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3 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco “Milano, assessore contro auto in divieto di sosta: imbratta vettura con vernice”

Un atto simbolico di superamento del limite. Un assessore che fa il teppista in nome della legalità e della civile convivenza. I frustrati che applaudono non sanno che il superamento delle barriere da parte di chi governa o amministra ricadrà su di loro. Furbescamente la vernice era rimovibile, e l’auto è stata ripulita: si cercava il gesto, a favore di telecamere; si eludono responsabilità giudiziarie mentre rimane il cattivo messaggio. L’illimitatezza è uno dei motivi conduttori dell’ideologia liberista, che non è conservatrice ma sovversiva. I PD la applicano con fresca solerzia. Posso testimoniare che a 100 km, a Brescia, nella giunta comunale di Del Bono e altri piduini – accomunata alla giunta Pisapia nell’impostazione, oltre che da A2A – ci sono assessori che fanno strame del diritto e dei loro doveri in maniera gratuita – con danni reali – fornendo partecipazione istituzionale ad atti di teppismo puro. Contro non chi infrange le regole ma chi denuncia abusi e reati. Forti dell’impunità loro conferita da autorità colluse e compiacenti; ma anche perché fiutano questa nuova brillante opportunità, il superamento del limite, dove il vecchio fascismo confluisce nel recente liberismo radicale.

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8 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ferrovie dello Stato, l’ad Mazzoncini indagato in inchiesta per truffa sui finanziamenti pubblici a Busitalia”

A prescindere da questa indagine, sarebbe interessante per i cittadini sapere se Renato Mazzoncini, nominato dal governo AD delle Ferrovie, abbia un rapporto di parentela con Roberto Mazzoncini, anche lui di Brescia, già presidente del Tribunale. C’è tra i due una “politetia” (la “somiglianza di famiglia” di Wittgenstein), data non solo dal cognome, dalla città di provenienza e dalla fisionomia, ma anche dall’appoggio a grandi interessi privati.

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12 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Proietti “Consiglio superiore della magistratura, le nomine lottizzate: ecco la lettera che inguaia le correnti”

Dopo quella del Procuratore di Cremona Di Martino, dalla stessa sede di Corte d’appello che i magistrati hanno intitolato al giurista che fondò la P2 storica – Zanardelli – si scaglia, pochi giorni dopo, una seconda pietra contro le correnti di magistrati (in entrambi i casi, in occasione di mancate promozioni). Le correnti sono senza dubbio un male per i cittadini. Ma non sono l’unico. C’è la subordinazione dei magistrati ai poteri forti, l’equivalente sociale di un linfonodo metastatizzato, che da presidio di difesa dell’organismo diviene focolaio di malattia. La degenerazione peggiore; anche se si presenta come il superamento di vecchi mali.

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25 aprile 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, mancano i soldi per la bonifica Caffaro. Sindaco scrive alla Regione: “Limitare le aree contaminate”

Al tempo dei sequestri di persona si bloccavano i beni di famiglia per dissuadere i banditi dal commettere altri sequestri. Non si pensa invece a come interrompere l’instaurazione e l’accrescimento di questi cicli economici ricattatori, nei quali prima si fanno soldi scaricando sulla collettività i danni da inquinamento; e dopo si fanno soldi con le bonifiche; attribuendo (analogamente a quanto avviene nelle frodi commerciali della medicina) il pericolo da inquinamento a monocausalità e focalità di comodo – come questo intervento del sindaco conferma. Con due importanti spin-off a beneficio dell’industria medica (rampante a Brescia): le malattie autentiche da inquinamento, e quello ancora più lucroso delle false “patologie” sovradiagnosticate avendo spinto a temere il peggio e a sottoporsi a esami non necessari agitando la paura dei danni alla salute da inquinamento. Questa ottimizzazione dell’economico a scapito dell’umano, questo inquinamento economico che crea cicli degradando per poi rabberciare, che trae profitto dal distruggere e dal gestire le macerie, è un pericolo non meno grave dell’inquinamento chimico. L’ inquinamento chimico non andrebbe visto isolatamente, ma come una componente di un sistema che avvelena non solo il suolo o l’aria, ma anche la società.

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13 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di T. Mackinson “Sicurezza, “Per lo Stato i proiettili che ci sparano contro fanno meno male”. E le polizie locali scioperano “

Questa retorica piagnucolosa dice abbastanza delle polizie locali, tra le varie polizie le più petulanti e grevi quando c’è da molestare e minacciare qualche inerme inviso a chi li ha raccomandati, e le più leste a squagliarsi se c’è aria di pericolo o di rogne.

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14 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “Brescia, fuga di pm: 9 su 21 lasciano, a rischio indagini su terrorismo e tangenti”

Sono tanti anni che a Brescia si lamentano organici insufficienti. Un scusa per istituzionalizzare l’impunità, un’inefficienza che rientra nella scaltra efficienza bresciana: certi reati eccellenti possono essere praticati liberamente non perché i magistrati siano pochi, ma perché per quel genere di reati non ce n’è neppure uno. Non perché la magistratura sia carente nei ranghi, ma perché è ermeticamente assente per scelta. Quell’espressione enfatica “C’è un giudice a Berlino” dove si loda come memorabile la fedeltà all’alto compito del magistrato di difendere il cittadino dagli abusi del potere, come se fossimo ancora nella Prussia del Settecento, oggi può essere applicata solo in negativo: “Non c’è un giudice a Brescia”. E si può sostituirla con il prosaico “Quando il gatto non c’è i topi ballano”.

@ maria. Il magistrato ucciso per vendetta a Brescia nel 1969 era il Procuratore Agostino Pianta. Il figlio, Donato, è divenuto magistrato giudicante (*). Non credo sia lo stesso magistrato, Francesco Piantoni, che è tra i 9 PM che lasciano scoperta la Procura di Brescia. Piantoni ha indagato sulla strage di Piazza Loggia. Ha avuto attestati di stima da F. Cossiga, che nell’agosto del 2006 affermò che l’essere stato interrogato da lui, con il Procuratore Tarquini e l’allora sostituto Chiappani aveva “rafforzato la sua fiducia nella giustizia”.

* Agostino Pianta, la vendetta sbagliata di un Montecristo del dopoguerra. In: P. Leporace. Toghe rosso sangue. Newton Compton, 2009.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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11 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, “opera della destra eversiva. Maggi ebbe appoggio dei servizi segreti anche stranieri” “

I magistrati dicono di essere stati sviati; nonostante siano dei professionisti del non farsi sviare. Allora come oggi, la magistratura si fa “sviare” troppo facilmente, troppo in massa e troppo a lungo, quando la mamma yankee o per suo tramite poteri forti economici ordinano qualche operazione sporca in Italia. Appare applicare in questi casi non la Costituzione, ma un “Codice Atlantico” che prevede una sostanziale cooperazione. Questa sentenza “archeologica” è pur sempre qualcosa di rilevante. Ma salvando la faccia, o salvando la maschera, può favorire il proseguimento della cooperazione istituzionale a favore dei poteri che controllano e sfruttano l’Italia; una grave forma di corruzione non esclusiva dei politici.

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22 agosto 2016

Blog Appello al Popolo

Commento al post “La città infinita: intervista ad Aldo Bonomi. Da: A morra, infonodo.org”

L’Aldo Bonomi di questa intervista celebra una ‘cinesizzazione’ della Lombardia, descrivendo in termini grandiosi guasti come il degrado del territorio, la BreBeMi, l’università “Vita – Salute”, le agenzie di lavoro interinale, l’immigrazione. Non so se sia lo stesso sociologo Aldo Bonomi che ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, e nelle analisi sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo, che viene descritto come un doppiogiochista, legato ai servizi e al servizio di interessi stranieri. Parla di lui in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza procedimento n. 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi Carlo Maria, il fascista di recente condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia; città dove un sociologo Aldo Bonomi è stato invitato, dalla fondazione culturale di A2A, e quindi col patrocinio del Comune, a tenere conferenze. Una figura, “faccia squadrata” o meno, tutt’altro che squadrata. Se fossero la stessa persona, come sembra, si potrebbe dire che Bonomi oggi descrive attraverso lenti rosa la società frutto delle deviazioni impresse al Paese dalle forze eversive con le quali da giovane ha collaborato sul campo.

@ Giampiero Marano. Negli scritti di J.C. Michea, che ho conosciuto grazie a questo sito, si spiega il “mistero della sinistra”: tematiche progressiste vengono vendute, manipolandole, agli interessi del liberismo. Un aspetto di questa mimesi è la critica che si fa apologia: come è stato detto di “Impero” di Toni Negri e M. Hardt. Negri ha una storia simile a quella di Bonomi. I due hanno collaborato al tempo delle spranghe e delle P38. Rappresentano, insieme a Sofri, una tipologia di intellettuale che per me non emana sensazioni gradevoli. Forse è appunto questo “passato” che mi ha condizionato. Nel caso di Bonomi, l’adesione alle BR, l’esfiltrazione in Israele dello stragista Bertoli; l’essere stato considerato un confidente di polizia legato ai servizi, secondo una sentenza. Una “ambigua figura” (G. De Lutiis. Storia dei servizi segreti in Italia, 1993) che ha avuto un ruolo nelle pagine cupe e sanguinose degli anni Settanta. La comparazione della sua traiettoria di vita e degli appoggi che ha avuto e ha con la sorte di Bruno Caccia, il PM che lo fece arrestare; una di quelle persone che all’opposto sono state eliminate in quanto troppo valide. L’elenco inquietante delle associazioni e personaggi ai quali Bonomi è legato nella seconda repubblica, che include forze pro UE, troppo lungo per riportarlo (A. Montella. Aldo Bonomi: un reazionario a tempo pieno, 2002) deve avermi ulteriormente influenzato nel leggere nei suoi scritti attuali l’evoluzione di un’ambiguità bene inquadrata e ben ricompensata; che è un modello per tanti “di sinistra”. Così che a mia volta proprio non percepisco limpidezza e disincanto nel lirismo col quale descrive la “città infinita” e i relativi traffici dei suoi amici e committenti ciellini e rotariani.

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30 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro, coordinamento con Procura generale per ricostruire strage di via Fani. Arriva pm che indagò su Brescia”

L’eliminazione di Moro mostra come quando la mamma atlantica chiama e chiede la testa di qualche italiano l’apparato dirigente, clero, politici, carabinieri, polizia, notabili, esegue. Non è una pedanteria metodologica obiettare che è un errore dare per scontato, portando ad esempio le poche eccezioni, che la magistratura, parte integrante dell’apparato, si dissoci e non pratichi questo costume. Magari tramite un elegante pipelining basato sullo sfasamento storico: apparendo impegnata a indagare su misfatti di 40 anni prima mentre favorisce quelli contemporanei; che verranno a loro volta indagati 40 anni dopo, a copertura di quelli che favorirà allora. Bisognerebbe guardare anche al ruolo della magistratura nei Misteri d’Italia e nelle epurazioni.

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22 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Scalettari “Alpi-Hrovatin, si torna all’anno zero. Perché fu depistaggio di Stato”

Anche se i vari procedimenti si affastellano negli anni e nei decenni, questo genere di processi ha in realtà due soli gradi: “salvacapre” e “salvacavoli”. Nel primo grado, salvacapre, che è obbligatorio, si servono i poteri che vollero gli omicidi. Se consentito si ha un secondo grado, salvacavoli: quando i crimini sono sufficientemente lontani nel tempo e le impunità consolidate, si provvede a ricucire l’onore della magistratura con qualche sentenza a effetto.

Nel 2016 la magistratura ci dice che Hashi, condannato a 26 anni, è stato un capro espiatorio per il delitto del 1994 (o una “pecora” a pagamento ?). Anche la figura del magistrato cattivo che blocca e trae in inganno schiere di magistrati buoni è un capro espiatorio. Sarebbe nostra responsabilità di cittadini comprendere finalmente che, contrariamente alla favola rassicurante che non ci stanchiamo di farci raccontare, quando la mamma delle mamme ordina di eliminare qualcuno – compresi singoli magistrati – la magistratura nel suo complesso non sta dalla parte della vittima, della verità, della giustizia, dei diritti dei cittadini e degli interessi del Paese.

 

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30 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco ““Milano capitale dell’antimafia”, l’ultima relazione del Comitato di Dalla Chiesa: “Difficoltà con Expo, favorì corruzione”

E’ vero, violenza a bassa intensità. Danneggiamenti ripetuti all’auto in Lombardia; in Calabria, ratti morti lasciati a imputridire davanti alla porta di casa. Ma anche spazzini del Comune che passano, puliscono ostentatamente tutto e lasciano la carogna del ratto; e in Lombardia Agenzie delle entrate che contestano irregolarità inesistenti e mostrato l’errore non recedono, patenti rinnovate con la faccia cancellata, coinquilini che ti bastonano a sangue con un pretesto, dicendo di avere ricevuto istruzioni dai CC e sostegno dal Comune (che non rispondono alle richieste scritte di spiegazioni), ricevute di ritorno delle raccomandate online alla magistratura che non vengono mai consegnate.

L’antimafia lombarda, che tesse e ritesse senza fine narrative sulle mafie esogene, celebrando il binarismo bene/male, banditi e sceriffi, fornisce un’ottima copertura ad affari di alto livello dove invece crimine e legalità convergono e si fondono. Es. Milano si è candidata a divenire la sede dell’EMA, l’agenzia europea per l’approvazione dei farmaci. Il processo di approvazione dei farmaci attualmente necessita di una dimensione criminale, affine sotto diversi aspetti alla mafia convenzionale*. La Lombardia, con la sua salda collaborazione tra territorio e istituzioni, offre ambiente e servizi eccellenti anche sotto questo aspetto; senza dover prendere lezioni dalle celebri mafie meridionali.

* Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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10 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone ““I tragediatori”, Forgione racconta il lato oscuro del movimento antimafia””

Un alimento al forno può bruciarsi esternamente, e rimanere crudo all’interno proprio a causa della carbonizzazione esterna. Il fuoco può conferire al legno una maggiore resistenza: la carbonizzazione esterna del legno a scopo protettivo è tradizionale nell’edilizia giapponese, e sta divenendo di moda negli Stati Uniti. Da noi si usa per rendere più resistenti i pali da conficcare nel terreno. Tanta antimafia è un fuoco che carbonizzando gli aspetti più superficiali della criminalità meglio protegge gli strati interni. Nella città del Nord dove abito, dove il magistrato più alto in grado, che a suo tempo escluse che la P2 fosse un’organizzazione eversiva, ha ottenuto che fosse istituita una sezione della DIA, sotto la crosta dell’antimafia c’è un libero brulichio di massoni, ciellini e quant’altro.

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25 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Fior “Poste e i risparmiatori, l’ad Caio: “L’alfabetizzazione finanziaria passa per il rischio”

L’alfabetizzazione finanziaria, e più in generale l’educazione alle insidie del liberismo, passano per il comprendere che col rischio, cioè con offerte basate su modelli probabilistici, il business può facilmente frodare le persone: facendole decidere sulla base di un modello ingannevole. Secondo gli studi di alcuni cognitivisti è a causa di falsi modelli di rischio che tanti persistono nel giocare alle macchinette mangiasoldi nonostante sperimentino che è svantaggioso *. Data la loro capacità di confondere e persuadere, anche gli intelligenti*, il liberismo tende a espandere l’impiego di modelli probabilistici oltre la loro reale necessità, in ambiti diversi. In medicina la formulazione non appropriata e la presentazione distorta di modelli probabilistici è un comune mezzo di frode; associato al lamentare “l’analfabetismo scientifico” del pubblico. Posso testimoniare che le Poste Italiane di Caio, superate concezioni vetuste come la consegna deterministica della corrispondenza, estendono la loro diversificazione commerciale all’appoggio informale alla “alfabetizzazione probabilistica” in campo medico. Supportando in concorso prodotti medici probabilistici vicini sotto diversi profili a quei prodotti finanziari, reperibili anche presso gli uffici postali, che sembrano un regalo e invece fanno arricchire il banco a scapito dei giocatori.

*Yu EC, Lagnado DA. The influence of initial beliefs on judgments of probability. Frontiers in psychology, 2012. 3. Art. 381.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Bisbiglia “Parentopoli Atac Roma, 150 a rischio licenziamento: “Privi di requisiti” Sindacati: “Responsabilità di altri” “

Adesso abbiamo anche i raccomandati a loro insaputa. Con la differenza che dare del corrotto ai politici fa parte del discorso permesso, ma pochi hanno il coraggio di riconoscere il carico di corruzione, i guasti alla vita civile, generati dalle congreghe di clientes che hanno avuto il posto di autista o di spazzino.

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1 febbraio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Modena, il sindacalista arrestato: “Hanno voluto incastrarmi. A quell’incontro non dovevo esserci””

Trappole del genere, che fanno un uso criminale della legge, non possono essere messe in atto dove ci sia una magistratura come si deve, che eserciti un effetto deterrente con la sua presenza, creando nei disonesti e nei funzionari deviati la consapevolezza che se ricorressero a questi mezzi sarebbe fatta chiarezza sulle loro trame e verrebbero svergognati e adeguatamente puniti. Invece, se la magistratura è debole, coloro che condividono con la mafia l’arte di intorbidire le acque, mascariare e intimidire avranno campo libero.

Ci sono poi anche casi di persecuzione politica, di corruzione a favore di grandi interessi, dove la magistratura è collusa, e chi dovrebbe tutelare la legalità rilascia licenze di delinquere; assicurando impunità, partecipando alle manipolazioni, e arrivando a istruire su come commettere reati e farla franca.

@ Recobino. Con una semplicità pari a quella che ci vede lei, può essere una montatura. In un sistema sano, l’accertamento solido dei fatti dovrebbe prevenire l’instaurare una situazione di dubbio estremo, che non si limita all’innocenza o alla colpevolezza, ma dove dall’esterno non si sa se il soggetto sia colpevole o vittima. E la sorte del soggetto non dovrebbe dipendere da chi ha partecipato alla produzione della situazione ambigua, ma dovrebbe essere valutata da inquirenti e giudici terzi. Dovrebbe essere fatta chiarezza: una giusta condanna per calunnia, a carico o del sindacalista accusato o di chi l’accusa, dovrebbe in ogni caso venire emessa.

@ Silmarille. No, non ha preso la busta da quel che si vede nel video (diffuso senza audio). Gli inquirenti avrebbero dovuto accertare come si sono svolti i fatti e il loro significato in maniera sicura prima di arrestarlo e precipitarsi a dipingerlo sui media come un sindacalista corrotto. Non conosco la realtà dei Cobas e dei loro nemici. Intervengo per portare una testimonianza. Nella mia esperienza: a) l’emettere un giudizio, da parte dell’autorità, basandosi su dati incerti e parziali, rinunciando a ottenere e considerare informazione facilmente disponibile, è indice di cattiva fede; b) le forze di polizia a volte organizzano macchinazioni contro chi è inviso a poteri forti, e possono contare su una magistratura che gli copre le spalle e li aiuta.

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12 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Esselunga, polemiche sul cartello contro i “truffatori napoletani”. Il gruppo: “Il responsabile già sospeso dal servizio””

Che rozzezza. Eppure all’Esselunga sanno essere fini. Per un periodo ogni volta che facevo la fila per pagare arrivava un magazziniere che entrava o usciva passando nella strettoia tra le casse destinata ai clienti e mi strusciava malamente. Un giorno nella cassa accanto c’era in fila un noto magistrato. Verrò spintonato anche davanti a questo tutore della legalità ? Mi chiesi. Quella volta lo struscio mi fu risparmiato. Arrivò una commessa e fece cadere un pomodorino che rotolando sul pavimento andò a fermarsi contro la mia scarpa. Gli spintoni ripresero le volte successive. Da allora soprannominai mentalmente il magistrato “ciliegino”. Era un brillante parlatore. Ricordo una sua conferenza pubblica tenuta insieme ad un cattedratico – consulente di Cossiga durante l’eliminazione di Moro – che nella stessa giurisdizione ebbe delle noie, venendo accusato da un PM di avere favorito un camorrista. La richiesta di rinvio a giudizio fu respinta; a me però resta l’impressione che date misteriose fratellanze, date certe catene di amici di amici, davanti ad alcuni tipi di napoletano, es. un camorrista, nelle Esselunga lombarde quegli atteggiamenti che secondo alcuni maligni sarebbero attribuibili a una grave carenza di niacina vengano sostituiti dalla più alacre e rispettosa disponibilità.

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9 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Lonigro “Strage di Viareggio, Ferrovie lo licenziò perché faceva da consulente alle famiglie. La Cassazione: “Giusto allontanarlo” “

Non conosco questo caso nel dettaglio; potrebbe anche darsi che la sentenza in sé sia difendibile sul piano formale. Ciò non toglierebbe che sia coerente con un quadro politico sostanzialmente corrotto. La notizia della sentenza appare affermare che dando uno stipendio – magari proveniente da denaro pubblico – si acquista anche la coscienza della persona. “Chi ci dà il pane è nostro padre” ammonivano i vecchi mafiosi. Il messaggio conferma i potenti che delinquono – e i dipendenti a loro moralmente affini – nella convinzione che l’omertà, e la fedeltà al gruppo invece che alla comunità, siano un valore; mentre fa opera di dissuasione e intimidazione verso chi vorrebbe opporsi al malaffare. [Nella mia esperienza è comune l’impiego sistematico di dipendenti, anche pubblici, come picciotti per boicottare, mobbizzare, intimidire, cercare di screditare e compromettere chi sia di ostacolo agli affari inconfessabili dei cerchi magici dove si incontrano poteri forti, datori di lavoro e rappresentanti delle istituzioni; e, nella mia esperienza, a questo genere di “rapporto fiduciario” la magistratura assicura impunità e fornisce sostegno.] In tema di protezioni istituzionali di grandi affari illeciti, andrebbe esaminata anche la lealtà dei magistrati verso il popolo dal quale ricevono pane e companatico.

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14 aprile 2017

Youtube

Commento agli auguri di Pasqua 2017 del vescovo di Brescia Monari

Per la Pasqua hanno messo una stazione della Via Crucis sotto casa. Una croce addobbata con una stola bianca; scaricata da un furgone della Caritas, guidato da un nero, che mentre passavo ha imballato il motore spargendo il tanfo dei gas di scarico. Quei due pezzi di legno ortogonali indicherebbero un’entità superiore all’Uomo. A me la croce imposta e l’incensiere diesel hanno fatto venire in mente David Lazzeretti, il Cristo dell’Amiata, visionario sincero, messo a morte perché troppo umano.

v. Spezzano della Sila, 15 aprile 2017. In :I professionisti della metamafia

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Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Il caso Bisignani-P4” dell’8 dic 2011

Il prof. Giannuli invita a non considerare le nuove Pn, con n>2, come una semplice prosecuzione della P2. E’ vero che ci sono differenze, forse legate a diramazioni: certi segni, come il magistrato che, denunciati meritoriamente i privilegi borbonici e gli abusi dei Consiglieri di Stato, invita a “una collaborazione sincera e duratura tra massoneria [buona] e magistratura” [1] portano a chiedersi se gli scandali giudiziari non riflettano una lotta intestina tra fazioni in lotta, portatrici di interessi e stili diversi. Inoltre, cambiato il periodo storico, occupandosi di affari invece che di “Guerra fredda”, forse le nuove Pn non si occupano più di sbudellamenti. Forse: v. Breivik. Però si occupano più di prima di budella, occupandosi di quel fondamentale settore dell’economia che è la medicina.

Forse è un caso, ma è stata la Corte d’appello di Brescia presieduta da Marra, poi dimessosi per lo scandalo P3, ad appoggiare la campagna sui cellulari che provocano il cancro, riconoscendo il nesso etiologico con una sentenza, la prima del genere in Italia. (Questa di scrivere pagine “acrobatiche“ di medicina – gradite al potere – è una delle attività improprie che distraggono i magistrati dal loro lavoro). La cancerogenesi a pile dei cellulari ha scarsissima plausibilità biologica, ma viene agitata in continuazione; in contraddizione col silenzio su radiazioni elettromagnetiche molto più potenti e che si sa per certo essere cancerogene, come quelle dei raggi X: i presunti e dibattuti pericoli dei telefonini sono noti al pubblico come lo erano gli unguenti degli untori sotto la peste, mentre gli si nasconde quanto gli addetti sanno, e scrivono nelle riviste scientifiche, che una quota non trascurabile e crescente di tumori sta venendo provocata da esami radiologici, spesso non necessari, in particolare le TAC. Ritengo che il cancro da cellulari sia un vero depistaggio etiologico. Peraltro attuato su scala mondiale; i piduisti nostrani di ieri e di oggi appaiono come gli operatori locali di movimenti di portata internazionale.

I nostri comunque fanno la loro figura all’interno di questa orchestra internazionale. Statistiche di questi giorni riportano che l’Italia ha la più alta incidenza al mondo di neoplasie dell’età pediatrica. Immediatamente, insieme all’inquinamento (fattore reale, negato o esagerato a seconda della convenienza) sono stati accusati i cellulari. Le Pn si occupano, insieme ai cugini delle forze di polizia, e agli zii della magistratura, di screditare e mettere a tacere chi indichi altri fattori, di tipo sociologico, e segnatamente criminologico, per questo record [2].

Va bene uno sguardo distaccato sui nuovi fenomeni piduisti; ma, soprattutto con una magistratura al 99% abituata, allora come oggi, a fare il pesce in barile, e a ingraziarsi i poteri forti, quando non è parte diretta della rete piduista, suggerirei ai comuni cittadini di non perdersi in distinguo eccessivamente sottili, e di non vedere con occhio più benevolo queste reti di potere; che mettono silenziosamente a rischio gli organi interni, cioè le budella, più di quando facevano fragorosamente esplodere le bombe o crepitare i mitra.

1. https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/11/massoni-e-legalita/
2.https://menici60d15.wordpress.com/2008/12/17/sos-cancro-nei-bambini-e-sovradiagnosi/

20 aprile – 5 maggio 2017

Blog de Il Fatto

@ Atomic. Non è un demerito dei soli italiani, come conclude l’articolo. Gli italiani hanno solo esercitato il consueto zelo. Nel dicembre 2010 la Corte d’appello di Brescia – una corte piuttosto sensibile ai venti atlantici – emise la prima sentenza che riconosce che un cellulare abbia causato un tumore, anche in quel caso un tumore benigno di un nervo cranico. Contemporaneamente nel Maine un legislatore, Boland, proponeva di apporre un’avvertenza di rischio cancro sui cellulari, come per le sigarette. L’articolo inoltre ignora la step increase in incidenza dei tumori del CNS negli anni Ottanta da introduzione di nuovi strumenti diagnostici. “Variazioni importanti” “legate a sostanziali miglioramenti nella capacità diagnostica per immagini” dice a proposito dell’aumento dei tumori infantili del SNC il rapporto AIRTUM 2012. Epidemiologi USA hanno invece osservato che se fosse solo questione di miglioramenti diagnostici l’incidenza dopo essere aumentata avrebbe dovuto decrescere ai livelli precedenti, cosa che non è avvenuta.

Commento al post di S. Palmisano del 4 maggio 2017 “Cellulari e tumori, chi ne studia la correlazione sia super partes”

Le radiazioni ionizzanti sono un cancerogeno certo e potente. L’analogia a effetto tra l’uso del cellulare e i sopravvissuti di Hiroshima è scientifica come sostenere che avendo trovato altezze simili tra un cestista (in ginocchio) e un nano (su trampoli), allora anche il nano è alto. Sul conflitto di interessi, va osservato che la paura per agenti cancerogeni, che ha un valore di mercato spingendo a sovradiagnosi e a richieste di denaro a vario titolo, oggi viene separata dalle responsabilità, che sono più mostrate che punite, e dal modello socioeconomico liberista, che non viene messo in discussione. La propaganda, inclusa quella giudiziaria, opera un po’ come la colonna di distillazione di una raffineria. Alcune componenti vengono fatte sparire; altre, come la paura, sono diffuse nell’atmosfera, inquinando l’opinione pubblica. Un buon sistema è nascondere i cancerogeni veri (es radiazioni ionizzanti mediche), e agitare quelli falsi o esagerati. Vi è conflitto d’interessi anche nel produrre paure redditizie. Es. quando nel 1884 Bismarck introdusse l’assicurazione per i lavoratori, medici e avvocati riesumarono la teoria già screditata delle “lividure” e altri esiti di traumi come causa di cancro (Malleson A. Whiplash and other useful disease. Cap. Lawyers, junk science and chicanery. McGill-Queen ‘s University Press, 2002).

@ Sp1959. 5 giorni dopo Ivrea anche a Firenze (studio avv. Bonafede, deputato 5stelle; giudice Nuvoli) la magistratura ha riconosciuto che l’uso del cellulare può provocare tumori del sistema nervoso. Non si tratta dunque di un fake a sostegno del business oncologico e giudiziario: è la terza sentenza del genere e quindi, soddisfacendo il Principio del Campanaio (1), è stato raggiunto l’elevato livello di rigore tipico dei contributi della magistratura alla medicina. Il Principio del Campanaio è applicato dalla scienza ufficiale del più alto livello di reputazione, es. nella ricerca oncologica (2), che magistrati e forze di polizia considerano fonte di verità, immune da interessi di parte o illeciti, e difendono come giannizzeri.

1 ”In The Hunting of the Snark di Lewis Carroll, il Campanaio dice: «Tutto quello che ti dico tre volte è vero».” (L’errore del campanaio. In: Follie e inganni della medicina. Skrabanek P. McCormick J. Marsilio, 1992).

2 “Some non-reproducible preclinical papers had spawned an entire field, with hundreds of secondary publications that expanded on elements of the original observation, but did not actually seek to confirm or falsify its fundamental basis. More troubling, some of the research has triggered a series of clinical studies — suggesting that many patients had subjected themselves to a trial of a regimen or agent that probably wouldn’t work. “ Begley CG, Ellis LM. Raise standards for preclinical cancer research. Nature, 2012.483;531.

@ MyOwnBoss. Grazie. Un articolo su Radiology dell’aprile 2017 (Larson et al) rileva che in USA il numero di TAC su bambini si è quintuplicato negli ultimi 13 anni. Una stima conservativa ha calcolato in USA tra 2640 e 9080 i casi di cancro all’anno causati da TAC pediatriche*. Ma su questo si sta zitti. La pericolosità delle onde EM aumenta in generale con l’aumentare della frequenza, e quindi dell’energia. Il pubblico viene invece indotto a credere a una “legge fisica” opposta, nella quale minore è la frequenza maggiore è il pericolo. Nell’articolo di Palmisano scopro nomi a me già noti per altri affari, in questa attività di magistrati e medici associati di uguagliare il rotondo al quadrato e di cambiare il bianco in nero.

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10 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Vendemiale “Casta delle federazioni, Sticchi Damiani confermato all’Aci ma manca la ratifica di Mattarella: “Voterò lo stesso per il Coni””

Mesi fa ho rinnovato la patente all’ACI. Ho portato delle fototessera normali, scattate da un fotografo che lo fa di mestiere. Ma la patente mi è stata consegnata con la foto ridotta a una silhouette nerastra, con la faccia resa irriconoscibile. Il presidente dell’Aci locale non ha risposto alla mia lettera dove chiedevo mi fosse consegnata senza ritardi una patente decente e valida (per la quale avevo pagato 80 euro), scambiandola con quella che impedisce l’identificazione. Mi è stato offerto da un impiegato dell’ACI di ritirare la patente e farmene avere una con la foto non alterata dopo due mesi. Tempo fa il Fatto ha riferito che questo presidente dell’ACI locale è stato coinvolto in “una vicenda ingarbugliata e non proprio edificante, in cui compaiono da protagonisti o comprimari personaggi di peso non solo nella città lombarda, ma anche a livello nazionale”. Tiene conferenze sul Flauto magico di Mozart. Per questi motivi, che si aggiungono ad altri più specifici, inclusa una catena di errori improbabili, dispetti e abusi gratuiti quando devo rivolgermi ad amministrazioni locali o statali, ho commentato tra me che mi è stata rilasciata una patente massonica, nel senso di mascariamento massonico. Apprendo da questo articolo che il presidente nazionale dell’ACI è vicino al ministro Lotti. Ciò rafforza l’idea che anche all’ACI ci sia la presenza attiva di quelli che si vantano che Mozart era dei loro.

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12 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, esplosione in strada davanti alle Poste. “Non si esclude la pista anarchica””

Il ministero delle Poste a suo tempo faceva parte del comitato della Presidenza del consiglio per la “difesa psicologica”. Chissà quale contorto ragionamento ha portato gli anarchici a vedere oppressione nel ritirare e consegnare, sia pure con la notoria sciatteria, lettere e pacchi. Ma di sicuro verrà trovato un movente che sembrerà uscito dalla penna di Bakunin; mentre non credo che la magistratura inquirente, per non parlare di CC e PS, prenderebbe in considerazione la tesi che le Poste attuali collaborano con quegli apparati che tradizionalmente si occupano di pilotare l’opinione pubblica pilotando bombaroli e terroristi; e che oggi si occupano anche di swapping tra onestà e crimine, ovvero di dipingere chi è di intralcio a grandi affari illeciti (anche se di idee moderate e borghesi) come un deviante; e chi pratica i grandi affari illeciti come vittima da proteggere.

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13 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Tabusso “Brexit, l’Agenzia europea del farmaco a Milano? La strada è lunga e in salita”

La Norvegia limitava l’approvazione dei nuovi farmaci a quelli che mostravano un vantaggio sugli esistenti. Nel 1996 la “armonizzazione” UE le fece rimuovere questo sano criterio. Studiosi della corruzione considerano l’attuale approvazione dei farmaci esempio principe di corruzione istituzionalizzata*. E’ divenuta un’attività eminentemente affaristica, tutto fuorché limpida; dove si possono creare dal nulla miliardi di euro di profitti purché si sia disposti a recitare, senza alcun rischio, sussiegose farse; e non ci si lasci impressionare dalle conseguenze visibili in sala settoria di questa meravigliosa forma di creazione di ricchezza, una cornucopia fondamentale per il modello economico trionfante. Necessita di doti che la Lombardia ha in abbondanza, per dono di natura e per la cultura plurisecolare degli affari, non impacciata da soverchie ubbie intellettualoidi o moralisteggianti. L’operosità lombarda è inoltre provvista di un apparato di protezione piduista, cioè di mafia tramite i poteri dello Stato. Efficiente e discreto, come dev’essere la mafia che si rispetti, è quel che ci vuole per l’eliminazione delle voci guastafeste e la conduzione spedita. Abbiamo una marcia in più rispetto agli altri pur degni pretendenti all’osso. Se si applicherà il criterio meritocratico, Milano ha già la prestigiosa assegnazione in tasca.

*Light D et al. Few Benefits from New Drugs and Many Serious, Costly Risks. Chemical Industry Digest, Feb 2014.

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25 maggio 2017

Blog Bye-bye Uncle Sam

Commento al post di P. Cammerinesi “The smoking gun”

Quando devono eseguire ordini inconfessabili le nostre istituzioni mescolano rigidità prussiana e sciatteria fricchettona. Es. con Moro finsero sia inflessibilità kantiana, “lo Stato non tratta”, sia inettitudine fantozziana sul piano poliziesco, per evitare di salvarlo. Pecorelli, mentre a Washington come presidente dell’AIFA riceveva istruzioni sull’operazione che avrebbe portato alle odierne leggi draconiane sulla vaccinazione dei bambini, era anche dominus di fatto del grande ospedale pubblico che fa da policlinico all’Università di Brescia, come rettore e primario. In quella veste, associata per di più a quella di presidente dell’ente di valutazione scientifica dei farmaci, è stato incredibilmente corrivo: gli Spedali Civili aprirono le porte a Stamina, una truffa da quattro soldi, dandole peso e credibilità.

Non si tratta di rigore né di lassismo, ma di esecuzione di direttive. La rigenerazione di tessuti solidi con staminali è un progetto fantascientifico, di grande suggestione, ma che non riesce a soddisfare i criteri di scientificità, a partire dalla plausibilità biologica. Allora, essendo anche un business, si è ricorsi al sistema dello standard inverso, negativo invece che positivo: si comparano sul piano dell’immagine i prodotti ufficiali non con gli standard di efficacia e sicurezza che dovrebbero raggiungere, ma con quanto di peggio, con versioni volgarmente ciarlatanesche, per farli sembrare seri e validi al confronto, anche se restano inefficaci e dannosi (1). Le versioni pop, che costituiscono a loro volta un business, permettono anche di stimolare liberamente le aspettative del pubblico sulle asserite proprietà miracolose, addirittura la ricostituzione del tessuto nervoso. Le credenze a priori fittiziamente elevate falsano nel verso desiderato le verifiche sulle staminali ufficiali, consentendo standard più bassi e interpretazioni compiacenti. Le staminali spudoratamente fraudolente che servono da standard negativo ricevono il via libera, e anche appoggi e riconoscimento, dalle istituzioni, nella costernazione degli addetti alle staminali “scientifiche”. E’ un copione che in USA viene recitato da anni e su larga scala (2). Posso testimoniare che in Italia diverse istituzioni dello Stato hanno favorito in vari modi, anche tramite atti illeciti e infami, l’altrimenti impossibile operazione Stamina, tradendo ancora una volta il Paese in obbedienza ai poteri forti.

1 Stamina come esca per la medicina ufficiale https://menici60d15.wordpress.com/2014/05/04/stamina-come-esca-per-le-frodi-della-medicina-ufficiale/. La polarizzazione gesuitica. https://menici60d15.wordpress.com/2017/04/07/la-polarizzazione-gesuitica/
2 Joseph A. Texas leans into unproven stem cell treatments, to the dismay of scientists. STAT, May 16, 2017. Joyce M. Strip mall stem cells. Health News Review, March 16, 2017.

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30 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo Stamina, quattro condanne a due anni per il filone bresciano”

Nel 1947 a Partinico fu assaltata una sezione del PCI. Due militanti furono uccisi, uno rispose al fuoco ferendo G. Ofria, mafioso locale, braccio destro di un massone latifondista. La polizia fece passare Ofria, sicario, per una delle vittime. Tra gli uccisi vi era il padre di Giuseppe Casarrubea, che, divenuto storico, ha commentato: “La cosa incredibile non è, tuttavia, solo l’equivoca attività d’indagine degli inquirenti, quanto il fatto che i giudici sia a Viterbo, sia a Roma, non svolsero nessun approfondimento autonomo, e si appiattirono acriticamente sui rapporti di polizia. Anzi fecero di peggio. Non solo rimossero il problema dei mandanti ma concessero le attenuanti ai correi della strage”*.

Nel processo per quel remoto fatto di sangue nella Sicilia di Bernardo Mattarella ci sono state manipolazioni, influenze esterne, circostanze storiche e conseguenze per il Paese che si possono comparare con l’odierno fare figurare Reg. Lombardia, Min. della Salute e AIFA tra le vittime; con l’assoluzione dalle accuse appropriate, truffa e associazione a delinquere; e con l’appiattimento sui voleri della “money-driven medicine” nell’elevare acqua sporca a “farmaco imperfetto”, una falsità madornale che serve lo schema fraudolento del quale Stamina è solo una componente**; schema che chiarisce movente principale e mandanti dell’imbroglio, che sono stati rimossi.

*Casarrubea G. “Fra’ diavolo” e il governo nero.
**Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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2 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bergamo, bombe carta e volantini anti-Lorenzin davanti agli ambulatori per vaccini: gruppo di ultradestra rivendica”

La medicina, quella fraudolenta, è “big money”, e prefetti della stessa pasta di Federico Umberto D’amato, generali dei CC alla G. Palumbo, magistrati che non sono l’opposto di Carmelo Spagnuolo, e i tanti lazzari sempre disponibili per un tozzo di pane, stanno acquisendo meriti adoperandosi per i “piani di rinascita” sanitaria. Da alcuni mesi nella strada che separa l’ambulatorio vaccini della ASL vicino casa mia dallo squallido parchetto dove vado a leggere sfila un campionario di tipi inquietanti e molesti; inclusi guidatori avventati e distratti che ti sfiorano con l’auto. Sbucano “a cucù” cioè con la prevedibile regolarità della pendola svizzera da muro. La zona è divenuta mal frequentata. A febbraio un signore, presente ad una strana aggressione che ho subito a qualche decina di metri, quando ho chiamato il 112 si è presentato spontaneamente come agente di PS in pensione, invitandomi ad andarmene prima che la pattuglia arrivasse, per evitare guai. Occupandomi di frodi mediche, e data una lunga esperienza, a me pare un voler creare una tensione. Mi sarei rivolto alla magistratura, se la città, a 50 km da Bergamo, non ne fosse sprovvista.

@Carlo Ferrari. Vive la Republique?” Viva, ma ho l’impressione che lei più che all’Italia inneggi alla fraternité dei sanculotti…

A me sembra di assistere al triste spettacolo di gente che fa qualsiasi cosa per un tozzo di pane, nonostante abbia di che vivere o sia benestante. Una storia da aggiornamento ai nostri giorni delle “Autobiografie della leggera”, che fu scritta nel 1961. Comunque, se lei volesse sviluppare l’estetica della cialtroneria troverà ampi spunti nel campo degli appoggi istituzionali alle frodi mediche.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

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21 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, la Cassazione conferma l’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte”

Un indicatore degli effetti del ritardo della sentenza, un modo per comprendere quanto questa giustizia incida sul fiume della Storia, è ottenibile sottraendo dalla data dell’evento la distanza in anni tra evento e sentenza: 1974-43=1931. Tra la strage e la sentenza è passato tanto tempo quanto ne è trascorso tra il 1931 e la strage. Quanto pesava nel 1974 il 1931, quando l’Italia, largamente rurale, era sotto Mussolini. La violenza di Stato era autoctona e dichiarata: Gramsci osservava il mondo da una cella. Hitler doveva ancora prendere il potere. Gli USA si dibattevano nella grande depressione. L’Ucraina di Stalin stava entrando in carestia.

Un alto magistrato a Brescia ha affermato a una conferenza – essa stessa manifestazione delle mortifere strategie dei poteri forti – che se sente dire che la strage è stata lasciata impunita dalla magistratura “diventa scortese”. E’ possibile riconoscere dei meriti alla sentenza, che i fan dei magistrati magnificheranno. Ma conoscendo quanto è attualmente vasta e radicata la rete delle complicità istituzionali coi poteri che nel 1974 vollero la strage e che in questi cinque decenni hanno ordinato altre operazioni deleterie, conoscendo il doppio gioco delle autorità che ogni anno si mostrano sul palco alle commemorazioni, a me la sentenza pare una foglia di fico, un belletto su un volto grinzoso, una maschera di rispettabilità data ai tirapiedi perché meglio proseguano i loro servigi per gli affari dei nostri giorni.

@ Paola. Ma le verità sono davvero così complesse che non bastano 50 anni a trovarle? Per Pasolini – novembre ’74 – “non è poi così difficile”. Le verità su molti misteri d’Italia sono come la meccanica celeste: riguardano sistemi di forze molto grandi ma relativamente semplici in linea di principio, anche se la descrizione dettagliata può richiedere calcoli avanzati. (Chiamo “tolemaicismo” l’arte, simile alle spiegazioni ad hoc dell’astronomia geocentrica, di spiegarle in termini nazionali, ignorando la “massa gravitazionale” dell’ “astro” USA). L’importanza dell’azione giudiziaria andrebbe valutata considerando i suoi effetti sulle stragi e gli omicidi politici, che hanno potuto proseguire per decenni, fino a che sono stati utili; e gli effetti sull’influenza di poteri sovranazionali sull’Italia, oggi più forte di allora; e non contrastata, tutt’altro, dalla magistratura. Quanto all’indomito coraggio dei bresciani, osservandone da 24 anni i comportamenti ho sviluppato l’idea che queste stragi siano servite anche a “vampirizzare” la popolazione, facendone un docile collaboratore dietro alla retorica; la stessa retorica che oggi fa celebrare la sentenza. Forse nel decidere i luoghi degli eccidi gli uffici di guerra psicologica hanno considerato anche il carattere, qui diciamo “pragmatico”, di alcune cittadinanze.

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Agosti “Strage di piazza della Loggia, lettera agli innocenti”

Dopo mezzo secolo suonate l’adunata per andare a cercare i mandanti della strage. Vivo a Brescia, che quando sono in gioco interessi USA sembra una dependance della vicina base NATO-USA. Vengono in mente quei baroni scozzesi di “Braveheart” che chiamavano a raccolta contro gli occupanti inglesi e sottobanco si erano venduti ad essi. A2A, la partecipata del Comune, che ogni volta che su Il Fatto commento gli interventi di Mattarella manda puntualmente le macchine spazzatrici a sfilarmi accanto sollevando lerciume mentre cammino, chiede la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. Anche Mattarella, da decenni uomo di fiducia “su cui puntare” come presidente secondo un ambasciatore USA in Italia (La Stampa, 20 giu 2017), necessita di alibi per la sua fedeltà atlantica. Così, col machiavellismo e le capacità recitative che nella nostra classe dirigente occupano il posto di doti più pregiate, verranno prolungate la sacralità e la pompa che rivestono scelte di campo non molto eroiche.

Sui reali rapporti di A2A, della dirigenza e della popolazione bresciana, e delle istituzioni dello Stato con i mandanti della strage, vedi:\29 giugno 2017. Et in pulverem reverteris. I bresciani e i mandanti della strage del 1974. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella

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25 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Beccaria “Piazza della Loggia: le coperture istituzionali, la P2 e i rischi per la democrazia”

Lewontin, genetista di Harvard, è ricorso a un approccio che chiama “dialettico”* per mostrare l’erroneità delle manipolazioni concettuali della genetica. Il determinismo semplicistico fa da base alla “new genetics”**, presentata come un trionfo della medicina ma in realtà una sua degenerazione commerciale. Sulla quale, tra parentesi, Brescia si è buttata a pesce, scoprendosi una vocazione accademica quando la medicina è divenuta un modo facile di arricchimento per chi non abbia troppe ubbie etiche e assilli epistemologici. Lewontin mostra come il suddividere gli oggetti di natura in classi separate e distinte porti a non cogliere aspetti critici e travisare; insieme al suddividere bisogna considerare la possibile “interpenetrazione degli opposti”. Lewontin sostiene l’applicazione del suo metodo anche al campo politico, inclusa la politica imperialista USA*. A Brescia di interpenetrazione tra chi si presenta come offeso dalla bomba e chi da allora continua a dare ordini ce n’è tanta. La strage di quel 28 maggio 1974, dove la distinzione tra i corpi dilaniati da una parte e gli uccisori dall’altra fu orribilmente netta, viene esibita, a volte col suo contorno torbido di allora, per nascondere e favorire il più vasto campo di legami e complicità di oggi; che riguardano affari inconfessabili come quelli sulla salute.

*Levins R, Lewontin R. The dialectical biologist. Harvard Univ Press, 1985.
**Le Fanu J. Rise and fall of modern medicine. Hachette, 2011.

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13 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Vaccini, Lorenzin: “Solo una piccola parte della popolazione pensa che facciano male”. Senatrici M5s la contestano in Aula”

La truffa Stamina, che la Lorenzin dipinge come l’antiscienza debellata dalla scienza della quale è paladina, ha potuto avvampare perché gli ha aperto le porte l’ospedale universitario di Brescia. L’allora rettore dell’Università di Brescia, il ginecologo Pecorelli, è lo stesso che nel 2014 è andato in USA a prendere ordini per l’operazione vaccini. Che un rettore, e presidente dell’AIFA, permetta l’introduzione di una truffa di basso conio nell’ospedale pubblico del quale è il dominus è impensabile. Come se dei carabinieri pilotassero il terrorismo.

Stamina ha dato credibilità alla corrotta scienza medica ufficiale; il terrorismo servì a stabilizzare le storture del sistema di potere. Oggi da commenti su questo blog si apprende che la rivista di intelligence Theorema ha come presidente del comitato scientifico il gen. dei CC Mario Mori e il reduce delle BR Valerio Morucci come collaboratore. Fu il telefonista che indicò dove avevano lasciato il cadavere di Moro.

Lo Stato dovrebbe dare indicazioni mediche corrette. Invece fa dei cittadini carne per l’industria medica, e li induce per reazione alla pericolosa illusione, utile al business anche più delle cure forzose, che siano capaci di scegliere tra le offerte della medicina. Un valido motivo per opporsi alle iniezioni obbligatorie è l’inaffidabilità di quelli che occupano le istituzioni, che appaiono recitare copioni scritti altrove, come i loro predecessori all’epoca del terrorismo.

@ Manuel Fantoni. Grazie. Oggi viviamo in un mondo complesso. Non dobbiamo più zappare per vivere, ma dobbiamo vangare studiando per andare oltre il superficiale, dove spesso non solo la versione ufficiale, ma anche l’opposizione consentita sono confezionate a favore di grandi interessi.

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17 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Piazza della Loggia, la verità già nota 40 anni fa. Ma le indagini puntarono altrove”

S. Palidda, studioso del controllo di polizia, usa l’espressione “anamorfosi dello Stato di diritto” per indicare l’applicazione abnorme e omissiva delle norme a favore di interessi particolari. Come nelle anamorfosi ottiche, disegni deformi e irriconoscibili proiettati sullo schermo visibile al pubblico acquistano forma compiuta e presentabile. Hanno carattere di anamorfosi anche le innumerevoli ricostruzioni delle stragi dove è costante lo schema “l’impegno dei magistrati e investigatori non è mai mancato ma…” ma ci sono stati diabolici depistaggi. Credo che nessuna ricostruzione che voglia essere onesta e approfondita possa eludere il tema dell’applicazione del “codice atlantico”, delle connivenze e complicità di magistrati, forze di polizia e notabili locali alle operazioni sotto l’egida della Rosa dei Venti. Ieri e oggi. Il tribunale di Brescia ha da poco assolto un medico per avere incassato, quando era il rettore, lo stipendio di primario senza andare al lavoro: perché l’università e l’ospedale glielo hanno lasciato fare*. Una motivazione che suona farsesca al lettore comune. Un ragionamento giuridico che sa di anamorfosi, di mappatura di altre ragioni, riconducibili, per chi conosca gli affari che prosperano impuniti a Brescia, al ruolo dell’allora rettore di portaordini di Washington. Ordini che oggi riguardano operazioni mediche come Stamina e i vaccini imposti.

*M. Toresini. Corsera, 15 lug 2017.

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26 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “‘Ndrangheta in Lombardia, fra boss e politici un solo grado di separazione. “Se ti chiedono un favore non puoi dire no” “

La mafia è un instrumentum regni? Credo di sì; e andrebbe considerata tale anche l’antimafia. L’antimafia che cronicizza la mafia invece di guarire il Paese eliminandola. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia. La definizione restrittiva che considera mafia, e quindi della massima gravità, solo i “vincoli associativi” che esibiscano violenza fisica, o meglio meccanica, e il prestigio che deriva dalla patente di antimafia, creano una franchigia di illegalità per vari gruppi di interesse e per le istituzioni dello Stato che li servono. Tra mafia e antimafia il terzo gode: associazioni, meno cinematografiche, del mondo legale possono commettere impunemente crimini di grande portata. Potendo delinquere anche con metodi che andrebbero riconosciuti come mafiosi, posto che andrebbe considerata “mafia” qualunque struttura criminale, anche interna allo Stato, che voglia farsi legge, regola accettata; che lo faccia tramite la violenza o stravolgendo il potere legale. Anziché spiegare il facile attecchimento in Lombardia attribuendo al fenomeno mafia caratteristiche sovrannaturali, bisognerebbe considerare come non solo la mafia ma anche l’antimafia facilitino forme di criminalità di alto livello che alimentano l’economia legale. Es. le manipolazioni a danno della salute che rendono prosperose le industrie farmaceutica e medica. Il complesso mafia-antimafia in Lombardia è tra i fattori che rendono il Pirellone particolarmente adatto come nuova sede dell’EMA.

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3 ottobre 2017

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Commento al post di E. Rosso “Concorsi truccati, ‘si premiano i burocrati e non gli intellettuali’. Firmato Piero Villaggio”

@ kutuzov. Non so come si possa sostenere “with a straight face” che la massoneria non intervenga per i ricercatori universitari. Posso smentirla anche sugli operatori ecologici: la massoneria interviene eccome anche per loro. Sia perché si tratta comunque di posti di lavoro; sia perché se ne serve per azioni di mobbing e oltraggio, data la spazzatura che maneggiano. Come ha osservato Monicelli, che parlava di logge “Rotary dei poveri”, la massoneria non è solo piani alti. Si sottovaluta quanto sia ridotta sul piano umano la distanza tra un alto grado e uno basso, tra un gran maestro e il lazzarone non affiliato che il venerabile usa per operazioni sporche. Non è ampia come si potrebbe pensare la distanza morale e culturale tra gli spazzini che fanno in modo di gettare materialmente sporcizia su un soggetto che intralcia gli affari immondi (magari paludati da “scienza”) appoggiati dai massoni, da un lato, e dall’altro i fratelli nei vertici della partecipata del Comune che versa loro lo stipendio e le gratifiche, nel Comune stesso, nelle forze di polizia che gestiscono, tra i magistrati che danno la licenza di delinquere. Anche se gli abiti e le funzioni sono diverse, sono fatti della stessa pasta. Tanto che la massoneria può essere vista come un’agenzia che organizza in reti di potere gerarchiche una limitata varietà di tipi umani che stazionano in tutti i piani della società.

@ kutuzov. E’ lei che sta sostenendo che sì, la massoneria influisce sulle carriere universitarie, meno che sull’entrata iniziale nei ranghi accademici. Saremmo davanti a un potere che occupati posti chiave evita di riprodursi sfruttando il potere di cooptazione. E quando mai si è visto un professore massone favorire un determinato candidato al semplice posto di ricercatore. Boh. Non adduce a sostegno di questa tesi singolare altro che un tono supponente. E’ come dire che i frigoriferi sono venduti col cibo già dentro. E che chi lo nega dice “boiate pazzesche”. Pensi che a me risulta che si pratichi impunemente la raccomandazione negativa: assumere uno sconosciuto senza collare come assistente ospedaliero in un importante ospedale dove non aveva mai messo piede prima, magari aggiungendo al volo un secondo posto (quello previsto andando alla moglie dell’aiuto), metterlo in un reparto universitario nonostante l’assunto volesse stare lontano dall’università e dalle sue ricerche truffaldine (“Non decide lei” nelle parole del direttore sanitario), ricattarlo “o fa ricerca per me o la pagherà” e dopo il rifiuto usare le vie brevi per togliere di mezzo la voce scomoda, ciò che era nei piani. Io però parlavo di cose più leggiadre, la raccolta e l’utilizzo dell’immondizia; in questi giorni che un’importante azienda di smaltimento rifiuti sta lanciando un candidatura a senatore a vita, sulla quale si dovrebbero fare critiche articolate; anche se molto meno intricate delle sue uscite.

Nota. Lapsus calami. Non fu il direttore sanitario ma il direttore amministrativo a pronunciare la frase in risposta alla mia richiesta di non andare in un reparto universitario (di una facoltà di medicina istituita da poco della quale non conoscevo l’esistenza; il mio trattamento, su procura, è stato tra i suoi primi gloriosi passi). I direttori sanitari fecero di peggio negli anni successivi.

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Vedi: Sinergie tra industria medica e industria dei rifiuti: le suppressio veri e suggestio falsi dei magistrati e la proiezione del sudiciume. In:La medicina sotto la presidenza Mattarella . Ottobre 2017.

Pensiero lento e pensiero veloce alla Poliambulanza. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella . Ottobre 2017.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

Vedi: Il monopolio corrompe i lavoratori. 10 novembre 2017. In: Milizie bresciane

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20 novembre 2017

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Commento al post di V. Agnoletto “Agenzia europea del farmaco, peccato averla persa. Ma cosa volevamo farci?”

 
A premere per l’assegnazione a Milano c’è stato Scaccabarozzi, capo di Farmindustria. Che controlli possono essere quelli che il controllato agogna? Alla vigilia del voto Telettutto, emittente bresciana, ha mostrato una conferenza sull’inquinamento dove Marfella ha detto che la mortalità infantile per cancro in Italia è la più alta del mondo. Da noi un inquinamento eccezionale e particolare fa strage di bambini? I dati non lo dicono. Ad essere relativamente elevata in Italia è l’incidenza di tumori infantili, per la quale si dovrebbe pensare alle sovradiagnosi; favorite, a vantaggio del business oncologico, da allarmi a effetto. Che andrebbero indagati dalla magistratura. Ma il procuratore di Brescia Buonanno e l’aggiunto Raimondi erano accanto a Marfella. La magistratura coonesta discorsi ingannevoli e sgangherati, vestendo di autorevolezza la suggestio falsi a favore della medicina commercializzata. E concorre anche alla suppressio veri, posso testimoniare. Quando l’Italsider creava ricchezza per i tarantini, chi parlava, giustamente, del pericolo cancro era guardato come un importuno fuori dal mondo. Oggi si è passati ad allarmi gonfiati ad arte che favoriscono la sostituzione dell’industria tradizionale con quella medica, dove la materia prima sono le persone. L’EMA vidima una produzione di ricchezza truffaldina e cannibale, e averla in Italia, dove il meglio, la magistratura, è questo, non avrebbe dovuto essere motivo di esultanza.
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@ mansal. Credo di rappresentare l’ala estrema della critica a Stamina, truffa buffonesca pilotata dallo Stato per fare sembrare per contrasto valide le promesse alla Vanna Marchi sulla rigenerazione di tessuti con staminali “ufficiali” (un altro “job” dove hanno brillato Brescia e i magistrati). Le consiglierei il libro di un medico e ricercatore danese, Gotzsche, “Deadly medicines and organized crime”, su quanto è mafiosa (parole sue) l’approvazione dei farmaci nell’intero mondo occidentale; anche in Danimarca, paese civilissimo paragonabile all’Olanda. Ma non credo che lei voglia sentire parlare dell’universalità del malaffare farmaceutico. Un recente articolo su come l’EMA approvi antitumorali costosissimi senza evidenza valida che migliorino la sopravvivenza e la qualità di vita, e i commenti su come l’EMA sia un sistema di controllo “broken”, riguarda l’EMA sul Tamigi (Prasad V. Do cancer drugs improve survival or quality of life? You don’t need to know, according to our broken regulatory system. BMJ, 26 ott 2017). Comunque, oltre un certo limite la smodatezza nell’approfittare diventa controproducente, e l’eccessiva efficienza in questo senso della nostra classe dirigente potrebbe avere sconsigliato di trasferire nella terra dei famelici lombardi la delicata funzione di immissione di farmaci tarocchi per oltre 300 milioni di europei.
 

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12 dicembre 2017

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Commento al post di S. Limiti “Commissione Moro: “Ciò che abbiamo saputo finora è una verità dicibile: servì a chiudere la stagione del terrorismo””

Ma che vuol dire che l’eliminazione di Moro “servì a chiudere la stagione del terrorismo”. Probabilmente l’espressione sta per “servì a chiudere, con un assassinio esemplare, la stagione dove c’era ancora uno spiraglio di indipendenza”. Un esempio del dressage istituzionale sugli episodi più tragici e vergognosi della sudditanza della nazione: la tromba suona la carica, e la cavalleria si guarda bene dal caricare; ma esegue figure di alta scuola, galoppi in aria e piroette, per dare l’impressione di valore ed essere applaudita senza andare da nessuna parte. A Brescia, dove Fioroni ha buoni amici, stanno raccogliendo firme per la nomina a senatore a vita di Manlio Milani. A Brescia c’è un’altra scuola di dressage istituzionale, dove il fiume di commemorazioni e 40 anni di procedimenti giudiziari sulla strage di Piazza Loggia del 74 hanno prodotto sia il topolino delle mezze condanne – a Milano – di due degli esecutori, sia un pratico paravento dietro al quale servire zelantemente USA e NATO negli affari correnti.

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19 dicembre 2017

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Commento al post “Strage di piazza della Loggia, Tramonte estradato in Italia dal Portogallo: deve scontare l’ergastolo”

Dopo 43 anni dalla strage una singola persona comincerà a scontare la pena in una cella. E’ dubbio che questo too little too late migliori democrazia e giustizia, perché autorizzerà le autocelebrazioni e favorirà la falsa rappresentazione di quelli che dietro la facciata servono oggi, come già i loro predecessori, gli stessi poteri che in quell’epoca lontana ordinarono stragi e omicidi politici.

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21 dicembre 2017

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Commento al post “Papa Paolo VI sarà santo: “Individuato un miracolo compiuto dal Pontefice”

Papa Pochino (“il papa ha fatto pochino”, A. Moro, prima dell’esecuzione) era legato a massoneria e servizi; e ai loro affari sporchi. Da Paolo VI a Telethon, la santità, l’eroismo, gli altissimi valori sono un camuffamento dei predatori. In biologia viene chiamato “mimetismo aggressivo”. La differenza tra l’aureola pubblica e la verità picea ricorda quegli ordigni innescati che vengono nascosti in pucciosi peluche per farli esplodere nelle mani di bambini.

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21 dicembre 2017

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Commento al post di S. Bacchetta “Trenord, parla il capotreno licenziato per il morso al passeggero: “Quel lavoro sui treni era il coronamento di un sogno”

Strano. Il personale viaggiante a Brescia gode di libertà e protezioni. Una volta un controllore metro la camera l‘ha strappata di mano a me. Altri controllori mi hanno seguito dalla fermata fin sotto casa. Credo si cercasse la rissa. Ricordo sempre una decina di anni fa la faccia ghignante e soddisfatta di un alto magistrato bresciano, che avevo criticato sul web per i suoi endorsement di gruppi di potere spesso oggetto di procedimenti giudiziari, mentre gli autisti deviavano i bus e li facevano sfrecciare accanto a me a pochi centimetri, davanti ai vecchi uffici giudiziari. Una volta misi la mano sulla fiancata del bus mentre mi stringeva contro il muro, e lasciai l’impronta di sporco sul muro di fronte all’entrata di quel palazzo di giustizia. Mi è capitato negli anni di trovarmelo davanti diverse volte, dopo essere stato oggetto di atti di stalking. E’ comparso al mio fianco in piazza Loggia alla più recente commemorazione della Strage, il 28 maggio 2017, poco dopo che, come ogni anno, avevo ricevuto uno spintone. E’ il babbo di uno dei capi, nominato da Renzi, delle imprese dalle quali dipende il capotreno, che si sono mostrate inflessibili sui comportamenti scorretti e violenti del personale. Potrebbe darsi che la notizia del severo provvedimento serva, oltre che a ribadire che a mettersi contro l’invasione di extracomunitari si rischia, a coprire le funzioni ignobili e criminali assegnate da Corda Frates e Gigli Magici ai raccomandati dei trasporti pubblici.

@ boboviz. Questo è uno dei motivi per i quali sarebbe bene che i giovani leggessero molta letteratura: leggere tanto serve anche a vaccinarsi contro il narrativo, che fa giudicare una notizia, un argomento, in base a canoni estetici controllabili dalla fonte. Altrimenti succede di diventare come quelli che credono di leggere e invece stanno unendo a matita dei puntini numerati, predisposti per creare l’immagine che chi semina certe notizie vuole ottenere. E che si arrabbiano pure se qualcuno fa un disegno che non rispetta i puntini.

@ strawy1. “Voto antitetico al Pd”? Sì, come il PD era antitetico a Berlu. L’antitesi vera è tra teatro delle marionette e realtà. Un blog come questo offre una specie di “speaker’s corner”. Ci sono due tipi di persone che interloquiscono come fai tu con chi lo usa con l’intento di lasciare traccia di misfatti impuniti: i mister Bean e i molestatori mercenari. Alcune categorie, come personale dei trasporti e blogger, sono nella posizione adatta per operazioni di appoggio ad affari sporchi tramite stalking e disturbo mascherati. Un’attività a carattere associativo che andrebbe riconosciuta come una fattispecie di reato a sè stante (lo “organized stalking”). Ma figuriamoci. Siamo in un Paese dove altri “antitetici” in questi giorni, a Brescia, grazie ai magistrati della pasta di quello di cui riferisco, celebrano l’inizio della detenzione dopo 43 anni per la strage del 1974. Numero detenuti =1. Sostenendo, mentre si vantano di essere paladini della giustizia, la falsità depistante di stare mettendo in cella “un mandante”. A suonarsela e cantarsela sono i pesci grossi che si avvalgono del servigi offerti a pochi spiccioli dai pesci piccoli. A proposito dell’inizio pena per Tramonte, sul Corsera si è giustamente osservato che i terroristi uccidevano sconosciuti che non avevano fatto loro nulla. Anche le attività di stalking e discredito “di passaggio”, usate da operazioni inquadrabili come eversione di Stato, hanno questa caratteristica, che le rende ancora più vili e miserabili.

@ strawy1. Non ho risposto a te personalmente, ma ho replicato pubblicamente. E’ diverso. Che si può rispondere a chi si inventa di essere titolare di una scrivania alla quale sarebbero indirizzati i commenti e emette in risposta bavose contumelie a gettone. Che ne sai dei danni gravissimi provocati da ciò che riporto? Del genere di interessi così protetti? E non penso, da come ti presenti, che tu sia adatto a discuterne. E’ rivelatore che sia uno che scrive ciò che mi scrivi a propugnare il modello di rapporti civili implicito nel difendere il capotreno, che ora piagnucola e frigna. E’ curioso che su una linea ferroviaria poco distante dal luogo del fatto ci sia la stazione di Villetta Malagnino, dove il gerarca cremonese Farinacci, pronto a massacrare di botte civili inermi, trascorse la I guerra mondiale invece di andare al fronte. Stava sotto la tettoia della stazione come capostazione in seconda. Fu per questo soprannominato “l’onorevole Tettoia”.

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23 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Ulivieri “Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa”

Un altro fattore, meno noto, soprattutto da noi, ma più incisivo e maggiormente comprovato, che spiega questi incrementi di incidenza “stepwise” di tumori come melanoma cutaneo, carcinoma del rene, della tiroide, della mammella, è la sovradiagnosi. Una caratteristica delle sovradiagnosi di cancro è che si alimentano con gli allarmi sulla presenza di fattori cancerogeni sul territorio; e, una volta innescate, si autoalimentano con l’aumento spurio di incidenza e il conseguente rinnovato allarme. Sarebbe interessante conoscere l’opinione riguardo a questo aspetto, messo un po’ in ombra dall’emergenza sul flagello delle Terre dei Fuochi, dei magistrati noti al pubblico per il loro impegno nel contrastare (soprattutto tramite clamorose indagini; meno in termini di condanne) i reati su rifiuti e discariche in quanto cause delle riportate epidemie di cancro; come Sandro Raimondi. Comunque, nella sfortuna a Brescia è sorta una laboriosa industria della diagnosi e della cura del cancro; che si avvale del prezioso concorso, nella sua meritoria opera a tutela della salute, delle Istituzioni preposte alla legalità: prefettura, questura, comando CC, assessorato e comando polizia municipale. E non ultimi ma primi i servitori dello Stato con la toga che hanno intitolato il palazzo di giustizia di Brescia all’insigne giurista e tra i fondatori della P2 storica Giuseppe Zanardelli.

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9 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Processo G8, Cedu: “Ammissibile ricorso dei poliziotti” condannati per la scuola Diaz”

L’ammissibilità è coerente con la tendenza crescente alla legalizzazione della provocazione, che è strumento di repressione antidemocratica. “Sto parlando di chi detiene il potere politico. Ma sto parlando anche delle società che si trovano nella Silicon Valley, di quelle quotate in Borsa a Wall Street, delle corporation dell’energia con sede a Houston, ovvero di chi detiene il potere economico. Questi soggetti agiscono attraverso agenti provocatori. Provocano incidenti per gettare discredito su persone, movimenti, istituzioni, idee. Questo é sempre accaduto e questo è accaduto anche a Genova” (W. Madsen. Fracassi F. G8 gate. Alpine, 2011).

Pestando a freddo degli inermi le forze di polizia hanno eseguito atti degradanti per gli esecutori; su ordine dei poteri sovranazionali. Ora chiedono alle burocrazie espressione di quegli stessi poteri una ulteriore dose dell’impunità giudiziaria e morale che viene assicurata per la violenza tramite lo Stato. Confermando così che il coraggio e la dignità non sono il loro forte. E neppure la lungimiranza, perché i poteri dei quali ambiscono essere i guardaspalle vogliono un mondo barbaro dove i figli sconteranno la pochezza dei padri.

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12 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Green Hill, la Cassazione chiude la vergognosa vicenda dei beagle. Ma non basta”

In un paese civile non si infliggono sofferenze non necessarie agli animali; e prima ancora non si usano gli umani come cavie, immettendo nella pratica clinica farmaci non sufficientemente testati. In un paese incivile uomini e bestie sono trattati in maniera simile. In un paese fintamente civile si allentano i controlli sui farmaci facendo mostra di affannarsi a evitare sofferenze agli animali mentre si lascia che i farmaci vengano testati sulla popolazione (es. Carome M. Worst pills. Ott 2017. US Senate passes “False hope” Act. Pease AM et al. Postapproval studies of drugs initially approved by the FDA on the basis of limited evidence: systematic review. BMJ, 3 mag 2017). I magistrati, in particolare quelli bresciani, mostrano grande sensibilità per “gli esseri viventi e senzienti come noi” (Amendola); associata a una posizione “business friendly” sugli esperimenti condotti a beneficio del business biomedico su intere popolazioni di primati della specie H. sapiens.

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20 marzo 2018

BLog de Il Fatto

Commento al post “Regeni, il pm Zucca: “I torturatori del G8 ai vertici della nostra polizia. Come possiamo chiedere quelli dell’Egitto?””

“Dobbiamo dargli una bella botta in testa a ‘sto magistrato”. Manganelli, capo della polizia, su Zucca, da un’intercettazione del 2007. Le parole di Zucca, che non tirava sassi o sfilava a Genova, ma indagava e scriveva, dovrebbero fare aprire gli occhi, almeno a chi ne ha la forza, su cosa sia davvero la polizia. Quando arriva l’ordine dall’alto (magari dagli stessi poteri che hanno voluto la tortura di Reggeni) la polizia non è come quella di Montalbano o di don Matteo. Se si denunciano certi delitti di grandi interessi, si può essere aggrediti sotto casa da persone che mentre promettono altre bastonature avvisano di avere ricevuto istruzioni dai CC. Si può incrociare una pattuglia della PS sulla soglia dell’officina dalla quale si sta uscendo dopo aver fatto sostituire il parabrezza, spaccato da ignoti. O assistere all’evoluzione sotto casa di una pattuglia della GdF e entrato trovare nella cassetta della posta l’avviso per una cartella dell’Ag. delle Entrate di 4300 euro ostentatamente immotivata. I magistrati in genere non sono come Zucca, ma proteggono le botte in testa di polizia. Come “l’iniquo che è forte” di Manzoni, più parlano di Stato di diritto e legalità più ti fanno sentire che per loro la legge scritta è strumento di vessazione e impunità, e sono altre le leggi che regolano il mondo reale, dove si spadroneggia e si striscia a seconda dei rapporti di forza e delle protezioni.

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1 aprile 2018

Youtube

Commento al video messaggio “Tremolada: “Nella Pasqua scaturisce la speranza. Il vescovo Pierantonio augura una buona Pasqua ai bresciani”

A Paolo VI, cui Tremolada è devoto, non si attribuisce che uno stentato miracolo parziale. Testimonio un altro effetto sovrannaturale del santo: da molti anni quando a Brescia passo davanti a una chiesa compaiono Audi station wagon o auto di polizia. Puntuali evocazioni delle entità che sistemarono Moro, e che nella Buenos Aires di Bergoglio esibivano le famigerate Ford Falcon; in un’alleanza tra adoratori della Trinità e del triangolo massonico della quale Montini andrebbe fatto patrono.

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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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7 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, bimba di 4 anni muore di otite: “Era stata respinta da due ospedali” “

Il messaggio è tonante: dietro alla comune otite c’è un mostro che può uccidere il bambino; l’otite media quindi esige work-up diagnostico e terapia aggressivi. Non viene detto che i mostri sono due, e disposti a tenaglia. Oltre a Scilla, le rare complicazioni di una patologia quasi sempre benigna, c’è Cariddi, gli effetti iatrogeni degli esami e delle terapie. Gli antibiotici hanno scarsa efficacia sulle otiti, e possono fare aumentare le ricorrenze. Il dubbio qui seminato di un ascesso cerebellare trascurato porta alla TAC, che soprattutto nei bambini può causare cancro del cervello e leucemia*, con una probabilità come minimo paragonabile a quella delle complicazioni gravi nelle otiti. La buona medicina pilota il bambino nello specchio di mare, non così stretto, tra i due mostri. Quella cattiva fa rotta a casaccio. La medicina commerciale grida a Scilla per spingere il bambino verso Cariddi, sulla cui presenza tace. Questa vaga e anomala scare story viene da Brescia, città dove i magistrati vanno troppo d’accordo coi medici, e coinvolge la Poliambulanza, ospedale di suore fortemente orientato alla medicina commerciale; tra gli amplificatori, un parroco e la ministra Lorenzin. C’è di che raccomandare ai genitori doppia cautela, data la disseminazione di messaggi parziali, distorti, ingannevoli e pericolosi.

*The use of computed tomography in pediatrics and the associated radiation exposure and estimated cancer risk. JAMA Pediatr 10 giu 2013.
 

Zaccanella9apr18

9 aprile 2018, ore 15:02. Un’inquilina sente il bisogno di spazzare le scale condominiali sovrastanti l’atrio proprio mentre entro con la spesa. Succede sempre; anche dopo che a mie lettere di protesta all’amministratore le pulizie sono state affidate a una ditta esterna. Una catena di molestie incessante e asfissiante. Entrato in casa, su RAI 1 una presentatrice, un avvocato e un attore commentano il caso della bambina a Brescia, stigmatizzando il non dare gli antibiotici e non fare la TAC ai bambini con l’otite. Citano a sostegno Ricciardi, direttore dell’ISS. Sostengono che i genitori dovrebbero a loro giudizio chedere la TAC all’ospedale, e che se la chiedono i medici commettono un abuso passibile di procedimento giudiziario negandola. Sono queste informazioni perniciose al pubblico, questo sobillare, il vero delitto, di gran lunga il principale e il più grave, se non l’unico.

L’inquilina lavora come inserviente nella vicina Poliambulanza (v. sopra). E’ una figura repellente; ma, col suo modo di acquisire meriti buttando sporcizia dall’alto addosso a un medico quando rientra con la spesa nell’edificio dove abita, è una gran signora paragonata ai magistrati, medici, preti, prefetti, sindaci e assessori, ufficiali dei CC, funzionari di polizia, etc. che i meriti li acquisiscono accoppiando a operazioni come questa della criminale diseducazione del pubblico, e dell’intimidazione dei medici sull’otite, la relativa repressione nei miei confronti. Mi chiedo se la ricompensa l’avranno subito, o dopo che verrà registrato l’incremento che stanno così producendo del consumo di antibiotici per otite, e quindi l’incremento di casi di otite, di complicanze, e di lucrosi cancri del cervello e del midollo osseo in bambini. Oppure metà subito e metà a risultato ottenuto.

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11 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Giustizia, Davigo: “La politica non ha mai fatto pulizia al suo interno. Ha sempre detto di aspettare le sentenze””

Chi indica le stalle Augie dei politici dovrebbe avere una casa decentemente pulita. Davigo dice di essersi impressionato per G. Ferrara che spiega che per fare politica bisogna essere ricattabili. Ferrara ricorda quei soggetti che dichiarano sfrontatamente la loro professione illecita. Ha detto una verità fondamentale, per quanto laida. E i magistrati? Per dirne una, il procuratore capo della città dove abito ha un figlio che è stato trovato a rapinare negozi a mano armata. Non è ricattabile un padre che ha un tale peso? A me pare di sì, anche considerando la sfrenata commissione di reati in città da parte di forze in grado di ricattarlo sulla sorte del figlio.

@ didimoclasta. Certo, Didimo. E il fatto che non porti al colloquio col figlio in carcere un pane dal quale sporge una lima rende la sua non ricattabilità ancor più granitica.

@ didimoclasta. Io invece non ho tanti dubbi sulla natura della tua ignoratio elenchi in merito alla condizione di ricattabilità di un procuratore.

@ massimilianos. Politici e magistrati hanno piani di corruzione diversi. Credo che quasi nessuno entri in magistratura a caccia di mazzette, e che alcuni magistrati siano disposti a essere non ricattabili, condizione svantaggiosa, e a volte letteralmente pericolosa. Non così i politici. Ma quando ci sono in gioco grossi interessi, affari di massima scala, di magistrati moralmente “tacco 12”, di entrambi i sessi, ne compaiono così tanti che fanno sembrare la magistratura come tutta uscita dalla scuola del consigliere Bellomo.

@ massimilianos. Ho letto l’articolo. Prendo gli articoli dell’autore, Fittipaldi, con scetticismo, da quando ne scrisse uno dove attribuiva all’inquinamento l’incremento di diagnosi di cancro nei bambini (l’ho commentato nel mio post “SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi”). Non conosco l’ambiente giudiziario e non ho un panorama completo sui magistrati. Osservo il loro comportamento pubblico rispetto alle grandi frodi mediche istituzionalizzate. Penso che nel caso dei magistrati la migliore mazzetta sia un regolare lauto stipendio a chi non è moralmente all’altezza. Può darsi che io sottovaluti la frequenza di passaggi extra di rotoli di banconote fermati con un elastico. A proposito del giudice che si intratteneva con la moglie di una persona da lui fatta arrestare, si è occupato, ricavandone elogi, della celebre Terra dei Fuochi campana, che è un caso molto meno limpido e onorevole di quel che si fa credere, facendo parte della stessa propaganda cui ha dato voce Fittipaldi, che favorisce frodi mediche intoccabili, calate dall’alto da quei poteri forti dei quali politici e magistrati si contendono il favore.
ccc
 
 
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14 agosto 2018

Blog de Il Fatto

 

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, il raid in casa del pm Di Palma: i ladri rubano le chiavi del suo ufficio. Ma lasciano il denaro”

Può accadere di trovare l’automobile aperta senza che sia stato portato via nulla (Cicinelli G. Rosati L. Un mistero di Stato. Datanews, 1984). Possono entrarti in cantina, svitare il coperchio del campanello della bicicletta e lasciarlo poggiato sullo scaffale. Mostrare di avere armeggiato con la tanica dell’olio di oliva. Possono continuare ad entrare, dopo che hai messo il più sicuro lucchetto, e lasciare oggetti invece di portarne via: le riproduzioni con la stampante delle foto da internet del procuratore e del prefetto, che avevi appeso alla porta, esternamente, un anno prima, dopo che erano cominciate le visite e che qualcuno aveva urinato davanti alla porta; foto che erano state strappate via da ignoti ricompaiono un anno dopo all’interno, posate bene in vista sulle provviste. Non sono un esperto di messaggi mafiosi, massonici e dei servizi, ma nella mia ristretta esperienza, come nel libro citato sopra, l’intrusione intimidatoria è praticata da persone che lavorano con i prefetti e i magistrati; anche nel propagandare la visione per la quale il crimine che incatena l’Italia non avrebbe altra fonte che cosche e ndrine coi loro tentacoli. Teoria che, monocausale, ricorda quelle dei pre-socratici; si direbbe quindi ‘magnogreca’, se non fosse che è adottata e funziona bene, come alibi e paravento, a Brescia come in Calabria.

frollino: possibile che la casa di un magistrato sensibile non sia presidiata o abbia un sistema di sicurezza piu’ efficace di una semplice porta blindata?

@ frollino. Mi colpì, appeso nella stazione dei CC in una zona centrale di Roma dove presentai domanda per svolgere il servizio di leva come CC ausiliario (scartato alla visita medica) un elenco di regole su come difendere la caserma. Ricordo che una diceva pressappoco che se si presentavano due sconosciuti, ad aprire la porta i carabinieri dovevano anch’essi essere in due. La guerra è fatta anche di misure difensive, e non c’è onore nel farsi sorprendere perché senza sentinelle. Ma si vuole davvero vincere, si vuole davvero, come a mio parere dovrebbe essere, annientare, rendere un fatto del passato, un nemico che ha come protettori gli stessi poteri forti che le istituzioni servono, che è una giustificazione all’intero sistema sociale e istituzionale mafioide vigente in Italia, che consente di atteggiarsi a eroi mentre si viene meno ai propri doveri su gravi delitti e su routine illecite. Che, ciò che chiamo ‘metamafia’, tramite la paura fa ottenere consenso e obbedienza a istituzioni in realtà omissive o colluse rispetto alle ruberie e frodi, alle violenze, ai pizzi imposti dei poteri maggiori?

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2 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Capitano Ultimo, la sua protesta contro la revoca della scorta: ‘No mobbing di Stato’”

Uso da anni l’espressione ‘mobbing di Stato’. Non conosco il caso del colonnello Di Caprio, le sue effettive necessità di sicurezza e i nemici mortali che vorrebbero esporlo ai killer; o mortificarlo, perché a quanto dice togliere la scorta sarebbe “mobbing”. Ma conosco alcuni lavori in nero dei CC; soprattutto in relazione alla tutela della salute, ai grandi intessi privati convolti e alle loro necessità di fare reprimere e screditare le voci che smentirebbero quanto viene fatto credere al pubblico. A farsi portavoce delle donne che subiscono il dramma dei ricatti e delle violenze sessuali è la spregiudicata Asia Argento. La quotidiana lezione serale di senso civico e onestà è offerta, tramite Striscia la notizia, dal pregiudicato Silvio Berlusconi. Si è invitata come oratore alla scuola per magistrati la Faranda (i cui noti contatti con prelati e agenti CIA la magistratura non indagò). Ora a denunciare, come vittima, il mobbing di Stato, è uno dei più popolari appartenenti all’arma dei Carabinieri; già legato ai servizi. Speriamo che non succeda nulla al valoroso ufficiale, né da parte dei mafiosi né da parte dei costruttori d’immagine. E speriamo invece in qualche altra produzione dello stesso filone; es. una pornostar che predica la modestia dei costumi, il canaro che esorta a sopportare e porgere l’altra guancia, Renzi che vuole instaurare il socialismo utopico, borseggiatori che si lamentano della calca sui mezzi pubblici, etc.

@ pot. Di estrazione e mentalità borghese, non mi verrebbe di gettare fango sui CC. In effetti se si è nel giro giusto gettare fango – anche letteralmente – è gratis, anzi si viene premiati, ottenendo promozioni, denaro, stellette e greche, etc. Mentre dire la verità, certe verità, usare l’argilla non per imbrattare gratuitamente, ma per infornare mattoni e costruire dove si vuole regnino il falso e l’arbitrio, non è gratis; e i CC applicano in maniera rigida, meccanica, il principio di punire gli sgarri. Non conosco la sostanza e i dettagli della storia di Ultimo, che secondo alcuni è coinvolto in operazioni non così limpide come quelle messe in scena dal suo alter ego mediatico Raul Bova. Quindi ho specificato che non parlo di lui, ma dei Carabinieri, che rappresenta, prendendo spunto dagli inviti pubblici a parlare di lui mossi da questo interessante carabiniere uso alla loquacità più che a tacere. “I Carabinieri! Fedeli nei secoli, ma meno nel breve periodo” diceva uno che di CC, di mafia, di doppie lealtà e dell’uso perverso del potere dello Stato se ne intendeva, Andreotti. Sull’argomento mobbing di Stato e CC, sulle prime galline che cantano, sulla differenza tra i maresciallo Rocca e certe attività dei CC, sulla tendenza dei gruppi di potere a personalità narcisistica ad assumere anche i panni e i meriti delle proprie vittime, qualcosa so.

@ yngwie83. Lei non sembra portato a spiegare agli altri. Vorrei (non dico a lei) che mi fosse spiegato l’incontro, subito dopo avere scritto il commento che la turba, con una pattuglia di 2 CC, fermi fuori dall’auto in una stradina poco trafficata, apparentemente indaffarati nonostante attorno non ci fosse nulla, un centinaio di passi prima dell’entrare in casa; e la presenza di una Duster civile, mai vista prima, con sul parabrezza lo stemma rosso e blu dell’associazione CC, davanti al portone di casa quando ore dopo sono uscito avendo risposto a “pot” (targhe disponibili). Vorrei mi fossero spiegate tante cose, es. perché ogni volta che vado a comprare il pane devo incontrare, sempre nello stesso punto, un’auto dei CC che passa; quando va bene. Anni fa scrissi a Gratteri, che si lamentava della scarsezza di mezzi in Calabria, suggerendogli di farsene dare dalla città del Nord dove abito, e dove nella mia esperienza di CC e PS ce ne sono ad ogni piè sospinto. Forse l’abbondanza di mezzi coi quali nell’onestissima città dove abito si scortano cose che temo sia inutile spiegarle potrebbe essere sfruttata per mantenere la scorta al col. Di Caprio. L’effetto della lettera a Gratteri fu una moltiplicazione degli incontri di polizia e la comparsa di molestie associate, con contatto fisico (spintoni) da parte di civili. Sono “spiegazioni” anche queste, in certe culture.

 

12 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Impastato, Subranni archiviato e prescritto: “A mio carico non è stato raccolto alcun elemento definitivo””

Posso testimoniare che chi fronteggia la grande criminalità, la criminalità protetta, che vede coi suoi occhi commettere scempi deve fare i conti anche con i CC alla generale Subranni che gli compaiono alle spalle.
 

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24 settembre 2018

Blog De Il Fatto

Commento al post “Mafia, per ricordare i giudici Livatino e Saetta arriva il procuratore De Raho: ma Canicattì diserta l’incontro”

A me la locale associazione antimafia, in Lombardia, non manda più avvisi di incontri, da quando scrivo che l’antimafia attuale è spesso una copertura, una legittimazione e un alibi per complicità istituzionali a favore dei crimini dei poteri forti. L’8 giugno 2018 ho scritto una racc. online a Cafiero de Raho. La ric. di ritorno è arrivata, ma non è arrivata quella della racc. all’altro destinatario, i magistrati della locale sezione dell’ANM, c/o il segretario. E’ la quarta volta su 4 lettere scritte a magistrati in 5 anni che la ricevuta non arriva. Nella mia esperienza, grandi gruppi in affari con lo Stato – Poste Italiane, A2A, TIM, Autostrade – praticano di routine forme di mafiosità, in piena collaborazione con lo Stato; come preconizzò Debord. Per non parlare di banche, multinazionali e business biomedico. Licenze di illegalità che portano a disastri; che solo raramente sono visibili, come nel caso del ponte Morandi.

Sia gli occhi chiusi dei cittadini sulla mafia, sia la pretesa di osservanza dei riti antimafia sono componenti dell’assetto malato del Paese. L’antimafia dovrebbe officiare di meno e mostrare validi indici di riduzione annua della mafia. Dovrebbe inoltre ridurre le autopromozioni dove fa rimbombare omelie contro le fogne che stanno in basso, e che sono quindi facili da riconoscere, come quelle degli assassini di Livatino e Saetta, e smettere di essere ‘friendly’, forte delle superbe omelie, con le misconosciute e riverite fogne che stanno in alto.

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7 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Farina “Vivere a Milano senza lavorare è uno scandalo. E io, modestamente, lo sono”

Il lavoro può anche essere tolto per colpire chi si oppone a attività lavorative illecite istituzionalizzate. Una aggravante di questa interdizione è il venire accomunati, dopo avere lavorato come un Malavoglia, ai michellaccio, ai “vagabondi, matti, disperati, emarginati”. A beneficio di quelli che credono di lavorare mentre si impegnano in attività illecite. Qualche volta la gente insieme alla quale si è relegati dai poteri criminali è migliore di quella dalla quale si è esclusi. Ernesto Rossi ricordava con ammirazione Giuseppe Papini, un tranviere anarchico in carcere con lui sotto il fascismo per avere ricostituito la Confederazione Generale del Lavoro a Milano. Nulla a che vedere con l’attuale CGIL. Rossi scrisse che “[Papini era solito dire] Non basta chiedere a Domineddio che ci dia il nostro pane quotidiano. Bisogna chiedere: dacci il nostro pane quotidiano, ma senza infamia”. Una risposta adatta agli straccioni esistenziali che “dicono vai a laurà” credendo di potere dare lezioni mentre si guadagnano il pane e il companatico partecipando ad attività macchiate da infamia, o immerse in essa. Lampedusa ha osservato che l’avidità di potere è avidità di ozio, che accomuna attivisti fanatici e monaci chiusi nei conventi. Il fancazzismo e lo stakanovismo del parassitismo, con le relative estetiche, sono molto più vicini tra loro di quanto chi non sta mai co e mani in man e di quanto il simpatico Farina amino credere.

@ Ricky Farina. Mi sembra un’esagerazione. E’ una verità di natura che la vita necessiti di essere sostenuta dal lavoro. E che sia un lento processo di combustione: la vita ci viene comunque rubata. Possiamo solo influire sul modo. Ad un estremo ci sono quelli che “bruciano come un fiammifero per brillare come una stella” (Jack London). Ad un altro quelli che sono orgogliosi di essere ciocchi di legno nella fornace dell’economia. Personalmente credo che la via giusta sia quella media, la meno battuta, di accettare la condizione umana, facendo da combustibile, ma cercando anche di spandere un po’ di luce.

@ Ricky Farina. Ciao Ricky. Restare umani costa più fatica, e fa sudare di più, che restare bestie. Ho dei bei ricordi, ormai lontani, dell’Azzurro Scipioni, la sala cinematografica di Agosti. Anche per questo, il ’68 e in generale il sessantottismo mi sembrano come quei grandi scivoli gonfiabili, o quei parchi divertimenti, dove i bambini e anche i grandi hanno la sensazione di essersi liberati dalle catene della società, mentre gli incassi del biglietto fanno aumentare il titolo in Borsa.

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19 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Rifiuti, i bambini più in pericolo sono quelli del Nord. Salvini, se vuoi salvarli spegni gli inceneritori”

Dal mio punto di vista, che guarda agli aspetti medici con le relative frodi, i due litiganti non sono così distanti tra loro come sembra. Ogni volta che vado a piedi a comprare il pane a Brescia, senza eccezioni qualche mezzo della spazzatura di A2A mi offre uno spettacolino, a volte a distanza ravvicinata e ostentatamente senza necessità; spesso con la staffetta di una o più auto dei CC o della PM, più raramente della PS. L’esibizione costante e prevedibile mi conferma nella riflessione che i rifiuti in sé non siano la cosa più zozza nel poliedrico affare rifiuti (v. 1-3; sul mio sito). Sono d’accordo sui maggiori pericoli, finora, per i bambini del Nord; per l’inquinamento, ma soprattutto per l’industria medica, col suo ‘saturation advertising’ che grida alla pestilenza da inquinamento ed è omertoso sulle sovradiagnosi. Concordo anche sulla continuità tra la “Terra dei Fuochi” campana e quella bresciana; ma nel senso della continuità del copione; e della continuità del malaffare tra la camorra nella Campania povera, con le retrostanti istituzioni “deviate”, e i comitati di grembiulini, tonache, toghe e divise dietro alla facciata rispettabile nella Brescia dalla fame inestinguibile.

1 SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi

2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

3 La raffinazione della paura

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Il giorno dopo aver postato il commento, 20 novembre 2018, vo a prendere il pane. A largo Gratteri non è mancato neppure stavolta uno spettacolino, stavolta a distanza, di un camioncino spazzatura, con pattuglia PM. Né è mancata la molestia davanti alla porta della chiesa di Via Volta, stavolta un sobrio passaggio di auto blu dei CC. Più altre molestie. Nelle misure contro le Terre dei fuochi è previsto il monitoraggio da parte dei medici di famiglia (1). E’ illogico e come fatto apposta per generare bias, passare le consegne di “sentinelle” (1) ai medici della mutua; ma i medici di famiglia, con la loro figura rassicurante e la presenza capillare, da tempo sono stati arruolati come prima linea delle frodi mediche strutturali, “tra miraggi e sabbie mobili” (2), e sono quindi adatti sia a sfruttare la paura a favore delle frodi, sia ad alimentarla. Di Maio ha dichiarato che il suo governo farà morire di fame i camorristi della Terra dei Fuochi. A me pare che, mentre la mafia non scompare, facciano ingrassare farabutti non migliori dei camorristi, e che lo facciano presentandosi come dei Crocodile Dundee con le mafie mentre sottobanco obbediscono al grande malaffare come dei Giandomenico Fracchia.

1 Rifiuti, Scotti (FIMMG): coinvolti da anni in monitoraggio Terra dei Fuochi. Doctor33, 21 nov 2018.
2 Matthew P et al. Navigating Prostate Cancer Screening in the Real World of Primary Care The Mirage and the Quicksand. JAMA Oncology, 22 feb 2018.

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4 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Aime “Educazione civica, insegnarla a scuola serve ancora. Vi spiego perché”

Tra i pochi libri di scuola che ho tenuto nella libreria c’è quello di educazione civica (C Pirmani, M D’Antonio. Garzanti, 1972. Lire 1800). Il suo insegnamento fu voluto da Aldo Moro. La consapevolezza di responsabilità del singolo verso la comunità e la virtù dei cittadini sono, credo, il maggiore singolo fattore per una società civile. Ma vedo nella città dove abito che a raccogliere le firme per il ripristino di questo insegnamento ci sono anche i soliti sussiegosi malacarne; privi di senso civico e invece esperti nella pratica di simularlo mentre vendono le persone a interessi deteriori. Anche questo ridurre l’educazione civica alla lotta al “razzismo”, come fa l’articolista, suona come un capovolgere l’educazione alla cittadinanza nell’educazione alla perdita di cittadinanza voluta dai committenti della globalizzazione. Temo si tratti di un altro caso di ‘corruptio optimi pessima’. Una trasmutazione dell’oro in piombo, che da noi funziona particolarmente bene, perché le attività “a doppia medaglia”, quelle che sembrano encomiabili agli occhi dei propri pari mentre fanno acquisire meriti come servitori del potere, sono una potente calamita per tanti italiani.

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26 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carlo Maria Maggi, morto il mandante della strage di Piazza della Loggia”

“Dicono quei giudici che «la condivisione di progetti eversivi da parte dell’esercito e dei carabinieri» non è stata «un fatto estemporaneo» nella storia italiana. […] forze […] individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani, alla P2, che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e hanno sviato poi l’intervento della magistratura […]. Il risultato è stato devastante per la dignità stessa dello Stato e della sua irrinunciabile funzione di tutela delle istituzioni democratiche, visto che sono solo un ottantenne [Maggi, N.d.A.] e un non più giovane informatore dei servizi [Tramonte, N.d.A.] a sedere oggi […] sul banco degli imputati ».” (S. Limiti, Poteri Occulti, 2018).

“Mandante della strage”? Maggi rappresenta una delle cause intermedie. Il mandante, la causa iniziale, sono i poteri sovranazionali che controllano l’Italia. Nei paesi anglosassoni, almeno in medicina, si usa invece che ‘causa iniziale’ l’espressione ‘underlying cause’, ‘causa di base’. Un concetto più ampio, che facilita l’inclusione di più fattori. Andrebbe considerato tra le underlying causes dell’eversione, accanto ai mandanti veri, anche il diffuso servilismo verso di loro, tutt’oggi operante, che ha addossato la strage a un vecchio ai suoi ultimi giorni promuovendolo a “mandante”; proteggendo così inoltre gli altri 298 Efialte.

@ MatildeX. Una esplosione dura una frazione di secondo. E’ proprio questa violenta accelerazione che provoca i danni. Ma andrebbe riconosciuto che le bombe delle stragi, e le pallottole degli omicidi politici, anche se non sono ordigni nucleari hanno un lungo e lento fallout velenoso, che dura decenni, dando effetti a lungo termine che andrebbero considerati anch’essi parte dell’attentato eversivo: i depistaggi e la sollecitazione della disposizione a farsi depistare e a compromettersi, la mistificazione, la retorica grondante che urla indignata mentre copre e nasconde, quelli che scesi dal palco delle commemorazioni annuali in piazza per fatti di decenni prima servono gli stessi mandanti veri in scelleratezze nuove e attuali (io li conosco bene), il non chiamare le cose col loro nome, l’escogitare distrazioni e artifici linguistici per salvare la capra dell’asservimento e i cavoli della faccia, il volere una medaglia per avere rimediato dopo 40 anni un paio di soggetti sui quali scaricare tutta la responsabilità e poter meglio continuare a servire, il chiedere perdono e dialogo per gli assassini e i traditori impuniti, etc sono una prosecuzione politica e morale della devastazione meccanica della bomba.

Commento al post di O. Lupacchini “I ‘Poteri occulti’ in Italia si sono annidati nelle istituzioni. Riuscendo a condizionarle”

Il pamphlet di Stefania Limiti riporta evidenza empirica dell’esistenza di poteri occulti. E presenta concetti chiave chiari, coraggiosi rispetto all’andazzo italiano: la Guerra Fredda come copertura ideologica per attività criminali, che sono proseguite in altre forme dopo la caduta del Muro; la differenza categoriale tra verità storica e ricostruzione giudiziaria; l’uso del “rigore” come scusa per l’autocensura.

Giusto anche il suo ringraziare Manlio Milani per il lavoro di ricerca e archivio; che però ‘is not the whole story’, dico conoscendo le obbedienze ai poteri occulti dell’ambiente bresciano e degli ambienti istituzionali che esibiscono Milani. L’altro ieri ha commentato la morte di C. G. Maggi attribuendo il suo inaccettabile silenzio sui “segreti e misteri” della Strage ad un “senso del dovere”. Riconoscere sentimenti di “senso del dovere” e di “ragione di Stato” in chi ha fatto mettere una bomba in un cestino della spazzatura favorendo poteri esteri mi pare ambiguo. Una manifestazione della tecnica clericale dell’acquisire credibilità e autorevolezza davanti al popolo non stancandosi di additare l’iniquità e insieme sfumarne i tratti e abbonarla, acquisendo meriti presso il potere. La prassi di farsi ponte tra chi opprime e chi subisce, ponendosi nella vantaggiosa posizione mezzana. Costumi che sono tra quelli che facilitano l’azione degli apparati occulti.

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24 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post: “Giorno memoria, Mattarella: “Negare diverso porta a immani tragedie. Italiani combattano odio e rifiutino indifferenza”

Il non accettare di subire l’immigrazione forzosa porta al nazismo; è vero come è vero che “Il lavoro rende liberi”. E’ capzioso attribuire la resistenza alla violenza dell’immigrazione forzosa ad un rifiuto della diversità del genere di quello che portò ai deliri nazisti e alle immani sciagure che ne seguirono. Il problema oggi da noi non risiede nella diversità prima facie degli immigrati che ci vengono imposti: il problema è in ciò che ci accomuna data la natura umana. Dietro a usi e costumi diversi siamo uguali; e non è un complimento. “La maggior parte degli indiani, come del resto la maggior parte degli inglesi, è una merda”. Da una lettera del 1922 di E. M. Forster, l’autore di Camera con vista e di Passaggio in India, a un amico indiano. Il commento agro di Forster, noto per la sua vis polemica contro l’ipocrisia, è stato citato da S. Leys (1) per sintetizzare l’opinione di G. Orwell, sincero socialista e filantropo autentico, sulla mescolanza di colonizzatori e colonizzati in Birmania.

1 Orwell o l’orrore della politica. 2007.

@ Minutemen. Tutti possono dire una fesseria. Ma non una serie a catena come fai tu. Se si è capo dello Stato poi c’è un dovere di decoro e temperanza negli argomenti nel rivolgersi al popolo che si dovrebbe rappresentare.

DrugoLebowsky: “gli immigrati che ci vengono imposti”. se internet funzionasse come dico io, una santa manina avrebbe gia’ cancellato il tuo account.

@ DrugoLebowsky. Bannarmi perchè dico che gli immigrati ci vengono imposti commentando un discorso di Mattarella che accosta l’opposizione all’immigrazione al genocidio nazista e predica l’amore universale. Sì, ma bannando la repressione appare chiara. Meglio “sante manine” alla notabile siciliano. Torno adesso dal centro di Brescia, dove ho avuto un incontro ravvicinato, a baciare, con due agenti di PM del sindaco PD, e poco dopo ho ricevuto un assordante scorreggione da un bus (BV178DY) di Brescia Mobilità (presidente prof. Scarpa, Università di Brescia) che si è fermato davanti a me fuori percorso davanti alla biblioteca Queriniana, dove ero diretto. Ha depositato il messaggio ed è ripartito. C’era un controllore da caricare, anche lui fuori percorso, proprio lì e in quel momento. Poi una comparsata dei CC, e prima un paio degli spazzini di A2A di Valotti (un altro professore, questo della Bocconi) amico di famiglia, probabilmente “fraterno”, di Mattarella; non manca mai di farsi parte diligente quando scrivo su Mattarella, anche se dopo che ho documentato le spazzatrici che mi cospargono di polvere della strada sembrerebbe essersi moderato nei modi materiali di accettazione del “diverso”. Siamo come nella Sicilia colta e tollerante di Federico II, perbacco, mica a Dachau o nella Castellammare del Golfo del dopoguerra.

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DrugoLebowsky: sostieni la tesi complottista della sostituzione etnica. in un paese civile dovresti essere in ceppi e senza connessione internet.

Va bene, accetto le mie colpe e sono pronto a una pubblica autocritica. E anche a un supplemento di pena, per avere aggiunto che questo caricaturizzare, per il quale l’opposizione all’immigrazione forzosa diviene l’uovo del serpente dei massacri nazisti, e il mescolare come biglie masse di persone di etnie diverse diviene “sostituzione etnica”, non evoca un’immagine di serietà e onestà. A proposito di facili costumi, oso sperare che qualche tua congiunta, o qualche congiunta dei campieri che a Brescia tutelano come si deve le alte parole di don Sergio Mattarella, farà l’opera buona, di misericordia corporale, del visitare i carcerati, venendomi a consolare quando avrete ottenuto il paese civile per il quale vi state tanto impegnando a colpi di mazza e mi avrete messo ai ceppi.

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26 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anno giudiziario, toghe contro dl Sicurezza. ‘Scorciatoia, nutre illusione repressiva’. ‘Perso senso di umanità, pietà è morta’”

Le critiche tecniche dei magistrati al decreto Salvini vanno ascoltate con attenzione. Ma espressioni come “perso senso di umanità, pietà l’è morta” pro immigrazione forzosa suonano false. I magistrati indossano vesti – e facce – tra loro incompatibili per mantenere la coerenza nel servire i poteri che tengono sottomessa e sfruttata l’Italia. Guardano con compatimento chi non crede ai loro discorsi gelidi e pietrosi su come la legge sia diversa dalla giustizia e dall’etica, che pronunciano quando lasciano impuniti e favoriscono crimini gravissimi ordinati dai poteri forti; e vestono il saio logoro del profeta per predicare l’amore senza gradazioni, e fare quindi passare per pietà e umanità le prevaricazioni, ordinate dagli stessi poteri, che confliggono con la legge, oltre che col naturale senso di giustizia e di equità del popolo.

@ matrac65. I magistrati, che sostengono e applicano a favore dei crimini dei potenti a danno dei cittadini un principio di autonomia della legge rispetto alla giustizia, più implacabili di Creonte, poi divengono delle Antigone, predicando un primato di una asserita giustizia sulla legge, quando ciò favorisce altre violenze sui cittadini degli stessi potenti. Ciò che viene realmente applicato è il “Codice Atlantico”; un librone che contiene la semplice regola di plasmare diritto, leggi, etica, procedure, giudizi etc, come Pongo ai voleri all’alleanza, o meglio sudditanza, che prende il nome dall’Atlantico del Nord. Nel palazzo di giustizia dove opera uno degli alti magistrati citati nell’articolo, palazzo che i magistrati hanno intitolato a uno dei massoni fondatori della P2 storica (Zanardelli) mentre erano intenti a continuare a mandare assolti gli esecutori della strage piduista di 40 anni prima, questo codice lo hanno sempre a portata di mano.

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21 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Famularo “Neoliberismo: un vero nemico o un’arma di distrazione di massa?”

Mingardi è affiliato al Cato Institute; come J. Pinera, ministro del lavoro e della sicurezza sociale di Pinochet. L’istituto USA è emanazione della scuola di Milton Friedman, il teorico dietro ai massacri cileni. Come l’istituto Bruno Leoni, si tratta di think-tanks che “spread a patina of academese and expertise over the views of their sponsors.” (cit.). Mingardi ha scritto “Il quid hayekiano e thatcheriano di Caprotti, fascio di energia lombarda”. Quando protestai per lettera per lo stalking di polizia che ricevevo nell’andare a fare la spesa all’Esselunga, allo stalking si aggiunsero urti e spintoni dei magazzinieri e cassiere di Caprotti. Lo stalking in quella zona è tuttora pesante; dato il fascio di viltà e corruzione a Brescia. Mingardi è vicedirettore della fondazione TIM. TIM si fa bella finanziando ricerche biomediche funzionali a speculazioni, delle quali descrivo aspetti fraudolenti e conseguente aumento del lucroso burden of disease; mentre finanzia negativamente e boicotta il dissenso, facendomi pagare più del doppio per una ADSL che va a meno della metà. Filantropia usuraia. ‘

La libertà è la libertà degli altri’ (Luxemburg). La dottrina neoliberista è la patina of academese della cleptocrazia (G. Sapelli), del saccheggio distruttivo (P. Bevilacqua). In campo biomedico, posso testimoniare, della mafia compiuta, dove la cupola delle grandi aziende usa mezzi mafiosi, complici i lacchè dello Stato, per proteggere “la libertà” di frode e saccheggio.

lorenzomagni1979: molto volentieri, anche perché è evidente che non lo sappiate, il neo-liberismo infatti pur basandosi sulla concorrenza, sul mercato e sulle libertà individuali pensa che, in fase di redistribuzione, l’intervento dello stato sia necessario per risanare le diseguaglianze. Per cui, massima libertà di intraprendere ma controllo sulla redistribuzione, non come succede ad es. in Italia, in cui con questo governo si vuole un controllo sulla produzione, Pastori sardi, Alitalia ecc. ecc. es. di Paesi neoliberali, Svizzera, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, Svezia ecc. ecc. cioè i Paesi dove si vive meglio al mondo. Es. di Paesi non neoliberisti, Italia, Francia, Russia, Turchia, Venezuela.

@ lorenzomagni1979. Oggi Formigoni è entrato in carcere. Chi esulta, chi depreca. Io penso a come sia stato lasciato libero di agire per un ventennio. Da un mio scritto, “Ratio formigoniana”, del 7 feb 2011, respinto dal blog di Beppe Grillo e riportato sul mio sito, una definizione di “mafia fordista” che ha un evidente isomorfismo con la sua definizione di neoliberismo:

“E’ l’ideologia dell’utilitarismo. Che nella sua versione italiana, e padana, può degenerare ulteriormente in “mafia fordista”: una mafia vincente, accettata dal sistema legale, che redistribuisce una quota rilevante dei proventi alla popolazione; a differenza dei mafiosi col bollino di mafioso che egoistacci se li tengono quasi tutti per sé. Una mafia che non ha bisogno di sparare, ma che pratica forme di violenza occulta, nei suoi affari commerciali e nelle misure di repressione contro chi è troppo di ostacolo a tali affari, con l’appoggio dello Stato. Una mafia che a volte si mette in affari con la mafia meridionale, con la quale c’è dietro alle differenze una sostanziale affinità. La ndrangheta in Lombardia è più un gemellaggio che un’invasione di barbari.”

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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17 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ruccia “Gandolfini (Family Day): “Cirinnà? Delirio paranoide, parlo da psichiatra”. E invita a pregare per “Non una di meno””

Forse la Cirinnà, che è pur sempre membro di un’aula di clienti dei preti e degli USA, ha annacquato quanto pronunciato nel delirio dell’agonia dal protagonista de ‘Il Balordo’ di Piero Chiara: “Dio, patria e famiglia riducono l’uomo in poltiglia”. Gandolfini, neurochirurgo in un ospedale convenzionato di suore che in una medicina onesta sarebbe superfluo, si mette il camice per attribuire una psicosi clinica alla senatrice che spinge perché la società vada verso la ’lonely crowd’. La medicina bresciana è facile all’abuso diagnostico, viziata com’è dalla magistratura locale. E’ stato cattedratico a Brescia Ermentini, che spiegò le lettere di Moro sequestrato appiccicandogli una patologia psichiatrica (d’accordo con la magistratura romana, favorevole ad un ricovero coatto in caso di liberazione, a sentire Cossiga). Lo psichiatra poi ebbe noie giudiziarie per accuse di referti favorevoli a mafiosi, e fu assolto.

Tra loro volano parole grosse, ma i due sono entrambi bravi esecutori di regioni diverse dello squilibrato modello culturale liberista: vuoi con la promozione dell’incertezza nei bambini sulla propria identità sessuale della trasgressiva Cirinnà, vuoi con i bambini come puntaspilli per l’affarismo biomedico del pio Gandolfini. Sul palcoscenico “libertari” e “uomini di Dio” se le danno di santa ragione, per il visibilio dei rispettivi target elettorali; ma i loro numeri li fanno per lo stesso padrone. Mica sono matti.

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5 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Gianbartolomei “Stefano Leo, presidente corte d’Appello: “Chiedo scusa alla famiglia. Non è colpa nostra. C’è carenza di personale” “

L’inefficienza può essere utile. Frank Coppola disse che la mafia è mettere un cretino come procuratore capo. In medicina ci sono studi che mostrano che un tasso elevato di effetti avversi chirurgici salva dal rosso il bilancio di alcuni ospedali USA. La magistratura non protesta con vigore, come sa fare e come dovrebbe fare se fosse in buona fede, per la carenza di personale; se non quando ne emergono effetti imbarazzanti. Le carenze di risorse sono anche alibi per connivenze e complicità. Nella città dove abito i procuratori li chiamo “i melampidi” dal cane da guardia di Pinocchio che era d’accordo con le faine. Una dinastia elettiva che lascia mano libera non ai rubagalline, ma al grande malaffare istituzionale. Ieri su Il Fatto ho notato che nel curriculum che ha portato Conte a palazzo Chigi c’è l’appoggio alla truffa Stamina. Oggi, con Conte in città, ho ricevuto gli stessi abusi minacciosi, organizzabili solo da Comune e forze di polizia, che ricevevo quando descrivevo la natura istituzionale della truffa Stamina, innescata nell’università di Brescia. Abusi e reati liberamente commessi e ostentati, come se in città non ci fossero magistrati, tramite un’azienda che ha a capo un professore della stessa università. La carenza di cancellieri può coprire il rilascio di licenze di delinquere.

@ Enrico B.2. ome scrissi al tempo dello scandalo, quello della S. Rita fu un caso artigianale e rozzo, che metteva a rischio un sistema sofisticato dove la frode e il danno iatrogeno sono invece legalizzati, essendo iscritti e nascosti nella dottrina ufficiale, e addirittura obbligatori con le leggi sull’aderenza alle linee guida cliniche, dettate dall’industria tramite esperti pagati*. Per così dire, sono stati puniti dei pusher che volevano fare la cresta sullo spaccio loro affidato; mettendo a rischio un business immenso, che invece viene protetto da magistrati che oberati di lavoro non trovano mai il tempo di guardarvi, né di guardare ai crimini comuni di appoggio. Salvo parteciparvi, con interventi che sono forme di marketing giudiziario a favore di truffe a danno della salute, un esempio tra i tanti Stamina**.

*Stamatakis E et al. Undue industry influences that distort healthcare research, strategy, expenditure and practice: a review. Eur J Clin Investig 2013.

** Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. Nel mio sito.

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28 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Barbacetto “Su piazza della Loggia ora sappiamo la verità. Un pezzo che spiega un quadro intero”

Magistratura e forze di polizia hanno messo in carcere gli autori della strage in meno un anno e mezzo. Un anno e mezzo del pianeta Saturno, che impiega 29,5 anni terrestri a girare intorno al sole. Considerando che ci saranno state da mandare in galera un centinaio di persone si è avuto un tasso di punizione del 2%; con una risposta temporale del 3.4%, calcolata come il rapporto tra un tempo perfettamente accettabile, un anno terrestre e mezzo, e i 43 anni terrestri reali. Moltiplicando i due tassi si ottiene un indice di efficacia giudiziaria dello 0.07%. Questo limitandosi alle responsabilità di manovalanza e quadri intermedi. Si dovrebbe includere nel conto quanto l’impunità abbia permesso altri delitti e condizionamenti nelle ere politiche successive. Questa può essere una risposta all’abbuono alla Lucia Mondella – “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia” – secondo il quale la storia la scrivono i tribunali, e a spiegare “l’intero quadro” delle stragi sarebbe una sentenza di condanna minimale che segue ciò che è di dominio pubblico da decenni. Per chi conosca la partecipazione contemporanea di CC, poliziotti, magistrati al quadro dell’asservimento istituzionale ai poteri che oggi come allora controllano il Paese, la condanna micrometrica è piuttosto una operazione cosmetica che salvando la faccia consente di meglio proseguire nel servire gli stessi mandanti di allora in nuovi compiti, silenziosi ma non meno dannosi per il Paese.

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28 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terrorismo, arrestato foreign fighter italo-marocchino nato a Brescia: aveva combattuto con Al Qaeda e Isis”

Il “sistema Montante”, la mafia che fa i suoi affari in silenzio nascosta nella dirigenza di un’antimafia roboante, è un caso particolare di una strategia più generale e diffusa. (A Brescia è stata data una cattedra universitaria a un componente del sistema Montante, un consigliere della mafia corleonese). La strategia, che non funzionerebbe senza i servizi e reti di stampo piduista a sorreggerla (v. ‘Il padrino dell’antimafia’, A. Bolzoni), è praticata anche col terrorismo: la lotta all’eversione terroristica copre i servigi all’eversione dall’alto. Mafia e terrorismo, spesso pilotati, sono anche degli alibi. Le forze di polizia e magistratura che insieme ai servizi nostrani – la cui fedeltà al Paese è proverbiale – e a rimorchio dell’intelligence USA – altra garanzia che si opera per il nostro bene – ci mostrano come ci proteggano da fanatici orientali, dietro le quinte non contrastano ma favoriscono o aiutano attivamente danni e sfruttamento provenienti dai poteri forti occidentali; es. il degrado derivante dai trasferimenti, imposti dagli stessi che seminano guerre, di masse di “foreign scroungers” da paesi in pace; o le frodi legalizzate, talora omicide, con le quali le multinazionali farmaceutiche ottengono fatturati maggiori del PIL di intere nazioni del Terzo mondo; e con i profitti colossali un potere che gli permette di disporre delle molli istituzioni italiane come la loro milizia e le loro kangaroo court.

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15 ottobre 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Brescia, nasce il “processo a numero chiuso”. Corte d’Appello: “Farne meno ma meglio” “

Non conosco il diritto e non so valutare gli effetti pratici generali di simili criteri di esclusione. (Conosco nel mio campo, la medicina, gli effetti deleteri e criminogeni delle strategie di ricerca “depth first”; e come sia molto meno faticoso riconoscere un cancro aggressivo che collocare correttamente lesioni “borderline”). Ricordo un noto PM di Brescia, titolare dei più importanti procedimenti, che chiamò, con un’intonazione infastidita e sussiegosa, “quella cosa” la mia querela su comportamenti di potentati del luogo, che scagionò. Conoscendo il tenore della legalità che i magistrati di palazzo Zanardelli assicurano ai grandi interessi che passano per i potentati locali; conoscendo come venga liberamente praticato il crimine “non convenzionale”, che cura di coprire operazioni della massima gravità e atti da pendagli da forca sotto maschere sovrapposte, maschere che coprono altre maschere, l’ultima essendo quella dei reati minori o bagatellari, mi viene in mente la parafrasi di Marcello Marchesi di uno slogan pubblicitario dove pure si sosteneva di operare una selezione qualitativa: “Solo quattro pomodori su dieci diventano pelati Girio. Gli altri sono buoni”. E la storiella di quel marito che diceva che in casa lui si occupava delle cose importanti, la fame nel mondo, il senso della vita, il perché del Male; e la moglie degli aspetti secondari come portare soldi a casa, pulire, cucinare, etc.

Vedi seguito “Aspettando Melampo VII” in: I rituali zozzonici della banda Mattarella 16 ottobre 2019.

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10 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, 27 indagati a Brescia: “Hanno favorito il clan mafioso dei Bellocco”, già sotto inchiesta a Reggio Calabria”

Più che “funzione “mutualistica e “sociale” della ndrangheta” forse è meglio dire “fordismo criminale”: il redistribuire parte degli utili sul territorio ottenendo consenso e complicità. Ma, come per altre cose di mafia, tale descrizione è troppo vicina alle attività del mondo legale, specie in Lombardia (1). Era fordismo criminale il clientelismo del centrosinistra (che perdura); rientra nel fordismo criminale favorire l’evasione fiscale per praticare la diversione fiscale, cioè il dirottare verso amici e grandi speculatori le tonnellate di oro tolte ai cittadini dando loro in cambio collanine e specchietti (2). La regola fordista di pagare l’elettore oggi va al risparmio: lo sfogo poujadista reso possibile da Salvini; il “virtue signalling”, la spilletta di soggetto intelligente e impegnato che si ottiene intruppandosi nelle sardine e simili. Il voto in cambio di un po’ di soddisfazione e riconoscimento, da parte di chi nel Palazzo servirà ciò che, Grillo docet, insulta in piazza. Il fordismo criminale forte e solido oggi è quello sulla medicina (1,2), con utili colossali, e lavoro, redistribuiti sul territorio da frodi istituzionalizzate; protette, a Brescia in primis, da attività paramafiose istituzionali che trovano la migliore copertura nella perenne lotta alla mafia, la lotta a un fuoco che è inestinguibile in quanto satanico, e anche in quanto fa comodo resti acceso.

1Mafia fordista e neoliberismo.
2Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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11 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terra dei fuochi al Nord, in aumento il cancro alla prostata. Una ‘lapidazione’ mai vista”

Si è stimato che un 60% delle diagnosi di cancro della prostata siano sovradiagnosi (Welch, Black, JNCI, 2010). Il “great prostate hoax” è “a public health disaster” (Ablin, lo scopritore del PSA; sul cui dosaggio si basa lo hoax). Con la sovradiagnosi si può finire impotenti e incontinenti senza ragione.

L’articolo che dà a Marfella l’appiglio omette di scrivere di quanto è aumentata l’incidenza; discute invece degli aumenti percentuali. Da un grafico si vede un incremento in USA, per un fenomeno rarissimo tra le età 25-39, da meno di 1 caso/milione nel 1975 a meno di 4 casi/milione nel 2015. Un incremento in 40 anni dell’ordine dei decimillesimi di punto percentuale. E’ ingannevole fare passare big percentages per big numbers. “If results are presented as … relative values, mistrust them [diffidane]. Convert the figures to actual results.” (Hickey et al. Tarnished Gold. The Sickness of Evidence-Based Medicine, 2011).

Gli autori ammettono che all’incremento possa contribuire la sovradiagnosi col PSA; che si basa su quella disinformazione che alimentano. Includono tra le possibili cause una maggiore sedentarietà, supposta, dei giovani di oggi; congettura che dà un’idea del genere di “scienza”.

La notizia vera è che il business oncologico monta allarmi per espandersi ai giovani. Marfella vanta la considerazione delle istituzioni, anche a Brescia; un’affinità che aiuta a capire come le istituzioni abbiano visto in Montante un profeta dell’antimafia.

@ Antonio. I dati non sono numeri puri. 4*10^-6 è “il quadruplo” di 10^-6; ma praticamente la mai vista lapidazione di massa che per il dr. Marfella vi corrisponde es. in Lombardia riguarderebbe 1 soggetto ogni 3 anni. Saltando qualche anno, e in certi casi si tratterebbe di sovradiagnosi; che aumenteranno, con questi allarmi che sfondato il confine del vero proseguono in una corsa furiosa.

Feinstein* dice dei clinici che accettano questo modo del dr. Marfella di presentare i dati che “are not wary buyers”; ovvero che sono professionisti che commettono incauto acquisto. Penso, anche per esperienze personali, che per gli amici di Marfella con la divisa e con la toga dello Stato si dovrebbe considerare la ricettazione, e anche peggio, dati i sinistri beneficiari con la marsina del finanziere (per non dire degli inquietanti suggeritori con la tonaca); e date le conseguenze nefaste sul popolo di questo “lying with statistics” – e anche “despite statistics”. Es. il “pulling the plug” per l’ILVA; ma includeranno anche la diffusione di quelle frodi mediche istituzionalizzate, come quelle basate sulle sovradiagnosi, dove invece purtroppo le big percentages riguardano big numbers.

* Invidious Comparisons and Unmet Clinical Challenges. Ann Intern Med, 1992. 92:117.

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31 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Cosenza, indagata la prefetta Paola Galeone: “Registrata mentre prende mazzetta da 700 euro”

“Il Mutolo ha, poi, dichiarato di sapere che il conte Cassina aveva, a sua volta, un rapporto con il dott. Contrada perché erano entrambi appartenenti a quella che il Mutolo ha definito “una loggia” “ una specie di massoneria” che è a Monreale, che nel corso della propria deposizione ha specificato essere l’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. [Sentenza di condanna di Contrada]

Altri affiliati e insigniti:
Licio Gelli, Paul Marcinkus, Paola Galeone”

(da un foglio esposto nel cosentino, estate 2019, su un’auto sistematicamente vandalizzata, lì e a Brescia)

“parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo […]». Nel 2002-2003, Virgiglio entra nella massoneria regolare di Vibo Valentia, una delle più strutturate” (C. Cordova. Gotha).

Prefetti al Sud e al Nord, gestendo le polizie, servono forme attuali, coperte, di eversione di Stato; con la magistratura connivente o complice. Anche diversi prefetti donna. Questo strano scandalo mi ricorda un altro prefetto donna, condannata a 8 mesi. Per un abuso d’ufficio minore, screditante, ma risibile rispetto a crimini rimasti nascosti, impuniti e ininterrotti, sotto la sua gestione e quella di altri e altre che l’avevano preceduta e le sono succeduti.

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6 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, in libreria Cosa nostra Spa del magistrato Ardita: “Una grande impresa che incrocia il fatturato con gli interessi dei colletti bianchi””

Per non parlare dell’indotto: dei reati e dei misfatti che si possono favorire dietro al paravento dell’antimafia. Ogni professione ha i suoi segreti; stratagemmi che permettono di ottenere risultati senza troppo sforzo, scaricando sui cittadini esternalità che sono l’opposto dei valori etici dei quali si dice di essere portatori. Gli avvocati hanno la prescrizione, una garanzia per l’iniquità; i medici le sovradiagnosi, iatrogene; magistrati e forze di polizia la lotta alla mafia eterna, dietro alla quale praticare il piduismo, la mafia di Stato. Il nuovo procuratore generale della città del Nord dove abito nell’inaugurare giorni fa l’anno giudiziario ha posto come obiettivo che la mafia “non divenga troppo diffusa e troppo pervasiva”. Una modica quantità di mafia ci vuole: con una mafia eliminata sarebbe più difficile lasciare indisturbate attività mafioso-massoniche istituzionali.

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24 marzo 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Amendola “Coronavirus, chi non rispetta le regole paga solo una piccola multa. E per me è davvero assurdo”

Gianfranco Amendola dà un esempio del cattivo rapporto forma/metodo, di quella esaltazione della forma e avvilimento del metodo, dello “scolasticismo di strada” che caratterizza il pensiero e i provvedimenti di tanti magistrati e giuristi. Se l’epidemia di Coronavirus è quella che si dice sia, e se le misure di segregazione in casa dell’intera popolazione hanno l’efficacia che si dice abbiano, il suo zelo nel chiedere inasprimenti della carcerazione di massa potrebbe avere un senso. Se. Prima di appiccare il fuoco a libertà e necessità basilari come quella di muoversi all’aperto un giurista dovrebbe essere sicuro di poggiare su premesse solide. Soprattutto quando ci sono incertezze e anomalie, come quella di un virus “saltatorio”, dipinto come contagiosissimo ma limitato a focolai; o che uccide prevalentemente chi sta già morendo; o che non si sa bene come venga diagnosticato quale causa primaria di morte; o che mentre alcune infezioni endemiche di sicuro killer diffusi e temibili vengono minimizzate, quelle batteriche ospedaliere, viene tanto propagandato da costituire in primo luogo un’epidemia mediatica; o che appare avere addentellati con interessi bellicosi di poteri planetari, economici e geopolitici; o che può causare con le misure draconiane prese in suo nome regressi e danni sociali immani, causa a loro volta di dolore, malattie e morte. Si può anche ricorrere alle torce e bruciare ciò che è prezioso, ciò che è sacro; ma bisogna sapere cosa si sta facendo.

@ Mattia 88. Abito a Brescia, dove ne ho viste da vicino e studiate diverse sulla medicina. E’ per questo che ho potuto prevedere che “la Leonessa” avrebbe assunto un ruolo centrale; come è avvenuto in questa strana pandemia a macchia di leopardo. L’allarmismo è giustificato. Non è esagerato ma male orientato: considera solo quelle macchinette molecolari che sono i virus e sottovaluta la malignità e la stupidità umane.

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1 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, diretta – Istat: “Nel Nord Italia i decessi sono più che raddoppiati nei primi 21 giorni di marzo. A Bergamo mortalità +337%”. Conte: “Firmato dpcm, restrizioni prorogate fino al 13 aprile””

L’epidemia è divampata esplosiva, con un CFR locale più alto al mondo e anomalo, ma relativamente circoscritta: nello spazio, paradossalmente a zone più dotate di presidi medici e meglio organizzate; per gruppi di pazienti, anziani, fragili, istituzionalizzati e già ammalati; nelle dimensioni della mortalità sull’intera popolazione, considerando che si stima che circa il 10% degli italiani sia stato infettato a fine marzo. Possono avere giocato nelle zone più colpite, Lombardia orientale, fenomeni di sovra-reazione, con conseguente iatrogenesi e profezia che si autoavvera: outbreak tra gruppi a rischio; allarme; ospedalizzazione; effetti iatrogeni da ospedalizzazione e trattamento aggressivo, con affollamento, esposizione ad agenti infettivi aggressivi e – stranamente taciuta – la polmonite da ventilatore, frequente, grave e dalla diagnosi elusiva. Alimentati dal fare delle RSA dei reservoir. Occorrerebbe considerare questi meccanismi, in una epidemia dagli evidenti risvolti politici di massima portata, dove percezioni e decisioni avvengono sotto un bombardamento mediatico incessante; e dove talora sembra che variabili indipendenti e dipendenti , cioè rispettivamente quelle della malattia e delle misure per la tutela della salute, siano scambiate di posto.

@ vtmaster.I tuoi sono i toni del monatto. E li usi per difendere l’avere ignorato la possibilità di produrre un “effetto lazzaretto”. A differenza di altre nazioni, che non hanno avuto il livello abnorme e record di letalità che si è verificato in Lombardia orientale. Livello che ha fatto da innesco ai decreti di Conte e Speranza di spegnimento del Paese.

@ vtmaster. La medicina e le istituzioni del picco di letalità spropositato in Lombardia, e di ciò che ha innescato e alimenta, sono le stesse che l’altro ieri hanno innescato e alimentato Stamina. L’epidemiologia delle crisi epidemiche distingue tra fattori di rischio distali, intermedi e prossimi. Tra i distali, sui quali avvisa non si può fare molto durante la crisi, c’è una cattiva situazione politica di base. Una medicina e una politica sanitaria che soffiano sul fuoco per Stamina – e che contano sull’appoggio di troll come vtmaster – sono un fattore di rischio distale. Che ha dato i suoi frutti negativi, come, vivendo lì, avevo previsto. Il problema non è cosa fare, perché l’appropriatezza, la misura, le buone pratiche, non necessitano di grandi trovate ma sono la normalità, se si è nel Buon Governo; è la classe dirigente a monte.

@ vtmaster. Alla medicina che permette di fare ‘o gallo ‘ncoppa a ‘munnezza, e che più se ne produce più ci si pone in alto, io sono estraneo. Date le circostanze, “troll” è un eufemismo, riduttivo e assolutorio.

@ vtmaster. Cercate di non spegnere il fuoco con la benzina.

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22 aprile 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Covid 19 malattia sistemica e feroce: tutti gli organi attaccati”

15 anni fa Science pubblicò un accostamento tra l’influenza H5N1 e la pandemia del 1918 (50 milioni di morti). Conservo l’articolo del Giornale di Brescia*; città dove allora come oggi sono in particolare sintonia con questo genere di operazioni. In quei mesi si gridava di tasso di letalità del 50%, di 1 miliardo di morti nel mondo. L’apocalisse non ebbe luogo; il segno che “il morbo dei polli” lasciò fu per i soldi che servì a lucrare.

Uno studio di Ioannidis et al. , università di Stanford e Uppsala, calcola che la probabilità di morire di Covid per un italiano di età inferiore ai 65 anni sia stata pari a quella da incidente d’auto percorrendo 77 km al giorno. Per per persone in buona salute e non anziane, il rischio di morte da Covid-19 è stato “infinitesimally small”. Il celebre scienziato ha calcolato che la letalità della malattia è dell’ordine dello 0.1%, come per l’influenza stagionale; e riguarda principalmente soggetti fragili a rischio elevato di morte, la grande maggioranza dei casi essendo lievi.

Invita a non lasciarsi prendere dal panico stimolato dai media; avvertendo che ad essere disastrose saranno le conseguenze, anche sulla salute, del prolungamento del blocco della vita sociale ed economica e del concentramento nelle abitazioni. Mostrano corpi straziati, e raccontano che questo lupo ha il morso di un coccodrillo, ma non dicono del branco di lupi nella fossa entro la quale obbligano il gregge a rifugiarsi.

*La Spagnola come il morbo dei polli. 6 ottobre 2005.

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V. Risposte a kwisatzbg. In: Coronavirus 30 aprile 2020. Blog de Il Fatto. Commento al post “Coronavirus, Travaglio su La7: “Il numero dei morti oggi è il doppio di quelli di inizio lockdown. Come si può chiedere di riaprire tutto?” “

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5 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Mazzoncini verso guida della multiutility lombarda A2A. M5s: ‘Rinviato a giudizio, è incompatibile’. Per il sindaco di Brescia nomina è regolare”

Fino a che durerà, trovando un pubblico che accetta il dogma della mafia come entità ontologica perenne e ineliminabile, lo show sempreverde della mafia di turno, dietro ad esso continueranno a operare liberamente e a prosperare alla luce del sole altre varietà di sodalizi predatori. La clericale Brescia è un buon posto dove osservare quella che chiamo la metamafia: il crimine istituzionalizzato che nasconde la sua vera natura dietro alla facciata nobile della lotta al diavolo, alla mafia; con il connesso piduismo, l’uso mafioso dei poteri dello Stato. Personaggi bresciani hanno avuto e hanno un’influenza – cruenta – nello sviluppo di questo concetto. Alcuni provenienti dalla magistratura zanardelliana*.

*da Giuseppe Zanardelli, bresciano, PdC, esimio giurista. Massone e praticante di metodi di governo come la persecuzione tramite il potere dello Stato: “Se un magistrato … un impiegato pubblico … osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto” (Chiarini). Tra i fondatori della loggia P2 storica, a lui nel 2010 i magistrati di Brescia, babbo Mazzoncini in testa, hanno intitolato il palazzo di giustizia, con statua all’ingresso; mentre erano intenti a proseguire, con i procedimenti interminabili e le assoluzioni, l’opera pluridecennale di riduzione asintotica delle responsabilità giudiziarie per la strage piduista del 1974.

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12 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “A2a, Brescia: “Mazzoncini alla guida? Milano dice che non è indagato per corruzione”. Ma per il manager è stato chiesto rinvio a giudizio”

Tanti anni fa svolgevo attività professionale vicino al figlio di un personaggio molto importante fatto arrestare da Colombo. Mi stupì la sua tranquillità. Gli chiesero chi fosse “questo Colombo”, e rispose “è uno come Pansera”. Pansera sono io. Pensai volesse dire uno che non sa come va il mondo, che crede alle favolette sui valori, etc. Il padre ne uscì indenne. Io presi a seguire Colombo, leggendone libri e interventi, soprattutto dopo Tangentopoli. Ricevendone insegnamenti validi sulla giustizia e su come va il mondo. Col tempo però mi trovai sempre più spesso in disaccordo con le sue posizioni, confluite nel politically correct. Cominciai a sospettare che Colombo non fosse un fesso genuino come me. Che, come per Tangentopoli durante le operazioni che abbatterono la Prima Repubblica per impiantarne una ancora peggiore, avesse rilevanza anche un piano di lettura più profondo, intricato ma complessivamente orientato in un verso differente da quello visibile al pubblico. Ora, con questo che il giudice Morvillo ha chiamato “il professionismo delle carte a posto” la sua figura mi appare ulteriormente sfuocata. Mazzoncini padre e A2A – tazza e cucchiara a Plazzo Loggia – per me hanno avuto un ruolo pesante nel formare sulla magistratura il meno lusinghiero dei giudizi. Credo che anche nel campo della magistratura ci sia troppa di quella eccezionalità esibita che noi del pubblico accettiamo come compensatoria della carenza diffusa di decenza e di normalità.

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27 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Silvis “Assistenti civici, basta poco perché a qualcuno scappi la mano”

“La smania poliziesca che spinge alcune persone … trova vero sfogo solo nei periodi di guerra, di occupazione ecc. Tuttavia, anche in tempi normali presso i falliti, gli invidiosi e i mediocri in genere tale smania non rimane affatto latente, e costituisce un fenomeno psicologico particolare che merita di essere approfondito. Raramente la venalità è assente, ma sarebbe sbagliato considerarla il motore esclusivo; in questo genere di atteggiamento, infatti, la ricerca di un tornaconto personale cresce il più delle volte insieme ad altri moventi non meno intensi: senso d’inferiorità o di frustrazione (su cui anche solo una parvenza di successo degli altri può agire come un’intollerabile provocazione), desiderio di darsi importanza, una certa forma di esibizionismo, un rispetto innato nei confronti del Potere, dell’Ordine stabilito, delle Autorità, in pratica un certo istinto da sbirro, e un odio profondo verso tutto quello che appare non conforme, differente, eterodosso, eretico”. (Leys).

Giravo con fogli con questo scritto in tasca nei mesi prima del Covid; in una città dove sindaco e prefetto, “anti-movida”, hanno pratica nell’impiego di stalkers.

Con la scusa della movida – che è già una falsa libertà da schiavi: Don Milani, ‘Anche le oche sanno sgambettare’ – si stanno generalizzando sistemi da Stasi prima riservati dalla mafia di Stato a chi guasti grandi affari, es. sulla sanità. Anche qui vale don Milani: ‘L’obbedienza non è più una virtù’.

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28 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella: “Brescia risponde con coraggio. Oggi come 46 anni fa, dopo la strage di piazza della Loggia dei neofascisti””

La risposta di Brescia alla strage del 1974 ha portato al mantenimento della memoria – a spese però dell’attenzione sull’eversione dall’alto nel presente; alla raccolta di una notevole quantità di utile documentazione; a n.1 persone messe – a Milano, Brescia assolvendo – a trascorrere il resto della vita in carcere, 43 anni dopo avere partecipato al delitto; e, innervata da questi meriti, a una crosta di retorica autoelogiativa, sotto la quale la “malavita anche istituzionale” – quella che i giudici riconoscono solo da lontano, col binocolo, quando sono distanti diversi decenni dai fatti – ha continuato a proliferare, al servizio come allora di grandi interessi sovranazionali. Sui quali vige la medesima omertà di cui godono i mandanti primi della strage “neofascista”.

In particolare ai nostri giorni la malavita istituzionale a Brescia è al servizio dei grandi interessi illeciti della medicina, coi quali ha un rapporto privilegiato. Circostanza non irrilevante per il picco eccezionale subito dai bresciani in una pandemia che ha risvolti di potere di livello planetario; picco che conoscendo l’ambiente non mi ha sorpreso; e circostanza che verrà debitamente ignorata dai magistrati, in armonia con gli arpeggi oratori di Sergio Mattarella, secondo il quale l’ordine giudiziario avrebbe fatto un lavoro degno di riconoscenza per la bomba di 46 anni fa, avendo – dice – raggiunto la verità e completato il percorso di giustizia.

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2 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Centrodestra, insulto del militante a Mattarella: “La mafia uccise il fratello sbagliato”. Condanna dei tre leader. Fico: “Isolare i violenti””

censurato

Piersanti Mattarella è stato fatto uccidere non dalla mafia, ma da quelle forze che, anche usando sicari mafiosi, selezionano la classe dirigente, evitando che persone come lui si diffondano nell’ambiente politico, e arrivino a ricoprire le alte cariche dello Stato. Forse usarono gli estremisti neri; l’area dalla quale oggi partono battute da squadristi come questa; provvidenziali per accomunare lamentele fondate a rozze contumelie.

L’immagine nobile di Mattarella viene tenuta in piedi soffocando e degradando la critica. Quando scrivo su di lui arriva una macchina spazzatrice, di una multiutilitity presieduta da un suo amico personale, a cospargermi del sudiciume sollevato con le spazzole rotanti. O a farmi show sotto casa, incluso il vandalizzarmi l’auto. O altri rituali “zozzonici”. Uno stalking pesante per indurre o la ”learned impotence” o uno scatto viscerale sul quale poi piombare come si fa oggi con l’utile bofonchiatore. Reati da doppio Stato che almeno nel mio caso necessitano di una logistica di polizia; e della connivenza di coloro le cui fortune professionali dipendono da quell’istituzione linda, il CSM, presieduta appunto dal custode della nettezza istituzionale Mattarella.

Piersanti Mattarella sarebbe stato preferibile al fratello al Quirinale. Per il destino della nazione. (E anche per le spese ingiuste di lavanderia, di carrozziere e molto altro, che deve sostenere chi critica chi sia gradito a quelli che decidono dei sommersi e dei salvati).

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3 giugno 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Mattarella premia i sacrifici dell’Italia in prima linea. I medici, l’addetta delle pulizie, la cassiera, il rider, l’autista del 118 e i volontari: la lista dei 57 nominati cavalieri al merito”

Queste celebrazioni mi trasmettono le stesse sensazioni che provai vedendo i festeggiamenti per la vittoria della Juventus dopo la strage dell’Heysel. In altre nazioni non distribuiscono a manciate croci di cavaliere, ma hanno avuto meno morti e non devono temere per la sopravvivenza economica. Sarebbe meglio avere meno battimano agli eroi e, soprattutto ai vertici, avere più persone che facciano semplicemente il loro dovere.

@ ronflo. Te ne parlerei, ma è meglio che tu non ti distragga e continui ad applaudire. Comunque c’è il mio sito, che mostra cosa faccio e perché ritengo che la facile e insistita celebrazione dello straordinario serva a coprire il non rispetto dei doveri base di lealtà, diligenza e onore nell’apparato statale.

@daco749. Ha ragione. Vari specialisti hanno commentato sulle manipolazioni che si possono commettere omettendo il dato autoptico in questa epidemia. Es. John Lee, professore di patologia: The distinction between dying ‘with’ Covid-19 and dying ‘due to’ Covid-19 is not just splitting hairs. Consider some examples: an 87-year-old woman with dementia in a nursing home; a 79-year-old man with metastatic bladder cancer; a 29-year-old man with leukaemia treated with chemotherapy; a 46-year-old woman with motor neurone disease for 2 years. All develop chest infections and die. All test positive for Covid-19. Yet all were vulnerable to death by chest infection from any infective cause (including the [common] flu).

Oltre a fornire dati epidemiologici non viziati autopsie adatte avrebbero permesso di acquisire conoscenze preziose per la cura della malattia da covid bona fide; e di identificare errori nel trattamento; inclusi effetti iatrogeni, così attribuiti invece al virus. Non eseguire autopsie è una forma di rinuncia e distruzione di informazioni fondamentali; che nella mia esperienza è segno di cattiva fede. E’ uno di quei lati oscuri dove è latitante insieme alle sbandierate “scienza” e “abnegazione” anche quel dovere standard che viene disprezzato con la scusa delle virtù superiori. Il culto assiduo dell’eroismo e della santità a cui ci hanno abituato copre vuoti di decenza e affidabilità; echeggia le processioni sacre in paesini infestati dalla mafia.

@ v. viana. Di sicuro esiste il minimo sotto il quale non scendere mai. Ed è questo il livello più importante, trascurato a favore del podio. “Uno Stato è fatto dai suoi governanti e dai suoi cittadini. Ognuno nella sua misura”. Io direi “una repubblica è fatta …”. I cittadini hanno doveri verso la propria comunità. Assolti quelli, se vogliono possono meritoriamente fare anche più che il proprio dovere. Questo in una repubblica. Dove si riconosce e si loda l’impegno straordinario che sia in aggiunta a quello ordinario. Non in sostituzione. Dove la decenza precede la santità. Invece la diseducazione antirepubblicana, propagata da tutti i pulpiti, insegna ai cittadini a battere le mani all’eroismo per trascurare il dovere. Quello dei governanti e quello loro. Coprendo così, sia con casi di eroismo autentico che con storie ritagliate in sacrestia, carenze e tradimenti. Parlavo prima delle mancate autopsie. E’ una situazione di distruzione di informazione simile (forse molto simile …), al lavaggio della piazza ordinato dalla Questura subito dopo la bomba in Piazza Loggia a Brescia nel 1974. Il responsabile venne promosso. Anche lì la retorica e l’autocelebrazione si sono sprecati, a danno del dovere. In entrambi i casi, Mattarella si è mostrato pronto a officiare. Con questo culto barocco dei santi finisce che chi viene meno al proprio dovere o addirittura impedisce ad alcuni di fare il proprio dovere, si mette a fare il maestro di morale.

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22 giugno 2020

vedi

La partnership tra istituzioni dello Stato e privati nella criminalità ordoliberista: il mascariamento della patente di guida dell’avv. Vittorini e del prefetto di Brescia si incontra a Cosenza con la “procedura Lozano” di Iliad. In: Coronavirus 22 giugno 2020

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23 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone e  G. Trinchella “Tangenti metro Milano, il dirigente incastrato dal trojan: “Sto facendo la prostituta. Sono passato per Tangentopoli, lezioni non mi bastavano”. Le carte: “Interventi abusivi in tutte le gare degli ultimi 2 anni””

CENSURATO

Il giorno dell’inaugurazione della metro di Brescia, 2013, sceso dal vagone mi arrivò uno spintone gratuito, da un vigilante. Nei mesi e negli anni successivi, una serie di urti da “addetti alla sicurezza”. Allora ho cominciato a filmarli dopo che mi urtavano. Col risultato che mi hanno strappato di mano la camera; e che due addetti sono usciti con me dalla metropolitana e mi hanno seguito fino sotto casa. Gli urti sono cessati, ma succedono cose come un addetto che estrae un cacciavite, mi sfila davanti col cacciavite puntato e va a inserirlo tra le due guarnizioni di gomma combacianti delle porte della fermata. O mi viene controllato il biglietto mentre sto per scendere, così che devo scendere alla fermata successiva e tornare indietro a piedi.

Il 22 ott 2015 andai a Milano, cosa che faccio circa una volta all’anno, e in uno spazio aperto della linea M5 mi arrivò di spalle l’urto di un addetto. Rimasi incerto sul significato dell’urto “in trasferta”; ora un altro nome si aggiunge alla lista di arrestati o sputtanati delle istituzioni associate alle innumerevoli “coincidenze” moleste. Nella rete di potere lombarda non scarseggiano le prostitute. E neppure i sensali di prostitute low cost che invece di mantenere la legalità gestiscono o consentono lo stalking e il gaslighting verso chi denuncia modi miserabili e illeciti di fare danè nella sanità lombarda.

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27 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gruppo San Donato, tra i nuovi consiglieri di amministrazione l’ex governatore Roberto Maroni e Augusta Iannini (moglie di Vespa)”

Lo “Oltre la cupola” di Lombardia. Dove non c’è un Agostino Cordova da fermare, come fece la Iannini da magistrato per i fratelli calabresi. Oggi il Fatto cartaceo pubblica un fotomontaggio con Maroni e Alfano in camice bianco. Si potrebbe aggiungervi Luciana Lamorgese: l’attuale ministro dell’Interno prosegue il compito dei due predecessori di fornire a questi affari (e a pesci dell’industria biomedica ancora più grandi; come quelli che faranno miliardi col covid) un servizio di guardiania; analogo a quello del quale si dotavano i baroni siciliani, e altrettanto efficiente.

@ unatarmaalleterme. E’ sicuro che nominare nella sanità convenzionata, cioè pagata con denaro pubblico, due ex ministri degli interni, e un magistrato che ha tolto dai guai le reti massonico-mafiose individuate a suo tempo dal Procuratore Agostino Cordova, non debba riguardare i cittadini ? Nella mia esperienza tali sinecure sono gli esiti visibili di una rete sotterranea piduista, cioè di una mafia di Stato, responsabile di cose indicibili in medicina. (Un’altra manifestazione è stata il record mondiale negativo della Lombardia nella crisi covid). Se non vuole credere a me, c’è un’ampia casistica di danni da “revolving doors”, i passaggi da controllori di Stato a controllati, in medicina. Il discorso della luna e del dito è valido quando a indicare la luna è “il saggio”. Se la indica un imbroglione, lo stupido guarda la luna nel cielo, mentre è proprio al dito, e alla faccia del suo proprietario, che bisogna guardare. Es. le revolving doors sono riportate tra le cause dell’immissione nella pratica clinica di farmaci oncologici costosissimi, inefficaci e dannosi*. Giudichi lei se ciò ci riguarda o meno come cittadini.

*Wise PH. Cancer drugs, survival and ethics. BMJ, 2016. 355: i5792.

@ unatarmaalleterme. Lei dice che se il sistema è strutturato con regole che assicurino il suo funzionamento corretto si può anche metterne a capo “Pietro Gambadilegno” o i fortunelli in oggetto e andrà tutto bene.

a)”Se.”. Così rispondevano ai discorsi ipotetici gli spartani. Forse la Iannini, fine giurista, sarebbe d’accordo con lei. Anche Maroni e Alfano. E anche Gambadilegno; e la banda Bassotti, e i cugini Dalton di Lucky Luke, detti “I quattro cavalieri della stupidità”.

b)Io sono tra quelli che pensano che in medicina occorra al contrario una ridondanza di controlli e sicurezze, come in aviazione*. Che invece sul piano tecnico sono carenti a un livello che chi non è addentro non può immaginare. Anche sul piano politico, la realtà sulla quale i suddetti fortunelli giocano la loro parte è più simile all’attuazione del piano di rinascita democratica di Gelli che a una delle tante utopie politiche dalle quali lei attinge le basi per i suoi – pericolosi per la salute, anche sua, me lo lasci dire – sofismi. Ricambio i saluti.

*Applying aviation safety to healthcare—are we missing the fundamental?. BMJ, 2019. 364: I735.

@ unatarmaalleterme. Gli attacchi personali non sono argomenti. Sono indice di mancanza di argomenti. E di stizza, che mi pare le stia facendo perdere completamente la bussola. Anch’io ho opinioni non lusinghiere su questo suo modo di ragionare, ma le tengo per me. Mi limito a osservare che lei scambia “mondi possibili” che appartengono a un’altra galassia, o ai mondi dei fumetti, con quanto accade – come di norma – in Lombardia, Italia, pianeta Terra, nel giugno 2020. Grazie per convertire il suo evidente dispetto in una dichiarazione di cessazione delle ostilità e di liberazione della colomba col ramoscello. Di nuovo.

@ unatarmaalleterme. Per carità, rispetto ai trattamenti Alfano, Maroni o Lamorgese, e a quelli dei fratelli dei 61 indagati del bastimento inchiesta massoneria deviata (800 faldoni) inghiottito nelle nebbie oceaniche ai tempi del GIP Augusta Iannini, quella con lei è la più godibile chiacchierata. Ossequi.

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10 settembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “A Brescia la procura generale ha chiesto rinforzi per indagare sui morti da coronavirus. Il pg: “Grandissime difficoltà con organico ridotto””

Per il livello dei poteri, la complessità tecnica, lo spesso strato di disinformazione, la distruzione degli elementi di prova, l’accertare verità e responsabilità sulla fiammata reale che in Lombardia orientale ha innescato l’esplosione mediatica e politica dell’operazione covid farebbe esitare la migliore magistratura. Ma non questa, che sa stare al mondo. Ha chiamato come consulente Crisanti, che viene dall’Imperial College, che sta a quanto accaduto come i consulenti scelti nel 1978 da Cossiga stavano al rapimento Moro (Ministers are accused of treating Doomsday scientist like demigod: Number 10 has failed to properly challenge the word of coronavirus professor Neil Ferguson whose study sent Britain into lockdown, critics say. Daily Mail online 5 apr 2020).

Nel depistaggio di Ustica, citato dal presidente delle vittime Fusco, ci furono omicidi. Un medico onesto, che stava evidenziando il falso della ricostruzione ufficiale, venne malmenato. L’attuale magistratura è orientata a stare dalla parte dei mandanti; e a fare in modo che voci scomode siano moralmente assassinate. Chiappani lo ricordo a una conferenza che tenne all’Ordine dei medici di Brescia; non credo che per questa strage andrà diversamente da Ustica e le altre. Strumentalizzazione dei familiari compresa. Anzi sarà peggio, essendo l’inizio di una farmocrazia (Rajan KS Pharmocracy. Duke U Press, 2017) che porta alla dissoluzione di legalità e democrazia e a iatrogenesi in nome della salute e della scienza.

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23 settembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Pacco bomba indirizzato al presidente di Confindustria Brescia: Giuseppe Pasini messo sotto scorta”

A essere onesti, a non fingere di ignorare la storia d’Italia dall’armistizio di Cassibile in poi, con le sue strategie della tensione e le menzogne di copertura, davanti a episodi di terrorismo bisogna aprire una partita doppia. In una colonna vanno i gesti – spesso commessi da utili tarati – che fanno suonare l’allarme; nell’altra, l’eversione di Stato. Posso testimoniare che questa seconda colonna non è vuota a Brescia, dove la prefettura e le altre branche dello Stato ufficialmente deputate a difenderla, la legalità, trarranno beneficio dal contrasto a bombaroli e dinamitardi, come copertura per praticare l’appoggio a operazioni dettate dai poteri forti, non diversamente, mutati i metodi ma non le posizioni, dai tempi del Questore Guida a Milano, o a Brescia dell’allora capitano Delfino e del vicequestore Diamare.

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Vedi: 5 ottobre 2020 e 9 Ottobre 2020 Raffinatezza intellettuale e profondità culturale della Brescia di Emilio Del Bono e della TIM di Salvatore Rossi. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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14 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Shalabayeva, condannati tutti gli imputati: cinque anni all’attuale questore di Palermo Cortese e al capo della Polfer Improta”

I bravi cittadini che sanno di Boris Giuliano ma non dei successori a Palermo scelti dal Viminale, il piduista Impallomeni col questore piduista Nicolicchia, saranno turbati dalla condanna a 5 anni del questore di Palermo attuale, che a suo tempo catturò grossi mafiosi: Provenzano, Brusca, etc.. Non considerano come in quegli ambienti possa esservi una vicinanza “farmacologica” tra guardia e ladro (v. “Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza”). E soprattutto non concepiscono che l’antimafia, quella che fa fare carriera, che si fa bella delle figure dei valorosi eliminati perché la mafia la combattevano sul serio, serve come copertura e alibi per attività piduiste, cioè l’omologo istituzionale della mafia. Questo concetto della mafia di Stato dietro all’antimafia l’ho sviluppato ricevendo il trattamento di assassinio morale tramite lo Stato, in una città dove era prefetto la Cancellieri; che divenuta ministro ha definito “perfetto” l’abuso vile oggi condannato. La notizia del cacciatore di mafiosi interdetto dai pubblici uffici per me è un lupus in fabula, perché sto pensando di lasciare una memoria alla locale direzione dell’antimafia su reati di stampo piduista praticati impunemente da chi si presenta come combattente antimafia o occupa cariche antimafia; a favore di amici, e forse fratelli di loggia, di importanti cariche dello Stato e dei grandi interessi illeciti che protettori e protetti servono in associazione.

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10 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Uomo che uccise la moglie incapace d’intendere”: polemiche per la sentenza di Brescia. Bonafede dispone accertamenti”

Non conosciamo il caso nei necessari dettagli. Appare però che le possibilità di “jolly” ottenibili dalla carta psichiatrica coltivandone la giurisprudenza non siano ignote in ambienti della magistratura bresciana. Per dirne una nel 1998 a Brescia lo psichiatra Ermentini, direttore di cattedra dell’università di Brescia e primario degli Spedali Civili, lo stesso che dalla cabina di regìa P2 aveva appiccicato diagnosi psichiatriche su Moro prigioniero per screditarne le lettere, fu prosciolto dal GIP Anna Di Martino dall’accusa di avere favorito un camorrista, La Torre, e l’evasione di un trafficante di droga di alto livello, tramite referti psichiatrici pilotati.

Ricordo una conferenza pubblica tenuta congiuntamente da Ermentini e dall’allora capo dei GIP di Brescia. Sembravano ben affiatati. Quel magistrato lo soprannominai “Ciliegino” dopo che una volta mentre ero alla cassa del supermarket me l’ero trovato alla cassa accanto. Ogni volta che facevo la spesa lì un magazziniere immancabilmente sceglieva di passare per la strettoia della cassa dove mi trovavo, arrivando di spalle, urtandomi e strusciandosi nel passaggio. Lo avrebbe fatto anche davanti al magistrato? Arrivò da davanti, dal lato di uscita delle casse, una commessa, che restò a distanza, e fece cadere da un cestellino alcuni pomodori ciliegini, uno dei quali rotolò fino alla mia scarpa.

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20 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, sviluppato nuovo sistema di sanificazione per bus e treni: “Una nube in grado di inibire il coronavirus” “

Nella metro di Brescia gli altoparlanti invitano alla “disciplina”. Testuale. La disciplina include il controllo del biglietto sul mezzo in corsa, come sui treni, col controllore che se lo fa consegnare, lo esamina e lo restituisce. Controllo che, richiestomi davanti alla porta al momento della fermata di destinazione, mi ha obbligato a scendere alla fermata successiva. E che comporta anche quella violazione del distanziamento e quei contatti non necessari che si dice essere questione di vita o di morte. Forse l’inventiva bresciana potrebbe dare al mondo anche un sistema più efficiente e igienico, e meno arbitrario e molesto, di controllo dei biglietti. Es. con tornelli. La mia impressione è che, imbevuta di cultura pretesca, sia piuttosto orientata a sfruttare ogni pretesto per escogitare, insieme a quelli per fare soldi, sistemi di sorveglianza disciplinare. Nella tragica farsa covid, che sta dando potere alla piccineria*, questa e altre misure anticovid del Comune di Brescia sono spesso a “vergini dai candidi manti”, dal celebre innominabile poemetto goliardico.

* The pandemic has empowered the petty. Spiked, 20 nov 2020.

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9 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, inchiesta per disastro ambientale: sequestrata l’azienda Caffaro. Cromo e mercurio sopra parametri di legge”

I pozzi della mala istituzionale

“un pozzo profondo […] offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini” (Il Gattopardo)

Ci sono entità che servono al crimine istituzionale in una molteplicità di modi. Le aree inquinate sono tra queste. Sorgente di malattia, fungono anche da spauracchio che fa cadere in frodi; da pecora, alibi e parafulmine; occasione di appalti; nucleo simbolico aggregante. Causano cancri veri, ma distolgono da altre fonti cancerogene, diffuse. Impaurendo spingono verso il business dei cancri falsi, sovradiagnosticati; la vera causa, occultata attribuendola all’inquinamento, delle epidemie di diagnosi di cancro. Nascondono e rendono credibile una frode istituzionalizzata che trasforma i sani in malati di cancro; e legittimano le complicità istituzionali di cui gode fino a servizi di guardiania e killeraggio morale. Portano a bonifiche coi relativi giri di soldi. Inducono consenso riducendo il Male entro una forma ben definita e facendo credere che le autorità proteggono i cittadini. Il procuratore Prete raffigura la vecchia Caffaro come una neoplasia epiteliale che infiltra la città, e che lui e i suoi estirperanno, ma a Brescia è piuttosto un pozzo utile nello stabilizzare e rafforzare un assetto economico, sanitario, culturale e istituzionale altrettanto patologico.

 

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7 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sciopero dei trasporti in Lombardia: dalle 21 di stasera fino alle 21 di domani si fermano Trenord e i mezzi Atm”

Un acuto commentatore, Paolo Borgognone, ha osservato che l’attuale “great reset” via covid è reso possibile dall’avere la massa delle persone accettato negli anni precedenti l’egemonia culturale liberista, introiettando i suoi valori egoistici. (Forse è anche per questo che passa inosservata la stranezza di vaccini “liberisti”: che sarebbero tanto miracolosamente pronti in un lampo e fantasticamente efficaci a livello individuale, quello della malattia, quanto latitanti o mosci a livello collettivo, quello della trasmissione dell’infezione, che giustifica le misure liberticide e antisociali).

Gli autisti e gli altri addetti del trasporto pubblico hanno adottato il modello liberista del servire i propri interessi immediati senza scrupoli e senza coscienza: partecipando ad operazioni di molestia, stalking e gaslighting a danno di soggetti scomodi. Recitano la parte dei “lavoratori in lotta” e dicono di andare contro “il controllo classista” quando battono cassa. Bisognerebbe assegnare a una tra due categorie le istanze di gruppi di interesse: o a quella di chi mantiene valori passati, come la decenza del socialismo alla Orwell, o a quella chi ha adottato il modello Mediaset, inclusi gli istrionismi di rito. E respingere furbizie come l’acquisire meriti i più meschini al servizio di grandi interessi illeciti e atteggiarsi a eredi morali dei tranvieri che scioperarono a Milano nel 1944 contro fascisti e nazisti.

 

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V. 3 aprile 2021. Molotov e gaslighting. L’eversione cognitiva a boulevard Gratteri. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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1 maggio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Brescia, arrestati nella notte due no vax cinquantenni per l’attentato del 3 aprile all’hub vaccinale: “Indiziati di atto di terrorismo” “

Un’altra notizia sui vaccini: chi è vaccinato può sviluppare la malattia a causa delle varianti. “L’idea che potremmo non avere più necessità di test nel mondo post-vaccino probabilmente non è accettabile in questo momento. Per quanto ne sappiamo attualmente, anche le persone completamente vaccinate che sviluppano sintomi respiratori dovrebbero prendere in considerazione di sottoporsi al test per Covid-19, e dovrebbero fare lo stesso in caso di esposizione a individui con infezione nota”*.

I virus a RNA costituiscono delle “quasispecie”, nelle quali in continuazione sorgono varianti. Presentando artatamente le attese varianti come dei nuovi ceppi virulenti si crea la pezza d’appoggio per un vaccino che libera quando c’è da porgere la spalla all’ago e non libera quando c’è da prolungare a oltranza la condizione di cittadini di un paese sotto occupazione. Questo però non viene discusso. “L’impronta che lo Stato ha dato per la gestione della pandemia” (Procuratore Prete) è invece quella di accostare all’eversione la critica della gestione liberticida, dei danni immani che causa e delle sue distorsioni tecniche. I due dinamitardi inconsulti sono coerenti con l’impronta data tramite lo Stato. Come lo erano gli utili farabutti di 40 anni fa che oggi si finge di mettere nelle galere dove dovrebbero risiedere da allora. Mentre appare si torni ai tempi dell’Hyperion e del destabilizzare per stabilizzare.

*Vaccine Breakthrough Infections with SARS-CoV-Variants. NEJM 21 apr 2021.

@ Koryu. Quanto scrivi è assurdo, ma l’assurdo è la norma in queste operazioni. “Fermezza” nel senso di tenerlo fermo nelle mani degli assassini, per Moro, brache calate per Cirillo. I magistrati che non indagano i legami evidenti della Faranda con Vaticano e col Viminale e a vittime tumulate la invitano a tenere conferenze. Borsellino tradito da vivo, e poi da morto, da coloro che se ne fanno belli appendendo la sua foto con Falcone alle spalle della scrivania. Quindi non mi sgomenta questa tua classificazione demenziale.

La tua bavosa accusa mostra come i bombaroli servano a creare una sorta di anagramma, dotato di senso compiuto, anche se falso, scambiando le posizioni. I venduti vengono messi al posto dei paladini del bene, gli onesti in quello dei fanatici pazzi. Oggi come allora i bombaroli, anche questi alla Franco e Ciccio, non stanno dalla parte degli onesti, ma stanno dalla parte degli uffici affari riservati, logge, curie, uffici giudiziari, che inventano la devianza per favorire e praticare l’eversione dall’alto, quella dei poteri che servono.

@ Koryu. L’errore è illudersi che gli asini siano solo un paio. La rappresentazione dell’estremismo, qui accoppiato alla stupidità, rassicura: noi non siamo così, ci fa credere. Ma di asini troppi ce ne stanno. Gente che vuole la vita comoda finita a tirare la diligenza dell’omino di burro, trasformata in asino, avendo creduto alla medicina del Paese dei balocchi. Asini che assestano il proverbiale calcio dell’asino, in questa pandemia che come è stato scritto “empowers the petty”; dove più si è asini più si è a posto. Re Mida che nascondono le orecchie d’asino, con le quali la divinità li ha puniti, atteggiandosi a padreterni. Asini da quali si ottiene lo zigrino; la “pelle di zigrino”, con gallerie di personaggi privi scrupoli, simili a quelli del romanzo omonimo di Balzac. Inclusa l’opinione pubblica, che il maestro francese nel romanzo definisce “la più viziosa delle prostitute”.;)

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28 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Covid, il racconto dell’infermiera simbolo: “Troppi tagli, molti sanitari vorrebbero cambiare lavoro. Seconda ondata? Pensavamo di non reggere””

Le stragi, es. quelle del 1993, danno la rotta e i galloni di timoniere. L’intervento dell’infermiera-eroe è stato a commemorazione della strage del 28 maggio 1974 a Brescia. Che diede rotta e galloni: “creando così una tensione antifascista per rifarsi una verginità antifascista” (Pasolini).

La strage covid in Lombardia orientale ha dato i galloni che l’infermiera si appunta da sé, e la rotta al mondo: “Why did we lock down in the UK? SAGE observed the ‘innovative intervention’ out of China, but they initially presumed it would not be an acceptable option in the UK, a liberal Western democracy. In an astonishing interview for The Sunday Times, Professor Neil Ferguson of Imperial College said, ‘It’s a communist one party state, we said. We couldn’t get away with it in Europe, we thought… and then Italy did it. And we realized we could.”
Ferguson’s Imperial simulation model was described in an article in The Telegraph as ‘the most devastating software mistake of all time’”. (Dodsworth L. A State of fear. How the UK government weaponized fear during the covid-19 pandemic).

Una delle passate molteplici previsioni e consulenze sballate di Ferguson è stata portata a modello di come con cattivi modelli epidemiologici si causino disastri (Use and abuse of mathematical models. Rev. Sci. Tech. Off. Int. Epiz. 2006). Crisanti, scelto come consulente dal bresciano Procuratore di Bergamo, è della scuola di Ferguson, e se ne vanta: “dall’alto della mia docenza all’Imperial College”.

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10 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “Stragi, Bruno Contrada all’Antimafia siciliana: “Il Sisde pagava il prefetto di Palermo Mario Iovine e il segretario di Dalla Chiesa” “

“Quanto ai depistaggi massonici sulle indagini, Giuseppe Pipitone su «il Fatto Quotidiano» segnalava, oltre alla sibillina frase di Gelli [“delitto perfetto”]: «Sarà un’altra coincidenza, ma in quei primi mesi del 1980 gli organi investigativi palermitani erano in mano a Licio Gelli.” (F. Pinotti, Potere massonico, 2021. A proposito dell’omicidio Mattarella).

“Se un magistrato, un pretore, un sottoprefetto, un impiegato pubblico osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto”; “i dipendenti pubblici devono stare attenti a come si muovono. Incombe sulla loro testa il pericolo della sostituzione o del trasferimento, che al tempo equivale di fatto all’esilio”. (R. Chiarini. Zanardelli grande bresciano, grande italiano). A Zanardelli, tra i fondatori della P2 storica secondo Cossiga, è stato intitolato il palazzo di giustizia a Brescia (mentre vi si mandavano assolti i responsabili della strage piduista del 1974). La tradizione degli emissari periferici del Viminale non è scomparsa. Anzi è peggio, essendo oggi le scuri e le verghe littorie prefettizie al servizio dei burattinai sovranazionali e di grandi spolpamenti a scapito del Paese. Così che un figuro come Contrada può usare come arma il rinfacciare la circostanza – poco nota al pubblico, ma invece fondamentale – del ruolo dei prefetti.

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v.

16 giugno 2021

Tertium datur: la mafia e le sue nove sorelle

In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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10 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento l postdi G. Pietrobelli “Sara Pedri, ginecologa scomparsa: trasferito primario del reparto. L’Apss: “Tutelare serenità di pazienti e personale” “

Spero che la giovane sia viva. Comunque il caso mostra 2 componenti dell’avvelenato mondo medico. a) La fragilità di alcuni rispetto a un ambiente pesante. Un mio compagno di corso si suicidò quando stava per venire a galla che non si sarebbe laureato, avendo falsificato il libretto senza dare gli esami. Tomatis nei suoi libri sul mondo della ricerca biomedica riporta due casi di suicidio di ricercatori da pressioni lavorative. Lo studiare può associarsi al riconoscere la mostruosità mascherata e rigettarla: Parmaliana.

b) La disciplina di cosca impunita e protetta in quanto funzionale a grandi interessi. Il PM Raimondi è tra i magistrati che hanno beneficiato della libera persecuzione, da gabbione di corte d’assisi, verso un medico che denunciava manipolazioni. Es. gli allarmi a senso unico, a favore di frodi mediche, sull’inquinamento*.

La magistratura favorisce la gogna, la selezione inversa, e con esse le visioni superficiali, scolastiche e fraudolente su medici e salute, necessarie ai grandi garbugli, ai grandi giochi di specchi. Come quelli che videro l’esagerazione della diossina di Seveso **, e l’uccisione del direttore dell’Icmesa da parte degli stessi miserabili pilotati che uccisero Guido Galli, il magistrato-studioso.

*Il procuratore Raimondi choc: “Brescia la nuova Terra dei Fuochi”. CorSera 10 ott 2017. – La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.
**The poison paradox. Oxford Univ Press, 2005.

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CENSURATO IN BLOCCO DOPO LE CENSURE DELLE MIE RISPOSTE

29 luglio 2021
Blog de Il Fatto
Commento al post di Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev “Pesaro, 500 no vax sotto casa del sindaco Matteo Ricci. Lui: “Squadristi, non sapete cosa sia la libertà. Vaccinarsi è dovere civico”

 

Le intimidazioni sotto la propria casa sono praticate anche verso i medici contrari agli affari della biomedicina che il partito di Matteo Ricci serve (e che servono anche gli altri partiti). Anche mediante l’uso dei poteri del Comune. Ho un filmato di una aggressione e ferimento gratuiti sotto casa, a colpi di rastrello, su suolo pubblico, con la scusa che quell’area era stata concessa a privati dal Comune. Senza che nessun avviso lo segnalasse. Il filmato mostra come gli aggressori dichiarino di essere stati istruiti dai CC su come restare impuniti. Né il Comune né i CC hanno risposto alle mie richieste di spiegazione; se non con ulteriori rappresaglie. Le macchine spazzatrici della municipalizzata si presentano in pieno giorno per cospargermi di polvere. I danneggiamenti all’auto, fiancate, gomme, fanali, tergicristalli, specchietti, interni, parabrezza, non si contano. C’è un catalogo di sistemi per molestare sotto casa. Ora è di moda la violenza privata, es. il non farmi entrare in casa quando arrivo col le borse della spesa, con un postino piazzato con lo scooter acceso sul marciapiede che blocca l’ingresso imperturbabile, per minuti. In USA si parla di “toxic culture” della medicina; nello stesso distretto di Corte d’appello della morte di De Donno viene praticata liberamente, con le istituzioni che non costituiscono un problema ma un appoggio e una garanzia di impunità. Fa parte della preparazione e dello svolgimento dell’operazione covid.

YstreetB: Ammetto che il postino in scooter che temporeggia per farla entrare in ritardo ingaggiato dai poteri forti mi mancava.Grazie :D

@YstreetB: Se l’argomento la interessa, nel mio post “ Censura postale delle notizie di reato ”, sito menici60d15, c’è il filmato della scena.

Ezio: E’ colpa dei Rettiliani. Il Covid deve nascondere le prove che la Terra è piatta. Ma le demoplutocrazie massoniche governate dai Templari non vogliono farcelo sapere. Resistere. O andare da un medico.

Censurato @ Ezio: E’ appena uscito uno studio per il quale l’efficacia del vaccino Pfizer è di 6 mesi, e si parla di terzo booster. Non perdere tempo con un povero non-ariano, corri a metterti in fila per l’inoculo salvifico.

FabCap: Ha dimenticato la potente lobby delle macchine spazzatrici. Certo che invece dal postino non me lo sarei proprio aspettato. Sembrava una cosi brava persona e invece niente, anche lui affiliato alla lobby dei netturbini.

Censurato @ FabCap: Ha maggiore rilevanza il fatto che il presidente della municipalizzata fosse amico personale di Mattarella, e che i lanci di sporcizia abbiano regolarmente seguito le mie critiche su internet a Mattarella. Gli spazzini non sono una lobby. Sono un gruppo di clientes, pronti a mostrare la loro gratitudine a chi li ha fatti assumere, e nella speranza di altri benefici. Come te e gli altri lanciatori di spazzatura, del resto.

Pino: Forse dovresti sporgere denuncia, no postare commenti. E comunque i tuoi problemi non cancellano ciò che è stato fatto a Pesaro.

@ Pino: Ogni volta che segnalo gli abusi ai magistrati, me ne arrivano il doppio. Dovrebbe essere ovvio che gli abusi degli amministratori DS e c. pro Big Pharma non cancellano gli abusi verso il sindaco DS pro Big Pharma di Pesaro. “Two wrongs don’t make a right”. Però bisogna informare quando certi fanno come quello che menava e gridava che lo stavano picchiando.

Caliban: Io fossi in lei applicherei il metodo Ciarelli

@ Caliban, Leggo che i Ciarelli sono un clan mafioso. Non sono buono, e poi credo che con gli ipomafiosi istituzionali le vie debbano essere altre. Inoltre, un aspetto particolare della toxic culture in medicina è che va a costituire una autopunizione per chi la esercita, conformando la medicina a disegni fraudolenti. E di zelanti tirapiedi che hanno assaggiato sulla loro pelle, e sugli organi interni, la medicina per la quale hanno lavorato con azioni infami ne ho già visti diversi.

FabCap. La clozapina funziona piuttosto bene e tra l’altro ha ridotti effetti extra-piramidali. Si faccia aiutare.

@ Fabcap. Ho anche la fortuna di risiedere nella città dove ha fatto scuola lo psichiatra cattedratico incaricato di definire pazzo Aldo Moro; Cossiga affermò che i magistrati erano d’accordo. Uno psichiatra in ottimi rapporti con magistrati locali; ha superato indenne noie giudiziarie per perizie favorevoli a mafiosi.

FabCap. Sul serio, si faccia aiutare.

Censurato @ Fabcap. Detto da chi obbliga ad andare in giro con la mascherina, vuole vaccinare i bambini contro il parere di specialisti e le decisioni di altri governi, e vorrebbe (sottosegret. Zampa) l’esibizione di un lasciapassare anche per potere andare a fare la spesa. Ha qualche nome di terapeuti di sua fiducia?

hubble1. Secondo me hai totalmente ragione. Anche perché mi guarderei bene dal darti torto. Ci tengo alla mia incolumità.

@hubble1. Per fortuna oltre ai giudici di Pinocchio ci stanno i gendarmi di Pinocchio, gente che non sa cosa sia la paura, quindi puoi stare tranquillo sul pericolo che io reiteri i reati dei quali mi sono già macchiato subendoli.

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26 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cremona, messaggi no-vax e negazionisti sui social: 66enne indagato per istigazione alla disobbedienza delle leggi”

Una intimidazione a non protestare mentre lo Stato trasforma la nazione in un sanatorio militare con imposizioni che esperti qualificati (es. Barrington declaration) giudicano infondate e dannose. Implica che la copertura legislativa conferisce impunità e poteri dittatoriali alla medicina, anche se nociva.

“In queste cause, i medici sono tenuti a rispondere solo se accusati di aver agito in contrasto col codice sanitario…. Il problema però è che la maggior parte del danno inflitto dal medico moderno … Si verifica nell’ordinario esercizio svolto da uomini e donne ben preparati, che hanno imparato ad adeguarsi ai giudizi e ai metodi imperanti nella professione anche quando sanno (o potrebbero e dovrebbero sapere) quali danni arrecano.” Ivan Illich, Nemesi medica

“Nell’era nazista c’era un funzionario delle ferrovie responsabile della programmazione dei convogli per l’Est. Tutto quello che “faceva” era organizzare le partenze dei treni per Varsavia, Lodz, e naturalmente Treblinka, Sobibor, Auschwitz II, etc. La destinazione, egli riteneva, non lo riguardava. Il paragone non è esagerato.” E. Loewy. Ethics and Evidence-based medicine: is there a conflict? (Citati in “ L’irresponsabilità della medicina in franchising ”)

La PM Saccaro è della scuola bresciana di R. De Martino, che nella mia esperienza era estremamente sensibile ai desiderata “atlantici” sulla medicina. Cosa che a suo tempo – non oggi – mi stupì, perché era il PM che indagava sulla strage di Brescia.

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4 settembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Il ministro Cingolani ci ricorda solo quei numeri che tornano utili per supportare le sue tesi”

“Questa intervista aiuta a capire come mai gli uffici giudiziari di Brescia, mentre dicono di avere gravi carenze di personale, e appaiono non carenti ma inesistenti davanti ad abusi che favoriscono il futuro orwelliano decantato da Cingolani (che tra tre giorni terrà una conferenza a Brescia, invitato dal Comune), si spendano generosamente in “battaglie di civiltà” (PM Cassiani) per casi come i cagnolini di Green Hill.

Ottime notizie per gli investitori e altri “shareholders”. Per i malati, il colore del futuro non è rosa: ciò che descrive Cingolani è una cosuccia come la liquidazione del metodo scientifico, ormai ingombrante per il business; per sfornare farmaci “innovativi” a getto continuo, con garanzie di sicurezza ed efficacia azzerate.” (Da un mio commento qui, post “Simulazioni al pc e nuovi farmaci: dalle molecole ai sistemi biologici”, 19 mar 2016).

Come Cingolani, i Terrafuochisti con allarmi smodati e argomenti ritagliati che sopprimono fattori essenziali, come la medicalizzazione commerciale, portano acqua al mulino della medicina corrotta. Il cui “futuro orwelliano” è arrivato. Anche grazie a magistrati come quelli bresciani insieme ai quali Marfella tiene banco. Del resto lo prevede anche il piano Gelli di gestire sia la maggioranza sia l’opposizione. L’importante è che dietro all’opera dei pupi dello scontro entrambe le posizioni portino ai vantaggi voluti dal potere. Mentre le voci non pilotate, fuori dall’alternativa win-win, vengono eliminate.

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Vedi

18 settembre 2021
Blog de Il Fatto
Commento al post di L. Musolino “Nel 2013 la ‘ndrangheta voleva uccidere il figlio di Gratteri investendolo”. Le rivelazioni del pentito alla Dda di Reggio Calabria”

Con commenti. In : L’ ipomafia

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20 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, chiuse le ultime inchieste: due indagati per la bomba del 1974”

Le virtù della Costituzione del 1948, venuta alla luce dall’inferno della II guerra mondiale, sono dipese più dalle circostanze storiche che dalla volontà popolare che avrebbe dovuto esprimerla. Non essendo purtroppo genuina espressione del popolo, ma una idealizzazione, oggi, per circostanze di segno opposto, viene smantellata senza problemi; coi magistrati che fanno finta di non vedere e collaborano. Ma se, sognando, se ne scrivesse una nuova e ancora migliore, andrebbe inserita la negazione del diritto per chiunque all’illimitatezza. Al travalicare il principio di realtà, travolgendo verità e proporzioni. Le indagini senza limiti, figlie di impunità giudiziarie sostanzialmente senza limiti, mentre si ignora il senza limiti liberticida di questi mesi e di questi giorni attuato col pretesto del covid – imposto dagli stessi padroni che 50 anni fa ordinarono le bombe – sono più un riaffermare il diritto al senza limiti, il medesimo diritto al senza limiti che allora fu esercitato facendo mettere le bombe per stabilizzare un dominio, che un contrasto ad esso. Sono una cosmesi e una riaffermazione di un dominio che infatti da allora è cresciuto intrecciandosi con i poteri nazionali che avrebbero dovuto e dovrebbero contrastarlo, come certi alberi che in seguito a un evento traumatico crescono poi fusi assieme.

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9 dicembre 2021

V. Omologhi mafia-ipomafia: l’Angolo di Del Bono. In: Milizie bresciane

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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13 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Piazza della Loggia, accolta l’istanza di revisione. Nuovo processo per Maurizio Tramonte”

Dopo mezzo secolo la magistratura non è ancora sicura su quanto può dire sia avvenuto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974, tanto che considera di ripensarci sull’esito carcerario, già esiguo, tardivo e poco rappresentativo del complesso di responsabilità? Ieri 12 maggio 2022 ho rinnovato al presidente della Corte d’appello di Brescia Castelli, al procuratore generale di Brescia Rispoli, al presidente del Tribunale di Brescia Masia, mie considerazioni sulla recente sentenza di assoluzione dei medici di Brescia per la truffa Stamina. Truffa e assoluzione che a mio parere hanno rilevanza per l’anomalia costituita dalla strage covid nel distretto di Corte d’Appello di Brescia nel 2020, e per i relativi procedimenti giudiziari. La richiesta di copia della sentenza di assoluzione, 11 aprile, non è stata soddisfatta. I fatti più gravi e scottanti sono scritti su fogli che la magistratura mantiene nei decenni accartocciati e riaccartocciati, così che sono leggibili solo in forma frammentaria e confusa. Mentre è lesta nel fermare con sistemi sommari chi quei fogli vorrebbe dispiegare.

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22 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ravenna, decine di nostalgici ricordano il gerarca Ettore Muti. A pochi metri antifascisti cantano Bella Ciao”

Ricordo, in vecchio articolo di “Storia illustrata”, che per la sua uccisione si usò l’espressione “un cespuglio sparò”. Mi colpì l’espressione vivida, fuori luogo nella ricostruzione di un omicidio. Poi ho trovato che è una espressione di Montanelli in “XX Battaglione eritreo” (1936). Quell’altro triste personaggio, Badoglio, aveva incaricato i carabinieri. Nella mia esperienza, i prefetti, e le prefettesse, proseguono a tutt’oggi la tradizione di operazioni sporche, sopprimendo certe voci ed esaltandone altre, impunemente, per come richiesto da chi sta in alto. Il prefetto non avrebbe dovuto autorizzare, per di più sotto elezioni, la celebrazione di un simbolo della politica ottusa, violenta e antidemocratica. Ma così, oltre a strizzare l’occhio agli amici nostalgici, si consente ai servitori del fascismo dei banchieri di rabberciare una irrecuperabile verginità antifascista con la solita stanca sceneggiata in costume.

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5 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, i pm di Brescia chiedono il rinvio a giudizio per due presunti esecutori della strage: avevano 17 e 20 anni”

Tale encomiabile tenacia e schiena dritta sulla strage di 48 anni fa stride con la corrività e arrendevolezza sulla strage covid avvenuta 2 anni fa nello stesso distretto di Corte d’appello. Dopo mezzo secolo di indagini e processi, i magistrati di quella giurisdizione devono conoscere molto bene il peso dei servizi e delle ingerenze estere. Eppure per la strage covid si sono affidati a Crisanti, emanazione dell’Imperial college, caso eclatante del “marriage between Big Pharma to the Western spy agencies”. Provengono dall’Imperial college le “fraudulent projections” usate “to justify the draconian global lock-downs”. (Proiezioni preparate da Ferguson, che ha riconosciuto il ruolo decisivo della strage in Lombardia nel rendere possibili nell’Occidente democratico le misure liberticide alle quali aveva fornito le pezze d’appoggio). Non solo: la chair dell’Imperial College è tenuta da “the former director general of MI5, Dame Eliza Manningham-Buller, a thirty-five-year counterespionage veteran who also functioned as official liaison between British and US intelligence agencies”. (Da: The Triumph of the Military/Intelligence Complex: Intelligence Agencies and COVID-19. In : R.F. Kennedy Jr. The real Anthony Faucy) . Questo genere di liaison spiega meglio della sua expertise professionale la scelta di Crisanti – fatto eleggere parlamentare col PD – da parte della magistratura bresciana.

Gio Zac: So da fonte certa che il Covid è stato diffuso dagli alieni grigi.

@ GIo Zac: Sì, è stato presentato ai giuggioloni bene informati come una entità aliena*, dato il carattere chimerico, un collage contraddittorio e incompatibile del peggio che si trova in natura mischiato all’orrido che non si dà in natura. Ma è proprio il contrario: una “peste” fatta “di suono e di furia”. Non occorre chissàche per gonfiare una delle ricorrenti ondate epidemiche virali a livello tale da giustificare coprifuoco, vaccinazioni coercitive, imposizione di bavagli, sabotaggio dell’economia. Avendo il potere necessario basta l’eccitare tramite le autorità e i media una psicosi di massa e spacciare come misure di contenimento quelle che sono smisurate condotte iatrogene; non è difficile avendo in pugno una classe dirigente analoga a quella de La Colonna Infame, o a quella dei misteri d’Italia regolarmente “depistati” dal dopoguerra ad oggi. Forse con qualche “carica di innesco” iniziale, localizzata e autolimitante, da fattori ad impatto biologico incogniti, per il picco in Lombardia orientale, che a sua volta ha costituito l’innesco principale, quello mediatico, in un effetto di amplificazione a catena.

*Covid-19: an “extraterrestrial” disease? International Journal of Infectious Disease, 2021. 110:155.

@ Luigi Rovani: Il tuo trollaggio è in stile con gli insulti sguaiati che lancia il piddino Vincenzo De Luca, che infatti tu hai lodato per l’oltranzismo liberticida in nome del covid. Più lealisti del re, o più cattolici del papa, o più comunisti di Lenin, a seconda delle circostanze, a scapito degli altri, per ottenere la livrea e qualche gallone. I destini del mondo sono decisi da un consesso di figli di Maria Maddalena, immensamente potenti, che si riuniscono in una grotta, accessibile solo con sottomarini, sotto una sperduta isola del Pacifico. Ma anche no. Quello che invece è vero è che le stragi, antiche e recenti, col loro portato di sottomissione e di degrado, non avrebbero potuto essere eseguite senza uno sciame di piccoli, microscopici, zelanti ruffiani locali. 

@ Pedro Navarra: Hai ragione. Più di Otelma. Due titoli sul covid, da fonti qualificate, ne Il Fatto di oggi:

1 “Covid, l’app che rivela l’infezione tramite la voce. Ecco come gli scienziati l’hanno ideata. E Pfizer ha investito 116 milioni.” L’uso magico, fraudolento e pacchiano della tecnologia. Un matematico, Craddock, ha osservato che la PCR, usata indebitamente per diagnosticare il covid, essendo basata su un metodo di amplificazione esponenziale darà crescite esponenziali dell’errore. Già anni fa, quando Fauci impostò l’AIDS, furono dichiarati decaduti i postulati di Koch; ora il terribile virus si diagnostica col telefonino, “tossendo tre volte, respirando profondamente e leggendo una breve frase sullo schermo”. Per l’invida degli acchiappa gonzi che vengono sbeffeggiati su Striscia la notizia.

2 “Ilaria Capua a La7: Priorità assoluta è investire nella sanità pubblica. Se saranno usate armi nucleari, da chi andremo? dal medico”. Un grottesco malapropismo. La parte relativamente meno sballata di questo concentrato è l’affermazione, falsa e ingannevole, che esista una sanità pubblica: la pratica medica è interamente dettata dai privati, tramite un simulacro di scienza al quale far dire ciò che si vuole; c’è una medicina a terminale pubblico, che resta medicina privata che in cambio della rinuncia a una quota dei proventi beneficia dei poteri dello Stato per raccogliere il denaro delle sue frodi; e per proteggere le sue frodi.

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15 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “A Brescia il circolo di Fdi intitolato a Pino Rauti, che fu processato e assolto per la strage di piazza della Loggia. Il Pd: “Vergogna””

“Due anni dopo il varo della strategia della tensione (Cia) e un anno dopo la nascita dell’Aginter Press (neonazisti), si tenne una riunione a Lisbona alla quale parteciparono estremisti di destra provenienti da tutto il mondo. […] Guérin Sérac chiese al delegato Pino Rauti quale fosse «l’orientamento di Ordine Nuovo in relazione alla politica americana nel mondo. E se, eventualmente, l’organizzazione di Rauti sarebbe stata disposta a sostenere determinate scelte politiche». Il leader neofascista rispose «sì». Ordine Nuovo entrò a tutti gli effetti a far parte del doppio network internazionale”*.

Il “fascista convinto” mise la sua romana volontà al servizio di Langley, Virginia. Per non parlare della fedeltà agli ideali di quelli che da Gramsci sono arrivati a Renzi e Letta; ostentano indignazione per Rauti, ma sono anche loro al servizio dei più infami disegni dei poteri egemoni. Il reality fasci-compagni è il vecchio rifarsi la verginità (Pasolini) mentre si serve, in regime di collusione tra istituzioni – in particolare a Brescia – chi ieri ordinò di uccidere connazionali con le bombe e oggi ordina di applicare politiche sanitarie allucinate, delle quali Brescia è capofila; con coercizioni vaccinali fascistoidi correlate nel 2022, non sorprendentemente, invece che al ritorno alla normalità a eccessi di mortalità del 15%-20%**.

*The Italy project. Fracassi P. Pentimella Testa P. 2022.
**Comparison of european deaths. Gruppo Hart, 11 nov 2022.

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17 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Rizza e il romanzo sulla borghesia mafiosa: ‘È difficile accusare il colluso simile a noi’. Gomez: ‘Tema fuori dai radar da quando non si spara più’”

Di Sandra Rizza ho apprezzato “L’agenda rossa di Paolo Borsellino”. Ne compilai un indice dei nomi, del quale il libro è privo. Il tema della “borghesia mafiosa” è fondamentale, ma penso venga affrontato partendo da una premessa gravemente errata, ripetendo il dogma della mafia-Moloch dalla quale tutto il male emana: la borghesia mafiosa risulterebbe da una contaminazione, una seduzione da parte dei mafiosi. Una gangrena diabetica non è la causa del diabete, ma ne è una manifestazione; la vistosa grave complicanza di un inapparente disturbo metabolico sottostante. La mafia di cosca è la manifestazione in campo criminale di prassi diffuse nel mondo legale e istituzionale; che io chiamo “l’ipomafia”. La mafia che usa il pugnale fa da parafulmine all’ipomafia che usa la penna. Ci pensavo ieri, quando nella città dove abito ha tenuto una conferenza il capo dell’antimafia Melillo. Che ha affermato che le mafie “sono una componente strutturale” ed “è illusorio pensare di poterle debellare”. Per Agostino Cordova è “come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città”. A me pare che oltre alle piccole P2 tanti piccoli sistemi Montante siano sparsi per la penisola. Dietro alla copertura sacrale dell’antimafia, giustificata dalla mafia strutturale, si pratica l’ipomafia. Che come la P2, come lo stesso Montante, come la stessa mafia di cosca, appare avere legami col mondo “deviato” degli assistenti dei burattinai, ed essere al suo servizio.

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22 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta a Milano, 49 arresti: colpita la “locale” di Rho. Il capo dell’Anticrimine: “Ormai al Nord caratteristiche simili al Sud”

Intanto il Fatto cartaceo di oggi titola “Processo Montante spostato a Catania: verso la prescrizione”. A me, che ritengo che di piccoli sistemi Montante ce ne siano diversi liberi di agire e prosperare, al Nord come al Sud, e che mi ricordo di Francesco Messina quando era alla questura di Brescia, pare che vi sia un secondo avvicinamento di caratteristiche; tra gli affari felpati della mafia classica e certi favori di politici e tutori della legalità a poteri forti, non meno predatori della mafia, sotto l’ingegnosa copertura del mantello sacro della lotta alla mafia. Favori del genere di quelli che in catena e cumulandosi hanno portato il Paese dalle stelle alle stalle, es. dalle politiche di approvvigionamento energetico di Enrico Mattei alle attuali. Lotta alla mafia che giorni fa a Brescia il capo della DNAA Melillo ha affermato dovere essere perenne, essendo “illusorio” pensare che la mafia possa essere debellata. Così operazioni che sembrano avvicinare alla vittoria su un sistema criminale e si guadagnano quindi rispetto e credibilità in realtà “rinsaldano il cerchio che si crede si voglia spezzare”, nell’espressione di Pasolini.

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Vedi:

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020

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28 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scarpinato su Nove: “Matteo Messina Denaro ha goduto di alta protezione interna allo Stato perché se parla fa saltare il Paese” “

Il senatore Scarpinato parla chiaro ma non fa chiarezza. Il carattere di teatro dei pupi, l’inverosimiglianza, l’anomalia, l’apparente inversione di potere, tra quello dello Stato e quello attribuito alla mafia, la commistione di fronti, permangono e anzi si aggravano: è solo il capo della mafia dalle mani insanguinate che può pronunciare la verità e validarla sulle stragi del 92-93? Magistrati e forze di polizia non hanno questa forza?

Appare che valga sempre quanto scritto dal già magistrato Tamburino su Portella, di una comunanza orizzontale, come quadri intermedi, degli attori che diamo per scontato essere contrapposti: “nemmeno la mafia, i servizi segreti, la polizia si collocano a quel livello. Tutti, in posizioni differenti, sono organi operativi, strutture di servizio”*.

Ho appena sentito in tv il Procuratore generale Rispoli inaugurare l’anno giudiziario nel distretto di Brescia. Ha anticipato che le indagini a Bergamo sull’anomalo picco di mortalità covid si stanno per chiudere, e che accuseranno il non aggiornamento del piano pandemico. Se fosse così, dopo il vaccino a efficacia negativa avremmo la giustizia negativa, che serve e aggrava ciò che dovrebbe perseguire e contrastare**. Anche per questa strage – ancor più per questa strage – appare che le istituzioni recitino, magistratura inclusa, ruoli diversi dello stesso canovaccio dirette dallo stesso regista.

*Dietro tutte le trame, 2022.
**Lo knock on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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8 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’ambasciata ucraina chiede, Brescia e Bergamo eseguono: niente concerto per il pianista russo Matsuev. “Reiterato ed esplicito sostegno a Putin”

Un diapason messo vicino ad un altro che vibra si metterà a vibrare anch’esso, se sono accordati sulla stessa frequenza. Il diapason dei nostri politici è accordato sulla frequenza del più forte, non di ciò che è giusto; e nemmeno di ciò che è bene per il Paese. A Brescia poi hanno una forma di servilismo aggressivo, come di chi non avendo quello che ci vuole per opporsi al potente per compensare cerca di primeggiare e di distinguersi come suo scagnozzo.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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10 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Se avessi davanti Messina Denaro, questa sarebbe la mia prima domanda”. Il dilemma di Grasso che potrebbe essere risolto dal boss” “

Il 28 maggio 2013 Grasso parlò a in Piazza Loggia alla commemorazione della strage del 1974. Quando vado a quella commemorazione ricevo sempre un contatto fisico sgradito. Lo spintone di un addetto sbadato del servizio d’ordine del sindacato; una volta un pestone del locale presidente ANPI, che poi subito si scusò con una faccia compita e lievemente beffarda. Nel 2013 Grasso scese dal palco e venne in piazza. Gli organizzatori avevano avuto la pensata di disseminarla di rotoballe. Me lo trovai davanti, separati da una rotoballa. In quel momento venni spostato dallo spintone di un fotografo, così sembrava, che nella foga di scattare una foto mi sbalzò malamente, e si frappose tra me, la gran balla e l’alto magistrato, da poco divenuto seconda carica dello Stato. Scattai una foto anch’io; Grasso si voltò e andò via. Fu per questo che un mese dopo notai sui giornali la notizia della partecipazione di Grasso a un ricevimento dell’ambasciatore USA. Lì deve avere rivaleggiato coi valletti coi vassoi nel muoversi senza urtare nessuno.

Perché la mafia abbia dato manovalanza per gli spintoni al Paese del ’92 e ’93 Grasso dovrebbe chiederlo, se non lo sa, alle sue entrature atlantiche. La mafia non “cambiò strategia”. I nervi che comandano la mano che serve i poteri sovranazionali, della quale la mafia è solo un dito, erano già connessi prima. E sono connessi oggi. Cambiarono i comandi. Che poi sono tornati ai tocchi felpati che accomunano alla mafia le dita istituzionali.

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14 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Regionali Lombardia, gli eletti: in FdI passano Feltri e Valcepina, Del Bono (Pd) fa il record di preferenze. Restano fuori Moratti e Gallera”

Il potere inganna dando valori relativi invece che assoluti. Es. per il vaccino covid si è presentata un’efficacia relativa del 95%-65% quando l’efficacia assoluta risultava circa l’1%*. Statistici avvisano sulla necessità di considerare per i farmaci l’efficacia – e i danni – in quote assolute, oltre che relative. Si dovrebbe fare lo stesso per il voto, riportando le quote reali, con un’astensione – 58.4% in Lombardia – che costituisce una mozione di sfiducia dei cittadini ai politici e a chi occupa lo Stato. Basta moltiplicare per la proporzione di votanti: 0.416. In Lombardia il 54.67% relativo della destra è il 22.74 assoluto, cioè degli aventi diritto. Il 33.93% della sinistra è il 14.1% reale.

“In provincia di Brescia il Pd elegge il candidato più votato in assoluto in questa tornata, il sindaco del capoluogo Emilio Del Bono, che raccoglie ben 35761 preferenze”. Pari al 2.85% della popolazione della provincia. Il clericale Giornale di Brescia titola che con quest’astensione “muore la democrazia”. Vantarsi è fare o’ gallo ncopp a munnezza; mentre scrivo, 14 feb 23, h 10:30, la macchina spazzatrice del Comune è al lavoro lungo i marciapiedi della Poliambulanza. Sollevare polvere – dalla quale sono stato investito più volte – davanti a un ospedale in piena mattinata dà un segno del disprezzo per il popolo degli stessi che davanti agli ordini sull’Ucraina eseguono contro il popolo.

*COVID-19 vaccine efficacy and effectiveness. Lancet Microbe, 2021.

@ Sta len. Gallera verrà tutelato in altro modo, avendo partecipato col personaggio del tonto pasticcione alla farsa omicida del picco di letalità da insufficiente obbedienza ai dettati liberticidi e patogeni. Insieme alla “sinistra”, vedi Crisanti, emissario dell’Imperial college, che ha recitato la parte del giusto e competente, premiato con un seggio in Parlamento. E insieme ai magistrati della Lombardia, che hanno dato luogo a un’indagine acefala, dando per assodata la versione dei mandanti, implausibile, illogica e fuorviante, e mettendola a fonte del diritto*. Un intervento giudiziario senza testa e con una coda velenosa, di imposizione della necessità di obbedire ai “piani pandemici” in futuro.

Ieri a Brescia hanno inaugurato la nuova sede della DIA locale, promossa “centro operativo”. A me appare che la lotta alla mafia, soprattutto in Lombardia, sia in una relazione di parallelismo con la mafia, servendo a coprire operazioni di iniquità non inferiore, al servizio degli stessi poteri esterni, da parte dello Stato e delle sue istituzioni.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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10 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Brescia, striscione contro Anpi davanti a una scuola. Il ministro Valditara: “Condanna di ogni provocazione fascista””

Nel bresciano partigiani screditarono, e uccisero, sparandogli alle spalle in combutta con le SS, Raffaele Menici, partigiano, ufficiale degli alpini, che si era opposto a un accordo di tregua separata partigiani-nazisti*. Le odierne farse dei nostalgici imberbi contro i partigiani da parata vanno nell’interesse dei due compari rappresentati dalle due comari Giorgia e Elly, dando un po’ di cerone alle guance di una politica che hanno reso cadavere, e mascherando come entrambe le fazioni siano asservite alla dittatura dei poteri sovranazionali invece che rappresentare il popolo. Farse che occorre sperare non si imbrattino di sangue per rendersi credibili, ricordando come fu ottenuta a Brescia nel 1974** la “verginità antifascista” (Pasolini), e la combine senza scrupoli che nel 1944 costò la vita a un combattente che non praticava la doppiezza, e credeva davvero nei valori che tanti declamano mentre tradiscono.

*Franzinelli M. Un dramma partigiano. Fiamme verdi, garibaldini e tedeschi in Alta Valcamonica: la zona franca e il “Caso Menici”. 1995.
**Barbacetto G. A Mori promisi il silenzio sulla strage di Brescia. Il Fatto, 1 mar 2023.

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23 marzo 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di piazza della Loggia, il governo non è parte civile: è polemica. Poi Mantovano assicura: “Non eravamo stati avvisati. Ci costituiremo””

Cominciare un processo dopo 49 anni non pertiene al fare giustizia. Pertiene al “rifarsi una verginità“ (Pasolini). Mentre fa l’ultimo giapponese nella giungla sulla strage che non è stata capace di definire in mezzo secolo, la magistratura di questo distretto di Corte d’appello fa il palafreniere allo “scecco nel lenzuolo” sulla recente strage covid del 2020*. Su questo depistaggio – che aggrava i reati, facendo propria la tesi dei mandanti – sono tutti d’accordo. Col gioco fasci/compagni post-fascisti e pseudosinistra si fanno da spalla reciproca, per distogliere e insabbiare.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

@ Renato S. Il dovere/diritto di conoscere le responsabilità non lo si assolve stirando i tempi all’inverosimile. C’è l’aspetto positivo di ottenere informazioni, sia pure su delitti ormai sormontati da decenni di altri misfatti. Ma a questo vantaggio va sottratta la diffusione di false informazioni, così che il bilancio è fortemente negativo. Come le false informazioni sulla strage covid “fresca”, a mio parere non a caso avvenuta in quest’area. E quella che la strage del 74 sia stata solo una questione di “giovani affascinati dal nero”: le due stragi hanno gli stessi alti mandanti. E le stesse protezioni nazionali, che oggi è possibile osservare in fasi diverse. In questi giorni a Brescia ci sono i cartelloni di un candidato sindaco con la sua faccia e alle spalle l’Union Jack. Senza bandiera italiana. Probabilmente per mostrare di non essere secondo al partito del sindaco attuale quanto a cortigianeria. Mi ha fatto venire in mente l’immagine di Moro con alle spalle la stessa bandiera sulla copertina del libro “Chi ha ucciso Aldo Moro” (Archivio del Senato). Così si educano i giovani a bersi comodi raccontini che coprono una realtà che imporrebbe di prendere posizione; e a ignorare quando servilismo vi sia nelle istituzioni, anche quelle che dovrebbero essere più patriottiche, o più integre, verso chi determina le sorti del Paese. 

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5 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza della Loggia, rinviato a giudizio il militante di Ordine nuovo Marco Toffaloni: “Nascose la bomba nel cestino portarifiuti”

“Il processo, afferma [Manlio Milani] darà modo anche di “approfondire il tema dei depistaggi” “. In effetti Brescia è il luogo adatto per lo studio sul campo delle varie tipologie* di depistaggio. E dei loro intrecci. Da quelli sulla trascorsa eversione con le bombe, che restano “da approfondire” dopo mezzo secolo, a quello istituzionale tranquillamente in atto sull’eversione con la strage covid**; una sorta di staffetta. Conoscendo gli odierni comportamenti istituzionali locali, non mi stupisce che sia a Brescia che Mario Moretti trascorre una vita tranquilla***.

*I quattro livelli del depistaggio. Sito menici60d15.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Ib.
***La vita bresciana del brigatista Mario Moretti, praticamente quasi libero. Infosannio, 10 febbraio 2023.

@ Mulas Michele. Caro difensore di quella figura ributtante dell’assassino di Moro e dei suoi ributtanti manovratori, a mia volta credo che il lavoro di depistaggio – e di partecipazione attiva, per il covid – di magistrati e forze di polizia sia grandemente facilitato da menti come la sua. L’overcertainty paludata dei PM di Bergamo sulla versione fumettistica delle responsabilità della strage covid può contare sulla presunzione infantile e zelante di chi come lei di arrabbia se si mette in dubbio la saga di fumetti che viene propinata dai tempi di Portella della Ginestra; propinata sapendo di poter contare sull’inclita e sul volgo per la creduloneria, simulata o genuina; per l’impunità; e per l’obbedienza bovina al pungolo ottenuto uccidendo con le armi, e ora ammazzando con la penna. 

@ Giorgio Riparbelli. 50 anni-luce è la distanza, breve in termini astronomici, entro la quale secondo alcuni fisici si può pensare a viaggi spaziali per il contatto con civiltà aliene. Ma forse qua siamo nel regno dell’infinitamente piccolo… Non occorre introdurre gli alieni e gli asini che volano: l’assurdo, l’allucinazione, sono già nella realtà. Più asini che volano di magistratura e polizia che depistano sul loro Borsellino e gli agenti? O insabbiano sul loro Bruno Caccia? Del medico massone che copre “l’imprendibile” Messina Denaro che è consulente abituale dei magistrati? Più extraterrestre di una magistratura che prende come consulente per farsi dire cosa ha causato il picco di letalità in Lombardia nel 2020 un soggetto che non ha altro titolo rilevante che quello di essere emissario dell’Imperial College, cioè del centro notoriamente capofila nella diffusione di indicazioni false e iatrogene sul covid, che si aveva il preciso dovere di includere nel raggio delle indagini. 50 anni per la gravidanza delle condanne-topolino su Piazza Loggia; per le anomale morti di innesco del golpe covid un fulmineo mettere la ricerca di verità e giustizia in mani espressione di forze per le quali sono note accuse documentate da schiavettoni. E’ la banalità dell’assurdo. (Flaiano, con “Un marziano a Roma”, l’aveva percepita). Che agisce in sinergia con la più nota banalità del male. 

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13 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Presentò il suo libro all’evento dei massoni: il Csm “salva” dal trasferimento il pg di Brescia”

Mizzica. Questo articolo de Il Fatto del 13 maggio 2023 l’ho letto oggi sabato 13 maggio 2023, ore 9:30, appena tornato dalle Poste di Brescia, avendo inviato per racc. al procuratore generale Rispoli la tessera elettorale – date le imminenti elezioni comunali – con lo scritto “La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi” dove parlo dell’attuale procedimento, da lui avocato, sulla strage covid in Lombardia del 2020*. Nel materiale faccio anche riferimento all’uso abituale da parte dei massoni delle coincidenze a scopo di derisione, di ostentazione di potere e immunità, e di minaccia. Credevo che la vicinanza di Rispoli fosse limitata al clero, essendo egli l’autore con Vito Mancuso del libro dal dimesso titolo “La bellezza, la legge e Dio”.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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28 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage piazza Loggia, Mattarella: “Il Paese ha un debito verso Brescia”. La Russa: “Pagina buia della nostra storia”. Celebrazione in città

Si dice che un bilancio debba essere “chia-ve-co”: chiaro, veritiero e corretto. “Il Paese ha un debito verso Brescia” nel bilancio truccato di coloro che servono i poteri che ordinarono la bomba e spremono ancora la strage, dopo 50 anni, per “rifarsi una verginità” (Pasolini). In una contabilità chia-ve-co Brescia, che ospita la reclusione dorata di Mario Moretti, e fa da carceriere e da eliminatore a chi la pensa come Moro sui doveri verso il Paese, dovrebbe figurare la strage covid del 2020 in Lombardia, ordinata dai poteri forti a danno dell’Italia; attuata con il dolo sistemico delle misure mediche e sanitarie aberranti, iatrogene; supportata nella sua falsa rappresentazione da media e politici, le massime cariche a dirigere il coro; ed indagata spudoratamente secondo il dettato dei mandanti, generatore di ulteriori lutti e sfaceli*. Mentre si presenta come un merito la mancata conclusione degli accertamenti giudiziari sulla strage di mezzo secolo fa. La magistratura giustifica l’avvicinarsi alla boa del passaggio al sesto decennio di procedimenti giudiziari con il “fare bene a garanzia di tutti” quando si è precipitata ad affidare le indagini sulla strage del 2020 a Crisanti, Imperial college, una impostazione che dà le stesse garanzie della scelta di Pieczenick come consulente quando c’era da tenere fermo Moro sotto i colpi dei sicari.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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30 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Colucci ““Il consiglio comunale è uno strumento, ma Fridays non diventa un partito politico”: parla l’ecoattivista eletta a Brescia col centrosinistra”

“Di lotta e di governo”. Come i 5S. Sia in USA che nei paesi arabi, ma non in Italia, è comune il detto per il quale la prima volta che mi inganni la vergogna (USA) o la colpa (paesi arabi) è tua, ma la seconda volta che mi inganni la vergogna o la colpa è mia. Questi burattini pagati dal contribuente sono per la salute e il benessere dei cittadini, per la soluzione dei problemi ambientali, quanto Di Maio è per gli ideali che Grillo ha usato come esca. Sono un nuovo prodotto degli stessi mangiafuoco. Gli esiti dei loro proclami premasticati, volutamente infantili mirando alla parte psicologicamente più disarmata della popolazione, saranno analoghi a quelli visti coi 5S: a vantaggio dei pupari, mentre per la maggioranza ci saranno utilitarie bolse a 30000 euro, farina di insetti e livelli di vita prossimi alla sussistenza. Non sorprende che si uniscano ai DS, che sono così asserviti da farsi scavalcare a sinistra dai post-fascisti, i quali date le loro radici quanto a gregarismo e soggezione al più forte non scherzano.

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4 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Papa Francesco su Rai 1: “Le apparizioni della Madonna? Non sempre sono vere”. È la prima volta nella storia che un Pontefice è ospite in uno studio tv” “

I miracoli sono un’immagine platonica netta e ben delineata, che siamo predisposti ad accettare come vera: wishful thinking. Esprimono una concezione poco rispettosa della divinità, dipingendola come una specie di capobastone o di politico locale che può salvare o no a seconda di quanto lo si prega.

Tra le incongruenze logiche, una divinità farebbe in modo di mostrare come inequivocabile il suo intervento. Non ci dovrebbe essere bisogno di accertamenti, commissioni, etc. Si ricorre allora a trucchi da imbonitore. Incluso quello dello standard negativo: riconoscendo per truffaldine sceneggiate del genere di Trevignano si legittima il potere di dichiarare miracoli “veri”. Come ribadisce qui Bergoglio.

Lo standard negativo è usato anche per i miracoli laici. Ricordo i cori degli ultrà del Brescia con lanci di bengala davanti al duomo pro Stamina, la truffa grossolana che ha legittimato le promesse di miracolo delle staminali ufficiali; sulle quali anche il clero ha interessi. C’è il wishful bias anche per i miracoli laici: il presidente della Corte d’appello che ha lasciato impunito l’inoculo della ridicola truffa Stamina nel SSN ha di recente ammonito contro l’accusare i medici senza avere le competenze tecniche; e allo stesso tempo li ha lodati come magnifici per il covid, nonostante le caratteristiche iatrogene della strage covid locale, mostrando di sentenziare a sentimento, come minimo.

*Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.

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8 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “‘L’estate del golpe’, il libro sull’attentato a Rumor e i piani della destra eversiva. Scarpinato: “Meloni figlia di cultura che avversò Costituzione””

Lo Stato italiano e la classe dirigente nel 2020 hanno fornito tramite iatrogenesi* la strage per fare figurare falsamente** il covid come un flagello senza precedenti e altamente letale, e innescare così nel mondo la reazione a catena delle “misure”, che da noi fanno liberamente strame non solo della Costituzione, ma dei suoi presupposti. Ricostruzioni come quelle della Limiti e gli interventi di Scarpinato sono utili mostrando l’expertise di terrorismo eversivo su commissione che ha contribuito a far assegnare al ventre molle dell’Europa questo compito nel 2020. E mostrano la Rosa dei Venti a tre punte, la bussola a tre punti cardinali della società civile: con Est e Ovest fasci e compagni, e Sud mafia. Il Nord, i padroni sovranazionali, è tolto o sbiadito. Quando andrebbe riconosciuto l’asservimento bipartisan. E quello della magistratura; che sulla strage covid del 2020 sta facendo come se si fosse trovato un cadavere depezzato in una valigia, e si accusasse il proprietario della valigia, trovato con in mano una mannaia macchiata del sangue della vittima; ma lo si accusasse di istigazione al suicidio. E poi lo si assolvesse da questa accusa, e con essa da ogni altra responsabilità. Postfasci e sinistra fellona d’accordo. A proposito di depistaggi e deviazioni sull’eversione.

*Lo knock-on della strage covid in Lombardia orientale.
**Querying the existence of a covid ‘pandemic’. Hart, 6 giu 2023.

@ Gianni53. Ai fattori extraterrestri ci pensa l’ufficialità coi suoi volenterosi troll. Es. una magistratura che vuole la medaglia perché ancora conduce procedimenti su stragi avvenute es. nel 1974, cioè più vicine nel tempo alla fine della II guerra mondiale (29 anni) che ai nostri giorni (49 anni). Un effetto relativistico di rallentamento del tempo? La stessa descrizione del covid, alla quale la magistratura ha dato un contributo fondamentale, ha un carattere marziano: Paul E et al. COVID-19: an ‘extraterrestrial’ disease? International Journal of Infectious Diseases, 2021.

Per di più penso che il covid come lab-leak sia una bufala da fumetto per rappresentarne il carattere di minaccia terribile. E’ stato osservato che quest’altra storiella ha a che fare proprio con la strage in Lombardia: Engler J The Lombardy analysis, 2022.

Per me a sparare balle assurde da B-movie, i terroristi samurai invincibili, la mafia eterna, ora il covid dio del vulcano che stermina se non gli si sacrificano normalità e civiltà, sono quelli per conto dei quali i troll dileggiano la dissidenza. Con la differenza che sulla base delle balle ufficiali si straccia la Costituzione, si impongono leggi paranoiche e distruttive, si genera malattia, si emettono sentenze rigorose. Rigorose nell’applicare le idee di don Abbondio sullo stare al mondo e sui propri doveri.

@ Gianni53. Non “credo”, ma so che si sono “armadi ben chiusi e protetti” pieni non solo di scheletri pluridecennali, ma di cadaveri recenti, ancora in decomposizione. A voi piacciono solo i vostri fumetti. Eppure deve essere proprio un caso di contrazione del tempo, di uffici giudiziari che volano a velocità prossime a quelle della luce, se si ignora il mezzo secolo finora trascorso qui sulla Terra senza che si sia concluso il procedimento giudiziario su una strage terroristica in piazza. Mentre gli stessi uffici giudiziari che presentano ciò come un merito hanno steso le loro cappe nere a coprire i meccanismi e le responsabilità della inqualificabile strage covid del 2020. Ma come dubitare di una magistratura che può vantare appoggi del genere di questi suoi interventi. 

@ Gianni53. Ai tempi del salasso c’era chi accusava i colleghi di uccidere i pazienti salassandoli troppo poco. Speranza e Conte sono stati prosciolti da colpe che non hanno. E’ l’accusa ad essere colpevole, di alimentare una narrazione covid falsa; che ha usato forme di omicidio come strumento di persuasione; come ai tempi delle stragi palesi dei decenni passati; ma in forme nuove. E colpevole di depistare allo stesso tempo dalle colpe vere. Una certa raffinatezza mentale, a proposito di stragi. Messa in atto grazie alla scarsa consistenza del contrasto giudiziario.

Con tutto il loro potere relativo, Speranza e Conte sono dei pupi. Così come appaiono mossi da fili magistrati che affidano la ricostruzione a Crisanti, che è come affidare la ricerca di Messina Denaro a Tumbarello (questi realmente consulente dei magistrati). E gli altri magistrati che nel coprire le responsabilità indicibili, quelle vere, paragonano il covid alla Spagnola del 1918. Un paragone da rivista femminile economica; mentre sul piano tecnico la comparazione è valida in quanto evidenzia differenze radicali, e le crasse manipolazioni, non attribuibili a buona fede, tramite le quali si sono forniti i morti che servivano. C’è una buona letteratura a riguardo. Es: Fauci .. coauthored a study confessing that virtually all of the “influenza” casualties in 1918 did not actually die from flu but from bacterial pneumonia ..today easily treated with antibiotics unavailable in 1918.

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 Da 29 maggio 2023 – “Polizia e copertura delle stragi a Brescia: “er Monnezza” esiste davvero. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato

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23 giugno 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Finte vaccinazioni Covid per ottenere il green-pass: la Procura di Ravenna chiede il rinvio a giudizio di 227 persone”

In Svezia tali accuse sono impossibili, in assenza dei ricatti mafiosi di Stato (senza che si siano verificate le sciagure minacciate da Mattarella e c. per giustificarli). I giudici svedesi hanno invece condannato a 2.5 anni un luminare italiano, Macchiarini (The deadly legacy of a stem cell charlatan. BMJ, 21 giu 2023).

In Italia i magistrati sono zelanti nel punire chi elude l’esproprio del proprio corpo, e assolvono i luminari che hanno introdotto la ciarlataneria Stamina (1) nel SSN agli Spedali Civili di Brescia (assolsero anche Macchiarini). Non solo. Il presidente della stessa corte che ha assicurato l’impunità alla ciarlataneria bresciana sulle staminali – e presidente di Magistratura democratica – propugna una “vicinanza” tra magistrati e medici (2). Come Nordio (3). Non solo. Magistrati e forze di polizia perseguitano, con sistemi che dovrebbero essere materia per le loro DDA, chi denuncia frodi ufficiali “deadly” come quelle di Macchiarini e Stamina e quelle deadly sul covid.

I nostri magistrati sono attratti dalla capacità di trasformare il crimine di alto bordo in legge data da una medicina zombie, catturata dal peggior liberismo. Ma per contribuire alla metamorfosi, con un diritto zombie, non per opporvisi.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
2 Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.
3 Processi, più tutele ai medici. Nordio: filtro come per i giudici. Corsera, 19 ott 2004.

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Vedi:

18 marzo 2023. “La bellezza, la legge e Dio” I. Il monumento alle vittime della strage covid.

In: Milizie bresciane

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24 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Inchiesta Covid, archiviato anche Fontana. Resta solo l’accusa di rifiuto d’atti d’ufficio per la non applicazione del piano antinfluenzale”

“Secondo i pm bresciani l’epidemia colposa non si configura in quanto, anche sulla scorta della recente giurisprudenza, è un reato commissivo mentre nel caso di specie sono state contestate omissioni. Omissioni che per altro non sono state ravvisate… “.

Per prima cosa si dovrebbe spiegare come biologicamente è accaduto che il population fatality rate in quella ristretta area, in quel ristretto periodo, abbia avuto un picco abnorme, elevatissimo, rispetto a quello proprio del covid. Un quesito che, ammesso e non concesso che le categorie commissivo/omissivo siano mutualmente esclusive ed esaustive come arbitrariamente si considera, non esclude responsabilità commissive ma sollecita di verificarle. Come pure lo richiedono elementi lasciati in ombra*.

I magistrati bresciani sulla medicina hanno concezioni** che ricordano quelle anni ‘50 sulla mafia: “nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Concezioni che sono protette pure con sistemi affini a quelli si usavano impunemente in Sicilia nel dopoguerra con chi non si faceva i fatti suoi.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale – Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale. Sito menici60d15.
**Castelli G. Magistrati e medici: più vicinanza di quanto si creda. Brescia medica, feb-mar 2023.

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27 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Trattavano nomine con Palamara: il Csm salva le poltrone dei capi dei tribunali di Brescia e Firenze. “Indipendenti dalle logiche di corrente” “

“Indipendenti da condizionamenti derivanti da logiche correntizie”. Ma fare il sensale nel mercato delle nomine è un marker diagnostico di un allontanamento dalla “postura” e dalle responsabilità essenziali della professione e del compito di giudice: “Chi è ingiusto nel poco ingiusto è nel molto” dice il vangelo di Luca. Che conclude che nessun servitore può servire due padroni. Come invece postula l’ineffabile CSM; che dimentica, pur sapendolo bene, che i magistrati sono esposti a ben altre “logiche” che quelle “correntizie” cui obbedire o cedere. Es. *.

Per una funzione di controllo, ad alto guadagno nel linguaggio della cibernetica, dove cioè piccole deviazioni possono tradursi in ampi effetti, aggiustatine che appaiono minori come questa sommandosi finiscono col cambiare il bianco in nero, producendo gravi danni mentre le “carte” sembrano “a posto”. Spero che un giorno emerga come gli uffici giudiziari di Brescia di riferibile al piduismo non abbiano solo l’intitolazione al fondatore della P2 storica e la sua statua all’ingresso.

Francesco Pansera

*Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale – La partecipazione della magistratura agli stagecraft criminali ed eversivi. Sito menici60d15.

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1 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Regasto “Sulle commissioni d’inchiesta Mattarella impartisce una lezione chiarissima”

Le responsabilità nella strage di innesco covid* – attuata dalle parti dell’U. di Brescia, anch’essa implicata, dove è docente questo esegeta del M. giurista – richiamano quelle del padre Bernardo su Portella**:

“…nemmeno la mafia, i servizi segreti, la polizia si collocano a quel livello. Tutti, in posizioni differenti, sono organi operativi, strutture di servizio. La sede di elaborazione di una simile decisione non è nemmeno il luogo della politica comunemente intesa … . Non è pensabile che Bernardo Mattarella o Mario Scelba abbiano convocato una Direzione della Dc, ma nemmeno un organismo ristretto per deliberare sulla strage.” (G. Tamburino. Dietro tutte le trame. 2022).

Ciò meglio di alti distillati giuridici spiega i piedi puntati contro la commissione covid dell’altrimenti istituzionalmente indolente M. . Come il suo predecessore sulla cosiddetta “trattativa”. M. vuole se ne occupi solo la magistratura, che può controllare, e che è dai tempi di Portella che insabbia l’indicibile di questo livello; e che ha cominciato prendendo come consulente Crisanti, privo di competenze specifiche ed emissario dei registi dell’operazione, l’Imperial college a guida MI5.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
**Da Portella della Ginestra, 1947, ad Alzano Lombardo, 2020. Sito menici60d15.

Commento al post di M. Lanaro “Renzi: “Sì all’istituzione della commissione d’inchiesta Covid. Qualcuno ha paura della verità?” “

Sul covid il più pulito ha la rogna. Es. la fornitura a livello internazionale della strage d’innesco*. Si ha paura di verità da tenere coperte e da usare come arma di ricatto. E’ questa valenza ricattatoria della verità, non la verità aperta a protezione di future reiterazioni, che un pessimo come Renzi vuole.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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12 agosto 2023

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

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13 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Travolge il barista con l’auto ad Alba: “Sei vaccinato”. Ora è indagato per tentato omicidio: il video”

Oltre che definire i torti e le circostanze, si dovrebbe considerare tra le ipotesi che questo scontro tra due dissennati – e altri che forse seguiranno – che nella forma in cui è riportato dai media fa da bilanciamento alle infamie provax, sia stato più o meno indotto, se non concordato. Come ai tempi, che ci si illude siano passati, degli “opposti estremismi” pilotati dal Viminale. Ho un filmato di quando sono stato gratuitamente aggredito e ferito a colpi di rastrello nell’entrare a casa. Mostra che uno degli aggressori dice di avere avuto istruzioni dai CC su come agire. Non ho reagito, evitando la rissa. Ho solo chiamato il 118. Aspetto ancora spiegazioni da magistratura, CC e Comune di Brescia (dopo l’accaduto, e dopo fanali spaccati e auto graffiata, gli aggressori hanno sostenuto che quello non fosse suolo pubblico, in quanto il Comune l’avrebbe affidato a loro; nonostante non vi fosse alcun cartello; quando chiedo di nuovo spiegazioni mi arrivano multe anomale, sanzioni costruite ad arte, etc.). In quel periodo avevo descritto come Stamina fosse una frode grossolana, come al Civile di Brescia l’avessero immessa nel SSN per propagandare le grandi promesse sulle staminali ufficiali, e come la magistratura reggesse il gioco.

Purtroppo, con l’operazione covid, nella quale sono implicati, i magistrati hanno preso la mano, insieme ai giornalisti, nel burocratizzare il loro ruolo, assumendo veline da Minculpop come verità acquisita e procedendo di conseguenza.

@ Hobbes. Quanti ricordi, eh? A proposito di città del Piemonte, ci sono equivoci peggiori. Es. tra il tartufo fungo e il tartufo tipo umano: “Tempo d’esami. Tema in classe «Descrivete la differenza fra il tartufo di Alba e il tartufo di Molière»” (Marcello Marchesi).

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7 settembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Piazza della Loggia, stop al processo a Toffaloni per un difetto di notifica. Si ritorna all’udienza preliminare”

Le stragi con armi ed esplosivi furono shock psicologici volti a condizionare la politica; ed è stato uno shock a fini politici l’operazione covid (dove i governi si sono avvalsi di tecnici del nudging*). C. De Rosa ha scritto interessanti saggi sui vari usi criminali della psichiatria. Ne “I medici della camorra”, prefaz. di R. Cantone, osserva come mezzi di riprogrammazione mentale tramite shock “sono riproposti in campo economico da Friedman e i suoi discepoli, i Chicago Boys. Friedman e i Chicago Boys contribuiscono alla cosiddetta logica del “capitalismo dei disastri” che si fonda sugli stessi princìpi delle ricerche psichiatriche … un disastro può preparare il terreno a grandi riforme … è possibile applicare le teorie di privatizzazione e liberalizzazione del sistema economico di un Paese, proprio a partire da un qualsiasi shock: guerre, colpi di Stato, torture, dittature militari, ma anche disastri naturali … o altre catastrofi.”

I magistrati sono flemmatici e bizantini sui remoti shock da bombe, mentre sono stati precipitosi e arruffoni nel fare proprie le narrazioni shock, bugiarde e surreali, sul covid; e sulle associate stragi mediche** e aberrazioni come le coercizioni sugli inoculi. Troppo lenti o troppo veloci, ma sempre a vantaggio degli stessi poteri.

*Ethical concerns arising from the Government’s use of covert psychological ‘nudges’ in their COVID-19 communications strategy. 2022.
**Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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20 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Processo d’Appello a Mimmo Lucano, l’avvocato Pisapia parla di sentenza politica: “Contro di lui accanimento non terapeutico””

L’epigrafe della racc r/r che spedii il 25 set 2012 a Pisapia come sindaco di Milano:

“Ora Hess dice una cosa essenziale: il mafioso non sa di essere mafioso. Fa parte di una visione di vita, di una cultura, di una legge, che è la sola che conosce”. Leonardo Sciascia.

Ci sono abiezioni che non vengono riconosciute come tali da chi le commette. L’accanimento di stalking e intimidazioni mafiose tramite partecipate comunali verso chi intralci disegni perversi dei poteri forti. O il collaborare a disegni degli stessi massimi poteri, qui l’immissione forzosa di masse di stranieri, facendoli passare per filantropia.

Il mafioso, l’ipocrita, il traditore praticano un continuo scambio di etichette e di nomi. Pisapia chiama politico il caso Lucano. E’ invece un episodio della soppressione della politica: della sua sostituzione con pressioni dittatoriali esterne, aliene dalla vita del Paese. Spennellate dal marketing con una mano di santimonia.

Lucano dice di voler aiutare i più deboli. Ne ha favoriti qualche dozzina, selezionati da chi impone i travasi forzosi. E ne ha danneggiati tanti di più, servendo i più forti nel parassitare gli italiani mentre si opprimono e si massacrano le moltitudini rimaste nei paesi di provenienza.

Come i mafiosi, molti non sanno di essere dei venduti. Nella loro visione culturale cieca e opportunista non sanno di lavorare, pagati, per il fascismo moderno non meno degli altri coi quali competono per la gestione dello sfruttamento del Paese.

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28 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Ddl Nordio, allarme del procuratore antimafia: “L’abuso d’ufficio connesso all’azione dei clan. Se cade è a rischio la tenuta delle indagini””

Da una parte di parla sempre di mafia; dall’altra si pone una soglia eccessivamente alta per certificarla formalmente. C’è una coerenza in ciò. Date le mie esperienze con istituzioni in Lombardia e in Calabria, e con tangheri che sapendo di avere la spalle coperte nel commettere boicottaggi, violenze e soprusi si atteggiano a “uomini di panza”, sempre più mi convinco che circoscrivendo la percezione di criminalità grave sulla mafia di cosca si costituisce un alibi per distogliere dalla mafia di Stato e lasciarla operare. L’abuso di ufficio – l’arma del vile – può essere esso stesso, in sé, strumento di mafia di Stato.

Es. il Fatto di ieri 27 settembre 2023: “Antimafia, il legale dei figli di Borsellino: La vita del giudice resa impossibile dal suo capo Giammanco, indagare sulla procura del ‘92”. Borsellino era già sotto mafia di Stato, tramite abuso d’ufficio.

O, non riuscendo a zittire con abusi d’ufficio mafiosi chi denunci crimini di Stato, l’estendere le ritorsioni e minacce sulla compagna, facendole assegnare carichi di lavoro abnormemente alti. Di abusi di ufficio di questo genere, atti mafiosi volti a lasciare indisturbati reati “eccellenti” e la loro prosecuzione, i magistrati sono beneficiari, insieme ad altri. L’apparato che controlla il Paese comprende un’antimafia copri-mafia, più efficace nel coprire la mafia di Stato che nell’estinguere la mafia di cosca o di ndrina. Adottare una più ampia definizione di metodo mafioso ridurrebbe tanti mali. Troppi…

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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13 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Piazza della Loggia, rinviato a giudizio Roberto Zorzi. Per l’accusa è tra gli autori della strage”

Tra i testi letterari fondamentali per capire i rapporti tra Stato ed eversione, e tra Stato e mafia, c’è “La bolla di componenda”di Camilleri. (Un altro è “I ragazzi di Cucarasi” di G. Fusco). Oggi stesso 13 nov 2023 ho ricevuto dalla Procura di Brescia una PEC che mi risponde che una mia comunicazione “non verrà valutata ai fini della iscrizione nei registri delle notizie di reato in quanto pervenuta irritualmente, in violazione degli articoli 333 e 336 c.p.p. . Si informa, altresì, che non verrà inviato alcun ulteriore avviso di archiviazione in conseguenza della mancata apertura di un procedimento penale.”

Dato ciò che le ho visto fare, non mi dispiace che la magistratura dica “mi rimbalza” su ciò che vengo costretto a segnalarle, come movente di un atto intimidatorio tra i tanti (stavolta mi hanno imbrattato con la vernice entrambe le targhe dell’auto). Credo comunque che questo stirare i procedimenti su una strage almeno fino al mezzo secolo, accusando, con ogni probabilità a ragione, una persona ormai protetta dalla bandiera USA, derivi da una bolla di componenda. Dove, avendo mandato in carcere, dopo 49 anni, n=1 responsabili, ci si mostra implacabili, ma con effetti reali nulli, sulla violenza eversiva di 50 anni fa; mentre si fanno orecchie da mercante sulla violenza eversiva odierna*.

* Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

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4 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Scarpinato: “Le stragi del ’92 non sono una storia del passato, i depistaggi continuano ancora oggi””

Commenti come questo di Scarpinato, e dell’avv. Repici che cita, che la versione che stragi con esplosioni e sventramenti da Medio oriente per questioni di appalti sia “una dichiarazione di guerra al principio di realtà”, da una parte consolano. Ma è la realtà, non solo indicibile ma che fa paura al solo guardarla, che ci fa la guerra, e manca la capacità di affrontarla. l depistaggi che non si sono fermati e “proseguono sotto traccia fino ai giorni nostri” non sono soltanto una coda, un prolungamento ad esaurimento di un passato altrimenti concluso, una “manutenzione”, ma sono parte di una continuità stabile più ampia.

“I fatti di sangue di mafia e terrorismo dei decenni precedenti vengono continuamente rivangati, ma senza fare chiarezza. Li si è trasformati in ciò che in epidemiologia si chiama una “coorte chiusa”, un fenomeno circoscritto e finito da seguire nel tempo. Sono invece una coorte aperta, perché altre forme di condizionamento violento hanno continuato e continuano ad essere aggiunte. Come la strage covid qui nel 2020. L’artefatto della coorte chiusa aiuta la realtà della coorte aperta. Pestare l’acqua nel mortaio sulle stragi passate aiuta a non vedere e però favorire quanto viene commesso nella contemporaneità.” (Da: 13 novembre 2023. CPP: il Codice di Procedura Postribolare. In: Milizie bresciane. Sito menici60d15. – v. Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale. Ib).

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8 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Come si faceva con la mafia prima dei processi: ecco lo spregiudicato La Barbera a Venezia”

“Il fenomeno ci fu. E’ finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
L’hanno confermato ieri al mio partito.
Chi lo afferma è un qualunquista cane.”

“La “discontinuità” è l’ancella della normalizzazione”. Parole sante. Solo che ci sono due versioni della discontinuità. Oltre a quella di “destra”, alla Vespa, che vuole tombare, come nella canzone del miglior Guccini, le anomalie tremende, le versioni strampalate, un contesto internazionale ovvio, innumerevoli precedenti, considerandoli privi di valore e di qualsiasi legame col presente, ci sono la discontinuità, la normalizzazione e l’asservimento di “sinistra”. Che, più sottile, considera quei fatti come ciò che in epidemiologia si chiama “coorte chiusa”: fenomeni che ebbero un inizio e proseguono nel tempo, in una evoluzione da seguire. Ma nega, e fa peggio che negarlo, che si tratti invece di una coorte aperta, nella quale nuovi interventi per condizionare il Paese vengono aggiunti. In forme oggi felpate e travisate. Ma anche violente non meno di allora: la riflessione l’ho fatta guardando a come nel distretto di Corte d’appello di Brescia, mentre si chiedono dopo 50 anni improbabili condanne per la strage di Piazza Loggia del 1974 ci si sia come messi al servizio, via Crisanti, e in altri modi, della strage di innesco covid nel 2020 (Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli, e la strage covid in Lombardia orientale). Un guardare al passato per favorire il presente. Un piangere i morti per fregare i vivi.

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12 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. De Vita “54 anni fa la Strage di Piazza Fontana: un sanguinoso fil rouge unisce i 5 attacchi del 12 dicembre”

G. Salvini con A. Sceresini. La maledizione di Piazza Fontana. L’indagine interrotta. I testimoni dimenticati. La guerra tra i magistrati. Chiarelettere, 2019.

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Piazza Fontana, Sala alla commemorazione: “A Milano fascisti e nazisti, vecchi e nuovi, non devono avere spazio””

La “matrice fascista” è un falso e un alibi. I fascisti sono stati causa intermedia, cioè sciagurati esecutori, mediante i servizi. La matrice, cioè i mandanti, la causa necessaria, è la mamma atlantica. Che oggi sindaci “antifascisti” lombardi non sono secondi a nessuno nel servire. Una causa necessaria resa sufficiente dall’acquiescenza e complicità delle istituzioni, le stesse che ipocritamente “chiedono giustizia tutti gli anni”.

@ Il figlio del grigio: “Involontariamente ci hai preso”. Non è farina del mio sacco. Ci sono serie ricostruzioni di studiosi, magistrati e giornalisti – di una realtà complicata, ma la cui essenza è sintetizzabile in poche righe – e sono in molti a sapere. E non è involontario, il rompere un’omertà fifona. Da re nudo, da segreto di Pulcinella, su qualcosa di molto grave e molto importante, un po’ difficile da riconoscere ma che non è rocket science. V. L’omertà manzoniana su Moro. Sito menici60d15 (“può adirarsi che tu mostri sospetto su di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello che tu sospetti è certo”). Il problema sono anche gli italiani, che stanno al gioco, e sono pronti a combattere a parole fascisti e mafiosi, purché non si scherzi “con i santi”. V. Il tolemaicismo politico; e L’orizzontalizzazione, ib.

@ Il figlio del grigio: Potresti cominciare da “Trame atlantiche” S. Flamigni; “The puppetmasters. The political use of terrorism in Italy” P. Willan; “Gli eserciti segreti della NATO” D. Ganser; “Dietro tutte le trame” Tamburino G.”; “The Jakarta method. Washington’s anticommunist Crusade &amp; The Mass Murder Program That Shaped Our World” Bevins V. Date le tue simpatie clericali, i libri di Casarrubea sugli inizi in Sicilia nel dopoguerra, nei quali si staglia la collaborazione del Vaticano; che prosegue. Ho già citato “La maledizione di Piazza Fontana” di G. Salvini, da leggere sia in sé, sia come omaggio all’autore, che va in pensione in questi giorni, essendo stato avversato all’interno di una magistratura che quelli che non stanno al gioco li prende come propri simboli ma non certo come modello. Di scritti ce ne sono tanti. Come per tante altre letture, il passettino, minimo, per distillare la morale ce lo deve mettere il lettore.

@ Ierre: La letteratura è abbondante. Es. G. De Lutiis. I servizi segreti in Italia, 2010. Piazza Fontana vi è citata 64 volte, e non in termini positivi per i servizi.

Questo mostrarsi meravigliati mi ricorda un episodio del mese che passai in Israele in uno scambio studentesco. Sentivo spesso dei boati (probabilmente i jet militari che superavano la barriera del suono, poi ho ricostruito). Ne chiesi ai medici dell’ospedale di Kfar Saba che mi ospitava come studente di medicina. Ma caddero dalle nuvole. Un giorno a mensa, a tavola con altri tre medici, si sentì un boato fortissimo. Ebbi come l’impressione che la minestra tremasse nel piatto. “Ecco, questi boati. Li avete sentiti?” I tre medici si scambiarono un impercettibile sorriso e risposero “no”. Ma forse, trattandosi non di fedeltà alla propria nazione ma del suo opposto, è più appropriato il paragone con la scenetta boccaccesca di donne infedeli che colte in flagrante non solo negano, ma proseguono l’atto.

@ Ierre: Sono noti, e se anche non lo fossero resterebbe la responsabilità della struttura nell’ingranaggio. Alcuni sono stati condannati. Il citato libro di De Lutiis ha 15 pagine di indice dei nomi. Che ricorrono in tanti altri libri. O es. nelle liste note P2. In testa alla prima pagina, seconda colonna, “Allavena Giovanni”. L’ultimo nome, dopo Zorzi Delfo, è “Zvi Zamir”, capo del Mossad. Il libro ha anche un appendice con le liste dei responsabili dei vari servizi. Bisognerebbe semmai conoscere di più su quelli odierni. I nomi restano nell’ombra rispetto alle responsabilità un po’ per la natura segreta; un po’ per l’impunità loro garantita; un po’ perché sono in fondo mezze figure, esecutori di ordini sovranazionali più prossimi ad addetti al capestro con lo stipendio ministeriale il 27 che a James Bond. A “Un giorno in pretura” sentii una PM citare Nietzsche : “l’assassino non è all’altezza del suo gesto”. Penso lo stesso dei quadri – servizi, polizie in divisa, magistrati, politici, amministratori, omini comuni – che si prestano a tanti di questi crimini. A tante operazioni sanguinose e abiette di condizionamento del Paese verso il basso; che non appartengono solo a un passato concluso, sul quale si dibatte senza fine e si inscenano cerimonie bolse mentre si commettono tradimenti nel presente. Es. parlando di amministratori lombardi, bipartisan, e di papaveri assortiti a Roma: Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15.

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28 novembre 2023. Due giorni in Questura. L’affinità tra la Sindaco di Brescia Castelletti e la Vicepresidente del Senato Ronzulli. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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21 dicembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Cremaschi “Condanna per l’assalto fascista alla Cgil: qual è il brodo di coltura che ha permesso tutto ciò?”

Il brodo di cultura è sempre lo stesso, da decenni: porre uno standard negativo per praticare crimini di Stato al servizio dei poteri forti presentandosi come oppositori della varietà wild degli stessi crimini. Dirsi contro la mafia di cosca – mentre si evita di eliminarla – per meglio praticare la mafia di Stato. Attentati a manovalanza fascista, Pasolini lo sapeva, per rifarsi una verginità antifascista. Fascisti legati ai servizi e lasciati passare per la rigenerazione della verginità della CGIL che in flagranza abbraccia Draghi e dice che le norme fasciste pro-Pfizer emanano dalla Costituzione.

Con la magistratura che regge il gioco. Il giorno della condanna del resistibile “assalto” alla CGIl, a Brescia la sindaco, Castelletti, DS, ha condannato un nuovo misterioso imbrattamento novax. Omertà mafiosa sui concomitanti imbrattamenti, anche con vernice spray sull’auto, verso un medico che si oppone all’operazione covid. Con stalking municipale tramite spazzini. Con la magistratura 3 scimmiette alle denunce di un comune mandante istituzionale degli imbrattatori. La Castelletti, già tecnico di laboratorio, con l’occasione ha invitato a vaccinarsi. E a non ascoltare quindi i deleteri medici “novax”, l’antiscienza livello vandalismi. Nascondendo che converrebbe ascoltarli, i medici: in UK 4 su 5 del loro SSN hanno rifiutato l’offerta vaccinale (As few as a FIFTH of NHS staff have had Covid and flu jabs this winter. Mailonline 28 nov 23).

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11 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri: “De Laurentiis mi ha regalato biglietti per lo stadio ma li ho restituiti. Se fossi stato operatore ecologico non me li avrebbe dati””

Gratteri usa la retorica del netturbino come paria. “Esposito Gennaro – Netturbino” (Totò, ‘A Livella). Pasolini girò un documentario – non privo di ambiguità – che denunciava la realtà del duro e ingrato lavoro degli spazzini di decenni fa. Oggi gli operatori ecologici possono attendersi dei biglietti omaggio. E’ diventato un lavoro per raccomandati e imboscati. E vengono usati per operazioni di stalking e dileggio, che a chi ne è vittima ricorda i lazzaroni dei Borboni.

A Sambiase, Lamezia, una lapide ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, netturbini del Comune uccisi sotto una rabbiosa pioggia di colpi di kalashnikov nel 1991, non si sa da chi e perché. Tipicamente, Libera ne ha fatto un emblema, che tira fuori di continuo, mentre i responsabili sono rimasti ignoti e impuniti: il contrario di quel che dovrebbe avvenire con un’antimafia seria. Non so nulla di quell’omicidio, non dubito che gli uccisi fossero brave persone esenti da qualsiasi colpa, ma in base a esperienze personali – in Calabria e a Brescia – credo che in omicidi del genere nella rete del contesto causale da disegnare per impostare indagini serie ed oneste dovrebbe essere inclusa tra le possibili variabili l’uso dei netturbini per fini di insulto e molestia. Un uso che viene praticato routinariamente da quella mafia che opera libera e protetta dietro l’antimafia mediatica della quale Gratteri è il principe.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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31 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Arconate, scritte No Vax sul muro del cimitero: “Bimbo vaxato, o morto o sempre malato””

A Brescia, vicino a dove abito, incrocio Cappellini-Bissolati, c’è su un palo della luce un adesivo, mezzo strappato, con il logo di questi “VV” che riporta “Noi siamo VV – forza di lotta non violenta per la libertà e i diritti umani – unisciti a noi”. Mi ha sorpreso, ma fino a un certo punto, l’adesivo, che riporta anche dei QR code. Quando mai degli “imprendibili” sabotatori lasciano un loro recapito. Un adesivo simile l’ho notato giorni dopo su un palo adiacente alla vicina Poliambulanza. Non mi ha sorpreso troppo perché Brescia è un epicentro delle manipolazioni sul covid, e delle frodi mediche strutturali in generale; e su ciò hanno la rogna* i più puliti, che dovrebbero essere i magistrati. Ai quali ho anche scritto su come questi vandalismi siano associati ad atti persecutori verso chi argomenta e presenta dati sulle frodi covid. E come il tutto puzzi di Viminale. Col risultato che stalking, molestie e provocazioni si sono moltiplicati; e gli imbrattamenti dei VV sono continuati. Del resto, che idea bislacca è mai questa, che siano le istituzioni a pilotare quattro storti al fine di destabilizzare per stabilizzare. A Brescia poi. Dove appare che dietro alle autocelebrazioni (Castelletti, Nordio, Rispoli, Mattarella) sui procedimenti giudiziari ancora aperti sulla strage di 50 anni fa si servano scattanti e senza memoria gli stessi poteri che ordinarono la strage del ’74.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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1 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Un concorso ad hoc con una sola prova per promuovere a giudici 700 magistrati onorari: il progetto di Nordio fa infuriare le toghe”

Suvvia magistrati, non fate gli schizzinosi. Con tutta la vostra scienza e prosopopea vi siete macchiati di codardia davanti al nemico – e anche di peggio – quando la Costituzione è stata assaltata e messa a ferro e fuoco col pretesto del covid. Ignorate l’elementare, il solido*, partecipando alla sua censura, per trasdurre in un diritto zombie una scienza zombie. Attualmente state permettendo – essendone di fatto tra i beneficiari – un’operazione di discredito e criminalizzazione del dissenso e delle denunce lasciando operare i fantomatici imbrattatori “VV”; mentre si preparano in silenzio nuovi sventramenti della Costituzione con la dittatura WHO. Voi inerti, bisogna sperare che il protocollo false flag non preveda un’evoluzione in atti di violenza su persone, come è stato in passato.

L’immissione di una quota di caproni nei ranghi se diminuirà qualità e credibilità, se farà passare dal diffuso sistema autoreferenziale Palamara al sistema eterodiretto Coppola riportato da G. Falcone (la promozione dei più cretini), d’altro canto faciliterà vostre sofisticate collaborazioni coi poteri che contano. Ciò che spiegava “Tre dita” sull’utilità degli inadeguati.

*Whatever happened to public health? An assessment of the response to covid-19. Hart, 18 gen 2024.

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6 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Scontro Bocchino-Ranucci a La7. “La tua è capacità ossessiva”. “Non parli da direttore di un giornale ma da difensore della casta politica””

Perrella, lunghi legami con ambienti piduisti, incluso a suo tempo De Lorenzo*, mi è sempre parso una pedina usata per le operazioni dei soliti “deviati”. Come il doppio pacco, il crimine di ritorno in nome della lotta al crimine iniziale, sui rifiuti in Campania**. Gli è stato dato credito a Brescia, da dove sono partite diverse altre operazioni di disinformazione sulla medicina. Potrebbe darsi che venga ora riciclato per tenere sotto tiro quelli del governo Meloni; minacciando di rivelare fatti che non sono falsi.

Ranucci fa bene a protestare per le querele e cause civili volte a zittire i giornalisti; e vanno ascoltati allarmi come il suo sulla censura delle magagne dei politici. Ma come altri suoi colleghi a sua volta pratica il limited hangout, rivelando una parte del marcio ma nascondendo e avvalorandone gli strati più profondi. Es. sulla reale natura degli inoculi anticovid, che non sono stati solo una truffa in termini di soldi. Del resto, l’indicare certi livelli** porta non ai riflettori di RAI3 in prima serata e da Lilli Bilderberg su La7. Ma a esiti bui.

*G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria mafia e poteri politici. Ed. Riuniti 1993.
** La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

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18 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di C: Simbula ” “Ho arrestato il capo delle Br senza sparare, ora preparo pizze e assisto i malati di cancro”: la seconda vita del poliziotto Claudio Bachis”

Complimenti. Ma mi vengono in mente a) Mike Stern, che da agente di collegamento tra il bandito Giuliano e i servizi USA da anziano passò a occuparsi di Alzheimer (ne scrissi nel 2007 all’allora PM Scarpinato; e la cosa dovrebbe interessargli anche come senatore, perché la grande frode strutturale sulla demenza senile che lì descrivo dall’anno scorso può avvalersi di un corposo intergruppo parlamentare; ma ho l’impressione che come ad altri non gli interessi molto quella che chiamo “la mafia dietro l’antimafia”). b) i CC che hanno donato il premio di 10000€ per la cattura in limine vitae di Messina Denaro a un reparto di oncologia pediatrica*.

Abito nella stessa città dove Moretti** si gode i privilegi vergognosamente riconosciutigli. E dove invece ricevo un trattamento di genere opposto. Su questo sito giorni fa, in risposta a chi mi calunniava come “avvinghiato a CL”, ho risposto ricordando tra le altre vergogne di CL il lavoro dato a “Moretti-servizi”. E’ intervenuto un massone dichiarato con i soliti insulti; il Fatto come altre volte ha censurato la mia risposta. Nella città ospitale con Moretti sono scattate le solite rappresaglie.

Una continuità personale tra contrasto del terrorismo e assistenza ai malati non dovrebbe coprire la continuità strutturale tra il terrorismo pilotato di allora e gli odierni lavori sporchi pro frodi mediche di alto bordo.

*Le anamorfosi su mafia e cancro
**Flamigni S. La sfinge delle Brigate rosse. 2004.

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21 febbraio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di F. Baraggino “Poltronificio lombardo, il centrodestra si spartisce gli Istituti scientifici. Dal farmacista di FdI al papà dell’assessore forzista”

Ci sono due tipi di corruzione. Quella riconosciuta, bribery, cronyism, mazzette, clientelismo, etc. E quella tenuta nascosta, la institutional corruption* che consiste nel vendersi ai poteri forti, diventandone agenti; in cambio di posti di potere con relativi stipendi e privilegi. In Lombardia la falsa destra pratica entrambe. Da un lato obbediente ai poteri forti in campo medico perinde ac cadaver **. Dall’altro vivace nell’amministrazione “all’uso e’ Napule”. Napoli da dove Vincenzo De Luca vuole fare lo stesso, lanciare la corruzione “utroque” nel PD.

La formula ibrida si sta mostrando vincente rispetto alla pretesa di falsa sinistra, pentastellati, magistratura, giornalismo alla Report, di limitarsi alla corruzione istituzionale, che è più comoda perché evita giochi di sottobosco indecorosi e di sporcarsi le dita contando banconote. E che, gestendo operazioni che arrivano pitturate con pretesti etici, consente un’aura di alterità morale. In realtà fasulla, perché la corruzione verso l’alto non è meno perniciosa dell’altra, e può essere perfino peggiore. Soprattutto in campo medico.

* Light DW. et al. Institutional corruption of pharmaceuticals and the myth of safe and effective drugs. Journal of law, medicine and ethics. June 1, 2013. Light DW. Strengthening the Theory of institutional corruptions: broadening, clarifying, and measuring. Edmond J. Safra Working Paper, No. 2. 20 march 2013.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

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14 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Luca Tescaroli, il pm che indaga sui mandanti delle stragi diventa procuratore a Prato. Ma al Csm i laici di centrodestra rifiutano di votarlo”

Due giorni fa, il 12, ho ritirato in prestito dalla biblioteca Queriniana, Brescia, il libro di Tescaroli e Pinotti “Colletti sporchi” (2008). Libri del genere aiutano il cittadino profano a orientarsi sui grovigli di potere. Es. la sezione “Magistrati corrotti e magistrati furbi” è utile sul tema di come i magistrati sostituendo la giustizia con la legalità e poi questa con la punibilità formale possano praticare la corruzione impunemente. Spesso questi libri insieme confondono, es. la sezione “Etica e finanza: la testimonianza di Giovanni Bazoli”. Bazoli, uno degli invitati sul Britannia, come riferimento morale in un libro sulle stragi che insieme alla crociera del Britannia hanno determinato il cambio di rotta del Paese.

A Brescia è in corso un microepisodio che offre la possibilità di vedere in diretta i reali rapporti tra terrorismo e Stato. Un gruppo “novax” continua ad imbrattare muri di istituzioni, sotto le telecamere e lasciando adesivi col proprio QR (uno dove passo ogni giorno). Ma sarebbe imprendibile. Istituzioni pesantemente implicate col covid* si possono così atteggiare a vittime di esaltati. Contemporaneamente magistratura locale e Comune si apprestano a celebrare come vanto la palude dei 50 anni di procedimenti giudiziari ancora non conclusi sulla strage del 1974. Le bombe di allora, le bombolette oggi, servono a “rifarsi una verginità” (Pasolini).

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Dondi “Via Rasella fu un legittimo atto di guerra: illegittima fu la rappresaglia alle Fosse Ardeatine”

Ieri 22 mar 2024 il mellifluo Mieli ha dedicato la sua rubrica al gen. Sabato Martelli Castaldi, tra le vittime delle Ardeatine.

“L’8 settembre 1984… si svolse una cerimonia per il 41º anniversario dell’inizio della guerra di liberazione. …il sindaco di Roma, il comunista Ugo Vetere, consegnò a diversi reduci … e alle famiglie dei … caduti delle medaglie… . Nel corso della cerimonia, dopo che fu conferita una medaglia all’attentatore di via Rasella Rosario Bentivegna, l’omonimo figlio del generale Sabato Martelli Castaldi riconsegnò nelle mani del presidente dell’ANFIM l’onorificenza in memoria del padre che aveva ritirato, affinché fosse restituita al sindaco. Pregato dal presidente dell’ANFIM di non suscitare scandalo, prima di abbandonare la sala Martelli Castaldi spiegò: «Non voglio scandali, ma non voglio neppure una medaglia che accomuna le vittime a chi le ha provocate»[7].” (Wikipedia).

Sabato Martelli, eroe di guerra, già fascista, perseguitato dal regime per avere denunciato la corruzione, poi valoroso partigiano, è una di quelle figure notevoli, che si reggono sulle loro gambe, e che vengono tenute nascoste, come a fare scordare che non esiste solo la mediocrità nelle sue gradazioni. Figure che appaiono essere attivamente epurate da quei tempi ad oggi. Mediocrità che include il muoversi contro un potere tirannico soltanto essendosi messi al servizio di un altro potere, allora – e da allora – gli anglosassoni, e rivendicare come eccelsi meriti in realtà dubbi.

Per me invece il pregio dei rari tipi umani come Sabato Martelli è nell’autonomia morale: agiva non per compiacere gli anglosassoni ma per il bene del Paese. Mosso da spinte interiori. Mentre tanti erano partigiani per opportunismo. Soprattutto, mossi da quel bisogno così frequente tra noi di mettersi al servizio di qualche potente; reso possibile dalle contingenze. Come i fascisti, che pochi anni dopo lo sbarco in Sicilia sparavano a Portella, avendo già sostituito lo “Alalà” con lo “Hurrah” (così li sentì gridare un contadino).

La mediocrità è quella di chi veste le penne del pavone. Sia per i partigiani che per le vittime di mafia, bisogna chiarire: la celebrazione dell’eroismo non è eroismo. E può essere un modo elegante per coprire vigliaccheria e tradimento. Questi parossismi di celebrazioni, questo continuo roteare di turiboli coprono peggio che la mediocrità.

@ Pigou: Le mie e le sue sull’attentatore e sul generale sono interpretazioni. Ma c’è un test: lo “hic Rhodus”. Cioè osservare il comportamento di quelli che si scalmanano per difendere i loro eroi. Quello di una “sinistra” pronta a gridare all’orbace mentre prostituisce il suo patrimonio ideale al fascismo dei banchieri; che fa vincere la destra non per una forza di questa, ma, come avviene nelle infezioni opportunistiche negli immunodepressi, per abbandono, codardia e inettitudine. L’albagia e gli insulti che sfoderate a difesa dei vostri album di figurine sono come raffiche di Sten fatte con la bocca.

@ MCM_53: “Voi” chi? Non faccio parte di nessuno schieramento. Le mie idee politiche corrispondono alle teorie del repubblicanesimo, del liberal-socialismo. Fascista lo dici alla tua congiunta. La visione vostra e dei vostri compari è quella delle schermate del Pong: destra, sinistra, mentre servite insieme i padroni. Credo non vi possa essere buon governo senza la virtù dei cittadini. Apprezzo quindi figure come Sabato Castaldi, come altre di qualsiasi colore, proprio per il loro avere un motore morale interiore; e non essere tra i tanti inerti che si intruppano, si fanno trascinare e si spalleggiano, tra i neri, tra i rossi, tra i bianchi etc.; con quegli spudorati salti della quaglia che suscitarono il sarcasmo di Churchill sull’Italia divenuta un popolo di antifascisti. Il nick che ho voluto prendere viene dal nome di un partigiano. Al quale altri partigiani spararono alle spalle, perché era contrario alla tregua separata coi tedeschi. Un vizio che VOI non avete perso. L’unico senso di vergogna che provo è quello vicario per gente che essendone priva sfila tronfia col fazzoletto al collo come se fosse reduce da una battaglia con le SS, e senza esservi costretta ma per interesse lustra gli stivali al fascismo attuale:

Il fascismo mussoliniano, il fascismo dei banchieri e il fascismo pecorone

@ Marcello Voivod: Hic Rhodus è la risposta a chi millanta trascorsi eroici per coprire la codardia: salta ora, non raccontare salti eccezionali di 80 anni fa. Es. le chiacchiere insopportabili per vantare meriti antifascisti o antimafia mentre si collabora con zelo al fascismo e i ricatti mafiosi covid*. Una risposta blanda alla subduzione fascista: allo scivolare della “sinistra” al di sotto del fascismo, a un livello inferiore al fascismo (e vi hanno sgamati: chi va a votare sceglie il kapò che sembra meno peggio). Come conferma l’inventarsi eroi e infangare valorosi ai quali si è sparato alle spalle. Menici fu tradito, calunniato e ucciso perché si opponeva alla tregua separata coi tedeschi** (tregua separata che ha un’analogia con Via Rasella, cioè con lo scaricare su quelli che dovrebbero essere compagni di lotta la risposta del nemico). Posso testimoniare che questo doppiogiochismo pretesco appare radicato nel bresciano; ed è probabilmente tra i fattori alla base della assegnazione all’area della strage d’innesco covid***. Comunque per me è interessante la sua versione, che mette i traditori al posto dei giudici e il tradito leale al posto dell’imputato: dico sempre che nell’Italia dei servi una separazione delle carriere giusta sarebbe quella tra magistrato e sicario.

*Jamrozik E. Public health ethics: critiques of the “new normal”. 2022.
**Franzinelli M. Un dramma partigiano. Il “Caso Menici”.
***Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

@ MCM_53: Non sono un servo degli anglosassoni, ma sono uno di quelli a loro venduti dai miserabili della classe compradora italiana. Un’attività nella quale dal dopoguerra rossi e neri collaborano. Da “L’Unità” che partecipa con i democristiani e i magistrati massoni e collusi con la mafia all’eliminazione del padre nobile dell’ISS, Domenico Marotta, che sulla salute faceva gli interessi degli italiani, invece di venderli come il vostro “pugno chiuso e Internazionale” Speranza (Fabian society). A Napolitano, il “comunista” che frequentava gli USA e l’ambasciata UK mentre obbedendo agli ordini degli anglosassoni la debosciata classe politica italiana teneva fermo Moro sotto i colpi dei sicari. All’attuale prostrarvi al peggior liberismo con una spudoratezza che porta perfino gli elettori tonti non andare più a votare, in massa, disgustati.

Il buon nome della Resistenza lo si tutela separando il grano dal loglio. L’oro dalla feccia. E da chi la usa come copertura per delazioni e tradimenti. Da chi sta a quelli delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana” (tra i quali Castaldi, le cui lettere furono tra quelle che mi colpirono maggiormente, senza conoscere il personaggio) come il misticismo di Paola Catanzaro sta a quello di Maria Goretti.

@ MCM_53: Auguri per la vostra metamamorfosi dai quaderni di Gramsci all’armocromista di Elly.

@ Pigou: Mettere bombe a favore degli Alleati, che se la prendevano comoda (a favore dell’economia di guerra, compagno) a danno della propria popolazione e dei partigiani prigionieri è eroismo. E vi va bene pure Togliatti che in osservanza di Yalta ha poco dopo amnistiato i fasci; che nei decenni successivi sono serviti a operazioni sporche (e alla vostra verginità antifascista). Ho fatto a tempo a ricevere, anni ‘90, in un parchetto di Brescia, messaggi sibillini e predizioni poi avveratesi da uno sconosciuto presentatosi come ex-repubblichino (e in buoni rapporti con la Questura) che mostrava di sapere tanti c. miei privati. (Attaccò bottone dicendo “Cos’è quello ?”. Il monumento alla Resistenza, risposi. “Io di resistenza conosco solo quella del ferro da stiro…”). Lei non mi conosce, ma non sono uno che si fa “i c. suoi”. Il vostro eccezionalismo, che un tempo aveva qualche base, oggi penoso, vi porta a sputare su chi vi svergogna. E su chi vendete in cambio di privilegi parassitari.

A Churchill andava bene il fascismo di Mussolini; e non era meno privo di scrupoli. E conosceva gli italiani: l’MI5 aveva pagato Mussolini per l’interventismo prima del 1915; è un dirigente dell’MI5 a capo dell’Imperial College, tra i registi della fascista operazione covid (scusa compagno) e che oggi ha dettato le relative indagini alla Procura di Bergamo mediante il vostro Crisanti.

@ Pigou: Ora gli eserciti di USA e UK sono le “Nazioni Unite”. Slurp. Chi li serve, serve i caschi blu missionari di pace e democrazia … Compagno, legga Bevins*. Serve anche a capire perché la guerra continua a mietere oggi. Martelli – che si consegnò, tra parentesi – era molto diverso da voi: il materialismo e anche l’indole vi impediscono di concepire che ci si possa sottomettere volontariamente a principi etici astratti e impersonali mentre si rifiuta di asservirsi ad altri uomini che esercitano poteri terreni. Martelli mostrò di non avere padroni e di non “essere al servizio” che del Paese. Voi avete mostrato di servire con cupa “esattezza” interessi di poteri sovranazionali nel ‘44, nel ‘46 con l’amnistia Togliatti, poi quando prendevate i soldi dall’URSS, e via via fino a oggi che vi siete messi, con la solita “esattezza”, al servizio della Pfizer, e dei pupazzi del business farmaceutico dell’OMS, branca delle Nazioni Unite. A starvi a sentire non si dà progressismo che non sia asservito a qualche potere.

*Bevins V. The Jakarta method. Washington’s Anticommunist Crusade & the mass murder program that shaped our world. Hachette, 2020.

§  §  §

v. anche:

Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE

La sorellanza zozzonica tra Brescia e Cosenza. In: La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

13 novembre 2023. CPP: il codice di procedura postribolare. In: Milizie bresciane

L’ ipomafia

Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale

I rituali zozzonici della banda Mattarella

Milizie bresciane

L’essenza del mobbing risiede nella sua dinamica cumulativa

I rintocchi funebri del marketing medico

Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

Il ‘Decoy effect’ e ‘l’Effetto Rasputin’ nelle frodi mediche

La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

La lama e il manico: la violenza indiretta

 

La Leonessa

21 November 2010

“Il Fatto” quotidiano. Blog di Bruno Tinti.

Commento all’articolo “Brescia, giustizia impossibile” del 20 nov 2010

“Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile…” (Pasolini, Io so…).

Dopo l’assoluzione del 2010 per la Strage di Brescia il dr Tinti scrive che “la storia non si fa con le sentenze”; mentre un avvocato di parte civile si è affrettato a commentare, alla “Casa della memoria”, che in uno Stato democratico “la magistratura è l’unico soggetto che ha il compito di stabilire i fatti”. La sentenza ha una sua cupa onestà: non perché rispetti la verità per corrispondenza con la realtà, ma perché rispetta la verità per coerenza. Il paragone del dr Tinti tra il procedimento sulla Strage di Brescia e quello sull’omicidio del presidente Kennedy ha un’involontaria ironia. Pur avendo patologi forensi espertissimi in USA l’autopsia a Kennedy la fecero fare ad anatomopatologi ospedalieri, con scarsa esperienza in ferite d’arma da fuoco. A Brescia ho avuto a che fare, pesantemente, con uno di coloro che eseguirono le autopsie sui cadaveri della strage (neppure lui patologo forense esperto), con inquirenti, tutori della legalità, autorità che sono salite sul palco degli oratori ogni 28 maggio, gente comune che cita la Strage come un merito. Non mi stancherò di testimoniare che dietro la maschera, dietro l’imenoplastica antifascista fornita dalla Strage (Pasolini) a Brescia coralmente si fa quello che si può, e anche quello che non si può, per servire gli USA e i grandi interessi economici; e con essi gli “interventi”, aggiornati ai tempi, di quelle stesse forze che 40 anni fa volevano le bombe e oggi ammazzano senza rumore (v. il sito menici60d15). La sentenza nega una giustizia posticcia, e ha anche il merito di confermare che per i reati di questa matrice, per gli omicidi politici “atlantici”, materiali e morali, di fatto non c’è una giurisdizione; credo che piuttosto le forme di aiuto all’eversione da parte di magistrati siano sottovalutate. Francesco Pansera.

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12 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Napoleoni “Comizio Pdl, Berlusconi contestato a Brescia. Ma in tv va in onda un’altra realtà” dell’11 maggio 2013

Anche se ormai B. e anti-B. sono in atteggiamento inequivocabile a palazzo Chigi, la leggenda che i due sono nemici fa ancora presa. “Due nazioni, due popoli che si scontrano”. Ma dove? A me pare che il popolo stia fermo e zitto, che i politici siano tutti d’accordo e che Berlusconi, e Grillo dall’altro lato, facciano, da uomini di spettacolo quali sono, un po’ di ammuina per distrarre. Per dare l’impressione che esista una conflittualità politica; che invece è inesistente, rispetto ai problemi e alla pesantezza dello sfruttamento.

In questo modo agli italiani viene offerto un prodotto che vende moltissimo: la possibilità di “schierarsi” senza doversi impegnare realmente per un cambiamento. Brescia ha abbondanza di comparse per queste manfrine, e fa così prendere un po’ d’aria alla sua consumata verginità antifascista. Ci guadagna anche la magistratura, che, messa sotto accusa con motivazioni farsesche da uno come Berlusconi, riceve per contrasto una luce positiva che distoglie dalle sue complicità nella vendita del paese ai poteri forti.

Nobili battaglie e quieto vivere a Brescia nel nov 2010

14 November 2010

Blog di Beppe Grillo

Commento al post “Poliziotti con la carta d’identità” del 13 nov 2010

Intorno al 1970 all’università c’erano spesso manifestazioni e scioperi per il Vietnam. Fui sorpreso, quando andai all’università, di trovare nonostante tali rivolte il potere baronale vivo e virulento. L’occuparsi altruisticamente dei diritti altrui scavalcando le ingiustizie domestiche consente di fare bella figura mentre ci si ingrazia il potere fornendo l’opposizione che vuole. La Sinistra fa un favore alla Destra dando del razzista e dell’imbecille a chiunque critichi l’immigrazione, e relegando così la protesta per i disagi che crea alle voci grevi e incivili della Lega. La Destra fa un favore alla Sinistra non trattando gli extracomunitari con onestà e rispetto, e dandole quindi l’estro di ergersi a paladina di alti princìpi e acquisire così potere. Ma sia Destra che Sinistra che clero sono proni al modello liberista, che vuole lavoratori e consumatori immigrati, e implica sfruttamento sia in Italia che nel Terzo mondo. La polizia sta al gioco. Finora c’è stata più scena ad uso delle telecamere che sangue; speriamo che non si voglia rendere la scena più realistica. Intanto alle porte di Brescia una guardia giurata ha sparato in testa a un ragazzo per una lite automobilistica. Mentre si grida al fascismo battendosi all’ultimo sangue per i dannati della terra, nessun interesse sul caso della guardia privata che ha ritenuto appropriato bucare da parte a parte la scatola cranica di un locale. La società civile è affaccendata in ben altre battaglie. Le guardie giurate, buoni iscritti al sindacato e buoni aiutanti di CC e PS, non sono estranee a forme di repressione antidemocratica che non vedrete su Anno zero. Il pistolero, un altro che ha premuto il grilletto di un un’arma portata legalmente sapendo di stare dalla parte di chi comanda, verrà probabilmente tolto dai guai dalle istituzioni, e la violenza occulta di polizia continuerà più forte di prima.

° ° °

Bresciaoggi.it – Commento all’articolo “Gardone, ore d’ansia per il giovane ferito” del 15 nov 2010

Se Tizio spara in testa a Caio, non è corretto usare il termine “sparatoria”, come hanno fatto Brescia Oggi e Teletutto.

Rispetto senza amore

8 November 2010

Commento al Post “L’amore e la legge” di Felice Lima del 31 ott 2010

Per Felice Lima.

I ricatti economici, e se non basta la violenza omicida, morale e materiale, per avere il rispetto, ovvero per piegare all’ingiustizia, o per continuare a esercitare forme criminali di sfruttamento mettendo a tacere qualcuno, sono parte integrante della società umana; anche quando sono commessi da coloro che ricevono lo stipendio dello Stato. Non è che così la società non sia umana; lo è fin troppo; ma forse è fuorviante parlare di convivenza. Si tratta di sopravvivenza darwiniana. Nella nostra cultura abbiamo una concezione umanistica forte, che vede lo stato normale della società come uno stato di civiltà, e i soprusi e la violenza come deviazioni; ma l’autentica convivenza civile è uno stato artificiale, lontano dall’equilibrio naturale, che richiede energia per essere raggiunto e anche per essere mantenuto. Si sopravvaluta la nostra distanza dal regno animale, e si sottovaluta lo sforzo di ragione e volontà richiesto per non ricadere, ingannati da fondali dipinti con la stessa pittura che serve ad imbiancare i sepolcri, nello stato di natura. C’è un rischio di cortocircuito tra le concezioni troppo elevate, come il sublime “Il fondamento della legge è il rispetto degli altri e non ci può essere rispetto senza amore”, e lo zoologico, per il quale ”Dio sa che è lui che ha voluto farsi ammazzare”.

Ricambio con affetto i saluti.

menici60d15

L’amore come forza antiegualitaria

7 November 2010

 

Commento al Post “L’amore e la legge” di Felice Lima del 31 ott 2010

Mi piace lì…”.

(Slogan della campagna dell’autunno 2010 per lo screening del tumore al seno, mentre tiene banco lo scandalo sulle prostitute minorenni di Berlusconi)

Sosterrò che l’ideologia dell’amore confligge con l’art. 3 della Costituzione, che dà il nome al blog. Per rendersene conto basterebbe leggere gli aspri insulti apparsi nei commenti all’indirizzo di quelli che non la pensano come Felice Lima sull’amore e la legge. E’ impressionante la prontezza con la quale molti dei sostenitori del primato dell’amore stabiliscono gerarchie e recinti, definendo come esseri inferiori e disperati coloro che mettono in dubbio la liceità e l’utilità di tale primato. Non è la prima volta che vedo chi si dice mosso dall’amore rimuovere dalla discussione come prive di identità, e quindi non esistenti, le persone che non sono d’accordo con lui. “Amore”, come “libertà” è un termine eterologo: quante ghigliottine si erigono in suo nome.

Con tutto il rispetto e la stima per Felice Lima, non sono affatto d’accordo con quanto egli, trasportato da convinzioni cattoliche accoppiate a un’evidente buona fede, afferma. Tutti, anche i migliori, se sono vicini al potere, se abitano nelle stanze ben riscaldate del Palazzo, come i giudici, mentre acquistano alcune sensibilità ne perdono altre, e se per alcuni aspetti vedono ciò che la gente comune non vede, non sempre vedono quanto lontane dalla realtà siano alcune loro concezioni. Ricordo che quando un questore di Brescia se ne andò, a dirigere la sicurezza che lo Stato italiano fornisce al Vaticano, nel conferirgli la massima onorificenza cittadina il sindaco – uno specialista della retorica buonista a favore dei potenti e dei loro crimini – disse che il questore aveva un “supplemento d’anima”. Io invece tra me consideravo che avesse una “picana elettronica”, per il suo costume di farmi puntualmente incrociare pantere della polizia ogni volta che mi muovevo, cioè che uscivo di casa; con un supplemento di volanti quando scrivevo qualcosa che volevano non scrivessi.

A onor del vero, il primo e miglior vaccino contro la retorica dell’amore, cavallo di battaglia dei preti e di tanti malfattori, l’ho ricevuto da una suora, che era stata amica d’infanzia di mio padre, e che venne a trovarci dopo tanti anni. Nata in una famiglia poverissima – poverissima per gli standard di un paese della Calabria del dopoguerra – si era laureata in medicina, e in farmacia. Psicoanalista junghiana, dirigeva un ospedale psichiatrico della provincia di Roma. Chiacchierando in salotto, saputo che volevo iscrivermi a medicina mi chiese perché volevo fare il medico. “ E’ una missione”dissi. “No, fare il medico non è una missione. Ricorda, è un lavoro” rispose lei. La suora continuò a parlare, sulla necessità di rimanere casti fino al matrimonio, ma io non l’ascoltavo molto, sia perché su quest’altro argomento avevo convinzioni tassative; sia perché avevo sentito il cozzo inatteso della sua risposta, e la stavo elaborando. Non so se la suora mi abbia presentato quell’affermazione avendo intravisto nell’adolescente che aveva di fronte una tendenza all’idealismo che andava smorzata, o perché nel suo lavoro aveva sentito tante volte, e analizzato, la filastrocca del medico mosso da nobile amore verso l’umanità e volesse mettermi sull’avviso, sapendo cosa copre nei fatti il più delle volte, oppure semplicemente perché la pensava così; ma la ricordo con la gratitudine che si deve a chi ci dà quelle “dritte” che ci fanno modificare il nostro modo di vedere la vita.

A me il ruolo dell’amore nella società ricorda quelle forze attrattive descritte dalla fisica, come le forze di Van der Waals o la forza nucleare forte, che sono efficaci, o fortissime, a distanza ravvicinata ma decrescono molto rapidamente con la distanza, e pertanto il loro raggio d’azione è molto breve; così che sono un fattore di coesione e stabilità, insieme ad altre forze, ma porterebbero al caos se si pretendesse di farne l’unica forza organizzatrice. L’amore è come la forza – la più forte delle forze fondamentali della natura – che riesce a tenere insieme i protoni nel nucleo nonostante abbiano carica elettrica dello stesso segno e tendano quindi a respingersi; ma non muove il sole e le altre stelle: quella è la forza gravitazionale, immensamente più debole. Quando il nucleo è troppo grosso la forza nucleare forte non riesce più ad impedire che perda pezzi, e si ha il decadimento radioattivo.

Oltre a decrescere rapidamente, la forza dell’amore al crescere della distanza può cambiare segno, perché l’amore per chi si ha caro può implicare l’odio per gli estranei; l’amore, sentimento etereo che origina dalla cruda necessità animale della riproduzione e della protezione della prole, è il primo dei contronimi, delle parole con opposto significato. Può volere dire amore senile per le lolite anziché servire il popolo, come osserva Felice Lima a proposito dell’ultimo squallido siparietto di Berlusconi e dei suoi comprimari della sinistra; non solo, ma più in generale può voler dire egoismo, possesso, dominio, sottomissione, calpestare i diritti altrui in nome delle proprie voglie, del legame di sangue, del gruppo, vs. l’amore oblativo, che si cancella per il bene altrui.

L’amore materno, il primo degli amori, cieco, indulgente e lupesco, è considerato da alcuni il fattore caratteristico della psicologia mafiosa (S. Di Lorenzo, La grande madre mafia. Psicoanalisi del potere mafioso); è stato detto, e andrebbe ripetuto con regolarità, che Filumena Marturano, “E figl so piezz ‘e core”, è anche la madre della corruzione in Italia. Gli studi sul familismo amorale italiano, e quelli di Fornari sul principio materno del clan in Italia, mostrano come quando a dettare legge è l’amore allora l’estraneo al gruppo può divenire un nemico da odiare; e come anche lo Stato possa divenire un nemico (se non fosse che lo Stato è occupato da tanti figli di Filumena, che con “l’eccesso di codice materno” ci vanno a nozze). Oppure si può avere un unico clan, una società che diviene ecclesia, con i reprobi e gli ammessi, come ha scritto Alvaro.

Appare invece rilevante per la sfera politica, e fondato su basi biologiche se si pensa che il comportamento materno viene suscitato dall’ormone prolattina, il proverbio meridionale “Chi ti vo’ bene cchiù da’ mamma o ti trade o ti ‘nganne”. Da grandi non c’è la mamma. E non bisognerebbe cercare surrogati. Né si può essere padre o madre, o figlio, o innamorati di tutti. L’amore quindi può indicare cose diversissime, e andrebbe sempre qualificato: amore adulto, che può essere benefico per la società indirettamente o direttamente, amore viscerale per sé stessi e la propria cerchia che può essere un veleno sociale, amore di tipo paterno, materno, filiale, fraterno, amore erotico, etc. Amore che dà senza chiedere e amore che vuole solo esigere e dominare.

Nel privato, forse è vero che “All you need is love”. Ma nel pubblico l’appello all’amore suona come l’ammissione che non può esservi giustizia, e che l’ultima spiaggia è sperare nella personale benevolenza e compassione di chi comanda. Credo invece che si debba cercare un mondo giusto, tenendo presente che la giustizia è una cosa, l’amore un’altra. E tenendole sempre il più possibile distinte. Appare molto pericoloso voler fare dipendere la giustizia dall’amore come diceva il Vangelo 2000 anni fa e come dicono i preti; un tema caro ai politici verbosi, es. Berlusconi o il suo possibile successore Vendola. Ambedue amici e soci di don Verzè, “business, amore e sanità”, sponsor di quelli tanto fanatici dell’amore che sugli amori altrui raccolgono dossier, per mestiere. “Pane, amore e sanità”, slogan commissionato dal Ministero della salute,  è invece la versione statalista (ma non troppo).

In questi giorni la campagna nazionale di screening per il tumore al seno è impostata su ammiccamenti erotici, come lo slogan in epigrafe. Non una parola sulle gravi riserve scientifiche circa l’efficacia e la dannosità dello screening (es. R. Volpi, L’amara medicina. Perché il “sistema” della prevenzione non funziona. Mondadori 2008). Alle donne piace lì, va bene, ma per il resto sono delle minorenni, delle sciocchine non in grado di prendere decisioni sulla propria salute, e pertanto è meglio che non vengano esposte ad informazioni stonate, agli arzigogoli puerili di certi che tentano così di uscire dal Nulla al quale li condanna la loro assenza d’amore. Cosa c’entrano le zone erogene col cancro? Il sesso fa vendere, e questo non è l’unico caso dove viene usato come strumento di marketing per il business della medicina, anche se è uno dei più cialtroneschi e squallidi. Il maggior esperto italiano di tumore alla mammella, il senatore del PD Veronesi, ha appena annunciato al pubblico che con la “prevenzione” ci si sta avvicinando alla risoluzione finale del problema. Ciò è contraddetto da un rapporto della “Decision resources”, uscito pochi giorni prima, rivolto agli investitori, che prevede che le vendite di sette farmaci emergenti per il tumore della mammella in un mercato costituito da sette paesi ricchi tra cui l’Italia raggiungeranno i cinque miliardi di euro nel 2019. Nell’epoca del consumismo la civiltà dell’amore a volte prende la forma della civiltà dell’harem, dove il Bene, e l’amore, sono sostituiti dal piacere. Una tendenza che si sta insinuando anche nel campo del business medico. “Cicciolina”, la fondatrice del “partito dell’amore”, è un’educanda paragonata a certi, per i quali la medicina sarebbe una forma di amore, e addirittura sarebbe un sacerdozio. A dire che i magistrati sono “sacerdoti civili” è stato invece Andreotti.

L’amore varia più che proporzionalmente con la distanza, come quelle forze della fisica; l’amore che agisce uniformemente erga omnes è un gatto che abbaia: è logicamente possibile, ma, salvo forse qualche strano fenomeno, non si dà nella realtà, è un’altra entità che dovrebbe chiamarsi con un altro nome. L’amore non è, non può essere, se non per un’invenzione retorica, uguale verso tutti; al contrario, tende per natura e per definizione a concentrarsi e a escludere; è una forza antiegualitaria. Il mondo dove tutti si amano è verosimile come il mondo dove tutti sono miliardari. La giustizia serve ad assicurare a tutti il poter coltivare l’amore privato lecito, che tiene insieme la società agendo a breve distanza. Non è un’estensione dell’amore, ma una protesi e un correttivo: supplisce là dove l’amore non può arrivare o è negativo. L’amore può essere simboleggiato da un nido, che vuole essere accogliente per una famiglia, un piccolo gruppo; la giustizia dalle cellette di un alveare, tutte uguali e monotone, un po’ inquietanti, ma dalla forma ottimizzata per una collettività. Entro quel perimetro esagonale, dato dai diritti degli altri, che ognuno si costruisca il suo nido e il suo mondo, e lo esprima e lo comunichi agli altri come crede. In fondo tutto questo citare l’amore è anche l’ennesima intrusione del potere nella sfera privata. Un voler mettere sullo stesso piano gli affetti del focolare con le relazioni della piazza.

Mi pare che la legge, la giustizia, l’impegno civile, siano un tentativo razionale di trascendere forze come l’amore e il suo doppio l’odio, creando forze che regolano positivamente i rapporti sociali basandosi sulla ragione; forze non così intense a breve distanza, forze molto più deboli sul piano psicologico, ma efficaci su un maggior ambito sociale. L’equilibrio sociale dovrebbe derivare dalla coesistenza di forze diverse. Non si amano i propri cari e le comunità di cui si è parte per decreto del giudice; e non ci si deve astenere dal fregare il prossimo perché invece si deve irradiare amore, ma perché così si viola il patto sociale, e perché se si insiste si va in galera. Le regole se le danno i gruppi di animali, se le danno le bande di criminali osservava Platone, quindi non c’è da stupirsi che se le diano senza altro fondamento che una necessità pratica di sopravvivenza anche le comunità. Può darsi che il senso di responsabilità verso gli altri sia sul piano psicologico un’evoluzione dei sentimenti infantili di amore scambiato coi genitori; ma nella vita adulta deve assumere una forma autonoma, indipendente dal sentimento, e cristallizzarsi nella ragione. Un conto è l’ontogenesi psicologica e culturale, un altro l’assiologia. Nell’organizzazione sociale, l’amore dovrebbe venire dopo la giustizia, non prima. Dovrebbe intervenire dopo che sono stati messi i picchetti, e non decidere, emotivo, volubile e mezzo cecato com’è, la posizione dei picchetti; che può infiocchettare, se vuole, ma non deve oltrepassare.

Senza dubbio si vive meglio là dove non la paura della sanzione, ma una convinzione interiore detta l’aderenza alle giuste regole; ma non si può affidare la società alla “kindness of strangers”, né si dovrebbe elargire correttezza e solidarietà, o giustizia, a piacimento come un elemosina. Intendo rispettare gli altri ed essere rispettato non in nome dell’amore, ma in nome della civile convivenza. Può e deve esserci rispetto anche senza amore, e viceversa non si possono ledere i diritti altrui con l’esimente dell’amore. E’ curioso, e un po’ sospetto, che i giuristi, mentre in genere tendono a negare o minimizzare i legami del diritto con l’etica, a volte esaltino i legami del diritto con la religione. Ho sentito diversi magistrati citare l’amore evangelico a proposito del loro lavoro; a volte letteralmente da pulpiti di chiesa, nel corso di funzioni religiose. Qualcuno l’ho anche sentito dire che la moralità alta può derivare solo dalla fede religiosa, e che la moralità senza fede è comunque di una qualità inferiore. Nella mia esperienza di vita, è più difficile trovare magistrati che emettono decisioni rapide, oneste e imparziali, che non magistrati che predicano l’amore cristiano.

Ci sono persone che in buona fede vogliono estendere l’amore al sociale; un progetto rischioso, che può portare a divenire dei benefattori dell’umanità, oppure a fare pasticci. Non siamo chiamati alla santità – un’altra pelosa esagerazione – ma abbiamo l’obbligo della decenza, se vogliamo essere uomini e non bestie ripulite. Sul piano dell’esperienza, quelli che insistono a parlare di amore come forza sociale, e ad assegnargli un primato, mi fanno paura, a cominciare dai preti, che sembrano avere distillato una mistura di enunciati dal sapore zuccherino e di sentimenti reali di perenne aggressività, di desiderio di sopraffazione, di subdola violenza distruttrice verso chi non si sottomette loro. Gli esperimenti politici che hanno creduto di poter fare completamente a meno dell’amore in nome di qualche geometria teorica della società sono falliti; ma l’annunciare l’era della civiltà dell’amore spinge la politica verso il nucleo primigenio dell’amore, cioè verso la regressione infantile. L’appello all’amore nella vita pubblica andrebbe letto come una codeword per un appello alla via soft all’assolutismo, all’arbitrio dei potenti e dei santoni, dove capi-genitori danno “amore” e vogliono essere obbediti per amore. Dove istituzioni patrigne e matrigne tolgono “l’amore” cioè i diritti, a coloro che non fanno i bravi, che fanno i capricci anziché fare i compiti, mangiare la pappa stabilita e guardare i cartoni in tv.

L’amore preme prepotente sul sociale, e una modica quantità di tale amore, bene orientata, è, come legante e catalizzatore, tra gli ingredienti indispensabili in una società; e dobbiamo sollecitarci a provare un qualche sentimento d’affetto anche per il prossimo sconosciuto, per i lontani, per l’ultimo essere dalla Terra, dopo aver riconosciuto che oggettivamente ha dei diritti indipendenti dalla nostra disposizione nei suoi confronti; ma se si esagera con l’amore la giustizia finisce a puttane.

Opere e omissioni

25 October 2010

Blog Uguale per tutti

Commento al post “Il diritto costituzionale alla verità” del 24 ott 2010

 

E’ noto che la verità viene denegata con le omissioni più ancora che con gli atti positivi come una legge che conferisca immunità formale. I politici possono essere favoriti di fatto dai magistrati: ad esempio venendo tenuti fuori da un processo per strage che si trascina da decenni, e che riduce la giustizia a rincorrere i pesci piccoli.

La tv non dice tutto nella full immersion sulla povera Sarah Scazzi. Inventa e straparla su fatti e motivazioni, educando il pubblico a sragionare e a diffondere la calunnia; e tace sulle sue stesse responsabilità, sul suo seminare spazzatura, sull’influenza che possono avere sulle ragazzine di un paesino trasmissioni come Uomini e donne, X factor, Grande Fratello etc, che dipingono la vita come una lotta, frivola e senza quartiere, per il successo mondano.

Non è del tutto vero che nessuno si sogna di fare approvare una legge che dica che i chirurghi non possono essere processati perché non hanno tempo. C’è una tendenza ad assicurare una immunità ai medici in nome di interessi superiori. Il ministro Fazio ha detto che intende fare depenalizzare, per il bene dei cittadini, la colpa medica. In USA, Bush ha voluto ridurre le responsabilità giuridiche delle multinazionali farmaceutiche; lì, dove l’industria della malpractice parassita, in una catena alimentare, quella della medicina fraudolenta, attualmente si chiedono “Health courts” separate per i medici. In Italia, posso testimoniare, si va per vie informali, favorendo chi va protetto e ostacolando chi denuncia. E facendo anche di peggio. Si salvano così la forma e le apparenze, e si ottiene gratitudine: “Dieci anni fa i magistrati erano ferocemente critici nei nostri confronti; mentre oggi li troviamo profondamente consci del fatto che siamo una classe “perseguitata”, spesso per soli motivi economici. E riconosciamo che anche la stessa classe politica, al di là della facile demagogia, cerca oggi di cambiare le leggi per permetterci di lavorare meglio” Rocco Bellantone, segretario della Società italiana di chirurgia, esperto di chirurgia mini-invasiva della tiroide, 2009.

Anche l’immagine dei chirurghi che quando non sono dal giudice salvano vite trascura alcuni elementi. Per esempio, in Italia ogni anno si eseguono circa 40000 interventi alla tiroide. L’indicazione all’intervento, principalmente oncologica, appare gonfiata ad arte rispetto alla reale biologia degli ingrossamenti non neoplastici, delle neoformazioni benigne e delle forme aggressive di cancro della tiroide. La sovradiagnosi a fini di lucro può spiegare come è avvenuto che l’incidenza di diagnosi di cancro della tiroide in USA sia aumentata di 2.4 volte dal 1973 al 2002. Il cancro alla tiroide è tra quelli che autorevoli epidemiologi come Bailar ritengono siano sovratrattati. Un recente lavoro mostra che nei soggetti ai quali è stato diagnosticato un carcinoma papillare, la variante morfologica diagnosticata nell’80% dei casi, confinato alla tiroide, non ci sono differenze di sopravvivenza a lungo termine sia che venga asportata la tiroide sia che i soggetti non siano trattati (Arch Otolaryngol Head Neck 2010;136, 440-44). La differenza è che l’intervento può dare complicanze, e senza tiroide si vive peggio, ma intervenendo aumentano nelle tasche dei chirurghi i motivi per i quali alcuni li invidiano, e per i quali si dicono perseguitati.

Segnalo il mio commento “Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo“ sull’omessa protezione a Lea Garofalo. Ieri sera a “Caternoster” ho visto un cabarettista che, avendo denunciato che c’è la “mafia al Nord”, ha la scorta. Se servisse, rinuncerei alla sorveglianza di polizia, “assegnata”, vedo, per la profonda consapevolezza delle persecuzioni alle quali sono soggette certe classi. Temo che la “mafia al Nord” permetterà alle Istituzioni di nascondere e aiutare ancora di più la “mafia del Nord”; speriamo che il suo lancio non contempli altri omicidi.

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo

23 October 2010

Blog Aurora

Commento al post “San Saviano Sisde da Arcore” del 20 ott 2010

Mi ha colpito, mentre lo spazio informativo viene inondato dall’omicidio della quindicenne di Avetrana, la concomitanza delle notizie sui lauti cachet per gli interventi in Rai del cantore della lotta alla mafia Saviano e sull’uccisione, avvenuta l’anno scorso, della collaboratrice di giustizia Lea Garofalo, andata incontro alla morte credendo di andare a curare il bene della figlia. Due destini: l’altare catodico e la vasca di acido. Nella lotta dello Stato alla mafia intorno al 2010 i cantori a gettone dell’antimafia hanno la precedenza sui collaboratori dell’antimafia. Un’antimafia di Stato vanitosa e sbadata dove la fanfara è la prima arma.

Posso testimoniare che nel primo decennio del nuovo secolo lo Stato ce l’ha la benzina, gli agenti e le altre risorse per controllare a vista una persona (magari quando si tratta di zittire un cittadino onesto mediante abusi informali, perché dà noia ai crimini dei mammasantissima dell’economia legale). Soprattutto in Lombardia. Lo Stato, 30 anni dopo Impastato, non sa ancora che i mafiosi uccidono chi li danneggia, e lascia che una collaboratrice di giustizia venga sequestrata ed eliminata; contemporaneamente spende cifre esorbitanti per la lotta alla mafia con “il potere della Parola”, cioè  con i tromboni, affidando la sensibilizzazione popolare sul problema mafia a fegatacci che non guardano in faccia a nessuno: Fabio Fazio.

Da un lato Saviano, il creativo arcicompensato per la sua opera di riduzione dell’antimafia allo show business, così che secondo lui Impastato ha avuto giustizia grazie a un regista; dall’altro Lea Garofalo, che dava informazioni di prima mano sulla ‘ndrangheta ed è stata lasciata in pasto alle belve, monito per futuri possibili collaboratori. Questa divergenza mostruosa tra l’attenzione dello Stato per Saviano e per Lea Garofalo conferma quanto credo, che la lotta alla mafia coloro che occupano lo Stato non la vogliano vincere, non la vogliano chiudere, in modo da liberare risorse per la lotta ad altri mali, ma vogliano perpetuarla, anche per farne un alibi e un motivo di propaganda; penso che si voglia sfruttare la lotta alla mafia a fini di potere, come ho scritto: il fenomeno Saviano non è che un aspetto di ciò che ho chiamato “metamafia”.

L’omicidio di Lea Garofalo cade a fagiolo, sul piano mediatico: rafforzerà il tema, spinto dai media e dalle fonti accreditate, Saviano per primo, delle metastasi mafiose al Nord, che contribuirà a distrarre il pubblico e la società civile, e se ce ne fosse bisogno gli inquirenti, dagli altri grandi affari cancerosi, autoctoni, padani, es. quelli del business medico. A proposito di cancro, quello biologico, Saviano ha scritto, nel lodare la sua attività con la Mondadori “Come se si dicesse che i libri di oncologia diffondono il cancro”. Sarebbe lungo descrivere come a volte i sacri testi nei quali è depositata la dottrina oncologica facciano esattamente questo, diffondere il cancro; ma non si dovrebbe escludere a priori come delirante la possibilità che la medicina scientifica, in realtà la medicina commerciale, causi ciò che dovrebbe combattere: in USA pochi giorni fa milioni di cittadini hanno letto un articolo intitolato “Quando i farmaci causano i problemi che dovrebbero prevenire”; sul New York times (16 ott 2010), a firma di Gina Kolata, una fonte molto più vicina a Wall Street che agli anarchici, agli antisistema o ad altri fissati.

Uno dei farmaci dei quali parla l’articolo, l’antidiabetico Avandia, secondo fonti ufficiali ha provocato decine di migliaia di ischemie cardiache, uccidendo legalmente migliaia di persone; e ciò è potuto avvenire anche perché esperti indipendenti pagati dall’azienda produttrice, la Glaxo Smith Kline, hanno censurato le informazioni negative sul farmaco, manipolando la peer review (MJ Walker, Conflicts of integrity, 2008), dalla quale derivano i testi di riferimento di medicina. Nella patria dell’imperialismo capitalista la storia è nota; da noi invece gli impegnati che seguono frementi di sdegno i resoconti di come la cronica condizione di ingiustizia sia colpa dei “Cicciotto e’ mezzanotte”, si fanno il segno della croce quando sentono simili blasfemie sulla medicina.

Credo che l’esempio e i concetti lasciati in eredità da combattenti veri come Impastato vadano seguiti e applicati non lasciandosi imporre il nuovo paradigma sulla mafia, ma rendendosi conto di questa evoluzione al tempo del liberismo sfrenato e dell’oppio mediatico: da “La mafia non esiste” ergo “Zitti, scimuniti, e giù la testa” a “La mafia è Il Male” ergo “Le altre forme di grande crimine che vi parassitano non esistono; e Noi le Istituzioni siamo i vostri protettori dal Male, e pertanto dovete obbedirci, onorarci e lasciar fare al manovratore, subendo tutto senza fiatare e anzi mostrando gratitudine”. Anche chi vuole combattere sinceramente la mafia non dovrebbe lasciarsi sedurre dall’anacronismo, con gli allegati vantaggi, per il quale la lotta alla mafia va condotta negli stessi termini dei tempi e dei luoghi di Peppino Impastato.

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10 apr 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Lea Garofalo, Carlo Cosco: “Mi assumo la responsabilità dell’omicidio” ” del 9 aprile 2013

Il PM Tatangelo: “a questo processo vi appassionerete”. Ora i magistrati fanno anche i trailer ai loro processi. In effetti, la storia di Lea e del suo assassino ha una somiglianza formale con la favola di Barbablù. Se l’antimafia funzionasse, Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, sarebbe viva; ma un’importante fonte narrativa si inaridirebbe. Con una mafia sconfitta magistrati e polizia non avrebbero scuse per ignorare e favorire reati di altro genere, che colpendo l’intera collettività ci colpiscono personalmente: quelli dovuti ai poteri forti dell’economia. Con la mafia “invincibile”, l’attenzione delle persone sulla criminalità è intasata da storie tristemente vivide come questa; da fiabe paurose su forme primordiali di malvagità. La gente viene distratta; e, mentre si appassiona e si indigna, viene scippata e defraudata. Senza gli sceneggiati sulla mafia le persone potrebbero accorgersi che c’è anche un’altra criminalità, più sottile, che le riguarda in prima persona; e dalla quale non le proteggono affatto le istituzioni alle quali hanno pagato il pizzo del consenso per essere protette dai mafiosi con la lupara. Godetevi lo spettacolo. E ringraziate il carabiniere, o i carabinieri, che lo hanno reso possibile.

La rivoluzione coi Carabinieri

25 September 2010

Blog di Beppe Grillo

Commento al post del 23 set 2010 “E’ stato morto un ragazzo” – Intervista al regista Filippo Vendemmiati

Bisogna avere il coraggio di guardare anche alle responsabilità delle “mele sane”. Sulla base non di posizioni ideologiche, ma di una triste constatazione empirica. La protezione istituzionale dei 4 agenti, i tentativi di insabbiamento, la creazione in sede giudiziaria di una entità nosologica nuova, non provata e inverosimile che attenua le responsabilità dei poliziotti (un vizio che sta dilagando tra i magistrati, quello di scrivere coi medici pagine di nosografia false ma gradite al potere), dovrebbero essere per il cittadino aspetti politicamente non meno gravi del bestiale omicidio. Invece si enfatizzano gli aspetti personali e privati, e, forti di ciò, si annacqua la critica politica alle istituzioni. Non mancano mai le giaculatorie “non generalizziamo”, “massimo rispetto per la polizia…” etc.; e le lodi alla magistratura, che ha riconosciuto la legittima difesa ai poliziotti, condannandoli in quanto avrebbero ecceduto. Io vedo ogni giorno i poliziotti per strada molestare sistematicamente cittadini che sono troppo onesti per i gusti loro e di chi li comanda; come Bravi assoldati per difendere le mascalzonate di poteri forti; spalleggiati da “istituzioni” Azzeccagarbugli che all’occorrenza “attaccano in criminale” la vittima che denuncia, per “mettergli una pulce nell’orecchio”. Montanelli diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi Carabinieri. Non c’è bisogno di fare la rivoluzione, ma, se si vuole vigilare sulle istituzioni repubblicane, non si dovrebbe permettere che casi terribili ma epifenomenici come quello di Aldrovandi favoriscano l’ideologismo dell’abuso di polizia come fenomeno patologico in un sistema sano. Un dissenso monocorde sta coprendo il fattore fondamentale: le istituzioni sono malate, e gli abusi e le violenze di polizia di vario genere e grado sono una prassi di potere strutturale e routinaria, che ha piegato e piega la storia d’Italia a voleri anticostituzionali.

Se voi foste lo scienziato

16 June 2010

Segnalato il 16 giu 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Riformare (ma seriamente) la Costituzione” del 10 giu 2010

Arriva l’estate, tempo di giochi e buonumore sotto l’ombrellone. Achille presenta sul blog la nuova Costituzione, composta da un solo articolo: “Il Presidente del Consiglio fa quello che cazzo gli pare”. Una blogger ha commentato che andrà a finire proprio così. Personalmente, ritengo che tra i primi responsabili vi siano gli elettori, che hanno permesso la “resistibile ascesa” di un modesto prepotente, votandolo, o votando la sinistra “gellista” (nel senso di Gelli Licio, non di Giustizia e Libertà). Siccome si scherza, avanzo un’altra proposta per la modifica della Costituzione: guardare alla Costituzione della effimera Repubblica romana del 1849, e adottarne l’art. 20, che prevede che il popolo elegga i suoi rappresentanti con voto pubblico. Non so valutare la portata degli effetti negativi della non segretezza del voto, che certamente vi sono, e saranno anche gravi. Ma il voto pubblico potrebbe servire da correttivo al degrado dell’elettorato, che oggi appare allo sbando, essendo deresponsabilizzato, rincitrullito, gasato dalla propaganda e incapace di tutelare i suoi interessi. Aristotele sosteneva che il popolo è anche lui una magistratura. Anche il famoso discorso di Pericle sulla democrazia ad Atene considera il popolo come una magistratura che ha delle responsabilità nella cura dello Stato; un discorso che a leggerlo viene da piangere, per il divario tra il fresco profumo di ciò che descrive e la nostra puzzolente condizione attuale. Col voto pubblico finirebbero molti piagnistei di furbi e sciocchi, e tanta gente non potrà che protestare con sé stessa davanti allo specchio, se non comincia a fare un uso meno dissennato del voto. Si potrebbe forse rendere facoltativa la pubblicità certificata del voto. Dichiarare quali forze si sono votate potrebbe divenire una prassi volontaria per coloro che comunicano al pubblico opinioni e critiche politiche (personalmente dal 2000 a tutte le elezioni restituisco il documento elettorale, con racc. a/r ; prima, alle politiche votavo, horresco referens, DC; poi PRI; poi scheda nulla; alle locali votavo candidati di centrosinistra, e me ne sono pentito). In USA, quando si cita un parlamentare si aggiunge al nome una “D” o una “R” per indicare se è democratico o repubblicano; si potrebbe almeno dire di quale partito sono i parlamentari non di primo piano quando li si cita, cosa che invece molti giornali evitano accuratamente; quale partito nominalmente, perché nella grande maggioranza dei casi si sa già che l’iscrizione vera è al Partito dei c. propri.

Sempre pour parler, per ingannare il tempo, propongo un quesito simile al “Se voi foste il giudice” della Settimana enigmistica. Però, in campo scientifico: “Se voi foste lo scienziato”. Poniamo che siate il direttore di un centro di ricerca e veniate incaricati di trovare una spiegazione per un altro di quei cluster di leucemia infantile che periodicamente vengono rilevati. Niente paura, potete farlo anche voi, visto che si incoraggia la gente affinché ogni “quisque de populo” dica la sua (meno alcuni, come vedremo): il quotidiano Il Giorno ha raccolto e pubblicato le ponderate opinioni del titolare di una cartoleria in merito alla patogenesi di un caso identico a quello che consideriamo qui (Leucemia a scuola il quartiere vuole la verità. Preoccupazione, ma senza psicosi. 11 giu 2010). E comunque, fare il direttore è più facile che fare il ricercatore … Immaginiamo allora che in una scuola si sia verificato un cluster di leucemia: quattro bambini, tre scolari e la sorellina di un altro scolaro, hanno avuto una diagnosi di leucemia linfoblastica acuta (LLA) a cavallo delle ferie natalizie, tra il 14 dic e il 22 gen. Nello stesso periodo ci sono stati altri tre casi di leucemia infantile nella metropoli dove è la scuola, Milano (ma, data la possibilità che tali cluster a volte siano degli artefatti statistici, per non sapere né leggere né scrivere scegliamo una forma semplificata del problema, circoscrivendolo ai quattro casi della scuola, che più facilmente e più nettamente possono mostrare o smentire l’individuazione di un fattore causale comune). Troppi casi nella popolazione composta dai bambini che frequentano la scuola e dai loro fratelli rispetto all’incidenza della malattia nella popolazione generale. Un vostro giovane collaboratore, Gianni, formula, dopo mesi di studio, un’ipotesi: i bambini che si sono ammalati avevano in comune una predisposizione genetica alla leucemia, che l’influenza H1N1 ha slatentizzato. Considerando solamente l’aspetto logico, vi sembra una buona ipotesi?  Cosa rispondereste al collaboratore ?

Altri quiz per i più interessati. C’è un vostro secondo ricercatore, Lorenzo, che commenta che l’ipotesi di Gianni così formulata dei due fattori, genetico e infettivo, assomiglia all’illusione cognitiva descritta da Tversky e Kahneman per la quale si tende erroneamente a credere che la probabilità di eventi congiunti che confermino nostri pregiudizi sia maggiore di quella degli eventi considerati isolatamente. Lorenzo aggiunge che l’ipotesi di Gianni appare come il classico caso nel quale per salvare le premesse si falsifica la conclusione; che è del tutto azzardato ipotizzare che un’infezione slatentizzi una neoplasia; che il campo delle relazioni causali tra virus e tumori umani è stato fortemente criticato quanto a solidità scientifica, e per la presenza di conflitti d’interesse e di condizionamenti politici; che sono astronomici i numeri per calcolare la probabilità che i casi dei bambini predisposti nei quali avrebbe avuto luogo la slatentizzazione, tra i tanti esposti alla pandemia, si siano casualmente concentrati nella scuola; e che se l’ipotesi – che intanto è apparsa sui giornali come l’unica al momento considerata – venisse corroborata dall’improbabile reperimento di una condizione di anomalie genetiche oncogene preesistenti comune ai quattro bambini si configurerebbe, caso non raro nell’odierna biomedicina commerciale, un “paradosso di Gettier” piuttosto sospetto. Cosa rispondereste all’irriverente ricercatore ?

Poniamo che si presenti un terzo ricercatore, un indipendente di passaggio, un “cultore della materia”, Mario, che vi facesse osservare che il cluster di leucemia infantile nella scuola non è stato solo un cluster, ma anche un cluster anomalo: con una distribuzione temporale e una distribuzione spaziale entrambe estremamente ristrette, e che riguarda un numero di soggetti basso relativamente alla popolazione potenzialmente esposta alle stesse cause. Un attacco repentino e simultaneo, che è apparso e si è spento velocemente tra quattro mura o poco più. Un fenomeno anomalo in quanto il cancro è una patologia a sviluppo biologico lento, della durata di anni, e qui si hanno soggetti in giovane età; quando il cancro è causato, come in genere avviene nei clusters, da una esposizione a cancerogeni ambientali, in genere gli incrementi di incidenza si distribuiscono con una dispersione non trascurabile nel tempo e nello spazio. Per la simultaneità e la ridotta estensione temporale, il cluster assomiglia a quelli dovuti a una causa infettiva, mentre sembra difficilissimo che possano averlo generato agenti cancerogeni; ma assomiglia a un cluster di tipo tumorale più di quanto non assomigli a un cluster infettivo per il basso numero di soggetti colpiti. La forte circoscrizione spaziale è possibile, ma atipica, rispetto a entrambi i generi di cluster. Appare quindi come un cluster particolare, che si potrebbe definire “cluster puntiforme”: netto e marcato, molto piccolo, di durata molto breve.

Mario aggiunge che esistono degli elementi semplici, noti ma gravemente trascurati e travisati, che consentono di costruire una spiegazione teorica coerente di questo genere di cluster di leucemia infantile, senza introdurre fattori ipotetici non ancora individuati, e inoltre dando conto delle sue peculiari caratteristiche di cluster puntiforme: a) la capacità di un contagio virale di provocare reazioni linfoblastomatose non neoplastiche, che mimano biologicamente il quadro diagnostico della LLA; capacità che forse si incontra con la predisposizione di alcuni soggetti, diffusa nella popolazione, a tali reazioni non neoplastiche; b) la tendenza storica, sempre crescente, della medicina a espandere le diagnosi di cancro, classificando o riclassificando il maggior numero possibile di varietà di proliferazione come più maligne di quanto non siano biologicamente; tendenza che nel caso della LLA ha assunto la forma della non volontà e dell’incapacità di discriminare, non sulla base di convenzioni o evidenze indirette, ma rigorosamente, su basi scientifiche indiscutibili, tra leucemia linfoblastica e reazioni linfoblastomatose non neoplastiche (un tema che, in un’agenda di ricerca seria e onesta sulla LLA infantile, avrebbe dovuto essere al primo posto nei trascorsi decenni di ricerca, anziché venire proscritto); c) fenomeni di suggestione e contagio psicologico innescati e propagati su genitori, bambini, e medici, dagli allarmi mediatici che vengono lanciati sui tumori infantili da alcuni anni (es. i recenti “SOS”, supportati da interventi della magistratura, sul rischio di contrarre la leucemia infantile per cause ambientali, come “l’elettrosmog” dei trasmettitori di Radio vaticana di S. Maria in Galeria; e sul rischio di contrarla a scuola, come il caso delle antenne di Monte Mario). Questi sono tre fattori che potrebbero interagire fino a dare luogo alla rilevazione di cluster puntiformi di diagnosi di leucemia linfoblastica, rilevazione dovuta in realtà a un insieme combinato di bias. Le cure chemioterapiche, coi  loro effetti di obliterazione del quadro biologico e di mimesi del quadro clinico fisserebbero poi l’errore (Pansera F. Relazione tecnica sull’omicidio doloso di Ketha Berardi, 2001. p. 15. consegnata al PM Mastelloni della Procura di Venezia in seguito a convocazione dei CC di Brescia, mediante il luogotenente Carrozza, il 26 set 2007).

Che ne fareste dell’ipotesi di Mario, tenendo conto che Mario ha un problema, ed è egli stesso un problema. Già in precedenza su altre malattie ha avuto ripetutamente uscite simili; per esempio, tanti anni fa scrisse un articolo dove mostrava che alcune caratteristiche morfologiche depongono contro una causa immunologica per la sclerosi multipla; senza volerlo, lo pubblicò proprio mentre veniva approvato, avendo superato “severissimi” requisiti, un nuovo farmaco, l’interferone,  che invece si basa sulla teoria immunologica (la pubblicazione dell’articolo fu ritardata, così che comparve negli indici bibliografici appena dopo il trial clinico sul quale si basò l’approvazione dell’interferone per la sclerosi multipla). In questi giorni, 3 giu 2010, il British medical journal pubblica un articolo, “Multiple sclerosis risk sharing scheme: a costly failure”, sul danno derivato dai salti mortali amministrativi che sono stati fatti in Inghilterra per pagare le multinazionali acquistando l’interferone, e un altro farmaco pure basato sulla teoria immunologia della sclerosi multipla, nonostante un’analisi dell’ente di valutazione dei farmaci britannico, il NICE, avesse mostrato nel 2001 che il loro rapporto costo/efficacia non ne giustificava l’uso.

(Nel “risk sharing” lo Stato riduce i pagamenti se il farmaco si dimostra inefficace; da un lato ci si chiede su quali basi scientifiche è stato allora introdotto un farmaco se si ammette che può darsi che non funzioni; ma ai pazienti e il pubblico queste domande non piacciono, e, facendo leva sulle loro umane ansie e paure, si può presentare il contratto come un pragmatico sistema di controllo. L’introduzione dell’interferone fu supportata anche da comitati di pazienti, così come ora alcuni comitati di genitori stanno involontariamente contribuendo al business dei tumori infantili contro l’interesse dei bambini. Quello che è accaduto in UK è che i pazienti andavano male, ma la commissione esaminatrice giudicava che era prematuro ridurre i pagamenti. E’ un escamotage per sbolognare farmaci che sono lucrosi ma che è particolarmente oltraggioso fare approvare come validi; assomiglia un po’ al “contratto con gli Italiani“ di Berlusconi. In Italia finora non c’è stato bisogno di simili moine per dare alle multinazionali farmaceutiche quello che è delle multinazionali farmaceutiche, ma di recente il risk sharing, che ha conseguito questi brillanti risultati altrove, è stato introdotto anche da noi, dall’AIFA, per il lapatinib, un farmaco di ultima generazione contro il cancro avanzato della mammella; il prezzo, ora è calato, 1800 euro a scatola; il NICE ha bocciato il lapatanib, e ha bocciato anche il risk sharing sul farmaco).

Se le multinazionali vengono favorite a tutti i costi, chi è loro d’intralcio riceve un trattamento opposto. Mario autofinanziava le sue ricerche col lavoro di assistente ospedaliero, non chiedeva né soldi né riconoscimenti né altro; riteneva che la discussione sulle tesi che avanzava andasse limitata – come per tutte le ipotesi mediche non dimostrate, incluse quelle più titolate – all’ambito degli addetti ai lavori nelle sedi deputate. Per questo, sempre secondo quanto dice lui, è stato segnato come un inetto, un disturbato, e cacciato dal lavoro, facendolo controllare da istituzioni dello Stato prostituite, che lo hanno trattato come un soggetto da tenere sotto stretta sorveglianza, ostacolandolo e screditandolo nelle maniere più basse, punendolo come un topo di Skinner ogni volta che apre bocca e dice qualcosa di sgradito agli interessi criminali del business medico. Un sistema che funziona: ora, se non fosse pestato a dovere  e screditato chiederebbe di avere più dati sul cluster di LLA, e cercherebbe di meglio definire la sua ipotesi, e di pubblicarla. Considerereste l’ipotesi di Mario insieme alle altre, verificandola, approfondendola e testandola? Oppure fareste finta di nulla, ignorando l’outsider, o giudicandolo inattendibile una volta informati della sua pessima reputazione ? Oppure vi sembra appropriato, a voi del gregge di Pericle, dare un giro di vite alle misure di contenimento di Mario ?

