Il paradosso dei monatti

4 March 2024

“Lo si potrebbe chiamare “Il paradosso dei monatti”. I monatti erano adeguati come beccamorti in quanto avevano lo stomaco, la grinta. Ma erano anche dei gran farabutti. “I birboni che la peste risparmiava e non atterriva, trovarono nella confusion comune, nel rilasciamento d’ogni forza pubblica, una nuova occasione d’attività, e una nuova sicurezza d’impunità a un tempo. Che anzi, l’uso della forza pubblica stessa venne a trovarsi in gran parte nelle mani de’ peggiori tra loro”. I criteri di selezione a variabile singola possono paradossalmente portare ad una selezione dei peggiori.” [v. sotto]

26 febbraio 2024

Blog de Il Fatto

Commento al post di P. Frosina “Un concorso in magistratura ad hoc riservato agli avvocati con dieci anni di esperienza: l’ipotesi che può entrare nel decreto PNRR”

Ci sono avvocati a modo. Ma la professione è soggetta a replicare, amplificandola, la forma del “legno storto dell’umanità” invece che l’equilibrio, la terzietà e la dirittura, quei correttivi alla lotta per l’esistenza, quelle eccezioni, o quei miracoli, che associamo al concetto di giustizia. Alfonso de’ Liguori, n. 1696, sosteneva che l’avvocato non deve difendere un imputato se non convinto dell’innocenza, e che non deve usare mezzi immorali. Infatti lasciò l’avvocatura dopo tre anni. Ebbe successo in campo religioso: fu fatto santo. Se non si vuole credere a descrizioni retoriche degli avvocati dello stampo delle teorizzazioni del pio de’ Liguori, autore di “Tu scendi dalle stelle”, va considerato che gli avvocati comunemente hanno la forma mentis di chi è abituato a piegare la ricostruzione dei fatti e la loro interpretazione in termini giuridici in modo da trarne il massimo vantaggio personale. Questo dovrebbe sconsigliare il loro accesso nella posizione di giudice e PM; e portare al contrario a forme di separazione del passaggio di carriera da avvocato a magistrato, se non si vogliono avere magistrati Azzeccagarbugli o alla Corrado Carnevale. O averne una quota ancora più elevata dell’attuale.

@ Syrentex: Si sta parlando del considerare come titolo esclusivo l’avere la mentalità dell’avvocato per esercitare le funzioni del magistrato. Cito de’ Liguori per evidenziare la difformità di fini e mezzi tra le due figure. Non dico di rendere legge le idee dell’avvocato santo, ma qui si va nella direzione opposta, verso i criteri selettivi di Liborio Romano*.

L’obiezione sull’imputato innocente che non riesce a convincere nessun avvocato della sua innocenza mostra, QED, la pratica dell’avvocato di allontanare dal giusto, menando il can per l’aia, sostituendo il caso generale con la deviazione estrema. C’è un timbro del ben giudicare, del chiaro discernere; es. “a giudicare per induzione, e senza la necessaria cognizione dei fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti” (Manzoni). E’ il timbro opposto di quello di chi ora vuole riservare a chi vive della cultura del “cutting corners” l’esercizio dell’evitare che i corners siano tagliati.

Se un avvocato fa a suoi clienti realmente innocenti il gran torto di non constatarne o comprenderne l’innocenza, e invece di evidenziarla con riscontri e argomenti li dà per colpevoli, non dovrebbe fare l’avvocato; per non parlare del farlo magistrato, posizione dalla quale manderebbe in galera vagoni di innocenti; oltre ai favori all’ambiente di provenienza, che ricorderanno quelli tra i soggetti scelti dal prefetto Romano.

*Pepino L. Poteri occulti, criminalità e istituzioni. In: Criminalità dei potenti e metodo mafioso. 2009.

@ Syrentex: Giudicare colpevolezza e innocenza è un esercizio di tipo probabilistico, al quale i giuristi, inclusi purtroppo i magistrati non sono sempre ben attrezzati, per schivarne le fallacie e i tranelli. Es. credo dovrebbe essere obbligatorio lo studio dell’articolo “The “Jury Fallacy” and the use of Bayesian Networks to present Probabilistic Legal Arguments”, 1999, di Fenton e Neil, o affini, per chi debba valutare come prova giudiziaria i test genetici. Che hanno a loro volta natura probabilistica, diversa da quella di “calco facciale” che la vulgata attribuisce loro.

Lei però esagera, introducendo addirittura come accettabile l’incertezza dell’avvocato sull’innocenza e colpevolezza del proprio assistito. Ponendosi quindi al di sotto di Azzeccagarbugli, che diceva, frase poi adottata dagli avvocati “chi dice le bugie al dottore è uno sciocco che dirà la verità al giudice. All’avvocato bisogna raccontare cose chiare: a noi tocca poi imbrogliarle”. Imbrogliarle come fa lei, avvocato, con quanto scrivo.

@ Syrentex: L’argomento non è il tema, pur interessante ma una red herring, del se sia etico e conforme alla giustizia cercare di fare figurare come innocente, in nome del diritto alla difesa, uno che si sa colpevole.

E’ quello più semplice del se sia opportuno, saggio, lecito, vantaggioso per i cittadini onesti (se sia pensabile, direi io) che chi di fatto svolge di professione, cioè dietro lauto compenso, una simile attività sia messo preferenzialmente a fare il magistrato, che al contrario deve stabilire la verità e su di essa la giustizia, senza guardare in faccia a nessuno (in teoria…) cioè anche resistendo a pressioni, come benefici, minacce, lusinghe, disinformazione, che possono essere intense e pesanti. E che non di rado provengono dagli stessi soggetti che volendo scampare al carcere sono i clienti sui quali gli avvocati fanno fortuna.

@ Syrentex: L’argomento è la radicale contraddizione morale tra il lavoro del magistrato, che deve tendere alla massima lealtà, e quello dell’avvocato, che può praticare la slealtà. E che di fatto se ne fa motivo di prestigio e arricchimento. Slealtà nel giudizio della quale lei sta dando una buona rappresentazione con la sua pervicace ignoratio elenchi su ciò che scrivo. Slealtà che la competenza tecnica e la mano acquisite con l’avvocatura renderanno sapiente e subdola. Va di moda considerare, uno dei danni dei midwit, che l’adeguatezza ad una carica importante dipenda da una sola variabile, la competenza tecnica. (Luminari, scienziati, economisti, etc. ). Invece dipende almeno da due, l’altra essendo le doti morali. Altrimenti si avranno magistrati alla Carnevale, che pare sapesse maneggiare bene il diritto.

Lo si potrebbe chiamare “Il paradosso dei monatti”. I monatti erano adeguati come beccamorti in quanto avevano lo stomaco, la grinta. Ma erano anche dei gran farabutti. “I birboni che la peste risparmiava e non atterriva, trovarono nella confusion comune, nel rilasciamento d’ogni forza pubblica, una nuova occasione d’attività, e una nuova sicurezza d’impunità a un tempo. Che anzi, l’uso della forza pubblica stessa venne a trovarsi in gran parte nelle mani de’ peggiori tra loro”. I criteri di selezione a variabile singola possono paradossalmente portare ad una selezione dei peggiori.

@ Syrentex: E’ annunciato uno sciopero degli avvocati perché un PM ha osato mettere in discussione il diritto al falso ideologico via perizie psichiatriche, tanto usate nel “diritto alla difesa” dei mafiosi. La visione angelicata di de’ Liguori è tutt’altro che quello che lei dice con la sua consueta finezza. E’ solo un esempio (al quale lei di aggrappa come gatto su un ramo alla deriva) che solleva il tema, dibattuto, su se sia giusto, se sia legale, usare mezzi sleali per evitare la pena. Solleva il tema, realmente solenne, di ciò che si può chiamare “diritto alla difesa”. Il tema se la giustizia sia una partita di scacchi, o una scazzottata davanti a un arbitro – un mezzo ceffo pure lui; una trasposizione stilizzata della lotta per l’esistenza, o se sia qualcosa di più profondo. Non una prosecuzione in aula della lotta che ha luogo incessante fuori, ma una rottura, artificiale, con lo stato di natura, per creare umanità, cercando di avvicinarsi ad un ideale.

Lei parla a me di vergogna. Avrei qualche barzelletta sull’assenza di senso di vergogna degli avvocati. Dagli USA, dove le barzellette sugli avvocati sono diffuse come da noi quelle sui CC. E dove i magistrati sono largamente tratti dagli avvocati; verosimilmente, anche dato il sistema della common law, uno dei fattori per i quali lì, dove ho vissuto, l’amministrazione della giustizia è vista con disprezzo e derisione, come una possibile aggressione da parte di malfattori legalizzati.