Vi sembra la cosa giusta da fare, dopo che il caso del cluster nella scuola è stato reso noto dai media, dichiarare che non ci sono risposte certe, imporre la censura sulle risultanze degli studi su ciò che è avvenuto nella scuola, in modo da impedire analisi come quella che potrebbe condurre Mario, e contemporaneamente dare fiato alle trombe e diffondere sui media l’ipotesi di Gianni, nonostante le critiche di Lorenzo, e nonostante che secondo l’ipotesi di Mario ciò potrebbe essere causa attiva, oltre che causa per omissione, della diffusione di quello che si dice di voler impedire, e quindi causa di danni alla salute di altri bambini ? E vi sembra corretto, mentre affermate che non si sa cosa sia accaduto nella scuola, sfruttare il caso della scuola per diffondere l’allarme mediante ipotesi tanto apocalittiche quanto lontane dall’essere sufficientemente provate su un effetto mutageno dell’inquinamento sulle cellule germinali dei genitori come causa di un ineluttabile aumento dei tumori infantili ? (Questo è ciò che è accaduto nella realtà).

“Sì, è tutto sotto controllo; non sappiamo bene cosa sia successo; certo, sembra proprio che a causa di questo maledetto inquinamento una quota di bambini sia predestinata a sviluppare il cancro, ma non alimentiamo psicosi collettive”: si sta allarmando o tranquillizzando? Si può anche allarmare fingendo di voler smorzare i toni e tranquillizzare: è una figura di pensiero che viene attualmente annoverata, col nome di “amblisia” (che originariamente si riferiva al preparare a una cattiva notizia nel dramma greco), tra quelle che si impiegano per ottenere un effetto comico.

Questi indovinelli sono interessanti anche per i giuristi, ai quali del resto a volte piace scambiare i ruoli con la corporazione cugina dei medici; si possono elencare diversi motivi di interesse. Del caso del cluster di leucemie nella scuola Cuoco Sassi si occupa la Procura di Milano, che ha formulato un’ipotesi di lesioni colpose. I giuristi citano Giolitti: le leggi si applicano coi nemici e si interpretano con gli amici. E’ bene che sappiano che anche in ambito scientifico valgono i due pesi: Tomatis ha osservato che gli standard di prova richiesti per il nesso causale tra agenti cancerogeni ambientali o occupazionali e cancro umano (nesso che quando stabilito ostacolerebbe i profitti dei grandi interessi) sono molto più severi di quelli coi quali si attribuisce il cancro allo stile di vita personale (che discolpano l’industria, e favoriscono il business del cancro spingendo le persone a fare accertamenti). In certi casi, si arriva alla divinizzazione di ipotesi di comodo gracili e deformi, mentre ipotesi alternative non gradite non solo non vengono verificate, ma divengono desaparecidos. E’ stato detto che il metodo di prova scientifico discende storicamente dal metodo di prova giuridico; e, contrariamente a quel che si può credere, i giuristi applicano nel lavoro giornaliero la logica più dei ricercatori biomedici (che infatti trarrebbero vantaggio dallo studio dei princìpi della prova giuridica). Le fallacie (e le frodi) cognitive sono pure d’interesse per i giuristi (Bona C. Sentenze imperfette. Gli errori cognitivi nei giudizi civili. Il Mulino, 2010). La medicina è un settore di primaria importanza dell’economia, della politica, della vita civile, dell’etica. Mi pare che l’influenza da H1N1 una parentela con il rigoglioso sbocciare del business della leucemia infantile di sicuro ce l’abbia; una parentela da manette: di recente è stato rivelato che la dichiarazione della pandemia, che ha fruttato fatturati di miliardi di dollari alle case farmaceutiche, è stata favorita da “kickbacks” (tangenti) agli esperti della OMS. La Costituzione, fino a quando non verrà ridotta alla versione di Achille, a favore di Berlusconi, sancisce anche la libertà della ricerca scientifica. Ma il comma è già di fatto cassato, e sostituito da un altro che stabilisce a riguardo l’applicazione del citato art. 1 di Achille, a favore non del brianzolo liftato e con la bandana, ma del potere senza volto dei grandi interessi consumistici che Pasolini preveggente indicava come il nuovo vero fascismo. Del resto, il magistrato Renzo Lombardi l’aveva già scritto con una perifrasi, e parlando seriamente: il potere, incluso in alcuni casi quello incarnato dai magistrati, “fa quello che gli pare, se gli pare e quando gli pare”.

Sempre per rilassarsi, un anno fa (4 giu 2009) su questo blog un commentatore proponeva come “passatempo per l’estate” di occuparsi della mia identità “così enigmatica e sfuggente”. Presentava a riguardo anche degli anagrammi. C’è un modo interessante di svolgere questo gioco: procurarsi il libro “La fiera della sanità” di Daniela Minerva, BUR, 2009; leggerlo, in modo da avere una buona panoramica sugli scandali noti della sanità italiana. Scorrere quindi l’indice analitico, cercando di individuare i cognomi identici di due medici che non sono parenti, ma sono accomunati dall’essere stati messi entrambi in carcere per bruttissimi reati. Il mio cognome è lo stesso, e anche la professione. E anch’io, come i due soggetti citati nel libro, rappresento una visione “estrema” della sanità non desiderata dal potere. Per esempio, una visione rigidamente contraria a provocare, per fare soldi o acquisire prestigio e potere, lesioni che possono essere mortali a bambini, trattandoli senza necessità con pesanti terapie oncologiche giocando sulla circostanza che la medicina è stata sciatta e sbadata, volutamente, nel definire sul piano dottrinale la leucemia linfoblastica del bambino (e in certi casi essendo i singoli clinici molto sciatti e peggio che negligenti nella diagnosi). Una visione della sanità che oltre ad essere contraria alla corruzione descritta nel libro è contraria anche ad un genere di corruzione strutturale della medicina che nel libro è solo accennata (v. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado). Fatto curioso, anche io sostengo di essere stato privato dallo Stato della libertà personale, come i due omonimi.

Curiosamente, lo Stato ha in pratica tolto dalla circolazione tre medici omonimi tutti e tre rappresentanti di forme di medicina devianti rispetto al business della medicina; un business che vuole essere una forma di sfruttamento istituzionalizzata, né onesta, dietro la maschera, né identificabile in forme tradizionali di crimine –  alle quali peraltro può all’occorrenza appoggiarsi – come la crassa violenza mafiosa o le truffe grossolane. Dei tre medici, due sono stati eliminati dalla vita pubblica ufficialmente, perché si sono macchiati di gravi reati, e il terzo è stato epurato e messo agli arresti senza dichiararlo, perché può essere controproducente, oltre che essere illegale, la censura aperta delle sue posizioni. Posizioni come la tesi che oggi è antiscientifico e disonesto negare o trascurare la pesante influenza dell’Offerta di medicina – che è guidata da un interesse amorale a ottimizzare il profitto – sulle definizioni e sui criteri di diagnosi delle malattie, prima ancora che sulle terapie; o la tesi che è in corso una campagna di marketing per lanciare le malattie pediatriche e in particolare le neoplasie pediatriche; campagna che favorisce le sovradiagnosi di tumore su bambini (v. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi; Mistero leucemia), con i banali orrori che ne conseguono. Una campagna che fa diffondere presso il grande pubblico da rinomati esperti spiegazioni ad hoc sulle cause dell’asserito incremento, presente e futuro, dei tumori in età pediatrica; che assicura a queste pezze d’appoggio teoriche, non importa quanto speculative, contorte, contraddittorie e pericolose, un monopolio, col sistema del racket: con la persecuzione subdola e implacabile di chi potrebbe contestarle sul piano tecnico avanzando temi, ipotesi, argomenti e critiche.

Le spiegazioni alternative e critiche devono essere represse sul piano scientifico, e non devono esistere nel dibattito politico  e nello spettacolo che si propina al pubblico. “C’è la possibilità … che le nostre conoscenze nel campo sono ancora troppo limitate per sapere in che direzione guardare” ha dichiarato l’epidemiologo che ha condotto l’indagine sul cluster della Cuoco Sassi. Quando ci si trova in questa condizione, di non sapere in che direzione guardare, propria dell’inizio di qualsiasi campo di ricerca (e non si dovrebbe essere ancora al “caro babbo” sulla LLA infantile, dopo tanti anni e così tanti soldi spesi in ricerca oncologica), si dovrebbe indagare “ a 360° ” prima di imboccare una o più direzioni. Ma in realtà si vuole che l’angolo visuale delle indagini resti sempre il più ristretto possibile, un sottile spicchio orientato in modo che si ottengano i risultati e i non-risultati che sono più vantaggiosi per l’Offerta, anziché per il pubblico e i pazienti. Il “bavaglio” non è solo quello delle intercettazioni, e non è applicato solo da Berlusconi.

Negli Anni di piombo ci sono stati alcuni magistrati e poliziotti che non abboccavano ai depistaggi, né facevano finta di abboccare per quieto vivere o perché collusi, e indagavano fuori dall’angolazione consentita; ed è accaduto che a questi inquirenti i pupi del terrorismo o della mafia gli abbiano sparato, o i superiori li abbiano messi sotto procedimento disciplinare. (E c’è stato qualche magistrato che ha ritenuto opportuno scriverle sotto pseudonimo, certe osservazioni sull’eversione). La campagna di marketing sui tumori pediatrici, che potrebbe essere chiamata “Operazione Erode”, è un esempio delle forme che l’eversione dall’alto assume al tempo della globalizzazione; un’eversione dall’alto che gode – non è la prima volta – della cooperazione della magistratura e delle forze di polizia, che hanno aiutato la campagna spendendo il loro prestigio a favore della diffusione del falso, dando credibilità coi loro interventi alle notizie e agli “scandali” adatti alla propaganda, e chiudendo nei cassetti le notizie e gli scandali che occorre tenere celati. E fermando un medico scomodo con lo stesso zelo, ma in silenzio, col quale hanno messo fragorosamente in galera l’omonimo medico mafioso e l’omonimo chirurgo della S. Rita; come se la legalità non fosse demarcata da una soglia ma da una finestra, una forchetta, con un limite superiore oltre che un limite inferiore, e il compito di  magistrati e poliziotti fosse quello di mantenere l’andamento delle cose entro questi due limiti, sia reprimendo l’illegalità che può danneggiare l’ordine desiderato dai grandi interessi, sia stroncando forme di impegno e di onestà che possono danneggiare gli stessi interessi.

I professionisti della metamafia

8 June 2010

Il Manifesto

Commento all’articolo del 3 giu 2010 “Il diritto di criticare l’icona Saviano” di Alessandro Dal Lago

Klingsor vede una “strana analogia” tra le critiche su Saviano e le critiche di Orlando su Falcone. Potrebbe interessarlo la circostanza che oggi Leoluca Orlando è tra i numerosi potenti che lodano e appoggiano Saviano. Sulla previsione che Saviano farà la fine di Falcone, mi pare poco probabile; anche se, dopo che con Dal Lago il dogma è stato messo in discussione, aumenta la probabilità di qualche attentato, di qualche azione clamorosa per svergognare gli increduli e rafforzare i devoti nel loro ardore.

A me il libro di Saviano, letto perché regalato, è piaciuto. Trovo interessanti i documenti ibridi, che comprendono più generi e più piani; ho avuto come l’impressione che degli esperti abbiano affiancato la bravura dello scrittore: se da un lato  il libro descrive la camorra in una caligine metafisica, dall’altro contiene tante e tali informazioni che mi sono chiesto se non rappresenti il terminale di canali privilegiati. Sul piano letterario, mi ricorda, come a Dal Lago, i grondanti libri sulla guerra di Malaparte, che anche quando riportano storie false rappresentano comunque vicende storiche dove gli orrori erano veri. Quello che mi ha stupito è il suo successo spropositato, che ora non appare spontaneo, ma pompato. Mi pare una disgrazia che abbia rinverdito la tradizione dell’entitlement retorico dell’italiano impegnato, l’elegantone per il quale la coccarda di combattente contro l’Ingiustizia è un capo d’abbigliamento irrinunciabile; spesso irrinunciabile anche perché bilancia e favorisce “peccatucci” perbene che a dire il vero sono parte anch’essi del malaffare e dell’ingiustizia; ma, essendo ancor più irrinunciabili la pelle e la vita comoda, i doveri di combattimento vengono soddisfatti mediante le belle lettere, e all’occorrenza un tifo davvero leonino a protezione della figura il cui culto rende valorosi, per irraggiamento. Avendo quotidianamente a che fare nel mio piccolo con il crimine e con la mafia delle istituzioni, la vicenda di Saviano e dei suoi fan mi ricorda anche un racconto di Giancarlo Fusco, sui “Superarditi” della 1° Guerra mondiale; così arditi che, compatiti e coccolati come votati a morte sicura dai fanti che marcivano e morivano nel fango, vissero da pascià, arrivando indenni alla fine della guerra.

Il successo di Gomorra mi ricorda anche quelle guerre, come le Falkland, che compattano un popolo sotto una dittatura. Da borghese, che non appartiene alla sinistra, penso che forse si potrebbe cominciare a considerare il tema della metamafia: la mafia sulla mafia. “La protezione da parte del potere appare come il concetto chiave per definire la mafia. Una doppia protezione: protezione reale sottobanco della mafia, e protezione alla mafiosa dei cittadini dalla mafia stessa in cambio del pizzo del consenso e della sottomissione.” (In: Definizioni calde e definizioni fredde della mafia. 22 feb 2008, sul mio sito menici60d15.wordpress.com . Vedi anche il commento all’articolo “Casalesi operazione Gomorra” sullo stesso sito). Lo Stato come il capobastone che dopo che qualcuno ha bruciato una vigna si presenta ai contadini e dice: “Sti fitusi! Volete che ci penso io?”. La mafia ha ormai assunto tra le sue molteplici funzioni anche un valore costituzionale: un assoluto negativo, uno standard inverso rispetto al quale misurare la legalità e giustizia dei comportamenti (un metro che fa comodo soprattutto al Nord, dove l’istituzionalizzazione del crimine, la sua integrazione nell’economia e nel costume “legali”, vanno a gonfie vele). Per un sistema strutturalmente corrotto, c’è necessità di mafiosi che facciano paura e di antimafiosi che rassicurino e legittimino; secondariamente, servono anche aedi che esaltano e addormentano il popolo cantando il Mostro e gli eroi che lo combattono. 08-06-2010 15:37 – Francesco Pansera

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Blog de il Fatto

Commento al post di Fabio Granata “Legalizziamo la mafia” del 26 set 2011. Censurato.

Contro la legalizzazione della mafia

On. Granata, a parte che come molti le hanno fatto notare la mafia è legalizzata di fatto, ma se la legalizzaste ufficialmente, voi e i vostri colleghi “di sinistra”,  poi non potreste più servirvene a favore del grande crimine istituzionalizzato e della politica. Come diversivo:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/15/la-medicina-come-rimedio-ai-limiti-della-crescita-economica/

Per esercitare sui cittadini una forma di condizionamento politico a sua volta essa stessa mafiosa:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

Come spauracchio:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/25/ndrangheta-e-privatizzazione-della-sanita/

Come alibi:

https://menici60d15.wordpress.com/2011/09/07/mafia-padana-e-magistrati/

No no, tenetela a bada, lasciatela espandere al Nord, ai cui affari la mafia e le relative indignate campagne antimafia non possono che fare bene:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell’anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

https://menici60d15.wordpress.com/2011/03/17/italia-150-anni-di-conquiste-fiat/

usatela per fini elettorali e lavori sporchi, ma guardatevi sia dall’eliminarla, che avvicinerebbe pericolosamente il Paese al gorgo dell’onestà, sia dal riconoscere formalmente che la mafia è un organo accessorio del sistema di potere istituzionale. E continuate a fare scarmazzo, alla Commissione parlamentare antimafia.

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Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Liberati “Giglio e gli anticorpi della magistratura” del 2 dic 2011 

La mafia costituisce uno strato, posto all’interfaccia tra delinquenza comune e istituzionale. Questo strato criminale viene mantenuto anche perché, concentrando su di esso attenzione e risorse, facendolo apparire come il massimo livello criminale, si riesce ad isolare i livelli di criminalità superiore, integrati nell’economia legale, es. le frodi strutturali della medicina. I livelli criminali superiori alla mafia sono protetti anche dalla magistratura; e quella lombarda non fa accezione, tutt’altro.

I professionisti della metamafia

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Commento al post del Il Fatto “Milano, Cancellieri: “La mafia c’è ma non la sua cultura omertosa” del 19 dic 2011. Censurato

I mafiosi filantropi e la Lombardia non omertosa

Che la Lombardia sia estranea alla cultura omertosa è un cliché che fa il paio con la favola dei mafiosi che proteggono le vecchiette. La cultura omertosa non è un’esclusiva della mafia. E’ la mafia ad essere un singolare caso di criminalità che, posta a cavallo tra crimine comune e istituzioni, condivide con queste ultime le condotte machiavelliche proprie del potere; inclusa la cultura dell’omertà. In Lombardia anche a detta di lombardi è radicata una cultura omertosa autoctona. Si avvale della mafia meridionale come diversivo, alibi e minaccia ricattatoria per tutelare meglio i propri affari: oltre alla mafia, in Lombardia c’è una “metamafia” istituzionale,

https://menici60d15.wordpress.com/2010/06/08/i-professionisti-della-metamafia/

che mostra di combattere la mafia mentre copre e aiuta altre attività criminose non meno gravi, ma inserite nel circuito legale, come le frodi mediche.

Ilda Boccassini è da elogiare per la sua attività di repressione della mafia, ma è incomprensibile il titolo di “top global thinker” datole da “Foreign policy”. Un premio ai suoi meriti rispetto agli interessi degli USA, e all’ideologia che impongono; compresa questa di proiettare su una mafia che ci si guarda dall’eradicare i crimini e la mafiosità dell’economia legale. Qui a Brescia, dove Cancellieri è stata prefetto, interessi criminali internazionali e indigeni sono liberi di fare i loro comodi come i mafiosi nella Sicilia de “la mafia non esiste” di decenni fa; potendo contare sull’omertà, e sull’intimidazione istituzionale verso chi denuncia. Il riconoscimento a quello che attualmente è il più celebre magistrato lombardo appare essere un incentivo non alla libertà intellettuale, ma all’opposto al conformismo giudiziario e culturale di una magistratura e una polizia asservite ai poteri maggiori, che fiancheggiano forme di crimine istituzionalizzato ancora più forti e importanti della mafia.

20 dic 2011

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Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Caso Impastato, dopo trent’anni ritrovata la testimone chiave del delitto” del 20 dic 2011

Questo mostra come l’azione giudiziaria in Italia non rispetti il Tempo ma obbedisca ai tempi. Come serva il periodo storico mentre finge che il tempo cronologico non esista. https://menici60d15.wordpress.com/2011/02/13/rispetto-della-storia-nellazione-giudiziaria/

30 anni di tempo per ritrovare – a casa sua – la testimone chiave di un omicidio infame e poi famoso. E “ritrovarla” quando fa comodo alimentare l’epopea su Impastato, perché la mafia da argomento tabù è divenuta un argomento popolare e funzionale al potere.

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19 luglio 2012

Blog de Il Fatto

Commenti al post di N. Trocchia “Ecomafia 2012, la prefazione di Saviano troppo ‘simile’ al capitolo di Tizian” del 19 luglio 2012

Nel Giulio Cesare di Shakespeare la folla vuole linciare i congiurati. Vede Cinna e vuole ucciderlo. Ma non è Cinna il congiurato, è Cinna il poeta. “Ammazziamolo lo stesso, ha scritto brutte poesie”. Simmetricamente, la folla continuerà a osannare Saviano anche quando i suoi plagi sono ostentati, perché è Saviano, lo scrittore antimafia. Oggi si celebra Borsellino, in uno di quei riti tribali italici dove si venerano figure eccezionali dopo averle osteggiate e aver lasciato che fossero uccise, per ottenere un trasferimento simbolico del loro valore a coloro che sono servi dei poteri che vollero quelle eliminazioni. Sarebbe ora di non seguire la folla, lasciare perdere Saviano, pensare in silenzio a Borsellino, e considerare che, invece di eradicare la mafia e passare a occuparsi dei maggiori problemi del Paese, di altre forme di grande criminalità altrettanto dannose che ci stanno togliendo il futuro, sulla mafia chi occupa lo Stato ha costruito una metamafia, che gli permette di continuare a praticare il peggiore malaffare:

I professionisti della metamafia

http://menici60d15.wordpress.c…

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20 luglio 2012

Censurato

@ Sudlander.

Non critico certo che sia ebreo; anche se non andrebbe ignorato cosa hanno fatto a un oppositore extrasistema, critico di Saviano, Arrigoni:

I precedenti di Arrigoni

https://menici60d15.wordpress.com/2011/04/15/i-precedenti-di-arrigoni/

Né che sia arricchito; anche se non andrebbe ignorata la differenza tra chi opponendosi viene distrutto dallo Stato e chi ne ottiene benefici. Ho già scritto di apprezzare Gomorra sul piano estetico e informativo; anche se un libro da treno non andrebbe scambiato per un capolavoro, e l’attenzione che gli si presta mi pare espressione di “Un’antimafia di Stato vanitosa e sbadata dove la fanfara è la prima arma”:

Lotta alla mafia nell’anno domini 2010: Saviano e Lea Garofalo

https://menici60d15.wordpress.com/2010/10/23/lotta-alla-mafia-nell%E2%80%99anno-domini-2010-saviano-e-lea-garofalo/

Io critico che ci si consoli con le storie di mafia mentre la frode diviene sistema, crescono le tasse e si privatizzano i servizi pubblici (penso al mio campo, la medicina); a favore di forze che possono contare sia sulla mafia sia sulle istituzioni corrotte. La mafia è un male ma non è l’unico male; è come una tra le vette dell’Himalaya, non come un Kilimangiaro solitario. Non viene abbattuta, ma è usata per distrarre, impaurire, esigere il pizzo del consenso, giustificare omissioni e complicità. Il cittadino medio deve temere per la sua vita e i suoi beni più la criminalità economica alla quale le istituzioni ci stanno vendendo, che i “Cicciotto e mezzanotte”.

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14 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta: spunta la “Corona”, il punto di contatto tra cosche e massoneria ” del 13 novembre 2012

Piuttosto che conseguenza della capacità, che si vuole demoniaca, della mafia di infiltrarsi, l’unione della ndrangheta con la massoneria è più verosimilmente una cooptazione da parte di quest’ultima. La massoneria serve come uno dei canali di trasmissione coi poteri forti ai quali più che alla sua “arte e fattura diabolica” la mafia odierna deve il suo successo. Magistrati, carabinieri e polizia applicano un modello rigorosamente “bottom up” – reso credibile dagli storici legami orizzontali tra ndrine e piccole logge locali – per tenersi bassi: per evitare di sforare, cioè di arrivare ai livelli intermedi dove troverebbero, tra gli altri, loro colleghi e superiori. Per non parlare dei livelli alti, contigui a quei poteri sopranazionali alla cui benevolenza i magistrati e la polizia tengono non meno dei mafiosi.

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26 novembre 2012

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Lucarelli “Voterò solo chi avrà come priorità la lotta alle mafie” del 26 novembre 2012

Io voterei chi, quando tra 20 giorni dovremo pagare un’altra esosa rata dell’IMU

a) mi dicesse quanti di quei soldi vanno in servizi pubblici, quanti a speculatori, quanti a caste e corrotti, e quanti alla mafia.

b) impiegasse la quota necessaria del prelievo, in maniera equa ed efficiente, esclusivamente in servizi pubblici, e mi restituisse il resto.

Non voterei chi volesse fare l’esattore dei parassiti di qualunque genere; neppure se giustificasse, con l’alibi della priorità della lotta alla mafia, il taglieggiamento a favore delle altre categorie di parassiti. Infatti non voterò nessuno.

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@ Nickols. Renzi mi sembra la sia di molto alla Blair. Ovvia, votare, non volendo essere derubati, per quello che il Financial Times ha indicato come l’astro nascente mi pare un “andare a Roma per il Mugello”, come dicono a Firenze.

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@ Carlo Lucarelli. Lei scrive che vuole che la politica dia priorità alla lotta alla mafia perché “Forse sono una personalità fragile che ha bisogno di essere rassicurata. Chissà”. Bisognerebbe riflettere sulla sua ironia. Credo che oggi molti seguano la corrente, scimmiottando Impastato a rischio zero. Ciò consente loro di non parlare del problema politico costituito da poteri maligni ancora più potenti e più nefasti della mafia, ai quali la mafia è subordinata, e che danneggiano le nostre esistenze in maniera ormai palpabile:

La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali ?

https://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/

Vedere solo la mafia o metterla al primo posto tra i mali astraendola dal sistema nel quale è strettamente integrata è una forma di conformismo nell’impegno civile, di omertà tramite la lotta alla mafia, che potrebbe interessare un bravo scrittore e giornalista che si occupa dei misteri d’Italia. Anche se i poteri economici e finanziari che promuovono questa omertà non si prestano molto alle avvincenti ricostruzioni di “Blu notte”.

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16 marzo 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Libera, Don Ciotti: “Chi dice ‘magistrati peggio della mafia’ uccide ancora” del 16 marzo 2013

I crimini non sono solo quelli della mafia, come ha interesse a far credere Ciotti, che è un prete. I morti per mafia sono usati come vittime sacrificali sulle quali fondare il mito di un potere onesto. Ma per tanti onesti il Male non è solo la mafia; la sua ombra copre largamente anche i campi che dicono di combatterla; così che i berlusconiani coi loro rivali/compari, i magistrati con le forze di polizia, i mafiosi coi loro complici istituzionali – e i preti – abitano gironi diversi dello stesso inferno.

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22 marzo 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, il gip di Milano: “In Lombardia controlla il territorio” del 21 marzo 2013

Come autorevolmente spiega il GIP Gennari, in Lombardia la mafia soddisfa una domanda di illegalità. Si dovrebbero considerare anche altre responsabilità, incluse quelle della stessa magistratura. In Lombardia, la regione economicamente più produttiva, vige di fatto una larga franchigia giudiziaria per i reati di supporto, quelli che aiutano a far dane’ con l’economia legale, e ciò può aver contribuito ad attirare la mafia. Inoltre, la presenza della mafia fornisce un alibi, anche ai magistrati, per non occuparsi di questi reati. Considerando il rapporto tra mafia e crescita economica, e la vicinanza e i legami della Lombardia col modello americano, sarebbe utile una comparazione storica tra la mafia negli Stati Uniti e in Lombardia.

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10 apr 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Lea Garofalo, Carlo Cosco: “Mi assumo la responsabilità dell’omicidio” ” del 9 aprile 2013

Il PM Tatangelo: “a questo processo vi appassionerete”. Ora i magistrati fanno anche i trailer ai loro processi. In effetti, la storia di Lea e del suo assassino ha una somiglianza formale con la favola di Barbablù. Se l’antimafia funzionasse, Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia, sarebbe viva; ma un’importante fonte narrativa si inaridirebbe. Con una mafia sconfitta magistrati e polizia non avrebbero scuse per ignorare e favorire reati di altro genere, che colpendo l’intera collettività ci colpiscono personalmente: quelli dovuti ai poteri forti dell’economia. Con la mafia “invincibile”, l’attenzione delle persone sulla criminalità è intasata da storie tristemente vivide come questa; da fiabe paurose su forme primordiali di malvagità. La gente viene distratta; e, mentre si appassiona e si indigna, viene scippata e defraudata. Senza gli sceneggiati sulla mafia le persone potrebbero accorgersi che c’è anche un’altra criminalità, più sottile, che le riguarda in prima persona; e dalla quale non le proteggono affatto le istituzioni alle quali hanno pagato il pizzo del consenso per essere protette dai mafiosi con la lupara. Godetevi lo spettacolo. E ringraziate il carabiniere, o i carabinieri, che lo hanno reso possibile.

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25 maggio 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Don Puglisi beato. Grasso: “Conversione di due pentiti è suo miracolo” del 25 mag 2013

Nel paese della Controriforma, le continue celebrazioni barocche degli eroi, e ora anche dei santi, del terrorismo e dell’antimafia fanno le veci del coltivare – e praticare – le virtù civiche. E’ un culto che unisce sfruttatori e sfruttati, perché fa da alibi alla criminalità dei primi, alla vigliaccheria dei secondi e alla disonestà di entrambi.

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25 novembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chiesa

@ Enrico [commento eliminato]. Lei chiede perchè Gratteri (come Saviano) pubblica con Mondadori, che “è stata acquisita corrompendo un giudice da parte di chi ha avuto anche rapporti non chiari con la mafia?”. La lotta alla mafia, e l’attenzione concentrata sulla lotta alla mafia a scapito di altre forme di grande criminalità, facilitano affari criminali di livello superiore; come quelli di cui si occupano, da esecutori, i politici ai quali lei fa riferimento, e i politici che ci governano assieme mentre dicono di esserne acerrimi nemici. V. “La metamafia” e “La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato” sul mio sito menici60d15. Mostruosa com’è, la mafia ha occupato il posto di Male Assoluto. Come una delle Sette piaghe, ha delle sorelle, e insieme ad esse ha dei superiori. E’ però quella che conviene mostrare, come se fosse la sola disgrazia. Questo può spiegare anche perché non viene eradicata.

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27 dicembre 2013

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Fierro “‘Ndrangheta, ucciso e dato in pasto ai maiali. E il killer si vanta con l’amico”

A Oppido Mamertina un mafioso getta in pasto ai maiali il cadavere della persona che ha assassinato. O la fa mangiare ancora viva, secondo Enrico Fierro, che non sa portare spiegazioni di questo perdurare della violenza mafiosa, se non il fatto che l’omicida è calabrese, e in Calabria sarebbe presente un “DNA maledetto”. I geni della bestialità, prevalenti nella popolazione locale al punto da poterne identificare i portatori su base anagrafica, deriverebbero dalla pressione selettiva esercitata da “montagne, vento e fiumare”, secondo un intellettuale suo amico.

Passato un primo momento di sconcerto, superato il dilemma se le affermazioni sui calabresi dell’uomo di penna de Il Fatto sono da querela o da pernacchia, resta l’esame di un documento interessante, che permette di comparare la mafia con quella antimafia che va per la maggiore sui media. L’efferatezza esaltata delle pratiche mafiose con la ruffianeria boriosa dell’antimafia nel titillare l’odio razzista. I crimini animaleschi della ndrangheta e le mascalzonate da quattro soldi dell’antimafia parolaia. Il carattere subalterno e complementare di mafia e antimafia rispetto a poteri forti, che tirano i fili di entrambe, così che la mafia non viene stroncata, ma rimane come una ferita aperta che mantiene il popolo e lo Stato deboli; e l’antimafia col pretesto della lotta alla mafia favorisce affari sporchi seminando discordia con stereotipi velenosi. La mafia e questa antimafia mangiano a volte allo stesso truogolo.

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12 luglio 2014

@ Alessandro Demma. Non ho mai fatto di tutta l’antimafia un fascio. Ho pensato molto a questo, che da vivi, come ha detto Falcone, se si va avanti da soli si viene facilmente sospettati di non fare davvero ciò che si dice di voler fare. E di come con questi sospetti si possa diventare strumento del crimine. Penso alle firme raccolte contro Calabresi, alle accuse contro Falcone per l’attentato all’Addaura. Il test per me è quello di come l’antimafia si comporta verso la “mezza mafia”, la corruzione e le camarille locali, gli imbrogli miliardari, le manovre dei politicanti a favore di grandi interessi illeciti. Prima di affrontare il diavolo in persona, la mafia, bisognerebbe dar prova di avere combattuto sul fronte quotidiano contro l’illegalità. Altrimenti, per molti antimafiosi finisce come nel racconto “I ragazzi di Cucarasi” di Fusco. In Lombardia, ad es., amano molto parlare di mafia, e dipingersi come onesti lavoratori assediati dalla malvagia etnia meridionale; un’ottima copertura per certi affari sporchi locali, che magistratura e polizia lasciano indisturbati e impuniti, essendo impegnati, dicono, a resistere all’insidia delle ndrine; mentre in alcuni casi a quelli che si dicono portatori di un’etica “calvinista” andrebbe contestata anche l’aggravante dell’intimidazione mafiosa.

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9 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Barbieri “Padova, corso per il contrasto alle mafie in università. Tra i docenti Davigo e Gomez”

Se si parla di ‘perfetto funzionamento del sistema mafioso nel Nord’ non si può dire due righe più sotto che nel Nord il ‘rispetto dell’umano’ è un valore. Se fosse così il funzionamento della mafia si incepperebbe spesso. E invece s’è scoperto che quelli del nord hanno una cultura dell’omertà non da poco.

@ mari. La mafia trova il suo terreno più opportuno dove prospera il sistema clientelare-mafioso legale, ha osservato Danilo Dolci. Occuparsi di mafia dichiarando che per il resto il territorio è sano e onesto non appare come una buona base di partenza per un’impresa che vorrebbe avere un carattere scientifico.”

I settentrionali che si occupano della mafia militare ma scavalcano la mafia legale autoctona, e usano la mafia che spara, e non i principi etici, o quelli costituzionali, come metro di paragone per autoproclamarsi moralmente a posto mi ricordano la Confindustria che a Pordenone nel 2008 ha invitato Albanese e sul palco gli ha fatto fare Cetto La Qualunque (F. Astone. Il partito dei padroni). Davanti a Cetto gli spettatori avranno avuto l’impressione di essere degli Adriano Olivetti. Il libro di Astone mostra che invece hanno molti dei vizi che Albanese mette alla berlina.

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12 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Sfregola “Morti di Stato: servono ‘contrappesi’ alle forze dell’ordine”

I contrappesi dovrebbero essere i magistrati, che invece vanno a braccetto coi poliziotti. E sia i poliziotti, sia i magistrati, seguendo Machiavelli vogliono in primis essere temuti. Oltre alla mafia illegale, il cittadino deve temere la mafia legale.

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12 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Marietti “Tav, io sto con Erri De Luca”

@ Carlo Pifferi. Le famiglie legate alla ndrangheta credo siano, per lo Stato, una specie protetta; quanto e più dei camosci e degli stambecchi. Se la loro attività criminale si estinguesse, sarebbe una liberazione per i cittadini ma un guaio per tanti “uomini delle istituzioni”: perché le ndrine forniscono un alibi allo Stato, alle forze di polizia e alla magistratura per fingere di non vedere certi crimini legati agli interessi dei poteri forti, con la scusa che si è impegnati contro questa entità che dicono invincibile; e permettono di commettere parzialità, abusi, omissioni, provocazioni, manipolazioni, reati gravi a favore degli stessi poteri, traendo legittimità e credibilità dalla lotta contro i demoni devoti alla Madonna di Polsi. Mafie e terrorismo favoriscono i crimini di Stato. Sembra che qualcosa di simile stia avvenendo anche in Val di Susa. (Ecco perché penso che i Notav dovrebbero evitare le tentazioni come quelle offerte dalla “persecuzione” di De Luca). Lei, che dice di appartenere ai meglio informati, e senz’altro è dalla parte dei più danarosi e dei più armati, non ha mancato di condire le sue affermazioni, per il resto tanto smodate quanto apodittiche, con la lotta alla ndrangheta. A me pare che la lotta alla mafia sia degenerata al punto che con essa si giustificano le peggiori cose. Dirsi contro la mafia è diventato un comodo camouflage per quelli che sono i meglio informati su come farsi i propri interessi a danno degli altri.

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20 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Fierro “‘Ndrangheta, Papa Francesco nell’inferno dei boss dove fu ucciso il piccolo Cocò”

Non tutti i preti sono collusi, ma non è solo questione di preti “puliti” e “punciuti”. E’ la mentalità clericale che è contigua, che è affine, a quella mafiosa. E che pervade tutti gli ambiti della società. Il clero fa da legame, da collante, da ponte tra ciò che dovrebbe essere separato e distinto, e alimenta la mentalità e le pratiche che favoriscono anche l’osmosi tra crimine e Stato, crimine e resto della società. Così che in Calabria puoi ricevere messaggi di intimidazione da condannati per mafia e da gente in divisa che dice di combattere la mafia, da modesti dipendenti comunali di sindaci che si dicono antimafia e da preti, o religiosi, compiaciuti e gonfi come le vesciche che un tempo si vedevano nelle macellerie. Le belle parole, che i preti possono emettere “a fiumara in piena”, sono facciata. Sono “falsa politica”, avrebbe forse detto un candido prete di Oppido Mamertina che scrisse crudamente su queste cose, con lo pseudonimo di don Luca Asprea. A chi si affida ai preti nella lotta contro la mafia occorre ripetere quel detto meridionale: “ tu dall’ospedale vuoi la salute?”. Se non si è capaci di ergersi sulle proprie gambe contro l’oppressione, se ci si rivolge ai preti perché siano guida nella lotta a un male del quale essi sono uno dei principali fattori causali, si ha già perso. O forse si vuole solo collaborare alla festa antimafia per vedere di rimediarne qualche banconota, così come prima alcuni facevano per la festa del santo locale.

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21 giugno 2014

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Comnento al post di F.A. Grana “Papa Francesco oltre Wojtyla: per la prima volta un’esplicita scomunica ai mafiosi”

La ndrangheta è il frutto più velenoso di un albero velenoso. E’ la declinazione in ambito malavitoso di mentalità e comportamenti diffusi in tutti i settori della società. L’albero si conosce dai frutti, e questo albero ha anche robuste radici clericali, tra le sue varie radici. E’ comodo usare la mafia come standard negativo, come male assoluto, per sentirsi dalla parte del bene. E’ un poco fare come quegli industriali del Nord che alle riunioni di Confindustria invitano Albanese perché reciti Cetto La Qualunque, rispetto al quale si sentono degli imprenditori integri e illuminati. O un poco fare come i mafiosi stessi, che dopo che “qualcuno” ha bruciato la vigna si presentano al proprietario e gli offrono protezione, bollando con parole di fuoco gli “ignoti” danneggiatori (che in realtà hanno mandato loro).

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22 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Mafie, il Papa che scomunica”

Non c’è solo la mafia. C’è anche la mezza mafia, cioè il malaffare di politici, amministratori, faccendieri, massoni, preti, magistrati, forze di polizia, etc. E paradossalmente questo prendere a parole le distanze dalla mafia, questo auto assegnarsi una patente di bontà e onestà, e distribuirla ai tanti soci, fungerà da salvacondotto per continuare con gli affari della mezza mafia meglio di prima.

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@ Peppe. Attribuendo intenzioni disoneste a tutti, si rischia di assolvere tutti, chi commette peccati veniali e grandi predatori. Le responsabilità vanno differenziate, in base ai comportamenti. E’ verissimo che tanti dei comuni cittadini partecipano, a volte in forma larvata, al malaffare. E che questa categoria viene trascurata, quando il suo peso è fondamentale. Io li chiamo “i lazzaroni”, come i popolani al servizio dei Borboni nella soppressione della rivoluzione del ’99. Sono una piaga nascosta. Purtroppo i successori del cardinale Ruffo di Calabria, e i loro confratelli padani, ne fanno largo impiego anche oggi. Questo è uno degli effetti più nefasti delle pratiche clientelari che accomunano la mentalità clericale e quella massonica.

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@ Peppe. E’ sbagliato dire es. che siccome tra i preti vi è una maggiore prevalenza di comportamenti pedofili rispetto alla popolazione generale, allora i preti sono tutti pedofili. Ma è sbagliato anche, come vorrebbero i preti, e come lei ripete, guardare solo all’individuo e non anche alla classe. Per esempio, i preti formano in massa una classe fiscalmente privilegiata: gran parte delle tasse sui loro beni grava sulle nostre spalle. Sotto questo aspetto i preti non stanno sulla nostra stessa barca; e quanto più si aggrava l’ingiustizia a nostro danno, tanto meglio staranno loro. I preti, come classe, hanno influito sulla storia del Paese; negativamente, pensano tanti. Alcuni parlano di educazione clericale a una cattiva religiosità, che ha portato a scusare l’arbitrio, il privilegio, la sopraffazione. Cattivi insegnamenti che hanno elevato a sistema questi mali, favorendo così la corruzione, e anche le mafie.

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30 giugno 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. A. Grana ‘ ” Arcivescovo di Reggio al Papa: “Abolire i padrini per ostacolare la ‘ndrangheta” ‘

La proposta mostra quanta serietà ci sia negli intenti antimafia del clero calabrese. Si dovrebbe piuttosto abolire il battesimo dei minori, e permettere solo ai maggiorenni di decidere se affiliarsi o meno alla Chiesa cattolica, o ad altre religioni. Oltre che tutelare i diritti del minore e della persona, questo potrebbe avere anche un effetto benefico contro la mentalità chiesastica, che è l’anticamera della mentalità mafiosa.

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@ Ale. Molto probabilmente, sono praticamente nulle le responsabilità del clero calabrese riguardo alla criminalità organizzata della Papuasia. Quelle sulla ndrangheta invece non sono affatto trascurabili. Senza l’influenza culturale e politica del clero la criminalità organizzata ci sarebbe comunque; ma il suo peso sarebbe ridotto, perchè in Calabria, e in Italia, vi sarebbe una maggiore separazione tra i criminali e il resto della società.

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4 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova ” “Mafie” nuove (e politica vecchia): nasce la sezione del Fatto.it”

Una delle funzioni della mafia è quella di spaventare e distrarre il pubblico, e di fargli quindi accettare la protezione “metamafiosa” dei poteri che dicono di difenderci dalla mafia, ma ci taglieggiano e ci tolgono opportunità peggio dei mafiosi. La mafia è una gran comodità per il potere, che si guarda dall’eliminarla. Ora la mafia sta avendo un ruolo facilitatore nel sacco d’Italia, legittimando con la sua presenza i poteri legali che a parole combattono la mafia e nei fatti sono al servizio dei lanzichenecchi. Con l’attenzione preminente alla mafia si offre al pubblico anche la possibilità di essere vigliacchi senza perdere la faccia: con la scusa che si è proiettati a combattere i supercriminali della mafia, che sono a distanza di sicurezza, si fa finta di niente mentre si viene sfruttati e derubati legalmente per via istituzionale. (v. “La convergenza tra mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato.” e “I professionisti della metamafia”). Credo che una sezione giornalistica sulla mafia dovrebbe centrarsi sulla debolezza della lotta alla mafia, e sulla propaganda della mafia; anziché alimentare la fiction sul tema, con l’esposizione degli aspetti avvincenti, grandguignoleschi o epici, dovrebbe mostrare come la mafia viene tenuta in vita, spiegare come non venga eliminata e sia anzi favorita, e agitata di continuo, e quali vantaggi ciò porta al potere.

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21 settembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “Expo: i ‘ghisa’ di Milano, vere sentinelle antimafia”

Professor Dalla Chiesa, lei è docente di sociologia. Mi permetto di segnalarle, se non lo conosce già, “Lynch S. M. (2007). Introduction to applied Bayesian statistics and estimation for social scientists.” Credo che il ragionamento bayesiano sia quello corretto per comparare, come lei fa “a sentimento”, i vigili urbani virtuosi con quelli disonesti. Quello che conta, secondo il teorema di Bayes, non è la percentuale, che si può supporre anche elevata, di vigili tra la minoranza di coloro che praticano comportamenti encomiabili; ma il rapporto tra questa e la percentuale di vigili tra coloro che militano nel molto più vasto campo dell’indifferenza, del pensare a curare i propri interessi e dell’illegalità istituzionalizzata. Il teorema di Bayes mostra come la presenza di una determinata categoria in percentuali elevate tra gli “eroi” – non inattesa, visto che una persona onesta es. in polizia declinerà questa sua onestà andando a scontrarsi con il crimine – non è indice del valore della categoria, ma è compatibile con un livello di corruzione della categoria maggiore che nella popolazione generale. Nella mia esperienza a Brescia, il rapporto tra le due “likelihood” non è affatto roseo come lei lo dipinge. E la conseguente probabilità a posteriori che, dato un vigile, questi sia contro il malaffare è inferiore alla probabilità a priori data dalla popopazione generale. Tanto che per me i vigili sono “sentinelle”, più che dell’antimafia, di grandi interessi illeciti (v. il mio sito). Interessi che quando occorre non si astengono dall’usare metodi mafiosi, e si avvalgono a questo fine di manovalanza istituzionale. Tra i danni della mafia andrebbe contato anche questo, di distogliere attenzioni e risorse contro altre forme di grande criminalità, e di favorire, fornendo uno standard negativo, valutazioni distorte e falsate sui relativi comportamenti delle istituzioni preposte alla legalità.

Francesco Pansera

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@ Pot. Sacrosanto. Ma non andrebbe neppure trascurato che (teorema di Bayes) la presenza di una determinata categoria in percentuali elevate tra gli “eroi” – non inattesa, visto che una persona onesta es. in polizia declinerà questa sua onestà andando a scontrarsi con il crimine – non è un indice affidabile del valore della categoria: è compatibile con un livello di corruzione della categoria maggiore che nella popolazione generale. E la probabilità a posteriori che, dato es. un vigile, questi sia contro il malaffare può essere inferiore alla probabilità a priori data dalla popolazione generale nonostante che alcuni vigili compiano azioni lodevoli.

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1 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “‘Ndrangheta: benvenuti a Cutrello di Brescello, dove ‘la mafia non esiste’”

Questa estate l’inchino al boss a Oppido Mamertina. Ora Brescello coi mafiosi brave persone, col sindaco che sembra ce la metta tutta per farsi dare del filo-mafioso. Roccuzzo dice “punto e basta con le citazioni letterarie” e poi va avanti a citare don Camillo, Fernandel e Gino Cervi. Sviolinate, spot, scenette. Sembra che sia iniziato un altro ciclo dell’operazione “Sopranos”, con periodiche notizie di colore sulla mafia. Verranno prodotti altri episodi, perché lo spauracchio della mafia fa comodo. Soprattutto al Nord. Aiuta i crimini dell’economia legale, e le ruberie commesse mediante le leggi. Fa sembrare onesto uno Stato che ci imbroglia e ci taglieggia, e spinge ad accettare la sua protezione: lo Stato che, mafiosamente, usa la mafia per ottenere sottomissione. Se si volesse fare sul serio, invece, non bisognerebbe permettere che i mafiosi accertati mettano radici in un suolo, quello settentrionale, che appare gradire questa particolare categoria di “terroni”. I mafiosi dovrebbero essere periodicamente trasferiti, e restare isolati. Permettere loro di insediarsi, mettere radici e produrre i frutti tipici della loro pianta, e poi scandalizzarsi, è ipocrita. Ma la mafia viene coltivata: fatta crescere, per poi raccogliere quello che fa comodo. Senza la mafia bisognerebbe occuparsi di quella a Brescello e altrove tanti chiamano non senza fondamento “la mafia che sta a Roma”. Che invece vuole lavorare in pace, e atteggiarsi a maestra di morale e di legalità.

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@ Antonio Roccuzzo. Secondo me è lei che è confuso; o meglio, favorisce la confusione. La notizia che anche al Nord ci sia la mafia non è inedita. Su come si sia impiantata e prosperi, a quali logiche obbedisca questa sua apparente invincibilità, invece c’è ancora qualcosa da dire. Ma sembra che quelli che come lei si guadagnano da vivere cantando per anni e decenni la stessa romanza sulla mafia non tollerino che si metta in dubbio la versione di Stato, sulla mafia come “mostro” invincibile. E decidono cosa si può dire e cosa no. Credo che la mafia sia coltivata dallo Stato; che ha anche favorito la crescita di un’industria, neppure tanto piccola, dell’antimafia. Il che non è un bene: “è difficile fare capire una cosa a una persona, quando il suo reddito dipende dal non capirla” (Keynes). Anche io, come lei, sono tra gli “stakeholder”: sperimento di persona che l’antimafia, quella istituzionale, quella dei professionisti e quella dei volontari, serve anche a imboscarsi, e a favorire, più o meno consapevolmente, la commissione di reati di notabili e poteri forti; che con la mafia sono in affari, o hanno contiguità. Se a Brescello e in altre zone del Nord abita “il mostro”, parole sue, perché invece di scrivere l’ennesima ballata non si chiedono e non si dispongono leggi per evitare che attecchisca ed eserciti la sua “mostruosa” influenza? Ma forse, oltre che alcuni mostri e pochi eroi, in questa storia della mafia ci sono tanti, ma proprio tanti, pagnottari.

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@ Antonio Roccuzzo. Per “mafia di Roma” si intende la mafia degli affari, che sta ovunque; in particolare al Nord. Lei ha una tendenza ad usare un linguaggio barocco ma allo stesso tempo prendere alla lettera le comuni metafore per attaccare le posizioni altrui. Sì, nella fiaba per bambini che lei racconta non c’è alcuna confusione: le guardie stanno da un parte, i ladri dall’altra. Una visione netta che paradossalemte genera la confusione che ci vuole perché business colossali, illeciti, vadano in porto indisturbati. E che quindi viene premiata, e che in tanti infatti si affannano a raccontare. In tutte le salse. Senza fare altro; aspettando il prossimo giro, il prossimo happening mafioso, e il prossimo gettone. Osservare come le cose sono spiegabili in maniera diversa, con un quadro ancora peggiore di quello che ci viene presentato, è proibito. L’antimafia è diventata come la messa: bisogna leggere dal messale, o dal foglietto; e dire al momento giusto i pensierini che non stonino col resto della liturgia. Episodi cinematografici come questo di Brescello dovrebbero invece indurre a chiedersi se non ci sia un marketing della mafia.

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@ Antonio Roccuzzo. Un po’ come quei teologi del ‘600, lei vuole spingermi a pronunciare frasi blasfeme e eretiche. La accontento. In effetti non mi piace l’antimafia: non mi piace la vostra, di antimafia. Purtroppo l’osservazione di Falcone, che si è presi sul serio solo quando si viene ammazzati, ha una sua terribile base oggettiva: certi impegni, in questo paese di commedianti, occorre valutarli per quanto costano, e non per quanto rendono. In effetti nella mia esperienza personale l’antimafia è oggi convergente con la mafia nell’appoggiare grandi interessi illeciti; e a volte ne condivide metodi e atteggiamenti mentali. La chiamo “l’antimafia dei ragazzi di Cucarasi”, dal nome del racconto omonimo di un suo valoroso collega, il giornalista Giancarlo Fusco. (In: “Le rose del ventennio”). Oppure penso alle parole di quell’altro grande giornalista, Flaiano, che diceva che in Italia ci sono due fascismi, il fascismo e l’antifascismo. Le si può trasporre a tanta antimafia parolaia. Il tempo ha dato ragione a Flaiano, e forse in futuro ci si accorgerà a quale mulino hanno portato acqua i sedicenti emuli di figure nobili come Borsellino, Fava o Impastato.

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@ Antonio Roccuzzo. Da tempo, in un file intitolato “cattivi discepoli”, raccolgo coppie maestro-discepolo, dove appare esservi non una continuità, ma una degenerazione. Ernesto Rossi e Marco Pannella, Aldo Moro e Clemente Mastella, Mattei e Cefis, Danilo Dolci e Toni Negri, etc. Sono una ventina di binomi; una delle coppie più recenti è Borsellino-Ingroia. Devo confessarle che le sensazioni che provo quando leggo gli scritti precisi e lucidi di Fava e i suoi sono diverse. Mi dispiace che il nostro scontro stia assumendo forme eccessivamente puntute.

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@ Antonio Roccuzzo. Pax tibi. Ma si ricordi anche come dicono in Emilia: “fatti, non pugn…”.

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@ Riccardo Orioles. Per Orioles, se uno dice che oltre alla mafia ci sono altre forme di grande crimine, non meno gravi, che denuncia; se dice che c’è un interesse a concentrare l’attenzione sulle mafie per distoglierla da tali crimini, legati all’economia legale; e che questo dovrebbe essere un ulteriore motivo per stroncare la mafia, mentre invece anche per questo viene mantenuta e coltivata; allora è un ignorante che appartiene alla banda dei sostenitori di mafiosi e assassini; e non deve esprimere le sue pericolose banalità. Gotzsche, un biostatistico autore di studi sulla dannosità dello screening per il cancro al seno, nota che i difensori di questa grande truffa sulla salute ricorrono ad un argomento simile, lo “you are killing my patients”: chi critica uccide i pazienti. Gotzsche risponde che se non si permette la critica razionale delle terapie ufficiali avremmo ancora i salassi come cura per il colera. Un argomento circolare, come il vecchio “Così si fa il gioco della mafia” dei benpensanti siciliani; che lei ora ripete pro domo sua. E’ lei il collaborazionista, non della mafia ma dei crimini legalizzati che si coprono con la mafia. Il tipico conformista benpensante, ma dei nostri tempi. E’ lei che aiuta a screditare e isolare soggetti scomodi e li espone a rappresaglie. Leggendo i suoi scritti si può ricostruire l’involuzione, parallela al percorso dei comunisti da Pio La Torre a Renzi, dell’antimafia da forza sincera e positiva a corporazione di appoggio al potere.

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@ Riccardo Orioles. Lei non sa di che parla, legga il mio sito, e veda se i nomi li faccio e di quali reati sto parlando. Ma per lei il grande crimine è solo mafia. E chi contesta questo un “collabò”. Anche fior di farabutti dei servizi e delle istituzioni sostengono esattamente la stessa cosa. Abbia la dignità di finirla col piagnisteo del rischiare la vita. I pochi che la mafia l’hanno combattuta davvero sono stati uccisi. Gli altri hanno fatto carriera. Chi come me si oppone a crimini che quelli come lei aiutano non vedendoli, o fingendo di non vederli, in nome della lotta alla mafia, non vive bene e non ha la vita allungata, mentre i professionisti della metamafia prosperano. “Le salmerie sopravvivono”; quelli come lei, che formano la “dissidenza” che serve al crimine di Stato, campano 100 anni.

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@ Riccardo Orioles. Trombone sfiatato.

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10 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. B. G. Zaccariello ” ‘Ndrangheta a Brescello, Procura indaga sulla manifestazione pro sindaco”

Ora non manca che la manifestazione antimafia a Brescello. Nei codici, e nella discrezionalità dei magistrati, dovrebbe essere tenuto presente che la mafia danneggia il Paese anche distraendo da altri grandi illeciti, che vengono lasciati agire indisturbati. Per la mafia dovrebbe essere previsto una sorta di reato, o di aggravante, di “diversione politica”. Una forma di alto tradimento, grave soprattutto in periodi come questo quando il Paese è sotto attacco. Che dovrebbe portare a una repressione particolarmente dura, pronta ed efficace, giustificata dall’attentato alle sorti del Paese.

Se i mafiosi sono così diabolici da traviare i virtuosi settentrionali, non si permetta loro di esercitare questa influenza: li si trasferisca periodicamente, e quando danno scandalo come in questo caso; li si isoli, si separino i componenti delle famiglie. Accade il contrario: tante ammuine come questa, e sostanza punta. Si costruisce, in un cantiere perenne che è una perenne ossessione estetica come la chiesa di Gaudì, questa linea Maginot contro la mafia, e si lascia che venga aggirata in mille modi.

Vedendo le omissioni e le complicità di governo, forze di polizia, magistratura, su grandi illeciti, come quelli del business farmaceutico, comprendo come si preferisca girare a vuoto su queste sceneggiate, che stanno prendendo il posto delle storie di mutande di B. , per distrarre da crimini pari o superiori a quelli mafiosi, e per giustificare connivenze e complicità.

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17 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tundo ” Marco Pantani, “complotto per alterare ematocrito”. L’ombra della camorra” 

Non mi stupirei troppo se effettivamente per stroncare Pantani ci si fosse avvalsi anche della criminalità organizzata, come manovalanza. O se la criminalità organizzata fornisse alibi, o depistaggi, o facesse da “pecora”. Anche lo zelo discriminatorio di magistrati e media verso Pantani è stato indotto dalla diabolica camorra? Questa idea delle mafie come entità onnipotenti è uno degli strumenti del “tolemaicismo”: l’arte, già adottata per gli omicidi politici e le stragi terroristiche, di attribuire a mandanti nazionali fatti gravi avvenuti per volontà di poteri sovranazionali. Poteri che coloro che occupano le istituzioni – le forze di polizia e i magistrati spesso per primi – servono con impeccabile zelo, come il caso Pantani ha mostrato e continua a mostrare.

v. “Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico”
“Il tolemaicismo politico”

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20 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bia ” ‘Ndrangheta al nord, deputata M5s: “Mi hanno chiesto di non nominare più il boss”


Solidarietà alla parlamentare grillina. Oserei dire compagna di lotta, se non fosse presuntuoso rispetto a tanto ardire: anch’io nel mio piccolo giorni fa ho nominato Francesco Grande Aracri, su questo sito, proponendo che dato l’accaduto venisse allontanato da Brescello, e che si smettesse con queste pagliacciate inconcludenti e si agisse. Sottolineando che questo continuo agitare la mafia, per di più senza fare nulla di concreto, è un altro dei danni derivanti della mafia, che ora fa anche da spalla ai taglieggiamenti di Stato, distogliendo risorse e attenzioni da altre forme, legalizzate, di pizzo e di vessazione. “Ci fregano con le parole” (Grillo); e anche con queste schermaglie mafiosi-antimafiosi, che ci fanno fremere e fare il tifo, mentre non facciamo una m. per opporci a ciò che subiamo direttamente.
c

Forse la politica delle sceneggiate è il male minore, per un popolo che non sa darsi di meglio che il governo di B. e Renzi e per opposizione i fuochi d’artificio di Grillo. Finché la gente si accontenta di questi happening non ci sarà bisogno di ricorrere a metodi più energici, magari con bombe e sangue, per ribadire che i cittadini non devono vedere altro che la mafia, tra i poteri criminali loro ostili; e che lo Stato invece ci protegge, e a lui dobbiamo portare i soldi in bocca, se non vogliamo che ci accada qualcosa di brutto. A chi vadano poi i nostri soldi, se non ci sia una quota anche per i baubau mafiosi, questo non ci deve interessare.

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27 ottobre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post “M5S, Grillo: “Prima d’incontrare la finanza, la mafia aveva una sua morale” “

La mafia è, ed è sempre stata, “una montagna di m. “. Viene in genere trascurato che è solo una delle vette di un’intera catena montuosa di poteri associati, che comprende i poteri economici e i poteri corrotti dello Stato: la mafia viene dipinta come un Kilimangiaro nero e le altre vette come colline rosa. Il duo Grillo-Casaleggio agita questioni vere ma non le rende più chiare, e aiuta a tenerle confuse: qui sulla mafia ha esagerato nel correggere l’orografia, e ha invertito i colori. Le altezze sono simili, e il colore vero è lo stesso, sui generis, per tutte le cime.

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2 novembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. D’Onghia “Morte Cucchi, “i pestaggi di Stato” e le condanne dei pochi che hanno pagato”

Questi episodi, dove i poliziotti picchiano a piacere e i magistrati confermano che possono farlo, sono visti come aspetti di privilegio e impunità. Credo debbano essere visti anche come intimidazioni funzionali allo sfruttamento. Noi pensiamo che magistrati e poliziotti si frappongano tra chi vive onestamente e il crimine. Ma appare che ad essere in mezzo siamo noi, polli da spennare, tra la mafia da un lato e polizia e magistrati dall’altro. Con casi come questi, che i media riportano ampiamente, veniamo “convinti” a temere lo Stato; e quindi a stare buoni e farci tosare come pecore e imbrogliare come scemi dalla squallida classe “dirigente” che permettiamo occupi lo Stato; e che così arricchisce sé stessa e i poteri maggiori ai quali ci vende.

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19 novembre 2014

Dr Patrizio Gattari e gli altri giudici della sentenza in oggetto
c/o il Presidente del Tribunale di Milano
Dr.ssa Livia Pomodoro
Via Freguglia 1
20122 Milano

Oggetto: lotta alla mafia bassa e aiuto alla mafia alta in Lombardia nel 2014

Ieri 18 novembre ho postato un commento all’articolo de il Fatto Quotidiano “’Ndrangheta 40 arresti in Lombardia. Ripreso il conferimento della “Santa”, di A. Bartolini. Il commento è stato censurato. Lo riporto qui:

“Queste ricorrenti notizie fanno pensare: “la mafia in Lombardia c’è; ma per fortuna c’è anche chi la combatte, e ci protegge.” Io vedo la cosa da un diverso punto di vista. Oggi, stesso giorno della notizia, ho pubblicato sul mio sito un articolo dove mostro che i giudici del tribunale di Milano con una sentenza sulla responsabilità del medico stanno favorendo frodi che danneggiano la salute (“La medicina difensiva come scusa e come illecito”). E oggi, a Brescia, ho ricevuto un altro danneggiamento alla mia auto, che come in precedenza presenta elementi che portano a ritenere che i mandanti siano tra coloro che dovrebbero tutelare la legalità. Quindi io penso che la lotta alla mafia sia un alibi e un  iversivo, sotto al quale le istituzioni favoriscono poteri più forti e non meno pericolosi della mafia; anche con sistemi mafiosi o piduisti. Es. i poteri che stanno rendendo sempre più orientata al profitto la sanità, a scapito della tutela della salute. I cittadini vengono distratti e tenuti sottomessi facendogli credere che i poteri criminali che li minacciano siano costituiti soltanto dalla mafia, e che quindi le istituzioni li proteggano. In realtà, gli interessi dei cittadini vengono venduti ai potentati economici, mentre li si rassicura facendoli baloccare con l’ennesima replica del film del rito della puncitina, o facendoli illudere di avere capito tutto sbugiardando Maroni sulla mafia.”

L’articolo al quale faccio riferimento “La medicina difensiva come scusa e come illecito”, è sul mio sito http:/menici60d15.wordpress.com/. Ho la modesta speranza che in quanto ho scritto vi siano cose che sarebbero utili ai magistrati nel loro lavoro: avrei preferito segnalare il mio articolo in altro modo. Ma devo riconoscere che in Italia, e inparticolare in Lombardia, di mafie ce ne sono due. Quella delle puncitine e quella dei grandi interessi economici e finanziari che sfruttano il Paese. E forze di polizia e magistrati combattono la mafia bassa anche perché così nascondono come aiutano la mafia alta.

Oltre alla relazione tra lotta alla mafia e aiuto al business medico, credo che vi sia una relazione tra posizioni della magistratura come quelle che critico nella vostra sentenza e i reati che vengono liberamente commessi a mio danno (v. il post “Milizie bresciane” sul mio sito). Entrambe le attività favoriscono, tramite i poteri dello Stato, grandi interessi illeciti in medicina. Considero pertanto la magistratura corresponsabile, oltre che della situazione in cui verso, della serrata catena di stalking, molestie, provocazioni, minacce, aggressioni fisiche, danneggiamenti, abusi di potere, mobbing amministrativo, situazioni diffamatorie, etc. che, sulla base di pregresse esperienze, posso prevedere mi attenda in ritorsione all’avere scritto l’articolo.

Distinti saluti

Francesco Pansera

Dr F. Pansera
Via Tosetti 30
25124 Brescia

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6 dicembre 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Mafia Capitale: in Germania sono persone, in Italia si specula sulle origini degli immigrati”

Carminati ha potuto agire per oltre 30 anni, dai tempi della strage di Bologna e dell’omicidio di Fausto e Iaio, prima di essere fermato dalle stesse forze che lo hanno fin qui favorito. I romani votano sindaco un ex estremista di destra, che si accompagna a tipi del genere. Invece di riflettere su ciò, la clamorosa e roboante operazione Mafia Capitale viene subito sfruttata come falso standard, per fare sembrare al confronto pulite forze che in realtà non sono lontane dal “mondo di mezzo”.
Es. in questo articolo ci si ammonisce che siccome è stata fermata questa banda, non dobbiamo essere “razzisti” ma considerare gli immigrati come italiani; prendendo esempio, secondo l’autore, dai tedeschi. Mi sembra un discorso tirato per i capelli, nella logica e nel merito. Gli immigrati vengono fatti arrivare per abbassare il costo del lavoro e per altri fini di profitto, a danno del nostro popolo e dei popoli di provenienza, da poteri che hanno potuto disporre anche di terroristi neri e rossi.
Ieri Visco, di BankItalia, ha commentato che la corruzione come quella di Carminati danneggia l’economia; ma non ha detto che la corruzione che obbliga lo Stato a piazzare i titoli di Stato sul mercato privato, opera anche di BankItalia, ha messo un paese florido, e il collo degli italiani, nel cappio degli strozzini.
In Italia le retate di delinquenti “pulp” sono usate per creare consenso per i forbiti delinquenti istituzionali che prosperano vendendo il Paese.

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25 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Giulietti “Anno giudiziario: mafia al Nord. Qualcuno ha chiesto scusa a Saviano?”

La mafia ormai non infiltra ma occupa il Nord, secondo l’autorevole voce del presidente della Corte d’Appello di Milano Canzio. Se le mafie meridionali al Nord sparissero, se fossero prosciugate come un lago artificiale che ha invaso e colmato una vallata (ma chi dovrebbe farlo se ne guarda bene) il panorama che verrebbe scoperto non sarebbe quello di una sana contrada. Verrebbe alla luce un brulichio di malaffare e di corruzione “qui tam”; la corruzione istituzionale a favore dei poteri forti sovranazionali. La corruzione della vendita dell’Italia come terra di sfruttamento, da parte della sua classe dirigente. Un’impresa ben simboleggiata da Napolitano, che l’alto magistrato ha lodato mentre ripeteva il mantra dell’inarrestabilità della mafia. La relazione tra mafia e società è parassitica; ma quella tra mafia e classe dirigente, tra mafia e istituzioni, ha anche una componente mutualistica.

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29 gennaio 2014

Blog de Il Fatto

Commento al post di B. Luzzi “Quirinale: una petizione per Nando dalla Chiesa Presidente”

Io apprezzo molto il Nando Dalla Chiesa di “Delitto imperfetto” o del “Dizionario del perfetto mafioso”. Libri che mi hanno aiutato a capire e ad orientarmi rispetto a certi poteri. Ma la sua visione “panmafiosa”, per la quale ci sarebbe solo o principalmente la mafia tra i grandi mali che strozzano il Paese, e le sue concezioni e prese di posizione del tutto naif sulla medicina e sulla ricerca biomedica, lo rendono gradito anche a quelle forze che ci imporranno qualche squallida figura come viceré, cioè come loro rappresentante.

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30 gennaio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Ndrangheta al Nord: cosa ho visto a Reggio Emilia con ‘occhi terroni’”

@ Fausto Noce. Le mafie sembrano intrinsecamente dotate di capacità sovrumane perchè sono favorite dallo Stato. Le mafie sono un instrumentum regni. In diversi modi. Direttamente, per i lavori che svolgono, come traffici e affari illeciti, omicidi di soggetti scomodi, etc. E indirettamente, come diversivo, alibi e spauracchio per mantenere il consenso popolare verso le istituzioni mentre la popolazione viene sfruttata per via legale tramite lo Stato. Finora sono servite a tenere arretrato il Sud, ora serviranno per depredare anche il Nord.

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11 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Roccuzzo “Sergio Mattarella, l’omicidio di Piersanti e il diario di Chinnici”

“Maria Grazia Trizzino, segretaria particolare di Mattarella, racconta ai giudici un episodio venutole in mente dopo l’omicidio: Appena in ufficio, mi chiamò personalmente senza ricorrere all’usciere e, con aria molto grave, mi disse testualmente: le sto dicendo una cosa che non dirò né a mia moglie né a mio fratello. Questa mattina sono stato con il ministro Rognoni ed ho avuto con lui un colloquio riservato su problemi siciliani. Se dovesse succedermi qualcosa di molto grave per la mia persona, si ricordi questo incontro con il ministro Rognoni, perché a questo incontro è da collegare quanto di grave mi potrà accadere.” (Da: Di Lello G. Giudici. Sellerio, 1994.)

Di Lello compara le dichiarazioni della Trizzino con “le scarse doti mnemoniche del ministro dell’interno Rognoni”, del quale riporta la (blanda) versione del fatto, commentando: “Mattarella, insomma, parlò di cose ampiamente risapute a Palermo e, quando volle essere più specifico, ricordò, nel 1979 e al ministro dell’interno, quanto fosse ambigua la personalità di Vito Ciancimino!”. Piersanti Mattarella fu eliminato. Rognoni divenne vicepresidente del CSM.

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15 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Maggiani Chelli “‘Catturandi’, come si arresta un latitante. Anche Messina Denaro”

Non so se il libro sia classificabile come saggio, o come fiction. O forse come test diagnostico, perché il proporre la tesi che davvero forze di polizia e magistratura non siano riusciti, nonostante sinceri e lodevoli sforzi, a prendere Messina Denaro in 22 anni è un test per valutare il grado di dabbenaggine dell’italiano medio. O meglio per confermare il suo brillante tasso di omertà rispetto alle mafie di Stato, alle quali fa comodo avere dei Baubau a piede libero per potersi presentare come protettori mentre esercitano indisturbati i loro non lodevoli affari.

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@ Massimiliano. C’è una certa affinità tra i 5 stelle e queste latitanze di decenni che invece di far vergognare vengono esibite come titoli di merito. Anche il Movimento 5 stelle a parole fa fuoco e fiamme, e si autoincensa definendosi difensore dei sacri princìpi; e anche lui poi, entrato in massa nel Palazzo, nei fatti si distingue per stare immobile come una lucertola al sole rispetto ai nuclei dai quali emanano i mali del Paese; legittimando un sistema politico e istituzionale marcio; e permettendogli non solo di riprodursi, ma di progredire nel suo sgretolare la nazione. Ed entrambe le trionfanti ritirate raccolgono il consenso dei cittadini che sono disposti a fare le barricate; se non piove.

@ Cosimocs. Il “mio” PD? I massocomunisti? Quando mostravo come siano i primi venduti, i piddini mi rispondevano che allora ero di Forza Italia: siete appena arrivati e anche voi non sapete concepire la politica al di fuori del vostro giro. Chi vi critica non può che essere un sostenitore di un altro membro del club. Invece di fare sceneggiate, urlare vaffa, saltare sui banchi come scimmie, e poi leccare compunti quelli della sceneggiata Messina Denaro – ciò su cui ho commentato; invece di raccontare la favoletta dei “fedeli servitori dello Stato“ che rischiano la vita contro la mafia, scambiando l’eccezione per la prassi, scambiando i pochi che credendoci ci hanno rimesso la vita con i tanti che ci fanno carriera; invece di aggiungere l’altra trita e perniciosa favoletta della “moralità della mafia“ (Il Fatto, 27 ott 14; M5S Grillo: “Prima di incontrare la finanza la mafia aveva una sua morale”). Invece di fumetti per zuzzurelloni, invece di aggiungere retorica a retorica, invece di cliccare a comando sentendosi come se si stesse premendo il grilletto del mitra, un’opposizione seria esporrebbe al popolo i reali rapporti di forza tra delinquenza mafiosa, i poteri forti che sostenendola la fanno sembrare invincibile, e i poteri dello Stato che la strumentalizzano e la usano come manovalanza, alibi e diversivo per le loro imprese criminali.

@ Cosimocs. No, mi bastano. Mi bastano per confermare il vuoto – o peggio – che c’è dietro la tipica superficialità presuntuosa che manifesti coi tuoi toni. Ho già scritto di come agitando la mafia al Nord, le istituzioni, e i grillini di rincalzo, favoriscano altre forme di criminalità non meno gravi, lasciandole libere di commettere gli illeciti che sostengono l’introduzione del modello liberista al Nord. O aiutandole. Mi riferisco in particolare alla sanità. V. il ruolo dei grillini nel caso Stamina o nel caso Avastin-Lucentis, sul mio sito.

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12 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, Libera: “Delrio non ha capito e ha sottovalutato i cutresi”

Delrio non è fanciullesco, come Libera ha interesse a dipingerlo. Né a Cutro, 10 000 abitanti, Satana ha creato lo sbocco diretto di un camino dall’inferno, il cui fumo renderebbe i cutresi demoni irresistibili. Delrio rappresenta chi ha interesse a impiantare e coltivare la delinquenza mafiosa al Nord. La mafia è l’appendice gangsteristica di un sistema che è tutto pervaso di mafiosità, a partire dalle istituzioni dello Stato, incluse magistratura e forze di polizia, e dai gruppi come il partito di Delrio, il PD. Una criminalità dal volto feroce fa comodo, e va quindi entro certi limiti favorita: la mafia di cosca, con la sua alta intensità criminale, fa sembrare pulita la massa del malaffare istituzionale, minore per intensità criminale ma cumulativamente non meno grave. Con una presenza mafiosa sul territorio, mentre si combattono santisti e picciotti si può meglio praticare la corruzione a favore di grandi interessi; anche con metodi paramafiosi. La presenza mafiosa rende la curva della distribuzione di frequenza dei livelli di illegalità al Nord “right skewed”, asimmetrica a destra: alza la media della illegalità che i cittadini possono attendersi dalla società e quindi dalle istituzioni e dalla politica. La paura della mafia favorisce la sottovalutazione del danno e del pericolo costituiti dal crimine istituzionale e dal connesso crimine dei poteri forti; è questa la vera sottovalutazione, ottenuta con abilità diabolica.

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4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Firenze, la storia riscritta dagli squadristi”

Non sono d’accordo con forme violente di protesta, come l’impedire di parlare. Per ragioni di principio; di tattica, visto che chi si contesta è militarmente più forte (e non meno violento); e di strategia, perché permette di essere dipinti come aggressori da chi aggredisce. La storia la scrivono i vincitori; e spiace vedere Caselli che accosta le figure di chi ha lottato davvero ed eroicamente contro la mafia ai cupi interessi dei poteri forti. Ma non è il solo. Il 13 marzo, allo “Unistem day” a Milano, ho sentito il magistrato Santosuosso spiegare a un uditorio di studenti che “Il diritto alla salute non può andare contro la scienza”. Ciò che lui chiama “scienza”, il business biomedico, sono interessi economici resi giganteschi da metodi fraudolenti; descritti in dettaglio da un criminologo accademico come “da bastardi spietati” (Braithwaite) e da affermati ricercatori come letteralmente mafiosi (Gotzsche). Santosuosso, giudice, e professore universitario specializzato nei rapporti tra diritto e scienza, degli aspetti criminologici della “scienza” fa mostra di essere più ignaro di un bambino. Mi è dispiaciuto vedere in chiusura della lezione agli studenti, in un video con musica trascinante a manetta, da convention di promotori finanziari, con immagini a scansione rapida di lanci col paracadute, acrobati sul filo tra due grattacieli, Zanardi che gareggia in carrozzina, etc. , anche Falcone e Borsellino sorridenti.

@ Alzappone1. Che la ricerca biomedica sia corrotta è riconosciuto da innumerevoli commentatori; inclusi direttori del BMJ, JAMA, NEJM. In Italia, il forte riflesso alla suzione verso i potenti porta a negare l’evidenza, ad attacchi personali contro chi lo dice e a fare anche di peggio. Le cose sono più gravi di come le ho descritte. Il considerare “scienza” lo sviluppo di terapie che avranno fatturati per decine di miliardi, quando i casi di trucchi e truffe nel settore, a partire da truffe nella ricerca, sono descritti per migliaia di pagine, è un errore categoriale che favorisce crimini contro la salute. Il servirsi della scienza non rende necessariamente scientifica un’attività finalizzata al profitto. E’ come dire che siccome l’aritmetica non è un’opinione, allora un bilancio aziendale non può essere falso. Il metodo scientifico è orientato alla conoscenza pura; non garantisce onestà e disinteresse, ma li presuppone. E’ disonesto far credere che sia in grado di preservare dalle frodi. Il promettere successi terapeutici, come sulle staminali “scientifiche”, è marketing e non scienza: la scienza vera non può prevedere i suoi successi. E’ lo sviluppo attuale del “modello lineare” di produzione di ricchezza tramite la ricerca introdotto da Vannevar Bush (citato nella conferenza con Obama). La “scienza” che dà alla Pfizer margini di profitto del 42% necessita di marketing di Stato come Stamina; di cattivi maestri e magistrati amici; per la propaganda e il soffocamento della critica.

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22 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Buon compleanno Libera, 20 anni di antimafia vera”

Questa mafia “invincibile” è una forza eversiva. Favorisce la sottomissione dell’Italia ai poteri forti, distogliendo risorse e attenzione dalla resistenza alle loro spoliazioni, e fornendo un alibi e una maschera di credibilità ai loro complici istituzionali. Anche per questo la mafia non andrebbe “combattuta”, ma annientata; non dovrebbe restarne nulla, e sulle macerie andrebbe sparso il sale. Ciò, volendo salvare il Paese, si sarebbe già dovuto ottenere prima che Libera nascesse. Hanno vero motivo di celebrare i decennali di questa guerra di posizione solo gli italiani che traggono vantaggi dal perenne stato di eccezione; e i poteri forti, che manovrano e utilizzano ai loro fini entrambi i contendenti, e hanno tutto da guadagnare dalle fanfare celebrative per la “lotta” senza fine sul “fronte interno”. Libera è nata in pratica insieme alla “Seconda Repubblica”. Guardando all’Italia di 20 anni fa e all’attuale, si vede come si celebri purtroppo l’efficacia di una Quinta colonna, ottenuta trasformando una forma storica di crimine organizzato in un incendio inestinguibile; da additare come un’entità sovrannaturale, che può essere contenuta ma non eliminata.

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30 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mafia, figlio di Provenzano fa da Cicerone per turisti. Trovata del touroperator Usa”

Non mi stupisce. Ho vissuto a Boston per 3 anni, e ho visto come gli USA abbiano fatto della mafia un’icona pop (e etichettino gli italiani come mafiosi). Leggevo sui giornali di John Gotti, dipinto come il temibile “ultimo padrino”; trovavo implausibile che un tagliagole potesse davvero impensierire quel Leviatano efficiente e spietato che sono gli USA. A Boston le guide turistiche alimentavano la leggenda; mostrando il North End, la Little Italy, dicevano che era l’unico quartiere dove le donne potessero girare sicure di notte. L’ultimo film che vidi prima di tornare in patria fu “Il Padrino III”; rimasi sorpreso perché tratteggia la figura di un politico riconoscibile in Andreotti come quella di un referente dei mafiosi. In Italia sconcertato vidi che era proprio ciò di cui Andreotti veniva accusato. Nella mafia recente realtà e spettacolo si intrecciano. Il don Vito Corleone di Ford Coppola ha come preparato il terreno all’ascesa dei corleonesi in carne e ossa a Palermo. Per gli italiani la mafia è quella della Piovra e degli innumerevoli altri sceneggiati. Credo che la mafia sia parzialmente protetta, e usata, in primis dagli USA, come instrumentum regni. Agitandola il potere può avere consenso e ottenere il suo, di pizzo, per la protezione. Quando i cittadini vorranno crescere, dovrebbero smettere di appassionarsi ai film e alle storie di mafia ed esaminare con distacco i singolari rapporti tra mafia e intrattenimento.

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2 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Grassi “Antimafia, la lezione ancora attuale di Sciascia”

Per rendere onore a Sciascia – e prima ancora agli antimafia veri come Borsellino – avremmo dovuto proseguire la riflessione sulla linea indicata dallo scrittore. L’antimafia strumentale non è solo questione di carriere. E’ un fenomeno politico macroscopico che ha avuto un peso determinante per le sorti della Repubblica. La cronicizzazione della mafia e la perenne lotta alla mafia tendono a costituire un alibi, una distrazione, un distoglimento delle risorse e un falso motivo di legittimazione e consenso; e a favorire così altre forme di illegalità e sfruttamento, altre complicità istituzionali a danno dei cittadini: lasciando mano libera ai poteri forti, che appaiono in grado di condizionare la nazione sia tramite i mafiosi, sia tramite coloro che portano il distintivo dell’antimafia. Questo effetto di indebolimento del Paese, questo costituire, volontariamente o meno, una specie di “Quinta colonna”, andrebbe riconosciuto come un’aggravante di quei reati, mafia, corruzione tangentizia, terrorismo etc. che occupando in permanenza la scena lasciano misconosciuti e liberi di agire dietro le quinte altri attacchi ai diritti dei cittadini.

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3 maggio 2015

Blog di Aldo Giannuli

Commento al post “Sciascia dimenticato: perchè un libro”

Non ho ancora letto il libro su Sciascia di Perrone, che stimo per i suoi libri su Mattei. Non so quindi se abbia osservato un possibile legame tra quanto osservato da Sciascia sull’antimafia e l’eliminazione di Mattei. Credo che lo stesso sistema di potere che ha epurato uomini preziosi per il Paese come Mattei abbia permesso a dei tagliagole da bassifondi di divenire dei potenti, dei “demoni invincibili” contro i quali ha obbligato a condurre una guerra perpetua, a scapito della difesa del Paese da altre minacce: per le stesse finalità di “normalizzazione” (Perrone) dell’Italia. Chissà se Sciascia avrebbe apprezzato una comparazione tra ciò che sono diventate la mafia e l’antimafia e il passo del Manzoni “Gl’amplissimi senatori quali stelle fisse…”. Il carrierismo tramite l’antimafia individuato da Sciascia potrebbe essere la spia di un fenomeno più vasto e più grave. Segnalo a proposito una mia raccolta di commenti, e link a miei articoli, intitolata “I professionisti della metamafia” nel mio sito menici60d15.

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23 maggio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Palermo, Zamparini: “La mafia? Inventata per dare uno stipendio a chi fa antimafia”

La criminalità mafiosa c’è, è integrata nel sistema di potere, e tra le sue funzioni ha anche quella di addossarsi tutte le colpe degli effetti del malaffare, favorendo così la criminalità dei poteri dello Stato. Speriamo che il richiamare l’attenzione sulla mafia che spara si limiti all’uscita di Zamparini, un ductus subtilis che ricorda quelle squadre di calcio che giocano a perdere.

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30 luglio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mauro Rostagno, le motivazioni: “Logge e 007, ma ad ammazzarlo fu Cosa nostra” “

Il caravaggismo dell’antimafia

“Di sicuro c’è solo” che è stata la mafia? I giornalisti, così loquaci e appassionati sui mafiosi, diventano vaghi e dubbiosi, quando non sono reticenti, o muti come pesci, sui poteri forti che manovrano la mafia che commette omicidi politici. Quanto riportato nell’articolo di Pipitone conferma aspetti importanti sui livelli superiori alla mafia. Ma permane nell’impostazione il “caravaggismo” proprio dell’antimafia ufficiale, che quando non può fare a meno di non addossare tutto alla sola mafia dipinge la luce e dipinge la tenebra. Luci vivide su carnefici e vittime, mafiosi e vittime della mafia, e ombre tenebrose sui mandanti dei poteri forti; il buio sembra un contorno, mentre è la sorgente primaria della scena.

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1 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Inchiesta Multopoli a Catanzaro, indagati anche sindaco e consigliere regionale

Sembra una cosa da poco, rispetto alle truculente storie di mafia. Ma azioni giudiziarie del genere, purché fondate e erga omnes, che andassero a formare una pressione deterrente costante, sarebbero importanti. Riguardano reati spesso commessi da figure insignificanti con la tranquilla tracotanza del capobastone certo dell’impunità e del consenso. Vengono trascurati come fatti minimi; ma sono espressione di una mentalità, diffusissima tra il popolo come tra le istituzioni, e onnipresente nella vita quotidiana, che va a costituire l’humus culturale adatto alla crescita delle malapiante della mafia, della corruzione e della servitù verso la tirannia dei poteri forti; e a volte costituisce le radici stesse di mafia e corruzione, e gli anelli inferiori di quella catena gerarchica con la quale i poteri forti controllano il Paese.

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6 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Mafia e informazione, ecco la relazione: “Non solo minacce, così i giornali sono contigui alla criminalità organizzata” “

@ Giachetto Lamiens. Lei esorta a complimentarsi con Rosy Bindi. Se un politico fa ciò che il ruolo che ha assunto e lo stipendio prevedono, perché bisogna fargli i complimenti? Per una relazione che raccoglie informazioni che non sono particolarmente originali, ma sono godibili per chi ama rivedere sempre lo stesso film, quello sulla mafia onnipotente causa di tutte le ruberie?

Quando si è trattato di eliminare qualcuno inviso alle multinazionali farmaceutiche per le informazioni che produceva, allora la sig.ra Rosy Bindi “è stata nelle loro disponibilità”. Oltre a mafia e corruzione vi è l’asservimento ai poteri forti, e la lotta con la bocca alle prime due spesso copre l’affiliazione alla terza grande forma di criminalità.

@ Giachetto Lamiens. Io credevo che “le regole” le stabilisse la Costituzione, non il Capitale. E che neppure “il Capitale” avesse la facoltà di fare, per proteggere affari sporchi, quello che fanno i mafiosi per proteggere i loro, di affari sporchi. Mafiosi i quali peraltro ormai sono capitalisti. Il suo è un discorso di giustificazione dei crimini di stampo mafioso, se commessi a favore del “Capitale”; descrive una ineluttabilità del “convivere” con i crimini mafiosi che vadano a favore di grandi interessi; che è ciò che accade. Da parte di un claquer di Rosy Bindi, è una conferma dei rapporti di congruenza tra l’antimafia di un politico come la Bindi e la grande criminalità “capitalista”, dietro alle rivelazioni dei segreti di Pulcinella presentati come grandi retroscena.

Del resto, Falcone fu accusato da un superiore di attentare all’economia della Sicilia. Io vorrei sentire dai vari grandi nomi dell’antimafia per quale motivo bisogna combattere la mafia. La risposta non è scontata, come quella istintiva dell’uomo della strada per il quale i motivi sono primariamente etici, la mafia essendo una cosa orribile e iniqua. Come mostra la sua risposta, appare che le finalità della lotta istituzionale alla mafia siano altre, piuttosto sofisticate; e che non siano lontane dai motivi che spingono le istituzioni a favorire il permanere della mafia.

@ Giachetto Lamiens. Il sistema che lei descrive lo chiamo “metamafia”: la mafia sulla mafia. Dove bisogna ringraziare chi ci vende al “Capitale” perché ci dà protezione dai “Cicciotto ‘e mezzanotte” e dagli “Scarpuzzedda”. La mafia come mostro terrorizzante che fa accettare la criminalità in doppio petto dei poteri forti, es. quella delle multinazionali, e l’antimafia come diversivo e come ricatto per ottenere consenso e spingere alla sottomissione verso forme di criminalità superiore che sarebbe non esagerato, ma riduttivo, definire mafia. La mafia come i caimani nella palude attorno a una società-prigione: caimani che servono a indurre i cittadini onesti a ringraziare per l’accoglienza concessa coloro che li tengono ingiustamente in carcere. Mi scuserà se non mi associo alle sue lodi alla Bindi; delle due, ho conosciuto la faccia che obbedisce ai voleri criminali della mamma “Capitale”, non la faccia dell’intrepida cacciatrice di picciotti. A volte penso che piuttosto che con le pluridecorate istituzioni sarebbe meglio trattare con mafiosi conclamati; che certo non sono migliori, ma almeno si sa con chi si ha a che fare.

@ Giachetto Lamiens. Se si critica la Bindi, si deve essere per i suoi avversari, dice lei. Ma la colpa è del berlusconismo, dice lei, incurante dell’alleanza di fatto tra piddini e berlusconiani. Io neppure bado alle colorazioni dei politici: credo che siate nello stesso paniere. (Non mi dica che allora sono per Grillo…) E non cerco “credibilità e considerazione” da chi come lei è incapace di usare un metro di paragone fisso, come es. i principi costituzionali, o i 10 comandamenti, o la legge morale dentro di noi, etc., ma per darsi credibilità deve ricorrere alla pratica deleteria, e questa sì da cani, di paragonarsi a standard negativi, come la mafia o Berlusconi. Contro i quali si ringhia a parole, ma li si tiene gelosamente protetti come il chilo campione di Sevres.

@ Giachetto Lamiens. Io parlo per esperienza personale. Parla di mancanza di freni inibitori lei, che disinvoltamente cita la sua di costituzione, nella quale, spiega con naturalezza, le leggi le fa il capitale, e obbedire ai suoi interessi è inevitabile; mentre è la mafia l’entità sulla quale valutare i meriti dei politici. Sì, in effetti alla mafia è stato fatto assumere un ruolo di tipo costituzionale, di termine di paragone negativo in sostituzione dei principi nobili, mentre è considerato fuori discussione che si debba obbedire ai potentati economici. Il suo tono è pacato, ma i contenuti, che riflettono le giustificazioni della nostra brillante classe politica, sono orgiastici. Io non avrei questa sua sicumera nel professare credenze che suonano come una confessione. Non so quali siano le sue “posizioni ideologiche e politiche”, né mi interessano, ma il suo spirito è democristiano come quello della Bindi, e dei tanti che hanno portato all’istituzionalizzazione della mafia in funzione dell’asservimento della politica ai poteri forti.

@ Giachetto Lamiens. Mi fa piacere che l’abbia presa bene. Si può essere democristiani senza saperlo. Sciascia osservò, citando un altro autore, che il mafioso non sa di esserlo. Lei lo è, democristiano, anche nell’attribuirmi cose che non ho detto, e nel rimangiarsi ciò che ha scritto: ”le regole le stabilisce il capitale”, “le confermo che nel nostro paese le regole e le leggi le fa il capitale (e regna sovrano)”. Anch’io trovo elementi positivi nello scambio: le sue affermazioni confermano l’idea che mi sono fatto sulla attuale lotta alla mafia, e sugli appoggi istituzionali alla criminalità dei poteri forti; anche se questo non mi mette di buonumore.

@ Giachetto Lamiens. Il suo modello, nel quale comanda il capitale, e la democrazia è quindi una fictio, che incastona un’antimafia perenne che i cittadini devono riverire non appena raggiunga i livelli rappresentati dalla Bindi, spiega davvero tanto. La mia proposta, visto che ricorre al vecchio “le critiche devono essere costruttive” è che lei scriva un libro sulla distopia che descrive. Rivaleggerebbe con “1984” di Orwell, aprirebbe gli occhi a tanti, e forse qualche candidato decente e autentico si presenterebbe, sempre che il Grande Fratello capitalista non si avvalga di una Bindi o analogo per fermarlo.

@ Giachetto Lamiens. Forse ad essere stravagante è il suo “bipensiero”. Io comunque la ringrazio, perché nel suo patchwork di spiegazioni ad hoc, pezze e toppe, di furie francesi e ritirate spagnole, si può identificare una descrizione realistica e interessante del ruolo dei politici e delle istituzioni sotto il liberismo.

@ Giachetto Lamiens. L’informazione è azione concreta. Cambia le opinioni delle persone, le fa agire in maniera diversa; per questo è temuta da chi organizza sistemi criminali; è il tema dell’articolo, limitatamente alla mafia. Quanto uno sia concreto nella suo opposizione, lo si può valutare dal trattamento che gli riserva il malaffare che attacca. Leggendo cosa scrive, penso che in chissà quanti summit di capobastoni il suo nome sarà stato pronunciato digrignando i denti, come quello di un tremendo bindiano che rende la mafia un business decotto …

@ Giachetto Lamiens. E quanti speculatori di borsa, padroni delle ferriere, junker prussiani, saranno di colpo incanutiti leggendo i suoi scritti. Mentre odontotecnici e parrucchieri la considerano un amico delle loro categorie.

@ Giachetto Lamiens. Veramente sono le mie denunce e proposte in campo medico che hanno determinato comportamenti discriminatori e afflittivi nei miei confronti tramite le istituzioni dello Stato. Ma, per le ragioni che lei ha spiegato con voce tonante, non vi è l’equivalente della commissione antimafia quando gli stessi atti anziché a favore dei mafiosi sono a favore di quello che lei chiama “il Capitale”. Anzi … E le mie tribolazioni includono anche il dover fronteggiare su internet i SECO (quelli che associano il Servo Encomio verso il potere al Codardo Oltraggio verso chi è inviso al potere). In questo caso, un SECO aggregato alla Commissione Antimafia.

@ Giachetto Lamiens. “Fare il gioco della mafia” è un classico. Infatti è anche una delle voci del Dizionario del perfetto mafioso di Dalla Chiesa jr. Una laidezza che mi è già stata rivolta. Come si esce da questo rimpallo di accuse? Secondo me, guardando oltre che alla mafia anche agli altri poteri che attaccano la Nazione; e valutando da che parte uno sta non in base alla poltrona, o a dichiarazioni, proclami e applausi ma in base a ciò che fa, e a quanto fa rispetto ai mezzi che ha. Tra quanto ho scritto vi è anche questo concetto, che in parte ho ripetuto qui, che nei suoi termini attuali l’antimafia, e la sacralità che ad essa è riconosciuta, sono funzionali all’asservimento ai grandi poteri economici. Clara Booth Luce scrisse che i democristiani ci marciavano sull’anticomunismo, agitando il comunismo ma evitando di eliminarlo. Mi pare che il doppiogiochismo democristiano non sia morto, e che stia avvenendo qualcosa di analogo con la mafia, che riveste il ruolo dell’unico “malamente” sul palcoscenico mediatico (di recente gli si è aggiunta “la corruzione”), mentre i paladini che agli occhi del pubblico la combattono dietro le quinte aiutano poteri non meno nefasti. Sui reati es. delle multinazionali farmaceutiche, che ricercatori e editori accreditati hanno paragonato, per centinaia di pagine, sensu strictu ad una mafia, ci sono un’omertà e un appoggio istituzionale che distinguere da quelli di cui godeva la mafia nei suoi anni “d’oro” è più una questione semantica che di sostanza.

@ Giachetto Lamiens. Lei come molti vede la lotta al crimine come una grandezza scalare: chi più ne mette, e si oppone a politici che lo favoriscono, è comunque da lodare. Non può che “andare nella direzione giusta”, conclude. Invece è una grandezza vettoriale: essendo una strategia, bisogna vedere se la distribuzione, la posizione, l’orientamento e l’intensità delle forze disponibili sono quelle giuste. Lei dice, i barbari da Nord hanno occupato Roma, siamo già vinti, però passiamo il tempo a combattere le feroci tribù autoctone che attaccano da Sud e i loro alleati nel senato. E qualsiasi cosetta facciamo è da lodare. Questo ripiegamento in forma di attacco favorisce i potenti barbari del Nord, che passano indisturbati le Alpi. L’assenza della mafia porterebbe a scomodi imbarazzi. La mafia e i suoi fiancheggiatori andrebbero non combattuti ma eradicati, stroncati, perché costituiscono una manovra diversiva, una spina nel fianco, una quinta colonna che ci indebolisce rispetto alle altre forze che coartano la nostra libertà. Forze “occupanti” con le quali invece si collabora; anche eseguendo i mandati delle liste di proscrizione, o omettendo di impedirli. Una scelta forse giustificabile in nome del più cinico e molle realismo; ma lei vuole le lodi. Lei precisa di non essere cattolico, ma ripete gli schemi cattolici che hanno da secoli reso l’Italia terra di conquista perché venduta dai suoi governanti.

@ Giachetto Lamiens. Lei dice che per eliminare la mafia occorre eliminare il capitalismo. Cioè abbattere l’economia mondiale e rifondarla su basi radicalmente diverse. A questo punto avrebbe potuto dire che bisognerà aspettare la prossima glaciazione. La mafia non come “fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine” ma come datum ontologico, quanto il sistema economico. Ricorda alcuni autori che mentre appaiono criticare un fenomeno lo dipingono come strapotente e quindi da accettare. Facendone così un’apologia. Toni Negri sull’Impero della globalizzazione, E. Severino sulla Tecnica.

Mi scusi se rispondendole “impedisco di porre fine al discorso”, come è pure mio desiderio. Stabiliamo che l’ultima parola è la sua in ogni caso. Non me la prenderò, anzi le sarò grato. Oppure dica qualcosa di neutro, di blando, che mi consenta di non risponderle.

@ Giachetto Lamiens. Ecco, basta che l’Italia si sostituisca a Cuba. Oltre che non auspicabile, non sarebbe “mica semplice, comunque”: le consiglio “The shock doctrine” di N. Klein, una rassegna dei massacri coi quali è stata imposta nei vari paesi la dottrina liberista di M. Friedman. Include il golpe in Cile, durante il quale i medici che davano noia alle multinazionali farmaceutiche furono prontamente assassinati. Fa apparire al confronto come dei balordi di strada i mafiosi nostrani. Mafiosi che sono da annoverarsi tra la manovalanza locale per l’esecuzione di questi piani; insieme a tante persone perbene che si occupano di ottenere con metodi incruenti (v. il libro citato) le epurazioni che furono eseguite in Cile.

@ Giachetto Lamiens. Secondo Giuseppe Flavio la bilancia sarebbe stata inventata per primo da Caino; la sua di sicuro non è di quelle con la migliore genealogia. Le cose che dico stanno tutte su un piatto solo. Non vedo dove sia la “pochezza” del prendere Cuba come esempio di paese non capitalista (che si sta avvicinando all’Occidente). Cosa avrei detto di così meschino su Cuba, e cosa ciò spiegherebbe, poi dovrebbe dirlo. Che fa, “parla siciliano” (Camilleri) mentre esalta l’antimafia? Devono essere stati il mio riferimento alla Bindi, alla convergenza verso lo “italian desk” della mafia e dei carrieristi dell’antimafia, e il trovarsi incrodato sugli specchi, a spingerla all’insulto scomposto e alla provocazione.

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20 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Abati “‘Ndrangheta in Lombardia, “sconto” al politico: “Non è mafia senza riti e ‘doti’” “

Nella pratica della anatomia patologica si distingue tra quadri istologici “garden variety”, cioè quelli di una patologia, es. tumore, “da giardino”, da atlante didattico, immediatamente riconoscibili, e presentazioni meno evidenti. E’ vero che in medicina l’eccessiva sensibilità dei test porta a sovradiagnosi, con gravi danni per i pazienti, e a profitti illeciti (un segreto corporativo tutelato anche coi metodi riportati nell’art. 416-bis). Qui sembra che vi siano problemi da riduzione della sensibilità, da innalzamento della soglia. Nel caso della mafia, nota per le sue proverbiali capacità di mimetizzazione nell’infiltrare la società, affidarsi ai riconoscimenti formali, conferiti dai mafiosi stessi, non è un poco come escludere che l’animale che si ha davanti sia un camaleonte perché il suo colore è diverso da quello riportato nella foto dell’enciclopedia alla voce “Camaleonte”? Non conosco il caso nei suoi termini giuridici. Ma l’idea che viene lanciata, che l’essere mafiosi piuttosto che un comportamento sia uno stato, un’appartenenza, la cui diagnosi necessita della presenza dei pittoreschi “markers” enfatizzati dal cinema e dalla pubblicistica, rafforza quelle dicotomie puerili, “guardie-ladri”, “mafioso-perbene”, “Stato-malavita”, che piacciono al pubblico; e che convengono alle “guardie” che si accordano coi ladri, ai perbene che si comportano come mafiosi, e a chi serve grandi interessi criminali occupando le istituzioni dello Stato. Soprattutto in Lombardia.

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22 agosto 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova ” “La regola”, la dura vita quotidiana sotto la ‘ndrangheta in Lombardia. E l’assillo per la politica”

Il libro del giornalista del Corriere della Sera mostra come la ndrangheta abbia attecchito anche per l’improvvida disponibilità a mettersi in società con essa da parte di imprenditori lombardi; che a volte addirittura di loro iniziativa si sono rivolti alla mafia per richiederne i servizi. Vi è una relazione di predazione; ma anche una relazione di associazione.

Nell’ambito di quest’ultima oltre al rapporto collaborativo se ne dovrebbe distinguere un secondo: il rapporto simbiotico, nel quale i mutui vantaggi sono indiretti, non-cooperativi; come il paguro bernardo trae un vantaggio indiretto dalla presenza del velenoso anemone sul dorso, e questi dal granchio che lo trasporta. In assenza di freni politici, si è formata anche una relazione simbiotica, non personale ma politica, non meno sciagurata delle altre due. Gli ndranghetisti possono attingere alla ricchezza generata dalla Lombardia; per un fatturato dell’1-2% rispetto al PIL della regione, riporta il libro. “In cambio” favoriscono l’ospite costituendo un vistoso diversivo e un alibi per la connivenza sull’altra “regola”: l’affarismo sordo e spregiudicato, proprio del liberismo, di amministratori, clero, imprenditori, cittadini, istituzioni; con le sue conseguenze, dal furto ai contribuenti mediante lavori pubblici inutili al degrado tombale del territorio, dall’avvelenamento da inquinamento alla medicalizzazione della popolazione da parte di una sanità aggressiva e corrotta.

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28 settembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Rosso “Saviano, plagio e premi Nobel. Saper copiare è un vizio o una virtù?”

Una virtù? Ma prosperare impossessandosi della roba degli altri, per di più approfittando di una posizione di potere (qui data dall’essere un divo dell’antimafia) non è un po’ camorrista? Anche chi chiede il pizzo ha a volte, nel porgere la richiesta, in aggiunta al potere dato dalla minaccia di violenza, buoni argomenti retorici; paragonabili a quelli dell’ampia letteratura giustificativa sul plagio. Io aspetto uno scrittore che racconti come l’antimafia permetta di farsi i “fatti” propri. Nel frattempo si può leggere “I ragazzi di Cucarasi” di Giancarlo Fusco (in “Le rose del Ventennio”), per comprendere quella che andrebbe chiamata “l’antimafia di Cucarasi”.

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1 ottobre 2015

Micromega online

Commento all’articolo di N. Dalla Chiesa “Con le sue parole Saviano ha scoperchiato il potere mafioso”

Non pubblicato

Saviano e Dalla Chiesa jr. teorizzano, portando esempi pratici come questo dei plagi abituali di Saviano, l’antimafia come alibi per la disonestà dei perbene. I mafiosi sono i peggiori criminali; mentre chi li denuncia è il contrario, quindi se es. parassita il lavoro altrui in sede intellettuale è da capire, e magari da lodare; è chi lo accusa che è un invidioso. Adesso i ladri accademici hanno un argomento in più: “lo ha fatto anche quell’eroe di Saviano…“. La mafia come standard negativo, rispetto al quale valutare i comportamenti, in sostituzione di standard positivi come es. la Costituzione o l’etica tradizionale. Questo uso della lotta alla mafia come aureola, o come mutanda per coprire le vergogne, può spiegare fenomeni come l’evocazione dell’antimafia (inclusa l’esibizione dello stesso Saviano) in attività apparentemente lontane, come l’innovazione biomedica; un campo che ha un gran bisogno di aureole, o di mutande.

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4 ottobre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ferrara “Roberto Saviano: i motivi per cui va difeso”

Ostentando i suoi furti, e poi difendendolo comunque, si sacralizza l’antimafia. Si ha interesse a creare sacralità perché la sacralità conferisce immunità. Oggi il pretesto è la mafia (che ci si guarda dall’eliminare); si sta ripetendo ciò che è avvenuto con l’antifascismo declamatorio, che di celebrazione in celebrazione ci ha portato al governo Renzi. L’antimafia è sacra; sotto il suo stendardo si può impunemente, apertamente, essere disonesti. I mafiosi sono i peggiori criminali; mentre chi li denuncia è il contrario, quindi se es. parassita il lavoro altrui in sede intellettuale è da capire, e magari da lodare; è chi lo accusa che è un invidioso e fa il gioco della mafia. Adesso i ladri accademici hanno un argomento in più: “lo ha fatto anche quell’eroe di Saviano…“. L’acquisizione di sacralità desacralizza gli altri: io posso rubare, sono speciale, sono un antimafioso. La mafia come standard negativo rispetto al quale valutare i comportamenti, in sostituzione di standard positivi come es. la Costituzione o l’etica tradizionale. Questo uso eversivo della lotta alla mafia, dell’antimafia come aureola, o come mutanda per coprire le vergogne, può spiegare l’evocazione dell’antimafia (inclusa l’esibizione dello stesso Saviano) in attività apparentemente lontane, come l’innovazione biomedica; un campo che ha un gran bisogno di aureole, o di mutande.

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3 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Tornago “‘Ndrangheta al Nord: dal Senato al Consiglio di Stato, la rete del costruttore accusato di mafia”

Gli effetti di alcuni veleni, come gli anticolinesterasici usati negli insetticidi, di alcuni farmaci, come il Prozac, di alcune droghe, come la cocaina, sono dovuti a sostanze presenti fisiologicamente nell’organismo: molti farmaci, veleni o droghe agiscono bloccando i meccanismi fisiologici che limitano gli effetti dei normali neurotrasmettitori, che vengono cioè lasciati liberi col tenere occupati i meccanismi deputati a controllarli; provocando così un’iperattività di funzioni fisiologiche, una ipereccitazione endogena. Al Nord il veleno mafioso ha anche un effetto indiretto analogo, che può spiegare la presenza di affari e crimini mafiosi meglio dell’attribuzione alla mafia di capacità demoniache. In un’area come quella del distretto di Brescia, “primo polo bancario, finanziario e industriale del Paese”, immettere dei mafiosi è come dare psicostimolanti: l’economia legale, “fisiologica”, es. quel fondamentale settore economico che è la medicina, viene resa libera di perseguire il profitto fino a raggiungere forme aberranti e illegali, perché la tutela della legalità non guarda e non agisce, essendo impegnata a combattere la “colonizzazione” mafiosa.

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4 dic 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, doppio inchino davanti a casa del boss durante processione. Interviene il Questore”

Chissà quando gli italiani si stancheranno di farsi distrarre da queste pagliacciate inscenate da polizia e mafiosi e guarderanno alla criminalità politica e istituzionale che subiscono.

@ Korradino 63. E’ vero; ma anche altrove dovrebbero crescere, e pensare alle cose serie, invece di baloccarsi con questi cartoni animati trasmessi apposta per rassicurare quelli come te che si sentono a posto.Ricordo quando qualche anno fa un sindaco bresciano, già comunista, fece il panegirico all’inaugurazione della statua di padre Pio; pensai che Brescia è culturalmente qualche decina di chilomentri a Nord di Calascibetta (o di Corleone); non 5000 km come pensano i locali.

@ Korradino 63. Va bene, ma la informo che esistono anche la mafia e la corruzione al Nord. E del Nord. Questo stabilire arbitrariamente delle realtà negative come standard di riferimento sul quale misurare la legalità, anziché usare gli appropriati standard positivi come la Costituzione, è una forma di “malamisura” che fa parte del sistema che ha prodotto la corruzione e la putrescenza del Paese che lei vede. Gli “scandali” per questi sketch da telefilm, periodicamente diffusi, permessi o favoriti dal Viminale e amplificati dai media (stamane, 4 dic 2015, era questa dello “inchino” a Paternò la prima notizia su Google news), sono funzionali alla cultura mafiosa generale della quale le istituzioni sono severi custodi. La mafia serve anche da spauracchio per ottenere consenso e sudditanza verso chi occupa lo Stato a livello nazionale, così come in un paesino un danneggiamento di ignoti fa ricorrere alla paterna protezione del capobastone locale (lo stesso che aveva mandato i suoi picciotti a danneggiare). Io la chiamo “metamafia”. Andrebbe ricosciuta come uno dei servizi criminali che la mafia rende allo Stato.

@ Korradino 63. Le radici sono nazionali, la mentalità non è così diversa e a chi occupa lo Stato fa comodo potere additare il Sud come la sorgente del male. Es. il magistrato Lupacchini ha di recente osservato che nei concorsi universitari si applicano ovunque liberamente prassi riconducibili all’associazione mafiosa. Altri magistrati hanno osservato che alcuni comportamenti al Nord verrebbero qualificati come mafiosi al Sud. Ma non lo sono. Con la differenza che al Sud per lo meno il problema è riconosciuto, e almeno un poco perseguito dai magistrati, e contrastato da una parte della società civile. Addossare tutto al Sud favorisce la mentalità e le pratiche mafiose, e il crimine dei colletti bianchi, nelle altre regioni, conferendo un’impunità totale, per una forma di snobismo tra delinquenti. Senza la mafia meridionale e la sua esibizione mediatica parecchie personalità perbene del Centro e del Nord apparirebbero per la borghesia mafiosa che sono.

@ Korradino 63. No, i dati non parlano mai da soli. Vanno letti, compresi e interpretati. Al Sud inefficienza e corruzione sono all’antica, clientelari e borboniche. Al Nord ci si inchina ai dettami dell’economia liberista, ci si prostra ai poteri forti, e gli stessi vizi sono istituzionalizzati. Al Sud ospedali fatiscenti e spazzatura che si accumula per le strade. Al Nord diagnosi taroccate di massa (e non parlo della S. Rita) e l’atmosfera, cioè l’aria che si respira, come discarica. Ciò che in realtà si rimprovera al Sud è di essere arretrato nella corruzione. Anche il male dei settentrionali è dentro di loro; passa per virtù in quanto allineato al corso economico mondiale; è aggravato dall’ubriacatura dei quattro soldi che fanno, che li porta a sentirsi degli arrivati e a guardare al Sud, ai suoi inferni reali o a quelli messi in scena dalla propaganda, per potersi dire a posto.

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4 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roberto Vecchioni: Sicilia “sei un’isola di merda”. polemiche sul cantautore”

Censurato : [Vecchioni è un bravo cantautore. Nel 1978 cantava di come bisognava resistere alle botte dei fascisti pur di non comprare il loro giornale (nella canzone “Pure questo è amore”). Nel 2015, quando dice di riconoscersi nelle idee di Giorgia Meloni, già Fronte della Gioventù, continua a dare dure lezioni di coraggio; o di qualche altra cosa. Ho pensato cose “vastase” dei siciliani quando settimane fa i messinesi sono rimasti senza acqua. Ma che lo dica Vecchioni, esponente della sinistra di cioccolato che ha dato una così bella prova di sé nell’ “opporsi” all’affarismo liberista in Lombardia, è come se la già consigliera regionale Minetti accusasse i siciliani di eleggere delle “bottane”.]

Il mio commento è stato eliminato. Ricordo quel che mi disse un medico ebreo in USA sul conflitto tra palestinesi e ebrei: “Ognuno dei due pensa che la loro m. non puzza”. In Italia deve puzzare solo la m. che c’è al Sud, e addirittura si può pubblicamente indentificare il Sud con la m. Un caso di doppiopesismo del materiale usato da Vecchioni nella sua alata metafora.

Censurato: [Per chi volesse conoscere il commento eliminato: menici60d15@gmail.com]

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27 dicembre 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Locri, società di calcio a 5 femminile chiude per le minacce della ‘ndrangheta: “Ci ritiriamo dalla serie A per dignità”

In un’intervista registrata negli anni ‘80, Sciascia spiega come lui non riconosca più la mafia di quei giorni rispetto a quella “classica” di decenni prima. E’ in effetti avvenuta una mutazione. La mafia “classica” coltivava i suoi crimini nascostamente, cercando di non dare nell’occhio se non necessario. La “nuova mafia” fa baccano. In questo caso, se la prenderebbe con delle calciatrici dilettanti; così, senza interessi o motivi evidenti. Sembra l’inizio di un episodio di “don Matteo”. Se si tratta davvero di minacce autonome di ndranghetisti, che questi siano puniti presto e con la massima severità. Dovrebbero inoltre fornire una spiegazione convincente sui motivi per i quali hanno preso di mira una minuscola società sportiva. Ma la repressione dovrebbe essere altrettanto dura se si trattasse della solita operazione di marketing mafioso; cioè, su regia delle istituzioni dello Stato, l’agitare una mafia da cinema, per presentarsi come i protettori dei cittadini, e potere quindi praticare loro i comportamenti della mafia classica, a favore di grandi affari illeciti, degni di una mafia che si rispetti.

@ macduff. Se anche la tua periodizzazione fosse vera, Sciascia o non Sciascia questa mafia che si mette a favore di telecamere è l’opposto del comportamento sotterraneo, obliquo e tentacolare essenza della mafia. Di quella di un tempo, e della mafia di cui non si parla di oggi, che lavora indisturbata mentre fa trastullare il pubblico con gli inchini e l’avversione per il football femminile.

@ macduff. Credo che sì, Sciascia si riferisse alla seconda guerra di mafia. Dove la mafia assunse caratteristiche spettacolari. Ciò conferma quanto dico. Mettendo da parte Sciascia e la filologia mafiologica, la mafia è divenuta un enorme topos mediatico, abbondantemente alimentato. La sostituzione della mafia siciliana con la ndrangheta come Male Esistenziale rispetto al quale misurare la legalità ha ricevuto un impulso fondamentale con l’uccisione di Fortugno proprio a Locri. Una ragione in più per fare chiarezza sulla natura di questo episodio, invece di accettare a scatola chiusa la visione mistica dell’insopprimibile potenza dei criminali che chiamiamo ndranghetisti, o mafiosi, o come li vuoi chiamare.

@ macduff. Quando le stranezze permangono e si accumulano – bande criminali davanti alle quali lo Stato cala le brache, e lascia che i pochi che si oppongono sul serio vengano uccisi; farabutti di paese che divengono potenze mondiali; omicidi come quello di Fortugno che citi – forse bisogna chiedersi se il modello interpretativo che si sta usando sia adeguato, e se si debba considerarne altri, invece di rattoppare le presunte certezze con argomenti come il “misticismo della Locride” (?).

@ macduff. Il modello interpretativo è lo schema generale precostituito in base al quale si leggono fenomeni particolari. Es. il suo, quello convenzionale, vede la forza della mafia come endogena, e questo episodio come una conferma della irresistibile vitalità della “malapianta”. Lei parte da “cultura mafiosa”, “immagini sacre”, “faide”. Nel mio modello la mafia viene usata dal potere come instrumentum regni; ciò porta a negare che una simile notizia da Locri avrebbe potuto essere data se davvero si volesse combattere la mafia, e a ritenere che vi sia un interesse a permettere o costruire ciò su cui si basa, e a diffonderla. Nel mio modello non si vedono come primari gli aspetti antropologici; penso invece a una conferenza alla quale ho assistito in una civile città del Nord, con Gratteri accanto all’alto burocrate della sanità che lo aveva invitato. Burocrate le cui tesi e interessi sulla medicina non sono meno dannosi per i cittadini della mafia – e quando serve si avvalgono di metodi non troppo di diversi da quelli della mafia all’antica – ma hanno tra i privilegi che li favoriscono anche quello di apparire dalla stessa parte del valoroso cacciatore di ndranghetisti. Lo Stato in questi casi c’è, ma lavora al contrario; e la lotta alla inestinguibile mafia dei santini bruciati gli serve come diversivo, come alibi e come maschera.

@ macduff. Sono d’accordo, e non per ragioni meramente teoriche, sulla mafiosità diffusa in tutta Italia. Non ho mai detto o pensato che non esistano differenze tra un’area e un’altra. Solo, si tende a coltivare e esaltare i mali tipici di alcune aree per nascondere e favorire quelli meno vistosi, ma spesso non meno gravi, e collegati ai primi, di altre aree.

@ macduff. Anche a me è successa una cosa simile, a Brescia. Dissi a un amico catanese, persona sensibile e intelligente, di come fossero lucidi e penetranti gli scritti contro la mafia di Pippo Fava, e come probabilmente fosse questo ad averlo condannato. “Chi, quello ucciso per una questione di corna?” mi rispose, lasciandomi di sasso. D’altra parte, per i bresciani la Strage del 74 è esclusivamente opera dei fascisti; con tutt’al più qualche appoggio nei servizi “deviati”. Il resto è “dietrologia” di “pistaroli”. Me lo ha ripetuto anche un anziano, che ha attaccato bottone, raccontandomi di essere stato partigiano, mostrandomi la cicatrice da ferita da arma da fuoco a una gamba, di come sotto a un roveto si celassero i resti di una postazione antiaerea, e la radura che ancora sul fianco del monte Maddalena segna il punto dove si schiantò un bombardiere USA. Gli USA per lui continuano a essere solo i Liberatori. Se si nominano le responsabilità di potenze internazionali sulla Strage, i bresciani, che affettano disprezzo e commiserazione per l’omertà dei meridionali, fanno come i nostri catanesi con Pippo Fava. Eppure l’influenza del “grande amico” USA (A. Moro) potrebbe spiegare tante “stranezze”, tante vicende delittuose, tante pompose viltà, al Sud e in Lombardia.

@ macduff. E’ insultante mettermi tra quelli che dicono che l’eliminazione di Moro sia farina del sacco delle BR. Io sono nel campo di quelli che hanno subito e subiscono questi giochi. Vedi es. il mio post “L’omertà manzoniana su Moro”; anche a proposito della tua ineffabile distinzione tra omertà della gente comune al Sud, sui mafiosi, e solo “ipocrisia” o “grettezza” al Nord (non che manchino) sulle potenze internazionali che ci hanno dato stragismo e terrorismo. Per non parlare di ”sbirri” e magistrati, che oggi anche più di allora, a Brescia non meno che al Sud, a volte gli stessi che vantano operazioni antimafia, quando baleni la mano degli USA nel migliore dei casi fanno come Azzeccagarbugli – commensale alla tavola di don Rodrigo – con Renzo quando capisce che lui è vittima, e non colpevole, delle azioni dei bravi. Non ti è chiaro chi sia Mario Moretti? Il tramite usato dai servizi per pilotare le BR, come hanno ricostruito tanti autori e testimoni. Ma potresti chiedere alla Regione Lombardia, che gli ha dato un impiego; e che anche in fatto di assunzioni di meridionali ha dimostrato gusti idiosincratici ma netti, rivelando una fraterna affinità dei politici meneghini col genere di meridionali dei quali stiamo parlando.

@ Scagliarossa. Non lo so. Mi pare che Sciascia abbia detto cose interessanti, senza appiattarsi sempre sulle versioni ufficiali. Visti i risultati, in generale essere “dinistra” secondo me non è un complimento. Es. accettare che si verifichino incidenti – o sketch – del genere in un posto come Locri, dove dati i precedenti non dovrebbe volare neppure una mosca mafiosa, per tornare a intonare, senza fine, mese dopo mese, anno dopo anno, decennio dopo decennio, da ogni parte d’Italia monotone lamentazioni “antimafia” peggio delle prefiche meridionali.

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22 gennaio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di N. Dalla Chiesa “L’antimafia non è mai stata così viva”

In Italia vige un grosso equivoco, alimentato dalla cultura clericale: quello della “moralità posizionale”, per il quale è la posizione occupata nella società, il ruolo scelto, e in particolare la sacralità del ruolo a conferire automaticamente moralità; e non il merito di ciò che si fa. Se uno è un prete, allora deve essere un sant’uomo. Se uno si occupa di salvare bambini, studiare e curare le malattie, tutelare la giustizia, combattere i mafiosi, allora non può essere che tra i Buoni. Sciascia nell’articolo che gli attirò i fulmini degli antimafiosi diceva questo, portando il più errato degli esempi, una eccezione, Borsellino; e prevedendo che la “moralità posizionale” dell’antimafia sarebbe divenuta strumento delle solite furbizie. Fare gli eroi per imboscarsi è un vecchio trucco che funziona sempre (v. “I ragazzi di Cucarasi”, A. Fusco). “La politica della doppiezza” (N. Dalla Chiesa, 1996) non riguarda solo alcune categorie. Io tocco con mano che le stesse istituzioni che si fanno belle con l’antimafia usano metodi che ricadono nella definizione di mafia per tenere nascosti e favorire aspetti inconfessabili di una “trattativa” – o di una joint venture – tra Stato e grandi interessi biomedici speculativi. Interessi ben rappresentati dalla senatrice Elena Cattaneo, messa d’imperio nel recinto dei Moralmente Superiori da Napolitano; beniamina di Nando Dalla Chiesa; e sua compagna di cuscino nei salotti milanesi.

@ Patojo. Sciascia è deceduto per cause non omicidiarie (a 68 anni) come tanti altri onesti antimafia; e come quasi tutti gli imboscati, i carrieristi e gli affaristi dell’antimafia. Di sicuro Sciascia non fu tra quelli che ritengono che l’essere “antimafia” esenti dalla fatica, anche modesta, del ragionamento logico. Credo che vi sia, da parte di chi manovra la mafia, un interesse ad avere un’antimafia affetta da incontinenza emotiva, che parla come se fosse perennemente nel corteo funebre di uno di quei valorosi fatti eliminare tramite la mafia; un corteo di lamentazioni e grida che dura decenni, e che copre il silenzio che continua a regnare sui mandanti e i moventi di omicidi come quello di Borsellino e delle cinque persone della scorta. E su nuovi affari illeciti che beneficiano dall’antimafia chiassosa che distrae senza concludere.

@ Nokia. Sì, comprese le scie chimiche. Mafia e scie chimiche hanno questo in comune, la funzione di costituire degli standard negativi, rispetto ai quali molti, condannandole sdegnati, possono sembrare al confronto persone oneste o pozzi di scienza. Senza la mafia da telefilm e la junk science di basso livello alla nostra classe dirigente sarebbe più dura vedersi riconosciuti i meriti che ne giustificherebbero la posizione privilegiata.

@ Nokia. Il darmi dell’amico tuo è una diffamazione intollerabile, da querela. Vada per il bisognoso di cure psichiatriche: mi rendo conto di quanto angusto sia lo spazio nel quale potete muovervi rispetto a una critica fingendo di essere civili; e desiderando io sopra ogni cosa di essere distinto da quelli come te mi rendo anche conto che non posso pretendere di più che essere discriminato in questo modo. Ricordo un luminare della psichiatria della città dove abito che secondo quanto predisposto dal Viminale si sarebbe dovuto occupare di Moro se fosse sopravvissuto; facendolo passare per pazzo; come fecero con Moro ancora vivo altri rinomati psichiatri che il caso pure mi ha posto più vicino, come domicilio, di quanto avrei preferito. Anni dopo, il luminare ebbe noie giudiziarie per ricoveri facili di mafiosi, anche qui con diagnosi creative. Ma era anche buon amico dei magistrati: lo ricordo tenere banco a una conferenza a fianco a un brillante capo di un ufficio GIP. Comunque per questi lavoretti basta uno dei tanti scalzacani, che anzi ci mette più anima; solo, sarei curioso di sapere se le sue opinioni su mafia e antimafia collimano con l’alto sentire antimafia che stai difendendo con questi tuoi argomenti.

[vedi “25 gennaio 2016” in “Milizie bresciane” per i susseguenti danneggiamenti  all’auto.]

@ Nokia. E’ una vostra impressione dovuta a differenze relative: è piuttosto l’antimafia che ha quel genere di guardiani che portano a chiedersi quale sia la loro estrazione. Anche l’antimafia ha i suoi stallieri …

@ Nokia. In passato mi hai dato del drogato, a favore delle posizioni di Berlinguer nell’eliminazione di Moro; e del filonazista, contrapponendomi a Obama che sarebbe invece un maestro di coscienza ecologica e di rispetto dell’uomo. Qui mi dai del malato psichiatrico e ora del canide, a difesa dell’antimafia di Ciotti e degli interessi che Elena Cattaneo è stata messa a rappresentare. La presenza di stallieri come te è una conferma che l’antimafia sia a rischio di seguire le stesse curve di crescita mondana accoppiata a una decrescita morale che hanno portato i “comunisti” da Pio La Torre ai piduisti toscani.

@ Nokia. Tu staresti bene come esempio in un moderno “Dizionario del perfetto antimafioso”, che andrebbe redatto sulla falsariga del “Dizionario del perfetto mafioso” (N. Dalla Chiesa, 1990).

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29 gennaio 2016

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Commento al post “Calabria, Mattarella: “Sconfiggere la ‘ndrangheta è dovere del governo. Creare lavoro priorità per la tenuta del Paese”

Si diceva che, quando Fanfani venne in visita in Calabria, si spostassero coi camion le stesse vacche di stalla in stalla, per mostrargli aziende agricole pronte ed efficienti. E non è da credere che Fanfani fosse ignaro di come stavano le cose. Anche la lotta alla ndrangheta è un “villaggio Potemkin”. Se sei nel mirino dei poteri dello Stato neppure le olive del tuo piccolo appezzamento nel lametino ti fanno raccogliere. Niente scuotitrice, niente potatori, anche se avevi già concordato la prestazione. Se si volesse davvero combattere la ndrangheta, invece dell’incessante esibizione di fondali teatrali bisognerebbe fare una “root-cause analysis”; che porterebbe alle istituzioni dello Stato che si fanno belle con la lotta alla mafia mentre, pagate da noi, servono grandi interessi non migliori della mafia; né estranei ad essa.

Se avesse parlato della pesante influenza negativa delle massonerie in Calabria; di come abbiano corrotto le istituzioni, avrebbe fatto qualcosa di sostanziale sia contro la ndrangheta che contro le ingiustizie in campo lavorativo, smascherando e delegittimando un potere occulto che sdoppia lo Stato. Ma è improbabile che Sergio “la neve è bianca” Mattarella esca dal seminato; soprattutto su questo argomento …

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22 marzo 2016

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Commento al post “Giornata vittime di mafia, 350mila in piazza in tutta Italia. Don Ciotti: “Fondi e beni sequestrati, più velocità e chiarezza” “

Le vittime della mafia sarebbe meglio onorarle sconfiggendo la mafia. Ma senza la mafia che distrae e spaventa sarebbe più difficile per i tanti stipendiati delle istituzioni nascondere e giustificare i loro continui tradimenti e il continuo malaffare, e conservare un minimo di credibilità e consenso. Così la mafia viene mantenuta, come contrafforte del sistema. L’antimafia si clericalizza, ora introducendo una forma di culto dei santi e delle reliquie; facendo della mafia una costante antropologica e autocelebrandosi come cosa sacra. L’antimafia officia solenne e ispirata davanti al popolo che sta col cappello in mano, mentre in sacrestia si fanno tranquillamente gli affari più lerci a danno del popolo, secondo una formula pretesca vecchia di secoli.

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11 aprile 2016

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Commento al post “Terrorismo, Franco Roberti: “In carcere 500 minori a rischio Jihad. Garantire diritti o saremo come Belgio e Francia” “

Osservando il libero corso di reati istituzionali di stampo mafioso a favore di grandi intessi privati in giurisdizioni di direzioni distrettuali antimafia, questa metamorfosi della Procura antimafia in antiterrorismo islamico e in patrocinio degli interessi degli stranieri forzosamente immessi nel Paese rafforza l’impressione che l’antimafia serva non a debellare, ma a gestire minacce che vengono mantenute e alimentate apposta per meglio sfruttarci e tenerci sottomessi.

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15 aprile 2016

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Commento al post “Caso Uva, assolti carabinieri e poliziotti da accusa di omicidio: “Il fatto non sussiste”. Familiari: “Maledetti” “

Chissà se mai un giorno gli italiani si stancheranno di identificare i carabinieri col maresciallo Rocca e i poliziotti col commissario Montalbano; se smetteranno di credere che Falcone e Borsellino siano rappresentativi della categoria dei magistrati; se non penseranno più di avere colto le ragioni storiche e antropologiche profonde della mafia ascoltando per la millesima volta la storia di Osso, Mastrosso e Carcagnosso; e comprenderanno che “la forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva” è esercitata anche dalle istituzioni che dicono di proteggerci, con storie come questa.

@ Il moralizzatore. E se smetteranno di credere che sia giustizia il metodo Catarella-Carnevale, usato quando c’è da assolvere qualcuno, es. A Knox: indagini demenziali e giudizio ultragarantista.

@ Michele o pazzo. Ci sono Falcone e Borsellino, ma ci sono i Carnevale, i magistrati della Corda Fratres (non solo in Sicilia, ma anche in Lombardia), quelli il cui numero di telefono privato si trova nella tasca di killer professionisti . Con uno Stato, una magistratura, e forze di polizia che fossero la metà di quello che dicono di essere Falcone e Borsellino non sarebbero stati uccisi. A proposito, anche il processo sui colpevoli dell’omicidio di Borsellino è di quelli più vicini a chi ne volle la morte che a Borsellino.

@ Michele o pazzo. A parte la minoranza di casi di affiliazione o collusione con cosche mafiose, è l’intero sistema che è malato di mafia; nel senso che si basa comunemente sul privilegio e sulla differenza di dignità tra individui, e pratica l’arbitrio, la manipolazione, l’intimidazione, la doppiezza, l’impunità istituzionalizzata. La cultura mafiosa tinge di sé ogni transazione nella quale sia coinvolto il potere. La mafia delle cosche è la cultura mafiosa declinata dalla criminalità. Sì, siamo seri: come si può pretendere che un criminale di professione, magari un sociopatico, di Cosa nostra, o uno ndranghetista, abbia concezioni del mondo e dei rapporti tra persone più elevate di quelle che nella loro versione “civile”, o nella loro versione imbelle, sono tenute da buona parte della dirigenza del Paese? Di questa cultura mafiosa, extra cosche ma non per questo onesta, che non spara ma seminatrice di lutti e dolori, magistrati e poliziotti sono inflessibili custodi, come casi del genere confermano.

@ Mattia Tedesco. Non mi rassicura che a dire che le forze di polizia non esercitano un potere di tipo mafioso sia uno strenuo difensore della massoneria.

@ Mattia Tedesco. E’ esperienza personale; che corrisponde a una regolarità generale: storicamente, nei casi dove lo Stato funziona all’incontrario è altamente probabile reperire la presenza di massoni. O di patrocinatori della massoneria; come lei, che si presenta a difendere i responsabili di una vicenda giudiziaria che non è di quelle da medaglie.

@ Mattia Tedesco. Dei filantropi, degli spiriti eletti come voi assurdamente associati agli episodi più gravi e miserabili. Con una puntualità che stupisce: si fa fatica a elencare i casi di queste monotone calunnie senza perdere il conto. Eh, lo vedo, l’ignoranza è una brutta bestia.

@ Mattia Tedesco. Purtroppo i libri di esoterismo sono tra i pochi generi che non riesco a leggere. Ma che bisogno c’è di leggere. Basta contemplarvi. In Voi il rapporto tra materia e volume è tale che siete degli aeriformi; che si avvicinano ad essere puro spirito, nel loro distacco dalle cose del mondo.

@ Mattia Tedesco. Hai ragione, e a volte si è costretti ad informarsi.
S. Flamigni. Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2.
F. Pinotti. Fratelli d’Italia. Un’inchiesta nel mondo segreto della fratellanza massonica che decide le sorti del Belpaese.
G. Cipriani. I mandanti. Il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici.
M. Guarino. Poteri segreti e criminalità. L’intreccio inconfessabile tra ‘ndgrangheta, massoneria e apparati dello Stato.
etc.
Quindi mi informo, anche se ne avrei fatto volentieri a meno.

@ Mattia Tedesco. Ho capito, il fatto non sussiste, come per Uva.

@ Mattia Tedesco. Bene, i fatti riportati da Flamigni, Pinotti, De Lutis, Cipriani, Guarino etc. non sono che fuffa. Per fortuna ci sono i quelli come te e ci sono giudici che – all’unisono – preservano massoni e CC dalle rispettive fuffe che tocca loro subire nell’espletamento delle loro alte missioni – missioni a volte congiunte. Così la parte migliore della nazione è salva.

@ Mattia Tedesco. Non ero sicuro che coi tuoi link su un ostello per i poveri organizzato dai massoni tu intendessi contrastare le accuse di complicità su terrorismo, mafia, soggezione dell’Italia a interessi esteri, corruzione, malaffare, esposte nei libri che cito. La concezione che avete di voi stessi riesce sempre a stupirmi. Ho taciuto per imbarazzo; se insisti, che ti devo dire, è la difesa di Al Capone, che pure aprì una mensa per i poveri. Su CC, magistrati e massoni (ci sono libri anche su questo, ma preferirei non esporre gli autori, persone serie – tra cui Carabinieri – ai tuoi insulti) ovviamente non penso che in questo omicidio c’entri la massoneria. Penso che questo tuo presenziare a questa assoluzione con un’apologia della massoneria aggiunga squallore a una storia ignobile.

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20 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Turrini “I “mafia movie” invadono il grande e il piccolo schermo: ma sono tutti da salvare? “Il rischio è l’”effetto soap”” “

I “mafia movie”, dall’artisticamente pregevole il Padrino I ai puerili fumettoni Raiset, appaiono essere parte integrante di un sistema di potere che usa la mafia – la mafia che nella realtà corrisponde a quella considerata dai mafia movie – come instrumentum regni. La usa come gestore di alcuni traffici e operazioni sporche, es. traffico di droga e omicidi “di Stato”. E come spauracchio e come alibi – amplificati da film e pubblicistica – per lasciare nell’ombra e indisturbate altre forme criminali di ricerca di denaro e potere, non meno gravi; ottenendo così che il popolo chieda protezione a chi lo sfrutta.

@ Emanuele. De gustibus. Ma questo flusso di fiction sulla mafia, come decenni fa sul mitico Far West, mi pare strumentale; e dannoso, in quanto mescola realtà e fantasia, ragione e sentimento. Considerando la fiction su Felicia Impastato che lei cita, tutti conoscono la storia di Impastato. Quanti sanno che Impastato vedeva i CC di Cinisi andare letteralmente a braccetto con Badalamenti? (1). Lo schema semplice buoni/cattivi maschera l’angoscioso, il perturbante, del denunciare e vedere che i CC stanno dalla parte dell’iniquità. Impastato combatté coraggiosamente una mafia che aveva sotto casa, “ a 100 passi” (e anche in casa). Questa per me è la sua alta lezione: combattere il male col quale si viene a contatto. I raduni, conferenze cortei etc. antimafia sono a volte un modo elegante per essere fifoni e omertosi, per fare i ciechi davanti al malaffare che si ha sotto il naso, nella propria città, sul lavoro. Anche questo confondere – oggi usato per riciclare i terroristi – tra gli affetti personali, come quelli di una madre, e il dovere civico di opporsi al Male non è “ottimo”, ma annacqua la tensione civile. Una triste conferma del divario tra fiction e realtà è stato vedere, pochi giorni dopo, la brava Lunetta Savino in uno spot che invita la gente a indebitarsi con le finanziarie per acquistare beni voluttuari. Chissà che ne avrebbe pensato Impastato.

1 Dickie J Storia della mafia siciliana, 2004.

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23 maggio 2016

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Strage Capaci, 24 anni dopo Antimafia in crisi. Orlando: “Voglio Stati generali”. E il processo bis esclude mandanti esterni”

@ Babau Nuovo. Sì, i magistrati che aderiscono a quella loro logica stenotica dove “ciò che non è provato non esiste” invece che “ciò che non è provato non è provato” e “la forma è sostanza” sostituisce “la forma è forma” sono un problema per il cittadino onesto. Anche perché in genere l’epistemologia giudiziaria che è così ristretta e cauta con gli intoccabili diviene sbrigliata e sommaria con le persone comuni.

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24 maggio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Antimafia, il procuratore di Palermo Lo Voi: “Non è in crisi, il meccanismo è stato svelato””

Anche se sono emersi diversi casi di “professionisti dell’antimafia”, e di autentici mascalzoni travestiti da antimafia, credo che il meccanismo sia stato svelato solo nei suoi aspetti superficiali. Anzi, casi come quello di Maniàci (questo peraltro da chiarire), se svelano una parte di verità allontanano da una verità più riposta, riducendo il meccanismo a una questione di interessi personali più o meno meschini. Il Paese sta venendo spogliato e soggiogato da poteri forti sovranazionali (in grado di manovrare sia lo Stato sia la mafia); ma nella versione propinata al popolo la colpa del degrado viene attribuita esclusivamente a mafia e mazzette. L’antimafia, oltre a favorire questo alibi per la classe dirigente, oltre a tenere in caldo l’intimidatoria minaccia mafiosa che con la paura spinge i cittadini al consenso verso chi li vende, serve come copertura nobile per le connivenze e le collusioni istituzionali di questo sacco d’Italia.

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17 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “Mantova, “la ‘ndrangheta controlla territorio”. Fra pizzo, incendi e zona grigia”

Nella Lombardia orientale la mafia controlla il territorio, secondo Rosy Bindi; e, notizia di questi giorni, il CSM ha permesso che il numero dei PM di Brescia, sede della DDA, si dimezzi, passando da 20 a 11. Da un lato si lascia agire la mafia “territoriale” quel che basta per riempire con essa il palcoscenico mediatico; e dall’altro si ritirano i funzionari dello Stato che dovrebbero assicurare l’amministrazione della giustizia. Il combinato favorisce forme stanziali di crimine dei colletti bianchi. Forse ha ragione la Bindi; e anche Nando Dalla Chiesa sulla facilità con la quale si possono commettere atti intimidatori; ma in un senso più articolato di quello fumettistico col quale vincono l’attenzione del pubblico.

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26 giugno 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato il boss Ernesto Fazzalari, latitante da 20 anni. Era il 2° più pericoloso dopo Messina Denaro”

La velocità di cattura di questi supermafiosi potrebbe essere presa come una forma di titolazione del livello di legalità delle istituzioni. In chimica la velocità di una reazione dipende dalla concentrazione dei reagenti. Se la concentrazione dei reagenti è alta la reazione è veloce, se è bassa la reazione procede lentamente. Analogamente, quando la concentrazione di legalità dalla parte delle “guardie” è elevata, la “reazione” di cattura dei mafiosi sarà veloce; ma se il livello di legalità di quelli che si presentano come tutori della legalità è basso, se il gradiente di legalità tra cacciatori e catturandi è poco saliente, la “reazione” di cattura sarà lenta. Dalla velocità di cattura si può desumere il livello di legalità delle istituzioni rispetto alla mafia. Qui l’indice segna velocità di cattura dell’ordine dei decenni.

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18 luglio 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, “così la massoneria voleva creare Cosa nuova: il superclan mafioso di siciliani e calabresi” “

La notizia dei CC che scoprono progetti congiunti di massoneria e ndrangheta mi lascia perplesso. Non tanto perché tali legami sono ben noti; ma perché a quel che vedo in Calabria i tradizionali rapporti tra CC e massoneria – tra i CC e la massoneria “alta”, quella legata ai servizi, ai poteri atlantici, alle multinazionali, alle banche, alle logge “Px con x>2”, alle alte cariche dello Stato, etc. – appaiono essere particolarmente stretti; cioè particolarmente virulenti, per chi ha la disgrazia di essere oggetto delle loro attenzioni. Può darsi che notizie come questa nascondano più di quanto non svelano.

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24 agosto 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Saletti “‘Contro l’antimafia’, caro Matteo Messina Denaro ti scrivo”

Applicando il quadrato logico aristotelico, l’antimafia (“bianco”) è un contrario della mafia (“nero”). La non-mafia (“non-nero”) è il contraddittorio. Ergo l’antimafia implica la non-mafia. Essere antimafia garantisce che non si è mafia, è la trasposizione nel quadrato semiotico di Greimas. Da qui l’antimafia come recinto sacro, irrobustito dall’ostensione delle immagini dei valorosi uccisi per avere combattuto davvero la mafia. La semiotica è lo studio di ciò che può essere usato per mentire (U. Eco). Questa triangolazione semiotica può servire – e serve – a coprire la mafia dello Stato, delle consorterie, dei costumi. L’opposizione corretta è tra Buon Governo e Cattivo Governo. L’antimafia non implica il Buon Governo, o la buona società, come si vuole, ma ne è un attributo; ed è un attributo anche del Cattivo Governo e della cattiva società – perfino se è in sé sincera e meritoria – se usata strumentalmente, come falsa sineddoche della lotta al crimine, che viene così limitata alla criminalità estrema, e lascia libere e giustifica forme più torpide, ma non meno dannose, di criminalità e di mafiosità. Filosofeggio così dalla Calabria; in procinto di tornare nella civile città del Nord altrettanto propizia allo studio astratto delle infamie concrete che si commettono sotto la copertura dell’antimafia.

Riccardo Orioles: Filosofeggi, filosofeggi. Specialmente in Calabria, ce n’è proprio bisogno.

@ Riccardo Orioles: Se posso permettermi di rispondere a lei che è un’autorità indiscussa sulla mafia e l’antimafia, ce n’è bisogno anche in Lombardia, dove credo che la mafia sia stata fatta arrivare anche per beneficiare della antimafia funzione del Cattivo Governo, cioè per praticare indisturbati forme di criminalità white-collar.

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Spezzano della Sila, 31 agosto 2016

RattoViaRoma31ago16

Quale può essere la semiotica di un ratto morto messo davanti al portone della casa * di chi denuncia in campo medico crimini di larga scala che le istituzioni anziché contrastare favoriscono? Oltre al messaggio immediato, un simbolo meno evidente delle viscere della società, del carattere animale degli interessi sotterranei, di ciò cui va incontro chi li porta alla luce. A me ricorda che quando le fogne sono in basso, come ci si aspetta, è facile riconoscerle, e riconoscerne gli abitanti; ma le fogne più profonde e più fetide stanno in alto, sopra le nostre teste, dove sembrano regnare pulizia e prestigio.

*Il ratto morto è apparso davanti casa a Spezzano della Sila il 23 agosto 2016, qualche ora dopo avere postato un secondo commento sui rapporti del sociologo Aldo Bonomi con l’eversione, i servizi e l’imprenditoria lombarda (In: Brescia non solo bombe); avendo citato anche A2A, la partecipata del Comune di Brescia. Il ratto non è stato rimosso, nonostante che ogni giorno gli spazzini del Comune di Spezzano abbiano svuotato il nostro secchio della differenziata accanto alla carogna. Secchio che per 9 giorni abbiamo ritirato in casa dopo che era stato a pochi centimetri dai resti in decomposizione. Il marciapiedi, quello della trafficata strada principale del paese, viene tenuto decentemente pulito – con l’eccezione del breve tratto davanti al portone della casa dove abito nei periodi di ferie – dagli spazzini; che sabato 27 agosto hanno fatto un rumoroso passaggio lungo la strada, con ramazze e bidoni, pulendo tutto ma lasciando il ratto morto. E’ ancora lì l’ultimo giorno a Spezzano, il 31 agosto, prima di ripartire per Brescia, dove di queste cose si occupa A2A.

Venerdì 12 agosto avevo ricevuto una forbita email da un distinto professionista bresciano. Dello stesso registro del ratto lasciato a putrefare davanti casa; quello che in  maniera chiara per il ricevente ma non esplicita rispetto agli astanti associa danno, dileggio, umiliazione e minaccia. In pratica un danneggiamento intimidatorio, da denunciare alla magistratura – della quale il professionista riferisce di essere consulente – se mafia e antimafia fossero davvero antitetiche.

L’episodio non è che routine, nell’ambito del trattamento che ricevo; soffermarsi su questo singolo scalino delle gradinate senza fine che mi vengono ininterrottamente fatte percorrere permette un esempio minimo di ciò che opera sotto la coperta del binarismo mafia-antimafia. (a) La continuità tra Nord e Sud e (b) la bidirezionalità del traffico. (c) Come atti aventi la stessa matrice e finalità prendano, nel mimetizzarsi sui rispettivi scenari di fondo, forme molto diverse nel Nord e nel Sud. (d) Addossare tutta la mafiosità alle mafie ufficiali è una efficace copertura per la “microfisica del potere” nelle sue espressioni mafiose. I codici comunicativi mafiosi, il modo di minacciare, di intimidire, isolare, boicottare, marcare con uno stigma, snervare, sono ormai stereotipi noti a tutti. Il confinare il riconoscimento di tali comportamenti alle mafie da 41-bis permette di non percepire e di negare come assurdo o delirante che anche istituzioni e soggetti privati “rispettabili” possano mettere in atto pratiche mafiose. (e) La mafiogenicità, cioè il segnare pubblicamente chi va neutralizzato come un proscritto senza diritti, o senza protezione, che merita di subire gli abusi che si incoraggiano a commettere liberamente su di lui. Questa funzione permissiva e istigatrice mafiogena sulla popolazione generale è un indicatore – in Calabria e a Brescia – non solo del controllo di legalità sul territorio, ma anche della reale volontà istituzionale di combattere la mafia tanto esecrata a parole.

Sindaco di Spezzano della Sila: Salvatore Monaco – DS
Prefetto di Cosenza: Gianfranco Tomao

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14 settembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Melito Porto Salvo, per l’arcivescovo di Reggio non è solo ‘ndrangheta e omertà. “C’è un problema di educazione sessuale””

L’arcivescovo di Reggio Calabria ha ragione: questa disgraziata vicenda ha diverse sfaccettature. Una è data dagli appoggi istituzionali di cui godono gli Iamonte (e naturalmente dai servizi che gli Iamonte rendono ad alcune operazioni istituzionali; magari di concerto con loro omologhi di pedigree lombardo). Ne è un esempio lo stesso intervento dell’arcivescovo, che ingigantendo l’aspetto sociologico riduce un lungo periodo di reati contro la persona, una reiterazione di comportamenti malvagi e vili, a espressione delle storture della società. Forse riadattando un sermone sulle discoteche, Fiorini Morosini considera che la violenza di gruppo, il soggiogamento della vittima, l’intimidazione implicita verso il resto del paese siano un riflesso del diffuso orientamento alla vita gaudente. Una questione di “mancata educazione sessuale”. Sono ragazzi che volevano giocare e divertirsi. Il prelato ha già provveduto a fargli fare una ramanzina. In carcere: l’edonismo imperante deve avere contagiato anche i preti di Melito, che non hanno aperto gli occhi alle vittime della società da liberi, e anzi parteggiano per loro. Ma è acqua passata: è dalla Chiesa, che è l’opposto della mafiosità e dell’arretratezza culturale, che la popolazione tutta deve ricevere – come ha ricevuto per tanti secoli – educazione sessuale e lezioni sulla buona vita. Il capo del clero reggino conclude che, a fini pedagogici, sulla vicenda occorre spegnere luci e microfoni.

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18 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Marceddu “Farmaci, furti di antitumorali per oltre 2 milioni: 18 arresti. L’ombra della camorra”

I nuovi farmaci oncologici sono costosissimi, e il loro prezzo riflette non una reale efficacia o altre giustificazioni razionali ma la volontà di chiedere “what the market will bear”, quanto il mercato sopporta*. Il fatto che vengano rubati mostra che hanno un elevato valore di mercato, ma non implica, come si tenderebbe a credere, che siano preziosi, cioè proporzionalmente efficaci (es. il traffico di corni di rinoceronte, per intendersi). Guardando all’ampiezza e all’intensità degli appoggi istituzionali a pratiche come i prezzi estorsivi e fraudolenti degli antitumorali nel mercato legale, pratiche che nonostante la loro gravità vengono tenute nell’ombra, l’attenzione di CC, magistrati e media ai furti di antitumorali ricorda un poco il 1° capitolo de “La bolla di componenda” di Camilleri: dove la GdF su soffiata bloccava di tanto in tanto uno dei tanti carichi di sigarette, a favore di telecamere, figurando come tutore della legalità, quando in realtà per il contrabbando, lasciato altrimenti indisturbato, il bilancio era positivo, derivandone una pubblicità alle sigarette.

*Kim C, Prasad V. Cancer Drugs Approved on the Basis of a Surrogate End Point and Subsequent Overall Survival: An Analysis of 5 Years of US Food and Drug Administration Approvals. JAMA Internal Medicine, 19 ott 2015. Mailankody S, Prasad V. Five Years of Cancer Drug Approvals: Innovation, Efficacy, and Costs. JAMA Oncology, 2015. 1: 4. 539.

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30 ottobre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Franco ““Milano capitale dell’antimafia”, l’ultima relazione del Comitato di dalla Chiesa: “Difficoltà con Expo, favorì corruzione”

E’ vero, violenza a bassa intensità. Danneggiamenti ripetuti all’auto in Lombardia; in Calabria, ratti morti lasciati a imputridire davanti alla porta di casa. Ma anche spazzini del Comune che passano, puliscono ostentatamente tutto e lasciano la carogna del ratto; e in Lombardia Agenzie delle entrate che contestano irregolarità inesistenti e mostrato l’errore non recedono, patenti rinnovate con la faccia cancellata, coinquilini che ti bastonano a sangue con un pretesto, dicendo di avere ricevuto istruzioni dai CC e sostegno dal Comune (che non rispondono alle richieste scritte di spiegazioni), ricevute di ritorno delle raccomandate online alla magistratura che non vengono mai consegnate.

L’antimafia lombarda, che tesse e ritesse senza fine narrative sulle mafie esogene, celebrando il binarismo bene/male, banditi e sceriffi, fornisce un’ottima copertura ad affari di alto livello dove invece crimine e legalità convergono e si fondono. Es. Milano si è candidata a divenire la sede dell’EMA, l’agenzia europea per l’approvazione dei farmaci. Il processo di approvazione dei farmaci attualmente necessita di una dimensione criminale, affine sotto diversi aspetti alla mafia convenzionale*. La Lombardia, con la sua salda collaborazione tra territorio e istituzioni, offre ambiente e servizi eccellenti anche sotto questo aspetto; senza dover prendere lezioni dalle celebri mafie meridionali.

* Gotzsche PC. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

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5 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Gratteri: “Per un clan comprare un politico è come affondare il coltello nel burro”

Gratteri nel propugnare la sua riforma del sistema giudiziario, che presumo costituirebbe un reale miglioramento rispetto all’attuale sfascio, descrive un mercato con un unico acquirente, la mafia, e un unico venditore, i politici. Non è un quadro veritiero della situazione dell’aggressione del crimine allo Stato. Non perché non sia vero che i clan corrompano facilmente i politici; ma perché è fortemente incompleto, al punto di poter essere forviante. Tra i grandi acquirenti ci sono anche – e prima dei mafiosi, o di chi vuole un appalto – i poteri forti, es. gli smisurati interessi della finanza e dell’industria biomedica; e tra i venditori – di miti pretese – anche i meno sospettabili tra i poteri dello Stato. Anche nella Piana di Sant’Eufemia, sulla quale Gratteri ha uno sguardo diretto, accade che una costante pressione di messaggi mafiosi, boicottaggi, soprusi e sfregi non parta dalle note ndrine locali; né dallo 1-2% di mafiosità insito in chiunque, che Gratteri pure spesso cita. Ma sia espressione di mercimoni dello Stato del genere di quelli che Gratteri nell’intervenire nella discussione politica sulla giustizia lascia sempre nell’ombra.

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10 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone ““I tragediatori”, Forgione racconta il lato oscuro del movimento antimafia”

Un alimento al forno può bruciarsi esternamente, e rimanere crudo all’interno proprio a causa della carbonizzazione esterna. Il fuoco può conferire al legno una maggiore resistenza: la carbonizzazione esterna del legno a scopo protettivo è tradizionale nell’edilizia giapponese, e sta divenendo di moda negli Stati Uniti. Da noi si usa per rendere più resistenti i pali da conficcare nel terreno. Tanta antimafia è un fuoco che carbonizzando gli aspetti più superficiali della criminalità meglio protegge gli strati interni. Nella città del Nord dove abito, dove il magistrato più alto in grado, che a suo tempo escluse che la P2 fosse un’organizzazione eversiva, ha ottenuto che fosse istituita una sezione della DIA, sotto la crosta dell’antimafia c’è un libero brulichio di massoni, ciellini e quant’altro.

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30 novembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. Salvadorini “Corsi de il Fatto Quotidiano: il giornalismo scientifico deve essere critico, non megafono della scienza”

Riguardo all’uso della medicina e della “scienza” per fare uscire mafiosi dal carcere, segnalo che secondo notizie giornalistiche a Cosenza sono in corso trattative che coinvolgono il vescovo Nolè e il direttore del carcere Benevento per estendere alle fasce deboli e ai detenuti lo screening per il carcinoma della prostata. Lo screening col PSA o succedanei – v. Ablin, “Il grande inganno della prostata” – non identificando realmente il cancro della prostata ha reso senza necessità impotenti e incontinenti molti che vi si sono sottoposti. E’ infatti in via di ritiro in USA. Ma è un business colossale. Da un lato, i carcerati poveri diavoli, che sono in una posizione di soggezione, potranno subire pressioni per fare da carne da cannone. Magari con la prospettiva che una diagnosi di cancro e la conseguente mutilazione portino ad alleggerimenti di pena. Dall’altro, è da notare che, in funzione dell’età, la biopsia alla quale il test del PSA conduce può mostrare positività per cancro con frequenza elevatissima (oltre il 50-60% dai 50 anni di età). Si e proposto di non chiamare più “cancro” tali reperti istologici. Questi falsi positivi potrebbero fornire un appiglio giuridico a detenuti potenti, provvisti di complicità istituzionali, per evitare la cella; salvo non farsi operare, e non finire quindi ”limp and leaking” (“floscio e gocciolante”) visto che sta prendendo piede il “watchful waiting” invece della prostatectomia.

@ Monocalpo. E infatti non è previsto e non si dovrebbe. Stiamo parlando di imbrogli che possono favorire altri imbrogli. Non pensi che l’etichetta di malato di cancro possa avere un suo peso, tra gli argomenti addotti, davanti a un tribunale di sorveglianza?

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21 dicembre 2016

Blog de Il Fatto

Commento al post “Roma, anche l’Anac contro Marra: “Conflitto d’interessi sul fratello. E la Raggi doveva esonerarlo dalle decisioni””

C’è un problema di “epistemic reliance”, “fiducia epistemica”. Noi sentiamo Grillo, sentiamo i 5S, denunciare il malaffare; ci si allarga il cuore e crediamo che i 5S siano tutt’altra cosa dal sistema che condannano con voce tonante. Il grosso, grossissimo guaio è che c’è un problema nascosto di fiducia epistemica mal riposta anche sull’ANAC, che ha un progetto sinergico con AIFA per il “fast track”, l’approvazione abbreviata dei nuovi farmaci. Una forma di corruzione istituzionalizzata non meno dannosa per i cittadini della corruzione con mazzette dei palazzinari romani. Un watchdog dei diritti dei cittadini competente, incisivo e non ambiguo (come purtroppo non sono i 5S), il National Center for Health Research, ha parlato di “McDrugs”, e di come “fast drugs can be more dangerous than fast food”. Ma il renziano Cantone – magistrato – invece di avvisare dei danni e dei pericoli del fast track, riportati anche da studiosi della corruzione*, collabora al programma obamiano di deregolamentazione dei farmaci, ponendo così l’anticorruzione al servizio della corruzione legalizzata.

*Light DW et al. Institutional corruption and the pharmaceutical industry. Journal of Law, Medicine and Ethics. Fall 2013.

23 dicembre 2016. Fonte: quotidianosanità.it. “Da Ministero e Anac arriva Fast Track per sperimentazioni più veloci e sicure”. Scaricato il 19 dic 2016. A quattro giorni di distanza, la notizia non risulta essere riportata da altre fonti internet. Può darsi che l’articolo riporti erroneamente “ANAC” invece di “AIFA” nel comunicare nel titolo e nel testo che “è nato il fast track, un progetto sinergico di ANAC e Ministero della salute”. L’eventuale errore non è a oggi corretto. Anac collabora alla realizzazione dei progetti di AIFA e Min. Salute, come riferisce anche l’articolo. Non risulta abbia sollevato obiezioni sul fast track, esponendone la natura corrutiva, o i rischi di corruzione. L’articolo prende spunto dalla IX Conferenza Nazionale sui Dispositivi medici. La conferenza ha tenuto a battesimo il fast track italiano. Il sito della conferenza non riporta la presenza di Anac. Riporta la compresenza e la convergenza di controllati e controllori, incluso il comandante dei NAS.

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10 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “I professionisti dell’anti-antimafia”

Per evitare strumentalizzazioni mafiose, e la regressio ad infinitum “professionisti dell’antimafia”, “professionisti dell’anti-antimafia”, “dell’anti-anti-antimafia” etc. ci sarebbe un modo: eliminare la mafia. Ma la mafia è come il coltellino svizzero: ha tante funzioni utili. Anche quella di lasciare agire nell’ombra, con la sua presenza e con quella complementare dell’antimafia, pratiche mafiose, massonerie, gestioni pontificie, pizzi legalizzati, tradimenti del Paese, intimidazioni e ricatti, asservimento alla criminalità dall’alto, da parte di chi occupa le istituzioni. Distraendo e distogliendo risorse, impaurendo i cittadini e spingendoli a chiedere protezione e a riconoscere consenso e legittimità a poteri dello Stato che li vendono; giustificando con la lotta alla mafia impunità e omissioni. Questo dovrebbe essere un motivo in più per distruggere la criminalità mafiosa e spargere il sale sulle sue macerie. E’ invece un motivo in più per lasciarla in vita. Non rassicura che diversi antimafia à la page tendano a considerare la mafia come un’entità perenne (divergendo in questo da Falcone). A volte giocando sull’equivoco tra cosche o ndrine e la diffusissima mentalità mafiosoide; che è un altro problema, pure grave, che trae forza dalla guerra che non si vuole vincere contro quella mafia che è usata dai professionisti della metamafia per ammonirci di stare buoni e subire, in un profluvio di immagini e parole.

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18 gennaio 2017

Censurato dal blog de Il Fatto

Commento al post “Massoneria, Bisi (Goi): “Non darò elenco all’Antimafia. Non ci sono parlamentari iscritti”

La libera consultazione degli elenchi completi ed esaustivi degli iscritti alle varie massonerie – incluse le forme affini come l’Opus Dei e CL – sarebbe un passo semplice e praticabile per rendere il cittadino comune meno indifeso, e il suolo italiano meno propizio alla crescita e persistenza di malerbe. Peccato che gli antimafia e i grillini su modeste misure del genere stiano zitti, votati come sono a spendere le loro virtù guerriere in ben altre battaglie.

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28 gennaio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giustizia, l’allarme del Pg di Milano: “Siamo al collasso. Gravi le infiltrazioni della mafia in Fiera””

Il convento povero descritto dal capo dei ricchi frati degli uffici giudiziari di Milano, con una “giustizia al collasso”, e la resistenza contro i brutti ceffi della mafia alle porte da così tanti decenni da fare sembrare poca cosa al confronto i miseri 10 anni dell’assedio di Troia, corrisponde con notevole precisione alla situazione ideale per il crimine di alto bordo, tanto grave quanto invisibile, che trova in Lombardia un terreno particolarmente adatto, come le truffe delle banche, o le frodi istituzionalizzate in medicina: insufficienza di mezzi e distrazione dell’attenzione e delle risorse verso crimini ad alto impatto mediatico come quelli del mostro mafioso. La magistratura milanese è stata criticata per le assoluzioni in appello dopo che JP Morgan e altre banche importanti erano state condannate in primo grado per truffe miliardarie. Non conosco i dettagli, ma riguardo alle frodi mediche strutturali posso testimoniare che spesso e volentieri la magistratura nel suo deliquio finisce con l’essere più un aiuto che un deterrente.

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21 marzo 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giornata in ricordo delle vittime delle mafie, Don Luigi Ciotti: “Oggi a Locri siamo tutti sbirri” “

Una sapiente miscela di nobile e di corrotto. Un rito di purificazione e legittimazione dove il potere si appropria del valore di chi ha mandato al macello celebrandone la memoria. Martinazzoli parlò di “inattualità” di Moro. Il lancio della ndrangheta come prima mafia ebbe un forte impulso con l’omicidio a Locri di Fortugno, moroteo, esponente di un sistema politico non innocente ma soprattutto inattuale. L’antimafia ufficiale oggi è liberista. In Calabria, in Lombardia, a Roma, diversi di quelli che tuonano con la bocca contro la mafia portano l’acqua con le orecchie a banche e multinazionali, poteri che hanno interesse a far credere che a depredare il popolo – e a praticare metodi mafiosi – siano soltanto mafiosi e forchettoni. Come la medicina liberista non vuole ridurre il peso delle malattie, ma vuole sfruttarle economicamente, anche a scapito dell’interesse del paziente, tanta antimafia liberista pensa a sfruttare il pericolo mafioso, e il prestigio che deriva dal combatterlo, per servire grandi interessi. Gratteri dice una cosa vera: la ndrangheta crea solo sottosviluppo. Ma lo creano anche i poteri economici predatori, che possono contare sui servigi di istituzioni blasonate; inclusa la neutralizzazione more mafioso di chi mette a rischio la loro “libera concorrenza”. Se i giovani che partecipano festosi a questa scampagnata sapessero quali crimini, a loro danno, si nascondono e vengono aiutati dietro l’antimafia patacca.

@Pot. Meglio uno Stato onesto, che tuteli i cittadini da tutte le minacce. Con il quale non ci sarebbe il problema mafia. Certo, con tre possibilità invece che due diventa un ragionamento complicato e noioso. Mancherebbe anche lo spazio per scriverlo sugli striscioni. Torna a manifestare.

@ Pot. La solita storia è quella di servire il potere considerando il problema nei termini che impone, ed essendo arroganti e smargiassi con chi non lo accetta; è la storia di soccorrere trafelati il vincitore. Per la medaglia sul tuo “fare” con la passeggiata a Locri rivolgiti alla Presidente della Camera Boldrini o a qualche esponente del clero. Figure che sanno riconoscere il merito di chi lotta contro i succhiasangue; avendone loro accumulato già tanto.

@ Pot. Il cinismo è quello pretesco di queste processioni barocche, sontuose nella forma e nelle declamazioni e vuote nella sostanza. Il fatto che non siano tutti uguali non significa che siccome la mafia è il male allora le istituzioni siano il bene. Guardie e ladri, “sbirri” e mafiosi. Un binarismo semplice. Se non stai con gli “sbirri” sei un mafioso. Ovvero, se non stai con governanti corrotti sei tacciabile di stare dalla parte dei mafiosi. Non sono uguali ma sono spesso sul medesimo versante; spesso collaborano, spesso operano separatamente ma in combinati che vanno con una precisione da orologio a favore di poteri maggiori; e non di rado commettono con finalità diverse gli stessi crimini (magari verso chi sta alla tastiera e denuncia malefatte). Per te questo è “il nulla”. Il vedere solo la mafia e negare l’esistenza dei crimini del potere è manifestazione di ciò che chiamo la “metamafia”: l’uso mafioso della lotta alla mafia. Lo Stato che si pone come protettore contro una malavita che non vuole eliminare, come il capobastone del paese offre la sua protezione contro picciotti che in realtà controlla.

Di “azione”, “onore” e “coraggio” in questo autonominarsi eroi antimafia per avere partecipato a una gita scolastica ben protetta, dove probabilmente tra chi applaudiva c’erano anche dei mafiosi e tanti disonesti, un happening come tanti che rafforza uno status quo di corruzione, non ce ne vedo molto. L’unico sprezzo è quello del ridicolo.

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9 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di I. Lonigro “Strage di Viareggio, Ferrovie lo licenziò perché faceva da consulente alle famiglie. La Cassazione: “Giusto allontanarlo” “

Non conosco questo caso nel dettaglio; potrebbe anche darsi che la sentenza in sé sia difendibile sul piano formale. Ciò non toglierebbe che sia coerente con un quadro politico sostanzialmente corrotto. La notizia della sentenza appare affermare che dando uno stipendio – magari proveniente da denaro pubblico – si acquista anche la coscienza della persona. “Chi ci dà il pane è nostro padre” ammonivano i vecchi mafiosi. Il messaggio conferma i potenti che delinquono – e i dipendenti a loro moralmente affini – nella convinzione che l’omertà, e la fedeltà al gruppo invece che alla comunità, siano un valore; mentre fa opera di dissuasione e intimidazione verso chi vorrebbe opporsi al malaffare. [Nella mia esperienza è comune l’impiego sistematico di dipendenti, anche pubblici, come picciotti per boicottare, mobbizzare, intimidire, cercare di screditare e compromettere chi sia di ostacolo agli affari inconfessabili dei cerchi magici dove si incontrano poteri forti, datori di lavoro e rappresentanti delle istituzioni; e, nella mia esperienza, a questo genere di “rapporto fiduciario” la magistratura assicura impunità e fornisce sostegno.] In tema di protezioni istituzionali di grandi affari illeciti, andrebbe esaminata anche la lealtà dei magistrati verso il popolo dal quale ricevono pane e companatico.

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Spezzano della Sila, 15 aprile 2017

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Vetro del parabrezza lesionato. Una singola frattura lineare, lunga circa  45 cm, che appare essersi propagata da un punto dove il vetro è scheggiato per un diametro di 2-3 mm, come colpito da un oggetto appuntito. Il punto è esattamente sotto il tergicristallo: dove il vetro è coperto dal tergicristallo. Non è raggiungibile se non sollevando il tergicristallo. In modo  da togliermi il dubbio che la rottura non sia dovuta a qualche fattore accidentale, sia pure improbabile. Un lavoretto a regola d’arte. Peccato che chi sa concepire simili sottigliezze lo faccia per scopi vili e abietti.  Non solo “la forza della mafia è al di fuori della mafia”; ma anche le tecniche mafiose non sono prerogativa esclusiva dei “punciuti” ma fanno parte del bagaglio di competenze di tanti galantuomini. La sostituzione del parabrezza sarà costosa, e nel frattempo rischio una multa. L’auto era parcheggiata su una piazzola a fondo cieco sul retro della casa, in cima a una disagevole salita, dove non passa che qualche raro pedone. Il pomeriggio prima il vetro era sano. Deve essere accaduto stanotte, forse mentre eravamo a cena invitati da amici.

E’ sabato santo. Ieri come tutti gli anni ho postato un commento agli auguri di Pasqua del vescovo di Brescia Monari (Il vescovo nel messaggio pasquale su Youtube parla di come è bello morire per i propri ideali cristiani):

“Per la Pasqua hanno messo una stazione della Via Crucis sotto casa. Una croce addobbata con una stola bianca; scaricata da un furgone della Caritas, guidato da un nero, che mentre passavo ha imballato il motore spargendo il tanfo dei gas di scarico. Quei due pezzi di legno ortogonali indicherebbero un’entità superiore all’Uomo. A me la croce imposta e l’incensiere diesel hanno fatto venire in mente David Lazzeretti, il Cristo dell’Amiata, visionario sincero, messo a morte perché troppo umano.”

Il commento si riferisce a quanto accaduto a Brescia nel pomeriggio di venerdì 7 aprile. La mattina avevo postato  “La polarizzazione gesuitica”, che difficilmente può avere entusiasmato i sottoposti del papa gesuita; e gli altri vari partner dello sfruttamento senza scrupoli della medicina, che sempre più occupa spazi che prima erano della religione. Anche il  vescovo di Cosenza potrebbe non essere stato felice delle mie osservazioni sul suo operato di concerto con l’amministrazione penitenziaria in materia di business medico (v. sopra, 30 novembre 2016); ho rilevato un segno precoce – ce ne sono altri – di quella che può diventare una prassi: benefici a soggetti in posizione di debolezza in cambio dell’assumere il ruolo di malato a favore delle frodi mediche sottoponendosi a esami che portano a false diagnosi. Illich ha scritto della perversione del cristianesimo; l’odierno interesse del clero per la medicina andrebbe messo sotto questo titolo.

Il procuratore generale al quale mi riferisco nel post sulla polarizzazione gesuitica è Dell’Osso; che a mio parere dà un esempio di “ontologia giudiziaria”, cioè di costruzione sociale della realtà ottenuta modulando l’intervento giudiziario. Dell’Osso a suo tempo sentenziò che la P2 non era un’organizzazione eversiva. Non gli si può addebitare invece di essere “soft” con la mafia, che lui vede assediare Brescia e contro la quale ha ottenuto l’istituzione di una unità antimafia bresciana. Presta inoltre il prestigio della toga che veste all’operazione che critico come eversivo-affaristica dell’allarme epidemia tumori da inquinamento. Credo che le posizioni dei magistrati come la sua abbiano un peso rilevante, data l’influenza delle notizie di cronaca giudiziaria, nel costruire una realtà percepita che è distorta. Un’ontologia dove la mafia delle cosche e delle ndrine è immensa e invincibile; mentre non esiste il piduismo ovvero la mafia di Stato. E dove la voce di retori pseudoscientifici è l’indiscutibile voce della scienza, che è assurdo ritenere possa essere strumento di affari illeciti di larga scala a danno della salute, dei beni e della serenità dei cittadini.

E’ anche il secondo giorno in Calabria dall’estate 2016 (v. sopra, 31 agosto 2016, sul ratto lasciato a imputridire davanti al portone). Il parabrezza rotto è stato preceduto da caroselli di ronde miste di auto dei CC e camioncini degli spazzini. Prima quando arrivavo, anche a notte tarda, trovavo a Cosenza o a Spezzano un’auto dei CC che passava o faceva tailgating. Stavolta ho avuto una staffetta dei  VVFF, una new entry cominciata a Brescia da quando ho cominciato a riferire dei prefetti. Il territorio è ben controllato. Anche la polizia locale ha mostrato un’assidua presenza. Conosco il loro attaccamento alle istituzioni. Ci sono state sequenze di eventi simili coi vigili urbani di Brescia del rigoroso assessore alla sicurezza Muchetti (v. Milizie bresciane). Il comportamento dei  vigili urbani può essere preso come un indicatore del livello di legalità istituzionale del territorio: per indole non agiscono se non si sentono ben coperti. Anni fa, quando i CC di Cosenza presero a urtarmi per strada, scrissi una lettera di protesta, dopodiché cominciarono a urtarmi per strada gli agenti della polizia locale di Spezzano. Il primo fu il loro comandante. Lo ricordo tempo dopo in divisa col sedere appoggiato al cofano dell’auto blu di Minniti, che era intervenuto al festival dell’Unità di Spezzano. Non molto marziale; ma comunque un’esibizione di intima comunione spirituale con un’importante carica dello Stato. Un’anziana signora, vecchia militante del PCI, mi disse anni addietro di come ammirava l’eleganza nel vestire di Minniti. In effetti l’attuale ministro dell’interno sfoggia nei panni una sobria eleganza inglese. Ma come elettore non mi pare elegante il suo modo di acquisire meriti e fare carriera, servendo i desiderata degli amici atlantici.

Sono comunque coincidenze senza significato. Se ne possono trovare a bizzeffe. Per esempio, il giorno prima, mentre appena arrivato a Spezzano ricevevo l’accoglienza in tono col sorcio morto davanti al portone, riflettevo su come le voci funzionali ad operazioni come Stamina  [1] e la medicalizzazione ottenuta lanciando allarmi di epidemie di malattie da inquinamento [2] siano favorite e propagandate utilizzando i poteri dello Stato, per quanto ingannevoli e dannose; e come a un portatore di posizioni di dissenso e di denuncia come me sia invece resa difficile la vita. Con sistemi eversivi, o mafiosi, o massonico-affaristici. Nell’ambito del generale declino, l’Italia sta venendo venduta anche sul piano medico, allontanando ulteriormente la sanità da servizio essenziale, e facendone sempre più fonte per i grandi investitori internazionali degli immensi profitti ottenibili con manipolazioni elaborate ma non difficili. Credo che si possa fare un parallelo storico con quando lo Stato ha pilotato il terrorismo, o ha favorito l’ascesa di alcuni gruppi mafiosi; e i pochi che erano di ostacolo sono stati neutralizzati, in vari modi. A me sta toccando un diluvio incessante di mobbing, stalking, provocazioni, boicottaggi, uniformemente volti a svilire chi denuncia lo svilimento della tutela della salute a business amorale. Se si va oltre il fumetto di superficie, la narrazione semplice, a due dimensioni, dell’ufficialità,  la distanza tra mafia e antimafia appare insufficiente;  una convezione, vorrei dire, nel mio caso. A me sembra ormai che l’antimafia sia a volte un’ottima copertura per il piduismo, la mafia di Stato.

Ma via, sono elucubrazioni grandiose di uno sgrugnato perché gli hanno spaccato il parabrezza. La realtà vera tornerà a prevalere. Sono sicuro che non passerà molto tempo prima che rifulga sui media una di quelle frequenti notizie di qualche importante operazione di CC, PS e magistrati contro la ndrangheta in Calabria o in Lombardia; frequenti  come lo sono del resto  le notizie di scoperte risolutive, o quasi, per la cura dei tumori; i due tipi di buona notizia ricorrente avendo molti più aspetti in comune e legami di quanto non si creda. Sarà una consolazione sentire il Procuratore di Cosenza Spagnuolo o quello di Brescia Buonanno proclamare il valore della legalità, e rassicurare i cittadini su come loro e le forze di polizia, custodi della Costituzione e dei valori democratici, ripuliscono il territorio dalle malepiante e fanno crescere quelle buone.

1 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale
2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

20 luglio 2017

Blog de  Il Fatto

Commento al post del 19 luglio 2017 “G8 Genova, Gabrielli: “Se fossi stato De Gennaro mi sarei dimesso per il bene della Polizia. Bolzaneto? Fu tortura” “

Un’affermazione interessante (anche se bisognerebbe discutere come mai i pestaggi ci sarebbero comunque stati). Qualche riserva. La frase è un periodo ipotetico dell’irrealtà. I comportamenti delle forze di polizia dati gli ordini di chi la comanda* descrivibili all’indicativo sono diversi, cioè sono gli stessi di sempre e anche peggio, posso testimoniare. La melliflua retorica rogeriana, ben esemplificata dai discorsi che gli spin doctor scrivono per Renzi, accoppiata a politiche aggressive e sprezzanti, è la cifra di questo esecutivo. Infine, Gabrielli ha preso le parti delle vittime delle sevizie a freddo il 19 luglio, giorno della commemorazione della strage di Via D’Amelio, la giornata delle lacrime di coccodrillo istituzionali, che servono a meglio servire ciò che a parole si esecra.

*Fracassi F. G8 Gate. A voce alta, 2011.

20 giugno 2017. Uscita dalla filiale Toyota di Brescia, dopo la sostituzione (532€) del parabrezza spaccato in Calabria (v. I professionisti della metamafia, 15 aprile 2017 ).

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18 aprile 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Reggio Calabria, Minniti: “Sconfiggere la ‘ndrangheta è un obiettivo strategico” “

L’economista Galbraith scrisse “The economics of innocent frauds”. Le “frodi innocenti” sono quelle che non vengono percepite come tali. Bisognerebbe scrivere “Gli affari della mafia innocente”, sulle pratiche tecnicamente mafiose condotte a favore di grandi interessi ma non percepite come tali; anche perché condotte tramite le istituzioni o col loro appoggio. Es. a favore dei grandi interessi affaristici sulla medicina che il partito di Minniti difende a spada tratta. La lotta alla mafia, questa tela di Penelope, per alcuni è un obiettivo strategico in quanto fornisce una copertura per praticare la mafia innocente; che invece andrebbe riconosciuta come mafia tout court, a volte mafia di Stato. La mafia fa sparire i cadaveri nei plinti di cemento; il sepolcro imbiancato dell’antimafia di facciata è il contenitore adatto al putridume istituzionale.

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17 maggio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Migranti, Gratteri: “Al cara cibo insufficiente e soldi alla ‘ndrangheta. Cose veramente tristi””

Sono “cose veramente tristi”; tristi almeno cinque volte. 1) Tristi perché conseguenza di un’immigrazione forzosa che estende sfruttamento e degrado sociale all’Italia a favore degli stessi interessi che portano guerre e depredazioni nel mondo. Questo parassitismo primario è come un tronco dal quale si ramificano altre cose tristi: 2) Veniamo obbligati a fornire ogni giorno il cornetto col cappuccino e gli altri due pasti a schiere di giovanotti nullafacenti, scelti da chi ha imposto questa invasione, voltando le spalle a popoli martoriati e alla povertà e disoccupazione nostrane (parassitismo discriminatorio). 3) Si traveste una violenza epocale con nobili ideali, trascurando i ragionevoli doveri verso i popoli in loco e sostituendoli con una “accoglienza” deformata oltre il suo campo di applicabilità fino all’assurdo (misericordia simoniaca, che spaccia valori e principi come poteri magici benefici per poi lucrarci). 4) Al seguito dei grandi predatori pasteggiano le solite iene, mafiosi, politici, preti (parassitismo mafioso). 5) Ci si spella le mani nell’applaudire la retata, riconoscendo alle istituzioni che ci tradiscono legittimità in cambio del contentino di una puntata dell’eterna saga mafia-antimafia; illudendoci che l’accettata con la quale i CC e Gratteri hanno potato uno dei rami, finora lasciato prosperare, sia un colpo al tronco della malapianta, che invece viene protetta e curata.

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3 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Trevisani ” “Fuocoammare” e remi, la preghiera laica di Sandro che sfida il Mediterraneo per ricordare i migranti morti in mare”

Tra le finalità degli omicidi e stragi ordinati da menti raffinatissime c’è anche quella del fornire ai governanti e al popolo una falsa coscienza negli anni a venire: dico che sono antimafia, espongo la gigantografia di Falcone e Borsellino, e questa copertura mi permette di favorire impunemente i laidi affari degli stessi poteri che vollero stragi e omicidi. Dico di battermi per la verità sulla Moby Prince e ora che gli stessi poteri che determinarono quella strage ordinano la violenza dell’immigrazione forzosa, li servo biascicando il rosario di “preghiere laiche” sugli annegamenti nel traffico di giovanotti del terzo mondo, ostentando un animo sensibile, mentre la durezza di cuore o lo scarso acume mi fanno tralasciare che quei morti sono sostanzialmente voluti perché facciano da lubrificante morale.

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3 giugno 2017

Blog de il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, il momento del baciamano dei cittadini di San Luca al boss Giorgi appena catturato”

I fumetti che vengono mostrati agli italiani coprono collusioni di alto livello; e agli italiani va bene non doversi interrogare a fondo, restare passivi, credere che lo Stato li protegga dai mali d’Italia, che fanno capo ai mitici capibastone di San Luca, imprendibili per decenni perché hanno la botola nel tinello di casa. Recitano tutti, i CC, gli ndranghetisti, i compaesani, e anche il pubblico che fa l’indignato ma accetta che la mafia non sia combattuta senza quartiere, fino al suo annientamento, senza tante moine, come una forza ostile che attaccasse un Paese dotato di spina dorsale. Poteva andare peggio: non hanno aggiunto, come è proprio delle VNR, una musica di sottofondo, la colonna sonora del Padrino o “Hannu a passari sti bintinov’anni”. Il legame tra uomini d’arme e teatro andrebbe approfondito. Si potrebbe considerare il “Capitan Fracassa” di Gautier. Pensando ad altri affari, che non vedremo nei tg, delle forze della legalità in Calabria e in distretti della antimafia al Nord, mi viene in mente un passo del romanzo: “Ali di pernice e fette di prosciutto sparivano subito, come fiocchi di neve sopra una pala arroventata”.

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9 giugno 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Cassazione assolve Mori e Obinu per la mancata cattura di Provenzano: respinto ricorso della procura”

I mafiosi sono criminalità “on steroids”, direbbero in USA. Il doping è dato dalla protezione dello Stato. Quando lo Stato virulenta il crimine, quando i pusher sono i CC, si creano cortocircuiti esiziali. Per una ferrea convenzione, la mafia è l’unico caso dove a mezza bocca si ammette che lo Stato favorisce la grande criminalità. Ma è un parafulmine. Giorni fa Mattarella ha firmato il decreto sulla caterva di vaccinazioni coatte. Sarà contenta la Glaxo. “GlaxoSmithKline (GSK) is one of the most criminal drug companies in the world (3). It has committed numerous offences that fulfil the criteria for organized crime under US law”. (PC Gotzsche. Deadly psichiatry and organized denial. People’s press, 2015. Un’esposizione competente e dettagliata delle mostruose falsificazioni della ricerca commesse dalla Glaxo, e delle associate complicità istituzionali, per fare assumere in nome della “scienza”, anche a minori, psicofarmaci inefficaci e dai gravi effetti collaterali, inclusi suicidio e omicidio).

Posso testimoniare che quello della criminalità medica è un altro settore dove i discendenti morali di Salvo D’Acquisto, con la copertura dei colleghi di Falcone e Borsellino, non sono la cura ma sono causa, insufficiente ma necessaria, non meno dei giustamente vituperati politici. Fino a far divenire lo Stato braccio del crimine.

@ Stefaso B. Pure a Ilardo lo hanno vaccinato… E comunque basta con questo cercare sempre di patologizzare il prossimo per vendere rimedi hi-tech, costosissimi e tarocchi. Per esempio contro la fame esistenziale, che porta a sentirsi giustificati nel commettere qualsiasi bassezza come se fosse per la sopravvivenza, inutile cercare vaccini. Si dovrebbe cominciare sperimentando misure semplici, come il fare consumare, fino all’ultima briciola, pasti sontuosi, abbondanti e nutrienti almeno tre volte al giorno, per convincere gli affetti che non stanno morendo di fame. Sancita la scientificità, per chi rifiuti di sottoporsi alla profilassi alimentare, o rifiuti di praticarla integralmente, dagli antipasti alla scarpetta finale, si potrebbe ricorrere, per il suo bene e per il superiore interesse della comunità, a sanzioni del tipo di quelle che faranno vendere vaccini alla limpidissima Glaxo firmate da Mattarella. Posa la siringa, è l’ora della pappa.

@The_Marveluos 2. Non è appropriato prendere la “verità giudiziaria” come punto di riferimento per la ricostruzione storica. Il riferimento per la verità storica è la situazione storica complessiva. Partendo dalle risultanze giudiziarie si equipara la probabilità dell’ipotesi corrispondente su quanto avvenuto alle risultanze giudiziarie stesse; anziché considerare, correttamente, la variazione della probabilità delle varie ipotesi sul quadro generale dopo le risultanze giudiziarie, tenendo conto della capacità delle sentenze di rappresentare in maniera veritiera la realtà. Esistono i falsi risultati, in medicina come nei processi. E a volte sono preponderanti. Neppure i medici spesso si rendono conto che data una mammografia di screening positiva per cancro la “sentenza” corrisponde alla presenza di un cancro clinico solo in 1 caso su 10 (Gigerenzer, 2014). Il tasso di “falsi negativi” nelle assoluzioni per i misteri d’Italia non appare affatto trascurabile. Questo discutere sul niente col privilegiare indebitamente un pezzetto è stato chiamato “prosecutor’s fallacy”, la fallacia del PM (che commettono volentieri anche gli avvocati).

@The_Marveluos 2. Sono d’accordo sulla problematicità, e ambiguità, del concetto di “Storia contemporanea”. “Storico” secondo il dizionario vuol dire anche “appartenente a una realtà effettivamente accertata e documentata”; è questa l’accezione per il tema della provenienza del potere della mafia e di altre forme di grande criminalità; che, lo si chiami storia o politica o in altro modo, è di un’attualità pressante, da non rimandare ad un lontano futuro, quando diverrà un argomento morto come la Constitutio de feudis o la donazione di Sutri.

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8 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “La democrazia in stallo tra mafia e terrorismo”

Credo siano da conservare e rileggere periodicamente il terzo e quarto paragrafo dell’articolo, che mi sembra valgano più di interi volumi, riassumendo in poche parole il nucleo dell’assetto italiano. Non sono un esperto di mafia o di criminologia, ma ho qualche dubbio sulla caratura dell’arrestato per mafia che ha detto al telefono “lo Stato sono io”. Mi ricorda il “So’ i re del quartiere / detengo il potere”: fa pensare a un delinquente spaccone che ripete il mantra che ha orecchiato sui media dell’asserito strapotere dell’organizzazione alla quale appartiene; più che ai gelidi sociopatici, che i loro disegni mentali di dominio li tengono per sé. Le due cose, la situazione generale tratteggiata nei due paragrafi, che viene in genere tenuta coperta, e la notizia del mafioso “iperrealista”, appaiono collegate: i mafiosi tra le funzioni loro assegnate hanno quella inconsapevole di rappresentare teatralmente sé stessi; e anche la lotta alla mafia è integrata nel sistema, costituendo una lotta “pars pro toto” ai poteri criminali. Coltivando una appariscente e perenne guerra all’esercito dei mafiosi da telefilm si fa credere che sia questo il potere che stringe in una morsa il Paese. Mentre i poteri maggiori, che controllano Stato e mafia, vengono lasciati agire indisturbati; e a volte sono serviti attivamente nei loro sudici affari dai cacciatori di mafiosi.

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17 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di O. Lupacchini “Privateers, le nuove mafie sono come il terrorismo: colpiscono ovunque e con violenza”

La concezione comune della malattia e del crimine è dicotomica: sano/malato, onesto/criminale. Le malattie sono entità biologiche eterogenee, che spesso si presentano con manifestazioni diverse lungo uno spettro. L’ignorarlo dà luogo allo “spectrum bias” nella definizione e diagnosi di malattia, vantaggioso per gli investitori, ma dannoso per il pubblico. La concezione naif dicotomica di malattia consente di abbassare i valori soglia, in modo da sovradiagnosticare, aumentando fittiziamente i pazienti e mostrando false efficacie terapeutiche; mentre le forme autentiche, quelle gravi, restano trascurate.

Anche tra killer mafiosi e stimati rappresentanti delle istituzioni non c’è una cesura ma un continuum di violenza criminale; che passa per la massa degli affiliati a vari gruppi di potere, i disonesti sciolti, i raccomandati, i cittadini senza senso civico. La soglia lecito/criminale viene arbitrariamente elevata, verso le forme di violenza più impressionanti. I reati corrispondenti a ciò che attribuiamo alla mafia sono sottodiagnosticati. Nella collaborazione Stato/mafia, le mafie con la loro ombra terrificante aiutano la mafia di Stato facendone passare inosservate le pratiche vili e violente. Occorrerebbe abbassare le soglie ai valori corretti, quelli dove sarebbero fissate se non ci fosse l’alibi della mafia; e fare in modo di instaurare un’autentica dicotomia, che invece esiste solo nei fumetti sulla mafia che vengono propinati al pubblico.

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19 luglio 2017

Blog de  Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Borsellino e Falcone, perché non mettere nelle classi la loro foto accanto al crocifisso?”

Credo che invece che alla dulìa i giovani debbano essere spinti a pensare, su tre temi. 1) Come fu lasciato uccidere un magistrato che era un uomo eccezionale per integrità e coraggio, nell’ambito del rivolgimento in peggio di un sistema politico già guasto – il passaggio alla “seconda repubblica” – voluto dai poteri forti. 2) Come detti poteri siano stati serviti anche dopo da funzionari di polizia e magistrati – colleghi degli uccisi in via D’Amelio – che per vent’anni hanno potuto insabbiare fingendo di credere ad un depistaggio da loro stessi costruito. 3) Come si sia allestito un culto di tipo religioso di Falcone e Borsellino, in modo da coprire la viltà e la corruzione – i cui effetti rovinosi sul Paese i giovani stanno subendo e subiranno – con una intensa attività celebrativa che fa assumere vesti sacerdotali alle autorità, ai politici di ogni colore e agli opinion-maker che sottobanco servono gli stessi poteri che ordinarono la strage.

I ragazzi possono credere, mentre applaudono le intense declamazioni sulla legalità e la lotta al crimine, che le cerimonie e le sacralizzazioni siano il fronte opposto a quello degli assassini. Invece sono l’esito di un processo di metamorfosi, simile a quello di molti insetti: dove radicali cambiamenti di aspetto fanno credere che siano specie differenti e lontane tra loro quelli che sono i diversi stadi di sviluppo dello stesso organismo.

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20 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia Capitale, Gabrielli: “Corruzione incubatrice delle mafie: reato 416 bis da aggiornare” “

I mali non sono due ma sono tre: mafia, corruzione delle tangenti (bribery) e corruzione istituzionale, che serve i poteri forti (banche, case farmaceutiche, strutture atlantiche, Vaticano, etc.) mettendo il potere dello Stato al servizio di grandi interessi illeciti, che vengono così legalizzati. Quest’ultimo male viene tenuto coperto quanto gli altri due sono pubblicizzati; e viene tenuto coperto attribuendo agli altri due anche i suoi effetti deleteri. I tre mali sono tra loro collegati, ma sono entità distinte. C’è chi ne pratica uno solo, chi due, chi tutti e tre. Non pochi nelle forze di polizia e nella magistratura passano per virtuosi agli occhi del pubblico e acquistano i favori dei poteri forti combattendo, soprattutto a parole, mafia e corruzione delle tangenti, e praticando al riparo da occhi indiscreti la corruzione istituzionale.

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31 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Vaccini, padre incolpa un medico di Cosenza della malattia del figlio e lo aggredisce: è ai domiciliari”

Nel 1911 a Verbicaro, prov. di Cosenza, avvenne l’ultimo linciaggio di presunti untori. Salvemini commentò: ““La folla è come un ammalato che ha male allo stomaco e si lamenta di avere male al capo. Essa non sa fare la diagnosi esatta dei propri malanni”. I vaccini obbligatori sono un abuso a favore del business, ma le vaccinazioni, che raramente possono causare complicazioni neurologiche che oggi possono essere etichettate (misdiagnosed) come autismo, non sono la causa dell’epidemia di diagnosi di autismo: quella è un altro imbroglio*. I pro-glaxo incoraggiano le critiche infondate, in pratica favoriscono depistaggi, per screditare quelle fondate. In Calabria poi le autorità preposte alla legalità sono particolarmente solerti nel proteggere il big money in campo farmacologico. L’attuale capo dei NAS, gen. Lusi, è stato comandante dei CC della Legione Calabria. A giudicare dai comportamenti gratuiti dei CC nel cosentino e nel lametino nei confronti di chi denuncia frodi e reati in campo biomedico, la sua nomina ai NAS ha provocato reazioni intense nei responsabili di tali frodi e reati. Si può immaginare come è andata. Alla notizia, CEO che guadagnano milioni di euro all’anno si sono chiusi nei loro uffici, il volto segnato da un’espressione impenetrabile. Dopo un poco si sono uditi dei colpi. Erano i botti dello champagne stappato per festeggiare.

*Frances A. Primo, non curare chi è normale. Contro l’invenzione delle malattie. Bollati Boringhieri, 2013.

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6 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Reggio Calabria, esplosa l’auto della moglie del sindaco Pd di Taurianova: “Era un ordigno ad alto potenziale””

Sarebbe utile conoscere natura e responsabilità dell’attentato. Credo che, imposta dai poteri che controllano l’Italia, vi sia una complementarietà funzionale tra mafia e antimafia. Che potrebbe giocare anche nella città di “don Ciccio Mazzetta” *. Forse ad alcuni in Calabria non piacciono le Toyota Yaris. Mesi fa, alla mia Yaris poco dopo l’arrivo in un paese del cosentino hanno spaccato il parabrezza, sotto casa. (532€ per la sostituzione). Una singola frattura lineare, di circa 45 cm, che a guardare bene si è propagata da una scheggiatura puntiforme del diametro di 2-3 mm coperta da uno dei tergicristalli: il colpo è stato dato, forse con un bulino automatico, in un punto non raggiungibile e non visibile se non sollevando il tergicristallo. Una tecnica che al destinatario del messaggio toglie dubbi sulla natura dolosa, mentre evita di rivelarlo agli spettatori. Quello della mia Yaris è un episodio di una catena di violenze subdole in Lombardia e in Calabria che non ha a che fare con gli ndranghetisti, almeno non direttamente. Date le mie denunce in campo medico, che comprendono indicazioni inedite su rapporti di cooperazione tra mafie e istituzioni, ritengo abbia a che fare col piduismo, la mafia di Stato, che nella sua doppiezza usa anche la lotta alla mafia delle bombe come paravento.

@ maxellino. A  proposito di percezione alterata della realtà, lei quando ha cominciato ad avere questa immagine, che i renziani siano accostabili a Pio La Torre? La convinzione si attenua dopo avere assunto del cibo pagato da terzi, es. un cappuccino e un cornetto, o un panino ?

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26 settembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanova “‘Ndrangheta in Lombardia, fra boss e politici un solo grado di separazione. “Se ti chiedono un favore non puoi dire no” “

La mafia è un instrumentum regni? Credo di sì; e andrebbe considerata tale anche l’antimafia. L’antimafia che cronicizza la mafia invece di guarire il Paese eliminandola. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia. La definizione restrittiva che considera mafia, e quindi della massima gravità, solo i “vincoli associativi” che esibiscano violenza fisica, o meglio meccanica, e il prestigio che deriva dalla patente di antimafia, creano una franchigia di illegalità per vari gruppi di interesse e per le istituzioni dello Stato che li servono. Tra mafia e antimafia il terzo gode: associazioni, meno cinematografiche, del mondo legale possono commettere impunemente crimini di grande portata. Potendo delinquere anche con metodi che andrebbero riconosciuti come mafiosi, posto che andrebbe considerata “mafia” qualunque struttura criminale, anche interna allo Stato, che voglia farsi legge, regola accettata; che lo faccia tramite la violenza o stravolgendo il potere legale. Anziché spiegare il facile attecchimento in Lombardia attribuendo al fenomeno mafia caratteristiche sovrannaturali, bisognerebbe considerare come non solo la mafia ma anche l’antimafia facilitino forme di criminalità di alto livello che alimentano l’economia legale. Es. le manipolazioni a danno della salute che rendono prosperose le industrie farmaceutica e medica. Il complesso mafia-antimafia in Lombardia è tra i fattori che rendono il Pirellone particolarmente adatto come nuova sede dell’EMA.

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9 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Ciccarello “Mafia, si studia di più nelle Università del Nord. “Al Centro c’è minore percezione” “

La gigantografia di Falcone e Borsellino è un ottimo paravento per attività criminali del mondo legale. Es. in ambito universitario le frodi a danno dei pazienti e del contribuente derivanti dalla fusione tra industria e ricerca accademica in campo biomedico. Non stupisce che l’allestimento dei paraventi antimafia sia più praticato al Nord, dove è più diffuso il white collar crime. Così si vedono università settentrionali, che in passato hanno dato una cattedra a un soggetto definito da Giuseppe Di Lello “una sorta di consigliere della famiglia dei corleonesi”, sbandierare la lotta alla mafia mentre praticano il malaffare e lo proteggono con metodi sostanzialmente mafiosi; godendo della complicità di altre istituzioni, anch’esse munite di una bella gigantografia della famosa immagine dei due magistrati ai quali invece l’impegno antimafia non portò vantaggi ma costò la vita.

@ Luca. I nostri politici non sono così terribili e onnipotenti; prendono ordini da poteri sovranazionali; quando non vengono ignorati e scavalcati come figuranti di poco conto. Credo che la mafia sia una componente strutturale dell’assetto di dominio dell’Italia. E che lo sia anche la lotta alla mafia. Forse i fini dell’uccisione dei due eccezionali magistrati hanno incluso anche l’insorgere dell’antimafia come attività stabile e come potere di tipo sacrale, che conferisce intoccabilità. Dove è scritto che dobbiamo essere in guerra perenne con la mafia? I mafiosi sono “samurai invincibili”? La mafia, questa spina velenosa, questo cappio al collo della nazione, andrebbe stroncata, anche a costo di misure estreme, e archiviata. Cronicizzando la mafia si favoriscono i crimini dell’economia legale che si nascondono dietro ai “crest” della lotta alla mafia, oltre a consentire la permanenza di una manovalanza criminale che è stata usata a fini eversivi. Lo studio scientifico della mafia che non fosse l’aggiunta di un altro cesto di pagnottelle accademiche – e lo studio anch’esso serio della corruzione istituzionale, quella che legifera e governa a favore dei poteri forti – dovrebbero considerare la gravità di dichiarazioni come questa della Bindi, che la “mafiologia” divenga “un elemento strutturale nella formazione di base e specialistica delle università italiane”.

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20 novembre 2017

Blog de il Fatto

Commento al post di V. Agnoletto “Agenzia europea del farmaco, peccato averla persa. Ma cosa volevamo farci?”

A premere per l’assegnazione a Milano c’è stato Scaccabarozzi, capo di Farmindustria. Che controlli possono essere quelli che il controllato agogna? Alla vigilia del voto Telettutto, emittente bresciana, ha mostrato una conferenza sull’inquinamento dove Marfella ha detto che la mortalità infantile per cancro in Italia è la più alta del mondo. Da noi un inquinamento eccezionale e particolare fa strage di bambini? I dati non lo dicono. Ad essere relativamente elevata in Italia è l’incidenza di tumori infantili, per la quale si dovrebbe pensare alle sovradiagnosi; favorite, a vantaggio del business oncologico, da allarmi a effetto. Che andrebbero indagati dalla magistratura. Ma il procuratore di Brescia Buonanno e l’aggiunto Raimondi erano accanto a Marfella. La magistratura coonesta discorsi ingannevoli e sgangherati, vestendo di autorevolezza la suggestio falsi a favore della medicina commercializzata. E concorre anche alla suppressio veri, posso testimoniare. Quando l’Italsider creava ricchezza per i tarantini, chi parlava, giustamente, del pericolo cancro era guardato come un importuno fuori dal mondo. Oggi si è passati ad allarmi gonfiati ad arte che favoriscono la sostituzione dell’industria tradizionale con quella medica, dove la materia prima sono le persone. L’EMA vidima una produzione di ricchezza truffaldina e cannibale, e averla in Italia, dove il meglio, la magistratura, è questo, non avrebbe dovuto essere motivo di esultanza.
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@ mansal. Credo di rappresentare l’ala estrema della critica a Stamina, truffa buffonesca pilotata dallo Stato per fare sembrare per contrasto valide le promesse alla Vanna Marchi sulla rigenerazione di tessuti con staminali “ufficiali” (un altro “job” dove hanno brillato Brescia e i magistrati). Le consiglierei il libro di un medico e ricercatore danese, Gotzsche, “Deadly medicines and organized crime”, su quanto è mafiosa (parole sue) l’approvazione dei farmaci nell’intero mondo occidentale; anche in Danimarca, paese civilissimo paragonabile all’Olanda. Ma non credo che lei voglia sentire parlare dell’universalità del malaffare farmaceutico. Un recente articolo su come l’EMA approvi antitumorali costosissimi senza evidenza valida che migliorino la sopravvivenza e la qualità di vita, e i commenti su come l’EMA sia un sistema di controllo “broken”, riguarda l’EMA sul Tamigi (Prasad V. Do cancer drugs improve survival or quality of life? You don’t need to know, according to our broken regulatory system. BMJ, 26 ott 2017). Comunque, oltre un certo limite la smodatezza nell’approfittare diventa controproducente, e l’eccessiva efficienza in questo senso della nostra classe dirigente potrebbe avere sconsigliato di trasferire nella terra dei famelici lombardi la delicata funzione di immissione di farmaci tarocchi per oltre 300 milioni di europei.

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24  novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, Scarpinato: “Le nuove generazioni hanno scelto il centro-nord. Meno violenza e più affari” – Il Fatto Quotidiano”

Tra i tanti sistemi per indurre l’accettazione e la perpetuazione della corruzione Ashforth a Anand includono, nel capitolo delle razionalizzazioni, il “social weighting”; e tra le forme di questo la “downward comparison”, il paragone con altri che sono ancora più corrotti. Rapportarsi al peggio contrasta la minaccia tacita all’identità morale del gruppo*. Gli industriali veneti chiamano Albanese a recitare Cetto La Qualunque alle loro riunioni di categoria. Tra le funzioni della mafia in Lombardia appare esserci anche quella di permettere la downward comparison, per facilitare attività locali illecite meno stigmatizzate, e più integrate nel mondo legale, mantenendone l’invisibilità (“l’oscenità” usando un’espressione di Scarpinato) sia sul piano culturale, facendole scambiare per legalità rispetto alla mafia; sia su quello pratico della lotta al crimine, tenendo fuori dal cono di luce del riflettore i “perbene” col puntarlo sui criminali per antonomasia. La mafia in Lombardia facilita così il “business as usual” del “fare danè”. Appaiono avvalersi di questa utilità derivante dalla presenza mafiosa anche i magistrati e le forze di polizia, che per alcuni campi della criminalità white-collar, come quello della corruzione istituzionalizzata nelle procedure mediche (che non è quella delle semplici mazzette), sono più una risorsa che una minaccia.
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* The normalization of corruption in organizations. Research in Organizational Behavior, 2003. 25:1.
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17 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Lamezia Terme, il decreto di scioglimento: “Illecita acquisizione di voti in campagna elettorale””

Oltre che dopocena antimafia e jam session antimafia, bisognerebbe istituire dei centri di assistenza dove il cittadino che riceve trattamenti culturalmente mafiosi possa rivolgersi. A Lamezia ho ereditato alcune proprietà, che sono oggetto di sistematici soprusi. Es. ho un piccolo appezzamento a olivi; la raccolta delle olive viene boicottata da chi ha i macchinari, e me li nega. Un vicino ha cintato un terreno limitrofo, senza dirmi nulla e allargandosi nel mio. Ma sembra che trovare un geometra che accetti di fare una perizia sui corretti confini sia un’impresa improba. Dovrebbero esserci centri dove chi riceve comportamenti culturalmente mafiosi possa avere aiuto; es. per poter noleggiare una scuotitrice meccanica, o commissionare una perizia su confini. Ma non credo che una misura del genere verrà attuata, e il mio caso mostra perché. Non sono nel mirino delle mafie locali, che forse neppure sanno della mia esistenza. Non mi si è mai presentato nessun mafioso lametino. E’ il Ministero dell’Interno che viene a fare visite malum omen al mio sito. Sono inviso, per le mie attività di denuncia, ai poteri del business biomedico; il genere di poteri ai quali Minniti deve la sua carriera politica. A Lamezia le cose non stanno come dice. Stanno peggio, perché c’è anche l’altra mafia, quella che si presenta come standard di legalità e alla quale fa comodo lo stesso tipo di terreno culturale sul quale prospera la mafia che spara.

3 gennaio 2018

Felicetta3gen18

Lamezia Terme, località Felicetta, ore 13. Gli alberi di olivo sono i miei. Le reti, la scala e le canne per la raccolta delle olive sono di ladri ignoti, che mi fanno vedere che possono prendersi le mie olive alla luce del sole e comodamente. Le volte precedenti nell’imbocco della stradina che porta al fondo incrociavo, al bacio, una pattuglia dei CC. Meno l’ultima volta, quando il passaggio è stato di una macchina della polizia municipale. Stavolta invece l’incontro puntuale non è avvenuto.

Forse erano impegnati altrove. Quest’anno, riferisce “Il Lametino.it”, i CC del nucleo ambientale “CUTFAA” hanno portato la Befana ai bambini ricoverati nella pediatria dell’ospedale di Lamezia. Dando così il loro contributo alla propaganda del legame “politically correct” tra tutela dell’ambiente e trattamenti clinici. Un cortocircuito ideologico che spinge i bambini verso la iatrogenesi del business biomedico; e che quindi dovrebbe piuttosto essere oggetto delle attività istituzionali di chi viene retribuito per contrastare gli illeciti che mettono a rischio la salute.

Spezzano della Sila ore 23. Ignoti hanno cominciato a prendersi il disturbo di depositare la loro spazzatura davanti al portone della casa dove abito. Sono degli incivili: non rispettano il calendario della differenziata, così che i sacchi restano per più giorni. Alla terza volta, ho attaccato ai loro rifiuti messi davanti al mio portone questo avviso:

“4 gennaio 2017
Rifiuti depositati da ignoti (per la terza volta in una settimana ) davanti all’abitazione di Via Roma 241, Spezzano della Sila, nell’ambito di stalking massonico-istituzionale dovuto ad attività di denuncia di frodi in campo biomedico.

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“De Tavel c’informa che a Cosenza, un gran numero di avvocati e giudici incoraggiava il brigantaggio nei casali intorno alla citta, poiché proprio dai briganti proveniva la fonte principale dei loro guadagni.”
(G. Sole. L’invenzione del calabrese. Rubettino, 2015)”

Gli spazzini del Comune di Spezzano Sila, che in precedenza hanno lasciato per mesi davanti al portone carogne di ratto, escrementi di cane e hanno omesso di ritirare anche i rifiuti regolari mentre pulivano il restante marciapiede, hanno staccato gli avvisi, lasciandoli nel mio bidone della spazzatura. Due sacchi di rifiuti estranei, gli unici sulla strada, sono stati messi di nuovo, stavolta a fianco al portone, il 6 gennaio, giorno festivo di non raccolta, ultimo giorno prima della partenza per Brescia.

Questo è il raccontabile, non il peggio, dei segnali negativi ricevuti nella giornata.

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24 dicembre 2017

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Commento al post “G8 di Genova, condannato per la Diaz ora è il numero due dell’Antimafia: “Come si fa a dire che l’Italia è cambiata?””

Non c’è contraddizione tra il dirigente di polizia responsabile di vili pestaggi a freddo di pacifici manifestanti e il prode paladino antimafia. E’ piuttosto errata la premessa che tutto ciò che porta l’etichetta “antimafia” sia libero e buono. L’antimafia di chi è stato eliminato fisicamente sparandogli alle spalle o col tritolo non è la stessa di quella degli allineati e coperti, dei carrieristi e degli imboscati. Gli eroi uccisi dell’antimafia sono più degli epurati che non, come si vuole far credere, campioni rappresentativi dell’antimafia. Semplificando, l’Italia non è un paese indipendente, e i pupari che con una mano controllano i mafiosi con l’altra controllano l’antimafia. Operazioni sporche, come atti di violenza eclatanti che condizionano il corso politico, o l’eliminazione di soggetti scomodi, possono essere assegnate alla mafia o alle istituzioni che si fregiano del titolo di antimafia; a seconda delle circostanze.

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31 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di R. La Cara “Stamina, morta la piccola Sofia”

@ Valter Fiore. Purtroppo in molti casi la descrizione del prodotto farmaceutico in termini commerciali è più semplice, lineare e coerente di quella in termini del vantaggio al paziente. Le ricordo che siamo nell’era dei pacchetti malattia-cure: la malattia viene definita e la diagnostica stabilita nell’ambito dello sviluppo dei servizi e trattamenti da vendere. Es. epatite C, o tutto il settore delle sovradiagnosi, dal PSA all’angiografia TAC per l’embolia polmonare. O le “malattie” nuove (Appleby J. Ads, Not Research, Create Some Pharma Best-Sellers. Medscape, 16 maggio 2017). C’è un sondaggio che chiede ai medici “Which comes first: drug or disease? Marketing and medicine” (Medpage, 5 dic 2016).

Andrebbe affermata la capziosità della pratica dell’attribuirsi valore in base a standard negativi. In questi giorni una “sinistra” che serve l’assolutismo globalista tenta di “rifarsi una verginità” tuonando contro il fascismo dei fez e gagliardetti. Già Pasolini nel ‘75 diceva che era per questo che i fascisti non venivano liquidati. L’antimafia, limitata alla cancrena dei mafiosi da film, è un paravento per la malattia sistemica di base, la diffusa cultura mafioide. Stamina è stata introdotta nel SSN dall’ospedale dove era rettore il presidente dell’AIFA. La validità scientifica per prodotti clinici corre su una scala logaritmica: si può essere allo stesso tempo 100 volte più scientifici di Stamina e 10 volte meno scientifici del minimo dovuto.

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8 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di l. Musolino “Calabria, intimidazione al coordinatore di Libera: capretto morto legato allo specchietto dell’auto”

Don Stamile rappresenta Libera, l’associazione che contrasta le mafie di mitra. E che fornisce così una copertura rispettabile alle mafie di penna. I mafiosi da schiavettoni non devono amare Libera. E Libera tiene molto a mostrarsi in trincea, in prima linea. Esposizione che aiuta a distrarre da quello che avviene nelle salmerie delle retrovie.

Il prete ha rimarcato, con parole chiare, le inconciliabilità dottrinali tra cattolici e massoni. I figli della vedova hanno tutto un armamentario basato sul repellente, sullo schifoso, per insultare e intimidire. Compreso l’uso di rifiuti e sacchi di spazzatura. D’altra parte il prete ha difeso e caldeggiato “il dialogo” coi massoni. Che sono molto attivi in Calabria, e divisi dai cattolici più da paramenti, riti e libri sacri che dai comportamenti e dalle finalità. Spesso alleati, non sono privi, entrambi, di legami con la criminalità per antonomasia. Il capo del Grande Oriente, il senese Bisi, si è detto d’accordo con Stamile riguardo al dialogo.

Stamile fa parte del fronte, potente, ampio e folto, che va dai mafiosi alle più alte istituzioni, passando per massoni, clero, magistratura e polizia, “impegnati”, “società civile” etc. che per vie diverse converge nel promuovere il cortocircuito ideologico, che sembra benemerito e invece è sciagurato, tra difesa dell’ambiente e aumento delle cure mediche. Un fronte manovrato anche tramite esperti della costruzione di immagine, positiva e negativa.

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23 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Caporale “Otto anni di vita in meno, il conto esatto della malasanità – L’istantanea di Caporale”

I dati Istat più recenti mostrano una speranza di vita per la Campania di 81.1 anni contro una media nazionale di 82.8. Circa un anno e mezzo in meno. Questa fake del presidente dell’ISS Ricciardi, Iacona e Il Fatto, che i campani perderebbero molti anni di vita a testa per la malasanità, con l’implicazione che la buona sanità, rappresentata dalla meravigliosa sanità del Nord, sarebbe in grado di aumentare la speranza di vita di molti anni, è una di quelle che il min. degli Interni favorisce, servendo a dirottare anche al Sud la mangiatoia della sanità pubblica dalla distribuzione clientelare di posti e di soldi alle grandi frodi istituzionalizzate dell’industria medica internazionale. Sostituendo al maltrattamento borbonico lo sfruttamento liberista; che include anche effetti iatrogeni in grado di ridurre lo stato di salute della popolazione, come mostra il caso del faro della medicina propagandata da Ricciardi, Iacona e c., la medicina degli USA, dove si sta registrando una riduzione nella speranza di vita (a 78.6 anni) che viene attribuita anche alle sovraprescrizioni di oppioidi (Drop in U.S. life expectancy is an ‘indictment of the American health care system’. Stat, 4 gen 2018). La “opioid epidemic” è una manifestazione avanzata della fake medicine che fa soldi promettendo la salute eterna con le pillole e l’hi-tech, e che si vuole estendere al Sud, in parte scalzando la vecchia vergognosa camurria, in parte accordandosi, ma senza risolvere le piaghe reali.

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26 gennaio 2018

Commento al post di A. Marfella “‘A Napoli si vive 8 anni in meno’, l’allarme di Ricciardi mi ha scioccato”

Un articolo sull’inaffidabilità della letteratura scientifica, intitolato “Case di mattoni, non regge di paglia” (Kaelin WG. Nature, 25 maggio 2017), lamenta la tendenza della ricerca biomedica internazionale a cercare il sensazionalismo a scapito della solidità dei dati; e conclude che nel decidere se pubblicare dei risultati la domanda dovrebbe essere se sono corretti, non se sarebbero importanti se fossero veri. In Italia l’antifake, composta da scienziati, giornalisti, istituzioni, nel decidere le informazioni sulla salute da diffondere applica senza paura la legge

Importanza x Verità = Costante

dove l’importanza di una notizia e la sua veridicità sono inversamente proporzionali. Ovvero, più la notizia è “scioccante” meno c’è bisogno di definirla e di mostrarne l’autenticità. Qui es. non ci si cura di mostrare i dati, e la loro qualità, sulla strage che sarebbe in corso a Napoli. Di spiegare come si attribuisce un asserito crollo della speranza di vita nella popolazione alla malasanità (Ricciardi) o a sversamenti camorristi e ora allo smog (Marfella). I giornalisti e i professionisti della legalità sembrano non considerare se le dicerie che stanno trasmettendo non servano, con la scusa di curare i vecchi mali – disorganizzazione, malavita, ruberie e clientelismo – ad aggiungerne di nuovi, con l’estensione al Sud delle costose cure “da paese civile”, spesso non necessarie e dannose, che fanno ricca l’industria biomedica.

@ Capitano Alatriste. La camorra, e la sua esaltazione come potere malefico sovrannaturale tramite la serie tv Gomorra e gli altri innumerevoli fumettazzi, giustifica l’antimafia perenne. E l’antimafia perenne, la cronicizzazione della lotta alla mafia (in sostituzione ad una guerra che annienti le mafie) costituisce, insieme alla società mafioide a cui è collegata, un sistema di stabilizzazione del malaffare istituzionalizzato, analogo alle soluzioni tampone in chimica. Un sistema che contrasta sia il viraggio verso il basso, cioè che la mafia spadroneggi del tutto, sia il viraggio verso l’alto, cioè verso un maggior livello di decenza e onestà della società; e che favorisce così gli affari all’apparenza rispettabili ma illeciti della società mafioide, dei quali questa campagna pro big business biomedico è un caso.

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8 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Baby gang, Cristina Donadio (Scianel): “Gomorra? Don Matteo non ha creato generazioni di preti”

Ci vorrebbe una parodia con il capitano Anceschi, il maresciallo Cecchini e il prete-poliziotto all’opera a Scampia. Il fumettaccio diseducativo di Gomorra e la favola smielata di don Matteo lavorano di concerto per favorire il potere mafioide, mostrando un mondo onirico dove il Male sgorga puro da regioni a noi lontane e dove il Bene sono caserme angeliche e preti anch’essi alati. Dietro a questi teloni dipinti da cantastorie brulicano indisturbati gli affari sporchi e le nefandezze del mondo reale, inclusi quelli dei Carabinieri e dei preti.

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26 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento la post “Biotestamento, Saviano con la compagna di Dj Fabo: “Pretendere dalla politica la possibilità di scegliere””

J. Kane*, medico, sostiene che in USA l’epidemia di morti per overdose di oppiacei copra un’epidemia di suicidi da disperazione. Lì il business, in nome della lotta al dolore, e aiutandosi con le mazzette, sta facendo soldi stimolando i suicidi. Il caso di dj Fabo è l’eccezione umanitaria scelta apposta; una estetizzazione mediatica, con tanto di sequel con la fidanzata, che copre lo sfoltimento della popolazione di malati comuni in base a criteri economici. Saviano, il cantore dei camorristi come samurai invincibili, mostra sia il Male Assoluto, sia la luce vindice della ragione e della civiltà. Il politically correct funziona così. Fifa blu da un lato, l’equivalente culturale e politico del junk food dall’altro. Ascoltatelo Saviano. Anche perché con l’incremento di cure oncologiche vere per diagnosi tarocche di cancro da sovradiagnosi che ci sarà con gli allarmi suoi, quelli del 31enne senza titoli candidato premier, quelli del circo al completo degli altri politici e degli opinionisti accreditati, e dei poteri dello Stato a partire da quelli che sarebbero la parte di cui fidarsi, firmare la liberatoria per farsi abbattere quando ridotti a un rottame ingombrante, e non più redditizio per le lucrose frodi mediche alle quali si è fornito il proprio corpo, sarà in effetti l’unica cosa che si potrà pretendere. * There’s no easy way out of the opioid epidemic. Feb 2018.

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31 marzo 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Portanuova ““La mafia dopo le stragi”? E’ ritornata borghese. In un libro gli scenari del dopo Riina” “

Un amico siciliano, che insegna in un istituto professionale, si lamenta dell’analfabetismo degli allievi: “credono che 1/100 sia maggiore di 1/10 perché 100 è maggiore di 10”. Ma ci sono casi dove maggiore è uno dei termini al denominatore maggiore è la quantità espressa con la frazione: la funzione di crescita iperbolica, che è più esplosiva della proverbiale crescita esponenziale. Il termine che comprende la mafia è articolato al denominatore dell’equazione della legalità in modo da fare sembrare grande l’atrofica legalità al numeratore, che agita la mafia ma non la stronca, ignora e favorisce gli affari della borghesia mafioide, e ignora e favorisce i servizi miserabili ai poteri sovranazionali di una classe dirigente miserabile e all’occorrenza in società coi mafiosi punciuti. Ad essere mafiosa è l’equazione iperbolica, cioè il falso modello dei rapporti tra legalità, affari mafioidi e mafia semplice, che l’antimafia di tanti che fanno carriera con la mafia accetta e legittima. Le stragi di mafia sono servite anche a instaurare l’antimafia a modello sovvertito, funzionale al potere. Non sorprende quindi che ai suoi vertici sia stato messo uno dei responsabili della vigliaccata del G8; un altro lavoretto per i poteri forti.

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2 aprile 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dichiarazione dei redditi, l’Agenzia delle Entrate: “Ecco come lo Stato usa le tasse””

La ripartizione delle entrate non svela l’uso interno e il merito delle varie voci. Es. si sta spalmando sulla massa dei contribuenti la spesa per farmaci a 6 cifre a paziente inutili e dannosi, lasciando scoperti servizi utili ai malati. La “difesa del SSN” cela la volontà ordoliberista di prelievi forzosi mediante le tasse a favore di privati, nominalmente per finanziare la tutela della salute, ma a danno della salute. Anche in USA ora si propone di usare la copertura ideologica della medicina sociale (es. A. Chandra, Harvard School of Government, ‘Losing Genetic Lottery, but Winning at Cure’) per quelle che sono frodi mediche da miliardi di euro.

Per di più l’Ag. delle entrate usa pesanti cartelle, infondate in maniera teatrale, derisoria e tracotante, per intimidire e ricattare chi sveli le frodi dell’industria medica; con tanto di sfoggio della GdF. Si dovrebbero piuttosto pubblicare introiti e benefici dei dirigenti dell’agenzia, degli ufficiali della GdF e altre polizie, dei signori che si guadagnano lo stipendio di magistrato permettendo questi reati, dei medici, dei politici e degli altri dipendenti pubblici che compongono questa associazione finalizzata al taglieggiamento occulto dei cittadini tramite il fisco. Una associazione che rivaleggia con la mafia come zavorra criminale per il Paese, ma è ancor meno visibile, imboscandosi nello Stato. Questa “trasparenza” sulla destinazione delle tasse è uno dei suoi mimetismi etici, foriero di ulteriori predazioni.

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21 luglio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, scoperti a Vibo Valentia i “giardini segreti” della cosca Mancuso: sequestrate 26mila piante di marijuana”

La droga e la mafia sono casi della differenza tra il negativo e il proibito. Come la mafia, la droga è nella cultura dominante il negativo, stigmatizzato e formalmente avversato; ma non è davvero proibita, cioè espulsa dal sistema, nonostante la repressione dia lavoro a tanti. Ora viene in parte sdoganata dalla posizione negativa. E’ in corso una liberalizzazione della cannabis nel mondo occidentale. A parte la dannosità degli effetti farmacologici per sé stessi e per gli altri, le conseguenze sul piano sociale e politico saranno di degrado, con sudditi fumati invece che cittadini ben svegli e partecipi. Nei casi di negativo non proibito, strumenti di controllo e oppressione, lo Stato favorisce con una mano ciò che con l’altra combatte. Una doppiezza palpabile in Calabria, ma ugualmente presente in forme diverse in regioni che godono di migliore fama, che permette tante giocolerie. Anche a danno di ciò che al contrario è nominalmente positivo ma di fatto proibito, come la denuncia del crimine nelle sue forme istituzionalizzate.

25 luglio 2018

Commento al post

MattarellaAntirazzista

“Abbiamo la lode degli stranieri e talvolta noi di autoflagelliamo, invece. No, il nostro popolo non è superiore agli altri popoli, ma non è neppure inferiore agli altri popoli.“ Pertini, messaggio di fine anno 1981. Mi sembrarono parole virili, conformi all’alta carica, allora; e ancor più oggi, rispetto a questo non perdere occasione per insinuare che sia razzismo non accettare supinamente di subire quelle che – duole ripetere le espressioni di Salvini – sono spesso forme di parassitismo obbligato. Le leggi razziali non furono la formalizzazione di un perverso sentimento popolare di odio. Non siamo terra di pogrom, per fortuna. La colpa, pure grave, degli italiani fu di acconsentire a un’infamia in obbedienza al potere. Lo stesso vizio che oggi, mutati i poteri e capovolti i loro ordini, porta a tutti i livelli, dal galoppino in cerca di sistemazione a chi in questo modo viene posto a occupare le più alte cariche, al victim blaming delle accuse di razzismo.

@ Orso in piedi. (risposta a un commento apparso dopo l’aspersione della torta, v. sotto).

Se è per questo siamo anche il paese dove la chiesa fino al 1830 teneva una cerimonia in Campidoglio con calcio nel sedere agli ebrei. E dove ora che gli ebrei sono potenti si fa a gara, preti per primi e politici appresso, a ostendere loro il deretano. O ad accorrere in loro soccorso, come fai tu. Siamo il paese dove il clero insegna l’ignoranza. Nelle sue diramazioni, come la partigianeria, quella che esibisci con vanto, non concependo che le proprie posizioni possano convergere, con motivazioni diverse, con quelle – non necessariamente sincere – di una parte politica nella quale non ci si riconosce e che non è amica. Siamo il paese dove le persone, tenute a bagno sia nell’arretratezza morale sia nel senso di colpa, vengono flagellate e esortate ad autoflagellarsi, come fanno i preti e come fa il democristiano Mattarella, perché accettino ingiustizie e degrado a espiazione dei peccati. Soprattutto di quelli immaginari, e di quelli del clero e della classe dirigente addossati alla gente comune, v. trattamento storico ebrei; meno per quelli veri, e ancor meno se utili alla classe parassitaria.

Maestri pasticcieri

TortaCiuaua

26 luglio 2018. Ieri, immediatamente dopo il commento su Mattarella, è comparsa, dopo 26 giorni a Spezzano della Sila, la Panda della polizia Comunale, e oggi mi tafana di continuo, ovunque vada. Compro una torta per l’onomastico della mia compagna nella migliore pasticceria di Spezzano, un locale con preziosi intarsi di legno sul pavimento e ai tavolini. La commessa la posa sul banco. Uno dei proprietari passa uno straccio sul banco, arriva alla torta, che è ancora da incartare, solleva lo straccio dei pochi centimetri necessari a sormontarla, la scavalca a raso con il panno bagnato e sporco, riappoggia lo straccio e prosegue la pulizia sul resto del banco. A osservare la scena un noto guappetto attaccabrighe locale, che è arrivato davanti alla pasticceria in perfetto sincronismo con me e mi scippa il parcheggio tagliandomi la strada col suo grosso SUV (uno di quelli coreani, che costano quanto un’utilitaria). E’ venuto a fare colazione, senza pagare. Si muove velocemente da una parte all’altra del locale, incluso il laboratorio. Ordina con voce stentorea la scelta dei pasticcini, dopo avere oltrepassato il banco e essersi messo sulla pedana dell’esercente. Sembra una scena di un film del mafioso che riscuote il pizzo e mostra agli avventori che il locale è sotto la sua protezione. All’uscita bacio di una Panda dei CC forestali.

L’episodio è conforme col principio piduista per il quale se critico Mattarella devo ricevere qualche forma fisica di sporcizia (v. precedenti in La medicina sotto la presidenza Mattarella). Col principio mafioso che se mostro il marcio delle istituzioni, es. dicendo della doppiezza mafia-antimafia (v. sopra, commento del 21 luglio), devo ricevere una dose supplementare di ciò che denuncio. E col principio della stessa natura degli altri due che se svelo le frodi mediche e le loro complicità istituzionali (Il ‘Decoy effect’ e ‘l’Effetto Rasputin’ nelle frodi mediche) deve arrivare certa la rappresaglia.

E’ possibile che il pasticciere calabrese abbia ricevuto istruzioni, perché questa tipologia dell’esercente che sente il bisogno improrogabile di passare uno straccio umidiccio proprio mentre serve il cliente, coinvolgendolo fisicamente nello sporco, la ricordo bene per averla già ricevuta a Brescia in un diverso genere di negozio. Il binomio CC-pasticceria ha dei precedenti. L’estate dell’anno prima, nell’agosto 2017, nell’altra rinomata pasticceria del posto, a Casole Bruzio. All’entrata bacio di auto pattuglia CC rosso-blu. Dentro cocktail, con il proprietario di una gentilezza esagerata. All’uscita bacio della stessa auto pattuglia dei CC. Meno di un’ora dopo, singola scarica di dissenteria con le caratteristiche degli effetti di un lassativo. Il generale Lusi era appena passato da comandante regionale dei CC per la Calabria a capo dei NAS, che sulla carta combatterebbero le sofisticazioni alimentari.

Ha un precedente personale anche la collaborazione CC-mafiosi in Calabria: quando ricevetti una email da un condannato per ndrangheta, mai visto, che aveva commentato sui miei interventi in un sito di un magistrato, “Uguale per tutti”. L’email, beffarda, mostrava di sapere, non potendo normalmente saperlo, dove mi trovavo e cosa facevo, raccolta degli olivi a Lamezia (v. email di Bartolo Iamonte del 29 ott 2013, in La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato). Lo stesso giorno, le consuete molestie stradali dei CC.

Non credo che gli amanti della cannabis (commento del 21 luglio. In La piaga del sessantottismo) abbiano davvero da temere dall’apparato di repressione giudiziaria; a partire dai CC, che non mi sembrano cambiati dai tempi della loro obbedienza ai superiori USA con l’operazione Bluemoon. Difendono il loro bisinisse della coltivazione della mafia con l’antimafia e della lotta al traffico di droga alla “Bolla di componenda”, ma dietro a questo paravento sono i primi a collaborare con ordini criminali superiori. I tipi umani che facevano i delatori degli ebrei sotto l’occupazione nazista oggi si danno alla protezione delle grandi frodi mediche. Le pratiche di continuo contatto con l’immondo vorrebbero umiliare, ma aumentano il senso di schifo per il materiale umano. Quanto alle varie ritorsioni e intimidazioni, rispetto a ciò che stanno facendo quelli coi vari galloni istituzionali il balordo col SUV low-cost giganteggia come una limpida figura di galantuomo.

Prefetto: Galeone
Comandante provinciale CC: Sutera
Procuratore: Spagnuolo
Dda: Gratteri
Sindaco: Monaco
Vescovo: Nolè

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10 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di IRPI “Droga, la battaglia navale del Mediterraneo: ecco le rotte dei trafficanti. “In mare barche officina e l’ombra delle mafie”

sfracellone: Onore alla Guardia di Finanza!

@ sfracellone. Fare uno spicchio del proprio dovere non dovrebbe essere un titolo di merito. D’Annunzio insegnò ai fascisti come confezionare chiacchiere e scenografie in sostituzione della realtà; e il bel gesto, l’azione eclatante, al posto della solidità. I risultati si videro con la II guerra mondiale, con lo “spezzeremo le reni alla Grecia”, “8 milioni di baionette ben affilate” etc. . Oggi il dannunzianesimo è al servizio della corruzione istituzionalizzata. Paghiamo tasse altissime con servizi pubblici scadenti per finanziare strozzini internazionali, tangentisti nostrani, clero ed evasori. La GdF fa come ne “La bolla di componenda” di Camilleri: blocca 1, a favore di telecamera, e fa passare in silenzio 99. Nella mia esperienza, si presta a rappresaglie e intimidazioni verso chi si oppone alle frodi di alto bordo che consentono le ruberie tramite il prelievo fiscale; è un braccio armato dell’ordoliberismo. Però quello che conta è la “battaglia navale” con arrembaggi alla Salgari contro il traffico di droga (che prosegue ‘as usual’). Oggi su Il Fatto si annuncia un “ciclone autunnale” economico e si invita a vendere i titoli di Stato; è un messaggio grave sia se fondato, sia se lanciato a scopo di turbativa. La battaglia, o meglio la scorreria indisturbata, ha luogo dentro le nostre tasche. Ma c’è sempre chi è pronto ad applaudire le “beffe di Buccari” in modo da ignorare le Caporetto.

@ sfracellone. Anch’io a volte sono d’accordo coi tuoi commenti. Nella canzone “Li turchi alla marina” gli indifesi che fuggono dicono “onore del mare” alle galere maltesi affondate in difesa. Qui non si potrebbe, per chi si entusiasma agli avvincenti filmati della rivincita sugli antichi pirati, apprezzare l’operato limitatamente al caso, senza glorificare – “Onore alla GdF!” – le guardie perché danno la caccia ai ladri, mentre non sempre aderiscono ai propri doveri, o fanno l’esatto contrario? Il plauso “incondizionato” alla GdF ne legittima altre attività non onorevoli. Dovere del cittadino è, dopo avere fatto la propria parte, sostenere le istituzioni; ma vigilando su di esse, non portandole a spalla in processione come santi patroni.

C’è lo spirito samaritano a banda stretta: in vigore solo nel Mediterraneo, per i giovanotti che si allontanano dalla costa su appositi gommoni. Non per le sterminate moltitudini di diseredati che si lasciano alle spalle sulla terraferma di ogni continente, né per i milioni di italiani poveri che vedono l’immigrazione aggiungersi alle loro difficoltà. C’è l’antimafia a banda stretta, che combatte – guardandosi dal vincere e chiudere la guerra – le mafie di cosca, ma aiuta le sovrastanti mafie dei poteri forti, ed è severa custode dei diffusi costumi micromafiosi del mondo legale. Si vede che c’è anche l’onore a banda stretta; che però a me non sembra una categoria degli onesti, almeno non degli onesti non fessi.

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14 agosto 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, il raid in casa del pm Di Palma: i ladri rubano le chiavi del suo ufficio. Ma lasciano il denaro”

Può accadere di trovare l’automobile aperta senza che sia stato portato via nulla (Cicinelli G. Rosati L. Un mistero di Stato. Datanews, 1984). Possono entrarti in cantina, svitare il coperchio del campanello della bicicletta e lasciarlo poggiato sullo scaffale. Mostrare di avere armeggiato con la tanica dell’olio di oliva. Possono continuare ad entrare, dopo che hai messo il più sicuro lucchetto, e lasciare oggetti invece di portarne via: le riproduzioni con la stampante delle foto da internet del procuratore e del prefetto, che avevi appeso alla porta, esternamente, un anno prima, dopo che erano cominciate le visite e che qualcuno aveva urinato davanti alla porta; foto che erano state strappate via da ignoti ricompaiono un anno dopo all’interno, posate bene in vista sulle provviste. Non sono un esperto di messaggi mafiosi, massonici e dei servizi, ma nella mia ristretta esperienza, come nel libro citato sopra, l’intrusione intimidatoria è praticata da persone che lavorano con i prefetti e i magistrati; anche nel propagandare la visione per la quale il crimine che incatena l’Italia non avrebbe altra fonte che cosche e ndrine coi loro tentacoli. Teoria che, monocausale, ricorda quelle dei pre-socratici; si direbbe quindi ‘magnogreca’, se non fosse che è adottata e funziona bene, come alibi e paravento, a Brescia come in Calabria.

frollino: possibile che la casa di un magistrato sensibile non sia presidiata o abbia un sistema di sicurezza piu’ efficace di una semplice porta blindata?

@ frollino. Mi colpì, appeso nella stazione dei CC in una zona centrale di Roma dove presentai domanda per svolgere il servizio di leva come CC ausiliario (scartato alla visita medica) un elenco di regole su come difendere la caserma. Ricordo che una diceva pressappoco che se si presentavano due sconosciuti, ad aprire la porta i carabinieri dovevano anch’essi essere in due. La guerra è fatta anche di misure difensive, e non c’è onore nel farsi sorprendere perché senza sentinelle. Ma si vuole davvero vincere, si vuole davvero, come a mio parere dovrebbe essere, annientare, rendere un fatto del passato, un nemico che ha come protettori gli stessi poteri forti che le istituzioni servono, che è una giustificazione all’intero sistema sociale e istituzionale mafioide vigente in Italia, che consente di atteggiarsi a eroi mentre si viene meno ai propri doveri su gravi delitti e su routine illecite. Che, ciò che chiamo ‘metamafia’, tramite la paura fa ottenere consenso e obbedienza a istituzioni in realtà omissive o colluse rispetto alle ruberie e frodi, alle violenze, ai pizzi imposti dei poteri maggiori?

12 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Impastato, Subranni archiviato e prescritto: “A mio carico non è stato raccolto alcun elemento definitivo””

Posso testimoniare che chi fronteggia la grande criminalità, la criminalità protetta, che vede coi suoi occhi commettere scempi deve fare i conti anche con i CC alla generale Subranni che gli compaiono alle spalle.

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24 settembre 2018

Blog De Il Fatto

Commento al post “Mafia, per ricordare i giudici Livatino e Saetta arriva il procuratore De Raho: ma Canicattì diserta l’incontro”

A me la locale associazione antimafia, in Lombardia, non manda più avvisi di incontri, da quando scrivo che l’antimafia attuale è spesso una copertura, una legittimazione e un alibi per complicità istituzionali a favore dei crimini dei poteri forti. L’8 giugno 2018 ho scritto una racc. online a Cafiero de Raho. La ric. di ritorno è arrivata, ma non è arrivata quella della racc. all’altro destinatario, i magistrati della locale sezione dell’ANM, c/o il segretario. E’ la quarta volta su 4 lettere scritte a magistrati in 5 anni che la ricevuta non arriva. Nella mia esperienza, grandi gruppi in affari con lo Stato – Poste Italiane, A2A, TIM, Autostrade – praticano di routine forme di mafiosità, in piena collaborazione con lo Stato; come preconizzò Debord. Per non parlare di banche, multinazionali e business biomedico. Licenze di illegalità che portano a disastri; che solo raramente sono visibili, come nel caso del ponte Morandi.

Sia gli occhi chiusi dei cittadini sulla mafia, sia la pretesa di osservanza dei riti antimafia sono componenti dell’assetto malato del Paese. L’antimafia dovrebbe officiare di meno e mostrare validi indici di riduzione annua della mafia. Dovrebbe inoltre ridurre le autopromozioni dove fa rimbombare omelie contro le fogne che stanno in basso, e che sono quindi facili da riconoscere, come quelle degli assassini di Livatino e Saetta, e smettere di essere ‘friendly’, forte delle superbe omelie, con le misconosciute e riverite fogne che stanno in alto.

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26 settembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Salvato “M5s, ex senatore devolve assegno di fine mandato a una ricerca sulla mafia al Nord. “‘Ndrangheta sempre più infiltrata”

La paura è un mezzo semplice ed efficace per ottenere consenso e potere; inducendo comportamenti del pubblico, è denaro. Politici, e magistrati, tendono a raffinare la paura, redditizia, che conviene aumentare, separandola dalle soluzioni che vadano contro grandi interessi e conviene fare ristagnare. Un allarme può essere una chiamata alle armi; o un avviso a trovare rifugio sottoponendosi a un protettore. Lo studio di un fenomeno criminoso può essere volto a reprimerlo; o a propagandarlo per speculare sulla paura. Es. allarmi e studi sulle discariche illegali possono essere volti a spingere a interventi oncologici dannosi facendo figurare epidemie di cancro. La mafia può essere studiata per annientarla, e avere cittadini così liberi sia dalla soggezione alla mafia sia dalla necessità di trovare protezione da essa; o per mantenerla come spauracchio che permette alle istituzioni di ottenere sottomissione e consenso, e di avere un paravento dietro al quale essere complici in grandi affari illeciti di altro genere. A giudicare dal comportamento, a mio parere esso stesso da includere tra gli argomenti di studi del genere, di prefetti, questori, comandanti dei CC e altri che al Nord e al Sud dipendono dal ministero dove Gaetti è sottosegretario, temo che la donazione sia espressione del finto populismo che è stato avvicendato alla finta sinistra nel servire i poteri forti. Poteri per i cui affari la mafia al Nord è un eccellente diversivo e alibi.

@ Riccardo Orioles. Orioles considera di ammorbidire le sue posizioni contro i grillini; cosa non difficile, perché con la sua difesa da molosso del pensiero comodo è già della stessa famiglia. Per lui è lampante: quando uno fa una cosa in sé buona non può essere che buono, e le conseguenze non possono essere che buone. Soprattutto in un ambito privo di ambiguità come i rapporti tra Stato e mafia. Si onori quindi, come comanda Orioles, Gaetti; il vicecapo del Viminale, già leghista bossiano, che a sentire Fabio Repici sulla mafia si è dimostrato essere su posizioni singolarmente coincidenti con quelle di Saro Cattafi, presentando interrogazioni parlamentari che sembrano scritte dalla stessa penna di un altro massone, avvocato, imputato per concorso esterno, e dagli annessi servizi. Da quel che so io, la tradizione del ministero dell’interno di lavorare per massonerie di alto bordo e relative operazioni piduiste non è venuta meno con l’insediamento dei leghisti di seconda generazione. Ma cosa aspettarsi da uno come me che Orioles col suo fiuto e il suo rigore euclideo nel 2015 su questo blog ha classificato come mafioso siccome critico l’antimafia. Con questo pubblico e questi analisti, i 40000 euro sono stati ben spesi, e la mafia ha i giorni contati.

@ Riccardo Orioles. Conservo suoi vecchi articoli sulla mafia. Ha dei meriti, ma è anche un caso estremo, e pericoloso, di rifiuto del ragionamento condizionale. Si può affrontare da giornalista la complessità del mondo con questi suoi schemi squadrati come cracker? Si può parlare della mafia, e delle sue protezioni, col loro gioco di specchi, abbandonandosi al “senza riserve”, sopprimendo l’informazione in contrasto, rifiutando di considerare il quadro complessivo e di considerare che esistano calcoli, convenienze, uscite che assicurano maggiori entrate, doppiezze, tatticismi?

Non so se anche in Sicilia ci sia il detto calabrese “u gabbu cogli”, che indica come chi accusa gli altri cada nello stesso peccato. Lei, che accusa Sciascia per l’articolo sui professionisti dell’antimafia e Borsellino, lodi chi le pare, ma cerchi di non danneggiare chi è già oggetto delle attenzioni criminose di coloro che le suscitano entusiasmo.

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3 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Arresto Lucano, il procuratore di Locri: “Non processiamo il progetto Riace ma gli illeciti. Ho lanciato una bomba in una favola”

Quando sono in Calabria l’impressione che ho è che il malaffare massonico e quello clericale non abbiano di che temere dalla magistratura. Non mi stupirei quindi se anche col “modello Riace” la magistratura reggesse il gioco alla costruzione di un eroico soccorso al vincitore. Il progetto, sostenuto da massoni e clero, dell’immigrazione forzosa, se ha una “nobiltà”, come dice il Procuratore di Locri, ha una nobiltà condizionale, una nobiltà “cherry picking”: di tutte le cose nobili e umanitarie che si possono fare in Calabria, in Italia, e per il Terzo Mondo, si sceglie proprio quel pezzettino marginale che corrisponde agli interessi globalisti a danno degli altri cittadini italiani e che non migliora le condizioni dei popoli in difficoltà. Tutti pecoroni davanti alle vessazioni tramite la legge, ma leoni quando trasgredendo la legge si servono poteri superiori allo Stato. C’è la tragedia di Antigone che onora i vincoli familiari e c’è la farsa di Antigone che tiene famiglia.

filippoguidarelli. Il malaffare massonico e quello clericale servi del globalismo? Davvero è questo il male profondo della Calabria?

@ filippoguidarelli. Chi lo sa? Secondo Enrico Fierro qui su Il Fatto la natura selvaggia avrebbe selezionato una popolazione di irrecuperabili bruti. All’opposto, figlio di calabresi cresciuto fuori dalla Calabria, sospetto che non vi sia un male profondo, ma una sfortuna storica; una serie di condizioni e di scelte politiche sulla Calabria che l’hanno collocata nel quadro nazionale e internazionale in una posizione svantaggiosa; che si è accresciuta, autoalimentandosi con l’esaltazione dei difetti dei calabresi e la soppressione dei loro pregi. Alcuni mali che sembrano eterni, immutabili, e quindi costitutivi, ‘ontologici’, come la mafia, o in medicina impostazioni errate che risalgono a secoli precedenti, sono invece anacronismi voluti: artificialmente tenuti in vita da grandi interessi. Anche la malasorte della Calabria, credo. “lo stesso giorno dell’arrivo in Città degli anglo-americani “una pattuglia puntò su Fuscaldo Marina per incontrare l’Avvocato Samuele Tocci” ultimo Venerabile della Loggia cosentina prima dello scioglimento.” (Libro Unione provinciale agricoltori Cosenza). Il clero in Calabria per secoli ha sfruttato il popolo associandosi in affari coi criminali (v. G. Sole. L’invenzione del calabrese, 2015). A Sambiase negli anni ’60 quelli che oggi chiamiamo ndranghetisti erano chiamati “massoni”. L’influenza negativa di clero e massoneria, anche come agenti dei poteri esterni, appare maggiore di quella delle fiumare, delle timpe e delle scogliere omeriche.

Commento al post “Riace, Di Matteo a Tv2000: “Rischio strumentalizzazione per denigrare accoglienza migranti”

Il finanziamento da parte del contribuente all’immigrazione forzosa è “accoglienza” quanto il pizzo estorto ai commercianti è “assistenza ai carcerati”. Il modello Riace che Di Matteo esalta dando per scontato che sia un’attività positiva e meritoria permette, agganciandosi al servire i poteri globalisti contro l’interesse dei cittadini, di fare rinascere in una forma ammodernata l’assistenzialismo clientelare, dove politici e clero elargiscono a loro discrezione denaro pubblico a chi vogliono; pratica mafioide favorevole alla crescita delle mafie. Una magistratura che pratica interventi di propaganda a favore della politica imposta dai poteri forti nascondendo e mascherando gli aspetti negativi a danno dei cittadini sta alla magistratura con la emme maiuscola come la sinistra dei banchieri di Renzi sta a quella di Gramsci. “Il più grave fattore di inquinamento della nostra democrazia” è l’ubiquitaria (nessuno escluso) sottomissione di politici e organi dello Stato ai poteri forti; sottomissione che accomuna tra gli altri la mafia alla antimafia del genere rappresentato da questo spot del sostituto procuratore della DNA De Matteo sull’emittente vaticana.

Petti rosso. La vostra paranoica avversione per i migranti vi ha mandato in tilt la ragione e il buon senso. Ripiatevi.

@ Petti rosso. Ricordo una volta la cattura di un borseggiatore. Gridava senza ritegno “pazzo” a chi lo accusava, ma il poliziotto di mezza età che lo teneva non ci faceva caso. Forse però lei è a suo modo sincero. Il vostro camaleontismo narcisistico vi fa vedere il bene dove c’è squallido calcolo e il male in chi non ha ingurgitato il beverone del quale vi nutrite come poppanti al biberon. Inutile rispondervi “ripijateve voi”, perché dalla condizione narcisistica, dalla condizione di chi non ha faccia propria ma ha una maschera determinata dall’esterno che diviene faccia, non si esce. Si può solo cambiare personaggio.

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17 ottobre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Caporale “Senza Riace, cosa resta della Calabria?”

Dopo che nel ‘900 un milione di calabresi ha dovuto andarsene dalla regione più povera d’Italia e spargersi per il mondo, quello che resta è una popolazione dissanguata delle energie migliori, che si può insultare dicendole che non ha niente di buono se non accetta, in cambio di qualche soldo, di recitare in farse imposte dall’alto come questa del modello Riace, che rafforzeranno la sua condizione subalterna e i mali nei quali viene tenuta. Ci si inchini, come fanno privilegiati e benestanti di tutta Italia, a quello che tolti gli scenari di cartapesta si potrebbe chiamare il modello Catrambone. Giovanissimo impresario, dal successo misterioso e improvviso paragonabile a quello di Berlusconi, che è passato dall’assistenza ai mercenari dei massacri di iracheni e afgani: “Christopher Catrambone, un impresario e avventuriero di Lake Charles, Louisiana, fonda Tangiers International e opera nella zona di Reggio Calabria, Italia, come fornitore di servizi nei teatri di guerra per le principali compagnie assicurative degli Stati Uniti”; al finanziamento e all’organizzazione dell’immissione forzosa di giovani africani in Italia. “L’emigrazione-immigrazione è un affare globale per il capitalismo globale, sia mafioso che legale, e anche per il capitalismo travestito da filantropia. “ (Sonia Savoldi. ONG il cavallo di Troia del capitalismo globale. Zambon, 2018).

@ Razionalista. Una certa distanza può essere un vantaggio. Soprattutto in quei casi dove le cose “non sono ciò che sembrano”; quello che Pippo Fava diceva della mafia. Figlio di calabresi, non conosco il reggino, ma conosco altre zone della Calabria, dall’esterno e dall’interno. Al di là delle oleografie di comodo. Conosco anche gli USA, dove ho abitato per anni. Quando nel 2017 sono arrivato a Reggio Calabria, nell’uscire dall’auto che avevo parcheggiato sul celebre lungomare, davanti allo stesso mare dei miei avi di Melito Porto Salvo, sono arrivati in tandem un camion della nettezza urbana e una gazzella dei CC; e mi sono subito sentito a casa. Es. stamane, nella città del Nord dove abito, ho avuto una prolungata simile compagnia. Senza certi macchinisti non resterebbe molto di certe scenografie.

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19 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Rifiuti, i bambini più in pericolo sono quelli del Nord. Salvini, se vuoi salvarli spegni gli inceneritori”

Dal mio punto di vista, che guarda agli aspetti medici con le relative frodi, i due litiganti non sono così distanti tra loro come sembra. Ogni volta che vado a piedi a comprare il pane a Brescia, senza eccezioni qualche mezzo della spazzatura di A2A mi offre uno spettacolino, a volte a distanza ravvicinata e ostentatamente senza necessità; spesso con la staffetta di una o più auto dei CC o della PM, più raramente della PS. L’esibizione costante e prevedibile mi conferma nella riflessione che i rifiuti in sé non siano la cosa più zozza nel poliedrico affare rifiuti (v. 1-3; sul mio sito). Sono d’accordo sui maggiori pericoli, finora, per i bambini del Nord; per l’inquinamento, ma soprattutto per l’industria medica, col suo ‘saturation advertising’ che grida alla pestilenza da inquinamento ed è omertoso sulle sovradiagnosi. Concordo anche sulla continuità tra la “Terra dei Fuochi” campana e quella bresciana; ma nel senso della continuità del copione; e della continuità del malaffare tra la camorra nella Campania povera, con le retrostanti istituzioni “deviate”, e i comitati di grembiulini, tonache, toghe e divise dietro alla facciata rispettabile nella Brescia dalla fame inestinguibile.

1 SOS cancro nei bambini e sovradiagnosi

2 La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

3 La raffinazione della paura

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Il giorno dopo aver postato il commento, 20 novembre 2018, vo a prendere il pane. A largo Gratteri non è mancato neppure stavolta uno spettacolino, stavolta a distanza, di un camioncino spazzatura, con pattuglia PM. Né è mancata la molestia davanti alla porta della chiesa di Via Volta, stavolta un sobrio passaggio di auto blu dei CC. Più altre molestie. Nelle misure contro le Terre dei fuochi è previsto il monitoraggio da parte dei medici di famiglia (1). E’ illogico e come fatto apposta per generare bias, passare le consegne di “sentinelle” (1) ai medici della mutua; ma i medici di famiglia, con la loro figura rassicurante e la presenza capillare, da tempo sono stati arruolati come prima linea delle frodi mediche strutturali, “tra miraggi e sabbie mobili” (2), e sono quindi adatti sia a sfruttare la paura a favore delle frodi, sia ad alimentarla. Di Maio ha dichiarato che il suo governo farà morire di fame i camorristi della Terra dei Fuochi. A me pare che, mentre la mafia non scompare, facciano ingrassare farabutti non migliori dei camorristi, e che lo facciano presentandosi come dei Crocodile Dundee con le mafie mentre sottobanco obbediscono al grande malaffare come dei Giandomenico Fracchia.

1 Rifiuti, Scotti (FIMMG): coinvolti da anni in monitoraggio Terra dei Fuochi. Doctor33, 21 nov 2018.
2 Matthew P et al. Navigating Prostate Cancer Screening in the Real World of Primary Care The Mirage and the Quicksand. JAMA Oncology, 22 feb 2018.

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9 dicembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sanità, arriva il piano per le liste di attesa e un fondo per i cup online. Ma senza nuove assunzioni le code restano”

L’affidare il controllo sulle liste di attesa a CC e GdF “come per le operazioni antimafia” non deve stupire. Il capo della legione Calabria dei CC è divenuto capo dei NAS, e la sanità calabrese è stata affidata di recente a un ufficiale dei CC. CC e colleghi stanno servendo gli interessi del grande business biomedico; anche ridimensionando la lasagna dei medici; e con operazioni “pro sofisticazione” che mostrano come la lotta ai pendagli da forca della mafia sia anche un alibi e una copertura per servizi a favore dell’altra mafia, quella dei poteri forti.

Lo sconcio dell’intramoenia aggrava il problema delle attese. Che però sono costitutive dell’attuale medicina commerciale gestita come servizio pubblico. Malleson, un medico acuto critico della medicina, ha scritto che sono “solide come la Torre di Londra, perché sono state create allo stesso scopo: tenere la gente fuori”. Senza questo freno la gente si riverserebbe nelle strutture mediche a piacimento, spiega. Salvestroni (Il medico della persona, 1973) ricorda ai colleghi medici che “non esiste alcun “diritto” ad abusare delle cure mediche, e dovrebbe invece essere sentito il dovere di non distrarre i medici dall’assistere coloro che ne hanno realmente bisogno”. Per fare sparire le attese “basterebbe” convertire la medicina da consumistica ad onesta. Ma un conto è togliere il bisinesse ai Bontade per darlo ai Provenzano, continuando a proteggerlo e ingrandendolo; un altro è instaurare la legalità stroncandolo.

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5 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Gangi “Trattativa Stato-mafia, Fava: “Accelerò la morte di Borsellino. Depistaggio ci fu prima dell’esplosione della bomba””

Le menti raffinatissime non potrebbero fare molto se non potessero contare sugli innumerevoli codardi e ruffiani delle istituzioni: “(magistrati, poliziotti, funzionari dei servizi, capi e vicecapi di varia natura, prefetti, ministri…)”. Che oggi continuano a staccare marchette nascondendosi dietro alla gigantografia di Falcone e Borsellino. Quegli omicidi hanno paradossalmente fornito una copertura ai grami tipi umani che allora li permisero e li favorirono; e che oggi continuano a servire le menti raffinatissime. Credo che questo, la creazione di un’epopea antimafia che distolga da tradimenti e complicità istituzionali in altri settori dell’asservimento e dello sfruttamento del Paese, sia stato tra le raffinate finalità dei bestiali attentati.

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13 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Migranti, nasce la fondazione per rilanciare il modello Riace: “Accogliamo quelli esclusi dal dl Salvini””

Andrebbe chiesto se Sirianni, magistrato a Cosenza, non operi contro il popolo, e contro i doveri del suo lavoro. E’ da poco uscito “Il quarto uomo del delitto Moro” di S. Flamigni; che descrive tra l’altro le complicità della magistratura nell’avallare assurdamente l’inverosimile ricostruzione dettata da mandanti ed esecutori. Quando mi trovo nella Presila cosentina, o devo avere a che fare con gente di Lamezia, vedo come quella che chiamo “l’altra mafia”, la mafia dei poteri forti, si senta al sicuro nel commettere reati, potendo contare su magistrati e forze di polizia (anche col roboante Salvini al Viminale) della stessa pasta di quelli che hanno appoggiato l’apparato che eliminò Moro. Anche l’immigrazione forzosa, come il delitto Moro, appare essere imposta da poteri sovranazionali; es. l’attività in Calabria di C. Catrambone, che è passato dall’assistenza ai mercenari USA in Medio oriente agli sbarchi di immigrati in Italia. E non è senza conseguenze dannose per gli italiani anche se finanziata da privati. Nel farsi canale di finanziamento per l’immissione di masse di stranieri non ci si chiede quali forze già la finanziano, con larghezza di mezzi e con fini opachi. La sensibilità etica del giudice è cieca e ha un picco proprio dove coincide con l’attaccare il cavallo dove vuole il padrone, a danno della nazione. Lo stesso padrone che la magistratura lascia libero di delinquere e a volte aiuta.

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18 gennaio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Terra dei Fuochi e Lombardia, mal comune ‘sommo gaudio’ per chi le governa”

Seguendo il costume diffamatorio lanciato da Burioni, Marfella chiama “medici no-tox, pericolosissimi e antiscientifici” quelli che sollevino dubbi sulla natura causale della sua asserita correlazione tra eccessi di diagnosi di cancro e inquinamento. Identificare la correlazione con la causalità è non da medici ignoranti, ma da ignoranti tout court (1).

Tra gli sfaceli causati dalla mafia – e tra i motivi per i quali non viene eliminata – c’è che dicendo di contrastarla ci si pone nella posizione migliore per praticare affari affini. L’antimafioso scienziato poi ha la doppia aureola. Ma attribuire l’incremento di diagnosi del cancro della tiroide solo a Carmine Schiavone nascondendo l’allarme mondiale su come sia facile sovradiagnosticarlo, tanto che si vuole togliergli il termine ‘cancro’ per casi comuni, è più una prosecuzione che un contrasto dell’opera della camorra. Giusto parlare della cancerogenesi chimica. Ma limitarla all’inquinamento ambientale tacendo dei cancerogeni nei prodotti di consumo, es. la correlazione col cibo industriale dei supermarket (2), è da “medici miasmatici”, che descrivendo il cancro come una fatalità impalpabile spingono la gente verso le frodi dell’oncologia e coprono responsabilità di commerci legali nell’esposizione a cancerogeni.

1 Utts J. What Educated Citizens Should Know About Statistics and Probability. The American Statician, 2003. 57: 74.

2 Fiolet T. et al Consumption of ultra-processed foods and cancer risks. BMJ, 2018. 360: k322.

@ Antonio. Le segnalo i paragrafi 4 (significatività statistica) e 9 (variabilità) dell’articolo sull’alfabetizzazione statistica. Di quello di cui parla “solo lei” si parla sempre, gonfiandolo all’inverosimile: l’inquinamento ambientale, elevato a causa unica e infinitamente potente di cancro. Di altri fattori si tace, e li si nasconde: la correlazione alimenti industriali/cancro; la sequenza allarme cancro/sovradiagnosi. Un recente lavoro mostra come l’incidente nucleare di Fukushima abbia causato alle tiroidi di minori, via allarme, sovradiagnosi di cancro, e non come si temeva cancri da radiazioni. Lei dà per certo che il criminale abbandono di materiali medici radioattivi stia facendo una strage; non dice nulla sui danni certi da radiazioni a bruciapelo da esami radiologici facili. Uno studio mostra come le TAC nei bambini triplichino il rischio di leucemia e tumore al cervello. Un sospetto di cancro indotto dai suoi allarmi sregolati può trasformare un bambino sano in un malato di cancro autentico da radiazioni mediche.

Lei si fa un vanto del gridare; ma in Italia i toni forti si usano per le fogne che stanno in basso, facili da riconoscere, come la criminalità. Contemporaneamente ci si mette a disposizione delle fogne che stanno in alto, legali e riverite. Legga Gigerenzer, tedesco, noto scienziato cognitivo e statistico, che riporta la sua furiosa litigata con uno stimato dentista per evitare una “banale” radiografia alla figlia (Risk savvy. How to make good decisions).

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26 gennaio 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Anno giudiziario, procuratore capo: “Logge occulte a fianco della ‘ndrangheta”. E il Tribunale nuovo non c’è”

Il Procuratore non dice se la ndrangheta siede alla destra o alla sinistra della massoneria. Né che la massoneria può contare dall’altro lato sulle istituzioni, non ultime quelle che dovrebbero assicurare la legalità. Il lato dell’altra mafia, quella che cura non il traffico di stupefacenti e l’occupazione del territorio tramite i La Qualunque locali come fa il lato ndranghetista, ma, sempre more mafioso, grandi affari illeciti del mondo legale, come il conformare la politica sanitaria agli interessi amorali del business biomedico, a danno degli averi dei cittadini e spesso anche a danno della loro salute.

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2 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di V. Iurillo “Sandro Ruotolo, tolta la scorta al cronista minacciato di morte dal clan dei Casalesi”

La mafia appare onnipotente non per l’intrinseca capacità sovrannaturale che le viene attribuita, ma perché manovrata e protetta dai poteri che controllano l’Italia. Chi muove i fili può avvalersene direttamente, es. facendole commettere omicidi e stragi, o di sponda, costruendo personaggi ed eroi antimafia che diffondano messaggi preordinati. Es. l’idea pro-business e dannosa per salute che il cancro, e i forti incrementi di diagnosi di cancro, siano dovuti esclusivamente a inquinamento ambientale*. L’antimafia, l’antimafia delle poltrone e dei successi televisivi, si presta a ciò; così che si dovrebbe parlare di complesso mafia-antimafia. Se si sa che un giornalista o chiunque altro è davvero a rischio di essere aggredito dalla mafia, a qualsiasi costo chi costituisce minaccia va neutralizzato. E’ vano e controproducente per la comunità limitarsi a misure difensive ad personam. La mafia, almeno nel suo braccio armato dato dai delinquenti da gabbione di tribunale, non va contrastata ma va schiacciata; anche per non permettere che costituisca un comodo spauracchio che spinge verso pericolosi imbonitori. Queste ammuine scorta sì scorta no, dove i mafiosi interpretano sé stessi nella versione fumettistica del male invincibile, il Viminale stuzzica facili reazioni e alla fine il gregge viene spinto dove si vuole, sono un aspetto dello strumento mafioso.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.

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14 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Processo Caccia, confermato l’ergastolo per Schirripa. La figlia Paola: “Ma il percorso per la verità non è concluso”

E’ stato osservato come i magistrati nelle sentenze per  le stragi del 1992-1993 che pilotarono la sostituzione della prima repubblica con la seconda repubblica siano arrivati a considerare, contro il buon senso, che la Falange armata fosse un depistaggio della mafia. E’ un conforto sentire le dichiarazioni dell’avvocato Repici, diverse dalle solite versioni di comodo che lasciano indisturbati i mandanti eccellenti spiegando tutto con la manovalanza mafiosa. Repici si mostra all’altezza del compito, nobile nello sciocco e pavido contesto odierno, della ricerca e esposizione della verità su quella che fu una delle epurazioni che ci hanno dato questa disgraziata classe dirigente.

Tra i vari ordini di moventi dell’omicidio del Procuratore chi oggi è testimone del malaffare di Stato non può non pensare al movente generale, sovraordinato rispetto ad altri contingenti, della selezione avversa voluta da chi controlla l’Italia: facendo uccidere un duro incorruttibile come Bruno Caccia si è spinto per la selezione di un genere di magistrati malleabili, non di ostacolo ma utili alle attività indicibili che le istituzioni servono dietro ai loro cartonati di Falcone e Borsellino.

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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21 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Mafia, Don Ciotti: “Vero nemico non sono migranti, ma criminalità organizzata. Governo? Finora ha fatto poco””

Il nemico non sono i migranti. Ostili nei nostri confronti semmai sono i preti e gli altri che li fanno entrare e ci guadagnano. E che ci dicono che siamo malvagi e peccatori se non accettiamo mansueti l’imposizione di mantenerli e di subire i costi sociali di quest’altra operazione regressiva liberista; un discorso piuttosto simile a quello col quale i mafiosi fanno passare il pagamento del pizzo per l’atto di carità dell’assistenza alle famiglie dei carcerati. Se i mafiosi venissero a mancare, debellati da un’antimafia vera, smetterebbero di coprire e rendere intoccabile la corruzione e il parassitismo dei “buoni”, che si ingrassa nascosto dietro all’antimafia delle processioni e delle prediche.

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6 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Attilio Manca, Napolitano spieghi perché si interessò alla morte dell’urologo di Provenzano”

e al post di M. Lanaro “Borsellino, De Raho: “Agenda rossa sparita? Momento oscuro della nostra democrazia. Oggi mafie più insidiose di allora””

“Se ci sono state entità esterne che sono intervenute [1993], questo lo si scoprirà [2019]”. L’affermazione del capo dell’antimafia De Raho per me conferma quanto ho appena postato su Bonafede e Morra: “E’ quanto meno ingenuo scrivere che il ministro Bonafede e il presidente della commissione parlamentare antimafia Morra “si stanno muovendo in totale discontinuità con chi li ha preceduti”. “La speranza che venga fatta luce su incredibili segreti di Stato va rafforzandosi”. Va rafforzandosi negli ingenui, che non considerano la possibilità – concreta, per chi conosca la friendliness di Bonafede e dell’antimafia per chi tira i fili – che si tratti della consueta, collaudata, sempre ripetuta prassi del “pipelining”, nella quale sono versati politici e magistrati, che consiste in una sistematica sfasatura: ci si occupa di “segreti di Stato” che si è lasciato non chiariti o si è aiutato decenni prima per crearsi un alibi sulle infamie attuali alle quali ci si prostituisce. Napolitano bisognava evitarlo e fermarlo prima che facesse danni. Ma l’escamotage è prima lasciare fare e poi ergersi alti e nobili verso il passato remoto; per continuare a voltare le spalle al presente, e favorirlo. Le vergogne di ieri divengono le medaglie di oggi, a coprire nuove vergogne.”

@ Edison2. Veramente io le cose le ho scritte prima; inclusa la sventura Napolitano, e la collaborazione di Bonafede alla disinformazione imposta dal potere quando faceva l’avvocato a Firenze. Ma voi avete il monopolio dell’opposizione dura e pura. Altro che chiacchiere. Basta guardare i 5S al governo. E’ sicuramente una mia impressione errata, ma nel pugno chiuso proteso dal ministro Toninelli dal banco del governo mi è parso di intravedere un leccalecca. Prima il pugno chiuso, poi la rosa nel pugno, ora il leccalecca. La mafia e le complicità schifose sono quelle di sempre; la novità è l’utilizzo di ragazzini smaniosi anziché dei quaquaraqua adulti.

@ Edison2. E’ stata tutta la scena, del titolare di un ministero che dai banchi del governo fa un gesto gigionesco, da quindicenne elettrizzato, a darmi un senso di incredulità, a farmi chiedere se avevo visto bene. Siete voi il brutto film.

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8 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Milone “‘Ndrangheta, Gratteri: “Non la combattiamo solo noi magistrati, ma anche i cittadini con l’impegno nel sociale””

Non schiacciare la mafia ma farne un tema perenne, e fonte di consenso, aiuta l’altra grande criminalità, l’altra mafia. Aiuta distraendo l’attenzione dai crimini del grande business e dalla complicità istituzionale su cui conta; spaventando e portando a chiedere protezione allo Stato; e facendo acquisire alle istituzioni un credito che viene speso in atti illeciti – mafioidi – a protezione dell’altra mafia. Sto per scendere in Calabria per Pasqua; per esperienza pluriennale, e a maggior ragione ora che col gen. Cotticelli in Calabria si vuole riposizionare quell’idrovora succhiasoldi che è diventata la medicina dal versare meno ai farabutti locali e più al business biomedico internazionale descritto da Gotzsche (danese) come mafia omicida, della quale studio e indico i delitti, mi aspetto rassegnato, rassegnato al disgusto, le attività dei “Gratteri boys”, cioè CC, PS e i loro ascari, che si nascondono dietro alla guerra infinita alla mafia. A volere esercitare le virtù civiche dal basso per davvero, non a comando, andrebbe riconosciuto che il problema consiste non solo nella mafia, ma nel complesso mafia-antimafia, strumento di controllo della nazione tramite il controllo delle sue due componenti contrapposte. I cortei di protesta invece che su quanto è mafiosa la mafia dovrebbero essere per rifiutare il dogma dell’invincibilità delle ndrine e chiedere a chi rappresenta lo Stato quando verrà eliminata la mafia di ndrina, perniciosa per noi e così comoda per il potere.

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27 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Fierro “Mimmo Lucano sceglie ancora Riace e dà una lezione all’intero mondo politico”

Per me l’antimafia, in Calabria e in Lombardia, mentre modera, guardandosi dallo spegnerlo, il potere mafioso, serve da paravento – e anche da braccio operativo – alla libera mafioseria di massoni e preti. Il piedistallo dell’antimafia conferisce, tra le varie licenze, quella di sostenere senza ritegno una tesi e il suo contrario, in conformità agli interessi dei poteri che tirano i fili. Dà un esempio di ciò un autore antimafia come Fierro. Si presenta come apostolo dell’antirazzismo nel caso degli africani immessi a forza sul nostro territorio; mentre ha teorizzato la figura del calabrese come essere geneticamente tarato, incline a violenze bestiali perché portatore di un “DNA maledetto” (sic) che si sarebbe diffuso nella popolazione sotto la pressione selettiva di “frane, vento e fiumare” (Il Fatto, 23 dic 2013). Ora il cantore dell’antimafia, in una regione dove se si volesse fare sul serio contro la ndrangheta la legalità sarebbe tenuta strettamente in riga a partire dall’ambito istituzionale e da quello della vita quotidiana, assume le concezioni e i toni celebrativi de “I mafiosi della Vicaria”, difendendo come nobile iniziativa dal basso l’abuso di potere, l’illecito, l’arbitrio e il caos imposti dai poteri forti a nostro danno.

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29 aprile 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Mimmo Lucano, verso l’archiviazione giudice indagato per favoreggiamento: “Sono onorato di essergli amico”

Fa cascare le braccia vedere, e per di più in Calabria, l’arbitrio nella ridistribuzione di denaro, voluto dai poteri forti, aiutato e giustificato in termini etici da un magistrato. Sono convinto che in una società civile la decenza, la grigia, umile decenza precede la santità. La decenza, la semplice correttezza, l’equità elementare vengono prima, sono più importanti e utili, dell’eroismo, dei grandi gesti; lo “stato di eccezione” è spesso la giustificazione, l’alibi, per ingiustizie e ruberie. E’ lo sfarzo barocco che copre la pezzenteria. Lo penso anche sulla scorta del mobbing e stalking istituzionale- massonico- clericale, a favore degli stessi grandi interessi illeciti serviti dall’utile Lucano e da magistrati come questo, che devo aspettarmi quando sono costretto a recarmi nel lametino (Cz), la terra dei miei genitori. La Calabria, l’Italia, non si risolleveranno mai se non verrà riconosciuto questo ordine di priorità. L’anteporre la santità – o la presunta santità – l’eccezionale, alla regola, alla decenza, alla razionalità, equità, legalità accomuna disonesti e prevaricatori di vario abito; e, reato o meno, il sostenerlo da parte di un magistrato lo rende non idoneo alla carica, che non avrebbe dovuto essergli assegnata e che probabilmente ha ricevuto per intercessione di qualche divinità.

lele: in effetti il problema non è la ‘ndrangheta…ma il traffico (citazione)

@ lele. Benigni è bravo come comico, ed è un guru dell’arte di servire chi comanda fingendosi partigiani della giustizia. In effetti senza la ndrangheta e le altre mafie tante mascalzonate dei “perbene”, tanti servigi resi agli stessi burattinai che muovono anche i fili della mafia, tante omertà e viltà apparirebbero per quello che sono, e non ci sarebbero alibi per lasciarle indisturbate e favorirle. La mafia delle ndrine fa sembrare onesta la mafia del palazzo e del mondo legale. Fa comodo. “I magistrati si occupino piuttosto della mafia” lo ha detto Salvini su una indagine su un leghista, lo dicono i galoppini dei preti e dei poteri globalisti che esaltano Lucano, questo Robin Hood che lavora per lo sceriffo di Nottingham, e lo dicono chissà quanti imbroglioni di mezza tacca colti con le mani nel sacco.

fender957: Se cominciaste a liberarvi dalla ‘ndrangheta sarebbe un bel passo avanti.

@ fender 957. Hai ragione. E la mafia andrebbe eliminata non solo per i suoi crimini diretti, ma anche per la sua funzione di standard negativo che favorisce l’altra mafia; da quella dello sfruttamento del Paese da parte dei poteri forti al clero e alle massonerie, al clientelismo dei politicanti locali, a quella dei micro-imbroglioni rappresentati come angelici al confronto della mafia dal candido sosia di Johnny Stecchino nel film di Benigni. La mafia e l’antimafia si sono composte in un sistema di potere integrato, che andrebbe scisso. Potremmo chiedere aiuto a Graziano “Cutro” Delrio, di Reggio Emilia. Per voi del Nord liberarsi dalla mafia non so se sarebbe un passo avanti. Poi come farebbero i lombardi a delinquere impunemente (ne conosco tanti), come farebbero i magistrati a chiudere gli occhi davanti a gravi attività illecite delle “aree produttive” con la scusa della sovrumana e inestirpabile risalita della linea della palma? La mafia è una montagna di m. che ha effetti fertilizzanti per altri generi di crimine.

ccc
@ Syrantex. e si legge la storiografia sulla mafia e il terrorismo nell’Italia repubblicana si trovano Vaticano e massoneria alleati negli stessi sanguinosi complotti. E’ praticamente la norma. Alleanza che si riscontra anche, in Calabria o a Brescia, se si è testimoni di affari sporchi di alto bordo. Quando si fa l’anticomplottista è utile l’anacronismo, il fingere di essere ai tempi di Clemente XII, primo Settecento, o che vi sia la scomunica immediata per i prelati iscritti alle logge. Certo non dico che Bergoglio sia iscritto al Rotary. Mi correggo, è socio onorario del Rotary, e di quello di Buenos Aires, che sulla P2 e i suoi crimini deve avere concezioni parecchio misericordiose. Il Rotary era già stato rivalutato da papa Montini, di Brescia.
ccc
Syrantex: Quale storiografia? Quale libro di quale autore a quale pagina? Quale sentenza di quale tribunale? A fronte dei complottisti non ci sono anticomplottisti ma persone normali, e tutt’oggi la Chiesa parla di incompatibilità tra massoneria e Chiesa cattolica, non è anacronismo. Poi cosa c’entra il Rotary con la massoneria? Guardi che le massonerie principali hanno una regola, se sei imputato sei sospeso, se sei condannato sei espulso. A parte i 5stelle non c’è un partito che abbia una norma simile. Però voi complottisti pensate ancora che i mafiosi siano scemi e preferiscano infiltrarsi nella massoneria anzichè nei partiti. Mi pare che lei faccia solo confusione, sulla P2 poi, guardi che c’entra con la massoneria quanto le brigate rosse c’entravano col Partito Comunista.
ccc
@ Syrantex. Va bene, a qualunque categoria lei appartenga, mi giuri su Osiride e Cagliostro che non c’è una continuità tra massoni e mafiosi, massoni e piduisti, massoni e preti, massoni e magistrati, massoni e politici, massoni e servizi, massoni e ruffiani sciolti, e che si tratta di fantasie di anormali affetti da complottismo, e non ne parliamo più.

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3 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Scuola, la storia dell’Antimafia sarà nel programma. La deputata M5s Nesci: “Così si studieranno Falcone e Borsellino””

La Costituzione del 1947 pone degli standard positivi, decisamente buoni. La costituzione reale liberista pone la mafia come standard negativo; e considera di conseguenza la lotta alla mafia come patente di merito e quindi di indiscutibile legittimità. Il risultato è che dietro all’alibi etico della lotta alla mafia politici, magistrati, carabinieri e polizia lavorano per i poteri forti e i loro affari illeciti, a danno del Paese. L’uccisione di Falcone e Borsellino al tempo del cambio di regime con la fine della Guerra fredda, e la loro elevazione a santi laici, appaiono avere avuto anche questa tra le finalità. I giovani vengono indottrinati ad accettare la cultura e le prassi mafioidi del mondo legale in nome della “lotta” senza fine allo spauracchio mafia. Vengono abituati a vedere la mafia come un a priori ontologico ineliminabile, non un male storico tenuto in vita dallo stesso potere che la addita. Male che in nome della Costituzione vera andrebbe a ogni costo eliminato proprio per la sua indebita funzione costituzionale. I giovani che invece che accettare la via alla sottomissione camuffata da coraggio tramite i battimano a comando per i Caduti dell’antimafia volessero impegnarsi davvero, potrebbero leggere piuttosto opere come “Storia segreta della Sicilia” di G. Casarrubea. E chiedere che la mafia sia tolta di scena, eradicandola, non usata per creare consenso e lasciare libera l’altra mafia, quella dell’affarismo liberista che proveranno sulla loro pelle.

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10 maggio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Casal Bruciato, don Ciotti: “Razzismo in crescita, non è folclore. È alimentato da violenza verbale della politica””

I pochi che ammassano i molti per stare più larghi non sono i primi razzisti? Ammassare le persone comuni fino a metterle le une contro le altre, e poi presentarsi come esseri superiori predicatori di pace, non è la prima turpitudine? Mandare dei facinorosi per poter stigmatizzare e reprimere la protesta legittima non è da fascisti? Non sono questi comportamenti affini a quelli mafiosi?

@ VitaleMare. “Fare la guerra”, proclamando di continuo, mostrando a braccio teso il crocifisso o atteggiandosi a volterriano, che è un rifiuto umano chi non è contento di farsi opprimere e impoverire non è molto legittimo. E’ fare un uso da magliari dei principi etici e della religione. E anche del diritto, se la prevaricazione viene mascherata da legge. L’uso della legge per attuare soprusi è una forma superiore di illegalità. E’ il progetto mafioso che si invera. I preti fanno gli uomini d’ordine quando hanno il manganello dalla parte del manico, ma anche la dottrina cattolica prevede un diritto di resistenza alla legge del tiranno. E’ per gli stessi motivi per i quali bisogna accettare la legge che non si deve accettare la sua degenerazione.

Le forze di polizia che – come avviene, nella mia esperienza – abusano gravemente del potere legale a favore di disegni eversivi sono espressione del complesso mafia-antimafia. I termini non sono quelli che dice lei, quelli degli sceneggiati del commissario Montalbano; nella realtà quando i poteri forti – i medesimi che ci hanno accollato la mafia e ora impongono l’immigrazione forzosa – necessitano di qualche lavoro sporco, es. neutralizzare soggetti sgraditi, possono commissionarlo alla fidata montagna di m. della mafia oppure all’altra fidata montagna di m. che si nasconde dietro all’antimafia delle poltrone comode e sicure, dei soldi, dei tromboni, degli imboscati e dei tengo-famiglia.

@ VitaleMare. Dovrebbe invece concludere che prostituire funzioni istituzionali e di agenzia morale porta a crolli della credibilità, soprattutto agli occhi di alcuni. E’ lei che pensa che chiacchiere e distintivo diano superiorità morale; e la licenza di delinquere. “Contesta il modo usato”; insinuando che chiunque contesti il potere sia un violento. Quale modo? E’ l’approccio da Digos in carriera, che giustifica, sotto l’etichetta della “prevenzione”, la violenza, sto parlando di prefetti, questori, comandanti dei CC, magistrati, verso chi usa come modo lo scrivere cose che vanno contro grandi affari illeciti; e conviene perciò lasciare agire utili idioti, che diano l’alibi (terrorismo docet). Sì, le congruenze tra mafia e antimafia sono estese; la mafia di cosca o ndrina mi appare come uno standard negativo che consente un assetto mafioide della società facendo sembrare accettabili forme meno crude di mafiosità. Una antimafia come la mafia strumento di potere e subordinata ai poteri forti. Lo conferma questa mobilitazione dell’antimafia, dove dovrebbe albergare un acuto senso della giustizia, per la campagna per mettere tre sconosciuti ogni due sedili, invece che dare a ognuno un sedile e non lacerare le reti interpersonali; per stipare tutti in una terra già in sofferenza invece di dare a ciascuno il modo di poter vivere sulla sua terra; in nome di quattro chiacchiere bolse che tradiscono un profondo disprezzo per i valori che si dice di difendere.

@ VitaleMare. Stavo per risponderle citando l’incendio del Reichstag per accusare i comunisti; poi ho pensato ai soggetti istituzionali che in città si occupano di me, e mi è venuta in mente Ninì Tirabusciò che discinta dal palco del tabarin invita alla compostezza: ”Ve prego e nun gridà”. Se Tizio commette reati adducendo di volere combattere il comportamento x dello Stato, la riposta corretta è punire secondo legge Tizio, e in modo rapido e incisivo, così da dissuadere altri; non lasciare proseguire i vari Tizio e accusare Caio, che critica il comportamento x e protesta, di essere come Tizio illegale, infame, “antidemocratico”, incivile, razzista, violento etc. Come lei sta facendo con me. Accuse che poi giustificano forme di violenza da parte di venduti di Stato con la divisa, con la toga, la fascia tricolore. Accusare di violenza e indegnità per meglio menare chi si oppone civilmente all’eversione dall’alto. Io vi vedrei bene nello stesso braccio, da un lato i fascisti, e nelle celle di fronte quelli che gridano al fascismo e razzismo per praticare prepotenze e discriminazioni. Ma è più probabile, pensando a precedenti come Black bloc impuniti e polizia vigliacca al G8 di Genova, e conoscendo la magistratura, che vi fronteggiate invece dai due lati di qualche tavola imbandita per festeggiare le vostre imprese.

@ VitaleMare. ove ha letto che ritengo illegittimo che la famiglia occupi la casa? E’ illegittimo attribuire ciò a chi come me è contrario all’immigrazione forzosa; è illegittimo fare sermoni e lanciare accuse apocalittiche generali speculando sull’episodio come fa Ciotti, il papa e come fa lei. Questi incidenti, ben pompati, sono convertitori, per scambiare torto e ragione, Bene e Male. Un’arte che i preti padroneggiano. E’ anche un vecchio trucco dello Stato, e non è fuori luogo ricordare i precedenti. Io poi posso testimoniare e illustrare l’assoluta cattiva fede e capacità di organizzare incidenti da parte di chi dice di essere la Legge per ottenere capovolgimenti morali e giuridici e meglio praticare la più incallita criminalità di Stato. A favore degli stessi poteri dei quali vi siete messi a servizio.

@ VitaleMare. Io sostengo che una larga quota di quelli che rappresentano lo Stato è costituita da corrotti, che non avendo il senso dello Stato ma quello del clan, e badando al proprio tornaconto, sono loro fonte di disordine e anarchia. Interni ma estranei allo Stato, si dipingono, cresciuti alla scuola clericale, come investiti da una missione sacerdotale, e dipingono chi è di ostacolo alla loro vendita dello Stato e del Paese come anarchico, sovversivo etc. , come fa lei. Difendono il proprio malaffare fingendo di difendere lo Stato che infestano: “lo Stato”, “le istituzioni”, sono per i più un carapace per invertebrati morali.

Non potremmo interrompere lo scambio? Le garantisco che “lo Stato” (lo Stato secondo lei e tanti “uomini delle istituzioni”) nella città sede di prefettura, questura, comando provinciale CC, corte d’appello etc. dove abito, si occuperà senza indugio di ribadire nella sede consona – il marciapiede – la sua teoria dello Stato, che francamente sentire ripetere mi dà nausea fisica.

@ VitaleMare. o vorrei uno Stato decente. E figure pubbliche decenti. Con meno viltà e prostituzione a poteri superiori dietro allo stomachevole getto continuo di santimonia, sceneggiate, discorsi falsi e triti. Il potere non teme la “lotta armata”, che gli fa gioco. Considera come una minaccia maggiore chi scrivendo potrebbe fare cadere paraocchi e bende; chi sveli le sue violenze e i suoi inganni. La violenza in nome del miglioramento non è solo inaccettabile in quanto degradante e ‘self-denying’; è anche inutile, e controproducente. Come è pure inutile e da evitare il “confronto” con i perduti per i quali il confronto, che spesso citano, è una tattica di guerra. Con coloro che, irredimibili straccioni sul piano esistenziale, da una posizione di potere accostano ad arte la violenza, anche suscitandola o commissionandola, a chi non tace davanti ai loro disegni e lo includono quindi nelle categorie della violenza; predicando con la bocca la non violenza mentre con le mani cercano di strozzare gli oppositori coi quali dicono di volersi confrontare.

Vedi anche: 12 maggio 2919 la montagna di m. e il suo doppio. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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28 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Terrorismo, arrestato foreign fighter italo-marocchino nato a Brescia: aveva combattuto con Al Qaeda e Isis”

Il “sistema Montante”, la mafia che fa i suoi affari in silenzio nascosta nella dirigenza di un’antimafia roboante, è un caso particolare di una strategia più generale e diffusa. (A Brescia è stata data una cattedra universitaria a un componente del sistema Montante, un consigliere della mafia corleonese). La strategia, che non funzionerebbe senza i servizi e reti di stampo piduista a sorreggerla (v. ‘Il padrino dell’antimafia’, A. Bolzoni), è praticata anche col terrorismo: la lotta all’eversione terroristica copre i servigi all’eversione dall’alto. Mafia e terrorismo, spesso pilotati, sono anche degli alibi. Le forze di polizia e magistratura che insieme ai servizi nostrani – la cui fedeltà al Paese è proverbiale – e a rimorchio dell’intelligence USA – altra garanzia che si opera per il nostro bene – ci mostrano come ci proteggano da fanatici orientali, dietro le quinte non contrastano ma favoriscono o aiutano attivamente danni e sfruttamento provenienti dai poteri forti occidentali; es. il degrado derivante dai trasferimenti, imposti dagli stessi che seminano guerre, di masse di “foreign scroungers” da paesi in pace; o le frodi legalizzate, talora omicide, con le quali le multinazionali farmaceutiche ottengono fatturati maggiori del PIL di intere nazioni del Terzo mondo; e con i profitti colossali un potere che gli permette di disporre delle molli istituzioni italiane come la loro milizia e le loro kangaroo court.

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30 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Nardacchione “Danilo Dolci e la disobbedienza civile nonviolenta, dagli anni ’50 ad oggi: “Fare presto (e bene) perché si muore”

Per rifarmi la bocca ho riletto uno scritto di Dolci, sul sistema clientelare-mafioso legale. Un passo può essere utile a coloro che appoggino l’immigrazione forzosa in buona fede, credendo alle figure autorevoli e ai tanti agitatori che la presentano come motivata da scopi etici:

‘Tanto i mafiosi come i politici del sistema si stimano necessari all’ordine pubblico, locale e/o internazionale. “L’omertà è una qualità indispensabile per un mafioso” come per un giudice, un militare, un “politico” che voglia “fare carriera”. Come i delinquenti comuni più capaci e decisi non hanno alcuna possibilità di conoscere i segreti dell’organizzazione mafiosa, similmente – se pur diversamente – gli attivisti politici di base ignorano i traffici illegali e le trame segrete dei loro condottieri; e cosi i funzionari dello Stato ignorano Je decisioni segrete (talora determinanti in micidiali forme) dei massimi boss politici che si atteggiano, melliflui o tronfi, a espressione della volontà popolare.’ (In: Danilo Dolci, una rivoluzione nonviolenta, 2010).

Tanto più utile al giorno d’oggi, quando la criminalità del potere ha assunto forme “post-moderne”, ovvero appiccica – come in questo caso – icone etiche tradizionali sui propri disegni. Così che abbiamo la mafia post-moderna, che gestisce l’antimafia e chiede che nelle scuole sia insegnata la legalità (il caso Montante), e la tratta di esseri umani post-moderna che batte sullo spacciarsi per umanitarismo e nonviolenza.

@ Brodo. Non so chi sia la persona che, unica, a lei fa venire in mente quanto Dolci indica. A me fa venire in mente tutto il baule dei pupi, nessuno escluso, e i vari gruppi di fan che parteggiano per questo o quel paladino. Nelle stesse pagine sul sistema mafioso legale Dolci descrive la sua denuncia come mafioso di Mattarella padre; sarebbe interessante compararla con le posizioni istituzionali attuali, che dietro coperturte come la sagoma di Dolci non sono così lontane dalle posizioni dei notabili siciliani di allora, asservite ai poteri superiori e sprezzanti del popolo.

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19 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G.C. Caselli “Camilleri mi è stato amico e Maestro. Soprattutto quando avevo il ‘matapollo’”

Chi si occupa della cosa pubblica come i magistrati dovrebbe leggere, o meglio avere letto da giovane, tanta buona narrativa. Per imparare, e anche per immunizzarsi dalla sinuosa retorica delle belle lettere. Ne “Il diavolo, certamente” Camilleri illustra in chiave letteraria il concetto di ‘paradosso di Gettier’, nel quale una credenza basata su una percezione errata o un’argomentazione invalida poi risulta confermata ad opera di meccanismi diversi. Il concetto è stato applicato all’incastrare con prove false un vero colpevole. E’ utile nello studio della frode medica strutturale, dove regolarmente i proclami e il battage mediatico infondati e implausibili su cure portentose a un passo dall’essere ottenute vengono poi “stranamente” confermati a posteriori da studi “scientifici” (e dopo anni, a malloppo incassato, smentiti…). Le pagine di Camilleri, coi loro personaggi che regalano un fischietto e vogliono farsi regalare in cambio un pianoforte (La strage dimenticata), o che hanno paura dei prepotenti ma sono coraggiosi davanti alle catastrofi della natura, giudicandola meno terribile degli uomini, consolano e arricchiscono. Ma possono anche intontire sulla realtà prosaica. Le istituzioni non sono Montalbano; sono più come Nicola Zingaretti. Chi vuole separare realtà e favola i romanzi dovrebbe vederli come incenso, come bellezza e sapienza fatte di fumo; che può anche essere usato per coprire le puzze più fetide.

@ bassettoni. Nel presentare presso la Corte costituzionale i nuovi gradi la Polizia ha fatto parlare Bocci, “Mimì”. Non mi ha dato un’impressione di serietà. Il Fatto ha riportato che i nuovi, elaborati, gradi, si scollano quando fa caldo. C’è una tendenza perniciosa al “reality”, a presentare versioni di comodo mescolando realtà e fantasia. La narrazione persuasiva può essere strumento di frode e di delitti. Soprattutto alle orecchie di chi ha letto poco, e si scioglie per qualche buon pezzo di letteratura, tarato sull’appagare chi legge. Ciò spiega perché certi difendano la narrativa a spada tratta. Lei mi ha già risposto su Il Fatto, difendendo la rutilante prosopopea di Marfella (vedi Natale in Terra dei Fuochi, la strage degli innocenti duemila anni dopo. 22 dicembre 2018), che la sovradiagnosi e i sovratrattamenti di cui scrivo sono “la melma in cui mi muovo” e che sono posizioni “di tipo fortemente paranoico” etc. (concludendo che pertanto non mi avrebbe più parlato). Credo che l’esaltazione di Montalbano, il Bene e il Male che si comprendono agevolmente mentre si digerisce la cena sul divano, aiuti nella diffusione dei mix vero-falso. Quelli pro business oncologico sono fonte di lutto e rapina; i tutori della legalità invece di separare vero e falso avvalorano il mix e lo difendono; come lo spettatore della sceneggiata napoletana che scambia emozione e realtà e commosso punta la pistola a ‘o malamente che sul palcoscenico sta per rapire il neonato. Ma non vedo troppo candore.

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19 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino, pg Fuzio scrive a Fiammetta. La figlia del giudice: “Lettera vergognosa. L’ultimo affronto da parte dello Stato”

Fiammetta Borsellino dice sulla desecretazione degli atti del CSM e della Commissione antimafia ciò che ho pensato anch’io. Credo inoltre che chi si pavoneggia e strumentalizza a fini mediatici, come Fiammetta Borsellino denuncia, si renda responsabile, sia pure inconsapevolmente, non di fenomeni aggiuntivi, ma di comportamenti che era tra le molteplici finalità delle due stragi indurre. Mi sono convinto – osservando l’operato delle istituzioni in un campo particolare, quello dei grandi intessi della biomedicina – che occorra distinguere tra ‘criminalità mafiosa’ e ‘strutture mafiose della società legale’. Con il duplice eccidio ai danni di due magistrati di eccezionale valore e di chi era con loro, e l’attribuzione esclusivamente alla criminalità mafiosa e ai suoi appoggi nello Stato, si è ottenuto anche un evento fondativo per l’instaurazione di una emergenza mafia perenne, che fornisce alibi, giustificazione, uno stemma nobile, ai tanti che nelle istituzioni servono le strutture mafiose della società; che sono così favorite e protette. L’antimafia che addita di continuo la criminalità mafiosa senza mai abbatterla non è vera lotta alla mafia, che è distruzione della mafia; ma aiuta gli affari delle strutture mafiose sociali. La criminalità mafiosa serve al potere anche da diversivo e da contraltare, interpretando sé stessa. Un assetto istituzionale malato, che spiega il divario folle tra i depistaggi e l’impunità da un lato e le fanfare commemorative dall’altro.

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21 luglio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Boris Giuliano, 40 anni fa l’omicidio. La figlia: “Questa terra un giorno sarà bellissima””

“Boris Giuliano, capo della Squadra mobile di Palermo, è un giovane poliziotto, acuto, instancabile e dotato di eccezionali qualità. Tra l’altro, scopre i canali del traffico di droga tra gli USA e la Sicilia e porta alla luce gli stretti legami tra la mafia e il banchiere Sindona. La cupola mafiosa lo ritiene troppo pericoloso e ne decreta la condanna a morte. La mattina del 29 luglio 1979, davanti al palermitano bar Lux, il commissario Giuliano viene freddato con sette colpi di revolver dal boss Leoluca Bagarella. Aveva 49 anni. Per rendere più sicura la “normalizzazione” al posto di Giuliano va il commissario Giuseppe Impallomeni, piduista, tessera n. 2213. Questore di Palermo sarà nominato Giuseppe Nicolicchia, anche lui piduista tesserato.” (A. Camilleri).

Non bisogna essere né struzzi, che non si curano delle pagine tragiche che hanno marcato la nostra storia e degli uomini che abbiamo perso perché si sono opposti, né foche ammaestrate che scattano ad applaudire la comoda versione ufficiale. Bisogna ricordare tutta la storia, includendo la sostituzione di un poliziotto integro sparato alle spalle con un piduista in odore di mazzette; ricordare cioè che quella non fu soltanto l’eliminazione da parte della criminalità mafiosa di un suo nemico troppo pericoloso ma anche una di quelle epurazioni esemplari di persone troppo pure e capaci da parte della cupola che controlla lo Stato.

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6 agosto 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Bella “Omeopatia e pseudoscienze, dai temi di questo blog è nato un libro. E spero vi sia utile”

Un libro del genere, per di più da parte di un deputato 5S, per me è utile come conferma della tesi dello “standard negativo liberista”. Il neoliberismo ha la necessità di rendere presentabili posizioni che non lo sono. Per farlo ricorre alla loro valutazione rispetto a standard negativi, a posizioni ancora peggiori, invece che a standard positivi, come è ad es. la Costituzione. Si vuole vendere la speranza di cellule magiche, le staminali, capaci di ricostruire tessuti a piacimento, addirittura parti di cervello ? Invece di comunicare come l’ipotesi si stia rivelando underperforming si lancia una truffa da Vanna Marchi, Stamina, che eccita le aspettative e rispetto alla quale l’ufficialità ben figura. Le strutture mafiose della società legale – non ultime quelle del business biomedico – sono protette e rese presentabili esaltando la criminalità mafiosa e il “contrasto” ad essa, in realtà tiepido. La pratica e la ricerca medica, piegate a interessi commerciali, ritrovano la verginità morale paragonandosi alla ciarlataneria tradizionale. Lo standard negativo è tra le tecniche giustificative classiche degli abusi di potere; è stata descritta da Pascal nell’ottava delle sue Lettere Provinciali (v. ‘La polarizzazione gesuitica’, nel mio sito). In politica, 5S e Salvini si basano sullo standard negativo. La tecnica necessita di una censura che restringa agli occhi del pubblico l’alternativa tra lo standard negativo, il pessimo, la spalla, e il male che si vuole promuovere.

@ Marco Bella. Forse il mio stile non è sufficientemente chiaro, ma lei, onorevole Bella, sembra interessato non a capire ma a respingere e screditare: nella risposta che si è preso la briga di dare a un commento “incomprensibile” non c’è una singola parte che non sia polemica o che riguardi il merito. Anch’io dovrei ringraziarla, per dare esempio dell’operazione gesuitica che descrivo. I 5S hanno monopolizzato il dissenso; sembra che la corruzione e i mali d’Italia li abbiano scoperti loro, e che solo loro possano definirli. La critica fuori dal loro ambito è errata, irrealistica, incomprensibile, etc. Come il fare notare che la bufala dell’omeopatia non autorizza, sul piano logico e su quello fattuale, la sua conclusione che occorre pertanto avere fiducia nella corrotta medicina ufficiale – es. lo “scientifico” progetto Interceptor patrocinato dal ministero della Sanità a guida 5S (Giulia Grillo).

Barthes ha descritto così quest’uso dello “incomprensibile”: “Io che faccio il mestiere d’intelligente, non ci capisco nulla; ora voi, non diversamente, non ci capirete nulla; questo vuol dire che siete intelligenti quanto me”. Lei fa il suo mestiere di deputato 5S di mantenere il sistema, facendo sentire intelligenti quelli che amano i facili schemi a puntini numerati che gli presentate per riportarli all’ovile, cioè alle urne; ed escludendo bollandole come fuori dal discorso le voci che lo metterebbero a rischio.

@ Alessandro Firpo. L’invitare ad avere fiducia nella medicina ufficiale, che si occupa della salute incamerando denaro del contribuente per oltre 100 miliardi di euro/anno “ha poco o punto a che fare con la politica”; se un libro denuncia alcune frodi e loda chi ne pratica altre, non meno gravi, osservare che sta servendo le seconde è fuori tema; ed è da maleducato rilevare che chi ne scrive in un libro è un parlamentare, di un movimento che si presenta come critico del sistema. Se il grillino medio accetta questi suoi strilli, per citarne solo tre, mi rincuora che non capisca quanto scrivo: forse è un problema di ricezione, difficilmente risolvibile. Grazie per l’esibizione da troll in pronto appoggio al deputato della Repubblica.

@ Marco Bella. Onorevole, ma sei sicuro che quelle che SPIEGHI (sic) siano LE frodi, e non solo le piccole, classiche frodi, che prendi come argomento per spingere verso una medicina ufficiale che non è proprio candida ? Ci sono innumerevoli esempi. Non so, chi scrive libri sulle frodi mediche e siede in Parlamento saprà che la magistratura sta decidendo su cosa fare per il più citato, pluridecorato ricercatore biomedico italiano, trovato a fare il photoshop alle elettroforesi. O che in queste ore il CEO di Novartis, Vas Narasimhan, è sotto accusa in USA per avere coperto la falsificazione dei risultati di ricerca della sua ditta su una costosissima terapia genica in corso di approvazione. E’ encomiabile che si riveli che le boccette d’acqua con elaborate etichette non curano le malattie. Ma, consentimi, non che se ne deduca che quindi le fiale con nomi impronunciabili da 100000 euro della medicina ufficiale sono Scienza garantita. Soprattutto se si è deputati; e per di più di un partito che sembra specializzato nel servire il potere fingendo di combattere l’ingiustizia. Altrimenti dovremmo considerare che Berlusconi sia un cristallino paladino dell’onestà, migliore perfino di voi 5S, dati i piccoli imbrogli che Striscia la Notizia svela ogni sera. PS: per favore, a proposito del “potere di farsi domande”, reggi i troll.

@ rispettare la legge e Bene. Sostenere che le cure mediche sono un libero prodotto di mercato, da prendere o lasciare a proprio giudizio e a proprio rischio – mentre si sta parlando di frodi mediche – è in contraddizione già col primo dei due propositi del suo lungo nickname.

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8 settembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cosenza, è il fratello di un pentito di camorra l’uomo che ha preso a calci un bambino nordafricano perché si è avvicinato alla figlia”

censurato

Nella mia esperienza, a Cosenza in particolare le forze di polizia da un lato sono praticamente al servizio del clero; dall’altro possono incaricare ruffiani, piccoli malavitosi e condannati per mafia per creare situazioni e incidenti se c’è da attaccare qualcuno. Anche l’avvalersi di bambini non mi suona nuovo. Soprattutto, l’uso della criminalità mafiosa come standard negativo, rispetto al quale sembrare puliti, è molto diffuso da parte dei gruppi di potere che praticano forme di mafia che sono integrate nella società legale. Andrebbe riconosciuto che rappresentare sé stesso, cioè il farabutto, a tinte forti, per fare sembrare oneste al confronto strutture sociali mafiose, rientra tra le attività della criminalità mafiosa; e rientra nei legami con le sue protezioni istituzionali. Non sappiamo minimamente cosa è avvenuto e per quali cause. Ma davanti alla notizia non si dovrebbe ignorare tra le ipotesi che un delinquente per ottenere vantaggi stia recitando sé stesso; in uno spot girato o montato a scopi propagandistici, per cambiare le carte in tavola: in modo da chiamare delinquente miserabile e bestiale chi non accetta la prepotenza di questo nuovo fenomeno dell’immigrazione forzosa in regioni povere e ad alta disoccupazione, come è la Calabria. L’attività di “auto-simulazione”, di “auto-rappresentazione” della criminalità mafiosa andrebbe riconosciuta e punita, volendo combattere la mafia e non usarla.

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Estate 2019

Vedi ‘L’arte della codardia. Per un registro delle pratiiche e dei messaggi mafiosi e piduisti’. Settembre 2019. ‘L’altra mafia e i bambini: la sentenza di condanna dei Bottaro e il suo contorno mafioso’. 18 settembre 2019. ‘La vecchiaia e le sue carogne’. 30 settembre 2019. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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3 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Politi “Pignatone in Vaticano, la scelta di un pm antimafia non si improvvisa in poche ore. Papa Francesco manda un chiaro segnale”

Piazzale Clodio e Vaticano sono uniti da via della Giuliana, strada piuttosto larga. Considerando la libertà di manovra, i privilegi, le impunità e i favoreggiamenti di cui godono gli affari del Vaticano in Italia, questa nomina del procuratore della Repubblica al tribunale del trono di Pietro appare come un caso di revolving door tra poteri che dovrebbero essere oggetto di controllo di legalità e poteri che dovrebbero esercitare tale controllo. Più che quello di improbabili moralizzazioni interne a colpi di processi, il messaggio che manda è che in Italia l’alto clero e i giudici dello Stato sono sullo stesso lato del banco. Un segnale simile è stato emesso mesi fa da un altro magistrato, anche lui renziano, il capo dell’anticorruzione Cantone, scrivendo un libro su legge e etica insieme al bergogliano vescovo Paglia, che si occupa di grandi operazioni commerciali hi-tech tutt’altro che immacolate come le staminali e l’intelligenza artificiale.

La “scelta di un PM antimafia” (di “Serpico”, aggiunge Grana) mostra anche come mafia e antimafia siano strutturalmente congiunte a formare un dispositivo di potere: senza quello che ai più sembra naturale e non lo è, cioè la mafia mai eliminata, e quindi senza la ricrescita senza fine della verginità assicurata dall’antimafia perenne, sarebbe più difficile camuffare, facendole passare per alleanze tra poteri buoni, commistioni che negano i principi costituzionali e la stessa essenza della giustizia.

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24 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ergastolo ostativo, i mafiosi usano la Carta solo quando fa comodo. Come un paio di ciabatte”

La Costituzione scritta pone standard positivi ai quali adeguarsi. La costituzione reale usa standard negativi; es. la sentina della criminalità mafiosa per fare sembrare accettabili le fogne che stanno in alto. I giudici di piazza del Quirinale imponendo il gioco dell’oca giudiziario tengono in vita la mafia “garden variety”. Difendono così la costituzione reale, che prevede che la minaccia mafiosa sia una presenza costante; sia per gestire varie attività criminali, sia, funzione accentuata dopo la caduta del Muro e la marea liberista, perché il “contrasto” alla mafia crea alibi e consenso, in una sorta di strategia della tensione permanente. La criminalità mafiosa oggi distrae dagli affari, difesi dalla UE, delle strutture mafioidi della società legale, che depredano i cittadini tramite l’Ag. delle Entrate. Caselli ha ragione, ma ai magistrati vanno bene scandali come questo che mantengono la scena occupata dalla mafia didascalica.

Anche Mattarella tutela la costituzione reale coi suoi standard negativi. Oggi ha detto, lodando l’AIRC, che bisogna contrastare credenze antiscientifiche e disinformazione. E’ vero, es. Hamer, ma è falsa l’implicazione che l’oncologia ufficiale rappresenti la scienza: è invece in uno stato pietoso quanto a scientificità e onestà, essendo conformata al perseguimento – paramafioso – del profitto, anche qui in obbedienza alla UE. Es.: Many Expedited Drug Approvals in Europe Based on Unvalidated Surrogate Endpoints. Reuters, 24 set 2019.”

(Vedi: 17 ottobre 2019. I team player dell’oncologia di Mattarella. In: Un certificato di decenza per le attività antimafia)

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31 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Cmmento al post “Ergastolo, no permessi premio ai boss stragisti che non collaborano. Vogliamo subito una legge! Firma la petizione del Fatto Quotidiano”

Forse non è un caso che Corte europea e Consulta abbiano montato il polverone sulle libere uscite dei capimafia in concomitanza della manovra finanziaria; mentre si avvicina l’ago del salasso. La criminalità mafiosa è il grande alibi, la grande distrazione, il generatore di consenso per le cariche dello Stato alle quali è rivolta la petizione e per le altre cariche, per la magistratura, CC, PS, GdF: la “lotta” per l’emergenza perenne ai mafiosi consente di lasciare operare e servire attivamente poteri forti e strutture mafioidi del mondo legale a danno del Paese. La protezione dalla criminalità mafiosa invincibile è metamafia, mafia sulla mafia. Quello che i cittadini dovrebbero chiedere è, a sé stessi, se non sono stati indottrinati a credere alla mafia dei paesani come presenza immutabile; se l’applaudire la lotta a parole contro i mafiosi da film non sia un modo elegante per non fiatare davanti ad altre forme di sfruttamento non meno gravi e spietate, e per assolvere e riverire le istituzioni che li stanno vendendo. Alle istituzioni si dovrebbe chiedere di eradicare una buona volta la criminalità delle cosche, ndrine etc.; di stroncarla senza tante storie, cosa possibile anche nell’ambito della legalità costituzionale, senza paventare esecuzioni sommarie, fosse comuni, o la sospensione del fantomatico “Stato di diritto”. Invece di usare le icone dell’antimafia come il grande paravento dietro al quale esercitare forme di prostituzione abituale.

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4 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Manovra, ancora milioni ai medici di famiglia? Per me è una misura mangiasoldi”

In una medicina onesta la medicina generale avrebbe una posizione preminente; e strumenti diagnostici di base “point-of-care”, usati direttamente dal curante, snellirebbero iter diagnostici e eviterebbero di sovraccaricare i laboratori e la specialistica e di favorire comparaggi. Nella medicina attuale, in tutti i suoi campi orientata al profitto, la fiducia nel medico di famiglia viene sfruttata per rastrellare soggetti e spingerli verso cure lucrose, anche a loro danno. Oltre a costituire un’ulteriore occasione per versare denaro pubblico a privati, i dispositivi point-of-care possono aggravare la creazione di pazienti, producendo sovradiagnosi e innescando cascate di esami e trattamenti inutili, con danni alla salute. Ablin, lo scopritore del PSA, nel descrivere come la sua scoperta sia stata stravolta nella colossale, disastrosa truffa della “prevenzione” del cancro della prostata – che ha usato i medici di famiglia come procacciatori – riporta l’interesse a esami del PSA point-of-care*. Le ecografie point-of-care risultano al secondo posto (dopo le cucitrici chirurgiche) in una graduatoria delle tecnologie mediche più rischiose per la salute**. E’ riportato come ECG, spirometrie e ricerca dei tumori della cute “preventivi” espongano a sovradiagnosi e cure dannose.

*The great prostate hoax. How big medicine hijcked the PSA test and caused a public health disaster. Macmillan 2014.
**Brooks M. Top 10 Health Tech Hazards for 2020. Medscape, 8 ott 2019.

@ Danilo Ottavi. Mi spiace che quanto scrivo abbia evocato in lei immagini di sbarre, buglioli e bocche di lupo. Io non “rimprovero carenza repressiva”. Mi limito a descrivere un fenomeno; che è strutturale, e diffuso in tutto il mondo industrializzato. E che è impunito, per varie ragioni. La medicina è una pratica antropologica, e le sue frodi, costruite su proiezioni psicologiche, sono del genere che l’economista JK Galbraith ha chiamato “frodi innocenti”: non sono percepite come tali. Inoltre i grandi investitori che hanno fatto della medicina un settore importante dell’economia sono potenti ed è invece, in quest’Italia che è come lei la descrive anche sul piano istituzionale, chi denuncia le frodi a venire segregato, e a dovere temere quelli che chiamo “Nuclei pro sofisticazioni”. Sostenere che siccome c’è la mafia e marciume diffuso allora bisogna sorvolare sulle frodi mediche istituzionalizzate è illogico e poco nobile; lei conferma la mia tesi che la criminalità mafiosa (che guarda anche alla torta medica) venga mantenuta anche per consentire a grandi affari illeciti dell’economia legale di apparire rispettabili al confronto. E’ piuttosto questa mafia “stabilizzatrice” la peculiarità italiana. Quando sento il tonante e apodittico “mele marce” mi viene in mente un’altra metafora, a proporzioni invertite, usata da Feinstein, medico e statistico: la chiatta carica di rifiuti, nella quale è possibile trovare cose buone e utili in una massa di schifezze (J Clin Epidemiol 1989.42; 929).

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8 novembre 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “‘Ndrangheta, la procuratrice della Dda ai sindaci del Milanese: “Non avete più alibi, entrate a far parte del capitale sociale dell’antimafia””

”… gl’Amplissimi Senatori quali Stelle fisse, e gl’altri Spettabili Magistrati qual’erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo così a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si può del vederlo tramutato in inferno d’atti tenebrosi, malvaggità e sevitie che dagl’huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d’Argo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti.”. Un milanese di altri tempi. Voi invece iscrivetevi al “capitale sociale dell’antimafia”. Approfittate. Mantenendo in vita la mafia dei paesani e raffigurandola come una criminalità inestirpabile, lo Stato, lo stesso Stato dell’impunità per Piazza Fontana e della verginità antifascista tramite le stragi, vi permette di porvi sulla testa le aureole dell’antimafia, e potere così fare liberamente gli amministratori juke-box, a favore di altre grandi forme di sfruttamento; quelle dei poteri globalisti, del capitale finanziario che stanno spogliando l’Italia. Così come i magistrati e le forze di polizia tra un mafioso e l’altro fanno i juke-box, suonando tutti e solo i dischi decisi da chi “calls the tune” in operazioni come Stamina a Brescia o l’Ilva di Taranto.

@ fabrip.  Tante sentenze, 10^6 € in spese legali per gli Spedali Civili, NAS al “lavoro” per anni; quando sarebbe bastato un maresciallo esperto in truffe di strada per fermare Vannoni. Volendo lanciare le underperforming staminali, l’ordine, diramato da un policlinico dove il rettore ha portato da Washington gli ordini sui vaccini, è stato di suonare una musica giudiziaria che scambiasse di posto 3 entità. La medicina pazza (Stamina) è stata messa al posto di medicina disonesta. La medicina disonesta (promesse staminali ufficiali) al posto di quella onesta. La medicina onesta (denuncia delle frodi) al posto di quella pazza.

Taranto. Per tagliare l’industria pesante e convertirla nell’industria medica si è ordinato di suonare una musica che, date 2 cause di aumento di incidenza di cancro, inquinamento (a) e sovradiagnosi (b), fornisse la coonestazione della magistratura all’ingigantire oltre il vero a; e allo stimolare b, censurando sulla sua presenza e spingendo verso di essa gridando alla peste; fino al livello truffe di strada, es. Bonelli che dice che metà dei bambini di Taranto si ammala di cancro. Risultato non solo forni spenti e operai a casa. Anche aumento in futuro di incidenza di diagnosi di cancro.

In entrambi i casi clero regista e all’incasso. Rispetto ai voleri dei poteri sovranazionali preti, polizie e magistratura vanno contati tra i focolai di corruzione.

V. Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale. ILVA. dal cancro nascosto al cancro inventato.

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23 novembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gotha, il libro sui legami tra ‘ndrangheta, massoneria e servizi: “Lotta a mafia? Scomparsa da agenda, Calabria sia caso nazionale””

Un libro molto interessante. Ma alimenta la “wag the dog syndrome,” “la coda che agita il cane”. Favorendo uno status quo che è mafioso. Ricorda l’Alberto Sordi che interpreta l’8 settembre come un’alleanza dei tedeschi con gli USA l’affermazione che sia la ndrangheta a infiltrarsi nelle roccaforti del potere, tra gli indifesi gentiluomini di economia, chiesa, servizi e massoneria. In Calabria, e anche nel resto d’Italia, es. Brescia, poteri forti sovranazionali, clero, massoneria, servizi, a braccetto, comandano. La criminalità ndranghetista è in posizione subalterna; è stata cooptata, divenendo una costola, protetta, della bestia. Tra i suoi compiti, che includono come il libro illustra la manovalanza per la violenza eversiva, vi è oggi, dopo la caduta del Muro, quello di contribuire al mantenimento della sottomissione del Paese – impostata dall’inizio della Repubblica e rafforzata con gli anni di piombo – facendo ora da diversivo, da alibi, da spauracchio per gli affari sporchi del mondo legale e per il conseguente sfruttamento legalizzato. E per gli appoggi che tali crimini costantemente ricevono dalle stesse istituzioni dello Stato che invece di eliminarla ci ripetono in tutte le salse che se siamo messi male la colpa è della ndrangheta, che avrebbe capacità criminali sovrannaturali; e che dobbiamo loro essere grati per la protezione che ci danno dall’inarrestabile orda di emissari di Satana che dai paesini calabresi è alla conquista del mondo.

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10 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, 27 indagati a Brescia: “Hanno favorito il clan mafioso dei Bellocco”, già sotto inchiesta a Reggio Calabria”

Più che “funzione “mutualistica e “sociale” della ndrangheta” forse è meglio dire “fordismo criminale”: il redistribuire parte degli utili sul territorio ottenendo consenso e complicità. Ma, come per altre cose di mafia, tale descrizione è troppo vicina alle attività del mondo legale, specie in Lombardia (1). Era fordismo criminale il clientelismo del centrosinistra (che perdura); rientra nel fordismo criminale favorire l’evasione fiscale per praticare la diversione fiscale, cioè il dirottare verso amici e grandi speculatori le tonnellate di oro tolte ai cittadini dando loro in cambio collanine e specchietti (2). La regola fordista di pagare l’elettore oggi va al risparmio: lo sfogo poujadista reso possibile da Salvini; il “virtue signalling”, la spilletta di soggetto intelligente e impegnato che si ottiene intruppandosi nelle sardine e simili. Il voto in cambio di un po’ di soddisfazione e riconoscimento, da parte di chi nel Palazzo servirà ciò che, Grillo docet, insulta in piazza. Il fordismo criminale forte e solido oggi è quello sulla medicina (1,2), con utili colossali, e lavoro, redistribuiti sul territorio da frodi istituzionalizzate; protette, a Brescia in primis, da attività paramafiose istituzionali che trovano la migliore copertura nella perenne lotta alla mafia, la lotta a un fuoco che è inestinguibile in quanto satanico, e anche in quanto fa comodo resti acceso.

1Mafia fordista e neoliberismo.
2Le frodi mediche istituzionalizzate come tasse occulte.

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21 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “‘Ndrangheta, Bruno Bossio attacca Gratteri: “Show per impedire candidatura di Oliverio”. Pd: “Non rappresenta il pensiero del partito”

I politici calabresi, di qualunque fazione, sono gli ultimi a poter parlare. Ma per chi è bersagliato perché non partecipa al malaffare di alto bordo e lo denuncia è vero che la retatona di Gratteri è un’operazione alla quale bisogna fare la tara, togliendo una cospicua componente mediatica e autocelebrativa. Scendendo in Calabria per il Natale mi sono chiesto come l’avrei trovata dopo questa “liberazione” – così è stata presentata. Ad accogliermi (Presila cosentina) è stato il solito pressing massonico-clericale, fatto di protervia vile e minacce mafioidi; al servizio di grandi interessi illeciti che fatturano soprattutto al Nord, e che hanno nei palazzi istituzionali della città dei sette colli fidati gestori.

Quello di Gratteri mi pare il sistema delle mille tonnellate. Ci mostrano di avere dragato tantissima feccia, mille tonnellate. Noi applaudiamo. Ma la feccia è di un milione di tonnellate, e la realtà è quindi che il 99,9% resta intoccato. Non solo; coloro che aiutano questa massa oscura ora hanno il nastrino di eroi e liberatori.

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28 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri, Anm lo difende dalle accuse del Procuratore Lupacchini: ‘Sconcertanti’. Togati di Area e MI chiedono apertura di una pratica”

In “La ndrangheta come alibi” I. Ammendolia descrive arresti spettacolari in massa di Gratteri sgonfiati ai processi, con effetti controproducenti su ndrangheta a malaffare. In “In pessimo Stato” Lupacchini descrive i crimini top-down, derivati da un’Italia debole e dominata. Gratteri invece mostra uno scenario dove il male risale dal basso, da banditi demoniaci e tentacolari, contrastati da coraggiosi sceriffi. La prospettiva bottom-up di Gratteri è più comoda per tutti. Per i poteri forti e le reti clericali e massoniche che li servono, che scaricano l’attenzione sui mafiosi di paese e l’affarismo becero, descritti come onnipotenti. Per chi nelle istituzioni può meglio servire l’affarismo sofisticato dei poteri forti dietro al paravento della lotta alla mafia – magistrati non ultimi. Per l’italiano e il calabrese “pecora anarchica”, che non deve far altro che applaudire gli sceriffi e fischiare i prigionieri con gli schiavettoni per dirsi onesto e responsabile, invece di fare la propria parte e chiedere perché, mentre il Paese è nella morsa liberista, si esulta per la cattura di una clique di tagliagole e massoni che avrebbero dovuto essere in galera da anni: con la scusa della mafia si può subire passivi lo sfruttamento invece di fronteggiarlo. Si va a fare l’inchino ai CC perché hanno fatto metà del loro dovere invece di chiedere perché la mafia non sia stata eliminata, e chiedere che la si elimini finalmente e non si lasci più indisturbata la vendita del Paese.

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31 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Cosenza, indagata la prefetta Paola Galeone: “Registrata mentre prende mazzetta da 700 euro”

“Il Mutolo ha, poi, dichiarato di sapere che il conte Cassina aveva, a sua volta, un rapporto con il dott. Contrada perché erano entrambi appartenenti a quella che il Mutolo ha definito “una loggia” “ una specie di massoneria” che è a Monreale, che nel corso della propria deposizione ha specificato essere l’ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. [Sentenza di condanna di Contrada]

Altri affiliati e insigniti:
Licio Gelli, Paul Marcinkus, Paola Galeone”

(da un foglio esposto nel cosentino, estate 2019, su un’auto sistematicamente vandalizzata, lì e a Brescia)

“parliamo di massoneria per parlare del mondo di potere, quindi in questo mondo di potere, all’epoca, faceva parte una fascia dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, dove a capo c’era il vescovo Montezemolo […]». Nel 2002-2003, Virgiglio entra nella massoneria regolare di Vibo Valentia, una delle più strutturate” (C. Cordova. Gotha).

Prefetti al Sud e al Nord, gestendo le polizie, servono forme attuali, coperte, di eversione di Stato; con la magistratura connivente o complice. Anche diversi prefetti donna. Questo strano scandalo mi ricorda un altro prefetto donna, condannata a 8 mesi. Per un abuso d’ufficio minore, screditante, ma risibile rispetto a crimini rimasti nascosti, impuniti e ininterrotti, sotto la sua gestione e quella di altri e altre che l’avevano preceduta e le sono succeduti.

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3 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cosenza, l’imprenditrice che ha fatto arrestare la prefetta: “Per me è stato fondamentale l’appello di Gratteri ai calabresi onesti” “

A Cosenza ora c’è il faraonico ponte di Calatrava; ma le strade, anche in centro, sono piene di buche e orlate da cumuli di spazzatura non raccolta. L’accoppiata di indecenza e splendore, diffusa in tutta Italia, è vivida al Sud. Anche in questo caso: nessuno prima ha osservato che fosse incongruo mandare in terra di ndrangheta un prefetto, Galeone, affiliato all’Ordine del Santo Sepolcro; quello col quale il funzionario di polizia Bruno Contrada teneva i suoi rapporti con la mafia; quello di Gelli e Marcinkus; citato nel recente libro “Gotha” sulla “massondrangheta”. A dire il vero io l’ho scritto, questa estate, su un foglio esposto nell’auto vandalizzata vicino Cosenza. Vandalismi che durano da anni, e infatti sono proseguiti e proseguono a Brescia, tra boicottaggi e mobbing di ogni genere. A me questa storia suona strana, oltre che per lo sfondapiedi al prefetto da una persona vicina al mondo delle mangiatoie prefettizie, perché vedo che lo Stato tramite le persone che lo rappresentano, a partire da quelle dirette dai prefetti, commette crimini non meno miserabili della “scarpetta” da 700 euro – ma più gravi – verso chi si oppone a quel malaffare di alto bordo del quale il prudente Gratteri ha spiegato che è meglio non occuparsi. Contro il male, la decenza costante e vigile è più efficace del bel gesto occasionale che delizia e illude il pubblico.

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8 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Pantani, il pusher in commissione Antimafia: “Non si è suicidato, è stato ucciso. Doveva darmi 20mila euro ma sono spariti” “

L’altro ieri sull’omicidio di Piersanti Mattarella si è dato spazio al parere di Giusva Fioravanti; che in un paese libero sarebbe al “fine pena mai” effettivo. Oggi su Pantani si fa concionare uno spacciatore dagli scranni dell’antimafia, alla destra del presidente. Tutto può essere, ma colpisce come l’ipotesi omicidio di mafia, con la sua sproporzione tra evidenze scarse e larga diffusione mediatica, sia privilegiata rispetto ad altre meno facili, ma più fondate approfondendo; come la morte in conseguenza di altri delitti o l’induzione al suicidio (v. ‘Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico’). Il Fatto ha ricordato che Sciascia chiamò “confortevoli” le ipotesi che riconducevano l’omicidio di Mattarella esclusivamente alla mafia. Attribuire il male invincibile ai tagliagole di paese rassicura il popolo rispetto all’idea di essere sotto una spietata tirannide economica. La mafia è la sentina nella quale occultare l’indicibile; e una funzione dell’antimafia istituzionale appare essere quella di coprire i crimini della mafia alta coi crimini della mafia bassa. Soprattutto un’antimafia diretta da Morra, in ottimi rapporti con affiliati all’Ordine del Santo Sepolcro, organizzazione paramassonica vaticana, che ha avuto esponenti come B. Contrada, Gelli, Marcinkus, e nel suo piccolo il prefetto Paola “Scarpetta” Galeone (quella alla quale si imputa in pratica di avere ripulito quanto restava nel piatto con una scarpetta da 700 euro).

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Vedi: 8 gennaio 2020. Insopportabli importuni. In La medicina sotto la presidenza Mattarella

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9 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Inchiesta ‘ndrangheta, il Csm apre pratica per trasferimento d’ufficio per procuratore generale Lupacchini dopo critiche a Gratteri”

Il crucifige su Lupacchini ha analogie col post di oggi su questo blog nel quale Spinazzola pubblicizza, con Justin Bieber, un’entità dall’esistenza assai dubbia; la forma cronica della malattia di Lyme. Una diagnosi che permette di trattare condizioni funzionali, “di testa” per capirsi, come malattia organica. Con trattamenti prolungati di antibiotici inutili ma causa di gravi danni, anche mortali*. Gli esperti spiegano che, se esiste, è una condizione rara. Ma i pazienti. aizzati, si arrabbiano a sentirlo. Hanno zittito malamente Steere quando si espresse in questo senso; inducendo così altri medici a tacere. Steere è il ricercatore che identificò il batterio che causa la malattia (acuta). Le incertezze scientifiche, l’irrazionalità dei pazienti, gli interessi a lucrare e la propaganda mediatica hanno reagito tra loro dando origine a uno dei tanti casi nefasti di sovradiagnosi e sovratrattamento. Attenti alle zecche, ho pensato; pardon, volevo dire attenti alle malattie propagandate da personaggi dello spettacolo e dello sport…

La colpa di Lupacchini è, come chi avvisa contro le malattie inventate, di sfidare il superficiale, le apparenze, l’appagante. A chi riesca a fare a meno di gratificarsi applaudendo all’ovvio, consiglio di informarsi su chi sia Lupacchini, per me uno dei non molti magistrati notevoli tra quelli noti al pubblico. E di leggere il suo libro “In pessimo Stato”.

*Deceptive Lyme Disease Diagnosis Linked With Serious Infections. JAMA 25 lug 2017.

@ George Benson. Quando si avanza un’ipotesi – invidia professionale – bisogna verificare che non ce ne siano anche altre, ed esaminarle. Lupacchini è un magistrato esperto nella posizione di Procuratore generale; non le viene il sospetto che ne sappia più di noi? Inoltre, è colui che in precedenza ne ha svelate tante – nell’indifferenza del pubblico – su cosa brulica dietro a quello che proiettano sul telone mediatico. Per me è una fortuna avere una fonte che non possa essere equiparata a Napalm 51. Dietro al telone non c’è il nulla, ma interi mondi. Es. ieri sera anche il TG1 ha trasmesso la notizia su J. Bieber che avrebbe la Lyme cronica. Questa è disinformazione grave, che dovrebbe avere rilevanza penale. Il Fatto riporta che le indagini di Gratteri mostrano che la Vibonese (serie C) è infiltrata dagli ndranghetisti. Nel frattempo il nuovo consiglio comunale di Lamezia nell’insediarsi ha indossato il fiocco della Komen. Associazione che, non solo per me, è un’agenzia di marketing che spaccia su grande scala la truffa degli screening mammografici come “salvavita”; mentre per il pres. del CSM, che manda sua figlia a fare da madrina alla Komen, è una benedizione. Questa è la mafia di serie A, e un’assicurazione per il Comune di Lamezia di non essere di nuovo sciolto per mafia. Le due frodi sulla salute non temono il controllo di legalità ma contano sulla protezione di Stato da guastafeste; collusioni cui l’antimafia a tela di Penelope fornisce alibi e diversivi.

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17 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafie, relazione semestrale della Dia: dalle attività dei clan storici al preoccupante aumento dei crimini ambientali”

Piuttosto che limitarsi a una specie di bollettino meteorologico, con la lancetta del barometro che non lascia mai i settori del cattivo tempo, l’antimafia dovrebbe riferire anche degli eventuali progressi o arretramenti verso l’eliminazione della mafia. Qual è la distanza dalla vittoria rispetto alla rilevazione precedente? Ma non è sicuro che l’eliminazione della mafia – obiettivo del quale del resto non si parla – sia in agenda. Il complesso mafia-antimafia è il grande stabilizzatore, il grande alibi (anche per i cittadini) per il sistema Italia: la mafia dal basso è alibi e diversivo per il sistema dello sfruttamento e dell’ingiustizia dall’alto. Il perenne fronte interno della mafia oggi permette al liberismo di meglio mordere, e alle istituzioni di aiutarlo. La mafia viene fatta concepire come una catastrofe naturale permanente; della quale si registra l’andamento, come per le alluvioni in Bangladesh o i terremoti in Indonesia. La stabilizzazione tramite destabilizzazione può anche spiegare questo “florido” quadro presentato al gennaio 2020, nella tolleranza dei cittadini mai stanchi di applaudire l’antimafia senza fare domande.

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21 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Accuse a Gratteri, il ministro Bonafede e il Pg della Cassazione chiedono il trasferimento di Otello Lupacchini dopo le critiche in diretta tv”

G. Salvi, un protagonista delle inchieste sul terrorismo, è tra i magistrati che affermano che l’eliminazione di Moro sia tutta farina delle BR*. Non stupisce che difenda il dogma della sacralità dell’antimafia. Con esso difende il sistema mafia-antimafia, dove il Male proviene tutto dalla mafia mentre lo Stato è il Bene. La mafia dal basso ai fini pratici è come la quinta colonna di un sistema di sfruttamento dall’alto, che distrae così da sé stesso; e che lo Stato aiuta a nostro danno mentre ci si presenta come protettore dalla mafia che si guarda dall’eradicare. Critiche all’antimafia, magari la richiesta, che suona inaudita e irragionevole, di farla finita almeno con le mafie di Limbadi e degli altri paesi sotto i diecimila abitanti eliminandole, rischiano di fare emergere il tertium quid: i poteri forti che beneficiano da questo romanzo criminale della mafia invincibile e degli eroi indomiti. Lo stesso tertium quid, negato da Salvi, che si servì delle BR ‘samurai invincibili’ – a proposito dei rischi per chi non sta al canovaccio – per uccidere uno statista che attentava all’assetto di asservimento e sfruttamento. E che gli italiani non hanno voglia di considerare, preferendo la saga perenne di banditi e sceriffi con la quale li si tiene sottomessi, e chiamando traditore chi li obbligherebbe a dover chiedere coraggio a sé stessi, invece di sentirsi coraggiosi applaudendo quello vero o presunto altrui.

*Moro, la dietrologia non muore mai. Il Manifesto, 9 mag 2003.

23 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Elezioni regionali, Morra: “Si parli di più di Gratteri e meno dei citofonatori seriali”. Ed elenca impresentabili. L’ira di Sgarbi: “Untore””

Morra, che loda Gratteri, che parla di massondrangheta, è un capo dell’antimafia che spinge per esponenti calabresi della massoneria vaticana dei Cavalieri del Santo Sepolcro*. Congrega che vanta tra gli affiliati storici Contrada e mafiosi annessi, Marcinkus, Gelli. Oggi il prefetto “Scarpetta” Galeone. Il cavaliere, nonché capo dei rotariani cosentini, protetto da Morra si chiama Coscarelli (si chiama davvero così). La “damning praise” per Lupacchini arriva da Sgarbi, campione delle persone che hanno più smanie che talento, e anche lui estimatore della massoneria**. Sospetto che per essere ammessi a duellare nell’arena politica occorre dare diverse garanzie, incluse capacità di recitazione di livello circense.

*Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche. Il Manifesto, 10 ago 2019.
**Sgarbi difende la massoneria. Il Fatto quotidiano, 21 set 2018.

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27 gennaio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri, il Csm trasferice il Procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini dopo le critiche nei confronti del pm antimafia”

Dopo Agostino Cordova, messo a capo della Procura di Napoli e mandato via, un altro alto magistrato inadatto alla vita di corte, agli intrighi ed equilibri, all’omertà e le collusioni sui vestiti nuovi dell’imperatore e ai fuochi pirotecnici per la plebe, è stato impallinato dai magistrati che invece sanno stare al loro posto nella reggia. Ma parliamo di cose liete. Terminator Di Pietro, Robespierre Grillo, ora Garibaldi Gratteri. Rappresentanza politica vera no, ma non ci viene fatto mancare il gigante buono che ci pensa lui a salvarci dai malvagi – e si fa seguire nell’ovile da quelli un po’ più restii che non ci vanno spontaneamente.

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6 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, in libreria Cosa nostra Spa del magistrato Ardita: “Una grande impresa che incrocia il fatturato con gli interessi dei colletti bianchi””

Per non parlare dell’indotto: dei reati e dei misfatti che si possono favorire dietro al paravento dell’antimafia. Ogni professione ha i suoi segreti; stratagemmi che permettono di ottenere risultati senza troppo sforzo, scaricando sui cittadini esternalità che sono l’opposto dei valori etici dei quali si dice di essere portatori. Gli avvocati hanno la prescrizione, una garanzia per l’iniquità; i medici le sovradiagnosi, iatrogene; magistrati e forze di polizia la lotta alla mafia eterna, dietro alla quale praticare il piduismo, la mafia di Stato. Il nuovo procuratore generale della città del Nord dove abito nell’inaugurare giorni fa l’anno giudiziario ha posto come obiettivo che la mafia “non divenga troppo diffusa e troppo pervasiva”. Una modica quantità di mafia ci vuole: con una mafia eliminata sarebbe più difficile lasciare indisturbate attività mafioso-massoniche istituzionali.

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10 febbraio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Prescrizione, Gratteri: “Il lodo Conte bis è mediazione al ribasso. Legislatore si preoccupi del perché fascicolo sta 4 anni in un armadio”

Come spesso avviene, Gratteri dice cose giuste; in astratto; la pratica è quella di sempre. Es. ho ricevuto dal Comune di Lamezia, che è sotto la sua giurisdizione, un avviso di pagamento di TASI. Ho fatto compilare l’F24 da un CAF, a Brescia dove risiedo, l’ho presentato alla banca. Che mi dice che il pagamento è respinto perché i codici sono errati. Il CAF mi dice che sono giusti, e di non riuscire a contattare telefonicamente i responsabili di Lamezia; né ci sono riuscito io. Nella mia esperienza il fisco serve sia a mobbizzare chi è di ostacolo a grandi interessi illeciti, sia a stornare denaro dei contribuenti a favore di tali interessi. Per esempio lo screening mammografico, contestato da esperti nei paesi più avanzati per un bilancio benefici-danni insufficiente o negativo, e che in alcuni paesi – come la Svizzera – si chiede di abolire. Sta venendo invece esteso, o scaricato, al Sud. La nuova giunta di Lamezia si è insediata indossando il fiocco della Komen, la potente agenzia di marketing che si occupa di disseminare il falso sulle mammografie “preventive”. Sono anni che lo dico; e sono anni che devo penare per avere la concessione di pagare tasse, esose e ingiuste, che contribuiranno a finanziare frodi di alto bordo. Servire i mammasantissima del business biomedico paga; es. metterà l’amministrazione lametina al riparo da scioglimenti per mafia convenzionale. Gratteri potrebbe fare un atto concreto, convincendo col suo prestigio a munire queste ingiunzioni di un indirizzo email tramite il quale chiedere e ricevere istruzioni.

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26 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Coronavirus, Bonafede: “Pronti a intervenire su scarcerazione dei boss mafiosi in accordo con la commissione Antimafia””

L’epidemia che si usa per sequestrare i cittadini, concentrandoli in maniera malsana in spazi ristretti, sta facendo aprire le porte delle carceri. In queste ore buie l’antimafia non viene meno ai suoi compiti: fare scarmazzo riguardo alla montagna di m. della mafia, guardandosi dallo spianarla, per legittimare e lasciare libera di agire la montagna di m. istituzionale. Che si sta occupando dell’operazione Coronavirus, posso testimoniare, anche coi consueti metodi paramafiosi propri della organizzazioni massoniche e paramassoniche, come quella cara a Morra e quelle alle quali appaiono essere affiliati tanti tutori della legalità. Proseguendo la tradizione di quando il primo piduismo pilotava il terrorismo e si avvaleva dei mafiosi. Ai terroristi inafferrabili e ai mafiosi invincibili si affianca oggi una terza classe di mostri malvagi, i virus sterminatori, da usare per governare il gregge dosandone libera circolazione e repressione.

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28 aprile 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Marietti “Boss scarcerati: se si dubita della buona fede dei giudici, li si denunci”

Provocando sconcerto, e richiesta di legalità, la scarcerazione di alcuni boss serve anche a distrarre dalle attuali omissioni e paradossalmente a mantenere credibilità e ascendente. I magistrati, col loro silenzio e con complicità precedenti, hanno responsabilità nell’attuale golpe mascherato da emergenza sanitaria. Responsabilità che attengono a un argomento tabù, che viene tenuto nascosto dietro all’interminabile narrazione della lotta alla mafia: i rapporti tra magistratura e poteri forti. Poteri forti che possono avvalersi sia della mafia che di quelli con le gigantografie di Falcone e Borsellino.

“Vada dal magistrato” è una voce del “Dizionario del perfetto mafioso” (N. Dalla Chiesa). Implica un riconoscimento di legittimità. Richiama al fatto che, mafiosi o esponenti delle istituzioni, si sta operando all’interno di un sistema costituito. Ciò di cui i magistrati dovrebbero rendere conto è il loro tradimento “endogeno”: attuato restando fedeli invece che ai princìpi al sistema di potere reale del quale sono parte, che assecondano nelle sue peggiori degenerazioni.

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5 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Mazzoncini verso guida della multiutility lombarda A2A. M5s: ‘Rinviato a giudizio, è incompatibile’. Per il sindaco di Brescia nomina è regolare”

Fino a che durerà, trovando un pubblico che accetta il dogma della mafia come entità ontologica perenne e ineliminabile, lo show sempreverde della mafia di turno, dietro ad esso continueranno a operare liberamente e a prosperare alla luce del sole altre varietà di sodalizi predatori. La clericale Brescia è un buon posto dove osservare quella che chiamo la metamafia: il crimine istituzionalizzato che nasconde la sua vera natura dietro alla facciata nobile della lotta al diavolo, alla mafia; con il connesso piduismo, l’uso mafioso dei poteri dello Stato. Personaggi bresciani hanno avuto e hanno un’influenza – cruenta – nello sviluppo di questo concetto. Alcuni provenienti dalla magistratura zanardelliana*.

*da Giuseppe Zanardelli, bresciano, PdC, esimio giurista. Massone e praticante di metodi di governo come la persecuzione tramite il potere dello Stato: “Se un magistrato … un impiegato pubblico … osa appoggiare il candidato dell’opposizione, cala su di lui la scure del prefetto” (Chiarini). Tra i fondatori della loggia P2 storica, a lui nel 2010 i magistrati di Brescia, babbo Mazzoncini in testa, hanno intitolato il palazzo di giustizia, con statua all’ingresso; mentre erano intenti a proseguire, con i procedimenti interminabili e le assoluzioni, l’opera pluridecennale di riduzione asintotica delle responsabilità giudiziarie per la strage piduista del 1974.

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7 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, anniversario stragi: manifestazione online e in televisione. Fondazione Falcone: “Dedicato al coraggio di tutti i cittadini””

Uno degli scienziati più influenti al mondo, Ioannidis, ha paragonato l’accettare il lockdown (quello USA, meno stretto del nostro) al gettarsi in un baratro sulla parola. Con tutto il rispetto per la sorella di Falcone, gli italiani stanno mostrando non coraggio, ma remissività imbelle a un’operazione che va a loro danno. Credo che tra i vari moventi delle stragi del 1993 ci fosse quello di instaurare un sistema mafia-antimafia; funzionale al nuovo corso liberista che parallelamente veniva impiantato. Con l’antimafia perenne che serve da sacro paravento, da alibi di ferro e da legittimazione di livello quasi-costituzionale al malaffare di Stato e a quello protetto dallo Stato. E anche all’ignavia e allo scarso senso civico dei cittadini, ai quali basta battere le mani e portare il loro compitino di espressioni di circostanza alle cataste di trita retorica dei tanti riti antimafia per essere a posto. La liberazione a gioco dell’oca dei boss e l’indecente teatrino mediatico di Bonafede e Di Matteo mentre il Paese è sottoposto a shock che come nel 1993 porteranno a nuovi infelici assetti sono spiegabili con questo ruolo scenico della lotta alla mafia. Invece che con applausi reciproci che sono applausi a sé stessi, i combattenti valorosi andrebbero commemorati chiedendo perché ancora la mafia non è stata sconfitta, e a che punto sono rispetto all’anno precedente nell’eliminazione della mafia quelli che si presentano come i successori dei caduti.

@MariachiaraRossi. Mi fa piacere che anche lei critichi l’accostamento antimafia – Coronavirus. Ma permetta anche agli altri di criticarlo.

@MariachiaraRossi. Non sono io che sta appiccicando la commemorazione delle stragi a questo nuovo golpe (e che le sta appiccicando dalla parte sbagliata). Io lo segnalo a chi ne sia inconsapevole.

1992. Ero in USA, nell’ultimo dei 4 anni vissuti lì (ho un appunto basato su quell’esperienza: i contatti professionali in USA, dove si viene attentamente valutati dal loro punto di vista, non sempre portano fortuna in Italia; vi ho segnato i casi di Falcone, Boris Giuliano e altri uccisi). Di Falcone e Borsellino seppi casualmente; dal gestore siciliano di una pizzeria di Brookline, Boston. Aveva al collo una piccola sagoma della Sicilia d’oro, con un diamante in corrispondenza di Palermo. Dopo i complimenti per la pizza, parlando dell’Italia e del Sud dissi che sono bei posti dove vivere, purtroppo guastati dalla mafia. Restò in silenzio. Lo ripetei e mi rispose: “Dipende; se ti conoscono è una cosa; se non ti conoscono può essere diverso. Un mese fa hanno ammazzato un altro magistrato”. Mi informai e seppi delle stragi. Oggi pure lei tutta compresa di zelo antimafioso usa l’argomento del “non ti conosco”: non ha mai letto mie partecipazioni alle ricorrenze. Sulle mafie e l’antimafia, non come esperto ma come testimone, ho messo per iscritto su internet diverse pagine; che credo non possano sperare nel suo imprimatur. Ne ho scritto anche in occasione delle commemorazioni. Che sono giorni del calendario tristi per chi sa in prima persona l’uso che viene fatto del manto di sacralità che generano.

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21 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giovanni Falcone, Lodato su La7: “Nel 1989 mi fece il nome di Bruno Contrada”. L’avvocato: “Chieda scusa, mio assistito è oggi incensurato”

Contrada “mente raffinatissima”? Era un tirapiedi, i servizi essendo quadri delle forze atlantiche. Si usano come al solito esecutori come pecora per proteggere i mandanti. Inoltre si pratica ciò che chiamo “pipeling giudiziario”: lo svelare infamie di 30 anni prima per coprire quelle che si stanno commettendo al presente. Quello stesso passato del quale si “fa memoria” per occultare il presente continua ad operare sottotraccia, non essendo mai andato via. L’attuale presidente della commissione antimafia, Morra, mostra pubblicamente simpatia per i cavalieri del Santo Sepolcro, ai quali era affiliato Contrada (come Gelli, Marcinkus e importanti mafiosi). Trovandomi nel cosentino, e scrivendo delle manipolazioni istituzionali sull’epidemia con le quali si sta strozzando l’Italia, non mi vengono risparmiate occasioni per ricordarlo. “Strange bedfellows” direbbero citando Shakespeare i cronisti politici anglosassoni. Da noi potremmo citare Pirandello: “La maschera e il volto”. Le varie fratellanze massonico-clericali, coi loro insospettabili e benemeriti, che allora si diedero da fare per quel golpe che servì a trasformare la corrotta I Repubblica nella ancora più corrotta II Repubblica, si stanno dando da fare, liberamente come allora, per l’attuale operazione Covid, che risulterà in una ulteriore svendita del Paese.

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21 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Giovanni Falcone, il ricordo al Csm. Di Matteo: “Prima di essere ucciso fu delegittimato e isolato anche dalla magistratura e dal Consiglio”. Ardita: “Basta ipocrisie, fu tradito e calunniato pure dai colleghi””

Oggi sotto certi aspetti è peggio; perché le parti sono meno chiare. Ai tempi di Falcone c’era un blocco istituzionale che difendeva in maniera semi-trasparente la mafia; per servire, traendone vantaggi, il padrone atlantico, che usava la mafia come parte del sistema di controllo del Paese. Oggi lo si serve anche vestendo i panni dell’antimafia; che è divenuta anch’essa, come alibi, distrazione e attività legittimante, strumento dei poteri non ufficiali. I legami di De Raho con Palamara, la simpatia di Morra per i cavalieri dei Santo Sepolcro (Contrada, Gelli, Marcinkus), dicono di una continuità aggiornata gattopardescamente ai tempi. Il sottobosco massonico-clericale che allora lavorò obbediente, a fianco della manovalanza mafiosa, per sostituire la cattiva I Repubblica con la pessima II Repubblica, oggi lavora obbediente , spesso col crest dell’antimafia appeso alle spalle, per un ulteriore degrado dell’Italia; servendosi del Covid. Mafia “virulentata”, ripeto da anni; oggi si sta virulentando non il virus, ma l’epidemia; con misure irrazionali e incostituzionali spacciate per “scienza” che la prolungano e ne moltiplicano i danni socioeconomici. Oggi come allora, la magistratura non fiata e accetta e sostiene la versione ufficiale. Battendosi il petto sulle vergogne del passato mentre ne commette di simili.

@ Mariachiara Rossi. Se non ci sono morti per strada c’è necessariamente meno mafia? Se i cadaveri -di innocenti- restano in sala settoria, uccisi da affari sporchi, es. da una medicina legalmente fraudolenta (io ne ho visti tanti) che si sostiene su pratiche mafioidi, va meglio? Eppure nell’essenza della mafia storicamente vi è l’operare il più possibile in silenzio, per vie oblique, senza dare nell’occhio. Mio nonno, calabrese, diceva che “Il peggior delinquente è quello che si fa i fatti suoi”. Cioè i peggiori farabutti sono quelli che riescono a delinquere senza venire riconosciuti, senza esibire la loro violenza criminale. E magari passando per brave persone, o benefattori. La fase stragista, cinematografica, che l’antimafia mondana identifica con la mafia, è stata un servizio a poteri oggi più forti di allora.

La frase di Shakespeare che Borsellino ripeteva, “Il coraggioso muore una volta sola…” ha una sua triste attualità. Che impasto state facendo, parlate sempre di eroismo, di gesta omeriche, e poi riducete l’esistenza alla sopravvivenza; come ha osservato Agamben in occasione di questa epidemia, alla “nuda vita”; a quello che Lasch ha chiamato il “survivalism”, il “minimal self”. Sia in materia di mafia, sia sul Covid; due fenomeni più collegati di quanto non faccia comodo alla retorica ufficiale.

@ Mariachiara Rossi. Morti ammazzati ne ho visti. A Boston, nella rotation dal medical examiner. Il programma della giornata lo leggevo al mattino uscendo di casa sul quotidiano lasciato sulle scale: Tizio taglia la gola a Caio da orecchio a orecchio. Sempronio spara nella pancia a quell’altro. Poi li trovano in sala settoria. Ma oggi ne spedisce all’obitorio, conciandoli male, più la penna – anche quella con la quale si prescrivono cure – che la spada, mi stia a sentire.

I valorosi uccisi dalla mafia non devono essere resi “inutili” facendone immaginette per logore giaculatorie. E facendone motivo per un applaudirsi da soli – istituzioni e cittadini – che ha dell’osceno. Davanti a certe figure io non mi sento “fiero”: mi sento piccolo. E quindi non mi adagio nella poltiglia retorica offerta a piene mani dalle istituzioni in queste ricorrenze. Come le ho già detto, un modo degno per ricordarli sarebbe quello di fare un bilancio e mostrare quanto ci si è avvicinati o meno a quello che deve essere l’obiettivo chiaro, l’eliminazione della mafia; che oltre a essere un male in sé permette ad altre grandi associazioni a delinquere di operare impunemente.

@ Mariachiara Rossi. Un corpo esanime crivellato di colpi è la rappresentazione più efficace del Male. Invece i corpi esanimi crivellati da terapie per il Covid, terapie irrazionali e sostenute da paura e censura*, mentre le case farmaceutiche si fregano le mani, non compaiono sulla scena. La mafia, e l’antimafia nella sua forma attuale, servono anche a fare credere alla persone brave come lei che in un ospedale non ci si possa imbattere, salvo casi eccezionali, in un omicidio. Invece è frequente. Non si tratta di omicidi volontari. Ma non sono neppure colposi. Lo chiamo “dolo sistemico”. Il sistema, orientato al profitto, imposta la medicina in forme che ammettono che il paziente, prevedibilmente, ne riceva danno o possa morirne. Mentre il singolo medico non percepisce bene cosa gli dà da vivere – né si sforza molto; come è stato descritto, sono all’opera meccanismi psicologici di negazione. Il tutto è legalizzato; ora perfino reso obbligatorio, con le linee guida. E con sistemi mafiosi di controllo del dissenso. Ciliegina sulla torta, c’è una tendenza, dettata dal marketing, a sacralizzare questo settore economico. Es. paragonando i suoi operatori ai caduti nella lotta alla mafia, mentre lo si sta espandendo.

*Prasad V. Has the Pandemic ‘Infected’ Our Approach to Medicine? 21 maggio 2020.

@ … . La democrazia appare come il sistema che può funzionare meglio degli altri, purché i cittadini siano correttamente informati. Accade invece ciò che avviene in medicina, dove con la scusa dell’autonomia, del superamento del paternalismo, si induce il paziente a condividere le decisioni cliniche; non è difficile presentare le cose in modo che il paziente “scelga” quello che conviene non a lui, ma all’offerta medica. Si addossa così a lui parte della responsabilità per le cure che riceve; psicologicamente e legalmente. E’ stato osservato che ciò sta accadendo anche nella crisi Covid*.

Gli italiani non hanno votato liberamente: “La prima libertà è la libertà dalla bugia”. Se fossero stati correttamente informati non avrebbero votato contro il loro interesse, e ci troveremmo meglio, invece che nelle mani di questo catalogo di soggetti. La suggestio falsi e la suppressio veri, io lo vedo nel campo della medicina, sono tra le prime attività del piduismo, ovvero la mafia coi poteri dello Stato. E più lo praticano, più tuonano contro mafia e forze oscure.

* The Urge to Build More Intensive Care Unit Beds and Ventilators: Intuitive but Errant. Ann Int Med 7 maggio 2020.

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30 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Vitalizi, la Calabria restaura il privilegio (all’unanimità): basta un solo giorno da consigliere per incassare un assegno”

Marisa conti: E Ultimo che ne pensa?

@ Marisa Conti. Nella mia esperienza, in Calabria – e anche in Lombardia – più intrallazzano più hanno cura di procurarsi il bollino antimafia accostando a sé qualche figura simbolo. Tramite l’assegnazione di una carica, il conferimento di una cittadinanza onoraria, l’invito a partecipare a conferenze sulla legalità. Ho assistito a eventi pubblici dove Gratteri parlava seduto allo stesso tavolo a fianco di soggetti che lo avevano invitato sui quali sono venute fuori magagne di alto livello, gravi, ma poca cosa rispetto a quello che viene tenuto coperto. L’antimafia è un’ottima copertura per l’affarismo massonico-clericale (che non teme es. i CC; tutt’altro; li deve temere chi gli è d’intralcio). Le star dell’antimafia si concedono un po’ troppo facilmente come testimonial rispetto a quanto ci si aspetterebbe da chi sia abituato ad affrontare la mentalità mafiosa e l’humus culturale sul quale la mafia attecchisce e prolifera.

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22 giugno 2020

vedi

La partnership tra istituzioni dello Stato e privati nella criminalità ordoliberista: il mascariamento della patente di guida dell’avv. Vittorini e del prefetto di Brescia si incontra a Cosenza con la “procedura Lozano” di Iliad. In: Coronavirus 22 giugno 2020

22 giugno 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri alla Festa del Fatto.it: “Più contante c’è e più si favorisce illegalità”. Travaglio: “Aboliamolo per combattere evasione e mafie””

La variabile M, mafia-corruzione-evasione, è causata dalla variabile impunità I; e secondariamente da altre variabili tra cui C, contante, che è un effect modifier: non è una causa diretta ma potenzia l’azione di I. C è pleiotropica: ha anche un effetto benefico per i cittadini proteggendoli dallo sfruttamento e dal controllo dei poteri economici (variabile U, da usura). Sopprimere C non spegnerà M; mentre di certo mette il cittadino nelle grinfie di U.

Stravolgere l’assetto socioeconomico conforme alla Costituzione in nome di una asserita lotta al crimine favorendo così altri crimini è illegittimo. L’assetto corretto è di spegnere M spegnendo I, e di lasciare C. La mafia, la corruzione sono sempre più lo spauracchio per favorire crimini di alto bordo (“metamafia”). Questo spiega perché non si voglia eliminarle.

Mi trovo in Calabria, e sperimento come poteri forti e Stato sfruttino le transazioni immateriali, bloccandole abusivamente, per boicottare chi ne denuncia i crimini. Sto per scriverne a Sabella (“I crimini che Sabella favorisce”), che ha detto in tv che se non vogliamo i Casamonica in Ferrari bisogna abolire il contante. Sarebbe invece giusto che chi è pagato per farlo neutralizzi quattro delinquenti che recitano Scarface e non li usi adoperandosi oltre il proprio ruolo perché in Ferrari vadano a nostre spese gli usurai delle banche e delle multinazionali. Ne scriverei anche a Gratteri, ma conosco le ritorsioni della mafia che sta dietro l’antimafia.

@ Alessandro_S. Probabilmente Sabella voleva dire che l’uso del contante ha permesso ai Casamonica di acquisire una disponibilità di denaro, anche scritturale, tale da fargli acquistare beni di lusso. Vero, ma è errata l’implicazione che il contante sia una causa sufficiente e necessaria (e che la sua abolizione non favorisca altre mafie). Ci sono altre cause; tra le quali, vedo, la nuova attività dei mafiosi, dopo la caduta del Muro e l’instaurarsi del liberismo, di impersonare sé stessi, nella maniera più cinematografica nel caso dei Casamonica, per favorire il paravento antimafia e la sostituzione degli standard positivi della Costituzione con lo standard negativo della sentina mafiosa che occorrono al “mondo di sopra”. E’ strano che i magistrati non percepiscano questa attività; lo spunto a rilevarla, riflettendo sulle connivenze e collusioni per crimini di alto bordo che conosco direttamente, me lo diede un acuto commento dei magistrati che spiegarono come Pasquale Barra “ ’o animale” accentuasse volutamente la sua figura terrificante.

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13 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli “Beni confiscati alla mafia, per mille studenti campi estivi di educazione alla legalità nelle terre dei boss. Firmato il protocollo a Locri”

Scuole chiuse a oltranza a differenza del resto d’Europa, volontà di prolungare lo stato di guerra fino al nuovo anno, e campi estivi antimafia. C’è una coerenza, dovuta a una comune matrice, tra questi campi antimafia e la volontà politica di prolungare quanto più possibile l’emergenza covid e i danni delle contromisure, e di renderne definitivi alcuni aspetti negativi.

Quello che dovrebbe entrare nella pedagogia degli adulti e dei giovani, e invece ne è ermeticamente tenuto fuori, è la “cultura” della necessità di farla finita con la mafia, eliminandola. Questa è invece la cultura fintamente democratica della cronicizzazione della mafia; della mafia come entità ontologica, ineliminabile; e quindi dell’antimafia perenne, che, come le istituzioni preposte danno agio di osservare in Calabria e in Lombardia a chi contrasti interessi illeciti di alto bordo, è un paravento legittimante per l’appoggio dello Stato a delitti dei poteri forti. Poteri forti che probabilmente nel golpe precedente, quello dei primi anni ’90, con le stragi di combattenti antimafia autentici hanno anche impostato un sistema mafia-antimafia stabile, che, funzionale al liberismo e ai suoi crimini, è uno dei fattori del declino dell’Italia; tra comodi battimano antimafia, passeggiate e inchini antimafia, esaltanti happenings antimafia, pastasciuttate antimafia, musica teatro e cinema antimafia, e ora colonie estive antimafia.

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19 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Borsellino, l’isolamento di chi fa il suo dovere è una vergogna che non deve mai più ripetersi”

“La morte che sembra esercitare l’effetto più sicuro è quella che viene dalla bocca del cannone. Si tratta di uno spettacolo terrificante… “ Lord Roberts, sulla esemplarità delle esecuzioni per tenere sottomessa l’India.

Scagliare in pezzi un Valoroso e la scorta è servito anche a instaurare STANDARD NEGATIVI, repulsivi, che scacciano e sostituiscono (essendone le converse) i principi costituzionali, attrattivi. Come si sta facendo con l’epidemia. Secondo lo standard positivo – cui conformarsi – della tutela della salute l’epidemia va combattuta evitando gli effetti iatrogeni e distruttivi delle contromisure. Mentre se ad esso si sostituisce lo standard negativo del terrore covid – dal quale fuggire – si può fare di tutto in suo nome, incluso lo sfasciare il Paese e danneggiare la salute. Se lo standard è la legalità prevista dalla Costituzione la mafia la si estirpa, e la corruzione e l’evasione istituzionalizzate vengono impedite come incostituzionali. Se a questo standard positivo si sostituisce l’orrore della mafia allora si può es. togliere ai cittadini il diritto al possesso del proprio denaro (contanti), e mettergli così il guinzaglio degli usurai delle banche, facendo credere che sia il modo efficace ed unico per fermare mafie, corruzione ed evasione. Protraendo mafia ed epidemia – e con gli ambigui carrozzoni preposti ad esse – si rendono stabili standard negativi che tradiscono la Costituzione simulandola con manomissioni inapparenti ma radicali dei suoi dettati.

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30 luglio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev “Rocco Chinnici, il discorso di Bonafede per ricordare il giudice ucciso 37 anni fa: “Pioniere della lotta a mafia, suo messaggio resta attuale”

“Mi investe in malo modo [il Procuratore generale Pizzillo] dicendo che all’ufficio istruzione stiamo rovinando l’economia palermitana… mi dice che devo [bloccare] Falcone”. Rocco Chinnici, 1982.

Non è un buon segno se il messaggio di Chinnici sulla mafia “resta attualissimo” dopo 40 anni. Si sarebbero dovuti fare progressi da allora – e dal tempo di quegli omicidi di coloro che la mafia la combattevano sul serio. Nel 2020 la mafia avrebbe già dovuto essere eliminata. Ma appare che convenga coltivarla, in una specie di piscicoltura. Si lascia che ce ne sia abbastanza per poter esibire di continuo retate con pesci mafiosi di varia taglia (ma non troppo grandi). In questo modo, dalla Lombardia alla Calabria, dietro al paravento della lotta alla mafia si possono favorire economie di larga scala – come quelle del grande business biomedico – che necessitano delle stesse attenzioni istituzionali invocate da Pizzillo per l’economia palermitana di allora. Le si favorisce abusando del potere istituzionale – a Brescia come a Cosenza – con sistemi di mafia classica. Non quella proiettata sugli schermi dagli sceneggiati Raiset, che andrebbe avanti a raffiche di mitra. La mafia silenziosa, autentica, che applica l’equivalente criminologico del principio di minima azione in fisica.

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12 agosto 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Bonus 600 euro, Morra: “Forze politiche condannano Tridico e controlli dell’Inps. Ma stiamo scherzando? Paese alla rovescia”

Siamo un paese alla rovescia. Che si dà politici che distribuiscono soldi pubblici per categorie grezze, creando ingiustizie fino all’inversione costituita dal cosiddetto “effetto San Matteo”: “a chi ha, verrà dato anche ciò che non ha; e a chi non ha, verrà tolto anche ciò che ha” (Matteo, 25:29). Politici che primeggiano nel mondo quando in nome di una emergenza si tratta di sabotare il Paese, e sono in coda quando c’è da costruire. Che sfruttano l’avidità stolida di qualche paio di pezzentoni per stimolare la rabbia miope della gente e creare, invece di un Parlamento finalmente degno, un Parlamento ancor meno rappresentativo del popolo e ancor più composto di burattini, modello USA ma senza gli aspetti positivi. “With all due respect, this committee and this Congress jump when the drug industry says “jump”; it rushes to pass legislation when the drug industry wants it to pass legislation.” (Representative Sherrod Brown, D-Ohio).

Un paese alla rovescia dove il capo della commissione parlamentare antimafia Morra è in rapporti fraterni con i Cavalieri del Santo Sepolcro*, l’organizzazione clericale-massonica che storicamente ha servito la mafia eversiva (Gelli, Marcinkus, Contrada). Congrega che tuttora fa parte della rete che si occupa di sistemare more massonico chi si opponga a quegli affari illeciti di larga scala che i futuri yes men fatti eleggere al Parlamento ristretto dalle multinazionali serviranno saltando a comando.

*Comunali Cosenza 2016…. Il Fatto, 26 aprile 2016.

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Farmaci contraffatti: farmaci copiati e farmaci suberati

13 agosto 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Farmaci contraffatti, al via la campagna dell’Agenzia delle dogane con Flavio Insinna: “Non scherzate con la vostra salute””

respinto il 13 agosto. pubblicato al secondo tentativo il 14 agosto

Una moneta può essere falsa in quanto copiata da un falsario. O in quanto “suberata”: contenente un metallo vile sotto una foglia di metallo prezioso; come hanno fatto stati sovrani fin dall’antichità. La banconota copiata è il simbolo dell’imbroglio criminale. La moneta suberata, fuori d’oro e dentro di piombo, rappresenta la frode da parte del potere. La distinzione vale anche per i farmaci. Ci sono quelli copiati, “falsi”. Ma non di rado i farmaci ufficiali autentici, in un mercato che sta superando i 1000 miliardi di dollari, sono suberati, non avendo i meriti che riportano. Un esempio recente tra i mille: “Limitations in Clinical Trials Leading to Anticancer Drug Approvals by the US Food and Drug Administration. Jama, 15 giugno 2020. Lo studio mostra che la FDA tra il 2014 e il 2019 ha approvato farmaci anticancro sulla base dei risultati di studi in 2 casi su 3 viziati già nel disegno da trucchi e manipolazioni.

Le istituzioni, AIFA e NAS per primi, hanno interesse a propagandare la lotta ai farmaci copiati. Considerarli gli unici falsi permette di ignorare i farmaci suberati, prodotti e smerciati legalmente dall’industria e dall’alta finanza; e di proteggerli attivamente. Una stretta analogia con quello che succede per la mafia, che viene perseguita – badando a non estinguerla – nelle sue forme basse e rozze, distraendo dalla cultura e dalle prassi mafiose delle istituzioni e del mondo legale, che contano su omertà, impunità e complicità.

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6 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Virgilio “Prima la mafia italiana! Un paio di domande alla leghista Maraventano”

“M5S, Grillo: “Prima d’incontrare la finanza, la mafia aveva una sua morale” “ (Il Fatto 26 ott 2014).

“La mafia difendeva il territorio e aveva sensibilità e coraggio”. Angela Maraventano, senatrice, a sostegno di Matteo Salvini.

“Parmaliana, ha denunciato al segretario nazionale Fassino di essere stato oggetto di minacce verbali durante un direttivo provinciale [DS]. «E poi parlano di confronto – ironizza – purtroppo mi sono accorto che la discontinuità, il rinnovamento, la lotta alla mafia, sono solo slogan a titolo promozionale e propagandistico»” (D. Cusumano. Centonove 12 mag 2006).

“si capiva subito che Vicenzino era uomo di onore, uno di quegli imbecilli violenti capaci di ogni strage.” Tomasi di Lampedusa

“La mafia è una montagna di m.” Giuseppe Impastato.

Lampedusa, uno dei tre mali della Sicilia secondo il famigerato cardinale di Palermo Ruffini; Impastato, ucciso e fatto passare per suicida; il professor Parmaliana, indotto al suicidio da magistrati, ebbero la capacità morale e intellettuale di riconoscere il male radicale e colossale per quello che è, senza le mezze misure proprie delle mezzecartucce; e furono avversati per questo.

Maraventano però è un caso facile, che ci regala l’assoluzione: nel caso di altre entità che non hanno lo stigma di Satana le loro dimensioni giganti ci intimidiscono, così che abbiamo difficoltà a riconoscere che sono frode e violenza monumentali e monolitiche. Es. la Sharia anti-covid.

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7 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Leccese “Mafia in Puglia, il grido d’allarme del sindacato di Polizia non deve rimanere inascoltato”

Spunta una nuova mafia cui dare priorità politica assoluta secondo i sindacati che curano gli interessi dei poliziotti. E’ sempre più di moda considerare solo uno tra i vari pericoli di una situazione: quello che fa comodo. Es. le misure anti Covid distruttive del tessuto sociale ed economico vengono spacciate per “precauzione”; mentre, osserva il professore di patologia J. Lee, sono auto-contraddittorie e anti-scientifiche*. Contraddittorie perché ignorano le precauzioni per evitare che interventi non valutati causino più danno della minaccia; antiscientifiche perché con la “prudenza” si nega che l’approccio scientifico sia l’unica via di conoscenza.

Nel caso delle mafie, al continuo fragore sul pericolo che costituiscono in sé si associa un silenzio da camera anecoica sul pericolo che costituiscono fornendo un alibi e un diversivo a magistratura e polizie per lasciare indisturbate, e aiutare, altre “montagne di m.”: quelle dei grandi interessi illeciti. Es. quelli della biomedicina.

La soluzione è semplice: distruggere le mafie nascenti. Uno Stato non corrotto ha un duplice interesse a farlo. Se invece comincia la tiritera della invincibilità sovrannaturale dei mafiosi, del mix fiction-azione giudiziaria, è segno che, come è da attendersi da sindacati, ci si sta marciando, facendo occupare tutto il palcoscenico a una sola classe di grande criminalità. Per fini che chiamo “metamafiosi”, conoscendoli di prima mano.

*The making of Britain’s catastrophe. Spiked, 25 set 2020.

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14 ottobre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Shalabayeva, condannati tutti gli imputati: cinque anni all’attuale questore di Palermo Cortese e al capo della Polfer Improta”

I bravi cittadini che sanno di Boris Giuliano ma non dei successori a Palermo scelti dal Viminale, il piduista Impallomeni col questore piduista Nicolicchia, saranno turbati dalla condanna a 5 anni del questore di Palermo attuale, che a suo tempo catturò grossi mafiosi: Provenzano, Brusca, etc.. Non considerano come in quegli ambienti possa esservi una vicinanza “farmacologica” tra guardia e ladro (v. “Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza”). E soprattutto non concepiscono che l’antimafia, quella che fa fare carriera, che si fa bella delle figure dei valorosi eliminati perché la mafia la combattevano sul serio, serve come copertura e alibi per attività piduiste, cioè l’omologo istituzionale della mafia. Questo concetto della mafia di Stato dietro all’antimafia l’ho sviluppato ricevendo il trattamento di assassinio morale tramite lo Stato, in una città dove era prefetto la Cancellieri; che divenuta ministro ha definito “perfetto” l’abuso vile oggi condannato. La notizia del cacciatore di mafiosi interdetto dai pubblici uffici per me è un lupus in fabula, perché sto pensando di lasciare una memoria alla locale direzione dell’antimafia su reati di stampo piduista praticati impunemente da chi si presenta come combattente antimafia o occupa cariche antimafia; a favore di amici, e forse fratelli di loggia, di importanti cariche dello Stato e dei grandi interessi illeciti che protettori e protetti servono in associazione.

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18 novembre 2020

Blog de il Fatto

Commento al post “Calabria, Gratteri su La7: “Gino Strada? Ha fatto grandi cose. Ma come commissario serve un manager contro ruberie, non un bravo medico””

Per capire cosa accade in Calabria occorre leggere almeno due libri, che parlano entrambi della medicina come mafia, ma da angoli molto diversi. “Calabria Malata. Sanità, l’altra ndrangheta” di M. Scura, ingegnere, già commissario straordinario, figlio di un calabrese di Vaccarizzo, che svela la sanità mafiosa dei parassiti intrallazzoni e protervi; quella delle fatture pagate due volte, e in ritardo per caricarle apposta di lauti interessi. Mentre “Deadly medicines and organized crime”, del medico e statistico danese Gotzsche (oltre 126000 citazioni su riviste scientifiche) stende un parallelo, dettagliato sul piano tecnico, tra la ricerca biomedica internazionale e la mafia italoamericana.

Si sta articolando la transizione e il compromesso tra l’anacronistica mafia medica rurale e la mafia medica imperiale delle multinazionali e della finanza, divenuta col covid instrumentum regni del mondo. Un poco come con la caduta del Muro vi fu Tangentopoli, e si scoperchiarono le ruberie di DC e PSI per fare posto alla corruzione liberista. Come gli eroi di Mani Pulite, in contatto col console USA, o con un passato non chiaro nei servizi nel caso di Di Pietro, le figure come Strada e Gratteri creano appoggio popolare a una operazione gattopardesca. O Scura, che, racconta, disegnò la frizione dell’Arna (l’Alfa-Nissan), e si è battuto con coraggio contro la mafia che conosce, ma spinge, in buona fede, per quella non meno avida e sanguinaria descritta da Gotzsche.

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20 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “

Calabria, Morra: “Noto a tutti che Santelli era gravemente malata, cittadini responsabili delle proprie scelte”. Il centrodestra: “Si dimetta””

Avevo denunciato la Santelli per l’obbligo di vaccinazione antinfluenzale quando lavori scientifici evidenziano un suo ruolo favorente del covid. In precedenza avevo scritto a magistrati e amministratori calabresi su come mentre sale la linea della palma scende quella del mammografo, essendo in corso una transizione dalla sanità delle ruberie a quella delle grandi frodi delle multinazionali. Il riscontro è stato un accentuarsi delle rappresaglie massoniche, in Calabria e a Brescia. La Santelli è morta all’improvviso, di emorragia interna, si è detto. Non appariva in fase terminale. Parce sepulto, è morta mentre in Calabria si va verso l’aumento surrettizio delle diagnosi di cancro della mammella, anche sulle fasce più giovani; con antitumorali dai prezzi usurai che possono provocare morte cardiaca improvvisa. In Lombardia orientale, dove si sentono arrivati e superiori, per una medicina ad alto tasso di iatrogenicità, hanno contribuito con la vita al record mondiale di morti che ha innescato l’operazione covid. Picco con una componente oscura, ma del quale viene nascosta la componente iatrogena. “Il diavolo ci gira tutti attorno al mignolo” (Il Gattopardo); votanti ed eletti, di qualsiasi colore. Inclusi i DS, i primi traditori; o quel bluff dei 5S, conniventi sulla sanità delle ruberie in Calabria (M. Scura, Calabria malata) e ora pro frodi di Big Pharma. Con Morra l’antimafioso in fraterni rapporti coi Cavalieri del S. Sepolcro, quelli di Gelli, Marcinkus, Contrada, etc.

Vedi: 20 novembre 2020. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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25 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri su La7: “Morra? Non avrebbe dovuto dire quelle frasi su Santelli. Ma lo conosco, è impegnato nella lotta alla mafia e al malaffare””

Se uno non è in contatto diretto con la mafia o le bustarelle allora è onesto? Gratteri dà qui un esempio di standard negativo, quello che ha fatto la fortuna dei 5S, che si sono presentati – a parole – come sani rispetto a una classe politica che hanno mostrato per ciò che è, coi toni roboanti e vuoti che ora Morra rilancia; un’esca della quale stiamo sperimentando l’amo. Lo standard negativo inoltre contribuisce a spiegare la permanenza delle mafie, come vantaggiosa per il resto della criminalità, affaristica, politica e giudiziaria, che se ne serve come distrazione e termine di paragone rispetto al quale sembrare legittima e sopportabile.

Nella mia esperienza in Calabria sia la Santelli, sia Morra e sia altri lodati da Gratteri fanno parte del mondo che prospera servendo i poteri forti economici e geopolitici. Poteri forti che andrebbero riconosciuti come una delle vette della catena montuosa del Male, insieme alla mafia, che a me pare subalterna ad essi, e che invece viene dipinta come un Kilimangiaro che si innalza solitario. Gratteri nell’assegnare i suoi bollini di garanzia – che, posso testimoniare, favoriscono malaffare di alto bordo e annessi reati – dovrebbe motivarli, non in termini negativi cioè in base alla circostanza che i bollinati non parlano con tagliagole, grassatori e passa-mazzette, né in base al suo occhio esperto, né a orecchio, ma nei termini positivi dell’applicazione concreta, fattiva e coerente dei princìpi della Costituzione e dell’etica.

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9 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Rosario Livatino verso la beatificazione: Canicattì contro la traslazione del corpo ad Agrigento. “Nessuno lo tocchi””

Il solito eroismo senza decenza. La solita celebrazione del valore altrui a coprire l’indecenza propria. Il cattolicesimo porta ad accettare ingiustizia e oppressione sotto mentite spoglie. Questi riti, cerimonie, devozioni, collegamenti col sovrannaturale e con l’eterno, candele accese e giaculatorie, serviranno a fare accettare l’indecenza della permanenza della mafia, della sua elevazione a realtà ontologica ineliminabile, e del connesso uso da parte delle istituzioni della lotta alla mafia come alibi, legittimazione e diversivo per favorire gli stessi poteri forti che possono avvalersi sia dei mafiosi; che dei politici, magistrati e forze di polizia, tanto meglio se coi galloni dell’antimafia.

@ tamba84. In certi casi chi si vanta dei martiri che portavano il suo stesso abito sta più dalla parte degli uccisori. La sua immagine edulcorata del clero rispetto alla violenza e alla mafia in Sicilia mi ricorda le anziane figlie zitelle del Gattopardo, che veneravano sopra l’altare della cappella gentilizia il quadro di una giovane assai piacente, i capelli in grazioso disordine sulle spalle seminude, in espressione di trepida attesa, con in mano una lettera spiegazzata. Senza nessuno dei simboli che accompagnano l’immagine di Maria. Per le nobili signorine “Rappresenta la Madonna della Lettera. La Vergine è sul punto di consegnare la santa missiva ed invoca dal Figlio Divino la protezione sul popolo messinese; quella protezione che è stata gloriosamente concessa, come si è visto dai molti miracoli avvenuti in occasione del terremoto di due anni fa.”

Forse è uno dei motivi per i quali il mantovano cardinale di Palermo Ruffini incluse Lampedusa tra i tre grandi mali della Sicilia. Insieme ad altri passi, come la croce sulla cupola di San Pietro in alabastro spezzata con la mano dal principe mentre spiega a Chevalley la condizione irredimibile della Sicilia. O il commento che carbonari e monaci, rivali, fossero accomunati dal fanatismo e dall’essere avidi di potere, “cioè di ozio”.

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3 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Calabria, così la sanità è finita al collasso: “Fatture pagate 2 volte, ospedali finanziati e mai realizzati e le infiltrazioni dei clan”

Nel 2018 a Lamezia con l’operazione “Quinta bolgia” la DDA di Catanzaro fermò le mani della ndrangheta sul servizio ambulanze. Nello stesso periodo venivano assolti a Brescia responsabili di servizi ambulanze, incluso il direttore della ASL, imputati di avere gonfiato i rimborsi per il trasporto dializzati. Quello che non viene detto è che si può rubare – danneggiando la salute – col servizio ambulanze in maniera sicura, applicando “regole” ufficiali in realtà distorte; v. “Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite”. Obbligato da comportamenti non solo illegali, ma spiteful (un segno di sociopatia), a Lamezia, mi accingo a scrivere su questo a Gratteri, titolo “La mafia che Gratteri lascia passare”: la lotta a ndrangheta e corruzione rozza copre l’aiuto a forme più sofisticate e più potenti di malaffare biomedico; che si avvale dei tradizionali metodi massonico-clericali per eliminare chi sveli l’illegalità nascosta nelle “regole” ufficiali. Metodi che possono largamente contare su CC, PS e magistrati.

Gli italiani non imparano. Anch’io ho applaudito Mani Pulite. Che ci ha dato B. e i DS. Anche io speravo in Grillo; ora coi 5S abbiamo il golpe degli scappati di casa. Lo scoprire il putridume in Calabria porterà alla sua sostituzione-aggiustamento con il grande business biomedico, non meno dannoso per la salute e il portafogli. Quando ci mostrano dei mascalzoni, dovremmo esaminare attentamente cosa portano i “liberatori”.

@ Basettoni. La mia posizione rispetto ai contendenti attorno alla mangiatoia della sanità è un po’ come quella di chi fosse andato a dire a Bontade e a Riina mentre si facevano la guerra che la soluzione del conflitto era che tutto il traffico di droga fosse stroncato. Anche loro – e i loro protettori – avrebbero espresso “sconcerto”. A me sconcerta che le toghe, divise, tonache, camici bianchi, prima abbiano permesso al vecchio malaffare di arrivare e di mantenersi, da decenni, al livello di porcilaia che ora viene mostrato al grande pubblico; e che si sveglino ora, quando c’è da sostituire o aggiornare il vecchio malaffare con quello più moderno della speculazione internazionale (Gotzsche PC Deadly medicines and organised crime. How big pharma has corrupted healthcare. Radcliffe, 2013). Una pratica che oltre che diversi precedenti ha un termine che la descrive, “gattopardesca”, dal romanzo di Lampedusa. E che nella mia esperienza si avvale della cultura mafiosa; cultura della quale i mafiosi di ndrina sono solo una parte, la manifestazione nel campo della criminalità di mentalità e prassi ubiquitarie, endemiche nelle istituzioni.

Il malaffare va eliminato misurandolo su uno standard positivo autonomo, la medicina onesta e utile. Non va elevato a standard, negativo, così che chi lo combatte appare come il bene, anche se instaura un nuovo malaffare. Il moral credentialing clericale, dove chi combatte un diavolo è il bene quando è anche lui di provenienza infera.

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Brescia, 19 gennaio 2021

Ordine dei giornalisti della Lombardia
c/o Il Presidente
Dr Alessandro Galimberti
odgmi@pec.odg.mi.it

Centro Studi Rosario Livatino
Presidente Prof. Avv. Mauro Ronco
Vicepresidenti
Dr. Domenico Airoma, PM
Dr Alfredo Mantovano, giudice
Prof. Filippo Vari
info@centrostudilivatino.it

Il giornalismo embedded nell’operazione covid e il moral credentialing sulla mafia

Segnalo all’Ordine dei giornalisti della Lombardia il post “ Incentivi e ricatti ai cittadini per medicalizzarli ” nel mio sito menici60d15. E’ costituito da un mio commento all’articolo “L’appello di Papa Francesco per il vaccino: “È etico, io lo farò. In gioco la salute, ma anche la vita tua e degli altri. Inspiegabile il negazionismo suicida” di F.A. Grana, il Fatto online, 9 gennaio, 2021, e dalle risposte ad altri blogger. Il tutto è stato censurato in blocco dalla redazione del giornale. Non desidero che venga aperto un procedimento disciplinare, come quando nel 2013 segnalai all’ Ordine nazionale un caso simile sullo stesso giornale. Ricevetti due anni dopo comunicazione dall’Ordine giornalisti della Lombardia della archiviazione, con la motivazione che i commenti dei lettori, incluse le risposte a chi li attaccava, sono analoghe alle lettere al direttore, e quindi la loro pubblicazione è “risultato di una libera scelta editoriale”. La comunicazione arrivò insieme a una censura del mio Ordine, quello dei medici, su richiesta dei carabinieri per avere denunciato reati, e tramite la magistratura. In quello che ritengo un caso, miserabile, di eversione di Stato, i cui frutti si stanno avendo con l’operazione covid. Alla quale la Lombardia ha dato un contributo fondamentale ( Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale . Sito menici60d15)

Desidero solo lasciare documentazione del ruolo “embedded” dei giornalisti – qui insieme al ruolo del Vaticano – nel corso di questa manovra, che porterà tra le varie sventure anche probabilmente a ciò che prevedo nei commenti censurati, e che è in fase più avanzata in altri paesi.

L’elenco completo dei commenti censurati da il Fatto, inclusi diversi sul covid, è nel mio sito, pagina “   Commenti censurati da “Il Fatto”

Segnalo lo scritto censurato anche agli studiosi del Centro Studi Livatino, della cui esistenza ho saputo in occasione di un mio commento sulla beatificazione di Livatino (v. 9 dicembre 2020. Blog de Il Fatto. Commento al post di F.A. Grana “Rosario Livatino verso la beatificazione: Canicattì contro la traslazione del corpo ad Agrigento. “Nessuno lo tocchi””. Nella raccolta “ La decenza precede la santità ” sito menici60d15). Lo segnalo insieme al suggerimento che questa istituzione ponte tra magistratura e Vaticano consideri, nei suoi studi, il concetto di “moral credentialing”; con particolare riferimento alle posizioni antimafia, e a quelle di magistero morale:

“Recent studies lead to the paradoxical conclusion that the act of affirming one’s egalitarian or prosocial values and virtues might subsequently facilitate prejudiced or self-serving behavior, an
effect previously referred to as “moral credentialing.” (Brown RP et al. Moral credentialing and the rationalization of misconduct. Ethics Behav, 2011. 21: 1-12).

La lettura de “Il giudice ragazzino” mi turbò. E’ un bene che la sua figura venga ricordata. Insieme alle circostanze che hanno permesso l’omicidio, e che non avrebbero dovuto esserci. Né sono state eliminate eradicando al mafia: al contrario la mafia, utile anche come alibi, è stata elevata a entità ontologica fissa; a diavolo rispetto al quale presentarsi come paladini del Bene. Conoscendo magistratura e clero, la creazione della figura del magistrato-santo ha un suono beffardo e sinistro. In queste celebrazioni, come mostra il caso Montante ( Un certificato di decenza per le attività antimafia . Sito menici60d15), il credito morale che ne deriva può essere speso in atti che sul piano culturale e politico sono immorali o illeciti: o anche mafiosi, la cultura mafiosa essendo tutt’altro che limitata ai mafiosi di cosca. Un diavolo rispetto al quale la cultura clericale non è certo l’acqua santa.

Il credito morale creato sul valore altrui, un poco come stampare in proprio denaro, viene impiegato in atti che sono il terreno adatto alla crescita delle malapiante che si dice di combattere ( I professionisti della metamafia. Sito menici60d15). Come il favorire frodi e sfruttamenti tramite la medicina, fino a farsi promoter pubblicitari; il parteciparvi attivamente ( Quando è Pietro che si associa a Simon Mago . Sito menici60d15); e la censura e l’assassinio morale di persone comuni che opponendosi a questi crimini ammantati di ipocrisia rendono onore a Livatino naturalmente e senza forma , obbedendo, nella loro condizione, a valori simili col fare il proprio dovere. Così che ai loro occhi la continua ricerca di simboli, riti e declamazioni che non poggiano come dovrebbe essere su una buona normalità, appaiono il solito eroismo senza decenza; la solita ciliegina senza la torta, o posta a guarnire i peggiori materiali.

Distinti saluti

Francesco Pansera

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19 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Rosario Cattafi, dopo quattro anni di attesa per un’udienza il reato di mafia rischia la prescrizione”

Solidarietà e gratitudine a Salvatore Borsellino e agli altri estensori per il dossier su mafia e antimafia a Barcellona Pozzo di Gotto. Costituisce anche un antidoto alla retorica dell’antimafia, svelando una realtà sconcia.

“Diseases which kill most of the people they infect and also spread efficiently are very rare, and are usually confined to disaster movies.”(C. Yates, Senior Lecturer in Mathematical Biology, University of Bath). Si può adattare il concetto alla mafia: anche il crimine organizzato che sia allo stesso tempo potente e longevo è un’entità cinematografica. A meno che qualche potere sovrastante non ci metta la coda, tramite i ruffiani che lo servono. Sia virulentando il Male, favorendolo, per servirsene come strumento; sia esagerandone la rappresentazione, per atteggiarsi a integerrimo paladino. Allora si possono avere pestilenze infinite; e mafie infinite.

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30 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Cannatà “I governi in Italia cadono sulla giustizia. Che fare? La via la indica Montanelli”

Sarebbe ora che noi persone comuni prendessimo consapevolezza della dannosità immane dello standard negativo: l’indurci ad accettare, blandendoci descrivendo il nostro scarso impegno come realismo e maturità, ciò che appare meno peggio, data una presenza inaccettabile. Con questo criterio debole basta al potere istituire un Pessimo, la mafia, il terrorismo o B. al Quirinale, o una falsa opposizione becera, per estorcere consenso. Non può esserci giustizia finché si applica il principio dello standard negativo. Quello per il quale secondo l’articolista, secondo Montanelli, e come vogliono le forze che usano la parte visibile di mafia, terrorismo e corruzione come picana, bisogna scegliere il male minore. Un male può essere definito “male minore” quando è indipendente dal maggiore. Accettare la protezione del capobastone del paese dagli sconosciuti che hanno bruciato la propria vigna, cioè dai picciotti mandati dallo stesso capomafia, non è scegliere il male minore. E’ cedere a un ricatto non dichiarato. C’è da augurarsi che questa crisi di governo non sia una manfrina per mettere al Paese il capestro voluto dai poteri dei quali Renzi è agente. Personalmente sperimento a Lamezia, nella giurisdizione del PM antimafia candidato a ministro della giustizia di Renzi, Gratteri, ”uomo integerrimo” (Cannata), come gli interessi renziani vengano promossi praticando l’illegalità fino a farne mezzo di danno gratuito e di dileggio, come è tipico della mafia sicura di impunità.

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30 gennaio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Lamezia Terme, inaugurato l’anno giudiziario nella nuova maxi-aula bunker. Il pg: “Un miracolo organizzativo, grazie al ministero”

La concezione che i risultati della ricerca biomedica siano ottenibili ponendovi sufficienti risorse e organizzazione, come per una forma di ingegneria, è legata al nome di Vannevar Bush. Che la difese davanti alla commissione USA sui farmaci di Kefauver; a proposito di mafia, lo stesso Kefauver della commissione che identificò Cosa nostra. Kefauver non ebbe successo nel fermare né la mafia né la degenerazione affaristica della medicina. E’ in base alla distorta ideologia tecnocratica di V. Bush (che omette la parte che sarebbe valida, quella di controlli di sicurezza di tipo ingegneristico, “aviation model”, in biomedicina) che oggi abbiamo, trovandolo naturale e attribuendolo all’eccezionale sforzo, un magico proliferare di vaccini per il covid; nonostante “They have tried to make coronavirus vaccines for decades with no success. A vaccine was developed against another coronavirus 30 years ago, but when tested in cats, they fared worse than cats that were not vaccinated” (P. Gotzsche).

Analogamente, appare improprio identificare l’efficienza giudiziaria in difesa della legalità con la costruzione di un’aula da 950 posti in 6 mesi. Per me la vanteria è occasione di un mesto sorriso, sapendo come a Lamezia si esibisca la lotta alle fogne che stanno in basso per meglio favorire quelle che stanno in alto, e in particolare quelle del grande business biomedico.

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3 febbraio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica ” “La Sicilia è una terra di miseria, senza il nostro controllo si forma il piccolo banditismo”: così parlava il boss mafioso”

“cosca, gli avevano spiegato, è la fitta corona di foglie del carciofo“ Sciascia (Vocabolario online Treccani). Nel carciofo le foglie (”brattee”) sono embricate in modo ordinato e serrato a formare una specie di corazza. L’estensione della figura allegorica usata dal mafioso nel filosofeggiare di effetti pro-legalità della mafia, coi cardi-banditelli che schizzano se si estirpa il carciofo, sembra avere un sentore letterario.

Nelle frodi mediche istituzionalizzate è diffuso il ghost writing: influenti luminari – del genere di quelli che ci stanno asfissiando in tv – in realtà declamano copioni scritti dalle case farmaceutiche*. Scritti non al banco del laboratorio o nei database dei trial ma al tavolino dell’usuraio. Chissà, forse accade qualcosa del genere anche in questo comodo strumento del potere che è la mafia, che istituzionale lo è, ma in modo diverso, uniformemente piceo, da quello “silver lining” tradizionalmente ripetuto nei circoli dei corpi ausiliari e dei fiancheggiatori del deep state per giustificare comportamenti infami e miserabili.

*Moffatt B. et al Ghost marketing: Pharmaceutical Companies and Ghostwritten Journal Articles. Perspectives in Biology and Medicine, 2007. 50:18. Sismondo S. Ghost Management: How Much of the Medical Literature Is Shaped Behind the Scenes by the Pharmaceutical Industry? PLoS Med 2007. 4: e286.

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4 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post ” “Quarta mafia”, il libro di Antonio Laronga che racconta la mafia foggiana: “L’organizzazione più feroce e violenta d’Italia” – Il booktrailer”

Dopo decenni di tambureggiante propaganda antimafia, invece di restringersi il fronte della “guerra” contro la mafia si allarga. Credo che la mafia pulp, pulp come la copertina di questo libro di un magistrato con prefazione laudatoria del prete Ciotti, serva a coprire e lasciare indisturbato un sistema di potere vigente che è intimamente mafioso; culturalmente e nei suoi affari. La lotta alla mafia truculenta come alibi, diversivo e spauracchio per mantenere legittimazione e consenso. A favore delle mafie perbene: la mafia del “mondo di mezzo” il sottobosco intrecciato alle istituzioni – incluse magistratura e università – cui ha di recente accennato Massimo Fini (Sputi e corruzione, Il Fatto, 27 feb 2021); e il “gomorrismo ordoliberista”, la mafia dei poteri forti, che fa quello che vuole, indisturbata come nello sceneggiato, venendo non ostacolata ma aiutata dalle istituzioni, a partire da forze di polizia e magistrati. Un motivo in più per puntare alla eradicazione delle mafie tradizionali, e ottenerla, in un sistema sano. Per il sistema di potere mafioso in carica, un motivo per farne gemmare di nuove, che servano da copertura presentandole come forze demoniache, tanto che trasformerebbero in laghi di sangue traboccanti intere province, secondo la copertina di questo libro voce dell’antimafia istituzionale pubblicato nel 2021.

Commento al post “Quarta Mafia, Michele Emiliano alla presentazione del libro sulla criminalità foggiana: “Rivoluzionario chiamare le cose col loro nome” “

Sembrano degli umanisti rinascimentali che si congratulano tra loro per il ritrovamento e l’edizione di un antico testo romano o greco. “Quarta mafia”, 2021. Ma una espansione della mafia, o il suo riconoscimento tardivo, non dovrebbe essere, a chiamare le cose col loro nome, una grave sconfitta, le cui responsabilità andrebbero accertate? Ora le mafie sono ufficialmente quattro. Le mafie numerate, che come quello noto al pubblico degli iscritti alla P2 sono un elenco parziale che protegge la lista riservata. Più si allunga l’elenco dei brutti ceffi più è al sicuro l’elenco degli insospettabili; da quelli in missione per conto della divinità, ormai a braccetto con quegli altri, gli illuminati depositari di arcani saperi, ai filantropi che donano all’umanità altrimenti condannata all’estinzione la salvezza in compresse e flaconcini. Poteri che tra le loro dimensioni ne hanno anche una mafiosa, che può contare sul silenzio e la collaborazione di quelli con la medaglia dell’antimafia. La vera scoperta “filologica” per me è che si dovrebbe parlare di complesso mafia-antimafia, della sua funzione di stabilizzazione di un sistema di potere oppressivo, e del suo ruolo nel declino del Paese.

@ sinteg. Tra le cose che non ho detto e che suonano incomprensibili e moleste a quelli come lei c’è pure che la lotta perenne alle mafie è anche un elegante alibi per la viltà dei cittadini rispetto agli abusi del potere. Ma non si preoccupi. E’ probabile che a breve ci sia uno sceneggiato tv, che spiegherà chiaramente quanto è tremenda la mafia foggiana. E quanto sono eroiche le forze di polizia e la magistratura nell’arginarla. La si potrebbe intitolare “Il quarto cavaliere”, dopo Osso, Mastrosso e Carcagnosso.

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CENSURATO

15 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Stamile “Il nuovo comandante dei carabinieri accolto da sette colpi di pistola. Io la chiamo ‘ndrangheta”

A poposito di ndrangheta e idioti. Tanti anni fa a Sambiase, oggi Lamezia, arrivò un pullman di rinforzo di CC, per catturare un pericoloso latitante. Circondato il quartiere dove viveva, cominciarono a setacciarlo. Fermo su una porta, che ostruiva col braccio teso, c’era il cognato del ricercato. Noto sempliciotto. Il militi lo oltrepassarono senza badargli. Ma il cognato disse “marescià, guaichi trase!”. I carabinieri si voltarono, lo guardarono, e quello ripeté con tono minaccioso “guai chi trase”. In un attimo un fiume di carabinieri, scostato il tipo con uno spintone, entrò nella casa. Ne uscirono col latitante ammanettato, che rivolse al cognato uno sguardo e qualche insulto di rassegnata commiserazione. Rimase l’espressione “guai chi trase” per indicare chi si fa notare quando dovrebbe tenere un profilo basso. Come i mafiosi sanno meglio di chiunque.

Che nel 2021 si saluti sparando l’arrivo di un comandante dei CC è da “guai chi trase”. Io non la chiamo ndrangheta, ma metamafia. Cioè virulentazione della delinquenza che spara e sua rappresentazione cinematografica per permettere alle istituzioni di presentarsi come bersagli del Male e quindi paladini del Bene, e protettori del cittadino. E coprire così i silenziosi affari illeciti di poteri, rappresentati da clero e massoneria, che nella mia esperienza nel cosentino e nel lametino spadroneggiano more mafioso, vantandosi con le vittime dell’impunità loro assicurata dai magistrati, e dei servizi loro forniti dai CC.

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29 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Corlazzoli ““Mafie e corruzione vengono spesso da una politica fiacca e un po’ complice”. Il discorso di Don Luigi Ciotti per le vittime”

Memoria delle vittime innocenti di mafia e invettiva, urlando “vergogna, vergogna, vergogna”, contro chi si oppone alla modifica liberista della composizione etnica e demografica dell’Italia. Appare che sia la mafia sia l’antimafia ufficiale non siano così autonome come vengono dipinte ma siano strumento, da versanti opposti, dell’agenda dei poteri forti. Es. le stragi a manovalanza mafiosa e a depistaggi antimafiosi del ’93 sono state funzionali al passaggio alla seconda repubblica. La modifica liberista della composizione etnica e demografica dell’Italia è curata anche dall’antimafia; che piuttosto che autocelebrarsi, ergersi a direttore spirituale e infilare temi estranei le vittime dovrebbe ricordarle mostrando ogni anno di quanto ci si è avvicinati all’eliminazione delle mafie. Nel caso della Terra dei fuochi c’è stata ed è in corso un’operazione in sequenza camorra-antimafia, con la camorra lasciata libera per poi presentare “la cura” antimafia, cioè l’estendere al Sud lucrose pratiche mediche, come gli screening tumorali, che in aree più avanzate vengono criticate e ridotte. E quando c’è da eliminare qualcuno non conforme all’agenda i poteri forti hanno a disposizione sia i pendagli da forca mafiosi; sia i sicari morali delle istituzioni, che partecipano ai prescritti riti antimafia con la stessa religiosità narcisista con la quale i loro rozzi omologhi mafiosi pregano e allestiscono altarini.

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21 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “PresaDiretta, è stupefacente che non si parli dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta ma solo di chi indaga – La lettera del pm Paolo Sirleo

Di Sabin si narrava che quando visitò a Siena gli impianti dell’Istituto Sclavo, che produceva il suo vaccino, volle vedere non i laboratori ma i WC. E’ da come si tengono i bagni che si comprende la serietà, disse. Analogamente, un indice della qualità del lavoro di polizia e magistrati è dato dal generale rispetto per la legge nei rapporti interpersonali di routine sul territorio. Soprattutto in zone di mafia, dove volendo davvero sconfiggerla occorre farle terra bruciata stabilendo un rigido regime di legalità. La considerazione per la legge da parte di cittadini in vista a Lamezia è nella mia esperienza rappresentabile con Sabin che trova dei bagni fetidi; nel caso di chi è malvisto da poteri forti, che comandano sullo Stato e si avvalgono di massoneria e clero, c’è in aggiunta una ostentazione di disprezzo per la legalità e di certezza di impunità. Per me il processo Rinascita-Scott è poco più che pirotecnica e fumo negli occhi, che serve a farsi belli e a distogliere l’attenzione sia da come viene coltivata la cultura che si dice di voler soffocare, sia dall’asservimento delle istituzioni ai poteri forti. Da questo scarmazzo mediatico beneficeranno gli attori, magistrati, forze di polizia, i mafiosi e corrotti di peso, avvocati, giornalisti. La situazione feudale sulla quale si dice di volere incidere non muterà, se non per adattarsi ai tempi, e il fiume fetido della prepotenza continuerà a scorrere in silenzio al di sotto della baraonda in superficie.

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25 marzo 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Gratteri e il caso della prefazione: “Non c’entro con il negazionismo, ho ribadito l’allarme su come le mafie approfittano della pandemia””

Come in altri snodi nefasti dell’Italia repubblicana, anche per l’operazione covid l’orientamento generale della magistratura è quello greve e triste del collaborazionismo. I magistrati hanno la capacità, affinata nei decenni, di non farlo apparire, es. esibendo figure di eccezione – a volte mandate a morire – come campioni rappresentativi della categoria, o praticando raffinati cerchiobottismi e anfibologie nei loro interventi e sentenze. Questa può essere una chiave interpretativa sul perché un magistrato già parte del governo Prodi (l’allineato, ma con la seduta spiritica dove La Pira dall’oltretomba disse “Gradoli”), come sottosegretario al ministero della polizia – ministero che, posso testimoniare, in piena continuità col suo passato deviato il terreno propizio all’attuale “strage di Stato” l’ha preparato fin dai tempi di Giorgianni – denunci l’operazione covid come un crimine di Stato; e Gratteri, anche al netto della scissione narcisista e della sua assenza di problemi di ritrosia, trovandosi su posizioni opposte arrivi a collaborare con il magistrato iconoclasta scrivendo la prefazione della denuncia. Però parlando solo dello spicchio politically correct, la sineddoche mafiosa, la parte criminale presentata al pubblico come il tutto criminale: la mafia di cosca, che distoglie dai sanguinari barattieri che conducono l’operazione covid, coi quali forse si è già accordata.

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31 marzo 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Rosario Cattafi potrebbe uscire indenne dal processo per mafia. Il dibattimento va riaperto”

Intanto gli appassionati possono godersi qui su Il Fatto Gomez, Laronga e Carofiglio raccontare l’avvincente storia di come sia fiorita la “quarta mafia”, quella foggiana. Sembra che la mafia più che combatterla la si coltivi, e che l’antimafia istituzionale sia più una fragorosa fanfara di panciuti musicanti che un silenzioso ed efficiente reparto d’assalto.

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15 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Ergastolo ai boss stragisti, per la Consulta la norma che vieta di liberarli va riscritta: ora il Parlamento ha un anno di tempo”

Il convitato di pietra è la paura. Occorre, senza finzioni e ipocrisie – e in tempo di biopolitica – riconoscere esplicitamente il peso fondamentale di questo potente fattore che lega alle profondità cerebrali il comportamento pubblico. E distinguere le sue due facce: quella perversa e ributtante dell’oppressione e quella non bella ma buona della difesa. C’è la paura-valore, oltre alla paura-disvalore. La paura-valore è quella deterrente, che frena i comportamenti antisociali facendo temere conseguenze. (E’ da notare che i tratti della personalità sociopatica includono un basso livello di paura). La paura-valore riduce la paura-disvalore, quella che toglie la giusta libertà e serenità.

La democrazia si può giudicare dall’uso delle due paure e dai loro livelli. Sempre più cala la paura-valore e aumenta quella disvalore. E’ l’onesto che deve temere lo Stato come entità aliena e ostile mentre il predatore sa di trovarvi affinità e quindi appoggi. Oggi abbiamo le verghe littorie per gli onesti e l’indulgenza, tramite il Vangelo secondo il sacrestano, per chi è del bel numero. Per i mafiosi di cosca, ma soprattutto per i mafiosi di testa – che vogliono la permanenza della mafia di cosca anche per usarla come spauracchio per ottenere la sottomissione dei cittadini. L’inversione gesuitica delle posizioni morali e materiali è sempre più diffusa. Il sistema Montante è pervasivo e tentacolare; l’obelisco della piazza coi Dioscuri ne è il miliario aureo.

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17 aprile 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Ergastolo ostativo, dopo la sentenza della Consulta la sfida è non spostare indietro il baricentro della lotta alla mafia”

Buona la domanda dell’attivista antimafia, di quale cultura è figlia l’attuale svolta?

Della cultura clericale, che include l’ostilità per il “pentitismo” tra le sue aree di sovrapposizione con quella mafiosa. V. Dissociazione mafiosa e pentimento cattolico, in Sales I: I preti e i mafiosi. “Pentimento senza riparazione. Nella dottrina cattolica, la violazione di alcuni comandamenti … non rubare, non ammazzare non rende necessario riparare l’ingiustizia commessa e il dolore procurato …. L’ingiustizia compiuta e il danno arrecato non implicano obblighi nei confronti delle vittime. È solo l’autorità religiosa che ha il potere di liberarci dal peso degli errori commessi.” “come sia vicina la teologia morale cattolica all’idea che in materia di pentimento e collaborazione hanno gli stessi mafiosi”. “I collaboratori di giustizia, infami e anticristiani”, etc.

E della cultura dell’applauso degli italiani, sempre pronti a battere le mani, entusiasti e passivi, a ogni trillo retorico. In particolare sull’antimafia. Senza badare al clericalismo da Sicilia del dopoguerra di Mattarella, né a quello della affarista e atlantista CL di Cartabia. Senza badare che ciò che si sta disarmando fu in risposta alle stragi che pilotarono il passaggio alla II repubblica; che oggi, in una ulteriore turbolenza verso il declino, potrebbero essere usati, o minacciati, sistemi analoghi; e che si mostra così alla manovalanza che si stanno predisponendo vie di fuga per chi tiene la bocca chiusa.

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vedi

4 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Massoneria e politica, siamo alle solite: la vita pubblica va protetta dai gruppi privati”

In Massoni e legalità

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21 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anniversario Falcone, Teresi: “Non andrò in aula bunker, passerella indecorosa. Senza l’ergastolo ostativo il nostro Paese meno sicuro”

Ci sono 2 antimafie. Quella tipo I che fa sul serio e porterebbe all’estinzione di cosche e ndrine; coi suoi martiri, voluti non solo dai mafiosi. Mentre per l’antimafia tipo II (che si attribuisce i caduti dell’altra antimafia) la mafia “più pende più rende”, dati i vantaggi derivanti sia dal lustro, sia dal favorire enormi interessi illeciti del mondo dell’economia e degli affari – non ultimi quelli del settore biomedico – dietro al paravento morale della lotta alla mafia. La mafia che ci atterrisce e l’antimafia tipo II che ci proteggerebbe in cambio del nostro consenso e sottomissione sono componenti accoppiate dei sistemi di controllo e sfruttamento del Paese. E’ l’antimafia alla Montante, che vuole una mafia perpetua, di cosca e ndrina, per servire altre mafie mentre si atteggia a nostro paladino.

L’antimafia del semplice cittadino deve rifiutare il ricatto del “se non ci applaudi sei mafioso “ e con esso l’imbroglio di considerare antimafia tipo I, valorosa, quella che è l’antimafia di copertura di tipo II, teatrale e doppia. Che es. mentre dichiara beato Livatino, cospargendosi di incenso, vuole che lo Stato riconosca e rispetti il principio di omertà:

“notare come la Chiesa, in materia di pentimento e perdono, non riconosca la supremazia dell’ordinamento dello Stato italiano e delle sue leggi, ma anche come sia vicina la teologia morale cattolica all’idea che in materia di pentimento e collaborazione hanno gli stessi mafiosi.” (I Sales. I preti e i mafiosi).

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23 maggio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Capaci, il presidente Mattarella: “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative. Polemiche e contese minano prestigio e autorevolezza della magistratura” “

Le stragi del ‘93 furono parte di un golpe per declassare il Paese dal male al peggio; reso possibile dalla complicità della classe dirigente, che incluse il tradimento di Falcone e Borsellino.

2021. Col covid la classe dirigente ha fornito il peggior danno sanitario, sociale, costituzionale e il peggior calo europeo del PIL; e un futuro di impoverimento, squilibri demografici, disoccupazione, tasse, riduzione continua di salari, pensioni, servizi pubblici. Mentre i misteri d’Italia (di Pulcinella, nelle linee generali su mandanti e finalità) restano insoluti, si aggiungono liberazioni dei mafiosi patibolari che hanno tenuto la bocca chiusa. Una umiliazione sprezzante per chi antimafia lo è davvero. E uno spauracchio preparatorio del saccheggio, per spingere alla sottomissione allo Stato capobastone per averne protezione.

Le prediche del potere vanno ascoltate con gli occhi: badando a quello che fa, non a quello che dice. Questa classe dirigente strumento di degrado e sfruttamento calca sugli artifici retorici teatrali delle commemorazioni in pompa magna per strappare un applauso a un popolo politicamente apatico che crede ancora di salvarsi pagando il pizzo del consenso ai capifabbricato che lo vendono.

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10 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Giustizia, Cartabia in commissione Antimafia: “Norma sui collaboratori di giustizia è da preservare” “

A volte le manovre corrette sono controintuitive. Non sterzare dal lato opposto se l’auto sbanda ma assecondare per mantenere il controllo. Per stare a galla non cercare di emergere sbracciando come ossessi, ma rilassarsi e immergersi il più possibile, la bocca a pelo d’acqua, per massimizzare la spinta di Archimede. Bloccare incendi boschivi con l’incendiare, facendo terra bruciata col controfuoco. Puntare verso terra per recuperare velocità e evitare lo stallo dell’aereo.

Sarà lo stesso per il trattamento di lusso a “pentiti” bestiali. Noi spettatori esterni non conosciamo a sufficienza come funziona la lotta alla mafia per giudicare. Solo, in un campo che invece conosco, la medicina, gli stessi che applicano un sano machiavellismo con la mafia poi abbracciano, basandovi interventi e omissioni, concezioni da riviste femminili. Anche in medicina a volte la misura giusta è quella controintuitiva. Es. “l’immergere” la popolazione, lasciando che l’infezione circoli tra quelli che non sviluppano malattia grave, per stare a galla e uscire da un’epidemia, la via dell’immunità collettiva controllata; raccomandata da scienziati di prim’ordine (es. Barrington declaration).

Il denominatore comune sembra la volontà dei poteri forti: scappatoie rassicuranti per la manovalanza mafiosa, e invece pugno di ferro immotivato sul popolo in nome di epidemie anomale e di misure ancora più devianti; e cronicizzazione dei due terrori che tengono il popolo sottomesso, mafia e peste.

@ E. Scopazzo. E.Scopazzo, Estiqaatsi, l’unico che regge il confronto con te, non può che darti ragione, e osservare quanto deve valere un establishment che può vantare il tuo appoggio e i tuoi argomenti.

@ morenik. Evidenzio l’incoerenza tre le due posizioni, e come si risolva in una coerenza rispetto ai voleri dei poteri forti. Il comprarsi mafiosi, che per di più è uno schiaffo all’ideologia degli “uomini d’onore”, avversato da mafiosi e clero, io l’appoggio, riconoscendone la ratio senza scandalizzarmi e affidandomi agli addetti, come ho spiegato. La stessa misura può avere effetti “pleiotropici” a seconda delle misure tra le quali è inserita. Qui la struttura complessiva delle misure antimafia è tale che di finirla con la mafia abbattendola non se ne parla; mentre è sul tavolo il rammollimento dell’ergastolo ostativo, contro Falcone, che consente di atteggiarsi a “uomini d’onore” a prezzi scontati.

Nella scienza vera non c’è parere di minoranza. La minoranza, concetto politico, compare quando vi irrompe, corrompendola, l’interesse e dettano legge i rapporti di forza. Come compare ovunque ci sia chi si oppone alla prepotenza. E’ vero che vi è una maggioranza di quelli col blasone, dell’antimafia o altro, che lega il cavallo dove vuole il padrone. Che alterna pragmatiche misure controintuitive alle superstizioni da giudici della Colonna Infame, oggi diffuse dalle raffinate psyops del potere – e che alterna anche abusi a omissioni – ritagliando così fedelmente silhouette lungo le tracce disegnate dal potere. Come quella della mafia alibi e spauracchio perenne, cui oggi si aggiunge quella della peste alibi e spauracchio perenne. Comunque non mi sembra il caso di vantarsene.

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26 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C Caselli “Riforma Cartabia, si tenga conto delle parole di Mattarella in tema di mafia”

“O si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi”. Sul piano logico è la fallacia dello “affermare una disgiunzione”: che è valido solo in caso di disgiunzione esclusiva. L’affermazione non è valida, basandosi su una disgiunzione inclusiva: perché nella realtà può darsi, ed è la norma, che si combatta la mafia con una mano e la si aiuti con l’altra. Come vede chiunque non sia cieco guardando a decenni di comportamenti dello Stato rispetto alla mafia. Es. la cattura di Riina con una mano e la mancata perquisizione del covo con l’altra.

Si può essere contro la mafia, montagna di m., perché si è contro il Male; ma lo si può essere perché la mafia è solo una delle cime di una catena montuosa di m. e accentrando l’attenzione su di essa, su questo Annapurna di m., si lascia indisturbato il resto. Come l’Himalaya comprende altre 9 vette oltre gli 8000, concatenate alla mafia stanno le vette dei poteri geopolitici e finanziari. Identificando le montagne del Male con la sola mafia si fornisce il grande alibi alle istituzioni per lasciare indisturbate e servire le sue 9 sorelle. Che stanno facendo smantellare, dagli stessi che predicano la lotta alla mafia, l’assetto democratico, con le norme liberticide con la scusa della salute; e con l’amputazione di gambe e braccia ad una giustizia già deforme con la scusa che è troppo lunga. Non ci sono solo i mafiosi da film, sempre esibiti e mai sconfitti: i cittadini dovrebbero essere tutelati da tutte le forme di sopraffazione.

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v.

16 giugno 2021

Tertium datur: la mafia e le sue nove sorelle

In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

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25 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di E. Mattioni “Crespi e i film antimafia dopo la condanna per concorso esterno. I giudici lo scarcerano: “La pena sarebbe una doppia riabilitazione”. E resta in attesa dopo la richiesta di grazia”

Al di là del caso personale di Crespi, è una conferma della vicinanza funzionale – e probabilmente della convergenza ai livelli dei burattinai sovranazionali che controllano il Paese – tra mafia e antimafia, che contrapposte formano un unico dispositivo di potere. E mostra la volontà dei magistrati di alimentare, culturalmente, il tema della mafia, mentre non li si sente molto su quello che dovrebbe essere l’obiettivo primario, spegnere la mafia eradicandola come fattore criminale di primaria importanza. Nel dispositivo mafia-antimafia la mafia perenne consente l’antimafia perenne, e l’antimafia perenne permette di mantenere, servendo da paravento e da alibi, l’ipomafia, cioè i routinari metodi mafiosi al netto della violenza omicida diretta propri delle istituzioni dello Stato. Che in questi tempi vengono applicati nell’operazione covid, es. introducendo – solo in Italia – il sinallagma ipomafioso “se non riconosci allo Stato un controllo farmacologico sul tuo corpo io Stato ti tolgo il lavoro”. Non si vedono né interventi della magistratura né denunce di cineasti a contrastarli. Mentre all’ipomafia viene affidato il compito di eliminare per via amministrativa figure d’intralcio, così come si è usata in precedenza la violenza mafiosa per epurazioni che sono servite a imprimere al Paese la direzione voluta.

@ Antonio Informatico. La “colpa” di mafia e ipomafia è anche dei magistrati che, in consonanza col Quirinale, fanno gli splendidi sulla mafia e i don Abbondio – o i don Rodrigo – sull’ipomafia. E anche dei cittadini che tollerano e applaudono l’estetizzazione dannunziana di quella che dovrebbe essere una guerra senza quartiere, dove conti l’eliminazione della mafia, senza fronzoli. Diseducati in effetti da B e le sue tv, oltre che dalla storica consuetudine del barocco, dove la ricchezza retorica copre la miseria della sostanza. Consuetudine anche di quelli che si atteggiano ad avversari del loro compare B, oltre che della mafia. Della quale coltivano la cultura e praticano la versione civile, ipomafiosa, tra un dopocena antimafia e l’ennesima trovata da cicisbei dell’antimafia.

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8 dicembre 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Giornata internazionale contro la Corruzione, Libera lancia una campagna per monitorare la trasparenza nelle università italiane”

Il mostro ha tre teste. Libera, come tanti, è specializzata nel descrivere due delle teste del mostro, mafia e corruzione; per nascondere la terza testa, il tradimento. Cioè l’asservimento collaborazionista della classe dirigente, e del clero, ai poteri che tengono l’Italia sottomessa. Fatta salva una quota di sani, che fanno da alibi, l’università è permeata di corruzione quanto un savoiardo nel latte. Si sa. Meno evidente, ma non meno grave, è che allo stesso tempo pratica il tradimento, rivestendo a comando di panni aulici, pseudoscientifici, i nefasti ideologismi dei poteri forti, invece di criticarli, sbugiardarli e conservare il culto della verità disinteressata. Lo sta facendo bassamente sul covid. Libera addita l’ovvio, come il mercato paesano dei concorsi. Uno sconcio mercato delle vacche, absit iniuria sui celebri favoritismi verso le amanti. Ma non parla della Trahison des clercs, alla quale, con Ciotti fedele esecutore di Bergoglio, partecipa, insieme ai pediatri vaticani del Bambin Gesù che gridano contro scienza e Vangelo che “I bambini sono un serbatoio di virus” per farli inoculare. O con Ricciardi, uomo di Bergoglio, accademico pontificio. Ordinario alla Cattolica, premendo per punizioni ricatti e obblighi a oltranza per gli inoculi, ricorda lo spirito antidemocratico e il virulento antisemitismo del fondatore Agostino Gemelli quando i poteri cui fornire prestazioni intellettuali mercenarie erano quelli del fascismo mussoliniano.

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20 dicembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Gratteri: “Per la ‘ndrangheta momento magico. Punta ai soldi del Recovery, mentre dall’agenda del governo scompare l’antimafia” “

Di legami e convergenze tra il covid e la mafia ce ne sono diversi. Uno è l’illimitatezza. Le epidemie vere si esauriscono spontaneamente, ma qui avremmo una inedita epidemia a sorgente stazionaria, che come una guerra può perdurare a seconda di come si comportano gli uomini. Anche la mafia, “fenomeno umano che avrà una fine” (Falcone; che forse divenne bersaglio anche per la sua inclinazione a capire troppo) è stata resa sorgente stazionaria, illimitata, di Male. Il male assoluto consente misure assolute; nel caso del covid, quelle legibus solutus. Nel caso della mafia, consente di mostrare solo questa e praticare indisturbati dietro alla perenne lotta alla mafia altre forme di grande predazione. Fino a questo golpe camuffato da lotta al covid, dove il potere sembra potere fare a meno, per il momento, del paravento della lotta alla mafia. Le sorgenti di male infinito – soprattutto se appaiono coltivate, come è sia per il covid che per la mafia – andrebbero riconosciute come possibili coperture per delitti di massima scala, favorendo in vario modo l’esercizio predatorio del potere. Una terza illimitatezza che consente il male in nome del bene è quella del bene agli altri, che nella realtà può essere esercitato in via diretta solo verso il prossimo, cioè per un raggio limitato a piccoli gruppi; mentre si vuole che abbia portata infinita, per giustificare una “accoglienza” forzosa dei migranti economici che di etico non ha nulla.

@ Giangermano. Non ho capito una crocetta (dolcetto natalizio calabrese di fichi secchi). Volendo trovare un nesso, quella climatica sarà si dice la prossima apocalisse per giustificare lo stato di eccezione perenne. Ricordo un passo di Ivan Illich dove propugna piccoli modesti automezzi per tutti. Invece sembra che per le masse si stia prospettando un passaggio dalle super-auto paranoidi e megalomani degli spot pubblicitari al finire appiedati, in nome del “bene pubblico”. In un quadro generale di collettivismo liberista che unisce il peggio delle due scuole. Tornando alle ndrine e ai loro amici di istituzioni e finanza, credo che occorra individuare come sospetta – sospetta per alta mascalzonaggine – qualsiasi infinitizzazione del male e del bene. Dalla mafia invincibile alla epidemia che violerebbe la legge di Farr, al riscaldamento globale che sarebbe dovuto ai nostri lussi sibaritici, da domare con l’ecologismo elitista che vuole venderci l’acqua per bere e per lavarci a valore d’uso (lo fa già coi farmaci), e che ricorda i tempi nei quali cacciare nel parco del re era punito con la morte.

@ Giangermano. Le crocette diventano tre… Dato quel che vuole fare, quando l’estate scorsa la Cartabia è stata acclamata dai detenuti che visitava ho pensato che forse qualcuno al suo passaggio le avrà gridato entusiasta “Una di noi !”… La mafia può essere usata dal potere come alleato, o come spauracchio e alibi. Due funzioni diverse, anche se spesso accoppiate. Non so quale mix adotterà il governo Draghi.

La bicicletta ho dovuto smettere di usarla, data la tendenza dei mezzi delle partecipate a praticare comportamenti pericolosi, in una città del Nord dove Gratteri ha amici influenti che non apprezzano quanto scrivo. Non so cosa intenda lei per “privato/familiare”. Credo che pochi quanto me sostengano che il problema degli italiani è proprio illudersi che tale dimensione sia sufficiente e trascurare la dimensione repubblicana. (V. es. “Il canone italiano”). Così che invece di crearsi degli idoli, e crearsi allo stesso tempo un alibi osannandoli, un lip service per continuare a curare i fatti propri, dovremmo chiedere che la mafia sia eradicata, in modo che non impalli altre forme di predazione, come invece avviene nel consenso generale.

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24 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, la Consulta dichiara illegittima la censura della corrispondenza tra i detenuti al 41bis e gli avvocati”

Rinserrata nel palazzo, facendo capolino solo per assentire, la corte costituzionale ha lasciato che le mostruosità materiali e giuridiche dell’operazione covid calassero sulla Costituzione come orde barbare che non trovino resistenza. In compenso l’alta corte cesella sulla tutela fine dei diritti dei tagliagole. “In compenso” non è ironico: avendo perso, con la collaborazione per il covid zelante fino al farsesco, la credibilità che proviene dall’autorevolezza, allentando la catena dei cagnacci mafiosi con la riforma Cartabia e c. lo Stato recupera credibilità in una forma degradata, quella che deriva dalla paura e dalla protezione. Come il capobastone che fa riconoscere la sua autorità garantendo, dietro pagamento, protezione dai malavitosi che può sguinzagliare. Con le orecchie tenute tappate sulla studiata degradazione della persona tramite la normativa covid e spalancate sulle istanze dei mafiosi, il ricatto e la violenza ai cittadini da parte dello Stato assumono prominenza e vengono istituzionalizzati.

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CENSURATO

29 gennaio 2022
Blog de Il Fatto
Commento al post “Ergastolo ostativo, Di Battista: “Eliminarlo è il più grande regalo alle mafie”. Salvatore Borsellino: “Vanifichiamo lavoro di mio fratello e di Falcone”

Ciò che il detto popolare dice dei denti e delle corna, che la loro comparsa fa male ma poi aiuta a mangiare, vale – nel caso delle istituzioni – anche per la mafia; e per le leggi che le ridanno ossigeno. Con la maggior presenza del Male iconico della mafia di cosca, con il male con le corna come il diavolo dipinto da Ambrogio Lorenzetti ne “Il Cattivo governo” i poteri dello Stato possono meglio giustificare le loro connivenze e collusioni con altre forme di grande predazione, affratellate ai mafiosi ma legalizzate, e mimetizzate da Bene come l’agnello con la coda di scorpione sempre nell’affresco di Lorenzetti. O come il lupo sotto la pelle d’agnello nell’emblema del club dei fabiani cui il ministro Speranza è affiliato. Infatti parliamo dei mafiosi che ammazzano i bambini, ma non di chi tra 72 ore non potrà ritirare la pensione o entrare in una bottega per comprarsi la biancheria, né di coloro ai quali sono stati tolti o verranno tolti lavoro e stipendio, non avendo ceduto a un ricatto di Stato sui diritti di possesso dei propri organi interni. Chi grida al bubbone mafioso non rileva la mafiopoli (Impastato) che marchia l’Italia: la continuità culturale con la mafia di misure di Stato che devono fare provare invidia, ammirazione e speranza agli estortori del pizzo nelle loro celle. I mafiosi che sparano sono dilettanti rispetto ai loro fratelli maggiori, che tenendo viva la mafia da cinema ottengono distrazione e campo libero, paura e sottomissione.

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4 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sanremo 2022, Roberto Saviano ricorda Falcone e Borsellino: “Ora celebrati come eroi, ma non era così quando erano in vita””

L’antimafia che incassa porta Falcone, Borsellino e Rita Atria tra i lustrini e gli istrioni della tv di Stato; tra i numeri en travesti, il cantante che si mette la mano nella patta e il brillante intrattenitore che sfotte chi muore di vaccino imposto o resta menomato. I pianti di coccodrillo mediatici sono parte integrante dello stesso apparato che i martiri li crea; insieme a depistaggi, impunità e versioni addomesticate che nascondono i mandanti addossando tutto alla manovalanza mafiosa o terroristica. Le commemorazioni pompose e vuote sono un riciclaggio morale, uno scambio in controcorrente, dove il valore degli epurati viene trasferito ai promossi compromessi da frequentazioni e pratiche impresentabili. L’eversione delle bombe viene usata per legittimare quella dei dpcm. Appena calato il sipario sulla teatralità del Mattarella reloaded arriva questo cinico mescolare tragico e frivolo, la carne dei giusti sul tavolo settorio e il popcorn di mezzanotte. “L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: contaminazioni tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno” (Pasolini).

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15 feb 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Si scopre che la camorra assicura un welfare avanzato. E lo stato?”

Veramente che il farmaco sia una “risorsa” lo si vede a occhi chiusi, oggi 15 feb 2022, quando a chi non se ne fa iniettare uno di dubbia utilità e sicurezza viene tolto il lavoro. Alla mafiosa. Ma Marfella si riferisce non ai trilioni di dollari del business farmaceutico, ma umilmente alla piccola lasagna per gli impiegati di concetto della ricerca. Che con sincerità partenopea accosta alle vedette dello spaccio. Non solo il farmaco è pilastro centrale dell’economia; ma ciò è un punto sul quale camorristi, politici, magistrati, preti, etc. sono d’accordo. Così che occupano o sostengono livelli diversi della stessa variabile: lo sfruttamento tramite i farmaci. L’altro giorno hanno arrestato Guttadauro, noto esponente storico di quella mafia che ricorda gli antri siciliani dei ciclopi, i mostri che si cibavano di carne umana. Nulla a che vedere con le frodi della medicina ufficiale; che pure pasteggiano con la carne umana, ma in maniera sofisticata. Lo spauracchio mafioso invece di essere incenerito viene agitato da figure come Saviano: aiuta lo sfruttamento tenendo bassa la media e quindi lo standard dell’integrità. Così che i perbene possono arricchirsi illecitamente usando il farmaco come “risorsa”, e sembrare onesti e meritevoli. E’ una delle funzioni della mafia. La statistica insegna che bisognerebbe usare anche la mediana del tasso di criminalità, oltre che la media aritmetica, raffrontando mafia e legalità. E soprattutto raffrontando mafia e medicina.

@ CarloJr. Nel 2021 i ricavi attesi erano un rispettabile 50 miliardi di dollari per quell’anno per i soli vaccini mRNA. Lo riporta Nature*. Non male per prodotti che vengono fatti assumere tramite i governi, con disinformazione e ricatti. E che pertanto la cui “vendita”, termine improprio trattandosi di inganno tramite paura ed estorsione tramite violenza, quindi, meglio, il cui prelievo fiscale a beneficio di privati, è rinnovabile ed espandibile a piacimento. E la cui base scientifica era stata giudicata, testuale, “s***”, cioè m****, da un premio Nobel, il cui nome viene tenuto coperto, riporta lo stesso articolo di Nature.

Il suo strepito è intonato alla pia glorificazione dei suddetti prodotti contenuta nell’ordinanza 583 del 4 feb 2022 con la quale il Consiglio di Stato ha confermato l’obbligo vaccinale per i sanitari; e così l’epurazione dei medici che non reggono con diagnosi e terapie il gioco mortifero sul covid che continua a produrre e aggrava, dopo due anni di epidemia e di misure draconiane, le pessime statistiche usate per giustificare norme che si servono del degrado morale e materiale come arma per obbligare ai farmaci. Mantenendo così lo stesso circolo vizioso di quando la maggioranza dei medici reiteravano il salasso in risposta al peggioramento delle condizioni del paziente dopo il salasso**.

*The tangled history of mRNA vaccines. Nature, 16 set 2021.
**Il salasso ieri e oggi. La sinergia tra malattia e terapia. Sito menici60d15.

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1 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Carceri, il giudice scelto per guidare il Dap scrive a Cartabia: “Mie frasi equivocate”. Maria Falcone: “Attenuare 41bis? Segnale pericoloso””

La mafia è una istituzione prevista dalla costituzione non scritta: uno standard negativo e un alibi che fa sembrare lecito e lascia indisturbato il grande malaffare legalizzato. Aiuta a mantenerla l’enfasi sul culto dei martiri. Che andrebbero ricordati e onorati non con gare di poesia e recitazione ma con resoconti quantitativi che mostrino quanto ci si è avvicinati all’eliminazione della mafia, l’unica “terapia” valida. Il magistrato scelto dalla custode della costituzione Cartabia addita la scarsa sostanza dietro ai riti antimafia; ma lo fa pro misure che ravvivano il benchmark mafioso, non per rendere effettiva la guerra.

Del resto, per appoggiare i gravi abusi anticostituzionali, anti-diritto, antidemocratici, anti-etici delle “misure” covid i magistrati stanno tradendo il loro dovere primo di preservare la natura induttiva del loro lavoro; di basare cioè azioni e sentenze sul serio accertamento dei fatti. Trasformano il loro compito in deduzione, povera e servile dietro al pomposo latinorum. E a volte pure zoppicante. Con omissioni e interventi che sono deformi quanto ciò che invece dovrebbero raddrizzare. Proprio come i loro sodali scienziati, medici, giornalisti; accomunati dalla degenerazione nel deduttivo, nell’astratto, nello scolastico, nel teologico, di professioni in primis empiriche e induttive. Il ritorno alla tradizione di favorire il babau mafioso fa comodo anche a molti che ne denunciano la contraddittorietà rispetto alla retorica antimafia.

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5 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “‘Ndrangheta, arrestato Campisi: era latitante da 2 anni. Il broker della droga era nascosto a Roma. A casa una parrucca e molti libri”

“Oh what a tangled web we weave, when first we practice to deceive” W. Scott.

E’ l’epigrafe di un articolo che spiega i trucchi contabili sulla mortalità dei vaccinati e non vaccinati*. Falsi bilanci criminali che non temono la GdF e le DDA; che stanno dalla parte di Klaus Davi, che strilla in tv istigando ad addossare ai non vaccinati la colpa di una epidemia ottenuta con manipolazioni del genere.

La mafia viene interpretata secondo categorie fumettistiche. Come fa comodo al potere**. Dovrebbe piuttosto essere analizzata con strumenti concettuali che vadano oltre il livello Gomorra. Es. quelli alla base degli structural equations models***. Sotto questo aspetto le letture del mafioso sulla criminalità massonica e sul pasionario dell’antimafia Davi sono del tutto pertinenti alla sua attività criminale. Riguardando variabili latenti, e anche confounders, ovvero poteri che agiscono causalmente sia sulla mafia sia sulle istituzioni antimafia. Come può sperimentare a sue spese, da Lamezia a Brescia, chi sia inviso alle forze, latenti, ma non troppo, che impongono sia la mafia perenne, e quindi l’antimafia perenne; sia questa novità nella storia umana e questa mafiosizzazione della biomedicina, le epidemie rovinose a sorgente stazionaria.

*Public Health Scotland and the misinterpretation of data. Hart, 4 mar 2022.
**I professionisti della metamafia. – L’ipomafia. Sito menici60d15.
***Gli structural equations model per lo studio dei Misteri d’Italia. Sito menici60d15.

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12 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Limiti “Stragismo e golpismo non si incontrarono mai, ma diedero forza al progetto eversivo della P2”

“La storia di una sconfitta”. E’ vero. Eversione, e mafia, sono standard negativi, che fanno sembrare “mediazione” un abbassare il livello di civiltà. Centrato l’esempio di Mussolini che sguinzaglia a tale fine gli squadristi. Ho commentato qui un mese fa, su un singolare post di un autore anticamorra che perorava una cagnotta per i lavoratori del business farmaceutico, che per valutare lo stato di legalità e democrazia bisogna resistere alla tendenza intuitiva di limitarsi all’equivalente concettuale della media aritmetica, ma bisogna considerare anche la mediana. Il Male può essere pesato o contato. La media aritmetica pesa e trova il baricentro. Le stragi, i golpe, i fiumi di sangue, pesano molto. Se ci si limita a pesarli, come vuole chi li orchestra, la soglia della legalità viene abbassata. Pilotando bombe, assassini di migliori, rumore di sciabole si è ottenuto lo scadimento dello standard: oggi, nella tempesta, accettiamo come timonieri figure minuscole e infedeli.

In statistica per evitare indici falsati dal peso dei valori estremi si usa la mediana: non si pesa ma si conta, disponendo i valori in ordine crescente e prendendo come indice il valore a metà. Le bombe, i tagliagole, non devono distrarre dagli sciami di piccoli e medi disonesti e traffichini che operano impunemente, protetti proprio dagli alibi ben costruiti dei misteri d’Italia e della sempreverde mafia: questa “ipomafia” attua il tradimento del Paese prefigurato da golpisti ed eversori.

@ Stokasto. Quanto riporto sull’uso della mediana in statistica è pacifico. In genere l’esempio che viene fatto nei libri di testo è col reddito. Se su 100 persone una guadagna 10 milioni all’anno e le altre 99 guadagnano 25000, un reddito di 124750, la media aritmetica, non rappresenta efficacemente la popolazione. Mafiosi, killer piduisti, etc, sono i “milionari” del crimine, che spostano verso il basso il livello socialmente accettabile di criminalità; ma l’effetto cumulativo degli affari formalmente legittimi, e resi così presentabili, di una classe dirigente che tra una commemorazione e l’altra ci vende non è meno pesante. Quelli colti con le mani nel sacco gridano “invece di occuparsi dei mafiosi…”; mentre Borsellino spiegava come non basta la fedina penale pulita per essere un politico pulito.

Vista la sua giaculatoria su Gauss penso che non sia solo la mia prosa a non essere immediata per lei. Che appare contagiato dal calculemus, l’automation bias. L’illusione, favorevole alle frodi, che la scienza sia una questione di applicazione di algoritmi. E che esenti quindi dal pensare*. Una degenerazione, un rifugiarsi, nel momento deduttivo, praticata anche dai professionisti della giustizia, i magistrati, es. per giustificare le leggi liberticide, nocive e sadiche basandosi sulla premessa a priori della tutela della salute, invece di esaminarne la fondatezza.

*Gigerenzer, Marewski. Surrogate Science: The Idol of a Universal Method for Scientific Inference.2015.

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14 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Don Patriciello riceve oggi tanta solidarietà ma mai una risposta concreta”

Il brano di Sciascia mostra che la cattiva antimafia ha come marker il “moral grandstanding” che salta la decenza. Mattarella e c. partecipano alla pirotecnica imbelle. Mentre proclamano campagne di Russia napoleoniche (in realtà la guerra la fanno ai popoli ucraino e italiano, buttando olio sul fuoco e facendoci razziare con le sanzioni) non sono buoni a ridurre all’impotenza a Caivano qualche banda di delinquenti.

Ma l’ombra dei mafiosi da gabbione conferisce per contrasto un’aureola che è una mano santa per affari illeciti di finanza, clero, politici. Es. quelli della farmocrazia* che beneficiano sia della visione estremamente sghemba diffusa da istituzioni, media e figure come Patriciello sui pericoli per la salute della “Terra dei fuochi”**; sia delle firme e esternazioni di Mattarella sull’obbligo e il dovere di assumere in massa da sani farmaci improvvisati che si stanno mostrando sempre meno efficaci e sempre più nocivi per il singolo e la popolazione. Imposti, nella nazione della mafia, del manganello, dell’aspersorio e della loro alleanza, con la violenza santimoniosa; col sostegno della magistratura. Ora chiamata a fare luce sul petardo e su eventuali futuri crescendo che, camorristici o di altra provenienza, sono una provvidenza per interessi criminali promossi da chi occupa lo Stato, e protetti anche mediante sistemi camorristici.

* Pharmocracy. Duke U Press 2017.
**La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide.

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6 febbraio 2021

Blog de il Fatto

Commento al post di M. Del Corno ” “La tirannia del merito”, nel libro di Michael Sandel tutti gli inganni e i pericoli della meritocrazia”

Il merito è il criterio valido quando comprende le doti morali oltre alla competenza e alle capacità. La meritocrazia è l’ideologia per la quale il comandare, il privilegio, l’arricchimento, sono meritati per definizione. Occorre distinguere nettamente tra merito e meritocrazia*. Altrimenti si può benissimo avere contemporaneamente meritocrazia e soppressione del merito vero. Lo mostra il pendolo della politica che ci passa sibilando davanti oscillando tra i due nuovi poli: demagoghi e tecnocrati. Tecnocrati ultra-competenti, ultra-competenti anche nel confezionare cravatte e applicarcele. Demagoghi di vario genere, rozzi, mediocri, a volte incapaci totali, figure appaganti per i mediocri e i presuntuosi, ma anche loro obbedienti ai burattinai. Con nel mezzo figure di politici tradizionali che, poco rassicuranti, e a volte agghiaccianti, sono i generatori del moto pendolare.

*Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito. (2012).

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17 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Strage di Capaci, esposti a Milano i resti dell’auto della scorta di Falcone. La vedova Montinaro: “Dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità”

Fu uno dei crimini di obbedienza – obbedienza ai voleri dei poteri forti – che butterano la storia dell’Italia repubblicana. Questo spiega perché “dopo 30 anni non sappiamo ancora la verità” mentre la teatralità abbonda. Cosa rappresenta quell’ammasso di lamiere informe.

Chi conosce in prima persona l’obbedienza ai mandanti delle stragi che è prevalente nelle stesse istituzioni che si fanno fregio dei Caduti vi vede una spoglia spolpata. Spolpata di meriti e valori altrui per tirare a campare.

Ma a tutti i cittadini che non siano pavidi può ormai apparire come la magniloquenza e l’insistenza delle istituzioni nell’accostarsi a eroismi e sacrifici altrui servano a nascondere il servilismo verso i poteri forti che allora ordinarono le stragi e oggi chiedono altre libbre di carne.

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24 marzo 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Donna minaccia Don Patriciello all’incontro antimafia: “Misura le parole e non succede nulla”. Conte lo difende: “Grave, chi la manda?”

Il clero storicamente condivide e sostiene la visione mafiosa dell’omertà come valore: della collaborazione con la giustizia come infamia*. Ora con la ciellina Cartabia piazzata al ministero della giustizia nel governo Draghi-Mattarella – i cui diktat, unici in Europa, hanno più di un sentore della concezione feudale e gerarchica della società propria della mafia – tale sistema morale perverso riceve una forma di riconoscimento e di premio. Favorendo la mafia si aiutano anche i grandi imbrogli e le ruberie del mondo perbene, ai quali la mafia fa da contrappeso, col risultato di una stabilità che è patologica. Con una mano, tenuta sotto il banco, il clero (di concerto con politici come Conte) manovra a favore dei benefici che la presenza mafiosa dà agli sfruttamenti di massima scala, dei quali mafia e clero sono partecipi; con l’altra, bene esposta, prende i benefici di immagine e materiali dati dall’antimafia.

I preti leader dell’antimafia Patriciello e Ciotti possono usare il microfono che tengono sempre in mano per dirci chiaramente cosa pensano della controriforma della Cartabia sui mafiosi? Il pubblico con la spilletta dell’antimafia e dall’applauso pronto può chiederglielo, invece di gustarsi il brivido di questi happening mafia-antimafia? Glielo avrebbero già dovuto chiedere, come dovere professionale, giornalisti e opinionisti che trattano di mafia.

*I collaboratori di giustizia, infami e anticristiani. E passim, in: Sales I. I preti e i mafiosi, Rubbettino, 2016.

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18 aprile 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Ergastolo ostativo, l’Antimafia: “Escludere i benefici per i detenuti al 41-bis e prevedere requisiti più stringenti per i reati di mafia””

Invece di un “no” chiaro e forte, l’antimafia di palazzo San Macuto collabora alla sostituzione delle porte a battente delle celle con porte girevoli. Estendendola, dietro a distinzioni di bandiera e bizantinismi. Facendo con le mani l’opposto di ciò che dice con la bocca; l’abilità nella quale i 5S non sono inferiori agli altri gruppi ma eccellono.

Questo gioco dell’oca sulla sbandierata lotta al Male è un cattivo segno. Non solo per l’effetto diretto di favorire la vitalità, l’operatività e l’omertà e affievolire la deterrenza. Ma anche in quanto il crimine convenzionale fa da lubrificante, da alibi, da distrazione e alla bisogna da agente al crimine dei poteri forti, che sono in ebollizione. E’ sotto questo aspetto che non sorprende che l’antimafia dei Morra e dei Grasso si mostri in linea con lo storico ruolo di questa commissione (O. Barrese. I complici. Gli anni dell’antimafia. 1973).

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23 maggio 2022

Blog de il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Giovanni Falcone, tutto quello che non torna sulla strage di Capaci 30 anni dopo. L’esplosivo, i buchi neri e i mandanti esterni (mai trovati)”

“Capaci è una strage che sembra compiuta da ingegneri”. O progettata da un corpo di genieri. La “teoria del doppio cantiere” è interessante anche come schema generale. Una ricostruzione di Portella della Ginestra vede quella strage eseguita da un secondo gruppo di fuoco, armato dagli USA, che sparò all’insaputa di Giuliano. Lo stesso sistema del doppio tiratore è stato descritto per Kennedy a Dallas. (Ci sono ipotesi, discusse, di doppia bomba anche per altre stragi). Joe Bonanno (Joe Bananas) faceva sparire i corpi degli uccisi nel doppio fondo di bare di morti “normali”.

Il sistema della quinta teatrale che nasconde il reale che imita, del coprire e mimetizzare sangue e fango dietro a uno scenario vistoso di sangue e fango, vale anche per le commemorazioni; autocelebrazioni tanto pompose quanto omertose sui mandanti sovranazionali. Il “performative activism” facondo nell’attribuire tutto ad una onnipotente mafia – che fornì la manovalanza e anche la “patsy” – e al più a suoi nebulosi referenti romani – i quadri intermedi – ma afasico sui poteri forti che controllano l’Italia; l’impossessarsi della sacralità, il presentarsi come affini agli uccisi, costituiscono per torme di politici, magistrati, forze di polizia, opinionisti un catafalco dietro al quale praticare l’asservimento ai mandanti sovranazionali – oggi come allora. La sonorità inconcludente delle celebrazioni facilita il tradimento istituzionale, costituendo quindi una prosecuzione dell’eversione.

24 maggio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post ““Andreotti è vicino ai mafiosi”: il rapporto Usa nove mesi prima dell’avviso di garanzia”

Un rapporto – o un attestato – USA su Andreotti vicino ai mafiosi e 9 mesi dopo avviso di garanzia. Il console USA a Milano Semler, lo stesso che osserva con tono innocente che per uccidere il rappresentante in Sicilia del più potente e ammanicato politico italiano ci devono essere state protezioni ancora più alte, incontra Antonio Di Pietro e 4 mesi dopo comincia Mani Pulite. Stragi e Mani Pulite insieme spazzano via la Prima repubblica; corrotta; e, statalista, in contrasto col liberismo successivo alla Caduta del muro. Plasmano una Seconda repubblica più adeguata. E non meno corrotta. Silenzio invece di diplomatici USA e nella sostanza inazione dei magistrati italiani sui rapporti di Andreotti con fatti accaduti prima della Caduta del muro, come le uccisioni di Ambrosoli, Moro, Dalla Chiesa.

In un celebre esperimento di neurofisiologia Benjamin Libet mostrò che il cervello invia l’ordine di eseguire un movimento una frazione di secondo prima della decisione cosciente. Secondo l’interpretazione dell’esperimento quando noi pensiamo di decidere di muovere un dito, e diamo l’ordine alla mano, l’ordine è in realtà già partito. La coscienza sarebbe un replicatore piuttosto che il vero decisore. Forse, su reati che riguardano il controllo del Paese da parte di poteri forti, anche per i nostri magistrati prima delle loro azioni coscienti – incluso il trattenersi – l’impulso è già partito, per vie che rendono un’illusione il libero arbitrio.

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14 giugno 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Elezioni Palermo, c’è un libro che il nuovo sindaco Roberto Lagalla dovrebbe leggere”

Sui “flirt” e le promiscuità tra mondo bene e cosche c’è anche la raccolta “Criminalità dei potenti e metodo mafioso” (2009). Prefazione dello stesso Lagalla, come rettore dell’Università di Palermo. Il libro ha contributi di ottimi magistrati: Caselli, Del Bene, Di Matteo, Gozzo, Ingroia, Lo Forte, Messineo, Paci, Pepino, Scarpinato. E di attivisti e studiosi di primo piano, tra i quali Ciotti, Dalla Chiesa, Dino, Ruggiero. Comprende una sezione intitolata “La sanità siciliana: una radiografia dall’interno”. Lagalla, già a capo della sanità siciliana, è radiologo.

In attesa che l’intellighenzia e gli addetti affrontino e sviluppino il tema dei legami tra mafia e antimafia – a mio parere, il tema di come entrambe siano, pur contrapposte e largamente inconsapevoli, integrate e subalterne sotto lo stesso dispositivo di controllo del Paese – e il tema della necessità di un più netto clivaggio tra le due, ci si può consolare con Lampedusa:

“Ma era poi la verità questa? In nessun luogo quanto in Sicilia la verità ha vita breve: il fatto è avvenuto da cinque minuti e di già il suo nocciolo genuino è scomparso, camuffato, abbellito, sfigurato, oppresso, annientato dalla fantasia e dagli interessi: il pudore, la paura, la generosità, il malanimo, l’opportunismo, la carità, tutte le passioni, le buone quanto le cattive, si precipitano sul fatto e lo fanno a brani; in breve è scomparso.”

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13 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Depistaggio Borsellino, l’agente sopravvissuto alla strage: “Alla fine non paga mai nessuno””

Non è vero che nessuno paga. Questi crimini sono tra i mezzi usati per indirizzare il corso del Paese dai poteri sovranazionali che lo controllano. Quando da oltreoceano parte l’ordine di eliminare o fermare qualcuno, non solo i politici, i preti, i notabili, ma anche i magistrati e le forze di polizia stanno nel complesso dalla parte dei mandanti; e da quella dei quadri intermedi, cioè di loro colleghi. Le conseguenze, quelle della rotta così imposta, le paga, alla fine della catena di effetti, il popolo. Che se lo merita, perché si beve la favola degli esecutori terroristi o mafiosi come strateghi sommi e samurai invincibili. E crede alle lacrime di coccodrillo di politici, magistrati e forze di polizia. Fino ad accettare il loro farsi eroi per associazione in quanto colleghi di quelle vittime che tradiscono da morte dopo averle tradite da vive. Piedistallo ottenuto con un po’ di mossette e gorgheggi alle commemorazioni, che sono assidue e imponenti per quanto è gracile e smarrita l’azione giudiziaria. Un comodo alibi per l’accettazione della sottomissione, sia per la dirigenza che per il popolo. Ora, con il pollice verso che riguarda non più singoli ma la massa, con gli ordini di andare verso la decadenza economica e civile tramite le tempeste virali permanenti, tramite le sanzioni a sé stessi contro la Russia, tramite il culto della dea Natura, anche il popolo saggerà in maniera diretta la differenza tra le sgargianti versioni fumetto e la nera realtà che nascondono.

@ Alessandro Valente. Sulla asserita natura fantasiosa di input da Washington: Bevins V. The Jakarta Method. Washington’s anticommunist crusade and the mass murder program that shaped our world. Public Affairs 2020. Il libro è citato anche nel recente “Dietro tutte le trame” del già magistrato Tamburino.

E’ l’atteggiamento mentale di chi vuole ricondurre tutto a entità locali (v. “Il tolemaicismo politico”, sito menici60d15) e a fenomeni fumosi e indistinti, es. ad una mafia onnipotente, ad essere la forma moderna della versione classica degli inetti e corrotti che danno la colpa a entità diaboliche: “Gli amplissimi senatori…” (Manzoni). Chi sostiene ciò evita anche di riconoscere le miserabili responsabilità nazionali, a tutti i livelli: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about.” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy, 2002).

@ Aemilus Probus. L’omissione degli extraterrestri è voluta. Intanto, se ne occupa qui su Il Fatto un certo Bibolotti (affetto da una forma grave di complottismo, mi chiedo se questa incredibile rubrica de Il Fatto sugli UFO non sia volta a creare spiegazioni ad usum delphini per oggetti volanti non identificati tipo i droni; oltre che stimolare superstizione e oscurantismo). Soprattutto, gli extraterrestri non c’entrano, perché arretrano intimiditi, preferendo tuffarsi in un buco nero, al pensiero di dovere affrontare gente come i viddani, Scarpuzzedda, Nano feroce, Pasquale ‘o animale etc. che lei, con tanti illustri magistrati, forze di polizia, commentatori, mi insegnate essere la materia più pericolosa dell’universo; Mazinga e c. gli spicciano casa. Quelli che mettono il mondo a ferro e fuoco col Jakarta method gli lavano la macchina. Per non parlare di prefetti, questori, comandanti provinciali dei CC, procuratori della Repubblica, sindaci, etc. la cui vista fa rifugiare in un universo parallelo i più incredibili mostri alieni; essendo, quando arrivano gli ordini di puppetmaster sovranazionali – dalla Lombardia alla Calabria posso testimoniare – tosti quanto la mozzarella di bufala e Italiani come i Gurka. Mi correggo, tosti come i Gurka e Italiani come la mozzarella di bufala.

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17 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino, declassificati i dispacci segreti della diplomazia Usa: le responsabilità della politica e i soldi investiti da Cosa nostra a Nord”

CENSURATO

“Il fatto positivo per gli americani è che si coglie nel Paese un “nuovo SUSSULTO DELLA GENTE CONTRO LA MAFIA, simile a quello che negli anni SETTANTA […] CONTRO LE BRIGATE ROSSE“. Altro segnale positivo [è che la mafia] “non viene più valutata come un normale aspetto del vivere civile”. La mafia è diventata un CORPO SOCIALE ESTRANEO, una “cosa a parte”, una “piovra”“.

I boati sanguinosi che accompagnarono il cambio di repubblica – nella direzione voluta dagli USA – segnarono la conversione da “la mafia non esiste” a “la mafia delle cosche e ndrine è onnipotente”. La mafia come terrificante corpo estraneo dal quale lo Stato ci protegge ha permesso di lasciare libere, a favore del business liberista, le due fonti delle pratiche mafiose: la cultura mafiosa endogena che storicamente pervade la nazione – che si manifesta anche nelle vessazioni istituzionali, e nella mafia passiva cioè l’accettazione culturale della legge del più forte – e i sistemi di importazione che i poteri che controllano il Paese fanno applicare ai referenti locali, di consumata esperienza, per i loro disegni. La “metamafia”, la partizione tra mafia diabolica e poteri “buoni” ai quali sottomettersi per avere protezione – ottenuta avvalendosi di scellerati locali, come fu con le BR –facilita i taglieggiamenti ipomafiosi, la mafia a bassa intensità, applicati sia in proprio, sia a favore dei padroni esteri; ed è un alibi alla passività nel subirli. Ha avuto grande successo, e i risultati si vedono.

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17 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Borsellino, declassificati i dispacci segreti della diplomazia Usa: le responsabilità della politica e i soldi investiti da Cosa nostra a Nord”

CENSURATO

“Il fatto positivo per gli americani è che si coglie nel Paese un “nuovo SUSSULTO DELLA GENTE CONTRO LA MAFIA, simile a quello che negli anni SETTANTA […] CONTRO LE BRIGATE ROSSE“. Altro segnale positivo [è che la mafia] “non viene più valutata come un normale aspetto del vivere civile”. La mafia è diventata un CORPO SOCIALE ESTRANEO, una “cosa a parte”, una “piovra”“.

I boati sanguinosi che accompagnarono il cambio di repubblica – nella direzione voluta dagli USA – segnarono la conversione da “la mafia non esiste” a “la mafia delle cosche e ndrine è onnipotente”. La mafia come terrificante corpo estraneo dal quale lo Stato ci protegge ha permesso di lasciare libere, a favore del business liberista, le due fonti delle pratiche mafiose: la cultura mafiosa endogena che storicamente pervade la nazione – che si manifesta anche nelle vessazioni istituzionali, e nella mafia passiva cioè l’accettazione culturale della legge del più forte – e i sistemi di importazione che i poteri che controllano il Paese fanno applicare ai referenti locali, di consumata esperienza, per i loro disegni. La “metamafia”, la partizione tra mafia diabolica e poteri “buoni” ai quali sottomettersi per avere protezione – ottenuta avvalendosi di scellerati locali, come fu con le BR –facilita i taglieggiamenti ipomafiosi, la mafia a bassa intensità, applicati sia in proprio, sia a favore dei padroni esteri; ed è un alibi alla passività nel subirli. Ha avuto grande successo, e i risultati si vedono.

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29 luglio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Draghi al Senato: “Tenere lontane le mafie dal Pnrr, onoriamo così memoria di Falcone e Borsellino”. Standing ovation da tutti i gruppi”

“Noo dell’anonima assassini.

Occhio, qui son tutti seri
C’è l’anonima banchieri”
(Fred Buscaglione)

Si dovrebbe dire “tenere lontani tutti i delinquenti e disonesti dalle risorse pubbliche”. E di mafia non si dovrebbe neppure parlare, perché avrebbe già dovuto essere annientata. Ma la mafia con le stragi del 1992 ha assunto proprio questa funzione applicata dal pdc banchiere, di perenne standard negativo rispetto al quale fare sembrare accettabili i predatori legalizzati. Che taglieggiano con la forza dello Stato. La mafia babau è un alibi anche per i pecoroni. Davanti alla bolletta di gas e luce raddoppiata, i prezzi gonfiati, i servizi pubblici dimezzati, il lavoro in forse, le prospettive fosche, l’italiano-pecora ringrazierà Draghi e il suo Parlamento per averlo salvato dal pizzo mafioso.

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CENSURATO

3 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. C. Caselli “Generale Dalla Chiesa: il mio ricordo a quarant’anni dalla strage di via Carini”

Credo che gli omicidi eccellenti abbiano avuto moventi multifattoriali: che siano stati commissionati tenendo conto di una molteplicità di fattori. Tra questi la necessità di selezionare la classe dirigente “compradora” tramite la quale governare il Paese a scapito dei suoi abitanti. La selezione avviene anche marcando come proibiti alcuni tipi umani tramite l’assassinio. L’attuale catalogo politico, che ricorda un atlante di funghi saprofiti, corrobora l’ipotesi.

Era un carabiniere che ci credeva davvero, ed era professionalmente abile. Per di più, con le parole che Caselli riporta sulla mafia che concede come favore ciò che è diritto delineava una singolare figura di generale quadrato e tosto che esprime critiche politiche centrate e nobili che potrebbero provenire da un Salvemini o un Danilo Dolci. (Quando la tendenza è all’opposto che le istituzioni mafiosamente concedano come favore ciò che è dovuto). Un guerriero che parla come un filosofo va bene per la Repubblica di Platone. Ciò può avere pesato, insieme ai fattori contingenti, per il pollice verso.

Questi crimini necessitano di una “location” adatta, attrezzata e conforme al copione ad usum delphini. Se si vuole eliminare un Dalla Chiesa il machiavello è mandarlo a Palermo e affidare il lavoro ai mafiosi. (Se si vuole un picco di letalità che inneschi e sostenga a livello internazionale una cascata di provvedimenti mostruosi giustificandoli in nome della salute, la Lombardia orientale è il posto giusto).

[Il commento è stato censurato, rimuovendolo, dopo essere rimasto visibile per almeno una giornata e avere ricevuto dei like. Probabilmente per l’ultima frase, sulla location in Lombardia orientale della “mini Wuhan”. V. Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale. Il classico lavoro di Wennberg, The Dartmouth Atlas of Health Care in the United States. Hanover, NH:Trustees of Darmouth College; 1998, mostra come contrariamente a quello che istintivamente si crede la medicina sia un determinante dell’incidenza registrata di malattia, e così di forti variazioni nell’incidenza locale (nella prassi per ragioni di profitto, tramite il meccanismo della “supplier-induced demand”). Mostra inoltre come sia comune il fenomeno di creazione di malattia da parte della medicina. Sia dichiarandone la presenza surrettiziamente, o ri-etichettando patologie diverse, sia materialmente, pilotando il decorso clinico con azioni e omissioni. Nozione tabù in generale, e tanto più nel caso della strage covid in Lombardia, che gode di coperture e di versioni di comodo non inferiori a quelle delle stragi siciliane.

Per altri miei commenti sul quarantennale dell’omicidio di Dalla Chiesa, v. La selezione avversa]

3 settembre 2022

Commento al post di S. Limiti “Carlo Alberto dalla Chiesa, nelle carte di Moro il segreto del suo assassinio”

Dalla Chiesa non era un agnellino né un ingenuo. Ma si trovò a giocare contro la sociopatia al potere. Che toccando i tasti giusti riuscì ad attirarlo a Palermo, e quindi alla portata dei mitra dei mafiosi; facendo così rientrare agli occhi del pubblico l’eliminazione nella narrazione “mafiocentrica”, la versione canonica che resa credibile dagli omicidi eclatanti accentrando l’attenzione su uno dei grandi poteri criminali lascia liberi di agire gli altri. Come i poteri che vollero la morte di Moro; e che oggi ci sacrificano ai loro interessi facendoci andare in malora.

Ambrosoli scrisse alla moglie che non lo avrebbero ucciso perché sarebbe stato un omicidio firmato. Enrico Mattei, l’opposto degli attuali traditori, procacciava nel mondo con magistrale abilità l’energia per l’Italia. La moglie lo sentiva piangere la notte per le minacce ricevute; deve essersi sentito rinfrancato dalla laurea honoris causa conferitagli da Stanford. Ma non fece tempo a ritirarla. Lo deve avere anche rassicurato la presenza di un passeggero americano sul suo aereo. Tutti e tre persone di grande valore, che non avendo la testa del farabutto erano svantaggiate nel confronto col Male vero, che unisce lo studio psicologico della vittima, l’inganno perfido, la finzione gelida, alla sanguinarietà bestiale. La dicotomia buoni/cattivi è spesso semplicistica, si sa. Ma si può usare al suo posto quella tra “l’inferno e chi non è inferno” (Calvino), che è robusta.

@ Basettoni. Ci sono colpe anche nel farsi colonizzare senza resistere, e anzi collaborando: “If overall responsibility for the strategy of tension rests with the United States, a great burden of guilt must be born by the Italians, without whose willing participation the country’s terrorist ordeal would never have come about” (Willan P. Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy.2002; il libro dà anche un quadro non agiografico su Dalla Chiesa e il suo assassinio). Si parla sempre di mafia, un po’ di corruzione, ma mai della terza testa del mostro, il tradimento delle classi dirigenti. Né dell’ignavia omertosa degli italiani, che ora avranno modo di meditare sulle conseguenze degli atti di guerra cui, presi solo dai loro affari immediati, hanno voltato le spalle, come l’eliminazione di un capitano d’industria come Mattei,di statisti come Moro e di tanti che volevano servire il Paese.

@ Basettoni. Si viene estromessi dal lavoro, e con esso dalla possibilità di incidere sulla società, non come il facoltoso avvocato Conte, dagli ambigui addentellati, catapultato a palazzo Chigi; ma scomparendo in silenzio mentre si viene mascariati. A lupara bianca. Senza clamore, senza che se ne accorga altri che quelli che vanno educati. Su direttive di oltreoceano, v. R. F. Kennedy jr, “The real Anthony Fauci”, 2021, sulle epurazioni implacabili, e sulle munifiche selezioni alla rovescia degli “esperti”, pro frode in campo biomedico. Tramite notabili di casa nostra. Del genere di quelli che misero in carcere Domenico Marotta. Facendo largo ai Ricciardi e catapultando ai vertici i Crisanti. “Piacerini” di politici e magistrati dalle conseguenze nefande: “Why are so many people dying? The endless butterflies effects of damaging policies”, Gruppo Hart, 5 set 2022.

La precisa ripartizione delle responsabilità tra i quisling e le persone comuni – con il clero storico gestore e catalizzatore dalla pratica di vendersi l’Italia – forse è il problema dell’uovo e la gallina. In ogni caso non si può sollevare da una cospicua quota di colpe l’italiano medio, che, uso servire i santi e fregare i suoi pari, ancora meglio se le due cose assieme, ascolterebbe con impaziente distacco il suo quadro di asservimento nazionale. Che lei ha tratteggiato usando l’accetta, con tagli di troppo e senza gli sfumati che lo rivestono. Ma non è certo campato in aria.

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13 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Comemnto al post di G. Pipitone “Lotta alla mafia ignorata da centrodestra e Azione. Il report: bene M5s, Sinistra, De Magistris. Il Pd? ‘Programma avanzato, Letta non ne parla’”

Sulla mafia i partiti politici esprimono una gamma di posizioni i cui poli sono: a) fare affari con la mafia, per ottenere soldi e voti. b) presentarsi come paladini contro la mafia di cosca, colpendola ma mantenendola in vita, per trarre da ciò una rendita di prestigio, credibilità, e soprattutto di ricompense per essere esecutori delle pratiche mafiose ordinate dai poteri forti, pratiche eseguite mentre si grida contro la mafia. Come il pizzo vaccinale, e l’epurazione dei medici contrari alle frode vaccinale. Mentre va crescendo il pizzo bollette. Questa seconda posizione, che usa la lotta alla mafia come diversivo e alibi, è particolarmente cara ai magistrati. Una terza posizione, che chiede non di “contrastare”, “parlare di”, “lottare” etc. ma di puntare risolutamente a eradicare la mafia, e cominciare a difendersi dalle altre forze predatorie, non è rappresentata, e viene attivamente repressa, more mafioso, con la piena collaborazione dell’antimafia appigionata.

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14 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “C’è un’agenda scolastica antimafiosa che piacerebbe molto a Libero Grassi”

Ottima l’agenda scolastica antimafiosa. Si potrebbe estendere la trovata e offrire anche un’agenda sugli abusi ai quali si viene sottoposti dal potere in nome di princìpi etici, come l’asserita lotta alla pandemia, i minori in particolare*. “La fattoria degli animali” di Orwell offre il modo di presentare in forma leggera quest’altra forma di educazione alla libertà e al rispetto di sé e degli altri. Personaggi come Napoleon, il maiale tiranno, o Squealer, il maiale ruffiano che “could turn black into white” e serve Napoleone coprendone le nefandezze, danno un modo lieve di parlare delle falsità e insidie che attendono i ragazzi nel mondo adulto. E che anzi sono penetrate nelle aule, complici o ignavi tanti degli adulti ai quali gli alunni sono affidati.

Un altro aspetto che alle superiori dovrebbe essere curato è correggere la falsa impressione, “scolastica” appunto, data dai corsi di scienze, che molte grandezze siano funzione di una sola variabile. Mentre nel modo reale, sia fisico che sociale, sono funzione di più variabili indipendenti. Così che si può essere buoni maestri rispetto alla variabile indipendente mafia e allo stesso tempo degli Squealer rispetto alla variabile indipendente del totalitarismo orwelliano tramite “emergenze”.

*Drawing parallels between Covid-19 restrictions & domestic abuse. Gruppo Hart, 11 mar 2022. – Masks do more harm than good. Ineffectual & psychologically malignant. Ib. 8 giu 2022.

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17 settembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “Marco Pantani, la commissione: “Mafia? La pista resta aperta. Sulla squalifica verità non soddisfacenti, ora Procura faccia chiarezza” “

“accanto al fabbricato un pozzo profondo, vigilato da quei tali eucaliptus, offriva muto i vari servizi dei quali era capace: sapeva far da piscina, da abbeveratoio, da carcere, da cimitero. Dissetava, propagava il tifo, custodiva cristiani sequestrati, occultava carogne di bestie e di uomini sinché si riducessero a levigatissimi scheletri anonimi. (Il Gattopardo).

“a giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti.” (I Promessi Sposi).

Nell’Italia odierna la mafia ha come il pozzo de Il Gattopardo molteplici funzioni. Anche questa, di occultare le reali responsabilità di crimini commessi su commissione tramite lo Stato, attribuendoli ad essa. Funzione di “pecora”, nel gergo criminale, che i criminali della mafia accettano, come indica il loro utilizzo come manovalanza in omicidi eccellenti. Morra, l’antimafia amico dei Cavalieri del Santo Sepolcro*, la congrega implicata in sanguinose trame piduiste e mafiose ai tempi nei quali ne faceva parte Bruno Contrada, rappresenta bene un’antimafia adatta a queste operazioni.

Vedi: Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico.

* Il Manifesto 25 feb 2016. “Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche”.

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1 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Marfella “Campania, inquinamento e alunni con disabilità: sempre più richieste di sostegno. Facciamo qualcosa”

Camorristi e inquinatori hanno in comune una funzione analoga a quella del battitore di selvaggina: l’interpretare sé stessi e ringhiare per spingere il popolo, spaventandolo, nelle fauci dei “buoni”. “Buoni” che depredano coloro che credono di trovare in loro giustizia e rifugio. La mafia di cosca legittima la mafia di Stato. La lotta al pizzo ai bottegai legittima il pizzo legalizzato in bolletta. Chi specula e avvelena con l’inquinamento spinge verso le frodi biomediche istituzionalizzate, es. le sovradiagnosi, spaventando il pubblico e addossandosi – solo mediaticamente – l’intera colpa di incrementi di incidenza costruiti in larga parte dal business biomedico nel silenzio e nella collaborazione dei “pro ambiente” col camice, con la toga, con la tonaca.

L’inquinamento è sempre più alibi a frodi e sfruttamento. La morbidità da pizzo legale è accuratamente ignorata. Es.: Cost of living is directly harming child health, pediatricians warn. BMJ, 22 set 2022.

I camorristi e i “buoni” hanno in comune l’eccezionalismo. Io sono il leone, dice lo sciacallo camorrista. Gli incrementi di incidenza non possono essere che dovuti all’inquinamento, noi siamo “lascienza” (tutto attaccato) e quindi esentati dal produrre evidenze consistenti e dal verificare gli altri fattori, dicono quelli che aiutano il business biomedico che ci ha dato il covid potenziato fino a farne una peste e che ora darà incrementi reali di morbidità collaborando col pizzo in bolletta.

@ Bellarmix. Rising cost of living is damaging People’s health, says Royal College. BMJ, 2022. 377: o1231. – Fuel poverty is intimately linked to poor health. BMJ, 2022. 376: o606. “Senza senso” per un troll embedded che “makes a living” servendo il sistema di spoliazione del Paese; per i fiancheggiatori del pizzo in bolletta e del pizzo alla cassa.

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4 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Lanaro “Cafiero de Raho, primo ingresso alla Camera da deputato M5s: “Il mio primo impegno? Va sanata l’incertezza sull’ergastolo ostativo””

Il neo parlamentare che nell’ottobre 2022 si fa intervistare davanti al retro di Montecitorio ben mascherinato, dando con questo inchino il buon esempio ai cittadini, è De Raho, importante figura della lotta perenne a una mafia perenne; ora, non sorprende, propagandista del degrado perenne* in nome di un’epidemia perenne.

Poco prima di essere eletto ha detto “proteggeremo i cittadini dalla ndrangheta”. Io non voglio la protezione dai “protettori” della ndrangheta. Voglio che la mafia non sia elevata a entità ontologica, e sia eliminata. Voglio essere difeso da tutte le forme di predazione, dal pizzo in bolletta come dal pizzo chiesto da tangheri porta a porta. Mentre l’antimafia stabile complementare alla mafia fissa è un alibi e diversivo per servire altre mafie, quelle del jab for job, delle epidemie gonfiate e del pizzo in bolletta. L’alleggerimento dell’ergastolo ostativo va nella direzione di proseguire il sistema di controllo e sfruttamento mafia-antimafia proprio dell’Italia; prosecuzione sulla quale sono tutti d’accordo.

Medici e scienziati di altri paesi, di una pasta diversa di quelli mostrati sui media, chiedono che la politica sanitaria abbia come obiettivo la salute complessiva, invece di concentrarsi su una singola malattia, oggi il covid: anche la “lotta” limitata alla mafia di ndrina, cosca etc. è un modo obliquo per servire il male.

*Masks do more harm than good. Ineffectual and psychologically malignant. Gruppo Hart, 8 giugno 2022.

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13 ottobre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Gratteri: “Il ‘governo dei migliori’ ha fatto disastri sul piano del contrasto alle mafie. Improcedibilità? Legge terribile votata da tutti””

Fanno bene i magistrati e gli altri che si oppongono alle franchigie pro-crimine. Ma sul pizzo in bolletta, sul pizzo alla cassa, sul pizzo in busta paga, sul pizzo sull’F24, sul pizzo alla pompa, sul ricatto mafioso per l’inoculo di farmaci pericolosi, sul “partecipare” alla guerra del Bene contro il Male come scudi umani e cedendo i nostri averi ai pescecani che ingrassano con la guerra, il blocco della classe dirigente è d’accordo. Forse i paesini del meridione generano mafiosi così sovrumani che anche supermagistrati come Gratteri e simili non bastano. Come nei manga, ci vorrebbero ipermagistrati, che dicessero che la mafia è una ferita che sanguina e anemizza oltre che in sé anche per le forme di grande predazione legalizzata alle quali fa da alibi e diversivo. Che la lotta alla mafia cronicizzata fa comodo, legittimando una classe politica e dirigente zelenskista, che vende il Paese e i cittadini a interessi esteri. Che le roboanti invettive contro i diabolici supercattivi che tramano nell’ombra offrono un modo elegante – basta annuire e applaudire – per stare zitti e muti mentre viene svaligiata la propria casa, alla luce del sole, tramite il potere legale. Ci vorrebbero, in carenza di cittadini che lo pretendano, uomini dello Stato megagalattici che si adoperassero per farla finita con la mafia, eliminandola, togliendo così agli altri predoni lo strumento della mafia e cominciando quindi a contrastarli, invece di servirli.

@ testadimaglio. Nella società dello spettacolo la mafia e la lotta alla mafia raccontate al popolo sono già un fumetto, con sangue e soldi veri. A guadagnarci sono quelli che lo scrivono e lo colorano. Per trarne un videogame occorrono doti particolari. Bisogna rivolgersi ad esperti, come la zia di Calenda, Francesca Comencini, la regista di Gomorra, alla quale va riconosciuta una certa abilità nel confezionare fumettoni deliranti sulla mafia onnipotente che rassicurino nelle loro credenze i testadimaglio. Io trovo più interessante cercare di comprendere come degli adulti possano sciropparsi questi manga mentre si lasciano docilmente tosare.

@ testadimaglio. Lei non mi deve assicurare nulla. Ognuno ha le sue opinioni. Lei percepisce come un soggetto da videogame la mia descrizione della versione ufficiale come versione fumettistica di comodo. I rimescolamenti di realtà e teatro provocano turbamento; ciò forse spiega la sua reazione. Uno dei problemi con la mafia è l’eccesso di letterarietà, il profluvio di interpretazioni estetiche, mentre aspetti fondamentali e “non così difficili” (Pasolini) restano a secco. Forse sarebbe meglio non si addentrasse in trame pirandelliane. E guardasse al mondo reale. I concetti di alibi, di diversione, di quinta colonna, di “wagging the dog” non sono così fantasiosi. E’ invece fantasiosa, soprattutto nelle attuali circostanze, la reductio ad mafiam dei mali d’Italia.

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25 ottobre 2022

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Comemnto al post di L. Musolino “Lisa Gabriele, il gip: “Legami ed infiltrazioni massoniche nella vicenda”. L’ex poliziotto arrestato coperto e aiutato a sviare le indagini”

“E’ stato poi minacciato [un investigatore privato] tanto che ha dovuto lasciare le indagini dicendo ai familiari di Lisa di lasciare perdere pure loro perché Abate era protetto sia dalla malavita che dalla polizia”. Ho già scritto anni fa di accoppiate analoghe. Appare essere una tattica di persuasione* dei quadri massonici di quelle parti – con i loro sodali clericali – fare arrivare, ripetutamente, avvertimenti a doppio messaggero: da parte sia di soggetti condannati per ndrangheta, o con la nomea di “nu’ mafiusu”, sia di soggetti in divisa. Impastato vedeva i mafiosi di Cinisi essere in rapporti di vicinanza coi carabinieri*. Per chi è di intralcio a certi affari vengono ancora oggi allestiti siparietti del genere.

*Dickie J. Cosa nostra. Storia della mafia siciliana. Laterza, 2005. “Non si può avere fiducia nelle istituzioni quando si vedono i mafiosi a braccetto con i carabinieri”. Testimonianza del fratello.

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30 ottobre 2022

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Commento al post di P. Frosina “Giuseppe Mangialavori, l’aspirante sottosegretario indicato da Fi che Meloni non vuole: il suo nome è citato in due indagini di ‘ndrangheta”

Nel 2020 in risposta a un abuso gratuito e deliberato ho inviato in dono alla giunta comunale di una importante città della Calabria due libri, su senologia e sul crimine organizzato in medicina*. Commentando sui legami tra “crimine senologico” alto e ndrangheta, illustravo come il sostegno al business senologico internazionale sia una garanzia per il malaffare tradizionale. Naturalmente, dopo essersi reinsediata essendo stata sciolta per mafia, l’amministrazione ha fatto in modo di farmela pagare, con ulteriori abusi, vessazioni e beceri atti di dileggio, incurante che il fatto fosse stato segnalato alla magistratura.

Un senologo con contatti di “ndd” – natura da determinare – con la ndrangheta dovrebbe essere persona da non privilegiare per incarichi di governo. Ma sull’abbassamento verso Sud della “linea del mammografo” sono tutti d’accordo, destra, sinistra, mafia, antimafia, teleluminari, preti, massoni, alte cariche, opinionisti, etc; e come mostra la mia piccola esperienza personale queste apparentemente improbabili combinazioni tra carcinoma della mammella, punciuti e sottobosco ipomafioso hanno una logica e sono altamente proficue per i contraenti. Non lo sono affatto per le donne e i pazienti*.

*Gotzsche P. Mammography screening. Truth, lies and controversy. Radcliffe, 2012. Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.

La mattina dopo. Con l’insediamento di Piantedosi al posto della Lamorgese c’è stato un forte incremento di automobilisti sbadati e sventati che sembra ti vengano addosso e poi ti evitano all’ultimo. Il fenomeno, che appare avere un’associazione con quanto posto su internet, si era ridotto da quando, costretto, giro con una body cam. Qui il luogo è la cascina Breda di “Casa di Dio”, a fianco della Poliambulanza delle Suore ancelle. Legata alla curia vescovile, come altri pii luoghi a Brescia dove quando passo posso prevedere che verrò puntato da automezzi o farò comunque incontri sgradevoli. Lo stesso giorno del post su mafia, antimafia e linea del mammografo avevo postato un altro commento sulla confluenza di mafia e antimafia quando sono in gioco gli affari dei poteri forti:

29 ottobre 2022

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Commento al post di S. Bauducco “Tetto al contante, Dalla Chiesa: “In altri Paesi Ue non esiste? Loro non hanno la mafia in casa, in Italia servono contromisure””

L’uso del contante facilita mafiosi, evasori e tangentari perché non ci sono misure adeguate contro mafiosi, evasori e tangentari. Invece di abbattere mafia, evasione e corruzione si vuole che la soluzione – di limitata efficacia secondo esperti – sia quella di togliere al cittadino il diritto elementare dell’impiego fisico del proprio denaro obbligandolo di fatto a consegnare i suoi soldi in custodia nelle mani adunche della finanza*. Che è responsabile di gravi forme di sfruttamento, oltre che di collusioni con mafiosi, evasori e tangentari, coi quali condivide un’indole parassitaria. Così la mafia fa da spauracchio e alibi per spingere la gente comune in bocca agli insaziabili poteri forti, ai quali è collegata.

E’ un modo elegante per vivere comodamente a spese altrui, servendo i poteri forti e i loro crimini, anche quello dell’antimafia che altera le proporzioni, occupandosi invece che dell’eradicazione della mafia di ingigantirne la rappresentazione, rimpicciolendo quella delle varie forme di grande criminalità economica legalizzata; quelle che possono imporre in Italia il pizzo del jab for job o il pizzo in bolletta. Come nel celebre disegno di Steinberg “A Parochial New Yorker’s view of the world”, con la mafia al posto di Manhattan nel panorama della grande criminalità parassitaria.

*B. Scienza. Viva i contanti. Le banche li attaccano solo per guadagnarci: l’evasione non c’entra. Convengono e sono sicuri. 2021.

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18 novembre 2022

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Commento al post di S. Limiti “Massoneria, la relazione dell’Antimafia: “La legge scritta dopo la scoperta della P2 è inadeguata, servono nuove norme””

“Mi ha dotato di sette cose belle.” “E quali sono?” “Omertà, fedeltà, politica, falsa politica, carta e penna, coltello, rasoio.” (Sull’iniziazione ndranghetista. Da “Il previtocciolo”, Feltrinelli 1971; di Don Luca Asprea, un prete di Oppido Mamertina). A proposito di falsa politica, di fumo negli occhi, sui rapporti tra massoneria e ndrangheta (decenni fa le due parole erano sinonimi in Calabria) sarebbe un passo avanti se la commissione antimafia non avesse a capo uno che come Morra sia promotore di massoni; e di Cavalieri del Santo Sepolcro*, l’organizzazione paramassonica che ricorre in tante descrizioni: banca Rasini, banda della Magliana, Bruno Contrada e il conte Cassina, Marcinkus, Gelli e altri massoni, il notabilato palermitano dei tempi dell’uccisione di Insalaco, imprese negative di magistrati, carabinieri, questori, etc. Ma l’attuale antimafia tende ad includere, in osservanza di un precetto base della cultura politica italiana, che foggiata dal clero considera poco cristiano separare, porre limiti netti e contrapposizioni assolute tra poteri, ma li vuole affratellati dietro alle sceneggiate di facciata.

* Il grillino massone candidato a Cosenza tra le polemiche. Il Manifesto, 26 feb 2016.

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2 gennaio 2022

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Commento al post di A. Leccese “Foggia, la domanda di giustizia è frustrata. Come si può sperare che credano nelle istituzioni?”

La lotta alla mafia di cosca è il grande alibi per la collusione con la mafia dei poteri forti. Per polizia e magistrati non meno che per i politici. E’ un alibi anche per i cittadini, che possono fingere che a opprimerli ci sia solo la criminalità da telefilm che vedono perlopiù in tv. Non quella che non spara ma determina le loro condizioni di vita, lavorative, economiche, di salute; dalla quale accettano senza fiatare taglieggiamenti e vessazioni. E’ inoltre un ricatto morale per conservare legittimità: se non sei con le istituzioni – che ti vendono ai poteri forti – sei con la mafia. Una situazione simboleggiata da una CGIL che a Foggia chiama a raccolta dietro alla sua bandiera contro la mafia e intanto produce per Strasburgo figure come Panzeri. Panzeri, “sindacalista in missione nell’Europa della politica” (L’Unità, 1 mag 2004) a detta di esperti rappresenta più la routine, svelata per qualche motivo, che un’eccezione.

Non meritano fiducia istituzioni che dopo quanto accaduto con le mafie classiche permettono che ne sorgano altre ancora invece di stroncarle sul nascere con la massima energia. Come invece fanno per il dissenso democratico alla grande criminalità economica che servono. Fa comodo alimentare la mafia perpetua, per occuparsene lasciando sguarniti gli altri fronti. Il sistema mafia-antimafia andrebbe riconosciuto come un dispositivo permanente di potere e di sfruttamento.

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24 febbraio 2023

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Commento al post di D. Mattiello “Maurizio Costanzo sarebbe dovuto morire 30 anni fa. La sua colpa? Aver sputtanato la mafia in tv”

I fumetti dell’antimafia di mondo spesso coprono garbugli non limpidi, sui quali resta da fare chiarezza:

“… Costanzo, all’epoca impegnato in trasmissioni che contrastavano i messaggi mafiosi. Lui rimane illeso. Qualche ora dopo una telefonata anonima rivendica l’attentato a nome della «Falange armata». Mi chiedo se a questo punto non si possa cogliere una firma massonica nella famosa intervista fatta da Costanzo a Gelli il 5 ottobre 1980, 4 in cui il Venerabile aveva indicato l’antica presenza, nelle proprie file, del magico Cagliostro”.(Palermo C. La Bestia 2020).

“I palazzi intorno vennero gravemente danneggiati. Costanzo e De Filippi, in auto, sotto choc, rimasero illesi. A teatro quella sera a seguire il Maurizio Costanzo Show tra il pubblico c’erano anche Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano. L’esplosivo utilizzato per l’occasione, un mix di tritolo, T4, pentrite e nitroglicerina, infilato in una vettura parcheggiata, era lo stesso portato a via D’Amelio un anno prima. Quell’attentato aveva poco a che fare con Costanzo. Molto, invece, con il traffico di armi gestito clandestinamente dal Sismi. Via Fauro era satura di società dei servizi che si occupavano di armi. Un civico appresso all’altro, un piano appresso all’altro, un appartamento appresso all’altro. Non ci furono morti perché non ci dovevano essere. Quel botto era un messaggio molto chiaro, ovviamente per chi era dentro a “Italy Project” “. (Fracassi F. Pentimella Testa P. The Italy project 2022).

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26 febbraio 2023

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Commento al post “Domenica In, Maria Falcone: “Volevo dire grazie a Maurizio Costanzo, nessuno si rende conto di quello che ha fatto nella lotta contro la mafia””

“… nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni ’62-’63, gli organismi responsabili e i mezzi d’informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno mafioso” (G. Falcone). Invece dopo, e soprattutto con la caduta del Muro, la mafia è divenuta spettacolo; e la lotta alla mafia di cosca è divenuta il grande alibi per la mafia di Stato. Credo che tra le multiple finalità delle stragi di Capaci e via D’Amelio vi fosse anche questa. Costanzo il piduista ha contribuito alla spettacolarizzazione della mafia e all’uso della lotta alla mafia come paravento sacralizzante per il piduismo, la mafia di Stato, che ha portato al declino della Seconda repubblica, e oggi sul ciglio del baratro; alla creazione di un carrozzone antimafia che prospera, e giudica scostumato chiedere l’eradicazione della mafia; e che si è unito a una compagine mediatica, anch’essa pro-potere come l’antimafia da salotto, che Costanzo ha grandemente contribuito a selezionare. Parce sepulto, bene ricordarne alcune qualità artistiche, ma ormai mancano solo i petali dall’elicottero. Davanti a questa gara di epicedi per la morte di un 84enne torna in mente “Nuntareggae più”, che cita Costanzo (di Rino Gaetano, che Costanzo non mancò di esibire in suo talk). L’interminabile passerella singhiozzante dei beneficiati da Costanzo mostra quanto e come sia selezionata e imbrigliata la comunicazione televisiva.

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27 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Sentenza Trattativa, gli imputati esultano. Mori: “Sempre convinto della mia innocenza”. Ingroia: “Lo Stato si autoassolve””

Mori: sono un carabiniere; i carabinieri scoprono i reati; ergo se fossi stato colpevole me ne sarei accorto; ovvero non risultandomi di essere colpevole, sono innocente. Anche i magistrati praticano deroghe da barzelletta al “nemo judex in causa sua” davanti agli uccisi coi quali dal dopoguerra i nostri padroni tramite il personale istituzionale pilotano il Paese. Hanno affidato a Crisanti, Imperial College, fonte riconosciuta di disinformazione istituzionale catastrofista, la perizia sulla strage covid. Col risultato che lo Stato fa mostra di processare sé stesso, ma accusandosi di non essere stato sufficientemente scattante nell’eseguire le direttive dei poteri sovranazionali. I cui ordini – quelli reali – invece di fatto ha eseguito, come fa dal 1947, Portella. Occorreva una catasta di cadaveri per innescare l’operazione covid a livello internazionale. I morti per le telecamere sono stati forniti dalla Lombardia, con il pecoronesco applicare cure e misure mediche inconsulte*. Il procedimento posticcio non solo copre le responsabilità vere: col suo falso messaggio favorisce rese e crolli ancor più nefasti** dei compromessi e collusioni sulla mafia. Una “trattativa” Stato-Big Pharma sulla quale sono tutti d’accordo.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
**Should the UK sign up to the proposed WHO Pandemic Preparedness Treaty? Gruppo Hart, 24 apr 2023. – Amendments to WHO’s International Health Regulations: An Annotated Guide. D. Bell, 1 feb 2023.

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29 aprile 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Borsellino “Trattativa Stato-mafia, per noi familiari delle vittime quegli imputati non sono eroi”

Massimo rispetto per i familiari delle vittime. Commento le loro posizioni solo nella dimensione pubblica delle stragi. Né conosco a fondo i fatti. Però osservo, in ambiti che conosco abbastanza bene, che istituzioni, forze di polizia, PA, magistratura, e purtroppo anche la società civile premono per spiegare in termini nazionali, endogeni, atti criminali imposti da fuori. Dei quali i responsabili italiani sono solo esecutori; figure non diaboliche ma miserabili. Lo chiamo “tolemaicismo”: il modello geocentrico riusciva a rappresentare il moto dei pianeti, ma a costo di contorsioni acrobatiche*. La riduzione forzata al livello nazionale genera labirinti di specchi che tengono al sicuro il male. Es. si additano soggetti che hanno responsabilità vere, ma con accuse distorte; fino al grottesco**. Se si vuole la verità, in un ambito dove il coraggio non si spreca, bisogna, incuranti dei don Abbondio che strillano al complottismo, considerare un modello copernicano, dove gli esecutori sono delinquenza locale protetta, e i “deviati” sono ruffiani al servizio del “motore primo”. Che è dato dai poteri sovranazionali dalla massa molto più grande che impongono la rotta al Paese; anche con la violenza, con la quale inoltre selezionano la classe dirigente eliminando esemplarmente i tipi umani di valore ed elevando i mediocri e i debosciati, fino a farne modelli da imitare.

*Il tolemaicismo politico.
**Il vero piano pandemico, rispettato, in Lombardia orientale nel 2020.

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8 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Frequente ““La lotta alla criminalità organizzata dev’essere la priorità dei partiti politici”: le parole del direttore di WikiMafia” “

“Le mafie sono un pericolo per la libertà, la democrazia e i valori che sancisce l’unione europea”.

Nel Buon Governo non si permette che la lotta criminalità organizzata divenga una priorità. Le mafie vengono represse al punto di farle scomparire, o comunque di farne un fenomeno secondario. Ci si rende così liberi di occuparsi di altre minacce, come quelle dei poteri finanziari che stanno attentando con successo ai diritti, alla salute, alla vita normale dei cittadini.

Nel Cattivo Governo si lascia che le mafie crescano, e divengano perenni. Le si usa come spauracchio, per ottenere legittimità e consenso; come diversivo e paravento, per lasciare indisturbati i poteri forti, e servirli, a danno dei cittadini; come capro espiatorio per attribuire a loro tutte la responsabilità della decadenza di “libertà, democrazia e valori”. Si crea un’industria dell’antimafia, col saprofitismo etico su chi la mafia l’ha combattuta davvero ed è stato per questo esemplarmente eliminato. Non sorprende che di tanto in tanto questa corporazione antimafia venga trovata a svaligiare la cassa, e che pratichi metodi culturalmente mafiosi.

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17 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “A Palermo il corteo alternativo di Cgil e delle associazioni per ricordare Falcone: “Basta con le passerelle e col silenzio di Stato sulle stragi””

CGIL e altri garantiti, e Dell’Utri e affiliati, duellano in pubblico ma dietro le scene servono entrambi i mandanti sovranazionali di quelle stragi. Ed entrambi si avvalgono della rigenerazione della verginità (Pasolini) ottenuta con le assidue processioni e gare canore sulle stragi. La differenza è nei modi. La destra, con le sue contiguità con la mafia, vuole mantenere una quota di autonomia predatoria. I sinistri sono per l’abbandono totale, vedi la CGIL, un “sindacato” che tra le varie infedeltà verso chi dice di rappresentare è arrivata a sostenere il vile ricatto sul lavoro per l’inoculazione di massa inutile e dannosa. Un ricatto arcimafioso.

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23 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Strage di Capaci, Mattarella: “Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che la mafia è un cancro che può essere sconfitto””

Caponnetto subito dopo via D’Amelio disse, comprensibilmente, “E’ tutto finito”. E lui era il degno successore di Chinnici. Figuriamoci “l’insegnamento” che ne ha tratto il resto sulle conseguenze del fare sul serio contro la mafia. Melillo, capo dell’antimafia, definisce “illusorio” pensare di sconfiggerla. Gratteri ha confutato l’affermazione di Falcone sulla natura contingente della mafia in quanto fenomeno umano, sostenendo che potrà esistere fino all’ultimo uomo sulla Terra. Falcone, Borsellino e gli altri sono stati uccisi anche in quanto isolati, dato il loro valore, rispetto alla media dei colleghi e della classe dirigente. Non caduti di una falange compatta ma eccezioni epurate esemplarmente. Questi assassinii, queste pugnalate alla nazione avrebbero dovuto spingere ad una “delenda mafia”. Invece se ne è fatta una entità ontologica, fonte di comode prebende per chi sta al gioco. Il quadro con la mafia di cosca come il drago e l’antimafia come paladino dei cittadini stabilizza un apparato dirigenziale che è al servizio degli stessi poteri che controllano la mafia e le conferiscono forza. Pasolini ce lo spiegò che le bombe servono anche a rifare verginità. Queste “giornate della ricrescita” sui sanguinosi tradimenti dei decenni precedenti favoriscono la conduzione dei sanguinosi tradimenti odierni. “Maschere comiche vagamente imbrattate di sangue” (Pasolini).

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27 maggio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Per le stragi di mafia ancora oggi paghiamo un prezzo. Ma i mafiosi ricevettero il conto più alto”

Il prezzo della farsa sanguinosa dei mafiosi samurai invincibili lo paga il popolo italiano, che l’ha accettata con superficialità e scarsa consapevolezza civica. E’ invece redditizia per voi classe dirigente, che l’animate e l’usate come un paravento dietro al quale servire vilmente, a danno del popolo, gli stessi poteri che hanno ordinato le stragi. La criminalità mafiosa è stata messa a fare il barbacane, il rivellino del castello dei poteri forti le cui mura devono essere lasciate intoccabili. Una fortificazione che i nostri “condottieri” hanno interesse a non superare mentre vi inscenano una battaglia senza fine, essendo d’accordo col castellano.

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8 giugno 2023

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Commento al post di A. Sofia “‘L’estate del golpe’, il libro sull’attentato a Rumor e i piani della destra eversiva. Scarpinato: “Meloni figlia di cultura che avversò Costituzione””

Lo Stato italiano e la classe dirigente nel 2020 hanno fornito tramite iatrogenesi* la strage per fare figurare falsamente** il covid come un flagello senza precedenti e altamente letale, e innescare così nel mondo la reazione a catena delle “misure”, che da noi fanno liberamente strame non solo della Costituzione, ma dei suoi presupposti. Ricostruzioni come quelle della Limiti e gli interventi di Scarpinato sono utili mostrando l’expertise di terrorismo eversivo su commissione che ha contribuito a far assegnare al ventre molle dell’Europa questo compito nel 2020. E mostrano la Rosa dei Venti a tre punte, la bussola a tre punti cardinali della società civile: con Est e Ovest fasci e compagni, e Sud mafia. Il Nord, i padroni sovranazionali, è tolto o sbiadito. Quando andrebbe riconosciuto l’asservimento bipartisan. E quello della magistratura; che sulla strage covid del 2020 sta facendo come se si fosse trovato un cadavere depezzato in una valigia, e si accusasse il proprietario della valigia, trovato con in mano una mannaia macchiata del sangue della vittima; ma lo si accusasse di istigazione al suicidio. E poi lo si assolvesse da questa accusa, e con essa da ogni altra responsabilità. Postfasci e sinistra fellona d’accordo. A proposito di depistaggi e deviazioni sull’eversione.

*Lo knock-on della strage covid in Lombardia orientale.
**Querying the existence of a covid ‘pandemic’. Hart, 6 giu 2023.

@ Gianni53. Ai fattori extraterrestri ci pensa l’ufficialità coi suoi volenterosi troll. Es. una magistratura che vuole la medaglia perché ancora conduce procedimenti su stragi avvenute es. nel 1974, cioè più vicine nel tempo alla fine della II guerra mondiale (29 anni) che ai nostri giorni (49 anni). Un effetto relativistico di rallentamento del tempo? La stessa descrizione del covid, alla quale la magistratura ha dato un contributo fondamentale, ha un carattere marziano: Paul E et al. COVID-19: an ‘extraterrestrial’ disease? International Journal of Infectious Diseases, 2021.

Per di più penso che il covid come lab-leak sia una bufala da fumetto per rappresentarne il carattere di minaccia terribile. E’ stato osservato che quest’altra storiella ha a che fare proprio con la strage in Lombardia: Engler J The Lombardy analysis, 2022.

Per me a sparare balle assurde da B-movie, i terroristi samurai invincibili, la mafia eterna, ora il covid dio del vulcano che stermina se non gli si sacrificano normalità e civiltà, sono quelli per conto dei quali i troll dileggiano la dissidenza. Con la differenza che sulla base delle balle ufficiali si straccia la Costituzione, si impongono leggi paranoiche e distruttive, si genera malattia, si emettono sentenze rigorose. Rigorose nell’applicare le idee di don Abbondio sullo stare al mondo e sui propri doveri.

@ Gianni53. Non “credo”, ma so che si sono “armadi ben chiusi e protetti” pieni non solo di scheletri pluridecennali, ma di cadaveri recenti, ancora in decomposizione. A voi piacciono solo i vostri fumetti. Eppure deve essere proprio un caso di contrazione del tempo, di uffici giudiziari che volano a velocità prossime a quelle della luce, se si ignora il mezzo secolo finora trascorso qui sulla Terra senza che si sia concluso il procedimento giudiziario su una strage terroristica in piazza. Mentre gli stessi uffici giudiziari che presentano ciò come un merito hanno steso le loro cappe nere a coprire i meccanismi e le responsabilità della inqualificabile strage covid del 2020. Ma come dubitare di una magistratura che può vantare appoggi del genere di questi suoi interventi.

@ Gianni53. Ai tempi del salasso c’era chi accusava i colleghi di uccidere i pazienti salassandoli troppo poco. Speranza e Conte sono stati prosciolti da colpe che non hanno. E’ l’accusa ad essere colpevole, di alimentare una narrazione covid falsa; che ha usato forme di omicidio come strumento di persuasione; come ai tempi delle stragi palesi dei decenni passati; ma in forme nuove. E colpevole di depistare allo stesso tempo dalle colpe vere. Una certa raffinatezza mentale, a proposito di stragi. Messa in atto grazie alla scarsa consistenza del contrasto giudiziario.

Con tutto il loro potere relativo, Speranza e Conte sono dei pupi. Così come appaiono mossi da fili magistrati che affidano la ricostruzione a Crisanti, che è come affidare la ricerca di Messina Denaro a Tumbarello (questi realmente consulente dei magistrati). E gli altri magistrati che nel coprire le responsabilità indicibili, quelle vere, paragonano il covid alla Spagnola del 1918. Un paragone da rivista femminile economica; mentre sul piano tecnico la comparazione è valida in quanto evidenzia differenze radicali, e le crasse manipolazioni, non attribuibili a buona fede, tramite le quali si sono forniti i morti che servivano. C’è una buona letteratura a riguardo. Es: Fauci .. coauthored a study confessing that virtually all of the “influenza” casualties in 1918 did not actually die from flu but from bacterial pneumonia ..today easily treated with antibiotics unavailable in 1918.

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16 giugno 2023

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Commento al post di G. Pipitone “Macelleria Palermo, dalla guerra di mafia all’omicidio Lima: in mostra le foto della città dei 100 morti ammazzati l’anno – Gallery”

Avendo eseguito autopsie di pazienti penso che se la gente potesse vedere gli effetti devastanti che può avere sul corpo la medicina commerciale cambierebbe il suo atteggiamento fideistico. L’esibizione di questi morti ammazzati decenni fa ricorda cosa può fare la mafia, e questo è un bene. Ma suscitando timore porta ad affidarsi ai “protettori” dalla mafia, che forti di questo consenso ci vendono a mafie maggiori non meno sanguinarie. I morti in nome del covid*, i morti torturati, ottenuti intubando senza necessità e lasciando sviluppare polmoniti batteriche, i morti di inedia, di abbandono, di fame e di sete ** nelle RSA, morti soli, come murati vivi, non vengono mostrati. E si sono distrutte le informazioni, in una sorta di lupara bianca, perché si sono pretestuosamente evitate le autopsie.

La mafia di cosca serve anche a creare un diversivo e uno spauracchio per l’esercizio della mafia di Stato. L’Italia ha primeggiato nei morti covid*** – e nei ricatti mafiosi per gli inoculi – dato un assetto che comprende anche l’antimafia delle poltrone e dei giri di soldi. Non si sente un’antimafia che chieda l’eliminazione della mafia, invece di prosperare martellando incessante il babau della mafia perenne.

* An autopsy of covid deaths. How much was virus versus response? Hart, 11 mar 2023.
** Covid-19: Neglect was one of biggest killers in care homes during pandemic, report finds. BMJ, 2021.
*** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.

@ NoVat. Il pulp mafioso, allontanando dalle mafie che ci riguardano direttamente, e che dovremmo fronteggiare, è rassicurante per tanti.

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19 luglio 2023

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Commento al post di G. Caselli “I morti di via D’Amelio credevano in un’Italia migliore: ora i legami tra mafia e politica non indignano più

Credo che i toni dolenti di Caselli siano appropriati a queste celebrazioni, che rappresentano la forma di riciclaggio etico che è spesso associata a depistaggi come quello di Via D’Amelio*. Falcone e Borsellino furono isolati, e fu così disegnato attorno a loro un bersaglio. Via D’Amelio dopo Capaci è l’equivalente di ciò che in medicina è detto “never event”, evento da crassa imperizia che non deve mai succedere (ma la perizia vi fu; purtroppo, la perizia del sicario su commissione). Seguirono i depistaggi, con l’apparente blackout cognitivo dei magistrati (c’è un interessante articolo su Il Fatto di oggi di G. Pipitone sul “nastro PA001202, lo scoop insabbiato”). Poi le assoluzioni per il depistaggio. Questo scempio è stato riciclato, tramite la retorica, in merito. Dietro al quale, dietro al fondale mafia onnipotente/antimafia eroica, si continuano a servire, oggi come allora, i mandanti sovranazionali**, mentre tra cortigiani ci si spintona sul modo di interpretare l’asservimento e la vendita del Paese***.

*I quattro livelli del depistaggio.

**Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

***Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratrura.

CENSURATO DOPO ESSERE STATO PUBBLICATO:

Gigi73: L’isolamento di Falcone e Borsellino fu messo in atto da magistrati i cui capifila hanno fatto fortuna dopo la loro morte, e in primis tra questi opportunisti troviamo proprio Caselli e Grasso. I giudici veramente scomodi per la mafia hanno fatto quasi tutti una brutta fine, gli altri, quelli che guardavano dall’altra parte, ormai sono vecchi e in pensione.

@ Gigi73: Tra le cose che ho apprezzato della diretta de Il Fatto (per me bisognerebbe rifuggire dal lirismo, e ricordare una figura alta come Borsellino chiedendo la distruzione della mafia, e riportando annualmente i progressi e i mancati progressi), l’avv. Repici che ha criticato le ricostruzioni di S. Lupo: anche a me, che non ho grandi conoscenze in materia, le ricostruzioni dello storico preferito da Mieli paiono dare autorevolezza ad una vulgata che chiamo “metamafiosa”, con lo Stato che ci “protegge” da “picciotti” che in realtà in buona parte evita di ingabbiare. La mafia di cosca per me deve la sua potenza all’essere strumento dei poteri sovranazionali. Direttamente, come gestore di traffici, e fornitore di servizi sporchi a partire dall’omicidio politico. Ma anche indirettamente: dopo la caduta del Muro è stata fatta divenire, soprattutto con le stragi del ‘92 , un babau e un alibi per ottenere consenso e legittimazione per una classe dirigente asservita agli stessi poteri che proteggono la mafia. Nella mia esperienza la magistratura causa sfaceli a favore della “mamma” atlantica come avvenne nel ’92 e in seguito; solo, in silenzio; come è l’uso… . Tra i danni della mafia andrebbe contato anche quello di fornire un “todos caballeros” a una magistratura dove sono tutt’altro che rari quelli che Borsellino chiamò “giuda”, e altre varietà non pregiate. Questo dovrebbe essere un motivo in più per eradicare la mafia di cosca, e invece è un motivo in più per mantenerla.

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31 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Berlusconi, la consigliera di FdI giustifica i rapporti di Dell’Utri con la mafia: “In Sicilia servono compromessi, tutti lo sanno” “

Insieme ai kayfabe nostalgici/antifascisti – mentre entrambi i “rivali” servono il fascismo dei banchieri – procede il kayfabe mafia/antimafia. L’espressione kayfabe in USA è tratta dal mondo del wrestling, dove il kayfabe è l’accordo sottobanco per inscenare una lotta furibonda che in realtà è spettacolo. “Il cancro più letale d’Italia” non è come grida Sinistra italiana la mafia, ma la vendita del Paese a poteri sovranazionali. Una vendita bipartisan, che ha la virulentazione della mafia, delinquenza protetta, tra le conseguenze. La lotta alla mafia copre il tradimento; che include metodi mafiosi, v. la coercizione di Stato per gli inoculi Pfizer. La mafia strapotente è un alibi anche per la vigliaccheria dei tanti cittadini che accettano muti le vessazioni e le predazioni tramite lo Stato, presi a fare il tifo ai vistosi kayfabe tra i “mafia-friendly” e l’antimafia che chiagne e f.

La minimizzazione dei legami tra classe dirigente e mafia recitata dall’allieva della Meloni è sì un insulto ed un falso. Ma scandalizzando porge la battuta ai compari della “sinistra”, che non meno disgustosa addita la mafia come il primo cancro per stornare l’attenzione dai propri tradimenti e dal proprio parassitismo. E’ disgustosa anche la citazione di L. Grassi, L. Garofalo, Falcone e Borsellino: persone che sono state lasciate vergognosamente senza protezione, e il cui assassinio ha fatto comodo per costruire il paravento antimafia dietro al quale vendersi ai mandanti.

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4 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Il Ponte sullo Stretto sarà l’ennesima cattedrale nel deserto in un territorio già violentato”

“Questa è la strada per il ponte sospeso più lungo del mondo”. Così ripeto in questi giorni, percorrendo l’autostrada tra Cosenza e Falerna. Il tratto peggiore di tutta la Milano-Reggio Calabria, per le pendenze elevate abbinate a curve a raggio stretto, a volte in galleria. Non è stato possibile allargarlo né modificarlo. Si dice che il tracciato infelice sia dovuto alla volontà negli anni ’60 di Giacomo Mancini e Riccardo Misasi di fare passare l’autostrada per Cosenza invece che lungo la costa. L’esclamazione mi viene quando la pausa della gimcana tra i camion – a loro volta penalizzati – viene data da tratti ridotti da due a una sola corsia per lavori.

Arrivato a Lamezia invece dico “qui c’è l’aula bunker più grande del mondo” quando constato come le istituzioni facciano più da collante che da solvente al solido amalgama tra la cultura clericale, quella massonica e quella mafiosa.

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28 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caivano, Meloni in cdm: “Accolgo l’invito di don Patriciello. Non una semplice visita, non esistono zone franche. Offriremo sicurezza” “

Parco Verde, frazione di Caivano, è un paesello come ce ne sono migliaia. Ha circa 6000 abitanti, lo 0.01% della popolazione italiana. Nel Buon Governo non si fa una passerella governativa, ma si bonifica, in forze, con mezzi legali e civili, stroncando l’illegalità, sanando il degrado e le negligenze dello Stato, energicamente, presto e bene.

In uno Stato corrotto invece c’è bisogno delle sceneggiate che facciano da alibi, da distrazione, da legittimazione a istituzioni e politica corrotte, bipartisan; di uno standard negativo che faccia sembrare la situazione generale accettabile, e accettare la “protezione” dello Stato (la metamafia, mafia sulla mafia). Un alibi anche per la pecoraggine dei cittadini dell’intera nazione, che vengono così aiutati a far finta di nulla nel subire vessazioni tramite lo Stato, intenti a seguire le storie delle Sodoma e Gomorra campane. Speriamo che queste non siano le prime puntate di una nuova serie delle saghe Bene-Male, ora ad ambientazione sessual-camorristica, con paladini luminosi che si oppongono a malamente demoniaci. L‘eroe qui è Patriciello, esponente di un clero a capotavola nel banchetto sull’Italia, esperto nell’arte di apparire salvatori del popolo mentre lo si vende*; un clero che ha su illegalità e degrado agenti tipo la Cartabia nella stanza dei bottoni mentre Patriciello recita dabbasce, come ha già fatto*.

*La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.

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13 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Musolino “Calabria, l’ex presidente del Consiglio regionale Talarico condannato in Appello per corruzione elettorale. Cade l’aggravante mafiosa” “

Un esempio della bolla di componenda (Camilleri) che vige tra l’antimafia ufficiale e la borghesia mafioide. Talarico tra il vitalizio, e il resto, con pena sospesa, in sostanza camperà bene. L’antimafia che sui media canta sé stessa in continuazione continuerà ad essere acclamata e a raccogliere legittimità e consenso per uno Stato usurpato da politicanti che non si fanno scrupolo di vendere i cittadini. Gli assetti di potere patologici non cambieranno: in Calabria clero e massoneria, che hanno in mano le istituzioni, comandano in ombra non meno della ndrangheta, che sembra piuttosto in una posizione subordinata e fa da parafulmine. Un posto come Lamezia (Cz) continuerà ad essere una Mafiopoli (Impastato) per chi dà noia* al livello “ipergratterico”**. Così come a Cinisi Impastato vedeva i mafiosi e i CC passeggiare a braccetto*** e fu bersaglio della loro congiunta ostilità, il disturbatore a Lamezia riceverà le attenzioni sia dei fratelli cattomassoni del genere di quelli che hanno qualche scenografico impiccio con Gratteri, sia dei Gratteri-boys con la divisa.

*Peggio di Marcinelle: morti iatrogene per l’operazione covid in cambio di finanziamenti UE.
**“quando ti scontri e vedi il mondo, capisci che oltre a un certo punto non si può andare. Fare il Masaniello non serve. Perché poi ti etichettano come un pazzo – è successo a molti – e quello che vuoi comunicare non viene più preso sul serio”. N. Gratteri.
***Dickie J. Storia della mafia siciliana, 2004.

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28 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Ddl Nordio, allarme del procuratore antimafia: “L’abuso d’ufficio connesso all’azione dei clan. Se cade è a rischio la tenuta delle indagini””

Da una parte di parla sempre di mafia; dall’altra si pone una soglia eccessivamente alta per certificarla formalmente. C’è una coerenza in ciò. Date le mie esperienze con istituzioni in Lombardia e in Calabria, e con tangheri che sapendo di avere la spalle coperte nel commettere boicottaggi, violenze e soprusi si atteggiano a “uomini di panza”, sempre più mi convinco che circoscrivendo la percezione di criminalità grave sulla mafia di cosca si costituisce un alibi per distogliere dalla mafia di Stato e lasciarla operare. L’abuso di ufficio – l’arma del vile – può essere esso stesso, in sé, strumento di mafia di Stato.

Es. il Fatto di ieri 27 settembre 2023: “Antimafia, il legale dei figli di Borsellino: La vita del giudice resa impossibile dal suo capo Giammanco, indagare sulla procura del ‘92”. Borsellino era già sotto mafia di Stato, tramite abuso d’ufficio.

O, non riuscendo a zittire con abusi d’ufficio mafiosi chi denunci crimini di Stato, l’estendere le ritorsioni e minacce sulla compagna, facendole assegnare carichi di lavoro abnormemente alti. Di abusi di ufficio di questo genere, atti mafiosi volti a lasciare indisturbati reati “eccellenti” e la loro prosecuzione, i magistrati sono beneficiari, insieme ad altri. L’apparato che controlla il Paese comprende un’antimafia copri-mafia, più efficace nel coprire la mafia di Stato che nell’estinguere la mafia di cosca o di ndrina. Adottare una più ampia definizione di metodo mafioso ridurrebbe tanti mali. Troppi…

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1 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “L’ultimo interrogatorio di Messina Denaro: “Falcone ucciso solo per il Maxiprocesso? Riduttivo, su Capaci vi siete accontentati””

“«È delitto di mafia? Tutti dicono così. Ma è intelligente cercare anche altre piste. È prudente toccare anche altri tasti. È saggezza investigativa affacciarsi anche su altre sponde. Mafia, terrorismo e destabilizzazione della democrazia potrebbero andare a braccetto in cupa sinistra connivenza.» Lo scrive [il 25 giugno 1992 ] l’arcivescovo di Catania, Luigi_Bommarito, in un appassionato ricordo dell’amico Giovanni Falcone”.*

Probabilmente il criminale si riferiva a questo: alla dimensione eversiva delle stragi che hanno accompagnato la liquidazione del vecchio personale DC-PSI e la sua sostituzione con fantocci perfino peggiori. Su questo livello i magistrati sono reticenti. E anzi collaborano a coprirlo**. Tra le finalità delle impressionanti stragi del ’92 a manovalanza mafiosa appare esserci anche quella di fare dell’antimafia un alibi e uno strumento di legittimazione e consenso per gli esecutori del nuovo corso. Magistratura non ultima. Bisognerebbe parlare di complesso mafia-antimafia.

Un capomafia non si fa sfuggire un argomento “tu quoque” verso un interlocutore che si ponga in una posizione di superiorità. Alludendo a come la magistratura [salvo eccezioni] faccia parte del sistema di complicità e omertà, che tra l’altro gli ha assicurato una “latitanza” alla luce del sole illimitata, fino a poco prima del decesso.

*L’agenda rossa di Paolo Borsellino, Chiarelettere, 2007.
**Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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19 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Messina Denaro aveva il Covid al momento dell’arresto. Il capo del Ros: “Latitanze ultra decennali possibili solo grazie a collusioni””

Non è credibile che il libero gironzolare di Messina Denaro per decenni sia stato dovuto solo a collusioni contingenti di “infedeli”. Appare all’opera una variabile latente che sovrasta le istituzioni e impone una collusione strutturale. La mafia di cosca giustifica un’antimafia perenne che copre una mafia di Stato che è al servizio di chi controlla il Paese. Analogamente, la “lotta” agli interessi sulla medicina della mafia di cosca citati dal generale copre gli interventi mafiosi dello Stato a favore della grande criminalità biomedica. Un recente riassunto sulle “trattative Stato-Big Pharma” che le istituzioni dello Stato applicano more mafioso: Hudson N, Actuarial and statistical problems around the Covid phenomen. 11 Oct 2023.

L’autore stesso osserva che il crimine che l’analisi di specialisti onesti converge nel mostrare “is hard to digest”. Non è un “antisistema”: si occupa con successo di private equities. E spiega come per sopravvivere nel mondo della finanza occorra avere lo “skepticism necessary in an environment characterised by asymmetric information”. (Altri casi mostrano che i businessmen tendono a non bersi, come invece fa la massa, gli annunci di portenti medici). Lo stesso genere di consapevolezza che i CC e i magistrati, anche loro ben preparati su come va il mondo, devono inghiottire nel ripetere le versioni farsa di copertura sulla mafia, sul covid e in generale sulla difesa della salute.

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26 ottobre 2023
Blog de Il Fatto
Commento al post di 30science “Covid, la grande truffa dei trattamenti con cellule staminali. L’allarme degli scienziati: “Non sono stati approvati o autorizzati”

Questi “allarmi”, questi appelli “a enti normativi e forze dell’ordine” a fermare le truffe hanno finalità non trasparenti. Se non si possono mostrare dei meriti reali si ricorre a uno standard negativo, a un infimo, rispetto al quale il prodotto da sbolognare sembri virtuoso. Analogamente all’uso della mafia di cosca come standard negativo che fa sembrare accettabile la mafia di Stato. Le truffe grossolane sulle staminali, lasciate operare (1) (come la mafia), fanno sembrare oneste le truffe ufficiali (2). Enti di controllo e polizie reggono il gioco. Applicando lo stesso sofisma gesuitico smascherato da Pascal nell’ottava delle sue Lettere provinciali: se le staminali – o i vaccini – hanno una forma di riconoscimento ufficiale, non importa quanto sgangherata (es. 3), allora sono “scienza” (4). Es. la Corte d’appello di Brescia ha assolto i medici del SSN per la rozza truffa Stamina. Il presidente subito dopo ha fatto l’occhiolino ai medici su un loro status privilegiato davanti alla legge (5). E’ a capo di Magistratura democratica, ma sui medici da equiparare ai magistrati nella non punibilità la vede come Nordio (5).

1 Unproven but Profitable: The Boom in US Stem Cell Clinics. JAMA, 2018.
2 Stamina come esca per le frodi della medicina ufficiale.
3 Anomalous Patterns of Mortality and Morbidity in Pfizer’s Covid-19 Vaccine Trial. 20 ott 2023.
4 La polarizzazione gesuitica.
5 Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Tedbenner: basta con questi dico non dico: le truffe delle staminali sono solo lo spaventapasseri per coprie le truffe ben piú gravi dei vaccini anticovid. fa tutto parte della stessa mafia occulta, un complotto globale orchestrato dalla massoneria transnazionale con a capo mister no e la sua setta delle ombre agli ordini delle multinazioniali. ma noi teniamo l’elmetto e combattiamo, non siamo mica come quegli altri boccaloni, siamo speciali, piú furbi, vediamo le connessioni tra le cose, colleghiamo dati e avvenimenti. a noi non la si fa!

CENSURATO @ tedbenner: Bravo. Ti abbraccerei, se fosse possibile, e se il conseguente scampanellio delle bubbole del tuo copricapo non guastasse il pathos. Comunque è rincuorante vedere che c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare; una voce particolarmente autorevole, stante la sua posizione di troll a latere*. * I troll a latere. In: I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”. Sito menici60d15.

@ tedbenner, pubblicato: L’appello al conformismo, il minacciare di venire additati come complottisti, è un argomento da magliari. Ha una sua efficacia. Comunque è incoraggiante – ed è indice del livello delle attuali “istituzioni” – che giorni fa 8 elettori brianzoli su 10, dovendo scegliere tra Forza Milan Galliani e Cappato il promotore dell’omicidio medico (di concerto coi magistrati), non sono andati a votare. Salendo così il primo gradino della coscienza politica, quello di non credere alle vostre commedie e di non votare a proprio danno. Ci sono voluti decenni agli italiani per capire che i “compagni” non sono più quelli di Gramsci ma quelli di Renzi. Hanno capito che Grillo è un bait and switch. Che la destra è forchettona già lo sanno. Vediamo quanto ci vorrà per apprezzare l’inversione rispetto ai fini dichiarati di una sanità che ti vuole inoculare a tutti i costi mentre lesina l’assistenza standard. E l’inversione di una magistratura che proclama che Stamina ha una base scientifica, e che fa parlare la Costituzione come un ventriloquo il suo pupazzo, facendole dire e ribadire che è lecito togliere il lavoro a chi non si fa inoculare contro l’evidenza e senza altra garanzia che la parola degli indovini di corte. Può darsi che cresca la consapevolezza che il conformismo non paga, e porta alla rovina.

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31 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Maxiprocesso Montante, la prescrizione sta per cancellare più della metà delle accuse. Anche per il governatore Schifani e gli 007”

Sarebbe fondamentale definire, esporre e adeguatamente punire il sistema Montante. Sia per ragioni ovvie, di uso dell’antimafia per praticare la mafia. Sia perché evidenzia, come caso paradigmatico, come vi sia un diffuso dispositivo che integra mafia e antimafia in uno strumento di potere: l’antimafia copre la mafia di Stato. Il sistema mafia-antimafia – che necessita di una minaccia mafiosa permanente, e non sopravviverebbe all’eradicazione della mafia di cosca – è uno strumento generale di controllo sul Paese; che fa comodo agli addetti che lo attuano, non ultimi i magistrati. Permette di apparire valorosi combattenti contro il crimine di cosca mentre sottobanco si serve il crimine dei poteri forti; quando occorre anche con sistemi sostanzialmente mafiosi.

La cricca Montante è la manifestazione vistosa di un sistema che costituisce una delle maggiori radici sia della mafia permanente, sia del malgoverno. Questo spiega perché arrivati al dunque stanno apparendo come al solito bolle di sapone; mentre si lustrano gli ottoni per la prossima strombazzata antimafia. Forse un futuro Montanelli, che volesse proseguire la serie di libri storici, un giorno scriverà “L’Italia dell’antimafia”. Almeno un libro del genere è già stato scritto, 50 anni fa: Orazio Barrese. I complici. Gli anni dell’antimafia. Feltrinelli, 1973.

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31 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Modica “Depistaggio Borsellino, via all’Appello. Il pg: “Il Sisde convitato di pietra”. Spunta una relazione su Scarantino mai depositata”

Edmond Dantes: Chissà mai se un giorno avremo dei PENTITI DI STATO pure tra le fila dei servizi segreti, ovvero persone che come i pentiti di mafia si vergognano di quanto hanno fatto e raccontano la verità. Io aspetto.

@ Edmond Dantes: Magari. Ma con quei soggetti c’è sempre il rischio del “limited hangout”. Sarebbe già molto se i magistrati dicessero tutto quello che sono venuti a sapere. In diversi casi lo fanno, e non si può che essere loro grati per avere almeno acceso una lanterna nel buio. Es. G. Tamburino, Dietro tutte le trame. 2022. Ma sulle stragi del 1992 è ancora presto. Anche perché tra le multiple finalità delle stragi che accompagnarono la sostituzione del corrotto personale politico con uno ancor più asservito – tramite la magistratura – c’era anche quella di instaurare l’antimafia come alibi; come copertura di una classe dirigente che risponde ai poteri forti più che al popolo in nome del quale dice di agire. Così che la prassi è dispiegare i teloni con l’immagine di Falcone e Borsellino, dietro ai quali servire i mandanti primi di Capaci e via D’Amelio. Es.: Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale.

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13 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pipitone “Antimafia e politica: Melillo invita alla Dna Meloni, Nordio e Mantovano. E convoca tutti i 26 procuratori distrettuali del Paese”

Non dovrebbe sorprendere questo raduno tra magistrati antimafia e governanti. L’attuale lotta alla mafia è il grande alibi dietro al quale una classe dirigente corrotta – nessun gruppo escluso – serve i poteri forti a danno del Paese. Anche con metodi mafiosi. E’ anche l’alibi per la codardia del popolo, che accetta passivamente pizzi e ricatti mafiosi legalizzati. L’attuale antimafia permanente è una istituzione politica. Anzi, è più che politica. E’ un organo costituzionale, previsto dalla costituzione reale. La cui funzione è mantenere credibilità e consenso agitando la belva mafiosa, avendo cura di controllarla, ma senza mai eradicarla. In modo da offrire protezione alla gente in cambio di assoggettamento: una metamafia, una mafia sulla mafia. Mentre un’antimafia seria non dovrebbe puntare ad altro che all’eliminazione delle mafie. Così che non ci siano più scuse e distrazioni per lasciare agire indisturbati altri poteri predatori, che vengono favoriti e aiutati da istituzioni i cui occupanti si dipingono come indomiti nemici della mafia. Eradicazione definita “illusoria” da Melillo, irraggiungibile fino a che esisterà un singolo uomo sulla Terra da Gratteri, e che i tanti operatori dell’industria dell’antimafia si guardano dal nominare. Questa antimafia, che veste di panni nobili l’intera classe dirigente, è il luogo adatto ad una conciliazione tra magistrati e politici*.

Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

Carlo11: Serve un potere forte , un uomo autorevole e carismatico vestito con gessato grigio e occhiali da sole alla 007 che raduni le moltitudini e dal balcone incominci a sbraitare , ITALIANI , ci sono qua io , la tichiarazione di guerra alla corruzione è stata inoltrata , il dpcemme del giorno è VINCERE 

@ Carlo11: Per me l’immagine più tragica del ‘900 è quella della folla plaudente in piazza Venezia alla dichiarazione di guerra. La seconda è la vedova Schifani che col prete che le regge il microfono dice di perdonare ai funerali per Capaci. Gli italiani sono troppo sensibili alle retoriche del potere, siano quelle del manganello o quelle dell’aspersorio.

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14 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Assalto alla Cgil, i giudici della Corte d’Appello: “Fu aggressione a un simbolo della democrazia””

La CGIL “paradigma di democrazia”? Piuttosto, paradigma del sistema dello standard negativo. Si prende un pessimo, un infimo, come standard, rispetto al quale proclamare virtuoso ciò che interessa. Si prende la mafia come standard negativo rispetto al quale presentarsi come “Stato di diritto”, quando si è corrotti, vendendo il Paese ai poteri forti e praticando sistemi mafioidi. Si prendono degli squadristi – con legami coi servizi – e li si lascia liberi di inscenare un assalto, quando in una vera democrazia non sarebbero stati neppure lasciati avvicinare.

Rispetto allo standard democratico autentico la CGIL è il paradigma di un tradimento. Si stanno moltiplicando i report, sulle più importanti riviste mediche, che mostrano che le persone che ricevono le terapie ufficiali per il covid si riammalano più di frequente; e maggiori sono gli inoculi anticovid maggiore è la probabilità di riammalarsi*. CGIL e soci, al contrario dei sindacati di altri paesi, hanno appoggiato le coercizioni per spingere verso una medicina di questo genere. Insieme a quegli altri “democratici” dei magistrati. Per non parlare del tradimento del ruolo istituzionale di tutela degli interessi dei lavoratori. Lo squadrismo alla Farinacci fa da standard negativo per presentare come “simboli di democrazia” i gruppi che si sono messi al servizio del fascismo dei banchieri.

*SARS-CoV-2 Virologic Rebound With Nirmatrelvir–Ritonavir Therapy. Ann Int Med, 14 nov 2023.

Renato S: La CGIL non è stata responsabile della politica sanitaria durante la pandemia, su cui non ha giurisdizione.
Se ha approvato le necessarie azioni di governo per contrastare i contagi e salvare un numero incommensurabile di vite, coi vaccini e l’abnegazione del personale sanitario, bisogna solo apprezzarla.
Il resto è fuffa e complottismo di persone ignoranti e travisate da cattivi maestri.

@ Renato S: Longanesi diceva che le onorificenze non solo non bisogna accettarle ma non bisogna neppure meritarle. Io sto compilando un “Albo Longanesi” sui premiati alla rovescia. Potrebbe cominciare con Kesserling, al quale quando disse che dovevamo fargli una statua rispose Calamandrei. Altri tempi. Gli ultimi iscritti sono Berlusconi al famedio. E il Nobel ai vaccini mRNA, v. * (l’articolo, di un gruppo di medici, docenti universitari e ricercatori inglesi, ha per immagine un tale che indossa il copricapo e l’alloro coi quali viene usualmente rappresentato Dante Alighieri). Anche i tuoi elogi per il comportamento della CGIl sono degni del libro d’oro. Andrebbero iscritti nel registro dei premiati anche i magistrati che esaltano la CGIl dopo questo assalto che puzza di combine per rabberciare la verginità ore prima di appoggiare la Pfizer card per lavorare. E che sono della partita anche nel mantenere questo mondo alla rovescia, dove la Pfizer, quella col cursus honorum più corposo** sovrasta i poteri dello Stato. E dove voi sareste dei valorosi e chi non accetta ciò che fate viene messo in categorie infamanti; classificazione che eseguite, come per il “jab for job”, avvinghiati a quella che dovrebbe essere “la controparte padronale” così come vi siete avvinghiati a Draghi.

*More circus theatre from the ‘safe and effective’ brigade. Hart, 10 ott 2023.
**Justice Department Announces Largest Health Care Fraud Settlement in Its History. US Dept. of Justice, 2 set 2009.

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30 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Giordano “Nella stretta di mano a Henry Kissinger, riconobbi una persona empaticamente sincera”

A proposito di sensazioni a pelle, io invece trassi una buona impressione dal sorriso mite e benevolo di Aldo Moro verso di me, un ragazzotto sconosciuto che lo fissava, quando qualche volta tornando a piedi dal liceo lo trovavo nella 130 blu, fermo al semaforo – di fronte all’ambasciata tedesca – non lontano dal suo studio in via Savoia. Non notai mai l’auto di scorta.

Giordano mostra la mentalità e la sincerità di don Ciccio Tumeo, diffusa tra le forze dell’ordine: “Don Ciccio tuonava ancora: – Per voi, signori, è un’altra cosa. Si può essere ingrati per un feudo in piú, per un pezzo di pane la riconoscenza è un obbligo. Un altro paio di maniche ancora è per i trafficanti come Sedàra, per i quali approfittare è legge di natura.” (Il Gattopardo). Mostra il fiuto di investigatore, che addirittura riesce a capire dai modi se il potente che ha davanti è una brava persona o un sociopatico emulo di Cesare Borgia, il principe scaltro e assassino preso a modello ideale da Machiavelli; o un tirapiedi (“Frattini, fattorino della NATO”. Il Fatto, 6 ott 2012). A mia volta in un’uscita come questa vedo una conferma delle idee che gli ambienti istituzionali dei quali Giordano è espressione mi hanno fatto sviluppare sull’antimafia di successo, sul suo rapporto – parallelo a quello della mafia – con i poteri atlantici, e sui reali criteri e metodi di selezione della classe dirigente che i poteri atlantici applicano sul protettorato italico.

A Moro invece l’incontro con Kissinger lo fece stare male. “One of his collaborators, Corrado Guerzoni, has described a traumatic meeting with Henry Kissinger during which the US Secretary of State attempted to dissuade Moro [ministro degli esteri] from pursuing a political course which he considered profoundly dangerous and mistaken. Moro’s pro-Arab foreign policy also added to the suspicion with which he was viewed in US government circles. The next day he was taken ill in St Patrick’s Cathedral and when he returned he told me repeatedly that he did not intend to resume political life for a long time, without telling me the reason”. Da “Puppetmasters. The political use of terrorism in Italy”, Willan P. 2002.

Il libro di Willan è sui pupari USA del crimine eversivo, e sui pupi traditori italiani. La mafia vi è citata 88 volte. La mafia è, oltre che all’occorrenza strumento, il grande antemurale del potere; ed è il grande alibi dei suoi fiduciari. Così che questo fiero e smaliziato cacciatore di mafiosi esibisce come un vanto una concezione ancora più candida e inconsapevole di quella del galantuomo Ciccio Tumeo: “quando il Re veniva erano manacciate sulla spalla di mio padre e: Don Lionà, ne vurria tante come a vuie, fedeli sostegni del trono e della Persona mia. … Lo so, Eccellenza, lo so, le persone come voi me lo hanno detto, queste cose da parte dei Reali non significano niente, fanno parte del loro mestiere. Sarà vero, è vero, anzi”.

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8 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. Mattiello “Come si faceva con la mafia prima dei processi: ecco lo spregiudicato La Barbera a Venezia”

“Il fenomeno ci fu. E’ finito!
Li commemoriamo, il resto è un mito!
L’hanno confermato ieri al mio partito.
Chi lo afferma è un qualunquista cane.”

“La “discontinuità” è l’ancella della normalizzazione”. Parole sante. Solo che ci sono due versioni della discontinuità. Oltre a quella di “destra”, alla Vespa, che vuole tombare, come nella canzone del miglior Guccini, le anomalie tremende, le versioni strampalate, un contesto internazionale ovvio, innumerevoli precedenti, considerandoli privi di valore e di qualsiasi legame col presente, ci sono la discontinuità, la normalizzazione e l’asservimento di “sinistra”. Che, più sottile, considera quei fatti come ciò che in epidemiologia si chiama “coorte chiusa”: fenomeni che ebbero un inizio e proseguono nel tempo, in una evoluzione da seguire. Ma nega, e fa peggio che negarlo, che si tratti invece di una coorte aperta, nella quale nuovi interventi per condizionare il Paese vengono aggiunti. In forme oggi felpate e travisate. Ma anche violente non meno di allora: la riflessione l’ho fatta guardando a come nel distretto di Corte d’appello di Brescia, mentre si chiedono dopo 50 anni improbabili condanne per la strage di Piazza Loggia del 1974 ci si sia come messi al servizio, via Crisanti, e in altri modi, della strage di innesco covid nel 2020 (Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli, e la strage covid in Lombardia orientale). Un guardare al passato per favorire il presente. Un piangere i morti per fregare i vivi.

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27 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Covid, sapremo mai se aggiornare il piano pandemico ci avrebbe salvato la vita?”

Ho sviluppato la convinzione che la mafia venga mantenuta come antemurale dei crimini istituzionali: l’antimafia, resa perenne, serve da alibi, diversivo e legittimazione per coprire e favorire la criminalità istituzionale. Un esempio di mafia dietro l’antimafia è questo. Invece di accertare le cause materiali, e quindi definire relative responsabilità umane, del picco di letalità in Lombardia nel 2020 (1), abnorme per intensità (record mondiale), breve durata e ristrettezza geografica (è stato definito “pinpoint”, a spillo), si insabbia, dietro a una piccola fuorviante caciara. Analisti di alto livello mostrano come potrebbe esserci stata anche una concausa tossica, oltre a quella iatrogena (2). Omertà e depistaggio di massimo livello (3); è lasciata a piede libero la tesi invereconda della strage causata da insufficiente aderenza a direttive di quelli che sono i mandanti; e la si invoca come base per ulteriori scempi e stragi in futuro. La magistratura ha un ruolo indispensabile nel capovolgimento del crimine in legge. L’assetto giudiziario italiano va contato tra i fattori che hanno fatto assegnare al ventre molle d’Europa la strage di innesco (4).

1 Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
2, Martin N. et al. A closer look at Spikeopathy as the explanation for the novel symptoms associated with COVID-19. 21 dic 2023.
3 I quattro livelli del depistaggio
4 Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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3 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Non può permettersi i farmaci per la madre: li comprano i carabinieri di Reggio in un gesto solidale”

C’è un problema di base-rate fallacy con i CC dal cuore tenero. La base-rate fallacy, importante nelle indagini giudiziarie – connessa alla prosecutor’s fallacy, la fallacia del pubblico ministero – è fondamentale anche per comprendere il comportamento di forze di polizia e magistrati. Soprattutto in Calabria. Se quello che si vede è che persegui cento massomafiosi apparirai come un valoroso tutore della legalità. Ma se allo stesso tempo ne lasci operare diecimila in realtà stai favorendo la massomafia istituendo una componenda, un equilibrio stabile. Il rapporto odierno tra Carabinieri e interessi globali e locali sui farmaci è più vicino ad un altro articolo de Il Fatto online di oggi 3 gennaio 2024 – a distanza di sicurezza, 45 anni – sull’uccisione di Mino Pecorelli nel 1979, autore A. De Vita, che alle carole natalizie e ai libri illustrati con la Piccola fiammiferaia e altre fiabe commoventi.

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11 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Gratteri: “De Laurentiis mi ha regalato biglietti per lo stadio ma li ho restituiti. Se fossi stato operatore ecologico non me li avrebbe dati””

Gratteri usa la retorica del netturbino come paria. “Esposito Gennaro – Netturbino” (Totò, ‘A Livella). Pasolini girò un documentario – non privo di ambiguità – che denunciava la realtà del duro e ingrato lavoro degli spazzini di decenni fa. Oggi gli operatori ecologici possono attendersi dei biglietti omaggio. E’ diventato un lavoro per raccomandati e imboscati. E vengono usati per operazioni di stalking e dileggio, che a chi ne è vittima ricorda i lazzaroni dei Borboni.

A Sambiase, Lamezia, una lapide ricorda Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, netturbini del Comune uccisi sotto una rabbiosa pioggia di colpi di kalashnikov nel 1991, non si sa da chi e perché. Tipicamente, Libera ne ha fatto un emblema, che tira fuori di continuo, mentre i responsabili sono rimasti ignoti e impuniti: il contrario di quel che dovrebbe avvenire con un’antimafia seria. Non so nulla di quell’omicidio, non dubito che gli uccisi fossero brave persone esenti da qualsiasi colpa, ma in base a esperienze personali – in Calabria e a Brescia – credo che in omicidi del genere nella rete del contesto causale da disegnare per impostare indagini serie ed oneste dovrebbe essere inclusa tra le possibili variabili l’uso dei netturbini per fini di insulto e molestia. Un uso che viene praticato routinariamente da quella mafia che opera libera e protetta dietro l’antimafia mediatica della quale Gratteri è il principe.

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12 gennaio 2024

Blog de il Fatto

Commento al post di P. Bonacini ““Mescolini non doveva essere allontanato”: il Consiglio di Stato annulla il trasferimento d’ufficio dell’ex procuratore di Reggio Emilia”

Sembra un concentrato delle storture strutturali che danno forma alla porzione togata del sistema di potere:

-La prassi delle cordate che rendono i sedicenti tutori della giustizia dei clientes rosi dalla paura e dalla speranza, della quale Palamara è solo espressione, simbolo e capro espiatorio, va mantenuta.
-Il composto tossico che si sprigiona dalle interazioni tra magistrati e DS deve continuare ad essere prodotto; come vogliono i poteri che entrambi i contendenti servono*.
-Il ruolo del Consiglio di Stato nel fare e disfare con quattro cavilli per preservare uno status quo malato.
-La lotta alla mafia come alibi e paravento legittimante. Un motivo in più per eliminare la mafia in uno Stato sano, un motivo in più per coltivarla nell’assetto attuale.

Il contrasto agli abusi di potere andrebbe rafforzato – o allestito ex novo – non abolito; e dovrebbe riguardare anche i magistrati.

* Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

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24 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Matteo Messina Denaro, inizia il processo al medico che per l’accusa curò e aiutò il boss durante la latitanza “

Spero che non venga consentito all’Ordine dei medici di costituirsi parte civile. Non conosco l’Ordine dei medici di Trapani. Ma conoscendo come gli ordini dei medici siano nella disponibilità degli apparati che si sono occupati della pluridecennale invisibilità di Messina Denaro, e che si occupano anche di lupare bianche morali, spero che non venga riconosciuto loro un piedistallo morale; del quale faranno pessimo uso. Non andrebbe ignorato che la lotta alla mafia di cosca è il grande paravento per la mafia di Stato, come quella esercitata da certi ordini dei medici.

Per non parlare delle affiliazioni massoniche. Qualche ordine dei medici ha difeso, eliminando le voci critiche more mafioso in consonanza con la magistratura, le promesse grandiose della “medicina rigenerativa”. Sembra che mentre la ricostituzione di tessuti cerebrali o cardiaci resti nel mondo dei sogni, la rigenerazione della verginità antimafia sia un brillante successo. Tumbarello, medico e massone, era consulente abituale del Tribunale di Trapani. Speriamo non vi sia una convergenza di interessi a ottenere “l’effetto urì”, additandolo come singola pecora nera in un branco di candidi virtuosi, a là Palamara; tracciando come al solito un confine perbene-mafiosi che sembra dritto come una spada e in realtà è un tortuoso gerrymandering. Avrei riserve anche sulle associazioni antimafia, ma credo di essermi già fatto abbastanza nuovi amici.

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Capezzuto “Sisma, una comunità del sapere per la lotta alle mafie. Ce n’era un grande bisogno”

Mi preoccupò la notizia che nella città dove abito si sarebbe insediata una sezione dell’Antimafia di via Giulia. Non perché io abbia alcunché a che fare con la mafia. Ma perché so come l’antimafia sia un paravento per praticare la mafia di Stato a favore dei poteri forti. Cioè il piduismo. Non credo sia un caso che l’alto magistrato che ottenne la sezione antimafia avesse definito la P2 come un’associazione affaristica, negando che avesse intenti eversivi. Con l’antimafia la città si è affermata come hub per operazioni di stampo piduista*.

La mafia come entità ontologica, la mafia perenne, costituisce uno standard negativo rispetto al quale fare sembrare degne istituzioni corrotte. E’ un falso standard, un alibi, un diversivo e uno spauracchio per spingere a cercare protezione nello Stato: la metamafia. Fare dell’antimafia un’attività burocratizzata, con soldi e prestigio, ora pure cattedre, favorisce l’inganno. Per me l’antimafia buona è quella che punta dritta all’eradicazione della mafia; non quella che ci ricama, fa da rapsodo e prospera. Come minimo uno studio formale dovrebbe considerare il complesso mafia-antimafia. E oltre ai crimini della mafia di cosca quelli che sotto la copertura della lotta alla mafia sono commessi impunemente dalla mafia di Stato. Dal piduismo, che non è solo affarismo, ma una delle dita della mano della quale la mafia è un altro dito.

* Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale

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25 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post  di M. Modica ““Messina Denaro fu fermato a un posto di blocco 7 anni fa, ma non fu riconosciuto”: la rivelazione del procuratore De Lucia”

La retorica del “Mancò la fortuna, non il valore”; la stele ad El-Alamein. Lì il valore vi fu (ma non fu sfortuna; furbata sciocca del “duce” nell’accodarsi al fanatismo hitleriano e aggredire nazioni molto più forti e bellicose di noi, consenso generale nell’accettare un avventuriero di provincia come guida, tradimento degli ammiragli di Supermarina, etc.).

Bisognerebbe chiedersi perché un Procuratore della Repubblica, a Palermo, supporta la balla screditante dell’invisibilità pluridecennale, a casa sua, di un capo della mafia, implicato nelle peggiori stragi. Personalmente ritengo che all’Italia sia stato imposto ab extrinseco non solo la mafia, ma un sistema mafia-antimafia. La mafia come strumento cruento e spauracchio, la “lotta” alla mafia di cosca come alibi, copertura, produttore di legittimità e consenso per l’esercizio della mafia di Stato. Per la commissione conto terzi di mafiosità legalizzate a danno del popolo. Lo si vede con l’attuale spoliazione-svendita del Paese, un tirargli il collo dopo averlo ingrassato; o il fargli fornire i morti d’innesco covid (v. Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale); o il ricatto alla Messina Denaro su inoculi peggio che niente. Ciò può spiegare la mafia manzoniana (“se non se arte e fattura diabolica, attesoché l’humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi” …) e l’imposizione di queste sceneggiate penose.

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29 gennaio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Prescritte tutte le accuse a Renato Schifani, il governatore della Sicilia esce dal maxiprocesso sul Sistema Montante”

“ … come se tante piccole P2 fossero germinate ovunque, nelle principali città“ (Agostino Cordova). Il caso Montante mette a rischio l’omertà su un sistema che è germinato ovunque. L’omertà sul verminaio paramafioso che brulica sotto alle lastre dell’obelisco sacro dell’antimafia. L’antimafia, santa per assioma, offre una copertura ideale. I magistrati non sono gli ultimi a volere che il fenomeno della proliferazione del piduismo, la mafia di Stato, sotto l’intoccabile antimafia, non venga inquadrato nella sua essenza.

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18 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Ceriani “Peppino Impastato ‘divisivo’: siamo alla rivendicata equidistanza tra Stato e mafia”

Nel 2012 partecipai a una manifestazione in un paesino della bergamasca, Ponteranica, contro il sindaco leghista che aveva tolto l’intitolazione della biblioteca a Impastato (mi colpì, negativamente, la partecipazione di Leoluca Orlando). Oggi 18 marzo 2024 si celebra, in particolare a Bergamo, la “giornata delle vittime del covid”. Cerimonia-passerella che dovrebbe essere riconosciuta* come analoga alla corona più ricca al funerale degli uccisi dalla mafia: quella mandata dagli stessi responsabili dell’omicidio.

Impastato – che vedeva Badalamenti a braccetto coi carabinieri** – “sentiva un diverso tamburino” e marciava a quella cadenza (Thoreau). Un simbolo autentico di coraggio giovanile che si erge spontaneamente contro l’ingiustizia. Ma ne è stata fatta una statua pellegrina che conferisce sacralità ai portatori, e che viene esibita in processione da un carrozzone antimafia che fa l’inchino ai poteri forti. Ne viene richiesta la devozione da una classe dirigente che usa la lotta alla mafia come alibi per coprire un asservimento che prende anche forme che sono a loro volta culturalmente mafiose. Es. la strage d’innesco covid, e i conseguenti diktat e ricatti mafiosi di Stato. Forse gli studenti prendono le distanze non da un degno modello di giovane eroe, ma dalla strumentalizzazione; percependo una falsità volta a coprire interessi altamente illeciti e ostili al loro futuro.

*Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale
**J Dickie, Cosa Nostra.

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21 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Portò Palamara in gita sull’elicottero della Questura: il Csm la nomina presidente di Corte d’Appello a Catanzaro. Col voto decisivo di Pinelli”

Non c’è risonanza mediatica quindi è tutto a posto. La moglie di Cesare può esser anche una grande generosa, basta che non si sappia in giro. E magari questo si limitasse alle gite in elicottero. Ben altre magagne vengono praticate dalla magistratura con l’unico vincolo del tenerle coperte; condizione che innesca una cascata di altri illeciti, per soffocare le denunce.

Se lo Stato facesse sul serio contro la ndrangheta, il grande alibi, nominerebbe magistrati lontani da immagini di moto d’acqua e elicotteri della polizia al servizio dei vacanzieri. Se i media e la società civile facessero sul serio contro la ndrangheta, il grande alibi per l’asservimento ai crimini dei poteri forti, osserverebbero e denuncerebbero l’agghiacciante frequenza di situazioni opache, o nere, della magistratura in Calabria (un commento su Spagnuolo, procuratore di Cosenza, che va in pensione; e su chi lo sostituirà?). E potrebbero rivolgersi a Lupacchini, che conosce come stanno le cose. Mentre anche il Fatto lo ha allontanato dalla visibilità, privandosi di una voce di alto livello, in osservanza del principio della moglie di Cesare vacca. E per non mettere a rischio la favola di un’antimafia eroica indipendente dalla mafia aliena, quando entrambe sono in larga parte mosse dagli stessi burattinai.

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23 marzo 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Bari, Ronzulli si sfila dal fronte del centrodestra: “Questo Far West è sbagliato. Modi che non approvo””

“Decaro ha chiesto al Governo di rendere obbligatorio l’uso della mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale dal 6 dicembre al 15 gennaio”; “Decaro rimprovera i cittadini al parco: “Forse non ci siamo capiti, questa è un’emergenza. Giardini di Bari da oggi chiusi””; “Decaro: “Multata persona uscita a fare le pelose”; “il sindaco Decaro rimprovera i cittadini che prendono il sole sul lungomare”

A Canfora, il filologo, Decaro ricorda De Vittorio che capeggiò la cacciata dei fascisti. A me “Er sonatore ambulante “di Trilussa che evita di essere cacciato mettendosi a sviolinare l’inno fascista: Decaro e Ronzulli – l’addetta alle ragazze per B. – sono accomunati dall’essere stati tra i più zelanti nel fascismo iatrogeno covid.

Decaro non sembra un colluso con la mafia; ma uno dei tanti “antimafiosi mondani”. Che sono lontani dalle cosche ma non dalla ubiquitaria cultura mafioide. Ha mostrato col covid di avere l’animo della figura alle radici della mafia: quello del campiere, del gabellotto, che si fa più vessatorio di quanto ordinatogli. Non a caso difeso da Ciotti, mostra l’ambiguità di un’antimafia che si occupa di fornire patenti di angelicità, e la copertura per l’asservimento a grandi interessi illeciti che non sono meno infami della mafia. L’antimafia dei campieri dei poteri forti, con le spalle coperte per peccatucci come compravendite di voti con la mafia doc. Con tra i moventi anche l’interesse a che non scompaia il crimine dal quale trae legittimità.

 

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Vedi anche:

La cura come strumento del truffatore, dell’omicida e del parassita al tempo dello Stato canaro. In L’uso del fisco nell’eversione di Stato, Estate 2023.

Lo Stato canaro, i polli di Renzo e il bait-and-switch

Le anamorfosi su mafia e cancro

Le operazioni antimafia “mille tonnellate”

Medicina e rischio democratico

I quattro livelli del depistaggio

L’infinitizzazione del Bene e del Male

La terza testa del mostro

L’ ipomafia

Il sinallagma ipomafioso e la giustizia a cricchetto nell’operazione Shylock

Distanza etica e distanza farmacologica tra delinquenza e contrasto alla delinquenza

La mafia murina

L’uso del fisco nell’eversione di Stato

La polarizzazione a ferro di cavallo

L’antimafia isomerica ovvero l’antimafia dalle quattro guance. In Milizie bresciane 30 gennaio 2020

I rintocchi funebri del marketing medico

Criminalità mafiosa vs. strutture sociali mafiose. Perché gli uffici giudiziari non dovrebbero esporre le gigantografie di Falcone e Borsellino. In: I rituali zozzonici della banda Mattarella

La decenza precede la santità

Mafia fordista e neoliberismo

Quando è Pietro che si associa a Simon Mago

Un certificato di decenza per le attività antimafia

Le pubbliche virtù delle ambulanze e il postulato di sacralità delle pratiche mediche stabilite

La raffinazione della paura

La mafia dietro l’antimafia: il “Parco dell’antimafia bresciana”. Restituzione della scheda elettotale elezioni comunali Brescia 10 giugno 2018. In: Milizie bresciane

Gli orologi a carillon del capitalismo mafioso. In: La medicina sotto la presidenza Mattarella

Anche il CSM interviene su Alfie

 La funzione mafiogena della magistratura e delle forze di polizia e i surrogati civili di giustizia

La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide

La pasionaria

Corruzione “qui tam” e sfruttamento

Lettera del 7 aprile 2014 ai PM Rossi e Pesci. In: Nuove P2 e organi interni

La convergenza di mafia e antimafia. Pizzo mafioso e pizzo di Stato

La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione dell’Italia a poteri extra-nazionali ?

Gli strani “compagni di letto” di Ingroia

Il tolemaicismo politico

Antimafia e cultura dell’emergenza

Milizie Bresciane

Privacy, sicurezza e panottismo

10 May 2010

Segnalato il 10 mag 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Tutela della libertà di corrispondenza nell’era di internet: anno zero?” del 7 mag 2010

È difficile vivere nei tempi in cui la società si trasforma in Ecclesia, coi reprobi e gli ammessi, e con un onnipotente che sa tutto

Corrado Alvaro, Quasi una vita

“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee attraverso ogni mezzo”.

Art. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (ONU, 1948)

Il dr Saracino usa parole che avevamo quasi scordato, ricordandoci che abbiamo un fondamentale diritto al segreto secondo l’art. 15 della Costituzione, che tutela la libertà e la segretezza delle comunicazioni. Oggi invece nel parlato comune, e anche nel linguaggio delle istituzioni, si usa “privacy”, eufemismo soft, e non va di moda citare il diritto alla segretezza. La diade privacy/sicurezza viene usata retoricamente: si parla di privacy per bloccare le intercettazioni dei birboni, e di sicurezza per piazzare telecamere, schedare, limitare diritti, etc. Pigiando come un bravo organista ora su uno ora sull’altro di questi due pedali, si ottiene una musica che configura un mondo dove il singolo è sempre più controllato, e il potere è sempre meno soggetto a controllo. Penso che volendo discutere di questi temi – diritto alla riservatezza; intercettazioni; videosorveglianza; database che registrano atti amministrativi, consumi, spostamenti, dati sensibili, etc. – sia oggi divenuto indispensabile introdurre un terzo parametro, una terza “grandezza”, etica, politica, giuridica, che chiamerò “panottismo”, e che rappresenta la asimmetria tra controllori e controllati.

Il Panopticon, progettato da Bentham, è una costruzione che ottimizza il controllo. E’ composta da un anello di celle con al centro una torre di guardia. Nel modello puro di panopticon le celle sono aperte verso l’interno, senza la porta e senza l’intera parete della porta, così che il prigioniero sia costantemente esposto allo sguardo dei guardiani nella torretta. Il panopticon è stato assunto da Foucault, in “Sorvegliare e punire”, come simbolo della relazione asimmetrica di potere costituita dal controllo invisibile, che vede senza essere visto; simbolo dei “dispositivi disciplinari” che impalpabilmente permeano l’intera vita dei controllati. Platone, nella Repubblica, usa la leggenda dell’anello di Gige, che rende invisibili, per mostrare come l’essere invisibile tra i visibili porti all’empietà, perfino se si è giusti. Uno psichiatra, Abreu (Come diventare un malato di mente, Voland, 2005) parla dell’asimmetria di potere basata sul controllo che si sta instaurando ai nostri tempi. Per Abreu, come per altri prima di lui, il segreto è la fonte del potere. Il potere difende con le unghie i suoi segreti, anche istituzionalizzandoli: segreto di Stato, bancario, professionale, istruttorio etc.. Allo stesso tempo, pratica forme crescenti di intrusione nella sfera privata che portano a gravi conseguenze, politiche  e psicologiche: forme derivanti da una volontà di “trasformare ogni persona in un elemento manipolato, senza spazi di autonomia né di critica”. Abreu consiglia: “non fidatevi di chi vuol sapere tutto di voi senza raccontarvi niente in cambio”. L’opposto dell’insegnamento della trasmissione “Il grande fratello”, che spinge i giovani ad accettare e agognare giulivi di vivere sotto una rete di telecamere; beccandosi tra di loro in continuazione come polli, cercando di fregare i compagni, e, notare, confessandosi regolarmente all’autorità. Un bel modello di vita. L’ocaggine popolare che si sposa con la paranoia del potere.

Il controllo mediante strumenti tecnologici può essere una forma di oppressione internalizzata erga omnes, ma può anche servire a fermare determinati soggetti invisi al potere. Usato con ostentazione, può divenire una forma di intimidazione, di condizionamento degli oppositori. Non più il lebbroso, cioè l’isolato, ma l’appestato, cioè il controllato, scrive Foucault. Il controllo esibito, nel quale al soggetto viene fatto sentire che ogni suo passo è sotto l’occhio di un guardiano. Così che sa che a quell’incrocio incontrerà quel certo mezzo; che non potrà entrare o uscire da una libreria o una biblioteca senza incrociare sulla porta un paio di CC o di PS o di vigili urbani; che la spesa ai supermarket la si va a fare solo con una “scorta” di polizia; che non tornerà mai a casa senza avere incontrato almeno un mezzo della polizia; sa che quando dice o fa qualcosa di sgradito oltre al silenzio ufficiale troverà puntuali per strada microincidenti sibillini ai quali non farebbe molto caso se non fossero costanti e prevedibili; dal Carabiniere così maldestro che nel cuore di Brescia, in Piazza Paolo VI, di fronte al duomo, ti punta inavvertitamente il mitra addosso; agli spazzini della municipalizzata che in pieno giorno, sempre solerti con le spazzatrici stradali, al punto di impolverarti con quello che sollevano da terra, soprattutto davanti al duomo, sono però così sbadati che ti schizzano con le lance ad acqua ad alta pressione, con le quali si scrosta anche lo sporco più tenace. (Poi ci sono anche le operazioni interforze, a tenaglia, dove si resta presi tra spazzatrice e poliziotti, che quindi ti chiedono i documenti; sempre davanti al duomo). Decine di varianti su questi schemi, ripetute centinaia e centinaia di volte, possono essere usate senza tregua per porre una persona formalmente libera in uno stato non dichiarato di detenzione e di privazione dei diritti; uno stato simile, non solo metaforicamente, a quello del Panopticon. Questo controllo è anche uno strumento capace di provocare, invisibilmente, danno fisico. Può così trasformare la persona più distratta ed estraniata in un braccato che si aggira per la città come se fosse in una giungla abitata da belve e cannibali. Ai tempi della cavalleria si diceva che l’arco, che colpisce da lontano, è l’arma dei vigliacchi. Spero un giorno di poter raccontare per esteso come l’arma dei vigliacchi oggi siano le telecamere.

Il panottismo odierno è conseguenza delle nuove tecnologie, che hanno permesso forme di controllo ben più potenti di quelle pensate da Bentham, l’eccentrico padre dell’utilitarismo. Ricordo in USA una sera a un party del reparto di anatomia patologica dove lavoravo, che un tecnico di laboratorio, una donna, dopo avere attinto alla coppa del punch un po’ di volte raccontò che col marito avevano comprato per poche decine di dollari uno strumento che permetteva di captare le conversazioni dei vicini, e quanto ciò fosse divertente. Una piccola telecamera oggi costa pochi euro; e le telecamere possono facilmente essere collegate a computer, che possono conservare i dati ed effettuare potenti elaborazioni. Le telefonate sono facilmente controllabili da chi ha ne ha i mezzi, mentre è estremamente difficile impedirlo. Le onde elettromagnetiche sono una fondamentale realtà fisica; noi coi nostri sensi  non percepiamo che una minima parte del mare di onde elettromagnetiche nel quale siamo immersi; oggi con la tecnologia si è trovato il modo di produrre e imbrigliare tali onde, e di rilevarle quando siano usate per comunicare. Esiste lo “spazio hertziano”, e ora che lo abbiamo colonizzato facciamo fatica a comprendere che in esso valgono leggi fisiche e conseguenze di leggi fisiche differenti da quelle del mondo macroscopico che conosciamo per stato di natura. Si è trovato il modo di rilevare anche le altre forme di comunicazione; inclusa, come osserva Abreu, buona parte della comunicazione con noi stessi. A ciò si è aggiunto il trattamento digitale, che permette di conservare e processare quantità a piacere di informazione in maniera altamente flessibile e a basso costo. Va riconosciuto che viviamo letteralmente in un altro mondo rispetto a pochi anni fa; viviamo in una “infosfera”, dove le informazioni vengono emesse, e anche raccolte, con grande facilità; dove quindi mantenere la riservatezza è divenuto oggettivamente difficile. Al tempo nel quale furono sanciti i princìpi sulla segretezza e sulle relative eccezioni in nome della sicurezza vi era un mondo possibile, parallelo al mondo reale, dove era facile controllare le comunicazioni. Ora siamo passati in tale mondo; è questo nuovo mondo reale che ora abitiamo che l’etica e il diritto devono considerare.

Secondo il famoso saggio di Walter Benjamin, col sopraggiungere della sua riproducibilità tecnica l’opera d’arte ha mutato la sua essenza; e anche la sua funzione e il suo ruolo sociale. Oggi è accaduto qualcosa di simile con il progresso tecnologico nella sorveglianza e nella intercettazione. Prima, fino a pochi anni fa, il diritto alla segretezza corrispondeva al divieto di superare gli ostacoli materiali e tecnici che si frapponevano tra la volontà di sorvegliare e intercettare e l’esecuzione di tale volontà. Oggi con lo sviluppo dell’elettronica e del digitale, per il potere, e in alcuni casi anche per i comuni cittadini, tra la volontà di spiare o controllare e il suo soddisfacimento non c’è che un passo. Le innumerevoli registrazioni video sono eseguite a tappeto, così che solo una percentuale infinitesima viene utilizzata per le indagini giudiziarie; per le aziende telefoniche registrare le telefonate è un gioco da ragazzi. In alcuni casi, come per le email, raccogliere le informazioni è in pratica consustanziale al servizio. Le tecniche di marketing di datamining e profiling sono ad uno stadio avanzato. E’ esperienza comune che se si cerca un prodotto online, poi per un periodo la pubblicità di quello stesso genere di prodotti apparirà aprendo pagine web che prevedono pubblicità. Non si è distanti da una situazione dove tutto ciò che viene prodotto o scambiato per via elettronica viene conservato e catalogato (e con “Echelon” si è già in questa situazione).

L’espressione “diritto affievolito” per me ha il suono di una moneta falsa; ma qui c’è un diritto, quello alla riservatezza per il semplice cittadino, che è stato oggettivamente affievolito, non da abili annacquatori dei patti costituzionali, ma dalla realtà storica e materiale. Giuristi e filosofi del diritto hanno senza dubbio studiato questi casi, nei quali un mutamento epocale “spiazza” alcuni diritti, e la loro tutela. Pensiamo a come muterebbe il dibattito sulla morte pilotata, o quello sul “testamento biologico” che lo maschera, se, ipoteticamente, il nostro corpo fosse provvisto di un “bottone di spegnimento” e bastasse premerlo per darsi la morte; o si potesse programmarne l’azionamento in funzione di alcuni parametri vitali, es. l’attività elettrica cerebrale. Un bottone rudimentale di questo genere è già stato inventato da molto tempo: le armi da fuoco, che hanno una “levetta di spegnimento” con la quale è possibile spegnere la vita, soprattutto l’altrui, sia pure con alcune limitazioni come la disponibilità di un’arma, il dover prendere la giusta mira, trovarsi a distanza utile, etc. Secondo alcuni storicamente sarebbe stato proprio il mutamento dei rapporti di forza provocato dalla relativa disponibilità delle armi da fuoco, che permettono di colpire a distanza, ad avere spinto verso forme di governo più democratiche. In effetti, già Machiavelli, nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, aveva avvisato il Principe di non tirare troppo la corda nello spogliare i sudditi della “roba” e dell’onore, perché un coltello è alla portata di tutti; con le armi da fuoco il potere ha dovuto farsi più guardingo. Così un progresso tecnologico che ha generato dei mali, paradossalmente ha anche causato un parziale riequilibrio di forze tra governanti e governati, tra oppressori e oppressi. Sono un obiettore di coscienza, non porto armi, e sono contento di questa scelta, anche se Machiavelli predice la “ruina” ai disarmati. Ma il diritto a portare armi di difesa previsto dal secondo emendamento della Costituzione USA mi appare meno sinistro e barbaro ora che conosco il mondo un poco di più di quando avevo vent’anni. Le strumentazioni tecnologiche di controllo hanno alcune somiglianze con le armi da offesa, e costituiscono forme di difesa dalle armi; e c’è il rischio che, come con le armi nei paesini del Sud, alla fine ad averle e adoperarle siano solo i delinquenti; oltre alle forze di polizia, naturalmente.

Il film “Il mestiere delle armi” di Olmi racconta la morte di Giovanni dalle Bande Nere nella imbelle Italia rinascimentale. Il condottiero fu ferito ad una gamba da un colpo di falconetto, un pezzo di artiglieria leggera, arma modernissima per quell’epoca. (A dare i falconetti ai luterani era stato il duca di Ferrara Alfonso d’Este. I lanzichenecchi ebbero così via libera per Roma, che misero a sacco. Del resto, ad appoggiarsi a potenze straniere a danno di italiani al duca glielo doveva avere insegnato, con l’esempio, il papato, che anche in questo ha una tradizione millenaria). Il film si conclude con una citazione dell’epoca, che condanna le nuove armi da fuoco come disumane e vili, e augura che vengano bandite. La storia mostra che le armi da fuoco non vennero soppresse in quanto poco cavalleresche, e che quello in realtà era appena l’inizio. E’ illusorio cercare di fermare con argomenti di principio, o anche con leggi, progressi tecnici che danno potere; occorre trovare altri modi per contrastarli. Ciò vale anche per il nuovo scenario delle forme di intercettazione e sorveglianza.

Il problema non è più solo l’equilibrio tra riservatezza e sicurezza; ma è anche quello del panottismo, dell’equilibrio tra l’essere controllati e il controllare nei rapporti tra il cittadino e lo Stato, e tra il cittadino e i soggetti forti. Una grandezza non assoluta ma relativa: data dal rapporto tra i due controlli. La difesa della sempre più risicata “privacy”, e della segretezza tutelata dalla Costituzione, è necessaria ma da sola è insufficiente, perché ora col panottismo contano i rapporti relativi, oltre che gli assoluti; è illusoria, perché per chi ne ha i mezzi spiare è diventato facile come camminare; è ingannevole, perché l’affermazione ufficiale che non si sta spiando non può essere facilmente smentita; ed è controproducente perché quando i politici oggi chiedono che ci sia maggiore “privacy” intendono essenzialmente il diritto dei potenti a farsi i fatti loro senza essere disturbati da polverose ubbie sul dovere di non versare né intascare tangenti, di non vendersi a poteri maggiori, etc. . D’altro lato, è in nome della sicurezza, si sa, che spesso viene tolta la libertà; aveva ragione Franklin a dire che chi cede libertà fondamentali in cambio di un po’ di sicurezza non merita nessuna delle due.

Credo che una risposta realistica alla nuova insidia a diritti inalienabili vada cercata in forme di reciprocità: nel ridurre lo squilibrio rappresentato dal panopticon. Se prima il potere controllava 100, e veniva controllato 10, oggi che controlla 1000 non può chiedere di essere controllato 3. Se si è in un paesino del Far West, che non si può pensare divenga per decreto una comune di gandhiani, allora che tutti possano portare la Colt al cinturone è il male minore. E’ stato osservato che le tecnologie avanzate a volte sono indistinguibili dalla magia; se Tizio e Caio giocano a carte, e Tizio ha acquisito una vista magica, che gli permette di sapere che carte Caio ha in mano, allora la richiesta di Caio di vedere le carte di Tizio, in modo da giocare entrambi a carte scoperte, è equa, anche se superficialmente appare come una pretesa assurda. Se difficilmente si può impedire al potere di esercitare un maggior controllo sul popolo, allora si deve riconoscere al popolo, tramite le istituzioni che agiscono per lui, un maggior controllo sul potere.

Pertanto le intercettazioni giudiziarie nell’ambito di indagini su un reato non solo non vanno ridotte, ma, su giuste e rigorose motivazioni giuridiche, vanno potenziate e rese più facili, come forma di controllo democratico sul potere, al fine di riequilibrare lo scompenso informativo. Massima cura va posta nel rispettare la sfera puramente privata dei potenti, che da questo punto di vista sono come tutti gli altri (e sarebbe ora di finirla di divulgare intercettazioni a contenuto piccante e grassoccio sui potenti, che danno loro l’appiglio per chiedere la “tutela della privacy”); massima cura va posta nell’impedire che i poteri che possono intercettare legalmente facciano un uso strumentale di questo mezzo, intercettando solo chi gli conviene, quando gli conviene; ma andrebbe stabilito che, essendo cambiato il mondo, i potenti, che da questo cambiamento traggono i maggiori vantaggi, devono anche loro essere esposti a maggiori controlli rispetto al passato, per ciò che attiene alle loro prerogative pubbliche. Andrebbe stabilito che la comunicazione interpersonale e la privacy sono state rese più permeabili al controllo, ad opera del potere, e che quindi non solo il potere non può chiedere maggiore opacità per sé, ma deve adeguarsi al corso che ha creato. In generale, all’introduzione di ogni nuova forma di controllo da parte del potere dovrebbe corrispondere una nuova forma di controllo sul potere. Altrimenti si torna indietro rispetto alla democrazia; allo squilibrio che c’era prima delle armi da fuoco e prima ancora. Il panottismo tecnologico appare far parte di una tendenza alla restaurazione, mediante tecniche modernissime e sofisticate, di forme di potere che parevano consegnate ai libri di storia. Si parla di aggiornamento della Costituzione; ma spesso con ciò si intende indebolimento anche formale dei già malconci diritti costituzionali. Un vero aggiornamento della Costituzione e delle leggi dovrebbe servire ad adeguare la salvaguardia degli stessi princìpi fondamentali ai mutamenti storici.

La constatazione del nuovo stato di cose può portare a distinguere più nettamente tra raccolta, utilizzo e divulgazione dei dati. Come detto, un tempo il problema principale era la raccolta, e i divieti e i regolamenti facevano perno su tale difficoltà. Oggi tale barriera si è abbassata, e per alcuni non esiste più; bisogna prenderne atto, anziché proseguire su una linea ormai anacronistica; e correre ai ripari, che possono consistere in un riposizionamento su posizioni più difendibili. Per l’utilizzo e la divulgazione le regole, se non dovrebbero essere indebolite, come chiede Berlusconi, e come piacerebbe anche a molti altri, non dovrebbero neppure cambiare radicalmente; l’interesse del pubblico ad avere informazioni su reati e comportamenti di chi li governa va contemperato con quello alla riservatezza, e anche col diritto alla solidità delle informazioni divulgate. Va osservato che la tecnologia, se da un lato facilita la raccolta, dall’altro permette di separarla più nettamente dall’utilizzo e la divulgazione, e quindi di controllarne almeno gli effetti. Si potrebbero introdurre registrazioni crittografate, dove i dati vengono fin dall’inizio trascritti in memoria in forma crittata (e non crittati successivamente). Informazioni “desemanticizzate”, private del pur minimo significato, che può però essere recuperato, ma non da chi le raccoglie o da altri: solo se così disposto dai magistrati, che dispongono materialmente delle chiavi per decrittare. Se per esempio un commerciante vuole inquadrare con una telecamera un tratto di strada  pubblica per proteggere la saracinesca del suo negozio dagli scassinatori, e così facendo inquadra h24 anche i passanti e il parcheggio davanti a un’abitazione privata, allora dovrebbe essergli permesso di impiantare una camera, ma solo di un modello che critti i dati, in maniera che questi possano essere decrittati solo con chiavi custodite dall’autorità, e quindi possano essere letti non da lui stesso o da altri a piacere, ma solo su disposizione del magistrato per motivi d’indagine.

La facilità di raccolta non può essere impedita, ma il panottismo che provoca va contrastato. Per riportare entro un sistema di “checks and balances” il panottismo che oggi si aggira selvaggio nell’attuale infosfera si può pensare, se ciò non travolge troppi princìpi giuridici stabiliti, a forme  di raccolta di massa di dati, es. le telefonate, ma nella forma crittata detta sopra. Occorre pensare a tale inedita varietà di informazione: non si ha un filmato o una registrazione, né assenza di dati; ma una nuova varietà di informazione, un’informazione in potenza, che i metodi crittografici permettono di controllare. I dati andrebbero raccolti non solo, come già avviene, da privati o da forze statali “deviate”, ma anche dallo Stato; senza che però nessuno, incluso lo Stato – neppure a scopo preventivo – possa leggerli se non con l’autorizzazione del magistrato, che ordina la decrittazione in base alle motivazioni classiche consolidate. Non dovrebbero esserci eccezioni al controllo “desemanticizzato” per le “alte cariche“;  che anzi dovrebbero essere le prime; insieme ai magistrati, i poliziotti, i servizi, anche loro custodi che dovrebbero essere meglio custoditi. Se si forma, inevitabilmente, una raccolta di dati sensibili, anche in chiaro, come i database commerciali, tale raccolta deve essere messa in qualche modo sotto il controllo dei cittadini mediante lo Stato; al quale a sua volta va impedito il più possibile libero accesso a tali dati. L’obiettivo dovrebbe essere quello di evitare lo squilibrio informativo, l’invisibilità che osserva, soprattutto a favore di soggetti forti. Qualcosa di in fondo non molto diverso avviene già con acquisizioni da parte degli inquirenti di registrazioni in chiaro delle telecamere di sorveglianza che nessuno guarda normalmente, ma che hanno registrato immagini su un’area che casualmente è divenuta rilevante per le indagini su un reato; o con quelle dei tabulati telefonici. Non bisogna sottovalutare neppure la capacità della tecnologia di fornire strumenti per questo riequilibrio. Penso sia possibile un sistema di crittografia che impedisca, non in forza del dettato della legge, ma fisicamente, letture non autorizzate, con un sistema di chiavi distribuite a più soggetti istituzionali; con le solite eccezioni di fatto delle forze che comunque se ne fregano anche della parvenza della legalità, facendosi vanto di infrangere i segreti (e che se potenti, es. NSA, sono comunque coinvolte ab initio nel disegno degli algoritmi di criptazione). Ma la democrazia e le sue leggi non possono rimanere con l’arco e le frecce davanti a chi ha i fucili.

Occorre inoltre riconoscere al singolo cittadino un maggior potere di sorveglianza su ciò con cui viene a interagire. In USA vidi un nero ben vestito estrarre una macchina fotografica davanti a un massiccio poliziotto che aveva messo la sua faccia, che protrudeva da una testa di dimensioni bovine, a pochi centimetri da quella di un esile ragazzino nero; evitando così al negretto, che i poliziotti avevano fermato perché insieme ad altri si divertiva a rotolarsi sui cofani della auto in sosta, ammaccandoli, guai che minacciavano di divenire maggiori di quelli che si meritava. Posso testimoniare per esperienza personale che avere una macchina fotografica o una telecamera in mano può ridurre, anche se non eliminare, gravi forme di abusi e di molestie gratuite da parte di chi può usare il potere dello Stato, e può abusare dei mezzi per la sicurezza e delle tecnologie legali di sorveglianza; portare una telecamera è un peso e un vincolo, ma può evitare che le provocazioni trascendano in incidenti veri e propri. Penso che i cittadini dovrebbero, per equilibrare almeno parzialmente il panottismo, potersi dotare, se lo desiderano, di forme di controllo elettronico personali. Per esempio, minitelecamere che registrino tutto ciò che appare “in soggettiva” nel loro campo visivo quando escono di casa. Se il tabaccaio può filmarmi mentre passo davanti al suo negozio, se altri possono farlo, pare, senza dover neppure chiedere alcuna autorizzazione a nessuno, così che vengo filmato in continuazione da decine di telecamere a mia insaputa, dovrei potere a mia volta registrare ciò che avviene davanti a me. Il mio campo visivo, e ciò che vedo, è il bordo tra la mia persona e il mondo esterno e gli altri, è qualcosa sulla quale ho dei diritti e posso quindi esercitare tutele adeguate e proporzionate alle circostanze. Oggi invece tale bordo, tale terreno comune, è oggetto di “enclosure” da parte del potere. Si potrebbe regolare il permesso all’uso, e potrebbe essere estesa anche a tali strumenti la differenziazione tra permesso di raccolta crittata, di visione in chiaro e di divulgazione; limitando la raccolta a luoghi esterni, o subordinandone l’uso alla presenza di una situazione di pericolo o a un fumus persecutionis; o forse alla fine si dovrebbe liberalizzarli del tutto. Pensiamo a come sarebbero utili nelle situazioni di stalking; da parte di un ex partner fuori di testa (o anche per documentare lo stalking di polizia, tanto monotono quanto capace di acuti creativi). Potrebbero essere di fondamentale utilità contro i reati convenzionali. Forme regolamentate di controllo elettronico personale potrebbero prevenire crimini, facilitare ricostruzioni, appianare dispute legali, evitare errori giudiziari. Ho sentito Luciano Lutring, l’ex “solista del mitra” che ora tiene conferenze, commentare, col tono dell’artigiano che dice “ormai le costa meno comprarla nuova che farla riparare”, che oggi con le telecamere i rischi nel rapinare le banche sono tali che per i professionisti seri e con la testa sulle spalle è meglio mettersi a lavorare. Ma se gli strumenti elettronici che difendono le banche dai rapinatori, e, genericamente, chi sta meglio da chi sta peggio, ormai costituiscono una florida industria, strumenti analoghi volti a difendere il debole dal forte stentano ad essere sviluppati e commercializzati.

C’è anche il panottismo medico. Siccome poco importa, applicando la reciprocità, poter all’evenienza sapere che il medico di famiglia ha i calcoli alla cistifellea, o il CEO della multinazionale e il politico che hanno architettato l’ennesima truffa da bambini facevano la pipì a letto, bisognerebbe ridurre questo panottismo in radice, chiedendosi caso per caso se le mirabolanti innovazioni informatiche vanno nell’interesse del paziente o del business. (Comunque, un manuale di medicina anglosassone consiglia al medico di non parlare mai del proprio stato di salute ai pazienti). Nel dibattito pubblico si ammette che i database sanitari possano pregiudicare il diritto alla riservatezza su dati particolarmente delicati, e portare a situazioni di discriminazione, ma questo non è l’unico pericolo. Il fascicolo sanitario elettronico, dove sono raccolti tutti i dati sanitari del singolo, che trasforma in “fatti” indiscutibili dati che a volte sono frutto di errori più o meno legati a interessi illeciti, appare come un pericoloso strumento del prossimo venturo “Stato terapeutico”; un controllo accoppiato a autentiche forme di censura  istituzionalizzata delle informazioni al pubblico e a volte ai medici (es. la European Medicines Agency ha rifiutato a un cittadino irlandese l’accesso a dati sulla sicurezza di un farmaco che  appariva provocare tendenze suicide, sostenendo che le regole della UE sulla trasparenza non si applicano alle reazioni avverse da farmaci).  Mentre abbondano gli stucchevoli discorsi sull’umanità delle cure, non ci si preoccupa di come queste nuove tecnologie possano portare il processo di cosificazione del paziente verso livelli ancora più alti. Va considerato anche che la registrazione digitale consente manipolazioni che erano più difficili col cartaceo e coi supporti analogici. Non ci si chiede con quali misure si preverranno falsificazioni della cartella clinica elettronica e degli esami per eliminare le tracce di reati. Si parla invece allegramente di “medicina virtuale”, e si attende impazienti la colonscopia virtuale (una nuova tecnica radiologica basata sull’elaborazione digitale delle immagini). Per evitare dolorosi dispiaceri ancora peggiori di quelli che possono derivare dalle tecniche tradizionali sarebbe meglio avere un atteggiamento scettico e diffidente sull’utilizzo dei mezzi elettronici nelle cure mediche.

Evviva, siamo nel mondo nuovo. La proposta che abbozzo sul contrasto al panottismo non aumenta la civiltà, perché allontana dalla natura umana, ma vorrebbe limitare i danni. Persa l’innocenza originale, non si può ricrearla, ma occorre costruirne una artificiale. La richiesta di potenziare le intercettazioni suona giacobina. L’idea di conservare tutte le comunicazioni mi dà lo stesso sconforto degli scritti di Borges che descrivono situazioni simili, con biblioteche sconfinate che contengono tutti i libri scrivibili di 410 pagine, e mappe in scala 1:1, che si sovrappongono esattamente al territorio che descrivono. Dotarsi di una videosorveglianza personale è una conclusione che, oltre a generare a sua volta altri grossi problemi giuridici, è triste, ricordando quel grottesco personaggio di un film di Almodovar, che girava con una telecamera fissata sulla sommità della testa. Stiamo comunque andando verso il cyborg: la propaganda stimola le nostre speranze mostrandoci esseri ibridi parte uomo parte macchina. Sui media sono celebrati sempre più spesso atleti con protesi meccaniche, ed esiste anche una saggistica accademica che giustifica ed esalta queste chimere. Ne beneficiano trapianti e protesi, terapie delle quali al pubblico vengono fatte conoscere solo le luci. Un recente studio ha riscontrato che le aspettative dei pazienti sulle protesi articolari sono superiori a quelle dei chirurghi che le impiantano.

E’ un po’ singolare che a proporre una tale simbiosi, a proporre di affiancare agli occhi e alla mente una telecamera e una scheda di memoria, sia uno come me, che è fortemente contrario all’esaltazione acritica delle tecnologie ingegneristiche applicate al corpo; che non ha messo neppure lo spioncino alla porta di casa, e per strada, se proprio un elefante non gli tagliava la strada barrendo, non si accorgeva di ciò che avveniva attorno a lui; che è tra coloro che apprezzano come uno dei maggiori piaceri della vita il camminare per il gusto di camminare, muovendosi liberi, senza impacci e impicci, senza una meta precisa, assenti rispetto alla quotidianità, seguendo la topografia dei pensieri più che quella delle vie; il piacere di sentirsi immersi nel mondo senza essere del mondo; sulle strade bianche e lungo i mattoni rossi del senese, dove la bellezza assume un volto semplice e naturale; tra i resti di quello che per tanti secoli fu il maggior faro, la Roma entro le Mura Aureliane, sciatta e sontuosa; sulla groppa di ordinati viali anonimi e senza fine del New England; e perfino nell’affannato reticolo di strade, che trasuda grettezza, del quadratino di Bassa lombarda dove ora abito. Ma questo appartiene a un mondo perduto, al quale non è possibile ritornare.

v. anche:

Sovranità popolare e informazione

La riduzione al sintattico nella lotta al Principe

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Blog Malvino

Commento del 9 apr 2011 al post “Panopticon” del 9 apr 2011

Mi dispiace che della metafora del Panopticon si sia impossesato Capezzone; per me rappresenta, piuttosto efficacemente, l’asimmetria tra controllori e controllati, come detto da Foucault:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/05/10/privacy-sicurezza-e-panottismo/

Asimmetria che è proprio quello cui mira il padrone di Capezzone.

Su Wikileaks la penso come Tarpley, che ha scritto trattarsi di un’operazione di “limited hangout”:

https://menici60d15.wordpress.com/2010/12/07/da-quali-minacce-va-protetta-la-glaxo/

Ora non resta che aspettare che Capezzone o un altro scagnozzo parlino di limited hangout a danno di Berlusconi, mentre il dissenso blogger si attiene scrupolosamente alle linee guida dettate dall’alto, come il riconoscimento di Assange come voce libera.

Bentham era un eccentrico. Volle che il suo cadavere, imbalsamato, fosse esposto in una sala dell’University college di Londra, dove tuttora si trova. Speriamo che il dissenso italiano prenda un poco d’esempio da lui, e non si limiti a ripetere quello che gli viene propinato da Mediaset, Rai e c. come “antisistema”.

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Blog de Il Fatto

Commento del 26 dic 2011 al post di S. Santachiara “Accuse di plagio, rischia il progetto web antipedofilia del tycoon berlusconiano” del 26 dic 2011

postato su questo sito il 5 feb 2012 causa boicottaggio Telecom

Nel post “Privacy, sicurezza e panottismo”, del maggio 2010, ho proposto anch’io di conservare in forma crittata, e inaccessibile salvo procedura formale dell’autorità giudiziaria, tutto ciò che passa per i canali elettronici:

http://menici60d15.wordpress.c…

come conclusione di una riflessione teorica sulle violazioni della privacy e della libertà personale commesse col pretesto della sicurezza. Riflessione scaturita dall’indebito monitoraggio e stalking cui ero e sono oggetto; grazie a una magistratura a dir poco compiacente. I dati crittati andrebbero però tutelati nella maniera più rigida, incluso un sistema a chiave multipla, distribuita tra più soggetti istituzionali, come ho scritto. Neppure ai magistrati si può consentire di avere un controllo esclusivo su dati del genere. Lasciarli poi nelle mani delle forze di polizia, o di certi soggetti con le insegne della Telecom, che nella mia esperienza sono strettamente integrati con le forze di polizia in questi abusi, è come mettere il lupo a guardia dell’ovile. Francesco Pansera

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Il giornalista Santachiara sarebbe ancora più grande se producesse la documentazione e le date che mostrano come siano state presentate “molto prima del Maggio 2010” le idee che l’ing. Corradi accosta alle mie rivendicandone la priorità, es. la conservazione crittata delle riprese di videosorveglianza: affermazioni per le quali non ho trovato riscontri né nel suo articolo né su internet. Ciò per completezza e correttezza di informazione, tanto più che il tema è quello della corretta documentazione e registrazione dei fatti pregressi a fini di giustizia; in modo inoltre da riconoscere “unicuique suum”, tanto più in un articolo che parla di plagio; e anche perché, come Santachiara mette in luce, in tema di controlli per la sicurezza è facile che se ne occupino persone interessate a tutt’altro che la tutela dei diritti; ed è quindi necessaria un’informazione chiara e precisa, che consenta di evidenziare le finalità autentiche e il valore politico delle varie proposte sui metodi di controllo.
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Gentile ingegnere Corradi, il mio recapito è : F. Pansera, Via Tosetti 30, 25124 Brescia. Non ho detto che Lei abbia commesso un plagio col suo sistema Antares; anche se mi è successo in passato di pubblicare un’idea, e poi vederla, dopo molti anni, oggetto di diversi brevetti internazionali (i cui autori hanno comunque citato la mia pubblicazione nella domanda di brevetto); es. “Prophylactic and therapeutic treatment of the ductal epithelium of a mammary gland for cancer” Sukumar et al. J Hopkins university school of medicine. Patent 7196070, 2005.Tra l’altro io non mi sono riferito specificamente alla navigazione su web dei dipendenti di aziende private, ciò che il sistema Antares controlla, ma ad un generale riequilibrio, sotto il controllo dello Stato, di quella condizione che chiamo panottismo, cioè la crescente asimmetria del controllo tra popolo e potere (e che è cosa diversa dalla privacy). Lei sarei grato se mi mostrasse anche come e quando è sorta l’idea di registrare in maniera inaccessibile la videosorveglianza, pratica che avrebbe risolto il caso Gambirasio Lei dice, e che invece ho considerato espressamente. Non sono in affari, ma credo sia importante evitare che l’implementazione non corretta di simili accorgimenti aggravi una situazione già antidemocratica invece di risolverla.
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Il suo acido commento si potrebbe ribaltare: spesso una volta generata un’idea, implementarla non è così difficile. La crittografia delle registrazioni non è una invenzione epocale, ma, in linea di principio, l’elementare trasferimento e adattamento di tecniche già esistenti. Tanto che un non addetto ha potuto concepirla, e una moltitudine di informatici potrebbe metterla in atto. La teoria retrostante che la motiva sul piano etico e politico, che naturalmente attende di essere sviluppata, forse è più complessa. Io però mi astengo da simili comparazioni, perché ho grande rispetto per quelli che si occupano di tecnologia “hands-on”, e per i risultati che possono raggiungere. Ne ho di meno per chi ripete l’ideologismo tecnocratico che le idee (degli altri, non le loro) sono poca cosa, sono res nullius, che si trova per terra; che confonde il “come” costruire una cosa col “cosa” costruire e “perché” costruirla; o col perché non costruirla. E’ da oltre vent’anni anni che osservo che il plagio (parlando in generale) è a volte anche una forma efficace di censura: alcune proposte concettuali possono essere disinnescate togliendole a chi le ha avanzate con certe motivazioni, con certi fini, e mettendole in mani sicure; come quelle del Tiger team Telecom, per esempio.

Il ladro e il viandante

30 April 2010

Segnalato il 30 apr 2010 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Qui tam pro domino rege. Riflessioni sul caso della dr.sa Arcifa” del 27 mar 2010

Prendo spunto dal commento della dr.sa Arcifa per proseguire la riflessione sul mio sito. Ci sono tanti casi possibili, diversi tra loro. Denunciare le scorrettezze e i reati degli uffici delle imposte, che, sia sul piano popolare che su quello ideologico, non sono le burocrazie più apprezzate e benvolute, è uno fra i tanti casi possibili. Come ho scritto altrove, denunciare chi ruba per sé anziché per il Principe può essere visto con favore in ambienti principeschi. Nel 2009 è cominciata la grande frenata sulla spesa sanitaria, e in USA, con la presidenza Obama, si sono messe in discussione, almeno verbalmente, regole che parevano sacre, come quelli sugli screening tumorali (mentre in Italia, se la “linea della palma” si espande verso Nord, la “linea del mammografo” geograficamente procede nel verso opposto); probabilmente non è un caso che nello stesso anno la denuncia di uno dei tanti giochi truffaldini di una potente multinazionale sia stata profumatamente ricompensata, dopo tanti episodi di “whistleblowers” in campo biomedico che se la sono vista brutta. Un caso finora raro: anni fa è stato osservato che le probabilità per un whistleblower di ricevere le ricompense previste dalle leggi USA, anziché la consueta scarica di legnate, sono pari a quelle di una vincita al lotto. E’ di questi giorni la notizia che un altro whistleblower riceverà dal governo USA 45 milioni di dollari; la società denunciata, l’AstraZeneca, ne pagherà 520 al governo USA per marketing di indicazioni improprie di un farmaco antipsicotico, il Seroquel. (AstraZeneca ha comunicato per il primo quarto dell’anno un incremento dell’utile operativo del 10%, a 3.86 miliardi di dollari). L’Attorney general Eric Holder ha detto a proposito che “[tali] atti illegali delle compagnie farmaceutiche possono mettere a rischio la salute del pubblico, corrompere le decisioni mediche, e prelevare miliardi di dollari direttamente dalle tasche dei contribuenti” (che è una sintetica descrizione di ciò che “happens all the time”). Queste notizie di un nuovo corso, oltre a mostrare che quando si parla di marketing farmaceutico si parla di un’attività molto concreta, dagli effetti estremamente concreti, ricordano che gli autori di giuste denunce dovrebbero essere semmai premiati piuttosto che essere puniti.

Il rispetto non delle regole in quanto tali, ma dei princìpi giusti e delle regole che da essi discendono, è praticamente sinonimo di civiltà. E’ quindi bene chiedere giustizia all’autorità preposta. Salvo che le circostanze impongano il contrario. Pochi giorni fa ho scritto all’amministratore del condominio dove abito perché facesse aggiustare finalmente il chiudiporta del portoncino d’ingresso, che rischiava di divenire un casus belli, e sono stato accontentato. Ora l’ordine regna sulla palazzina “Dalia”. Invece non ho a chi rivolgermi per cose molto più gravi. Gli ebrei che durante la Seconda guerra mondiale andarono a protestare presso i comandi tedeschi per i maltrattamenti ricevuti furono danneggiati dal loro senso di giustizia.

La risposta adatta alle rappresaglie per aver ostacolato ruberie dei colletti bianchi o crimini di alto bordo è diversa a seconda delle circostanze. La dr. sa Arcifa fa bene a rivolgersi, per l’ingiustizia subita, al giudice del lavoro, che verosimilmente la farà reintegrare. Diversi autori consigliano, nel caso dei ricercatori, di non fare affidamento su canali ufficiali, magistratura,  agenzie di mediazione, etc. (es. Devine T. The  whistleblower’s  survival  guide:  courage  without  martyrdom, 1997. Citato in: Against the tide. A critical review by scientists of how physics and astronomy get done. A cura di Correidora e Perelman, 2008). Devine, che pure consiglia di collaborare, cautamente, con le autorità, scrive: “A public whistleblower should not expect justice”. E c’è di peggio. Qui in Italia c’è stato il caso di Marotta, e quello di Felice Ippolito, entrambi arrestati nel giro di un mese dalla stessa Procura per accuse apparentemente non collegate, nell’ambito di un’operazione che a detta di diversi commentatori soggiogò agli interessi degli Usa la ricerca e l’industria di punta italiane (a partire dalla divisione elettronica dell’Olivetti); l’attacco ebbe effetti irreversibili, e fu condotto proprio da esponenti della magistratura, alcuni come un PM braccio destro di un magistrato dalle frequentazioni poco raccomandabili: “E’ accertato, comunque, che Spagnuolo fosse  in stretti rapporti con Sindona, amico di Nixon e finanziatore dell’ala dura degli strateghi della tensione” (G. De Lutiis, Storia dei servizi segreti in Italia. Editori Riuniti, 1991). Qualcuno con fama di magistrato onesto e indipendente, ma evidentemente fortemente soggetto a farsi strumentalizzare dagli intrighi di politici corrotti e a farsi influenzare dalle campagne  denigratorie  di giornalisti prezzolati, visto l’accanimento che mostrò. Due anni prima era stato assassinato Mattei (fatto dimostrato di recente da un’indagine della magistratura, e rimasto nell’ombra grazie anche alle diagnosi psichiatriche che Montanelli e altri anticomplottologi lanciavano all’indirizzo di chi pensava non si fosse trattato di un incidente). Oggi ci si sta buttando nell’avventura delle centrali nucleari obbedendo agli ordini, così come allora si obbedì impedendo lo sviluppo del nucleare. La nostra classe dirigente non è solo corrotta: è anche compradora, dedita cioè a vendere assets nazionali a poteri egemoni esteri.

Il Procuratore Carmelo Spagnuolo è divenuto l’emblema dei magistrati che rendono le Procure “porti delle nebbie”, dove fatti grandi come navi scompaiono nel nulla. 15 anni dopo il caso Marotta il CSM rimosse Spagnuolo per il suo coinvolgimento in altre operazioni, più note e appariscenti. Marotta fu in seguito riabilitato. Comunque, come avviene in questi casi, che ricordano l’autoassemblaggio di componenti molecolari della cellula, dall’apparente disordine giudiziario nacque uno stabile ordine politico. Quei magistrati erano le persone giuste al posto giusto al momento giusto: il resto della magistratura prese le distanze a giochi fatti, ma non agì affatto, né agisce, come un baluardo; il volere di chi commissionò quel colpo di mano si è compiuto, e continua ad essere servito; l’intesa tra Stato ufficiale e Stato arcano continua a funzionare; e resta rilevante quanto scrisse a proposito nel 1965 l’Espresso: “Tra quaranta o cinquant’anni, uno studioso dei problemi sociali che vorrà accertare le ragioni dell’arretratezza culturale ed economica del nostro paese, individuerà certamente nello stentato sviluppo della ricerca scientifica una delle cause determinanti. Rivangando tra le testimonianze del passato, questo ipotetico studioso riesumerà un curioso processo che … sarà riuscito a scoraggiare e deprimere i ricercatori italiani ed avrà colpito alla radice uno dei fattori fondamentali dello sviluppo economico stesso” (Cit. in: Di Giorgio C. Cervelli export, ed. l’Unità, 2003). Oggi i ricercatori italiani non sono più depressi, ma in campo biomedico sono non di rado tanto obbedienti ai dettati della ricerca internazionale, e degli interessi privati che la dirigono, che ricordano l’allegria di un cagnolino che si alzi sulle sole zampe posteriori. O sulle sole zampe anteriori, in alcuni casi. Altro che cane a sei zampe.

Il ricorso al giudice è un poco come le medicine e gli interventi chirurgici o altre terapie: non dovrebbe essere peggiore del male. Si va sempre più verso la medicalizzazione della vita, per la quale in innumerevoli casi si medicalizzano affezioni banali e comuni problemi personali, e le persone passano la vita, senza reale fondamento, a riempire album di esami diagnostici, sottoporsi ai trattamenti più vari, ingurgitare psicofarmaci a palate, compiere periodici pellegrinaggi verso santuari medici e luminari, etc. ; analogamente, se si incappa in certe situazioni, a forza di legalismo si rischia di andare verso la “giuridificazione” dell’esistenza, vivendo in una serie ininterrotta di procedimenti amministrativi o giudiziari, in una perenne condizione di accusato o di postulante. (E può accadere il caso beffardo che, avendo contrastato la medicalizzazione, si venga colpiti mediante la “giuridificazione”). E’ giusto rivolgersi alla magistratura per avere giustizia, ma non è giusto dover chiedere ai magistrati ad ogni piè sospinto il permesso di vivere, non avendo fatto nulla di illecito, tutt’altro. Se ciò avviene, allora può insorgere, anche se non si è nati cuor di leone, “quella specie di coraggio disperato, con cui la ragione sfida a volte la forza, come per farle sentire che, a qualunque segno arrivi, non arriverà mai a diventar ragione” (Manzoni). E, oltre un certo limite, aiutati dall’arroganza dalla viltà e dalla pochezza di chi pensa di avere il coltello dalla parte del manico, si può decidere che non conta più “uscirne fuori”; che avere giustizia non è avere una sentenza che scagioni o riabiliti, e che al contrario l’unica giustizia possibile davanti a determinate porcate è proprio testimoniare, pagando s’intende; testimoniare affermando la corruzione delle istituzioni che dovrebbero tutelare i diritti.

Tale posizione diviene più chiara se non si pensa alla giustizia come a un mero servizio alla persona, ma si considera anche la dimensione sociale, che è quella che chi si oppone ai delitti del potere in genere ha ben presente. Margaret Thatcher ha detto che la società non esiste, e ai nostri giorni la consapevolezza della sfera pubblica, e della sua importanza, spesso non viene capita, o viene vista come un segno di estremismo e instabilità. La medicina non è puramente individuale, come invece sta sempre più diventando per ragioni di mercato: si parla di “personalizzazione” delle cure – che significa sollecitazione della soggettività del paziente – accampando motivi tecnici; ma le cure, mentre non vanno applicate en masse, come vuole la legge del profitto, ma solo ai pochi che ne necessitano, dovrebbero essere programmate avendo per oggetto la popolazione; non per ragioni etiche o ideologiche, ma per ragioni tecniche. Anche in medicina vale quello che ha scritto il giurista Hans Kelsen: l’unica felicità possibile è quella collettiva, la felicità sociale si chiama giustizia (cit. in Gratteri N. La malapianta, 2010, ultima pagina).

Per fare un esempio generale, senza addentrarsi negli aspetti tecnici, si è visto che in società diseguali, anche se ricche, come quella voluta dalla Thatcher, c’è meno salute che in quelle dove c’è maggiore eguaglianza. Una correlazione che riguarda tutte le fasce sociali, e quindi anche i ricchi, che risultano stare meglio nelle società a minore disuguaglianza. Berlusconi, in veste di santone, e anche guru medici del centrosinistra, annunciano agli allocchi un futuro con un’aspettativa di vita di 120 anni. Che è come dire che siccome col progresso l’altezza media negli ultimi decenni è sensibilmente aumentata, le generazioni future saranno alte due metri e mezzo. Al contrario, in una società individualista, dove si esasperano le disuguaglianze e la giustizia viene compressa, la vita col tempo tende a divenire più breve e brutale, per tutti.

Tornando alla giustizia, anche la richiesta di giustizia non è solo una questione privata dell’offeso; se si chiede giustizia, e ci si accorge che la fonte che dovrebbe erogarla è secca, o emette veleno, allora se si è abbastanza indignati e schifati si può pensare di allargare il problema, dal torto ricevuto al sistema ingiusto che lo ha permesso, generato e alimentato; così che sacrificando il tentativo di salvaguardare gli interessi personali lesi si difende almeno il concetto stesso di giustizia, a favore della società. Si persegue una “metagiustizia”, che è l’opposto dell’atteggiamento pragmatico di certi che, si dice, pur di minimizzare il danno patteggiano anche se non sono colpevoli (mi risulta che questo avvenga anche in ambito tributario).

Ed è anche l’opposto del gioco al ribasso, dell’andare verso lo svilimento della vittima e delle istituzioni praticato da coloro che usano il potere legale come cosa loro. I magistrati dicono che hanno così pochi mezzi che a volte si devono portare da casa la carta igienica, e la carta per le fotocopie la devono fornire gli avvocati; possono darsi delle situazioni così indecenti che la carica di decoro e dignità che ogni procedimento giudiziario dovrebbe avere ce la deve mettere tutta chi è sotto accusa o chiede giustizia, perché i magistrati sono sprovvisti anche di quella.

Trovo impensabile e completamente errato il suicidio, ma capisco la ribellione di Parmaliana. Credo che tra i fattori che sembrano averlo spinto vi sia stato anche l’abito mentale del chimico e del ricercatore di pensare secondo leggi razionali, esteso a temi extrascientifici e personali: un’impostazione che può avere portato a una forma del “suicidio anomico” descritto da Durkheim. Ai tanti italiani “pecore anarchiche” il concetto di trauma da anomia, e quello di reazione all’anomia, devono apparire incomprensibili; e anche coloro che fanno un uso strumentale del potere dello Stato, in particolare di quello di polizia e giudiziario, pur intuendo che hanno in mano una leva vantaggiosa con la quale colpire il soggetto predisposto a percepire l’anomia – col mostrargli che loro non sono la cura ma sono la malattia – non hanno però il senso di quello che stanno facendo, così che facilmente sbagliano le dosi. Quando cade il velo, e si prende atto che la legalità è una oscena foglia di fico, allora il quadro si semplifica. Non occorre più prendere in considerazione gli intricati cavilli dei legulei, che ora appaiono valere quanto gli elaborati arabeschi stampati sulle cotonine dozzinali delle bancarelle del mercato; ma si torna ai princìpi fondamentali; alla massima di Manzoni, sempre nella Colonna Infame: “il ladro non ha il diritto di dar la vita al viandante: ha il dovere di lasciargliela”. Absit iniuria. Comunque, Manzoni parlava proprio dei magistrati.

P.S.: dopo avere scritto questo post, nel controllare e approfondire le notizie storiche che riporto ho appreso (Paoloni G. Il caso Marotta e il caso Ippolito. Scienza e politica nell’Italia degli anni Sessanta. Lettera matematica Pristem, Univ. Bocconi, n.44, 2002) che Marotta, ritenendo di non meritare di essere trattato in quel modo, “…si rifiutò di comparire in aula. Venne giudicato come contumace e rischiò addirittura l’incriminazione per oltraggio alla corte”. Credo degno di nota che ci siano state in tempi diversi almeno tre persone, Domenico Marotta, Adolfo Parmaliana, e si parva licet lo scrivente Francesco Pansera, accomunate dall’occuparsi di scienza; dal praticare forme di impegno civile; dall’essere sgradite ad alcuni poteri; dal ritenersi oggetto di persecuzione giudiziaria; e dal rifiutare a un certo punto, con motivazioni diverse e in forme diverse, di continuare a riconoscere l’istituzione giudiziaria dalla quale dipendeva la loro sopravvivenza morale. Tre borghesi con radici culturali meridionali, studi scientifici, e una frequentazione di ambienti internazionali. (E’ possibile riscontrare almeno le prime tre  caratteristiche anche in Giuseppe Taliercio, che rifiutò qualsiasi riconoscimento dei brigatisti che lo avevano sequestrato). Venire a sapere che già in precedenza ci sono state persone degnissime che hanno avuto vicende con sostanziali affinità con la mia, che hanno voltato le spalle alla magistratura che favorendo interessi criminali li perseguitava, persone che, come ho fatto io da tanti anni, hanno risposto allo Stato incaricato di sfregiarli e azzopparli con un disconoscimento e una dichiarazione di sfiducia, è motivo di commossa consolazione, e di rassicurazione. Marotta, come Parmaliana siciliano e chimico, colpito quando era già in pensione, noto e stimato, fu difeso nel dibattito pubblico dai giuristi Galante Garrone e Jemolo. Di fronte aveva il “partito americano” di allora, con politici come Saragat, che non è certo l’unico politico divenuto presidente della Repubblica avendo nel curriculum la partecipazione all’eliminazione di persone che stavano servendo il Paese e per questo motivo erano invise a interessi americani; Spagnolli, vicesegretario amministrativo dell’Università cattolica del Sacro cuore, legato al deputato DC Montini, fratello del più famoso prelato e poi papa bresciano anche lui addentro nei rapporti tenebrosi con gli USA. Interessante anche la figura del senatore DC Messeri. Componente dell’associazione Bilderberg, risulta legato a Frank Coppola e al Pentagono. Era un siciliano vissuto a Chicago e rientrato in Sicilia come uomo di fiducia di Mike Stern, l’agente USA che gestì il bandito Giuliano (Caroli G. Napolibera); e che nel 2006, novantasettenne, si occupava, come mecenate, di manipolazioni della ricerca sul morbo di Alzheimer (Pansera F. Michael Stern e l’etiopatogenesi della demenza senile, 2007). Ma forse in questi casi il sottobosco delle tante mezzefigure, nate per vivere di espedienti, che in ogni tempo colgono in operazioni del genere l’occasione di poter lucrare senza rischio qualche miserabile vantaggio, conta non meno dei nomi come quelli che gli studi, i documentari, le fiction e le forme miste sui “Misteri d’Italia” ci hanno reso familiari.

rev. 2 mag 2010

Commento agli auguri di Pasqua 2010 del vescovo di Brescia su Youtube

7 April 2010

In Italia, il Crocifisso è preferibile ai simboli che vorrebbero prenderne il posto; ma è mortificante la sua esposizione obbligatoria nei luoghi istituzionali. Il diritto del potere al teomorfismo. Il diritto al camouflage, alla veste di agnello. I Romani inchiodavano uomini sulla croce come segno tremendo del potere. Oggi Cristo è inchiodato per decreto ai muri dello Stato, ambiguo marchio del potere. Da lì pare dire: allora furono i violenti, oggi sono gli intriganti a crocifiggere.

Qui tam pro domino rege

27 March 2010

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Licenziata dall’Agenzia delle Entrate per dei commenti scritti sul nostro blog” pubblicato come post il 27 mar 2010


Esprimo solidarietà alla Dr.sa Arcifa per il licenziamento censorio. L’opposizione intellettuale e politica agli abusi e alle sopraffazioni del potere può riguardare situazioni e circostanze molto diverse, e suscitare reazioni altrettanto diverse, a seconda di come si colloca rispetto al gioco degli interessi.

In medicina, ad un estremo sta il caso dei medici che sostenevano il progetto di Allende, medico anch’egli, di ridurre la farmacopea nazionale a poche dozzine di farmaci, e di ridurre i consumi e le importazioni di farmaci. Furono fatti assassinare nel 1973, pochi giorni dopo l’Undici settembre cileno, voluto dagli USA. In Italia si dovrebbe parlare di diversi casi della stessa matrice; es. quello di Domenico Marotta, padre nel dopoguerra dell’Istituto superiore di sanità, fatto mettere in cella ottantenne da PM che poi risultarono legati alla P2 e alla mafia; il Nobel Bovet lo definì “un integerrimo grand commis de l’Etat”. Marotta aveva infranto il monopolio anglo-americano sulla penicillina chiamando il Nobel inglese Ernst Chain a lavorare per l’Italia. Oggi l’ISS è un gran commesso di quegli interessi che Marotta offese (Pansera F. Michael Stern e l’eziopatogenesi della demenza senile, 2007. Relazione a Casarrubea, Dino, Scarlata, Scarpinato, Paci, Tranfaglia).

All’altro estremo, in USA c’è una legge che tutela i “whistleblowers” – come vengono chiamati gli autori di questo genere di denunce – che svelano frodi ai danni dello Stato; legge detta anche “Qui tam”, abbreviazione dell’interessante espressione “Qui tam pro domino rege quam pro se ipso in hac parte sequitur”: “Colui che si fa parte in causa sia per il re che per sé stesso”. La legge prevede che denunciando una frode ai danni dello Stato si abbia diritto a una ricompensa. Nel 2009 Kopchinski, un ex informatore farmaceutico della Pfizer, attualmente la maggiore casa farmaceutica al mondo, dopo essere stato licenziato ha ricevuto dallo Stato decine di milioni di dollari per avere denunciato che la ditta promuoveva l’uso “off-label”, cioè al di fuori delle indicazioni per le quali era stato approvato, di un antidolorifico (la legge USA consente prescrizioni off-label ai medici, ma non consente alle case farmaceutiche attività di marketing per indicazioni off-label). La British medical association nel 2009 ha invitato i suoi membri a denunciare irregolarità quanto prima, e ha istituito un servizio di supporto dedicato per i whistle-blowers.

Riguardo alla necessità di procedere per via gerarchica e istituzionale nel denunciare un danno o un pericolo al pubblico, ciò appare la via da seguire se ci si imbatte in problemi di tipo colposo. Va meno bene per le frodi o altri illeciti commessi consapevolmente da superiori, e può essere un suicidio per situazioni che sono profondamente radicate nel sistema, istituzionalizzate e che  muovono interessi di grande portata. Il fisico australiano Brian Martin, che ha studiato sul piano accademico la soppressione del dissenso nella ricerca, nei suoi consigli ai ricercatori dissidenti osserva che questi hanno in genere una forte fiducia nelle istituzioni e pertanto una tendenza a usare procedure ufficiali; in base alla casistica che ha raccolto, esprime scetticismo sull’efficacia del rivolgersi ai canali ufficiali, che vede come disegnati dal potere, e in genere ad esso asserviti; inclusa la magistratura. Invita quindi ad essere “wary” dei canali che noi chiamiamo istituzionali.

In uno studio su 35 “whistleblowers” (Lennane KJ. “Whisleblowing”: a health issue. British medical journal, 11 set 1993) tutti i soggetti avevano cominciato sollevando il problema all’interno delle organizzazioni delle quali facevano parte; comportamento che nella quasi totalità dei casi ha portato a subire persecuzioni e pesanti colpi. Lo studio espone i vari trattamenti ai quali si viene sottoposti quando si fanno queste denunce, e i conseguenti danni economici, psicologici, morali e fisici. Considera anche il profilo psicologico dei “suonatori di fischietto”, che tra i vari rischi corrono anche quello di venire patologizzati sul piano psichiatrico. Mentre non sono emerse personalità inusuali, in quasi metà dei casi è risultato un profilo del tipo “sensing, thinking, perceiving” (contro il 12% della popolazione generale). I “whistlebowers” dunque non andrebbero visti a priori né come eroi né come disturbati mentali. La risposta ai dubbi su di loro e sul loro operato andrebbe cercata, come al solito, partendo dal merito delle questioni che sollevano, volontariamente con le loro denunce; o che sollevano involontariamente, con altre iniziative; spesso convinti di stare semplicemente servendo il re, cioè i princìpi del bene comune.

Quando “less is more”

18 November 2009

Liste di attesa per le Tac, per i processi, e liste di priorità per il controllo dei cancerogeni in Calabria

Segnalato il 18 nov 2009 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Il precariato delle leggi” del 15 nov 2009

Per dimostrare l’assurdità dell’ultima sparata dei governanti che questa infelice nazione si è data, Felice Lima paragona la legge “tronca processi” sulla prescrizione dopo 2 anni ad una ipotetica eliminazione delle code per le Tac ottenuta facendo decadere i pazienti dalla lista d’attesa se l’esame non è eseguito entro 30 giorni. Il paragone tra le code per le Tac e le code per le sentenze può essere ulteriormente sviluppato.

Le Tac sono un’industria che ha avuto una crescita esplosiva negli ultimi anni. Studi ufficiali USA stimano che un terzo delle Tac siano inutili sul piano diagnostico. Un noto articolo sul New England journal of medicine (cit. in La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”) afferma che in USA i cancri attribuibili alle Tac hanno raggiunto lo 1,5-2% del totale. Esperti italiani hanno ripetuto preoccupazioni simili. Le Tac in USA mostrano come una medicina veloce ed efficiente sul piano commerciale, che fa contenti investitori e clienti, può portare alla prescrizione della vita sana o della vita tout court.

La pericolosità delle Tac facili non viene resa nota al pubblico; non si parla di eliminare le Tac inutili, ottenendo così una riduzione dei tumori e delle code, e liberando risorse economiche per cure più utili alla popolazione. Tutti invece sanno del cancro proveniente dalle navi affondate dalla ndrangheta; e le forze  “progressiste” sono le più interventiste in questa apertura del nuovo fronte, quello della “guerra sottomarina” al cancro. Sul cancro che si prende  dietro l’angolo, andando dal bonario medico di famiglia a farsi scrivere l’impegnativa di una Tac “per sicurezza”, omertà da tutti i pulpiti. La maschera da sub è anche un buon paraocchi. In questi giorni il Procuratore nazionale antimafia Grasso ha detto che non bisogna più partire dai relitti ma dall’inquinamento e risalire alla fonte. E’ giusto, ma se davvero si vogliono identificare e definire gli agenti dell’incremento delle diagnosi di tumori bisogna considerare oltre alle cause ambientali anche le cause mediche, come la massa di Tac non necessarie, e le sovradiagnosi, che sono cause accertate, che incidono fortemente. Ma per lo Stato e per il suo acerrimo nemico l’antistato, questo tasto è tabù.

Le rivelazioni di navi dei veleni al largo di Cetraro e Maratea, operazioni di intossicazione dell’informazione in grande stile, mostrano che oltre alle “ecomafie” ci sono le “infomafie”. Che forse sono ancora peggiori. Le smentite di questi giorni, con le relative accuse di voler occultare la verità (dopo averla portata alla luce ?) confermano che “la smentita è un falso ripetuto due volte”. Le navi affondate e i depositi abusivi di rifiuti tossici sono un tema reale e serio, ma dai contorni non definiti; che diventa una farsa quando tecnici, inquirenti, politici e media stravolgono l’ordine delle priorità e lo gonfiano a dismisura, fino a fargli oscurare le altre cause antropiche, concrete e certe, di incremento del carico di cancro, prendendone il posto; una farsa tragica, per la sua capacità, nella veste mediatica e politica che gli si è fatta assumere, di spingere la popolazione verso quei fattori di rischio oncogeno certi che vengono ignorati, e censurati da poteri rispetto ai quali la ndrangheta è subalterna. Sono entrati in azione i professionisti – e il codazzo di  improvvisatori – dell’arte di servire interessi criminali del potere con proteste “contro il Palazzo” che sono in realtà sobillate dal Palazzo stesso, in quanto strumentali ai suoi interessi. A coloro che sono in buona fede,  e che non sono succubi della foga che proviene dal pensiero delle tante ingiustizie subite dalla Calabria (spesso con la complicità di calabresi), si può presentare un paragone tra le navi affondate e il bandito Giuliano. Era senza dubbio un esaltato assassino; ma gli storici hanno svelato che quel giorno a Portella, a sua insaputa, oltre a lui c’erano altri due gruppi di fuoco, mafiosi ed ex marò, che fecero i maggiori danni; gruppi anch’essi controllati da quel grumo appena formatosi, che non si è più sciolto, composto da servizi USA, Vaticano, Viminale, Carabinieri, politici assortiti e compagnia; i pupari che incastrarono Giuliano, addossando a lui, come era assolutamente verosimile a prima vista, tutta la responsabilità, e che orientarono con la strage il consenso a proprio favore. Si potrebbero fare altri esempi di questa “tattica di Portella”. Uno schema tattico che conviene avere presente, essendo più frequente di quanto non si pensi; e che oggi, vinta la Guerra fredda, gli operatori del settore applicano a grandi interessi dell’industria e della finanza, come la medicina e l’igiene pubblica. L’identificazione narrativa tra ndrangheta e cancro, tra ndrangheta e nemici della salute, tradisce il supporto poliziesco, e piduista, al business medico e ai suoi crimini. In futuro forse vedremo una speculare identificazione mediatica e ideologica tra medici, questurini, carabinieri e scienziati.

Se la questione è la salute delle popolazioni, prima di guardare alle cartine delle navi affondate bisognerebbe guardare ad altre mappe e ad altri dati. Di quanto è aumentata l’esposizione alle radiazioni mediche in Italia e in Calabria negli anni?  Quale è stato e sarà il peso dell’introduzione tuttora in corso dei programmi di screening oncologico nell’aumento di incidenza dei tumori in Italia e in Calabria? In USA si stanno ponendo domande come queste. Lì fanno mea culpa per la spesa pubblica (Medicare) pagata a prestazione per esami di imaging medico, che dal 2000 al 2006 è raddoppiata, raggiungendo i 14 miliardi di dollari, un incremento sostenuto principalmente da esami avanzati e costosi, come la Tac e la medicina nucleare; esami che fanno aumentare i tumori. Si ammette che si tratta di “overutilization”: molti di questi esami sono totalmente inutili, e beneficiano non il paziente ma chi li commercia. Esami eseguiti sotto l’azione della disinformazione e della paura disseminate ad arte. C’è dunque una situazione aberrante, nella quale una sorgente di radiazioni ionizzanti, un fattore cancerogeno riconosciuto, è anche un enorme fattore di profitto, sostenuto da tecniche di marketing e promozione del prodotto; questo dovrebbe spaventare non meno delle navi in fondo al mare. L’articolo citato conclude stimando che in USA ogni anno 20 milioni di adulti e “crucially” oltre un milione di bambini sono irradiati senza necessità, a dosi in grado di provocare il cancro. Prima di spingere le masse verso la sala raggi lanciando allarmi, bisogna chiedersi cosa si sta facendo: se non si stanno propagando notizie false o tendenziose, praticando la banalità del cancro in cambio di qualche miserabile ricompensa.

A settembre, mentre sulla costa calabra, immemori del gorgo che attende chi fugge ciecamente da Scilla, si gridava al mostro marino Cunsky a poche miglia da Cetraro, in USA l’ortodossia medica dubitava dei suoi stessi dogmi: la più potente rivista medica di categoria, per la quale fino a ieri ciò che loro chiamano prevenzione, ovvero la diagnosi precoce, era la via regia contro il cancro, o meglio la via sacra, da difendere con la spada da qualsiasi critica, ha parlato di “ripensare” i programmi di screening per mammella e prostata, che stanno avendo risultati controproducenti: “screening may be increasing the burden of low-risk cancers without significantly reducing the burden of more aggressively growing cancers and therefore not resulting in the anticipated reduction in cancer mortality.” (Kaplan JG. Rethinking breast and prostate screening. Jama, 2009;302(15):1685-1692). (La frase diviene più chiara e lineare sapendo che “low-risk cancers” è un eufemismo per indicare formazioni che sono classificate come cancro, ma che clinicamente in genere non si comportano come cancro, e restano silenti; ovvero, sono “cancri” che se non vengono cercati e scoperti è come non averli; i “more aggressively growing cancers” sono i cancri veri).

Questi sono fattori che aumentano l’incidenza di cancro sotto il nostro naso, e che sono spesso appoggiati, nascosti e protetti grazie ai servigi di quei tribuni della plebe, ex comunisti, ex missini, dipietristi, Udc, etc. che ora si stracciano le vesti perché si trascurerebbero le navi affondate; di quei politici e funzionari dello Stato che così stanno conducendo a capofitto, col vibrante incitamento dei vescovi e parroci, anche la Calabria nella situazione i cui effetti nefasti vengono ora riconosciuti in Usa. Il battage sulle cause di cancro ambientali, quelle vere, ma meglio ancora quelle presunte, o false, o hollywoodiane, sta non solo coprendo ma sta anche potenziando le cause iatrogene (v. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi). Purtroppo il male non proviene solo dagli ndranghetisti e da luoghi tenebrosi, ma anche da fonti insospettabili e rassicuranti.

Tornando alle liste d’attesa, non viene ricordato a sufficienza che una coda quanto più è lunga tanto più genera scarsità, e quindi tanto più aumenta il valore unitario del bene. In un paese evoluto l’ingolfamento stabile non è un accidente, e non è solo una franchigia per chi si dà da fare; è anche uno strumento ben definito, efficace anche se un po’ antiquato, per ottenere ingiustamente potere, e ricchezza; per costringere i cittadini comuni nel ruolo di sudditi; di supplicanti. Condizione della quale i molli italiani si accorgono solo quando hanno necessità urgente dell’attenzione del giudice, o del radiologo. Come per il ruolo della ndrangheta nel rischio di cancro, le pirotecniche trovate di Berlusconi si sovrappongono ai quieti interessi di potere e corporativi, dominanti da decenni, che pure non vogliono un sistema sano.

Considerando il paragone tra code per le Tac e per le sentenze, una medicina che facesse meno Tac, facesse solo quelle necessarie, non solo eliminerebbe le code, ma sarebbe una medicina migliore: molto più rapida, molto più sicura, con maggiore offerta di servizi utili a parità di spesa. Per sospette lesioni della caviglia, del piede e del ginocchio sono disponibili le “regole di Ottawa”, volte a ridurre le radiografie inutili. Ma il concetto di miglioramento tramite protocolli di limitazione è estraneo alla attuale concezione culturale “eroica”, o infantile, o neonatale, della medicina nell’opinione pubblica. Né è popolare tra gli operatori: “stai praticando medicina difensiva o è una scusa per guadagnare di più?” conclude un recente articolo medico sui costi e i danni di quella che chiama “medicina massimalista”. Sospetto che anche per rendere “l’amministrazione della giustizia” degna di questo complemento di specificazione basterebbero norme procedurali, non costose, volte a ridurre l’afflusso, la lunghezza e la tortuosità del “tubo giudiziario”. Norme che avrebbero il difetto di non essere spettacolari, e di poter essere strumentalmente attaccate come lesive della nostra altissima tradizione di garanzie giuridiche; oltre al difetto di rompere le uova nel paniere a gruppi forti. Concordo con altri bloggers: una giustizia a tempo è un assurdo, ma lo è anche una giustizia senza tempo. Questa è una occasione perché magistrati e politici perbene indichino i provvedimenti concreti “a levare”, quindi attuabili senza spese e in tempi brevi, per finire l’indecenza; e li ripetano ad nauseam, prendendo esempio da Berlusconi.

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Blog “Blogghete”

Commento dell’1 apr 2011 al post “Fukushima è già tra noi” del 31 mar 2011

Vi diverte? A me no: penso che ci sia già troppo caos informativo sui rischi di cancro da radiazioni; es. i rischi da “elettrosmog” sono inventati o sopravvalutati per depistare dai rischi reali come quelli da radiazioni mediche, e da agenti chimici nei prodotti di consumo e inquinanti. Converrebbe stare attenti, perché a volte gli scherzi sulla radioattività che viene da lontano coprono gli scherzi della radioattività che si prende per appuntamento:

https://menici60d15.wordpress.com/2009/11/18/quando-“less-is-more”/

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4 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Boero “Navi dei veleni: il caso di Otranto raccontato da Maritati è più attuale che mai”

Un altro magistrato scrittore* pugliese e eletto nei DS; come Carofiglio che in tv chiama chi non si vaccina “free-rider”; “scrocconi”, spiega Parenzo col quale fa un duo.

La lotta al potere può essere dal basso, genuina, o top-down, indotta dal potere per suoi disegni. (Un concetto utile per il caso Lucano). Conosciamo tutti i rischi che ci vengono rappresentati con le storie sulle “navi dei veleni”. Mentre non si parla dei rischi del benzene che con la benzina “verde” ha sostituito il piombo tetraetile. La tossicità ematopoietica, la capacità di provocare leucemia mieloide acuta e altre gravi malattie**. Lo respiriamo ogni giorno, ignari, imbevuti della propaganda giuliva su distributori e auto; mentre abbiamo viva l’immagine dell’ombra tenebrosa della mole di una nave sul fondo del mare.

Così pericoli alla salute in atto e diffusi vengono nascosti, stornando l’attenzione su aspetti ad alto impatto narrativo che non mettono in crisi il sistema. E che hanno il vantaggio aggiuntivo della paura che, depurata da responsabilità, viene diffusa perché spinga verso il business della biomedicina, come quello delle sovradiagnosi di cancro, altro tabù che viene favorito da questi allarmi strategicamente piazzati.

Nell’attività giurisdizionale, politica, autoriale, i magistrati tendono ad alimentare le denunce top-down e a soffocare quelle bottom-up.

*I magistrati scrittori. Sito menici60d15.
** Benzene. In: Casarett and Doull’s, Toxicology, the basic science of poisons, 2019.

Vedi il susseguente scambio con troll in : I magistrati scrittori

La magistratura e la separazione dei valori: il caso della “Nave dei veleni”

28 October 2009

Segnalato il 28 ott 2009 sul blog “Uguale per tutti” come commento al post del 23 ott 2009 “Cari colleghi dove eravate?” di Gabriella Nuzzi

 

Innanzitutto occorrerebbe che la magistratura non si sentisse in dovere di dire la verità, e che lasci questo ruolo alla politica”  (Mino Martinazzoli, Giornale di Brescia, 21 dic 2004).

Mi spiace dirglielo, dr.sa Nuzzi, ma lei ha un serio problema come professionista del diritto. Lei scrive (in “Cari colleghi, dove eravate?”)  “La ricerca della verità accomuna Giustizia e Informazione.” (Per sua fortuna aggiunge “ma non è una lucina debole e fioca, che si accende e si spegne all’intermittenza della ipocrisia e della convenienza politica. E’ un faro immenso, luminosissimo…”). Lei non conosce o non accetta il principio della separazione dei valori. La Giustizia e la Verità sono entità separate e distinte. Le persone come Lei, o come me, che pensano che Giustizia, Conoscenza e Informazione siano legate, siano strettamente connesse, siano parte di un fascio di valori che non può essere smembrato, e forse nomi diversi dati alla stessa cosa vista da diverse angolature, sono prive di quella concezione equilibrata che nelle attività intellettuali conferisce professionalità e responsabilità, ed è quindi il prerequisito per il successo.

La separazione tra Giustizia e Verità configura un riduzionismo duplice: ideologico, che permette di parlare di giustizia mentre si calpesta la verità, e materiale, che consente di alterare la rappresentazione di fatti. Nel mio campo, la medicina, vige un rigido riduzionismo materiale, che dà luogo a ibridi lussureggianti quando si unisce al riduzionismo ideologico giudiziario (v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico). In campo medico-legale i due riduzionismi vanno a nozze; di recente, nel caso Aldrovandi, periti e magistrati hanno distinto tra meccanismo di morte cardiaco e meccanismo di morte respiratorio. Il cuore e i polmoni sono separati e distinti nel caso dei bovini sul bancone del macellaio. Sono organi che sul piano fisiopatologico sono fortemente interconnessi, tanto che è possibile e a volte obbligatorio considerarli un unico blocco; ma così si è potuto saltare a piè pari gli effetti della bastonatura e della compressione toracica sul complesso cuore-polmoni, per andare a inserire il solito ingegnoso meccanismo alla “Wile Coyote” che spiega un crimine operato da persone in divisa come un atto di legittima difesa finito male per aver calcato la mano e per una sfortunata, incredibile, casualità.

In questi giorni è in prima pagina la vicenda della “Nave dei veleni”, sollevata dalle Procure di Paola e Catanzaro. Da una parte, meglio tardi che mai: si doveva intervenire molti anni prima su questa infamia e questo sfregio alla Calabria delle navi affondate al largo delle sue coste, che forse ha attinenza anche con l’omicidio di Ilaria Alpi. Ma l’azione giudiziaria non è solo tardiva; è anche prematura, nel senso che si parla e si grida sui veleni prima e non dopo avere accertato il contenuto della nave. Osservando da anni la manipolazione delle notizie di interesse medico, per me questo tirare fuori ciò che si è tenuto per tanti anni nei cassetti, e tirarlo frettolosamente fuori “half-baked”, proprio mentre è in corso una campagna mediatica su cancro e Meridione (v. infra)  suona come un campanello d’allarme; insieme alla presenza  di politici come Loiero, Pecorella, Minniti, Veltroni, a soffiare sul fuoco; e alla assidua copertura di giornali come Libero, che dovrebbe rappresentare i “cattivi”, assieme ovviamente a Manifesto e Unità, che invece sarebbero dalla parte dei “buoni”. La magistratura sta facendo finalmente Giustizia e Verità sul caso? Giustizia forse si. Verità no. E gli effetti complessivi saranno negativi: l’azione delle Procure di Paola e Catanzaro sarà un fattore di incremento delle diagnosi di cancro in Calabria.

Infatti, viene ignorato che in Calabria sono in gioco non una ma almeno tre noxae patogene in grado di fare aumentare gli indici epidemiologici del cancro. L’inquinamento focale, dovuto a una concentrazione di cancerogeni in aree ristrette, (esempi da manuale sono il cloruro di vinile monomero e l’amianto), è solo una delle noxae. Tali focolai seguiranno dinamiche dipendenti dalla distanza e dalla dose, fattori che, in genere, ne limiteranno l’effetto, anche se gli inquinanti dovessero diffondersi, es. tramite la catena alimentare. La Calabria, terra politicamente debole, è effettivamente a rischio di divenire una pattumiera di veleni, se non lo è già, e tale noxa va contrastata con la massima energia. Diverso è l’inquinamento diffuso, es. quello dell’aria nella Pianura padana, o quello legato agli alimenti industriali, che è a intensità più bassa di quello focale ma ha effetti di massa. Bisogna contrastare ovviamente anche questo inquinamento, guardando es. agli inceneritori, intorno ai quali girano molto denaro e potenti interessi.

La terza noxa, importantissima e trascurata, o meglio censurata, è quella che gli esperti di comunicazione chiamerebbero “memetica”. E’ una noxa che ha caratteristiche singolari. Cresce col crescere degli allarmi, fondati o falsi, sul rischio di cancro, e i suoi effetti sono rapidi, a differenza dei cancerogeni materiali. Come ho già esposto, agitare le notizie di rischio di cancro porta a un incremento di diagnosi spurie di cancro tramite specifici meccanismi di persuasione e inganno, in operazioni tipiche delle grandi agenzie di pubbliche relazioni che forniscono consulenza alle multinazionali (v. Sos cancro nei bambini e sovradiagnosi). Questa noxa non segue leggi fisiche e biologiche, ma le leggi della disinformazione e della propaganda: da Rocca Imperiale a Melito Porto Salvo, tutti i calabresi vi saranno esposti. E’ una noxa immateriale, che non vuol dire inesistente o fumosa. Voi magistrati sapete bene che la penna o la parola ne ammazzano più della spada. Questa estate, uno studio sul Journal of the National cancer institute (Mulcahy N. Prostate Cancer Overdiagnosis in the United States: The Dimensions Revealed. Medscape medical news, 1 set 2009) ha riconosciuto che in USA ci sono stati negli ultimi 30 anni circa un milione di uomini ai quali è stato sovradiagnosticato il cancro della prostata, la diagnosi di tumore più frequente negli uomini (v. Il mediatico e l’extramediatico: il caso delle ghiandole sessuali maschili). Una massa di sovradiagnosi che ha riguardato anche pazienti relativamente giovani, sottostimata, e sovrimposta su statistiche che erano già inflazionate da falsi positivi, precisano gli autori. Almeno un milione di uomini che non avevano un vero cancro alla prostata, e che sono stati castrati e messi nella condizione di malato di cancro per fare soldi. Perfino la potente American cancer society, uno dei colpevoli del disastro, la cui auri fames l’ha portata in passato ad essere indagata e condannata dai magistrati statunitensi, ora denuncia che si è esagerato con le diagnosi di cancro della prostata. Mentre in USA, nelle roccaforti del business oncologico, si tirano i freni a un sistema che toglie la borsa e la vita e che sta divenendo insostenibile anche per lo stesso capitalismo laissez faire, la Calabria e il Meridione sono nel mirino di manovre volte a estendere a queste terre di frontiera dell’Occidente il business della medicina commerciale, e in particolare dell’oncologia commerciale.

Solo quest’anno, il 2009, ci sono stati, oltre al bombardamento giornalistico e a quello dei politici sulla sanità-inferno del Sud che deve diventare come la virtuosa sanità del Nord, interventi di istituzioni autorevoli e credibili. L’Airtum ha rassicurato: l’aumento di incidenza e di mortalità dei tumori è dovuto all’invecchiamento della popolazione; che è un poco come dire che la elevata frequenza di casi di pedofilia da turismo sessuale in certi paesi del terzo mondo è dovuta alla bassa età media di quelle popolazioni. Il quoziente generico di mortalità per cancro è una media ponderata dei quozienti per età, e come tale non è un artefatto, ma ha anch’esso rilevanza per descrivere il carico di cancro sulla popolazione. L’Associazione italiana registri tumori rileva inoltre che la minor incidenza di cancro nel Meridione va scomparendo, e attribuisce ciò “all’acquisizione di stili di vita urbanizzati” e “perdita dei benefici derivanti dall’alimentazione di tipo mediterraneo”. Una spiegazione apodittica, che ripete il catechismo ufficiale: il cancro, rectius una diagnosi di cancro, uno se la becca a causa dei propri peccati, come il mangiare male; non per i cancerogeni naturali, né, per l’amor di Dio, per cause umane esogene, molto più intense ormai di quelle naturali: l’inquinamento ambientale, l’esposizione a sostanze chimiche o a radiazioni ionizzanti, l’adulterazione degli alimenti, o la sovradiagnosi. Non una parola sugli screening, e sulla lievitazione di diagnosi di cancro che notoriamente comportano.

Di tale aumento parla invece il Libro bianco 2009 dell’Istituto di igiene dell’Università cattolica (Salute, le donne italiane stanno bene ma aumenta il divario fra il Nord e il Sud. Adnkronos salute, 16  set 2009). Premesso, con riferimento al carcinoma della mammella (che commercialmente e statisticamente è l’omologo femminile dal carcinoma della prostata) che “il gap tra Nord e Sud e’ ancora molto ampio – ha spiegato Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e medicina preventiva all’universita’ Cattolica di Roma e autore del Libro Bianco – solo riguardo ai tumori si e’ avuto un miglioramento: piu’ screening, piu’ diagnosi, ma anche piu’ guarigioni. le donne del Nord, costantemente ‘bombardate’ da programmi di prevenzione, sanno cosa e’ giusto mangiare e quali sono gli stili di vita sani e le cose da fare per prevenire le malattie. Al Sud non e’ cosi’”, l’autore spiega che l’aumento di incidenza di cancro al Sud in seguito a screening, che porterà al pareggio dell’incidenza tra Nord e Sud, c’è, ma è da leggere anche in positivo, perché è dovuto allo svelamento di casi nascosti. Questa è una di quelle stupefacenti affermazioni, come il commento di Martinazzoli in epigrafe, che intimidiscono: provenendo da fonte autorevole, si ha paura di sembrare sempliciotti, poco intelligenti, a non riconoscerle come un acuto paradosso e rispondere: ma che sta dicendo. L’affermazione che vi sia un elemento positivo nell’aumento del livello di incidenza di cancro per screening è un paralogismo tutt’altro che onesto: gli epidemiologi hanno osservato che se il caso fosse questo, l’aumento di incidenza sarebbe un picco temporaneo. Non dovrebbe essere prevedibile che negli anni crescerà fino ad allinearsi alle altre regioni. Nei fatti quando l’incidenza di cancro aumenta in seguito a screening, per decenni rimane sostenuta, e anzi continua a crescere, fino a raggiungere livelli epidemici, come se i cancri miracolosamente spuntassero per il fatto di essere cercati; contro la biologia, ma come è caratteristico di un prodotto commerciale di successo. Andrebbe al contrario riconosciuto che alla capacità biologica del cancro di metastatizzare l’uomo ha aggiunto la capacità di moltiplicarsi tramite una sorta di disseminazione memetica.

Poi c’è stato il caso protesi-prostitute a Bari (v. La magistratura davanti alle frodi mediche di primo e secondo grado; Servizi segreti nella Sanitopoli barese? ). Gli aspetti relativi alla salute pubblica sono stati tralasciati; non si è quasi parlato dell’inutilità e dannosità degli interventi. In USA ignorare questa verità sarebbe stato un poco più complicato: è apparso un articolo del New York times sulla chirurgia vertebrale e le forniture di chiodi e protesi (The spine as a profit center, 30 dic 2006), che dice che “The evidence of wide spread corrupt practices is truly staggering.” Da noi invece per quel poco che si è parlato di questo aspetto, sottraendo attenzione alle mignotte, si sono diffuse notizie tendenziose: Santoro ad Anno Zero ha affermato che in Puglia la spesa per le protesi è aumentata dal 2001 ad oggi del 243%, contro il 55% dell’Italia; facendo credere che sia la Puglia la pecora nera, e che il Meridione dovrebbe prendere a modello il Nord. In realtà, per ciò che conta maggiormente per la salute pubblica in questo caso di corruzione, l’appropriatezza degli interventi di impianto di protesi, il Nord non può dare lezioni, ma dovrebbe essere lui il primo a essere messo nel gabbione degli imputati. Dai dati (Manno V, Masciocchi M, Torre M. Epidemiologia degli interventi di chirurgia protesica ortopedica in Italia. 2009. Rapporto Istituto superiore di sanità 09/22) si può ricavare, considerando 9,5 milioni di abitanti per la Lombardia e 4 milioni per la Puglia, che per l’intervento più frequente, quello di impianto di protesi d’anca, nel 2001 in Puglia il tasso di interventi in rapporto alla popolazione, per regione di appartenenza dell’ospedale, era circa il 50% di quello della Lombardia, e che nel  2005 questo tasso era salito al 57%. Lo stesso tasso per regione di appartenenza del paziente era per la Puglia il 62% di quello della Lombardia nel 2001, ed è salito al 73% nel 2005. Al Sud, con tutta la corruzione, non si fanno più interventi che al Nord, ma meno. Il tasso di incremento degli interventi nello stesso periodo è stato più elevato in Puglia che in Lombardia: 29% in Puglia vs il 13% della Lombardia per regione di appartenenza dell’ospedale; 27% in Puglia vs. 8,6% in Lombardia per regione di appartenenza del paziente. Anche qui, tassi di tipo commerciale, stabili e anzi fortemente crescenti. La Puglia sta rincorrendo il treno lombardo, che ormai è lanciato a velocità alle quali è sempre più difficile continuare ad accelerare. In Puglia, alla fase di lancio della medicina commerciale, nella quale si sono permesse le forme più voraci e paesane di corruzione, subentrerà l’austera frode medica di primo grado, nella quale i prezzi unitari si abbasseranno, e che per la popolazione sarà addirittura peggiore, con tassi di interventi impropri ancora più elevati. In questi giorni Verzè ha offerto a Vendola, il responsabile politico del puttanaio barese, la presidenza del San Raffaele del Mediterraneo, clone del San Raffaele di Milano, tempio della medicina vergine, della medicina come sacerdozio secondo il patron di Pio Pompa. Nessuna contraddizione, una semplice riconversione stilistica dell’adescamento: dalle escort locali al circuito “bene” della medicina scientifica internazionale; che è ancor meno soggetto a rossori; dalle donnine con le giarrettiere per i primari alla seduzione delle masse mediante i parafernalia dei laboratori. Viene presentata come moralizzazione quella che è una modernizzazione della frode. Anche in medicina c’è ormai un divorzio, una voragine, tra “Scienza” e Verità.

Mentre impazzava lo scandalo di Bari, il Censis, considerando la soddisfazione dei pazienti come una componente valida di un indice di qualità della sanità, ha concluso che per offerta di sanità l’Emilia-Romagna, dove i programmi di screening oncologico sono all’avanguardia, è la prima, e la Calabria è l’ultima. Accostando a questo risultato quello per il quale secondo il Censis anche la salute della popolazione è peggiore al Sud. Anche se spesso non hanno una buona assistenza sanitaria, i calabresi (che a tavola mangiano prodotti locali migliori di quelli che in altre regioni si comprano nei supermercati) hanno la più bassa incidenza e mortalità per tumore; sono gli indici più importanti secondo l’epidemiologia,  e a pensarci anche secondo il buon senso; gli epidemiologi onesti, che non ripetono la favola dei trionfi sul cancro, assegnano loro l’importanza dovuta; mentre nell’attuale vulgata si tratta di una quisquilia, che viene trascurata nelle analisi, e celata nelle informazioni al pubblico facendo anzi credere il contrario. Se ne parla solo per predire che questa indecenza, che è sputtanante per la fiaba dei meriti soteriologici della medicina “d’eccellenza”, e che deve indispettire alcuni italiani di razza superiore come se fosse un’altra manifestazione dell’infingardaggine e del parassitismo meridionali, è sul punto di finire.

Ora è arrivata un’altra voce attendibile e autorevole, la magistratura col bastimento carico di cancro. Sui media, nella politica, nella “società civile”, i furbi cavalcano l’onda formata dall’azione giudiziaria; e la popolazione si è mobilitata, senza sapere che protestando per una delle tante ingiustizie subite dalla Calabria verrà fottuta dall’altra parte, con una diversa, nuova, ingiustizia. Non ci sono santi, il cancro in Calabria deve crescere.

I servizi, che si sono occupati di traffico di rifiuti, si occupano anche di biomedicina. Siamo un Paese dove il covo di Via Gradoli, in un appartamento che era sotto il controllo dei servizi, non viene scoperto quando sarebbe stato utile alla democrazia scoprirlo, ma viene fatto scoprire, volutamente, in seguito, dagli stessi che lo avevano utilizzato. Eppure non abbiamo imparato nulla; qualsiasi minimo ragionamento che non accetti senza fiatare quello che ci raccontano, che consideri che vi possa essere una tattica dietro certe rivelazioni anomale, viene graniticamente respinto; e  seguiamo irremovibili come “Jugale” l’iperrealtà mediatica che ci viene ammanita. Non abbiamo visto forse le immagini delle telecamere subacquee? Non credere alla tv oggi è come non credere in Dio nel Medioevo.

Ammettiamo che la nave affondata al largo di Cetraro sia effettivamente carica, come è possibile, di scorie radioattive o di potenti cancerogeni chimici. Ammettiamo che tali agenti possano superare la barriera costituita dai 500 m di profondità e dalla distanza dalla costa. Anche in questo caso, limitare l’attenzione alla sola noxa focale favorirà la noxa memetica. Le persone si spaventeranno e entreranno nei programmi di screening di massa o cercheranno controlli individuali. La magistratura avrà così contribuito ad instaurare una spirale tossica: il pericolo della noxa focale favorirà la noxa memetica. L’incidenza dei tumori aumenterà per sovradiagnosi. Ciò a sua volta comporterà un cambiamento culturale che porterà a prendere atto dell’aumento di incidenza dei tumori, e quindi ad accettare come un dato di fatto gli eventuali effetti reali di noxae materiali focali e diffuse. La Calabria diverrà moderna, con indici epidemiologici sul cancro rispettabili, e magari brillanti. Non dovrà più temere gli insulti di Venditti.

Forse con l’avvento del nuovo alcune delle storiche sconcezze della sua sanità passeranno; ma ciò solo se anche in Calabria, finalmente, ci si metterà a produrre cancro su scala industriale, facendo decollare la moderna economia oncologica, e ci si metterà così in pari con le altre regioni. Geograficamente al centro del nuovo grande mercato mediterraneo, grazie all’industria medica, che è l’industria della paura e del dolore, forse un domani la Calabria non sarà più “in the middle of nowhere”. Dato l’aumento di incidenza del cancro da sovradiagnosi e da inquinamento, e l’importanza che l’oncologia acquisirà nella vita sociale, il nuovo stato di equilibrio, a tasso di tumori non più relativamente basso ma elevato, apparirà dopo qualche tempo naturale, completando la spirale. Le azioni giudiziarie sulla nave dei veleni e gli altri più probabili siti inquinati saranno servite, limitando il quadro, sia da innesco, sia da capro espiatorio non innocente, per una situazione più vasta e complessa, che verrà quindi aiutata. Condotta in questi termini, l’offensiva giudiziaria sui veleni in Calabria favorirà gli interessi dell’alta finanza in campo biomedico; che non sono molto distanti da quegli interessi responsabili della discarica abusiva delle scorie, e dell’inquinamento da crescita economica.

I magistrati si occupano di Bene e Male, pensa la gente. Non so cosa pensino i magistrati a riguardo, ma, se per loro la verità conta qualcosa, dovrebbero sapere e avere ben presente che in medicina, e soprattutto nella medicina attuale, spesso, soprattutto in quei casi giudiziari che vengono ripresi e amplificati e talora distorti dai media, invece che tra il Bene e il Male i magistrati dovrebbero discriminare tra “competing risks”: tra mali in competizione. Dove alcuni dei rischi, dei mali, sono di natura antropica, e a volte sono deliberati, fraudolenti e criminali. E, perseguendo soltanto quello che prima facie appare come Il Male contrapposto al Bene, in realtà si favorisce un male più grave e più subdolo.

Mostra ciò anche un caso simile, minore, che pure riguarda la disinformazione e gli effetti cancerogeni delle radiazioni, avvenuto a Bologna, dove ai primi di settembre del 2009 la Procura ha indagato per omicidio colposo 4 medici di diversa specializzazione che non hanno diagnosticato un tumore cerebrale a una bambina che accusava cefalea. “Sarebbe bastata una Tac” hanno ripetuto i media, es. il TG5. La cefalea essenziale nei bambini è decine di migliaia di volte più frequente di quella provocata dai tumori cerebrali. La Tac può provocare tumori cerebrali (Brenner DJ, Hall EJ. Computed tomography – An increasing source of radiation exposure. N Engl J Med, 2007. 357:2277-2284). L’effetto della notizia sarà quello di una maggior offerta e una maggior domanda di Tac nei bambini con cefalea. Così oltre al rischio di falsi positivi, e alle carenze nell’assistenza medica che deriveranno da allocazione irrazionale delle risorse, aumenterà l’incidenza reale dei tumori cerebrali, e di altri tumori. Il prof. Picano, direttore del Centro di fisiologia clinica del CNR, osservando che i tessuti dei bambini sono particolarmente sensibili agli effetti cancerogeni delle radiazioni, raccomanda: “I pediatri dovrebbero fare molta più attenzione del normale” nel prescrivere esami radiologici e in particolare Tac. Pochi giorni dopo la notizia dell’indagine, e della relativa propaganda alle Tac cerebrali ai bambini, il Lancet (Barclay L. Validated rules may predict children at very low risk for brain injury after head trauma. 22 set 2009) ha pubblicato uno studio dove si premette che  “CT [computed tomography] imaging of head-injured children has risks of radiation-induced malignancy” e si cerca pertanto il modo di limitare l’uso della Tac sui bambini con trauma cerebrale.

Ma nella nostra cultura i familiari esami radiologici vengono sottovalutati – anche dai medici, mostrano alcuni studi –  come fonte di quelle radiazioni ionizzanti che sono in grado, con elevata probabilità, di causare tumori. Per tutta la penisola si invocano a gran voce “Cchiù Tac ppì ttutti”, anche se gli stessi radiologi ormai dicono, nei loro congressi, che se ne fanno troppe (salvo ai pochi pazienti che ne trarrebbero davvero utilità). La nave seppellita sott’acqua dalla ‘ndrangheta, o i telefonini, quelle sì che sono cose che di certo fanno venire il cancro. Non viene detto, ma lo si nasconde, alla faccia delle discettazioni dei giuristi e dei giudici sul consenso informato e del nugolo di fini bioeticisti ardenti guardiani della autodeterminazione del paziente: è un fattore di rischio per cancro, soprattutto in età premenopausale, oltre che sicura fonte di una valanga di sovradiagnosi (il 33% secondo il National cancer institute) anche la mammografia periodica di screening; alla quale le donne calabresi si sottoporranno in massa dopo l’attuale tambureggiamento mediatico sul rischio di cancro (ma non ci sono indagini e cortei su questo; il ricercatore che negli anni Settanta svelò il pericolo, calcolando che le mammografie ne uccidevano il doppio di quante ne salvavano, Irwin Bross del Roswell Park di Buffalo, ebbe la carriera stroncata).

I magistrati di Bologna inquisiscono i medici del caso in oggetto per un errore diagnostico gravissimo, nel quale col senno di poi appare evidente che una consulenza neurologica per eventuale diagnosi di sede e una risonanza magnetica si sarebbero dovute richiedere; un errore che appare essere la conseguenza, la nemesi, del riduzionismo diagnostico dei vari specialisti. Fanno bene, e fanno Giustizia. Ma non fanno Verità, valore dal quale i diritti costituzionali e il bene pubblico restano dipendenti non meno che dalla Giustizia; e anzi contribuiscono a propagandare il falso, e così a diffondere il danno ingiusto alla cittadinanza a vantaggio di interessi privati.

La separazione tra Giustizia e Verità è strategica per le fortune della casta giudiziaria. Con questo assioma si può produrre giustizia senza verità. Si può produrre una giustizia che non è un faro, ma è una lanterna magica che proietta le storie desiderate. Si può partecipare al gioco del potere senza apparire compromessi; anzi apparendo difensori degli interessi della cittadinanza. Si possono ad esempio servire gli interessi del grande business medico, quello delle multinazionali, ben più potente di Berlusconi, assicurando così alla corporazione un’alleanza che le copre le spalle. Del resto, fior di giuristi invocano il “diritto mite” il “diritto che deve fare un passo indietro” quando si tratta della Verità in biomedicina. Se la Verità è separata e distinta dalla Giustizia, allora è possibile non solo ignorarla, ma c’è anche modo di riuscire a combatterla lasciando intatta la Giustizia. Vale quindi la pena di salvaguardare la giustizia da commistioni improprie con la verità, a tutti i costi. Anche con qualche strappo, mediante abusi nei quali non c’è ombra né di giustizia né di verità, ma solo cavilli dozzinali e violenza di Stato. Se si riconoscono alcune informazioni, addio al gioco della giustizia con la testiera, la giustizia coi paraocchi e il morso. Pertanto certe informazioni sulla medicina i magistrati non solo non le scoprono e non le raccolgono, non solo quando le hanno davanti non le esaminano e le ignorano come se non esistessero, ma le censurano attivamente. Centinaia di km a Nord di Cetraro, nelle curie romane, e più a Nord, dove i boss locali non sono pittoreschi ndranghetisti ma pensosi intellettuali prestati alla politica, o padani che faticano e producono, una mafia vincente e compiuta, che veste la toga dello Stato e la divisa dello Stato, si occupa di sopprimere verità scomode, che modificherebbero le verità parziali come quelle alle quali i magistrati di Paola e Catanzaro porgono invece grande ascolto. I pentiti, i non pentiti, magistrati, forze di polizia, politici, amministratori pubblici, dita diverse della stessa mano. Questa necessità forte di stabilire come principio irrinunciabile la separazione dei valori forse può spiegare anche la punizione interna alla magistratura dei magistrati di Salerno, assurda agli occhi del pubblico laico, e davvero inusuale.

Copia della presente viene inviata alle Procure di Paola e Bologna, alla DDA di Catanzaro, e ai sindaci di Cetraro e Paola.

*  *  *

Adesione all’appello alla Procura generale presso la suprema Corte di Cassazione ed alla Sezione disciplinare del CSM comparso su “Uguale per tutti il 29 ott 2009

30 ott 2009

Aderisco all’appello di “Uguale per tutti” affinché gli organi disciplinari della magistratura conformino la loro azione ai principi regolatori della giurisdizione nel ricorrere a misure cautelari. Non bisogna abusare del potere che si esercita per conto dello Stato, come dicevo avantieri su questo blog a proposito della “Nave dei veleni”, che ieri si è rivelata un decoy presentato dal pentito, probabilmente pilotato da qualche “manina”; e come ho ripetuto ieri mattina all’equipaggio della volante (GdF 197AZ) che mi sono trovato ferma davanti poco dopo l’uscita da casa, in un quartiere di periferia, e che, ricomparso a 3 km di cammino, nel centro di Brescia, dopo altri due passaggi mi ha chiesto i documenti (mentre leggevo un interessante articolo sulla “sindrome di Struldbrugg”, cioè i rischi di una eccessiva medicalizzazione dell’anziano; gli Struldbruggs sono gli anziani decrepiti ma immortali dei Viaggi di Gulliver). Altrimenti poi può divenire difficile distinguere i pentiti e i non pentiti dalle guardie e dai magistrati.

Tanto le azioni disciplinari strumentali che le intimidazioni di polizia appaiono seguire anziché la Costituzione il precetto del cardinale Mazzarino, riportato da Nando Dalla Chiesa nei suoi libri: l’arte del trasformare la vittima in colpevole, del trasformare chi accusa in soggetto da sorvegliare e punire. Più in generale, l’arte dello scambio dei ruoli.

Francesco Pansera

Via Tosetti 30 Brescia

 

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4 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Boero “Navi dei veleni: il caso di Otranto raccontato da Maritati è più attuale che mai”

Un altro magistrato scrittore* pugliese e eletto nei DS; come Carofiglio che in tv chiama chi non si vaccina “free-rider”; “scrocconi”, spiega Parenzo col quale fa un duo.

La lotta al potere può essere dal basso, genuina, o top-down, indotta dal potere per suoi disegni. (Un concetto utile per il caso Lucano). Conosciamo tutti i rischi che ci vengono rappresentati con le storie sulle “navi dei veleni”. Mentre non si parla dei rischi del benzene che con la benzina “verde” ha sostituito il piombo tetraetile. La tossicità ematopoietica, la capacità di provocare leucemia mieloide acuta e altre gravi malattie**. Lo respiriamo ogni giorno, ignari, imbevuti della propaganda giuliva su distributori e auto; mentre abbiamo viva l’immagine dell’ombra tenebrosa della mole di una nave sul fondo del mare.

Così pericoli alla salute in atto e diffusi vengono nascosti, stornando l’attenzione su aspetti ad alto impatto narrativo che non mettono in crisi il sistema. E che hanno il vantaggio aggiuntivo della paura che, depurata da responsabilità, viene diffusa perché spinga verso il business della biomedicina, come quello delle sovradiagnosi di cancro, altro tabù che viene favorito da questi allarmi strategicamente piazzati.

Nell’attività giurisdizionale, politica, autoriale, i magistrati tendono ad alimentare le denunce top-down e a soffocare quelle bottom-up.

*I magistrati scrittori. Sito menici60d15.
** Benzene. In: Casarett and Doull’s, Toxicology, the basic science of poisons, 2019.

Vedi il susseguente scambio con troll in : I magistrati scrittori

Indipendenza della magistratura e pneumatici

21 September 2009

Panchina del parco Gallo Di Brescia. 15:01 del 17 set 2009

Panchina del parco Gallo. Brescia, 15:01 del 17 set 2009

Segnalato il 21 set 2009 sul blog AldoGiannuli.it come commento al post  “Una nuova questione morale…” del 16 lug 2009


Seduto su una panchina del parco Gallo di Brescia in una bella giornata di settembre. Penso agli avvenimenti del giorno. Oggi, 17 set, risulta finalmente consegnata la racc. online che ho inviato con internet 8 giorni fa al PM di Lecco Del Grosso sul ruolo della magistratura nel caso Englaro (L’azione giudiziaria non euclidea). Ed è arrivato contemporaneamente anche il consueto schiaffo di “ricevuta di ritorno”, sotto forma di mobbing trasversale. Chi si rivale sulle donne annega in uno sputo.

Oggi il TAR del Lazio si è espresso a favore dell’interruzione dell’idratazione e alimentazione quando si sia “ricostruita” la volontà del paziente comatoso. Secondo i giudici amministrativi l’essere umano medio sarebbe in grado di scegliere liberamente di morire di sete e fame, e a tale stoica capacità corrisponde il diritto fondamentale di morire volontariamente in questo modo; diritto “incompressibile” dall’autorità pubblica, anche in presenza di una volontà solo putativa, espressa in precedenza in condizioni diverse (che “Altro è parlare di morte, altro è morire” sembra se ne siano dimenticati tutti), o anche desunta da dichiarazioni di testimoni. Un’altra specie si aggiunge così a quella categoria di giustificazioni funebri che comprende il famoso “Dio sa che è lui che ha voluto farsi uccidere”. E’ da poco uscito un editoriale che condanna le preoccupazioni espresse in Inghilterra da gruppi di disabili: temono che questo viraggio ideologico, dal sollievo della sofferenza alla promozione della scelta personale di morire quando si soffre, possa favorire la loro eliminazione prematura; e vengono pertanto rampognati per questa loro fisima, che viene giudicata irrilevante per la discussione (Delamothe T. Assisted dying: what’s disability got to do with it? British medical journal, 26 ago 2009). Per rassicurarli viene citata la baronessa Warnock, che spiega pazientemente che si tratta di due concetti diversi. La baronessa è la stessa bioeticista che ha affermato che i pazienti affetti da demenza senile hanno il dovere di morire per non pesare troppo sui familiari e la società.

Pochi giorni fa, l’11 set, il CSM ha approvato la pratica a tutela di magistrati della Cassazione in relazione alle accuse ricevute dai politici sul caso Englaro. Il giorno dopo il portavoce vaticano ha dato indicazione, sul testamento biologico, di “trovare un compromesso che non umili nessuno”. Una frase che per me conferma che il paziente è una figura secondaria nella meschina disputa tra superbi al suo capezzale. Oggi le nostre truppe in Afghanistan, aggregate agli interessi di chi domina il mondo, vedono cadere sei dei loro compagni per un’autobomba. E’ giusta la causa per la quale sono morti, e per la quale uccidiamo civili in terre lontane? Oggi a Brescia si è riaperto, dopo il ristoro estivo, il nuovo processo di primo grado per la strage di 35 anni fa. Dietro la panchina c’è una scuola intitolata a una delle vittime. Nei giorni scorsi funerali di Stato per Mike Bongiorno.

Devo interrompere i miei pensieri. La pantera della polizia si avvicina con lentezza esasperante. Ci mette 20 secondi a raggiungermi da quando mi accorgo di lei, a una quarantina di metri, e accendo la camera. Le lettere di scatola della scritta “Polizia” sulla fiancata mi scorrono davanti grandi e colorate, come quando compitavo i cartelloni all’asilo. Poco dopo avermi oltrepassato la pantera si ferma e resta a lungo immobile… riparte…  si riferma. 3 minuti per un centinaio di metri nel parchetto semideserto. Senza dubbio a caccia di malfattori. Palmo a palmo. Giammai per la quotidiana rottura di c… a una persona onesta, ma non allineata, e scomoda per chi gestisce l’illegalità istituzionalizzata. Oltre a ricordare il periodo felice di quando imparavo a leggere, ho così anche l’opportunità di osservare da vicino i pneumatici della potente Alfa Romeo che i poliziotti mi strusciano davanti. L’altezza del copertone sarà una decina di centimetri. Ripenso all’uccisione di Sandri, il tifoso laziale, sulla quale ho già scritto (La coltivazione della viltà: Giuliani e BagnaresiLa lama e il manico: la violenza indirettaLa sinistra calvinista e il “fair game”). E’ di pochi giorni fa anche la notizia che nelle motivazioni della sentenza di condanna di Spaccarotella a sei anni i magistrati affermano che è “irragionevole” considerare che l’agente volesse fare altro che fermare la macchina, sparando alle gomme.

Poliziotti e magistrati quanto a pneumatici non hanno il senso della misura. O troppo lontano o troppo vicino. Anche per i pneumatici, usano una geometria deformante. In precedenza, applicando semplici relazioni trigonometriche, ho controllato che, trascurando eventuali fattori legati alla fisiologia della visione, a 66 metri, la distanza di Spaccarotella dall’auto con Sandri, mirando alle gomme un bersaglio utile che corrisponda a un cerchio del diametro di 15 cm apparirebbe grande come una moneta da 1 centesimo posta alla distanza di 7 m. Apparirebbe come appare dalla porta di un campo regolamentare un pallone da calcio sulla porta opposta. Un tiro di precisione, da campione o da tiratore scelto con armi adatte. Quello che un buon tiratore può fare a mano libera con la Beretta d’ordinanza è mirare all’intera auto, o vicino all’auto. A 66 metri una Renault Megane vista di fianco appare pressappoco come il lato più grande di una scatola da scarpe a 5 metri. In movimento. Un tiro invitante, se si è al tirassegno del luna park. Sulla Autosole colpire dove si è mirato è ovviamente più difficile che con la scatola da scarpe, dato che la maggiore distanza reale amplificherà l’errore.

Perché ha sparato Spaccarotella? Sentiva le voci o presentava altri sintomi psicotici ? No. Allora non si può credere che avrebbe accettato di uccidere o ferire un uomo in quelle circostanze. Deve avere pensato che sarebbe andata a suo favore la sinergia tra la bassa probabilità di avere al momento dello sparo la pistola puntata esattamente in modo da colpire un bersaglio umano tanto distante e gli intrinseci limiti di accuratezza e precisione dell’arma. Non sapendo con chi aveva a che fare: non sapendo di come le probabilità possano essere sottili, quanto facilmente possano umiliare le nostre supposizioni. (Anche senza reti che deviano il colpo; reti del resto visibili, e i cui possibili effetti sono comunque ben noti ai poliziotti, visto che ostacoli che deviano il colpo spuntano immancabilmente in queste ricostruzioni). Ignoranza, presunzione, l’esaltazione del momento, pulsioni inconsce. Ma c’è stato alla base un concreto fattore permissivo, che è stato determinante. La valutazione e l’atto non sono stati del tutto separati dal normale operato di polizia. Sono stati l’applicazione di un potere istituzionale non scritto; nel senso che l’esibizione di forza non necessaria, la violenza simulata, e quindi l’atto illegittimo e irrazionale, verso determinati gruppi o singoli, sono attività istituzionali non scritte, consentite e protette. Vale per i giovani convogliati a sfogarsi nelle tifoserie, e vale per chi osserva, legge, pensa e poi scrive cose che i potenti non vogliono siano dette né tanto meno divulgate. Categorie molto diverse, accomunate dall’essere entrambe “attenzionate”: per le quali occorre alimentare o inventare una tensione che ne giustifichi il controllo.

In generale, il gradino tra le due fattispecie giuridiche, colpa cosciente e dolo eventuale, appare artificiosamente alto: mi sembra che, pur dovendo tenersi conto dell’ampia varietà di circostanze possibili, sia per se la morte causata da una scommessa sulla vita degli altri a dover essere adeguatamente punita. L’omicidio “probabilistico”, una categoria più vasta di quanto non si dica (La lama e il manico: la violenza indiretta), l’omicidio che sollecita quella oscura e pervasiva complicazione sulla cui natura si discute e si tribola da secoli, la probabilità, contro la quale l’uomo combatte da sempre per assicurarsi la sopravvivenza, mi sembra una forma criminale a sé stante; che può avere gradi diversi, ma non avrebbe dovuto essere spaccata in due parti, segregate assegnandole come sottotipi all’omicidio colposo o al doloso in base agli odds – oggettivi o percepiti dallo scommettitore – più o meno rischiosi. E’ singolare che l’omicidio preterintenzionale sia stato tenuto fuori da questa spartizione, mentre è quello che come fattispecie generale più si avvicina all’omicidio che spinge la vittima nelle mani del Caso. Se però le leggi e il diritto sono questi, non credo si possa protestare perché i giudici non hanno ravvisato l’omicidio volontario per dolo eventuale.

Ma è inverosimile che Spaccarotella volesse tentare un’azione allo stesso tempo praticamente impossibile, illecita e illogica come quella del fermare l’auto a fini di ordine pubblico bucando le gomme con un colpo di pistola. La spiegazione di gran lunga più probabile per me è che volesse spaventare – e allo stesso tempo divertirsi – facendo fischiare le pallottole vicino all’auto o facendole conficcare su qualche bersaglio inanimato. Ho visto centinaia di volte quel ghigno di soddisfazione dello stipendiato di polizia che ha appena commesso la sua piccola vile bravata, e si sente  “tosto” per questo, sapendo che non rischia nulla, ma verrà premiato. Non si tratta di “mele marce”; è un atteggiamento diffuso e coltivato, verso determinati cittadini.

Se il livello dell’attività di provocazione è sufficientemente alto, è statisticamente inevitabile che in una minoranza di casi tali pratiche assumano forme più gravi, e diano luogo ad incidenti, fino all’omicidio. Omicidi che allora appariranno strani, incomprensibili, per chi ha della polizia l’immagine del maresciallo Rocca e de “La squadra”. O anche solo l’immagine che un cittadino onesto e amante della legalità vorrebbe avere della polizia. Poi, non andrebbe dimenticato, nell’ambito delle attività di repressione e provocazione ci sono anche gli atti pienamente volontari, gli omicidi di polizia pianificati o ricercati, come Giorgiana Masi; e forse Carlo Giuliani. Viviamo in questa realtà, con questa polizia.

Per Sandri non si è trattato quindi di sola colpa, sia pure con previsione: l’abuso volontario, l’atto di sopraffazione fine a sé stesso è una prassi, e l’omicidio appare essere stato un incidente rispetto a tale attività di polizia, non rispetto allo svolgimento del dovere. Spaccarotella non voleva uccidere, ma ha allestito e giocato una lotteria che prevedeva un’uccisione tra gli estratti; e, fatto grave ma trascurato nel processo, e poi espressamente negato nella sentenza, le intenzioni che l’hanno indotto a fare ciò se non erano omicide non erano neppure volte a tutelare la legalità, ma erano deliberatamente volte in senso opposto; erano illecitamente aggressive, ma di fatto consentite; spiegabilissime, per chi conosce certi modi operandi degli agenti sulla strada.

Insistere sul dolo eventuale, come ha fatto anche il PM, è una forzatura che potrebbe fare il gioco di chi ha interesse a mantenere lo status quo: limitando la discussione alla peraltro discutibile dicotomia colpa cosciente-dolo eventuale, si trascura che vi è stata una preterintenzionalità. Proprio quella che bisogna temere quando i poliziotti fanno i guappi; proprio quella che sarebbe stato dovere dei magistrati individuare e reprimere. Adempimento del dovere che sarebbe stato utilissimo e altamente meritorio. Lo scandalo maggiore risiede in questa affermazione dei magistrati, sulla “irragionevolezza”, che è funzionale ai reali motivi che possono spiegare il tiro al bersaglio di Spaccarotella. I magistrati stigmatizzano spiegazioni più semplici e prossime alla vita reale, ma che corrispondono ad un elemento doloso – di altra natura rispetto al dolo eventuale – che deve restare coperto. Un dolo impresentabile, perché è sistemico e cronico, e serve il potere conculcando diritti fondamentali “incompressibili” protetti dalla Costituzione. Riguardo a questo aspetto importantissimo i magistrati non solo non hanno fornito un grado decente di giustizia, ma al contrario hanno protetto e quindi perpetuato una situazione di ingiustizia istituzionale deleteria per la democrazia.

Seduto sulla panchina, al tepore del sole di settembre, mi interrogo sul rapporto di causalità tra i severi giudici che chiamano irragionevole non accettare le improbabili scusanti che hanno emesso per un terribile abuso di polizia che non è stato possibile insabbiare subito, e i ragazzotti che ogni giorno usano le costose pantere o gazzelle blindate e la benzina dello Stato per lo stalking e i gesti di scherno e intimidazione verso chi ha scritto per criticare, fuori dagli schemi consentiti, quanto, in ottemperanza a poteri maggiori e contro gli interessi del cittadino, preti, magistrati e politici stanno decidendo sulla morte pilotata. Tra le gomme di cui raccontano i giudici di Spaccarotella e quelle che mi fa esaminare la Questura di Brescia. Quando si tratta di temi come i grandi interessi del business medico, tanti magistrati sembra non ci tengano alla loro indipendenza e libertà di giudizio; e sostanzialmente lasciano fare – e spesso e volentieri danno una mano – alla tutela da parte della polizia del loro conformismo, della loro dipendenza e subordinazione rispetto al pensiero unico. Una tutela attuata screditando e zittendo con sistemi da bravaccio voci di critica al dibattito giocattolo che i magistrati animano, alle idee preconfezionate che i magistrati coonestano. Per quanto mi riguarda, questa è medicina, scienza, bioetica con la pistola. L’ignoranza armata. L’intimidazione di denuncianti e testimoni istituzionalizzata.

Non mi stupisce quindi che un omicidio come quello di Sandri venga spiegato dai magistrati con tesi che il legale della famiglia Sandri definisce “assurde”; tesi che non rispettano la sintassi del mondo reale. Forse se non ci fossero sentenze “politiche” del genere, che coprono e assolvono più di quanto non accertano e sanzionano, sarebbe meno difficile poter riavere la mia libertà, e camminare libero per strada, o sedere in un parco, senza  la ostentata sorveglianza, assillante e insultante, della polizia. Forse se i magistrati smettessero di arrampicarsi sugli specchi per mantenere impuniti i reati derivati dalle soperchierie dei poliziotti, allora pneumatici e camere d’aria, a Badia al Pino a Brescia e ovunque tornerebbero a occupare il corretto angolo visivo.

La provocazione, la molestia e la minaccia gratuite, i rituali di degradazione, per intimidire e avvilire, o esasperare e aizzare in modo da poter giustificare la repressione, mascherate da dovere, da tutela della legalità, sono un instrumentum regni di questa pseudodemocrazia. Un metodo adatto a un paese permeato di mentalità mafiosa e di doppiezza clericale a tutti i livelli. Uno strumento del reale esercizio del potere tanto importante quanto ignorato. Un’entità storica che potrebbe spiegare tanti fatti, tanti reati, tanti comportamenti; dai drammi della strategia della tensione a quelli del G8 di Genova, a quelli dei poveri cristi che non escono vivi da un incontro con corpi armati dello Stato. Forse può dare una spiegazione, da aggiungere alle altre, anche a chi si lamenta che non si sentono più voci di critica intellettuale libere da appartenenze. Riconoscere, sul piano sociale, politico e giudiziario, questo pesante fattore di condizionamento preverrebbe molte ingiustizie, e altri lutti. Ma fa comodo a tanti, non ultimi i magistrati, non ultimi i pifferai e i cattivi maestri che talora guidano i movimenti, che la provocazione e le molestie di polizia rimangano una variabile nascosta. Mi alzo dalla panchina e penso che dovrei preparare una lettera da inviare ai magistrati che tacciano di irragionevolezza chi dubita che il fine che ha mosso Spaccarotella fosse quello di fermare l’auto. Titolo provvisorio: “Davvero i magistrati non ne sanno nulla dell’azione di provocazione della polizia?”.

Copia della presente viene inviata con racc online al Procuratore della Repubblica di Lecco, ai magistrati dell’omicidio Sandri c/o il Procuratore generale di Firenze, alla famiglia Sandri c/o il loro legale, ai Consiglieri del CSM della pratica a tutela dei magistrati di Cassazione per il caso Englaro.
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Il 30 set 2009 copia del presente commento, “Indipendenza della magistratura e pneumatici”, viene inoltre inviata al Provveditore agli studi Maria Rosa Raimondi, responsabile locale di un’istituzione che sta raggiungendo le cime più alte nella costante opera di censura di quanto denuncio, mediante il ricatto la provocazione e il logoramento: non bastando gli attacchi personali, che ormai mi fanno un baffo, si aggiunge il mobbing trasversale. Una tecnica mafiosa (ma universale: anche ne “Il nemico del popolo” (1882), dello scandinavo Ibsen, i politici attuano una vendetta trasversale, tramite l’amministrazione scolastica, su una insegnante che è una familiare del medico che sta denunciando un pericolo per la comunità). Un’altra infamia che dà la misura dei meriti di chi comanda. Se uno scrive di reati a un Procuratore generale non si aspetterebbe di ricevere in risposta un gesto ostentatamente gratuito e illecito, che molti delinquenti disprezzerebbero come vile, a danno della propria compagna da parte delle istituzioni dello Stato; anche questo dovrebbe far parte del prestigio della magistratura. L’ignobile episodio di mobbing trasversale va a iscriversi, oltre che nella censura del dissenso biomedico, anche nella storia giudiziaria del processo a Spaccarotella; facendo parte integrante della procedura penale, la procedura penale reale con la quale si costruisce la “verità” giudiziaria. A proposito di ciò che la Procura generale di Firenze manipolò sull’omicidio di polizia di Franco Serantini, Stajano ha parlato di cultura medievale. Un commentatore straniero ha descritto l’Italia come “una società feudale molto evoluta”. Credo che in Italia, e soprattutto nella clericale Brescia, grazie agli alti livelli di ignavia, connivenza e collusione delle istituzioni viga indisturbata e rampante una forma di potere che, avvalendosi degli strumenti della modernità, attua forme medievali di governo mascherate da legalità democratica.
(racc. a/r online a Raimondi, Brignoli)

Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

24 June 2009

Lettera ai magistrati del 24 giu 2009

Segnalata sul blog “Uguale per tutti” come commento al post “Contro il relativismo etico ed epistemico” del 4 giu 2009

 

in appendice:

L’azione giudiziaria non euclidea

Lettera racc online al PM Del Grosso del 9 set 2009

 

Il clero sembrerebbe aver trascurato l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli di essere “prudenti come serpenti”, se a contrastare i propugnatori del testamento biologico manda “Militia Christi”, un gruppo cattolico inquietante fin dal nome, che ha decorato il suo sito internet con immagini di santi armati da capo a piedi; come se non fosse storicamente provato che quando le religioni cingono la spada gli esiti sono sciagurati. Per alcune sue affermazioni sul caso Welby, pochi giorni fa questo gruppo è stato condannato in sede civile dal Tribunale di Roma a pagare 20.000 euro all’Associazione per la Liberta’ della ricerca scientifica Luca Coscioni dell’associazione la Rosa nel pugno, e altrettanti al dottor Mario Riccio, per diffamazione. Per altre affermazioni sul caso Welby il Tribunale di Monza, sez. di Desio, ha condannato in sede penale i giornalisti Belpietro e Lorenzetto per diffamazione a danno del dr. Riccio. Il loro quotidiano, “il Giornale”, berlusconiano, sta alla borghesia conservatrice illuminata  – ammesso che tale favolosa entità esista – come la “milizia di Cristo” sta al messaggio evangelico. I parlamentari Binetti e Volontè, dai quali la vedova Welby riferisce di avere ricevuto accuse velenose, si sono sottratti alle loro responsabilità ammantandosi dell’immunità parlamentare. La sinistra progressista ha esultato per questa condanna; si è plaudito la vittoria contro “una portentosa opera di disinformazione e manipolazione della verita’ a danno, anzitutto, dei cittadini che vengono ritenuti ‘popolo bue’ al quale dare a credere qualsiasi ciarpame pur di evitare che si formi una coscienza collettiva, basata sulla conoscenza, su temi quali il fine vita. E cosi’ l’opera volta a ristabilire la verità…” (Marco Cappato e on. Maurizio Turco, PD).

Presumo che la sentenza sia in sé equilibrata, corretta e ineccepibile; ma non si può dire altrettanto degli effetti politici e sociali della sentenza, anche come parte delle posizioni generali della magistratura in tema di testamento biologico. Credo, per  ragioni già esposte, che il clero non è così contrario al testamento biologico come fa mostra di essere; e che questa vittoria giudiziaria sia un altro episodio del teatrino laici-cattolici su questioni bioetiche; con la partecipazione, non neutrale sul piano politico, della magistratura. La sentenza, rimbalzando sui media, non diminuirà ma aumenterà, come intendo dimostrare qui, la disinformazione e l’oscurantismo a danno del pubblico; proprio come detto da Cappato e Turco; anzi peggio, perché si formerà nel popolo una coscienza collettiva, ma distorta e contraria ai propri interessi.

Se da un lato c’è “Militia Christi” dall’altro sta la “morte opportuna”, espressione usata dal dr. Riccio per dare il titolo al suo libro su Welby: le posizioni del dr. Riccio, destinate a prevalere, alle quali questa condanna fornisce ulteriore credibilità e autorevolezza, non sono meno estremiste, e a mio parere non sono meno dannose, di quelle dei suoi bellicosi diffamatori cattolici. Ho avuto modo di constatarlo l’11 giu 09, ascoltando una conferenza sul testamento biologico tenuta dal dr. Riccio nella città dove abito, mentre il Presidente del locale Ordine dei notai autenticava gratuitamente le firme del testamento biologico. Nel suo intervento – che ho registrato – il dr. Riccio, accanto ad alcune osservazioni condivisibili, e ad altre interessanti, ha fatto diverse affermazioni a carattere medico per me sorprendenti. Ne riporto solo alcune.

“I casi Welby ed Englaro non sono eccezionali o unici, come vengono presentati; provocatoriamente sosterrò che di casi come Welby e Englaro ce ne sono 16.000 all’anno, circa una quarantina al giorno. Sono casi ordinari”. Infatti, spiega il dr. Riccio, “un quinto dei 150.000 ricoverati all’anno nelle terapie intensive muoino; di questi 30.000, 16.000 cioè il 62% [52%] muoiono per una decisione clinica: muoino perché la terapia viene limitata, ridotta, sospesa o non iniziata. Esattamente i casi Welby ed Englaro”.

E’ vero che Welby ed Englaro non sono casi eccezionali, né unici; ma non sono neppure casi ordinari. Si tratta di casi particolari, che riguardano poche migliaia di persone all’anno. La loro caratteristica specifica principale è lo stato di cronicità stabile in quella che ho definito come una “agonia statica”: che si può protrarre per molti anni. E’ capzioso paragonarli alle situazioni che si creano nelle terapie intensive, alle quali il dr. Riccio fa riferimento, dove giunge la massa dei casi che non sono né cronici né stabili, ma al contrario sono casi di persone che sono entrate da poche ore in una fase acuta grave che spesso porta inevitabilmente al decesso: es. un infarto miocardico esteso, politraumatizzati gravi da incidenti automobilistici, il precipitare di una malattia cronica come un’insufficienza respiratoria (per questo vengono chiamate anche “Critical care units”; l’opposto delle lungodegenze, che riguardano casi come quelli di Welby ed Englaro). Sono situazioni nelle quali, quando non c’è più nulla da fare, i rianimatori non insistono con interventi futili, che non andrebbero né nell’interesse del singolo paziente né, dati gli effetti sull’allocazione delle risorse, nell’interesse della comunità. Tali decisioni vengono prese insieme ai parenti. Ma anche qui esistono casi dubbi e problematici, sui quali non si dovrebbe essere tranchant in sede dottrinale.

Il dr. Riccio ha il merito di ricordare un altro contesto dei decessi medicalizzati, che non è il più comune, ma certo è importante, quello delle unità di terapia intensiva; ma è una forzatura ideologica equiparare Welby ed Englaro ai comuni casi di interruzione delle cure in terapia intensiva. Al contrario, sarebbe basilare riconoscere che le diverse condizioni cliniche portano a traiettorie di fine vita diverse (Chen J, et al. Terminal trajectories of functional decline in the long-term care setting. J Gerontology, 2007. 62A: 531-536. Al-Qurainy R, Collis E, Feuer D. Dying in an acute hospital setting: the challenges and solutions. Int J Clin Pract, 2009. 63: 508-515.); e che i problemi tecnici ed etici relativi a ciascun tipo di traiettoria non possono essere accorpati fingendo che le sottostanti condizioni e prospettive biologiche siano tra loro equivalenti. Traspare una volontà di usare i casi clinici di Welby ed Englaro come paradigmi per il problema di fine vita, per unificare le varie situazioni entro un’unica supercategoria; in modo da giustificare, come ho già detto in altri post e come esporrò qui, interventi analoghi su situazioni croniche superficialmente simili, sostanzialmente diverse, centinaia di volte più comuni e quindi molto più rilevanti economicamente.

“L’eutanasia è considerata unicamente un atto volontario, diretto, col quale viene iniettata una sostanza atta a interrompere rapidamente l’attività cardiaca o respiratoria. Non esiste un’eutanasia indiretta o passiva come qualcuno sostiene”.

E’ come dire che non ci sono colpe o responsabilità per gli atti omissivi, se chi li subisce esprime o avrebbe espresso la volontà di subirli. Una riclassificazione arbitraria, che porta a ricordare che il testamento biologico (“living will”) è stato introdotto negli anni ’60 da un’associazione che si chiamava “Euthanasia society of America”, e che in seguito reputò opportuno ribattezzarsi “Society for the right to die”. Questo mostra sia le radici ideologiche del movimento pro testamento biologico, sia l’attenzione che pone nell’evitare denominazioni allarmanti.

Un linguista ha distinto tra parole “purr” e parole “snarl” (parole “fusa” e parole “ringhio”). Qui i “laici” stanno attenti ad adottare termini “fusa”, mentre i cattolici, con tutta la loro ricca tavolozza di sfumature sembra lo facciano apposta a usare parole, e posizioni, “ringhio”. La causa per diffamazione appare rientrare in questa singolare traslazione, dove i cattolici, mentre non presentano le buone ragioni contro il testamento biologico, risultano cattivissimi, e i “laici” moderati; una traslazione che fa apparire agli occhi dell’opinione pubblica come “civile” e auspicabile il testamento biologico, in particolare la richiesta di interrompere acqua e cibo; e come fanatica e codina qualsiasi critica a questi atti.

“La morte naturale è un concetto privo di significato”. “La morte naturale non esiste. La morte naturale è un concetto del medico di fine Ottocento, che vedeva morire il suo paziente, non sapeva perché moriva, e quindi trovava un modo per nascondere la sua incolpevole ignoranza”. “Noi oggi tutti moriamo con una diagnosi e una terapia; la morte naturale è rimasta nel gergo giudiziario, nelle indagini sulle persone trovate morte”. “Welby non è morto di morte naturale, e neanche la signora che ha rifiutato l’amputazione del piede in cancrena diabetica”.

I magistrati vogliono sapere se un individuo è morto per cause naturali, e la domanda è pienamente sensata sul piano biologico. La patologia, con o senza diagnosi, è un’entità naturale. La morte è un fatto naturale: la longevità è un parametro fisiologico di specie, che obbedisce a stretti vincoli allometrici, es. quelli con la frequenza cardiaca. Gli esseri della nostra specie, nonostante ciò che si sente dire in tv, non possono arrivare a vivere 120 anni col miglioramento dello stato di salute della popolazione, come non possono arrivare ad essere alti due metri e mezzo col crescere dell’altezza media col benessere. Il dr. Riccio potrebbe chiamare a sostegno delle sue tesi il premio Nobel Montagnier, che portando il ragionamento alle sue logiche conclusioni ha sostenuto che “l’immortalità [tramite l’intervento medico] è un’ipotesi da prendere in considerazione” (F. Pierantozzi. L’immortalità. Colloquio con Luc Montagnier. Allegato al n. 48 di Liberal, 1999).

Il dr. Riccio confonde la “causa della morte”, ciò che causa i meccanismi fisiopatologici che portano alla morte, che può essere un fenomeno naturale, come un cancro, o può essere “antropica”, come una ferita da arma da fuoco, con la “manner of death”, ciò che ha provocato la causa della morte, che può essere naturale come una malattia, oppure dovuta all’uomo, come un omicidio, es. sparare a una persona o somministrarle senza valido motivo terapie cancerogene, o un suicidio. Per Welby ed Englaro la manner of death corrisponde sì ad una scelta umana, ponderata e permessa dai magistrati, di ritiro delle cure; ma che ha lasciato libera di agire una manner of death naturale, dovuta alla sottostante condizione patologica; che nelle sue forme specifiche è stata la causa di morte, pure di tipo naturale.

“Io ho una familiarità per malattie cardiache; se non controllo i fattori di rischio (soprappeso, vita sedentaria, alcool, colesterolo) e dovesse arrivarmi prematuramente una morte per danno cardiaco quella non sarebbe una morte naturale; naturale fino a un certo punto, sarebbe la conseguenza di un comportamento mio e sapevo benissimo a cosa andavo incontro”.

Il dr. Riccio confonde anche, seguendo un equivoco che è stato impressso nell’opinione pubblica, i fattori di rischio, che sono entità epidemiologiche a carattere meramente associativo, con i “lifestyle factors”, a carattere causale, che a volte coincidono coi fattori di rischio, che a volte non sono sufficientemente provati, e che spesso hanno la funzione, in quella religione gnostica che è la medicina attuale, di “peccati”. Il principale fattore di rischio per il cancro è l’età; ma non è che se un anziano sviluppa un cancro è colpa sua. Fattori come il fumo, il sovrappeso e la vita sedentaria sono effettivamente fattori di rischio e lifestyle factors per la cardiopatia ischemica; conviene ridurli, ma ci sono stati casi clamorosi di maratoneti magri morti d’infarto. Un livello ematico elevato di colesterolo è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (sopravvalutato; è un fattore di rischio forte solo per un piccolo sottogruppo), ma l’efficacia preventiva delle misure farmacologiche di massa per abbassarne il livello è a dir poco dubbia; solo, questa idea che con una pillolina si può continuare ad abbuffarsi e campare cento anni piace, e su di essa si è creato un business delle dimensioni di uno Stato, un Eldorado, per l’industria farmaceutica. In USA nel 2008, anno di vacche magre per l’industria farmaceutica, col tasso di crescita più basso mai registrato dal 1961, le statine, citate dal dr. Riccio tra i fattori che consentono di giudicare sorpassato il concetto di morte naturale, sono scese al secondo posto nella scala dei prodotti più venduti per fatturato annuo (al primo posto sono passati gli antipsicotici): dai 16.4 miliardi di dollari del 2007 a 14.5 miliardi di dollari. Il fatturato per le statine è così sceso dal 94° al 111° posto rispetto alla lista del 2008 dei PIL annui nazionali; continuando comunque a precedere Senegal, Albania, e un’altra sessantina di paesi.

Il dr. Riccio si presenta come laico, e condanna la vecchia medicina “ippocratica”. Ma propugna una medicina ancora peggiore, la medicina delle multinazionali dove la salute e la longevità te le dà la medicina, e se ti ammali o muori è colpa tua che non le obbedisci: una medicina non “paternalistica” ma “padreternalistica”. “Militia Christi” vuole, si legge nel suo sito, il “riconoscimento della Regalità Sociale di Cristo”; il dr. Riccio va verso una forma moderna, ma anch’essa totalizzante e teocratica, di medicina; una medicina che, come Dio, ti lascia la libertà di cadere nel peccato; ma solo seguendo la sua volontà ti salverai. E’ singolare sentir dire dagli stessi che propugnano la libertà di cura che l’osservanza dei precetti del medico dà la salvezza, addirittura emancipando dallo stato di natura, mentre la morte è causata dall’inosservanza dei precetti medici. Alla faccia della laicità.

Con la sentenza si dipingono come campioni della “difesa della libertà di ricerca” i sostenitori del neoliberismo USA come i radicali, e la magistratura, che in materia di violazione del primo comma dell’articolo 33 della Costituzione ha acquisito meriti presso le multinazionali, ma ha così scritto pagine di vergogna. E’ un autoritratto ribaldo, che capovolge la realtà. L’attuale business medico non può funzionare senza censura, e ha l’abilità di invocare per sé la libertà di ricerca mentre la fa togliere a chi gli è d’ostacolo, mediante i poteri dello Stato; anche con metodi violenti, che stravolgono la figura di chi deve essere messo a tacere fino a farlo apparire come un deviante o un delinquente. Questo scambio di ruoli tra persecutore e perseguitato, oggi di moda tra i potenti, mi ricorda un poco la fine di Fantozzi quando bussa alla porta del Paradiso. Ma le affermazioni come quelle del dr. Riccio su morte, natura e medicina suonano vicine a quelle di un’altra chiusura di film satirico; quella del “dr. Tersilli”, che citando un “prof. Stroganoff” sostiene che “La vecchiaia e la bruttezza sono malattie dalle quali si può e si deve guarire”.

“Al medico non spetta valutare qual è una vita dignitosa per il paziente; o comunque non si può fare valere tale giudizio per il paziente”. “Abbiamo rianimato un killer mafioso, che poi ha ucciso ancora”. “Il rapporto fiduciario medico-paziente è una favola, salvo casi di amicizia personale”.

Al medico non spetta certo giudicare se una persona deve vivere o morire in base alle sue qualità morali, ed è sinistro sentire considerare tale ipotesi, sia pure per poi scartarla. Ma al medico curante dovrebbe spettare di formulare una valutazione su quali sono e saranno le condizioni biologiche del paziente rispetto alle aspirazioni a una vita dignitosa; nell’esclusivo interesse del paziente, rispetto al quale egli è non è né semplice prestatore d’opera né figura genitoriale o divina né amico, ma agente, che come tale ha degli obblighi. La professione medica esiste in quanto le persone ritengono di non poter fare da sole sui problemi di salute; il paziente (termine deprecato, ma che ritengo preferibile a “cliente”) non va lasciato solo, sotto il peso talora schiacciante della sua condizione, a decidere della sua sopravvivenza, proprio nei casi nei quali avrebbe maggior bisogno di un sostegno tecnico e morale; un sostegno impermeabile all’influenza di quelli che sono gli interessi dell’agente. E d’altra parte il paziente non può essere accontentato, in nome di una astratta posizione avalutativa, se chiede di essere ucciso in base a una sua personale e soggettiva opinione, indotto dalla disperazione o dalla propaganda; o costretto dai trattamenti che ha ricevuto.

“L’accanimento terapeutico è un concetto inutile e pericoloso. E’ un termine che vi posso assicurare non troverete in nessun testo internazionale; è un ossimoro italiano non ben definito e indefinibile: il limite è personale”.

Concordo con quanto osserva il dr. Riccio a sostegno di questa sua tesi, che nel caso Welby era inappropriato parlare di accanimento terapeutico a proposito del respiratore che lo teneva in vita, come invece ha fatto la ministra Turco. Ma l’accanimento terapeutico non solo esiste, come si può verificare nei quotidiani problemi che pone; non solo è un concetto indispensabile per discutere i problemi di fine vita: ma si riferisce a un problema imprescindibile per l’analisi dell’intera medicina odierna: quello del sovratrattamento. Nella letteratura internazionale non si usa la nostra espressiva locuzione letteraria, ma si parla semplicemente di “overtreatment” o, soprattutto per i problemi di fine vita, di “overzealous treatment”. Ciò che non si trova comunemente nella letteratura medica internazionale è l’affermazione che il limite tra cure e sovratrattamento sia solo un problema personale. Il dr. Riccio considera come unico termine lecito la “futilità” cioè l’inutilità del trattamento; che è un caso particolare di sovratrattamento, che anche l’Offerta medica trova conveniente evitare, ma limitatamente al fine vita. Si tratta infatti di un’eccezione alla regola; per l’Offerta medica la regola è sovratrattare. Ci sono sovratrattamenti che non sono semplicemente futili o “overzealous”: sono sovratrattamenti fraudolenti, ingiustificati e dannosi, ma applicati in quanto economicamente redditizi. Per esempio, il lucroso sovratrattamento di massa di lesioni sovradiagnosticate come cancro, responsabile di crescite esplosive nelle statistiche d’incidenza dei tumori.

Il giorno stesso della conferenza del dr. Riccio avevo ricevuto per posta il libro “Overtreated” di Brownlee. Prima mi erano arrivati “”Overdosed America” di Abramson, e “Worried sick. A prescription for health in overtreated America” di Hadler. Sono libri “mainstream” e di buon successo, scritti da seri professionisti (che descrivono anche parte delle manipolazioni che hanno permesso di costruire un Eldorado con le statine). Mentre il dr. Riccio diceva che l’accanimento terapeutico non lo si deve neppure nominare, e lo scelto uditorio annuiva, pensavo che il sovratrattamento, attualmente molto discusso in Usa, almeno tra la parte più avvertita della popolazione, per i progressisti della provincia italiana invece non esiste, è uno dei nostri soliti svolazzi retorici. In realtà, c’è un mostruoso problema di sovratrattamento nella medicina attuale, dovuto al perseguimento del profitto; ma non si può dire; a sinistra, dove partiti sindacati e intellettuali organici sono al servizio di detto business, non meno che a destra.

Non si devono accostare le parole “accanimento” e “terapia” perché, dovendo spaventare il pubblico sulla possibilità di essere sovratrattati a fine vita, bisogna però stornare il sospetto che questo avvenga anche prima, che avvenga di continuo. Non bisogna cioè fare capire che il paziente, mentre gli viene fatto credere che è lui che decide, viene sovratrattato finché ciò è redditizio; e che quando diviene un peso, quando non è più un supporto valido per l’applicazione delle tante costose terapie, occorre toglierselo dai piedi, anche sottotrattandolo. Così abbiamo un medico che combatte il sovratrattamento negando che esso esista. Altro che “ossimoro”.

Stefano Rodotà, nella prefazione del libro di Riccio “Una morte opportuna” scrive “Riccio ci dà una lezione di moralità professionale”. L’impressione che ho tratto ascoltandolo è che il dr. Riccio non sia un maestro, né di moralità né tanto meno un maestro intellettuale, ma una persona pratica e grintosa, una specie di “rugbista” della discussione, inserito nel gruppo pro testamento accanto a teorici come Flores D’Arcais e Rodotà per la sua capacità di travolgere apoditticamente i concetti che sono d’impaccio.

La sentenza pro Riccio è un altro passettino verso l’orientamento desiderato. Aggrava lo stato di manipolazione culturale sul fine vita, e aggrava così il conseguente danno al pubblico, sia diretto per ciò che avverrà nei reparti di degenza, sia per il conseguente imbarbarimento della mentalità, e anche per l’imbarbarimento del diritto. La magistratura può sostenere, fondatamente ci mancherebbe altro, che lei ha solo giudicato sulla diffamazione, e che certo non può e non deve prendere parte alla contesa. Queste posizioni ricordano ciò che avviene nella ricerca biomedica, dove sostenendo il “riduzionismo” cioè la necessità metodologica (che in realtà è solo una strategia euristica) di occuparsi soltanto di aspetti parziali e ben definiti, poi, col mosaico dei dati così “rigorosamente” ottenuti, e quindi non contestabili, si costruisce un quadro complessivo preordinato, con vantaggi di carriera o finanziari “olistici” per gli scienziati “riduzionisti”. Un esempio è dato dai “trial” clinici, che hanno fortissime limitazioni di validità esterna, cioè di applicabilità al mondo reale, oltre ad una lunghissima lista di concreti pericoli di vizi e fattori confondenti: una volta che la loro “sentenza” (“trial” in  inglese vuol dire anche processo giudiziario) giunge sui media diviene indiscutibile; e acquista valore generale, ben al di là di quei limiti che lo studio si era posto in nome del rigore (e che gli hanno permesso di ottenere il risultato che la retrostante industria farmaceutica desiderava).

Come altre categorie, anche i magistrati di fatto fanno politica quando la loro azione riguarda temi politicamente rilevanti. E questo non è un male, anzi; è un bene che i magistrati mettano il più possibile le loro conoscenze e competenze al servizio del Paese; non solo nell’azione giudiziaria, ma anche come autorevole opinione, fra le altre, fuori dalle aule. Fare politica non significa sostituirsi al Parlamento o all’esecutivo. Può significare interessarsi, nell’ambito delle proprie competenze, o come cittadini, del bene pubblico; la parola “politica” però è un contronimo, perché può significare anche difendere gli interessi di una parte, legittimamente o illegittimamente, a scapito del bene pubblico.

Se, come nel caso del testamento biologico, i magistrati, emettendo sentenze (o omettendo sentenze o altre azioni giudiziarie) sono determinanti per il formarsi di quella opinione pubblica e per la costruzione culturale di quella realtà sociale che condizioneranno le leggi e le prassi, e fanno così politica; allora avrebbero il dovere non istituzionale, ma deontologico, di spiegare con commenti, con dichiarazioni informali, la differenza – o la concordanza – tra il loro ristretto operato giurisdizionale e le conseguenze pratiche e le implicazioni ideologiche, molto più ampie, del loro operato.

In questo come in altri casi i magistrati stanno operando in un modo, “riduzionista”, che guarda caso cristallizza il dibattito esattamente nei termini desiderati dalle parti forti; ma non intervengono per chiarire sui media, con visibilità pari a quella delle sentenze, il senso del loro operato istituzionale rispetto al contesto sociale e politico, come invece fanno spesso, giustamente, su altri temi che pure riguardano le leggi e la vita civile, tramite pronunciamenti del CSM, del loro sindacato di categoria l’ANM o di gruppi di studio di magistrati o di singoli magistrati.

Dovrebbero invece farlo, tanto più quando, come in questo caso, la loro azione si avvicina effettivamente a quella di supplenza degli altri poteri dello Stato: c’è stato un conflitto formale di competenze, e Flores d’Arcais loda la magistratura che ci salva dai politici sul testamento biologico. Ai magistrati e ai progressisti questo ruolo para-legislativo non dispiace. A me pare che, almeno in campo biomedico, si cada dalla padella alla brace. Vedo che su questi grandi temi i magistrati più che contrastare i maneggi dei politici gareggiano con loro nel fare ciò che è gradito ai poteri forti (poteri forti veri, come le multinazionali farmaceutiche); facendo così politica nel senso di curare gli interessi del proprio gruppo.

Ciò appare vero ancor più quando, sempre in base a rigorosi criteri “riduzionistici”, ma in realtà abusando del loro potere, i magistrati accoppiano all’amplificazione delle campane che i grandi interessi vogliono siano sentite l’eliminazione delle campane scomode; in questo caso quelle che potrebbero disturbare l’opera dei pupi tra le medievali milizie di Cristo e i kantiani come il dr. Riccio.

Col riduzionismo giudiziario la magistratura di fatto sta fornendo, da anni, un servizio completo, propaganda e censura, a manovre di poteri forti volte a fini illeciti in campo biomedico. E nessuno può dirle niente; anzi fa pure bella figura. Questa è una forma di alto bordo di quel “professionismo delle carte a posto” che è già stato imputato alla magistratura in altre tristi occasioni. In questa e in altre tematiche biomediche i poteri forti sono debitori alla magistratura di un pacchetto completo: propaganda e soffocamento del dissenso.

Così, mentre si celebra la vittoria della luce della ragione contro le tenebre clericali, le questioni sostanziali restano nell’ombra. Non si dice che la maggior parte di queste scelte riguarderà i pazienti anziani affetti da demenza senile, la cui traiettoria di fine vita è particolarmente lenta (ed è quindi mimata da quelle, mediaticamente più presentabili, di Welby ed Eluana). Non si parla della concreta possibilità, offerta dall’interruzione di idratazione e alimentazione, di forme di decesso pilotate. Questi pazienti col progredire della demenza possono arrivare a ridurre o perdere la capacità di nutrirsi da soli, per riduzione delle capacità cognitive, depressione, isolamento, povertà, problemi di dentatura, cibo inadatto, o, solo nei casi più gravi, per un danno organico reale, es. la paralisi pseudobulbare, che provochi autentica disfagia. Tale deficit viene comunque enfatizzato, per esempio ignorando che nell’anziano le richieste metaboliche si riducono, cioè mangia fisiologicamente di meno, tanto da mimare la denutrizione, potendo raggiungere fisiologicamente indici di massa corporea molto bassi (Hoffer L J. Tube feeding in advanced dementia: the metabolic perspective. BMJ, 2006. 333: 1214-1215).

La saldatura di queste manipolazioni tecniche con quella culturale rivolta al pubblico e alla classe dirigente, per la quale l’interruzione di cibo e acqua è una civile misura che va nell’interesse del paziente, consente di confondere facilmente causa ed effetto tra le condizioni dovute alla demenza e la riduzione dell’assistenza o l’abbandono clinico. Si ha interesse a trascurare le cause di denutrizione trattabili e a sovradiagnosticare le difficoltà di alimentazione come manifestazione di danno irreversibile, aprendo così la strada a soluzioni economicamente razionali: l’idratazione e alimentazione artificiale (che può essere sia indegna, sia più dannosa che utile) o meglio ancora l’interruzione prematura dell’alimentazione e dell’idratazione (che può essere un barbaro omicidio). Imboccarli è “labor intensive and therefore expensive” (Chernoff R. Tube feeding patients with dementia. Nutrition in clinical practice, 2006. 21: 142-146); un sondino è una soluzione più economica e più comoda (così come lo è il ben noto catetere vescicale); l’interruzione definitiva di cibo e acqua resta la soluzione migliore, sul piano commerciale.

Il Froedtert Hospital, un ospedale del Wisconsin, ha pubblicato su internet le direttive ai medici del suo comitato etico (Non-oral hydration and feeding in advanced dementia or at the end of life – Guidelines for physician staff), per le quali (pag. 4) l’alternativa all’alimentazione artificiale è o imboccare l’anziano o interrompere definitivamente l’alimentazione e l’idratazione, cioè lasciarlo morire di fame e di sete. Dunque, secondo questo documento è possibile che l’alimentazione artificiale venga iniziata prima che ce ne sia effettiva necessità, e che l’interruzione definitiva di cibo e acqua sia un’alternativa all’imboccare il paziente. Sembra un assurdo, ma è buon senso manageriale; i bioeticisti di Milwaukee, la città di “Happy days”, hanno il merito di dimostrare, avendolo messo per iscritto come linea guida bioetiche, ciò che avviene o può avvenire, e avverrà, nella realtà: l’alimentazione artificiale viene considerata non come l’ultimo – discutibile – stadio di una sequenza fissa di cure, ma come una tra le possibili alternative, che comprendono un’assistenza infermieristica costosa oppure il lasciarli morire di fame e sete. Studi statunitensi mostrano che i pazienti economicamente svantaggiati sono quelli che ricevono più frequentemente sia l’alimentazione tramite il sondino nasogastrico, sia la sospensione dell’assistenza conformemente a volontà sottoscritte in precedenza; a volte sottoscritte in quanto condizione per ricevere le cure.

Queste realtà, più terra terra rispetto agli strabilianti riordinamenti teorici del Dr. Riccio, in un dibattito civile e democratico dovrebbero essere in primo piano; invece non sono “in hoc mundo”, non essendo né negli acta giudiziari seguiti tramite i media da milioni di spettatori, né nei pronunciamenti delle varie forze che stanno introducendo il testamento biologico. Sono protette da un’omertà trasversale, che sposta l’attenzione dal cuore del problema alla sua periferia. Mentre si bisticcia su Sagunto, è Roma che viene espugnata. Credo quindi che le parti che festeggiano la vittoria della causa per diffamazione; le controparti; e anche la magistratura, tutti quanti, abbiano responsabilità collettive non distributive moralmente più gravi, anche se diverse, di quelle delle accuse lanciate dai querelati per le quali i magistrati di Roma e Monza hanno giudicato esservi stata diffamazione.

Dubito però che, se anche si trovassero elementi per querelarmi, verrò querelato. Un conto è intentare una causa che rafforza il falso che il potere vuole propagandare, un altro è farla dovendo considerare posizioni, e responsabilità, che è vantaggioso per entrambi i contendenti ufficiali, e per la “parte terza“, la magistratura, continuare a ignorare ufficialmente come inesistenti o marginali. Né tanto meno verrò lasciato stare, senza ricevere sanzioni per quanto scrivo. Per le voci come la mia i poteri dello Stato – tutori della legalità in prima linea – ricorrono a sistemi diversi: quelli mafioso-massonici di intimidazione, boicottaggio materiale, calunnia, discredito, guerra psicologica, etc.; potendo contare sulla Milizia della Pagnotta, che è la compagnia più antica, numerosa, fervente e pugnace tra quelle che si aggirano per l’Italia.

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Copia della presente viene inviata, firmata, con racc a/r online ai magistrati che hanno condotto questi procedimenti, c/o i Presidenti dei Tribunali di Roma e Monza. E anche, idealmente, agli equipaggi delle auto di CC, PS e affini, che non mancano mai di accompagnarmi vistosamente nei miei spostamenti. Pochi giorni fa l’equipaggio di una gazzella dei CC  mi ha spiegato che come cittadino dovrei essere contento di questo controllo del territorio così assiduo. Io veramente preferirei potere qualche volta andare a fare la spesa senza “la scorta”, e che i crimini di alto bordo in campo medico non godessero di appoggi e coperture istituzionali. Si vede che i Carabinieri hanno anche loro un’idea “riduzionista” della sicurezza; organica all’idea “riduzionista” della giustizia dei loro partner i magistrati, insieme ai quali stanno assicurando giustizia e sicurezza agli Eldorado della medicina meglio dei migliori contractors.

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L’azione giudiziaria non euclidea

Ho appreso dai media che la Procura di Lecco, avendo impiegato sufficienti risorse in estese indagini su un gran numero di siti web, ha potuto rinviare a giudizio ben 30 persone per diffamazione nei confronti del padre di Eluana Englaro (per avere usato espressioni come “omicida”). A mio parere questa è una scelta di allocazione delle risorse che va a vantaggio dei magistrati anziché dei cittadini. A questo proposito segnalo il commento “Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale; il caso del testamento biologico” https://menici60d15.wordpress.com/ che ho inviato per lettera a giudici di Roma e Monza che hanno già emesso condanne su casi analoghi.  Sul sito sono presenti altri commenti su magistrati e testamento biologico, e magistrati e biomedicina.

Vorrei ribadire un aspetto di quanto indico nel commento: nella pratica clinica, su pazienti che sono diventati “un peso”, le due procedure, il ritiro di cibo e acqua e l’alimentazione e idratazione artificiali, non sono così lontane e così contrapposte come si dice. Quanto già avviene in paesi più “avanzati” mostra che sono anzi pratiche piuttosto vicine e associate, che spesso vengono considerate sullo stesso piano, e adottate in sequenza, soprattutto su pazienti socialmente deboli.

Entrambe le procedure possono facilmente andare contro l’interesse del paziente ad avere buone cure; e contro il suo diritto alla vita e alla dignità. Appare probabile che in futuro anche in Italia in tanti casi non verrà applicata o l’una o l’altra, ma entrambe, ed entrambe prematuramente; a volte anche sullo stesso paziente: prima un po’ di alimentazione artificiale e poi, col peggiorare del quadro clinico, il ritiro di cibo e acqua. Il taglio di acqua e cibo resta la soluzione più semplice sul piano meramente manageriale, ma il sondino nasogastrico, che tra l’altro permette di fatturare ulteriore tecnologia medica, potrà avere una funzione preliminare: servirà a incanalare, sul piano etico e biologico, il paziente verso la misura risolutiva della morte per inedia. Oppure si può fare in modo di lasciar morire prematuramente il paziente, ritirando l’assistenza adeguata, col sondino nasogastrico inserito che serve da alibi. Pratiche del genere riguarderanno specialmente la massa crescente di persone che moriranno per demenza senile. Ciò avverrà anche grazie al movimento di opinione creato col caso giudiziario Englaro e simili; movimento ben più solido e duraturo delle posizioni dichiarate dell’attuale governo PDL.

Come mostro nel commento, anche sul piano degli interessi le due procedure,  che alleggeriscono costi e fatica nella gestione dei pazienti, stanno dalla stessa parte; la contrapposizione principale è fra il loro “lancio” congiunto da un lato e i reali interessi e diritti dei cittadini – che nessuna forza sta tutelando adeguatamente – dall’altro. Non è detto che la vita debba essere prolungata a tutti i costi; tanto meno in base a norme o ordini dello Stato; ma la dignità umana, questa non può essere mai interrotta: mentre con l’attuale farsa intorno alla povera Eluana non viene tutelato da nessuno degli attori il diritto del cittadino a non divenire un preparato biologico trattato secondo convenienze economico-politiche; il diritto a non subire gravi patimenti fisici perchè fa comodo ad altri.

E’ un po’ come quando i piazzisti spostano l’attenzione dall’opportunità dell’acquisto a quali prodotti scegliere. Alle due procedure corrisponde, con i berci tra laici e cattolici, una furibonda “lite” tra compari, inscenata con comparse inconsapevoli, volta a fare passare quello che in realtà è un pacchetto di interventi che, contenendo entrambe le procedure, permetterà di pilotare il fine vita secondo interessi industriali ed economici in conflitto con quelli dei pazienti.

Qui però non si è davanti alla commedia di due poveracci, come Gassman e Carotenuto davanti al giudice in “I soliti ignoti”; è una recita di alto affare, e la magistratura vi partecipa. La magistratura non si sta risparmiando in questa rappresentazione, ed è pertanto moralmente coinvolta; coinvolta in un’operazione di portata storica per la quale parlare semplicemente di omicidio è riduttivo. La magistratura sta avendo un ruolo determinante nel fare apparire al pubblico come poli opposti quelle che sono due entità complementari sottese dagli stessi interessi.

La disputa tra “crociati” e “volterriani” occupa l’intero spazio visivo. La magistratura non vede altro, e così neanche il pubblico vede altro; così si abitua a valutare la questione nei ristretti termini voluti dal potere. Come in tanti altri casi di interventi giudiziari su questioni biomediche. Una emianopsia culturale non in buona fede: che si regge non solo sull’ignoranza, ma sulla mistificazione, e anche sull’azione repressiva di diverse istituzioni, inclusa la stessa magistratura; inclusi corpi armati dello Stato, che costringono in una gabbia di minacciose molestie chi potrebbe attentare ad essa.

Sulle questioni biomediche, azioni della magistratura “non euclidee” come questa sono comuni. Mostrano come si può essere formalmente impeccabili e al tempo stesso manipolativi. Ricordano la geometria proiettiva e le altre geometrie primitive, che comprendono la geometria euclidea come caso particolare, ma consentono di distorcere fino a stravolgerla la rappresentazione della realtà fisica, rilassando la conservazione delle invarianze per alcune proprietà e relazioni, es. tra gli angoli o tra le lunghezze. Osservando l’operato della magistratura in campo biomedico, capisco bene chi ha parlato di “anamorfosi dello Stato di diritto” (S. Palidda) a proposito di altri abusi delle istituzioni. L’anamorfosi fa parte della geometria proiettiva.

Posto che, tralasciando le scoperte della fisica moderna, ai fini pratici si può dire che sul piano umano viviamo in un mondo euclideo, in una società “euclidea”, credo che vi sia un obbligo della magistratura, deontologico e forse costituzionale, ad essere “euclidea” nei suoi atti: ad agire cercando di mappare, e quindi rappresentare, la realtà il più fedelmente possibile, ovvero conservando tutte le relazioni illecite che la compongono. Ciò specialmente quando viene chiamata ad intervenire su alcune nuove realtà sociali che vengono costruite con l’atto di rappresentarle.

Invece in casi come questo la magistratura limita l’invarianza a quelle relazioni che il potere ha interesse vengano perseguite; contribuendo allo stesso tempo nella rappresentazione pubblica all’alterazione delle relazioni illecite che il potere vuole restino nascoste.

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27 novembre 2013

Blog de il Fatto

Commento al post “Eutanasia, estensione ai minori: coro di no. Unica eccezione i Radicali”

Non è che se una cosa la dicono i preti, dei quali in effetti non c’è da fidarsi, e che tradizionalmente preferiscono vedere la gente impantanata nella sofferenza, essa è sicuramente sbagliata. Liberismo e invecchiamento della popolazione spingono verso l’eutanasia e il suicidio assistito, e per la loro promozione culturale. A volte, quando la vita diventa un’agonia cronica, si può pensare a forme di riduzione della sofferenza che comportano come effetto collaterale un accorciamento della vita. Ma l’eutanasia e il suicidio possono essere promossi per togliersi dai piedi corpi – martoriati dalle lucrose terapie hi-tech – che non sono più redditizi. Il rispetto della vita non andrebbe lasciato ai cattolici (che se ne ricordano quando devono torcere il coltello nella piaga). Laicamente, senza farsi suggestionare al contrario dai cattolici, bisogna stare attenti a questo zelo per accorciarci la vita mentre si tagliano le pensioni e l’assistenza ai disabili.

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Rispetto e stimo Monicelli, per come ha voluto concludere la sua vita. Ci sono alcuni casi dove mantenere in vita una persona può essere una forma di violenza nei suoi confronti. Ma non capisco l’ansia di voler affidare la propria morte alla volontà di altri, o alle loro informazioni, o a come dispongono la situazione. O di affidarla ai loro interessi. E chiamare “esercizio del libero arbitrio” questo tirarsi la veste sul viso e rimettersi alla pietà di estranei.

Nel caso del Liverpool Care Pathway, un protocollo di cure palliative per i morenti usato in UK, che porta a morte in media in 29 ore, si è visto che è stato usato come sistema per liberare posti letto, ridurre la spesa sanitaria e ottenere gli incentivi economici previsti, applicandolo in massa anche a pazienti che non stavano morendo; e a chi non aveva neppure dato il consenso. Il suo livello di convinzione è profondo, ma ciò di cui è convinta è superficiale. Lei non pensa che una società dovrebbe impedire questi modi di morire?

Sareste padroni di ottenere tale forma di welfare, che il liberismo vuole darvi, mentre toglie l’assistenza che serve per campare, se nel chiedere stoicamente di farsi ammazzare a discrezione di altri non trascinaste le vite degli altri con le vostre. Io non voglio ulteriori regole che di fatto consentono a terzi di pilotare verso il peggio la qualità e la durata della vita delle persone.

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L’eutanasia sarà il “diritto” di fare decidere ad altri se e come morire. La sua morte, e quella degli altri che trascinerà con sé, non servirà a ridurre le spese sanitarie, ma a spostarle in settori medici più redditizi, a danno di altri pazienti che non sono ancora morti.

Su come i soldi risparmiati anticipando il decesso verranno spesi non a favore ma a danno di altri pazienti, le segnalo l’articolo “The quagmire” di Callahan e Nuland. Su come sono gli altri che in pratica decidono, v. il sopra citato caso UK, o digiti “testamento biologico” nella casella di ricerca del mio sito menici60d15. Sì, l’eutanasia sarebbe semmai un diritto, non un dovere. Ma è stato osservato da altri che il diritto di morire può trasformarsi in un dovere di morire. E ci sono segni di volontà e di pratiche che confermano che questo è un pericolo reale. Purtroppo in questo campo le convinzioni personali e i presupposti filosofici, pure importanti, non bastano; si devono fare i conti con la realtà socioeconomica.

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29 luglio 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. A. Grana “Il volto caritatevole del Bambin Gesù di Roma è quello del piccolo Charlie”

Nel 2012 in Inghilterra alcuni medici denunciarono che il Liverpool Care Pathway, un protocollo per il trattamento di fine vita accreditato come “best practice”, che porta a morte in media in 29 ore, veniva applicato anche a malati anziani curabili, come mezzo di eutanasia di massa per liberare posti letto e ridurre la spesa sanitaria. Gli ospedali ricevevano incentivi economici per raggiungere elevati livelli di applicazione del protocollo; alcuni hanno incassato mezzo milione di sterline. Su questo il clero, che a chiacchiere difende la vita, è stato omertoso. Ma non c’è contraddizione col caso Charlie Gard (i cui genitori sono stati assistiti da un avvocato pro-eutanasia) se si considera che ciò che il clero vuole è esercitare un controllo sul vivere e sul morire. Pretesa che combacia con un criterio liberista essenzialmente zootecnico: si abbattono i capi che non rendono; o al contrario li si ingozza di medicine, come le oche con le zampe inchiodate per il foie gras, quando è questa la convenienza. Charlie Gard è servito per una spietata propaganda pro cure “compassionevoli” e quindi a controlli ridotti, cioè costosissime e inefficaci, per le malattie rare. Un’operazione fraudolenta colossale, che vede l’Italia, come per i vaccini, in prima fila.

Del resto, la chiesa ha combattuto la scienza quando questa contribuiva all’emancipazione materiale e morale dell’umanità. Se ne fa alfiere oggi, quando viene prostituita a strumento fraudolento di profitto.

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16 novembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Pasciuti “Fine vita, Francesco è la vera ‘classe dirigente’: indica la strada senza curarsi della convenienza”

Quello che è buono non è nuovo e quello che è nuovo non è buono. Il buono è l’identificazione dell’accanimento medico a fine vita o in condizioni di malattia estreme e crudeli. Il nuovo è l’appoggio alla liberatoria culturale e giuridica per un maggiore arbitrio medico su vita e morte. Es. il Liverpool Care Pathway in UK, dove la soppressione di anziani, volta ridurre la spesa, ottenuta applicando buoni protocolli di fine vita anche a chi non stava morendo, è stata ricompensata in denaro. Non c’è contraddizione con la pretesa assurda e macabra di “curare” Charlie Gard: il medesimo fine, il profitto, impone a seconda delle circostanze che si curino i morti e si uccida chi non vuole morire. E’ ovvio che il clero abbia saperi e capacità politiche di gran lunga superiori a quelli dei figuranti messi a gestire lo Stato. Ma è patetico credere che i preti non predichino secondo la loro convenienza. Sono puntuali nel posizionarsi secondo il loro interesse, e la campagna sul libero morire ha – come decenni fa quella sul libero amore – finalità economiche, più che di emancipazione. Oggi accorre sbarazzarsi di cittadini non redditizi. Si lecca la mano che porta al macello, mentre si tacciono i tetri calcoli sul controllo della popolazione. E’ stata meno ipocrita Lady Warnock, filosofo moralista consulente del governo UK: per lei chi soffre di demenza “ha il dovere di morire” perché costa troppo.

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17 gennaio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “DJ Fabo, Pm: “Assolvete Cappato, nessun ruolo esecutivo. Dignità è poter essere uomo e autodeterminarsi”

Le affermazioni della PM Siciliano sul caso particolare di DJ Fabo sono moralmente rispettabili. Il problema è quanto non considera nella sua perorazione generale, sui media, del diritto al suicidio assistito. Il magistrato presta l’autorevolezza del suo ruolo ai cantori della morte a richiesta nel farne soltanto una questione di diritti umani. Dove la malattia, a volte di concerto con le cure, si accanisce, e crea “l’uomo incrodato”, crea una situazione di agonia cronica, l’interruzione attiva delle residue funzioni vitali può costituire l’unico rimedio, l’unica difesa della dignità umana, e della stessa salute intesa in senso lato. Ma l’eutanasia risponde anche all’interesse di sopprimere persone e pazienti in base a criteri economici. E addirittura in base a incentivi finanziari. Come mostra il caso del Liverpool Care Pathway in UK. “Sparatevi Breda” scrisse M. Marchesi. Un magistrato, a contatto professionale con la miseria umana, e quindi anche con l’arte di spacciare per aiuto il sopruso, non dovrebbe nell’appoggiarlo pubblicamente ignorare l’ambivalenza e il possibile uso perverso di un nuovo principio etico. I magistrati seguono il flusso culturale imposto dal business e gradito al popolo, che al pretesco celebrare il digrignare di denti per il dolore sostituisce l’occultamento della condizione umana, fornendo sia lo schermo delle false promesse di immortalità da cure miracolose, spesso fonte di sofferenze non necessarie, sia quello dell’abbattimento zootecnico.

@ Pot. Non so molto della genealogia culturale del suicidio e della soppressione dei malati, ma mi pare che, mentre storicamente è antica, precristiana, la concezione della liceità – non il “diritto”, termine ormai degradato – del suicidarsi, dell’uccidersi da sé, sia piuttosto nuova l’idea del comprendere tra le cure mediche il farsi dare la morte, come evenienza di routine, e alla fine come servizio fatturabile. “Cantori della morte a richiesta”, perché chi si profonde in questa battaglia “di civiltà” a mio parere usa toni trionfalistici ed esibisce una sicumera giustificabili da una causa migliore di quella del legalizzare ed espandere ciò che finora è stata una estrema, mesta, ratio. Forse lo scarso entusiasmo del quale mi accusa deriva dalla consapevolezza delle pressioni economiche, antiumanistiche, di cui ho detto, verso questo bel progresso, e dal vedere ogni giorno come la medicina calpesti la dignità dei malati nello stesso taciuto perseguimento del profitto con cure non necessarie*; nell’indifferenza o nella complicità di quelli che si accalorano per portare l’efficienza del suicidio agli stessi alti livelli generali di civiltà della nostra società. E nella foga, sbadatamente, aprendo la strada all’omicidio mascherato.

*Mandrola J. In defense of less-is-more. Medscape, 9 gen 2018.

@ pappacci. Sono temi pesanti; mi pare che lei abbia un’acuta reazione di difesa. Il libero arbitrio? Basta un buchino nella dentina, o una pietruzza in un uretere, per spazzare via questo elaborato capitolo dei trattati di filosofia. Per non parlare di quando le metastasi rosicchiano incessantemente le ossa o una malattia neurologica trasforma il corpo in un manichino. La responsabilità dell’assistenza, che può includere il convenire di usare come terapia l’interruzione delle funzioni vitali, non può essere scaricata sull’assistito immaginandolo come una sorta di superuomo padrone di sé stesso. Il mondo reale, con le terapie truffa vendute col ricatto della speranza, c’entra eccome. Lo sa quanti casi ci sono di “nessuna possibilità di miglioramento”? La campana non suona solo per i casi rari, come DJ Fabo, selezionati, ritagliati per sostenere la tesi che è bene rilasciare una liberatoria per farsi sopprimere, ma per quelli quotidiani. Per un Welby, un DJ Fabo, ci sono es. tanti malati terminali che vengono curati con la chemio, inutilmente e a loro danno*. Si potrà dare loro comodamente il colpo di grazia, togliendoseli dai piedi dopo averli usati come supporti per cure aberranti, facendolo passare per una scelta del paziente, alla quale si è acconsentito per alti motivi. Proseguendo con l’applicare le espressioni in malafede* della medicina commerciale.

*Mulcahy N. Palliative Chemotherapy Is ‘Disingenuous Term,’ Says Critic. Medscape, 5 marzo 2018.

@ RiccardoAlasia. E’ questo il bello del sessantottismo, cioè del supportare tesi che sembrano progressiste e invece sono al servizio delle forze di sfruttamento: permette di sembrare eroici mentre si serve. Permette ai mosci di atteggiarsi a forti. Ai fifoni di fare gli spadarotta. E di sfogarsi assestando il calcio dell’asino. Vada a sgambare in attesa del nuovo input dei radicali. O dei magistrati come la Siciliano, che ha eccitato animi come il suo sollevando il pathos della corazzata Potemkin: quello dello strumento di dominazione che passa invece a difendere i deboli. Ma a ben vedere, invece che all’immagine dei cannoni della corazzata dello zar che i marinai puntano sui cosacchi dello zar che stanno massacrando donne e bambini sulla scalinata di Odessa, la situazione è più simile a quella del voltafaccia al processo di Otello Celletti ne “Il vigile”. Non perda tempo con me, e galoppi a soccorrere qualche altro vincitore.

@ RiccardoAlasia. Ciò su cui lei salta a piè pari, con l’aiuto di qualche battito d’ala, è un cumulo di monnezza. Quando ha finito di fare chicchirichì dal suo pulpito, cerchi, invece di occuparsi della mia ventilazione, di abbassare di qualche torr la pressione dei gas dei quali è gonfio.

@ RiccardoAlasia. Alla buon ora. Un addetto di una partecipata presieduta da un cattedratico con esperienze oxoniensi ha già provveduto al consueto spernacchiamento. Certo che in Lombardia i magistrati possono contare sull’appoggio della parte più vibrante della società civile.

@ Pot. Ci sono due medicine. La medicina-servizio fa il miglior interesse del paziente. Non crea situazioni trappola che inducono a chiedere la morte. Quando queste si presentino spontaneamente si trova in effetti davanti al dilemma di quando si possono recidere i brandelli che tenendo attaccata la persona alla sopravvivenza biologica le causano sofferenze atroci. La medicina-business massimizza il profitto, facendo danni pur di vendere prodotti e servizi, e può essere lei la causa delle situazioni che spingono a chiedere la morte. Nelle sue mani, l’omicidio consensuale è un’arma in più; può sia favorire trattamenti inutili che provocano gravi sofferenze sia essere applicato con criteri zootecnici.

Oggi regna la medicina orientata al profitto. Il suo quadretto è uno spot di questa medicina: morire facendosi uccidere è una cosa naturale e accettata da tutti, per fortuna fornita dai medici, che sono umani e sensibili, ma ostacolata da norme inspiegabili e strane sul non uccidere, e dagli affetti da una patologia fobica, che, non curati, agitano i fantasmi di abusi, causando danni terribili ai normali.

La medicina commerciale trae il suo potere dalla nostra tendenza a considerare e immaginare, come meccanismo di difesa, solo gli aspetti positivi e nobili dell’intervento medico. La reale emancipazione proverrà dal divenire capaci di guardare anche i lingotti d’oro sanguinosi che oggi sono sull’altro piatto della bilancia.

@ RiccardoAlasia. Meno di 24 ore, e il gas si è già riformato. Mi spiace, non posso fare più nulla per lei.

@ RiccardoAlasia. In effetti a intrattenermi con lei comincio a sentire il disagio che si prova stando al bordo del vacuo più del necessario. La vertigine sonnolenta data dal piatto, da ciò che non ha profondità.

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15 febbraio 2018

Blog de Il Fatto

Commento al post “Marco Cappato, la Consulta depenalizzi l’aiuto al suicidio per motivi umanitari

Abele. Il suicidio tramite terzi allontana lo spettro del fare la fine della vittima del racconto di Poe “Il barile di Amontillado”. Magistrati e politici illuminati e coraggiosi stanno conducendo una battaglia di civiltà.

Caino. E’ arrivato l’ordine: legalizzare l’eliminazione di persone in base a criteri economici. Media, radicali e magistrati, sensibili ai voleri atlantisti, si sono messi all’opera. Si mostrano casi particolari come questo di dj Fabo dove la soppressione delle restanti funzioni vitali è eticamente difendibile e una deroga, rigidamente circoscritta, ridurrebbe lo sconcio di sofferenze prolungate. Si tace sul vero obiettivo, la massa di vecchietti e malati gravi di ogni età – inclusi sani resi malati dalla medicina – da sfruttare per vendere cure fraudolente inefficaci o nocive e poi buttare come limoni spremuti. In USA ora si criticano le speculazioni commerciali ($3000) sul PAD, physician assisted dying. Da noi si ignorano rozzamente gli interessi e le condizioni che costituiscono l’imbuto che conduce a “scegliere liberamente” il suicidio sostituendolo con un fantoccio, lo “Homo juridicus” padrone delle sue scelte. L’immagine implicita di questi festeggiamenti per la morte facile è quella di Casper del viandante solitario che osserva dall’alto della cima il mare di nebbia. Per molti l’immagine appropriata sarà quella di un insetto che finito nella corolla a imbuto di una pianta carnivora si dissolve al suo fondo, poco importa come.

@ Dada Cinnok. Sì, siamo figli di Caino. Riconoscerlo può aiutarci a limitare e superare la nostra natura; e a non abboccare a tante predicazioni di amore, bontà, santità, incluse quelle in salsa “laica”, come questo brillante diritto-dovere di aiutare gli altri ad andare a morire ammazzati. In modo da raggiungere e mantenere una convivenza civile, dove non vigano sotto cosmesi etiche, ideologiche e giuridiche le leggi di Caino. Una società basata sulla decenza, che è il minimo accettabile, e salvo casi fortunati anche il massimo cui si può ragionevolmente puntare.

@ Angle. Ah, lei intende in senso letterale. Dio, il Dio il cui nome ricorre spesso nei discorsi dei suoi portavoce, e Satana, se posso usare i vostri termini, hanno in comune questa narrazione della lotta tra bene e male, tra good guy/bad guy, angeli e demoni, santi e scellerati. Quanti fascismi ho visto dietro all’antifascismo, quanto piduismo, la mafia di Stato, dietro all’antimafia, quanta “eversione dall’alto” (cit.) dietro all’antiterrorismo, empietà contro l’Uomo dietro a parole di fede in Dio. Quanta propaganda pro frodi mediche dietro all’antidoping, barbarie di ritorno dietro a battaglie di civiltà come questa del suicidio a domanda, frodi tecniche dietro alla lotta alle ciarlatanerie delle cure alternative. Così, sarà Dio, sarà Satana, quando sento proclamare applicazioni del binarismo bene/male mi chiedo se provengono da quella minoranza di brave persone o dal solito lupo che s’è mangiato la nonna, ne indossa la cuffia e aspetta Cappuccetto Rosso.

@ Angle. Non si dovrebbe citare Dio, usandolo come un “jolly”, per ciò che è spiegabile in termini terreni. Cappato lavora per il liberismo. E quelli che calano “Dio” in continuazione? Lei dice che loro sono doppiamente contrari. A me pare siano contrari a metà. La regolazione delle morti è imposta dall’economia liberista, e il clero sa che chi si mette dalla parte del più forte campa 2000 anni. Serve al business biomedico, alla medicina dei guadagni di Borsa stratosferici, che ha resuscitato sotto il manto dello scienziato forme di magia naturale e promesse di salvezza ancora più arcaiche della novella cristiana. Un business stregonesco tinto di sangue col quale anche il clero si arricchisce. Per di più, la gente, mentre crede che pozioni e gizmo tecnologici la manterranno sempre in forma, si affretta ad accettare che si tiri la spina alla prima prospettiva di soffrire. Così i preti si limitano a un “lip service”. Peccato, perché c’è un clericalismo che specula sul dolore, ma c’è anche una filosofia cristiana che potrebbe dare un contributo positivo, educando a una visione di vita più sobria e forte; a non credere né alle promesse di immortalità terrena, né alle paure e minacce di tormenti degli imbonitori. Potrebbe indirizzare molti sulla strada per affrontare, senza sfuggire – né pretendere di risolverla – la condizione umana.

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9 febbraio 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Eluana Englaro, “così in Cassazione stabilimmo che la dignità è il diritto dei diritti. Poi la fase oscura della politica””

Nell’attuale medicina commerciale la longevità ha sostituito la salute, così che si imbottiscono i pazienti di cure futili, aggressive e dolorose vendendo la speranza falsa di prolungare a oltranza la vita. La maggior parte delle spese mediche è in media consumata nell’ultimo anno di vita. Ciò ha prodotto la necessità economica contrastante di troncare a piacimento le cure. N. Wade, l’autore di ‘Betrayers of truth – fraud and deceit in science’, commentò una delle tante promesse commerciali di immortalità, quella della Geron sulla telomerasi, citando le Parche. Agli affari occorre anche Atropo. Qui i magistrati si svegliano, ricordandosi della dignità “diritto dei diritti”, e generalizzando da un caso particolare e mediatico. In medicina e nel diritto il rigore astratto, il rigore “scientifico” è mancanza di rigore: in queste discipline applicate occorre ciò che è stato definito ‘rigore pratico’, che tiene conto di tutti i fattori, inclusi quelli umani, storici, economici. Volendo davvero preservare la dignità bisognerebbe intervenire per ridurre sovradiagnosi, sovratrattamenti e medicalizzazione della morte; invece di limitarsi a fornire un meccanismo di smaltimento dei corpi sui quali ci si è accaniti per fare soldi. Ma in Italia a tanti, dai terroristi agli alti magistrati, piace la “doppia medaglia”; che si ottiene contribuendo a quelle parti dell’architettura ideologica voluta dal potere che fanno apparire come idealisti disinteressati che combattono per dei principi.

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28 settembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Farinella “Caso Cappato, la vita è sacra finché è umana. E la decenza imporrebbe il silenzio di fronte alla sofferenza”

“Libertà”? E’ questione di libertà quando si è in trappola come un minatore in una galleria crollata e chi ce lo ha fatto finire gli offre di immettere gas cianuro? “Sacralità della vita” ? Quando la sopravvivenza biologica si separa dalla vita arrivando a divenirle nemica, terminare le funzioni biologiche può essere il modo di preservare la vita; è facendo leva su questi casi estremi, come Dj Fabo, che i grandi interessi vogliono legalizzare l’omicidio medico per le malattie comuni; di routine, vedi il caso del Liverpool Care Pathway.

Il convitato di pietra, che entrambi i contendenti nascondono, è che le cure mediche seguono la funzione profitto, che diverge da quella etica. Es. le terapie intensive neonatali, lucrose, che in USA proliferano oltre la necessità trattando anche chi non ne ha bisogno creandogli danni; mentre ai bambini che ne escono viene negata l’assistenza per i loro deficit, che non rende*. Le varie forme di eutanasia ottimizzano l’allocazione della spesa medica, e quindi i profitti, alle cure più redditizie, anche inutili e dannose, eliminando gli “esausti”; che sono anche cattiva pubblicità.

I preti sfruttano la sofferenza; ma sono dentro al business medico, e anche a loro serve la selezione dei pazienti. Dietro ai rispettivi filosofemi altisonanti e ai diversi stili i due usurai, “laico” e “cattolico”, non sono così contrapposti.

* Cruel Calculus: Why Saving Premature Babies Is Better Business Than Helping Them Thrive. Health Affairs Nov 2010.

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1 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post di D. De Felice “Eutanasia, cambierà realmente qualcosa? Io confido in un ‘grande cerchio’ “

Tommaso Moro. E gli Stoici; o il suicidio dell’eroe omerico, visto che oggi si intorta il paziente con la “warrior trap”. O Socrate, ma è troppo calzante, controproducente. Nel Padrino II un boss viene spinto a suicidarsi anche citandogli casi storici illustri. La medicina sta seguendo il decorso di quella saga. Se l’interesse fosse quello di limitare le sofferenze si comincerebbe dal togliere l’accanimento terapeutico; e solo dopo si affronterebbe il problema di quando la sopravvivenza biologica si distacca gravemente dalla vita. Come con l’auto elettrica, dove mentre si predica la riduzione dei consumi si mostrano gare di ‘formula E’, il fine è di scartare i malati che rendono meno e di smaltire gli impresentabili residui umani creati ingannando i pazienti e imbottendoli di interventi lucrosi, inutili e dannosi, al posto di assistenza valida.

Es. il progetto di prevenire la demenza senile con screening (in Italia se ne occupa la cattolicissima Univ. Cattolica). Un’idea, messa in campo da grandi forze, senza capo né coda, essendo assai dubbia – a dir poco – la descrizione biologica, e non essendoci cure efficaci. I soldi verranno stornati dall’assistenza alla non autosufficienza a esami e farmaci inutili e dannosi. Sovradiagnosticando l’Alzheimer, di quelli che non l’avrebbero sviluppato si dirà di averli salvati. Gli affetti o con danni iatrogeni converrà toglierli di mezzo per quanto possibile; con l’aiuto del “grande cerchio di medici, religiosi, magistrati e politici”.

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12 ottobre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, Beppe Grillo: “No alla bacchettoneria, ognuno sia libero di scegliere quello che ritiene il meglio per sé””

Pubblicato al secondo tentativo il giorno successivo

Aiutare gli altri a farsi ammazzare è civiltà. Mentre è ”ficcare il naso nelle cose altrui” obiettare; es. facendo presente che la giusta istanza della riduzione di sofferenze non necessarie viene strumentalizzata, tramite i vari cantori del superficiale, dei quali Grillo è il re, per illecite finalità di profitto. Chi dice “fatti i fatti tuoi” tace di quelli che credendo alle promesse di immortalità e salute perenne della medicina commerciale si fanno martoriare e sono quindi contenti di essere abbattuti per fare posto a altri disgraziati. Es. il colpo di grazia ai malati di cancro sui quali si pratica accanimento di fine vita per vendere lucrosi farmaci che a volte sono peggio che niente. O quelli da eliminare perché non redditizi: es. gli affetti da demenza senile, perché i soldi pubblici invece che all’assistenza per la non autosufficienza devono andare ai privati della truffa della “prevenzione dell’Alzheimer”. Guai poi a uscire dallo schemino clero/laici, osservando che una tesi che suona bene può essere una fregatura anche se è attaccata (ipocritamente) dai preti e di provenienza “progressista”.

Quel che è più grave, il poter uccidere pazienti mettendoli nella condizione che siano loro a chiederlo, o, come già avviene in altre nazioni, abusando impunemente della licenza di uccidere, propizia standard medici falsi e violenti; e ciò non riguarda solo quelli che si fermano a Grillo, Cappato, etc. ma anche chi deve subire le conseguenze del loro entusiasmo.

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24 dicembre 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Dj Fabo, la requisitoria della pm Siciliano: “Fabiano ha scelto di morire autonomamente, l’imputato Cappato venga assolto”

Il problema etico reale, con le sue aporie, è sovrastato dalla pressione del business per avere una via legale allo smaltimento dei pazienti; i magistrati conformano il diritto a ciò che fingono di ignorare ma di cui echeggiano gli argomenti raffazzonati dalle agenzie di marketing. DJ Fabo, nota la PM Siciliano, era una persona forte, un “combattente”, capace di autodeterminarsi. Ma a) DJ Fabo non è tipico della popolazione per la quale si chiede di cambiare la legislazione. Un caso tipico è l’anziano depresso e spossato, per la malattia e spesso anche per gli effetti avversi delle cure. E’ il trucco del far tornare i conti e generalizzare scegliendo soggetti adatti: è stato detto che per essere ammessi a certi trial clinici di oncologia si deve essere atleti olimpionici col cancro*. b) La retorica del malato combattente è stata chiamata “warrior trap”**: sei un guerriero quindi “combatti”, ovvero accetti di subire trattamenti devastanti e inutili ma lucrosi. E ti fai abbattere se diventi ingombrante. c) Quale libera scelta quando si è in una relazione di dipendenza, incatenati da sofferenza e terrore? Sembra piuttosto esserci una carenza di autodeterminazione, rispetto a grandi interessi, nei magistrati che dipingono l’omicidio di chi viene portato a acconsentirvi come la morte del superuomo.
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*’Buying a Ford but Paying for a Ferrari’: Value in Cancer Care. Medscape, 2017.
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**Pharma banks on cancer patients who are ‘determined to keep fighting’. Health News Review, 2018.

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17 maggio 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post di C. Troilo “Eutanasia, la battaglia non si ferma: Mattarella ha trasmesso una lettera al ministro D’Incà”

Invece di credere alle lusinghe su quanto saremmo disciplinati e coraggiosi, sul nostro condurre “battaglie” come questa per l’eutanasia, dovremmo riconoscere che siamo guidati nei nostri pensieri dalla paura inconsulta. Meglio, tramite la paura inconsulta. Mediante la quale veniamo spinti ad affidare la nostra sorte ad autorità alle cui decisioni ci abbandoniamo come da bambini ai nostri genitori quando eravamo spaventati. Ci stiamo suicidando economicamente, e anche fisicamente, obbedendo alle regole orwelliane che dovrebbero salvarci la vita dalla peste; rinunciando inoltre a quella dignità di vita che crediamo di rivendicare essendo indotti a chiedere – contemporaneamente – di essere abbattuti per paura di soffrire.

La paura è in certa misura naturale e sana. Ci porta a proporzionate misure di prevenzione contro le infezioni. Ci porta a rifiutare l’accanimento terapeutico a fine vita o in condizioni di vita meramente zoologica. Ma la paura blu, il terrore, ci spinge ad atti controintuitivi che ci danneggiano. Acclamiamo il raddoppio dei posti di terapia intensiva vantato da Speranza per il Covid, che causerà quell’accanimento che temiamo*; e che crediamo ci verrà evitato con l’eutanasia, che invece aumenta ancora la discrezionalità di vita e di morte, a seconda dell’interesse del business medico*, su di noi.

* The Urge to Build More Intensive Care Unit Beds and Ventilators: Intuitive but Errant. Ann Int Med, 7 maggio 2020. E sua bibliografia.

@ rolfo56. Neppure io ti capisco quando scrivi che il dolore può essere trasformato, sempre, anche quando intollerabile, in occasione di crescita spirituale. E non si tratta di idioma. Mi ricordi il prete che in Ricomicio da tre dice che anche perdere una mano non va visto come un castigo ma come un dono; Troisi gli risponde che i preti esagerano sempre. Quello che voglio dire è che bisognerebbe affidarsi meno alle opposte retoriche, la clericale e la “laica”, entrambe altisonanti e superomistiche. E guardare di più a fattori reali come gli interessi economici e di potere, la paura, l’uso della paura da parte dei grandi interessi, e il merito tecnico delle scelte sull’inserire e lo staccare la spina.

@ rolfo56. Anche questo basare valutazioni etiche e legislative generali su vividi casi singoli riportati dai media, che porta alla distorsione detta ‘identifiable victim effect’ (molto sfruttata, anche nell’emergenza Covid), andrebbe superato. Dei “numeri” tanto citati, cioè delle statistiche, dei dati di popolazione aggregati, si sottovalutata, soprattutto in campo biomedico, e anche bioetico, sia la capacità di ingannare, sia la capacità di correggere false impressioni e inganni a favore della pietà, compassione e solidarietà usandoli correttamente.

 @ rolfo56. A me sembra di avere colto dove vuoi andare a parare; anche perché l’argomento del dolore come “occasione di crescita”, per quanto astruso è in libera circolazione, dato lo spazio di cui il clero dispone sui media. E’ anche usato dal marketing biomedico: es. la sezione Salute del Corriere della Sera ha una rubrica fissa che si intitola “La malattia come opportunità”. Un argomento ripreso anche dalla Società Italiana di Pediatria, che a mio parere nel farlo ha debordato dai suoi compiti a spese dei suoi doveri. L’estetizzazione dello stato di malattia è uno dei figli malati dell’attuale matrimonio d’interesse tra business medico e Chiesa. Una nota saggista, con diagnosi di cancro della mammella, ha scritto contro queste tecniche di vendita avvilenti e disoneste: Ehrenreich B. Smile or die. How positive thinking fooled America &amp; the world. Granta, 2010. Da noi c’è la versione pretesca; che ha affinità con l’esaltazione tramite mortificazione del corpo del misticismo medievale, e con la lugubre retorica fascista. Gli intendimenti di questa glorificazione interessata del dolore degli altri, l’aberrante spacciato per elevato, penso di averli compresi.

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18 giugno 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Referendum sull’eutanasia, Peter Gomez: “Ecco perché Ilfattoquotidiano.it sostiene la battaglia per la liberta di decidere””

La parte giusta di questa “battaglia” (voluta dal potere, tanto più oggi, in vista degli sfoltimenti di popolazione) è di non lasciare morire le persone come un cane che agonizza sull’asfalto dopo essere stato investito. Fa da vettore etico alla parte perversa: si ignora come tante situazioni dolorose, o anche atroci, siano prodotte dallo stesso business medico, che pratica l’accanimento terapeutico; accanimento che verrà favorito dal suicidio medico. Non si dice come l’eccesso di medicina crei situazioni terribili, mentre si esalta la “civiltà” del finire i morenti; anzi si promuove in continuazione il consumo medico dannoso con false speranze (Cancer drugs, survival, and ethics. BMJ, 2019, 9 nov 2021), false rappresentazioni (Misconceptions about CPR distress patients at the end of life and bereaved people. BMJ, 28 apr 2021) sfruttando il “pull of desperation”, e perfino contro la reale volontà del paziente (Do you want everyting done? Lown Institute, 8 nov 2019).

La “buona morte” dovrebbe essere data dal “fare il più possibile per il paziente e il meno possibile al paziente” (Bernard Lown). Non il promettere eterna salute e miracoli, pasticciare sul corpo, intascare e alla fine abbattere; ma, fatto l’efficace, accompagnare nel modo più dignitoso e indolore. Questo dovrebbe essere chiesto. Invece così il paziente, dopo essere stato illuso e ridotto a un ecce homo per spremerne profitto, verrà comodamente smaltito come un oggetto di consumo che ha terminato il suo ciclo.

@ bladerunner. No, non ho fatto il testamento biologico. Tra i medici ce ne sono alcuni che dicono di portare in tasca un biglietto dove è scritto che se cadessero in stato di incoscienza non vogliono essere ricoverati nel reparto del collega Tizio o Caio…

E’ impressionante come voi guerrieri antisistema abbracciate gli ideologismi coi quali il sistema rende pecore. Come questo della “libertà di scelta”; dell’homus economicus omnisciente. Non c’è libertà senza informazione corretta. Di fatto basta la “lurida prosa” del medico “la ciste alla TAC potrebbe essere cancro”, “una delle coronarie principali presenta un’ostruzione del 50%” per convincere le persone a farsi massacrare senza necessità (B. Lown A Maverick’s Lonely Path in Cardiology, 2012).

Allo Stato non va chiesta libertà di scelta sulle cure. Ovvero la libertà di essere ingannati dal marketing biomedico – e dallo Stato stesso. Ma garanzie che la medicina non indirizzerà che verso il miglior interesse del paziente. Che a volte, è vero e ciò va tutelato, non è l’aggiungere giorni e minuti ai tormenti; ma neppure il farsi condurre in situazioni che portano a chiedere di essere uccisi. Quelli come te, che si atteggiano spavaldi a maestri di libertà e non hanno neppure la forza morale per non prendere per oro colato la propaganda biomedica, sono i primi a rinunciare alla libertà, sia saltando pronti nelle tagliole, sia offrendosi al colpo di grazia quando divengono un ingombro.

@ bladerunner. Questa idea del considerarsi costituzionalmente fragili e bisognosi di guida e assistenza (Furedi F. Therapeutic culture. Cultivating vulnerability in an uncertain age. 2004) è tra le basi della medicalizzazione, che porta ad abboccare all’esca di chiedere di mettere il proprio fine vita nelle mani dell’industria medica dopo averle consegnato docili il proprio corpo per le cure “scientifiche”. Sì, credo che terrorizzato dal non essere in linea col politically correct, lo chiederesti di esser aiutato … Io invece ti suggerisco di impugnare la vanga e dedicare qualche ora al giorno alla cura dell’orto.

@ bladerunner. Figurati, anzi grazie per mostrare il livello del trollaggio di supporto.

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17 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Caso Trentini, le motivazioni dell’assoluzione di Cappato e Welby: “Il suicidio assistito è lecito. Esiste il diritto a una vita dignitosa””

“’Groundbreaking’ Law Erases Some Barriers to Medical Aid to Dying”. Medscape, 16 lug 21: il New Mexico apre alla morte pilotata. Quando le forze che dettano il politically correct vogliono una cosa, qui la morte indotta, si instaura sui media e nei centri intermedi di potere “l’ombelico del mondo”: “Dove le regole non esistono, esistono solo le eccezioni”. Welby è di quella minoranza di casi che giustificano una deroga. Ma il caso comune è quello dell’accanimento terapeutico finalizzato al profitto (v. es. il procedimento in corso in UK a J Stebbing, o *). Dove a un certo punto il colpo di grazia, fatto chiedere al torturato “liberamente”, toglie d’imbarazzo e velocizza la catena di montaggio aumentando i profitti. Il fare dell’eccezione la norma, ottenere l’istituzionalizzazione del colpo di grazia spacciandolo per “morte buona”, ignorando i giganteschi interessi e fattori iatrogeni che aggiungendosi alla Natura matrigna creano situazioni disumane, favorirà la routine medica aggressiva e invasiva, e accentuerà quindi quelle sofferenze inutili e quel controllo e abuso sui corpi che i bene intenzionati, semplici cittadini, intellettuali, togati, credono di combattere accettando argomenti stilizzati preconfezionati che non aderiscono alla realtà storica attuale ma la travisano.

* Association between progression-free survival and patients’ quality of life in cancer clinical trials. Int. J Cancer. 2018.

@ francy68, Lei non è laico, ma diversamente bigotto. Segue un diverso pifferaio; che oggi fa cartello col pifferaio concorrente con la tonaca. La sua “laicità” conferirà anche al clero, insieme a una maggiore libertà di manovra nel business medico nel quale ha pesanti interessi, un potere ancora maggiore sul corpo e sul dolore. Anche su quelli degli altri oltre che sui suoi, potenziando i sovratrattamenti standard avendoli dotati di uno scarico. Lei ha una visione stereotipata dei rapporti laici/cattolici. Non siamo nell’800. Consegnare le forbici di Atropo nelle mani di curanti che già vendono e applicano di routine trattamenti inutilmente cruenti è una misura squilibrata che aggrava il problema che dice di volere risolvere. Fa il paio con la riforma Cartabia, che la giustizia che viene negata allungando i processi a dismisura, come sul letto di Procuste, sostiene di volerla recuperare tagliando le gambe e le braccia ai processi alla maniera di Procuste. Ha ragione nel definire i giudici dei quali sbandierate i commenti come affini a voi. Ho già visto diverse volte questa insufficiente distanza tra il “midwit” superficiale, supponente e servile che fa da truppa di manovra al radicalismo sovversivo liberista e i pronunciamenti di magistrati anche importanti a favore di gravi manipolazioni, contrarie ai diritti elementari prima ancora che alla Costituzione, volute dal potere in campo medico.

@ francy68. “Where all think alike, no one thinks very much”. Di sicuro non pratico il groupthinking. Lei deve esserne un vizioso, perché chiama anormale chi non si iscrive in nessun club. Torni nel mucchio e si dedichi a ciò che sa fare.

@ Nitro150. Tolga la testa dalla sabbia, invece di compiacersi di fare lo struzzo. Il vostro chiedere di farsi abbattere una volta esaurito il ruolo di capi di bestiame da sfruttare non riguarda solo voi. Conformarsi anche su questo all’agenda liberista lede la mia libertà, con quella degli altri; lede proprio il diritto di tutti a trattamenti medici nel miglior interesse del paziente e ad una parte finale della vita dignitosa e senza inutili sofferenze: voi così favorite l’impostazione sempre più aggressiva di una medicina volta al profitto; come norma, come standard al quale non è possibile sottrarsi. Il referendum non dovrebbe neppure essere consentito, vista questa conseguenza imprevista, o meglio occultata, che attende nel mondo reale mentre declamate i vostri temini da terza media. Al suo posto andrebbero leggi efficaci contro l’accanimento terapeutico e i sovratrattamenti, rampanti, che accettate come pecore, e che “le istituzioni” vigliaccamente appoggiano; e norme rigorose e dettagliate sui casi nei quali l’eliminazione della sofferenza può prevalere sul mantenimento delle mere funzioni vitali. Ma con giureconsulti come la ciellina e formigoniana Cartabia questa voce dell’agenda Cappato, il colpo di grazia legalizzato che permette di massimizzare i sovratrattamenti e quindi i profitti, non è davvero osteggiata. Padre Pio, “Il santo impostore” (M. Guarino) è vicino al suo bigottismo “laico” e oscurantista.

@ albspazio. Il tema è più complesso della forma scheletrica, astratta e distorta nella quale lo presentate voi. Tu es. neppure consideri gli interessi di Big Pharma. Abbi la bontà di leggere, e comprendere, es. l’articolo dell’Int J Cancer che riporto. O anche Prasad V. Malignant: how bad policy and bad evidence harm people with cancer. Hopkins Univ Press, 2020. La liberatoria per staccare la spina al paziente facilita l’impiego di farmaci costosissimi, inefficaci e dannosi. E permette quindi l’impostazione generale della medicina su questo modello aberrante, che va a colpire tutti.

@ Lu Mode. E’ vero, non ci sono solo i malati di cancro. Voi mettete in lista per l’eliminazione in base a interessi economici, e tramite incentivi finanziari, anche altre categorie, es. gli anziani affetti da demenza, come mostra il caso degli omicidi di massa via eutanasia del Liverpool Care Pathway. Le questioni non mediche ma esistenziali personali si possono risolvere col suicidio per propria mano; senza mescolare le due cose, trascinando con sé gli altri, prospettando a tutti che per loro potrà essere preferibile scegliere di essere uccisi da terzi dopo quello che verrà loro fatto. E senza approfittare del pull of desperation di chi è gravemente malato. La tua propaganda della legalizzazione dell’omicidio di routine incorporato in una medicina che crea la gran parte delle situazioni che tali omicidi dovrebbero risolvere è altamente torbida.

@ Nitro150.

La sua impressione che io “rimescoli le carte in tavola”, con “fantasie e complotti” è dovuta ad una scarsa dimestichezza coi problemi multidimensionali. Che invece sono tipici della medicina. Ciò che chiede lei, di essere aiutato a morire se dovesse trovarsi nelle condizioni la cui vista su un’altra persona l’ha ferita, è solo una parte della questione. Bisogna vedere ciò che realmente vogliono gli altri interessati, gli “stakeholder”, come si usa dire*. A partire dai contraenti forti. Es. il clero non è così avverso ai laici come lei ripete; fanno affari – sporchi – insieme. Bisogna vedere anche come materialmente, biologicamente, clinicamente, si raggiungono le condizioni inaccettabili. Altro è una cattiveria della Natura, altro sono le tante situazioni create a fini di profitto dalla medicina, dove l’eutanasia sarà il perfezionamento di lesioni aggravate e omicidio a fini abietti. E ne favorirà l’estensione.

Non è del tutto colpa sua: il pubblico viene diseducato a riconoscere la complessità dei problemi, e incoraggiato al pensiero “2+2” (e anche a sfogare la frustrazione insultando chi tenta approcci più elaborati). E’ un grave vulnus alla democrazia. I magistrati, dei quali Cappato si sta vantando, hanno gravi responsabilità, sia nella soppressione delle voci critiche; sia nello spingere il pubblico al pensiero semplificato, quando loro “should know better”.

*Di Maio e la lobby dei malati di cancro. Il paziente come stakeholder. Sito menici60d15.

@ Alberto Usai. Anche lo spettacolo della mezzapialla che adottati i temi pseudolibertari precotti che gli vengono messi davanti si atteggia ad essere superiore, apostolo delle libertà civili, caustico davanti ad obiezioni che neppure capisce, mentre sta mettendo la testa nel collare, o nel cappio, avrebbe un posto apprezzabile nella commedia umana, se non fosse per i danni immani che causate.

@ Lu Mode. Il colon non è attorcigliato, ma ha delle flessure e poi diventa sigmoidale, assumendo il nome di sigma. Ad essere attorcigliati, e intrecciati a pose ed espressioni sprezzanti, sono i vostri slogan. Non sono io che ti impedisco di spararti. Sei tu che vuoi precludermi una buona medicina, volendo imporne una che si fa i suoi comodi a danno del paziente fino a trasformarlo in un “disposable”.

@ Alberto Usai. arlate di ottenere la “vita dignitosa” mediante la legalizzazione dell’omicidio previa firma di una liberatoria da parte della vittima. Ma non praticate vie basilari alla vita dignitosa; es. l’astenersi dal partecipare ad operazioni losche fornendo gli schiamazzi di disturbo verso chi si oppone presentando argomenti.

@ baronz023. Le due cose non si escludono ma sono complementari: aumento dei profitti da cronicizzazione, aumento dei profitti da accanimento reso possibile dalla “soluzione finale”.Diritti autentici dei pazienti e profitto dell’industria medica non vanno d’accordo, e volendo morire in pace e senza soffrire è meglio tenerli separati e lontani tra loro.

@ Lu Mode. La realtà è molto più complessa dei vostri schemetti puerili, e molto più pericolosa degli omicidi legalizzati “per giusta causa” che giulivi auspicate.

@ Lu Mode. A parte”, “a parte”. E se invece di fare i saputi esaminaste ciò che date per scontato? Es. come il suicidio assistito tanto propagandato possa essere funzionale all’accanimento e al profitto che invece sono tenuti in ombra. Mai sentito parlare di effetti inattesi, o di promesse politiche che ottenuto il consenso lo usano per fare l’opposto? Qui le premesse ci sono tutte. O come il “welfare” pratichi una medicina tecnicamente simile a quella dei sistemi con assicurazione privata, a beneficio di grandi interessi privati, facendola finanziare, accanimenti e frodi comprese, tramite le tasse. O come sarebbe meglio una medicina che invece di curarti con farmaci che abbassano la qualità di vita senza salvarti, fino a farti preferire di essere soppresso, badasse di più ad assicurare una buona qualità di vita e meno a toglierti di mezzo quando non ce la fai più.

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25 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Gaita ““Mio padre se n’è andato in 46 giorni e io ho fatto di tutto perché fosse in modo dignitoso. Ora da avvocata raccolgo le firme per il referendum sull’eutanasia””

matteodini: Condivido questo referendum,libertà di scelta sempre,pero’ libertà di scelta anche per il vaccino,senza discriminazione,non capisco perché i radicali non facciano la battaglia anche contro green pass 

@ matteodini.

Ottima osservazione. In realtà i radicali sono coerenti. Coerenti con la necropolitica, il controllo politico tramite la morte (Mbembe). Nell’ambito del finto progressismo pro poteri forti che praticano. Il green pass, l’esproprio della salute*, cioè il trasformare, abusando dei poteri legittimi, la popolazione in una massa di pericolosi malati, costringendola a inocularsi ciò che il potere ordina per riavere in concessione un pezzetto dei propri diritti naturali, è coerente con la “libertà” di perdere la libertà, firmando una specie di procura all’omicidio in base alla quale per i medici sarà più facile massacrare i pazienti di terapie lucrose e inutili – come già fanno, nell’omertà dei radicali e degli altri, preti compresi – potendo poi dare il colpo di grazia**. Così che accanimento, sofferenza e deprivazione di diritti e dignità aumenteranno. La medicina verrà impostata su questo standard perverso: mentre parlano di autodeterminazione danneggiano oltre che sé stessi tutti gli altri, gli entusiasti che si fermano caparbi alla superfice e ai facili slogan, come se non avessero mai visto che a richieste e promesse in sé giuste può corrispondere nei fatti il loro opposto.

*L’esproprio della salute da parte della medicina dei banchieri
**Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

@ pot. L’alcool riduce i riflessi anche a basse dosi, e non si dovrebbero assumere neppure due bicchieri di vino prima di guidare. E poi ad alcuni basta un dito per sbroccare. E proclamare cose come “la politica obbliga a vivere vaccinandosi”. A chi non sia sotto l’effetto di alcool o pot si può spiegare come il potere se ne frega che tu viva o muoia, ed è disposto sia a prolungare le tue sofferenze, sia a danneggiarti, sia a toglierti di mezzo a seconda della sua convenienza. Sempre con la scusa di fare il tuo bene, che voi di bocca buona vi bevete avidamente.

@ pot. Veramente mi rivolgo a chi sia disposto a mettere in dubbio le credenze che gli vengono presentate come ovvie e indiscutibili. Comunque grazie, vai, ma per favore prima di chiudere la porta apri le finestre. Il fumo del pot mi dà fastidio. E, lasciatelo dire, farne uso è un’altra delle cattive idee dell’agenda Cappato che diffondete: Strong Support for Causal Role of Cannabis in Schizophrenia. Medscape, 23 lug 21.

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3 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia legale, raccolte oltre 320mila firme per il referendum. Aderiscono anche i sindaci di 78 città”

Sullo Hastings Center Report, un’importante rivista di bioetica, Battin e Kious hanno proposto l’idea di un dispositivo da impiantare che rilascia un farmaco letale quando il timer di cui è dotato raggiunge la data e l’ora per le quali il paziente ha programmato la propria morte*. C’è una corsa all’accelerare i decessi, evitando le responsabilità scaricandole sul morituro; sia nell’ambito di piani demografici, sia per favorire gli accanimenti terapeutici della medicina commerciale, che – già ora indisturbati e sotto omertà – saranno facilitati e non frenati dal rendere disposable le persone.

I 78 sindaci da politici si sono avventati su una “battaglia” – in realtà un altro marketing politico-biomedico basato sulla paura – che consente di servire i peggiori disegni dei poteri forti (incluso il clero, che ha grossi interessi in biomedicina) e allo stesso tempo adulare potenziali elettori facendoli sentire spiriti liberi, laici, etc.

Così come altre “battaglie” in sé giuste ma strumentali e pilotate sono esitate rapidamente nel loro opposto (Mani pulite, Grillo), con le nuove regole l’accanimento, la sofferenza, l’inciviltà, il disprezzo per la persona umana aumenteranno; per tutti, perché la medicina verrà calibrata su questo “Black Pass”.

*Ending one’s life in advance. Maggio 2021.

@ Stokasto. In circostanze specifiche può prevalere la cura della sofferenza sul mantenimento delle funzioni vitali. Occupandomi di frodi mediche vedo che queste campagne non sono volte a tale migliore interesse. Altrimenti si occuperebbero dell’accanimento: di come diverse situazioni penose, disumane, siano nella realtà comune – diversa dai casi mediatici particolari che vengono mostrati – provocate da pratiche terapeutiche aggressive, che non sono nell’interesse di chi le riceve ma di chi le vende. Es.: Anticoagulation and the end of life. JAMA Intern Med, 2021.

Si dovrebbe contrastare i sovratrattamenti, che sono routine e passano sotto silenzio, e quindi, così ridotti i casi, definire con cautela e attenzione quelli dove sia accettabile fare prevalere il desiderio di cessazione della sofferenza sulla nuda vita e sul principio del non uccidere. Invece con la liberatoria a forfait si attribuisce il potere del colpo di grazia a interessi che usano il corpo del malato come supporto per prodotti lucrosi e nocivi. La conseguenza sarà che il malato, in posizione di estrema asimmetria, conoscitiva, di potere, psicologica, verrà convinto prima, con false speranze, a prestarsi con la sua carne agli interessi predatori del business; che verranno esasperati, potendo poi convincerlo a togliersi di mezzo, come quei torturati che vengono portati a implorare di essere uccisi. E’ incomprensibile, o è lo schemetto ufficiale ad essere semplicistico e truffaldino?

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15 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di L. Gaita “Eutanasia, la testimonianza del giudice: ‘Dj Fabo e mio padre non erano eroi, ma malati costretti a una scelta. Legislatore vigliacco rende necessario il referendum’”

Parafrasando la celebre spiegazione di Sasà sui giornalisti in Fortapàsc, ci sono i magistrati-magistrati e i magistrati-impiegati. Alcuni dei primi sono finiti ad essere esposti, in effige, negli uffici giudiziari, come paravento per le attività dei magistrati-impiegati. Questi altri fanno un mestiere diversi ordini di grandezza più facile. Come in questo caso, dove per servire un disegno di potere necropolitico basta prendere il caso scolastico e perorare la sua facile soluzione adolescenziale. Basta prendere casi particolari, aneddoti personali, ed estenderli al caso generale, fornendo così l’autorevolezza del magistrato a tecniche di marketing. Fingendo, mentre da magistrati si ha un panorama sulle brutture del mondo e i loro espedienti e mascheramenti, che non esistano interessi inconfessabili, come quello di conferire il potere del colpo di grazia, e il potere di estorcerne il consenso, a una medicina che situazioni atroci le crea di routine, e ancor più le creerà con la facoltà legalizzata di smaltire i corpi e le vite che non è più conveniente sfruttare e sono testimonianza di fallimento e frode*. La medicina offre la possibilità individuata da Cicerone, che anche i magistrati-impiegati colgono: “Fra tutte le specie di ingiustizia la più detestabile e odiosa è quella di coloro che, quanto più ingannano, più cercano di apparire galantuomini”.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.

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29 agosto 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Referendum Eutanasia legale – Mario Riccio, il dottore che aiutò Welby: “Io credo nel dovere morale del medico di portare a morte un paziente. Perché è la medicina a creare situazioni che non esistevano in passato””

La medicina crea situazioni di sofferenza, e le crea sotto pressioni degli interessi speculativi. Volendo davvero fare l’interesse del paziente occorre trovare una funzione di cura che ottimizzi, minimizzando il carico di sofferenza, il carico di sofferenza totale, e quello che in termini matematici può essere chiamata la densità di sofferenza, cioè la quantità di sofferenza per unità di tempo. Così invece si massimizza la medicina for profit: prima sofferenza in nome della sopravvivenza, a scapito della qualità della vita, che viene ignorata; fino a quando non è conveniente dare il colpo di grazia. Cosa facile dato lo stato di depressione dei pazienti, portati al punto di voler morire*. Con almeno tre ulteriori conseguenze generali negative: rendendo più facili e più convenienti le cure inutili e causa di sofferenze, le si aumenterà e si aumenterà così la sofferenza; la medicina verrà impostata, per tutti, su questa sequenza cure pesanti-smaltimento; si calpesta a fini di profitto con la foglia di fico della compassione il principio base del non uccidere, e lo si legalizza, ritornando verso la barbarie anche sul piano dottrinale. Chi parla di libertà, e assume pose stoiche, non vuole sentire parlare di considerare il problema nell’insieme dell’iter terapeutico – e diagnostico. Non vuole guardare in faccia come si viene portati con l’inganno ad accettare sofferenze inutili, e poi portati a chiedere la morte.

*The Secret I’ll Take to My Grave: Doc Reveals. JAMA, 25 ago 2021

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8 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di Luisiana Gaita “Eutanasia, dalla sfida impossibile al “miracolo laico”: come la mobilitazione di volontari e cittadini ha permesso di raccogliere oltre un milione di firme”

Nella “desperation oncology”* vengono applicati su malati terminali trattamenti che in quelle condizioni fanno più male che bene**. Alcuni oncologi hanno pertanto lanciato un appello perché i colleghi facciano un passo indietro, in nome della compassione e del non nocere***.

Ottenuta la liberalizzazione di forme di omicidio del consenziente, i malati di cancro non saranno protetti da tale accanimento, ma dovranno affidarsi alla coscienza e al buon cuore dei curanti. Ad essere protetti saranno i medici che nel perseguire i premi e nell’evitare le punizioni – soldi, carriera, reputazione – per la vendita dei lucrosissimi farmaci in oggetto potranno accanirsi facendo balenare speranze, per poi togliersi dall’imbarazzo di avere ridotto il paziente a un ecce homo: con un colpo di grazia. Legalizzato in nome di civiltà, umanità, libertà, laicità etc.

La situazione sarà peggiore della precedente. Risultato che non dovrebbe stupire, data l’efficacia di questa tecnica con gli italiani, che abboccano voraci alle esche succulente che coprono ami di acciaio. Es. l’esca Grillo e l’amo Draghi.

*Desperation oncology. Seminars in Oncology, 2018.
** Immune Checkpoint Inhibitor Use Near the End of Life Is Associated With Poor Performance Status, Lower Hospice Enrollment, and Dying in the Hospital. American Journal of Hospice &amp; Palliative Medicine, 2019.
*** Immunotherapy for Cancer Patients With Poor PS Needs a Rethink. Medscape, 16 set 2021.

9 ottobre 2021

Blog de il Fatto

Commento al post “Eutanasia, l’intervento di don Ettore Cannavera al congresso dell’associazione Coscioni: “Ecco perché ho firmato per il referendum” “

A teorizzare la liberalizzazione di forme di omicidio dei malati ci sono anche docenti della Loyola Law School di Los Angeles (Il Fatto, 12 agosto 2021), tenuta dai gesuiti. La difesa della dottrina cattolica viene gesuiticamente lasciata a figure pittoresche come Adinolfi. Questo è in linea con le posizioni di Bergoglio, integrato nella Santa Alleanza che mentre ci massacra col covid si prepara a farlo con “la tutela dell’ambiente”, “del Creato” nella versione vaticana. E non è contrario al viziaccio clericale di sciacallare su dolore e debolezza, anzi. Renderà possibili meglio di prima gli accanimenti terapeutici, e quindi aumenterà il potere tramite il controllo del corpo su chi si trova nella posizione del torturato. Allo stesso tempo favorirà il business medico nel quale il clero investe molto, con la vendita di cure inutili, lucrose e nocive potendo disporre dell’exit strategy del colpo di grazia chiesto dalla vittima. Non si sentono né laici né preti che parlino contro quella diffusa violazione della dignità e libertà e che è l’accanimento medico a fini di lucro e di potere, che produce relitti umani che chiedono la morte come liberazione. Quel che è peggio, si favorirà una impostazione generale della medicina in termini fraudolenti, predatori e necrofili anche a danno di chi non abbocca alla facile esca dei radicali sulla “libertà di decidere”, così invitante per chi vuole sentirsi coraggioso e intellettuale senza esercitare né coraggio né raziocinio.

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12 ottobre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, ecco il nodo gordiano che nemmeno il colpo di spada del referendum può sciogliere”

Si finge che la questione sia tra da un essere perfettamente razionale e padrone di sé stesso e la sua malattia. E’ piuttosto, nella routine, tra una persona col suo male, che la rende debole e impaurita, e il medico, che è il terminale di immani interessi e poteri. Va dunque inquadrata in un rapporto morale e giuridico agente-principale; già sbilanciato. Se si dà all’agente anche il potere di uccidere il principale si aumenterà l’induzione a che approfitti dell’asimmetria e applichi cure lucrose e nocive, come viene fortemente pressato a fare: proprio per avere forzato la mano, creando condizioni intollerabili, potrà ottenere la richiesta di colpo di grazia e togliersi di impaccio. V. es. Immunotherapy for Cancer Patients With Poor PS Needs a Rethink. Medscape 16 set 21.

Dato il potere magico-antropologico della medicina, e la propaganda, non vediamo le decisioni tecniche dei medici sul nostro corpo come quelle di amministratori la cui infedeltà va prevenuta ma come quelle di giudici di sicura imparzialità. GB Shaw: “Nobody supposes that doctors are less virtuous than judges; but a judge whose salary and reputation depended on whether the verdict was for plaintiff or defendant would be as little trusted as a general in pay of the enemy. To offer me a doctor as my judge and then weigh the decision with a bribe and a guarantee that if he makes a mistake it can never be proved against him, is to go wildly beyond the ascertained strain which human nature will bear”.

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23 novembre 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, il Vaticano sul caso ‘Mario’: “Giusto incoraggiare a togliersi la vita?”. Regione: “Dubbi sul farmaco richiesto””

Si dice che il “senza condizioni” nella lettera di Paolo VI alle BR abbia segnato la fine di Moro. Analogamente è doppiezza, è recitare un gioco delle parti per dare esca ai midwit che ignorano l’opposizione laica all’eutanasia, questo farsi vivi per un caso particolare, dove la sopravvivenza biologica è meccanismo ineludibile di sofferenza, e dove quindi vi è una logica e una giustificazione etica nel togliere la vita togliendo il dolore. Mentre il clero parla poco della routine, es. cancro terminale, demenze, ictus. Tace sul colpo di grazia che si vuole liberalizzare per le patologie comuni, che la sofferenza e la disumanità le aumenterà, e aumenterà il dominio tramite il dolore che tanto piace al clero, dando mano libera ad accanimenti terapeutici che le situazioni di sofferenza insopportabile le creano. Accanimenti lucrosi, della medicina commerciale, nella quale il clero è pienamente coinvolto.

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15 gennaio 2022

Blog de il Fatto

Commento al post di F.A. Grana “Suicidio assistito, i gesuiti prendono posizione e aprono il dibattito dentro la Chiesa: “La legge non sia affossata””

Contrariamente a quanto i midcult, gli acculturati a metà, ripetono sussiegosi, vi è un interesse dell’attuale clero all’instaurazione di forme di omicidio dei malati. Coerente con i grandi interessi dei quali il clero beneficia ed è alleato. In campo medico – dove il maggiore gruppo medico cattolico USA ha appena vinto uno “Shkreli Award” per “profiteering and disfunction in health care” avendo dirottato risorse dalle cure ai poveri a speculazioni finanziarie – si potranno vendere e somministrare ancora più facilmente cure lucrose inefficaci e pesanti: prima facendole balenare come una speranza, poi, dopo avere conciato il paziente peggio di Cristo flagellato, “riconoscendo” il suo diritto a farsi abbattere divenuto ingombrante. Con la legalizzazione del colpo di grazia il dolore, le condizioni insopportabili – e il vizio pretesco del potere tramite il dominio sul corpo – aumenteranno. Invece di questa teoria gesuitica del male minore, un clero fedele ai suoi principi dovrebbe chiedere che i casi autenticamente problematici vengano ridotti al minimo, evitando quell’accanimento di massa ricercato per paura dagli stessi che poi si atteggiano a stoici accettando di venire smaltiti. E’ per ragioni simili che, al contrario di quanto pensano quelli che si credono volterriani che combattono l’Inquisizione, esiste una opposizione laica all’eutanasia: Hartling O. Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An argument against assisted death. Bloomsbury Academic, 2021.
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@ Alekine. E’ presunzione infantile negare l’esistenza di ciò che non si capisce. 2 articoli di oggi 17 gen 2022: Unnecessary use of radiotherapy persists in end-of-life patients, Medscape; Which health systems are doing the most to reduce overuse? Lown Institute. I trattamenti inappropriati non sono “delinquenza” rispetto ad una norma generalmente rispettata. Ma una degenerazione istituzionalizzata, routinaria. Es. Prasad: Malignant: how bad policy and bad evidence harm people with cancer. Hopkins Univ Press, 2020. Ciò sulla spinta di enormi interessi economici. Grazie ai tanti come voi: la medicina, data la sua sempre viva anima antropologica, la fanno in gran parte i pazienti, come la religione la fanno in gran parte i fedeli. Ciecamente superstiziosi nell’ingollare cure che non sono nel miglior interesse del paziente, diventate pensatori engagé per inventare un “diritto” a farsi ammazzare, secondo criteri che vi illudete siano in mano vostra mentre vi consegnate passivi a meccanismi di interesse amorali e fuori controllo. Voi dipingete un fantastico uomo di ferro, padrone della sua vita e della sua morte anche nella sofferenza, per poter fare gli struzzi fifoni, continuare a credere alle favole e non guardare la realtà e affrontarla. Il superomismo di Fantozzi. Quel che è peggio, danneggiate gli altri consentendo al business lo spostamento degli standard su livelli più ancora più alti di nocività, reso possibile dalla legalizzazione dell’abbattimento del paziente.
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@ Alekine.Io dico che se le persone chiedono di poter terminare la vita, anzi di essere uccise in deroga al principio che lo proibisce, bisogna esaminare le cause che portano a ciò. Le cause possono essere naturali, cioè uno stato biologico patologico; ma non solo, come viene fatto credere. Vi sono anche importanti cause antropiche, iatrogene, da overuse a fini di profitto.

Riconosciuta questa “summa divisio”, naturale/antropico, dico allora che bisogna 1) combattere le cause iatrogene, legate alla routine. 2) combattere l’interesse a forme di eutanasia che favoriscono tali effetti aberranti da profitto, e che quindi aumenteranno la sofferenza, favorendo la medicalizzazione a oltranza, e faranno tornare alla barbarie della soppressione degli scomodi sotto mentite spoglie. 3) studiare identificazione e soluzioni, come ho detto qui, e in precedenza, per la minoranza di casi realmente problematici, non così comuni, in genere stati cronici e irreversibili, es. una tetraplegia con complicazioni (quelli che vengono mostrati per generalizzare indebitamente).

Se invece si finge che sia tutta colpa della natura e del fato, si finisce col servire interessi che portano a conseguenze nefande, fino ad autentiche forme di omicidio di massa in funzione di calcoli monetari di privati. Da notare che i preti avrebbero da offrire un po’ di buona filosofia cristiana sul non imbrogliare né uccidere da un lato e l’accettazione dei limiti umani dall’altro, se non fossero così presi da ben altri interessi.

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21 gennaio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Uccise la madre 92enne gravemente malata perché soffriva: dopo tre anni confessa e viene assolto”

Insieme a quella dell’assoluzione per l’eutanasia della madre, è di oggi la notizia di una forma di obbligatorietà di test clinici in Puglia: tutte le donne dai 40 ai 74 anni riceveranno la convocazione per lo screening del cancro al seno, e verranno multate se non daranno disdetta. Si va creando una “giurisprudenza” “ridicola e sinistra” (Pasolini) che associa cure coatte su sani e omicidio dei malati scomodi. La si sta costruendo insinuandosi in interstizi e forzandoli; con magistrati che tali spazi li lasciano aperti o li spalancano. La contraddizione è solo apparente: sia la medicalizzazione -iatrogena – ora arrivata all’esproprio della salute, che viene erogata dallo Stato tramite interventi medici, sia i colpi di grazia agli scomodi sono coerenti col business. I magistrati sono collaborativi su questi obblighi abnormi, che da quello “unethical, immoral, discriminatory, ineffective” e che favorisce la diffusione del virus* sul vaccino covid si estendono ora a pratiche fortemente criticate, ridotte o abolite altrove data la iatrogenicità, qual è lo screening per cancro della mammella. Allo stesso tempo i colleghi di Falcone e Borsellino, ma anche di Palamara, si danno da fare per produrre fattispecie presentabili e quindi fessure giuridiche per i successivi piedi di porco anche sullo smaltimento di chi dopo essere stato ridotto a malato non è più redditizio.

*Open letter to House of Lords on NHS Vaccine Mandate. Hart 3 gen 2022.

@ Pier Francesco Del Signore. La libertà al tempo del covid è capovolta. La libertà è non ricevere cure pesanti e nocive che arricchiscono il business e che poi riducono la persona in uno stato tale da fargli acconsentire ad essere abbattuta. La libertà è non subire medicina push, proibita anche dal giuramento di Ippocrate. E quindi è non dover temere sanzioni pecuniarie e morali se non si risponde a una convocazione a farsi irradiare le mammelle per ottenere dati notoriamente inaccurati e poco utili, coi gravi danni che – occultati – possono derivarne.

Che tu, 19496 commenti a macchinetta pro business medico, corra in soccorso ai magistrati, compreso Emiliano, che in questi giorni a loro volta corrono in soccorso al più forte dando per assodate le inverosimili versioni ufficiali dello Stato che avrebbero il dovere di verificare, mi ricorda un articolo sul non forzare queste decisioni che in epigrafe riporta la procedura giudiziaria dove prima si emette la sentenza e poi si giudica:

“Let the jury consider their verdict,” the King said, for about the twentieth time that day. “No, no!” said the Queen. “Sentence first — verdict afterwards.” “Stuff and nonsense!” said Alice loudly. “The idea of having the sentence first!” “Hold your tongue!” said the Queen, turning purple. “I won’t!” said Alice. “Off with her head!” the Queen shouted at the top of her voice.”(Whither scientific deliberation in health policy recommendations? Alice in the Wonderland of Breast-Cancer Screening. NEJM, 1997).

@ for a wonderful world. Grazie per la solidarietà. Seguendo da anni le frodi mediche strutturali, ho descritto tante volte come i magistrati le servano volontariamente. Non meno dei politici. A differenza di tanti politici, i magistrati tranne eccezioni mai prenderebbero una mazzetta. Ma quanto ad asservimento ai poteri forti non sono meno compromessi dei politici. Sto pensando di scrivere sui magistrati nell’operazione covid, mostrandone il ruolo partecipe. Es. l’alimentare il mantenimento abnorme e surrettizio dell’epidemia consentendo confirmation bias su ricoveri e TI, tramite l’epurazione illegittima dei medici che non si prestano. I magistrati non dovrebbero applicare senza fiatare leggi che sono “anticostituzionali” quanto lo è una coltellata a chi intralci progetti criminosi; e non si limitano ad applicarle ma rilanciano. Longanesi diceva che gli italiani vogliono fare la rivoluzione coi carabinieri: il mistero più tremendo e intoccabile delle varie sventure del Paese è dato dalla tiepidità timorosa dell’italiano medio. Sarebbe ora di considerare, oltre a quelle dei soliti noti, delle teste di turco deputate, anche le responsabilità dei magistrati e delle forze di polizia nelle imposizioni “ab extrinseco” che deformano e storpiano il destino del Paese.

@ oimetra. Strano, perché in Romagna c’era una certa tradizione contro le prepotenze dello Stato. Si vede che l’involuzione politica che ha portato dal socialismo umanitario a Renzi prende in Puglia forme da fascismo agrario, mentre in Emilia maschera la servitù volontaria da solidarietà sociale. Segnalo: Susan Bewley: “Things should never be the same again in the screening world”. British Medical Journal 14 apr 2020. E’ una donna inglese, professore di ostetricia e ginecologia, che sullo screening per il cancro della mammella non ha affatto la presuntuosa dabbenaggine che lei attribuisce a tutte le donne della sua regione.

@ oimetra. Lo screening aumenta la probabilità di finire in sala operatoria e non prolunga la vita:
-Estimates of overdiagnosis of invasive breast cancer associated with screening mammography. Cancer Causes Control, 2010. 21:275.
-Why cancer screening has never been shown to “save lives”—and what we can do about it. BMJ, 2016. 352:h6070.
-The secret harms of cancer screening. Lown Institute, 31 gen 2020.
-Breast screening should be scrapped. The Guardian, 2 ago 2011.Mafia? Due anni fa ho inviato a un’amministrazione comunale del Sud, che pure si è messa a esaltare lo screening mammografico, i libri “Gotzsche P. Mammography screening. Truth, lies and controversy. Radcliffe, 2012. Gotzsche P. Deadly medicines and organized crime. Radcliffe, 2013.” Io ho ricevuto rappresaglie; l’amministrazione è stata poi sciolta per infiltrazioni mafiose. La linea della palma che sale e la linea del mammografo che scende sono legate. Anche nei metodi di difesa dei loro affari; con la disinformazione tutelata dai magistrati. La mafia da cinema fa da paravento a spinte insospettabili che determinano sia le punizioni di Emiliano alle donne che non scattano alla premura pelosa dello Stato perché si sottopongano a una pratica invasiva che in paesi più avanzati si discute come limitare o abolire; sia la comprensione dei suoi colleghi giudici, altrimenti sordi e impassibili su tante mostruosità materiali e giuridiche commesse in nome della medicina, per i cuscini sulla faccia dei malati gravi.@ Synesthedy. Ci sono differenze ma non sono essenziali: entrambi i sistemi prevedono un terzo pagante, e una medicina dettata dall’offerta privata. La nostra medicina non è veramente pubblica: è a terminale pubblico, ma è definita nella dottrina e nella pratica – e nella selezione dei medici – dai grandi interessi privati, ormai fusi con la finanza. Che con una medicina a terminale pubblico possono avvalersi, grazie alla loro forza, dei poteri dello Stato – di uno Stato debole e asservito – inapplicabili direttamente. Ciò che appare evidente col covid. Infatti in USA si preme per andare verso una medicina “pubblica” di questo genere, che in realtà è una forma di medicina privata che si potenzia munendosi dei poteri dello Stato. Da aggiungere che lì, dove tutto nasce, hanno frenato sugli screening, es. quello della prostata, non potendo continuare a negare il bilancio sfavorevole, evidenziato da fonti autorevoli. Appare che il business voglia scaricare questo lucroso prodotto a dir poco mediocre, in realtà peggio che mediocre, sulle altre zone, come quelle meridionali della colonia italica, finora rimaste escluse, non per virtù ma per arretratezza economica.

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9 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, dal premio Nobel Parisi a Vito Mancuso e Gherardo Colombo: i primi 101 nomi che chiedono di votare sì al referendum”

“Un uomo non è frutta. Non puoi mangiare l’arancia e buttare via la buccia” (Morte di un commesso viaggiatore). Questa voce dell’agenda Cappato invece servirà allo smaltimento del paziente dopo che è stato spremuto con terapie inutili, nocive e lucrose. Es. *. Non è una legge, che sarebbe doverosa, contro le sofferenze inutili, cioè contro l’accanimento terapeutico. E’ una legge che favorirà l’accanimento terapeutico di routine, tema censurato, e quindi aumenterà le sofferenze inutili, legalizzando il colpo di grazia. Anche a danno di chi non è d’accordo, imponendo standard terapeutici che prevedono l’omicidio terminale.

Gran parte degli illustri firmatari devono la loro fortuna a essere non voci eminenti del popolo, ma portavoce o portaordini del potere. Sono muti, o favorevoli, sul lysenkismo e le sue epurazioni, il lavoro tolto a chi non si fa inoculare, la trasformazione ordoliberista dello Stato, il fallimento pilotato. Aggiungono invece questa ciliegina mortifera sulla necropolitica.

L’intellettuale, lo scienziato, il magistrato è degno se ignora la superficie delle apparenze, la perfora e estrae il vero sottostante. Non se serve il potere come direttore dei cori che ripetono facili slogan, confezionati per portare all’opposto di dove dicono. Anche su questa ulteriore cessione di proprietà del proprio corpo, dopo lo “ius inoculandi”, è illusorio credere che “andrà tutto bene”.

*Immunotherapy for Cancer Patients With Poor PS Needs a Rethink. Medscape 16 set 2021.

@ AI.La. “Necropolitics is the use of social and political power to dictate how some people may live and how some must die”. (Wikipedia). Mbembe A. Necropolitics. Public Culture, 2003. 15: 11. 5.

Siccome non conosci un termine e il concetto che rappresenta, decidi tu il suo significato e lo spieghi a chi lo usa. Tono ghignante, sostanza a “tasso di banana” 100%. Tu mostri un punto cruciale: il peso del midcult, dei midwit, nelle manipolazioni ideologiche odierne. La categoria, identificata da Pascal, e da Pasolini, di quelli che non hanno né la cultura popolare né quella alta. Ma stanno in mezzo, e “cattivi giudici e disgrazia per il mondo” (Pascal) propagandano gli ideologismi precotti atteggiandosi a spiriti liberi. Come la “libertà” di una persona gravemente malata e sofferente; un’invenzione che richiede stolidità, morale prima che intellettuale. I midwit, smaniosi e presuntuosi, che fanno danno agli altri oltre che a sé stessi, vanno identificati tra i mostri del nostro tempo. Grazie per la tua esibizione di buon esemplare.

Il bacio non lo ricambio, ma ti auguro di avere davanti alla morte un po’ dello stesso piglio da uomo di ferro che esibisci contro chi mette sull’avviso. E che invece vi manca del tutto, voi che belate di essere ammazzati, chiedendo di morire per paura, rinunciando alla dignità umana che dite di difendere consegnandovi a chi sulla vita e sulla morte specula.

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18 febbraio 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di Riccardo Cristano “Suicidio assistito: il Vaticano può dire addio a certi valori non negoziabili?”

Inzerillo portò dagli USA la tecnica di sciogliere i cadaveri nell’acido. I boss ordinarono di riesumare i corpi putrefatti dei seppelliti per applicare anche agli omicidi pregressi l’innovazione tecnologica*. La cura e l’impegno sull’occultamento e la distruzione dei cadaveri erano ovviamente coerenti con gli omicidi; non una forma di rispetto per i defunti.

Analogamente, invece di svicolare sull’accanimento terapeutico di fine vita, come fa l’articolista che lo scansa dicendo che sarebbe un concetto insufficiente e vago, si deve valutare in quale genere di relazione si pone rispetto all’accanimento terapeutico questa ansia indotta dalla propaganda di medicalizzare la morte e di farsi uccidere. Se davvero si tratta di ridurre sofferenze inutili; e allora si deve affrontare il tema del contrasto all’accanimento che di routine le genera. Come sarebbe etico e doveroso. Oppure se si tratta di smaltire corpi martoriati per essere stati usati come occasione per terapie lucrose e inutili, come già avviene. Ciò che l’innovazione legislativa aumenterà facilitandole. Il clamore sul farsi ammazzare per non soffrire, associato all’omertà sull’accanimento, si tradurrà in un aumento delle sofferenze e del degrado dei pazienti; dei profitti del business biomedico, incluso quello clericale; e della biopolitica, il potere tramite il controllo sui corpi, ricercato dai preti non meno che ai laici. Complice il vigoroso tafazzismo delle future vittime.

*Profondo nero. Lo Bianco e Rizza.

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6 agosto 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “M5s, Salvatore Borsellino e l’endorsement per Scarpinato: “Non sapevo chi votare. La sua candidatura cambia tutto, scelta coraggiosa””

@ morenik. Dal detto popolare “fermarsi alla prima osteria”. La prima osteria etica. Gli esempi sono troppi. Nel mio campo, la medicina, giustissima la volontà di non prolungare sofferenze inutili. Ma il movimento sulla liberalizzazione dell’omicidio del consenziente è una prima osteria: considerando solo il colpo di grazia finale permetterà – e anzi imporrà a tutti – terapie ancora più pesanti a fini di profitto, e le indegnità e sofferenze aumenteranno. (v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico; nel mio sito).

Giustissime le denunce di Grillo che hanno portato i 5s all’exploit elettorale (su richiesta di Casaleggio, diedi un contributo anch’io). Ma questa prima osteria è finita come con Napoleone della Fattoria degli animali.

C’è bisogno di dire che la mafia va combattuta ? Ma quella che si vede è per lo più l’antimafia prima osteria. L’antimafia vera, volta all’eliminazione della mafia, è soppiantata dall’antimafia eccezionalista: sono antimafia e quindi posso tutto (v. il caso Montante, non a caso finito con condanne lievi, dati i carboni bagnati di tanti uffici giudiziari, comandi CC, questure, prefetture, tutti antimafia…). In questo caso sostenere un partito di senza merito che serve i peggiori poteri, quelli che all’occorrenza possono mediante strutture apposite usare anche le stragi per imporre le loro volontà.

Bisogna resistere alla tentazione di placare la sete di giustizia bevendo d’istinto.

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26 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia per la morte dell’82enne Romano: “Ci sono troppe richieste, aiutatemi. È violenza di Stato””

Un conto è la riduzione dell’accanimento terapeutico, i cui orrori sono invece celati e protetti; e i limitati casi particolari autenticamente problematici. Tutt’altra cosa, superficialmente simile ma in realtà opposta, è la legalizzazione dell’omicidio dei malati come routine, che favorendo l’accanimento aumenterà sofferenze, soggezione e barbarie. Es. un oncologo ha notato che i nuovi lucrosi ritrovati oncologici sono somministrati a troppi, troppo a lungo, in dosi eccessive, troppo spesso*. La possibilità di fare chiedere al paziente il colpo di grazia faciliterà tali sovratrattamenti, a spese del malato (e del contribuente). Ma nessuno va dal magistrato per questo. Gli interventi medici con motivazioni pseudoetiche – “chi non si vaccina uccide” – sono divenuti l’ariete per la grande breccia e l’irruzione del male nell’ordine costituito. Forniscono la giustificazione a immondi paradisi giudiziari. Gli operatori del “diritto”, della “giustizia”, ci stanno. Così che, come dimostra l’istrionica autodenuncia di Cappato, pelosi benefattori con la siringa in mano e toghe austere si spalleggiano come il gatto e la volpe.

*Gyawaly B. The Great Irony of Modern Oncology: Immunotherapy’s Imprecision. Medscape, 30 ago 2022.

@ Stokasto. Io invece sono abituato, e non provo nausea. Per quelli che incitano all’omicidio medico legalizzato impassibili, ma il disgusto gli viene, al posto di contro argomenti, per qualsiasi argomentazione contraria. Per quelli che stanno sempre dalla parte del potere e delle sue violenze mascherate da cura, si tratti del costringere a fare firmare per farsi dare il colpo di grazia chi è stato ridotto a sperare nella morte, o di costringere sani a farsi iniettare farmaci tirati fuori dal cilindro. Che sostengono che solo loro soffrono; che decidono di cosa si deve parlare e di cosa no. Un impasto di debolezza intellettuale, arroganza e vigliaccheria, con la magistratura che dati i vostri padrini vi regge il gioco e vi vizia. Certo, rimpiango quando svuotavo del loro contenuto i segmenti di colon provenienti dalle sale operatorie.

@ Stokasto. Denuncio l’inganno dell’omicidio “compassionevole” almeno dal 2009*. Siete voi che pretendete di imporre l’agenda Cappato, con la sua sequenza di imposizioni invariabilmente mortifere. Non sono io fuori tema; il tema della sopraffazione in nome dell’etica, col camice bianco al posto della tonaca, è sempre lo stesso, siete voi abituali e recidivi.

*Questionario immaginario ai magistrati sul testamento biologico. – Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

@ fuzzylogic. Illazioni ? Se io rifiuto di consegnarle il portafoglio sto facendo illazioni sulla sua onestà? Piuttosto, andrebbe esaminata l’illazione, cioè l’inferenza deduttiva, per la quale chi tace sull’accanimento e si straccia le vesti per l’omicidio a fin di bene di chi ne è vittima agirebbe disinteressatamente, e con fini umanitari.

@ fuzzylogic. Ricerca Google, 27 nov 22: “overtreatment”: “circa 5.850.000 risultati.”

Non è che se non vedete una montagna che sta franando addosso al popolo, o vi coprite gli occhi, la montagna non esiste, e citarla è “una illazione, una paura senza riscontro”. La risposta alle pressioni per l’omicidio a fin di bene, che includono questo teatrale appoggiarsi alla magistratura, è troppo contenuta.

@ Giorgio Bussa. I miei argomenti ricordano quelli contro il divorzio, una battaglia meritoria dei radicali, nella sua testa. Il rischio non è che il paziente chieda il colpo di grazia; è che sia indotto, e in pratica inconsapevolmente costretto, a chiederlo, imbottendolo a fini di lucro di cure inutili e nocive. Le commissioni per evitare abusi composte da chi ha interesse a commetterli, ed è spinto a commetterli con incentivi e minacce, non funzionano. Con queste singolari credenze, è lei che dovrebbe fare uno sforzo e rendersi conto della differenza tra il porre termine all’accanimento intervenendo contro di esso o lasciandolo libero e dare in aggiunta a chi lo commette la facoltà, non di cattivo gusto, a criminale, vile e scellerata, di abbattere il paziente dopo avergli prospettato la morte provocata come l’unica via d’uscita dall’incubo atroce nel quale lo ha portato.

@ Roberto Altiri.

-Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.
– Hartling O. Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions: an argument against assisted dying. Bloomsbury, 2021
-Yuill K. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case against Legalization. Palgrave, 2013.

Grazie a guardiani come Mattarella, Draghi, Speranza, Anelli, i presidenti degli Ordini provinciali, la magistratura, non ultima, e tutto il resto, lei non deve temere per le informazioni che i medici danno ai pazienti. E i risultati si vedono, nel paese dove sul covid si sono ottenuti i risultati peggiori col massimo dei sacrifici: “Dal report emerge che per l’84,8% degli italiani i vaccini contro Covid-19 sono «importanti», percentuale molto più alta della media Ue che è del 78,4%. Complessivamente, considerando i vaccini in generale e non solo quelli contro Covid-19, gli italiani sono diventati più consapevoli, relativamente al resto dell’Europa, della rilevanza di questi farmaci: mentre nel 2018 e nel 2020 il Paese era sesto in Ue per fiducia nei vaccini, nel 2022 è quarto, con il 61,8% che ritiene questi rimedi importanti, sicuri, efficaci e compatibili con le convinzioni religiose. … La Germania è solo al 58,9%, la Francia addirittura al 46,8%”. (Doctor33, 26 nov 2022).

@ Nitro150. Ma quale volontà? Oggi medici, eticisti, magistrati, parlano come i mafiosi sulla libertà di rifiutare richieste. La “libera volontà” di chi da sano non conosce gli aspetti nascosti, come le enormi pressioni per sovratrattamenti , e da malato può essere ridotto a un “Ecce homo” che firmerà qualsiasi cosa?

Che la sanità si metta ad ammazzare gente con la scusa dell’alleviare sofferenze, semplicemente in base a criteri di interesse, è già avvenuto, es. il caso delle “eutanasie” del Liverpool Care Pathway. La visione per la quale la sanità sarebbe buona in sé, e sia quindi esentata da norme che impediscano abusi, è puerile e nefasta. La laicità consiste nel non considerare “superiori” individui e istituzioni a priori, una base alla loro posizione, ma in base al loro valore effettivo, dato da ciò che fanno. Beffardamente, sono i “laici” alla Cappato a stimolare la concezione bigotta e bambinesca sulla medicina.

@ Nitro150. Il paziente ha bisogno di cure fidate. Quale autoderminazione può avere una persona in preda alla paura, al dolore, all’angoscia? L’autodeterminazione che il mafioso riconosce a chi non gli paga il pizzo. L’autodeterminazione del truffato che in stato di necessità crede agli inganni del truffatore in posizione di credibilità, autorevolezza e status istituzionale. Siamo nell’era della fraudocrazia. Apprezzo il tentativo di abbozzare un argomento, sia pure ottenuto col copia e appiccica di un sofisma impudente; e comprendo che lo sforzo e la soddisfazione per tale parto la portino a darmi del vaneggiante intossicato da allucinogeni.

@ Nitro150. I bambini credono che quanto si dice loro non possa che essere vero. Poi sviluppano il concetto di bugia, e quello di inganno. E quello della insincerità che circola nel mondo. E con essi riconoscono gradualmente la necessità di essere cauti, considerando contesti, finalità non dichiarate, effetti inattesi. Capacità che vengono affinate con l’esperienza. I giuggioloni mantengono le credenze dei bambini; ma fanno i danni dei grandi. Danni che possono essere gravissimi, quando i giuggioloni vengono raccolti, inquadrati e fatti marciare assieme. La giuggioloneria del male.

@ Nitro 150. E questo me lo chiama discussione? Lei la discussione non l’ha neanche aperta. Ha solo dato sfoggio del senso di entitlement narcisista, della pochezza di ragionamento e della facilità all’insulto che tipicamente animano i fan dell’omicidio a fin di bene. PS: il fatto che un vaccino x sia vantaggioso non significa che lo sia anche il vaccino y. La nozione che una specie di una entità complessa non sia identificabile col genere al quale appartiene passate le elementari dovrebbe essere acquisita. Il libro di Gotzsche “Vaccines: truth, lies and controversy” 2020, esamina i vaccini uno per uno, e mostra che alcuni sono buoni, altri sono una truffa. I sicofanti sono un cesto di contraddizioni. Dicono spesso “non si può generalizzare”, quando la generalizzazione corretta è un’operazione logica fondamentale. Mentre all’occorrenza, come lei col suo vaccino che le avrebbe salvato la vita, praticano la hasty generalization ovvero il secundum quid.

@ Nitro 150. Come le ho scritto, con la medicina si può essere ingannati anche da sani. Soprattutto se l’informazione è viziata. Chiamare il dissenso politico che mostra ciò che viene celato “fare il processo” mentre si fa la sceneggiata con la magistratura amica è un esempio egregio di informazione coartata nel senso dei voleri del potere. Sulla sofferenza delle persone care, auguriamoci tutti che quella da malattia non venga moltiplicata da carità pelose. Come purtroppo già avviene e ancor più avverrà se si seguono i falsi profeti.

28 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Aiuto al suicidio, Cappato ancora indagato. Le ultime parole di Romano: “Non mi arrendo all’idea di non essere libero””

“… la speranza che, se non lo hanno fatto le aule parlamentari, possano le aule di tribunale riconoscere un DIRITTO FONDAMENTALE come questo”. Il diritto fondamentale non è, come dovrebbe essere, quello a non subire accanimento terapeutico; e quello a fare coincidere la possibile cura del dolore con la cessazione della vita soltanto nei casi limitati e da circoscrivere strettamente dove in effetti non vi è altra soluzione ragionevole praticabile. Nessun discernimento tra i casi, e omertà sull’accanimento: il diritto che si vuole imporre è quello di liberarsi dei pazienti dopo averli massacrati di cure inutili e dannose per lucrarci sopra. Il diritto all’inserimento del colpo di grazia, dell’omicidio a fin di bene, nella routine clinica. Con conseguente aumento delle cure inutili, e così della sofferenza, del controllo sui corpi, e dei profitti.

Come dimostra la compliance dei magistrati con le leggi liberticide, degradanti e dannose per salute del lockdown e degli inoculi dietro ricatto, Cappato sa quel che dice, perché sui voleri “medici” del principe i gentiluomini di corte con la toga sono persino più zelanti di quelli col laticlavio. Con i nostri magistrati a venire punito e zittito non è questo ambasciatore di Big Pharma, ma chi denuncia che temi etici sono usati come vettore per fini scellerati.

@ Valter Fiore. Lei deve essere onnisciente e dotato di volontà sovrumana. Tra l’altro ipotizza addirittura l’omicidio medico come opzione terapeutica iniziale, che per fortuna per ora non è sul tavolo (non convenendo neppure a quelli che vogliono legalizzare il colpo di grazia). Quello che accade alle persone comuni nella realtà, non nei fumetti propagandistici, è che viene loro prospettata una speranza, e, deboli e vulnerabili, accettano ciò che viene loro prescritto, anche se è nell’interesse di chi lo vende e a loro danno, come mostrano le cure a oltranza: Nelson R. Many Patients at End of Life Still Receiving Cancer Therapy. Medscape, 1 Nov 2022.

@ Valter Fiore. Sì, facciamo che uno vale uno: le “scelte” degli altri, qui “libertà “ di cure inutili e nocive + “libertà” di colpo di grazia, in realtà indotte dal business, vanno a consentire standard terapeutici a danno di chi vorrebbe invece cure solo se utili, e di morire in pace. Come la moneta, la medicina fraudolenta scaccia la medicina buona a danno di tutti. Le conseguenze collettive di scelte individuali le si considera solo con i discorsi fasulli “se non ti vaccini uccidi gli altri”. Chi accetta le frodi biomediche per sè danneggia anche gli altri.

@ Valter Fiore. L’industria biomedica è da decenni* descritta dagli studiosi del white collar crime come la più corrotta. Non dovrebbe “essere come le altre”, nel senso che dovrebbe avere standard etici all’altezza del carattere etico dei suoi prodotti. Invece, occupandosi di estrarre quanto più profitto e potere dalla medicina, “fa marketing”, cioè mente e imbroglia, peggio delle altre; e ora detta le leggi e la loro applicazione; fino a premere per la legalizzazione dello smaltimento via omicidio nella lavorazione del malato.

“Ma chi lo decide se una cura è utile …”. O se invece è dannosa. Non so, i televirologi, Otelma? Con tutta questa montagna di scienza non ci si capisce più niente … Di sicuro gli azionisti, tramite i burattini col camice bianco e quelli con altri costumi.

Del modus operandi e delle complicità istituzionali precedenti, cioè delle frodi e delle leggi aberranti pregresse mentre si cerca di infilarne di nuove, è meglio che se ne parli e se ne tenga conto. Almeno un minimo, un assaggio, perché la fedina completa è interminabile. I precedenti li dovrebbero considerare anche i magistrati, che però se ne guardano, preferendo giudicare non la questione reale, ma la versione che presentano i media e la claque. Artefatta e ripulita dal sangue che viene versato e dai soldi che vengono sottratti.

*J Braithwaite, Corporate Crime in the Pharmaceutical Industry. 1984.

29 novembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Cappato: “Romano è morto senza soffrire e salutando i cari, per me non è suicidio. Facciamo disobbedienza per l’inerzia della politica””

“Altrimenti sarebbe stato attaccato a una PEG”. Iona Heath, presidente del Royal College of General Practitioners: “two technological wrongs do not make an existential right. I don’t want assisted dying, but I also don’t want a PEG tube”*. I torti sono ridurre a un problema tecnologico un problema esistenziale. Sia la PEG sia la morte come terapia sono risposte tecnologiche. Di fatto associate, non contrapposte: “When doctors fail to recognise and acknowledge existential suffering in the dying and take refuge in excessive technological interventions, patients become frightened and, no longer able to trust their doctors, may request assisted dying”. Le possibilità vere non sono quelle ricattatorie di Cappato, ma tra morte naturale e la morte tecnocratica, dove c’è un controllo della persona tramite la medicina, che prima si accanisce, per vendere, negando la morte naturale – che, spiega la Heath, nella grande maggioranza dei casi preverrebbe la questione – e poi abbatte. Sostanzialmente a sua discrezione. Dietro allo spot girato da Cappato con la morte alla Mulino Bianco si subiranno sia trattamenti “futile and even cruel” sia il colpo di grazia, come spiega Heath, che conosce la realtà medica. La dottoressa aggiunge che inevitabilmente vi saranno pressioni per indurre chi è ormai un peso a firmare per farsi uccidere. E’ vero che ciò che l’agenda Cappato prevede non è suicidio; ma omicidio mascherato.

* What’s wrong with assisted dying. BMJ, 2012.

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8 dicembre 2022

Blog de il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, l’ultimo videomessaggio di Massimiliano: “Perché non posso farlo in Italia? Costretto ad andarmene via, per andarmene via” “

Gli interventi dei troll d’appoggio sono riportati in

Entomologia forense. L’infestazione da troll delle notizie di reato

 

Come per lockdown e coercizione vaccinale le cose stanno in maniera molto diversa da come vengono presentate con spot a effetto come questo. Fatto pronunciare a una persona in condizioni di assoluta dipendenza. Ciò per cui si preme non sono i rari casi limite ma l’omicidio medico di routine, il colpo di grazia che aumenterà il potere medico sul corpo dei malati, e così lucrosi accanimenti terapeutici, dipendenza e sofferenza morale e fisica. Infatti si tace, mafiosamente, del reale male, l’accanimento terapeutico di routine a fini di lucro. Si prosegue con ciò che è già stato fatto “per il nostro bene” col covid. Come per il covid gli emissari con le spalle coperte dai poteri che impongono una medicina degenerata, volta al profitto e al controllo, strumento di morte, fanno uno zimbello delle istituzioni che dovrebbero mantenere la legalità; dal fare proclamare “costituzionali” i ricatti sul pane quotidiano per forzare l’accesso dei giganti farmaceutici e della finanza all’interno dei corpi dei cittadini e immettervi a piacimento sostanze; a queste autodenunce arroganti e prevaricatrici, che dovrebbero ricordare il Mussolini che nel discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, dopo l’assassinio di Matteotti, sfida interlocutori che sa essere deboli e pavidi dicendo di assumersi la responsabilità e chiede di essere giudicato e se del caso impiccato.

@ SERVIZIDEVIATIDAME. Conviene guardare prima a ciò che si ha in comune piuttosto che a differenze. Siamo tutti sotto lo stesso cielo; e immersi nella stessa umanità. Una medicina che preveda l’abbattimento finale sarà una medicina con protocolli ancora più aggressivi degli attuali, che verranno applicati anche a chi non abbocca all’offerta della morte dolce (che a volte non è affatto dolce). Indipendentemente da come sto, nella malattia e al decesso vorrei preservare la dignità e minimizzare la sofferenza. Conoscendo l’ambiente e i suoi inganni, questa voce dell’agenda Cappato è tutt’altro che il modo giusto.

@ Ermete Macchioni. Mentre leggo il suo intervento, con la dovuta attenzione, vedo che su “Striscia la notizia” stanno mostrando delle borseggiatrici che, similmente, insultano Staffelli e il suo staff che le svergognano come ladre.

Le piccole malviventi oggetto dello zelo farisaico di Mediaset non si presentano come benefattrici mosse da nobili intenti; non hanno le spalle coperte dal fascismo dei banchieri. Le scippatrici di portafogli che quando scoperte reagiscono lanciando zozzerie, come fa lei, sono limpide figure di nobildonna al confronto di quelli che scippano la vita; di coloro che a favore di disegni di potere e arricchimento spingono senza sosta a lasciarsi uccidere chi già barcolla. Con magistratura e forze di polizia che, amiche, come hanno fatto per lo scempio covid collaborano, e non vi indagano e non vi diffidano per l’istigazione ai suicidi che questo battage incessante sta verosimilmente inducendo.

@ SERVIZIDEVIATIDAME. Siete voi che volete imporre agli altri una mostruosità, quello che è stato chiamato il dovere di morire*. L’omicidio medico non riguarda solo chi lo agogna, ma ha effetti anche su chi non ci crede. Io mi sto difendendo, sia da protocolli clinici futili e dolorosi consentiti dal colpo di grazia, sia dalle pressioni per farsi togliere di mezzo che inevitabilmente subirà chi è divenuto un peso*, sia dal genere di società barbara che si vuole imporre. Inoltre, se potete parlare voi, avendo a disposizione tutti gli altoparlanti, non si vede perché gli altri non possano aprire bocca per esprimere parere diverso su una questione etica. Infine, invece di chiamare istrionici e ammiccanti i magistrati a farvi da spalla dovreste essere fermati in questo vostro istigare al suicidio.

*Hartling O. Euthanasia and the Ethics of a Doctor’s Decisions—An Argument Against Assisted Dying.

@ Pier Francesco Delsignore. E’ arrivata una delle pistole più veloci del blog. La pistola prezzatrice con la quale prima di tutto appiccica addosso un’etichetta a chi non accetta il sistema di credenze pseudoetico, in realtà altamente fraudolento, per il quale lavorate. Etichetta per etichetta, è rivelatore che uno dei più instancabili troll covidisti intervenga anche in appoggio all’omicidio a fin di bene dell’agenda Cappato. Parlate tanto di andare verso la libertà e conducete la gente verso gli stabbi e poi il macello.

@ Pier Francesco Delsignore. Qui di paranoico ci sta l’evil joker logorroico e assillante che spunta puntuale con quelli come te dietro alla maschera filantropica.

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9 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fine vita, in tre si autodenunciano per il caso di Massimiliano: Cappato, la giornalista Chiara Lalli e una attivista

CENSURATO

Gli italiani creduloni, che si sono fatti iniettare mRNA bevendosi la patacca dell’inoculo come dovere etico che avrebbe troncato l’epidemia, ora sono pronti ad assentire e premere per farsi abbattere dopo venire torturati, ancor più di quanto già avviene, con cure futili e dannose a scopo di lucro, es. *. L’agenda dei poteri forti che ci ha pestato col covid a dio del vulcano, che si placa solo se si buttano nel cratere diritti, vita normale, benessere, salute, può contare sull’instaurato paradiso giudiziario sui diktat biomedici; dalla Consulta che mette la Costituzione sotto le suole di Pfizer ai magistrati che si prestano a fare da spalla a Cappato. I magistrati, temibili con le persone comuni, come docili figuranti quando c’è di mezzo il potere biomedico. Non c’è un’azione della magistratura contro l’accanimento terapeutico a fini di lucro, fonte della maggior parte delle sofferenze e indegnità cui si vorrebbe rimediare con l‘omicidio medico; accanimento che invece così, con la legalizzazione del colpo di grazia mentre resta libero, verrà ulteriormente favorito, a danno dei malati. Cappato e c. possono promuovere e istigare a mezzo dei media il suicidio di chi è di peso senza che nessuno nelle istituzioni li fermi. Invece, vanno loro a fare una visita in caserma, con la serenità del giusto; in realtà con la tracotanza dell’intoccabile.

* When Too Much Treatment Creates More Harm Than Good. Medscape, 8 lug 2022.

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14 dicembre 2022

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Sofia “I 20 anni dell’Associazione Coscioni, Cappato: ‘Tema dell’eutanasia è urgenza sociale. Politica non dà risposte? Le cercheremo nei tribunali’”

Con l’esclusione – spero – di alcune delle voci pro disabilità (a parte induzione e favoreggiamento della prostituzione, pagata dal SSN), è un catalogo di ribalderie e manipolazioni orwelliane. “Eutanasia” (aumento del lucroso accanimento terapeutico legalizzando il colpo di grazia, fatto invocare “liberamente” al paziente martoriato). Procreazione assistita (sterilità sociale e genitorialità per censo; donne come vacche fattrici, anche ad uso di omosessuali ricchi; avvio alle diagnosi predittive riguardanti il nascituro, riconosciuto campo di frodi). Malattie rare (deregulation con pretesti etico-tecnici per vendere farmaci tarocchi a centinaia di migliaia di euro a fiala mostrando bambini in sedia a rotelle). Cannabis terapeutica (stordimento dei sudditi facendo passare per medicina toccasana la cannabis, coi suoi danni alla salute e i suoi pericoli per l’incolumità). Staminali (progetto naif gravemente underperforming pompato come magico con la frode di Stato Stamina). Un magistrato che non provenga dalla montagna del sapone dovrebbe considerare la mano che Cappato gli tende alla stregua della proposta di essere punciuto. Ma le toghe nere, quando ci sono di mezzo i diktat liberticidi paludati in camice bianco dei poteri massimi*, sono molto diverse dalle figure epiche delle quali si dicono prosecutrici.

*Open letter to HoC & HoL scrutiny committees. The WHO’s pandemic PPR treaty is a major threat to national sovereignty and democracy. Gruppo Hart, 9 dic 2022.

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13 gennaio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di M. Cappato “Gli atti di disobbedienza civile non sono tutti uguali: vanno sempre comparati alle alternative. Inerzia inclusa”

Nella società dello spettacolo, e dopo la lezione del terrorismo pilotato, la prima, necessaria distinzione dovrebbe essere tra il dissenso autentico e il sicofantismo, cioè lo stracciarsi le vesti per impressionare gli ingenui e trascinarli a servire, a loro danno, disegni di dominio e sfruttamento.

Quando si dice “disobbedienza civile” penso con rispetto a Davide Lazzaretti, il cui “hearing a different drummer” lo rese inviso a clero e Stato; fatto assassinare tramite i CC (“l’uccisione del Lazzaretti è stata di una crudeltà feroce e freddamente premeditata”; Gramsci). A Danilo Dolci che scrive col pennello sul pilastro del tribunale di Palermo “Chi tace è complice”, fatto condannare da Bernardo Mattarella.

Invece praticano non la disobbedienza civile, che inscenano, abbagliando i male informati e gli spiriti adolescenziali, ma sicofantismi, barbari nei fini prima che prevaricatori nei mezzi, i pifferai dell’omicidio come terapia di routine, che favorisce a vantaggio del business medico i trattamenti futili e pesanti e le sofferenze e indegnità che promette di evitare*; e i balilla cresciutelli dell’ecologismo elitista, che tuona di voler salvare l’umanità ma vuole impoverire e degradare le masse in nome del dio Ambiente. Al contrario di chi per davvero dice no agli abusi del potere, non hanno molto da temere da CC, Digos, magistrati, Quirinale, date le forze che li manovrano.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

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3 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Trieste, iniezioni letali per nove anziani: ex anestesista condannato a 15 anni. Pena ridotta perché ha agito per motivi di “valore morale””

Invece che “per motivi di particolare valore morale e sociale”, la formula del codice penale, forse è meglio dire “per convinzioni di carattere morale”. Soprattutto, si dovrebbe aggiungere che simili convinzioni morali, giustificabili e valide in una minoranza di casi da circoscrivere e regolamentare attentamente, stanno venendo usate da vettore etico per introdurre l’omicidio come terapia di routine, con finalità altamente immorali e del tutto antisociali. Una routine che comporterebbe un aggravamento del controllo arbitrario sul corpo, delle sofferenze e indegnità: la legalizzazione del colpo di grazia favorirà ulteriormente la somministrazione di trattamenti lucrosi, futili, dolorosi e degradanti che già è praticata oggi nell’omertà generale. A partire dall’omertà dei samaritani dell’iniezione letale facile e dei magistrati che hanno orecchie solo per loro.

@ Valter Fiore. Sto parlando dei lucrosi trattamenti terapeutici per la malattia di base, es.*. Strano che lei fraintenda, perché è già intervenuto in precedenza su questa mia stessa osservazione, contestandola in nome di una “libertà” di farsi prima ingannare con false promesse e massacrare da accanimenti futili e poi di farsi abbattere.

A parte il fatto che anche l’omicidio medico può essere business, ulteriore, es. **. E che è ridicolo fingere che la fame di oro si fermi davanti alla morte. “Sparatevi Breda” scrisse in proposito Marcello Marchesi, che conosceva il divario tra gli interessi reali e i messaggi suadenti e premurosi della propaganda commerciale, essendone egli stesso autore.

*Inpatient palliative chemotherapy is associated with high mortality and aggressive end-of-life care in patients with advanced solid tumors and poor performance status. BMC palliative care. 2019.
**Lucrative New Medical Specialty Emerging: Purposely Killing Patients. Briggs, 7 dic 2022.

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14 febbraio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, la Procura di Bologna ha chiesto l’archiviazione per le due attiviste che hanno accompagnato una donna in Svizzera”

L’entità “trattamenti di tipo farmacologico, interrotti i quali si verificherebbe la morte del malato anche se in maniera non rapida” è vaga e ambigua. Così da permettere nella routine, al di là dal caso in esame, studiato per ottenere la giurisprudenza voluta, sia il causare sofferenze e indegnità non necessarie sia la corrispondente induzione, interessata, al lasciarsi uccidere. Cioè un omicidio volontario mascherato da libero suicidio. In ambito clinico faciliterà e aggraverà il consueto accanimento terapeutico, ottenuto col consenso di una persona sofferente, dipendente e spaventata che è tutto fuorché libera, es. *: sarà più facile praticarlo potendo assestare il colpo di grazia. Accanimento lucroso, incentivato in termini monetari e di carriera dallo strapotente business biomedico per i medici; e compensato in termini di spartizioni di potere per i magistrati che lasciando indisturbati gli orrori dell’accanimento terapeutico e sostituendo il loro arbitrio e le loro fumosità a confini di legge chiari e netti per l’omicidio legalizzato mettono in atto i voleri dei poteri forti di esproprio dei corpi, in società con questi samaritani con la Luger.

*Physician Influence on Variation in Receipt of Aggressive End-of-Life Care Among Women Dying of Ovarian Cancer. JCO Precis Oncol 2022.

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5 maggio 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Giuseppe Conte colpito al volto da un no vax, l’aggressore portato in Questura. La solidarietà del governo e della politica”

La scusa della compassione consente l’omicidio arbitrario, come si è fatto in modo avvenisse nel covid: “… the neuroleptics haloperidol and levomepromazine are recommended if midazolam alone does not work. There is no mention of the .. interactions between the antibiotics that could be used for bacterial pneumonia … and opioids or neuroleptics. …; it could lead to opioid toxicity…. The combination of opioid, benzodiazepine and/or neuroleptic is used in specialist palliative care settings for symptom control and for ‘palliative sedation’ to reduce agitation at the end of life. It takes great skill and experience to use palliative sedation proportionately so that extreme physical and existential distress are palliated, but death is not primarily accelerated. NG163 states: “Sedation and opioid use should not be withheld because of a fear of causing respiratory depression.” If COVID-19 infection were uniformly fatal, this would be an acceptable statement. But for people not previously known to be at the end of life, there is potential risk of unintended serious harm … the recommended doses for morphine and midazolam are sometimes higher than current guidelines state for non-specialist use; and moreover there are inconsistencies between the maximum doses recommended by the oral or subcutaneous routes (Critica delle linee guida ufficiali. BMJ, 2020:369:m1461).

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26 luglio 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella ““Le terapie oncologiche come forma di sostegno vitale”, così per Gloria è stato possibile morire. Con lei il dottor Riccio: “Mi ha ringraziato””

Il processo Rinascita-Scott riguarda anche la fine di Roberto Soriano, che “prima di essere ucciso fu torturato usando una tenaglia di quelle per tagliare le unghie alle vacche”; “mentre lo torturavano li pregava di ucciderlo”. Ma, come ho modo di constatare trovandomi in Calabria, l’attività antindrangheta copre e protegge affari di alto bordo, che vestono i panni più nobili; come quello oncologico, dove pure i pazienti sono indotti a chiedere di essere uccisi quando subiscono terapie che non sono “sostegno vitale”, ma accanimento, es.*, finalizzato al profitto, es.**, a loro danno.

Con questa licenza di colpo di grazia le sofferenze dei malati aumenteranno, sotto le enormi pressioni economiche. Una vera legge anti-sofferenza dovrebbe combattere l’accanimento terapeutico. Che così sarà invece ulteriormente favorito. L’accanimento terapeutico è il nocciolo della questione, ma passa sotto omertà, mentre le campagne per l’uccisione medica ricorrono a immagini sensazionaliste e terrificanti per indurre il pubblico ad accettarla***.

*When Too Much Treatment Creates More Harm Than Good. Medscape, 8 lug 2023.
** Cancer Immunotherapy Drugs Driving End-of-Life Cost Increases. Medscape, 2 mar 2023.
*** Assisted dying campaign video accused of ‘scaremongering’. BBC, 11 set 2019.

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28 agosto 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Eutanasia, anche un prete a favore della proposta Liberi Subito: “Doveroso. La religione non è in contrasto, i cattolici lo sanno””

Questa voce dell’agenda Cappato non è sull’evitare sofferenze inutili; se fosse così dovrebbe riguardare – come sarebbe doveroso – l’accanimento terapeutico e il mancato controllo del dolore 1, sui quali invece si tace perché rendono. E’ sul dare ai medici una licenza di uccidere, potendo pilotare il “consenso”, o anche facendone a meno, come è accaduto col covid per creare il picco iniziale a giustificazione del resto 2. E estendendo la “carità” 3. Le sofferenze potranno anzi aumentare: si potrà più di prima usare il paziente per vendere trattamenti futili e lucrosi, potendo poi dargli il colpo di grazia avendolo ridotto nelle condizioni di implorarlo.

L’inganno è denunciato da laici, es. 4; mentre il clero è favorevole a una misura che suona caritatevole e invece aumenta il potere sui corpi e il loro sfruttamento a fini di arricchimento. I preti sono in affari col globalismo, che sta usando, complice lo Stato, la medicina per danneggiare e sottomettere la persona mentre fa credere che si stia operando per il suo bene.

1Iatrogenic suffering at the end of life: An ethnographic study. Palliative medicine, 2023.
2Covid deaths in early 2020 and the use of midazolam. Bartram, 2023. – Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
3 Assisted Suicide for the Poor Recommended by Canadian Ethicists. Chudov, 2023.
4The liberal humanist case against assisted dying. Spiked, 2022. – Euthanasia and assisted dying: the illusion of autonomy. BMJ, 2021.

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29 agosto 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Cappato: “Mi dicono che sono intercettato dai servizi”. Mantovano: “Escludo nel modo più assoluto”, la replica: “Fonte attendibile””

Potrebbe darsi. Furono tenuti sotto controllo dai servizi anche piduisti, che con i servizi erano in società. Se anche fosse, non vorrebbe dire che Cappato sia inviso al potere, come ridicolmente vorrebbe far credere. Con la sua agenda – omicidio medico*, stordimento delle masse con la cannabis, impoverimento e decadenza con la scusa di dover raffreddare il globo, inoculi forzosi, OGM, etc. – Cappato lavora puntualmente per il “radicalismo sovversivo del liberismo” (Michea), ed è così a fianco ai servizi nell’eseguire ordini di poteri sovranazionali a danno degli italiani. Un addebito che non dovrebbe stupire, conoscendo la “puntuale convergenza”** dei radicali pannelliani con i piani di Gelli. E che spiega come Cappato abbia porte aperte dai magistrati*, oltre che dai politici e i media. Mentre chi naturaliter si oppone alla sua agenda di morte e di degrado riceve un ben diverso trattamento, dal Viminale e annessi; e da quelli che si spacciano per colleghi dei magistrati che furono epurati esemplarmente mediante omicidio, a volte via P2. Uccisi su mandato degli stessi poteri sovranazionali che oggi possono guardare con soddisfazione al docile e variegato parco addetti che hanno ottenuto in Italia.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Sito menici60d15.
**Giannuli A. Da Gelli a Renzi (passando per Berlusconi). Il piano massonico sulla “rinascita democratica” e la vera storia della sua realizzazione. 2016.

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18 settembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Archiviazione o Consulta, i pm di Milano su Cappato: “Non aiutò il suicidio ma ’autodeterminazione dei malati” “

Calamandrei scrisse che il conformismo è la peggiore sciagura per i magistrati. Forse la peggiore sciagura è la cortigianeria; della quale il conformismo è espressione. Il diritto che viene riconosciuto è un diritto dei magistrati alla cortigianeria Il diritto a fingere di credere ai legerdemain ideologici coi quali i poteri forti danno una veste etica, legale, e “coraggiosa”, “progressista”, a volontà criminali. E il diritto a renderli legge. Quando il lavoro dei magistrati sarebbe quello di separare il grano dal loglio, di discernere tra etica tarocca e reale.

Se si volesse davvero evitare ai malati sofferenze inutili, e ciò sarebbe doveroso, si dovrebbe agire a monte di ciò che crea tante situazioni insostenibili: contro l’accanimento terapeutico e i sovratrattamenti. Sui quali si è omertosi, perché corrispondono a vendite lucrative di prodotti medici. Se si volesse davvero riconoscere l’autodeterminazione, si dovrebbero definire e circoscrivere i casi realmente problematici, di “incrodati”, nei quali l’accettare la richiesta può essere il male minore. Ma quale autodeterminazione può avere chi è stato reso gravemente sofferente nella routine? Così si legittimerà il colpo di grazia. Che permetterà un ancor maggior accanimento e quindi maggiori espropri sui corpi e maggiori sofferenze. E si legittimerà l’omicidio medico, che altrove si parla già di estendere a malati di mente, marginali, poveri.

v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

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22 settembre 2023

Blog de il Fatto

Commento al post “Uccise e fece a pezzi Carol Matesi, Davide Fontana ammesso alla giustizia riparativa. Il padre della vittima: “Schifato” “

“Il sonno della ragione genera mostri”. Questi sono i mostri, ma il sonno è il nostro, che permettiamo di tenere i posti di guida del Paese occupati da soggetti che non sono nostri rappresentanti, nostri fiduciari, ma alieni. L’alieno è “colui che appartiene ad altri”. Come la Cartabia, o come i tanti che vanno a fare l’inchino al meeting di CL, a partire dal presidente del CSM, il PdR Mattarella.

@ Brisk: Il sonno della ragione genera mostri. Non bisogna confondere lo strumento con l’effetto. E’ vero che Goya lo disse descrivendo gli orrori dell’invasione di una rozza soldataglia; ma nel caso della penna del giudice – o della siringa del medico – con le “trovate mirabolanti”, con gli argomenti in sé ridicoli, si generano mostri con poco sforzo. Es. nell’applicare la sciagurata amnistia Togliatti i giudici ci aggiunsero del loro. Come nel caso dei fascisti assolti in quanto i giudici giudicarono non sufficientemente efferato lo stupro di gruppo – con modalità particolamente violente e umilianti – di una staffetta partigiana (Franzinelli M. L’amnistia Togliatti. 1946. Colpo di Spugna su crimini fascisti. Feltrinelli, 2016).

Pensando alle conseguenze, delle mancate epurazioni di allora, e oggi della giustizia resa una variabile aleatoria, una concessione soggetta al capriccio di chi ha in mano la penna, un bene scarso da pietire, si può dire che il sonno della ragione, il dormire e lasciare fare dei cittadini, genera stirpi di mostri: mostri che si riproducono e diventano così una presenza perenne.

@ Brisk: Usiamo categorie diverse. I magistrati aiutarono i fascisti non in quanto affini (anche se alcuni avevano indossato la camicia nera sotto la toga, e scritto su “Diritto della razza”), ma in obbedienza al nuovo potere. Che non voleva le epurazioni, volendo i fascisti come strumento per il controllo del Paese. I magistrati in quegli anni favorirono anche la mafia per lo stesso motivo. Togliatti con l’amnistia si adeguò ad ordini spartitori sovranazionali, Yalta, etc. Oggi col medesimo spirito cortigiano i magistrati “progressisti” servono i disegni del moderno fascismo tecnocratico in medicina, es. sul suicidio assistito, la legalizzazione del colpo di grazia che aumenterà sovratrattamenti e sofferenze. Dietro alla tenue vernice ideologica opera la perenne potente forza che spinge a mettersi dalla parte del più forte. Non è che Napolitano fosse un fascista convinto quando era nel GUF, un fanatico stalinista quando approvava l’URSS che schiacciava l’Ungheria, un sincero lockiano quando frequentava le ambasciate USA e UK e si metteva al servizio della NATO mentre gli stessi ambienti evitavano che avessimo degli Aldo Moro come PdR facendolo uccidere. Napolitano serviva il potere. Si trascura l’elementare, possente spinta a “correre in soccorso al vincitore”, e la si copre sotto storielle di duelli ideologici. La magistratura non è meno compromessa dei politici in questa forma di corruzione.

v. Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

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18 ottobre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Anche a Firenze chiesta l’archiviazione per Cappato, indagato per aiuto al suicidio”

Noi abbiamo Cappato. In UK non stanno molto meglio, ma almeno hanno un parlamentare, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sulle uccisioni di pazienti non consenzienti con midazolam (1). L’uso omicidiario di midazolam e altri farmaci letali (2) è un aspetto sia delle morti iatrogene attribuite al coronavirus (3), sia del tema, tutt’altro che teorico, della degenerazione in gravi abusi dell’eutanasia in mano ai medici, e dei suoi effetti controproducenti, di aggravamento invece che di riduzione di sofferenze e perdita di autonomia e dignità (4). Due argomenti – e due tipologie e casi reali di gravi reati – non graditi alle stesse forze che stanno imponendo l’omicidio medico; tagliati fuori dal “dibattito” e sui quali i magistrati fanno compatti orecchie da mercante; così come sono compatti nel fare da spalla sia alla funesta opera di disinformazione, propaganda e esautorazione del potere legislativo affidata a Cappato, sia alle nefande aberrazioni istituite in nome del covid.

1 Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. Expose news 2 mar 2023.
2 High levels of Midazolam prescriptions. Urgent investigation required. Gruppo Hart, 10 giu 2023.
3 Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale
4 Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico. Ib.

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29 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Suicidio assistito, Cappato si autodenuncia per Margherita Botto: “Aumentano le richieste, ora ne abbiamo oltre 5 al giorno””

A Chieti un GIP ha assolto due persone denunciate dai carabinieri per avere chiesto, in un hub vaccinale, informazioni sulle reazioni avverse degli inoculi covid. Il magistrato ha anzi chiesto alla Procura, che aveva chiesto 4 mesi di reclusione o 9000 euro di multa per interruzione di pubblico servizio, di valutare il comportamento della dottoressa che ha risposto alla legittima richiesta di informazioni chiamando i carabinieri.

Seguo le manipolazioni della medicina, con la relativa subordinazione delle istituzioni a grandi interessi privati, con gli scambi tra bene e male, tra merito e colpa, tra dovere autentico e retorica fraudolenta. La scena della stretta di mano mostrata nel video tra Cappato che si atteggia a martire e il carabiniere che fa gli onori di casa non mi sorprende. Entrambi lavorano per l’agenda biomedica dei poteri forti. In questo caso si sta soppiantando il processo democratico imponendo, grazie anche ai magistrati, una grave truffa etica e giuridica che spaccia come un valore una legalizzazione del crimine. Viene presentata come la giusta minimizzazione della sofferenza, che dovrebbe essere ottenuta contrastando in toto i sovratrattamenti a fini di lucro, quella che è invece una liberalizzazione dell’omicidio che, omertosa sui sovratrattamenti, li aggraverà data la legalizzazione del colpo di grazia, e aumenterà così degrado e sofferenze (v. Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale; il caso del testamento biologico).

Teschio:

Certo che siete proprio ossessionati dai vaccini, tanto da tirarli fuori in ogni singolo commento, eh? Siete rimasti gli unici a pensarci ogni giorno, spesso per più ore al giorno, e neppure vi rendete conto di quanto sia indice di gravi problemi psicologici.

E ovviamente il diritto di scelta su quando e come morire diventa complotto dei Poteri Forti a danno degli ignari cittadini, perché cosa sareste voi complottari senza una causa da combattere, non importa quanto inventata?

@ Teschio:

In passato quando bussavano alla porta e si chiedeva “Chi è ?” i carabinieri rispondevano “la legge”. Non so se lo facciano ancora. Oggi comunque non è più una metonimia. La compagine alla quale i carabinieri forniscono il braccio armato si pone come “la legge”. Ordina, e ci si deve fare inoculare sostanze non testate, inefficaci e pericolose (es. *; fai pure il tuo noto numero). Si chiede se sono sicure? Arrivano i CC e un procuratore a farti passare l’insolenza. Poi arriva Teschio, con l’insulto per argomento, a stabilire di cosa si deve parlare e di cosa si deve tacere. (Dato lo stato pietoso dei poteri dello Stato, potrebbero introdurre un “diritto al silenzio” oltre a quello già vigente sull’impunità; c’è già una cosa simile col “diritto all’oblio”, che nasconde i cancri secondari e gli altri danni dei tanto celebrati “successi” sui tumori pediatrici**).Bisogna dare ai medici, ridotti a docili esecutori, la possibilità di abbattere i pazienti ormai da buttare dopo lucrose terapie inutili e pesanti ? Arriva Cappato e dimostra, autodenunciandosi, che il verbo del quale è messaggero è sopra la legge; si mette a decidere lui chi deve vivere e chi può essere abbattuto, mentre gli si stende un tappeto rosso. Un esempio di quel che diceva Montanelli, che gli italiani vogliono la rivoluzione coi carabinieri.

*Another measure of the vaccines’ evident failure is being flagrantly ignored. Hart, 23 nov 2023.
**The long shadow of childhood cancer. BMC 2021.

Teschio:

So per certo di aver già replicato innumerevoli volte alle sue insensate affermazioni, spesso riportando i dati che la smentiscono (tipo i dati di efficacia differenziale dei vaccini contro la forma grave, che pure sono pubblici e che MAI ho sentito un no-vax commentare, in quanto demoliscono la vostra narrazione). Potrei farlo ancora una volta, ma sarebbe un perfetto spreco di tempo: una volta replicavo per evitare la diffusione delle vostre balle, ma ormai mi sono reso conto che siete rimasti gli unici ad essere ancora ossessionati dai vaccini, e a pensare costantemente ad essi. Farvi cambiare idea è impossibile anche di fronte all’evidenza dei dati, il pericolo che “infettiate” altri con le vostre convinzioni è scongiurato perché siete rimasti gli unici a pensare all’argomento, trovo quindi inutile perdere altro tempo. Faccio quindi opera di carità, e provo a farle capire quanto sia insano continuare a rimuginare sulla sua ossessione. Penso che un professionista potrebbe aiutarla a capire cosa non va nella sua vita, tanto da averla costretta ad abbracciare queste credenze per dare un senso ad essa: se risolve i suoi problemi, magari scompare anche la sua insana ossessione.

Ah, Cappato non ha la presunzione di decidere chi deve vivere e chi deve morire, così come invece fanno quelli che vogliono arrogarsi il diritto di decidere per gli altri. Ha semplicemente aiutato una persona che VOLEVA morire a farlo. La decisione era di quella persona, mica di Cappato.

lolraf08: Teschio
Standing ovation!
Non capisco perchè molti pensano che se passa la legge poi sono costretti a morire pure loro! Non capisco dove o chi gli ha detto una fregnaccia simile.

@ lolraf08:

1 le leggi riguardano tutti, e ci se ne può interessare anche oltre l’aspetto egoistico. Non ci sono solo Cappato e c. ad occuparsi degli altri, con questa loro possente vocazione filantropica ad ammazzare.

2 le leggi danno il tono generale alla società, al modo col quale vengono trattate le persone, e qui si parla di una liberalizzazione dell’omicidio.

3 l’omicidio medico presenta il pericolo di deriva della morte come dovere e come soluzione a problematiche sociali. Ci sono già numerosi casi di abuso, es Liverpool Care Pathway, di richieste di eutanasia per disabili e chi è di peso, e di intrusioni dello Stato – voi che parlate di liberà di scelta – magistrati compresi*, su un obbligo a morire.

4 Il colpo di grazia permetterà di riposizionare gli standard terapeutici su livelli ancora più pesanti, a fini di lucro, con incremento di sofferenze e indegnità. Che porteranno a implorare di essere finiti. Questo riguarda tutti, anche chi non è ansioso di farsi ammazzare.

Ho conosciuto persone che ricevuto l’inoculo covid hanno detto di “camminare due metri sopra terra”; ora non lo dicono più e non fanno i richiami. Forse ora hanno paura di finire due metri sotto terra. Dovreste riflettere un poco di più prima di scattare in standing ovation per la prospettiva di poter accedere alla soluzione finale.

* State overreach in medical decisions. Hart, 4 ott 2023.

Teschio:

1) nessuno ammazza chi non vuole essere ammazzato. Il concetto di libertà personale, a quanto pare, non le entra in testa.

2) esatto, danno il tono della società: e una società in cui si riconosce il diritto delle persone all’autodeterminazione, che comprende anche il diritto a morire qualora lo vogliano, è certamente più civile di una società in cui alcuni si arrogano il diritto di costringere a vivere chi non vuole più farlo.

3) la storia della china scivolosa è una sciocchezza. Nessuno ti ammazza per liberare un posto letto o risparmiare sulle cure. Ci deve essere la esplicita e diretta richiesta dell’interessato, il fatto che lei faccia finta di ignorare questo punto permette di cestinare tutte le sue paranoie complottare.

4) e, a proposito di paranoie complottare, eccone qui un’altra… ti fanno soffrire apposta così poi ti ammazzi. I deliri di certa gente davvero non hanno limite, ma in fondo è comprensibile: è l’unico modo in cui insoddisfatti cronici come lei possono illudersi di sentirsi speciali.

E, ovviamente, non poteva non partire la tirata sul vaccino, autentico chiodo fisso di ogni complottaro da qualche anno a questa parte, in una dimostrazione di ossessione e disagio mentale che non dovrebbe venire sottovalutata, e che sarà certo molto studiata da psicologi e sociologi in futuro.

@ Teschio:

1 Siete voi che non riconoscete la libertà di criticare l’inserimento forzato, col concorso delle istituzioni giudiziarie, dell’omicidio tra le pratiche del business biomedico e della biopolitica. Il Liverpool C. P. ha consentito omicidi di massa senza consenso.

2 Giustificare l’omicidio attribuendone la responsabilità a una libera scelta di chi è riverso e attanagliato dal dolore e dal terrore – avendovi contribuito – è un’altra applicazione, dopo il ricatto pro Pfizer “chi non si fa bucare non mangia”, dell’argomento mafioso “sei libero di scegliere”.

3 E’ tipico dei midwit – la piaga sfruttata da questa e altre campagne top-down – identificare una tipologia di argomento con la fallacia corrispondente: la china scivolosa qui è reale. Ampliare la platea di precari esistenziali ai quali offrire l’ultima spinta non è neutrale. Es. Canada’s euthanasia programme is flirting with eugenics. The plan to expand medically assisted dying to drug addicts [e ai malati mentali] is utterly barbaric. Spiked 25 ott 2023.

4 Non è sadismo, anche se aiuta. Ti usano come supporto per lucrare su prodotti medici; l’epifenomeno delle sofferenze così provocate viene usato per dominarti e ora anche per smaltirti. Non è inaudito, una paranoia da irrisolti dici, che si degradi per meglio sfruttare.

Le manipolazioni psicologiche del pubblico a fini di frode medica stanno già venendo studiate. Es. The Covid Inquiry: Further insights into the murky world of Behavioural Science. Hart, 23 nov 2023.

lorfa08:

menici60d15

Lei coi suoi punto uno e punto due, mi fa venire la pecola! Sa cos’è? Non augurerei mai a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico, di passare o veder passare quello che hanno passato le persone a me più care, A NESSUNO! Spero per lei, di non passarci mai, ma se dovesse accadere, le auguro di essere lucido a sufficienza, per capire, ma non poter chiedere che qualcuno possa aiutarla a chiudere una vita che non è più vita, tra dolori,💩 che nessuno ti viene a pulire! Vogliamo poi parlare dell’ipocrisia dei medici? Avanti, parliamone!!! Sono pronti a tagliuzzarti, a toglierti pezzo per pezzo, ma poi ti sbattono fuori, non c’è più posto per te, servono i letti, tu sei diventato un peso! Le persone come lei, non sanno nemmeno che cosa vuol dire! Vuole vedere un suo caro ridotto come una larva, trattato come una m@@@a da qualche medico perchè non più autosufficiente? Liberissimo/ma, ma non rompete più le scatole tirando in ballo leggi, fede e altre azzate! Non parlo per me, quando deciderò, ho già tutto pronto, parlo per chi, a causa di queste leggi ita—gliane, non ne ha la possibilità. Tutti questi bla bla bla mi annoiano a morte! Si ricordi che tutti dobbiamo morire, questo è assodato, ma come, non lo sappiamo, neppure lei con la sua saccenza da quattro soldi! Saluti

@lolrfa08:

E’ peggio di come lei dice. Se la gente vedesse i riscontri autoptici si darebbe una calmata su questo continuo credere ai miracoli medici e chiederne ancora. I criteri dovrebbero essere mantenimento della dignità, minimizzazione della sofferenza e minimizzazione di intervento umano sulla vita. Ci sono casi dove minimizzare la sofferenza coincide con l’accorciare o terminare la vita, e ciò va accettato. Ma non va preso a pretesto per andare oltre. Quella di Cappato è una falsa soluzione, una ricetta che fa comodo a chi dirige la biomedicina e ne trae denaro e potere. Sofferenza e indegnità potranno aumentare. Si vuole fare ammazzare perché non le ritirano la pala? Perché le fanno venire le piaghe da decubito? Non è meglio chiedere assistenza infermieristica efficiente? Crede agli spot, che se firma di voler essere ammazzato la tratteranno meglio ? Da clinica svizzera ? Ne ho visti tanti, di quelli che deprecano la medicina e poi sono i primi ad abboccare alle frodi che purtroppo l’infestano.

Siamo tutti sotto lo stesso cielo, la sofferenza e la morte riguardano tutti. Non solo: la nostra condizione ci condanna inoltre, per minimizzare la sofferenza, ad affrontare le circostanze che la causano e avere un po’ di coraggio. Restare passivi, voltarle le spalle, come illude Cappato e c., è peggio. Tutti dobbiamo morire, ma come dice una frase di Shakespeare (abbia pazienza) resa famosa da un magistrato coraggioso, chi muore di paura muore molte volte prima di morire.

Teschio:

1) non c’è alcun omicidio, c’è aiuto al suicidio. L’omicidio è verso chi non vuole morire, qui il caso è letteralmente opposto.

2) come ampiamente prevedibile, non passa giorno senza che gente come lei tiri fuori il vaccino, autentica ossessione di ogni complottaro moderno. D’altra parte, senza una causa a cui dedicare la vostra esistenza, cos’altro vi resterebbe?

3) ah beh, sono certo che Spiked Magazine sia una fonte serissima… non c’è alcuna china scivolosa, chi vuole morire deve poter morire, fine.

4) certo certo, ci vogliono tutti malati e sofferenti per lucrarci sopra. Ma lei, col solo potere della sua intelligenza e di una connessione internet, ha capito la Verità. Come faremmo senza il suo prezioso contributo, che di certo non è dettato dal disperato bisogno di sentirsi speciale nonostante ogni evidenza del contrario?

@ Teschio: 1 Mai sentito parlare di omicidio del consenziente, di induzione al suicidio ? Per non dire di persone che torturate implorano di essere finite; e di omicidio camuffato da terapia.
2 Fuffa con insulti.
3 Fuffa con codice di cosca: “Dio mi è testimone, è lui che si è voluto fare uccidere”.
4 Fuffa con insulti.

Dei privati, Cappato e c., stanno forzando una liberalizzazione dell’omicidio, col sostanziale appoggio delle istituzioni preposte alla legalità; istituzioni reduci dall’avere fatto i gendarmi per il covid. La morte di Kissinger mi ha fatto ricordare come alcune presenze siano significative. Gugliemi e Moscardi in via Fani. Il suo emissario Pieczenik nel Viminale a gestire l’eliminazione di Moro* (replicata con l’MI5-Imperial-Crisanti-Procura Bergamo**); che incluse diagnosi psichiatriche su quanto scriveva. Qui la presenza significativa tra magistrati e CC è (con un fattore di scala di 10^-9 rispetto al caso Moro) un troll, che mi diagnostica un disturbo mentale per avere espresso critiche. Prima delle tue diagnosi ho letto un articolo, tutto fuorché “anti” (JAMA, da autore finanziato da case farmaceutiche)*** su quanto sia difficile e ingrato spiegare ai pazienti che sarebbe a loro vantaggio interrompere alcune terapie. Tra i compiti della magistratura dovrebbe esserci anche quello di proteggere il popolo da truffe concettuali come questa del colpo di grazia al posto dell’evitare i sovratrattamenti. Invece a mio parere vi collaborano. Capisco come non sia messo bene sulla vostra scala di valutazione delle vite umane.

* Flamigni G. Rapporto sul caso Moro. Il sequestro, Steve Pieczenik e il golpe atlantico. 2019.
** Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
*** Deciding When It’s Better to Deprescribe Medicines Than to Continue Them. 29 nov 2023.

Teschio:

Non c’è alcuna “liberalizzazione dell’omicidio”: non è che chi vuole vivere viene ammazzato. Si tratta solo di lasciare libertà ad una persona di decidere della propria vita, che comprende anche quando porvi termine.

Ma il complottaro ha sempre bisogno di vedere trame occulte contro la brava gente, di cui ovviamente solo lui si è accorto, per avere un qualche scopo nella propria altrimenti piatta esistenza.

@ Teschio: Anche il mafioso e l’imbroglione hanno bisogno di dire “è una tua scelta”. (E il troll non può fare a meno di insultare). Le battaglie etiche pilotate context-free, le leggi servili context-free, le sentenze servili context-free sono forme sofisticate di inganno e di violenza.

Teschio: Niente, quel pensiero fisso del complottaro secondo cui l’intero mondo trama contro di lui non è scalfibile neanche a cannonate. Se non le entra in testa che l’eutanasia è sempre una libera scelta, è perché non vuole capirlo: le piace troppo fare la vittima del Sistema, è l’unica cosa che dà sapore alla sua esistenza, evidentemente. Per quanto mi riguarda, vorrei essere libero di decidere io se e quando morire, non che tale scelta sia demandata a gente come lei, grazie.

@ Teschio:

l vostro terrapiattismo* è peggio di un pensiero fisso. E’ incapacità di percepire una terza dimensione, quella alto-basso, potere-gente comune; l’asse z. Come in Flatland di Abbott.

Sul tuo decesso, se ti ho dato l’impressione di volervi interferire me ne scuso. Il più tardi possibile, spero. Scusa, voglio dire, quando vuoi tu.

* Il vero terrapiattismo. Sito menici60d15.

Teschio:

“Sito menici60d15”

Oddio, ho visto adesso il suo blog! Davvero l’apice del disagio mentale, si mette a riportare ogni post scritto sul FQ che a suo avviso gli è stato censurato… qui andiamo ben oltre le semplici ossessioni complottare, siamo proprio nel regno delle manie di persecuzione, di “il Sistema ce l’ha con me e con gli altri uomini liberi come come!”, un livello di paranoia delirante che solo una persona che avrebbe bisogno di aiuto serio e qualificato può esprimere…

@ Teschio:

Trascrivo nel mio sito tutti i miei commenti, oltre 4300 in 16 anni. In varie raccolte tematiche. Una è “Commenti censurati da Il Fatto”, 108 commenti (il 2.4%). Credo possa essere di qualche interesse riguardo questo blog, l’unica arena importante di discussione che dà voce a semplici cittadini. Un’altra è “Entomologia forense. L’infestazione da troll delle notizie di reato”. Ne “I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”“ riporto la prassi di non lasciarmi rispondere, censurando il mio commento, a scariche di violenta diffamazione a base di diagnosi psichiatriche (I sillogismo). Evidenzio come i troll usino l’infangare come proposizione logica dirimente (II sillogismo). E come ciò avvenga quando presento argomenti volti a mostrare quanto siano errati, deleteri e orientati a favore di grandi interessi, interventi di magistrati su argomenti medici. Nella lista dei commenti censurati segno quelli di questo tipo come “Merlo bianco”: il commentatore che il Gatto fece sparire, mangiandolo, perché metteva in guardia Pinocchio dalla truffa.

Primo sillogismo: Dando del malato di mente a chi denuncia come fraudolenti argomenti tecnici, disegni politici o versioni ufficiali su gravi fatti, si istituisce un sillogismo disgiuntivo irreversibile: o chi dissente è davvero malato di mente o chi lo etichetta così è un autentico farabutto.

Secondo sillogismo: A o B. Chi sostiene B è un cretino, ignorante, pazzo, pericoloso. Ergo A.

Teschio:

“Trascrivo nel mio sito tutti i miei commenti, oltre 4300 in 16 anni”

E questa non sarebbe una ossessione?

“Una è “Commenti censurati da Il Fatto”, 108 commenti”

Il che vuol dire che lei controlla ogni suo commento passato per vedere se viene pubblicato o, a suo dire, “censurato”. Qui siamo anche oltre l’ossesssione….

“riporto la prassi di non lasciarmi rispondere, censurando il mio commento”

E qui c’è paranoia: a tutti gli utenti alcuni commenti non vengono passati, solo che a differenza sua non se ne accorgono perché non controllano in modo maniacale le loro attività passate. Solo lei ci vede una persecuzione nei suoi confronti.

Lei davvero non sta bene. E questo non è un modo per attaccare le sue idee: ho spesso replicato ad esse nel merito in passato, e non ci vuole un granché a smontarle in quanto lei fa spesso affermazioni non verificate che spaccia per dati di fatto. Ma dopo aver “scoperto” il suo blog, mi rendo conto che c’è una grave sofferenza psicologica dietro le sue ossessioni.

Mi spiace molto per lei, cercherò di evitare di disturbarla oltre, perché mi sembra di farle un torto ad alimentare certi sui atteggiamenti. Ma, se posso avanzare un consiglio, provi a parlare con qualcuno di qualificato: potrebbe cambiarle la vita in meglio.

@ Teschio:

Raccogliere i propri scritti postati su internet in un proprio sito, senza peraltro promuoverlo (un sito shadow banned; che aprii su consiglio di un magistrato) sarebbe ossessione paranoica di chi è affetto da gravi disturbi mentali. Questa diagnosi proviene dal fronte che si ritiene ad un tale livello etico e tecnico da potere serenamente mettersi al di sopra della legge, su un tema come le sofferenze dei pazienti e l’offerta di omicidio. Dal fronte che occulta i dati negativi sul vaccino covid al punto che anche l’ufficialità, in altre nazioni, deve ammetterlo* (lo so, nominare i vaccini altro che per lodarli è segno infallibile di frustrazione narcisista, etc.). Non sono impressionato positivamente da chi, d’altro canto, vi dà credito e si presta a sceneggiate come questa di Cappato che fa l’Amatore Sciesa condotto all’esecuzione.

Mi fa piacere il tuo proposito di smettere di tampinarmi (con un’insistenza che si direbbe patologica, se non rientrasse in un gioco di interessi che la rendono remunerativa). D’altra parte, se non avverrà, le accanite bassezze alle quali dovete ridurvi per controbattere dicono del carattere pilotato, della disonestà, della violenza e assenza di freni – queste sì di livello dark triad – di operazioni come questa della deregulation dell’omicidio; mostrarlo è ciò che più mi interessa.

* FDA urged to publish follow-up studies on covid-19 vaccine safety signals. BMJ, 25 ott 23.

Ermete Macchioni: Caro menicius, ci vuole un enorme sprezzo del ridicolo per continuare a blaterare di “sostanze non testate e pericolose”, riferendosi a quello che è, molto probabilmente, il vaccino più sicuro della storia. È qualcosa che va oltre la schiavitù dei propri bias di conferma: è qualcosa di simile ad un metodo Goebbels autoinflitto. Mi affascina, dal punto di vista psichiatrico, notare come i più si limitino a ripetere a pappagallo tale filastrocca, mentre i più ossessionati credono che linkare articoli tratti da riviste predatorie dia loro aura di competenza. È uno spaccato di miseria umana atteggiarsi a preparati quando in realtà si è solo dei polli da spennare: le riviste suddette non campano solo grazie a chi paga per vedere pubblicate le proprie panzane, ma anche grazie a visualizzazioni e condivisioni. Mai che si chieda, chi si abbevera a tali fonti, perché certi “luminari” non sottopongano i propri studi ad una peer review. Va da sè, venendo al tema dell’articolo, che chi è ancora succube da paranoia vaccinale sicuramente vedrà in una chiave completamente sballata ed avulsa dalla realtà la questione eutanasia. Insomma, chi ha scelto di vivere nel terrore non può fare a meno di autoalimentarlo. Saluti

@ Ermete Macchioni: V. quanto ho già risposto a Teschio. Aggiungo che magistrati e CC si trovano assieme a soggetti che come te arrivano a commettere reati per sostenere la tesi preordinata. A parte quanto scrivi su di me – ridicolo, miseria umana, paranoico, incompetente, disonesto – chiami predatorie e pagate le pubblicazioni di Hart, un gruppo di accademici inglesi di riconosciuto valore, volontari; del BMC Health Services Research, stimata rivista peer reviewed; e dell’autrice, della Facoltà di medicina dell’Università di Lucerna. Diffamazione e calunnia per fare largo all’imposizione, scavalcando la legge o coartandola a piacimento, di una forma di deregolamentazione dell’omicidio mascherata con motivazioni filantropiche. Chissà se almeno i magistrati si fanno domande: su ciò cui stanno partecipando, dati i supporters come te e gli argomenti cui ricorrono; sulla vostra disinvoltura nell’infrangere la legge e nello spargere il falso e il discredito; e su un punto sul quale al netto di ciò che mi lanci addosso convengo con te, la coerenza tra le rispettive posizioni sul covid e sull’omicidio concordato.

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27 dicembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post “Associazione Coscioni: nel 2023 quasi 14mila richieste di informazioni sul fine vita. 12 le Regioni pronte a discutere una legge”

Da una linda clinica, un video di commiato sereno e drammatico insieme; un mite dominio sulla morte mentre le si va incontro. Non viene detto che togliere la barriera che circoscrive la minoranza dei casi nei quali la morte coincide con la cura, e occultare gli interessi, smisurati, spietati e potentissimi, sui sovratrattamenti – come fanno Cappato e c. – esiterà in situazioni meglio rappresentabili con la scena di un povero corpo inutilmente martoriato che viene finito nelle sue feci in una banale routine. Rese abbattibili, le persone verranno sfruttate ancora di più a fini di lucro e potere. Frode, sofferenza, dipendenza e indegnità aumenteranno*.

Gli stessi poteri massimi che impongono la guerra impongono la liberalizzazione dell’omicidio; tramite propaganda, e un analogo di ciò che in fisica si chiama “processo quasistatico” nel quale il cambiamento, anche radicale, passa per stati che sono in equilibrio. Cioè singolarmente all’apparenza accettabili; essendoci magistrati e media compiacenti. I processi quasistatici sono paragonati all’aggiungere un granello di sabbia alla volta; il che richiama l’etimologia del sorite, mucchio (di sabbia), la fallacia logica corrispondente. Qui di granello in granello si arriva alla legalizzazione della macelleria medica. I processi giudiziari e legislativi quasistatici andrebbero riconosciuti come ingannevoli e illeciti.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

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16 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Comemnto al post “Fine Vita, Zaia in consiglio regionale: “Immorale gestire un tema così importante con una sentenza della Corte Costituzionale””

E’ immorale fare credere ai cittadini che questa premura nel liberalizzare forme di omicidio sia fatta nel loro interesse, e non sia invece una voce della stessa agenda che sta sistematicamente degradando il vivere, sotto la solita pelle di pecora di motivi etici. Agenda che politici, magistrati e giornalisti servono.

Es.: Canada has revealed the horror of assisted dying. Spiked, 15 gen 2024.

La possibilità del colpo di grazia faciliterà i sovratrattamenti, sui quali i generosi dispensatori “laici” di morte, e anche i preti, che hanno le mani in pasta nel business biomedico, sono omertosi, così che dipendenza, indegnità e sofferenze dei malati gravi potranno aumentare, invece di diminuire come promesso*.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale.

@ Luciosol. L’esperienza di dover seguire un parente stretto malato terminale l’abbiamo avuta tutti. Ti sei mai chiesto quanto di quelle sofferenze siano dovute alla malattia e quante alle cure ? Ti sei mai chiesto se non ci sia un conflitto tra gli interessi di usare il malato per vendere prodotti e quelli di chi soffre? In letteratura escono in continuazione articoli sull’accanimento a fine vita. Es. End-of-Life Treatment With Immunotherapy Increasing for Patients With Cancer. Medscape Oncology, 12 gen 2024. Ti sei mai chiesto se non sia più corretto prevenire per prima cosa le sofferenze non necessarie da cure commerciali che vanno contro i diritti e l’interesse del paziente. E solo dopo occuparsi, come è giusto, di non prolungare sofferenze inutili da malattia. Invece di essere pecora nel farsi prima massacrare di terapie, ed essere pecora nel facilitare il proprio massacro nel limitarsi a chiedere, a gran voce, di farsi finire quando si è da buttare.

@ molival. “Astrattismo etico”. L’eliminazione di soggetti indesiderati, in corso in Canada, il ritorno dell’eugenetica, non è un’astrazione. Se vedeste sul tavolo settorio come sono concretamente conciati certi pazienti da cure non necessarie. L’Italia pullula di midwit, ieri preda delle ideologie, oggi del marketing, che fa loro credere di essere intellettuali engagé se abbracciano – a danno loro e degli altri – tesi semplificate e superficiali, che sono l’equivalente degli album da colorare.

@ molival. Non lo so. Non vado molto oltre Travaglio, fervente anarchico, che una volta fece notare che anche i ricchi rubano.

@ Tirullo Dicartoni. Nessuna fonte seria nega che la medicina possa essere essa causa di danno alla salute e di sofferenza. Uno studio recente (da Harvard sul NEJM): Bates DW et al . The Safety of Inpatient Health Care. 2023.

Il tuo intervento mostra:
– Il target ingenuo cui la propaganda è rivolta. Il concetto puerile che le cure non possano essere che l’opposto della malattia. Rifiuto o incapacità di considerare cause multiple, effetti controintuitivi, il peso degli interessi economici Per chi non volesse crogiolarsi in queste illusioni infantili: Welch HG et al. Sovradiagnosi. Come gli sforzi per migliorare la salute possono renderci malati. Il Pensiero scientifico, 2013.
– La disonestà della campagna. Alteri quanto ho detto, cioè che vanno considerati sia la malattia sia gli effetti iatrogeni. Mi dai del disturbato mentale, un infelice da compatire che deve farsi curare, L’ultima carta dell’imbroglione senza argomenti. Che fa presa su chi è geloso della spilletta di persona illuminata in regalo a chi abbocca.
-La convergenza destra-sinistra nel servire i grandi interessi sulla medicina*. La fesseria che le cure non possano fare male si accorda con l’impunità che Schillaci e Nordio stanno assicurando a una medicina sempre più fuori controllo nella caccia al profitto. Così come si accorda la legalizzazione del colpo di grazia, che permetterà cure futili e dannose a oltranza, presentata come “progressista”.

* Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura.

@ Tirullo Dicartoni. Vedo la questione come la vedono Welch et al., cit. E innumerevoli altri. Es. Monica Smith: When Too Much Treatment Creates More Harm Than Good – End-of-Life Aggressive Care Still Common. Medscape 2022; Earle CC et al. Trends in the Aggressiveness of Cancer Care Near the End of Life. J Clin Oncol, 2004; Koroukian SM et al. Incidence of Aggressive End-of-Life Care Among Older Adults With Metastatic Cancer Living in Nursing Homes and Community Settings. JAMA, 2023.

Non bisogna equivocare tra gli effetti avversi di cure dotate di efficacia e quelli di cure non utili. Somministrate queste ultime per fini di profitto; facendo balenare al paziente la possibilità di averne beneficio, cioè ingannandolo facendo leva sulla sua vulnerabilità; cosa che avviene di routine (v. i lavori citati), a proposito di “libera scelta sul proprio corpo”.

@ puroveleno. L’impostazione bayesiana usa le scommesse come misura delle credenze; ma non voglio scommettere con te. C’è già chi si è fatto questa domanda e ha dato una risposta. Es. Markle GE, McCrea FB. What if medicine disappeared? State University of New York Press, 2008. – Ioannidis JPA. How Many Contemporary Medical Practices Are Worse Than Doing Nothing or Doing Less? Mayo Clinic Proceedings, 2013. Si tratta di studiosi qualificati. Ioannidis è tra i più citati al mondo. Le loro risposte, documentate, sono diverse dalle tue entusiastiche congetture. Perderesti la scommessa.

Né ti chiedo di farti a tua volta domande, e di rendermi nota la risposta. Es. che cosa c’entra secondo te la parte sana e utile di un’attività umana quale la medicina con la sua degenerazione eugenetica.

17 gennaio 2024

Commento al post “Fine vita, Zaia dopo lo stop alla legge: “Non istituiva nulla, c’è già una sentenza nazionale. Stabiliva solo i tempi per le risposte ai malati”

C’è un involontario umorismo macabro in questo zelo. Prima di assicurare un celere abbattimento del paziente, si dovrebbero eliminare su tutto il territorio i bivacchi in barella di ore e giorni ai Pronto soccorso; e si dovrebbe evitare che chi abbia un problema reale di salute venga fatto correre da Ponzio a Pilato. Per prima cosa smettendo di pompare la domanda di cure non necessarie e i sovratrattamenti; dei quali il colpo di grazia “concordato” è l’esito più comodo per il business biomedico, a scapito dell’assistenza medica onesta e necessaria. Poi impiegando le ingenti risorse, pubbliche, in maniera etica e razionale, non secondo gli interessi di squali grandi e piccoli.

@ DonatellaSavastaFiore2. La dignità va preservata e il dolore evitato a costo di ridurre indirettamente i giorni o le settimane di sopravvivenza. C’è una quota limitata di situazioni di “incrodati” (come nell’angosciante film “E Johnny prese il fucile”) per i quali il problema si pone realmente; per questi casi la legislazione appare in linea di principio adeguata. Ma con questo battage si serve un’agenda che vuole estendere la pratica del suicidio passivo alla massa della popolazione. Una “liberalizzazione” pericolosissima, che consente diverse aberrazioni; in presenza di forti pressioni economiche e politiche.

-Soppressione di soggetti “marginali”, come mostrano es. il Liverpool Care Pathway, e il Canada, v. Canada has revealed the horror of assisted dying. Spiked, 2024; in una forma mascherata di eugenetica.
-La possibilità del colpo di grazia facilitando ulteriormente la somministrazione di sovratrattamenti lucrosi potrà portare – al contrario di quello che viene fatto credere – ad un aumento di indegnità e sofferenze per i malati.

Si offre inoltre un sistema per praticare impunemente omicidi su anziani, malati, vulnerabili, tramite subdola istigazione ad acconsentire al suicidio passivo. Vanno considerate anche le conseguenze generali di una radicale svalutazione della vita umana.

§  §  §

22 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Trinchella “Fine vita, il gip di Firenze solleva nuova eccezione di legittimità sull’aiuto al suicidio. Il caso di Massimiliano”

Illusorio pensare di catturare la complessità dei casi e degli interessi con regole semplici. Vanno distinti i casi. Una summa divisio, nota, è quella tra aiutare A morire e aiutare NEL morire.

Aiutare A morire. I casi, come quelli presentati per la propaganda, di persone consapevoli, intrappolate in condizioni crudeli ma non mortali a breve, che preferiscono la morte. Ragionevole l’aiuto A morire, se ben controllato. Aiutare A morire i depressi e gli emarginati, come avviene in Canada, o i fragili indotti per interesse con maltrattamenti al suicidio: no. Gli affetti da una malattia mortale: no, il colpo di grazia farà aumentare dipendenza, sofferenze e indegnità, permettendo sovratrattamenti*.

Aiutare NEL morire, quando inevitabile: sì. Es. tipico i malati di cancro. Invece di usarli come puntaspilli per vendere cure lucrose e inutili, che aumentano le sofferenze, e poi abbatterli, stabilire percorsi condivisi di accompagnamento ad una morte pacifica. Senza interventi medici che aggravino, assicurando dignità, e senza lesinare terapie per il dolore, anche se questo può accorciare la sopravvivenza.

Gli pseudoprogressisti (coi preti ambigui, le mani in pasta nel business biomedico), vogliono l’aiutare A morire liberalizzato, in accordo con business biomedico, malthusianesimo, eugenetica. Mentre sono omertosi e omissivi sull’accompagnare NEL morire, evitando sovratrattattementi, accanimenti e indegnità.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale.

@ Rooobbb: Perché cambi quanto ho scritto e fai confusione? Non ho detto “tutti gli ammalati”; e neppure, tantomeno, “terminali”: l’andare verso la morte inevitabile comincia spesso prima. Dal cancro, quello vero*, si guarisce solo in una minoranza di casi particolari. In Italia il tasso di mortalità annuo per cancro è di circa 300/100000; la LILT riporta che ogni giorno muoiono di cancro 500 persone. E’ con mistificazioni come la tua, inclusa la falsa speranza pelosa e le chiacchiere smielate per vendere farmaci e interventi chirurgici, che i malati di cancro vengono massacrati pro business, senza necessità (es. Earle CC et al. Trends in the Aggressiveness of Cancer Care Near the End of Life. J Clin Oncol, 2004; Koroukian SM et al. Incidence of Aggressive End-of-Life Care Among Older Adults With Metastatic Cancer Living in Nursing Homes and Community Settings. JAMA, 2023). Con la legalizzazione del colpo di grazia lo saranno ancora di più. Nel dibattito impoverito e semplicistico si ignora che esiste un dissenso laico alla medicalizzazione dell’omicidio**, estraneo alle ambigue posizioni del clero, sempre interessato al controllo sulle persone tramite il degrado e al business.

*Kramer et al. Cancer Screening: The Clash of Science and Intuition. Annu Rev Med 2009. – Oke et al. Breast cancer: conflating case fatality with mortality. BMJ, 2023.
** Hartling O. Euthanasia and the ethics of a doctor’s decision, 2021. – The liberal, humanist case against assisted dying. Spiked, 2022.

@ Rooobbb: Il tasso di mortalità è dato da quante persone sono morte – in quell’anno – rispetto alla popolazione generale. Non da quante persone sopravvivono rispetto alle diagnosticate. Quello è il tasso di sopravvivenza. Si equivoca molto sui due indici, anche da sedi titolate, v. articolo di Oke et al. citato: non volendo fare confusione bisognerebbe distinguere “mortalità” e “case fatality rate”. Lei questa confusione la porta all’assurdo. Es. il tasso di mortalità generale in Italia nel 2022 è stato di 1210/100000. Non è che 98790 siano diventati immortali (o che qualcuno li voglia sopprimere).

Detto in un altro modo, la probabilità che sia il cancro la causa del proprio decesso nelle società occidentali è superiore al 20%. Più di 1 su 5. Mentre la probabilità di finire in una di quelle crudeli trappole della natura e del fato dove non si muore ma si è in una sorta di agonia cronica (di finire “incrodati”) è molto molto più bassa. Sono però questi ultimi i casi che Cappato, magistrati e media ci mostrano. Perché sono i casi nei quali l’aiutare A morire può essere eticamente sostenuto. Per poi generalizzarlo, abusivamente, per i casi dove si dovrebbe aiutare NEL morire, come le comunissime morti per cancro. Lì si vuole legalizzare il colpo di grazia, per vendere prodotti, spesso mentendo sulla loro efficacia, e contando sull’aggrapparsi del malato– altro che autodeterminazione – a qualsiasi fuscello. Sembra che si aiuti, e invece si deruba e sciacalleggia. Da monatti.

Commento al post di G. Trinchella “Suicidio assistito, ecco perché il giudice di Firenze ritiene incostituzionale il requisito del sostegno vitale che fu deciso dalla Consulta”

Impressiona come i giuristi, mentre ingigantiscono e cesellano alcuni aspetti, nascondano e trascurino fattori macroscopici. 1) Siamo tutti dipendenti dagli altri. Chi è nella morsa della malattia e della sofferenza, o in uno stato di marginalità, lo è ancora di più; materialmente e psicologicamente; è quindi vulnerabile ad abusi e ad interessi di terzi. Dai quali va protetto. La autodeterminazione di chi è in croce, che riecheggia l’Homo oeconomicus, è una fictio ideologica. Nella realtà del letto d’ospedale può andare vicina allo “è una scelta tua” del ricatto mafioso. Si immagina una inesistente sovrumana volontà individuale mentre si affida la propria individualità a terzi, spesso interessati. La realtà clinica è meglio rappresentata da Ortega y Gasset: “io sono io e la mia circostanza”. 2) Si ignorano gli immani interessi commerciali e di potere sul corpo, sulla longevità e la medicina. Si ignora come ciò che si dice di voler evitare, indegnità e sofferenze, potrà aumentare, i sovratrattamenti a fini di lucro venendo facilitati dalla legalizzazione del colpo di grazia. 3) Si ignorano le diverse situazioni cliniche e diverse traiettorie prognostiche, accorpandole arbitrariamente. Es. la sclerosi multipla spesso non uccide, ma può rendere la vita un inferno. Una malattia a esito mortale in età avanzata, se ben trattata, né troppo né poco, può permettere di morire in pace.

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29 gennaio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Se un essere umano decide di porre fine alle sue sofferenze, secondo me va aiutato”

Credo che sia utile distinguere tra l’aiutare A morire e l’aiutare NEL morire. E considerare che ci sono interessi economici e politici divergenti: che vogliono l’aiutare A morire e non vogliono l’aiutare NEL morire. Un conto è evitare l’accanimento quando il destino è segnato, e puntare a minimizzare indegnità e sofferenze: aiutare NEL morire. Un altro è aiutare A morire, in pratica uccidere, attribuendo alla mafiosa la “scelta” al paziente, che può facilmente essere condotto a non avere altra scelta. O al quale si può arbitrariamente attribuire la scelta, come è accaduto e accade. Ci sono casi limite, poco comuni, dove può essere lecito aiutare A morire. Sono questi che ci vengono presentati dai media, per convincere a generalizzare alla routine, a una deregolamentazione dell’omicidio. Lasciando da parte i gatti – e respingendo la tendenza ad equiparare moralmente l’essere umano agli animali – la situazione di gran lunga più comune che si configura è quella di un paziente che prima viene imbottito di trattamenti non necessari per fare soldi, e poi viene abbattuto. Mentre tanti buoni samaritani accorrono premurosi con la Luger – piuttosto che occuparsi di inefficienze e aberrazioni della sanità – non si rende nota al pubblico la prassi dei sovratrattamenti a fini di lucro; e la loro estensione al fine vita. Che aumenteranno con la liberalizzazione del colpo di grazia, e con essi sofferenze e indegnità.

@ Cynical. Nella raccolta “Il riduzionismo giudiziario nella frode media strutturale” cito diversi articoli che mostrano i sovratrattamenti. Soprattutto in campo oncologico. Un libro, tradotto: Welch et al. Sovradiagnosi. Come gli sforzi per migliorare la salute possono renderci malati. Il Pensiero scientifico, 2013. Ma studi mostrano che questi avvisi fanno poca presa sul pubblico, indottrinato. Le concezioni sulla medicina sono state fatte regredire al livello primitivo: malattia cattiva, ergo medicina buona. La dimensione irrazionale della medicina è sollecitata e sfruttata dai peggiori furfanti e usurai. Con la complicità dei media. E, imperdonabile, dei magistrati, che hanno un dovere di applicare la logica aristotelica e non la “bi-logica”.

Molte cure ufficiali sono inutili e nocive. La sanità pubblica non esiste. E’ una medicina a terminale pubblico, ordoliberista, che applica quanto dettato da interessi privati; lo Stato invece che da controllore fa da esattore (e da sicario per le voci di denuncia). La ricerca non è adeguatamente separata dalla clinica e dal business, soprattuto sul cancro (v. “therapeutic misconception”). Anche l’idea di essere pro o contro l’eutanasia è una distorsione del marketing al servizio di grandi interessi. Siamo contro le indegnità la sofferenza inutile; l’agenda Cappato le aumenterà, giocando su concezioni ingenue stimolate ad arte, complici quelli che dovrebbero tutelare una medicina autenticamente “pubblica”.

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5 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Bauducco “Fine vita, Cappato: “La Regione Lombardia non si volti dall’altra parte. Servono tempi certi perché le persone soffrano meno” “

In Lombardia nel 2020 si è verificato il picco record mondiale di letalità, mai raggiunto altrove, che ha dato il via all’operazione covid giustificando, a livello internazionale, le successive “misure”. Presentata come dovuta a un virus paragonabile a quello del film Contagion, ma anomala sotto gli aspetti tecnici, la breve e circoscritta fase di letalità straordinariamente elevata è inspiegabile in termini di epidemia covid; mentre è spiegata da specialisti come una coerente serie di conseguenze di interventi medici irrazionali e nocivi*. Tra quelli descritti come le reali cause del picco attribuito al virus, la somministrazione non necessaria di midazolam*. Il midazolam è usato anche per il suicidio assistito.

Le stesse forze che hanno voluto il picco nel 2020 vogliono una liberalizzazione dell’omicidio medico; che aumenterà indegnità e sofferenze**. Ritengo che la Lombardia, dove vivo, sia stata scelta per fornire i morti usati per giustificare diktat e ricatti covid date le caratteristiche delle sue strutture sociali, politiche, sanitarie e giudiziarie. Prima di seguire il pifferaio Cappato e chiedere di avere le fiale di midazolam e affini pronte che li aspettano, ai lombardi dovrebbe essere permesso di considerare quale uso degli stessi farmaci è stato fatto in Lombardia dal potere medico 4 anni fa.

* Lo knock-on dell’operazione covid in Lombardia orientale.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico

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13 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di S. Zamboni “Il ricorso al fine vita è un diritto, spero che l’Emilia Romagna l’affronti con la dovuta laicità”

A Mirandola, Modena, il 21 marzo 2020 è arrivato dalla Germania un carico extra di diecimila dosi di midazolam. Un depressore dei meccanismi del respiro. Col quale si è “trattata” l’insufficienza respiratoria delle diagnosi di covid, col risultato di uccidere. Il midazolam è tra i farmaci dell’eutanasia. E’ stato usato anche per condanne a morte, e si è visto che è una morte tutt’altro che indolore.

La “scelta” sull’omicidio medico è di fatto in mano non a chi lo subisce ma a chi lo esegue. Ai medici, che hanno incentivi a farne un pessimo uso. Consegnare ai medici il diritto sulla propria vita può facilmente tradursi nella sequenza sovratrattamento-colpo di grazia, con un aumento di dipendenza, indegnità e sofferenza*.

Tra le esche per imporre l’agenda dell’omicidio medico c’è quella, scolastica, della “laicità”. C’è una opposizione laica all’omicidio medico, es. **. Viceversa il clero, partecipe delle manipolazioni mediche con le quali si ottengono potere e ricchezza, gioca sull’ambiguità delle cure palliative. La prima distinzione è tra l’aiutare NEL morire, evitando l’accanimento e preservando la qualità di vita, che viene negato; e l’aiutare A morire, che tranne una minoranza di casi è un essere messi in condizioni tali da dover accettare come preferibile l’essere abbattuti. O un essere abbattuti d’ufficio, come avviene in UK.

*Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
**Yuill. Assisted Suicide: The Liberal, Humanist Case Against Legalization. 2013.

Stokasto. Completamente avvinghiato a CL?

@ Stokasto: Io “avvinghiato a CL”. Quella di “Tutto Chiesa e wc” (Travaglio, La scomparsa dei fatti). Di Chiaravalloti “passerà gli anni suoi a difendersi” (Travaglio, Mani sporche). Dei magistrati affiliati (questo l’ho scritto io: “Pubblicare la lista dei magistrati di CL”, 2008). Della concezione simoniaca del medico come sacerdote, G. Cesana. Di Cartabia asset per i mafiosi e il crimine farmaceutico. CL che ha dato un buon lavoro, soldi pubblici, a Moretti, BR-servizi, e ha aiutato Barbone, sicario di Tobagi (Fasanella, I silenzi degli innocenti). Mentre io sono tra quelli epurati tramite cricche come CL.

Sei tu che vedi le cose da un prospettiva a 90 gradi. Non mi riferisco alla postura simbolo di passività (anche se non è fuori luogo). Parlo della orizontalizzazione*: il convertire le ferree imposizioni del potere globalista, verticali, dall’alto al basso, come questa dello sdoganamento dell’omicidio, nelle sceneggiate destra-sinistra. Da verticale a orizzontale, una rotazione ad angolo retto. Quando fanno a gara nel servire il potere vero la finta destra, la finta sinistra, toghe anti-forchettoni, come la PM Siciliano, che duetta con Cappato per fare degenerare l’eccezione in norma di routine, e pro-forchettoni, come Nordio, iscritto all’ass. Coscioni, etc. **.

* L’orizzontalizzazione.
** Baruffe di corte: i baroni della destra e i mandarini della magistratura

 

Stokasto. Ama profondamente quello che scrive ed esagera. Il tema è serio e il Midazolam come lo Xanax (ben più conosciuto) è un ansiolitico che anche io darei a chi sta per essere giustiziato perhè condannato a morte.

Attento che questo è un argomento che mi tocca da vicino e potrei dedicarle molto più tempo per portare alla luce gli assurdi altarini con santini e croci che si è tatuato sotto la scucchia.

@ Stokasto: Il midazolam è sì una benzodiazepina ma non di quelle consumate a fiumi nella vita comune. Di uso specifico, crisi epilettiche, anestesia, può divenire efficace strumento di morte, deprimendo il respiro, tanto più in sinergia coi farmaci coi quali viene combinato, e con la somministrazione per infusione data la durata d’azione molto breve. Giocando su questo equivoco può essere usato per l’eutanasia del non consenziente, come è avvenuto col Liverpool Care Pathway. E come è stato denunciato per il famigerato protocollo covid NG163, es. **.

La rassicurazione falsa e ingannevole che il midazolam “è un ansiolitico come lo Xanax” ha dunque autentica rilevanza criminologica, che dovrebbe essere nota alla magistratura. Oltre a mostrare come l’omicidio sia il fine e non il mezzo della campagna per la morte facile, e come i mezzi siano quelli subdoli del veneficio.

*This Sedative Is Now a Go-To Drug for Executions. But Does It Work? NYT, 1 lug 2022.
**Evidence the UK Government authorised “mass murder” of the Elderly and Vulnerable by Midazolam injection and then blamed Covid-19. The Exposè 19 gen 2022. – Ahmedzai +9 altri. Managing COVID-19 symptoms in the community. BMJ 20 apr 2020.

Tintinnabulum. Neologismi, ceiptolalia, circostanzialità, tangenzialità, …direi più che si tratta di un disturbo del pensiero.

La grandiosità fa pensare che sia in fase maniacale, ma forse è psicosi. Non è facile fare diagnosi differenziale senza altri elementi.

@ Tintinnabulum: Il caso di Alessia Pifferi, che evitavo di seguire per quanto è triste, per me è divenuto interessante per la presa di posizione della Procura di Milano sulle psicologhe. Mi chiedo se lì si rendano conto di quali interessi di pendagli da forca sono andati a toccare, non accettando la carta jolly, “la matta”, della consulenza psichiatrica; la carta dei camorristi* e dei farabutti di alto bordo.

*C. De Rosa. I medici della camorra. Castelvecchi, 2017.

Syrantex. Yuill risulta molto più comico negli altri suoi libri (quando difende il secondo emendamento o quando sostiene che Nixon combattesse il razzismo). Il libro sul suicidio assistito, seppur altrettanto strampalato, non riesce a risultare allo stesso modo divertente.

@ Syrantex: CENSURATO

Chi interviene per dare del buffone che non fa ridere a un autore che contesta l’agenda Cappato; senza altra argomentazione? Ma è Syrentex, massone dichiarato, facile a giudizi rapidi come gli inoculi che difende: mi ha già dato del terrorista pericoloso, del mafioso, del malato di mente. A commento di un articolo qui su massoneria e politica, S. Limiti, 4 mag 2021, mi ha scritto che “le piacerà” leggere come la Iannini, “mai visto un GIP umiliare così un PM”, abbia bloccato le denunce sui massoni del notaio Marrapodi (poi trovato impiccato).

Non per lui, ma per chi leggesse, un altro autore laico che denuncia la pericolosità del progetto morte facile: Euthanasia and the ethics of a doctor’s decisions. An Argument against Assisted Dying. Bloomsbury Academic, 2021. Di Ole Hartling, medico, già chairman del comitato etico danese.

Non si faccia caso a Syrentex che sfregia coi suoi scarabocchi le copertine dei libri e le foto degli autori. Bisogna però annotare quali supporters ha il progetto “etico” della morte facile davanti a critiche come quelle di Yuill, Hartling, le mie. E osservare che mentre nei paesi anglosassoni c’è un’opposizione laica di medici, intellettuali, cittadini, nell’Italia cattolica Cappato, protetto da un cordone di troll, monopolizza la scena mediatica. E di voci mediche, di singoli, di Ordini, di società scientifiche, così forti e assidue nel chiedere e ottenere aumenti salariali, impunità e medicalizzazione, se ne sentono poche.

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14 feb 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di F. Fulghesu “Marco Pantani e il viaggio dell’Eroe: a 20 anni dalla morte il ricordo dei successi e del coraggio in ogni ripartenza”

Non fu omicidio diretto, per ciò che è noto, ma per gli elementi disponibili – e tenuti coperti – fu una grande vigliaccata collettiva*. Il servilismo cieco e pronto, quello delle istituzioni e dei media per primi, ebbe come esito il dare in pasto un campione a interessi che vanno a nostro danno. Celebrarlo da morto addirittura come “eroe” permette di autoassolversi e di tacere che nell’Italia protettorato, perfino in campo sportivo, l’aria che si respira non è salubre per figure eminenti, che emergano dalla mediocrità, la rendano apparente stagliandosi su di essa, e trascinino gli altri ad emanciparsene.

* Per cosa è morto Pantani. Lo sport e il marketing farmaceutico

Stokasto. Ti sei dimenticato il Midazolam. Di prenderlo…tre volte al giorno.

@ Stokasto: Stokasto, grazie a te che mostri il livello umano che ha risucchiato Pantani. In UK hanno almeno un parlamentare non allineato, Bridgen, che ha fatto un’interrogazione sull’uso omicida del midazolam nell’operazione covid*. Da noi passa per coraggioso antisistema Cappato, un altro promotore del marketing farmaceutico; e promotore dell’uso omicidiario del midazolam e c.; i cui seguaci usano rodomontate di questo livello. Magistrati e Cappato boys recitano lo stesso copione di marketing sulla morte facile**; date le responsabilità dei magistrati nella fine di Pantani*** non mi stupisce questa convergenza tra troll pro-pharma e ricostruzione giudiziaria vuota.

* Member of Parliament asks the UK Government about the use of midazolam during the pandemic. 2 mar 2023.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico
*** Per cosa è morto Pantani, cit.

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15 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post “Fine vita, annullata la condanna per istigazione al suicidio al presidente dell’associazione Exit-Italia”

“È scientificamente provato e riconosciuto che i vaccini costituiscono una delle misure preventive più efficaci con un rapporto rischi/benefici particolarmente elevato ed un valore etico intrinseco assai rilevante in quanto espressione del dovere di solidarietà”*. Con questo umbrella statement, un universale affermativo illecito, “tutti i vaccini sono buoni e santi” ergo gli inediti e improbabili inoculi mRNA per il covid sono buoni e santi, la Cassazione, e le Procure al seguito, hanno praticato il peculato intellettuale, appropriandosi della logica, che è loro affidata a fini di giustizia, per manomettere il ragionamento in obbedienza ai poteri che supremi lo sono davvero. Oltre a calpestare i principi della scienza e il semplice buon senso.

Similmente, la magistratura mette il prestigio assegnatole al servizio della disinformazione e propaganda sulla morte facile, ponendola anche qui sotto l’ombrello santimonioso; nascondendo interessi indicibili, per i quali l’omicidio è fine e non mezzo, e il colpo di grazia consente lucrosi sovratrattamenti, con aumento delle sofferenze**. Esaltando, invece di sbrogliarlo, l’equivoco tra l’aiutare NEL morire, buona assistenza che viene negata, e l’aiutare A morire, cioè, salvo alcune eccezioni, una liberalizzazione dell’omicidio con pretesti medici e morali**.

*Vaccini, “Archiviate tutto”. Scoop su come la Cassazione dettava la linea. 11 feb 2024.
** Il riduzionismo giudiziario nella frode medica strutturale: il caso del testamento biologico.

@ matematico-apostata: La logica è parte del lavoro del giudice, e ci sono stati giudici-matematici di alto livello. Anche i giuristi che hanno definito l’induzione al suicidio e l’omicidio del consenziente avevano da insegnare come ragionare. E soprattutto come partire da premesse vere, fattuali, che rappresentino la vita reale; con le sue miserie. Sta invece prendendo piede la bi-logica (Matte Blanco).

Per la quale si scambia la facoltà di fatto di potersi uccidere con un “diritto” di “scelta” di farsi ammazzare quando si è stati messi in condizioni atroci.

O si sostiene (sicuro di essere un matematico?) che siccome alcuni vaccini sono efficaci e utili, allora un intruglio non ben testato, tirato fuori al volo dopo decenni di fallimenti sulla stessa famiglia di virus, con una tecnologia nuova, dubbia e irta di pericoli, è un “vaccino” efficace e sicuro; tanto da poterlo imporre con un ricatto mafioso (e si è dovuta cambiare la definizione di vaccino per potergli fare usurpare il nome).

Un libro che illustra nel dettaglio come alcuni vaccini funzionano e sono utili e altri no: Gotzsche PC. Vaccines, truth, lies and controversy. 2021.

Il caso del vaiolo, anni ’60, cioè senza le asserite meraviglie della biologia molecolare, non dimostra che la parola magica “vaccino” scaccia la malattia, come dite. Ma al contrario che l’efficacia dipende dalle caratteristiche della malattia. Nel caso del vaiolo, il Leicester method – risalente all’800: pronta notifica, isolamento e quarantena dei casi.

matematico-apostata: Fallacia dell’inquinamento del pozzo. Per schiarire nuovamente é sufficiente ricordare ancora una volta che non esiste obbligo di vivere secondo il dettato costituzionale. Solo il soggetto può decidere liberamente. Né stato né religione alcuna.

Per il vaccino, le solite farneticazioni complottiste. Il vaccino utilizzato contro il COVID si è dimostrato di gran lunga il farmaco più sicuro: basta fare il rapporto tra le dosi inoculate e i morti per sola causa del farmaco.

Chi afferma il contrario deve fare nuovamente i conti. E naturalmente, il long COVID non è certo una forma influenzale (nè i farneticanti novax possono spiegare i danni neurologici da COVID).
Saluti da un matematico apostata .

@ matematico-apostata:

CENSURATO

Di matematico ci sono frodi contabili per fare figurare efficaci gli inoculi*; e che aberrazioni covid e legalizzazione della morte facile sono elementi dello stesso insieme; la stessa agenda di demolizione delle tutele.

Campanile scrive di una signora che quando il marito le dimostrava con la logica che aveva torto rispondeva con un ceffone: convinta che logica sia un’offesa. Come fa lei, che accusa di “avvelenare il pozzo”. Mentre mi attribuisce “farneticazioni complottiste”, avvelenando il pozzo.

C’è un massone che si cura di coprire di discredito miei commenti. Il 13 feb 24 in “Il ricorso al fine vita è un diritto…“ Il Fatto ha censurato la mia risposta al disturbatore, leggibile in**. Negli stessi giorni G. Amato è stato promosso a Procuratore generale di Roma. Avevo commentato sulla sua “fulminea” [sic] assoluzione di Cappato, in 6 feb 24 “Procura generale di Roma…”. Sembra che l’introduzione dell’omicidio medico goda sia di appoggi di alti magistrati sia di bassa manovalanza troll. E che le critiche argomentate ai magistrati vengano trattate per prassi con diffamazione e censura della difesa**. Se accadesse anche stavolta, invierò al Procuratore Amato i commenti censurati, e una testimonianza di come la lotta alla mafia di cosca fornisca copertura morale a una gestione paramafiosa di agende politiche aberranti e occultamento di crimini di Stato.

*Prof. Fenton’s mathematical search for covid truth. Youtube.
**I due sillogismi di Gomez e la giustizia “dai cinesi”

In preparazione: lettera al Procuratore Generale Giuseppe Amato. Titolo provvisorio: Le narrazioni biomediche come ponte tra la magistratura e l’eversione dall’alto.

 

 

 

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V. anche:

L’agenda Palamara dei magistrati

 

 

 

 

Il relativismo epistemico

31 May 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Il relativismo etico fa ‘spudorata’ la politica” del 31 mag 09

Comunicato con link


Lo scandalismo sessuale dei politici educa il pubblico al relativismo etico, e ancora di più alla dabbenaggine, per gli elettori che standolo a sentire accettano di cedere il voto, che può determinare il destino della loro famiglia, in cambio dell’equivalente di un giornaletto da barbiere. Berlusconi è sospettato di avere avuto a che fare con le stragi che segnarono l’inizio della seconda Repubblica; davanti a ciò, e a tante altre accuse, le storielle di veline mi sembrano un “anticlimax”, per non usare altre espressioni. Meno male che non ho figlie, che sentirebbero queste lezioni sull’andare avanti nella vita “per vaginam”; mi consola anche il non aver contribuito a eleggere questa classe politica.

Anch’io credo che il relativismo etico sia dannoso; antropologicamente, politicamente e anche sul piano esistenziale personale. Non credo però che il clero sia davvero contrario al relativismo. Scarpinato parla di un relativismo etico occulto della Chiesa, per il quale “Dio parla per bocca di preti che frequentano senza problemi i salotti della borghesia corrotta e di quella mafiosa o le stanze del potere dei dittatori, e che riducono Dio a guardiano dei comportamenti da tenersi in camera da letto”. Il vescovo Coletti (CEI), praticando quanto meno il relativismo culturale, ha affermato che “anche l’occhio vuole la sua parte”, pur condannando la bellezza come unico o decisivo criterio per la scelta di candidati. Credo che se interrogata una velina darebbe una risposta simile. Chi tiene conto della bellezza nella scelta dei legislatori non è che pecchi di relativismo; si è bevuto il cervello. In Parlamento sarebbe bellissimo avere qualche donna come Rosa Luxemburg, ricordata per il coraggio, l’intelligenza e il carattere (che la rendevano affascinante nonostante fosse malaticcia, scrisse Trotsky); e per una definizione di libertà, che è la migliore che conosco:

“La libertà solo per i seguaci del governo, solo per i membri di un partito – per numerosi che possano essere – non è libertà. La libertà è sempre unicamente la libertà di chi la pensa diversamente. Non per fanatismo di “giustizia”, ma perché tutto ciò che di educativo, salutare e purificatore deriva dalla libertà politica, dipende da questa condizione, e perde ogni efficacia quando “libertà” si fa privilegio.”

La definizione è riportata da alcuni come “La libertà è la libertà dell’altro”. Mozzafiato. Diamo alla mente quello che è della mente, e al sesso quello che è del sesso.

Mi sembra inoltre che il clero aggiri la condanna del relativismo praticando un relativismo epistemico occulto, per il quale si rappresenta e a volte si altera materialmente la realtà in modo che l’applicazione di principi etici fissi esiti in conclusioni preordinate. E’ come avere giudici rigorosissimi che però valutano le risultanze di inchieste condotte da inquirenti criminali; che manipolano l’inchiesta e la stessa realtà. Le riforme che depotenziano gli strumenti di accertamento dei reati e mettono le indagini in mani sicure appaiono ispirate dal relativismo epistemico, che è più adatto alle istituzioni, consentendo loro di salvare l’immagine di depositarie di valori stabili e di imparzialità.

In questi giorni è uscito un libro, “Una mano lava l’altra”; mi correggo, “Siamo tutti sulla stessa barca”, di Martini e Verzè. Il primo è un autorevole esponente del cattolicesimo progressista. Il secondo ha un lungo curriculum etico, che comprende la presentazione di Pio Pompa al Sismi (Lui e Cristo). Fare finta di ignorare la rete di interessi della quale don Verzè è parte non secondaria è uno spudorato relativismo epistemico. Di recente ho sentito, ad una presentazione del libro di Stefania Limiti “L’anello della Repubblica”, che il servizio allestito da Pompa potrebbe essere la prosecuzione delle attività dell’Anello, che ebbe un ruolo primario nei “Misteri d’Italia” degli scorsi decenni. Entrambe le strutture si sono occupate di disinformare, calunniare, distruggere. L’Anello viene fuori solo oggi. Ci vorrà molto tempo, forse altrettanti decenni, prima che affiori il ruolo di servizi come quello di Pompa negli affari della biomedicina come quelli di Verzè. Ma già adesso ci si dovrebbe interrogare su quest’altra designazione “caligolare”, dove un personaggio come don Verzè impartisce lezioni di etica, a due voci con l’arcivescovo emerito di Milano, esponente del cattolicesimo illuminato. Abbiamo un maestro di morale, don Verzè, che è il padrino di un professionista della falsificazione della realtà, e dell’adeguamento della realtà al falso mediante la violenza. Un’accoppiata che rappresenta icasticamente il relativismo epistemico.

Commento agli auguri di Pasqua 2009 del vescovo di Brescia su Youtube

13 April 2009

YouTube

Nella Resurrezione di Piero della Francesca Cristo si presenta vittorioso agli uomini, rispondendo così alla croce, che tra gli attrezzi del boia è quello col maggior carattere ostensivo: la crocifissione è supplizio e esposizione del supplizio. Issato in alto come un’insegna, il crocifisso proclama la morte e sofferenza che il potere infligge a chi lo sfida. Invece nella città del papa gradito alla P2 i sovversivi sono eliminati con mezzi obliqui e sotterranei.

Parmaliana ha inciampato?

16 March 2009

Blog “Uguale per tutti”

Commento al post “Nessuno vuol fare il Pm in Sicilia: 4 domande per 55 posti” del 14 mar 2009

 

Titolidicoda.org, sotto l’articolo sui magistrati dissuasi dal chiedere di fare i PM in Sicilia, attribuisce all’isolamento la morte di Parmaliana, che annovera tra coloro che “combattono, contro la mafia e a volte inciampano e cadono”. Questa figura retorica dell’inciampare si presta ad ambiguità. Parmaliana non è stato solo isolato: ha anche ricevuto altri trattamenti che come l’isolamento agiscono per via indiretta. E’ stato mascariato da alcuni magistrati, con una botta che è andata a colpire esattamente là dove si doveva colpire uno come lui volendo neutralizzarlo senza esporsi. Scambiandolo di posto con coloro che denunciava lo si è ferito, sconfessato, screditato; lo si è esposto al ludibrio dei mafiosi e del pubblico imbevuto di cultura mafiosa. Se proprio si vuole dire che “ha inciampato” allora si deve anche dire che ha inciampato dopo che i magistrati gli hanno dato uno scappellotto che in quelle circostanze equivaleva a una randellata. Che è inciampato mentre lo stavano obbligando a ballare coi mafiosi la quadriglia delle accuse reciproche. Anche se trovo incomprensibile la scelta del suicidio, credo che il Prof. Parmaliana non abbia perso la testa, ma abbia piuttosto mescolato il dolore al tipo di ragionamenti ai quali era abituato come scienziato. Per ragioni che vanno esposte dettagliatamente, direi che sul viadotto il Prof. Parmaliana ha bilanciato la sua ultima equazione. L’equazione mafiosa che gli avevano appena consegnato.

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Blog  de Il Fatto

Commento al post di  F. Fabbretti e M. Di Gianfelice ” Un suicidio per arrivare alla verità” del 29 feb 2012

“Solo il chimico può dire, e non sempre, quale sarà il risultato della reazione….”

Non comprendo il suicidio del prof. Parmaliana, un uomo di valore braccato da una muta di ominicchi che non meritavano che disprezzo. Tra gli elementi endogeni, credo che oltre al suo carattere due altri fattori possano avere agito congiuntamente. Uno è la formazione scientifica. Il rifiuto innato dell’anomia, dell’assenza di regole, e l’orrore e lo sconforto per dover subire l’illegalità da chi rappresenta la legalità, possono essere stati acuiti dalla formazione scientifica, che vede l’andamento del mondo regolato da leggi; come Trainor il farmacista di Spoon river. Portando così al “suicidio anomico” descritto da Durkheim.

L’altro fattore può essere stato quello culturale dell’atavica sfiducia meridionale, non infondata, nella giustizia dello Stato davanti all’alleanza tra questo e i malvagi. Sfiducia che porta taluni meridionali, incapaci di accettare il giogo della prepotenza, a sostituire, a proprie spese, la richiesta formale di giustizia con l’esposizione dell’ingiustizia, della propria condizione di vittima. Il ritorno a una forma primitiva di difesa sociale della giustizia, l’unica possibile davanti alla paludata barbarie delle latitanze e complicità istituzionali; nella quale ci si sacrifica, si mostra l’infamia nuda anziché farla nascondere sotto carte bollate e sofismi, esponendo così i carnefici e i loro complici alla condanna nell’opinione popolare. Il ragionamento di tipo scientifico e quello della antica cultura subalterna possono essersi fusi in una deliberazione che nella terra dell’inconcludenza e del compromesso ha ottenuto, al massimo costo, un notevole risultato.

v. Parmaliana ha inciampato?
https://menici60d15.wordpress.com

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1 marzo 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “Mafia, denunciò i boss ma lo Stato impone l’interdittiva alla sua azienda: imprenditore si uccide a Gela”

Dopo Parmaliana un’altra persona che ricorre – in una forma da non imitare – a un surrogato civile di giustizia per difendersi dal complemento istituzionale della mafia. L’Italia è un paese controllato; il sistema mafia-antimafia è uno dei principali sistemi di controllo. La mafia serve da braccio operativo; la lotta alla mafia crea legittimazione e consenso mentre distoglie l’attenzione, lascia indisturbate e giustifica operazioni del mondo perbene che in un paese libero sarebbero contrastate non meno della mafia. Talora partecipandovi; troppi addetti all’antimafia – le prefetture, con la loro tradizione, fanno scuola, da Brescia a Cosenza – sono severi custodi, oltre che praticanti, dei metodi mafiosi del mondo legale. E’ fondamentale per questo sistema non spazzare via la minaccia mafiosa, come avrebbe già fatto un paese libero, e mantenere un tensione antimafia perenne e mai risolutiva; facendo mostra di un rigore fuori luogo che è anche una compensazione per la mollezza verso i poteri che con una mano muovono le istituzioni e con l’altra i mafiosi. Questa morte riflette la natura patologica del complesso mafia-antimafia; la strategia della tensione, la volontà di mantenere uno stato di grave “infiammazione cronica”. Non deve meravigliare che avvenga ciò che si verifica negli stati infiammatori, dove i danni all’organismo provengono anche da quelle che dovrebbero essere le sue difese.

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10 luglio 2021

Blog de Il Fatto

Commento al post di G. Pietrobelli “Sara Pedri, ginecologa scomparsa: trasferito primario del reparto. L’Apss: “Tutelare serenità di pazienti e personale” “

Spero che la giovane sia viva. Comunque il caso mostra 2 componenti dell’avvelenato mondo medico. a) La fragilità di alcuni rispetto a un ambiente pesante. Un mio compagno di corso si suicidò quando stava per venire a galla che non si sarebbe laureato, avendo falsificato il libretto senza dare gli esami. Tomatis nei suoi libri sul mondo della ricerca biomedica riporta due casi di suicidio di ricercatori da pressioni lavorative. Lo studiare può associarsi al riconoscere la mostruosità mascherata e rigettarla: Parmaliana.

b) La disciplina di cosca impunita e protetta in quanto funzionale a grandi interessi. Il PM Raimondi è tra i magistrati che hanno beneficiato della libera persecuzione, da gabbione di corte d’assisi, verso un medico che denunciava manipolazioni. Es. gli allarmi a senso unico, a favore di frodi mediche, sull’inquinamento*.

La magistratura favorisce la gogna, la selezione inversa, e con esse le visioni superficiali, scolastiche e fraudolente su medici e salute, necessarie ai grandi garbugli, ai grandi giochi di specchi. Come quelli che videro l’esagerazione della diossina di Seveso **, e l’uccisione del direttore dell’Icmesa da parte degli stessi miserabili pilotati che uccisero Guido Galli, il magistrato-studioso.

*Il procuratore Raimondi choc: “Brescia la nuova Terra dei Fuochi”. CorSera 10 ott 2017. – La post-camorra. Dai tagliagole alla chirurgia ingiustificata della tiroide. Sito menici60d15.
**The poison paradox. Oxford Univ Press, 2005.

Calipari: virtù militari e diritto

21 June 2008

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Post del 21 giu 2008

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Nel giugno 2008, dopo oltre 3 anni, si chiude, espletati tutti i passaggi e ricorsi di rito, con l’archiviazione per “carenza di giurisdizione” il procedimento giudiziario sull’assassinio del valoroso Nicola Calipari, generale della Polizia di Stato, agente del SISMI. L’elevata probabilità che l’uccisione di Nicola Calipari non sia stata un incidente, ma appartenga ai “Misteri d’Italia”, e che come tale sarebbe rimasta indefinita e impunita, è apparsa chiaramente fin dall’inizio a chiunque conoscesse a grandi linee la storia dell’Italia del dopoguerra. Il procedimento giudiziario è servito da riempitivo, per frapporre il feltro del tempo tra una realtà impresentabile e la sua percezione.

E’ ovvio che se si vuole controllare una nazione straniera occorre coltivare una classe dirigente servile, mentre vanno eradicati, come la gramigna, quei soggetti che si opporrebbero alla dominazione; e ovviamente i detentori del potere militare sono tra i primi a dover essere “purificati”. In Cile un anno prima del golpe che mise al potere Pinochet si ebbe cura di fare assassinare il capo delle forze armate, generale Schneider (Schneider nel mirino della CIA. In: Salvador Allende. P. Verdugo, Baldini e Castoldi, 2003).

In Italia, si può immaginare in base a quali criteri siano avvenuti avanzamenti e nomine nelle forze armate, con ministri della difesa come Andreotti o Cossiga. Tale “selezione avversa”, una selezione all’incontrario, ha comportato anche alcune eliminazioni fisiche, delle quali quella di Calipari è stata la più recente. La prima è stata quella di Nicola Bellomo, un generale dell’Esercito che dopo l’8 settembre sfoderò, in un Paese allo sbando, una grinta impressionante. Per il suo comportamento roccioso ed efficace nella fiumana della disfatta, si sarebbe dovuto intitolargli vie, piazze e accademie militari. Invece è dimenticato, e ad aiutare l’oblio è anche intervenuto il segreto di Stato. Lo fucilarono gli inglesi – che avevano capito di che pasta era fatto – grazie ai maneggi dei suoi biliosi colleghi italiani, privi del suo coraggio, ma dotati di quel singolare “coraggio” necessario a commettere atti vili, e quindi ben visti dai vincitori come capi nel futuro esercito repubblicano. Bellomo rifiutò di chiedere la grazia. Si è scritto che l’Italia postfascista è cominciata con questo vergognoso episodio (F. Bianco. Il caso Bellomo. Un generale condannato a morte. (11 settembre 1945). Mursia, 1995).

Dal dopoguerra ci sono stati diversi casi di militari morti in circostanze che fanno pensare ad un’epurazione. Un generale che era troppo leale alla nazione per i gusti dei governanti fu il Vicecomandante generale dei Carabinieri Giorgio Manes (G. De Lutiis. Storia dei servizi segreti in Italia. Editori Riuniti, 1991). Oppositore di De Lorenzo, vessato e screditato, morirà d’infarto nel 1969, a 63 anni, bevendo un caffè mentre attendeva di deporre presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sul tentato golpe di De Lorenzo del 1964. I familiari sostennero che era stato ucciso. C’è poi Dalla Chiesa, che non era un angioletto, ma un Carabiniere, con l’evidente stortura di indossare la divisa di generale essendo come persona un autentico generale, che vuole servire il suo Paese e ne è capace.

Di Calipari, che apparteneva all’ambientino dei servizi segreti, non sappiamo molto. Sappiamo che ha portato a termine una missione molto delicata e pericolosa a Baghdad, andando contro il volere degli statunitensi, che preferivano ai vertici dei servizi segreti persone più “fidate”; persone che sono state avvantaggiate dall’assassinio (G. Malabarba. 2001-2006 Segreti e bugie di Stato. Partito americano e l’uccisione di Calipari. Alegre, 2006). Sappiamo che Calipari ha reso un importante servizio al Paese, senza che le istituzioni gli coprissero le spalle da vivo; mentre lo hanno scaricato da morto, ovviamente in un tripudio di pianti, corone funebri e discorsi alati. “L’alleanza” cortigiana agli USA nell’occupazione dell’Iraq è stata ripagata con gesto che esprime un “disprezzo che va oltre la subalternità” (N. Dalla Chiesa. No alla medaglia americana. l’Unità 27 apr 2005). In effetti, sembra una punizione esemplare per tenere degli schiavi al loro posto, troncando sul nascere, con una ferocia da negriero, qualsiasi gesto di autonomia.

Mi pare che questi quattro alti ufficiali italiani, e altri come loro, siano stati eliminati, al di là delle ragioni contingenti, per due motivi fondamentali: da un lato, erano nati soldati, e comandanti, nel senso migliore del termine; ben capaci di battersi, onesti, amavano il loro Paese, e non si facevano mettere la cavezza da nessuno; dall’altro, subivano la rivalità di colleghi o politici con orizzonti più ristretti, che invece erano pronti ad assumere ruoli servili. Credo che, come molti civili pure eliminati, siano stati epurati, prima che per i loro atti, per le loro qualità personali e professionali.

Le infinite analisi sui massimi mali dell’Italia repubblicana: il terrorismo, la mafia, il governo clericofascista, l’opposizione venduta, il cronico cattivo andamento dell’economia, etc., sarebbero grandemente semplificate considerando due elementi che sono semplici e importanti, ma sono tabù. Il primo è che la classe dirigente italiana, mutuando gli storici costumi della Chiesa, è “compradora”: ha una tendenza a prosperare vendendo i beni materiali e morali del Paese a forze straniere; vendendo quindi anche persone, o l’onore della nazione, se richiesti. Il secondo è che attualmente tale classe compradora è al servizio degli USA, dei quali siamo uno Stato satellite. Sottovalutando questi fattori, viene sottovalutato anche il peso che hanno gli USA nel determinare le carriere della classe dirigente italiana, decidendo chi deve andare avanti e chi va fermato.

Il caso Calipari mostra bene questi due elementi; mostra l’incontro tra lo strapotere USA e il servilismo volontario e talora entusiasta col quale le nostre istituzioni consentono agli USA di spadroneggiare sugli Italiani. Le giustificazioni dei giudici all’archiviazione appaiono della stessa stoffa della quale erano tessuti i vestiti nuovi dell’imperatore. Non so se ci sono davvero barriere giuridiche insormontabili che rendono non punibile l’uccisione di Calipari, e quindi formalmente inevitabile la degradante accettazione di un oltraggio così profondo all’intero Paese e alle sue Forze armate; ma, se così fosse, questa è un aggravante, e non un esimente, per la nostra classe dirigente; della quale fa parte anche la magistratura, che non è nuova al conferire impunità ai reati sui quali si allunga l’ombra dell’amico americano. Mentre su reati riguardanti altri affari politici, reati riguardanti la lotta interna per il potere, è molto meno timida.

Il 7 marzo 2005, giorno dei funerali di Calipari, scrissi alla sezione locale dell’Associazione nazionale magistrati, e al prefetto della città dove abito, una lettera dove lamentavo l’asservimento dei pubblici poteri a interessi illeciti; citando Calipari come esempio di selezione avversa delle elites, per la quale vengono eliminati gli uomini migliori delle istituzioni; viceversa, scrivevo, le autorità come quelle oggetto della lettera, che abusano del proprio potere per compiacere i poteri forti, camperanno quanto “tartarughe delle Galapagos”, relativamente a tale selezione. (Scrissi pure che le esortazioni, allora correnti, sulla necessità di aspettare i risultati dell’indagine giudiziaria prima di accusare gli USA di aver voluto assassinare Calipari, mi ricordavano il guappo de “Il turco napoletano” che risponde allo schiaffo di Totò dicendo che andrà dal dentista, e che farà un macello se il dentista gli dirà che il dente che lo schiaffo gli ha fatto saltare era sano).

Il caso ha voluto che “la goccia” che mi spinse a scrivere il giorno del funerale si sia ripresentata puntuale tre anni dopo, contemporaneamente alla sentenza di archiviazione. Si ha l’impressione che fra le figure-guida di diversi magistrati e uomini d’arme, invece che i magistrati, i soldati, e i poliziotti che non hanno accettato il giogo, ci siano i lenti bestioni delle Galapagos, emblema dell’arte di campare cento anni e più, visto che sono tra gli animali più longevi; e dell’arte di sopravvivere in tempi difficili, perché la tartaruga, che sembra così impacciata, e così assorta nel farsi i fatti suoi, è anche tra i pochi gruppi di rettili sopravvissuti all’estinzione del Mesozoico che segnò la fine dei dinosauri, decine di milioni di anni prima della comparsa della nostra specie.

Anche le nostre Forze armate, inclusi i corpi di polizia, sono parte di questa dirigenza compradora. Poche settimane fa abbiamo avuto la sfilata delle Forze armate del 2 Giugno e la festa dei Carabinieri. Ogni anno le divise si appesantiscono di nuovi ornamenti; come se la continua aggiunta di buffetterie, canutiglie e pennacchi dovesse mimetizzare dei vuoti sotto la divisa. La locale tv ha riportato che in occasione della festa dei Carabinieri il Comandante provinciale dei Carabinieri della città dove abito ha detto che l’azione dei CC poggia da un lato sul diritto e dall’altro sulle virtù militari. Questa accoppiata mi è tornata in mente leggendo dell’archiviazione per Calipari. Nella mia personale esperienza l’azione degli attuali CC affonda piuttosto le sue radici in quella stessa furbizia amorale e imbelle che è il vanto dell’Italiano medio, e in particolare dell’Italiano medio che occupa cariche istituzionali; la differenza maggiore essendo data dalle armi e dai mezzi che davanti ai cittadini inermi li fanno sembrare guerrieri invincibili, e che possono facilmente mutare tale furbizia in violenza, e a volte in spargimento di sangue.

Una furbizia che li porta, poco militarmente e a onta del diritto, a mettersi dalla parte del più forte, se il più forte è molto grosso, così grosso che non si può certo metterlo in gattabuia, come meriterebbe. La furbizia amorale e imbelle per la quale se un qualunque cittadino italiano è sgradito a interessi economici o politici USA – si tratti di un presidente del consiglio, come Moro, di un funzionario, o dell’ultimo povero diavolo – e gli yankees mostrano il pollice verso, la sua vita non vale cento lire, per i nostri CC, o per la PS. Del resto, prima degli studi sul “familismo amorale” delle nostre classi dirigenti, Longanesi aveva detto che nel bianco del tricolore andrebbe scritto “Tengo famiglia”.

Naturalmente, anche nei CC e negli altri corpi armati sono presenti persone oneste, o coraggiose, o intelligenti. Ma, se qualche militare o poliziotto avesse tutte e tre queste qualità, e volesse esercitarle, in grado eroico, in circostanze come quelle nelle quali si è trovato Calipari, di coraggio e abilità dovrebbe averne dosi doppie, rispetto ai suoi colleghi di altre nazioni: una dose per fronteggiare il nemico, e l’altra per reggere ai superiori e politici che ha alle spalle e che dovrebbero coprirlo. Con l’omicidio e l’archiviazione, militari e poliziotti che sentissero il prurito di emulare Calipari o altri con la spina dorsale, sono avvisati. Fatte salve le solite eccezioni, che rafforzano la prassi, quando lo zio Sam chiede la testa di qualche italiano anche i magistrati depongono la prosopopea con la quale si presentano al volgo, e battono i tacchi; facendo del diritto e dell’onore della magistratura ciò che i CC e le altre forze armate fanno del diritto e delle virtù militari davanti alla stessa richiesta.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

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2 febbraio 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Cannavale “Sud, la necessità di ricordare”

A chi voglia comprendere l’Italia di oggi senza fermarsi alle veline ufficiali, sarebbe utile apprendere del caso Bellomo, citato en passant da Cannavale. Nicola Bellomo fu un generale dell’Esercito che dopo l’8 settembre sfoderò, in un Paese allo sbando, una grinta impressionante, organizzando e guidando, vittoriosamente nonostante gli scarsi mezzi, la resistenza militare contro i nazisti. E’ dimenticato, e ad aiutare l’oblio è anche intervenuto il segreto di Stato. Lo fucilarono gli inglesi, che avevano capito di che pasta era fatto. Fu eliminato, mentre tanti criminali e traditori venivano salvati e a volte rimessi in servizio, grazie anche ai maneggi dei suoi colleghi italiani e dei politici, privi del suo coraggio, ma dotati di quel singolare “coraggio” necessario a commettere atti vili; e quindi ben visti dai vincitori come esemplari del tipo d’uomo adatto a dirigere, a vantaggio dei conquistatori, l’Italia asservita. Si è scritto che l’Italia postfascista è cominciata con questo vergognoso episodio. Vedi: “F. Bianco. Il caso Bellomo. Un generale condannato a morte. Mursia,1995”. Consiglio il libro anche ai giovani che, data l’attuale statura, i tratti, e i costumi, di chi ci governa e decide sulle nostre vite, forse neppure sanno cosa sia un capo vero, non avendolo mai visto; né cosa sia il vero onore per chi è in posizione di comando.

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4 marzo 2015

Blog de Il Fatto

Commento al post di A. Mantovani “Calipari, 10 anni fa la morte dell’agente del Sismi che liberò Giuliana Sgrena”

Segnalo il libro “L’omicidio di Nicola Calipari” (Rubbettino, 2012) scritto da un PM, Erminio Amelio, sulla acquiescenza dei nostri politici e della nostra magistratura all’uccisione di un altro di quelli che potrebbero essere detti “I capaci”.

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20 dicembre 2018

Blog de il Fatto

Commento al post di T. De Marchi “Angelo Tofalo indossa la tuta da Top Gun e annuncia: l’F-35 è irrinunciabile”

L’arte di cantare che si sta “ridendo in faccia a Monna morte ed al destino” mentre ci si sta calando le brache. Spiace anche per quei militari davvero coraggiosi e leali alla bandiera.

Nel paese dei preti arraffoni sotto le pelli d’agnello, dei bauscia che trascinano l’Italia verso il postribolo mentre recitano di amarla, dei “disinistra” che si rivelano essere come i porci di Orwell, dei furbi di paese che fanno tanto fumo per mangiarsi l’arrosto, bisognerebbe avere sempre presente il commento di un personaggio di Fellini: “se un ladro ha la faccia da ladro in fondo è onesto”. Il M5S è l’esempio più recente della mai appresa differenza tra esca e amo: tra un appetitoso boccone e un gancio d’acciaio con punta ad arpione. La differenza tra retorica e pratica. Tra “Se il destino è contro di noi, peggio per lui” e il motto che Longanesi diceva andrebbe scritto nel bianco del tricolore: “Tengo famiglia”. Nella mia esperienza, tra il “pugnale in mezzo ai denti/in uno contro venti” e le audaci operazioni di stalking di corpi armati dello Stato in venti contro uno per procacciarsi la pagnotta servendo gli affari criminosi dei big shots.

cawdor: Stai poco bene? Deliri.

@ cawdor. Può darsi. Quando sento il passaggio dei 5S dal “no agli F-35” al loro sottosegretario alla difesa e carabiniere parà che spiega che gli F-35 vanno acquistati e com’è bello volare sugli F-35 mi appare, invece che le immagini di repertorio su El Alamein, la scena alla quale assistei tanti anni fa su un Pilatus, di uno che rifiutò di lanciarsi. Stropiccio gli occhi, ma vedo Otello Celletti, il vigile di Sordi, che in tribunale spiega di avere scambiato “sbronzo” per “str..” e elogia il sindaco che aveva denunciato (Vittorio De Sica). Chiudo gli occhi, mi concentro, ma mi appaiono Stanlio e Ollio che nell’andarsene dalla Legione straniera cantano e ballano “Guardo gli asini che volano nel ciel”. Tu che sei pratico di pensiero lucido, dimmi: è grave?

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7 aprile 2019

Blog De Il Fatto

Commento al post “Migranti, De Falco (ex M5s) salirà a bordo della nave dell’ong Mediterranea: “Continuano partenze e morti in mare””

La Guardia costiera che paghiamo e onoriamo perché difenda i nostri confini riceve, grazie agli uffici dei preti, riconoscimenti per “l’accoglienza”. Tra i tanti morti sul fondo del Mediterraneo ci sono anche i marinai italiani dilaniati e annegati nella II Guerra mondiale per il tradimento dei vertici della marina militare, che lavoravano sistematicamente per gli inglesi (A. Trizzino, Navi e poltrone, 1966). Dopo la guerra uno degli ammiragli venduti fece passare il suo comportamento per antifascismo e per amore dell’Italia. Di quel massacro di italiani fatti uccidere dai loro capi non si parla. E’ uno dei capitoli del libro delle vicende indicibili della nostra storia, la cui conoscenza ci aiuterebbe a meglio comprendere il presente. Incluso il servizio immissione di clandestini mediante navi della marina militare al servizio dei poteri forti e a danno del Paese; il suo essere fatto passare per gesto di umanità; e le accuse tartufesche di razzismo a chi si oppone, parallele al tacciare di simpatie fasciste chi chiami traditori i traditori nella sciagurata guerra voluta dalla follia fascista. “Nessun cittadino può sentirsi sicuro se non è certo che l’onore militare ispira i suoi difensori”. E’ la frase conclusiva del libro di Trizzino, una considerazione che gli italiani dovrebbero fare, e non solo riguardo all’arma della Marina.

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1 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “2 giugno, Salvini: “Gli ex generali assenti? Non sentono la presenza del ministro”. E sulla giustizia: “Riforma è un’emergenza””

In un paese civile un ministro difende le istituzioni anche dalle degenerazioni interne. Invece per Salvini, “il maschio analfa”, un ministro, in particolare se dal suo ministero dipendono corpi armati dello Stato, deve stare “sempre e comunque” dalla parte di quelli di cui è a capo. Molte ombre del passato, e anche del presente, condottieri coi loro mercenari, capimanipolo con le loro squadracce, capobanda con i loro ladroni, etc. gli darebbero ragione. E anche figure meno bellicose, trattandosi qui non di resistere fino alla morte in un ridotto, ma di dare l’assalto a formidabili marmitte fumanti di pasta al ragù e a minacciosi schidioni di polli arrosto; a volte in cambio di servigi ai poteri forti extranazionali che sono la negazione dell’onore militare e dell’asserita devozione alla patria.

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2 giugno 2019

Blog de Il Fatto

Commento al post “2 giugno, Roberto Fico. Festa dedicata a tutti, anche ai migranti e ai rom”

Purtroppo, purtroppo per loro, il sentimento repubblicano degli italiani è debole; e le parole dell’alta carica grillina, che invitano al party anche l’immigrazione immessa a forza – con la Marina militare che fa gli sbarchi alla rovescia – rafforzano l’interpretazione del 2 giugno come la festa degli imboscati strutturati tramite lo Stato, senza altra bandiera che quella dei propri interessi.

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7 giugno 2019

Blog de il Fatto

Commento al post “Migranti, Mattarella alla Marina militare: “Il salvataggio di vite umane di questi anni ha reso prestigio al nostro Paese””

Caio Duilio inventò il corvo, un ponte levatoio che uncinava le navi nemiche, per battere la marina cartaginese, una potenza aggressiva rivale di Roma. Alla larga dalla retorica dei fasti militari degli antichi romani; ma non va bene neppure quella dei nostri capi, che hanno inventato una serie di artifici per creare ponti che sbarchino giovanotti africani in Italia, es. il naufragio su appuntamento. Con la marina militare asservita – non è la prima volta* – a interessi stranieri in danno degli italiani. Si assegnano tra loro medaglie e lodi, avendo appiccicato quattro frottole pseudoetiche e pseudoreligiose su quella che è essenzialmente mancanza di spina dorsale. Mentre danno del fascista a chi li critica e si atteggiano a san Francesco per il nuovo tradimento sul Canale di Sicilia e dintorni, si vantano della nave Trieste, nave da assalto da 1.1 miliardi di euro**, addobbata al varo con un grande crocifisso e immagini di Wojtyla e Padre Pio, che servirà le guerre di dominio altrui a danno di quell’umanità della quale si atteggiano a salvatori. Abbiamo una marina militare piegata ad interessi antinazionali in maniera non esattamente prestigiosa.

*Trizzino A. Navi e poltrone, 1966.

** Dinucci M. La nave d’assalto dei nuovi crociati. Il Manifesto, 30 mag 2019.

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3 dicembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Donne sul fronte, la graphic novel su Giuliana Sgrena e i giorni del sequestro: “Una pagina della nostra storia che non viene più raccontata” “

I salvati e i sommersi

Nella II Guerra Mondiale gli Alleati mapparono sugli aeroplani i fori delle pallottole naziste. Pensavano di rafforzare le zone dove erano concentrati, ali e impennaggi. Il matematico Wald osservò che i fori erano su aerei che pur colpiti erano tornati alla base: bisognava invece rafforzare le zone non colpite, quelle dove i colpi avevano fatto cadere gli aerei non tornati: cabina di pilotaggio e motori. E’ un errore, un survivorship bias, accomunare i sopravvissuti agli eliminati. Bisogna invece studiare i sopravvissuti separatamente; per ciò che sono in sé stessi e in quanto diversi dai caduti o opposti. Cefis, fondatore della P2, successore di Mattei che operava per il bene e l’indipendenza degli italiani. Il Viminale che si fregia di Boris Giuliano e mette al suo posto il piduista Impallomeni. I PdR Napolitano e Cossiga, frequentatori dell’ambasciata USA, rispetto a Moro, PdR mancato. Piersanti e Sergio. La Sgrena del Manifesto, “quotidiano da sempre in odore NATO”*, e Calipari, l’agente dei servizi troppo coraggioso e indipendente per i criteri USA; che con l’uccisione, ovviamente impunita, mostrarono, scrisse Nando Dalla Chiesa, “un disprezzo che va oltre la subalternità”. La brutta Italia reale della classe dirigente così selezionata e l’Italia perduta con ai posti di comando i fantasmi di quelli che sono stati epurati.

* Chi c’è dietro Amnesty International e gli ex-LC che invocano la linea dura sul caso Regeni. F. Dezzani, 2016.

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Vedi anche:

La differenza tra provare paura e essere codardi

La coltivazione della viltà: Giuliani e Bagnaresi

5 April 2008

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Post del 5 apr 2008

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Carlo Giuliani, sul cui corpo è passata più volte la Land Rover dei CC dalla quale era partito il colpo di pistola che l’aveva mortalmente ferito, e Matteo Bagnaresi, l’ultrà del Parma travolto lentamente da un pullman il 30 marzo 2008, sono stati schiacciati da un’entità misconosciuta, ma importante: la coltivazione della viltà. Governanti, poteri dello Stato, amministratori, praticano la viltà: pensano ai propri interessi, si vendono con una disinvoltura da marciapiede, strisciano davanti a chi è più forte e azzannano chi non può difendersi. Questo è risaputo. E’ meno noto che, oltre a praticarla, la viltà la promuovono nei cittadini, e in particolare in chi non ci sta e, in modi diversi, si oppone. Cittadini e oppositori con le carte a posto, che esprimano critiche razionali e forme civili di protesta e contrasto, metterebbero in crisi il sistema. Ne mostrerebbero la viltà. Com’è proprio dei criminali, il potere tende a compromettere le sue vittime e i propri sottoposti, coinvolgendoli in atti negativi, e togliendo quindi loro l’integrità morale, per poterli meglio controllare. La coltivazione della viltà nei costumi è un formidabile strumento di soggezione.

Approfittare di una manifestazione politica per commettere atti che in condizioni di stato di natura, o sotto una piena dittatura, verrebbero ripagati con una revolverata, fidando nei limiti alla reazione imposti dalle leggi, è vile (e anche ingenuo, perché confidare nel rispetto della legge da parte delle nostre autorità per commettere atti illeciti è come andare a rubare in casa dei ladri). E’ vile sfogare la propria voglia di menare le mani in occasione di partite di calcio, magari in un branco di dieci contro uno sconosciuto. Le autorità favoriscono questi atti di viltà. Probabilmente Pasolini percepiva la viltà pilotata di alcune espressioni del Sessantotto, e ammoniva anche contro questa trappola, quando scriveva che stava dalla parte dei poliziotti negli scontri di piazza. Se si compiono azioni vili, si facilita al potere l’esercizio della propria viltà. Come è avvenuto a Genova, che è stata un’imboscata per i movimenti. A piazza Alimonda avrebbero dovuto esserci carabinieri esperti e coi nervi saldi, che non provocassero quella minoranza di manifestanti affetti da smanie guerresche adolescenziali, e che eventualmente rispondessero in maniera proporzionata. Nelle altre zone le forze dell’ordine avrebbero dovuto arrestare i black block, anche se questi avessero mostrato un tesserino da poliziotto. Invece hanno lasciato fare i black block e hanno provocato gli altri manifestanti; e hanno messo in prima linea un ausiliario, che ha ammazzato un ragazzo che pensava di poter giocare alla guerra con l’arma dei Carabinieri. Poi le forze di polizia hanno mostrato quanto rispettino la divisa che portano avvalendosene per mettere in atto i vili pestaggi a freddo della Diaz e di Bolzaneto. Ci sono i delinquenti “in divisa da ladro”. Ce ne sono altri che si travestono da agenti per commettere reati. Quando i reati sono commessi con la mimetizzazione di divise che sono portate legittimamente, il cerchio tra guardie e delinquenti viene chiuso. Dopo Genova, il duetto tra opposte viltà é stato coltivato da un lato con i falsi e l’autocommiserazione vittimista cui la polizia fa ricorso in questi casi, e con l’impunità per l’omicidio di Giuliani; e dall’altro con atti come l’intitolazione di un aula parlamentare a Giuliani; che a dire il vero, anche se è da compiangere per la sua fine tragica, ha fatto poco per meritarsi un onore del genere. Solo politici che vogliano perpetuare la catena della viltà possono celebrare e porre a modello l’effige di un ragazzo che col volto coperto da un passamontagna accetta la zuffa in piazza coi CC.

La viltà si ammanta di ideologia. Nel caso dello Stato, l’ideologia della difesa dell’ordine costituito e del prestigio delle istituzioni. L’opposizione alle ingiustizie del potere, per chi esprime il dissenso con atti violenti; come se il terrorismo, che può essere considerato una serie di atti di viltà favoriti dal potere, non abbia insegnato nulla. (Qualcosa sembra abbia insegnato, perché dopo l’imboscata di Genova non ci sono state risposte violente da parte del movimento, che è in massima parte pacifico, e che ha mostrato maturità, frustrando i piani di chi sperava di poter costruire, con la vile provocazione delle sevizie della Diaz e di Bolzaneto, un’opposizione violenta e anch’essa vile, come gli era riuscito nei decenni precedenti). Anche la legalità può essere una copertura per la viltà. Un leghista, pare Maroni, ha detto che lui lascia passare i pedoni se hanno il verde, ma se hanno il rosso li mette sotto. Una nobile metafora, tipica dei leghisti, quelli che sentono il bisogno di immaginare pallottole, guerre di secessione e cannoneggiamenti di barconi di immigrati mentre mescolano la polenta. Poi si accontentano di montare la bull-bar sul muso del SUV, nell’indifferenza dello Stato.

Un’ideologia piuttosto ridicola per atti di viltà è la passione sportiva. L’omicidio di Gabriele Sandri da parte di un agente di PS è stato un altro atto non proprio da medaglia, scaturito nel clima di viltà degli scontri per il calcio; un clima dionisiaco, cioè “gasato”, che contagia anche coloro che dovrebbero mantenere l’ordine. All’omicidio Sandri sono immediatamente seguiti i vili atti di teppismo che gli ultrà sono stati lasciati liberi di compiere in risposta all’omicidio, e che hanno consumato senza farsi troppo pregare. Accettando di rincorrere quest’osso hanno accettato di venire segregati moralmente nel recinto dei teppisti, portandosi dietro anche la figura di Sandri, e aiutando quindi la difesa del poliziotto, che è la difesa degli apparati e dei loro abusi. La prassi della violenza legata al calcio semplicemente non dovrebbe esistere, eliminata dalle misure di sicurezza e dalla repressione giudiziaria; mentre in Italia questa viltà viene artificialmente mantenuta in vita dal potere. Dopo l’omicidio Sandri e i successivi disordini gli ultrà hanno presentato allo stadio uno striscione con una scritta inaspettatamente profonda, che non vedremo su “Striscia” ma dovrebbe essere ricordata: “Lo Stato uccide in silenzio”. E’ proprio vero; ed è per questo che bisognerebbe essere attenti a rifiutare le sue insidie; non solo le sue provocazioni, ma anche, e soprattutto, il suo lassismo strumentale; come il consentire le risse tra tifosi e i danneggiamenti nei “circenses” di fine settimana. Se non ci fossero questi sfoghi della domenica forse il lunedì i tifosi si chiederebbero quali sono le responsabilità del sistema, e quali le proprie, per la loro insoddisfazione.

I magistrati hanno parte in questa coltivazione delle viltà. Se dipendesse solo dal magistrato medio, atti vili gravissimi come il pestaggio mortale in quattro di Federico Aldrovandi verrebbero tenuti nascosti e impuniti, a spese della figura della vittima; come stava appunto avvenendo anche per Aldrovandi. Ma, per un atto di viltà che viene lasciato emergere, in maniera controllata, con più fumo che arrosto sul piano della definizione delle responsabilità e delle sanzioni, molti sono quelli che i magistrati contribuiscono ad occultare, condividendo così la viltà coi poliziotti che spalleggiano. La coltivazione della viltà è un potente fattore antidemocratico e di illegalità: non solo è intrinsecamente contraria allo spirito democratico, non solo porta con sé la propensione ad accettare l’illegalità, ma crea una volontà popolare che a sua volta desidera cose vili. La coltivazione della viltà può spiegare alcuni apparenti paradossi delle preferenze degli elettori, che sembrano rivolte a farsi comandare dai peggiori. Dove si coltiva la viltà, cresce una “democrazia” mutante, che esprime il peggio della volontà popolare. La coltivazione della viltà è uno dei modi, come il controllo dell’informazione, coi quali il potere nega la democrazia che formalmente riconosce. La viltà nel cagionare morte o lesioni andrebbe considerata come una precisa aggravante, per le sue conseguenze politiche.

Per le ragioni dette, la viltà viene protetta non solo nelle istituzioni, ma anche nelle sue forme consentite ai cittadini. Nel caso Bagnaresi, il Questore di Asti ha stabilito subito che è stata “solo una fatalità”. La nozione che gli automezzi possono essere facilmente usati come armi improprie, per intimidire se non per colpire, soprattutto nei disordini di piazza, è stata esclusa a priori dalla polizia, che invece su questo tema dovrebbe saperne qualche cosa. Anche i magistrati della locale Procura si sono affrettati a giustificare l’autista con argomenti da avvocato della difesa. Argomenti basati sulla codardia: l’autista si sarebbe messo paura percependo un clima “di grave pericolo” (Bus assaltato, meno grave posizione autista. Ansa 31 mar 2008). Pare, non è certo, che i parmensi si siano tolti le cinghie dei pantaloni e che alcuni siano usciti dall’autogrill brandendo delle bottiglie, e che forse ne abbiano lanciata qualcuna. Per sapere se si sono picchiati bisognerà attendere ancora: non dev’essere stata una grande rissa, se c’è stata. L’autista si sarebbe tanto impaurito al pensiero delle cose tremende che stavano per succedergli da imboccare l’autostrada lasciando a terra alcuni juventini nelle mani dei parmensi. I magistrati scusano con questi argomenti un autista che ha fatto avanzare alla cieca in un assembramento un mezzo per passeggeri del peso di diverse tonnellate. Chi ha la responsabilità di condurre un pullman, un mezzo lento ma pesante, che può sviluppare una quantità di moto sufficiente ad abbattere una folla di persone come birilli, è in una posizione non molto diversa, quanto a responsabilità, da quella di un pilota d’aereo; e non può comportarsi da fifone, comandando al mezzo manovre inconsulte come una vecchia signora che si spaventa per un lavavetri mentre va a fare la spesa con l’utilitaria. L’accusa per l’autista è di omicidio colposo, come per i quattro poliziotti che hanno massacrato Aldrovandi. Ma la sua posizione potrebbe alleggerirsi ulteriormente. Speriamo che almeno cambi mestiere, e ne scelga uno più adatto.

Appaiono esserci stranezze nella dinamica ufficiale dell’incidente: un giovane, in buona forma fisica, che in quel momento non poteva avere la testa tra le nuvole, si fa travolgere da un pullman in partenza, che è rumoroso, ha una grande sagoma e una bassa accelerazione. Bagnaresi si trovava all’angolo anteriore sinistro, sotto il naso dell’autista. I soggetti, l’autista e il pedone, sono come assenti. In un post che non è stato pubblicato osservavo che l’ufficialità produce spiegazioni acrobatiche e “senza soggetto” quando vuole giustificare alcune uccisioni (Federico Aldrovandi: un altro omicidio senza soggetto? ). Non si parla della possibilità che l’autista degli juventini, in quell’atmosfera eccitata, abbia voluto dare il suo contributo al piccolo rito di viltà che con la benedizione del potere si stava celebrando sul piazzale dell’autogrill, come in decine di altri luoghi essendo domenica di campionato. Ovvero, la possibilità che, avendo a sua disposizione uno strumento potente, che conosceva bene, l’autista abbia fatto corpo unico con questo strumento, per compiere volutamente un gesto violento, contando sull’improbabilità che andasse a segno; come ha fatto l’agente Spaccarotella con la sua pistola nell’omicidio Sandri. Il codice non scritto della strada prescrive che ha diritto di precedenza chi ha il mezzo più grosso; gli autisti di mezzi pesanti, anche quelli di aziende pubbliche, applicano a volte questo codice dei vigliacchi; e i magistrati lo sanno. Esempio classico di esercizio di viltà al volante è quello dell’autista che procede a passo d’uomo contro un pedone, o un ciclista, dandogli tutto il tempo di scansarsi, ma obbligandolo a spostarsi se non vuole essere spinto dal mezzo e alla fine cadere e venirne travolto. (Lo fanno, con chi se ne sta andando per i fatti suoi, anche i CC; provocare e vilipendere per cercare di trasformare il dissenso e la denuncia in devianza ed emarginazione è uno dei loro compiti non ufficiali; e continueranno a farlo, con questi magistrati).

Una pistola, e anche un automezzo, hanno effetti di amplificazione della viltà; macchine magiche che tramutano i sogni dei vili in fatti. Basta accoppiare alla pulsione violenta una forza pari a qualche etto sulla leva del grilletto o su quella dell’acceleratore o sul volante perché la maledizione sia esaudita, e un ghiribizzo mentale di morte si trasformi nella marmorea realtà della morte. In una società giusta quegli etti una volta posti sul piatto della bilancia della giustizia tornano ad essere i macigni che in effetti sono; non vengono ulteriormente ridotti a grammi. Quanto sono materni invece questi PM con l’autista che ha schiacciato Bagnaresi; c’é il dubbio che stiano giustificando la viltà con la viltà. Un sospetto non infondato visto che la ricercata versione che esclude qualsiasi componente dolosa è stata da loro avallata ancor prima di raccogliere e valutare tutti i dati, incluse le testimonianze; introducendo quindi un vizio metodologico irreversibile. Se fosse così, i magistrati starebbero attuando quello che i magistrati attuano molto più spesso di quanto non si dica: la conservazione dello status quo criminogeno. In questo caso, la coltivazione della viltà, con la quale lo Stato può meglio uccidere in silenzio.

Giuliani e Bagnaresi si sarebbero volentieri dedicati ad attività più elevate, se fossero stati ben indirizzati. Sono morti per essersi trovati in una scena vile, nell’ora della viltà, in una veste vile; ma non con un animo vile, tutt’altro: erano lì per una loro generosità, mal riposta; e forse, all’interno di questa cornice di viltà, sono morti per avere dispiegato, nei brevi istanti della loro uccisione, un certo coraggio fisico, che ha fatto scattare la viltà altrui come per un riflesso condizionato. Sono vittime esemplari della coltivazione della viltà; vittime di chi ha fatto loro abbracciare, sfruttando l’inesperienza della giovinezza, le scelte fondamentali, essenzialmente vili, dell’hooliganismo, e delle facili scampagnate barricadere contro un potere che è colpevole di altre sudicerie, ma non è quello del Cile di Pinochet o del Messico della macelleria di Tatletololco; vittime di chi ha fomentato anche nel fronte opposto, quello delle persone “perbene”, il clima di viltà dal quale sono scaturiti gli atti vili che li hanno uccisi. Sono morti nella morsa della cultura della viltà, che opprime e a volte alla fine schiaccia. I loro casi paradigmatici mostrano quanto sia pericolosa la spirale e la gabbia della viltà. Mostrano come non vada sottovalutata la costante azione del potere volta a degradare e svilire, a indurre i cittadini a mandare in vacca la propria dignità umana; di come vada temuto l’apparente permissivismo dello stesso potere che poi punterà l’indice per accusare, e si arrogherà il compito di “educare alla legalità” mentre ciò di cui è maestro è il malaffare. Un modo per trasformare la tragica e ingiusta morte dei due giovani in qualcosa di positivo è prendere atto di questa funzione antipedagogica dell’establishment: la coltivazione della viltà. Se la conosci la eviti. Occorre non cadere nel fango nel quale vorrebbero trascinarci quelli che ci sguazzano.
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La prima liberta’ e’ la liberta’ dalla bugia

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27 dicembre 2017

Blog de Il Fatto

Commento al post “G8 di Genova, promosso a questore il poliziotto che accusò i no-global di aver ucciso Carlo Giuliani”

Del neo questore Lauro non sappiamo molto. Sappiamo, dall’episodio di Piazza Alimonda dove accusò subito i manifestanti di avere ammazzato loro, “pezzi di m.”, Giuliani, che tende a giungere a conclusioni frettolose nelle indagini. Ma forse non è così: ha invece mostrato il pregio, dal punto di vista di chi seleziona la classe dirigente italiana, di essere prontissimo nel mistificare. La tecnica dello scambiare le parti tra aggressore e vittima si può fare risalire alla moglie di Putifarre, che, racconta la Bibbia, accusò Giuseppe di avere tentato di farle violenza non essendo riuscita a sedurlo. Nel 1947 il mafioso Ofria, braccio destro del massone Soresi, partecipò ad un assalto con mitra e bombe a mano contro una sede del PCI. Vi furono morti e feriti. Uno dei feriti colpì a sua volta Ofria con un colpo di pistola. Il commissario capo di Polizia di Partinico, Agnello, scagionò Ofria inserendolo nell’elenco degli aggrediti. Impastato fu assassinato dalla mafia in modo da essere poi fatto passare per un dinamitardo da inquirenti predisposti a questo falso. Posso testimoniare che anche oggi i pezzi di m. veri delle istituzioni nell’eseguire l’atto di proscrizione decretato dai loro padroni verso qualcuno troppo onesto per le loro attività fanno di tutto per costruirgli una figura di deviante, di soggetto da controllare, tramite provocazioni e costruzione di false prove.

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3 novembre 2020

Blog de Il Fatto

Commento al post “Promossi due poliziotti condannati per il G8 di Genova, lo “sconcerto” di Amnesty, Arci e Leu. Il dipartimento: “Avanzamento automatico” “

Si parla tanto di fine rieducativo della pena. Molto meno del suo fine educativo: del segnale dissuasivo, tramite condanne “pedagogiche”, a chi volesse emulare i colpevoli. Come il troncare la carriera, con l’interdizione dai pubblici uffici, di coloro che hanno usato il potere dello Stato a fini aberranti. Pene serie, pene senza la comica finale, a funzionari pubblici che commettano reati magari controvoglia peserebbero nel calcolo costi/benefici dei futuri crimini di loro colleghi; a vantaggio dell’onore e credibilità della loro stessa categoria.

Quando vogliono i magistrati esercitano questa attività deterrente. Per i Ciontoli in riforma di una sentenza scandalosa hanno fatto sul serio, mandando il messaggio che seguire il consiglio di Machiavelli, di uccidere coloro ai quali si è fatto un grave torto, non è così conveniente; e che il crimine familiare può portare in carcere l’intera famiglia.

Purtroppo per i crimini di controllo, quelli commissionati dall’alto per controllare il Paese, nei quali rientrano i fatti del G8, continua a essere ripetuto il messaggio che il coraggioso muore una volta sola ma il vile viene promosso molte volte prima di andare in pensione.

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8 novembre 2023

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Il pm del processo Diaz bocciato nella corsa a pg di Genova: era l’unico candidato, ma con una forzatura il Csm “resuscita” uno sfidante”

In ecologia si chiamano “guilds”*, cioè corporazioni, confraternite, i gruppi di specie diverse che sfruttano le stesse risorse. Il concetto di ecological guild è utile anche per la valutazione politica di fenomeni sociologici: i magistrati e le forze di polizia appartengono alla stessa ecological guild rispetto all’esecuzione di operazioni eversive ordinate da poteri forti sovranazionali. Dai pestaggi pianificati del G8** alla strage di innesco covid***.

Magistrati come Zucca salvano il concetto fondante che fa coincidere la giustizia con il lavoro dei magistrati. Un principio di civiltà, la cui dismissione porta alla barbarie; ma che dovrebbe essere visto criticamente, alla luce dei comportamenti reali di questa corporazione che non è diversa da altre più umili nel crearsi la sua “nicchia trofica” senza andare per il sottile; dietro a fumosi bizantinismi. Soprattutto andrebbero esaminate le coalescenze con gli apparati che dal dopoguerra pilotano il Paese con la violenza per conto dei poteri che fanno dell’Italia un protettorato. Dietro all’ostentazione di figure simbolo; in realtà rigettate dai colleghi come contrarie alle necessità ecologiche, cioè agli interessi corporativi, prima di essere epurate via assassinio dalle forze che impongono i veri criteri di selezione della classe dirigente.

*Guilds (ecology). Wikipedia.
**Fracassi F. G8 gate. 2011.
*** Il livello Scarantino, palazzo Zanardelli e la strage covid in Lombardia orientale