@ Syrentex: Ho riportato il vero, un dato di fatto: de’ Liguori sosteneva questo e questo. Né ho fatto mie le sue posizioni, discostandomene, ma facendo notare che evidenziano un problema reale. Che diviene importante essendo stato sollevato il tema, la vera questione, del genere di magistrati che si ottengono scegliendoli tra gli avvocati in carriera. “Ancora oggi la sua affermazione che l’avvocato non deve accettare cause se non è convinto dell’innocenza del suo difeso, né difendere una causa con mezzi illeciti e ingiusti, è in grado di suscitare appassionate discussioni e fare storcere il naso a migliaia di legulei”*. Lei non sa o non vuole distinguere tra la proposizione “Tizio dice che A” e la proposizione “A”. Una distinzione comune in ambito giudiziario. Es. nei casi di diffamazione. Chiama il ripetere monotono di questo grossolano errore “tenacia nel restare in argomento”. Vorrebbe pure una mia ritrattazione, corredata di un’ammissione di stupidità. Come suo solito, toni diciamo perentori, logica imbarazzante, zero argomenti. Così non si rende merito neppure agli avvocati, che sanno fare di meglio.

*Sales I. I preti e i mafiosi. Rubbettino, 2016.

@ Syrentex: Pure a Manzoni lei cambia quello che dice. Non aveva “intenti satirici” descrivendo i monatti, simbolo degli sciacalli legalizzati. Li aveva semmai con don Abbondio che snocciola in latino a Renzo 11 “impedimenti dirimenti” per poter dire “Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa”.

C’è chi ha esercitato la professione di avvocato nella maniera più nobile: Ambrosoli*. La sua vicenda con il massone avv. Sindona mostra un aspetto della selezione della classe dirigente: sono convinto che lui e altri siano stati fatti uccidere per le loro qualità morali e professionali, per il modello che rappresentavano, oltre che per la loro azione contingente contro il crimine di alto bordo. Magari essere assistiti da avvocati come lui, o potersi rivolgere a magistrati del suo stampo. Con quegli omicidi si sono marcati come proibiti tipi umani pregiati. Nell’ambito di un processo di selezione che ha ottenuto i risultati voluti, come è evidente; sarebbe un suo completamento fare divenire la carriera dell’avvocato requisito per fare il magistrato ordinario.

*”Ambrosoli, solo, si è trovato di fronte un nemico incommensurabilmente potente, legato a uomini politici di governo, legato alla finanza internazionale, dalla City di Londra a Wall Street alle banche svizzere, legato al Vaticano, ai servizi segreti italiani e americani, legato alla P2 e alla massoneria, legato alla mafia e ai poteri criminali.” (C. Stajano, Un eroe borghese, 1991).

@ Syrentex: L’articolo che ho citato sull’analisi bayesiana della prova legale parla di “rich irony” del divario tra l’accettazione della complicata teoria sul DNA e l’applicarla in maniera rudimentale. E’ ironico, o satirico, inventarsi una giustificazione pseudo-probabilistica, di non sapere se il cliente è innocente o colpevole, per giustificare pratiche “sharp”.

Non modifichi a penna i Promessi Sposi. Con Azzeccagarbugli, che siede alla mensa di don Rodrigo, che propone di “attaccare in criminale” la vittima sapendo “ben maneggiare le grida”, Manzoni non ha delineato una figura “esclusivamente” satirica. Ma un reale tipo umano, non bello e non serio. Che il suo mestiere, sporco, lo sa fare, e chiede al cliente la verità.

“Giuseppe Parlato, questore di .Milano: “…L’avvocato Sindona avrebbe ufficio tecnico-legale a Roma, in Via Vittorio Veneto, n.94/b” (Soldi truccati. I segreti del sistema Sindona. Lombard, 1980). “Sua Santità avrebbe salutato il finanziere siciliano con queste parole: “Si dice, avvocato Sindona, che lei ci è stato inviato da Dio. Si dice, avvocato Sindona, che lei è l’uomo di Dio”. (S. Flamigni. Trame atlantiche. Storia della loggia massonica segreta P2. 1996). “Voglio ricordare, inoltre, che lo stesso Sindona era avvocato” (Umberto Ambrosoli).

Ammiro tutte le persone di valore, dal missino Borsellino al fricchettone Rostagno. Si possono portare validi argomenti per fare l’elogio dell’avvocato. Ma lei più di me sta dando una cattiva immagine della professione.

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V. anche:

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Massoni e legalità

La selezione avversa

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Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito